Born to be king

di Suomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


~~Note: Questa storia è ambientata prima di Thor. Loki ha circa quella che per gli umani sarebbero 15 anni (per gli asgardiani circa 750 anni).
Questa è una fan fiction davvero di poche pretese. Sembra un modo carino per dire che fa schifo, vero? (bhè io comunque vi ho avvertiti :P )
I capitoli (seppur un po' più lunghi di questo prologo) saranno comunque abbastanza brevi e non penso saranno più di una decina.
Non dovevo pubblicarla visto che in questo periodo sono impegnatissima con l'università, ma sono masochista.
Ogni commento (critiche comprese) è ben accetto!

 

 

Born to be king

Uno solo di voi potrà ascendere al trono, ma entrambi siete nati per essere Re

 

“Thor, lascia in pace tuo fratello, deve riposare. Non è un giocattolo”
“Madre, ma se non ci posso giocare a cosa ci serve? Perché lo teniamo con noi?”
“Lui è il mio bambino. É questo il suo posto”

 

*

La voce si sparse in un batter d'occhio per tutta Asgard: Re Laufey era morto. Qualcuno diceva fosse stato pugnalato alle spalle da uno dei suoi uomini più fidati, qualcun altro raccontava di un incidente, per altri c'era stata una lunga e dolorosa malattia.
In realtà a nessuno importava davvero come fosse accaduto, erano solo pettegolezzi che circolavano, ogni volta con qualche dettaglio in più o qualcosa di diverso. Ma tutti si felicitavano che fosse morto.
Loki non ne capiva il motivo. Un re era morto, un altro lo avrebbe sostituito. Quella giornata non era poi tanto diversa da quella precedente e da quella che la precedeva ancora prima in cui il sovrano era in vita. Jotunheim era una terra ostile e questo non sarebbe cambiato neanche con la dipartita di Laufey. Ma Loki si premurava da fare qualsiasi di quelle considerazioni a voce alta, sapeva bene quale sarebbe stata la reazione di chi lo circondava se lo avesse fatto.
Thor, al contrario, parlava già di stermini e di marce su Jotunheim. Il minore lo lasciò indietro, a blaterare qualche altra sciocchezza con i Tre Guerrieri e Sif, per raggiungere la Sala del Trono. Quando fu abbastanza vicino una voce raggiunse il suo orecchio, una voce che conosceva bene.
“È solo un ragazzo” si lamentò Frigga.
“Ed è ora che divenga un uomo!” tuonò Odino “Se tu non lo trattassi come un fiore delicato, forse lo sarebbe già divenuto”
“Non puoi davvero fare questo” continuò Frigga “Non puoi pensare che te lo lasci fare”
“Ti sei imbambolato?” lo derise Thor, appena arrivato alle spalle del fratello, facendo poi il suo ingresso nella sala. Loki lo seguì immediatamente. I sovrani di Asgard si voltarono verso i due ragazzi e Loki poté notare Frigga asciugarsi le guance con il dorso della mano, prima di rivolgergli un sorriso gentile. Era insolito vedere la Regina piangere, anzi Loki poteva giurare di non averle mai visto versare una lacrima fino a quel giorno, l'aveva vista afflitta o triste, ma piangere neanche una volta.
“Loki, figlio mio” esordì Odino “devo parlarti di una questione della massima importanza”
E gli occhi di Frigga si inumidirono ulteriormente.
 

Continua?

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Note: Ringrazio molto Madama Pigna e frostgiant per aver commentato la mia storia! E anche LokiD che le ha messe fra le seguite. :)
La FF è senza troppe pretese, ma ammetto anche di avere (spesso) l'autostima sotto i tacchi. XD Comunque lascio ovviamente a chi legge giudicare.

1.

“Madre, perché sono così freddo? Thor non lo è. Perché sono diverso?”
“Oh piccolo mio, ma tu non sei diverso. Tu sei speciale”

*

Loki si rese conto di essere nella Sala delle Armi solo quando, una volta dentro, il suo sguardo si posò sullo Scrigno degli Antichi Inverni che troneggiava al termine del lungo corridoio.
Odino gli aveva poggiato una mano sulla spalla e lo aveva condotto in quel luogo senza proferire parola. Loki sentiva uno strano calore avvolgergli lo stomaco. Suo padre aveva richiesto un colloquio con lui, solo con lui. Qualcosa di importante, aveva detto. Si chiese se volesse il suo parere, se si fosse finalmente accorto che il suo intelletto poteva essere sfruttato per il bene di Asgard e che poteva essere un re degno come Thor – se non più degno, pur non essendo un guerriero altrettanto potente.
“Ho già narrato a te e tuo fratello come presi lo Scrigno al termine della Grande Guerra” iniziò Odino, guardando con la coda dell'occhio Loki, che annuì, ricordando i racconti del Padre degli Dei.
“Quando sconfissi i Giganti di Ghiaccio, lo Scrigno non fu l'unica cosa che portai via da Jotunheim” continuò Odino, osservando la reliquia a poco meno di un metro di distanza “al temine della battaglia sono andato nel tempio e ho trovato un bambino. Troppo minuto per essere il figlio di un Gigante, lasciato lì, sofferente, solo a morire, il figlio di Laufey”
Loki deglutì pesantemente, ma non proferì parola.
“Eri tu quel bambino” affermò Odino deciso, guardando il figlio, che invece fissava un punto indefinito di fronte a sé.
Loki si sentì gelare a quelle parole. Avanzò lentamente di qualche passo, osservando lo Scrigno con gli occhi lucidi e il respiro pesante.
Perché sono così freddo?
Allungò una mano fino a sfiorare la reliquia e la sua pelle reagì istantaneamente, iniziando a tingersi di una sinistra tonalità di blu.
Perché sono diverso?
“Il figlio di Laufey?” ripeté, fissandosi la mano, ancora troppo sconvolto per metabolizzare la notizia.
“Sì” sospirò Odino.
“Perché?” domandò Loki, voltandosi “Perché mi hai preso?”
“Eri un bambino innocente” rispose Odino.
“Perché dirmelo adesso?” chiese ancora Loki “Adesso che Laufey è morto”
“Pensavo che avremmo potuto unire i nostri popoli, un giorno, costruire un'alleanza, creare una pace durevole, attraverso te” spiegò Odino speranzoso “E quel giorno è giunto. Oggi, con la morte di Laufey”
Loki sentiva l'aria mancargli. Avrebbe voluto gridare, avrebbe voluto distruggere qualcosa. Ma rimase lì immobile, con le mani tremanti lungo i fianchi.
“Al momento il trono di Jotunheim è occupato da un vecchio saggio, Utgarda-Loki” spiegò brevemente Odino “Si occuperà del regno, finché non sarà eletto il nuovo sovrano. Deve essere scelto solo in mancanza di discendenti...”
E Loki si sentì morire, perché era già chiaro nella sua mente dove quel discorso sarebbe andato a concludersi, ma più la cosa diventava concreta più gli sembrava una follia. Uno scherzo di pessimo gusto.
Lui era il figlio di Laufey. Lui avrebbe dovuto sostituire Laufey sul trono di Jotunheim. Lui era un Gigante di Ghiaccio. Lui era un mostro.
Sorpassò Odino, lasciando la Sala delle Armi a passo spedito. Avrebbe voluto rifiutare, avrebbe voluto strapparsi la sua stessa pelle di dosso e distruggere Jotunheim con le sue mani. Avrebbe voluto cancellare ogni cosa.

Entrò nella sua stanza, i suoi polmoni cercavano ancora affannosamente aria, come se fosse rimasto in apnea per minuti interi. Si posizionò davanti al grande specchio, poggiando con forza le mani sul mobile al di sotto di questo, aveva bisogno di un sostegno per stare in piedi, sentiva le gambe molli e cedevoli. Alzò lo sguardo, fissando il suo viso, la sua pelle troppo pallida, i suoi capelli troppo neri, i suoi occhi troppo verdi. Troppo diverso dagli altri asgardiani. Ma adesso riusciva a vedere solo il mostro nascosto al di sotto della sua stessa pelle.
Una reliquia, era solo una reliquia rubata custodita finché non sarebbe potuto tornare utile, per poi essere rispedito indietro.
A quel pensiero fu come se sentì qualcosa dentro di sé rompersi irrimediabilmente, senza che lui potesse fare nulla per impedirlo.
Chinò il capo, non riuscendo neppure più a guardare la sua stessa immagine riflessa nello specchio. Una lacrima gli scese lungo la guancia, ma la asciugò  immediatamente con stizza, vergognandosi di quella debolezza anche se era chiuso nell'intimità delle sue stanze. Non era debole, non era più il fragile ragazzino che si nascondeva alle spalle di un fratello troppo perfetto e ingombrante o che si rifugiava nelle stanze di sua madre per avere un po' di compagnia e non era neppure il bambino delicato che versava lacrime nella solitudine della biblioteca perché essere costantemente lasciato in disparte era troppo opprimente.
Rialzò lo sguardo, osservandosi ancora una volta e un piccolo ghigno si dipinse sul suo volto. No, non era debole e non lo sarebbe stato mai più.

Attraversò il lungo corridoio con passo sicuro e a testa alta. Il viso una perfetta maschera di indifferenza. Quando raggiunse la Sala del Trono spalancò la porta, davanti allo sguardo sbigottito delle due guardie messe a presidio di questa. Non era tollerato che si facesse irruzione nella Sala del Trono senza essere invitati o annunciati, neppure i principi di Asgard si erano mai permessi tale comportamento.
Le guardie seguirono Loki non sapendo se dovessero fermarlo o meno, ma quando lo sguardo, per un attimo sorpreso di Odino, si posò su di loro gli fece capire con un veloce gesto di lasciarli soli.
Loki continuò a camminare, incurante del siparietto appena avvenuto, e solo quando giunse a poco meno di un metro dal Re si fermò e fece un piccolo inchino rispettoso.
“Se è questo il vostro desiderio, padre, diverrò Re di Jotunheim” disse. La voce ferma, gli occhi fissi su quelli del suo interlocutore e la postura sicura.
Odino lo guardò intensamente per qualche momento, poi un piccolo sorriso si formò sulle sue labbra.
Finalmente sarebbe giunta la pace da lui tanto agognata.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


2.

“I Giganti di Ghiaccio vivono ancora?”
“Quando io sarò Re, darò la caccia a quei mostri e li sterminerò. Come hai fatto tu, padre”

*

Quando il Bifrost lo lasciò su Jotunheim un lungo brivido corse lungo la schiena di Loki. Un brivido che nulla aveva a che fare con il freddo che regnava sovrano in quel mondo in declino.
Iniziò a incamminarsi con lentezza, mentre studiava l'ambiente che lo circondava.
Casa sua. Poteva davvero definire 'casa' il mondo che lo aveva abbandonato appena nato?
Di certo non poteva chiamare tale neppure quello che lo aveva cresciuto. Ripensò alle parole di Odino, ripensò allo sguardo di colui che aveva definito un padre, lo guardava davvero solo adesso che la reliquia rubata poteva tornargli utile, quando lui aveva cercato con tutte le sue forze di compiacere quel vecchio sovrano per la sua intera esistenza. Ripensò allo sguardo disgustato di Thor, quello che si definiva suo fratello che gli aveva voltato le spalle non appena aveva saputo delle sue vere discendenze. Strinse il pugno con rabbia fino a conficcarsi le unghie sul palmo.
Poi ripensò a Frigga, ai suoi occhi lucidi, al suo sorriso dolce e al suo amorevole abbraccio. Sospirò sopraffatto da quei ricordi, non era sua madre. Lui non aveva famiglia. Non più.
Dovette attraversare Utgarda, sotto gli sguardi curiosi, ostili o diffidenti degli abitanti della capitale, senza che nessuno tuttavia osasse intralciare il suo cammino, prima di raggiungere il Palazzo reale. Un palazzo decadente che ben si addiceva a rappresentare quel regno. Le guardie che davanti all'enorme portone lo guardarono con un misto di sospetto e stupore.
“Cosa ti conduce qui, asgardiano?” domandò una delle due.
“Necessito un colloquio con il vostro sovrano” rispose risoluto Loki. Le due guardie si occhieggiarono tra loro per un momento.
“È una questione della massima urgenza” continuò il giovane. La prima delle guardie lo guardò socchiudendo leggermente le palpebre, come se studiasse guardingo chi aveva di fronte, tuttavia annuì poco dopo e gli fece strada all'interno del Palazzo.
Seguì per una serie di lunghi corridoi lo jotun, questo continuava a lanciargli qualche occhiata di tanto in tanto, era evidente che dovesse trattenersi dal domandargli il motivo della sua visita. Ufficialmente tra Asgard e Jotunheim regnava la pace, in realtà i giganti avevano dovuto chinare il capo, dopo aver tentato di ribellarsi alla supremazia che Odino era riuscito a ottenere sui Nove Regni. D'altra parte senza la loro arma più potente, lo Scrigno degli Antichi Inverni, tentare una nuova insurrezione equivaleva a un suicidio.
Una volta giunti davanti alla Sala del Trono, la guardia entrò per prima per annunciare la visita del principe minore di Asgard. Poco dopo uscì e gli fece segno che poteva entrare.
La sala era ampia e spoglia, l'enorme scranno di pietra capeggiava sulla stanza, per il resto non aveva particolari decorazioni e il grigio era il colore predominante. Il perfetto opposto dell'oro e dello sfarzo di quella di Asgard.
Tutti gli occhi dei presenti ovviamente furono subito fissati su Loki, non appena fece il suo ingresso. Utgarda-Loki sedeva sul trono, anche il quella posizione si notava la sua elevata altezza. In piedi accanto a lui c'erano due giganti, che sembravano molto più giovani dell'altro. E nella sala c'era altri sei anziani jotun che insieme al sovrano formavano il vecchio consiglio, adibito a scegliere e nominare il nuovo re.
Fu Utgarda-Loki che parlò per primo. “Non aspettavamo una visita da Asgard” disse lentamente “Addirittura di un principe”
Lo jotun in piedi alla sua destra assottigliò lo sguardo fissando il giovane visitatore e Loki poté notare che strinse con forza i pugni. Tutti i presenti lasciavano trasparire una certa irrequietezza, solo il più anziano sembrava perfettamente calmo e a suo agio.
“Non vengo da voi come principe di Asgard” iniziò Loki facendo un paio di passi e poi puntando gli occhi sul sovrano “Vengo per reclamare ciò che mi spetta per diritto, il trono di Jotunheim”
Il Gigante alla destra del trono emise un ringhio e fece immediatamente un passo verso di lui, Utgarda-Loki tuttavia lo fermò subito afferrandogli un braccio “Sta calmo, Byleistr” affermò deciso, ma senza alzare il tono.
Byleistr inchinò leggermente il capo prima di tornare al suo posto, ma la sua postura lasciava trasparire tutta la sua rabbia. Loki aveva assistito a tutta la scena senza fare una piega e, solo quando lo sguardo del più anziano si posò di nuovo su di lui, fece un respiro profondo, mentre chiudeva gli occhi. La sua pelle iniziò a tingersi del colore bluastro tipico degli jotun sotto gli occhi stupiti e dubbiosi di tutti. Solo Utgarda-Loki non lasciò trasparire alcuna emozione, mentre si alzava e con lentezza si avvicinava al ragazzo.
Gli fissò il viso con estrema attenzione per qualche minuto. Nessuno in quel lasso di tempo osò proferire parola, nessuno osò neppure muovere in muscolo.
“È il figlio di Re Laufey” decretò il vecchio infine il vecchio.
“Cosa?! Il figlio di Laufey è morto durante la grande guerra!” urlò Byleistr alle sue spalle.
“No” rispose ancora Utgarda-Loki “I marchi sulla sua pelle non mentono”
“Noi non possiamo-” cercò di obiettare Byleistr.
“La legge di Jotunheim parla chiaro” lo interruppe l'altro “Il trono spetta al primogenito maschio del Re, se questi ha compiuto almeno seicentocinquanta anni e la Grande guerra è terminata più di sette secoli fa”
“E' cresciuto ad Asgard, alla corte di Odino” continuò ancora Byleistr.
“Non ha importanza!” lo fermò ancora Utgarda-Loki, questa volta alzando leggermente il tono della voce “La legge parla chiaro e non disubbidiremo alle sacre norme”

All'incoronazione parteciparono solo pochi vecchi saggi di Jotunheim, nonché coloro furono i consiglieri del precedente sovrano, Helblindi e Byleistr. Quest'ultimo non nascose neppure per un momento tutta la sua insofferenza.
Era stato Loki stesso a richiedere un pubblico ristretto. Invitare un intero popolo, che viveva di stenti in un mondo sempre più sterile, ad acclamare un sovrano, che vedevano come un nemico che gli avrebbe portati alla completa rovina, non gli era parsa una buona idea e non avrebbe neppure alimentato il suo ego vedere una sala gremita.
 Aveva ripreso e mantenuto la sua forma di aesir, appena dopo aver mostrato a Utgarda-Loki le sue vere discendenze, non sapeva se questo disturbasse gli altri giganti di ghiaccio, se ne fossero felici perché questo aiutava ancora di più a non vederlo come uno di loro o se ne fossero semplicemente indifferenti. D'altra parte nessuno aveva osato fare qualsiasi commento sul suo aspetto.
La cerimonia fu breve. Uno dei saggi, Ymr, si limitò a pronunciare poche frasi formali, sotto lo sguardo di Skymir e Utgarda-Loki posizionati al suo fianco, e poco dopo gli posò la corona sul capo. Prima che Loki stesso potesse rendersene conto, tutti i presenti si inchinarono davanti a lui e la cerimonia giunse al termine.
Loki strinse con forza i braccioli di quello che era diventato il suo trono, una volta che si accomodò al di sopra di esso. Aveva sempre desiderato diventare Re, rendere fiero suo padre e dimostrare di poter regnare con saggezza al suo popolo, facendo cambiare idea a coloro che lo aveva sempre osteggiato ed escluso. E adesso si ritrovava Re di un mondo che gli avevano insegnato a temere, senza più un padre che potesse considerare tale e davanti a un popolo di bestie. Sospirò frustato, mentre congedava gli jotun presenti.
Ma non si sarebbe arreso, avrebbe portato il suo piano a termine a ogni costo.

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