Heart To Heart

di I_am_a_fangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo giorno - CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** Una nuova amica - CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** Strane sensazioni - CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***



Capitolo 1
*** Il primo giorno - CAPITOLO 1 ***


Allora, premetto che è la prima volta che scrivo una fanfiction ed è uno sfizio che ho voluto togliermi. Mi sono iscritta sul sito non come autore, ma semplicemente come lettrice. Eppure mi è venuta voglia di provare a pubblicarne una tutta mia. So che non sarà un granchè, ma almeno ci ho provato. Accetto qualsiasi consiglio o correzione, e so che il capitolo è un po' lungo, ma è il primo e descrive il personaggio principale, ovvero Annabeth, molto approfonditamente. Poi la storia che ho in mente si evolverà pian piano. I personaggi che ho incluso oltre ad Annabeth e Percy *OTP* sono Talia Grace, Luke Castellan, Piper Mclean, Jason Grace, Nico Di Angelo, Leo Valdez, Hazel Levesque, Frank Zhang e Rachel Elizabeth Dare. Fatemi sapere che ne pensate... Io vado a vedere per la milionesima volta Teen Wolf - quarta stagione - in streaming... Ah, il titolo è quello della canzone di James Blunt. <3
Fatemi sapere la vostra opinione, please.


 
Quel giorno Annabeth pensò che non potesse andare peggio. I vestiti che aveva deciso di indossare si erano scambiati nella lavatrice per colpa dei gemelli ed erano passati dal bianco al rosa, un colore che aveva sempre odiato; il latte che stava bevendo la mattina prima di andare a lavarsi  le era caduto addosso  ed il telefono aveva fatto un volo dalla finestra. Sembra quasi comico da raccontare, ma lei lo trovava terribilmente irritante. Quando il buongiorno si vede dal mattino!

Si provò almeno una quarantina di abiti… Uno troppo lungo, l’altro troppo corto; uno troppo scollato, l’altro la faceva sembrare una suora di clausura; quella gonna le stava male, quella maglietta si confondeva col colore dei capelli. Alla fine decise di indossare qualcosa di abbastanza semplice: una camicetta bianca con un golfino nero aderente che aveva comprato all’Hollister, con un jeans chiaro attillato della Guess e delle semplicissime converse nere. Si era legata i lunghi capelli biondi in una coda alta, così da far risaltare di più i delicati lineamenti del suo viso, poi aveva fatto solo una passata di fondotinta e aveva applicato una sottilissima striscia di eyeliner. Non che non le piacesse truccarsi, solo che si preferiva al naturale. Bob quel giorno non si presentò. Nel caso vi stiate domandando chi sia Bob, bhè… lui è un brufolo; anzi IL brufolo. Puntualmente si presentava nei giorni in cui era più stressata, incazzata, preoccupata per qualcosa, ansiosa… praticamente quasi sempre. Stavolta incredibilmente Bob non c’era, il che significava che gli Dei avevano in serbo qualcosa di molto peggio per lei!

Annabeth era sempre stata una ragazza molto carina. A dir la verità “carina” è un eufemismo, non rende minimamente l’idea. Lei era proprio bella, e forse nemmeno bella bastava. Lei era il tipo di persona che attirava molto l’attenzione dei ragazzi e riceveva una moltitudine di commenti invidiosi da parte delle ragazze. Aveva un fisico asciutto e magro, ma non quel secco senza curve, anzi, aveva delle forme molto prosperose ma proporzionate e “al punto giusto”. Superava l’1.75 m ed era molto slanciata, con dei capelli vaporosi e biondi, ma non quel biondo ossigenato, bensì di una tonalità più particolare e più scura, che non può essere paragonata ad altre. Incarnava lo stereotipo della ragazza californiana con quella sua abbronzatura, a parte gli occhi. Quelli erano di una particolare sfumatura di grigio, come la tempesta… belli ma minacciosi, seri. “Tutte le oche sono bionde”. No, Annabeth era tutt’altro che oca, e soprattutto non sottovalutate la forza di una ragazza, perché se mai qualcuno dovesse dire una frase del genere si ritroverebbe steso a terra col naso spaccato in una millesimo di secondo. Non le era mai piaciuto usare le mani, lo trovava abbastanza ridicolo soprattutto tra ragazze, ma sapeva ehrm… come dire… difendersi. Le persone, di ambo i sessi, avevano imparato a rispettarla ed anche un po’ a temerla; mai prendersi troppa confidenza con una come lei. Ciò non vuole dire che fosse antipatica, solo più riservata e sulla sua. Aveva imparato a sue spese che non poteva perdere tempo con cose futili e doveva pensare più in grande, così ambiva ogni volta a risultati sempre più alti in qualsiasi campo ed era determinata ad ottenerli. Non era presuntuosa, né arrogante. Se la si conosceva bene e si imparava ad accettare il suo carattere, che a volte risultava un po’ scontroso, ma era solo una “corazza”, era difficile non avere un debole per Annabeth. Era la studentessa ideale , quella con la risposta pronta a tutto; l’amica ideale, che a costo di finire nei guai pensava sempre prima agli altri che a se stessa; la figlia ideale; la fidanzata ideale… Okay no, non era così perfetta. Forse agli occhi degli altri poteva sembrare una ragazza senza nessun problema, ma c’è da ricordarsi che è inevitabile avere problemi, solo che lei sapeva nasconderli bene. Quel suo modo di fare la dura era solo per “proteggersi”, far finta che niente la potesse tangere, scalfire… era solo un metodo per evitare proprio che le persone possano ferirla. Non aveva avuto un’infanzia che si possa definire felice, tantomeno facile… I suoi genitori divorziarono per chissà quale inutile motivo quando era molto piccola, così la madre Atena si trasferì in Grecia e persero definitivamente i contatti pochi mesi dopo il suo allontanamento. Lei addossò tutte le colpe al padre, rovinando il loro rapporto. Era difficile riavvicinarsi ad una persona che secondo lei le aveva portato via sua madre, ma ci provò lo stesso, solo che il padre ne combinò una ancora più grossa, tipico! Ovviamente quando si sta per riallacciare un rapporto sarebbe stupido annunciare alla propria figlia che ci si risposa con una donna e che da un giorno all’altro sarebbero venuti ad abitare lì con lei anche due bambini piccoli, ma nonostante il professor Chase vantasse un’incredibile quoziente intellettivo, era improbabile che sapesse stringere delle relazioni umane altrettanto bene.  Per Annabeth nessuno poteva sostituire la madre, ed era così delusa dal comportamento del padre che decise di concentrarsi solo sulle cose più importanti, e la nuova famiglia non rientrava tra queste. Il padre giustamente voleva tornare ad essere felice, ma aveva mai anche lontanamente pensato alla felicità della figlia? La risposta era chiaramente NO. Da quel momento quindi iniziarono a contare solo i libri, la propria futura carriera ed infine qualche amicizia più stretta. Non poteva permettere che qualcuno la deludesse ancora, altrimenti sarebbe crollata. È così che aveva imparato ad avere quasi sempre un rapporto freddo e distaccato, anche e soprattutto col padre. Niente più amore paterno ed altre stronzate varie, solo una convivenza “civile”, ma sempre e solo nei limiti del possibile. Si, perché c’è da chiarire che quei due mostri, che bambini non si possono assolutamente chiamare, cercavano sempre di renderle la vita impossibile e molto spesso centravano l’obiettivo. Anche l’amore era una cosa futile ora, quindi giusto qualche uscita con qualcuno, ma niente di più. Annabeth Chase, una delle ragazze più belle ed intelligenti di tutta San Francisco , che ha ai suoi piedi almeno un milione di ragazzi e li scarta sempre tutti? Si, sapeva anche essere un po’ idiota a volte, soprattutto nelle relazioni, ma avrebbe avuto modo di pensare a queste più in là… non era completamente apatica, solo un po’. Quando però le cose sembravano migliorare, anche se in minima parte, il padre ripresentava una nuova megagalattica stronzata, arrivando veramente a livelli colossali. Annabeth che ha finalmente dei buoni amici, che sta finalmente  abituandosi alla sua vita e che deve finire l’ultimo anno di studi? No, doveva cambiare città, trasferirsi a New York e ciao ciao Annabeth quasi-felice. Annabeth appena aveva accolto la notizia per un momento rimase interdetta, dopodiché aveva mandato a fanculo la sua compostezza e anche il padre. Alzò i tacchi e se ne andò sbattendo la porta il più rumorosamente possibile. Non parlò col padre per diversi giorni, e dopo due settimane e mezzo ritornò al normale clima “glaciale”, che prevedeva qualche buongiorno, qualche “notte” strascicato quando andava a dormire e le solite domande del tipo: cosa si mangia oggi? Niente di più e niente di meno. Era arrabbiata, così tanto da pensare realmente di trasferirsi da una sua amica pur di non mollare la sua città in quel già difficile momento della sua vita, ma poi ci pensò su. Aveva 18 anni, voleva fare l’architetto e dopo un anno comunque si sarebbe trasferita nella Grande Mela… forse un po’ ne valeva la pena di anticipare. Ciò che però non la faceva calmare era il motivo del trasferimento. Il padre aveva sempre avuto un reddito altissimo ed erano già benestanti di famiglia, eppure nonostante possedessero una marea di soldi, sarebbero andati in un’altra città che distava tipo sei ore di aereo solo per guadagnarne di più. Non riusciva a capacitarsene, ma alla fine gliela diede vinta ed ecco che il 23 Agosto arrivarono a New York. Una settima per conoscere il vicinato, arredare un po’ la villa e respirare aria “nuova” e BOOM… Arriva il 1° Settembre ed inizia la scuola.

Il Fato si stava decisamente prendendo gioco di lei. Prese le chiavi della macchina e si incamminò verso la porta di casa senza riuscirne a varcare l’uscio, poiché si sentì strattonare il polso. Si girò e vide suo padre che cercava di dirle qualcosa, ma con scarsi risultati.

- Annie… - iniziò a balbettare lui con un po’ di incertezza. Non gli capitava spesso di dire qualcosa alla figlia, soprattutto se in quel qualcosa non rientrava le più elementari locuzioni di convivenza.
- Non iniziare papà, è tardi. – lo interruppe bruscamente lei, insinuando nella sua voce una sfumatura alquanto acida.
- Ehrm… Voglio solo dirti… Buona fortuna… - continuò titubante.
- È tutto quello che hai da dirmi? –
  • No, cioè volevo anche scusarmi per quello che hanno fatto Matthew e Bobby. Intendo la lavatrice… sai… la maglietta rosa. Sono solo bambini, è il loro modo per… come dire… divertirsi. –
In tutta risposta lei fece una risata amara.
 
- Non preoccuparti. Li giustifico, come li giustifico quando l’altro giorno mi hanno svegliato rovesciandomi un secchio d’acqua gelata addosso. Sono piccoli, è normale che vogliano divertirsi colorandomi la faccia di nero come la settimana scorsa e chiudendomi fuori casa in pigiama. Non scusarli nemmeno per il ragno che mi hanno messo in camera la scorsa settimana, e non ringraziare nemmeno gli Dei per il fatto che sono ancora in vita, tanto ho perso solo una ventina di anni vedendolo. E vogliamo parlare di quella volta in cui a mare mi hanno slacciato il costume mentre prendevo l’abbronzatura e mi hanno sfilato il pezzo di sopra? E ti ricordi anche – - Ho capito il concetto ma… - 
- Niente ma o però o tutte le congiunzioni/preposizioni/locuzioni e cazzi vari, se volevate rendermi la vita un inferno, sappiate che ci state riuscendo. –
Detto ciò aprì la maniglia della porta e aggiunse – Comunque non torno per pranzo, ergo non aspettatemi né chiamatemi, tanto ho il telefono rotto. – prima di chiuderla rumorosamente ed incamminarsi verso la porta.

- Cos’altro volete da me oggi? – alzò le mani al cielo esasperata e mise in moto l’auto.Durante il tragitto certo di tenere la mente “vuota”, perché se avesse iniziato a pensare a tutte le cose che la sua famiglia le stava facendo passare ne sarebbero uscite solo bestemmie. Non le piaceva perdere la calma, ma ultimamente stava accadendo un po’ troppo spesso. Non era la prima volta che sbraitasse contro il padre, che urlasse la matrigna o rincorresse i gemelli per casa con l’intento di ucciderli (anche se sfortunatamente non riusciva mai a prenderli); la cosa più brutta era il rimorso subito dopo. Sapeva che in fondo non era nel torto, che si stavano prendendo gioco di lei e non voleva sentirsi più così trascurata ed inutile, ma nonostante tutti gli errori che commettevano gli altri, ed erano davvero tanti, voleva loro bene molto in fondo. Molto, ma davvero molto in fondo, eppure non riusciva a comprendere il perché. La famiglia non si può scegliere, e lei odiava/amava suo padre, quindi il dispiacere e la tristezza la assalivano dopo ogni litigio. Mise per questo la radio al volume più alto possibile e cercò di rilassarsi. Stavano trasmettendo la sua canzone preferita degli Imagine Dragons “Radioactive”. Iniziò a cantarla senza preoccuparsi di stonare e calcando in particolar modo: “This is it, the apocalypse”. Dopo quindici minuti arrivò a destinazione. Si sentiva stranamente tesa, anche se non sapeva bene il motivo della sua ansia. Suonò la campanella nel preciso istante in cui scese dall’auto e fece il più presto possibile per arrivare nell’ufficio nel preside, dove si fermò nel preciso istante in cui stava per bussare alla porta. Cercò si stamparsi in faccia il suo sorriso più convincente, scrollò un po’ di preoccupazione, schioccò le dita ed entrò.
Il preside era un uomo che doveva di gran lunga aver superato la sessantina d’anni, con una barbetta incolta e i capelli brizzolati, probabilmente prossimo alla pensione. Parlarono del più e del meno e dopo essersi ripetutamente congratulato con la ragazza per la sua media scolastica, la indirizzò verso il laboratorio di chimica.

Si sentì man mano più spavalda mentre camminava al fianco del preside, e si impose mentalmente di rimanere calma, non aveva alcun motivo per preoccuparsi. Appena entrò nella classe e mentre l’uomo la presentava agli studenti e al professore lei si soffermò un po’ sulle persone che c’erano all’interno dell’aula. Era calato uno strano silenzio, ma non la solita quiete che si ha quando entra un professore o qualcuno di un grado maggiore, si accorse che la stavano fissando stralunati. Un ragazzo al primo banco aveva spalancato gli occhi, mentre lei alzò i suoi al cielo. Si riteneva una ragazza normale, non particolarmente bella od attraente, ma era sempre stata abituata a riscuotere successo. Nonostante fossero ben famosi i suoi “due di picche”, nessuno si arrendeva o partiva sconfitto nel chiederle di uscire. Era come se nei ragazzi ci fosse sempre quel barlume di speranza che faccia sì che lei accetti. Era abituata anche a quelle reazioni, ma la infastidivano sempre e comunque, e non poco. Fece il giro della classe con lo sguardo per poi soffermarsi su un ragazzo. Occhi verdi come l’oceano, i più belli che Annabeth ricordasse di aver visto, dei capelli nero corvino che sembravano spettinati apposta, un sorriso così bianco che pensò addirittura fosse finto. Rimase un po’ interdetta, anche perché quel ragazzo le stava sorridendo davvero a trentadue denti. Era la prima volta che qualcuno le provocasse quella reazione; non le era mai importato della bellezza o popolarità di un ragazzo, ma in quel momento sembrava esserselo dimenticato. Quel ragazzo era chiaramente molto bello ed anche molto popolare! Si sentì quasi avvampare, perché  quando il ragazzo si alzò lei adocchiò il suo torace. Aveva una maglietta blu scuro che lasciava trasparire i suoi addominali scolpiti e le sue spalle larghe fenotipicamente da nuotatore e solo in quel momento si rese conto che era davvero il più bel ragazzo che avesse mai visto. Ma poi un’esplosione la riportò alla realtà e la voce del professore si intromise tra le sue fantasticherie : - Valdez, evita di rovesciare la provetta sbagliata nel tuo matraccio e vai a pulire, grazie. Mclean, Grace.. non tu Jason, tua sorella… fate fare alla ragazza nuova un giro della scuola. –

- Forse trasferirsi a New York non è poi così una cattiva idea – pensò tra sé e sé Annabeth.

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Capitolo 2
*** Una nuova amica - CAPITOLO 2 ***


Sono tornataaa. Allora, ci tengo a ringraziare tutte le persone che hanno letto il primo capitolo e soprattutto alle tre che hanno recensito la storia : melly_meli_fan di libri, Tributa e Giady_Delena, nella speranza che questo capitolo non le deluda e continuino a recensire. Non sono soddisfatta di questo capitolo, ma domani non posso aggiornare e ho preferito comunque postarlo. Spero che non ne sia uscita una schifezza, ma che sia presentabile. Comunque è ancora un periodo di transizione, nel quale Annabeth sta iniziando ad abituarsi a questa nuova vita. Fatemi sapere se vi piace e ricordatevi che si accettano sempre consigli. A presto.  



Annabeth si sentiva stranamente a suo agio con le due ragazze. 
Non le capitava spesso, soprattutto con persone appena incontrate, eppure era passata sì e no una mezz'oretta e sembrava già che ci fosse intesa tra loro. Erano due tipe a posto, molto espansive e a quanto pare senza peli sulla lingua. Ogni persona che incontravano nei corridoi riceveva un ampissimo commento, cosicché Annabeth si facesse già un’idea su di loro. Passò una ragazza chiaramente asiatica, con degli occhi marroni caldi, i capelli scuri che le ricadevano in boccoli sulle spalle, alta ed incredibilmente, forse un po’ troppo, formosa. Indossava semplicemente un jeans striminzito ed una t-shirt rosa e nonostante ciò appariva terribilmente glamour. Camminava a passo svelto e deciso, con la testa che sembrava guardare un po’ troppo in alto, come per darsi arie, e la trovò davvero patetica. Lo aveva borbottato senza rendersene conto, perciò questa si girò verso di lei e la sua faccia assunse un’espressione che le faceva ricordare il muso di un chihuahua. Non sapeva come descriverla, ma era decisamente una smorfia imbronciata che faceva fin troppo trapelare la sua arroganza. Talia, la ragazza mora alla sua destra, rise non appena questa le superò e si complimentò con Annabeth dandole il pugno: - L’hai vista quella? Si chiama Drew Tanaka ed è probabilmente la ragazza che odio di più sulla faccia della terra, dalle filo da torcere!-.
 –Non mi sorprende… - le rispose Annabeth alzando gli occhi al cielo subito seguita dall’intervento di Piper, l’altra ragazza: - Drew è… è… i-n-s-o-p-p-o-r-t-a-b-i-l-e! –
Talia prese subito la parola: - Dal momento che fino a due anni fa andavate d’amore e d’accordo, lo dici solo perché cerca in continuazione di aggiungere Jason alla lista dei ragazzi che si è portata a letto e, giusto per la cronaca Annabeth, sono davvero tanti. –
Annabeth ci rise su, ma non pensò assolutamente che stesse scherzando… effettivamente era plausibile.
-Chi è Jason? – domandò curiosa.
-Il futuro marito di Pips. Già hanno programmato quando convolare a nozze, dove vivranno, quanti bambini avranno e come si chiameranno. – rispose Talia ironicamente, ritrovandosi una Piper annoiata che non aveva intenzione di assecondare il suo tono scherzoso.
-È semplicemente un ragazzo che mi interessa, non darle conto. È quel ragazzo biondo con gli occhi azzurri che sembra un adone greco, sai quello che stava al terzo banco. –
-Quello in mezzo al ragazzo coi capelli corvini ed un altro biondo? – 
-Si, quello. Quei tre sono i ragazzi più belli della scuola… una ragazza su tre ha una cotta per loro. – aveva un’aria stralunata ed Annabeth per poco non scoppiò a ridere.
-Andiamo Piper, come sei esagerata. Adoni greci, pft… - la schernì Talia.
-Vorresti dire che tuo fratello e tuo cugino sono “normali”? Forse sei così abituata ad averli accanto che non ti accorgi nemmeno di quanto siano belli. Ah aspetta, dimenticavo, tu ci provi spudoratamente con Luke, hai occhi solo per lui. – detto questo Piper iniziò a correre e scese le scale precipitosamente lasciando Annabeth e Talia da sole.
-Corri, perché se ti dovessi prendere, ti dovresti ricostruire il setto nasale! – urlò la mora, che si irrigidì e strinse i pugni assumendo un colorito tra il rosso ed il viola.

Annabeth si domandò se nessuno nelle classi si accorgesse di tutto quel baccano, il che le sembrò improbabile, ma decise di non pensarci troppo. Quelle ragazze le piacevano e non aveva intenzione di far domande fuori luogo, poiché si vedeva lontano un miglio che a Talia, della confusione, non fregava un accidenti. Poi prese la parola, entrando per la prima volta in un campo mai solcato:
-Allora quel ragazzo con i capelli neri… è tuo cugino? –
-Chi Percy? Cugino di primo grado, anche se per me è come un fratello. Che ci vuoi fare, la bellezza è di famiglia. –  le disse dandole una spintarella ed ammiccando. Annabeth non ne dubitò minimamente. Talia era a tutti gli effetti una bellissima ragazza. I capelli erano corti e spettinati neri proprio come quelli di Percy; gli occhi di un blu elettrico ed Annabeth aveva notato che era l’unica cosa in comune col fratello Jason, per il resto infatti erano due persone completamente diverse. Indossava una giacca di pelle corta, con una canotta scura con la stampa della scritta “Pink Floyd”. Aveva un jeans, sempre di colore scuro, completamente stracciato e delle scarpe nere borchiate ai piedi. Era truccata con una spessissima striscia di eyeliner ed un marcato rossetto rosso mentre al polso aveva un polsino dei Green Day e dall’altro un bracciale borchiato. Era bassina, ma incredibilmente magra e senza forme, eppure era bella… nonostante fosse molto minuta. Lo stile punk-rock non era di certo uno dei preferiti di Annabeth, e soprattutto non riteneva che un abbigliamento del genere fosse consono a quell’ambiente, ma doveva ammettere che non riusciva a vedere Talia in delle vesti diverse; sembrava nata per avere quello stile. Camminarono per altre due ore, finchè quest’ultima decide di fermarsi  un po’ perché le gambe non la reggevano più, e così uscirono fuori nel cortile per sedersi sotto un salice. Era davvero una bella scuola, con un nonsoché di antico, che Annabeth aveva sempre apprezzato. Volendo fare l’architetto si soffermava sempre sulle strutture degli edifici, e quello lo trovava particolarmente… ineccepibile. Talia le scrollò la spalla e lei batté gli occhi un paio di volte per tornare alla realtà? -Hai detto qualcosa?- domandò abbozzando un sorriso. –Si, volevo sapere se stasera avevi impegni. Oh miei dei, sembrerà strano dato che ci conosciamo da manco tre ore, però di solito il venerdì sera andiamo tutti a berci qualcosa, e magari potresti unirti… no? Non credo che tu conosca qualcuno qui, magari sarebbe un modo per integrarti.- 

Annabeth era sorpresa. Non si considerava una ragazza particolarmente loquace, tantomeno in quel momento e soprattutto al contrario di Talia che si era rivelata straordinariamente logorroica, però nel tempo, pur non confrontandosi molto con gli altri, aveva imparato a riconoscere le persone false da quelle con buone intenzioni, e le sembrò che Talia la stesse invitando con sincerità. –Si, perché no! Chi sarebbero gli altri?- domandò.
-Beh, solitamente siamo parecchi di noi. Piper, Jason, Percy, Nico, Leo, Luke, Hazel, qualche volta Frank e di solito Rachel, ma dato che ha rotto da poco con Percy non penso si presenterà.-
-Perché hanno rotto? Cioè, so che dovrei farmi i fatti miei, ma sono curiosa…- disse con una sfumatura di incertezza. In verità non sapeva bene perché le importasse, ma in quel momento voleva assolutamente saperlo. 

-Non sei l’unica ad essere curiosa, bambola. Devi sapere che Percy è probabilmente il ragazzo più… come dire… desiderato dell’intero istituto. Credimi non lo dico perché gli voglio bene, e soprattutto non riferirgli mai che io abbia detto una cosa del genere, ma è una delle persone migliori che conosca. È sempre disponile, gentile, intelligente; ti mette a tuo agio e ha sempre la battuta pronta. È il ragazzo perfetto e, notizia che ti sconvolgerà, non se la crede nemmeno. Lui e Rachel sono stati insieme sette mesi. Anche Rachel è davvero gnocca, tanto per intenderci. Ha avuto una cotta per lui tipo dal terzo anno, fino a quando non si è unita al nostro gruppo ed anche Percy ha iniziato ad interessarsi. Una coppia bellissima, sempre azzeccati, fidanzati addirittura in casa. Solo che poi quell’idiota di Leo ha convinto Percy ad ubriacarsi e lui, per “sbaglio”, ha limonato con una ragazza in un locale e stava anche per farsela, se solo Piper non se ne fosse accorta e l’avesse allontanato dalla tipa. Rachel ovviamente lo è venuta a sapere ed è scoppiata in lacrime. Quello che vuoi tu, sarà anche una ragazza simpatica, solare, intelligente e roba varia, ma quando inizia a piangere e non ha intenzione di smetterla sono capace di mandarla a fanculo. Prende un brutto voto? Piange. Cade e si sbuccia il gomito? Ecco che le “sudano” gli occhi. Addirittura pianse quando morì Musafa nel Re Leone, e la cosa più sconvolgente è che successe solo qualche mese fa, quando lo stava guardando in streaming con sua cugina più piccola. Non ti dico quindi cosa abbia potuto combinare quando ha scoperto del “tradimento di Percy”. È andata a casa sua ed ha iniziato a lanciargli addosso tutto ciò che aveva a disposizione, tra cui anche la sua scarpa, e gli ha rivolto certi insulti in non so quale lingua perché l’aveva solo illusa. Il problema non è stato tanto quello, ma più che altro la reazione di Percy. Dimenticati la parte in cui l’ho definito intelligente, perché per fare ciò che ha fatto deve sicuramente possedere un unico neurone: si è messo a ridere. Ha iniziato a dirle che non la sopportava più già da un po’ e che aveva bisogno di qualcuno di più maturo con cui stare e dei suoi spazi; si era scocciato di lei e della sua infantilità e soprattutto del fatto che dovesse accompagnarla mano nella mano in tutto quello che facesse. Non era possibile che quella ragazza, un altro po’ maggiorenne, avesse bisogno di un accompagnatore per fare le cose più semplici. Così lei ha iniziato a correre verso di lui e gli ha dato uno schiaffo, per poi scappare di casa, e tutto questo non prima di aver creato un pozzo in camera sua. Il giorno dopo è venuta da noi, sempre piangendo tra l’altro, e ha iniziato a dirci che aveva esagerato. Lui era stato il suo primo vero ragazzo, quello con cui era andata a letto per la prima volta, quello con cui aveva dormito tutte le notti e non voleva lasciarlo e bla bla bla. Il resto è storia. La situazione è così più o meno da tre settimane.–

Annabeth aveva semplicemente chiesto il perché si fossero lasciati, non la storia della vita di Rachel, ma già aveva iniziato a trovarla irritante. Le persone deboli non le erano mai piaciute, e questa ragazza sicuramente non si poteva un cuor di leone. La trovava una situazione quasi comica, ciò non significa però che le sarebbe piaciuto avere le corna. Annabeth non aveva mai avuto una vera relazione, ma era certa che non gliel’avrebbe lasciata passare una cosa del genere, con una reazione molto più moderata di Rachel s’intende. Poi le sorse un dubbio:
-Talia, capisco che forse è una tua intima amica, ma tutti questi particolari tu come li sai?- chiese con un sorriso sghembo.
-Mio padre lavora in Europa e personalmente lo odio, quindi non ho contatti; mia madre è morta quando ero molto piccola in un incidente d’auto; anche il padre di Percy è morto quando era nato da poco, mentre la madre ora ha un nuovo compagno e viviamo tutti nella stessa villa, per cui si sentiva tutto tale e quale dal piano di sotto, anche se credo si sia sentito pure a diversi isolati.- spiegò lei con molta disinvoltura, che le sembrò quasi inadeguata per ciò che aveva appena detto; Annabeth non riusciva proprio a capire come mai Talia non arrivasse mai al punto. Non poteva semplicemente dirle che abitavano insieme? No, doveva prima fare tutto un giro di parole che portava Annabeth a sentirsi addirittura a disagio per la domanda posta. Annuì comunque e poi si prese un libro dallo zaino, aspettando insieme a Talia che quella prima giornata di scuola finisse, ma sperando che le altre non fossero così. Non che ad Annabeth dispiacesse oziare, altroché, però era l’ultimo anno e non aveva alcuna intenzione di mandarlo a farsi fottere passando giornate in totale riposo. Non seppe quanto tempo lesse, però dopo non molto suonò l’ultima campanella ed un’ondata di ragazzi si riversò fuori i cancelli. Arrivati anche gli altri, Talia la presentò, non prima di aver dato un’occhiataccia a Piper, la quale nel frattempo stava ancora ridacchiando:
-Lei è Annabeth. Annabeth, questi sono Luke, Nico, Leo, Will, Silena, Charlie, Percy, Piper già la conosci, Hazel, Jason e Frank.-
Appena però Talia presentò Percy, Annabeth si concentrò solo su di lui che, tanto per la cronaca, le stava di nuovo rivolgendo un sorriso a trentadue denti che la fece quasi sciogliere. Poi questo la riportò alla realtà: -Allora ragazzi, dobbiamo accogliere la nuova arrivata. Programmi per il pranzo?-

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Capitolo 3
*** Strane sensazioni - CAPITOLO 3 ***


Sono tornata. Vi avverto in anticipo che è un capitolo davvero breve, ma resta un capitolo di transizione, quindi con una storia abbastanza lenta. Per fortuna è l'ultimo così.

Annabeth non era assolutamente una ragazza che deva confidenza, ma non seppe come si ritrovò nella macchina di Percy Jackson. Era arrivata da meno di qualche ora ed era sempre più convinta che quell’aria nuova le desse alla testa; non era da lei accettare passaggi da persone che a malapena conosceva, né parlare di se stessa, eppure lo stava facendo. La cosa che pensò essere più ridicola era che lei la macchina ce l’aveva, ed era anche un bel pezzo d’auto, quindi stare nella macchina del ragazzo era davvero una cosa stupida.

Già aveva iniziato a sentirsi osservata, a notare le occhiatacce che le lanciavano alcune ragazze vedendola in compagnia di Percy. Non sapeva dove stessero andando, né dove fossero gli altri, ma non le importava più di tanto e non riusciva a capirne il motivo. Il moro le chiese perché non sembrasse molto entusiasta di New York, e lei normalmente avrebbe risposto che doveva solo abituarsi, invece iniziò a spiegargli:
-Non è che non mi piaccia, solo che è stata una scelta improvvisa. Stavo attraversando un momento più tranquillo del solito a San Francisco, stavo iniziando a pensare che potesse andare davvero tutto bene e poi mi si scombussola la vita. In pochissimo tempo devo impacchettare la mia roba, salutare i miei familiari, i professori, i miei amici…-
-Il tuo ragazzo?- la interruppe lui in modo tranquillo.
-No, nessun ragazzo. Non ho mai avuto tempo da regalare a me stessa, figuriamoci agli altri.- gli rispose quasi con monotonia. Aveva ripetuto quella frase a milioni di persone, per sottolineare che non poteva perder tempo per sciocchezze, ma era chiaramente una scusa. Se avesse voluto, avrebbe potuto benissimo tralasciare un po’ i suoi impegni e dedicarsi ad altri, ma era troppo orgogliosa e forse anche un po’ stupida per accorgersi che mentiva a se stessa.
Dopo una ventina o poco più di minuti arrivarono ad uno chalet. Annabeth doveva ammettere che era davvero un bel locale, rustico ma allo stesso tempo molto moderno. Era fatto interamente di legno e pietre, quasi come quei “bar” che si trovano in montagna o presso i laghi, però era arredato con divanetti e poltroncine di un bianco splendente e tavoli di cristallo. Solitamente avrebbe pensato che due cose così in contrasto sarebbero state di cattivo gusto, ma vedendo quell’accostamento coi suoi occhi le fece cambiare idea: era davvero un magnifico chalet. Lei si sedette sul divano senza scomporsi troppo, al contrario di un ragazzo un po’ scuro di pelle e coi capelli ricci, che intendeva molto probabilmente sfondare la sua poltrona. Al suo fianco si sedette Percy, sicuramente in modo più “leggiadro” di quell’elefante di Valdez. Iniziarono a parlare del più e del meno, ed Annabeth perse il conto di tutte le battute idiote di Leo, a cui si era abituata in così poco tempo che non ci faceva manco caso.

Ordinarono da bere e poi iniziò a parlare con Talia.
-Allora bambola, ti piace la comitiva?- le chiese la mora ammiccando e sorridendole.
-Da morire, ma non chiamarmi bambola, ti prego. – le rispose ricambiando il sorriso.
-Lo vedi quello?- le sussurrò all’orecchio indicandole un ragazzo seduto di fronte dai capelli color sabbia – Si chiama Luke Castellan. Non fidarti di tipi come lui, tipico ragazzo da una botta e via. Quell’altro invece – e stavolta le indicò il ragazzo affianco che Annabeth ricordò essere suo fratello – è Jason. Bello, intelligente, popolare. Piace a tutte. Evita però di farlo piacere anche a te perché una Piper gelosa è uno spettacolo terrificante. –
Stavolta lo sguardo di Annabeth si posò proprio su quest’ultima. Era davvero bella e sembrava non farci nemmeno caso. Era praticamente buttata addosso a Jason, a cui non sembrava dar per nulla fastidio il suo peso. Si stavano sussurrando nell’orecchio qualcosa che ovviamente Annabeth non sentì, e ridacchiavano frequentemente. Sembravano una bella coppia, doveva ammetterlo. Si ritrovò a pensare che nonostante da soli si stia tranquilli, in due probabilmente si sta meglio, e proprio in quel momento Percy le sfiorò la gamba con le dita chinandosi a prendere qualcosa dalla borsa di Talia, ovvero l’accendino. Poi si avvicinò ad Annabeth, che stava ancora rimuginando sul brivido che l’aveva scossa quando Percy l’aveva toccata, per chiederle di accompagnarlo a fumare fuori. Lo seguì fuori il terrazzino dello chalet e si appoggiò al bordo di esso. Strano che un locale del genere in piena città potesse dare una vista così… verde; affacciava stranamente su un giardino, che non faceva altro che ricordare ad Annabeth quello di casa sua.

Percy le porse una sigaretta: - Fumi?-
-Raramente.- ma l’accettò lo stesso – Il fumo non mi è mai piaciuto, ad essere sincera. Mi sembra solo un lentissimo modo per farci del male, però ci sono dei momenti in cui non posso farne a meno, ed è una delle cose più stupide che io abbia mai fatto…-.
-Il fumo è incredibilmente stupido ma non ci si può far niente! Ho provato la mia prima sigaretta a tredici anni, per sfizio, e credo di aver sputato un polmone tanta la tosse. Ogni tanto, se ne ho voglia, ne accendo qualcuna, ma nulla di più. Sono più il tipo che le scrocca dagli altri occasionalmente. Chi veramente è dipendente invece sono Talia e Luke. Sarebbero capaci di finire dieci pacchetti al giorno! Non puoi immaginare quante litigate ci sono state quando avevamo all’incirca quindici anni e il venerdì sera ci incontravamo. Solitamente stavamo a casa mia, di Jason e Tals e lei iniziava a fumarsi una quantità stratosferica di sigarette, riempiendo il soggiorno di fumo. Lei e Jason iniziavano ad urlarsi a vicenda perché io e lui saremmo finiti nei guai se mia madre avesse sentito la puzza , mentre mia cugina non aveva intenzione né di smetterla né di andare a fumare fuori perché altrimenti diceva di congelarsi. Erano scene esilaranti, mi ricordo ancora la volta in cui Talia gli lanciò la spillatrice in faccia così pesantemente, che ancora adesso Jason ha il segno sul labbro.-
-Talia è una tipa forte.- sputò fuori Annabeth, che trovava sempre di più simpatica la ragazza.
-Tu non sei da meno.- le disse senza giri di parole Percy, facendo arrossire Annabeth. Solitamente avrebbe risposto in modo acido e sprezzante, perché erano le tipiche frasi che i ragazzi usavano per “abbordare” le tipe ed uscirci, ma stavolta non ci riuscì. Primo perché Percy sembrava sincero, secondo perché aveva la lingua attorcigliata ed era una cosa che la mandava in bestia. Cosa stava succedendo alla Annabeth che conosceva? Riuscì comunque a mettere qualche parola insieme:
-Credo di essere molto meno, invece!-
-Io credo solo che tu nasconda molti segreti, ma ciò non toglie che sei… com’è che hai detto? Ah sì, forte- le sorrise Percy.

Annabeth aveva notato che il moro le aveva sorriso almeno un milione di volte da quando si erano conosciuti, e trovava che fosse il sorriso più bello mai visto. Poi però cambiarono discorso, iniziando a parlare della scuola e di come funzionava lì. Mangiarono tutti insieme e stettero a parlare fino alle quattro del pomeriggio. Annabeth si fece riaccompagnare a scuola per poter recuperare la macchina e salutò il ragazzo con una piccolissima incurvatura della bocca che non poteva di certo essere definita sorriso. Si sentiva talmente tanto impacciata da non riuscire nemmeno a salutarlo per bene… che colmo! Lui le afferrò una mano facendola cadere di nuovo sul sedile e lasciandole un leggerissimo bacio a stampo all’angolo della bocca.

-Ci vediamo domani, allora?- le chiese lui.
-Domani a scuola, sì.- rispose lei titubante.

Lei si rimise alla guida della sua macchina e tornò a casa. Non salutò il padre né i fratellastri né la matrigna. Salì direttamente nella sua camera e ci si chiuse, ripensando a quella sua prima giornata. Si sentiva quasi stupida. Una strana sensazione nello stomaco, le guance più colorite del solito. Era la prima volta che si sentiva così… bene! Non aveva intenzione di farsi rovinare la giornata dalla famiglia, che le sembrò stranamente tranquilla, così quando scese in cucina per mangiare, si procurò un vassoio e portò tutto nella sua stanza, per starsene in santa pace.
Se prima aveva dubbi, ora la situazione era chiara. Vivere a New York era l’inizio di una nuova, ma probabilmente bella, vita.

Fatemi sapere che ne pensate <3


 


 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


Buon fine anno ragazzi. Sono tornata con un capitolo un po' più lungo degli altri, ma che non mi fa impazzire. Avevo promesso che lo avrei rivisto quando sarei tornata, e l'ho fatto, ma i miei unici pensieri al momento in realtà sono il pandoro ed il cioccolato. Ringrazio le 8 persone che l'hanno messa tra i preferiti, le 10 recensioni, le 4 che la ricordano e le 20 che la seguono. Siete fantastici, davvero. Fatemi sapere cosa ne pensate, lasciate una recensione.
Notizia per i fan di Teen Wolf, anche se non c'entra: iniziano le riprese della quinta stagione a Febbraio *.* e hanno detto che tornerà un vecchio personaggio... Io spero sia Daniel Sharman ( Isaac ), ma credo che torni Deucalion... a presto. 




Era passato un mese o poco più da quando Annabeth aveva conosciuto i ragazzi. Per quanto fosse poco tempo, era riuscita a legare con alcune persone più di quanto avesse mai fatto con qualcun altro. Piper e Talia e si potevano definire, forse per la prima volta, le sue migliori amiche; ogni pomeriggio, dopo scuola, studiava con loro ed usciva con loro, dormivano spesso l’una a casa dell’altra e finalmente aveva trovato qualcuno con cui potersi confidare, di cui si potesse fidare. Hazel  e Calipso erano due bravissime ragazze, anche molto simpatiche, ma non erano proprio nelle sue corde, quindi erano delle semplici amiche che facevano parte della comitiva. I rispettivi fidanzati delle ragazze erano Frank e Leo. Il primo era davvero molto gentile nei suoi confronti, ma era un po’ troppo impacciato per i suoi gusti; il secondo invece era veramente una testa vuota che talvolta la faceva stizzire, eppure gli voleva bene lo stesso. Poi c’erano Jason e Luke, due ragazzi fantastici, non soltanto riguardo alla bellezza, ma anche per il carattere. Nico era uno dei suoi pochi punti interrogativi… Era un anno più piccolo di lei ed era un ragazzo molto intelligente, ed anche carino nonostante quel biancore che gli colorava perennemente il viso. I capelli neri che gli incorniciavano i tratti delicatamente e che non se ne stavano mai al loro posto, quegli occhi neri profondi che sembravano leggerti a fondo; Nico le incuteva un po’ di timore, non parlava quasi mai, e quando lo faceva le sembrava sempre che ci fosse una sfumatura acida nella sua voce, soprattutto quando era diretto a lei. Nonostante ciò, tutti volevano bene al ragazzo incondizionatamente, soprattutto Jason, Hazel e Percy. Ah, Percy! Lui l’aveva letteralmente mandata in tilt. Non si aspettava di poter interessarsi a qualcuno, soprattutto perché era passato solo un misero mese, eppure era chiaro come il sole che non ci fosse solo una “grande amicizia” tra loro.

Era successo tutto una settimana prima, un sabato sera particolarmente freddo che aveva indotto la comitiva a restare in casa. Avevano ordinato le pizze, qualche birra, e avevano fatto dei “tornei”, poiché Annabeth nella sua ignoranza al riguardo non sapeva come definirli, alla xbox. Lei stava al piano di sopra, in camera di Talia, e stavano chiacchierando riguardo alla festa che ci sarebbe stata la prossima settimana.

-I fratelli Stolls stanno organizzando una festa pazzesca. È sabato prossimo, ci andiamo no?- iniziò Piper già su di giri.
-Solo se c’è da bere. La ridicola festa che organizzò Silena ad agosto fu straziante. Nemmeno una bottiglia di birra, altrimenti il padre, se l’avesse sgamata, l’avrebbe messa in punizione a vita. Giustamente, secondo la sua logica, il padre la mette in punizione per qualche alcolico e non per ogni singolo millimetro quadrato distrutto nella sua abitazione. La musica faceva abbastanza cagare, e le stanze da letto erano pure chiuse. Non si è interessata a niente, se non a pomiciare con Charlie.- replicò Talia con una smorfia.
-Silena è simpatica, ma dovrebbe evitare di venire a scuola con quei pantaloncini-mutanda che fanno risaltare il suo bellissimo lato B. Ho notato che anche Luke sembrava interessato a questo l’altro giorno, mentre veniva interrogata in algebra.- disse Annabeth con un ghigno.
-Per me può guardare tutti i culi del mondo!- sentenziò Talia quasi esasperata dalle prese in giro delle due amiche, ma chiaramente infastidita dal gesto del ragazzo.
Quando Piper stava per controbattere la risposta dell’amica, qualcuno bussò alla porta della camera. –
-Jason, te l’ho detto cento volte che non so dove siano il joystick bianco e non ripeterm…- iniziò Talia, interrotta da Percy.
-Tals, sono io, non Jason. Annabeth vuoi scendere a giocare a Call of Duty? Manca un altro giocatore e sia Leo che Frank fanno schifo.- le chiese sorridendo.
-Ma se non ho mai visto una console in vita mia!- rispose Annabeth ricambiando il sorriso.
-Hai in casa la giocatrice più brava dell’universo, che ti fa il culo ogni volta, e chiami la biondina che non ha mai nemmeno visto da lontano un videogioco? Mi deludi.- replicò Talia, non veramente offesa.
-Allora è venuto il momento che impari, le insegnerò io.-  disse ammiccando alla cugina –Vieni?-
-Non vi lamentate se poi si dovesse rompere qualcosa. Uomo avvisato, mezzo salvato.- rispose Annabeth alzando le mani –voi non venite ragazze?-.
-No, io ho da fare due chiacchiere con Piper. Chiamateci quando arrivano le pizze, e lasciatemi una bottiglia di birra almeno, non come l’altra volta che Percy ha bevuto anche la mia!- li liquidò frettolosamente Talia.
 
La partita fu lunga, ed Annabeth desiderava che non finisse. Si stava bene tra le seduta per terra, con Percy che l’abbracciava da dietro e le accarezzava il braccio. Ringraziò mentalmente gli dei che fosse buio perchè nascondeva il suo rossore. Le pizze arrivarono un’ora dopo e i ragazzi si sedettero chi per terra, chi sulle poltrone, chi sul divano. Una poltrona era occupata da Annabeth, seduta in modo un po’ scomposto per come era abituata, in braccio a Percy. Sul divano ci stavano Piper, Leo e Luke che si tiravano addosso più tranci di pizza di quanti ne mangiassero. Nico era seduto un po’ più in disparte, sul tappeto, ed ogni tanto lanciava a lei e Percy degli sguardi fugaci, ma Annabeth non era in grado di leggere nei suoi occhi cosa pensasse. Era sempre stata convinta che quella fosse una sua qualità, che nessuno, nei suoi occhi color tempesta, potesse leggere la sua mente, ma ora non era più tanto sicura. Talia e Piper erano in grado di capire quando stava mentendo e quando no, semplicemente guardandola. Nico sembrava che potesse ascoltare i suoi pensieri, quasi come se li stesse dicendo ad alta voce. Percy invece pareva spogliarla solo con uno sguardo, metterla a nudo e comprendere i suoi sentimenti come se fosse un libro aperto. Era una cosa che un po’ la spaventava, ma almeno non aveva bisogno di spiegare cosa provasse, se le persone erano così brave a capirlo da sole.

-Qualcuno mi spiega che fine hanno fatto Calypso, Hazel, Frank, Will e Rachel?- chiese Jason interrompendo i lanci di pizza che avevano trasformato il divano da bianco in rosso.
-Calypso è andata a Toronto. Torna dopodomani, ti sei scordato? E Will ha la febbre, ha mandato un messaggio oggi nel gruppo.- gli rispose Leo.
-Hazel e Frank hanno detto che volevano passare una serata da soli. Mi sa che ci stanno dando dentro!- affermò Talia, facendo spallucce.
-E Rachel? Sapete come sta?- domandò Percy, un po’ titubante.

 In quelle tre settimane in cui Annabeth l’aveva conosciuto, aveva sentito nominare Rachel pochissimo, e sapeva che era un argomento un po’ delicato. L’aveva incontrata giusto un paio di volte proprio mentre era in compagnia di Percy, e subito aveva colto gli sguardi gelosi della ragazza. Aveva provato qualche piccola fitta di gelosia, nel pensare che quella era stata per un sacco di mesi con Percy, poiché era stupido mentire a se stessa: lui le interessava, ed anche parecchio! Era bellissima, con dei ricci rossi lunghissimi che le arrivavano fino alla vita, due occhi verde bottiglia e delle lentiggini che le ricoprivano le gote. Aveva uno stile un po’ troppo particolare per i suoi gusti, con quelle maglie larghissime e quei jeans sempre ricoperti da pittura; non poteva essere definito un look proprio normale, ma calzava a pennello con la sua personalità, almeno da come l’avevano descritta i suoi amici. Sì, piangeva spesso e si lamentava troppo, forse era anche un po’ immatura nonostante i suoi diciotto anni, ma non le sembrava difficile pensare che qualcuno si potesse innamorare di lei. Era dolcissima, anche se non ne suoi confronti, molto disponibile e sempre, od almeno prima di essere lasciata, allegra. I suoi occhi da cucciolo, che comunque non sono minimamente paragonabili a quelli di Percy, erano adorabili. Le dispiaceva vederla in quelle condizioni, perché lei, nel vedere Percy con un’altra, ci sarebbe stata ugualmente male. E lo stesso Percy stava male nel vederla così.

-Come sta da quando l’hai lasciata, che domande! Piange, si lamenta, odia la bambola bionda e sta iniziando a non voler più parlare manco con me. Scordatevi che torni a stare con noi. L’ho vista addirittura in compagnia di Reyna e Drew. REYNA E DREW! Vi rendete conto di quanto sta cadendo in basso pur di non frequentarci?- affermò Talia, infastidita dalla testa ai piedi.
-Sarò stato un cretino, okay, lo ammetto Tals. Avrò sbagliato il modo, avrei dovuto essere meno brusco; stiamo sempre allo stesso punto. Io avrei voluto lasciarla già da un po’ e posso giurare che la reazione sarebbe stata la stessa. Perché avrei dovuto prenderla in giro? Non l’amavo più, non potevo mica fare finta! Sono andato avanti, ed è ora che lo faccia anche lei. Poi spiegami tu, Piper, Clarisse e le altre cosa c’entrate! È gelosa del fatto che mi interessi ad un’altra ragazza, ben venga. Ora spiegami però perché non vi frequenta più, perché non vi telefona, non vi parla come prima? Non mi fa certo piacere vederla così, è stata una parte importante della mia vita, ma non può fare la bambina. È ora che cresca.- spiegò Percy, che per la prima volta da quando Annabeth lo conosceva stava realmente iniziando a perdere la calma. Lei nel frattempo era arrossita come un peperone alle parole “è gelosa del fatto che m’interessi ad un’altra ragazza”, e stavolta il buio non poteva nasconderla.

 Si strinse un po’ più forte a lui, prendendogli la mano e poi cercò di riportare un po’ di calma nella stanza, ma invano, perché Luke nel frattempo aveva lanciato un’altra bomba.
-Ma Reyna non è quella ragazza che vi siete portati a letto tu e Jason nello stesso mese?- si rivolse ghignando a Percy, che nel frattempo aveva spalancato gli occhi, mentre Jason si era portato le mani alla testa e aveva iniziato a contare: -3…2…1…-
-VOI COSA? MIO FRATELLO E MIO CUGINO SI SONO FATTI LA RAGAZZA CHE ODIO DI PIU’ AL MONDO ED IO MANCO LO SAPEVO? SIETE UOMINI MORTI.- urlò Talia. Annabeth non capiva cosa potesse averle fatto di così grave quella ragazza, che era anche la sua compagna di studio per greco e non era male a dir la verità, ma questo non lo avrebbe mai detto apertamente se non voleva essere presa a pugni dall’amica; non riuscì ad aprir bocca però, che Percy era già scivolato fuori dalla poltrona insieme a Jason e aveva iniziato a correre al piano di sopra, seguiti da una Talia infuriata. La scena avrebbe fatto ridere tutti, ma una Talia arrabbiata è pericolosa, e non voleva che Percy morisse prima del tempo per mezzo di sua cugina.

 Dopo un quarto d’ora di urla provenienti dal piano di sopra, i tre riscesero integri, per fortuna. I ragazzi nascondevano un ghigno, mentre la corvina aveva gli occhi assottigliati e camminava a passo svelto verso la cucina, borbottando qualcosa fra sé e sé. Percy nel frattempo aveva di nuovo preso posto sulla sua poltrona con Annabeth in braccio, gelosa più che mai ma senza darlo a vedere, e aveva iniziato a girarsi i suoi boccoli tra le dita. Quando Talia tornò dalla cucina, con la terza bottiglia di birra in mano, si buttò letteralmente sul divano, accese al tv e sentenziò: -Pips, Annie, oggi dormite da me se ci tenete alla salute dei vostri ragazzi.- il che provocò una risata generale ed un’Annabeth che avrebbe voluto essere sotterrata.
Piper invece si alzò e stampò un bacio a fior di labbra a Jason. Una sola settimana dopo che si erano conosciute, lei aveva iniziato finalmente a frequentare il ragazzo, quindi le battutine acide di Tals non la tangevano più di tanto.

La serata passò abbastanza velocemente e verso l’una di notte Leo, Luke e Nico se ne andarono a casa, mentre Percy e Jason andarono nella propria camera e Talia, Piper ed Annabeth nella loro.
Talia era abbastanza sbronza, si vedeva da come camminava per il corridoio, così le altre due la costrinsero letteralmente ad addormentarsi, cambiandosi in fretta e spegnendo subito la luce. La mattina dopo avrebbero dovuto studiare così tanto che non potevano permettersi di fare più tardi. Avrebbero finito per le 11 di sera se si fossero svegliati alle nove del mattino, e non era di certo un pensiero rassicurante.

Annabeth chiuse gli occhi all’1.37, dopo aver avvertito il padre che avrebbe dormito fuori. Era la prima volta che dormiva da Talia, a dire il vero. Solitamente studiavano da lei, dormivano da Piper e cazzeggiavano da Talia. Si chiese dove dormissero Sally e Paul, rispettivamente madre e padre di Percy, o meglio quest’ultimo il compagno della madre. La villa era davvero enorme, più di qualunque altra avesse mai visto Annabeth. Erano cinque piani, di cui l’ultimo non l’aveva ancora visto, ed era lì probabilmente la camera matrimoniale. Talia le aveva raccontato che la loro era una famiglia allargata abbastanza complicata. La madre sua e di Jason era morta, mentre il padre lavorava in un altro continente; il padre di Percy invece era partito quando lui era molto piccolo ed era stato dato per disperso in mare, praticamente morto. I tre cugini erano andati a vivere da Sally che, nonostante fosse distrutta dalla perdita di Poseidone, aveva dovuto portare avanti la famiglia da sola. Era una donna molto forte, e per fortuna sia Poseidone sia Zeus avevano lasciato loro una ricca somma di denaro. Col tempo la donna aveva conosciuto un altro uomo, un insegnante della scuola che attualmente frequentavano i ragazzi, e aveva scritto un libro. Con l’ottimo stipendio del compagno, quello del lavoro di Sally, il denaro ricavato dalle copie vendute del libro e grazie al “patrimonio di famiglia”, avevano fatto costruire quella villa, che aveva simboleggiato l’inizio di una vita tranquilla, serena. Jason non parlava mai dei suoi genitori, nemmeno Percy del padre. L’unica cosa che contava per lui era la madre, la definiva come la donna della sua vita, e se mai avesse trovato l’amore, sarebbe stata sicuramente una persona come lei.

Forse per la consapevolezza che Percy dormisse ad un piano di distanza, o forse semplicemente perché non aveva sonno, Annabeth decise di scendere in cucina per prepararsi una cioccolata calda, nella speranza di riaddormentarsi dopo.
Scese le scale e si trovò davanti Percy che guardava la televisione nel soggiorno. In quel preciso momento si rese conto, da come la guardava, che il pigiama di Talia le andava decisamente troppo piccolo. Portava minimo due taglie di reggiseno in più all’amica ed era molto più alta, quindi si vedeva un po’ tutto. Se avesse potuto seppellire la testa nel pavimento l’avrebbe fatto, ma non avendo questa capacità si portò le mani al petto incrociandole. Quella non era proprio la modalità migliore per coprirsi, che anzi le fece risaltare ancor di più le forme abbondanti.  Erano una misera canottiera ed una culottes, ma non poteva immaginare che Percy stesse in quel preciso momento giù. Decise di sorridergli e gli chiese perché fosse lì.

-Jason russa come un maiale, e poi oggi ho dormito durante le due ore di matematica ed anche dopo pranzo, non ho molto sonno. Tu?-
-Non ne ho idea, non riuscivo a dormire… Cosa guardi?-
-From Paris with love. Vuoi unirti a me?-
-Non ho niente meglio da fare, quindi si!- e si rannicchiò sul divano con la testa appoggiata sulla spalla del ragazzo ed il braccio di quest’ultimo che la circondava. Stettero così all’incirca una decina di minuti, poi Percy si girò per guardarla. Se la mise più vicina ed iniziò ad accarezzarle delicatamente una guancia; si avvicinò piano piano fino a far sfiorare le labbra, per poi premerle con più sforza su quelle della ragazza. Si staccò e la guardò dritta negli occhi, per poi attirarla a sé e mettere le proprie mani sul suo collo, mentre Annabeth metteva le proprie sul petto del ragazzo. La bocca scese sulla sua, le labbra si ammorbidirono e le lingue si incontrarono in un bacio dolce, calmo. Le morse il labbro inferiore e lo tirò, per poi ricominciare con un bacio stavolta più impetuoso, più feroce. Si staccarono solo quando nessuno dei due aveva più fiato e si sorrisero a vicenda, poi Percy riprese la parola, mentre con le dita sfiorava il collo e le spalle scoperti di lei che gli stava in braccio.

-Non pensare a Rachel.-
-Rachel?-
-Ti vedo quando pronunciano il suo nome, ti senti quasi in colpa.-
-No, ma al suo posto penso che proverei le stesse cose; non posso darle torto.-
-Lei è stata una parte di me per un bel po’ di tempo, ma ora non è più nella mia testa. Troverà qualcuno che la farà stare di nuovo bene, sono certo di questo. Adesso sei tu che conti. Sei una delle ragazze più belle che abbia mai visto, una delle più intelligenti, una di quelle che con poche parole mi rende felice.-
-Probabilmente è la prima volta che lo dico, ma è così anche per me.-
Restarono così, abbracciati, baciandosi per un’ora all’incirca, e Annabeth pensò che non fosse mai stata così bene tra le braccia di qualcuno.

Recensite, mi raccomando. <3

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


Sono tornata, un po' in ritardo rispetto a quando avevo promesso di aggiornare. Questo è un capitolo comunque di "passaggio", per il resto ci sentiamo sotto nell'angolo autrice.

Annabeth si svegliò la mattina seguente piuttosto stordita, ma con un’evidente sorriso stampato in faccia, uno di quelli rari per lei. Il solo ricordo di Percy che la sfiorava, la accarezzava, la stringeva e la baciava, era in grado di farle venire i brividi.
 Non si era mai sentita davvero importante per qualcuno; aveva snobbato spesso e volentieri molte persone che avevano provato ad entrare nella sua vita, impedendo loro di renderla importante. Era anche colpa sua se dopotutto si sentiva così. La sua corazza, la sua “tattica” per non essere delusa dagli altri, per stare meglio, era inequivocabilmente stata un’idea di merda. Piper, Talia, Luke, Jason e Percy erano persone che tenevano molto a lei, e lei teneva molto a loro; Annabeth non meritava di stare da sola, ed ora finalmente se n’era resa conto. Meglio tardi che mai!

Erano tante le cose che, nonostante avesse già compiuto la maggiore età, non aveva fatto, oppure fatto in maniera limitata. Non essendo uscita con molti ragazzi, in sei anni solo tre o quattro e non più di due settimane ciascuno, aveva poca esperienza. Tanto per cominciare, qualsiasi gesto, sguardo o parola ci fosse tra lei e Percy, la faceva arrossire. Si sentiva in imbarazzo a stare con lui. Era una ragazza che aveva studiato sempre, che sapeva dirti il significato della parola più strana al mondo, sapeva dirti la formula chimica di un elemento qualunque, era capace di spiegarti l’architettura di un palazzo appena ci passavi, ma si sentiva davvero “ignorante” nei rapporti. Certe cose non si possono di certo studiare su un libro, e se non fosse stata all’altezza? Se Percy la lasciasse perché non era una semplice ragazza da portarsi a letto?

Si, Annabeth certe volte era davvero stupida! Percy l’aveva solo baciata. Certo le aveva detto che adesso era lei che contava per lui, che stava bene con lei, il che la induceva un po’ a pensare che volesse impegnarsi, ma… doveva smetterla di pensare. In amore non esistono risposte logiche e razionali, non poteva dare una spiegazione a tutto, doveva affidarsi al suo istinto ed essere se stessa.
Si guardò intorno, risvegliandosi da quei pensieri che la mandavano in crisi, e si rese conto che nella stanza di Talia e Piper i letti erano sfatti e le ragazze non c’erano. Diede un’occhiata al telefono e si rese conto che era mezzogiorno passato. Quelle due idiote delle sue migliori amiche non l’avevano svegliata ed ora avrebbe dovuto fare tutto di corsa. Corse verso il bagno in fondo al corridoio e si fece una doccia il più velocemente possibile poi, con solo un asciugamano addosso, corse di nuovo in camera della ragazza. I vestiti di Talia erano troppo piccoli per lei, e non ci teneva tanto a mostrarsi a tutti com’era successo quella notte con Percy, ma d’altronde lei non aveva programmato di passare la giornata dall’amica. Piper però le aveva accennato che, proprio per quest’abitudine di Talia di non avvertirla in tempo quando voleva dormire con lei, aveva portato qualche suo vestito a casa della ragazza, per non trovarsi praticamente a dover indossare per due giorni di seguito gli stessi abiti. Aprì l’armadio e ci trovò una marea di roba buttata da tutta le parti, e nessuna di queste era appesa alle stampelle. Talia non era decisamente una tipa ordinata. Nello scaffale soprastante trovò una felpa blu scuro larga e lunga, ed uno skinny jeans chiaro. Ovviamente erano suoi. Si era completamente dimenticata che una volta aveva lasciato i suoi vestiti dall’amica, dopo che si era versata la cioccolata addosso. Jason le aveva proposto di cambiarsi e farli lavare, ma lei si scordò di riprenderli dopo. La fortuna era dalla sua parte. Anche se avesse indossato i vestiti di Piper non sarebbe andata poi così meglio, poiché quest’ultima aveva i fianchi più morbidi di lei ed indubbiamente più, ma molte più curve. Si raccolse i capelli in uno chignon morbido fatto molto frettolosamente e, dopo essersi  messa i calzini, salì due piani per raggiungere lo studio, dove sperava che stessero i ragazzi.

Non si sbagliava, stavano già tutti sui libri, il che la sconvolgeva, e non poco.
Jason stava sul tavolo, con un evidenziatore rosa in bocca ed uno blu in mano. Piper era stesa comodamente su uno dei divani, coi piedi incrociati, e stava trascrivendo qualcosa dal libro di chimica ad un quaderno. Talia stava sulla scrivania vicino alla finestra e stava facendo un tema. Percy aveva in mano il libro di latino sulle gambe, il vocabolario in mano ed una penna sull’orecchio e stava probabilmente imprecando a bassa voce come suo solito, poiché era risaputo che fosse una capra in quella materia.
-Grazie per avermi svegliato prima eh!- esordì lei, affacciandosi dalla porta –posso unirmi a voi?-
Talia si girò di scattò e si scusò –Percy ha consigliato di non svegliarti…- poi però fece un sorrisetto strano, un ghigno più che altro –ha detto che sei andata a letto tardi stanotte.-
-Si, non riuscivo a dormire e abbiamo visto un film insieme.- spiegò Annabeth, cercando di restare calma e non arrossire. Cos’aveva pensato una mezz’oretta prima? Essere il più naturale possibile e non imbarazzarsi per una battutina innocua del genere? Più facile a dirsi che a farsi, ma era un progresso ugualmente l’essere riuscita a mettere insieme una frase di senso compiuto, anziché balbettare e desiderare di sprofondare sotto terra.
-Annabeth- la chiamò Percy –sei la mia salvezza. Mi sono bloccato a questo rigo della versione, mi dai una mano?-.
Non che lei avesse mai pensato di non aiutarlo, ma con gli occhi da cucciolo che faceva sempre il moro sarebbe stato comunque impossibile dare un <> come risposta.
-Certo.- rispose lei, avvicinandosi e mettendosi tra le gambe del ragazzo. La versione lei l’aveva già fatta la settimana prima, come del resto almeno un’altra ventina, per esercitarsi, quindi se la ricordava ancora e non sarebbe stato difficile trovare gli errori e aggiustarli.

Studiarono un’ora, un’ora e mezza massimo, poi Talia si alzò in piedi, sbattendo rumorosamente il libro sulla scrivania.
-È dalle nove di stamattina che sto scrivendo questo fottuto tema e non ce la faccio più! Continuiamo dopo, ho fame.- sbottò lei, esaurita fino al midollo. Era già da apprezzare il fatto che la ragazza si fosse svegliata presto di domenica mattina, poi stava anche studiando, il che era un mezzo miracolo. Nonostante stessero ancora in alto mare dovevano concederle una pausa pranzo, e fermarsi fino alle tre e mezzo non avrebbe fatto poi così male neanche a loro.
-Ma Paul e Sally? Non li vedo da due giorni.- domandò Piper mentre scendevano in cucina.
-Si sono concessi un viaggetto i due, in Francia. Volevano fare un po’ la coppietta e hanno prenotato due settimane a Parigi. Sono partiti giovedì, quindi torneranno non questo mercoledì, l’altro.- rispose Jason scrollando le spalle e passandosi noncurante una mano tra i capelli corti. Annabeth pensò che fosse proprio un bel ragazzo. Era intelligente, simpatico, affascinante, ma non il suo tipo. Se avesse mai dovuto esprimere il proprio canone di bellezza, avrebbe senza dubbio descritto Percy. Era il tipico ragazzo popolare, capitano della squadra di nuoto, dietro cui andavano la maggior parte delle ragazzine, ma lei non vedeva in lui solo un ragazzo attraente (davvero, ma davvero attraente). Anche lui, a modo suo era un tipo intelligente; era premuroso, sia con gli amici che, a quanto pare, nelle relazioni; era leale, da come le sue amiche lo descrivevano; ti metteva a tuo agio sempre e comunque; era raro che qualcuno potesse cancellargli il sorriso dalla faccia. Faceva sempre le cose un po’ avventatamente, era la tipica persona che agiva prima di pensare, e solo dopo aver già fatto qual cosa ci rifletteva sopra. Era testardo, raggiungeva qualunque cosa ad ogni costo, e nonostante fosse consapevole di quanto attirasse l’attenzione, se ne fregava. Era davvero il suo tipo, sebbene non avesse mai pensato di avere un “tipo”, e se anche ci avesse pensato, non credeva potesse essere come lui.

Annabeth si riscosse dai suoi pensieri e domandò -Fatemi capire una cosa… voi avete casa libera per più di una settimana e non avete ancora organizzato una festa? Mi stupite ogni giorno di più.-
Percy rise e, appoggiandosi al piano della cucina, le circondò le spalle con un braccio –Abbiamo molti programmi in questi lunghi giorni in cui staremo soli, e ti assicuro che tra questi c’è anche una mega festa. Solo che sarebbe stupido organizzarne una prima di quella degli Stolls; meglio lunedì. Martedì è festa a scuola, perché c’è un’assemblea, ma a noi non interessa, così potremmo pulire tutto e abbiamo più tempo per procurarci un buon deejay e tanto, tanto alcool. No?-
-Michael Yew.- intervenne Piper.
-Chi?- chiese Jason, mentre prendeva una teglia da uno scaffale.
-Yew, quel ragazzo del quarto anno. Il padre ha un’importante casa discografica e non se la cava niente male alla console! Piace anche ad un sacco di ragazze del secondo anno, quindi attirerebbe ancora più gente.-
-Ci penserò, ma non intendo far venire ragazzine di quattordici anni che non possono manco bere, rovinerebbero solo la festa.- contestò Talia –Ora mi servono due di voi che mi diano una mano a cucinare, escludendo mio cugino, che già è tanto se riesce a fare il caffè!-
-Ti diamo una mano Jason ed io, sono certa che Percy ed Annabeth hanno tanto di cui parlare… e non solo.- disse Piper, ridacchiando.
-Piper, cazzo, la vuoi smettere?- inveì la diretta interessata, ancora circondata dal braccio di Percy, il che non migliorava molto la situazione.
-Ma intendevo parlare di latino! Sono sicura che abbiate molto su cui discutere della versione, no?- domandò ammiccando, provocando una risatina genere.
-Si si… Vieni Annabeth, andiamo a parlare di latino di là.- Percy la prese per il polso e la portò in camera sua.

Era la camera che condivideva con Jason, anche se non capiva il perché. La villa era molto grande, e avrebbe potuto scegliere un’altra camera, ma evidentemente aveva preferito stare col cugino. Era una camera enorme, anche più di quella di Talia, ed anche più grande del suo salotto. Era tutta blu, senza dubbio aveva scelto Percy il colore, ed era incredibilmente disordinata, o almeno la parte che doveva appartenere a lui. Non era molto arredata, c’erano i due letti, due armadi enormi per appartenere a due ragazzi, ed una serie di scaffali con foto, fumetti, premi ed oggetti di ogni genere. Una parete della camera e interamente attraversata da una finestra che affacciava sulla piscina, e più in là c’era una tv, quasi sessanta pollici, a schermo piatto. Oltre ai due iMac portatili che stavano sul comodino, non c’era altro. La sua camera ad esempio era molto semplice, ma non così… spoglia. Quella dei ragazzi era una camera con oggetti grandi e costosi, ma nulla di davvero interessante, mentre lei non amava circondarsi di cose preziose. Aveva giusto un computer fisso, il letto e l’armadio, ma per il resto la stanza bianca era dominata da una libreria di dimensioni gigantesche ed una scrivania altrettanto grande, più un tavolo su cui si dedicava al “disegno tecnico”. La sua stanza aveva più libri che altro, ma erano così tanti da farla sembrare quasi piccola. Talia invece aveva una stanza nera e bianca, invasa da vestiti, cuscini, libri (quelli di scuola, alcuni ancora avvolti dal cellophane) e braccialetti e collane. Il letto enorme ed altrettanto la televisione; non mancava il computer , ma diversamente dalle altre stanze lei aveva altri due letti. Quando le sue amiche veniva a dormire, toglieva da essi tutto ciò che aveva scaraventato sopra, altrimenti li lasciava disordinati come sempre; Annabeth non aveva idea del perché ci fossero in camera, nonostante lei fosse l’unica ragazza starci, ma non glielo aveva mai chiesto perché sicuramente la spiegazione sarebbe stata lunga, e Talia quando iniziava a parlare non la finiva più!

Percy si buttò sul letto e trascinò Annabeth con sé. Aveva solo una canotta nera ed un pantaloncino, ed era facile vedere il suo fisico scolpito sotto. La ragazza prese un po’ di coraggio e gli sfiorò delicatamente il viso con le dita lunghe ed affusolate, scendendo sul collo, poi sulla spalla, a seguire sul braccio e fermandosi sulla mano. Appoggiò la testa sul suo petto mentre lui, con l’altra mano, le accarezzava la schiena da sopra la felpa, facendole ugualmente venire i brividi. Era la prima volta che stava così “intima” con qualcuno, ma era una delle sensazioni più belle che avesse provato. La mano di Percy s’insinuò sotto la felpa della ragazza e iniziò a tracciare cerchi immaginari.
-Cos’hai detto stamattina per non svegliarmi?- chiese ad un tratto Annabeth, dato che aveva ampiamente notato le battutine degli amici sull’argomento.
-Ho solo detto che ieri sei stata con me fino a tardi ed era meglio farti dormire di più. Piper verso le dieci in realtà è venuta a svegliarti, ma nel caso non lo sapessi hai il sonno pesante.- disse ridendo.
-Ah davvero?-
-Si, e russi anche!-
-In diciotto anni della mia vita nessuno mi ha mai accusato di russare.-
-C’è sempre una prima volta. Forse nessuno ha mai dormito con te durante la notte per poterlo notare.- aggiunse ironicamente, alzando le mani.
-Ma stanotte non abbiamo dormito insieme, giusto?- chiese alzandosi di scatto, mentre sentiva già il sangue affluirle sul viso. –Giusto?- chiese nuovamente, poiché il ragazzo stava ridendo e non le rispondeva.
-No, okay. Mi stavo inventando tutto. Ti farebbe così schifo passare una notte con me?- domandò lui, mettendo un finto broncio.
-Si, cioè no. Cioè intendo… non lo so. È che non sono abituata a questa… cosa.- disse balbettando e guardandosi le mani.
-Non sei uscita manco con un ragazzo?- chiese Percy incredulo, spalancando la bocca.
-No. Bhe, sì. Sono uscita con qualcuno, ma per poco tempo, non era nulla di che.-
-Ma hai diciotto anni! Sei una figona assurda, vorresti farmi credere che nessuno ci abbia mai provato con te?-
-Sì, mi assillavano addirittura a dire il vero. Ero io a non volere una relazione. Stavo bene da sola, tutto qui.-
-Sei sicura di essere etero?-
Annabeth prese il cuscino dietro al ragazzo e glielo buttò in faccia –Certo che lo sono, altrimenti non sarei qui con te, non trovi?-
-Quindi ammetti che t’interesso!- disse lui prendendole i fianchi e facendola avvicinare.
-Mhm… un pochetto.-
Percy iniziò a farle il solletico, fino a quando lei ammise tra le risate –Si okay, hai vinto tu. Mi piaci.-
Lui le scoccò un bacio a stampo e la strinse a se’. Restarono così, abbracciati l’una all’altro per qualcosa che sembrò loro un’eternità, mentre in realtà fu solo una manciata di minuti, quando poi Percy interruppe il silenzio.
-Sabato stiamo insieme.-
-Noi il sabato stiamo sempre insieme, c’è anche la festa tra gli Stolls, ricordi?- gli sorrise.
-No! Intendevo tu ed io da soli.-
-Penso che Piper mi scuoi viva, nel caso non vada…-
-Piper sarà anche una malata mentale, ma so che in fondo preferisce vederci insieme, piuttosto che a quella stupida festa.-
-E dove vorresti andare?-
Toccò a Percy sorridere stavolta –Avevo qualche idea… Ma preferisco sia una sorpresa. Conoscendoti, credo ti piacerà.-
Annabeth colse una sfumatura maliziosa -Ma se mi conosci appena!-
-Non ci vuole tanto tempo per capire come sei fatta. C’è qualcosa in te che mi attrae, anche se non so dirti precisamente cosa sia. L’aspetto esteriore vale, ma fino ad un certo punto. Tu sei… diversa, ecco. Non credo debba esserci sempre un motivo quando ci s’interessa a qualcuno. Accade, punto. È vero, è passato solo un mese, ma che importa?-
-Niente, appunto. Non è per niente importante! Tu non sai quanto sia stato difficile per me a San Francisco, ma qui sto bene. Sto bene con le persone che ho attorno, sto bene con te.-
Si avvicinò lentamente al suo viso e lo baciò, con calma.
Proprio in quel momento entrò Jason, senza bussare, e li interruppe –Piccioncini, so che non era il miglior momento per entrare, ma credo che né Talia né Piper sappiano cucinare bene, e non mi lasciano cucinare niente perché dicono che sono incompetente. Percy… di te non mi fido. Annabeth puoi scendere a darci una mano, vorrei mangiare qualcosa di commestibile per favore. Anche pasta in bianco mi andrebbe bene, ma non ne vogliono sapere.-
-Ehm… si, dacci un secondo e scendiamo. Tu inizia a far bollire l’acqua.- rispose lei, decisamente infastidita.
-Che testa di cazzo che è Jason, vero?- disse ridendo Percy quando quest’ultimo uscì dalla camera.
-Ma no dai, è solo molto inopportuno.- affermò lei, ridendo a sua volta.
-Allora andiamo a cucinare? Tu almeno, io non mi avvicinerò neanche ai fornelli.-
-Si, scendiamo…- scese dal letto e si avvicinò alla porta, con Percy alle sue spalle.
Questo però, appena lei fece per spingere la maniglia, la girò e la schiacciò al muro per baciarla, un bacio più impulsivo, diverso dagli altri. Si staccarono solo quando mancarono i respiri ad entrambi, ma non erano sazi ancora l’uno dell’altra, nessuno dei due voleva davvero separarsi, così ripresero a sfiorarsi, Percy morse il labbro ad Annabeth mentre le stringeva un fianco e poi…
-Venite subito o vi prendo a calci in culo.- fece Talia, urlando a squarciagola dalla cucina.
Percy alzò gli occhi al cielo –La solita grazia di Talia.-
Annabeth scoppiò in una grossa risata –Si, ma è il caso di scendere davvero. Quella ragazza mi fa paura a volte.- e detto ciò gli prese la mano e lo portò in cucina.


 
 Allora, ho già anticipato che questo è un capitolo di passaggio, mentre il prossimo -anticipo- parlerà dell'appuntamento di Annabeth e Percy, quindi sarà, almeno per ora, il più importante. Sono contenta per il risultato ottenuto da questa FF. Ero di poche pretese, mi sarebbero bastate anche quattro recensioni, ma fortunatamente le persone che seguono la storia stanno crescendo sempre di più, quindi continuerò a scrivere con piacere. Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, e ringrazio soprattutto Giady_Delena, che ha dovuto cancellare il suo account su EFP, ma è stata una delle prime, se non la prima, a vedere, recensire e seguire questa storia. Grazie davvero.
 

 
 
 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


IL PRIMO APPUNTAMENTO

 
Annabeth stava per perdere definitivamente la pazienza. Da quando aveva detto alle sue migliori amiche la settimana prima che Percy le aveva chiesto di uscire, queste non avevano fatto altro che assillarla, fino all’arrivo del fatidico sabato.


 Non amava truccarsi molto, né impiegare una giornata intera a prepararsi, ma Piper era abituata diversamente. La stava quasi restaurando, tanto del tempo speso, e se non fosse venuto fuori qualcosa di eccezionale, Annabeth probabilmente l’avrebbe trucidata.

Talia era stesa sul letto di Annabeth e si stava accendendo una sigaretta.
-Tals potresti evitare di fumare in camera mia? Non ci tengo a sentire la mia matrigna lamentarsi con me perché la camera puzza, se non ti spiace.-
-Calmati bambola. Vado vicino alla finestra, tu pensa però a farti bella per stasera.- le rispose Talia, che era talmente tanto frastornata, da alzarsi barcollando. Annabeth non era sicura che quella fosse una sigaretta, ma il fumo le faceva schifo, di qualunque “tipologia fosse”, e non volle approfondire.
-Piper ti avevo chiesto solo di mettermi l’eyeliner, non di riprodurre un quadro di Picasso sulla mia faccia!-
-Si… ho quasi finito.- la arronzò Piper, concentrata come Annabeth non l’aveva mai vista, e dopo cinque secondi si allontanò e fece girare Annabeth verso lo specchio –Voilà. Che ne pensi?-
-Penso di avere tutta Kiko in faccia, ma non posso negare che sei bravissima.-


Non aveva addosso poi quanto trucco, ma era comunque più di quanto solitamente usasse, eppure non le dispiaceva. Indossava un corpetto nero con lo scollo a cuore corto; una gonna a fiori morbida che le arrivava a metà coscia con lo sfondo scuro ed i tacchi, categoricamente neri.
Piper le avrebbe permesso tutto, tranne scendere senza scarpe alte. I vestiti erano suoi, ma non erano proprio il suo genere; più che altro erano un acquisto sbagliato, come quegli abiti che vuoi a tutti i costi e poi magari metti una sola volta nella vita, però doveva ammettere che, abbinati in quel determinato modo, le stavano d’incanto.
I capelli sciolti ed un po’ mossi messi davanti, il trucco un po’ troppo scuro, ma che stava bene nel complesso ed il vestito la facevano sembrare quasi più piccola, non dimostrava più di sedici anni, ma non sapeva dire se fosse o meno una cosa positiva.
A lei piaceva, ma più che altro si augurò che piacesse a Percy.

Si sentì un fischio –Sei una favola, bionda! Sono sicura che mio cugino avrà la bava alla bocca.- disse Talia, sempre con la voce un po’ biascicata.

-Okay, ma ora smettetela di pensare a me. Sono le nove e dovete ancora prepararvi per la festa, e so bene che di qui a tre ore non concluderete niente.- le interruppe Annabeth, incitando le amiche a muoversi.

-Annabeth… noi stasera non andiamo alla festa. Viene Zoe a casa mia, una nostra amica che non vediamo da tempo. È tornata stamattina dall’Italia, e preferiamo incontrarla.- disse Piper, con la sua solita voce forte e sicura.

-Piper, per quanto tu e la tua “lingua ammaliatrice” siate convincenti, io non ci casco. Stai parlando di questa stramaledetta festa da tutta la settimana, ed anche stamattina non facevi altro che lamentarti di non sapere cosa indossare! Perché avete cambiato idea?-

-Non deve interessarti perché non andiamo. Ciò che conta è che tu e Percy stasera vi divertiate e che tu smetta per un po’ di pensare a libri, dato che TU invece mi hai assillata per una settimana intera per il compito di greco, quando come al solito sei andata meglio di tutti.- la liquidò Piper.

-Non prendermi per il culo. Talia è strana da quando è arrivata. Tu non fai altro che cambiare argomento quando parlo di Rachel per chiederti qualche consiglio per stasera. Cosa mi nascondete?-


Talia si girò verso Annabeth e si portò una mano sulla tempia, chiudendo gli occhi per un momento, per poi iniziare a parlare –Vedi, bionda, non tutte le cose vanno come ci piacerebbe. Oggi, dopo scuola, Leo, Nico, Luke e Rachel sono venuti a mangiare da noi. Non guardarmi con quella faccia stupita Annie, non sto scherzando, Rachel me l’ha chiesto stamattina. Mi era sembrato normale, magari voleva tornare a frequentarci come ai vecchi tempi, e nonostante fossi ancora incazzata con lei ed il suo atteggiamento del cazzo, mi aveva fatto piacere parlarle di nuovo. Dopo aver mangiato, Jason, Leo, Nico ed io abbiamo fatto i piatti, mentre Luke, Percy e Rachel sono saliti al piano di sopra. Ho pensato che magari volessero chiarire una volta per tutte, che forse Rachel si fosse resa conto di aver fatto troppo l’immatura e volesse chiedere scusa a Percy, che in qualche modo volessero tornare amici e che Luke fosse salito a farsi una dormita, come sempre. Avevo pensato male. Quando sono salita in camera di Percy per parlargli, credo di aver assistito ad una delle scene più disgustose della mia vita. Luke e Rachel che ci davano dentro come se non ci fosse un domani, e sul letto di Percy per giunta. Sono uscita dalla camera per cercare mio cugino, augurandomi che non avesse visto nulla. L’ho trovato all’ultimo piano, mentre si allenava nella “palestra”. Gli ho chiesto se avesse anche lui visto la scena, e dal suo sguardo stupito mi sono resa conto che non lo sapeva. È sceso di corsa e lui e Luke… hanno litigato. Più pesantemente di quanto mai avessero fatto. Non avevo mai visto Percy così incazzato, e non avevo mai desiderato tanto che Luke si rompesse il naso come in quel momento. Sia lui che Rachel si sono rivestiti e se ne sono andati, ma non posso far altro che pensare a quanto sia rivoltante quel ragazzo, non che lei sia da meno. Rispettivamente il SUO migliore amico e la SUA ex che lo fanno sul SUO letto senza ritegno. Se non l’avesse fatto Percy, probabilmente avrei preso io a pugni Luke. Che Rachel fosse una bambina, lo sapevo già, ma che Luke fosse un tale stronzo… non potevo neanche immaginarlo. Sono contenta che oggi tu e Percy usciate, deve distrarsi un po’, e tu sei l’unica cosa che può distrarlo in questo momento.-


Nella stanza calò il silenzio per qualche minuto. Piper guardava per terra, con una smorfia che, per rendere l’idea, faceva pensare che stesse per vomitare, Annabeth invece boccheggiava ed era sconvolta. Si domandò come fosse possibile arrivare a tanto. Poi andò verso Talia e le mise una mano sulla spalla –E vorresti farmi credere che solo Percy sia così deluso? Davvero stai cercando di farmi credere che tu sia dispiaciuta per lui e non per esserti innamorata di un lurido maiale che si è appena fatto la ex di tuo cugino?-


Talia si portò le mani tra i capelli e scoppiò –Sono sull’orlo di una crisi di nervi. Pensavo di interessargli, pensavo che, nonostante lo continuassi a negare, potesse esserci qualcosa tra di noi. Adesso l’unica cosa che provo è disprezzo! Non solo per avermi illusa, ma anche per quello che ha fatto a mio cugino. Per non parlare di quella troia patentata di Rachel. Era una mia amica! Per quanto avesse un carattere di merda io le volevo bene e soprattutto lei sapeva! Questo è quello che mi fa incazzare di più! Non puoi immaginare come sia stato difficile ammetterle che mi piaceva e lei? Lei se l’è fatto in casa mia!- adesso aveva cominciato ad urlare davvero e aveva gli occhi lucidi, un evento più unico che raro.


-Tals… guardami. Gliela faremo pagare a quei due stronzi, capito? So che è difficile, praticamente impossibile, ma devi ignorarlo. Devi fare finta che Luke non esista. L’indifferenza è la miglior arma in casi come questi. E so che si tratta di una frase scontata, una di quelle che si dicono sempre ma è lui che ci perde. Non sei solo una ragazza meravigliosa, ma una di quelle che, a modo suo, ti da il cuore. Se vuole continuare a scoparsi la prima che capita, tu non devi pensarci. Sarà soltanto un povero idiota che tra dieci anni non avrà nulla al di fuori di quelle quattro prostitute che si porterà a letto. Tu non devi ripagarlo con la stessa moneta, e non guardare fuori, guarda me! Non devi abbassarti al suo livello, sei una persona migliore di lui, sei anche meglio di come pensi. Caccia le palle, e lasciali perdere… Persone come loro devono solo restare sole.- la rassicurò Annabeth, con una sensazione ancor più forte della rabbia che le bruciava nello stomaco –Stasera resto con voi.-


-No! Sapevo che non avrei dovuto dirtelo. Senti… c’è Piper con me, e anche Zoe. So che mi perderò una festa pazzesca, e so anche che Pips non mi lascerebbe mai da sola, nonostante muoia dalla voglia di andarci, ma non farti portare sulla coscienza. È la tua serata. Devi uscire dagli schemi, devi imparare a goderti alcuni momenti. Resteresti qui, a vedere un film con me e poi? Avresti sicuramente dei rimpianti per aver “appeso” Percy, e non voglio che mio cugino abbia altre delusioni, anche se capirebbe la tua scelta. Te l’ho già detto un centinaio di volte, bambola, è la TUA serata, e non devi permettere che te la rovini qualcuno.-


-Sì Annabeth. Percy sarà anche una testa di cazzo, ma ci tiene tanto a te. Tu non lo conosci, non puoi notare la differenza nei suoi occhi, non puoi capire come ti guarda. E vedo anche come tu guardi lui. Hai diciott’anni e devi un attimo mettere da parte lo studio e pensare anche ai ragazzi, non so più come fartelo capire. Tu non sai quanto tempo ci mise Percy per chiedere a Rachel di uscire. Circa due mesi dopo il “primo bacio”. Lei è stata importante, perché è stata la sua prima relazione, ed è normale che reagisca così, ma con te è mille volte peggio. Non vedi com’è geloso quando Jason ti chiede anche solo di studiare insieme? Non ti accorgi di quanto sia interessato? Per un po’ lascia il cervello a casa e segui di più il tuo cuore. Credo sia anche arrivato il momento…- si intromise Piper, che era stata zitta per un bel po’, troppo decisamente per com'era abituata.


Qualcuno bussò alla porta e quando Piper andò ad aprire si ritrovò davanti la matrigna di Annabeth, che sembrava quasi infastidita dall’aver dovuto fare le scale.
-Sto urlando da tre ore. Muoviti. Giù c’è il tipo che ti aspetta. Perry Johansson o qualcosa del genere. Faresti bene a sbrigarti.- e detto ciò chiuse nuovamente la porta sbattendola e tornò al piano di sotto.


Annabeth non si rese conto di avere l’ansia sino a quel momento. Spalancò gli occhi e si girò verso le amiche, che ora la stavano spingendo affinché scendesse le scale. Arrivata alla porta, dove c’era Percy poggiato ad uno stipite, si girò verso le amiche e fece loro segno di uscire. Osservò il ragazzo senza nascondere un sorriso compiaciuto: era davvero bellissimo; indossava una maglia nera a maniche corte ed un jeans nero. La cosa bella di Percy era che non rimuginava troppo su cosa mettere, anzi, prendeva la prima cosa che capitava, eppure qualunque accoppiamento facesse, gli stava sempre benissimo. Nessuno guardava mai i vestiti a dire il vero, il suo viso era bello come pochi, e ci si concentrava più su quello. Annabeth era una ragazza alta, ma nonostante indossasse anche i tacchi, Percy la sovrastava ancora di diversi centimetri.


-Ciao.- la salutò lui sorridendole.
-Ciao.- rispose lei, contraccambiando il sorriso.
Lanciò uno sguardo dietro di sé ed oltre la porta, nel caso che i suoi genitori o le sue amiche li stessero spiando, poi si avvicinò a lui e gli mise le mani incrociate dietro al collo, mentre lui appoggiò le proprie sui suoi fianchi, ma al ragazzo quel contatto non bastò, così si avvicinò fino a far scontrare delicatamente le loro labbra, limitandosi a quel leggero contatto.

-Come stai…?- gli domandò Annabeth accarezzandogli una guancia.
-Non è stata una delle mie giornate migliori, ma non importa. Ora siamo insieme, è questo che conta.
-Hai ragione. Dov’è che mi porti allora?-
-Tu seguimi e basta.- disse prendendola per mano e portandola alla macchina.


Durante il tragitto parlarono di quello che era successo la mattina, con Rachel e Luke. Sebbene Annabeth sapesse quanto dovesse costargli raccontarlo, doveva sapere come stava, altrimenti non avrebbe potuto aiutarlo.

-Che posso dirti? È stato davvero una merda. Luke, beh, lo conosco da una vita. So com’è fatto, so come la pensa, so come agisce. Non ha mai rimorsi, nonostante faccia sempre cose sconvenienti. Se si deve portare a letto una ragazza, non se ne frega di niente e nessuno, questo lo so bene. Dice di dover “portare il bimbo alle giostre”, cosa che condivido anch’io, ma non ho mai creduto che potesse ritorcermi contro. La cosa che mi ha fatto stare male però non è stato trovarlo con Rachel, o almeno non è stata la cosa principale; ciò che davvero mi ha fatto salire un istinto omicida è stato vedere la sua espressione quando ho aperto la porta. Nei suoi occhi ho letto arroganza, menefreghismo, egoismo, come se non riuscisse manco a capire cosa avesse fatto di male. Luke è un bambino nel corpo di un ragazzo, ma ora non posso più assecondarlo, non posso più andare oltre e far finta che il suo lato immaturo non esista, ora ha superato il limite!. Rachel poi… mi ha fatto davvero schifo. Non ha mai sopportato Luke! Lo frequentava solo perché era il mio migliore amico e poi da un giorno all’altro me li ritrovo insieme sul mio letto. Mi sono perso qualcosa? E, goccia che ha fatto traboccare il vaso, quando li ho cacciati da casa mia ha fatto anche la faccia ferita, come se non avesse sbagliato nulla e fossi io quello stralunato.- si fermò, Annabeth vide le nocche sbiancare mentre la sua mano stringeva forte il volante, così appoggiò la propria su quella del ragazzo.


-Sei incazzato, e hai ragione. Talia, Piper, io e sicuramente anche Jason e Nico siamo dalla tua parte. Quando sarà solo e tornerà da voi, perché purtroppo tornerà, si renderà conto di essere un coglione. Ma questa, come hai detto tu, non è la serata adatta per parlarne.-
-Sì, devo solo calmarmi. Ma, apro e chiudo parentesi, quello stronzo la pagherà anche per Talia. Nessun può permettersi di far soffrire mia cugina e passarla liscia.-

Annabeth spalancò gli occhi e si girò verso di lui –Talia? Quindi tu… lo sapevi?-

-Annabeth, che domande sono? Tals è mia sorella in fin dei conti. Siamo sempre stati legati e racconta molte più cose a me di quante ne dica agli altri. Tu naturalmente non farne parola con Jason, mi scuoierebbe vivo se venisse a sapere che a Talia piace Luke e poi lo ucciderebbe con le sue stesse mai. È molto protettivo, ma tende a non ascoltare più nulla quando gli si dice una cosa del genere, e diventa troppo pericoloso.-

-Mhm…- aggiunse Annabeth ridacchiando.

-Perché stai sorridendo? – domandò a sua volta Percy.

-Perché Jason non è il solo, per quanto mi riguarda, ad essere iperprotettivo!-

-Okay… Forse un po’ hai ragione.-


Annabeth non seppe quanto tempo durò il viaggio in macchina, ma le sembrava decisamente troppo, o forse era solo l’ansia per il suo primo vero appuntamento. Quando Percy le diede una mano a scendere, lei inspirò quello che era inequivocabilmente l’odore del mare e, aperti gli occhi, si ritrovò davanti un bellissimo bungalow con vista sul mare –Ti sei dato da fare Jackson. Montauk?- chiese poi guardandosi attorno.

Annuì -Per te questo ed altro Sapientona.- rispose lui ammiccando.

Non era tanto difficile capire cosa avesse organizzato: un “picnic” in riva al mare.

Percy stese un lenzuolo sulla spiaggia e aprì un cestino, cacciando fuori di tutto, da panini, ad insaccati, a cioccolato e a qualcosa che ad Annabeth ricordava i biscotti, ma non ne era tanto sicura dato che era… blu. Poi si ricordò della fissa del ragazzo per quel colore, e non ebbe dubbi. Quelli erano biscotti.


Risero e scherzarono per una mezz’ora circa, lanciandosi occasionalmente addosso anche del pane, finchè Annabeth decise di dar voce ai suoi pensieri ed esclamò –Devi avere dei bei ricordi di questo posto, sembri più felice qui.-


Percy la guardò negli oltri, il suo sguardo era indecifrabile ed Annabeth ebbe paura di aver detto qualcosa che non avrebbe dovuto dire, ma poi ruppe il silenzio –Sì. Qui è… il posto in cui si sono conosciuti i miei, il posto in cui mi hanno concepito ed in cui sono nato. Ci venivo con mamma quando ero piccolissimo, prima che lei incontrasse Paul. Era un periodo difficile per me, a quell’età. Non so se lo sai, ma sono dislessico, e iperattivo, e ho anche un deficit dell’attenzione. Per un bambino non era tanto facile avere problemi di questo genere, non avevo molti amici e mio padre era morto. Qui solo riuscivo a dimenticare tutto e a stare bene.-


Annabeth non riusciva a capire cosa provasse nel parlare di quelle cose, se tristezza, amarezza o altro, perché sembrava impassibile. Per quanto fosse convinta di conoscerlo, c’erano altr milioni di cose che non sapeva di lui, ma col tempo sperava di riuscire a saperle tutte, di conoscere Percy da cima a fondo.

-Ti manca? Tuo padre, intendo…- buttò lì Annabeth, cercando di capire cosa provasse realmente il ragazzo.

-Non so dirti se si tratti proprio di una mancanza. Vedi… io non ho conosciuto molto mio padre. Ero molto piccolo quando morì. Ho alcuni ricordi, ma veramente pochi, di lui, ad esempio il suo sorriso o i suoi occhi. Mamma mi ripete sempre che gli somiglio da morire. È da lui che ho “ereditato” la passione per il nuoto, si dice che anche il mio carattere sia fin troppo simile al suo. L’esuberanza, il sarcasmo, la lealtà… mi hanno detto che sono tutte cose che abbiamo in comune. Mia madre non ha sue foto. Credo che prima ne avesse qualcuna ma che ora le abbia nascoste perché il dolore per la sua perdita è ancora troppo forte, quindi non so come sia fatto, se siamo davvero due gocce d’acqua. Paul è fantastico, indubbiamente, ma per quanto mi sforzi non riuscirò mai a vederlo come un padre, mi mancherà sempre la sua figura. È stato difficile vivere senza, lo è ancora…-

Non riusciva a guardarlo negli occhi. Percy all’apparenza era un ragazzo superficiale, senza alcun pensiero per la testa, una persona che poteva avere tutto appena lo desiderava. Ma i soldi, è vero, non fanno la felicità. Lui aveva avuto un’infanzia ed un’adolescenza difficili, ancora adesso non era del tutto felice, eppure per chi non lo conoscesse bene, era la persona migliore del mondo. Annabeth aveva dato per scontato molto spesso che le persone fossero così come le sembravano, ma a quanto pare aveva sbagliato molte volte. Non sapeva cosa dire adesso. Forse aveva sbagliato a tirare in ballo l’argomento.


-Non lo dire.- disse Percy improvvisamente, ancora con lo sguardo perso.
-Cosa non dovrei dire?-
-Quello che ti ho appena raccontato. Non mi piace parlarne, di solito non lo faccio con nessuno, ma di te mi fido.-
Annabeth si avvicinò di più a lui e gli prese la testa tra le mani, costringendolo a guardarla negli occhi –Non sono il tipo che sbandiera i fatti altrui ai quattro venti, lo sai.- e lo baciò, a lungo, cercando di togliergli quel velo di tristezza che era calato sul suo viso.


Quando si staccarono fu il turno di Percy di chiederle qualcosa sulla sua famiglia –E tu invece?-

Fu presa alla sprovvista –Io cosa?-

-Andiamo Annie, sono venuto a casa tua. A stento parli con tuo padre, figuriamoci con la matrigna.-

-Non sono le persone a cui, sinceramente, tengo di più.-

-Ma sono i tuoi genitori, la famiglia non si sceglie.-

-E quindi? L’anno prossimo andrò al Collage, non vivrò più con loro, finirà tutto.-

-Ma non è una bella cosa da dire! Perché vi comportate così? Non puoi fingere di non volerli bene, è del tutto impossibile.-

-Non se lo meritano il mio bene. Mi vogliono solo fuori dai piedi, ed io li accontenterò tra non molto.-

-Sono persone idiote, non cattive. Se non hanno capito quanto vali e cosa sei, allora fai tu un passo verso loro. Fai capire che non possono comportarsi così. La famiglia è la cosa più importante che ci sia, più degli amici, più dello studio, più di qualsiasi altra cosa che tu preferisci anteporre ad essa.-

-Questo non è il momento. Ci ho provato tante volte ma ho parlato al muro, qui sto bene, lo sai. Ho Piper… Talia… te. Non mi fate mancare nulla.-

-Annabeth, devi ascoltarmi. Non dico ora, ma più in là, con calma, dovrai parlare con loro, dovrai risolvere.-

Lei sospirò, mugugnò qualcosa sommessamente che Percy non capì, poi dopo un po’ alzò la voce –Lo farò, se mi starai vicino.-


Percy non resistette più e la tirò a sé, come del resto voleva fare da quando aveva bussato alla sua porta qualche ora prima, e iniziò a baciarla con più passione di quanto avesse mai fatto, mettendole la mani tra i capelli. Poi scese a baciarle la mandibola, poi la gola, poi il collo e la clavicola, mentre lei stava per perdere completamente il controllo di se stessa.

Non andarono oltre, sarebbe stato ridicolo, troppo presto per lei, ma continuarono a baciarsi per almeno un’ora, fermandosi giusto il tempo di riprendere fiato. Quando si staccarono del tutto, ancora coi petti ansanti, lei si mise tra le sue gambe, la schiena appoggiata al suo petto, la testa sulla sua spalla e gli occhi chiusi, lui invece prese a tracciarle cerchi immaginari sulla spalla, sul braccio scoperto e sul collo.


Quando, dopo un po’, guardò lo schermo del cellulare per vedere che ore fossero, si rese conto che era l’una passata. Ci sarebbero volute più di due ore per tornare a casa, quindi era l’ora di cominciare ad avviarsi.
A malincuore si alzarono e si misero in viaggio.
Inizialmente parlarono di com’era andata la serata, che per entrambi era stata decisamente splendida, poi accesero la radio. Verso le 2.20 la canzone trasmessa fu Heart to Heart, ed Annabeth, che aveva chiuso gli occhi per qualche minuto, balzò in piedi.


-Miei Dei, amo James Blunt.- esclamò.
-Anche io. È la mia canzone preferita.-
Cantarono per tutto il viaggio di ritorno, rimettendo almeno un milione di volte quella canzone dal telefono, quella che sarebbe diventata, ma ancora non lo sapevano, la loro canzone.


Arrivata a casa Annabeth fece il più piano possibile per non svegliare i genitori. Erano quasi le quattro del mattino, poiché si era intrattenuta un po’ più del previsto in macchina con Percy prima di salutarlo, ed era certa che i genitori non sarebbero stati contenti dell’orario. Aveva diciott’anni, eppure la ramanzina per il rientro l’avrebbe probabilmente avuta anche a trent’anni.


Quando si spogliò e si mise nel letto non riusciva a prendere sonno, nonostante si sentisse gli occhi pesanti.
Era stata una giornata intensa, una di quelle che le aveva dato modo di riflettere su molte cose. Prima di tutto aveva imparato a non giudicare un libro dalla copertina, e si era ripromessa che da quel momento in poi non avrebbe avuto poi così tanti pregiudizi sulle persone che non conosceva bene.
Aveva però anche capito che certe persone, nonostante ti sembrino brave, possono tradirti e non avere nemmeno rimpianti. Era sempre più convinta di star perdendo la testa per un ragazzo, e nonostante fosse grande, aveva gli ormoni a mille come una ragazzina.
Ed ultima cosa, ma non meno importante, aveva deciso di finire di fare la guerra con la sua famiglia, era arrivata l’ora di sistemare tutto. Appena avesse trovato il coraggio, avrebbe parlato con loro e avrebbe risolto, era arrivato il momento di crescere davvero.
Le arrivò poco dopo un messaggio sul cellulare.

<< Buonanotte Sapientona. Grazie per la serata. >>
Era Percy, ovviamente.
<< Buonanotte Testa D’alghe, e grazie a te… >>


Con quel pensiero sprofondò nel sonno, con un sorriso accennato mentre dormiva, perché sì… Annabeth finalmente aveva trovato qualcuno che l’apprezzasse così com'era, e non l’avrebbe abbandonata stavolta.
 
 
*Angolo autrice*


Okay… Non uccidetemi. Sono passati tipo 20 giorni dall’ultima volta che ho aggiornato, ma ho una buona scusa. Il mio adorato computer era morto, e avevo perso praticamente tutti i file. Riesco a connettermi dal telefono, ma per pubblicare la storia naturalmente devo andare sul PC. Il capitolo che inizialmente avevo scritto era molto, molto, molto meglio. Era più lungo, con molte più cose e meglio “strutturato”, ma ovviamente il mio computer durato per cinque anni doveva farsi il viaggio ora…

Sto pubblicando questo dal computer di una mia amica, e non ho la possibilità di rivederlo per bene e correggere tutto, anche se sono sicura che ci saranno almeno 394 errori. Naturalmente potete farmeli notare, e mi scuso in anticipo per quest’orribile capitolo, che più in fretta di così non poteva essere riscritto.
Come già sapete, amo Percy e Annabeth. Diciamo che il primo è sempre rientrato nella categoria del ragazzo figo, che può permettersi di tutto, può avere tutte le ragazze che vuole e non fa altro che pensare a quello. Nessuno però cerca di capire davvero perché una persona si comporta in una determinata maniera.
Non tutti quelli che sorridono sono davvero felici.
Annabeth invece adesso sta iniziando a capire che nella sua vita mancava qualcosa, e si rende conto che era una stronzata assurda vivere senza un ragazzo o delle vere amiche che la sostenessero e che la facessero sentire amata.
Si vede che ho un’antipatia verso la matrigna ed il padre? Penso di sì. Poi vedremo anche come si evolverà la famiglia di Annabeth. Mi scuso ancora mille volte per il ritardo, e non posso stabilire una data precisa in cui aggiornare, sempre perché ho bisogno di un computer e soprattutto di tempo. Ora esce la pagella e penso di essere nei guai fino al collo. Io ed il latino non siamo decisamente affini, molto meglio il greco.

Prometto che, nonostante mi sia piaciuto scrivere questo capitolo, i prossimi saranno indubbiamente migliori e soprattutto approfondirò altri personaggi che amo, come Talia, e anche Luke, che è stronzo… ma lo amo lo stesso.

Spero che recensiate lo stesso questo schifo e mi perdoniate per gli errori commessi. Fatemi sapere che ne pensate, un bacio.

Grazie in particolare modo a Giady_Delena, che segue la storia dall'inizio, alle 13 persone che hanno recensito, alle 13 persone che l'hanno messa tra i preferiti e alle più di 30 persone che la seguono.

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