Let our hearts become one

di electricshock
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01| [os] what am i to you? ***
Capitolo 2: *** 02| [flashfic] my personal sunshine ***
Capitolo 3: *** 03| [os] tell me what is love ***



Capitolo 1
*** 01| [os] what am i to you? ***


– What am I to you? –

#seventy-one


personaggi/pairing: hansol, b-joo; byungjoo/hansol
rating: verde
genere: sentimentale, introspettivo
parole: >1300
note: poiché sembra che io non sappia scrivere nient'altro oltre alla coppia byungjoo/hansol (uh, non è del tutto vero), ho deciso di creare una raccolta, così non invaderò più il fandom di hanjoo!
avviso già che purtroppo gli aggiornamenti saranno irregolari!
voglio ringraziare Upei per l'infinita pazienza (ancora mi chiedo perché non mi abbia lanciata nel cassonetto più vicino). oltre a questo le dedico anche questa prima oneshot, perché senza di lei l'ispirazione non mi avrebbe mai raggiunta èwé (vorrei dedicarla anche ad un'altra lettrice che ultimamente ho avuto il piacere di conoscere: tALIXIA, sperando di non essere troppo invadente).
ispirata a questo video e all'anello che hansol porta al dito. (kidoh, perché sembri così triste? te lo do io un abbraccione *^*)

disclaimer: con le mie storie non intendo offendere in alcun modo i personaggi né rappresentare la loro vita privata. queste fanfiction sono state scritte solo per divertimento e non hanno altri fini. mi appartiene solo ciò che scrivo.



Lo sguardo di Hansol cadde ancora una volta sul piccolo anello che portava al dito. Se quel finissimo pezzo di argento significasse qualcosa o meno, doveva ancora saperlo.

Lo portava all’anulare della mano destra da circa una settimana, ormai, chiedendosi se sarebbe rimasto lì per sempre o avrebbe potuto spostarlo definitivamente sull’altra mano. Il tempo passava e lui aspettava la risposta sempre più in ansia. Byungjoo gli aveva chiesto tempo, ma da quel giorno non avevano più parlato di quell’argomento.

Era stato il suo dongsaeng a regalarglielo, doveva essere il suo regalo di Natale in anticipo: l’ultimo giorno dello showcase in Malesia avevano ottenuto il permesso di visitare la città e comprare alcuni souvenir, e Byungjoo era tornato in albergo con un sospettoso sacchetto luccicante, a cui non aveva voluto rivelare a nessuno il contenuto. Solamente quando raggiunsero la camera che condividevano Hansol si ritrovò un grazioso pacchettino sul cuscino del suo letto.

Poteva ricordare ancora la confusione iniziale che aveva provato e la gioia al momento successivo quando, aperta la confezione di carta, vi aveva trovato un’elegante scatolina nera che riportava il marchio di una costosa gioielleria. L’anello al suo interno era così piccolo che sembrava fragile e delicato appena lo aveva preso fra le dita tremanti. Quella sera, appena Byungjoo gli aveva chiesto di provarlo, aveva faticato a trattenere le lacrime, sembrava che il suo cuore stesse per spezzarsi dalla felicità. Byungjoo, in tutti quegli anni che si conoscevano, non aveva mai accennato di ricambiare i suoi sentimenti, e quando il ragazzo gli chiese di tenere l’anello sulla mano destra ancora un po’, perché ancora non sapeva che significato voleva che assumesse, le lacrime avevano iniziato a bagnare le guance di Hansol, con la consapevolezza che forse –forse– anche il più giovane potesse provare qualcosa per lui.


×

Era la vigilia di Natale; i membri dei Topp Dogg si erano riuniti al piano terra dell’agenzia Stardom, preparandosi per registrare un video di auguri per i fan. L’atmosfera era carica di allegria e aspettative per il giorno successivo, persino le truccatrici sembravano più solari, ma il ragazzo che avrebbe dovuto portare il sorriso più radioso se ne stava seduto nell’angolo della sala prove, attendendo che gli altri fossero pronti per poi raggiungerli. Era sempre uno dei primi a completare il make-up, quindi si era abituato ad ingannare il tempo scambiando qualche parola con i suoi compagni, ma stavolta, nonostante servì più del solito per coprire le occhiaie, Hansol non riusciva a trascorrere i rimanenti minuti in quella stanza e fingere ancora di essere felice. I suoi hyung lo avrebbero scoperto e non voleva di certo passare sotto l’interrogatorio di un Dongsung iperprotettivo; non era mai stato capace di mentirgli, nemmeno una volta, e l’ansia di lasciarsi sfuggire una sola parola lo stava uccidendo.

Byungjoo non si era ancora fatto vivo. O meglio, in quella stanza si vedevano praticamente ogni giorno, ma oltre a qualche saluto e dei brevi dialoghi che riguardavano per la maggior parte i loro programmi giornalieri, non si erano mai soffermati su argomenti più approfonditi. Sembravano essere tornati all’inizio, quando, ancora trainee, si stavano conoscendo con delle timide domande superficiali.

Erano amici da molti anni, era ridicolo il modo in cui quel forte legame si era ridotto a degli sguardi imbarazzati, dei saluti appena accennati e alla paura di fare qualcosa di sbagliato. Non era stato semplice stare lontano dal più giovane, ma il suo dongsaeng voleva tempo e lui gliene stava dando. Sinceramente, Hansol gliene aveva dato anche più del necessario, cominciando a classificare quel piccolo pezzo d’argento come un dono fatto in amicizia. Non era poi così diverso dalle altre volte, avrebbe solamente dovuto accettare ancora che le attenzioni del suo migliore amico non significassero nulla di più, che non sarebbero mai andate oltre il loro rapporto. Andava bene così. Diventare amico di Byungjoo, stargli vicino, aiutarlo nella coreografia ed essere il suo fan numero uno era già un privilegio. Non sapeva nemmeno lui cosa si aspettava, già dalla prima volta che si era dichiarato sapeva di non avere speranze. Erano entrambi ragazzi e lavoravano nella stessa band, ma non era più riuscito a tenere nascoste le sue emozioni: dopo aver capito ciò che provava gli era impossibile comportarsi da amico e convivere con la paura che, un giorno, un suo comportamento lo avrebbe potuto allontanare. Ma Byungjoo aveva accettato. Era stato chiaro sul fatto di non ricambiare, ma aveva capito e accettato i suoi sentimenti, promettendogli che sarebbe rimasto sempre suo amico, che non sarebbe cambiato nulla fra loro. E poi, inaspettatamente, quel giorno gli aveva regalato un anello, non un semplice anello, di quelli di plastica che si scambiano i bambini in segno di amicizia, ma un elegante anello di argento, come quello che indossano le coppie, e Hansol ci aveva sperato davvero. Non era giusto.

Trattenne con tutte le sue forze l’istinto di piangere. Il naso gli pizzicava e gli occhi stavano bruciando, ma no, questa volta non avrebbe pianto. Non voleva più piangere per Byungjoo. Quello che provava lo stava condannando, rischiando di influenzare la sua vita professionale e l’intero equilibrio del gruppo. Non l’avrebbe permesso.

Nell’istante in cui si guardò allo specchio, controllando che il trucco agli occhi non si fosse rovinato, il suo sguardo incontrò quello dell’ultima persona che sperava di vedere, mentre entrava dalla porta con un’espressione malinconica, preoccupata.

«Hyung.» lo chiamò; il tono esausto e affaticato gli fece capire che doveva averlo cercato a lungo.

Byungjoo camminò verso di lui, inginocchiandoglisi davanti. Sospirò, «So che sei così per colpa mia,» mormorò, dispiaciuto.

Hansol appoggiò il mento sulle ginocchia, portando le braccia attorno alle gambe e stringendole al petto. Non voleva avere quella conversazione, perché se avessero parlato sarebbe tutto finito.

«Non è giusto farti aspettare ancora.» Il più giovane si sedette al suo fianco, incrociando le gambe e lasciando uscire un sospiro, liberandosi della tensione all’interno del suo corpo.

L’altro chiuse gli occhi, preparandosi per affrontare le conseguenze che un altro rifiuto avrebbe causato al suo cuore. Adesso che stava per succedere faceva ancora più male, ma lo avrebbe aiutato a dimenticare l’amico definitivamente. Aspettò di sentire la sua voce, e quando successe la sentì bassa e dolce, vicino all’orecchio, mentre poté riconoscere un goffo tentativo di un abbraccio, quando Byungjoo gli circondò appena le spalle.

«Non mi serviva tutto questo tempo in realtà. Quando ho comprato quell’anello sapevo già ciò che volevo, ma come sai, non sono così espansivo. Ho anche avuto paura che sarebbe cambiato qualcosa, sono ancora spaventato, ma non voglio dirti una bugia ancora una volta.» Terminò di parlare, restando un po’ deluso dalla mancata reazione del maggiore. Aveva forse aspettato troppo?

Raggiunse la sua mano destra con la propria, intrecciando coraggiosamente le loro dita, mentre con l’altra gli sfilava delicatamente l’anello dell’anulare, sebbene Hansol facesse inconsciamente un po’ di resistenza per non separarsene.

Non sapeva in quale modo dimostrare di essere serio. L’affetto e le relazioni non erano mai stati il suo punto forte, ma se aveva imparato qualcosa era solo grazie ad Hansol, sapeva quanto amasse il contatto fisico. Si leccò le labbra, incerto, mordendosele un paio di volte, e decise. Velocemente, con uno schiocco rumoroso, le premette sullo zigomo del più grande, allontanandosi immediatamente, timoroso di aver esagerato. Vide la pelle di Hansol scurirsi, imporporarsi di un colore sempre più vivace, e poi i suoi occhi lucidi lo fissarono con sorpresa.

«B— B-Joo?» sussurrò, balbettando, completamente confuso. Non si aspettava un gesto simile; da quando Byungjoo gli aveva tolto l’anello era certo di aver capito la risposta, ma quel bacio non poteva che significare l’opposto.

Ancora disorientato, guardò il più giovane alzargli la mano sinistra e fargli scivolare il piccolo cerchio di metallo al dito anulare, con una decisione che poche volte gli aveva visto.

Byungjoo arrossì, sorrise e si avvicinò a lui, in modo che le punte dei loro nasi si sfiorassero, e si assicurò che Hansol lo guardasse negli occhi prima di parlare: «Da adesso puoi tenerlo qui».



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Capitolo 2
*** 02| [flashfic] my personal sunshine ***


– My personal sunshine –

#nineteen


personaggi/pairing: hansol, b-joo; byungjoo/hansol (bromance)
rating: verde
genere: sentimentale, fluff
parole: >500
note: (finalmente aggiorno!)
questa antichissima –e forse scritta male– flashfic è ambientata prima del debutto dei topp dogg, quando tutti erano riuniti in un singolo dormitorio. l'ispirazione arriva da un video in cui byungjoo rivela di essere il più pigrone del gruppo quando si tratta di alzarsi... mi sento meno sola ^^



Byungjoo odiava alzarsi la mattina, era la cosa più difficile che qualcuno potesse chiedergli di fare. Nonostante fosse ormai passato parecchio tempo, non si era ancora abituato alla vita da idol e a dormire così poco; dopo essere andato finalmente a letto gli era quasi impossibile immaginare una vita al di fuori delle coperte.

Il suo sguardo si posò sulla sveglia, sui i numeri azzurri che lampeggiavano nell’oscurità della stanza, e il ragazzo si girò nell’altro lato per ignorare il suono acuto e fastidioso dell'allarme. Nella fretta del movimento, però, si scontrò con qualcosa, finendo addosso ad un corpo caldo, e solo allora ricordò che c’era un’altra persona nel suo letto.

Hansol gemette e si rannicchiò su se stesso, portando una mano sulla zona lesa al lato della sua testa. Dispiaciuto, Byungjoo gli circondò un braccio alla vita e lo tirò più vicino, in modo che la schiena di Hansol fosse completamente appoggiata al suo petto.

«Scusami.» mormorò, immergendo il naso tra i suoi capelli soffici e profumati.

Il più grande sembrò avergli perdonato quella collisione un po’ troppo violenta, perché si girò verso di lui e si sistemò fra le sue braccia, nascondendo la testa nella maglia del pigiama del ragazzo. Nel frattempo l’allarme era stato disattivato e si poteva sentire il fruscio dei vestiti di chi era già riuscito ad alzarsi.

Hansol si strinse maggiormente contro Byungjoo e infilò una gamba fra le sue, sperando di poter stare in quella posizione piacevole per altri cinque minuti.

La mattina era il momento in cui entrambi potevano apprezzare di più le cose: da rilassati erano in grado di accorgersi di ciò che la sera, da stanchi e affaticati, non potevano notare. Come ad esempio il profumo; Hansol amava l’odore naturale di Byungjoo, ne era letteralmente dipendente, e da quando i due avevano iniziato a dormire insieme, era contento di poterlo sentire al risveglio, sui suoi vestiti, sul cuscino, tra le coperte...

La prima volta non era stato semplice convincere il più giovane a lasciarlo entrare nel suo letto, ma dopo qualche minuto di continui cambi di posizioni erano riusciti a trovarne una abbastanza comoda per entrambi, che gli consentisse di dormire vicini e senza difficoltà in quel piccolo letto. Hansol gli aveva promesso che doveva trattarsi solo di una notte, solo per far passare il ricordo di un brutto sogno che aveva fatto, ma quando i giorni passarono nessuno dei due ricordò all’altro quella promessa.

Byungjoo negli ultimi giorni aveva scoperto di riuscire a dormire meglio con il calore di Hansol vicino al suo corpo. Gli piaceva potersi addormentare assieme a lui, avvolgergli le braccia attorno alla vita, sentire le sue mani appoggiarsi alle proprie e lasciare che le loro dita si intrecciassero di riflesso. Era diventata una piacevole abitudine trovarlo ancora lì la mattina e ascoltare il suo respiro leggero mentre dormiva o restare a guardare il suo sorriso finché i loro hyung, solitamente su ordine del leader, non li richiamavano per il ritardo.

Omettendo i frequenti scontri al mattino –avevano ancora molto tempo per imparare a condividere lo spazio ristretto–, quello era un modo piacevole per svegliarsi, l’unico che Byungjoo avrebbe accettato. Non avrebbe più avuto quell’aura negativa che fluttuava sulla testa come una nuvola se a destarlo dal sonno era la presenza del suo hyung; compagnia che recentemente aveva scoperto di apprezzare un po' troppo. L’unico problema era che se da una parte la presenza di Hansol favoriva il suo risveglio, dall’altra era una difficoltà in più per voler uscire dal letto e allontanarsi da lui.



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Capitolo 3
*** 03| [os] tell me what is love ***


– Tell me what is love

#seventy-four


personaggi/pairing: hansol, b-joo; hansol/byungjoo
rating: verde
genere: sentimentale, introspettivo
parole: ±1500 parole
note: sono in ritardo eww
un grazie enorme a chi legge, mi supporta/sopporta e ha ancora la pazienza di aspettare, spero ne sia valsa la pena. /autostima saltami addosso/
e... sì, pare io abbia la fissa per l'hansol-centric, byungjoo indecifrabile e l’introspezione xd
(ringrazio l'adorata moglie Upei per il titolo)



Quando Hansol capì di aver perso l’amicizia del suo dongsaeng preferito pensò che in nessun modo sarebbe potuto tornare indietro. Lo aveva letto nei suoi occhi. Ne avrebbe sofferto per il resto della vita e avrebbe dovuto convivere con la persona che amava accettandone le conseguenze e, peggio, il suo odio.

Quando accadde, Hansol e Byungjoo avevano appena terminato le prove della coreografia di ‘Top Dog’, volendo perfezionare ulteriormente le loro parti. Stanchi e sudati stavano riprendendo fiato, seduti nell’angolo più arieggiato della grande stanza; Hansol sorrideva ad ogni battuta dell’amico, mentre l’altro si asciugava la fronte e, continuando a parlare, si alzava la maglietta bagnata per farsi aria.

Stare vicini non era più una cosa insolita e imbarazzante come all’inizio. I due erano sempre insieme e Hansol si era abituato alla presenza del più giovane, tanto da non poterne più fare a meno. Stare solo con lui nella stessa stanza però, ancora lo metteva lievemente a disagio. Non accadeva molto spesso –e il ragazzo non sapeva decidersi se quello fosse un bene o un male–, ma anche quel giorno si era ritrovato molte volte a fissarlo, soffermare lo sguardo sul suo viso dai lineamenti delicati, gli occhi profondi, le labbra piene e morbide, e perdersi nell’ascoltare la sua voce, annuendo e sorridendo distrattamente senza prestare attenzione.

«Mi stai ascoltando, hyung?»

Appena lo sentì ripetere quella frase sbatté le palpebre e si strofinò gli occhi chiusi con le dita, fingendosi stanco e sperando che Byungjoo non facesse commenti sul fatto che –maledizione– quella era la terza volta che lo coglieva a fissarlo come incantato.

«Cos’hai?» chiese, avvicinandosi e alzandogli la frangia per potere adagiare il palmo della mano sulla sua fronte. «Stai male?»

Il più piccolo raramente gli rivolgeva un tono preoccupato, quando accadeva Hansol sentiva come le farfalle allo stomaco. La sua voce era bassa, calma e dolce, proprio quella tonalità che gli riscaldava il cuore, che gli faceva pensare che anche lui contava qualcosa per Byungjoo.

Il compagno aspettava ancora una risposta, con quello sguardo impensierito negli occhi. Era vicino, talmente tanto vicino che Hansol poté sentire il suo profumo dolce, quello che si spruzzava ogni mattina sul collo prima di uscire dal dormitorio, e prima che potesse rendersene conto e fermarsi, poggiò le labbra su quelle di Byungjoo.

Si staccò immediatamente, quasi fosse stato scottato, e si coprì la bocca con entrambe le mani, smettendo di respirare, con il terrore negli occhi.

«B-Joo.» sussurrò, non riuscendo a credere di aver realmente fatto una cosa simile. «Mi— Mi dispiace.» Alzò un po’ la voce, sentendola carica di disperazione, e indietreggiò velocemente fino ad alzarsi, volendo allontanarsi il più possibile da lui.

Non avrebbe dovuto farlo. Non sarebbe dovuto accadere, Hansol se l’era promesso.

Non fu nemmeno in grado di trattenere le lacrime, mentre guardava l’espressione attonita del ragazzo a cui aveva appena dato il suo primo bacio.

Tutto ciò che voleva era sparire dalla sua vista, non vederlo mai più e teletrasportarsi nella sua stanza, perché quello sguardo gli fece capire che il loro legame –quell’amicizia preziosa che Hansol aveva tanto temuto di rovinare– si era appena spezzato.


×

Solamente due giorni dopo, quando il manager modificò il programma e prolungò l’orario delle prove dei due ballerini, Hansol fu costretto ad affrontare di nuovo il ragazzo, stavolta senza potersi più nascondere dietro lo sguardo competitivo che richiedeva la sua parte. Quella maschera di sfida che doveva ad interpretare nella coreografia non poteva più portarla, non ora che erano solo loro, a danzare in quella stanza piena di specchi.

Fortunatamente Byungjoo mantenne la sua caratteristica indifferenza, permettendogli di allenarsi senza sentirsi intimorito, e Hansol per la prima volta gliene fu grato. Magari avrebbero potuto solo dimenticare quel giorno e continuare ad essere amici...

Terminata la canzone, i due si stesero a poca distanza l’uno dall’altro sul pavimento freddo, ansimando e sventolandosi con le mani, senza che nessuno aprisse bocca. Quell’ignorarsi a vicenda metteva entrambi a disagio, ma la vicinanza era tale da permettere ad Hansol di ascoltare respiro dell’altro, e il pensiero che lui non cercasse di allontanarlo riuscì a farlo sorridere.

Dopo quel bacio non era riuscito ad opprimere i sensi di colpa. Saltare i pasti gli riusciva più facile, non doveva nemmeno mentire sul suo scarso appetito perché per il comeback gli avevano imposto di perdere peso. Recitare la parte dell’antagonista, del rivale di Byungjoo, non gli era piaciuto fin dall’inizio: non avrebbe mai voluto trovarsi in quella posizione nella vita reale.

Hansol cercò di chiudere gli occhi e rilassare il suo corpo teso e affaticato, ma con il più giovane così vicino, dopo che non si erano più parlati da quel giorno –ad Hansol pareva fossero passate settimane–, sembrava che il cuore gli battesse così forte da poterlo svegliare, così fissò lo sguardo sul soffitto, sperando di regolare quelle pulsazioni e placare lo sfarfallio nello stomaco. Si concentrò sul ticchettio delle lancette, scandendo ogni secondo con sempre maggiore tensione.

Alla fine, dopo un profondo respiro, decise di chiudere gli occhi, nello stesso momento in cui, quasi per sbaglio, la mano di Byungjoo sfiorò la sua. Hansol smise di respirare, avvertendo già i brividi. Sbatté le palpebre e si costrinse a restare immobile anche quando sentì un’altra carezza leggera sul dorso della mano.

Si girò sul lato, confuso da quel contatto, con l’intenzione di domandargli se era arrabbiato con lui, se erano ancora amici o non c’era più speranza di tornare ad avere un legame. Rimase a guardare il suo volto angelico, gli occhi chiusi e il respiro lento, e iniziò a chiedersi se Byungjoo si fosse mosso nel sonno, senza voler realmente avvicinarsi a lui, ma quando sentì ancora la sua mano muoversi, questa volta con più decisione, rilassò i muscoli e lasciò che l’anulare e il mignolo di Byungjoo s’infilassero fra le sue dita. Senza distogliere lo sguardo da lui attese che dicesse qualcosa, una spiegazione, ma il ragazzo non parlò nemmeno quando, lentamente e dolcemente fece intrecciare tutte le loro dita in una stretta gentile ma ferma.

«B-Joo.» sussurrò a quel punto, non avendo compreso quel gesto.

Il giovane, senza aprire gli occhi, si voltò verso di lui, a pochi centimetri dal suo viso, e Hansol arrossì. Lo vide leccarsi e mordersi le labbra, ma rimase ancora immobile. Byungjoo sembrava volerlo mettere alla prova, e questo gioco ad Hansol non piaceva. Non voleva che il suo dongsaeng si prendesse gioco di lui, scherzando sui suoi sentimenti.

Respirò piano, senza fare rumore, ma non riuscì ad allontanarsi, nonostante quella vicinanza fosse straziante. Guardò ancora i lineamenti morbidi e graziosi del compagno, e pensò a quanto fosse bello quel momento; lui che gli teneva la mano, sentire il suo profumo ancora così da vicino e il calore del suo corpo.

Aveva capito di provare qualcosa per Byungjoo da quando quel ragazzo, allora un po’ timido e impacciato, lo aveva fatto ridere per la prima volta, alleggerendogli il cuore con la sua personalità vivace e amichevole. Quando capì che quel qualcosa si era trasformato in un sentimento molto più serio e complicato, era troppo tardi per rimediare. Quell’amore, alla fine –Hansol lo aveva sempre saputo–, avrebbe rovinato la loro amicizia.

Si sforzò di non piangere, almeno quella volta, mentre ancora sperava in una qualche reazione di Byungjoo. Il ragazzo, però, non gli aveva ancora lasciato la mano, né si era allontanato.

Hansol pensò di chiamarlo ancora una volta, per interrompere quel silenzio che lo metteva a disagio, ma quando cercò di liberarsi da quella presa delicata, Byungjoo sospirò, come spazientito, e strinse le dita attorno alle sue con forza, tirandolo ancora un po’ vicino a sé, fino a quando le punte dei loro nasi si sfiorarono; allora, solo allora parlò.

«Resta qui con me.»

Lo disse con un sussurro, come una richiesta sincera e subito dopo, con un leggero movimento della testa, gli accarezzò il naso con il suo.

Hansol non si era mai sentito tanto in imbarazzo e teso con il suo dongsaeng. Ricevere quei tocchi affettuosi e intimi erano sempre stati il suo sogno, e ora che la sua pelle iper-ricettiva li stava vivendo, il suo corpo sembrò invaso da una scarica elettrica.

Vide Byungjoo arricciare il naso e leccarsi ancora le labbra, e non riuscì a fermare l’istinto. Come la prima volta, lasciò che i sentimenti prendessero il controllo, e si avvicinò a Byungjoo, quel poco che bastava per toccargli la labbra con le sue, impercettibilmente, nel bacio più dolce e casto che potesse dargli.

L’altro non reagì subito, non rispose al bacio né aprì gli occhi, ma Hansol quella volta non scoppiò in lacrime, non si scusò, non si preoccupò di aver distrutto il loro legame, perché quell’amicizia non si era rovinata, si era trasformata; perché quella volta, sul viso di Byungjoo, c’era un sorriso, un sorriso e uno sguardo sincero, che sembrava dirgli che mai più avrebbe lasciato la sua mano.



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