Two of us

di MissDeppDixon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Two of us

Capitolo 1

 

6 luglio 1957, 21:00

Finalmente, la sua amata Liverpool.

John uscì dalla stazione e fece un profondo respiro, che gli riempì i polmoni con il suo solito profumo di smog, che a lui piaceva tanto. Vide qualcuno fare cenno con la mano verso la sua direzione e riconobbe zia Mimi; corse da lei e la abbracciò:

-Su John! Non fare il bambino, hai passato bene le vacanze?-

-Zia, Manchester sarà anche bella, ma nulla mi toglierà Liverpool dalla testa- detto questo si avviò verso la fermata del bus. Durante tutto il tragitto zia Mimi non faceva altro che parlare delle sue “vacanze” e di come è stata male da sola, della bottega, ecc...ma lui aveva la testa altrove, e non era di certo a Manchester, insieme alle ragazzine che lui ha trascinato tra le lenzuola solo per divertimento, no, il suo pensiero era a Heather, la bionda Liverpooliana che, prima di partire, ha rubato il cuore di John. Difficile da credere, anche per lui, ma lei gli aveva letteralmente preso il cuore. Il bus continuava a camminare e lui aveva la testa appoggiata sul finestrino, quando una chioma bionda lucente attirò la sua attenzione. Si, era lei, la sua amata Heather. Scese alla fermata lì vicino lasciando zia Mimi sola sul bus, sapeva che si sarebbe preso una bella strigliata, ma ne sarebbe valsa la pena. Seguì la ragazza fin dentro Walton Hall Park facendo finta di fare una passeggiata solo soletto, infondo quel parco lo frequentava anche lui, a volte ci andava per disegnare, gli piaceva molto il contatto con la natura e l'ispirazione che quel parco gli offriva. Ritornò alla realtà quando vide Heather sola, seduta su una panchina: era il momento giusto, doveva andare a parlarle. Con fare galante John si avvicinò alla ragazza

-Buondì dolce donzella, posso avere l'onore di sedermi qui accanto a lei?-la ragazza nascose un sorriso e fece un breve cenno con la testa. Soddisfatto John si accomodò

-Che stupido che sono, non le ho detto il mio nome-lei si girò incuriosita- Mademoiselle, mi chiamo John, John Lennon-

A quel nome la ragazza sgranò gli occhi

-Lei è John? Il famoso Lennon?-

-Famoso? Da quando in qua io sarei famoso?-

-Beh-la ragazza arrossì-parlano molto di lei, delle sue varie conquiste, le sue mille spasimanti-

John rimase per un po' sorpreso, se ne sarebbe benissimo andato, non gli andava molto a genio che la gente parlasse di lui alla sue spalle, ma una ragazza cosi non se la faceva scappare di certo.

-Oh, beh, lei crede alle voci delle oche liverpooliane? Sà, ne abbiamo di tutti i tipi-

-Oh certo che no, volevo solo accertarmi che foste la persona giusta-

-Io sono la persona giusta, signorina-la ragazza sorrise, John aprì bocca per fare una delle sue solite battute, ma in lontananza vide le amiche di Heather tornare, e a giudicare dalle loro facce farebbe meglio ad andarsene

-E' stato bello conoscerla, signorina?-porgendo la mano

-Heather Thompson- rispose stringendola

-A presto-disse facendo un inchino, lei si limitò a nascondere un altro sorriso e muovere la mano per salutarlo.

John guardò l'ora, le 22.00. Zia Mimi sarà furiosa, pensò, cosi iniziò a correre. Prese la scorciatoia che passava per il molo, ormai buia a quell'ora. Arrivato a metà strada sentì delle voci provenire da dietro degli alberi. A giudicare dal tono due persone stavano litigando, John non se ne era mai importato nulla di roba del genere, ma qualcosa gli faceva pensare che doveva intromettersi.

Si avvicinò alla panchina vicino gli alberi dove i due stavano discutendo e si sedette, mettendosi in ascolto:

-Sarà la quinta volta che te lo ripeto ragazzo, voglio quel cappotto-la voce era roca e cattiva, ma quella che John sentì dopo era indifesa e tremante, ma decisa

-Non...non posso- John tese l'orecchio per sentire meglio

-Ah davvero? Non cederesti il tuo bel cappotto ad un povero barbone che dorme fuori al freddo?-

-In realtà siamo a luglio...ma comunque signore, anche se fossimo a dicembre, è l'unica cosa che mi rimane di mia madre, non posso darvela, mi dispiace-John sobbalzò, conosceva troppo bene quelle emozioni

-Non me ne frega nulla di tua madre!- a quelle parole John esce allo scoperto facendo spaventare i due uomini

-Lo lasci in pace!-si era messo in mezzo ai due, il ragazzo si era fatto piccolo piccolo davanti all'imponenza di John, davanti alla sua voce calma ma sicura.

-Stanne fuori ragazzino-disse il barbone spostandolo con una mano, ma John lo bloccò

-Ho detto di andare via!-il tono di John si alzò e il barbone capì, forse era meglio lasciare stare per quella volta, è stato solo fortunato, ma non ci sarà sempre quel ragazzo a proteggerlo. Con un cenno della mano girò i tacchi e se ne andò.

John rimase fermo per un po', cercando di capire cosa aveva appena fatto, aveva difeso un ragazzino, lui che di solito li faceva scappare via. Si girò verso di lui

-G..grazie-disse il ragazzo

-Di..di nulla-disse lui guardandolo, il più piccolo aveva la testa ancora bassa, poi di scatto l'alzò. Un brivido percorse la schiena di John, il volto del ragazzo aveva lineamenti dolci e anche con il viso contratto dalla paura John si accorse di quanto era bello, ma i suoi occhi lo colpirono di più, grandi e di un meraviglioso nocciola, distolse quei pensieri dalla mente, cosa stava facendo?Adesso si metteva ad elogiare anche i ragazzini?

-Non è la prima volta che mi capita-

-Cosa? Incontrare un barbone?-il ragazzo sorrise, un altro brivido attraversò la schiena di John

-No, essere aggredito così, ogni volta l'argomento finisce su mia madre-quanto lo capiva, in tutti quegli anni non si era mai permesso di parlare di sua madre, non voleva, ma decise di farlo, per il ragazzo.

-Succede anche a me-il ragazzo lo guardò negli occhi e John distolse lo sguardo-ho perso mia madre un po' di tempo fa-

-Anche io-fu la risposta fredda del ragazzo

Rimasero per un po' con la testa bassa, nessuno sapeva cosa dire, poi John pose la mano in avanti

-Non mi sono presentato, sono John Lennon- forse si immaginava una reazione come quella di Heather, ma il ragazzo alzò la testa e sorrise, e qualcosa nel petto di John accellerò

-Io mi chiamo Paul, Paul McCartney- disse stringendo la mano

-Senti-fece John mettendosi la mano dietro la testa-se vuoi ti accomopagno a casa, non vorrei che qualcuno ti aggredisse di nuovo-Paul lo guardò torvo

-Guarda che so badare a me stesso-

-Oh, questo non lo metto in dubbio-disse ridendo, Paul si limitò ad imbronciarsi e mettersi a braccia conserte

-Io abito lì giù se ti interessa-fece Paul indicando una parte lontana dopo il molo

-Anche io-disse John- andiamo?-il più piccolo rimase per un po' indietro, poi raggiunse John cercando di stare al passo, camminava cosi veloce.

John si mise le mani in tasca e uscì una sigaretta

-Ne vuoi una?-chiese aspettandosi un “no”

-Si grazie-fu invece la risposta di Paul, ne prese una e se la infilò in bocca, la accese e iniziò a fumare, John lo guardava

-Cosa c'è?-

-Umh, no nulla-disse accendendosi la sua e guardando avanti.

Per un tratto di strada nessuno dei due parlò, poi Paul aprì bocca

-Cosa fai nel tempo libero?-

-Mi stai chiedendo un appuntamento?-disse John con un ghigno divertito, Paul arrossì

-Certo che no! Volevo sapere se ti piaceva fare qualcosa durante il tempo libero-

-Disegno, scrivo poesie e suono la chitarra-Paul lo guardò sbalordito, non si aspettava che un ragazzo di sicuramente 16-17 anni avesse quei tipi di passatempo, che inoltre erano per metà anche i suoi

-I tuoi invece?-continuò John

-Scrivo poesie e le trasformo in canzoni, suonando la chitarra-John si bloccò e si girò per guardarlo e assicurarsi che non lo stesse prendendo in giro

-Sul serio?-

-Si che male c'è?-Paul sembrava indispettito

-Quanti anni hai?-

-15-rispose Paul freddo

-Io sono più grande.-rispose John facendo innervosire il più piccolo

-Buon per te-

Una risata ruppe il silenzio di pochi secondi che si era formato dopo la risposta di Paul

-Vedo che siamo permalosi-

-Beh-fece Paul- ci conosciamo da si e no mezz'ora, non mi piace essere preso in giro dagli sconosciuti-

-Ma io non sono uno sconosciuto-disse John guardando avanti-ti ho salvato poco fa, non ricordi?-

-Non la considero una scusa per potermi prendere in giro-mise di nuovo il broncio e si chiuse nelle spalle. Aveva ragione, John lo conosceva da poco ma adorava prenderlo in giro. Non aveva mai visto un ragazzo così indifeso. Gli faceva tenerezza anche il quel momento, stretto nelle sue piccole spalle, con il broncio che gli faceva sembrare il viso ancora più dolce, anche se arrabbiato...era la seconda volta che faceva mentalmente i complimenti ad un ragazzo, cosa gli era preso quello sera? Era davvero strano, che sia stato Paul a farlo pensare come una checca?Non poteva essere, oppure si?

Paul guardava davati a sé. Era incredibile, conosceva poco quel ragazzo ma già gli era simpatico. Anche se lo prendeva in giro, aveva qualcosa di che lo faceva star bene. Ma cosa aveva nella testa? Avanti è un ragazzo, non può pensare certe cose su John..oppure si?

Camminarono un altro po', tutti e due immersi nei loro stessi pensieri, e forse cercando di immaginare quelli dell'altro

-Io sono arrivato-disse Paul ad un certo punto, John sobbalzò

-Oh, bene, beh...buonanotte-disse sorridendo e porgendogli la mano

-'Notte John-disse rispondendo al sorriso e stringendogliela

John girò e si incammino verso casa sua fissandosi la mano appena stretta da Paul

Qualcosa quella sera cambiò

 

Spazio autrice

Ciao a tutti!
Questa è la mia seconda storia che scrivo su John e Paul, (la prima era una OS). Spero che almeno con questa farò una buona impressione. L'ispirazione mi è venuta vedendo un film, di cui non mi ricordo il titolo :D

Allora, i nostri due ragazzi si sono conosciuti, chissà che piega prenderà la storia :)

Non sono brava con gli spazi autrice, quindi saranno abbastanza corti ahah

A presto con il prossimo capitolo, che non so quando pubblicherò dato che devo ancora scriverlo, non vi prometto nulla :)

Cristina

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Two of us

capitolo 2

-'Notte John-disse rispondendo al sorriso e stringedogli la mano

-John! John alzati! Per l'amor del cielo, farai tardi-

Qualcuno urlava con forza il suo nome, sapeva che la voce della zia non si sarebbe spenta fino a quando lui non sarebbe sceso. Controvoglia John si alzò dal letto, prese i primi jeans a portata di mano e corse giù prima che la voce di zia Mimi si esaurisse del tutto. Non che gli faccesse dispiacere, ma preferiva sentire qualcuno in quella casa, dove ormai erano rimasti solo in due.

Entrò in cucina e trovò la zia seduta al tavolo, intenta a leggere il giornale e sorseggiare del caffè

-Buongiorno zia-disse John avvicinandosi e schioccandole un bacio sulla guancia

-Oh tutte queste smancerie con me non servono sai? Se non ti ricordi, ieri abbiamo lasciato una conversazione in sospeso-

-Mhh-disse John mettendosi un dito sul mento, imitando uno che sta pensando intensamente-non credo proprio-

-Dove sei stato?-

-In giro-rispose con un sorrisetto beffardo

-Con chi?-a quella domanda, il viso di John divenne cupo: già, con chi era stato?

-Con...un amico-rispose fissando il pane tostato davanti a lui

-Uno dei soliti stupidi?-ma John ormai non sentiva più la zia, la sua mente stava tornando indietro, a ieri sera. Prima che la zia lo svegliasse John aveva sognato soltanto una voce, e aveva visto un sorriso, due grandi occhi nocciola e una mano stringere la sua; “'notte John”Quella voce così calda, dolce e gentile, come se si conoscessero da tanto, ma perchè lo aveva sognato? Avrebbe dovuto sognare Heather, non lui, che aveva conosciuto da un solo stupido giorno, e poi...perchè diamine continuava a pensare alla sua bellezza? Avanti, lo conosceva da un giorno, oppure...era solo la sua immaginazione? Forse ieri è tornato a casa e si è addormentato, ha sognato di incontrare quel magnifico...no ma cosa stava pensando, quel dolce, ma no! John! Cosa ti passa per la testa! Dio...stava impazzendo. Stupido, stupido ragazzino.

-John, la smetti di dormire in piedi? Avanti è tardi, a scuola-

John senza nemmeno rispondere si alzò e si diresse in camera, prese la “cartella”, se cosi si poteva chiamare, con dentro solo un album da disegno e una matita e scese giù

-E non fare tardi nemmeno sta volta!-

Come ieri sera, magari incontrava di nuovo quel Paul, cosi da poter parlarci un'altra volta...DANNAZIONE...doveva smetterla di pensare a lui...

-Non ti fermare con nessuno John!-gridò zia Mimi dalla cucina

...potesse rivederlo ancora...ma cosa pensava??...

-Mi hai sentita?!-continuò la zia

-Basta ti prego!-sbottò John sbattendo la porta di casa

Iniziò a correre verso il suo parco preferito, cercando di non pensare a nulla. Passò davanti casa di Paul

...Paul...

Per un attimo si girò verso le finestre di quella casa, ma poi ritornò a concentrarsi sulla strada; prese la scorciatoia che passava per il molo

...Paul...

ancora quel nome nella mente, ma perchè ne era tanto ossessionato?

Continuò a correre lasciando che il caldo vento di luglio gli accarezzasse il viso, gli scompigliasse i capelli. Un dannato giorno, solo uno, lo conosceva cosi poco...forse gli piaceva il suo nome?

...Paul...

iniziò a correre più veloce, era quasi arrivato, la milza iniziava a fargli male

...Paul...

gli mancava solo un piccolo tratto di strada

..Paul...

stava impazzendo

...Paul...

Uh guarda, lì c'è un fiore, quello invece è un uccellino...adesso sembravano cosi interessanti

...Paul...

-Ciao John!-

-Paul!-si bloccò e si girò di scatto verso la persona che lo aveva chiamato

-Emh no...sono Heather-disse lei sorridendo timidamente, un po' confusa

-Oh, emh, ciao-ma dove erano finite le buone maniere?

-Heather, che magnifica sorpresa-disse riprendendosi e baciandole la mano, lei arrossì e nascose un sorriso

-Come mai da queste parti?-continuò John sorridendo

-Una passeggiata-rispose lei

-Madame, le va di farmi compagnia, vedo che è tutta sola-

-Oh, emh-disse guardandosi intorno-d'accordo-

Iniziarono a camminare verso il parco dove si erano incontrati ieri

-Come sta?-chiese John

-Bene, comunque John, puoi darmi del tu-

-Come desidera, emh volevo dire, come desideri-la ragazza arrossì e lo guardò

Camminarono per un altro tratto di strada, John aveva accanto la persona che amava e questo doveva farlo sentire bene, ma l'unica cosa che riuscì a pensare fu...no, meglio non pensare. Si limitò a guardare davanti a sè

Entrati nel parco, giustamente deserto, si sedettero su una panchina e per un po' stettero in silenzio. Poi lei parlò

-E' un posto molto bello questo-disse guardandosi intorno

-Mai quanto te signorina-la ragazza arrossì pesantemente e abbassò lo sguardo sorridendo

-Oh John, grazie-lui la guardò, ma non riuscì a sorridere cosa gli prendeva? Lei non se ne accorse e continuò a parlare

-Ieri le ragazze che hai visto venire verso di me hanno detto di stare attenta con te, ma io non le ho ascoltate, mi hai colpito davvero molto ieri pomeriggio-

John sorrise guardando davanti a sé, lei si avvicinò di più a lui, sfiorandogli la mano e facendolo sussultare

-Hai fatto bene sai?-disse lui girandosi e guardandola finalmente negli occhi, erano di un azzurro intenso, un colore che John adorava molto, come il cielo, quanto avrebbe voluto disegnarli

-Heather! Heather!-qualcuno stava gridando, lei si girò e sbuffò guardando verso la ragazza che l'aveva chiamata

-Beh John, io devo andare-disse guardandolo amaramente negli occhi,

-Aspetta, non abbiamo per niente parlato!-disse fermandola per un braccio

-Vorrei rimanere, ma ho da fare-

-Ci rivedremo vero?-chiese

-Certo, a presto-rispose lasciandogli un bacio sulla guancia, lui la guardò allontanarsi e rimase seduto su quella panchina per un po' di tempo.


Dieci minuti dopo si ritrovava sotto il suo albero preferito, con l'album aperto e la matita in mano. Alzò lo sguardò e fissò un punto invisibile davanti a sé, poi la matita incominciò a muoversi sul foglio, in quel momento lui non pensava a nulla, era la mano a guidarlo. Quando ebbe finito allontanò il disegno per ammirarlo, ma appena capì cosa aveva disegnato richiuse l'album e lo buttò nella borsa. Una voce lo chiamò da lontano

-John! Finalmente-il ragazzo si avvicinò a lui correndo

-Ciao...da quanto tempo!-disse John sorridendogli

-Se ti facessi vedere un po' più spesso, magari anche a scuola, potremmo parlare di tanto in tanto-

-Scusami, ma non ho voglia, sai che non mi piace stare seduto sei ore su una sedia e non fare nulla-

-Concordo con te-

-Comunque, qual buon vento ti porta qui?-chiese John risiedendosi a terra, ma prima che Ringo potesse rispondere gli si buttò addosso strapazzandolo

-Oggi fai 17 anni!-disse stritolandolo

-John, non vorrei fosse il mio ultimo compleanno, sto soffocando-lui si tirò su e scompigliò i capelli di Ringo

-Adesso sei grande anche tu!-

-In teoria, tu devi ancora compiere 17 anni, quindi sono più grande io-

-Stà zitto-rispose John ridendo-sei venuto fin qui per ricordarmi questo?-

-No, almeno, non proprio. Volevo chiederti se ti andava di venire insieme a me e altri miei amici al Cavern stasera, offro io-

-Ma certo!-rispose John alzandosi e tirando su anche Ringo

-Perfetto, ti passo a prendere io.-disse sorridendo, poi lo salutò e iniziò ad incamminarsi verso l'uscita del parco, John si rimise seduto quando la voce di Ringo chiamò di nuovo il suo nome

-John! Ricordati la chitarra!-prima che lui potesse ribattere Ringo era già scappato via. Era da tanto tempo che non usciva con i suoi amici, sarebbe stata una liberazione per lui

______________

-Non ti azzardare ad uscire John!-la zia glielo aveva ripetuto almeno dieci volte, ma John rimase della sua idea. Mentre lui si preparava zia Mimi aspettava sull'uscio della porta con le braccia incrociate

-John...-cantilenò la zia, vedendo che era ormai pronto e non aveva nessuna intenzione di ascoltarlo

-Zia...-la imitò John. Fece per prendere la sua giacca di pelle, ma la zia la tirò verso di sé

-Dai, adesso si strappa-John non ce la faceva più a tirare, quella donna era incredibile ed aveva una forza incredibile

-Tu non vai da nessuna parte-John con uno strattone prese la giacca e se la infilò, acchiappò la chitarra, sorpassò la zia e corse giù. Le ultime parole che sentì furono:

-Non fare tardi!-

adesso anche il coprifuoco? Non ho mica 15 anni

John aspettò Ringo che dopo mezz'ora si presentò con una scusa come “ho avuto da fare”, ma John non si arrabbiò, nulla avrebbe rovinato quella serata

Arrivati al Cavern Ringo lo trascinò via da due o tre ragazze che John aveva adocchiato appena entrati e lo portò al bancone dove un ragazzo con uno scolapasta al posto dei capelli e due grandi sopracciglia li stava aspettando

-John lui è George Harrison, un grande chitarrista, pensavo ti potesse interessare-

-Piacere, John Lennon-

-Piacere mio-rispose George, aveva una voce nasale che si udiva molto, e lui che pensava che solo Ringo potesse avere una voce grave per colpa del suo nasone a forma di sottomarino.

-Io vi lascio, vado a cercare altra gente-salutarono Ringo e rimasero in silenzio, John iniziava ad essere stufo della gente silenziona, gli faceva salire il nervoso. Così si decise a parlare

-Suoni la chitarra allora?-

-Si, è una grande passione che avevo sin da piccolo-

-Davvero? Ringo scommetto che te l'ha fatta portare-George rise

-Si, anche a te vedo. Sai perchè lo fa?-

-Per stressarci?-rise ancora

-Nono, perchè anche lui vorrebbe imparare a suonare qualcosa, adora la batteria ma i genitori non vogliono comprargliela, gli hanno regalato una chitarra, ma lui ormai si è innamorato delle percussioni. Me lo dice sempre, “vorrei tanto avere una batteria da suonare” finisce la frase sempre con il solito sospiro malinconico. Allora cerca di imparare a suonare la chitarra così da far felici i suoi genitori e poter sperare di trovare una batteria un giorno in camera sua-John rimase sorpreso, quel ragazzo sapeva più di lui

-E nessuno ha provato a regalargliela quest'anno?-

-Beh-fece George grattandosi la testa-io...volevo, ma da solo non ci riesco, la batteria costa troppo-John ci pensò un po' sù

-Beh, siamo in due, ho visto una batteria in vetrina qualche giorno fa, non costava troppo, se magari si aggiunge una persona credo che potremmo farcela-gli occhi di George brillarono

-John, sei un grande amico-lui sorrise. Una ragazza bionda si avvicinò a loro e George la baciò sulle labbra

-Oh, lei è la mia ragazza, ti presento Pattie, lui è John-i due si strinsero la mano

-Ti dispiace se io..?-

-Vai pure, aspetterò Ringo qui-George gli sorrise e se ne andò abbracciato alla ragazza. Che fortunato che era, pensò John, aveva una ragazza e degli amici veri su cui fidarsi. Lui invece era tremendamente solo, l'unica cosa che gli stava vicino era quella stupida ossessione. Ma si accorse che stranamente gli era passata, almeno così credeva.

Mentre aspettava Ringo adocchiò una ragazza mora, “ben vestita” e sopratutto molto carina. Proprio quando era arrivato, con le sue fantasticherie, ad una parte molto importante la voce di Ringo lo chiamò da dietro

-John, guarda chi ho qui!-lui si girò e tutte le sue forze crollarono

-Lui è Paul McCartney-

 

Spazio Autrice_______
Ok, forse non dovrò più scrivere questo misero spazzietto, ma credo mi servirà per i ringraziamenti.Sono sicura che avrete capito cosa è successo a John e a quanto pare l'unico che non ha capito perchè è cosi ossessionato è lui stesso. Passiamo ai ringraziamenti: prima di tutto ringrazio tutti i visitatori e coloro che recensiscono la storia :D anche se fa cagare, un bacio a tutte :)
E poi vorrei ringraziare una mia grande amica che mi ha dato una mano con la storia, mi ha approfondito e allargato le idee che avevo per gli altri capitoli, grazie mille! :D
Dopo di questo posso dirvi addio ahaha
Al prossimo capitolo, grazie ancora
Cristina :)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Two of us

capitolo 3

I due grandi occhi che la sera prima avevano fatto visita nei suoi sogni adesso fissavano John con un misto di paura e, si, proprio di gioia.

-John vado a cercare altra gente, ci vediamo-lui non lo sentì, il suo cuore martellava nel petto, non riusciva a crederci. Allora non era un sogno, lui...esisteva davvero

-Ciao-disse John guardandolo, ma a quanto pareva il pavimento era molto più interessante per Paul, dato che aveva gli occhi fissati su di esso

-Ciao-rispose con una vocina debole. Entrambi rimasero in silenzio, John non avrebbe mai immaginato di incontrarlo lì, non pensava che potesse essere amico di Ringo. Con la coda dell'occhio lo squadrò da capo a piedi, era molto carino vestito in quel modo, una camicia a quadri e un jeans semplice. Cazzo. Doveva prendersi un appunto, scordarsi di quel dannato ragazzo, ogni volta che stava vicino a lui la sua mente iniziava ad annebbiarsi e il suo cuore a correre.

-Cosa guardi?-chiese Paul, distraendo John dai suoi pensieri. Lui distolse lo sguardo e cercò di spiegare nei migliori dei modi

-Stavo guardando..emh...la chitarra che hai dietro, anche a te Ringo l'ha fatta portare?-

-Si, vedo che anche a te non manca-rispose il più piccolo sorridendo-Ringo mi ha pregato di portarla, poverino, anche lui vorrebbe imparare a suonare qualcosa. Ma con la chitarra non è per niente portato-a quelle parole a John gli si accese la lampadina

-Senti, conosci George Harrison?-

-Certo, un bravissimo chitarrista eh?-come mai tutti lo conoscevano tranne lui?

-Perfetto, gli è venuto in mente di regalare a Ringo una batteria, che ne dici? In tre possiamo farcela-

-Si ma...i miei genitori hanno una batteria che non usano più, se insieme la portiamo ad aggiustare potremmo regalargliela non credi?-

-Certo, grazie mille Paul-ebbe l'impulso di abbracciarlo, ma notò che stava tremando e non voleva che lui se ne accorgesse, così rimase fermo al suo posto. Invece l'amico gli mostrò un sorriso a trentadue denti che fece salire, come al solito, i brividi dietro la schiena di John.

Vedono avvicinarsi George e gli parlano dell'idea che ha avuto Paul, lui era contentissimo, ma i suoi occhi non trasmettevano la felicità del sorriso che mostrò ai due ragazzi

-Non sei contento George?-chiese Paul avvicinandosi

-Si, però credo che Ringo si meriti comunque qualcosa oggi, non credete?-

-Bhe, ha avuto la sua chitarra-rispose John alzando le spalle. Paul lo guardò con la faccia da “era una battuta?” e John arrossì e guardò il pavimento

-Vuoi due sapete suonare bene la chitarra giusto?-i due annuirono

-Perchè non saliamo sul palco e gli suoniamo “Twenty Flight Rock”?-John si girò verso Paul, lui guardava fisso negli occhi di Gerge

-Io..io...non sono mai salito su un palco-

-Paul, qua nessuno è mai salito su un palco-

-Si ma, voi siete più bravi, ve ne fregate della gente, io invece me ne vergogno-John lo guardava quasi con tenerezza, anche lui non aveva tanta voglia di salire sul palco, ma se lo doveva fare per un amico allora andava bene, dato che quella volta doveva farlo per due amici.

-Dai Paul, la sai suonare benissimo me l'hai fatta sentire, e poi hai una fantastica voce, lo sai-Paul si dondolava sui talloni e fissava il pavimento. John gli mise una mano sulla spalla

-Se vuoi, ti aiuto io a cantare-Paul alzò lo sguardo e gli sorrise, la mano di John tremò e la tolse subito dalla spalla del ragazzo

-Avanti allora andiamo, parli tu John?-

-Emh...-lanciò un occhiata fugace a Paul e sorrise-si, lo faccio io-

Salirono insieme sul palco e si misero in posizione, il cuore di John era carico di adrenalina e, guardando gli altri due, capì che provavano le sue stesse emozioni

-Salve a tutti gente! Non credete che siamo cantanti famosi, solo tre ragazzini che hanno voglia di farvi divertire.-molta gente rise, era un buon segno.

-Adesso vi suoneremo una canzone di Eddie Cochran e la dedichiamo ad un nostro grande amico. Qualcuno conosce Richard Starkey? Nessuno?-

Una voce dalla folla si alzò “sono io! Avanti, so che mi conoscete!

-Perfetto-disse John ridendo-pronti? One..two..three-

Le chitarre partirono all'unisono, John e Paul avevano un unico micorfono e questo li portava a stare molto vicini. Per nessuno dei due era un problema, fino a quando non iniziarono a cantare. La voce di Paul era così dolce e soave, i brividi non la smettevano di salire e far tremare John. Poi Paul, arrivati al ritornello, lo guardò negli occhi; e lì il cervello di John chiuse bottega. Sentiva qualcosa di caldo salirgli da sotto i piedi fino alle punte dei capelli. Non era adrenalina, lui si sentiva stranamente a suo agio anche con un mucchio di gente che li guardava. In quel momento John si dimenticò di tutto, c'era solo Paul, c'erano solo i suoi due occhi color nocciola che, sotto i riflettori, accennavano ad un verde molto chiaro. La voce gli usciva automaticamente, ma il cuore batteva più che mai; cosa gli prendeva?Doveva distogliere lo sguardo, così penseranno sia troppo interessato. Paul sembrava avesse i suoi stessi pensieri, una gamba di uno sfiorava quella del compagno, e ad ogni tocco Paul aveva un sussulto. Il suo viso era rosso e John avrebbe così tanto voluto alzarsi, togliergli la chitarra di mano e abbracciarlo, stringerlo tra le sue braccia e magari sussurrargli parole dolci...John cosa cazzo pensi?! Ormai non sapeva nemmeno a che punto erano arrivati con la canzone, vedeva le labbra di Paul muoversi e capì che stavano ancora cantando. Passò un lasso di tempo pari a un minuto prima che Paul facesse qualcosa che John non si aspettava. Sorrise. Era in trance, quel maledetto sorriso dolce e innocente, non sapeva come comportarsi, ma, guardando Paul abbassare lo sguardo arrossendo ancora di più capì che aveva ricambiato il sorriso. La canzone era quasi finita e lui cercava il suo sguardo, poteva sembrare anche stupido ma non se ne fregava nulla, voleva di nuovo immergersi in quegl'occhi meravigliosi. Più volte fù tentato dall'allontanare la mano dalla chitarra e alzare il mento di Paul, così da costringerlo a guardarlo, ma non poteva farlo. Aveva bisogno disperatamente del suo sguardo ma Paul guardava la chitarra; riuscì a notare le sue guancie rosso fuoco...forse lo stava mettendo in imbarazzo, che stupido che era, fantasticare in quel modo come una femminuccia.Continuò a cantare cercando di tenere lo sguardo sulla sua chitarra, anche se gli occhi scappavano sul viso del più piccolo, intento ancora a guardare la propria di chitarra.

Due minuti prima che la canzone finisse però, Paul finalmente alzò lo sguardo rimanendo con la testa bassa e facendo impazzire John, doveva calmarsi e ragionare, non ce lo aveva più un cervello? Rimase a bocca aperta come un ebete, facendo ridere di gusto Paul e poi sorrise. Gli applausi li riportarono alla realtà. John guardò il pubblico come se non sapesse nemmeno che ci facesse lì giù ad applaudirli, come se la colpa di aver interrotto quel meraviglioso momento fosse della gente che li guardava sorridendo. Si girò verso George che li guardava battendo le mani e poi volse lo sguardo a Paul che sorrideva al pubblico e lo ringraziava. Da quel momento John capì che non poteva più cantare senza Paul di fronte a lui, voleva riprovare quelle emozioni e sapeva che solo con lui potevano accadere, ma forse...non era l'unico modo per provarle.

Scesero dal palco e George corse dalla sua ragazza che lo stava aspettando, Ringo si presentò con gli occhi lucidi di emozione

-Ragazzi grazie mille! Siete stati fantastici-disse abbracciando prima John e poi Paul.

-Ci vediamo fuori, grazie ancora-

Nessuno dei due però riuscì a parlare, erano rimasti soli...

Appena posarono gli strumenti le loro mani entrarono in contatto e si guardarono. Le emozioni iniziarono a ritornare, quella sensazione calda cominciava a salire e ad espandersi per tutto il corpo di John. Erano soli e lui finalmente poteva fare quello che aveva desiderato ardentemente sul palco. Non voleva sciupare il momento, ma sapeva che il più piccolo aveva bisogno di conforto, era così dolce con quello sguardo perso e spaventato, non si rendeva ancora conto di aver cantato davanti a cinquecento persone o forse di più. John si avvicinò a lui

-Paul...-iniziò, ma qualcuno lo tolse dal suo campo visivo, e al suo posto apparve una chioma bionda

-John! Sei stato magnifico! Oh John, hai una voce stupenda!-Heather era sbucata dal nulla e lo aveva assalito abbracciandolo e lasciandogli un bacio sulla guancia.

-Mi sono commosa!-continuava lei stringendolo a sé, John guardò Paul: era in un angolo, di spalle, intento a mettere a posto la sua chitarra; una lacrima si posò sulla sua mano mentre chiudeva la custodia; se la mise in spalla e se ne andò, ma prima di uscire da dietro il palco gli lasciò un piccolo sguardo.

Quel ragazzo aveva provato troppe emozioni in poco tempo, l'adrenalina, la paura e l'ansia per quello che aveva fatto, lo shock che aveva avuto guardando la ragazza bionda abbracciarlo, mentre invece poco prima stava per succedere tra loro due

-Sei stato un sogno-sussurrò Heather all'orecchio di John vedendolo distratto

Sarà stato anche un sogno per Heather, ma lui aveva appena perso il suo.

 

 

Spazio autrice____
Salve, ecco il mio terzo schifo...emh, volevo dire capitolo D:

Allora, finisce un po' maluccio, ma almeno hanno suonato insieme e forza hanno capito che si amano ahaha, forse, o magari no?
Bhe, per il quarto capitolo credo aspetterete molto, voglio svilupparlo bene, sarà molto importante :D
Alla prossima allora :)
Cristina

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Two of us

Capitolo 4

 

-John, su svegliati...hai dormito per più di nove ore, ti bastano credo-una voce, forse la solita, chiamava il suo nome. Quando però aprì gli occhi se ne ritrovò due azzurri davanti. Guardò la ragazza e poi la stanza attorno, non era casa di Mimi, aveva dormito con Heather? Riportò lo sguardo smarrito sulla ragazza

-Buongiorno-disse lei sorridendo

-Cosa ci faccio qui?-chiese invece John senza rispondere

-Bhe, ti ci ho portato io. Di solito qui ci vengo quando devo studiare o in vacanza, è un'altra casa che i miei hanno, ma la uso io-

-Bene, ma perchè sono qui?-la ragazza rimase un po' confusa, poi si spiegò

-Ieri, dopo aver suonato, sono venuta a congratularmi, ma tu non eri felice. Hai iniziato a bere come un matto e volevi scappare per rincorrere non so chi, non ho capito cosa volessi fare. Allora ti ho portato qui così potevi stare fuori dai guai-finì lei aspettandosi un "grazie" o magari un semplice sorriso

-Perchè non mi hai portato da mia zia?-chiese furioso John-chi ti ha detto che volessi venire qua-

Heather lo guardò stupita

-Bhe, pensavo che ti sarebbe piaciuto-

-No, se volevo andare fuori è perchè dovevo fermare una persona e parlargli-lei s'incupì

-Io ti porto da me e tu non mi risparmi nemmeno un grazie. Ti ho tolto da guai certi John, non potevo riportarti da tua zia in quelle condizioni. Ragiona, cosa avrebbe fatto se ti vedeva ubriaco fradicio e mezzo matto?-

-Non...lo so-rispose lui abbassando la testa, lei gli si avvicinò e gli accarezzò il viso

-Su John, sei qui con me, non ti basto?-lui la guardò, per un secondo avrebbe voluto rispondere "no", ma poi sorrise. Heather si stese accanto e lui la abbracciò. Doveva dimenticarsi di Paul, era un segno del destino quello che era successo la sera prima, la sua vita era destinata a Heather, non ad un ragazzo, ma come faceva a dimenticarlo?

 

Passò l'intera giornata con Heather, la portò in spiaggia e stettero lì fino alla sera.
Camminarono lungo la riva, mano nella mano, John si sentiva finalmente bene; anche se non capiva se era la sua testa a creargli quelle sensazioni, ma in realtà il cuore non le provava, e magari le vere emozioni erano dirette a qualcun'altro; ma non gli interessava, bastava seguire la testa e tutto andava per il meglio.

Dopo una lunga passeggiata si sedettero sulla sabbia e guardarono il tramonto

-E' davvero bello-disse lei con occhi sognanti

-Proprio come te-rispose lui guardandola, lei si girò e gli accarezzò la testa

-John, sei così dolce-lui sorrise sentendo quelle parole, finalmente la felicità. Ma...sentiva che non era ancora convinto, eppure stava con una delle ragazze più belle di Liverpool, la ragazza che lui amava da sempre. Ma perchè non riusciva a sorridere vermanete? Perchè fingeva tutto? A volte nemmeno lui se ne accorgeva. Voleva solo capire cosa gli era successo. Così, mentre erano distesi sulla sabbia abbracciati lui ritornò al primo incontro con Paul, cosa aveva provato?

Una sensazione strana, un misto tra felicità e..dolcezza, per la prima volta John si sentì dolce nei confronti di un ragazzino più piccolo

Poi pensò a quello che provò quando suonarono insieme, cosa sentiva in quel momento?

Felicità

Poi ricordò l'ultima volta che vide Paul, mentre metteva a posto la sua chitarra e una lacrima, che sicuramente non fu l'unica, gli bagnò la mano. Cosa aveva provato invece il quel momento?

Non felicità questo era sicuro, ma allora cosa?

Dolore

Cosa provava ora, mentre pensava a lui con una ragazza tra le braccia?

Non lo sapeva. Era questo il problema. Ma deciso a non parlare e pensare più a lui, gli disse addio mentalmente.

Arrivata la sera John accompagnò Heather a casa e si avviò verso quella di zia Mimi
Cercò di non pensare più a nulla, doveva svuotare la mente, rilassarsi. Ma non ci riuscì, tutte le barriere create da lui per proteggersi da Paul si distrussero quando passò davanti casa sua: una voce soave proveniva da una delle finestre aperte, il suono della chitarra, la sua chitarra e sopratutto la sua voce. Scrollò la testa e continuò a camminare, aveva fatto una promessa a se stesso, niente più Paul

Arrivò a casa, ma, appena aprì la porta, una voce fin troppo familiare lo assalì

-JOHN WISTON LENNON, DOVE SEI STATO?!-

ti pareva, ci mancava solo lei pensò John sbuffando

-UFFA, MIMI!-urlò lui di rimando entrando in cuicina

Il viso della zia era rosso di rabbia e il posacenere era pieno di sigarette, aveva fumato più di John

-Spiega-John obbedì

-Dopo che la festa è finita sono andato a dormire da un amico e la mattima dopo fino ad ora sono uscito con una ragazza, qualche problema se mi faccio una vita?-

Mimi lo squadrò dalla testa ai piedi

-Da chi sei stato?-

-Non lo conosci-tagliò corto John

-Oh beh, tanto sono tutti uguali-rispose lei accendendosi una sigaretta, John fece per alzarsi ma la voce di Mimi lo fece tornare a posto

-Dove credi di andare?! Non pensare di svignartela così...puzzi di alcool, hai bevuto?-

-Tu puzzi di fumo, hai fumato?-Mimi lo fulminò con lo sguardo, lui sorrise-posso andare in stanza adesso?-

-No, per due settimane non uscirai-

-Tanto sai che lo farò lo stesso-disse John con un sbuffo

-Fallo e ti vendo la chitarra-spalancò gli occhi

-Non puoi farlo-

-Oh si che posso-

-Non ci provare o non mi rivedrai più in questa casa-

-Un problema in meno-

John fece per alzarsi ma la voce della zia lo bloccò sulla soglia della porta

-E' venuto un ragazzino che ti cercava stramattina-

La sua mente iniziò a vacillare e a fantasicare su chi poteva essere, conosceva un sacco di persone, non poteva e non doveva essere proprio lui

-Cosa voleva?-

-Ti cercava, mi ha detto che era urgente, ci è rimasto un po' male quando gli ho detto che non c'eri. Mi pare si chiamasse...-ma John non le fece finire la frase

-Non voglio sapere il nome-

-Come vuoi, era un ragazzo piuttosto gentile, e anche molto carino, non sembrava amico tuo-

-Non lo è-cercò di salire al piano di sopra, ma la voce della zia lo fermò ancora

-Bhe, dal modo in cui mi parlava di te, credo che ti conosca abbastanza bene-John si mantenne al muro

-Perchè parlava di me?-

-L'ho invitato dentro, e...la smetti di darmi le spalle?-

-E? Continua-la zia sosprirò e poi riprese il discorso

-Mi ha detto che voleva scusarsi per ieri sera, a quanto pare avete suonato insieme in un locale. Ha detto che era stato scortese con te e che voleva rimediare stamattina ma visto che non c'eri che preferiva andarsene. Lo accompagnai alla porta e gli chiesi se voleva tornare il giorno dopo, perchè ti avrebbe trovato di sicuro-

Il cuore di John batteva all'impazzata, la mente vagava ripensando a lui, ai suoi sorrisi e ai suoi occhi. Le mani iniziarono a sudare

-Cosa ha detto? Tornerà?-

-No, mi ha detto che era meglio dimenticare tutto-

John non ce la faceva più, corse in camera sua e si chiuse a chiave; aprì la finestra e iniziò a fumare

Anche Paul era d'accordo, doveva dimenticarselo allora. Ma perchè non gli sembrava facile? Perchè non diceva semplicemente addio a Paul e non ne parlava più? Non lo sapeva nemmeno lui. Buttò via la sigaretta e chiuse la finestra; si mise sul letto e prese la chitarra. Iniziò a suonare pezzi inventati al momento, in realtà la sua testa era altrove.

Passo una mezz'oretta e John si stancò, posò lo strumento e si infilò nel letto, ma non voleva chiudere gli occhi. Sapeva che ne sarebbero apparsi due grandi e color nocciola nei suoi sogni.

Rimase sveglio per un po' di tempo sforzandosi di pensare a Heather, ma la stanchezza vinse su di lui, e così si addormentò

Quella notte, un sogno ben diverso, quasi un desiderio, occupò la sua mente.

 

Spazio autrice____
Scusate il ritardo, ma, il capitolo è stato difficile da fare. E' venuto lo stesso una schifezza.
Perfetto, adesso andrò a darmi di testa al muro :D
Parlando della storia, John si è finalmente deciso a dire ciao ciao al piccolo Paul, anche se a me non sembra tanto sicuro di sè
Nel prossimo capitolo succederanno molte cose, credo sarà molto più lungo degli altri e quindi più difficile da scrivere, ho un sacco di idee in testa
Ringrazio come sempre i lettori silenziosi e coloro che mi recensiscono i capitolo, grazie a tutti :*
Adesso mi dileguo ahaha
Ciaoo :D
Cristina

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Two of us

Capitolo 5

Un mese dopo...

John uscì presto quella mattina, alle 11 doveva incontrarsi con Heather al Walton Hall Parck per passare tutta la giornata insieme, quel giorno facevano un mese. Prima di vederla però voleva stare un po' da solo, come sempre, per mettere le idee in chiaro.

Dopo un quarto d'ora si ritrovò seduto sotto il suo albero preferito con soltanto la chitarra che gli faceva compagnia. Ma a lui piaceva così.

Iniziò a suonare qualcosa, poi gli venne in mente una canzone che poteva dedicare a Heather e cominciò a provare. Un ragazzo si sedette accanto a lui:

-John!-disse facendogli alzare lo sguardo dalla chitarra

-Hey Ringo, come va?-

-Piuttosto bene, non ho più notizie nè di te nè di Paul, che fine avete fatto?-

-Oh, emh...-era da tanto che non sentiva quel nome-io ho avuto da fare, con una ragazza, sai...-

-Hai una ragazza e me lo dici solo ora?-disse Ringo prendendolo per le spalle e scrollandolo-auguri-

-E...emh, invece...Paul? L'ha trovata la ragazza?-

-Paul non lo vedo dal giorno del mio compleanno. George mi ha detto che non esce molto di casa. So che è scappato via dopo la vostra esibizione quel giorno e George gli è andato dietro, mi ha detto che sta male e che gli ha confessato cose che non si immaginava per niente. Poverino, soffre a quanto pare-John lo ascoltava interessato...chi poteva essere la stronza che lo faceva soffrire? Poi però, si ricordò e...immaginò chi potesse essere la persona interessata.

-Beh John, vedo che hai da fare, sarà meglio se mi dileguo-non fece in tempo a fermarlo che Ringo era già sparito.

Paul stava male...doveva fare qualcosa, almeno chiedergli scusa se lo vedeva, ma non voleva ricominciare a soffrire, adesso aveva Heather e la stava aspettando.

Verso le 11 la vide arrivare con un gran sorriso: aveva un vestitino corto a fiori azzuri che le esaltavano gli occhi e i capelli erano più biondi del solito, o era solo l'impressione di John?

Appena lei si sedette accanto, lui attaccò con la chitarra e iniziò a cantare "Hello little girl".

Alla fine lo abbracciò:

-Oh John, è bellissima, il più bel regalo che potessi farmi-lui sorrise e le prese il viso tra le mani.

-Tu sei bellissima, stare qui con te è bellissimo, guardare i tuoi occhi, sentire la tua voce e starti vicino..è tutto bellissimo, nulla potrà rovinare la nostra giornata, io-era arrivato il momento, John la guardava negli occhi-ti amo-.

Ad un tratto però avvertì lo sguardo di qualcuno su di sè e si voltò, c'era una sola persona: capelli neri scompigliati dal venticello estivo, occhi nocciola puntati su di lui, lo sguardo perso e triste, si...era proprio lui, era Paul...guardarlo gli faceva tornare in mente un sacco di cose, forse doveva andare da lui? In fondo, anche se da poco, erano amici...John, non ricominciare, lo hai dimenticato...già, la sua coscienza aveva ragione, lo aveva dimenticato, ma il suo cuore adesso batteva forte e le mani tremavano di nuovo. Voleva alzarsi e andare da lui, ma qualcuno lo trattenne a terra, poi sentì due labbra posarsi sulle sue.

Il bacio era appassionante e lo aveva coinvolto del tutto, strinse Heather a sè e si fece spazio nella sua bocca...provava un sacco di emozioni, ma non erano nè amore, nè dolcezza, nè qualsiasi altra che sia collegata ad un sentimento vero...in quel momento voleva solo portarsela a letto. Si divise da Heather in modo brusco, come faceva a pensare certe cose? Ok, era John Lennon, era un ragazzo, ma...non se lo sarebbe mai aspettato un pensiero così su di lei...sarà stata la vista di Paul? Forse, ma no...era solo innamorato.

La ragazza lo guardava male, era sicuramente offesa. Così, prima di riattaccarsi a quelle labbra che non gli davano nulla, si girò e...Paul non c'era più. Sarà stata una visione, una stupida visione. Riprese, con grande felicità da parte di Heather, il bacio e restarono lì sotto per tutta la giornata, di Paul non si vide più nemmeno l'ombra.

 

L'aveva fatto, John l'aveva rifatto, alla fine aveva ceduto.

Si trovava nel letto, con Heather al suo fianco. Si era promesso di non toccarla nemmeno con un dito, ma lei lo aveva provocato, più del dovuto, e si sa come va a finire se una ragazza provoca John Lennon. Come aveva fatto a ricaderci? Tornò indietro con la memoria da quando lei lo aveva portato a casa sua...

John si teneva a distanza dal letto e voleva andare in cucina per mangiare qualcosa, ma lei disse che preferiva rilassarsi in camera. Dovette seguirla, ma fortunatamente non successe nulla di male, all'inizio...poi lei si iniziò ad avvicinare e John ad indietreggiare. Alla fine si ritrovarono distesi sul letto, lei sopra e lui sotto. Più John cercava di togliersi più il contatto con l'altro corpo lo faceva rimanere lì. Heather si sedette sopra di lui e inizio a sfilarsi il vestito, qualcosa in mezzo alle gambe di John iniziava a fremere...non ora, pensava, non adesso ti prego...

In pochi minuti Heather era rimasta senza vestito, con solo l'intimo che la copriva. John cercava di guardarle gli occhi, non doveva cedere davanti a quel corpo perfetto, non voleva, lui non l'amava...

Heather si distese e iniziò a baciargli il collo, fino ad arrivare, con calma, alle labbra. Ormai non poteva fare più nulla e iniziò a toccarla, girò Heather così da poter starle sopra e percorse con le mani il fisico della ragazza, fino ad arrivare alle gambe...con le labbra invece scese per tutto il collo e ancora più giù.

Alla fine si ritrovarono nudi, lei ansimava e a volte pronunciava il suo nome e lui invece cercava di non pensare a nulla. Andava tutto per il verso giusto, poi il viso di Heather mutò: i capelli biondi si accorciarono e divennero scuri, gli occhi da azzurri divennero grandi e color nocciola...di fronte a lui non c'era più Heather, adesso vedeva Paul. Un comune ragazzo si sarebbe fermato, ma lui continuò, più sentiva gemere più continuava, gli piaceva...gli piaceva vedere Paul sotto di sè, vederlo pronunciare il suo nome. Il bacino di John si muoveva sempre più veloce, fino a quando il sogno svanì, Paul non c'era più e il viso ritornò quello di Heather...

Ecco come si ritrovava lì, in quel letto. Scacciò via quei pensieri e con calma, senza svegliarla, si alzò e si rivestì.

Uscì di casa e corse, senza avere una meta, cosa gli era preso? Gli era sempre piaciuto fare l'amore con qualsiasi ragazza, anche se ci stava insieme...e allora perchè cercava di evitare? Però poi è iniziato a piacergli...si, ma solo quando il viso di Paul aveva preso il posto di quello di Heather. Non sapeva che fare, in quel mese poche volte il suo pensiero si fermò a quel ragazzo. E adesso che lo aveva rivisto, stava male, non ragionava più...

Vide l'insegna del Cavern club brillare sopra di lui...ora sapeva cosa fare

Corse per molti metri, il più veloce possibile, finò a quando non arrivò davanti al cancello di casa Harrison. Fece per suonare il campanello ma una voce lo fermò

-Non lo farei se fossi in te, sono le tre di notte, chi può stare sveglio ad un'ora simile?-John si girò

-George, ti stavo cercando-disse di fretta

-Ero al Cavern, ti ho visto sfrecciare via come un matto e ho deciso di seguirti, fortunatamente ti ho fermato in tempo-

-Eri...al Cavern? E cosa ci facevi là a quest'ora?-

-Ero con...un amico, stavamo..-

-Con chi stavi?-chiese John

-Non lo conosci, perchè mi cercavi?-tagliò corto George cambiando argomento

-Voglio andare da Paul, forza, devo parlargli-ma George lo fermò

-No, Paul non sta bene, lascialo stare per un po' di tempo-il viso di John si spense

-Perchè?-

-John..-gli poggiò una mano sulla spalla e sospirò-fidati di me, lascialo stare, se vorrà parlarti verrà lui da te, forse è meglio che lo dimentichi, hai una ragazza e so che è anche molto carina, John...tu la ami, devi stare con lei, altrimenti perchè ti saresti messo? Su, torna da Heather...-

John lo guardava con lo sguardo perso, George lo riaccompagnò a casa, ma anche quando si salutarono nessun suono uscì dalla sua bocca.

Entrò in casa e si diresse verso camera sua, poi riflettè:

Come faceva George a sapere che lui aveva una ragazza e che si chiamava Heather? L'unico a sapere chi fosse era Paul perchè li aveva visti quella mattina e l'aveva riconosciuta. Si sedette sulle scale con la testa fra le mani, poi si alzò di scatto:

Paul era al Cavern ed era sicuramente solo. George gli aveva detto che era meglio lasciarlo stare, ma...al diavolo, Paul era lì e lui doveva parlargli.

Scese le scale e aprì con forza la porta. Le urla di Mimi, che aveva svegliato, lo accompagnarono fino alla fine del quartiere.

Raggiunse il Cavern in dieci minuti, ed entrò di fretta. Paul, voleva rivedere Paul, ma nessuno aveva i suoi lineamenti dolci, i suoi grandi occhi nocciola e il suoi morbidi capelli scuri.

Dopo una mezz'oretta si arrese e si avviò verso l'uscita, quando qualcosa attirò la sua attenzione...

C'era una coppia intenta a baciarsi, si avvicinò e le gambe iniziarono a tremargli. Poco fa aveva detto di non amarla e adesso si sentiva male, perchè? Forse era questo che le ragazze provavano quando venivano tradite da lui. Ma può darsi che John si stesse sbagliando. Cercò di avvicinarsi ancora di più, ma ormai l'aveva riconosciuta; anche se una chioma bionda copriva il viso della ragazza, lo sapeva chi era.

Heather.

 

Dov'era?Non lo sapeva nemmeno lui. Sentiva le onde infrangersi e poi riformarsi. Aveva bevuto e adesso gli girava la testa, non sapeva se alzarsi da terra o no. Quello che aveva mangiato gli saliva appena faceva un piccolo movimento; decise di rimanere seduto.

Alzò lo sguardo e ammirò il cielo stellato, quanto desiderava trovarsi lì in quel momento, essere una stella magari. La sua ragazza lo aveva tradito, ma a lui che gli importava?Tradiva un sacco di ragazze, forse stava male perchè Heather era ciò che gli rimaneva? Cosa provava per lei?Cosa provava invece per Paul?Forse non era la stessa cosa, per Paul provava...non lo sapeva nemmeno lui..sapeva solo che in ogni suo pensiero c'era quel maledetto ragazzo

Qualcuno in quel momento passò di lì e si fermò

-Hey, tutto bene?-John alzò lo sguardo, aveva la vista annebbiata e solo dopo un po' di tempo riuscì a mettere a fuoco la persona che aveva davanti.

-Oddio, io...cosa ci fai seduto qui a terra?-si inginocchiò e lo guardò negli occhi, John riconobbe chi aveva davanti

-Tu..., io...-non riusciva a parlare, tutto quello che voleva dirgli era sparito.

John si alzò, non badava più alla testa e al mal di stomaco

-Sei...proprio tu?-

-Si John, sono io...-avvertiva un vuoto nello stomaco, eppure non aveva conati di vomito. Le mani iniziarono a muoversi da sole, iniziò ad accarezzargli i capelli, sfiorargli il viso e le labbra, come se non ci credesse che era lì. Poi lo abbracciò per sentire il contatto fisico, per assicurarsi che non fosse un sogno, una visione.

-Paul, sei bellissimo e...-

-...e tu sei ubriaco John-prese un suo braccioe lo poggiò sulla propria spalla conducendolo su una panchina

-Siediti qua e liberati, avanti-John lo guardò sorridendo

-Sissignore!-poi vomitò, Paul nascose un sorriso

-Come ti senti?-

-Meglio-disse John accarezzandogli il viso, il ragazzo arrossì

-John...-

-Non sai per quanti giorni ti ho cercato, Paul, volevo chiederti scusa-

-Per cosa?-chiese incuriosito

-Per essere stato uno stronzo-

-John, io...-

-...non dovevo farti andare via ma mi hanno fermato, ho cercato di venire da te, ma non ci sono riuscito, e poi...-

-John basta, aspetterò che tu ti senta meglio, poi andrò via-

Rimasero in silenzio per un bel po' di tempo, poi John parlò

-Perchè sei andato via, quella sera-

-John..non ho voglia di parlarne-

-Lo voglio sapere, l'ho vista sai-

-Cosa?-chiese Paul

-La lacrima-il più piccolo arrossì

-Io...John, è troppo complicato da spiegare-

-No che non lo è Paul! Cazzo, non sai quanto sono stato male questi giorni. Ho un mare di problemi e non mi capiterà di certo un'altra occasione come questa per poterti parlare da solo. Dimmi perchè stai male, per favore!-Paul rimase sconvoltò e iniziò a guardarsi i piedi

-John, non posso, non saprei trovare le parole giuste per spiegartelo. Spero che un giorno capirai anche se forse sarà troppo tardi, ma...adesso è meglio che vivi la tua vita, senza problemi, non ho la minima intenzione di rovinartela-

John si mise la testa fra le mani.

-Paul...so che la causa principale del tuo problema sono io, so che sono stato un coglione e...-la mano di Paul si era posata sulla bocca di John, lui la afferrò prima che il più piccolo potesse toglierla. Strinse la mano nelle sua, era così calda.

-John, non devi farti un complesso per ogni cosa, sopratutto se il problema non tormenta te...-

-Io..-iniziò John, ma Paul lo interruppe.

-Devi liberarti di tutto John, so cosa hai passato e in parte ti capisco, ma non puoi tenerti tutto dentro-

John rise con dolcezza, quanto era ingenuo quel ragazzo...

-E va bene-disse lui, con grande sorpresa da parte di Paul-guardami negli occhi, cosa vedi?-all'inizio rimase zitto, poi parlò:

-Vedo un ragazzo che ha detto troppo presto addio alla mamma. Un ragazzo che si nasconde dietro una maschera di ferro, uno che fa il duro ma che il realtà ha un cuore dolce. Un ragazzo confuso, che si prende sulle spalle tutti i problemi che incontra senza risolverli, uno che vorrebbe vivere la sua vita in pace, con una persona che ama al suo fianco. Vedo un ragazzo tenero e dolce che non si rende conto di quanto è bello-

Una lacrima caddè sulla panchina, John si girò dall'altra parte, non si voleva far vedere così debole. Paul aveva lo aveva capito sin da subito e non era un fatto casuale o una pura coincidenza perchè era difficile capire com'era fatto, a volte non lo sapeva nemmeno lui. In quell'unica lacrima era racchiuso tutto il dolore che aveva trattenuto per 17 anni.

Si girò verso Paul e lo trovò in piedi, con gli occhi rossi e pieni di lacrime

-Mi dispiace John, devo andare, non posso più rimanere qui...con te, devo andare a casa, è abbastanza tardi. Ci...vediamo-detto questo si girò dall'altra parte e iniziò a correre. John lo vide allontanarsi e, solo dopo un paio di sospiri, decise cos'era la cosa giusta da fare. Si girò dalla parte opposta e guardò il vuoto, poi si alzò.

Iniziò a correre e in poco tempo lo vide in lontanaza, corse più veloce fino ad arrivargli vicino. Prima che lui potesse girarsi John lo prese per il polso e lo tirò stringendolo a sè. Il suo respiro affannato si mischiava con quello tremante di Paul, ormai erano un'unica cosa.

Si allontanarono quel poco che li consentisse di guardarsi negli occhi, i loro visi erano vicini.

John appoggiò la fronte su quella di Paul

-Non lasciarmi solo, resta con me-

 

 

Spazio Autrice_______
Eccomi qua con il quinto capitolo, uno schifo.
Non è lungo come speravo ed è molto veloce, mi dispiace tanto
La parte in cui Paul guarda negli occhi di John l'ho presa dal film "Two of us". A dir la verità è stato proprio quel film a darmi l'ispirazione per questa storia (per chi non l'ha visto glielo consiglio, è davvero molto bello)
Mi scuso per il ritardo e per gli eventuali errori (se ne trovate qualcuno) ma non ho avuto proprio tempo nè per pubblicarloc subito nè per correggerlo per bene, anche se l'ho riletto varie volte. Il sesto capitolo credo che tarderà ad arrivare perchè devo farmi una piccola pulizia mentale ahahah
Adesso passiamo ai ringraziamenti: i primi vanno ai lettori silenziosi, grazie mille a tutti :D e gli altri vanno a chi mi recensisce la storia anche se è abbastanza bruttina :D
Poi rivolgo un ringraziamento speciale ad una persona che in questi giorni mi sta accanto e mi aiuta a continuare la storia tirandomi su il morale e apprezzandola più del dovuto perchè non se lo merita proprio ahah
Ci rivediamo al prossimo capitolo :)
Cristina

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Two of us

Capitolo 6

 

Erano distesi, uno accanto all'altro a guardare il cielo:

-Guarda quella stella che brilla più delle altre, la vedi?-Paul annuì-è bellissima non trovi?-

-Si, mia mamma mi diceva sempre che quando lei non ci sarebbe più stata avrebbe preso il posto di una stella-

John sorrise dolcemente -Come si chiamava tua madre?-

-Mary...-rispose Paul in un soffio.

-Allora quella stella si chiamerà Mary d'ora in poi, tra tutte è la più bella e so, anche se non ho mai visto tua madre, che era bellissima-

Paul lo guardò con gli occhi lucidi:

-Io credo che si debba chiamare MaryJulia...e credo che..-

John si girò verso di lui e lo guardò:

-Oh...io, non volevo, mi dispiace-cominciò Paul guardandosi le mani, ma John sorrise.

-Sei un ragazzo d'oro Paul...sei così ingenuo e dolce, metti tenerezza anche a me, uno stupido ragazzo di Liverpool a cui piace scopare con le ragazze, bere e fumare-

Paul si sedette e gli accarezzo la testa.

-Non prendertela con te stesso se lei ti ha fatto del male...-

E lui come faceva a saperlo?

-Tu come...-

-Ti ho visto e l'ho vista, ho immaginato tutto e...-

-E cosa?-

-Ero...felice-John sgranò gli occhi-ok, forse non dovevo dirlo, ma sapevo che lei non era la persona per te-

-E quale sarebbe la persona giusta per me sentiamo!-Paul si allontanò da John, che sembrava aver preso un colorito abbastanza strano da potergli stare il più distante possibile.

-Mi dispiace...devo andare...-inziò Paul, ma l'altro scattò in piedi.

-No, scusami tu, mi sono fatto prendere dalla collera, non è colpa tua-si avvicinò al più piccolo accarezzandogli il viso; lo guardò negli occhi ed un tratto si ritrovò a nuotare in un vasto oceano, anche se i suoi occhi erano nocciola. Riusciva a sentire e addirittura toccare i sentimenti di Paul, vedeva che aveva paura, che era triste ma allo stesso tempo felice di poter stare con la persona che cercava da tanto...forse John si stava sbagliando, quelli erano i SUOI sentimenti, era lui che provava tutte quelle cose al solo contatto fisico con il più piccolo...

 

Si trovavano a casa di Paul, con le chitarre in mano ed erano pronti a riporvare quella marea di emozioni.

Senza guardarsi negli occhi o fare un piccolo cenno, attaccarono insieme la stessa, identica canzone.

Sulle note di Blue moon ai due ragazzi non c'era bisogno nemmeno di uno sguardo per sentirsi uniti. Erano qualcosa di indescrivibile. Ogni accordo era in sintonia e le voci erano soavi e fantastiche insieme. John era al settimo cielo, finalmente senza pensieri...aveva davanti a sè la persona giusta, lo sapeva ormai. Era pronto a fare di tutto per restare con lui, anche andare via dall'Inghilterra, andare via dal mondo. Era perso nei suoi pensieri, quando sentì qualcuno cercare di trattenere dei singhiozzi; alzò lo sguardo e il vuoto s'impossessò della sua mente...e adesso cosa doveva fare? Aveva visto un sacco di persone piangere ma...lui gli faceva un altro effetto, non riusciva a ragionare.

-Paul...cosa...-il ragazzo alzò lo sguardo facendo rigirare lo stomaco di John.

-Scusami...non so cosa mi sia preso, io...-ma non riuscì a finire la frase perchè il più grande si alzò andando verso di lui, gli tolse la chitarra dalle braccia e lo rinchiuse nelle sue. Il solo contatto con il corpo di Paul lo fece rabbrividire. Il ragazzo si rannicchiò tra le braccia protettive dell'altro e per un po' nessuno disse nulla, si sentivano solo i loro respiri. Tutti e due pensavo la stessa identica cosa, quello era il paradiso. Ed era così, i loro cuori battevano all'unisono e gli occhi erano chiusi, così da poter ascoltare meglio il battito accellerato dell'altro, e sembrava funzionasse. Ogni battito che uno sentiva faceva accellerare il proprio. John aprì gli occhi per un momento, ammirando Paul: aveva gli occhi chiusi e sorrideva. Si trattene da accarezzargli le labbra, sembravano così invitanti. Avvicinò il viso a quello di Paul, ormai a dividergli c'erano soltanto pochi centimetri. Assaporava il suo profumo, odore di tabacco e fogli, un odore che amava così tanto. Fissava le labbra con così tanto interesse che non si accorse che Paul lo stava fissando imbarazzato.

-Non c'è aria in questa stanza, non trovi?-John inizialmente non rispose, poi prese coraggio e parlò.

-Vuoi uscire?-

-Si, se ti va portiamo le chitarre, ma io qua non respiro-si alzò in fretta, si lisciò la camicia, prese la chitarra e si avviò verso la porta.

-Allora? Non vieni?-

-Agli ordini principessa-Paul arrossì vistosamente e scappò giù con John che lo rincorreva.

-Hey fermati-

-Non ci penso nemmeno-adesso Paul respirava e, sopratutto, sorrideva.

Corsero fino al solito parco e, con il fiatone, si sedettero sotto il primo albero che trovarono.

-Finalmente, non ce la facevo più-

-Ora ti ammazzo-John si buttò su Paul e iniziarono a rotolarsi a terra, cercando di farsi il solletico a vicenda. Ridevano come due matti e non respiravano quasi più, poi John riuscì a bloccare il più piccolo con le ginocchia, trovandoselo sotto di lui.

-E adesso principessa come fai?-

-Smettila di chiamarmi cosi-

-Va bene...principessa-Paul iniziò a prenderlo a pugni, ma provocò soltanto le risate dell'altro

-Non sai nemmeno mollarmi un pugno, avanti-

-Non voglio farti male-si alzarono da terra

-Perchè credi di farmi male?-rise-ti muovi come una femminuccia-Paul arrossì e abbassò lo sguardo, forse John aveva esagerato, infatti si avvicinò a lui.

-Hey...-disse accarezzandogli la schiena.

-Sto bene-rispose l'altro.

Si sedettero di nuovo all'ombra e non dissero nulla, i sensi di colpa iniziarono a salire e John cominciava a tormentarsi.

-Paul, scusami...-

-Tranquillo, ho detto che sto bene-

-Mi dispiace, non era di mia intenzione dire quelle cose, io...-

-John!-si alzò di scatto stringendo i pugni-ho detto che va tutto bene! Basta-gli occhi iniziarono a riempirsi di lacrime, raccolse le sue cose e fece per allontanarsi, ma John lo abbracciò da dietro

-No, non andartene-

Paul non poteva resistere e poi...c'era qualcosa che aveva attirato la sua attenzione quando John si era alzato.

Ritornarono sotto l'albero e Paul raccolse il foglio.

-Questo cos'è?-

-Oh...emh-cercò di riprenderselo-nulla, dammi qua-

Ma Paul lo aveva già aperto e quello che si trovò davanti lo fece rimanere a bocca aperta

-Questo..-non riusciva a parlare, guardò la data del disegno "08/07/" .

-L'ho disegnato dopo qualche giorno che ci siamo incontrati-disse John arrossendo

-E'..è bellissimo John-

-Davvero ti piace?-chiese sorridendo

-Si...nessuno ha fatto mai una cosa del genere, è un ritratto stupendo-

-Grazie-

Si guardarono per un po' di tempo, John si avvicinò e gli accarezzò il viso così delicato.

-Non ci è voluto molto, bastava pensarti intensamente-si avvicinò ancora, ormai sentiva il suo respiro sulle labbra-e in quei giorni non facevo altro-

-John, devo...devo dirti una cosa-il ragazzo si avvicinò ancora di più.

-Dimmi-

-Io...- socchiuse gli occhi, anche lui era pronto. John si avvicnò alle labbra di Paul, ma una voce troppo familiare rovinò quel momento. Non poteva essere, non qui adesso pensò John, ma i suoi sospetti erano esatti.

-John!-Heather si stava avvicinando, i due ragazzi si staccarono.

-C..ciao-

-Devo parlarti, urgente-

NO.Nononono non poteva fargli questo. Era a un passo dal baciare Paul. Non era possibile che accadevano tutte a lui.

-Allora?!-

-Arrivo, arrivo-guardò Paul un ultima volta poi seguì Heather.

Si allontanarono per un po'.

-So che hai viso tutto ieri sera ma ero ubriaca fradicia, mi dispiace John. Io ti amo e...la smetti di lanciare sguardi dietro di te?-con due dita fece girare il viso di lui, costringendolo a guardarla

-Hai fatto la troia-

-No, io amo solo te-

-Ho notato, prima vieni a letto con me e poi ti strusci con un altro?-

-John, ti prego...-ma ormai lui se ne stava andando, non aveva altra scelta. Lo baciò.

 

Una spinta ed Heather si staccò da lui

-Non farlo mai più!-urlò John

-Io...John...-

-Amo un'altra persona d'accordo?-

-Cosa? Allora mi hai mentito fino ad ora!-

-Pronto? Sono John Lennon!-gridò facendo dietro front. Si avviò verso l'albero dove doveva aspettarlo Paul che invece non c'era.

Era rimasta solo la sua chitarra con il disegno e...un altro foglietto. John lo aprì, era di Paul.

 

Caro John,

Senza troppi giri di parole, vorrei raccontarti un paio di cose...

Partiamo dal 6 luglio, qualcosa dentro di me è cambiata. Ho conosciuto una persona stupida ma gentile, dolce e divertente. Da quel giorno non ho fatto altro che pensare a te, speravo in un altro incontro e, ringraziando Ringo, così è stato.

Più stavo senza di te più mi sentivo male, non mangiavo nemmeno. George ha cercato di aiutarmi in qualche modo, ma finivamo sempre al Cavern ad ubriacarci, o almeno...io mi ubriacavo, lui mi faceva compagnia.

Tu hai trovato la ragazza dei tuoi sogni e io ho perso i miei.

Non avrei mai pensato di dirlo ad un ragazzo, sopratutto a te...il famoso Lennon...

John, io...ti amo

 

Paul McCartney

31/07/1957

 

P.S

Questo pezzettino l'ho scritto ora, mentre tu parlavi con Heather.

Non provare a cercarmi, non mi troverai.

Io parto.

Addio

 

Lacrime di dolore rigavano il viso di John.. Paul, il suo Paul..

Era nella sua stanza affacciato alla finestra.

Ma perchè stava piangendo...cosa gli passava per la testa? Era un ragazzo forte, non doveva piangere per una stupida lettera scritta da un ancor più stupido ragazzino.

Sentiva che ormai era cambiato qualcosa. Dal 6 luglio aveva detto addio alle ragazze.

Si sentiva inutile, indifeso e pieno di dolore. Avrebbe voluto gridare, ma nessun suono uscì dalla sua bocca. Le guancie erano ancora bagnate e le lacrime non smettevano di scendere

Cosa gli stava accadendo?

Una macchina attraverò il viale dirigendosi chissà dove. Gli mancava Paul, ecco perchè quelle lacrime, ecco perchè quei pensieri.

Si, a lui mancava...e sapeva anche il perchè.

Quella sera capì di amarlo più della sua stessa vita.

 

Spazio autrice_____
Bene, siamo arrivati al capitolo decisivo. Innanzitutto scusate il ritardo ma in questi giorni ho seguito come una drogata una serie tv (tanto che oggi ho vito tutti e 26 gli episodi sperando in qualcosa che non si è avverato T.T) e quindi ora, essendo rimasta delusa dal finale e aspettando la seconda stagione, sono alle prese con un'altra storia ahaha, ma non credo la pubblicherò per ora. Non ha nemmeno i capitoli :D
Ma non parliamo di questo; finalmente, anche se non nel modo giusto, si sono entrambi dichiarati solo che uno glielo ha scritto in una lettera e l'altro lo ha capito leggendola (stupido Johnny :D)
So che John nella realtà non era un piagniucolone ma questa è una fanfiction quindi...posso scrivere quello che voglio. :)
Vi avviso che mancano pochi capitolo alla fine e...tutto può accadere (sono una ragazza abbastanza stronza e malefica muahahahah)
Spero che la storia vi stia appassionando.
A presto
Cristina

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Two of us
Capitolo 7

 

-John per l'amor del cielo vuoi alzarti da quel letto? Sono ben due settimane che te ne stai disteso senza fare nulla-

Le vacanze estive erano iniziate, ma non come John voleva. Dalla partenza di Paul non sentiva più la voglia di uscire che aveva prima, nemmeno la voglia di vivere. Voleva solamente stare lì, sul suo letto, a guardare il soffitto e magari, di tanto in tanto, a inventare qualche verso di una poesia o di una canzone, solo per passare il tempo.

Zia Mimi era furiosa, da quasi un mese non metteva in ordine la stanza del nipote. Quando aprì la porta però non si aspettava di trovare tutto a posto, come se nessuno avesse abitato quella stanza per tanto tempo...e in un certo senso era così: John non aveva messo piede a terra nemmeno per mangiare e a volte zia Mimi gli portava qualcosa, ma era comunque contraria a quella forma, che lei definiva, di "ribellione".

-Che intenzioni hai oggi?-lui non rispose, si girò a guardarla-ho capito, ti porto sù un po' di pane tosato-uscì dalla stanza e scese al piano di sotto.

John fissò la porta e poi sorrise, sua zia anche se a volte era severa, gli voleva bene. Se fosse stata un'altra situazione sarebbe sceso giù, ma gli faceva male la testa ed era sicuro che, se poggiava i piedi a terra, sarebbe caduto. Ormai non si sentiva più le gambe, a volte pensava di rimanere paralizzato su quel letto; ma tanto non faceva così tanta differenza, non aveva nulla per cui vivere. La ragione della sua vita aveva fatto le valigie e adesso chissà dov'era, i suoi amici lo avrebbero preso in giro perchè era sicuro che George sapeva tutto e, sicuramente, lo aveva sputtanato davanti a tutti.

La porta si riaprì ed entro Mimi con un vassoio pieno di pane tostato e marmellata, tra l'altro la sua preferita, caffè e un tovagliolo. Alzò lo sguardo e le sorrise, lei gli passò una mano tra i capelli e gli rivolse un sorriso preoccupato; uscì e riprese le sue faccende domestiche.

John guardò il vassoio invitante, ma non aveva fame, anche lo stomaco si era chiuso. Ormai non viveva più.

La voce di zia Mimi lo fece sobbalzare:

-John ci sono due tuoi amici! Li faccio salire-

Due suoi amico? E chi potevano essere? John non aveva più amici, chi vorrebbe essere amico di un gay?

La risposta gli si presentò appena i suoi AMICI bussarono alla porta della sua camera.

-Avanti..-

-Ciao John, come stai?-

-George, Ringo? Come mai qui?-

-Sappiamo che...Paul se ne è andato e...volevamo sapere come stavi-

-Benissimo, secondo voi io dovrei soffrire soltanto perchè quel ragazzino è andato via? E' solo uno stupido viziato, che si crede chissà chi soltanto perchè ha i genitori musicisti. Sapete cosa me ne fotte di lui?-

-Tutto-rispose George prima che John potesse continuare a insultare quel poveretto

-Cosa? George, non è affato...-ma lui lo interruppe

-John...non serve a nulla fare così-Ringo sorrise dolcemente

-Sappiamo cosa è successo, Paul prima di partire ci ha detto tutto, credi che serva ancora mentire?-

John abbassò la testa, George li poggiò una mano sulla spalla

-E' una cosa normalissima-non credeva alle proprie orecchie, per loro era normale innamorarsi di un ragazzo? Ma cosa avevano per la testa?

-John-Ringo gli sorrise ancora-noi non ti giudichiamo di certo per il tuo orientamento sessuale-

-E poi-continò George-stai tranquillo, non abbiamo detto nulla e non diremo nulla a nessuno-

John sorrise

-Paul ci ha riferito che ha passato dei giorni bellissimi con te e...-vedendo che John era sul punto di chiedere qualcosa, capì quello che voleva sapere-no John, non ci ha detto dove è andato, se è quello che vuoi sapere-il viso del ragazzo si spense

-Adesso dobbiamo andare, ti abbiamo disturbato abbastanza-si alzarono dal letto ed aprirono la porta

-John-disse Ringo-un'ultima cosa-guardò George in cerca di conferma e lui annuì leggermente-Paul ci ha anche detto che questo non è un addio ma un arrivederci-

Gli occhi di John si accesero di speranza, ciò significava che Paul prima o poi sarebbe tornato. Salutò gli amici e iniziò a mangiare con foga. Aveva deciso: doveva continuare a vivere normalmente, prima o poi Paul sarebbe tornato e doveva trovarlo in forma.

Solo che John non sapeva che i suoi due amici si erano veramente comportati da tali, Paul non aveva mai detto loro che quello era un arrivederci, anzi aveva fatto capire il contrario; ma loro pur di far felice John, gli avevano dovuto raccontare una piccola bugia. Sapevano che solo con il pensiero che Paul potesse tornare lui poteva continuare la sua vita felice e speranzoso, ma temevano il giorno in cui la verità sarebbe saltata fuori.

 

Finito di mangiare John scese giù portando il vassoio vuoto.

-Mimi, tieni-

la zia si girò e sgranò gli occhi

-Credo che dovrò invitare più spesso i tuoi amici-John sorrise e le lasciò il vassoio-adesso dove vai?-

-A farmi una doccia, voglio prendere una boccata d'aria-

-D'accordo, ma non fare tardi!-

-Si Mimi-

Arrivò nella sua stanza quando qualcuno suonò il campanello. Sentì la zia aprire la porta e iniziare un discorso con l'altra persona, poi qualcuno salì le scale.

Saranno di nuovo George e Ringo? Forse vogliono invitarmi ad uscire pensò John. Ma si sbagliava.

Di fronte a lui si ritrovò l'ultima persona che avrebbe voluto vedere.

-Heather...-

-John...-

-Che ci fai qui?-chiese più freddo che mai

-Devo parlarti-

-Di nuovo?-

-Quella volta ci siamo solo insultati a vicenda, voglio chiarire questa faccenda. E' urgente-

John ci pensò sù, poi annuì con la testa, prima si toglieva questo problema prima lei sarebbe sparita dalla sua vita.

-Aspettami giù, devo prepararmi-lei annuì e uscì dalla stanza dirigendosi in salotto.

John si preparò con molta lentezza, impiegò più di mezz'ora per farsi una doccia e alle quattro di pomeriggio uscì dalla stanza pronto per uscire.

Scese le scale e notò che Heather aveva intrapreso un discorso con sua zia; meno parlavano quelle due meglio era..in quel momento non sopportava entrambe.

-Andiamo?-chiese apparendo in cucina

-Sisi, arrivederci signora Smith-

-Arrivederci cara-

-Addio Mimi-disse invece John aprendo la porta e uscendo per primo, al diavolo i modi galanti. Per tutto il tragitto nessuno dei due parlò; arrivati al molo però John si stancò di tutto quel silenzio e decise di parlare per primo.

-Allora?-Heather trovò una panchina e fece per sedersi ma John la bloccò-No, non questa panchina-era la panchina dove era nata MaryJulia e non voleva che qualcuno, all'infuori di Paul, si sedesse con lui là sopra. Quella era la loro panchina

-Perchè?-

-Ti ho detto di no, spostati all'altra-Heather fece come le fu detto e alla fine si sedettero, John fissava ancora la panchina.

-Allora...partiamo dall'inizio, prima di conoscerti. John, io ti ho sempre voluto, mi attirava il tuo atteggiamento da duro, sicuro di te, mi piacevi da sempre. Poi un giorno ci siamo incontrati e abbiamo inizato a parlare, appena te ne sei andato un mio amico è venuto e mi ha detto di stare lontana da te perchè sapeva che potevi farmi soffrire. Ma io non gli ho dato retta e ho continuato a frequentarti fino a quando non ci siamo messi insieme e siamo addirittura finiti a letto. Quella sera sei scappato e io ti sono venuta a cercare al Cavern-fece una pausa-ho incontrato sempre quel ragazzo e gli ho chiesto se ti aveva visto, quel bastardo mi ha raccontato una balla e mi ha baciata appena ti ha adocchiato. Quando mi ha detto perchè lo ha fatto gli ho detto che io ti amavo e poi sono scappata, lui non ci credeva e mi ha lasciata andare. Questo è tutto-

John ragionò, il discorso filava ma...lui non poteva dire di certo che non amava lei ma Paul, quindi cercò di rigirare la frittata.

-Si ma questo non ti dava il permesso di baciarlo-

-Mi ha baciata lui!-

-E tu potevi staccarti invece di stare lì a contorceti come un'anguilla-

-John, non riuscivo a liberarmi-

-Quante volte ti ho baciata io perchè eri arrabbiata e tu ti liberavi benissimo, eppure facevo molta forza-

-John non centra...-

-Si che centra, mi hai fatto soffrire..non voglio più sentir parlare di te, ormai c'è un'altra persona nella tua vita-

-John...ti prego...-ma il povero ragazzo non avrebbe mai immaginato che Heather sapesse cosa lui provava per Paul, anche se quello non era l'unico motivo per cui lei cercava di riprenderselo..-fallo per noi due...anzi..emh...noi tre-

-Noi...tre? Chi sarebbe il terzo? L'amico tuo? Non credere che adesso gli vado anche a chiedere scusa perchè ho...-Heather gli posò una mano sulle labbra.

-Non hai capito, lui non centra nulla, io...John...devo dirti una cosa-

-Avanti, sentiamo-

-Sono incinta-

 

 

Spazio autrice_____
eccomi qua con il settimo capitolo, mi sa che John si è cacciato in un bel guaio ahahah poverino
E adesso? Cosa farà John? E Paul come se la sta cavando dovunque egli sia?
Vi avverto che il prossimo capitolo non sarà dal punto di vista di John :)
Ringrazio Cloud394 (non ricordo bene se è così il nome) per avermi aiutata in questi ultimi capitoli e ringrazio tutti quelli che continuano a leggere e a recensire :) un bacione a tutti :]
Dopo i soliti ringraziamenti vi saluto :D
A presto
Cristina :]

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Two of us

Capitolo 8

 

 

Era quasi un mese che non lo rivedeva. Si pentiva così tanto di essersene andato senza una spiegazione valida. Nemmeno a George e Ringo aveva spiegato bene il motivo, non aveva nemmeno detto dove andava.

L'unico a saperlo era lui stesso e, ovviamente, suo padre; ma aveva fatto promettergli di non dire nulla a nessuno e sapeva di potersi fidare. La sera, dopo essere stato con John, era subito partito per la Francia, adesso si trovava a Parigi e viveva da solo. Suo padre era stato contrario a questo, ma lui aveva inventato una scusa abbastanza convincente. "Starò via per un viaggio di studio a Parigi" gli aveva detto, a George e Ringo aveva detto che se ne andava perchè Liverpool non aveva più nulla da dargli e a John invece...cosa gli aveva detto? Anzi...cosa gli aveva scritto? Che vigliacco era stato nel scrivergli una lettera, aveva avuto così paura di quello che poteva accadere se glielo diceva in faccia che lo ha scarabocchiato sotto quelle belle parole. Chissà che reazione aveva avuto John leggendola e poi quel piccolo "P.S" quanto avrebbe voluto scrivere di nuovo "ti amo" invece di quel "Io parto".

Stava fantasticando, John era lontano da lui e forse quelle braccia che lo avevano circondato, anche se per poco, adesso erano intorno ad un'altra ragazza. La gelosia iniziava a salirgli, forse aveva fatto male ad andarsene, forse doveva tornare e prendere di petto quella situazione. Perchè era così codardo? Aveva paura dell'amore o della reazione di John?

Mentre pensava prese la chitarra, in quei giorni non aveva fatto altro che stare sul letto a fissare il soffito e a volte a suonare qualche accordo e inventare un verso di una canzone. Invece sta volta voleva comporne una vera e propria. Iniziò a suonare e pian piano gli accordi divennero dolci e in sintonia, così cominciò a scrivere le parole...

 

Dopo più di un'ora la canzone era finita, mancava solo il titolo. Guardò le parole, poi la chitarra e alla fine scrisse il titolo "P.S. I love you". Accanto stava per scrivere il suo cogome, per firmare la canzone. Ma si bloccò, infondo, anche John aveva dato il suo contributo. Alla fine decise di scrivere "Lennon-McCartney". Soddisfatto si alzò finalmente dal letto, le gambe gli facevano male e anche lo stomaco. Aveva fame.

Andò in cucina e mangiò tutto quello che trovò, poi però il telefono prese a squillare...

Il panico lo assalì, nessuno aveva il suo numero. Con calma si avvicinò alla cornetta, poi la alzò

-P..pronto?-

-Allò? Mr. Paul McCartney?-

-Oui, chi...emh...parla?-

-Je suis Michelle, une vieille amie de votre père-

-Ohh..oui...-

-Je peux venir chez vous à cinq heures pour parler?-

-Oui..emh...merci-

-D'accord, à plus-

-Oui-

Abbassò la cornetta. Cosa aveva detto la ragazza? Le uniche parole in francese che Paul conosceva erano "oui" e "merci" e qualche altra che usava con le ragazze. Chissà cosa aveva accettato. Comunque sia, non era nulla a pagamento, quindi andava bene.

Tornò nel letto e prese la chitarra, iniziò a suonare quella canzone cercando di ricordare quello che provava con John quando suonavano insieme...gli tornò in mente il giorno in cui suonarono per il compleanno di Ringo...

Era di fronte a lui e cercava di non guardarlo ma avevano soltanto un microfono e quindi dovevano stare vicini. Aveva la mente vuota e anche il resto del corpo, le mani si muovevano da sole, la voce usciva senza che lui se ne accorgesse; doveva guardarlo in faccia, non ce la faceva più. Al ritornello alzò lo sguardo e lui era lì che lo fissava, con quegli occhi persi. Iniziò ad arrossire: dannazione, pensò, proprio adesso no! Le loro gambe si sfioravano e ad ogni tocco lui sussultava, voleva gridare, piangere e ridere...non sapeva cosa gli stava accadendo, ma era bellissimo. Senza accorgersene sorrise e lui ricambiò. Adesso faceva troppo caldo, voleva uscire, abbassò di colpo lo sguardo rovinando il momento. Ma cosa aveva combinato? Chissà chi stava giù cosa vedeva..."oh povero me" pensò e, per il resto della canzone, puntò lo sguardo sulla sua chitarra, anche se sentiva quello di John che, di tanto in tanto, lo scrutava. Alla fine cedette, due minuti prima che la canzone terminasse alzò lo sguardo rimanendo con la testa bassa, il più grande spalancò la bocca come un ebete facendolo ridere di gusto. Quel ragazzo era speciale, lo sentiva, non poteva più suonare senza di lui di fronte...

E invece adesso cosa stava facendo? Suonava senza John e non era la stessa cosa. Lasciò la chitarra e si ridistese sul letto. Cercò di pensare al momento più bello che aveva passato con John...e questo non tardò ad arrivare...

Erano seduti su una panchina vicino il molo e scherzavano tra di loro, poi però il discorso divenne serio. John insinuava che la causa del suo problema era lui e alla fine si ritrovarono uno di fronte all'altro, Paul guardava negli occhi di John facendo però uscire i proprio sentimenti non quelli dell'amico. Quando si accorse di quello che stava dicendo si alzò e scappò via; dopo nemmeno dieci minuti qualcuno gli bloccò il polso tirandolo verso di sè e poi stringendolo. Prima di lasciarsi trasportare da quel momento John gli aveva sussurrato una frase, che era ancora rimasta impressa nella sua testa, "non lasciarmi solo, resta con me". Lì capì di amarlo più della sua stessa vita....

Troppi ricordi, la testa gli stava scoppiando. Gli occhi iniziarono a bruciargli, così decise di alzarsi e fare qualsiasi cosa che non fosse pensare a lui.

Andò di nuovo in salotto e si fece una tazza di thè, ne andava pazzo; lo faceva rilassare così tanto da dimenticare tutto. Ma quella volta non funzionò, dovette ricorrere a tutte le sue forza per non pensare più a John, anche se voleva sapere cosa stesse facendo in questo momento, con chi fosse e dove fosse.

Finì di bere il thè e ritornò in cucina per posare la tazza quando qualcuno bussò alla porta. Chi poteva essere a quell'ora?

Si avvicinò con cautela alla porta, come se dall'altra parte ci fosse un mostro che non aspettava altro che mangiarlo. Quando la aprì però si trovò il contrario di una creatura mostruosa.

-Bonjour...Mr.Paul McCartney?-rimase in silenzio, la voce gli era familiare, quella era la ragazza con cui aveva parlato poco fa? Cosa ci faceva qua?-non parli in francese vero?-disse facendo sobbalzare Paul, la sua voce era ancora più bella se parlava nella sua stessa lingua, l'accento francese la rendeva una donna elegante, anche se non la conosceva ancora.

-No, non lo so parlare-

-Me ne sono accorta quando abbiamo parlato al telefono-lei sorrise e il cuore di Paul perse un battito, era così bella-non mi tratterrò molto oggi, volevo solo dirti che se hai bisogno di qualcosa io abito qui di fronte-indicò la casa davanti a quella di Paul.

-Oh, grazie mille-

-Non immaginavo fossi un ragazzo così dolce-lui arrossì-Jim non mi aveva detto di avere un figlio così bello-sorrise-ci vediamo allora? Ciao-disse lascianogli un bacio sulla guancia.

Quando chiuse la porta pensò subito ad una scusa. Quel pomeriggio voleva andarla a trovare, ma non poteva andare da lei, suonare il campanello e dire "ciao, vorrei passare un po' ti tempo con te" oppure si? Forse era la cosa giusta, quella ragazza gli aveva fatto dimenticare tutto, aveva un corpo perfetto, due grandi occhi neri e i capelli dello stesso colore, ma quello che aveva colpito di più il ragazzo era stato il suo sorriso, dolce e innocente.

Paul si distese sul divano e iniziò a fantasticare su Michelle...prese a canticchiare qualcosa così, forse riusciva pure a comporre una canzone.

-Michelle...ma belle...-il telefono squillò di nuovo, ma come era possibile? Come facevano tutti a sapere il suo numero di telefono? Si alzò e rispose, sperando con tutto il cuore che fosse Michelle la persona al di là della cornetta.

-Pronto?-disse speranzoso.

-Ciao Paul-ma la voce non era affatto di una donna.

-George?-

-Si, sono io Paul-

-Ma...come..chi ti ha dato il mio numero?-

-E' una lunga storia, adesso fammi parlare..-

-Si ma...-

-Paul, ti prego, è urgente-

-Ok, dimmi-

-Devi tornare, per favore...-

-Mi dispiace, non posso-aveva finalmente trovato la felicità, la ragazza ideale...

-Si tratta di John...-sentire quel nome gli fece tornare in mente una frase "non lasciarmi solo, resta con me".

-Cosa...che è successo?-lui invece, lo aveva abbandonato.

-Aah...Paul-il sospiro di George non prevedeva nulla di buono.

 

Spazio Autrice______
Eccomi qui l'ottavo capitolo. La fine si avvicina e io non vedo l'ora di finire questo schifo ahahaha
E' da gennaio che scrivo :D
Bene, Paul ha trovato finalmente la donna della sua vita? E cosa è successo a John?
Ringrazio come al solito i lettori silenziosi e coloro che mi recensiscono la storia, un abbraccio a tutti.
Scusate per il pessimo francese :D
Il prossimo capitolo arriverà a breve :)
A presto
Cristina

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Two of us
Capitolo 9


9 ottobre 1957...

John si alzò di buon'ora e come prima cosa si guardò allo specchio. Che viso orribile aveva, quella notte non era riuscito a dormire e adesso la sua faccia sembrava quella di uno zombie ubriaco.

Scese in cucina e guardò il tavolo apparecchiato come se fosse domenica, pieno di dolcetti e thè, cercò di prendere qualcosa ma la zia glielo proibì.

-John vai su a prepararti, veloce-ubbidì e corse in camera a cercare di farsi bello, ma la verità era che quella mattina non aveva voglia nemmeno di sorridere. Perchè lo aveva fatto?

Si vestì e si improfumò come un fiore, forse agli occhi degli altri poteva sembrare carino, ma nessuno sapeva com'era dentro. Altro che felice...si era cacciato in un guaio da cui no poteva più uscire. Tutta colpa sua, solo e soltanto sua.

Bussarono alla porta, "sono già arrivati?" pensò John in preda al panico, qualcuno salì le scale

-Ciao Johnny-alzò lo sguardo e sorrise.

-Siete già qui?-

-Volevamo soltanto vedere se eri ancora vivo-disse Ringo abbracciandolo-come ti senti?-

-Come dovrei sentirmi? Vorrei scappare da questa città, vorrei andarmene dal mondo-

-John, da questo tipo di cose non si riesce a scappare-sospirò George abbracciandolo a sua volta

-Ho paura-i due si guardarono negli occhi.

-Noi dobbiamo andare, però sappi una cosa-George gli prese le spalle-quando sarai lì, ascolta il cuore. Ricordati che avrai il nostro sostegno, anche se non potremo intrommeterci-John sorrise e abbracciò entrambi. I due ragazzi speravano che qualcosa accadesse quando il momento sarebbe arrivato. Uscirono con ancora un po' di speranza dentro di loro.

 

Alle otto in punto zia Mimi salì in camera di John.

-Allora...sei pronto?-

-Guardami-disse lui

-Sei bellissimo-era la prima volta che gli faceva un complimento del genere. John la abbracciò

-Basta o ti rovinerai il vestito-risero entrambi-andiamo?-il ragazzo annuì e insieme uscirono di casa.

 

Alle otto e trenta era davanti all'entrata della chiesa, tutti i parenti erano arrivati ma lui non voleva ancora entrare.

Le gambe gli tremavano e non riusciva a respirare. Penasava a Paul...chissà dov'era e cosa stava facendo, chissà che faccia avrebbe fatto quando sarebbe venuto a scoprire che lui si era sposato. Perchè aveva accettato? Perchè invece non era scappato? Rivoleva la sua vita, rivoleva il suo Paul...quanto vorrebbe vederlo arrivare da lontano, correndo e magari vestito bene per l'occasione; ma non per il matrimonio, nono, solo per lui. Avrebbe mollato tutto e sarebbe scappato via con lui se fosse stato necessario. Al diavolo Heather, sua zia, i suoi amici e la sua città. Sapeva di aver bisogno solo di Paul, anche in quel momento. Ci pensò sù, averlo qui al suo matrimonio forse non era la cosa giusta, avrebbe sofferto nel vederlo promettere amore eterno ad un'altra persona che non fosse lui. Forse era meglio se era andato via...ma cosa stava pensando? Se Paul non se ne andava lui non sposava Heather e sarebbe rimasto con lui per sempre. Dannazione come gli mancava quel ragazzo. Non lo avrebbe mai dimenticato, ne era sicuro. Magari il bambino che stava per nascere lo avrebbe chiamato "Paul, Paul Lennon" che nome carino e...se fosse stata femmina? Beh...forse l'avrebbe chiamata MaryJulia, si...un nome speciale che solo lui poteva capire. Ma cosa pensava...non poteva vivere senza Paul, in quei giorni non ce l'aveva fatta e dovrebbe farlo per tutta la vita? No...meglio andarsene, forse durante la luna di miele a Parigi poteva scappare. Si! Sarebbe scappato via da quella brutta vita, avrebbe vissuto in strada, girando il mondo...da solo. No, nemmeno quell'idea era poi così geniale. Cosa poteva fare? Si ricordò le parole di George "ascolta il cuore" forse lui aveva ragione, doveva ascoltare l'unica cosa che non gli mentiva mai.

Mezz'ora dopo furono i clacson, che avvertivano l'arrivo della sposa , a far entrare di corsa John.

Guardò il "pubblico" in cerca di sostegno, ma tutti erano voltati verso l'ingresso della chiesa, aspettando la ragazza. Il prete dovette farlo girare, dando le spalle a tutti e tutto.

Qualcuno cominciò a suonare la marcia nuziale, John capì che era entrata e adesso stava attraversando la navata. Sentiva le esclamazioni dei parenti, i commenti sulla bellezza della sposa.

John non farti fregare...ascolta il tuo cuore pensò prima di girarsi e ammirare la sua futura moglie: era bellissima in quell'abito da sposa che le ricadeva perfettamente sul fisico da ragazzina. Heather si affiancò a lui e si girarono tutti verso il prete:

-Bene, siamo qui riuniti per celebrare il matrimonio di questi due fratelli Heather Thompson e John Wiston Lennon-

Durante la celebrazione della messa John pensava, come al solito, ad altro. Doveva seguire il cuore, ma con tutta l'agitazione che aveva non riusciva a sentire cosa diceva. Si concentrò a tal punto da non sentire più nessuno, nemmeno la voce del prete..adesso cosa diceva il suo cuore? Cosa doveva fare?

Che sciocco che era, il cuore non parlava di certo ad una persona, lui doveva capire cosa fare...ma non ci riusciva.; la testa era piena di ricordi che non voleva rivivere, almeno non lì...forse quando tutto sarebbe finito avrebbe rivelato chi amava veramente. Ma no...così avrebbe preso in giro tutti. Doveva farlo, non c'era nulla che poteva bloccarlo ormai. Era pronto.

La voce del sacerdote lo riportò alla realtà:

-Tutto bene figliolo?-

-Emh...si-Heather gli posò una mano sulla spalla.

-Sei sicuro che va tutto bene?-

-Sisi, tutto per il verso giusto-lei sorrise e si voltò verso il prete, che ripetè la domanda.

-Allora..vuoi tu John Wiston Lennon prendere come tua sposa-il momento era arrivato, doveva solamente dire due lettere, una parola di una sillaba, nulla di difficile-la qui presente Heather Thompson per amarla e onorarla finchè morte non vi separi?-

Tutti gli sguardi erano rivolti a lui, sembrava quasi che nessuno respirasse, tutti aspettavano la fatidica risposta, che non tardò ad arrivare.

John si girò verso Heather e le sorrise, prese un bel respiro e poi rispose:

-Io...-ma non riuscì a finire la frase, qualcuno entrò di corsa in chiesa.

-Fermi! Lei ha mentito!-

Spazio autrice____
Prima cosa: scusate il ritardo ma aspettavo almeno una recensione ahaha
seconda cosa: scusate il capitolo corto
terza cosa: non ve la dico, la capirete da soli con il prossimo capitolo
Allora...la fine è vicina muahahahha
E cosa succede? John si sposa? Wow ahahhahah
Passando ai ringraziamenti: cominciamo da colei che mi recensisce tutti i capitoli (tranne l'ottavo, a quanto pare non le è piaciuto ahahaha) sono felice che almeno lei mi dica cosa pensa della storia e sono felice di averla quasi finita, manca poco :D
Ringrazio anche i lettori silenziosi (anche se vorrei sapere da tutti cosa pensano della storia :D ma fa nulla)
Detto questo, mi dileguo ahaha
A presto
Cristina


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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Two of us

Capitolo 10

 

Era lì? Proprio lì davanti?

-Io...John...-ma lui non si girò, era occupato a guardare colui che aveva urlato quella frase...George e Ringo si avvicinarono, se Heather avesse parlato lui avrebbe sicuramente avuto bisogno di due persone che lo mantenessero.

-John, ascolta la ragazza-disse Ringo distraendolo, lui si voltò.

-Cosa c'è?-

-Io...non ho da dirti nulla...-

-Heather...-la voce di John faceva capire tutto, se non glielo diceva adesso sarebbe stato peggio.

-Il bambino che aspetto...-

-Cosa è successo al bambino?-chiese John preoccupato

-Nulla nulla, sta bene-Ringo e George le lanciarono un occhiata che diceva chiaramente "parla tu o lo facciamo noi"-solo che...-

-Cosa?-iniziava ad innervosirsi, cos'erano tutti quei segreti?

-Non è tuo-nella chiesa calò il silenzio. Il sacerdote cercò di parlare, ma era sconvolto quanto gli altri.

John non riusciva ad esprimersi, apriva la bocca ma uscivano soltanto delle parole senza senso. Lui aveva sprecato il suo tempo con lei quando invece l'aveva tradito con uno sporco coglione? Gli aveva mentito su una cosa così importante?

-Tu...mi...-e poi c'era Paul, che era entrato come in un sogno, con i capelli scompigliati e le guance rosse...si girò di nuovo verso di lui, era ancora lì che lo guardava, il corpo perfetto e quel viso dolce e innocente, proprio come se lo ricordava...

-John l'ho fatto perchè ti amo!-gridò Heather distogliendolo dai suoi pensieri.

-Mi hai mentito per questo, se mi amavi mi avresti lasciato andare, non saresti andata a letto con altra gente!-George e Ringo, come previsto, presero le braccia di John che ormai urlava come un matto e si agitava, lo sguardo di tutti era su di lui, compreso quello di Paul che lo guardava con un misto di spavento e passione...solo lui poteva farlo.

-E' stato un incidente, non amavo il futuro padre di questo bambino, almeno...non lo amavo quanto te! Ho usato questo diversivo per poterti sposare e stare con te. Ho sempre saputo che non nutrivi interesse per me, ma come potevo averti se provavi e provi ancora tutt'ora qualcosa per lui?!-urlò lei indicando Paul che si era pian piano avvicinato.

A quelle parole il diretto interessato arrossì violentemente, non poteva reggere una cosa così grande, farlo credere una checca davanti a tutti, guardò John l'ultima volta e scappò via.

-No! Paul!-si inginocchiò a terra facendo cadere anche George e Ringo, pochi minuti fa era lì e adesso era andato via. Se l'era fatto scappare dalle mani, dopo tutto quel tempo senza di lui, dopo essere impazzito aspettando il suo ritorno, non poteva di certo farselo scappare di nuovo...prese tutta la forza che gli era rimasta, ricacciò via le lacrime e si alzò, guardò Heather dritto negli occhi-hai rovinato tutto! Non farti più vedere...sparisci dalla mia vita! Tu sei...-guardò i parenti, i loro sguardi dicevano tutto, aspettavano che lui dicesse quella parola, erano lì con il fiato sospeso e lo fissavano-sei solo una puttana!-urlò, non gliene fregava di essere in chiesa, doveva dirlo, quella era la pura verità. Guardò ancora una volta Heather e poi scappò via, dietro all'unica persona importante per lui.

 

Aveva il fiatone, era più di mezz'ora che correva ma non lo vedeva...chissà dove poteva essere andato. Corse fino al molo, ma lì non c'era nessuno. "Aah Paul dove sei?" pensò John ricominciando a correre, la brezza gli scompigliava i capelli messi a posto per il matrimonio ormai andato in pezzi. Ripensò a quello che aveva detto Heather "il bambino...non è tuo" non riusciva ancora a crederci, se si sposavano lui sarebbe stato il padre di un bambino non suo e non l'avrebbe mai saputo. Come si poteva mentire su una cosa così importante? Doveva immaginarselo, lo aveva tradito dopo aver scopato con lui! Perchè cazzo non aveva fatto quel fottuto test per sapere chi fosse il padre del bambino? Si sentiva così deficiente. E poi come faceva lei a sapere di lui e Paul? Forse era così visibile che se ne era accorta...comunque sia ormai lo sapevano tutti e di certo adesso lo stavano criticando perchè amava un ragazzo, ma non se ne fregava, quello era l'ultimo dei suoi problemi, l'unica cosa che doveva fare adesso era ritrovarlo e spiegargli tutto...povero ragazzo, negli occhi gli aveva visto tutta la vergogna del mondo...in fondo aveva solo 15 anni e non poteva sopportare una cosa simile davanti a gente sconosciuta, sopratutto perchè Paul era timido di suo e adesso forse era in qualche angolo a piangere con il bisogno di qualcuno al suo fianco, in un momento del genere si sarebbe cacciato in guai seri...sapeva che stava male e che era lui l'unica persona che poteva aiutarlo veramente.

Arrivò al Walton Hall Park con il fiatone, no...non c'era. Si buttò su una panchina e guardò il cielo ormai buio. Tante stelle lo abitavano, quanto voleva allungare la mano e poterne prendere una, ammirarla e tenersela con sè. Ma lui una stella ce l'aveva già, si era sicuramente nascosta per stare sola, lui però avrebbe allungato le braccia e l'avrebbe accolta, avrebbe passato una mano tra quei capelli scuri che il più delle volte erano scompigliati, poi l'avrebbe guardata negli occhi, grandi e color nocciola, era nascosto un intero universo là dentro, lui doveva soltanto scoprirlo e ce l'avrebbe fatta solo quando le sue labbra si sarebbe posate su quelle del suo amato.

Qualcuno picchiettò sulla spalla di John, si girò e riconobbe il barbone che gli fece incontrare Paul.

-Qualche problema?-chiese

-A giudicare da come sei vestito credo che una casa ce l'hai...io invece mi devo accontentare di questa panchina, se saresti così gentile da alzarti...-

-Oh..non lo sapevo-disse John alzandosi e andando via, poi si girò.

-Emh...mi scusi?-

-Si?-chiese il barbone guardandolo.

-Ha per caso visto un ragazzino con un cappotto nero lungo e un viso dolc...emh...con lineamenti dolci passare di qui? Ah....ha anche i capelli scuri-

-Sai quanti ragazzini ho visto oggi?-

-Aah...grazie lo stesso-fece per girarsi ma la voce del barbone lo fermò.

-E' andato verso il Cavern Club, fai ancora in tempo-il viso di John si illuminò, ringraziò il barbone lasciandogli qualcosa e corse via.

"Al Cavern ma certo!" disse fra sè John correndo il più veloce possibile, dove poteva andare per sfogarsi? Glielo aveva detto anche nella lettera, il Cavern era il posto giusto, finalmente lo avrebbe rivisto, finalmente avrebbe esaudito il suo sogno.

Entrò nel pub con il viso rosso per la corsa e il fiato corto, iniziò a guardare in giro...il locale non era molto grande e in pochi minuti lo aveva setacciato tutto...non c'era traccia di Paul.

Prese una paio di bottiglie di birra, poi uscì.

 

Era un'altra volta su quella dannata panchina, senza Paul ed era ubriaco. Il barbone gli aveva mentito, al Cavern non c'era...il quel momento lo avrebbe preso a pugni, non sapeva cosa significasse per lui "quel ragazzo".

Forse era di nuovo partito, forse era andato via per sempre, comunque sia l'aveva perso...e pensare che qualche ora fa era vicino a lui e se allungava veramente una mano lo poteva toccare. Iniziava a pensare che quella fosse stata una visione, che in realtà il ragazzo era un altro ma lui aveva visto Paul, dato il grande desiderio di rivederlo.

Alla fine si convinse di questo, Paul era solo un sogno e forse lui stava ancora sognando. Si diede un pizzico ma si fece soltanto male; no...era tutto vero, com'era dolorosa la realtà, aveva finalmente trovato l'amore e lo avevo perso in un soffio, un battito di ciglia.

A quanto pareva doveva andare così, forse il suo cuore era destinato a qualcun'altra, quella era soltanto una cotta passeggera. Gli ritornò in mente Heather, doveva andare da lei e scusarsi, in fondo...lo aveva fatto perchè lo amava, non era poi così grave...

Cercò di alzarsi, quel posto lo faceva stare troppo male, un sacco di ricordi si erano insediati nella sua testa. Appena riprese la posizione eretta si dovette mantenere alla ringhiera che lo separava dal porto. Il dolore alla testa lo fece appoggiare con tutto il petto, lo stomaco gli bruciava un sacco ma la cosa peggiorò dopo aver vomitato giù, verso il porto.

Cadde a terra, con la mano ancora stretta intorno alla ringhiera, credeva di morire; non si era mai sentito così male, la testa gli girava, la vista si annebbiava e poi ritornava normale, lo stomaco gli bruciava e lo sentiva restringersi, tutto il corpo gli tremava e il cuore batteva forte. Forse però alcune cose non dipendevano dall'aver bevuto, gli mancava qualcosa, all'altezza del cuore. Un pezzo di esso, un grande pezzo, era andato in frantumi...gli mancava tremendamente Paul ma cercava di non pensarci, altrimenti avrebbe perso anche quelle poche forze che lo reggevano.

Alzò lo sguardo e si perse in quell'universo di stelle, sembravano sempre le stesse che aveva visto al parco ma invece ce n'era una che brillava più delle altre e che prima non aveva notato.

-MaryJulia-sussurrò in un fil di voce John, poi le lacrime iniziarono a scendere. Stava per svenire, se lo sentiva, i pochi suoni che udiva si stavano dissolvendo pian piano, il rumore del mare, il vento estivo che muoveva le foglie e poi un altro suono che non riusciva a riconoscere, sentì urlare il suo nome

-John!-qualcuno lo prese e cercò di alzarlo, ma lui opponeva resistenza, voleva rimanere lì e non farsi aiutare da nessuno.

Non riusciva nemmeno a riconoscere chi lo aveva chiamato.

-Oddio, ti prego alzati-la voce tremava, sembrava sul punto di piangere. Lo sconosciuto alzò con due dita il mento di John e lo guardò in faccia per la prima volta, aveva ragione..stava piangendo proprio come lui.

Fissò la persona davanti a sè per un po' di tempo prima di buttarsi addosso facendo cadere a terra entrambi.

-Cosa...stai bene?-ma John non rispose, era occupato a godersi quel momento-ma cosa è successo, sei pallido e sudato, cos'hai?-lo aiutò a sedersi sulla panchina-allora? John parla per favore, perchè eri a terra?-ma lui continuava a sorridere dolcemente, come se quello che aveva davanti fosse un bambino-smettila di guardarmi così, John non avrai la febbre? Devo por-ma il più grande non gli fece finire la frase, gli posò un dito sulle labbra.

-Sshh, tu parli troppo-Paul arrossì lievemente, sorridendo.

Accarezzò una guancia del più piccolo sentendolo rabbrividire sotto il suo tocco, gli sorrise e lui ricambiò. -Mi dispiace per quello che è successo qualche ora fa, io non volevo che ti trovassi in mezzo anche tu, ma è successo. Tutta colpa di quella...Dio quanto la odio! Ma come cazzo si è permessa! Quanto vorre-ma questa volta fu Paul a mettere a tacere John.

-Certo che anche tu non scherzi sul fatto di parlare troppo-risero entrambi, poi il più grande si alzò tendendo la mano al più giovane

-Verresti con me?-lui annuì e lo seguì.

 

John chiuse la porta della sua camera a chiave.

-Mia zia non c'è ma potrebbe tornare-

-Tu dici che posso rimanere qua?-John gli si avvicinò-e se tua zia ci scopre?-ormai erano vicini, lui gli tolse la giacca e lo fece sedere sul letto.

-Potrebbe entrare e vedermi qui con te e pensare a male...-

-Mi sei mancato così tanto-disse l'altro accarezzandogli quel viso perfetto

-John anche tu mi sei mancato tantissimo, ma tua zia potrebbe arrivare da un momento all'altro e...che...che stai facendo?-John lo aveva fatto distendere e lui si era posizionato sopra.

-Ma..cosa...che fai?-il ragazzo balbettava ed era visibilmente rosso in viso.

-Tu fai troppo domande-disse John con voce sensuale facendo rabbrividire Paul.

-E tu non rispondi-ribattè il più piccolo facendogli la linguaccia. John abbassò la testa fino al collo dell'altro e iniziò a lasciargli baci umidi e leggeri provocando piccoli gemiti da parte del più giovane. Prese a salire fino ad arrivare alla guancia, poi guardò Paul:

-Sei sicuro?-chiese serio

-Si-rispose sorridendo

-Non sai quanto ho aspettato questo momento, non fraintendermi però...-Paul lo zittì

-Non sai quanto io ho aspettato te John-sentendo quelle parole il cuore del più grande accelerò, non si era mai sentito così amato. Senza nemmeno rispondere John lo abbracciò, riprese a baciare il collo e le sue mani iniziarono a vagare sul petto del più piccolo, incominciò a sbottonargli la camicia scoprendo quella pelle rimasta troppo tempo coperta. Intanto Paul iniziò a giocherellare con il bottone della camicia di John, troppo elegante per lui; infatti anch'essa raggiunse l'altra sul pavimento freddo. Le mani di Paul scesero lungo i fianchi del compagno e, dopo un po' di esitazione, sbottonarono i pantaloni facendolo sobbalzare e poi sorridere. Paul cercò di togliere in fretta la mano.

-Continua-sussurrò John al suo orecchio prima di riconcentrarsi sulle sue labbra.

Non aveva mai provato una cosa simile e anche John non aveva provato una sensazione così bella, era la prima volta che si innamorava veramente e non sapeva come comportarsi, inoltre aveva paura di fare o dire qualcosa di sbagliato e di poter perdere di nuovo il suo Paul; temendo che potesse sentire il suo cuore battere forte, cercò di guardarlo in faccia per fargli capire che per lui era tutto normale, ma quegli occhi nocciola da cerbiatto gli fecero sciogliere il cuore. Sorrise e riprese a baciarlo, non voleva più lasciarlo andare, si sentiva finalmente bene, adesso era...felice. Quella doveva essere la migliore notte sia per lui che per il suo compagno. Ma non pensava che Paul fosse così esperto, stava impazzendo.

Ormai tutti i loro vestiti avevano occupato il pavimento della stanza, i due erano sotto le coperte, uno che scaldava l'altro, uno che amava l'altro.

John si staccò dal collo del ragazzo quel poco che gli bastava per guardarlo negli occhi, quei grandi occhi che gli rivelavano un intero universo ormai a lui famigliare.

Paul lo guardò e sorrise, poi parlò:

-John...-sussurrò, ma non riuscì a finire la frase. Non era facile, parole come quelle non le aveva mai pronunciate, non voleva rovinare quel momento, ma in fondo quelli erano i suoi sentimenti e solo allora si accorse di come era difficile mostrarli. Prese coraggio e finì la frase:

-Ti amo-gli occhi del compagno brillarono, sentì il corpo del più giovane tremare sotto il suo.

-Anch'io Paul-rispose eliminando quella poca distanza che li separava baciandolo.



Spazio autrice_____
Eccoci con la fine! Fprse direte "finalmente, una storia in meno da seguire" per altro anche schifosa :D
Bene, finalmente come in molte volevano i due si sono baciati, anche se solo alla fine *-*
Allora...
Ringrazio i lettori silenziosi che hanno seguito la mia storia, chi più chi meno :) ma fa nulla, un abbraccio a
tutti
Poi ringrazio coloro che hanno recensito, un grazie speciale sopratutto a Oh_darling_beatles grazie mille, senza le tue recensioni (e anche quelle delle altre) non avrei continuato la storia, sono felice che almeno qualcuno l'abbia seguita sul serio :) un bacio anche a te! :)
Adesso posso dichiararmi finalmente soddisfatta, dopo un mese ce l'ho fatta *-*
Spero ci risentiremo con la prossima storia (si ho in mente un'altra storia, ma per questo dovrò documentarmi meglio)
A presto!
Cristina

 

 

 

 

 

 


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