Lettere a Bill

di ChicaSensibile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


DAL DIARIO DI MARIKA: "Caro Bill, sta andando tutto a puttane. Il mondo mi cade addosso. Ogni giorno mi ripeto che andrà meglio, ma non è mai così. Sai, ogni tanto mi ritrovo a chiedermi cosa abbia fatto di sbagliato, cosa ci sia in me che non va, quale sia il mio problema, perchè capitino sempre tutte a me e poi, in realtà, non ho ancora capito se sono io ad avere un problema col mondo o se è il mondo ad averne uno con me. O magari il problema si trova solamente nella mia testa. Ho sempre avuto difficoltà a relazionarmi, anche se non sono consapevole del motivo. Quando ero piccola, ero una di quelle bambine che somigliavano ad un maschio. Sempre vestita come mio fratello. In più, ci si metteva anche mia zia a tagliarmi i capelli ogni volta più corti e gli occhiali non mi conferivano certo un segno di intelligenza. Anzi, i bambini sono davvero cattivi, tanto che, metti che ero bassa, metti che portavo gli occhiali, riuscivano a farmi tornare a casa coi lacrimoni quasi ogni giorno. Che stronzi. Credo che non li perdonerò mai. È colpa loro se ho difficoltà a relazionarmi, sono sicura. Beh, ora come allora sono un pesce fuor d'acqua, le uniche cose chei fanno stare meglio sono scrivere, barricarmi in casa davanti alla TV oppure piangere fino allo sfinimento o, più semplicemente, fino a prosciugarmi. Come si suol dire, sono una disadattata. Mi sentirò sempre male in questo mondo maligno, nulla da fare. Detto ciò, non prolungo all'infinito l'ennesima lettera che tu non leggerai. Volevo solo farti sapere che tu, tuo fratello Tom, Gustav e Georg siete la mia salvezza. Ogni giorno. Grazie. Un bacio, Marika."

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Capitolo 2
*** 1 ***


"Caro Bill, non va molto meglio di ieri. La solitudine è ancora a palla, l'autostima ancora sotto le scarpe, la depressione ancora a mille. Mi piacerebbe incontrarvi di persona. Sono sicura che tu, Tom, Gustav e Georg fareste molto più che salvarmi. Potreste addirittura ridarmi il sorriso. Non sono una di quelle fan patite e assillanti... Vi tratterei semplicemente come la mia salvezza quotidiana. Si, perché, quando tutto è ancora più insopportabile, metto le cuffie e voi siete li, pronti a confortarmi, rassicurarmi, coccolarmi, darmi affetto... Siete qualcosa di meraviglioso. È la vostra musica che mi da la forza di reagire. Non c'è nessuno che mi capisca, nessuno che si preoccupi per me o di come sto, nessuno. Nessuno all'infuori di voi. Voi vi preoccupate di come sto, la musica è il vostro mezzo. Ogni fan in solitudine, incasinata, disastrata... Voi per ognuna ci siete. Ed è magnifico. Poi, però, purtroppo, tolgo le cuffie e mi rendo conto che quel momento di sollievo non può durare per sempre. Non si può stare con le cuffie nelle orecchie per una vita, non tutto può trovarvi consolazione, non in ogni momento. E perciò mi ritrovo sul mio letto, sopra le coperte, a piangere come una disperata, fino a non avere più acqua in corpo, fino all'isterismo, fino all'esaurimento nervoso... Fino agli attacchi di panico. Non so mai come fermarmi. Mentre piango comincio a respirare affannosamente e sempre più velocemente, fino alla tachicardia, fino a non respirare più. E calmarmi è un casino, trattengo involontariamente il respiro e non sono in grado di riprendere a respirare ad intervalli normali e tremo. Ma con voi nelle orecchie e nel cuore non è così. Ti dirò la verità, non seguo il vostro gruppo da molti anni, anzi, solo due, per l'esattezza. All'inizio avevo un opinione superficiale di voi, pensavo ciò che si pensa sempre di qualcuno che è ascoltato da tutti. Poi ho conosciuto due ragazze splendide, vostre fan. Ho provato ad ascoltare la vostra musica, sotto loro consiglio, e l'ho trovata sinceramente fonte d'ispirazione. Mi avete fatto bene sin dal primo istante in cui ho deciso di mettere da parte i pregiudizi. È buffo se ci pensi: prima non sopportavo la vostra musica, ora, invece, non riesco a farne a meno. È diventata una droga per la felicità, una sorta di cocaina. Come cambia l'essere umano. Io per prima non riesco a capire. Grazie di tutto quello che fate per me, grazie davvero idoli. Con affetto, Marika." MARIKA SI ALZÒ DALLA SCRIVANIA E ANDÒ A FARSI UN BAGNO CALDO.

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Capitolo 3
*** 2 ***


"Caro Bill," Marika si alzò di scatto dalla scrivania, facendo indietreggiare la sedia e andò al davanzale della finestra. Scrutò fuori, la neve cadeva e lei non poteva fare meno di pensare che portasse freddo, fuori come nella sua anima. Non le piaceva l'inverno, odiava il vento gelido che tirava, la brina che si formava tra l'erba, il ghiaccio sul parabrezza delle auto, il fumo caldo che ti esce dalla bocca... Le piaceva di più sentire il tepore sulla pelle, il vento caldo, la sabbia tra le dita... Il calore la faceva sentire meno sola, anche se in realtà era un'illusione. Una lacrima scese in solitudine sul suo viso e Mary non ci fece neanche caso. La ragazza disegnò con l'indice destro una faccina triste sul vetro appannato della finestra e tornò alla scrivania. "non so più chi sono o forse non l'ho mai saputo. È solo che le cose non vanno bene già normalmente, ma ora sento montare questo vento freddo dentro di me che prima non c'era. Non te lo so spiegare, ma credo di essermi accorta che quando ci siete voi a coronare i miei pensieri, mi sento più tranquilla, più rilassata, meno ansiosa. È una strana sensazione. Difficile persino da capire. L'ennesimo pensiero che non leggerai. Questa cosa mi mette tristezza. Se solo penso ai tuoi occhi nocciola mentre leggono le mie lettere sorrido a trentadue denti, ma poi mi ritrovo a fare i conti con la realtà e, devo essere sincera, non è per niente facile da accettare che non incontrerò mai le tue iridi castane... Che non vedrò mai nessuno di voi. Il pensiero fa male. Ma so che devo essere forte e tirare avanti, non devo farmi scrupoli e così farò. Vorrei soltanto che questa forza d'animo venisse direttamente da me e non da voi... Grazie per tutto. Davvero. Un bacio, Marika."

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Capitolo 4
*** 3 ***


Marika era stesa sul letto e piangeva. Il flusso delle lacrime pari a quello della sua solitudine. Si sentiva fuori dal mondo e se ne colpevolizzava. Come poteva non farlo? Infondo, era lei a stare male con chiunque... Non solo con qualcuno, ma proprio con tutti. Marika singhiozzava violentemente, il suo corpo in preda a forti spasmi. La ragazza non riusciva a calmarsi, a riprendere il controllo. Non si sentiva bene con se stessa. Non si sarebbe mai sentita bene. Continuando a singhiozzare Marika si alzò. Camminava in direzione della scrivania. "Caro Bill," cominciò dopo aver aperto il diario, " ho una paura fottuta. Non ce la faccio più, devo fare qualcosa". Ma non fece in tempo a continuare a scrivere, i lacrimoni le inondavano e le riempivano gli occhi, distorcendo il suo senso della vista. Poi, l'illuminazione. "Forse è proprio questo che dovrei fare, privarmi dei sensi, evadere dalla realtà, costruirmi un universo parallelo solo mio... Con la coca o l'ero... O magari solo con l'erba. Ancora non ci credo di essere arrivata a questo punto. Dovrei suicidarmi e farla finita subito, ma sono persino troppo codarda per togliermi la vita e quindi mi ritrovo a temporeggiare...oh, se solo sapessi... Se tu potessi mai sapere quanto bisogno ho di te... Di voi. Ma ormai ho deciso. Non si può andare avanti cosi. Ho fatto la mia scelta". Chiuse il diario e si diresse verso lo zaino di scuola. Quando si tirò su aveva in mano una bustina, dentro tre cime. Mise l'erba in un grinder giallo e verde e girò. Poi prese una cartina lunga e vi riversò il contenuto del grinder. Appoggiò il tutto momentaneamente sul letto per tirare fuori un biglietto del tram e creare un filtro, che posizionò poi all'interno della cartina. Infine la chiuse e, finalmente, l'accese. Si mise sdraiata sul letto e cercò di non pensare a nulla, fino a quando ebbe finito di fumare e la buttò fuori dalla finestra. Tornò a sdraiarsi sul letto e, in breve tempo, si addormentò. Per la prima volta con un'aria serena.

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Capitolo 5
*** 4 ***


"Caro Bill, Sai, i miei 'cosiddetti' amici mi hanno invitata ad una festa di compleanno ed è successo un putiferio. Mi sono ubriacata, ho fumato e, nonostante questo di solito serva a stare meglio, ho pianto e mi sono sentita sola in mezzo alla gente. È incredibile. Già, è incredibile come io riesca sempre a sentirmi sola..." Marika venne interrotta dal bip di un messaggio sul suo telefono. Che cosa insolita. Si allungò per prenderlo e visualizzò un: < sabato avrei voluto fornirti la mia spalla per piangere > Sgranò gli occhi, incredula ed anche se stava pensando intensamente a chi potesse essere, non riusciva a inquadrare nessuno. Voleva tornare a scrivere al suo Bill, ma si sentiva stanca e, dopo essersi stesa sul letto. Si addormentò nel giro di cinque secondi.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


"Caro Bill, Oggi, se possibile, c'è un miglioramento. Ho scoperto cos'è la lettura e cosa voglia dire immedesimarsi in una che non è la propria vita. È stato bello per la durata della lettura. Ma poi sono tornata a contatto con la realtà ed è stato l'evento più traumatico. Sai, mi piace leggere di voi... Fan fiction, lettere delle vostre fan... Queste ultime sono difficili da trovare, ma sono molto affettuose. Per un attimo sembra davvero che il problema più grande di quelle ragazze sia non incontrare i propri idoli. Non fraintendermi, vorrei vedervi e soprattutto vederTi con ogni fibra del mio corpo, ma ci sono cose più importanti... Primarie. Come lo star bene con se stessi, cosa che a me manca. Non credo che ci riuscirò mai, Billy. Ho paura. Ho un'angosciante paura di rimanere sopraffatta dalla'oscurità, dall'oblio. Non so come sia fatto l'oblio e, ragionevolmente, come l'uomo ha paura di ciò che non conosce, io ne ho paura. L'oscurità posso sopportarla, ci ho convissuto per tutta la vita, ok. Ma l'oblio? Qui si tratta della paura di essere viva ed essere invisibile agli occhi degli altri, di essere morta e di essere dimenticata, di essere ricordata dai miei conoscenti senza che essi versino una lacrima... No. L'oblio è inaccettabile. È proprio per questo motivo che sto cercando un modo per contrastarlo. Tua, Mary" Mary chiuse il quadernino nero di pelle adibito a diario e, strisciando la sedia sul pavimento, si alzò. Prese una Camel dal pacchetto ormai quasi finito e, sedendosi sul davanzale della finestra, l'accese. Una grande boccata. Mary guardava fuori, nell'oscurità tutte quelle luci. Una seconda boccata. I pensieri di Mary quasi facevano un rumore assordante, tanto gli ingranaggi giravano. Una terza, più lunga boccata. Mary buttò fuori il fumo soffiando sulla cenere. Una quarta, quinta boccata, sesta. La fine della sigaretta non tardò ad arrivare. Mary la spense nel posacenere, che lasciò sul davanzale. La ragazza si mise a letto, certa che la soluzione ai suoi problemi non avrebbe tardato.

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