Pretty hurts di sheisaflame (/viewuser.php?uid=248621)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perfezione ***
Capitolo 2: *** Prospettiva ***
Capitolo 1 *** Perfezione ***
1.
Perfezione
“Perfection is achieved, not when there is nothing more to
add, but when there is nothing left to take away.”
― Antoine de Saint-Exupéry, Airman's
Odyssey
Gli
occhi color onice di Aida annegarono in quelli cerulei di Dimitri.
Sapeva.
Sapeva esattamente cosa avrebbe dovuto dirgli. Sapeva di doverglielo,
sapeva che era semplicemente la cosa giusta da fare. Sapeva, eppure non
faceva.
Erano
le undici e trenta. Mancava solo mezz’ora, solo
mezz’ora alla fine, mezz’ora all’inizio.
Alla fine della sua esistenza insignificante da brutta, all’inizio
del suo futuro da perfetta.
Poco
le importava che dopo qualche ora le sue ossa sarebbero state
sbriciolate, la sua pelle grattata via, i suoi capelli strappati alla
radice. Poco le importava che le sue iridi avrebbero forse cambiato
colore, che avrebbe potuto non riconoscersi più, che sarebbe
stata diversa.
Stava
per diventare perfetta. E, comunque, esistevano le anestesie.
«Devi
andare.»
«Lo
so.»
«Domani
sarai una di loro.»
«Dimitri,
la stessa cosa succederà a te tra poco più di un
mese! Non farne una tragedia.»
«Mmh.»
Il
viso di Dimitri, del suo migliore amico, della persona per la quale
avrebbe fatto di tutto, s’incupì. Aida
percepì la sua aurea cambiare, il legame che li aveva tenuti
stretti per quasi diciott’anni iniziare a sfaldarsi piano
piano, quasi impercettibilmente. Dimitri era uno dei pochi, o forse
l’unico, a non essere entusiasta all’idea di
diventare un perfetto.
Così
grande e grosso e ha paura di un’operazione, pensò
Aida.
«Perché
quel sorriso?»
«Sarà
tutto come prima, lo sai. Solo, non saremo brutti.»
Lo
abbracciò e lui ricambiò istintivamente. Il loro
rapporto era sempre stato così. Aida prendeva una decisione
e Dimitri la seguiva senza dire una parola, e la stessa cosa accadeva
coi gesti, anche coi più insignificanti. Le gravitava
intorno e neanche se ne rendeva conto. Era come un fratello maggiore
per lei, un protettore, la colonna portante della sua infanzia e della
sua adolescenza.
Che
sarebbe terminata esattamente nove minuti dopo.
«Devo
andare.»
«Lo
so.»
«Ti
scriverò non appena sarò sull’Isola,
promesso.»
«Ok.»
«Sarà
tutto come prima.»
Gli
sorrise speranzosa.
Sarà
tutto come prima, continuava a ripetersi silenziosamente.
Eppure,
non avevano già più niente da dirsi.
Casa
Ares era in festa.
Zayn
osservava il Giardino dell’Eros dalla grande terrazza
all’ultimo piano dell’edificio, sorseggiando del
vino frizzante.
Tuttavia,
non era dell’umore adatto per unirsi agli altri. Inusuale,
per un perfetto. I perfetti avevano sempre, sempre, voglia di
festeggiare. E cosa avrebbero potuto fare, altrimenti?
Zayn
era strano, questo lo capivano tutti. Era un tipo riservato,
silenzioso, spesso sulle sue. A volte spariva e ritornava dopo qualche
giorno, e mai nessuno era a conoscenza di dove fosse stato o
cos’avesse fatto. Era noto proprio per questo suo essere
diverso dagli altri, e non solo a casa Ares, persino quelli di Apollo e
Efesto sapevano chi fosse. Eppure a lui non interessava. Per nulla.
«Hey,
straniero» si udì una voce alle sue spalle.
Zayn
si voltò e sorrise educatamente a Morgana, una sua
conoscente, per così dire.
«Anche
stasera troppo occupato a fare il misterioso per concederci
l’onore della tua presenza?»
«Dovresti
conoscermi, ormai.»
«Cedric
e gli altri ti aspettano. Stanno per iniziare le scommesse con le
elastigiacche.»
«E
ovviamente ti sei sacrificata per venire a cercarmi.»
«Dovresti
conoscermi, ormai, o sbaglio?» sorrise e si
avvicinò a Zayn.
«Già»
rispose distratto lui, rivolgendo il suo sguardo alla luna.
Aveva
una vera e propria ossessione per la luna. Sentiva che era forse
l’unica cosa vera che avesse mai visto. Non artificiale, non
tagliata, modellata, tirata, spezzata, lucidata. Era indistruttibile,
indissolubile, immutabile e immutata.
Andare
sulla luna, questo era il suo sogno. Lasciare l’Isola e non
farvi più ritorno.
Nessuno
era a conoscenza di tutto ciò. Zayn sapeva che certe idee
erano pericolose, così come sapeva che la sua vita era
lì, era quella, in mezzo agli altri perfetti, e sarebbe
rimasta tale per sempre.
E
forse fu proprio per questo motivo che non oppose resistenza quando
Morgana gli prese la mano e lo trascinò via.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Prospettiva ***
2.
Prospettiva
“I have no faith in human perfectibility. I think that human
exertion will have no appreciable effect upon humanity.”
― Edgar Allan Poe
Ronzio.
I
sensi di Aida erano come annientati da un ronzio persistente.
Dovette
sforzarsi con un’intensità quasi dolorosa di
sollevare le palpebre e muovere la punta delle dita.
La
luce era accecante e i contorni di tutto sfocati, parevano quasi
filtrati da una placida nebbia autunnale. Non sentiva freddo,
notò con piacere, nonostante il suo corpo fosse coperto solo
da un completo sobrio di biancheria intima e da un sottile lenzuolo
bianco.
Riuscì
a mettersi a sedere e a guardarsi intorno con più chiarezza.
Era
sicura di trovarsi nell’ala dell’ospedale riservata
ai primi momenti post-operazione ed era altrettanto sicura di essere
osservata da un’equipe di medici attraverso le pareti
apparentemente innocue. Sorrise e si passò una mano tra i
capelli, gesto che compiva sempre anche quando era brutta (ovvero il
giorno prima), sorprendendosi di sentirli arricciati sotto il suo
tocco.
Evidentemente,
ai medici erano piaciuti così tanto che avevano preferito
lasciarli così com’erano. Solo un po’
più lucenti e morbidi.
Aida
era a conoscenza della miriade di possibilità intorno alle
quali ruotava l’operazione. Il futuro aspetto di una persona
dipendeva interamente da chi era incaricato di eseguire
l’intervento, solitamente tre o quattro specializzati, a
volte qualche apprendista, niente di più. Tutto era nelle
loro mani. Spesso i brutti si divertivano a modificare i loro visi
sulle schermopareti dei dormitori, cercando di indovinare come
sarebbero diventati da perfetti.
Nessuno
ci era mai riuscito.
Aida
sentiva un bisogno urgente di guardarsi, ma sapeva che doveva mantenere
il controllo, apparire calma e rilassata, altrimenti i medici avrebbero
ipotizzato che fosse vittima di qualche strano stress post-traumatico e
l’avrebbero messa in isolamento. Capitava abbastanza
raramente, ma lei non era di certo in vena di rischiare.
«Aida
Blake» il suo nome risuonò nella stanza spoglia.
«Sì,
sarei io.»
«Dovremmo
porle giusto un paio di domande di routine, sa, per assicurarci che
l’operazione si sia conclusa al meglio.»
Sbrigatevi
e facciamola finita, pensò la ragazza.
«D’accordo.»
«Saprebbe
dirci la data di oggi?»
«25
novembre.»
«I
nomi dei suoi genitori?»
«Henry
e Mariesol.»
«La
sua città natale?»
«Aiscropoli.»
Trascorsero
all’incirca dieci minuti di silenzio. Aida non sapeva se
quella fosse la procedura normale o meno, nessuno le aveva mai parlato
di un’ulteriore attesa post-operazione. Forse c’era
stato qualche problema. Forse le sue ossa non si erano riformate a
dovere. Forse avrebbe dovuto sottoporsi ad un altro intervento.
Iniziò
a sudare freddo.
Calmati,
continuava a ripetersi.
Improvvisamente
la porta si aprì ed entrarono i suoi genitori, sorridenti
come non mai. Si avvicinarono alla figlia e l’abbracciarono.
«Aida,
sei così perfetta.»
Zayn
detestava il caviale.
Altra
sua particolarità che andava aggiunta alla lista
“cose-che-lo-rendevano-un-perfetto-imperfetto”.
Un
fuoco docile crepitava nel camino della sua stanza, riscaldando lui e
gli altri Ari.
La
loro fazione era particolarmente famosa in città. Centinaia
di neoperfetti e perfetti desideravano farne parte, ma solamente a
pochi era concesso questo onore. Si era avvantaggiati se si apparteneva
già a Casa Ares, ovviamente, ma anche alcuni esterni erano
riusciti a farsi accettare. Formavano un gruppo esclusivo e
perciò molto unito, era quasi impossibile avere segreti o
anche solo qualche momento da trascorrere in completa solitudine.
C’era sempre qualche Aro attorno pronto a divertirsi o a fare
qualche scherzo.
Cedric
si portò una bottiglia di champagne, sua compagna fedele
della sera prima, alle labbra e bevve una lunga sorsata, poi
continuò ad ingozzarsi di caviale come aveva fatto
ininterrottamente da quando si era svegliato.
«Guai
a te se mi vomiti addosso» lo ammonì Cornelia, sua
compagna altrettanto fedele.
Cedric
rise. «Devo essere in forma per l’arrivo dei nuovi
neoperfetti. Soprattutto delle nuove neoperfette. Sai, sono sempre
molto smarrite all’inizio, avranno bisogno di un
mentore…»
Cornelia
gli colpì dolcemente il braccio. «Non fare lo
scemo! Potrei benissimo versare del sonnifero nella tua bottiglia di
champagne e farti perdere la cerimonia.»
«Come
no!» rispose lui prima di baciarla.
Zayn
sorrise. Era proprio vero che i perfetti non si arrabbiavano mai.
Ricordava
i suoi giorni da brutto. Ricordava le frequenti litigate coi suoi
amici, le risse, gli scherzi crudeli, i pugni. A scuola gli avevano
insegnato che quel comportamento
animalesco era dovuto alla
bruttezza. Era proprio per questo motivo che i loro antenati, i
Rugginosi, erano finiti per uccidersi a vicenda. Erano brutti, e i
brutti erano di natura violenta. Si nasceva brutti e si nasceva
violenti. Nulla che una semplice operazione non potesse sistemare,
comunque.
Sì,
perché l’operazione non sono rendeva perfetti, ma
riusciva anche ad eliminare qualsiasi impulso violento, qualsiasi
strano comportamento da brutto. In realtà, era la perfezione
in sé a farlo.
Era
tutta una questione di prospettiva.
Un
perfetto aveva un solo modo di vedere le cose, un solo punto di vista.
Quello di un perfetto circondato da persone perfette come lui, che
vivevano in case perfette come lui, che avevano passatempi perfetti
come lui.
Prospettiva,
la chiamavano.
«Zayn?»
Il
moro si riscosse, come appena uscito da una trance.
«Pronto
a tenere alto l’orgoglio di Casa Ares?» lo
incalzò ironicamente Enea, suo compagno di stanza.
«Come
sempre.»
Il
sistema smistatore non aveva dato ad Aida il risultato che sperava.
«Ares?!»
ripeté incredula di fronte alla schermoparete del centro di
smistamento.
Nessuna
risposta, ovviamente.
Si
guardò intorno. Sperava in Afrodite, o perlomeno in Atena.
Ma mai, mai, si sarebbe aspettata di venire smistata in Casa Ares.
Non
era una guerriera. Non era violenta, non era crudele, non si riteneva
invincibile. Era coraggiosa, questo sì, ma non credeva fosse
una qualità particolarmente apprezzabile o determinante per
uno smistamento.
Aida
non aveva mai avuto paura di infrangere le regole. Scappare dal dormi
per andare alle Rovine era sempre stato un gioco da ragazzi per lei, lo
faceva sempre con Dimitri e gli altri suoi amici. Bastava modificare la
librella, la sua amata tavola, arrampicarsi fino al tetto, distrarre i
guardiani con qualche fumogeno, e poi volare via a tutta
velocità. Non si era mai fatta beccare.
Era
anche particolarmente brava ad architettare scherzi. Una volta era
persino riuscita a travestirsi da guardia perfetta e a fingere di
essere venuta ad arrestare dei neobrutti. Aveva ingannato tutti,
guardiani del dormi compresi.
Ma
ora tutto questo appariva irrilevante.
Tra
la folla scorse un viso familiare: Sheila. Avevano vissuto nello stesso
dormi per quattro lunghi anni. Si corsero incontro sorridendo,
nonostante da brutte non si sopportassero. Si abbracciarono pure.
«Aida!
Non sapevo compiessi gli anni il mio stesso giorno!»
«Potrei
dire lo stesso di te.»
«Non
trovi che questa situazione sia frizzola?» le chiese
Sheila, usando apposta la parola perfetta per eccellenza. Frizzolo.
Suonava strana alle orecchie di Aida. Un po’ stupida, forse.
Non riusciva ad immaginare se stessa nel pronunciarla.
Forse
era solo questione di abitudine. Dopotutto, era perfetta solo da poche
ore.
«Già.
Totalmente» sorrise, per poi cambiare discorso.
«Allora? Dove ti hanno smistata?»
«Afrodite!
Sono così sollevata! Temevo che mi mandassero in un posto stuffoso come Demetra. E tu,
invece?»
Stuffoso?,
Aida cercò di non scoppiare a riderle in faccia. Si erano
appena riappacificate, non era certo il momento giusto per tornare alle
vecchie abitudini.
«Capisco,
Demetra dev’essere davvero una casa stuffosa»
tossì. «Io sarò in Ares.»
Un’espressione
curiosa si dipinse sul viso di Sheila.
«Ares?»
«Così
pare.»
«Pensavo
fosse la casa dei paz…beh, è fantastico! Davvero
frizzolo! Ho sentito dire che è pieno di perfetti. Maschi,
intendo. Ti divertirai tantissimo! Mi raccomando
no…» Sheila si interruppe al suono della sirena
che segnava la fine dello smistamento. Sorrise ad Aida,
l’abbracciò e si incamminò verso il
gruppo di nuovi neoperfetti di Afrodite.
Aida
sospirò e cercò di ravvivarsi i capelli.
Poi
si rese conto di ciò che stava facendo.
Sei
perfetta adesso, sorrise tra sé e sé, almeno non
dovrai più preoccuparti dei nodi.
Angolo
autrice:
Salve,
lettori e lettrici!
Spero
che questo capitolo vi sia piaciuto. Questa è la prima long
che scrivo da un sacco di tempo quindi abbiate pietà di me.
Sono
contenta che il primo capitolo abbia avuto tante visite e spero che
continuiate a leggere la mia storia! So che alcuni termini possono
sembrarvi strani, soprattutto se non avete letto la saga da cui
è tratta la mia fanfiction, ma ce l’ho messa tutta
per cercare di farvi capire il loro significato dal contesto.
Quindi
niente, mi auguro che la storia inizi a prendervi sempre di
più! Dal prossimo capitolo vedremo già un
po’ di azione. Se avete tempo o voglia, fatemi sapere cosa ne
pensate.
Buon
fine settimana,
Linda
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3000454
|