Everything

di Giuli_Lahote
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You're a falling star ***
Capitolo 2: *** You're every minute ***
Capitolo 3: *** Avviso ***
Capitolo 4: *** Trough this crazy times ***
Capitolo 5: *** Baby don't pretend you don't know it's true ***



Capitolo 1
*** You're a falling star ***


I personaggi, così come l'ambientazione e gli eventi che si susseguiranno e che voi tutti conoscete, appartengono a Stephanie Meyer. Io ho solo sviluppato quella storia splendida, tra Paul e Rachel che l'autrice non ha mostrato nei suoi libri.
Buona lettura



You're a falling star

Paul.




- La riunione è finita, ci vediamo stasera ragazzi. Collin, Jared, il vostro turno inizia tra 7 minuti - sentenziò Sam alzandosi dalla sedia e sistemandola al proprio posto dietro al tavolo della piccola cucina. Riuscii a sgranchire le gambe prima di sollevarmi dalla mensola di Emily e uscire fuori dalla porta.
Accennai un saluto veloce ai ragazzi e sparii dal vialetto angusto, incamminandomi verso la spiaggia. Calciai alcuni ciottoli che mi ritrovai davanti e continuai la mia passeggiata. Vidi alcune ragazze fermarsi a guardarmi e ricordai di essere senza maglietta ma non me ne preoccupai più di tanto.

Ero in spiaggia, no?

Arrivato quasi sulla riva, qualcosa venne a sbattermi contro. Chiuso gli occhi, conscio di non essermi minimamente scalfito ma consapevole di poter aver accidentalmente rotto qualche osso a qualcuno. Sospirai.

Per completare la fantastica giornata, dopo la litigata emozionante con quella apatica di Leah e la riunione di tre ore e mezza per parlare di.. nulla, ci mancava solo essere denunciato e citato in giudizio per tentato omicidio.

Ringhiai frustrato e guardai ai miei piedi. Una ragazza era intenta a "tastarsi" il fondoschiena come per controllare che fosse ancora tutta intera. Gentile le offrii la mia mano, con la speranza di evitare la denuncia.

- Mi dispiace, non l'ho vista, si è fatta male? - mi piegai al suo livello visto che non mi degnò di un misero sguardo e le porsi nuovamente la mano. Sentii il suo profumo di miele invadermi le narici e mi avvicinai leggermente ai suo capelli lunghi e scuri.

Alzò il viso e sbuffò - Il rientro a casa è ogni volta più.. piacevole. - sussurrò credendo che non la sentissi. Tolse gli occhiali da sole, poggiandoli delicatamente sulla testa e mi guardò.
Quando i suoi occhi incontrarono i miei, il mondo smise di muoversi. Tutti i rumori cessarono, eccetto il suo respiro dolce e quello splendido battito che sembrava seguire il mio. Una mano mi serrò lo stomaco, provocandomi un dolore piacevole, sopportabile. Percepì questo cavo invisibile uscire dal mio petto per intrufolarsi nel suo. Persi un battito.. e poi due, tre, mentre la fissavo.
Allora era questo che si provava. "Non sarà più la gravità a tenervi incollati alla terra.. sarà lei" . Era vero. Era lei che mi impediva di muovermi o di parlare o di fare qualsiasi altra cosa. Era per lei che adesso il mondo aveva un equilibrio, il mio mondo. Era per lei che la mia vita avrebbe trovato un senso.

- Ciao - mormorò, afferrando la mia mano ancora davanti al suo viso e mettendosi in piedi quasi da sola. Quegli occhi scuri mi incantarono, mi stregarono.

- Ciao - risposi, non lasciandole la mano piccola. Era perfetta, si incastrava perfettamente con la mia.

- Non mi hai fatto nulla, non ti preoccupare - si avvicinò a me e mi parlò come si parla ad un bambino - Non ti citerò in giudizio - schiacciò l'occhio.
Lo avevo detto ad alta voce?

Che idiota.

- Sono Paul, Paul Lahote, è un piacere sapere che sei tutta intera - e stupenda, avrei voluto aggiungere. Ma non sarebbe stato troppo strano?

Sorrise, mostrandomi quei denti bianchi e perfettamente allineati.

- Rachel Black, piacere mio - mi strinse la mano lievemente prima di lasciare la presa. Fui costretto a fare altrettanto, anche se una parte di me stava urlando non solo di riprendersi quella dannata mano, ma anche tutto il braccio e quel corpo fantastico, e quelle labbra così rosse e soffici.

Aspetta..

- Scusa hai detto Black? - le chiesi non smettendo di sorridere; probabilmente era più una colica quella che avevo stampata in faccia, ma lasciai correre.

Hai sentito male Paul, Eri troppo concentrato su come prenderla senza dare troppo nell'occhio. Avrà detto Clack, Tack, Rack..

- Si, Black. La mia famiglia abita a La Push da una vita. Abitiamo nella vecchia casa rossa in fondo alla strada principale - mi fece un segno con la mano, come se io non sapessi già dove abitasse e chi fosse la sua famiglia.

Perchè proprio la sorella del moccioso?

- Mio padre è il capo tribù - si vantò, gonfiando quasi il petto - Billy Black e.. -

- Tuo fratello è Jacob, lo so - la interruppi, immaginando già la reazione del moccioso alla scoperta. Ghignai.

- Conosci mio fratello? - domandò curiosa, alzando le sopracciglia. Mi grattai la nuca pensando velocemente a cosa dire. Avrei voluto dirle di no, ma tanto non sarebbe venuta a sapere comunque la verità, prima o poi?

- Si, siamo.. amici - controllai il fremito di disgusto e le sorrisi a denti stretti.

- Ma non sei un pò grande per stare con lui? Voglio dire Jacob ha 16 anni e tu.. bhè.. - le guance le si tinsero di un adorabile rosa. Mi venne voglia di morderle.

- Ho la sua stessa età -.

A questa esclamazione, per un motivo ancora sconosciuto, la vidi sobbalzare e le sentì perdere un battito. La fissai preoccupato spolverare il retro dei pantaloni, ancora sporchi di sabbia e rimettersi in spalla la borsa.

- E' stato un piacere, Paul, ma è giunta l'ora di andare, perdonami. Ci vediamo - sussurrò e scappò via, senza lasciarmi il tempo di replicare.

Che diavolo era successo?





NOTA DELL'AUTORE

Buona sera a tutte!
Inizio col chiedervi se il primo capitolo ( anche se cortissimo perchè introduttivo ), vi sia piaciuto. Lasciatemi una recensione, mi raccomando! Fatemi sapere cosa ne pensate!
Vi ricordate di me? E soprattutto della storia?
Everything l'avevo pubblicata precedentemente con un altro account, "saver330" .. non so se qualcuna di voi se la ricorda o se l'aveva letta prima di adesso.
Comunque avevo cancellato la storia e mi erano arrivati molti commenti dispiaciuti e increduli perchè ero arrivata quasi alla fine e credo, visto che ho deciso di ripublicarla, di dovervi qualche spiegazione.
In primis voglio dirvi che ho cancellato la storia perchè, quando l'ho scritta, avevo aperto da poco l'account qui su efp e rileggendo il mio "capolavoro" ahahahaha mi ero accorta che la storia non mi soddisfaceva. Non la trama, non fraintendete, ma il modo in cui l'avevo scritta.
Penso possiate capirmi, la fase di non accettazione di ciò che scriviamo avviene continuamente ahahaha.
Per questo insulso motivo, quindi, avevo deciso di cancellarla e mi ci sono voluti un paio di anni per capire che sarebbe bastato correggerla piano piano.
Comunque, ho deciso di riprovarci. Non perchè io sia una scrittrice adesso, ma semplicemente perchè credo di essere maturata e riesco a scrivere e ad accettare quello che scrivo! Mi piace! E credo sia la cosa più importante. Ho imparato molte cose; so che ho ancora un sacco di strada da fare, ma per adesso mi va bene così. E quindi vi ripropongo la storia ( che inoltre scriverò da capo perchè l'originale l'avevo in un pc che si è distrutto ahahah ) sperando di riprodurre nel modo migliore possibile ogni evento e ricreando la trama coinvolgente della prima.
Mi auguro, anzi, che vi coinvolga di più e vi prometto di non lasciarvi più in tredici come ho fatto, sbagliando, due anni fa.
Vi chiedo ancora scusa e spero mi seguiate nuovamente e seguiate nuovamente i personaggi ai quali mi sono tanto affezionata come penso anche le "vecchie lettrici".
Alla prossima settimana, un bacio grande grande,
Giuli_Lahote.

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Capitolo 2
*** You're every minute ***


I personaggi, così come l'ambientazione e gli eventi che si susseguiranno e che voi tutti conoscete, appartengono a Stephanie Meyer. Io ho solo sviluppato quella storia splendida, tra Paul e Rachel che l'autrice non ha mostrato nei suoi libri. Buona lettura


You're every minute

Paul.




- Sam! - di corsa e forse con troppa forza spalancai la porta di casa Uley, trovandovi dentro solo una Emily confusa ai fornelli.

Alzò un sopracciglio, si pulì le mani infarinate nel grembiule e, senza dire niente, si avvicinò al tavolo, colpendo piano una sedia e facendomi segno di sedere. Poi la vidi sparire nel salone e la sentì bisbigliare.

Mi misi a sedere e aprì la scatola di latta posta al centro del tavolo e iniziai a mangiare uno dopo l'altro i biscotti al burro. Sentì la pasta frolla sciogliersi in bocca e la crema invadermi i sensi.

- Problemi Paul? - Sam entrò dallo stesso corridoio dal quale Emily era sparita poco prima. Non distolsi lo sguardo dai biscotti nemmeno quando iniziai a parlare.

- Ho afuto f'imprfintinf - finii i biscotti e mi alzai dal tavolo, iniziando una missione esplorativa alla ricerca di cibo.

- Cosa?! - sentì la sua voce strozzata ma non mi voltai.

Cosa c'è di così strano? Sono esente dal vivere con qualcuno ed essere amato da qualcuno? Che si fotta. Chi è per giudicare?

- Hai sentito bene - sputai, aprendo il forno e cercando di distrarmi.

Respira Paul, pensa al cibo. Buono.. i biscotti, i dolci, il miele.. Miele.. Rachel.

Scossi la testa dai miei pensieri e finalmente mi voltai a guardare il potente alfa.
Mi guardava sornione, con l'espressione di chi certe cose le sa già. Sbuffai e mi sedetti nuovamente accanto a lui. Sbattei la fronte contro il palmo della mano e chiusi gli occhi.
Come mi sarei dovuto comportare? Cosa avrei fatto? E col moccioso?

- E con chi, di grazia? Qualche fanciulla in pericolo sul ciglio della strada? -

- La sorella di Black -

La sua bocca spalancata mi convinse ad alzarmi dalla sedia nuovamente e a rimettermi alla ricerca di cibo.

Respira, Paul.. uno, due, tre. Conta. Non puoi uccidere nessuno, è omicidio e tu sei perseguibile penalmente. E poi con chi dovresti prendertela se non con te stesso?

- Hai già pensato a cosa dire a Jacob, spero. Non voglio risse nel mio branco -

Usò quella stupida voce seria e composta da "uomo alfa -io capo tu schiavo-" che veniva voglia di saltargli alla gola. Feci per ribattere quando la porta si aprì di botto e Collin entrò senza fiato e nudo nella piccola casa.

- Un vampiro.. Ovest.. Jared h-

- Andiamo - Sam corse fuori dalla porta e purtroppo fui costretto a seguirlo.
Non feci nemmeno attenzione a togliere i vestiti, mi trasformai senza perdere tempo e iniziai a correre veloce tra i boschi.

Mi accorsi, forse troppo tardi, che i miei pensieri si stavano riproducendo come un film sentimentale nella testa di tutti.

- Auguri -

- Era ora! Anche tu! -

- Jacob ha una sorella? -

- Ne ha due, babbeo - sbottai contro uno dei marmocchi. Arrivai trottando al fianco di Jared che mi scrutava con un sopracciglio inarcato. Se fosse stato umano probabilmente avrebbe avuto un volto piuttosto serio; ma in quel momento, con quel faccione scuro, sembrava più un cane in preda ad un attacco epilettico.

- Voglio proprio vedere quanto continuerai a ghignare, idiota. Lascia che Jacob venga a sapere che ti scoper-

- Jared, Paul, concentratevi! -

Sam ci richiamò con tono serio, chiudendo la conversazione. Iniziai a pensare a Rachel. Un pensiero fisso da un'ora ormai, non aveva lasciato la mia mente per un solo, fottutissimo, secondo.

Quanto era bella? Ed era mia, solo mia. Avrei solo dovuto pensare a come convincerla di ciò.

Immerso nei miei pensieri smielati, mi accorsi tardi del vampiro che sfrecciò dinanzi a noi. Ringhiai e iniziai a seguirlo, sentendo i miei fratelli dietro di me.

- Quil, chiudilo a destra. Maledizione, lo fate entrare nella riserva così! - sentii i pensieri di Sam e come lui iniziai a preoccuparmi.

Vidi nella sua mente il riflesso di Emily e capii il pericolo che non avevo visto fino ad ora. Una nuova forza, più potente si scatenò in me.
Spinsi le zampe e corsi più velocemente, avvicinandomi al vampiro. Quil ci venne addosso e mi scontrai col corpo peloso del mio fratello. Ma, appena alzai la testa e mi scrollai, il vampiro era sparito.

- Embry, sta arrivando da nord. Siamo dietro di lui ma abbiamo perso campo. -

Entrai nel panico e ricominciai la corsa. Con la coda dell'occhio vidi una forma marrone accanto a me ma non mi concentrai su chi fosse. Sentii le forze venirmi meno quando varcammo la soglia del confine con la riserva.

Era dentro.

- Correte ragazzi, forza - ringhiò l'alfa, seminandomi e svoltando a destra, per intercettare il vampiro. All'improvviso, come se una lampadina si fosse accesa in quel momento nella mia testa, mi fermai provando per la seconda volta nell'arco di un pomeriggio un colpo al petto.

Stavolta, però, era di dolore.

Quando la casa dei Black entrò nel nostro campo visivo, rallentammo tutti, non potendo mostrarci in mezzo alla strada principale.

Rachel. Pericolo. Vampiro.

Mi trasformai e iniziai a corrergli dietro, ancora nudo.

Pericolo. Vampiro.

Un fremito mi pervase; sentii nuovamente vicini i sintomi della trasformazione. I miei occhi fissavano il corpo scultoreo del vampiro e la mia rabbia crebbe quando arrivò ad una spanna dal retro della casa.

Pericolo.

- Rachel - non riconobbi la mia voce gutturale e troppo profonda. Provai ad accelerare il passo e a raggiungerlo.

E' troppo vicino. Lei è in pericolo. Devo salvarla.

- Tenetelo - sentì diverse mani afferrarmi dopo il comando dell'alfa. Cercai di divincolarmi ma non ci riuscii.

Che diavolo fa?! Lì dentro c'è la mia vita! E' in pericolo! Devo salvarla!

Sentii il lupo pronto ad esplodere nuovamente e iniziai a tremare.
Sam si parò di fronte a me, con Embry al fianco. Riconobbi Quil, Seth e Jared attaccati al mio corpo e Leah che stava dietro di loro.

- Lasciatemi andare, non voglio farvi male -

Perchè nessuno si preoccupa per lei? E' in pericolo. Fatemi passare

- Paul, calmo - Sam mi coprì la visuale e il panico mi attanagliò lo stomaco.

Dov'è? Che ha fatto? L'hanno fatto scappare!

- Sam, spostati - sputai controllando a stento i tremori, ormai in preda a una rabbia incontrollata.

- Paul è andato via. Non ti tratterrei se pensassi che Rachel è in pericolo. E' andato via, ma devo avere la certezza che se ti lascio non fai stronzate -

Respira Paul, è andato via. Va tutto bene.. Uno, due, tre.. Tutto bene.

- Lasciatemi - ripetei a denti stretti. Chiusi gli occhi e sentii i tremori svanire quasi del tutto. Fu questo a convincerli che stavo bene e a lasciarmi andare. Quando mi "liberarono", dopo il cenno di Sam, mi incamminai seguito da loro verso la piccola casetta. L'odore del vampiro aveva impregnato l'aria, diventata insopportabile. Il tremore, anche se leggero, tornò.

Salii i due gradini, bussai con veemenza alla porta e attesi.

Apri..

Uno, due, tre..

Coraggio, apri!

- Paul? Stai bene? - aprì gli occhi trovandomi davanti l'angelo più bello.
Dovetti stringere i pugni per fermare il formicolio che mi solleticava le braccia e mi suggeriva di gettarle le mani attorno ai fianchi e tirarla a me. Mi bastò respirare il profumo di miele e il mondo tornò a girare dal verso giusto.

- Si, sono passato a vedere come.. stavi. Voglio dire se - se avevi bisogno di qualcosa -

E' il meglio che sai fare, Lahote?

Per una volta zittii la mia voce interna e mi concentrai sul suo sorriso confuso. Mi chiesi il perchè di quel sorriso; poi ricordai degli energumeni dietro di me e mi schiarii la gola.

- Rachel loro sono.. -

- Oh mio Dio! Embry? Embry Call? Cosa ti è successo? Sei enorme! - strillò elettrizzata sorpassandomi e gettandosi tra le braccia del moccioso numero 2.

La sta toccando? La.sta.toccando. Staccagli la gola. Saltagli al collo, allontana lei e staccagli la giugulare.

- Sarà l'aria di La Push, Rach - le rispose quello indietro stringendola per poi notare il mio sguardo. Come osava toccarla? Si guardò attorno imbarazzato e la lasciò andare, grattandosi la testa con la mano. Poi le sorrise gentile.

Il mio angelo tornò sul portico, sventolando una mano verso il resto del branco a mò di saluto. Dopo, come ritornando in se, si voltò nuovamente a guardarmi.

- Sto bene Paul, grazie dell'interessamento. Tu stai bene? Hai una faccia davvero troppo bianca - si avvicinò pericolosamente a me. Posò una mano delicata sulla mia fronte e quando si accorse che scottavo fece per tornare dentro a prendere una pezza umida.

- Entrate, che maleducata! Fate come se foste a casa vostra! Paul vieni con me, tu hai la febbre! - sospirò preoccupata trascinandomi dentro casa. Probabilmente è più corretto dire che mi lasciai trascinare dentro la casa, ma che importanza ha?

La seguii nella cucina di casa Black, non curandomi più dei ragazzi seduti attorno al tavolo. Presi posto accanto a lei e lasciai che con le mani fresche mi bagnasse la fronte.

Quanto era bella con quella tuta? E quei capelli fuori posto? Dovrei dirle che starebbe bene anche senza vestiti? O sembrerei un maniaco? Meglio evitare.

Sorrisi quando la vidi assorta ad accendere uno di quei termometri elettrici che dopo averli usati una volta si impallavano e smettevano di dare segnali vitali. Le tolsi dalle mani l'aggeggio e trattenni le sue spalle. Poi puntai i miei occhi nei suoi.

Quanto sei splendida? Davvero sarai mia?

- Sto bene, davvero. Sono solo accaldato - mormorai, fissando le dolci labbra aprirsi in un sorriso. Quanta voglia di baciarle.

- Sicuro? Non è un disturbo. Posso prepar-

- Sto bene - la interruppi di nuovo, iniziando a carezzarle delicatamente le spalle con le mie dita. La vidi tremare e la sentii sciogliersi sotto il mio tocco caldo.

I ragazzi all'altra estremità del tavolo si lanciavano una mela, parlottando probabilmente su quello che era accaduto. Sperai per loro che non le facessero sentire alcunchè, altrimenti sarebbero stati problemi. Mi misi, per un breve tempo, a pensare anche io a cosa era successo. Perchè quel vampiro si era spinto così oltre la riserva? E perchè così vicino alla casa dei Balck? Cercava qualcosa in particolare?

Feci per parlarle ma fui interrotto da una porta che si apriva e da un respiro pesante nella stanza. Mi convinsi a prestare attenzione solo quando nella cucina calò il silenzio.

Due occhi scuri e un ringhio animalesco mi fissavano in cagnesco e, prima che me ne accorgessi, una mano si serrò attorno al mio collo, sbattendomi violentemente contro il frigorifero della cucina angusta. Risposi al ringhio scoprendo i denti e serrando le dita attorno alla mano del mio aggressore, sperando di allentare la presa ferrea.

- Che cazzo credi di fare? - un sibilo, quasi inesistente. Non percepibile senza super udito e super cazzate varie.

Tempismo perfetto, moccioso.







NOTE DELL'AUTORE

Buona sera a tutte! Ecco, come promesso, il nuovo e puntualissimo capitolo :) spero vi piaccia, ancora siamo agli inizi, se ne vedranno davvero di tutti i colori!
Vi lascio nella suspanse.. Come se non si intuisce cosa accadrà dopo ahahahah :)
Lasciatemi una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate!
Un saluto a tutti, alla prossima settimana
Giulia

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Capitolo 3
*** Avviso ***


AVVISO


Buon giorno a tutti!

Vi chiedo scusa se non ho più aggiornato! Ho avuto per qualche mese problemi con la linea internet e un paio di settimane fa il computer mi ha abbandonata! Di nuovo... Quindi ho ripreso adesso a scrivere la storia visto che ho dovuto formattare il pc e ho perso tutto! Per fortuna i capitoli che avevo già scritto erano solo un paio, quindi non ho avuto difficoltà a risriverli! Comunque spero che continuiate a seguire la storia, nonostante la lunga attesa! A breve sostituirò questo avviso con il terzo capitolo! Un bacio enorme a tutti, Giulia :)

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Capitolo 4
*** Trough this crazy times ***


I personaggi, così come l'ambientazione e gli eventi che si susseguiranno e che voi tutti conoscete, appartengono a Stephanie Meyer. Io ho solo sviluppato quella storia splendida, tra Paul e Rachel che l'autrice non ha mostrato nei suoi libri. Buona lettura


Trough this crazy times

Paul.




Controllo Paul, controllo.

Respira. Uno, due, tre..


- Toglimi le mani di dosso - sputai.

Spinsi Jacob lontano da me e mi misi prontamente davanti Rachel. Non potevo lasciare che le facesse del male.

Pericolo. Rachel.

I ragazzi seguirono il mio esempio, parandosi di fronte a me e alzando le mani per fermare Jacob. Sam lo afferrò per il collo, tenendolo insieme a Jared e Quil; con molta fatica riuscirono a spostarlo sull'uscio della porta e a spingerlo fuori.

Sentii i ringhi furiosi e uscii fuori sul retro, deciso ad affrontarlo.

- Quale cazzo è il tuo problema, Black? - sollevai il labbro superiore mostrandogli gli denti. Strinsi le mani in due pugni.

- Che credi di fare con mia sorella imbecille? Non la devi nemmeno guardare, hai capito? - sbottò prima di avventarsi contro di me.

Cercai di respingerlo ma prima che potessi farlo assestò un colpo dritto al mio naso.

- Jacob, smettila! Basta, smettila! - Cercai di asciugare il sangue con il dorso della mano e corsi sul portico, impedendo a Rachel di raggiungere suo fratello.

I miei occhi si bloccarono nuovamente con i suoi, il suo respiro si mescolava col mio e mi soffermai sul cipiglio arrbbiato che aveva sul volto. I suoi occhi si ammorbidirono e riuscii a percepire la scintilla di preoccupazione quando si accorse delle condizioni del mio volto.

-Resta dentro, non è sicuro - la supplicai chiudendo gli occhi e beandomi del suo profumo.

Miele. Dolcissmo miele.

Sbottò prima di incrociare le braccia sul petto. - E' mio fratello, non un mostro, va tutto bene -

- Paul, torna qui! -

Pericolo. Rachel.

- Resta in caso, ti prego -

Pericolo.

- No -

- Rach..-

Il suo grido di terrore mi costrinse ad aprire gli occhi e a voltarmi in posizione di attacco verso il lupo ramato sul giardino.

Sam si scostò, ordinando al resto del branco di fare lo stesso. Rachel rantolò ancora e senza troppi pensieri mi lanciai contro il grosso lupo, scoppiando in volo. Era sempre una bella sensazione ritrovarsi su quattro zampe, il vento che mi muoveva il pelo e tutte le super abilità che mi ritrovavo, ma in quel momento, mentre paravo i colpi e cercavo di affondarne qualcuno, avevo in testa solo il volto terrorizzato di Rachel.

Come avrei fatto adesso a spiegarle tutto? Questo bastardo aveva rovinato ogni cosa.

- Paul! Jacob! - sentii le urla di Sam e i pensieri furiosi di Black invasero la mia mente.

- E' mia sorella, bastardo! Non puoi averla! - mi ringhiò contro, lanciandosi e mordendomi una zampa. Rantolai rialzandomi da terra e sentendo la carne tornare a posto, la pelle iniziare a ricucirsi da sola. Mi scrollai la terra dal pelo e mi accovacciai.

- Non voglio battermi con te Jacob. Non ora, non per questo. E' successo, cosa posso fare? Cosa puoi farci, tu? Accettalo -

Le mie parole lo accesero ancora di più d'ira e mi saltò un'altra volta contro. Mi lasciai atterrare e poi gli graffiai il muso con la zampa, facendolo saltare indietro.

-No, maledizione! Lei deve starne fuori! - ringhiò di nuovo tornando alla carica. Mi afferrò per la gola e mi strattonò per terra. Fu probabilmente il mio rantolo disperato che convinse Sam a intervenire, fermando Jacob e spingendolo indietro. Riuscii a riprendere fiato e a rialzarmi. Sebbene la ferita stesse già iniziando a richiudersi sentivo la gola bruciare intensamente e la testa mi girò così forte da farmi perdere l'equilibrio.

- Combatti, codardo - lo sentì sputare; non lo avevo sentito ritrasformarsi, ma al momento non mi importava nemmeno.

- Ja.. Jake.. - Voltai la testa per guardarla e la trovai esattamente come l'avevo lasciata: immobile, sul portico, una mano sullo stipite della porta e l'altra sullo stomaco, quasi a volersi reggere lei stessa per non crollare a pezzi.

Fu l'espressione d'orrore e di paura sul viso, però, che mi destò dal momentaneo torpore in cui ero e mi fece fare una mossa verso di lei.

Ben fatto, genio

Infatti la vidi annaspare e boccheggiare come se stesse cercando di dire qualcosa, poi girò i tacchi e sparì dentro casa, chiudendosi la porta alle spalle.

- Rachel! - non mi importava nemmeno di essere nudo in quel momento, di essere sporco di terra e di sangue. Mi dimenticai persino del dolore alla gamba e della ferita ancora aperta sul collo.

Salii i primi due gradini prima che delle braccia mi tirassero giù di nuovo.

- Hai altri pensieri per ora. E' sconvolta, lasciale un attimo per metabolizzare. Andrete dopo, sta calmo - la voce di Jared non riuscì affatto a calmarmi, anzi. Ricominciai a spingere e a divincolarmi tra le sue braccia.

- Ora basta - tuonò l'alfa. Guardai Sam, intento a respingere Jacob e mi fermai. Jared mi lasciò andare, assicurandosi sempre che non provassi a tornare dentro casa. Mi vestì con i pantaloncini che Seth mi stava porgendo e fissai i miei fratelli.

Rachel.

- Tu non puoi averla! Non la meriti - guardai Jacob che mi fissava con occhi di fuoco. Sam aveva ancora una mano sul suo petto, ancora incerto su cosa sarebbe potuto succedere.

- Bhè mi dispiace, ma non c'è nulla che tu possa fare idiota - brontolai massaggiando la gola.

- Non ti voglio insieme a lei -

-Non c'è niente che tu possa fare, Jacob - decise Sam. Lo guardai allontanarsi, mantenendo però lo sguardo puntato su di lui.

- Rachel ha bisogno di lui, e lui di lei. L'imprinting non si decide e certamente non è qualcosa che puoi cambiare -

Sebbene Sam amasse Emily alla follia, il dolore che gli attraversò gli occhi fu visibile a chiunque. Avevamo condiviso tutti i nostri pensieri per colpa del collegamento tra le nostre menti quando ci trasformavamo e conoscevamo tutti il triangolo formato da lui, Emily e Leah. Non passava giorno in cui Sam non pensasse a quante male aveva causato, sia fisicamente sia psicologicamente, alle due donne.

Avevamo visto tutti la metamorfosi di Leah a causa dell'imprinting. Un legame unico, che non puoi rompere, nemmeno quando sei a pochi passi dall'altare. E avevamo visto tutti l'amore incondizionato tra Sam ed Emily, che sembravano uniti da un impercettibile cavo.

Come poteva quell'idiota dimenticare tutto questo? Avrebbe davvero avuto il coraggio di tenermi lontano dalla mia metà?

Perso nei miei pensieri non mi ero accorto che il branco aveva cominciato ad allontanarsi e che Jacob era mutato in volto.

L'espressione rabbiosa lo aveva abbandonato, il cipiglio era scomparso e non vi era più traccia di rabbia in lui. Lo vidi rilassare i muscoli delle spalle e prendere un respiro profondo. Poi, puntandomi un dito sul petto, parlò, quasi sibilando.

- Tu falle solo cadere una lacrima, feriscila in qualsiasi modo ed io giuro che non ci sarà comando alfa che mi tratterrà dallo smembrarti arto dopo arto. - minacciò.

Anche il mio volto cambiò. Non potevo vederlo se non riflesso nei loro occhi. Il sorriso della prima volta che l'avevo vista era tornato. Quella sensazione di leggerezza, quell'appagamento; possibile che delle parole potessero farmi sentire tanto bene?

- Sarò il primo a venire da te se mai la farò soffrire. Hai la mia parola che non le farò mai del male - sussurrai, abbassando la testa.

Lì seguì, allora, verso l'entrata di casa Black, pronto ad affrontarla. Jacob mi pose una mano sul petto sbuffando, non appena salimmo i gradini.

- Potrebbe essere più complicato del previsto convincerla - borbottò storcendo gli occhi

- Probabilmente starà dando di matto in questo momento e non vorrà sentire ragioni -

Sam sbuffò rumorosamente.

- Ovviamente, è una Black -

In bocca al lupo.. oh, aspetta..

 

***********



- Andate via! - urlò.

Avevamo provato a bussare, a cercare di convincerla ad uscire dalla stanza in cui si era barricata. Avevamo persino pensato di abbattere la porta, ma il pensiero che potesse sconvolgersi ancora di più, o peggio, farsi del male, mi aveva spinto a pararmi di fronte all'entrata bloccando ogni tentativo di passare.

- Rachel, per favore. Almeno ascolta - provò Sam, strofinandosi il naso con il dorso della mano.

Quanto tempo era passato? Da quanto eravamo fermi lì, ad aspettare, a sperare di parlarle?

Avevo bisogno di vederla, di consolarla, di spiegarle che l'avrei sempre protetta. Non avrebbe più dovuto temere nulla.

Ma poi ripensai che in effetti ero proprio io uno dei motivi per cui si era barricata dentro la camera di Jacob.

Mi soffermai a pensare a cosa provasse. Era spaventata? E di cosa? Di me? Come potevo farle cambiare idea?

Per un secondo mi soffermai anche a pensare a cosa stesse facendo. Forse stava sul letto, magari con l'espressione corrucciata come quando, prima questa mattina, mi aveva toccato la fronte e aveva pensato che stessi male.

Rabbrividii pensando a quell'insignificante contatto; aveva appena sfiorato la mia fronte con il dorso della sua mano. La pelle liscia a contatto con il mio viso mi aveva fatto crescere un fuoco dentro, avevo desiderato approfondire quel contatto, magari anche solo stringendole la mano, toccandole il volto.

E adesso probabilmente se avessi provato a sfiorarla avrebbe chiamato la polizia.

Forse il canile.

Il grugnito di Jacob mi risvegliò dai miei pensieri, portandomi bruscamente alla dura realtà.

- Hai cinque secondi per aprire la porta, dopo di chè, se non hai ancora aperto, la butto giù! - sbraitò incrociando le braccia sul petto.

Anche io, stupidamente, iniziai nella mia mente a contare.

Uno, due..

Perchè avrebbe dovuto aprire? Aveva appena visto persone che conosceva da una vita trasformarsi in enormi e spaventosi lupi. Aveva visto suo fratello scoppiare in una palla di pelo con un aspetto tutt'altro che rassicurante.

E se non avesse voluto vedermi più?

Tre

E se avesse fatto le valigie e fosse fuggita via da La Push? Via da me?

Quattro

E se..

- Tempo scaduto - il marmocchio spinse Sam di lato e con una spallata buttò giù la porta.

Come previsto, non ebbimo nemmeno il tempo di sollevare lo sguardo che un urlo ci trafisse le orecchie. All'unisono stringemmo le orecchie con le mani.

Rachel continuò ad urlare anche mentre il fratello le si avvicinava. Stava seduta sul letto, con le gambe strette al petto e le mani sulle ginocchia. Il viso era rosso, la bocca spalancata e gli occhi gonfi.

Sta piangendo. Consolala

Feci per raggiungerla ma un altro urlo straziante seguito dalla mano dell'alfa sul mio braccio mi convinse e costrinse a fermarmi.

- Adesso basta! - urlò Jacob, arrivando con uno scatto davanti la sorella e tappandole la bocca con una mano.

Come osa toccarla in questo modo?

Il mio lupo si fece sentire nuovamente, ma riuscii a bloccarmi e a non cedere alla tentazione di strappargli quella maledetta mano.

Rachel continuava a lamentarsi, anche mentre Jacob la prendeva dalle gambe e la caricava sulle spalle. La tenne stretta per evitare che cadesse e si lasciò prendere a colpi sulla schiena. Sapevamo che non li sentiva nemmeno.

Ma lei si. Come osa farle del male?

Calmo. Dovevo stare calmo.

Li seguii nel piccolo corridoio e poi nel piccolo soggiorno. Il marmocchio la depositò sul divano e le sedette di fianco, più per impedire che provasse nuovamente a chiudersi da qualche parte che per consolarla. Le tolse lentamente la mano dalla bocca quando smise di gridare e io rilassai finalmente i muscoli. Non mi ero nemmeno accorto di stare tremando.

- Adesso starai qui, ferma, buona buona ad ascoltare quello che ho-... abbiamo da dirti. - sbuffò rivolgendomi un'occhiataccia.

Sam aprì la bocca per parlare, ma un altro rumore catturò la nostra attenzione. Voltammo la testa di scatto in tempo per vedere la porta aprirsi e Billy entrare con un sacchetto di plastica sulle gambe e il solito cappello nero sulla testa. Si bloccò sull'uscio quando ci vide. I suoi occhi passarono dall'essere curiosi nel vederci tutti lì nel piccolo salotto, all'essere confusi nel vedere Rachel costretta sul divano insieme a Jacob, con gli occhi rossi e in cerca di aiuto. Il suo sguardo, infine, si fermò sulla mia figura. Storse la bocca e si strofinò gli occhi con la mano.

- Santo Cielo - mormorò, chiudendo la porta e raggiungendo il nostro cerchio. Rachel sospirò appena vide il padre e gli si gettò in grembo, spingendo per terra il sacchetto che aveva sull gambe.

- Papà dobbiamo andare via. Questi ragazzi.. loro.. e Jacob.. - Billy le strofinò la schiena, poi, con dolcezza, le baciò la fronte e la spinse delicatamente sulla poltrona, lontano da noi.

- Tesoro, va tutto bene. Te lo prometto, andrà tutto bene, sei al sicuro. Lascia che ti spieghino, fidati del tuo vecchio. -

Sebbene da un lato le parole del padre sembrarono sconvolgerla ancor di più, sembrò calmarsi. Forse proprio perchè Billy le aveva assicurato che sarebbe andato tutto bene, le aveva fatto accettare la realtà di quello che aveva visto.

E così, con calma e attenzione, iniziammo a spiegarle tutto. Da Taha Aki, agli spiriti guerrieri, a noi. Le regole del branco, i freddi. Tutto quello che vi era da sapere su di noi lo avevamo tirato fuori.

Tutto, eccetto quello.

La sua bocca, prima stretta in una smorfia abbandonò quella posa innaturale e gli occhi, dapprima socchiusi e spaventati, avevano lasciato spazio ad un espressione più rilassata; le sopracciglia abbandonarono il loro cipiglio strano, distendendosi e anche le mani, prima stretta in due pugni, adesso avevano preso a strofinare le sue splendide braccia, come per trasmettere calore.

- Rebecca lo sa? - chiese poi in un sussurro. Rebecca era la terza sorella Black, la sua gemella da quel che sapevo. Non la conoscevo bene, alcuni ricordi vaghi si insinuarono nella mia mente. Era sposata, si era trasferita alle Hawaii con un surfista e non era più tornata a casa, nemmeno una volta.

Mi resi conto, tristemente, di sapere altrettanto poco su Rachel. Aveva studiato, si era trasferita via da La Push per iniziare il college ed era tornata a casa poche volte, solo per dare un'occhiata a Billy e a Jacob. Il marmocchio si era lasciato scappare dei commenti sulle sorelle, sulla loro assenza e aveva permesso a tutto il branco di sapere qualcosa su di loro. Almeno non mi trovavo così impreparato, almeno non avrei dovuto cominciare da zero. Sapevo qualcosa, seppure poco.

- No - Billy scosse la testa e Sam continuò.

- Nessuno lo sa, Rachel. Al di fuori del branco e degli anziani, nessuno deve conoscere la nostra esistenza. Ci aspettiamo che tu possa mantenere il silenzio -

Lei scosse la testa in segno di approvazione e piegò leggermente la testa, ancora intontita.

- Perchè.. perchè me lo avete raccontato? Se nessuno può saperlo perchè me lo avete detto? Devo diventare uno di voi? - chiese spaventata.

- Ti piacerebbe - ghignò il marmocchio. Lo sguardo di Billy e del mio alfa si spostarono impazienti su di me. Iniziai a muovermi sul posto, improvvisamente le gambe iniziarono a formicolare.

Era possibile per un mutaforma svenire?

- Paul? - chiamò il mio angelo con voce delicata. Come poteva rendere il mio nome tanto bello?

- Si?.. Ah, si! certo! tocca a me.. - brontolai. E adesso? Dovevo davvero dirle tutto? Proprio tutto?

- Sam.. io -

-Ora, Paul -

Sbuffando, provai ad avvicinarmi a lei. In un primo momento la vidi raddrizzare la schiena, pronta a schizzare via. Quando però feci un secondo passo nella sua direzione, si rilassò, intuendo che io non ero una minaccia per lei. Gli occhi mi scrutarono attentamente, con un cipiglio curioso e impaziente mentre mi sedevo ai suoi piedi, toccandole le gambe con le mani. Sobbalzò al contatto improvviso e sollevò gli occhi stizzita, incrociandoli con i miei.

- Allora? - si morse il labbro e iniziò a giocare con il braccialetto che aveva sul polso. Sospirai e inizia a parlare.

Le spiegai dell'imprinting, del significato di anima gemella, di Sam ed Emily, di jared, Quil. Iniziai a blaterare cose senza senso sull'amore a prima vista, sulla forza di gravità, cavi di acciaio, legami indissolubili. Ad un certo punto del mio "racconto", chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalle emozioni che provavo.

- Paul? Lo hai avuto anche tu, vero? L'imprinting.. lo hai avuto anche tu? - domandò costringendomi ad aprire gli occhi. Mi fissò, invitandomi a continuare. Io annuii soltanto.

Ma Rachel era sveglia. Astuta, intelligente e sveglia. E sapeva che cosa stavo per dirle. Lo si leggeva negli occhi spaventati che aveva già capito tutto.

Perchè devi renderlo più difficile donna?

- Con chi hai avuto l'imprinting, Paul? - domandò, allontanandosi leggermente da me, tornando a drizzare la schiena. Sentivo, oltre ai suoi, altre tre paia di occhi sulla schiena.

Mi mancò l'aria.

Respira, Lahote.

Iniziai ad annaspare

Respira

- Te -

Ben fatto, amico

- L'ho avuto con te. -





NOTE DELL'AUTORE

Buonasera! mi scuso per i ritardi vari, vi spiego tutto nell'avviso che precede il capitolo! Spero che vi piaccia, stiamo entrando nel "vivo" della storia :) lasciate un commento, che sia positivo o negativo, leggere cosa ne pensate non può che farmi piacere e/o aiutarmi a crescere e a far crescere la storia! Fatemi sapere! Un bacio a tutti, alla prossima settimana
Giulia

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Capitolo 5
*** Baby don't pretend you don't know it's true ***


I personaggi, così come l'ambientazione e gli eventi che si susseguiranno e che voi tutti conoscete, appartengono a Stephanie Meyer. Io ho solo sviluppato quella storia splendida, tra Paul e Rachel che l'autrice non ha mostrato nei suoi libri. Buona lettura


Baby don't pretend you don't know it's true

Paul




- Con me? - fu l'unica risposta che mi concesse dopo quella che sembrò un'eternità.

Annuii piano con la testa.

- Con me? - ripetè.

Lo fece per convincere se stessa, come se quelle parole le stessero davvero facendo metabolizzare per la prima volta tutto quello che era successo quella mattina e tutto quello che le avevamo raccontato. Mi straniva il fatto che quella potesse essere la sua unica reazione. Mi aspettavo svenimenti, pianti strazianti o roba del genere.

Quando Jared aveva raccontato tutta la faccenda a Kim, questa era svenuta fra le sue braccia e quando finalmente erano riusciti a farla riprendere, aveva provato ad ucciderlo. Aveva afferrato un coltellaccio da macellaio e lo aveva inseguito intorno al suo prato per una buona mezz'ora prima che Jared fosse riuscito a calmarla.

Emily aveva rifiutato tutto quanto, aveva urlato contro Sam, aveva provato a scappare e a lei era finita molto peggio.

Persino la mamma di Claire, la nipote di Emily, aveva reagito alla notizia di lupi, vampiri e dell'omone tutto muscoli e abbronzatura che aveva iniziato a seguire in giro la sua piccola di due anni. Per la miseria, le era quasi venuto un infarto ed era stato necessario l'intervento di Emily per fermarla dal chiamare la polizia.

Non che sarebbe potuto realmente accadere qualcosa. Il capo della polizia, Charlie Swan, aveva iniziato a frequentare Sue Clearwater, la vedova di Henry. Emily era la sua famiglia ormai.

- Con te - risposi piano, socchiudendo gli occhi e fissando la sua forma ancora immobile sulla poltrona.

- Con me? -

- Con te, per amor del cielo, con te! Si Rach, con te! - urlò Jacob, alzandosi dal divano e grugnendo sonoramente verso la sorella. Billy lo ammonì con lo sguardo.

- Jacob sta zitto - mormorai, intimando poi loro il silenzio e bloccando ogni sua risposta. Rachel, infatti, aveva scostato le mie mani, si era messa in piedi e si era avvicinata alla finestra, guardando al di fuori.

Guardai Billy, cercando con lo sguardo una specie di risposta alla domanda silenziosa che gli stavo ponendo.

Sarebbe scoppiata adesso? Era quello il fatidico momento?

Poi, voltandosi con un piccolo sorriso sul volto, mi guardò con occhi teneri e schiuse la bocca.

- Sono lusingata, Paul - era come se un coro di angeli mi avesse parlato e mi sentii improvvisamente leggero sui miei piedi, quasi come se qualcuno mi avesse sollevato da terra e mi tenesse stretto fra le braccia.

- Ma non lo voglio, puoi averlo su qualcun'altro - poi, con la stessa facilità con cui ero stato preso in braccio, ero stato scaraventato per terra e calciato nello stomaco.

- Come scusa? -

- Rachel.. -

- Ho detto - ripetè come se fossimo noi quelli che non capivano - Ho detto che non lo voglio. Spegnilo -

- Spegnilo? - sapevo di dover uscire da quella casa. Avevo iniziato a tremare e se non fossi riuscito a calmarmi, avrei potuto fare dei danni irreparabili.

- Non è una cosa che si può spegnere, tesoro - provò Billy avvicinandosi a lei. Guardò con occhi sbarrati suo padre e si strinse ancor di più attorno al suo cardigan grigio.

- Bhè ma io non la voglio -

- Bhè ma devi tenertela - Jacob infierì, sprofondando sul divano e allontanandosi definitivamente dalla conversazione. Non gli prestai attenzione, non lo guardai nemmeno. Sentii dopo qualche secondo il rumore della televisione; stavano trasmettendo qualche servizio di cronaca locale.

- E poi ha diciassette anni - parlò, adesso, rivolta completamente al padre.

- Non è illegale? Io non voglio stare con lui! Non potete forzarmi! - il mio cuore perse un battito, poi due. Un torpore mi avvolse, impedendomi di ragionare.

Respira, Paul

Sapevo di stare per perdere il controllo. Sentivo le mani iniziare a sudare e i muscoli contrarsi come a prepararsi per il cambio improvviso.

Controllo. Rachel è troppo vicina.

Guardai Sam che silenziosamente, con un cenno del capo, mi diede il permesso di uscire da lì. Non mi voltai a guardarla di nuovo, le avrei solo fatto del male.

Uscii da casa e non ebbi il tempo di toccare il prato che mi ritrovai su quattro zampe. Iniziai a correre e non mi accorsi della mente che si insinuò nei miei pensieri mentre colpivo alberi, tronchi vecchi e scansavo i rami appuntiti.

- Paul? Non durerà molto, vedrai. Starà male anche lei se lo farà. - pensò Jared, condividendo con me il ricordo di Emily e Sam, felici e inseparabili.

Ringhiai.

Che ne sapeva lui di essere rifiutati? Kim gli aveva sbavato dietro per così tanto tempo prima che lui la notasse, che probabilmente se le avesse detto di avere due teste e cinque gambe lei gli sarebbe comunque caduta fra le braccia.

Lo sentii mugugnare di dolore al ricordo di Kim. Sapevo che avevo colpito un tasto dolente parlando di come lui non la avesse degnata di uno sguardo per anni sebbene lei gli fosse seduta accanto ogni giorno per anni.

- Senti fratello, capisco che la cosa ti fa star male ma vedrai che risolverete tutto. Lasciale del tempo e torna a casa. Tua madre ti sta cercando -

Ringraziandolo piano mi ritrasformai, correndo in direzione della mia casa. Afferrai un paio di pantaloncini dalla cesta che mia madre mi aveva appositamente lasciato sul retro e salii il portico.

Notai la grande macchina grigia sul vialetto, pulita e lucidata. Ringhiai.

Mio padre era a casa.

- Sono a casa -

- Tesoro! - mi sorrise mia madre appena entrai in cucina. Mi avvicinai a lei e le piantai un sonoro bacio sulla testa, facendola ridere.

Io e mia madre non avevamo sempre avuto un bel rapporto, anzi. Prima che diventassi lupo, a dirla tutta, pensavo sarebbe arrivata a buttarmi fuori di casa, o peggio. Ogni giorno era una litigata, per la scuola, per le scappatelle di notte, per le ragazze che portavo a casa. Non sembravamo poter raggiungere un punto di incontro. Eravamo semplicemente due mondi troppo distanti.

Poi, quando mi ero trasformato, tutto era cambiato. In realtà era stata proprio la mia traformazione a cambiare le cose.

I miei genitori erano sposati da diciotto anni allora; mia madre faceva la casalinga, ma era una donna splendida alla quale piaceva mantenersi sana e in forma. Mio padre, invece, lavorava presso l'unica ditta edile che si trovava appena fuori La Push. Aveva iniziato come impiegato, e si ritrovava adesso a 45 anni, a possedere metà dell'azienda e quasi tutte le proprietà della riserva.

Crescendo, avevo cominciato a capire che il rapporto dei miei genitori non era affatto tutto rose e fiori come mi ero sempre sforzato di vederlo. Mio padre aveva iniziato ad avere problemi di alcol quando io avevo solo nove anni. Ma non lo avevo mai visto perdere il controllo, mai una volta. 

Poi una sera di ritorno da una festa, avevo sentito le urla dei miei genitori che non si immaginavano potessi essere già di ritorno. Ero entrato in casa silenziosamente e mi ero diretto verso la cucina. Le urla erano finite e non sentivo più nessun rumore strano. Entrando nella piccola sala da pranzo, però, avevo visto mia madre sul pavimento, con gli occhi neri e il labbro gonfio.

L'avevo vista piangere mentre raccoglieva i resti di una bottiglia di vino sul parquet. L'avevo vista scrollarsi i resti di vetro dal grembiule da cucina, il suo preferito, quello rosso con i ricami bianchi. L'avevo aiutata ad alzarsi, l'avevo abbracciata e poi ero uscito fuori a cercarlo.

Avevo corso per minuti, ore. Avevo fatto più strada di quanto immaginassi, ma le mie gambe non bruciavano.

Lo avevo trovato insieme a una ragazzina, con le mani che la toccavano e le labbra che la baciavano ovunque. E dopo aver mantenuto il controllo per così tanto tempo, lì, nascosto fra gli alberi, mi ero traformato per la prima volta.

- Come è andata la giornata? - mia madre mi destò dai ricordi orribili di quella sera, riportandomi alla realtà. Afferrai una polpetta dal vassoio che aveva di fronte e la ingurgitai tutta intera. Poi mi appoggiai con i gomito al bancone della cucina e la guardai muoversi con destrezza ai fornelli.

- Bene, sono stato con Sam e gli altri e.. sai.. - lasciai la frase incompleta. Mia madre si voltò a guardarmi, un cipiglio curioso le incorniciava il volto troppo simile al mio.

- E..? -

- Ho avuto l'imprinting - le confessai, vedendomela poi saltare fra le braccia. Pulì velocemente le mani sul grembiule e mi afferrò le guance, baciandomi il mento, la fronte, il naso.

- Mamma, mamma! - risi spingendola delicatamente indietro. I suoi occhi brillavano quasi quanto i miei. Le si leggeva la felicità in volto.

- Con chi? La conosco? - ebbi un fremito ricordando gli eventi della mattina.

- Rachel Black, è una delle figlie di Billy. - risposi meccanicamente. Fece per parlare di nuovo ma il nostro discorso fu interrotto.

- Sentivo strani rumori -

- Cosa ci fa lui qui? - domandai a denti stretti guardando mio padre. Non so nemmeno perchè mi ostinavo a chiamarlo ancora così.

- Ci vivo - rispose ironico.

Non giocare con me idiota, ringhiò il lupo,  non ti ho ancora ucciso per non turbarla.

Mia madre mi pose una mano sul petto, fermando la mia avanzata verso mio padre. Avevo iniziato a tremare e invece di allontanarsi, mi aveva aiutato a non fare qualcosa di cui poi avrei dovuto pagare le conseguenze.

Mia madre sapeva della mia trasformazione. Le avevamo raccontato tutto la sera stessa. Sam aveva spiegato a me cosa fosse successo e poi ci eravamo precipitati a casa mia, dopo che ero riuscito a trasformarmi di nuovo. Lei era di sangue Quileute, avevo ereditato da lei il gene, mentre mio padre aveva qui solo dei parenti lonani.

- Perchè non prepari la tavola, tesoro? Tuo padre ci fa compagnia per pranzo - mi diede un sorriso finto e mi spinse ad andare.

Li lasciai avviandomi verso il piccolo tavolo da pranzo e li tenni d'occhio, pronto ad intervenire qualora fosse successo qualcosa.

Non sapevo perchè mia madre non lo avesse ancora denunciato o diffamato. Forse era semplicemente troppo attaccata ai valori della famiglia, se la nostra davvero poteva definirsi tale. O forse, semplicemente, era fin troppo buona.

Quando iniziai a preparare la tavola e a ripensare a ciò che era accaduto nel corso della mattinata, ripensai al succhiasangue. Si era spinto fin troppo avanti, nelle nostre terre. Sebbene non tutti i vampiri fossero a conoscenza della nostra esistenza, il nostro odore era forte per loro. Erano capace di fiutarci a distanza di chilometri.

Perchè questo, per giunta da solo, aveva deciso di addentrarsi così tanto? Perchè la casa dei Black? Cercava qualcosa? Qualcuno?

Un fremito mi pervase. Speravo che non avesse niente a che fare col nuovo arrivo in casa Black.

Tra Cullen e vampiri neonati, per quell'inverno ne avevamo avuto abbastanza. Eravamo stati costantemente allerta, avevamo triplicato le ronde e avevamo avuto alcuni aggiunti al branco.

Possibile che stava incombendo su di noi un'altra minaccia? Rachel poteva davvero essere in pericolo come il mio lupo sosteneva? E cosa più importante, sarei stato in grado di proteggerla?



 

**********



 
- Possiamo mangiare? - domandò Collin per la terza volta, volgendo uno sguardo supplicante verso Emily.

- Per l'ultima volta Collin, no. Non avete una riunione da fare? -

- Ma Jacob non è ancora arrivato - sbuffò il moccioso numero 2, provando a rubare un pezzo di arrosto dalla grande teglia che Emily aveva lasciato a raffreddare sui fornelli spenti.

Per tutta risposta, essendo impotente a mani nude, Emily lo colpì con il mestolo che aveva tra le mani. Collin lasciò la presa torcendo il labbro in una leggera smorfia di dolore, come se avesse veramente sentito qualcosa.

- Pesca - mi voltai a guardare alla mia sinistra, dove Embry e Jared avevano iniziato una partita con uno stupidissimo mazzo di carte.

Quil e Brady stavano buttati sul divano, il televisore a tutto volume che trasmetteva una partita di football. Seth stava seduto sulla poltrona di fianco a loro, guardando la sorella sul lato opposto del soggiorno, da sola.

Che novità

Per un secondo, riuscendo a distrarmi dal pensiero costante della mia metà, decisi di alzarmi per fare compagnia ai ragazzi sul divano, ma la porta di ingresso mi fece riaccomodare con un tonfo sulla sediolina di legno del tavolo, che schricchiolò sotto il mio peso.

Sam virò dritto vero Emily, mentre il marmocchio con la solita espressione sconsolata si accomodò di fronte a me.

Senza bisogno di aprir bocca, il branco si sedette tutto in cucina, aspettando che l'alfa prendesse parola.

Emily, senza dire nulla, intuendo la situazione, tolse il grembiule rosso da cucina, lavò le mano e si diresse verso il salotto. Dopo pochi secondi riuscii a sentire di nuovo la televisione.

- Dobbiamo aumentare i giri di pattuglia - esordì Sam. Un coro di lamenti si sollevò dal tavolo.

- E' proprio necessario? -

- Per quale motivo? -

- Oh, andiamo! -

- Sam.. - provai anche io.

- Silenzio - tuonò usando il timbro. Quel timbro, quello che se fossi stato su quattro zampe per ora avrei abbassato il muso a terra e nascosto la coda tra le gambe.

- Un vampiro è entrato nella riserva. Ha varcato i confini ignorando la nostra presenza. Avrebbe potuto ferire qualcuno, stamattina. - ripensai agli eventi della giornata e pensai a quante cose erano cambiate in una sola giornata.

Pensando di nuovo a lei un brivido mi percosse e mi accorsi degli sguardi inquieti dei miei fratelli.

Certo, perchè loro sapevano cosa significava essere rifiutati, non è così?

- Che vuoi che facciamo, capo? - ghignò Embry.

Non avevo la forza di rispondere dopo tutto quello che era successo. Mi sentivo debole, mi girava la testa e questo senso di nausea che mi aveva invaso mi irritava molto.

Da quando mi era di nuovo possibile stare male? Avevo scartato l'opzione dopo che mi ero trasformato per la prima volta. Ero immune al freddo, quindi alla fabbre, influenze di vario tipo e altra robaccia di questo tipo. Avevo delle difese immunitarie perfettamente attive che mi impedivano di contrarre malattie.

Che diavolo mi stava succedendo?

- Paul - Voltai di scatto la testa, sobbalzando al tono ansioso di Emily. Scossi poco la testa per guardare i ragazzi, tutti intenti a fissare nella mia direzione.

Sam aveva smesso di parlare, aveva arricciato le labbra e mi aveva lanciato un'occhiata di intesa.

- E' l'imprinting. - aveva sussurrato, prima di farmi chiudere gli occhi e scuotere definitivamente il senso di angoscia.

Da quanto non la vedevo? Qualche ora? Mezza giornata? Possibile che già mi sentissi così perso?

- Va tutto bene. Sto bene, stavo solo.. - mi fermai immediatamante quando, voltando il naso a destra, in direzione della porta, la puzza di succhiasangue mi invase i sensi. 

Pericolo.

- Sam? - Emily sussurrò in preda al panico.

E' nella riserva.

Rachel. Pericolo.

Possibile che fosse dentro, di nuovo?

- No - ringhiai con voce disumana, prima di buttarmi nel cortile e correre in direzione della scia.

Rachel.





NOTE DELL'AUTORE

Buonasera cari lettori! Ecco, come promesso, il nuovo capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe piacere sentire la vostra :) un bacio a tutti, alla prossima settimana
Giulia

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