5 Notti da Guardia Notturna di Debby_Gatta_The_Best (/viewuser.php?uid=626735)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mike il Barbone ***
Capitolo 2: *** Mike cerca lavoro ***
Capitolo 3: *** Mike trova lavoro ***
Capitolo 4: *** Mike si pente - Notte 1 ***
Capitolo 5: *** Mike trova l'amore - Notte 2 ***
Capitolo 6: *** Mike e la pucciosità: Notte 3 ***
Capitolo 7: *** Mike scopre youtube: Notte 4 ***
Capitolo 8: *** Mike balla come se non ci fosse un domani: Notte 5 ***
Capitolo 9: *** Mike e l'Ultimo incubo (forse): Notte 6 ***
Capitolo 10: *** Mike VERSO L'INFINITO E OLTRE: Domenica ***
Capitolo 11: *** Il Morso dell'87: Extra 1 ***
Capitolo 12: *** I 5 bambini scomparsi: Extra 2 ***
Capitolo 1 *** Mike il Barbone ***
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Per le strade
di Brooklyn camminava un tipo mezzo italiano e mezzo scemo. Il suo
nome era Mike Shimdt, o qualcosa di simile, dal momento che nemmeno
lui era mai riuscito a pronunciare il proprio cognome.
In realtà non
era mezzo scemo, si poteva affermare fosse un ingenuo sfigato. Sapeva
il fatto suo, a dirla tutta, solo che non aveva avuto fortuna nella
vita e si era ritrovato a fare il barbone. Sarebbe stato uno scemo
qualche giorno più tardi, ad accettare un contratto indemoniato, ma
per il momento rimaneva il solito Mike dal cognome impronunciabile.
Per le strade
di Brooklyn camminava Mike, stringendosi nel giaccone strappato e più
volte rattoppato, battendo i denti per la gelida brezza invernale.
Viaggiava sul lato della strada, e le macchine sfrecciavano di fianco
a lui con tanta velocità che se per qualche motivo il povero
malcapitato fosse scivolato in una pozzanghera lasciata dalla pioggia
(o peggio, su una cacca di cane), cadendo rovinosamente di lato,
sarebbe stato trucidato in meno di dieci... no, che dico, cinque
secondi. Ma se così fosse accaduto... che gusto ci sarebbe stato in
questa fiction?
Quindi il
nostro eroe continuò a percorrere la sua strada alla ricerca per un
buon posto dove dormire (era quasi il tramonto), e, già che c'era,
lo faceva lanciando occhiate fugaci dall'altro lato della strada
cercando un buon posto dove si sarebbe potuto appostare il giorno
seguente per chiedere l'elemosina. Mentre si attorcigliava a mo' di
serpente stritolatore quel fazzoletto puzzolente che aveva per
sciarpa, una Ferrari nuova di zecca gli saettò accanto facendogli
volare via il cappello fatto con un giornalaccio trovato nel bidone
della spazzatura. Il tizio in macchina, vestito di tutto punto,
seduto sui sedili posteriori in mezzo a due belle e formose ragazze,
fece cenno al guidatore di accostare in un'ala della strada che
diventava sterrata. Mike corse incontro al cappello di giornale che
era caduto ai piedi del veicolo fiammante, ma il tipo, scendendo, si
guardò bene dal non sbagliare mira e schiacciò con forza il povero
pezzo di carta. Mike si pietrificò a mezz'aria, poi si ricordò di
non saper volare e cadde di muso.
«Ciao cugino»
Salutò
sprezzante il riccone.
«Ti ricordi di
me, Jeremy Fitzgerald, cugino?»
Mike grugnì
qualcosa che poteva essere “che bello rivederti” come “non sei
ancora morto?”. Jeremy mostrò un ghigno demoniaco, si aggiustò
gli occhiali da sole appoggiati sul naso solo per figura dal momento
che erano tre giorni che le nuvole non si spostavano dallo schermo
superiore e non sembravano intenzionate a farlo, e si passò una mano
tra i capelli rossi da poco unti di gel brillantinoso. Mike, in
risposta, arricciò il naso mostrando una smorfia che doveva sembrare
minacciosa quanto quella di un cardellino e rimase in silenzio.
Jeremy e Mike si erano conosciuti, all'età rispettiva di due anni e
cinque mesi, e in quell'occasione Jeremy aveva tirato il naso al
cugino e Mike in risposta gli aveva infilato un dito in un occhio.
Amore a prima vista, insomma. All'epoca Mike era ricco e Jeremy era
povero. In realtà Mike non sapeva che farsene di tutta quella
ricchezza, non l'aveva mica chiesta lui. Semplicemente i suoi erano
ricchi, e quindi di conseguenza anche lui lo era. La sorella di sua
madre, però, non era altrettanto fortunata, e quindi anche Jeremy
non lo era. Logico no? E le due sorelle si erano allontanate da
talmente tanto tempo che la ricca non prestava niente alla povera, e
la povera non chiedeva niente all'altra. Non che si odiassero, solo
che abitavano parecchio lontane e questo aveva allontanato anche i
loro contatti. Mike e Jeremy invece si odiavano parecchio. Le
famiglie non si erano incontrate spesso, ma quando l'avevano fatto
erano sempre state botte e cazzotti tra i due ragazzi. Una volta il
figlio ricco aveva fatto rotolare Jeremy sopra una porzione del tetto
da camera sua, e il rosso era caduto sul ramo di un pino a gambe
divaricate. Quindi nulla di grave, alla fine. Ah, e poi il ramo si
era inclinato, lui era scivolato e si era rotto il braccio destro.
Fra l'altro. Per vendicarsi, la volta seguente Jeremia Fritzequalcosa
aveva rovesciato una busta intera di lassativo nella Coca di Mike, ad
una festa. Quest'ultimo aveva passato tre giorni consecutivi al
gabinetto.
Poi, d'un
tratto, raggiunta la maggiore età, Jeremy si era rimboccato le
maniche ed era sparito per qualche mese a lavorare in un posto
lugubre e inquietante conosciuto come “Scuola”, come insegnante
di sostegno, ma poi avevano scoperto che non aveva frequentato che la
terza elementare e l'avevano buttato fuori a calci nel dididetro.
Dopo questa esperienza, si era ritrovato a lavorare in una pizzeria
dalla brutta reputazione, ma ne era comunque uscito vivo dopo sei
mesi di lavoro. Non sapendo chi intervistare, una troupe televisiva
l'aveva bloccato mentre usciva dal posto il suo ultimo giorno di
lavoro e aveva chiesto a Jeremy cosa si provava a lavorare in un
posto “infestato”, o come così si diceva. Lui aveva risposto
semplicemente “la pizza italiana è più buona” e da quel giorno
era diventato famoso, era stato chiamato per vari film e aveva
guadagnato milioni. E la pizzeria era chiusa (per poi riaprire due
settimane dopo con completo rinnovo del personale, tutto italiano,
cosa che la portò a richiudere dopo un mese. Alla fine si misero
d'accordo che la cosa migliore era avere solo il pizzaiolo italiano).
Quindi alla fine la pizzeria odiava Jeremy e lui era diventato
famosissimo, amato da ragazze a ragazzi... mentre a Mike era successa
la cosa inversa.
Abituato a
vivere nel lusso, alla parola “devi trovarti un lavoro” dei suoi
genitori, lui si era messo a ridere di gusto scolandosi un'altra
Pepsi (aveva chiuso con le Coche) con i piedi appoggiati al tavolino
e il culo affondato ben bene nel divano morbido del villone in cui
viveva. Cinque minuti dopo si era ritrovato in mutande fuori di casa,
al freddo e al gelo. E da quel momento era iniziata la sua carriera
da barbone. Vederlo in mutande aveva suscitato la compassione dei
primi passanti, che gli avevano donato non soldi ma maglie vecchie e
puzzolenti che a loro non stavano più (avevano scambiato Mike per un
bidone dove gettare la roba da riciclare), e da quell'esperienza Mike
aveva sicuramente appreso che se gli fossero serviti nuovi vestiti
avrebbe potuto limitarsi a girare in mutande per le strade, pregando
di non essere acchiappato dalla polizia e passare per maniaco. Per il
cibo... la cosa era più difficile. Aveva provato a morsicare il
maglione più vecchio, ma era gommoso e sapeva di muffa, e dato che
fino a poco prima era vissuto di succosi polli, grasse lepri, gustosa
cacciagione, pregiati pesci e via dicendo, il suo palato fino decise
che le maglie non erano commestibili (cosa effettivamente vera).
Quindi aveva iniziato a gironzolare per i ristoranti cercando un
lavoro o aspettando gli avanzi dati ai cani, ma ogni volta che veniva
assunto, per qualche strana ragione veniva subito gettato fuori (come
quella volta che dette fuoco alla lavastoviglie), e i cani erano
sempre avidissimi con i loro bocconi, quindi Mike aveva iniziato
velocemente a patire la fame. Non aveva intenzione di tornare a casa
a chiedere scusa, sarebbe morto pur di non farlo, ma anche morire non
era un'idea allettante.
E dopo tutto
questo discorso torniamo a Mike e al cugino diventato ricco per il
duro lavoro.
«Come te la
passi, cugino?»
«Andrebbe
meglio se mi togliessi la scarpa dalla faccia, grazie»
Jeremy tolse lo
scarpone che aveva appoggiato
sulla guancia del parente e fece dietrofront, risalendo svelto in
macchina.
«Trovati un
lavoro, viziato figlio di papà!»
E indicò
all'autista di ripartire alla massima velocità.
Mike si alzò
dall'asfalto freddo, scosse via la polvere dal giaccone e riprese a
camminare, senza mutare espressione, anche se in cuor suo si sentiva
un verme.
“Devo
trovarmi un lavoro... ma dove?”
Commento
Salve
a tutti! Immagino non abbiate mai sentito parlare di me... sono
un'aliena sbarcata dal fandom di Super Mario. Ebbenesì, mi unisco a
voi postando una stupidissima fiction basata su fanf (anche se per il
momento di fnaf ha davvero poco) sperando che prima o poi questa
serie ottenga una vera e propria “sezione” nella voce
“Videogiochi”. Che dire? No, non fatevi idee brutte di me,
solitamente non scrivo così male, o così stupidamente, o così
volgarmente. Mi è solo venuta l'idea di pubblicare una parodia
assurda e ho fatto il mio meglio per renderla tale. Perdonate i
possibili errori ortografici, e spero di avervi strappato un sorriso.
E soprattutto spero che mi seguiate nei prossimi capitoli! A presto!
Debby_Gatta_The_Best
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Capitolo 2 *** Mike cerca lavoro ***
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Mike era in
fila da quelle che parevano ore per entrare in una catapecchia con
sopra scritto “ufficio di collocamento”, un nome che era già
brutto di per sé, pensò il ragazzotto. Il problema principale
sorgeva dal fatto che la fila sarà stata sì e no lunga un
chilometro, decise lui affidandosi al suo spiccato intuito, e si dava
il fatto che essendo così lunga metà si trovava all'aperto. Lui
ovviamente faceva parte di quella frazione, e se stare all'aperto era
un patimento, starlo da fermi era peggio. Iniziò involontariamente a
battere i denti, suscitando la pigra attenzione degli altri
disoccupati che si voltarono verso di lui per qualche secondo, per
poi dimenticarlo come se non fosse mai esistito. Il giovane si
agitava sul posto, tremando per il gelo che aleggiava nell'aria, ma
anche perché la vescica aveva iniziato a lamentarsi. Era dalla sera
prima che non trovava un bagno pubblico – sarebbe andato bene anche
un gabinetto a cabina, quelli sporchi e dall'aria intrisa di gas
concentrato probabilmente mortale – e ora accusava di essersi messo
in fila senza prima rispondere ai richiami della natura. La fila
procedeva alla velocità di un bradipo assonnato e i tipi alle
accettazioni erano ancora più addormentati. Era domenica, e
nonostante tutto l'ufficio era aperto e loro, che avrebbero preferito
restarsene a dormire, erano dovuti andare a lavoro lo stesso ma si
erano scordati a casa la voglia.
Passò
mezz'ora. Le nuvole iniziarono a produrre suoni sospetti e dopo poco
il cielo cambiò colore da grigio a nero. Meno di due minuti, e una
tempesta che avrebbe potuto fare invidia al Diluvio Universale si
abbatté sulla città. Molti dei presenti in fila ancora all'aperto
scapparono, rifugiandosi sotto ombrelli malconci o fogli di giornale,
ma dal momento che Mike non aveva dove andare passò avanti a quei
gentili che gli avevano lasciato il posto, e ben presto si ritrovò
all'interno della struttura. Entrando, si accorse di gocciolare
talmente tanto che ai suoi piedi iniziò a formarsi una pozza d'acqua
gigante. Lui non ci badò, e subito si spostò dietro all'ultimo in
fila. Ben presto il riscaldamento del posto asciugò completamente i
vestiti di Mike, e questo iniziò ad avvertire una strana sensazione.
Le maniche parevano premere con più forza i polsi, il colletto lo
stava quasi stritolando, e sentiva i pantaloni restringersi.
“Dannata
lana!”
Si ritrovò in
poco tempo con una maglietta a mezze maniche che lasciava scoperto
l'ombelico (senza avere niente di sexy però) e un paio di
pantaloncini estivi. Davanti a lui c'erano ancora due persone. La
prima, un uomo grosso quanto un armadio, con dei baffi arricciolati e
dei capelli neri e pettinati all'indietro, intento a discutere con
l'addetta allo sportello, e una vecchina talmente vizza e vecchia e
lenta che a parer di Mike la morte l'avrebbe potuta cogliere ancor
prima che arrivasse il suo turno. Poi una domanda sorse nella mente
dell'ex-ricco: Cosa ci faceva una vecchina in quel posto? Aveva l'età
da pensione, non da disoccupata.
«Mi scusi,
signora»
Chiamò Mike
con il tono più cordiale che riuscì a gracchiare, raggelato e
stressato com'era. La vecchia si voltò, tendendo l'orecchio:
«Come hai
detto, caro?»
Mike scosse il
capo e lasciò perdere. In fondo non era mai tardi per cominciare a
lavorare. Ma poi un dubbio lo colse: e se quella donna aveva iniziato
a cercare lavoro alla sua età ma imbranata com'era era sempre stata
licenziata come era successo a lui per il momento? E se stava
cercando lavoro da sessant'anni? E se anche lui si fosse finito in
quello stato, vecchio e rugoso e senza un soldo? Il terrore lo colse,
e l'immagine di lui stesso da anziano che spargeva briciole di pane
ai piccioni lo fece rabbrividire. Sentì i pantaloni inumidirsi, e si
ricordò di scatto che doveva andare in bagno. Prima di pisciarsi
completamente addosso, pensò in fretta. Il tizio alto alto e grosso
grosso stava salutando la tipa allo sportello, quindi ora toccava a
quella vecchina innocua. Abbozzò un sorriso, felice dell'idea che se
quella piccoletta vizza era sorda come aveva dato prova di essere
aveva altri dieci minuti buoni prima che toccasse a lui. Quindi
poggiò a terra il suo zainetto bucato, dove teneva un portafogli
vecchio e lacerato che a sua volta conteneva due spiccioli e il resto
del panino che aveva mangiato a colazione, con l'intento di prendere
posto (le venti persone dietro di lui non si sarebbero fatte scrupoli
a passargli avanti), e corse verso i bagni il più rapidamente
possibile. Si svuotò la vescica, appena prima di inondare i
pantaloncini già stretti, poi approfittò dei servizi igenici per
darsi una sciacquata alla faccia e sotto le braccia, prima di
ricordarsi che aveva passato mezz'ora sotto un terribile temporale
non molto tempo prima. Sentendosi un idiota, fece finta di nulla e
uscì dal bagno... e la vecchina non c'era più. E neanche il suo
zaino. In compenso erano arrivate altre dieci persone. Avrebbe voluto
ruggire, ma l'avrebbero subito buttato fuori quindi si limitò a
rimettersi in fila osservando i suoi predecessori con sguardo
assassino.
Un'ora e mezza
dopo precisa, Mike riuscì finalmente ad affacciarsi allo sportello.
Aprì bocca come per dire qualcosa ma la tipa lo bloccò:
«Sono
mortificata ma siamo già in ritardo e dobbiamo chiudere. Torni
domani mattina»
Concluse
spegnendo le luci e cacciando lo sventurato fuori dall'ufficio.
Adesso Mike non solo aveva sprecato una giornata che avrebbe potuto
fruttare tanti spicciolini sonanti ai lati delle strade, ma aveva
perso anche il suo zaino e la sua cena. Si sedette sconsolato su una
panchina a fianco dell'Ufficio, mentre attorno a lui calavano le
tenebre e la pioggia ricominciava a cadere.
Dormì su quel
letto di legno tutt'altro che comodo, agitandosi per tutta la notte,
e risvegliandosi con un brutto raffreddore. Il mattino dopo,
trattandosi di lunedì, il traffico risultò intenso e attraversare
la strada fu un'impresa, ma lui comunque ce la fece. Camminò lungo
il marciapiede dirigendosi dal giornalaio, che, sapeva, gli avrebbe
regalato il giornale del giorno prima per farsi un altro cappello.
Avanzava a testa bassa, rimuginando su tutto quello che aveva
sbagliato nei suoi lavori, e ben presto si ritrovò al tabacchino
dove lavorava il suo amico. Appena giunto vide infatti un ragazzo
grassoccio infilarsi dentro il negozio con un pacco di giornali
freschi freschi appena arrivati e riuscire con un carico di giornali
del giorno precedente da portare a riciclare. Mike lo fermò appena
in tempo, prima che lui li gettasse tutti nel camioncino che
attendeva su un lato della strada:
«Fritz, mi dai
un giornale?»
Una faccia
occhialuta si affacciò dalla pila di giornali.
«Certo Mike!»
E gli lanciò
il pezzo di carta in cima all'ammasso. Lui l'afferrò prima che
volasse via. Fritz sistemò i giornali nel furgoncino e fece cenno al
guidatore di poter partire. Poi si diresse da Mike:
«Ancora
nulla?»
«Nulla»
«Pensavo fossi
andato all'Ufficio»
«Sì, ci sono
andato, ma nulla»
Tagliò corto
lui irritato. Non sarebbe tornato lì per nulla al mondo, avrebbe
preferito tornare dai suoi a chiedere scusa.
Mike sfogliò
velocemente le notizie, poi passò agli annunci di lavoro. Tutte cose
di alto rango dove non sarebbe mai stato accettato.
«Senti Mike,
forse posso chiedere al capo se ti fa lavorare qui»
Pensò di
incoraggiarlo l'amico, ma Mike, stucco com'era, non se la sentiva di
passare il resto della vita a fare l'aiutante di un giornalaio.
Fritz, interpretando la sua espressione, fece spallucce e entrarono
insieme nel tabacchino. Il capo – lo zio di Fritz – era intento a
servire un cliente, e i ragazzi si sedettero ad un tavolino per
cercare insieme annunci validi.
«Cos'è
questa? La Pizzeria dove lavorò mio cugino...!»
Esclamò Mike
puntando il dito verso un annuncio in fondo alla pagina. C'era
allegata una foto in bianco e nero che mostrava un essere obrobrioso
con in mano un microfono.
Fritz
impallidì:
«Quel luogo
malefico è ancora in piedi? Pensavo fosse chiuso!»
Mike lo guardò
perplesso:
«Perché ti
preoccupa così tanto? Ci sei andato a mangiare per caso?»
«Io... io ci
ho lavorato... per una notte!»
Guaì, come un
cagnolino spaventato, cercando di infilare la testa nella maglia per
scomparire alla vista dell'annuncio diabolico.
Mike lo guardò
storto, conscio della codardia dell'amico ma sorpreso
dall'esagerazione dell'atto.
«Be', Jeremy
ci ha lavorato per sei mesi. Ed è ancora vivo e vegeto, anzi...! È
proprio uscendo di lì che è diventato ricco e famoso!»
Un lampo di
genio attraversò gli occhi blu del giovane: quel posto doveva
sicuramente portare una grandissima fortuna, e lui sarebbe tornato ad
essere ricco come un tempo! Solo che... perché con Fritz non aveva
funzionato? Be', lui ci aveva passato solo una notte, invece il
cugino sei mesi....
«Aspetta. Come
solo una notte? Pensavo ti assumessero come pizzaiolo o, che ne so,
come cameriere!»
Fritz, più
bianco di un lenzuolo, gemette:
«Lo pensavo
anch'io...»
E ammutolì,
senza apparire minimamente intenzionato a continuare a parlare
dell'argomento.
Mike rilesse
più e più volte. La paga sarebbe stata di due dollari l'ora
“Parecchio!”
Pensò, non
essendo mai stato un gran ché in matematica (i conti glieli aveva
sempre fatti il maggiordomo), e essendo all'oscuro che quella era la
paga minima di quegli anni. Poi fissò la frase: “ricercata guardia
notturna DISPERATAMENTE” quel “DISPERATAMENTE” faceva intendere
che non sarebbe stato licenziato tanto facilmente. Bene. Ma...
guardia per cosa? Per le pizze? Questo proprio non lo capiva, e dal
momento che Fritz pareva sul punto di svenire non glielo chiese.
Forse aveva
trovato un lavoro.
Commento
E
rieccomi con il secondo capitolo! Purtroppo penso che questo sia
venuto un po' meno divertente del precedente, ma ho messo molto
impegno per renderlo comunque buffo. Sia aggiunge il terzo
personaggio giocabile di Fnaf, Fritz, anche se avrà solo un ruolo di
spalla... o forse no? Non si può mai sapere in una fiction tanto
bizzarra...
Spero
di poter postare velocemente, arrivederci!
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Capitolo 3 *** Mike trova lavoro ***
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Il luogo pareva
essere stato abbandonato a se stesso per anni, o forse era solo il
risultato dei pochi mesi che aveva trascorso gestito da soli
italiani. Mike ebbe pietà di quel luogo, rabbrividendo all'idea
della gestione orribile che doveva aver subito... poi ricordò che
anche lui aveva sangue italiano e arrossì, cercando di convincersi
di non aver mai formulato quei pensieri contro la propria specie.
Avanzò un passo, incerto, verso la porta a vetri sporca e scura. Non
poteva sbirciare all'interno, era tutto spento e poi il vetro era
davvero troppo impolverato. Mike ci passò una mano sopra e
quando la ritrasse era nera come il carbone. Ci soffiò sopra e
bussò, prima una volta, poi due, poi tre, poi venti volte e alla
fine mollò un pugno tanto forte da rompere il vetro e sbucciarsi le
nocche della mano. Subito balzò indietro dallo spavento (non credeva
avrebbe ceduto così facilmente, ma poi si ricordò che era una
pizzeria in crisi e che era stata tenuta per parecchi mesi da
italiani), e in quel momento scorse un cartello illuminato da un
potente led rosso e verde che indicava un piccolo pulsantino blu.
Recitava così: PORTA INSONORIZZATA, IN ORARIO DI CHIUSURA PERFAVORE
SUONARE IL CAMPANELLO. A quel punto a Mike venne l'idea di provare a
suonare.
Un boato
risuonò per il terreno provocando un mezzo terremoto, e qualche
minuto dopo la porta venne aperta da un uomo piuttosto giovane,
vestito in modo bizzarro.
«Cosa vuole? I
tavoli si prenotano dalle 13 in poi»
Brontolò
infastidito, come se fino a un minuto prima stesse guardando
la partita e
sul più bello fosse stato interrotto dal campanello-terremoto.
«Io sarei qui
per lavoro...»
Il tizio
travestito ebbe un sussulto, sgranò gli occhi e trattenne il respiro
per quelli che parvero lunghi secondi. Poi si voltò verso l'interno
e urlò:
«FREEED,
CORRI!»
Pareva che il
tipo vestito di viola avesse un trombone al posto dei polmoni, e Mike
dovette aggrapparsi a qualcosa per non volare via, ma dal momento
che il tipo vestito da cameriere stava volgendo la faccia dall'altra
parte non ce ne fu bisogno. Però lui per sicurezza si aggrappò lo
stesso.
Dopo un
nanosecondo, si affacciò un secondo cameriere. Sembrava uguale al
primo (a Mike tutta la gente sembrava uguale, perché non aveva un
grande interesse per le persone che non iniziassero con Io), solo che
invece di vestire lilla e tenere un paio di orecchie da coniglio in
capo – e avere i capelli tinti di un viola ormai stinto, che Mike
notò solo in quel momento facendo il paragone con l'altro – era
vestito di marrone, con un paio di piccole orecchie marroni sulla
testa, pantaloni marroni, capelli marroni, occhi marr... no, Mike
osservò con attenzione e si accorse che aveva gli occhi azzurri.
Aveva un
sinistro ghigno stampato sulla faccia, come quello di un avvocato
infido che sta per fregare il prossimo credulone, e porse la mano a
Mike.
«Benvenuto,
benvenuto davvero! Piacere, sono Fred, il padrone della pizzeria...
la prego, mi segua, mi segua...»
Trascinò poco
elegantemente Mike per un braccio, seguito dall'uomo-coniglio-viola,
che richiuse la porta alle sue spalle. Il locale non era male dentro,
un po' buio per le finestre accostate, ma nel complesso Mike se l'era
aspettato peggio. L'unica cosa che non gli piaceva erano le
mattonelle tutte maledettamente uguali. Erano grosse e presentavano
un motivo a scacchi bianco-nero molto poco alla moda, e si
susseguivano per tutto il pavimento e per metà parete in modo
angosciante. Ad un tavolo erano sedute altre due persone: una
ragazzina più o meno dell'età di Jeremy, bionda-oro, vestita di
giallo che si intonava bene ai capelli, con una tovaglia bianca
legata davanti con scritto: “MANGIAMO CHE HO FAME” in lingua
straniera che forse era aramaico pensò Mike – senza pensare che
riuscendo a leggerla si trattava solo di inglese scritto in
calligrafia orrida –, intenta a truccarsi davanti ad uno
specchietto tascabile grande quanto un I-pad, ed un tipo accigliato,
più grande di Mike di almeno cinque o sei anni, vestito da capitano
di una nave pirata (cosa che in contrasto agli squallidi completi da
camerieri degli altri te spiccava fighissima e, wow, cioè, ganza
pensò Mike), intento a... Mike sobbalzò nel vedere che al posto
della mano destra il tizio dai capelli rossi (ma non rossi alla
Weasley, rossi rossi come il sole! No, il sole è giallo, allora come
il fuoco) aveva un uncino affilato quanto un rasoio da barba
consumato, nero come la ruggine e lo stava pulendo delicatamente con
un panno umido. Alzò pigramente lo sguardo e serrò un attimo la
mandibola alla vista di Mike.
«Lui è
Bernard»
Il Capo indicò
quello vestito da coniglio radioattivo.
«Lei è
Claire»
Non c'è
bisogno di dire a chi si riferiva.
«E lui è
Fawkes... in realtà è stato allevato da delle volpi di mare dopo
essere stato abbandonato, quindi il suo vero nome non lo sa e questo
se l'è dato da solo. Noi lo chiamiamo Fonzie»
Ridacchiò
Fred. Fawkes-Fonzie alzò un sopracciglio come se avesse troppa poca
voglia di muovere la testa e annuire.
«Fonzie? Come
le patatine gialle al formaggio che se non ti lecchi le dita godi
solo a metà!»
Esclamò Mike
rammentando i bei momenti da ricco passati a guardare la TV e
ingoiare cibo spazzatura a non finire.
In risposta il
tipo-volpe-pirata digrignò i denti ferocemente, come una belva, e si
portò in piedi. Fulmineo, afferrò il colletto ristretto dal giorno
prima di Mike:
«Ascolta –
sibilò con voce grave – con la tua sfacciataggine non
sopravviverai una notte da noi...»
Ma Fred
l'afferrò e lo scaraventò lontano semplicemente spingendolo (si
dovevano nascondere parecchi muscoli sotto quel corpo mingherlino) e
si rivolse alla vittima rosso in faccia.
«Non farci
caso... è sempre scontroso, è la sua natura...»
«Ha detto che
non sopravviverò!»
Piagnucolò
Mike.
«Ma noo, non
starlo a sentire...»
S'intromise la
ragazza ridacchiando nervosamente.
«Lui è un
gran burlone, scherza sempre...»
Fred batté le
mani e raddrizzò a schiena, come se si fosse ricordato solo adesso
di aver lasciato l'introvabile arma per salvare il mondo da un
attacco alieno sotto lo zerbino di casa.
«Non indugiamo
oltre, signor...»
«Mike»
«Mike...»
Tentò di
pronunciare il suo cognome, con il solo risultato di gracchiare uno
strano verso in lingua elfica o trollesca, neanche lui sapeva dirlo.
Sul documento Fred disegnò uno scarabocchio.
«Allora...
signor... Mike Shmzindint – Fred coprì la brutta pronuncia con un
colpo improvviso di tosse vero come un controller della Playstation
con scritto sopra Fony – le basta una firmina qui.... e il gioco e
fatto, sarà assunto in prova per una settimana!»
Mike afferrò
con tale destrezza la penna portagli che gli cascò in terra un paio
di volte, con il Capo che gocciolava dal terrore che il pollo avrebbe
cambiato idea se si fosse accorto in tempo della truffa, e quando
stette per firmare si bloccò.
«Aspettate,
aspettate un attimo. Io entro qui, buongiorno buongiorno, stringo la
mano a tutti, scopro un fonzies gigante che il mondo non sapeva
esistesse, mi date una penna e se firmo mi date il lavoro, giusto?»
«GIUSTO»
Ripeterono
tutti (tranne Fawkes ancora svenuto) piuttosto tesi.
«Ma non mi
avete ancora detto che devo fare»
Si accorse
Mike.
«GIUS.... ah
già»
Fred sembrò
trovare la punta dei piedi molto interessante per parecchi minuti,
poi ebbe il coraggio di alzare lo sguardo.
«Vede,
signor... Mike, la nostra pizzeria era famosa, a suo tempo, per delle
creature meccaniche, delle mascotte, in particolare quattro
animali: Un orso, una volpe, una papera – qui Claire esclamò “è
una gallina, povera Chica, non una papera! – e un coniglio»
Mike lo lasciò
andare avanti nella storia, incuriosito.
«Gli
animatroni erano le star del posto, e il lavoro andava a gonfie vele.
Intrattenevano i bambini, intimidivano chi chiedeva lo sconto...
insomma, facevano un lavoro perfetto. Poi...»
La temperatura
iniziò a scendere. Mike tremolò come la fiamma in estinzione di una
piccola candela.
«Poi una serie
di... piccoli incidenti... con gli animatroni... e non... hanno
contribuito alla... chiusura della Pizzeria»
Concluse Fred
senza aggiungere altro.
L'intuito
infallibile di Mike non colse il vero significato di quella frase a
spezzoni. Pensava che i piccoli incidenti fossero stati causati dagli
italiani in compagnia degli animatroni, il “e non” si
riferisse ai clienti stessi, e non pensò a qualche tipo vestito di
viola con la faccia viola, i capelli viola, il cappello viola, i
denti bianchi e le mutande viola. No, non gli venne in mente.
Mentre
qualsiasi altro ragazzo al mondo con un briciolo di buonsenso se ne
sarebbe tornato a chiedere l'elemosina per le strade, Mike rimase lì
fermo come un baccalà ad aspettare che gli dicessero quando poteva
iniziare.
«Embeh' ? Non
mi avete ancora detto che dovrei fare»
Bernard di
aggiustò quel ridicolo fiocco rosso che teneva sotto il collo:
«Oh, nulla di
pericoloso. Ormai gli animatroni sono vecchi e funzionano male,
quindi finché non avremo i soldi per ripararli non permettiamo loro
di muoversi di giorno. Ti starai chiedendo perché non li buttiamo
allora, ma devi sapere che la tassa per la spazzatura è piuttosto
alta e nemmeno per quella abbiamo i soldi, quindi per il momento li
lasciamo chiusi nello sgabuzzino blindato, comunque apparte questo,
devi sapere che il tuo compito sarà quello di controllarli la notte»
Mike fece due
più due, ma visto che non sapeva contare molto bene gli venne fuori
5. E qualcosa gli disse che non era il giusto risultato.
«Ma... non
avete appena detto che li tenete spenti nello sgabuzzino?»
Bernard e Fred
si scambiarono un'occhiata angosciata. Claire invece si stava
mangiando quello che sembrava un muffin rosa. Di Fonzie nemmeno
l'ombra.
«Sì, ma la
notte li lasciamo liberi di passeggiare. Perché sennò potrebbero
smettere di funzionare. Sai, sono vecchi e malconci, farebbero come
la batteria di una macchina in disuso: senza moto finirebbero con lo
spegnersi del tutto, e a quel punto costerebbe molto di più la
riparazione»
Spiegò in
fretta quello travestito da coniglio.
Mike rifletté
un attimo, poi siccome gli faceva fatica si limitò ad accettare
l'offerta. Firmò sotto il sorriso da orecchio a orecchio di Fred –
che lo faceva assomigliare ad un avvocato infido che ha appena
fregato un altro credulone – e strinse la mano a tutti e tre (il
pirata si era volatilizzato)
«Torni qui
questa notte, il lavoro inizia a mezzanotte e finisce alle 6!»
Gli ricordò
Claire mentre Mike usciva dalla Pizzeria.
«E...
attenzione a mio fratello...»
Lo avvertì
Fred.
«Da quando è
morto si comporta in modo strano»
Mike si bloccò
fuori dalla Pizzeria. Deglutì, e si chiese se aveva fatto la scelta
giusta.
Commento
Ciao,
e scusate il leggerissimo ritardo ^^ probabilmente non potrò postare
ogni sera, ma comunque ci proverò. È una storia abbastanza stupida
per il momento? Ma soprattutto, vi piace? Spero che commenterete in
molti, al prossimo capitolo!
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Capitolo 4 *** Mike si pente - Notte 1 ***
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Per paura di
perdere l'indirizzo, Mike si appostò dietro la Pizzeria in mezzo ai
sacconi della spazzatura dall'odore sospetto, e aspettò mezzanotte.
Mentre aspettava decise di schiacciare un sonnellino, e mentre
dormiva ricordò un incubo che faceva da bambino: mostri
alieni-vegetali che catturavano bambini dal suo nome, li portavano
sulle loro navicelle-pomodoro e a ognuno infilavano in capo una zucca
intagliata in stile Halloween. A quell'epoca Mike aveva paura della
verdura. Durante quel sonnellino però sognò che al posto di alieni
verdure ci fossero robottoni irascibili pronti a infilare ogni
malcapitato dentro un costume a forma di animale grasso,
indefinibile. Mike si svegliò tutto sudato ringraziando il cielo che
si trattasse solo di un sogno. Scostò il sacco della spazzatura che
aveva messo addosso come coperta e si avviò all'entrata del
ristorante. Di notte il posto appariva ancora più lugubre, ma in
fondo cos'è che di notte non appare lugubre? Quindi non ci pensò e
suonò il campanello. Questa volta, per qualche stranissima ragione,
non si avvertì un suono simile a quello dell'Apocalisse, bensì un
lievissimo fruscio, e dopo qualche secondo la porta della quale Mike
aveva distrutto il vetro la mattina stessa si aprì come per magia,
senza fare il minimo rumore.
Mike entrò, e
si trovò Claire e Fred ad aspettarlo. La ragazza stava finendo di
spazzare per ii tavoli mentre Fred giocherellava con una torcia
elettrica.
«Oh, ciao
Mike. Da questa parte, prego»
Posò una mano
sulla spalla del ragazzo e lo condusse per un corridoio buio. Claire
lo salutò con un sorriso triste. Mike iniziò a pensare di aver
scelto un lavoro pericoloso. Fred lo scortò per un paio di stanze
fino a fermarsi in una stanza piccola e illuminata a malapena da una
lampadina a basso consumo. Il Capo alzò il capo verso suddetta luce
e scosse lentamente la testa:
«Da quando
siamo in crisi... i costi vanno ridotti... le tasse vanno bruciate
nel caminetto per fare fuoco, che la legna costa.. speriamo non ci
siano microspie nei paraggi o sono già in galera e bye bye la mia
bella pizzeria... comunque»
Parve
accorgersi dopo un anno che Mike era lì e avrebbe potuto spifferare
tutto alla polizia.
«Siccome, emm,
come saprai... i costi aumentano e i soldi diminuiscono (anche per
colpa di Claire che se li infila in tasca per andare alla SPA), devo
illustrarti un paio di cose prima di lasciarti lavorare: per prima
cosa, quel ventilatore – disse indicando un rottame appoggiato
sulla scrivania – è rotto e se provi a staccare la spina muori
fulminato. Quindi non farlo. Purtroppo però succhia elettricità...
quindi dovrai far bene attenzione a non lasciare le porte chiuse per
troppo tempo – e indicò le porte che si aprivano e chiudevano
elettricamente – oppure la luce salterà e... be, buona fortuna»
Stette per
girare sui tacchi quando a Mike tornò in mente una cosa:
«Aspetta, ora
che ci penso... devo controllare che i vostri... animali meccanici
non si picchino a vicenda, non combinino guai, non freghino i soldi
dalla cassa eccetera. Ma... perché devo chiudere le porte e tutte
queste cose qui? Insomma, mica vogliono uccidermi, no?»
In quel
momento, se Fred avesse avuto il pelo, gli si sarebbe rizzato sulla
schiena ma dal momento che aveva solo i capelli, quelli assunsero la
forma di un riccio arrotolato.
«Uh, be',
perché............ – cercò di spiegarsi sempre girato di spalle –
perché è meglio non correre rischi. Buon lavoro»
E corse via
senza dare il tempo al nuovo assunto di ribattere. Questo fece
spallucce e si sedette alla scrivania. Davanti a lui c'era un tablet
stile ipad, molto più spesso e brutto però. La prima idea di Mike
fu di andare a controllare il suo stato di FB (da quando era stato
sbattuto fuori di casa lo aveva potuto controllare solo un paio di
volte dall'Iphone 5S di Fritz), ma scoprì con dispiacere che
l'affare non si connetteva a internet. Allora iniziò a gironzolare
per la stanza giocherellando con la lampadina che gli aveva dato
Fred, noncurante di quello che avveniva nei meandri più oscuri della
Pizzeria.
Si sedette alla
scrivania, mentre i minuti passavano lenti, e iniziò a spippolare
con il tablet. Vide che era il controller di un videogioco che
mostrava solo immagini di telecamere di scarsissima qualità, e
quindi lo spense, chiedendosi dove fosse lo schermo che mostrava gli
animatroni da controllare.
Dopo ore di
infruttuosa ricerca, si sedette nuovamente sconsolato alla sua
scrivania, e si accorse che il videogioco scarsissimo installato sul
tablet era lo schermo che stava cercando, e le immagini erano
quelle delle telecamere della Pizzeria. Capì di essere un idiota nel
momento stesso che guardò l'orologio: erano quasi le 2, e lui non
aveva controllato nemmeno uno dei quattro animaletti. Iniziò a
premere a casaccio i pulsanti fino a quando non riuscì a capire come
funzionava quell'aggeggio, e si mise a controllare ogni stanza. Vide
una massa marrone informe che in punta di piedi si avvicinava al
frigo, rubava qualcosa che assomigliava ad un hot-dog di plastica e
se ne tornava su un palcoscenico malconcio, una cosa che somigliava
vagamente a un pollo completamente giallo che si pesava sulla
bilancia scuotendo vistosamente la testa a palla, un coniglio che
usciva dal cappello della cosa informe marrone e un qualcosa simile a
un canide intento a farsi la doccia canticchiando “Dum dum da dum”
dentro una doccia dalle tende viola. Fuori da questa c'era un
cartello:
“MI STO
LAVANDO. NON ROMPETE LE P...”
Ma il resto era
in ombra, e dal momento che le telecamere avevano una qualità
inferiore ai calzini bucati di Mike, lui non riuscì a capire cosa
c'era scritto e rimase nel dubbio. Un dubbio così atroce che lo fece
rimuginare ben tre minuti, ma poi si scocciò e riprese a guardare
per le stanze. Vedere quei cosi fare cose iniziò a venirgli a noia,
e siccome lo pagavano per stare lì lui decise che poteva anche
dormire, tanto quei cosi erano intenti a fare le loro cose e per di
più non parevano offensivi.
Mike si tirò
sopra gli occhi il cappello di carta, che tanto era leggero e anche
se se lo era lanciato non gli aveva fatto male e si addormentò...
Dopo un po'
iniziò a riprendere coscienza, sentendosi osservato mentre aveva gli
occhi chiusi, e sentendo un pizzicore strano sopra il labbro
superiore, come se improvvisamente gli fossero cresciuti i baffi che
aspettava da quando aveva cinque anni e giocava con le barbie. Sì,
perché nonostante fosse un barbone stranamente la barba non gli era
ancora cresciuta, anche se aveva superato i venti anni, e neanche i
dottori si erano mai riusciti a spiegare questa cosa strana. Alcuni
avevano ipotizzato che in realtà Mike fosse una ragazza, ma era
un'ipotesi che non poteva reggere: in fondo aveva sempre guardato
DragonBall da piccolo – anche se giocava con le barbie – .
Comunque, Mike
sentiva questo pizzicore, quindi allungò una mano per sentire se gli
fossero cresciuti dei baffetti alla Hitler, alla Super Mario o alla
francese, quelli eleganti arricciolati verso l'alto. Nulla.
Probabilmente stava ancora sognando. Non aveva neanche aperto gli
occhi, e non lo avrebbe fatto se all'improvviso non avesse sentito
una risatina un tantino agghiacciante: sembrava quella di una iena
ubriaca. Mike sobbalzò, e si sarebbe anche cacato addosso se non
avesse mangiato per sbaglio cibo restringente il giorno prima –
trovato nella spazzatura della farmacia – . Scattò sull'attenti
con la vivacità di una tartaruga, trovando davanti a sé... un
talpone viola con le orecchie lunghe. Ah no, aspetta, era un
coniglio. Un coniglio piuttosto brutto... anzi, parecchio
brutto... non faceva venir voglia di mangiarlo, ma con l'appetito che
si ritrovava Mike non era detto. Era gigante, viola – perché i
conigli sono viola – e... di metallo. Purtroppo lo stomaco
di Mike non era certo che sarebbe riuscito a digerirsi quella roba,
quindi inviò un messaggio al cervello del proprietario con su
scritto:
“NON provare
a mangiarlo, TI PREGO”
Mike lo
ricevette e storse il naso, guardando nuovamente quanto era brutto
quel povero coniglio.
«Hey»
Disse.
«Hey»
Ripeté il
roditore con una voce robotica allegra.
«Che ci fai
qui?»
«Nulla, sono
venuto a salutarti – so che sei il nuovo assunto, no? – ma tu
dormivi...»
Ridacchiò di
nuovo, senza un perché.
«Tu capisci
quello che dico?»
«Ti ho appena
risposto, babbeo»
Il coniglio
pareva un po' infastidito dall'idiotaggine del nuovo ragazzo delle
pulizie.
«Cioé... non
pensavo esistessero robot in grado di comprendere la lingua umana!»
Il coniglio lo
guardò seccato, per quanto potesse apparire seccata una faccia con
una limitatissima gamma si espressioni facciali.
«Faresti
meglio a iniziare a pulire, che qui c'è un sudicio che poi si
lamentano se la Pizzeria chiude!»
Brontolò il
robot capendo che non avrebbe potuto ragionare con quell'ottuso.
«Ma... ma io
mica sono stato assunto per pulire!»
Ribatté Mike.
Era troppo orgoglioso per fare l'omino delle pulizie. Avrebbe
preferito tornare all'Ufficio Collocamento di domenica prima di
pulire gabinetti.
Bonnie –
probabilmente era lui, pensò Mike in un momento di lucidità – lo
squadrò da capo a piedi.
«Sei...
occielo... la nuova guardia?»
Sembrava
esserci rimasto male.
«Pensavo non
ne assumessero più... eravamo stati abbastanza convincenti con
l'ultima, no? Insomma, non credo sia un bello spettacolo trovare un
tizio morto dentro un costume, quando si apre una Pizzeria, di
mattina...»
Iniziò a
farfugliare cose come “stritolamenti” “soffocamenti”
“squartamenti” e Mike si convinse che lasciavano vedere troppi
film horror a quei robot dalle menti semplici. Mica facevano bene!
Comunque lo lasciò girare sconcertato per la stanza un buon quarto
d'ora, e quando alla fine il coniglio si calmò, disse a Mike:
«Senti,
bellino, noi questa sera non ci siamo incontrati, okay? Insomma... tu
NON HAI VISTO NIENTE»
Iniziò ad
indietreggiare imitando la voce del pinguino di Madagascar.
«Noi non siamo
buoni e sociali, intesi? Noi siamo dei cosi brutti e cattivi che
vogliono ucciderti, intesi? Quindi tu domani ti dimetti oppure domani
notte noi ti prendiamo e ti infiliamo in un costume, okay? E fa male,
moooolto male, quindi attiva quel tuo cervellino e... be, TOGLITI
DALLE SCATOLE che non ho intenzione di sorbirmi i tuoi lamenti
piagnucolosi mentre ti trasformiamo in un Freddy, eh? Adesso me ne
vado... ma tu non hai visto niente...»
E sparì dietro
la porta. Mike rimase, tipo... tipo come un babbeo, ma lui era un
babbeo in fin dei conti e quindi rimase impassibile. Impassibile
chiedendosi però se aveva fatto la scelta giusta ad andare a
lavorare in quel posto tra Fonzies pirati e conigli viola perversi.
Fece spallucce, come sempre, e si disse che due dollari l'ora erano
sempre meglio di maglioni ammuffiti. Poi guardò l'orologio e vide
che erano le 5:30 passate, quindi fece per prendere la sua roba, ma
da quando gli avevano fregato lo zainetto non aveva nemmeno qualcosa
da prendere e quindi aspettò una mezz'ora giocando al prato fiorito
(almeno quello, visto che lo schermo non si collegava al net).
Alle 6 le
campane nella chiesa suonarono allegramente, e delle risate di
bambino molto sospette risuonarono come per magia nelle orecchie di
Mike. Lui uscì tranquillamente dalla Pizzeria, e appena fuori trovò
Fred ad aspettarlo.
«Buongiorno!
Come hai passato la notte?»
«Mh, non è
stato impegnativo»
«Buon per
te... sei la prima persona che non esce con i capelli bianchi...
comunque...»
Non riuscì a
continuare la frase perché scoppiò in una buffissima risata.
Mike non capì,
poi arrivò Claire che esclamò:
«Povero caro!
È stato Bonnie vero?»
Gli porse il
suo specchietto gigante e Mike scoprì cos'era quel pizzicore: sulla
faccia aveva un paio di baffi arricciolati disegnati malissimo, due
occhiaie finte e un pizzetto, tutto fatto col pennarello indelebile.
Ecco cos'era la penna che aveva quel conigliaccio in mano! Mike
iniziò a pentirsi di quel lavoro.
Commento
Temo
che d'ora in avanti non riuscirò a postare giornalmente. Comunque
spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! Lasciate dei
commenti, mi raccomando!
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Capitolo 5 *** Mike trova l'amore - Notte 2 ***
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Dal momento che
aveva trovato scomodi i sacchi della spazzatura, decise di
sonnecchiare nel Quartiere dei Barboni, un piazzale vicino alla
discarica e a un canile abbandonato. Non era mai stato apprezzato da
quelle parti: gli altri senzatetto lo avevano sempre guardato male
per la sua mancanza di baffi e barba, cosa che non lo rendeva un
Barbone a tutti gli effetti, e anche per il suo passato da
milionario. Mike giunse lì senza fretta, si guardò intorno e si
prese un posto all'ombra. Poi siccome c'era freddo e si sentiva
ghiacciare i piedi e il naso, cambiò posizione e si stese al sole a
crogiolarsi come un Charmander. Si addormentò quasi subito, ma anche
quasi subito fu risvegliato da un armadio ambulante di almeno 2
metri, con le spalle larghe il doppio. No, forse il doppio era un po'
esagerato, ma l'omone era comunque -ONE.
«Guarda chi
c'è, il figlio di papà»
Ringhiò il
lottatore di wrestling. Mike non aveva capito cosa significasse
“figlio di papà” fino a quando non glielo avevano spiegato a
botte la gang di bulli del liceo e a rinfrescargli la memoria erano
stati proprio i Barboni. Lo odiavano per il solo fatto che lo
vedevano come un approfittatore. Tempo prima infatti un uomo vestito
di stracci aveva praticamente attirato la pena della gente solo su di
se, guadagnando ondate di centesimini tintinnanti. Dopo qualche mese
di lavoro, i Barboni scoprirono che il tipo era in realtà uno
scansafatiche con parecchi soldi, e veniva lì perché non aveva
voglia di lavorare. Quindi per spregio tutti insieme gli avevano
rigato la Porsche che teneva parcheggiata dietro l'angolo. Poi
avevano scoperto con amarezza che quella non era la sua Porsche ma
quella del gestore della discarica che li ospitava nella piazza, e
per un anno erano stati costretti a dormire dove capitava. Poi il
finto povero se n'era andato con la Porche parcheggiata accanto
all'altra, fischiando insulti e sbeffeggiandoli.
Quindi era
normale che odiassero tutti i ricchi. Alle lamentele di Mike avevano
spesso risposto:
«Se tu avessi
un minimo di cervello, metteresti da parte quella sottospecie di
orgoglio e andresti a chiedere perdono»
Ma Mike era
parso o duro d'orecchi o altamente stupido, o forse entrambe le cose,
fatto stava che lui era ancora lì.
«Hey, hai
sentito cos'ho detto? Questo è il mio posto, Mike Shmdit»
Mike rimase a
bocca aperta. Per la prima volta nella sua vita qualcuno aveva
pronunciato correttamente il suo cognome. Quel tipo doveva essere un
santo, quindi Mike si alzò e gli lasciò il posto senza litigi,
andandosene tranquillamente. L'armadio rimase sconvolto da questa
reazione, chiedendosi se avesse detto qualcosa di errato.
Mike decise di
andare a dormire in una delle cucce abbandonate del canile
abbandonato del quartiere abbandonato, quando vide un doberman grande
come un cavallo gironzolare intorno al cancello. Improvvisamente gli
passò il sonno, e fece dietrofront per tornare alla pizzeria. In
fondo quei sacchi non erano così scomodi.
Mentre
camminava, una voce lo fermò:
«Mike, hey
Mike!»
Lui si voltò,
vedendo una giovane tipa molto attraente salutarlo facendo ondeggiare
il braccio in stile ola da stadio, dal tavolino di un bar. Mike si
fermò, imbambolato, in mezzo alla strada soffermando lo sguardo
sulle forme tondeggianti della ragazza. “Mica male, eh” si disse.
E subito gli scattò una serie di pensieri nella testa: foto
romantiche, sbaciucchiamenti vari, luna di miele, bambini... poi
ricordò di essere uno sfigato senza soldi e si disse che quella lì
in realtà doveva essere una tipa milionaria perché sennò non era
giusto, eh. Poi si ricordò di averla già vista da qualche parte...
«OCCIELO MIKE!
TOGLITI DI LI'!»
Mike si gettò
verso il bar appena in tempo, prima che una Ferrari lo investisse. Si
girò verso l'autista e vide il volto ghignate di Jeremy che lo
salutava con un gestaccio della mano. Mike digrignò i denti, porse
la mano alla ragazza che lo aiutò a rialzarsi, e si aggiustò la
maglietta. Poi guardò gli occhi della ragazza, occhi blu-viola,
belli come non ne aveva mai visti.
«Ma... chi
sei? Io ti ho già vista da qualche parte... sei l'angelo dei miei
sogni?»
Improvvisò lui
con fare romantico (cosa che lo rese ancora più ridicolo di quello
che era), ma la ragazza non parve apprezzare. Gli rifilò un ceffone
e borbottò:
«Sono Claire,
della Pizzeria, maiale!»
Mike si
accarezzò la faccia dolorante e cambiò colore dal rosa pallido al
rosso intenso. Che figura di M. Solo che senza quello stupidissimo
bavaglino non la riconosceva.
«Perdonami,
non ti avevo riconosciuta. Sei più bella senza divisa da cameriere»
Azzardò
cercando di scusarsi. Claire si bloccò un attimo, e Mike temette che
di lì a poco sarebbe volato un altro schiaffo, ma lei si limitò ad
arrossire vistosamente.
«Grazie... e,
perdonami per la faccia... vuoi prendere qualcosa con me?»
Mike scostò la
sedia e si sedette di fronte a lei. Ordinarono due caffè, poi lei
iniziò a parlare:
«Pensavo fossi
a riposare, in questo momento. Sai, il lavoro... sfinisce, di solito»
A quel punto
Mike ricordò i discorsi di Bonnie.
«Claire,
perdonami ma... è normale che gli animatroni parlino con le guardie
notturne?»
Claire abbassò
lo sguardo.
«Di solito...
no...»
“Fanno
peggio” avrebbe voluto dire, ma non voleva rischiare di perdere
quel santo che aveva accettato il lavoro che nessun altro voleva.
«Strano,
allora. Ieri il coniglio mi si è avvicinato... be', come hai notato
da quegli stupidi disegnini sulla mia faccia... ho messo ore a
sciacquarli via. Insomma, mi ha parlato, non dicendomi cose nonsense,
ma... mi capiva, e...»
«Hanno un'IA
molto sviluppata»
Lo anticipò
lei. Mike, che non aveva idea di cosa significasse “IA”, affermò
annuendo meccanicamente. Poi lei lo lasciò proseguire.
«Mi ha
minacciato. Non vuole che torni a lavorare nella vostra pizzeria,
dice che se lo rifaccio mi catturerà e mi ucciderà, assieme ai suoi
compagni»
Claire
impallidì.
«Oh, Mike...
forse... dovresti lasciarlo, quel posto di lavoro»
Mike
s'impietrì. Uno dei suoi capi le stava consigliando di andarsene.
Era un modo più carino di licenziarlo?
«Ma... Claire,
non capisco... e comunque non posso, non ho soldi, mi hanno fregato
lo zaino con gli ultimi due centesimi e...»
Si ricordò che
non l'avevano ancora pagato.
«E a proposito
di soldi, non dovreste pagarmi ogni notte?»
«Quello che
tiene i soldi è Fawkes. Chiedi a lui, ma credo che preferisca
darteli alla fine... della settimana. Capisci, teme che qualcuno si
prenda i soldi e scappi...»
Quella
conversazione stava diventando sempre più strana, e Mike, che dalla
notte passata senza dormire e il giorno senza aver riposato più di
mezz'ora riusciva a capire a stento qualche monosillaba, decise di
pensare ad altro mentre la ragazza continuava a parlare al vento.
Ascoltò gli uccellini cantare, le macchine passare accanto al bar...
sbadigliò vistosamente, e alla domanda “ma mi stai ascoltando?”
di Claire, lui rispose con un “Eh?” e si beccò un'altra
ciaffata.
«Sto parlando
di cose serie! Ne va della tua incolum...»
Ma si bloccò,
non poteva perdere un'altra guardia. Solo che le dispiaceva. Anche se
sembrava un po' tanto scemo, e forse lo era, Mike era belloccio, e in
fin dei conti proveniva da una famiglia ricca. Come faceva a saperlo?
Solo una famiglia in città portava un cognome tanto assurdo.
«Ora devo
andare. Scusami»
E scappò via,
lasciando il conto da pagare a Mike, che però non aveva soldi e
sgattaiolò via prima che potessero notarlo.
Quella notte
gli animali si comportarono in modo insolito: se ne stavano immobili
quando Mike controllava le telecamere, e di tanto in tanto cambiavano
posto, ma solo quando lui non guardava. Si chiese se era una nuova
versione di “Un, due, tre... Stella!” ma si stancò subito di
giocare. Quegli affari erano lenti e noiosi. E lui aveva sonno. Però,
col timore di finire nuovamente con la faccia dipinta decise di stare
all'erta, pronto a cogliere ogni minimo movimento degli animatroni,
sveglio come un gufo.
Si risvegliò
verso le 3 e qualcosa. Sentiva che c'era qualcosa che non andava.
Aveva la sensazione che il suo corpo fosse legato come un salame.
Aprì gli occhi e constatò che effettivamente era legato come
un salame. Sussultò, lanciando un urlo, e cercò di guardarsi
attorno, ma il buio più pesto che si fosse mai visto lo circondava.
O forse no? Due lucine brillavano nel buio. Pensò che fossero
lucciole, ma non lo potevano essere: da dove erano entrate? Una
lampadina si accese improvvisamente, mostrando Bonnie con una faccia
molto arrabbiata, o così voleva far credere. Aveva in mano la
maschera di quell'affare obrobrioso che Mike non aveva ancora
associato a nessun animale esistente, e il giovane pensò che
l'avesse staccata dalla testa stessa di Freddy.
«Oh, ma no,
dai! Accidenti, vengo assunto per badare che voi non vi picchiate e
tu stacchi la testa al tuo collega?? Mi licenzieranno!»
Sbottò, senza
avere una minima idea di cosa volesse fare il coniglio umanoide. Lui
guardò male Mike, poi guardò la maschera, poi nuovamente Mike. Poi
di nuovo la maschera.
«Che c'è? E
perché mi hai legato?»
Si accorse solo
adesso Mike. Bonnie non rispose, ma aprì lentamente la bocca come
per mostrare i suoi paurosissimi denti così stondati che Mike
avrebbe potuto scommettere non riuscissero nemmeno a tagliare quel
famoso tonno che si taglia con un grissino.
«Hey, Bonnie,
rispondimi. So che fai finta di non capire, e vuoi sembrare
minaccioso, ma adesso finiscila di recitare e slegami!»
Bonnie sembrava
indeciso se ascoltare Mike e liberarlo o ascoltare il suo istinto e
trasformare quel bell'omino in un soprammobile a forma di orso
brutto. Mentre il suo cervello meccanico si spremeva fino a
sciogliersi in un colante fiume di ferro fuso, il telefono trillò
con talmente tanto fragore che Bonnie sobbalzò lanciando un
“EEEEEEEEEEK!!!” talmente acuto da far tremare il pavimento. Poi
scappò via spaventato. Mike si accorse solo in quel momento che il
nodo fatto alla corda era praticamente inesistente e slegò con
facilità il suo corpo dalla sedia. Poi, pensando che gli sarebbe
potuta tornare utile, si infilò la corda in tasca (nessuno ha idea
di come possa aver fatto, era lunga almeno tre metri e lui aveva dei
taschini minuscoli). Poi si rimise al tablet, ma sentì di aver
dimenticato qualcosa. All'improvviso si ricordò di un rumore simile
a quello di un telefono che squillava a due secondi dopo si accorse
che vicino al ventilatore che andava male c'era un telefono rosso
piuttosto vecchio ma in perfette condizioni. Era quello che stava
suonando, e lui lo afferrò, rispondendo:
«Pronto? Qui
la Freddy Fazbear Pizzeria, mi dispiace ma questo è l'orario di
chiusura e siamo chiusi, appunto. Posso esserle utile?»
Era una vita
che voleva rispondere in quel modo a qualcuno. La risposta giunse
piuttosto seccata:
«Idiota, sono
il tipo della stanza accanto! Controlla le telecamere, me ne sto in
cucina... ah giusto, temo che la telecamera della cucina sia rotta.
Vabbé pace, ascoltami, so che tu sei il tizio nuovo e che garbi a
mia sorella, quindi siccome lei era preoccupata per te mi ha
trascinato per i capelli e mi ha infilato qui con l'intento di
pararti il sedere. Adesso sentimi bene: ci sono diverse cose che devi
sapere su questa pizzeria: Primo, un tempo era famosissima ma poi
tutte quelle multe non pagate l'hanno mandata allo sfascio. Secondo,
gli animatroni sono più intelligenti di quello che sembrano e
vorranno farti credere di essere intenzionati ad ucciderti, per il
semplice motivo che sei troppo magro e fai loro senso, e quindi che
necessiti di un costume assassino per apparire un poco più sexy.
Tutte balle, nulla di più falso. In realtà loro si sono offesi
perché... be' penso perché mia sorella e gli altri li hanno
incolpati del morso... sai, dove Foxy... be' quello, e per i cinque
bambini, quanti erano? Quelli spariti... insomma... è una lunga
storia. Il fatto è che robot e padroni si sono guastati tra di loro
e ora gli animatroni vogliono far capire di essere offesi ammazzando
le guardie notturne... … … forse questo non dovevo dirtelo...»
Ci fu una
pausa.
«Senti, ti
dico che loro sono soliti a muoversi in un modo fisso: La prima notte
solo Bonnie ti verrà a rompere le scatole... be', l'hai già
sperimentato. La seconda spesso anche Chica. La terza... succedono
cose strane. Dalla quarta, anche Freddy ti verrà a rompere le
santissme, e ti avviso subito che è il più scaltro degli altri: si
nasconde al buio, anche se mi chiedo come faccia a far entrare tutta
quella sua pancia dentro l'ombra di un mobile, boh. Comunque, se fai
attenzione dovresti riuscire a vedere un paio di fari illuminare
tutta la stanza dove si trova Freddy: siccome al buio ha paura di
inciampare, è solito ad accendere i suoi deboli led per gli
occhi e se li scorda sempre accesi, quello smemorato. Quindi alla
fine non è difficile da controllare... poi ci sarebbe quello dorato,
ma non sta a me illustrartelo. Be' senti, io ti ho detto quel che so,
buon lavoro.»
Mike stava per
riattaccare la cornetta, ma poi gli venne in mente che gli animatroni
erano 4, non tre più un extra mai sentito.
«Aspetta, e
Foxy?»
«Ahhh già
lui... è un tipo molto... lunatico. Spesso si offende se lo
controlli troppo a lungo, o troppe volte. Però si offende se non lo
controlli mai. È molto permaloso, e se lo fai arrabbiare ti verrà a
cercare... e senza fregarsene di giocare a nascondino o alle belle
statuine, quindi attenzione»
Mike iniziò a
provare una certa paura provenire dal fondo dello stomaco, ma poi si
accorse che era fame e che non aveva cenato. Provò a mordere la
cornetta, ma aveva un saporaccio. Quindi si limitò ad ascoltare,
immaginando Chica con una mela in bocca, arrostita e croccante.
«Be, senti,
siccome mi fa pena lasciarti solo, e so che a loro il telefono fa
paura – un giorno videro un film horror dove un telefono gigante si
mangiava gli animali di un circo e da quel giorno... TRAUMA . Il
titolo del film era “Un telefono gigante che mangia gli animali da
circo”, non so se lo conosci... il titolo stesso spoilera un po, ma
è un bel film– quindi finché ti parlo non si avvicineranno a te,
spero. Insomma, però il telefono costa, quindi solo un altro po' che
poi devo staccare...»
Era un tipo
molto indeciso, si disse Mike.
«Allora, ti do
un paio di dritte su Bonnie e Chica. Allora... Bonnie è un
simpaticone, che cerca di fare il cattivo ma non ci riesce. Di
solito... be', purtroppo è considerato pochissimo anche dai suoi
colleghi, e quindi non ha nulla che lo preceda... nel senso, se senti
troppo silenzio probabilmente c'è Bonnie lì con te, perché come ti
ho detto è talmente insignificante che nessuno si accorge mai quando
arriva... nemmeno lui se ne accorge, infatti quando si guarda allo
specchio e vede qualcuno che lo fissa gli piglia un colpo... povero
piccolo. Basta pensare che gli oggetti si dimenticano di fare rumore
quando passa lui. Vabbé, comunque, poi c'è Chica che è un pollo, e
siccome è l'unica donna del posto tutti cercano di farsela, ma lei
ha la brutta abitudine di prendersi cotte per gli umani. E ti
assicuro: è meglio averla nemica che innamorata, quella lì. Di
solito si capisce che sta arrivando dall'odore...»
Mike ebbe un
sussulto. All'improvviso gli venne in mente una trama di un libro di
paura che aveva letto da ragazzetto e che non lo aveva fatto dormire
per notti intere (sonno che aveva recuperato le mattine a scuola,
durante le ore di matematica. Per questo non sapeva le tabelline),
dove un robottone spaziale gigantesco andava a zonzo per una città
stregata a rapire fan di Justin Bieber perché a lui non piaceva e li
uccideva, infilandoseli poi nei mutandoni d'acciaio perché non
trovava i bidoni della spazzatura abbastanza capienti. Il risultato
era che tutte le volte faceva una figuraccia tremenda con le robot
spaziali femmina, perché puzzava come un cane bagnato infilato in
una catinella di pesci marci e tutte pensavano che non si cambiasse
la biancheria intima da anni – la situazione di Mike, insomma – .
Quindi Mike chiese:
«Puzza da far
schifo perché si è mangiata qualche bambino casinista???»
«Nooo, perché
ha il brutto vizio di rubare i profumi di Claire e di Fred – si mi
hai sentito bene, quel tipo è parecchio effeminato – e
spruzzarseli a dosso fino a profumare come un campo di rose. Solo che
a volte esagera e finisce col puzzare come dei calzini indossati da
un atleta dopo una maratona di dieci ore in piena estate vestito come
un eschimese. Vabbé. Senti, ho speso anche abbastanza soldi per il
momento. Nei prossimi giorni ti aggiornerò, e... dal mio MAC nuovo
di zecca vedo che Chica ha perso la paura del telefono e si trova
nella stanza vicina alla tua. Quindi chiudi la porta. Bye bye»
A riattaccò.
L'orecchio sinistro di Mike era a bollore, fumava senza aver bisogno
di un sigaro ed era rosso come un semaforo nel momento in cui ti
avvicini troppo. Riattaccò, felice di non sentire più quell'odiosa
voce. Accese la luce alla sua destra e vide che un pollo giallo alto
quanto lui lo stava fissando con occhi sgranati.
«Ma cosa...
pensavo fossi un obrobrio ambulante, amico! E invece, WOW che figone
che sei!»
Sentì
strillare dall'altra parte, con una voce odiosa da fangirl. Mike si
sentì molto lodato da quel pollo, poi ricordò che effettivamente a
confronto di tutti quei robot grassi e malconci lui doveva apparire
come un dio sceso in terra. Spense la luce, aspettando che il pollo
se ne andasse, ma ogni volta che riaccendeva la luce ci ri-era lei lì
a sbavare al vetro, come un cagnolino che ha visto una succosa
salsiccia.
«Senti, pollo
giallo, o papera, o quello che sei. Mi fa pena vederti lì ma non
posso aprirti perché il tuo collega mi ha avvisato che se ti faccio
entrare tu mi uccidi e quindi non guardarmi con quegli occhioni
tristi!»
Le disse dopo
una buona mezz'ora di sguardi intensi tra i due. Chica gli avrebbe
voluto rispondere, ma appena aprì la bocca successe qualcosa di
strano: si bloccò improvvisamente, come pietrificata, e rimase lì,
con gli occhi strabici che guardavano in direzioni diverse e il becco
aperto che gli conferiva un'aria ancora più stupida. Mike sentì le
campane e le risate provenire da fuori, e subito la stanza fu
inondata dalla luce del mattino.
«Buongiorno
mondo, grazie di avermi salvato da questa maniaca...»
Detto questo si
alzò, mise la sedia al suo posto e si incamminò verso l'uscita,
assaporando con la mente la fragranza dei soldi. Che poi non avevano
né sapore né odore, ma vabbé.
Commento
Perdonate
la lunghezza di questo capitolo rispetto agli altri, mi sono lasciata
un po' trascinare ^^' Ho tantissime cose da far succedere, e poco
spazio, quindi talvolta i capitoli saranno più lunghi. Spero vi sia
piaciuto, lasciate un commento per favore!
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Capitolo 6 *** Mike e la pucciosità: Notte 3 ***
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Bonnie era
stato davvero gentile a lasciargli quella corda. Basandosi sui film
western che aveva visto da bambino, Mike aveva improvvisato un lazo
con la corda di tre metri regalatagli, e da quella mattina si
convinse che la sua vita sarebbe cambiata. Per prima cosa, rubò uno
zaino stracolmo di panini (era lo zaino di una famiglia andata a fare
un pic-nic subito fuori città, e lui si era appostato su un albero),
che gli sarebbero bastati per una settimana (non aveva idea che
andassero a male), poi con precisione lanciò il lazo all'interno
della tasca di un ciccione vestito bene e ne tirò fuori due
caramelle, un portafoglio e una bella donna, solo che a lui non
piacevano le caramelle e non sapeva che farsene dell'amante del
riccone nascosta nella tasca e quindi la lasciò andare (in quel
momento sul ponte dal quale, prendendo bene la mira, era riuscito ad
acchiappare il suo bottino dall'uomo seduto al tavolino della nave
che stava passano in quel momento), gettandola in acqua. Si tenne
però il portafogli, colmo fino all'orlo di bigliettoni, e fu tentato
di dimettersi dal ruolo di guardia notturna che gli procurava solo un
gran dolore ai glutei (la sedia dove stava era molto scomoda) e un
terribile sonno... solo che poi rivide le facce imbestialite dei suoi
che lo puntavano come se avessero visto un alieno vegetale robot
sceso da Marte con un vestito rosa e un cappellino in tinta, e si
ricordò che loro erano arrabbiati con lui perché era pigro e non
aveva avuto voglia di cercarsi un lavoro. Un'idea gli balenò davanti
agli occhi, ma fu così veloce che la perse e si dimenticò di quello
che stava pensando. Quindi fece spallucce e andò a prenotarsi una
camera d'albergo.
Verso sera,
decise che avrebbe chiesto le dimissioni, anche se la cosa lo
scocciava perché non gli avrebbero pagato quei due centesimi
promessi, ma comunque non aveva voglia di passare altre notti insonni
con delle lattine giganti maniache che sbavano come cani e che ti
minacciano con dentiere di plastica.
Arrivò alla
pizzeria poco prima di cena, portandosi un panino che avrebbe
mangiato sul turno di guardia, una cosa leggera costituita da pane,
mozzarella, pomodoro, insalata, maionese, tonno, capperi, acciughe,
ravioli, salsiccia, salame e ancora pane. Oh, e per digerire si portò
dietro una pepsi rubata col lazo. Quando arrivò, le luci erano
spente. Strano, a quell'ora il locale sarebbe dovuto essere aperto e
pieno di gente. Suonò il campanello ma non ottenne risposta. Allora
cercò di forzare la porta, ma niente. Era tutto deserto, e a quel
punto decise di tornare all'albergo, ma proprio mentre stava per
voltarsi la porta si aprì con un leggero cigolio. Al suo interno la
silhouette di Fred si confondeva con l'ombra circostante.
«Mike, ti
stavo aspettando»
Mike entrò,
rabbrividendo al tono gelido del Capo.
«Perdonaci,
oggi la Pizzeria è chiusa per lutto. Ogni anno ricordiamo la morte
di Gordon...»
Disse con voce
grave
«Oggi è una
brutta giornata, Mike, non ti biasimeremo se te ne torni all'albergo.
Vieni domani, e non preoccuparti, ti pagheremo lo stesso»
Il tono
sibilante della figura immersa nell'oscurità fece tremare Mike, che
però si era comprato – rubato – un giaccone nuovo e che quindi
non aveva più freddo.
Lui non se lo
fece ripetere due volte, fece dietrofront e si avviò verso la stanza
che aveva preso all'Hotel 5 stelle più costoso di Brooklin: avrebbe
chiesto il giorno seguente le dimissioni. Poi a metà strada fu colto
da un brivido: come faceva Fred a sapere che stava in albergo? Era
una spia? Gli avevano impiantato addosso una microspia invisibile?
Avevano letto il suo stato di facebook? Rimase a rimuginare per dei
minuti, quando squillò il telefono che aveva comprato quella sera
prima di andare all'albergo e rispose:
«Chi sei? Come
fai ad avere il mio numero?»
«Mike, sei tu?
Sono io, Claire. Il numero l'ho trovato leggendo il commento sul tuo
diario di facebook... ma dove sei? Sono quasi le 9 e oggi ti avevamo
chiesto di venire un po' prima per spiegarti delle cose importanti!»
Mike avrebbe
voluto risponderle che era andato alla Pizzeria trovandola chiusa, ma
lei aveva già riattaccato. Siccome non riusciva a trovare la rubrica
in quel telefono supernuovo, non poté richiamarla e si arrese
all'idea di tornare a lavoro.
«Finalmente!»
Appena giunto
lì, trovò la pizzeria piena di gente. In realtà non era molta, in
fondo era in crisi, ma comunque era meglio di niente. Mike notò che
non c'era nemmeno un bambino. Fred lo strattonò per il maglione
nuovo e lo portò in cucina, e Mike era molto curioso di quel posto
(la telecamera della cucina non funzionava), e purtroppo rimase
deluso: era una cucina piccola e piena di roba a lui estranea, come
gli scolapasta.
«Perché ci
hai impiegato tanto?»
Chiese Fred
aggiustandosi la camicia.
«Ero venuto
qui, prima... ma avevo trovato tutto chiuso. Pensavo di aver parlato
con te, ma probabilmente era qualcuno che ti assomigliava molto»
Concluse Mike
«E che voleva
farmi uno scherzo»
Ma Fred, alla
parola “Che ti assomigliava molto” si era irrigidito
terribilmente. Deglutì, poi si guardò attorno come sentendosi
osservato.
«Ha detto che
oggi è un brutto giorno perché ogni anno voi ricordate la morte di
un certo... Gordon... come quello di Half-Life, insomma, e pensavo
fosse chiusa davvero»
«Gordon...»
Fred era
diventato pallido come una statua di marmo, e pareva essere
terrorizzato da qualcosa di invisibile agli occhi degli altri.
Poi uno strano
suono attirò l'attenzione di entrambi, che si voltarono appena in
tempo per vedere un'ombra scivolare dietro il frigorifero e
scomparire.
“Un fantasma
affamato”
Pensò Mike.
“NON ANCORA,
DANNAZIONE”
Pensò invece
Fred.
«Usciamo di
qui»
Lo spronò il
Capo, afferrandolo per l'altra manica del giaccone e portandolo nello
sgabuzzino senza farsi notare dai clienti.
«Hai
incontrato mio fratello»
Sibilò gelido
il capo della pizzeria.
«Hai un
fratello?»
«Un tempo...
sai perché la mascotte di questa pizzeria è un orso?»
Mike solo
allora comprese che quella sottospecie di essere bruttissimo era un
orso.
«No. Perché?»
«Da piccolo
avevo un fratello gemello che... non sopportavo per niente. Era
biondo e i suoi capelli sbrilluccicavano al sole peggio di Edward di
Twilight, e tutti lo adoravano perché sembrava avere i capelli
d'oro. Be', io l'odiavo. Un giorno io e la mia famiglia
andammo in un parco naturale, e mio fratello, Gordon, fu sbranato da
un orso uscito dal recinto. Io da quel giorno ho AMATO gli orsi,
capisci?»
Mike sorrise
immaginandosi sé al posto di Fred e Jeremy al posto di Gordon.
«Nonostante
tutto, Gordon continua a tormentare i miei incubi. Forse si tratta
solo della mia immaginazione, ma... se tu lo dovessi vedere che vaga
per la pizzeria, di notte, non spaventarti: è innocuo. Spero.
Comunque, io ti ho avvisato»
Mike non aveva
capito un fico secco, dal momento che non credeva nei fantasmi, ma
annuì lo stesso per non fare brutta figura. Si mangiò il panino e
prima che se ne accorgesse arrivò l'orario di chiusura, e lui andò
al suo posto.
Quella notte
Mike si mise a giocare a candy crush dal suo cellulare, senza
accorgersi che il tempo passava. Dopo essersi scocciato parecchio di
quel giochino, controllò le telecamere un paio di volte e vide che
era tutto apposto, gli animatroni quella sera erano stanchi e se ne
stettero quasi tutto il tempo immobili sul palcoscenico. Tranne
Freddy, che una volta andò a rubare delle patatine dalla cucina per
poi tornarsene buono buono al suo posto. Verso le 2, Mike notò che
accanto al tablet-computer si trovava una patacca rosa
tridimensionale, con un paio di occhioni “dolshosi”, come si suol
dire in gergo puccioso. Mike allungò la mano, la prese in mano e
capì che si trattava di un muffin, o un cup-cake appena cucinato,
con un cartellino allegato:
“Questo è
Ugo*. Ha la forma di un cup-cake, ma è un robottino che ho costruito
con le mie stesse mani per farti compagnia. Spero ti piacciano i suoi
occhioni – gli ho staccati personalmente da un costume bruttissimo
di una specie di Freddy dal colorito giallognolo – . Buon lavoro,
Claire”.
Mike osservò
Ugo per un po', chiedendosi se fosse commestibile, ma siccome aveva
già cenato lo lasciò stare. Alle 2:57 suonò nuovamente il
telefono, ma quando rispose, Mike sentì solo una risata piuttosto
lugubre che assomigliava ad un “Trolololo” dal tono grave.
Riattaccò maledicendo gli scherzi telefonici, e ricontrollò un paio
di volte quei dannati pupazzi. Ora stavano giocando a carte,
noncuranti di Mike, proprio come se quella sera non ci fosse stata
nessuna guardia.
Mike si pentì
di aver scaricato solo candy crush, poi si ricordò improvvisamente
che avrebbe dovuto chiedere le dimissioni, e che per quella notte era
andata, avrebbe chiesto il giorno seguente.
Dopo un po'
Mike iniziò ad avvertire una strana sensazione, come se in quel
momento qualcuno lo stesse osservando mentre si spogliava per fare la
doccia. Voltò il capo a destra e sobbalzò ritrovandosi una versione
trasparente di Fred seduta sulla sua scrivania.
«Che c'è, è
già finito il mio turno? E dove hai trovato quei vestiti ad effetto
che ti fanno assomigliare ad un fantasma?»
Lo strano tipo
sorseggiò un liquido rosso dal suo bicchierino per champagne, molto
simile a sangue, e poi fissò la faccia di Mike con un volto senza
occhi. Mike notò solo a quel punto di star parlando con il famoso
Gordon, e puntualmente impallidì dalla fifa.
«È un piacere
per me fare la tua conoscenza, Mike»
Sibilò con
voce tanto melliflua che Mike temette che le parole si
materializzassero sotto forma di miele. A quel punto si accorse che
quel pomeriggio lui aveva parlato con Gordon, non con Fred, e sentì
una strizza alla pancia.
«Vuoi un
sorso?»
Chiese
noncurante il fantasma, scuotendo leggermente la chioma dorata che
aveva al posto dei capelli. Era abbellito anche da un fiocchetto blu
e da un cappellino a cilindro in miniatura. Porse un secondo
bicchiere a Mike, che storse il naso.
«È sangue?»
«È succo di
mirtilli...»
Rispose in tono
offeso il fantasma, mostrando la scatola di cartone di una bevanda al
mirtillo.
«Ah. Allora
sì, grazie»
Bevvero
insieme. Non aveva un saporaccio, solo che sapeva un po' di unto,
come se fosse andato a male da anni.
«Perché sei
qui?»
Chiese in modo
più sciolto Mike.
«Per farti
compagnia. Solo soletto, in mezzo a quei robot assassini...»
«Ah ma non
preoccuparti, c'è il Tizio del Telefono nell'altra stanza»
«Non oggi,
aveva mal di gola, sua sorella non l'ha costretto»
«Be' allora
grazie per la compagnia. Posso chiederti una cosa un po' personale?»
«Certo. Sono
decenni che non parlo con qualcuno»
«Com'è morire
sbranati da un orso?»
«Mah', sai...
brutto, certo. E doloroso... ma sarebbe peggio morire soffocato in
una di quelle tute robotiche, non trovi?»
«Perché tutti
mi state cercando di lasciare il lavoro?»
«Probabilmente
perché costi troppo, non vogliono perdere altri soldi. Se te ne vai,
hai lavorato ma non ti devono pagare. Mentre gli animatroni sono
arrabbiati con il personale e l'idea di essere controllati per paura
che combinino un gran casino li manda in bestia. Non vogliono essere
trattati come bambini, hanno più di venti anni in fondo»
Mike rimase in
silenzio per un po', poi domandò:
«Tu che sai
tutto... puoi raccontarmi dei vari incidenti che sono avvenuti qui?»
«Sì, lo farò.
Ma non ora... è tardi, voglio uscire a sgranchirmi le gambe...
essere fatti di plasma è piuttosto scomodo, ho rischiato più di una
volta che la schiena mi si bloccasse. Ti lascio...»
«Aspetta,
appena te ne andrai quei cosi attaccheranno? Non voglio essere
sbaciucchiato da Chica! - Magari da Claire, ma non da Chica!»
Gordon alzò la
testa come per cercare un preciso odore nell'aria, poi constatò:
«Attenzione a
Goldie. Se lo trovi, non riuscirai a resistere a lungo»
E attraversò
la parete come se fosse la cosa più naturale da fare. Mike ci rimase
male, controllò l'orologio e vide che erano quasi le 4. Il tempo era
volato. Controllò le telecamere, e vide che ora gli animatroni
stavano guardando un film in una tv apparsa misteriosamente in mezzo
alla stanza. Anche Foxy era uscito allo scoperto, e ululava come un
cane bastonato ogni volta che c'era una scena strappa lacrime.
Mike iniziò a
sentirsi piuttosto ignorato, e questo gli dette parecchia noia. Si
alzò, deciso di andare dai pupazzi a dirgliene loro quattro. A metà
strada, però, si soffermò a guardare un poster gigante di Freddy.
Siccome non aveva altro da fare, si mise a studiarlo per capire da
quale parte cominciava l'orso, perché lui non ci vedeva niente di
orsoso in quell'affare, poi un nuovo ululato malinconico di Foxy lo
fece voltare un attimo, e quando riportò lo sguardo sul poster
Freddy era ingiallito. “Forse sono io che porto sfiga e invecchio
gli oggetti solo guardandoli” si domandò Mike. Sarebbe stato il
resto della sua vita a fissare Jeremy i modo da farlo invecchiare più
velocemente. Ma non era convinto di essere stato lui. Decise di
tornarsene al suo tablettone, rendendosi conto che forse disturbare
quei giganti d'acciaio non sarebbe stata una buona cosa. Mentre
camminava si sentiva osservato, come se qualcuno lo stesse seguendo,
e giunto nella sala comandi decise di voltarsi.
Vide la cosa
più PUCCIOSA mai esistita, un incrocio tra un cagnolino, un
orsacchiotto e un lingotto d'oro luccicante. Era grande la metà del
braccio di Mike e aveva l'idea di essere MORBIDISSIMO. La cosa strana
era che al posto di avere occhi bianchi e pupilla nera, aveva occhi
neri e pupilla bianca, cosa che lo rendeva un tantino inquietante, ma
erano dettagli in mezzo a quel pelo così morbidoso. Il primo
istinto che colse Mike fu quello di saltargli addosso e strapazzarlo
come un cuscino, e il secondo fu quello di ascoltare il primo. Fece
un balzo in avanti, e il cucciolotto si prese un colpo scansandosi in
tempo, cercando di scappare via. Ma Mike non poteva lasciarsi
scappare quella palla di pelo tanto adorabile e con uno scatto
fulmineo afferrò il codino della creatura, che lanciò un
“IIIIIIIII!” spaventata. Mike lo tirò su per un piede,
portandolo all'altezza del viso, e guardandolo in quel musetto che
faceva invidia al Gatto con gli Stivali in modalità “occhioni”.
L'orsetto in scala non parve apprezzare, e iniziò a soffiare con
improbabile ferocia. Mike lo prese per un gesto di apprezzamento e lo
premette forte al petto, strizzandolo fino a quasi soffocarlo. Il
batuffolo si rigirò, imbufalito, e incrociato lo sguardo di Mike
lanciò un urlo spaventoso, che fece pietrificare Mike...
letteralmente.
Goldie balzò
giù dalle braccia di Mike, ormai privo della forza muscolare per
trattenerlo, si leccò una zampa e trotterellò via.
La mattina,
Claire venne a vedere se Mike fosse ancora vivo. Lo trovò steso in
terra, in una strana posizione: pareva stesse stringendo un cuscino
invisibile. Sospirò, poi urlò:
«GORDON!
Quante volte dovrò dirti di smetterla di fare scherzi, tu e il tuo
cane!»
Dalla parete
spuntò una testa immateriale, ghignante.
«Che problema
c'è? Goldie si diverte a pietrificare la gente»
«Deve perdere
quel vizio!»
«Dai su, non
c'è nulla di male... è solo un cucciolotto, lascialo divertire...»
Claire si
arrese, afferrò Mike per un piede e iniziò a trascinarlo verso
l'ospedale.
Mike non vedeva
niente, solo buio e una strana scritta “Il gioco si è bloccato
improvvisamente”. Non poteva muoversi e sperava solo di
risvegliarsi presto da quell'incubo...
Commento
Chiedo
scusa, questo capitolo non è venuto molto divertente, e come quello
precedente è piuttosto lunghino. Spero che lo apprezziate lo stesso.
*
Il nome, Ugo, lo devo ad un'amica durante una stupidissima RolePlay
su facebook, grazie Erika x'D
Inoltre,
per capire meglio a cosa mi riferisco quando parlo di “Goldie
Puccioso” andate su questo link:
http://debbygattathebest.deviantart.com/art/Goldie-508424324
È
un disegno che ho realizzato qualche giorno fa, e da lì ho tratto
l'ispirazione per questo capitolo. Ringrazio tutti quelli che stanno
seguendo la storia! Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 7 *** Mike scopre youtube: Notte 4 ***
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Quella
notte il telefono squillò poco prima che Mike addentasse Ugo.
Scocciato per la cena mancata, schiacciò sulla scrivania il povero
cup-cake e rispose burbero:
«Che
vuoi ora?»
«Hey,
non arrabbiarti... anche questa sera mia sorella mi ha OBBLIGATO a
darti una mano... quindi sii almeno riconoscente a Claire!»
Mike
sbuffò, poi pensò al volto sorridente di Claire e gli passò la
voglia si lamentarsi. Mentre teneva la cornetta all'orecchio, vide
Ugo salterellare via pian piano, cercando di fuggire dalla porta a
sinistra. Mike lo bloccò afferrandolo rapido come un gatto.
«Ora
ascoltami bene, testone: ti avevo parlato di Chica e di Bonnie,
giusto? Ah, chiudi la porta a destra, Chica sta venendo da te con un
mazzo di rose... credo che non abbia capito che la parte romantica
spetterebbe al maschio... ma pace»
Mike
chiuse la porta.
«Ora,
apri le orecchie, e non grattarti il culo mentre ti parlo che tanto
ti vedo dalle telecamere... ehy, infilatelo in cuffia quel gestaccio!
Uhmpf... so che non mi sopporti, e lascia andare Ugo! Mia sorella ha
messo una notte per costruirlo, e lei di robotica non se ne intende
per nulla quindi è stato un sacrificio enorme... Bah, senti: Foxy e
Freddy saranno due gatte da pelare, sono belli tosti. Foxy è un
campione nazionale di atletica androide: ha vinto circa venti
competizioni di seguito, se non erro. Siccome come ti ho già detto è
un lunatico, si sta già incavolando parecchio che è un'ora che non
lo controlli... insomma, quando ti viene a cercare lui corre che è
un piacere. Non per te, però. Hai presente Beep beep dei Looney
Toones? No? FATTI UNA CULTURA FIGLIOLO! Ti basta pensare che fino a
poco tempo fa era considerato l'essere più veloce della Terra, poi è
arrivato Foxy. Quindi appena vedi il naso di Foxy fare capolino dal
tendone, chiudi entrambe le porte senza fare storie, che sennò ti ha
già acchiappato.... ATTENTO A BONNIE! DIETRO DI TE! Ahahah! Ti
prendevo in giro, non c'è nessuno! Comunque... apparte lui... ora
viene Freddy, il più temuto, astuto, grasso, nonché a capo di tutta
la truppa. Forse se ci fai amicizia, tutti gli altri si calmeranno,
ma che tu riesca ad interagire con lui prima che ti trasformi nel suo
fratello adottivo è una possibilità dello... 0%, più o meno.
Freddy, come ti ho detto, si nasconde nell'ombra ma siccome ha il
viziaccio di riempirsi la pancia con bibite gassate all'inverosimile,
è probabile che tu lo senta ruttare sonoramente anche se si trova
all'ombra...»
Si
sentì una voce in lontananza, come se qualcuno brontolasse il
fratello di Claire dal corridoio:
«Non
farmi fare la figura del maiale! Quando bevo l'aranciata mi viene il
singhiozzo»
Precisò
una voce inquietante come quella di Pippo (l'amico di Topolino, per
intenderci).
«Insomma,
lo sentirai di sicuro. E poi... suole nascondersi nel bagno delle
ragazze perché... si crede una ragazza»
«Non
è vero! I bagni delle ragazze hanno degli specchi molto più puliti,
dove posso rispecchiarmi in tutto il mio fascino»
Ribatté
la voce.
«Perché
non sei ancora morto?»
Chiese
Mike.
«Stai
scherzando? Sono il fratello di una dei padroni, se mi succede
qualcosa la pizzeria chiude e loro finiscono alla discarica. Sono
raccomandato, io!»
Mike
fece spallucce, conscio che l'altro lo stava osservando dalla
telecamera.
«Freddy...
lo senti arrivare assieme alla musichetta. Se senti la
musichetta... be' tecnicamente sei morto ma puoi comunque
provare a fare qualcosa. Magari se ti metti a ballare lo convinci
che... OH NO, NO, NO, NO, NO!!!»
Mike
temette che l'uomo del telefono fosse stato attaccato a sorpresa da
uno degli animatroni... ma poi lo sentì sbraitare:
«MAREMMA
CANE, MI STANNO PORTANDO VIA LA MACCHINAAA!!!»
E
la telefonata si interruppe bruscamente. La prima cosa che venne in
mente a Mike fu:
“Aveva
parcheggiato in divieto di sosta”
La
seconda:
“Ho
un MAC nuovo di zecca!»
Detto
questo si diresse saltellando verso la cucina, incurante della Chica
saltellante che lo seguiva ovunque con un mazzo di fiori in mano
cantando “Oooh Mikuccio, Mikuccio miooo”.
Ben
presto fu in cucina, dove da una parte Gordon si stava prendendo da
bere e il suo cane gli scodinzolava attorno contento. Mike gli passò
alla larga: quella mattina aveva passato ben quattro ore all'ospedale
per riprendersi.
«Il
fratello di Claire...»
«Mi
ha lasciato il PC, lo so»
Ridacchiò
con un'espressione cretina sul volto la guardia notturna. Gordon
lanciò una salsiccia a Goldie, poi augurò buona notte a Mike e
attraversò il muro con noncuranza. Mike si prese una pizza del
giorno prima e iniziò a sbafarsela davanti al MAC del fratello di
Claire. Siccome era molto meglio del suo tablettaccio da scrivania,
si mise comodo e iniziò a girare vari video su una variante di
youtube mooolto piccante, della quale purtroppo mi sfugge il nome...
(eh che peccato, sì) però si stancò subito perché la sua vita
sessuale non si era mai spinta oltre il guardare le – emm, il petto
– delle ragazze, e lui preferiva la bella vita alle belle donne.
Quindi si stancò velocemente, e iniziò a guardare video di Nyan cat
in tutte le salse possibili. Ad un certo punto sentì bussare alla
porta, disse “avanti” e entrò una volpe tutta rotta, poverina,
con la mascella slogata e piena zeppa di graffi, cicatrici e graffi.
L'ho già detto che aveva un sacco di cicatrici? Aveva pure un occhio
guercio, povera, e le mancava una mano. E per di più si era sorbita
tutte queste descrizioni al femminile mentre si trattava di un
maschio.
«Arrr!
Sono qui per ucciderti, Mike, e dimostrare a Fawkes che quel dannato
Morso dell'87 è stato sono un MALEDETTISSIMO INCIDENTE»
Mike,
che al momento stava guardando questo: (
https://www.youtube.com/watch?v=y5Cu5kn2dZw
) una roba simile ad un gatto arcobaleno che ha mangiato troppi
fagioli, in pratica, rispose:
«Che
vuoi?»
Togliendosi
le cuffie da DJ allegate al PC omaggio. Foxy parve esitare.
«Ho
detto che voglio ucciderti...»
«E
come dimostreresti a Giga-Fonzies che quello che hai detto è stato
solo un incidente?»
«Emm...
su quella parte devo ancora lavorarci»
Ammise
la volpe sconsolata.
«Comunque
intanto ti uccido»
«Perché
invece non guardi questo con me?»
La
poca astuzia nascosta da qualche parte nei meandri dell'ipotetico
cervello di Mike gli suggerì una cosa alla quale Foxy non avrebbe
resistito.
Inserì
nella barra di ricerca la parola “YOU ARE A PIRATE”, e quando
Foxy si avvicinò per capire a cosa si stava riferendo Mike...
«IU
AR A PARATTT!!!»
Iniziò
a cantare così a squarciagola che i vetri cedettero, il frigorifero
cadde schiantandosi a terra e le povere orecchie di Mike ESPLOSERO, e
Mike stesso svenne, con la pizza finita a metà. Foxy iniziò a
cantare e a ballare per i corridoi, dimenticandosi completamente la
sua preda...
Le
6 del mattino giunsero in fretta, Mike era sopravvissuto
miracolosamente dal momento che non aveva fatto altro che dormire. Si
svegliò di soprassalto al canto del gallo... no, era Chica che
urlava che il suo uovo per la colazione era caduto e si era
spiaccicato in terra, ma vabbé. Mike trotterellò verso l'uscita,
chiedendosi quanto tempo avrebbe resistito ancora, se già due notti
era svenuto. Si avviò verso l'albergo, con una brutta idea in
mente...
Commento
E
questa volta invece è un capitolo breve! Purtroppo ho avuto solo
questa sera per scrivere, quindi sono idee un po' buttate lì, anche
perché non avevo bene in mente cosa far fare a Foxy. Comunque, non
preoccupatevi che mi sono scritta una serie di scenette epiche (o
almeno spero che lo saranno) da inserire nei prossimi capitoli, per
compensare quelli un po' meno bellini come questo. Ora vi saluto
augurandovi la buonanotte!
… E
comunque ecco com'è andata a finire mentre Mike se la dormiva:
https://www.youtube.com/watch?v=fhQiJdEurkg
|
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Capitolo 8 *** Mike balla come se non ci fosse un domani: Notte 5 ***
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Il
campanello risuonò in un tintinnio leggero ed elegante. Jeremy stava
leggendo un libro quando il suono raggiunse il suo orecchio.
«Ragazze,
andate voi ad aprire?»
Chiese
con tono annoiato. Loro non se lo fecero ripetere.
Mike,
di fronte alla villa megagalattica che faceva invidia a quella dei
suoi, se ne stava mogio mogio, irritato dal fatto che a breve avrebbe
dovuto discutere con suo cugino. Ma era l'unico che aveva passato sei
mesi illeso all'interno della pizzeria, quindi era esperto. La porta
in mogano dalla maniglia dorata si schiuse lentamente, e Mike si
paralizzò di fronte a quello che gli si profilò di fronte: la
versione più magra – e decisamente più carina – di Chica lo
fissava con molta più espressività di quanto fosse concesso a tutti
gli altri animatroni che lui aveva visto, piuttosto seccata, e così
una sottospecie di lupo... no, era un cane. No, una volpe... no...!
Oh, sì, era una volpe bianca. Sarà stata edizione invernale?
Tant'era che lo stava guardando male, con occhi gialli pieni di odio.
Entrambe vestivano come due cameriere, con adorabili vestitini di
pizzo che a una ragazza normale sarebbero andati benissimo ma che a
due robottone giganti come loro faceva l'effetto opposto.
«Jeremyyy»
Urlò
a gran voce Sexy-Chica, con un tono decisamente più umano della
Chica grassa e brutta.
«C'è
un venditore di cappotti bucati, che faccio?»
«Non
sono un venditore! E fatemi entrare!»
Mike
cercò di avanzare con la forza spingendo Chica restyle all'indietro,
ma appena le sue mani toccarono il freddo metallo che la ricopriva,
rabbrividì e capì che cercare di litigare con una macchina da
guerra che lo superava in altezza, pesa spiombita per di più, non
era il massimo. Alla volpe non piacque il comportamento ribelle del
giovane, e iniziò ad avanzare lentamente scoprendo i denti aguzzi,
pronta a fare di Mike poco più che un brandello di qualcosa
sanguinolento, quando arrivò, puntualissimo si disse Mike, Jeremy in
pigiama.
«Oh.
Tu»
Sputò
le parole con disprezzo. Si aggiustò gli occhiali da sole (che
evidentemente teneva anche in casa, boh), ed avanzò, facendo cenno
al pollo a dieta e alla canide bianca di indietreggiare.
«Che
ci fai qui?»
Chiese
con lo stesso interesse che avrebbe potuto riservare ad uno
scarafaggio.
Mike
abbassò il capo, pieno di rabbia, ma poi sospirò e disse:
«Non
avrei mai voluto chiedertelo, ma... ho bisogno di aiuto, cugino!»
Jeremy
iniziò a ridere, e così il cane e la polla. Mike divenne rosso di
rabbia.
«Dico
seriamente! Potrei morire se non mi aiuti!»
«Un
buon motivo per chiuderti la porta in faccia!»
E
detto questo stette veramente per chiudere la porta in faccia a Mike,
ma questo lo fermò, implorandolo:
«Ti
scongiuro, cugino. Farò tutto quello che vuoi. Mi
dispiace essermi comportato male con te, non volevo farti rotolare
giù dal tetto... perdonami, ma adesso NECESSITO del tuo aiuto!»
Mike
non era mai stato un grande attore e nemmeno le bugie gli venivano su
bene, quindi in quel momento era veramente disperato, e Jeremy lo
sapeva.
«Uhm...
– iniziò a riflettere il riccone – se mi prometti che... uhm,
cosa può volere uno come me da uno come te?»
Chiese
con ironia alludendo allo stato di poveraccio di Mike – senza
sapere che aveva trovato il magico lazo delle mie brame – e Mike ci
rimuginò un po' su.
«Potrei
farti da cameriere per... qualche tempo...»
«Ho
già due cameriere»
«Potrei...
emm, comprarti il giornale...»
«...»
«Potrei
fare da..»
Jeremy
lo fermò, con un ghigno orribile sulla faccia, così malefico che
Mike avrebbe preferito essere rinchiuso nella pizzeria senza corrente
e con trenta Chice innamorate. Okay, forse no, ne bastava una.
«Domenica
ci sarà la parata... ci sarà un momento in cui parlerò al
pubblico, e lì tu dovrai...»
Mike
si sarebbe sentito un verme, domenica, ma era anche vero che forse
sarebbe riuscito a scappare in tempo per il Messico, forse.
Jeremy
lo accompagnò nella sua sfarzosa casa, e il profumo di soldi indusse
Mike ad avere nostalgia di casa sua.
«Bene,
come ti posso aiutare?»
Chiese
Jeremy.
«Devo
sopravvivere un'altra dannatissima notte nella pizzeria Freddy»
Jeremy
rimase fermo qualche istante, poi si voltò curioso:
«Anche
tu a lavorare lì, è cugino? Dovevi essere proprio ridotto male»
Ridacchiò.
«E
come mai hai paura di morire?»
«Quegli
affari vogliono uccidermi!»
Mangle
– così l'aveva chiamata Jeremy e quindi quello era il suo nome
probabilmente – ringhiò piano, offesa.
«Come
hai fatto tu a sopravvivere sei mesi?»
«Mi
sono finto il tipo delle pulizie»
Mike
ci rimase di sasso.
«Perché,
tu no?»
Chiese
sorseggiando un caffè bollente che non aveva neanche offerto a Mike.
«Emm...
no»
«Allora
sei spacciato, vattene e buona fortuna»
«No,
dai! Ci deve essere un'altra soluzione»
«Scappa...
ma Fred non sopporta che tu salti il lavoro. Quando l'ho conosciuto
io si imbufaliva ogni volta che mi ammalavo. Verrà a a cercarti e a
trascinartici di forza»
Mike
sospirò.
«Però...
potresti sempre fregarli. Devi solo conoscere il carattere di ognuno,
e dopo sarà facile domarli»
Mike
fece una faccia come “potresti tradurre?”
E
Jeremy iniziò a spiegare...
Prima
di andare, Mike chiese perché Mangle e Toy Chica erano rimaste con
lui.
“La
pizzeria non le voleva più, e dopo che ho offerto loro un restyle
indimenticabile, completo di IA più potente e aspetto più completo,
hanno messo da parte i loro istinti assassini e... mi hanno seguito”
Aveva
spiegato semplicemente. Mike rabbrividì al pensiero di Chica che gli
faceva da cameriera.
Quella
notte Mike era pronto. Forse sarebbe dovuto andare prima da suo
cugino, pensò.
Controllò
spesso le telecamere, attento a non sprecare troppa energia,
maledicendo Fred che non pagava l'Enel. Cercò di addentare Ugo ma
questo scappò via prima che potesse anche solo assaggiarlo. Quindi
si concentrò sugli animatroni... per circa dieci secondi. Dopo era
già a giocare a Farm Ville 2, scambiando dei semi a Gordon – che a
quell'ora adorava giocare al suo “piccì” brillantinoso edizione
dorata limitata – e ricevendo in cambio un pollo giallo, un
coniglio con un fiocchetto, una volpe e un orso. A Mike questo gesto
ricordò qualcosa, ma non seppe dire cosa di preciso. Forse un
cartone che aveva visto da piccolo, chissà.
Le
ore passavano, e il MAC che Mike aveva rubato stava succhiando tutta
l'energia all'impianto elettrico, che già ne aveva poca...
Ben
presto si ridusse al 2% e Mike se ne accorse in tempo per salvare la
partita (che poi essendo online salva da sola ma lui siccome è
stupido non lo sapeva). Dopodiché iniziò a girare intorno,
chiedendosi se quel tirchio di Fred tenesse nascoste da qualche parte
delle pile di scorta. Iniziò a gironzolare per i corridoi, cercando
l'ufficio di Fred, ma non lo trovò.
«Hey
Gordon, dov'è l'ufficio di tuo fratello?»
Chiese
a gran voce, ma Gordon non rispose. Probabilmente era andato a
portare fuori Goldie per fare due passi.
«Uff,
non ho idea di dove...»
In
quel momento andò a sbattere il naso contro una porta che prima no
aveva visto, una sorta di parete nera con un cartellone luminoso
gigante dove c'era scritto “FRED” in caratteri stratorfericamente
giganteschi. Mike si arrabbiò parecchio, perché era certo che
quella targhetta consumava un sacco di energia e Fred aveva provato a
dare la colpa al ventilatore rotto. Mike strappò via con rabbia la
targa, ma appena lo fece tutto piombò nell'oscurità per un
cortocircuito. Mike rimase completamente al buio, e non osò muoversi
per paura di inciampare. Sperò che gli animatroni fossero ciechi.
Poi, alle sue spalle, comparvero le luci abbaglianti di
un'automobile...! Ah, no, erano solo gli occhi di Freddy in modalità
Notturna.
«Hey
Freddy, non sapevo che gli orsi avessero la vista notturna»
Osservò
curioso Mike.
«Oh,
in realtà è una storia lunga»
Iniziò
a raccontare la scatola marrone, lusingata che qualcuno volesse
sentire qualcosa da lui.
«Quando
ero al college per robot, un ragazzetto che sapeva il fatto suo, feci
uno scherzo al mio compagno di camera: era un Gufobot, e una notte io
scambiai i miei occhi con i suoi. Volevo restituirglieli il giorno
dopo, ma poi era così divertente vederlo sbattere per i corridoi la
notte che non gliel'ho mai detto. Comunque, tornando a noi... Mike,
che ci fai qui? Dovresti essere nella sala controllo e io dovrei
venirti a prendere, no?»
«Giustissimo,
solo che io al buio non ci vedo, puoi farmi strada?»
«Certo,
andiamo»
Puntò
gli occhi luminosi in avanti e scortò Mike fino alla sala di
comando.
«Ora
tecnicamente dovrei ucciderti»
Osservò
l'ammasso di rottami grasso guardando Mike.
«Sì,
però se mi uccidi ora non c'è l'effetto sorpresa»
«Uh,
hai ragione. Ci capiamo, io e te, eh? Io torno al mio palcoscenico,
tra poco torno a prenderti. A tra poco, Mike»
«A
dopo»
E
lo salutò. Suo cugino lo aveva obbligato a prendere una lampadina
tascabile, e lui l'accese per farsi luce, poi gli venne un'idea e
collegò la lampadina al sistema elettrico delle porte (come fece,
non lo sapeva nemmeno lui, non aveva mai studiato ingegneria) e così
ottenne un altro po' di energia. In fondo chissenefrega, si disse, se
la lampadina brucia, l'importante è arrivare alle sei del mattino.
Gli venne in mente che avrebbe potuto chiedere le dimissioni da due
giorni, ma ormai aspettava che lo pagassero. La lampadina si
consumava velocemente, e allora un'altra idea geniale colse Mike, che
afferrò Ugo (che nel frattempo era tornato sperando che Mike fosse
stato ucciso) e lo infilò in una ruota per criceti apparsa dal
nulla, collegata alla lampadina che faceva luce e a sua volta dava
energia alle porte. Funzionava! Il povero Ugo fu costretto a correre
per tutta la notte, ma nel frattempo Mike aveva energia a sufficienza
per sopravvivere. Qualche ora dopo Mike si chiese che fine avesse
fatto Freddy, che doveva tornare a prenderlo, e perché ci stesse
mettendo così tanto. Quella sera Foxy, Chica e Bonnie erano
piuttosto inattivi. Forse perché erano tre ore che giocavano a
“Obbligo&Verità” con l'uncino della volpe, ed erano troppo
occupati ad ascoltare di quante guardie si era innamorata Chica per
prestare attenzione a Mike. Freddy invece non si vedeva.
Mentre
Mike improvvisava un monologo per preparare frasi romantiche da dire
a Claire, una musichetta iniziò a risuonare nella sua testa. Si
tolse le cuffie, ma non proveniva da lì. Allora iniziò a
preoccuparsi: di cosa si trattava? Poi gli venne a mente che “Freddy
arriva con la musichetta”, e iniziò ad avere paura. Non capiva da
quale parte stesse arrivando, quindi per sicurezza chiuse entrambe le
porte. La musica si fece sempre più vicina, sempre più vicina,
sempre più vicina... sembrava una di quelle musiche commerciali,
quelle che garbano a tutti for che a qualcuno intelligente, insomma,
ma non come Gagman style, peggio, una di quelle robe
giapponesi, gli pareva a Mike, ma anche se era sicuro di conoscerla
non riusciva a ricordarla. Ad un certo punto la musica fu talmente
vicina da essere quasi tangibile, se la musica si potesse toccare
ovviamente. Mike, che non riusciva a resistere alla curiosità si
sporse dalla sedia e accese la luce oltre il vetro a destra. Lo
stanzino fu illuminato, e..
«CARAMELL
DANSEEEEEEEEEEEN!!!» (vi invito a leggere il seguito
mentre ascoltate questa: https://www.youtube.com/watch?v=J_DV9b0x7v4
)
La
musica per poco non infranse il vetro! Mike fece un salto sulla sedia
nel vedere Freddy sculettare felice a tempo della sua stessa musica,
con tanto di faccia da ebete. Mike urlò.
Velocemente,
spense la luce, e fatto questo la musica cessò. Curioso di vedere se
Freddy se n'era andato, la riaccese... la musica ripartì ma 'sta
volta c'erano TUTTI E QUATTRO a muovere il sedere a tempo! Mike urlò
con più forza, poi ri-soense e riaccese la luce:
Fred,
Claire, Bernard e Fawkes si erano materializzati come per magia
dall'altra parte e ora ballavano come forsennati. Mike lanciò un
urlo ancora più forte!!
Spense,
riaccese.
3
CUP-CAKE IN FILA CHE BALLAVANO A RITMO!!! Mike spense tutto, lanciò
un sospiro e riaccese:
IL
VENTILATOREEE!!! Si piegava su se stesso simulando lo sculettio dei
danzatori caramell, e a Mike per poco non venne un colpo! Spense,
riaccese.
JEREMY!!!
Assieme a Mangle e a Toy Chica! Tutti i capelli si rizzarono sulla
nuca di Mike! Spense, riaccese.
Apparì
Fritz accompagnato da due giornali volanti!!! Spense subito, prima di
morire, poi riaccese:
Un
tizio completamente viola che cercava di filtrare a movimenti di
sedere con un... uomo telefono? Mike spense, credendo di avere le
allucinazioni, poi riaccese:
I
SUOI GENITORNI, MANNAGGIA! Intenti ad urlare “MIIIKEEE” mentre
seguivano il tempo con i fondoschiena! Mike qui urlò talmente forte
che il vetro rischiò di infrangersi!!! Spense, con il cuore in gola,
temendo il peggio. Riaccese, ma questa volta lo stanzino era vuoto.
La cosa gli fece ancora più paura. Lanciò uno sguardo a Ugo, ancora
intento a saltellare per dare potere alla corrente, e poi spense la
luce. La musica ripartì. Lui sussultò, e di colpo la riaccese.
Niente. Spenta la luce, la musica ricominciò. Mike iniziò a
spegnere e accendere velocissimamente, in modo da scoprire chi
produceva quella musichetta. Dopo una decina di tentativi, finalmente
beccò la fonte del.... AAAAAAAARGH!!!! ERANO TUTTI LI', A BALLARE
ALL'UNISONOOO!!!
Mike
spense, poi si resse il cuore. Si asciugò il sudore, e tentò
un'ultima volta: vide solo il suo riflesso nello specchio. Aspetta,
ma quello non era uno specchio, era un vetro trasparente... ERA IL
SUO SOSIAAA! E ovviamente stava ballando! Gli occhi di Mike andarono
letteralmente a fuoco e le sue corde vocali rischiarono di
sfilacciarsi dalla potenza dell'urlo che lanciò Mike! Iniziò a
correre, senza badare all'altra porta chiusa: la sfondò, lasciando
un buco enorme con la sua forma. Iniziò a correre all'impazzata per
i corridoi, continuando a gridare come un forsennato, con l'immagine
di lui stesso che ballava come un beota quella danza da scimmioni,
sculettando in modo molto sexy. Urlò di nuovo, e tutte le lampadine
saltarono. Urlò una terza volta, e le pareti vacillarono. Continuò
a correre, verso l'uscita, intento a scappare il prima possibile da
quella gabbia di matti. Arrivò nel salone, ma la porta era chiusa.
Pace, ci corse incontro sperando che la magia dell'attraversare le
pareti non funzionasse solo a Hogwarts, e ben presto si ritrovò
all'aperto, accarezzato dall'aria fredda della notte. Ma non era
notte, anzi, stava sorgendo il sole... il suo orologio da polso segnò
le 6 e puntualmente il sole si andò a posizionare rapidissimo nel
cielo. Era finita, finalmente ce l'aveva fatta. E aveva guadagnato
anche quei cinque dollari ai quali aspirava! Ora poteva tornare dai
suoi fiero di aver lavorato e quindi pronto a tornare nel lusso...
Arrivò
Claire, con la colazione.
«Hey,
Mike! Buongiorno, come va? Hai ballato?»
Mike
impallidì:
«Tu
eri nella pizzeria pochi minuti fa! Come fai a essere lì ora?»
«Mike...
che stai dicendo? Fino a pochi minuti fa ero al bar a comprarti un
budino di ier... erm, la colazione»
Si
giustificò lei. Mike guardò all'interno della pizzeria, osservando
la porta che aveva sfondato per uscire.
«Quindi...
è finita...»
Osservò
lui. Claire si avvicinò e gli dette una pacca sulla schiena, con la
finezza di un elefante, che fece sputare a Mike quel poco di
colazione che aveva iniziato a mangiare.
«Già,
che peccato...»
«Quindi...
i soldi?»
Andò
lui al punto senza starci a girare intorno.
«Fawkes
purtroppo è malato. Questo pomeriggio però aveva detto che
veniva...»
Gli
diede un'altra pacca benevola sulla spalla, e questa volta Mike sputò
tutta l'acqua.
«Sei
stato bravo! Non tutti sopravvivono! Congratulazioni!»
Si
complimentò.
«Spero
solo che... ci rivedremo»
Proseguì
più cupa.
Mike
chiuse gli occhi, apparentemente triste, ma con l'immagine di una
cascata di bigliettoni davanti agli occhi.
Commento
Be',
alla fine ce l'abbiamo fatta. L'abbiamo finito....
E
INVECE NO! Ci saranno altri... tre capitoli, quattro? Come minimo :)
Spero sinceramente che questo vi sia piaciuto, ci ho messo il mio
meglio x'D
Ai
prossimi capitoli :)
|
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Capitolo 9 *** Mike e l'Ultimo incubo (forse): Notte 6 ***
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Mike,
verso sera, si diresse alla pizzeria tutto contento, pronto a essere
pagato. E invece... sorpresa!
«Pronto
per 'sta sera, Mike?»
Chiese
con noncuranza Bernard, cercando di non guardarlo negli occhi.
«Che?»
Domandò
lui, schifato.
«Pensavo
che i giorni di prova fossero finiti!»
Cercò
di difendersi. Fawkes, presente quel giorno, si avvicinò e ringhiò:
«Tecnicamente,
sono finiti. Hai fatto più danni che altro, spaccandoci i
vetri, sfondando le porte e lasciandoci sopra la tua brutta
silhouette, mandando in palla il tablet di sicurezza sbattendolo
contro il tavolo per una partita persa a Flipper, rubato il MAC del
fratello di Claire... per questo abbiamo deciso di licenziarti»
Solitamente
la gente andava a festeggiare con birre e vino quando veniva assunta.
Mike pensò che avrebbe fatto un salto al bar, quella sera, per
festeggiare di aver perso il posto di lavoro.
«Ma...
– continuò Fonzie con un'espressione quasi inorridita da Mike –
a quello zuccone di Fred stai simpatico, e vuole darti un'ultima
possibilità»
«Ma
nooo, non ce n'è bisogno! Davvero, mi va bene così»
«Okay,
riformulo la frase: a quello zuccone di Fred stai simpatico e quindi
vuole obbligarti a passare qui un'ultima notte, nella speranza che tu
ti innamori del luogo e ci voglia rimanere. Chiaro ora?»
Mike
non ci rimase male, di più.
«E
i miei soldi?»
«Vuole
pagarti con altri 150 dollari»
«Affare
fatto, un'ultima notte»
Claire
gli aveva detto di fare attenzione, perché di solito il sabato gli
animatroni erano più svegli che mai: in fondo il giorno dopo era
domenica e si sarebbero riposati. Dopo neanche un'ora di Flappy Bird,
Bonnie arrivò bussando alla porta.
«Toc
toc»
«Chi
è?»
«Pizza
a domicilio!»
«Non
mi freghi, coniglio. Ti vedo dal vetro»
Salutò
con falso sorriso Mike. Bonnie alzò il dito medio, andandosene
incavolato.
Mike
riaprì la porta e subito dentro ci si fiondò Chica:
«Aaaaaah
tesorooo! Posso stare qui con te a farti compagniaaa?»
«NO,
vattene!»
Ringhiò
lui per metà disgustato e per l'altra pure.
«Ma
io ti AMO»
«VIAAA!!!»
Chica
allargò le braccia simili a grossi salami gialli, pronta a cingere
in un abbraccio stritolatore il povero Mike, che di scatto evitò
l'attacco facendo un balzo all'indietro, afferrando poi al volo Ugo e
sventolandolo di fronte al becco del pollo giallo:
«Lo
vedi questo? Eh? Qui dentro si nasconde il nostro anello di
fidanzamento! Va' a prenderlo!»
E
lo fiondò nel corridoio. Chica non se lo fece ripetere, e iniziò a
rincorrerlo a quattro zampe come un cane, quando dal poster del
corridoio non saltò fuori una morbidosa palla di pelo scintillante:
Goldie. Incuriosito dalla cosa rosa, le diede due zampate e constatò
che era molto carina. Quindi afferrò Ugo con le zannine bianche e se
lo portò via. Chica s'infuriò:
«GOLDIEEEEE!!!»
E
iniziò a rincorrerlo per tutta la pizzeria.
«Ahh,
che fortuna...»
Sospirò
Mike, rilassandosi sulla sedia. Ma non ebbe il tempo di riposare:
dietro di lui c'era Freddy, con un sorriso raccapricciante sul muso.
«Ciao
Mike ♫!»
«AAAAAH!»
Freddy
lo afferrò e lo stringette con forza sovrumana, così da far
diventare la faccia di Mike prima verde, poi viola, poi blu, poi
arcobaleno e alla fine arancione a pois verdi (un'orribile
combinazione).
«Las..Lassami,
ti pleg... ti scoggiur... p..pel..pelfavore»
Ma
Freddy pareva avere le orecchie tappate da sugheri di bottiglia. Mike
ricordò cos'aveva detto Fred prima di lasciarlo, una delle prime
sere:
«Freddy
non è cattivo, vuole solo fare amicizia... gli piace abbracciare la
gente, quello che gli manca è, il, emm, senso della misura»
Mike
rischiava di affogare, ma in quel momento arrivò Foxy:
«Ehy,
che fai, razza di budino gigante? Stai stritolando la mia cena!»
Freddy
lasciò andare Mike, che riprese fiato salvandosi dalla morte
imminente.
«Mike
non è la tua cena, e io non sono un budino!»
«Vero,
i budini sono buoni. Tu sei una scatola di latta e lardo»
«Cos..
COSA??? RIPETILO AMMASSO DI RUGGINE!!!»
Ruggì
Freddy in risposta. Mike si convinse finalmente che Freddy era un
orso, bastava sentire come ruggiva e vedere come si arrabbiava per
capirlo.
«Sei
grasso»
«E
tu sei... urgh, sei brutto»
«Io
sono brutto??? Ti ricordo che i fan amano me, non te»
«Questa
è la MIA Pizzeria!»
«Forse
di nome, ma è Foxy il vero signore!»
«Ti
do dieci secondi per scappare... nove... otto...»
Freddy
serrò i pugni, digrignando quei paurossissimi denti stondati,
pronto a balzare – in qualche modo, dato che Mike dubitava che un
tipo grasso potesse saltare bene. Poi pensò a Super Mario e si
smentì – verso la volpe pirata. Foxy impallidì, o meglio, sarebbe
impallidito se fosse stato fatto di ciccia, comunque abbasso le
orecchie e sgranò gli occhi, terrorizzato. Al “sette” si era già
dileguato per i corridoi, e Freddy era scattato correndogli dietro.
Mike sospirò, pensando di avercela fatta ma NO, infatti Bonnie era
entrato armato del suo micidiale pennarello, minacciando:
«Vuoi
un altro paio di baffi, Mikuccio?»
«Nuoo,
ti prego, i baffi no!!!»
Mike
scappò per il corridoio a destra, seguito da Bonnie che sventolava
il pennarello indelebile sopra la testa con fare minaccioso. Corse,
corse, inciampò, sputò un paio di denti, si alzò e ricominciò a
correre. Alla fine si trovò davanti alla porta della cucina, le
diede una spallata e questa si aprì, rivelando un Gordon intento a
cucinare una pizza.
«'Notte,
Mike»
«Ciao,
Gordon»
Ansimò
lui richiudendo la porta e sperando che Bonnie fosse abbastanza
stupido o che vedesse male al buio a tal punto di non averlo visto
entrare nella cucina. Sentì il robot correre oltre e ringraziò che
le sue preghiere fossero state ascoltate.
«Vuoi
uno spicchio?»
«No,
ho già cenato, grazie»
«Insisto»
«Gordon,
veramente, vorrei ma questa sembra essere una notte movimentata e se
mangio prima di correre alla fine mi sento male»
«Uff,
come vuoi»
Sbuffò
mentre la farciva con delle fettine di salame. Mike si trovava ancora
appoggiato alla porta, quando, sotto le sue gambe divaricate spuntò
il musetto di Goldie (evidentemente attraversava le pareti come il
padrone), con Ugo in bocca. Zampettò fino alla tavola per gli
affettati e si sedette su una sedia, aspettando la sua pizza. Mike fu
felice che si trattasse solo di lui, poi però ricordò che dietro
Ugo c'era Chica, e mezzo secondo dopo la porta venne sfondata dalla
suddetta:
«Mikucciooo,
Mikuccio miooo! Dove sei!?»
Non
sapeva di star schiacciando il poveretto proprio in quel momento,
sotto la porta abbattuta. Lei scese, poi prese la tavola di legno e
la rimise apposto.
«Ooooh!
Tesoro, eccoti qui <3 !»
Mike
piagnucolò mentre il pollo strabico l'afferrava sotto le ascelle
portandolo in piedi.
«Appena
prenderò l'anello che mi hai regalato ci sposeremo!»
Mike
lanciò un grido, temendo il peggio. Chica si gettò verso Goldie,
che preso alla sprovvista mollò Ugo rifugiandosi sotto la sedia.
«E
adesso... APRIAMOLO»
Ugo,
se avesse avuto la faccia, avrebbe mugolato e fatto una faccia
triste, ma siccome non ce l'aveva si limitò a guardare impaurito
quel pollo assassino. Lei si mise a tavola, prese il pelapatate e...
no, Mike non poteva guardare. Voleva andarsene mentre lei era
occupata, ma appena aprì la porta passarono a corsa Foxy e Freddy,
quindi la richiuse, bianco in volto.
«UUUUUUH!»
Sentì
urlare da Chica, mentre stringeva in mano qualcosa di scintillante.
«GRAAAAAZIE
TESOROOOO!»
C'era
veramente un anello, dentro Ugo. Forse ce l'aveva messo Claire. Mike
si sentì svenire. Che scusa aveva adesso?
«Aaaaah!
Che adorabile! Fatti dare un bacio»
Chica
iniziò ad avanzare pericolosamente verso la guardia, mentre Giordon
osservava divertito con un pacco di pop corn apparsi dal nulla.
Mike
aprì la porta, fiondandosi nel corridoio, e Chica iniziò a
rincorrerlo. Scappò fino a entrare in uno sgabuzzino lugubre.
C'erano molte teste che lo fissavano, teste di animatroni
sghignazzanti che iniziarono a ridacchiare.
«Chica
rincorre anche te?»
Chiese
una faccia. Mike non ci badò, cercò di nascondersi ma non c'era
posto per nascondersi, quindi quando Chica irruppe nella stanza Mike
non poté fare altro che afferrare la prima maschera che trovò –
una a forma di Freddy, che sfiga – e cercò di infilarsela
nonostante avesse il capo troppo grosso:
«VOGLIO
MORIREEE!»
Cercò
invano più e più volte di infilarsi da solo quel costume, così la
vita sarebbe finita ma almeno Chica non l'avrebbe acchiappato.
«Amoruccio,
che stai facendo? Potresti farti male!»
Il
pollo afferrò la faccia di Freddy e la fiondò fuori dalla finestra,
mentre questa gridava un “Nooooo!” scomparendo nel cielo
notturno.
«Ora
sei mio, Mikuccio»
Sibilò
con voce satanica. Mike iniziò a piagnucolare come un bambino
derubato del lecca lecca gigante. Le braccia di Chica stavano per
sfiorarlo, quando la porta si spalancò di colpo:
«LASCIA
STARE MIKE, LUI E' IL MIO AMICO!»
Mike
ringraziò quella cosa marrone dalle fattezze orsose e ne approfittò
per sgattaiolare via, a gattoni, mentre Freddy e Chica litigavano su
Mike.
Lui
decise di tornare nella sala comandi, sicuramente più sicura, ma
arrivato la porta si chiuse improvvisamente.
«Eh
eh, come ci si sente?»
Ghignò
dall'interno Bonnie. Mike iniziò a tirare pugni sul vetro, pregando
al coniglio di aprire e maledicendolo se non l'avesse fatto.
«Mi
farò disegnare i baffi, va bene??»
«Okay!»
La
porta si aprì, e Mike si gettò ai piedi della sedia ansimante.
«Ora
richiudi la porta, ti prego»
Riuscì
a pronunciare tra un sospiro e l'altro, mentre si reggeva il cuore
per la corsa.
«Mmmh...
no»
Decise
Bonnie.
«Mi
faccio disegnare anche la barba, va bene?»
Bonnie
chiuse la porta, poi stappò il pennarello:
«E
ora, a noi due! Muahahaha!»
Mike
pensò in fretta, poi si ricordò di quello che gli aveva dato il
cugino. Perché non ci aveva pensato anche la notte precedente???
Tirò fuori dal taschino una maschera di cartone, quelle di carnevale
che costano un euro che basta sputarci sopra che si sciolgono come
neve al sole. Aveva la forma di una faccia da orso molto più da orso
di quella di Freddy. La infilò rapidissimo, e Bonnie si bloccò,
indeciso su cosa fare.
«Perdonami,
hai mica visto passare di qui un tizio magrolino vestito da guardia?
Capelli scuri, occhi blu... no?»
Mike
scosse il capo.
«Oh.
Peccato. Be', grazie lo stesso.»
Aprì
una porta e iniziò a cercare Mike per i corridoi. Mike si alzò dal
suo angolino massaggiandosi il didietro, per poi avvicinarsi al MAC
sistemato al posto del tablet e guardò dove si trovavano i
mostriciattoli: Foxy era sopra un lampadario, intento a mugolare come
un cane che ha perso il biscotto in un tombino e a tenersi aggrappato
il più saldamente possibile, sperando che Freddy non lo scovasse.
Freddy e Chica avevano smesso di litigar e... oh no! Stavano venendo
nella...
Troppo
tardi, entrarono dalla porta a destra.
«Oh,
il mio Mikuccio... che fine avrà fatto?»
Chiese
lei disperata, mentre Freddy chiedeva informazioni al tipo mascherato
seduto davanti al piccì:
«Mi
scusi, buon uomo, ha mica notato per sbaglio...»
Ma
si bloccò di colpo guardando la faccia di Mike mascherata.
«OCCIELO,
SEI TORNATA! Sono anni che non ti vedo, tesoro!»
Mike
rabbrividì, chiedendosi che razza di maschera gli avesse dato
Jeremy.
«Ti
ricordi che mi dicesti che saresti tornata, una volta? E saremo
andati a mangiare insieme??»
Esclamò
con un improvviso cambio di voce. Mike sobbalzò, poi si guardò
riflesso nello schermo del MAC: non era una maschera da Orso. Era una
maschera da Orsa. Con tanto di ciglia lunghe.
«NNNNNGHHHH....
JEREEEEEEEMY!!!!!!!!!!!»
Si
ritrovò ad urlare mentre correva. Di nuovo. Inseguito da un Freddy
in calore.
«QUALCUNO
MI AIUTIII»
Chica
stava controllando sotto ogni mattonella, buttando così all'aria
tutta la pizzeria. Foxy, ancora sopra il lampadario, aveva bisogno di
andare a svuotare l'olio – si era scolato una birra intera quel
giorno – ma non ne aveva il coraggio: Freddy non era molto incline
a fare pace quando litigava con lui. Bonnie, invece, girava in tondo
triste, domandandosi dove potesse essere Mike, e perché l'avesse
abbandonato. Però non lo cercava: Chica stava ribaltando il
ristorante, e se qualcuno l'avrebbe trovato, sarebbe stata lei.
«Aah
♫ Freddyna, dove scappi? Perché sei così sfuggente, 'sta notte?»
Canticchiava
Freddy mentre Mike si nascondeva dietro una tenda. Freddy lo scoprì,
con gli occhi luccicanti, e Mike si arrese: prese la maschera e la
buttò in terra, calpestandola.
Freddy
lanciò un urlo di dolore:
«NOOOO
CHE TI HANNO FATTO, TESOROOO! L'hai UCCISA, MOSTRO!»
Gridò
mentre fiumi di lacrime gli uscivano dagli occhi. Mike si chiese come
doveva essere vivere con dei cervelli tanto limitati.
«Quella
è una maschera, Freddy. Mio cugino ti ha ingannato: non è mai
esistita nessuna “Freddyna”»
Chiuse
il discorso, seccato, Mike.
«Ah»
Freddy
si asciugò le lacrime e prese la maschera.
«In
fondo... era anche troppo magra... vabbé, avrò la mia occasione,
prima o poi»
«Nessuno
ti vorrà mai, Fatbear»
Gridò
Foxy dal lampadario. Pessima mossa. Freddy iniziò a saltare per
cercare di raggiungerlo, il trambusto attirò Chica, che vide Mike...
«MIIIIIKEEEEEE!!!!»
Lui
stette per svenire, quando qualcosa attirò l'attenzione di tutti
(anche di Bonnie che arrivava in quel momento).
Una
figura scura si mosse in una stanza buia, e tutti si voltarono a
guardare. Calò il silenzio, i battiti del cuore di Mike risuonavano
nella stanza.
La
figura si trovava nella stanza, ma nessuno aveva idea di chi si
trattasse.
«Uh-Oh...»
Sussurrò
Freddy. Foxy scese dal lampadario facendo meno rumore possibile e
Chica iniziò a tremare.
«Nella
sala comandi, presto»
Ordinò
Mike. Nessuno disobbedì.
Nello
schermo scuro del MAC, la figura gobba si aggirava da una stanza
all'altra. Mike e gli animatroni erano tutti stretti attorno, con gli
occhi puntati sul computer.
«E
se ci trova?»
Chiese
Bonnie terrorizzato.
«Chiudiamo
le porte»
«E
se le apre?»
«Combattiamo»
«E
se è più forte?»
«Senti,
quelle porte non le so abbattere nemmeno io»
Rassicurò
Freddy.
«Non
penso che quella cosa possa riuscirci. Insomma, è così... gracile»
«Magari
ha i muscoli retrattili»
Azzardò
Foxy facendo aumentare la tensione.
«Niente
panico, tra poco saranno le 6 e vedrete che se ne andrà»
Cercò
di convincersi Mike.
Poi
saltò la corrente. Freddy si strinse a Mike tremando. Qualcosa si
avvicinò nella sala coamandi. Il rumore dei corpi robotici che
tremavano attirò la cosa misteriosa, che lentamente si avvicinò, si
avvicinò, si avvicinò...
Entrò
nella sala comandi, trascinando i piedi, ma siccome era tutto buio
nessuno vedeva nulla.
«Freddy
– bisbigliò Mike – accendi i fari»
Gli
occhi di Freddy illuminarono a giorno la stanza, rivelando
davanti....
UNA
VECCHINA RUGOSA CON UNO ZAINETTO IN MANO.
«AAAAAAAH!!!»
Urlarono
tutti in coro. Bonnie cadde all'indietro, Chica scivolò tappandosi
gli occhi, Freddy si gettò a terra coprendosi le orecchie e Foxy
saltò in braccio a Mike.
«Ciao,
caro, ero venuta a restituirti lo zaino»
Disse
lei tutta contenta facendo oscillare lo zainetto.
Mike
svenne.
Commento
PERDONATEMI
per il ritardo, davvero, avrei voluto postare ieri ma si è allungato
troppo, come capitolo. Mi ci sono messa davvero d'impegno, spero
veramente di avervi fatto ridere! Mancano almeno... altri 3 capitoli,
più o meno. In questi giorni posterò l'ultimo su Mike, poi vedrò
di aggiungere due extra. Nel frattempo... lasciate una recensione =D!
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Capitolo 10 *** Mike VERSO L'INFINITO E OLTRE: Domenica ***
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Mike
si sentì schiaffeggiare con forza la faccia. Una volta, due, tre...
alla fine aprì gli occhi e si trovò Claire, circondata dagli altri
camerieri, che lo guardavano preoccupato.
«Ah,
bene, sei vivo»
Esclamò
lei dopo che il giovane ebbe aperto gli occhi. Mike si portò una
mano alla testa, dolorante.
«Che...
che è successo?»
«Nulla
di grave, sei solo svenuto»
Disse
Fred con noncuranza.
«Pensavamo
ti avessero ucciso, invece anche loro sono svenuti»
Proseguì
Bernard indicando gli animatroni, accasciati a terra in un angolo,
privi di sensi.
«Non
sapevo che i robot potessero svenire»
Osservò
Mike mentre si alzava.
«Neanche
io»
Concordò
Fred.
«E
pensare che siamo stati noi a progettarli. Vabbé»
«Uh,
io ho finito di lavorare, no? Dove sono i miei soldi?»
Fawkes
aprì il portafoglio, prese un paio di mazzi di dollari e li diede
bruscamente a Mike.
«Ora
vattene»
Sibilò
indicando l'uscita.
«Uh,
sì... certo, be', grazie di tutto, ciao»
Si
avviò verso l'uscita, poi guardò un attimo Claire e proseguì. Lei
sospirò tristemente.
Quel
giorno c'era la festa. Mike avrebbe dovuto scontare l'orribile
punizione per aver chiesto aiuto a Jeremy davanti a mezza città, e
quindi pensò ad un possibile piano per andarsene via prima di essere
acciuffato.
“Potrei
andare dai miei lontani cugini, in Brasile. Starei meglio che qui”
Iniziò
a chiedersi se col lazo sarebbe riuscito a rubare un auto già accesa
con le chiavi inserite e la benzina piena. Senza autista, ovviamente.
Mentre pensava, si diresse prima da Fritz, con il quale scambiò due
chiacchiere, poi continuò ad avanzare verso l'interno della città,
fino a quando qualcuno gli afferrò la spalla e lo fece voltare: era
Claire.
«Mike!
Uff... puff... è... tutta la strada... che ti corro dietro...»
«Sì?
Scusami, non mi ero accorto di te, mi sarei fermato»
«Ti
ho urlato tutto il tempo... ma sembravi assorto dai tuoi pensieri»
In
effetti per tutto il tragitto non aveva fatto altro che immaginarsi
dentro la bella Ferrari rossa del cugino con il vento tra i capelli e
due tipe molto simili a Claire che gli sedevano vicine.
«Comunque...
non ti ho neanche salutato, volevo farlo ora»
«Be',
ciao»
Claire
lo guardò aspettandosi un qualcosa, un invito magari, ma la faccia
di Mike rimase a guardarlo con la stessa espressione per 20 minuti.
«Mike?»
«Eh?»
Nulla,
doveva chiederlo lei.
«Non
è che ti andrebbe andare a cena insieme, 'stasera?»
«Se
è un'altra scusa per lavorare una notte extra alla Pizzeria, te lo
sogni»
Grugnì
senza giri di parole.
«Ma
no! Certo che non andremmo alla Pizzeria, Fred è così tirchio che
farebbe pagare anche a me, nonostante sia sua socia. Intendevo in un
vero ristorante, senza animatroni assassini o proprietari spilorci.
Ti va?»
«Certo,
ma non è che abbia molti soldi con me, solo quelli di oggi»
Mike
aveva speso tutti i bigliettoni rubati al tipo ricco in scommesse sui
cavalli.
«Non
ti preoccupare, possiamo pagare a mezzo»
«...»
«...
… … Okay, okay, posso pagare io»
Mike
sorrise, e Claire si chiese che razza di cavaliere facesse pagare la
damigella.
Camminarono
per un po' insieme, alla ricerca di un posto dove andare a cena.
Bernard
squadrava gli animatroni rintontiti con un'idea in testa.
«Ragazzi,
come va?»
Chiese
Fred dando un paio di colpi al suo corrispondente robot.
«Uh,
sì, non male... ehy, non mi toccare»
Freddy
si scansò, incrociando le braccia con indignazione.
«Uff...
ancora quella storia?»
«Siete
voi ad aver iniziato. Non siamo stati noi a far sparire quei bambini,
te lo abbiamo ripetuto 100 volte»
«E
se posso permettermi – aggiunse Foxy massaggiandosi la testa –
non credo che andasse fatta una tragedia così grande su quel morsino
dell'87»
«Anche
se non l'aveste fatto a posta, resta il fatto che abbiate ucciso ben
dodici guardie»
Si
lamentò Fred.
«...
facendoti risparmiare una settimana di paga»
Concluse
Freddy, aggiustandosi il fiocchetto come per dimostrare di non essere
attento.
«Be',
questo è vero... ma uno era un mio bis-bis-bis cugino, e poi non è
una bella cosa uccidere gente a caso solo perché vi va»
«Era
solo per farvi capire che non abbiamo bisogno di guardie che ci
controllino come baby-sitter»
«Se
le lasciavate in pace, poteva darsi che prima o poi le avrei
licenziate e voi sareste stati nuovamente liberi. Non ci avete
pensato?»
Brontolò
Fawkes, ammutolendo tutti.
«Dai
su, ragazzi – Bernard entrò nella discussione – che ne dite di
fare pace, una volta per tutte?»
Gli
animatroni e i colleghi lo guardarono curiosi.
«E
come pensi di poter far ragionare questi zucconi?»
Chiesero
in coro gli animatroni riferendosi ai camerieri e i camerieri agli
animatroni. Bernard ragionò per qualche istante, poi esclamò:
«Oggi
c'è una festa in paese. Per farci perdonare di avervi assillato...
vi lasceremo uscire dalla Pizzeria»
Fred
lo bloccò subito.
«Cheee??
Sei impazzito? Se combinano un casino sono io che finisco in galera!
E poi... se si scaricassero? A riportarli qui di peso ti ci voglio
vedere!»
«Io
non sono mai stata fuori di qui»
Iniziò
Chica con voce sognante.
«Vorrei
tanto vedere il mondo di fuori...»
«Tutti
noi lo vorremmo»
Annuì
Bonnie.
«...Solo
se promettete di non far male a nessuno, di non combinare disastri e
di non spaventare la gente, così da riguadagnarvi la nostra fiducia»
Concluse
Bernard. Fawkes non disse nulla, Fred iniziò a brontolare in tutte
le lingue del mondo e gli animatroni annuirono all'unisono. Quindi
erano 6 contro uno, più un astenuto, e avrebbero vinto se Fred non
avesse esclamato:
«Questa
è la MIA Pizzeria, quindi il mio voto vale per tutti e voi 6! E
siccome sono il capo, anche se è pareggio decido io e la mia
decisione è NO»
Ma
Gordon attraversò la parete e fece la sua comparsa nella stanza:
«Sì,
ma noi siamo sette contro di te, non sei»
«E
poi sull'insegna c'è il mio nome, il mio voto deve valere
almeno il doppio»
Si
lamentò Freddy.
«Sì
ma anche Fawkes è con me, e lui siccome è il più figo di tutti
vale due. Pari di nuovo»
Si
giustificò Fred. Fawkes non stava minimamente dando ascolto.
Dalla
parete sbucò il musetto di Goldie, che balzò nella stanza, si mise
seduto come un cagnolino e alzò una zampa.
«Ora
siamo otto contro di te, Fred»
Pronunciò
con voce da soprano.
Gordon
lo guardò con preoccupazione.
«Dove
hai imparato a parlare?»
«Be
– rispose il cosetto sempre con voce da cantante d'opera – io ho
sempre saputo parlare, sei tu che non mi hai mai chiesto nulla»
«Giusto,
hai ragione»
Fred
era rosso in faccia dalla rabbia.
«Sì
ma... non è giusto! Non potete uscire dalla Pizzeria! Non...»
Ma
non fece in tempo a finire che tutti si erano già dileguati.
Miracolosamente
Mike era sfuggito alle grinfie di Jeremy. Se ne stava seduto al
tavolino al lume di candela del ristorante vicino ad una piazza dove
sarebbe passata la parata. Claire si era presa una pregiata orata con
contorno di caviale, e Mike un cheesburger. Alle 9 passò la banda, e
sfilò di fronte ai tavoli: c'era chi suonava la tromba, chi i
tamburi, chi lanciava in alto delle aste con le bandiere, chi
danzava, chi saltava, chi era finito lì per sbaglio e non sapeva
come andarsene, c'erano tizi mascherati, maschere tiziate,
animatroni dai movimenti realistici, a forma di animali... ANIMATRONI
A FORMA DI ANIMALI???
Mike
saltò sulla sedia, rovesciando il cheesburger addosso alla compagna,
che urlò dallo spavento rotolando giù dalla sedia. Nella parata
c'erano chissà come Freddy, Bonnie, Chica e Foxy a suonare trombe,
flauti, tamburi e Bonnie che andava a ritmo col triangolo. Mike
iniziò a correre dalla parte opposta della parata, quando gli
animatroni lo scorsero:
«Guardate!
Mike!»
Urlò
Bonnie.
«Andiamo
a salutarlo!»
Claire
rimase in terra a guardare la scena, mentre Mike si dava da fare per
superare il record mondiale di velocità per le strade di Brooklin.
Gli animatroni volevano scusarsi ma Mike non comprese i loro gesti
affettuosi e corse più veloce che poté svitando di inciampare tra
quelli della parata. Ma in fondo alla parata, a sfilare su un carro a
forma di soldo gigante c'era Jeremy, con le sue due cameriere
abbracciate.
«MIKE!
Guarda guarda, proprio te cercavo!»
Mangle
balzò sul poveraccio come una furia, lo trascinò sul carro e lo
gettò ai piedi del padrone.
«Ora
fa' quello che mi avevi promesso: puliscimi le scarpe con la lingua
vestito da pinguino mentre canti “Ooooh macarena” e fai il
giocoliere con 4 arance, 8 chicchi d'uva, 17 pomodori e un uovo di
cioccolata»
Mike
stette per gettarsi sotto il carro quando Toy Chica lo trascinò ai
piedi di Jeremi inchiodandolo in terra.
«Non
dirai sul serio! Pensavo stessi scherzando... è fisicamente
impossibile: non esiste un costume da pinguino della mia taglia»
Brontolò
Mike.
«I
patti sono patti, cugino. Ed ora, tira fuori la lingua»
Minacciò
Jeremy premendogli un piede sopra il muso.
Ma
in quel momento l'occhio di Mike scorse una roba rossa sull'angolo
della strada: era la Ferrari di Jeremy, accesa, con le chiavi
inserite e senza autista! Mike balzò in piedi, tirò fuori il lazo e
lo usò per afferrare un lampione e dondolarsi alla Tarzan verso
l'auto: atterrò precisamente al posto di comando, ma siccome non
aveva la patente e non sapeva guidare iniziò a premere tasti e
pedali a caso fino a che non partì. Sgommò arrotando un paio di
spettatori alla parata, ma pace, tanto il mondo è sovrappopolato
pensò Mike. Proseguì correndo sui marciapiedi, inseguito dalle
guardie dell'ordine, in cerca di Claire: aveva deciso che l'avrebbe
portata via con se in Brasile per vivere per sempre felici e
contenti. Eccola! Era lì, in mezzo alla folla... Mike si precipitò,
ma si scontrò contro Bonnie e prese il controllo della macchina, poi
però riuscì a raggiungere la ragazza e rapidamente la infilò nel
bagagliaio, per poi andare in retromarcia e scappare da tutto quel
trambusto, verso il Brasile.
Era
l'alba, Mike aveva continuato a guidare verso lo stato del Brasile,
ripassando a mente i nomi dei suoi cugini per non fare una brutta
figura. Poi si ricordò che nel bagagliaio era chiusa Claire, quindi
l'aprì e ne saltò fuori Freddy, vestito da donna.
«Hey,
bellezza... ti va una schweppes solo io e te?»
Mike
lanciò un urlo talmente forte da far alzare in volo tutti gli
uccelli della regione, poi diede uno spintone a Freddy e proseguì
verso l'infinito e oltre, e forse, chissà, verso una nuova,
stupidissima avventura.
FINE
Commento
Non
ho nulla da aggiungere... spero vi sia piaciuta come storia! Vi
aspetto ai due capitoli extra e alle prossime fic, ciao!
|
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Capitolo 11 *** Il Morso dell'87: Extra 1 ***
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Era
il lontano 1987, per quanto possa sembrare impossibile all'epoca la
Pizzeria era famosa e ricca: ogni sera il locale straripava di gente
e bambini – no, dico, letteralmente, non c'entravano erano troppi
per cui alcuni giorni Fred e co. Erano costretti a mettere dei tavoli
fuori per farci stare la gente, anche in mezzo alla strada tanto se
venivano schiacciati cosa poteva importare? Bastava pagassero – e
le tasche di Fred straripavano di soldi. Non c'era alcun omino viola
in circolazione a rompere le Pokéball e gli animatroni non avevano
ancora preso l'abitudine di ammazzare la gente.
Quella
sera si festeggiava il compleanno di una bambina, e quindi c'erano
ancora più bambini del solito.
«Ciao
bambini»
Li
salutò Freddy quando tutti ebbero preso posto a tavola.
«Pronti
per giocare?»
«Emm,
non pensi che prima debbano mangiare?»
Chiese
Chica.
«Tu
pensi solo a mangiare, e poi ti lamenti che sei più larga che lunga»
Ribatté
offeso Freddy. Una valanga di risate li sommerse in meno di mezzo
secondo.
«Senti
chi parla, ciccione»
«Hey!»
Bonnie
intervenne:
«Secondo
voi è più grasso Freddy o Chica?»
Tutti
gli indici si sintonizzarono verso Freddy, che sbuffò, indignato,
lanciando il microfono a terra:
«Odio
questo lavoro!»
Poi
si ritirò nelle sue stanze – ammesso che avesse delle stanze,
sennò si ritirò nello studio di Fred – nero in faccia. Bonnie e
Chica fecero spallucce:
«Freddy
è molto permaloso, non fateci caso... tra un po' tornerà
sicuramente per fare un po' di baldoria»
Detto
questo, Claire (tale e quale a come sarebbe stata tra una decina di
anni, dal momento che i proprietari per qualche strano motivo non
invecchiavano mai) portò le pizze, e subito i bambini iniziarono a
scannarsi tra di loro per accaparrarsi la pizza più grossa.
«Ah,
che angioletti!»
Commentò
la ragazza prima di andarsene. Chica e Bonnie si scambiarono
un'occhiata, poi decisero di intervenire prima che si uccidessero.
Divisero “gli angioletti” e ad ognuno diedero uno spicchio di
pizza GRANDE ALLO STESSO MODO. Poi per la festeggiata, siccome era la
festeggiata, e si sa, alla festeggiata spetta la fetta più grossa,
venne data una pizza intera. E gli altri bambini la guardarono male
per tutta la festa. Ma vabbé, andiamo avanti.
«E
adesso che avete finito di mangiare, che facciamo?»
«Ballate!»
Urlarono
in coro i bambini. Chica iniziò a ballare e Bonnie prese dei piatti
e iniziò a fare il giocoliere, riscuotendo un enorme successo quando
scivolò e cadde di culo, rompendo tutti i piatti, e scaturendo una
risata generale. Di tanto in tanto Bernard andava a controllare che
non ci fossero incidenti, per poi tornare a servire piatti agli altri
clienti.
Ad
un certo punto della serata, nella pizzeria arrivò un tipo dai
capelli rossi, con due occhiaie scure sotto gli occhi.
«A,
Jeremy, eccoti qui. Come ti ho detto... Foxy è un po' agitato in
questi giorni, non vorrei combinasse danni. Facci attenzione tu»
Gli
spiegò velocemente Fred spingendolo nella stanza dei bambini, dove
Bonnie e Chica stavano ingaggiando una lotta usando i piatti come
scudi e i grissini come lance. Jeremy si portò da una parte,
osservando attentamente che non succedessero incidenti.
«Ora
che facciamo?»
Chiese
Chica trionfante mentre si mangiava il suo grissino, seduta sopra un
Bonnie sconfitto.
«Facciamo
un puzzle!»
Propose
un bambino ciccione. La festeggiata, che stava ancora mangiando la
sua pizza (più grossa di lei) annuì, e Bonnie urlò a qualcuno in
un'altra stanza:
«Mangle!
Vieni qui!»
La
porta dello sgabuzzino si aprì e una roba accartocciata iniziò a
strisciare per terra:
«Che
c'è?»
Poi
si accorse dei bambini dagli sguardi demoniaci:
«Oh,
NO!»
Mise
la marcia indietro e strisciò a tutta velocità dentro lo
sgabuzzino, chiudendosi a chiave.
«Uh,
be', meglio lasciare perdere Mangle. Che ne dite se troviamo tutti
gli insulti possibili per Freddy?»
Chiese
Jeremy, appoggiato al muro. I più annuirono, ma la bambina con la
megapizza brontolò:
«No,
io voglio vedere il pirata, il pirata! Voglio Foxy!»
«Sicura?
Foxy in questi giorni è un po'... stanco»
Cercò
di spiegare Jeremy, ma la bambina non volle sentir ragioni.
«Vado
a chiamare Foxy, allora»
Disse
Chica, andando in un'altra stanza. Dopo un po' si sentì sbraitare
con voce aspra:
«Dannazione
non vedi che mi sto vestendo? Arrivo, accidenti, arrivo tra un
attimo!»
E
Chica uscì, bianca in volto come se avesse visto un fantasma, o
peggio, un ENDOSCHELETRO SENZA COSTUME.
«A-Arriva,
aspettate un secondo...»
Un
secondo preciso dopo la porta si spalancò e con un balzo da far
invidia a Super Mario Foxy atterrò sul tavolo in mezzo a tutti quei
mocciosi dalla vocetta insopportabile.
«Arrh!
Ben'arrivati, figlioli! Siete pronti per imbarcarvi sul mio vascello
e partire alla ricerca di tesori nascosti?»
«CERTO!»
Risposero
in coro, tranne la bambina che cercava ancora di finire la pizza.
«Allora
andiamo, scansafatiche! È ora di diventare veri pirati!»
Tutti
si alzarono per seguire la volpe dentro il Covo dei Pirati (una sorta
di scenario in miniatura raffigurante una barchetta con tanto di
bandiera nera dove entrava solo Foxy, un paio di scialuppe, dei
cannoni funzionanti e diversi bauli pieni di monete di cioccolato e
sciabole di carta stagnola). La bambina cercò di seguirli con la
mega pizza, inciampando più volte. Chica e Bonnie andarono a
scambiare quattro chiacchiere con Jeremy:
«Allora,
come va?»
«Mh,
be', va'. Perché Foxy dovrebbe essere agitato in questi giorni? Mi
pare quello di sempre»
«Be',
ha litigato con Fawkes l'altro giorno, e quello dopo con Freddy. È
nervoso, tutto qui»
Jeremy
annuì poco convinto.
Foxy
stava ballando la macarena alla piratesca quando un bambino lasciò
cadere un remo per terra.
«Hey,
tu! Hai appena lasciato cadere in mare uno dei remi per la barca, sei
impazzito??? ANCHE TU sei destinato a finire in mare!»
Foxy
afferrò il piccinaccolo per le gambe e lo sbatté violentemente
contro il pavimento, di faccia. Questo si massaggiò il naso
sanguinane, senza proferir lamento, sputò un dente e iniziò a
ridere.
«Foxy,
sei impazzito?»
Lo
brontolò invece Jeremy.
«Potevi
ucciderlo!»
«Naa,
i bambini sono fatti di gomma... e poi si diverte, guarda!»
«Fallo
un'altra volta e io ti giuro che dico a Fawkes di spegnerti»
Sopra
la testa della volpe apparve la tipica aureola da angioletto, e il
pirata giurò solennemente di non arrabbiarsi più con i bambini. In
quell'esatto momento, la bambina dalla pizza enorme gettò a terra
quello che era rimasto del suo piatto:
«Questa
pizza fa schifo!»
Urlò,
e tutti ammutolirono.
«Questa
giornata è schifosa! È un compleanno schifoso in un posto schifoso
con degli animali schifosissimi! Non ci voglio più stare, voglio
andare a casaaa!!!»
E
iniziò a frignare in modo insopportabile. Tutti si tapparono le
orecchie, tranne Foxy rimasto imbambolato alla parola “questa pizza
fa schifo” e Chica, svenuta per lo stesso motivo. Il corpo della
volpe iniziò a fremere, esili nastri di fumo uscirono dalla sua
testa e dalla bocca:
«Nessuno....
può.... insultare.... la pizza... NESSUNO!»
Jeremy
avrebbe voluto fare qualcosa, ma non ebbe il tempo. Foxy balzò verso
la bambina, spalancando le fauci.
Freddy
si era appena finito di aggiustare i capelli che troppo tardi si era
ricordato di non avere e il fiocchetto, e quando sentì l'urlo si
stava spruzzando il profumo rubato a Fred.
«Che
diamine...!»
Lasciò
cadere la boccetta di profumo, e corse nell'altra stanza. Una scena
orripilante gli si parò di fronte agli occhi: seduta in terra,
terrorizzata, se ne stava la bambina che compiva gli anni. Accanto,
Foxy stava divorando la sua pizza.
«Foxy!!!»
Urlò.
«Come...
hai potuto!»
Era
severamente vietato toccare le pizze dei clienti. Foxy sarebbe morto
per questo. Nella stanza accorsero Fred, Claire, Bernard e Fawkes,
spaventati dall'urlo.
«Cosa
sta succedendo qui...!!! Come... com'è successo??»
Foxy
si rese conto troppo tardi di aver ancora in bocca mezza pizza, la
sputò e si portò in piedi:
«Emm,
io... ha detto che faceva schifo, ma a me sembra buona»
Cercò
di giustificarci.
«Ci
farai chiudere così!»
Sibilò
esterrefatto Fawkes.
La
bambina continuava a mugolare cose come “la mia pizza” “volevo
mangiarla io” “mio padre lo verrà a sapere!” “volpe
cattiva”.
E
da quel giorno Foxy venne punito incollandolo per i piedi al
pavimento del suo Covo, la bambina non fece più compleanni nelle
pizzerie e il Freddy's iniziò ad andare in crisi...
Commento
… ma
la batosta finale giunse con la scomparse dei 5 bambini! Purtroppo,
questo è il capitolo più brutto che abbia mai scritto. Non avevo
grandi idee per il Morso, ma state certi che coni 5 bambini che
posterò a breve compenserò questo penultimo cap non molto
divertente. Spero che l'abbiate apprezzato lo stesso, vi aspetto
all'ultimo capitolo!
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Capitolo 12 *** I 5 bambini scomparsi: Extra 2 ***
taglia/modifica
La
festa di domenica era stata un disastro. Dopo il rapimento di Freddy,
gli altri animatroni erano andati nel panico, poverini, e siccome le
loro menti erano piuttosto limitate, mentre correvano urlando per
tutta la città d'istinto rapivano gente varia infilandola in un
costume scomodissimo apparso dal nulla. Lunedì metà Brooklin era
infilata in un costume, e l'altra metà stava cercando di tirala
fuori. Gli animatroni erano tutti in castigo.
«Vi
abbiamo permesso di andare a giro per la città, e voi cosa fate?
Incastrate le persone dentro delle tute!»
«Emm...
non so cosa mi sia preso, improvvisamente ho iniziato a non vederci
più...»
La
giustificazione di Foxy non servì a nulla.
«Adesso
la pizzeria chiuderà definitivamente! E tutto per colpa vostra,
dannati aggeggi! Sarebbe stato meglio se non vi avessimo mai
costruito!»
Urlò
Bernard. Questa era un insulto grosso. Era come dire ad un figlio
“sarebbe stato meglio se tu non fossi mai nato”. La reazione fu
la solita: Bonnie e Chica andarono in funzione “cry” Foxy iniziò
ad urlare di rabbia.
«Non
dire così, Bernard!»
Lo
rimproverò Claire abbracciando il pollo giallo.
«Non
è stata colpa loro»
La
porta si spalancò, e, trascinando una gamba, entrò il rottame di
quello che un tempo doveva essere stato un orso, forse.
«Ugh...
olio, ho bisogno di olio...»
Freddy
cadde a terra, esausto. Indossava ancora qualche brandello di
vestito.
Fred
si avvicinò con una bottiglia d'olio fresco.
«Bevi,
prima di morire!»
Fawkes
si meravigliò:
«Olio
extra vergine d'oliva? Ti senti bene, Fred? Quell'olio costa un
botto, lo usi solo per le pizze di chi paga tanto»
«Costerebbe
di più il carro attrezzi per portarlo via»
Spiegò
il tirchio indicando la carcassa di Freddy.
«G-grazie...»
Mugolò
lui afferrando la bottiglia e bevendo tutto in un sorso.
«E
comunque, presto chiuderemo. Non ha più importanza risparmiare il
condimento migliore: se non lo usiamo andrà a male»
Freddy
si alzò, con le giunture cigolanti, poi iniziò a sfilarsi il
vestito da donna.
«Che
brutta esperienza! Arrivare fin qui a piedi non è stato per niente
facile!»
Borbottò.
Claire
sospirò e si sedette ad un tavolo, pensierosa.
«Stai
bene?»
Chiese
Chica. Lei annuì, poi ci ripensò e fece “no” con la testa.
«Ho
perso tutto, la pizzeria, Mike... che senso ha la mia vita adesso?»
Mugolò
appoggiando la faccia sul tavolino.
«Posso
mettere fine alle tue pene»
Disse
Foxy tirando fuori dalla tasca una bruttissima maschera di Freddy.
«Hey,
dove hai preso quella faccia??? Era la maschera di mio padre!»
Brontolò
Freddy guardandola meglio.
«Tu
non hai un padre, Freddy»
«Oh.
Giusto»
Claire
scosse la testa, poi continuò a mugolare. Prima che Foxy mettesse
via la maschera, Bernard si avvicinò e gliela strappò di mano:
«Mi
fai vedere una cosa? Perché queste maschere dovrebbero essere
letali?»
Ci
guardò dentro, e scoprì che la maschera era piena di coltelli,
scuri, spade, spunzoni, trappole per orsi e addirittura un filo
interdentale molto tagliente. Oh, e un coltellino svizzero.
«Wow,
interessante... chi ha dimenticato qui dentro tutta questa roba?»
Si
chiese, ma siccome era più insignificante della sua mascotte
corrispondente nessuno lo udì.
Freddy
invece iniziò una chiacchierata col Capo:
«Senti,
Fred, mi spieghi una cosa? Perché sono anni che la gente non viene
più alla Pizzeria e voi continuate a darci la colpa di cose strane
che non ricordo nemmeno siano accadute?»
Fred
sospirò, poi congiunse le mani preparandosi a fare uno di quei
lunghissimi discorsi da presidente che facevano crescere la barba
anche alle donne:
«Il
fatto è che la pizzeria è diventata famosa grazie a voi, ma anche
grazie a voi si è fatta una bruttissima reputazione. Partendo dal
principio, Foxy e quel dannatissimo morso iniziarono a spaventare la
clientela: le persone iniziarono ad avere paura che la loro pizza
sarebbe stata mangiata da uno di voi e quindi temevano di spendere
per niente. O peggio, spendere il doppio per farsene fare un'altra.
Io infatti mai avrei dato loro una pizza gratis, eh! Comunque,
apparte quell'incidente, ci fu un periodo nero quando le docce
smisero di funzionare e siccome spostarvi dalla pizzeria a casa mia
o, che so, di Bernard per lavarvi sarebbe stato stressante e costoso,
per la benzina (e poi dubito sareste entrati nelle nostre docce),
steste mesi interi senza toccare acqua. Puzzavate come carne rancida,
accidenti»
Qui
Fred lo interruppe:
«E
mica ci s'aveva colpa noi? E comunque il nostro naso è solo per
bellezza, non possiamo sentire gli odori, cosa poteva fregarcene?
Avresti potuto distribuire nasini gratis ai clienti»
«No,
troppo costosi. E poi, senza il profumo della pizza, il piatto perde
mezzo sapore e poi si sarebbero lamentati che non erano buone, come
pizze. Ah, be, approposito, chiudemmo per un annetto proprio per la
qualità scarsa delle pizze, ricordate? E ci toccò assumere quei
tizi italiani... mandarono tutto allo sfascio. Anche questo contribuì
a peggiorare la nostra reputazione. Poi ci fu la botta finale, quella
che ci condannò a centinaia di multe e denunce: quei cinque
mocciosetti spariti nel nulla»
Freddy
e compagnia si irrigidirono, assumendo strane espressioni.
«Cinque
mocciosetti? Quali...?»
Comandò
Chica con voce incerta.
«Quelli
che molta gente dicono che vi siete mangiati»
«Ma
Fred, che dici, noi digeriamo solo pizze, come faremmo a mangiare dei
bimbi grassi? E anche se potessimo, stai scherzando? Tutto
colesterolo, voi umani non siete cibo salutare»
«Questo
spiegherebbe perché sei grasso»
«Io
sono grasso perché mi avete costruito così!»
Sbuffò
Freddy.
«In
pratica, dalla scomparsa di quei bambini, la pizzeria ha avuto un
collasso. Ancora oggi nessuno sa che fine abbiano fatto. Adesso,
ditemi, che fine hanno fatto? Ormai chiuderemo, quindi non ci devono
essere più segreti in questo luogo»
Freddy,
Chica e Bonnie si scambiarono occhiate incerte. Poi Foxy si fece
avanti.
«Te
lo spiego io, Fred. Tutto iniziò quella sera, quando per una volta
mi era concesso togliermi la colla dai piedi...»
...il
locale era stranamente pieno, grazie all'astuzia di Claire (non
approvata da Fred) di fare uno sconto speciale per via della finale
di Baseball: “pizza + bibita con TV inclusa 15 $”. E siccome
quella sera anche le tate erano tutte a guardare la finale, i poveri
genitori si erano dovuti portare dietro i marmocchi urlanti, e pagare
il doppio perché i bambini non erano inclusi nella promozione. Per
intrattenerli, gli animatroni avevano organizzato uno spettacolo
stupefacente con tanto di Marjhuana inclusa, tant'è che tutti i
bimbi giravano per i corridoi cantando canzoncine sconce e sbattendo
contro i muri.
«Mi
sa che gli umani non reggono bene le canne»
Osservò
Foxy mentre una bambina attorcigliava Puppet Master (all'epoca
lavorava ancora lì prima di trasferirsi a lavorare per Slanderman
sostituendolo quando questo andava in vacanza al mare, d'estate) con
la forza di Hulk, ricavandoci un bel pupazzetto a forma di cagnolino,
come si fa con i palloncini. Freddy saltò giù dal palcoscenico,
batté le mani e esclamò a gran voce:
«Chi
vuole fare un gioco?»
Tutti
i bambini gli accorsero in contro, come i piccioni quando aspettano
le briciole di pane.
«Che
ne dite se giochiamo a nascondino tutti insieme?»
Un
“sììì” generale si alzò dalle gole dei ragazzini.
«Chi
cerca?»
Domandò
Chica.
«Bonnie,
perché è insignificante!»
Ridacchiò
Foxy.
«Facciamo
scegliere i bambini!»
Lo
contraddisse Freddy.
«Allora,
bambini, chi deve contare?»
«Tu
perché sei brutto!»
Gli
risposero in coro. Lui rimase a guardarli con sguardo vago e la bocca
mezza aperta, con un'espressione da baccalà. I colleghi si misero a
ridere cercando un posto dove nascondersi. Freddy, dopo mezz'ora di
“esserci rimasto male” mise il muso e si mise a contare.
«...99...100!
Pronti o no, arrivo!»
Per
prima cosa aprì la tenda del Covo dei Pirati. Foxy sussultò:
«Come
hai fatto a trovarmi? Dannato te, vai in c...»
Ma
in quel momento si sentì uno strano cigolio e il lampadario si
schiantò al suolo, con Bonnie ancora attaccato.
«Eh
eh... ciao ragazzi...»
Tutti
e tre andarono in cucina, aprirono la scatola da asporto per pizze
più vicina e accartocciata dentro ci trovarono Chica, che mormorò
un “accidenti!”, per poi uscire allo scoperto stirandosi ben
bene.
«Chi
manca?»
«Mancano
le quindici pesti»
Disse
Foxy.
Iniziarono
a cercarle. Man mano che andavano a vanti, trovarono i bambini
incastrati in ogni angolo possibile (sotto la scrivania di Fred,
dentro una tuta da Chica, nella scatola di The Marionette, nel
palloncino di quel rognoso di Balloon Boy, dentro la pizza di un
cliente, sotto una mattonella, dentro una lampadina...) e quando
ebbero finito di rovistare anche nella biancheria di Bernard (cosa
che Bernard non apprezzò) si arresero all'idea di aver trovato solo
dieci dei quindici bambocci.
«Su,
la pizzeria sta chiudendo, andatevene!»
Incitò
Fred accompagnando i bambini all'uscita. I genitori, probabilmente
sotto l'effetto del rosmarino che non era rosmarino finito per
sbaglio nelle pizze, non si ricordarono di essere genitori e i cinque
bambini non vennero più trovati.
Gli
animatroni li cercarono per altre tre settimane, per poi arrendersi
all'idea di averli persi per sempre. Forse erano stati rapiti da quel
tipo viola che ogni giorno passava davanti alla pizzeria, volenteroso
di entrare man che Fred non faceva mai venire dentro perché sapeva
che era un barbone peggio di Mike e non aveva soldi per pagare.
«Vuoi
dire... che quei bambini si sono nascosti così bene che non li avete
mai trovati?»
Sbuffò
Fred, sorpreso.
«Esattamente»
«Ma...
non vi sarebbe bastato dire “Tana libera tutti”???»
Dalla
rabbia diede un colpo al muro, e delle voci sconosciute esclamarono:
«Finalmente!»
Da
dentro la credenza dove veniva tenuto lo zucchero (inutile per le
pizze) uscì un tipo sulla ventina, che per entrare in quel buco era
diventato letteralmente quadrato, e quindi si stiracchiò riprendendo
man mano la sua forma antropomorfa:
«Avevo
proprio bisogno di stirarmi»
Poi
da dei fili della corrente scoperti uscì una ragazza dai vestiti
troppo stretti per la sua età, che si lamentò che i fili erano
proprio scomodi. Dal menù per le pizze (immutato dall'inaugurazione
della Pizzeria) balzò fuori un'altra ragazza, un po' più grande,
sputacchiando qualche pezzo di foglio. Poi da un corridoio arrivò un
tipo giovane con una barbetta rada e dalla penna del taschino di Fred
ne uscì un altro.
«Buongiorno»
Salutarono
con noncuranza. I camerieri erano completamente bianchi in faccia.
«Ah,
abbiamo vinto noi, visto Freddy?»
Disse
la ragazza più piccola appoggiandosi alla parete del “libera
tutti”.
«Approposito,
dov'è Pherb?»
Dalla
cucina arrivò Goldie, trotterellando in modo amabile. Poi una
cerniera iniziò a passarli per la schiena e dal costume uscì un
tipo grasso e grosso gridando:
«Mi
sono nascosto bene, eh?»
Per
poi andare dagli amici.
«Be',
grazie di tutto. Ci siamo divertiti, a presto!»
Disse
quello più giovane. E con noncuranza uscirono dalla pizzeria in fila
indiana, sotto gli sguardi stupefatti dei proprietari.
Commento
…
per
tutti quelli che mi chiederanno “cosa ti sei fumata”... non lo so
x'D! Ringrazio il mio migliore amico per alcune idee, soprattutto per
la caramel dansen, che, come mi ricorda Crax, non è giapponese
ma svedese!
Ora, è tempo di ringraziarvi tutti, che avete seguito la mia storia:
per prima cosa, ringrazio quel santo del mio best che, nonostante non
sopporti FnaF, mi abbia aiutato parecchio e si sia puppato tutti i
capitoli x'D Poi ringrazio Crax,
che anche lui non so come faccia a sopportarmi! Iniziamo con i
recensori. Un ringraziamento a BabyScaryDOLL_01,
che ha recensito ogni capitolo, così come Shinichi_chan,
grazie mille a entrambe. Poi passo a Ludwigthekiller,
che più volte mi ha minacciato di morte x'D Grazie a te e a Foxy per
le scenette epiche che improvvisi nelle tue recensioni! Poi... la mia
amica ClarinetPeach,
che nonostante non ami il fandom si è letta qualche capitolo, e
anche Daisy_Princess_2003,
che ha recensito nonostante preferisca le altre mie storie di Mario.
Concludo con NikkaDiRiso,
che ringrazio ancora perché ha detto di stimarmi molto xD E per
ultimo, digifan08,
che ha detto che questa storia è geniale! Grazie ancora a tutti voi,
e anche a coloro che non hanno recensito! Se qualcun altro lascerà
dei commenti, sappiate in anticipo che ringrazio anche voi!
Adesso
vi lascio con un ultimo dialogo:
Fred
guardò suo fratello, studiandone l'espressione:
«Ehy
Gordon, va tutto bene?»
«Uh?
Sì, non preoccuparti»
«Sei
triste per aver scoperto che il tuo animaletto era un tipo
mascherato?»
«Ah,
no, non preoccuparti, lo sapevo già. Tra tutti quelli che ho, lo
riconbbi subito che era un falso»
«Tra
tutti quelli che hai???»
Sette
musetti coccolosi, a forma di orsetto-cagnolino si affacciarono da
dietro la schiena del fantasma, ognuno di uno dei sette colori
dell'arcobaleno, completamente sbrilluccicanti.
«In
fondo si sa, non è tutt'oro quel che luccica. Goldie sembrava fatto
di pirite... questi perlomeno sono autentici»
Canticchiò
mentre i cosetti balzavano in terra seguendolo attraverso il muso.
Fred continuò a fissare quel muro per parecchi giorni.
Vi
ringrazio ancora, alla prossima fan fiction!
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