Aderyn nella terra di Metis

di Bluemuse_
(/viewuser.php?uid=660130)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un antico patto ***
Capitolo 2: *** Compagna ***
Capitolo 3: *** Impudenza ***



Capitolo 1
*** Un antico patto ***


ADERYN NELLA TERRA DI METIS
CAPITOLO 1

Deimos camminava a passo svelto per i lunghi corridoi del suo palazzo, urlando a gran voce ordini che pretendeva venissero svolti immediatamente. Quello era un giorno molto importante per lui e la sua terra, Metis. Spalancò con forza le porte delle scuderie, trovandole occupate dal suo fidato generale Uther, intento a sellare il proprio stallone nero.
-È tutto pronto per la partenza?- chiese il sovrano con un tono che non ammetteva dinieghi.
-Sì, sire. Tra meno di mezzora io e altri due soldati potremo cavalcare alla volta di Nasrin, come ci è stato chiesto.-
-Ricordi bene le istruzioni che ti sono state date?- Deimos osservò minaccioso Uther, poi continuò:
-Non possiamo permetterci di fallire. Con oggi, si porterà finalmente a termine l’antico accordo stipulato con Kaveh.-
-Certo, mio Signore. Non ci saranno errori-
-Perfetto- concluse il sovrano, con un sorriso malvagio che gli illuminava il volto.

------

Quella mattina, Aderyn venne svegliata da un brusio eccitato che riempiva le sue stanze. Quando aprì gli occhi, vide le serve impegnate in un movimento frenetico in bagno e vicino all’armadio. Le arrivò alle narici il tipico odore dell’aroma di lavanda che versavano nelle acque bollenti della sua vasca, utilizzato per lavarle il corpo e profumarlo. Spostò lo sguardo verso le giovani fanciulle indaffarate a trovarle un vestito consono per la giornata, e così si ricordò dell’importanza di quella data. Scese velocemente dal soffice baldacchino per osservare il cielo fuori dalla finestra, constatando che i due soli e le due lune erano, come pensava, allineati. E quello poteva significare una sola cosa: finalmente era arrivata la tanto attesa Festa dell’Estate!
Felice, si tolse la leggera vestaglia da notte che portava e si diresse in bagno, pronta a beneficiare delle cure maniacali delle sue serve.

Quasi un’ora dopo, si trovava davanti ad uno specchio con la cornice dorata posto in camera sua, a rimirarsi nel suo grazioso abito vermiglio. Con gli occhi percorse tutta la sua figura, a partire dal suo fisico slanciato, per poi risalire ai lineamenti delicati del volto, la pelle nivea in contrasto con i lunghissimi capelli blu, simili alle notti estive senza nuvole, e quegli occhi verdi come le foreste sterminate e rigogliose della sua terra, Nasrin. Si raccolse le ciocche ribelli in una treccia, come di consuetudine e si avviò verso la grande sala da pranzo del suo palazzo. Al tavolo di legno trovò già presenti le due sorelline, Anthea e Amalthea. Le dodicenni erano gemelle, nate con solo mezzora di differenza l’una dall’altra. Erano inseparabili quanto identiche, avevano gli stessi capelli color malva, ereditati dalla madre, e gli stessi occhi marroni e caldi, uguali a quelli di suo padre. I due entrarono nell’istante in cui Aderyn si sedette ad una delle massicce sedie di ciliegio, tenendosi per mano. Kaveh e Andraste erano sempre unitissimi durante la Festa dell’Estate, perché si celebrava la fine della Grande Guerra che aveva investito il continente Eos, venti anni addietro.
I sovrani si guardarono pieni di amore e poi salutarono le tre figlie, che aspettavano esaltate la sera, momento di inizio dei festeggiamenti. Prima però, avrebbero dovuto attendere ad una delle loro lezioni abituali: astronomia, arti, lingue o spada. Poteva sembrare strano che a delle giovani fanciulle venisse insegnata l’arte delle armi, ma il loro continente era popolato da sempre da guerrieri, indistintamente uomini o donne. Per questo fin da bambine, venivano istruite dal più valoroso uomo di Nasrin, che si rivelava essere proprio il padre Kaveh.
Aderyn amava le lezioni di scherma quanto quelle di astronomia. Le piaceva sentire i muscoli tendersi nello sforzo quanto osservare i quattro maggiori corpi celesti e le restanti stelle.
Le gemelle, invece, erano amanti delle arti più svariate, dalla musica, alla danza, al canto.
Erano tutte e tre ammirate dal popolo della loro terra, che le acclamava al pari dei genitori sovrani.

-----

Quando giunse la sesta ora del pomeriggio, l’intera famiglia uscì dal castello per dirigersi verso la piazza principale della capitale di Nantis. Aderyn, non appena varcato il cancello della sua dimora, si voltò indietro a rimirarla, presa improvvisamente da un cattivo presentimento. Osservò le alte mura di pietra bianca, che durante il giorno sembravano splendere per la luce che riflettevano. Fissò fiera la bandiera con lo stemma della sua famiglia, che rappresentava una rosa blu circondata da rovi spinati. Cacciò con un gesto della mano e uno sbuffo la brutta sensazione che le aveva attanagliato lo stomaco e seguì la chioma bruna del padre che andava via via allontanandosi.
Arrivarono che la piazza era già gremita di gente, intenta a dare inizio alla tanto attesa Festa dell’Estate. Venne acceso un grande falò, e le più rinomate muse cominciarono a intonare una melodia allegra con i loro strumenti. Il popolo si riunì attorno all’ammasso di legna ardente, cimentandosi in balli centenari che erano loro tradizione.
La ragazza si buttò nel gruppo, trascinando con sé le sorelline che ridevano felici. Quella giornata era per tutti un momento di gioia, che ricordava che la guerra era finita e si poteva vivere in completa pace. Serviva per dimenticarsi di ogni tristezza e gioire per aver ricevuto in dono la Vita.
Aderyn danzò non solo con il corpo, ma anche con l’anima, sotto le due lune e i due soli che una sola volta all’anno si allineavano e presentavano insieme. Ballò sotto la loro luce calda, fino a sudare e liberarsi di ogni pensiero.

Dopo quello che doveva essere il suo ventesimo ballo, si allontanò sfinita e senza fiato dalla folla, promettendo ad Anthea e Amalthea che sarebbe tornata presto da loro.
Andò in una piccola via laterale più tranquilla, dove poteva prendere una boccata d’aria fresca senza rischiare di soffocare per la quantità di persone. Si sedette sul bordo di una piccola fontana di marmo, beandosi della fresca brezza estiva che tirava in quel momento.
Chiuse gli occhi e si abbandonò a quella dolce sensazione, quando le prese nuovamente uno strano presentimento. Aprì gli occhi di scatto, ma non abbastanza velocemente da impedire che un uomo la afferrasse per i polsi e le coprisse la bocca per non farla gridare.
-Ehilà, principessina- esordì l’uomo con un sorriso, a cui la ragazza rispose con un mugolio. -Mi dispiace per il trattamento, ragazzina. Ordini dall’alto!-
La trascinò via, mentre inutilmente Aderyn provava ad opporsi all’immensa forza del suo rapitore, che le mise in testa un sacco per coprirle gli occhi.
Venne sbattuta in quella che alla ragazza parve essere, al tatto, una vecchia carrozza scomoda, ma non ebbe modo di constatare altro, perché una botta alla nuca le fece perdere i sensi.

---

Si risvegliò bruscamente quando una grossa mano le scosse violentemente una spalla, mentre il cappuccio le veniva tolto, rivelando ai suoi occhi quella che, come aveva capito, era una struttura malmessa di metallo. A forza scese, incamminandosi dietro l’uomo che l’aveva portata via dal suo paese. Aveva i tratti duri, doveva essere un generale molto rispettato, perché alla sua vista tutti si prodigavano in riverenze e saluti. Capì che si chiamava Uther e, con suo immenso stupore, di trovarsi in terra nemica.

----
ANGOLO AUTRICE:
Ehilà! Eccomi con una nuova storia, stavolta di genere quasi completamente diverso.
Per chi avesse letto l'altra mia storia, "Together we're invincible", e avesse deciso di leggere anche questa, spero di non deludervi!
Non so con quanta frequenza riuscirò ad aggiornare ma farò del mio meglio.
Al prossimo capitolo:)
Bluemuse

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Compagna ***


CAP.2
Si guardò intorno spaesata, non capendo per quale ragione si trovasse a Metis, terra da sempre ostile verso il suo paese natale Nasrin. Osservò le varie abitazioni, completamente diverse da quelle a cui era abituata; lì le case non erano di pietra bianca o tinteggiate con colori tenui, ma al contrario avevano un’aria massiccia, con i muri di tonalità abbastanza scure e imponenti porte di mogano. Un’unica strada passava in mezzo a quell’ammasso di pietra nera, creando un forte contrasto con la fitta vegetazione che la contornava. In lontananza, si poteva distinguere quello che doveva essere il castello del sovrano, che differiva in tutto rispetto alle restanti dimore. Era molto simile a quello di Aderyn, con le pareti chiare e la bandiera che svettava da una cima, mossa lievemente dal vento. Guardò con sdegno lo stemma di Metis: una luna porpora con al centro una stella argentata. Sapeva che sotto quella bandiera, il terribile Deimos aveva compiuto indicibili crudeltà e ucciso molti uomini di Nasrin, con una guerra che si era protratta per anni e anni e che aveva portato allo sfinimento gli animi di tutti.
Uther, notando che si era distratta e fermata ad osservare il castello, la prese malamente per un braccio e la costrinse a proseguire, desideroso di terminare l’incarico che gli era stato affidato.
Aderyn prese un respiro profondo, cercando di rilassarsi.
-Perché mi avete portato qui?- chiese con irritazione, osteggiando un finta sicurezza.
-Ve l’ho detto, principessina. Ordini dall’alto-
-E questo cosa significherebbe?-
L’uomo sorrise divertito. Quella ragazzina gli faceva quasi pena.
-Lo scoprirete molto presto-

---

Aodh si stava allenando in solitudine nel grande giardino interno del castello. Tirava con la sua lunga spada fendenti all’aria circostante, tendendo i muscoli nello sforzo. Piccole goccioline di sudore gli scendevano sulla fronte, ma imperterrito continuava a colpire nemici invisibili. Mentre girava su sé stesso per lanciare un attacco dall’alto, si accorse di un ragazzo che lo osservava appoggiato ad una colonna. Il principe rinfoderò la spada, salutando il cavaliere.
-Da quanto sei lì, Cadeyrn?-
-Sono appena arrivato. Tuo padre ti vuole vedere- lo informò l’amico, portandosi una mano nella capigliatura bionda. Aodh sbuffò, voleva continuare il suo allenamento quotidiano; ma sapeva che quando suo padre lo chiamava, doveva per forza andare. Si allontanò dal giardino, diretto alle sue stanze per cambiarsi d’abito e rendersi presentabile.

---

Aderyn e il generale oltrepassarono gli alti cancelli ed entrarono in quello che era il castello vero e proprio. La porta di ingresso era di un legno rossastro finemente intarsiato e decorato, che spiccava sul bianco della facciata. La prima stanza in cui si passava era l’atrio, molto spazioso e con scale e corridoi che portavano in varie direzioni. Presero la scala centrale, che conduceva al piano rialzato del palazzo, uno spiazzo rettangolare avente un’apertura nel centro. La ragazza si sporse dal balconcino di protezione per guardare giù, e scoprì così un grazioso giardinetto verdeggiante, in quel momento deserto.
Continuarono per altri corridoi, tutti molto simili e dalle pareti dipinte con affreschi vari.  Salirono delle altre scale fino ad arrivare a quello che era l’ultimo piano della reggia, dove si trovavano gli appartamenti reali e la sala del trono. La ragazza venne spinta proprio in quest’ultima, dove si trovò sola con il sovrano.
Alzò lentamente lo sguardo, osservando l’uomo seduto sul trono. Aveva un aspetto minaccioso, i capelli brizzolati dimostravano la sua età avanzata così come le varie linee d’espressione. Ma ad incutere più timore erano gli occhi, profondi pozzi neri che sembravano non conoscere la pietà. Quando la sua voce le giunse alle orecchie, sentì come acqua gelata correrle giù per la spina dorsale.
-Inginocchiati-
Aderyn lo guardò un’ultima volta, prima di eseguire l’ordine. Attese qualche istante poi, quando stava per chiedergli il motivo della sua presenza a Metis, il re la precedette.
-Immagino ti stia chiedendo cosa ci fai qua-
La ragazza si alzò, recuperando un comportamento da nobile.
-In effetti ti sarei grata se mi dessi delle spiegazioni, Deimos-
Il sovrano passò sopra la piccola irruenza della giovane e rispose.
-Per farti capire, devo raccontarti una vecchia storia..-
 
“Il cielo era oscurato da nubi di polvere, la terra bruna era accesa da diversi incendi distruttivi. Migliaia di corpi erano riversati su quelle colline, una volta verdi e piene di vita, mutilati e abbandonati. Tra di essi, una figura piangente e disperata vagava, alla ricerca di un’anima viva in quel luogo di morte. Kaveh si lasciò andare ad un sospiro sconfitto, constatando che la violenza del suo antico nemico aveva passato il limite. Tornò alla sua città, o a ciò che rimaneva sotto i resti bruciati delle sue case, e si diresse al suo castello. Trovò subito la cara moglie Andraste nascosta insieme alle sue serve, e le comunicò che sarebbe andato a Metis per porre fine a tutta quella sofferenza.
Non appena arrivò al cospetto di Deimos, mise da parte tutto il suo orgoglio, pregando il terribile sovrano perché terminasse quell’inutile guerra.
Stranamente acconsentì subito, ma Kaveh non fece in tempo ad assumere un’espressione di riconoscenza che l’avversario continuò a parlare.
-Tutto ha un prezzo, caro Re- disse lui
-Tutto ciò che desideri, basta che finisci questa insulsa battaglia!-
-Ebbene, allora facciamo così. Io farò ritirare i miei uomini se prometti che in futuro, io possa prenderti una cosa che desidero o necessito e che tu mi concederai senza obiezioni-
Kaveh ci pensò a lungo. Sapeva che il problema così era solo posticipato, ma non poteva permettere che altri suoi soldati morissero così.
-Accetto-
Deimos si aprì in un sorriso spaventoso e concluse.
-Perfetto-“
 
Aderyn era rimasta a bocca aperta. Non voleva credere che seriamente quell’assassino l’avesse scelta come “bottino di guerra”.
-Sei rimasta così sconvolta, bambolina?- chiese il re prendendosi gioco di lei
-Non riesco a capire. Hai detto che avresti preso qualcosa che necessitavi, ma non mi sembra che io possa esserti di alcun aiuto qui-
Lui rise di nuovo. -Sei anche sveglia eh, bambolina?-
Guardò alle spalle della ragazza, dove le porte si stavano aprendo.
-Non sei qui per me. Ma per lui- allungò un braccio, indicando dietro di lei.
Aderyn si girò, e vide un giovane che si avvicinava lentamente. Quando fu a pochi passi da lei, si fermò osservandola stranito. Poi si rivolse a Deimos.
-Volevate parlarmi, padre?-
-Sì, Aodh. Voglio presentarti Aderyn, la tua nuova compagna-
Tutti e due si voltarono a guardare il sovrano increduli.
-No, aspetta. Tu mi hai fatta venire qui per essere la compagna del principe?!- chiese sempre più sorpresa la ragazza.
-Esatto- rispose lapidario l’uomo.
-Ma padre..-
-Niente ma! E ora andate nelle vostre stanze senza obiezioni!-
I due vennero sbattuti fuori dalla sala. Appena fuori, Aodh si incamminò silenziosamente verso i suoi appartamenti, mentre Aderyn lo seguiva docile.
Quando si richiusero la porta alle spalle, l’imbarazzo era ai massimi livelli. Il principe guardò di sottecchi la ragazza, che si era seduta su una sedia imbottita e decise di presentarsi come si deve. Le andò vicino, studiandola solo in quel momento. Lei, avvertendo la vicinanza di lui, alzò gli occhi, trovandosi una mano tesa.
-Sono Aodh, piacere- ricambiò la stretta forte del ragazzo
-Aderyn- mormorò, per poi osservarlo attentamente. Aveva i capelli rossi come il fuoco da cui prendeva il nome, che gli ricadevano in ciocche disordinate sulla fronte e occhi dorati come il nettare divino più dolce. Il suo fisico era tipico di un guerriero, molto alto e senza una muscolatura esagerata.
In sostanza, si poteva dire che era bellissimo quanto affascinante e Aderyn se ne era accorta.

-------
ANGOLO AUTRICE:
Ed eccomi con il secondo capitolo! Finalmente si fa vedere il nostro principe e la situazione sembra chiarirsi un po'.
Spero che questa storia piaccia e, nel caso qualcuno avesse dei commenti da farmi, vi invito a farmi sapere che ne pensate:)
A presto!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Impudenza ***


Dal capitolo precedente:
-Sono Aodh, piacere- ricambiò la stretta forte del ragazzo
-Aderyn- mormorò, per poi osservarlo attentamente. Aveva i capelli rossi come il fuoco da cui prendeva il nome, che gli ricadevano in ciocche disordinate sulla fronte e occhi dorati come il nettare divino più dolce. Il suo fisico era tipico di un guerriero, molto alto e senza una muscolatura esagerata.
In sostanza, si poteva dire che era bellissimo quanto affascinante e Aderyn se ne era accorta.

CAP.3

Rimase a fissarlo per qualche secondo, prima di riprendere il contegno che si doveva ad una nobile. Anche il principe di Metis per un attimo si era lasciato ammaliare dal verde profondo degli occhi della giovane, ma la loro condizione attuale lo aveva riportato in sé. Non poteva pensare che suo padre avesse semplicemente forzato un’unione in quella maniera, ma soprattutto che non avesse secondi fini. Conosceva bene la natura crudele del re e quella situazione sicuramente celava degli inganni.

Nel frattempo Aderyn si osservò intorno, soppesando con lo sguardo ogni minimo particolare di quel luogo enorme. Gli appartamenti di Aodh si sviluppavano su quattro principali stanze. La prima, che si vedeva non appena si entrava dalla porta principale, era occupata da un grande letto a baldacchino molto imponente e ingombrante, con lo scheletro principale di duro ferro nero e le pesanti tende vermiglie finemente decorate con motivi astratti. Addossato al muro di sinistra, un armadio e un mobile a cassettiera sormontato da un grande specchio dalla cornice dorata; qualche poltrona imbottita, come quella su cui era seduta in quel momento, erano poste in alcuni angoli. Due porte si aprivano sul muro laterale, rivelando una sala da bagno e una sala da pranzo con un tavolo al centro, a cui erano accostate delle grosse sedie di quercia scura. In quest’ultima stanza era presente un’altra porta, che dava su una camera poco illuminata, in cui riusciva però ad intravedere il profilo di quello che sembrava un pianoforte. Fece un giro rapido su se stessa, ammirando il grosso lampadario di cristallo che stava proprio sopra la sua testa e le pareti tinteggiate di un giallo tenue. Storse la bocca; nulla in quella stanza le ricordava Nasrin, la sua bellissima terra che aveva dovuto abbandonare senza preavviso. Per cosa poi? Essere la “compagna del Principe”! Quello altro non era se non un affronto a lei e a suo padre! Deimos aveva voluto mostrare ancora una volta il suo lato disumano, strappando una figlia al proprio padre solo per ostentare il suo potere e mettere in ginocchio Kaveh. Pensava che le antiche rivalità si fossero ormai spente con la pace di diciott’anni prima, che aveva messo fine ad un combattimento decennale. Ma il sovrano si sbagliava se pensava di poterla imbrigliare e toglierle la sua libertà. Non avrebbe sottostato ai suoi patetici ordini.

Mentre questi pensieri occupavano la mente di Aderyn, il giovane Aodh osservava la ragazza con un misto di curiosità ed irritazione. Era stato subito attirato dal colore inusuale dei suoi capelli, splendenti come una nottata estiva, nettamente in risalto con la pelle nivea, ma era anche infuriato per l’ennesima idiozia del padre, che quella volta aveva coinvolto anche lui. Cosa doveva essere quella tipa? Giusto, la sua compagna. Sperava fosse tutto uno stupido scherzo, sapendo però che si stava illudendo invano.

Un forte ed inconfondibile bussare fece voltare verso la porta sia la ragazza che lui, il quale andò subito ad aprire sapendo chi avrebbe trovato ad attenderlo.
-Allora principino, com’è andata la chiacchierata con tuo padre?- chiese Cadeyrn, evidentemente divertito.
Aodh sbuffò sonoramente. -Dimmi un po’, cosa pensi vedendo la mia faccia?- chiese con una smorfia dipinta sul viso.
-Beh..- la frase del cavaliere venne interrotta dalla vista di Aderyn, che nel frattempo si era avvicinata.
L’amico rise sonoramente, ammiccando al compagno. -Ehi, non mi avevi detto di essere impegnato!-
Il rosso gli diede un’occhiata scocciata e poi alzò gli occhi al cielo. -Perché infatti non lo sono. Questa- spiegò indicando Aderyn -è solo un’altra delle trovate di mio padre-
-Grazie per avermi valutato quanto un oggetto!- prese finalmente parola lei, facendo ridere maggiormente Cadeyrn.
-Bella e pungente come una rosa selvatica- disse costui malizioso.
-Faccio onore alla mia terra, non credete?- rispose irriverente, facendo strabuzzare gli occhi ad entrambi i ragazzi.
-Tu vieni da Nasrin?!- quasi urlò il principe, non credendo alle proprie orecchie. Quanto poteva andare oltre la pazzia di suo padre?
-E ne sono orgogliosa!- ribattè fiera, osservando le ambre infuocate di Aodh. -Ora, se volete scusarmi, vado a parlare con quello stupido del sovrano- terminò, sbattendosi la porta alle spalle e lasciando soli i due increduli.
-Non c’è che dire, ha davvero un bel caratterino- il cavaliere gli fece l’occhiolino, guadagnandosi un’occhiata assassina. -Ora vado anche io. Ci vediamo più tardi-
Il rosso rimase solo nelle sue stanze, ribollente di rabbia. Strinse convulsamente i pugni, pieno d’ira; non accettava un’impudenza simile.

-----
ANGOLO AUTRICE:
Ehilà belle fanciulle! Eccomi con il terzo capitolo di questa storia! So che è un po' più breve dei primi due, ma avevo fretta di aggiornare per non farvi aspettare troppo quiiindi..ecco qua:)
Spero che vi stia piacendo, per quanto agli inizi, e vi pregherei di recensire se vi va:)
Vorrei fare un ringraziamento speciale a SILVIA_1990 HAYHEY che mi stanno dando fiducia!
Per chi non lo sapesse, sto scrivendo anche un'altra storia, chiamata Together we're invincible. Passate se volete!
In più, per chi fosse curioso, dopo il saluto metterò una piccola postilla con il significato dei nomi che ho deciso di utilizzare qui:)
Al prossimo capitolo,
Bluemuse <3


Aderyn: "uccello" 
Aodh: "fuoco"
Cadeyrn: "re della battaglia"
Deimos: "terrore"
Kaveh: "reale, nobile"
Andraste: "invincibile"
Anthea: "fiore, bocciolo"
Amalthea: "colei che addolcisce"
Nasrin: "rosa selvatica"


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3002279