Every Breaking Wave.

di Oneipo_
(/viewuser.php?uid=181769)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 
(Prologo)
 

Storie di vita e di eroi.




La musica pompa sulla cassa vicino al bancone del bar in maniera insistente, facendo muovere a tempo persone di ogni genere e ogni età, risucchiati dall'atmosfera cupa e il forte odore di fumo che impregna l'aria. Lei se ne sta lì, con i gomiti appoggiati a un tavolo, una mano che tiene stretta una Corona ormai calda, gli occhi spenti. Le tequile ingoiate tutte di un colpo le stanno facendo girare la testa fino ad arrivare a un senso di nausea che si sta impegnando di frenare con tutte le sue forze. Qualcuno le ha dato in mano quella birra e lei non è stata neanche in grado di alzare lo sguardo per vedere chi fosse.
«Fanculo», impreca.
Delilah la sta osservando da lontano, mentre si muove sinuosamente attaccata a uno sconosciuto che le farà compagnia quella notte e fuggirà dal suo letto la mattina seguente, senza che si siano neanche detti il proprio nome.
«Ella! - urla avvicinandosi - non avresti dovuto bere così tanto.»
Ella scuote la testa e si alza all'improvviso, senza dare retta un secondo di più alla voce che continua a chiamarla.
Alla fine il suo stomaco ha vinto sulla sua forza di volontà.

 
Sono le dieci e quaranta e la sigaretta tra le sue dita si consuma velocemente, senza che lui abbia fatto neanche un tiro. L'ha accesa automaticamente perché è questo che fa quando qualcosa lo preoccupa, quando si ferma a pensare e invece vorrebbe solo dormire, o uscire, o guardarsi un film. Liam è rientrato da poco e si è addormentato velocemente, lo sa perché non gli ha neanche rivolto parola, stanco dalle ore di lavoro, ma si è diretto nella sua stanza e ha chiuso a chiave la porta. Louis controlla il suo cellulare con un intervallo di due secondi a volta e bestemmia ciccando la sigaretta consumata. Nella sua testa il pensiero fisso di essere sbagliato, di amare in modo sbagliato, di essere nato alla rovescia. Sua madre che - forse - avrebbe pianto, suo padre che - di sicuro - lo avrebbe ucciso.
La voglia di prendere e mollare tutto: quella casa da quattro soldi, l'università che finge di frequentare, il lavoro da commesso che detesta. La voglia di scappare senza una meta perché la vita è così breve per piangersi addosso.
Il suo telefono suona e "mi ero addormentato", legge sul display dei suoi messaggi.
Sbuffa. Sorride. Impreca di nuovo. Accende un'altra sigaretta e stavolta tira a pieni polmoni.

 
Shannon ha diciassette anni, una borsa nuova di zecca e i capelli rossi. Cammina per Oxford Street insieme ai suoi amici, sorridendo a una battuta di Veronica che non ha capito, ma poco le importa. Ha voglia di vivere la notte, di ubriacarsi a un pub e salire sulla London Eye, suonare ai campanelli delle case nel Barnes e aspettare l'alba. Vuole godersi la sua giovane età fino in fondo e chissenefrega se, a quest'ora, dovrebbe stare a casa a preparare il compito di matematica.
A lei Londra piace di notte, quando le luci si accendono e colorano le strade, quando si sente la musica dai bar e lo sferragliare della metropolitana, quando le persone non hanno più il bisogno di correre e si fermano per passeggiare e stringersi nelle sciarpe di lana.
A lei Londra piace quando Trisha ride troppo forte e qualcuno si gira a guardarla, quando Dallas si accende uno spinello e "se vedete uno sbirro, correte", quando le vetrine colorate si riflettono negli occhi di Cameron. Le calze rovinate sulle ginocchia, un cappotto troppo corto e la schiena scoperta, le Vans nere che le ha regalato suo fratello. Shannon è un gelato alla vaniglia e mirtilli, una Coca-Cola bevuta di fretta, lo smalto colorato alle dita, i cappelli strani in testa. È allegria, spensieratezza, rientrare tardi la sera e marinare la scuola, rotolarsi per Hyde Park, andare in bicicletta a casa di sua nonna.
E a Shannon, Londra piace soprattutto quando l'unico suono tra le vie isolate proviene dal rumore dei passi suoi e della sua compagnia di amici.

 
Sistema sulla testa un frontino colorato e indossa la maglia sportiva che ha comprato al negozio in centro, prima di uscire dagli spogliatoi. Sorride a qualche ragazza, abbraccia il suo asciugamano arancione, stappa la sua bottiglietta piena d'acqua per bere un sorso e prepararsi.
Aline insegna danza classica alla Inside Gym ed è l'unica cosa che le piace della sua vita. Se potesse, butterebbe all'aria i suoi vestiti costosi, le chiavi del suo appartamento a Soho, quella collana che suo padre le ha regalato lo stesso giorno in cui le ha abbandonate, la sciarpa di Burberry che si era sempre rifiutata di indossare. Brucerebbe ogni cosa, ma non la sua passione per la danza e gli sguardi delle sue allieve ogni volta che le vede muoversi sul parquet della palestra o sul legno di un palcoscenico.
Aline ha un forte accento francese, che odia e che sta cercando di migliorare, ha il naso un po' all'insù e i capelli a caschetto. Nella sua vita si fida solo di tre persone: sua madre, sua sorella e il suo migliore amico. Il suo sogno è di diventare una ballerina famosa, a fianco di Roberto Bolle o Natalia Osipova, e vorrebbe essere nata negli anni '60.
 
Le sue allieve la salutano da lontano, con i capelli legati in perfette cipolle e le scarpe da danza già ai piedi. Aline sorride e le incita a entrare nell'aula per i primi riscaldamenti. L'aria è consumata e la grande vetrata un po' appannata. Accende lo stereo e fa dei respiri, la musica parte, rimbomba tra le pareti, le arriva dritta al cuore, e Aline pensa che in fondo anche questo le basta.







 
Come potete notare, se trovando questa storia vi siete soffermati un attimo sulla mia pagina, non sono nuova di qui,
ma l'ultima volta che ho davvero pubblicato qualcosa risale a Gennaio 2013 e , lo so che è un sacco di tempo fa.
Non ho mai smesso di scrivere, ho solo smesso di pubblicare.
Poi un giorno mi sono detta che non valeva la pena tenere tutto nei miei archivi e quindi eccomi qua, con una storia che ho iniziato e ovviamente ancora non finito, ma che prometto mi impegnerò a portare avanti.
Non lo so da dove mi è uscita, so solo che avevo così tanti personaggi e idee e cose da portare avanti, che ho deciso di comprendere tutto in un'unica storia e questo è solo l'inizio di ciò che è venuto fuori.
Saranno diverse coppie che in qualche modo hanno l'una a che fare con l'altra, poi, se mi seguirete, scoprirete come! Ognuno di loro ha una vita diversa e affronterà le sue debolezze.
Quindi in questo capitolo abbiamo Ella, Shannon, AlineLouis, che non c'è bisogno che ve lo presento.

AH! Il titolo non è di mia invenzione, ma è una canzone degli U2 che tutti voi dovreste ascoltare perché è stupenda.


Vi lascio un saluto, un ringraziamento se vi fermerete a leggere questa pazzia, e un abbraccio.
A presto.
Oneipo_


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***





(1)


Lost and insicure,

you found me.

 




«Sai che dovremmo fare?»
Harry Styles si volta e fa un sorriso, i denti bianchi e le fossette evidenti, che ricordano così tanto il volto di un bambino. Lo guarda con le iridi verdi puntate sul suo profilo e aspetta il consenso a continuare, un accenno di interessamento.
Louis tira il tabacco della sua sigaretta appena accesa e non risponde, perché tutto ciò che gli viene in mente è di urlare a Harry di smetterla di fissarlo con quei suoi occhi che gridano giovinezza e ingenuità. Perché un po' lo invidia per accettarsi così facilmente, e un po' lo odia per non capire come si sente lui tutte le volte che affrontano l'argomento. Perché vorrebbe baciarlo e poi fargli del male, e farsi del male, e strapparsi il cuore per vedere se batte davvero così forte tutte le volte che loro due sono insieme.
«Non mi ascolti mai» borbotta Harry e si alza dal letto sfatto indossando i boxer sul pavimento, i tatuaggi evidenti sul suo corpo e i capelli disordinati. Si appoggia alla finestra con le tende color panna e gli da le spalle. Lo fa per dispetto, Louis lo sa, ma in fondo è anche divertente.
«Ti ascolto, invece» e Louis vorrebbe alzarsi per tornare ad abbracciarlo, ma si sente pietrificato a letto e tira ancora la sua sigaretta.
«Potremmo andare a mangiare una pizza, conosco in centro -»
«No.»
Ed è diretto, coinciso, senza trovare scuse futili o aggiungere parole superficiali. No, Harry, sai che ho paura, avrebbe voluto precisare, ma per cosa, poi. Il più piccolo avrebbe iniziato a dire che non ci si deve vergognare di ciò che si è, e lui avrebbe alzato la voce, spento la sigaretta e sarebbe uscito dalla stanza per farci ritorno solo la sera, quando ormai la pizza in centro non si poteva più mangiare.
Harry non dice nulla, è stanco di litigare, è stanco anche di nascondersi nella camera del suo appartamento, come se amare un uomo fosse un crimine, è stanco di Louis che lo cerca solo per il sesso e di lui che non si sente davvero amato.
Louis vorrebbe dirgli che, in fondo, se ha voglia di pizza possono sempre ordinarla e farsela portare, e che deve assolutamente prestargli la camicia blu che indossava ieri sera.
Ma spegne la sigaretta e si copre con le lenzuola, affondando la testa sul cuscino e lasciando che le cose passino da sole. Perché, sa anche questo, le cose passano sempre da sole.

 

 

La testa le scoppia e il suo stomaco è sottosopra, quando apre gli occhi e realizza della serata appena trascorsa. Non ricorda la metà delle cose successe e l'altra metà sono immagini confuse di gente che la fa bere e lei che balla al centro della pista senza tacchi.
Si alza di scatto e trova le sue scarpe sul pavimento, ringrazia mentalmente chiunque abbia salvato il suo unico paio di Jeffrey Campbell e torna a sdraiarsi, una mano sulla fronte, l'altra sullo stomaco.
Aline è già in piedi da un pezzo, e Delilah non è ancora rientrata, perché l'ha vista andare via con un tipo palestrato e sa che non tornerà a casa prima dell'ora di pranzo, con il vestito stropicciato e il trucco colato sul viso.
La dovrebbe smettere di ubriacarsi in questo modo, pensa,  ma trasgredire è l'unica cosa che la fa sentire speciale e lei ha bisogno di sentirsi così.
Parla poco, Ella. Lo fa solo se strettamente necessario e non con tutte le persone. Lo fa per dire frasi studiate e non per parlare a vanvera e lo fa con Delilah, perché beh, lei è Delilah ed è la sua migliore amica.
Dalla cucina arriva odore di pancakes e nutella, ed Ella indossa solo una maglietta larga e le mutandine in pizzo della sera precedente. Si siede al tavolo e «buongiorno!», la incita Aline, con il suo accento francese e il suo caschetto perfettamente in ordine. Ella accenna un sorriso e mangia la sua colazione in silenzio, mentre l'altra le racconta di come vorrebbe prendersi un cane e della lezione che avrebbe tenuto la sera stessa.
A Ella importa poco, ma le sembra maleducato dirglielo, per questo sorseggia il suo caffè in silenzio e si alza solo quando nessuno dice più una parola. Si veste, sistema i capelli, corregge le occhiaie evidenti ed esce di casa, una mano alzata a salutare Aline e una sigaretta già pronta nell'altra.

È seduta su una panchina quando lo vede, i capelli un po' lunghi legati in un codino e la felpa rossa con una scritta bianca, mentre fa joking intorno al parco con le cuffie alle orecchie. Le è passato davanti ben sei volte e in nessuna di queste si è voltato a guardarla. Lei lo ha notato subito, invece, attratta dai colori esotici della sua pelle e gli occhi dal taglio orientale, che gli vede assottigliare mentre si ferma a cambiare canzone e illuminarsi con la luce solare che filtra tra gli alberi del parco. Ha un bel fisico, anche se nascosto dai vestiti larghi della tuta. Ella lo può immaginare così come immagina il tatuaggio che si rivela sulla sua mano sinistra e chissà fino a dove gli ricopre il braccio.
Si accende un'altra sigaretta e poi si alza svogliata dalla panchina, per pararsi davanti a lui quando lo vede passare per la settima volta e finire quasi per scontrarsi. Il ragazzo si ferma, alza un sopracciglio, toglie le cuffie dalle orecchie e apre la bocca per parlare. Solo che non sa cosa dire perché lei gli ha sbarrato la strada come se volesse fare qualcosa e invece continua a stare ferma e a scrutarlo con gli occhi azzurri e penetranti.
Si studiano per un po', poi lui sorride e «hai intenzione di farmi passare?» sbuffa, e Ella accenna un sorriso malizioso. Fa spallucce e si toglie dalla strada, così che lui possa riprendere la corsa. E il ragazzo ritorna al suo allenamento, mette le cuffie, corre fino a perdere il fiato, si trova di fronte a lei per l'ottava volta e alla fine allunga una mano.
«Zayn.»
Silenzio.
«Vuoi prendere un caffè con me?»

 

 

Il vestito che Shannon indossa lo ha rubato dall'armadio di sua madre quando lei è uscita. Le ricade leggero sul corpo magro, fasciandole il sedere e lasciandole scoperte le gambe. Ha una scollatura evidente ed è abbinato a delle decoltè nere che le ha prestato Trisha e che le fanno un po' male ai piedi. Veste così perché, quando non ha nulla da fare, si diverte a indossare abiti da donna e a frequentare locali chic pieni di avvocati, dottori e persone di una certa professionalità, e lasciare che questi uomini posino uno sguardo in più su di lei o ammicchino nella sua direzione. Lo fa perché i ragazzini della sua età sono troppo superficiali e poco maturi, e perché a lei piace essere guardata e ammirata, avere un certo effetto sulle persone.
«Ore dodici», le sussurra Veronica,  in un abito rosso e con i capelli in una coda alta.
Lui ha gli occhi color miele e i capelli castani, non è grande quanto gli uomini che frequentano quei pub, ma il completo che indossa è costoso e forse è un tirocinante in qualche studio legale o un dottore alle prime armi.
A Shannon non importa, perché è bello e ha l'aria di annoiarsi, e quando si volta a osservarlo ancora è convinta che lui stia fissando nella sua direzione, e che la giornata non avrebbe potuto farsi più interessante.

 

 

 

 

 

Eccomi qui, con il primo capitolo e l'inizio delle vicende dei miei protagonisti.

Allora, non mi dilungo molto, ma dico una parola su ciò che avete letto tanto per rendervi le cose più chiare.
Harry e Louis che dire, non potevo non mettere di mezzo i miei adoratissimi Larry, e li vedrete combattere con loro stessi e la loro relazione, soprattutto perché Louis è una testa calda e a me personalmente fa impazzire.
Ella la adoro, è un po' ripresa da Effy di Skins, e non a caso ho scelto Kaya come prestavolto, e lei e Zayn AH! ne combineranno delle belle.
Come avete visto lei, Aline e Delilah sono coinquiline, e questo mi serviva per ricollegare un po' i personaggi.
Aline tornerà nel prossimo capitolo comunque!
Infine, la mia bellissima Shannon, di cui AMO scrivere e che ha incontrato qualcuno di molto interessante e non voglio svelarvi nulla ma ecco, sì, sono belli i miei piccioncini.
Vado, o mi dilungo troppo. 
Un grazie a chi sta seguendo la mia storia e anche solo a chi è passato a leggerla. E un grazie a ciaobellociao per il banner.
A presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


 




(2)

 

Did you miss me 
while you were looking at yourself out there?


 



È martedì sera, sono le nove e ventidue minuti e fuori piove. Le gocce cadono sull'ampia vetrata della sala picchiettando rumorosamente e i lampi illuminano la stanza buia a intervalli regolari, seguiti dal frastuono tipico e dai muri che un po' tremano. La tempesta è iniziata due ore fa e ancora non è terminata, ma Liam è abituato al clima ballerino di Londra e non si stupisce più degli eventi atmosferici. Se ne sta sdraiato sul divano in pelle marrone un po' logoro, con i piedi scalzi su un bracciolo e i jeans stretti che gli danno fastidio, ma che non ha voglia di togliere perché in quella casa fa sempre troppo freddo. Rigira tra le mani il suo telefono quasi scarico, lo sblocca, osserva lo sfondo, entra sul suo profilo facebook, scorre senza prestare davvero attenzione a ciò che la gente scrive, controlla whatsapp e poi chiude le applicazioni sbuffando. 
Louis lo sta osservando seduto sul pavimento del loro appartamento. Un pacco di patatine buttato in terra e due birre bevute tutte di un sorso, il posacenere pieno e un paio di scarpe al lato della stanza. Prepara uno spinello con cura, le mani affusolate ad arrotolare la cartina e una sigaretta, da cui ha ricavato il tabacco, sopra le gambe fine. Ha una tuta blu e una felpa verde e non parla perché non ha nulla di interessante da dire. 
«La chiamo», sussurra Liam, più a se stesso che all'amico. Louis alza gli occhi al cielo e si accende la canna, tira fino a riempire i polmoni, trattiene il fumo e lo sputa fuori quasi con rabbia, come a prendersela con se stesso perché non può prendersela con il mondo. 
«Questa è la terza volta che lo dici, amico.» 
«Lo faccio sul serio.» 
Liam si alza e cammina scalzo per il pavimento, pesta delle briciole di pane e "toccava a te pulire oggi», poi guarda il cellulare e cerca il nome che gli interessa sulla rubrica. 
«Come hai detto che si chiama - lo interrompe Louis - la rossa?» 
«Shannon.» 
«Ah» dice solo e accende la tv su un canale di musica, canticchiando la canzone che sta passando in quel momento. 
Liam tossisce, si porta il telefono all'orecchio, poi scuote la testa e riaggancia. 
«Magari la chiamo domani», dice e torna a sedersi. Louis ridacchia e gli passa lo spinello, «sei un uomo senza palle», lo rimprovera e cambia canale svogliatamente. 
«Mi stai davvero facendo la morale? Tu? - risponde l'altro a tono - come va con Harry?», e non vorrebbe ricordarglielo, ma quando Louis rinfaccia agli altri le proprie debolezze, Liam non riesce proprio a sopportarlo. 
Louis fa spallucce e lo ignora, non ha voglia di discuterne, quindi restano in silenzio e si godono la spensieratezza dell'effetto dell'erba nelle loro vene. 

 

 

Delilah dice sempre che vorrebbe rifarsi le tette. Sta mettendo da parte i soldi sin dai quindici anni, in un salvadanaio che apre troppo spesso e che non ha mai visto più di un centinaio di sterline. Lo dice quando si specchia in bagno dopo essersi fatta la doccia, o quando indossa un vestito scollato e «se avessi le tette mi starebbe meglio!», si lamenta. 
Lo sta dicendo anche in quel momento, mentre indossa un reggiseno con il push up e cerca di fare il meno rumore possibile, per non svegliare l'uomo addormentato nel letto accanto. 
Vorrebbe ricordare il suo nome, o come si sono incontrati, ma ricorda solo quanto si sia divertita quella notte e del tatuaggio tribale che lui ha su una spalla. Si sistema il vestito corto, merlettato sulla schiena, e non indossa i tacchi perché ha una vescica in un piede e non vuole peggiorare la situazione. Che giorno è, oggi? chiede a se stessa, poi esce dalla stanza e mangia un pezzo di ciambellone in cucina. 
Scende le scale di corsa e non si guarda indietro. Quando lui si sveglierà, non la troverà lì, e magari non si ricorderà neanche dei suoi occhi o il colore dei suoi capelli. A Delilah va bene così, è sempre andata bene così. 
Il cellulare vibra nella tasca del suo cappotto, «dove cazzo sei?» chiede la voce meccanizzata di Ella e Delilah sale nella sua vecchia macchina mettendo in moto. 
«Al 23 di Kensington», afferma con ovvietà e Ella fa un verso di disappunto dall'altra parte della cornetta. 
«Che troia - la prende in giro - ti sei fermata più del solito stavolta.» 
«Ho perso la cognizione del tempo...birretta?», propone. E Ella annuisce e riaggancia, mentre Delilah sfreccia verso casa intonando una canzone di Nicki Minaj. 

 

 

«E se li tingo? Non so, rosa?» 
Aline passa una mano tra i suoi capelli corti e si muove di fronte allo specchio per osservare il suo fisico snello, stretto in una canottiera corta e in un paio di calzoncini rossi. 
Harry Styles sbarra gli occhi e si tira su guardandola con aria scioccata. «Scherzi», dice un po' spaventato, e lei ride e si butta sul letto accanto a lui, togliendogli dalle mani il libro di Marquez che il ragazzo sta solo fingendo di leggere. 
«Se tu li tingi, io mi faccio la cresta e vado in giro in mutande», aggiunge poi lui e poggia la testa sul cuscino. Sono un po' stretti nel letto di Aline, ma i loro corpi si incastrano perfettamente e a loro piace sentirsi vicini. 
«Non provocarmi.» 
«Non avresti il coraggio neanche di cambiare acconciatura.» 
Si conoscono come se vivessero l'uno nella testa dell'altra, lei che non ama i cambiamenti, lui che cambierebbe ogni cosa della sua vita. 

 

Aline ricorda perfettamente il giorno in cui si sono incontrati, quando c'era la neve per le vie e lei sedeva fuori all'ufficio di suo padre. Harry le aveva sorriso e le si era messo accanto, con i capelli ricci che gli contornavano il viso e due occhi verdi e sinceri. Avevano dodici anni e i genitori colleghi di lavoro, solo che suo padre era uno stronzo e quello di Harry aveva sempre una parola gentile per tutti. Lui giocava con i videogames e dondolava i piedi contro il muro chiaro, senza accorgersi che lo stava sporcando un po'. Lei aveva un vestitino che odiava, le calze bianche e un paio di stivaletti neri, i capelli le arrivavano quasi alle ginocchia e il naso all'insù era sempre lo stesso.  
«Dovremmo essere amici», aveva detto lui con naturalezza. E Aline non capiva bene l'inglese, perché si era appena trasferita, ma la parola amici la conosceva e per questo aveva annuito. 

 

Mentre se ne stanno in silenzio a guardare un video su youtube, Aline pensa che senza Harry non sarebbe la stessa. Che lui è il suo passato, il suo presente e il suo futuro, è l'appoggio di cui ha bisogno e il confidente che tutti vorrebbero avere.  
La notifica di un messaggio li distrae dal video demenziale. 
"Sono da te in mezz'ora", dice Louis Tomlinson, e Aline si irrigidisce. Harry non apre l'sms e si volta a guardarla. 
Gli occhi spenti di lui fanno male ad Aline, così come le fa male sapere che qualcuno lo fa soffrire, che non lo apprezza come fa lei e non lo ama come Harry meriterebbe di essere amato. 
«Avevi detto che avresti messo un punto a questa storia», gli ricorda. 
Il riccio chiude gli occhi e fa un respiro profondo. Lo aveva detto, , ma era stato prima che Louis si presentasse a casa sua con del kebab appena comprato e un sorriso innocente sulle labbra. E anche prima che facessero l'amore sul divano del suo appartamento, e poi nel letto, e anche nella doccia. 
«Scusa», la implora, ma Aline si è già alzata e non lo sta più ascoltando. 
«Aline, scusami - ripete lui - se solo tu...» 
«Se solo io cosa, Harry? - esplode lei e il ragazzo si siede sul letto, un mano tra i capelli e lo sguardo che evita accuratamente quello dell'amica - se solo io ti ascoltassi? Se solo io ti capissi? Se solo sapessi darti i giusti consigli?» 
Lui sta scuotendo la testa e gli viene quasi da piangere, Aline alza le braccia al cielo e sistema la sua scrivania impulsivamente, per distrarsi, per calmarsi. 
«Sai cosa ti dico? - riprende poi - è la tua vita! La tua cazzo di vita! E la prossima volta che sarai ubriaco perso per colpa sua e ti presenterai alla mia porta alle quattro di mattina, non sperare che io ti apra!», urla e vorrebbe tirargli il portapenne che ha in mano, l'orologio fermo o la sua sacchetta dei trucchi. 
Harry indossa le scarpe e non apre bocca, afferra la giacca e si sistema il beanie verde in testa. "Hai ragione - dice poi in tono arrendevole - è la mia cazzo di vita, e scelgo di continuare a vedere Louis così come tu scegli di non volermi più alla tua porta.» 
È ferito, e arrabbiato, e deluso, perché Aline è la sua migliore amica e lo sta sgridando così come sgrida le sue allieve quando confondono la prima con la quinta posizione, o come sgrida Ella quando cicca dentro la sua tazza di green tea che non ha ancora finito di bere. 
Aline lo guarda aprire la porta della sua stanza e "vorrei solo-" accenna, ma non continua. Vorrei solo che tu non soffrissi più, vorrebbe dirgli, ma Harry lo sa e dirlo ancora sarebbe come mandare a ripetizione la stessa scena di sempre. 
«Cosa succede qui? Oh, ciao Harry», saluta Delilah sulla soglia della porta aperta, e alza un sopracciglio quando lui la evita con la testa bassa. 
«Voi due dovreste prendervi una bella sbronza», aggiunge lanciando un'occhiata ad Aline, e sparisce per il corridoio stretto, lasciandola lì con la voglia di piangere. 

 

 
L'appartamento di Harry è grande e ben arredato. Ha cinque stanze - una cucina, un bagno, due camere da letto e una sala da pranzo - e i mobili bianchi e new age, scelti con cura da lui stesso e acquistati dalla carta di credito del suo patrigno. Nella sala da pranzo c'è un divano in tessuto grigio chiaro, una televisione al plasma, le mattonelle lucide e un'alta lampada ad illuminare il tutto. 
Harry odia quella stanza, così come odia la cucina ordinata, il bagno splendente e la camera con il letto singolo dove era abituato a dormire da bambino. 
Harry odia un po' tutta la casa, tranne la camera da letto dei suoi genitori, quella dove le lenzuola sono sempre sfatte, con il grande specchio sull'armadio e le fotografie della sua famiglia sopra al comodino. Quella dove lui e Louis fanno l'amore, e dove restano giornate intere a coccolarsi, o a parlare. 
Harry odia il fatto che quella casa sia sempre così poco vissuta, che da quando sua madre si è risposata passa gran parte del suo tempo a Los Angeles - Tom deve lavorare, tesoro. Torneremo il prima possibile, fai il bravo - e che il suo patrigno pensi che i soldi risolvano tutti i problemi del mondo, per questo gli invia settecento sterline al mese e non si preoccupa di aggiungere extra se richiesti. 
Louis sa che Harry dei soldi non se ne fa nulla, che ha talmente tanto denaro messo da parte da poter viaggiare per un anno intero senza fermarsi. Sa anche che continua a chiedere un aumento della paghetta a Tom per dispetto, per vedere fino a dove si spingerebbe, e un po' anche per divertimento. Sa che, se glielo avessero chiesto, Harry avrebbe scambiato tutti i soldi del mondo per un momento in più con la sua famiglia. 
Stanno distrattamente guardando un quiz televisivo quel pomeriggio, l'uno nelle braccia dell'altro, le coperte a coprirli entrambi. Harry sta fumando una sigaretta e il fumo arriva dritto negli occhi di Louis, che li stringe un po' lacrimanti, ma non gli dice nulla. Harry risponde alla domanda del concorrente e si muove un po' tra le sue braccia, cicca nel posacenere e si concentra sul gioco corrucciando la fronte. 
«Per me è sicurezza» propone quindi Louis come parola del gioco finale e l'altro si volta a guardarlo dopo aver realizzato che effettivamente la parola combacia con tutte le altre elencate dal conduttore. 
«Merda - esclama spegnendo la sigaretta - le indovini sempre tutte, dovresti partecipare.» 
Louis ride e cambia canale quando viene annunciata la parola corretta del quiz - sicurezza, ovviamente - e tutto si conclude. 
«Nah, non sono fatto per queste cose». 
«Ah, tu non sei fatto per un sacco di cose, Tomlinson», lo prende in giro Harry e gli lascia un bacio sulle labbra fine. L'odore di tabacco del suo respiro gli inebria la mente ed è meglio di qualsiasi cosa Louis abbia mai respirato. Sorride sulle sue labbra e non lo lascia fuggire, quando questi fa per tornare a guardare la televisione. Uno, due , tre, quattro baci. 
«Ci sono anche un sacco di cose per cui sono fatto», risponde dopo un po'. 
«Tipo?», ad Harry della televisione non importa più, perché ora si muove tra le gambe di Louis per girarsi e ritrovarsi a stringergli il bacino con le ginocchia, le mani sul petto di lui e le fronti che si sfiorano. 
«Ad esempio - spiega Louis - sono fatto per indossare i pantaloni con il risvoltino, che potrebbero essere orrendi addosso a qualcuno che non ha le caviglie perfette come le mie.» 
Harry ridacchia e gli morde il lobo dell'orecchio sinistro, «ok» concorda. 
«Sono anche fatto per raccontare le storie divertenti, e non dire di no - Harry alza le mani e fa una faccia innocente - che tanto lo so che ti faccio ridere pure se tu non vorresti farlo.» 
E allora Louis gli lascia un altro bacio sulle labbra e gli accarezza una guancia. 
«E sono fatto per preparare gli spinelli, e non intendo fatto fatto, che se aspetto te con in mano una cartina e un filtro finisco per fumarmi le piante puzzolenti che ha messo tua madre in terrazzo. Senza neanche prepararmi nulla! Accartoccio la foglia e fine.» 
«Ma dai! - Harry si lamenta e lo guarda quasi offeso - che vuol dire sono fatto per preparare gli spinelli! - scimmiotta imitandolo - E poi non sono così male, io!» 
Louis è davvero divertito dalla reazione di Harry e approfitta del momento per farlo finire con la schiena sul materasso e sdraiarsi sopra di lui, accarezzargli la pelle non coperta dalla maglietta bianca e lasciargli una scia di baci intorno al collo. 
«E comunque - continua, Harry ha già smesso di lamentarsi da un po' - sono anche fatto per le tue labbra, e i tuoi baci, le tue mani, le tue braccia, e il tuo corpo.» 
«Presuntuoso.» 
Louis gli toglie la maglietta e sfiora i tatuaggi sul suo petto, vorrebbe imprimere ogni dettaglio di quei disegni nella sua mente, così da poterli riprodurre ancora e ancora e ancora. 
«E insieme siamo fatti per questa stanza - dice infine regalando ad Harry un altro bacio - e questo letto - un altro bacio - e queste lenzuola - un bacio ancora - e ora basta parlare che a me piacerebbe fare altro - si spoglia - 
e scommetto anche a te.» 

 

 



Ce l'ho fatta ad aggiornare, grazie al cielo. Avevo detto che lo avrei fatto oggi e poi il mio wifi non ha funzionato fino a questo momento.
Comunque, parliamo di questo capitolo! Spero vi sia piaciuto, è anche un po' più lungo di tutti gli altri, visto che entriamo nel vivo della storia. Ed è anche abbastanza incentrato su Harry e Louis perché nel prossimo (che ho già scritto, WOW) loro non ci saranno ed ecco vi sento già piangere.
Anyway, iniziamo a parlare dei vari personaggi:
Liam/Louis che dire, sapevate già che erano coinquilini, ma qui si vede anche un livello superiore del loro rapporto. Liam sa di Harry (e quindi che Lou è gay) e conosce le debolezze di Louis, quindi non è difficile capire quanto in realtà siano amici. L'ho immaginato come un timidone, che in realtà è quello che penso sia anche nella realtà, un po' impacciato con le ragazze e le relazioni in generale, e infatti non è ancora riuscito a richiamare Shannon MA...MA...vedrete!
Delilah è in realtà un personaggio un po' marginale, ma dato che è sempre presente nella storia mi sembrava giusto raccontare qualcosa di lei, e lo rifarò anche più in la'. Diciamo che è un po' il tramite tra le varie coppie, ecco. Ed è una persona molto più insicura di quanto pensiate.
Aline/Harry TADAAAAN il primo vero collegamento tra tutto questo casino di persone che vi ho presentato sono loro! Quei due sono migliori amici e quindi Harry conosce tutte le ragazze e viceversa. Aline tiene davvero molto ad Harry e qui ho cercato di dimostrarvelo, ed è per questo che si arrabbia così tanto con lui, non vuole che soffra.
Harry/Louis quanto sono belli? Allora, questa parte non era prevista in questo capitolo, ma ho deciso di inserirla perché avevo paura di avervi dato l'idea sbagliata su Lou, che sì è una persona estremamente difficile e che ha fatto (e farà?! MH) star male Harry, ma non è uno di quei classici stronzi che usa il corpo del piccoletto solo per del sesso ANZI. Lou ci tiene ad Harry, e quando sono loro due, in quella stanzetta, sono tanto aw. Ecco, spero che questo sia chiaro, il problema tra di loro non è di certo che Louis non vuole bene ad Harry.

Ora vi lascio, ma prima grazie a chi ha recensito, a chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate, a chi legge in silenzio.
Se vi va, ditemi che ne pensate e cosa vi piacerebbe succeda :)
Sotto una gif della mia piccola Delilah e di quel marpione (LOL) di Harry.
Un abbraccio, 
Oneipo.



Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


 

(3)
 


Kiss me like you wanna be loved.

 


Ella ha incontrato di nuovo Zayn Malik quattro volte in una settimana, dopo aver rifiutato il suo invito liquidandolo con un «non mi piace il caffè», molto poco credibile.
La prima volta è stata ancora al parco, lei fumava e lui correva. Zayn l'aveva guardata e aveva sorriso, Ella si era alzata indifferente e aveva spento la sigaretta con gli anfibi neri.
La seconda volta, lui era esattamente a due metri dal portone di casa sua, parlava al telefono e gesticolava in modo eccessivo. Fissava il muro in mattoni di uno degli appartamenti del quartiere e si mordeva un labbro. Aveva accennato un saluto quando lei gli era passata accanto, e Ella lo aveva di nuovo ignorato stringendosi nel cappotto verde militare.
La terza volta che si sono incontrati, è stato a Notting Hill, mentre lei scendeva frettolosamente alla metropolitana e lui saliva con altrettanta premura. Zayn, questa volta, non l'aveva guardata ed aveva proseguito per le scale tenendo stretta su una spalla la borsa in pelle. Ella, invece, lo aveva notato eccome, e aveva osservato il suo modo di camminare, i suoi capelli un po' più corti, i suoi pantaloni blu, attraverso il vetro sporco del treno in partenza.

È il 3 novembre, quando Ella e Zayn si incontrano per la quarta volta.
Fa freddo. Ella ha i capelli legati in una treccia scomposta, gli occhi circondati da della matita nera e un giubbotto in pelle troppo leggero per la stagione. Ha le gambe fasciate in dei jeans stretti e un maglione largo che gli arriva quasi alle ginocchia. 
È seduta di fronte al portone di casa, sta fumando una sigaretta e tiene un caffè caldo con la mano sinistra. Osserva il via vai di persone di fronte a lei e pensa che fare la babysitter è il lavoro più schifoso che avesse potuto scegliere.
Zayn sta rientrando nel suo piccolo monolocale in quel momento, indossa una tuta e ha la solita borsa in pelle su una spalla. Si accorge di lei quando voltandosi per chiudere il portone, la vede rigirarsi la sigaretta tra le mani e portarsi una ciocca di capelli dietro alle orecchie.

È bella. Incredibilmente bella. Ed è la sua vicina di casa.
Lascia la sacca contenente i libri universitari all'entrata dell'appartamento e si dirige verso lei con un sorriso soddisfatto sul viso.

«Mi sembrava avessi detto - dice quando è abbastanza vicino da potersi far sentire - che non ti piacesse il caffè.»
Ella alza lo sguardo e nel suo volto la solita espressione maliziosa. Gli occhi azzurri sono ancora più profondi e le labbra gonfie per il freddo.
Non risponde alla provocazione, ovviamente, e
«tu parli sempre così poco?», chiede Zayn.
Lei fa spallucce e lui lo prende per un , quindi si siede sullo scalino accanto alla ragazza e si accende a sua volta una sigaretta. Ella ridacchia e Zayn la guarda curioso.

«Perché ridi?»
«Sei buffo», e Zayn non può far altro che ridere a sua volta. La voce di Ella gli piace, è un suono raro e prezioso.
Ella spegne la sigaretta sul muro dietro le sue spalle, passa le mani infreddolite sui jeans e rientra in casa senza salutare il ragazzo, che la studia ancora seduto.
E Zayn pensa che avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di poter sentire di nuovo la voce di lei.

 

 

«Richiama. Richiama. Richiama.»
Shannon è seduta sul suo letto, le lenzuola rosa sono sfatte e il cuscino è in terra. Ha le gambe incrociate e le mani a tenersi le ginocchia, e si dondola in avanti e indietro fissando il proprio telefono con insistenza, ripetendo quelle parole come un ordine. È passata una settimana da quando ha incontrato Liam e lui non l'ha ancora richiamata. Eppure, a Shannon era sembrato che tutto in quel pomeriggio in cui si sono conosciuti fosse andato alla perfezione. Avevano bevuto un drink - che lui le aveva educatamente offerto - e parlato del più e del meno, senza imbarazzo o quei lunghi silenzi che a volte si creano tra due persone sconosciute. Liam è un laureando in medicina, miglior tirocinante del Dottor Ross - che Shannon non conosce, ma deve essere abbastanza famoso in quel campo dato il modo scontato con cui ne parla lui - e fa il cameriere per pagarsi la retta universitaria. Condivide un appartamento vicino King's Cross con il suo migliore amico ed ha il sorriso più dolce del mondo. Shannon è così affascinata dai modi eleganti e allo stesso tempo teneri di lui, che non fa altro che sognarli tutte le notti e immaginare il calore delle sue mani a contatto con la sua pelle. E lui non l'ha ancora richiamata.
Cameron è sulla sedia girevole della camera di Shannon, quella di fronte alla scrivania in legno che lei usa qualche volta per studiare, e accavalla le gambe alzando gli occhi al cielo.

«Continuare a ripeterlo non farà in modo che lui ti chiami», le dice e nasconde una risata. Shannon ha un'espressione imbronciata e «ha detto che lo avrebbe fatto.»
«Magari l'ha capito, sai, quella cosa dell'età», spiega Cameron e Shannon sobbalza sul letto. Ha mentito a Liam solo perché se avesse scoperto che ha diciassette anni - e non venti, come gli ha raccontato - sarebbe sicuramente fuggito a gambe levate. E a Shannon, Liam piace troppo per farlo fuggire a gambe levate. Come se nell'amore, l'età conti davvero qualcosa.
«Ho mentito a fin di bene», risponde.
«Ma l'hai fatto.»
«Sai che c'è? - riprende lei afferrando in modo deciso il suo telefono - lo chiamo io e chi se ne fotte della teoria che è l'uomo a dover sempre richiamare la donna.»
Si porta la cornetta all'orecchio e sorride a un Cameron divertito, che aspetta di sapere cosa succederà tra la sua amica e la sua nuova cotta, curioso così come un bambino che vuole conoscere la fine della sua storia preferita.
Il telefono fa uno squillo, un secondo, un terzo e un quarto, e
«pronto?» è la voce decisa di Liam al di là della cornetta.
«Liam! - urla lei eccitata, poi si risiede compostamente e tossicchia imbarazzata - ehm, Liam - ripete con più calma, perché è così che avrebbe fatto una ventenne - sono Shannon, ti ricordi?»
C'è un attimo di silenzio, in cui lei riguarda se ha composto correttamente il numero sul cellulare e se lo riporta all'orecchio sicura di non aver sbagliato.
«Oh, ciao. Sì, certo che mi ricordo» borbotta lui un po' in imbarazzo, e Shannon fa un sospiro di sollievo. Per un attimo ha pensato che si fosse dimenticato.
«Ciao - e non sa quasi più che dire - perché non mi hai più richiamata?», chiede quindi, senza giri di parole, un po' sfacciata. Decisa su ciò che vuole e come ottenerlo.
«Hai ragione, ti ho detto che l'avrei fatto, ma sono stato impegnato tra il lavoro e il tirocinio. Puoi perdonarmi?». Suona più come una menzogna, perché la sua voce è incerta e indecisa. Shannon pensa che non è mai stata neanche arrabbiata, ma non glielo dice.
«Forse.»
«E se ti porto al cinema? Magari, stasera?», lui propone e lei fa un sorriso.
«Non puoi chiedermi di uscire con sole due ore di anticipo. Potrei essere impegnata.»
«Lo sei?», Shannon percepisce un tono di delusione e allora non sa più resistere. La realtà è che se potesse, correrebbe da lui anche in quel preciso istante.
«Non lo sono - ride - Ci vediamo dopo, Liam Payne.»

 

 

Nel locale dove lavora, soprattutto nel momento di chiusura, quando gli unici rumori che si sentono sono quelli dei suoi colleghi che risistemano sedie e tavoli o che buttano le bottiglie di birra nei grandi sacchi della spazzatura, c'è puzza di alcool, di sudore e vomito. C'è puzza di persone che sfregano pelle contro pelle mentre ballano accalcati in mezzo alla pista, o di quelli che si ubriacano e poi rigettano tutto ciò che hanno bevuto nei bagni del pub, senza avere l'accortezza di centrare la tazza del water. C'è anche puzza di coktails preparati al volo e di vodka rovesciata in terra, e c'è puzza di sigarette spente da qualche parte nel locale e fumate di nascosto.
A Niall Horan, la puzza di quel locale non piace. E neanche le persone che lo frequentano.
Sta pulendo distrattamente il bancone dietro al quale si ritrova ogni weekend, sistema le bottiglie che usa per preparare i migliori drink della serata e impreca contro le schegge del bicchiere rotto che quasi gli fanno saltare un dito. Delilah è l'unica cliente rimasta quando tutti se ne sono andati, è seduta su un divanetto un po' fatta e gli sorride alzando una mano e tornando a fissare un punto a caso dietro di lui. 
È insieme a una sua amica, che Niall non ha potuto non notare quando l'ha vista entrare nel pub e sparire in mezzo alla calca insieme alla bionda. Avrebbe voluto parlarle per tutta la serata.
Ora lei, l'amica di Delilah, è appoggiata con i gomiti sopra al bancone e sbuffa ogni volta che l'altra "solo una birra", sbiascica.
Niall le si avvicina in silenzio e
«prendi qualcosa?», chiede gentilmente e osserva il viso delicato della ragazza che ha di fronte, circondato da un bel caschetto. Lei si volta e scuote la testa, «oh no, grazie» risponde educatamente e lui sorride.
«Non sei di qui, vero?», domanda mentre asciuga un bicchiere, e continua a guardarla negli occhi. Quelli di lei sono quasi verde acqua, Niall si chiede se è possibile avere gli occhi di quel colore.
«No. Cioè sì - fa una smorfia e poi si riprende - sono francese di nascita, ma vivo qui da sei anni.»
«Oh», annuisce lui e torna al suo dovere. Poi sente che non può fare a meno di parlarle e allora si volta di nuovo.
«Solo un po' di vino?», insiste e «no. Grazie, ma non bevo» spiega la ragazza. Niall si sente un po' stupido, quindi il vino lo versa a se stesso e beve tutto di un sorso.
Delilah urla qualcosa di incomprensibile e la francese si muove annoiata verso di lei.

«Andiamo a casa, dai» cerca di farla alzare e l'amica ride allegramente e si butta in terra troppo debole per stare in piedi.
«Delilah», la riprende lei e Niall corre ad aiutarla perché la scena sta diventando un po' pietosa. Raccoglie Delilah da terra e chiede dove si trovi la loro macchina, poi ce la trascina di peso contro i lamenti della bionda.
«Grazie», sussurra appena la ragazza, con il suo accento francese.
Niall sorride e fa per andarsene, poi torna sui suoi passi e bussa al finestrino della macchina in partenza.

«Come ti chiami? Ci rivedremo? La Coca-Cola, almeno, la bevi?», chiede tutto d'un fiato e lei scoppia a ridere portando una mano sulle sue labbra e chiudendo gli occhi.
«Aline», risponde solo e poi parte lasciandolo lì come uno stoccafisso.
E per fortuna che Niall ha il numero di Delilah salvato in rubrica.

 

 

«Ti è piaciuto?» è la domanda che le fa Liam quando escono dal cinema, nella testa le ultime scene del film e tra le mani i pop-corn non finiti. Shannon si apre in un sorriso e vorrebbe dire che il film non l'ha neanche guardato, perché concentrata a studiare il viso e le buffe espressioni di Liam, ma annuisce. «Cameron Diaz non è una grande attrice» afferma e ruba un pop-corn dal sacchetto che tiene lui.
«Infatti. - concorda Liam - Hai freddo?»
Fuori, in effetti, la temperatura è bassa e umida. Ed è mezzanotte passata. Shannon si ritrova a pensare che, a casa, sua madre la sta sicuramente aspettando minacciosa, ma i suoi pensieri svaniscono quando Liam le poggia sulle spalle il suo cappotto lungo e rimane con il maglione rosso e i jeans, una sciarpa intorno al collo. Lei indossa un vestito nero e il solito cappotto corto, ma vorrebbe aver messo qualcosa di più pesante e più coperto.
Si dirigono verso la macchina di Liam e non smettono un secondo di parlare; parlano del film, del loro piatto preferito, dei capelli rossi di Shannon. Parlano anche per tutto il viaggio di ritorno, mentre lui la riaccompagna a casa e alza il volume dello stereo quando passa una canzone che conosce.
A Shannon piace parlare con Liam, ed è una sensazione che le provoca una strana felicità, come se potesse raccontargli ogni cosa del mondo senza preoccuparsene. Le piacciono le sue mani, le sue sopracciglia e le sue braccia.
E quando Liam accosta la macchina e la guarda con gli occhi dolci e sereni, lei non può far altro che gettarsi sulla sua bocca e sperare che lui ricambi, stringere una mano dietro la sua testa e chiudere gli occhi.
Liam assapora le piccole labbra di Shannon come un frutto proibito e si lascia andare subito dopo, facendosi prendere dal turbinio di emozioni che sta avvolgendo l'abitacolo della sua macchina blu. Le accarezza un fianco e chiude gli occhi a sua volta.
E chi se ne fotte se è il loro primo appuntamento, se è stata - ancora - lei a fare la prima mossa, o se la busta di pop-corn, quella che non avevano finito, si è appena interamente rovesciata sui sedili posteriori della vettura.

 

 

 


 

MERRY CHRISTMAS!

Inizio così il mio angolo autore perché oggi è 23 dicembre e quindi vuol dire che domani e dopodomani ci strafogheremo di cibo a causa del Natale e io vi auguro di passare delle bellissime vacanze. Pubblico il capitolo oggi per farvi un piccolo regalino, visto che poi credo tornerò ad anno nuovo e non mi andava di lasciarvi completamente a bocca asciutta, quindi TADAAAN. Al solito, vi parlo un po' dei personaggi.

Ella/Zayn sono parecchio strani, lui sta iniziando a provare qualcosa ma Ella è difficile da capire e infatti neanche gli parla. Ma è la sua vicina di casa e questo è decisamente un punto a favore di Zayn. Nel prossimo capitolo li vedrete interagire e scoprirete anche che hanno un amico in comune EHM.

Niall/Aline FINALMENTE Niall è arrivato! Ed è un dolciotto che non ha paura di farsi avanti (ma lo farà nel modo giusto??) e che ha notato Aline da subito. Vedrete che hanno dei caratteri molto simili.

Shannon/Liam io li shippo troppo calcolate, quando scrivo di loro sono tutta un cuoricini e amore tralala. Shannon è una da primi passi, è lei che lo richiama, lei che lo spinge ad invitarla ad uscire, lei che lo bacia (anche perché se non l'avesse fatto forse Liam sarebbe stato sempre fisso sul suo telefono senza averne il coraggio). Ed è cotta di Liam, totalmente, anche in modo un po' infantile dato che ha comunque 17 anni e a quell'età le cose si vivono molto diversamente, no? MA gli ha mentito su qualcosa e chissà che accadrà.

Vi lascio, ringraziando sempre chi leggerà e chiedendovi una piccola recensione (se vi fa piacere) perché vorrei davvero sapere cosa ne pensate, mi servirebbe anche per capire come continuare la storia (DAAAIIII fate un piccolo regalo di Natale anche a me).
Ah potete anche trovarmi su 
Facebook da oggi in poi, per domande o anche solo scambiare due parole :)

Un abbraccio,

Oneipo.




 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***



 

(4)

 


 

Hello stranger, I'm a disaster!
This brutal love.





 


Ad Ella è sempre andato a genio Louis, sin da quando la prima volta è entrato in casa loro - sotto invito forzato di Aline e Harry - con un sorriso stampato sulla faccia e una bottiglia di pessimo vino comprata al discount. Si ritrova spesso in lui, nel suo carattere, nel suo modo di pensare e nella sua paura di esporsi troppo con le persone. Apprezza il fatto che anche lui non sia un grande chiacchierone e ammira il fatto che, quando invece si intrattiene in grandi discorsi, sembri una persona acculturata, che sa cosa dice, riflessiva e coincisa. E Louis la fa spesso ridere, e Ella non ride facilmente.
È quasi sicura che la stima nei suoi confronti sia ricambiata, perché Louis sembra trattarla con rispetto e non alza gli occhi al cielo con lei così come fa con Aline - che invece, Ella ne è certa, non sopporta.
Sono appoggiati al muro di fronte al negozio di animali dove lavora Louis. Ella passa spesso di lì quando deve accompagnare Nicolas - il bambino a cui fa da babysitter - a scuola e ogni tanto si ferma a rubare una sigaretta al ragazzo, che sbuffa ma gliela concede sempre.
Non parlano, sono l'uno di fronte a l'altro e tirano il tabacco riempiendo i polmoni, presi dai propri pensieri. Louis indossa un beanie rosso e un cappotto in jeans con il pelo sul colletto, ha una maglia bianca, un paio di pantaloni chiari e le Vans ai piedi. Non fa freddo ed è felice di sentire un po' del calore del sole sul suo viso. Ella ha una canottiera larga dei Misfits, che le ricade fino a metà coscia, le gambe ricoperte da delle calze nere e gli anfibi rossi ai piedi, il solito giubbotto in pelle, i capelli sciolti e il viso truccato.

«La signora del Bichon Avanese, quella che pesa all'incirca centoventi chili, te la ricordi?» inizia Louis tanto per dire qualcosa, anche se il silenzio tra di loro non li imbarazza affatto.
Ella annuisce distratta e fa un tiro della sua sigaretta.

«Beh, è tornata. Ha usato un qualche strano prodotto per lavare quel povero cane e gli è uscito fuori un confettino con il pelo rosa - tira la sigaretta anche lui - se gli ficcavo un bastoncino in culo e lo portavo al luna park, i bambini lo avrebbero scambiato per zucchero filato.»
Ella ride, e ride anche Louis, poi si guardano e i loro occhi hanno anche la stessa tonalità di azzurro.
È quando Louis alza una mano in segno di saluto, che Ella si volta e quasi si strozza con il fumo in gola.
Zayn Malik, mi stai pedinando?, si domanda.
Zayn, però, non la guarda neanche, ma molla una pacca amichevole sulla spalla di Louis e accenna un saluto con la testa.

«Ti ho portato gli appunti - borbotta, tirando fuori dei quaderni dalla borsa in pelle - magari studiali stavolta» lo rimprovera e gli ruba la sigaretta dalle mani per fare un tiro. Indossa un maglione blu, dei pantaloni marroni e gli scarponi ai piedi, e non ha nessuna giacca a coprirlo dal freddo.
Si accorge di lei solo dopo pochi secondi e apre la bocca incapace di formulare una frase sensata.

«Oh, ciao - si gratta la testa - non ti ho riconosciuta» ammette sinceramente.
Louis li studia, spostando l'attenzione prima su uno e poi sull'altro. Ella non ha ancora detto nulla, ma sostiene lo sguardo di Zayn e curva le labbra leggermente.

«Vi conoscete?»
Louis interrompe il loro gioco di sguardi e spegne la sigaretta con un piede.
«Sì.»
«No.»
Rispondono contemporaneamente loro e Ella alza un sopracciglio. Zayn ha risposto di no e lei gli sta tacitamente chiedendo spiegazioni.
«Non so neanche come ti chiami - dice infatti lui - so solo che sei la mia nuova vicina di casa.»
«Non vado a dire il mio nome al primo che si siede sugli scalini di casa mia, senza neanche chiedere il permesso» risponde prontamente lei, ma lo sta prendendo in giro e si capisce dal suo tono di voce. Di nuovo quella malizia nel suo sguardo, che Zayn vorrebbe tanto strappargli via per vedere cosa c'è veramente sotto.
«Sei te che mi hai sbarrato la strada mentre stavo correndo al parco.»
«Sì, diamine. E tu mi chiedi di prendere un caffè?»
«Cosa avrei dovuto fare, saltarti addosso?»
Sorridono, ma sono sinceri e Louis alza le mani al cielo per dire "ok, avete un po' di cui parlare» e tornarsene dentro il negozio. Ella si accende un'altra sigaretta e scruta Zayn come se potesse leggergli le ossa.
«D'accordo - parla poi lui - ricominciamo, ti va?»
Ella schiocca la lingua sul palato e fa una smorfia divertita, «solo se mi inviti a un vero appuntamento.»
Zayn ora sta ridendo davvero e non riesce a credere quanto lei riesca a sorprenderlo. Annuisce e allunga una mano nella sua direzione, «Zayn.»
«Ella.»
«Vuoi uscire con me per un vero appuntamento, Ella?»

 

 

È ferma di fronte al portone di casa, con in mano le chiavi, alla ricerca di quella giusta per aprirlo e infilarsi al riparo dal freddo, quando qualcuno le tocca una spalla e lei sobbalza terrorizzata, facendo un passo indietro.
«Niall!» esclama portandosi una mano sul cuore e riprendendo a respirare regolarmente.
«Delilah, ciao - la saluta lui con un sorriso - non volevo spaventarti.»
Delilah si guarda intorno e poi si concentra sul ragazzo di fronte a lei. È elegante, con un paio di pantaloni scuri, una camicia bianca e una giacca nera, e tiene stretti tra le mani un mazzo di fiori rosa e un pacco di cioccolatini francesi.
«Perché sei vestito così?» gli domanda e incrocia le braccia divertita. 
Niall si guarda velocemente e ora è rosso in viso e si sente tremendamente stupido.

«Pensavo che, ad Aline, che a lei -»
«Oh! Sei qui per Aline?» e ora è tutto un po' più chiaro, i fiori rosa e i cioccolatini francesi sono per lei. Solo che Aline è allergica al polline e non mangia cioccolata, e Delilah vorrebbe dirlo a Niall se non fosse che lui ha un'espressione fiera sul viso. Quindi «vieni, entra - lo invita - Ali è sicuramente a casa.»
Nell'appartamento delle tre ragazze c'è un buon odore di incenso, c'è la televisione accesa su un canale musicale e c'è Ella che fuma seduta sulla grande finestra del salotto. Ha una maglietta grigia e le gambe scoperte. Niall abbassa la testa e si impone di non fissarla troppo a lungo, anche se lei è mezza nuda e non se ne preoccupa affatto. Ella, invece, lo sta osservando attentamente e sposta poi l'attenzione su Delilah, per chiederle con un'occhiata perché Niall Horan è a casa loro vestito come un paggetto. Delilah trattiene una risata e «Aline! Ci sono visite!» urla.
Si voltano tutti e tre verso la porta della camera di Aline, che si apre qualche secondo dopo. La ragazza indossa un pigiama pesante azzurro e ha i capelli tirati indietro da un frontino. 
È comunque bella, pensa Niall quando la vede, e lo pensano anche Delilah e Ella, che invece sbuffano e alzano gli occhi al cielo.
Aline arrossisce quando si accorge del biondo di fronte a lei e si porta una mano a sistemare il viso.

«Ciao, ehm -» sussurra lei e si interrompe, non sa neanche come si chiama.
«Niall, sono Niall. Passavo di qua quindi ho pensato che. Voglio dire. Volevo chiedere il tuo numero a Delilah, ma ho pensato che chiedertelo di persona... e quindi. Ecco, sì, questi sono per te.»
Allunga i fiori e i cioccolatini verso Aline, speranzoso, e lei le fa un sorriso dispiaciuto.
«Non ti piacciono?» chiede Niall deluso.
«No! Sono belli, Niall, davvero, ma sono allergica - spiega Aline e lancia un'occhiataccia a Ella che si fa sfuggire una risata mentre finisce di fumare la sigaretta - e non mangio cioccolata.»
Niall spalanca la bocca e diamine, due su due pensa. Improvvisamente vorrebbe non essere lì.
Aline lo guarda con un po' di pena e Ella non riesce più a trattenersi. Scoppia a ridere e si tiene la pancia con le mani, coinvolge Delilah nella sua risata e
«questa è la cosa più divertente che abbia mai visto» lo prende in giro. Anche il ragazzo sorride un po', ma poi lascia i suoi regali sul tavolo e si dirige verso la porta.
«Oh, andiamo. Non te la prendere!» lo richiama Ella.
«Sei stato dolce, alla fine» afferma Delilah.
«Lo vuoi, quindi, il mio numero?» chiede Aline e lui si blocca.
D'altronde è andato lì per quello e dire di no lo farebbe sembrare ancora più idiota..
Perciò annuisce e torna indietro, ed è felice che Aline abbia apprezzato i suoi imbarazzanti e impacciati sforzi per farsi avanti.

 

 

La metro che Louis prende ogni mattina per andare a lavoro passa alle sette in punto e fa solo tre fermate. È quasi sempre vuota e silenziosa e gli permette di arrivare al negozio in soli quindici minuti.
La aspetta con Liam che, in giacca e cravatta e con una ventiquattrore marrone stretta nella mano destra, si dirige all'università. Ha dormito poco e si sente stanco, sbadiglia rumorosamente e non si premura di mettere una mano a coprire la bocca. Una signora lo guarda in malo modo e arriccia le labbra colorate con del rossetto rosso.
In rigoroso silenzio, i due amici - e la signora - entrano nel vagone strascinando i piedi e sedendosi sui primi posti disponibili. Liam accavalla le gambe e apre un giornale abbandonato su uno dei sedili, Louis si sdraia e chiude gli occhi, appoggiando la testa sulla spalla dell'amico. Spera di poter dormire almeno per quei quindici minuti di viaggio.
La prima fermata del treno, invece, accoglie più persone di quante Louis si aspetti e la folla inizia ad essere rumorosa e fastidiosa.

«Louis!» esclama una voce femminile da lontano, e lui alza gli occhi al cielo non accennando interesse. Una ragazza dalla pelle scura e gli occhi grandi gli si mette accanto e gli stampa un bacio sulla guancia. Louis fa una smorfia e si siede comodamente, ignorando il chiacchiericcio di lei nelle sue orecchie.
È un attimo, un movimento veloce, in cui incontra due paia di occhi verdi - quegli occhi verdi - e quasi sobbalza sorpreso, scrutando con lo sguardo tra le persone per capire se si è sbagliato o no. Ma lui non sbaglia mai quando si tratta di Harry.
«Allora?» la ragazza gli scuote una spalla con forza e Louis è costretto a girarsi per puntare gli occhi su quelli di lei, che lo osserva in attesa di qualcosa. Non ha ascoltato una sola parola e «Come?» domanda.
«Ti ho chiesto se hai da fare questo week end - ripete lei entusiasta - faccio una festa a casa mia, pochi intimi, e volevo sapere se ti andava di venire.»
Louis sorride, ma è distratto e anche stavolta ha sentito la metà delle cose che gli sono state dette. Non gli importa, perché fa spallucce e "ok» dice.
Lei sorride e gli prende una mano, lascia incrociare le loro dita e inizia a raccontargli di come vorrebbe addobbare la casa e di cosa cucinerà. Louis è tornato a cercare lo sguardo di Harry tra le persone e lo nota solo dopo poco, seduto qualche sedile più in là, con le cuffie alle orecchie e gli occhi chiusi.
Vorrebbe alzarsi, sedersi accanto a lui, stampargli un bacio sulla guancia e rubargli una cuffietta. Vorrebbe dirgli "ciao incontrarti ha reso la mia giornata migliore" o semplicemente chiedergli dove sta andando e perché ieri sera non ha risposto al suo sms.
Ma non lo fa, rimane pietrificato al suo posto, batte nervosamente un piede in terra e lo fissa da lontano come un maniaco.
Harry si accorge della sua presenza solo dopo pochi minuti, Louis lo vede sorridergli e alzare una mano in cenno di saluto. La sua allegria si spegne quando punta gli occhi sulle mani incrociate di Louis e la ragazza color cioccolato e il suo sorriso scompare. Distoglie lo sguardo e torna ad ascoltare la musica. Louis sente un morso allo stomaco e automaticamente lascia la mano di lei, che non dice nulla, ma gli resta ancora troppo vicina per i suoi gusti.
Alla seconda fermata della metro, Harry si alza e Louis capisce che scenderà lì. Non ci pensa neanche un secondo ad alzarsi a sua volta, anche se non è ancora arrivato a destinazione, e a gettarsi fuori dal treno ignorando i richiami confusi di Liam. Gli corre incontro, non l'ha perso di vista neanche un secondo, e afferra il suo cappotto nero da una manica per fermarlo appena fuori dalla metropolitana.

«Che stai facendo?» chiede Harry notevolmente confuso e infastidito. Ha la fronte corrucciata e il suo tono di voce è ancora più basso del solito.
«Volevo - Louis riprende fiato - beh, nulla, dirti ciao.»
«Ciao» borbotta Harry e riprende a camminare, senza degnarlo di un ulteriore sguardo. Louis si riscuote e di nuovo lo ferma afferrandogli una spalla.
«Aspetta!» Harry sta perdendo la pazienza, glielo si legge in viso, vorrebbe essere ovunque tranne che lì, ma si ferma e attende.
Louis fa fatica a trovare le parole.

«Dove stai andando?» chiede dopo poco e Harry scoppia in una risata fragorosa.
«Mi corri dietro, scendendo alla fermata sbagliata, consapevole che dovrai aspettare un'ora prima del prossimo treno e che quindi arriverai in ritardo a lavoro, solo per chiedermi dove sto andando?» ride con una punta di sarcasmo, scuotendo di poco la testa.
Louis non ha ben capito se il suo gesto gli abbia fatto piacere o no, ma è più propenso per il no.

«Ehm, sì?» risponde indeciso.
«Ehm, avresti potuto chiedermelo sul treno, invece? - rimbecca Harry con lo stesso tono - Ah, no! Aspetta! Eri troppo impegnato a lasciare che...quella ti si strusciasse addosso!» sputa aspramente e Louis fa un passo indietro.
«Sei geloso di Janine? - ride - è solo una tipa qualunque, la conosco da anni.»
«E tu lasci che tutte le tipe qualunque ti tengano la mano in quel modo?»
«È cotta di me da sempre! Ho provato a dirle che-»
«Ah, ci hai provato quando? Mentre ti si sdraiava addosso come una gatta morta?»
«Non puoi essere geloso, Harry! A me piacciono gli uomini!» Louis quasi urla. Qualcuno si gira a guardarlo e il ragazzo arrossisce abbassando la testa.
Harry alza le mani al cielo e fa un sorriso stanco, stringe i denti e
«sono geloso del fatto che lei possa toccarti, parlarti e starti accanto quando vuole, quando dovrei essere io a stringerti la mano in metro.»
Louis rimane paralizzato per quelle parole, sente la rabbia e la vergogna crescere dentro sé, tornerebbe volentieri indietro per lasciare il riccio lì, come se non fosse successo niente. Spera di non scoppiare a piangere come un bambino e stringe i pugni lungo il corpo.
«Non - » si blocca, la voce trema un po'.
«Non cosa, Louis? - lo riprende l'altro - Ma guardati, ti vergogni così tanto di te stesso che manderesti a puttane la nostra relazione piuttosto che dire al mondo che sei gay. Codardo.»
Louis serra la mascella, fa un altro passo indietro e la sua espressione cambia. Ora è nervoso, prova odio e dolore e rabbia. Vuole fargli male, vuole farlo con le parole così come ha fatto lui. Vuole fargli sentire ciò che sta provando. Fa un respiro e «quale relazione? - stringe ancora di più i pugni e sente le unghie infilarsi nella pelle - cosa pensi che siamo, ragazzo e ragazza?* Pensi che se avessi avuto intenzioni serie, con te, mi sarei limitato a scoparti nel tuo appartamento?»
Louis lo dice gridando, puntando il dito verso il più piccolo tra i due e lasciando che gli occhi si inumidiscano di lacrime.
Harry sta già piangendo, stringe il cappotto con una mano e porta l'altra sulla bocca per soffocare i singhiozzi. Non dice nulla, mentre dà le spalle a Louis e se ne va con passo deciso.
Louis si passa una mano tra i capelli e lascia che una lacrima calda gli inumidisca la guancia.
«Fanculo
» dice calciando un sassolino e poi torna alla fermata della metro.
Farà sicuramente tardi a lavoro.

 

 

Liam adora tre cose di Shannon: i suoi capelli rossi, le sue gambe, e la sua sfrontatezza.
Shannon adora tre cose di Liam: i suoi cappottoni lunghi e caldi, la voglia scura sul collo e la sua dolcezza.
Si chiamano già la mattina appena svegli e la sera prima di andare a letto, camminano mano nella mano per le strade di Londra, ed è Liam a rubare sempre i baci più inaspettati a Shannon, mentre parla, mentre sorride, mentre mangia una caramella alla fragola.
Per loro è naturale essere così, non l'hanno programmato e non gli importa se si frequentano da poco tempo.
Succede che, delle volte, incontri la persona che si incastra perfettamente con te stesso, che sembra essere il pezzo mancante nel puzzle della tua vita, e allora a cosa serve aspettare prima di farla tua?












* "what, do you think we're boyfriend and girlfriend, here? è una frase detta da Mickey Milkovich in Shameless e che io ho praticamente copiato per il mio amore verso questo personaggio.

 



Well, lo so che avevo detto avrei aggiornato ad anno nuovo, ma poi questo capitolo era pronto e non mi sembrava il caso di aspettare.
Allora, vi è piaciuto?
Vi lascio velocemente i miei commenti:
Innanzitutto Louis/Ella/Zayn, ve l'aspettavate che Louis fosse l'amico in comune che vi avevo preannunciato? In realtà, Louis e Ella non sono propriamente amici con la A maiuscola, perché si conoscono da poco, ma tra di loro c'è questa sorta di complicità e in realtà sono legati l'uno l'altra molto più di quanto pensano. Con Zayn invece c'è una vera e propria amicizia, e non a caso lui prende gli appunti delle lezioni anche per Louis e poi glieli passa quasi sgridandolo, perché lo conosce e sa che non è il migliore degli studenti (avevo bisogno di inserire entrambe le mie brotp preferite in questa storia, sorry not sorry). Ella si è un pizzichino aperta con Zayn e si capisce anche il lato un po' più provocatorio del suo carattere, per me loro sono davvero strani insieme e boh, farli battibeccare mi sembra il minimo.

Niall/Aline, dai ditemi quando è dolce Niall? Anche lui è un po' imbranato con le ragazze, ma a differenza di Liam (che proprio non ci prova a fare passi avanti), lui si butta, ma è un pasticcione e le sbaglia sempre tutte. Probabilmente, se fossi stata io, non gli avrei mai dato il numero di telefono con l'intenzione di uscirci, ma io non sono Aline, e l'avete un po' capito che lei ha il cuore buono e si lascia intenerire.

Louis/Harry, vabbé, a me fanno penare davvero. Io scrivo di loro e nel frattempo vorrei sbattere la testa al muro per il dolore. Anyway, finalmente li vediamo relazionarsi in mezzo alla gente e, beh, non va proprio bene. Harry si arrabbia (e io sono con lui, daje!) non perché Louis stringa la mano a Janine, ma perché avrebbe voluto così tanto essere al posto di lei e la consapevolezza di dover continuare a nascondersi, perché il tuo amante/fidanzato/quel che è si vergogna, non è proprio piacevole. Louis è molto molto irascibile e se la prende con gli altri quando dovrebbe prendersela con se stesso. In questo caso, poi, spara cattiverie a caso su di Harry, che cattivo.

Liam/Shannon allora, in tutte le recensioni che mi avete lasciato mi avete detto che Liam è il vostro preferito (qualcuna se la batte con Louis) e devo dire che anche io lo adoro e mi dispiace in questo capitolo ci sia solo qualche riga su di lui, ma sono la coppia più stabile della storia, per motivi che ho spiegato, e mi serviva di portare avanti gli altri. Scriverò qualcosa su di loro nel prossimo capitolo però, prometto.

Tutto qui, ringrazio coloro che hanno recensito, ve l'ho già detto ma lo ripeto che ogni vostra parola mi ha davvero fatto piacere, chi ha messo la storia tra le seguite e preferite e vi lascio con un Happy New Year!

Ci si sente un altro anno, stavolta per davvero!
Un abbraccio,

Oneipo.



Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


WARNING: la parte finale del capitolo contiente parole forti e scene violente, ovviamente nei limiti del rating (anzi, anche molto mooolto meno, ma mi sembrava giusto avvertirvi). Spero che la cosa non vi infastidisca troppo e che non mi odierete.
Buona lettura, ci vediamo giù in fondo!



 

(5)


 


I'll tell you my sins
so you can sharpen your knife.










«Preparo un tea, vi va?»
Sono seduti sul divano - Liam, Shannon e Louis - nell'appartamento dei due ragazzi. Stanno guardando un film e sono rimasti in silenzio fino a che Liam non si è alzato per preparare la bevanda. Shannon ha le gambe strette al corpo e tende leggermente dalla parte di Liam, perché teneva appoggiata la testa a una sua spalla. Guarda Louis di sottecchi e storce il naso, infastidita. Non capisce come l'amico veramente poco simpatico del suo pseduonuovofidanzato non se ne sia ancora andato, lasciando loro un po' di intimità. Louis ha la testa appoggiata allo schienale del divano, le gambe larghe e un ghigno stampato sul viso, e non accenna a muoversi di un centimetro. Si guardano un solo istante e Shannon gli fa un cenno con la testa, chiedendogli tacitamente di andarsi a fare un giro da qualche parte. Louis alza un sopracciglio e finge di non capire, quindi beve un sorso di birra e poggia i piedi sul tavolino in legno di fronte al divano.
«Quindi - il ragazzo rompe il silenzio dopo poco - quanti anni hai detto di avere?»
Shannon si morde un labbro ed evita accuratamente il suo sguardo, che però la sta studiando come se potesse leggerle il pensiero.
«Venti" mente a voce bassa, iniziando a mangiucchiarsi un'unghia.
Louis annuisce,
«e che intenzioni hai con Liam?»
Lei ride, «cosa sei, sua madre?» risponde e si sistema una mollettina sui capelli.
«Sei sicura di avere vent'anni?»
«Sei sicuro di non avere nient'altro da fare, oggi?»
Si guardano sfidandosi per alcuni minuti. Shannon vorrebbe tirare a quel Louis una gomitata e buttarlo giù dal divano, infilargli in gola la lattina di birra che tiene in mano e farlo tacere per un po'.
Louis scoppia in una risata divertita alcuni minuti dopo e finisce di bere la sua Heineken.

«Mi piaci, ragazzina» dice poi e si alza dal divano, lascia la lattina sul tavolo e afferra la giacca.
«Liam, sto uscendo - aggiunge e Shannon esulta senza nascondere la sua gioia - se fate del sesso, non lasciare sperma sul divano, l'ultima volta non è stato facile levare le macchie!»
Shannon arrossisce, Liam urla un «Louis!» e fa cadere qualcosa nel lavandino, Louis scuote la testa e si lascia l'appartamento alle spalle.
Sono soli, ora. Liam torna a sedersi con del lemon tea tra le mani e offre una tazza a Shannon, poi si appoggia al bracciolo del divano e fa ripartire il film. A Shannon del film non importa più, è completamente girata verso il ragazzo e gli accarezza i capelli in un gesto dolce. Si avvicina e gli lascia un bacio delicato sul collo, sorridendo nel vedere Liam piegare la testa e darle la possibilità di sfiorare anche la sua spalla. Lascia un altro bacio sulla sua mandibola e vicino all'orecchio e lo spinge ad abbandonare la tazza di tea sul tavolino - accanto alla sua - e a voltarsi per lasciarle l'accesso alla sua bocca. Liam sa di limone e ha le labbra morbide, Shannon si lascerebbe baciare per tutta la vita. Non passa molto, prima che si ritrovino entrambi sdraiati sul divano in pelle. Lui è sopra di lei, hanno le gambe intrecciate tra di loro e la sua mano gioca con la collanina in oro al collo di Shannon. La fa sorridere quando si avvicina e i loro nasi si sfiorano. Le lascia altri baci sulle labbra e fa scendere una mano verso il suo seno. Dei brividi percorrono la schiena di Shannon, che cerca di non farci caso e permette a Liam di esplorarla sotto la canottiera e giocare con il suo reggiseno. La mano del ragazzo scende ancora, le accarezza la gamba coperta da delle calze fine e tocca leggermente il bordo della sua gonna. Shannon si irrigidisce, e non vorrebbe farlo, ma automaticamente si ritrova ad afferrare la mano vagante di Liam e ad allontanarlo dal suo obiettivo.
Lui si ferma, quindi, e la fissa con la fronte corrucciata. Non c'è rabbia nel suo sguardo, sembra solo confuso e Shannon fa un sospiro; pensava di essere pronta, lo pensava davvero, ma come glielo spiega, ora, che è vergine?
Teoricamente, se avesse raccontato la verità a Liam sulla sua età, lui se lo sarebbe potuto anche aspettare. Ma gli ha mentito, gli ha detto di avere vent'anni, e non è sicura che Liam caschi nella scusa della verginità.
Si morde un labbro e
«tutto bene?» chiede Liam, sistemando una ciocca dei capelli di lei dietro all'orecchio.
«Sì, è che -»
«Ho fatto qualcosa che non andava?»
«No, Liam, io -»
«Guarda che se è per quello che ha detto Louis, non è vero - ci pensa su - cioè sì, è vero, ma non era mio lo sperma! - scuote la testa - nel senso, era il suo! e...oh, insomma se succede fa lo stesso!»
Shannon ride divertita, si porta una mano sulla pancia e ha le lacrime agli occhi.
Liam è ancora confuso, ma sta ridendo insieme a lei e si allunga per baciarla di nuovo.

«Sul serio, se c'è qualcosa che non va -» non finisce la frase, perché la porta di casa si apre e un Louis sorridente saltella verso la sala accendendosi una sigaretta.
«Dio, Liam, sei uno schifoso. Ti ho appena detto di non farlo sul divano!» lo rimbecca e Liam si toglie da sopra Shannon in tutta velocità, tornando a sedersi come se nulla fosse successo.
«Non eri uscito?» domanda indispettito all'amico.
«Sì, ma ho deciso che non potevo vivere senza sapere come va a finire The Maze Runner - afferma con ovvietà l'altro - sono contento che lo avete interrotto in mia attesa» continua con sarcasmo.
Shannon si sistema la canottiera e lascia posto a Louis, che appoggia ancora i piedi sul tavolino. 
Mentalmente lo ringrazia per averci ripensato e si fa promemoria di non odiarlo così tanto, la prossima volta.

 

 

Sono le nove e un quarto ed è buio per le strade, i lampioni sono stranamente non funzionanti e la luna e le stelle sono coperte da delle fitte nuvole bianche.
Zayn è fermo di fronte al portone di Ella e suona con insistenza al campanello un po' arrugginito.

«Chi è?» gracchia una voce dall'altra parte.
«Sono Zayn - dice - potresti dire ad Ella di scendere?»
La ragazza non risponde, ma Zayn la sente urlare il nome della sua amica e riagganciare subito dopo, facendo scattare il portone e permettendogli di fermarsi sul pianerottolo.
Ella scende in pochi secondi, ha i capelli sciolti, una canottiera nera e un giacchetto grigio e dei calzoncini in jeans. Non indossa calze, ma dei calzettoni alti le coprono le lunghe gambe fino alle ginocchia, ai piedi i soliti anfibi rossi.
Non lo saluta, e Zayn non si aspetta che lo faccia, lo squadra solo da capo a piedi soffermandosi più del dovuto sugli stretti jeans neri del ragazzo. Se Zayn fosse stata un'altra persona - si ritrova a pensare - le sarebbe volentieri saltato addosso per prenderla lì, sulle scale.
Scuote la testa e caccia via quei pensieri, invece, poi
«andiamo?» le chiede, dandole le spalle e incamminandosi sul marciapiede.
Ella lo segue con grossi passi e
«andiamo dove?»
«Volevi un vero appuntamento, no?» Zayn è tranquillo e non smette di camminare neanche un secondo. È sicuro che la parte che sta interpretando, quella dell'uomo che sa cosa vuole e sa quando la vuole, a Ella piace, ed è per questo che lei lo seguirà in ogni caso.
La ragazza, infatti, sbuffa, ma non si ferma.

«Dico, non hai mai invitato qualcuna ad uscire? Se mi avessi detto che l'appuntamento sarebbe stato stasera mi sarei -»
«Messa un vestito carino?»
«-preparata psicologicamente.»
Zayn ride e stavolta si ferma ad osservarla. Anche lei si blocca e restano a fissarsi per secondi che sembrano eterni. Ella ha un ghigno divertito stampato sulla faccia, si passa la lingua ad inumidire le labbra e punta gli occhi azzurri su quelli scuri di lui.
«Me lo dici, almeno, dove stiamo andando?» chiede la ragazza, stringendo un po' le spalle per il freddo. Non ha preso neanche il cappotto.
«È una sorpresa» riprende lui e torna a camminare.
«Non mi piacciono le sorprese.»
«Non avevo dubbi.»
Nessuno dice più nulla, camminano solo l'uno accanto all'altra per un paio di isolati. Zayn continua ad osservare Ella con la punta dell'occhio. Ha decisamente troppa voglia di baciarla - e non solo - ed è un pensiero che lo ha tormentato tutto il giorno, per questo ha improvvisato un appuntamento senza neanche avvertirla.
In circa dieci minuti, in cui il silenzio ha regnato tra di loro, Zayn le indica di svoltare l'angolo e si ferma di fronte un grosso cancello in ferro, dietro il quale si nasconde una villa dai muri bianchi. Si guarda intorno, poi si arrampica sul muretto, sale sulle inferriate, che partono dal cancello e circondano la casa, e scavalca, scomparendo dietro la siepe.
Ella è immobile, ha osservato tutto attentamente, incredula, con le braccia al petto e le labbra serrate. Non capisce cosa stia succedendo e ha quasi intenzione di mollare il ragazzo lì e tornarsene a casa. Si sente chiamare poco dopo, però, anche se non riesce a scorgere il volto di Zayn nascosto dietro la recinzione.

«Vuoi restare lì per tutta la sera? - la incita lui - o non sei capace a scavalcare?»
Ella ridacchia, poi la curiosità vince sul buon senso e segue i passi di Zayn, ritrovandosi al di là del cancello in pochi secondi.
Il giardino che circonda la casa è grande e sistemato con cura, l'erba è bassa e verde, e ci sono dei piccoli gazebi bianchi a decorare il tutto. La villa deve contenere almeno una decina di stanze - se non di più - ha un grosso porticato all'entrata ed è illuminata da dei piccoli lampioni che sparano luce direttamente intorno i suoi confini.
Zayn si muove come se conosca già quel posto, si dirige nel retro della casa e si ferma soddisfatto ad osservare qualcosa che Ella riesce a vedere solo dopo essersi fermata accanto a lui.
Una piscina occupa metà del giardino, è ampia e profonda ed è a sua volta illuminata da dei fari subacquei. Il fumo del vapore e la pompa in funzione, che Ella riesce a intravedere, le fa capire che la piscina è riempita con acqua calda. Alza un sopracciglio quindi e attende che Zayn dica o faccia qualunque cosa.
In tutta risposta, Zayn si spoglia incurante, rimanendo con i soli boxer, e si butta in acqua, risalendo in superficie in un attimo e appoggiandosi con le braccia sul bordo della piscina. Ella si ferma a fare apprezzamenti mentali sul fisico del ragazzo - muscoloso così come lo aveva immaginato - e sui tatuaggi sul petto e sulle braccia, ma non accenna a volerlo seguire in piscina.
Zayn si passa una mano sui capelli bagnati e
«che c'è?» chiede, notando lo sguardo confuso di lei.
«Ah, non lo so - risponde Ella - come primo appuntamento direi che un'effrazione ci sta tutta» continua sarcastica e il ragazzo sorride.
«Che ti aspettavi, la cenetta romantica al ristorante? Pensavo non fossi quel tipo di ragazza.»
Ella si morde il labbro e alza gli occhi al cielo. No, certo che non è quel tipo di ragazza, ma non è neanche una che infrange le regole senza un buon motivo.
«Pensi di riuscire a buttarti entro la mezzanotte? Cenerentola non aspetta fino al mattino» rimbecca lui prendendola in giro, per poi scomparire sotto l'acqua scura e schizzarla un po' risalendo.
Ella pensa che è una follia, che Zayn Malik è un pazzo, che quella serata andrà a finire male e che non dovrebbe farlo. Pensa, poi, che il bagno lo farà vestita, dato che lui è quasi uno sconosciuto. Pensa anche che rimanere in intimo è un po' come rimanere in costume. Pensa che se ci fosse Delilah le direbbe "avanti, quando ti ricapita un figo del genere?" e pensa infine che non dovrebbe farsi tutti quei problemi.
Toglie i vestiti e non si preoccupa di coprirsi una volta in intimo - anche se Zayn la sta guardando come se avesse voglia di mangiarsela all'istante - poi si butta e gode dell'impatto con l'acqua che le riscalda le ossa.
 È estremamente piacevole, deve ammetterlo, per questo infila la testa sottacqua più di una volta e gioca a tenersi a galla, anche se riesce a toccare perfettamente con i piedi il fondo della piscina. 
Zayn la osserva con la schiena appoggiata al bordo e dei brividi lo attraversano quando lei gli si mette accanto, facendo sfiorare le loro gambe. Dio, se vorrebbe poterle accarezzare.

«Quindi - Ella gli sorride e ha il trucco colato sugli occhi - me lo dici di chi è questo posto?»
Zayn fa spallucce e «di mio zio» spiega.
Ella si tranquillizza un po', poi ci pensa su
«e perché abbiamo scavalcato la staccionata per entrare, invece di usare le chiavi?»
«Perché se sapesse che sono qui, mi ammazzerebbe.»
La ragazza non capisce, lo studia in silenzio e sbatte le palpebre confusa.
Zayn se ne accorge, per questo
«diciamo che potrei aver organizzato una festa poco tranquilla in casa, a sua insaputa, e che la polizia abbia arrestato me e la metà dei miei amici per schiamazzi notturni - racconta - e che lui lo sia venuto a sapere e mi abbia tolto le chiavi per entrare.»
«Che ragazzaccio» lo schernisce lei e gli si avvicina un po'. Ora le loro gambe sono quasi incastrate tra di loro e Zayn sente il bisogno di fare qualsiasi cosa, per non scoppiare.
Si spinge verso le sue labbra senza neanche pensarci due volte, ma ha solo il tempo di sfiorarle prima che Ella si tiri indietro e nasconda un sorriso malizioso.

«Come sei frettoloso - gli dice mettendosi al centro della piscina e schizzandolo - quello te lo devi meritare, prima.»
Zayn sbuffa, ma è divertito dal modo in cui lei lo provoca. Le va incontro e stavolta è lui a schizzarla, facendo iniziare una gara che li coinvolgerà per il resto della serata.
E se il bacio dovrà meritarselo, farà in modo che succeda.

 

 

Harry spera che l'illuminazione stradale riprenda il prima possibile a funzionare. È passato a trovare Aline, nonostante durante il loro ultimo litigio lei gli avesse urlato di non cercarla più in caso di problemi con Louis, ed è rimasto deluso nel non trovarla in casa. A quanto pare, la sua amica è in giro con un certo Niall di cui non gli ha parlato e lui si sente parecchio infastidito da tutta questa storia - come se Louis che gli spiattella in faccia quanto poco conti la loro relazione, non fosse stato abbastanza.
Si stringe nel cappotto nero, il solito, e si guarda intorno accelerando il passo. Non riesce a vedere nulla e non si sente affatto tranquillo. Sin da piccolo, ha sempre avuto una sorta di paura per il buio, per il non riuscire a definire i contorni degli oggetti o capire cosa succede accanto a lui. O forse per il fatto che da quando suo padre è morto, ha passato più sere in casa da solo che con la sua famiglia, anche quando era ancora un ragazzino senza nessuno a rimboccargli le coperte.
Svolta gli angoli delle stradine che lo portano alla fermata della metro e si accende una sigaretta. Le vie sono estremamente silenziose e lui spera di trovare un barlume di luce provenire almeno da qualche finestra aperta.

È quasi arrivato a destinazione, quando si sente strattonare e viene spinto con forza verso il muro di un palazzo. Qualcuno lo afferra per il cappotto e lo trascina in un vicolo più buio del solito, ma Harry non riesce a distinguere le voci perché ha battuto la testa e ora tutto è molto confuso. Cerca di liberarsi dalla presa, ma i suoi aggressori - sono almeno due, ne è sicuro - ridono e continuano a trascinarlo, per poi lasciarlo andare appoggiato a un cassonetto dell'immondizia.
Harry si passa una mano sulla testa che sta scoppiando di dolore e sbatte gli occhi per provare a intravedere qualsiasi cosa nel buio della strada.
Uno dei delinquenti gli si accuccia davanti e Harry storce il naso al forte odore di alcool che proviene dal suo alito.

«Bene, bene, bene - parla l'altro ed è più giovane di quanto il riccio pensasse - chi abbiamo qui? Harry Styles?»
Il ragazzo sgrana gli occhi nel sentir pronunciare il suo nome e si tira su con la schiena per tenersi il più lontano possibile dall'aggressore.
«Hai visto, Josh? Te l'avevo detto che questa era la nostra serata fortunata» continua quello rivolgendosi al suo compare.
Harry li riconosce: Ben Cooper e Josh Hill, ex-compagni di classe, delinquenti, ubriaconi e omofobi fin dentro le ossa. Al liceo gli hanno fatto passare momenti davvero difficili, soprattutto dopo il suo coming out, ma Harry non li ha più incontrati con la scuola finita.
E ora sono lì, più in forma che mai, ed annoiati.

«È un po' che non ci si vede, frocetto - è Josh a parlare, in piedi di fianco all'amico - ti fai ancora scopare da...aspetta, come si chiamava, Ben?»
«Owen.»
«Owen, sì!»
Ridono, e ricordano tra di loro di quando hanno nascosto i vestiti al povero Owen - un ragazzo che Harry ha frequentato durante l'ultimo anno di liceo - che non è uscito dallo spogliatoio maschile finché la sera qualcuno lo è andato a cercare preoccupato.
Harry sente le gambe tremare, è immobilizzato e vorrebbe urlare, ma la paura gli riempie anche le corde vocali e tutto ciò che gli esce è un gemito di terrore.
I due tornano a concentrarsi su di lui e sono improvvisamente seri.

«Dì un po', Styles, è bello farsi sbattere da qualcuno, eh? Urli come una femminuccia quando lo senti dentro, non è vero?» anche Josh è piegato di fronte a lui e lo afferra dal colletto della giacca strattonandolo, «non è vero?» ripete urlando.
Harry sente di stare per piangere, strizza gli occhi e non risponde, "vi prego" li implora solo.
Josh e Ben scoppiano in una risata fragorosa, si guardano complici e si danno pacche sulle spalle chiaramente divertiti e ubriachi.

«Hai sentito, Josh? Ci prega.»
«E io ti prego di non essere così tanto frocio, Harry. Ci riesci?»
Il ragazzo sta piangendo, ha così paura che tutte le fibre del suo corpo gli mandano scariche elettriche ogni volta che i due fanno un passo. Si stringe su se stesso e spera che qualcuno vada in suo soccorso, che quel momento passi presto.
Gli aggressori stanno ancora scherzando tra di loro, continuando ad insultare Harry e concordando su quanto anche quello stia diventando noioso.

«Magari glielo insegniamo noi come si diventa uomini, che ne dici, Ben?» è l'ultima cosa che Harry riesce a sentire, prima che il dolore di un colpo alla testa gli faccia fischiare le orecchie e quasi perdere i sensi. Si accorge che i due gli sono sopra quando sente la violenza di un calcio sferrato alle costole e un pugno vicino all'occhio. Il sapore del suo sangue gli riempie la bocca, mischiato al salato delle sue lacrime e non riesce neanche ad urlare.
Non ricorda quante altre volte viene colpito, non ricorda neanche se ha chiesto aiuto e li ha implorati di fermarsi, mentre perde conoscenza e dall'altra parte della città Louis lo sta insistentemente chiamando, preoccupato nel non ricevere risposta.






 


Ehm, ciao.
Ho quasi paura ad iniziare questo angolo autore perché immagino che molti di voi miei dolcissimi lettori mi starete mandando una maledizione dietro l'altra (e vi capisco).
Ma comunque, spero che a parte questo il capitolo vi sia piaciuto e passo ai miei commenti.

Innanzitutto voglio chiedervi: che ne pensate di Shannon? Perché di lei mi è stato detto che è antipatica e anche un po' troppo sveglia ecco, ma in questo capitolo potete capire che la seconda parte, almeno, non è vera. Quel che voglio rendere di lei, è che è una ragazzina, che a diciassette anni non può vivere l'amore e tutto il resto nello stesso modo in cui lo vive qualcuno di venti o anche più anni, ed è per questo che si butta nelle cose, che si prende quel che vuole senza neanche preoccuparsene molto e che se ha voglia di baciare Liam lo fa e basta. A differenza di Ella e Aline, che sono più grandi e sono già state innamorate e non si buttano a capofitto in una storia, lei è stata corteggiata da qualcuno più grande (e chi è che non voleva un ragazzo più grande a diciassette anni?) e anche se un po' infantile si è lasciata subito prendere, ecco. MA non è una..ehm, sì, avete capito, ed ecco che sorge il problema della verginità, che Liam non capisce e che lei ha paura di confessare. Che teneri.
E che tenero Louis che vabbè, non poteva non bullizzare un po' Liam o i Lilo non sarebbero stati abbastanza credibili (e comunque un lato spiritoso Louis ce l'ha).

Ella/Zayn e il loro primo appuntamento. Come vedete Zayn non è uno qualunque, un po' come non lo è Ella. E lui ha già imparato molto di lei, tanto da non portarla al classico appuntamento con fiori e ristorante, e da non avvertirla neanche che si sarebbero visti. A Zayn, lei piace davvero troppo. Ella invece è una maschera continua. Non lo so, per me è abbastanza difficile scrivere di loro, quanto è bello allo stesso tempo. Perché poi entrare in quelle due teste bacate non è facile (dato che io non somiglio a nessuno di loro due) e spero sempre di non creare personaggi incomprensibili. Ci tengo che me lo diciate, in tal caso.

Mi odiate davvero per Harry? Mi serviva un incipit per la storia tra lui e Louis e da qui scatenerò una serie di eventi disastrosi che vi faranno pentire di aver iniziato a leggere la mia storia....no, sto scherzando. Non ve ne pentirete. Tanto per farvi un regalo, poi, il prossimo capitolo è già pronto e sarà quasi interamente dal punto di vista di Louis.
Ah! Qualcuno mi ha detto di odiare Louis, ed era un po' il mio obiettivo quindi va bene, perché poi scommetto che tornerete ad amarlo e ad odiarlo e amarlo ancora e vi troverete confuse tanto quanto Harry (e questo vi aiuterà davvero a capire perché Harry non si decide a lasciarlo). 

Vabbè, sto scrivendo un poema, vi lascio e come sempre ringrazio chi legge, recensisce, ha messo la storia tra le seguite/preferite.
Fatemi sapere, mi raccomando, ci tengo sempre molto.

Un abbraccio,

Oneipo.




Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***


 

(6)
 

 

My asylum is in your arms. 
When the world gives heavy burdens, 
I can bear a thousand times.


 








Niall e Aline sono al Blue Moon, un ristorante anni ottanta che Niall adora e che frequenta spesso. Ci sono le cameriere che girano per i tavoli con i pattini rosa ai piedi, ci sono le canzoni di Grease che risuonano nel locale e ci sono vecchi vinili e poster appesi alle pareti.
Stanno mangiando un po' imbarazzati - lei un'insalata, lui un hamburger con patatine - e Aline racconta a Niall di come è nata la sua passione per la danza e dei suoi sogni chiusi nel cassetto. Niall la osserva con aria felice, come se stesse ascoltando la sua favola preferita, ride di tanto in tanto - forse un po' troppo rumorosamente - e si sporca la bocca con la senape del panino. 
Hanno scoperto di avere molte cose in comune, parlando del più e del meno. Ad esempio, entrambi adorano il green tea e ne bevono almeno una tazza al giorno, il loro telefilm preferito è Friends e odiano i gatti. A Niall piace suonare la chitarra e ad Aline piace cantare. A Niall piace la cucina italiana e Aline sa preparare la pizza più buona di tutta Londra - a detta delle sue coinquiline. Tutti e due sono impacciati, ma non timidi, sono amichevoli, gentili ed educati, un po' imbarazzanti, numeri uno nelle figure di merda e migliori amici della sfiga.
Aline mette in bocca una foglia di insalata e beve un sorso della Diet Coke, dice 
«e quindi un giorno lavorerò con grandi professionisti» e si distrae al vibrare del suo telefono appoggiato al tavolo.
Ella l'ha già chiamata tre volte, ma lei era troppo presa dai discorsi con Niall per accorgersene.
Risponde e il suo sorriso si spegne ascoltando i toni forti dell'amica.

«Ma dove cazzo sei? - urla Ella dall'altra parte della cornetta - cristo, Aline, ti ho chiamata decine di volte!»
Aline è infastidita, soprattutto perché lei e Ella non hanno quel tipo di confidenza, e «scusa se avevo di meglio da fare» dice acida.
«Meglio che raggiungere il tuo migliore amico in ospedale?» sputa Ella e Aline non si è neanche accorta del suo respiro affannato. Lascia cadere la forchetta nel piatto e appoggia la schiena alla sedia, sconvolta.
«Cosa è successo?» chiede con la voce tremante. Ha paura della risposta, ha paura che sia successo qualcosa di veramente brutto. 
«Non lo so! - è tutto ciò che dice Ella - mi ha chiamata Louis e mi ha chiesto solo di raggiungerlo in ospedale! Sbrigati, Aline.»
Ella riaggancia e Aline è già fuori dal locale, aspetta che anche Niall esca e non dà spiegazioni, prima di correre verso la macchina e implorarlo di accompagnarla.

 


L'ultima volta che Louis è entrato al Saint Mary's Hospital di Londra, aveva sedici anni. Sua madre lo era andato a prendere fuori scuola e gli aveva detto, con le lacrime agli occhi, che la nonna stava morendo. Louis aveva pianto e le aveva chiesto di poterla vedere per dirle addio. Solo che poi, in quella stanza d'ospedale dove sua nonna lo attendeva, Louis non aveva mai trovato il coraggio di entrarci ed era restato per ore fuori alla sua porta, su una sedia scomoda, a osservare il via vai dei dottori e infermieri che non lo degnavano neanche di uno sguardo.
A distanza di sei anni, Louis è ancora seduto su quella sedia, ha la testa tra le mani e si asciuga una lacrima ribelle. Non ricorda neanche cosa stesse facendo prima di essere chiamato dalla signora Styles - che gli chiedeva disperatamente di andare a controllare le condizioni di suo figlio, essendo lei a Los Angeles - ricorda solo di essersi precipitato fuori dal suo appartamento ed essere arrivato alla clinica in un batter d'occhio, aver chiesto di Harry e ascoltato le spiegazioni del dottore.

«Lo hanno trovato così - aveva detto il medico - Non sappiamo cosa sia successo. Sei un parente?»
Nessuno vuole dare delle vere risposte a Louis. Nessuno sa esattamente dirgli come siano andate le cose - un'aggressione, , ma perché? - né come si senta Harry.
«Possiamo parlare solo con un parente» gli ripetono gli infermieri, e Louis ha tentato di dire loro che l'unica parente di Harry più vicina - sua cugina Emma - si trova a Manchester e non potrà raggiungerli almeno fino a domani pomeriggio.
È seduto su quella sedia, quindi, e si morde le pellicine alle dita sentendo il sangue sulla sua lingua.
Shannon e Liam sono di fronte a lui. Shannon è sdraiata e dorme con la testa appoggiata alle gambe di Liam, che invece è fin troppo sveglio e le accarezza i capelli in un gesto dolce e delicato. Louis li sente gli occhi del suo amico puntati addosso, che lo studiano preoccupato in attesa di una qualsiasi reazione che non sarà in grado di contenere.
In piedi accanto a Liam, c'è Zayn. Era con Ella e sono entrambi completamente bagnati. Louis non ha chiesto loro il motivo per cui fossero insieme e in quelle condizioni, ma ha apprezzato che Ella sia corsa in suo aiuto, e che ora sia lì, anche se non ha aperto bocca da quando è arrivata.
Delilah, invece, è seduta in terra. Ha gli occhi chiusi, ma non sta dormendo. Louis sa che lei e Harry si sono simpatici a vicenda, ma non si sarebbe mai aspettato di vederla in ospedale insieme a tutti gli altri.
La porta dell'ascensore si apre e Aline attraversa il corridoio come una furia, portandosi dietro un biondino che Louis non riconosce. La ragazza ha l'aria sconvolta e spintona Louis con forza quando gli è vicino, facendolo barcollare e rischiando di farlo cadere dalla sedia.
Lui la guarda e fa per aprire bocca ma 
«che gli hai fatto?» urla lei e lo spinge di nuovo «dimmi che gli hai fatto!» insiste ancora.
Louis sta per rispondere, ma Ella lo precede e allontana Aline tenendola per un braccio, 
«sei pazza?» chiede poi.
«Se gli hai fatto del male giuro che -»
«Non è stato lui, Aline! - Ella la tiene ancora e Louis ha paura che se la lasciasse andare lei gli si rivolterebbe di nuovo contro - Harry è stato aggredito! Ora calmati.»
Aline scoppia a piangere e lascia che il biondino le stringa le spalle e le permetta di appoggiare la testa al suo petto. Chiede spiegazioni, stavolta più gentilmente, e nessuno sa darle davvero una risposta. «Era passato a trovare te» è l'unica cosa che Delilah dice e, se possibile, Aline piange ancora più forte.

 

 

Sono passate due ore e trentatré minuti quando il Dottor Ross - il professore di Liam - si avvicina a loro a grandi falcate, con in mano una cartellina azzurra. È un uomo sui cinquant'anni, con i capelli brizzolati e gli occhi chiari, alto più del dovuto e con una cicatrice sulla guancia destra. Ha la barba non fatta, le borse sotto agli occhi e l'aria di qualcuno che ha lavorato troppo e vorrebbe solo sdraiarsi nel suo letto per dormire un paio d'ore.
«Con chi posso parlare?» chiede educatamente e Louis si alza di scatto dal suo posto. Anche Liam si alza e ringrazia il medico per essere intervenuto così preventivamente dopo esser stato chiamato dallo studente stesso, nonostante l'ora tarda.
Il Dottor Ross risponde con un 
«si figuri» sussurrato a mezza bocca e poi studia Louis in piedi di fronte a lui.
«Il Signor - sfoglia i documenti che ha in mano e riprende solo dopo aver letto il nome del paziente - Harry Styles è stabile e fuori pericolo - conferma. Un sospiro di sollievo si leva da tutti i ragazzi in attesa - ha tre costole incrinate e per questo dovrà rimanere sotto osservazione per un po' di tempo, per il resto solo lesioni superficiali - Louis sente la tensione rilassarsi, ma il dottore non ha finito - ha subito un trauma cranico - aggiunge infatti - che potrebbe, nel peggiore dei casi, comportare sintomi di depressione, perdita della vista, di memoria o concentrazione. Ma questo potremo stabilirlo solo al suo risveglio.»
Louis sente una morsa allo stomaco e potrebbe svenire da un momento all'altro. Si appoggia al muro e lascia che questo lo sorregga, poi finalmente scoppia a piangere ed è Liam che lo stringe in un abbraccio e gli lascia un bacio affettuoso sulla testa, sussurrando un debole «andrà tutto bene» al suo orecchio.

 

 

Harry si sveglia solo la mattina seguente. Sono le sei e dieci e Louis è l'unico rimasto seduto sulla sedia d'attesa. Liam ha riaccompagnato a casa Shannon circa un'ora fa, per poi andarsi a fare una doccia e prepararsi per la lezione di anatomia che lo attende - costretto a frequentare, dopo aver fatto alzare il suo professore a un orario indecente solo per avere qualche notizia sulle condizioni dell'amico.
Delilah è tornata a casa con Niall - così Louis ha scoperto si chiama - quando nessuno dei due riusciva più a tenere gli occhi aperti.
Ella, Zayn e Aline sono a prendere un caffè al bar dell'ospedale e non sembra abbiano intenzione di andarsene prima di ricevere notizie positive.
L'infermiera gli dice che Harry è sveglio mangiandosi un po' le parole, ma Louis è già diretto verso la sua stanza prima ancora che lei possa chiedergli se vuole vederlo.
Apre la porta con delicatezza e lo inquadra con lo sguardo.
Harry è sdraiato sull'unico lettino occupato, ha addosso il pigiama ospedaliero e fa lunghi respiri pesanti. La sua testa è fasciata con cura, e il suo viso è livido e rovinato. Ha un occhio gonfio, un labbro spaccato e una ferita che si intravede sulla fronte. Ha il filo della flebo che gli parte dal braccio destro e un'altra fascia intorno al polso.
Louis si avvicina lentamente, e con la stessa lentezza Harry si gira a studiarlo, per poi accennare un sorriso che gli tira i punti sul labbro provocandogli del dolore.

«Devo essere proprio ridotto male se mi guardi così» sussurra. Anche la sua voce sembra essere stata intaccata, perché non è profonda come il solito, ma ha un tono così basso che Louis fa fatica a sentirlo.
«Non è uno dei tuoi giorni migliori, no» risponde Louis e cerca di sembrare il più tranquillo possibile, anche se il tremolare delle sue parole rivela le sue vere emozioni.
Gli sfiora una mano con le dita e ha paura che il solo toccarlo lo mandi in frantumi, perché Harry sembra così piccolo in questo momento e Louis vorrebbe essere stato in grado di proteggerlo.

«Come stai?» chiede banalmente il più grande, perché non si sente ancora pronto per il cosa è successo?
Harry annuisce e lascia intendere che sta bene, ma potrebbe stare meglio. Cerca la mano di Louis e incastra le dita debolmente, stringendo comunque con tutta la forza che ha in corpo.

«Ascolta, Harry, mi dispia-»
«Lascia stare» Harry scuote la testa e fa una smorfia con il viso, che dovrebbe essere un sorriso rassicurante. Non riesce ad affrontare quell'argomento lì, in quell'ospedale, mentre è attaccato a dei fili ed è troppo stanco anche solo per parlare.
Louis abbassa la testa, prende un respiro lungo e 
«chi ti ha fatto questo?» chiede con un filo di voce.
A Harry bruciano già gli occhi. Il solo ricordo di ciò che è successo lo fa ancora tremare di paura.

«Non lo so» mente, incapace di raccontare la verità, forse anche un po' per vergogna.
«Perché ti hanno fatto questo?»
«Non lo so.»
E Louis lo capisce che non sta dicendo la verità, ma non insiste. Si siede accanto al suo letto e lo osserva in silenzio.
«Louis?» Harry è talmente debole che sa di stare per addormentarsi. Lo sente proprio il corpo bloccarsi e la voce andarsene, gli occhi chiudersi pesanti e il cervello spegnersi.
«Sì?»
«Mi baceresti?»
Louis deglutisce e stringe un po' la presa sulla mano di Harry, si guarda intorno e controlla più e più volte che la porta sia chiusa e la stanza vuota. Tituba per quelli che sono lunghi secondi e sbatte le palpebre in movimenti veloci.
Harry sta già profondamente dormendo, quando Louis si china e gli sfiora le labbra in un bacio delicato, e non saprà mai del dolce 
«non spaventarmi mai più così» che gli viene sussurrato all'orecchio quando fuori il sole è finalmente alto nel cielo e sta riscaldando l'intera città.


 

 

 


 

Ehi voi! Come state?
Io dopo aver partorito questo capitolo (di cui non vado particolarmente fiera), bene! Avrei voluto scrivere molto di più, metterci molte più cose, ma mi serviva fosse incentrato su quello che è successo ad Harry e ciò che non c'entrava nulla sarebbe stato fuori luogo, inoltre se fosse stato ancora più lungo, sarebbe diventato estremamente angosciante...e io non voglio angosciarvi, quindi è tutto qui!
Per la cronaca, non sono così sadica e cattiva da pensare che il mio baby Harry sia rimasto tragicamente ferito dopo l'incidente, e infatti tranquille perché è vivo e vegeto e sta bene anche se comunque è normale che risenta dei colpi presi - e anche per il trauma cranico, beh, vedrete, ma non sarà nulla di angst se non qualche effetto collaterale leggero (questo era uno spoiler?)
Comunque ci tengo a farvi notare - se già non l'avete fatto - due cose di questo capitolo che per me sono importanti: NUMERO UNO è la prima volta che tutti i miei personaggi si ritrovano insieme nella stessa stanza e che si conoscono, anche se l'evento non è dei più piacevoli. Mi piaceva l'idea che in qualche modo ciò che è successo ad Harry li abbia """uniti""" e che siano lì per lui. NUMERO DUE lo so che si è guardato intorno mille volte, ma Louis ha davvero baciato Harry in un luogo pubblico - non c'era nessuno ok, ma credetemi per lui è stato un grande sforzo - ed Harry non lo saprà mai sigh.
Infine, tanto per dirvi la mia, le reazioni che più ho amato in questo capitolo sono state quella di Liam e di Ella. Liam perché è un grande amico, e per Louis farebbe davvero di tutto, perché lo conosce come le sue scarpe - per questo lo studia spaventato che possa avere la reazione sbagliata - e perché è di una dolcezza infinita. Ella perché, a modo suo, ha dimostrato a Louis più di quanto abbiano fatto tante altre persone - e questo ve lo dico perché io sono anche nella testa di Louis -  e lei è questo, è qualcosa che non ti aspetti.
Scrivo sempre troppo in questo angolo autore,

GRAZIE a chi legge, recensisce, mette la storia tra le preferite/seguite e mi contatta in privato per farmi i complimenti, siete un amore.

A presto!

Oneipo.


Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***


(7)




 

An open heart is an open wound to you.


 


Il cielo è di uno strano azzurro chiaro quel lunedì pomeriggio, un colore così limpido e puro che difficilmente gli abitanti di Londra sono abituati a scorgere, tra le nuvole fitte e scure. Tutto ciò che si può ascoltare tra i prati di Regent's Park sono gli uccelli cantare e gli alberi muoversi con il vento, il vociare lontano proveniente dai ragazzi che giocano a calcio e lo scorrere delle acque che attraversano il parco. Qualche pescatore se ne sta addormentato sulla propria barca, un cappello a coprire la testa e le braccia incrociate al petto. Un paio di passanti chiacchierano a bassa voce su quanto sia bella la città, con il sole a illuminarla, e una coppia anziana è seduta su una panchina, un cagnolino a giocare tra i loro piedi e le mani strette a ricordarsi il loro amore. 
Liam e Shannon sono sdraiati accanto a un albero, una coperta sotto i loro corpi e i giubbotti pesanti adagiati da un lato. Lei ha una larga felpa di suo fratello - verde proprio come i suoi occhi - dei chiari jeans a fasciarle le gambe e le solite Vans. Sta giocando con il telefono sdraiata a pancia in sotto, appoggiata sui gomiti, e sbuffa dopo aver perso un'altra partita a Candy Crush. 
Liam, invece, è proprio accanto a lei e ha la schiena appoggiata all'albero, in una mano dei documenti che studia attentamente e nell'altra una matita colorata, che si porta alla bocca per mordere pensieroso. Ha un paio di pantaloni beige, una camicia bianca sotto a un maglione nero e gli occhiali da vista - quelli che indossa solo per studiare - un po' bassi sul naso. 
Shannon lo osserva di tanto in tanto, quando lui non se ne accorge, e si sofferma sulle rughe sulla sua fronte corrucciata o sul suo mordersi il labbro inferiore, poi sorride e torna a giocare senza fare il minimo rumore. A guardarli così, in quel loro modo di atteggiarsi, chiunque li definirebbe troppo diversi per stare insieme - lei così bambina, lui così serio - eppure tra di loro le cose vanno più che bene. 
«Dannazione, non supererò mai questo esame» si lamenta Liam e Shannon non alza neanche la testa dal suo telefono. «Sei un secchione, certo che lo supererai» dice. 
Liam fa un sorriso e posa i suoi fogli nella borsa, si alza e si sdraia accanto a lei, il volto rivolto a studiare il cielo. «E tu sei una pessima studentessa, perché non ti vedo studiare mai» risponde. 
Shannon fa un respiro e ancora una volta prova quella sensazione allo stomaco che il continuare a mentirgli le provoca. Ma funziona così, no? Che quando dici una bugia quella poi si ingigantisce e non puoi più tornare indietro, perché farlo significherebbe perdere ciò per cui hai lottato. E Shannon non vuole perdere Liam, per questo non risponde. 
Lui la guarda di sottecchi e lascia cadere il discorso, poi «quella nuvola ti somiglia» la prende in giro e lei si volta per guardarla. 
«Quale?» 
«Quella brutta lì.»
«Stai dicendo che sono brutta?» 
Shannon finge di offendersi e Liam ride, si allunga per afferrarla e tirarsela contro. 
«Tu sei bellissima» dice e Shannon arrossisce e si lascia baciare. 
Restano un po' così, lui che le accarezza una guancia e lei che gli ruba i baci più inaspettati, poi Liam torna a sdraiarsi e le stringe una mano. 
«La prossima settimana devo andare da mio padre» annuncia tranquillo. 
«Per quanto starai via?»
«Una settimana»
Shannon sbuffa, perché una settimana senza Liam non vuole starci, e torna a giocare con il cellulare. 
«Sai che è solo, gli faccio un po' di compagnia» aggiunge lui e si passa una mano sugli occhi stanchi, togliendosi gli occhiali da vista. 
La rossa annuisce, «ti manca tanto? - chiede e improvvisamente l'atmosfera tra di loro si è fatta più seria - tua madre  
Non sa perché glielo sta chiedendo, ma è come se avesse bisogno di sapere, di conoscere le emozioni di Liam in quel momento. 
Il ragazzo fa spallucce, «avevo cinque anni quando se ne è andata. Non ricordo neanche il suo viso» dice e sta mentendo, perché il volto di sua madre, invece, lo ricorda ancora perfettamente. 
«Pensi di mancare, a lei?» 
«È importante? - chiede Liam un po' nervoso - ha lasciato me, mio padre e mia sorella da soli per fuggire con un altro e non si è più fatta viva. Non credo, quindi, di mancarle.» 
Shannon poggia la testa nell'incavo del collo di Liam, gli bacia una spalla e poi la mandibola e sente il cuore scoppiargli perché visto da lì è più bello di qualsiasi cosa esistente al mondo, ed è suo. 
«A me mancherai - gli dice sussurrando al suo orecchio, e dei brividi attraversano la schiena di Liam - a me mancheresti sempre.» 
 
 

 «Oui, maman. Je le sais, maman. D'accord, maman.»
Aline ripete quelle parole nell'esatto ordine e con la stessa enfasi, come un disco rotto. È al telefono con sua madre da più di mezz'ora e lei non ha fatto altro che ripeterle "stai mangiando?""sai che la prossima settimana è il compleanno di tua sorella?""chiamami più spesso" e le solite cose che una mamma lontana e preoccupata direbbe a sua figlia, soprattutto se non vede quest'ultima da mesi. 
Niall è seduto sulla poltroncina della camera e sta giocando con un lucchetto di un vecchio diario di Aline, che ha trovato per caso appoggiato al comodino. Lo apre e lo richiude, lo apre e lo richiude, e quando il lucchetto si blocca per uno strano motivo tra le sue mani, lo riposa dove l'ha trovato, cercando di fare l'indifferente e lanciando un'occhiata alla ragazza, per capire se è stato o no colto sul fatto. Non smette di ascoltare la voce di lei neanche un secondo, perché quando parla francese diventa ancora più acuta e melodica. 
Sono andati a trovare Harry, e Niall ha insistito particolarmente per accompagnarla, poi Aline gli ha  gentilmente chiesto se voleva salire per un caffè e due chiacchiere. 
«Scusa - dice lei appena riaggancia, posando il telefono e sedendosi sul letto - mia madre quando ci si mette è una vera tortura.» 
Niall sorride, «non fa niente, non ho comunque capito nulla di quello che vi siete dette.» 
Aline ride e con un gesto automatico si porta una ciocca di capelli dietro all'orecchio, abbassando lo sguardo. Lo fa spesso e Niall sente il cuore perdere un battito ogni volta che succede. Si sta lasciando coinvolgere da lei come un ragazzino alla prima cotta. 
«Sei stato gentile ad accompagnarmi, oggi» lo ringrazia Aline e Niall fa spallucce. 
«Figurati - risponde - mi fa piacere venire in ospedale con te.»  
Aline corruccia le sopracciglia e Niall si gratta la testa. 
«Non che mi piacciano gli ospedali - prova a riprendersi - in realtà odio entrarci perché c'è sempre quella puzza...» Niall tossicchia e sta arrossendo.  
«Però se ci sei tu - riprova dopo poco - puzzano un po' meno» borbotta a bassa voce e come sempre si dà dello stupido. 
Aline sta trattenendo una risata ed è davvero divertita dai tentativi impacciati di Niall di essere carino. Nessuno le ha mai detto che gli ospedali puzzano un po' di meno se c'è lei, certo, ma forse di lui le piace anche questo. 
«Dovremmo uscire di nuovo» propone il ragazzo qualche secondo dopo, per sviare anche l'imbarazzo che si sta posando tra di loro. 
Aline ci pensa su e «perché no!» risponde entusiasta. 
«Dove ti piacerebbe andare?» 
La ragazza si porta una mano sotto il mento e riflette sulla domanda, «mi piacerebbe andare a vedere il balletto - dice - so che danno Lo Schiaccianoci al Sadler's Wells Theatre.»
Niall rimane in silenzio, fa un ghigno poco felice e non dice nulla. 
«Che c'è, non ti piace?» il tono di voce triste di Aline lo riscuote, quindi si siede un po' più comodamente sulla poltrona e «no, scherzi, mi piace un sacco» mente spudoratamente e la sua voce è aumentata di un tono. Niall e il balletto sono, come è chiaro, due cose totalmente opposte. 
«Pensavo solo che poi dovremmo trovare un posto dove cenare» continua insicuro, cercando di sembrare il più convinto possibile. 
La francese sembra invece avergli creduto, quindi saltella sul letto e «mi porterai davvero a vederlo?» domanda. 
Il biondo annuisce e si pente nello stesso momento in cui lo fa. Solo che Aline sembra così felice che lui non può fare altro che accontentarla, chiamare il botteghino del teatro e prenotare due biglietti per Lo Schiaccianoci - che gli vengono anche a costare un occhio della testa e, ne è sicuro, gli concilieranno il sonno più del dovuto. 

 

 

 Il convento delle suore di Canterbury è situato nella zona rurale del paese ed è circondato da grandi prati verdi e casali disabitati durante il periodo invernale. Ospita all'incirca venti donne, tra le più giovani alle più anziane, che si occupano dell'orto e dell'allevamento e vivono di ciò che riescono a racimolare durante i raccolti. 
Ella sta percorrendo il viale che porta al chiostro, calciando i sassolini che incontra sulla strada. I suoi jeans sono stretti e il maglione largo le lascia scoperta una spalla, ma il sole picchia alto nel cielo ed è piacevole sul viso. Non ha detto a nessuno dove stesse andando, neanche a Delilah, ma ha preso il treno quella mattina presto ed ha comperato dei biscotti freschi e del pane sotto casa, diretta in quel luogo d'infanzia. 
«Buongiorno» saluta educatamente un paio di suore che non conosce - e che devono essere arrivate dopo l'ultima volta che si è recata lì - e si guarda intorno per godere del panorama che quel posto le offre. 
«Ella!» si volta sorridente nel sentirsi chiamare e Suor Margaret alza una mano in segno di saluto e le corre incontro felice, «che bello rivederti!» esclama poi. 
La suora ha all'incirca sessant'anni, è un po' in carne e ha le guance piene e rotonde. I capelli coperti dal velo sono un misto tra il nero del suo colore e il grigio della vecchiaia, e i vispi occhi verdi sono circondati da delle rughe evidenti. 
«È un piacere anche per me - risponde Ella abbracciando la donna affettuosamente - mi manca sempre molto la mia casa.»
Suor Margaret annuisce e poi le prende una mano, «vieni, Elizabeth e le altre saranno entusiaste di averti qui con noi.» 
Ella segue la suora in silenzio, lasciandosi condurre all'interno del convento che conosce a memoria. Ricorda ancora perfettamente di quando da piccola giocava a nascondersi nelle stanze e delle sculacciate che Suor Mary Elizabeth, la Madre Superiora, le dava quando rovinava i pomodori dell'orto saltandoci sopra con i piedi. 
La sala grande, che accoglie le suore durante gli orari dei pasti, è spaziosa e illuminata da due grandi finestre. C'è un tavolo rotondo al centro della stanza, delle credenze ricche di farina e grano, un caminetto acceso e una sedia a dondolo in legno. Alcune giovani ragazze sono raccolte intorno alla tavola e preparano con cura la pasta fresca per la cena, cantano una canzone religiosa e sorridono spensierate. Suor Mary Elizabeth è seduta a cucire su una sedia e i suoi occhi si illuminano nel vedere Ella. I capelli ormai completamente bianchi sono raccolti sotto il velo scuro e la pelle raggrinzita è segno dei suoi ottanta anni, ma Elizabeth possiede ancora la vivacità di una ragazzina e per questo si alza dalla sedia con facilità e apre le braccia per accogliere la ragazza, che si lascia coccolare. 
«La mia bambina - dice l'anziana, portando le mani sul viso di Ella e accarezzandole le gote dolcemente - sei sempre così bella.» 
Ella sorride e in un attimo anche le altre suore la riconoscono e corrono a salutarla. Ella si ritrova improvvisamente al centro di un abbraccio di gruppo, ed è bello perché c'è amore nell'aria e questo la fa sentire bene. 
«Vieni - riprende poi la Madre Superiora - hai un sacco di cose da raccontarmi.» 
Camminano per il prato, lei e Suor Elizabeth, ed Ella le sta dicendo che ora fa la babysitter a tempo pieno, che lavora in un catering solo quando viene chiamata, che fa anche da dogsitter due volte a settimana. La suora la ascolta in silenzio e la guarda con l'orgoglio di una mamma che ha visto crescere la propria figlia e diventare una donna. Si sente fortunata delle volte, Suor Elizabeth, perché nella vita ha scelto di amare Dio e il Signore l'ha ricambiata donandole una bambina, che una sera d'inverno piangeva da sola dentro un cesto del pane fuori dal convento e che la donna ha amato - e ancora ama - come se fosse sua. In qualche modo, rivede se stessa in Ella. Sempre così silenziosa e diretta, introversa e difficile da capire. 
La donna stringe la mano alla ragazza, e per Ella è come essere tornata piccola. 
«E l'amore, tesoro? Sono vecchia ormai, vorrei conoscere i miei nipotini prima di morire.»
Ella fa una smorfia, «ho solo ventidue anni» dice. 
«Ma almeno, sei innamorata?»
La giovane scuote la testa e non sa perché il suo pensiero si sofferma su Zayn. Non lo ama, è ancora troppo presto e sono usciti insieme solo una volta, ma c'è qualcosa in lui che la incuriosisce e la spinge a voler sapere di più. Una sensazione che Ella non ha mai provato con nessuno. 
«Dimmi come si chiama» insiste Suor Mary Elizabeth, fermandosi a raccogliere una margherita in terra e sistemandola dietro l'orecchio di Ella. 
«Zayn - dice lei - ma non sono innamorata, lo conosco a malapena.» 
«E ti piace?» 
Ella ci pensa su, poi dà la prima risposta che le viene in mente «parecchio» ammette e quasi se ne vergogna. 
Elizabeth si apre in un bel sorriso, «allora non lasciarlo fuggire» esclama e Ella annuisce divertita. 
Quando tornerà a casa, chiamerà Zayn solo per sentire la sua voce. 

 

 

Peggio del cibo lesso e insapore dell'ospedale, per Harry c'è solo la zuppa di asparagi che cucina sua madre e che - il più delle volte - ha un sapore aspro e troppo forte per il suo palato. 
Sta fissando la ciotola piena da circa cinque minuti buoni e non si azzarda neanche ad avvicinare il naso alla minestra per poter annusare l'odore. 
È passata una settimana dall'accaduto e lui si sente decisamente meglio. L'ospedale lo ha lasciato andare, dopo essersi assicurati che il trauma cranico non avesse comportato gravi conseguenze, ed Harry è lieto di soffrire solo di forti emicranie e deboli difficoltà di concentrazione - come quando il suo patrigno sta parlando di lavoro e lui si ritrova improvvisamente a pensare che i calzini a quadri gli piacciono davvero tanto, e non lo fa neanche di proposito! 
Sua madre Anne e suo marito sono atterrati a Londra solo dopo quattro giorni e nessuno di loro si è ancora preoccupato davvero di chiedere ad Harry cosa sia successo, anche se continuano a sistemargli la fascia che tiene ferme le tre costole incrinate e a disinfettargli la ferita sulla testa come due genitori premurosi. Sua cugina Emma lo ha invece raggiunto il prima possibile, portandosi dietro l'amore della sua vita - così lo chiama lei - ovvero un tipo con la cresta e i gilet di pelle che, probabilmente, fa il rapinatore o peggio. Harry ha passato un solo momento insieme a lei, perché poi se ne è andata in giro per Londra con la scusa di Patrick vuole visitare la città! e si è fatta vedere solo per pranzo e per cena. 
«Quella la mangi?» curiosa Louis, seduto su una sedia accanto al letto singolo della stanza di Harry, con i piedi appoggiati al materasso. 
Harry non gli ha esattamente chiesto di fargli compagnia, perché non è riuscito a dimenticare ancora le sue parole prima dell'aggressione, ma Louis non ha intenzione di lasciarlo solo neanche per un secondo, e se ci fosse un posto disponibile resterebbe lì anche per la notte. Neanche lui gli ha più chiesto cosa fosse successo e probabilmente sta aspettando che Harry si senta abbastanza pronto per raccontarlo. 
«Allora, la mangi? - ripete Louis con uno sguardo un po' preoccupato, perché le perdite di attenzione di Harry sono lunghe e frequenti - la minestra, intendo.» 
Harry scuote la testa e Louis la leva dalle sue mani per appoggiarla sul comodino. 
«Devi mangiare qualcosa» gli dice e tira un sorriso. 
«La zuppa della mamma mi fa schifo.» 
«Mi sembra ti faccia schifo qualsiasi cosa tua madre cucini.» 
Harry sposta lo sguardo fuori dalla finestra e non risponde, Louis si alza per sedersi sul letto e prendergli una mano, «dimmi cosa c'è» dice. 
«A volte penso che sarebbero dovuti rimanere a Los Angeles, sai, mia madre e Tom.»
Louis scuote la testa, «non essere sciocco - risponde - sono qui perché ti vogliono bene, a modo loro, ma te ne vogliono. Sei fortunato ad averli accanto.»
«E tu perché sei qui? Devo ritenermi fortunato anche ad avere te?» 
Louis deglutisce e abbassa lo sguardo. Sa a cosa si riferisce Harry e improvvisamente tutti quei discorsi mentali che si è fatto per chiedergli scusa sembrano non essere abbastanza. 
«Lo pensavi davvero, Louis, quello che mi hai detto quella mattina?» Harry lo guarda bisognoso di sapere, muove gli occhi alla ricerca di quelli del più grande e si morde il labbro ancora ferito. 
Louis prende un respiro, «ero arrabbiato, mi hai dato del codardo, tu - si blocca, ha la bocca secca - tu sai quanto mi faccia male, tu-» sta iniziando a balbettare e non ha più nulla di sensato da dire, se non un «mi dispiace» sussurrato a bassa voce. 
Harry vorrebbe alzarsi per abbracciarlo, ma non riesce a muoversi, quindi si limita a sfiorargli un braccio. 
«D'accordo - inizia - immagino che se voglia stare con te dovrò finalmente accettare questa situazione» non ne è felice, per niente, ma affrontare il discorso lo rende sempre improvvisamente stanco dell'intera situazione. 
A Louis vengono in mente tre cose da dire: per te mi impegnerò a cambiare, in fondo a me il mondo fa paura, comunque credo che mi sto innamorando, ma «mangia qualcosa, Harry, sei dimagrito un sacco» lo ammonisce e si alza per andare in cucina a racimolare una merendina e un po' di latte. 
Harry soffia e sente il cuore andare a mille, si passa una mano a sfiorare l'occhio ancora livido, ma molto più sgonfio, e si accarezza la testa imprecando per l'emicrania che lo sta per colpire e che inizia già a fargli male dietro il collo. Chiude gli occhi e spera di addormentarsi, perché di mangiare non ne ha proprio voglia e non ha voglia di perdersi ancora negli occhi azzurri di Louis, che lo guardano con quella compassione di cui Harry, al momento, non ha proprio bisogno. 

 

 



Ciaociaociao
Non potete capire che casini infiniti sono per me queste settimane, quindi ho aggiornato per miracolo e ho un sacco di recensioni da lasciare ma ok.
Voi come state?
Allora, eccomi con un nuovo capitolo che passo subito a commentare.

Liam/Shannon, inizio con il dire che all'inizio avevo inserito una parte dedicata interamente a Shannon, perché avevo deciso che in questo capitolo - come avrete potuto intuire - avrei fatto capire un po' qual era la vita e la situazione famigliare di qualcuno dei miei personaggi, e quindi avevo raccontato di lei. Nonostante questo, visto che vi piace Liam, ho poi cambiato idea e inserito invece una piccola scenetta tra lui e Shan, che vi facesse capire comunque qualcosa in più. Non è che Liam ha una situazione famigliare disastrata, sua madre se ne è andata, ok, ma lui vive comunque tranquillamente questa situazione perché ormai di tempo ne è passato. Ha solo suo padre lontano e, visto che è un ragazzo per bene, lo passa a trovare ogni quanto può. Ecco, visto che lui è molto serio e posato, mi sembrava giusto sapevate anche perché e sì, l'assenza della madre lo ha comunque reso tale.

Niall/Aline: parlare di Niall mi diverte sempre, perché dice cose senza senso ed è sempre troppo impacciato. Niente, loro hanno in programma un altro appuntamento - anche se l'idea non entusiasma molto Niall - e sono una coppietta carina, no? Aline, ormai lo sapete bene, è francese e sua madre è tornata a vivere in Francia, ecco perché sono lontane. La cosa comunque verrà spiegata più in là in un momento molto carino.

Su Ella non ho molto da dire. Mi piaceva l'idea che lei si comportasse in un certo modo proprio per l'educazione ricevuta sin da bambina e non so, ditemelo voi se vi piace o no questa cosa, perché per me ci sta perfetta per il personaggio ma potrei anche essere fuori strada.

Harry/Louis, bene, spero siate felici che Harry si senta meglio - ve lo avevo detto che non ero così crudele - e la sua situazione famigliare ormai la conoscevate bene. Ho da dire solo una cosa, perché so che vi stranirete nel leggere di un Harry così accondiscendente con Louis. Lui non ha dimenticato le parole di Louis e non le dimenticherà facilmente, ecco, è solo che immaginatevi un attimo tutta la stanchezza post-ospedale, penso che a nessuno di voi verrebbe voglia di discutere con qualcuno che, invece di tirare fuori le parole (maledetto Louis), balbetta frasi senza senso o se ne sta zitto. Harry si è sentito esattamente esausto.

Finisco qui e corro a fare il mio dovere,
fatemi sapere ok?

A presto!
Oneipo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***


 

(8)


 

You and I,
we don't wanna be like them.



 


Harry e Aline sono seduti sul divano della sala. Lui non ha quasi più l'occhio livido, ma tiene comunque le fasce intorno alla vita per le costole ancora un po' doloranti. Lei ha la testa appoggiata sulle sue gambe e mangia una caramella al limone.
«Quindi Niall mi porterà a vedere Lo Schiaccianoci» dice entusiasta, cercando lo sguardo del suo migliore amico, che sta sorridendo distrattamente.
«Avresti dovuto parlarmene prima» la sgrida lui passandole una mano sul viso e accarezzandole una guancia.
Ella, Louis e Delilah sono fuori a fumare. Anche se è buio e la temperatura non è delle migliori, loro non rinunciano mai a una sigaretta fuori programma.
Delilah sta dicendo che la pizza arriverà entro le nove e che ha tenuto da parte una bottiglia di vodka per l'occasione. Ella non ha particolarmente voglia di festeggiare, ma quando Aline le ha chiesto il permesso di organizzare una cena in onore della pronta guarigione di Harry - o per ringraziare il fatto che sia vivo, avrebbe detto lei - non ha potuto rifiutare.
La porta scorrevole si apre lentamente, rivelando una Shannon un po' imbarazzata, che si accinge ad avvicinarsi ai tre amici tenendosi comunque un po' in disparte. È stretta nel suo cappotto e sta respirando un po' d'aria fresca. In realtà non capisce perché Aline l'abbia invitata, ma «voglio che siano presenti tutti quelli che gli sono stati accanto in ospedale" le aveva spiegato e Shannon aveva accettato, comunque felice di passare una serata con gli amici di Liam.
Seduti al tavolo della cucina, infatti, Liam e Niall si stanno conoscendo meglio. Il primo sta spiegando all'altro il perché della scelta di medicina, «sin da bambino sognavo di  salvare vite» dice.
«Avresti potuto anche fare il carabiniere, o il pompiere, o il supereroe. Era necessario tutto quel...sangue?»
Il secondo gli sta dicendo che è fuggito dall'Irlanda appena compiuti i diciotto anni e che in realtà nella vita avrebbe voluto fare il musicista, ma si era dovuto accontentare di un lavoro da barista per racimolare qualche soldo e permettersi una vita decente.
Vanno abbastanza d'accordo, quei due, se non fosse che Liam pensa che Niall sia stato un po' codardo a rinunciare ai suoi sogni e Niall crede che piuttosto che fare il medico, nella vita preferirebbe prostituirsi.
Quando il campanello suona, Ella e Louis stanno rientrando e Aline si alza di scatto per correre alla porta e aprirla con entusiasmo.
Zayn sta cercando di sembrare il meno teso possibile e saluta Aline educatamente, porgendole una bottiglia di vino e pulendosi i piedi sul tappetino dell'entrata. L'unica persona che conosce davvero è Louis e ringrazia dio di trovarlo lì quella sera.
Ella aggrotta le sopracciglia e incrocia le braccia al petto, «che ci fai, qui?» domanda e non distoglie lo sguardo da Zayn un solo istante.
«Te l'avevo detto, Ella. Volevo che tutti fossero presenti - spiega Aline - e Zayn è rimasto con noi fino al mattino, mi sembrava il minimo invitarlo»
Ella sbuffa e se ne va in cucina, si siede accanto a Liam e accende un'altra sigaretta. Liam muove le mani davanti al viso per scacciare via il fumo e si lascia baciare da Shannon, che è tornata dentro e ha veramente troppa fame.
Zayn saluta i presenti, stringe la mano ad Harry, chiedendogli come si senta, e scambia due chiacchiere con Louis, così come farebbero dei vecchi amici.
Sono le nove e dieci minuti quando il fattorino consegna la pizza e tutti possono finalmente sedersi per la cena.

 

 

«Quello che dico io, Niall, è che se ci fosse più rispetto per le leggi tutto questo non accadrebbe.»
«Chiaro. Ma mettiti anche nei panni del barista, quello con i cocktails ci campa.»
«Comunque i minorenni non dovrebbero bere sempre, non solo dopo le due di notte.»
Liam beve un sorso della sua birra e stringe la mano a Shannon, seduta accanto a lui, che invece non  ha toccato un goccio di alcool dall'esatto momento in cui l'argomento 'minorenni ubriachi' è uscito dalla bocca del ragazzo.
«Allora, Shannon, dov'è che studi?» le chiede Aline chiaramente interessata e attirando l'attenzione anche di Delilah e Harry, che fino a pochi secondi prima battibeccavano sul perché la Coca Cola Light fosse migliore della Coca Cola Zero.
«Io. Ehm. Frequento l'università di lettere - mente lei così come ha mentito a Liam tempo prima - sono al primo anno» aggiunge per essere più credibile.
«Davvero? - chiede Harry curioso - anche Louis e Zayn frequentano lettere. Lou, vi siete mai incontrati con Shannon?»
Louis scuote la testa e Shannon deglutisce appena.
«Mi è giunta voce che Louis non sia un grande frequentatore» cerca di riprendersi lei e il resto del gruppo scoppia a ridere.
«La tua fama ti precede, LouLou - lo prende in giro Zayn - comunque neanche noi ci siamo mai visti. Ma è normale, sono all'ultimo anno e non abbiamo nessuna lezione in comune.»
Harry annuisce e cambia argomento. Ella, seduta di fronte a Zayn, lo scimmiotta ripetendo «sono all'ultimo anno» e mettendosi un'altra fetta di pizza nel piatto.
«Dicevi qualcosa?» domanda Zayn, che in realtà è parecchio infastidito dal modo di fare di lei e dal suo continuo ignorarlo.
Ella sorride, «dico solo che siamo tutte persone abbastanza umili qui, non c'è bisogno che ci rinfacci i tuoi successi.»
La sala cade improvvisamente nel silenzio. Liam tossicchia e Harry morde un altro pezzo della sua pizza, tenendo la testa bassa.
«Non stavo rinfacciandovi i miei successi - replica Zayn piccato - stavo solo spiegando il motivo per cui io e Shannon non ci siamo mai incontrati all'università.»
«Sì, certo» Ella sbuffa e batte un piede in terra, poi si alza ed esce in terrazzo, senza dare spiegazioni. Zayn è completamente spiazzato. Non sa se è il caso di alzarsi a sua volta e andarle a parlare, né se salutare tutti e abbandonare la cena, o rimanere lì e far finta che nulla sia successo. Gli sguardi dei presenti sono puntati tutti su di lui, ed è per questo che sceglie per la prima opzione e segue la ragazza in terrazzo.
Ella sta fumando e gli dà le spalle, Zayn si avvicina con cautela e si accende a sua volta una sigaretta.
«Si può sapere che ti è preso?» le chiede un po' sprezzante. Lei si volta e lo fissa con intensità, senza rispondere.
«È tutta la sera che sei strana. Devo supporre che sia a causa mia, giusto?»
Ella alza gli occhi al cielo e si volta di nuovo, non ha ancora dato nessuna spiegazione. Zayn si morde un labbro e le si para davanti, «cristo, Ella, puoi fare uno sforzo e parlare, per una volta?» urla e lei ora sembra anche essere divertita.
«Ho fatto qualcosa di sbagliato?» è l'ultima cosa che si premura di chiederle lui, prima di gettare la sigaretta in terra e fare per rientrare, decisamente innervosito.
«Non hai fatto nulla di sbagliato» interviene invece lei, facendolo bloccare di fronte alla porta scorrevole.
«E allora?»
«È la situazione ad essere sbagliata - Ella sta facendo fatica a tirare fuori i suoi pensieri - dio, ma li hai visti? Tutte quelle...coppiette felici! Aline e Niall sono usciti insieme tre volte e fanno già i perfetti innamorati. Niall mi porta a vedere Lo Schiaccianoci - ripete le parole di Aline, imitando il suo accento francese - che nervi.»
Zayn non capisce, ma si avvicina a lei e spera che Ella dica di più e lo aiuti a comprendere.
«Io. Non posso darti questo Zayn» conclude e al ragazzo è tutto più chiaro. Infatti sorride e «nessuno te lo ha chiesto" risponde.
Ella continua a guardarlo fisso, «il fatto che tu sia qui, che abbia accettato di venire a cen-»
«Frena, frena, frena - ripete lui alzando le mani in aria e facendo un sorriso tranquillizzante - Ella, io ho accettato di venire perché la tua amica sembrava stesse per scoppiare a piangere quando la prima volta ho rifiutato - Ella ride - non perché pensavo che avremmo potuto giocare alla coppietta felice per tutta la sera. Siamo usciti insieme solo una volta, non ti chiederei mai di essere questo.»
La ragazza si rilassa e accende una nuova sigaretta, ora Zayn è particolarmente vicino e respira il fumo che esce direttamente dalla sua bocca.
«Mi chiederai di esserlo, in futuro?» domanda Ella, tirando del tabacco.
«Ella, io sono per vivere il presente - aggiunge Zayn - e nel presente ci siamo io e te, che andiamo stranamente d'accordo e che probabilmente usciremo insieme ancora una volta. Quello che sarà del futuro, lo decideremo poi.»
Lei annuisce e soffia del fumo sulle labbra di lui, che si permette di schiuderle e respirarlo ancora una volta, in un gesto che fa impazzire i pensieri di Ella.
«Potresti anche esserti meritato quel bacio» dice allora lei e appoggia la bocca sulla sua guancia, lasciando che lui perda un battito e chieda di più.
La porta della terrazza, però, si apre e un Harry infreddolito chiede loro di rientrare, perché c'è il dolce e Aline non ha intenzione di iniziare a mangiarlo se non sono tutti seduti a tavola. Ella e Zayn si sorridono e rientrano, Harry pensa che la torta al cioccolato gli farà sicuramente venire da vomitare.


 

«I tuoi amici sono simpatici» dice Shannon mentre sono in macchina e Liam si appresta a riaccompagnarla a casa.
«Credevo che Louis non ti piacesse molto.»
La radio trasmette una canzone dei Coldplay, e Liam fischietta svoltando a destra.
«Potrei averci ripensato, un pochino» risponde Shannon giocando con il finestrino, facendo entrare della leggera brezza nell'abitacolo e chiudendolo poi improvvisamente. Liam fa un sorriso, «a lui piaci molto» confessa e si volta a guardarla.
Shannon fa spallucce e alza ancora di più la radio, nobody said it was easy dice Chris Martin, e lei pensa che invece le cose con Liam sembrano molto più facili del previsto.
«Per me è importante» continua il ragazzo fermandosi a un semaforo rosso. Ora può puntare i suoi occhi su di lei e osservare le linee delicate del suo viso.
«Cosa?»
«Sapere che il mio migliore amico e la mia fidanzata vanno d'accordo.»
Shannon registra velocemente quelle parole e non può far altro che aprirsi in un ampio sorriso, arrossire un po' e lasciargli un bacio sulle labbra, sorprendendo Liam che la guarda curioso.
«Che c'è?» chiede lui mentre riparte e si sente osservato dagli occhi luminosi di lei. Nelle pupille chiare di Shannon si può leggere benissimo amore e felicità.
«L'hai detto - inizia lei e sembra più bambina del solito - hai detto che sono la tua fidanzata.»
Saltella un po' sul sedile e non smette un solo secondo di guardarlo, si sente così contenta che metterebbe la testa fuori dal finestrino per urlare io e Liam Payne siamo fidanzati, fidanzati per davvero!, e lo farebbe se non fosse che, conoscendo il ragazzo, a lui prenderebbe un mezzo infarto e le chiederebbe gentilmente di tornare al suo posto e non farlo vergognare in questo modo. Sempre così serio.
In tutta risposta, ora è Liam ad arrossire - e Shannon crede che non ha mai visto nessuno di così bello - perché gli è venuto naturale chiamarla in quel modo, senza neanche accorgersi che stava dando un termine a quello che loro erano e che quell'etichettarsi in realtà gli piace e anche molto.
«Ho solo detto la verità» ammette a bassa voce e si gratta la nuca, accostando di fronte casa di Shannon. «Insomma - riprende - facciamo tutto quello che fanno due fidanzati.»
Lei non sa più resistergli, sente il cuore scoppiare e forse piangerà di gioia, ma quello solo quando sarà dentro il suo letto e stringerà il suo peluche preferito.
Mentre è lì, dentro quella macchina, invece, si butta tra le sue braccia e poggia le mani sul suo petto, stringendo la giacca e avvicinandolo a sé possessiva. Liam ricambia l'abbraccio dopo pochi secondi e le lascia un bacio sulla testa, respirando il buon odore di lei. In un attimo, le loro labbra si stanno sfiorando e Shannon non ha smesso un solo secondo di tenere stretti i vestiti di lui. Si baciano con semplicità, senza chiedere di più, senza approfondire il loro stare vicini, lasciandosi scie di baci sul naso o sulla mandibola, sulla fronte o sopra il collo.
«Posso dire alle mie amiche che stiamo insieme, quindi?» domanda Shannon dopo un po', sorridendo sulle labbra di lui e permettendo a Liam di accarezzarle una guancia.
Lui ride e la bacia ancora, «puoi farlo» conferma.
«Stiamo insieme, anche se non abbiamo ancora fatto l'amore?»
Quella frase fa paura a Shannon, quell'ancora pronunciato senza neanche pensarci è come ammettere di sapere che succederà e che Liam sarà il primo, il più importante e magari anche l'unico. Trema un po' e Liam la stringe più forte.
«Per quello posso aspettare» sussurra e Shannon sente gli occhi inumidirsi.
Le certezze che lui le dà, sono molto di più di un semplice sogno da diciassettenne, e lei se ne rende conto mentre permette al suo fidanzato di baciarla di nuovo.



 



Sono viva. Ho avuto un gran da fare tra esami e lavoro e impegni vari, ma sono viva.
Come state?
Ho scritto questo capitolo tutto stanotte, non ho chiuso occhio e spero davvero sia venuto fuori qualcosa di decente perché al momento non ho le forze per rileggerlo.
Vi avevo detto che avrei trovato il modo per far interagire di nuovo tutti i personaggi tra di loro ed eccolo qui.
Aline organizza una cena per ringraziare tutti coloro che sono stati vicini ad Harry dopo ciò che gli è successo. L'ho trovata una cosa carina perché avrebbe permesso a tutti loro di conoscersi davvero (visto che in ospedale non ce n'era stato modo, data la situazione) e perché Aline fa tutto questo per Harry e penso che sia una cosa dolce.
Però poi alla fine mi interessava incentrarmi su Ella e Zayn e su Shannon e Liam, e così ho fatto.
Quindi partendo da questi, direi che Ella finalmente mostra una debolezza. Tira fuori un'insicurezza che non aveva ancora mostrato e che ora inizia a fare. Lei non ce l'ha davvero con Zayn, non è arrabbiata o infastidita con lui perché ha accettato di venire a cena, è arrabbiata con se stessa perché sa che non potrà dare a Zayn quello che vede in Aline e anche in Shannon, quel tipo di rapporto. E ha paura che a Zayn non vada bene e che voglia di più e si aspetti cose che lei non sa come dargli.
Zayn, in realtà, da Ella non si aspetta proprio nulla, solo che continuino a frequentarsi perché c'è feeling e attrazione e a lui piace stare in sua compagnia. E glielo dice tranquillamente, il che fa rilassare tantissimo Ella che per una volta non si sente completamente fuori luogo.
Shannon e Liam invece hanno messo un punto alla loro relazione: siamo fidanzati e tante belle cose. Shannon reagisce come sempre eccessivamente e ingenuamente e Liam è sempre molto pacato che sembra quasi suo padre. Ritengo molto importante quello che si dicono alla fine, sul fatto dell'essere fidanzati anche se non hanno avuto ancora nessun rapporto intimo, e di come risponde Liam. Spero che questo vi faccia capire molte cose su di lui. 
Niente mi andava anche di paragonarvi questo due coppie che secondo me sono agli opposti dei poli. Liam e Shannon che fanno tutto e subito, Zayn e Ella che continuano a trattarsi da amici nonostante l'attrazione. Mentre Aline e Niall e Harry e Louis sono un po' nel mezzo.

Vi lascio, in realtà sto scrivendo una long Het su Harry e sono già al sesto capitolo YAY quindi credo che inizierò a pubblicarla oggi e se vi va, potete farci un salto.
Ringrazio come sempre tutti voi. Fatemi sapere che ne pensate, ok?

A presto,
Oneipo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2936095