New city, new life

di Emy Potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Partenza ***
Capitolo 2: *** Sistemazione ***
Capitolo 3: *** Alla SFIT ***
Capitolo 4: *** Strani incontri ***
Capitolo 5: *** Indagini ***
Capitolo 6: *** Scoperte ***
Capitolo 7: *** Panico ***
Capitolo 8: *** Un alleato inaspettato ***
Capitolo 9: *** Due nuove tute ***
Capitolo 10: *** Al "Takishima Group" ***
Capitolo 11: *** Imprevisti ***
Capitolo 12: *** Nuovo piano ***
Capitolo 13: *** primo scontro ***
Capitolo 14: *** Strani sogni ***
Capitolo 15: *** Il patto ***
Capitolo 16: *** Salvataggio ***
Capitolo 17: *** L'ultima battaglia ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Partenza ***


Capitolo 1: Partenza

Erano le 6:00 del mattino, ma l'aereoporto di Torino era già pieno di gente.
Rebecca stava aspettando la sua migliore amica per andare a San Fransokyo.
La giovane aveva quattordici anni.  Era di corporatura media, un pò bassa, con i capelli corti castani e gli occhi color nocciola, coperti da un paio di occhiali neri. Indossava una dolcevita viola, jeans blu chiaro e ballerine della tinta della maglia.
Guardava continuamente il display del cellulare, ansiosa come non mai.
"Rebecca! Sono qui!"
Quando si girò, la ragazza vide Noemi che correva verso di lei.
Anche lei era abbastanza bassa, magra, con lunghi capelli ramati e occhi che sembravano due pezzi di cioccolato fondente. Indossava come al solito il suo abbigliamento rock: cannottiera della Jack Daniel's, giacca di pelle, jeans abbinati alla giacca, stivaletti gotici e tantissimi accessori. A differenza di Rebecca, lei aveva quindici anni. Anche se avevano uno stile completamente diverso, erano molto simili caratterialmente.
"Alleluia! Temevo che non arrivassi più! Mi hai fatta preoccupare a morte!" la rimproverò la ragazza più giovane.
"Scusa" iniziò Noemi cercando di riprendere fiato per la corsa "Ho calcolato male il tempo"
Vennero interrotte dall'autoparlante che annunciava che il loro aereo sarebbe partito a breve e iniziarono a dirigersi verso la meta a grandi passi.
"Ma ci puoi mai credere? Stiamo andando a San Fransokyo! A SAN FRANSOKYO!" Continuava a ripetere la ragazza più grande.
"Spero che il viaggio sia più veloce del previsto! Non vedo l'ora di essere lì. Già mi immagino gli immensi grattacieli e la loro splendida vita tecnologica!" concordò l'amica.
"Saranno i giorni più belli della mia vita!" esclamò nuovamente la rossa.
Salirono sull'aereo avendo solo un pensiero: la loro destinazione.
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Hiro era seduto sulla sua scrivania che lavorava per i progetti da consegnare il giorno successivo.
Era cresciuto molto in quell'ultimo periodo, lo sentiva. Se prima si cacciava sempre nei guai con i bot-duelli, ora a quelli neanche ci pensava.
Continuava ad andare alla SFIT e uscire con il suo gruppo dei nerd. Era da molto tempo che non entravano in azione: la mancanza di avventure entusiasmanti non gli aveva dato possibilità di reindossare l'armatura e combattere. Ovviamente erano tutti d'accordo tranne Fred. Continuava ogni giorno a portare pezzi di giornale con casi da risolvere, intimando gli amici ad entrare in azione, ma essendo casi ordinari, nessun'altro membro del gruppo era favorevole alle sue proposte.
Così era passato un anno senza avvenimenti straordinari. Un anno dalla loro grande avventura. Un anno dalla morte di Tadashi.
Hiro ci pensava ogni giorno e il dolore non si affievoliva. Da quando suo fratello se n'era andato non era più la stessa cosa: lui era il suo compagno di giochi sin da quando era un bambino, quello che lo sosteneva sempre, nel bene e nel male, quello che lo consolava quando era triste. E ora non c'era più.
Continuava a chiedersi cosa avrebbe pensato di lui se fosse stato ancora vivo.
Il giovane non aveva più riaperto il separè della stanza, quello che un tempo divideva lui e suo fratello.
Ricacciò indietro le lacrime e continuò il progetto. Ma oramai le idee erano andate.
Gemette per l'esasperazione e decise di farsi una passeggiata fuori. Al diavolo il progetto, i prof avrebbero capito. Insomma, era o non era il primo della classe?
Prese la felpa e uscì di soppiatto dall'appartamento.
Lasciò che il vento gli scompigliasse i folti capelli neri e le luci illuminassero il suo volto.
Sentiva il caos della gente in modo ovattato, come se lui fosse in un'enorme bottiglia di vetro.
Camminava senza meta, senza pensieri, lasciando che il destino gli desse una mano.
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"Non ci posso credere! Non ci posso credere!". Noemi era furiosa: quando erano arrivate all'hotel gli avevano detto che non c'era nessuna prenotazione a loro nome ed ora erano per le strade di San Fransokyo, stanche e con nemmeno uno straccio di idea su dove andare.
Avevano tentato di trovare posto in altri alberghi, ma erano tutti pieni o troppo cari per loro.
"Dobbiamo continuare a cercare. Non abbiamo altra scelta." cercò di tranquillizzarla Rebecca.
"Oh, te la do io la scelta! Io protesto!" esclamò l'altra, girando l'angolo.
Ma, a causa della sua goffaggine, andò a sbattere contro un ragazzo.
"Hei! Fa attenzione a dove cammini!" in altre occasioni Noemi non sarebbe stata così scontrosa, ma in quell'istante le parole le uscirono di bocca.
"Scusa, mi dispiace" rispose sinceramente mortificato il ragazzo. La giovane lo squadrò dalla testa ai piedi.
Doveva essere un suo coetaneo. Aveva indomabili capelli neri, occhi color cioccolato, una maglia rossa, felpa blu e pantaloni color cachi.
Ritrovando la calma, Noemi ricominciò a parlare: "Scusa, non dovevo arrabbiarmi con te, ma è stata una giornata stressante e io e la mia migliore amica non sappiamo dove andare. Mi chiamo Noemi" concluse tendendogli la mano.
Il giovano la strinse. "Io sono Hiro. Hiro Hamada"

NOTA AUTRICE: Salve! Questa è la mia prima fanfiction, quindi se vedete errori ditemelo. Questo capitolo è un pò corto, ma rimedierò.
Ringrazio Rebecca (la mia migliore amica) e Pelelen_moon6 che mi ha incoraggiata a scrivere. Anche lei sta scrivendo una fanfiction su Big hero 6, a mio parere stupenda. Se vi va potete andare a leggerla! Comunque, fatemi sapere che ne pensate. Kisses, Emy.

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Capitolo 2
*** Sistemazione ***


Capitolo 2: sistemazione

"Io sono Hiro. Hiro Hamada."
"Beh, è stato un piacere Hiro, ma noi dobbiamo andare: dobbiamo trovare un posto dove stare o dormiamo sotto i ponti." si intromise Rebecca.
Le due ragazze stavano per andarsene, ma il giovane le fermò.
"Sentite, mia zia ha un caffè qui a San Fransokyo, e vedendo le valigie intuisco che siete nuove di qui. Inoltre avete uno strano accento che, sicuramente, non è di queste parti. Se volete potete stare da noi.". Hiro non sapeva perché aveva offerto di stare da lui. Non c'era neanche posto: l'unico letto disponibile era quello di suo fratello.
"Sul serio?" Esclamò entusiasta Noemi.
"Non sai che favore ci faresti!" continuò l'amica.
Hiro la guardò meglio e si ricordò che non le aveva chiesto il nome. "Tu invece ti chiami...?"
La giovane dai capelli corti si ricompose. "Rebecca" rispose semplicemente.
"Ok, allora seguitemi". Le nuove arrivate non se lo erano fatte ripetere due volte: presero le valigie e seguirono la loro nuova conoscienza.
Hiro, d'altro canto, continuava a chiedersi se avesse fatto la cosa giusta. Non sembravano due ladre (forse Noemi un pò sì, dato il suo abbigliamento), ma si domandava che cosa ne pensasse la zia riguardo a questa sua decisione improvvisa.
Senza nemmeno accorgersene, arrivò a destinazione.
"Eccoci. Benvenute al Lucky cat café" disse Hiro con finto entusiasmo.
"Oh, it's so cute!" esclamò Noemi.
Il giovane genio la guardò incuriosito.
Così, Rebecca decise di spiegargli: "Noemi ha l'abitudine di parlare in inglese a volte. Ha detto che è carino questo posto."
"Oh, ehm ok" si limitò a dire il giapponese.
Quando entrarono, le ragazze furono immediatamente colpite dal profumo di dolci appena sfornati che riempiva l’aria. Prima che potessero fare altro, una donna di mezz'età con i capelli a caschetto li raggiunse.
"Hiro! Grazie al cielo stai bene!" disse questa abbracciando il ragazzino. "Non sapevo dove fossi finito ed ero così in pensiero per te!"
"Sto bene zia Cass, avevo solo bisogno di una boccata d'aria" rispose lui cercando di tranquillizzarla prima che divorasse l’intero locale.
Fu allora che Cass si accorse delle nuove presenze.
"Oh, non ho mai avuto il piacere di conoscere queste due giovani fanciulle! Piacere solo la zia di Hiro, Cass Hamada. Siete sue amiche o nuove clienti?"
Cercando di non peggiorare le cose, Hiro si intromise provando a spiegare tutto.
"Zia Cass, loro sono Noemi e Rebecca. Sono arrivate da poco a San Fransokyo e non trovano un posto in cui sistemarsi. Le ho proposto di rimanere qui con noi, se per te è ok."
"Possiamo pagarla" si affrettò a specificare la più giovane delle due.
La donna rise. “Pagarmi? Ma scherzate? Su, siete giovani. Magari potreste solamente darmi una mano qui al café. L’unica cosa sono i posti letto: abbiamo solamente un letto da una piazza e mezza e inoltre è nella stessa stanza di Hiro…”
“Stia tranquilla signora: per noi va bene comunque” la rassicurò Noemi.
“Bene, allora Hiro, aiutale con le valige: sono ospiti”
“Sì, zia Cass” fu la risposta leggermente scocciata del ragazzo, che prese la valigia di Rebecca e la portò fino all’ultimo piano del palazzo.
Quando arrivarono, Hiro si rese conto del casino della propria camera.
“Ehm, scusate il disordine, ma stavo lavorando a dei progetti scolastici. La vostra parte di stanza e dietro al separé”. Anche se pensasse fosse scortese, il giovane genio non volle andare a riaprire la seconda parte di stanza.
“Di chi era questo posto?” chiese Noemi.
Per il ragazzo fu come un pugno netto allo stomaco.
Trova una scusa, trova una scusa, trova una scusa; continuava a ripetersi nella mente, finché non gli venne un lampo di genio.
“Hei ragazze, venite a vedere questo”.
Prese un ago e si avvicinò alle due.
“Chi si offre per farsi pungere?” chiese senza mezzi termini.
Le due lo guardarono stranite.
“Sei autolesionista?” domandò Noemi.
Hiro spalancò gli occhi e arrossì. “N-no, è per…ah, faccio io” e si punse il dito.
Fece in tempo a dire “Ahi” che uno strano suono si fece strada nella stanza.
Quando si voltarono, videro una specie di marshmallows gigante con testa, braccia e gambe.
Quest’ultimo si mise a camminare verso di loro, alzò una mano in segno di saluto e iniziò a parlare con voce robotica: “Ciao! Io sono Baymax: il tuo personale assistente sanitario.”
Le due ragazze non dissero nulla, rimasero a fissare Baymax stupefatte.
“In una scala da uno a dieci, come valuti il tuo dolore?” continuò il robot riferito al suo amico umano.
“Sto bene Baymax, volevo solo farti conoscere Noemi e Rebecca” rispose Hiro tranquillizzandolo.
“Wow! Ma questo è…incredibile!” esclamò la quindicenne. “Lo hai fatto tu?!”
Ancora una volta, Hiro ricevette una fitta di dolore. Ma stavolta non poteva scampare alle spiegazioni.
“No…lo ha fatto mio fratello…” rispose semplicemente.
“Tuo fratello...? E ora dov’è?” domandò incerta Rebecca.
Hiro fece un lungo respiro prima di continuare. “è morto”.
In quel momento si sentirono due stupide. Come avevano fatto a non capirlo?! La stanza vuota, lui non c’era…
“C-ci dispiace” cominciò a dire Rebecca poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.
“Non volevamo essere invadenti” continuò Noemi.
“Non fa niente” mentì il ragazzo. “è stato un anno fa”.
In quel momento, Baymax abbracciò Hiro.
“Baymax, che diamine…?”
“Andrà tutto bene, su su” disse il robot dando delle tenere pacche sulla testa del quindicenne*.
“Ooooh, che tenero!” esclamò la ragazza castana.
“Sì, fa sempre così quando mi sento un po’ giù pensando a Tadashi”
“Se vuoi piangere puoi farlo: il pianto è una naturale conseguenza del dolore, sia fisico che mentale” continuò Baymax.
Hiro sciolse l’abbraccio. “No, ok, ora esageri” disse provocando le risate delle sue due nuove coinquiline.
“Allora…di dove siete?” chiese timidamente il ragazzo.
“Di Torino, Italia” rispose prontamente Noemi.
“Wow! Europa! Avete fatto un viaggio davvero lungo allora!” esclamò Hiro. “E cosa siete venute a fare qui a San Fransokyo? Se posso chiedere ovviamente”
Questa volta fu Rebecca a rispondere: “Abbiamo vinto una borsa di studio per SFIT. Dicono che è una scuola molto famosa“
“La SFIT?! Ma è la mia scuola!” Hiro era meravigliato. Sembrava come se quelle due ragazze lo seguissero ovunque, il che era un po’ inquietante dal suo punto di vista.
“Sei serio? Dai, ma che cosa figa!” esclamò Noemi con la sua solito allegria.
“Ok, io direi che è il caso di dormire: abbiamo tutto il tempo per parlare.” Concluse Rebecca.
“Giusto. Baymax, sono soddisfatto del trattamento.” Disse il ragazzo al robot facendolo tornare nella propria valigia. Almeno non prima di aver dato un lecca-lecca ad Hiro e una boccetta di spray disinfettante per il dito.
Oramai era abituato alle super-attenzioni della creazione di suo fratello, così non protestò e andò in bagno per lavarsi e mettersi il pigiama.
Quando uscì per dare il cambio alle due coinquiline, vide che si erano addormentate nel letto di Tadashi con ancora i vestiti addosso. E come poteva biasimarle: avevano passato un’intera giornata in aereo!
Si lasciò sfuggire un sorriso e raggiunse la sua parte della stanza.
Troppe emozioni avevano riempito la giornata e i cambiamenti lo avevano stancato ancora di più. Ma sentiva che ancora altro stava per accadere, qualcosa che non faceva da tanto tempo. Non riuscì a pensarci troppo, che cadde tra le braccia di Morfeo, in un lungo sonno ristoratore.
 
*Essendo passato un anno dagli eventi del film, ora Hiro ha quindici anni, per questo ho scritto quindicenne.
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NOTA AUTRICE: Ooook, e rieccomi con un altro capitolo. Stavolta l’ho fatto un po’ più lungo, va bene?
Se vedete errori ditemelo e li correggerò.  Ringrazio Pelelen_moon6 e Rebianime per le recensioni <3
E anche chi legge solo. Fatemi sapere che ne pensate con una recensione qui sotto. Kisses, Emy.
 

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Capitolo 3
*** Alla SFIT ***


Capitolo 3: Alla SFIT

Erano le 6:45 del mattino e i caldi raggi del sole filtravano dalla finestra. Rebecca si svegliò a causa dei lamenti provenienti dall'altra parte della stanza.
Quando si alzò, vide che Hiro si agitava nel suo letto.
"Mmh...no...Tadashi...non andare...NO!"
"Hiro, Hiro svegliati!" ripeteva Rebecca scuotendogli le spalle.
Il ragazzo spalancò gli occhi mettendosi a sedere. Il suo respiro era affannato, come se avesse corso. Di sicuro, aveva avuto un incubo.
"è tutto ok. Era solo un incubo" disse la quattordicenne cercando di calmarlo.
Piano piano, il respiro iniziò a farsi sempre più regolare. Il giovane chiuse gli occhi per calmarsi.
Era sempre lo stesso incubo: vedeva Tadashi che entrava nell'edificio in fiamme e poi l'esplosione. Erano poche le notti in cui poteva dormire tranquillo.
"Mi dispiace di averti svegliata" disse lui a un certo punto.
"Non fa niente. In ogni caso dovevo alzarmi" lo rassicurò lei.
Ci fu un minuto di silenzio imbarazzante, così il genio quindicenne parlò per smorzare l’imbarazzo: "E Noemi?"
Rebecca sbuffò. "Dorme ancora...le viene molto difficile alzarsi presto. Ora la sveglio"
Si alzò e si diresse verso l'amica, che dormiva come un bambino, e iniziò a scuoterla.
"Mmh...no...devi lasciarmi stare, non sei il mio tipo..." mugulava nel sonno.
Rebecca alzò gli occhi al cielo. Lei e i suoi sogni strani; pensò
Capendo che non c'era altro da fare le tirò un cuscino.
"Ah! Rebi! Dannazione, dormivo così bene!" esclamò la rossa mettendo il broncio e affondando la testa dentro “l’arma”.
Rebecca rise. "Hai solo da non dormire sempre"
La più grande si alzò passandosi una mano tra i capelli scompigliati. Quando si guardò emise uno sbuffo. “Cavoli, sono andata a dormire vestita” disse con la voce ancora impastata dal sonno.
“Se per questo anch’io” ribatté l’amica. “Comunque Hiro è già sveglio. Ci conviene muoverci se non vogliamo fare tardi”
Uscirono tutti e tre dall’appartamento allo stesso tempo.
Hiro indossava il solito abbigliamento, con incluso il capello di suo fratello. Noemi aveva una maglia bianca a strisce nere, felpa nera, leggins dello stesso colore e le scarpe del giorno precedente. Rebecca, invece, indossava una camicetta country azzurra, jeans blu scuro e blazer blu.
“Essendo un po’ lontano ho chiamato un mio amico per farci venire a prendere. Per voi è ok?” chiese il ragazzo.
“No problem” rispose Noemi.
In quell’istante, sentirono il clacson di una macchina. Quando si voltarono, videro un’auto bianca con alla guida un ragazzo di colore con i capelli stile afro, domati da una fascia verde.
“Hei Hiro, dobbiamo fare presto!” disse quest’ultimo.
“Ciao Wasabi! Posso portare queste ragazze? Vengono anche loro alla SFIT?”
Il ragazzo di colore le squadrò dalla testa ai piedi. “Sei sicuro Hiro? Non le ho mai viste a scuola”
“Siamo nuove” spiegò Rebecca.
Wasabi guardò Noemi. Gli ricordava un po’ Gogo da come si vestiva. “Ok, salite.”
Non se lo fecero ripetere e obbidirono.
“Not bad” disse Noemi soddisfatta del veicolo.
Il ragazzo più grande la guardò incuriosito attraverso lo specchietto dell’auto.
“Cosa?” le chiese.
“Ha l’abitudine di parlare in inglese a volte. Dice che è per esercitarsi” spiegò Hiro.
“Ha detto che l’auto non è male” tradusse Rebecca.
Wasabi fece spallucce cercando di concentrarsi sulla strada.
Arrivarono dopo circa 15 minuti. Quando scesero, Rebecca e Noemi rimasero incantate: quel posto era straordinario!
“Vi piace?” chiese il più grande.
“It’s the most amazing thing I ever seen!” esclamò la rossa.
“Dice che è la cosa più sorprendente che abbia mai visto. E sono d’accordo con lei” disse invece l’amica.
Hiro sorrise soddisfatto della loro reazione. “E dovete ancora vedere l’interno!”
Entrarono e le nuove arrivate non avevano parole per descrivere la scena, rimanevano a osservare la zona, con la bocca aperta e gli occhi illuminati, come due bambine in un negozio di giocattoli.
“Venite” disse il loro coinquilino “devo farvi conoscere il resto della squadra dei nerd”
Wasabi li lasciò visitare il posto, andandosene a lavorare con i suoi esperimenti.
Intanto, Hiro, le porto in una parte della scuola che sembrava un laboratorio chimico, a giudicare dalle provette.
Tra di queste, c’era un’alta ragazza bionda, indossava un camice bianco che copriva il suo abbigliamento appariscente e femminile. I lunghi capelli erano sciolti, domati da una fascia rosa davanti e portava enormi occhiali rosa.
“Ragazze, questa è Honey Lemon” disse Hiro indicando la giovane.
“Hiro!” esclamò la ragazza correndo ad abbracciarlo “Come stai?”
“Bene, grazie. Honey, queste sono Noemi e Rebecca. Sono nuove di San Fransokyo e verranno a studiare qui.” Spiegò il giovane.
“Piacere” dissero in coro le due.
“Oh, il piacere è assolutamente mio! Vi piace la chimica?” chiese Honey.
“Mio padre lavora come chimico in un laboratorio, quindi mi ha insegnato ad apprezzarla. Ero la migliore della classe in questa materia, anche se erano le cose base.” Rispose Noemi.
“Interessante!” disse l’altissima ragazza. “E a te Rebecca?”
La giovane interpellata arrossì. “Beh, non me l’hanno mai fatta fare, ma mi ha sempre incuriosita”
“Beh, allora quando vuoi posso spiegarti qualcosina io!” si offrì volentieri la bionda.
“Bene, ora vi presento gli altri. Di qua” le interruppe Hiro passando oltre.
Finirono in una zona vuota, riempita solo da chiavi inglesi e pneumatici.
“Attenti!”
Si spostarono appena in tempo per evitare una bicicletta gialla che gli veniva addosso.
“Hiro! Quante volte ti ho detto che non devi stare qui quando faccio esperimenti?!” lo rimproverò il conducente.
“Scusa Gogo, volevo presentarti i nuovi acquisti della scuola. Queste sono Noemi e Rebecca”
La ragazza scese dalla bici e tolse il casco. Era alta quanto le nuove arrivate, con corti capelli neri e qualche ciocca viole sulla frangia. I suoi occhi erano color nocciola e la carnagione ambrata. Indossava una canottiera bianca, una giacca di pelle, pantaloncini neri, leggins neri e viola e scarpe da ginnastica degli stessi colori dei leggins.
Gogo scoppiò rumorosamente una bolla osservando le nuove arrivate. Doveva ammettere che Noemi aveva uno stile abbastanza simile al suo.
“Benvenute al laboratorio dei nerd.” Disse semplicemente tornandosene a lavorare ai suoi progetti.
“Perdonatela, ma è fatta così” la giustificò Hiro. “A questo punto manca solo Fred”
“Fred?” chiese Rebecca.
“Il tizio alieno che ti sta affianco” disse una voce proveniente dal luogo che diceva di essere.
Quando la ragazza si girò, a momenti gli venne un infarto: davanti a lei c’erano due bulbi oculari gialli che la fissavano.
“Hei, calma! È solo un costume” la bocca del costume si aprì e da essa ne uscì un ragazzo dagli occhi azzurri, capelli biondo scuro coperti da un capello azzurro e una maglia rossa con le maniche bianche.
Le ragazze non riuscirono a vedere il resto dell’abbigliamento perché era coperto dal costume.
“Siete nuove di qui vero?” disse Fred “Io conosco tutti!”
Noemi rise. “Quindi tu saresti Fred? Di che ti occupi?”
“Oh beh, io sono la mascotte della scuola! Non faccio progetti, esperimenti o robe varie, ma amo la scienza” rispose lui.
“Sì, certo, la scienza dei supereroi” disse ironico Hiro.
“E poi posso sputare fuoco con la mia supertut-“ Fred non finì mai la frase, perché fu interrotto dal più piccolo che gli tappo la bocca.
“Cosa?” chiese la rossa ridendo.
“Niente” ridacchiò nervoso Hiro.
“Oh vabbè, saranno cose vostre” si intromise Rebecca.
Hiro la ringraziò silenziosamente, anche se lei non sapeva di averlo salvato. “Bene allora” iniziò a dire leggermente imbarazzato “Benvenute alla SFIT!”
 
NOTA AUTRICE: E rieccomi con il terzo capitolo. Uff…è stata un’impresa fare tutte le presentazioni dei personaggi, quindi probabilmente sarà uscito un obbrobrio. Perdonatemi. Comunque, ringrazio Pelelen_moon6, Rebiamine per le recensioni e chi sta seguendo la mia storia. Se vedete errori o qualcosa che non vi va a genio fatemelo sapere: le critiche costruttive sono sempre ben accette.
Comunque stavo pensando di fare una One-shot sul compleanno di Hiro dei suoi 15 anni, che dite? Fatemi sapere se siete interessati.
E con questo è tutto, ci si vede al prossimo capitolo. Kisses Emy.

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Capitolo 4
*** Strani incontri ***


Capitolo 4: Strani incontri

PREMESSA: Non volendo mettere il professor Callaghan come nemico, ne ho inventato uno io. Essendo “Big hero 6” ispirato a un fumetto Marvel (Non sto scherzando, è vero), il “cattivo” sarà di quello stile. Inoltre mi sono inventata una preside a caso….va bene per voi?
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Hiro aveva appena finito il giro guida ed entrò nel suo studio, seguito dalle due ragazze.
"Allora..." iniziò lui "In cosa siete brave?"
La prima a parlare fu Noemi "Logica. In tutti i test ho avuto un risultato più alto della media. Riesco a trovarmi sempre una via di uscita."
"Quale delle tre capacità logiche? Matematiche, deduttive o verbali?" chiese lui.
"Tutte e tre" fu la risposta della rossa.
"Wow, forte!" esclamò il ragazzo. "Tu invece?"
Rebecca arrossì "Beh, alte capacità informatiche. Sono brava in programmazioni, hackeraggio e altre cose."
"Figo! Sono capacità molto richieste qui se non sbaglio. Comunque i prof hanno detto che devono sistemare le vostre stanze sperimentali, quindi Rebecca la condividerà con me e Noemi con Gogo."
"Ci divideranno?" chiese preoccupata Noemi.
"Beh solo per un pò" disse Hiro. A quanto pare quelle due erano davvero legate. "Sentite se volete-"
Vennero interrotti dall'autoparlante scolastico. Hiro si stupì nel sentirlo utilizzare: Honey gli aveva detto che veniva utilizzato esclusivamente per questioni davvero urgenti e importanti.
Tutti gli studenti sono richiesti nell'auditorium scolastico. Chi non si presenterà verrà sospeso.
"Sospeso?!" esclamò Noemi schoccata. "Ti sospendono per cose del genere?!"
Il giovane si affrettò a negare: "No, di solito ci lasciano sempre liberi...sarà meglio andare a vedere."
Si affrettarono a prendere posto nel luogo loro indicatogli.
Quando si sedettero, Hiro cercò i suoi amici tra la massa di studenti. Gogo e Fred erano alle ultime file, Wasabi e Honey verso le prime, solo che uno era nella parte destra e l'altra nella sinistra.
Una donna sui 60 anni era davanti a tutti, con un microfono in mano e l'aria seria. I capelli visibilmente tinti di nero erano racchiusi in un chignon e gli occhi a mandorla scrutavano ogni singolo studente. Indossava un abito celeste che arrivava alle ginocchia e un cardigan blu.
Hiro l’aveva vista raramente, ma sapeva chi era: la preside Keiko Natsuko.
La donna iniziò a parlare: “Come tutti voi sapete, il professor Callaghan è stato arrestato per ragioni a voi tutti note, quindi, la scuola si è presa impegno di trovare un degno sostituto. Impresa ardua, visto il difficile campo in cui dovrebbe insegnare, e per questo, il vostro istituto ci ha messo un anno per garantirvi il miglior insegnamento possibile.
Finalmente si è trovata la persona più qualificata per avere l’onore di insegnare a voi studenti: vi presento il professor Heiji Takishima*!”
In quell’istante, dal lato della grande sala, entrò un uomo grassottello. Indossava uno smocking, cappello abbinato, scarpe lucide e portava un bastone: zoppicava. Ma quello che più colpì Hiro, fu il finto occhio rosso che scrutava la stanza e la sua espressione dura.
Avevano scelto davvero un elemento del genere per insegnare in una scuola?!; pensò il giovane.
L’uomo si posizionò affianco alla vicepreside scrutando gli alunni.
Per un attimo, Hiro ebbe l’impressione che lo sguardo del nuovo professore fosse soprattutto su di lui.
“Qualcosa puzza di bruciato…”mormorò Noemi.
Il giovane genio non l’aveva mai vista così seria (anche se la conosceva da poco). Aveva un’aria dura e pensierosa. Al ragazzo vennero i brividi a vederla con quell’espressione.
Il professor Takishima rifiutò di parlare al microfono congedando gli studenti.
Un brusio confuso si levò nella sala, e il gruppo dei nerd di riunì nell’ “ufficio” del più giovane.
“Voi che ne pensate del nuovo prof?” chiese Wasabi.
“A me non fa nessun effetto” si limitò a rispondere Gogo, scoppiando una bolla di chewing-gum.
“Ah, Gogo! lo sai che non è igenico!” la rimproverò Wasabi.
“A me sembra una persona molto tetra” disse Honey tenendo le mani vicino al petto.
“Sembra….un super-malvagio!” esclamò Fred “Ragazzi, entriamo in azione! Stanotte. Preparate i costumi e-“
“NO!” fu la risposta in coro dei suoi compagni. Fu in quel momento che Hiro si rese conto che le nuove arrivate non avevano ancora parlato. Quando si voltò, vide Rebecca che guardava preoccupata l’amica e quest’ultima con la stessa espressione che aveva in auditorium.
“Tutto ok?” chiese il ragazzo.
“No” fu la risposta secca di Noemi. “Tutto questo non ha senso!”
Il gruppo dei nerd la osservò con sguardo interrogativo.
“Che c’è che non va, Noemi?” domandò Honey.
La ragazza fece un respiro e iniziò: “Ok, so di essere nuova e di non conoscere bene la scuola, ma le circostanze mi sono sembrate molto strane.”
“Che vuoi dire?” fu la domanda di Wasabi.
“ Voglio dire, un anno di ricerca e trovano una persona del genere?! Sembra un mafioso?” sbottò Noemi.
“L’hai sentita la preside? Ci hanno messo tanto per trovare una persona qualificata” disse Gogo.
“Sì, ma allora perché scegliere una persona del genere? Inoltre non puoi lasciare scoperto il posto di un professore per un anno! Qui c’è sotto qualcosa” spiegò la ragazza.
Il gruppo non sapeva che rispondere. Effettivamente la cosa sembrava troppo costruita.
“Ragazzi, Noemi non si è mai sbagliata: i suoi sospetti sono sempre stati fondati. Non so voi, ma io indagherei.” Concordò Rebecca.
“In fondo, siete o non siete supereroi?!” esclamò la rossa ritrovando la sua allegria.
I nerd spalancarono gli occhi per la sorpresa.
“C-cosa, come fai a saperlo?!” sbottò Wasabi.
“Fred” si limitò a rispondere la ragazza. “Non è stato difficile capirlo vedendo il suo comportamento: i segni c’erano tutti.”
“Allora?! Ci state?” chiese Rebecca con un sorriso determinato.
I giovani si guardarono tutti negli occhi, e basto questo per capire.
“Ci stiamo”
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*Il cognome Takishima l’ho preso dal personaggio di un anime chiamato “Special A”. Spero non me ne vogliate a male per questo.

NOTA AUTRICE: Scusate il capitolo corto, ma ho avuto da fare. Spero almeno vi sia piaciuto. Cosa succederà? Continuate a seguire la storia e lo scoprirete!
Se avete dubbi o opinioni da esporre, fatemelo sapere con una recensione. Alla fine che ne dite della One-shot? (quella di cui ho parlato nella scorsa nota autrice.). La faccio? Grazie a tutti voi che mi seguite, specialmente a Pelelen_moon6 e Rebianime per le recensioni. Grazie di cuore a tutti voi. Mi basta sapere che qualcuno ci tiene alla storia e sono contenta.
E per oggi è tutto! Kisses, Emy.
P.S: Le mie capacità in questa FanFiction sono completamente inventate, mentre Rebecca è molto brava in informatica (come doppiaggi, fotomontaggi ecc.)

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Capitolo 5
*** Indagini ***


Capitolo 5: indagini

La sera calò sulla città di San Fransokyo.
Le luci del centro si accesero, dando l'impressione di essere in un presepe moderno. Le strade erano piene di famiglie felici che passeggiavano tra le luci colorate dei negozi, e gruppi di amici che, nei pub più di tendenza, ridevano tra una bibita e l'altra.
Nella periferia della città, nell'appartamento sopra il "Lucky cat café", si stava tenendo una discussione.
"No, no, non possiamo farlo!" ripeteva Hiro per la quindicesima volta. "Se ci scoprono, ci espelleranno!"
"Su, rilassati" lo tranquillizzò Noemi. "Rebecca ha solo bisogno di due minuti per prendere i file. Entriamo di soppiatto, scarichiamo il materiale e usciamo."
"E come facciamo a entrare senza farci sgamare?! Sai quali sistemi antifurto ha la SFIT? Cose che neanche possiamo immaginare probabilmente!" esclamò il giovane.
"Tranquillo Hiro!" Rebecca si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla per tranquillizzarlo. "Io e Noemi sappiamo cavarcela in queste cose: la sua logica e la mia informatica sono perfette insieme! Inoltre abbiamo Wasabi, che è esperto di laser, Gogo, che è bravissima negli sport e il tuo spettacolare cervello!"
Il ragazzo arrossì. "B-beh, sì, ma..."
"Not but, buddy! I want know the truth!" esclamò Noemi.
"Niente ma, amico. Voglio sapere la verità" tradusse l'amica.
A Hiro sfuggì un sorriso. Erano in sincronia perfetta seppur sembrino tanto diverse.
"Bene, ora mi preparo e si va" annunciò la rossa, senza aspettare risposte dal coinquilino.
Infatti, il giapponese si era arreso. Doveva prepararsi anche lui: i suoi amici sarebbero arrivati a momenti.
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"Fate piano." sussurrò Hiro in punta di piedi. In mano aveva la valigetta rossa che conteneva Baymax. "Non dobbiamo farci vedere da zia Ca-"
"Hiro! Noemi! Rebecca! Dove state andando?!"
Parli del diavolo....
"Hei! Zia Cass! Pensavo fossi con Mochi a vedere un film!" esclamò il quindicenne con un falso sorriso.
"Che state facendo a quest'ora? Non che sia tardi, insomma sono solo le 21, ma non ti ho mai visto uscire in quest'orario, Hiro" disse la zia preoccupata.
Il ragazzo ridacchiò nervoso. "Oh, beh zia, ho pensato che ho studiato troppo quindi...perché non una bella uscita con le mie nuove coinquiline? Sai, per….conoscerci meglio…"
Zia Cass lo guardò con sospetto, quindi Noemi capì di dover intervenire.
"Vede signora Hamada, siamo state noi a convincere Hiro: lo vediamo molto chiuso e secondo noi dovrebbe uscire di più" disse sfoderando un sorriso convincente.
La donna ci pensò su. "Sì, mi sembra una buona idea! Divertitevi!"
I tre uscirono velocemente e voltarono l'angolo.
"Come diamine hai fatto?!" chiese Hiro alla rossa, sorpreso.
"Sorridi e sii cortese" rispose lei.
"A che ora vengono a prenderci gli altri?" domandò Rebecca. Era un pò nervosa, ma sapeva che c'è l'avrebbero fatta...o almeno così sperava.
Non fece in tempo a ricevere una risposta, che la macchina di Wasabi accostò.
"Premetto che io penso che non sia una buona idea" disse il conducente.
"E un piacere vederti anche per noi, Wasabi" ridacchiò la mora.
Salirono in macchina e partirono.
"Sì! La nostra prima missione dopo un anno! Siete grandi ragazze!" esclamò Fred.
Hiro guardò gli altri con gli occhi sbarrati. "Avete portato anche lui?!"
"Ci ha obbligati a portarlo" rispose seccata Gogo. "Comunque carina la giacca" aggiunse rivolta a Noemi.
Indossava la sua solita giacca di pelle, maglia grigia a maniche lunghe, un paio di leggins e scarpe con i lacci colorati.
"Grazie!" esclamò.
Rebecca, invece, aveva una canotta all'americana verde con il disegno di un panda, pantaloncini azzurri, leggins bianchi e blazer color menta.
"E Honey?" chiese Hiro notando l'assenza della bionda.
"Ha detto che ci coprirà, in modo da non farci scoprire se intuissero che qualcuno è entrato nella scuola" rispose Gogo.
"Coprirci? Come?" domandò ancora il ragazzo.
Stavolta, rispose Wasabi. "Con il progetto che tutti noi dovevamo finire entro domani. Lei lo finisce e può dire che noi eravamo con lei ad aiutarla. I suoi non sono in casa quindi non sono presenti altri testimoni."
"Geniale" esclamò Rebecca.
Si, fermarono e scesero dalla macchina. Erano qualche isolato lontano dalla scuola: parcheggiare davanti sarebbe stato troppo rischioso.
Arrivarono sul retro e si fermarono.
A quel punto, Gogo diede un forte pizzicotto a Wasabi, che si lamentò del dolore, svegliando Baymax.
"Ciao, io sono Baymax, il tuo-"
"Baymax, non ora" lo interruppe il fratello del suo creatore. "Rilevi qualcuno all'interno dell'edificio?"
Il robot guardò la scuola e rispose: "In questo istante, nessuna forma di vita è presente nella struttura."
"Perfetto" disse Hiro. "Ora, facci da scala umana. Non salire con noi dopo: aspettaci qui."
"Perché non lo portiamo con noi?" chiese Rebecca.
"Beh, Baymax non è proprio un grande "agente 007"". Il ragazzino ridacchiò al ricordo del robot incastrato nella finestra della fabbrica abbandonata.
"Intrufolarsi in un edificio senza il permesso del proprietario e contro la legge" li informò Baymax.
"Tranquillo amico!" esclamò Fred "Siamo supereroi!"
"Ehm, ragazzi, facciamo in fretta per favore" si lamentò Gogo.
Ad uno ad uno, entrarono dalla finestra in alto che avevano lasciato aperta prima di tornare a casa.
Hiro accese la torcia che si era portato e iniziò a camminare.
"Dobbiamo riuscire ad entrare nell'ufficio della preside." spiegò.
Si diressero verso un lungo corridoio, camminando piano e cercando di individuare eventuali "trappole".
In poco tempo, raggiunsero l'ufficio e aprirono la porta.
Stavano per avanzare verso il computer situato sopra la scrivania, ma Gogo li fermò.
" è troppo facile." disse. Prese un profumo dalla tasca e iniziò a spruzzarlo nella camera.
In pochi secondi, i laser per l'allarme vennero individuati.
"Dannazione" imprecò Rebecca. "Devo arrivare al computer: ho bisogno inserire la chiavetta e scrivere i codici per scaricare i file!"
"Beh, se non sbaglio, il dispositivo per questo tipo di antifurto deve trovarsi nella stessa stanza che si vuole proteggere" spiegò Wasabi. "Quindi basta che uno di noi li disattiva per-"
"Consideralo fatto" lo interruppe Gogo. Appiccicò la gomma sul muro della stanza e si lanciò verso i laser.
"FAI LA DONNA!". Li passò con agilità e velocità innata arrivando in qualche istante al dispositivo.
Nel momento in cui lo disattivò, i raggi scomparirono.
Rebecca si diresse verso il computer e inserì la chiavetta.
"Ora dobbiamo solo sapere cosa prendere" disse lei.
Noemi ci pensò un pò e rispose: "Probabilmente sono sulle e-mail"
Rebecca ridacchiò. "Un gioco da ragazzi".
Digitò vari codici sulla tastiera e in pochi secondi era nella posta elettronica della preside. Ma delle e-mail non c'è n'era l'ombra.
"Dannazione!" esclamò Hiro "Ha cancellato tutto!"
La castana sorrise. "Nulla a cui non si possa rimediare"
Digitò altri codici e le mail riapparvero.
Il resto del gruppo rimase di sasso.
"Ma come-?!"
"Ora devo solo scaricarle e il gioco è-" non finì mai la frase.
Una strana creatura dall'aspetto minaccioso fece irruzione nella stanza, sfondando il muro per passare. Sembrava una specie di mostro acquatico dei film horror, con squame verdi e azzurre. L'allarme scattò.
Velocemente, Gogo prese la sedia della scrivania e la lanciò al mostro.
Quest'ultimo alzò un braccio parando il colpo. Il gruppo, nel frattempo, ne approfittò per uscire dall'ufficio e correre verso l'uscita.
Si diressero verso quella principale, ma quando videro le auto della polizia che si fermavano davanti, capirono che dovevano uscire da dove erano entrati.
Ripercorsero il corridoio dell'andata, seguiti dalla creatura.
"Wasabi, lancia qualcosa!" gli ordinò Gogo.
Per istinto, il ragazzo di colore prese una delle tante piante decorative e la indirizzò verso il nemico.
Stavolta non si parò in tempo e gli finì in pieno viso.
Quando Hiro si voltò vide con orrore la faccia sfregiata del mostro. E con sua sorpresa notò anche un'altra cosa: sotto le squame della creatura marina, c'era uno scheletro metallico con un occhio rosso.
Era un robot.
Si girò nuovamente e corse più velocemente. Raggiunsero la finestra e uno ad uno si buttarono, con Baymax che faceva da ammortizzatore. La prima fu Rebecca, poi Noemi, Hiro, Wasabi, Fred e Gogo.
Il giovane Hamada prese la mano dell'amico robot e lo trascinò verso la macchina.
I polmoni bruciavano per lo sforzo e la gola era secca, ma per sopravvivere era necessario non fermarsi.
"Se avessimo indossato le super-tute come dicevo io, ora lo avremmo fatto fuori!" esclamò Fred.
"Stai zitto, idiota!" lo rimproverò Wasabi.
Arrivarono all'auto, salirono come fulmini e partirono a tutta velocità.
"Lo abbiamo seminato?" chiese Rebecca, spaventata.
Noemi si voltò e vide che il mostro non li stava più seguendo da un pezzo. "No, ora puoi anche rallentare."
Wasabi era attaccato al volante come un gatto spaventato, ma lentamente rallentò.
"Che diamine era quello?!" chiese strillando.
"Un super-malvagio, ragazzi! Si rientra in azione!" esclamò Fred entusiasta.
"Beh, per oggi si va a dormire" disse Gogo. "Tenete i cellulari accesi e fate sapere se succede qualcosa"
Hiro gemette dall'esasperazione. "Dannazione! Tutto questo lavoro per niente!"
"Non direi" iniziò a rispondere soddisfatta la Rebecca. "Ho fatto in tempo a recuperare la chiavetta con i file!"
Un coro di complimenti si rivolse verso la ragazza, che arrossì.
Il quindicenne e le due coinquiline, arrivarono per primi a casa.
Si affrettarono a salire in camera e mettersi i pigiami.
"Perché ci ha attaccati?" chiese la mora rompendo il silenzio.
"Non lo so" rispose Hiro "Ma dobbiamo scoprirlo"
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NOTA AUTRICE: E ci siamo col capitolo 5! Wow, mai scritto un capitolo così lungo…. e fa pena… scusatemi. Premetto che non so se riesco ad aggiornare domani, farò il possibile.
Ringrazio Pelelen_moon6 e Rebianime per le recensioni. Ringrazio ancora anche chi sta leggendo questa storia. Grazie mille, senza di voi sarei solo una pazza che scrive. Grazie di cuore. Beh, fatemi sapere che ne pensate con una recensione o se avete qualcosa da chiedere. Anche le critiche costruttive sono ben accette. Kisses, Emy.
 

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Capitolo 6
*** Scoperte ***


Capitolo 6: scoperte

Erano le 10:00 del sabato mattina, ma nessuno aveva intenzione di alzarsi nella stanza di Hiro Hamada.
Dopo la serata precedente erano esausti, così ci pensò la zia a svegliarli.
"Ragazzi, su! Non potete stare a dormire tutta la mattina!" gridò dal piano inferiore.
Il nipote fu il primo ad alzarsi, passando una mano tra i capelli scompigliati e con l'altra si stropicciava gli occhi.
"Mmh...ragazze, sveglia" mugolò assonnato. "Zia Cass ci vuole di sotto"
La seconda ad alzarsi fu Rebecca. Inforcò gli occhiali e iniziò a scuotere l'amica.
"Noemi...Noemi, svegliati, dobbiamo scendere..." mormorò debolmente.
Vedendo che la ragazza a momenti non si reggeva in piedi dal sonno, Hiro decise di darle una mano.
"Tranquilla, Rebi. Vai pure in bagno, a Noemi ci penso io"
Rebecca annuì e si diresse verso la toilette.
Il ragazzo, intanto, iniziò a chiamare l'altra ragazza.
"Noemi. Noemi, svegliati, su. Alzati.". Niente, non funzionava.
Decise di usare il metodo di Rebecca: prese il cuscino e gli e lo lanciò.
Hiro non riuscì bene a capire cosa accadde dopo, sapeva solo che si ritrovò un coltello davanti alla faccia e gli occhi spalancati di Noemi che lo fissavano.
"Hei! Hei, sono io!" si affrettò a dire per istinto.
La giovane abbassò l'arma. "Non farlo mai più! Non dopo quello che è successo ieri! Hai sentito Gogo?! "Fate attenzione"! Quell'essere potrebbe trovarci da un momento all'altro!"
"1- Non ti svegliavi e ho dovuto ricorrere al "metodo Rebecca" e 2- L'ho sentita bene, ma non per questo dobbiamo dormire con un coltello sotto il cuscino rischiando di ammazzare chi tenta di svegliarti! Chi diamine ti ha messo in testa quest'idea!" strillò Hiro, ancora paonazzo dalla paura.
"è stato mio padre! Metti che i ladri ti entrano in casa? Non so com'è da voi qui in Giappone, ma da noi non è un granchè!" si giustificò la ragazza. "E comunque non volevo farti del male! Scusa! Ma sai com'è, non sono mai stata attaccata da un mostro come è capitato a voi!". Si alzò e si diresse verso la cucina per fare colazione.
Hiro grugnì dall'esasperazione. Non voleva più quella pazza tra i piedi. Come si permetteva?! Lui l'aveva ospitata e fatta rimanere, ha seguito il suo consiglio e ora rischiava di farsi diventare uno scolapasta per le sue paure. Era furioso.
"Scusala, di solito non è così"
Il ragazzo si voltò e vide Rebecca che lo fissava.
"Come fai a sopportarla?!" sbottò il quindicenne.
"Lei non è così, è solo che il viaggio, la mancanza dei suoi amici, della sua famiglia e quello che sta accadendo la stressano. Lei è una persona molto sensibile anche se non lo vuole dare a vedere" spiegò dolcemente Rebecca.
Una dolcezza che Hiro non aveva mai sentito. Ricordava la ninna nanna di una giovane mamma.
Ma che strane idee ti fai?; si disse.
Poi si rese conto del discorso. "Sensibile? Perché? Che l’è capitato?"
La ragazza si morse il labbro, riflettendo se doveva dirglielo o no. Poi le venne un'idea. "Chiediglielo" e scese anche lei a fare colazione.
Il pasto si svolse in silenzio, senza una parola, nemmeno un fiato tra i tre ragazzi, solo la zia Cass che tentava in tutti i modi di farli interagire.
Quando salirono di nuovo in camera, Noemi parlò. "Dobbiamo controllare i file" disse seria.
Gli altri due annuirono e inserirono la chiavetta nel computer.
Stettero un'ora per cercare qualcosa di utile, tra pubblicità e mail della famiglia.
Alla fine, ne trovarono una da parte della banca.
La aprirono e iniziarono a leggerla.

Gentile sign.a Natsuko,
Essendo la predice dell'istituto SFIT, la informiamo che la vostra scuola sta terminando i fondi.
Purtroppo, quindi, non sarà possibile per voi assumere un nuovo insegnante.
Cordiali saluti.


Hiro rimase a bocca aperta: non aveva idea che la sua scuola fosse sul lastrico.
"Non ha senso" mormorò la rossa.
Il giovane la guardò con aria interrogativa. "Che vuoi dire?"
"Se la scuola era sul lastrico prima, figuriamoci come dovrebbe esserlo ora! Non sarebbero riusciti lontanamente ad assumere un nuovo docente!" spiegò.
"Eppure lo hanno fatto" finì Rebecca pensierosa.
"Dobbiamo chiamare gli altri. Rebecca, tu intanto controlla nella posta inviata." ordinò Hiro.
La giovane interpellata annuì e si mise al lavoro.
Hiro telefonò ai suoi amici e gli disse di vedersi a casa sua.
Dopo venti minuti, il gruppo era riunito in garage.
“Allora? Che hai scoperto?” Domandò sotto pressione Wasabi.
Il giovane genio passò il portatile ai nerd, facendogli leggere la mail.
“Cosa?!” esclamarono in coro.
“La scuola era senza fondi?” disse sconcertata Honey.
“Ma allora come hanno fatto ad assumere questo nuovo prof?” chiese Fred.
“Non lo sappiamo: Rebi sta ancora facendo ricerche al piano di sopra.” Rispose Noemi.
In quell’istante, Rebecca entrò nella stanza, bianca come un lenzuolo.
“Ragazzi, venite a leggere!”
Il gruppo corse nella stanza di Hiro e lessero la mail che era sullo schermo.

Gentile signor Takishima,
Non avendo altra scelta, la scuola accetta la sua proposta.
Cordiali saluti, la preside Natsuko
.

“Proposta? Quale proposta?” chiese Honey.
La ragazza dai capelli corti uscì dall’e-mail e ne aprì un’altra.

Gentilissima preside Natsuko,
Avendo scoperto che la vostra amata scuola è in rovina, le proponiamo di darci il posto di lavoro del signor Callaghan, in cambio di una donazione monetaria. Ci faccia sapere al più presto.
Heiji Takishima.


“Le intuizioni di Noemi erano esatte: c’era nascosto qualcosa” spiegò Rebecca.
Nessuno del gruppo sapeva cosa dire, ma solo una domanda passava nella mente: Perché il signor Takishima voleva lavorare in quella scuola?
“Dobbiamo capire cosa vuole” disse seriamente Hiro.
“Come?” fu la domanda di Gogo che non aveva ancora proferito parola.
“Abbiamo bisogno di scoprire per quale società lavora e intrufolarci al suo interno” rispose Noemi.
“Ok, ma per ora non dobbiamo farne parola con nessuno” iniziò Hiro “Seguimo le lezioni e ci avviciniamo al prof. Inoltre dobbiamo ancora scoprire tante altre cose dell’attacco di ieri sera. Domani ci riuniamo a casa di Fred e ricominciamo ad allenarci. Intanto progetto le armature per Rebecca e Noemi”
Il gruppo annuì e si divise.
Il giovane quindicenne rimase solo, in garage a pensare, fissando il cappello del fratello defunto.
Scoprirò cosa sta succedendo Tadashi; pensò. Per te e per la scuola. Te lo prometto.
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NOTA AUTRICE: E rieccoci. Scusate se è corto, ma ho fatto i salti mortali per pubblicarlo. Ringrazio Pelelen_moon6, Rebianime per recensioni e tutti quelli che leggono la Fanfiction. Siete fantastici!
E per oggi è tutto! Recensite! Kisses, Emy.
 

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Capitolo 7
*** Panico ***


Capitolo 7: Panico

Il lunedì era tornato e le strade erano piene di persone che andavano al lavoro o a scuola.
Durante la domenica, il gruppo dei nerd non era riuscito a trovare altri indizi, sapeva solo che la loro scuola era finita sul telegiornale di San Fransokyo a causa di ciò che era accaduto il venerdì.
La polizia aveva dichiarato che non si erano ancora scoperti i colpevoli, ma che stavano indagando a fondo sulla faccenda.
Tutti erano in ansia nella compagnia di Hiro.
Quest'ultimo e le sue coinquiline uscirono presto di casa quel giorno.
Hiro indossava la felpa azzurra della scuola, pantaloni color cachi e le solite scarpe.
Rebecca aveva lo stesso abbigliamento di quando era partita e Noemi (sotto consiglio del suo amico) vestiva in modo più “tranquillo”, cercando di non dare nell’occhio: un vestito di jeans aderente sul busto e la gonna con le balze, coprispalle nero, leggins bianchi e zeppe nere.
Wasabi era già lì ad aspettarli, così salirono in macchina e partirono.
Ma appena arrivarono, la scena che gli si presentava davanti non era delle migliori: le macchine della polizia erano parcheggiate ovunque e i poliziotti scortavano gli studenti nell’aula magna.
Hiro, Wasabi, Noemi e Rebecca cercarono gli altri tra la folla e quando li trovarono si limitarono a salutarsi con un gesto della mano.
Seguirono gli altri alunni e presero posto nella grande sala.
La preside era davanti a loro, con aria sconvolta e preoccupata. Gli altri professori erano al suo fianco, il signor Takishima compreso.
La donna prese il microfono e iniziò a parlare, cercando di tenere la voce il più ferma possibile.
“Come credo che voi tutti sappiate, durante il venerdì sera la scuola è stata violata. La polizia è arrivata appena ha sentito l’allarme. Secondo le loro indagini, le persone che sono entrate dovevano conoscere molto bene la San Fransokyo Istitute of Tecnology, inoltre, anche il computer è stato violato, il che potrebbe far pensare che qualcuno volesse modificare i propri voti. Quindi si suppone che chi si sia intrufolato nella scuola sia…” la preside chiuse gli occhi e deglutì a fatica “…uno degli studenti”
Un brusio scioccato si fece strada tra gli alunni, ognuno che si guardava attorno come per cercare il colpevole.
Il gruppo dei nerd, invece, stava sudando freddo.
“Inoltre” riprese a parlare la donna “Sul muro del mio ufficio e stata trovata questa…” tirò su un sacchetto trasparente con al suo interno una gomma da masticare.
Hiro spalancò gli occhi al ricordo: prima che Gogo passasse tra il laser, aveva appiccicato la sua chewing-gum sul muro dell’ufficio (vedi capitolo 5: indagini).
“…pertanto, essendoci il DNA del colpevole, ad ognuno di voi verranno presi dei campioni di DNA ed analizzati. Ovviamente potete stare tranquilli se sapete di essere innocenti.”
Panico. Questa era la sensazione che riempiva i corpi del gruppo dei nerd. Puro panico. Appena avrebbero preso il DNA di Gogo, li avrebbero certamente scoperti.
Si sentivano in un vicolo ceco e nessuno di loro aveva la minima idea su come scappare a quel destino.
La preside, però, non aveva ancora finito: “Avendo la SFIT tantissimi studenti, ci vorrà almeno una settimana per prendere i campioni di ognuno di voi. Detto questo, potete andare e iniziare le lezioni”
Una settimana; si disse Hiro. Abbiamo solo una settimana per capire cosa sta nascondendo il professor Takishima. Una settimana per decretare il vincitore. Una settimana per fare scacco matto.
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NOTA AUTRICE: Sì, lo so, sono imperdonabile: 2 giorni senza aggiornare e ora compare un capitolo cortissimo. Vi chiedo scusa ma sono stata molto occupata (la domenica mio padre mi ha portata a sciare e lunedì sono uscita di scuola alle 16:10 e successivamente ho dovuto fare delle commissioni). Il secondo motivo è perché questo capitolo doveva andare da solo, mi spiace. Comunque il prossimo cercherò di farlo mooolto più lungo, promesso.
Ringrazio Chia29, Pelelen_moon6 e Rebianime per le recensioni. Grazie anche a chi legge questa storia.
Recensite in tanti così so che ne pensate! E per oggi è tutto! Kisses, Emy.

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Capitolo 8
*** Un alleato inaspettato ***


Capitolo 8: Un alleato inaspettato

Le lezioni furono lunghissime e, appena suonò la campanella, il gruppo dei nerd uscì, cercando di non dare nell'occhio.
Si ritrovarono nel garage di casa Hamada, per discutere della gravità della situazione.
"Siamo fregati!" ripeté Wasabi per la settima volta "Hanno la gomma di Gogo e appena analizzeranno il suo DNA ci scopriranno!"
"Calmati. Abbiamo ancora una settimana!" disse Hiro.
"Hiro, non c'è la faremo mai in una settimana!" ribatté Rebecca.
"Dobbiamo farcela!" si intromise Noemi "O tutto questo è inutile! Anche se abbiamo le mail, il professor Takishima potrebbe farsi passare per un semplice benefattore!"
"Ma se scoprono tutto noi verremo messi in galera! O peggio: espulsi!" sbottò il ragazzo di colore.
"Smettila di lamentarti e fai la donna! Inoltre dovresti rivedere le tue priorità!*" esclamò Gogo.
"Avresti dovuto pensarci due volte prima di appiccicare la tua gomma da masticare sul muro! Non è neanche per niente igenico!" Rispose a tono Wasabi.
"Ragazzi dovete calmarvi" disse Honey.
"Honey ha ragione" concordò Fred "Dobbiamo solo trovare un piano da veri supereroi!"
"Abbiamo bisogno di qualcuno che conosca gli insegnanti, soprattutto la preside. Qualcuno che conosca bene la scuola" spiegò Noemi.
"Perfetto!" si lamentò ancora il ragazzo di colore. "Dovremmo corrompere un prof rischiando di farci beccare!"
Fu allora che a Hiro si accese una lampadina. "Seguitemi" si limitò a dire.
Senza altre domande, il resto della compagnia lo seguì.
Il luogo in cui li portò stupì l'intero gruppo: erano al carcere di San Fransokyo.
"Hiro, non mi pare una buona idea, visto che rischiamo che questo diventi la nostra nuova casa!" frignò Wasabi.
"Fidatevi" si limitò a rispondere il piccolo Hamada.
Appena entrarono, Hiro si allontanò dal gruppo, chiedendo informazioni a un poliziotto, che non sembrava molto sveglio.
Quest'ultimo li fece entrare in corridoio pieno di celle con i peggiori detenuti dell'intera città.
Si fermarono all'ultima ed entrarono e appena lo fecero, ne il detenuto ne i ragazzi credevano a chi avevano di fronte.
"Professor Callaghan!" esclamò Fred.
L'uomo li guardò, stupito, non c'era rancore nei suoi occhi: "Ragazzi! Che ci fate qui!?"
Fu Hiro a rispondere, con tono abbastanza duro. Gli faceva ancora male il fatto che per colpa di quell'uomo, suo fratello era morto. "La SFIT è in pericolo: un uomo molto strano ha preso il suo posto e abbiamo scoperto che in cambio di questo donerà soldi alla scuola. Ma noi intuiamo ci sia qualcosa sotto."
Il professor Callaghan alzò un sopracciglio. "E perché lo venite a dire a me? Dopo quello che è successo dubito vogliate avere ancora a che fare con me...soprattutto dopo quello che ti ho fatto..." aggiunse tristemente guardando Hiro.
Il ragazzo ricacciò le lacrime indietro. "Abbiamo bisogno di qualcuno che lavora nella scuola e che conosca bene la preside"
"E come faccio da qui?" chiese il prof indicando la cella.
"Con questa" fu Noemi a rispondere, porgendo una mini telecamera all'uomo.
Quest'ultimo guardò lei e Rebecca incuriosito. "Scusate, non credo di aver avuto il piacere di conoscervi."
"Io sono Noemi e lei è la mia migliore amica, Rebecca. Siamo nuove studenti della SFIT" rispose.
Callaghan annuì.
"Oltre alla telecamera c'è anche un microfono collegato con quelli che abbiamo noi. Sarà come se ci sarai, solo che virtualmente" continuò la mora.
"Perché io?" domandò il prof.
"In questo momento sei la nostra unica possibilità" rispose Gogo.
L'uomo abbassò lo sguardo e sospirò. "Va bene. In fondo sono in debito con voi. Anche se mi avete portato in prigione avete salvato mia figlia... e io ho ucciso Tadashi"
Per Hiro fu un pugno allo stomaco. Riusciva ancora a stento a trattenere le lacrime, così evitò lo sguardo di tutti. Ma Rebecca se ne accorse e gli strinse la mano. "Andrà bene" gli sussurrò senza farsi sentire dagli altri.
Il battito del ragazzo accellerò a dismisura e ringraziò mentalmente la mora, prendendo nota di farlo quando sarebbero stati soli.
"Ragazzi dobbiamo andarcene o faremo sospettare qualcuno" mormorò preoccupata Honey.
Ognuno saluto il vecchio prof, ma prima che potessero uscire, questo fece una domanda speranzosa: "Abigail sta bene?"
Ci fu qualche secondo di silenzio e poi il giovane Hamada rispose: "Sì, sta bene"
E uscirono dall'edificio.
"Non credo sia stata una buona idea" esclamò Wasabi.
"Per te nessuna è una buona idea" disse Gogo "Se dovessi decidere tu saremmo sottomessi dal professor Takishima"
“Basta litigare!” sbottò Noemi. “Siamo tutti stanchi, direi che sia il caso di riposarci.”
“Noemi ha ragione” si intromise Hiro. “Per oggi non possiamo fare altro. Domani andiamo a scuola e ci facciamo dare indicazioni da Callaghan. In questo momento, se vogliamo risolvere la cosa entro una settimana, è l’unica soluzione.”
Il gruppo annuì e si divisero.
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Mentre Noemi si stava facendo una doccia, il giovane Hamada decise di ringraziare Rebecca per l’aiuto che gli aveva dato in cella.
Prese coraggio e iniziò a parlare. “Ehm…grazie per….sai…essermi stata vicina quando abbiamo visitato il professore.”
La ragazza alzò lo sguardò dal libro che stava leggendo e gli sorrise. Un sorriso che fece galoppare il cuore di Hiro. “è stato un piacere!” rispose e riprese a leggere con ancora il sorriso sulle labbra.
Calmati Hamada…che diamine ti succede?; si disse il ragazzo. Pensa più che altro a cosa dire.
“Allora…che scuola frequentavi in Italia” chiese lui non sapendo quale altro argomento tirar fuori.
Rebecca alzò nuovamente gli occhi dalla sua lettura e rispose: “Liceo artistico. Ho sempre amato disegnare.”
“Forte! Hai uno dei tuoi disegni con te? Mi farebbe piacere vederne uno!” disse curioso.
La mora arrossì “Beh, sì, ne ho fatto uno del gruppo… è nel mio zaino, tasca davanti.”
Hiro andò a prenderlo e quando lo vide ne rimase incantato: era bellissimo! Sembrava una foto più che un disegno. Insieme a loro c’erano anche Rebi e Noemi.
“è favoloso!” esclamò.
La ragazza arrossì ancora e mormorò un “grazie”.
La conversazione non andò avanti, perché Noemi era uscita dal bagno con ancora i lunghi capelli bagnati.
Guardò i ragazzi e domandò: “Ho interrotto qualcosa?”
“Cosa?! No, assolutamente no!” si affrettò a rispondere il giapponese.
“Sei sempre la solita, Emy” ridacchiò l’amica.
Hiro la fisso incuriosito. “Emy?”
“è un soprannome con cui mi chiamano i miei amici di Torino. Se vuoi puoi chiamarmi anche tu così! O Memy se preferisci. I miei fratelli preferiscono chiamarmi in questo modo.” spiegò lei.
“Ok Emy!” si limitò a rispondere il ragazzo. “Aspetta…hai dei fratelli?”
La rossa annuì “Un fratello di 12 anni e una sorella di 10. Vado più d’accordo con lei che con lui.”
“Io, invece, ho solo un fratello” disse la mora.
“oh, non ne avevo idea!”
“Beh ci sono tante cose che tu non sai di noi!” esclamò Noemi “Se vuoi puoi chiedere”
Il ragazzo ci pensò un po’. “Beh, tu che scuola facevi, Emy?”
“Istituto tecnico commerciale. Le mie materie preferite erano informatica e inglese.” Rispose.
Hiro ridacchiò “La seconda la intuivo. Puoi farmi una lunga frase in inglese? Giusto per vedere quanto sei preparata”
La rossa ci pensò un po’ e iniziò a parlare. “We have a very big problem. We must find prove for save the school in one week! We are San Fransokyo’s heros!”
“Noi abbiamo un grande problema. Dobbiamo trovare le prove per salvare la scuola in una settimana. Noi siamo gli eroi di San Fransokyo” tradusse l’amica.
“Wow!” esclamò il ragazzo “Inizia a piacermi l’inglese!”
“La tua invece? Qual è la tua materia preferita?” Chiese Emy.
“Robotica, ovviamente! Sono sempre stato il primo della classe.” Si vantò Hiro. “Un anno fa ero il miglior bot-duellante di tutta San Fransokyo!”
“Ma i bot-duelli non sono illegali?” chiese Rebecca.
“Certo che no! È scommettere su i bot-duelli che è illegale” spiegò lui.
“E giurerei che tu lo facevi. Non ti hanno mai arrestato?” domandò divertita la rossa.
Il giovane Hamada arrossì “Beh…sì, una volta…”
Le coinquiline non riuscirono a trattenere una risata al pensiero del loro amico tra le sbarre.
“Non è divertente!” sbottò Hiro, ma anche lui faceva fatica a non ridere al ricordo.
Bei tempi; pensò. Davvero bei tempi.
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*mi sono ispirata a una scena di “Harry Potter e la pietra filosofale” in uno dei dialoghi tra Hermione e Ron.
 
NOTA AUTRICE: Eccomi! Ho saltato di nuovo un giorno, ma ho avuto problemi familiari, quindi perdonatemi. Stavolta il capitolo è il doppio di quello precedente, contenti? :D
Ringrazio Chia29, Pelelen_moon6 e Rebianime per le recensioni. Siete grandiose! Ovviamente anche un grazie a chi sta seguendo questa storia!
Recensite! Kisses, Emy.

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Capitolo 9
*** Due nuove tute ***


Capitolo 9: due nuove tute

Entrati a scuola, il gruppo dei nerd sentiva già la pesante atmosfera. I poliziotti erano ancora in giro, i professori sconvolti e gli studenti si guardavano attorno, curiosi.
La compagnia portava degli auricolari alle orecchie e una microtelecamera sui vestiti.
Cercavano in tutti i modi di comportarsi come gli altri, ma la paura era forte. Quello più impanicato era, ovviamente, Wasabi, così a volte si prendeva delle gomitate da parte di Gogo.
Non era un gran calmante, ma lo aiutava a riprendersi.
Senza dare nell'occhio, entrarono nell'ufficio della preside.
"Buongiorno signora preside" dissero in coro i ragazzi.
La donna si girò verso di loro guardandoli con sospetto. "Che volete?"
Essendo il leader del gruppo, Hiro parlò. "Siamo tutti molto preoccupati per quello che è accaduto venerdì sera. Abbiamo paura che possano aver rubato i progetti di qualcuno di noi."
La preside sospirò tristemente. "Mi dispiace ragazzi, ma in questo momento non saprei dirvi se hanno rubato i vostri progetti. Ma se riuscissimo a trovare il colpevole, potremmo salvare le vostre eventuali idee"
Ci fu qualche secondo di silenzio e poi Noemi parlò. "Professoressa, mi chiedevo da un pò, di cosa si occupa il signor Takishima oltre che alla scuola?"
Nel volto della donna si dipinse il panico.
Centro!; esultò la rossa.
Quando la professoressa Natsuko si ricompose, decise di tentare una via di fuga. "Perchè le interesserebbe tanto signorina?"
Ma Emy non si scoraggiava. "Volevo comprendere quanto sia preparato il nostro nuovo professore. Mi sembra giusto che un alunno sappia chi si ritrova come insegnante"
La preside la fulminò con lo sguardo, tentando nella sua mente di trovare qualche risposta per scappare. Ma non ci riuscì. Fece un sospiro di esasperazione e rispose, evitando lo sguardo dei giovani: "Il professor Heiji Takishima ha un'azienda di robotica, chiamata Takishima group."
Bingo!
"La ringraziamo professoressa" disse Rebecca.
"Ora andiamo o faremo tardi a lezione" aggiunse Hiro.
Salutarono in coro e si diressero verso l'aula informatica.
Si tuffarono sul primo computer disponibile e cercarono "Takishima group".
In pochi istanti trovarono la pagina ufficiale della compagnia.
Ma in quell'istante suonò la campanella. Dovevano essere puntuali a lezioni o avrebbero sospettato qualcosa. Ma lì c'erano le informazioni e rischiavano che il sito venisse chiuso per motivi di sicurezza.
Non vi serve. La voce del professor Callaghan si fece strada negli auricolari. So cos'è il "Takishima group". Le informazioni ve le fornirò io. Ora, cancellate la cronologia e filate in classe! Alla fine delle lezioni vi spiegherò tutto.
Ubbidirono e passarono la più lunga giornata di scuola della loro vita.
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Usciti tutti, si riunirono nel garage di Hiro.
Il “Takishima group” è un rivale della “Krei Tech”. Spiegò il professor Callaghan. Anche questa compagnia si occupa di tecnologia avanzate, ma da poco era entrata in crisi, non avendo idee originali e innovative come quelle di Krei.
“Allora perché dovrebbe spendere soldi per la scuola?” chiese Honey.
Non lo so, ma è quello che dovete scoprire. Con le vostre tecnologie non credo vi sia difficile entrare nel “Takishima group”. Scoprite che succede, ma fate attenzione!
La chiamata terminò e Hiro corse a prendere qualcosa in un armadio lì vicino.
Ne tirò fuori due splendide tute. La prima era una tuta molto simile a quella di Gogo, solo che era nera con piccoli particolari di rosa (La tuta di Noemi http://41.media.tumblr.com/56cadc108c9b270d5c992f01cb3b611c/tumblr_ngok2cqaW11r5wruqo1_500.pngOvviamente, il disegno non l’ho fatto io) . La seconda, invece, era come quella di Honey, solo che era nera e lilla (La tuta di Rebecca http://th01.deviantart.net/fs71/200H/i/2014/361/a/b/big_hero_6_oc__kana_by_dead2-d8bexlq.png anche questo disegno non è stato realizzato da me).
Le nuove del gruppo erano incantate.
“It’s so beautiful!” esclamò la rossa.
“è così bella!” tradusse la mora. “E la mia è….strepitosa!”
Hiro arrossì, anche se non aveva idea del perché. “Se vogliamo fare le cose per bene, dovete avere una tuta anche voi!”
Le due ragazze le presero e andarono di sopra per indossarle.
In pochi minuti scesero con le tute addosso.
“Wow ragazze! Siete fantastiche!” esclamò Honey.
“Niente male” disse Gogo.
“Ora sembrate delle vere supereroine!” si intromise Fred.
“Thank you” rispose Noemi.
“Grazie” disse Rebecca.
“B-bene allora…” iniziò a dire il giovane Hamada “Andiamo!”
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NOTA AUTRICE: Ok, anche questo capitolo non è lunghissimo, ma ho fatto del mio meglio. Comunque, domani, (forse) pubblicherò una One-shot che parla del quindicesimo compleanno di Hiro. Che ne pensate. Fatemi sapere!
Ringrazio Pelelen_moon6, Rebianime, Chia29, Crazy_Fire_Girl e Oscura_pa2003. Grazie, grazie mille <3.
Recensite! Kisses, Emy.
 

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Capitolo 10
*** Al "Takishima Group" ***


Capitolo 10: Al “Takishima Group”

Preparati i falsi documenti e l'abbigliamento da ufficio, il gruppo dei nerd si diresse verso la sede del "Takishima Group".
Non volendo rischiare, decisero di prendere i mezzi pubblici della città, il che rese il viaggio molto più lungo del previsto.
Arrivarono a destinazione alle 17:00 circa.
L'edificio era un grattacielo enorme, con i lucidi vetri che lo facevano sembrare di ghiaccio. Sopra la porta di ingresso c'erano due lettere: "TG" che i ragazzi intuirono stia per il nome della compagnia.
Appena entrarono, la cosa che diede più all'occhio fu la marea di persone adulte vestiti in modo praticamente uguale.
"Ok, ora cerchiamo l'ufficio di Takishima, scopriamo che succede e c'è ne andiamo." sussurrò Hiro.
Gli altri annuirono e si divisero nei gruppo prestabiliti: Honey e Gogo agli ultimi piani, Wasabi e Fred ai primi e Noemi, Hiro e Rebecca a quelli rimanenti.
Per ragioni di sicurezza, avevano tenuto gli auricolari collegati tra di loro, in modo da potersi ritrovare in caso di emergenza.
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“Fred, per l’ultima volta smettila di cantare!” lo rimproverò Wasabi cercando di tenere la voce bassa.
“Ma tutto questo è così figo! Siamo nel covo del nostro nemico!” si giustificò il biondo.
Il ragazzo di colore alzò gli occhi al cielo. “Verremo scoperti…me lo sento…”
“Oh, su! Sei così pessimista! Secondo me scopriremo tutto e salveremo la sc-“ Fred venne interrotto dalla mano di Wasabi che gli tappava la bocca e lo portava dietro l’angolo.
Fecero in tempo a vedere una squadra di pattuglia che attraversava il corridoio.
“Ti prego Fred, ammutati!”
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“è il quinto piano che controlliamo e ancora non abbiamo trovato nulla!” si lamentò Gogo.
“Tranquilla! Abbiamo ancora gli altri che cercano, in caso noi non scopriamo qualcosa” la rassicurò Honey.
“Dubito se la stiano passando meglio di noi…” disse la più bassa.
“Ehi, Gogo, guarda qui!”
La bionda era entrata in una stanza che si trovava nel corridoio. Gogo la seguì e, quando entrò non poteva credere ai propri occhi.
“Non può essere…”
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“Gli altri non hanno ancora detto nulla” annunciò preoccupato Hiro.
“Probabilmente è perché non hanno semplicemente trovato niente” lo rassicurò Rebecca.
Il ragazzo cercò di autoconvincersi e andò avanti.
Arrivarono alla fine del corridoio e trovarono un’immensa sala piena di persone che scrivevano al computer o firmavano documenti.
Cercando di non mostrare i loro volti andarono avanti, finché, Rebecca non li fermò.
“Ragazzi, leggete qui!” esclamò a bassa voce, indicando la porta davanti alla sala.
Diceva “Heiji Takishima”.
Trovata!; pensò Hiro. Ma c’era un problema da risolvere: trovandosi davanti all’mmensa sala, c’era il 99% di possibilità che vengano beccati.
“Come facciamo ad entrare?” domandò la mora.
I ragazzi ci rifletterono un po’ e a Noemi venne in mente l’unica idea possibile.
“Hiro, dii ai ragazzi di iniziare a uscire dall’edificio, subito!” ordinò al ragazzo.
Quest’ultimo la guardò confuso. “Che hai intenzione di fare?”
La rossa abbassò gli occhi e rispose. “Dobbiamo attivare l’allarme anti-incendio. Dopo di che, approfitteremo del panico per entrare nell’ufficio. Abbiamo pochi minuti per trovare ciò che ci serve e uscire, prima che arrivino i soccorsi”
Il giovane Hamada sgranò gli occhi. “Cosa? È una follia! Dev’esserci un altro modo!”
“No, non c’è. Dillo hai ragazzi, veloce!”
Diede istruzione al gruppo di uscire, ma qualcosa andò storto. In quell’istante, l’allarme scattò.
“Che diamine fai?! Gli altri non sono ancora usciti!” disse Hiro rimproverando Noemi.
Ma lei era scioccata tanto quanto lui. “Non sono stata io!”
L’auto-parlante parlò: Furto in corso nel penultimo piano dell’edificio. Tutti i dipendenti sono invitati ad evacuare la zona.
“Penultimo piano…”. E realizzarono. “Honey e Gogo!”
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“Dannazione Honey! Dobbiamo uscire di qui!” esclamò Gogo.
“Non possiamo! Le vie di fuga sono state sigillate! Siamo in trappola!” rispose la bionda in preda al panico.
Gogo grugnì dall’ esasperazione. “Ci scopriranno!”
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Hiro e Rebecca arrivarono al penultimo piano e non fu difficile individuare la stanza in cui erano chiuse le due ragazze.
“Honey, Gogo, state bene?!” chiese lui preoccupato.
“Hiro, sei tu?!” domandò Honey dall’altra parte.
“Facci uscire subito!” ordinò invece Gogo.
Nello stesso istante, Wasabi e Fred arrivarono.
“Che succede?” fu la domanda di Fred.
“Le ragazze sono rimaste chiuse dentro.” Spiegò Rebecca.
“Ci penso io” disse il ragazzo di colore attivando le lame laser.
Iniziò a tagliare la porta di metallo creando un varco per le “prigioniere”.
“Dobbiamo uscire di qui!” esclamò la più bassa.
“Aspettate, dov’è Noemi?” domandò Honey, ancora in preda al panico.
“Nell’ufficio di Takishima a prendere i documenti. Ha detto ci avrebbe raggiunto.” spiegò Hiro. “Ora andiamo!”
Senza pensarci due volte, si fiondarono verso l’uscita. Dopo 15 minuti erano fuori dal palazzo e Noemi era lì che li aspettava.
Scesero alla stazione della metro subito prima dell’arrivo della polizia.
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Nel garage di casa Hamada, il gruppo era nel panico più totale.
“Ci scopriranno!” esclamò Wasabi.
“Stavolta ha ragione: abbiamo superato ogni limite” disse Gogo.
“Stiamo calmi!” si intromise Noemi. “Almeno abbiamo le informazioni che cercavamo!” disse mostrando il fascicolo di documenti che aveva “preso in prestito”.
“E non solo quello…” mormorò Honey. Notando gli sguardi degli amici, decise di raccontare cosa avevano scoperto lei e Gogo. Prese un bel respiro e cominciò. “Quando eravamo al penultimo piano, io e Gogo abbiamo trovato una specie di fabbrica di androidi come quello che ci aveva attaccato.”
Un esclamazione di shock generale riempì la stanza.
La corvina decise di finire il racconto. “Quando abbiamo tentato di scoprire di più su quei robot, è scattato l’allarme e ci ha chiuse nella stanza. Il resto lo sapete.”
“Quindi il responsabile dell’attacco è il professore” disse Hiro, più a se stesso che agli altri.
“Questo collegherebbe tutto” aggiunse Rebecca.
“Tu Noemi?” domandò Wasabi “Che hai scoperto da quel fascicolo?”
La ragazza interpellata rispose. “Essendo un fascicolo molto lungo, ve lo riassumo in poche parole: come tutti sappiamo, il “Takishima Group” era al rosso, così stava cercando una nuova tecnologia che poteva risollevare l’azienda. Ed ecco cosa ho trovato”
Aprì il fascicolo e nessuno dei presenti aveva parole sul contenuto: all’interno era pieno di informazioni su Hiro, come foto, articoli di giornale e documenti.
“Avendo saputo delle sue creazioni come i Micro-bot, voleva rubarle e così è venuto a lavorare alla SFIT” aggiunse infine.
Silenzio. Nessuno aveva avuto nemmeno la lontana idea delle intenzioni del nuovo professore.
“Dobbiamo mostrare le prove, domani, a scuola” disse Hiro.
Gli altri annuirono.
Era il momento di chiudere la faccenda. La domanda è: ci sarebbero riusciti?
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NOTA AUTRICE: E rieccomi! Vi è piaciuto il capitolo? Spero di sì!
Ringrazio Rebianime, Chia29 e Pelelen_moon6 (la sua è stata una recensione breve, quindi è stata visualizzata come commento) per le recensioni!
Un’altra cosa che volevo farvi sapere, era della one-shot di cui vi avevo parlato: si intitola “Without you”. Se vi va potete dargli un’occhiata!
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 

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Capitolo 11
*** Imprevisti ***


Capitolo 11: Imprevisti
 
Hiro, Rebecca e Noemi, uscirono dall'appartamento, con le prove nello zaino del ragazzo.
Erano passati 2 giorni dall’annuncio della professoressa, quindi erano riuscita a rientrare nella settimana di tempo. Ma anche se tutto stava per finire, il giovane Hamada continuava ad avere un brutto presentimento.
Appena arrivò Wasabi con l’auto, salirono in fretta e partirono.
“Hai tutto?” chiese il conducente.
“Le prove sono al sicuro nella cartella di Hiro” rispose Noemi.
Erano a metà strada, quando un’esplosione urtò la macchina, facendola sbandare contro un palazzo lì vicino.
“Che diamine è stato?!” domandò impaurita Honey.
“Non lo so!” esclamò Gogo.
Uscirono dal veicolo, ormai inutilizzabile, con molta fatica.
“Fantastico! È la seconda macchina che devo cambiare!” si lamentò Wasabi.
Rebecca picchiettava le dita sulle spalle degli amici “Ehm, ragazzi…. Abbiamo un problema….”
Quando il gruppo dei nerd si girò, vide un androide di Takishima dietro di loro.
“Via di qui!” urlò Hiro. Nessuno protestò.
Iniziarono a correre verso la casa del più giovane, dove tenevano le armature, con dietro di loro il robot-malvagio che li seguiva, velocemente.
Ormai c’erano quasi, ma il nemico, lanciò una bomba affianco a loro, ferendo Fred e Honey.
Il resto del gruppo si fermò per dare soccorso, ma l’androide continuava ad avvicinarsi.
“Dannazione!” imprecò Hiro. Non sapeva cosa fare: se non continuavano a correre li avrebbe presi, ma non potevano lasciare Fred e Honey!
E adesso? Che si fa?
“Portateli a casa, a questo ci penso io” gli disse Noemi determinata. “Gogo, tu che sei veloce, dammi una mano”
La corvina annuì.
La rossa prese lo zaino di Hiro e si mise a correre in una delle vie di San Fransokyo, seguita da Gogo.
Sapevano ciò che voleva: se sarebbero scappate con i documenti, il “mostro” avrebbe seguito loro e lasciato in pace i loro amici. E così fu.
Il robot, si voltò e iniziò a seguirle.
Entrambe le ragazze correvano a perdifiato, cercando di non cedere alla stanchezza. Ma per Gogo era molto più facile.
“Gogo!” gridò Noemi con il poco fiato che aveva “Prendi lo zaino tu! Sei più veloce! Io non resisterò a lungo!”
La corvina rallentò per fare in modo che la rossa la raggiunse. “Devi riuscirci! Fai la donna!”
“Prendilo e sta zitta!” la interruppe.
Gogo ubbidì, ma non corse più veloce.
“Che aspetti?! Vai!” esclamò la rossa.
“Non posso lasciarti qui! Sei sotto la mia responsabilità ora, mocciosetta!”
Svoltarono l’angolo e trovarono ciò che temerono per tutta la corsa: un vicolo cieco.
Erano in trappola. Si sentivano come un topo in gabbia e il gatto che lo guardava, affamato.
L’androide, intanto, le raggiungeva velocemente.
Alzarono le mani per difendersi, aspettandosi un’altra bomba da un momento all’altro, ma non sentirono nulla, videro solo gli altri, con le tute, che avevano distrutto il robot.
“Tutto ok?” chiese Hiro.
Le due annuirono. Senza aspettare altro, Rebecca corse ad abbracciare l’amica. “Baka*! Avevo paura per te, Emy!”
“Tranquilla, sai che me la cavo sempre!” rispose l’altra ricambiando il gesto.
“I documenti?” chiese il giovane Hamada.
“Tranquillo li ho….qui…”. Noemi perse un battito: lo zaino era aperto e all’interno i documenti non c’erano.
No, no, no!
“Dove sono?” domandò ancora il ragazzo.
Per tutta risposta, la giovane si mise a correre da dove era venuta, cercando le prove.
“Li hai persi?!” la accusò Wasabi seguendola.
Noemi non rispose.
Non può essere…non può!
Si fermò e calde lacrime iniziarono a rigarle il volto.
È colpa mia; si ripeteva. Sono stata un’idiota. Come ho potuto perdere qualcosa di così importante!?
Gli altri erano dietro di lei, ognuno che non sapeva cosa fare. Solo Rebecca raggiunse l’amica per consolarla: “Troveremo un altro modo.”
“Come?!” sbottò Noemi “Tutto questo lavoro sprecato per colpa mia e della mia goffaggine!”
“Capita! Mentre correvi ti si è aperto lo zaino. È stato un incidente” cercò di tranquillizzarla la mora.
“No, invece! Sono stata una deficiente!”
Hiro vedeva la scena triste e pensieroso. Se non troviamo un’altra idea…è Game Over.
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*In giapponese significa “stupido”.

NOTA AUTRICE: Scusate il ritardo, ma ho avuto problemi con scuola, stress e madama ispirazione. Scusate anche il capitolo corto, ma è stato anche molto intenso, non trovate?
Hiro: no.
Inoltre, anche questo capitolo doveva stare da solo per principi. Sorry (Perdonatemi). 216 visite nel primo capitolo! Ma ragazzi, io vi amo! Siete stupendi!
Ringrazio Pelelen_moon6, Rebianime e Chia29 per le recensioni. Vi adoro <3
Comunque se vi piace qualche coppia di BH6, potete chiedermi di fare una One-Shot su questa! Sarebbe un piacere per me!
Recensite in tanti! Amo leggere ciò che mi scrivete! Sono ben accette anche le critiche costruttive. Kisses, Emy.

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Capitolo 12
*** Nuovo piano ***


Capitolo 12: Nuovo piano
 
Quel giorno, le strade di San Fransokyo erano meno affollate del solito: dopo le ultime notizie riguardanti la SFIT e il "Takishima Group" un sentimento comune si era fatto strada tra la gente. Paura.
La maggior parte dei cittadini aveva preso alte misure di sicurezza e usciva il meno possibile. E tutti si chiedevano chi stava terrorizzando la città e perché.
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Alla San Fransokyo Istitute of Tecnology, intanto, il gruppo dei nerd era chiuso nel laboratorio di Hiro, uno dei loro luoghi di incontro per parlare di questioni importanti e non.
"Complimenti! Davvero complimenti!" disse Wasabi a Noemi "Eravamo a tanto così da riuscire a dimostrare tutto e ora è come se fossimo già in prigione, con poco cibo e igiene inesistente."
Per l'ennesima volta, la rossa trattenne le lacrime. "Lo so, mi dispiace, se potessi tornerei indietro e rimedierei al mio errore!"
"Ragazzi, siamo venuti qui per trovare una soluzione, non per dare la colpa a Noemi!" sbottò Hiro. "Siamo stati attaccati e il mio zaino era difettoso già da un po’. Ora, chi ha qualche idea?"
Silenzio. Nessuno aveva la minima idea di cosa fare. Si sentivano perduti e sconfortati. Tutti, tranne una.
“Dobbiamo contrattaccare” disse Gogo “Sono stufa di questi metodi: dobbiamo rientrare in azione”
“Sono d’accordo con Gogo” si intromise la rossa “Takishima gioca in modo sleale e va fermato.”
“Per me è ok!” esclamò Fred, ovviamente entusiasta all’idea di ritornare a indossare la sua tuta.
Il ragazzo di colore si affiancò alla mascotte “Per una volta sono d’accordo con Fred”
“Ci sto anch’io” continuò Rebecca.
Hiro guardò gli amici e sorrise, determinato a vincere questa battaglia. “Ok, allora dopo la scuola andiamo a casa di Fred e si riprende l’allenamento. Organizziamo un piano e domani contrattacchiamo.”
Gli altri annuirono e tornarono ai loro laboratori, lasciando Hiro ai suoi dubbi.
Come faceva a sapere che i fogli li avevamo noi? Con un rilevatore? No, impossibile o avrebbe notato che Noemi aveva li aveva persi. Allora come?
Era già da tempo che se lo chiedeva, ma non voleva condivide il suo pensiero con i suoi amici per non spaventarli: la situazione era già abbastanza critica. Ma aveva bisogno di parlarne con qualcuno, voleva conoscere altri pareri che magari lo avrebbero portato ad una conclusione e solo un nome gli venne in mente: Baymax.
Prese la valigetta del robot e la attivò.
“Ciao, io sono Baymax, il tuo assistente sanitario personale. Che succede, Hiro?”
“Avevi scannerizzato l’androide dell’altra volta?” domandò il ragazzo.
“Certo. Il mio compito è occuparmi di tutti. Androide con un simbolo legato al “Takishima Group” programmato per spaventare”
Hiro sgranò gli occhi. “Aspetta cosa? Spaventare?”
Che diamine significa?; si chiese.
“Aveva uno scanner?” chiese ancora.
Baymax controllò i suoi dati e rispose: “Il robot era privo di scanner. Tuttavia era informato su dove si trovava il suo obiettivo, cioè all’interno del tuo zaino.”
Non è possibile. Come faceva a saperlo? E se Takishima…? Possibile che lui…?
I pensieri del ragazzo vennero interrotti dal bussare della porta.
“Avanti” disse.
Si aprì e, sul ciglio, c’era Noemi.
“Che ci fai qui?” fu la domanda del ragazzo.
La giovane si torceva le mani nervosamente. “Ecco, dovrei parlarti…ti disturbo?”
“No, no dimmi pure”
La rossa chiuse la porta e si voltò nuovamente verso Hiro. “Vedi, Rebi mi ha detto di come hai reagito al fatto del coltello…mi dispiace”
Il giovane Hamada le sorrise. “Tranquilla: è acqua passata. Piuttosto, Rebecca mi ha detto che reagisci così per una questione di sensibilità su una cosa passata. Che è successo?”
Noemi si morse il labbro inferiore, sempre più nervosa. “Non è nulla di che, solo… non ho avuto molto affetto in passato. Certo, avevo una bella famiglia, ma riguardo ad amici non ne avevo. Per questo sono così: non so bene cosa voglia dire amico. Venivo sempre derisa e insultata pesantemente, quindi ora mi sento in colpa per ogni minima cosa, avendo paura di ferire qualcuno, sia emotivamente che fisicamente.”
“Oh…non lo sapevo” fu tutto ciò che riuscì a dire Hiro. Noemi era sempre così allegra e solare che non immaginava questo suo lato triste.
“Non è niente di importante comunque: succedono cose nettamente peggiori nel resto del mondo, quindi non farne un dramma. Solo... so che non è facile starmi vicina, avendo un carattere complicato, ti chiedo solo di sopportarmi ancora per un po’, ok?”
Il ragazzo le sorrise mettendole una mano sulla spalla. “Sarà un piacere, Emy”
La giovane riprese il suo sorriso giocoso. “Ah! Finalmente anche tu mi chiami Emy!”
“Sì, sono stato contagiato” rispose lui assecondandola.
“Secondo il mio scanner tu stai bene” disse Baymax, che era rimasto attivo ad ascoltare.
Hiro fece un’espressione rassegnata. “Era una battuta, Baymax”
La ragazza rise di gusto: quei due erano davvero buffi insieme. “Beh, tolgo il disturbo. A dopo!” e si precipitò fuori.
Doveva ammetterlo: Noemi gli aveva rallegrato la giornata.
In fondo non è tanto male; si disse. Rebecca aveva ragione.
Hiro non capì il perché, ma a quel nome gli batté forte il cuore. Il ricordò di quella mattina in cui lei gli aveva parlato dolcemente lo faceva sentire stranamente felice.
Scosse la testa e tornò a parlare con il suo robot della questione “nemico”: doveva capire se la sua nuova teoria era fondata.
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NOTA AUTRICE: Rieccomi! Sì, anche questo capitolo è un po’ corto (e anche abbastanza noioso, forse), ma l’ispirazione si sta facendo desiderare. Come credo abbiate capito, ormai mi è praticamente impossibile aggiornare ogni giorno. I’m sorry. Comunque ho scritto un’altra One-Shot chiamata “I was enchanted to meet you”. Se vi va potete leggerla. Non è legata a questa storia. Nel prossimo capitolo si vedrà un bel combattimento.
Ringrazio Rebianime, Pelelen_moon6 e Chia29 per le recensioni e tutti quelli che stanno leggendo questa Fanfiction. Mi piacerebbe sapere che ne pensate, così da non deludervi, perché è l’ultima cosa che voglio fare.
Raga, 250 visualizzazioni nel primo capitolo! E compresi gli altri capitoli sono 834! Ora posso morire felice XD.
Recensite in tanti! Kisses, Emy.

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Capitolo 13
*** primo scontro ***


Capitolo 13: primo scontro
 
"Lo hai fatto veramente?" chiese Wasabi incredulo.
"Certamente!" rispose Rebecca "Non avendolo scannerizzato, per Baymax sarebbe stato impossibile rintracciare Takishima, così ci ho pensato io inserendo un chip addosso." a quel punto si avvicinò al suo portatile iniziando a digitare velocemente lettere e numeri sulla tastiera. "Ora mi basta solo localizzarlo e....Eccolo! Si trova verso il confine della città."
"Ma è dove si trova la vecchia fabbrica siderurgica!" esclamò Honey.
"Allora, tutti pronti?" domandò Hiro.
Ognuno di loro era in armatura. Avevano terminato gli allenamenti e ora erano belli carichi per cominciare.
Le armi di Noemi erano pistole che seguivano l'obbiettivo dopo averlo localizzato. Quelle di Rebecca, invece, erano dei nastri legati a un'impugnatura con sopra un bottone che poteva elettrificarle.
Il gruppo annuì alla domanda e salirono su Baymax, che prese velocemente alta quota, in modo da non farsi notare dai cittadini.
In poco tempo arrivarono alla meta.
"Fate attenzione. Questa missione è importante: si vince ora o mai più." spiegò il leader.
Tennero le armi a portata di mano, per ogni evenienza.
Le più spaventate erano Rebecca e Noemi: è vero che avevano sempre sognato di avere un’avventura del genere, ma quando te la ritrovi davanti sei nervoso e ti senti insicuro, come quando devi imparare qualcosa che tu ritieni importante.
Le due amiche si tennero per mano, per darsi coraggio, e proseguirono.
Entrarono nell’immensa fabbrica facendo un varco nel muro, creato dal laser di Wasabi, che non era migliorato per niente nella realizzazione. Infatti il buco era “storto” quasi quanto il primo che aveva fatto. La fabbrica era stata abbandonata da anni e le pareti scrostate ne erano la prova. Un fastidioso odore di metallo si fece strada nelle loro narici. L’edificio era immenso, con 7 piani pieni di vecchie macchine da lavoro e scarti di alluminio.
Ispezionarono l’intero primo piano, ma non trovarono nulla. Stessa cosa per il secondo.
A metà scala del terzo, sentirono dei rumori sospetti.
Hiro fece cenno con la testa di salire piano e di tenersi pronti.
E ciò che videro fu una delle cose più spaventose che avessero mai visto: la stanza del piano di successivo era piena di androidi e macchine che li fabbricavano. Non seppero dire quanti fossero, sapevano solo dire che le probabilità di sopravvivere si erano abbassate notevolmente.
“Dobbiamo andarcen-“
Il giovane Hamada non fece in tempo a finire la frase che i robot si attivarono, scagliandosi immediatamente contro il gruppo.
“Via di qui!”
I ragazzi scesero velocemente le scale, ma era già stata sbarrata dai nemici.
“Baymax! Aprici un varco”
Il robot attivò il pugno che distrusse una manciata di androidi. Honey, invece, lanciò bolle chimiche immobilizzandone alcuni dietro di loro.
Scesero la scala e si ritrovarono al secondo piano, che già pullulava di nemici.
“Tocca a me!” esclamò Wasabi tagliandone più che poteva. Ma erano troppi: sembrava che ad ognuno che uccidessero ne spuntassero altri 3. Era come in un incubo.
Si gettarono contro i nemici: Honey e Fred crearono una nebbia in modo da confonderli, il ragazzo di colore continuava a tagliarne, un po’ alla ceca, Gogo e Noemi si spalleggiavano uccidendo quelli che vi si trovavano davanti, Hiro era su Baymax, che lanciava il suo pugno e prendeva a usava mosse di karate contro i nemici, mentre, Rebecca li elettrizzava mandandoli in corto circuito.
Continuarono per non seppero quanto tempo, finché Honey venne presa da uno di questi.
“Dannazione! Lasciami!” gridò la ragazza in preda al panico.
In un istante, Rebecca la raggiunse, uccidendo l’androide.
“Dobbiamo andare fuori! Ora!” ordinò la mora.
Gli altri capirono che aveva ragione e scesero per arrivare al primo piano. Purtroppo, però Wasabi venne colpito a un braccio, disattivandone un laser. In pochi minuti fu nuovamente circondato.
“Maledizione!” imprecò. “Ragazzi, un aiutino?!”
Hiro e Baymax non aspettarono un secondo ed aiutarono il loro amico.
Finalmente fuori, salirono sul robot sanitario e partirono verso casa.
“Siamo fottuti” esclamò Noemi “Avete visto quanti erano?! Non c’è la faremo mai a vincere! E Takishima ne creerà altri!”
“Non direi” rispose Rebecca “Prima che c’è ne andassimo, ho lasciato un dispositivo su una delle macchine di fabbricazione: la prossima volta che torneremo lì, basterà attivarlo e gli androidi verranno automaticamente distrutti. Quella macchina fa anche da computer centrale.”
Tutti la guardarono, basiti.
“Rebecca, tu sei un genio!” le disse Hiro. La giovane arrossì.
“Ora però non possiamo tornare indietro” spiegò Wasabi “Sono troppi e le nostre armature sono messe male.”
Arrivarono sul retro della caffetteria e scesero da Baymax.
“Wasabi ha ragione” continuò Gogo “Se ora tornassimo indietro sarebbe un suicidio. Dobbiamo prima migliorare le armi e poi potremmo andare”
Gli altri annuirono.
“Domani qui alle 14: abbiamo ancora molto lavoro da fare” disse Hiro.
Tornarono ai loro appartamenti, cercando di rendere quella giornata come tutte le altre.
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NOTA AUTRICE: Uff, che fatica ragazzi! Mi è davvero difficile descrivere i combattimenti e credo si veda. Faccio pena in questo…
Mi sono impegnata il più possibile e spero che i miei sforzi siano stati premiati. Quindi? Vi è piaciuto? Non vi è piaciuto? Siate sinceri. Fatemelo sapere con una recensione: I’m so curious to know what you think about that! (Sono così curiosa di sapere cosa ne pensate riguardo a questo!).
Ringrazio Rebianime, Pelelen_moon6 e Chia26 per le recensioni. Un grazie anche a tutti quelli che seguono la storia. Vi lovvo (gergo giovanile a caso, sorry. I’m mad).
Recensite in tanti! Kisses, Emy.

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Capitolo 14
*** Strani sogni ***


Capitolo 14: Strani sogni
 
Noemi si svegliò di soprassalto quella mattina. Aveva avuto di nuovo quell'incubo.
Buio. Dovunque io guardi è il buio che regna sovrano. Sono in luogo stretto e in pochi secondi il panico mi assale impedendomi di respirare. Inizio a piangere. Voglio uscire da questo posto e rivedere i miei amici. Non so perché, ma sento che devo aiutarli. Chiudo gli occhi ,sperando che tutto finisca.
Era da tempo che faceva sempre quel sogno e si svegliava con il cuore che rischiava di uscirle dalla cassa toracica.
"Emy, tutto ok?" domandò Rebecca mettendole una mano sulla spalla.
La rossa chiuse gli occhi e annuì. "S-sì, era solo un incubo"
L'amica non era molto convinta, ma sapeva che insistere avrebbe solamente peggiorato la situazione. Si limitò a portarle un braccio sulle spalle per darle conforto.
"Va tutto bene?" Hiro era davanti a loro, con i capelli arruffati e il suo buffo pigiama azzurro con le righe blu.
"Noemi ha avuto un incubo" rispose Rebecca.
Il ragazzo si sedette sulla sponda del letto, guardando la rossa comprensivo.
Stava per chiedere cosa aveva sognato, ma la mora gli fece capire con lo sguardo che non era il momento. Le domande dovevano aspettare fin quando la rossa non si sentiva meglio.
Tranquillizzatasi, Noemi iniziò a raccontare: “Ero in un luogo buio e stretto e sentivo che dovevo raggiungervi, perché avevo una brutta sensazione. Ma ero nel panico puro e non sapevo cosa fare.”
Si interruppe quando le lacrime le solcarono il viso.
“è tutto ok” gli disse Rebecca, ma anche lei era inquieta.
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Dolore. Questo è quello che sentivo, oltre a un combattimento. Ero circondata dai nemici, ma dovevo continuare. Solo così avremmo vinto.
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Anche lei quella notte aveva fatto uno strano sogno che, per qualche motivo, sentiva fosse legato a quello dell’amica.
Decise di non parlarne e sorrise. “Su, andiamo a vestirci e parliamo di qualcosa di divertente, così non ci pensiamo più!”
Anche gli altri due sorrisero. “Giusto!” dissero in coro e si precipitarono a darsi una sistemata.
Dopo essersi lavati e aver fatto colazione, si vestirono.
Noemi indossava una camicetta country rossa, jeans blu scuro e scarpe nere, Rebecca un vestito stile impero nero e zeppe bianche, mentre Hiro una t-shirt blu, pantaloni beige e scarpe da ginnastica rosse.
Uscirono e si diressero verso scuola, accompagnati, come al solito, da Wasabi con la sua auto.
Appena arrivati, trovarono gli altri ed entrarono nell’edificio.
Giunti al laboratorio Hamada, discussero sull’accaduto del giorno precedente.
“Dobbiamo fare un piano d’attacco” spiegò il più piccolo del gruppo.
“Saremmo spacciati comunque: i robot sono troppi!” disse Honey che, ormai, aveva perso fede nella missione.
“Fai la donna” ribatté Gogo “Troviamo un’idea e la attuiamo”
“Ok, ma quale?” domandò Rebecca.
Nessuno parlava, si limitavo a guardarsi come se dovessero trovare una risposte sulle loro facce.
“Iniziamo bene” commentò Noemi a bassa voce, provocando una leggera risata della sua migliore amica.
“Ragazzi, non abbiamo ancora molto tempo! Dobbiamo sbrigarc-“
L’autoparlante interruppe Hiro. Il signorino Hiro Hamada è pregato di raggiungere la classe del professor Takishima.
Spaventati e basiti, il gruppo fissava il ragazzo, richiesto dal loro nemico. Egli fece un lungo respiro e uscì dal suo laboratorio, dirigendosi verso l’aula di robotica.
Camminava lungo i corridoi della sua scuola, teso, e poi notò qualcosa di davvero insolito: mentre camminava, tutti gli studenti lo guardavano, alcuni incuriositi e altri accusatori.
Hiro si strinse nelle spalle e proseguì, tentando di rimanerne indifferente.
In poco tempo arrivò a destinazione e, con immensa fatica e ansia, aprì la porta della classe.
Dietro la cattedra c’era il signor Takishima che correggeva i compiti di robotica delle classi terze.
Il ragazzo si mise davanti alla cattedra, attendendo che il professore gli parlasse.
Ma questo non dava nessun segno di volergli rivolgere la parola: stava lì, seduto, a correggere le sue verifiche come se fosse solo.
Hiro si schiarì la gola per far notare la sua presenza.
L’uomo non alzò gli occhi, ma disse semplicemente: “La pazienza è la virtù dei forti. Dovresti usarla ora”
Il giovane Hamada arrossì, ma domandò lo stesso, deciso a ritornare dai suoi amici il prima possibile. “Mi scusi professore, potrebbe dirmi perché sono qui? Vede, stavo lavorando a un progetto importante e-“
“Siediti” lo interruppe.
Il ragazzo ubbidì, sedendosi sulla sedia situatasi davanti alla cattedra.
Il professore, finalmente alzò gli occhi dai compiti e fisso il ragazzo per un tempo che sembrava infinito. Poi, finalmente si decise a parlare e disse due parole che Hiro non avrebbe mai voluto sentire uscire da quella bocca.
“io so”
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NOTA AUTRICE: e sì, vi lascio sulle spine. Sono crudele. Scusate il ritardo, ma ho avuto molti impegni, tra cui il compleanno di mio padre.
Ringrazio Pelelen_moon6, Rebianime e Chia29 per le recensioni. Un grazie anche Stella_1705 per il commento (per chi non lo sapesse, è una recensione corta, che viene visualizzata dall’autore con un messaggio privato).
Che ne dite? Vi piace questo capitolo?
Fatemelo sapere con una recensione! Kisses, Emy.
 

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Capitolo 15
*** Il patto ***


Capitolo 15: Il patto

"M-mi scusi, non capisco cosa-"
"Oh, su signorino Hamada, sappiamo entrambi di cosa io stia parlando" si spazientì il professor Takishima "Altrimenti come avrei potuto sapere quando e dove inviare l'androide la sera in cui vi siete intrufolati a scuola? E dei documenti? Era tutto programmato."
Il ragazzo, però, continuava a non capire. "Ma, allora perché non lo ha detto alla polizia?"
L'uomo ghignò soddisfatto di se stesso. "Ovviamente per vedere il tuo genio all'opera"
Si alzò dalla sedia dietro la cattedra e iniziò a camminare attorno a quella di Hiro, seduto immobile che sudava freddo.
"Come credo che tu sappia, la mia azienda non stava andando bene per colpa delle...pft, "Krei Tech"!" disse sputando quel nome con disprezzo e continuò: "Quindi avevo bisogno di qualcuno che avrebbe potuto risollevare la compagnia, qualcuno che sapeva come distruggere la "Krei Tech", e quello eri tu, Hiro.
Non mi è sfuggito ciò che tu e i tuoi amici avete combinato un anno fa, e ora che ho tutte le informazioni che mi servono, ho finito di giocare e passo all'azione"
Il giovane Hamada deglutì con difficoltà. "Vorrebbe denunciarci alla polizia?"
Ancora una volta, l'uomo ghignò e rispose: "Ovviamente no, altrimenti tutto questo lavoro sarebbe stato inutile. Voglio finalmente chiederti di lavorare per me."
"E se non lo facessi?" chiese il ragazzo con aria di sfida.
"Dirò tutto alle autorità, ma non su di te, oh no, tu mi servi. Denuncerò i tuoi amici"
Hiro perse un battito. Il solo pensiero delle poche persone che gli stavano vicino in una buia cella lo facevano morire dentro. Non poteva perdere anche loro.
Cercò in tutti i modi una via di uscita, ma niente, buio totale.
Se Noemi fosse qui troverebbe qualche idea...pensa come lei, pensa come lei…
Ma le idee non arrivavano.
Così si rassegnò e rispose: "Lo farò"
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"Cosa crediate stia succedendo?" domandò preoccupata Rebecca.
"Relax, Reby! Everything will be fine!"* rispose positiva Noemi, ma anche lei era in pensiero.
"Io ho un brutto presentimento" disse inquieto Wasabi.
Gogo alzò gli occhi al cielo "Tu hai sempre un brutto presentimento!"
"Su ragazzi, non è il momento di litigare" si intromise Honey.
"Io sono certo che Hiro se la stia cavando bene!" esclamò Fred.
Proprio in quel momento, entrò il giovane Hamada con aria triste.
Rebecca fu la prima ad andare da lui "Ehi, Hiro! Finalmente sei qui! Che ti ha detto il prof?"
"Che è il caso che inizi a lavorare per chi conta davvero nella società" rispose il professor Takishima affiancandosi al povero Hiro.
"C-che vuole dire?" chiese la mora esitante.
"Che ora Hiro fa i bagagli e viene a lavorare con me"
"What?!" esclamò Noemi alzandosi di scatto dalla sedia. "That's not possible!"**
"Hiro non lascerebbe mai la scuola!" disse Gogo.
“Ha solo 15 anni! Sarebbe illegale!” si intromise il ragazzo di colore.
“Fatto sta che lui verrà con me, non è vero, Hiro?” domandò malignamente l’uomo.
Da parte sua, il quindicenne trattenne le lacrime e annuì. “Ora andate ragazzi…”
“Amico, noi non ti lasciamo!” esclamò Fred.
“Andate!” sbottò il giovane Hamada.
Il suo urlò faceva eco nelle pareti, rendendolo ancora più forte e pesante, così come l’atmosfera attorno a loro.
Capendo che non c’era più nulla da dire, il gruppo uscì silenziosamente dalla stanza, evitando gli occhi del loro amico.
Appena uscirono, Hiro avvolse le braccia alla vita a pianse. Aveva perso anche loro, proprio come temeva.
Takishima, invece, rimaneva sulla soglia della porta, con il suo ghignò da Stregatto. “Eccellente”
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Rebecca non poteva crederci: dopo tutto quello che avevano fatto per aiutarlo, ora lui le aveva ripagate così! Dovrebbe essere furiosa con lui.
Allora perché si sentiva così triste invece?
In fondo si conoscevano da neanche una settimana! Perché le faceva questo effetto?
“Are you in love, silly?”*** la prese in giro Noemi.
L’amica arrossì. “Non sono innamorata! Forse solo una piccola cotta…”
Ma vedendo il cipiglio sul suo volto, decise di confessare. “Ok, va bene! Forse mi sono innamorata di Hiro, e allora? Hai visto come ci ha trattate?!”
“È stato evidentemente ricattato”
La mora spalancò gli occhi “Cosa?! E tu come lo sai?”
La rossa fece spallucce “Ovviamente dai suoi modi di fare: il fatto che ha lasciato parlare il prof, l’espressione triste, lo sbotto finale… Takishima deve avergli detto qualcosa di strano”
“E ora cosa facciamo?” domandò la più piccola.
Noemi si fermò e con sguardo furbo rispose: “Takishima non sa con chi ha a che fare. Ora inizia il MIO gioco.”
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* "Rilassati, Reby! Andrà tutto bene!"
** "Questo non è possibile!"
*** ”Ti sei innamorata, schiocchina?”

NOTA AUTRICE: Scusate, scusate, scusate il ritardo, ma sono andata in gita e ho avuto la febbre. Mi dispiace davvero!
Spero che la prossima volta aggiornerò prima. Comunque, ringrazio Pelelen_moon6 e Chia29 per le recensioni.
E poi 321 visite del primo capitolo! Io non riesco ancora a crederci! Grazie di cuore, davvero.
Che ne dite di questo capitolo? Fatemelo sapere con una recensione! Kisses, Emy.

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Capitolo 16
*** Salvataggio ***


Capitolo 16: Salvataggio
 
“Signorino Hamada questo è il suo ufficio”
Hiro entrò nel luogo indicatogli dalla sua segretaria. Si era vestito con giacca e cravatta e non si sentiva per niente a proprio agio.
Era una stanza abbastanza grande, con una scrivania al centro, scaffali e archivi ai lati e qualche pianta negli angoli, a scopo decorativo. Dietro la scrivania c’era una grande vetrata che mostrava il panorama della tecnologica San Fransokyo.
“Grazie” rispose il giovane.
La sua segretaria era una donna dai capelli color cenere e gli occhi azzurri. Dall’aspetto doveva avere non più di 25 anni.
“Il signor Takishima dice che può prendersi tutto il tempo che vuole per i suoi progetti e le augura buon lavoro” disse lei in tono cinico.
“Va bene, ora può andare” la congedò il giovane e la donna ubbidì.
Com’è che si chiamava? Sakura o Sayaka?
Di solito era strepitoso con i nomi, avendo un’ottima memoria, ma in quel momento aveva la testa altrove: continuava a chiedersi se i suoi amici ce l’avessero con lui ora. Sperava vivamente di no, soprattutto Rebecca.
Ok, non si erano parlati molto e si conoscevano da poco, ma quella ragazza lo aveva preso e gli sarebbe piaciuto conoscerla meglio.
Ma, purtroppo, dubitava ci sarebbe più riuscito.
Scosse la testa tentando di scacciare i brutti pensieri.
Guarda da un’altra prospettiva.
Ma in quel momento, neanche le parole di suo fratello riuscivano ad aiutarlo.
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"Noemi, no! Siamo già nei guai fino al collo!" disse Rebecca alla sua migliore amica.
“Hai altre idee?” ribatté Noemi “Non possiamo lasciare Hiro in questa situazione a causa nostra! Io vado”
La mora alzò gli occhi al cielo. “Lo sai che se vai tu vengo anche io!”
“E allora preparati! Reby, anche se non ho un bel rapporto con Hiro come quello che hai tu, io mi sento in dovere di aiutarlo, e so che lo pensi anche tu!”
Ed era vero. Rebecca non si era mai sentita così in dovere verso qualcuno, ma sapeva che se avessero fallito anche questa volta, avrebbero messo in rischio non solo gli altri, ma anche Hiro stesso.
“In ogni caso manca poco a che scoprano il DNA della gomma: dopo che ci siamo divisi hanno chiamato Fred e Honey per il test. Appena chiameranno Gogo saranno spacciati”
Quella fu la spinta finale che serviva alla hacker per decidere. Si sarebbe andata.
“Dannazione, dammi quei fottutissimi vestiti e andiamo!” esclamò Rebecca.
“That’s my girl!”* rispose Noemi e gli lanciò il suo abbigliamento da ufficio “E ora andiamo, prima che qualcuno ci scopra”
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Uscirono dall’appartamento usando la porta del retro, in modo che Cass non le vedesse.
Rebecca indossava una camicetta bianca, giacca da ufficio nera, un pantalone dello stesso colore e delle scarpe alla parigina basse grigie. Come trucco aveva una ombretto marrone scuro, mascara e matita nera sotto gli occhi.
Noemi, invece, sempre una camicetta bianca, una gonna nera che arrivava sopra il ginocchia, collant e scarpe alla parigina con il tacco color cipria. Una linea di eyeliner, mascara e rossetto color corallo.
Presero un taxi e si fecero portare davanti al “Takishima Group”.
Quel luogo fece venire i brividi a entrambe. Presero coraggio ed entrarono nell’edificio.
Cercando di essere il più naturali possibili, iniziarono a cercare dove si trovava il loro amico.
“Ok, stavolta non possiamo dividerci” disse Rebecca a bassa voce, provocando un sorriso sul volto dell’amica.
“Direi che non aiuterebbe. Dobbiamo dare un’occhiata in giro e avere pazienza…cosa che non ho, ma me la farò venire!” rispose Noemi.
Si diressero verso il primo piano, in silenzio, entrambe con i loro pensieri per la testa.
Iniziarono a cercare senza farsi notare dagli adulti, ma di Hiro non c’era traccia.
Proseguirono per il secondo, poi per il terzo, il quarto e così via.
Erano al settimo piano e ancora non avevano trovato nulla.
“Ma quanto diamine è grande questo posto?!” esclamò Noemi.
“Credevo che te lo ricordassi ancora, dopo l’ultima volta” rispose Rebecca “Ok, questa è la prossima stanza”
Bussarono alla porta davanti a loro e una voce maschile giovane rispose con un “chi è?”.
Aprirono la porta di scatto e si ritrovarono il loro amico davanti.
“Hiro!” esclamarono in coro.
Noemi chiuse la porta e Rebecca corse ad abbracciarlo.
“Eravamo così preoccupate” disse la mora sollevata.
“Ragazze, ma che diamine ci fate qui?!” chiese incredulo il ragazzo.
“Ovviamente siamo venute a salvarti, piccola peste” rispose la rossa scompigliandogli affettuosamente la sua massa di capelli neri.
“Beh, non potete stare qui! Siete già nei guai” ribatté lui.
“Ascoltate il ragazzo se non volete fare una brutta fine”
Takishima era sulla soia della porta che le guardava minaccioso.
Ma quell’uomo come faceva a spuntare così silenziosamente?
“Noi non ce ne andiamo!” rispose Noemi tenendogli testa.
“Allora non mi lasciate altra scelta…”
Con uno schiocco delle dita, decine di robot lo raggiunsero, mettendo in trappola i tre ragazzi.
“Ragazze, dovete andare!” le incitò Hiro, ma loro non avevano la minima intenzione di lasciarlo lì.
“Se credi davvero che noi fossimo disarmate, hai pensato male!” esclamò Rebecca rivolta a Takishima.
In pochi attimi, l’armatura si formò sui corpi delle giovani e le armi erano nelle loro mani.
La finestra dietro di loro si ruppe e Baymax e gli altri entrarono nell’ufficio, tutti muniti di armature e armi.
Il nemico, però non perdeva il suo sorriso. “Finalmente un po’ di azione”
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*”Questa è la mia ragazza!” (in senso la ragazza che conosco)

NOTA AUTRICE: Avete visto? Ci ho messo poco tempo ad aggiornare! Felici? Nel prossimo capitolo battaglia! Spero riuscirò a descriverla il più velocemente possibile in modo da non tenervi sulle spine.
Ringrazio Pelelen_moon6, Chia29, NickyZuli e Becky_wizard per le recensioni.
Che ne dite del capitolo? Fatemelo sapere con una recensione! Kisses, Emy.

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Capitolo 17
*** L'ultima battaglia ***


Capitolo 17: L'ultima battaglia
 
In un attimo, lo scontro iniziò.
Wasabi attivò le lame e iniziò a tagliare più robot possibili. Ne fece fuori una decina, ma si distrasse un attimo per vedere come se la cavassero gli altri e due androidi gli furono addosso.
Tentò di liberarsi muovendo le braccia alla ceca, ma altri nemici lo fermarono, immobilizzandolo al terreno.
Uno di questo alzò un coltello per ucciderlo e il giovane chiuse gli occhi pensando fosse finita.
La cosa che sentì dopo fu la lama conficcarsi affianco a lui nel terreno e l'androide avvolto da sostanze chimiche.
Trovando l'occasione giusta, riuscì a liberarsi e distrusse i robot.
"Grazie Honey!" gridò alla sua salvatrice e riprese a combattere.
Dal canto suo, la bionda lanciava bolle chimiche a chiunque le fosse vicino, affiancata da GoGo che tirava i suoi dischi magnetici sfrecciando a tutta velocità.
Hiro era su Baymax che gli dava indicazioni e anche loro avanzavano uccidendo nemici.
Fred, invece, sparava fuoco a caso, mentre Noemi e Rebecca facevano squadra uccidendo i nemici spalla contro spalla.
Sembrava andare tutto bene, tranne che per qualche ferita che veniva inflitta ai ragazzi, ma sembrava che ogni androide distrutto se ne creasse un altro.
“Sono troppi!” esclamò Rebecca colpendo un androide.
“Dobbiamo resist-!” Noemi non terminò la frase che venne colpita alla tempia facendola svenire.
“Noemi!”
Rebecca cercò di aiutarla, ma venne bloccata da altri androidi.
Gli altri cercarono di soccorrerla, ma quando tutti arrivarono sul posto, Noemi era sparita.
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Pov. Noemi
Buio. Dovunque io guardi è il buio che regna sovrano. Sono in luogo stretto e in pochi secondi il panico mi assale impedendomi di respirare. Inizio a piangere. Voglio uscire da questo posto e rivedere i miei amici. Devo aiutarli. Chiudo gli occhi ,sperando che tutto finisca.
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Pov. Rebecca
Dolore. Questo è quello che sento, oltre al combattimento. Sono circondata dai nemici, ma devo continuare. Solo così vinceremo.
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Il combattimento non finiva e dopo 1 ora erano pieni di ferite ed esausti.
“Dobbiamo trovare Noemi!” gridò Hiro.
Fu in quel momento che a Rebecca venne in mente dove potesse essere la sua amica.
“La fabbrica siderurgica!”
Salirono su Baymax e partirono per la fabbrica, seguiti dai robot.
Ci misero ben mezz’ora per arrivare a destinazione.
“Troviamo Noemi e poi facciamo esplodere gli androidi con il congegno che aveva messo Reby” ordinò il giovane Hamada.
Gli altri annuirono e corsero dentro la fabbrica, sempre con i nemici al seguito.
Giravano alla ceca, uccidendo qualche robot facendosi strada.
Entrarono in una stanza stranamente piccola, e trovarono la rossa rannicchiata su se stessa. Sulla tempia partiva una scia di sangue che finiva sulla mandibola.
“Noemi!” si diressero verso di lei per aiutarla ad alzarsi.
Quando misero una mano sulla sua spalla, la ragazza alzò la testa di scatto, spaventata, e si ritrasse al contatto.
“Secondo il mio scanner” iniziò Baymax “Ha uno shock emotivo”
“Siamo noi, i tuoi amici” disse dolcemente Rebecca.
La rossa abbracciò forte l’amica, piangendo.
“Dobbiamo uscire di qui!” esclamò Honey sentendo che gli androidi erano vicini.
Aiutarono Noemi ad alzarsi e uscirono dalla stanza, trovandosi davanti i nemici che iniziarono a sparare raggi laser verso di loro.
Abbassarono la testa e li schivarono. Baymax usò il pugno, creando un varco.
Honey, Fred, Noemi e Wasabi corsero fuori, mentre Gogo, Hiro, Baymax e Rebecca andarono verso il dispositivo posizionato nella scorsa battaglia.
In pochi secondi, la mora lo attivò e Gogo trascinò gli altri fuori.
Appena furono fuori, sentirono i robot andare in corto circuito ed esplodere, mandando l’intera fabbrica a fuoco.
Le sirene lontane della polizia iniziarono a sentirsi più forte, quindi i giovani capirono che era tempo di andare.
Salirono nuovamente sul loro robot-amico e partirono.
Intanto le autorità e i pompieri erano arrivati alla fabbrica, tentando di capire cosa fosse successo.
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“Ahia!” esclamò Noemi quando la ferita fu al contatto con l’acqua ossigenata.
“In una scala da uno a dieci, come valuti il tuo dolore?” domandò Baymax ritirando il disinfettante.
“Non lo so! Non mi fare ste’ domande!” sbottò irritata la rossa suscitando le risate di Rebecca e Hiro.
Avevano dato la precendenza agli altri per la cura e ora erano a casa, lasciandoli soli a sghignazzare sulle reazioni di Noemi.
“Ti senti meglio?” domandò Hiro già curato prima.
La rossa fece spallucce “Abbastanza”
“Allora siamo soddisfatti del trattamento” disse il ragazzo a Baymax.
Il robot lasciò in pace Noemi e tornò nella valigetta.
Rebecca si buttò sul letto “Questa è stata davvero una bella avventura”
“E domani spiegheremo tutto ai prof” continuò Hiro sedendosi affianco alla mora e prendendole la mano.
“Ok, vi lascio soli my friends” disse la rossa ridendo e uscendo dalla stanza prima che uno dei due possa dire altro.
Ci fu un silenzio imbarazzante, fino a che il ragazzo si decise a parlare: “Allora…ci ho messo un po’ per arrivarci ma…mi piacerebbe conoscerti meglio perché…beh tu…”
“Sì?” chiese speranzosa Rebecca mettendosi seduta.
“Insomma…tu mi…mi piaci! Ecco, l’ho detto!”
La ragazza non sapeva che dire: il cuore le batteva all’impazzata ed era rimasta a bocca aperta.
Fece un respiro profondo e rispose con un filo di voce: “Anche tu”
Si guardarono negli occhi per un po’, finche azzerarono lentamente la loro distanza con un bacio.
Fu dolce e tenero, ma pieno di emozioni.
Purtroppo vennero interrotti dalla voce di Noemi, che fuori dalla porta diceva: “Scusate se vi interrompo, ma ho voglia di fragole” Facendo ridere i suoi amici.
“Arriviamo!” esclamarono in coro e si diressero fuori dalla stanza per una bella merenda.
E domani, tutto si sarebbe sistemato.
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NOTA AUTRICE: Perdonatemi il ritardo, sono imperdonabile lo so…
Uff, è stata una faticaccia scrivere il combattimento, spero almeno vi sia piaciuto.
I Pov. sono presi dai sogni che avevano fatto le due ragazze, ricordate? Ovviamente ho dovuti modificarli un po’.
Comunque, siamo vicini alla fine e finalmente Rebecca e Hiro si sono dichiarati, ma ovviamente non possono passare momenti tranquilli con Noemi XD
In ogni caso, nel prossimo capitolo si vedrà cosa accadrà a Takishima e alla SFIT. Pensavo, sempre se vi va, di fare un sequel o una raccolta di One-shot per questa storia, che ne dite? Fatemi sapere e lo farò.
Ringrazio Stella_1705, Chia29, Pelelen_moon6 per le recensioni e Rebianime per il commento (sarebbe una recensione corta inviata come messaggio privato).
Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


Capitolo 18: Epilogo
 
Era passata una settimana dalla battaglia e tutto era tornato alla normalità…o quasi.
Takishima è stato scoperto e arrestato, la sua azienda chiusa.
Le ricerche sul DNA vennero annullate, ma in cuor suo la preside aveva capito che era stato quel gruppo di giovani ragazzi a salvare la sua scuola da Takishima. Ora il suo posto era stato preso da una donna di nome Elizabeth Midford, di origini inglesi.
San Fransokyo tornò quella di sempre e i ragazzi tornarono alla loro vita quotidiana.
Hiro e Rebecca uscirono insieme e alla fine si fidanzarono ufficialmente.
Noemi strinse amicizia soprattutto con Gogo, per la velocità ed il volersi scatenare, e con Fred, per i fumetti.
La scuola andò per il meglio per tutti e oggi era l’ultimo giorno.
“È un peccato che siamo entrate in questa scuola così tardi” disse Noemi “Sarebbe stato un anno fantastico!”
“Beh abbiamo tutta l’estate da goderci!” esclamò Hiro.
“Sì, ma io e Noemi non staremo molto a San Fransokyo per queste vacanze” spiegò Rebecca triste.
“Cosa? Perché?” domandarono gli altri in coro.
“Dobbiamo andare dalle nostre famiglie in Italia. Poi torneremo” rispose la mora.
A quel punto, a Noemi venne un’idea “E se veniste con noi?! A casa mia ci sono quattro posti in più e da Reby uno!”
“Giusto!” si intromise Fred “Per il viaggio pagherò io per tutti, tanto i soldi li ho”
Gli altri annuirono entusiasti: non capitava tutti i giorni di visitare l’altra parte del mondo!
“Dopodomani prenderemo l’aereo per Milano e arrivati lì prenderemo il treno per Torino” spiegò Noemi.
“Wow, non ci credo!” esclamò Honey “Due città italiane famose in un giorno!”
“Sarà uno sballo!” concordò Fred.
Tornarono tutti a casa, per chiedere l’autorizzazione dei genitori e preparare le valige.
Per fortuna, tutti i genitori erano d’accordo nel far fare quest’esperienza ai propri figli.
A casa Hamada, Rebecca e Noemi ricomponevano i bagagli e aiutavano Hiro con i suoi.
“Lo prendo un maglione?” chiese il ragazzo facendole ridere.
“Andiamo in Italia d’estate! Sai che caldo?!” gli rispose la rossa.
“Che ne so io!” esclamò irritato il ragazzo.
Così, per calmare gli animi, Rebecca decise di aiutarlo: “Porta molte maglie a maniche corta, costumi, pantaloni sia lunghi che corti e qualche felpa.”
“Più le cose di tutti i giorni” aggiunse l’altra.
Finirono metà dei bagagli e andarono a dormire.
Il giorno dopo avrebbero finito e preparato le ultime cose per la partenza.
Si prospettava una splendida estate.
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NOTA AUTRICE: E rieccomi! Lo so che è finito in un modo un po’ strano, ma pensavo che la loro estate potevo descriverla (come avevo detto nel precedente capitolo) in una raccolta di One-shot o in un vero e proprio sequel. Dipende tutto da voi: se ci tenete lo faccio, altrimenti niente. Fatemelo sapere :D
So anche che come ultimo capitolo è un po’ corto, ma ehi! Tutti gli epiloghi sono corti!
Ringrazio Pelelen_moon6, Rebianime e Chia29 per le recensioni.
Ringrazio anche chi ha messo la storia nelle preferite: Chia29 e Nakioto.
E chi l’ha messa nelle seguite: Chia29, Oscura_pa2003, pelelen_moon6, Queen of Games e sekki.
Un grazie anche a chi ha solo letto la storia. Davvero grazie di cuore, non finirò mai di ripeterlo.
Direi che anche per oggi è tutto. Recensite in tanti! Kisses, Emy.
 
 
 

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