Papà Snape

di Cris Snape
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine di una guerra ***
Capitolo 2: *** Il bambino ***
Capitolo 3: *** Adrien Bellefort ***
Capitolo 4: *** Mariah ***



Capitolo 1
*** La fine di una guerra ***


Credit: questa storia appartiene a Cris Snape

Storia originalePapá Snape
Traduzione diB e l l e

Permesso:
"Me alegra que la historia te guste lo suficiente como para animarte con una traducción y por supuesto que tienes mi permiso."

Note introduttiva.
Salve a tutti, ho iniziato a leggere questa storia un anno fa e avevo promesso all'autrice che l'avrei tradotta, poi, tra una cosa e l'altra, il tempo è passato. Ma ora eccomi qua. Volevo avvisarvi di alcune cose prima di cominciare a pubblicare questo primo capitolo.
- L'autrice ha iniziato a scrivere la storia prima del settimo libro ed era convinta che Silente non fosse morto davvero.
- Troverete in questa storia la maggior parte dei personaggi che nel sesto e settimo libro sono morti.
- La storia è molto lunga e complicata da tradurre, quindi non so ogni quanto pubblicherò un capitolo, ma spero di non farvi aspettare troppo.
- Ho lasciato 'Snape' nel titolo perché suona meglio, ma nella storia lo chiamerò Piton.
- Non sono una traduttrice professionista, quindi siate clementi; ho adottato una traduzione piuttosto libera, nel senso che mi sono presa la briga di rimodellare alcune frasi per renderle meglio in italiano. Se qualcosa non vi torna chiedete pure.
B e l l e


 

PAPÀ SNAPE

 
La fine di una guerra
 

Severus Piton odiava profondamente quella stanza dell'ospedale magico San Mungo e non si peritava a dimostrarlo apertamente; sapeva che le infermiere avevano iniziato a tirare a sorte anche solo per portargli le sue pozioni curative e non aveva smesso di notare che i medimaghi lo guardavano male ogni volta che entravano a controllare il suo stato di salute, ma a lui non importava minimamente. Dopo più di un mese rinchiuso lì, iniziava ad essere davvero arrabbiato e l'unica cosa che voleva era andarsene a casa il prima possibile; per riuscirci poteva solamente lamentarsi costantemente (se avesse avuto la sua bacchetta a portata di mano, avrebbe potuto lanciare qualche maleficio di qua e di là, ma qualche "anima caritatevole" gliel'aveva presa quando era caduto ferito durante la battaglia finale contro Lord Voldemort, così che doveva accontentarsi di protestare) e insultare qualsiasi essere vivente che osasse avvicinarsi a meno di due metri da lì, anche se non veniva neanche considerato più di tanto, in realtà...
Quella mattina, per esempio, aveva fatto piangere una guaritrice novella e Severus era molto contento di esserci riuscito; quella stupida era entrata nella camera, sorridente, incoraggiandolo e 'fingendo' che le facesse piacere trovarsi in quella stanza, mentre, in realtà, i suoi superiori le avevano rifilato quel 'problema', perché erano coscienti del fatto che la ragazza non poteva negarsi. Severus si era mostrato paziente, finché la ragazza non provò a prendergli il polso; lo aveva afferrato per il polso, senza smettere di sorridere e Severus si era messo a gridare, senza un motivo apparente, in realtà. La ragazza non si scoraggiò finché Severus non la chiamò "Bambolina decelebrata" (lui, normalmente, era più sottile e ironico, ma la lunga permanenza al San Mungo, stava iniziando ad atrofizzargli i neuroni), e la ragazza se n'era andata correndo e piangendo a dirotto, gridando che non sarebbe entrata in quella stanza mai più; Severus pensava di aver esagerato un po'. Era sicuro di averle urlato contro per un bel po' di tempo e che lei aveva voluto essere amabile, nonostante tutto, però, alla fine, la ragazza non aveva sopportato la tensione ed era esplosa, riuscendo a strappare il primo sorriso sincero a Severus, in tutto il tempo.
Trenta schifosi giorni chiuso lì dentro! La situazione stava diventando davvero insostenibile... già era sufficientemente orribile dover sopportare tutti quegli incompetenti che lo visitavano un giorno sì e l'altro pure, in più doveva sopportare le visite di persone che affermavano di preoccuparsi per lui, persone che avevano passato vari mesi provando ad ucciderlo e che ora dicevano di essere contenti del fatto che stesse recuperando dalle ferite e bla bla bla... Certo, Severus doveva riconoscere che tutte quelle persone avevano avuto motivi più che validi per odiarlo (supponendo che aveva ucciso Albus Silente, era comprensibile) e capiva anche che ora si preoccupavano per lui in modo più o meno sincero, ma non sopportava essere circondato dalla gente, non quando ancora gli faceva male il corpo, ogni volta che si muoveva. Maledetta Maledizione Cruciatus! Fino a quando gli sarebbero durati i famosi effetti secondari dei quali i medici non smettevano di parlare?
Si supponeva che gli stessero somministrando una Pozione efficace perché smettesse di sentire dolore, ma ovviamente il suo organismo non si era ancora rimesso del tutto e lì doveva stare, imprecando contro chiunque gli si avvicinasse, perché quella era l'unico modo che aveva per restare tranquillo e a proprio agio... Probabilmente avrebbe recuperato prima, se avesse potuto prepararsi le Pozioni da solo, ma ovviamente, nessuno gli avrebbe fornito un calderone e gli ingredienti necessari per farlo; lo aveva realizzato vari giorni prima e doveva rassegnarsi...

"Qualcuno mi ha detto che ci siamo di nuovo alzati imbronciati..."
Severus girò rapidamente la testa e fissò i suoi occhi neri sulla porta d'ingresso della stanza; lì c'era Albus Silente, che gli sorrideva con la stessa affabilità di sempre e si avvicinava al letto con totale fiducia, come se non gli importasse affatto del costante caratteraccio del vecchio professore di Pozioni della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, forse perché aveva imparato ad affrontarlo dopo tutti quegli anni passati insieme.
"Come stai oggi, Severus?"
Albus Silente si accomodò sulla sedia vicina al letto e guardò Severus con un'espressione tranquilla; lui era l'unico che sopportava il suo malumore di quei giorni e Severus capì che non gli sarebbe servito a niente lamentarsi, così sospirò, si tirò a sedere sul letto (se non fosse stato per quel maledetto dolore all'addome, sarebbe già fuggito dal San Mungo) e mostrò la sua faccia migliore, così che Silente non si sentisse tentato di infastidirlo se fosse stato più pallido del solito o se gli fosse sembrato in difficoltà, anche solo minimamente; l'unica cosa che voleva mostrare era il suo malumore, per vedere se riusciva ad andarsene da lì; si sarebbe incaricato lui stesso di migliorare il proprio stato di salute; non conosceva un candidato migliore per curarlo...
"Sono al settimo cielo" rispose sarcastico Severus, cercando di far notare che era molto infastidito da tutta quella situazione.
"Da queste parti si dice che hai i nervi a fior di pelle..." Silente sorrise con malizia e Severus sbuffò di protesta. Oltretutto, preso in giro... "Dovresti prenderla con più calma; ho parlato con i tuoi guaritori e mi hanno detto che ne avrai ancora per un po' di giorni, quindi smettila di terrorizzare i novellini e comportati come l'uomo maturo che ovviamente sei..."
Severus socchiuse gli occhi e per la sua mente passarono centinaia di risposte sgradevoli che avrebbe potuto dare, ma siccome sapeva che nessuna di quelle sarebbe servita a cancellare dalla faccia di Silente quel sorriso di autosufficienza, si limitò ad aggrottare le sopracciglia il più possibile e fece una smorfia di fastidio che avrebbe gelato chiunque al mondo, meno che il vecchio preside, ovviamente, che era abituato a tutti quei gesti di Severus Snape, tanto che li conosceva a memoria.
"Andiamo, amico, animo!" Silente gli diede una pacca sulla schiena e Severus sentì una fitta di dolore allo stomaco, ma riuscì a contenere il gemito di protesta che cercava di scappare dalla sua gola. Vide Silente tirare fuori un sacchettino dalle pieghe della sua tunica e mostrargliela con allegria "Ti va una caramella al limone?"
"No, grazie" Severus scosse la testa e cambiò posizione cercando di accomodarsi meglio.
"Beh, non sai cosa ti perdi" Silente si portò una caramella alla bocca e la gustò golosamente per qualche secondo, mentre rimetteva il sacchetto dentro la tunica. "Mh! È buonissima. I Babbani sono degli autentici esperti nel fabbricare dolci, non credi?"
"Non sono molto legato ai dolci, Albus."
"Oh, si vede!" Silente rise, era evidente che aveva voglia di scherzare "Per questo hai un carattere così acido".
"Oh, molto divertente!" Severus sospirò; avrebbe dovuto sentirsi infastidito da quel commento, ma, come Albus Silente era abituato alle rispostacce del professore di Pozioni, Severus aveva imparato a incassare con diplomazia questo tipo di commenti ironici.
"Sei molto suscettibile oggi, Severus" Albus alzò un sopracciglio, senza smettere di sorridere e Severus si imbronciò ancora di più. "Oggi ti sei alzato con il piede sbagliato? O, forse, il problema è che oggi non ti sei proprio alzato..."
"Non ridere, Albus" Severus si mosse lentamente e riuscì a non sentire dolore da nessuna parte. "Se fossi stato rinchiuso qui dentro un mese intero, saresti così di malumore come me... Non mi portano neanche a passeggiare per i maledetti corridoi dell'ospedale; i guaritori dicono che creerei troppa aspettativa e mi lasciano qui dentro giorno e notte e ora sono stanco."
"Credo che i guaritori abbiano tutte le ragioni" Albus scrollò la testa e incrociò le braccia. "E non ti fa male la tranuillità che hai in questo momento..."
"Starei molto più tranquillo in qualsiasi altro posto..."
"Me lo sentivo che avresti risposto così..." Silente rise, tornando a gustare la sua caramella. "Ma non ti rimane altro che adeguarti alla situazione, Severus; non ti servirà a molto sfoggiare ancora quel malumore che spendi, quindi fattene una ragione e adattati. Forse così il tempo ti passerà più in fretta che se lo passi brontolando continuamente..."
"Quindi... non pensi di intercedere..." Severus pronunciò quelle parole con una certa timidezza; aveva iniziato a confidare nel fatto che Silente si impietosisse della sua situazione e parlasse con i Medimaghi in modo che lo lasciassero uscire prima del tempo, ma a giudicare dalla maniera in cui il vecchio mago socchiudeva gli occhi, la risposta doveva essere negativa...
"Rimarrai qui per tutto il tempo necessario" disse Silente con fermezza; il suo sorriso era un po' sfumato, ma subito lo recuperò. "Ho bisogno che ti sia rimesso completamente per il prossimo mese di settembre, così non correremo rischi, Severus."
"Settembre?"
"Naturalmente! I corsi iniziano a settembre e io ho bisogno di un buon professore di Pozioni per rimettere al passo gli studenti..." Silente gli diede una pacca sul braccio e Severus inarcò le sopracciglia. "Dopo un anno senza aprire la scuola, molti studenti staranno procedendo senza disciplina e sarà sempre utile contare su di te per rimetterli sulla retta via..."
"Mi stai offrendo il mio vecchio posto?" disse Severus un po' confuso; non si era ancora prospettato la possibilità di tornare a Hogwarts una volta che si fosse totalmente ristabilito, ma l'idea non gli dispiaceva del tutto.
"Dubito fortemente di poter trovare qualcuno migliore" Silente sorrise. "Lumacorno non vorrà tornare a fare lezione neanche se lo sottoponiamo alla Maledizione 'Imperius' e non c'è nessun mago più talentuoso di te nel preparar Pozioni..."
"Speravo che mi avresti offerto il posto di professore di Difesa Contro le Arti Oscure" commentò Severus con diffidenza. "Sai quanto mi piace quella materia..."
"Oh, ma ormai ho preso un impegno con un'altra persona!" Silente alzò un sopracciglio; come ogni anno, Severus chiese il suo desiderato posto, come se fosse parte di una strana tradizione, e come tutti gli anni lui glielo negò, anche se questa volta, Piton non sembrava esserne realmente infastidito. Infatti, lo vedeva quasi indifferente. "Mi dispiace, ma resta libero solo Pozioni..."
"E... posso chiedere chi è il fortunato?"
"Puoi..." Silente scrollò la testa e, per un attimo, sembrò non volesse rispondere, ma alla fine lo fece. "Hai gia avuto l'onore di lavorare con lui, pochi anni fa... il nuovo professore è Remus Lupin."
"Non so perché già mi immaginavo qualcosa del genere..." Severus fece una smorfia e si strinse nelle spalle. "Suppongo che non sia un cattivo candidato, dopotutto..."
"E ora che la comunità magica ha iniziato a considerarlo una specie di eroe, per aver sconfitto Greyback, e per rimediare alla sua condizione di licantropo, sarà molto più sopportabile per lui sviluppare il proprio lavoro" Silente acquisì una certa attitudine riflessiva "e se tu accetti di tornare al collegio, avrò la persona perfetta per elaborare la Pozione Antilupo e un buon sostituto di Lupin durante le sue trasformazioni mensili..."
"Un'ottima giocata per te, Albus" Severus parlò con voce soave e quasi sembrava avesse voglia di scherzare. "Suppongo di non avere altra scelta che 'tornare all'ovile'..."
"Devo prenderla come una risposta affermativa?" Albus spalancò gli occhi e Severus quasi abbozzò un sorriso, facendogli intendere che aveva di nuovo il professore di Pozioni.
"Bene... E vorrai tornare ad essere il Capocasa di Serpeverde? Dovrai dirigere con mano ferma quei ragazzi, date le circostanze..."
"Sarà un piacere battere Minerva nella Coppa delle Case..." gli occhi scuri di Piton brillarono maliziosamente. "In questi ultimi anni, le hanno cominciato a dare alla testa le continue vittorie di Grifondoro..."
"Vittorie meritate, d'altra parte..."
"Non chiedermi di riconoscere questo, Albus..." Severus tornò a rigirarsi nel letto; grazie a quella conversazione con Silente, stava cominciando a passargli un po' la rabbia.
"Sì... quello sarebbe decisamente troppo per te..."
"Almeno, ora che Potter e i suoi amici non ci sono, non sarai tentato di dargli punti all'ultimo minuto per strappare la vittoria a Serpeverde, giusto?" Albus rise sotto i baffi e Severus corrucciò le sorpacciglia, immaginando cose che non lo divertivano affatto. "Non dirmi che Potter tornerà a Hogwarts..."
"Vuole diventare Auror, Severus" Albus parlò con diplomazia, cosciente che quella sarebbe stata una terribile notizia per l'uomo che aveva di fronte. "Avrà bisogno di passare i suoi M.A.G.O. Per entrare all'accademia Noxford, e questo significa che deve passare il suo ultimo anno a Hogwarts..."
"Che sia maledetto! Quel ragazzo ha sconfitto il 'Signore Oscuro'... non è sufficiente per ammetterlo alla stupida scuola per Auror?" sbuffò Severus, un'altra volta di malumore.
"Temo che Harry non voglia un trattamento preferenziale, Severus" Silente si strinse nelle spalle "afferma di voler ottenere le cose come tutti gli altri, quindi non ti rimarrà altro che dargli lezioni un anno ancora, a lui e ai signori Granger e Weasley."
"Perfetto" Severus serrò la mascella "e io che pensavo di essermi liberato di lui per sempre..."
"Non fare così" Silente gli batté una mano sulla schiena. "Saranno pochi mesi e voleranno".
"Sono disposto a promuoverlo, solo per liberarmi di lui" borbottò Severus, nel più totale malumore. "È assolutamente incredibile, Albus! Comunque, sono ancora in tempo a rifiutare il posto, giusto?" quest'ultimo commento fu pronunciato con evidente sarcasmo.
"Temo che ormai non accetterò una rinuncia" Silente gli serrò affettuosamente la spalla e si alzò. "Devo andarmene ora, Severus; il Ministero vuole chiedermi un paio di consulti e sono già in ritardo" il mago camminò lentamente verso la porta. "Dobbiamo chiarire certi dettagli suil tuo stato di spia, come sai, e parlare a propostito della cattura dei Mangiamorte che sono riusciti a fuggire; gli auror sono un po' accupati con tutto questo." Severus annuì con la testa, ma non disse niente. "Verrò a trovarti in un paio di giorni."
"Spero che quando lo farai, porterai un certificato di dimissione e, contemporaneamente, la mia bacchetta..."
"È al sicuro, non preoccuparti" Albus aprì la porta e salutò con la mano. "E smetti di lagnarti tutto il tempo, Severus, o qualcuno potrebbe avere la tentazione di soffocarti con il cuscino..."
Dicendo queste parole, Albus Silente uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé con molta delicatezza. Severus non era più tanto arrabbiato come prima, continuava ad essere terribilmente infastidito di dover stare rinchiuso in quella stanza, senza fare nulla, quando aveva molto lavoro in sospeso nel mondo mangico.
Erano molti i Mangiamorte che erano riusciti a fuggire dopo la caduta di Lord Voldemort, in maniera abbastanza caotica e disordinata, quello sì. Tra loro ce n'erano alcuni molto pericolosi, come Bellatrix Lestrange o Lucius Malfoy, e Severus era convinto che sarebbe stato molto complicato per gli Auror o per i membri dell'Ordine della Fenice avere a che fare con loro; dopo aver passato tanti anni al servizio del Signore Oscuro, avevano imparato ad adattarsi a qualsiasi tipo di circostanza e, se avessero dovuto passare anni fuggendo, lo avrebbero fatto. Probabilmente non si erano prospettati di riorganizzare i Mangiamorte che ancora pullulavano nei dintorni per sfidare il Ministero della Magia e continuare il lavoro iniziato dal loro signore, e questo li convertiva in meno pericolosi, ma anche più sfuggenti... Severus Piton aveva anche pensato che qualcuno di loro lo avrebbe cercato per vendicarsi del suo tradimento; non che questo lo preoccupasse troppo, ma era qualcosa che un po' lo inquietava, e gli faceva chiedere se, ora che quella guerra era terminata nel mondo magico, lui avrebbe potuto vivere una vita tranquilla, dopo tanti anni vissuti in tensione a causa del suo stato di spia, con la morte che gli alitava sul collo costantemente e con l'incertezza di poter vedere una nuova alba... Sarebbe stato davvero ironico se, adesso che tutto era finito, lui avrebbe continuato ad essere in pericolo per gli stessi motivi precedenti alla caduta di Lord Voldemort: il suo tradimento verso il lato oscuro...







Note finali.
L'autrice non ha lasciato note finali in questo capitolo. Posso solo sperare che vi sia piaciuto e che vi abbia invogliato a continuare questa bellissima storia di Cris Snape. Se avete qualcosa da dire sulla traduzione, sulla storia o semplicemente avete voglia di lasciare una recensione, sarò felice di rispondervi.
Al prossimo capitolo...
B e l l e






 

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Capitolo 2
*** Il bambino ***


 Il bambino

 

 

La macchina sgangherata avanzò per la strada che conduceva alla fine di Spinner's End e si fermò di fronte ad una vecchia casa che era situata giusto di fronte a quel fiume zeppo di contaminazione. Edward Burns aggrottò il naso quando vide quel luogo, pensando che non fosse il miglior posto per far crescere un bambino, ma finì per stringersi nelle spalle, comprendendo che non era lui a dover decidere dove sarebbe andato a finire il ragazzino che, in quel momento, stava seduto nel sedile posteriore della macchina, abbracciato ad un orsetto di peluche e con gli occhi fissi su qualche posto del bosco che c'era sull'altra riva del fiume.
Il bambino non aveva più di quattro anni e sembrava troppo piccolo per la sua età; bassino e molto magro, aveva i capelli neri molto ben tagliati, pettinati verso l'alto con grazia, ed era un po' pallido, anche se si mostrava perfettamente sano. Quello che più risaltava nel suo viso erano gli occhi: grandi, neri, dallo sguardo penetrante (a volte troppo, come se appertenessero ad una persona molto più grande) e i suoi lineamenti non erano esenti dalla grazia, anche se non si poteva dire che fosse bello. Indossava un paio di jeans un po' consumati, un paio di scarpe da ginnastica azzurre e una camicia a righe bianche e verdi; il signor Burns si disse che sembrava un ometto vestito in quel modo e, di nuovo, si sentì commosso quando lo vide seduto dietro di sé. Sembrava così perso e spaventato che era impossibile non provare tenerezza per lui; aveva appena perso sua madre e l'unica persona che gli rimaneva al mondo era l'uomo che stavano andando a trovare quella mattina, suo padre, che non aveva mai visto e col quale doveva restare nonostante la paura che il piccolo sentiva.
Il signor Burns scese di macchina e si guardò intorno pigramente; non sembrava ci fosse molta gente che viveva nei dintorni, ma il posto sembrava tranquillo, nonostante lo stato di apparente abbandono. Aprì la portiera posteriore e il bambino lo guardò fisso, senza lasciare il suo orsacchiotto e senza muovere nemmeno un muscolo, forse aspettando che il signor Burns, l'uomo che si era occupato di lui nelle due settimane trascorse dalla morte di sua madre, gli dicesse cosa doveva fare. Edward gli tese una mano con il sorriso sul viso e gli parlò dolcemente.
"Andiamo, Adrien" gli disse, e il piccolo si aggrappò a lui come se fosse un salvagente. "Il tuo papà vive in quella casa."
Adrien Bellefort annuì con la testa e scese di macchina; con una mano si teneva al signor Burns, e con l'altra si aggrappava al suo orsetto di peluche, un pupazzo di color brunastro che non sembrava avere niente di speciale, ma dal quale il piccolo non si separava né di giorno né di notte.
"Non devi essere nervoso" gli disse Edward, notando il leggero tremito del bimbo. "Andrà tutto bene, Adrien."
"Mi vorrà il mio papà?" chiese Adrien, alzando la testolina per guardare il signor Burns fisso come poco prima; quella era una domanda abbastanza logica, date le circostanze e l'uomo non aveva una risposta da dare al piccolo, perché lui stesso non poteva sapere se tale Severus Piton che andavano a trovare volesse o non volesse farsi carico del bambino. Per quel che aveva detto la madre di Adrien, quell'uomo non era mai venuto a sapere di avere un figlio, dunque era logico pensare che adesso non volesse saperne niente. Ma non c'era bisogno che Adrien lo sapesse...
"Certo che ti vorrà!" disse, suonando realmente convincente e passando una mano tra i capelli al bambino. "È il tuo papà!"
Adrien non sembrò molto convinto, ma non disse niente; si limitò a chinare la testa e a lasciarsi trascinare dal signor Burns lungo la stradina sterrata che separava la strada dall'entrata della casa. Edward, che già era abituato a fare cose come quella, era molto nervoso in quell'occasione; si era molto affezionato ad Adrien nelle ultime settimane e desiderava profondamente che le cose gli andassero bene. Nel tempo che passò nell'orfanotrofio, stava sempre solo, così triste che gli altri bambini non si avvicinavano a lui per giocare; se qualcuno ci aveva provato, Adrien si era sempre negato... Senza dubbio, la morte di sua madre lo aveva colpito moltissimo, nonostante il signor Burns fosse convinto che un bambino così piccolo non potesse comprendere fino in fondo il significato della morte; Adrien sembrava un ragazzo speciale, sembrava conoscere più cose rispetto ai bambini della sua età e questo si rifletteva nel suo sguardo. Il signor Burns rimaneva scosso quando Adrien lo guardava fisso, chiedendo di più di quello che poteva fare a parole, dimostrando di avere qualcosa di speciale in sé, qualcosa che non era facile da identificare, ma che era lì, in quegli occhi neri...
Il signor Burns si fermò di fronte alla porta d'ingresso e guardò un'altra volta Adrien; lasciò la valigia che conteneva tutte le cose del bimbo a lato e suonò il campanello. Notò come Adrien si irrigidiva e gli strinse una mano per tranquillizzarlo; tutto sarebbe andato bene, tutto doveva andare bene...

Severus Piton stava cercando di fare qualcosa da mangiare quando suonarono alla porta; era tornato dall'ospedale il giorno prima e aveva dedicato praticamente tutto il tempo a sistemare la casa. I Mangiamorte gli avevano lasciato tutto all'aria quando avevano scoperto il suo stato di spia, cercando chissà che cosa, e Severus aveva trovato una sgradevole sorpresa quando era arrivato; Albus Silente, che lo aveva accompagnato a casa per, secondo lui, assicurarsi che tutto andasse bene, gli aveva offerto l'aiuto degli elfi domestici di Hogwarts e, in proporsione, grazie a loro, la sua casa sembrava un luogo abitabile.
Tuttavia, gli faceva un po' male lo stomaco quando faceva movimenti bruschi, ma i guaritori del San Mungo sembravano essersi stancati delle sue continue lamentele e lo avevano spedito dritto a casa, dopo avergli dato, questo sì, una buona dose di pozioni curative che doveva prendere con totale puntualità. Severus avrebbe potuto preparare tutte quelle pozioni personalmente, ma era così contento di poter lasciare finalmente il San Mungo che accettò tutto quello che i Medimaghi gli diedero e promise di seguire il suo trattamento a qualsiasi costo.
Aveva pensato di sfruttare quel che rimaneva dell'estate per pianificare le sue lezioni di Pozioni, dopo due anni senza impartirle e, in fondo, era contento di non doversi occupare delle benedette pozioni curative; proprio come gli aveva detto Albus Silente, doveva ristabilirsi e questo significava dedicare la maggior parte della giornata a poltrire. Severus era stato molto tempo senza dedicarsi a non far niente, così che sarebbe stata una sfida per lui provarci...
Quando suonarono, stava per buttare a terra un tegame d'olio bollente, ma fortunatamente non aveva perso i riflessi e non successe nulla; percorse il corridoio maledicendo sotto i baffi, pensando che forse qualche venditore ambulante babbano aveva deciso di andarlo a disturbare (i suoi vicini avevano smesso di andarlo a trovare ormai da molti anni), e pensava mentalmente alla frase più sgradevole che lo avrebbe aiutato a disfarsi di loro... Quando aprì e trovò quell'uomo alto e robusto, e un bambino con i capelli neri così minuto, alzò le sopracciglia e aspettò di capire cosa succedeva quella mattina... sicuramente non erano venditori ambulanti; nessuno di loro portava mocciosi al lavoro, anche se quell'uomo portava una valigia con sé...
"È lei Severus Piton?"
L'uomo aveva parlato con fermezza, guardandolo direttamente negli occhi; anche il bambino che lo accompagnava lo stava guardando, anche se sembrava spaventato e stringeva la mano dell'uomo con forza, mentre faceva piccoli passi per nascondersi dietro le gambe dell'adulto.
"Sì" disse con voce grave, guardando di sbieco il piccolo; subito lo aveva trovato somigliante a qualcuno, ma non sapeva bene a chi.
"Sono Edward Burns" rispose l'uomo, allungando una mano perché Severus la stringesse. "Sono un assistente sociale."
Severus gli mando un'occhiata neutra; era un assistente sociale, d'accordo... e quindi?
"Possiamo parlare?" domandò il signor Burns, facendo intendere che voleva entrare in casa.
"A proposito di cosa?" snocciolò Severus, incrociando le braccia, deciso a rimanere lì fuori.
"A proposito di Adrien" disse l'uomo, facendo in modo che il bambino si collocasse davanti a lui. "Adrien Bellefort."
"Che gli succede?" chiese Severus, guardando quel nano con indifferenza, con disprezzo e, forse, con un po' di curiosità.
"Vedrà..." Edward mise le mani sulle spalle del bimbo che continuava a stringere ostinatamente il suo orsetto di peluche. "Non credo che questo sia il posto più adeguato per trattare certe cose... le dispiace se entriamo?"
Severus era tentato di dire di no, ma c'era qualcosa negli occhi di quel Babbano che aveva davanti che gli fece pensare di dover ascoltare ciò che aveva da dirgli. Facendosi da parte, permise all'uomo e al bambino di entrare in casa, poi chiuse la porta con attenzione, senza neanche immaginare la svolta che la sua vita stava per dare.
Precedendo quegli inaspettati invitati, li condusse nel salone, una stanza un po' lugubre, ma perfettamente pulita, che aveva le pareti piene di ogni genere di libro. Il signor Burns osservò la stanza con curiosità, notando che Adrien tornava a prendergli la mano, e si accomodò sulla poltrona che Severus gli indicò con un gesto.
"Non ho niente da offrirle" disse Severus un po' secco; il moccioso sembrava sempre più intimidito, dato che stringeva con molta forza il suo orsacchiotto e si avvicinava al signor Burns cercando, forse, la sua protezione. E questo senza che Severus gli avesse rivolto la parola... "Di cosa voleva parlarmi esattamente?"
"Come le ho già detto" disse Edward, facendo un gesto tranquillizzante ad Adrien e facendolo sedere sulle sue ginocchia, "volevo parlarle di Adrien Bellefort."
"Che gli succede?" chiese Severus per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
"Non so se lei ricorderà la signorina Mariah Bellefort..."
Severus strinse gli occhi e mise a fuoco i ricordi. Non gli ci volle molto per ricordare Mariah, una donna che conobbe approssimatamente cinque anni prima e con la quale ebbe un breve flirt... non era sicuro del suo cognome, ma gli sembrava di ricordare che avesse origine francese...
"Mi ricordo di lei, sì."
"Bene..." Edward sorrise; sembrava un po' sollevato al sentire una risposta affermativa. "Dunque, Adrien è il figlio di Mariah..."
"E questo cosa ha a che vedere con me?" Severus si strinse nelle spalle, senza capire (o senza voler capire, meglio).
"Beh, che Mariah Bellefort assicura che lei è il padre di suo figlio... Vale a dire che Adrien è suo figlio, signor Piton."
Severus si fece molto serio, assimilando il significato di quelle parole... Un secondo più tardi, scoppiò in una risata... Quello era uno scherzo! Quel moccioso, figlio suo? Era del tutto impossibile; lui non aveva figli, lui non sarebbe mai potuto essere il padre di nessun nano, era del tutto assurdo.
"Cosa sta dicendo?" azzardò facendo una smorfia; Adrien si era stretto tra le braccia del signor Burns e non si azzardava a guardare Severus.
"Mariah Bellefort morì qualche giorno fa, signor Piton" spiegò Edward gravemente, cercando di capire se l'uomo che aveva di fronte gli credesse o no. "Lei e la signorina Bellefort coltivaste una relazione amorosa qualche anno fa e, frutto di questa relazione, nacque Adrien. L'ultima volontà di sua madre fu che lei si prendesse carico del bambino, dopo il proprio decesso."
"Ma... questo è impossibile!" disse Severus, tornando a ridere, guardando Adrien Bellefort, mentre una miriade di idee disparate gli ronzavano in testa. "Io non ho figli..."
"Tentammo di localizzarla prima che la signorina Bellefort morisse, in modo che lei le potesse spiegare personalmente come stanno le cose, ma non la trovammo." Edward mise a terra Adrien e cercò nelle tasche della propria giacca finché non trovò un foglio perfettamente piegato. "Mi consegnò questa lettera per lei; le parla di Adrien e le spiega i motivi per i quali non le ha comunicato prima l'esistenza del bambino."
Severus prese la lettera che Edward Burns gli tendeva con mani tremanti e la osservò qualche secondo con la testa in totale confusione; quanto tornò a guardare Adrien, capì a chi gli sembrava somigliasse... Aveva i suoi stessi capelli neri, i suoi stessi occhi neri ed era anche tanto piccolo come lo era lui da bambino...
"Capisco che tutto questo sia improvviso per lei, signor Piton" disse il signor Burns soavemente. "Se ha qualche tipo di dubbio, possiamo sottomettere il bambino a qualche test di paternità, ma le assicuro che è figlio suo."
"Perché lo ha portato qui?" chiese Severus con voce debole; la gola aveva iniziato a seccarglisi in fretta. Gradiva l'offerta di quell'uomo, ma non aveva bisogno di nessun test medico per rendersi conto che quel bambino era uguale a lui.
"Perché lei è suo padre e, come le ho detto prima, la signorina Bellefort desiderava che fosse lei a occuparsi di Adrien. Il bambino non ha nessun altro familiare.
"Ma io non posso..." borbottò Severus con gran insicurezza; lui, che per tanti anni aveva visto la morte da vicino, sta per avere il primo attacco di nervi della sua vita. "Io non posso occuparmi di nessuno in questo momento..."
"Se desidera rinunciare alla tutela del bambino," disse Edward con tristezza, captando il gesto amaro di Adrien, che sembrava essere al punto di mettersi a piangere "potrei incaricarmi di tutto il lavoro burocratico; noi assistenti sociali ci incaricheremmo di trovargli una buona famiglia."
Severus rimase in silenzio... Lui non poteva prendersi cura di un bambino... quell'offerta suonava tentatrice... Lui voleva avere una vita tranquilla, voleva godersi la pace che si respirava nel mondo magico dopo la caduta di Lord Voldemort, voleva sapere com'era vivere senza dover fingere di essere una persona che in realtà non era... Non poteva prendersi cura di un bambino...
Guardò Adrien ancora una volta e vide le lacrime che lottavano per scappare dai suoi occhi da un momento all'altro e, senza capire molto bene il perché, si rese conto che non poteva rifiutarlo così, a prescindere, e si maledì per questo, perché stava per complicarsi la vita.
"Anche se potrebbe dare un'opportunità ad Adrien" disse il signor Burns soavemente, spingendo di nuovo Adrien per metterlo di fronte al suo appena incontrato padre. "Potrebbe provarci ed io potrei tornare in un paio di settimane per verificare se va tutto bene..."
Severus continuò a rimanere in silenzio... Tornò a guardare Adrien e, quasi senza rendersene conto, annuì con la testa, facendo capire che aveva intenzione di farlo...
"In questo caso" il signor Burns si alzò e gli tese la mano un'altra volta "tornerò tra qualche giorno, signor Piton" si piegò di fronte ad Adrien e lo guardò negli occhi. "Ti comporterai bene?"
Adrien affermò con la testa e Edward gli diede un bacio sulla fronte. Poi, Severus lo accompagnò alla porta e rimase quieto, confuso e spaventato, mentre l'uomo si allontanava dalla casa con la sua macchina sgangherata...
Un figlio!
Che cosa assurda!
E, tuttavia, in qualche posto nel suo profondo più nascosto, ne era contento...
Un bambino...






Note della traduttrice.
Spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto; stiamo entrando piano piano nella storia...
Mi piacerebbe leggere il vostro parere, quindi oltre a ringraziare chi segue o seguirà questa storia, ringrazio chi lascerà una recensione.
A presto^^
B e l l e

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Capitolo 3
*** Adrien Bellefort ***


 Adrien Bellefort


Adrien contenne difficilmente le lacrime quando il signor Burns se ne andò dall'abitazione; ascoltò il motore della sua macchina, mentre si allontanava dalla casa, e rimase molto quieto in quella strana stanza, abbracciato al suo orsetto di peluche e pensando all'uomo che aveva appena conosciuto: gli faceva paura.
Adrien non sapeva perché; non gli aveva fatto niente di male, tantomeno gli aveva parlato, ma quando lo aveva guardato direttamente, aveva sentito una paura atroce, una paura simile a quella che provaa quando c'era la tormenta e che non poteva controllare; ricordò che sua madre gli diceva sempre che non succedeva nulla quando c'erano i tuoni, che era qualcosa di normale, addirittura bello, ma Adrien non era mai riuscito ad evitare quel timore e sapeva che in quell'occasione neanche poteva. Quell'uomo era molto sinistro, vestito con quegli abiti scuri e con un modo di parlare così freddo... Il bambino era sicuro di non avergli fatto una buona impressione e, nella sua mente infantile, era entrata la possibilità che potesse fargli qualcosa di terribile, ora che il signor Burns non c'era; ad Adrien mancò molto la sua mamma, molto di più di quanto gli era mancata in tutto il tempo passato da quando se ne era andata per sempre. Desiderò che lei apparisse in qualche posto per abbracciarlo e portarlo via da quella casa così oscura, lontano da quell'uomo così strano...
Tempestivamente, Adrien notò che c'era qualcuno alle sue spalle; Severus era tornato nel salone e da un minuto osservava il piccolo. Stava tremando e aveva gli occhi così umidi che era un miracolo che non si fosse ancora messo a piangere... Cosa avrebbe fatto con lui? Severus non aveva mai avuto a che fare con mocciosi di quell'età, non sapeva come farlo, ma era sicuro di non potersi comportare come faceva con i suoi alunni di Hogwarts; era nervoso e si sentiva insicuro... Cosa dicevano le persone ai bambini di quattro anni? Di cosa si supponeva che potesse parlare con quel nano? Che diavolo poteva fare con quel marmocchio, perché smettesse di tremare di paura? Non sapeva neanche usare un tono di voce amabile, non ne aveva mai avuto bisogno, ma in quel momento doveva parlare soavemente, cercando di non spaventare il bambino ancora di più. Perché diavolo aveva accettato di tenerselo? Mariah non aveva il diritto di fargli questo; aveva taciuto l'esistenza di quel... figlio per quattro anni... Con che diritto introduceva quell'Adrien nella sua vita, così, senza avvisare?
Severus osservò per un momento la busta che il signor Burns gli aveva dato; era completamente bianca, niente di scritto che potesse fornirgli qualche informazione e, anche se sentiva provava molta curiosità di leggere la lettera di Mariah, decise che non era il momento. Prima doveva avvicinarsi al bambino; doveva pensare ad un modo per guadagnarsi un po' di fiducia se davvero avrebbe convissuto con lui per, almeno, due settimane, e doveva farlo velocemente...
Guardò Adrien senza che lui se ne accorgesse, ma alla fine il bambino girò la testa e Severus si rese conto che non somigliava solo a lui... aveva lo stesso naso rincagnato di Mariah – fortunatamente per lui, si disse Severus con un sorriso – la sua stessa bocca e, bene, anche quel volto tormentato gli ricordò quello di sua madre il giorno che si salutarono per sempre, cercando di trattenere le lacrime... Era indubbio che fosse il figlio di Mariah, come era indubbio che fosse figlio suo... Severus si schiarì la gola e fece un passo avanti, disposto ad avvicinarsi al bambino, cercando di trovare qualcosa da dire senza molto esito; vide Adrien fare un passo indietro, completamente intimidito, e per una volta Severus si dispiacque di fare quell'effetto alla gente. A Hogwarts gli serviva per tenere in riga gli studenti, ma quel giorno riconosceva che quella specie di 'talento' era un'autentica fregatura...
Ma in quel momento, quando Severus pensava che le cose non potessero andare peggio, una fiammata verde emerse dal camino, facendo passare un uomo che si pulì la cenere dalla tunica con allegria, senza accorgersi della presenza di Adrien in casa.
"Severus, sono qui per vedere come stai..."
Albus Silente uscì dal camino e guardò direttamente Piton, che lo osservava quasi inorridito; un po' confuso, setacciò la stanza con lo sguardo, fino ad incontrare il volto terrorizzato di Adrien. Il povero bimbo si era appena preso il più grande spavento della sua vita e si era rannicchiato contro la parete, si era messo a piangere in silenzio, singhiozzando in un modo che avrebbe scosso chiunque, e stringeva il suo orsacchiotto più forte che mai. Silente rimase quindi a bocca aperta e, indicando Adrien, si rivolse a Severus con voce soave.
"Chi è?"
Severus strinse i denti, si passò una mano tra i capelli e si lasciò cadere su una sedia con aspetto sconfitto, senza avere la minima idea di come affrontare quella situazione. Sentiva piangere Adrien e si sentiva male; non sapeva perché, ma si sentiva male... molto male, in realtà.
"Adrien Bellefort" rispose, facendo un gesto con la mano e comprendosi gli occhi. "È un bambino" aggiunse, in maniera abbastanza stupida.
"Questo lo vedo" Silente si avvicinò ad Adrien, facendo gesti con le braccia per tranquillizzarlo. "Che ci fa qui?"
"Suppongo che sia logico che stia qui" Severus sorrise ironicamente e guardò Albus con espressione quasi supplicante. "Risulta essere... mio figlio."
Albus Silente impallidì completamente; tossicchiò e guardò Severus come se fosse diventato pazzo... Sì, deveva essere così! Severus diceva queste cose perché soffriva ancora gli effetti secondari delle torture di Voldemort, sì... non era possibile che avesse un figlio... Lo conosceva e, anche se lo apprezzava, mai lo avrebbe immaginato come padre... Che tipo di padre poteva essere Severus Piton? Uno terribile, con quel carattere che aveva... Sì, doveva essere una follia, un brutto scherzo che la mente stava giocando al professore di Pozioni, sì... e senza dubbio, il bambino era lì, piangendo terrorizzato e aveva bisogno di qualcuno che gli desse un po' di protezione.
"Come sarebbe... tuo figlio?"
"Come vedi..." Severus rise e guardò Adrien di sottecchi. "Bella sorpresina, eh?"
"Ma... come?" Silente guardò Severus e il bambino, il bambino e Severus, e si rese conto di quanto si somigliassero. "Quando?"
"Qualche volta dovevo pur avere una vita privata, no?" Severus si strinse nelle spalle.
"Ma... perché non lo hai detto prima? Dov'è sua madre?"
Severus stava per rispondere, ma il forte singhiozzo di Adrien quando sentì menzionare la sua mamma, lo fece restare improvvisamente in silenzio... La sua mamma... Ora Adrien era davvero spaventato; anche quell'uomo strano che era uscito dal camino gli faceva paura, anche se gli ispirava più fiducia dell'altro, quello che era suo padre, secondo il signor Burns. Stravano parlando di lui come se non fosse lì e Adrien pensava che gli avrebbero fatto qualcosa; quando quell'uomo dai capelli bianchi chiese di sua madre, non riuscì a reprimere quel gemito. Gli mancava tanto che non riuscì a contenersi, nonostante la paura.
"Sono appena stato messo al corrente" disse Severus dopo un secondo, cercando di ovviare le lacrime del bambino, anche se ogni volta avrebbe preferito offrirgli un po' di conforto. "Uno di quei babbani... un assistente sociale lo ha portato e devo restare con lui, non c'è altra soluzione... Sua madre..." guardò con un certo timore Adrien; a quel punto aveva le guance umide per le lacrime e gli occhi leggermente arrossati "morì e ha voluto che io... Oh, Albus!" sospirò e si coprì il viso con le mani. "Come diavolo farò adesso?"
"Non lo so..." Albus guardò un attimo Adrien e dopo aggrottò la fronte per rivolgersi a Severus. "Ma non mi sembra una buona idea che lasci che il ragazzo passi la giornata a piangere in quel modo..."
"E cosa suggerisci?" Severus si alzò rapidamente e Adrien si strinse e cominciò a accucciarsi fin quasi a raggomitolarsi. "Non sono bravo con i bambini..."
"Potresti..." Albus stava per dire che avrebbe potuto dare un abbraccio al bambino, ma rimase in silenzio perché, probabilmente Adrien si sarebbe spaventato ancora di più, se Severus si fosse avvicinato a lui con l'intenzione di toccarlo, anche se per poco. Dunque, capì che magari avrebbe potuto "addolcire" l'ambiente e si avvicinò al bambino, sedendosi su una sedia vicina. "Ciao Adrien" gli disse soavemente, e il piccolo lo guardò, schiacciandosi contro la parete e cercando di non piangere. "Sono Albus Silente". Adrien non disse niente, ma singhiozzò amaramente; Silente frugò tra le pieghe della tunica e gli mostrò una busta piena di caramelle al limone. "Ne vuoi una?"
Adrien si sentì tentato di dire di sì, ma allora si ricordò delle parole della sua mamma: "Non accettare mai niente dagli sconosciuti", e negò con la testa. Quell'uomo lo aiutava a tranquillizzarsi, aveva qualcosa che lo faceva sentire a proprio agio.
"No?" Albus si portò lui stesso una caramella alla bocca. "Sono molto buone."
"La mia mamma non vuole" spiegò Adrien debolmente, parlando per la prima volta da quando aveva messo piede in quella casa.
Severus sentì una specie di corrente elettrica quando sentì per la prima volta la voce di suo figlio. Era una vocina debole, forse per il nervosismo che sentiva il bimbo, un po' acuta e, ovviamente, infantile, un suono che svegliò un istinto strano nell'uomo, anche se non sapeva come sfruttarlo e non sapeva dargli un nome...
"Capisco" Albus sorrise comprensivo e decise di non pressare il bambino; ad ogni modo, era una buona abitudine quella di non fidarsi delle persone che aveva appena incontrato per la prima volta nella sua vita. "Quanti anni hai, Adrien?"
"Questi, signore" disse il bimbo e gli mostro la sua mano, mentre cercava di collocare le dita per formare il numero quattro; Albus rise di fronte a quel gesto e Severus non poté evitare di fare lo stesso, sbuffando allungo, ogni volta un po' più commosso.
"Oh, sei molto grande!" Albus constatò con sollievo che il bambino, poco a poco, iniziava a fidarsi di lui. "Sai chi è quel signore laggiù?" e indicò Severus con un dito.
"Sì signore" Adrien annuì con la testa e guardò Piton con timore. "Il signor Burns mi ha detto che è il mio papà."
"Esatto" Albus sorrise e, con un gesto, riuscì a far alzare il bambino da terra. "Si chiama Severus Piton e", si avvicinò ad Adrien per parlargli a voce bassa, "anche se lo vedi così serio, è molto buono, sai? Non devi avere paura di lui."
Adrien rimase in silenzio un momento, guardando alternatamente quell'uomo, quell'Albus Silente, e l'altro, quello che era suo padre... Quello più anziano non gli faceva più tanta paura come prima, ma quello in nero... D'altronde, era successa una cosa molto strana, una cosa che non aveva mai visto...
"Lei è uscito dal camino, signore" disse debolmente, senza staccare la sua schiena dalla parete.
"Sì..." Silente si avvicinò a lui un po' di più e, questa volta sì, prese Adrien per una spalla; si aspettava un rifiuto, ma il bambino non si mosse, anche se era difficile capire se era perché aveva paura o perché non l'aveva. "Sai cos'era quella?" Adrien negò con la testa. "Magia..."
Silente aggiunse quest'ultima parola con un tocco di mistero e, per la prima volta, Adrien sembrò interessato a quello che stava sentendo; si rizzò completamente, strinse meno il suo orsacchiotto contro il petto e si asciugò le ultime lacrime che stavano scivolando sulle sue guance, guardando quell'anziano con curiosità, con molta curiosità, a dire il vero.
"E lei può tirar fuori coniglietti dai cappelli?" domandò con una certa timidezza, ricordando un mago che aveva visto una volta al circo, quando lui e sua madre si divertivano insieme, prima che lei si ammalasse.
"Questo e molto altro" Albus indicò di nuovo Severus. "E sai, anche lui può farlo."
"Davvero?" Adrien guardò di nuovo suo padre e questa volta sembrava un po' meno spaventato.
"Certo che sì" Albus si alzò. "Andiamo, Severus! Fai qualche bel trucco."
"Cosa...?"
Severus si interruppe di fronte alla durezza che emanavano gli occhi del preside di Hogwarts; guardò Adrien un momento, che lo osservava in attesa, e pensò a cosa poteva fare di spettacolare e non terrorizzante per quel moccioso... In definitiva, non era bravo con queste cose; a lui piacevano le Arti Oscure, non era nato per intrattenere bambini di quattro anni con trucchetti di poco valore, però comprendeva che in quella situazione era necessario fare qualcosa che facesse una buona impressione ad Adrien... se voleva guadagnarsi la sua fiducia, ovviamente. Sputò una maledizione tra sé, guardandosi intorno per vedere se c'era qualcosa e, dunque, decise che era un buon momento per rispolverare le sue vecchie conoscenze di Trasfigurazione; tirò fuori la sua bacchetta, in maniera spettacolare, dalle pieghe della sua tunica, si rimboccò le maniche, si schiarì la voce e, dopo aver dato un'occhiata per assicurarsi che Adrien lo osservasse con gli occhi aperti come piatti, puntò in direzione di una vecchia sedia di legno che aveva alla sua destra... Non ci pensò molto, disse l'incantesimo a voce alta, osservò il fascio di luce bianca che usciva dalla sua bacchetta e, un secondo dopo, la sedia smise di esselo, per trasformarsi in un cavallino di legno che Adrien osservò completamente estasiato; evidentemente, quello gli era piaciuto.
"Cosa te ne pare?" disse Albus con allegria, guardando Severus chiaramente compiaciuto; non era stata una cattiva idea far apparire un giocattolo, quello gli avrebbe fatto guadagnare punti con Adrien.
"È bellissimo" sussurrò il bambino, facendo un passetto avanti timidamente, senza azzardarsi ad avviciarsi al cavallino, anche se era chiaro che gli sarebbe piaciuto.
"Perché non giochi un po'? Io e il tuo papà andiamo un attimo in corridoio a chiacchierare."
Adrien annuì con la testa, ma non si mosse finché i due uomini non furono usciti dalla stanza; dunque, si guardò intorno per assicurarsi di essere solo, collocò il suo orsacchiotto con attenzione su una sedia e si arrampicò sul cavallino, dondolandosi avanti e indietro. Aveva sempre desiderato di averne uno... e anche una bicicletta; magari uno di quegli strani uomini ne avrebbero fatta apparire una, se lo avesse chiesto, anche se, ovvio, lui non pensava di farlo, non per il momento...
Da parte sua, Silente si era incaricato di chiudere attentamente la porta del salone; Severus iniziò a camminare per il corridoio senza dire una parola, molto più nervoso di quello che era stato in tanto tempo. Poco a poco si stava rendendo conto che si trovava in una situazione da cui era difficile scappare e si sentiva perso, insicuro e, perché non riconoscerlo, spaventato. Non aveva la minima idea di quello che doveva fare, addirittura Albus si trovava meglio con Adrien di lui, con tutto che lo aveva visto per la prima volta pochi minuti prima, anche se, ovvio, la sua situazione non era molto differente, nonostante fosse il padre del bambino; ogni secondo che passava si sentiva un po' più spossato e la possibilità di rinunciare alla tutela del marmocchio prendeva sempre più forza... Perché diavolo aveva accettato di rimanere col moccioso? Lui non era nato per essere padre, lui era sempre stato una persona indipendente, mai aveva avuto bisogno di avere qualcuno vicino per sentirsi bene, mai si era preso cura di qualcuno in vita sua, a parte se stesso, non sapeva come poteva occuparsi di Adrien... Probabilmente non poteva farlo... aveva commesso un errore nel 'tenerselo', lo sapeva, ma allo stesso tempo, e questo era ciò che lo rendeva così nervoso, sentiva che aveva fatto bene, sentiva che quel bambino poteva solo portargli cose buone e non capiva perché pensava a tutte queste stupidaggini se non era neanche mezz'ora che conosceva la sua nuova condizione di padre di una creatura... Maledetta confusione! E oltretutto si era sentito bene quando aveva trasformato la sedia in un cavallino di legno! Che stupidaggine era quella? Lo aveva fatto senza pensarci e, senz'altro, gli era uscito con tanta naturalezza che faceva quasi paura. Era possibile che, nel fondo del suo essere, in qualche alngolo che sempre aveva nascosto sotto una grossa coltre di indifferenza e freddezza, ci fosse posto per un po' di tenerezza paterna? Severus ne dubitava molto, lui non era uno di quelli e, senz'altro, era lì, 'convertito' in padre da un momento all'altro. Ad ogni modo, sicuramente il bambino non era contento di stare con lui, sicuramente, quando il signor Burns sarebbe tornato quindici giorni dopo, Adrien sarebbe corso tra le sue braccia perché no portasse via da quella casa; probabilmente sarebbe la cosa migliore per lui, crescere in qualche altro posto, con qualsiasi altra parsona che sarebbe stata in grado di dare a un bambino ciò di cui aveva bisogno: affetto. Perché lui non aveva mai dato affetto e non sapeva come si faceva...
"Severus" sentì la voce di Silente alle sue spalle, ma non ebbe il coraggio di girarsi; non era dell'umore di dare spiegazioni; l'unica cosa che voleva era di mettere la testa sotto terra per pensare a ciò che stava succedendo con più calma. "Puoi spiegarmi com'è possibile che tu abbia un figlio?"
"Te l'ho già detto prima" sbuffò Severus inquieto; aveva ancora la lettera di Mariah Bellefort in mano, ma non si era presentata la possibilità di aprirla. "L'ho appena scoperto; un uomo lo ha portato una mezz'ora fa e mi ha lasciato questo" mostrò la lettera al preside di Hogwarts. "Sto ancora cercando di assimilare la notizia, quindi non mi sottoporre a un interrogatorio, per favore..."
"Quindi... non sapevi nulla? La madre non ti ha mai parlato di lui? Non ha mai provato a mettersi in contatto con te...?"
"Secondo il signor Burns, l'assistente sociale che ha portato il marmocchio, Mariah voleva vedermi prima di morire, ma suppongo che tutto questo sia stato quando il Signore Oscuro non era ancora stato sconfitto, perciò non mi trovarono..."
"Chi è Mariah?" Albus mise una mano sulla spalla di Severus, in modo che stesse calmo. "Non mi hai mai parlato di lei."
"Mariah è la madre del marmocchio" Severus si mise le mani sui fianchi. "Passammo insieme un'estate, cinque anni fa e, ecco, sai che ho sempre avuto un debole per le babbane..." Albus alzò un sopracciglio sospettoso. "Fu durante quella vacanza che mi consigliasti, ricordi? Prima del ritorno del Signore Oscuro, in modo da tranquillizzarmi per tutti i fatti di Black e..."
"Sì, mi ricordo."
"Mariah lavorava nell'hotel che mi ospitava e abbiamo avuto un'avventura; abbiamo dato tutto per concluso quando tornai a casa e da allora non seppi niente di lei... Era una donna meravigliosa, ma non era possibile una relazione stabile con lei, date le circostanze.
"Capisco" Albus scosse la testa, "e non devi giustificarti con me; tutti abbiamo avuto avventure passeggere negli anni."
"Quello che non mi spiego è il suo silenzio... Voglio dire, non dev'essere stato facile per lei avere un bambino da sola... Avrebbe potuto cercarmi per chiedermi aiuto e, bene, non le sarebbe risultato difficile incontrarmi..."
"Tu stesso hai appena detto che era una relazione passeggera, Severus" disse Albus saggiamente. "Probabilmente lei suppose che Adrien era un suo poblema e non volle intromettersi nella tua vita..."
"Ma credo che avessi il diritto di sapere..." Severus si interruppe; quelle parole suonava strane persino a se stesso... Stava forse reclamando il suo diritto di padre che gli era stato negato per quattro anni?
"Beh, lo sai adesso" Albus sorrise, soddisfatto di quello che aveva appena sentito "e suppongo che dovrai leggere la lettera di Mariah per capire i suoi motivi... Io nel frattempo mi prenderò cura di Adrien... Ti sei accorto di quanto ti assomigli?"
"Perlomeno non ha ereditato il mio naso... " sospirò ironico Severus, sedendosi sulle scale. "Grazie per aver preso in mano la situazione, Albus; temo che io non sarei riuscito a trovare il modo di calmare il bambino."
"Già..." Albus alzò le sopracciglia. "Come hai detto prima, non sei bravo con i bambini, ma dovrai imparare."
Albus tornò nel salone e Severus rimase tranquillo qualche secondo, osservando la busta che conteneva l'ultimo messaggio di Mariah per lui; anche se la loro relazione era stata breve, Severus aveva imparato ad amare quella donna ed era molto ansioso di sapere cosa aveva voluto dirgli prima di morire. Magari questo lo avrebbe aiutato ad affrontare con un altro umore quella strana situazione da cui era stato travolto...
 

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Capitolo 4
*** Mariah ***


Mariah

 

Severus contemplò la busta per un po' di tempo, forse un paio di minuti; sentiva lievemente la voce di Albus Silente che intavolava conversazioni con il piccolo Adrien e di nuovo tornò a chiedersi del suo futuro... Come diavolo si sarebbe arrangiato per prendersi cura di quel bambino? Forse avrebbe trovato la risposta dentro quella busta, nella lettera postuma di Mariah che era appena arrivata nelle sue mani...
Mariah... Il bambino assomigliava a lei; per il poco che aveva visto di Adrien, alcuni gesti li aveva ereditati direttamente da sua madre. Era strano come i ricordi accorressero alla sua mente con totale nitidezza, i ricordi di un'estate che iniziò nel peggior modo possibile e che finì per essere uno dei migliori della sua vita, per non dire il migliore...

 

Flash Back

 

"Non va bene quello che hai fatto, Severus."
Albus Silente aveva parlato con molta rudezza, qualcosa di abbastanza strano per lui. Il professore di Pozioni di Hogwarts era nel suo ufficio, raccogliendo le sue ultime cose, prima di lasciare la scuola per passare l'estate nella sua vecchia casa, quando entrò il preside, con la fronte aggrottata e, secondo tutti gli indizi, con la voglia di mettersi a litigare con lui. Severus sapeva perfettamente cos'era che 'non andava bene' e si limitò a fare un gesto sprezzante; non gli andava di parlare con Silente quella mattina, per dover sopportare un altro dei suoi discorsi a proposito della maturità e di lasciare il passato alle spalle.
"Remus ha appena dato le dimissioni" aggiunse Silente, avvicinandosi al tavolo e appoggiando le mani sopra alcune pergamente che Severus aveva intenzione di prendere, obbligandolo a fermarsi per guardarlo. "Sei contento?"
"Tu cosa credi?" spiattellò Severus, sorridendo con cinismo. "L'avevo già detto all'inizio delle lezioni avere a che fare con un licantropo all'interno del corpo insegnanti; era solo questione di tempo che Lupin sarebbe stato costretto ad andarsene."
"E tu hai velocizzato le cose, vero?" Silente socchiuse molto gli occhi e Severus non credette necessario aggiungere altro. "È necessario che venga a ricordarti che non hai più quindici anni, Severus?"
"Quello che è successo non ha niente a che fare con ciò che successe quando eravamo a scuola" sbuffò Severus tra sé, sapendo che quello che diceva era poco meno che improbabile.
"Certo che ne ha a che fare e lo sai" Silente si sollevò; la conversazione avrebbe avuto luogo, su questo non aveva dubbi. "Eri disposto a lasciare che i dissennatori dessero il bacio a Sirius Black, sapendo che è innocente..."
"Non mi risulta che lo sia..."
"Questo odio adolescenziale deve finire..." Silente schioccò la lingua. "Sai che Sirius non avrebbe mai tradito i suoi amici; lui e James erano inseparabili..."
"So solo che una delle persone più vicine alla cerchia... dei Potter" disse quel nome con rabbia "li vendette al Signore Oscuro e continuo a pensare che fu Black; non avremmo dovuto lasciarlo scappare."
"Non ho intenzione di discutere di quelle cose con te, Severus," Silente scosse la testa tristemente "ma ho la sensazione che si stiano avvicinando tempi difficili e ho bisogno di potermi fidare ciecamente di te; non voglio che si ripeta un episodio come quello che ha avuto luogo con Remus, hai capito? Siamo tutti sulla stessa barca."
"Come vuoi tu, Albus"
"Non so perché, ma non suona molto convincente" per disgrazia di Piton, Albus si sedette; quella conversazione si stava allungando più di quanto lui desiderasse. "Ti impegni per vivere ancorato al passato; nonostante tutti gli anni che sono passati, continui ad alimentare il tuo odio per Sirius, per Remus e anche per James, e tutto questo deve finire. Non fa bene a te e non fa bene agli altri."
"Ora è il momento in cui mi parli di Harry Potter?" disse Severus facendo un gesto dispregiativo; conversazioni simili a quella si ripresentavano da quando 'il Prescelto' era entrato a Hogwarts.
"Dubito che ci sia qualcosa che io possa dire che serva a farti cambiare attitudine nei suoi confronti, anche se continua a sembrarmi terribilmente ingiusta."
"Beh, esonerami allora" in quell'occasione, Severus parlò quasi con violenza. "Comunue, non sarebbe la prima volta..."
"Non voglio discutere di Harry" disse Silente lentamente, cercando di evitare un'imminente esplosione di Piton. "Credo tu abbia bisogno di riposarti."
Severus alzò lo sguardo e piantò i suoi occhi neri su Albus, come se avesse davanti un individuo completamente andato. Cosa intendeva con quelle parole?
"È quello che ho intenzione di fare quest'estate," disse sarcastico "se mi permetti di raccogliere le mie cose, me ne vado a casa..."
"Non intendo che tu vada a casa, ma che tu ti riposi veramente." Severus alzò le sopracciglia e aprì la bocca, ma non disse niente. "Perché non vai in vacanza in qualche bel posto e non alcune settimane con la mente libera? Ti farà bene scordarti di Hogwarts, delle lezioni di Pozioni e di tutto quello che è successo durante l'anno..."
"Non ho tempo per queste cose..." mormorò Severus dopo qualche secondo di sconcerto.
"Hai tutto il tempo del mondo" Albus si strinse nelle spalle. "Due mesi liberi, per essere precisi; puoi permetterti quindici giorni di relax assoluto, Severus. Dammi retta."

Quindici giorni dopo quella conversazione, Severus si registrò in un pittoresco Hotel situato in Scozia, sulla riva del Lochness; inizialmente, Severus aveva considerato quella proposta di Silente come un'autentica stupidaggine, ma dopo averci riflettuto, aver pensato a Sirius Black, a Remus Lupin e a tutto quello che aveva passato negli ultimi mesi, era giunto alla conclusione di essere stressato e di aver davvero bisogno di una vacanza. Scelse perciò un'interessante città, piccola e accogliente, completamente adattata per soddisfare le esigenze delle migliaia di turisti Babbani che accorrevano lì ogni anno, attratti da Nessie, il mostro del lago. Severus decise di passare lì tre settimane, dimenticandosi completamente della magia; dopo sarebbe tornato a casa, ma fino a quel momento si sarebbe scordato di tutte le responsabilità che aveva e si sarebbe dedicato a qualcosa che non faceva da molto tempo: godersela.
La receptionist, una donna bassina e grassottella che si truccava in un modo un po' strano, lo accompagnò alla sua stanza; era molto presto e gli ospiti precedenti avevano lasciato la stanza da mezz'ora, così, quando la donna aprì la porta, Severus vide per la prima volta Mariah Bellefort, quella che un paio di giorni dopo sarebbe diventata la sua amante. Era una ragazza giovane, sui venticinque anni, aveva i capelli ricci e castani raccolti in una crocchia, gli occhi chiari, il naso all'insù e il viso comperto di lentiggini; era graziosa, non bella, e l'uniforme da donna delle pulizie non rendeva giustizia ad una figura gracile e delicata. Richiamava l'attenzione per la sua espressione affabile e Severus rimase a fissarla sentendo un inusuale interesse per lei, un interesse che da molto tempo non sentiva per nessuno... Severus posò gli occhi sulla targhetta identificativa della donna delle pulizie e il suo nome gli sembrò bello...
"Ti manca tanto?" preguntò la receptionist con freddezza, mettendo le mani sui fianchi e guardo Mariah come se le augurasse il peggio.
"Dieci minuti" disse l'altra, senza smettere di lavorare, guardando Severus di sottecchi e guadagnandosi un'occhiata furiosa da parte della receptionist.
"Muoviti" disse la donna tra i denti, nel chiaro tentativo di contenere la rabbia. "Abbiamo un cliente."
"Questo lo vedo" Mariah si sollevò un po' e indirizzò un sorriso a Severus; e lui, come se fosse un imbecille di quindici anni, alzò la mano timidamente e arrossì leggermente... Da quando arrossiva? "Può aspettare qui, se vuole."
La receptionist scattò e spalancò gli occhi; sembrava al punto di mettersi a gridare, ma guardò un attimo Severus e si avvicinò a Mariah a grandi passi, l'afferrò per un braccio e la trascinò in un angolo della stanza.
"Farò in modo che ti caccino, stupida" disse a denti stretti, anche se Severus poteva sentirla perfettamente e un mezzo sorriso si stava formando sul suo viso. Quella tale Mariah gli sembrava una donna molto divertente.
"Guarda come tremo..." Mariah mostrò i denti e si liberò dalle grinfie dell'altra; era evidente che quelle due donne non si trovassero bene tra loro. "Avanti! Vai a piagnucolare da Steven... Magari hai fortuna e questa volta ti da retta."
"Presuntuosa!" la receptionist alzò un po' il tono della voce. "Chi ti credi di essere?"
"Non ho problemi ad aspettare qui."
Severus interruppe la discussione soavemente; la sua voce grave risuonò nella stanza e le due donne si zittirono e lo guardarono nello stesso momento. La receptionist sembrava sorpresa e delusa allo stesso tempo, ma Mariah sorrideva con sufficienza, come se avesse appena vinto la battaglia più importante della sua vita.
"Ma signore..." disse la receptionist, Doris si chiamava, avvicinandosi a lui per, letteralmente, arruffianarselo. "Posso mandare qualcuno ad aiutare la ragazza... Nel frattempo, potrebbe prendere qualcosa al bar, offre la casa."
"Qui starò bene, non si preoccupi" disse Severus ostinatamente, incrociando le braccia.
"Ma..."
"Preferisco aspettare qui, signorina" Severus parlò con arsura e, questa volta sì, riuscì a far chiudere il becco a Doris.
"Come vuole, signore" disse come rassegnata, uscendo dalla stanza. "Se ha bisogno di qualcosa, sarò a sua completa disposizione."
"Grazie" Severus inclinò la testa. "È sempre bene saperlo."
Dora finalmente se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle, e Mariah sospirò, recuperando lo straccio per pulire i cristalli che aveva abbandonato da qualche parte nella stanza.
"Vecchia megera!" sbuffò tra sé, senza fermarsi a guardare Severus. "Farò in modo che ti caccino, stupida" imitò la voce di Doris. "Ah! Paterica arpia astiosa..."
"Ha detto qualcosa?" disse Severus con innocenza; aveva ascoltato tutte quelle parole, ma gli sembrava divertente prendere un po' in giro quella donna.*
"Oh niente, signore!" Mariah non si scompose; sorrise affabilmente e continuò a pulire. "Non ci metterò molto, non si preoccupi; gli ultimi ospiti hanno lasciato la stanza da poco e non ho avuto il tempo materiale per pulire..."
"Non c'è problema" Severus si addentrò nella stanza e si lasciò cadere su un piccolo divano che era situato alla sua destra, prendendo una rivista per fingere di leggere, anche se in realtà, non smetteva di guardare il corpo di Mariah. Quando si piegava in avanti, le sue forme femminili si facevano più che evidenti. "Conosce qualcuno che potrebbe mostrarmi i dintorni?" domandò dopo un po', più per dire qualcosa che per il desiderio di ricevere una risposta; Mariah girò la testa e lo guardò impenetrabile. "È la prima volta che vengo qui e sono un po' disorientato..."
"La vecchia Doris mi ucciderà se glielo dico..." Mariah si morse il labbro inferiore mentre rifletteva (o fingeva di farlo, perché Severus era sicuro che a lei non importasse niente di quello che avrebbe potuto dire la receptionist). "Ma... che diamine! Lei ha chiesto..."
"Conosce qualcuno, allora?"
"Ha quel qualcuno davanti ai suoi occhi" disse Mariah e girò allegramente su se stessa. "Uno non diventa milionario pulendo camere in un albergo di paese, così ho bisogno di arrotondare e, curiosamente, faccio la guida turistica."
"Ma dai..." Severus sbuffò sotto i baffi. "È una fortuna, allora."
"Se promette di non dire niente," Mariah si avvicinò a lui, spolverino in mano, e si sedette al suo fianco con confidenza "posso portarla nei posti più interessanti che solo la gente del paese conosce* e le farò un prezzo dei più economici."
"Sembra una proposta interessante" Severus si sentì strano, a parlare in quel modo così... cordiale? con una persona che non conosceva. "Quando le tornerebbe meglio uscire?"
"Ho tutta la settimana libera" Mariah si alzò e continuò il suo lavoro. "Se vuole potremmo uscire questa stessa sera, dopo che si sarà sistemato e tutto... con un po' di fortuna, vedremo anche Nessie..."
Severus mostrò i denti; dubitava molto che avrebbero potuto vedere il mostro del lago, ma l'idea di andare a cercarlo in compagnia di una donna così strana gli risultò gradevole.
E, effettivamente, quella stessa sera Mariah gli dimostrò di conoscere tutta quella zona come il palmo della sua mano, portandolo lungo percorsi che non erano molto frequentati e mostrandogli viste del lago che risultavano essere davvero meravigliose; inoltre, gli raccontò, con una certa aria infantile, antiche leggende della zona e dimostrò di essere una grande conversatrice, tanto che Severus si sentiva incantato da lei. Tanto che si dimenticò di Sirius Black, di Hogwarts e di tutto il resto, proprio come si era prestabilito.
Il giorno dopo, fecero una nuova escursione; durante la prima uscita, Severus aveva dedicato più tempo ad ascoltare che a parlare, però poco a poco prese confidenza con quella donna e raccontò dettagli della propria vita, come il fatto che era professore, anche se non aggiunse che la sua materia era Pozioni, e che viveva in una città industriale del nord, anche se passava più tempo nel collegio che fuori di esso. Mariah lo prese in giro, parlando a proposito dell'ambiente ostile che sempre si trovava nei convitti, e commentò che, quando era una bambina, sua madre volle mandarla in un collegio di monache, ma che non l'accettarono per il suo cattivo comportamento. Riassumento, Severus stava sempre meglio con quella ragazza e aveva iniziato a prospettarsi la possibilità di concedersi una 'distrazione',* opportunità che sorse il terzo giorno.
Mariah lo aveva portato in una grotta vicina al lago; avevano passato una buona parte del pomeriggio camminando per arrivare lì e il luogo si figurò a Severus caldo e confortevole. Era una caverna molto grande, ma non troppo profonda e Maria, che si era diretta al centro della stessa, accese un falò che, così pareva, qualcuno aveva preparato non molto tempo prima; l'impressione era che i ragazzi del posto fossero soliti farci feste notturne e che avessero preparato tutto per quello.
In inverno, il luogo era molto freddo, ma in quel momento dell'anno la temperatura era perfetta. Mariah, che aveva suggerito di portare qualcosa da mangiare, nel caso avessero ritardato, organizzò un autentico pic-nic nella caverna e i due si sedettero intorno al falò, circondati da un clima che gli sembrava molto strano, con la luce del fuoco che disegnava strane ombre sui loro volti e con l'ambiente sempre più caldo.
Quella sera non parlarono; per il modo che avevano di guardarsi, era evidente che entrambi desideravano la stessa così, così Severus prese l'iniziativa. Avvicinandosi a Mariah, le prese il viso tra le mani e la baciò con delicatezza, aspettando che lei reagisse per capire se avrebbe dovuto continuare o meno; Mariah ci mise appena due secondi per rispondere a quel bacio con passione, approfondendolo e sdraiandosi sulla freddo roccia, senza lasciare il collo di Severus, attirandolo calorosamente al proprio corpo. Si accarezzarono freneticamente e, in un batter d'occhio, si ritrovarono nudi, a far l'amore bruscamente, pensando ognuno ai propri desideri, gemendo senza tregua e senza pensare alle conseguenze, guidati unicamente dal loro istinto primario.
Quando terminarono, sudati e stanchi, Severus si allontanò con un accenno di freddezza e si vestì, segna degnare Mariah di uno sguardo; neanche lei fece cenno di avvicinarsi a lui e, dall'espressione del suo viso, era difficile capire se avesse bisogno di un po' di tenerezza, dopo quello che era successo tra i due, oppure no. Severus supponeva che no, in fin dei conti quella specie di relazione non aveva niente a che vedere con l'amore, quindi non c'era spazio per sentimentalismi in lei, ma anche così, si avvicinò a Mariah, quando furono vestiti, e l'abbracciò con forza; lei rispose con un bacio sulle labbra, prima di alzarsi e raccogliere tutte le cose che avevano portato per mangiare. Quando uscirono dalla grotta, era già notte, così Severus accompagnò la donna a casa e poi se ne andò a dormire.
Nei giorni seguenti, gli incontri sessuali si intensificarono; durante ogni uscita al lago, finivano per fare l'amore e, una settimana dopo, Severus rimase a dormire a casa di Mariah. Ormai conosceva ogni angolo del suo corpo, sapeva cosa doveva fare perché lei ardesse di passione, ma la donna era un autentico mistero per lui. Ovviamente, conosceva alcuni dettagli della sua vita, sapeva che era una persona forte, indipendente e decisa, che viveva la vita a suo modo senza pensare a ciò che dicevano gli altri di lei, ma Severus non la conosceva, tanto quando lei non conosceva lui. Era una specie di accordo silenzioso che si era creato tra di loro senza bisogno di parole; il loro rapporto si basava sul sesso e poco altro, nonostante ci fosse un certo affetto e complicità tra di loro.
Una notte, la prima che Severus e Mariah passarono insieme, mentre stavano abbracciati a letto, in silenzio come sempre, Mariah alzò la testa e guardò Severus negli occhi; non era facile capire cosa pensasse, ma sembrava importante.
"Severus" disse con voce grave, tornando ad appoggiarsi. "Ti piacerebbe avere figli, un giorno?"
Severus non capì a cosa doveva quella domanda, ma ebbe la sensazione che non avesse niente a che vedere con loro due; magari, era un pensiero di Mariah che aveva bisogno di condividere con qualcuno e, se aveva scelto lui, il minimo che potesse fare era rispondere, nonostanse gli suonasse strano quel commento.
"Non sono solito pensarci" disse, fissando gli occhi sul soffitto e accarezzando la schiena della sua amante.
"Non sei mai stato con una donna, desiderando di avere un figlio con lei?" insistette Mariah, e questa conversazione non solo suonò strana a Severus, ma gli fece anche un po' di paura.
"Non sono mai arrivato a quel tipo di relazione con nessuno..."
"Oh!" Mariah rimase in silenzio e Severus credette che quella conversazione fosse affossata, ma poi tornò a sollevarsi per guardarlo. "Quando ero piccola, sognavo di avere una casa grande con un bel giardino nel quale giocavano i miei cinque figli e il mio cane..." Severus alzò un sopracciglio e fece una smorfia che non passò inosservata a Mariah che fece una risatina e si appoggiò di nuovo. "Non farci caso, è lo stesso..."
Anche se Mariah voleva fingere che tutta quella situazione non avesse importanza per lei, Severus si accorse che la donna voleva dirgli qualcosa e non trovava le parole per farlo. Forse non avrebbe guastato un po' di sincerità, dopo tutto.
"Io non credo che sarei un buon padre" disse gravemente. "Non credo che avrei la pazienza per educare un bambino e, voglio dire, con questo carattere che ho..."
"Ti sbagli" Mariah schioccò la lingua; Severus pensava che avrebbe aggiungo qualcosa, invece si mie sopra di lui e iniziò a baciargli il collo, dando per conclusa la conversazione.
E così, passarono altre due settimane, due settimane in cui la coppia dedicava sempre più tempo a chiacchierare, due settimane in cui Severus pensò che se la sua vita fosse stata differente, quella donna avrebbe potuto svegliare un sentimento che va oltre il desiderio... Se lui non fossse stato un mago e lei una Babbana... Se lui non avesse avuto quel marchio sull'avambraccio sinistro... Ricordò che quando Mariah aveva visto il Marchio Nero, l'aveva accarezzato teneramente, pensando che fosse un tatuaggio; ricordò i baci che lei aveva sparso su quell'orribile segno che lo identificava come un Mangiamorte e arrivò a pensare che forse il suo passato non era così importante, ma alla fine arrivò il giorno dei saluti e i due sembravano aver accettato la separazione con totale calma.
"Se un giorno avrai bisogno di aiuto, non esitare a cercarmi" le disse Severus, prima di andarsene, porgendole un foglio con scritto il suo indirizzo.
"Grazie Severus" disse Mariah; c'era qualcosa di strano nel suo sguardo, come se quella separazione le facesse male. Forse era lo stesso che sentiva l'uomo in quel momento. "Tornerai l'estate prossima?"
"Non lo so, dipende da come saranno le cose..."
Mariah non disse altro. Severus non disse altro. Si salutarono con un bacio, contando entrambi di potersi rivedere dodici mesi dopo... Ma Severus non era tornato l'estate seguente (al contrario, dovette rispondere alla chiamata di Lord Voldemort e affrontare il proprio destino), né quelli dopo... Mariah lo aveva aspettato, ma alla fine aveva capito che quei giorni meravigliosi che avevano passato insieme facevano parte del passato... nonostante questo passato avesse dato i suoi frutti.

 

Fine Flash Back

 

Severus sospirò profondamente e appoggiò la testa alla vecchia ringhiera di legno delle scale, osservando nuovamente la busta; gli dispiaceva non aver potuto incontrare di nuovo Mariah, dopo quell'estate che passarono insieme. Doveva riconoscere che molte volta gli erano mancati la sua forza e il suo carattere allegro e spensierato, ma in tutto quel tempo non aveva potuto pensare molto a lei; era stato molto occupato ad aiutare a mantenere l'ordine nel mondo magico per pensare ad avventure amorose del passato, avventure amorose che ora tornavano alla sua vita, trasformate in un bambino di quattro anni che neanche osava parlargli.
Alla fine si decise e aprì la lettera; non aveva mai visto la scrittura di Mariah, ma era evidente che quelle poche parole erano state scritte da qualcuno che non stava attraversando un buon momento di salute, quello era evidente; le linee erano diffuso, poco ferme, ma Severus riconobbe Mariah in ogni parola che aveva scritto: gli chiedeva scusa per non avergli parlato prima di Adrien. Affermava che non lo aveva fatto per egoismo e perché aveva considerato che lei sola potesse occuparsi di suo figlio, che era la cosa più importante che avesse avuto dalla vita. Gli parlava del bambino, di come era stato da neonato e di come era ora che era più grande, e di quanto solo sarebbe stato una volta che lei non ci sarebbe più stata. Gli parlava della malattia che la stava consumando poco a poco, della malattia che le stava togliendo la vita e che avrebbe finito per ucciderla, e gli diceva che non aveva paura per sé, ma per Adrien... E gli chiedeva di occuparsi di lui; affermava che lui sarebbe stato capace di dargli tutto ciò di cui aveva bisogno perché aveva tutto dentro di sé...
Severus finì di leggere quella lettera, cercando di trattenere le lacrime; Mariah amava Adrien più della sua stessa vita, su questo non c'era dubbio, voleva il meglio per suo figlio e considerava che il meglio per lui fosse stare vicino a suo padre... E Severus ormai non poteva negarsi a ternerlo vicino, non dopo aver letto quello; qualsiasi persona con un briciolo di cuore si sarebbe commossa e lui... beh, lui era il padre del bambino; Mariah una volta gli chiese se desiderava diventare padre e lui le disse che non credeva di essere capace, al che la donna rispose "Ti sbagli"... e magari era vero, magari si sbagliava...
"Io andava a una scuola nel paese di mamma" Adrien aveva preso tanto confidenza stando con Silente che aveva iniziato a parlare a ruota libera, mentre il vecchio mago lo ascoltava attentamente. "La signora Hanna ci raccontava storia su Nessie... Lei crede che Nessie esista davvero, signore?"
"Non lo so" Silente si strinse nelle spalle. "Tu cosa pensi?"
"Io non l'ho mai visto" Adrien si dondolò sul suo cavallino di legno. "Ma mamma una volta mi disse che c'era un signore che una volta lo vide, quando era così piccolo come me..."
"E tu ci hai creduto?"
"Non lo so..." Adrien corrugò il naso e agitò le braccia allegramente. "ma deve essere bello..."
"Sì."
Albus sorrise; quel bambino era un incanto, ora che gli era passata completamente la voglia di piangere, o almeno questo era ciò che sembrava. Era stato un po' a parlare di una vecchia scuola, dei suoi amici e di sua madre. Si capiva che gli mancava molto e che era consapevole del fatto che non l'avrebbe vista mai più. Adrien sembrava comprendere molte cose, nonostante la sua giovane età.
"Lei se ne andrà, signore?" chiese Adrien dopo due minuti, fermando la sua "passeggiata" sul cavallo di legno.
"Devo andarmene, sì."
"E... rimarrò qui, con il mio papà?"
Era evidente che Adrien aveva ancora paura di Severus, cosa abbastanza comprensibile d'altra parte, ma che sarebbe dovuta finire il prima possibile.
"Il tuo papà è buono e sono sicuro che ti divertirai molto con lui" Albus scosse la testa e si domandò perché Severus non rientrasse nella stanza. "Sembra un po' serio, ma non devi temerlo; starai bene."
"E lui... mi vuole bene?"
Quello era qualcosa che preoccupava molto Adrien; non era sicuro che questo sconosciuto volesse tenerlo vicino. Lo guardava come se non fosse più di un insetto che doveva schiacciare e questo preoccupava il piccolo fino al pensiero estremo di essere sistematicamente rifiutato da quel tale Severus Piton. Se aveva fatto quella domanda a Silente era perché l'anziano gli ipirava fiducia (cosa che non molti avevano ottenuto in tutto quel tempo) e perché sapeva che non gli avrebbe detto una bugia.
"Ti amerà molto" disse Silente gravemente, passandogli una mano tra i capelli. "Lo vedrai, ma devi dargli un'opportunità."
Adrien annuì con la testa; era curioso che dovesse essere il bambino a dare un'opportunità al padre... un padre che in quel momento rientrò nella stanza, con la lettera riposta nei pantaloni e un'espressione che non era dura, ma neanche mostrava nessun tipo di sentimento. Albus Silente si alzò immediatamente dalla poltrona e si diresse verso il camino; era arrivato il momento di lasciare che Severus prendesse le redini della situazione.
"Sarà meglio che vada" disse guardando padre e figlio alternatamente. "Ti piacerebbe se venissi domani mattina a giovare con te, Adrien? Potresti raccontarmi altre cose su Nessie..."
"Sì signore" Adrien sorrise apertamente; Severus vide che aveva le tasche dei pantaloni così piene di caramelle al limone che quasi gli cadevano. Alla fine aveva accettato l'offerta.
"A domani, allora" gli sorrise affabilmente e guardò Severus: "Se hai bisogno di aiuto..."
"Non ti preoccupare, Albus... ce la faccio."
"Come vuoi..." Albus si collocò nel camino, pronunciò il nome della scuola di Hogwarts e sparì, avvolto da brillanti fiamme verdi, mentre Adrien spalancava gli occhi, emozionato questa volta.
Dopo che Silente se ne fu andato, si creò un'altro silenzio teso; Adrien era ancora seduto sul cavallino, anche se stava immobile, e assaporava con interesse una caramella, mentre Severus si avvicinava a lui lentamente, cercando qualcosa da dirgli...
"Hai fame?" chiese suavemente; il bambino lo guardò e non sembrò tanto spaventato come prima, anche se era evidente che non si fidava.
"Un po', signore" disse dopo qualche secondo di riflessione, chinando la testa.
"Non devi chiamarmi signore" disse Severus e si interruppe subito... Doveva obbligare quel bambino a chiamarlo 'papà'? Non era neanche sicuro di volere che Adrien lo facesse. "Puoi chiamarmi... Severus, se vuoi."
"Sì, Severus" Adrien scese dal cavallo; la situazione non era comoda per nessuno dei due, ma la stavano sopportando come potevano.
"Vieni in cucina? Vedrò cosa ho da darti."
Adrien alzò un po' il braccio per afferrare la mano di Severus, ma l'uomo non se ne accorse e si girò bruscamente, guidando i passi del bambino, ma senza toccarlo per niente. A Adrien la casa sembrava troppo buia e tetra, e gli faceva un po' paura, ma in un certo modo aveva compreso che finché fosse stato con Severus, non sarebbe potuto succedergli niente di male, così lo seguì lungo il corridoio, fino in cucina, una stanza che era perfettamente pulita, ma che non assomigliava per niente alla cucina di sua madre, dove c'era sempre una torta ad aspettarlo sopra il tavolo...
"Cosa preferisci?" chiese Severus, aprendo il frigorifero e scoprendo di avere solo latte, uova, burro e un gran pezzo di carne, niente che servisse per preparare un pasto per bambini, mangiassero quel che mangiassero i bambini...
Adrien diede un'occhiata al frigorifero e aggrottò la fronte... Severus si vide riflesso in quel gesto e sorrise; quello era suo, non c'erano dubbi, come non c'erano dubbi sul fatto che al bambino non piacesse quello che stava vedendo.
"Ti piace la pizza, Adrien?" Il bambino annuì con la testa. "Credo che ne ordineremo una, che te ne pare?"
"Molto bene, signore... Severus..."
"E poi ti cercheremo una camera dove potrai dormire stanotte."
Adrien annuì con la testa, ma la prospettiva di dover dormire in quella casa, in una stanza per lui solo, non gli piaceva neanche un po'.

 

 

 

 

 

Note della traduttrice.
Scusate il ritardo, ma i capitoli sono sempre più lunghi e spesso il tempo è poco.
A me questo capitolo piace molto: vediamo il flashback di Severus e Mariah, la loro relazione e, soprattutto... la lettera di Mariah mi ha emozionato. Come starà Adrien con Severus?
Io, tra l'altro, ho una specie di fissa per la Scozia, quindi immagino questo paese sul lago e tutti i racconti di antiche leggende su Nessie... *_*

*=L'autrice ha messo una nota tra patentesi, ma a me non piacciono in mezzo al testo, quindi la segnalo qui: (N/A Sì, lo so; Severus non ha molto senso dell'umorismo, tantomeno in quel periodo, ma Mariah lo anima in tutti i sensi eheh)

*= "echar una canita al aire" significa godersi la situazione/la vita in maniera inconsueta, ma spesso ha un'allusione sessuale, come in questo caso. Infatti intende che Severus si prospetta la possibilità di fare sesso con Mariah.

Al prossimo capitolo,
B e l l e

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