One year of our life

di _ Arya _
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gennaio ***
Capitolo 2: *** Febbraio ***
Capitolo 3: *** Marzo ***
Capitolo 4: *** Aprile ***



Capitolo 1
*** Gennaio ***


Gennaio


-Mamma! Vieni a vedere, nevica!- esclamò Henry entrando contento in cucina, dov'ero seduta a bermi il mio caffé e guardare il TG. Avevo lasciato Killian a dormire, dato che la sera precedente era rientrato tardi dopo la serata tra uomini con Robin, Will e qualcun altro.
Mi voltai verso mio figlio disorientata, come poteva nevicare senza che io me ne fossi accorta? Ok che ero appena sveglia e ancora più o meno in coma, ma ero abbastanza sicura di aver dato un'occhiata alla finestra.
Mi alzai ed andai ad aprire la porta insieme a lui: mi trovai davanti ad uno spettacolo meraviglioso.
La neve copriva le strade, i tetti delle case, e gli alberi spogli: doveva esserne caduta davvero tanta durante la notte, e sembrava non avere ancora smesso. Di solito a Storybrooke non nevicava a Gennaio, eppure stavolta era successo.
-Vatti a vestire ragazzino, usciamo a fare a palle di neve, ok?- feci entusiasta rivolta a mio figlio, che non se lo fece ripetere due volte e corse su per le scale.
La nostra nuova casa somigliava a quella di Regina, solo molto più piccola rispetto alla sua reggia: però Henry aveva la sua camera al secondo piano, e ne era davvero contento.
Salii anch'io, cercando di stare attenta a non svegliare il pirata che dormiva beatamente a pancia in su con la bocca semi aperta, e russava piano.
Sorrisi, e recuperai i miei vestiti pesanti per poi andarmi a cambiare in bagno per non fare rumore.
Infilai maglione, leggins di lana, un paio di stivali, guanti e cappello, e poi scesi di nuovo giù, dove mi aspettava già Henry.
-Mettiti anche una sciarpa ragazzino, altrimenti ti becchi una polmonite!- gli feci notare.
-Oh avanti, tu non hai la sciarpa!
-Certo, ma io sono grande e poi ho il collo del maglione alto. Forza, ti aspetto qui!- insistetti, e con uno sbuffo corse di nuovo su per recuperare l'indumento.

Dopo mezz'ora che stavamo giocando con la neve, Henry non era ancora stanco nonostante stesse miseramente perdendo contro di me. Ero stata più brava di lui ad evitare le palle di neve, anche se un paio ne avevo prese in pieno anch'io.
Era bello poter giocare con lui senza pericoli in vista; non sapevo quanto sarebbe durata questa pace, quindi volevo godere appieno di quei momenti.
Il ragazzo si spostò davanti alla porta, facendomi la linguaccia e sfidandomi a colpirlo: senza pensarci due volte iniziai a tirare, ma lui prontamente si spostava, col risultato che finii per lavare la porta di casa senza neanche sforzarmi.
-Stai diventando più sveglio ragazzino, complimenti!- sorrisi, tirando un'altra palla.
Non mi resi conto in tempo però che la porta si stesse aprendo, e chi prese la neve in piena faccia fu un disorientato Killian che nonostante fosse vestito sembrava ancora mezzo addormentato.
Io ed Henry dopo un istante di silenzio scoppiammo a ridere, mentre l'uomo cercava di asciugarsi il viso con una manica della sua giacca.
-Swan, stavi cercando di uccidermi?!- esclamò guardandomi con un mezzo sorriso, ma ancora sconvolto.
Senza riuscire a smettere di ridere lo raggiunsi e lo abbracciai, dandogli un bacio sul naso gelato.
-Scusa, in realtà stavo mirando a Henry... vatti a coprire e vieni a giocare con noi, è divertente!- feci entusiasta, non vedendo l'ora di ridurlo a un pupazzo di neve: sarebbe stato comico!
-Sono coperto tesoro, lo sai che non ho un armadio pieno di giacche e aggeggi di lana vari come te. Ho sopportato temperatura peggiori!- mi rassicurò dandomi un leggero bacio a fior di labbra, e raggiunse con me ed Henry il centro del giardino.
-E ora vedrete con chi avete a che fare, pivelli!- ci minacciò.
Nonostante avesse una mano sola si rivelò piuttosto veloce a fare le palle di neve, quindi la prima la beccai in piena fronte per lo stupore.

Perdemmo la cognizione del tempo giocando, e ci fermammo solamente quando fummo tutti e tre completamente esausti... o almeno io e Killian, dato che Henry sembrava rigenerasse le energie molto in fretta.
Eravamo bagnati dalla testa ai piedi, quindi decidemmo di rientrare a scaldarci un po' prima di ritrovarci tutti e tre con una brutta bronchite.
Mentre il ragazzo correva in camera, io mi spogliai lì per evitare di sporcare tutto, e rimasi solo col maglione che grazie al cielo era ancora asciutto.
Killian chiaramente non riuscì a fare a meno di avvicinarsi e stringermi a sé per baciarmi, con la mano sul mio fondo schiena.
-Sta' fermo pirata- lo scansai -le cose vietate ai minori si fanno solo in camera. O quando Henry non c'è!- gli ricordai, baciandolo lievemente.
Lui non sembrò molto contento, ma dovette obbedire e mi porse i pantaloni della tuta che avevo lasciato sul divano, quindi li indossai.
-Dovresti andarti a cambiare anche tu, prenderai freddo...- gli feci notare, sfilandogli la giacca.
-Ho la pelle dura Swan, non preoccuparti per me. Tu piuttosto vuoi una cioccolata calda? Sono diventato piuttosto bravo a prepararla- si offrì, ed io annuii.
-Tu preparala pure... io esco per una cosa, torno tra dieci minuti...- dissi, dato che mi era venuta un'idea in mente ed ero piuttosto sicura di poterla mettere in pratica. Sarebbe stato molto divertente, da piccola mi piaceva moltissimo, e sicuramente ora non sarebbe stato diverso.
Lo baciai ancora una volta, e dopo aver recuperato le chiavi del mio maggiolino giallo uscii di nuovo di casa, diretta da Marco e suo figlio Pinocchio.

-Si chiama slitta, pirata! Non è “un altro aggeggio infernale del ventunesimo secolo”!- gli spiegai divertita. Possibile da ragazzino non avesse mai giocato sulla neve con una slitta? Ero piuttosto sicura che anche bella Foresta Incantata esistessero, in fondo erano fatte di legno, non dovevano essere impossibili da fabbricare.
-E cosa ci dovremmo fare con questo... coso?- domandò, ancora poco convinto.
-Andiamo sulla neve. Cioé, dopo la vecchia casa di Zelena c'è una collinetta. Ci sediamo sulla slitta, e scivoliamo giù. Ti piacerà, vedrai!- gli assicurai supplichevole: Henry era andato a giocare con Roland, altrimenti si sarebbe sicuramente divertito! Non come il mio pirata fifone, che non aveva paura di battersi con stregoni malvagi, ma ne aveva di una slitta.
-Sia chiaro che lo faccio solo per te Swan, perché quando fai quella faccia non riesco a dirti di no. Ma se muoio mi avrai sulla coscienza, che sia chiaro!- accettò infine.
-Oh non morirai mio caro! E comunque moriremmo in due in caso, ne ho presa una grande in modo da poterla usare insieme.
-Se volevi tenerti stretta a me bastava chiedere tesoro... ma va bene dai, voglio farti contenta!- disse infine e prese la slitta, sistemandola nel bagagliaio della macchina.
Andammo poi a sistemarci dentro e partii, guidando in direzione della casa di Zelena.
Non avevamo ricordi particolarmente piacevoli legati a quel posto: Killian aveva rischiato di annegare in una vasca d'acqua, e io avevo perso i miei potersi per salvarlo.
Però era anche il luogo in cui per la prima volta avevo avuto una gran paura di perderlo, e avevo iniziato a rendermi seriamente conto dei miei sentimenti verso l'uomo.
Una volta arrivati, ci rendemmo conto di non essere i soli ad aver avuto l'idea di usare la collina per scivolare con le slitte.
C'erano Henry, Roland, Pinocchio e Grace, insieme ad altri ragazzini che non conoscevo. Poi ancora, addirittura Robin e Regina, i miei genitori col mio fratellino e Belle!
-Ma siete tutti qui?- li salutai raggiungendoli. Regina era tutta sporca di neve, ed ebbi l'impressione che lei e Robin si fossero parecchio divertiti.
-Ovvio, volevamo chiamarvi ma vedo che siete arrivati lo stesso!- fece mia madre -Abbiamo portato Neal a divertirsi un po', anche se è piccolo per le slitte!
Accarezzai la guancia morbida del mio fratellino tutto infagottato: sembrava un grosso involtino di bimbo, era davvero dolce.
-Voi invece avete intenzione di giocare coi bambini vedo!- sorrise poi la donna, accennando alla slitta in mano a Hook.
-Sì beh, l'ho convinto e non è stato facile! Almeno non finiremo spalmati nella neve come Regina però!- ridacchiai rivolgendomi alla donna, che mi incenerì con lo sguardo mentre Robin rise.
-Noi non giochiamo con queste cose da bambini Swan. Solo che questo ladro idiota ha ben pensato di scuotere l'albero addosso a me, solo per liberare la tana di uno scoiattolo.
-Scusa milady, non si ripeterà più. Potrei portarti a casa ad asciugarti e scaldarti...- le propose, ma invece di accettare si limitò a schioccare le dita per tornare completamente asciutta e senza un capello fuori posto.
-A volte sembri davvero poco sveglia Regina, Robin voleva scaldarti, devo proprio spiegarti io cosa vuol dire?- intervenne Killian sogghignando.
-Non mi servono lezioni da un pirata, grazie. Vai con la tua salvatrice a giocare coi mocciosi, forza!- fulminò anche lui e tirò Robin per una mano, allontanandosi da lì.
A quel punto salutammo anche i miei genitori, e ci dirigemmo verso l'altura per fare il nostro primo scivolo.
Aiutai prima lui a sedersi nella maniera corretta, e gli ricordai di tenere i piedi ben piantati a terra per lasciarmi sistemare dietro di lui. Quindi mi accomodai anch'io, stringendomi saldamente alla sua vita, e gli diedi il via per dare una spinta con le gambe e poi lasciarsi andare.
La slittà partì veloce, e du davvero divertente: sentii anche i suoi muscoli lasciarsi andae, dopo un primo momento di rigidità.
Eravamo grandi e grossi, eppure mi sentii tornare bambina. Quando la slittà finalmente si fermò eravamo accaldati e ci lasciammo andare a una risata contenta; ero sicura che anche lui si sarebbe divertito, e avevo indovinato!
-Forse ti darò retta più spesso su questi aggeggi Swan!- fece alzandosi in piedi e tirandomi su per le mani, per poi darmi un bacio.
-Te l'avevo detto io! Un altro giro Capitano?- proposi, e lui annuì per salire nuovamente insieme a me.
Stavolta non ebbe bisogno del mio aiuto per mettersi comodo, imparava in fretta, quindi mi posizionai velocemende dietro di lui stringendomi forte ancora una volta.
-Mi piace anche perché sei completamente avvinghiata a me comunque- ridacchiò, e mentre gli davo un colpetto in testa ripartì.
Solo che qualcosa stavolta andò storto, e verso metà discesa sentii un forte impatto che ci fece balzare via dalla slitta, e rotolammo senza riuscirci a fermare fino ai piedi della collina.
Fu tutto così veloce che nessuno dei due ebbe il tempo di realizzare l'accaduto, mi ero lasciata sfuggire un gridolino solo nel momento in cui eravamo balzati rovinosamente sulla neve.
Sentii dei passi veloci verso di noi, e mi decisi ad aprire gli occhi per vedere cosa fosse successo.
Quando lo feci, mi ritrovai Killian sotto di me, che mi guardava preoccupato.
Continuammo a guardarci negli occhi increduli, ignorando le persone che ci chiedevano se stessimo bene.
E poi scoppiammo a ridere di cuore per l'assurdità della situazione che si era creata. Dovevamo aver fatto una figura pessima davanti ai bambini! Però nonostante fossi un po' dolorante constatai che in fondo era stato divertente.
-Stai bene?- mi domandò quando riuscì a smettere di ridere.
Annuii. -Tu?.
Annuì anche lui, e dopo un'altra occhiata scoppiammo in una seconda risata, ancora più forte della precedente. Approfittando della posizione in cui mi trovavo, gli presi il viso e lo baciai, e lui ricambiò all'istante.
-Ehi piccioncini! Siete sicuri di star bene?
Solo allora mi riscossi, e mi voltai a guardare mio padre che ci scrutava preoccupato, mentre Mary Margaret ci guardava con gli occhi, che se fosse stato possibile, sarebbero letteralmente stati a cuoricino.
-Suppongo di sì- dissi con una mezza risata, e lasciai che mio padre mi tirasse su per poi dare una mano anche a Killian.
-Swan, cosa avevi detto sul fatto che non sareste finiti spalmati sulla neve?- intervenne Regina con un sorriso beffardo, gustandosi la sua vendetta.
Io feci una smorgia e cercai di ripulirmi dalla neve con le mani, ma ero abbastanza sicura che un po' me ne fosse finita addirittura nel maglione.
-Io non sono tutto intero però- fece Hook guardandosi un braccio -dov'è finito il mio uncino?!
Si guardò intorno massaggiandolo, doveva essersi fatto male nel perderlo.
-Killian, sei sicuro di star bene? Ti fa male?- mi avvicinai a lui nel tentativo di dare un'occhiata, ma non me lo permise e mi strinse a sé baciandomi.
Era incorregibile, ogni momento era buono per darmi un bacio... non che a me dispiacesse chiaramente.
-Questo dev'essere tuo Hook!- Henry ci raggiunse con l'uncino in mano, e lo porse al pirata che lo sistemò al suo posto ringraziandolo.
-Non vi siete fatti male, vero?- domandò squadrandoci.
-No ragazzino, tutto a posto!- gli assicurai con un grosso sorriso.
-Bene. Grace, puoi pubblicare il video allora! Faremo un record di visualizzazioni!- gridò all'amica, e corse verso di lei prima che potessi riuscire a fermarlo. Non potevo crederci, erano riusciti a riprendere il nostro spettacolo imbarazzante: probabilmente saremmo finiti su youtube o qualche altro sito similie.
-Io vado ad ammazzarlo- dissi -non voglio che tutti i suoi amici ridano di me!
I miei e Regina scoppiarono a ridere, mentre Killian si fece pensieroso e rimase a bocca aperta.
-Non vorrai dirmi che pubblicare il video vuol dire fare in modo che si possa vedere nella scatola quadrata con le animazioni! Non posso fare una figuraccia del genere!
-Più o meno. Ma penso proprio che dovremo subire questa umiliazione!- feci rassegnata, prendendolo per mano e stringendomi a lui, dato che iniziavo ad avere freddo.
Mia madre lo notò, e quasi ci cacciò a casa a scaldarci, promettendo che avrebbero pensato loro a recuperare la nostra slitta e riportarcela.

***

Ero accoccolata tra le braccia di Killian, sulla poltrona davanti al camino acceso. Ci eravamo fatti una bella doccia bollente, durata un po' più del previsto dato che ovviamente mi aveva convinta a sfruttare il calore del momento, e poi avevo acceso il fuoco per poterci scaldare ancora un po'.
-Anche se ho rischiato di morire mi sono divertito oggi Swan- sussurrò lui dolcemente, e poi mi baciò una guancia.
-Non saresti morto, ma sono contenta che ti sia divertito. Non vorrei dire che te l'avevo detto... ma te l'avevo detto!- ridacchiai, per dargli un bacio a mia volta.
Mi strinse più forte tra le sue braccia e ricambiò il bacio, che surriscaldò ancora di più l'ambiente.
-E visto che avevo ragione, domani ti insegno a pattinare sul ghiaccio. Più tardi vado a comprare i pattini!
-Oddio, non ne posso più dei tuoi aggeggi infernali Swan!
-Lo so, ma so anche che mi accontenterai tesoro!- accentuai apposta l'ultima parola, e risi di cuore per l'ennesima volta in quella giornata.























Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Alla fine ho ceduto anch'io a questa iniziativa... mi piace davvero molto, quindi grazie al gruppo che l'ha ideata :D Anche se sto scrivendo altro, qui si tratta di una fan fiction al mese, quindi si può assolutamente fare!
Ho letto anche le altre storie, e domani recensirò quelle che mi mancano, ma sono tutte bellissime, e spero di leggerne anche di nuove!
Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Febbraio ***


Febbraio

 

Entrai in casa dei miei genitori togliendomi subito la giacca e gli stivali, il tempo fuori era gelido e innevato, sembrava di essere nel muro di ghiaccio di Elsa. Era il Febbraio più freddo che avessi mai passato.
Mio padre mi aveva rimandata a casa prendendosi il mio turno perché secondo lui avevo qualche linea di febbre, e nonostante le mie obiezioni iniziali alla fine avevo ceduto.
In fondo non c'era nulla di male, da quando Gold aveva dovuto lasciare Storybrooke il lavoro era diventato abbastanza noioso: non che mi dispiacesse non avere criminali in giro, ma un po' più d'azione oltre alle scartoffie non sarebbe stata male.
-Emma, vieni a scaldarti!- mia madre si alzò dalla sua poltrona davanti al caminetto e venne a salutarmi.
-Ciao... qui dentro si sta molto meglio che fuori, sai?- constatai, tornando insieme a lei accanto al fuoco e cercai di assorbirne il calore.
-Sì, fa molto freddo... tuo padre ha detto che hai la febbre, ti preparo un'aspirina e poi una cioccolata calda, va bene? E cambiati, mettiti qualcosa di caldo e asciutto!
-Mamma, stai straparlando- la fermai divertita da tutte le parole che stava riuscendo a tirare fuori in una volta sola -mi sento bene comunque, sta' tranquilla. Ho accettato di andarmene solo perché mi stavo annoiando a morte. Dov'è mio fratello?
-Sta dormendo, è in camera... lo porto qui quando si sveglia. Comunque devi prendere qualcosa lo stesso, non ti puoi ammalare per la festa!
Mi morsi un labbro, mi aveva scritto un paio di volte della festa ma io avevo sempre evitato di parlarne, proprio non ne avevo voglia.
Aveva organizzato una festa di San Valentino in maschera il sabato sera dato che la domenica era il giorno di carnevale.
Non avevo detto niente a Killian perché consideravo San Valentino una festa troppo smielata per i miei gusti, ed avendo solo gli ultimi dettagli da sistemare nel nuovo appartamento, l'avrei invitato a cena per inaugurarlo. Ovviamente avrei ordinato due belle pizze non avendo molta voglia di cucinare, avevo un po' paura di non essere all'altezza dato che mangiava regolarmente da Granny.
-Perché tu e Hook ci verrete, non è vero? È domani sera e ancora non mi hai dato conferma! Non potete mancare!- insistette la donna, prendendomi per le mani e guardandomi entusiasta.
-Mamma lo sai che queste cose sdolcinate non fanno per me...- cercai di controbattere, anche se mi veniva un po' difficile dirle di no vedendola così allegra -e poi avevo altri piani. Volevo invitarlo a cena, ok?- ammisi un po' imbarazzata, mi riusciva ancora difficile parlare della mia vita sentimentale con gli altri, anche coi miei genitori.
-Dai tesoro, potete venire alla festa e poi andate a dormire da te... è un buon compromesso no?
-Eh? Io... io non ho detto che... che sarebbe venuto a dormire. Io ho detto... a cena.- non seppi dire se trovai più imbarazzante che mia madre desse per scontato che Killian dormisse da me, o il fatto che io non lo dessi per scontato.
Io e lui stavamo bene, erano passate già due settimane da quando aveva riavuto il suo cuore, ma non eravamo arrivati alla “fase successiva”.
-Oh... ah, ma voi due non l'avete mai...?- mi guardò interrogativa, e mi sentii avvampare fino alla punta delle orecchie.
-Oh. Mio. Dio. Vai a prepararmi l'aspirina, o quello che ti pare ma... non... non metterti a parlare di... questo!- esclamai voltandomi verso il fuoco per non farle notare troppo il mio imbarazzo.
Quella sembrò capire e si alzò dirigendosi verso la cucina... ma ero sicura che avesse sorriso e la cosa mi imbarazzò ancora di più.
Peggio di parlare della mia vita sentimentale coi miei genitori, era dover parlare della mia vita sessuale – nonostante al momento fosse inesistente.
Cercai di riprendere la calma per tornare al mio colorito naturale e quando mia madre mi porse l'aspirina presi il bicchiere senza guardarla in faccia e mandai giù il contenuto tutto in un sorso.
-Emma avanti, sono tua madre. Non ci vedo niente di male se ti confidi con me... hai paura?
-Paura? Oddio, ti sembra che io abbia 13 anni?! È solo che... non... non abbiamo avuto... tempo. Se non ne parliamo più domani veniamo un paio d'ore alla festa, d'accordo?!
La donna mi sorrise compiaciuta, e io odiai dovergliela dare vinta ma pur di evitare quel discorso avrei fatto davvero di tutto. E quindi ora avrei anche dovuto cercare un costume per la festa. Oltre a cercare di non pensare al perché io e Killian non fossimo ancora stati a letto insieme... e al fatto che mi sentissi abbastanza pronta.

***

Avevo passato metà mattinata a provare gli abiti da principessa di mia madre per constatare che non ne avrei indossato uno neanche sotto tortura, e di conseguenza l'altra metà l'avevo trascorsa a cercare qualcosa di adeguato da mettere in giro per i negozi.
Mi ero sottoposta a due ore di tortura nel provare abiti da fata -i peggiori addosso a me-, da strega, da Sirenetta, indiana e perfino da Catwoman. Avrei scelto quest'ultimo per la comodità se non mi fossi imbattuta in un assortimento di costumi da pirata. Probabilmente era quello che avrebbe indossato Killian, quindi avevo pensato potesse essere un'idea carina.
Ora che continuavo a guardarmi allo specchio, però, non ero più molto sicura che fosse stata una buona idea. Coi leggins sotto, il vestito era sembrato molto meno corto: invece non mi arrivava neanche a metà coscia. E i tacchi a spillo, molto meno scomodi. E il corsetto meno stretto.

-Emma, sei stupenda!- esclamò mia madre quando mi decisi a scendere, cercando di non uccidermi per le scale con quei tacchi infernali.
Mia madre era vestita da Regina Cattiva, e non potei fare a meno di ridere: non che non stesse bene, ma era strano vederla nelle vesti della donna che una volta aveva cercato di farla fuori.
-Grazie, ma mi sento praticamente nuda. Tu piuttosto... ti sei fatta prestare questo vestito da Regina?
-Non credo che mi avrebbe prestato uno dei suoi abiti, anche se ora siamo “amiche”. Ti piace, comunque?
-Sei bellissima, fai decisamente molta più paura così. E David? Lui si è vestito da... cacciatore? O magari da cuore pulsante?
-Non proprio.
Mi voltai nella direzione della voce di mio padre e rimasi senza parole, non seppi se ridere o averne paura.
Era vestito da vampiro. Con denti finti, sangue intorno alla bocca e tutto il resto. Era a dir poco inquietante, e per questo molto ben riuscito.
-Wow. La Regina Cattiva e il conte Dracula. Siete davvero molto carini, non avrei mai pensato aveste un lato oscuro voi due!- commentai sorridendo, e continuando a squadrarli.
-E tu hai scordato di mettere i pantaloni?- alzò un sopracciglio studiando invece me, e soffermandosi sulla gonna.
-Se ti fa sentire meglio l'avrei preferito più lungo anch'io. Ma sai, sono abbastanza grande da non dover più ricevere osservazioni sul mio modo di vestire.- gli feci notare, indossando il cappello.
-Sei bellissima, ma dì all'altro pirata che rischia di rimanere anche senza l'altra mano se allunga le mani- aggiunse, ed io alzai gli occhi al cielo.
Sapevo che stava scherzando, ma ero piuttosto sicura che pensasse lo stesso quel che aveva detto.
Dato che Henry sarebbe arrivato insieme a Regina -con cui ultimamente passava molto tempo, ma potevo capirlo- e Killian mi avrebbe aspettata direttamente lì, prendemmo la macchina e mio padre partì verso la casa dell'autore del libro di favole, che era stata scelta come location essendo la più grande e adatta.

Quando arrivammo, dentro era già tutto illuminato, e sembrava che i primi ospiti si fossero già accomodati. I miei genitori vollero entrare subito, e io decisi di fare lo stesso dopo aver mandato un sms a Killian per chiedergli che fine avesse fatto; faceva troppo freddo per aspettarlo fuori.
Mi guardai intorno, e c'erano costumi di ogni genere; molti si erano anche scambiati di ruolo vestendosi da personaggi Disney. Belle era vestita da Cappuccetto Rosso, Ruby da Mulan e via dicendo... era davvero strano e buffo vederli così.
Non feci neanche in tempo ad addentare un pasticcino alla crema che mi sentii prendere per i fianchi, e sorrisi già prima di girarmi intuendo chi potesse essere.
Eppure non riuscii a credere ai miei occhi: squadrai Killian da capo a piedi, e mi chiesi se fosse veramente lui o un suo sosia.
Era vestito da principe. Più precisamente, da principe azzurro. Era buffo... buffo ma affascinante, e i colori del suo abito si intonavano con gli occhi.
-Swan, capisco che sei ammaliata da tanta bellezza... ma dì qualcosa tesoro.
Alzai gli occhi al cielo e gli stampai un bacio sulle labbra per salutarlo, poi lo esaminai un'altra volta.
-Non avrei mai immaginato di vederti... così. Stai bene anche da principe, complimenti pirata!
-Grazie tesoro. Sai, l'ho indossato pensando che ti saresti vestita da principessa... ma è stato ancora più piacevole vederti come pirata... una pirata molto sexy, tra parentesi.
Fu lui ora a studiarmi più volte da capo a piedi ora, soffermandosi sulle mie gambe, e mi sentii ancora più in imbarazzo per la poca lunghezza della gonna.
-Me lo concedete un ballo, signora?- si inchinò prendendo la mia mano e guardandomi negli occhi.
-Veramente io volevo mangiare- dissi addentando finalmente il mio dolce, e facendolo scoppiare a ridere.
-Sei un genio nel rovinare un momento romantico tesoro.
-Mi scusi principe, ma io sono un pirata.- gli ricordai con un sorriso, mentre si rialzava.
-Ma un ballo posso anche concederglielo... se sarà bravo non sarò costretta a darla in pasto agli squali.- ero stata sul punto di dire “coccodrilli”, ma non era il caso di fargli tornare in mente brutti ricordi.
Il pirata-principe mi rivolse un sorriso sghembo per poi prendermi una mano e portarmi in pista, dove tante coppie stavano già ballando, compresi i miei genitori.
Ricordai improvvisamente di non saper ballare, l'avevo fatto solo una volta nel passato insieme a Killian, e per puro miracolo non ero caduta come una pera cotta.
Lo guardai incerta, ma lui mi sorrise rassicurante: -Ti devo ricordare quello che ho detto al tuo primo ballo? Riguardo al partner?
Sorrisi ricordando le sue parole e feci di no con la testa, lasciando che mi guidasse in quel valzer.
Fu più facile di quanto ricordassi, nonostante non avessi idea di come potevamo apparire visti da fuori: un principe e una pirata che ballavano un valzer non era proprio una scena tipica della Disney.
-Te l'ho detto che da pirata sei ancora più affascinante Swan?- mi domandò l'uomo alla fine del ballo, quando finalmente lo costrinsi sotto minacce ad accompagnarmi a prendere da mangiare.
Invece di rispondere riempii due bicchieri di punch e gliene porsi uno, bevendo e guardandolo mentre scrutava sospettoso quella che per lui doveva essere una strana bevanda rossa.
-I principi non bevono alcolici?- lo stuzzicai, riempiendo il mio bicchiere una seconda volta.
-Ooh, ora ho capito, pirata. Vuoi farmi ubriacare per poi fare di me quello che vuoi...- bevve un sorso per poi avvicinarsi e darmi un bacio, posando la mano sul mio fondo schiena.
Rimasi interdetta per quel gesto inaspettato, e mi guardai intorno preoccupata che i miei genitori o mio figlio potessero vederci.
Gli spostai la mano per lasciarla più in alto, sulla schiena, e gli presi il viso per baciarlo io stavolta.
Mi concessi di chiudere gli occhi per qualche istante e godere del tocco delle sue labbra sulle mie. Forse non sarebbe stato un “Carnevale-San Valentino” tanto terribile.
Continuammo a bere e mangiare ancora un po, e gli concessi anche un altro paio di danze, in cui comunque continuò a essere più bravo di me.
Ricevemmo anche parecchi complimenti per la combinazione involontaria dei nostri costumi: Henry ci definì “fantastici”, mia madre “dolcissimi e bellissimi”, e mio padre non riuscì a credere ai propri occhi. Per fortuna evitò di ripetere a Hook quello che aveva detto a me riguardo al tenere le mani a posto, anche se glielo fece comunque capire con lo sguardo.

Era mezzanotte passata quando decidemmo di lasciare la festa, e forse aiutata dall'alcol gli proposi di venire nella mia nuova casa per dare un'occhiata e prendere un caffé. Mi aveva aiutata molto nel trasloco, ma il risultato completo non l'aveva ancora visto.
Ovviamente accettò, quindi prendemmo il mio maggiolino giallo avvertendo i miei che avrebbero dovuto farsi accompagnare a casa da qualcuno, e ci dirigemmo verso il molo, trovandosi lì la mia nuova abitazione.
Una volta parcheggiato mi aiutò a scendere dalla macchina, e non appena fummo dentro mi liberai di quegli stivali infernali per indossare le mie comodissime pantofole calde e morbide.
L'uomo si guardò intorno, e gli promisi di fargli fare un tour dopo, avevo prima bisogno di un po' di caffeina.
Lo feci accomodare e mi misi all'opera, e una volta pronto gli porsi una tazzina e mi sedetti accanto a lui iniziando a bere dalla mia.
Il gusto caldo e amaro del caffè mi fece sentire molto meglio, non che fossi stanca ma dopo tutto il punch che avevo ingurgitato fu davvero l'ideale.
-E' stata davvero una bella serata, Swan. Mi piace questa festa... è stato divertente, e io non sono mai stato il tipo da feste di questo genere.- mi sorrise Killian, posando la sua tazzina quando l'ebbe svuotata.
-Vale lo stesso per me... sai, all'inizio non volevo andarci. Io odio San Valentino, anche se il carnevale invece è carino. Ma stavolta è stato tutto molto... divertente.
-San Valentino? Cosa sarebbe? Tu mi hai detto festa in maschera per carnevale... pensavo che questo Valentino fosse il nome di chi l'ha inventato o qualcosa del genere.
Mi morsi il labbro maledicendomi per essermelo fatto sfuggire: non gliene avevo parlato di proposito, perché nonostante non fosse un tipo sdolcinato se avesse saputo che genere di festa fosse avrebbe sicuramente voluto fare qualche gesto romantico anche lui.
Continuò però a guardarmi con insistenza, costringendomi quindi a spiegargli in cosa consisteva il tutto.
-Sei stata sleale a non dirmelo. Ti avrei portato dei fiori, dei cioccolatini... o qualcosa...- disse infine facendo il finto offeso.
-E' esattamente il motivo per cui non ho voluto dirtelo. Non l'ho mai festeggiato, e non avevo voglia di iniziare adesso... la trovo una festa inutile.- dissi, mentre mi alzavo e lo tiravo per una mano per fargli finalmente fare il famoso tour della casa.
-Sei davvero così... piratesca, Swan.- si arrese infine, e si lasciò condurre. Il salotto gli piacque molto, anche se si stupì che la “scatola luminescente” potesse essere anche così grande e piatta... ma ero sicura che prima o poi sarebbe riuscito ad adattarsi al nostro secolo! Più poi che prima forse, dato che erano mesi che continuava a chiamare “parlofono” il telefono.
Nel complesso apprezzò tutte le stanze, complimentandosi per i miei gusti.
Lasciai apposta per ultima la camera da letto, e aprii la porta titubante, ripensando a quello che aveva detto mia madre. Forse era vero, avevo paura... ma paura di affrettare troppo le cose, non altro.
Strinsi le labbra improvvisamente imbarazzata mentre lui scrutava l'ambiente con approvazione, e me lo immaginai stretto a me nel letto matrimoniale che avevo fatto mettere. Cercai subito di rimuovere quel pensiero prima di arrossire.
-E questa... era l'ultima stanza.- dissi, non sapendo che altro aggiungere.
-Ok... beh, wow. Mi piace la tua nuova casa. Sono contento che finalmente tu possa avere un posto tutto per te... vuoi che ti riaccompagni dai tuoi o resti qui?- mi domandò, mentre ci dirigevamo verso la porta d'ingresso.
-Resto qui- borbottai -lascerò un po' di privacy ai miei...
-D'accordo- disse quasi in un sussurro -allora buonanotte Emma... e buon San Valentino, anche se non ti piace.
Detto questo mi strinse piano a sé e mi baciò con dolcezza e trasporto, convincendomi finalmente a prendere una decisione.
-Perché non... rimani?- deglutii, ed evitai di guardarlo negli occhi.
-Dici... che posso...?- fece titubante lui, preso alla sprovvista.
-Dico che stiamo insieme da mesi, e non abbiamo mai... insomma.- non riuscii a finire la frase, non sapendo cosa dire. “Non abbiamo mai fatto sesso” non era adatto, lo era più “Non abbiamo mai fatto l'amore”, ma avevo paura di usare quella parola, non ero ancora pronta per farlo.
-Non devi sentirti costretta, io posso aspettare- sussurrò accarezzandomi una guancia e costringendomi a perdermi nei suoi meravigliosi occhi azzurri.
Killian aveva passato più di un anno a cercare di conquistarmi prima che cedessi, e non si era mai lamentato della mia lentezza nel prendere decisioni. Ora erano ormai quasi quattro mesi che stavamo insieme, e aveva avuto tantissima pazienza, nonostante sapessi che mi desiderava... come io d'altronde desideravo lui.
Probabilmente mi avrebbe concesso ancora giorni, settimane, o perfino mesi senza farmelo pesare... ma mi accorsi di essere io quella che ormai non aveva più pazienza.
-Non mi sento costretta Killian.- sussurrai sulle sue labbra e poi lo baciai nuovamente, stavolta con più passione e cingendogli il collo con le braccia.
Il calore del suo corpo stretto al mio mi fece rendere conto ancora di più quanto desiderassi sentirlo più vicino, sentirlo mio.
Continuando a baciarlo, arretrai lentamente verso la direzione della camera da letto, e una volta dentro lo feci stendere, sfilandogli per prima cosa il mantello. Sentii le mie mani tremare, ma ero sicura di volerlo fare, non avevo intenzione di tirarmi indietro.
-Ehi tesoro... sta tranquilla. Se hai cambiato idea basta dirlo...- sussurrò dolcemente l'uomo prendendomi una mano, ma io scossi la testa.
-Ok... però lascia fare il pirata a chi lo è davvero allora.- sorrise e capovolse la situazione, in modo che mi ritrovassi stesa sotto di lui.
Le sue mani percorsero le mie gambe fin dalle caviglie, e più salivano verso l'alto, più i brividi mi invadevano tutto il corpo.
Invece di continuare sotto il vestito, con la sua unica mano trafficò esperto coi lacci del corsetto sciogliendoli da davanti e liberandomene. Ora avevo addosso solo quell'abito bianco leggero, il che mi rendeva ormai completamente esposta a lui. Iniziò infatti subito a darsi da fare coi bottoni, uno alla volta, in una tortura che faceva crescere la mia eccitazione sempre di più. Quando anche l'ultimo fu sganciato, mi sollevò leggermente per sfilarmi le maniche, e poi mi fece nuovamente sdraiare e mi guardò.
-Sei bellissima Emma...- disse in un sussurrò, mentre con un dito percorreva tutto il mio profilo, provocandomi altri brividi di piacere.
Mi sentii avvampare, e per non farglielo notare corsi al suo panciotto, ingegnandomi per riuscire a toglierglielo. Il pirata sorrise e mi diede una mano, lasciando che pensassi però alla camicia.
Sganciai bottone dopo bottone, molto lentamente e sfiorando con le dita la pelle che mano a mano scoprivo. Infine lo liberai dell'indumento e mi soffermai con una mano sul suo petto, guardandolo. Era muscoloso, più di quanto avessi immaginato, ed era solcato da qualche cicatrice, probabilmente segno delle battaglie che aveva affrontato nel corso dei 300 anni passati. Mi piacevano quei segni, in qualche modo gli davano più fascino.
Passai poi all'unico bottone dei pantaloni, che feci scivolare lungo le sue gambe finché non fu in grado di scalciarli via.
Ci guardammo intensamente negli occhi, consapevoli che entro pochi istanti ci saremmo appartenuti come ancora non avevamo mai fatto. Poi finalmente tornò con foga sulle mie labbra, mentre le mie mani corsero a esplorare la sua schiena nuda forte.
Ebbi un fremito quando con le labbra scese a baciarmi il mento, poi il collo, e ancora più in basso.
Si fermò nell'incavo del mio seno, per tracciare poi con le labbra i bordi del reggiseno.
-Come si toglie questo corsetto Swan...
Non riuscii a non sorridere, e sollevandomi l'indispensabile portai la sua mano e l'uncino dietro la mia schiena, guidandolo nello slacciarlo. Nel momento in cui ci riuscì non fui in grado di trattenere un piccolo gemito per via del suo uncino che mi graffiò leggermente; sperai non se ne accorgesse, ma come sempre fu fin troppo attento nei miei confronti.
-Oddio, scusami... ti ho fatto male. È meglio se mi tolgo questo coso... non voglio rischiare di ferirti.
Prima che potesse toglierlo lo fermai posandoci una mano sopra, e sorridendogli per tranquillizzarlo.
-Non voglio che lo togli... non mi farai male, tienilo. Mi piace.- sussurrai, guidandolo sulle spalline per fare in modo che mi sfilasse l'indumento. Non gli diedi modo di replicare, e lo baciai mentre finalmente mi lasciò con un unico pezzo di stoffa a separarmi da lui.
Sospirai quando scese di nuovo coi suoi baci, e si soffermò finalmente sul mio seno, in particolar modo sui capezzoli. Gemetti stringendo le mani sulle sue spalle, graffiandolo, ma quello sembrò non farci caso e continuò con quella tortura che sentivo essere l'inizio di una dolce ed eccitante fine.
Inarcai leggermente la schiena quando sentii le sue labbra ricominciare a scendere verso il basso con dei piccoli baci; si soffermo un po' sull'ombelico, poi continuò indugiando sul bordo dei miei slip.
Trattenni il fiato nel momento in cui ne afferrò un lato con l'uncino, e li tirò verso il basso lasciandomi completamente nuda sotto di lui. Mi fece piegare le gambe, e poi le allargò leggermente posando le labbra sul centro del mio piacere.
A quel punto fu impossibile continuare a trattenere gli ansimi e i gemiti, e quando la sua lingua entrò dentro di me, inarcai la schiena quasi fino a sentire dolore, ma il piacere era troppo forte per accorgermene. Sentivo la lingua muoversi, uscire e poi rientrare soffermandosi con movimenti circolari che mi fecero uscire fuori di testa. A questa, ben presto unì un dito, poi due, che introdusse lentamente dentro di me.
Ero ormai vicina all'orgasmo, ma nonostante le sue dita continuarono a torturarmi quando la sua bocca tornò verso la mia, mi trattenni volendolo sentire completamente dentro di me. Per riuscire a contenermi baciai le sue labbra quasi con violenza, e le morsi mentre le mani correvano a liberare anche lui dei suoi boxer, aiutandolo a farli scivolare via, sul letto o a terra poco importava.
Mi gemette forte sulle labbra quando con una mano sfiorai la sua erezione, grata che la sua eccitazione fosse pari alla mia.
Incrociammo i nostri sguardi per un attimo, coscienti che finalmente saremmo stati un tutt'uno, poi richiusi gli occhi e aprii di più le gambe; gridai di piacere quando scivolò dentro di me, e più spingeva a fondo più gemevo insieme a lui, stringendogli forte la schiena.
Quando lo sentii completamente in fondo, senza più riuscirmi a trattenere iniziai a muovermi con foga contro di lui che fece lo stesso, baciandomi per contenere quel minimo i nostri gemiti incontrollati.
Cercai di resistere il più a lungo possibile per godere al massimo di quella sensazione inebriante, ma quando lo sentii, in qualche modo, spingersi ancora più a fondo urlai lasciandomi invadere dall'orgasmo, raggiunta da lui che mi riempì del suo piacere.
I nostri respiri affannati si mischiarono, calmandosi pian piano fino a che non riuscì di nuovo a baciarmi le labbra.
Uscì da me lentamente, provocandomi qualche ultimo brivido, e poi mi si stese accanto stringendomi forte a sé.
Io mi lasciai coccolare dalle sue braccia, ancora incapace di emettere il minimo suono, e gli baciai piano le labbra cingendogli la schiena con un braccio.
-Tutto bene... Emma?- sussurrò qualche minuto dopo sulle mie labbra, e io annuii riaprendo finalmente gli occhi per incrociarli coi suoi. Non ricordavo di essere mai stata meglio, e mi chiesi ancora una volta perché avessi aspettato tanto.
-Ora... se vuoi posso andare, non voglio invadere i tuoi spazi tesoro...- aggiunse dolcemente, ma io lo strinsi forte quasi involontariamente.
-Invadi tutto quello che vuoi... ma voglio che resti. Voglio dormire stretta a te, Killian.
L'uomo sorrise, e mi fece accomodare contro il suo petto, tirando su le coperte ad avvolgere i nostri corpi.
-Sono contenta di avere finalmente un posto tutto mio...- dissi mentre gli accarezzavo un fianco.
-Già... abbiamo finalmente preso il famoso caffè. Penso che ne diventerò dipendente...- disse provocante, stampandomi un bacio sui capelli.
-Sei il benvenuto... buonanotte capitano- sorrisi e alzai lo sguardo per ammirare ancora una volta il suo viso.
-Buonanotte principessa... ahia!- si lamentò per il pizzicotto per nulla leggero che gli avevo dato su un braccio.
-Non chiamarmi principessa.- lo ammonii ridacchiando.
-Va bene, va bene... le mie scuse signora.- rise anche lui massaggiandosi il punto in cui l'avevo pizzicato -Credo che se fossi cresciuta nel mio secolo saresti diventata seriamente un temibile pirata, Swan. Avresti fatto dannare i tuoi genitori...
-Sarebbe stato divertente forse. Navigare, saccheggiare...- riflettei, immaginandomi sulla Jolly Roger insieme a lui a fare razzia di tesori.
-E divertirti nei momenti liberi insieme al tuo capitano...- aggiunse lui.
-Già. Anche questo.- cedetti, sapendo che aveva ragione.
-Buonanotte Emma...- sussurrò piano, e io mi accoccolai meglio al suo petto.
Era la prima volta dopo tanti anni che dormivo insieme all'uomo con cui avevo fatto l'amore, ed ero felice che fosse lui.

***

Maledissi il cellulare che suonò facendomi spaventare, ma allungai una mano per afferrarlo e rispondere, attenta a non svegliare Killian che dormiva sereno.
-Pronto... chi è che mi chiama all'alba...- borbottai a voce bassa, avevo troppo sonno per controllare il nome sul display.
“L'alba? Emma, è quasi mezzogiorno. Io e papà ci siamo preoccupati dato che non ti sei ancora fatta sentire... tutto ok?”
-Sì, sì... tutto bene. Ho sonno, lasciatemi stare...- mi lamentai.
-Swan, spegni questo affare, torna qui...- fece Killian stringendomi a sé con un braccio.
“Ooooh! Ecco perché ti sei svegliata così tardi... oh!” esclamò eccitata mia madre, facendomi avvampare di prima mattina.
-'Notte, a dopo- tagliai corto e spensi il telefono, tornando a stringermi tra le braccia del mio pirata.
Anche se non mi sarei mai abbassata a cuori e sdolcinatezze diabetiche varie, probabilmente avrei iniziato a vedere il 14 Febbraio sotto una luce decisamente migliore.































Angolo dell'autrice.
Ciao! Alla fine sono riuscita a scrivere anche il capitolo di Febbraio... perdonate il papiro che è venuto, ma a volte (ovvero quasi sempre) non sono capace di controllarmi xD
Avrei voluto usare tutti e tre i prompt, ma il Super Bowl era lontano dalle altre date, quindi ho approfittato del fatto che quest'anno San Valentino capiti il giorno prima di Carnevale!
Ci risentiamo a Marzo! :)

P.s. questo sarebbe il vestito da pirata di Emma: http://www.partylingerie.it/queen-of-black-pirate-m.html
 
 

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Capitolo 3
*** Marzo ***


Marzo


Legata a quel palo, guardai il pirata con l'uncino al posto della mano gettare in mare Barbanera, senza un minimo rimpianto nel suo sguardo.
Si sentì un gran tonfo sull'acqua, e l'uomo con un ghigno soddisfatto si voltò verso il resto dell'equipaggio, che lo acclamò con entusiasmo.
Era diverso da Barbanera, era molto più bello. Nonostante fosse un pirata anch'egli, e per quanto ne sapevo peggiore del primo, non riuscii a non provare un'inspiegabile attrazione per lui. Aveva un fascino particolare, un fascino oscuro e tormentato.
-Uomini! Riportate il bottino sottocoperta! E anche la fanciulla!- si girò verso di me con un gran sorriso compiaciuto, e lasciò che gli altri, ora completamente ai suoi ordini, mi slegassero e prendessero per le braccia.
Sentii un dolore tagliente alla schiena quando fui tirata via dal palo, ma mi riscossi immediatamente e sostenni il suo sguardo, con aria di sfida. Non gli avrei fato la soddisfazione di vedermi crollare o implorare pietà. Mai.
-Siate delicati, è una bambolina, non vorremo romperla!- disse, mentre aprivano la botola.
Quelli risero, ma dovetti ammettere che fui portata di sotto con molta più delicatezza rispetto alla prima volta. Barbanera mi aveva spinta giù con forza, avevo avuto la caviglia e la spalla doloranti per giorni.
Mister Smee mi lasciò un pezzo di pane e dell'acqua, poi tornò su e richiuse la botola: rimasi nuovamente sola, nuovamente al buio.
Non era cambiato nulla.
Quando, legata a quel palo semplicemente per “dare una visuale piacevole all'equipaggio” avevo visto la nave del pirata venire attaccata, dentro di me avevo esultato. Avevo sperato.
Avevo sperato che finalmente i miei genitori fossero riusciti a trovare il modo di liberarmi dalle grinfie di quell'essere crudele: invece no, la mia situazione era rimasta immutata... e chissà, forse peggiorata.
Era ormai Marzo, erano sei mesi che Barbanera mi aveva rapita al ritorno da un viaggio in nave con Baelfire, il mio promesso sposo.
Non l'amavo, ma era un bravo ragazzo, dolce, e quando era stato gettato in mare senza sensi avevo sperato che gettassero anche me, in modo da poterlo salvare.
In seguito avevo saputo che era salvo, ma neanche lui aveva ancora trovato il modo di portarmi via, nonostante fosse figlio dello stregone Rumplestiltskin.
Non riuscii a mangiare, e bevvi solo un sorso d'acqua per poi stendermi su quel giaciglio deforme e scoppiare in un piano liberatorio, fino a che il sonno e la stanchezza non presero il sopravvento.

 

Fu un forte odore di rum a farmi riprendere i sensi, e mentre aprivo gli occhi sentii un calore nuovo, un calore che non ricordavo di aver provato quando mi ero sdraiata.
Studiai con le mani quello che avevo addosso, e potei giurare che fosse una morbida coperta di lana.
Aprii lentamente gli occhi, per assicurarmi che non fosse solo frutto della mia immaginazione; non lo era, ero davvero coperta da uno strato di lana grigia.
-Ben svegliata tesoro.
Scattai a sedere per lo spavento, e seduto su una cassa di fronte a me, trovai Capitan Uncino. Mi sorrideva e studiava con curiosità.
-Cosa volete da me.- biascicai, guardandolo dritto negli occhi. Aveva anche dei bellissimi occhi, maledizione. Azzurri, il colore del mare di prima mattina, chiaro e limpido.
-Un grazie sarebbe apprezzato, principessa. Stavate per morire di congelata, tremavate come una foglia.
-Io non vi ho chiesto nulla, pirata- restai sulle mie, anche se il calore della lana mi faceva sentire meglio perfino in quel momento.
-Oh scusatemi, che sbadato. Non mi sono ancora presentato. Capitano Killian Jones... o Capitan Uncino, come molti preferiscono chiamarmi- si alzò in piedi e fece un profondo inchino teatrale. Aveva classe, dovetti ammetterlo. Non era un uomo rozzo, non come il resto dell'equipaggio, non come Barbanera.
Era completamente diverso da come ne aveva parlato Rumplestiltskin, l'uncino era l'unica cosa che quadrava nella descrizione: ma decisi di non dargli la soddisfazione di lasciare che sapesse che fossi a conoscenza di chi fosse.
-Io non ho intenzione di dirvi il mio nome.
-La principessa Emma Swan, figlia di Snow White e Re James. Siete ancora più bella dal vivo, devo ammetterlo.
Trattenni il fiato, dandomi della stupida da sola. Era ovvio che sapesse chi fossi, sicuramente qualcuno degli altri lo aveva già informato.
-Avete sentito parlare di me, quindi?
-Oh sì tesoro. Ho ascoltato molti uomini nobili nelle locande, che si disperavano per non essere stati scelti dai vostri genitori per la vostra mano. “Una visione”, “Una fata”, “Più ammaliante della voce di una sirena”, “Ha la grazia e la leggerezza di un cigno, e una bellezza rara”... sono solo alcuni dei modi in cui siete stata definita. Pensavo esagerassero, ma ora mi rendo conto che non avevano tutti i torti, dopotutto...
Rimasi in silenzio ancora una volta, indecisa se essere lusingata dai suoi complimenti, o continuare a trattarlo come feccia. Perché in fondo era quello, era un uomo senza scrupoli, che uccideva senza pietà. Che privava un figlio di sua madre.
-Non vi farà piacere sapere che il mio promesso sposo è figlio di Rumplestiltskin, suppongo- sorrisi, colpendo dritto nel segno.
Il suo sguardo si indurì, e fissò intensamente gli occhi nei miei.
-Posso solo sperare per voi che il figlio sia migliore del padre.- disse, bevendo un altro sorso dalla sua boccetta di rum.
Lo guardai per la prima volta curiosa, c'era qualcosa di strano in lui. Qualcosa di profondo, di pungente che sembrava annerire il suo cuore. Qualcosa che lo stregone non aveva mai detto di lui... iniziai a chiedermi quanto ci fosse di vero nella sua versione.
-Cosa avete intenzione di farne di me?- gli domandai a testa alta, alzandomi in piedi e mordendomi la lingua per trattenere un lamento di dolore.
-Non lo so ancora, principessa.
Si avvicinò a me deciso, fino a che non rimasero che pochi centimetri tra i nostri corpi, tra i nostri volti. Da vicino i suoi occhi erano ancora più belli, ancora più azzurri. Perfettamente in contrasto coi capelli corvini scompigliati, e la barba incolta a incorniciargli il viso.
Senza volerlo posai lo sguardo sulle sue labbra così rosee e carnose, ed improvvisamente ebbi l'impulso di baciarlo. Ciò andava contro ogni logica, eppure non riuscii a togliermi quell'idea dalla testa.
-Ahia!- gridai, nel momento in cui poggiò la mano sulla mia schiena.
-Proprio come pensavo- disse serio -spogliatevi, principessa.
-Cosa?!- esclamai indignata -Questo sarebbe il vostro modo di sedurre una donna? Lasciatemi dire che è piuttosto inefficace. Non mi spoglierò per voi.
Lui scoppiò in una risata priva di gioia, ma sarcastica, per poi tornare a guardarmi provocatorio.
-Tranquilla dolcezza, non serve che vi spogliate tutta. Solo la schiena. Lasciate che dia un'occhiata.
Scossi la testa, e indietreggiai incerta, nonostante sapessi di non avere alcuna via di fuga. Ma non volevo il suo aiuto, e soprattutto non volevo farmi vedere nuda da lui, e dargli l'occasione di fare di me ciò che voleva.
-Oh avanti, sappiamo entrambi che posso obbligarvi con la forza, ma non voglio farlo e suppongo non lo vogliate neanche voi. Vero? Sdraiatevi e mostratemi la schiena.
Riluttante, mi resi conto che non potevo fare altro. Avrei potuto lottare, certo, ma alla fine lui avrebbe avuto il sopravvento.
Mi sdraiai a pancia in giù, e rimasi in attesa.
Un attimo dopo sentii lo strappo della stoffa dietro la schiena, ma non dissi nulla. In fondo il mio vestito era ormai distrutto, strappo in più o in meno non avrebbe fatto differenza... sempre meglio che spogliarmi.
Sentii le sue mani passare vicino alle ferite, e impiegai tutta la mia forza per non emettere neanche un piccolo gemito di dolore.
Il suo tocco fu più delicato del previsto, e si fermò in basso, fin dove arrivava lo strappo.
-Vi ha frustata.
-Sì.
-Quando?
-Una settimana fa. Credo. E un mese fa. Perché non volevo dirgli dove si trova il... una cosa.
-E' il motivo per cui non vi ha ancora liberata? Voi non volete dirgli dove si trova questa cosa, mentre i vostri genitori non lo sanno.
-Già.
-Deve farvi molto male... quel lurido bastardo e codardo- sussurrò, e posò un tocco estremamente delicato su una delle ferite più dolorose.
-Posso sopportarlo- dissi, ma trattenni nuovamente il fiato. La morbidezza delle sue dita mi provocava quasi sollievo. Era assurdo. Era davvero assurdo.
-Lasciate che vi medichi, se non volete che la vostra bella schiena abbia delle brutte cicatrici per il resto della vostra vita.
-Bene- dissi, ma non lo stavo neanche ascoltando. Avevo chiuso gli occhi, e cercavo di farmi invadere da quel sollievo agoniato da tempo.
I primi tempi Barbanera si era limitato a tenermi rinchiusa, ricattando i miei genitori per consegnargli il libro in cambio di me. Sapevo che avrebbero fatto di tutto, che avevano cercato ovunque per accontentarlo, fino a che egli stesso dopo mesi non comprese che fossi l'unica a conoscere la verità.
E allora, un giorno, vedendo che non ero disposta a parlare per la mia libertà, mi aveva scoperto la schiena e aveva iniziato a frustarmi. Il dolore era stato straziante, lancinante, e mi ero sentita più volte la pelle squarciata: avevo pianto, ma non avevo parlato. Anche quando tutta la mia schiena si era ricoperta di sangue.
Alla fine aveva deciso di lasciarmi lavare e rivestire.
Mi aveva chiuso ancora una volta sottocoperta, al buio, portandomi solo cibo e acqua due volte al giorno.
E poi, quando finalmente ero stata di nuovo in grado di dormire sulla schiena, aveva ripetuto la tortura ancora una volta.
-Cosa diavolo è?!- esclamai, e non saltai su soltanto perché la sua mano e l'uncino mi trattennero prontamente contro il mio giaciglio. Aveva versato qualcosa sulla mia schiena, e le ferite bruciavano ancora più intensamente, tanto che sarei arrivata a strapparmi la pelle con le mie stesse mani.
-Che linguaggio inappropriato per una reale. E' rum, dolcezza. Un grande spreco di rum in realtà, ma ahimé non ho erbe curative. Però credetemi, non c'è miglior medicina del rum.
-Ne dubito- mi lamentai, strizzando gli occhi per il dolore. Mi stupii quando mi afferrò la mano, lasciando che la stringessi per sfogarmi.
Passarono secondi, minuti, o forse un'ora, ma proporzionalmente alla diminuzione del dolore, anche la mia stretta sulla sua mano si fece più leggera, ed emisi un sospiro di sollievo.
-Va meglio principessa, vero?- sussurrò Killian Jones, quasi con dolcezza, con premura.
-Sì. Vi... vi ringrazio- balbettai, non sapendo più cosa pensare.
-Vi ha fatto altro? Oltre a frustarvi? Ha abusato di voi?- domandò cauto, e io voltai la testa per guardarlo. Sembrava sinceramente preoccupato per me.
-Non ero il suo tipo- mi limitai a dire, ma bastò a far ammorbidire il suo sguardo, ora più sollevato.
-Vado a recuperarvi qualcos'altro da mettere. Rimanete qui, lasciate che la schiena respiri ancora un po'. Temo però che dovremo ripetere questa operazione almeno una volta al giorno, per un po'.
Annuii ancora, e lasciai andare la sua mano, senza alcuna intenzione di muovermi: per qualche assurdo motivo mi fidavo di lui. Se non altro, non voleva farmi del male... anzi, a quanto pare voleva che stessi bene. Magari gli servivo tutta intera per chiedere un alto riscatto ai miei, dell'oro probabilmente. Sempre meglio di ciò che voleva Barbanera. Meglio del libro: non potevo permettere che si impossessasse di quella pagina, se avesse scoperto il suo segreto non osavo immaginare cosa avrebbe potuto farne.

-Eccomi tesoro, vi sono mancato?- esordì il pirata al suo ritorno, e mi tirai su a guardarlo. Aveva portato vari indumenti, perfino un abito da donna abbastanza elegante... preferii non chiedergli dove lo avesse preso, non ero sicura di volerlo sapere.
-Allora, cosa volete indossare?
-Non lo so.
L'uomo posò tutti i vestiti accanto a me, lasciando che frugassi tra di essi per decidere cosa mettere.
Alla fine pensai che su una nave pirata non sarei mai stata comoda con un abito enorme, quindi presi dei pantaloni di pelle e una camicia bianca, con un corsetto in pelle marrone da allacciare in vita.
-Una principessa che vuole indossare abiti da pirata?- si accigliò quello divertito.
-Siete stato voi a portarmeli dandomi scelta.
-Ma avrei scommesso avreste scelto altro. Comunque fate pure, ma vi consiglio di evitare i corsetti fino a che le vostre ferite non saranno migliorate.
-Ha! Certo! Volete che giri mezza nuda perché possiate guardarmi, vero?
Si avvicinò a me, ed istintivamente mi strinsi le braccia al petto per evitare che il vestito strappato scivolasse via, per scoprirmi ancora di più.
Con l'uncino mi afferrò una ciocca di capelli, per poi accarezzarla con la mano e tornare a guardarmi, da così vicino da farmi sentire il suo respiro sul volto.
-Sarete anche il mio tipo, tesoro, ma io sono un uomo d'onore. Non sono un barbaro come Barbanera, speravo l'aveste capito.
-L'ho capito- sussurrai, senza distogliere lo sguardo. Afferrai il gilet marrone che mi porse, che mi avrebbe coperta senza stringere troppo... dovetti ammettere che fosse un gesto davvero nobile, soprattutto per Capitan Uncino.
-Vi lascio un po' di privacy perché possiate vestirvi, poi potete raggiungermi di sopra per la cena.
-Posso... posso salire? Davvero?- feci stupita. Durante la mia prigionia non mi era mai stato consentito di muovermi liberamente per la nave, soprattutto per i pasti insieme all'equipaggio.
-Ovviamente. E stanotte dormirete nella mia cabina, qui sotto è troppo umido. Sono un po' stupito del fatto che non vi siate ammalata. Una principessa delicata come voi...
-Sono meno delicata di quanto pensiate, Jones. Credetemi se vi dico che i miei passatempi non sono mai stati i ricevimenti e le feste a palazzo.
-Ah no? E cosa vi piace fare allora?
-Cavalcare. E mi piace partecipare agli addestramenti dell'esercito. Credo di essere piuttosto brava con la spada.
-Notevole, credo vi metterò alla prova quando starete meglio. Mi piacete, Emma Swan. Vado ad aspettarvi di sopra, chiamatemi se avete bisogno di aiuto.
-Vi piacerebbe.
-Non lo nego. Ma dovrete dirmi dove si trova il vostro palazzo, in modo da poter partire per riportarvi a casa.
Ebbi un tuffo al cuore, e non fui sicura di aver sentito bene. Voleva riportarmi a casa? Seriamente? Senza chiedere nulla in cambio?
-Vi ho detto che sono un uomo d'onore- sorrise -Tuttavia, credo che quando arriveremo al castello dei Charming sarete voi a non volervene andare.
-Ah no? Perché?
-Perché per allora avrò conquistato il vostro cuore, tesoro.
-Siete piuttosto sicuro di voi.- gli feci notare, passando un dito sulla cicatrice della sua guancia destra, senza rendermene conto.
Lui annuì e sorrise nuovamente, accarezzando la mia mano, poi mi lasciò andare e salì le scale, lasciando però la botola semiaperta perché potessi uscire facilmente.
Stentavo ancora a credere che l'uomo che Rumplestiltskin definiva un mostro che tanto detestava fosse tutto il contrario di come l'aveva descritto. Bello, affascinante, gentile, cortese e... perfetto.
Mai avrei pensato di dare la definizione di “perfetto” a un pirata, ma lui lo era. Non riuscivo a vedere nulla di negativo in lui, si era comportato molto meglio di principi e gentiluomini che avevo conosciuto.
E voleva conquistare il mio cuore.
Non la mia dote, il regno, la mia mano, il titolo di re una volta che i miei mi avrebbero lasciato il posto... ma il mio cuore.
Neanche Baelfire, per quanto fosse adorabile, aveva mai accennato al fatto di voler conquistare il mio cuore.
Sorrisi, e in quel momento decisi che gli avrei concesso di tentare.

 

***

 

-Emma?! Emma, avanti, mi senti? Stai bene?
Aprii gli occhi, e fui investita dai raggi del sole, che mi costrinsero a stringerli a fessure, per poter mettere meglio a fuoco ciò che avevo intorno.
Mi faceva male la testa, ma era poggiata sulla mano di Killian, che mi scrutava preoccupato.
-Cos'è successo...- borbottai, aggrappandomi a lui per tirarmi su a sedere; eravamo sull'erba, entrambi, ma non riuscivo proprio a ricordare cosa stessimo facendo...
-Amore, eravamo su quella cosa... l'altalena. Hai voluto fare a gara a chi saltava più lontano, e... sei saltata al momento sbagliato e hai fatto un brutto volo. Hai battuto la testa e sei svenuta... stavo per chiamare l'ambulanza col dispositivo parlante, ma poi ti ho vista sorridere e...
-Ho fatto un sogno. Un sogno molto strano.- ammisi, massaggiandomi la nuca. Per fortuna non mi faceva male nient'altro, quindi la caduta non era stata poi così rovinosa.
-Hai sognato me?
-No. Ho sognato Capitan Uncino a dire la verità.
Lui alzò un sopracciglio curioso, e mi cinse i fianchi per aiutarmi a tirarmi su. Lo lasciai fare, tenendomi saldamente alle sue braccia, e quando fummo entrambi in piedi lo baciai, stringendolo a me.
-Ti racconto dopo. Per ora ti basti sapere che avevo perso la testa anche per lui, a quanto pare...
-Bene! Ora ti porto a casa, così mi puoi raccontare i dettagli.
-Scherzi? Dammi cinque minuti, poi voglio la rivincita.
-Sei tu che scherzi, spero! Non se ne parla!- esclamò sgranando gli occhi -hai rischiato di farti seriamente del male!
-Ma sto bene. È stato solo un errore di calcolo, ma so che posso batterti. Ti prego, poi dobbiamo tornare a pensare al trio malefico, a cercare Regina, sono preoccupata... e August non si è ancora svegliato- insistetti, facendogli gli occhi dolci e accarezzandogli le labbra con un dito.
-D'accordo Swan. Hai vinto tu. Ma... ma sta attenta, per la miseria! Mi fai fatto prendere un colpo!
-Dai Capitano, anche i migliori possono sbagliare per una volta. Ma non posso negare che sia stato un bel risveglio, con te al mio fianco.
Ci sorridemmo a vicenda, e decisi che non era quello il momento adatto di pensare alla parte riguardante il libro del mio sogno. Ci saremmo preoccupati dopo, dopo la nostra quotidiana mezz'ora di tranquillità.



















Angolo dell'autrice;
Ciao! So di essere in super mega ritardo per il capitolo di Marzo, ma avendo da concludere l'altra ff non riuscivo a concentrarmi su questa, non avevo ispirazione... e poi ieri mi è venuta questa idea, di come sarebbe potuto avvenire un incontro tra Emma e Hook nella Enchanted Forest... è un capitolo abbastanza breve, e nulla di che, ma spero non vi faccia troppo schifo xD
Un abbraccio! E cercherò di postare il capitolo di Aprile prima di Maggio! xD

 

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Capitolo 4
*** Aprile ***


Aprile




La mia mano tremava, mentre continuavo a guardare incredulo il nome sul pugnale che avevo appena raccolto da terra: Emma Swan.
Non riuscivo ancora a crederci che l'avesse fatto davvero.
Lei, la mia Emma, si era sacrificata per il bene di tutti ed era diventata l'Oscuro.
Un istante dopo avermi detto “Ti amo”.
E io non ero neanche riuscito a ricambiarlo.
Non fui più capace di trattenere le lacrime e lasciai che mi scivolassero lungo le guance, incapace di distogliere lo sguardo da quel maledetto oggetto.
Come poteva la Salvatrice essere diventata l'Oscuro?
Come poteva proprio lei essere diventata l'Oscuro?
Dovevo essere io a prendere il suo posto, in fondo io ero già stato dal lato oscuro, avrei saputo gestirlo. Ma lei?
Lei era il frutto del Vero Amore, colma della sua potentissima magia bianca.
E ora era stata contaminata.
Era stata cambiata. Violata.
-Hook... Killian. Mi dispiace. Non dovevo permetterglielo...- disse Regina con voce rotta, avvicinandosi a me e poggiandomi una mano sulla spalla.
Scossi la testa.
-Non è colpa tua. Non saresti riuscita a fermarla.
Emma era stata fin troppo risoluta , neanch'io ero riuscito a fermarla... nessuno di noi ci era riuscito.
Mi voltai verso i suoi genitori, e Mary Margaret piangeva in silenzio tra le braccia di David, anch'egli con espressione devastata in volto.
Come avevamo potuto permettere tutto ciò?! Non era così che sarebbe dovuta andare!
Non dopo il modo in cui mi aveva abbracciato dopo avermi visto vivo, ed era ricaduta sul letto sopra di me.
Non dopo quel “Ti amo” che aveva riempito il mio cuore di gioia e di tormento, per ciò che sarebbe accaduto poco dopo.
Volevo vederla, volevo anch'io dirle che l'amavo, non mi importava di chi fosse ora.
Per me sarebbe sempre stata Emma, la donna che amavo più della mia stessa vita.
Quindi, ancora tremante, sollevai il pugnale: -Emma, ti prego... torna qui.
Rimasi in attesa insieme agli altri, ma non accadde nulla.
Perché?! Perché non compariva? Gold compariva sempre quando Belle lo chiamava col pugnale.
Perché lei no?
-Hook, credo tu sbagli le parole...- intervenne nuovamente Regina -Non... non è Emma che devi chiamare. Ma... l'Oscuro.
La guardai, e al solo pensiero mi venne la nausea.
Sapevo che aveva ragione, ma come potevo chiamarla L'Oscuro?! In più, avrei dovuto ordinarglielo. E io non volevo ordinarle nulla, non volevo abusare di quel potere per poterla controllare.
-Hook, fallo... ti prego- sussurrò Mary Margaret tra le lacrime.
Non sapevo davvero cosa fare, ero combattuto. Da un lato non c'era nulla che volessi più che rivederla e stringerla forte, dall'altro non avevo le forze di chiamarla in quel modo.
Eppure dovevo farlo. Emma ci aveva chiesto di riportarla alla luce, si fidava di noi. Nonostante fosse stata una scelta difficile sapeva quello che stava facendo... e dovevamo dimostrarle che aveva ragione.
-Signore Oscuro- dissi, con voce rotta, sollevando di nuovo il pugnale -Io ti... ordino, di mostrarti.
E stavolta funzionò.
Apparve una nuvola nera, che quando si dissolse ci mostrò Emma.
Rimasi fermo un solo istante, a guardarla lì immobile, poi le corsi subito incontro, ma lei mi bloccò, con la magia.
-Hook ti prego... non avvicinarti. Sono pericolosa.- disse la donna in un singhiozzo, guardandomi con occhi colmi di dolore.
Vederla così mi spezzò il cuore ancora una volta.
-Emma, tesoro, non lo sei. Non per me... ti prego. Ti prego, lasciati avvicinare.- la supplicai, guardandola negli occhi.
Erano sempre quegli stessi occhi, era così uguale a poco prima che stentavo a credere l'Oscuro fosse davvero dentro di lei.
-Se ti facessi del male non me lo perdonerei mai Killian...- disse ancora, scuotendo la testa.
-Mi fa più male se mi tieni lontano. Io mi fido di te. Io ti amo, dannazione!- esclamai, e approfittando del fatto che fosse rimasta a bocca aperta abbassando la guardia, accorsi da lei e la strinsi forte tra le mie braccia.
Per un attimo rimase rigida, ma poi si lasciò andare scoppiando in lacrime, e ricambiò la mia stretta.
Non era tutto perduto. Era davvero, ancora lei. Lei non era Rumplestiltskin, lei aveva scelto di diventare l'Oscuro solo per salvare tutti noi.
Si era concessa al male per salvarci la vita.
Anche Rumple alla fine lo aveva fatto per salvare suo figlio, ma lui era un codardo. Lui non aveva saputo gestire la situazione.
Lei invece era più forte, sapevo che ce l'avrebbe fatta.
Avrebbe resistito finché non avessimo trovato quel Merlino che l'avrebbe liberata dalla maledizione.
Mi allontanai solo per permettere anche ai genitori di abbracciare la figlia, e poi la lasciai a Robin e Regina.
-Emma sei... sei un'idiota! Perché!- esclamò quest'ultima, parandolesi davanti -Non dovevi farlo!
-Dovevo Regina. Dopo i sacrifici che hai fatto per avere il tuo lieto fine, non potevo permettere che andasse così. Io mi fido di voi, di tutti voi. So che riuscirete a fare un modo che quest'essere mi abbandoni e sparisca una volta per tutte.
-Grazie Emma- disse Robin -Ti prometto anch'io, che troveremo questo Merlino, chiunque sia...
-Non sapete chi è Merlino? Il Mago Merlino voglio dire, quello della spada nella roccia...- fece sorpresa.
E fu lì che scoppiai a ridere. Scoppiai in una grande risata liberatoria.
Era davvero lei. Ci stava facendo notare ancora una volta che quel Mago in questo mondo era una fiaba, un film, o una di quelle diavolerie moderne.
Poi scoppiò a ridere anche lei, e tutti gli altri ci seguirono a ruota.
Mi avvicinai nuovamente, e le presi il viso per darle un bacio sulle labbra, che ricambiò.
Poi, lentamente, mi staccai, e le mostrai riluttante il pugnale riportante il suo nome.
Lei lo guardò prima incerta, poi i suoi occhi si riempirono d'orrore.
-Tienilo, Emma. È tuo. Io non ne ho bisogno. Nessuno deve poterti controllare...
La vidi prendere un gran respiro chiudendo gli occhi, poi li riaprì, e scosse la testa.
-Voglio che lo tenga tu. Sei la persona di cui mi fido di più, e so che non lo userai mai su di me.
-L'ho appena fatto...- le feci notare tristemente, ma lei scosse di nuovo la testa.
-Solo per riportarmi qui. Killian, ti prego. Non voglio tenerlo io, non me la sento... ma tu... tu hai conquistato il mio cuore, senza nessun trucco, proprio come mi hai promesso due anni fa. Hai mantenuto la parola. Nessuno è più adatto a te.
Avrei voluto scoppiare a piangere di nuovo. Avevo conquistato il suo cuore, alla fine. Dopo avermi rivelato il suo amore, mi stava rivelando anche questo.
Non potevo dirle di no. Avrei custodito quell'oggetto al meglio, se qualcuno avesse voluto cercare di controllarla sarebbe dovuto passare sul mio cadavere, e avevo dimostrato più volte che uccidermi non era semplice come sembrava.
-Va bene, Emma. Lo terrò io.
-Grazie.- sorrise, e mi diede una carezza sulla guancia -E ora... è meglio che... che io vada. A... casa. Oppure non... non lo so. Solo è... sarebbe meglio se vi stessi lontana. Per la vostra sicurezza.
-D'accordo Swan- annuii -Se vuoi stare lontana va bene, ma non da me. Andiamo sulla Jolly Roger.- dissi deciso; non avevo la minima intenzione di lasciarla sola in quello stato. Sola col demone che abitava dentro di lei.
-Killian, io...
-Non ammetto proteste. Andiamo. E domani ci organizzeremo con gli altri per andare a cercare Merlino. Ma tu non sei sola, e non lo sarai mai. E inoltre... posso insegnarti ad essere oscura in maniera affascinante!
-Idiota...- borbottò dandomi un pugno sulla spalla, ma sembrava divertita. Se non altro, aveva un compagno che poteva competere con la sua oscurità: il suo cuore era ancora più puro del mio, nonostante tutto non aveva fatto del male a nessuno. Non aveva nessuna macchia nera. E mi sarei assicurato che restasse così, a tutti i costi.
-Va bene. Mamma, papà... io... vado con Killian. E Henry... non... non ditegli nulla. Starà giocando con Roland a casa. Ci penserò io... domani.
I suoi annuirono, e abbracciarono forte la figlia ancora una volta.
Eppure notavo la sua titubanza, non si lasciava andare del tutto. Non li stringeva forte come l'avevo vista fare altre volte. Probabilmente aveva paura di fargli del male.
-Killian, prenditi cura di lei...
Annuii, e cinsi le spalle alla donna per portarla con me, al sicuro.
Camminammo al buio in silenzio, consapevoli che in qualche modo sarebbe stato diverso... non i nostri sentimenti, ma per quanto fosse sempre lei, la sua anima era posseduta dall'essere più oscuro di tutti i regni.
Era ironico, a pensarci bene: avevo meditato due secoli di vendetta sull'Oscuro... e ora mi ritrovavo ad essere il suo fidanzato. E l'amavo. Il mio amore per lei non era diminuito, anzi, se possibile si era fatto ancora più forte.
Arrivati finalmente al molo la sentii rabbrividire, e mi fermai per voltarmi a guardarla.
Ero sul punto di chiederle se avesse freddo, quando notai che tremava con gli occhi spalancati, colmi di terrore. Le sue iridi erano di un verde più scuro, quasi irreale.
-Emma, tesoro! Cosa c'è!- esclamai, cercando di stringerla più forte a me.
-Lo sento. L'Oscuro. Lo sento dentro... dentro la mia anima o... o non lo so. È così... così buio. E fa freddo... vattene! Allontanati il più possibile da me, non so cosa può succedere! Per favore!
-No! No Emma, te lo puoi scordare! Guardami. Guardami negli occhi, va tutto bene! Andrà tutto bene, te lo prometto!- esclamai afferrandole le spalle, per ritrovarmi con lo sguardo fisso nel suo, di nuovo colmo di lacrime.
Provò a liberarsi, ma non glielo permisi. La tenni forte, consapevole che se avesse voluto avrebbe potuto usare la magia, ma non mi importava. Io non avrei mai mollato la presa.
Eppure, non lo fece.
Continuò a guardarmi, e potei vedere quelle iridi scure schiarire, per tornare pian piano al loro colore originale. Anche il suo viso si rilassò, e tutti i suoi muscoli.
Tornò a respirare regolarmente, e finalmente mi baciò con trasporto, lasciando che mi godessi le sue labbra.
Tra un bacio e l'altro salimmo sulla Jolly Roger, ed andammo a rinchiuderci nella mia cabina, dove la feci sedere sul letto.
-Tesoro, perché non ti metti il pigiama? Ne hai lasciato uno qui da me...
-Sì? Dammi...- sorrise, per spogliarsi davanti a me senza la minima esitazione, fino a rimanere in biancheria.
Era bellissima come sempre, e le sarei saltato addosso se in quel momento non avessimo bisogno d'altro, sia io che lei.
Le diedi quindi il suo pigiama, formato da una canottiera con una topolina nera che chiamava Minnie, e un paio di pantaloncini corti.
La guardai vestirsi, poi mi sedetti accanto a lei per poggiare la mano sulla sua gamba.
-Come ti senti, Emma? Sincera.
Lei sospirò, e portò la sua mano sulla mia.
-Sto bene, credo. Ma a volte mi pervade questa sensazione di... oscurità, freddo. E... non voglio piangere, ti prego... distraimi.- sussurrò, con voce rotta.
La strinsi forte contro il mio petto, mi uccideva vederla così devastata e non poter fare ancora nulla per aiutarla. Era così dannatamente sbagliato che l'Oscuro fosse un'anima pure come lei, un'anima dolce e gentile come la sua.
Poi la lasciai andare, ricordandomi di avere qualcosa che avrebbe potuto aiutarla, almeno un pochino.
Aprii un cassetto, e proprio come sperato trovai una barretta di cioccolato al latte che aveva lasciato qualche giorno prima.
La aprii e ne staccai un pezzo, facendole segno di aprire la bocca. Lei lo fece, e la morse per poi masticarla, con un lieve sorriso.
-Lo sapevo. Il cioccolato ti fa sempre sorridere!- le feci notare contento, e le diedi un altro pezzo.
Forse era il fatto che fosse dolce, o forse aveva una qualche specie di potere, ma il cioccolato era davvero un ottimo rimedio per tirare su di morale.
Continuò a mangiare finché non rimase che metà barretta, e allora si stese sul letto serena, ed io la seguii.
Si voltò verso di me, e con un dito percorse ogni tratto del mio viso, per fermarsi nell'angolo destro della mia bocca.
-Grazie, Killian...- sussurrò poi -Non hai idea di quanto tu abbia fatto, e stia facendo per me.
-E farò, per te- la corressi con un sorriso -Se pensi che sarai l'Oscuro ancora a lungo ti sbagli... farò di tutto perché tutto questo finisca presto. Non farai neanche in tempo ad abituartici, vedrai. È una promessa, Emma.
-Credo alle tue promesse, Killian. E io... farò di tutto per non farmi sopraffare. Non voglio neanche tentare di usarlo questo nuovo potere, non ne ho bisogno.
-Sei saggia tesoro, è uno dei milioni di motivi per cui ti amo.
-Anch'io. Ti amo. Non l'ho detto solo perché stavo per sacrificarmi...
-Lo so...- sussurrai sulle sue labbra, e la donna si mise a cavalcioni su di me per baciarmi con passione, col suo solito trasporto, i suoi soliti modi di fare.
Era sempre lei, ed era abbastanza forte da poterlo rimanere.
Avremmo superato anche questa, insieme. Prima che il mese di Aprile terminasse.
Avevo intenzione di mantenere la mia parola, come avevo sempre fatto.





















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sono di nuovo in ritardo lo so, ma meglio tardi che mai xD Il devasto mi ha dato ispirazione, perché ho bisogno di credere che andrà tutto bene ç_ç In fondo non deve diventare per forza cattiva solo perché è l'Oscuro, no? Vero? Rumple alla fine, non lo è sempre stato. Quindi...
Vabbé, non ho altro da dire. Torno nella mia valle di lacrime in cui rimarrò finché non comincerà la quinta stagione. Mi chiedo solo come diavolo si fa a resistere quasi cinque mesi!
Un abbraccio a tutti :*

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