5 Notti da Guardia Notturna

di Debby_Gatta_The_Best
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mike il Barbone ***
Capitolo 2: *** Mike cerca lavoro ***
Capitolo 3: *** Mike trova lavoro ***
Capitolo 4: *** Mike si pente - Notte 1 ***
Capitolo 5: *** Mike trova l'amore - Notte 2 ***
Capitolo 6: *** Mike e la pucciosità: Notte 3 ***
Capitolo 7: *** Mike scopre youtube: Notte 4 ***
Capitolo 8: *** Mike balla come se non ci fosse un domani: Notte 5 ***
Capitolo 9: *** Mike e l'Ultimo incubo (forse): Notte 6 ***
Capitolo 10: *** Mike VERSO L'INFINITO E OLTRE: Domenica ***
Capitolo 11: *** Il Morso dell'87: Extra 1 ***
Capitolo 12: *** I 5 bambini scomparsi: Extra 2 ***



Capitolo 1
*** Mike il Barbone ***


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Per le strade di Brooklyn camminava un tipo mezzo italiano e mezzo scemo. Il suo nome era Mike Shimdt, o qualcosa di simile, dal momento che nemmeno lui era mai riuscito a pronunciare il proprio cognome.

In realtà non era mezzo scemo, si poteva affermare fosse un ingenuo sfigato. Sapeva il fatto suo, a dirla tutta, solo che non aveva avuto fortuna nella vita e si era ritrovato a fare il barbone. Sarebbe stato uno scemo qualche giorno più tardi, ad accettare un contratto indemoniato, ma per il momento rimaneva il solito Mike dal cognome impronunciabile.

Per le strade di Brooklyn camminava Mike, stringendosi nel giaccone strappato e più volte rattoppato, battendo i denti per la gelida brezza invernale. Viaggiava sul lato della strada, e le macchine sfrecciavano di fianco a lui con tanta velocità che se per qualche motivo il povero malcapitato fosse scivolato in una pozzanghera lasciata dalla pioggia (o peggio, su una cacca di cane), cadendo rovinosamente di lato, sarebbe stato trucidato in meno di dieci... no, che dico, cinque secondi. Ma se così fosse accaduto... che gusto ci sarebbe stato in questa fiction?

Quindi il nostro eroe continuò a percorrere la sua strada alla ricerca per un buon posto dove dormire (era quasi il tramonto), e, già che c'era, lo faceva lanciando occhiate fugaci dall'altro lato della strada cercando un buon posto dove si sarebbe potuto appostare il giorno seguente per chiedere l'elemosina. Mentre si attorcigliava a mo' di serpente stritolatore quel fazzoletto puzzolente che aveva per sciarpa, una Ferrari nuova di zecca gli saettò accanto facendogli volare via il cappello fatto con un giornalaccio trovato nel bidone della spazzatura. Il tizio in macchina, vestito di tutto punto, seduto sui sedili posteriori in mezzo a due belle e formose ragazze, fece cenno al guidatore di accostare in un'ala della strada che diventava sterrata. Mike corse incontro al cappello di giornale che era caduto ai piedi del veicolo fiammante, ma il tipo, scendendo, si guardò bene dal non sbagliare mira e schiacciò con forza il povero pezzo di carta. Mike si pietrificò a mezz'aria, poi si ricordò di non saper volare e cadde di muso.

«Ciao cugino»

Salutò sprezzante il riccone.

«Ti ricordi di me, Jeremy Fitzgerald, cugino?»

Mike grugnì qualcosa che poteva essere “che bello rivederti” come “non sei ancora morto?”. Jeremy mostrò un ghigno demoniaco, si aggiustò gli occhiali da sole appoggiati sul naso solo per figura dal momento che erano tre giorni che le nuvole non si spostavano dallo schermo superiore e non sembravano intenzionate a farlo, e si passò una mano tra i capelli rossi da poco unti di gel brillantinoso. Mike, in risposta, arricciò il naso mostrando una smorfia che doveva sembrare minacciosa quanto quella di un cardellino e rimase in silenzio. Jeremy e Mike si erano conosciuti, all'età rispettiva di due anni e cinque mesi, e in quell'occasione Jeremy aveva tirato il naso al cugino e Mike in risposta gli aveva infilato un dito in un occhio. Amore a prima vista, insomma. All'epoca Mike era ricco e Jeremy era povero. In realtà Mike non sapeva che farsene di tutta quella ricchezza, non l'aveva mica chiesta lui. Semplicemente i suoi erano ricchi, e quindi di conseguenza anche lui lo era. La sorella di sua madre, però, non era altrettanto fortunata, e quindi anche Jeremy non lo era. Logico no? E le due sorelle si erano allontanate da talmente tanto tempo che la ricca non prestava niente alla povera, e la povera non chiedeva niente all'altra. Non che si odiassero, solo che abitavano parecchio lontane e questo aveva allontanato anche i loro contatti. Mike e Jeremy invece si odiavano parecchio. Le famiglie non si erano incontrate spesso, ma quando l'avevano fatto erano sempre state botte e cazzotti tra i due ragazzi. Una volta il figlio ricco aveva fatto rotolare Jeremy sopra una porzione del tetto da camera sua, e il rosso era caduto sul ramo di un pino a gambe divaricate. Quindi nulla di grave, alla fine. Ah, e poi il ramo si era inclinato, lui era scivolato e si era rotto il braccio destro. Fra l'altro. Per vendicarsi, la volta seguente Jeremia Fritzequalcosa aveva rovesciato una busta intera di lassativo nella Coca di Mike, ad una festa. Quest'ultimo aveva passato tre giorni consecutivi al gabinetto.

Poi, d'un tratto, raggiunta la maggiore età, Jeremy si era rimboccato le maniche ed era sparito per qualche mese a lavorare in un posto lugubre e inquietante conosciuto come “Scuola”, come insegnante di sostegno, ma poi avevano scoperto che non aveva frequentato che la terza elementare e l'avevano buttato fuori a calci nel dididetro. Dopo questa esperienza, si era ritrovato a lavorare in una pizzeria dalla brutta reputazione, ma ne era comunque uscito vivo dopo sei mesi di lavoro. Non sapendo chi intervistare, una troupe televisiva l'aveva bloccato mentre usciva dal posto il suo ultimo giorno di lavoro e aveva chiesto a Jeremy cosa si provava a lavorare in un posto “infestato”, o come così si diceva. Lui aveva risposto semplicemente “la pizza italiana è più buona” e da quel giorno era diventato famoso, era stato chiamato per vari film e aveva guadagnato milioni. E la pizzeria era chiusa (per poi riaprire due settimane dopo con completo rinnovo del personale, tutto italiano, cosa che la portò a richiudere dopo un mese. Alla fine si misero d'accordo che la cosa migliore era avere solo il pizzaiolo italiano). Quindi alla fine la pizzeria odiava Jeremy e lui era diventato famosissimo, amato da ragazze a ragazzi... mentre a Mike era successa la cosa inversa.

Abituato a vivere nel lusso, alla parola “devi trovarti un lavoro” dei suoi genitori, lui si era messo a ridere di gusto scolandosi un'altra Pepsi (aveva chiuso con le Coche) con i piedi appoggiati al tavolino e il culo affondato ben bene nel divano morbido del villone in cui viveva. Cinque minuti dopo si era ritrovato in mutande fuori di casa, al freddo e al gelo. E da quel momento era iniziata la sua carriera da barbone. Vederlo in mutande aveva suscitato la compassione dei primi passanti, che gli avevano donato non soldi ma maglie vecchie e puzzolenti che a loro non stavano più (avevano scambiato Mike per un bidone dove gettare la roba da riciclare), e da quell'esperienza Mike aveva sicuramente appreso che se gli fossero serviti nuovi vestiti avrebbe potuto limitarsi a girare in mutande per le strade, pregando di non essere acchiappato dalla polizia e passare per maniaco. Per il cibo... la cosa era più difficile. Aveva provato a morsicare il maglione più vecchio, ma era gommoso e sapeva di muffa, e dato che fino a poco prima era vissuto di succosi polli, grasse lepri, gustosa cacciagione, pregiati pesci e via dicendo, il suo palato fino decise che le maglie non erano commestibili (cosa effettivamente vera). Quindi aveva iniziato a gironzolare per i ristoranti cercando un lavoro o aspettando gli avanzi dati ai cani, ma ogni volta che veniva assunto, per qualche strana ragione veniva subito gettato fuori (come quella volta che dette fuoco alla lavastoviglie), e i cani erano sempre avidissimi con i loro bocconi, quindi Mike aveva iniziato velocemente a patire la fame. Non aveva intenzione di tornare a casa a chiedere scusa, sarebbe morto pur di non farlo, ma anche morire non era un'idea allettante.

E dopo tutto questo discorso torniamo a Mike e al cugino diventato ricco per il duro lavoro.

«Come te la passi, cugino?»

«Andrebbe meglio se mi togliessi la scarpa dalla faccia, grazie»

Jeremy tolse lo scarpone che aveva appoggiato sulla guancia del parente e fece dietrofront, risalendo svelto in macchina.

«Trovati un lavoro, viziato figlio di papà!»

E indicò all'autista di ripartire alla massima velocità.

Mike si alzò dall'asfalto freddo, scosse via la polvere dal giaccone e riprese a camminare, senza mutare espressione, anche se in cuor suo si sentiva un verme.

Devo trovarmi un lavoro... ma dove?”




Commento

Salve a tutti! Immagino non abbiate mai sentito parlare di me... sono un'aliena sbarcata dal fandom di Super Mario. Ebbenesì, mi unisco a voi postando una stupidissima fiction basata su fanf (anche se per il momento di fnaf ha davvero poco) sperando che prima o poi questa serie ottenga una vera e propria “sezione” nella voce “Videogiochi”. Che dire? No, non fatevi idee brutte di me, solitamente non scrivo così male, o così stupidamente, o così volgarmente. Mi è solo venuta l'idea di pubblicare una parodia assurda e ho fatto il mio meglio per renderla tale. Perdonate i possibili errori ortografici, e spero di avervi strappato un sorriso. E soprattutto spero che mi seguiate nei prossimi capitoli! A presto!

Debby_Gatta_The_Best


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Capitolo 2
*** Mike cerca lavoro ***


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Mike era in fila da quelle che parevano ore per entrare in una catapecchia con sopra scritto “ufficio di collocamento”, un nome che era già brutto di per sé, pensò il ragazzotto. Il problema principale sorgeva dal fatto che la fila sarà stata sì e no lunga un chilometro, decise lui affidandosi al suo spiccato intuito, e si dava il fatto che essendo così lunga metà si trovava all'aperto. Lui ovviamente faceva parte di quella frazione, e se stare all'aperto era un patimento, starlo da fermi era peggio. Iniziò involontariamente a battere i denti, suscitando la pigra attenzione degli altri disoccupati che si voltarono verso di lui per qualche secondo, per poi dimenticarlo come se non fosse mai esistito. Il giovane si agitava sul posto, tremando per il gelo che aleggiava nell'aria, ma anche perché la vescica aveva iniziato a lamentarsi. Era dalla sera prima che non trovava un bagno pubblico – sarebbe andato bene anche un gabinetto a cabina, quelli sporchi e dall'aria intrisa di gas concentrato probabilmente mortale – e ora accusava di essersi messo in fila senza prima rispondere ai richiami della natura. La fila procedeva alla velocità di un bradipo assonnato e i tipi alle accettazioni erano ancora più addormentati. Era domenica, e nonostante tutto l'ufficio era aperto e loro, che avrebbero preferito restarsene a dormire, erano dovuti andare a lavoro lo stesso ma si erano scordati a casa la voglia.

Passò mezz'ora. Le nuvole iniziarono a produrre suoni sospetti e dopo poco il cielo cambiò colore da grigio a nero. Meno di due minuti, e una tempesta che avrebbe potuto fare invidia al Diluvio Universale si abbatté sulla città. Molti dei presenti in fila ancora all'aperto scapparono, rifugiandosi sotto ombrelli malconci o fogli di giornale, ma dal momento che Mike non aveva dove andare passò avanti a quei gentili che gli avevano lasciato il posto, e ben presto si ritrovò all'interno della struttura. Entrando, si accorse di gocciolare talmente tanto che ai suoi piedi iniziò a formarsi una pozza d'acqua gigante. Lui non ci badò, e subito si spostò dietro all'ultimo in fila. Ben presto il riscaldamento del posto asciugò completamente i vestiti di Mike, e questo iniziò ad avvertire una strana sensazione. Le maniche parevano premere con più forza i polsi, il colletto lo stava quasi stritolando, e sentiva i pantaloni restringersi.

Dannata lana!”

Si ritrovò in poco tempo con una maglietta a mezze maniche che lasciava scoperto l'ombelico (senza avere niente di sexy però) e un paio di pantaloncini estivi. Davanti a lui c'erano ancora due persone. La prima, un uomo grosso quanto un armadio, con dei baffi arricciolati e dei capelli neri e pettinati all'indietro, intento a discutere con l'addetta allo sportello, e una vecchina talmente vizza e vecchia e lenta che a parer di Mike la morte l'avrebbe potuta cogliere ancor prima che arrivasse il suo turno. Poi una domanda sorse nella mente dell'ex-ricco: Cosa ci faceva una vecchina in quel posto? Aveva l'età da pensione, non da disoccupata.

«Mi scusi, signora»

Chiamò Mike con il tono più cordiale che riuscì a gracchiare, raggelato e stressato com'era. La vecchia si voltò, tendendo l'orecchio:

«Come hai detto, caro?»

Mike scosse il capo e lasciò perdere. In fondo non era mai tardi per cominciare a lavorare. Ma poi un dubbio lo colse: e se quella donna aveva iniziato a cercare lavoro alla sua età ma imbranata com'era era sempre stata licenziata come era successo a lui per il momento? E se stava cercando lavoro da sessant'anni? E se anche lui si fosse finito in quello stato, vecchio e rugoso e senza un soldo? Il terrore lo colse, e l'immagine di lui stesso da anziano che spargeva briciole di pane ai piccioni lo fece rabbrividire. Sentì i pantaloni inumidirsi, e si ricordò di scatto che doveva andare in bagno. Prima di pisciarsi completamente addosso, pensò in fretta. Il tizio alto alto e grosso grosso stava salutando la tipa allo sportello, quindi ora toccava a quella vecchina innocua. Abbozzò un sorriso, felice dell'idea che se quella piccoletta vizza era sorda come aveva dato prova di essere aveva altri dieci minuti buoni prima che toccasse a lui. Quindi poggiò a terra il suo zainetto bucato, dove teneva un portafogli vecchio e lacerato che a sua volta conteneva due spiccioli e il resto del panino che aveva mangiato a colazione, con l'intento di prendere posto (le venti persone dietro di lui non si sarebbero fatte scrupoli a passargli avanti), e corse verso i bagni il più rapidamente possibile. Si svuotò la vescica, appena prima di inondare i pantaloncini già stretti, poi approfittò dei servizi igenici per darsi una sciacquata alla faccia e sotto le braccia, prima di ricordarsi che aveva passato mezz'ora sotto un terribile temporale non molto tempo prima. Sentendosi un idiota, fece finta di nulla e uscì dal bagno... e la vecchina non c'era più. E neanche il suo zaino. In compenso erano arrivate altre dieci persone. Avrebbe voluto ruggire, ma l'avrebbero subito buttato fuori quindi si limitò a rimettersi in fila osservando i suoi predecessori con sguardo assassino.

Un'ora e mezza dopo precisa, Mike riuscì finalmente ad affacciarsi allo sportello. Aprì bocca come per dire qualcosa ma la tipa lo bloccò:

«Sono mortificata ma siamo già in ritardo e dobbiamo chiudere. Torni domani mattina»

Concluse spegnendo le luci e cacciando lo sventurato fuori dall'ufficio. Adesso Mike non solo aveva sprecato una giornata che avrebbe potuto fruttare tanti spicciolini sonanti ai lati delle strade, ma aveva perso anche il suo zaino e la sua cena. Si sedette sconsolato su una panchina a fianco dell'Ufficio, mentre attorno a lui calavano le tenebre e la pioggia ricominciava a cadere.

Dormì su quel letto di legno tutt'altro che comodo, agitandosi per tutta la notte, e risvegliandosi con un brutto raffreddore. Il mattino dopo, trattandosi di lunedì, il traffico risultò intenso e attraversare la strada fu un'impresa, ma lui comunque ce la fece. Camminò lungo il marciapiede dirigendosi dal giornalaio, che, sapeva, gli avrebbe regalato il giornale del giorno prima per farsi un altro cappello. Avanzava a testa bassa, rimuginando su tutto quello che aveva sbagliato nei suoi lavori, e ben presto si ritrovò al tabacchino dove lavorava il suo amico. Appena giunto vide infatti un ragazzo grassoccio infilarsi dentro il negozio con un pacco di giornali freschi freschi appena arrivati e riuscire con un carico di giornali del giorno precedente da portare a riciclare. Mike lo fermò appena in tempo, prima che lui li gettasse tutti nel camioncino che attendeva su un lato della strada:

«Fritz, mi dai un giornale?»

Una faccia occhialuta si affacciò dalla pila di giornali.

«Certo Mike!»

E gli lanciò il pezzo di carta in cima all'ammasso. Lui l'afferrò prima che volasse via. Fritz sistemò i giornali nel furgoncino e fece cenno al guidatore di poter partire. Poi si diresse da Mike:

«Ancora nulla?»

«Nulla»

«Pensavo fossi andato all'Ufficio»

«Sì, ci sono andato, ma nulla»

Tagliò corto lui irritato. Non sarebbe tornato lì per nulla al mondo, avrebbe preferito tornare dai suoi a chiedere scusa.

Mike sfogliò velocemente le notizie, poi passò agli annunci di lavoro. Tutte cose di alto rango dove non sarebbe mai stato accettato.

«Senti Mike, forse posso chiedere al capo se ti fa lavorare qui»

Pensò di incoraggiarlo l'amico, ma Mike, stucco com'era, non se la sentiva di passare il resto della vita a fare l'aiutante di un giornalaio. Fritz, interpretando la sua espressione, fece spallucce e entrarono insieme nel tabacchino. Il capo – lo zio di Fritz – era intento a servire un cliente, e i ragazzi si sedettero ad un tavolino per cercare insieme annunci validi.

«Cos'è questa? La Pizzeria dove lavorò mio cugino...!»

Esclamò Mike puntando il dito verso un annuncio in fondo alla pagina. C'era allegata una foto in bianco e nero che mostrava un essere obrobrioso con in mano un microfono.

Fritz impallidì:

«Quel luogo malefico è ancora in piedi? Pensavo fosse chiuso!»

Mike lo guardò perplesso:

«Perché ti preoccupa così tanto? Ci sei andato a mangiare per caso?»

«Io... io ci ho lavorato... per una notte!»

Guaì, come un cagnolino spaventato, cercando di infilare la testa nella maglia per scomparire alla vista dell'annuncio diabolico.

Mike lo guardò storto, conscio della codardia dell'amico ma sorpreso dall'esagerazione dell'atto.

«Be', Jeremy ci ha lavorato per sei mesi. Ed è ancora vivo e vegeto, anzi...! È proprio uscendo di lì che è diventato ricco e famoso!»

Un lampo di genio attraversò gli occhi blu del giovane: quel posto doveva sicuramente portare una grandissima fortuna, e lui sarebbe tornato ad essere ricco come un tempo! Solo che... perché con Fritz non aveva funzionato? Be', lui ci aveva passato solo una notte, invece il cugino sei mesi....

«Aspetta. Come solo una notte? Pensavo ti assumessero come pizzaiolo o, che ne so, come cameriere!»

Fritz, più bianco di un lenzuolo, gemette:

«Lo pensavo anch'io...»

E ammutolì, senza apparire minimamente intenzionato a continuare a parlare dell'argomento.

Mike rilesse più e più volte. La paga sarebbe stata di due dollari l'ora

Parecchio!”

Pensò, non essendo mai stato un gran ché in matematica (i conti glieli aveva sempre fatti il maggiordomo), e essendo all'oscuro che quella era la paga minima di quegli anni. Poi fissò la frase: “ricercata guardia notturna DISPERATAMENTE” quel “DISPERATAMENTE” faceva intendere che non sarebbe stato licenziato tanto facilmente. Bene. Ma... guardia per cosa? Per le pizze? Questo proprio non lo capiva, e dal momento che Fritz pareva sul punto di svenire non glielo chiese.

Forse aveva trovato un lavoro.




Commento

E rieccomi con il secondo capitolo! Purtroppo penso che questo sia venuto un po' meno divertente del precedente, ma ho messo molto impegno per renderlo comunque buffo. Sia aggiunge il terzo personaggio giocabile di Fnaf, Fritz, anche se avrà solo un ruolo di spalla... o forse no? Non si può mai sapere in una fiction tanto bizzarra...

Spero di poter postare velocemente, arrivederci!

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Capitolo 3
*** Mike trova lavoro ***


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Il luogo pareva essere stato abbandonato a se stesso per anni, o forse era solo il risultato dei pochi mesi che aveva trascorso gestito da soli italiani. Mike ebbe pietà di quel luogo, rabbrividendo all'idea della gestione orribile che doveva aver subito... poi ricordò che anche lui aveva sangue italiano e arrossì, cercando di convincersi di non aver mai formulato quei pensieri contro la propria specie. Avanzò un passo, incerto, verso la porta a vetri sporca e scura. Non poteva sbirciare all'interno, era tutto spento e poi il vetro era davvero troppo impolverato. Mike ci passò una mano sopra e quando la ritrasse era nera come il carbone. Ci soffiò sopra e bussò, prima una volta, poi due, poi tre, poi venti volte e alla fine mollò un pugno tanto forte da rompere il vetro e sbucciarsi le nocche della mano. Subito balzò indietro dallo spavento (non credeva avrebbe ceduto così facilmente, ma poi si ricordò che era una pizzeria in crisi e che era stata tenuta per parecchi mesi da italiani), e in quel momento scorse un cartello illuminato da un potente led rosso e verde che indicava un piccolo pulsantino blu. Recitava così: PORTA INSONORIZZATA, IN ORARIO DI CHIUSURA PERFAVORE SUONARE IL CAMPANELLO. A quel punto a Mike venne l'idea di provare a suonare.

Un boato risuonò per il terreno provocando un mezzo terremoto, e qualche minuto dopo la porta venne aperta da un uomo piuttosto giovane, vestito in modo bizzarro.

«Cosa vuole? I tavoli si prenotano dalle 13 in poi»

Brontolò infastidito, come se fino a un minuto prima stesse guardando

la partita e sul più bello fosse stato interrotto dal campanello-terremoto.

«Io sarei qui per lavoro...»

Il tizio travestito ebbe un sussulto, sgranò gli occhi e trattenne il respiro per quelli che parvero lunghi secondi. Poi si voltò verso l'interno e urlò:

«FREEED, CORRI!»

Pareva che il tipo vestito di viola avesse un trombone al posto dei polmoni, e Mike dovette aggrapparsi a qualcosa per non volare via, ma dal momento che il tipo vestito da cameriere stava volgendo la faccia dall'altra parte non ce ne fu bisogno. Però lui per sicurezza si aggrappò lo stesso.

Dopo un nanosecondo, si affacciò un secondo cameriere. Sembrava uguale al primo (a Mike tutta la gente sembrava uguale, perché non aveva un grande interesse per le persone che non iniziassero con Io), solo che invece di vestire lilla e tenere un paio di orecchie da coniglio in capo – e avere i capelli tinti di un viola ormai stinto, che Mike notò solo in quel momento facendo il paragone con l'altro – era vestito di marrone, con un paio di piccole orecchie marroni sulla testa, pantaloni marroni, capelli marroni, occhi marr... no, Mike osservò con attenzione e si accorse che aveva gli occhi azzurri.

Aveva un sinistro ghigno stampato sulla faccia, come quello di un avvocato infido che sta per fregare il prossimo credulone, e porse la mano a Mike.

«Benvenuto, benvenuto davvero! Piacere, sono Fred, il padrone della pizzeria... la prego, mi segua, mi segua...»

Trascinò poco elegantemente Mike per un braccio, seguito dall'uomo-coniglio-viola, che richiuse la porta alle sue spalle. Il locale non era male dentro, un po' buio per le finestre accostate, ma nel complesso Mike se l'era aspettato peggio. L'unica cosa che non gli piaceva erano le mattonelle tutte maledettamente uguali. Erano grosse e presentavano un motivo a scacchi bianco-nero molto poco alla moda, e si susseguivano per tutto il pavimento e per metà parete in modo angosciante. Ad un tavolo erano sedute altre due persone: una ragazzina più o meno dell'età di Jeremy, bionda-oro, vestita di giallo che si intonava bene ai capelli, con una tovaglia bianca legata davanti con scritto: “MANGIAMO CHE HO FAME” in lingua straniera che forse era aramaico pensò Mike – senza pensare che riuscendo a leggerla si trattava solo di inglese scritto in calligrafia orrida –, intenta a truccarsi davanti ad uno specchietto tascabile grande quanto un I-pad, ed un tipo accigliato, più grande di Mike di almeno cinque o sei anni, vestito da capitano di una nave pirata (cosa che in contrasto agli squallidi completi da camerieri degli altri te spiccava fighissima e, wow, cioè, ganza pensò Mike), intento a... Mike sobbalzò nel vedere che al posto della mano destra il tizio dai capelli rossi (ma non rossi alla Weasley, rossi rossi come il sole! No, il sole è giallo, allora come il fuoco) aveva un uncino affilato quanto un rasoio da barba consumato, nero come la ruggine e lo stava pulendo delicatamente con un panno umido. Alzò pigramente lo sguardo e serrò un attimo la mandibola alla vista di Mike.

«Lui è Bernard»

Il Capo indicò quello vestito da coniglio radioattivo.

«Lei è Claire»

Non c'è bisogno di dire a chi si riferiva.

«E lui è Fawkes... in realtà è stato allevato da delle volpi di mare dopo essere stato abbandonato, quindi il suo vero nome non lo sa e questo se l'è dato da solo. Noi lo chiamiamo Fonzie»

Ridacchiò Fred. Fawkes-Fonzie alzò un sopracciglio come se avesse troppa poca voglia di muovere la testa e annuire.

«Fonzie? Come le patatine gialle al formaggio che se non ti lecchi le dita godi solo a metà!»

Esclamò Mike rammentando i bei momenti da ricco passati a guardare la TV e ingoiare cibo spazzatura a non finire.

In risposta il tipo-volpe-pirata digrignò i denti ferocemente, come una belva, e si portò in piedi. Fulmineo, afferrò il colletto ristretto dal giorno prima di Mike:

«Ascolta – sibilò con voce grave – con la tua sfacciataggine non sopravviverai una notte da noi...»

Ma Fred l'afferrò e lo scaraventò lontano semplicemente spingendolo (si dovevano nascondere parecchi muscoli sotto quel corpo mingherlino) e si rivolse alla vittima rosso in faccia.

«Non farci caso... è sempre scontroso, è la sua natura...»

«Ha detto che non sopravviverò!»

Piagnucolò Mike.

«Ma noo, non starlo a sentire...»

S'intromise la ragazza ridacchiando nervosamente.

«Lui è un gran burlone, scherza sempre...»

Fred batté le mani e raddrizzò a schiena, come se si fosse ricordato solo adesso di aver lasciato l'introvabile arma per salvare il mondo da un attacco alieno sotto lo zerbino di casa.

«Non indugiamo oltre, signor...»

«Mike»

«Mike...»

Tentò di pronunciare il suo cognome, con il solo risultato di gracchiare uno strano verso in lingua elfica o trollesca, neanche lui sapeva dirlo. Sul documento Fred disegnò uno scarabocchio.

«Allora... signor... Mike Shmzindint – Fred coprì la brutta pronuncia con un colpo improvviso di tosse vero come un controller della Playstation con scritto sopra Fony – le basta una firmina qui.... e il gioco e fatto, sarà assunto in prova per una settimana!»

Mike afferrò con tale destrezza la penna portagli che gli cascò in terra un paio di volte, con il Capo che gocciolava dal terrore che il pollo avrebbe cambiato idea se si fosse accorto in tempo della truffa, e quando stette per firmare si bloccò.

«Aspettate, aspettate un attimo. Io entro qui, buongiorno buongiorno, stringo la mano a tutti, scopro un fonzies gigante che il mondo non sapeva esistesse, mi date una penna e se firmo mi date il lavoro, giusto?»

«GIUSTO»

Ripeterono tutti (tranne Fawkes ancora svenuto) piuttosto tesi.

«Ma non mi avete ancora detto che devo fare»

Si accorse Mike.

«GIUS.... ah già»

Fred sembrò trovare la punta dei piedi molto interessante per parecchi minuti, poi ebbe il coraggio di alzare lo sguardo.

«Vede, signor... Mike, la nostra pizzeria era famosa, a suo tempo, per delle creature meccaniche, delle mascotte, in particolare quattro animali: Un orso, una volpe, una papera – qui Claire esclamò “è una gallina, povera Chica, non una papera! – e un coniglio»

Mike lo lasciò andare avanti nella storia, incuriosito.

«Gli animatroni erano le star del posto, e il lavoro andava a gonfie vele. Intrattenevano i bambini, intimidivano chi chiedeva lo sconto... insomma, facevano un lavoro perfetto. Poi...»

La temperatura iniziò a scendere. Mike tremolò come la fiamma in estinzione di una piccola candela.

«Poi una serie di... piccoli incidenti... con gli animatroni... e non... hanno contribuito alla... chiusura della Pizzeria»

Concluse Fred senza aggiungere altro.

L'intuito infallibile di Mike non colse il vero significato di quella frase a spezzoni. Pensava che i piccoli incidenti fossero stati causati dagli italiani in compagnia degli animatroni, il “e non” si riferisse ai clienti stessi, e non pensò a qualche tipo vestito di viola con la faccia viola, i capelli viola, il cappello viola, i denti bianchi e le mutande viola. No, non gli venne in mente.

Mentre qualsiasi altro ragazzo al mondo con un briciolo di buonsenso se ne sarebbe tornato a chiedere l'elemosina per le strade, Mike rimase lì fermo come un baccalà ad aspettare che gli dicessero quando poteva iniziare.

«Embeh' ? Non mi avete ancora detto che dovrei fare»

Bernard di aggiustò quel ridicolo fiocco rosso che teneva sotto il collo:

«Oh, nulla di pericoloso. Ormai gli animatroni sono vecchi e funzionano male, quindi finché non avremo i soldi per ripararli non permettiamo loro di muoversi di giorno. Ti starai chiedendo perché non li buttiamo allora, ma devi sapere che la tassa per la spazzatura è piuttosto alta e nemmeno per quella abbiamo i soldi, quindi per il momento li lasciamo chiusi nello sgabuzzino blindato, comunque apparte questo, devi sapere che il tuo compito sarà quello di controllarli la notte»

Mike fece due più due, ma visto che non sapeva contare molto bene gli venne fuori 5. E qualcosa gli disse che non era il giusto risultato.

«Ma... non avete appena detto che li tenete spenti nello sgabuzzino?»

Bernard e Fred si scambiarono un'occhiata angosciata. Claire invece si stava mangiando quello che sembrava un muffin rosa. Di Fonzie nemmeno l'ombra.

«Sì, ma la notte li lasciamo liberi di passeggiare. Perché sennò potrebbero smettere di funzionare. Sai, sono vecchi e malconci, farebbero come la batteria di una macchina in disuso: senza moto finirebbero con lo spegnersi del tutto, e a quel punto costerebbe molto di più la riparazione»

Spiegò in fretta quello travestito da coniglio.

Mike rifletté un attimo, poi siccome gli faceva fatica si limitò ad accettare l'offerta. Firmò sotto il sorriso da orecchio a orecchio di Fred – che lo faceva assomigliare ad un avvocato infido che ha appena fregato un altro credulone – e strinse la mano a tutti e tre (il pirata si era volatilizzato)

«Torni qui questa notte, il lavoro inizia a mezzanotte e finisce alle 6!»

Gli ricordò Claire mentre Mike usciva dalla Pizzeria.

«E... attenzione a mio fratello...»

Lo avvertì Fred.

«Da quando è morto si comporta in modo strano»

Mike si bloccò fuori dalla Pizzeria. Deglutì, e si chiese se aveva fatto la scelta giusta.




Commento

Ciao, e scusate il leggerissimo ritardo ^^ probabilmente non potrò postare ogni sera, ma comunque ci proverò. È una storia abbastanza stupida per il momento? Ma soprattutto, vi piace? Spero che commenterete in molti, al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Mike si pente - Notte 1 ***


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Per paura di perdere l'indirizzo, Mike si appostò dietro la Pizzeria in mezzo ai sacconi della spazzatura dall'odore sospetto, e aspettò mezzanotte. Mentre aspettava decise di schiacciare un sonnellino, e mentre dormiva ricordò un incubo che faceva da bambino: mostri alieni-vegetali che catturavano bambini dal suo nome, li portavano sulle loro navicelle-pomodoro e a ognuno infilavano in capo una zucca intagliata in stile Halloween. A quell'epoca Mike aveva paura della verdura. Durante quel sonnellino però sognò che al posto di alieni verdure ci fossero robottoni irascibili pronti a infilare ogni malcapitato dentro un costume a forma di animale grasso, indefinibile. Mike si svegliò tutto sudato ringraziando il cielo che si trattasse solo di un sogno. Scostò il sacco della spazzatura che aveva messo addosso come coperta e si avviò all'entrata del ristorante. Di notte il posto appariva ancora più lugubre, ma in fondo cos'è che di notte non appare lugubre? Quindi non ci pensò e suonò il campanello. Questa volta, per qualche stranissima ragione, non si avvertì un suono simile a quello dell'Apocalisse, bensì un lievissimo fruscio, e dopo qualche secondo la porta della quale Mike aveva distrutto il vetro la mattina stessa si aprì come per magia, senza fare il minimo rumore.

Mike entrò, e si trovò Claire e Fred ad aspettarlo. La ragazza stava finendo di spazzare per ii tavoli mentre Fred giocherellava con una torcia elettrica.

«Oh, ciao Mike. Da questa parte, prego»

Posò una mano sulla spalla del ragazzo e lo condusse per un corridoio buio. Claire lo salutò con un sorriso triste. Mike iniziò a pensare di aver scelto un lavoro pericoloso. Fred lo scortò per un paio di stanze fino a fermarsi in una stanza piccola e illuminata a malapena da una lampadina a basso consumo. Il Capo alzò il capo verso suddetta luce e scosse lentamente la testa:

«Da quando siamo in crisi... i costi vanno ridotti... le tasse vanno bruciate nel caminetto per fare fuoco, che la legna costa.. speriamo non ci siano microspie nei paraggi o sono già in galera e bye bye la mia bella pizzeria... comunque»

Parve accorgersi dopo un anno che Mike era lì e avrebbe potuto spifferare tutto alla polizia.

«Siccome, emm, come saprai... i costi aumentano e i soldi diminuiscono (anche per colpa di Claire che se li infila in tasca per andare alla SPA), devo illustrarti un paio di cose prima di lasciarti lavorare: per prima cosa, quel ventilatore – disse indicando un rottame appoggiato sulla scrivania – è rotto e se provi a staccare la spina muori fulminato. Quindi non farlo. Purtroppo però succhia elettricità... quindi dovrai far bene attenzione a non lasciare le porte chiuse per troppo tempo – e indicò le porte che si aprivano e chiudevano elettricamente – oppure la luce salterà e... be, buona fortuna»

Stette per girare sui tacchi quando a Mike tornò in mente una cosa:

«Aspetta, ora che ci penso... devo controllare che i vostri... animali meccanici non si picchino a vicenda, non combinino guai, non freghino i soldi dalla cassa eccetera. Ma... perché devo chiudere le porte e tutte queste cose qui? Insomma, mica vogliono uccidermi, no?»

In quel momento, se Fred avesse avuto il pelo, gli si sarebbe rizzato sulla schiena ma dal momento che aveva solo i capelli, quelli assunsero la forma di un riccio arrotolato.

«Uh, be', perché............ – cercò di spiegarsi sempre girato di spalle – perché è meglio non correre rischi. Buon lavoro»

E corse via senza dare il tempo al nuovo assunto di ribattere. Questo fece spallucce e si sedette alla scrivania. Davanti a lui c'era un tablet stile ipad, molto più spesso e brutto però. La prima idea di Mike fu di andare a controllare il suo stato di FB (da quando era stato sbattuto fuori di casa lo aveva potuto controllare solo un paio di volte dall'Iphone 5S di Fritz), ma scoprì con dispiacere che l'affare non si connetteva a internet. Allora iniziò a gironzolare per la stanza giocherellando con la lampadina che gli aveva dato Fred, noncurante di quello che avveniva nei meandri più oscuri della Pizzeria.

Si sedette alla scrivania, mentre i minuti passavano lenti, e iniziò a spippolare con il tablet. Vide che era il controller di un videogioco che mostrava solo immagini di telecamere di scarsissima qualità, e quindi lo spense, chiedendosi dove fosse lo schermo che mostrava gli animatroni da controllare.

Dopo ore di infruttuosa ricerca, si sedette nuovamente sconsolato alla sua scrivania, e si accorse che il videogioco scarsissimo installato sul tablet era lo schermo che stava cercando, e le immagini erano quelle delle telecamere della Pizzeria. Capì di essere un idiota nel momento stesso che guardò l'orologio: erano quasi le 2, e lui non aveva controllato nemmeno uno dei quattro animaletti. Iniziò a premere a casaccio i pulsanti fino a quando non riuscì a capire come funzionava quell'aggeggio, e si mise a controllare ogni stanza. Vide una massa marrone informe che in punta di piedi si avvicinava al frigo, rubava qualcosa che assomigliava ad un hot-dog di plastica e se ne tornava su un palcoscenico malconcio, una cosa che somigliava vagamente a un pollo completamente giallo che si pesava sulla bilancia scuotendo vistosamente la testa a palla, un coniglio che usciva dal cappello della cosa informe marrone e un qualcosa simile a un canide intento a farsi la doccia canticchiando “Dum dum da dum” dentro una doccia dalle tende viola. Fuori da questa c'era un cartello:

MI STO LAVANDO. NON ROMPETE LE P...”

Ma il resto era in ombra, e dal momento che le telecamere avevano una qualità inferiore ai calzini bucati di Mike, lui non riuscì a capire cosa c'era scritto e rimase nel dubbio. Un dubbio così atroce che lo fece rimuginare ben tre minuti, ma poi si scocciò e riprese a guardare per le stanze. Vedere quei cosi fare cose iniziò a venirgli a noia, e siccome lo pagavano per stare lì lui decise che poteva anche dormire, tanto quei cosi erano intenti a fare le loro cose e per di più non parevano offensivi.

Mike si tirò sopra gli occhi il cappello di carta, che tanto era leggero e anche se se lo era lanciato non gli aveva fatto male e si addormentò...

Dopo un po' iniziò a riprendere coscienza, sentendosi osservato mentre aveva gli occhi chiusi, e sentendo un pizzicore strano sopra il labbro superiore, come se improvvisamente gli fossero cresciuti i baffi che aspettava da quando aveva cinque anni e giocava con le barbie. Sì, perché nonostante fosse un barbone stranamente la barba non gli era ancora cresciuta, anche se aveva superato i venti anni, e neanche i dottori si erano mai riusciti a spiegare questa cosa strana. Alcuni avevano ipotizzato che in realtà Mike fosse una ragazza, ma era un'ipotesi che non poteva reggere: in fondo aveva sempre guardato DragonBall da piccolo – anche se giocava con le barbie – .

Comunque, Mike sentiva questo pizzicore, quindi allungò una mano per sentire se gli fossero cresciuti dei baffetti alla Hitler, alla Super Mario o alla francese, quelli eleganti arricciolati verso l'alto. Nulla. Probabilmente stava ancora sognando. Non aveva neanche aperto gli occhi, e non lo avrebbe fatto se all'improvviso non avesse sentito una risatina un tantino agghiacciante: sembrava quella di una iena ubriaca. Mike sobbalzò, e si sarebbe anche cacato addosso se non avesse mangiato per sbaglio cibo restringente il giorno prima – trovato nella spazzatura della farmacia – . Scattò sull'attenti con la vivacità di una tartaruga, trovando davanti a sé... un talpone viola con le orecchie lunghe. Ah no, aspetta, era un coniglio. Un coniglio piuttosto brutto... anzi, parecchio brutto... non faceva venir voglia di mangiarlo, ma con l'appetito che si ritrovava Mike non era detto. Era gigante, viola – perché i conigli sono viola – e... di metallo. Purtroppo lo stomaco di Mike non era certo che sarebbe riuscito a digerirsi quella roba, quindi inviò un messaggio al cervello del proprietario con su scritto:

NON provare a mangiarlo, TI PREGO”

Mike lo ricevette e storse il naso, guardando nuovamente quanto era brutto quel povero coniglio.

«Hey»

Disse.

«Hey»

Ripeté il roditore con una voce robotica allegra.

«Che ci fai qui?»

«Nulla, sono venuto a salutarti – so che sei il nuovo assunto, no? – ma tu dormivi...»

Ridacchiò di nuovo, senza un perché.

«Tu capisci quello che dico?»

«Ti ho appena risposto, babbeo»

Il coniglio pareva un po' infastidito dall'idiotaggine del nuovo ragazzo delle pulizie.

«Cioé... non pensavo esistessero robot in grado di comprendere la lingua umana!»

Il coniglio lo guardò seccato, per quanto potesse apparire seccata una faccia con una limitatissima gamma si espressioni facciali.

«Faresti meglio a iniziare a pulire, che qui c'è un sudicio che poi si lamentano se la Pizzeria chiude!»

Brontolò il robot capendo che non avrebbe potuto ragionare con quell'ottuso.

«Ma... ma io mica sono stato assunto per pulire!»

Ribatté Mike. Era troppo orgoglioso per fare l'omino delle pulizie. Avrebbe preferito tornare all'Ufficio Collocamento di domenica prima di pulire gabinetti.

Bonnie – probabilmente era lui, pensò Mike in un momento di lucidità – lo squadrò da capo a piedi.

«Sei... occielo... la nuova guardia?»

Sembrava esserci rimasto male.

«Pensavo non ne assumessero più... eravamo stati abbastanza convincenti con l'ultima, no? Insomma, non credo sia un bello spettacolo trovare un tizio morto dentro un costume, quando si apre una Pizzeria, di mattina...»

Iniziò a farfugliare cose come “stritolamenti” “soffocamenti” “squartamenti” e Mike si convinse che lasciavano vedere troppi film horror a quei robot dalle menti semplici. Mica facevano bene! Comunque lo lasciò girare sconcertato per la stanza un buon quarto d'ora, e quando alla fine il coniglio si calmò, disse a Mike:

«Senti, bellino, noi questa sera non ci siamo incontrati, okay? Insomma... tu NON HAI VISTO NIENTE»

Iniziò ad indietreggiare imitando la voce del pinguino di Madagascar.

«Noi non siamo buoni e sociali, intesi? Noi siamo dei cosi brutti e cattivi che vogliono ucciderti, intesi? Quindi tu domani ti dimetti oppure domani notte noi ti prendiamo e ti infiliamo in un costume, okay? E fa male, moooolto male, quindi attiva quel tuo cervellino e... be, TOGLITI DALLE SCATOLE che non ho intenzione di sorbirmi i tuoi lamenti piagnucolosi mentre ti trasformiamo in un Freddy, eh? Adesso me ne vado... ma tu non hai visto niente...»

E sparì dietro la porta. Mike rimase, tipo... tipo come un babbeo, ma lui era un babbeo in fin dei conti e quindi rimase impassibile. Impassibile chiedendosi però se aveva fatto la scelta giusta ad andare a lavorare in quel posto tra Fonzies pirati e conigli viola perversi. Fece spallucce, come sempre, e si disse che due dollari l'ora erano sempre meglio di maglioni ammuffiti. Poi guardò l'orologio e vide che erano le 5:30 passate, quindi fece per prendere la sua roba, ma da quando gli avevano fregato lo zainetto non aveva nemmeno qualcosa da prendere e quindi aspettò una mezz'ora giocando al prato fiorito (almeno quello, visto che lo schermo non si collegava al net).

Alle 6 le campane nella chiesa suonarono allegramente, e delle risate di bambino molto sospette risuonarono come per magia nelle orecchie di Mike. Lui uscì tranquillamente dalla Pizzeria, e appena fuori trovò Fred ad aspettarlo.

«Buongiorno! Come hai passato la notte?»

«Mh, non è stato impegnativo»

«Buon per te... sei la prima persona che non esce con i capelli bianchi... comunque...»

Non riuscì a continuare la frase perché scoppiò in una buffissima risata.

Mike non capì, poi arrivò Claire che esclamò:

«Povero caro! È stato Bonnie vero?»

Gli porse il suo specchietto gigante e Mike scoprì cos'era quel pizzicore: sulla faccia aveva un paio di baffi arricciolati disegnati malissimo, due occhiaie finte e un pizzetto, tutto fatto col pennarello indelebile. Ecco cos'era la penna che aveva quel conigliaccio in mano! Mike iniziò a pentirsi di quel lavoro.




Commento

Temo che d'ora in avanti non riuscirò a postare giornalmente. Comunque spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! Lasciate dei commenti, mi raccomando!

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Capitolo 5
*** Mike trova l'amore - Notte 2 ***


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Dal momento che aveva trovato scomodi i sacchi della spazzatura, decise di sonnecchiare nel Quartiere dei Barboni, un piazzale vicino alla discarica e a un canile abbandonato. Non era mai stato apprezzato da quelle parti: gli altri senzatetto lo avevano sempre guardato male per la sua mancanza di baffi e barba, cosa che non lo rendeva un Barbone a tutti gli effetti, e anche per il suo passato da milionario. Mike giunse lì senza fretta, si guardò intorno e si prese un posto all'ombra. Poi siccome c'era freddo e si sentiva ghiacciare i piedi e il naso, cambiò posizione e si stese al sole a crogiolarsi come un Charmander. Si addormentò quasi subito, ma anche quasi subito fu risvegliato da un armadio ambulante di almeno 2 metri, con le spalle larghe il doppio. No, forse il doppio era un po' esagerato, ma l'omone era comunque -ONE.

«Guarda chi c'è, il figlio di papà»

Ringhiò il lottatore di wrestling. Mike non aveva capito cosa significasse “figlio di papà” fino a quando non glielo avevano spiegato a botte la gang di bulli del liceo e a rinfrescargli la memoria erano stati proprio i Barboni. Lo odiavano per il solo fatto che lo vedevano come un approfittatore. Tempo prima infatti un uomo vestito di stracci aveva praticamente attirato la pena della gente solo su di se, guadagnando ondate di centesimini tintinnanti. Dopo qualche mese di lavoro, i Barboni scoprirono che il tipo era in realtà uno scansafatiche con parecchi soldi, e veniva lì perché non aveva voglia di lavorare. Quindi per spregio tutti insieme gli avevano rigato la Porsche che teneva parcheggiata dietro l'angolo. Poi avevano scoperto con amarezza che quella non era la sua Porsche ma quella del gestore della discarica che li ospitava nella piazza, e per un anno erano stati costretti a dormire dove capitava. Poi il finto povero se n'era andato con la Porche parcheggiata accanto all'altra, fischiando insulti e sbeffeggiandoli.

Quindi era normale che odiassero tutti i ricchi. Alle lamentele di Mike avevano spesso risposto:

«Se tu avessi un minimo di cervello, metteresti da parte quella sottospecie di orgoglio e andresti a chiedere perdono»

Ma Mike era parso o duro d'orecchi o altamente stupido, o forse entrambe le cose, fatto stava che lui era ancora lì.

«Hey, hai sentito cos'ho detto? Questo è il mio posto, Mike Shmdit»

Mike rimase a bocca aperta. Per la prima volta nella sua vita qualcuno aveva pronunciato correttamente il suo cognome. Quel tipo doveva essere un santo, quindi Mike si alzò e gli lasciò il posto senza litigi, andandosene tranquillamente. L'armadio rimase sconvolto da questa reazione, chiedendosi se avesse detto qualcosa di errato.

Mike decise di andare a dormire in una delle cucce abbandonate del canile abbandonato del quartiere abbandonato, quando vide un doberman grande come un cavallo gironzolare intorno al cancello. Improvvisamente gli passò il sonno, e fece dietrofront per tornare alla pizzeria. In fondo quei sacchi non erano così scomodi.

Mentre camminava, una voce lo fermò:

«Mike, hey Mike!»

Lui si voltò, vedendo una giovane tipa molto attraente salutarlo facendo ondeggiare il braccio in stile ola da stadio, dal tavolino di un bar. Mike si fermò, imbambolato, in mezzo alla strada soffermando lo sguardo sulle forme tondeggianti della ragazza. “Mica male, eh” si disse. E subito gli scattò una serie di pensieri nella testa: foto romantiche, sbaciucchiamenti vari, luna di miele, bambini... poi ricordò di essere uno sfigato senza soldi e si disse che quella lì in realtà doveva essere una tipa milionaria perché sennò non era giusto, eh. Poi si ricordò di averla già vista da qualche parte...

«OCCIELO MIKE! TOGLITI DI LI'!»

Mike si gettò verso il bar appena in tempo, prima che una Ferrari lo investisse. Si girò verso l'autista e vide il volto ghignate di Jeremy che lo salutava con un gestaccio della mano. Mike digrignò i denti, porse la mano alla ragazza che lo aiutò a rialzarsi, e si aggiustò la maglietta. Poi guardò gli occhi della ragazza, occhi blu-viola, belli come non ne aveva mai visti.

«Ma... chi sei? Io ti ho già vista da qualche parte... sei l'angelo dei miei sogni?»

Improvvisò lui con fare romantico (cosa che lo rese ancora più ridicolo di quello che era), ma la ragazza non parve apprezzare. Gli rifilò un ceffone e borbottò:

«Sono Claire, della Pizzeria, maiale!»

Mike si accarezzò la faccia dolorante e cambiò colore dal rosa pallido al rosso intenso. Che figura di M. Solo che senza quello stupidissimo bavaglino non la riconosceva.

«Perdonami, non ti avevo riconosciuta. Sei più bella senza divisa da cameriere»

Azzardò cercando di scusarsi. Claire si bloccò un attimo, e Mike temette che di lì a poco sarebbe volato un altro schiaffo, ma lei si limitò ad arrossire vistosamente.

«Grazie... e, perdonami per la faccia... vuoi prendere qualcosa con me?»

Mike scostò la sedia e si sedette di fronte a lei. Ordinarono due caffè, poi lei iniziò a parlare:

«Pensavo fossi a riposare, in questo momento. Sai, il lavoro... sfinisce, di solito»

A quel punto Mike ricordò i discorsi di Bonnie.

«Claire, perdonami ma... è normale che gli animatroni parlino con le guardie notturne?»

Claire abbassò lo sguardo.

«Di solito... no...»

Fanno peggio” avrebbe voluto dire, ma non voleva rischiare di perdere quel santo che aveva accettato il lavoro che nessun altro voleva.

«Strano, allora. Ieri il coniglio mi si è avvicinato... be', come hai notato da quegli stupidi disegnini sulla mia faccia... ho messo ore a sciacquarli via. Insomma, mi ha parlato, non dicendomi cose nonsense, ma... mi capiva, e...»

«Hanno un'IA molto sviluppata»

Lo anticipò lei. Mike, che non aveva idea di cosa significasse “IA”, affermò annuendo meccanicamente. Poi lei lo lasciò proseguire.

«Mi ha minacciato. Non vuole che torni a lavorare nella vostra pizzeria, dice che se lo rifaccio mi catturerà e mi ucciderà, assieme ai suoi compagni»

Claire impallidì.

«Oh, Mike... forse... dovresti lasciarlo, quel posto di lavoro»

Mike s'impietrì. Uno dei suoi capi le stava consigliando di andarsene. Era un modo più carino di licenziarlo?

«Ma... Claire, non capisco... e comunque non posso, non ho soldi, mi hanno fregato lo zaino con gli ultimi due centesimi e...»

Si ricordò che non l'avevano ancora pagato.

«E a proposito di soldi, non dovreste pagarmi ogni notte?»

«Quello che tiene i soldi è Fawkes. Chiedi a lui, ma credo che preferisca darteli alla fine... della settimana. Capisci, teme che qualcuno si prenda i soldi e scappi...»

Quella conversazione stava diventando sempre più strana, e Mike, che dalla notte passata senza dormire e il giorno senza aver riposato più di mezz'ora riusciva a capire a stento qualche monosillaba, decise di pensare ad altro mentre la ragazza continuava a parlare al vento. Ascoltò gli uccellini cantare, le macchine passare accanto al bar... sbadigliò vistosamente, e alla domanda “ma mi stai ascoltando?” di Claire, lui rispose con un “Eh?” e si beccò un'altra ciaffata.

«Sto parlando di cose serie! Ne va della tua incolum...»

Ma si bloccò, non poteva perdere un'altra guardia. Solo che le dispiaceva. Anche se sembrava un po' tanto scemo, e forse lo era, Mike era belloccio, e in fin dei conti proveniva da una famiglia ricca. Come faceva a saperlo? Solo una famiglia in città portava un cognome tanto assurdo.

«Ora devo andare. Scusami»

E scappò via, lasciando il conto da pagare a Mike, che però non aveva soldi e sgattaiolò via prima che potessero notarlo.


Quella notte gli animali si comportarono in modo insolito: se ne stavano immobili quando Mike controllava le telecamere, e di tanto in tanto cambiavano posto, ma solo quando lui non guardava. Si chiese se era una nuova versione di “Un, due, tre... Stella!” ma si stancò subito di giocare. Quegli affari erano lenti e noiosi. E lui aveva sonno. Però, col timore di finire nuovamente con la faccia dipinta decise di stare all'erta, pronto a cogliere ogni minimo movimento degli animatroni, sveglio come un gufo.

Si risvegliò verso le 3 e qualcosa. Sentiva che c'era qualcosa che non andava. Aveva la sensazione che il suo corpo fosse legato come un salame. Aprì gli occhi e constatò che effettivamente era legato come un salame. Sussultò, lanciando un urlo, e cercò di guardarsi attorno, ma il buio più pesto che si fosse mai visto lo circondava. O forse no? Due lucine brillavano nel buio. Pensò che fossero lucciole, ma non lo potevano essere: da dove erano entrate? Una lampadina si accese improvvisamente, mostrando Bonnie con una faccia molto arrabbiata, o così voleva far credere. Aveva in mano la maschera di quell'affare obrobrioso che Mike non aveva ancora associato a nessun animale esistente, e il giovane pensò che l'avesse staccata dalla testa stessa di Freddy.

«Oh, ma no, dai! Accidenti, vengo assunto per badare che voi non vi picchiate e tu stacchi la testa al tuo collega?? Mi licenzieranno!»

Sbottò, senza avere una minima idea di cosa volesse fare il coniglio umanoide. Lui guardò male Mike, poi guardò la maschera, poi nuovamente Mike. Poi di nuovo la maschera.

«Che c'è? E perché mi hai legato?»

Si accorse solo adesso Mike. Bonnie non rispose, ma aprì lentamente la bocca come per mostrare i suoi paurosissimi denti così stondati che Mike avrebbe potuto scommettere non riuscissero nemmeno a tagliare quel famoso tonno che si taglia con un grissino.

«Hey, Bonnie, rispondimi. So che fai finta di non capire, e vuoi sembrare minaccioso, ma adesso finiscila di recitare e slegami!»

Bonnie sembrava indeciso se ascoltare Mike e liberarlo o ascoltare il suo istinto e trasformare quel bell'omino in un soprammobile a forma di orso brutto. Mentre il suo cervello meccanico si spremeva fino a sciogliersi in un colante fiume di ferro fuso, il telefono trillò con talmente tanto fragore che Bonnie sobbalzò lanciando un “EEEEEEEEEEK!!!” talmente acuto da far tremare il pavimento. Poi scappò via spaventato. Mike si accorse solo in quel momento che il nodo fatto alla corda era praticamente inesistente e slegò con facilità il suo corpo dalla sedia. Poi, pensando che gli sarebbe potuta tornare utile, si infilò la corda in tasca (nessuno ha idea di come possa aver fatto, era lunga almeno tre metri e lui aveva dei taschini minuscoli). Poi si rimise al tablet, ma sentì di aver dimenticato qualcosa. All'improvviso si ricordò di un rumore simile a quello di un telefono che squillava a due secondi dopo si accorse che vicino al ventilatore che andava male c'era un telefono rosso piuttosto vecchio ma in perfette condizioni. Era quello che stava suonando, e lui lo afferrò, rispondendo:

«Pronto? Qui la Freddy Fazbear Pizzeria, mi dispiace ma questo è l'orario di chiusura e siamo chiusi, appunto. Posso esserle utile?»

Era una vita che voleva rispondere in quel modo a qualcuno. La risposta giunse piuttosto seccata:

«Idiota, sono il tipo della stanza accanto! Controlla le telecamere, me ne sto in cucina... ah giusto, temo che la telecamera della cucina sia rotta. Vabbé pace, ascoltami, so che tu sei il tizio nuovo e che garbi a mia sorella, quindi siccome lei era preoccupata per te mi ha trascinato per i capelli e mi ha infilato qui con l'intento di pararti il sedere. Adesso sentimi bene: ci sono diverse cose che devi sapere su questa pizzeria: Primo, un tempo era famosissima ma poi tutte quelle multe non pagate l'hanno mandata allo sfascio. Secondo, gli animatroni sono più intelligenti di quello che sembrano e vorranno farti credere di essere intenzionati ad ucciderti, per il semplice motivo che sei troppo magro e fai loro senso, e quindi che necessiti di un costume assassino per apparire un poco più sexy. Tutte balle, nulla di più falso. In realtà loro si sono offesi perché... be' penso perché mia sorella e gli altri li hanno incolpati del morso... sai, dove Foxy... be' quello, e per i cinque bambini, quanti erano? Quelli spariti... insomma... è una lunga storia. Il fatto è che robot e padroni si sono guastati tra di loro e ora gli animatroni vogliono far capire di essere offesi ammazzando le guardie notturne... … … forse questo non dovevo dirtelo...»

Ci fu una pausa.

«Senti, ti dico che loro sono soliti a muoversi in un modo fisso: La prima notte solo Bonnie ti verrà a rompere le scatole... be', l'hai già sperimentato. La seconda spesso anche Chica. La terza... succedono cose strane. Dalla quarta, anche Freddy ti verrà a rompere le santissme, e ti avviso subito che è il più scaltro degli altri: si nasconde al buio, anche se mi chiedo come faccia a far entrare tutta quella sua pancia dentro l'ombra di un mobile, boh. Comunque, se fai attenzione dovresti riuscire a vedere un paio di fari illuminare tutta la stanza dove si trova Freddy: siccome al buio ha paura di inciampare, è solito ad accendere i suoi deboli led per gli occhi e se li scorda sempre accesi, quello smemorato. Quindi alla fine non è difficile da controllare... poi ci sarebbe quello dorato, ma non sta a me illustrartelo. Be' senti, io ti ho detto quel che so, buon lavoro.»

Mike stava per riattaccare la cornetta, ma poi gli venne in mente che gli animatroni erano 4, non tre più un extra mai sentito.

«Aspetta, e Foxy?»

«Ahhh già lui... è un tipo molto... lunatico. Spesso si offende se lo controlli troppo a lungo, o troppe volte. Però si offende se non lo controlli mai. È molto permaloso, e se lo fai arrabbiare ti verrà a cercare... e senza fregarsene di giocare a nascondino o alle belle statuine, quindi attenzione»

Mike iniziò a provare una certa paura provenire dal fondo dello stomaco, ma poi si accorse che era fame e che non aveva cenato. Provò a mordere la cornetta, ma aveva un saporaccio. Quindi si limitò ad ascoltare, immaginando Chica con una mela in bocca, arrostita e croccante.

«Be, senti, siccome mi fa pena lasciarti solo, e so che a loro il telefono fa paura – un giorno videro un film horror dove un telefono gigante si mangiava gli animali di un circo e da quel giorno... TRAUMA . Il titolo del film era “Un telefono gigante che mangia gli animali da circo”, non so se lo conosci... il titolo stesso spoilera un po, ma è un bel film– quindi finché ti parlo non si avvicineranno a te, spero. Insomma, però il telefono costa, quindi solo un altro po' che poi devo staccare...»

Era un tipo molto indeciso, si disse Mike.

«Allora, ti do un paio di dritte su Bonnie e Chica. Allora... Bonnie è un simpaticone, che cerca di fare il cattivo ma non ci riesce. Di solito... be', purtroppo è considerato pochissimo anche dai suoi colleghi, e quindi non ha nulla che lo preceda... nel senso, se senti troppo silenzio probabilmente c'è Bonnie lì con te, perché come ti ho detto è talmente insignificante che nessuno si accorge mai quando arriva... nemmeno lui se ne accorge, infatti quando si guarda allo specchio e vede qualcuno che lo fissa gli piglia un colpo... povero piccolo. Basta pensare che gli oggetti si dimenticano di fare rumore quando passa lui. Vabbé, comunque, poi c'è Chica che è un pollo, e siccome è l'unica donna del posto tutti cercano di farsela, ma lei ha la brutta abitudine di prendersi cotte per gli umani. E ti assicuro: è meglio averla nemica che innamorata, quella lì. Di solito si capisce che sta arrivando dall'odore...»

Mike ebbe un sussulto. All'improvviso gli venne in mente una trama di un libro di paura che aveva letto da ragazzetto e che non lo aveva fatto dormire per notti intere (sonno che aveva recuperato le mattine a scuola, durante le ore di matematica. Per questo non sapeva le tabelline), dove un robottone spaziale gigantesco andava a zonzo per una città stregata a rapire fan di Justin Bieber perché a lui non piaceva e li uccideva, infilandoseli poi nei mutandoni d'acciaio perché non trovava i bidoni della spazzatura abbastanza capienti. Il risultato era che tutte le volte faceva una figuraccia tremenda con le robot spaziali femmina, perché puzzava come un cane bagnato infilato in una catinella di pesci marci e tutte pensavano che non si cambiasse la biancheria intima da anni – la situazione di Mike, insomma – . Quindi Mike chiese:

«Puzza da far schifo perché si è mangiata qualche bambino casinista???»

«Nooo, perché ha il brutto vizio di rubare i profumi di Claire e di Fred – si mi hai sentito bene, quel tipo è parecchio effeminato – e spruzzarseli a dosso fino a profumare come un campo di rose. Solo che a volte esagera e finisce col puzzare come dei calzini indossati da un atleta dopo una maratona di dieci ore in piena estate vestito come un eschimese. Vabbé. Senti, ho speso anche abbastanza soldi per il momento. Nei prossimi giorni ti aggiornerò, e... dal mio MAC nuovo di zecca vedo che Chica ha perso la paura del telefono e si trova nella stanza vicina alla tua. Quindi chiudi la porta. Bye bye»

A riattaccò. L'orecchio sinistro di Mike era a bollore, fumava senza aver bisogno di un sigaro ed era rosso come un semaforo nel momento in cui ti avvicini troppo. Riattaccò, felice di non sentire più quell'odiosa voce. Accese la luce alla sua destra e vide che un pollo giallo alto quanto lui lo stava fissando con occhi sgranati.

«Ma cosa... pensavo fossi un obrobrio ambulante, amico! E invece, WOW che figone che sei!»

Sentì strillare dall'altra parte, con una voce odiosa da fangirl. Mike si sentì molto lodato da quel pollo, poi ricordò che effettivamente a confronto di tutti quei robot grassi e malconci lui doveva apparire come un dio sceso in terra. Spense la luce, aspettando che il pollo se ne andasse, ma ogni volta che riaccendeva la luce ci ri-era lei lì a sbavare al vetro, come un cagnolino che ha visto una succosa salsiccia.

«Senti, pollo giallo, o papera, o quello che sei. Mi fa pena vederti lì ma non posso aprirti perché il tuo collega mi ha avvisato che se ti faccio entrare tu mi uccidi e quindi non guardarmi con quegli occhioni tristi!»

Le disse dopo una buona mezz'ora di sguardi intensi tra i due. Chica gli avrebbe voluto rispondere, ma appena aprì la bocca successe qualcosa di strano: si bloccò improvvisamente, come pietrificata, e rimase lì, con gli occhi strabici che guardavano in direzioni diverse e il becco aperto che gli conferiva un'aria ancora più stupida. Mike sentì le campane e le risate provenire da fuori, e subito la stanza fu inondata dalla luce del mattino.

«Buongiorno mondo, grazie di avermi salvato da questa maniaca...»

Detto questo si alzò, mise la sedia al suo posto e si incamminò verso l'uscita, assaporando con la mente la fragranza dei soldi. Che poi non avevano né sapore né odore, ma vabbé.




Commento

Perdonate la lunghezza di questo capitolo rispetto agli altri, mi sono lasciata un po' trascinare ^^' Ho tantissime cose da far succedere, e poco spazio, quindi talvolta i capitoli saranno più lunghi. Spero vi sia piaciuto, lasciate un commento per favore!

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Capitolo 6
*** Mike e la pucciosità: Notte 3 ***


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Bonnie era stato davvero gentile a lasciargli quella corda. Basandosi sui film western che aveva visto da bambino, Mike aveva improvvisato un lazo con la corda di tre metri regalatagli, e da quella mattina si convinse che la sua vita sarebbe cambiata. Per prima cosa, rubò uno zaino stracolmo di panini (era lo zaino di una famiglia andata a fare un pic-nic subito fuori città, e lui si era appostato su un albero), che gli sarebbero bastati per una settimana (non aveva idea che andassero a male), poi con precisione lanciò il lazo all'interno della tasca di un ciccione vestito bene e ne tirò fuori due caramelle, un portafoglio e una bella donna, solo che a lui non piacevano le caramelle e non sapeva che farsene dell'amante del riccone nascosta nella tasca e quindi la lasciò andare (in quel momento sul ponte dal quale, prendendo bene la mira, era riuscito ad acchiappare il suo bottino dall'uomo seduto al tavolino della nave che stava passano in quel momento), gettandola in acqua. Si tenne però il portafogli, colmo fino all'orlo di bigliettoni, e fu tentato di dimettersi dal ruolo di guardia notturna che gli procurava solo un gran dolore ai glutei (la sedia dove stava era molto scomoda) e un terribile sonno... solo che poi rivide le facce imbestialite dei suoi che lo puntavano come se avessero visto un alieno vegetale robot sceso da Marte con un vestito rosa e un cappellino in tinta, e si ricordò che loro erano arrabbiati con lui perché era pigro e non aveva avuto voglia di cercarsi un lavoro. Un'idea gli balenò davanti agli occhi, ma fu così veloce che la perse e si dimenticò di quello che stava pensando. Quindi fece spallucce e andò a prenotarsi una camera d'albergo.

Verso sera, decise che avrebbe chiesto le dimissioni, anche se la cosa lo scocciava perché non gli avrebbero pagato quei due centesimi promessi, ma comunque non aveva voglia di passare altre notti insonni con delle lattine giganti maniache che sbavano come cani e che ti minacciano con dentiere di plastica.

Arrivò alla pizzeria poco prima di cena, portandosi un panino che avrebbe mangiato sul turno di guardia, una cosa leggera costituita da pane, mozzarella, pomodoro, insalata, maionese, tonno, capperi, acciughe, ravioli, salsiccia, salame e ancora pane. Oh, e per digerire si portò dietro una pepsi rubata col lazo. Quando arrivò, le luci erano spente. Strano, a quell'ora il locale sarebbe dovuto essere aperto e pieno di gente. Suonò il campanello ma non ottenne risposta. Allora cercò di forzare la porta, ma niente. Era tutto deserto, e a quel punto decise di tornare all'albergo, ma proprio mentre stava per voltarsi la porta si aprì con un leggero cigolio. Al suo interno la silhouette di Fred si confondeva con l'ombra circostante.

«Mike, ti stavo aspettando»

Mike entrò, rabbrividendo al tono gelido del Capo.

«Perdonaci, oggi la Pizzeria è chiusa per lutto. Ogni anno ricordiamo la morte di Gordon...»

Disse con voce grave

«Oggi è una brutta giornata, Mike, non ti biasimeremo se te ne torni all'albergo. Vieni domani, e non preoccuparti, ti pagheremo lo stesso»

Il tono sibilante della figura immersa nell'oscurità fece tremare Mike, che però si era comprato – rubato – un giaccone nuovo e che quindi non aveva più freddo.

Lui non se lo fece ripetere due volte, fece dietrofront e si avviò verso la stanza che aveva preso all'Hotel 5 stelle più costoso di Brooklin: avrebbe chiesto il giorno seguente le dimissioni. Poi a metà strada fu colto da un brivido: come faceva Fred a sapere che stava in albergo? Era una spia? Gli avevano impiantato addosso una microspia invisibile? Avevano letto il suo stato di facebook? Rimase a rimuginare per dei minuti, quando squillò il telefono che aveva comprato quella sera prima di andare all'albergo e rispose:

«Chi sei? Come fai ad avere il mio numero?»

«Mike, sei tu? Sono io, Claire. Il numero l'ho trovato leggendo il commento sul tuo diario di facebook... ma dove sei? Sono quasi le 9 e oggi ti avevamo chiesto di venire un po' prima per spiegarti delle cose importanti!»

Mike avrebbe voluto risponderle che era andato alla Pizzeria trovandola chiusa, ma lei aveva già riattaccato. Siccome non riusciva a trovare la rubrica in quel telefono supernuovo, non poté richiamarla e si arrese all'idea di tornare a lavoro.

«Finalmente!»

Appena giunto lì, trovò la pizzeria piena di gente. In realtà non era molta, in fondo era in crisi, ma comunque era meglio di niente. Mike notò che non c'era nemmeno un bambino. Fred lo strattonò per il maglione nuovo e lo portò in cucina, e Mike era molto curioso di quel posto (la telecamera della cucina non funzionava), e purtroppo rimase deluso: era una cucina piccola e piena di roba a lui estranea, come gli scolapasta.

«Perché ci hai impiegato tanto?»

Chiese Fred aggiustandosi la camicia.

«Ero venuto qui, prima... ma avevo trovato tutto chiuso. Pensavo di aver parlato con te, ma probabilmente era qualcuno che ti assomigliava molto»

Concluse Mike

«E che voleva farmi uno scherzo»

Ma Fred, alla parola “Che ti assomigliava molto” si era irrigidito terribilmente. Deglutì, poi si guardò attorno come sentendosi osservato.

«Ha detto che oggi è un brutto giorno perché ogni anno voi ricordate la morte di un certo... Gordon... come quello di Half-Life, insomma, e pensavo fosse chiusa davvero»

«Gordon...»

Fred era diventato pallido come una statua di marmo, e pareva essere terrorizzato da qualcosa di invisibile agli occhi degli altri.

Poi uno strano suono attirò l'attenzione di entrambi, che si voltarono appena in tempo per vedere un'ombra scivolare dietro il frigorifero e scomparire.

Un fantasma affamato”

Pensò Mike.

NON ANCORA, DANNAZIONE”

Pensò invece Fred.

«Usciamo di qui»

Lo spronò il Capo, afferrandolo per l'altra manica del giaccone e portandolo nello sgabuzzino senza farsi notare dai clienti.

«Hai incontrato mio fratello»

Sibilò gelido il capo della pizzeria.

«Hai un fratello?»

«Un tempo... sai perché la mascotte di questa pizzeria è un orso?»

Mike solo allora comprese che quella sottospecie di essere bruttissimo era un orso.

«No. Perché?»

«Da piccolo avevo un fratello gemello che... non sopportavo per niente. Era biondo e i suoi capelli sbrilluccicavano al sole peggio di Edward di Twilight, e tutti lo adoravano perché sembrava avere i capelli d'oro. Be', io l'odiavo. Un giorno io e la mia famiglia andammo in un parco naturale, e mio fratello, Gordon, fu sbranato da un orso uscito dal recinto. Io da quel giorno ho AMATO gli orsi, capisci?»

Mike sorrise immaginandosi sé al posto di Fred e Jeremy al posto di Gordon.

«Nonostante tutto, Gordon continua a tormentare i miei incubi. Forse si tratta solo della mia immaginazione, ma... se tu lo dovessi vedere che vaga per la pizzeria, di notte, non spaventarti: è innocuo. Spero. Comunque, io ti ho avvisato»

Mike non aveva capito un fico secco, dal momento che non credeva nei fantasmi, ma annuì lo stesso per non fare brutta figura. Si mangiò il panino e prima che se ne accorgesse arrivò l'orario di chiusura, e lui andò al suo posto.

Quella notte Mike si mise a giocare a candy crush dal suo cellulare, senza accorgersi che il tempo passava. Dopo essersi scocciato parecchio di quel giochino, controllò le telecamere un paio di volte e vide che era tutto apposto, gli animatroni quella sera erano stanchi e se ne stettero quasi tutto il tempo immobili sul palcoscenico. Tranne Freddy, che una volta andò a rubare delle patatine dalla cucina per poi tornarsene buono buono al suo posto. Verso le 2, Mike notò che accanto al tablet-computer si trovava una patacca rosa tridimensionale, con un paio di occhioni “dolshosi”, come si suol dire in gergo puccioso. Mike allungò la mano, la prese in mano e capì che si trattava di un muffin, o un cup-cake appena cucinato, con un cartellino allegato:

Questo è Ugo*. Ha la forma di un cup-cake, ma è un robottino che ho costruito con le mie stesse mani per farti compagnia. Spero ti piacciano i suoi occhioni – gli ho staccati personalmente da un costume bruttissimo di una specie di Freddy dal colorito giallognolo – . Buon lavoro, Claire”.

Mike osservò Ugo per un po', chiedendosi se fosse commestibile, ma siccome aveva già cenato lo lasciò stare. Alle 2:57 suonò nuovamente il telefono, ma quando rispose, Mike sentì solo una risata piuttosto lugubre che assomigliava ad un “Trolololo” dal tono grave. Riattaccò maledicendo gli scherzi telefonici, e ricontrollò un paio di volte quei dannati pupazzi. Ora stavano giocando a carte, noncuranti di Mike, proprio come se quella sera non ci fosse stata nessuna guardia.

Mike si pentì di aver scaricato solo candy crush, poi si ricordò improvvisamente che avrebbe dovuto chiedere le dimissioni, e che per quella notte era andata, avrebbe chiesto il giorno seguente.

Dopo un po' Mike iniziò ad avvertire una strana sensazione, come se in quel momento qualcuno lo stesse osservando mentre si spogliava per fare la doccia. Voltò il capo a destra e sobbalzò ritrovandosi una versione trasparente di Fred seduta sulla sua scrivania.

«Che c'è, è già finito il mio turno? E dove hai trovato quei vestiti ad effetto che ti fanno assomigliare ad un fantasma?»

Lo strano tipo sorseggiò un liquido rosso dal suo bicchierino per champagne, molto simile a sangue, e poi fissò la faccia di Mike con un volto senza occhi. Mike notò solo a quel punto di star parlando con il famoso Gordon, e puntualmente impallidì dalla fifa.

«È un piacere per me fare la tua conoscenza, Mike»

Sibilò con voce tanto melliflua che Mike temette che le parole si materializzassero sotto forma di miele. A quel punto si accorse che quel pomeriggio lui aveva parlato con Gordon, non con Fred, e sentì una strizza alla pancia.

«Vuoi un sorso?»

Chiese noncurante il fantasma, scuotendo leggermente la chioma dorata che aveva al posto dei capelli. Era abbellito anche da un fiocchetto blu e da un cappellino a cilindro in miniatura. Porse un secondo bicchiere a Mike, che storse il naso.

«È sangue?»

«È succo di mirtilli...»

Rispose in tono offeso il fantasma, mostrando la scatola di cartone di una bevanda al mirtillo.

«Ah. Allora sì, grazie»

Bevvero insieme. Non aveva un saporaccio, solo che sapeva un po' di unto, come se fosse andato a male da anni.

«Perché sei qui?»

Chiese in modo più sciolto Mike.

«Per farti compagnia. Solo soletto, in mezzo a quei robot assassini...»

«Ah ma non preoccuparti, c'è il Tizio del Telefono nell'altra stanza»

«Non oggi, aveva mal di gola, sua sorella non l'ha costretto»

«Be' allora grazie per la compagnia. Posso chiederti una cosa un po' personale?»

«Certo. Sono decenni che non parlo con qualcuno»

«Com'è morire sbranati da un orso?»

«Mah', sai... brutto, certo. E doloroso... ma sarebbe peggio morire soffocato in una di quelle tute robotiche, non trovi?»

«Perché tutti mi state cercando di lasciare il lavoro?»

«Probabilmente perché costi troppo, non vogliono perdere altri soldi. Se te ne vai, hai lavorato ma non ti devono pagare. Mentre gli animatroni sono arrabbiati con il personale e l'idea di essere controllati per paura che combinino un gran casino li manda in bestia. Non vogliono essere trattati come bambini, hanno più di venti anni in fondo»

Mike rimase in silenzio per un po', poi domandò:

«Tu che sai tutto... puoi raccontarmi dei vari incidenti che sono avvenuti qui?»

«Sì, lo farò. Ma non ora... è tardi, voglio uscire a sgranchirmi le gambe... essere fatti di plasma è piuttosto scomodo, ho rischiato più di una volta che la schiena mi si bloccasse. Ti lascio...»

«Aspetta, appena te ne andrai quei cosi attaccheranno? Non voglio essere sbaciucchiato da Chica! - Magari da Claire, ma non da Chica!»

Gordon alzò la testa come per cercare un preciso odore nell'aria, poi constatò:

«Attenzione a Goldie. Se lo trovi, non riuscirai a resistere a lungo»

E attraversò la parete come se fosse la cosa più naturale da fare. Mike ci rimase male, controllò l'orologio e vide che erano quasi le 4. Il tempo era volato. Controllò le telecamere, e vide che ora gli animatroni stavano guardando un film in una tv apparsa misteriosamente in mezzo alla stanza. Anche Foxy era uscito allo scoperto, e ululava come un cane bastonato ogni volta che c'era una scena strappa lacrime.

Mike iniziò a sentirsi piuttosto ignorato, e questo gli dette parecchia noia. Si alzò, deciso di andare dai pupazzi a dirgliene loro quattro. A metà strada, però, si soffermò a guardare un poster gigante di Freddy. Siccome non aveva altro da fare, si mise a studiarlo per capire da quale parte cominciava l'orso, perché lui non ci vedeva niente di orsoso in quell'affare, poi un nuovo ululato malinconico di Foxy lo fece voltare un attimo, e quando riportò lo sguardo sul poster Freddy era ingiallito. “Forse sono io che porto sfiga e invecchio gli oggetti solo guardandoli” si domandò Mike. Sarebbe stato il resto della sua vita a fissare Jeremy i modo da farlo invecchiare più velocemente. Ma non era convinto di essere stato lui. Decise di tornarsene al suo tablettone, rendendosi conto che forse disturbare quei giganti d'acciaio non sarebbe stata una buona cosa. Mentre camminava si sentiva osservato, come se qualcuno lo stesse seguendo, e giunto nella sala comandi decise di voltarsi.

Vide la cosa più PUCCIOSA mai esistita, un incrocio tra un cagnolino, un orsacchiotto e un lingotto d'oro luccicante. Era grande la metà del braccio di Mike e aveva l'idea di essere MORBIDISSIMO. La cosa strana era che al posto di avere occhi bianchi e pupilla nera, aveva occhi neri e pupilla bianca, cosa che lo rendeva un tantino inquietante, ma erano dettagli in mezzo a quel pelo così morbidoso. Il primo istinto che colse Mike fu quello di saltargli addosso e strapazzarlo come un cuscino, e il secondo fu quello di ascoltare il primo. Fece un balzo in avanti, e il cucciolotto si prese un colpo scansandosi in tempo, cercando di scappare via. Ma Mike non poteva lasciarsi scappare quella palla di pelo tanto adorabile e con uno scatto fulmineo afferrò il codino della creatura, che lanciò un “IIIIIIIII!” spaventata. Mike lo tirò su per un piede, portandolo all'altezza del viso, e guardandolo in quel musetto che faceva invidia al Gatto con gli Stivali in modalità “occhioni”. L'orsetto in scala non parve apprezzare, e iniziò a soffiare con improbabile ferocia. Mike lo prese per un gesto di apprezzamento e lo premette forte al petto, strizzandolo fino a quasi soffocarlo. Il batuffolo si rigirò, imbufalito, e incrociato lo sguardo di Mike lanciò un urlo spaventoso, che fece pietrificare Mike... letteralmente.

Goldie balzò giù dalle braccia di Mike, ormai privo della forza muscolare per trattenerlo, si leccò una zampa e trotterellò via.


La mattina, Claire venne a vedere se Mike fosse ancora vivo. Lo trovò steso in terra, in una strana posizione: pareva stesse stringendo un cuscino invisibile. Sospirò, poi urlò:

«GORDON! Quante volte dovrò dirti di smetterla di fare scherzi, tu e il tuo cane!»

Dalla parete spuntò una testa immateriale, ghignante.

«Che problema c'è? Goldie si diverte a pietrificare la gente»

«Deve perdere quel vizio!»

«Dai su, non c'è nulla di male... è solo un cucciolotto, lascialo divertire...»

Claire si arrese, afferrò Mike per un piede e iniziò a trascinarlo verso l'ospedale.


Mike non vedeva niente, solo buio e una strana scritta “Il gioco si è bloccato improvvisamente”. Non poteva muoversi e sperava solo di risvegliarsi presto da quell'incubo...




Commento

Chiedo scusa, questo capitolo non è venuto molto divertente, e come quello precedente è piuttosto lunghino. Spero che lo apprezziate lo stesso.

* Il nome, Ugo, lo devo ad un'amica durante una stupidissima RolePlay su facebook, grazie Erika x'D

Inoltre, per capire meglio a cosa mi riferisco quando parlo di “Goldie Puccioso” andate su questo link: http://debbygattathebest.deviantart.com/art/Goldie-508424324

È un disegno che ho realizzato qualche giorno fa, e da lì ho tratto l'ispirazione per questo capitolo. Ringrazio tutti quelli che stanno seguendo la storia! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 7
*** Mike scopre youtube: Notte 4 ***


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Quella notte il telefono squillò poco prima che Mike addentasse Ugo. Scocciato per la cena mancata, schiacciò sulla scrivania il povero cup-cake e rispose burbero:

«Che vuoi ora?»

«Hey, non arrabbiarti... anche questa sera mia sorella mi ha OBBLIGATO a darti una mano... quindi sii almeno riconoscente a Claire!»

Mike sbuffò, poi pensò al volto sorridente di Claire e gli passò la voglia si lamentarsi. Mentre teneva la cornetta all'orecchio, vide Ugo salterellare via pian piano, cercando di fuggire dalla porta a sinistra. Mike lo bloccò afferrandolo rapido come un gatto.

«Ora ascoltami bene, testone: ti avevo parlato di Chica e di Bonnie, giusto? Ah, chiudi la porta a destra, Chica sta venendo da te con un mazzo di rose... credo che non abbia capito che la parte romantica spetterebbe al maschio... ma pace»

Mike chiuse la porta.

«Ora, apri le orecchie, e non grattarti il culo mentre ti parlo che tanto ti vedo dalle telecamere... ehy, infilatelo in cuffia quel gestaccio! Uhmpf... so che non mi sopporti, e lascia andare Ugo! Mia sorella ha messo una notte per costruirlo, e lei di robotica non se ne intende per nulla quindi è stato un sacrificio enorme... Bah, senti: Foxy e Freddy saranno due gatte da pelare, sono belli tosti. Foxy è un campione nazionale di atletica androide: ha vinto circa venti competizioni di seguito, se non erro. Siccome come ti ho già detto è un lunatico, si sta già incavolando parecchio che è un'ora che non lo controlli... insomma, quando ti viene a cercare lui corre che è un piacere. Non per te, però. Hai presente Beep beep dei Looney Toones? No? FATTI UNA CULTURA FIGLIOLO! Ti basta pensare che fino a poco tempo fa era considerato l'essere più veloce della Terra, poi è arrivato Foxy. Quindi appena vedi il naso di Foxy fare capolino dal tendone, chiudi entrambe le porte senza fare storie, che sennò ti ha già acchiappato.... ATTENTO A BONNIE! DIETRO DI TE! Ahahah! Ti prendevo in giro, non c'è nessuno! Comunque... apparte lui... ora viene Freddy, il più temuto, astuto, grasso, nonché a capo di tutta la truppa. Forse se ci fai amicizia, tutti gli altri si calmeranno, ma che tu riesca ad interagire con lui prima che ti trasformi nel suo fratello adottivo è una possibilità dello... 0%, più o meno. Freddy, come ti ho detto, si nasconde nell'ombra ma siccome ha il viziaccio di riempirsi la pancia con bibite gassate all'inverosimile, è probabile che tu lo senta ruttare sonoramente anche se si trova all'ombra...»

Si sentì una voce in lontananza, come se qualcuno brontolasse il fratello di Claire dal corridoio:

«Non farmi fare la figura del maiale! Quando bevo l'aranciata mi viene il singhiozzo»

Precisò una voce inquietante come quella di Pippo (l'amico di Topolino, per intenderci).

«Insomma, lo sentirai di sicuro. E poi... suole nascondersi nel bagno delle ragazze perché... si crede una ragazza»

«Non è vero! I bagni delle ragazze hanno degli specchi molto più puliti, dove posso rispecchiarmi in tutto il mio fascino»

Ribatté la voce.

«Perché non sei ancora morto?»

Chiese Mike.

«Stai scherzando? Sono il fratello di una dei padroni, se mi succede qualcosa la pizzeria chiude e loro finiscono alla discarica. Sono raccomandato, io!»

Mike fece spallucce, conscio che l'altro lo stava osservando dalla telecamera.

«Freddy... lo senti arrivare assieme alla musichetta. Se senti la musichetta... be' tecnicamente sei morto ma puoi comunque provare a fare qualcosa. Magari se ti metti a ballare lo convinci che... OH NO, NO, NO, NO, NO!!!»

Mike temette che l'uomo del telefono fosse stato attaccato a sorpresa da uno degli animatroni... ma poi lo sentì sbraitare:

«MAREMMA CANE, MI STANNO PORTANDO VIA LA MACCHINAAA!!!»

E la telefonata si interruppe bruscamente. La prima cosa che venne in mente a Mike fu:

Aveva parcheggiato in divieto di sosta”

La seconda:

Ho un MAC nuovo di zecca!»

Detto questo si diresse saltellando verso la cucina, incurante della Chica saltellante che lo seguiva ovunque con un mazzo di fiori in mano cantando “Oooh Mikuccio, Mikuccio miooo”.

Ben presto fu in cucina, dove da una parte Gordon si stava prendendo da bere e il suo cane gli scodinzolava attorno contento. Mike gli passò alla larga: quella mattina aveva passato ben quattro ore all'ospedale per riprendersi.

«Il fratello di Claire...»

«Mi ha lasciato il PC, lo so»

Ridacchiò con un'espressione cretina sul volto la guardia notturna. Gordon lanciò una salsiccia a Goldie, poi augurò buona notte a Mike e attraversò il muro con noncuranza. Mike si prese una pizza del giorno prima e iniziò a sbafarsela davanti al MAC del fratello di Claire. Siccome era molto meglio del suo tablettaccio da scrivania, si mise comodo e iniziò a girare vari video su una variante di youtube mooolto piccante, della quale purtroppo mi sfugge il nome... (eh che peccato, sì) però si stancò subito perché la sua vita sessuale non si era mai spinta oltre il guardare le – emm, il petto – delle ragazze, e lui preferiva la bella vita alle belle donne. Quindi si stancò velocemente, e iniziò a guardare video di Nyan cat in tutte le salse possibili. Ad un certo punto sentì bussare alla porta, disse “avanti” e entrò una volpe tutta rotta, poverina, con la mascella slogata e piena zeppa di graffi, cicatrici e graffi. L'ho già detto che aveva un sacco di cicatrici? Aveva pure un occhio guercio, povera, e le mancava una mano. E per di più si era sorbita tutte queste descrizioni al femminile mentre si trattava di un maschio.

«Arrr! Sono qui per ucciderti, Mike, e dimostrare a Fawkes che quel dannato Morso dell'87 è stato sono un MALEDETTISSIMO INCIDENTE»

Mike, che al momento stava guardando questo: ( https://www.youtube.com/watch?v=y5Cu5kn2dZw ) una roba simile ad un gatto arcobaleno che ha mangiato troppi fagioli, in pratica, rispose:

«Che vuoi?»

Togliendosi le cuffie da DJ allegate al PC omaggio. Foxy parve esitare.

«Ho detto che voglio ucciderti...»

«E come dimostreresti a Giga-Fonzies che quello che hai detto è stato solo un incidente?»

«Emm... su quella parte devo ancora lavorarci»

Ammise la volpe sconsolata.

«Comunque intanto ti uccido»

«Perché invece non guardi questo con me?»

La poca astuzia nascosta da qualche parte nei meandri dell'ipotetico cervello di Mike gli suggerì una cosa alla quale Foxy non avrebbe resistito.

Inserì nella barra di ricerca la parola “YOU ARE A PIRATE”, e quando Foxy si avvicinò per capire a cosa si stava riferendo Mike...

«IU AR A PARATTT!!!»

Iniziò a cantare così a squarciagola che i vetri cedettero, il frigorifero cadde schiantandosi a terra e le povere orecchie di Mike ESPLOSERO, e Mike stesso svenne, con la pizza finita a metà. Foxy iniziò a cantare e a ballare per i corridoi, dimenticandosi completamente la sua preda...


Le 6 del mattino giunsero in fretta, Mike era sopravvissuto miracolosamente dal momento che non aveva fatto altro che dormire. Si svegliò di soprassalto al canto del gallo... no, era Chica che urlava che il suo uovo per la colazione era caduto e si era spiaccicato in terra, ma vabbé. Mike trotterellò verso l'uscita, chiedendosi quanto tempo avrebbe resistito ancora, se già due notti era svenuto. Si avviò verso l'albergo, con una brutta idea in mente...




Commento

E questa volta invece è un capitolo breve! Purtroppo ho avuto solo questa sera per scrivere, quindi sono idee un po' buttate lì, anche perché non avevo bene in mente cosa far fare a Foxy. Comunque, non preoccupatevi che mi sono scritta una serie di scenette epiche (o almeno spero che lo saranno) da inserire nei prossimi capitoli, per compensare quelli un po' meno bellini come questo. Ora vi saluto augurandovi la buonanotte!

E comunque ecco com'è andata a finire mentre Mike se la dormiva: https://www.youtube.com/watch?v=fhQiJdEurkg

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Capitolo 8
*** Mike balla come se non ci fosse un domani: Notte 5 ***


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Il campanello risuonò in un tintinnio leggero ed elegante. Jeremy stava leggendo un libro quando il suono raggiunse il suo orecchio.

«Ragazze, andate voi ad aprire?»

Chiese con tono annoiato. Loro non se lo fecero ripetere.

Mike, di fronte alla villa megagalattica che faceva invidia a quella dei suoi, se ne stava mogio mogio, irritato dal fatto che a breve avrebbe dovuto discutere con suo cugino. Ma era l'unico che aveva passato sei mesi illeso all'interno della pizzeria, quindi era esperto. La porta in mogano dalla maniglia dorata si schiuse lentamente, e Mike si paralizzò di fronte a quello che gli si profilò di fronte: la versione più magra – e decisamente più carina – di Chica lo fissava con molta più espressività di quanto fosse concesso a tutti gli altri animatroni che lui aveva visto, piuttosto seccata, e così una sottospecie di lupo... no, era un cane. No, una volpe... no...! Oh, sì, era una volpe bianca. Sarà stata edizione invernale? Tant'era che lo stava guardando male, con occhi gialli pieni di odio. Entrambe vestivano come due cameriere, con adorabili vestitini di pizzo che a una ragazza normale sarebbero andati benissimo ma che a due robottone giganti come loro faceva l'effetto opposto.

«Jeremyyy»

Urlò a gran voce Sexy-Chica, con un tono decisamente più umano della Chica grassa e brutta.

«C'è un venditore di cappotti bucati, che faccio?»

«Non sono un venditore! E fatemi entrare!»

Mike cercò di avanzare con la forza spingendo Chica restyle all'indietro, ma appena le sue mani toccarono il freddo metallo che la ricopriva, rabbrividì e capì che cercare di litigare con una macchina da guerra che lo superava in altezza, pesa spiombita per di più, non era il massimo. Alla volpe non piacque il comportamento ribelle del giovane, e iniziò ad avanzare lentamente scoprendo i denti aguzzi, pronta a fare di Mike poco più che un brandello di qualcosa sanguinolento, quando arrivò, puntualissimo si disse Mike, Jeremy in pigiama.

«Oh. Tu»

Sputò le parole con disprezzo. Si aggiustò gli occhiali da sole (che evidentemente teneva anche in casa, boh), ed avanzò, facendo cenno al pollo a dieta e alla canide bianca di indietreggiare.

«Che ci fai qui?»

Chiese con lo stesso interesse che avrebbe potuto riservare ad uno scarafaggio.

Mike abbassò il capo, pieno di rabbia, ma poi sospirò e disse:

«Non avrei mai voluto chiedertelo, ma... ho bisogno di aiuto, cugino!»

Jeremy iniziò a ridere, e così il cane e la polla. Mike divenne rosso di rabbia.

«Dico seriamente! Potrei morire se non mi aiuti!»

«Un buon motivo per chiuderti la porta in faccia!»

E detto questo stette veramente per chiudere la porta in faccia a Mike, ma questo lo fermò, implorandolo:

«Ti scongiuro, cugino. Farò tutto quello che vuoi. Mi dispiace essermi comportato male con te, non volevo farti rotolare giù dal tetto... perdonami, ma adesso NECESSITO del tuo aiuto!»

Mike non era mai stato un grande attore e nemmeno le bugie gli venivano su bene, quindi in quel momento era veramente disperato, e Jeremy lo sapeva.

«Uhm... – iniziò a riflettere il riccone – se mi prometti che... uhm, cosa può volere uno come me da uno come te

Chiese con ironia alludendo allo stato di poveraccio di Mike – senza sapere che aveva trovato il magico lazo delle mie brame – e Mike ci rimuginò un po' su.

«Potrei farti da cameriere per... qualche tempo...»

«Ho già due cameriere»

«Potrei... emm, comprarti il giornale...»

«...»

«Potrei fare da..»

Jeremy lo fermò, con un ghigno orribile sulla faccia, così malefico che Mike avrebbe preferito essere rinchiuso nella pizzeria senza corrente e con trenta Chice innamorate. Okay, forse no, ne bastava una.

«Domenica ci sarà la parata... ci sarà un momento in cui parlerò al pubblico, e lì tu dovrai...»


Mike si sarebbe sentito un verme, domenica, ma era anche vero che forse sarebbe riuscito a scappare in tempo per il Messico, forse.

Jeremy lo accompagnò nella sua sfarzosa casa, e il profumo di soldi indusse Mike ad avere nostalgia di casa sua.

«Bene, come ti posso aiutare?»

Chiese Jeremy.

«Devo sopravvivere un'altra dannatissima notte nella pizzeria Freddy»

Jeremy rimase fermo qualche istante, poi si voltò curioso:

«Anche tu a lavorare lì, è cugino? Dovevi essere proprio ridotto male»

Ridacchiò.

«E come mai hai paura di morire?»

«Quegli affari vogliono uccidermi!»

Mangle – così l'aveva chiamata Jeremy e quindi quello era il suo nome probabilmente – ringhiò piano, offesa.

«Come hai fatto tu a sopravvivere sei mesi?»

«Mi sono finto il tipo delle pulizie»

Mike ci rimase di sasso.

«Perché, tu no?»

Chiese sorseggiando un caffè bollente che non aveva neanche offerto a Mike.

«Emm... no»

«Allora sei spacciato, vattene e buona fortuna»

«No, dai! Ci deve essere un'altra soluzione»

«Scappa... ma Fred non sopporta che tu salti il lavoro. Quando l'ho conosciuto io si imbufaliva ogni volta che mi ammalavo. Verrà a a cercarti e a trascinartici di forza»

Mike sospirò.

«Però... potresti sempre fregarli. Devi solo conoscere il carattere di ognuno, e dopo sarà facile domarli»

Mike fece una faccia come “potresti tradurre?”

E Jeremy iniziò a spiegare...

Prima di andare, Mike chiese perché Mangle e Toy Chica erano rimaste con lui.

La pizzeria non le voleva più, e dopo che ho offerto loro un restyle indimenticabile, completo di IA più potente e aspetto più completo, hanno messo da parte i loro istinti assassini e... mi hanno seguito”

Aveva spiegato semplicemente. Mike rabbrividì al pensiero di Chica che gli faceva da cameriera.


Quella notte Mike era pronto. Forse sarebbe dovuto andare prima da suo cugino, pensò.

Controllò spesso le telecamere, attento a non sprecare troppa energia, maledicendo Fred che non pagava l'Enel. Cercò di addentare Ugo ma questo scappò via prima che potesse anche solo assaggiarlo. Quindi si concentrò sugli animatroni... per circa dieci secondi. Dopo era già a giocare a Farm Ville 2, scambiando dei semi a Gordon – che a quell'ora adorava giocare al suo “piccì” brillantinoso edizione dorata limitata – e ricevendo in cambio un pollo giallo, un coniglio con un fiocchetto, una volpe e un orso. A Mike questo gesto ricordò qualcosa, ma non seppe dire cosa di preciso. Forse un cartone che aveva visto da piccolo, chissà.

Le ore passavano, e il MAC che Mike aveva rubato stava succhiando tutta l'energia all'impianto elettrico, che già ne aveva poca...

Ben presto si ridusse al 2% e Mike se ne accorse in tempo per salvare la partita (che poi essendo online salva da sola ma lui siccome è stupido non lo sapeva). Dopodiché iniziò a girare intorno, chiedendosi se quel tirchio di Fred tenesse nascoste da qualche parte delle pile di scorta. Iniziò a gironzolare per i corridoi, cercando l'ufficio di Fred, ma non lo trovò.

«Hey Gordon, dov'è l'ufficio di tuo fratello?»

Chiese a gran voce, ma Gordon non rispose. Probabilmente era andato a portare fuori Goldie per fare due passi.

«Uff, non ho idea di dove...»

In quel momento andò a sbattere il naso contro una porta che prima no aveva visto, una sorta di parete nera con un cartellone luminoso gigante dove c'era scritto “FRED” in caratteri stratorfericamente giganteschi. Mike si arrabbiò parecchio, perché era certo che quella targhetta consumava un sacco di energia e Fred aveva provato a dare la colpa al ventilatore rotto. Mike strappò via con rabbia la targa, ma appena lo fece tutto piombò nell'oscurità per un cortocircuito. Mike rimase completamente al buio, e non osò muoversi per paura di inciampare. Sperò che gli animatroni fossero ciechi. Poi, alle sue spalle, comparvero le luci abbaglianti di un'automobile...! Ah, no, erano solo gli occhi di Freddy in modalità Notturna.

«Hey Freddy, non sapevo che gli orsi avessero la vista notturna»

Osservò curioso Mike.

«Oh, in realtà è una storia lunga»

Iniziò a raccontare la scatola marrone, lusingata che qualcuno volesse sentire qualcosa da lui.

«Quando ero al college per robot, un ragazzetto che sapeva il fatto suo, feci uno scherzo al mio compagno di camera: era un Gufobot, e una notte io scambiai i miei occhi con i suoi. Volevo restituirglieli il giorno dopo, ma poi era così divertente vederlo sbattere per i corridoi la notte che non gliel'ho mai detto. Comunque, tornando a noi... Mike, che ci fai qui? Dovresti essere nella sala controllo e io dovrei venirti a prendere, no?»

«Giustissimo, solo che io al buio non ci vedo, puoi farmi strada?»

«Certo, andiamo»

Puntò gli occhi luminosi in avanti e scortò Mike fino alla sala di comando.

«Ora tecnicamente dovrei ucciderti»

Osservò l'ammasso di rottami grasso guardando Mike.

«Sì, però se mi uccidi ora non c'è l'effetto sorpresa»

«Uh, hai ragione. Ci capiamo, io e te, eh? Io torno al mio palcoscenico, tra poco torno a prenderti. A tra poco, Mike»

«A dopo»

E lo salutò. Suo cugino lo aveva obbligato a prendere una lampadina tascabile, e lui l'accese per farsi luce, poi gli venne un'idea e collegò la lampadina al sistema elettrico delle porte (come fece, non lo sapeva nemmeno lui, non aveva mai studiato ingegneria) e così ottenne un altro po' di energia. In fondo chissenefrega, si disse, se la lampadina brucia, l'importante è arrivare alle sei del mattino. Gli venne in mente che avrebbe potuto chiedere le dimissioni da due giorni, ma ormai aspettava che lo pagassero. La lampadina si consumava velocemente, e allora un'altra idea geniale colse Mike, che afferrò Ugo (che nel frattempo era tornato sperando che Mike fosse stato ucciso) e lo infilò in una ruota per criceti apparsa dal nulla, collegata alla lampadina che faceva luce e a sua volta dava energia alle porte. Funzionava! Il povero Ugo fu costretto a correre per tutta la notte, ma nel frattempo Mike aveva energia a sufficienza per sopravvivere. Qualche ora dopo Mike si chiese che fine avesse fatto Freddy, che doveva tornare a prenderlo, e perché ci stesse mettendo così tanto. Quella sera Foxy, Chica e Bonnie erano piuttosto inattivi. Forse perché erano tre ore che giocavano a “Obbligo&Verità” con l'uncino della volpe, ed erano troppo occupati ad ascoltare di quante guardie si era innamorata Chica per prestare attenzione a Mike. Freddy invece non si vedeva.

Mentre Mike improvvisava un monologo per preparare frasi romantiche da dire a Claire, una musichetta iniziò a risuonare nella sua testa. Si tolse le cuffie, ma non proveniva da lì. Allora iniziò a preoccuparsi: di cosa si trattava? Poi gli venne a mente che “Freddy arriva con la musichetta”, e iniziò ad avere paura. Non capiva da quale parte stesse arrivando, quindi per sicurezza chiuse entrambe le porte. La musica si fece sempre più vicina, sempre più vicina, sempre più vicina... sembrava una di quelle musiche commerciali, quelle che garbano a tutti for che a qualcuno intelligente, insomma, ma non come Gagman style, peggio, una di quelle robe giapponesi, gli pareva a Mike, ma anche se era sicuro di conoscerla non riusciva a ricordarla. Ad un certo punto la musica fu talmente vicina da essere quasi tangibile, se la musica si potesse toccare ovviamente. Mike, che non riusciva a resistere alla curiosità si sporse dalla sedia e accese la luce oltre il vetro a destra. Lo stanzino fu illuminato, e..

«CARAMELL DANSEEEEEEEEEEEN!!!» (vi invito a leggere il seguito mentre ascoltate questa: https://www.youtube.com/watch?v=J_DV9b0x7v4 )

La musica per poco non infranse il vetro! Mike fece un salto sulla sedia nel vedere Freddy sculettare felice a tempo della sua stessa musica, con tanto di faccia da ebete. Mike urlò.

Velocemente, spense la luce, e fatto questo la musica cessò. Curioso di vedere se Freddy se n'era andato, la riaccese... la musica ripartì ma 'sta volta c'erano TUTTI E QUATTRO a muovere il sedere a tempo! Mike urlò con più forza, poi ri-soense e riaccese la luce:

Fred, Claire, Bernard e Fawkes si erano materializzati come per magia dall'altra parte e ora ballavano come forsennati. Mike lanciò un urlo ancora più forte!!

Spense, riaccese.

3 CUP-CAKE IN FILA CHE BALLAVANO A RITMO!!! Mike spense tutto, lanciò un sospiro e riaccese:

IL VENTILATOREEE!!! Si piegava su se stesso simulando lo sculettio dei danzatori caramell, e a Mike per poco non venne un colpo! Spense, riaccese.

JEREMY!!! Assieme a Mangle e a Toy Chica! Tutti i capelli si rizzarono sulla nuca di Mike! Spense, riaccese.

Apparì Fritz accompagnato da due giornali volanti!!! Spense subito, prima di morire, poi riaccese:

Un tizio completamente viola che cercava di filtrare a movimenti di sedere con un... uomo telefono? Mike spense, credendo di avere le allucinazioni, poi riaccese:

I SUOI GENITORNI, MANNAGGIA! Intenti ad urlare “MIIIKEEE” mentre seguivano il tempo con i fondoschiena! Mike qui urlò talmente forte che il vetro rischiò di infrangersi!!! Spense, con il cuore in gola, temendo il peggio. Riaccese, ma questa volta lo stanzino era vuoto. La cosa gli fece ancora più paura. Lanciò uno sguardo a Ugo, ancora intento a saltellare per dare potere alla corrente, e poi spense la luce. La musica ripartì. Lui sussultò, e di colpo la riaccese. Niente. Spenta la luce, la musica ricominciò. Mike iniziò a spegnere e accendere velocissimamente, in modo da scoprire chi produceva quella musichetta. Dopo una decina di tentativi, finalmente beccò la fonte del.... AAAAAAAARGH!!!! ERANO TUTTI LI', A BALLARE ALL'UNISONOOO!!!

Mike spense, poi si resse il cuore. Si asciugò il sudore, e tentò un'ultima volta: vide solo il suo riflesso nello specchio. Aspetta, ma quello non era uno specchio, era un vetro trasparente... ERA IL SUO SOSIAAA! E ovviamente stava ballando! Gli occhi di Mike andarono letteralmente a fuoco e le sue corde vocali rischiarono di sfilacciarsi dalla potenza dell'urlo che lanciò Mike! Iniziò a correre, senza badare all'altra porta chiusa: la sfondò, lasciando un buco enorme con la sua forma. Iniziò a correre all'impazzata per i corridoi, continuando a gridare come un forsennato, con l'immagine di lui stesso che ballava come un beota quella danza da scimmioni, sculettando in modo molto sexy. Urlò di nuovo, e tutte le lampadine saltarono. Urlò una terza volta, e le pareti vacillarono. Continuò a correre, verso l'uscita, intento a scappare il prima possibile da quella gabbia di matti. Arrivò nel salone, ma la porta era chiusa. Pace, ci corse incontro sperando che la magia dell'attraversare le pareti non funzionasse solo a Hogwarts, e ben presto si ritrovò all'aperto, accarezzato dall'aria fredda della notte. Ma non era notte, anzi, stava sorgendo il sole... il suo orologio da polso segnò le 6 e puntualmente il sole si andò a posizionare rapidissimo nel cielo. Era finita, finalmente ce l'aveva fatta. E aveva guadagnato anche quei cinque dollari ai quali aspirava! Ora poteva tornare dai suoi fiero di aver lavorato e quindi pronto a tornare nel lusso...

Arrivò Claire, con la colazione.

«Hey, Mike! Buongiorno, come va? Hai ballato?»

Mike impallidì:

«Tu eri nella pizzeria pochi minuti fa! Come fai a essere lì ora?»

«Mike... che stai dicendo? Fino a pochi minuti fa ero al bar a comprarti un budino di ier... erm, la colazione»

Si giustificò lei. Mike guardò all'interno della pizzeria, osservando la porta che aveva sfondato per uscire.

«Quindi... è finita...»

Osservò lui. Claire si avvicinò e gli dette una pacca sulla schiena, con la finezza di un elefante, che fece sputare a Mike quel poco di colazione che aveva iniziato a mangiare.

«Già, che peccato...»

«Quindi... i soldi?»

Andò lui al punto senza starci a girare intorno.

«Fawkes purtroppo è malato. Questo pomeriggio però aveva detto che veniva...»

Gli diede un'altra pacca benevola sulla spalla, e questa volta Mike sputò tutta l'acqua.

«Sei stato bravo! Non tutti sopravvivono! Congratulazioni!»

Si complimentò.

«Spero solo che... ci rivedremo»

Proseguì più cupa.

Mike chiuse gli occhi, apparentemente triste, ma con l'immagine di una cascata di bigliettoni davanti agli occhi.




Commento

Be', alla fine ce l'abbiamo fatta. L'abbiamo finito....

E INVECE NO! Ci saranno altri... tre capitoli, quattro? Come minimo :) Spero sinceramente che questo vi sia piaciuto, ci ho messo il mio meglio x'D

Ai prossimi capitoli :)

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Capitolo 9
*** Mike e l'Ultimo incubo (forse): Notte 6 ***


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Mike, verso sera, si diresse alla pizzeria tutto contento, pronto a essere pagato. E invece... sorpresa!

«Pronto per 'sta sera, Mike?»

Chiese con noncuranza Bernard, cercando di non guardarlo negli occhi.

«Che?»

Domandò lui, schifato.

«Pensavo che i giorni di prova fossero finiti!»

Cercò di difendersi. Fawkes, presente quel giorno, si avvicinò e ringhiò:

«Tecnicamente, sono finiti. Hai fatto più danni che altro, spaccandoci i vetri, sfondando le porte e lasciandoci sopra la tua brutta silhouette, mandando in palla il tablet di sicurezza sbattendolo contro il tavolo per una partita persa a Flipper, rubato il MAC del fratello di Claire... per questo abbiamo deciso di licenziarti»

Solitamente la gente andava a festeggiare con birre e vino quando veniva assunta. Mike pensò che avrebbe fatto un salto al bar, quella sera, per festeggiare di aver perso il posto di lavoro.

«Ma... – continuò Fonzie con un'espressione quasi inorridita da Mike – a quello zuccone di Fred stai simpatico, e vuole darti un'ultima possibilità»

«Ma nooo, non ce n'è bisogno! Davvero, mi va bene così»

«Okay, riformulo la frase: a quello zuccone di Fred stai simpatico e quindi vuole obbligarti a passare qui un'ultima notte, nella speranza che tu ti innamori del luogo e ci voglia rimanere. Chiaro ora?»

Mike non ci rimase male, di più.

«E i miei soldi?»

«Vuole pagarti con altri 150 dollari»

«Affare fatto, un'ultima notte»


Claire gli aveva detto di fare attenzione, perché di solito il sabato gli animatroni erano più svegli che mai: in fondo il giorno dopo era domenica e si sarebbero riposati. Dopo neanche un'ora di Flappy Bird, Bonnie arrivò bussando alla porta.

«Toc toc»

«Chi è?»

«Pizza a domicilio!»

«Non mi freghi, coniglio. Ti vedo dal vetro»

Salutò con falso sorriso Mike. Bonnie alzò il dito medio, andandosene incavolato.

Mike riaprì la porta e subito dentro ci si fiondò Chica:

«Aaaaaah tesorooo! Posso stare qui con te a farti compagniaaa?»

«NO, vattene!»

Ringhiò lui per metà disgustato e per l'altra pure.

«Ma io ti AMO»

«VIAAA!!!»

Chica allargò le braccia simili a grossi salami gialli, pronta a cingere in un abbraccio stritolatore il povero Mike, che di scatto evitò l'attacco facendo un balzo all'indietro, afferrando poi al volo Ugo e sventolandolo di fronte al becco del pollo giallo:

«Lo vedi questo? Eh? Qui dentro si nasconde il nostro anello di fidanzamento! Va' a prenderlo!»

E lo fiondò nel corridoio. Chica non se lo fece ripetere, e iniziò a rincorrerlo a quattro zampe come un cane, quando dal poster del corridoio non saltò fuori una morbidosa palla di pelo scintillante: Goldie. Incuriosito dalla cosa rosa, le diede due zampate e constatò che era molto carina. Quindi afferrò Ugo con le zannine bianche e se lo portò via. Chica s'infuriò:

«GOLDIEEEEE!!!»

E iniziò a rincorrerlo per tutta la pizzeria.

«Ahh, che fortuna...»

Sospirò Mike, rilassandosi sulla sedia. Ma non ebbe il tempo di riposare: dietro di lui c'era Freddy, con un sorriso raccapricciante sul muso.

«Ciao Mike ♫!»

«AAAAAH!»

Freddy lo afferrò e lo stringette con forza sovrumana, così da far diventare la faccia di Mike prima verde, poi viola, poi blu, poi arcobaleno e alla fine arancione a pois verdi (un'orribile combinazione).

«Las..Lassami, ti pleg... ti scoggiur... p..pel..pelfavore»

Ma Freddy pareva avere le orecchie tappate da sugheri di bottiglia. Mike ricordò cos'aveva detto Fred prima di lasciarlo, una delle prime sere:

«Freddy non è cattivo, vuole solo fare amicizia... gli piace abbracciare la gente, quello che gli manca è, il, emm, senso della misura»

Mike rischiava di affogare, ma in quel momento arrivò Foxy:

«Ehy, che fai, razza di budino gigante? Stai stritolando la mia cena!»

Freddy lasciò andare Mike, che riprese fiato salvandosi dalla morte imminente.

«Mike non è la tua cena, e io non sono un budino!»

«Vero, i budini sono buoni. Tu sei una scatola di latta e lardo»

«Cos.. COSA??? RIPETILO AMMASSO DI RUGGINE!!!»

Ruggì Freddy in risposta. Mike si convinse finalmente che Freddy era un orso, bastava sentire come ruggiva e vedere come si arrabbiava per capirlo.

«Sei grasso»

«E tu sei... urgh, sei brutto»

«Io sono brutto??? Ti ricordo che i fan amano me, non te»

«Questa è la MIA Pizzeria!»

«Forse di nome, ma è Foxy il vero signore!»

«Ti do dieci secondi per scappare... nove... otto...»

Freddy serrò i pugni, digrignando quei paurossissimi denti stondati, pronto a balzare – in qualche modo, dato che Mike dubitava che un tipo grasso potesse saltare bene. Poi pensò a Super Mario e si smentì – verso la volpe pirata. Foxy impallidì, o meglio, sarebbe impallidito se fosse stato fatto di ciccia, comunque abbasso le orecchie e sgranò gli occhi, terrorizzato. Al “sette” si era già dileguato per i corridoi, e Freddy era scattato correndogli dietro. Mike sospirò, pensando di avercela fatta ma NO, infatti Bonnie era entrato armato del suo micidiale pennarello, minacciando:

«Vuoi un altro paio di baffi, Mikuccio?»

«Nuoo, ti prego, i baffi no!!!»

Mike scappò per il corridoio a destra, seguito da Bonnie che sventolava il pennarello indelebile sopra la testa con fare minaccioso. Corse, corse, inciampò, sputò un paio di denti, si alzò e ricominciò a correre. Alla fine si trovò davanti alla porta della cucina, le diede una spallata e questa si aprì, rivelando un Gordon intento a cucinare una pizza.

«'Notte, Mike»

«Ciao, Gordon»

Ansimò lui richiudendo la porta e sperando che Bonnie fosse abbastanza stupido o che vedesse male al buio a tal punto di non averlo visto entrare nella cucina. Sentì il robot correre oltre e ringraziò che le sue preghiere fossero state ascoltate.

«Vuoi uno spicchio?»

«No, ho già cenato, grazie»

«Insisto»

«Gordon, veramente, vorrei ma questa sembra essere una notte movimentata e se mangio prima di correre alla fine mi sento male»

«Uff, come vuoi»

Sbuffò mentre la farciva con delle fettine di salame. Mike si trovava ancora appoggiato alla porta, quando, sotto le sue gambe divaricate spuntò il musetto di Goldie (evidentemente attraversava le pareti come il padrone), con Ugo in bocca. Zampettò fino alla tavola per gli affettati e si sedette su una sedia, aspettando la sua pizza. Mike fu felice che si trattasse solo di lui, poi però ricordò che dietro Ugo c'era Chica, e mezzo secondo dopo la porta venne sfondata dalla suddetta:

«Mikucciooo, Mikuccio miooo! Dove sei!?»

Non sapeva di star schiacciando il poveretto proprio in quel momento, sotto la porta abbattuta. Lei scese, poi prese la tavola di legno e la rimise apposto.

«Ooooh! Tesoro, eccoti qui <3 !»

Mike piagnucolò mentre il pollo strabico l'afferrava sotto le ascelle portandolo in piedi.

«Appena prenderò l'anello che mi hai regalato ci sposeremo!»

Mike lanciò un grido, temendo il peggio. Chica si gettò verso Goldie, che preso alla sprovvista mollò Ugo rifugiandosi sotto la sedia.

«E adesso... APRIAMOLO»

Ugo, se avesse avuto la faccia, avrebbe mugolato e fatto una faccia triste, ma siccome non ce l'aveva si limitò a guardare impaurito quel pollo assassino. Lei si mise a tavola, prese il pelapatate e... no, Mike non poteva guardare. Voleva andarsene mentre lei era occupata, ma appena aprì la porta passarono a corsa Foxy e Freddy, quindi la richiuse, bianco in volto.

«UUUUUUH!»

Sentì urlare da Chica, mentre stringeva in mano qualcosa di scintillante.

«GRAAAAAZIE TESOROOOO!»

C'era veramente un anello, dentro Ugo. Forse ce l'aveva messo Claire. Mike si sentì svenire. Che scusa aveva adesso?

«Aaaaah! Che adorabile! Fatti dare un bacio»

Chica iniziò ad avanzare pericolosamente verso la guardia, mentre Giordon osservava divertito con un pacco di pop corn apparsi dal nulla.

Mike aprì la porta, fiondandosi nel corridoio, e Chica iniziò a rincorrerlo. Scappò fino a entrare in uno sgabuzzino lugubre. C'erano molte teste che lo fissavano, teste di animatroni sghignazzanti che iniziarono a ridacchiare.

«Chica rincorre anche te?»

Chiese una faccia. Mike non ci badò, cercò di nascondersi ma non c'era posto per nascondersi, quindi quando Chica irruppe nella stanza Mike non poté fare altro che afferrare la prima maschera che trovò – una a forma di Freddy, che sfiga – e cercò di infilarsela nonostante avesse il capo troppo grosso:

«VOGLIO MORIREEE!»

Cercò invano più e più volte di infilarsi da solo quel costume, così la vita sarebbe finita ma almeno Chica non l'avrebbe acchiappato.

«Amoruccio, che stai facendo? Potresti farti male!»

Il pollo afferrò la faccia di Freddy e la fiondò fuori dalla finestra, mentre questa gridava un “Nooooo!” scomparendo nel cielo notturno.

«Ora sei mio, Mikuccio»

Sibilò con voce satanica. Mike iniziò a piagnucolare come un bambino derubato del lecca lecca gigante. Le braccia di Chica stavano per sfiorarlo, quando la porta si spalancò di colpo:

«LASCIA STARE MIKE, LUI E' IL MIO AMICO!»

Mike ringraziò quella cosa marrone dalle fattezze orsose e ne approfittò per sgattaiolare via, a gattoni, mentre Freddy e Chica litigavano su Mike.

Lui decise di tornare nella sala comandi, sicuramente più sicura, ma arrivato la porta si chiuse improvvisamente.

«Eh eh, come ci si sente?»

Ghignò dall'interno Bonnie. Mike iniziò a tirare pugni sul vetro, pregando al coniglio di aprire e maledicendolo se non l'avesse fatto.

«Mi farò disegnare i baffi, va bene??»

«Okay!»

La porta si aprì, e Mike si gettò ai piedi della sedia ansimante.

«Ora richiudi la porta, ti prego»

Riuscì a pronunciare tra un sospiro e l'altro, mentre si reggeva il cuore per la corsa.

«Mmmh... no»

Decise Bonnie.

«Mi faccio disegnare anche la barba, va bene?»

Bonnie chiuse la porta, poi stappò il pennarello:

«E ora, a noi due! Muahahaha!»

Mike pensò in fretta, poi si ricordò di quello che gli aveva dato il cugino. Perché non ci aveva pensato anche la notte precedente??? Tirò fuori dal taschino una maschera di cartone, quelle di carnevale che costano un euro che basta sputarci sopra che si sciolgono come neve al sole. Aveva la forma di una faccia da orso molto più da orso di quella di Freddy. La infilò rapidissimo, e Bonnie si bloccò, indeciso su cosa fare.

«Perdonami, hai mica visto passare di qui un tizio magrolino vestito da guardia? Capelli scuri, occhi blu... no?»

Mike scosse il capo.

«Oh. Peccato. Be', grazie lo stesso.»

Aprì una porta e iniziò a cercare Mike per i corridoi. Mike si alzò dal suo angolino massaggiandosi il didietro, per poi avvicinarsi al MAC sistemato al posto del tablet e guardò dove si trovavano i mostriciattoli: Foxy era sopra un lampadario, intento a mugolare come un cane che ha perso il biscotto in un tombino e a tenersi aggrappato il più saldamente possibile, sperando che Freddy non lo scovasse. Freddy e Chica avevano smesso di litigar e... oh no! Stavano venendo nella...

Troppo tardi, entrarono dalla porta a destra.

«Oh, il mio Mikuccio... che fine avrà fatto?»

Chiese lei disperata, mentre Freddy chiedeva informazioni al tipo mascherato seduto davanti al piccì:

«Mi scusi, buon uomo, ha mica notato per sbaglio...»

Ma si bloccò di colpo guardando la faccia di Mike mascherata.

«OCCIELO, SEI TORNATA! Sono anni che non ti vedo, tesoro!»

Mike rabbrividì, chiedendosi che razza di maschera gli avesse dato Jeremy.

«Ti ricordi che mi dicesti che saresti tornata, una volta? E saremo andati a mangiare insieme??»

Esclamò con un improvviso cambio di voce. Mike sobbalzò, poi si guardò riflesso nello schermo del MAC: non era una maschera da Orso. Era una maschera da Orsa. Con tanto di ciglia lunghe.

«NNNNNGHHHH.... JEREEEEEEEMY!!!!!!!!!!!»

Si ritrovò ad urlare mentre correva. Di nuovo. Inseguito da un Freddy in calore.

«QUALCUNO MI AIUTIII»

Chica stava controllando sotto ogni mattonella, buttando così all'aria tutta la pizzeria. Foxy, ancora sopra il lampadario, aveva bisogno di andare a svuotare l'olio – si era scolato una birra intera quel giorno – ma non ne aveva il coraggio: Freddy non era molto incline a fare pace quando litigava con lui. Bonnie, invece, girava in tondo triste, domandandosi dove potesse essere Mike, e perché l'avesse abbandonato. Però non lo cercava: Chica stava ribaltando il ristorante, e se qualcuno l'avrebbe trovato, sarebbe stata lei.

«Aah ♫ Freddyna, dove scappi? Perché sei così sfuggente, 'sta notte?»

Canticchiava Freddy mentre Mike si nascondeva dietro una tenda. Freddy lo scoprì, con gli occhi luccicanti, e Mike si arrese: prese la maschera e la buttò in terra, calpestandola.

Freddy lanciò un urlo di dolore:

«NOOOO CHE TI HANNO FATTO, TESOROOO! L'hai UCCISA, MOSTRO!»

Gridò mentre fiumi di lacrime gli uscivano dagli occhi. Mike si chiese come doveva essere vivere con dei cervelli tanto limitati.

«Quella è una maschera, Freddy. Mio cugino ti ha ingannato: non è mai esistita nessuna “Freddyna”»

Chiuse il discorso, seccato, Mike.

«Ah»

Freddy si asciugò le lacrime e prese la maschera.

«In fondo... era anche troppo magra... vabbé, avrò la mia occasione, prima o poi»

«Nessuno ti vorrà mai, Fatbear»

Gridò Foxy dal lampadario. Pessima mossa. Freddy iniziò a saltare per cercare di raggiungerlo, il trambusto attirò Chica, che vide Mike...

«MIIIIIKEEEEEE!!!!»

Lui stette per svenire, quando qualcosa attirò l'attenzione di tutti (anche di Bonnie che arrivava in quel momento).

Una figura scura si mosse in una stanza buia, e tutti si voltarono a guardare. Calò il silenzio, i battiti del cuore di Mike risuonavano nella stanza.

La figura si trovava nella stanza, ma nessuno aveva idea di chi si trattasse.

«Uh-Oh...»

Sussurrò Freddy. Foxy scese dal lampadario facendo meno rumore possibile e Chica iniziò a tremare.

«Nella sala comandi, presto»

Ordinò Mike. Nessuno disobbedì.

Nello schermo scuro del MAC, la figura gobba si aggirava da una stanza all'altra. Mike e gli animatroni erano tutti stretti attorno, con gli occhi puntati sul computer.

«E se ci trova?»

Chiese Bonnie terrorizzato.

«Chiudiamo le porte»

«E se le apre?»

«Combattiamo»

«E se è più forte?»

«Senti, quelle porte non le so abbattere nemmeno io»

Rassicurò Freddy.

«Non penso che quella cosa possa riuscirci. Insomma, è così... gracile»

«Magari ha i muscoli retrattili»

Azzardò Foxy facendo aumentare la tensione.

«Niente panico, tra poco saranno le 6 e vedrete che se ne andrà»

Cercò di convincersi Mike.

Poi saltò la corrente. Freddy si strinse a Mike tremando. Qualcosa si avvicinò nella sala coamandi. Il rumore dei corpi robotici che tremavano attirò la cosa misteriosa, che lentamente si avvicinò, si avvicinò, si avvicinò...

Entrò nella sala comandi, trascinando i piedi, ma siccome era tutto buio nessuno vedeva nulla.

«Freddy – bisbigliò Mike – accendi i fari»

Gli occhi di Freddy illuminarono a giorno la stanza, rivelando davanti....

UNA VECCHINA RUGOSA CON UNO ZAINETTO IN MANO.

«AAAAAAAH!!!»

Urlarono tutti in coro. Bonnie cadde all'indietro, Chica scivolò tappandosi gli occhi, Freddy si gettò a terra coprendosi le orecchie e Foxy saltò in braccio a Mike.

«Ciao, caro, ero venuta a restituirti lo zaino»

Disse lei tutta contenta facendo oscillare lo zainetto.

Mike svenne.




Commento

PERDONATEMI per il ritardo, davvero, avrei voluto postare ieri ma si è allungato troppo, come capitolo. Mi ci sono messa davvero d'impegno, spero veramente di avervi fatto ridere! Mancano almeno... altri 3 capitoli, più o meno. In questi giorni posterò l'ultimo su Mike, poi vedrò di aggiungere due extra. Nel frattempo... lasciate una recensione =D!

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Capitolo 10
*** Mike VERSO L'INFINITO E OLTRE: Domenica ***


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Mike si sentì schiaffeggiare con forza la faccia. Una volta, due, tre... alla fine aprì gli occhi e si trovò Claire, circondata dagli altri camerieri, che lo guardavano preoccupato.

«Ah, bene, sei vivo»

Esclamò lei dopo che il giovane ebbe aperto gli occhi. Mike si portò una mano alla testa, dolorante.

«Che... che è successo?»

«Nulla di grave, sei solo svenuto»

Disse Fred con noncuranza.

«Pensavamo ti avessero ucciso, invece anche loro sono svenuti»

Proseguì Bernard indicando gli animatroni, accasciati a terra in un angolo, privi di sensi.

«Non sapevo che i robot potessero svenire»

Osservò Mike mentre si alzava.

«Neanche io»

Concordò Fred.

«E pensare che siamo stati noi a progettarli. Vabbé»

«Uh, io ho finito di lavorare, no? Dove sono i miei soldi?»

Fawkes aprì il portafoglio, prese un paio di mazzi di dollari e li diede bruscamente a Mike.

«Ora vattene»

Sibilò indicando l'uscita.

«Uh, sì... certo, be', grazie di tutto, ciao»

Si avviò verso l'uscita, poi guardò un attimo Claire e proseguì. Lei sospirò tristemente.


Quel giorno c'era la festa. Mike avrebbe dovuto scontare l'orribile punizione per aver chiesto aiuto a Jeremy davanti a mezza città, e quindi pensò ad un possibile piano per andarsene via prima di essere acciuffato.

Potrei andare dai miei lontani cugini, in Brasile. Starei meglio che qui”

Iniziò a chiedersi se col lazo sarebbe riuscito a rubare un auto già accesa con le chiavi inserite e la benzina piena. Senza autista, ovviamente. Mentre pensava, si diresse prima da Fritz, con il quale scambiò due chiacchiere, poi continuò ad avanzare verso l'interno della città, fino a quando qualcuno gli afferrò la spalla e lo fece voltare: era Claire.

«Mike! Uff... puff... è... tutta la strada... che ti corro dietro...»

«Sì? Scusami, non mi ero accorto di te, mi sarei fermato»

«Ti ho urlato tutto il tempo... ma sembravi assorto dai tuoi pensieri»

In effetti per tutto il tragitto non aveva fatto altro che immaginarsi dentro la bella Ferrari rossa del cugino con il vento tra i capelli e due tipe molto simili a Claire che gli sedevano vicine.

«Comunque... non ti ho neanche salutato, volevo farlo ora»

«Be', ciao»

Claire lo guardò aspettandosi un qualcosa, un invito magari, ma la faccia di Mike rimase a guardarlo con la stessa espressione per 20 minuti.

«Mike?»

«Eh?»

Nulla, doveva chiederlo lei.

«Non è che ti andrebbe andare a cena insieme, 'stasera?»

«Se è un'altra scusa per lavorare una notte extra alla Pizzeria, te lo

sogni»

Grugnì senza giri di parole.

«Ma no! Certo che non andremmo alla Pizzeria, Fred è così tirchio che farebbe pagare anche a me, nonostante sia sua socia. Intendevo in un vero ristorante, senza animatroni assassini o proprietari spilorci. Ti va?»

«Certo, ma non è che abbia molti soldi con me, solo quelli di oggi»

Mike aveva speso tutti i bigliettoni rubati al tipo ricco in scommesse sui cavalli.

«Non ti preoccupare, possiamo pagare a mezzo»

«...»

«... … … Okay, okay, posso pagare io»

Mike sorrise, e Claire si chiese che razza di cavaliere facesse pagare la damigella.

Camminarono per un po' insieme, alla ricerca di un posto dove andare a cena.


Bernard squadrava gli animatroni rintontiti con un'idea in testa.

«Ragazzi, come va?»

Chiese Fred dando un paio di colpi al suo corrispondente robot.

«Uh, sì, non male... ehy, non mi toccare»

Freddy si scansò, incrociando le braccia con indignazione.

«Uff... ancora quella storia?»

«Siete voi ad aver iniziato. Non siamo stati noi a far sparire quei bambini, te lo abbiamo ripetuto 100 volte»

«E se posso permettermi – aggiunse Foxy massaggiandosi la testa – non credo che andasse fatta una tragedia così grande su quel morsino dell'87»

«Anche se non l'aveste fatto a posta, resta il fatto che abbiate ucciso ben dodici guardie»

Si lamentò Fred.

«... facendoti risparmiare una settimana di paga»

Concluse Freddy, aggiustandosi il fiocchetto come per dimostrare di non essere attento.

«Be', questo è vero... ma uno era un mio bis-bis-bis cugino, e poi non è una bella cosa uccidere gente a caso solo perché vi va»

«Era solo per farvi capire che non abbiamo bisogno di guardie che ci controllino come baby-sitter»

«Se le lasciavate in pace, poteva darsi che prima o poi le avrei licenziate e voi sareste stati nuovamente liberi. Non ci avete pensato?»

Brontolò Fawkes, ammutolendo tutti.

«Dai su, ragazzi – Bernard entrò nella discussione – che ne dite di fare pace, una volta per tutte?»

Gli animatroni e i colleghi lo guardarono curiosi.

«E come pensi di poter far ragionare questi zucconi?»

Chiesero in coro gli animatroni riferendosi ai camerieri e i camerieri agli animatroni. Bernard ragionò per qualche istante, poi esclamò:

«Oggi c'è una festa in paese. Per farci perdonare di avervi assillato... vi lasceremo uscire dalla Pizzeria»

Fred lo bloccò subito.

«Cheee?? Sei impazzito? Se combinano un casino sono io che finisco in galera! E poi... se si scaricassero? A riportarli qui di peso ti ci voglio vedere!»

«Io non sono mai stata fuori di qui»

Iniziò Chica con voce sognante.

«Vorrei tanto vedere il mondo di fuori...»

«Tutti noi lo vorremmo»

Annuì Bonnie.

«...Solo se promettete di non far male a nessuno, di non combinare disastri e di non spaventare la gente, così da riguadagnarvi la nostra fiducia»

Concluse Bernard. Fawkes non disse nulla, Fred iniziò a brontolare in tutte le lingue del mondo e gli animatroni annuirono all'unisono. Quindi erano 6 contro uno, più un astenuto, e avrebbero vinto se Fred non avesse esclamato:

«Questa è la MIA Pizzeria, quindi il mio voto vale per tutti e voi 6! E siccome sono il capo, anche se è pareggio decido io e la mia decisione è NO»

Ma Gordon attraversò la parete e fece la sua comparsa nella stanza:

«Sì, ma noi siamo sette contro di te, non sei»

«E poi sull'insegna c'è il mio nome, il mio voto deve valere almeno il doppio»

Si lamentò Freddy.

«Sì ma anche Fawkes è con me, e lui siccome è il più figo di tutti vale due. Pari di nuovo»

Si giustificò Fred. Fawkes non stava minimamente dando ascolto.

Dalla parete sbucò il musetto di Goldie, che balzò nella stanza, si mise seduto come un cagnolino e alzò una zampa.

«Ora siamo otto contro di te, Fred»

Pronunciò con voce da soprano.

Gordon lo guardò con preoccupazione.

«Dove hai imparato a parlare?»

«Be – rispose il cosetto sempre con voce da cantante d'opera – io ho sempre saputo parlare, sei tu che non mi hai mai chiesto nulla»

«Giusto, hai ragione»

Fred era rosso in faccia dalla rabbia.

«Sì ma... non è giusto! Non potete uscire dalla Pizzeria! Non...»

Ma non fece in tempo a finire che tutti si erano già dileguati.


Miracolosamente Mike era sfuggito alle grinfie di Jeremy. Se ne stava seduto al tavolino al lume di candela del ristorante vicino ad una piazza dove sarebbe passata la parata. Claire si era presa una pregiata orata con contorno di caviale, e Mike un cheesburger. Alle 9 passò la banda, e sfilò di fronte ai tavoli: c'era chi suonava la tromba, chi i tamburi, chi lanciava in alto delle aste con le bandiere, chi danzava, chi saltava, chi era finito lì per sbaglio e non sapeva come andarsene, c'erano tizi mascherati, maschere tiziate, animatroni dai movimenti realistici, a forma di animali... ANIMATRONI A FORMA DI ANIMALI???

Mike saltò sulla sedia, rovesciando il cheesburger addosso alla compagna, che urlò dallo spavento rotolando giù dalla sedia. Nella parata c'erano chissà come Freddy, Bonnie, Chica e Foxy a suonare trombe, flauti, tamburi e Bonnie che andava a ritmo col triangolo. Mike iniziò a correre dalla parte opposta della parata, quando gli animatroni lo scorsero:

«Guardate! Mike!»

Urlò Bonnie.

«Andiamo a salutarlo!»

Claire rimase in terra a guardare la scena, mentre Mike si dava da fare per superare il record mondiale di velocità per le strade di Brooklin. Gli animatroni volevano scusarsi ma Mike non comprese i loro gesti affettuosi e corse più veloce che poté svitando di inciampare tra quelli della parata. Ma in fondo alla parata, a sfilare su un carro a forma di soldo gigante c'era Jeremy, con le sue due cameriere abbracciate.

«MIKE! Guarda guarda, proprio te cercavo!»

Mangle balzò sul poveraccio come una furia, lo trascinò sul carro e lo gettò ai piedi del padrone.

«Ora fa' quello che mi avevi promesso: puliscimi le scarpe con la lingua vestito da pinguino mentre canti “Ooooh macarena” e fai il giocoliere con 4 arance, 8 chicchi d'uva, 17 pomodori e un uovo di cioccolata»

Mike stette per gettarsi sotto il carro quando Toy Chica lo trascinò ai piedi di Jeremi inchiodandolo in terra.

«Non dirai sul serio! Pensavo stessi scherzando... è fisicamente impossibile: non esiste un costume da pinguino della mia taglia»

Brontolò Mike.

«I patti sono patti, cugino. Ed ora, tira fuori la lingua»

Minacciò Jeremy premendogli un piede sopra il muso.

Ma in quel momento l'occhio di Mike scorse una roba rossa sull'angolo della strada: era la Ferrari di Jeremy, accesa, con le chiavi inserite e senza autista! Mike balzò in piedi, tirò fuori il lazo e lo usò per afferrare un lampione e dondolarsi alla Tarzan verso l'auto: atterrò precisamente al posto di comando, ma siccome non aveva la patente e non sapeva guidare iniziò a premere tasti e pedali a caso fino a che non partì. Sgommò arrotando un paio di spettatori alla parata, ma pace, tanto il mondo è sovrappopolato pensò Mike. Proseguì correndo sui marciapiedi, inseguito dalle guardie dell'ordine, in cerca di Claire: aveva deciso che l'avrebbe portata via con se in Brasile per vivere per sempre felici e contenti. Eccola! Era lì, in mezzo alla folla... Mike si precipitò, ma si scontrò contro Bonnie e prese il controllo della macchina, poi però riuscì a raggiungere la ragazza e rapidamente la infilò nel bagagliaio, per poi andare in retromarcia e scappare da tutto quel trambusto, verso il Brasile.


Era l'alba, Mike aveva continuato a guidare verso lo stato del Brasile, ripassando a mente i nomi dei suoi cugini per non fare una brutta figura. Poi si ricordò che nel bagagliaio era chiusa Claire, quindi l'aprì e ne saltò fuori Freddy, vestito da donna.

«Hey, bellezza... ti va una schweppes solo io e te?»

Mike lanciò un urlo talmente forte da far alzare in volo tutti gli uccelli della regione, poi diede uno spintone a Freddy e proseguì verso l'infinito e oltre, e forse, chissà, verso una nuova, stupidissima avventura.


FINE




Commento

Non ho nulla da aggiungere... spero vi sia piaciuta come storia! Vi aspetto ai due capitoli extra e alle prossime fic, ciao!

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Capitolo 11
*** Il Morso dell'87: Extra 1 ***


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Era il lontano 1987, per quanto possa sembrare impossibile all'epoca la Pizzeria era famosa e ricca: ogni sera il locale straripava di gente e bambini – no, dico, letteralmente, non c'entravano erano troppi per cui alcuni giorni Fred e co. Erano costretti a mettere dei tavoli fuori per farci stare la gente, anche in mezzo alla strada tanto se venivano schiacciati cosa poteva importare? Bastava pagassero – e le tasche di Fred straripavano di soldi. Non c'era alcun omino viola in circolazione a rompere le Pokéball e gli animatroni non avevano ancora preso l'abitudine di ammazzare la gente.

Quella sera si festeggiava il compleanno di una bambina, e quindi c'erano ancora più bambini del solito.

«Ciao bambini»

Li salutò Freddy quando tutti ebbero preso posto a tavola.

«Pronti per giocare?»

«Emm, non pensi che prima debbano mangiare?»

Chiese Chica.

«Tu pensi solo a mangiare, e poi ti lamenti che sei più larga che lunga»

Ribatté offeso Freddy. Una valanga di risate li sommerse in meno di mezzo secondo.

«Senti chi parla, ciccione»

«Hey!»

Bonnie intervenne:

«Secondo voi è più grasso Freddy o Chica?»

Tutti gli indici si sintonizzarono verso Freddy, che sbuffò, indignato, lanciando il microfono a terra:

«Odio questo lavoro!»

Poi si ritirò nelle sue stanze – ammesso che avesse delle stanze, sennò si ritirò nello studio di Fred – nero in faccia. Bonnie e Chica fecero spallucce:

«Freddy è molto permaloso, non fateci caso... tra un po' tornerà sicuramente per fare un po' di baldoria»

Detto questo, Claire (tale e quale a come sarebbe stata tra una decina di anni, dal momento che i proprietari per qualche strano motivo non invecchiavano mai) portò le pizze, e subito i bambini iniziarono a scannarsi tra di loro per accaparrarsi la pizza più grossa.

«Ah, che angioletti!»

Commentò la ragazza prima di andarsene. Chica e Bonnie si scambiarono un'occhiata, poi decisero di intervenire prima che si uccidessero. Divisero “gli angioletti” e ad ognuno diedero uno spicchio di pizza GRANDE ALLO STESSO MODO. Poi per la festeggiata, siccome era la festeggiata, e si sa, alla festeggiata spetta la fetta più grossa, venne data una pizza intera. E gli altri bambini la guardarono male per tutta la festa. Ma vabbé, andiamo avanti.

«E adesso che avete finito di mangiare, che facciamo?»

«Ballate!»

Urlarono in coro i bambini. Chica iniziò a ballare e Bonnie prese dei piatti e iniziò a fare il giocoliere, riscuotendo un enorme successo quando scivolò e cadde di culo, rompendo tutti i piatti, e scaturendo una risata generale. Di tanto in tanto Bernard andava a controllare che non ci fossero incidenti, per poi tornare a servire piatti agli altri clienti.

Ad un certo punto della serata, nella pizzeria arrivò un tipo dai capelli rossi, con due occhiaie scure sotto gli occhi.

«A, Jeremy, eccoti qui. Come ti ho detto... Foxy è un po' agitato in questi giorni, non vorrei combinasse danni. Facci attenzione tu»

Gli spiegò velocemente Fred spingendolo nella stanza dei bambini, dove Bonnie e Chica stavano ingaggiando una lotta usando i piatti come scudi e i grissini come lance. Jeremy si portò da una parte, osservando attentamente che non succedessero incidenti.

«Ora che facciamo?»

Chiese Chica trionfante mentre si mangiava il suo grissino, seduta sopra un Bonnie sconfitto.

«Facciamo un puzzle!»

Propose un bambino ciccione. La festeggiata, che stava ancora mangiando la sua pizza (più grossa di lei) annuì, e Bonnie urlò a qualcuno in un'altra stanza:

«Mangle! Vieni qui!»

La porta dello sgabuzzino si aprì e una roba accartocciata iniziò a strisciare per terra:

«Che c'è?»

Poi si accorse dei bambini dagli sguardi demoniaci:

«Oh, NO!»

Mise la marcia indietro e strisciò a tutta velocità dentro lo sgabuzzino, chiudendosi a chiave.

«Uh, be', meglio lasciare perdere Mangle. Che ne dite se troviamo tutti gli insulti possibili per Freddy?»

Chiese Jeremy, appoggiato al muro. I più annuirono, ma la bambina con la megapizza brontolò:

«No, io voglio vedere il pirata, il pirata! Voglio Foxy!»

«Sicura? Foxy in questi giorni è un po'... stanco»

Cercò di spiegare Jeremy, ma la bambina non volle sentir ragioni.

«Vado a chiamare Foxy, allora»

Disse Chica, andando in un'altra stanza. Dopo un po' si sentì sbraitare con voce aspra:

«Dannazione non vedi che mi sto vestendo? Arrivo, accidenti, arrivo tra un attimo!»

E Chica uscì, bianca in volto come se avesse visto un fantasma, o peggio, un ENDOSCHELETRO SENZA COSTUME.

«A-Arriva, aspettate un secondo...»

Un secondo preciso dopo la porta si spalancò e con un balzo da far invidia a Super Mario Foxy atterrò sul tavolo in mezzo a tutti quei mocciosi dalla vocetta insopportabile.

«Arrh! Ben'arrivati, figlioli! Siete pronti per imbarcarvi sul mio vascello e partire alla ricerca di tesori nascosti?»

«CERTO!»

Risposero in coro, tranne la bambina che cercava ancora di finire la pizza.

«Allora andiamo, scansafatiche! È ora di diventare veri pirati!»

Tutti si alzarono per seguire la volpe dentro il Covo dei Pirati (una sorta di scenario in miniatura raffigurante una barchetta con tanto di bandiera nera dove entrava solo Foxy, un paio di scialuppe, dei cannoni funzionanti e diversi bauli pieni di monete di cioccolato e sciabole di carta stagnola). La bambina cercò di seguirli con la mega pizza, inciampando più volte. Chica e Bonnie andarono a scambiare quattro chiacchiere con Jeremy:

«Allora, come va?»

«Mh, be', va'. Perché Foxy dovrebbe essere agitato in questi giorni? Mi pare quello di sempre»

«Be', ha litigato con Fawkes l'altro giorno, e quello dopo con Freddy. È nervoso, tutto qui»

Jeremy annuì poco convinto.

Foxy stava ballando la macarena alla piratesca quando un bambino lasciò cadere un remo per terra.

«Hey, tu! Hai appena lasciato cadere in mare uno dei remi per la barca, sei impazzito??? ANCHE TU sei destinato a finire in mare!»

Foxy afferrò il piccinaccolo per le gambe e lo sbatté violentemente contro il pavimento, di faccia. Questo si massaggiò il naso sanguinane, senza proferir lamento, sputò un dente e iniziò a ridere.

«Foxy, sei impazzito?»

Lo brontolò invece Jeremy.

«Potevi ucciderlo!»

«Naa, i bambini sono fatti di gomma... e poi si diverte, guarda!»

«Fallo un'altra volta e io ti giuro che dico a Fawkes di spegnerti»

Sopra la testa della volpe apparve la tipica aureola da angioletto, e il pirata giurò solennemente di non arrabbiarsi più con i bambini. In quell'esatto momento, la bambina dalla pizza enorme gettò a terra quello che era rimasto del suo piatto:

«Questa pizza fa schifo!»

Urlò, e tutti ammutolirono.

«Questa giornata è schifosa! È un compleanno schifoso in un posto schifoso con degli animali schifosissimi! Non ci voglio più stare, voglio andare a casaaa!!!»

E iniziò a frignare in modo insopportabile. Tutti si tapparono le orecchie, tranne Foxy rimasto imbambolato alla parola “questa pizza fa schifo” e Chica, svenuta per lo stesso motivo. Il corpo della volpe iniziò a fremere, esili nastri di fumo uscirono dalla sua testa e dalla bocca:

«Nessuno.... può.... insultare.... la pizza... NESSUNO!»

Jeremy avrebbe voluto fare qualcosa, ma non ebbe il tempo. Foxy balzò verso la bambina, spalancando le fauci.


Freddy si era appena finito di aggiustare i capelli che troppo tardi si era ricordato di non avere e il fiocchetto, e quando sentì l'urlo si stava spruzzando il profumo rubato a Fred.

«Che diamine...!»

Lasciò cadere la boccetta di profumo, e corse nell'altra stanza. Una scena orripilante gli si parò di fronte agli occhi: seduta in terra, terrorizzata, se ne stava la bambina che compiva gli anni. Accanto, Foxy stava divorando la sua pizza.

«Foxy!!!»

Urlò.

«Come... hai potuto!»

Era severamente vietato toccare le pizze dei clienti. Foxy sarebbe morto per questo. Nella stanza accorsero Fred, Claire, Bernard e Fawkes, spaventati dall'urlo.

«Cosa sta succedendo qui...!!! Come... com'è successo??»

Foxy si rese conto troppo tardi di aver ancora in bocca mezza pizza, la sputò e si portò in piedi:

«Emm, io... ha detto che faceva schifo, ma a me sembra buona»

Cercò di giustificarci.

«Ci farai chiudere così!»

Sibilò esterrefatto Fawkes.

La bambina continuava a mugolare cose come “la mia pizza” “volevo mangiarla io” “mio padre lo verrà a sapere!” “volpe cattiva”.


E da quel giorno Foxy venne punito incollandolo per i piedi al pavimento del suo Covo, la bambina non fece più compleanni nelle pizzerie e il Freddy's iniziò ad andare in crisi...


Commento

ma la batosta finale giunse con la scomparse dei 5 bambini! Purtroppo, questo è il capitolo più brutto che abbia mai scritto. Non avevo grandi idee per il Morso, ma state certi che coni 5 bambini che posterò a breve compenserò questo penultimo cap non molto divertente. Spero che l'abbiate apprezzato lo stesso, vi aspetto all'ultimo capitolo!

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Capitolo 12
*** I 5 bambini scomparsi: Extra 2 ***


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La festa di domenica era stata un disastro. Dopo il rapimento di Freddy, gli altri animatroni erano andati nel panico, poverini, e siccome le loro menti erano piuttosto limitate, mentre correvano urlando per tutta la città d'istinto rapivano gente varia infilandola in un costume scomodissimo apparso dal nulla. Lunedì metà Brooklin era infilata in un costume, e l'altra metà stava cercando di tirala fuori. Gli animatroni erano tutti in castigo.

«Vi abbiamo permesso di andare a giro per la città, e voi cosa fate? Incastrate le persone dentro delle tute!»

«Emm... non so cosa mi sia preso, improvvisamente ho iniziato a non vederci più...»

La giustificazione di Foxy non servì a nulla.

«Adesso la pizzeria chiuderà definitivamente! E tutto per colpa vostra, dannati aggeggi! Sarebbe stato meglio se non vi avessimo mai costruito!»

Urlò Bernard. Questa era un insulto grosso. Era come dire ad un figlio “sarebbe stato meglio se tu non fossi mai nato”. La reazione fu la solita: Bonnie e Chica andarono in funzione “cry” Foxy iniziò ad urlare di rabbia.

«Non dire così, Bernard!»

Lo rimproverò Claire abbracciando il pollo giallo.

«Non è stata colpa loro»

La porta si spalancò, e, trascinando una gamba, entrò il rottame di quello che un tempo doveva essere stato un orso, forse.

«Ugh... olio, ho bisogno di olio...»

Freddy cadde a terra, esausto. Indossava ancora qualche brandello di vestito.

Fred si avvicinò con una bottiglia d'olio fresco.

«Bevi, prima di morire!»

Fawkes si meravigliò:

«Olio extra vergine d'oliva? Ti senti bene, Fred? Quell'olio costa un botto, lo usi solo per le pizze di chi paga tanto»

«Costerebbe di più il carro attrezzi per portarlo via»

Spiegò il tirchio indicando la carcassa di Freddy.

«G-grazie...»

Mugolò lui afferrando la bottiglia e bevendo tutto in un sorso.

«E comunque, presto chiuderemo. Non ha più importanza risparmiare il condimento migliore: se non lo usiamo andrà a male»

Freddy si alzò, con le giunture cigolanti, poi iniziò a sfilarsi il vestito da donna.

«Che brutta esperienza! Arrivare fin qui a piedi non è stato per niente facile!»

Borbottò.

Claire sospirò e si sedette ad un tavolo, pensierosa.

«Stai bene?»

Chiese Chica. Lei annuì, poi ci ripensò e fece “no” con la testa.

«Ho perso tutto, la pizzeria, Mike... che senso ha la mia vita adesso?»

Mugolò appoggiando la faccia sul tavolino.

«Posso mettere fine alle tue pene»

Disse Foxy tirando fuori dalla tasca una bruttissima maschera di Freddy.

«Hey, dove hai preso quella faccia??? Era la maschera di mio padre!»

Brontolò Freddy guardandola meglio.

«Tu non hai un padre, Freddy»

«Oh. Giusto»

Claire scosse la testa, poi continuò a mugolare. Prima che Foxy mettesse via la maschera, Bernard si avvicinò e gliela strappò di mano:

«Mi fai vedere una cosa? Perché queste maschere dovrebbero essere letali?»

Ci guardò dentro, e scoprì che la maschera era piena di coltelli, scuri, spade, spunzoni, trappole per orsi e addirittura un filo interdentale molto tagliente. Oh, e un coltellino svizzero.

«Wow, interessante... chi ha dimenticato qui dentro tutta questa roba?»

Si chiese, ma siccome era più insignificante della sua mascotte corrispondente nessuno lo udì.

Freddy invece iniziò una chiacchierata col Capo:

«Senti, Fred, mi spieghi una cosa? Perché sono anni che la gente non viene più alla Pizzeria e voi continuate a darci la colpa di cose strane che non ricordo nemmeno siano accadute?»

Fred sospirò, poi congiunse le mani preparandosi a fare uno di quei lunghissimi discorsi da presidente che facevano crescere la barba anche alle donne:

«Il fatto è che la pizzeria è diventata famosa grazie a voi, ma anche grazie a voi si è fatta una bruttissima reputazione. Partendo dal principio, Foxy e quel dannatissimo morso iniziarono a spaventare la clientela: le persone iniziarono ad avere paura che la loro pizza sarebbe stata mangiata da uno di voi e quindi temevano di spendere per niente. O peggio, spendere il doppio per farsene fare un'altra. Io infatti mai avrei dato loro una pizza gratis, eh! Comunque, apparte quell'incidente, ci fu un periodo nero quando le docce smisero di funzionare e siccome spostarvi dalla pizzeria a casa mia o, che so, di Bernard per lavarvi sarebbe stato stressante e costoso, per la benzina (e poi dubito sareste entrati nelle nostre docce), steste mesi interi senza toccare acqua. Puzzavate come carne rancida, accidenti»

Qui Fred lo interruppe:

«E mica ci s'aveva colpa noi? E comunque il nostro naso è solo per bellezza, non possiamo sentire gli odori, cosa poteva fregarcene? Avresti potuto distribuire nasini gratis ai clienti»

«No, troppo costosi. E poi, senza il profumo della pizza, il piatto perde mezzo sapore e poi si sarebbero lamentati che non erano buone, come pizze. Ah, be, approposito, chiudemmo per un annetto proprio per la qualità scarsa delle pizze, ricordate? E ci toccò assumere quei tizi italiani... mandarono tutto allo sfascio. Anche questo contribuì a peggiorare la nostra reputazione. Poi ci fu la botta finale, quella che ci condannò a centinaia di multe e denunce: quei cinque mocciosetti spariti nel nulla»

Freddy e compagnia si irrigidirono, assumendo strane espressioni.

«Cinque mocciosetti? Quali...?»

Comandò Chica con voce incerta.

«Quelli che molta gente dicono che vi siete mangiati»

«Ma Fred, che dici, noi digeriamo solo pizze, come faremmo a mangiare dei bimbi grassi? E anche se potessimo, stai scherzando? Tutto colesterolo, voi umani non siete cibo salutare»

«Questo spiegherebbe perché sei grasso»

«Io sono grasso perché mi avete costruito così!»

Sbuffò Freddy.

«In pratica, dalla scomparsa di quei bambini, la pizzeria ha avuto un collasso. Ancora oggi nessuno sa che fine abbiano fatto. Adesso, ditemi, che fine hanno fatto? Ormai chiuderemo, quindi non ci devono essere più segreti in questo luogo»

Freddy, Chica e Bonnie si scambiarono occhiate incerte. Poi Foxy si fece avanti.

«Te lo spiego io, Fred. Tutto iniziò quella sera, quando per una volta mi era concesso togliermi la colla dai piedi...»


...il locale era stranamente pieno, grazie all'astuzia di Claire (non approvata da Fred) di fare uno sconto speciale per via della finale di Baseball: “pizza + bibita con TV inclusa 15 $”. E siccome quella sera anche le tate erano tutte a guardare la finale, i poveri genitori si erano dovuti portare dietro i marmocchi urlanti, e pagare il doppio perché i bambini non erano inclusi nella promozione. Per intrattenerli, gli animatroni avevano organizzato uno spettacolo stupefacente con tanto di Marjhuana inclusa, tant'è che tutti i bimbi giravano per i corridoi cantando canzoncine sconce e sbattendo contro i muri.

«Mi sa che gli umani non reggono bene le canne»

Osservò Foxy mentre una bambina attorcigliava Puppet Master (all'epoca lavorava ancora lì prima di trasferirsi a lavorare per Slanderman sostituendolo quando questo andava in vacanza al mare, d'estate) con la forza di Hulk, ricavandoci un bel pupazzetto a forma di cagnolino, come si fa con i palloncini. Freddy saltò giù dal palcoscenico, batté le mani e esclamò a gran voce:

«Chi vuole fare un gioco?»

Tutti i bambini gli accorsero in contro, come i piccioni quando aspettano le briciole di pane.

«Che ne dite se giochiamo a nascondino tutti insieme?»

Un “sììì” generale si alzò dalle gole dei ragazzini.

«Chi cerca?»

Domandò Chica.

«Bonnie, perché è insignificante!»

Ridacchiò Foxy.

«Facciamo scegliere i bambini!»

Lo contraddisse Freddy.

«Allora, bambini, chi deve contare?»

«Tu perché sei brutto!»

Gli risposero in coro. Lui rimase a guardarli con sguardo vago e la bocca mezza aperta, con un'espressione da baccalà. I colleghi si misero a ridere cercando un posto dove nascondersi. Freddy, dopo mezz'ora di “esserci rimasto male” mise il muso e si mise a contare.

«...99...100! Pronti o no, arrivo!»

Per prima cosa aprì la tenda del Covo dei Pirati. Foxy sussultò:

«Come hai fatto a trovarmi? Dannato te, vai in c...»

Ma in quel momento si sentì uno strano cigolio e il lampadario si schiantò al suolo, con Bonnie ancora attaccato.

«Eh eh... ciao ragazzi...»

Tutti e tre andarono in cucina, aprirono la scatola da asporto per pizze più vicina e accartocciata dentro ci trovarono Chica, che mormorò un “accidenti!”, per poi uscire allo scoperto stirandosi ben bene.

«Chi manca?»

«Mancano le quindici pesti»

Disse Foxy.

Iniziarono a cercarle. Man mano che andavano a vanti, trovarono i bambini incastrati in ogni angolo possibile (sotto la scrivania di Fred, dentro una tuta da Chica, nella scatola di The Marionette, nel palloncino di quel rognoso di Balloon Boy, dentro la pizza di un cliente, sotto una mattonella, dentro una lampadina...) e quando ebbero finito di rovistare anche nella biancheria di Bernard (cosa che Bernard non apprezzò) si arresero all'idea di aver trovato solo dieci dei quindici bambocci.

«Su, la pizzeria sta chiudendo, andatevene!»

Incitò Fred accompagnando i bambini all'uscita. I genitori, probabilmente sotto l'effetto del rosmarino che non era rosmarino finito per sbaglio nelle pizze, non si ricordarono di essere genitori e i cinque bambini non vennero più trovati.

Gli animatroni li cercarono per altre tre settimane, per poi arrendersi all'idea di averli persi per sempre. Forse erano stati rapiti da quel tipo viola che ogni giorno passava davanti alla pizzeria, volenteroso di entrare man che Fred non faceva mai venire dentro perché sapeva che era un barbone peggio di Mike e non aveva soldi per pagare.


«Vuoi dire... che quei bambini si sono nascosti così bene che non li avete mai trovati?»

Sbuffò Fred, sorpreso.

«Esattamente»

«Ma... non vi sarebbe bastato dire “Tana libera tutti”???»

Dalla rabbia diede un colpo al muro, e delle voci sconosciute esclamarono:

«Finalmente!»

Da dentro la credenza dove veniva tenuto lo zucchero (inutile per le pizze) uscì un tipo sulla ventina, che per entrare in quel buco era diventato letteralmente quadrato, e quindi si stiracchiò riprendendo man mano la sua forma antropomorfa:

«Avevo proprio bisogno di stirarmi»

Poi da dei fili della corrente scoperti uscì una ragazza dai vestiti troppo stretti per la sua età, che si lamentò che i fili erano proprio scomodi. Dal menù per le pizze (immutato dall'inaugurazione della Pizzeria) balzò fuori un'altra ragazza, un po' più grande, sputacchiando qualche pezzo di foglio. Poi da un corridoio arrivò un tipo giovane con una barbetta rada e dalla penna del taschino di Fred ne uscì un altro.

«Buongiorno»

Salutarono con noncuranza. I camerieri erano completamente bianchi in faccia.

«Ah, abbiamo vinto noi, visto Freddy?»

Disse la ragazza più piccola appoggiandosi alla parete del “libera tutti”.

«Approposito, dov'è Pherb?»

Dalla cucina arrivò Goldie, trotterellando in modo amabile. Poi una cerniera iniziò a passarli per la schiena e dal costume uscì un tipo grasso e grosso gridando:

«Mi sono nascosto bene, eh?»

Per poi andare dagli amici.

«Be', grazie di tutto. Ci siamo divertiti, a presto!»

Disse quello più giovane. E con noncuranza uscirono dalla pizzeria in fila indiana, sotto gli sguardi stupefatti dei proprietari.




Commento

per tutti quelli che mi chiederanno “cosa ti sei fumata”... non lo so x'D! Ringrazio il mio migliore amico per alcune idee, soprattutto per la caramel dansen, che, come mi ricorda Crax, non è giapponese ma svedese! Ora, è tempo di ringraziarvi tutti, che avete seguito la mia storia: per prima cosa, ringrazio quel santo del mio best che, nonostante non sopporti FnaF, mi abbia aiutato parecchio e si sia puppato tutti i capitoli x'D Poi ringrazio Crax, che anche lui non so come faccia a sopportarmi! Iniziamo con i recensori. Un ringraziamento a BabyScaryDOLL_01, che ha recensito ogni capitolo, così come Shinichi_chan, grazie mille a entrambe. Poi passo a Ludwigthekiller, che più volte mi ha minacciato di morte x'D Grazie a te e a Foxy per le scenette epiche che improvvisi nelle tue recensioni! Poi... la mia amica ClarinetPeach, che nonostante non ami il fandom si è letta qualche capitolo, e anche Daisy_Princess_2003, che ha recensito nonostante preferisca le altre mie storie di Mario. Concludo con NikkaDiRiso, che ringrazio ancora perché ha detto di stimarmi molto xD E per ultimo, digifan08, che ha detto che questa storia è geniale! Grazie ancora a tutti voi, e anche a coloro che non hanno recensito! Se qualcun altro lascerà dei commenti, sappiate in anticipo che ringrazio anche voi!

Adesso vi lascio con un ultimo dialogo:


Fred guardò suo fratello, studiandone l'espressione:

«Ehy Gordon, va tutto bene?»

«Uh? Sì, non preoccuparti»

«Sei triste per aver scoperto che il tuo animaletto era un tipo mascherato?»

«Ah, no, non preoccuparti, lo sapevo già. Tra tutti quelli che ho, lo riconbbi subito che era un falso»

«Tra tutti quelli che hai???»

Sette musetti coccolosi, a forma di orsetto-cagnolino si affacciarono da dietro la schiena del fantasma, ognuno di uno dei sette colori dell'arcobaleno, completamente sbrilluccicanti.

«In fondo si sa, non è tutt'oro quel che luccica. Goldie sembrava fatto di pirite... questi perlomeno sono autentici»

Canticchiò mentre i cosetti balzavano in terra seguendolo attraverso il muso. Fred continuò a fissare quel muro per parecchi giorni.


Vi ringrazio ancora, alla prossima fan fiction!

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