''Lithium, don't wanna lock me up inside
Lithium, don't wanna forget how it feels without
Lithium, I want to stay in love with my sorrow
Oh, but God, I want to let it go.''
Chapter Two ⁓ Lithium
Mya si svegliò nelle solite quattro mura della sua stanza.
Si guardò attorno e sbuffò rassegnata. Osservò i nomi delle band sui poster attaccati alle pareti attorno a sé, ripetendoli a bassa voce, quasi stesse evocando uno spirito, perché quelle persone per lei erano dei protettori invisibili ed al solo pensiero ci fossero, si sentì meglio.
Erano persone che tramite il testo di una canzone potevano renderla più serena a chilometri di distanza, senza sapere della sua esistenza. Erano band che quasi nessuno ascoltava, e questo faceva sì che ella le amasse di più come fossero un'altra famiglia su cui poter sempre contare. Le piaceva distinguersi dalla massa e sentirsi unica, e si sentiva altrettanto unica per loro.
Mentre era assorta nei suoi pensieri, proprio quando l'illusione della sera precedente si stava trasformando in una delle tante delusioni, qualcuno bussò alla sua porta; il suono del picchiettare della mano contro il legno della porta la risvegliò dal suo sogno ad occhi aperti e senza pensarci rispose: ''Avanti.''
''Sei già sveglia?'' sorrise Jackson entrando.
Lei sorpresa lo guardò stranita: era da tempo che non vedeva più quel sorriso.
''Già.'' riuscì solamente a rispondere.
''La mamma si è preoccupata tanto ieri sera.''
Mya osservò che nel vassoio c’era la sua colazione preferita, ben preparata e disposta sulla base scintillante. Due fette biscottate, una con burro e marmellata di frutti di bosco, l'altra con burro di arachidi e sciroppo alla banana. Al centro una tazza di tè bollente con affianco un bicchiere contenente del latte da poterci aggiungere.
''Sì, l'ho notato.'' rispose lei un po' irritata. Jackson le rivolse uno sguardo un po' dispiaciuto. Poi lei riprese.
''Era da tanto che non facevate una cosa così.''
Jackson la guardò e con aria affranta le disse con tono colpevole: ''Hai ragione.''
''Ho notato anche che te ne sei ricordato.'' finalmente lei alzò lo sguardo puntando gli occhi dritti in quelli del ragazzo, di un colore marroncino che in quel momento si era dissolto per un secondo.
''Non l'ho mai dimenticata.''
Parlavano della casetta sull'albero abbandonata. Jackson però ricordava molto più di quello che riusciva a ricordare Mya.
''Io sì. Non ricordo molte cose.''
Jackson deglutì distogliendo lo sguardo, troppo debole per resistere a quello ormai impenetrabile della sorella.
''So che c'è qualcosa... Solo, che cosa?''
Il fratello si avvicinò e le baciò la fronte facendo poi una smorfia, fingendo di essersi bruciato.
''Ahi! Tu scotti! Vado a prendere le uova.'' sorrise provocando lo stesso sorriso, forse più spento, della sorella
''Riposa, okay? Tornerò quando avrai finito, malaticcia.'' le diede un altro bacio sulla guancia ed accarezzandole il viso si alzò dal letto, camminando verso la porta.
''Jackson..''
Il ragazzo esitò un attimo fermandosi prima di girarsi, ma cedette subito.
''Sì?''
''.. Grazie.''
Le fece ammirare il suo ultimo sorriso, dopo di ché uscì , sussurrandole un ''Ti voglio bene''.
Intravide i suoi occhi ancora una volta, quando la porta stava per chiudersi e lei gli rispose così. Lui avrebbe capito.
Una settimana dopo, Mya tornò a scuola. Effettivamente non aveva avuto nessun problema per non potersi permettere di stare a casa sette giorni di fila.
La sera prima, Mya abbracciò il fratello. Erano seduti sul letto a guardare un film sotto le coperte, chiacchierando e scherzando.
''Ti è piaciuto, allora?''
''Sì, avevi ragione. Meritava di essere visto.'' sorrise Mya, anche se non avrebbe mai pensato di vedere un film del genere con Jackson.
''Bene, ora è tempo di andare a nanna. Buonanotte Maya.'' quel soprannome era usato proprio da chiunque, pensò la ragazza mentre osservava il ragazzo avviarsi verso la porta. Quella scena, nonostante avesse la certezza di poterlo trovare nella stanza accanto, le fece venire una serie di brividi inspiegabili e d'impulso lo chiamò.
''Jack.''
''Mya.''
''Non è che ti andrebbe...''
Il fratello si voltò confuso.
''.. Andrebbe di.. Cosa?''
''Di restare.''
Mya tremava perché non era abituata a quel rapporto da troppo tempo, conosceva Jack da tutta la vita, eppure in quel momento sentiva che non era così, finché si chiuse nuovamente la porta alle spalle e si sdraiò vicino a lei, stringendola forte e spegnendo la lampada, ridandole la buonanotte.
''Grazie. Ti voglio bene.''
Si addormentarono così l'uno fra le braccia dell'altra, ancora.
Il giorno seguente Mya si alzò dal letto e stiracchiandosi respirò l'odore del fratello, impregnato tra le lenzuola che entrambi avevano usato durante il sonno per coprirsi. Subito dopo sorrise, sorrise come quando erano tutti uniti.
Si preparò e prese la sua borsa come ogni mattina, ma nello stesso istante, ricordò effettivamente i di averla dimenticata nel bosco; probabilmente qualcuno gliel'aveva riportata. Cercò di non pensarci.
''Io vado, mamma. Jack è già uscito?''
''Mh mh, è fuori che ti aspetta in realtà.''
''Okay grazie, buona giornata.''
''Divertiti.'' la mamma le sorrise. Anch'ella come faceva tempo fa.
Le sembrava una bella giornata ad esclusione di quel ''divertiti''. Quando mai si divertiva a scuola?
Non ci rifletté più di tanto, quando vide la scintillante macchina nuova di Jack rombare davanti a lei non appena uscì di casa. Lo faceva apposta per darle sicurezza e ci riusciva alla grande.
''Hai intenzione di salire o di aspettare una limousine?''
Mya rise per le sua pessima battuta.
''Mi dispiace, ma preferisco andare coi miei cari piedini addormentati. Peccato che non ci sia nessun principe a svegliarli..'' ridacchiò lei.
''Te lo scordi! Okay lavarteli, ma baciarteli mai! Ho una mia dignità, donna.'' esortò con aria solenne.
''Fuggi finché sei in tempo, o ti troverò e ti obbligherò a ritrasformarti in un rospo!''
Risero come due spensierati, ed entrambi lo sapevano. Per fortuna erano soli, pensarono. In realtà no, poiché Renée li guardava con gli occhi lucidi dalla finestra della cucina. Il bello di tutto ciò, era che riuscirono a strappare un sorriso anche lei.
''Sei sicura allora di voler andare da sola?''
''Tranquillo, sono abituata e poi lo preferisco. E' più salutare.''
''Non permetterti di parlare di salute al tuo infermiere personale.''
''Mangerò una mela oggi, promesso. Ci sentiamo dopo.''
''Non vedo l'ora, ci divertiremo. Ciao sorellina.''
L'auto riprese a rombare prima di scomparire dietro alla curva più vicina. Mya s'incamminò con serenità fino ad arrivare davanti a casa di Adam. Aveva come sempre le sue solite cuffie nelle orecchie. Si avvicinò all'entrata con estrema sicurezza, la quale sparì un attimo dopo, dato che la macchina di Adam non era parcheggiata e quindi sarebbe stato inutile bussare.
Continuò a camminare tranquilla fino all'arrivo a scuola, dove si sentì parecchio sola visto che era sempre stata accompagnata da Douglas ed Adam.
Passò con disinvoltura fra i corridoi finché davanti a sé riuscì ad intravedere tra la folla Douglas.
I loro occhi si incontrarono ed il ragazzo corse da lei abbracciandola in mezzo a tutte quelle persone, che non facevano altro che guardarli straniti. Cosa c'è di male in un abbraccio? Mya non lo capiva proprio. Adesso c'era Doug a farle compagnia , e nulla sarebbe andato per il verso sbagliato.
''Scusa se non ti ho chiamato.'' si accusò Mya.
''Scusami tu, avrei dovuto venire ed esserci…!Sono stato un codard-'' non finì la frase essendo che Mya l'aveva bloccato appoggiando l'indice sulle sue labbra. Il contatto aveva scosso entrambi, ma non lo diedero a vedere. Mya gli sorrise per rassicurarlo e lui la assecondò.
''Abbiamo commesso tutti e due uno sbaglio. Non preoccuparti.''
''E per l'altra sera?''
''Ne parleremo poi, ora siamo in ritardo.''
Si presero per mano e seguirono i loro compagni nell'aula di chimica.
Le sei ore del lunedì passarono in fretta anche se nel più noioso dei modi, e la fame anticipava ogni volta il loro orario. I loro stomaci brontolavano già l'ora prima di scendere nel refettorio.
Quando finalmente la campanella squillò segnalando il termine delle lezioni, una massa di studenti accumulati alle porte, invase l'istituto.
Dopo essersi riempiti i vassoi di cibo come due maiali, si avviarono verso il loro solito tavolo. In un secondo Jackson si pone dinnanzi ad esso e cerca di bloccare i due ragazzi, sorprendendoli con un ghigno riluttante.
''E voi vorreste sedervi qui?''
Mya lo guardò stranita e fece capire a Doug che tutto quello non era opera sua.
Jackson prese sotto braccio la sorella, e Douglas li seguì fino al tavolo, dove Jackson ed i suoi compagni stavano pranzando, fra i quali vi erano due sedie ancora vuote.
Mya capì e diede un bacio sulla guancia al fratello ringraziandolo, e tranquillizzando Douglas, lo convinse a sedersi.
Mya si sedette fra i due; a capotavola vicino a Jackson c'era Scott, il classico presuntuoso più popolare della scuola. Era il celebre capitano della squadra scolastica di Lacrosse, nonché fidanzato di Lydia, la sua copia al femminile; quest’ultima aveva dei lunghi capelli mossi e ramati, labbra carnose, risaltate da rossetti di varie tonalità accese, che molto spesso adoperava. I suoi occhi erano struccati, ma amplificati da una pesante passata di mascara, vestiti costosi e aria da saputella. Era la pluricanditata al futuro titolo di miglior studentessa dell'istituto, al fine di ricevere la borsa di studio, che era in palio. Non che ne avesse bisogno, tra l'altro. Voleva semplicemente ottenerla per un suo scopo personale e per scatenare l’invidia degli altri studenti nei propri confronti. Inoltre, era dotata di uno spiccato e stuzzicante senso dell'umorismo. L'aveva lasciato intendere dalla risposta data a Jackson quando Scott l'aveva chiamato ''Jake.''
Loro non potevano immaginare che quel soprannome lo turbasse tanto, facendogli ricordare Alan, suo padre. Mya però ne era al corrente, ovviamente, e non poté non abbassare gli occhi quando quel nome venne pronunciato.
Jackson ebbe una reazione totalmente diversa da quella che la sorella si aspettava, dopo essersi abituata al Jackson spento e taciturno, data mancanza di una figura paterna, ed ora che l'aveva visto aveva capito quanto fossero stati realmente forti, anche senza esserci davvero l'uno affianco all'altra.
''Sentite, o mi chiamate Jack o niente!'' ed ecco che dopo questo stupido gioco di parole, Lydia riuscì ad esprimere la sua simpatica saccenza, rispondendo: ''Allora diamo il benvenuto al nostro nuovo compagno: Niente.''
Tutti risero, ed anche se a lei e a Doug la battuta non sembrava granché, non se ne preoccuparono perché se lei era lì intorno a quel tavolo con Jackson, Mya era tranquilla. Cosi si lasciò andare sotto gli occhi incuriositi dell'amico, in quanto non credeva potesse sentire la sua amica ridere ad una battuta cosi banale. Nonostante ciò, si sentì più a suo agio.
Di fianco a Lydia e di fronte a Mya c'era Allison, una ragazza molto più timida della sua amica, capelli lunghi e lisci color mogano, labbra fini con due piccole fossette ed occhi espressivi che si posavano alla perfezione sul suo viso dai tratti dolci.
Sorrideva alle battute dal gruppo, ma parlava solamente con Lydia alla quale era più affezionata. Delle volte, Mya le osservava e ne rimaneva stupita. La differenza fra le due era notevole, ed era evidente a chilometri di distanza, eppure erano ad ogni modo così legate fra di loro.
Sentiva Douglas ridere e non riusciva ad ammettere a sé stessa che un po' la infastidiva, ma dopotutto le faceva anche piacere. Quando il ragazzo se ne accorse, le strinse la mano sotto al tavolo.
Come ultimo dei membri del gruppo, a capotavola dal lato opposto di Scott, c'era Dannison, anch'egli un tipo piuttosto silenzioso, ma tutti lo giustificavano dicendo che era ''una persona alla quale piace ascoltare.''
Come Allison, non aveva parlato molto se non con Scott e dando qualche occhiata di tanto in tanto a Douglas, ma questi e l'amica fortunatamente non se n'erano accorti, gli altri invece non ci facevano nemmeno più caso.
Mya era contenta di essere lì, aveva Douglas che stringendole la mano la incoraggiava ad essere sé stessa. Dall’altra invece, c’era Jackson, che le permetteva di sentirsi al posto giusto. L'unica cosa che mancava, o meglio, l’unica persona che mancava, era...
''Adam!'' esclamò ad alta voce Douglas, voltandosi verso la cupa figura dell'amico, appena entrato nella sala mensa.
Il ragazzo sconosciuto al resto del gruppo se ne stava impalato con un'aria confusa davanti a quel gruppo di persone fra le quali non si sarebbe mai aspettato di vedere Mya e Douglas.
Mya si alzò lasciando la mano di Douglas, mentre quest’ultimo la seguì con più calma.
Adam non si mosse di un millimetro.
Mya capì che qualcosa non andava e rallentò, andandogli incontro con più tranquillità. Quando fu a mezzo metro da lui, si curvò leggermente per guardarlo in faccia, visto che manteneva la testa china; era fradicio e gocciolava acqua ovunque, sembrava fosse appena uscito da una tempesta, ma forse non si trattava di una tempesta meteorologica, ma di una di quelle che si scatenano a volte dentro noi stessi. Mya lo aveva notato, e nonostante ciò, non aveva paura ad introdursi al suo interno per salvarlo, perché quando si trattava di lui, niente le faceva paura. Mya però, sempre più intimorita dal suo comportamento, si avvicinò ancora un po' esitante e, prima che lui potesse iniziare a parlare, gli scostò la ciocca di capelli che gli ricopriva il viso. Adam le prese la mano, combattuto con sé stesso per quello che avrebbe voluto fare: avrebbe voluto spingerla via da sé per evitare di farsi toccare dalle sue mani, che credeva amiche fino a qualche minuto fa. Alla fine prevalse il suo buon senso e decise solamente di scostarla leggermente, per non farle tanto male.
Nonostante ciò, la ragazza,anche se ormai leggermente rattristita dall'azione dell'amico, rimase comunque intenta ad aiutarlo. Si avvicinò nuovamente recuperando le distanze che si erano create tra di loro, per poi imporsi al ragazzo e dirgli con leggero timore: ''Qual è il tuo problema?! Cos'ho fatto per meritarmi questo?''
Douglas si alzò di scatto, cercando di aiutare la povera Mya. Quest’ultima non aveva bisogno di alcun aiuto, voleva risolvere quella questione da sola e glielo fece capire scostandolo da sé. Intanto, sotto l'attenzione di mezza scuola, Adam era rimasto lì al centro della sala, con gli occhi puntati in un punto preciso dinnanzi a sé. Avrebbe fissato qualsiasi cosa a patto che non fossero gli occhi di Mya, anche se essi erano uno dei suoi pochi punti di riferimento, particolarmente in quel periodo.
''Adam, che cazzo c'è?!'' Mya si stava alterando come l'ultima volta.
Adam, fra l'infuriato ed il deluso, alzò lo sguardo e con tutta la forza che aveva la sfidò con i suoi occhi, quasi volesserlo sbranarla. Dopo di ché le urlò: ''Che cazzo ho fatto io?! Non ti sei fottutamente fatta sentire per un'intera settimana quando sapevi quanto mi costasse mettermi contro Douglas per proteggerti, e mi chiedi davvero che cazzo ho?! Ti ho cercato per tutta la scuola mentre tu eri col tuo caro Douglas McCall e con i tuoi nuovi amichetti ad ignorarmi! Scusa se mi sento indesiderato ed inutile dopo quello che ho fatto, mi sento rimpiazzato e tu mi hai anche baciato, io cosa devo pensare? Che cosa dovrebbe significare tutto questo?!''
Douglas, che subito fu attirato dall'espressione scioccata di Mya, sbiancò mentre la voce di Adam si placava dopo la sua sbottata. Adam spostò il suo sguardo sul volto del ragazzo sbigottito che fissava la scena quasi incredulo. Adam allora continuò sapendo di aver colto nel segno anche se combatteva al contempo coi sensi di colpa.
''Sì amico, è così, l'ho baciata ed indovina? Lei ha pure ricambiato!'' sembrava uno schizofrenico. ''Perché vi siete comportati così? Io.. S-sono io che non lo merito!''
La faccia di Adam era un misto di disperazione e sensi di colpa, aveva la voce rotta e gli occhi umidi. Si era avvicinato pericolosamente a Mya con un fare da pazzo e quando la bidella urlò facendo spaventare tutti gli studenti, il ragazzo si voltò verso la porta, ancora spalancata, e singhiozzando corse fuori, percorrendo l’intera mensa.
Mya rimase ferma a seguire la scia di gelo che aveva lasciato il ragazzo. L'aveva vista anche nei suoi occhi che da un limpido oceano si erano pian piano congelati fino a diventare degli enormi massi di ghiaccio sotto il sole rovente. Intanto però, nei meandri della sua anima, udì qualcosa, quasi fosse vetro, un qualcosa che al tocco col suolo, si era sbriciolato. Quelli erano i pezzi della porzione di cuore che Adam le aveva concesso di possedere, e che ora non c'era più. Era un rumore assordante, tanto da far si che ella si inginocchiasse, fino a rimanere ferma in mezzo agli sguardi sconvolti ed alle critiche della gente che erano rimaste li, ad osservare lo spettacolo, quasi fosse un film. Lei non sentiva altro che il suono dei cocci che continuavano a schiantarsi sul suolo; tentava invano di raccoglierli per poterli conservare e poi riassemblare, lo avrebbe fatto se non fosse stata immobilizzata dalle parole di Adam e dalla sua voce così affranta e delusa, la stessa delusione che ora vigeva su di lei, che non le permetteva di vedere e sentire la pace, come se la tempesta del ragazzo, così sicura di poterla sconfiggere, l'avesse travolta in un turbine infinito, come una nuova punizione in un nuovo cerchio dell'Inferno inventata per lei apposta da Satana in persona.
Mya deglutì, non sapeva cosa pensare dopo quella risposta.
Douglas intanto si era ripreso dall’accaduto e senza pensarci due volte, corse a stringere il corpo esile di Mya. Un attimo dopo e lo stesso ragazzo si era distaccato dal corpo di lei, che a passi svelti si dirigeva sulla stessa strada percorsa da Adam.
“Prenditi cura di Mya.” Urlò il ragazzo.
Non aveva pronunciato nessun nome, ma era chiaro che quel messaggio fosse rivolto al fratello della ragazza.
Fu tutto ciò che Mya riuscì infine a sentire.
Douglas stava correndo, ma non sapeva dove andare. Non era stupido, sapeva che avrebbe dovuto innanzitutto cercare in quel posto, ma conoscendo Adam gli sembrava una tale banalità che rinunciò subito a quel pensiero. Continuò a correre verso la collina dei picnic, non sapendo che meta dover scegliere.
Mya era come in uno stato di trance momentanea, ma la presenza della bidella che era rimasta ancora li, vicino alla soglia della porta, la preoccupava. Non voleva recarsi in infermeria, le avrebbe impedito di potersi andare da li. Cosi si fece forza e si rialzò, ma un forte rumore la portò a voltarsi alle sue spalle. Si girò di scatto e vide Jackson a terra che provava a trattenere la bidella. Allora capì, e iniziò a correre più veloce che poteva. Usci dall’edificio scolastico, dirigendoci senza nessun ripensamento, all’unico posto dove Adam avrebbe potuto rifugiarsi in un momento del genere. Mya ebbe lo stesso dubbio di Douglas: non credeva potesse scegliere un luogo così banale dove stare da solo, poiché molto probabilmente sarebbe stato il posto più probabile dove lo si poteva raggiungere. Eppure lei aveva un forte presentimento che fosse proprio li, quasi ci fosse andato di proposito per farsi appunto trovare da qualcuno.
Non vedendo Douglas su quella stessa strada, pensò che avesse avuto la sua stessa opinione ma di essere arrivato ad una diversa conclusione.
Decise di percorrere la strada imboscata fra gli alberi, in un punto preciso che solo loro tre conoscevano.
Rallentò alla vista di una sagoma fra gli alberi e come sospettava lo trovò lì, voltato di spalle mentre col fiatone, si accendeva una sigaretta. Odiava quel suo comportamento.
''Adam!''
Si voltò lentamente, aspettandosi il suo arrivo e alzando gli occhi al cielo fece un tiro, e parlò: ''Sapevo che ci saresti arrivata.'' e detto ciò fece uscire il fumo che aveva trattenuto dalle narici.
''Che cazzo stai facendo?!'' come una furia Mya provò con tutta sé stessa a levargli quella maledetta sigaretta di bocca, ma Adam era troppo alto per lei.
''Ah ah, non toccare.” Le rispose con aria quasi da presuntuoso.
''Sarei arrivata a cosa?'' gli rispose con rabbia.
''Che sarei venuto qui. E se Douglas non è con te, è perché immaginava che venire qui per me, normalmente, sarebbe stato troppo banale.''
''E' logico.'' disse lei, compiaciuta di sé stessa per averlo davvero capito. ''Se tutti pensano che questo è l'ultimo posto dove poterti trovare, sarà anche l'ultimo in cui ti cercheranno.''
''Sei sveglia, per questo mi piaci.'' rispose lui con tutta calma, facendo un altro tiro di fronte all'aspetto irritato di lei.
''Ti-ti piaccio?''
''No.'' rinvigorì lui in modo freddo e distaccato, la situazione non sembrava nemmeno riguardarlo, figuriamoci sfiorarlo.
Mya non sapeva né cosa dire né cosa pensare.
''Allora perché mi hai baciata?!''
''Non lo so.''
Si stava atteggiando da stronzo e a Mya parve tutto cosi strano.
''Cazzo Adam, finiscila! Cosa ti ho fatto di male?!''
Adam fece l'ennesimo tiro ed espirò tutto il fumo appena esalato, per poi rispondere con tono aggressivo, ma deciso.
''Te l'ho detto, io mi son fatto prendere a botte dal mio migliore amico per difenderti e tu non ti sei fatta sentire per una settimana, né a scuola né per messaggio, e quando sei tornata non ti sei nemmeno presa l'impegno di venirmi a cercare. Si sa che tu e Doug siete avete un legame più saldo, ma non pensavo fino a questo punto, tanto da arrivare ad escludermi. Credevo fossimo un trio.''
''E lo siamo. Non ti ho chiamato così come non ho chiamato lui, così come non ho cercato lui! Non avevo intenzione di contattare nessuno né di parlarvi, mi vergognavo troppo… E scusa se sono stata troppo alle prese nel recuperare i rapporti con mio fratello, cazzo!'' Mya era già in lacrime mentre tentava di spiegare il reale susseguirsi della faccenda.
Lui rispose in modo arrogante ed ironico, e questo fece rimanere di pietra la ragazza per ogni parola pronunciata.
''Scusa se ero troppo impegnato a preoccuparmi di cosa avessi fatto di sbagliato, e di quanto io non sapevo cosa stesse succedendo visto che nemmeno Douglas mi rispondeva, visto che tua mamma mi ripeteva che eri a letto ammalata, e che eri troppo stanca per sentire qualcuno. E scusa se avevo paura di ciò che Douglas avrebbe pensato di me, dato il bacio-''
Le sue parole si erano dissolte nell’aria tutto d’un tratto. Rimase scioccato dalla frase appena pronunciata e si tappò la bocca, dopo di che appoggiò ancora le labbra sulla sigaretta ormai diventata minuscola e tirò per l'ultima volta, prima di gettare ciò che ne rimaneva a terra. Sospirò e decise di continuare la frase, passandosi la mano sui capelli in modo isterico.
''.. Perché sono ancora qui, perché?!'' Adam calciò una pietra scagliandola lontano.
''Adam..''
Il ragazzo non rispose, ignorandola e sfregandosi il viso con le mani .
''Adam!''
''Dimmi, cosa! Cosa c'è!''
''Perché Douglas era così colpito dal bacio?''
Adam sussultò ed inizio ad avere qualche sospetto, che lei ricordasse.
''Che? Che cosa, no no no, che cosa stai dicendo, non hai visto, tu non puoi averlo visto!'' il ragazzo stava dando di matto cominciando il pianto che aveva interrotto in mensa.
Mya abbassò il viso e guardò il terreno stracolmo di erbacce, piangendo a sua volta.
''Perché gliel'hai detto? Perché ne era così sorpreso?''
''Io non volevo, scusa, perdonami..'' si inginocchiò sentendosi stupido ed immensamente ridicolo provando ad accarezzarla, ma lei lo spinse facendolo cadere a terra intimorito dalla sua forza che non si aspettava.
''Perché ha reagito in quel modo!?''
''Perché non se l'aspettava...'' Adam stava ovviando e a Mya era evidente oltre che irritante.
''Dimmi perché diamine ha reagito così! Sembrava fottutamente distrutto, quasi come se..-''
''Come se provasse qualcosa per te, Mya! Gli piaci, okay?! L'ho detto perché non pensavo vi sareste trovati allo stesso tavolo insieme se glielo avessi raccontato prima tu, e perciò ho immaginato non l'avessi fatto, ed infatti è stato così!''
Mya era sconvolta ed arrabbiata ed il suo viso veniva rigato da lacrime amare, di rabbia e nervosismo mentre urlava contro Adam.
''Come cazzo hai potuto farlo?! Lo sapevi della promessa, lo sapevi ed hai agito da codardo!''
''Hai ricambiato, okay? Hai ricambiato, cazzo! Io non ho mai baciato nessuno, Mya! Non so cosa mi sia preso, io.. Io non lo so!''
Adam era a terra piegato su sé stesso ormai nel bel mezzo di un pianto per tutti i suoi sbagli e proprio per questo sapeva non sarebbe finito troppo in fretta. Pronto a trattenere il dolore delle parole e delle mani di Mya che sembravano seriamente intenzionate a picchiarlo, sapeva non gli avrebbero fatto tutto quel male, ma il solo gesto lo avrebbe distrutto.
Ripensava alle parole e capì che qualcosa non quadrava.
''Ma, aspetta.. Tu come fai a sapere-''
Mya lo guardò e si buttò a terra di fianco a lui così la prese fra le braccia approfittando del momento, baciandole la testa e stringendola forte.
Piansero insieme, ma Mya si staccò presto dicendogli fra i singhiozzi e la distruzione in corpo: ''Adam, lui non ha fatto nulla.. Se vuoi incolpare qualcuno, incolpa me, ma lui tiene davvero tanto a te. Merita più lui di essere tuo amico che io, perciò perdonalo. Mi dispiace di essere un problema, però per favore, rimediate.. Io non sarò più d'intralcio.''
Mya si alzò e sfuggendo dalla presa delle braccia del suo amico corse via, scappando, una cosa che avrebbe dovuto essere semplice per lei dato che fuggeva da sua madre e da suo fratello ogni giorno, ma in quel momento le sembrava di non sapere cosa stava facendo e le pareva una sensazione nuova benché fosse una delle poche che meglio conosceva. Mentre Adam sussurrava fra sé che non era uno sbaglio, che le voleva bene e che avrebbe rimediato, era troppo tardi per tentare di inseguirla, Mya non poteva già più sentirlo, ma anche se fosse stata di fianco a lui, sarebbe stata di nuovo assordata.
I cocci che gli aveva riportato erano frammentati attorno ad Adam, ormai troppo devastati per poter esser rimessi assieme. Era davvero andato tutto in fumo?
Adam continuò a piangere, pensando a come stava Douglas.
Douglas continuò a piangere, pensando a come stava Mya.
Mya continuò a piangere, pensando a come stava Adam.
Entrambi si sciolsero come il ferro fuso, e in quel momento pensarono veramente che nulla nell'intero universo li avrebbe mai più rimessi insieme.
''Sognate in grande, non c'è altro da fare. Per quanto ne sappiamo, ci è concessa una sola occasione, quindi abbandonate le vostre paure e vivete i vostri sogni.''
(Marylin Monroe, quotes)
Salve a tutti gente!
Finalmente il secondo capitolo. Purtroppo non posso aggiornare regolarmente per via della scuola e diversi impegni personali, ma cercherò di fare sempre il prima possibile!
Detto questo, vi devo avvertire di una piccola cosa che ho sempre avuto in mente e che non posso tralasciare: Scott e Jackson sono invertiti. Nel senso che, il nome di Scott è associato a Jackson e viceversa, non so perché ma nella mia testa è così e non riesco a vederla diversamente!
Spero che vi piaccia, sono molto entusiasta e sto mettendo tutta me stessa per proseguire.
Se volete lasciarmi dei consgli o qualsiasi altra cosa son sempre disponibile (e contentissima) di rispondervi e leggere i vostri apprezzamenti e soprattutto le vostre critiche.
Quindi, alla prossima piccoli e grandi lettori!
obf, Slendye. |