Midnight Sun

di Malia_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** A prima vista ***
Capitolo 3: *** Lezione di biologia ***
Capitolo 4: *** Irritazione ***
Capitolo 5: *** Silenzio ***
Capitolo 6: *** Emozioni inaspettate ***
Capitolo 7: *** Libro aperto ***
Capitolo 8: *** Incidente ***
Capitolo 9: *** Spiegazioni promesse ***
Capitolo 10: *** Contro tutti, contro me stesso ***
Capitolo 11: *** La notte ***
Capitolo 12: *** Invito ***
Capitolo 13: *** Gelosia e possibilità ***
Capitolo 14: *** Esci con me? ***
Capitolo 15: *** In mensa ***
Capitolo 16: *** Teorie ***
Capitolo 17: *** Gruppo sanguigno ***
Capitolo 18: *** Affinità e bisogno ***
Capitolo 19: *** In macchina ***
Capitolo 20: *** La caccia ***
Capitolo 21: *** Ninna nanna ***
Capitolo 22: *** Port Angeles ***
Capitolo 23: *** Avviso ***
Capitolo 24: *** Ristorante ***
Capitolo 25: *** Nuova Teoria ***
Capitolo 26: *** Paura ***
Capitolo 27: *** In macchina ***
Capitolo 28: *** Non m'importa ***
Capitolo 29: *** Questo è un errore ***
Capitolo 30: *** Senza di te ***
Capitolo 31: *** Agonia ***
Capitolo 32: *** Sfida: cosa dirai? ***
Capitolo 33: *** Quanto ti piace? ***
Capitolo 34: *** Effetto adolescenza ***
Capitolo 35: *** Continua tentazione ***
Capitolo 36: *** Complicazioni ***
Capitolo 37: *** Sei tutta la mia vita, amore ***
Capitolo 38: *** Domande ***
Capitolo 39: *** Incontrollabile ***
Capitolo 40: *** Peluche ***
Capitolo 41: *** Il giorno prima ***
Capitolo 42: *** Il primo appuntamento ***
Capitolo 43: *** Radura ***
Capitolo 44: *** Radura (2) ***
Capitolo 45: *** Ragione e istinto ***
Capitolo 46: *** La prima notte insieme ***
Capitolo 47: *** Esigenza ***
Capitolo 48: *** I Cullen ***
Capitolo 49: *** In camera ***
Capitolo 50: *** Conoscenza e bacio ***
Capitolo 51: *** La caccia ***
Capitolo 52: *** Addii ***
Capitolo 53: *** Angelo ***
Capitolo 54: *** Impasse ***
Capitolo 55: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


oila

E' stata una decisione difficile scrivere questa storia.. perchè non è affatto facile interpretare Edward quindi.. l'immaginazione vola. Questo però è solo l'inizio.. per fortuna... :-P Malia

Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore
tenace come gli inferi è la passione,
le sue vampe son vampe di fuoco.
Le grandi acque non possono spegnere l’amore,
né i fiumi travolgerlo.

( Dal cantico dei cantici)

 

Prefazione

Non avrei mai pensato che un giorno qualcuno potesse essere disposto a capire qualcosa di me.
Non avevo mai avuto nulla al di fuori di me stesso, della mia musica e forse della mia famiglia. 
Ho vissuto ogni giorno della mia non-vita tra luci oscure e ombre nitide, 
senza pensare, senza credere che le cose avrebbero potuto prendere una piega diversa, illudendomi di poter fare a meno dell’amore. 
Eppure ora so.. ho paura.. paura di perderla per sempre. 
Sono terrorizzato all’idea che lui possa farle del male e corro, corro pregando che il tempo per una sola volta, una.. possa essere dalla mia parte. 
Sapevo che sarebbe stato meglio che io non mi fossi avvicinato a lei, non si sarebbe trovata così facilmente di fronte alla morte. 
Ma non ero pentito di quella scelta, perché nella morte mi era stata offerta una dolce visione e io, 
come uno sciocco, l’avevo afferrata, stretta a me, senza più essere in grado di lasciarla andare. 
Questa non può essere la fine di tutto, non finchè ci sarò io a proteggerla.

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Capitolo 2
*** A prima vista ***


Allora.. AVVERTENZE: Questo non pretende di essere l' Edward Cullen della Meyer.. ero già ricca. eheheh.. E poi.. se ci sono delle somiglianze credo sia normalissimo, ho utilizzato Twilight e seguirò quella linea con qualche aggiunta dove la Meyer magari tace o declina.  Speriamo possa essere di vostro gradimento!! :-)))) Malia

Io intanto ringrazio chi ha commentato: GRAZIE!!! Sulla fiducia praticamente..
Stella Del Sud: Grazie tesoro.. sei una delle mie fan più assidue e ora per fortuna anche una mia cara amica! O almeno spero! non voglio deluderti.. non ci tengo. Anzi.. (ANSIA)
saraligorio1993: Saretta.. ma chi si sente.. che novità.. anche tu sempre al mio fianco!! Me commossa.. eheheh :-P
Potterina1993: Ciao aiutante privata!! E se non ci fossi te a leggere.. intanto posto questo poi qualche idea mi verrà speriamo..!!! GRAZIE!!
Black_DownTH: Ciao.. devo dire che ti sei basata molto sulla fiducia. E' molto pesante questa come storia.. spero di non deluderti. Speriamo!!
cassandra 287: Dici che è un' idea stupenda??? Speriamo che tu non cambi idea dopo il primo capitolo. Vediamo dai.. aspetto con ansia.





A prima vista.



Noia.. come ogni lunedì mi ritrovai a braccia conserte sul banco dell’aula di spagnolo. E come ogni giorno, ogni lentissimo giorno, mi sentii trasportare da quei sentimenti di disgusto verso il mondo circostante. Monotonia..Le mie mattinate? Cadenzate da ritmi “normali”, immobili, o forse il termine adatto poteva essere, sì.. “privi di senso”.. la scuola era probabilmente il luogo della mia eterna sopportazione perenne. Sbuffai alla ricerca di qualcosa di minimamente interessante. Fuori dalla finestra l’aria umida di Forks non ammetteva anomalie e le nuvole sembravano voler indicare che di lì a poco sarebbe scoppiato un temporale, sorrisi.. l’atmosfera frizzante della mattina poteva essere profondamente rinfrescante se ad accoglierti durante la tua folle corsa nel sottobosco ci fosse stata la rugiada. Dopo una caccia gratificante però.. Fastidio..era ormai da ore che cercavo di distogliere l’attenzione dalle mille voci che quel giorno rendevano gli umani immensamente insopportabili, chiedendomi cosa ci fosse nell’arrivo di una nuova alunna di così esaltante. “Paese che vai, impiccione che trovi..”. Il destino di quella poveretta forse avrebbe dovuto farmi pena, assaltata da un branco di imbecilli incuriositi, ma.. poco me ne importava di faccende che non riguardassero me, me, me e la mia famiglia. Sospirai scocciato.. odiavo l’affollarsi di quelle menti dentro la mia, soprattutto quando rendevano i miei giorni comuni da studente così irritanti. “ Uff.. sarebbe stato meglio rimanere a casa oggi”. Era più di una settimana che quella marmaglia indistinta non faceva altro che parlare, chiacchierare, pensare e persino sognare ad occhi aperti l’arrivo della figlia dell’ispettore di polizia Swan. Atteggiamento patetico.. tipico degli esseri umani. Aspettative di vita.. a che pro quando non sapevano esattamente cosa aspettarsi da quella ragazza. Di nuovo le loro teste vorticarono nella mia cercando di distogliermi da.. da..già da cosa? Tutto era terribilmente monotono, anche la lezione. Simulai uno sbadiglio..divertito. “Sicuramente so lo spagnolo meglio del professore..”. Sorrisi mentalmente..quel poveretto si azzardava poche volte a lanciarmi occhiate torve a causa della mia disattenzione. Avrebbe mai potuto competere contro un plurilaureato? E poi io ero uno dei fratelli Cullen, accuratamente da evitare agli occhi di tutti. E come avrebbe potuto non essere altrimenti.. gli umani percepivano la nostra pericolosità, non la riconoscevano, ma la sentivano, perciò si tenevano alla larga. Eravamo vampiri. Mi portai una mano tra i capelli spettinati, socchiudendo attento le labbra e inspirai con studiata lentezza cercando di apparire il più possibile normale.. tornai a guardare fuori. “Decisamente più interessante di ciò che c’è dentro, sicuramente più intelligente”. Non disprezzavo gli umani, semplicemente li ignoravo come loro ignoravano me. Sapevo quanto la loro vita potesse sembrare preziosa ai loro occhi, così breve e fragile, e certo non l’avrei disturbata proprio io imponendomi sul loro cammino. Ero capace  resistere al loro sangue.. ero bravo, o meglio ero abituato, tanto da poter sopravvivere ai morsi della sete. Ormai per me non era quasi più un problema, potevo controllare le mie reazioni: la gola secca e bruciante, l’eccessiva salivazione, il veleno aumentare di quantità all’interno della bocca .. tutto sotto stretta sorveglianza. Poiché io avevo scelto. Ero stato io a volere questo della mia vita, forse per sentirmi meno mostro.
Il suono della campana mi riportò bruscamente alla realtà e io mi diressi verso la mensa ricongiungendomi con i miei fratelli.
- Che lezione edificante..- ridacchiò Emmett ironicamente.
Come dargli torto. Una mente limpida la sua, anche troppo per i miei gusti.. ma noi eravamo nettamente superiori a quel livello di istruzione elementare.
Camminai al suo fianco ignorando gli sguardi delle ragazzine che si scostavano da noi mentre imboccavamo il corridoio. “Alla larga arrivano i Cullen..”. Pensava Em divertito, avanzando con passo da divo.
Sorrisi divertito a mia volta.. di fan ne avevamo abbastanza, forse troppe, e fortunatamente la loro adorazione si fermava agli sguardi. Almeno quella esplicita.. odiavo i loro pensieri sfacciati su di me più di ogni altra cosa. Una tortura.. doveva essere un incubo per loro sognare ad occhi aperti di poter poggiare le labbra sulle mie, di potermi toccare e accarezzare, non certo il desiderio più importante della loro breve esistenza. Ovviamente, però, al momento opportuno sapevano scostarsi..quello era l’importante. Di fronte ad un vampiro non si può fare nient’altro che indietreggiare.. anche se eravamo coscienti di sembrare affascinanti e sensuali ai loro occhi. Esercitavamo un certo fascino tre loro e spesso poteva tornare utile, decisamente..
Ci ricongiungemmo a Rosalie che afferrò la mano di Emmett gentilmente e gli sorrise innamorata.
Disgustoso.. poteva essere adeguato alla mia sensazione? Meglio tralasciare. Rose aveva la mente completamente vuota.. ossia vuota di logica, pensieri prettamente femminili privi di spessore, anche se la sua personalità era infinitamente acida.. per nulla sopportabile. Quei due erano perfetti per stare insieme.. senza dubbio. Continuammo ad avanzare verso la mensa quando davanti a noi sbucarono Jasper e Alice, anche loro a lanciarsi sguardi di intesa.
Com’è andata Edward? Chiese Alice.
“ Mpf”. Ridacchiai.. i suoi pensieri erano totalmente concentrati su Jazz, come sempre. Raro che li schiodasse, ogni sua mossa era totalmente concentrata su di lui e sul suo poco autocontrollo. L’ultimo di noi ad aver accettato di non nutrirsi di sangue umano.. era sempre sofferente, insoddisfatto.. ma l’amore profondo che lo legava a lei era in grado di fargli superare qualsiasi cosa. E Alice non era da meno, la sua mente si concentrava nel prevedere qualsiasi cosa potesse riguardarlo, da brava veggente si interessava completamente all’uomo che adorava.
Poverino è spacciato.
Formulò Emmett e io mi lasciai andare ad una risata cinica.
Entrammo in mensa tra gli sguardi diffidenti e adoranti degli studenti. Ma quel giorno non eravamo noi l’attrazione da circo per fortuna, ma Isabella Swan. Sospirai quasi felice.. un’altra mente dallo spessore inesistente. Ultimamente Forks ne faceva ghiotta collezione..
Prendemmo i nostri vassoi del pranzo, ovviamente come copertura, e ci andammo a sedere al nostro solito tavolo.
- Allora che pensano della nuova arrivata?-.
Fece Em mostrandosi interessato.
Alzai gli occhi distrattamente e lo fulminai. “Che discorsi”.
- E’ carina.. ha grandi occhi nocciola, le labbra carnose, guance tonde e viso angelico.. ah è pallida..-.
Avevo parlato con tono concitato, imitando i maschi assatanati che le erano corsi dietro. I miei fratelli risero accasciandosi sulle sedie. Alice mi sorrise calorosamente e tornò a guardare il suo adorato amore. Non ci feci tanto caso e scossi la testa tornando a guardare in basso.
Edward Cullen..
Mi voltai di scatto al suono del mio nome e fissai involontariamente il mio sguardo in quello nocciola di un volto nuovo, mai conosciuto.. dal mento fino e dalle guance leggermente tonde. I capelli castani le scendevano lunghi sulle spalle, la fronte corrugata, il viso dal pallore candido macchiato da un rosso appena accennato a causa del sangue che l’aveva fatta arrossire.
“Mhh..Bella..”.  Perché era così che aveva detto a tutti di voler farsi chiamare.
Ma non era stata lei a pronunciare il mio nome. No.. era stata Jessica Stanley.
“Mamma che compagnia si è scelta..”. Ricordavo ancora quando quella ragazza aveva cercato di avanzare pretese su di me..non era stata una mossa tanto intelligente.
Non abbassai lo sguardo, ma tentai di afferrare qualche suo pensiero, non perché fossi incuriosito, certo che no, probabilmente solo per consuetudine.
Ma da lei.. il nulla.
Mi voltai allora, chinandomi leggermente sul fianco e concentrando la mia mente su Bella.. niente. “Che scherzo è..”. Lasciai che la maschera da umano perfetto lasciasse il posto ad un’immensa frustrazione, corrugai le sopracciglia perfette e mi isolai per poter afferrare meglio qualcosa provenire da quella ragazza. Eppure mi sentivo bene, ero in piena forma anche se non andavo a caccia da due settimane, come era possibile che non riuscissi a sentire nessun pensiero venire da lei? Per la prima volta in vita mia cercai di capire ciò che dicevano con il mio udito. “Quanto è deprimente..”. Contrassi impercettibilmente le mascelle.
Fu allora che Emmett si chinò verso di me.
- Le hanno già raccontato di noi?-. Annuii, i Cullen non potevano certo passare inosservati e la loro storia di figli adottati dal dottore, medico della città, risultava particolarmente altruista agli occhi umani, un gesto molto caritatevole. Gli unici ad essere veramente fratelli secondo ciò che loro sapevano erano Rose e Jazz.
- E cosa ha pensato..-.
“ Già.. avrei voluto saperlo anche io..”.
Feci spallucce soprappensiero. Non avrei mai ammesso di non saper leggere ciò che Bella Swan pensava.
La mente dei ragazzi che le giravano intorno, invece, quella sì che mi infastidiva parecchio. Mike Newton sembrava un avvoltoio pronto a farsi notare in ogni momento, ma non era l’unico anche Eric Yorkie cercava un modo per saltarle addosso appena fosse rimasta sola, immaginava di poterle offrire il suo aiuto. I pensieri dei ragazzi erano particolarmente insistenti, ma anche le ragazze non erano da meno. La invidiavano.. erano gelose da morire perché il “fantastico” Edward Cullen aveva posato gli occhi su di lei e l’aveva fissata.
Chissà che cosa ci ha trovato di tanto particolare in lei.. Lauren Malloy se avesse avuto le unghie più lunghe le avrebbe sicuramente graffiato la faccia.
“Poverina..”. Mi ritrovai a pensare. Sussultai impercettibilmente.. che strano senso di protezione.
Quella creatura così pallida mi dava l’idea di non essere a proprio agio tra il chiacchiericcio coatto di quelle sue “amiche” e aveva scatenato in me la voglia di frappormi tra loro e difenderla. Le lanciai un’occhiata in modo da non farmi notare. Il rossore che le imporporava completamente le guance eteree era impressionante.. potevo notare persino il sangue che scorreva al di sotto. Gli occhi bassi e spaventati denotavano quanto fosse poco incline a stare in mezzo alla gente e quanto non le piacesse essere notata. Le sue mani non erano per nulla ferme, anzi.. tremavano quando si sporse leggermente per guardarmi imbarazzata. “E’ interessata a me?” Provai di nuovo a leggerla.
- Chi è quello coi capelli rossicci..-.
Ancora il nulla. Ispirai ed espirai per diminuire il mio fastidio. Ma non mi aiutò.
- Si chiama Edward. E’ uno schianto ovviamente, ma non sprecare il tuo tempo. Non esce con nessuna. A quanto pare qui non ci sono ragazze abbastanza carine per lui-.
La mente di Jessica formulava insulti verso il mio rifiuto.. non aveva affatto gradito la mia attenzione per la nuova. Non riuscii a trattenere un sorriso, ma puntai lo sguardo lontano apparentemente disinteressato. “Serpe..”. Ecco il termine giusto per definirla, la falsità fatta a persona. Probabilmente si sarebbe finta amica di Bella, solo per attirare l’attenzione su di lei.
Continuai a squadrarla pur non ritenendolo opportuno. Le sue labbra tenere si erano curvate in un sorriso e non potei esserne certo, ma sembrò che lei avesse notato anche il mio. Mi faceva sentire fortemente a disagio quella situazione.. mi mossi sulla sedia per cercare di rimediare a quell’interesse malcelato. Ero bravo solitamente a fingere di fronte agli umani, ma sarebbe stato difficile davanti ai miei fratelli non far trapelare il mio continuo puntare quella ragazzina.
Gli occhi nocciola, notai profondi, tentarono di girarsi completamente e darmi le spalle.
- Non dovremmo fissarlo così non sta bene..-.
Jessica storse la bocca infastidita E mica sono scema..dal canto mio mi dispiacque non poter ancora osservare le sue reazioni. Non era mai stato così difficile per me leggere qualcuno. La osservai ancora preso da una strana ansia. I capelli le coprivano il viso, ma nelle sue spalle curve potei notare agitazione. “Sta veramente male..”. Era buffa... decisi di provare a voltare ancora lo sguardo, giusto per vedere le reazioni del “branco” e quando lo feci, Jess strabuzzò gli occhi con odio scuotendo leggermente la spalla di Bella.
- Eih.. Edward Cullen oggi sembra non avere occhi che per te..-. E ancora invidia, ancora gelosia.. ancora voglia di prenderla a schiaffi.
Bella si riscosse portandosi le mani sulla fronte e poggiando i gomiti sul tavolo, mi fissò di nuovo, intimidita. Il sangue le tornò sul viso facendole accelerare il battito che come un tamburo arrivò alle mie orecchie. Tentazione.. mi accorsi che vederla arrossire mi faceva scorrere l’adrenalina veloce nelle vene. Cercai di non pensarci e l’istinto di protezione tornò prepotente a farmi visita. Che strana ragazza..sembrava un cerbiattino impaurito in una gabbia di lupi pronta a sbranarla. “Battuta infelice.. tu sei più pericoloso di loro..”. 
Era ora di andare.. ripresi ciò che avevo accuratamente fatto finta di sbocconcellare e lo riportai  indietro, percependo gli occhi fissi di quelle oche su di me.
Edward Cullen Edward Cullen Edward Cullen..
“Ora che lezione hai?”.
Pensò Alice prendendomi per un braccio.
- Biologia..-.
Jasper, Emmett e Rosalie erano studenti del quinto anno, mentre io e Alice fingevamo di essere più giovani.
“In bocca al lupo”. Mormorò ancora enigmatica.
Alzai un sopracciglio chiedendomi che intendesse dire, ma la sua mente tornò a concentrarsi unicamente su Jazz e io non le diedi molto retta. Sapeva essere molto distratta quando c’era in gioco la salute mentale del suo uomo. Per quanto mi riguardava la lezione del professore Banner era interessante quanto la mente della Stanley. “Due lauree in medicina e lui vorrebbe stupirmi..?”. Impossibile.
Entrai in aula focalizzando il mio posto e mi misi comodo. Un’ora di lezione assolutamente tediosa. Sparsi le mie cose sul tavolo.. sapendo già che nessuno si sarebbe seduto al mio fianco. E chi poteva essere così pazzo da sedersi vicino a un vampiro? Facevano bene a stare alla larga. Finalmente seduto, poggiai una mano sulla guancia e tornai a guardare fuori.
“Sta diventando il mio passatempo preferito fissare il nulla..”


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Capitolo 3
*** Lezione di biologia ***


Non pensavo ci sarei mai riucita.. veramente.. eppure sono qui con il secondo capitolo. WOWWOWOWOW..
Ringrazio le 12 persone che mi hanno aggunto tra i preferiti.. e anche le 12 che hanno commentato!!!! Non pensavo.. questa storia è parecchio impegnativa e io mi sto sforzando tantissimo per creare un Edward un po' diverso. Assicuro che non è facile..
Spero che gradiate.. io ci provo.. PARTECIPATE NUMEROSI.. certo se mi becco commenti negativi lo posso capire, quello che affronto è difficile.




Lezione di biologia.



Stavo rimuginando su me stesso da circa cinque minuti quando la mia mente fu attratta inevitabilmente dal suo nome.
Bella..
Mi voltai senza entusiasmo e notai con divertimento la gentilezza con cui Angela Weber le faceva largo per permetterle di respirare.. ridacchiai sotto i baffi.. la curiosità mieteva parecchie vittime in un piccolo paese come Forks. E dallo sguardo spaurito di quel cerbiattino immaginai che doveva averlo già scoperto da un po’. Sorrisi.. la Weber era troppo buona e troppo timida, pensava che la nuova arrivata fosse esattamente come lei, perciò le aveva fatto da cicerone. Chissà.. forse avrei scoperto anche io qualcosa in più su Bella, visto che molto probabilmente, anzi quasi certamente, avrebbe dovuto sedersi al mio fianco.. ragazza fortunata.. “A lezione con il vampiro”. Pensai abbassando il capo divertito e togliendo le pile di libri che occupavano il posto di fianco al mio.
Bella si destreggiò tra le fila dei banchi come se non avesse mai camminato in vita sua e non sapevo se scoppiarle a ridere in faccia oppure sorridere teneramente della sua goffaggine, ma qualunque cosa avessi in mente di fare venne spazzata via dall’improvvisa folata di vento che la intercettò arrivando verso di me. 
“ Oh Merda.. ”.
La osservai passare accanto a me mentre le mie mani distruggevano il banco stringendolo con troppa forza.. un ghigno di soddisfazione repressa si manifestò veloce sulla mia faccia. Sì..
“Ti voglio..”.
Bella mi lanciò un’occhiata terrorizzata quando i nostri sguardi si incontrarono per pochi istanti. Ma io non me ne curai, doveva esserlo.. doveva avere terrore di me perché non c’era nulla che l’avrebbe potuta salvare, né ora né mai. Se avessi saputo dell’esistenza di quella ragazza l’avrei cercata in capo al mondo per placare la mia sete, per affondare  i miei denti e lacerare quella tenera carne.
La vidi inciampare su dei libri e cadere malamente su un banco. Non la lasciai.. la osservai ossessivo con la coda dell’occhio.. i capelli castani le ricaddero davanti al volto coprendo il suo rossore e il sangue che le coprì l’imbarazzo mi eccitò da morire.
La gola ormai secca, il bruciore insopportabile.. il veleno mi impastava la bocca provocandomi l’acquolina. Non sarebbe mai esistito per me niente di più dolce del suo odore.. e del suo sapore. Cominciai a tremare di piacere.. “Vieni qui..”. 
Tornò indietro dopo aver salutato il professore e si sedette al mio fianco. La guardai famelico.. si chinò sul tavolo senza guardarmi con i capelli ancora di fronte al viso, rigida.. aveva assunto una posa ingobbita. Mi ritirai istintivamente sul bordo della sedia e contrassi i muscoli pronto all’attacco.
Lei ingenuamente si annusò i capelli, aspirando quel vago odore di fragola che emanava il suo shampoo.. peccato che non fosse quello ad aver attirato la mia attenzione. Ispirai forte il suo profumo e la frenesia si impossessò voracemente di me, il desiderio di nutrirmene divenne una necessità fisica insopportabile.
Mi sentii soffocare..
Immaginai di avvicinarmi a lei e scostarle quella massa bruna dal viso, lentamente chinarmi sul suo collo come per baciarla, quel collo bianco, pallido, dove il sangue avrebbe pompato caldo per me la sua linfa, solo per me. I miei denti avrebbero affondato in quella tenerezza aspettando di sentir scoppiare quelle vene, attendendo con ansia che quel bruciore, che come fuoco mi stava divorando, venisse placato dalla sua dolcezza, dai suoi gemiti di dolore. Deglutii..
Voltai il viso dall’altra parte desiderando ancora di poterle circondare le spalle con le braccia, stringerla a me con dolcezza e vederla sorridere.. sì.. e mentre i miei occhi l’avrebbero guardata con intensa smania il terrore si sarebbe insidiato nel suo cuore, avrebbe cercato di divincolarsi inutilmente ormai consapevole della sua fine e io l’avrei uccisa mitigando il mio bisogno.
“ Deve morire.. ora..”.
Lasciai il banco con estrema calma pronto allo scatto, ma fui conscio improvvisamente delle altre venti persone che occupavano l’aula. Come avrebbero reagito quando la loro compagna si sarebbe accasciata a terra dissanguata?
Cercai in fretta una soluzione per quel problema. Il mio respiro era eccessivamente ansante, avevo troppa sete. Vagliai tutte le possibilità.. l’unica e la più semplice da attuare sarebbe stato eliminarli tutti prima che uscissero dall’aula e poi avventarmi su di lei.
Ragionai cauto prima di attuare la mia carneficina.. studiai bene la disposizione della classe e il modo migliore per eliminarli il più in fretta possibile e poi mi sarei completamente dedicato a lei e alla sua paura.
“ Oh Bella.. non sai quanto io ti desideri”.
Tornai a concentrarmi su di lei annusando di nuovo il suo odore.. ma dove era si andato cacciare  quell’esserino così appetitoso durante tutta la mia insignificante vita di privazioni? Ottanta anni di non-esistenza senza mai poter annusare quella fragranza.. senza mai poterne gustare il sapore, dovevo assolutamente rimediare.
Smaniavo di sapere come sarebbe stato toccare quella pelle calda e diafana. Una lieve carezza e il suo sangue sarebbe dolcemente affluito  in lei.. era così facile poterlo scorgere appena al di sotto di quel biancore. Reclinai leggermente la testa all’indietro e uno spasimo attraversò il mio corpo. Smisi di respirare preso dal tormento e dalla frenesia.. e fu quello a salvarmi. Tornai abbastanza lucido da poter comprendere quello che avevo progettato di fare. E il disgusto verso me stesso affiorò, come l’odio per la mia compagna di banco.
“ Cosa ti fa credere che per te deluderei gli sforzi della mia vita?”.
Strinsi i denti e pensai intensamente ad un modo per resistere. Resistere.. resistere… dovevo cercare di imporre a me stesso quella scelta. C’era una possibilità.. non dovevo per forza ucciderla e nutrirmene, non aveva fatto nulla per meritarsi ciò che l’attendeva, era ignara, innocente e piuttosto sfortunata. Non era colpa sua se
 era la mia qualità preferita di sangue.
Decisi perciò di non respirare.. mi avrebbe aiutato a non sentire il suo odore.
Ma fu maledettamente difficile, perché il suo profumo aveva schiavizzato la mia mente e il mio corpo. Ingoiai la saliva.. ancora, ancora, ancora.. mi appoggiai sul tavolo con un movimento impercettibile e cercai sollievo nei miei pensieri. Guardai l’orologio appeso al muro con impazienza, 
una mezz’ora alla fine della lezione. Ce l’avrei fatta?
No, non ce l’avrei mai fatta. E perché avrei dovuto farlo.. era lì, vicino a me, pronta per me, tutto avrebbe potuto concludersi in pochi minuti, l’avrei avuta e tutto sarebbe finito, la mia sofferenza, la mia agonia… ma anche la sua vita.
No, non potevo permettermi di mettere fine alla sua esistenza, dovevo cercare di pensare a qualcos’altro che non fosse il bruciore, la sete, l’eccitazione che mi faceva vibrare e desiderare quel liquido vitale che le apparteneva. Ma così non stavo facendo affatto passi avanti.. decisamente no.
 “Edward forza.. rifletti..”.
Strinsi le mascelle più forte fino a farmi male e vagliai tutti i motivi per cui non avrei dovuto toglierle la vita.. era carina, magari simpatica, forse suo padre l’avrebbe aspettata a casa felice di poterla riabbracciare, avrebbero mangiato insieme, lei gli avrebbe sorriso e bla, bla, bla…  “ Uff..”, non c’era proprio verso.. lo sentivo pulsare nelle sue vene e chiamarmi a gran voce, voleva me, volevo che io me ne abbeverassi.
“ Ragazzina, smettila di agitarti..”.
Era scossa, la mia vicinanza la stava mettendo in ansia..giustamente.
La odiavo, la odiavo con tutto me stesso, con tutto il mio cuore. Perché lei voleva farmi perdere il controllo, voleva che io smarrissi me stesso solamente per un mero desiderio. Non poteva attrarmi in quel modo e continuare a rimanere agitata, avrebbe solo peggiorato le cose. Stupida..
Ero furioso, quel piccolo e insignificante essere era a dir poco banale, privo di un qualsiasi attrattiva, e non riuscivo a concepire il motivo per cui proprio “lei” dovesse avere quel potere su di “me”, io che per anni non ero mai venuto meno alle regole che mi ero imposto.
Guardai ancora l’orologio.. un quarto d’ora alla fine della lezione.
Irrigidii maggiormente il mio corpo, una statua di marmo pronta a spezzarsi e la guardai ancora. Mi lanciò un’ occhiata da dietro i capelli, confusa.. ma io non mi mossi, non cedetti, non ricambiai lo sguardo, ero pieno di rabbia e rancore.
“Maledetta..”.   
Strinsi maggiormente i pugni ormai chiusi sotto il banco.. le nocche mi fecero male, ma non mi importò, mi focalizzai sul tentativo di resistenza.
Mi guardò ancora chinando il capo e osservando i miei pugni serrati. Forse pensava che di lì a poco mi sarei avventato su di lei.. sfortunata e perspicace. Ma io non reagii ai suoi occhi curiosi, continuai accuratamente a non respirare. Ce l’avrei fatta.. in qualsiasi modo, ma ce l’avrei fatta.
“ Manca poco..”.
Non mi rimaneva che concentrarmi su ciò che in quel momento Bella poteva pensare di me, almeno mi sarei divertito. Probabilmente mi avrebbe considerato un maleducato.. in mensa l’avevo fissata insistentemente e ora la stavo evitando come se avesse la peste. E infondo non poteva immaginare quanto quel mio patetico tentativo di allontanarmi da lei avesse come scopo quello di salvarla. Avrebbe dovuto ringraziarmi.. e invece stava lì a lanciarmi occhiate scandalizzate sulla mia condotta.
L’ impulso di respirare per annusarla mi costrinse a frenare quei pensieri e deglutii nuovamente obbligando me stesso alla calma e al controllo.. non dovevo lasciarmi trasportare dall’ istinto altrimenti per lei sarebbe stata la fine e non sarebbe arrivata viva al suono della campana.
Mi voltai inconsciamente e rimasi imbambolato a osservarla. Si era accorta che la stavo squadrando? Forse sì.. perché si girò puntando i suoi occhi dritti nei miei e schiuse la bocca totalmente sconvolta. Le sue labbra morbide e carnose impallidirono e Bella si ritrasse come scottata da quello che lesse dentro di me.. cosa dovevo aspettarmi.. che mi saltasse in braccio e mi ringraziasse perché avevo gli occhi iniettati di sangue? Oppure perché avevo sventato il mio tentativo di sgozzarla?
“ Non guardarmi così..”
In quel momento la campana suonò e io mi alzai veloce dalla mia sedia dandole le spalle.. la ignorai  e  come un disperato mi fiondai verso la porta di uscita. Non feci neanche caso alla mia velocità..un grave errore che poteva attirare qualche sguardo indiscreto. Ma sinceramente non potevo occuparmene, dovevo pensare solo ad allontanarmi da quella fonte di guai.
Quando fui abbastanza sicuro di non percepirne più l’odore, cominciai di nuovo a respirare.. e mi sentii sollevato. Non potevo ancora crederci, non mi era mai successa una cosa del genere.. non ero mai stato sul punto di cedere di fronte al richiamo del sangue di un essere umano. Ma lei.. lei.. sapeva di tenero, dolce.. zuccherino. Irresistibile e assolutamente disarmante.
Decisi di saltare le restanti lezioni e aspettare i miei fratelli in macchina, non volevo far assolutamente sapere a nessuno quello che era successo. Solo all’idea di quello che avrebbe potuto pensare Emmett mi innervosii.. quel cretino. Aprii lo sportello della mia Volvo argentata modello S60R e mi rifugiai nel suo abitacolo, grato di quella protezione. Accesi la radio e le note di Debussy saturarono l’aria. Mi rilassai..
Come avrei dovuto comportarmi ora? Non potevo certo incontrare di nuovo Bella. E se fossi andato in segreteria per scambiare l’ora di biologia con un’altra lezione? L’idea mi sembrò piuttosto buona, fattibile, non mi sarebbe stato affatto difficile farlo. Per me un’ora valeva l’altra.
Riflettei di nuovo sullo sguardo innocente che mi aveva lanciato quella ragazzina.. era così spaurito, frastornato. Di nuovo mi sommerse quell’assurdo senso di protezione che avevo provato in mensa. Irrazionale.. ero stato sul punto di ucciderla e ora mi ritrovavo a volerla proteggere da me stesso.
“ La pazzia oggi è di casa Cullen..”.
Avevo paura.. per la prima volta in vita mia avevo paura. Scossi la testa cercando di allontanare quell’emozione. Non potevo permettermelo, io non potevo permettermelo. Non Edward Cullen, dentro di me non poteva esserci spazio per quel sentimento chiamato terrore, perché io non avevo mai fallito nelle mie intenzioni, né avevo mai rischiato di poter cadere.
Scesi veloce dall’auto deciso a farla finita con quella storia e mi diressi verso la segreteria. Entrai chiudendo gentilmente la porta e mi preparai per la mia scenetta sensuale. Sarebbe stato impossibile  resistermi.

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Capitolo 4
*** Irritazione ***


Oh mamma.. ci credete che siamo arrivati al terzo capitolo pieno?? Io no.. questa fic come ripeterò all'infinito non è facile. Ho una paura.. infondo seguo Twilight non è che mi posso discostare troppo, do' soltanto una mia impronta alla faccenda (mhh.. però Malia aggiungerà delle cose). Spero di non deludere perchè ci tengo veramente troppo a questa fic e sono veramente troppo felice che 21 persone l'abbiano aggiunta ai preferiti e che soprattutto nei commenti voi mi incoraggiate a continuare e ad impegnarmi. E spero continuerete a farlo.. lo spero veramente. Mi piace troppo dedicarmi a questa storia lo ammetto.. e più di tutto qui i pareri contano, se vi piace vuol dire che è un successo. Perciò io ringrazio tanto chi ha commentato, ma proprio tanto. Malia
P.S. Spero di discostarmi un po' dall' Edward originale.. non è uguale daiiiii. Cioè.. è diverso. ( ok Malia non sa che dire)



Irritazione.

Entrai con passo sicuro e svelto in segreteria.. il sorriso stampato sulle labbra, lo sguardo seducente.
- Posso signora Cope?-.
La donna  si girò e mi guardò a bocca aperta.
Edward Cullen..
Sulle prime non mi rispose e io mi irritai terribilmente. Avevo fretta, fretta di spostare quella maledettissima ora, non volevo perdere inutile tempo con lei.
- Volevo.. ecco.. volevo chiederle un favore..-.
Ancora sorrisi.. maliziosamente.. e mi appoggiai al bancone che si trovava di fronte a lei, scivolandole vicino, sicuro di averla in pugno. Mi rilassai giocando d’astuzia..
No, non fare di questi pensieri. È giovane.. ma mio dio.. ma quanto è bello.
Spostai una mano lentamente verso di lei e reclinai la testa guardandola come se fosse stata l’unica donna sulla faccia della terra e il suo cervello andò in tilt.. il cuore aveva cessato di batterle normalmente saltellando impazzito.
- Dimmi, ragazzo, cosa posso fare per te..-.
A parte saltarti addosso se me lo chiedi.. no no.. troppo giovane, troppo giovane..smettila.
- Mhhh..-. mi avvicinai ancora, arrivando a sfiorarla e il suo corpo si irrigidì scosso – vorrei scambiare l’ora di biologia se le è possibile..-.
Peccato avrei potuto darti molto altro..
- Ah beh.. ecco Edward. Sai che non ci è possibile fare cambi di orario a metà anno scolastico..-.
“ Sposta quell’ora altrimenti non rispondo più di me..”.
Sorrisi ancora mellifluo, strappandole un piccolo gemito.
- Ma vede io ho molti problemi e..-.
Povero piccolo.. vieni ti consolo io..ma che stai pensando?Scema..
- Capisco.. ma non so proprio come poterti aiutare. Il professore non ti piace, forse non è di tuo gradimento il modo in cui insegna..?-
La voce della donna era instabile, malferma e io provai un forte disgusto.. se solo avessi avuto gli occhi dorati a quest’ora sarebbe boccheggiante sul bancone a guaire come un cagnolino ubbidiente.
- Va bene qualsiasi altra ora, sono disposto a tutto..-.
Non mi rimaneva che esagerare se volevo ottenere qualcosa di concreto dalla Cope, il mio tono si fece insinuante.
Oh io qualcosa l’avrei da farti fare..ogni notte.. Edward Cullen..
- Beh.. potrei.. ma..ma..-. mi guardava estasiata e io feci un sorriso birichino portandomi una mano tra i capelli e facendo finta di sistemarli.
“ Datti una mossa, sto perdendo la pazienza..”.
Potrei solo se accettassi di venire a letto con me..
“Neanche vivo..”. Pensai sentendo crescere l’angoscia. Stava mettendo a dura prova la mia resistenza..
Percepii la porta sbattere dietro di me. Qualcuno era entrato.. poco male avere degli spettatori, non mi curai affatto dei suoi pensieri o di chi potesse essere.. io avevo uno scopo ben preciso e non mi sarei lasciato distrarre.
- Qualsiasi ora non importa di che materia..la prego, lo faccia per me..-. Supplicai facendole sentire meglio il mio profumo.
Ma come diavolo fa ad avere un odore così arrapante un ragazzino di diciassette anni..?
Non c’eravamo proprio.. avevo decisamente esagerato. E lei continuava imperterrita a resistere.. non avevo dosato con la giusta calma e la giusta lucidità l’attrazione che lei provava nei miei confronti.
Sentii ancora la porta aprirsi e un’ondata di freddo arrivarmi alle spalle. E con il gelo anche un’altra fragranza decisamente più gustosa.
“ Cazzo”.
Lei.. il suo odore.. il suo profumo.. la sua pelle.. di nuovo.
Non mi voltai, ma mi irrigidii immediatamente sentendo la gola in fiamme e il corpo tendersi verso quell’esserino indifeso che si era appiattito al muro per non farsi vedere e non dare fastidio. La saliva cominciò ad inondarmi la bocca e di nuovo il veleno si impastò tra i miei denti, rendendo il mio tentativo di cambiare quell’ora inutile..
Mi girai improvvisamente, arrabbiato.. e puntai i miei occhi dritti nei suoi.. per questo non avevo avvertito nessun pensiero, perché Bella Swan era entrata in segreteria. Annusai ancora l’aria..
“ Mio dio.. ciao bocconcino”.
Avrei dovuto smettere di respirare, ma invece continuai imperterrito ad annaspare senza smettere di fissarla e di desiderarla. La vidi impallidire e dentro di me sorrisi felice.. la piccola bambi aveva paura di me. Mi aggrappai al bancone e feci forza su tutto il mio autocontrollo per girarmi ancora verso la Cope e parlarle.. ansimai disperato.
- Non fa niente..Mi rendo conto che è impossibile. Molte grazie lo stesso-. Mantenni un tono leggero, accelerato e mossi le mie gambe velocemente verso l’uscita.
Non la guardai, non dovevo guardarla.. se volevo salvarle la vita. E così feci.. mi sbattei la porta della segreteria alle spalle con impeto.
E lì.. da solo come un idiota provai ancora quell’intensa sensazione di sconfitta che mi irritò terribilmente. Perché.. perché non potevo percepire i suoi pensieri e perché non riuscivo a resistere al suo sangue? Chi era Bella Swan? Quel piccolo essere umano privo di significato alcuno che cercava in ogni modo di mettermi in difficoltà.. chi era lei per potermi fare questo? La odiavo.. la odiavo con tutto me stesso, con ogni fibra del mio essere.
Mi diressi ancora verso la macchina e aprii lo sportello con rabbia accasciandomi sul sedile. Avevo lasciato la radio accesa.. neanche la musica avrebbe potuto essermi d’aiuto in quel momento.
Ero solo..solo..
Per un attimo i suoi occhi nocciola tornarono a tormentarmi ma io li rigettai via disgustato.
“No..”.
Odio, rancore, rabbia profonda.. ecco cosa Bella riusciva ad ispirarmi.
 “Sei infallibile Edward.. puoi sentire le voci di tutti, ma chi può sentire la tua?”.
Ringhiai sbattendo la testa e le mani sul volante.. non mi piacevano quei pensieri. Non mi piaceva sentirmi così vulnerabile, così debole.
Non volevo dirlo a nessuno. Non l’avrei detto a nessuno, immaginai i volti delusi di Carlisle ed Esme e non lo sopportai. Stavo per uccidere una ragazza indifesa solo perché volevo il suo sangue.
Guardai il vuoto sconvolto.
Improvvisamente lo sportello si aprì facendomi sobbalzare.
- Eih.. Ed.. già in macchina? E che è successo?-.
Emmett si sedette a fianco a me, guardandomi interrogativo.
Perché hai fatto sega?
Non avevo proprio alcuna voglia di rispondergli, ci mancava solo il terzo grado quella mattina e poi la mia giornata sarebbe stata un completo schifo.
Rosalie, Jasper e Alice salirono dietro e fortunatamente si risparmiarono le domande.
Non andartene..
I pensieri di Alice mi colpirono come uno schiaffo. Sapeva..sapeva tutto. Anche di lei.
So che è difficile, ma non farlo..
- E cosa dovrei fare allora?-. Sbottai arrabbiato e cominciai la mia corsa folle verso casa.
Tutti mi guardarono come se fossi impazzito e io tornai a guardare la strada.
Affronta le tue paure..
- Cazzate..-. Ringhiai. Non poteva nemmeno immaginare quanto Bella mi attirasse, quanto la desiderassi. Soltanto pensare di poter respirare la sua stessa aria mi faceva aumentare la salivazione, dovevo stare attento ad evitare accuratamente qualsiasi fantasia su di lei per non avere la tentazione di andarla a cercare a casa per ucciderla. Proprio come un cacciatore che anela alla sua preda.
Rosalie si mise in mezzo acida – Qualcuno ci vuole spiegare?-.
Si può sapere che diavolo ti succede Edward? Pensò preoccupata.
I fratelli al completo avevano gli occhi puntati su di me. “Evviva..”.
- Non può resistere al sangue della nuova..-. Alice svelò finalmente il mistero e nell’abitacolo calò il silenzio. Le loro menti si svuotarono dallo stupore.
- Grazie..-. Mormorai rabbioso ingranando la quinta e sfrecciando tra le macchine.
E che problema c’è se ne fai fuori una su un milione? Ti fai troppi problemi..
Roteai gli occhi verso l’alto. Non avevo parole per esprimere Emmett. E figuriamoci.. non si era mai fatto troppi problemi a fare qualche strappo alla regola. Non me ne preoccupai..
- Vuole andarsene..-. Alice stava cercando forse di farmi perdere la pazienza? Ci era riuscita..
Mi dispiace Edward.. continuò provocando in me solo uno sbuffo scocciato.
Tutti protestarono, ma nessuno di loro riuscii a capire. Nessuno poteva realmente capirmi..
Di nuovo gli occhi nocciola di Bella affollarono la mia mente escludendo tutte le altre.. quelle pupille nocciola terrorizzate, piene di timore e vergogna.. ma anche di sorpresa. Non le avrei fatto del male.. non mi sarei mai perdonato. Era fragile quella ragazzina, troppo fragile.. e sfortunata. Incontrare un vampiro nella propria vita era un conto, ma scontrarsi con un’attrazione così potente significava avere destinata la morte, Bella Swan doveva ringraziare il mio immenso autocontrollo. Ripensai al suo sguardo interessato in mensa.. chissà cosa l’aveva spinta a guardarmi così apertamente. Non mi era sembrato il tipo da mettersi a lanciare occhiatine a sconosciuti..chissà.. non riuscire a leggerla mi frustrava. Cercai un modo per afferrarla, ma senza riuscirci. Considerando l’effetto che facevo a tutte le ragazze della scuola i suoi sguardi non dovevano stupirmi così tanto, eppure in lei non c’era stata malizia, mi aveva osservato con semplice e umana curiosità. Cosa aveva visto in me? Qualsiasi cosa avesse potuto vedere, ero certo che ora si era ampiamente ricreduta.
Pensi a lei?
Un’occhiata gelida allo specchietto centrale per fulminare mia sorella Alice mi diede l’opportunità di smetterla con quelle stupide congetture.
“ Bella Swan..”. Per un attimo la sua immagine mi balenò nella testa.
Fermai la macchina tirando pesantemente il freno a mano e scesi di corsa seguito dagli altri. Dovevo andarmene.. ma dove sarai andato? E sarei mai tornato? L’importante però era andare via di lì.
Tornerai..
Alice mi afferrò per un braccio e mi abbracciò inaspettatamente.
Ti voglio bene..sta attento. Tu sei il migliore di noi ricordalo.
Non le risposi..mi diressi verso la cucina dove sapevo avrei trovato mio padre e mia madre, o almeno, coloro che consideravo come tali ormai da un secolo. Sarebbe stato difficile confidare a Carlisle quella cosa.. ma ormai.. era diventata di dominio pubblico. Sospirai affranto. Ora riuscivo a capire Jasper e la continua ansia che provava nel dover resistere al sangue umano. Io ero terrorizzato.. non volevo di nuovo trasformarmi in un mostro. Entrai trovandoli immersi in una conversazione.
Carlisle mi sorrise.
- Devo parlarti..-. Dissi solamente.
Sul suo volto si disegnò un’espressione preoccupata e i suoi pensieri mi colpirono chiari.
Cosa è successo Edward? Sembri sconvolto..
- Me ne vado..-.
Alle mie parole Esme si alzò venendomi incontro, altrettanto apprensiva. Dovevo averli impensieriti con le mie parole, mia madre infatti non riusciva a capire.. era totalmente confusa.
Edward.. come puoi dire questo..
- Oggi a scuola stavo per uccidere una nuova studentessa..-. La interruppi.
Entrambi trattennero il respiro stupefatti. Sì, da non crederci.. che proprio io, secondo a Carlisle in autocontrollo, con due lauree in medicina, avessi sentito il bisogno di uccidere e fare mio un essere umano. Ironia della sorte.. prima o poi tocca a tutti e adesso anche ad Edward Cullen, ebbene sì.
- Spiegati..-. Mio padre fu paziente come al solito, non arrivava mai a conclusioni troppo affrettate, era il suo carattere e aspettò con ansia le mie spiegazioni.
- Bella Swan, la figlia di Charlie Swan, l’ispettore di polizia.. quando si è seduta vicino a me.. sono esploso. Ci è mancato poco.. beh.. ho deciso di andarmene-. Tagliai corto. Non volevo scendere nei particolari… volevo solo andare via, lontano. Avevo fretta.
Mi avrebbero fermato? Non lo sapevo. Esme mi osservò addolorata e si aggrappò al braccio di Carlisle che non battè ciglio.
Non ti fermerò.. non l’hai uccisa. Ti sei comportato bene..sono orgoglioso di te Edward e se pensi di non farcela.. va..
- Io mi fido di te..-. Aggiunse ad alta voce mio padre.
Dovevo aspettarmelo da lui, per questo lo ammiravo e lo consideravo una guida. Lo ringraziai con un sorriso che ricambiò onestamente. Mi mise una mano sulla spalla e mi accompagnò verso il salone.
- Tornerai vero?-. Esme ci seguì con questa domanda a fior di labbra alla quale rispose immediatamente Alice.
- Tornerà.. lo sa.. è forte-.
Mia madre allora sembrò tranquillizzarsi e mi abbracciò di slancio.
Ti voglio tanto bene..sei mio figlio, credo in te.
Mi sarebbero mancati tanto.. ma dovevo assolutamente riflettere, su me stesso e sulla mia confusione. Non ero così forte come credevano se quel giorno c’era mancato veramente poco che uccidessi qualcuno. Non ci pensai due volte.. senza guardarmi indietro presi le chiavi della mia macchina e uscii di casa verso una meta sconosciuta.
Qualsiasi luogo sarebbe andato bene, purchè lontano da lei.. Bella.

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Capitolo 5
*** Silenzio ***


Ed.. aiutami te che sono confusa.. signora Meyer non leggerò più il tuo midnight sun altrimenti non riesco più a capire niente. Eheheheh..
Torniamo a noi.. questo capitolo è parecchio introspettivo.. ma spero bello. Anche io l'ho fatto andare a Denali.. uff devo seguire Twilight.. anche se mi so stufata..aggiungerò dei capitoli (Malia già pensa... ). Vediamo che verrà fuori..per ora spero tanto tanto apprezziate.

P.S. GRAZIE a tutti quelli che hanno lasciato un commento e a coloro che hanno messo questa fic nei preferiti.


Silenzio.




Le distese di neve si allargavano infinite intorno a me cullandomi nella luce calante del crepuscolo e il mio viso coperto di candore e il mio corpo marmoreo vibravano di piacere a contatto con la natura ghiacciata della foresta. Solo.. l’odore di bagnato mi gonfiava i polmoni. L’aria gelida mi soffiava sulla fronte carezzandomi gentilmente e io vagavo con i miei pensieri nel vuoto di quel silenzio. Nessuna voce.. la mia mente si concentrava e si nutriva dell’essenza primordiale della natura. Solo.. potevo capire realmente il senso di tutto. Sospirai beato.. Denali.. Aprii gli occhi dorati chinando la testa e mi stupii profondamente di quanto potesse apparire maestosa e potente l’eternità del ciclo naturale al mio sguardo.
“Io e te Madre in un moto perpetuo che ci condanna”. Pensai beffardo. Madre Natura, bella quanto spietata con i suoi stessi figli.
Percepii l’odore degli aghi di pino forte nelle mie narici e per un attimo riuscii a non pensare a nulla, riuscii a non affrontare il peso che mi stava schiacciando da quando ero arrivato in Alaska. Camminai scalzo lasciando le impronte dei miei piedi sulla neve.. la stessa temperatura, lo stesso freddo. Ero nato per essere un assassino.. in fondo se avessi ucciso quella ragazza avrei fatto solamente ciò che la mia non-vita infinita mi aveva predestinato a fare.
“ Bambi..”.
Ridacchiai continuando la mia passeggiata. Di tutti i nomignoli che potevo aver dato ad “occhi nocciola” quello era sicuramente il più adatto. Inspirai ancora cercando di rimanere calmo.. Quello sguardo terrorizzato era radicato nel mio cuore e nella mia mente come una cicatrice indelebile.
Bella Swan.. una settimana a Denali e quello era l’unico pensiero coerente che ero riuscito a fare. Bella Swan.. insomma sì, un ragionamento difficile e altrettanto frustrante, pensai dandomi dell’idiota. Avevo imparato a memoria le caratteristiche del suo viso anziché dimenticarle, un applauso per Edward. Ripensai per la milionesima volta al primo giorno che avevo incrociato il suo sguardo.
Silenzio...
Nella profondità di quegli occhi avrei potuto annegare ne ero certo. Il vento mi scompigliò i capelli giocoso e io sorrisi di quel contatto inaspettato. Era così irritante non poter vedere cosa si celasse dentro quella minuscola anima umana.. ero abituato a sentirmi circondato da miriadi di voci fastidiosissime che parlavano e si lamentavano, eppure intorno a lei.. buio, nulla, assenza. Ogni giorno avevo vissuto sicuro che niente e nessuno avrebbe potuto sfuggirmi e colpirmi e invece..in un giorno solo, dopo più di un secolo, la maschera da vampiro infallibile che mi ero appositamente costruito era crollata miseramente per mano di una ragazzina dal sangue appetitoso. Dolce droga e ironia della sorte.
Silenzio...
Sospirai indispettito. Non ero infallibile.. e scontrarmi con due pupille in cui si rispecchiava il mio stesso silenzio era stato irritante.. Buffo.. quella bambina mi doveva la vita e invece probabilmente ora sarebbe andata in giro a sparlare di me come del più grande maleducato presente sul suolo di Forks. L’impavida impedita che sfotte ignara il suo predatore.. poveretta. La immaginai arrancare per arrivare a scuola e inciampare sui sassi, anzi no sui suoi stessi piedi, e una risata gutturale si librò nell’aria.. la mia. Mi portai una mano sul naso scuotendo la testa.. Bella dava la sensazione di essere un’ attira disgrazie.
Silenzio..
Doveva essere piuttosto fragile e cagionevole.. la carnagione pallida ne era un chiaro segno. Mi fermai e mi piegai sulle ginocchia guardando uno scorcio di terreno brullo non coperto dalla neve.. mi chiesi come riuscisse a sfuggire al mio potere. In quale modo poteva funzionare la sua mente se io non ero in grado di afferrarla? Portai la mano ad accarezzare la terra… non potevo dirlo con esattezza, né rimuginarci su sarebbe servito a molto, il problema da affrontare in realtà era un altro.
Resistere al richiamo del suo sangue.. Tremai al pensiero della sua fragranza ancora chiara dentro di me. “ Estasi..”. Se solamente l’avessi sfiorata.. “ Ahhhh..” Gemetti. Il mio corpo venne scosso da un ringhio di puro piacere nell’immaginare il sapore di quella carne tenera entrare in circolo dentro di me.
Silenzio..
Vidi il suo corpo appiattirsi sul muro della segreteria e i suoi occhi rabbuiarsi e terrorizzarsi.. il senso di protezione verso bambi tornò forte e mi lasciò confuso. Contemplavo il terreno imbambolato da troppo tempo e mi riscossi.. se volevo veramente aiutare Bella dovevo cercare di non rivederla mai più. Mi sarebbe dispiaciuto farla fuori, era solo una povera innocente capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato.. eh sì.. tra tutti i luoghi di un mondo gigantesco dove avrebbe potuto trasferirsi aveva proprio scelto Forks dove aveva trovato un vampiro che andava pazzo per il suo sangue e che aveva già cercato di ucciderla due volte nella stessa giornata. Fischiai.. “Signorina che fortuna..”. Risi ancora di gusto.. maledizione, dovevo essere disperato e invece riuscivo a vedere quanto il fato ci avesse giocato un brutto tiro, più a lei che a me veramente.
“ Occhi nocciola.. ma come fai ad essere così sfigata..”.
Silenzio..
Il vetro della mia anima sembrava essersi incrinato.. per la prima volta mi ero specchiato per quello che realmente ero. Fragile.. profondamente solo.. debole.. “umano”. Storsi la bocca in una smorfia sarcastica. Era stata lei a farmi specchiare in me stesso..? Bella prova.. Edward Cullen un vampiro vulnerabile e bisognoso d’affetto. Ridicolo.. ancora una volta i suoi occhi che mi fissavano incuriositi a mensa mi balenarono nella mente. Li aveva assottigliati cercando di cogliere cosa.. cosa voleva cogliere? Se per puro caso non gli fosse bastata la mia bellezza sovrannaturale per tenerla lontana da me, sicuramente le sarebbero bastati i miei occhi assetati di sangue che la puntavano famelici. Direi che come film horror poteva anche andare..se li sarebbe sognati la notte per  un bel po’ tenendosi alla larga da tutti gli uomini che l’avrebbero guardata famelici.. e in quella scuola erano già parecchi. Chissà che non le fosse servito a qualcosa.
Secondo me c’è di mezzo una donna..
“ Tanya..”. Mi voltai di scatto, trovando la vampira poco lontano da me che mi guardava incuriosita.
Sospirai.. pacchia finita..
- Nessuna donna.. ho solo bisogno di riflettere..-.
A me non la dai mica tanto a bere, da quando si scappa quando si ha bisogno di pensare?
“Da quando qualcuno vuole stare da solo e non vuole che nessuno gli rompa le scatole..”
- Tanya.. non c’è nessuna donna..-.
Sorridevi come un ebete..
Mi avvicinai a lei sorridendole con gentilezza, farla ragionare sarebbe stato inutile..
- Ti assicuro che avevo solo bisogno di pensare..-.
Annuì poco convinta.
- E hai trovato le tue risposte?-.
Bella domanda, estremamente calzante. Stavo girando intorno ai miei interrogativi, ma non avevo ancora provato a rispondermi.
Scossi la testa pensieroso.
- Edward.. il cervello in questi giorni ti si sarà fuso..-.
Ridacchiò e io risi con lei divertito. Già, non era lontano dalla verità. Si appoggiò alla mia spalla teneramente e la sua fronte toccò il mio braccio.
- Ma cosa ti fa preoccupare così esattamente..-.
Parlare con lei sarebbe stato inutile, non avrebbe potuto capire la mia angoscia. Ma decisi comunque di accennarle qualcosa.
- Hai mai avuto paura..?-.
“ Forse di romperti le unghie..”. Pensai tra me e me.
Scosse la testa.. immaginavo che non avrebbe capito.
- Però so come reagiscono gli umani quando hanno paura..-.
La guardai.. forse avevo afferrato il senso di quello che cercava di dirmi.
Alcuni esseri umani erano abituati a scappare dalle loro paure a non affrontarle mai, i codardi, altri invece stringevano i denti e cercavano in loro la forza per resistere alle difficoltà che la loro breve vita gli metteva di fronte.
Tu che farai.. codardo o coraggioso..
Riflettei sul suo pensiero. Non ero mai stato un vigliacco, a costo di essere sconsiderato, ma non mi ero mai considerato un codardo.
- Pensi che dovrei tornare adesso..?-. Le chiesi grato.
- Io credo di sì..-. Mi tolse la neve delicatamente da una ciocca di capelli e mi guardò contenta.
Non saprà resisterti..
Scoppiai a ridere ancora. Donne.. quando si mettevano una cosa in testa era impossibile far credere loro il contrario. L’evidenza per loro non era importante..
Ma almeno è carina..
- Oh sì.. ha due profondissimi occhi nocciola..-.
Sghignazzai.. e anche un buonissimo odore.. irresistibile.
Ma fino a dove vi siete spinti..
“ Esattamente al momento in cui il leone uccide l’agnellino indifeso terrorizzato”.
- Emmhh..-. Non si era accorta che avevo volutamente utilizzato un tono ironico.
Edward..??
- Non le ho mai rivolto la parola..-.
Feci bruscamente infastidito. E come avrei potuto.. sarebbe morta all’istante. Ma non avrei certo rivelato a Tanya la verità sul motivo di quella visita.
Inizia con un ciao.. di solito funziona..
“Ciao, agnellino, posso bere il tuo sangue?”. Un approccio più che ottimo per il primo appuntamento. Risi..
- Prova. Ti farebbe stare meglio parlarle..-. Tanya stava cercando realmente di impegnarsi e consigliarmi per il meglio. Apprezzai il tentativo.
“ Parlare con Bella..”.
Impossibile.. me la sarei mangiata prima che sue labbra carnose potessero dire “Ah”.
Immagina che io sia lei..
La fissai scioccato. La vampira bionda mi sorrideva teneramente e faceva finta di guardarsi intorno non conoscendomi.
Avanti Edward..
“ Semplicemente ridicolo..”. Scrollai le spalle e decisi di stare al gioco, anche se sarebbe stata poco probabile come cosa, poteva essere un modo simpatico per farmi sentire meglio.
- Ciao..-. Le dissi cercando di trattenete un sorriso alla sua reazione, che sussultò proprio come avrebbe fatto Bella se le avessi rivolto la parola.
Vedi? Non è poi così difficile..
- Il problema è il suo sangue Tanya...-. Mi morsi la lingua subito dopo. Non dovevo dirle nulla, non avrei dovuto. La vidi sorridere .. mi prese una mano tra le sue stringendola.
Sai quanti uomini seduco per divertimento, Edward? Se so resistere io perché non dovresti riuscirci tu. Se lei ti piace..
Scossi il capo, piacermi.. come poteva piacermi se a malapena potevo starle a cinquecento metri di distanza.
Fa come ti pare, ma secondo me ti piace.
- E da cosa lo dedurresti..-. Alzai un sopracciglio incuriosito dalle sue parole.
Mi guardò stranita.
Tu hai fatto tutta questa strada solamente per non ucciderla..qualcosa deve averti colpito veramente in lei. Se fosse stata un’altra.. te ne saresti fatto realmente un problema così grande? Pensaci..
Pensai a Jessica Stanley o a Angela Weber nei panni di Bella. Tutte e due già morte. La rivelazione non fu affatto di mio gradimento.
- Torna a casa guerriero..-.
- E’ un essere umano..!!- Urlai scosso, non potevo neanche pensarci senza stare male.
Alzò gli occhi al cielo esasperata, ma non parlò. Mi sorrise solamente e mi voltò le spalle.
Quando ti rivedrò?
- Non lo so..-. Sussurrai deciso. Provare a resistere.. solo provare.. e se non ci fossi riuscito sarei scappato ancora. C’era sempre una possibilità, dovevo solo scegliere. Io potevo scegliere.

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Capitolo 6
*** Emozioni inaspettate ***


Allora.. non ci credo.. ho finito anche questo capitolo. Sapete...? Questa fic è quella più difficile in assoluto.. ma anche la più interessante per me, mi mette più alla prova. Sono felice dei commenti veramente.. e vorrei ringraziare chi la segue. So che deve essere pesante, impegnativa, introspettiva.. non certo facile come lettura.. e me ne scuso se a tratti può sembrare esagerata o sbagliata. Insomma abbiate pazienza.. magari Edward fosse mio!! ahahaha.. Risponderei ai commenti.. ma ho da scrivere altre due fic. Perciò per ora vogliate perdonarmi se non rispondo ancora.. lo farò promesso. Con 4 fic in corso è difficile trovare il tempo.. sto cenando davanti al PC.. volete una cotoletta di pollo??? ahahaha..



Emozioni inaspettate..


Forks.. mensa.. pazzia.. stavo andando incontro a qualcosa che non ero sicuro di poter controllare. Eccomi seduto al solito tavolo, le solite facce, i soliti pensieri.. l’impeccabile Edward Cullen era riapparso nella consueta vita di tutti i giorni lasciando perplessi i propri fratelli che oramai pensavano al peggio. Quella mattina avevo poi accuratamente evitato ogni tipo di contatto con Bella, anche solo visivo, e mi ero concesso solo ed esclusivamente la pausa pranzo e l’ora di biologia. Ripensai alle parole di Tanya.. che Bella mi piacesse era fuori discussione, ma che mi incuriosisse sì.. avevo come l’impressione che la sua mente fosse profondamente diversa dalle altre ed ero tentato dalla possibilità che in lei si nascondesse qualcosa per me inafferrabile. “Occhi nocciola” mi dava la sensazione di essere molto di più di quanto non volesse apparire: il fatto che fosse timida e impacciata me ne dava conferma. “ Sta arrivando..”.
Il suo odore mi colpì come una palla da baseball in pieno viso e mi girai appena per guardarla entrare in mensa con passo malfermo. “Ciao piccolo Bambi..” pensai soffocando l’istinto di protezione che mi sommerse.. come la volta scorsa. Afferrai il bicchiere di fronte a me e feci finta di bere, ma ero nervoso e l’ansia mi stava divorando. Il suo profumo.. come avrei fatto a starle vicino durante l’ora di biologia? Alzai gli occhi e i nostri sguardi si incrociarono per un istante.. tremai, lei abbassò la testa timorosa e la mia occhiata ebbe come effetto quello di non farla mangiare.
- Non hai fame oggi?- le domandò Jessica, in realtà molto poco preoccupata.
- A dir la verità, non mi sento tanto bene..-. rispose flebilmente Bella.
Colpa mia lo sapevo.. Era a causa mia, perché ero tornato.. perché l’avevo guardata. Aveva paura.
Troppe cose mi frullavano in testa, sospirai amareggiato.
- Eih Ed..-. In pochi secondi mi ritrovai con una palla di neve sulla faccia.
“Emmett..” Scoppiai a ridere rilassandomi. Inutile pensarci ora… Molto probabilmente Bella credeva che io la odiassi e basta.
Siamo piuttosto distratti eh?
Em aveva ragione.. scrollai la testa dalla neve e tutti i miei fratelli fecero lo stesso. Non ero stato l’unico ad essere stato colpito.
- Sta lontano da me così pieno di neve.. chiaro?- Rosalie spinse via il suo amore che grondava d’acqua e rise spensierata della sua espressione triste e contrita.
Alice da parte sua evitava accuratamente Jasper, ma tentava di aiutarlo ad asciugarsi.
Povero amore mio..pensava dolcemente.
Scossi il capo divertito e mi misi le mani sotto al mento, ancora pensieroso. Mi erano mancati i miei fratelli, troppo, non avrei dovuto andare via. La mia famiglia mi faceva stare bene.
- Bella, cosa stai guardando?-. La voce di Jessica riportò bruscamente la mia attenzione su di lei.
Mi voltai.. Bella mi fissava senza timore e una strana sensazione si impossessò del mio corpo.. percepivo i suoi occhi osservarmi con attenzione e mi lasciai guardare scosso da leggeri brividi. Cosa vedeva in me? Ero troppo curioso di saperlo. I nostri occhi erano incatenati e nessuno dei due sembrava voler mollare la presa. Ero affascinato dalle sue reazioni, mi emozionavano.
Ma lei si riscosse e tornò a nascondersi dietro i suoi capelli, evidentemente non le era piaciuto essere colta in fallo. Ma io non la lasciai con lo sguardo, continuai a guardarla apertamente scatenando l’invidia delle sue amiche. Come sempre..
- Edward Cullen ti sta fissando..- bisbigliò la Stanley nel suo orecchio.
Il cuore di Bella perse qualche battito.
- Non sembra arrabbiato, vero?-.
Pensava veramente che fossi arrabbiato con lei? Aggrottai le sopracciglia e sorrisi.
“ Oh piccolo Bambi come sei dolce..”. Ghignai.
- No..- rispose sensatamente Jessica forse per la prima volta in vita sua – dovrebbe esserlo?-.
- Penso di non piacergli..-.
Strinsi il tavolo confuso. Non poteva minimamente immaginare quanto invece mi piacesse, anche troppo.. considerando la voglia di saltarle addosso ogni volta che mi stava troppo vicina. Certo non era proprio lo stesso concetto di “piacere”, ma comunque si stava sbagliando di grosso, non avevo nessun motivo per non sopportarla.
- Ai Cullen non piace nessuno… be’, non fanno proprio granchè caso agli altri per considerarli. Ma lui continua a fissarti-.
Avevo voglia di provocarla un po’, perché volevo capire cosa si celasse dietro quella vergogna. Fissarla mi piaceva, ai miei occhi lei era troppo buffa. Goffa, per nulla curata nell’aspetto, fuori moda, un caso disperato di attira disgrazie misto a impaccio. Insomma.. una vera calamità.
- Smettila di guardarlo..-. Fece Bella alla sua amica.
“ Già Stanley, non guardarmi, fa guardare lei..”. Pensai divertito dalla situazione. Almeno avrebbe capito che non ero furioso, che non l’avrei picchiata durante la prossima lezione di biologia.
“ Bella, Bella..”. Riflettei sogghignando tra me e me.
Ed.. terra chiama luna..
Emmett mi guardava con gli occhi sbarrati, mentre Rose mi ignorava con rabbia malcelata.
Quella ragazzina ti ha preso un sacco eh?
Sospirai preso in contropiede e non risposi. Se ne sarebbero accorti comunque.. ero tornato, avevo deciso di combattere, perciò..
Bella mi piace..
Alice mi prese la mano e mi sorrise.
“ Che..? Sta buona, tu corri troppo di fantasia..”.
La ritirai di scatto spaventato, ma mia sorella ridacchiò e non ci fece caso tornando a spostare la sua attenzione su Jazz, che aveva le palpebre socchiuse e mi fissava in silenzio.
Sta attento a quello che fai, non metterti troppo alla prova..
E aveva maledettamente ragione. Un passo falso e Bambi sarebbe diventata il mio prossimo pasto.
- Andiamo..?-.
Non ero pronto, non ancora.. eppure sapevo che sarebbe giunto presto il momento in cui avrei dovuto affrontare me stesso. La bestia in me che desiderava il sangue di quella ragazza. Dovevo controllarmi.. mi alzai più nervoso di prima e poggiai il mio vassoio come sempre. Cosa le avrei detto? Come mi sarei comportato?
Meccanicamente mi diressi verso la classe di biologia. Il tempo sembrò scorrere lento.. entrai in classe e presi posto vicino a lei. Non riuscivo a calmarmi. Provavo, ma dentro di me già pregustavo il momento in cui il suo profumo mi avrebbe solleticato le narici. E di nuovo mi lasciai prendere dall’immaginazione.. Bella seduta accanto a me con il collo scoperto, quel collo morbido e pallido che mi eccitava da morire. Quanto adoravo quelle vene che pulsavano sotto la sua pelle profumata, quanto godevo nel vedere il rossore salirle sulle guance e l’avrei fatta mia così.. sussurrandole parole gentili per poi affondare in quella dolcezza.
“ No..”. Mi dovevo riprendere.. niente fantasie su di lei. Niente.. mi imposi deciso.  Ma la mia gola non la pensava allo stesso modo. Pelle candida, corpo minuto, sangue dolce.. sapore divino.. “ Bella..”. Mi portai le mani sul viso cercando di risvegliarmi e ci riuscii.
Presi un respiro profondo, ma lei non accennò ad alzare gli occhi dai disegni che stava scarabocchiando.
- Ciao..- dissi con voce bassa, abbastanza alta però per farmi sentire da lei.
Ero abbastanza lontano? No.. ma almeno con uno scatto sarei potuto facilmente arrivare alla porta. Mi rivolsi comunque con il corpo verso il suo sentendo il veleno aumentare nella bocca e la gola andarmi a fuoco.
Alzò il viso e mi guardò stupita. Non si aspettava che la salutassi?
- Mi chiamo Edward Cullen- “ Ma che bravo, come sei impeccabile..”.- la settimana scorsa non ho avuto tempo di presentarmi. Tu devi essere Bella Swan..-.
Mi feci i complimenti per la mia maschera di perfezione, sembravo uscito da una rivista pronto per un’intervista. “Idiota..”. La mia parte però l’avevo fatta, adesso sarebbe toccato a lei rispondere almeno cortesemente.
- Co.. come fai a conoscere il mio nome..?.-
Inorridii.. “Cazzo..”. Errore.. il suo nome era Isabella, ma ero talmente abituato a sentirla chiamare Bella che non avevo affatto pensato alla cosa. Dovevo fare qualcosa immediatamente. Risi..
- Oh penso che qui tutti sappiano come ti chiami. La città intera ti stava aspettando..-. Speravo di aver distolto l’attenzione da quel piccolo errore, ma non fu così. Lei storse il muso, ma sembrò averlo notato in modo particolare.
- No, intendevo come mai mi hai chiamato Bella..-.
Si mosse leggermente sulla sua sedia e il suo odore mi arrivò forte per farmi girare la testa..ero tremendamente eccitato, ma per fortuna ancora sotto controllo. Ero confuso.. stordito..
- Preferisci che ti chiami Isabella?-. Feci marcia indietro, non sapevo esattamente come comportarmi. Era tremendamente difficile leggerla, impossibile comprenderla per me.
-  No, Bella mi piace- rispose lei- Ma Charlie – voglio dire, mio padre- quando parla di me, credo mi chiami Isabella: a quanto pare qua tutti mi conoscono con quel nome..-.
Ecco fatto.. fregato con le mie stesse mani. Di solito perfetto, mi ero trovato incastrato in quel gioco che ora rischiava di mettermi in seria difficoltà. “Bravo Edward, mi compiaccio della tua stupidità”.
- Ah..-. dovevo far cadere il discorso prima che fosse troppo tardi, e sperai che lei non provasse a riprenderlo.
Ma il professore fu di un tempismo perfetto e iniziò la lezione proprio in quel momento. Trattenni un sospiro sollevato. Respirare vicino a lei era quasi impossibile.. osservai gli strumenti sul banco con poco interesse. “Mitosi..”. Esperimento stupido, totalmente inutile. Cellule epiteliali di cipolla su vetrini.. potevo vedere la differenza anche senza microscopio. Mi avvicinai a quell’attrezzo e il profumo di Bella mi colpì ancora lasciandomi boccheggiante. “Non respirare.. forza”. Stavo mettendo a dura prova me stesso,ma non dovevo esagerare.
- Iniziate pure...- il professore diede il via alla mia agonia.
Guardai il microscopio come se fosse stato il mio più acerrimo nemico e lo spostai cautamente verso di lei..
- Prima le donne, collega?-. “Come siamo galanti.. e dopo le chiederai di ciucciarla un po’?”. Il sorriso che le lanciai fu sarcastico e divertito.  Stavo proprio uscendo di testa.. ok.. dovevo arrivare solamente a fine lezione. Mi feci coraggio.
Mi fissò non capii con che espressione, sembrava un misto tra perplessa e sognante. Mai visto qualcosa di più strano.. ma non accennò a rispondere. – Se vuoi comincio io..-. Alzai le sopracciglia interrogativo.
Il rossore che le imporporò le guance mi stregò, mai visto nulla di più bello in tutta la mia esistenza. Quelle guance rosee avevano un aspetto.. “ No.. fermati.. non dire appetitoso..”.
- No, faccio io..-. Rispose sbrigativa afferrando gli attrezzi sul tavolo. La vidi osservare il vetrino con attenzione.
- Profase..-. La guardai stupito..troppo veloce, mi stava prendendo in giro? Ero incuriosito. Eppure sembrava sicura. Guardai il vetrino di sfuggita.. aveva ragione. Lo potevo chiaramente vedere. Mi sporsi vicino a lei guardando la sua mano armeggiare con il microscopio. Non pensai.. agii d’impulso.
- Ti dispiace se do’ un’occhiata?- non feci in tempo a fermare i miei pensieri che le mie dita afferrarono le sue. “Calde.. vive..” Una morsa allo stomaco mi fece boccheggiare in cerca di aria e una scossa elettrica mi percorse tutto il corpo facendomi perdere il contatto con la realtà. Ero sconvolto, non immaginavo che toccarla avrebbe potuto avere su di me un effetto simile.
La ritrasse subito, come scottata e io mi irrigidii, ero troppo freddo.. morto.. sicuramente aveva provato ribrezzo.
- Scusa..- mormorai.. perché mi sentivo così male? Non alzai lo sguardo, lo tenni fisso sul microscopio.. il dolore al petto non voleva lasciarmi in pace. Le avevo solo preso la mano maledizione.!! Era logico che la mia fosse più fredda!!
- Profase..- concordai con lei fingendo compostezza. Afferrai la penna e lo scrissi sul foglio.. deciso.
Poi presi un altro vetrino, sempre ignorandola e lo guardai attentamente. – Anafase..-. e lo scrissi. Che farsa.. tanto sapevo che era giusto.
- Posso..?- intervenne scettica. Mi girai sconvolto.. “Occhi nocciola” non si fidava del mio giudizio..
Sorrisi divertito. “ Piccolo Bambi..”.
Le porsi con gentilezza gli strumenti di modo che lei controllasse. – Anafase..- Ammise con un certo disagio. Ridacchiai.
- Numero tre?- allungò una mano verso di me.. le porsi il vetrino, ma questa volta non la toccai. Non dovevo toccarla.. non volevo che rimanesse disgustata da me.
- Interfase..-. Sentenziò velocemente passandomi il microscopio senza che potessi prima chiederglielo. Era giusto.. ma lo controllai ugualmente di sfuggita e lo scrissi.
Terminammo più in fretta degli altri..era stato facile. Già.. ma perché continuavo a fissarla? Volevo farle mille domande..cercare di comprenderla, capire perché non riuscivo a sentirla. E lei alzò gli occhi incontrando i miei… così.. naturalmente, cercando me.  Trattenni il respiro.. ci guardammo intensamente per alcuni minuti e mi sentii completamente disarmato, scoperto..suo.
- Porti le lenti a contatto?-. Sussultai impercettibilmente.. nessuno mi aveva mai osservato così direttamente da poterlo notare. Percepii il mio petto lacerarsi..
- No..-. Erano i miei occhi.. gli occhi di un assassino.. la rabbia verso di lei tornò cocente. “ E’ una brava osservatrice.. anche troppo..”.
- Oh.. mi sembrava di aver notato qualcosa di diverso nei tuoi occhi..-. Disse solamente. Scrollai le spalle e guardai altrove, ma dentro di me cominciarono a nascere emozioni che rifiutai di focalizzare. “ Ha notato la differenza.. ha notato che il colore delle mie pupille cambia”. Era troppo vicina.. troppo.. non potevo permettermelo. Non potevo lasciare che si avvicinasse così tanto da potermi sfiorare.  


Ancora Grazie.. !!! Malia

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Capitolo 7
*** Libro aperto ***


Eccomi qui di nuovo, mi spiace non rispondere ai commenti. Ma faccio saltelli da una fic all'altra. Sono contenta che tutto sommato questo midnight sun piaccia. Faccio del mio meglio.. non mi va di rendere Edward troppo umano, ma neanche troppo vampiro scemo che non capisce nulla. Insomma manco io ho capito dove voglio arrivare. Ma ringrazio per  i preziosi consigli..  My_Dark_Soul ha ragione dovrei usare meno i puntini di sospensione, io scrivo di getto solitamente, quando la mia mente fa pause io le faccio fare anche alle parole. E spesso sbaglio. Cercherò di fare più attenzione. PROMESSO!

Grazie veramente per tutti quelli che mi seguono in questa fic.. torniamo ad Edward..


Libro aperto.


Il professor Banner si avvicinò proprio in quel momento a noi, scrutando curioso le nostri conclusioni. Sembrava stupito, prese il foglio dove avevo scritto i risultati e mi lanciò un’occhiata di rimprovero.
- Scusa, Edward, perché non hai lasciato usare il microscopio anche ad Isabella?-.
Lo guardai soffocando il mio divertimento. No, non era per niente perspicace.
- Bella..-. Proruppi leggermente infastidito, non capendo esattamente il motivo della mia irritazione.
- A dire la verità, è stata lei ad identificarne tre su cinque-.
Sorrisi concitatamente e l’attenzione del professore si spostò verso di lei.
- Hai già fatto prima questo esperimento?-.
Osservai affascinato il sorriso timido che le colorì le guance “Merda..”.
- Non con radici di cipolla..-.
Il mio corpo reagì al suo rossore anche troppo turbato.
- Embrioni di coregone?-.
- Sì..-. La sua pelle si tinse maggiormente di rosso e io trattenni il respiro dolorante.
- A Phoenix frequentavi le lezioni del programma avanzato?-.
- Sì..-. La sua voce si incrinò leggermente e i suoi occhi nocciola si fecero lucidi. Mi incollai con la schiena al banco. “Buono..”.
“ La prossima volta lontani..capito Edward?”. Pensai affamato e rigido come un salame.
- Bene, penso sia il caso che voi due lavoriate assieme..-. Gemetti impercettibilmente. “Perfetto non ho scampo”. La guardai di sfuggita e la vidi mettersi a scarabocchiare sul quaderno, imbarazzata.
A questo punto forse avrei dovuto trovare un argomento di cui parlare, visto che restava ancora tempo prima della fine della lezione. Qualsiasi cosa.. giusto per ammazzare quel momento. “ No, Ed non farti venire strane idee, niente massacri ”.
- Peccato per la neve eh?-. Di lì a poco si sarebbe sciolta tutta, e l’avevo sentita dire a pranzo parlando con Jessica quanto poco le piacesse, così provai ad attaccare bottone.
- Non direi..-. “Ok le sto antipatico”. Mi aveva risposto con sospetto e sufficienza. Provai ancora..
- Il freddo non ti piace-. Abbastanza ovvio data la sua risposta, ma non seppi trovare di meglio.
- Neanche l’umido-. Le frasi brevi e distanti erano forse il suo forte? Probabilmente non le andava di parlare con me, non avrebbe avuto tutti i torti.
- Per te deve essere difficile vivere a Forks-. “Vai Edward sempre più intelligente. Così si fa, cadiamo sull’ovvio e sul demenziale. Così almeno farai un’altra bellissima figura”.
Cercai di non prendere respiri troppo profondi e trattenni il fiato il più possibile, ma non riuscii comunque a smettere di guardarla, tanto che a volte dimenticai di sbattere le palpebre.
- Non lo immagini neppure..-. Tagliò corto lanciandomi continue occhiate nervose.
- Ma allora perché sei venuta qui?- Ero curioso.. chissà che non sarei riuscito a capire qualcosa in più su di lei, sul suo carattere. Ancora.. non riuscivo a smettere di fissarla..mi avvicinai lentamente sporgendomi con il mento, puntato sui gomiti.  
- E’.. una storia complicata-. I suoi occhi nocciola si puntarono nei miei e per un attimo mi persi. Sembrò anche lei perdere concezione della realtà, parve confusa.
- Penso di poterla capire-. “Così le metti paura”. Eppure volevo sapere, ero troppo avido di comprendere qualcosa di più. Mi accostai maggiormente.
- Mia madre si è risposata-. Mi sembrò quasi di sentire il suo sospiro sulla mia pelle.
“ Ah”. E quindi?
- Non sembra così complicato-. Non arrivavo a vederne il nesso logico.- Quando è stato?-. Niente, proprio non riuscivo a farmi i fatti miei. Ma sembrava così indifesa..
- A settembre-. Il suo tono si fece profondamente triste e io mi intenerii. “ No, non fare così..”. Suscitò in me l’ennesimo moto di protezione.
- E lui non ti piace-. “Che cavolo di voce è questa?”. Dolce, comprensiva, gentile..
Il suo cuore mancò un battito.
 - No, Phil va bene. Forse troppo giovane. Ma un bel tipo-.
- E perché non sei rimasta con loro?-. Allora.. almeno dovevo farla finire di parlare, altrimenti veramente mi avrebbe dato del pazzo o, peggio, del maniaco.
Mi fissò stranita, non riusciva a capire il motivo del mio interessamento morboso. E neanche io. Ma non accennava ad allontanarsi da me.
- Phil viaggia molto. Gioca a baseball. È un professionista-.
Forse lo conoscevo allora. Mi sorrise timidamente abbassando per un attimo gli occhi.
-Lo conosco?-. Un sorriso ebete illuminò il mio viso e questa volta la vidi distogliere lo sguardo immediatamente. I capelli le coprirono il viso e il suo profumo mi provocò una fitta di desiderio. Non capii di che tipo..
- Probabilmente no. Non è un bravo professionista. Solo serie minori. Cambia squadra di continuo-.
- E tua madre ti ha spedita qui per poterlo seguire- “ Evita le congetture, non sei spiritoso”.
Lei tremò alle mie parole.
- No, non è stata lei a spedirmi qui. Sono stata io-. Si voltò ancora a guardarmi, gli occhi nocciola fissi nei miei dorati.. senza paura. “ E’ bella..”.
Aggrottai le sopracciglia senza capire, forse stare vicino a lei mi faceva un effetto negativo. Mi sentivo stupido, tremendamente fuori luogo.
Sospirò.. evidentemente le dava fastidio raccontarmi i fatti suoi.
- All’inizio è rimasta con me, ma lui le mancava. Era infelice.. perciò ho deciso che forse era il caso di passare un po’ di tempo in famiglia con Charlie-.
La voce le si spezzò, soffriva.. non mi piacque per niente vederla così triste. “No, piccolo Bambi, non va bene”.
- Ma ora sei infelice tu..-. Finii per dire scontroso.
- E..?-. Domandò stranita.
- Non mi sembra giusto-. Ecco, avevo combinato un pasticcio. Non erano fatti miei se “occhi nocciola” aveva problemi esistenziali.
- Non te l’hanno ancora detto? La vita non è giusta-. Rise.
Meglio di me non poteva comprenderlo nessuno. Nato per uccidere, cercavo di vivere limitando la mia natura. Non avrei mai voluto essere un assassino eppure lo ero diventato, non avrei mai voluto nutrirmi di sangue umano eppure era la fonte più naturale di nutrimento per me, anche se cercavo di abituarmi al sangue animale.
- Penso di averla già sentita..-. risposi brevemente.
- E questo è tutto..-. La guardavo ancora negli occhi, senza sosta. Volevo.. volevo leggerla. Volevo comprenderla, entrarle dentro. Non mi bastava sapere la versione di facciata che avrebbe raccontato a tutti. Desideravo sapere cosa realmente stesse soffrendo il suo cuore, se era angosciata, se piangeva, se voleva tornare indietro e si era pentita. Se si sentiva sola. Volevo sapere tutto di lei.
- Dai buona mostra di te- continuai perciò- Ma sono pronto a scommettere che soffri molto più di quanto dai a vedere-. “Dove vuoi arrivare Ed?”.
Distolse lo sguardo, non mi rispose, e storse la bocca infastidita.
- Mi sbaglio?-. Ma perché stavo insistendo? Perché volevo saperlo?
- Io credo di no..-. Chiusi in bellezza, sfacciato.
- Perché ti dovrebbe interessare?-.  Già, perché mi avrebbe dovuto interessare. Infondo non era così importante sapere qualcosa sulla sua vita, l’importante era mantenerla viva. Ma.. ero profondamente infastidito dal fatto che la sua mente per me fosse cosi chiusa, così criptica, non riuscivo ad afferrarla, non riuscivo ad ascoltarla e questo provocava in me frustrazione e ansia.
- Questa è una domanda molto sensata-. Anche perché era da un po’ che cercavo di rispondermi anche io senza trovare un buon motivo per cui la stessi tempestando di domande.
Non tornò a guardami, ma fissò la lavagna.
- Ti do’ fastidio?- Le domandai sincero. Ma la cosa mi divertì e non potei fare a meno di abbozzare un sorriso sarcastico. “Davvero ti farebbe male se lei ti dicesse che la disturbi?”. Mi sembrava tutto assurdo e ridicolo.
Si voltò ancora verso di me, eravamo così vicini che trattenemmo entrambi il respiro. – Non esattamente-. La sua voce era un fremito- Sono io stessa a darmi fastidio. Il mio volto è così facile da leggere.. mia madre dice che sono un libro aperto..-.
Troppo vicina.. una spanna e le avrei toccato le labbra con le mie. La gola mi andò a fuoco.
- Non esattamente..-. Mi schiarii la voce aggrottando le sopracciglia.. nervoso – per me tu sei molto difficile da leggere-.
E ancora quel profumo, quel maledetto profumo di fresia e lavanda che mi stava torturando le viscere e mi tentava da quando ero entrato. Non avrei dovuto accostarmi così a lei.
- Devi essere un bravo lettore allora..-. Le sue pupille correvano incuriosite sul mio viso, sui miei occhi, sulle mie labbra.. un po’ troppo affascinata. Conoscevo quell’effetto, ma non sapevo se su di lei poteva avere lo stesso potere. Ero curioso di scoprirlo.
- Di solito sì-. Sfoggiai il mio sorriso migliore e sentii il suo cuore accelerare i battiti. I nostri volti si erano fatti ancora più vicini.
- Ragazzi, allora per oggi abbiamo terminato. Ottimo lavoro-.
Mi allontanai sconvolto e mi portai lontano da Bella, ascoltando sollevato il professore. Lo stesso fece lei..Arretrai rigido, sentendo la sete scorrere dentro di me, la fame schiacciarmi. “Oddio…”.
Tutto quello che avevo cercato di reprimere durante la lezione mi sommerse e io boccheggiai in cerca d’aria pura, il suo odore eccitò tutto il mio essere e le sarei saltato di nuovo addosso volentieri.
“ Bella”. Strinsi i pugni sotto il tavolo cercando di controllarmi. Era bellissima quella sensazione di adrenalina che scorreva per tutto il mio corpo, esaltandomi e rendendomi violento e bisognoso del suo sangue. Dio, se la volevo. 
La campanella suonò cogliendomi di sorpresa, ma la reazione fu la stessa dell’altra volta. Mi alzai di scatto e scivolai veloce verso l’uscita senza nemmeno salutarla. “Che cavolo ti prende.. cosa. Che stavi cercando di fare?” Ero vicinissimo a lei.. troppo vicino.
Alice mi raggiunse preoccupata, ma io tirai dritto ignorandola.
Edward?
-Lasciami in pace-. Mormorai veloce per non farmi sentire da orecchie umane.
Ero distrutto dai miei stessi istinti. Mi avviai verso la mia macchina, nel parcheggio e mi chiusi ancora dentro. Rifugio sicuro. Respirai a fondo e chiusi gli occhi rilassandomi sul sedile. Non potevo continuare con quella tortura, non aveva senso.
Guardai nello specchietto retrovisore e vidi Bella uscire dirigendosi verso il suo pick-up. Aprii lo sportello della macchina senza pensare e la guardai assorto. Mi alzai e mi appoggiai allo sportello anteriore aspettando che mi notasse. Volevo che mi notasse, desideravo che mi guardasse.
E lei si volse, i suoi occhi incontrarono i miei e fu di nuovo elettricità. Li distolse immediatamente entrando nella sua “macchina” e per la fretta di partire poco ci mancò che si incollasse la Toyota Corolla che la seguiva. Fortunatamente riuscì ad inchiodare. Scoppiai a ridere disperato.. “Oh mio piccolo Bambi ma che mi combini”. Sghignazzai.. quella ragazza rischiava incidenti mortali tutti i giorni.
Ma si può sapere che cavolo ti ridi?
Sussultai.. non avevo notato Emmett avvicinarsi alla Volvo.
- Non ci posso credere.. Edward Cullen colto di sorpresa? Dobbiamo a quella ragazza questo onore?-. Continuò ad alta voce.
Vidi Rosalie sbuffare e distogliere lo sguardo, mentre Jasper aveva gli occhi sconvolti. Alice trotterellava come sempre, spensierata. Si infilò immediatamente nell’auto senza dire nulla.
Entrai anche io, disinvolto, come se nulla fosse successo e accesi la radio. Girai le chiavi, ingranai la marcia e partii con il piede fermo sull’acceleratore.
Ma che diavolo ti è preso? Ci vuoi sfondare i timpani?
Rosalie si sporse sui sedili davanti e abbassò il volume, acida più del solito.
Tutti gli sguardi ora erano puntati su di me.
- Scusate..-. Feci spallucce. Non mi sembrava poi così alto, eravamo abituati a ben altro.
Gli sta dando di volta il cervello.. gira gira e che ti rigira avremo frittata di Edward pensava Em divertito.
Cretino.. Rose non si smentiva mai.
Il sangue gli ha dato alla testa.. povero Ed, come lo capisco Jazz annuiva comprensivo.
Alice, invece, aveva appositamente svuotato la mente di ogni pensiero coerente. Ma il sorriso sornione sulle sue labbra non mi piaceva per niente..
- Alice?-. Feci osservandola guardingo.
Mi rivolse uno sguardo raggiante e mi toccò una spalla.
- Edward.. allora com’è andata oggi?-.
- Bene. Non è morta almeno-.
Annuì sicura – Ne ero convinta, lo sapevo-. Si rilassò di nuovo e io tornai a guardare la strada.
Sapevo che ce l’avresti fatta, Bella mi piace troppo.
Sospirai confuso, qualcosa mi stava sfuggendo.. dovevo solo capire cosa.   

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Capitolo 8
*** Incidente ***


Bene.. ecco un altro capitolo. Visto che questa storia mi piace molto, penso proprio che cercherò di aggiornare più spesso. (oddio non mi ricordo neanche quando aggiorno).:-P
Sempre computer permettendo.




Rispondo ai commenti e ringrazio:
Goten: Mi fa molto piacere che ti piaccia, ce la metto tutta!!
_Niki_: Grazie dei tuoi complimenti.. mi fa piacere che questo Edward ti piaccia.. me commossa..!!! :-P Spero continuerai a seguire questa fic. Perchè pensa te è quella che amo di più.
Snow Fox: Che dire... allora è un onore!! Se tu sei molto critica e non mi hai distrutto, allora veramente è un onore..!! Ecco cosa accade in seguito.. in verità seguo Twilight. Però penso di averci messo un tocco personale.Spero.. ancora GRAZIE!
Bibina_88: Mamma quanti complimenti! Grazie spero di impegnarmi e non far cambiare subito idea.. non è semplice. Faccio del mio meglio.. comunque grazie del commento!
myki: Non sei l'unica che il sabato sera rimane a casa!! ehehe io scrivo pensa te..comunque grazie per i complimenti, e pensa che a me viene molto più facile la parte maschile che femminile a volte. Penso che sia perchè ho molti amici maschi, forse.. non saprei bo.. sono comunque contenta chequesta fic ti piaccia. Leggerla così tardi e rimanere sveglie.. WOW.. vuol dire che non è male!
darkeonys: Non ti sento mai!!! ahaahahah:-P ci manca solo che mi metto a parlarti qui, passiamo le notti a chiacchierare!! Comunque grazie della recensione teosoro!!BACIONE!!
Potterina1993: Laure.. ormai ti ho perso!!:-( Non ci sei  più..evabbè me triste. Comunque grazie  del commento non mi abbandoni mai.
Stella Del Sud: GRAZIEEEE!!! tu che mi leggi sempre.. sei proprio un tesoro dolce!! E mi dai tanta energia.. GRAZIE che mi segui!
artemis5: Sono sicura di essere donna?? Sì credo di sì..ahah ci azzecco bene dice il tuo migliore amico?? Ringrazia..magari mi dà qualche dritta, se faccio troppo la sdolcinata. eheheh.. GRAZIe del commento, ma tu lo so sei sempre con me..( sembra una dichiarazione ahahah)
Helen Cullen: Grazie Ele.. sono felice che anche questa fic ti piaccia.. è la più difficile. Però spero possa andare bene.. non mi fermerò voglio andare fino in fondo. Chissà che esce fuori..eheheh!!
Tragedia..
mistica88:  ç______ç grazie sono molto contenta che questa fic ti piaccia. SPETTACOLARE..ahahaha.. ha detto tutto.
novilunio: eccolo il capitolo del quasi incidente.. oddio.. ansia..chissà che ne pensi..
sarapastu:almeno un Edward divertente dai!!Ahaaha.. l'ho fatto molto umano misà..però sono felice che anche questa fic ti piaccia. Povera Midnight Sun.. solasoletta!! eheheh :-P
angelle: Beh..Edward è della Meyer, il suo è l'originale, ma secondo me Pattinson ha ragione su una cosa..è un ragazzo che per l'eternità ha 17 anni. Qualche impulso ce lo dovrà pure avere poveretto!! comunque sono contenta che ti piaccia.. faccio del mio meglio




Incidente



In due parole “volevo vederla”. Non ne capivo il motivo, era pericoloso tanto per me quanto per lei, ma non avevo fatto altro che pensare a Bella tutta la notte, a quegli occhi nocciola tristi per il trasferimento a Forks, alla sua espressione contrita e vagamente imbarazzata quando cercava di spiegarmi la sua vita privata. Guardai fuori dalla finestra osservando la neve caduta durante la notte e mi ritrovai a riflettere su come si sarebbe sentita “occhi nocciola” quella mattina alla vista delle lastre di ghiaccio che avrebbero coperto la strada. Non dovevo lasciarmi prendere da quelle fantasie, lo sapevo bene, ma un sorriso mi increspò le labbra al pensiero di quella ragazzina maldestra che scivolava sulla neve storcendo il muso. “Aih Aih piccolo Bambi..oggi è meglio che te ne rimani a casa”. Chissà.. forse l’avrebbe fatto veramente. La immaginai appallottolata tra le sue coperte a leggere un libro romantico e una strana emozione mi attraversò il basso ventre.. il suo viso arrossato dalla lettura, i capelli scarmigliati e le palpebre semichiuse mentre cercava di non farsi abbracciare teneramente dal sonno. Scossi il capo cacciando via quei pensieri assurdi su di lei, un essere umano, che per giunta io dovevo evitare come la peste, se non volevo mettere fine alla sua vita prima del previsto.
Scesi le scale e decisi di aspettare gli altri in macchina. Avrei fatto meglio a mettere le catene alla Volvo, quindi era meglio sbrigarsi, sarebbe stata questione di pochi minuti.
Buongiorno fratellino, fatto bei sogni stanotte?
Emmett mi strattonò una spalla e io lo guardai ironico. "Ma che dice?"
- Dormito come un ghiro..-. Aggrottai le sopracciglia.
Attento, chi dorme non piglia pesci. Rise lui contento. 
Sospirai affranto.. era in vena di battute quella mattina. Merito di Rose?
Gli altri ci raggiunsero subito dopo e si infilarono nell’auto senza fiatare.
Oggi la rivede speriamo che non combini danni.. lo stupido.
- Buongiorno anche a te Rosalie..-. Le feci ridacchiando. La ignorai, non dovevo prenderla troppo sul serio, era fatta così, cinica ed egoista.
Salutai con un cenno Jasper che mi sorrise e fissai Alice per un momento. Sembrava sulle nuvole..
- Alice?-. Mormorai distraendola dai suoi pensieri.
Buongiorno Edward, oggi rivedi Bella. Sei contento?
Sbuffai.. al massimo potevo essere contento che non fosse ancora morta per mano mia. Ma vederla non mi faceva affatto stare bene, forse..
- Diciamo così va..-. Risposi sbrigativo. Non capivo nemmeno io le mie reazioni, spiegarle ad Alice  sarebbe stato ancora più impossibile.
Andrà tutto bene.. fidati di me.
Sì, certo come no.
Accesi la Volvo e partii in retromarcia, solita velocità, solito stile. Guidare mi piaceva, mi rilassava, certo solo quando arrivavo sopra i 150 km orari. In poco tempo ci trovammo su Main Street, rallentai e mi infilai nel parcheggio della scuola. Spensi la macchina e mi guardai attorno. Lo vidi subito.. il pick-up di Bella fermo a quattro auto di distanza da me, rosso e scassato. Sghignazzai.. e mi sentii improvvisamente nervoso e impacciato. Aprii lo sportello e scesi insieme ai miei fratelli. Eccola lì, la fonte dei miei guai, i capelli castani e ondeggianti, le movenze impacciate come al solito, scendere dal suo mezzo e controllare le catene.  “Allora sei venuta..”. Pensai stranamente felice.
Fu in quel momento che Alice mi afferrò con violenza un braccio. Mi voltai spaventato. “Cosa diavolo..”
Edward!! No…!!Oddio..no!!
Spalancai gli occhi travolto dalle immagini mentali di mia sorella.
Bella schiacciata da un furgoncino.
Bella morta.
Bella che non avrebbe più arrossito per me.
Bella che non mi avrebbe mai più sorriso.
Bella che non mi avrebbe mai sfiorato le labbra con un bacio.
Strattonai Alice con forza, divincolandomi come un disperato, e vidi chiaramente il furgone sbandare sul ghiaccio e dirigersi verso di lei. “Muoviti stupido”.
E corsi.. corsi verso il mio “Piccolo Bambi” che terrorizzata incatenò per un breve attimo il suo sguardo al mio. “No.. non lei”.
Le caddi addosso cozzando contro il suo corpo morbido e la spinsi per terra cercando di tenerla ferma.  La vidi sbattere la testa sulla strada ghiacciata e mi maledissi “Cazzo..che delicatezza”. Mi voltai verso il mezzo che avevo respinto nello stesso istante in cui avevo sbattuto contro di lei e lo guardai terrorizzato tornare indietro e scontrarsi impazzito sul cassone del pick-up.
-Merda..vaffanculo- imprecai. Mi chinai al volo di fronte a Bella e le mie mani furono sulla carrozzeria del furgoncino, bloccandolo per proteggerla. Si fermò ad una spanna dal suo volto spaventato che guardava l’incavatura che io avevo provocato alla carrozzeria. Sospirai sollevato afferrando quel coso enorme e mi voltai ad osservarla.. dovevo prenderla e girarla in modo da bloccare definitivamente l’avanzata del furgone, l’avrei spostata più vicina all’auto scura accanto a cui aveva parcheggiato e sarebbe stata salva. “Devi farlo Edward..forza”.
E la afferrai..la toccai..la presi per un fianco stringendola a me in modo spasmodico. Poi ci fu solo il silenzio. Almeno tutto intorno, perché il mio corpo gridava..smaniava per averla. La gola mi bruciava maledettamente e il veleno mi aveva inondato la bocca pregando per un sollievo immediato. Ma la cosa peggiore fu percepire la mia mano scottare a contatto con i suoi vestiti e un brivido percorrermi per arrivare alla bocca dello stomaco ed emozionarmi, eccitarmi come non era mai accaduto, mai durante il corso di tutta la mia esistenza. Ero sconvolto.
- Bella? Tutto a posto?-. Schiarii la mia voce preoccupato. Doveva aver sbattuto la testa molto forte..colpa mia.
- Sto bene-. Cercò di divincolarsi dalla mia stretta ferrea senza risultato.
- Attenta, misà che hai preso una bella botta in testa-. La avvertii guardando il suo viso fare una profonda smorfia infastidita. Troppo buffa per resistere.
- Ahi-. Disse semplicemente e io soffocai una risata. “Oh piccolo Bambi, meno male che sei viva, meno male”.
Mi scrutò imbambolata per qualche minuto, e io feci lo stesso. Era bellissimo tenerla stretta così, e poterla guardare negli occhi apertamente. Sembrò scuotersi..
-  Come diavolo..-. La voce le uscì leggermente roca, ma si riprese – come hai fatto ad arrivare così in fretta?-.
“Bene..ti ha visto, perfetto!!”. –Ero qui accanto a te Bella-. Cercai di mantenere un tono posato.
La voglia di lei non mi aiutò a trovare una scusa migliore. La salivazione non era diminuita, ringraziai di trovarmi all’aria aperta, ma il fatto che aderisse così strettamente al mio corpo non aiutava il mio cervello a mantenere la calma necessaria per non desiderare di più. Sentivo il suo seno premere sulla mia coscia e il suo respiro solleticarmi il viso. Ero completamente sopra di  lei nello spazio angusto tra pick-up e furgone, assetato  e..cos’altro?
Soffocai quel desiderio sul nascere e quando il suo corpo sentì la necessità di sedersi la lasciai e mi allontanai il più possibile. Non smisi di fissarla e neanche lei accennò ad abbassare lo sguardo.. il suo cuore impazzito, le sue labbra dischiuse, la totale confusione di fronte ai miei occhi dorati.. era bella, dannatamente bella, bellissima. Possibile che non me ne fossi accorto prima? Cieco.
- Non muovetevi-. Proruppe qualcuno.
- Tirate fuori Tyler dal furgone!-. Urlò qualcun altro.
Cercò di alzarsi, ma allungai una mano e la tenni giù afferrandola per una spalla.
- Per adesso resta qui..-. Non volevo combinasse altre catastrofi.
- Ma fa freddo!-. Si lamentò.
Non potevo crederci, aveva appena subito un incidente stradale e si lamentava per il freddo. Cominciai a ridacchiare colpito dalla sua pazzia. “Occhi nocciola sei un caso disperato”.
Si avvicinò con il viso al mio facendomi improvvisamente rabbrividire. – Tu stavi laggiù eri accanto alla tua macchina-. Il riso mi morì in gola. Dovevo trovare un modo per distoglierla da quell’idea, altrimenti avrei messo in pericolo non solo me stesso, ma anche tutta la mia famiglia.
-Bella, ero qui accanto a te e ti ho spinta via appena in tempo-. Odiai doverlo fare, ma le lanciai uno sguardo seducente, capace di far blaterare il più resistente tra gli esseri umani.
Mi guardò adorante.
- Invece no-. “Insiste..!”.
Perché su di lei non aveva effetto? Mi irritai – Per favore, Bella!-.
- Perché?-.
La pregai muto, non mi rimaneva che questo. La mia voce divenne dolce.. carezzevole.
- Fidati..-.
Spalancò la bocca tremando. Effetto giusto? Non ci capivo niente con lei.
Le sirene arrivarono a infastidire la conversazione.
-Prometti che poi mi spiegherai tutto?-.
“ No, mai. Non posso farlo..”.
- Promesso!!-. Allargai le braccia esasperato. Non avrebbe mollato, ma fare una scena di fronte a tutti non mi sembrava proprio il caso.
- Promesso-. Mi rispose arrabbiata e scostante.
Il cuore mi fece male. Non poterle dire nulla mi fece male. Non riuscii a crederci..
- Bella, oddio, Bella..-. Due barelle ci raggiunsero e i professori la circondarono.
- Va..va tutto bene.. sto bene..-. Disse lei cercando di divincolarsi e venire di nuovo verso di me.
“ Vuole avvicinarsi a me?”. Mi ritrassi..
- Edward.. tu come stai?-. Mi fecero guardandomi preoccupati.
- Tutto apposto-. Mi misi le mani nelle tasche e accennai con la testa verso di lei- Bella invece ha sbattuto la testa, forse ha una commozione..-.
Mi guardò furiosa e riuscì a scostarsi leggermente dagli altri e sfiorarmi.
- Traditore, questa me la paghi..-. Il suo odore mi colpì di nuovo e il calore della sua pelle a pochi centimetri da me stava per distruggere i miei buoni propositi.
Fortunatamente riuscirono a infilarle il collarino e a farla stendere in barella. La portarono nell’ambulanza e io mi intrufolai nel posto del passeggero.
Imbecille..Imbecille. Lascia che torni a casa e ti strozzo.. Rosalie era furiosa, potevo capirne il motivo.
Ed,Ed,Ed.. quando tocchi una donna devi essere più delicato.. Mi misi una mano sugli occhi.. Emmett e le sue solite stupidaggini.
Attento a non cacciarti nei guai, Edward. Jazz era il più impassibile, l’esperienza gli aveva dato la lucidità necessaria per tenere i nervi saldi.
E Alice? Mi focalizzai su di lei e la vidi saltellare felice con l’ombrello in mano.
Evviva Edward!Evviva Edward!!Il nostro cavaliere che salva la donzella in pericolo. Sei il mio eroe, fratellino.
Peggio mi sentivo. Beh, l’importante adesso sarebbe stato parlare con Carlisle.
Arrivammo a sirene spiegate, mentre Bella arrossiva dall’imbarazzo e si rifiutava di essere aiutata dagli infermieri. Scesi subito dall’ambulanza alla ricerca di mio padre.
Lo trovai nello studio, intento a guardare delle cartelle. Alzò la testa e mi guardò stupito.
Edward??
- Carlisle..-. Feci nervoso.
Si alzò venendo verso di me – Che succede figliolo?-.
Non mi andava di girarci intorno – Credo di aver combinato un pasticcio-.
Che vuoi dire?
-Ho salvato la vita alla figlia dell’ispettore capo Swan..Bella..-. Deglutii – un furgoncino ha slittato e la stava per colpire, così l’ho fermato e..-.
Aspetta, la ragazza da cui sei attratto? Quella per cui sei fuggito?
Annuii con la testa, imbarazzato.
- Hai fatto quello che ritenevi più giusto.. tranquillizzati..-. Mi mise una mano sulla spalla e mi condusse fuori con lui.
Sono orgoglioso di te..
-Potrei aver messo in pericolo tutti..-.Bella avrebbe potuto raccontare ciò che aveva visto.
- Lo vedremo.. inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta no?-.
Si passò la mano sul mento pensieroso.
Esattamente cosa ha visto..
- Ho fermato la macchina prima con la schiena poi con le mani, e lei..-.
- Ho capito-. Respirò lentamente e mi sorrise sincero.
Bene, verrò a vedere come sta la signorina. Precedimi, ho delle cose da sbrigare prima.
Mi allontanai a passo svelto. Ero preoccupato per lei, volevo vedere come stava e volevo accertarmi che non avesse ancora raccontato niente a nessuno.

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Capitolo 9
*** Spiegazioni promesse ***


Eccomi qui.. un nuovo capitolo anche di midnight sun.
Io ringrazio tantissimo chi ha messo questa fic tra i preferiti e anche le persone che hanno commentato. Adorabili!! Avete una pazienza..
Spero che questa fic possa piacervi sempre di più. Di questo passo sarà molto lunga..molto..se seguo tutto il libro. Comunque ancora GRAZIE GRAZIE!!!
MALIA


Spiegazioni promesse.


Mi fermai di fronte al suo letto e la osservai tenere gli occhi chiusi. Sembrava dormire beata. Aggrottai le sopracciglia divertito… dubitavo che stesse riposando veramente sulla branda di un pronto soccorso, ma ne rimasi ugualmente colpito. Era così dolce, indifesa, piccola.. mi aggrappai leggero alla sbarra dei piedi evitando di concentrarmi sul suo profumo, ma con scarsi risultati, e decisi di respirare il meno possibile. “Mi ucciderà questa fragranza di fresia e lavanda”. Sospirai.. Lo sguardo mi cadde ansioso sul suo viso diafano che inspirava rilassato cercando tracce di rossori o contusioni e involontariamente scesi a fissare le sue labbra piene e rosee..un brivido mi corse lungo la schiena facendomi tremare.  “Chissà che sapore hanno..”. Mi riscossi fingendo sorpresa.

- Dorme?-  Il tono della mia voce si fece tenero e dolce, rivolto solamente a lei, nonostante  sembrasse una domanda posta a Tyler, lì accanto a noi.
Bella spalancò gli occhi, lanciandomi un’occhiataccia decisamente omicida dopo essersi alzata sui gomiti. “Come siamo minacciose occhi nocciola” pensai sghignazzando.
- Eih Edward, mi dispiace tanto..-. Cominciò Tyler incrociando le mani. “Sì, sì ho capito..”. Continuavo a guardarla ipnotizzato e  misi a tacere lui con un gesto veloce della mano.
-Niente sangue, niente danno-. Sorrisi della mia stessa affermazione. “Idiota..”. Mi misi a sedere sul bordo del letto di Tyler, cercando un po’ di distanza da lei, ma non smisi un attimo di osservarla ridacchiando in modo furbo. L’avrei provocata un po’, volevo proprio vedere il suo musetto da cerbiatto fare qualche smorfia.
- Allora qual è il verdetto..-. Gli angoli della mia bocca si aprirono in un ghigno sarcastico e lei sbuffò irritata. Mi guardò strafottente e puntò gli occhi dritti nei miei. “Che buffa”.
- Non mi sono fatta neanche un graffio..- sbraitò – ma non vogliono lasciarmi tornare a casa-. Allargò allora le braccia e si chinò un po’ verso di me – Com’è che tu non sei legato a una barella come noi?-. Le sue sopracciglia si alzarono e un sorriso appena accennato apparve su quelle labbra.
 “Carlisle…dove sei?”.
- Tutto merito di chi sai tu, ma non preoccuparti sono venuto a liberarti-. Mi chinai anche io, lo sguardo malizioso e cavalleresco.
Sospirai sollevato quando sentii i pensieri di mio padre dietro di me, non avrei sopportato la situazione ancora a lungo.
- E allora, signorina Swan, come stiamo?-. La voce di Carl le giunse chiara alle orecchie e lei rabbrividì impercettibilmente.
-Bene...- si schiarì la voce piuttosto imbarazzata.
Qualunque divertimento avessi mai potuto provare fino a quel momento sparì alla vista dell’ attrazione che Bella dimostrava di avere per mio padre. La cosa non mi piacque per niente, ma non lo diedi a vedere. Mi sentii uno stupido. “Perfetto..sono malato di mente”. Gelosia.. io geloso, assurdo.
Lei guardò subito in alto mordendosi le labbra vergognosa. “No, questo con me non lo fa”. Pensai infastidito.
-Le radiografie sono buone. Ti fa male la testa? Edward dice che hai preso un brutto colpo..-.
“ Edward..che dice..?”.
- Carlisle..no..-. mormorai senza farmi sentire da lei.
- Sto bene..-.Ribadì lei allora lanciandomi un’occhiataccia. “Grazie, papà”.   
Le dita di Carl si fermarono sulla nuca di Bella e la massaggiarono delicatamente.  Lei reagì rabbrividendo e sussultando.
Mi sentii morire. Una fitta mi attanagliò lo stomaco. Avrei voluto anche io accarezzarla così, ma se lo avessi fatto a quest’ora la ragazza di fronte a me sarebbe pallida e morta, priva di vita. E io non avrei mai voluto questo. Invidiai Carlisle per la prima volta in tutta la mia esistenza, sia nell’autocontrollo sia perché poteva stare accanto a lei come io non potevo.
-Sensibile?-.Le domandò allora.
- No, davvero-. Quasi non riuscimmo a sentirla.
Sorrisi malizioso per celare la gelosia che provavo dentro di me e mi feci sentire ridacchiare appositamente.. Bella infatti mi guardò arrabbiata. Mi sarei sotterrato volentieri.
- Bene, tuo padre è in sala d’attesa, puoi farti riaccompagnare a casa. Se hai capogiri o problemi di vista, però, torna subito-.
Sembrò molto infastidita dalle sue parole. – Posso andare a scuola?-. Pareva perplessa per qualcosa.
- Forse per oggi dovresti stare tranquilla..-.  “Sono d’accordo. Riposati”.
- Lui invece può tornare?-. Fece un cenno con il capo verso di me e io alzai lo sguardo esterrefatto puntandolo sul suo viso. “Si sta forse preoccupando..?”.
- Qualcuno dovrà pur diffondere la notizia che siamo sopravvissuti no?-. risposi io. Il mio sorriso sghembo apparve per confonderla e sogghignai compiaciuto. Una piccola piccola rivincita. Ci guardavamo ancora negli occhi e una ciocca ribelle di capelli le scese sulla fronte. Così scompigliata era tenerissima e.. bella. “Ancora..”. Mi maledissi “smettila”.
- A dir la verità..-. continuò  Carlisle – sembra che metà istituto sia in sala d’attesa..-.
L’improvviso intervento di mio padre mi riscosse, beh.. non fu molto piacevole.
-Oh no- si nascose il viso tra le mani.
In quel momento avrei voluto proteggerla da tutti, ma per assurdo il primo da cui si doveva guardare in realtà ero proprio io.
Mio padre aggrottò la fronte – vuoi restare?-.
Ridacchiai aspettandomi già la sua reazione.
-No, no!- balzò giù dal letto stravolta, incespicando sui suoi stessi piedi, e Carlisle la afferrò al volo, il volto preoccupato rivolto verso di me.
Ridacchiai ancora. Soliti problemi di equilibrio, già.. ma il fastidio di vedere mio padre stringerla mi provocò ancora una fitta allo stomaco. Le sensazioni di quando l’avevo stretta a me durante l’incidente mi sommersero di nuovo scaldandomi.. smisi di respirare percependo il desiderio e la sete sommergermi.
- Sto bene- Rispose frettolosa.
- Prendi dell’aspirina contro il dolore..-. suggerì Carl con tono medico.
- Non fa così male-. Protestò Bella portandosi una mano sulla testa.
- A quanto pare sei stata davvero molto fortunata-. Prese nota delle sue condizioni sulla cartella, firmando delle carte per la dimissione.
-Fortunata perché Edward si trovava lì accanto a me-. Trattenni il fiato.
- Oh certo sì..-. La ignorò tranquillamente e si diresse verso Tyler che sembrava avere problemi più gravi. Lo lessi sul suo viso che non era soddisfatta della risposta.
Cercai di fuggire da quella situazione prima che potesse degenerare. Le voltai le spalle, apparentemente tranquillo, ma lei si accostò a me insistente prima che io potessi andarmene. La gola mi andò di nuovo in fiamme e la voglia di saltarle addosso si amplificò a dismisura. Il veleno cominciò la sua lenta tortura e io dovetti inghiottirlo più volte per riuscire a mantenere un ritmo costante nel respiro.
- Hai un minuto, ho bisogno di parlarti…- il suo seno si alzava e abbassava a pochi centimetri dal mio braccio e io stavo rischiando decisamente troppo a rimanerle così vicino. Feci un passo indietro cercando di mettere distanza.
- Tuo padre ti aspetta..- Digrignai i denti e cercai di controllarmi.
- Vorrei parlare con te, da soli, se non è un problema-. Solo con lei? “Oh mamma”.
Mi girai ancora di spalle  e cercai di prendere una boccata d’aria pura. Mi diressi verso l’angolo dall’altra parte dello stanzone e sperai che la conversazione non durasse troppo. Dovevo fare l’indifferente,  cercare di distoglierla dalle sua convinzioni, darle della pazza se fosse stato necessario. Era in pericolo la copertura della mia famiglia. Non avrei voluto mentirle, ma non c’era altro modo, non potevo dirle la verità e rischiare che tutti lo venissero a sapere. Una volta arrivati nel corridoio mi voltai verso di lei e parlai duramente.
- Cosa vuoi-. Mantenni un tono rigido, freddo, sperando così di metterle imbarazzo e farla scappare.
- Mi devi una spiegazione-. La sua voce era debole, insicura adesso e i suoi occhi sfuggenti.
- Ti ho salvato la vita. Non ti devo niente-. Le risposi sprezzante, irritato. Riuscii a caricarmi di un astio che dentro non stavo affatto provando e lei indietreggiò spaurita. Colpa del suo profumo, mi stava facendo impazzire. Ero troppo eccitato.
- Avevi promesso-. Mi rispose flebilmente, sembrava quasi triste. “Oh no, piccolo Bambi, non puoi farmi questo, non così”. Pensare di farle del male adesso mi faceva provare disgusto verso me stesso. Ma il suo odore era.. così stuzzicante.
Continuai la mia recita perfetta nonostante tutto, affondando con classe e guardandola come se fosse appena uscita da un manicomio.
- Bella..- spalancai gli occhi sorpreso – hai battuto la testa, non sai quello che dici-.
Si arrabbiò, battendo un piede a terra, tremando. Fece un passo verso di me, lanciandomi un’occhiata spavalda e alzando le spalle. – La mia testa non ha un graffio- sibilò.
Era vicinissima.. strinsi le mani a pugno e mi imposi di non respirare, ma il mio istinto ebbe la meglio. Feci anche io un passo verso di lei e annusai il profumo dei suoi capelli. “ Oddio”. La sete mi accecò, ma.. la reazione umana del mio corpo mi lasciò spaventato e ansimante. La desideravo, la volevo. Era per me la prima volta che..
- Cosa vuoi da me, Bella..-. La guardai inchiodandola con gli occhi.
I nostri corpi si sfioravano quasi, ma lei non indietreggiò e mi restituì lo sguardo- Voglio la verità, voglio sapere perché ti sto coprendo..-.
La sua vicinanza non mi aiutò a ragionare come volevo e persi quella sicurezza che avevo dimostrato fin’ora. Con lei sentivo forte la tentazione di lasciarmi andare, essere me stesso.
- Secondo te cosa è successo?- “No Edward.. no”.
- Quello che so è che eri tutt’altro che vicino a me. Neanche Tyler ti ha visto, perciò non dirmi che ho battuto la testa. Quel furgoncino stava per schiacciarci entrambi, invece non l’ha fatto, e con le mani hai lasciato un’ammaccatura sulla fiancata sinistra, e hai lasciato un bozzo anche sull’altra auto senza farti niente, il furgone stava per spaccarmi le gambe ma l’hai alzato e trattenuto..-.
Era peggio di quanto avessi pensato, aveva visto tutto. Non era confusa, non era spaventata no..era rimasta lucida e aveva inquadrato tutto con una chiarezza fuori dal comune. Ero incredulo.
I suoi occhi ora erano bagnati di lacrime che stava trattenendo a stento per non farsi vedere debole da me e sentii qualcosa incrinarsi dolorosamente nel mio petto. Dovevo essere crudele, dovevo..
- Pensi che abbia sollevato un furgoncino per salvarti?-. Le stavo dando della folle. Aggrottai la fronte e storsi la bocca, ridendo scettico. La reazione umana a qualcosa di impossibile recitata impeccabilmente da me.
Si limitò ad annuire, ormai sul punto di esplodere. Una lacrima le cadde impercettibile sulla guancia.
Mi sentii uno schifo e ancora esitai. “Fallo..”.
- Non ci crederà nessuno lo sai..-. Le risi in faccia, deridendola, come se avesse detto un assurdità.
-Non lo direi a nessuno-. Mormorò flebilmente respirando piano. Sembrò voler sfiorare il mio braccio con la mano, ma poi la ritrasse e la allungò pericolosamente vicino al mio pugno ancora chiuso. Potevo percepire il suo calore invitante, dolce e non riuscii a reagire come speravo.
- E allora, che importa..-. Era una tortura averla così vicina, ma sentire il suo cuore battere così forte, vivo, poterle stare accanto, mi avvolgeva di emozioni mai provate che mi facevano desiderare un contatto più profondo. La mia voce aveva smesso di essere dura, mi sembrò supplicante.
- Importa a me- insistette portando il viso a pochi centimetri dal mio collo e espirando per cercare di calmare i nervi. Sussultai quando il suo respiro mi raggiunse.. un brivido mi lasciò senza fiato, un fuoco nella mia gola assetata. – non mi piace mentire; perciò se lo faccio deve esserci un buon motivo-. 
- Non puoi limitarti a ringraziarmi e a lasciar perdere?-. Non ce la facevo più. L’aria tra noi si era fatta irrespirabile, il suo odore mi era entrato nelle vene, il desiderio mi stava torturando insieme all’ansia frustrante di non farle sapere nulla di me. La mia domanda fu quasi una richiesta disperata.
- Grazie..-. Rispose balbettando. Ma non accennava a demordere, gli occhi decisi e arrabbiati.
- Immagino che tu non intenda lasciar perdere-. Sospirai amareggiato.
- No-. Strinse le labbra come una bambina capricciosa e io mi misi sulla difensiva.
- In tal caso..spero che tu sopporti di buon grado la delusione-.
I nostri sguardi si fecero minacciosi, non avrei dovuto lasciarmi trasportare dalle emozioni.
- Perché ti sei preso il disturbo di salvarmi?-. Questa volta riuscì ad essere fredda, tagliente. Fui io ad andare in completa confusione. Perché l’avevo salvata? Cosa mi era preso in quel momento?
Esitai nel rispondere. Non sapevo cosa dirle. Non volevo vederla morta, mi avrebbe fatto stare male, avrei sofferto, perché... perché…“Perché?”.
- Non lo so- ero sincero in quel momento. Non mi capacitavo dei sentimenti che stavo provando per lei. Erano così.. così.. “umani”. La fragilità, la paura, il desiderio, non mi erano mai appartenuti.
Distolsi lo sguardo, sconvolto,  e le voltai le spalle. Presi a camminare senza pensare e in pochi minuti mi trovai di nuovo davanti allo studio di mio padre.
Mi accorsi improvvisamente di non averla salutata, di averla ignorata. Mi chiesi se fosse tanto arrabbiata con me, probabilmente sì. Ma non potevo fare altro. Non potevo rivelarle nulla.
Carlisle uscì di lì a poco, smontando dal suo turno. Mi guardò comprensivo.
- Andiamo a casa..-.Disse solamente rispettando il mio silenzio. Lo seguii in macchina, sapendo già che una volta tornati avrei dovuto parlare di ciò che era successo a tutta la famiglia.


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Capitolo 10
*** Contro tutti, contro me stesso ***


Grazie a tutti quelli che leggono questa fic e la commentano. Oggi ne dovrò aggiornare tante.. e questa è la prima di una lunga serie ormai.  Spero di non deludere.. al prossimo capitolo!! Spero presto. :-))
Malia
P.S. Tengo veramente tanto a questa fanfic GRAZIEEEE!!.
BUONE FESTE!!!

Contro tutti, contro me stesso.



- Tu sei pazzo.. è assurdo! Adesso vuoi metterti a salvare esseri umani?- Rosalie gridava per il salone, mentre io cercavo di spiegare inutilmente i motivi che mi avevano spinto ad agire in quel modo.
Ma i miei tentativi sembravano tutti fallimentari, mi stavo solamente rendendo ridicolo. Non sapevo esattamente cosa dire e mi arrampicavo sugli specchi come un idiota. Non lo comprendevo, non lo capivo il perché..solo.. solo avevo deciso di salvarle la vita tutto qui, il resto contava realmente qualcosa? Non volevo che morisse, basta. Punto, finita lì.
- Rose, calmati..-. Emmett cercava di tenerla ferma, in casa si respirava un’atmosfera piuttosto pesante. Nessuno sapeva cosa dire, mi guardavano tutti come se mi stessero vedendo per la prima volta. La cosa peggiore era che neanche io riuscivo più a riconoscermi.
Respirai profondamente e fissai un punto lontano di fronte a me. “Cosa mi sta succedendo?”
- Senti Ed, a me non importa cosa fai o cosa non fai. Ma.. se metterai in pericolo Alice, dovrai vedertela con me chiaro?-. Jasper tagliò corto guardandomi di sbieco.
Sospirai afflitto portandomi una mano sulla fronte. Che cosa potevo aspettarmi.. un applauso?
- Questa ragazza, conta così tanto per te?-. Esme si avvicinò accarezzandomi il braccio e aggrottando le sopracciglia dolcemente.
“No, non conta così tanto! Non è così importante”. E allora perché l’avevo salvata? Se veramente occhi nocciola non avesse significato nulla per me non avrei avuto problemi a lasciarla morire. E invece.. avevo rischiato tutto per lei, anche di mandare all’aria la copertura della mia famiglia.
- Io.. io.. non lo so. Mi sentivo in dovere di..-. cominciai, ma mi fermai quando notai l’occhiata incollerita di Rosalie trapassarmi da parte a parte.
- In dovere di rovinare le nostre vite!!Ecco cosa.!!.-. Si strinse ad Emmett cercando conforto – Io non voglio andarmene via-. Em le accarezzò la testa e mi osservò preoccupato.
Ehi Ed.. tutto bene fratello? Mi sembri confuso..
Perfetto. Ci mancava solo che quell’orso gigante si preoccupasse per me ora.
Guardai Carlisle aspettando anche che lui parlasse, ma rimase tranquillo appoggiato al muro, sembrava non avesse nulla da dire.
- Carlisle?-. Facemmo tutti aspettando una parola da nostro padre.
- Quello che ha fatto Edward, giusto o sbagliato che sia, avrà delle conseguenze. Dobbiamo prepararci anche al peggio e quindi ad andarcene da Forks..-.
Sapevo che la sua reazione era stata ponderata, ed era giusta, ma mi fece ugualmente male. Era la prova del mio sbaglio.
- No, lei non dirà nulla!-. Me ne uscii impulsivamente. Cosa stavo cercando di dimostrare? Percepii immediatamente un ringhio furioso di Rose.
- Ahhh.. bene. E tu che ne sai eh?-. Sbattè i tacchi a terra e si rannicchiò di nuovo sul petto di suo marito.
Già, io che ne sapevo. Non la conoscevo abbastanza da poter dire che Bella non avrebbe parlato con nessuno. Anzi..però sentivo che di lei potevo fidarmi, avevo perfino avuto la tentazione di dirle tutto. “ Stupido..”. Mi maledii per quell’errore.
- Se Edward dice che di Bella ci si può fidare, io gli credo..-. Esme si appoggiò a me aggrappandosi al mio braccio totalmente e fissò Carl con ansia.
Sì, anche io mi fido. Lo vidi annuire e sospirai sollevato.
- Non dirà nulla, non c’è da preoccuparsi. Ed ha ragione-. Ci girammo tutti verso Alice che sorridente se ne stava seduta a gambe incrociate sul divano. – Mi piace tanto quella ragazza..-. Terminò poi fissandomi con insistenza.
Assottigliai le palpebre sospettoso. Era da un po’ che continuava a comportarsi in modo strano e non ne capivo il motivo.
- Mi nascondi qualcosa vero?-. Sbottai irritato quando la sua mente si fece vuota e illeggibile.. troppo repentinamente. Ridacchiò alzandosi in piedi e girandomi intorno.
Chi l’avrebbe mai detto..
Ringhai. Non c’erano mai stati segreti tra noi, perché ora tutto questo mistero? Sapeva qualcosa, lei sapeva cosa sarebbe successo, ormai ne ero certo.
- Dimmelo Alice..-. Feci per afferrarla, ma Jazz mi si parò davanti facendole scudo con il suo corpo e digrignando i denti.
Ahi lo hai fatto arrabbiare.. ora sono cazzi amari..
Fulminai Emmett per quella battuta e percepii la stretta di Esme farsi più salda.
-No, ragazzi. Non c’è motivo. Non dovete comportarvi così-. Il tono gentile di mia madre mi fece calmare e Jasper sembrò tranquillizzarsi a sua volta.
- Me ne vado..-. Mormorai improvvisamente.
- No..-. Alice si fece avanti osservandomi supplicante – No, non te ne andare. Ti prego, non voglio che tu te ne vada-. Mi toccò il viso presa dall’agitazione e i suoi pensieri si riversarono come un fiume in piena dentro di me.
Il futuro non è chiaro, ma.. Edward tu probabilmente ti innamorerai di lei, ti stai già innamorando di Bella..
 “Oddio, no”. Scossi la testa sconvolto. Non potevo, non dovevo crederci. Io innamorarmi di un essere umano, innamorarmi.. non esisteva la parola amore per me, non era mai esistito questo sentimento assurdo e irrazionale.
- Nooo..- urlai piegandomi in due –Noooo!! Non voglio..-.
Alice mi abbracciò di slancio sotto lo sguardo incredulo di tutti che stentavano a capire cosa stesse succedendo.
- Non fare così!-. Gridò lei stringendomi forte – Ce la farai..-.
Come poteva solamente credere che avrei condannato il mio piccolo Bambi ad amare un mostro?
Non mi avrebbe mai amato, l’avrei solamente disgustata.  Non ero che un essere dannato.
-Devo andarmene.. devo-. Smisi di respirare e cercai di divincolarmi – Non resisterò. Rischio di ucciderla. Non posso restare-. Non capivo più nulla.
Era paura quella che mi stava sommergendo? Io, Edward Cullen, che per cento anni non avevo provato che noia, che sprazzi di allegria, ora mi ritrovavo ad affrontare emozioni che andavano al di là della mia forza, incontrollabili, piene, vere..
- Ed, ascoltami. Dipende tutto da te, tutto. Lei potrebbe diventare come noi in futuro se tu lo volessi, l’ho visto-. A questo punto tutto fu chiaro e i vampiri in stanza trattennero il respiro.
 Oh oh guai in vista. Te ne sei innamorato?
Innamorato, innamorato, innamorato.. “Basta!” Non risposi alla sparata del grizzly e fissai i miei genitori con amarezza.
-Me ne voglio andare, lasciate che me ne vada-. Il mio viso era una maschera impassibile ora. Non volevo che nessuno percepisse quanto stessi soffrendo in quel momento.
Edward, no, per favore. Resta…
La mente di Alice continuava a martellarmi con quella richiesta.
La puoi amare, ce la puoi fare. Eddai.. io la voglio conoscere!
La ignorai, non potevo fare altro. Darle ascolto sarebbe stato maledettamente pericoloso. Ora tutto mi era più chiaro, quell’attrazione, quella voglia di proteggerla, quel desiderio fisico.. ma c’era anche il suo sangue da considerare, il suo sapore, il suo odore per me impossibile da sopportare. Non sarei mai riuscito ad amarla come un essere umano e lei aveva diritto ad una vita normale.
“Piccolo Bambi sta lontano da me, sta lontano”. Mi ritrovai a pensare ossessivamente. Se solo qualcosa avesse osato farle del male, compreso me stesso, io non avrei potuto sopportarlo. Volevo saperla viva, sorridente, timida e sempre imbranata.
- Edward non ti impediremo di andartene se  ciò che vuoi..-. Mio padre mi parlò serio.
Oh tesoro,ma perché!! Se ti sei innamorato. È  bellissimo..
Fissai Esme incredulo, ma sapevo già che lei avrebbe reagito così, perciò non ci feci caso e annuii grato dell’approvazione di Carlisle.
Rosalie era sotto shock, non parlava, né respirava. Jasper anche. Lo trovavano entrambi impossibile, e non potevo dare loro torto. Non era propriamente la cosa più normale avere una cotta per un essere umano.
- Mettetevi tutti in testa una cosa. Io non sono innamorato, non ancora.. e farò di tutto per impedire che questo accada. Vado via, non tornerò. Almeno così non ci sarà pericolo che possa commettere qualcosa di imprudente nei suoi e nei vostri confronti..-.
Era tutto troppo confuso, dovevo schiarirmi le idee e prima che qualcuno potesse fiatare me ne uscii di casa. Dovevo riflettere.. dove sarei andato? Cosa avrei fatto? Mi incamminai per il bosco cercando una soluzione. L’unica cosa sicura era che non dovevo rimanere a Forks.
Mi appoggiai a un tronco sperando di trovare la soluzione, ma la mia mente era vuota. Per la prima volta in vita mia mi sentivo profondamente combattuto e i miei desideri sfuggivano dal mio controllo. Veramente io volevo che quella ragazza fosse per me qualcosa di più? Tutto avrei immaginato tranne che lei potesse attrarmi così, che potesse sconvolgere la mia vita così. Però io potevo fare in modo che le cose andassero per il verso giusto, allontanarmi da lei, proteggerla da me stesso, dai miei sentimenti e fare in modo che un altro uomo, essere umano, entrasse nella sua vita e l’amasse.
“ No..”. Una fitta mi colpì lo stomaco. Mi fece male pensarla con un altro e non con me, ma cercai di togliermi quel fastidio dal cuore. Dovevo farlo.. per lei e per me stesso. Ci mancava solamente che diventassi possessivo ed egoista con quel piccolo e indifeso cerbiattino per rovinarle definitivamente l’esistenza. L’avrei rotta solamente sfiorandola. Pensare di toccarla poi.. “ No, no.. non è fattibile”, eppure una morsa di piacere mi attraversò tutto il corpo. Mi sarebbe piaciuto sfiorare la pelle calda del suo viso e vederla arrossire sotto il mio tocco. “Smettila.. tu sei gelido, la congeleresti”. Non dovevo farmi prendere da quelle fantasie, erano rischiose e assurde. Eppure..immaginai di stringerla delicatamente tra le mie braccia e sentirne l’odore di fresia senza avere paura di ucciderla. Sarebbe stato impossibile, mi sfuggì una risata amara. I miei pensieri non si fermarono e fantasticai su ben altro. “Merda..”. Controllo. Cercai di concentrarmi sulla respirazione, senza risultato. Di nuovo mi travolse prepotente il ricordo del calore della sua pelle, il desiderio di accarezzarle le labbra, di baciarle la bocca con foga e reclinai la testa sul tronco disperato. Faceva maledettamente male. Dolore.. perché non potevo averla? Mi mossi inconsapevolmente. Era notte fonda ormai, però il desiderio di vederla era troppo forte perché potessi resistere. Cominciai a correre veloce verso casa sua senza neanche pensare a quello che stavo facendo. “Voglio vederti..”. Quanto avevo fantasticato su di lei sotto le coperte? Il viso sconvolto dal sonno, le palpebre abbassate, il respiro leggero.. Avevo passato segretamente intere notti a tormentarmi e ad ascoltare musica  immaginando “occhi nocciola” muoversi coperta dal piumone ad abbracciare il cuscino con quei capelli castani tutti spettinati. Sorrisi, aumentando la mia velocità. In pochi attimi fui sotto la casa dell’ispettore Swan invaso da un’irresistibile curiosità. “Chissà com’è la sua camera”. Seguii l’odore di Bella, di cui nell’aria c’era una forte traccia e mi arrampicai verso una finestra al piano superiore. Quando guardai all’interno le mie difese crollarono improvvisamente e rimasi affascinato di fronte alla visione che si presentava davanti ai miei occhi. Era molto più dolce e bella di come l’avessi immaginata, più innocente e fragile. “Maniaco, vattene”. Pensai subito. Mi sembravo un pervertito che fissava la donna dei suoi desideri proibiti in atteggiamenti intimi..che schifo. Ma non riuscii a distogliere lo sguardo da quel fagotto tutto rannicchiato. Una mano le era scivolata fuori dalle coperte penzoloni dal letto e la testa era rivolta verso la finestra, verso di me, abbandonata sul suo cuscino di un colore lilla pallido. Le labbra leggermente dischiuse, i capelli arruffati, le spalle scoperte. Era troppo carina così.. troppo..
La tentazione di entrare fu grande. Deglutii imbarazzato. “Avanti, solo per pochi minuti”. Bastò poco per aprire la finestra e scivolare dentro. Lo feci il più silenziosamente possibile, sperando di non svegliarla, non osavo immaginare che cosa sarebbe successo se mi avesse scoperto lì.
“Oh cazzo..”.
Avrei dovuto prevederlo. Il suo profumo di lavanda mi entrò nelle narici e mi stordì facendomi girare la testa e quasi persi lucidità. Mi eccitai come un animale e i miei sensi si acuirono cercando di far prevalere in me l’istinto. Mi ero dimenticato di quanto lei fosse assolutamente destabilizzante per me, appetitosa.. trattenni il respiro. Non dovevo respirare. Non potevo farlo se non volevo metterla in pericolo. Ma ero già ubriaco di lei e il suo odore era chiaro e intenso dentro il mio corpo di vampiro. La desiderai intensamente e reclinai la testa all’indietro verso il soffitto per cercare di controllare i brividi di piacere che mi stavano scuotendo al pensiero del suo sangue scorrere copioso per me, per placare la mia sete. Strinsi i pugni lungo i fianchi e tornai a guardarla con gli occhi bramosi e lucidi, ma non mi sarei mai permesso di farle del male.. così rimasi fisso davanti alla finestra, permettendomi di guardare il suo viso illuminato dalla luce della luna. “Ciao, piccolo Bambi”. Soffocai una risata. Mi sentivo stupido, ero lì, saturo della sua presenza a cercare di combattere qualcosa che avrei potuto facilmente evitare. Sarebbe bastato andarmene dalla sua vita, non innamorarmene, non fare nulla per metterla in pericolo, come invece stavo facendo, per risolvere il mio problema. Sì, ormai avevo deciso, me ne sarei di nuovo andato a Denali e lì mi sarei stabilito. Così sarei stato lontano da Forks, da Bella, da quelle emozioni.. Mi voltai e poggiai le mani sulla finestra, pronto per correre via quando la sua voce attirò la mia attenzione.
-No..-. Mormorò agitata. Sussultai e rimasi paralizzato. Che mi avesse scoperto? Mi voltai lentamente con un groppo in gola, ma la vidi rigirarsi tra le coperte scoprendosi quasi totalmente. Forse avrei dovuto sentirmi sollevato, ma vederla così abbandonata mi fece tutt’altro effetto.
Spalancai la bocca fin troppo emozionato e mi rigirai ancora. “Vattene pervertito..”. Adesso ero anche consapevole del fatto che Bella dormisse con una semplice cannottierina e con dei pantaloni vecchi e strappati. Ah che bello.. altre fantasie da fare su di lei. “Bravo Edward, compiaciti della tua imbecillità”. Maledizione a me e alla mia curiosità.
Feci per uscire ancora afferrando saldamente il vetro per riaprirlo, ormai sicuro. Basta imprudenze, avevo già risvegliato qualcosa di troppo umano dentro di me, non volevo peggiorare la situazione.
- Edward.. Edward..non andartene. Non lasciarmi da sola-.
Questa volta caddi miseramente a terra con un tonfo sordo. Un brivido di piacere mi scosse lasciandomi boccheggiante e il mio nome pronunciato dalle sue labbra risuonò dentro di me facendomi provare mille emozioni contrastanti. “Bella..”.
Che stupido. Io l’amavo. L’amavo più della mia stessa vita. E ormai non sarebbe servito a nulla nasconderlo, perché senza di lei non ero che un guscio vuoto. Per anni avevo aspettato che qualcuno mi scaldasse così l’anima, ed ora quella piccola ragazzina soltanto chiamando il mio nome era riuscita a far scorrere amore dentro di me. Dolcezza, tenerezza, bisogno.. chiusi gli occhi per controllare tutto questo, ma non ci riuscii. Avevo voglia di piangere, ma non potevo. Come avrei potuto condannarla? Come sarei riuscito a convivere con quell’emozione senza farle vivere il mio inferno personale? Mi accasciai a terra con le mani tra i capelli. “Ti amo così tanto. Come posso proteggerti da me stesso?”.

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Capitolo 11
*** La notte ***


Ciao tutti Buon anno!!! Cosa fate oggi  che è primo dell'anno? Io posto..eheheh.. aggiorno Midnight Sun. Grazie dei meravigliosi commenti, questa storia mi piace troppo ed è un piacere scriverla, purtroppo non so e non credo mi discosterò troppo da Twilight ma ancora devo dire che non lo so. Certo in alcune cose anche in questo capitolo sono stata parecchio tentata...:-) Ma manterrò una linea simile anche se molto personale. Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono. TESORI!!! vi lascio alla lettura.. un bacione e ancora BUON ANNO NUOVO!!!



La notte.



Mi avvicinai al letto cercando di non far rumore. “Dio che bella..”. Mi inginocchiai accanto a lei sfiorandole la mano con le labbra e rabbrividii emozionato. Non avevo mai visto nulla di più seducente  in tutta la mia esistenza. Mi sporsi verso il suo viso che respirava affannato e la osservai stregato,  ossessivamente.. la mia bocca sulle sue palpebre voleva qualcosa che non riuscivo a comprendere e desideri sopiti emersero prepotenti accecandomi. I suoi sospiri mi stavano facendo impazzire e avrei voluto toccarla, ma non mi era concesso prendermi una libertà così grande. Non era solo istinto di vampiro, era qualcosa di dannatamente più forte, più profondo.. avevo troppa voglia di lasciarmi andare.
- Edward..-. sussultai di nuovo. “ Ridillo.. ancora ti prego” – Edward..no-.
Si mosse e io mi allontanai di scatto per permetterle di rannicchiarsi. Non dovevo respirare, starle così vicino e inspirare sarebbe stato un errore e non dovevo assolutamente metterla in pericolo. Solo la mia presenza era un danno per lei, però.. infondo che male avrei fatto? Sarei rimasto lì, fermo, ad osservarla il più lontano possibile. Mi sarei controllato.
- Non andartene-. Mi voltai di scatto quando percepii il suo corpo muoversi e buttare a terra le coperte. Le fui accanto per coprirla di nuovo e il piumone caldo scottò tra le mie mani. Le gambe mi cedettero e appoggiai tutto il peso ai piedi del letto. “No..”, così rischiavo sul serio di farla svegliare, dovevo rimanere calmo, controllarmi. Ma i miei sentimenti erano così forti che in quella stanza l’aria sembrava vibrare e urlare la mia presenza. O probabilmente lo desideravo.. desideravo in segreto che lei mi amasse, che si svegliasse e mi sorridesse, che mi percepisse nella sua vita.
“Bella..”. Tremai. La guardai ancora mentre le sue dita si stringevano sulla coperta e quando sorrise mi tranquillizzai. “Meno male piccolo Bambi, stai meglio”. Mi sedetti sulla poltrona poco distante e la contemplai, affascinato dalle sue espressioni accigliate e dal modo in cui continuava a muovere la bocca come se volesse parlare e dire qualcosa.
Portai le mani sotto il mento e rimasi così non so per quanto tempo, avaro di ogni suo più piccolo gesto. Mi sentii uno sciocco, ma non riuscivo a distogliere gli occhi da lei. “Non posso costringerti ad amarmi, ma posso proteggerti, posso starti accanto e lo farò ad ogni costo amore mio”. Una scossa elettrica mi invase quando pronunciai quella parola. Ma suonava così musicale, così vera che mi riempì di felicità. “Amore mio..”. Scossi la testa sorridendo e non smisi di osservarla.
Cosa stava sognando in quel momento? Di me? Sognava di me? Lo sperai, anche se sapevo di non poterlo fare. Però ripensandoci prima aveva pronunciato il mio nome, forse le piacevo. Mi mossi turbato e contento.  “Non farti venire in testa strane idee Edward, basta”. Ripetei più volte a me stesso.
Sospirai combattuto.. ma mi accorsi tardi di essermi distratto e di aver commesso un grave errore. Il suo profumo di fresia e lavanda mi si insinuò immediatamente nelle vene e non riuscii più a fermarmi. Un respiro, un altro, un altro, finchè non diventarono ansiti. “Cazzo..”. Ansimai eccitato e feci leva su tutta la mia forza di volontà per non saltarle addosso. “No.. no!!”. Scivolai dalla poltrona e mi acquattai accanto al suo letto, pronto all’attacco. “Che voglia”. Mi morsi le labbra fino a sentire dolore per impedire a me stesso di commettere l’irreparabile. Non potevo farle del male, non potevo, non lei, non me lo sarei perdonato. Strinsi i denti aspirando ancora il suo odore fresco, sperando di abituarmi.. se avessi sopportato sicuramente sarebbe stato più facile resistere.
Bella mugugnò gemendo qualcosa e la sua mano scivolò davanti alle mie labbra, così invitante, pallida.. il sapore del suo sangue mi fece perdere la ragione e avvicinai la bocca al suo polso, a quella pelle così friabile.. volevo morderla e far scorrere la sua ambrosia solo per me. “ Mi stai facendo morire amore mio”. Fu inaspettato. L’essere umano in me sembrò prevalere indisponente e il mio naso corse sul suo palmo per annusarlo e gustarlo meglio. Rabbrividii di piacere, e percepii il corpo di Bella tremare. “Freddo..”. Dovevo stare attento a non farle sentire il gelo che mi apparteneva. Eppure non riuscii a smettere.. le accarezzai il palmo con dolcezza sfregando le mie labbra sul suo calore. La mia reazione mi atterrì e mi spaventò, non avevo mai provato nulla di simile neanche quando avevo immaginato di stare con lei. Il mio corpo stava cambiando, l’adrenalina che scorreva dentro di me mi scaldava, mi rendeva bollente e credetti quasi di poter prendere fuoco. Un po’ mi vergognai per quella reazione incontrollata e  umana. Ingoiai la saliva agitato quando fui conscio di qualcosa di duro premermi tra le gambe e chinai la testa inorridito da me stesso.
- Edward..-. Udire pronunciare il mio nome così intensamente mi diede il colpo di grazia e non capii che cosa stesse accadendo. Il corpo sembrava sfuggire al mio controllo e fu sommerso da istinti nuovi e a me sconosciuti. La sua mano si chiuse improvvisamente sul mio viso e mi sfuggì un piccolo gemito doloroso. Non avrei dovuto toccarla. Mi tirai subito indietro sperando di non averla svegliata, ma probabilmente per smuovere “occhi nocciola” non sarebbero bastate le cannonate. Ritornai abbastanza lontano da lei per permettere a me stesso di riprendermi, ero ancora profondamente colpito, e la mia curiosità per le sue cose prese per un attimo il sopravvento. Mi guardai intorno..
Cd, libri sparsi, fili del computer un po’ ovunque, lettore mp3 miseramente buttato a terra. “Complimenti, amore, ma come siamo ordinate”. Ridacchiai. Mi chinai per raccogliere un libro poco sotto i miei piedi per vedere che tipo di letture potessero interessarle e rimasi di stucco.  “Romeo e Giulietta”. Storsi il naso. Non avrei mai creduto che Bella fosse un tipo così romantico. La osservai mentre mi girava nuovamente le spalle.. evidentemente anche lei come ogni altra ragazza faceva sogni romantici. “Fantasticherà di incontrare un giorno il suo principe azzurro”, ecco.. non di certo un vampiro pronto a mangiarla. Avevo perso in partenza, io potevo essere solamente il ragazzo bello e irraggiungibile per lei, ma non quello che le avrebbe rubato il cuore. Chissà che tipo di uomo le piaceva..l’immagine di Mike Newton mi balenò nella mente. “Idiota..”, mai ascoltato menti più imbecilli di quella. Però forse a “occhi nocciola” quelli con la ridarella facile sarebbero potuti piacere. “Devo ridere un po’ di più”, mi convinsi come uno scemo. Già mi vedevo.. davanti allo specchio del mio armadio a fare le prove, come se fossero servite a qualcosa. Stavo decisamente peggiorando la mia situazione, possibile che l’amore rendesse così sciocchi? Riportai la mia attenzione al libro tra le mie mani.. mal sopportavo la figura di Romeo,  innamorato di Rosalina e poi di Giulietta. Dubitavo che il suo fosse un amore sincero.. il sentimento che io provavo per il mio piccolo Bambi era insostituibile ormai, entrato dentro di me, nel mio cuore, vivido, eterno.
Se credete che io profani con la mano più indegna questa sacra reliquia le mie labbra rosse come due timidi pellegrini cercheranno di rendere morbido l’aspro contatto con un tenero bacio..
Povero, povero Romeo, anche lui costretto per natura nemica a stare lontano dalla donna che amava.
Un bacio.. neanche un bacio gli era concesso per non sporcare lei con mani indegne. Posai di nuovo  a terra quel romanzo cercando di togliermelo dalla testa. Le mie labbra l’avrebbero solo disgustata, troppo fredde, troppo morte.
Frenai i miei pensieri scioccato. Stavo realmente pensando di poterla baciare? Mi portai le dita sulla fronte massaggiandola. Il suo sapore mi avrebbe fatto impazzire, sarei morto d’eccitazione soltanto sfiorandole la bocca, l’avrei assalita e uccisa in pochi secondi. Mi imposi di non respirare e bloccai il mio petto per evitare di farmi assalire di nuovo dall’istinto... quelle fantasie erano decisamente troppo pericolose.
Ed essendo considerato un nemico, egli non può avvicinarla per sussurrarle le promesse degli amanti.
Mi accostai ancora al letto, guardandola rannicchiata e indifesa. “Ci sarò io a difenderti amore, non permetterò che ti succeda nulla. Sbadata come sei..”. Sorrisi e mi chinai leggermente. Avrei tanto voluto sfiorarle i capelli, sarebbe bastato allungare una mano, semplicemente, senza pensare.. le mie dita corsero su di lei contro la mia volontà e con i polpastrelli le accarezzai leggermente la massa castana.  “Trattieni il respiro. Da bravo..”. Neanche avrebbe sentito la mia carezza tanto era lieve, ma quello che provai fu così profondo che per la prima volta mi sentii fragile e debole, senza difese, totalmente inerme di fronte a quella meraviglia. “Ti amo, ti amo piccolo Bambi. Non sai quanto ti amo”. Avevo bisogno di dirglielo, non potevo sentirmi scoppiare in quel modo e respirai piano.
- Ti amo..-. sussurrai appena inginocchiandomi –ti amerò sempre.. non mi perderai mai-.
Fu più facile controllarmi, mi stavo lentamente abituando al suo profumo. Il problema sarebbe stato allontanarmi di nuovo. Avrei dovuto ricominciare da capo.
Sorrise nel sonno, inconsapevole. Si girò verso il mio viso e schiuse le labbra. Le fissai intensamente, sembravano così morbide.. così invitanti. Ancora quella sensazione assurda, ancora attrazione, agonia..
Ecco le tue labbra hanno tolto il peccato dalle mie..
Il mio respiro si velocizzò immediatamente e digrignai i denti abbassando il capo. Appoggiai la testa sul suo cuscino, mentre la mia bocca sfiorava la sua desiderosa d’assaporarla,  ma nelle mie vene ribolliva l’istinto animale e non ero sicuro di riuscirmi controllare. “Ma che sto facendo, mio dio..”. La sua fragranza era così forte che per me era come una droga, un bisogno, perdevo di lucidità soltanto nello sfiorarla, non capivo.. non arrivavo a comprendere perché non riuscissi ad esercitare il mio autocontrollo come sempre. “Lo sai, la vuoi. Non puoi farne a meno”. Ma mi sembrava assurdo volerla con tale intensità, impossibile.. stavo tremando, il mio corpo stava tremando..e non solo per la voglia del suo sangue! La frustrazione mi sommerse. Volevo averla, toccarla, fare l’amore con lei, ma allo stesso  tempo la rifiutavo con tutto me stesso, perché non potevo condannarla ad innamorarsi di un’anima dannata, di un essere disgustoso, per renderla poi come me, simile a me. “Stupido”.
- Forks, non mi piace. Fa freddo.. Renèe-.  Mormorò scuotendo il capo.
Mi riscossi guardandola con dolcezza.“ Piccola.. stai male qui”.  Risi divertito, la mia bambina parlava nel sonno, che cerbiattino  pieno si sorprese.
- Ah, mamma. È sempre umido e appiccicaticcio..-. Storse il musetto rannicchiandosi meglio e io le rimboccai meglio le coperte.
- E perché sei ancora qui a Forks?-. Bisbigliai troppo impercettibilmente perché potesse sentirmi e mi sistemai con le braccia consente vicino a lei.
-Edward.. lui è strano-.
“ Sono strano, piccolo Bambi?”.
- In che senso sono strano..-. mi sporsi vicino al suo orecchio, chissà magari mi avrebbe risposto.
- E’ sempre solo e triste..-.
Sussultai e il mio cuore sobbalzò nel petto. Lei si preoccupava veramente per me? Rimasi interdetto e in silenzio ad ascoltare. Sapere di essere nei suoi pensieri mi rendeva felice, ma avevo paura. Non era un buon segno. Lei soffriva perché io me ne stavo per le mie? Bella mi guardava e mi vedeva solo, mi osservava e vedeva in me un ragazzo triste, ma in realtà io evitavo gli altri per non metterli in pericolo e non ero affatto infelice, non ero niente, nulla, almeno fino a quando non era arrivata lei. Perché con il suo arrivo tutto era cambiato.
- Voglio che lui sorrida..-.
Ancora una scossa di piacere ad invadermi. “Non posso”. Volevo, ma dovevo starle lontano. Non potevo lasciarmi andare, tantomeno con lei. Sorriderle.. starle vicino, non lo avrei fatto, anzi le sarei stato ostile, non l’avrei nemmeno avvicinata. Ma l’avrei protetta e la notte mi sarei permesso di venire nella sua stanza per guardarla,  proteggerla da se stessa, adorarla come il mio cuore mi imponeva di fare.
Mi voltai verso la finestra. Ormai era quasi l’alba. Dovevo andarmene.. si sarebbe presto svegliata.
- Ci vediamo a scuola-. Sussurrai come se avesse potuto sentirmi. “Ma le cose lì saranno diverse”. La notte stessa sarei tornato, non l’avrei lasciata più da sola, ma il giorno Bella non avrebbe dovuto correre alcun rischio, doveva rimanere lontano da me.
Scivolai lungo il cornicione e scesi agilmente a terra, riavviandomi correndo verso casa mia. Dovevo avvertire tutti che non sarei più andato via. Immaginavo già la felicità di Alice e soprattutto sapevo cosa mi avrebbe detto. Avrebbe letto della mia decisione di amarla e proteggerla, avrebbe saltellato tutto il tempo convinta che prima o poi avrei ceduto e le avrei chiesto di amarmi. E Rosalie e Jasper? Non avrebbero dovuto capire la verità dei miei sentimenti. E Emmett? Per lui le sarei dovuto subito saltare addosso e ucciderla, visti i suoi precedenti. Non ci sarebbe stata alcuna storia.
Arrivai  a casa deciso, spalancando la porta ed entrando. Alice era lì ad attendermi come avevo immaginato.
Allora adesso posso conoscerla?
-Va al diavolo-. Le risposi malamente dirigendomi verso la mia stanza.
Per tutta risposta sentii solo una risata contenta e poi di nuovo silenzio.

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Capitolo 12
*** Invito ***


 
Eccomi qui.. questa fic mi prende sempre di più . Faccio BUON ANNO a tutti e ringrazio per i commenti e ovviamente ringrazio anche coloro che seguono questa fic. Io la apprezzo moltissimo. GRAZIEEEE!! Che dire sono veramente contenta che i pensieri di Edward vi interessino e cercherò di non discostarmi troppo dalla trama del libro anche se Edward ovviamente non è l'originiale. Vi lascio subito a leggere. Malia


Invito.



La osservai come un ossesso attraversare il parcheggio della scuola con lo zaino in mano. Controllai attento che non ci fosse alcun pericolo e mi incamminai dietro di lei con le mani in tasca, il giaccone nero sulle spalle. Si girò giusto in tempo per vedermi entrare e il suo sguardo si addolcì improvvisamente, mentre io non diedi segno di averla vista e tirai dritto verso la prima ora di lezione. Vederla mi aveva provocato la stessa fitta allo stomaco che avevo sentito quella notte nella sua stanza, il suo profumo gentile era una vera droga, e i suoi occhi che mi guardavano con dolcezza erano una tortura per il mio cuore… la desideravo. Tuttavia non potevo cedere, non l’avrei fatto. Buttai lo zaino sul banco e mi addormentai per buona parte delle lezioni. Stavo male, soffrivo.. volevo starle vicino. Volevo toccarla..mi piaceva l’idea di sfiorare le sue guance e vederla arrossire. Mi piaceva l’idea di allungare una mano e accarezzarle le labbra rosse e piene. Respirai reclinando la testa all’indietro. “Si può morire per amore?”. Mi spostai terrorizzato verso l’aula di biologia, sapevo che lì ci saremmo sfiorati, che avrei dovuto trattenermi dall’assalirla, ma ora non era solo la voglia di ucciderla che mi stava ossessionando. Era la brama di stringerla, di vederla ridere con me, toccarle gentilmente la pelle diafana, così chiara.. scossi la testa, mettendomi seduto rigido al solito posto. Respirai forte prima di vederla entrare in classe. Ancora quegli occhi.. si posarono su di me pieni di rispetto e fiducia, così chiari, così misteriosi per me. Sì avvicinò lentamente e io mi mossi lontano quando il suo profumo di fresia mi schiaffeggiò e mi eccitò trasformandomi in un predatore. Provai dolore. “Basta..” Cominciai ad odiare la mia natura che mi aveva condannato a quella sofferenza, ma ancora di più mi detestai quando gli occhi mi caddero sul suo seno coperto dalla felpa blu cobalto, molto grande per lei. Eppure.. adorai il modo in cui le scivolava addosso, era sensuale, avevo voglia di infilarle le mani sotto e ..“Cosa stai pensando!” Mi fermai in tempo e mi voltai verso la finestra, senza dare segno di averla riconosciuta.

- Ciao, Edward..-.  Sussultai impercettibilmente. La sua voce era così deliziosa che mi emozionai e il mio cuore esplose di gioia. Voleva parlare con me, proprio con me. Ma io le feci appena un cenno con la testa, senza neanche voltarmi e tornai a fissare insistentemente il giardino della scuola. “Ti amo, dio quanto ti amo. Sta lontana da me, sono un mostro”.
Sentii la sua delusione palpabile, ma non la guardai più.. mai in modo che lei potesse accorgersene. In realtà non la lasciavo un attimo con lo sguardo, assetato di ogni suo movimento, di ogni suo gesto, affascinato da ogni sua più piccola smorfia. Innamorato della propria preda, che stupido. I giorni passarono, ma non mi permisi mai più che un cenno. Le mie notti nella sua camera erano un’agonia continua, il mio corpo desiderava cose che la mia mente non era abituata a pensare e le mie mani vagavano affamate sulle coperte di lei alla ricerca di un segno d’amore. Le “dormivo” a fianco, la fissavo stregato e la scusa che trovavo verso me stesso era stupida e idiota. Proteggerla.. ma da cosa se il primo pericolo ero io? Ogni mattina la osservavo entrare a scuola e la seguivo, non potevo farne a meno, cominciai a intuire i suoi spostamenti, i suoi movimenti nell’edificio, ascoltando i pensieri degli altri, annusandone l’odore come un pazzo. Il mio corpo aveva continuo bisogno di averla vicino e spesso involontariamente le passavo di fianco sfiorandola, morivo.. morivo di sete e di desiderio, ma non lo davo a vedere. Soltanto, volevo toccarla..ne avevo una necessità quasi morbosa. Ma non parlarle, non poter sapere quello che lei pensava di me, non poterle leggere nella mente, mi frustrava, mi lasciava sofferente. Sarebbe stato bello tenerla sulle mia ginocchia e consolarla per qualcosa, aiutarla, amarla.. magari aiutarla a fare i compiti, oppure passarle della musica, leggere dei libri con lei. Ma sapevo quanto sarebbe stato difficile per entrambi, impossibile per me resistere a quel sangue zuccherino, a quel sapore irresistibile. Certo ora era più facile, ma.. non potevo mettermi così alla prova, troppo alla prova. Mi ritrovai improvvisamente di fronte a lei che mi bloccò la strada guardandomi stranamente e io le toccai la spalla passandole avanti e ignorandola, la scossa tra noi passò inaspettata e la mia gola secca bruciò come previsto.
- Perché..-. La sentii sussurrare. Non dissi nulla, le avrei risposto quella notte accarezzandole i capelli e sussurrandole quanto la amassi e non potessi fare a meno di lei.
Le cose sarebbero andate secondo i miei piani se non ci fosse stato un ulteriore problema. La gelosia.. Mike Newton le stava continuamente attorno. Dai suoi pensieri capivo quanto gli piacesse e quanto poco invece sopportasse me. Credeva che il fatto che l’avessi salvata potesse farmi sembrare un eroe ai suoi occhi, un paladino e che lei potesse in qualche modo preferire me agli altri. In classe le stava sempre addosso e mi lanciava occhiate cariche d’odio. “ Sta calmo ragazzino, ti conviene”. Dentro di me ringhiavo invidioso delle sue braccia vicino a quelle di Bella, di come si sporgeva verso di lei, dei suoi modi affabili e gentili. Odioso.. e mi chiedevo cosa “occhi nocciola” provasse per lui. L’ennesimo giorno di pioggia arrivò, altra lezione di biologia da sopportare. Mi accomodai al solito banco e questa volta mi si sedette ancora più vicina. Sembrava volesse cercarmi, volesse sfiorarmi. Le sue mani chiuse a pugno sotto il banco sfioravano le mie dita così prepotentemente che mi sentii male. Mi acquattai al muro spaventato, cercavo aria, cercavo di non guardarla, ma il mio cuore sembrava sussultare nella mia gola come la mia sete. Non potevo resisterle, non ci sarei mai riuscito se avesse continuato a sfiorarmi la coscia. Non doveva starmi così  vicino, non poteva credere che non avrei provato nulla. Non riusciva ad intuirlo quello che si stava creando tra noi? Forse no. Così ingenua, così innocente.. Si accostò ancora di più, alzando lievemente il mento e deglutendo. Non capivo, non capivo cosa avesse intenzione di fare, ma in quel momento arrivò Newton a salvare la situazione e lei si allontanò da me scivolando abbastanza lontano da permettermi un controllo maggiore.
Verrà al ballo con me? Voglio proprio provarci..
“Provaci, e sei morto”. Pensai ringhiando leggermente. Il ragazzo si avvicinò a Bella salutandola intimorito, rosso come un peperone. Non sopportai la sua vista e mi voltai come sempre verso la finestra. Dovevo stare calmo..infondo ero curioso di sapere la reazione che avrebbe avuto alla richiesta di quell’imbecille. Chiacchierarono del più e del meno fino a quando non si decise ad arrivare al punto.
- Insomma..-. disse Newton – Jessica mi ha invitato al ballo di primavera..-.
“E mi chiedo che cosa ci trovi in te di tanto interessante..”. Sogghignai divertito e aspettai con ansia la reazione di Bella.
- Grande.. te la spasserai davvero con lei-. Sfoggiai un sorriso smagliante e stavo quasi per scoppiare a ridere. Capii che non era affatto interessata, ma anzi sollevata dalla notizia.
- Bè- balbettò insicuro- le ho detto che volevo pensarci-.
 “ Smamma Newton, ha detto no”. Pensai furioso irrigidendomi sulla sedia.
- E perché l’avresti fatto?- Lei lo osservò stranita, veramente non ne capiva il motivo?
Probabilmente stava fingendo. La amai ancora di più, splendida.
-Bè..mi chiedevo se non avessi intenzione di invitarmi tu..-.
“Cosa? Dì di no, piccolo Bambi. Caccialo via sto idiota”. Mi voltai di scatto verso di lei e i nostri sguardi si incontrarono. Mi osservò stupita da quell’attenzione, ma distolsi subito gli occhi.
- Mike, credo che dovresti accettare l’invito di Jessica-. A quella risposta, Newton mi guardò furioso.
Scommetto che l’ha chiesto a te, viso pallido..
Sorrisi. “Fa male il suo rifiuto eh..abituati. Si vede che non le piaci”.
Continuò a fissarmi con sguardo omicida – L’hai chiesto a qualcun altro?-.
Ti odio, Cullen. Tu e quella tua faccia da damerino perfetto..
“ L’odio è reciproco Newton. Attento a come parli”.
- No, figuriamoci. Non ci vengo, al ballo-. L’attenzione del ragazzo fu di nuovo attratta da Bella, o meglio dalla sua risposta.
E veramente ero abbastanza stupito anche io. Il ballo di primavera di solito era l’occasione per tutte le ragazze di ammettere i propri sentimenti. Che fosse solo una scusa? Che gli interessasse qualcun altro?
- Perché no?-. Le chiese sospettoso.
“ Già perché no? Sono d’accordo questa volta..”. Non potevo fare a meno di chiedermelo.
- Quel sabato vado a Seattle-. Silenzio.
Sapeva tanto di giustificazione buttata lì sul momento. Troppo.. ma non ne potevo essere sicuro.
- Non puoi rimandare ad un altro fine settimana?-
“Ma allora non lo vuoi proprio capire..”. Bloccai un ringhio sul nascere.
- No, mi dispiace. Perciò non far aspettare Jess: è scortese-.
Sospirai di sollievo. Non riuscivo a sopportare l’idea che lei potesse uscire con un altro, non riuscivo a concepirlo. Mi scoprii molto geloso e possessivo. “Male, non devi, Edward. Ricordati cosa ti sei ripromesso”.
- Va bene hai ragione-. Mormorò lui deluso allontanandosi. Lei si accovacciò sul tavolo chiudendo gli occhi, massaggiandosi le tempie e poi rivolgendo lo sguardo verso di me. Questa volta lo sostenni. “Perché mi guardi. Perché..”. Ci fissammo intensamente e i nostri corpi si avvicinarono lenti.  “Guardami, e rispondi..”. Il respiro le si bloccò improvvisamente nel petto e le sue iridi nocciola sembrarono stregate dalle mie, ormai nere, ma anche io soffocai dal piacere.. poter annegare così sfacciatamente in lei era molto piacevole. Le nostre dita si sfiorarono ancora e tremammo entrambi visibilmente. Il mio mignolo sfiorò leggermente il suo indice e lei sussultò senza lasciare un attimo il mio sguardo. “ Se fossi mia.. dammi la tua anima”. Tremava, ormai il suo corpo tremava scosso dalla mia vicinanza, il profumo dei suoi capelli mi faceva impazzire, la fragranza di fresia del suo corpo mi attirava tantissimo. Sentivo prepotentemente la sua presenza e..
- Cullen?-. Il professore mi chiamo per rispondere alla sua domanda.
- Il ciclo di Krebs..-. “Maledizione, ma che faccio”. Mi voltai dando retta al professore e fingendo di stare attento. La fortuna di essere vampiri.. “Non posso continuare così”.
Con la coda dell’occhio vidi Bella ritrarsi e coprirsi il volto con i capelli. Forse l’avevo spaventata. Si era portata le mani al cuore, che le batteva impazzito, e io non riuscii più a resistere. Dovevo parlarle, dovevo sentire la sua voce dolce rivolgersi a me con amore se non volevo morire di dolore. Fissare i suoi occhi con i miei pieni senza paura almeno una volta. Il veleno mi inondava la bocca avido della sua pelle, ma ignorai quel bisogno e mi concentrai sulle sensazioni che avrei provato quando il desiderio mi  avrebbe sommerso a causa della sua vicinanza. Non potevo fare a meno di quella emozione, non potevo fare a meno di lei.
 La campanella suonò puntuale e io mi alzai fermandomi alle sue spalle e torreggiando su di lei con il mio fisico felino. Si girò leggermente, volgendo poi ancora il capo imbarazzata. Non sarei fuggito.
- Bella?-. mi avvicinai così tanto a lei che il mio torace sfiorò la sua schiena, le mie cosce le sue.
Entrambi rimanemmo sconvolti dalle reazioni che ci colpirono. “ Aria..”. 
- Cosa? Hai deciso di rivolgermi la parola?-. Si voltò totalmente e si allontanò leggermente sbattendo il fianco sul banco.
Non lo sapevo, ma volevo pronunciare il suo nome. Abbozzai un sorriso tirato.
- No, non proprio-.
Non capivo il perché avessi ceduto così facilmente alle mie decisioni, non era così facile farmi vacillare.
Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. Le fissai insistentemente il viso, bramando la sua vicinanza, mi schiarii la gola e cercai di riprendermi, impassibile.
- E, allora, Edward che vuoi?-. La voce era tagliente, indifferente.. era arrabbiata con me.
Non aveva ancora aperto le palpebre e io ne approfittai per accostarmi ancora di più..eravamo troppo vicini, più del dovuto.  Il suo respiro accelerò.
- Mi dispiace, sono molto maleducato, lo so. Ma è meglio così. Davvero-. Le mie braccia si sporsero in avanti appoggiandosi sul banco e bloccandole ogni movimento. I miei polsi sfioravano il suo bacino che aderiva al banco. Il suo odore mi stava facendo impazzire. Non sembrò darle fastidio.
- Non capisco che vuoi dire-. Questa volta puntò i suoi occhi nocciola dritti nei miei.
-E’ meglio se non diventiamo amici..-. “Bravo, complimenti. Ma guarda come le stai vicino”. – Fidati-. Tutto doveva fare tranne che fidarsi di me, sperai che lo capisse.
- Peccato che tu non te ne sia reso conto prima- Mormorò fissandomi con astio – non avresti avuto nulla di cui rimproverarti..-.
Corrugai le sopracciglia. Qualcosa ancora una volta mi stava sfuggendo, dove voleva arrivare? Mi spostai di scatto continuando a fissarla. – Rimproverami?- Dissi sorpreso – Rimproverarmi di cosa?-.
- Di non aver lasciato semplicemente che quel furgone mi spiaccicasse-.
Persi il controllo. Lei pensava che io.. io.. mi fossi pentito di averle salvato la vita? Mai.. forse era la cosa migliore che avessi mai fatto. Volevo afferrarle il viso e portare le mie labbra sulle sue, per farle capire quanto mi fossi pentito di averlo fatto. Era l’amore della mia vita, di tutta la mia non-esistenza. Io..
- Vuoi dire che pensi mi sia pentito di averti salvato la vita?-. Ringhiai arrabbiato facendole spalancare gli occhi stupita. Si sporse verso di me sfidandomi.
- Non penso. Lo so-.
Ancora una scossa di desiderio mi attraversò il corpo. La adoravo e lei non poteva credere che io la odiassi. “Stupido, l’hai ignorata. Cosa pensavi che credesse?”. Strinsi i denti e la fissai impazzito.
- Tu non sai niente..-. Sbottai gridando facendola voltare spaventata. Raccolse di fretta tutti i libri e si mosse veloce per allontanarsi da me.
“ No, piccolo Bambi.. ti prego, io..”.
Inciampò di colpo sul piede di un banco e i libri le caddero a terra in una massa indistinta. La vidi mordersi il labbro inferiore e maledirsi. “Come sei comica amore mio”. Mi avvicinai inginocchiandomi con lei e impilai perfettamente tutte le sue cose.
- Grazie..-. Sibilò gelida quando gliele porsi.
- Prego..-. Risposi imperscrutabile. “Piccola..”. Si alzò voltandomi le spalle e scappando via. Io mi appoggiai allo stipite della porta osservandola perso “Non voglio che tu pensi questo di me”.



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Capitolo 13
*** Gelosia e possibilità ***


Siamo arrivati al 12 capitolo e io sono a pagina 76 del libro. Questa fanfiction durerà molto a lungo... speriamo che non mi abbandionate per la lunghezza. Ahahah.. comunque è bellissimo che seguiate questa fic. Io vi ringrazio tanto e non smetterò mai di dirlo. :-P vi lascio alla lettura è inutile che mi metto a parlare. Spero che apprezziate. GRAZIE!!! Malia


Gelosia e possibilità.



Eric Yorkie.. la rabbia mi sommerse.. potevo essere geloso persino di lui? Avevo voglia di rompere qualcosa, possibilmente di duro. Magari la sua faccia.
- Ciao, Eric-.
- Ciao, Bella-.
“Datemi un buon motivo per non ucciderlo, ora”. Respirai con calma e regolarmente, non mi riconoscevo più, non ero più io. Questo sentimento mi stava distruggendo l’anima.
- Coma va?-.
Lei era sempre cordiale, gentile. Non si accorgeva che i ragazzi ci provavano spudoratamente con lei. Non si accorgeva di quanto fosse attraente la sua innocenza.
Com’è carina.. pensava il ragazzo, piuttosto imbambolato.
Digrignai i denti. Fortunatamente ero abbastanza lontano.
-  Emh, mi chiedevo se.. verresti con me al ballo di primavera?-.
Il respiro mi si mozzò nel petto. Possibile che fosse lui il prescelto? Che a Bella potesse piacere un tipo come Yorkie? L’ansia mi invase e cominciai a dondolare sui miei piedi in attesa della risposta. Non mi ero mai sentito tanto stupido.
- Mi sembrava che secondo tradizione gli inviti spettassero alle ragazze-. Rispose sbigottita.
“ Oddio ..non è né una risposta negativa né positiva, cosa avrà voluto dire?”. Inghiottii la saliva. Non l’avrei persa per quel cretino, no. Non l’avrei accettato. “ E’ orribile”.
- Be’ sì..-. Lui era rosso per la vergogna.
“ Ecco vergognati..”. Gli intimai furioso. “Tu non sei alla sua altezza”.
Mi portai sconvolto una mano alla fronte e me la passai tra i capelli. Ero impazzito, io.. io..stavo impazzendo. Non ragionavo più. Mi sembrava di poter esplodere da un momento all’altro.
- Grazie per avermelo chiesto, ma purtroppo quel sabato sarò a Seattle-. Rispose Bella cordiale.
Sospirai di sollievo. Non avrei creduto di poter stare così male per qualcosa del genere. L’amore..era incredibile come si fosse radicata Bella dentro di me.
- Ah- udii lui continuare – Allora magari la prossima volta-.
Cosa? Mi avviai verso di loro istintivamente. “Non ci sarà una prossima volta, Yorkie. Ci puoi scommettere”. Trattenni a stento la rabbia. “Sta lontano da lei”. Lo fissai socchiudendo le palpebre.
- Certo..-. La risposta entusiasta di lei però mi fece scoppiare a ridere. Ingenua.. rispondere così ad un ragazzo equivaleva a dargli una possibilità. Il mio piccolo Bambi non aveva proprio esperienza con gli uomini. Scossi la testa divertito.
Passai davanti al suo pick-up ancora ridendo. La vidi arrossire e diventare paonazza, le guance le si gonfiarono di rabbia e aprì lo sportello con troppa forza. Era uno spasso vederla così arrabbiata, era troppo carina. Tirai dritto e mi infilai nella mia macchina.
Forse  se riesco a fermarla, chissà se va al ballo con qualcuno..
Spalancai le palpebre sorpreso. Tyler.. anche lui. Non l’avrebbe mai raggiunta in tempo. Per un attimo mi fermai a pensare.. lei stava già mettendo in moto. Non volevo che le si avvicinasse, eppure la curiosità di sapere se quel ragazzo potesse piacerle era troppa. Velocemente accesi la volvo e feci retromarcia bloccando la strada al “mezzo” di Bella. Tyler colse l’occasione per scendere dalla sua macchina e correre accanto al suo sportello.
“ Voglio saperlo, sapere se lui può starti accanto”. Una fitta di invidia mi lasciò di nuovo  senza fiato.
Il mio piccolo Bambi probabilmente mi stava lanciando le peggiori maledizioni di questo mondo in quel momento, ma mi sarei fatto perdonare in qualche modo.. volevo assolutamente sapere.
Abbassò il finestrino lanciandomi continue occhiate spazientite.
- Scusa Tyler, sono bloccata dietro Cullen-. “ Ops”. L’avevo fatta arrabbiare.
- Oh, sì. Ho visto. Volevo soltanto chiederti una cosa, mentre siamo fermi qui-.
Era il momento. Eccolo sfoggiare uno dei suoi più letali sorrisi. “Non ci siamo proprio a sorrisi Tyler”. Aggrottai le sopracciglia perplesso.
- Mi inviteresti al ballo di primavera?-
- Sarò fuori città, Tyler-. Il tono di voce di Bella era vagamente acido.
La cosa mi piacque parecchio, non lo sopportava. Oppure non riusciva a credere di poter essere infastidita così tanto. Non lo voleva, non le piaceva..
Risi, risi felice. Nessuno di loro, allora forse..
- Già, me l’ha detto Mike-.
“ E perché continui..”. Pregai che scomparisse all’istante.
- Ma allora..-. fece lei confusa.
Continuai a ridere ancora più forte. La scena era ridicola, Bella non riusciva proprio a capire.
“ Amore, oddio, quanto ti amo”.
- Speravo che fosse un modo carino per rifiutare un invito..-.
L’avevo creduto anche io. Come dargli torto? Era fortunato. Almeno lui poteva provarci a farle cambiare idea. Io, invece, chissà.. io sarei riuscito a farle dire di sì?
- Spiacente Tyler, sarò veramente fuori città-. Gli rispose irritata.
Il mio cuore esultò. Sapevo di essere un egoista, di essere possessivo. Era la mia natura. Ma così, così mai.. lei era una vera droga, un pensiero costante, non riuscivo a farne a meno, dentro di me la sentivo già un po’ mia. Questo era il problema.. io volevo stare con lei. Come un uomo. Come un semplice ragazzo sta con una ragazza e la desidera, la ama, la protegge. Ma a me non era concesso questo privilegio. Ero un vampiro.
- Non c’è problema. Rimandiamo al ballo di fine anno-. Scappò via prima che lei potesse rispondere, ma sinceramente dubitai che lui avesse realmente qualche speranza.
Il mio viso ora era illuminato dal sorriso. Continuai a ridere e ridere per non so quanto tempo, mi sentivo molto meglio. I miei fratelli mi trovarono così.
Ma che allegria.. c’entra quella sciatta ragazzina?
“ Anche io ti voglio bene, Rose”. Pensai ridacchiando.
Lei mi guardò scioccata. Probabilmente non mi aveva mai visto così allegro.
No,no, tu sei proprio malato..
Scoppiai ancora di più, facendo sussultare Emmett.
A te l’amore fa male fratellino, non voglio immaginare il sesso. Che farai.. il giro del mondo in due secondi dopo la prima scopata?
- Ed? Possiamo andare?-. Disse Em, mentre cercavo di ritornare serio, senza riuscirci. Annuii.
Partii immediatamente lasciando il parcheggio della scuola.
Ehi… sei più bello così sai. L’amore ti fa bene. Porterai Bella a Seattle?
Alice..
- Non voglio coinvolgerla ho detto-. Facevo smorfie con la bocca, tentando di ritrovare il mio autocontrollo, ma ero molto contento della giornata. E poi.. quella notte sarei di nuovo tornato da lei. Non vedevo l’ora.
Quando la porti a casa nostra?
- Alice..-. La rimproverai.
Jasper si chinò su di lei baciandola leggermente e sogghignando.
- Sembra un ragazzino uscito da un romanzo rosa..-.
Lei annuì battendo le mani contenta e saltando addosso al suo adorato.
Che bello l’amore.. quanto ti amo Jazz..
- Alice..-. la richiamai ancora. Almeno per avvertirla di non cominciare a fare pensieri poco consoni.
Tanto se non li faccio io li fa il mio Jazz. Mi fece la linguaccia.
Jasper mi guardava dubbioso.
- Spero per te che andrà tutto bene..-. sussurrò poi. Mi era dispiaciuto per quel litigio, l’ultima volta, ma le cose sembravano essersi sistemante per fortuna.
Il pomeriggio passò tranquillo. Andai a caccia. Se quella notte volevo stare con lei dovevo essere sicuro di non poterle fare del male, era troppo tempo che non mi nutrivo. Mettermi così alla prova. Sarebbe stato un errore, ogni giorno riabituarmi al suo profumo era una vera tortura.
Finalmente la sera arrivò e io fui libero di avviarmi verso casa sua. Solitamente il mio amore non andava a letto tardi, ma ero sempre ansioso di vederla, così uscivo prima.
Però non è giusto, tu sì e io no.
Sentii Alice blaterare con la mente. Al solito..voleva proprio conoscerla, ma io non avevo ancora preso una decisione chiara dentro di me. Potevo realmente almeno esserle amico? Forse..
Salii di nuovo al primo piano della sua casa, nascondendomi nell’oscurità e mi fermai di fronte alla finestra. Sorrisi.
“Ancora non dorme”. Strano, a quell’ora solitamente era sempre a letto. Mi preoccupai.
Stava ascoltando musica, Linkin Park. Sorrisi e presi nota, volevo sapere tutto di lei. Ma rimasi in apprensione e mi acquattai vicino al vetro per osservare meglio, la luce della camera era soffusa.
- Oh basta!-.
Prese il cuscino e lo lanciò dall’altra parte della stanza. Che fosse successo qualcosa con suo padre? Che avessero litigato?
- Non ce la faccio più con te. Non riesco a toglierti dalla testa-. Si poggiò la testa sulle ginocchia e scosse il capo più volte afferrandosi le caviglie.
Stavo per schiacciare il naso contro il vetro, ma poi mi ritrassi. “Idiota”. Non potevo certo farmi scoprire. Volevo sapere di più però. Mi agitai seduto a quattro zampe come una cagnolino bastonato.. “Amore che hai, piccola”.
- Come fai ad essere così.. brillante, perfetto, misterioso, interessante e.. bellissimo, non ci sono altre parole per descriverti. Il signor so tutto io, ce l’ho solo io e guardatemi faccio venire il fiatone a tutte -.
Forse avevo capito di chi stava parlando. Ridacchiai divertito. Cercai di scacciare quel pensiero e continuai ad ascoltare. Non potevo certo esserne sicuro. Tirò su la testa e cominciò a mordersi il labbro inferiore.
- Ah sì, sai anche alzare i furgoni con le mani, molto probabilmente-.
Ora potevo esserne certo. Ero io. Stava parlando di me. Ma il suo viso era triste, sofferente ancora per quella storia forse. Avrei voluto spiegarle tutto, se solo avessi potuto..se solo.. “Sono un vampiro, non posso starti vicino, ma ti amo con tutto me stesso”. Mi avrebbe cacciato, impaurita e disgustata. Forse adesso poteva essere affascinata da me ma poi..
-  Hai capito quanto sono presa da te vero? Come tutte d’altronde. Per questo non mi vuoi essere amico-.
“ Presa.. da.. te..”. Quelle parole mi rimbombarono nel cervello e mi arrivarono dritte al cuore. Lei, io “Aspetta, rifletti”.. lei, io “Non può essere”.. le piacevo, Bella mi pensava in quei termini, cioè..cioè come un ragazzo normale, come un uomo, e era attratta da me, proprio da me! La felicità mi esplose nel petto, avevo voglia di saltare e correre contento, ma tutto finì troppo presto. Le guardai le guance rosee scosse da un brivido e tremai. Ero comunque un mostro, ora molto più umano, ma sempre un animale. “ Tu hai risvegliato in me, cose sopite da tempo”. La mia umanità, le emozioni, la gelosia, il possesso, la dolcezza, l’amore, il desiderio..Bella ormai era tutto, tutto il mio io, tutto il mio mondo. Non potevo farle questo..
- Non posso neanche essere solo tua amica? Amica..basta-. disse buttandosi sul letto e guardando il soffitto.
“ Sì, se tu lo vuoi”. No, no.. era sbagliato. Era pericoloso. “E non lo è anche entrare in camera sua? Accarezzarla? Dormire accanto a lei?”. Non avevo più scuse. Solo amici, e poi l’avrei avvertita. Doveva starmi lontano, le avrei fatto capire di non essere la persona più adatta con cui fare amicizia.
Avevo da farmi perdonare molte cose, magari avrei potuto chiederle se voleva venire con me a Seattle. Mi avrebbe detto di sì? Era molto arrabbiata con me, lo vedevo, ancora..
“ Se te lo chiedessi, se fossi io.. tu mi diresti di sì?”.
Finalmente spense la luce e si rannicchiò sotto le coperte. Ci mise molto ad addormentarsi, si girava e rigirava nel letto. Ma poi..
- Edward..no!-. Lo stesso sogno ogni notte.
- Non andare ti prego, non andare via..-.
Entrai immediatamente scivolando verso di lei. Provai a respirare e continuai stringendo i denti fino a che il suo profumo non invase tutto il mio corpo, fino a che non fui stremato dalla voglia di averla e succhiare tutto il suo sangue.
- Sono qui-. Le sussurrai. Mi stesi accanto a lei, che istintivamente affondò la testa nel mio petto e mi strinse. La cullai dolcemente.
- Rimani con me..-. Mormorò poi sorridendo.
Sempre, sarei rimasto con lei, sempre al suo fianco. Avrei fatto qualunque cosa per Bella, anche morire se ne fossi stato in grado. Tutto..  le sfiorai i fianchi coperti, le cosce, il busto e sospirai. “ Sta bene non ha freddo”.
Ero deciso. Il giorno dopo a scuola l’avrei avvicinata e le avrei chiesto di poter andare con lei a Seattle. Potevo farcela, potevo essere suo amico. Inspirai il suo profumo con desiderio e avvicinai le labbra alle sue chiudendo gli occhi. “Non riesco a starti lontano, è.. incredibile quanto tu mi abbia stregato”. Si scoprì leggermente il busto e io mi allontanai, se mi avesse toccato avrebbe di nuovo sentito freddo. Le spalline della cannottierina le scesero sulle spalle ed io decisi di tirarle su lentamente, affascinato dalla sua carnagione lattea e dalla sua perfezione. Allungai una mano per farlo, ma lei si mosse nel sonno farfugliando qualcosa e mi cadde addosso pesantemente. Mi irrigidii. “Bella prova Edward, bravo”. Dove erano andati a finire i sensi di vampiro? Il suo corpo era per metà su di me. Pregai che non si svegliasse, con tutte le mie forze. Chinai gli occhi per guardarla, ma li rialzai subito pieno di vergogna. Una cosa era controllare la mia voglia di morderla, un’altra era tenere a freno il mio desiderio assurdo per lei. Ci rinunciai, anche se mi sentii uno schifo. Abbassai lo sguardo e fissai il suo seno scoperto alzarsi e abbassarsi sotto il suo respiro e cosa ben peggiore, sopra il mio stomaco. “No, no.. basta. Ancora”. Strinsi i denti e cercai di ribellarmi alla reazione fisica che ebbe il mio corpo, ma fu inutile. Era naturale. Troppo.. umana. “Merda..”. Altro che amico..con tutto quello che scatenava in me solo guardarla, ci sarebbe voluto un autocontrollo impossibile persino per me. “Oh piccolo Bambi, come posso fare”.

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Capitolo 14
*** Esci con me? ***



Scusate.. cioè chiedo umilmente perdono. Vorrei rispondere ai vostri commenti. Questa fic cresce, crescono i preferiti e anche i commentatori. E' un piacere scriverla perchè rileggo e noto tante cose di Twilight chre prima non notavo e adesso cerco di pensare a cosa possa aver provato Edward. Se si sentiva impacciato in quel nuovo sentimento, in quella nuova umanità. Ovviamente il mio Edward.. Io ringrazio tutti per gli splendidi commenti e per la voglia di seguire questa ff. GRAZIE! Come dico sempre è la mia preferita.. sìsì. Non c'è dubbio. Sono curiosa anche iodi sapere cosa succederà, spesso mi rileggo gli stessi capitoli che scrivo e ci sorrido su. Povera Malia. Risponderei, ma ho appena fatto la full immersion con un'altra fic. CHIEDO UMILMENTE SCUSA! E spero che anche questo nuovo capitolo sia gradito. (Siamo a pagina 80.. quando arrivo a 100 faccio festa.. eehehe). Malia.


Esci con me?




Fermai la mia macchina in attesa di vederla apparire con il suo pick-up. Le mie mani tremavano a contatto con il volante della Volvo. Mio dio quanto mi sentivo ridicolo. Mi stavo emozionando per una sciocchezza, peggio di un ragazzino alla sua prima cotta. Dovevo solamente avvicinarmi a lei e chiederle di uscire, non era mica una tragedia. “E se mi dicesse di no?”. Il mio cuore sembrò reagire stringendosi nel petto, non ci volevo pensare adesso. “Porca miseria quanto è difficile”. Poteva succedere di tutto, sicuramente sarebbe stata ancora arrabbiata con me, forse mi avrebbe riso in faccia, oppure peggio non mi avrebbe rivolto la parola e io sarei rimasto a guardarla sconvolto. “No” scossi la testa, tutto sarebbe andato bene. Cercai di convincermi. Sentii il rombo del suo mezzo spegnersi ad una decina di macchine lontano da me e mi sdraiai sul sedile spaventato, aveva appositamente parcheggiato lontano. “Non è un buon segno”. Mi stavo sentendo male. Era possibile per un vampiro stare così male? Aprii lo sportello facendomi coraggio e con la mia solita accortezza mi avvicinai al suo pick-up. Bella era intenta ad uscire. Era nervosa.. sbattè lo sportello mordendosi il labbro inferiore e fece cadere maldestramente le chiavi in una pozzanghera d’acqua parecchio profonda. “La mia solita sbadata..”. Pensai ridacchiando. Non aveva speranze. La anticipai.. allungai una mano prima che potesse chinarsi e afferrai il mazzo bagnandomi leggermente le dita. Lo sguardo tagliente che mi lanciò mi tolse il fiato. Con i capelli così scompigliati dal vento e bagnata dalla pioggia era bellissima, rischiavo veramente di far cadere la maschera che mi ero creato. Ero talmente emozionato che il sorriso che le lanciai mi sembrò vacuo e privo di senso. Eppure lei reagì sussultando.. “Piccolo Bambi”. Era così tenera con quel giaccone sulle spalle. Mi appoggiai al paraurti della macchina e aspettai che lei reagisse..i suoi occhi brillarono improvvisamente di rabbia repressa e mi fulminò come se fossi l’ultima persona che si aspettasse di trovare di fronte a lei.

- Ma come fai?-. Mormorò stupita e sorpresa. La punta di irritazione che sentii mi colpì come uno schiaffo, ma non mi scomposi, feci il finto tonto e mi rilassai completamente ostentando sicurezza.
- Come faccio cosa?- Giocherellai con le sue chiavi facendole pendere per un capo. Dovevo riuscire a calmarmi altrimenti non sarei riuscito a parlarle. Il suo profumo era molto forte anche quella mattina e l’aria pungente non mi aiutava, lo sentivo chiaramente dentro di me e la tentazione di avvicinarmi e annusarla era fortissima.
- Ad apparire dal nulla..-.
Bè, questa volta ero andato piano, velocità umana, perciò.. era proprio lei a non avermi notato. Ridacchiai.
- Bella, non è colpa mia se tu sei straordinariamente distratta-. La rimproverai cercando di rimanere serio. Ma era maledettamente difficile. Alle mie parole il suo viso si era imbronciato e il desiderio di accarezzarla era diventato insostenibile. Avrei voluto dirle di non preoccuparsi, che le sarei stato vicino io, sempre..
Feci cadere sul palmo della sua mano il mazzo di chiavi, che lei strinse forte a sé, e mi avvicinai cauto. Come era dolce il suo viso, così innocente.. ero proprio pazzo di lei. Abbassò lo sguardo sotto il mio, indagatore, e tremò visibilmente. I nostri corpi si ritrovarono ancora vicini e io rabbrividii, se mi fossi chinato le avrei sfiorato i capelli. “ Oddio”. Ma perché dovevo essere così attratto da lei?
- Perché l’ingorgo, ieri sera?- mormorò senza guardarmi, torturandosi le mani – Pensavo che avessi deciso di fingere che non esisto, non di irritarmi a morte-. Il suo cuore prese a correre velocemente e il suo respiro si fece più veloce. Era confusa, potevo percepirlo, e anche io lo ero. Stare vicino a lei faceva crescere in me emozioni devastanti.
- L’ho fatto per Tyler. Dovevo concedergli una possibilità-. Risposi ridendo. “Idiota come al tuo solito, complimenti”. In fondo era la verità, ma non le avrei mai confessato la mia gelosia. Ero felice di piacerle, sapevo di piacerle. “Strafottente..”.
- Razza di..-. Rispose arrabbiata. Il suo viso si avvicinò così tanto al mio che le nostre labbra quasi si sfiorarono. La mia gola bruciò impazzita e le mie narici annegarono in quell’odore meraviglioso. Fissai la sua bocca ossessivamente e la sua rabbia mi eccitò. Era un peperino..
- E non sto fingendo che tu non esista-. Sospirai sul suo volto che arrossì visibilmente e si ritirò di scatto. No, non potevo farlo. Sarebbe stato impossibile. Non facevo altro che pensare a lei, ero ossessionato da lei. Come avrei potuto fingere che lei non ci fosse.
- Allora hai deciso di irritarmi a morte, visto che il furgoncino di Tyler non è riuscito sa farmi fuori?-. Sbottò sfiorandomi il petto con le mani, come per spingermi lontano. Ebbi paura.. se mi avesse toccato non sapevo come avrei potuto reagire. Mi irrigidii e strinsi le labbra. Ancora quella storia.. “Basta, ma lo vuoi capire. Come dite voi umani.. mi piaci, ti amo, ti voglio, ti desidero..”. Mi morsi la bocca per evitare di lasciarmi trascinare dall’impulsività e riuscii a controllarmi.
- Bella, sei talmente assurda-. La mia voce uscì tagliente, fredda, indifferente. “Stupido”.
Mi voltò le spalle e si allontanò infuriata. Mi mancò l’aria.. senza lei vicino, senza la sua fragranza, non mi sembrava più possibile vivere. Mi faceva sentire vivo, umano..
- Aspetta..-. La seguii, ero a un passo da lei. Odiavo vederla darmi le spalle. Volevo che mi guardasse, che mi parlasse. Allungai una mano tentando di afferrarla, ma mi bloccai disperato. “Non puoi toccarla”. Stava fuggendo da me, avevo sbagliato, era arrabbiata.. e io stavo impazzendo. “No, no”.
Batteva i piedi furiosa nelle pozzanghere quasi correndo.
-Scusa se sono stato maleducato-. Forse le aveva dato fastidio che le avessi detto così. Anzi sicuro. Si era offesa, mi ero comportato in modo scorretto. Non mi ero reso conto di ciò che avevo detto, ero troppo preso a controllare i miei sentimenti per lei. – Non dico che non sia vero, ma è stato maleducato dirtelo, ecco-. Ma che cavolo stavo dicendo? Che pasticcio.. le cose sarebbero solo peggiorate ora. Continuai a tenere il suo passo e quando sbuffò mi sentii morire.
- Perché non mi lasci stare?-.
Bofonchiò adirata cercando di allontanarsi da me il più possibile. Dovevo cercare di riprendermi, dovevo chiederle se voleva uscire con me. Dovevo..
- Volevo chiederti una cosa, ma mi hai fatto perdere il filo del discorso..-. cominciai a ridere. Ero proprio un caso patetico, non sapevo proprio che fare, come comportarmi, da che parte cominciare con una ragazza. “Sei penoso”.
- Soffri di disordini di personalità multipla?-. Era un sorriso quello che le era apparso sul viso per un attimo? Una smorfia sincera e buffa che mi aveva fatto sussultare.
- Non sviarmi un’ altra volta-. Questa volta la bloccai e la portai a girarsi verso di me. I suoi occhi fissi nei miei.. ci perdemmo.
- Va bene. Cosa vuoi..-. distolse immediatamente lo sguardo e sbuffò incrociando le braccia al petto. Con gli stivali picchiettava sul terriccio e sembrava avere piuttosto fretta di andarsene. “Non mi freghi occhioni nocciola”.
-Mi chiedevo se sabato prossimo.. hai presente, il giorno del ballo di primavera..-. Che inizio imbecille.. mi guardava con gli occhi sbarrati, incredula, e mi fermò prima che potessi finire.
- Mi stai prendendo in giro?-. Era così confusa dal mio comportamento che sorrisi divertito. “Che sciocca che sei, non l’hai ancora capito?”.
La pioggia ricominciò a cadere improvvisa e mentre ci fissavamo notai un’emozione profonda chiuderle la gola e farle battere il cuore più velocemente.
- Per cortesia, posso finire di parlare?-. Le chiesi gentilmente, continuando a ridere. La osservai stringere le labbra e chiudere i pugni. Chissà se avrebbe avuto veramente il coraggio di mollarmi uno schiaffo..
- Ti ho sentita dire che quel giorno hai in programma di andare a Seattle e volevo chiederti se accetteresti un passaggio..- Spalancò la bocca indicandomi e, ormai zuppa come un pulcino, mi osservò sotto shock. “Ops.. ho fatto danni”.
- Cosa..?-. Si avvicinò a me inaspettatamente tentando di capire cosa le stessi dicendo.
- Vuoi un passaggio fino a Seattle?-. Mi feci serio. Avrebbe accettato? Il nervosismo prese il sopravvento su di me e la mia mente cominciò a vagliare tutte le risposte negative che avrebbe “dovuto” darmi.
- Da chi?-. mi chiese disorientata. Non poteva non aver capito.
- Da me, ovviamente..-. Sospirai. Non ero certo di poter rimanere calmo e forse la mia voce suonò un po’ innaturale, terribilmente lenta. Ma volevo essere certo di poter frenare le mie emozioni.
- Perché?-. Già, domanda perfetta. Cosa diavolo avevo intenzione di fare? Le stavo chiedendo di uscire con me per.. “Voglio stare con te, vicino a te..sentirti mia”.
- Bè, avevo intenzione di fare un salto a Seattle nelle prossime settimane e, onestamente, non sono sicuro che il tuo pick-up possa farcela-. Questa volta mi ero superato. Anche mentire.. da quando avevo cominciato a raccontare bugie? Era molto più semplice dirle che volevo passare del tempo con lei. “Ed, se non ti complichi la vita, niente eh?”.
- Il mio pick-up funziona più che bene, molte grazie per l’interessamento-. Storse la bocca gelidamente e tornò a girarsi. I capelli fradici, il giacchetto zuppo, ricominciò la sua corsa verso il portico, ignorandomi completamente. Non lo sopportai e non mi diedi per vinto.
- Il tuo pick-up ce la fa anche con un solo pieno di benzina?-. Bene, era accertata la mia stupidità.. ma invece di continuare a provocarla non potevo solamente dirle che mi sarebbe piaciuto starle vicino? Invece mi stavo aggrappando alla possibilità reale che quel catorcio non ce la facesse, facendola infuriare ancora di più. Se mi avesse detto di no, lo avrei proprio meritato. Non avevo parole per esprimere quanto fossi ottuso.
- Non credo siano affari tuoi-. Mi rispose piuttosto irritata. Se solamente si fosse fermata..
- Lo spreco di riserve non rinnovabili è affare di tutta la comunità-. “Edward non ci sai proprio fare con le donne, datti all’ippica”. Mi stavo odiando profondamente. Possibile che parlare con lei fosse per me un’impressa impossibile? Dicevo cose senza senso, e nemmeno con l’intento di farla ridere. Ridicolo..
- Seriamente, Edward..-. Trattenemmo il respiro entrambi. Il mio nome pronunciato da lei mi fece tremare. E questa volta non stava dormendo.. – non riesco a seguirti. Pensavo non volessi essermi amico-.
“No, infatti. Ora il vampiro che prima cercava di evitarti vuole essere molto di più..”. Mi maledissi. Io volevo proteggerla, ma ero qui a supplicarla di stare con me, non volevo che si innamorasse, ma la imploravo di starmi vicino. “Cullen deciditi”.
- Ho detto che sarebbe meglio se non diventassimo amici, non che non voglio-. Era definitivo. Io, Edward Cullen, ero impazzito, il mio cervello era andato in black-out. Ma come potevo dirle in modo chiaro che la mia natura era pericolosa per lei, ma che il mio cuore era soltanto suo? Avrebbe potuto fare di me ciò che voleva. Ero suo, le appartenevo. Non esisteva nient’altro che lei.
- Oh, grazie, adesso è tutto molto più chiaro-. Si fermò di nuovo sfidandomi con quegli occhi profondi e sinceri. Respirai. Sapevo che non poteva capire, e come avrebbe potuto.. ero un mostro. Doveva assolutamente evitarmi, ora più che mai. “Ci risiamo Ed? Riprenditi”.
Ci guardammo ancora in silenzio e mi accorsi finalmente di essere con lei sotto la tettoia della mensa. Eravamo entrambi bagnati, sentivo i vestiti incollati addosso e i capelli grondarmi sul viso. Mi guardava affascinata, sbattendo le palpebre e arrossendo. Era una meraviglia per i miei occhi. Mi avvicinai cauto facendola indietreggiare verso il muro e la sua pelle calda sfiorò la mia gelida.. un brivido mi attraversò. Non volevo staccarmi da lei, il suo profumo mi fece girare la testa e la salivazione aumentò. Era la mia droga..in ogni senso, la mia eroina, il mio peccato, ogni mio desiderio. Non ce la facevo più a nascondermi.
- Sarebbe più prudente che tu non diventassi mia amica..-. La sua schiena si appoggiò sul muro liscio e io mi permisi di guardarla negli occhi tanto vicino da poterle sfiorare il naso con le labbra. Aveva il cuore impazzito.. e io morivo dalla voglia di sfiorarle la guancia con la mia – Ma sono stanco di costringermi ad evitarti Bella..-. La mia voce calda e profonda la avvolse e le cercai ancora gli occhi con i miei. Non l’avrei lasciata andare, mai, mai più..mia, mia e di nessun’altro. Arrossì e schiuse le labbra timidamente.
- Vieni con me a Seattle?-. Lasciai che le mie mani le bloccassero i movimenti appoggiandosi sul muro e le sorrisi speranzoso. La vidi respirare affannosamente e annuire con il capo. “ Scorretto..”. non poteva resistermi, non avrebbe mai potuto.
- Sarebbe meglio che mi stessi lontano, sul serio-. Dissi poco convinto cercando in qualche modo di riportare a galla il mio istinto protettivo. Ma fallii. Il vampiro egoista dentro di me sperava di poterle stare accanto, di vederla sorridere solo per me, con me. – ci vediamo a lezione..-. Feci allora cercando di non pensare a cosa avevo appena deciso dentro di me. “Ti avrò..riuscirò a starti accanto, sempre”. Mi allontanai felice, consapevole che avrei passato un po’ di tempo con la donna che amavo e per la prima volta nella mia vita mi sentii rinascere, finalmente tutto aveva un senso.

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Capitolo 15
*** In mensa ***



Oggi è giornata di aggiornamenti.. ecco pronto un nuovo capitolo di Midnight Sun. Forse la Meyer non aveva previsto uno sviluppo simile, ma lei non c'era il giorno in cui Edward e Bella erano in mensa insieme, io invecere ero seduta al tavolo vicino e ho visto tutto. (Scherzo ovviamente). Vi lascio al nuovo capitolo sperando che vi piaccia, purtroppo ho dovuto spezzettare per evitare che fosse troppo lungo, chiedo perdono. Intanto ringrazio tutti quelli che leggono e commentano, GRAZIEEE!! Sono pronta a rispondere alle recenzioni:

saraligorio1993: Sì anche io li ho adorati tanto nello scorso capito.. ora emh.. non ti sconvolgere per questo chappy. La Meyer mi uccide. Ne sono certa.. :-P Shhh..  non dico nulla. Sei curiosa eheheh! :-D
Goten: Davvero ti è piaciuto?? Sono molto contenta, non puoi capire quanto mi piaccia questa fic. Tu un po’ di questo capitolo l’hai letto e sai un po’ quello che succede. Pensi che mi uccideranno? La Meyer per fortuna non capisce l’italiano.. ahahaha.. (niente denuncia :-P)
steffylove: Ahahah ^^ No, non ti sei innamorata di me. O almeno non credo, ma solo delle fic. (Malia ma come sei saggia ahahah :-P). Sono contenta che anche questa ti piaccia. Io la adoro è una delle fic che preferisco scrivere. Speriamo che dopo questo capitolo ti piaccia ancora.:-P Grazie per il tuo commento. Mali
calista80: Oddio.. ho la tachicardia. Mamma che bel complimento che mi hai fatto. Sono stramegafelice che la fic ti piaccia. Spero tantissimo che continui a piacerti!! Io ci tengo tantissimo a midnight sun. Mi calo nella parte  (anche se è di Edward ahahah). GRAZIEEEE sono commossa! Un bacino. Malia
giunigiu95: Ti è piaciuto? Malia saltella come sempre molto contenta e canta anche! Spero che ti piaccia anche questo chappy allora, lo so lo so, la meyer mi strozzerebbe, ma ehheh.. vabbè vediamo se ti piace. Un bacione!!!
giuliapia: Ciao Giulia.. devo proprio confessartelo, leggo nella mente.. (se se Malia, nei tuoi sogni), vabbè ci ho provato. Però mi ci sono immedesimata parecchio in Edward.. è così dolcissimo.. mi sono innamorata dell’Edward che ho scritto (sono  malata, fatemi arrestare). No dai, ho sempre voglia di scherzare. Ti lascio al nuovo capitolo, sperando che ti piaccia (conta che la Meyer mi avrebbe fatto uccidere). Un bacione!!!
_Niki_: Grazie Grazie Grazie, un altro complimento e svengo! Eheheh.. poi bisogna vedere se ti piacerà questo capitolo. Non oso immaginare.. secondo me dirai. “Oddio io non lo immaginavo”.. mhh.. ebbene sì io c’ero, io ho visto. TI ho incuriosito? Spero di sì. Un bacione grande!! Malia.
artemis5: Dici che Edward si fa troppe pippe mentali?? Apriamo il fan club “coloro che non sanno che fare e si buttato in pensieri contorti e depressi”. Io e Edward capisquadra.. che dici? Ciancio alle bande (Bando alle ciance) Malia.. torniamo al chappy. Allora se prima ti sembrava “normale”, ora impazziamo del tutto con la fantasia. Spero comunque che ti piacerà.Un bacione!! Malia
Bibina_88: Grazie Bibi, Malia è felice che il chappy ti sia piaciuto. Ora però incrocia le dita per il prossimo!! :-P Un bacio.
darkeonys: Oddio, ma è così deviato mentalmente sto povero Edward? Ahahah.. sì è combattuto.. però.. dai.. poretto. Ahahahahah :-P Vediamo che pensi di questo capitolo va.. ahahaha
mistica88: Ma pure io.. cioè manco lo avrei lasciato parlare per chiedermi di uscire. Subito sì gli avrei detto. (Malia scuote la testa afflitta.. Bella, Bella non si può..). Eheheh :-P Ti lascio al nuovo capitolo dai. Speriamo che non ti prenda un colpo. Malia
crows79:  Ti è piaciuto Edward fino ad ora? Sono contenta. Anche a me. Spero di averli resi bene i suoi sentimenti. Ora però diventa un po’ più audace.. :-) Spero di non sconvolgere nessuno, a parte la Meyer.. ai ai. Un bacione e grazie! Malia
Stella Del Sud:Ti è piaciuto! Evviva sono molto felice.. io adoro questo Edward. ^^Sai cosa mi rende contenta? Che io volevo proprio farli capitoli pieni di emozioni, sai come la penso, esserci riuscita mi fa saltellare di gioia. Certo in questo capitolo Edward peggiora.. vedrai perché eheeheh. Bacioo
FinKillScler: Aspetta Aspetta.. vedi come si sveglia Edward adesso. Prima era indeciso, ora pure però ora.. cambiano le cose.. insomma.. non so come spiegarlo. Però stavolta le faccio venire un infarto alla Meyer. Puoi scommetterci..Spero di non deluderti. Ovviamente porterò a termine midnight  sun. E non vorrei deludere nessuno. Magari qualcosa mi sfuggirà sicuro non sono l’autrice. Perciò.. Magari poi correggerò.. però intanto spero di regalare emozioni. Le stesse che io avrei voluto leggere, con un po’di inventiva magari (in quanto a fantasia me ne invento di ogni.. eheheh). Vabbè ti lascio al capitolo. Malia
Helen Cullen: Io ho sempre creduto che Edward si sentisse molto solo, e questa sua solitudine non lo ha mai fatto credere perfetto o superiore, un uomo senza amore è vuoto, vampiro o meno. Se non sei capace di emozioni forti che ti sconvolgano la vita, che scopo ha vivere? E poi per l’eternità, mio dio. E lui con lei ha trovato la sua umanità.. con lei è impacciato, non sa quello che lei pensa, si sente debole. E poi non ha mai avuto a che fare con le donne!! Ahahah.. vabbè mamma quanto chiacchiero. Ti lascio al capitolo prima di scrivere il mio ennesimo poema. :-P P.S.Mhh.. non mi uccidere in questo capitolo ho letto tra le righe. Emhhh.. speriamo che nessuno mi uccida.
Deb: Ciao Debby.. le hai lette tutte ormai? Ahahah.. che tortura.. comunque grazie. Mi fai sempre troppi troppi complimenti. È bello sapere che quello che scrivo e come scrivo ti piaccia. Spero tanto di sentirti presto. Un bacione. Malia
ranzie74: Ma guarda.. sei anche qui!!!!  Nooooooooo.. ahhah ormai ti trovo ovunque. E mi fa strapiacere ovviamente. Troppo! Sono contenta che midnight sun ti piaccia, è la mia fic preferita!!! Come tutte le altre.. ahahah! Ti lascio al chappy che spero non ti sconvolga come farebbe con la Meyer. Un bacione!
sarapastu: Vero? Troppe pippe mentali Ed.. glielo devo dire.. eppure mi sembra un po’ più deciso in questo capitolo che scrivo adesso. Secondo te? Se non mi vedi su msn è la Meyer che mi ha ucciso non ti preoccupare. Eeheheeh :-pTi ho un po’ incuriosito? No eh’ Naggia.. eheheheh XD Un bacino!
ale03:Ale.. anche qui.. ormai  camminiamo a braccetto tu ed io. Non sai quanto mi faccia piacere che tu legga anche mid sun, il mio amore.. ehhhhh.. sì lo so che Edward si fa tante pippe mentali ed è un po’ confuso. Ma è fatto così.. sigh sigh, è lo stesso dolcissimo.. mi piace Ed imbranato e dolce. XD Ti lascio al nuovo chappy, sperando che ti piaccia.Un bacioneeee..Malia
BellaCullen88: In alcuni pezzi ti sei commossa..? Oh cavoli.. sono contenta, vuol dire che riesco a trasmettere emozioni forti. Vediamo se ce la faccio a continuare così!!! Speriamo.. :-D  ti mando un bacione e ti lascio a Eddy! Malia.
LittleSweetDreamer:Ihhhhhhhhh… nooooooo.. oddio, ora veramente dovrei diventare rossa. Sono rimasta a bocca aperta. Sapere che questo midnight (per ora) ti piace più di quello della Meyer p un grandissimo onoreee.. ho ancora le mascelle aperte per la sorpresa. Cioè non so che dire, grazie! Aggiorno appena posso tranquilla. Un bacione. E GRAZIEEE. Malia
novilunio: Ogni capitolo è più bello del precedente? Allora sto riuscendo a creare qualcosa di buono. Evviva! Sto cercando di dare a questa storia continue emozioni, il fiato sospeso si un amore impossibile insomma. Quella passione che si legge tra le righe in Twilight.. ci vuole tanta fantasia. Ma credo di potercela fare.Vediamo.. intanto ti ringrazio per il genio. Non capita tutti i giorni di sentirselo dire e poi del commento, come sempre. Un bacio. Malia



In mensa.

- Evviva! Davvero mangerai con Bella oggi?-. Alice saltellava contenta venendomi incontro davanti alla mensa.
- Sta zitta..-. Mormorai cercando di non farmi sentire.
Edward entra in azione.. mi raccomando fratello. Onore ai Cullen!
“Emmett, vuoi davvero morire?”. Che situazione imbarazzante, mi sentivo impacciato come un bambino.
Rose mi osservava con occhi accusatori e quasi non riusciva a credere che non avrei mangiato con loro.
Te l’ho già detto che sei un emerito idiota vero?
Guardai esasperato il soffitto. Meglio ignorarla.. inutile cercare di farle capire.
Jasper rimase in silenzio lanciandomi uno sguardo tra il preoccupato e l’ammirato. Lui probabilmente non ce l’avrebbe mai fatta a sostenere una situazione simile.
Entrammo in mensa subito presi d’assalto dagli sguardi di tutti. Presi un vassoio e mi divisi da loro, mettendomi seduto su un tavolo all’angolo, uno dei meno visibili e aspettai.  Sorrisi divertito, come avrebbe reagito a non vedermi seduto con i miei fratelli? Sarebbe venuta da me?
La vidi entrare dietro una sua amica e guardare immediatamente nella direzione dove solitamente stavo insieme al resto della mia famiglia. La delusione sul suo viso fu palese. Mi sentii felice.  “Cerchi me?”. Sembrò rabbuiarsi tutto ad un tratto e non prese nulla da mangiare, se non una bottiglietta di limonata. Quando la Stanley le fece notare il mio sguardo si girò illuminandosi speranzosa. Ci fissammo.. era veramente contenta di vedermi? Anche io ero stupidamente soddisfatto. “Sei uno scemo Edward”. Continuai a guardarla per alcuni secondi, no.. non mi sarei mai stancato di fissarla e  le feci segno con un dito di raggiungermi, sorridendo malizioso. La vidi indecisa su dal farsi, dondolava incredula. Le strizzai subito l’occhio e la osservai divertito guardarsi intorno, spaesata. “Sì, dico proprio a te, occhi nocciola..avanti”.
- Ce l’ha con te?-. Le domandò l’altra sospettosa.
Che invidia, Edward Cullen, quel fico da paura..
- Forse ha bisogno di aiuto per i compiti di biologia-. Scossi il capo leggermente.. “bella scusa, piccolo Bambi”. –Uhm, penso che mi toccherà andare a sentire cosa vuole-.
Venne verso di me, mentre la Stanley non la smetteva un attimo di lanciarle maledizioni alle spalle.
Ma come diavolo ha fatto ad attirare l’attenzione di quel dio? E’ così sciatta..
Si fermò davanti al tavolo, imbarazzata e io la guardai apertamente. Le lanciai ancora un sorriso tranquillo e le feci segno di sedersi.
- Perché non mi fai compagnia oggi?-.
Mi stupii del mio tono calmo e rilassato. Mi sporsi leggermente mettendo i gomiti sul tavolino, mentre Bella si metteva comoda di fronte a me guardandomi meravigliata. “Non ti aspettavi questo vero?”. Le nostre ginocchia sotto il tavolo si sfiorarono appena e la sentii ritrarle improvvisamente vergognosa. Un groppo mi si fermò in gola.
- Co..così è..è  diverso..-. balbettò distogliendo lo sguardo e arrossendo leggermente.
Non andava affatto bene, il contatto con lei mi piaceva sempre di più e lo desideravo in ogni momento. Non riuscivo a fare a meno di sfiorarla e la cosa mi avrebbe portato a farle correre inutili rischi. Ma la tentazione fu troppo forte.
- Bè..-. Le mie gambe si sporsero in avanti mentre mi accomodavo meglio sulla sedia e la toccai ansioso di sentirla.. questa volta non si scostò anche se abbassò dolcemente il viso, arrossendo. Rimasi stregato dal suo candore – Ho pensato che se devo andare all’inferno, tanto vale andarci in grande stile-.
Non parlò, non mi rispose, era sfuggente, e i suoi occhi facevano di tutto per evitare i miei. Ma una sua gamba si mosse tra le mie cercandomi e io lasciai che mi sfiorasse le ginocchia.
- Sai bene che non ho la più pallida idea di cosa tu stia dicendo..-.
Bofonchiò torturandosi le mani e appoggiandosi al tavolo piuttosto scossa.
- Certo che lo so-. Sfoderai un altro sorriso, bloccando il suo ginocchio tra le mie cosce e sporgendomi per cercare il suo sguardo. –Credo che i tuoi amici siano arrabbiati con me perché ti ho rapita-. Sussurrai facendole abbassare le palpebre stordita.
Mike Newton stava dando in escandescenza. I suoi pensieri rabbiosi erano molto fastidiosi.
Cullen,  togli le tue zampacce da lei..
Per non parlare di Yorkie, se i suoi sguardi avessero potuto uccidere sarei già morto..
Aggrottai la fronte sospirando divertito. Al diavolo loro e le ragazzine sciocche che mi urlavano dietro. Scossi la testa ignorandoli.
- Sopravvivranno..-. Sentenziò gelida.
- Non è detto che ti restituisca però..-. La guardai malizioso, e le mie ginocchia scivolarono ancora intorno alla sua coscia mentre mi allungavo verso di lei.
Deglutì portandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mordendosi le labbra. Scoppiai a ridere quando la mia carezza nascosta sotto il tavolo la fece sussultare.
- Sembri preoccupata..-.
Non riuscivo a smettere di ridere, anche se la mia ragione mi diceva di smetterla di giocare in quel modo. “Basta, Edward”.
- No-. Balbettò sotto shock- Più che altro sorpresa, a che..a che devo tutto questo?-.
Questa volta mi fissò tentando di sorreggere il mio sguardo, sentii il suo cuore cominciare a correre impazzito e tremai affascinato da quelle pupille nocciola.
- Te l’ho detto, sono stanco di sforzarmi di starti lontano. Perciò, ci rinuncio-. Ancora.. le nostre gambe si mossero toccandosi e indugiando leggermente. Percepii il desiderio tormentarmi e le mie mani si poggiarono lentamente sul tavolo stringendosi a pugno. “Voglio stare con te”. La fissai intensamente beandomi delle emozioni forti che ci sorpresero. Trattenemmo il respiro. Volevo toccarla.. sfiorarle il viso, come un uomo, un ragazzo normale. “Bella..”.
- Rinunci?- La voce soffocata e confusa, sfuggì ancora il mio sguardo portandolo alle mie spalle.
-Si, rinuncio a sforzarmi di fare il bravo. D'ora in poi farò solo ciò che mi va e mi prenderò quel che viene-. Il mio tono si indurì improvvisamente. Non riuscivo a credere di averlo detto, un vampiro..un vampiro con un essere umano. Avevo realmente deciso di rovinarle la vita? Eppure non avrei mai potuto fare a meno di provare per lei quella passione, di desiderarla segretamente ogni notte, di avere costantemente un pensiero ossessivo solo per quel cerbiattino indifeso. I nostri occhi si incatenarono di nuovo, non l’avrei più lasciata andare. L’avrei legata a me, solo mia.
-Mi sono persa un'altra volta-. Bisbigliò affascinata scendendo a fissare il mio viso. Indugiò per un breve attimo sulle mie labbra che io aprii in un sorriso solo per lei. Sussultò turbata portandosi una mano al petto, tremante.
- Quando parlo con te mi lascio sempre scappare troppe cose. Questo è uno dei problemi-. Sussurrai avvicinandomi improvvisamente al suo viso in un atteggiamento molto intimo come per rivelarle un segreto.
- Non preoccuparti, tanto non ne capisco una-. Mormorò a sua volta sporgendo la testa verso la mia e allungando le braccia sul tavolo.
Continuavo a fissarle intensamente la bocca e a chiedermi come sarebbe stato baciarla, doveva essere molto calda, morbida, dolce. Lei fece la stessa cosa con me.. i nostri respiri si sfiorarono inconsapevolmente.
- Ci conto-. Dissi allora allontanandomi di scatto. Il suo profumo era troppo intenso, buono, invitante.  Starle così vicino rischiava di farmi perdere il controllo.
- La traduzione di tutto questo è che adesso siamo amici?-. domandò prendendo un respiro sollevato. I suoi battiti non erano ancora tornati alla normalità.
- Amici..-. risposi scettico assottigliando le palpebre. No, non volevo esserle soltanto amico. Ma..
- Oppure no..-. Si ritirò subito lei borbottando.
- Be', immagino che possiamo provarci. Ma ti avviso da subito che non sarò un buon amico, per te-.
Non sapevo che senso dare alle mie parole. Volevo metterla in guardia da me oppure.. legarla, farle capire che volevo da lei molto di più? “Non puoi.. volerla”. Oh sì, si che potevo. Ero un egoista, un animale egoista e l’avrei avuta. Sfiorai ancora le sue cosce portando una mia gamba tra le sue che si allargarono tremanti. “Smettila, così le farai del male”. Mi allontanai di nuovo irrigidendomi.
-Co..continui a rr…ripeterlo-. Sussultò e balbettò guardandomi e ingoiando la saliva nervosamente.
-Sì, perché tu non mi dai ascolto. Sto ancora aspettando che tu ci creda. Se sai quello che fai, cercherai di evitarmi-.
Dovevo decidermi. Non potevo continuare a dirle una cosa, a farne un’altra, a desiderarne un’altra ancora. Starle lontano e proteggerla o desiderarla?
 -A quanto pare ti sei fatto un'opinione piuttosto precisa della mia intelligenza- Sbottò questa volta sicura e piuttosto arrabbiata. Mi maledii, ero un maestro ad urtare la sua sensibilità.
La guardai con un’espressione contrita, le sorrisi, cercando così di scusarmi. “Perdonami  dai”.
-Perciò, dato che per ora non so quello che faccio, possiamo provare a essere amici?-.
Mi chiese imperscrutabile prendendomi in contropiede. Questa volta sfiorò lei le mie ginocchia e io rimasi sorpreso. Le spinse contro le mie cercando di farmi indietreggiare. Una scossa elettrica mi attraversò il corpo e rimasi senza fiato.. la gola mi si seccò improvvisamente.
-Mi sembra una proposta sensata-. Farfugliai confuso. Abbassai la testa fissando il tavolo emozionato. Avevo irrigidito le mascelle e mi ero fatto improvvisamente serio.
Un silenzio imbarazzato calò tra noi e Bella cominciò a giocare con la bottiglietta passandosela da una mano all’altra. Dovevo spezzare quel momento.. odiavo dovermi abbassare a tanto, ma volevo sapere cosa le stesse passando per la testa. Non sarei riuscito ad aspettare.
- Cosa pensi..?-. Le chiesi in un sussurro.
Alzò lo sguardo e mi fissò ancora negli occhi. L’effetto fu destabilizzante, sembrava volermi afferrare l’anima. Mi persi in lei, permettendole di scrutarmi, di comprendermi.
-Sto cercando di capire cosa sei-. Mormorò fissandomi curiosa, reclinando leggermente il capo e schiudendo le labbra.
Sussultai nervoso. “Oddio”. Mi avrebbe allontanato disgustata, ne ero certo. Ero un vampiro, un mostro che si cibava di sangue. Cercai di calmarmi e ci riuscii, portai i gomiti sul tavolino e mi appoggiai sfoderando una tranquillità fasulla.
-E hai fatto qualche passo avanti?-. Non sapevo se essere felice oppure terrorizzato del suo interessamento. Le conseguenza avrebbero avuto una portata devastante.
-Non molti-. Bisbigliò demoralizzata. Chissà cosa aveva immaginato su di me. Era pericoloso che  se lo domandasse, avrei dovuto cambiare argomento, ma la curiosità prese il sopravvento.
-Hai una teoria?-. Ridacchiai delle mie stesse parole. “Vediamo fin dove arriva la tua fantasia, piccolo Bambi”.
Arrossì visibilmente e scosse la testa mordendosi le labbra.
-  Non me la vuoi dire?- Le mormorai dolcemente avvolgendola con un mio sorriso. Appoggiai il viso sulla mano e la guardai con il broncio. Smise di respirare, cominciando invece ad ansimare. “ A volte sono crudele”.
-Troppo imbarazzante-. Biascicò evitando di guardarmi. Non voleva proprio cedere.
Sapevo come far tornare i suoi occhi su di me.  Mi sporsi e mi passai una mano tra i capelli, triste.
-È una grossa frustrazione, lo sai-. Abbassai di più la voce dandole un tono sensuale. Rabbrividì e mi squadrò sconvolta. Invece di mollare, inevitabilmente attratta, mi affrontò, lasciandomi piacevolmente sorpreso e incredulo.
-No..Non riesco proprio a immaginare cosa ci sia di frustrante nel fatto che qualcuno si rifiuti di dirti cosa pensa e nel frattempo faccia anche piccole osservazioni criptiche proprio per toglierti il sonno quando ti sforzi di interpretarle... Cosa ci sarà mai di frustrante in tutto questo?-
Era infuriata, stava perdendo la calma. Non sopportava che io nascondessi dei segreti e invece pretendessi da lei spiegazioni. “Sei dolce anche quando ti arrabbi”. Feci una smorfia ricordando a me stesso in che acque pericolose mi stavo mettendo. “Però.. quanto sei carina così”.
- Oppure.. ammettiamo che questo qualcuno abbia anche fatto una serie di gesti strani, dal salvarti la vita in circostanze incredibili un giorno al trattarti come un'emarginata il giorno dopo, senza mai spiegare il suo comportamento, mai, malgrado avesse promesso di farlo. Anche questo sarebbe estremamente non frustrante?-.
La interruppi fingendo divertimento ed indifferenza.
- Sbaglio o sei un po' in collera?-. alzai le sopracciglia e la canzonai scoppiando a ridere.
Puntò le mani sul tavolo e si alzò con il corpo verso di me, fuori di sè.
-Non mi piace il "due pesi e due misure"-. Mi guardò negli occhi sfidandomi e io rimasi allibito. Forse non aveva inteso bene il termine “pericoloso” riguardo allo stare accanto a me. Era troppo vicina.. percepivo l’odore dei suoi capelli così forte che mi eccitò immediatamente. E la voglia di saltarle addosso e affondare in quel morbido collo tornò prepotente. “dio.. che sapore”.
Ci fissammo in cagnesco per minuti che mi sembrarono interminabili.
Se osi importunarla ancora, vengo e ti spacco il muso.. lasciala stare..
“Newton”. Essere inutile che avrei volentieri fatto fuori in diverse circostanze. Accennai un sorriso ironico e mi accostai ancora di più a quel peperino così invitante.
-Che c'è-. Mormorò a pochi centimetri dal mio viso, la voce instabile. Guardai alle sue spalle accennando ai suoi amici.
-Il tuo amichetto è convinto che io sia scortese con te: sta decidendo se venire o no a interrompere il litigio-. Ero terribilmente eccitato.. l’adrenalina scorreva veloce dentro il mio corpo. Da un lato era l’odore di Bella, dall’altro la furia di un cretino che aveva osato insultarmi mentalmente.
“ Io ti schiaccio moscerino..”. Pensai fuori di me.
- Non so di chi stai parlando- rispose dura -Ma sono sicura che ti sbagli-. Non accennò ad allontanarsi, ma sostenne il mio sguardo tentando di controllarsi.
- Invece no. Te l'ho detto, di solito sono bravo a leggere le persone-. La furia in me non si era placata. “Avvicinati Newton e giuro che sarai il mio prossimo pasto”.  
Ma fissare lei.. la sua innocenza e la sua rabbia, non potevo rimanere indifferente al mio cuore. Cercai di calmarmi.
- A parte me, ovviamente-. Bisbigliò lasciandomi di sasso.
I nostri visi si accorsero tardi di essere troppo vicini e ci fissammo rigidi. “Oh merda”.
La gola mi chiese immeditato sollievo.
- Sì, a parte te.. chissà perché..-. Mi feci pensieroso, ma non abbassai i miei occhi che la osservarono rapiti. “Chissà..”. Il veleno mi inondava la bocca.
Trattenne il fiato e non riuscì a tenere il mio sguardo, perciò distolse gli occhi repentinamente e mi lasciò un vuoto nell’anima dannatamente profondo. Era così vicina che avrei potuto sfiorarla, provai quasi dolore, ma se l’avessi fatto probabilmente il mio gelo le avrebbe fatto ribrezzo. Non volevo rischiare di farla allontanare così da me. No.. sarei morto.

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Capitolo 16
*** Teorie ***


 
E oggi è giorno di aggiornamenti.. quindi ecco pronto un altro capitolo di Midnight Sun. Grazie a tutti quelli che seguono questa fic, ormai sono monotona.. lo so perdono. Rispondo a chi ha recensito e ringrazio. Un bacio a tutti e buona lettura! Malia

Goten: eilà, sei a lavoro, immagino tornerai stanchissima. Ma spero soddisfatta..insomma te l’avevo promesso che avrei aggiornato midnight sun e crepuscolo e l’ho fatto. Perciò.. che dire se non bentornata a casa ahahahah :-P e buona lettura!!!
saraligorio1993: carino Edward che fa il bastardo per farla cedere eh? Però è sempre dolcissimo. Almeno lo trovo sempre unico. Ahhh.. mi diverto sempre di più, mano mano che questa storia cresce. Mi fa sempre emozionare. Non a caso adoro questa storia.. sigh sigh.. vabbè, tesoro starai studiando ora immagino,buono studio!
FinKillScler: Ciao Laura, anche a te vedo che piace questo Edward.. io lo adoro. E’ strano.. però lo trovo molto affascinante, romantico e un po’ meno rimbambito. Ahahah.. tranquilla che puoi sparare a vanvera tutto quello che vuoi in questa sede, mi fa piacere ridere qualche volta. Fa bene alla salute. Spero tanto che anche questo capitolo possa piacerti. Un baciotto. Malia
giuliapia: Ciao ciao Giuly, vorresti leggere nella mente della gente? Mhh.. anche io ma a comando. Semplicemente perché se fossi come Edward sentirei troppi rumori, deve essere frustrante non poter fare silenzio intorno a sé mai. Che pal…pebre! Insomma capisco perché Edward sia stato colpito da Bella.. sono felice che questa fic ti piaccia. Ovviamente non bisogna fare riferimento alla Meyer, ovviamente.. eheheh :-P Ti lascio al capitolo. Bacino.
Debby_DG: Diciamo che vado a periodi, amo tutte le mie fic, devo dire che ultimamente le più difficili per me sono Darkness e Crepuscolo. Mentre Midnight sun e Mid eclipse..mhhh.. diciamo che sono più ispirata. Eheheh.. comunque grazie dei tuoi complimenti. Spero tanto che continuerai a seguirmi. Un bacione. Malia
francy79: Ehhhh.. che bei complimenti quanti (Malia guarda per terra tutta rossa e muove il piedino avanti e indietro). E’ vero che questa fic non è facile per nulla, però sai a volte mi vengono naturali i pensieri di Edward, sono scorrevoli. Sarà che anche io come lettrice parecchie volte mi sono chiesta cosa pensasse.. certo forse per la Meyer sarebbe stato un po’ più pudico, casto, meno uomo con gli ormoni sparati a 2000,ma.. vabbè.. Eddino senza maschilità non ce lo vedo mi spiace.Faccio comunque del mio meglio. GRAZIE tantissime della tua comprensione.  :-) Malia
darkeonys: Noooo, la Meyer mi sta inseguendo salvami!! Eheheh:-P mi proteggi veramente? Speriamo. Nonmi abbandonare sa? Che senza di te poi mi sento sola. Ci sentiamo su msn dolcezza mia. Un bacio. Mali
ranzie74: Tu erba cattiva? Naaaaaaa… direi proprio che non ci siamo. A me fa piacere che mi segui, e sei apprezzatissima commentatrice (Malia fa la lecchina.. ai ai  Malia.. non si fa). :-P Dici che la Meyer non si sarebbe sconvolta? Meglio.. chissà forse mi avrebbe detto.. “cavoli che fantasia”. Ahahah.. e io le avrei risposto “non ti innamorare del mio Edward sa?” aahahah no scherzo.. però mi piacerebbe conoscerla chissà che tipo è.. vabbè va mi sono dilungata. Grazie di esserci, e sono felice che anche questa fic ti interessi. Malia
artemis5: Edward si fa mooolltttoo intraprendente, deve solo fare un attimo pace col cervello e con la sua indecisione.. però infondo.. si sta decidendo dai. E capisce di volere Bella!! Sono stracontentissima che Ed ti piaccia come sta uscendo fuori e che lo trovi interessante seguire il flusso dei suoi pensieri. Anche a me piace tanto, eheheh :-P Ti lascio al chappy. Bacino. Malia
Stella Del Sud:Ei bellissima!!! Troppo bella sei, prof! Eheheh.. :-P Scherzo per il prof. Sono contenta che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacione, ti lascio a Eddy. Malia
_Niki_: ciao Niki.. ascolta, ho dovuto cambiare tutti i rating. Se li puoi leggere in qualche modo bene, tranquilla per i commenti. Se invece non puoi fammi sapere che i capitoli te li  mando io per e-mai eventualmente! Non ti preoccupare. Sai non dipende da me, legge del sito. Solo mid sun rimarrà arancione! Comunque goditi questo capitolo. Un bacio!! Malia
crows79: Bene, sono felice ti sia piaciuto lo scorso capitolo. Cerco sempre di riempirlo di emozioni tangibili.. perché è così che ho sempre immaginato l’amore tra Edward e Bella. Poi non so, ovviamente non sono la Meyer. Ti lascio al capitolo! Un grazie grande, Malia.
kiarab: Occhi cioccolato viene male!!! Renderà meglio il colore hai ragione, ma come nomignolo non è tanto bello! BO, almeno non mi piace tantissimo! Occhi nocciola, sapeva più di.. non so.. bo manco io lo so, lo vado a chiedere a Eddy!!! Eheheheh.. comunque hai letto le correzioni? Fammi sapere.. un bacione. Malia.
novilunio: Beh che dire ho pensato di scrivere un libro mio. E in realtà ho in mente un’originale che scriverò presto. Ma sono ancora confusa su tante cose. Per ora mi diverto, poi se qualcuno mi seguirà l’originale la scrivo più che volentieri. Grazie grazie per i complimenti, ormai non so più che dire.. non so non vorrei sembrare scontata. Comunque grazie. Spero che anche questo capitolo ti piaccia. Un bacione. Malia.
mistica88: direi che  è molto espressivo il tuo commento.. scioccata!? No dai.. ehehe..guarda che sarà sempre peggio!!! Un bacino ino ino. Malia
sarapastu: sììììììììì.. facciamo sparire Newton!!!Poraccio.. ahaha quello non c’entra niente, Bella manco se lo degna di uno sguardo. Però mi sta antipatico uguale.. fuori Mike!ahahah Comunque che dire d’altro, sono bellini che si fanno il piedino vero?? Sìsì sono d’accordo.. eheheh :-P un bacio. Malia
federob: Grazie Fe.. sei molto gentile!!! ;-P Malia è molto contenta del tuo breve,ma intenso commento. GRAZIE!!!! Malia
ale03: Ciao braccetta mia! Fammi vedere come saltelli quando aggiorno? Malia non vede nulla e si fa triste triste..noooo!!!eheheh.. dai che sono scema pure io. Tanto misà che andiamo a braccetto anche su questo. Ahahah!!! No che dire, me molto felice che questo Ed e questa Bella ti piacciano. Vediamo come va per il nuovo capitolo!!! Un bacione. Malia!!!
Helen Cullen: In effetti non ci avevo pensato..se muoio chi le continua le fic? Oh mamma.. Per ora nessuno ha brutte intenzioni verso di me. Giusto qualche lettrice che a volte vuole linciarmi.. a volte.. sai? Ahahahah :-P Comunque apprezzo sempre tantissimo i tuoi commenti. Ma come fai? Fantastici.. sei un’attenta osservatrice e lettrice. E’ un piacere leggerli. Già.. GRAZIE, sono sempre intensissimi e tu sempre costante nella lettura e nei complimenti. Un bacio. Malia
Ichigo_91: subirti è un piacere per me, e spero lo è altrettanto per te leggermi! È solo un piacere averti anche qui in mid sun. Benvenuta! Ehehehh Sono felice che Edward per come l’ho descritto ti piaccia ce la metto sempre tutta!!! :-DDDD E continuerò ad impegnarmi anche qui.. promesso!!! Ora ti lascio al chappy. Un bacio e grazieee!! Come sempre ormai! Malia
Puffetta pink: Sì, ho visto che eri in difficoltà per il rating rosso di Mid Eclipse e ti ho contattata,o almeno ho provato :-) Comunque ho dovuto perché così vuole la webmistress c’è poco da fare.. insomma sono felice che mid sun ti piaccia. Anche a me piace veramente tanto, sono tantissimo affezionata a questo Edward. Spero continuerai a seguirmi su questa fic. Ti mando un bacione grande. GRAZIE che mi segui. Malia
garakame:Grazie dei complimenti e benvenuta Macri! Sono contentissima che questa fic ti piaccia ecco il nuovo capitolo!!! Un bacioneeee…Malia.



Teorie.

Senza guardarmi e con dita tremanti aprì la bottiglietta di limonata facendo inavvertitamente rotolare il tappo sul tavolo. Si morse le labbra imbarazzata dalla sua goffaggine e il suo sguardo rimase basso, solo un timido rossore si diffuse sulle sue guance, ma bastò per farmi rabbrividire turbato. Il mio comportamento doveva averla stravolta, perciò mi calmai e mi sistemai di nuovo tranquillo sulla sedia osservandola bere piuttosto scossa.
- Non hai fame?-. Le chiesi distrattamente. Sapevo perfettamente di essere io la causa di quella mancanza di appetito, ma cercai comunque di tornare ad avere un approccio “normale”.
-No- rispose con un tono basso e leggermente roco. Tremai ancora..era chiaro il desiderio per me nella sua voce, troppo evidente. Repressi un ringhio eccitato e sentii dei brividi caldi corrermi lungo la schiena –E tu?-. Mi domandò spostando gli occhi lontano da me.
“Per fortuna no, piccolo Bambi”.  Altrimenti le sarei già saltato addosso. Faticavo ad ignorare il veleno e il bruciore alla gola, ma non potevo far finta che quell’attrazione inverosimile per lei non esistesse. Era pura follia.. risi della sua innocenza, Bella sarebbe stata il mio piatto preferito.
- No, non ho fame-. La mia voce divertita e terribilmente sensuale le arrivò alle orecchie gettandola nella confusione più totale. Non potei fare a meno di notare quanto fosse carina così emozionata.
- Mi faresti un favore?-. Mormorò accarezzando la bocca della bottiglia dopo aver preso un altro sorso veloce. Le sue labbra leggermente bagnate mi fecero stringere lo stomaco in una morsa di desiderio. Era esitante e insicura e fu naturale per me insospettirmi, sperai che non mi chiedesse spiegazioni, perché in quello stato di idiota acceso non le avrei negato nulla.
- Dipende da cosa vuoi-. “Salvo..”. Risposta ambigua. Ma per quanto cercassi di controllarmi, quell’atteggiamento indifeso e insicuro era per me troppo invitante.
La vidi arrossire fino alla radice dei capelli e sorrisi malizioso. Certo che forse avevo risposto in modo un po’ troppo fraintendibile.
-Non è granché-. Si giustificò immediatamente, oppure stava cercando di rassicurarmi? La fissai incuriosito, volevo proprio sapere cosa le passava per la mente in quel preciso istante.
-Mi chiedevo... se ti andrebbe di farmelo sapere, la prossima volta che decidi di ignorarmi per il mio bene. Così mi posso preparare-.
Continuava a guardare in basso, senza staccare gli occhi da quella limonata e parlava in modo talmente flebile che un essere umano avrebbe fatto fatica a sentirla.
- Mi sembra corretto-. Poggiai le braccia sul tavolo allungandole fino a sfiorare il tappo e soffocai una risata sul nascere. La mia bocca si storse in una smorfia sghemba e la vidi lanciarmi un’occhiata
affascinata.
- Grazie..-. rispose trattenendo il respiro. Era dolce, tenera. Sapere che la turbava che io facessi il distante mi piaceva, perché anche io lontano da lei mi sentivo a disagio.
-In cambio, posso avere una risposta?-. bisbigliai seducente.
Volevo sapere a tutti i costi cosa pensasse di me.. le strusciai di nuovo il ginocchio sulla coscia facendola sussultare e addolcii la mia voce per incantarla in modo che confessasse.
- Una sola..-.  Rispose gelida deglutendo.. evitò accuratamente il mio sguardo. Appoggiai allora la testa sulle braccia guardandola teneramente e mi imbronciai.
- Spiegami una teoria..-. Continuai giocando ancora tra le sue gambe. A volte essere un vampiro poteva avere i suoi lati positivi, fare il tentatore con lei mi riusciva bene.
- Quella no-. Sottolineò paonazza. I miei istinti si acuirono a quella risposta, mi esaltai come un bimbo di fronte ad un giocattolo nuovo.. dovevo fargli dire ciò che realmente immaginava.
-Non hai specificato, mi hai solo promesso una risposta-. Cercai di incastrarla, una promessa era una promessa. E io volevo sapere a tutti i costi. Proseguii con la mia tortura e intrecciai casualmente il mio polpaccio al suo. Si irrigidì immediatamente prendendo un altro sorso nervoso di limonata.
-Tu sei ancora in debito di una promessa- Fece poi incredibilmente decisa.
Non voleva desistere ed io ero sempre più curioso. Dovevo assolutamente fare in modo che mi guardasse, che rivolgesse i suoi occhi nocciola su di me.
-Solo una teoria: giuro che non mi metto a ridere-. Ribattei muovendo le mani poco sotto la direzione del suo sguardo e dirigendolo verso il mio viso.
- Oh sì, lo farai..-. Annuì convinta incontrando le mie pupille dorate e che si abbassarono per fissarla in modo inequivocabile. La trafissero attraendola inesorabilmente verso di me, ci avvicinammo ancora e io mossi leggermente le labbra lasciandola visibilmente abbagliata.
- Per favore..-. continuai con il tono basso, accostandomi maggiormente alla sua bocca. Ricercai quell’intimità per scioccarla e per sedurla. “ Edward.. sei un animale..”. Vidi le sue iridi allargarsi e le sue labbra tremare visibilmente. Eccome se le piacevo. Dentro di me esultai terribilmente contento.
-Ehm, cosa?-. Si perse dentro di me e i suoi occhi erano totalmente stregati ed intossicati dal mio essere. Mi mossi ancora facendole trattenere il respiro.
-Per favore, raccontami solo una teoria, una piccola-. La supplicai con voce roca. La vidi rabbrividire ma rimase incatenata a me e io esultai. Era in trappola, avrebbe confessato tutto. Il suo cuore batteva all’impazzata e le sue mani tremavano. Aveva la pelle d’oca, tutto il suo corpo era teso e pronto per me. Il suo profumo mi giunse forte alle narici e io faticai a tenere il controllo, avevo il veleno che mi impastava la lingua.
-Ehm, dunque, sei stato punto da un ragno radioattivo?-. Sospirò ipnotizzata. Soffocai una risata sul nascere. Adesso anche spiderman.. no, decisamente molto lontana dalla verità. Non sapevo se esserne felice.
-Poco originale-. Dissi aggrottando le sopracciglia e chinandomi verso la sua guancia. I nostri gomiti ora si sfioravano vicini, solo quella maledetta bottiglietta mezza vuota a dividerci.
-Scusa, ma di più non riesco a fare-. Rispose stizzita distogliendo di nuovo gli occhi. Era fortemente irritata dalla mia reazione divertita. Se solo il mio piccolo Bambi avesse saputo..
- Non ci siamo proprio-. Ripresi ridacchiando e allontanandomi. Il suo odore cominciava a diventare insopportabile.
- Niente ragni?-. Scoppiai a ridere questa  volta. Non ce la feci a trattenermi.
- Nah..-. continuai a ridere portandomi le mani sul viso. La guardai arricciare il naso delusa.“ Oh amore.. sei buffissima”.
- Niente radioattività?-.  Mi chiese ancora curiosa. Questa volta rischiavo di offenderla, sorridevo troppo sfacciatamente.. che fantasia..
- Niente-. Scossi la testa maledicendomi, ma non riuscivo proprio a smettere di ridere.
- Acci..-. Mise il muso incrociando le braccia al petto. La interruppi prima che potesse inventarsi qualcos’altro.
- E la kriptonite non mi fa niente-. Aggiunsi sogghignando e scrollando le spalle.
- Alt, avevi detto che non avresti riso-. Era arrabbiata, particolarmente irritata dal mio atteggiamento divertito.
Mi sforzai di soffocare la mia strafottenza e tornare serio. Ma era difficile con quel suo musino imbronciato che mi rimproverava per il modo in cui l’avevo irretita.
- Prima o poi capirò..-. Sbottò poi con tono di sfida. Inorridii immediatamente e ritornai ad avere un viso impassibile ed indecifrabile. Se l’avesse scoperto sarebbe scappata da me e io non volevo questo.. eppure da un lato desideravo che sapesse tutto, che mi volesse per quello che ero. Un vampiro..
-Meglio che non ci provi-. Bisbigliai tagliente. Non avrei potuto sopportare la vista dei suoi occhi disgustati. Io che l’amavo così tanto.. dovevo avvertirla in qualche modo di non fare inutili ricerche, di non pensarci e lasciar perdere.
- Perché?-. Si sporse cercandomi, ma rifiutai quella vicinanza. Non ero il buono della situazione, non ero il ragazzo di cui lei poteva fidarsi, ero il male, ero una bestia che si nutriva di sangue, un assassino.
- E se non fossi il supereroe? Se fossi il cattivo-. Tentai di scherzare, ma non ci riuscii. “Idiota, vuoi dirglielo?”. Studiai le sue reazioni alle mie parole, con ansia e terrore. Ero quasi convinto che sarebbe scappata. Me lo sarei ampiamente meritato, ma rimase in silenzio e si fece pensierosa.
- Oh.. capisco-. Possibile che non le entrasse in testa? Cercò i miei occhi e rimasi interdetto. Mi aveva creduto. Sapeva che non stavo mentendo, ma rimaneva calma, tranquilla. Era impressionante.
- Davvero?-. Tentai di leggere la sua espressione. Che avesse capito? No, non era possibile, non avrebbe certo mantenuto quella calma. E infatti il suo cuore cominciò a battere impazzito, ma invece di allontanarsi si allungò sul tavolo accostandosi al mio orecchio. La sua fragranza mi stordì e io mi irrigidii stringendo i pugni.
- Sei pericoloso?-. qualcosa esplose dentro di me, aveva compreso qualcosa, ma non si era allontanata, era vicina.. troppo vicina.. il cuore sembrò scoppiarmi nel petto. Mi voltai leggermente, la gola in fiamme, il corpo in tensione e le sfiorai i capelli con le labbra. I nostri sguardi si incontrarono e entrambi trattenemmo il respiro. “Merda”. Troppo, troppo vicina a me.
- Ma non cattivo..-. Continuò mormorando. Sussultai e tremai..il suo respiro caldo sulle mie labbra mi diede una scossa elettrica lungo tutta la spina dorsale. “Oddio”. Lei non mi credeva cattivo, lei..- Non posso credere che tu sia cattivo..-. Bisbigliò arrossendo e studiando il mio volto fiduciosa e dolce.
-Ti sbagli-. Mormorai distogliendo gli occhi e guardando in basso. Per non pensare al suo odore afferrai il tappo con le dita e ci giocai facendolo girare velocemente nelle mie mani. Ero stupidamente contento che Bella non mi temesse, che stupido.. rialzai lo sguardo e la vidi fissarmi adorante. “Oh cazzo”. Mi stregò.. non riuscii a staccarmi da quelle profondità nocciola e sicure. Per la prima volta non sentii più niente nella mia mente.. silenzio, assoluto silenzio..solo lei, solo Bella a instupidirmi con il suo profumo di fresia e lavanda che mi lasciava completamente disarmato e eccitato.
Improvvisamente sembrò riscuotersi e si alzò in piedi di scatto,barcollando e tenendosi in equilibrio malamente.
- Arriveremo in ritardo..-. Si era portata una mano alla testa e si stava guardando intorno scioccata. Non ero da meno, eravamo soli. Quanto tempo era passato? Immerso in lei non mi ero accorto di nulla. Reagii immediatamente.
- Oggi non vengo a lezione-. Sbottai ostentando sicurezza. Per un attimo fui tentato, ma quel giorno non potevo proprio andare con lei a biologia. Lezione sui gruppi sanguigni.. se Bella si fosse punta un dito e io avessi sentito l’odore del suo sangue avrei massacrato una classe intera e non solo. No, avrei accuratamente evitato di far correre pericoli a lei e agli altri, potevo resistere ma era meglio non forzare le cose.
- Perché no?- Mi domandò indugiando ancora. Neanche io volevo che lei se ne andasse. “Rimani con me, piccola”. Mi resi però conto del mio assurdo egoismo e feci spallucce fingendo disinteresse.
-Saltare qualche lezione fa bene alla salute-. Proruppi indifferente.
Mi guardò indecisa, mordendosi le labbra, ma sospirando prese la sua decisione. Non avrebbe saltato quell’ora. Un po’ ci rimasi male, ma ero consapevole che fosse la cosa più giusta per lei, meno pericolosa.
- Beh, io ci vado-. Il tono era triste, sconsolato. Mi imposi di non fermarla.. non l’avrei fermata. Non l’avrei messa in pericolo solo per il mio desiderio di sentirla vicina.
Fissai il tavolo senza guardarla e mi imposi freddezza e noncuranza.
- Allora ci vediamo più tardi-. Risposi immobile.
La campana non era ancora suonata e Bella non accennava a muoversi. Si avvicinò a me e mi sfiorò il collo con le dita calde. Mi sentii dolorante.. “No”.. possibile che non avesse proprio paura? Improvvisamente il trillo ci richiamò all’ordine e la osservai affrettarsi per tornare in classe.
Sospirai. Sapevo che mi stava ancora guardando. “Non posso venire con te, piccolo Bambi”.
Quando uscì dalla mensa afferrai il tappo e la bottiglietta che aveva lasciato di fronte a me. Come uno scemo li portai con me quando mi alzai. Anche i miei fratelli se n’erano andati.. non osai immaginare a cosa avrebbero pensato del mio comportamento, ma soprattutto della nostra conversazione.
Sorrisi divertito e mi portai la bottiglia aperta alla bocca. Il sapore delle sue labbra era dolce e buono, proprio come avevo sempre fantasticato. Ne sentivo la traccia leggera e un tenue brivido si fermò  all’altezza del bassoventre.. assurdo. Leccai il bordo della plastica come un animale, cercando in quel sapore acre di zucchero e limone quello della donna di cui mi ero follemente innamorato e mi eccitai quando sentii il suo sapore zuccheroso invadermi i canini ormai sommersi dal veleno. Non osavo pensare a cosa sarebbe successo se la sua bocca si fosse posata sulla mia. Non avrei resistito, le sarei saltato addosso e le avrei affondato i denti nella carne. Quel sangue era per me come droga..lo stomaco si chiuse sofferente al pensiero di quel liquido dissetante nelle mie vene. “Calmati Edward..buono”.  Chiusi la bottiglietta con il tappo e decisi di portarla in macchina. L’avrei tenuta nella mia stanza. “Sei un imbecille, un caso da curare”. A cosa sarebbe servito, era un atteggiamento senza senso, ma l’aveva toccata lei e per me non era concepibile separarmene. Mi avviai vero la Volvo uscendo dal retro e apprezzai l’assenza di voci circostante. La mensa era troppo affollata per i miei gusti. Arrivai all’auto e aprii lo sportello.. mi buttai sul sedile accendendo lo stereo e girando velocemente tra le mie mani la bottiglia. Ripensai a quanta sfrontatezza avesse avuto “occhi nocciola” nei miei confronti e sorrisi. Forse sbagliavo, ma un po’ la consideravo già mia.. appoggiai la testa allo schienale e chiusi gli occhi.
- Posso sedermi per un minuto?-. Mi voltai di scatto al suono di quella voce. “Bella”. Aggrottai la fronte e mi affacciai agitato.
Era stesa sul sentiero, pallida come un morto, con quel cretino di Newton alle calcagna. Scesi velocemente. “Cosa diavolo sta succedendo?”. Mi avviai verso di loro e sperai che non le stesse facendo niente di male, altrimenti l’avrei ammazzato. “Sta lontano da lei, umano”.

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Capitolo 17
*** Gruppo sanguigno ***


E finalmente ecco un capitolo di Midnight Sun, sono sparita per una settimana, perdono, ma aggiornerò tutte le mie fic in questi due giorni. Non so se riuscirò a postare più spesso, ma una volta a settimana è sicuro. Grazie a tutti che seguite questa fic!!! Malia


Mekare: accontentata? L’hai visto l’Edward pazzo e possessivo..? Eheheh :-P Edward Edward che ci combini.. non esiste, sia mai.. non scriverò mai di Edward in calzamaglia azzurra con il cavallo bianco BLEAHHHH(però ora ho in mente Pattinson con la calzamaglia.. ti prego.. voglio vederlo. Sai che ridere!!!). Emh…dicevo.. tante ne combinerò che la Meyer non dice. Oddio.. spero che non verrò uccisa dai fan di Edward il perfetto. Aiiiaaa.. comunque ti lascio al nuovo capitolo. Un bacione. Malia.. P.S. Che commento carino che mi hai lasciato ahahah!
Florence: ti ho distolta dal lavoro!! Oh cavoli.. mamma mia.. meno male che non ti hanno scoperto. Davvero ti piace questa storia. Sono molto contenta. Scusami se ho ritardato così tanto nell’aggiornare ho avuto da fare, spero di poterlo fare più spesso. Intanto grazie per i complimenti, spero continuerai a seguire la fic. Un grande bacio e ringraziamento. Malia.
darkeonys: io pure se fossi stata in Bella gli sarei saltata subito addosso c’è poco da fare, troppo bello. Ehehe.. stai pensando al prossimo capitolo di darkness? Spero di sì bisogna cominciare a scriverlo. Ho i brividi mamma mia.. ancora in alto mare con le idee. Che periodo da schifo senza ispirazione. Mamma mia.. un bacio cucciola mia. Un bacioneeee..
giuliapia: A parte gli scherzi appena finisco due fic comincerò a scriverlo e lo pubblico su efp. Una bella storia d’amore.. aia.. erotica… aia.. la pubblicano? Ahahaha forse no, ma non importante. L’importante è che qualcuno si diverta a leggere. Torniamo a questa fic, sono contenta che la mente di Edward ti piaccia, mi ci impegno parecchio ad entrare nella sua testa ( da uomo però.. oltre che da vampiro). Anche tu hai un periodo frenetico Giulia? Mamma come ti capisco, uff.. vabbè ti lascio al nuovo capitolo. Un bacio e GRAZIe di tutto come sempre.Malia.
kiarab:Chiaretta… ma ti immagini.. a scuola succede il putiferio perché qualcuno si è rubato un banco ed una sedia.. chi è stato? Edward Cullen.. che si è attaccato alle cose che tocca Bella. Oddio.. ahahahah.. no vabbè su. Certo che è possessivissimo, ma a quello ci arriva. Ahahahh!!! Però dai era carina l’idea. Eheheh.. ti lascio all’aggiornamento e ci sentiamo su msn. Un bacinoooo. Malia.
Stella Del Sud:Sono STRACONTENTISSIMA che il capitolo ti piaccia.. ohhh.. proprio quello che volevo fare, lo sai, miro proprio alle emozioni. Anche se devo dire in questo capitolo non è stato per niente facile, ho cercato di fare del mio meglio. Vediamo che ho combinato. Ehehe.. un bacio a te speciale, che ci sei sempre per me. Ciaoo.
calista80: Scusami, non sono riuscita a postare presto. Ho avuto parecchie difficoltà. Chiedo scusa. Mi rifarò spero. Perdonami. Ce la metto tutta ma non è sempre facile, questa settimana sono stata molto indaffarata. Grazie per tutti i complimenti, che credimi fanno piacere anche se ripetuti mille volte. E’ sempre bello sapere che una storia piace. Ti lascio a leggere. Un bacione, Malia.
cullen isabella: Grazie sono molto contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Come tutta la storia e ti ringrazio anche per i complimenti. Perdonami se non ho potuto aggiornare prima. Ma ho avuto veramente tanto da fare. Solitamente aggiorno presto. Un bacio grandissimo. Malia.
Helen Cullen: Ciao Elena! Grazie per i complimenti. Sei un tesoro.. e io ho sempre più voglia di scrivere una storia su Carlisle, non lo faccio ancora perché sto avendo problemi ad aggiornare tutte e 5 le mie storie con frequenza figuriamoci 6 o 7. E purtroppo mi blocco, so di essere capace di aumentare in un momento di pazzia. Uffi..  mi sono innamorata di Peter Facinelli ahahah. Stupendo. Torniamo a Mid Sun e a Edward. Sono contentissima che ti sia piaciuta l’idea della bottiglia, ci tenevo tantissimo a quella parte,per far vedere la gelosia, la possessività, insomma il vampiro che è in Edward. Ma anche la dolcezza, il bisogno dell’amore di stare vicino sia fisicamente che mentalmente alla persona che ama. Ormai Edward è entrato in fase “fissa” eterna. Speriamo che anche questo capitolo ti piaccia. Non è stato facile. Un bacione e grazie per i tuoi meravigliosi commenti. Malia.
mistica88:  Perché vuoi vedere che prova portandola in braccio? Non succede niente di particolare.. ahahah a parte che la vuole mangiare.. no scherzo dai. Non so come l’ho rappresentata, non so..strana. Comunque mi dirai tu magari se ti è piaciuta o meno. Spero di sì.. Incrocio le dita. Ora ti lascio al chappy. Un bacione. Malia.
garakame: Grazie del complimento Macri! (Malia arrossisce). Sì, effettivamente Edward è molto più vampiro, per fortuna. a me piace pensare a lui come a un vampiro umano, uomo..non così perfetto come sembra. Scusami nel ritardo dell’aggiornamento per favore, ho avuto veramente molto da fare, troverò il modo di farmi perdonare in qualche modo. Malia.
Goten: Sì, abbiamo notato che questo Edward è molto più intrigante, audace, vampiro e un po’ oscuro. Meglio così, almeno spero. Non è male vero? Dimmelo tuuuu.. voce mia diletta. Eheheheh! Ormai sono entrata in fissa con la tua voce. La smetto va e ti lascio al nuovo capitolo. Un bacione e grazie come sempre, sempre, sempre, che ci sei e mi sopporti. Malia.
sarapastu: Io penso che in questa fic uscirà fuori un Edward come non lo abbiamo mai immaginato, strano strano strano, meglio dai. Almeno rimaniamo un po’ a bocca aperta, niente più principe in calzamaglia sul cavallo bianco. Dai dai.. ehehh.. io mi diverto tanto. (Malia pazza) eheheh..vabbè sto zitta ho parlato troppo. Ti lascio leggere. Un bacio, Malia.
ale03: ahahah.. ti ringrazio per tutti i tuoi complimenti mi fai arrossire. Scusa il ritardo dell’aggiornamento, ma sono stata sommersa di cose da fare, veramente.. mamma mia. Insomma come non lo sai che succede? Lo sai, lo sai.. ora arriva il momento in cui la prende in braccio per andare in infermeria. Ricordi? Dai.. vediamo come me la sono cavata eh? Speriamo ti piaccia. Un bacino… Malia.
myki: Ti capisco.. quando si torna esausti è sempre difficile. Si legge e poi ci si rilassa e si fantastica. Io anche sono così non ti preoccupare, sono con te e ti capisco profondamente. Sono contenta che questa fic ti piaccia e ti ringrazio per i complimenti. Sei un tesoro, spero che continuerai a seguirla^^. L’importante è che non ti deluda mai. Lo spero tanto. Un bacio e GRAZIE.Malia.
Ichigo_91: Ma io ti sopporto ovunque ci mancherebbe e ti ringrazio infinitamente che ti metti a leggere le cose assurde che scrivo. Ma guarda.. ti dovrei fare un monumento che commenti e leggi sempre. Mannaggia!!! Tutto di zucchero va bene? Eheheh.. Torniamo a noi. Hai ragione Mike e Edward non si sopportano proprio, meglio per Mike che stia attento. Va bene dai ti lascio al chappy. Un bacino. Malia.
_Niki_: Eih Niki!!! Grazie dei complimenti come sempre.. un commento pieno di complimenti direi eheheh..hai trovato un modo per leggere almeno le altre spero di sì. Mi dispiacerebbe del contrario. Comunque ora ti lascio al nuovo capitolo di Mid Sun, mi scuso del ritardo dell’aggiornamento. Ma veramente ho avuto tanto da fare, scusami. Buona lettura e grazie del commento, grazie grazie.. Malia.
saraligorio1993: Spero veramente che questo capitolo sia divertente, ma non lo so. Spero ugualmente che ti piaccia. Ti è piaciuta la scena della bottiglia? Tanto anche a me!! Tanto tanto!! Edward possessivo e geloso delle cose che tocca Bella.WOW!! Eheheh.. mi esalto pure per quello che scrivo, Malia matta. Diciamocelo. Vabbè dai la smetto e ti lascio a leggere. BACINO saretta.
FinKillScler: Evvai!!! Sì, sono d’accordo.. apriamo un fan club Edward dolce, ma non tonto. Io non sono mai stata d’accordo con quella figura da principe azzurro.. nono. Comunque finalmente sa di essere un vampiro e lo sfrutta..per conquiste. Anche io lo vorrei un Edward.. eh sì.. servirebbe anche a me per abbindolare qualcuno. Ahahah!! Naggia.. eheheh.. dai ti lascio a leggere. Un GRAZIE GIGANTE per tutti i tuoi commenti, ormai non so più come dirlo. Malia.
crows79: Ciao Chiara, grazie grazie per quello che hai detto. E’ stato un bellissimo complimento.. davvero! Breve ma intenso. Grazie, e grazie per il tuo commento. Ti lascio al capitolo. Buona lettura.
ranzie74: Ciao Ran, spero che non sia morta la tua curiosità. Scusa il ritardo dell’aggiornamento. Ho veramente avuto tanto da fare, una trottola. Comunque speriamo di ideare qualcosa di carino. Io ci provo sempre. Un bacione e grazie di essere tornata. GRAZIE GRAZIE. Malia.


Gruppo sanguigno.


Mi diressi velocemente verso di loro. Il viso pallido, cinereo di Bella mi mise in completa agitazione, non riuscivo a capire cosa le fosse successo ed ero troppo preoccupato per dare ascolto a qualsiasi tipo pensiero. “Piccola..che hai”. Avrei voluto colpire Newton in testa per vederlo stramazzare al suolo.. se quel cretino aveva osato metterle le mani addosso, l’avrei disintegrato. Lo odiai profondamente.

- Caspita sei diventata verde, Bella..-. si accovacciò preoccupato lui.
“E ora vedi come diventi verde tu se non ti allontani da lei”. Mi controllai a stento e appena in prossimità la chiamai, facendo sobbalzare lo stupido al suo fianco. “Non ti ci voleva che arrivassi eh? Bamboccio..”.
- Bella?-. la chiamai con il fiato corto lasciando trapelare fin troppo la mia ansia – cos’è successo, si è fatta male?-. Ormai ero di fronte a lei. Avrei voluto stringerla a me, cullarla, accarezzarle i capelli per farla stare meglio. Mi riscossi quando la voce del marmocchio mi arrivò alle orecchie.
- Temo sia svenuta. Non so cos'è successo, non si è nemmeno punta il dito-.
Abbassai lo sguardo e capii. Qualcosa doveva averle dato fastidio durante la lezione di biologia, probabilmente il fatto che tutti si fossero punti il dito per far uscire il sangue. Ma rimasi comunque perplesso.. anche se molto sollevato, avevo temuto il peggio.
- Bella..- mi chinai leggermente – mi senti?-.
I suoi occhi erano chiusi e respirava in modo irregolare. Al suono della mia voce storse la bocca e reclinò il capo all’indietro.
- No..-. sputò a fatica – Vattene..-.
Scoppiai a ridere. Che bimba testarda. Mi portai le mani sulle ginocchia osservandola meglio..
- La stavo portando dall'infermiera, ma si è intestardita a rimanere qui-.
Si giustificò Newton senza che nessuno gliel’avesse chiesto. La sua stupidità non aveva limiti, perciò lo ignorai per quale minuto. “Occhi nocciola, possibile che tu mi debba sempre far preoccupare?”. Presi un respiro più profondo degli altri e mi decisi.. infondo prenderla in braccio non sarebbe stato poi così difficile..continuai a sorridere divertito dal suo viso corrucciato.
- La porto io. Tu torna pure in classe-. Gli intimai voltandogli le spalle e allungando le mani verso di lei. La presi tra le mie braccia e mi bloccai immediatamente turbato. “Facile..eh? Idiota”. Il suo profumo mi stordì, lasciandomi senza fiato, e una forte sensazione d’eccitazione mi fece tremare sconvolto. Ansimai leggermente mentre il mio corpo reagiva alla sensazione del suo calore. “No, merda”.  Qualcosa di troppo umano si stava muovendo in me.
- No, è compito mio-. Protestò Newton senza che lo degnassi di un minimo sguardo. Rimase a bocca aperta quando lo fulminai imperscrutabile.
Bella sussultò contro il mio petto non appena percepì di essere tra le mie braccia e io rabbrividii. Le sue labbra si schiusero leggermente e il suo viso si colorò di un tenue rossore, ma non aprì gli occhi. Mi accorsi di guardarla famelico, mentre i miei passi si facevano sempre più decisi. “Oddio..”. Sarei riuscito a controllarmi? Sentivo la sua pelle scottare contro le mie dita nonostante la presenza dei vestiti, e la sua fragranza di fresia e lavanda mi stava facendo impazzire.
- Rimettimi giù!- Gridò ansante, ma le sue dita si strinsero spasmodicamente al mio maglione cercando di resistere alla nausea che la stava sommergendo. Provai un brivido lungo tutta la schiena e involontariamente aumentai la forza della mia stretta.
- Ehi!-. Gridò il bamboccio alle mie spalle. “Smamma, Newton”. Feci finta di non averlo sentito.
- Sei conciata proprio male..-. La voce uscì dalle mie labbra roca e bassa. Mi piaceva abbracciarla, mi piaceva toccarla, mi sarebbe piaciuto baciarla..ghignai scosso dal mio stesso desiderio.
-Rimettimi sul marciapiede!- Gridò piuttosto scossa e lagnosa. Deglutii consapevole che se l’avessi allontanata avrei fatto solamente la cosa giusta, le stavo decisamente troppo vicino, ma non volevo scostarmi. Ero talmente eccitato dall’odore del suo corpo, che immaginai di accarezzarle con delicatezza la pelle morbida e liscia. “Edward, stop..”. La rimisi a terra, ma la avvicinai a me sorreggendola per le braccia. Digrignai i denti tentando di limitare il veleno che mi inondava la bocca, ma quando il suo seno si schiacciò contro mio torace, la mia mente smise completamente di riflettere, lasciando spazio all’istinto e al desiderio di accarezzarla tutta.
- Perciò la vista del sangue ti fa perdere i sensi?-. Dovevo distrarmi, in qualche modo non dovevo pensare al suo corpo che aderiva così prepotentemente al mio.
Non rispose, ma divenne ancora più pallida, reclinò la testa sulla mia spalla e vibrò. La strinsi ancora di più e lei mi circondò il fianco con un braccio. “Piccola.. ci sono io con te”.
- E dire che non era nemmeno tuo…-. Ormai eravamo in prossimità della segreteria. Mi aveva colpito il fatto che il sangue la impressionasse tanto da farla stare male. Non ne capivo il motivo..
Aprii la porta titubante, non volevo lasciarla andare, eppure avrei dovuto farlo.
- Oh, Cielo!-. La segretaria. Ci mancava solo la signorina Cope a dare in escandescenza, poi avrei terminato la mia serie di buone azioni quotidiane.
Edward Cullen!
“Appunto”. Esaltata nel vedere me, quanto poco interessata alle condizioni della ragazza che accompagnavo.
- E’ svenuta durante l’ora di biologia..-. Sbottai infastidito dai pensieri erotici della donna.
Tirai dritto verso l’infermeria sentendo Bella stringere i denti e aggrapparsi sempre più saldamente a me. Non era il momento per lasciarmi andare a pensieri di qualunque.. “Oh cazzo..”. la sua mano arrivò a sfiorarmi la pelle del fianco sotto la camicia spostata dal suo peso e sentii il desiderio pungermi dolorante. La  voglia di affondare il viso nell’incavo della sua spalla per annusare il suo profumo si fece ancora più forte, quasi insostenibile, dovetti fare ricorso a tutta la mia volontà per resistere.
La lasciai delicatamente sul foglio di carta ruvida che copriva il materassino di vinile marrone dell'unica branda della stanza e mi allontanai svelto per riprendere fiato. Ero agitato, turbato dal contatto con lei. La guardai.. aveva gli occhi socchiusi e mi osservava confusa. Chissà cosa aveva provato.. se mi aveva sentito freddo, se aveva percepito quanto fossi gelido. Ci fissammo in silenzio, ero stregato da lei.
- Ha avuto un leggero mancamento. È reduce dalla lezione sui gruppi sanguigni-. Sbottai improvvisamente verso l’infermiera che ci guardava incerta.
- C'è sempre qualcuno che fa' questa fine-. Disse avvicinandosi a Bella con fare materno e  sistemandola una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Soffocai una risata quando lei storse la bocca ironicamente, seccata dall’atteggiamento materno che era costretta a subire.
-Resta un po' sdraiata, piccola, passerà-. Continuò la donna dolcemente.
- Lo so-. Replicò Bella reclinando il capo verso il soffitto.
Sorrisi ancora, quella ragazza era una continua sorpresa. Quante cose avevo ancora da scoprire su di lei?
-Ti succede spesso?- domandò l’infermiera controllandole il pallore.
- Ogni tanto-. Disse ancora. Tossii divertito per nascondere le mie risa. “Ti amo, ti amo da morire. Come sei buffa piccolo Bambi”. Di nuovo l’istinto di proteggerla si fece forte. Non credevo che il sangue potesse farle quest’effetto, incredibile..
-Tu puoi tornare in classe-. La donna si girò di scatto squadrandomi severa. Le sorrisi sensualmente e freddamente facendola rabbrividire di paura e rimasi assolutamente tranquillo. “Io non vado proprio da nessuna parte”.
-Devo restare con lei-. Sentenziai brevemente. La durezza della mia voce le fece chiudere la bocca. Probabilmente era rimasta scioccata dal cambiamento repentino del mio umore, ma non avrei mai lasciato Bella da sola, non in quelle condizioni.. se lo poteva scordare. La vidi rimanere alquanto accigliata dalla mia reazione, ma non disse nulla, rimase silenziosa e contrariata.
- Vado a prendere un po' di ghiaccio da metterti sulla fronte, cara-. Ancora osservandomi dubbiosa  si mosse verso la porta e ci lasciò da soli. Ci fissammo di nuovo, silenziosi, e mi persi come sempre in quello sguardo sincero e fiducioso. Avrei voluto avvicinarmi e accarezzarle dolcemente una guancia, ma se l’avessi fatto si sarebbe allontanata di scatto da me sentendo la mia mano gelida sulla sua pelle calda.
- Avevi ragione..-. Sospirò farfugliando e guardandomi con gli occhi socchiusi e schietti.
-Certo, come al solito... ma a cosa ti riferisci adesso, di preciso?-. Risposi tranquillo appoggiando la schiena al muro senza smettere di osservarla. Volevo che il mio tono risultasse ironico, ma i brividi mi correvano incessanti per tutto il corpo lasciandomi senza fiato. Il suo profumo era come una droga.. e l’aria si stava saturando di lei. Il desiderio che provavo era troppo intenso per poterlo controllare.
-Saltare le lezioni fa davvero bene alla salute-. Mormorò abbassando lo sguardo sulle mie labbra, forse senza neanche accorgersene. Sentivo il suo cuore riprendere il battito normale e le sue guance colorirsi di rosa pallido, sospirai sollevato a quella vista, anche se tremendamente eccitato.
Non risposi continuando a fissarle il volto e la bocca carnosa come un assetato.
-Per qualche minuto mi hai messo davvero paura-. Bisbigliai tremante. Se l’avessi persa non osavo immaginare a come avrebbe potuto tornare ad essere la mia esistenza.. vuota e priva di senso. Ma lei non avrebbe potuto capire.. la sua espressione si fece interrogativa e io ironizzai -Pensavo che Mike Newton stesse trafugando il tuo cadavere per seppellirlo nel bosco-. Ridacchiai ghignando per sottolineare meglio l’idiozia della mia idea.
- Divertente..-. Bella incrociò le braccia al petto e chiuse le palpebre rilassandosi e sorridendo. Avevo alleggerito la tensione fra noi.
Mi feci serio e le dissi in tono grave -Seriamente... ho visto cadaveri con un colorito migliore. Ero preoccupato di dover vendicare il tuo omicidio-. Sapevo che il suo sorriso si sarebbe allargato e provai una strana emozione,  ero felice.. felice che lei stesse bene e che ridesse per me.
- Povero Mike. Gli saranno saltati i nervi-. Fece lei cercando di non scoppiare a ridere, ma non ci riuscì e io la seguii ricordandomi chiaramente della faccia di Newton quando mi ero ostinato a portarla in infermeria.
- Mi detesta con tutte le sue forze-. Continuai allegramente vagliando la possibilità che prima o poi avrebbe tentato di uccidermi. Ancora gli occhi chiusi, finalmente il suo colorito tornò normale e il sangue le fluì sulle guance facendola accendere di rossore.
- Non puoi saperlo..-.sussurrò insicura. Aggrottò le sopracciglia e strinse leggermente le mani a pugno. Ogni gesto di lei mi affascinava e mi attraeva, ogni più piccolo movimento.
- La sua espressione era inconfondibile-. Conclusi io. Quel marmocchio invidiava ogni più piccola attenzione che Bella mi rivolgeva, e vederlo furente e imbestialito mi divertiva da matti. Una mia piccola vittoria, vista l’invidia che mi aveva corroso l’anima quando l’avevo visto vicino a lei per invitarla al ballo.
- Come hai fatto a vedermi? Pensavo avessi marinato la scuola-. Mi domandò poi vagamente stupita dalla mia presenza nei dintorni. “Non riuscirei mai ad allontanarmi troppo da te”. Pensai di getto. Ora tutta la mia esistenza gravitava intorno a quel piccolo cerbiattino indifeso sdraiato sulla branda. L’amore della mia non-vita..
- Ero in macchina, ascoltavo un CD-. La mia risposta doveva averla sorpresa perché la sua fronte si corrugò in tante righe perplesse. Cosa pensava che stessi facendo? Avrei avuto la curiosità di chiederglielo, ma la porta si aprì all’improvviso rivelando l’infermiera con un impacco freddo pronto per essere utilizzato.
- Ecco qui, cara..-. Le disse gentilmente ponendolo sul suo capo - Mi sembra che vada meglio-.
Bella non si scompose ma si tolse immediatamente quel coso dalla testa alzandosi e mettendosi in piedi barcollante. “Ah no che vuoi fare?”, pensai teso. Se fosse caduta l’avrei afferrata subito.
- Penso di sì-. Rimase incredibilmente stabile e io mi rilassai rimanendo ancora lontano.
- Ce n’è un altro-. Senza esserne stupito osservai la testa della Cope fare capolino e parlare all’infermiera. Quella che invece mi lasciò di stucco fu la reazione di Bella che velocemente restituì l’impacco mormorando un “tenga non mi serve più” per poi avvicinarsi a me e guardarmi dritto negli occhi. Se avesse alzato le mani mi avrebbe toccato.. tremai a causa di quella vicinanza voluta da lei.  In quel momento però l’odore di sangue mi giunse alle narici.
- Oh no..-. Borbottai spaventato - Esci, torna in segreteria, Bella-.
Mi osservò sorpresa.
- Fidati vai..-. sottolineai deciso.
Pensavo non mi avrebbe ascoltato, e invece mi prese in parola e sgattaiolò fuori come un fulmine. Rimasi incredulo per qualche secondo e la seguii avvicinandomi subito alle sue spalle.
- Mi hai obbedito all'istante-. Mormorai tra i suoi capelli sfiorando il suo corpo. La sentii rabbrividire.. si voltò per guardarmi in viso.
-Ho sentito odore di sangue-. Ammise tremante stringendo e incurvando le spalle. “Odore di sangue?”. Ero allibito, non poteva sentire odore di sangue, era un essere umano per loro non poteva avere un aroma come per noi. Ne ero certo, il sangue era inodore.
-L'odore del sangue non si sente-. La ripresi io cercando di capire cosa tentasse di dire. Le sfiorai il braccio con la mano e lei si avvicinò ancora sfidandomi con lo sguardo.
- Be', io lo sento, ecco perché mi viene la nausea. Sa di ruggine... e di sale-. Mi rimbeccò alzandosi in punta di piedi e arrivando al mio naso.. mi stava forse affrontando?  Era incredibile, lei.. lei.. “Sente l’odore del sangue”. Ero a dir poco stupefatto. Era vero.. quel tenero sapore di ruggine dolciastra misto all’agro del sale, il mix giusto che poteva farmi perdere la testa.. e Bella era il mio mix perfetto.
-Che c'è?-. Balbettò dubbiosa ritraendosi e allontanandosi di poco.
Non riuscivo a smettere di pensare a lei, a quanto la amassi, a quanto fosse speciale. Tutto di lei era diverso.. percepire la fragranza del sangue così chiaramente non avrebbe dovuto essere possibile per un piccolo e indifeso essere umano. Ma Bella.. la fissai negli occhi totalmente suo ormai. Non c’era scampo al mio amore, ero totalmente legato.
-Niente-. Bisbigliai prendendole una ciocca di capelli tra le dita e tirandola leggermente. Arrossì al mio gesto ma rimase in silenzio abbassando il capo. Era mia, solo mia.. la volevo troppo per lasciarla andare. Nessuno me l’avrebbe portata via.


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Capitolo 18
*** Affinità e bisogno ***



Volevo proprio aggiornarla questa fic, e allora lo faccio, nonostante non possa rispondere ai commenti sono stati veramente fantastici come al solito. Mi fate molti complimenti. Mi fa piacere che questa fic vi piaccia. Anche io rileggo spesso i capitoli, così mi rincuoro un po' e dico "Bene, ora so che pensa Edward". Assurda che sono, ma anche io sono impaziente di continuare. A volte mi viene l'idea di postarla ogni giorno per quanto sono curiosa, ma poi mi fermo e dico "Forse no". Beh, grazie a tutti veramente col cuore, tanto la prossima volta vi rispondo non fuggite mica.. ahahaha!!! GRAZIE!!Malia.



Affinità e bisogno.


La stavo ancora fissando quando sentii dietro di me i pensieri di Newton. Questa volta riuscirono a infastidirmi particolarmente.
Ma guardalo.. il dio perfetto è sceso tra noi comuni mortali..
Quel ragazzino stava decisamente superando ogni limite per i miei gusti. Mi voltai trovandomelo di fronte, lo sguardo accusatorio puntato su Bella.
“Non provare a fiatare, Newton..”.
-Sembra che tu stia meglio-. Sbottò palesemente invidioso della vicinanza tra me e lei.
Mi spostai verso il bancone della segreteria controllando la rabbia che mi montò dentro immediatamente. “Lo faccio per non ucciderti bamboccio”. La trattava come se fosse sua e la cosa non mi piaceva per niente. Bella apparteneva solo a me. Mi sporsi verso l’interno con le braccia consente appoggiate leggermente, guardando il vuoto.. volevo preservare, nonostante tutto, l’incolumità di quell’imbecille. “Da quando sono diventato così buono”.
-Basta che tu tenga la mano in tasca-. Rispose lei bruscamente puntandogli il dito contro.
Sembrava piuttosto infastidita dalla sua presenza, ma mantenne i nervi saldi, alzando un sopracciglio innervosita.
- Non sanguina più, rientri in classe?-. Le propose avvicinandosi maggiormente e sorridendole.
Assottigliai le palpebre furente. “Eh no, sfiorala..provaci e non mi controllo”. Mi irrigidii involontariamente sentendo i muscoli del mio corpo tendersi. Vidi Bella storcere il naso a quella richiesta e impallidire di nuovo fino a tremare.
-Scherzi? Dovrei fare dietrofront appena arrivata per tornarmene qui-. Disse con il fiato corto e la voce strozzata.
“Bravo Newton, complimenti.. tu sì che fai star bene le donne”.  Sorrisi leggermente, aveva perso la battaglia, Bella sarebbe rimasta.
Notai il suo sguardo fisso su di me, non aveva ancora ceduto. Pensava di poter vincere in qualche modo. Dubitavo che potesse riuscirci, non era molto acuto. Gli occhi arrabbiati, furiosi, Newton mi osservò in cagnesco, passando continuamente da me a Bella come un ragazzino che aveva appena scoperto i genitori in atteggiamenti intimi. “Patetico”.
-Be', immagino... Allora vieni, questo fine settimana? Alla spiaggia?-.
Mi fulminò con un’occhiataccia, forse pensando di colpirmi in qualche modo “Idiota”..a volte gli atteggiamenti umani erano per me piuttosto bizzarri. Soprattutto quelli di Newton che aveva cominciato a sorridere come uno stupido.
-Certo, ho già detto che ci sarò-. Tagliò corto lei con finto entusiasmo. “Sei una pessima attrice, piccolo Bambi.. decisamente”. Il ragazzo sembrò felicissimo e vittorioso di quella risposta e si impettì mostrando al mondo quanto fosse stupido. “Newton già lo sapevamo, non renderlo ancora più evidente, ti prego”. Trattenni a stento una risata. Era veramente ridicola quella scena.
-Appuntamento al negozio di mio padre alle dieci-.
Terminò allora continuando a fissarmi.
Tu non sei invitato, morto vivente, ma quanto sei pallido.. disgustoso..
Era chiaro. Non mi voleva tra i piedi. Poco male, mi avrebbe solo irritato averlo vicino per una giornata intera. Gli avrei spezzato il collo prima che potesse aprire quella sua odiosa bocca.
-Ci sarò-. Fece ancora Bella per poi girarsi e osservarmi con gli occhi confusi e dubbiosi. “Sei proprio ingenua..”. Si capiva lontano un miglio che il tipo ce l’aveva con me. Era una sfida tra uomini, o meglio tra un vampiro e una mezza calzetta. Rimasi comunque indifferente.
- D'accordo. Ci vediamo in palestra-. Mormorò insicuro barcollando verso l’uscita. Forse si era aspettato qualcosa di più caloroso, magari un saluto o una parola gentile, ma Bella rimaneva immobile.. ora alquanto perplessa e terrorizzata.
- Ci vediamo..-. rispose sovrappensiero, completamente assorta. Chissà in quel momento cosa le stava passando per la testa..
- No... ginnastica-. Bofonchiò scrollando le spalle e incurvandosi. Ecco svelato l’arcano, non voleva andare in palestra. Mi fece molta tenerezza così piccola e indifesa..decisi di aiutarla. Mi avvicinai a lei e le sfiorai un orecchio con le labbra socchiuse sentendola sussultare. Si girò lievemente nella mia direzione, le palpebre alzate, le guance rosee.. era troppo carina.
- Me ne occupo io..-. soffiai sul suo viso delicatamente e la sentii tremare. Il respiro le si mozzò nel petto e distolse lo sguardo velocemente, arrossendo sotto il velo pallido della nausea. La sua spalla sfiorò il mio torace quando con il naso mi permisi di scendere lentamente sul suo collo, facendola rabbrividire. - Siediti ed impallidisci..-. Le intimai dolcemente. La vidi annuire sbalordita e dirigersi verso una delle sedie vicino al muro. “Perfetto, ottima scelta”.
Mi sporsi sul bancone e chiamai sensualmente la segretaria.
-Signorina Cope?-. Il tono roco della mia voce la fece girare con gli occhi sbarrati. Le rivolsi un sorriso tentatore e lei collassò sul bancone ansimante.
- Sì?-. Abbozzò la donna cercando di prendere aria.
- La prossima lezione di Bella è in palestra, e non credo si senta abbastanza bene. A dire la verità, credo sarebbe più opportuno che l'accompagnassi a casa. Potrebbe preparare una giustificazione per lei?-. Avevo abbassato leggermente la testa per permettere ai miei occhi di incontrare i suoi.. la donna dimenticò completamente di respirare. Mi leccai le labbra e mi portai ancora più vicino per farle sentire il mio odore. “E’ fatta..”.
Ma quanto è bello.. lo voglio..
- Anche tu hai bisogno di una giustificazione, Edward?-. Mormorò quella estasiata e tremante. Reclinai il capo scuotendo i capelli e la intrappolai nella mia rete..si apprestò subito a firmare le carte.
-No, io ho la professoressa Goff. Per lei non sarà un problema-. Le sorrisi ancora per sottolineare meglio le mie parole e mi portai la mano alla bocca come per esitare. Il cuore le saltò in gola e mi osservò affascinata e stregata. “E’ fin troppo facile”. Pensai per nulla divertito.
Si voltò allora verso Bella senza però staccare un attimo gli occhi da me.
- Bene, è tutto sistemato. Ti senti meglio, Bella?-. La degnò forse di un’attenzione minima, ma continuava a squadrarmi assetata di sesso. La cosa, fortunatamente per me, sarebbe stata alquanto illegale, altrimenti mi sarebbe già saltata addosso. Mi voltai e mi riavvicinai a Bella che, questa volta, sembrava aver recitato una parte perfetta.. il pallore inconfondibile l’aveva aiutata molto.
- Riesci a camminare o vuoi che ti porti ancora in braccio?-.
Sbottai sarcastico. Il pensiero di riprenderla tra le braccia mi provocò un brivido lungo tutta la schiena. Il ricordo della sua morbidezza e del suo profumo mi fece inaridire la gola e aumentare la salivazione. Forse da un lato speravo che riuscisse a camminare, ma dall’altro.. “Frena la fantasia.. scemo”.
- Cammino-. Mi guardò con occhi strafottenti. Mi stava apertamente sfidando. Feci un lieve inchino che la lasciò di stucco e mi diressi verso la porta. Si alzò decisa e mi seguì. “Che testarda..”. Le aprii l’uscio in modo galante e le feci cenno di uscire continuando a ridere e sghignazzare. Ricevetti in cambio un’occhiata inceneritrice.
Quando fummo all’aria aperta si stiracchiò e si mise a saltellare contenta. Sembrava gustarsi il freddo pungente e l’umidità dell’aria. Aggrottai le sopracciglia incuriosito dal suo atteggiamento.
- Grazie.. – si voltò verso di me all’improvviso facendomi fermare - Pur di saltare ginnastica vale quasi la pena di ammalarsi-. Mi fece sorridere involontariamente, era tenera.
- Quando vuoi..- risposi alzando la mano e strizzando un attimo gli occhi per colpa della leggera pioggia a cui lei non sembrava fare molto caso.
Riprese a camminare e io la seguii rallentando il mio passo. Il silenzio non mi piaceva in sua compagnia così decisi di punzecchiarla un po’.
- Allora, sei in partenza? Questo sabato, intendo-. Non mi scomposi mantenendo un tono impenetrabile e cercai di studiare la sua reazione. Ma Bella non rispose continuando per la sua strada.
- Dove andate, di preciso?-. Era arrossita alle mie parole, probabilmente non voleva offendermi in alcun modo. Sapeva che non ero gradito e aveva cercato di evitare che domandassi.
- Giù a La Push, a First Beach-. Rispose osservandomi incuriosita.
“La Push.. territorio taboo”. Comunque non sarei potuto andare. Decisi di continuare la mia provocazione.
- Non  mi sembra di essere stato invitato..-. La guardai di sottecchi e terminai la frase a denti stretti per farle capire di essermi offeso. Mi fissò mortificata.
- Ti sto invitando ora-. Sospirò distogliendo immediatamente lo sguardo. “Un po’ ci tieni a me, ammettilo”. Provai un intenso piacere del notare la speranza sul suo viso che io rispondessi di sì.
- Per questa settimana è meglio che io e te non esageriamo, con il povero Mike. Non è il caso di fargli saltare i nervi-. Ridacchiai divertito. Mi sarebbe piaciuto farlo morire di gelosia quel marmocchio, un bel modo di passare il mio tempo, ma la Push non era una zona praticabile per noi Cullen.
- Povero Mike..-. La sentii rispondere guardando in basso. Era sincera? Le dispiaceva veramente per lui? Una strana emozione però le vibrava nella voce, che io non riuscii a comprendere.
Improvvisamente la vidi dirigersi verso sinistra, il suo pick-up a qualche metro di distanza. Cosa diavolo le stava passando per il cervello? Non ero pronto per staccarmi da lei. Io.. sapevo che non ci sarebbero stati problemi e che probabilmente sarebbe arrivata a casa sana e salva, ma non volevo che se ne andasse, volevo che passasse altro tempo con me. Perciò le afferrai un lembo della giacca, facendola bloccare di scatto. Si voltò con la fronte corrugata e lo sguardo sorpreso. 
-Dove pensi di andare?-. Ero indignato.. veramente voleva lasciarmi solo?
- Vado a casa-. Rispose semplicemente. Lo sguardo confuso.
-Non hai sentito? Ho promesso di portarti a casa sana e salva. Pensi che ti lasci guidare in quelle condizioni?-. Ero furioso. “Non lasciarmi..”. Volevo stare con lei più di ogni altra cosa. La scusa ce l’avevo, perciò decisi di sfruttarla a mio vantaggio.
-Quali condizioni? E il mio pick-up?-. Non la ascoltai trascinandola verso di me e la mia Volvo. Stentavo a riconoscermi, sapevo quanto il suo profumo all’interno dell’abitacolo mi avrebbe tentato, ma non riuscii a fermarmi, la volevo accanto. Volevo sfiorarla ancora.
- Te lo faccio riportare da Alice dopo la scuola-. Sbottai continuando a tirarla con me. “Sai quanto è contenta, almeno può sfottermi”.
- Mollami!-.Urlò cercando di divincolarsi. Ma non la ascoltai e tirai dritto fino alla macchina. La lasciai solo di fronte allo sportello del passeggero dove lei andò a sbattere dopo essere inciampata sul marciapiede. Trattenni a stento una risata. “Che pasticciona”.
- Quanto sei prepotente!-. Sbraitò puntandomi un dito contro. Scossi la testa guardando in aria esasperato e mi misi subito seduto al posto di guida. Avevo lasciato la radio accesa..
-È aperta-. Feci quando la vidi ancora fuori dall’auto. Non era proprio intenzionata a salire. Stava forse vagliando la possibilità di scappare?
La pioggia cominciò ad aumentare, ma lei non ne voleva proprio saperne, con il risultato di inzupparsi completamente tutti i vestiti. “Perché non vuoi?”. Forse mi ero comportato in modo scortese. Era appoggiata immobile allo sportello.
- Sono perfettamente in grado di guidare fino a casa!-. Urlò frustrata. Era arrossita, si sentiva forse in imbarazzo a stare con me? Alzai le sopracciglia meravigliato.
A quel punto non mi rimase che abbassare il finestrino.
- Sali, Bella-. Le intimai secco. Il fatto che volesse starmi lontano mi aveva ferito, ma dovetti ammetterlo, non ero stato molto cortese.
Non rispose, ma si morse il labbro ripetutamente guardando verso il suo pick-up.
-Tanto ti riprendo-. Minacciai. Era stato facile intuire le sue intenzioni. Sbuffò scivolando sul sedile e chiudendo con rabbia lo sportello. Sorrisi.. avevo vinto. Mi guardò malissimo e si imbronciò rannicchiandosi contro lo schienale.
- Non ce n'è bisogno-. Sussurrò infastidita dal mio atteggiamento.
Non risposi, ma armeggiai con il cruscotto. La sua fragranza di fresia e lavanda stava già minacciando di farmi perdere il controllo. Respirai lentamente.. abbassai il volume della radio cercando di concentrarmi su qualcos’altro che non fosse quell’odore e quel sapore così gustosi e fragranti e decisi che un ottimo metodo sarebbe stato quello di fissare la strada come un maniaco ossessivo. “Non ti azzardare a rivolgerle lo sguardo.. concentrati”.
- Claire de lune?-. Sobbalzai sorpreso dal suo mormorio.
Contro tutte le regole mi voltai di scatto e la vidi rilassarsi e sbottonarsi lentamente la giacca. “Pessima idea Cullen..”. Le curve del suo corpo ora erano bene in mostra ai miei occhi, il maglione blu le si incollava addosso come una seconda pelle.
- Conosci Debussy?-. Cercai di mantenere ferma la mia voce quando il mio sguardo scivolò sui suoi jeans logori che fasciavano le gambe leggermente dischiuse. Il suo odore femminile mi colpì con una violenza impressionante. Sarei morto di desiderio se avessi continuato ad annusare.
- Non bene. Mia madre ascolta sempre un sacco di musica classica in casa, io riconosco solo i miei preferiti-. Rispose gentilmente alzando una mano e sistemandosi i capelli dietro l’orecchio. Le fissai famelico la pelle tenera sotto il lobo. “Edward.. modalità non saltarle addosso.. chiaro?”. Mi imposi con tutta l’autorità possibile. E così le piaceva Debussy.. che io semplicemente adoravo. Un’altra cosa in comune e le avrei chiesto di sposarmi. Distolsi lo sguardo da lei immediatamente e lo puntai sulla strada bagnata dalla pioggia.
- È anche uno dei miei preferiti-. Percepii il suo corpo sobbalzare e il suo profumo inondarmi ancora. Ero stramaledettamente eccitato. Chiusi gli occhi un attimo aspirando a pieni polmoni.. era troppo buona, troppo tenera, e quella sensazione sull’orlo dell’abisso mi faceva tremare esaltato dall’emozione. Lo sentivo.. quell’odore tipico e particolare di ogni donna.. il suo mi piaceva particolarmente. Dolciastro e umido. Mi riscossi.. “Ma sei proprio un animale..”. Imboccai l’uscita del parcheggio e mi diressi verso casa Swan tentando di svuotare la testa da ogni pensiero.

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Capitolo 19
*** In macchina ***



E anche Midnight Sun è pronto per essere sfornato.. ci ho messo un po' a rispondere ai commenti perdonoooooo... ehhh.. spero vivamente che possa continuare a piacervi, nonostante le mie interpretazioni di Twilight.. io lo dico sempre la Meyer si era messa in postazioni sbagliate.. io ero in macchina con loro.. (sono in vena anche stasera di stupidaggini). Vediamo un po' che succede al nostro Edward... Buona lettura!!!!! Malia

la posta del cuore:
steffylove: Mi fa piacere che tu segua mid sun!!! O almeno quella che è la mia interpretazione, perché le cose qui sono molto diverse da come le vorrebbe la Meyer, solo che io ho cambiato molti aspetti te ne renderai conto e forse ne cambierò ancora. Ma ho messo gesti, carezze e tante cose che la Meyer proprio non ha messo quindi questa storia può piacere o meno, in effetti Edward è molto più sensuale e vampiro, come molto più uomo miravo proprio a una storia più reale. Chiedo perdono alla Meyer ma sono felice che ti piaccia.. addirittura un genio però, credo che ho cambiato troppo. Però scusami, non mi andava di vedere le cose troppo irreali. Però se ti piace veramente sono felice.
francy79: Mi spiace scusami.. sinceramente ho avuto parecchio da fare e ho abbandonato un po’. Ai la vita la vita.. non è sempre facile starle dietro. Però alla fine torno sempre spero non mi abbandonerai mi dispiacerebbe troppo credimi. Anche per Mid sun forse ci sono delle cose che non piaceranno a chi legge, ma io credo continuerò a seguire la mia linea. Edward non è l’Edward della Meyer perfetto e controllato, quella è una facciata, è combattuto tra istinto desiderio passione e amore.. insomma è uomo e animale. E se aggiungo delle cose che la Meyer non dice è perché credo che l’amore di Edward e Bella fosse saturo di emozioni di sfioramenti carezze che l’hanno resa ossessionata, dipendente e totalmente sua. Troppo forte? Non saprei.. mi sono dilungata troppo come sempre mi scuso. Uff.. grazie del tuo commento.. un bacio. Malia.
FinKillScler: Ahahaha,, davvero ti è sembrato Emmett.. povero orso tutti che lo prendono per un fissato col sesso. Aahaha.. no beh anche Edward i suoi tormenti emozionali e ormonali li ha ed Emmett lo prenderà proprio in giro per questo. Sarà che a me non piace l’Edward perfetto? Eheheh.. comunque grazie del tuo veloce commento è un piacere vedere che ti fermi un attimo nonostante tutto. Un bacione e grazie.. Malia.
rita14: Grazie Rita spero non ti scandalizzerai per questo capitolo! Edward in questo caso è molto molto intraprendente. Io mi spiace dirlo quello che non mette la Meyer lo metto.. ahahaha.. io c’ero in macchina ho visto tutto. No scherzo forse potrà infastidire la mia presa di posizione chissà.. spero di no. Comunque grazie del tuo commento, grazie grazie. Malia.
artemis5:Diciamo che questo non è propriamente Twilight, è un twilight proiettato in mondo di desideri e di uomini poco perfetti, lo stesso Edward proprio stinco di santo non è.E anche in questo capitolo ho fatto in modo di aumentare le emozioni a dismisura, aggiungendo particolari che la Meyer non scrive (speriamo di non aver combinato un pasticcio). Grazie per il tuo commento.Malia.
Goten: Anche in questo capitolo Ed è irriconoscibile.. però cavolo.. almeno fa il vampirone cattivo e molto istintivo.. ohhhh.. i vampiri sono peggio degli uomini.. ai ai mi sgriderai.. eheheh! Bacione.Malia.
isabella22.non ci avevo pensato, però forse avrei potuto aggiungerlo.. si accettano consigli.. cos creiamo un nostro mid sun.. Edward ti vendicheremo ti hanno fatto in calzamaglia e tutù…nooooo noi ti faremo vampiro cattivo.. e strafigo… ahahahahah!!! Malia ride cattiva..e sadica.. mamma mia non oso pensare a cosa combinerò. Grazie del tuo commento come sempre. Malia.
garakame: ciao macri scusa il mega ritardo, ma ho avuto mille grattacapi per la testa.. vedi trasloco colloquio di lavoro etc etc.. insomma spero tanto che questo Edward non ti deluderà.. un bacione grandissimo e grazie perché stai seguendo questa fic. Malia.
saraligorio1993: Sara ti piace un Edward un po’ più vampiro e intraprendente? Vediamo.. qualcosa che la Meyer non dice e  come al solito io scrivo? Allora anche questo capitolo ti piacerà. Ci conto
fammi sapere. Malia.
ranzie74: le cose si complicano.. io metto dei pezzi che la Meyer non si propriamente sognata la notte, ma non resisto a rendere Edward più predatore, più istintivo. Malia Malia, qui finisce male..oddio povere le tue nipotine, mica per niente questo Edward è è come dire vietato ai minori.Lo capirai da questo capitolo.. povere Chiaretta e la sua amica. Vabbè.. comunque spero che anche questo capitolo ti piaccia. Fammi sapere. Un bacione. Malia.
beba94: ciao Beba grazie per i complimenti spero non li ritirerai dopo questo capitolo.. eheheh.. Edward è molto sensuale e molto ipnotico.. vampiro  e chi resiste!!Grazie per il commento!!!!Malia.
ale03: Sappilo mia cara, le recensioni lunghe hanno una risposta lunga..un papiro.. e chissene dirai. Nuuuu, non dire cos. Malia si impegna sempre. Torniamo alla fic, beh questo Edward  è molto, egoista, animale, possessivo, senza nulla togliere all’Edward dolce. Un vampiro vampiro ci vuole dai.. eheheh, almeno in una fan fic. Non so vedi un po’ se questo capitolo ti piace, perché anche qui ho dato una mia interpretazione dei fatti. Diciamo che interpreto le emozioni e cerco di farti venire il cuore in gola. Comunque anche io non resisto alla cioccolata lo sai (ma che c’entra???) No è vero adoro la cioccolata.. mhhh.. bona… ti lascio al chappy che sto sbavando va..
_Niki_: Edward è pazzo di Bella.. c’è poco da fare.. stracotto passato e trapassato.. chissà che succede ora in macchina.. attenzione a chi soffre di tachicardia.. ehehehe..! aia la Meyer mi uccide… Grazie per il commento un bacino Malia.
Ichigo_91: Ti avverto qui Edward rapisce Bella e la porta. No no ovviamente scherzo anche se sarà un capitolo molto forte, anche qui molto interpretato. La mia difficoltà sta nello scrivere dialoghi buttati così senza dare un senso non ci riesco. Dimmi se ti piace!!!! E grazie del commento.Malia.
darkeonys:  Povero Mike.. è scemo bisogna compatirlo..poverino. Complessi di inferiorità acuta.. eheheh.. vero Edward è simpatico. Ci sentiamo su msn tesoro.
Ayleen: Mi dai grandi responsabilità.. io sinceramente sto cercndo di dare un significato ai dialoghi della meyer accompagnandoli con gesti ed emozioni. Non so se ci riesco come dovrei.. ma ohh tentar non nuoce..  e poi ho creato un mondo diverso forse non è neanche Twilight, non ti so dire, ma io tra loro ho sempre immaginato un amore trascinante, prorompente, denso di emozioni. Non parlo del film, quello a tratti faceva ridere veramente.. eheheh infatti mi è piaciuto perché ridevo un sacco eheheh.. no vabbè insomma a parte le battute. Spero che possa continuare a piacerti come fic, io sto cercando di rendere Edward reale un vampiro con i suoi istinti pieni, il suo egoismo, la sua possessività e gelosia. Un vampiro che sa di avere fascino, che sa di piacere e allo stesso tempo un uomo che per la prima volta si sente impacciato e desideroso di amare una ragazza. Bel casinò.. vediamo che combino. Comunqu maddddòòò quanto parlo, meglio che ti lasci al capitolo. Grazie ancoraaa.. Malia.
Stella Del Sud:A quello era mirata lo sai no?? Ci tenevo veramente troppo infatti a creare un mondo densissimo di sensazioni ed emozioni che ti facessero trattenere il fiato.. sono contenta di esserci riuscita. Mi raccomando riguardati.Malia.
mistica88: In effetti questo non è propriamente Twilight è una rivisitazione.. la Meyer mette poche azioni avrai notato che sono spesso dialoghi e basta.. io invece mi diverto a far aumentare le emozioni attraverso gesti e cose che forse la Meyer non ha detto ma che ci potessero essere state, chissà..infondo fantasticare è anche questo. Grazie per il tuo commento tesoro. Ti lascio al capitolo. Bacione.
sarapastu: Non solo come pensa ma anche come agisce.. guarda che combina in questo capitolo Edward. Lo so mi lincerai ma che ci posso fare, la figura di Ed vampiro cattivo mi piace troppo troppo..ehhhhhh La meyer mi ucciderààà.. ne sono certtaaaa…
Mekare: qualcosa di sessuale c’è.. vediamo che succede in macchina.. secondo qualcosa si sente poi mi dirai tu.. Edward si fa istintivo, vuole di più, ma allo stesso tempo sa che non dovrebbe. Che carino.. penso che sia molto sensuale in quel momento. Me la dirai tu se ti è piaciuto.. io interpreto la Meyer più del dovuto. No dai lo dico ho messo la web in macchina ho visto tutto.. ahahah.. vabbèèè.. sono scema.. grazie del tuo commento grazie grazie. Malia.
Sherry: Sono contenta che fino ad ora ti sia piaciuto.. ce l’ho messa tutta. Sto interpretando tra le righe, aggiungendo sensualità a dialoghi che sono stati secondo me poco sfruttati.. vedremo se riuscirò ad emozionarvi senza farvi perdere il gusto di credere che sia midnight sun. Speriamo di non deludere, mamma mia!!! Ansia.. vediamo come saprò rendere la parte più romantica.. brividiii!! Eheheheh.. ti lascio al capitolo. Un bacione, Malia.
novilunio: Per ora sono felice di averla superata.. la prova dico.. ogni volta che posto un capitolo sono in ansia, perché io interpreto midnight sun e Twilight in un modo più vero, reale.. cerco di dare magia e passione anche ai dialoghi, riscrivendoli ma manipolandoli con sguardi e carezze. Spero sinceramente di non deludere.. vedremo.. incrocio le dita. Diventerà sempre più tosta.. eheheheh.. ce la faranno i nostri eroi??Grazie per il tuo sostegno come sempre Malia.
myki: Mi ucciderai.. in questo capitolo. Non è che ho modificato la storia ma come sempre ci ho aggiunto dei particolari che la Meyer non ha messo, forse neanche mai lontanamente immaginato.. leggere per credere.. ai ai speriamo bene.. incrocio le dita. Eheheheh.. :-P un bacio e un grazie per il tuo commento Malia.
Helen Cullen: ciao Elena anche qui!!! Ti piace la mia versione di Mid sun??? Sono contenta speriamo che continui a piacerti anche dopo che avrai letto questo capitolo, perché anche qui ho dato una mia particolare interpretazione della cosa.. e vabbè faccio danni. La Meyer mi lincerà e mi denuncerà perchè ho rovinato un libro. Ma sai tutto dialoghi non mi piace per niente.. eheheheh.. :-p Mi dirai tu.. io miro a farvi salire il cuore in gola, perché era così che immaginavo la storia..  fatto male?? Non so non so. Per ora ti lascio, poi conto su di te, mi farai sapere se sto degenerando. Possibile.. grazie del commento come sempre sei sempre la commentatrice più attenta. Un bacio. Malia.
Shahrazad: Oddio davvero volevi che pensasse quelle cose?? Allora meno male ci sono riuscita a interpretarlo.Per ora però sono curiosa di sapere che ne pensi delle parti che mi permetto di approfondire.. e che la Meyer non metterebbe mai.. ehhh.. finirò linciata.. Un Edward molto sensuale e vampiro. Eheheeh!! Un bacione e Grazie per il commento. Mali
 eligianlo: ho il vizio di lasciare le cose in sospeso lo ammetto.. guarda apprezzo il tuo complimento anche se non so effettivamente quanto la penserai ancora così.. vediamo dopo i prossimi capitoli se non mi lincerai per aver stravolto tutto. Sono proprio curiosa..io interpreto anche Twilight in alcuni casi.. i dialoghi a botta e risposta privi di emozioni non li sopporto proprio..vediamo se almeno riesco a farti stare un po’ col fiato sospeso. Speriamo.. grazie del tuo commento.. oserei dire assurdo nel senso buono, perché mi hai fatto arrossire, è dire poco.. un bacione. Malia.



In macchina.



Fissai la strada cercando di non prestare troppa attenzione al profumo che saturò l’abitacolo. Se avessi voluto scendere direttamente all’Inferno, dovevo complimentarmi..avevo scoperto il modo migliore per andarci senza fatica. Ora però dovevo trovare il sistema per distrarmi e resistere, il veleno ormai mi inondava la bocca e la gola secca mi bruciava talmente tanto che sentivo il bisogno di accarezzarmi il collo di tanto in tanto.

-  Com'è tua madre?-. Domandai di punto in bianco schiarendomi la voce. Forse parlarle mi avrebbe aiutato e distratto.
“Non guardarla, non devi azzardarti a..”. Mi voltai assetato verso di lei..era totalmente rilassata, gli occhi chiusi, le gambe allungate, le mani abbandonate sulle cosce.. “No, dico è pazza?”. Ansimai. Improvvisamente alzò le palpebre e mi guardò, stupita dalla mia domanda. Imposi a me stesso di non avvicinarmi per scostarle dagli occhi i capelli bagnati e gocciolanti, ma il suo sguardo così sincero e fiducioso non mi aiutò a rimanere fermo, mi bloccai appena in tempo fermando le dita sul cambio. “Guarda la strada..”. Mi imposi fissando l’asfalto grigio.
- Mi somiglia molto, ma è più carina-. Sorrisi. “Ne dubito”. Ancora attratto la osservai immersa nei suoi pensieri -Io ho troppo in comune con Charlie. Lei è più estroversa di me, e più coraggiosa. Ed è una persona irresponsabile e piuttosto eccentrica, nonché cuoca imprevedibile. È la mia migliore amica-. L’affetto per la sua mamma era evidente, ma qualcosa non andava.. lo riconobbi dal modo in cui si torturava il labbro inferiore. Non era un argomento di cui le piaceva parlare.
-Quanti anni hai, Bella?-. “Complimenti, che domanda sensata..bravo”. Mi maledii, quanti anni poteva mai avere? Sedici o diciassette.. mi guardò piuttosto confusa. Avrei voluto tanto sotterrarmi in quel momento e le sorrisi in modo stentato.
- Diciassette-. Rispose allungandosi verso il calore che proveniva dal climatizzatore. Le fissai insistentemente le cosce desiderando di poterle accarezzare. Distolsi lo sguardo stupito di me stesso.
- Non li dimostri-. Sussurrai pensieroso. Sembrava molto più matura della sua età.
Scoppiò a ridere avvicinandosi a me e guardandomi fisso. Delle gocce di pioggia mi caddero sulle mani, cercai di non fissarle apertamente le labbra carnose.
- Cosa c’è..-. Le chiesi rigido. Non riuscii a frenare un moto di curiosità. “ Non più vicino ti prego”.
-Mia madre dice sempre che quando sono nata avevo già trentacinque anni e che ormai sono vicina alla mezza età-. Disse scuotendo la testa e toccando con i jeans la mia mano sul cambio. Sentii un brivido percorrermi la schiena e quando si rilassò di nuovo sul sedile sospirai sollevato. -Be', qualcuno dovrà pur fare la parte dell'adulto-. Terminò sospirando. Ora avevo capito. Sua madre doveva essere la tipica donna-bambina che non era mai riuscita a crescere, distratta e poco responsabile.
Rimanemmo entrambi qualche secondo in silenzio. Poi percepii il suo sguardo su di me, era incuriosita.
- Neanche tu hai tanto l'aria di uno studente del terzo anno-. Disse sinceramente meravigliata. “Lo credo ho più di cento anni”. Feci una smorfia e ignorai la sua frase cambiando argomento.
- Come mai tua madre ha sposato Phil?-. non volevo spostare il discorso su di me, sarebbe stato troppo pericoloso. E poi.. ero curioso di sapere ogni cosa di lei.
Non rispose, sembrava stranamente indecisa su cosa dire, ma poi parlò.
- Mia madre... si sente più giovane della sua età. Penso che Phil la faccia sentire ancora più giovane. E comunque, è pazza di lui-. Era molto perplessa. Non arrivava a capire cosa potesse legare due persone come sua madre e il suo nuovo marito.
- Approvi?-. Le domandai quasi certo della sua risposta. Era rimasta ferita ne ero sicuro.
- Importa qualcosa? Voglio che sia felice... e lui è ciò che desidera-. Sospirò stancamente sistemandosi sul sedile. “A me non importa di lei, io voglio che tu sia felice”. Non mi piaceva vederla così sconsolata e con quel musino su quel viso pallido e stanco. Aver cambiato vita non doveva essere stato il massimo per lei.
- Mi sembra un atteggiamento come minimo... generoso-. Mi azzardai a dire studiando la sua reazione. Volevo vedere fino a che punto aveva sofferto per la decisione di trasferirsi a Forks. L’aria in quel momento mi sembrò più respirabile e cominciai a rilassarmi.
- Cosa?-. Aggrottò la fronte sinceramente stupita dal mio interessamento.
Mi piaceva parlare con lei.. sapere quelle cose sulla sua vita mi faceva comprendere meglio il perché del suo carattere così chiuso, timido e poco socievole. Mi domandai cosa provasse nel confidarsi così con un ragazzo che in fondo conosceva così poco. La vidi osservarmi di sottecchi e appoggiare una gamba vicino alla mia mano, ancora sul cambio. Non la ritrassi ma sperai che non mi toccasse. “Bugiardo..”. La guardai a mia volta e la vidi rabbrividire e stringersi nelle spalle.
- Pensi che si comporterebbe allo stesso modo con te? Su chiunque cadesse la tua scelta?-.
La sentii sussultare e i nostri sguardi si cercarono improvvisamente consapevoli di quanto avessi detto. Le stavo chiedendo forse di starmi vicino? “Idiota, imbecille.. sei un vampiro”. Si spostò dalla sua posizione e si avvicinò maggiormente sfiorandomi ancora timidamente la mano con una coscia. Soffocai un ringhio nel mio petto. “Merda..”.
-P-penso di sì-. Allungai involontariamente le dita carezzandole con l’indice il ginocchio umido e la vidi arrossire prepotentemente. -Ma in fin dei conti, la mamma è lei. È un po' diverso-. Terminò riprendendo il controllo sulla sua voce.
La sfiorai dolcemente e le sue labbra tremarono scosse.
-Niente ragazzi spaventosi, quindi-. La stuzzicai continuando a disegnare cerchi sulla stoffa dei suoi jeans bagnati. Si accostò ancora di più a me e io finsi di interessarmi alla strada.
- Cosa intendi per "spaventosi"? Piercing facciali multipli e tatuaggi dappertutto?-. Mormorò guardando la mia mano e respirando pesantemente.
- Anche... Per esempio-. Bisbigliai assorto. “Un vampiro?”. Allargai le dita continuando il mio percorso avanti e indietro. Era un atteggiamento che non mi sarei dovuto permettere ma.. non riuscii a smettere. Ero drogato dalla sua presenza, era la mia preda, la volevo e il mio istinto animale era sempre sveglio.
- E cos'altro, secondo te?-. chiese innocentemente. Premetti il piede sul freno rallentando, ero ansioso e impaurito dalla sua domanda, cambiai marcia velocemente. Non potevo risponderle. Si era incuriosita.
- Pensi che io potrei essere spaventoso?-. Tornai a massaggiarle il ginocchio facendola sobbalzare. Accennai un piccolo sorrisetto incuriosito e malizioso alzando un sopracciglio. “Forse sì..mh?”.
- Mmm... penso che potresti esserlo, se volessi-. Il rossore sulle sue guance si intensificò e io fui tentato di sapere se in quel momento aveva paura del mio atteggiamento. La sfiorai ancora per qualche secondo e poi scalai le marce frenando. “Già arrivati uff”. Casa Swan era proprio di fronte a noi, spensi la macchina girandomi verso di lei.
- In questo momento hai paura di me?-. Mormorai guardandola fissa negli occhi. Dovevo saperlo, dovevo sapere se la spaventavo. Mi avvicinai al suo sedile e lo circondai osservandola attento.
- No-. Rispose distogliendo immediatamente lo sguardo intimidita e imbarazzata. Sorrisi. “Piccolo Bambi..sei dolce”.
Tornò subito a guardarmi, voltandosi e facendosi più vicina. La sua fragranza mi fece impazzire, la annusai e sospirai estasiato.
- Adesso mi racconti tu qualcosa della tua famiglia?-. Mi chiese timidamente accendendosi di curiosità. - Senz'altro è una storia molto più interessante della mia-. Continuò poi a bassa voce alzando riluttante il viso.
D’improvviso il mio modo di fare cambiò. Non potevo scoprirmi troppo, dovevo mettere un muro. Mi fece male, ma fui costretto a rispondere freddamente - Cosa vuoi sapere?-.
- È vero che i Cullen ti hanno adottato?-. Domandò alzando e abbassando gli occhi torturandosi le mani.
- Sì..-. dissi solamente, sperando che l’interrogatorio finisse presto. “Sei ingiusto”.
- Cos'è successo ai tuoi genitori?-. Fece esitante con un tono pacato e vagamente ansioso.
- Sono morti parecchi anni fa-. Non riuscii ad aprirmi, la mia voce rimase neutra e impenetrabile. La osservai intristirsi e arricciare le labbra in modo infantile. “No, occhi nocciola.. non puoi farmi questo”.
- Mi dispiace..-. Mormorò realmente mortificata.
Non potevo vederla così, dovevo cercare di recuperare in qualche modo, volevo vedere di nuovo il sorriso su quel visino.
- Non ricordo granché di loro. Carlisle ed Esme sono i miei genitori da parecchio tempo-. Parlai tentando di essere il più sincero possibile, per quanto potessi svelarle, quella era pur sempre la verità.
La vidi distendersi leggermente e fissarmi contenta. “Ma come faccio a non amarla..”. L’istinto di proteggerla tornò forte.
- E gli vuoi bene-. Sorrise lasciandomi stregato. Amavo vederla così.
- Sì. Non potrei immaginare due persone migliori-. Sorrisi a mia volta continuando a osservarla affascinato e attratto da lei.
Mi mise la mano sul braccio gentilmente e mi guardò con tenerezza – Sei molto fortunato..-. Mormorò cercando una risposta nei miei occhi. Mi persi.. sentivo che avrei potuto dirle tutto e lei non mi avrebbe mai giudicato, che avrebbe potuto anche accettare la mia natura. Solo io e lei, solo noi due.. basta.
Mi riscossi – Lo so..-. Risposi schietto.
- E i tuoi fratelli?-. Chiese poi con curiosità malcelata. “oddio, maledizione”. Guardai l’ora sul cruscotto. “Emmett comincerà a fare battutine sarcastiche sul mio ritardo e Alice non farà che chiedermi se potrà conoscere Bella, saprà già tutto. Sono spacciato”.
- Mio fratello e mia sorella, oltre a Jasper e Rosalie, si innervosiranno parecchio se gli toccherà aspettarmi sotto la pioggia-. Sospirai per nulla felice.
- Oh, scusa, immagino che tu sia in ritardo-. Sussurrò senza avere la minima intenzione di scendere o muoversi. “Già.. forse, ma sinceramente se mi guardi così, non mi importa nulla”.
Continuammo a fissarci con il fiato sospeso. Dovevo prolungare quel momento, a qualunque costo.
- E immagino che tu rivoglia indietro il tuo pick-up prima che l'ispettore Swan torni a casa, così non dovrai dirgli dell'incidente di biologia-. Mormorai sfiorandole i capelli con la mano. “Mio dio, se è bella”.
- Di sicuro sa già tutto. A Forks non ci sono segreti-. Sospirò sostenendo ancora il mio sguardo.
Sembravamo due bambini che non volevano lasciarsi andare. Risi, ma per nulla contento. “Rimani con me”. Mi accorsi di quanto fossi egoista e possessivo con lei.
- Divertiti, alla spiaggia... c'è il tempo giusto per prendere il sole-. Immerso in quegli occhi nocciola non capii l’idiozia che avevo detto fino a quando non alzai lo sguardo osservando la pioggia scrosciante. Ridacchiò in modo tenero.
- Domani ci vediamo..?-. Il cuore quasi mi scoppiò nel petto quando sentii quelle parole. Vederla.. non desideravo altro. Volevo stare con lei, starle vicino. Sospirai.. “Ma come faccio..”. Era tutto così difficile..ero pur sempre un vampiro, non un ragazzo normale da poter frequentare.
- No. Io ed Emmett anticipiamo il weekend-. Non credevo che pronunciare quella frase mi avrebbe fatto così male, non riuscivo a concepire di poter stare lontano da lei, di non vederla dormire la notte e non vederla a scuola ogni giorno. Io.. non avrei potuto proteggerla, non avrei potuto sentire la sua voce, guardarla camminare goffamente.
- Cosa fate?-. Percepii delusione nella sua voce e ne fui maledettamente felice, anche troppo, molto più del lecito. Dentro di me rimandavo il momento in cui avrei dovuto lasciarla andare, perché dovevo, io dovevo starle lontano.. “Mhh.. già”. Ma non ne avevo alcuna voglia.
- Andiamo a fare trekking nella riserva di Goat Rocks, a sud del monte Rainier-. “Andiamo a nutrirci, sai.. io sono un vampiro, mi nutro di sangue e pensa, volevo ucciderti”. Scossi la testa cercando di scacciare quel pensiero e sperai che non avesse notato nulla di strano in quello che le avevo detto.
- Oh be', divertitevi-. Bisbigliò cercando di sembrare entusiasta. Ma come me.. non lo era affatto. Piegai gli angoli della bocca in un sorriso. Mi fece piacere sapere che le dispiaceva che io mi allontanassi. “ Sì, ma così lei è salva e tu non rischi di farle del male”.
- Faresti una cosa per me, questo weekend?-. Le domandai ansioso. Ci guardammo ancora e di nuovo sentii di potermi perdere in quelle iridi nocciola. Volevo che stesse attenta, che non se ne andasse troppo in giro da sola. Se non ero nei paraggi mi sentivo terribilmente preoccupato per lei.
Annuì fissandomi timorosa.
- Non offenderti, ma tu sembri il classico genere di persona che attrae gli incidenti come una calamita. Perciò... cerca di non cadere nell'oceano, di non farti investire, o chissà cos'altro, d'accordo?-. Mi domandai perché ogni volta che cercavo di parlarle con il cuore mi uscivano frasi stupide e idiote che rischiavano di offenderla. Avrei voluto tagliarmi la lingua. Comunque sorrisi divertito e la punzecchiai con uno sguardo furbo e malizioso.
Mi fissò arrabbiata gonfiando le guance e si allungò verso lo sportello roteando gli occhi per aria, esasperata.
- Ci proverò..-. Bofonchiò furiosa scendendo e lanciandomi un’occhiataccia. Sbattè lo sportello con forza e percorse il cortile con passo svelto. Si voltò facendomi una smorfia antipatica e io scoppiai a ridere. Accesi la macchina ancora ridendo. “Sei unica piccolo Bambi..”. Lo ammisi a me stesso, proprio non volevo allontanarmi da lei. Non vedevo l’ora di tornare.

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Capitolo 20
*** La caccia ***



Eccomi qui e voi direte.. ammazza Malia così presto. Ve l'ho detto che questa è la mia fic preferita no? Sono curiosa anche io quando scrivo e come una scema mi rileggo i capitoli più volte. E dico.. però Eddy quanto sei cucciolo (Malia è idiota). Voglio proprio vedere che combino -2 a Port Angeles.. chissà.. sarò all'altezza? Ripeto che qui Edward non è affatto il vampiro perfetto in calzamaglia.. anzi!!!! Comunque vi ringrazio, perchè se questa storia la adoro sempre di più, se mi sento in grado di portarla avanti lo devo a voi, grazie tantissimeee... già non è facile, in più ci metto delmio,ma voi non mi dite mai, odddioo ci rovini Edward.. ma dite sempre.. Malia che versione strana, però non è male dai.. ahahahaah la cosa mi piace,mi porta a credere di poter riuscire a creare Edward. Grazie ancora a voi che mi seguite. Un bacioo!!! Malia.


La caccia.


Non riuscivo a non pensare a lei neanche per un secondo. Bella ormai era il mio chiodo fisso, la mia ossessione. Anche lì, a caccia con Emmett, il mio pensiero correva costantemente a lei. Chissà se avrebbe ascoltato il mio consiglio. Era terribilmente sbadata e distratta, starle vicino mi permetteva in qualche modo di proteggerla, ma lontano da lei avrebbe potuto accaderle di tutto.

- Hai la faccia di un cane bastonato..-. Confessò Em guardandomi fisso.
- Scusa..-. mormorai, sapevo di non essere per nulla di compagnia.
- Quell’umana ti ha stregato eh?-. Domandò con il suo solito tono leggero.
Annuii cercando di concentrarmi sul territorio, ma vidi mio fratello scuotere la testa divertito.
- Non ti ho mai visto così prima d’ora…-. Ridacchiò dandomi una pacca forte sulla spalla. – Non per farmi i fatti tuoi ma.. siamo tutti preoccupati per te, ah no.. tutti tranne Alice..-. Si corresse appoggiandosi ad un tronco e osservandomi fisso.
- Non c’è motivo..-. Feci infastidito da tutte quelle attenzioni. Non li avrei messi nei guai, non avrei mai rivelato nulla a Bella, ne avevamo già parlato e poi ora ero certo di poter resistere alla sua vicinanza. “Forse..” mi corressi quando la mia mente tornò al suo profumo di fresia e lavanda.
- Sei innamorato?-. Sobbalzai di fronte a quella domanda così diretta. Osservai Em puntare i piedi a terra e portare la sua attenzione sugli aghi del sottobosco. In un modo o nell’altro lo ringraziai mentalmente, la sua era solo curiosità, non aveva nessuna intenzione di giudicarmi.
- Sì-. Confessai preso da una strana ansia. – Stare lontano da lei sta diventando una sofferenza fisica-. Era la prima volta che riuscivo a dirlo così apertamente e mi sentii sollevato, anche se confidarmi proprio con Emmett mi faceva uno strano effetto.
- E il sesso?-. “Ecco appunto”. In quel momento avrei voluto rimangiarmi ogni parola che gli avevo rivelato. A volte riusciva ad essere molto indiscreto, quell’argomento non ero ancora pronto per poterlo affrontare. Non sapevo nemmeno se sarei riuscito a resisterle figuriamoci.. scossi la testa per scacciare via il pensiero del suo corpo sul mio, morbido, profumato, vivo.. la gola mi andò a fuoco, la salivazione aumentò a dismisura, non ce l’avrei mai fatta.
- Niente sesso..-. borbottai cercando di far cadere la sua curiosità. Ma ridacchiò e aggrottò le sopracciglia con fare scettico. Si portò le braccia dietro il capo e mi sorrise.
- Ed è normale. Smettila di vederla come un’agonia..-. Fu il mio turno di rimanere scioccato. Puntai gli occhi sull’orso che aveva cominciato ad annusare l’aria pesantemente e mi domandai se avesse capito che io mi ero preso una cotta per un essere umano. Tra l’altro il suo sangue mi eccitava e mi attraeva come una calamita.
- Normale? Normale?-. Sbottai. L’odore di “cibo” mi raggiunse in fretta le narici, vidi Em rallentare i suoi movimenti e impettirsi con l’acquolina in bocca.
- Sai come la penso. Io l’avrei uccisa subito, ma tu la ami no? Se la ami..-. Fece spallucce e mi lanciò un’occhiata di sbieco – fare l’amore con la persona che ami è naturale..-. Detto questo si inoltrò velocemente nella foresta lasciandomi da solo a riflettere.
Rimasi meravigliato dalle parole di mio fratello. Già.. cosa poteva succedere, infondo potevo solamente ucciderla con la mia forza. “Sei così delicata piccolo Bambi”. Ripensai a quello che era successo in macchina. L’avevo accarezzata così lievemente.. ma non era stato il mio istinto di vampiro a farlo, mi ero sentito così umano. “Umano”. Avevo desiderato poterle sfiorare una guancia, oppure le labbra.. ma così si sarebbe accorta di quanto fossi freddo, di quanto le mie mani fossero gelide.
- Ohhhh.. ma che ti vuoi perdere tutto il divertimento?-. La voce di Em mi raggiunse e io sorrisi rimuginando sulle sue parole. “Chissà se avrò mai il coraggio di toccarla..”. Da un lato speravo che non me l’avrebbe mai permesso, che si trovasse un ragazzo che la volesse, che.. “Che ucciderei immediatamente”. Terminai ringhiando.
Raggiunsi Emmett veloce e notai un grizzly enorme torreggiare su di lui. “Ci risiamo..”.
- Ehi Ed, porca puttana, questo è grosso e feroce..-. Era eccitato come un bambino, sentivo i suoi pensieri esaltati correre come un fiume in piena. Lo guardai affrontare quella bestia senza difficoltà e lottare fino a stremarla, ma la mia mente correva lontano di nuovo a lei.
“Cosa starai facendo ora? Mi pensi?”. Ero angosciato, sentivo male ovunque, l’ansia mi attanagliava. Volevo vederla, rimanerle vicino, osservarla sorridere e arrossire. Cacciare non mi era mai pesato così tanto.. non ero mai stato il tipo che desiderava stare tra gli esseri umani, ma lei aveva cambiato tutto. Senza sentire il suo profumo non aveva senso neanche la caccia, non mi divertivo, era solo un modo per tenermi in vita.. e lontano da lei faticavo a ricordare che ne avevo assoluto bisogno.
- Edward.. sei ridotto proprio male..-. Non mi ero accorto che Emmett aveva terminato il suo gioco e che mi stava guardando con gli occhi sgranati. – Non pensavo fratello.. -. Si pulì la bocca sporca di sangue e mi afferrò per le spalle. – Finalmente sei cresciuto..-. Abbassò la testa annuendo contento e io lo osservai con una smorfia perplessa dipinta sul volto.
- Em, dai..-. Mi dava fastidio essere considerato un ragazzino. Mi allontanai di scatto, non volevo essere trattato come uno stupido.
- Eddy Eddy.. sei con la testa da tutt’altra parte. Sbaglio o la notte ultimamente sei sempre in camera sua eh?  Guardone di un fratellino..-. Scoppiò a ridere passandomi di fronte e fissandomi con aria maliziosa.
- Non faccio nulla di male..-. Sbottai sulla difensiva. L’avevo pensato mille volte che non ero nient’altro che un guardone, ma non ero riuscito a convincermi che stavo facendo una cosa sbagliata. Ero affascinato, attratto da lei, non avrei mai smesso di guardarla dormire.. rannicchiata sul letto mi sembrava così fragile, indifesa e mi convincevo di farlo solamente per proteggerla, non per altro.
- Ah no? Neanche una sbirciatina..? Non ci credo-. Mi punzecchiò Em fermandosi di fronte a me e fissandomi incredulo.
- No, cazzo.. ma se quando sento il suo odore mi sembra di impazzire..!-. Avevo alzato la voce, non le avrei mai fatto nulla di male, non ero un animale come lui. “Sto diventando matto”. La mia reazione doveva averlo stupito perché non staccò più gli occhi da me..era sbalordito.
- Stai mentendo.. Edward Cullen sta mentendo. Oddio posso raccontarla a Jazz questa?-. Aveva spalancato la bocca – L’hai accarezzata.. baciata?-. Non mi piaceva dare spiegazioni, tantomeno me la sentivo di darle a quell’orso che aveva deciso di punzecchiarmi per tutto il week-end.
- Edward, te la prendi troppo. Io che dovrei dire con Rose eh? Non riusciamo a smettere di farlo.. è è cavolo…è bellissimo..-. Lo fulminai con lo sguardo.. non avevo bisogno di sentirlo parlare delle effusioni amorose tra lui e Rosalie. Era una fatica ogni volta cercare di ignorare i loro pensieri..
- Emmett, dacci un taglio ok? Non l’ho baciata, non l’ho toccata.. qui finisce il discorso..-. Risposi stufo di quell’interrogatorio. Erano i miei sentimenti, la mia vita..
- Ma mentre dormiva lo hai fatto e ti senti in colpa perché ti è piaciuto..-. Mi afferrò stringendomi per il collo e bloccandomi i movimenti – cederai.. e le dirai tutto-. Continuò a tenermi stretto anche quando cercai di scrollarmelo di dosso. “Sei pesante..”. Ringhiai in modo sommesso per fargli capire che la mia pazienza era ormai al limite.
- E lei? Oh sì amore.. sei un vampiro, quanto ti amo..-. Risposi con voce stridula. Il petto aveva ricominciato a farmi male, non c’era storia, non c’era speranza. Non potevo dirle nulla, anche se le piacevo, non avrei mai potuto vivere con lei una relazione normale. Era fuori discussione, era impossibile. Mi avrebbe respinto.
- Ma quanti problemi ti fai. Tu pensi troppo per i miei gusti. La vuoi.. prenditela, è tua.. se non vuole te chi altro potrebbe volere?-. Mi scompigliò i capelli come se fossi un bambino bisognoso di coccole e io reagii dandogli una gomitata nello stomaco e digrignando i denti. Non potevo sopportare quell’atteggiamento, non da lui.
Arrenditi Ed, è palese come quella ragazza sia riuscita a cambiarti.
- Potrebbe volere un ragazzo normale, una vita normale.. perché me-. Feci io poco convinto delle sue parole. Mi indicai esasperato.. io stavo chiedendo consiglio ad Emmett? Dovevo essere impazzito.
Volevo che la mia famiglia ne rimanesse fuori, non volevo coinvolgerli, eppure alla fine ero lì a parlare con Em di Bella e gli avevo persino confessato di amarla, di desiderarla.
- A volte sono d’accordo con Rosalie.. sei un idiota..-. Sospirai. Aveva ragione, la volevo e la allontanavo, mi preoccupavo per lei e poi le stavo vicino, mi convincevo che non le avrei detto nulla, ma ero lì a sperare che Bella potesse accettarmi nonostante tutto.
- E’ umana!-. Borbottai cercando l’evidenza – Essere umano uguale pericolo, non ti importa niente che lei venga a sapere di noi? Rose mi ucciderebbe-. Finii nominando Rosalie proprio perché sapevo quanto lui fosse condizionato dai comportamenti di sua moglie.
- Mi fido di te.. Ed, sai il migliore tra noi. Non c’è bisogno di una laurea per saperlo e Rose si calmerà, lo sai com’è fatta-. Mi fissò con la fronte aggrottata. Scossi la testa sconsolato, dirigendomi verso la sua macchina e ignorando la mia fame. Volevo rimanere da solo. Non mi sentivo migliore di nessuno, l’avevo creduto, ero stato in passato talmente pieno di me da credere che fossi il migliore e il più capace tra i miei fratelli. Ma mi ero sbagliato di grosso.. nonostante avessi capacità extra ero sempre stato vuoto, un contenitore vuoto di esperienze e avvenimenti. Non avevo uno scopo, un obbiettivo, le mie azioni non avevano alcun fine e le mie giornate erano trascorse a combattere la noia suonando, leggendo e ascoltando musica. Non ero nessuno, ero un assassino che si celava dietro una maschera di perbenismo, una maschera che ora cominciava a starmi stretta e tutto a causa di un essere umano, di una ragazza che sapevo sarebbe riuscita a leggermi dentro se glielo avessi permesso. Nessuno era mai riuscito a colpirmi così tanto. Il silenzio della sua mente, l’odore del suo sangue, erano i motivi per cui avrei dovuto stare lontano da lei, impormi la sua lontananza per l’eternità e invece i suoi occhi nocciola, il suo sguardo fiero, le sue guance rosse, la sua sbadataggine, mi avevano fatto perdere la testa. Io che vivevo da sempre come un non-morto ero tornato in vita risvegliando desideri ed emozioni che credevo non potessero esistere in me, proprio per la mia dannata superbia. “Ah.. Edward, sei proprio un imbecille”.
- Ehi, vuoi tornare?-. La voce di Em mi colse alla sprovvista.
- Che?-. Commentai sbalordito voltandomi verso di lui. Tornare prima per cosa? – I prossimi giorni ci sarà sole a Forks-. Conclusi tristemente, non l’avrei comunque potuta vedere.
Ma la notte no.. su Eddy ti devo spiegare tutto io..
La mia angoscia si placò all’istante, poterla vedere quella sera stessa, poterla proteggere di nuovo, guardare, amare..
- Ah beh, sono sazio, ma..-. Mi sentii ridicolo. Ammettere quella mia debolezza di fronte ad Emmett non mi faceva affatto piacere. Mi guardava divertito con le braccia incrociate al petto.
Edward.. scosse la testa ridacchiando.. sei un caso disperato..
Afferrò le chiavi della sua jeep e si mise al posto di guida.
- Allora??-. Mi fece sorridendo – Se andiamo adesso saremo a casa per il crepuscolo..-.
Annuii e salii in macchina senza dire nulla. Forse non era stata una cattiva idea parlare con lui, mi sentivo realmente meglio e non vedevo l’ora di essere a casa.
Cerca di essere discreto con Rose, però.. fammi il favore..
Storse la bocca e io scoppiai a ridere. Immaginavo cosa dovesse sopportare quando Rosalie aveva una delle sue crisi di rabbia, non era facile starle dietro. Non riuscivo a smettere di ridere e quando si portò una mano alla fronte massaggiandosi gli occhi mi piegai sghignazzando.
Dì che non avevi più fame, insomma inventati qualcosa. Fallo per tuo fratello.
- Va bene, va bene. Tenterò di non farvi litigare..-. Promisi fissando un punto indistinto sull’asfalto.
Pensai inevitabilmente di nuovo al mio piccolo Bambi e sorrisi, chissà se mi aveva perdonato per averla punzecchiata in quel modo. Infondo l’avevo fatto solamente per il suo bene, avevo realmente paura che durante la mia assenza le potesse succedere qualcosa. Era troppo distratta.
“Occhi nocciola non vedo l’ora di vederti”. Sapevo già come sarebbe finita la serata, l’avrei guardata tutto il tempo muoversi e parlare nel sonno. Pregustai il suo profumo e sentii il mio corpo tremare di piacere. Volevo sfiorarle il viso come avevo immaginato di fare per tutto il tempo trascorso a cacciare.. quante volte mi ero steso al suo fianco senza che lei se ne accorgesse? Sarei morto per quella fragranza di fresia e lavanda, dolce, fresca..non ne avrei mai potuto fare a meno. Era diventata la mia droga, la mia tortura.
 - Quando scoprirai i piaceri dell’amore sarà difficile liberartene..-.  Emmett interruppe i miei pensieri bruscamente riportandomi alla realtà.
- Credo che non sarà come per te..-. mormorai poggiando la testa sul sedile – Non credo che sarò capace di..-.
Il grizzly mi bloccò con una mano, facendomi segno di tacere.
- Dì un’altra parola come non sono all’altezza, non sono capace, non mi accetterà, non mi vuole e stasera ti rompo il muso..chiaro? Mi farai venire un infarto. Sveglia sei un Cullen!-.
Lo fissai sorpreso sventolarmi il pugno di fronte al viso.
Continuerò sempre a ripeterlo, tu hai proprio bisogno di una bella scopata.. è evidente.
Ghignò del suo pensiero e  tornò a concentrarsi sulla guida, lasciandomi questa volta il tempo di riflettere su molte cose. Veramente non sarei stato in grado di resistere e le avrei confidato ogni cosa? Avrei avuto realmente il coraggio di metterla così in pericolo? L’amore mi rendeva cieco, e forse aveva ragione Alice.. era ormai troppo tardi.

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Capitolo 21
*** Ninna nanna ***



Sono in incognito.. Malia 007 (tata- tatatata- tadada..). Insomma non ho internet, ma ho rubato 5 mintui la chiavetta al mio migliore amico. Ho detto vabbè aggiorno qualcosa.. e ovviamente midnight sun è la prima fic a cui ho pensato siccome sono dei capitoli avanti. Emhh.. che dire.. io lo dico questo Edward vuole essere reale, molto.. quindi ho risolto un problema.. diciamo così che mi sono sempre chiesta. (Scusate se sconvolgerà o scandalizzerà l'idea che qualcuno si è fatto di Edward). Io  sinceramente non potevo non scrivere un capitolo simile.. chiedo ancora e ancora scusa se urterò terribilmente qualcuno. Vi lascio alla lettura. Ma che carini i commenti.. come sempre mi emoziono.. peccato non avre il tempo materiale di rispondere. Ufffffffffffffffff... spero comunque che appreaziate l'aggiornamento. (Se non mi uccidete dopo averlo letto). Malia
P.S. Qui si che la Meyer forse avrebbe avuto da ridire qualcosina.



Ninna nanna.


Entrai nella sua stanza consapevole che ormai ero ad uno stato di dipendenza pietosa dal suo profumo. Stavo male.. realmente male quando le stavo lontano. Ero uno straccio.. non ero realmente sazio, ma il mio corpo si era abituato a lei in un modo che non credevo possibile. Chiusi gli occhi aspettando la solita ondata di immancabile desiderio di ucciderla. E venne..ma questa volta fu maledettamente più forte. La scarica di adrenalina che mi attraversò era mista ad una forte voglia di possederla, di fare l’amore con lei. “ Respira, porca miseria, piano..ma respira”. La guardai.. non era lontanamente paragonabile a ciò che avevo immaginato di vedere dopo due giorni di assoluta lontananza. Era.. era.. dannatamente arrapante e io ero troppo stupito di fronte a quella visione. Dischiusi le labbra affascinato e attratto. Avrei fatto qualunque cosa per soffocare la mia natura, ma Bella risvegliava dentro di me qualcosa, qualcosa di assolutamente vivo e ribelle, troppo umano perché io capissi. Mi inginocchiai vicino al letto ancora immerso nel mio desiderio di afferrarla e annusare tutti i centimetri della sua pelle scoperti. Era sudata.. e il suo profumo era forte, veramente forte.
- Cazzo..-. Smisi di respirare e chiusi le palpebre mortalmente tentato. Era il periodo in cui Bella aveva il suo ciclo. Ecco perché la trovavo esageratamente seducente e appetitosa. Il mio corpo si irrigidì pronto all’attacco, l’odore del suo sangue era un’agonia, mi era entrato dentro irretendomi.
- Edward.. Edward.. fa male..-. Mormorò nel sonno cercandomi. “Non sai quanto fa male a me, piccolo Bambi”. Sapevo che una donna umana aveva mensilmente perdite di sangue e fino ad ora non era stato un problema, era certo più difficile resistere, ma non impossibile. Ma Bella era.. mi ritrovai sul letto ad annusarla. L’animale in me non era sazio, non era controllabile. La sovrastavo e la bloccavo sul letto pronto ad affondare i miei canini in quel tenero collo..ucciderla,ucciderla per placare la mia sete..era una tortura. “Il suo sangue.. scendere nella mia gola..”. Bruciava, ogni singolo atomo del mio corpo stava andando a fuoco e si stava sbriciolando sotto i colpi di quel desiderio oscuro e privo di vergogna. “Ti voglio.. oddio..”. Avvicinai le labbra alla sua pelle diafana e deglutii. Se l’avessi morsa in quel momento non avrebbe sentito male, anzi.. sarebbe finito tutto in pochi secondi e io mi sarei abbeverato della linfa più squisita esistente al mondo.
- Edward.. io.. voglio vederti..-. Qualcosa a quelle parole si spezzò dentro di me, facendomi desistere. “Che stai facendo..”, avrei voluto piangere.. quello era il motivo per cui non potevo starle vicino. Non potevo mai perdere il controllo con lei, perché sarebbe stata in pericolo di vita. Ero un predatore letale, un’anima dannata alla ricerca di sangue.
- Bella, non sono io che devi cercare..-. Sussurrai spaventato. Era sempre più attratta, sempre più coinvolta, cercai di convincermi che non era reale, che mi avrebbe presto dimenticato e tolto dalla testa. Affondai il capo nell’incavo della sua spalla e inspirai il suo profumo di fresia come se avesse potuto soddisfarmi. Mi eccitai e mi strusciai al suo fianco come se questo avrebbe potuto darmi sollievo.. stupido, accese solamente la mia voglia di toccarla. Mi vergognavo di quelle debolezze, perché non mi erano mai appartenute, non erano Edward, il vampiro in me si rifiutava di abbassarsi a tali gesti, io ero perfettamente indipendente, ero in tutti gli aspetti privo di qualsiasi dipendenza, lontano da ogni legame, lontano..
Il mio naso scese sulla pancia di Bella e le mie dita si mossero istintivamente per bloccare i movimenti scomposti dei suoi fianchi. Come un pazzo non pensai che avrebbe potuto svegliarsi. Affogai il mio istinto tra l’odore frenetico del sangue che le usciva dalle cosce.. non era possibile una simile beatitudine. Tremavo di piacere.. tremavo.. sarei morto per assaggiare solo una goccia di quell’ambrosia. Avrei dato qualsiasi cosa per scoprirla nuda.. e cibarmi di lei. Gemetti per il disgusto che provai di me stesso, nessuno l’avrebbe saputo, nemmeno Bella in fondo e io non ero che un vampiro. Non le avrei fatto del male, sarebbe stato veloce, mi sarei riuscito a controllare.. “Smettila, fai schifo, fai veramente schifo.. tu non sei normale”. Che non lo fossi non c’era alcun dubbio, io non la volevo solo come un uomo desidera una donna, io volevo possederla fino a farla stare male per me, come io morivo per lei, per tutto di lei, dal battito delle sue ciglia al suo corpo nudo e femminile tra le lenzuola, Bella doveva sfinirsi di me, ogni notte era sempre più dipendente, sempre più mia.. lo sapevo era la mia preda, la mia donna. L’avevo scelta inconsapevolmente non lasciandole scampo. Con le dita le abbassai i pantaloni grigi che le circondavano la vita e la fragranza dolce del suo sangue fresco mi entrò prepotente nelle narici. “Non farlo.. resisti..”. Non era umano, un ragazzo umano non sarebbe mai stato tentato, anzi.. sospirai stregato da quella fragranza e mi persi, la mia coscienza si nascose e il mio istinto prese il sopravvento. Si inarcò istintivamente.. lei sentiva la mia presenza, il suo corpo mi chiamava nel sonno, era mia in tutto e per tutto, l’avevo plasmata, l’avevo irretita passando ogni notte con lei, aspettando che il predatore in me prendesse alla fine il sopravvento sulla mia ragione. E Bella non avrebbe mai potuto respingermi, eravamo una droga l’uno per l’altra.. nelle nostre vene scorreva la malattia del desiderio ossessivo, della forza oltre il confine del limite umano, quei confini erano stati superati per lei ancora inconsapevolmente. Non osai immaginare cosa avrei potuto fare se mi avesse concesso di poterle rimanere accanto, avrebbe corso pericoli continui a causa della mia passione inevitabile, del mio istinto.. non avevo scelta. Dovevo assaporarla, solo una volta.. solo una volta.
- Ah.. cosa?-. Spalancai gli occhi improvvisamente consapevole della sua voce e mi ritrovai ai piedi del letto a guardarla negli occhi. “No.. porca puttana, no”. Fortunatamente la luce ancora era spenta, altrimenti sarei stato spacciato..ero stato smascherato?
Quando accese la luce io ero già acquattato fuori dalla sua finestra. La osservai prendersi il volto tra le mani e singhiozzare.
- Edward Cullen stai diventando la mia ossessione.. ora non basta sognarti ogni notte, devo vederti ai piedi del mio letto come se fossi qui..-. appoggiai la testa contro il muro della sua casa.. in confronto a me era calda. Risi di gusto alle sue parole. Non volevo.. non avrei mai voluto renderla così dipendente da me, ma era stato inevitabile. Avrei dovuto starle lontano, ma non ero capace di provare una simile agonia. Non ero in grado di trattenermi.
La osservai ancora mettersi seduta e riflettere.
- Forse ho capito cosa sei..-. bisbigliò a se stessa. Sussultai “nooo, no ti prego. Non sono pronto a perderti”. Pregai con tutte le mie forze che desistesse dal fare ricerche su di me. Quasi alzai gli occhi al cielo perché lei non lo facesse.. Edward Cullen l’essere perfetto che tremava dalla paura. Ero ridicolo..spense ancora la luce e si rannicchiò meglio sotto le coperte. Sospirai di sollievo.. ora sarebbe stato più facile. Prima si era totalmente scoperta, come al suo solito. Scivolai di nuovo all’interno, ma questa volta mi sedetti sulla poltrona più vicina al letto e rimasi immobile a fissarla. Strinsi i denti reclinando la testa all’indietro e le mie mani si mossero da sole sul bracciolo ruvido della mia sistemazione.. non credevo che un giorno avrei suonato ancora. Mi lasciai andare a quella lenta e inesorabile melodia che scaturiva da me, la mia tortura, la mia ossessione, il mio eterno desiderio e il mio amore riversati in quelle note che non si sarebbero mai cancellate. Respirai e mossi ancora le dita.. stava prendendo forma. Immaginai di avere di fronte a me il piano.. chiusi gli occhi e cominciai a suonare. Sorrisi.. “Sì..”. Era troppo semplice suonare quella melodia. Una ninna nanna.. almeno in apparenza, densa di tutte le emozioni che mi travolgevano quando il suo viso dolce e sorridente entrava prepotentemente nel mio cuore. Continuai a muovere le mani cercando accordi che potessero incastrarsi a quella nenia e iniziai a canticchiarla per non perderla e legarla alla mia mente. Era Bella.. rappresentava in tutto e per tutto il mio combattimento interiore.. non l’avrei mai lasciata. Lei era mia.. il tono della ninna nanna si alzò e le mie emozioni si fecero intense. “Lei è mia..”. Non avevo mai provato qualcosa di così prorompente da farmi scaturire note con tanta facilità, stavo creando il mio amore.. non smisi di provare e riprovare fino all’alba. Muovevo il capo ricordando a me stesso come era stata buia la mia vita senza quegli occhi color cioccolato che mi guardavano e mi scrutavano l’anima cercando la verità che io non volevo confessarle per timore di perderla per sempre.  Avrei voluto dirle che ero incatenato a lei per l’eternità, non per colpa mia, ma qualcosa si era inevitabilmente incrinato dentro di me, qualcosa che aveva finalmente dato un senso e uno scopo alla mia non-esistenza. Portai le dita a mezz’aria e sospirai. Dovevo già andarmene. Dovevo farlo perché di lì a poco sarebbe spuntato il sole.. e quel giorno sarei rimasto a casa. Non potevo assolutamente presentarmi a scuola con una bella giornata, anche se avrei tanto voluto solamente per potermi sedere vicino a lei alla lezione di biologia del lunedì. Mi alzai andandole di nuovo vicino.. mi chinai per posarle un bacio sulla fronte e le sfiorai i capelli dolcemente. Per fortuna ero riuscito a trattenermi.. non osavo pensare a cosa sarebbe potuto accadere se avessi leccato il suo sangue, avrei certamente perso la testa.
- Mhhhh…-. Mormorò nel sonno biascicando qualche parola e sbattendo la lingua. Sorrisi..che bambina..- Edward tornerai? Io voglio dirtelo.. ho bisogno di parlare con te..-. Che domande, certo che sarei tornato. Sarei tornato sempre da lei, non mi era possibile dimenticarla in alcun modo. Ma rabbrividii sentendo che voleva parlarmi. Altre teorie? E se avesse capito..?
- Ti prego..-. Sussurrai sfiorandole una guancia. Mercoledì sarei tornato a scuola e l’avrei affrontata. Sperai con tutto me stesso che la gita a la Push le avesse fatto bene. Mi sembrava ansiosa però.. troppo.. – Ti prego, non cercare di scoprire niente su di me...-. Non potevo fare altro che parlarle nel sonno.
Tornai verso la finestra senza voltarmi e uscii silenzioso proprio quando Bella aprì gli occhi lentamente, nonostante fosse ancora presto. Presi la via di casa correndo veloce.. volevo arrivare il prima possibile al piano. Avevo voglia di sentire la mia ninna nanna suonata.. chissà che ne avrebbe pensato Esme. Vedendomi suonare ancora dopo tanto tempo le sarebbe venuto un magone.. le avrei suonato la sua canzone. L’avevo scritta per lei tanto tempo prima, quando la mia passione per il piano non mi lasciava abbandonare le mie note. E ora il passato tornava di nuovo.. Bella era veramente la mia la maledizione eterna.
- Eilà, ma guarda chi si vede.. fatto buona caccia?-. Emmett mi accolse con un sorriso sarcastico sulle labbra.
Ma guardalo com’è eccitato.. manco quando beve sangue ha quella faccia contenta..
- Ottima.. -. Gli passai vicino ignorandolo. Dovevo arrivare al salone.
Ehi, Saetta Mc Queen, manco buongiorno? Sei proprio cotto..
L’orso parlava troppo per i miei gusti, ma non avevo tempo per lui in quel momento.
Vidi Jasper sorridere dal corridoio e venirmi incontro.
- Ciao, Ed.. -. Alzò le sopracciglia quando non risposi e si voltò a guardarmi perplesso.
Ancora preso di quell’umana? That’s amore..
Ma tutti ironici quel giorno? Mhhhh…
Finalmente arrivai al piano con uno stuolo di parenti incuriositi dietro di me. Mi girai a guardarli tutti.
- Avete qualcosa da dire?-.
Carlisle ed Esme mi guardavano preoccupati. Sembravo impazzito molto probabilmente, mentre Alice aveva il viso compiaciuto e felice.
L’avevo detto io.. è perfetta per te..ehhhhhhhhh.. that’s amore..
Che Jasper e Alice fossero affini si capiva lontano un miglio. Parlavano persino allo stesso modo certe volte. Sorrisi. Mi voltai e portai le mie mani sullo strumento cominciando a suonare. Fin quando gli accordi non furono ultimati e le note completamente intrecciate tra loro per creare una melodia perfetta non smisi un attimo di suonare. Quando mi fermai la mia famiglia era ancora dietro di me. Percepii Esme avvicinarsi e abbracciarmi.
- Edward, è bellissima..-. Mi baciò il capo come una mamma e io le sorrisi contento.
- Davvero ti piace?-. Le sussurrai stupito. Lei annuì commossa.
- E’ splendida.. così satura di emozioni e sentimenti..-. Mi strinse al seno strusciando la sua guancia contro la mia – ti prego fammi conoscere la ragazza che ha fatto questo miracolo..-.
Sospirai contro di lei. Non era possibile.. non l’avrei mai messa in pericolo così palesemente. Io.. non le volevo dire nulla.
-  Ma..-. Iniziai io dubbioso. I patti erano stati chiari, silenzio..
- Ma aspettiamo con ansia che Bella faccia parte della famiglia..-. Terminò Carlisle provocando un moto di rabbia in Rosalie, che uscì subito ringhiando e sbattendo la porta.
Nessuno se ne preoccupò. Sapevamo che lei non riusciva subito ad abituarsi ai cambiamenti. Emmett solamente fece spallucce sconsolato e si apprestò a seguirla.
Donne, chi le capisce è bravo..e pure fortunato. Sì, sì..
Guardai Carl stupito e innervosito, ma lui mi fissò impassibile e annuì bonariamente.
- Fai quello che senti, hai la nostra benedizione. Non possiamo ignorare i cambiamenti permanenti che sono avvenuti dentro di te..-. Mormorò trovando l’approvazione di Esme. Quando tutti se ne furono andato e io mi ritrovai di nuovo solo, mi accorsi di sentirmi stranamente contento e felice.
Edward? Alzai il viso attento alla voce preoccupata di Alice.
Non era nel salotto ma comunque potevo sentirla chiaramente. Sembrava ansiosa per qualcosa.. non mi piaceva il suo tono particolarmente inquieto.
Segui Bella a Port Angeles martedì sera, potrebbe accaderle qualcosa di spiacevole..
Mi irrigidii ascoltando quel pensiero. Occhi nocciola a Port Angeles? Perché? Con chi? Decisi che l’avrei scoperto presto. L’avrei seguita e tenuta d’occhio. Con me nelle vicinanze non le sarebbe successo nulla di male.
- Grazie Alice..-. Bisbigliai sapendo che mi avrebbe comunque sentito. Le ero grato per non avermi fatto alcuna domanda e avermi aiutato. Lei era sempre dalla mia parte.


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Capitolo 22
*** Port Angeles ***



Scusate se non posso ancora rispondervi, ma non ho internet.. tragedia!!!! Mannaggia alla chiavetta clandestina.. io non lo so! Ma possibile che si debbano aspettare gli anni? Altro che "life is now", vabbè, meglio non parlarne. Allora rispondo velocemente, grazie per i commenti positivi e per le critiche (non mi offendo maiiii, anzi). Mhhh.. capisco che questo Edward sia alternativo e strano.. ahahah..! Ma gli uomini sono così (per la mia esperienza) e mi spiace dirlo non ho mai creduto che Edward fosse diverso da come lo penso, ma proprio mai..100 anni o 17, solo in una cosa sono d'accordo con Robert  Pattinson "o mio dio un eterno 17enne, non lo invidio proprio!!!!". Per quel che mi riguarda quello della Meyer è un bellissimo fantasy, ma poco, molto poco reale, il realismo dell'amore non ce l'ho visto, tantomeno la purezza dell'amore (non trovo affatto che la fisicità tolga purezza, ma anzi il sesso completa l'amore, senza quell'energia, piacere, anche la mia migliore amica può essere la mia ragazza). Molto affascinante l'idea, ma sinceramente lontana dall'uomo reale e non parliamo poi dei vampiri!!! Per natura i vampiri sono abili predatori e istintivi, animali, voraci, passionali.. e io ho capito che la Meyer ne ha fatto uno buono. Ma Edward chiede permesso agli animali quando succhia sangue o si lascia andare all'istinto? " Scusa caro, ho famiglia da mantenere.. " Io dico che gli salta addosso e se lo pappa.Cioèèè.. io immagino cosa debba aver provato quando gli hanno sventolato sotto il naso Bella, poveretto (è come se mi mettessero davanti un vassoio gigante di pastarelle). E quando sente l'odore del suo sangue? Non riesco a vedere un vampiro puro, proprio no. Ovviamente aimè io interpreto la mia versione più "vampiresca", ovvio che Edward non è l'uomo semplicemente perfetto e bellissimo della Meyer, me ne dispiace tanto (sigh), ma io trovo che un vampiro sia esagerato in molti aspetti (ammazza Malia quanto sei logorroica). Con questo giustifico il perchè il mio Edward si allontani dai canoni soliti (vero che può infastidire.. lo ammetto). Perciò mi sento di doverlo dire, interpreto un uomo reale, con desideri reali e enfatizzati alla n (potenza), proprio perchè vampiro. Per il termine "arrapante", capisco la stranezza se uno appunto si basa sul personaggio della Meyer, ma io immagino un 17enne alle prese con la prima attrazione verso una donna... "acciderbolina" non mi è venuto.. perdono. Bellissime critiche, nell'ottica dell'Edward della Meyer direi più che giuste, ottime. Grazie.. sempre sempre. Così si cresce (ormai sei vecchia Malia...). Oddio quanto ho scrittoooo.... Buona letturaaaa... Malia


Port Angeles.



Cercavo di seguirla, di intuire la sua direzione, ma non sempre riuscivo a capire esattamente dove fosse. Odiai dover ammettere a me stesso che era inutile tentare di indugiare su di lei, dovevo concentrarmi sui pensieri delle sue amiche, il che era maledettamente frustrante, nonché fastidioso. Sentire poi la mente della Stanley che lodava la bellezza di Newton era inammissibile, stavo per cedere alla tentazione di fidarmi solo del mio olfatto e seguire il suo profumo. “Quello lo senti bene eh?”. Scossi la testa cercando di scacciare quel pensiero e tornai a concentrare la mia attenzione sul gruppetto che si era fermato all’interno del negozio. Stavano chiaramente parlando con Bella. Mi rincuorò.. per ora sembrava non esserci alcun pericolo. Mi soffermai maggiormente sulla mente della Weber, tutto sommato era una ragazza dolce e affidabile, si era affezionata immediatamente e Bella e cercava di aiutarla il più possibile.

Ma ora perché mi chiede dei Cullen? Secondo me ha una cotta per Edward..
Aggrottai la fronte, “occhi nocciola” stava chiedendo di noi? Dovevo riuscire a sentire la loro conversazione, ero dannatamente curioso, ma non potevo avvicinarmi troppo con la macchina.
-Sì, quando c'è bel tempo partono sempre per lunghe escursioni. Anche il dottore. È gente che appena può se ne sta in mezzo alla natura-. La voce della Weber mi arrivò piuttosto chiara alle orecchie.
Sorrisi divertito, avevamo proprio dato l’immagine della famigliola unita e felice agli umani, Carlisle sarebbe stato felice di saperlo.
Comunque si vede lontano un miglio che sono presi l’uno dell’altra, Edward non fa che guardarla..
Sussultai stupito.. era così evidente la mia ossessione per lei? Quella ragazza infondo era una buona osservatrice. Mi persi nei miei pensieri..da quanto conoscevo Bella? Quando era iniziato tutto questo?  Due mesi, due mesi che cercavo di combattere quell’amore innaturale che mi aveva soggiogato e sedotto. Eppure ribellarsi non era servito a nulla, Bella era sempre e continuamente nei miei pensieri. Il giorno a scuola, la notte nella sua camera.. ormai ero saturo della sua presenza intorno a me, tanto da desiderarla intensamente dentro di me. Nel mio cuore lei era mia, ne ero geloso, mi sentivo protettivo, non facevo che osservarla. Io.. un vampiro, completamente in suo potere.
Tornai improvvisamente alla realtà accorgendomi di essermi distratto troppo. Trovai la Weber e la Stanley intente a passeggiare e chiacchierare, ma di Bella neanche l’ombra. Mi preoccupai.. dove poteva essersi cacciata in quei cinque minuti che avevo distolto i miei pensieri da lei? Accesi la macchina e mi mossi per cercarla. Avevo uno strano presentimento. Continuai comunque a tenere sottocchio le due amiche, sperando che magari le rintracciasse o le chiamasse, ma nulla. Mi maledii.. si stava anche facendo sera, l’idea di saperla in giro da sola non mi piaceva affatto. Girai in tondo per non so quanto tempo, e quando si fece buio cominciai realmente a preoccuparmi. Occhi nocciola sapeva attirare guai in modo innaturale. “Maledizione, idiota, perché ti sei distratto”.  Colpii il volante per sfogarmi e mi concentrai per afferrare qualsiasi pensiero che potesse ricondurmi a lei. Ma niente.. decisi di deviare il mio percorso per strade secondarie, dovevo impormi lucidità, le mie mani tremavano d’agitazione. Solo un secondo di distrazione e il mio piccolo Bambi rischiava la vita, dovevo complimentarmi con la mia evidente stupidità. Il panico si stava lentamente impossessando di me, nonostante cercassi di mantenere una maschera di impassibilità. “Dove sei, amore mio?”. La cercavo inorridito all’idea che potesse succederle qualcosa di irreparabile come mi aveva avvertito Alice. Forse avrei dovuto proseguire a piedi, cercarla per le vie, ormai era il crepuscolo, il sole non mi avrebbe più infastidito.
Ma guarda che bel bocconcino..
I miei occhi si assottigliarono interessati e qualcosa scoppiò subito dentro di me. Avevo un brutto presentimento. Voltai immediatamente a destra, schiacciando l’acceleratore con un pazzo. Non mi convinceva affatto  quella voce.
Ehi, amore, che ne dici di giocare con noi? Ho giusto qualcosa qui che ti potrebbe interessare..ma guardala come scappa..
Un moto di rabbia mi sommerse e cominciai a ringhiare. Sempre più forti i miei ringhi saturarono l’abitacolo e il mio corpo si immobilizzò come se stessi per attaccare una preda ingenua. Respiravo a fatica.. il pensiero costante che stessero seguendo Bella mi torturava.
Che bel culo, ci infilerei volentieri il mio fratellino lungo e duro..
Risi in modo isterico e la voglia di morte mi fece formicolare i muscoli delle braccia. Le mie terminazioni nervose stavano chiedendo sangue.. sangue.. avevo estremo bisogno di vedere quei corpi morti e straziati. Quando lessi il volto impaurito di Bella nei loro pensieri, mi eccitai immaginando quei ragazzini dissanguati in mezzo alla strada a chiedermi, anzi no, supplicarmi di ucciderli immediatamente. Quanto avrei goduto nel vederli morire lentamente tra atroci deliri.
Dai, bimba, allarga le gambe per cinque minuti e tutto finirà..
“Crepa..”. Il profumo di Bella finalmente mi giunse alle narici e spinsi la Volvo al massimo, non rispettando alcuno stop o segnale, se solo avessero provato a metterle le mani addosso, li avrei schiacciati come moscerini, avrei giocato con le loro ossa e sgranocchiato il loro cuore. I brividi mi correvano lungo la schiena, brividi di rabbia, brividi di divertimento. Volevo proprio dare loro una bella lezione pratica di paura e terrore.. la sua fragranza floreale non mi abbandonò.
- Stammi lontano-.  La voce del mio piccolo Bambi era strozzata, ma ferma. Un gemito uscì dalle mie labbra.. “Scappa”. Ma l’avevano circondata. Spensi la Volvo cercando di calmarmi, ero dietro l’angolo, vicino a lei, il suo odore a tentarmi. “Non posso farmi vedere da te, non posso..”. Ero disperato, speravo con tutto me stesso che riuscisse a scappare. Ringhiai ancora dondolandomi sul sedile e stringendo le mani a pugno. “Morti, uccidili.. le hanno fatto del male, che stai aspettando”. Continuavo a muovermi ossessivamente e a ringhiare, per cercare di calmarmi. Le loro gole strangolate dalle mie mani mi sembrarono lo spettacolo più bello ed entusiasmante a cui avessi mai potuto assistere.
“Scappa, Bella, scappa..”. ci provò.. si divincolò e cercò di camminare il più velocemente possibile. Ma loro erano in quattro, contro di loro lei non poteva nulla. “Lei..”.
- Non fare così, bellezza..-. Rispose il più vecchio inseguendola e ridacchiando.
Non sei diversa dalle altre, quando ti scoperò griderai come una puttana..
I miei occhi si tinsero di rosso, le mie mani si strinsero sul volante e smisi si respirare. “Al diavolo tutto.. lei è mia, non si tocca..chiaro?”. Misi in moto e accesi gli abbaglianti. “Siete fottuti, brutti stronzi..mai mettersi contro un vampiro”. Accelerai facendo derapare le ruote in modo da fare rumore e mi avventai con la macchina contro uno di loro. “Meriti solo di morire..”. Il volto pallido e terrorizzato del mio piccolo Bambi mi fece uscire fuori di testa,  persi completamente la ragione. “Ammassi di carne.. siete solo ammassi di carne..”. Ero deciso a nutrirmi del loro sangue dopo aver loro spezzato il collo. Sorrisi leccandomi le labbra.. “Buon appetito..”.
Qualcosa però mi colpì facendomi vacillare, Bella era immobile, tesa, decisamente poco intenzionata a cedere e io sbottai a ridere divertito e incredulo da quella scena. “Che cosa credi di fare, scricciolo..”. Frenai di colpo aprendo lo sportello.. non era finita lì. Sarei uscito dall’auto e li avrei ammazzati tutti.
- Sali..-. Le ordinai con voce roca. Ero veramente fuori di me.
Non attese oltre, si gettò sul sedile e io mi spinsi sullo sportello, sarei dovuto solamente uscire e poi.. in pochi secondi avrebbero urlato dal dolore e supplicato pietà. Guardai per un attimo la ragazza seduta al mio fianco. Mi osservava.. gli occhi incuriositi, ma non impauriti. Pieni di fiducia, rispetto, sollievo.. e amore. Deglutii a fondo cercando di respirare e inconsciamente tornai con le mani sul volante. Non potevo farle assistere a quella strage, ai suoi occhi sarei stato solo un mostro. Misi di nuovo in moto e distolsi lo sguardo da quelle fecce “Va via ..è in salvo. Non c’è bisogno di aggredirli, controllati”. Feci velocemente marcia indietro mordendomi le labbra per placare la mia rabbia e mi infilai sulla strada principale ad una velocità forsennata, non dovevo permettere alla mia voglia di ucciderli, al mio istinto, di correre più veloce della mia auto che si stava allontanando. “Sta bene, lei sta bene.. calmati”.
Le lanciai un’occhiata di sbieco, tratteneva il respiro ed era incollata al sedile.
- Allacciati la cintura..-. Le intimai spingendo ancora il piede sull’acceleratore. Sapevo che mi stava guardando. L’abitacolo era scuro, privo di luce e vidi i suoi occhi abituarsi all’oscurità e osservarmi frementi. “Non fissarmi così.. fiduciosa,  dolce, non lo merito”. Il suo profumò riuscì a distogliere per un attimo la mia attenzione da quei rifiuti umani e ispirai desiderando ardentemente che si avvicinasse di più, che mi abbracciasse, che mi calmasse.
Continuava a guardarmi grata e ammirata. “Smettila..”. Non abbassò gli occhi nemmeno quando le sue guance arrossirono. Sentivo il suo cuore battere forsennato nel petto e riconobbi l’attrazione che provava nei miei confronti. Immaginai il suo corpo caldo accarezzato da quegli schifosi e di nuovo la rabbia e il rancore mi sommersero.. “Torna indietro, uccidili..uccidili”. Strinsi i denti e il mio sguardo si fece d’acciaio. “Morte.. sangue..”.  La saliva velenosa mi impastò la bocca e la lingua sbattè sui miei denti tentando di calmare la voglia di affondare i miei canini nella vena del loro collo per farli gridare dal dolore.
- Stai bene?-. Mormorò con voce roca ed emozionata.    
“Smettila di desiderarmi..”.
- No..-. Non ero pronto a ricevere quella fiducia, quell’affetto.
Svoltai in un vicolo buio, non volevo che continuasse a fissare il mio volto contorto dal desiderio di uccidere, non volevo che mi considerasse un assassino. Spensi la macchina e cercai l’oscurità. “ Ti prego, stammi vicino..”.
- Bella?-. Cercai di calmare il desiderio di morte nella mia voce. Tentai..
Il suo corpo si avvicinò al mio. Si slacciò la cintura e si inginocchiò sul sedile vicino a me. Deglutii sentendo il suo profumo avvolgermi.. “Piccolo Bambi sta con me..”.
- Sì?-. mormorò roca. Sorrisi leggermente. Era difficile mantenere il controllo con lei così vicina, annusare quella fragranza di fresia e lavanda mi faceva perdere la testa.
- Tu stai bene?-. Contrassi la mascella per meglio nascondere la mia rabbia, ma il suo volto si avvicinò curioso al mio e osservò la furia cieca dentro di me senza nessuna traccia di paura. Cercai di non guardarla negli occhi, dovevo distogliere lo sguardo dal suo viso, ma volevo che lei sapesse, capisse cosa fossi in realtà. “No!”.
- Sì..-. Il suo sospiro mi solleticò la guancia e il veleno tornò prepotente ad inondarmi le fauci. “Ti voglio”. Ero teso, i miei muscoli erano contratti, la mia bocca e i miei canini erano desiderosi di assaporare quella  tenera carne, mi stavo eccitando e non ero sicuro di riuscire a controllarmi.
- Per favore, fai qualcosa per distrarmi-. Mormorai lasciandola scossa e stupita. “Così vicino a te, rischio di perdermi piccolo Bambi..”. Non volevo scostarmi da lei, sentii il suo odore circondarmi e desiderarmi, avvolgermi..il mio corpo reagì immediatamente desiderando unirsi al suo, supplicandola perché mi accarezzasse.
- Che cosa?-. Sussurrò Bella completamente confusa da quell’attrazione.
- Chiacchiera di qualcosa di poco importante finché non mi calmo-. Bisbigliai teso. Calmarmi con lei così vicina mi sembrava impossibile.. stavo morendo dalla voglia di stringerla a me e di affondare il naso tra i suoi capelli come facevo ogni notte. “Ti desidero..”. Pensare che avrei potuto perderla, pensare che non avrei mai più potuto proteggerla, guardarla.. mi pizzicai alla base del naso con il pollice e l’indice per tentare di nascondere al mio olfatto la sua fragranza floreale per qualche istante. “Non ce la faccio più..”.
- Uhm. Forse domani prima che inizino le lezioni investirò Tyler Crowley-. Disse alzando la voce e allontanandosi da me per rilassarsi ancora sul sedile. Riuscì veramente nel suo intento.. alzai gli angoli della bocca in un sorriso. “Come sei buffa e innocente, amore”.
- Perché?-.Le domandai incuriosito e divertito. Ora la situazione sembrava più sopportabile.
- Va dicendo a tutti che mi porterà al ballo di fine anno: o è impazzito, oppure sta ancora cercando di scusarsi per avermi quasi ammazzata... be', ti ricordi. E secondo lui quel ballo è chissà perché il modo migliore per farlo. Perciò, immagino che se metterò la sua vita a repentaglio saremo pari e non si sentirà più in dovere di risarcirmi. Non ci tengo ad avere nemiche, e probabilmente anche Lauren smetterebbe di tormentarmi se lui mi lasciasse perdere. Mi toccherà fare a pezzi la sua Sentra, credo. È un guaio, perché senza auto non potrà dare a nessuno un passaggio per il ballo di fine anno....-. non smise di chiacchierare gesticolando con rabbia. Immaginai il suo broncio e finalmente sorrisi.
- M'era giunta voce-. Risposi con tono tranquillo. Chissà se le avessi chiesto di venire con me al ballo di fine anno..
- Fino a te?-. ansimò venendomi più vicino e sfiorandomi il braccio con il seno. “Dio, allontanati..”.
Ancora ad occhi chiusi sentii il suo petto alzarsi e abbassarsi e ansimai.
- Be', forse se resta paralizzato dal collo in giù non potrà nemmeno partecipare, al ballo-. Bofonchiò sicura incrociando le braccia e continuando a guardarmi.
Sospirai e riaprii gli occhi per trovare il suo viso troppo vicino al mio. Le nostre labbra così vicine, quanto le avevo desiderate.. portai subito lo sguardo sul tetto dell’auto. Rimasi rigido e impassibile. Quella passione per lei mi avrebbe distrutto.
-  Cosa c’è che  non va?-. La sua voce flebile mi cullò dolcemente piena di preoccupazione. 
- Ogni tanto ho dei problemi di impulsività, Bella-. Sussurrai a mia volta tremando. “Mia, tu sei mia”. Immaginarla mentre quei tipi le facevano del male, mi mandò su tutte le furie e strinsi di nuovo le mani a pugno. - Ma non sarebbe affatto una buona cosa fare marcia indietro e assalire quei...-. La fissai cercando i suoi occhi che mi fissarono comprensivi. – Perlomeno..-. Bisbigliai furioso – è ciò di cui sto tentando di convincermi-.
Era come se sapesse perché quelle pupille nocciola sembravano capirmi, non c’era accusa, non c’era orrore, c’era un sentimento forte quanto il mio. Un’emozione profonda che la legava a me e che la faceva tremare ad ogni mia parola.
- Oh..-. Sorrisi della sua risposta confusa. Era strano anche per me che cercassi sempre di proteggerla in quel modo.
Il silenzio saturò improvvisamente l’abitacolo. Ma quando le sue dita mi scostarono i capelli dalla fronte il mio viso si girò di scatto verso il suo che, rosso di vergogna, mi stregò. La mia reazione le fece ritirare la mano e guardare il cruscotto con il cuore al galoppo.
- Jessica e Angela saranno preoccupate. Mi stavano aspettando-. Mormorò con la voce instabile. Non parlai, emozionato come un bambino, e girai le chiavi per accendere la macchina. Sentivo ancora la sua mano leggera sulla fronte e sospirai estasiato. “ Mi piace troppo.. decisamente troppo”.



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Capitolo 23
*** Avviso ***


La finfic è sospesa per un po' di tempo. Credetemi mi dispiace tantissimo, anche perchè io la adoro, ma ora come ora non mi sento di continuare. Deciderò se togliere tutto o meno a breve. Grazie che mi seguite sempre. Un bacione, Malia.

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Capitolo 24
*** Ristorante ***




Non parlo sto zitta..ma sussurro.. volevate liberarvi di me!! Brutta notizia..sono tornataaaaaaaaaaaa!!!! Ho riflettuto abbastanza, nessuno è mai stato tanto solidale nei miei confronti. Sono rimasta a bocca aperta, e di mollare proprio non mi va, non me la sento.. io a parte ringraziarvi e continuare non so cosa dire. Tranne come sempre.. GRAZIE.. come farei senza di voi? Non esisterei, questo posso giurarvelo. Ci metterei la mano sul fuoco.. e non me la fate mettere perchè altrimenti non scrivo più sul serio.. ^^ Ora non vo mollerò più.. mi dispiace troppo avervi in qualche modo deluso, ma darkness era un po' una parte della mia vita.. ma continuerà anche lei, sta iniziando in un altro forum (da capo) di cui il link è http://diariodicorte.forumcommunity.net/. Spero di riuscire presto a gestire anche un blog mio.. lo spero moltissimo. Allora che altro dire.. se scrivo è per me e per voi.. mi sono arrivate email di appoggio potenti e mi sono detta "Ah Malia e datte na svegliata nu pochettino". Spremute le meningi e fatto un concentrato.. Edward permettendo la notte.. (quello voleva sbranarmi), ho deciso, Malia is back (caro Robert.. non sei l'unico che torna, tu per i capelli, io per le fic.. e non rubarmi le idee per Edward chiaro? Altrimenti ti denuncio.. ma guarda sti attori.. ahahahahha). La grinta non mi manca, la voglia neanche, mi manca il vostro perdono e la vostra voglia di leggere. Che dite? Un bacio a tutti. Malia.



Ristorante.

Ero ancora scosso. Nonostante fossimo tornati indietro, in silenzio, senza parlare, sentivo elettricità tra noi. Il tocco lieve sulla mia fronte aveva sconvolto qualcosa nella mia anima e il suo profumo di fiori non mi aiutava a dimenticare quell’ossessione continua, quella tortura, quella follia che io non facevo che bramare di nascosto. Bella mi desiderava, mi voleva, e questo non mi aiutava a credere che potessi fare qualcosa per resisterle, il suo corpo reagiva in modo del tutto anormale per un essere umano. Lei.. lei.. era totalmente fiduciosa, totalmente mia e questo esaltava il vampiro in me in maniera animale, disumana, carnale. Tenera, calda, bagnata.. “Oddio sì.. sì, completamente mia”. Mi riscossi quando mi fermai nel parcheggio.
 -Come facevi a sapere dove...-. Iniziò lei, ma io la ignorai. Avevo assoluta necessità di scendere da quella macchina e respirare. “Tu la vuoi, la vuoi..la vuoi, mostro”. Scossi il capo inspirando forte.
- Cosa fai?-. Avevo aperto lo sportello e mi ero alzato inspirando profondamente. Il sollievo fu immediato.
-Ti porto fuori a cena..-. Le dissi imperscrutabile con tono severo. Sapevo che il mio viso tentava inutilmente di sorriderle, ma il mio corpo proprio non voleva dimenticare il suo profumo e dovetti fare leva su tutto il mio autocontrollo per non saltarle addosso e morderla. Sospirai estasiato cercando istintivamente la sua fragranza.. “No.. non farlo”. Mi allontanai di scatto sbattendo lo sportello e dirigendomi sul marciapiede. La aspettai lì, lo sguardo perso nel vuoto fingendo di pensare.
- Vai a fermare Jessica e Angela, non ho intenzione di rincorrere anche loro per Port Angeles. Non credo che riuscirei a trattenermi, se dovessi imbattermi di nuovo nei tuoi amichetti-.
Era una menzogna. Ero io l’essere più pericoloso per lei in quel momento, ne ero perfettamente consapevole, ormai era in salvo, dovevo lasciarla andare, dovevo.. strinsi le mascelle consapevole  di quanto non volessi concepirla lontano da me. Era mia, il mio “piccolo Bambi”, la mia piccola e nessuno, tantomeno quei luridi bastardi umani avrebbero osato portarmela via.
Il tono pericoloso della mia voce le fece spalancare gli occhi nel buio e allontanarsi leggermente scossa. “Finalmente hai paura”. Pensai con la morte nel cuore. “Hai paura di me..”.
Si voltò e inseguì le sue due amiche che la guardarono stupite.
Ma che fine aveva fatto?Ci ha fatto solo perdere tempo..
Non mi stupiva affatto che la Stanley non sopportasse Bella. L’altra invece sembrava sinceramente felice di rivederla. Non ascoltai nemmeno un minuto la loro conversazione, ma mi intrufolai guardando le due ragazze con un mezzo sorriso stampato sul volto.
- Vi disturba se mi unisco a voi?-. Mormorai dolcemente come se fossero le uniche donne esistenti sulla faccia della terra. Vidi Bella guardarmi con un viso sconvolto e incredulo, mentre le sue amiche cominciavano a formulare pensieri che cercai di scacciare immediatamente dalla mente. Erano stupite e attratte dal mio modo di fare. Schiusero le labbra aprendosi in un sorriso ebete e mi guardarono con il chiaro intento di sbattermi al muro e violentarmi. “Mahh..Forse ho tantino esagerato..”.
- Ehm... certo che no-. La Stanley ritrovò la voce solo dopo dieci minuti di silenzio imbarazzante.
- Uhm, in realtà, Bella, abbiamo già mangiato mentre ti aspettavamo... scusaci-.
Angela Weber continuava ad osservarmi come se avesse voluto leggere in me una verità assoluta.
Invitala a cena, invitala a cena..dai.. si vede che ti piace.
Pensava incrociando le dita dietro la schiena. In fondo non era male quella ragazza, mi piaceva che tenesse il gioco della sua nuova amica.
- Non c'è problema... non ho fame-. Rispose invece “occhi nocciola” facendo spallucce.
Mio dio Edward, ma come fai ad essere così maledettamente eccitante..sei un pericolo pubblico.
Aggrottai le sopracciglia al pensiero di Jessica Stanley e mi chiesi se Bella potesse mai pensare la stessa cosa di me. Un brivido mi percorse.. sarebbe stato bello leggerle nella mente mentre il suo corpo reagiva prepotentemente al mio. Mentre mi desiderava.
- Penso che invece dovresti mangiare qualcosa-. Parlai di getto. Non volevo che se ne andasse via subito, volevo che rimanesse con me. Quale scusa migliore dopo quello che le era accaduto.. averla tutta per me, soli, quella sera.. “Non provarci.. stupido.. non”. - Vi dispiace se accompagno io a casa Bella, stasera? Così non sarete costrette ad aspettarla mentre mangia-. La mia voce si fece così roca che a tutte e tre venne la pelle d’oca.. non desideravo altro che rimanere solo con lei, farla rabbrividire, imbambolarla, farla innamorare di me, poterla guardare, ancora e ancora..ancora.
“ Sei un animale, animale..animale. Vergognati”.
- Uhm, non c'è problema, credo...-. Bisbigliò alzando il capo incerta verso di me. Le strizzai l’occhio in modo seducente. Mi sentivo un predatore pronto per attaccare la sua invitante preda. La osservai arrossire e coprirsi le guance con i capelli. Le nostre teste chine ora si erano avvicinate. Odiavo starle così vicino, mi faceva venire voglia di toccarla.
- D'accordo. Ci vediamo domani, Bella... Edward-. La Weber sorrise ad entrambi spingendo la sua amica lontano.
Evvai finalmente!!! Speriamo bene, faccio il tifo per te Bella. Edward è fantastico..
Sorrisi e aspettai che si allontanassero. Mi chinai di più verso il suo viso e aspirai la sua fragranza.. “Sei mia”.
- Sinceramente non ho fame..-.  Mi disse con un filo di voce alzando gli occhi verso i miei. Non potevo lasciarla andare, non le avrei permesso di andarsene così. L’avrei costretta a stare con me altro tempo.. “No, non puoi farmi questo”. La mia espressione si fece dura e la vidi entrare in confusione.
 - Fammi questo piacere-. Mormorai deciso.
Mi diressi verso la porta del ristorante e la tenni aperta fissandola intensamente. “Voglio stare con te, chiaro?”.
Ci fissammo per un lungo istante.. alla fine Bella arrossì ancora e sospirò lasciandosi tentare dalle mie parole.
Entrai dopo di lei e vidi arrivare immediatamente verso di noi la ragazza che avrebbe dovuto farci da maitre. Ignorai il suo sguardo ammirato, anche se non riuscii a fuggire i suoi pensieri.
E tu da dove sbuchi, wow..vieni qui che ti sistemo io..
Il suo odore non era forte, coperto da profumi e deodoranti, ringraziai il cielo che non fosse stato leggermente più pungente, altrimenti non mi sarei controllato, romperle il collo mi avrebbe dato solo  un enorme piacere. L’occhiata che riservò al mio piccolo Bambi mi fece prudere le mani..si sentiva superiore, continuava a squadrarla sprezzante e sufficiente. “Se non ti faccio diventare la mia cena è solo per impeto di misericordia”. Cercai di calmarmi..dovevo calmarmi, ero un maestro dell’autocontrollo. “Ma cosa mi sta succedendo?”.
- Un tavolo per due..?-. La sua voce sensuale mi giunse alle orecchie infastidendomi prepotentemente. Guardò ancora Bella in modo sfacciato assicurandosi che non stessimo insieme e annuì compiaciuta.
È così sciatta, non potrebbe arrivare ad uno come lui.. fa sangue solo a vederlo..
“Controllati Edward.. fallo per il bene dell’umanità”. La seguimmo verso il centro del locale, dove ci indicò un tavolo per quattro. La rabbia che continuavo a contenere stava ormai per esplodere. Scossi il capo e mi avvicinai alla ragazza pronto per agguantarle il collo. “ Tu.. tesoro, non fare la furba con me”.
Le sorrisi dolcemente facendola boccheggiare e le allungai una mancia.
- Non c’è qualcosa di più appartato?-. Respiravo normalmente anche se a fatica. Ero impaziente di rimanere solo con “occhi nocciola”, avevo bisogno di sentire il suo profumo su di me, il suo sguardo..
- Certo..-. La vidi stupita dal mio atteggiamento, non si aspettava che mi potesse piacere realmente Bella - Questo va bene?-. Si avvicinò a una serie di separè vuoti e questa volta io assentii soddisfatto.
- Perfetto..-. Le sorrisi ancora in modo seducente e la donna mi guardò imbambolata e completamente stordita.
Vieni a letto con me, ti prego..
- La cameriera arriva subito..-. Biascicò poi sognante. Chiusi subito la mente ai suoi pensieri, probabilmente mi stava spogliando con gli occhi e non solo.. meglio evitare. Dondolò su se stessa in modo incerto e si rifugiò correndo in cucina.
- Non dovresti trattare così le persone, non è per niente corretto-.
Mi girai di scatto trovando il viso di Bella che mi studiava sconvolto. Era di nuovo così vicina.. come mai non me ne ero accorto? “Ancora.. vieni qui..piccolo Bambi, vieni qui”.
- Trattarle come?-. Sussurrai malizioso. Sapevo dove voleva arrivare e mi accostai di più a lei cercandole il viso.
- Abbagliarle in quel modo per fare colpo. Probabilmente è corsa in cucina a cercare di riprendere fiato-. Mi disse distogliendo lo sguardo e mordendosi le labbra.
La osservai confuso. Davvero pensava che volessi in qualche modo far colpo sulla cameriera? Non cercavo altro che il “suo” interesse, il “suo” desiderio, il “suo” amore e la “sua” attenzione.. nessuna donna, nessuna mi ossessionava come il mio piccolo cerbiatto.
- E dai, non dirmi che non ti rendi conto dell'effetto che fai-.
Tremai e lei con me.. oh sì che me ne rendevo conto, e una domanda continuava a torturarmi senza sosta.
Inclinai la testa di lato, inspirando la fragranza naturale dei suoi capelli e lei rabbrividì inconsapevolmente - Faccio colpo su tutti?-. Espirai facendole mancare qualche battito.
Alzai una mano per toccarle una ciocca castana, bramavo anche solamente una carezza, ma forse lei intuì il mio movimento e si sedette immediatamente guardando fisso sul tavolo.
- Non te ne sei accorto? Pensi che chiunque sia capace di fare quel che desidera così facilmente?-.
Sussurrò senza alzare gli occhi. Mi misi seduto di fronte a lei e mi accostai più vicino per trovare i suoi occhi confusi e ardenti di desiderio.
- Abbaglio anche te?-. Bisbigliai mentre ci fissavamo con la smania di due amanti segreti.
Volevo saperlo.. Bella continuava a muoversi sulla sedia, a toccarsi i capelli, ma non distolse mai lo sguardo dal mio. “Dimmi di sì, me lo dice il tuo corpo.. non mi mentire..”. Lo volevo sentire dalla sua voce, volevo sentire quanto fosse attratta da me. “Dimmelo amore..”.
-Spesso-. Confessò con il cuore in gola. Ero felice, lei mi desiderava quanto io volevo lei, anche se era solo una stupida illusione io ero maledettamente contento di essere il centro dei suoi pensieri.
La cameriera arrivò fin troppo presto e mi trovai costretto a rivolgerle la mia attenzione di malavoglia.
- Ciao, mi chiamo Amber, e stasera mi occuperò di voi. Cosa porto da bere?-.
La osservai perplesso. Sembrava sull’orlo di esplodere dalla voglia di parlarmi e quello che aveva appena detto sembrava più  una confessione d’amore in piena regola. Guardai distrattamente Bella aspettando che rispondesse.
“ Ecco perché fino ad oggi non mi sono innamorato..”.
- Per me una Coca-. Fece Bella fissando perplessa la tipa.
- Due-. Aggiunsi. Non per me ovvio, sentivo che avrebbe avuto molta sete.
- Ve le porto subito-. Non la degnai di uno sguardo, continuando a guardare Bella che mi osservò  di rimando aggrottando le sopracciglia accigliata.
-Cosa c’è-. Mi chiese non appena rimanemmo soli. Poggiai le mani sul tavolo e la fissai apertamente. “Dio se sei bella..”.
- Come ti senti?-. Sembrava stesse bene, era tranquilla. La sua espressione era fiduciosa e serena. Mi piaceva si sentisse così accanto a me, da un lato lo odiavo.. ma dall’altro mi eccitava da morire.
- Bene..-. Rispose con troppa foga. “Con me stai bene piccola? Vicino a me?”.
- Non ti senti scossa, con la nausea, infreddolita?-.
Alla mia domanda sporse le dita sul tavolo e cominciò a torturarle. Era confusa.. non capiva cosa stessi cercando di dirle e io stesso non lo capivo fino in fondo. Forse stavo parlando dei suoi assalitori, o forse.. forse della vicinanza con me. Avevo paura che lei fuggisse disgustata, avevo il terrore che percepisse quanto fossi gelido.. scostante.
- Dovrei?-. Le nostre mani si sfiorarono e io le sorrisi impercettibilmente.
- Be', in realtà sto aspettando che tu entri in uno stato di shock-. “Così posso approfittarmi di te..mh?”. Ammiccai con gli occhi per farle capire e la vidi  arrossire e nascondere il viso tra i capelli. Sì, era decisamente imbarazzata, scossa e.. ingoiai la saliva.. emozionata come me. Il suo cuore batteva impazzito e il suo sangue pulsava scosso nelle vene. Stavo impazzendo di piacere..
- Non credo che succederà-. Alzò lo sguardo sfidandomi. E così pensava di riuscire a resistermi in qualche modo.. i suoi pensieri si fecero lontani.
- Sono sempre stata brava a reprimere gli episodi spiacevoli-. E ora aveva chiaramente glissato le sue emozioni parlando dei suoi pseudo-violentatori. Le tenni il gioco.. sapevo benissimo che il problema ero io, le sue emozioni incontrollate verso di me.
- Comunque sia, starò meglio quando avrai assunto un po' di cibo e zuccheri-.
Patetico.. solo un patetico tentativo di preoccupazione.. non aspettavo altro che accarezzarla, toccarla, viverla. Io un vampiro..con un insano istinto di desiderio verso un’umana, che cercavo di  preoccuparmi per cosa? Potevo ucciderli, trovarli e massacrarli.. e farle dimenticare tutto con un sorriso. Falso, solo un ipocrita.. in realtà la volevo mia, agivo per mero egoismo. Sarei arrivato fino in fondo ormai.

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Capitolo 25
*** Nuova Teoria ***





E io che volevo rispondere a tutti i commenti.. se se, il direttore del giornale mi ha dato appuntamento per questo pomeriggio. Mah.. io non lo so che pizza, cioè.. uff, ma io voglio parlarvi!! Sennò che gusto c'è.. allora come sta andando questo Midnight Sun? Vi piace? Che ne pensate? Mi sembra che si stia sviluppando abbastanza bene che dite? Ora mi faccio i film da sola. Ahahahaha.. ormai parliamo io ed Edward a tavolino sulla mia scrivania mentre io scrivo gli articoli lo sento che mi sussurra "dai dai, vai avanti con la fic" e io gli dico "rispondi tu hai commenti?". E lui ovviamente è pigro dice di no.. uff ma come devo fare.. io vi ringrazio. Avete superato le mie aspettative, 49 commenti!! Mi lusinga questo vuol dire che questa storia piace!!! E io saltello perchè io personalmente la adoro, e voi mi seguite e io sono felice!! (Ok Malia basta metti un freno alla tua ilarità.. stop frena, frena..). Ok Ok promesso, il prossimo capitolo non lo posterò finchè non rispondo ai commenti (ora commentano in due.. ahahahah così Malia posta in fretta). Sarebbe divertente penso mi verrebbe da ridere.. Vabbè ho già parlato troppo, cerotto sulla bocca.. vi lascio al nuovo capitolo!!!!! Vai Ed tocca a te.. ( questa Malia te la potevi rispoarmiare).



Nuova teoria.



“Di nuovo.. ”. La cameriera tornò con il cestino del pane e dei grissini, indugiando troppo sul nostro tavolo per i miei gusti. Poggiò entrambe le bibite davanti a noi e continuò a fissarmi con aria adorante. Feci veramente fatica a controllare la voglia di lanciarle un’occhiata di puro disprezzo.
- Siete pronti per ordinare?-.
Si rivolse verso di me e io la ignorai deliberatamente guardando altrove. “Qualcuno ce ne scampi e ce ne liberi, vi prego”.
- Bella?-. Dissi allora cercando di distogliere l’attenzione della ragazza, ma fu assolutamente impossibile, non aveva occhi e pensieri che per me.
- Ehm... per me i ravioli ai funghi-. Bella era in totale imbarazzo, la capivo. E io mi stavo innervosendo, volevo stare da solo con lei.
- E per te?-. Mi rivolse un sorriso che doveva essere ammaliatore e aggrottai la fronte soffocando una risata.
- Per me niente..-. coprii la bocca con la mano sotto lo sguardo comprensivo del mio piccolo Bambi e lo trovai un atteggiamento molto intimo da condividere. Mi piaceva quella complicità con lei, forse troppo.
-Se cambi idea, fammi sapere-. Cinguettò in modo squallido, facendomi rabbrividire. Continuai a fissare il legno duro del tavolo e sospirai sollevato quando se ne andò, scontenta della mia disattenzione.
- Bevi..-. Ordinai alla mia piccola umana fortemente infastidito.
La guardai portare il bicchiere alle labbra e socchiudere gli occhi. Rimasi affascinato dal movimento impercettibile della sua bocca che si schiuse leggermente. Tremai immaginando di poter toccare io quelle labbra rosse e morbide. E lei? Avrebbe risposto al mio bacio? Lasciai che la mia mente fantasticasse e mi accorsi di quanto desiderassi starle vicino, toccarla.
Le avvicinai anche la mia Coca, con un gesto lento, sperando ne volesse ancora, ed ebbi ragione di crederlo.
- Grazie..-. Mormorò prendendola e inclinando la testa per guardarmi mentre beveva.
La reazione del mio corpo fu del tutto inaspettata, ma forse avrei dovuto immaginare che quel suo modo di fare così ingenuo mi avrebbe stregato. Gli occhi nocciola fissi nei miei alla luce ovattata del ristorante.. le sue labbra poggiate sul vetro del bicchiere… il suo cuore che batteva all’impazzata... rimasi completamente disarmato di fronte a quella sensazione di attrazione inconfondibile. Ero nudo di fronte a lei, senza difese..
Rabbrividì leggermente e io la fissai conquistato.
- Hai freddo?-. Sussurrai in modo dolce. L’avrei scaldata volentieri io se fossi stato caldo..
- E’ la Coca..-. Si giustificò arrossendo. Si strinse di nuovo nelle spalle tremando.. forse non era la bevanda. Era la mia vicinanza..strinsi i denti consapevole di quanto fossi freddo.
- Non hai un giubbotto?-. Le domandai socchiudendo gli occhi. Probabilmente il mio tono di voce era stato sin troppo deciso, come di rimprovero.
- Sì…Oh... l'ho lasciato sulla macchina di Jessica-. Bisbigliò completamente rossa di imbarazzo.
“Non farlo.. non ti azzardare.. non”. Mi sfilai il giaccone.. e glielo porsi aspettando che lo afferrasse. Mi guardò rossa in viso e sporse le dita per prenderlo. Le nostre mani si toccarono per un breve attimo e lei strinse subito la giacca su di sé arrossendo vistosamente e distogliendo lo sguardo.
- Gr.. grazie..-. Mi resi conto che dovevamo sembrare una coppia di innamorati al nostro primo appuntamento e l’idea mi fece sorridere.
Tornai con lo sguardo su di lei e trattenni il respiro quando notai i suoi occhi scorrere su di me, sul mio corpo, lasciando poco spazio alla fantasia. Lessi stupore profondo.. desiderio, voglia e curiosità. Ignorai la fitta di piacere allo stomaco e aspettai che si infilasse la giacca. Sorrisi leggermente. Si avvolse nel giubbotto con l’aria di una bimba indifesa e lo annusò ripetutamente provocandomi degli spasmi dritti nel bassoventre. Sapevo che il mio odore le sarebbe piaciuto. “Mostro..”. Arrotolò le maniche mordendosi le labbra e io la fissai compiaciuto. “Animale..”. Cercai di ripeterlo più volte nella mia testa, cercai di convincermi di esserlo, ma la mia anima esultava ad ogni sua reazione verso di me. “Le piaccio..”.
-Quel blu dona molto alla tua carnagione-. “Ma che diavolo sto dicendo?”. Adesso anche i complimenti spontanei. La osservai vergognarsi e nascondersi dentro il colletto. Spinsi il cesto del pane, come se non avessi detto nulla, verso di lei che mi guardò scuotendo il capo ancora immerso nella giacca.
- Davvero, non sono in stato di shock..-. mormorò allontanando il cestino. Inutile far finta di preoccuparmi che potesse avere un attacco di panico da un momento all’altro, stava bene, la sua carnagione era rosea.
- Dovresti: una persona normale reagirebbe così. Non sembri neanche scossa-. La rimbeccai sperando di pungerla sul vivo, di farmi dire ciò che realmente la turbava.
- Vicino a te mi sento così sicura-. Bisbigliò guardandomi sinceramente negli occhi. “Non ti fidare di me, non fidarti.. io non sono come pensi”. La imprigionai.. non le permisi di scappare e feci tremare le sue palpebre incatenando le sue iridi. Aggrottai subito la fronte perplesso e scossi il capo velocemente lasciando la presa sul suo sguardo. 
- È più complicato di quanto avessi immaginato-. Dissi sovrappensiero.
Lo era veramente.. non aveva affatto paura di me e io la volevo troppo nella mia vita per rinunciare. Affogai nella speranza che forse non sarebbe fuggita, che mi avrebbe amato, ma scacciai quel pensiero dandomi del pazzo. “Non ti accetterà mai..”.
- Di solito quando hai gli occhi così chiari sei di buonumore-. Alzai la testa di scatto, stupito. Quell’osservazione riuscì a distrarmi, rimasi meravigliato dalla sua espressione decisa.
- Cosa?-. Aveva notato ancora il cambiamento di colore dei miei occhi.. “ Dio.. non è possibile”. La mia gola era stretta in una morsa d’acciaio.
- Quando hai gli occhi neri sei sempre intrattabile, almeno così mi pare. Ho una teoria-.
La sua voce era malferma, probabilmente le stavano tremando le mani, ma in quel momento sentii il solamente il terrore crescere dentro di me. “No,non può averlo scoperto. Calmati”.
Allungò una mano prendendo un grissino e sgranocchiandolo distrattamente.
Ero disorientato. Si era forse accorta che avevo “fame” quando i miei occhi cambiavano colore?
- Un’altra?-. Socchiusi le palpebre fissandola nella penombra. Bella finse totale indifferenza, come se ciò che stava per dirmi fosse stato del tutto normale.
- Già -. Commentò alla fine senza però incrociare il mio sguardo. “Non lo sa, non sarebbe così tranquilla. Non può saperlo”.
- Spero che stavolta tu sia un po' più fantasiosa... o hai preso ancora ispirazione dai fumetti?-. Mormorai  punzecchiandola. Il sorriso di scherno che le lanciai non riuscì a nascondere la mia agitazione.
Mi sporsi allungando le braccia sul tavolo e i suoi occhi scattarono immediatamente nei miei. Non si allontanò e i nostri visi si fecero improvvisamente di nuovo vicini.
- Be' no, non ho copiato dai fumetti, ma non è neanche un'invenzione mia-. Bisbigliò con voce bassissima sospirando sul mio viso.
Mi avvicinai ancora e questa volta lei mi sorrise incerta.
- E..-. Sussurrai perso completamente nel colore dei suoi occhi. Adoravo provocarla.
Ci guardammo in silenzio lasciando scorrere il tempo. Mi fissava con una tale fiducia, una tale innocenza che provai un moto di disgusto verso me stesso. Ma le sue labbra tremanti e il modo in cui si toccava i capelli mi fecero capire che non era affatto calma, che dentro di lei esplodevano le stesse emozioni che attraversavano me. “Desiderio”.
“ Potrò mai baciarla?”. Mi chiesi improvvisamente, abbassando lo sguardo sulla sua bocca.
A quel punto sentii la cameriera alle mie spalle e mi allontanai fulmineo da Bella. Un ghigno inconsapevole si disegnò sul mio viso e sentii i nervi tendersi nervosamente e la voglia di saltare addosso a quella ragazza così forte che mi aggrappai al tavolo con troppa forza. Ero arrabbiato.. aveva scelto il momento sbagliato per interromperci. Ero furioso. Mise gentilmente il piatto di fronte al mio piccolo Bambi e si voltò ancora verso di me.
- Hai cambiato idea? C'è qualcosa che desideri?-. La mia mente si chiuse a quelle parole. Sapevo benissimo cosa intendesse dirmi. Ricordai a me stesso di tenere sotto controllo i miei istinti.. uccidere un essere umano solo per rabbia non avrebbe certo aiutato la scelta di non essere un mostro che avevo fatto tempo prima.
Sorrisi mellifluo -No, grazie, soltanto altri due bicchieri di Coca-. Con la mano le indicai il tavolo, per farle notare la cosa e lei prese immediatamente i due bicchieri vuoti allontanandosi.
Mi rilassai quel tanto da poter affrontare di nuovo il discorso che la cameriera aveva improvvisamente interrotto.
- Dicevi?-.
Incalzai Bella inclinando la testa di lato per osservarla meglio.
- Ti dirò tutto in macchina. Se...-. Si fermò di scatto fissandomi attentamente.
- Ci sono delle condizioni?-. Il mio tono si fece minaccioso e soffocai un ringhio sul nascere. Avevo paura, sembrava troppo sicura.. per la prima volta nella mia vita avevo il terrore di perdere qualcuno per sempre. “Piccolo Bambi ti prego dimmi cosa stai pensando in questo momento”.
- Anche io ho qualche domanda da farti..ovviamente-. Mi sfidò con lo sguardo e io ammutolii non trovando di meglio da dire.
-Ovviamente..-. Strinsi i denti e per un breve secondo vidi i suoi occhi intristirsi a causa del mio atteggiamento scostante. “Ci risiamo.. no ti prego, non farmi questo”.
La ragazza tornò con le bibite, ma questa volta non parlò, si limitò ad andarsene delusa.
- Be vai avanti..-. Le dissi scontroso, mentre prendeva un sorso di Coca Cola.
- Cosa sei venuto a fare a Port Angeles?-. Mi domandò cogliendomi nuovamente alla sprovvista. “Sono venuto per te, perché ti amo e voglio proteggerti”.  Congiunsi le mani di fronte alla bocca e sorrisi. Non ci avrebbe mai creduto, eppure io ormai vivevo solamente per lei. Non aveva senso nient’altro nella mia vita, se non quel piccolo agnellino indifeso che mi faceva tremare di passione.
- La prossima-. La fulminai con un’occhiata da sotto le ciglia e la vidi accennare una smorfia affascinata.
-Ma questa era la più facile-. Sussurrò cercando i miei occhi che le restituirono uno sguardo pieno di desiderio.
- La prossima-. La mia voce di fece profonda e perentoria. Soffrivo..soffrivo perché non ero ancora pronto a perderla, non ero pronto per vederla scappare via da me. “Basta..”.
Prese in mano la forchetta togliendola dal tovagliolo e giocherellò con un raviolo nel piatto. Sembrava pensierosa.
-D'accordo-. Mormorò fulminandomi con una sguardo –Diciamo, per ipotesi, certo, che... qualcuno... sia capace di leggere la mente, i pensieri altrui, ecco... con qualche eccezione-.
Socchiusi le palpebre e tremai. “No!!”.  Il desiderio di lei aumentò prepotentemente, piccola umana sciocca che aveva letto nel mio cuore.. mi chiedevo come avesse fatto, come ci fosse riuscita.
-Una sola eccezione, per pura ipotesi-. Bisbigliai.. poggiando le mani sul tavolo e stringendole a pugno. “Solo lei”. Il mio unico piccolo Bambi, la mia bimba.
- Va bene, con una sola eccezione-. Ci guardammo e lei capii. “Maledizione”. Eppure era così bello stare al suo gioco.. così sarebbe stato più facile rivelarle tutto. “ Oh no, non farti venire strane idee..”.
- Come funziona? Che limiti ci sono? Come può quel... qualcuno... trovare una persona nel posto e nel momento giusto? Come fa ad accorgersi che è in pericolo?-.
Le sue domande incalzanti mi fecero rabbrividire. Sospettava che io l’avessi seguita? Non poteva essere.. eppure..
- Per ipotesi?-. Domandai calandomi nel gioco perfettamente.
- Certo-. Rispose lei sorridendo leggera.
- Be', se... quel qualcuno...-. Iniziai incerto. “Ma che stai facendo?”. Non riuscivo a credere di stare cedendo, quella ragazza riusciva veramente a farmi perdere la testa.
- Chiamiamolo Joe..-. Continuò Bella invitandomi ad andare avanti.
-Vada per "Joe". Se Joe avesse fatto attenzione, non sarebbe stato necessario essere tanto tempestivi-. Proruppi innervosito facendo una smorfia. Se solo quelle “fecce” le avessero messo le mani addosso, a quest’ora sarebbero già stati dissanguati e morti lungo la strada. Ci era mancato veramente poco.. pochissimo.. tremai di piacere al ricordo di quello che potevo fare loro. “ No.. piccola no, non avrei potuto sopportarlo se ti fosse successo qualcosa. Quei.. quei..”.
-Solo tu sei capace di cacciarti nei guai in una città così piccola. Sai, eri sul punto di rovinare un decennio intero di statistiche locali sulla criminalità-.
Cambiai improvvisamente direzione scoprendo le carte. Al diavolo gli pseudo-personaggi. Io volevo parlare di me e lei.
-Stavamo parlando di una situazione ipotetica-. Fece decisa contraddicendomi.
Sorrisi della sua impassibilità forzata e scoppiai a ridere guardandola con amore. “La mia piccola, solo mia..”.
- Sì, certo. La chiamiamo Jane?-. La fissai maliziosamente e aspettai una sua reazione infastidita.
Invece con mio stupore si allungò sul tavolo ignorando il piatto e io feci lo stesso, inevitabilmente attratto.
- Come facevi a saperlo..-. Le sue parole mi sfiorarono il mento e io impazzii. Le mie difese crollarono e i nostri sguardi si incatenarono fino a perdersi. “Dille tutto, avanti.. dille che non ce la fai senza di lei, dille che la ami”. Forse, forse mi avrebbe accettato anche come vampiro, forse..
Ero incerto, combattuto, la volevo così tanto, non avevo mai desiderato così tanto qualcuno nella mia vita.
- Di me ti puoi fidare, già lo sai-. Mormorò senza esitare. Le sue mani si allungarono verso le mie strette a pugno ma le ritirai. “No” avrebbe subito percepito quanto fossi freddo e gelido, un contatto così diretto era assolutamente da evitare. Non potevo lasciare che lei mi toccasse, non potevo assolutamente lasciare che le sue dita sfiorassero le mie in un contatto troppo intimo. “Hai solo paura.. vigliacco”.
- Non so se ormai mi resta altra scelta-. Bisbigliai distrutto in modo quasi impercettibile. Ero totalmente innamorato di lei, totalmente estasiato, ero suo, le appartenevo come uomo e come vampiro.

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Capitolo 26
*** Paura ***




Marziaaaaa... ho letto la tua mail. Sia mai che non aggiorno mid sun, tu mi dici quello che devo fare e io lo faccio.. ahahahah!!! ^^ Insomma divertiti la prossima settimana. Tornando ad Edward, è proprio innamorato perso il nostro Ed, mi domando che sensazioni possa provare un vampiro che per 100 anni non si è mai interessato alle donne, Bella deve averlo proprio stregato. Oh no?? Sto cercando un po' di esprimere questo fascino.. Allora stiamo entrando nel vivo della storia, finalmente. ^^ Sono tanto curiosa anche io...
Ahhhh.. Edward come sempre vi saluta.. ahahah ^^ e mi dice di scrivere bene i suoi pensieri.. sto scemo ehehehh^^ (Misà che qua la pazza sono io). Va bene dai.. vi lascio al nuovo capitolo. Ma prima rispondo ai vosti commenti. Un bacione e grazie a tutti, Mali.

La risposta di Malia:

Goten: Sono contenta che tu riesca a vedere le immagini scorrere davanti a te con questa ficci, io la adoro semplicemente, speriamo che ogni capitolo ti faccia sempre lo stesso effetto! Ci spero.. vediamo come me la cavo con questo. Ma più vado avanti più è facile capire Edward.. almeno.. il vampiro che è in lui e l’uomo che lotta con lui. È divertente.. all’inizio era molto più difficile.
EsthelBlackAngel: Dovrei scrivere un capitolo.. Ed e le sue frustrazioni.. ahahah così ti faccio contenta.. ahahah!! Veramente siamo in due.. a me la cameriera stava antipatica, perciò.. ahahah. La facciamo fuori noi.. ahahah!! ^^ ok ok scherzo. Ho aggiornato presto questa volta, almeno credo.. oddio mi sono dimenticata l’ultima volta che ho aggiornato. Caso disperato Malia, non ti ricordi mai niente, non è possibile.. Vabbè. Comunque anche io voglio sapere che succede quindi spesso do’ precedenza a mid sun lo ammetto. Sono curiosa di vedere Edward che entra nella mia testa.. mffffhhh.. se se.. vabbè adesso ti lascio al capitolo. Un bacioneeeee… BACIOOOO!!
rita14: Eih Rita!!! Ma ciaoooo!! Me molto felice che questa fic continua a piacerti. Sei un tesoro a seguirla.. anche a me piace tanto Ed.. ti lascio al chappy. Un bacino grande. Mali.
mistica88: No no, è ancora il prossimo quello del viaggio in macchina, qua finisce quello del ristorante. Ci stiamo avvicinando al momento più importante della storia.. vediamo che succede. Neanche io lo so, so solo che sto creando una cosa diversissima da quella della Meyer. Un bacione e grazie per il commento. Malia.
ale03: Tu adori leggerla mid sun e io adoro scriverla direi che siamo pari eheheh!!Ale ma veramente tu ci sei ovunque ormai.. anche io la penso come te, mi sarebbe piaciuto legger ei pensieri di Mid Sun scritto dalla Meyer, ma sarebbe stato sempre più soft di come l’avrei immaginato io sicuramente, perciò tiè.. ecco qua un vampiro in piena regola, c’è a chi non piace, a chi sì, ma a me fa sinceramente impazzire c’è poco da fare. Ahahah.. Come puoi vedere sono riuscita a rispondere ai commenti mi sto impegnando.. che brava malia eh?? Sta facendo la brava bimba.. eheheh!! La smetto va. Insomma siamo a buon punto con questa storia che dici? A proposito hai detto che non ti sentivi bene, ora come stai? Spero meglio tesoro, un bacione e grazie per i tuoi commenti. Bacione. Malietta.
_Niki_: rivisitando Twilight, stanno uscendo fuori delle parti che io proprio non mi ricordavo.. e a volte non so proprio che pesci prendere.. non è per niente facile.. proprio per niente. Ma me la sto cavando per pra.. abbastanza bene.. speriamo continui così. Grazie per i complimentiii.. Malia.
francy79: O___O Non ho parole per esprimere il tuo commento.. se non GRAZIE! Cioè grazie dei complimenti, ma veramente ti ho fatto commuovere? Oddio.. non so se essere orgogliosa o avere paura è una grossa responsabilità. Tornando alla fic, manca ancora un capitolo al ritorno a forks, siamo ancora al ristorante, però spero che ti piaccia anche questo. Io cerco sempre di scrivere emozioni e sentimenti tipici dell’amore e della cotta, dove tutto quello che fa l’altro sembra WOW, ho pensato che Edward dovesse sentire tutto questo, ma tutto amplificato dalla sua natura vampira. Beh.. dai mi sono dilungata ti lascio al capitolo.
Mekare: No, spiega, ti faccio venire anche mal di stomaco.. ahahah!! Dimmi di no.. ahhaah.. ti prego haahah.. :-P comunque sono felicissima che questo Edward ti piaccia, ma io come devo fare, mi sono cotta pure io di lui (n’evvero io amo Emmett,Kellan).. ahahah!! Ma ora i pensieri di Edward scorrono in me più facilmente.. sono contenta!! Beh ti ringrazio per tutti i complimenti.. ti lascio alla lettura!! Un bacino Malia.
fofficina: Crepuscolo aggiornata.. ehheh^^ ora veniamo a Mid Sun, sono contenta che l’ultimo capitolo ti sia piaciuto e spero che anche questo ti piaccia veramente.. eheheh.. io cerco sempre di migliorarmi per quanto possibile. Spero che i capitoli saranno sempre più belli, un bacione e grazie che mi segui e commenti sempre. Malia.
Ele_Cullen: Anche a me piace tanto questa fic davvero tanto, mi impegno sempre di più a scriverla devo dirlo,perché mi appassiona e perché sono curiosa anche io di vedere come andranno le cose.  Grazie per tutti i complimenti.. ^^ Mi fanno sempre contenta e mi spronano, aggiorno più in fretta che posso come sempre. Spero che anche questo capitolo ti piaccia.. un bacio e grazie per il tuo commento Ele. SMACK!
Sabry87: Grazie mille Sabry, sono felice che il punto di vista di Ed ti interessi e ti piaccia. Vediamo ora il nuovo capitolo, stiamo entrando nei momenti più belli della storia. Un bacino e grazie del tuo commento. Malia.
micino:ai ai..sei poco paziente?  La vedo brutta per me allora.. dovrò aggiornare più in fretta. Aiuto.. ^^una parola.. ehehe.. speriamo di farcela. Sono però contenta che la fic ti piaccia. Ti lascio subito al nuovo capitolo. Buona lettura e grazie tantissime del commento. Malia
gerby88: non ci vai lontano, il direttore mi ha rapita..ahah no beh sì vuole farmi scrivere di cronaca nera romanzata e psicoanalizzata.. bello eh? A quanto pare gli ho raccontato di darkness e mi fa che trattava? E io sesso e violenza.. e lui perfetto.. vai sulla cronaca nera.. ahaha andiamo bene aahah.. fantastico!! Tornando a questa midnight sun.. ebbene sì lo confesso.. Edward è peggio di un avvoltoio sulla spalliera!!! Sta qui e mi detta.. proprio sull’orecchio e mi dice “ se non scrivi ti mordo”, veramente io ho cercato più volte di farmi mordere ma lui è furbo.. molto furbo non ci casca… ufff.. ma come si fa a resistere al fascino del vero vampiro eh? Ahahhah sto giocando. E ogni tanto mi dice.. “uccidi la cameriera” e io “guarda che nella storia originale non l’hai ammazzata” e lui “ma io non la sopporto?” e io “non credevo fossi così bambino” e lui “ e  io ti mordo” e io “fai pure” e lui “no finchè non finisci la storia”.Mah..bastarddoooo.. scusa il termine. Oddio mi sono dilungata tantissimooo.. ti lascio a Eddy.. e al nuovo capitolo. Spero ti piaccia. Malia.
garakame: ma grazie dei complimenti!!!! Macri.. che gentile, devo dirlo anche a me è piaciuta moltissimo quella frase. L’ho adorata.. sapere che Edward si sente vulnerabile di fronte a Bella è vero amore, è dolcissimo, nonostante lui poi sia invincibile.. che carinoooo!! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, grazie del tuo commento e buona lettura con l’ultimo capitolo nel ristorante..Un bacio! Malia
Flockkitten: è vero, i pensieri di Ed, sono così dolci, intensi e innamorati, ma alla base lui ha sempre paura, ha il terrori di perderla.. questo è proprio da innamorati!! Comunque Bella vediamo come reagisce all’atteggiamento di Edward. A volte mi domando se è veramente Twilight.. a volte mi stupisco di quanto non c’entri proprio niente.. è assurdo..eheheh^^ comunque sono felice che ti piaccia ^^ Moltissimo. Ti lascio al nuovo capitolo.. un bacino e grazie del commento.Malia.
Himi87: Grazie del complimento tesoro, sono felice che ti piaccia come descrivo Edward, è lui che entra nella mia testa e combatte.. per uscire fuori, è strano ma le passioni di Edward le sento un po’ mie. :-) Comunque eccoti il nuovo chappy, spero vivamente ti piaccia.. :-) Un bacio e grazie. P.S. Anche Eddy ti saluta,ha detto che una notte di queste viene da te e ti morde.. se puoi aprire la finestra.. hahaahha^^
steffylove: Davveopensi che questo midnight sia valido come quello della Meyer mi rendi felice.. so che io lo vedo in modo molto diverso e se vogliamo molto più forte e animalesco, passionale, istintivo, ma lo faccio molto più vampiro. L’ho stravolto, ma io lo immagino così, poi ognuno si fa una sua idea lo ammetto. ^^  Però lo ammetto anche io odio la cameriera, che nel film è odiosissima.. ahahah^^ Beh dai ultimo chappy nel ristorante poi entriamo nel clou della storia, che io modificherò un po’, niente paura, metterò solo dei capitoli incentrati molto sulle domande di Ed e Bella e sul loro rapporto diciamo, sulla loro attrazione.. mh?che dici? Ora però ti lascio al chappy mi sono dilungata.. un bacino. Malia.
Vitti: Hai completamente dimenticato quello della Meyer?O_____OCredo che questo sia un grande grandissimo onore.. c’è poco da fare.. mi devo impegnare e finire questo mid sun. Grazie Vitti.. prometto di impegnarmi. GRAZIE GRAZIE.. un bacione. Devo dire che è un orgoglio.. ^^ Malia.
sarapastu: Da quello che ho capito i vampiri provano tutto e tutto insieme, pensano tutto e tutto insieme, insomma la loro mente non è come la nostra..quindi immagino quanto sia potente quello che prova lui, deve essere molto difficile da descrivere.. credo proprio di sì. Ma immagino che insomma un po’ di questa confusione io l’abbia trasmessa da quello che mi dici.. Grazie del commento sarina ci sentiamo su msn.. mh? Un bacio e grazie come sempre. Bacionee..
malaussene: Ok non rispondo al tuo commento.. non sto rispondendo.. non sto rispondendo.. no ora sto giocando. Che dire.. grazie.. ^^ Mi rende orgogliosa quando qualcuno mi dice che il mio mid sun è meglio di quello della Meyer ma non so mai come reagire, è una bella responsabilità.. bella tosta.. non mi posso distrarre un attimo. Se lo faccio combino na schifezza..a volte mi domando se per la Meyer Edward sia difficile.. vedendo dei suoi atteggiamenti, anche io mi domando “ma perché hai fatto così?”, diciamo che a volte non capisco perché ci sono certe frasi, certe parole.. insomma sto entrando in un’ottica molto più ampia, leggendo e rileggendo. Mi sto studiando Twilight, anche se devo dirlo molte cose mi sfuggono, ma comunque mi piace costruire un Edward tutto mio. Anche io non vedo l’ora di andare avanti.. sinceramente.. sono proprio curiosa.. curiosissima di vedere le sue reazioni. Mi sono dilungata abbastanza misà.. eheheh!! Ti lascio al capitolo e alla lettura, un bacione e ancora grazie. Malia.
ranzie74: O____O Io.. io.. io.. mhh… non ho parole. Immagino dovrei dire grazie, mi sento molto lusingata, e.. sono molto molto felice, non è un segreto che scrivere è la mia passione, che scrivere mi piace e non smetterei mai. Non so, ti ringrazio.. sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto.. veramente. Ora andiamo all’ultimo capitolo nel ristorante e poi la confessione in auto.. che succederà.. ?? Vediamo che mi invento..^^ Un bacione e ancora mille grazie.. Malia.
crows79: Sono contenta di aver dato questa immagine nello scorso capitolo..è perfetta, proprio come l’avevo immaginata.. nebbiolina, passione, emozioni, sentimenti,confusione paura un mix da lasciare senza fiato, perché così ho sempre immaginato l’amore tra Ed e Bella.. devo dirlo. Beh dai..  speriamo di riuscire a trasmettere altrettante belle emozioni anche nei prossimi capitoli. Vedremo, intanto grazie mille per il tuo commento. Un bacio, Malia.
darkeonys: Scherziiii?? Non la leggere se ti fa stare male, sei giustificataaaa.. pensa a stare bene. Pensa solo a stare bene.. capito??? Un bacio tesoro.. Malia.
Gazy: Ti ringrazio di avermi aggiunta tra i preferiti. Scrivere è il mio lavoro, la mia vita, oltre che la mia passione e spero possa diventarlo sempre di più. Guarda, a dirti la verità, l’Edward che io ho creato, ho pregato che si discostasse dall’originale. Non mi piace l’Edward della Meyer, non mi piacciono gli uomini perfetti, non esistono, tantomeno vampiri, il vampiro è esagerato per natura, e io sto costruendo una storia basata sull’esagerazione. Quella dei puntiti, in realtà era una cosa mentale,immaginavo sospensioni ovunque, questo per creare maggior emozione, che ora ho imparato a creare anche in diversi modi, ovviamente poi scrivendo ogni santo giorno per un giornale, per le fic, per me stessa, si cresce e cresce anche il metodo. Ma se c’è una cosa che non cambierò mai.. e dico mai.. è proprio quella che tu mi critichi. Una cosa è lo stile.. che ovvio migliora con l’età, l’esperienza, il tempo che dedichi a scrivere, come ogni cosa.. altro invece è l’emozione, la sensazione, l’immagine.. tutti oggi possono fare gli scrittori, ma è lì che uno scrittore per me fa la differenza. Per ora quello che cerco è pura emozione, proprio come carattere, mi accorgo di non saper dosare.. odio dosare, perché quello che cerco è il massimo dell’espressione e della sensazione. Anche quando scrivo un articolo.. poi magari con l’età cambierà. Ma tutti i libri che ho letto, persino Twilight, ci sono stati dei pezzi che mentalmente mi dicevo “uff.. ma insomma.. ma tra tre pagine che succede?”. Quello che cerco di creare è qualcosa che ti lasci sempre con il fiato sospeso.. che tu dica “ e poi?” e mai.. “oddio ma tra  20 pagine si metteranno insieme”. Non so se mi spiego.. non so se perda o meno valore, ma devi anche essere abbastanza in gamba da riuscire sempre a tenere incollato il lettore. Col tempo magari ci riuscirò..chissà.. comunque grazie dei tuoi consigli ne tengo sempre conto. Ora ti lascio ad un nuovo capitolo. Un bacione. Malia.
Cristie: Oillàà!!Misà che dovremmo aspettare un po’ di più per la scena della radura.. qui io descrivo le situazioni in modo molto dettagliato, siamo ancora al ristorante.. e dopo andremo alla confessione, non vedo l’ora!! Ahahah… misà che tutti non vediamo l’ora.. dai Ed suggerisci bene. Ops scusa.. stavo parlando con Edward alle mie spalle.^^ Sto scherzando. Sono felice che la storia ti piaccia e spero tanto ti piacerà anche questo nuovo capitolo. Un bacione. E grazie del commento!! Malia.
Ichigo_91: Ma ciauu…che bel commentino…^^ me molto felice che mid sun ti piaccia.  Bacino tessorroo.. ^^
Lady Alexandra: Ciao mia lady.. non sei l’unica siamo in due a vedere questo Edward somigliante a quello di Mid Sun, così diverso da quello che percepisce Bella, quindi non sei sola ti faccio compagnia. E come sempre io ti do’ ragione, sei proprio nata per giocare con le parole, sei proprio una scrittrice..c’è poco da fare. Sei proprio una strega.. eehheh^^ Ogni volta che recensisci non so mai come rispondere, le tue parole sono perfette ed esprimono tutto quello che c’è, è proprio magia la tua. Comunque io la sensualità la adoro.. forse anche troppo, mi piace descrivere i pensieri istintivi, passionali, ossessivi di una creatura essenzialmente egoista. Cercherò di esprimere tutto questo in questa fic, mi hai ispirato ahahah.. grazie. Un bacio mia lady e grazie. Malia
honeymoon: Ma ciaoooo!! E benvenuta.. che devo dire GRAZIE mille, grazie grazie..per i tuoi complimenti. Ce la metto tutta per scrivere al meglio, sai è la mia passione.. ^^ E insomma sono strafelice che mid sun ti prenda e tu ti sia fatta sentire. GRAZIE! Che carina che sei stata a commentare.. GRAZIE GRAZIE. Bacione, ti lascio al nuovo capitolo. Malia.
artemis5: Eillà.. all'ultimo momento!!! Wow a Parigi.. stavo giusto aggiornando sai? Ahahah.. e ho detto "ooddioooo e ora.. mi sono fermata giusto in tempo eheheh". Fanfic cancellata dici? darkness sì, se intendi quella..insomma la faccio breve che stavo giusto aggiornando.. com' è Paris??? Poi me lo dici.. ehehehe?? Ci conto.. ^^ Ora ti lascio al nuoco chappy, leggilo pure quando vuoi tranquilla ora riprenditi mh? un bacione, Malia. E Grazie tesoro.. mille grazie di esserci sempre. 

Paura.



-Mi sbagliavo, sei molto più leale di quanto ti avessi giudicata-. Proruppi allora fissandola intensamente. Di lei potevo fidarmi, lei non avrebbe detto niente a nessuno, questo mi stava dicendo. Bella voleva la verità.. tutta la sincera verità da me. “Non farlo, la perderai, mentile..”.

- Pensavo che avessi sempre ragione-. Mormorò alzando gli angoli della bocca e guardandomi a sua volta con uno sguardo malizioso. Dio se era bella, era splendida, ed io la volevo come non mai.
- Una volta era così..-. Ci scrutammo in silenzio. Non avevo mai avuto bisogno di capire le persone, loro mi entravano nella mente, mi infastidivano e non avevo mai sbagliato riguardo a nessuno. Ma Bella.. ero completamente perso di lei, il mio piccolo Bambi sarebbe sempre riuscito a stupirmi.
- Mi sbagliavo anche a proposito di un'altra cosa. Non sei una calamita che attira incidenti, è una classificazione troppo limitata. Tu attiri disgrazie. Se c'è qualcosa di pericoloso nel raggio di dieci chilometri, puoi scommettere che ti troverà-. Non sapevo come esprimerle la paura che mi aveva assalito quando l’avevo vista in pericolo, così la canzonai, prendendola in giro. “Umano Edward, troppo umano”. Mi resi conto di quanto da innamorato mi sentissi vulnerabile e questo fece indurire i miei lineamenti. Contrassi la mascella e tremai. “Tu mi rendi fragile, occhi nocciola, ma come ci riesci?”.
- Tu rientri nella categoria?-. Trattenni il respiro e spalancai le palpebre. Rabbrividii pur non avendo freddo, non poteva essere, non volevo crederci… eppure il suo sguardo era così fiducioso, così innocente. “Non sa nulla, non sa nulla”. Ripetei a me stesso tentando di rimanere immobile. “Calmati..”.
Mi feci impassibile e la mia voce uscì metallica – Senza alcun dubbio-. Lo avevo ammesso, avevo ammesso di essere pericoloso per lei, ora cosa avrebbe fatto? Mi avrebbe preso per matto? Se ne sarebbe andata? Non avevo mai provato una simile agitazione, non sapevo come comportarmi, ma rimasi immobile.
Abbassai il capo convinto che nei suoi occhi avrei trovato solo disgusto e non mi accorsi che le sue dita erano scivolate sulle mie. “ Oddio, oddio, signore perdonami”. La sua mano accarezzò gentilmente la mia fredda, gelida e non si ritrasse, anzi… giocherellò con i polpastrelli sulla linea dura delle mie nocche chiuse a pugno e strette sul tavolo. “Allontanati mostro.. o lei saprà..”. Ma non riuscivo a spostarmi, ero rapito da quel contatto, l’avevo desiderato con tutto me stesso. Bella stava cercando il mio palmo, cercava le mie confidenze.. “Cerca te, idiota, ti vuole”. Non ero pronto a crederci, non me, non un vampiro.
-Gra.. grazie. Con.. con questa sono due..-. La sua voce era malferma, ma calda e avvolgente. Alzai la testa e incrociai ancora il suo sguardo. Dentro di me si sgretolò ogni cosa, ogni muro, ogni difesa.. basta mentirle, le avrei confidato tutto. Ero innamorato.. e se lei mi avesse rifiutato, bè infondo avevo da vivere solo una misera eternità senza amore no?
Sentivo il calore della sua mano entrare nel mio corpo e farlo eccitare. Mi accarezzava come se non avesse voluto altro per tutta la serata e forse era ciò che avevo sperato anche io. Avrei voluto chiudere gli occhi, lasciarmi andare.. era qualcosa di assoluto, che non mi lasciava il tempo di pensare coerentemente. “Ti amo”. Avrei voluto gridarle “ti amo, ma ti voglio e desidero divorarti, il tuo sangue mi dà i brividi, mi eccita..io sono un animale, quanto vorrei accarezzarti, quanto vorrei che tu mi appartenessi”.
-Facciamo in modo che non ci sia un tre, d'accordo?-. Sussurrai sconvolto da quelle emozioni. Ritrassi la mano e la portai sotto il tavolo ignorando il suo sguardo mortificato.. “Idiota”, le avevo fatto di nuovo male. Mi avvicinai mio malgrado a lei aspirando il suo profumo e non riuscii ad allontanarmi. Lo capii subito.. aveva vinto, mi aveva sconfitto.
- Ti ho seguita fino a Port Angeles-. Bisbigliai vicino al suo orecchio, tremando di piacere quando i suoi capelli mi sfiorarono le labbra. “No, no, lasciala mangiare.. è sbagliato”. Ma il mio istinto da predatore non ne voleva sapere. - Non ho mai tentato di salvare la vita a una singola persona prima d'ora, ed è un'impresa molto più fastidiosa di quanto credessi. Ma probabilmente dipende anche da te. Le persone normali riescono a tornare a casa ogni sera senza scatenare tante catastrofi-. La sentii espirare con lentezza, cercando di calmare i battiti forsennati del suo cuore. Le piacevo, o sì, e anche tanto. Rimasi stupito quando le sue labbra si incurvarono in un sorriso, nessuna paura, nessun tremore, solo emozione.
-Hai mai pensato che forse la mia ora doveva suonare già la prima volta, con l'incidente del furgoncino, e che tu hai di fatto interferito con il destino?-. Girò lentamente il viso per guardarmi e la vicinanza con la sua bocca mi atterrì. Ero terrorizzato.. nessuno dei due voleva cedere, nessuno dei due aveva voglia di allontanarsi dall’altro. E non volevo che lei ci provasse..
- Quella non era la prima volta..-. Ammisi cercando di non farmi sentire. Ma era inutile, volevo che il mio piccolo Bambi arrivasse a capire quanto potessi essere letale. E poi scappare..  “E’ finita..”. Qualcosa mi diceva che non dovevo avere paura, ma d’altra parte sapevo di non essere affatto un ragazzo normale. “Lei ti rifiuterà”. -La tua ora è suonata quando ti ho conosciuta-. Abbassai gli occhi sofferente, avrei voluto urlare il mio dolore in quel momento. Stavo male, maledettamente male. Quella confessione aveva strappato una parte di me stesso e l’aveva offerta a lei su un piatto d’argento. – Ti ricordi?-. Le chiesi allora.. non poteva aver dimenticato il mio odio, il mio sguardo omicida, la mia brama.
Non alzai gli occhi, sapevo che il terrore l’aveva sommersa. “Bene.. ora ha paura, è giusto”. Ma io ero distrutto. “Te lo sei meritato, mostro”.
-Sì..-. Rimasi interdetto. La sua voce era calma. “Non è possibile”. Incrociai ancora il suo sguardo ed era completamente fiducioso, perso, dolce.. innamorato. “Toglitelo dalla testa, non può amarti”.
- Eppure eccoti seduta qui..-. Ero incredulo, realmente meravigliato. Non si era allontanata, non l’avevo spaventata. Lei.. lei.. sentivo crescere dentro un desiderio della sua bocca che mi fece vibrare.
- Si, sono seduta qui... grazie a te-. Le sue labbra sfiorarono la mia guancia. “Cazzo, che profumo..”.
Il veleno mi inondò le fauci e sentii prepotente la voglia di gettarla a terra, saltarle addosso e affondare i miei canini nel suo tenero collo. “E assaggiare il sapore delle sue labbra..”. Ora sì che ero mortalmente eccitato.  “Maledizione, frena, frena.. calma l’istinto”.
-Perché in qualche modo sapevi dove trovarmi oggi?-. Mi domandò improvvisamente incuriosita. Serrai le labbra, inutile sperare di trovare un’altra scusa. Ormai non mi rimaneva che essere sincero. Sospirai guardando il piatto ancora pieno di ravioli e mi maledissi. “Menomale che dovevi farla mangiare..”.
- Tu mangi, io parlo-. Le intimai indicando il cibo. La vidi subito portarsi un raviolo in bocca e ingoiare. “Che dolce che sei”. Pensai ritraendomi leggermente per lasciarle il tempo di tornare lucida.
- È più difficile di come dovrebbe essere... non perdere le tue tracce. Di solito sono in grado di individuare le persone con molta facilità, mi basta sentire la loro mente una volta sola-. La osservai masticare lentamente e guardarmi immobile assolutamente stupita. “Ora sai che è vero”. Ma non si scompose e continuò a mangiare deglutendo a forza.
-Tenevo d'occhio Jessica distrattamente, come ti ho detto, solo tu riesci a metterti nei guai a Port Angeles, e all'inizio non mi sono accorto che avevi proseguito da sola. Poi, quando ho capito che non eri più con lei, sono venuto a cercarti nella libreria che ho visto nei suoi pensieri. Ho intuito che non c'eri entrata, che ti eri diretta a sud... E sapevo che prima o poi avresti dovuto tornare indietro. Perciò ti stavo aspettando, cercandoti qui e là tra i pensieri dei passanti, nel caso che qualcuno ti avesse incrociata. Non c'era motivo di preoccuparmi... ma sentivo una strana ansia...-.
Non riuscivo a credere che le stavo confidando tutto quello che mi ero passato per la testa mentre la seguivo. “E’ assurdo”. Mi ascoltava interessata senza lasciarsi scappare nemmeno una parola e io mi accorsi che lasciarmi sfuggire tutto ciò che mi aveva preoccupato era come liberarmi di un macigno sul cuore. “Bella, non voglio perderti”. Mi sentivo così umano.. guardai dietro le sue spalle, lo sguardo perso nel vuoto.
-A quel punto ho iniziato a girare in tondo, restando... in ascolto. Fortunatamente il sole stava tramontando, così avrei potuto scendere dall'auto e seguirti a piedi. E poi...-. Il veleno impastò la mia bocca, il ricordo di quei maledetti bastardi non mi aiutò a rimanere calmo e soffocai un ringhio sul nascere prima che potesse spaventarla. Digrignai i denti.. “ Fecce, solamente fecce”. Respirai con calma stringendo le mani sotto il tavolo. “Calma Edward non le hanno fatto del male”, ma il vampiro in me urlava dalla voglia di ucciderli ancora. “Sai dove trovarli”. Mi imposi di rimanere fermo e immobile.
- E poi cosa?-. La sua voce mi aiutò a ritrovar e un po’ di lucidità. Era dolcissima.. e i suoi occhi comprensivi e teneri. Lasciai che le parole scorressero senza fermarle.
-Ho sentito cosa stavano pensando. Ho visto il tuo volto nei loro pensieri-. Scattai in avanti coprendomi il viso con la mano. Non ero più in me, avevo visto chiaramente cosa quel ragazzo avrebbe voluto farle. Se solo avesse osato toccarla.. io.. io.. “Ahhh.. uccidilo.. avanti..puoi ritrovarlo, fallo. Che soddisfazione sarebbe no?”.
- È stato molto... difficile, tu non puoi immaginare quanto, limitarmi a portare via te e risparmiare loro... la vita-. Quella confessione mi fece nascondere il viso nella mano. “No!”.  Avevo appena scoperto una parte di me che lei non avrebbe mai dovuto neanche lontanamente immaginare. “No, no!”. Ero distrutto, ormai non avevo più vie di fuga. Le avevo aperto la mia anima. - Avrei potuto lasciarti rientrare assieme a Jessica e Angela, ma temevo che se fossi rimasto solo sarei tornato a cercarli-. Non era del tutto vero, io volevo stare con lei, la volevo solo per me, ma.. la consapevolezza che se Bella non fosse rimasta li avrei sicuramente uccisi mi colpì in pieno. “Assassino”.
Rimasi immobile e mi rifiutai di alzare la testa per guardarla. Ero solo un assassino, come avrebbe potuto amarmi, lei così innocente e fragile.
-Sei pronta per tornare a casa?-.  Mormorai scosso. Non riuscii nemmeno a sfiorare l’idea che lei potesse ancora guardarmi con gli stessi occhi e non le rivolsi nemmeno un’occhiata.
-Sono pronta per andare via di qui-. Mi stupii della sua risposta ferma e impassibile. Non percepivo alcun odio, alcun disgusto. Era decisa.
La cameriera giunse al solito tempestivamente, anche troppo. La vidi di fronte a me osservarmi preoccupata. Sorrisi.. sapevo che ci stava tenendo d’occhio da un po’.
- Come andiamo?-. Mi domandò poi ansiosa. Non avevo alcuna voglia di muovermi.
Ma che ti ha fatto questa mostricciatola? Mollala ne puoi trovare di meglio..
Sospirai e mi massaggiai la fronte stancamente. Ora sapevo che anche i vampiri potevano sentirsi distrutti, le mie emozioni erano così forti ed intense... non ero ancora capace di controllarle.
- Siamo pronti per il conto, grazie..-. Risposi, la voce troppo bassa, quasi impercettibile. Ero esausto. La ragazza ammutolì chiedendosi cosa mi fosse accaduto e io provai fastidio.
Alzai lo sguardo vedendo le sue mani tremare. “Avanti, non ho tempo da perdere”. I miei occhi la fissarono attenti e lei si accorse finalmente della minaccia.
- C.. ce..certo-. un piccolo ghignò illuminò il mio viso a quei balbettii –ecco, ecco qui..-. Estrasse la cartellina con il conto rabbrividendo, sentivo i battiti del suo cuore impazzire e li ignorai.
Presi velocemente una banconota e la misi nella cartella sperando che sparisse all’istante. Mi ritrovai a sorridere cercando di essere mellifluo, ma senza alcun risultato.
- Niente resto..-. Feci allora alzandomi prontamente e rimanendo immobile.
- Buona serata a voi..-. disse la ragazza sfiorandomi il braccio e ritornando a fissarmi maliziosamente. “non lo vuoi proprio capire eh?”. La ignorai ancora tornando a fissare finalmente Bella. I suoi occhi su di me sembravano tranquilli e anzi mi rivolse un cenno di ringraziamento. La cameriera sparì definitivamente decisamente delusa mentre occhi nocciola arrossiva nuovamente sotto il mio sguardo fisso e meravigliato.
Mi diressi subito verso l’uscita a passo svelto. “Calmati, aspettala.. calmati”. Ero fuori di me, a stento riuscivo a mantenere il controllo. “Non ha paura, è impossibile.. pensa forse che io gli abbia raccontato una favoletta?” Dovevo fare qualcosa.. mi concentrai sulla respirazione e sembrò funzionare fino a quando non mi accorsi di essere rimasto accanto a lei per tutto il tempo. “Oddio”. I nostri corpi si sfioravano, attenti a non toccarsi, ma l’attrazione era febbrile e Bella mi osservava sconvolta. Sospirò rumorosamente, facendomi voltare interrogativo, ma voltò la testa prima che io raggiungessi i suoi occhi. “E’ maledettamente frustrante tutto questo.. troppo..”. Avrei tanto voluto attirarla a me e baciarla come un ragazzo normale, ma non sapevo se sarei stato in grado di frenare la mia voglia di lei. Ancora una volta il pensiero di ciò che c’era nella sua mente mi torturò.. “ Forse..”. Scossi il capo impercettibilmente, non poteva volermi baciare, per lei ero poco più che uno sconosciuto infondo. “Se, se..”. Il vampiro in me vedeva nel mio piccolo agnellino chiari segni di cedimento. “Ti vuole, altrochè..”. La precedetti velocemente, spaventato da me stesso, e le aprii con cavalleria lo sportello della mia auto.
Mi osservò stupita e continuò a fissarmi con la stessa espressione anche quando, chiusa la portiera,  passai di fronte alla macchina per sedermi al posto di guida. “Chissà che cosa pensa..”. Era strano non poterle leggere nella mente, mi terrorizzava. Entrai nella Volvo e la accesi senza dare segni di aver notato il suo sguardo e alzai il riscaldamento al massimo. Il freddo per lei quella sera doveva essere pungente. Rimanemmo in silenzio, l’abitacolo si riempì dei nostri respiri e del profumo tentatore del mio piccolo cerbiattino, e io cercai come sempre di controllare la reazione del mio corpo, pur non riuscendoci totalmente.
Imboccai l’autostrada irritato dal fatto che nessuno dei due avesse il coraggio di parlare. Sospirai allora deciso a farla confessare.. volevo sapere quale fosse questa sua nuova teoria.
- Adesso tocca a te…-. Proruppi niente affatto tranquillo. La vidi sobbalzare e mordersi il labbro inferiore. Ecco il momento della verità...



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Capitolo 27
*** In macchina ***




Grazieee.. scusate!!!Piccola Tom, che carina che sei, non ti preoccupare non la blocco questa fic, meglio che faccio vedere che sono ancora viva, hai ragone sono imperdonabile. Questo capitolo era subito pronto, ma come sempre lavoro e tutto non mi permettono di essere costante come vorrei. Scusate l'attesa..  tornando alla fic. Come sempre mi scuso con i sostenitori totali di Twilight, ho cercato di movimentare la faccenda. I dialoghi finalizzati al nulla non mi sembrava il caso di metterli, quelli già li conoscete,così ho pensato"facciamo inorridire la Meyer". No, scherzo. Qualcosa è cambiato in macchina lascio giudicare a voi cosa. Diciamo solo che mi sembravano atteggiamenti possibili da parte di due innamorati e talmente naturali in un essere umano da far spaventare un vampiro.(Niente di grave tranquilli). Vabbè la "becera" ha detto la sua. Ora vi mando un bacione a tutti. Ma lo sapete una cosa? Mi piacete tanto (Malia è ubriaca già alle 4 di pomeriggio). Ahahah.. grazie per leggere la fic, e soprattutto grazie a quelli che si annoiano a recensirla. Sì, dico a voi.. ooooo.. niente sono andati subito a leggere. Ammazza che cattivi!! A parte gli scherzi. Un bacioneeee... Malia.





In macchina.



- Posso farti un’altra domanda?-. Mormorò lei senza guardarmi, mentre io agitato spingevo l’acceleratore al massimo. “No..”. Pensai arrabbiato dal mio senso di impotenza. Ed ora? Cosa mi avrebbe chiesto ora? Sospirai e accennai uno sbuffo spazientito. Non poteva farmi questo, non poteva tentarmi con il suo odore, farmi morire per lei e fare in modo che fossi solo io a scoprirmi, ero furioso, ero fuori di me, ero.. mi fermai un attimo a riflettere, “umano..”. Ecco quello che ero diventato con lei, fragile, calpestabile, debole.. “umano”.
- Una sola..-. Sussurrai piuttosto agitato. “Cos’è questa sensazione ora?”. Respirai e sentii un groppo alla gola che mi attanagliò lo stomaco.
- Be'... hai detto di avere intuito che mi ero diretta a sud, anziché entrare in libreria. Mi chiedevo soltanto come avessi fatto-. Bella aveva appena bisbigliato quelle parole, ma non sapevo lo stesso come risponderle. Ripercorsi indietro con la mente quel momento in qui non sapevo dove fosse, la paura di averla persa.. cosa stavo cercando? Cosa..
Non le rivolsi nemmeno uno sguardo, ma neanche le risposi. Non avrebbe potuto capire..
-Pensavo che avessimo abolito gli atteggiamenti evasivi-. Mormorò ancora.. il tono spento.
Continuai a fissare insistentemente la strada senza scompormi e la mia voce si fece indifferente, metallica, priva di sentimenti. Comunque mi accorsi di aver accennato un sorriso. Era incredibile il modo in cui riusciva a prendermi.
-D'accordo. Ho seguito il tuo odore-. Come avrebbe reagito? Lo conoscevo bene il suo profumo, la fragranza del suo corpo, della sua pelle, della sua eccitazione.. sapevo tutto di lei, e tutto del mio piccolo cerbiatto mi faceva perdere la testa. Cambiai marcia aumentando ancora la velocità. Il suo profumo nell’abitacolo si fece ancora più forte. “Non chiudere gli occhi, non farlo”. Il suo cuore perse qualche battito, ma recuperò in fretta e le sue emozioni saturavano l’aria per me “Oddio, ancora..cazzo..ancora, ne voglio ancora”. Stavo di nuovo cedendo.
- Inoltre, non hai ancora risposto a una delle mie prime domande..-. Sussurrò giocherellando con le sue mani e strofinandosele sulle cosce.. “Hai deciso di morire, agnellino?”. Quanto avrei voluto passare io le dita sulle sue cosce e risalire sulle sue spalle, per poi mordicchiare i suoi seni e il suo collo, fino a bere quel suo nettare.. “Ahhhhhhh dio, basta..!!”. Mi concentrai di nuovo sulla guida, cercando di dimenticare la tentazione seduta accanto a me. “ Tentativo idiota..”.
- Quale?-. Le lanciai un’occhiata di sbieco facendola tremare.
- Come funziona la faccenda della lettura del pensiero? Riesci a leggere la mente di chiunque, ovunque? Come fai? Anche i tuoi fratelli...?-. Continuò ad intrecciare le sue dita in movimenti nervosi che mi fecero accapponare la pelle, avrei voluto che si fermasse, ma dovevo pensare a quello che mi aveva appena domandato, non al fascino che mi provocava ogni suo gesto.
- Una domanda sola hai detto..-. Puntualizzai per nulla convinto. La fissai e i nostri sguardi si incontrarono. “Non dirle tutto, scemo, dai..”. Ma tanto di fronte  a quegli occhi innocenti e fiduciosi sarei sempre stato spacciato. - No, è una dote soltanto mia. E non riesco a sentire tutti, ovunque. Devo essere piuttosto vicino alle persone che leggo. Ma più familiare è una "voce", maggiore è la distanza a cui la avverto. Mai più di qualche chilometro, comunque. È un po' come essere in una grande sala piena di persone che parlano contemporaneamente. Una specie di rumore di fondo, il ronzio confuso delle voci. Finché non mi concentro su una voce sola e la metto a fuoco: allora sento cosa sta pensando. Il più delle volte semplicemente ignoro, escludo tutto: rischia di distrarmi trop-po. Così poi è più facile sembrare normale ed evitare di rispondere per sbaglio ai pensieri delle persone, anziché alle loro parole-. “Ma che bravo vampirello” aggrottai le sopracciglia,  stavo anche diventando eloquente ora, dilungandomi nello spiegare ad un essere umano in cosa consistessero i miei poteri. “Complimenti Edward”.
- Se..secondo te, per..perchè non riesci a sentirmi?-. continuò incuriosita e invogliata dalle mia parole.
“Basta, basta non ce la faccio più”. La testa mi stava scoppiando, il veleno stava esplodendo nel mio corpo, il desiderio di lei era al limite, avevo bisogno di morderla, ne avevo bisogno come gli umani dell’aria. Il mio corpo, la mia mente stavano soffrendo l’astinenza, pregustare il suo odore e il suo sapore senza poterla divorare era.. era.. una tortura. “Ti voglio, ti voglio..”. Strinsi una mano sul cambio e una sul voltante tentando di ignorare quell’istinto animalesco dentro di me. La fissai con uno sguardo che sperai non potesse comprendere. Quanto era bella ai miei occhi, quanto era appetibile.
-Non lo so. Il mio sospetto è che la tua mente funzioni in modo diverso da tutte le altre. Come se i tuoi pensieri trasmettessero in AM e io ricevessi solo in FM-. “ Ma che belle risposte equilibrate che stiamo dando..eh Edward?”. Frenai di colpo girando il volante per affrontare una curva. Non potevo sentire la sua mente, ma l’effetto che faceva su di me quello sì che lo sentivo bene. Era frustrante che lei mi fosse preclusa, ma allo stesso tempo mi salvava da me stesso, la mia curiosità nei suoi confronti era in grado di frenarmi. Ma non sapevo quanto a lungo..
Notai il suo sguardo sconvolto e sorrisi apertamente, divertito. “Che buffa..”.
-La mia mente non funziona come dovrebbe? Sono una specie di mostro?-. Si portò le dita sulla bocca e si sporse verso di me portandomi l’altra mano sull’avambraccio. Sentii le sue dita scottare sopra il maglione e gridai di dolore anche se non lo diedi a vedere. Un ringhio di sofferenza mi uscì dalla gola, soffocato dall’istinto di protezione verso quell’umana. “Non mi abituerò mai a lei.. mai”.
-Io sento voci nella mia testa, e tu temi di essere il mostro?-. Scossi la testa e una smorfia meravigliata e dolorante si disegnò sul mio viso. “Qui il mostro sono io”- Stai tranquilla, è solo una teoria...-. Terminai allora tornando improvvisamente impassibile - Il che ci riporta a te..-. Conclusi quando la sua mano scivolò dal mio braccio e il suo viso si disegnò un’espressione pensierosa.
- Abbiamo abolito le risposte evasive, no?-. La punzecchiai quando il silenzio tornò a saturare l’abitacolo. Il sorriso che mi lanciò fu tirato, insicuro e vidi improvvisamente i suoi occhi cadere sul tachimetro della macchina.
- Santo cielo! Rallenta!-. Saltò sul sedile scattando verso di me e una sua mano si poggiò involontariamente sulla mia coscia fissando i centosessanta chilometri orari sul cruscotto. “Ma dimmelo.. lo fai apposta?”. Era agitata, potevo sentirlo, ma le sensazioni che scatenò quel contatto dentro di me furono a dir poco incontrollabili. Sapevo che gli umani avevano bisogno di toccarsi, che lei aveva voglia di toccarmi, ma così mi avrebbe ucciso. “Non se n’è neanche accorta..”.
- Cosa c’è..-.  mormorai tra i denti lanciando un’occhiata alle sue dita che si stavano lentamente chiudendo a pugno sui miei jeans. “Bella.. Bella.. non sai quello che stai facendo.. smettila”. Non decelerai, la mente totalmente assorta in quella carezza.
- Stai andando a centosessanta!-.  Sorrisi, aveva gridato. Guardò fuori dal finestrino agitata e la sua mano risalì per stringersi sul mio maglione..stavo cominciando ad odiare quell’usanza umana di dover sempre avere un contatto  nei momenti di insicurezza e paura.
- Rilassati, Bella..-. fui gelido. “ Leva la mano, cerbiattina.. fa la brava”. La presa si strinse e le sue dita mi toccarono il fianco mentre lei spaesata osservava un lato e l’altro della strada. “Evviva, ha scoperto come ammazzare un vampiro”. Brividi di piacere mi correvano lungo la schiena, l’odore della sua paura e il suo tocco spasmodico erano droga per me, io non sapevo ancora come resisterle.
- Stai cercando di ucciderci?-. Urlò ancora fuori di sé e io sghignazzai. “ Non so chi di noi due stia più attentando alla vita dell’altro”. Si sporse verso di me cercando di mettere le mani sul volante e io rimasi allibito.. profumo, capelli, corpo caldo e invitante a leggero contatto col mio. Si era persino tolta la cintura di sicurezza.
- Non usciremo di strada..-. Sussurrai dall’Inferno. Forse ero condannato a soffrire così la sua vicinanza, non avevo altra scelta se volevo starle accanto. Ma sentire sempre quel desiderio, quel bruciore alla gola, quella voglia di saltarle addosso.. tutto era così dannatamente difficile.
- Perché tutta questa fretta..?- Non era ancora calma e a me non andava proprio di decelerare, non andava proprio di disintossicarmi dalla sua vicinanza forzata. Era in ginocchio sul sedile, ora la sua mano era sua mia spalla e l’altra sul cruscotto. “Che vuoi fare scricciolo mh?”.
- Guido sempre così..-. Mi voltai verso di lei e le sorrisi malizioso, facendole mancare qualche battito. Spalancò la bocca per prendere aria, era uno spettacolo vederla così sconvolta.
- Guarda avanti!-. Gridò ancora e le sue dita sfiorarono la mia guancia per farmi rigare dritto. “Bella, dio, cazzo..”. Imprecai ancora e ancora, perché quella fragranza di fresia e lavanda minacciava di farmi perdere la ragione e la sua tranquillità nel toccarmi rasentava il ridicolo. Sapevo di essere un’attrazione costante e ossessiva per le donne, ma così.. così.. era dolore, era sofferenza. “No, così è desiderio”.
- Non ho mai fatto incidenti, Bella. Non ho mai preso neanche una multa-. Sogghignai, divertito da quella situazione assurda. Lasciai il volante e mi picchiettai la fronte - Segnalatore radar incorporato-. Speravo in questo modo di calmarla, farla ridere ma lei assottigliò le  palpebre e si avvicinò al mio orecchio.
- Divertente..-. Era irritata, ma non solo.  Le piaceva starmi vicino e questo per me era piacevole e terribile allo stesso tempo. La osservai fissandole il viso rosso e finalmente conscio di quello che stava facendo. Si allontanò di scatto come scottata e si rannicchiò di nuovo sul sedile riallacciandosi la cintura. Ispirai cercando aria.. anche se ormai il suo odore leggermente acre mi aveva completamente saturato le narici.
- Charlie è un poliziotto, ricordi? Da piccola mi è stato insegnato a rispettare il codice della strada. Inoltre, se ci trasformi in una ciambella di Volvo arrotolata a un albero, l'unico in grado di uscirne senza un graffio sei tu-. Non mi guardava più, era nel più completo imbarazzo e fissava fuori dal finestrino sfuggendo i miei occhi.
Decisi di accontentarla e scoppiai in una risata liberatoria, ma eccitata. Perché tutto questo tra noi, perché non potevo starle lontano? Cos’era tutta quella passione.. perché lei, una piccola umana?
- Probabile..-. Risposi ridacchiando – Tu invece no..-.
Sperai che tornasse a guardarmi. Mi piacevano i suoi occhi cioccolato su di me, li adoravo..
Scalai le marce, portandomi sui cento chilometri orari e la vidi sospirare. Cercava invano di calmarsi, si era presa un bello spavento. “Si spaventa della velocità e non del fatto che sono pericoloso per lei, mah..”.
- Contenta?-. La rimbeccai ridacchiando. Odiavo andare piano, lo detestavo, ma per lei l’avrei fatto.
- Quasi..-. Sussurrò fissandomi in modo strano. Ora per lei ero anche “pirata della strada”, oltre che mortalmente anormale.
- Odio andare piano..-Le feci notare in un atteggiamento che notai essere molto intimo.
Aggrottò le sopracciglia ridendo – Mhhh.. così è piano?-. Ci guardammo con complicità per qualche secondo. Era impossibile, ma quella ragazza sembrava realmente leggermi dentro. Un’umana, un essere umano, conquistare me.. l’essere delle tenebre per eccellenza. Eppure eccoci nella mia macchina a battibeccare e a sfiorarci come due innamorati..
- Fine dei commenti sulla mia guida-. La rimproverai con il sorriso sulle labbra.. e la guardai con un calore e un amore che non credevo possibili. Mi sorrise a sua volta e si morse le labbra arrossendo. Già.. proprio una coppia di innamorati alle prime armi. “Vampiro e umana”.
- Sto ancora aspettando la tua ultima teoria..-. continuai divertito. Ora avrebbe parlato finalmente? La tensione era scesa.
Continuò a tormentarsi la bocca e io le sorrisi ancora con calore.
-Non riderò, lo prometto-. La rassicurai, anzi forse in questo modo rassicurai me stesso. “ Avanti ti ha toccato come se nulla fosse, sarà un’altra teoria astrusa e poco reale..”.
- In realtà temo piuttosto che ti arrabbierai con me-. Mormorò tornando a guardare le sue mani e tremando leggermente.
“Io arrabbiarmi con te amore?”, non lo credevo possibile.. ma assottigliai le palpebre improvvisamente ansioso.
- È una teoria così brutta?-. Bofonchiai all’erta. “E se invece..” scossi la testa incredulo “no.. non può essere”. Ma il mio corpo si irrigidì involontariamente.
-Abbastanza, sì-. Confessò lei senza incrociare i miei occhi..non reagii cercando di ignorare quella sensazione di paura che mi attanagliò. Non c’era motivo per spaventarmi, magari non era niente di così particolare, di così cattivo.
- Prosegui-. Le risposi impaziente di sapere cosa lei avesse immaginato.
- E’..è che non so da dove cominciare..-. Mormorò scossa.. continuava a torturarsi le dita e i suoi battiti accelerarono agitati. Non voleva guardarmi, ora immobile e la mente era lontana.
- Perché non cominci dall'inizio... Hai detto che questa teoria non è tutta farina del tuo sacco-. Chi le aveva ispirato tutto quel timore? Ora ero più che mai innervosito da quella sensazione di pericolo che sentivo nell’aria. Lei aveva paura di dirmelo, perché pensava che fosse la verità e credeva che io potessi arrabbiarmi che ne fosse venuta a conoscenza. Ecco spiegato il motivo della suo essere così restia.
- No..-. Rispose solamente. “Merda, monosillabi..”. La fissai di sfuggita continuando a guardare la strada e mi accorsi che le sue mani si stringevano spasmodicamente l’una all’altra diventando ancora più bianche. “Devi dirmelo, piccola, non hai scelta”.
- A cosa ti sei ispirata? Un libro? Un film?-. questa volta la mia curiosità prese il sopravvento, nonostante il timore che lei sapesse e la mia voce decisamente poco ferma alle mie orecchie. Ormai ne ero quasi certo, sospettava qualcosa di  molto pericoloso. “Dimmelo Bella.. avanti”.


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Capitolo 28
*** Non m'importa ***




Ragazzi miei, che giornata.. scrivere mid sun di nascosto a lavoro, non ve lo consiglio. Mamma mia che stanchezza, sono tornata ora e ho pensato che vi sarebbe piaciuto trovare un capitolo nuovo di questa fic. Ora però vi confesso che non era facile.. mentre si dichiarano Bella ed Edward la Meyer in mezzo ci mette di tutto, famiglia Black, leggende sui vampiri etc etc, e quello che doveva essere romantico si trasforma in una barzelletta. Non che ce l'abbia con la Meyer, ma interpretarlo con gli occhi di un vampiro infuocato di desiderio e ossessione non è stato facile. Soprattutto quando parlano di quei discorsi che non c'entrano niente con il loro amore..  perchè insomma dai, dovrebbe essere bello per Edward quando lei dice "non m'importa". Insomma.. ne è uscito fuori forse un capitolo dai toni più soft, ma spero altrettanto intenso. Spero. Me lo direte voi.. per favore è Pasqua, siamo tutti più buoni (Malia quello è Natale...^^) Ops..  vabbè ho capito vi lascio leggere. Un bacione e riguardatevi, ma soprattutto mangiate tanta cioccolata. Mali





Non m’importa.

- No… è stato alla spiaggia..-. La guardai stranito. “Alla spiaggia?”.  Per una attimo credei veramente che fosse un’altra delle sue fantasie astruse, ma non potevo esserne certo, quindi rimasi serio. I nostri sguardi si incrociarono per un attimo e vidi troppo timore in lei, aveva paura.. si morse le labbra e si riavviò nervosamente i capelli, questo mi fece incuriosire - Ho incontrato per caso un vecchio amico di famiglia, Jacob Black. Suo padre e Charlie si frequentano da quando ero bambina-. Continuò distogliendo gli occhi.
“Interessante”..  era uscita con un altro ragazzo e voleva farmene partecipe?  Ma che carina.. “Uccidilo che aspetti”. Scossi leggermente la testa aspettando che continuasse. “Idiota sta buono, ma che imbecille”. Mi sentivo un emerito cretino patentato. Da quando avevo atteggiamenti così umani?
- Suo padre è un anziano dei Quileutes. Abbiamo fatto una passeggiata.. e lui mi ha raccontato vecchie leggende locali, probabilmente per spaventarmi. Me ne ha raccontata una...-. Si fermò leccandosi la bocca e fissandomi intensamente alla ricerca di qualcosa, ora.. ora ne ero sicuro. Mi irrigidii. “No, dio, no..”. I Quileutes.. “cazzo”. Non mi voltai a guardarla, non feci nulla, cercavo di mantenere un minimo di stupido controllo. Il mio piccolo Bambi sapeva, era a conoscenza di tutto, di quello che ero, del mostro che l’avrebbe disgustata. “Ti prego, qualsiasi cosa, ma fa che non si allontani da me”. Egoista.. invece di proteggerla pensavo a tenerla stretta a me, legata a me. “Sì, basta, la voglio con me, tutta mia e solo mia. Sarò io ad averla”. Strinsi le nocche sul volante cercando di dosare la mia forza, avevo voglia di spaccare qualcosa, qualsiasi cosa.
-  Continua..-. feci impassibile.
- Che parla di vampiri..-. Terminò tutto d’un fiato. Serrai le mascelle e tremai. Respirai piano e lei fece lo stesso. Percepii il suo profumo forte circondarmi e la sua attenzione sui miei movimenti farsi spasmodica. Rimasi fermo ed immobile, mentre tutto il mondo sembrava crollarmi addosso. “L’hai voluto tu, stupido.. è colpa tua”. Il cuore di un vampiro poteva forse spezzarsi? Un mostro poteva forse provare il desiderio di piangere? Storsi la bocca in una smorfia, ero veramente ridicolo, ma così scioccamente innamorato.. “l’amore è uno schifo”.
- E hai pensato immediatamente a me?-. Stavo decisamente male. Avevo voglia di ringhiare, di uccidere, di sangue.. annusai l’aria nell’abitacolo e l’odore di Bella riuscì a farmi perdere la testa. La mia voce fu metallica, indifferente.
- No. Lui... ha citato la tua famiglia-. Rispose deglutendo e stringendosi allo sportello della Volvo. Sorrisi impercettibilmente.. aveva paura di me. La vidi scostarsi sempre di più, forse come non aveva mai fatto prima ed intristirsi, ma rimasi immobile fisso sulla strada – Se… secondo lui e…era solo una sciocca superstizione. Non pens..pensava che ci avrei ricamato sopra-. Lo difese. Non mi importava nulla di quel ragazzo e della sua famiglia, pensava veramente che potessi prendermela con loro? Forse le avevano fatto il favore più grande della sua vita senza saperlo.
- È stata colpa mia, l'ho costretto a raccontarmela-. Continuò poi. Spalancai gli occhi stupito. Non riuscivo a capire, ero confuso, dove voleva arrivare? Lei aveva costretto..
- Perché?-. Le chiesi allora  senza cambiare tono. Volevo saperlo.
- Lauren ha fatto il tuo nome, così, per provocarmi. E un ragazzo più grande, della tribù, le ha risposto che la tua famiglia non entra nella riserva, ma il suo tono evidentemente nascondeva qualcosa. Perciò sono rimasta sola con Jacob e gliel'ho estorto con l'inganno-. Disse bisbigliando, il  capo chino, le guance leggermente rosse.
Aggrottai le sopracciglia. Il mio piccolo Bambi in mezzo a un branco di lupi affamati. “Oddio..”. Me la immaginai dolce e carezzevole cercando di sedurre Black per sapere qualcosa su di me. Mi venne voglia di sapere come fosse in quei momenti. Calda.. sicuramente molto calda e profumata.. scoppiai a ridere, cercando di mantenere i nervi saldi “Merda, finiscila”. Ero di nuovo eccitato e il mio corpo stava reagendo alle mie stesse fantasie. Strinsi le mascelle mentre il veleno cominciava a invadermi la bocca.
- Ah, con l’inganno? E come?-. Ero curioso di saperlo. E se l’avesse sedotto veramente? “Fallo fuori quel cane”. Strinsi ancora di più le nocche sul volante..
- Ho fatto la smorfiosa con lui, e ha funzionato meglio di quanto io stessa pensassi-. Mormorò sovrappensiero, con lo sguardo perso nel vuoto.
Inghiottii la saliva che iniziava a tormentarmi e fantasticai su di lei e i suoi modi di sedurre un uomo. Cercai di rimanere immobile come una statua e respirare il meno possibile.  “Non devi pensare al suo profumo, non devi pensare al suo profumo”.
- Mi sarebbe piaciuto assistere-. Bisbigliai facendole mancare qualche battito. O meglio, mi sarebbe piaciuto essere il diretto interessato. Ma me ne guardai dal dirlo. Le lanciai un’occhiata e la vidi rilassarsi quando un mezzo sorriso malizioso mi incurvò la bocca. Capii di dover continuare su quella linea se non volevo spaventarla ulteriormente.
- E poi mi accusi di fare colpo sulle persone... povero Jacob Black-. Ridacchiai, ma non fui molto contento quando si rilassò di nuovo sul sedile stiracchiandosi leggermente. “Bella..quanto ti voglio”. Averla a pochi centimetri da me senza poterla assaggiare, assaporare, accarezzare, baciare era un’agonia. Non ero mai abbastanza saturo del suo odore. La vidi arrossire visibilmente e fissare gli alberi fuori dal finestrino anche se ormai era buio. “No, non voglio silenzio”. Spezzai quella pausa prima che potesse soffocarci.
- E allora cos’hai fatto?-. Dissi cercando di tenere un tono leggero, nonostante il ruggito che mi soffocava il petto. “Avanti.. ferma questa macchina. Stringila a te, dille che la vuoi”.
- Una breve ricerca su Internet-. Rispose atona.
“No, così non va..”. Sembravamo due sconosciuti in quel momento. Un muro a dividerci, non riuscivo a credere che si stesse allontanando, anche se lo avevo previsto. “no, non così..non così, non voglio”.
- E hai trovato conferma ai tuoi dubbi?-. Ancora freddezza, ancora gelo.. ormai non aveva più senso continuare quel discorso. “L’ho persa..”. La consapevolezza che non avrei più sentito la sua voce, non avrei più percepito il suo profumo, che non avrei mai più passato le mie notti a desiderarla segretamente, mi fece provare un tale vuoto dentro che per la prima volta in vita mia desiderai la morte.
- No, non mi quadrava niente. Più che altro si trattava di stupidaggini. E poi...-. Trattenne il respiro e il suo cuore velocizzò i battiti già impazziti. Sospirò.. e mi guardò sfiorandomi con la mano il braccio rigido. Non mi ritrassi anche se un’emozione forte mi si fermò in gola.
- Poi cosa?-. Dissi strozzato.
- Poi..-. Sussurrò ansimando e incrociando il mio sguardo. Mi persi in quegli occhi nocciola e per un attimo la loro profondità riuscì a stordirmi. Come se non fossi già abbastanza in difficoltà.. Bella aveva su di me un effetto disarmante. -Ho deciso che non m'importa-. Mormorò  schiudendo le labbra e spostando il peso verso di me. “Vicina..”. Le mie narici afferrarono subito l’odore della sua femminilità e per non perdermi dovetti fare forza sul mio autocontrollo e la mia impassibilità.
“Non m’importa”. Quelle parole cominciarono a rimbombare nella mia mente attraversando il mio corpo con una potenza indescrivibile. Rimasi attonito a fissare il vuoto. “Mi vuole”. Non riuscivo a crederci.
- Non t’importa?-. Volevo essere duro, privo di espressione, ma la mia voce non reagì come dovuto e la mia confusione, la mia sofferenza, si riversarono su di lei cercando conforto. Mi strinse con la piccola mano il cotone del maglione e io provai paura.
- No..- ripetè ancora più sicura – non mi importa cosa sei..-. Bisbigliò tremante. Stavo andando a fuoco, sentivo il mio corpo scottare per la sua vicinanza, fremere dalla voglia di fare qualcosa che le dimostrasse quanto stavo provando. Qualsiasi cosa. Ma il mio piccolo Bambi era così dolce, così innocente.. così maledettamente indifeso. E io ero il cattivo pronto a mangiarmela. Inorridii a quel pensiero.
-Non t'importa se sono un mostro? Se non sono umano?-. Scossi la testa incredulo, prendendola in giro. Come poteva non fare differenza per lei.. come poteva.. La guardai di scatto quando le sue dita si chiusero totalmente intorno al mio braccio senza paura. Lo strinse e respirò forte.
- No..-. Mormorò guardandomi sicura. “dio, non..non è possibile”. Voltai la testa e tornai a osservare il parabrezza. Cercai di non far trapelare nulla delle mie emozioni, ma era dannatamente difficile. Tutto di lei mi stava chiamando a sé, lo percepivo, mi stava avvolgendo con il suo profumo di donna, il suo calore, il suo amore e io non avevo mai desiderato che questo in tutta la mia misera vita, non avevo che aspettato lei. Indurii le mascelle contenendo la mia eccitazione e smisi di respirare. “Tu mi farai morire di piacere, occhi nocciola.. e mi stai solo sfiorando”. Controllarmi.. non ci sarei mai riuscito. Ero terrorizzato.
- Ti ho fatto arrabbiare. Non avrei dovuto aprire bocca-. Sussurrò mortificata, lo sguardo triste di fronte al mio silenzio. “Ecco complimenti, idiota..dille che la ami, forza..”. Il mio cuore si frantumò, nonostante non battesse più da tempo, Bella lo aveva reso fragile, docile, pieno d’amore e ora sarebbe appartenuto a quel piccolo e fragile essere umano per l’eternità..
- No. Preferisco sapere cosa pensi... anche se ciò che pensi è assurdo-. Avevo troppa paura, timore che fosse tutto sbagliato, terrore che lei potesse aver frainteso la mia natura.. non c’era futuro per noi. Come.. come poteva essere accaduto. Dovevo allontanarla,  eppure ero così felice. Nonostante questo riuscii a nascondere il tremolio della mia voce e a sembrare duro, privo di emozioni.
- Quindi mi sto sbagliando di nuovo?-. Mi lasciò iniziando a torturarsi le mani e a guardare spaesata la strada. Un tenero agnellino indifeso..
- Non intendevo questo. "Non m'importa!"-. Alzai la voce.. senza neanche accorgermene dimostrai il mio timore. Presi fiato sconvolto e la fissai dimostrandole tutto il mio stupore. Digrignai i denti per non ringhiare.. disperato. “Ti prego fa qualcosa.. fa..”.
Si slacciò la cintura e avvicinò pericolosamente il suo corpo al mio. “non ci credo, non lo sta facendo realmente”. Il suo capo scivolò sicuro sulla mia spalla e si rannicchiò sul sedile attenta a non toccarmi. Ma non era diverso, percepivo chiaramente la pelle delle sue guance calde e pulsanti.. “Ah, merda.. che cosa sei piccolina, mi stai stordendo”. Non aveva avuto nessuna paura.. era un’incosciente. Avrei dovuto pensare io per entrambi. “Non ce la farò mai..”.
- E’ così allora..?-. Bisbigliò nascondendo il viso nell’incavo della mia spalla. Non riuscivo più a vedere la strada, c’era solo lei, ringraziai il cielo di essere occupato nella guida altrimenti non sarei riuscito a stare così apparentemente tranquillo.
- T'interessa?-. Ora le nostre voci si erano fatte calde, sin troppo intime e quasi riuscivo a sfiorare il suo cuore con la mente. Era qualcosa di assolutamente unico per me.
La sentii ansimare e sorrisi. Come non era facile per me, non lo era per lei, umana.. sapevo quanto fosse difficile per un essere umano non toccare un vampiro, non adorarlo. Eravamo stati creati per essere attraenti fino all’eccesso ai loro occhi.
- Non proprio. Ma sono curiosa..-. E tenera, dolce, mia.. continuai rassegnato. Cedetti.. le avrei detto tutto. Tutto di me..piegai la testa cercando i suoi occhi e mi accorsi che non desideravo altro che poter sfiorare la sua palle morbida e liscia. “Così poi avrai la cena servita..”.
- Cosa vuoi sapere?-. Mormorai vinto.
- Quanti anni hai?-. Sussurrò sul mio maglione. Il suo alito tiepido superò il cotone ruvido e scaldò  la mia pelle bruciandola. “Cazzo..io.. non.. aiuto”. Presi lentamente un respiro, cercando di capire cosa dovessi rispondere.
- Diciassette..-. La mia voce era leggermente roca, il tono basso, ma la mia mente era completamente stordita, non riuscivo nemmeno a pensare al suo sangue, sentivo solo la sua fragranza di donna e il suo profumo di fresia e lavanda. Nient’altro dentro di me se non lei.
- E da quanto tempo hai diciassette anni?-. Domandò allora facendomi rabbrividire. “Sai amore più di cento..”. Non potevo dirle questo.. “Sei ridicolo.. le hai detto di essere un vampiro”.
- Da un po’..-. Sorrise impercettibilmente e si strofinò sul mio maglione. “Salutate i miei parenti quando sarò nell’aldilà, perché se morissi adesso non me ne accorgerei”.
- D’accordo-. Rispose poi soddisfatta. La fissai stranito. Troppo calma.. troppo. Forse.. assottigliai le palpebre cercando sul suo viso segni di panico, ma lei mi sorrise calorosamente. Il mio stomaco si strinse in una morsa di desiderio e io rimasi scioccato. Era qualcosa di assolutamente contro natura quel desiderio. Non parlai più e cercai di distogliere la mente dalla mia droga, come se fosse stato realmente possibile.
- Non ridere se te lo chiedo…mhhh.. ma come fai a uscire di casa quando è giorno?-. Dal mio volto scuro e pensieroso scaturì una risata sommessa. Bella contagiata dalla mia ilarità si strinse ancora più  a me e ridacchiò. Dovevo stare calmo, potevo farcela.. potevo.. l’immagine della mia lingua sul suo corpo nudo e dei miei canini che le affondavano nella pelle mi fece girare la testa.
“Evviva.. non solo vampiro, ma anche maniaco sessuale adesso”.
- Leggenda..-. La mia voce era roca, bassa, minacciosa. La fece tremare di piacere e anche io sussultai eccitato.
- Non ti sciogli al sole?-. Bisbigliò alzando il capo e sfiorando il mio orecchio con i suoi capelli.  “No, però in questo momento ci sono buone possibilità di liquefarmi”.
- Leggenda..-. Il mio tono non cambiò. Avevo voglia di spingere l’acceleratore al massimo o di correre impazzito. Era come essere in gabbia, resisterle era fastidioso, era sofferenza.
- Dormi dentro una bara?-. Non resistetti e posai lo sguardo sul suo seno. “Perfetto, Edward, un cavaliere.. un vero cavaliere”. Vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi così vicino al mio braccio fu un pugno in pieno basso ventre. Mi sentivo troppo uomo con lei, i miei istinti di vampiro e ragazzo si confondevano e il mix era letale.
- Leggenda..-. Digrignai i denti e cercai di domare la passione nella mia voce - Io non dormo..-. “Guardo te mentre dormi e ti desidero, perché tu urli il mio nome, non fai che chiamarmi”. Cercai di calmarmi, invano.  La osservai mentre metabolizzava la mia risposta.
-  Mai..?-. Si portò una mano alle labbra.
- Mai..-. Mi girai quasi completamente adesso “Al diavolo la guida..”. Le nostre fronti quasi si sfiorarono. La imprigionai nei miei occhi dorati e le rubai l’anima. Lei tremò, rabbrividì, gemette, ma non si scostò, mi divorò con quello sguardo fiducioso esattamente come feci io con lei. E fu fuoco.. anima, passione. “Basta, smettila idiota..”. Mi voltai di scatto tornando con tutte e due le mani sul volante e cercando di guardare la strada. Tutta quell’attrazione naturale era nuova per me.


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Capitolo 29
*** Questo è un errore ***





Stanotte sono buona, è Natale, i bimbi sonobuoni O_O.No, ho sbagliato periodo RESET. Allora.. siamo vicino ad agosto, state in ferie o in vancanza? ^^ O___O No, ho sbagliato.  Oddio, lavoto troppo.. allora dicevo.. che dicevo.. è troppo tardi.. non connetto.  No, una cosa seria la devo dire.. la logicità dei discorsi tra Ed e Bella..mi risulta difficile da comprendere. Stento.. Signora Meyerrrrr.. che dichiarazioni d'amore strambe.. ^^ ahahaha.. ci ho provato, speriamo in bene. Un bacio e grazie.. lo so.. lo so..  è appena passata  Pasqua. Malia


Questo è un errore.

- Non mi hai ancora fatto la domanda più importante..-. Le feci notare, ancora scosso dalle emozioni che mi avevano attraversato nell’incontrare i suoi occhi così vicini ai miei. La mia voce fu secca, fredda e il tono vagamente sulla difensiva. Avevo ancora paura che lei potesse allontanarsi, ma come potevo credere che accettasse di stare con un mostro, con un vampiro? Era così fragile, così piccola, indifesa..
Non rispose immediatamente. Mi agitai.. il suo silenzio mi stava facendo male. Era una sensazione mai provata prima e non sapevo come comportarmi. Sentivo la gola dolorante, un groppo fermo e arido che non mi lasciava respirare normalmente, come se da un momento all’altro avessi dovuto aspettarmi di vedere il mio mondo distrutto da quell’amore impossibile. E il bruciore, il desiderio di lei, la brama di assaporarla crescevano all’aumentare dei miei sentimenti, della mia passione. Ero pazzo, completamente pazzo, avrei fatto qualunque cosa per averla mia.
- Quale sarebbe?-. mormorò timidamente allontanando la testa dalla mia spalla e riaccomodandosi sul sedile. Il dolore e il sollievo per quel gesto furono immediati. La mia anima si lacerò in due.. non volevo che si allontanasse, ma non desideravo che corresse pericoli e con me vicino lei non era per nulla al sicuro.
- Non sei preoccupata della mia dieta?-. Sbottai sarcastico. I suoi occhi si abbassarono lievemente per fissare un punto indistinto all’interno della macchina. Si morse il labbro inferiore e giocherellò con le sue dita in modo nervoso.
- Ah.. quella..-. Mormorò cercando di fuggire il mio sguardo gelido e indagatore. “Hai paura piccolo Bambi, paura di me?”.
- Sì, quella-. Ridacchiai ironico e storsi la bocca in una smorfia maligna che a lei evidentemente non sfuggì. - Non sei curiosa di sapere se mi nutro di sangue?-. Bisbigliai malizioso facendola rabbrividire. “ Sì, piccola, trema.. io sono un predatore per te”.
Si allontanò leggermente reclinando il capo nella mia direzione.
- Be'- sussurrò insicura - Jacob mi ha detto qualcosa-. Deglutì alzando le palpebre e fissandomi insistentemente le labbra. Arrossì di colpo e distolse ancora lo sguardo, mortificata. A quel punto il desiderio di accarezzarle il mento e baciarla fu insostenibile e quasi rischiai di assalirla e morderle quella bocca carnosa e calda, sentivo il mio corpo ardere.
- Ah.. e cosa ti ha detto?-. Cercai di mantenere un minimo di autocontrollo. “Smettila, smettila.. pensa ad altro, pensa alla lezione di matematica di domani”.
- Ha detto che voi non..-. La voce le uscì roca e intimorita. Si fermò di scatto e sembrò raccogliere le idee – voi non andate a caccia di.. umani. Ha detto che la tua famiglia non è considerata pericolosa, perché vi cibate solo di animali-.
Distolsi lo sguardo raggelato. E così Bella pensava che non fossi pericoloso? Ecco perché quell’atteggiamento così intimo, tutto quel calore.  Bè, si sbagliava, stentavo a non assalirla, a non assaggiarla, a non toccarla. Io non ero per nulla sicuro che non le sarei saltato addosso da un momento all’altro. Anzi, la mia eccitazione, il mio corpo, il mio veleno.. tutto era proteso verso di lei, ossessionato da lei, e immaginare di possedere il suo corpo mentre mi nutrivo del suo sangue faceva rinascere in me una bestia che da anni non sentivo più di possedere.
- Ha detto che non siamo pericolosi?-. Quasi gridai dallo stupore. Stentavo a crederci.
- No..-.  Mi interruppe impaurita - Non esattamente. Ha .. ha detto che non vi ritengono.. peri.. pericolosi. Ma che per ..per non correre rischi, i Quileutes ancora oggi non vi..non vi vogliono nel loro territorio-. Balbettò inutilmente insane giustificazioni. La parte di me che voleva strozzare quel ragazzino e darlo in pasto alle tenebre sbraitò. L’aveva messa in pericolo dicendole quelle cose, l’aveva gentilmente donata al suo peggior nemico senza saperlo.. e il mio essere gioiva di questo, era felice, egoisticamente e puramente in estasi. Io avevo la precedenza su tutto. “Non lei, lei no.. basta comportarti da animale, allontanala da te”.
- Ha detto la verità? Riguardo a voi e agli umani, dico-. La sua voce era un sussurro e distrusse tutti i miei buoni propositi. Ero cattivo, maligno.. ma non mi importava, non mi interessava, Bella era mia.
-I Quileutes hanno una buona memoria-. Dissi solamente, sorridendo appena. Questa per lei sarebbe stata la conferma che avrei fatto di tutto per non nutrirmi del suo sangue. Ma non era così per me, se solo avesse saputo.. se solo.. “non si può fare a meno così facilmente di una droga, io non so ancora se ce la farò, piccola”. - Non fidarti troppo, però. Fanno bene a mantenere le distanze. Siamo ancora pericolosi-. Non potevo permettermi di non darle una via d’uscita, lei doveva poter scegliere. La amavo troppo per non farle fare quella scelta. “Ma cazzo ti vuoi decidere? La vuoi, non la vuoi, merda..”.  
- Non capisco..-. Mormorò triste. Quando notai a poca distanza una curva, protesi la mano verso il cambio.
- Ci proviamo. Di solito riusciamo molto bene in ciò che facciamo. Ogni tanto compiamo qualche errore. Io, per esempio, non dovrei restare solo con te-. Rallentai e la fissai apertamente, sfidandola con gli occhi. Rispose con uno sguardo fiducioso e sincero che mi sconvolse, non potevo credere che dopo tutto quello che le avevo detto lei ancora avesse occhi per me, occhi smaliziati, desiderosi di conoscere tutto, di starmi vicino, capirmi.
- E..Questo, questo è un errore?-. Il tono sofferente, disarmante mi spezzò il cuore gelido. Stare con Bella era tutto uno sbaglio, cercare la sua compagnia, il suo profumo.. avrebbe portato entrambi alla distruzione. Scalai in seconda per impegnare la curva e scossi la testa sconsolato. “ Non sono mai stato così vivo, con te sono così felice, ma..”. Fu un attimo, la sua mano calda fu improvvisamente sulla mia e la strinse incurante di ogni pericolo. “Oh merda..”. Trattenni il respiro e il veleno che mi inondò le fauci rischiò di farmi perdere il controllo.
- Un errore molto pericoloso-. Sussurrai roco e mortalmente eccitato. Quel contatto così diretto rischiava di farmi morire, eppure non me ne curai. Intrecciai le mie dita fredde alle sue, follemente attratto, e mi accorsi di essere realmente troppo freddo per lei. “Sono morto Bella, morto..lo senti amore?”. Dal paradiso all’inferno, avrei voluto scostarla e dirle di non toccarmi, mi sentivo così diverso dalla creatura perfetta e intoccabile che avevo creduto di essere. Ringhiai e la sua mano contro ogni logica strinse ancora di più la presa. Nessuno dei due osava parlare, e permisi a me stesso di lasciarmi andare a quel contatto così caldo. I miei occhi caddero tristi sulle nostre mani e quando il mio piccolo cerbiatto protese anche l’altra circondando completamente la mia per scaldarla, avrei voluto gridare di dolore. Era pura follia, lei stava cercando di dare ad un mostro calore umano. “Non posso crederci”.
I nostri sguardi si incrociarono sconvolti nell’abitacolo e mi accorsi che entrambi avevamo il respiro accelerato. Desiderare un agnellino.. che pazzo masochista. E lei non era da meno a rischiare la sua vita per me.
- Vai avanti..-. Spezzò il silenzio disperata, cercando una risposta ai suoi gesti. E io le strusciai il pollice sulla pelle morbida facendola sussultare. Tentai di essere il più delicato possibile quando accelerai e portai le sue dita intrecciate alle mie a muoversi sul cambio, ma il risultato fu una scossa elettrica che mi fece ansimare. Non avevo alcuna intenzione di lasciarla e lei non mi avrebbe mai lasciato.
- Cos'altro vuoi sapere?-. Ero stupito, meravigliato dall’audacia di quella creatura innocente. In lei c’era solo voglia di starmi accanto, desiderio di legarsi, nessun secondo fine. Io le avevo salvato la vita, lei si fidava. Incredibile..
-Dimmi perché vai a caccia di animali, anziché di esseri umani-. Si spostò di nuovo e questa volta portò la mia mano sulle sue ginocchia, avvolgendola tra le sue dita ancora e ancora. Rischiavo di non capire più niente di ciò che mi circondava e  iniziavo a sentire solo il tocco gentile e caldo di quella fragile umana. Questo mi avrebbe portato alla perdizione se solo lei si fosse spinta un  po’ oltre. Ci si poteva emozionare solo per una carezza? Non lo avrei mai creduto possibile. Eppure con lei era tutto nuovo.
- Non voglio essere un mostro..-. Sussurrai scoprendo il mio cuore, le mie più profonde paure. “Non voglio uccidere, non voglio”. E di nuovo mi sentii così umano, vulnerabile.. la vidi sorridere dolcemente e guardarmi con ammirazione. “No, ti prego, no, no.. questo no”.
-Ma gli animali non ti bastano?-. Le sue dita mi carezzavano lentamente, cercando confidenze che nemmeno io spesso riuscivo a fare a me stesso. Eppure con lei era così facile essere sincero, così maledettamente semplice.
- Non ho verificato, ovviamente, ma immagino che sia come una dieta a base solo di tofu e latte di soia. Per scherzare, ci definiamo "vegetariani". Gli animali non placano del tutto la fame, o meglio, la sete. Ma riusciamo a mantenerci in forze-. Bene, probabilmente adesso si sarebbe spaventata, una sana dose di paura le avrebbe fatto bene. - Il più delle volte, talvolta è davvero difficile-. Digrignai i denti accanto a lei, in modo soffocato e il tono della mia voce si fece roco, minaccioso, crudele.
Fermò i suoi movimenti di colpo e si mise in allarme.. in fondo era pur sempre umana.
-Anche in questo momento?-. Bisbigliò scossa, ma senza lasciare la presa.
- Sì-. Risposi solamente. Stavo rischiando tutto, ne ero consapevole. La  mia anima, il mio cuore, la mia vita eterna.
Il silenzio calò di nuovo fra noi e Bella guardò fuori dal finestrino rimuginando non so quali pensieri. Spostò poi lo sguardo nel mio accorgendosi che la stavo osservando e schiuse le labbra in una domanda muta. Per tutta risposta le strinsi le dita e la strattonai leggermente verso di me. “Tu sei pazzo.. non devi avvicinarla”. Cosa volevo dimostrarle? Che le sue carezze non mi davano alcun fastidio? Bugiardo, erano fuoco liquido dentro di me, su di me e se avesse toccato adesso i miei jeans se ne sarebbe accorta. “Smettila con questi pensieri umani”, odiavo sentirmi così debole.
- Però adesso non hai fame..-. Portammo ancora le dita sul cambio e le sue parole mi stupirono. Possibile che Bella non facesse altro che meravigliarmi? Non avevo fame, la mia sete ora era diversa, riuscivo a controllare quella del suo sangue, ma non quella di lei.
- Cosa te lo fa pensare?-. Mormorai chinando il mento verso il suo capo.
- I tuoi occhi. Ho una teoria, te l'ho detto. Ho notato che le persone, soprattutto gli uomini, diventano indisponenti, quando hanno fame-. A quelle parole sincere, scoppiai a ridere. La mia risata fu liberatoria. “Dimmi, come faccio a non amarti, a non adorarti, piccolina?”.
Mi sorrise con calore e io ricambiai dolcemente. Il battito del suo cuore impazzì di nuovo e io continuai a muovere le labbra maliziosamente facendola arrossire.
- Sei una brava osservatrice eh?-. Mi chinai a sussurrare nel suo orecchio, facendola sussultare. Giocare con “occhi nocciola” era per me qualcosa di unico. Risi ancora e quando il suo sguardo confuso e imbarazzato si posò su di me, capii di averle fatto uno strano effetto. “Scusami amore..”.
Quando tornò il silenzio, Bella si morse ancora le labbra e mi osservò indecisa.
- Lo scorso weekend sei andato a caccia con Emmett?-. Domandò con un filo di voce.
Non sapevo se rispondere o meno, ma fino a quel momento ero stato sincero. -Sì-. Mi lasciai sfuggire - Non avrei voluto andare via, ma ne avevo bisogno. È più facile starti vicino quando non ho sete-.
Avrei voluto mordermi la lingua, le avevo appena detto che ero ossessionato da lei. Come l’avrebbe presa? “Potevi risparmiarti il commento, idiota..”.
- Perché non volevi andarci?-. Chiese incuriosita. Ecco, appunto. “Perché se sto lontano da te, sto male, mi sento morire, ti voglio ogni secondo vicina, mi ossessioni, mi attrai, voglio sapere tutto di te”. Nella mia mente si susseguirono pensieri non proprio puri e casti, scoprendo un bisogno, una passione senza limiti. E poi.. poi avevo il terrore che potesse succederle qualcosa. Senza di lei niente avrebbe avuto più senso, una notte perenne, un buio eterno.
- Starti lontano.. mi rende.. emh.. ansioso...-. “Perfetto, ora Edward, fai anche la figura dello scemo”.- Non scherzavo, quando ti ho chiesto di badare a non cadere nell'oceano o a non farti investire, giovedì. Per tutto il fine settimana sono rimasto in pensiero. E dopo stasera, mi sorprende che tu sia sopravvissuta al weekend senza farti un graffio-. La fissai dolcemente, sfiorandole i capelli con le labbra. Davvero se le fosse capitato qualcosa non me lo sarei mai perdonato. - Be', non proprio-. Sghignazzai involontariamente.. pensava non me ne sarei accorto? Notavo ogni cosa di lei.
- Cosa?-. Mormorò guardando in basso. Le girai le mani con la mia, sfiorandole i polsi. Tremò e anche io rabbrividii di piacere.
-  Le tue mani..-. Bisbigliai in un atteggiamento troppo intimo. Passai le mie dita fredde sui suoi graffi e la vidi chiudere gli occhi e trattenere il respiro.
- Sono caduta..-. Disse tutto ad un fiato, riaprendo di scatto le palpebre e stringendo i pugni sulle sue gambe, allontanandosi da me.
- Immaginavo..-. Sussurrai un po’ deluso da quel cambiamento repentino. Forse l’avevo messa in imbarazzo..  mi accorsi di avere male al petto. Non mi piaceva che lei si scostasse - È anche vero che, per i tuoi standard, avrebbe potuto andare peggio, ed è proprio questo che mi ha tormentato, mentre ero lontano da te. Sono stati tre giorni molto lunghi. Ho rischiato di far saltare i nervi a Emmett-.
Incurvai le labbra in un sorriso, ricordando l’esasperazione e le battute di mio fratello.
- Tre.. tre giorni.. non siete tornati oggi?-. La fissai repentino, notando il cambiamento radicale del suo tono. Era freddo, glaciale, spaventato. Cosa le stava succedendo? “Bella..”.
- No, siamo a casa da domenica-. Le confessai. Non mi era affatto piaciuto starle lontano, ma io ero avvantaggiato dal fatto che quelle notti le avevo passate nella sua camera ad accarezzarla, guardarla, sognarla.
-Ma allora perché nessuno di voi è venuto a scuola?-. Mi stupii. Sembrava arrabbiata, impassibile, furiosa con me, no forse non proprio con me. Avrei dato qualsiasi cosa per entrare nella sua testa in quel momento. “Cosa ti succede, piccolina?”. Era troppo lontana da me..troppo..

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Capitolo 30
*** Senza di te ***





Sorpressaaaaaa!!Ho appena finito questo capitolo e ho detto "perchè farli aspettare che aggiorno tutto?". Spero non me ne vogliate male. Questa fic mi piace molto, mi appassiona e non vedo perchè non possa aggiornarla più spesso. Questa volta il capitolo sarà più lungo, spero che questo non vi disturbi, ma mi sono innamorata di questo Edward. Mi sto sciogliendo.. ahahha ^^ E' troppo puccioso ( e non cretino), così innamorato,passionale, malizioso, pieno di sentimento e paura.. umano. E la cosa più  eccezionale  è che è lei a renderlo così umano e lui non capisce. Bella è cambiata rispetto all'originale, non è imbranata, cioè lo è, ma è la tentazione dell'amore a renderla così sciocca da avvicinarsi a Edward.. un bellissimo sogno. Immaginatevi un vampiro bellissimo, dalla pelle diafana, dal corpo felino e perfetto, dai capelli di fuoco che vi confessa amore. Sapete che vi dico " Edward ammazzami pure..tanto vivere per vivere, almeno posso dire.. cavolo cioè sono stata morsa da questo angelo" e chiamatela scema Bella.. sarà instabile sulle gambe, ma quello lo ha capito bene!!!! Ahahah^^ Scusate le sciocchezze. Insomma ragazze!! Lo so che non vi rispondo mai, ma una cosa ve la dico. Continuate a starmi vicino, mi fa piacere, siete gentili. E se volete contattarmi sapete come fare. Tempestatemi quanto volete, mi trovate sempre sveglia, sto sempre a scrivere!!! ^^ Allora pronti per entrare nel mondo di Twilight, trattenete il respiro mi raccomando.. ^^ e come dice sempre Chiaretta "sogni Edwardosi", ahahahah!!!

Senza di te.


- Be' mi hai chiesto se il sole mi fa male e ti ho risposto di no. Però non posso espormi alla sua luce... perlomeno, non in pubblico-. Cercai di spiegarle, frustrato. Non compresi il motivo della sua improvvisa freddezza, ma avevo capito che era infastidita da qualche mio atteggiamento.
- Perché?-. Domandò dubbiosa socchiudendo le palpebre. Era molto nervosa e arrabbiata. “Ma perché fai così piccolo Bambi?”.
- Un giorno ti farò vedere, te lo prometto-. Le spiegai dolcemente. Certo come no, brillare sotto il sole vicino a lei! Altra bella mossa per metterla in pericolo. “Bravo..e magari soli soletti”.
Il silenzio cadde pesante questa volta, non sapevo che dire, la freddezza di Bella e il suo improvviso allontanamento mi avevano meravigliato.
- Potevi chiamarmi-. Ruppe quel momento con una voce tremante, roca che causò un fremito dentro di me. Stava soffrendo.. avevo sbagliato, sbagliato qualcosa e ora lei stava male per colpa della mia idiozia.
- Ma sapevo che eri sana e salva!-. non sarei mai riuscito a rimanere a caccia sapendo che lei poteva correre dei rischi. In quel caso non l’avrei mai lasciata da sola, le sarei stato incollato addosso senza mai abbandonarla, nemmeno la notte.  “Complimenti per i pensieri casti e puri, Edward. Fai sempre più pena..”.
Si mosse sul sedile e io la osservai preoccupato. Il cuore impazzito, una mano sulla fronte e una sulla gola come se stesse soffocando, Bella scuoteva la testa ripetutamente, incredula. Non smise di muoversi, ma non mi guardò.
- Io invece non sapevo dove fossi tu. Io...-. Urlò per nulla tranquilla. Chinò il viso spaventata dalle sue stessa parole e arrossì. Lasciò che i respiri e gli ansiti le uscissero dalle labbra e non si curò affatto delle sue mani che andarono a sfregarsi istericamente sul mio giaccone.
Ero affascinato, eccitato, stupidamente felice della sua ossessione per me. Anche io per lei ero diventato una droga, ero un pensiero costante.
- Cosa?-. La incalzai carezzevole, sentendo i nostri corpi desiderarsi e chiamarsi come due calamite.
- Non mi ha fatto piacere non vederti..-. Confessò guardandomi improvvisamente negli occhi. Una scarica elettrica mi attraversò la schiena e mi lasciò senza fiato. Quello sguardo era denso di tutti i sentimenti e le emozioni che anche io avevo provato nello starle lontano: voglia di lei, di vederla, di sentire la sua voce, accarezzarla, fantasticare su di noi mentre la guardavo, immaginare cose proibite, ossessioni, perdizioni, complicità, ardori e… una passione smodata, compulsiva, come un fuoco, animale e profonda.
- Anche ..anche a me viene l’ansia..-. Ci fissammo e vidi il suo respiro già veloce accelerare ancora di più. Strofinò le cosce tra loro e fermò le mani sui jeans cercando di controllarsi. Le sue guance si tinsero di rosso e si leccò la bocca istintivamente.
“No, non farlo voglio leccarla io, ci penso io a farti dimenticare questi giorni d’agonia..”. fissai in basso sconvolto dai miei stessi pensieri. No, quelle sensazioni erano innaturali, non la potevo trascinare con me verso l’oscurità, che diritto avevo? “Ogni diritto lei è tua”.
-  Ah-. Mormorai roco, portandomi una mano sulle labbra –così non va..-.
No, non andava. Non era normale, non era controllabile. Era qualcosa di assoluto, estremo, senza limiti e completamente fuori da ogni logica.
- Cos’ho detto?-.  Sussurrò schiarendosi la voce. Era ansiosa, aveva paura, e anche io. Paura di quell’amore, terrore di vederla scomparire dalla mia vita, timore di non poterla mai toccare come il mio corpo desiderava ardentemente. Ero ossessionato come un adolescente, non sapevo come uscirne.
- Non capisci, Bella? Che io renda infelice me stesso è una cosa, ma che tu sia coinvolta è un altro paio di maniche-. Soffriva per me, soffriva di me. E quanto stava male nell’avermi lontano? Quanto me? Se fosse stato realmente così era un dolore assurdo, immorale, segreto e assolutamente incontrollabile.
- Non voglio più sentirti dire che provi cose del genere. È sbagliato. È rischioso. Bella, io sono pericoloso... ti prego, renditene conto-. La mia voce era decisa, veloce, quasi incomprensibile per lei. Mi rendevo conto di parlare come un pazzo, soffocando il fuoco ardente che mi avrebbe portato a supplicarla di amarmi. Tutto, tutto per sentire ancora la sua pelle calda contro la mia. La fissai e lasciai scorrere i miei occhi sul suo corpo celato, apertamente stavolta, con quel desiderio animale, da bestia, che ogni volta che sentivo il suo profumo di donna mi assaliva. “Ora hai capito?”.
- No..-. I nostri occhi si incrociarono e ci avvicinammo pericolosamente l’uno all’altra. “Smettila, non vedi.. non lo leggi dentro di me quanto farà male?”.
- Dico sul serio..-. Ringhiai e mi ritrovai ancora più vicino. Le nostre teste si sfioravano, lei si era di nuovo inginocchiata mettendo una mano sul mio sedile e una sul suo, china verso di me.
- Anche io-. Mi sfidò con quel nocciola impudente. Non era disposta a cedere e io mi sentivo come se stesse toccando il mio cuore, lo stesse scaldando per riportarlo in vita. Era un’idiozia, ma aspettavo di sentire quelle parole da sempre, quell’amore incondizionato da sempre. – Te l’ho detto non mi importa cosa sei..-. C’era disperazione nella sua voce, quasi dovesse supplicarmi per avermi. Ma io ero già suo dalla prima volta che l’avevo vista, ero stato suo, ringraziai il cielo di non averla uccisa, perché avrei perso con lei anche la mia anima.
- E’ troppo tardi..-. Bisbigliò poi sfiorando con le labbra i miei capelli. “ Male, che male..”. Dire che la bestia in me era in estasi sarebbe stato poco, ero un esplosione di ghiaccio e fiamme. Tremavo perché un gelo talmente intenso da bruciare mi scatenò dentro un desiderio a me sconosciuto, divampava con la voglia di fare l’amore con lei, lì in quella Volvo, su quel sedile.
- Non dirlo mai..!-. Gridai arrabbiato battendo le mani sul volante. La risposta fu secca e vidi dolore attraversarle gli occhi. “Bella, ma non lo senti questo desiderio? Non ne hai paura? Cazzo potresti morire”. Ero disperato. Felice, ma arrabbiato col destino.
Si scostò subito come scottata e mi voltò le spalle rannicchiandosi sul sedile. Maledetto stupido. Le avevo fatto male. Osservai il mio giacchetto coprirle le spalle e scendere per ricadere aperto sulle cosce fasciate dai jeans. Impazzii, quella giacca portava il mio odore e lei la stringeva a sé convulsamente, se lo lasciava scivolare addosso in un modo che mi metteva i brividi. Sapevo che le piaceva il mio profumo..
- A cosa pensi?-. Ero fuori di me, nervoso, ansioso. Quella situazione mi stava portando all’esasperazione. Io la volevo tutta per me, ma non riuscivo a superare quel limite. Ero io che non volevo.. lei mi aveva già accettato. “Idiota, imbecille, stupido.. amala invece di tirarti indietro”.
Improvvisamente mi accorsi dei movimenti impercettibili delle sue spalle. “Dio, no.. no, non piangere per un cretino come me”.
- Piangi?-. allungai la mano e le scostai i capelli dal collo. Si voltò leggermente e io vidi le lacrime caderle sulle guance. Ero io la causa della sua sofferenza, io.. mi accorsi di avere un potere immenso su di lei, forse più grande di quanto non avessi creduto.
- No..-. Rispose con il broncio. Sorrisi.. che piccola sciocca. La mia mano corse verso la sua guancia, ma mi fermai a mezz’aria quando vidi il suo viso spaurito desiderare quella carezza con un’intensità tale da immobilizzarmi. Se l’avessi toccata, se solo l’avessi toccata.. il mio corpo reagì al mio istinto e prima che potessi accarezzarla ritirai il braccio portandolo sul volante. “Non resisterò ancora a lungo, ho bisogno di toccarla”.
- Scusa..-. Mormorai distrutto, ma lei scosse la testa e mi sorrise con calore riuscendo a farmi sciogliere. Che piccolo angelo..
Il silenzio scese tra noi e lei continuava a portare lo sguardo da me e a lei in modo ansioso. Quando i suoi occhi si posarono sulle mie mani, capii.. spostai le dita dal volante e non resistetti alla tentazione di afferrarle il polso e scivolare sul suo palmo per intrecciare le nostre mani. La sentii sussultare e pensai fosse il freddo, ma quando notai il suo volto fisso su quel contatto compresi che era meravigliata dal mio gesto. Non cercavo mai appositamente di avvicinarmi, lei lo aveva capito. Ma resistere al mio dolore era molto più semplice che vederla soffrire.
Strinse le dita intorno alle mie e sospirò.
- Dimmi una cosa..-. bisbigliai ridacchiando in modo tirato. La sua pelle calda non mi aiutava a pensare a cose che non fossero il suo corpo, il suo sangue, il possesso che sentivo nei suoi confronti e la voglia di farla mia. Dovevo distrarmi.
- Parla..-. Fece lei deglutendo e arrossendo nell’oscurità. Non poteva aver percepito il mio desiderio, ma quell’abitacolo era denso di una passione fuori dal comune, quindi forse..
- Cosa stavi pensando stasera, poco prima che arrivassi io? Non riuscivo a leggere la tua espressione. Non sembravi impaurita, pareva che ti sforzassi di concentrarti su qualcosa-. Ma potevo sembrare più idiota di così? Secondo il mio modesto parere.. no. “Edward, hai bisogno di un ottimo psichiatra”.
La sua espressione sorpresa mi fece imbarazzare, ma sghignazzò e ci pensò su pensierosa.
- Cercavo di ricordare come si mette fuori combattimento un assalitore... insomma, l'autodifesa. Stavo per spappolargli il naso conficcandoglielo nel cervello-.
Parlò duramente, ma poi scoppiò a ridere e mi osservò facendo con la mano libera una mossa di karate. Risi anche io e lei mi fissò affascinata. Non sapevo chi dei due fosse più preso dall’altro, ma avevo fitte continue al cuore e allo stomaco che non smettevano di torturarmi.
- Li avresti affrontati?-. Aggrottai le sopracciglia ammirato. Uno scricciolo contro quelle fecce.. no, sarei bastato io. Qualche colpetto di mano e le teste sarebbero volate dal collo. Niente di più facile.. sorrisi compiaciuto dei miei pensieri. - Non pensavi di scappare?-. Le domandai poi incuriosito.
- Quando corro inciampo a tutto spiano..-. Mormorò timida. Forse non era cosa adatta da dire ad un vampiro, ma le strinsi le dita e ridacchiai. Mi ero accorto che avesse problemi di equilibrio, ma non credevo ci sarebbero stati ulteriori problemi, l’avrei sorretta io se fosse caduta.
- Emh.. chiedere aiuto con un urlo?-. La discussione sfiorava il ridicolo, ma Bella non sembrava accorgersene. Mi guardava e sorrideva apertamente, eravamo proprio cotti. Che idioti..
- Ci stavo arrivando-. Si grattò la testa pensierosa e io fissai la strada. Da oggi in poi l’avrei protetta io, le avrei fatto da vampiro trainer personale.
- Hai ragione. Cercare di tenerti in vita vuole dire davvero lottare contro il destino-. Scossi la testa facendo una smorfia maliziosa e la osservai divertito.
Eravamo appena entrati a Forks e presto avrei dovuto salutarla. Mi maledii per aver guidato troppo veloce, al solito mi pentivo delle mie azioni troppo avventate. Sospirai all’unisono con lei e ci fissammo imbarazzati.
- Ci vediamo domani?-. Si girò nervosa e mosse inquieta la mano nella mia.
- Sì..-. Risposi di scatto senza pensare. “Voglio vederti e starti vicino”.
Immersi l’uno nell’altro non mi accorsi nemmeno di aver svoltato per arrivare a casa sua.
- Anch'io devo consegnare un saggio-. Feci sorridendo, non volevo mostrarmi troppo desideroso di stare con lei, ma non ottenni l’effetto sperato. - Ti tengo il posto, a pranzo-. Era una promessa, una promessa di starle vicino, di sentire ancora il suo profumo e di perdermi nella certezza che si sarebbe seduta al mio fianco.
Aprì la bocca, ma non parlò e la richiuse vergognosa. Era tutta rossa in viso  il mio piccolo Bambi.
Fermai la Volvo e per spegnere sciolsi il nostro legame. Non avrei voluto farlo, ma dovevamo salutarci.
- Prometti che domani ci sarai..-. Frugava nei miei occhi un qualsiasi ripensamento, ma non ne trovò. Non avevo più intenzione di lasciarla andare, lei aveva scelto, ora anche io. “Sei mia e mia soltanto”. Avrei sopportato qualsiasi cosa per starle vicino.
- Lo prometto-. Mormorai rauco e dolce. Si strinse nelle spalle e tremò.
Improvvisamente come ricordandosi di qualcosa si levò il giaccone e fece per porgermelo. Scossi la testa.. no, avrebbe potuto tenerlo se voleva. Faceva freddo, non volevo che lei si ammalasse. Arrossì ancora e si portò la stoffa dura al naso annusandola ripetutamente. Una scossa elettrica si fermò all’altezza del mio basso ventre e io soffocai un ringhio acuto. Se l’avesse fatto con me, sarebbe morta all’istante. Le labbra schiuse, gli occhi chiusi ad annusare il mio profumo, non si era resa conto di quanto potesse essere desiderabile. Lasciai che le mani scivolassero lungo i miei fianchi e pensai a tutto ciò che non fosse toccarla, baciarla, stringerla a me.
- Puoi tenerlo... o domani non avrai niente da mettere-. Dissi poi rabbrividendo di desiderio.
Lei abbassò il capo e ci pensò per alcuni minuti.
-Non mi va di dare spiegazioni a Charlie-. Mormorò appena alzando le palpebre per guardarmi.
Poteva esistere qualcosa di più innocente e dolce?
- D’accordo-. Le risposi affascinato. L’amavo, mio dio quanto la amavo. Avrei voluto gridarle che avrei pensato a lei tutta la notte, che non avrei avuto altro che lei tra i miei pensieri, ma mi trattenni.
Si girò pronta per aprire la portiera. “No, non andartene, sta con me, amore”. Mi sentii male.. non volevo più stare senza il suo profumo.
- Bella..-. La chiamai serio e incerto. Che cosa dovevo dirle? “Ci vediamo domani”. No troppo banale “ Io, mi ha fatto piacere parlare con te”. Quando si girò il mio cervello era vuoto e il suo viso triste non mi aiutò a trovare qualcosa di sensato da dire.
- Sì?-. La voce era ansiosa, piena d’aspettativa, mi fissò incuriosita.
“Oddio e ora?”. Pensai nascondendo il panico.
- Mi prometti una cosa?-. Feci dolcemente.
- Sì-. La sua fiducia incondizionata e la sua dolcezza mi fecero impazzire. Non potevo lasciarla andare via così, senza.. senza..senza.. “Senza cosa idiota”:
-  Non andare nel bosco da sola..-. Sussurrai improvvisamente in presa al terrore che le potesse succedere qualcosa durante la mia assenza. Ma era questo che realmente volevo dirle?
- Perché?-. Era stupefatta e meravigliata dalla mia richiesta. Mi avvicinai ancora quasi scavalcando il mio sedile e lei si ritrasse un poco. Guardai oltre le sue spalle nella notte e tremai.
- Diciamo che non sono sempre io, la cosa più pericolosa in circolazione-. La mia voce si fece scura e tetra, quasi minacciosa e il cuore di Bella mancò qualche battito. L’avrei protetta io, nessuno avrebbe potuto toccarla se ci fossi stato io al suo fianco.
- Come vuoi..-. Bisbigliò cercando di controllare la sua voce.
Discorso finito.  Mi resi conto che ora dovevamo salutarci e il mio cuore si lacerò dalla disperazione.
-  Ci vediamo domani..-. Feci alla fine cercando di convincere me stesso che era la cosa più giusta da fare. Non potevo rapirla.
Si voltò e finalmente aprì la portiera.
- A domani allora..-. Una sua gamba si sollevò per scendere dalla mia auto e l’aria fredda che entrò mi fece perdere il controllo. “ No, non voglio lasciarti così”.
- Bella?-. Mi sollevai e istintivamente portai il mio viso così vicino al suo che i nostri respiri si fusero. Qualcosa dentro di me bruciò, si eccitò, mi chiese sollievo e i miei jeans si strinsero. A lei bastava così poco per farmi impazzire, non capivo più nulla, solo che la sua bocca sfiorava la mia e che sapeva di buono.
- Sogni d’oro-. La voglia di afferrarla, gettarla sul sedile, spogliarla e prenderla, fu così forte che dovetti trattenere il respiro. Il suo sangue scorreva impetuoso, il suo cuore batteva forsennato, la mia anima bramava il possesso della sua e rimanemmo così a respirarci per minuti che mi sembrarono ore. Volevo percepire tutto quel profumo e farne parte, sapevo che era lo stesso per lei, era affascinante annusarla, proibito.
“ Avanti, baciala, forza, baciala..”.
I nostri occhi si scrutarono e io mi ritrassi improvvisamente, ero troppo assetato. Troppo.. per metterla in pericolo così. Scese subito cercando di mantenere un controllo che sapevo non poteva avere e si aggrappò alla macchina. Non parlò concentrata sul suo respiro e dondolò incerta verso la porta di casa. Sorrisi.. ma dentro di me le emozioni erano in tumulto. Accesi la Volvo e spinsi l’acceleratore. Avevo bisogno di velocità, avevo bisogno di aria.

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Capitolo 31
*** Agonia ***




Strano ma vero, sono qui anche con Midnight Sun. Troppo presto? Spero sempre che gli aggiornamenti vi facciano piacere. Parlando di questo capitolo.. è la notte prima della mattina in qui Edward accompagna Bella a scuola. Scusate sempre la mia esagerazione,  è che io vedo Edward tremendamente vampiro e Bella sonnambula, ahahahah.. cioè anche con la Meyer mica scherza. Comunque ecco, io del mio ce lo devo mettere sempre ( a Mà altrimenti non sei contenta). A parte gli scherzi spero che apprezziate, da parte mia c'è sempre impegno, anche se non è molto semplice vi assicuro che questo capitolo mi ha divertito troppo. Vedere Edward così è un po' uno spasso per me!!! E ho riso parecchio, povero il nostro Ed, chiedo scusa alla signora Meyer, ma quando ce vò ce vò.. eheheh!!^^
Allora posso farvi i miei ringraziamenti? O non li accettate più perchè non vi rispondo? Malia infima e infingarda.. cattiva. Beh rimedierò al più presto spero. Scusate se non posso, scusate veramente. Al prossimo aggiornamento e mi raccomando.. Edward si lamenta dei vostri sogni erotici su di lui, me lo state traumatizzando! Aahhahah.. Malia.


Agonia



Ero steso sul mio divano e guardavo il soffitto della mia stanza ascoltando musica. “Dio, lei mi desidera..”. Mi sentivo eccitato come un bambino a cui avevano appena detto che il suo parco giochi preferito aveva appena riaperto. “ Io e lei.. oddio, controllati Edward”. Mi alzai fissando la notte fuori dalla finestra. Volevo vederla, volevo toccarla, non avrei sopportato una notte ancora lontano da lei, non l’avrei mai più lasciata sola, mai. “Tu sei pazzo”. Sì, ero pazzo di lei. Mi alzai veloce e aprii le ante della porta-finestra fissando il vuoto e rabbrividendo di piacere. La mia natura, Bella non l’aveva rifiutata, l’aveva accarezzata, facendo pulsare la bestia in me, facendomi morire di desiderio, ma anche capire quanto era forte quello che ci legava. Lasciarla sarebbe stato come togliermi l’anima che mi era stata appena donata. “Mi vuole, mi vuole!!”. Gridai e ringhiai come non avevo mai fatto, lasciando che l’animale in me si scuotesse, si arrabbiasse e si vendicasse contro la parte umana che stava rivivendo grazie al mio piccolo Bambi.

- Se vuoi svegliare tutta Forks, ci stai andando vicino..-. Emmett entrò nella mia stanza fissandomi allibito seguito da Jasper, che pensava fossi in preda ad una crisi di nervi.
- Ti sei già fatto visitare da Carlisle?-. Fece Jazz guardandomi perplesso.
Li osservai scoppiando a ridere e li vidi assottigliare le palpebre perplessi.
- Alice..!!-. Gridò Jasper socchiudendo la porta – Edward sta male per caso?-.
Dal fondo del corridoio gli rispose una voce squillante – No, no, sta bene, anche troppo. Bella fa parte della famiglia ormai, sa che è un vampiro..-.
I miei fratelli mi guardarono allibiti e io sorrisi imbarazzato – Già..-.
Emmett cominciò a sghignazzare a non finire, e io cercai di non ascoltare i suoi pensieri, ma inutilmente.
Voglio proprio vedere Edward scopare con un umana..
Jazz mi fissava stordito e sconvolto.
Pace a te, fratello, io ti ammiro profondamente..
Non sapevo se ridere del loro stupore o semplicemente ignorarli.
- Vado da lei..-. Dissi semplicemente vedendo le loro bocche spalancarsi.
Em fischiò – Cavolo siete già a questo punto.. e non hai voglia di “gnam, gnam”?-.
Feci una smorfia disgustata e lo zittii con una mano -Ovvio-. Risposi secco. Di certo non avrei descritto loro le sensazioni che provavo vicino a lei.
- Quando è così, lo sai Em, è meglio chiedere ad Alice..-. Disse Jazz annuendo convinto- tanto lui non parla..-.
Emmett incrociò le braccia al petto e si appoggiò al muro con lo sguardo sornione di chi la sapeva lunga.
Stai infrangendo tutte le regole fratello, voglio proprio vedere..
Sospirai esasperato dando loro le spalle e gettandomi nel buio senza neanche dare ulteriori spiegazioni. Sarebbe stato inutile parlare con i miei fratelli. Non avrebbero potuto capire le emozioni che mi rendevano di nuovo finalmente vivo, ora tutto aveva un senso e quel senso era Bella. Lei era diventata tutto per me.
Arrivai in pochi minuti a casa Swan e mi arrampicai sulla finestra aperta di Bella con fin troppa facilità. Scostai le tende in un atteggiamento ormai automatico ed entrai. “La mia dose notturna di droga”. Quel profumo.. rimasi impalato per un quarto d’ora prima di abituarmi all’odore che emanava il suo corpo rannicchiato.“Ci vuole poco per farmi impazzire quando si tratta di te, occhi nocciola”. La fissai terrorizzato come ogni volta e inspirai lentamente quella fragranza di fresia e lavanda quella sera. molto più prepotente “Si è fatta la doccia il mio amore”. Il veleno inondò le mie fauci e io mi avvicinai eccitato, rifiutando di portare alla mia mente le immagini del suo corpo nudo bagnato dall’acqua corrente. “E’ così difficile non desiderarti..”. I brividi che percorsero la mia anima non cessarono quando mi avvicinai al letto.. quella notte qualcosa era diverso, qualcosa che portava la mia passione oltre il limite. “Sai cosa sono, sai che potrei essere qui, che potrei ucciderti, ma tu lo accetti..”. Mi inginocchiai affascinato, sarebbe stato così facile romperla, così semplice spezzarle il collo e nutrirmi di lei, eppure la mia anima piangeva se solo pensava di poterla perdere.
- Edward..-. Mormorò rigirandosi nelle coperte pesanti- Edward, Edward, Edward..-.
Ansimava e la sua fronte era corrugata e sudata. Mi avvicinai e il suo viso fu a pochi centimetri dal mio. Il suo respiro mi inondò le narici e mi sembrò di morire tra atroci sofferenze.
- Bella, sono qui..-. Sussurrai portando una mano a sfiorarle i capelli.  Le mie parole la calmarono e lei sorrise. Per un attimo mi tranquillizzai. “Non ti lascio, piccola”.
- Amo..-. Mi voltai di scatto verso la sua guancia e portai le mie dita sul cuscino chinandomi maggiormente fino a sfiorare il suo corpo coperto. Mi sembrava di aver afferrato delle parole.
- Ti amo..-. Mormorò dolcemente togliendo una mano dal copriletto e abbandonandola vicino alla mia. Silenzio. Deglutii e rimasi immobile per quella che mi sembrò un’eternità, stordito dall’intensità di quello che stavo provando. Tremai, il mio corpo sussultava scosso da spasmi incontrollabili. Volevo amarla, volevo proteggerla, ma a questo.. a questo non ero preparato.
Si girò verso di me e la sue dita si strinsero intorno al mio polso in un atto disperato.
- Ti amo, Edward..-. Ripetè con più forza – Ti prego… ti prego amami, non rifiutarmi-.
La fissai disorientato. No, non così, non in quel modo. Le mie labbra si tesero istintivamente e le toccarono la pelle del collo risalendo sulla guancia. “Edward, stai giocando con il fuoco..”.
- Edward..-.  Continuava a chiamarmi con un bisogno e una foga  che mi dilaniarono.
- Sono qui..-. non mi importava nulla. Che si svegliasse, che mi accusasse, che mi odiasse.. nulla. Le strinsi la mano e impazzii di desiderio per lei. Le mie labbra si serrarono e io annaspai in cerca di aria pura, il suo profumo era nelle mie vene e mi faceva vibrare, mi risvegliava.. volevo che lei facesse qualcosa, volevo che mi accarezzasse, che mi salvasse, volevo che mi toccasse.
- Edward ti amo così tanto..-. boccheggiò nella disperazione più totale. – Fai l’amore con me..-.
“Ah cazzo.. cazzo..no”. I miei canini strusciarono assetati sul cotone morbido del cuscino e poi sulla pelle della sua spalla nuda facendola rabbrividire.
- Piccolo Bambi, tu vuoi uccidermi..-. Mormorai assetato del suo sangue.  – Amore..-.
- Edward!!!!- Gridò alzandosi di scatto e mettendosi seduta.  Feci appena in tempo ad  appiattirmi a terra, sfregando il corpo contro il pavimento duro per darmi sollievo. “Questo è assurdo”.
Bella ansimava, sveglia, e pregai che non si accorgesse di me, steso a terra e dolorante. Strinsi le mani a pugno fino a farmi male e mi morsi la lingua fino a sentire il mio sapore acre farsi forte.
- Ma cosa mi succede..-. bisbigliò tremando e abbracciandosi – Non faccio che pensare a lui..  oddio sono malata di lui..-. Posò la testa sulle ginocchia e io chiusi gli occhi. “Anche io sono malato di te”.
Si tolse le coperte da dosso e le lanciò rabbiosamente ai suoi piedi – Edward, Edward..sempre tu-. Il mio nome continuamente pronunciato dalle sue labbra mi fece venire la pelle d’oca. Si passò una mano sul viso stancamente e inspirò con forza. – Ora ti sogno anche mentre facciamo l’amore, e so che non è possibile.. cioè i vampiri possono baciare?-.
“Oh.. oh sì che possono”. Pensai malignamente desiderando poterle dimostrare come baciavano i vampiri. “Maledizione, ma che vado a pensare.. baciarla.. non se ne parla”. Non potevo rischiare di metterla in pericolo in quel modo.
Si ristese coprendosi leggermente e si rigirò più volte nel letto. – Mi sembra ancora di sentire il suo odore, ma come fa a profumare così di buono..?-. Mormorò lottando contro il sonno. Si rannicchiò di nuovo e fortunatamente dopo poco il suo respiro si fece ancora regolare. Sospirai sollevato alzandomi in piedi e fissandola inorridito.
Indossava misere culotte grigie e una semplice maglietta blu cobalto. “Così ti prenderai un malanno, merda”. Mi sbrigai a chiudere la finestra e tornai verso il letto per rimboccarle le coperte. Il mio atteggiamento era patetico, la desideravo come un animale e mi comportavo come un padre protettivo, quando ero io il primo a farle correre un grave pericolo.
- Sono proprio idiota..-. Mi sedetti sul bordo del letto vicino a lei e la guardai adorante. Per me sarebbe stato impossibile nonostante tutto starle lontano. Vederla dormire, vederla rigirarsi nelle coperte e scoprirsi, vederla gridare il mio nome era qualcosa che mi affascinava e mi rendeva suo schiavo.
- Ti amo piccolo Bambi..-. Mormorai allungando ancora una mano e scostandole una ciocca di capelli dal viso. – E vorrei che tu mi ripetessi sempre che mi ami..almeno mentre dormi-. Bisbigliai scuotendo la testa sconvolto dalle mie parole. Mi sentii un emerito scemo a desiderare ancora di essere accolto e abbracciato da lei. Non lo meritavo, io.. proprio io che le sarei saltato addosso, che le avrei strappato di dosso quegli indumenti per prenderla così, per fare l’amore su quel letto con passione. “ Tu fai schifo, vergognati..”.
- Idiota, come puoi pensare di riuscire a controllarti con lei..-. Mi portai le mani sotto la testa che distesi sul cuscino accanto alla sua, abbandonata.
Per un’ora rimasi a fissarla respirare piano, con la bocca dischiusa e non pensai a nulla, tranne all’amore che aveva detto di provare per me. Poi alzai leggermente una mano e le toccai le labbra affascinato. Quanto era bella, quella bocca aveva il colore di una ciliegia poco matura e sapeva di dolcezza ne ero sicuro, il suo viso rilassato mi attraeva e non avrei mai smesso di toccarlo se non avessi avuto paura. E il resto.. al resto non osavo pensare, perché il mio corpo avrebbe reagito troppo presto.
- Mhh..-.  Chiuse la bocca e si portò le dita sulle labbra mettendosi un dito tra i denti e mordendolo leggermente. Chissà cosa stava sognando ora.. trovai quel gesto terribilmente eccitante. Le afferrai senza pensare le dita e portai il suo indice nella mia bocca, curioso di sentire che sapore avesse la sua saliva. Rabbrividii e leccai più volte ogni dito, preso dalla frenesia di avere nella bocca il gusto della sua pelle calda e del suo corpo.
- Bella..-. bisbigliai impazzito. Stavo rischiando di perdere me stesso, di perdere il mio autocontrollo e questo la stava mettendo in pericolo. “Stupido fermati..”. Rischiavo di farle male, di smarrire la ragione. “Dai, basta..”. Lasciai la sua mano e risalii sul suo corpo. Le mie dita furono sulle sue gambe e accarezzarono le sue cosce tonde e sode fino all’orlo delle sue culotte. Rabbrividivo e trattenevo il respiro, nascondendo l’ansia che provavo di fronte a quel gesto. Non era lecito, era proibito, ma lei era mia no? Aveva detto di amarmi, era mia e solo mia. Le passai un dito sotto l’elastico e la sentii sussultare, forse dal freddo. La mia testa si chinò e seguì l’esempio delle mie dita, non riuscii a smettere di pensare a quanto fosse gustosa e dolce, a quanto mi volesse e a quanto io la desiderassi. Le mie labbra gelide scesero appena poco sotto l’elastico per percorrere tutta la lunghezza del fianco. Il suo odore, il suo odore di donna mi fece letteralmente impazzire. La volevo tutta per me, tutta.. Percepii un suo gemito infreddolito e mi allontanai mettendomi una mano sul viso. “E’ troppo, troppo per  me..”. Ringraziai il fatto che dormisse, probabilmente sarebbe scappata nel vedere il mio viso trasfigurato dalla sete in quel momento. Mi massaggiai gli occhi pensando a qualcosa di molto meno impegnativo. “Compito di biologia..”. Molto interessante. Mi ripetei tutte le formule più ovvie, ma servì a poco quando Bella si girò supina e mi accarezzò il petto involontariamente. “Voglio morire..”. Perché non imparavo mai a tenere gli istinti a freno con lei? Perché? Stavo maledettamente male, malissimo, volevo che lei sapesse, ero stufo di nasconderle la mia presenza, di non poterla abbracciare, di non poter stare sotto le coperte con lei. Avrei sofferto qualsiasi cosa, qualsiasi Inferno pur di sentire il suo corpo schiacciato contro il mio. Ero pronto a rinnegare la mia natura..
- Mhh..-. Bella si stiracchiò allungando le braccia che inesorabilmente finirono con sbattere contro di me. – Mhh..-. Continuò muovendosi tra le lenzuola. Un altro mugolio e non mi sarei più controllato. “ Fermo, rimani immobile.. fermo”.
Fu un errore. Il mio piccolo Bambi aveva il sonno pesante e gli incubi facili, non si svegliava con leggerezza, ma avrei preferito vedere i suoi occhi accusarmi di essere un pervertito, che sentire le sue mani calde circondarmi in collo ed attirarmi a sé. “Vattene Edward, ora”. Ma il mio viso cadde sulla sua maglietta blu e lei cominciò ad accarezzare i miei capelli, mentre i suoi seni mi circondavano il volto facendomi trattenere il fiato. “Ma perché a me..”. Quella notte Bella era agitata, probabilmente a causa della serata precedente. Artigliai le dita sulla lenzuola stringendole spasmodicamente, il suo profumo era talmente forte che la gola mi si seccò, il veleno venne meno e lasciò il posto ad una violenza, ad un bruciore dentro di me che mi fecero paura. “Piccola, ti supplico, non sognarmi..”.
- Ti voglio..-. Bisbigliò Bella poco dopo, portando la mia disperazione alle stelle. Respiravo a fatica, mi controllavo a fatica e ormai mi sentivo sull’orlo dell’abisso.
- Toccami..-. Sussurrò ancora sorridendo leggermente. “Merda, merda..”. Gridai mentalmente e la mia furia istintiva si scatenò. Baciai sofferente l’incavo dei suoi seni e desiderai poterne sentire la pelle. Le mie mani corsero sulle sue natiche e le strinsero ricevendo in cambio un gemito di resa. Strusciai la mia testa sulle sue rotondità e mi ritrovai a pensare che il desiderio che mi dilaniava non era solo sete di sangue, ma era fame di qualcosa a me sconosciuto, fame di lei, fame della sua anima.
- Mi stai uccidendo..-. Avevo paura. Sentivo dentro il timore di poterle fare del male e provavo orrore.
- Ah Edward..-. Gridò lei improvvisamente facendomi stringere la presa sul suo fondoschiena con più foga e affondare ancora di più tra i suoi seni coperti. “Fatemi morire così, perché sto malissimo, ma non sono mai stato più felice”. Non avevo mai desiderato una ragazza, non capivo ciò che si scatenava dentro di me, ma i nostri corpi a contatto non erano quelli di un vampiro e di un umana, erano quelli di un uomo e una donna. Si mosse ancora abbracciandomi con più forza e accarezzandomi continuamente il viso, tracciando le mie labbra, affondando nei miei capelli. Era una tortura, un supplizio, sentivo il suo corpo sfinito dal desiderio per me e capii di essere veramente diventato indispensabile per lei. L’avevo voluto, desiderato con tutto me stesso e ora.. ora eravamo entrambi ossessionati, inevitabilmente legati, che lo volessimo o no, predatore e preda si cercavano inconsciamente e si desideravano segretamente con una passione che divampava senza logica. E io dovevo resistere, dovevo imparare a farlo. Mi abbandonai su di lei, lasciandole fare di me ciò che voleva, stringendo i denti e ingoiando la saliva. Avrei imparato quella notte a soffrire in silenzio della sua vicinanza, e non le avrei fatto del male, non le avrei fatto del male, perché ormai ne ero consapevole, entrambi ci amavamo, entrambi volevano stare vicini. “Bella, perdonami se non sarò sempre forte, perdonami..”.

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Capitolo 32
*** Sfida: cosa dirai? ***





Mentre voi siete al mare e a fare le scampragnate io aggiorno Midnight Sun. Della serie "abbiamo capito che tu non hai proprio niente da fare neanche oggi". Ahahaha, e che volete farci, dopo una settimana di lavoro! Eheheh^^. Beh, descriviamo le difficoltà oggettive di questo capitolo, io arrivo a non capire lo scambio di certe battute. Ammetto di essere troppo maliziosa forse.E che cavolo però.. ufff.. più che un vampiro e un'umana, mi sembrano due morti, e manco viventi. Sarà che io le cotte le ho vissute diversamente. Chiederei alla Meyer "Ma tu come hai vissuto il tuo primo amore?". Ahahah.. bo, comunque mi sono divertita la stesso. Scusate la domanda,ma se allungassi un po' i capitoli darebbe fastidio? Anche questo è venuto un po' più lungo. Non so ditemi voi. al solito vi chiedo di perdonarmi. Corro a scrivere un'altra fic^^. Ahahaha!! Ancora buon primo maggio e buona lettura.. ah cosa importantissima e vitale.. GRAZIEEEE! Malia.


   Sfida: cosa dirai?

La guardai percorrere il vialetto di casa con la cartella sulla spalla. L’avevo lasciata da poco per andare a prendere la mia auto e non credevo potesse già mancarmi in quel modo. Un caldo maglione marrone le copriva le spalle esili e il suo viso assorto mi stregò lasciandomi senza fiato.. era per me una tentazione continua. Le sue sopracciglia si corrugarono pensierose guardando il tempo e la vidi tremare nell’umidità pungente della mattina, come se il freddo la stesse paralizzando. “Freddo, amore mio?”. La osservai ancora meglio, indossava dei jeans logori a vita bassa che le fasciavano le gambe morbide e un lembo di t-shirt verde le si intravedeva sul fianco, probabilmente una maglietta troppo lunga.  Sorrisi.. mi sembrava un pulcino indifeso.
“Questa notte non la pensavi così però”. Distolsi subito il mio pensiero da Bella in culotte e canottiera che mi stringeva a sé. Tornai a fissarla e questa volta gli occhi mi caddero sul suo seno nascosto, che ricordavo sodo e perfetto per le mie carezze, e percorsero la parte morbida di pelle che spariva all’altezza della spallina del reggiseno “Oh dio, ora avvicinati a lei in questo stato pietoso, e la colazione è servita”. Ero di nuovo eccitato. “Così no, non posso andare avanti”.
Presi un respiro profondo, come se fosse servito a calmarmi e scesi dalla macchina per andarle incontro. Volevo sorprenderla, stupirla e dai suoi occhi quando incontrarono i miei, pensai di esserci riuscito. Non scappò, non ebbe paura, non fece una smorfia disgustata, ma arrossì e si avvicinò come una bambina in cerca di coccole. “No, piccola, non fidarti così di me”.
- Hai bisogno di un passaggio?-. Le aprii lo sportello galantemente e sorrisi. Mi stupii del mio stesso tono di voce, non pensavo che mi sarei sentito insicuro di fronte a lei, eppure mi accorsi che  non riuscivo ancora a realizzare che sapesse di me e che accettasse la mia natura come se fosse una cosa normale. Aspettai una sua risposta che non tardò ad arrivare.
- Sì, grazie..-. rimasi impalato come se non credessi realmente alle mie orecchie e lei sorrise tranquilla sfiorandomi appena un braccio. “Quanto ti amo.. Quanto ti mhh, ahhhh, basta”. Mi sentivo un emerito stupido, un idiota. Salì sulla Volvo in cerca di calore e io richiusi gentilmente lo sportello, passando velocemente dalla parte del guidatore.. forse un po’ troppo velocemente. Quando entrai notai il suo sguardo meravigliato e assolutamente incredulo. “Oddio, che tenera..”.
- Ti ho portato questo. Non volevo che ti prendessi un raffreddore o qualcosa del genere-. Mormorai un po’ sulla difensiva. Le porsi la mia giacca, su cui il nostro odore ancora si mischiava dalla sera precedente e lei la prese esitante. Mi chiesi il perché di quell’incertezza, poi capii.. i suoi occhi erano fermi ad osservare il mio corpo. Quando si accorse del mio sguardo scosse la testa imbarazzata e dal mio torace risalì verso il viso soffermandosi sulla mia bocca. Sentii un pugno colpirmi lo stomaco e la voglia di stringerla fino a farle male assalirmi.  “Sta buono, cazzo, ti sta solo guardando”.
- Non sono così delicata..-. Sussurrò stringendosi spasmodicamente il giaccone al grembo come per giustificarsi. Aggrottai le sopracciglia scettico e feci per rispondere quando la vidi infilarsi decisa la mia giacca e respirare velocemente. Arrossì e abbassò lo sguardo vergognosa. “Lo so piccola che ti piace il mio odore”.
- Ah, no?-. Bisbigliai godendo nel vederla persa nel mio profumo. Ai miei occhi era così fragile, così indifesa, avrei potuto romperla se l’avessi sfiorata con troppa forza. “Ah, piccolo Bambi, sei un agnellino nelle grinfie del suo predatore”.
Misi in moto e partii cercando di non guardarla mentre si arrotolava goffamente le maniche. Era uno spettacolo dolcissimo. “La mia sbadata”.
Un silenzio di tomba cadde subito tra di noi, com’era ovvio che fosse, non sapevamo che dire, a parte l’ovvio. Io ero un vampiro, lei un essere umano, io volevo il suo sangue, lei avrebbe dovuto scappare. Ma Bella era seduta a fianco a me, io non l’avevo rifiutata, la amavo e lei mi amava. “ E’ tutto così illogico”. Decisi di provare a parlarle per rompere quel muro che ci stava dividendo, perché quella situazione cominciava decisamente ad irritarmi.
- Ehi, oggi niente questionario?-. Domandai con un sorrisetto malizioso sulle labbra voltandomi verso di lei.
La vidi sospirare contenta che avessi rotto il ghiaccio e rilanciare leggera - Le mie domande ti innervosiscono?-. Era una provocazione, lo lessi dal suo sguardo canzonatorio.
Ci pensai un attimo su - Non quanto le tue reazioni-. Ammisi esitante. Certo vedere che si trovava a suo agio con me non mi aiutava a capirla.
- Reagisco male?-. Chiese incuriosita dalla mia risposta. Iniziai a pensare che forse si era dimenticata di ciò che le avevo confessato il giorno prima. “Amore..sono un vampiro” le avrei voluto ripetere.
- No, è proprio lì il problema. Sei sempre così tranquilla... È innaturale. Mi chiedo cosa ti passi per la testa-.
Sorrise della mia risposta sincera e si rannicchiò nel mio giaccone assorta. – Bè, ti dico sempre ciò che mi passa per la testa-.
Risi delle sue parole e la vidi arrossire intensamente. No, non mi diceva tutto quello che le passava per la mente, altrimenti entrambi sapevamo esattamente cosa sarebbe potuto succedere tra noi. Fuoco, passione, desiderio incontrollato.. e qualcosa di animalesco, violento.. la mia furia, la mia fame insaziabile, il suo corpo straziato dai miei canini. A volte era difficile non pensare al suo sapore, a quella delizia.
- Ma lo censuri-. Obbiettai ridacchiando e facendola vergognare ancora di più. “E se tutti i pensieri sono come il sogno di stanotte, non resisterò ancora a lungo”.
La osservai sorridenndo e la vidi mettere il broncio – Non granché-. Si difese dandomi un colpo leggero con la mano sul braccio. “Che furbetta..”.
- Abbastanza da farmi impazzire..-. Mormorai roco. La fissai intensamente negli occhi e lei si morse il labbro inferiore, torturandolo e giocandoci con i denti. Non lasciai subito il suo sguardo e Bella mi affrontò con il cuore in gola.
- Sei tu, sei tu che non vuoi.. non vuoi sentirlo-. Mormorò sofferente. Già.. sapevo bene come il mio corpo e la mia anima avrebbero reagito alle parole “ti amo, Edward”, o “ti desidero, voglio fare l’amore con te”. L’esperienza era stata alquanto destabilizzante e allo stesso tempo eccitante, ma assolutamente da non ripetere. Qualcosa dentro di me però non era molto d’accordo, il ricordo delle mani di Bella tra i miei capelli, delle sue cosce sui miei fianchi, del mio viso schiacciato sul suo seno e della sua eccitazione per il sogno, bè.. strinsi il volante della Volvo e cercai di controllare l’erezione che premeva sui miei jeans. “Ma no, dio, porca miseria, non è possibile, non ci credo.. non io”. Fu inutile, lei su di me aveva un impatto assoluto mentale e fisico.
-Ma i tuoi fratelli dove sono?-. La sua voce era ansiosa, spaventata. Tornai a guardarla e la vidi preoccupata che io potessi arrabbiarmi per ciò che aveva detto. Mi strinsi nelle spalle fissando la cabriolet rossa di Rose. “Non potevano fare scelta peggiore”.
-Hanno preso la macchina di Rosalie-. Ormai eravamo entrati nel parcheggio della scuola, avrebbe potuto vederla anche lei. Le ci affiancammo e io le parcheggiai proprio accanto. Bella era senza parole e indicava l’auto aggrottando la fronte.
-Appariscente, eh?-. Feci divertito dalla sua reazione.
-Uh, caspita. Se lei ha quella, perché si fa scarrozzare da te?-. Domandò scettica tornando a fissarmi. “Non mi credi?”. Credeva alle storie sui vampiri e non alle macchine appariscenti. “ Tu sei qualcosa di incredibile, piccolo Bambi”. Pensai incredulo.
- Come ho detto, è appariscente. Noi ci sforziamo di passare inosservati-. Già.. e quella era una mossa di Rose solo per farmela pagare. Ecco puntata l’attenzione sui Cullen per tutto il giorno. “Evviva..”. Sospirai afflitto, che sorella sciocca, possibile che non riuscisse a capire? Proprio lei che avrebbe dovuto. “Rosalie non sto cercando un modo per dividere la famiglia”. L’avrebbe capito solo con il tempo, ormai la conoscevo bene.
- Non ci riuscite-. Bella scoppiò a ridere, fissandomi con pura malizia e io ricambiai lo sguardo molto volentieri. Ci fissammo complici per alcuni minuti, era una sensazione fantastica che lei sapesse, e poi si voltò divertita scendendo dalla macchina e ridendo di nuovo. Era bello sentirla felice.
-Ma allora, perché Rosalie oggi ha preso la sua macchina, se è così vistosa?-. Chiese ancora. Ero contento, stava ritornando ad essere la solita curiosa. Mi affrettai a correre al suo fianco per raggiungere l’ingresso e accompagnarla di fronte alla sua aula.
- Non te ne sei accorta? Sto infrangendo tutte le regole-. Respirai l’aria della mattina e mi avvicinai a lei cautamente. Neanche questa volta indietreggiò, anzi mi venne incontro decisa. Non mi fermai e i nostri corpi si sfiorarono consapevolmente. La scarica elettrica che passò tra noi fu catastrofica, entrambi trattenemmo il respiro. Ci voltammo allora imbarazzati camminando spalla contro spalla. Maledizione, l’impulso di abbracciarla e stringerla era troppo forte e la tentazione di toccarla era inverosimile. La guardai con la coda dell’occhio, sembrava soffrire di quella situazione, la mani contratte e il corpo rigido, camminava respirando a stento.
- Ma perché comprate macchine del genere, se siete gelosi della vostra privacy?-. Disse subito, immaginai per allentare la tensione che aleggiava nell’aria.
-Un capriccio-. Risposi cedendo alla tentazione. Alzai un braccio e le circondai la spalla stringendola contro il mio torace. Era un errore, sapevo cosa avrebbe comportato per me. Il desiderio di morderla tornò prepotente, e il profumo forte di fresia e lavanda mi torturò solleticandomi la fantasia. “Allontanami!”. Pregò una parte della mia anima. “Ti prego, fallo”. Ma il mio corpo si rifiutò di ascoltare, voleva solo sentire e quando Bella si addossò a me fiduciosa, la voglia di averla, di possederla, di cedere ai pensieri più abbietti e più perversi fu enorme. -Ci piace andare veloce-.  Terminai ridacchiando. Ci guardammo e il desiderio aleggiò tra noi naturale, prepotente e intenso.
“Addio, è fantastico”. La sua mano mi sfiorò il fianco e io le accarezzai la spalla dolcemente. Avevo voglia di stringerla di più per farla aderire completamente a me e morire di quel contatto, morire di dolore e di piacere, ma eravamo a scuola, mi limitai a passare le labbra tra i suoi capelli per sentirla fremere di piacere.
- Ovviamente..-. Mormorò nascondendo il viso sul mio torace. Scottava contro di me, e mi chiesi come dovesse essere sentire il suo corpo nudo a contatto col mio. Ringraziai il cielo che i miei jeans non avessero il cavallo stretto, altrimenti avrei passato la mattinata a desiderare di infilarmi in cubetti di ghiaccio.
Nel corridoio vidi la Stanley aspettare Bella, perciò mi costrinsi a lasciare la presa su di lei prima che l’amica potesse vederci. Volevo evitare inutili domande, leggendo nella sua mente avevo già notato che avrebbe voluto sommergere occhi nocciola di quesiti assurdi. E la cosa mi innervosiva alquanto.
- Ehi Jessica!-. La salutò a pochi metri da lei -grazie per esserti ricordata-. L’amica le allungò il giubbotto in silenzio, ma la sua mente era presa ad arrovellarsi su di me e a fare pensieri su di me. Alcuni li censurai.
- Buongiorno, Jessica-. Usai un tono calmo, pacato, forse troppo e la vidi sussultare sconvolta. “Ops.. non imparerò mai”.
Sentii una gomitata tra le costole. “Un giorno ti farai male se continuerai a toccarmi così, e in tutti i sensi piccolo Bambi”. Mi fissò con rimproverò e io scossi la testa innocentemente.
L’amica mi guardò imbambolata per circa dieci minuti e poi sembrò risvegliarsi da un lungo sonno.
- Emh, ciao-. Rispose stordita. Guardò Bella con la bocca spalancata come in cerca di spiegazioni e i suoi occhi si assottigliarono – Bè ci vediamo a trigonometria-. Vagai nella sua testa alla ricerca di qualcosa di sensato, ma Jessica pensava solamente a curiosare nella relazione tra me e Bella.
Uscite insieme di nascosto? Ti piace? Quanto ti piace? Lo ami? Com’è Edward? Fin dove vi siete spinti? L’hai baciato? E lui come bacia?
Stavo per cedere ad un proverbiale mal di testa quando chiusi la mente. Non volevo rovinarmi la giornata. Vidi il mio cerbiatto tremare consapevole della tortura che avrebbe dovuto subire e ricambiare il saluto incerta.
- D’accordo, ci vediamo dopo-.
Rimasi fermo, immobile e non parlai. La Stanley si girò più volte a sbirciarci per vedere come ci saremmo comportati tra di noi e non volevo darle alcun genere di soddisfazione. Odiavo i pettegolezzi.
- Cosa le racconterai?-. Mormorai quando ebbe girato l’angolo. Ero curioso di saperlo.
Mi fissò confusa con uno sguardo tra il buffo e l’accusatore.
- Ehi, ma allora mi leggi nel pensiero!-.
-No-. Feci stranito, ma poi capii – Mhh.. Però riesco a leggere nel suo: ti prenderà d'assalto appena entri in classe-. Il mio sguardo si accese e mi avvicinai a lei malizioso. “Io so cosa ti chiederà, tu no”.
Mi sfidò con quei profondi occhi nocciola e sorrise melliflua. “Oh oh, no le cose si mettono male”. Mi mise il suo giacchetto tra le mani e lentamente si sfilò il mio, lasciando che il suo profumo impregnasse l’aria. Mi mise il giubbotto sulla spalla premendolo forte sul mio volto e io ringhiai soffocato. “Oddio..oddio, oddio”. I miei istinti si risvegliarono e i miei occhi assetati si puntarono su di lei che si stava infilando innocentemente la sua giacca. Le sue labbra si arricciarono furbamente quando notò il modo in cui la fissavo.
- Perciò-. Bisbigliai rauco – cosa le racconterai..-. La guardai affascinato mentre si sistemava i capelli. “Cazzo Bella, non puoi fare così..tu non ti rendi conto”.
- Mi dai un aiutino mh?-. Si avvicinò a me lentamente e mi sfiorò con cautela  “Basta, smettila di torturarmi così. Io..”. – Dai.. cosa vuole sapere-. Continuò unendo le mani e supplicandomi con ingenuità. “Vuole sapere che io ora ti salto addosso e ti sbatto al muro, al diavolo il mondo.. ti voglio troppo”. Respirai calmo lasciando che la mia immaginazione corresse, ma che il mio corpo rimanesse immobile. Immaginai di stringerla contro la porta dell’aula e strapparle i vestiti di dosso, toccare quel corpo caldo e invitante e perdermi nel sapore del suo sangue. In qualche modo riuscii a sentirmi meglio, anche se la bestia in me ruggiva.
- Non è corretto..-. Proruppi maligno per fargliela pagare cara. “Eh no piccolo Bambi, tu mi provochi? No, no”.
- No, non è corretto che tu non metta a disposizione certe informazioni-. Disse imbronciandosi. Mi misi a camminare lasciandola indietro e lei mi inseguì sbuffando. “Devi pregarmi amore”. Giungemmo alla porta della sua classe e io mi voltai sorridendo. La addossai un po’ sullo stipite e soffiai vicino al suo orecchio facendola tremare.
- Vuole sapere se usciamo assieme di nascosto. E vuole che tu le dica ciò che provi per me-. Mi avvicinai ancora fino a sfiorarla con ogni parte del mio corpo e il bisogno di toccarci divenne insostenibile. Che ci vedessero adesso le sue amiche. Gli studenti che entravano in aula ci fissavano perplessi, saremmo stati l’attrazione della giornata.
- Oddio..- Rispose ansimando. Ero d’accordo con lei - E io cosa dovrei rispondere?-. Bisbigliò fissandomi tremante. “ Che voglia di baciarti che ho, merda”.
- Mhh..-. Dissi maligno sghignazzando. Le mie dita arrotolarono una ciocca dei suoi capelli castani e la spostarono dietro il suo orecchio sfiorandole il viso.  “Ed, che cazzo fai? La vuoi uccidere?”. Mugolò eccitata e il cuore le mancò vari battiti per poi cominciare a correre impazzito.
- Penso che potresti rispondere di sì alla prima domanda... se non è un problema per te: è la spiegazione più facile da dare-. La mia voce era irriconoscibile, bassa, rauca, terribile, desiderosa di cose proibite, lì con quel piccolo agnellino ignaro di ciò che stava succedendo nel mio corpo.
- Non..non.. è un pro..problema-. Ghignai alla sua risposta flebile e insicura. Mi piaceva l’effetto che avevo su di lei e ne stavo approfittando troppo. “ Ti amo..ti amo.. ti amo, non posso farci nulla”.
- Quanto all'altra... be', anch'io sarò curioso di sentire la risposta-. Mormorai vicino alla sua bocca, ma allontanandomi subito di scatto. Sì,  volevo sentirla, e volevo che ne fosse consapevole anche lei. “Voglio che tu ammetta di amarmi, voglio che tu me lo dica mentre mi guardi negli occhi”.
Sorrisi sghembo e la vidi stringersi rabbrividendo nelle spalle. Non fece in tempo a riprendere fiato per rispondere che io le avevo già voltato le spalle dirigendomi verso la mia aula.
- Ci vediamo a pranzo-. Gridai facendomi sentire da tutti gli studenti che si girarono fissando Bella con la bocca spalancata. “Tesoro, vuoi la guerra? Mai mettersi contro un vampiro”.

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Capitolo 33
*** Quanto ti piace? ***







Rullo di tamburi.. perpeprpeprppeprpeprppe...( Malia e questi li chiami tamburi..). Insomma eccoci qua. Quando ho aggiornato l'ultima volta? Non saprei, ma che ci posso fare se questa fic mi piace tanto. Sono sempre curiosa di interpretare Edward che questa volta mi dicono dalla regia.. GRAZIE BIBI, che ha letto e commentato in anteprima, dicendo "ahahah ridevo come na matta". Speriamo che sia così anche per voi. Eh? Io mi sono divertita a scrivere questo capitolo, alleggerendo i toni. Un Edward molto passionale, un Edward che sta imparando a diventare semprepiù umano e a vivere la sua età. Insomma.. vediamo che succede.. un bacione e grazie a tutti che mi seguite in questa fic. GRAZIE. Malia.







Quanto ti piace?


La lezione di letteratura inglese quel giorno per me era mortalmente noiosa. “Che eufemismo”. Non sopportavo più quel professore, le sue chiacchiere mi stavano infastidendo, stavo perdendo la pazienza e avrai voluto scaraventarlo fuori dalla finestra con molto piacere. Mi corressi però.. ormai non sopportavo più nessuno, non solo quell’uomo. Se una volta ogni cosa mi era indifferente, ora tutto ciò che mi poteva allontanare da Bella era una sofferenza, dannatamente frustrante. Fosse stato per me sarei rimasto con lei 24 ore su 24. “Bel problema”. Stavo rischiando veramente troppo, ma non riuscivo a starle lontano, non riuscivo e ormai non volevo più.  Sorrisi maliziosamente quando un’idea mi balenò per la testa. Perché no… “Non è corretto ascoltare i discorsi altrui..Smettila Edward”. Già, ma non avevo mai sentito dire in giro che i vampiri fossero una razza educata e corretta. Volevo saperlo, volevo ascoltarla parlare di me. Mi concentrai fingendo di guardare fuori dalla finestra e arrivai appena in tempo per sentire la voce della Stanley salutarla e cominciare a tempestarla di domande. La mia curiosità era morbosa.
- Dimmi!-. Sghignazzai al tono perentorio della ragazza.
Avanti.. confessa..
- Cosa vuoi sapere?-. Il mio piccolo Bambi non si scompose e io sorrisi di quella reazione pacata.
“E bravo il mio amore..”.
- Cosa è successo ieri sera?-. Il tono urgente di Jessica mi infastidì. Ragazza impicciona. Storsi la bocca ma mi ritrovai a sorridere come un ebete. “Sentiamo”.
- Mi ha portata a cena, poi mi ha accompagnata a casa-. Disse semplicemente. Sorrisi. Avrei voluto guardarle il viso, lo immaginavo.. il mento per aria, distratta, come se non stesse dicendo nulla di importante. “Voglio vederti..”. Sbuffai, mi sentivo un ragazzino idiota e non un essere centenario, quell’amore mi aveva ridotto ad uno straccio.
Mi dispiace tesoro, ma non ci credo.. La Stanley aveva pensieri chiari su quello che doveva essere successo quella sera. “Complimenti che fantasia..”. Commentai aggrottando le sopracciglia.
- Come hai fatto a tornare a casa così presto?-. Le domandò allora molto scettica. La sua osservazione era corretta..
- Guida come un pazzo. Ero terrorizzata!-. rispose occhi nocciola a voce alta. Ne ero sicuro, sperava che stessi ascoltando. “Che stronzetta..”. Involontariamente scoppiai a ridere nell’aula facendo girare tutta la classe verso di me, compreso il professore. Mi guardarono straniti, solitamente non ero tipo da far rumore in classe. Mi portai una mano di fronte alla bocca e mi scusai.  “Amore.. scordati che andrò mai più lento..anzi forse più veloce”.
-È stato una specie di appuntamento? Eravate d'accordo?-. Continuò imperterrita la Stanley cercando di carpirle informazioni ben diverse.
- No: sono stata molto sorpresa di incontrarlo-. Molto onesta, moltissimo.. tanto da far rimanere Jessica interdetta. Adoravo quel suo lato così schietto, lo adoravo.. “Cosa non adori di lei eh? Animale..”. Mhh, dal suo sapore al suo odore, dal modo in cui mi provocava al modo in cui mi amava. Mi stavo perdendo per lei.
- Ma oggi ti ha accompagnata a scuola, no?-. E figuriamoci.. pensava che accompagnare a scuola qualcuno significava esserci andato a letto? “Dì, la verità, non ti sei mai divertito così..”. Ghignai, in effetti ci stavo prendendo gusto.
- Sì... ma anche questa è stata una sorpresa. Ieri sera si è accorto che ero rimasta senza giacca-. Altra risposta onesta e innocente. “Che cucciolo..”. Pensai teneramente. Forse un po’ troppo teneramente, perché la mia immaginazione volò di nuovo alla morbidezza della sua pelle. “Ci risiamo.. eccoli qui i tuoi diciassette anni, con 100 anni di ritardo, e con tanti auguri”.
-Perciò, uscirete ancora?-.
Avrete pur fatto qualcosa no, dai.. non ci credo che uno del genere l’hai solo guardato.
Regola numero uno: da oggi in poi stare lontano da Jessica Stanley. Il suo desiderio di saltarmi addosso era per i miei gusti troppo forte.
- Si è offerto di accompagnarmi a Seattle, sabato, perché è convinto che il mio pick-up non ce la farà. Vale come un appuntamento?-.
“E perché voglio stare con te.. aggiungilo”. Da sola non l’avrei proprio fatta andare da nessuna parte. Era un pericolo vivente, attirava disgrazie a non finire su di sé. “E dillo che la vuoi..”. Ringhiò qualcosa dentro di me. Cominciavo ad odiare il mio lato istintivo, altro che cavaliere che salvava la donzella in pericolo, i miei ormoni chiedevano pietà e desideravano averla a tutti i costi.
- Sì-.
Vale vale, tipica scusa di un ragazzo. Stare da solo con te, per riuscire a metterti le mani addosso.. e bravo Edward..
Tremai. Quello che Jessica diceva non era del tutto sbagliato. Ma se le avessi messo le mani addosso, non me lo sarei mai perdonato. Le avrei fatto solo del male. “Non dovevi dirle che l’avresti accompagnata”. Mi portai una mano sulla fronte. Non ero ancora sicuro della mia capacità di controllo con lei, non ero per nulla convinto di riuscire a non saltarle addosso e morderla. Ma non potevo lasciarla andare sola.. non potevo.. “Bravo, bella scusa, complimenti”.
- Be', allora… allora sì..-. Un appuntamento da soli. Rabbrividii.. chissà cosa pensava o se aveva paura.
- W-o-w-. Se ne uscì Jessica estasiata – Edward.. Edward Cullen..-.
Non ci vedevo proprio nulla di così estatico. Anzi..
- Lo so-. Rispose Bella, la voce atona. Era una nota di nervosismo quella che avevo sentito?
- Aspetta! Ti ha baciata?-. La Stanley voleva per caso morire giovane? Soffocai un ringhio sul nascere. Dio se avrei voluto baciarla e morderle le labbra fino a farla gemere di piacere, ma non sapevo se sarei riuscito a spingermi fino a quel punto controllando i miei nervi e.. qualche altra cosa.
- No, non è come pensi-. Bisbigliò Bella improvvisamente sulla difensiva. “ Eppure le mie labbra hanno già toccato le tue..”. Nel sonno, mentre lei dormiva.. “Cazzo, che sensazione”. Non riuscii a immaginare qualcosa di più forte e più intenso del sapore di quella bocca.
- Pensi che sabato..-. Insinuò Jessica lasciando la frase in sospeso. Riflettei su quelle parole. “La baceresti..?”. Mi morsi le labbra immaginando di farlo. “ Non puoi metterla in pericolo con i tuoi desideri, non puoi..”.
- Ne dubito fortemente..-. Un pugno mi colpì allo stomaco, forte, lasciandomi con lo sguardo fisso sul banco. Questa volta non l’avevo immaginato.. era proprio delusione, a lei dispiaceva che io non l’avessi baciata? “Non ci credo, tu vuoi baciare un vampiro? Non hai paura, non ti faccio ribrezzo?”.
Un brivido di piacere mi corse lungo la schiena. Lo desiderava, lo desiderava quanto me.
Riuscii a riprendermi solo dopo un po’ e mi concentrai nuovamente sul discorso. “Maledizione sta più attento”.
-  Ti prego, Bella, qualche particolare in più..-. La pregò aspettando che le dicesse qualcosa di interessante. “Vediamo come te la cavi ora cerbiattino”.
- Be'... d'accordo, uno solo. Avresti dovuto vedere la cameriera: gli ha fatto una corte spietata. Ma lui non se l'è filata!-.
Interessante veramente questo particolare della nostra serata. Effettivamente quella fastidiosa ragazza non voleva lasciarci un attimo in pace. “Che fastidio”. Ripensai alla sera prima, al modo in cui Bella mi aveva sfiorato, alla dolcezza con cui mi aveva preso la mano, a quello che avevo provato quando mi aveva detto che non le importava che fossi un vampiro. “Mhh, così non va.. non va”.Il mio corpo aveva reagito a quei pensieri.
- Buon segno. Era carina?-. Chiese Jessica improvvisamente molto attenta.
“Carina?”. Quello sgorbietto vivente? “Per favore.. andiamo, oddio”.
- Molto. E avrà avuto diciannove o vent'anni-. Precisò Bella facendomi dondolare sulla sedia stupito.
“ Occhi nocciola, ma ti sei guardata bene?”. Il mio amore aveva forti complessi di inferiorità senza dubbio.. ci avrei pensato io a farle cambiare idea. “Edward Cullen, un altro pensiero alla Emmett e tu vai fuori di casa e te ne torni a Denali”.
- Meglio ancora. Vuol dire che gli piaci-. Sentenziò  l’amica tutta emozionata.
Tu piaci ad Edward Cullen, ma ti rendi conto che fortuna sfacciata che hai.. non esiste ragazzo più bello sulla faccia della terra e tu stai ancora seduta qui buona buona? Sei pazza..
Seguii lo sproloquio della Stanley pensando che se fosse rimasta accanto a me per cinque minuti sarebbe scappata via a gambe levate. Stare con un vampiro non portava mai fortuna..
- Penso di sì, ma è difficile dirlo. È sempre così criptico-. “Penso di sì..”. Scoppiai a ridere istericamente questa volta e il professore si voltò stupito verso di me, alzando una mano per richiamare la mia attenzione all’ordine.
- Tutto bene Cullen?-. Fece non appena terminai la mia risata. Annuii maledicendomi. “Tu mi farai impazzire cerbiattino”. Se mi piaceva? Mi piaceva da morire, mi faceva perdere la testa, la desideravo e l’amavo come non mi era mai capitato con niente in più di 100 anni di vita. “Merda.. se mi piaci”. Sghignazzai sotto i baffi, forse avrei dovuto dimostrarle meglio questa cosa. “Sta buonooo, calma i bollenti spiriti”. Respirai a fondo cercando di controllarmi.
- Non so dove trovi il coraggio di restare sola con lui-. Continuò Jessica attirando nuovamente la mia attenzione. “Mh.. stavolta non hai tutti i torti”. Lo volevo sapere anche io..
- Perché?-. Soffocai un’altra risata. “Proprio non ti viene in mente piccola?”. Era incredibile come Bella si trovasse a proprio agio al mio fianco, come se fossi un ragazzo normale, anzi per lei meglio di un ragazzo normale. Se solo avesse intuito il pericolo.. lei si fidava troppo di me, troppo.
-Mette così... in soggezione. Io non saprei cosa dirgli-. “Mhhh..meglio, meglio che non mi parli, senza offesa, ma neanche io saprei proprio cosa dirti..”. Il  problema è che con lei proprio non ci sarebbe stato argomento di cui parlare, l’unica tentazione sarebbe stata quella di morderla. “Insomma, neanche quello, blanda e remota possibilità che possa mai accadere”. Ghignai, la Stanley non mi piaceva, non era cattiva, ma troppo superficiale e il suo sangue non rappresentava un problema per me.
- A dire la verità, anch'io ho qualche problema di lucidità quando è nei paraggi-. Bisbigliò Bella, questa volta impercettibilmente. “Mhhh..”. Non si voleva far udire da me per caso? Mi piaceva sentire quelle cose, anche troppo in verità. Sapere di piacerle, sapere che ero in grado di farle battere il cuore, di farle sognare di avermi.. mi esaltava, mi eccitava e mi faceva desiderare molto di più che una semplice carezza.
-  Oh, be'. È bello da non crederci, non c'è dubbio-. Bisbigliò gemendo Jessica, seguita da un sospiro del mio piccolo Bambi. Mi portai una mano di fronte al viso alzando le sopracciglia e sorridendo appena. “Per la prima volta in vita mia sono felice di essere così, almeno posso farti impazzire di me”. Già, e morire nel caso qualcosa fosse andato storto.
- E poi… in lui… c'è molto altro-. Sottolineò Bella con voce talmente bassa che faticai per un attimo a capire. Sentii la mia mente concentrata completamente su di lei e il resto del mondo scomparire. Lei sapeva che io stavo ascoltando, io ero lì con lei e questo ci unì. Sentii il suo fremito, il suo respiro spezzarsi e i nostri occhi incatenarsi. “Ti amo..”. Le dissi sperando che mi sentisse.
- Davvero? Per esempio?-.
Dai.. dimmi un po’.. sono curiosa di sapere tutto su di lui..
“ Stanley non so quanto ti piacerebbe”. Sghignazzai alle parole di Jessica, l’importante era che mi stesse alla larga, per il resto poteva anche adorarmi, per quel che me ne importava.
- Non so come spiegarlo... Ma dietro la facciata è ancora più incredibile-. Sussurrò con voce dolce il mio piccolo Bambi. Il respiro mi si fermò nel petto e mi sembrò di sentire forte il suo profumo avvolgermi. Mi sentii male. Era come una carezza, mi aveva appena accarezzato e io faticavo a riprendere il ritmo del respiro normalmente. “Dio, ma che mi sta succedendo? Mi emoziono per delle parole”.
- Davvero?-. La punzecchiò l’altra.
Oh ti piace, sì che ti piace. Guarda come stai arrossendo.
Trattenni ancora il fiato, avrei voluto tanto vederla arrossire.
- Perciò ti piace?-. Le domandò mettendo il dito nella piaga.
- Sì..-. Ammise Bella. Le si incrinò la voce e gemette frustrata. –Sì..-.
- Voglio dire, ti piace davvero?-. Continuò incuriosita l’amica.
- Sì..-. Disse più sicura, anche se timorosa.
Il cuore mi scoppiò nel petto. Io le piacevo, l’aveva ammesso, e le piacevo davvero. Mi mossi sulla sedia cercando di calmarmi. Era la prima volta che lo confidava apertamente e sapeva che io stavo ascoltando tutto, non poteva averlo ignorato.
-Quanto ti piace?-. Chiese la Stanley sempre più interessata.
- Ahhh..-. Sospirò dolorosamente Bella – Troppo..-. A quelle parole non ce la feci più. L’adrenalina fu insostenibile, il mio corpo reagì di conseguenza. “Troppo..”. Mi alzai in piedi facendo cadere la sedia e soffocai un gorgoglio velenoso nelle mie fauci. “Ti voglio, ti voglio da impazzire, fermami se ci riesci, ma io non desidero altro che te”. I miei occhi si assottigliarono e mi tesi cercando una traccia del suo odore.
- Emhh.. Cullen? Ti senti bene..?-. Il professore stava venendo preoccupato verso di me e io tentai di riprendere la calma.
“Sta buono, buono..”.
- Più di quanto io piaccia a lui. Ma credo proprio di non poterci fare niente-. Terminò Bella con il tono emozionato e flebile. “ Più di quanto..cosa?”.
Fissai il professore con uno sguardo omicida e gli sorrisi distrattamente.
- No, non mi sento bene. Potrei andare in infermeria?-.
Non potevo credere alle mie orecchie. Lei credeva che mi piacesse di meno di quanto io piacessi a lei? Come poteva solo pensare una cosa simile? Io la adoravo. Io.. non sapevo come dimostrarle che senza di lei non aveva più senso niente. Avevo un groppo in gola quando uscii dalla classe. Sentivo che quel desiderio mi avrebbe portato all’autodistruzione, ma non me ne fregava nulla. “Basta..”.Odiai la mia natura di vampiro e sentii il bisogno di stringerla, baciarla, fare l’amore con lei. Non ero perfetto, maledizione, non ero un dio, ero solo un vampiro innamorato, e non sapevo come fare..Come comportarmi! “ Bella..come devo fare con te? Aiutami”.



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Capitolo 34
*** Effetto adolescenza ***






Eccomi qua, con un altro capitolo.. lungo, anche stavolta. ^^ Speriamo che vi piaccia, a volte proprio non li so interpretare i pensieri della Meyer. Che cavolo voleva dire? Mah.. mistero. Maveramente volete che io mi cimenti anche negli altri libri? State scherzando? Bo se volete ci penso sul serio, ma non so prima finiamo Midnight Sun che è meglio. ^^ Vediamo il risultato, se è soddisfacente ci facciamo un pensierino. Sono molto contenta dei complimenti che mi fate, a me fa molto piacere che la storia vi appassioni al punto che vi prenda totalmente. E' una bella vittoria per me, che cerco di creare questo Edward, di nuovo umano, vulnerabile, ragazzo dopo aver incontrato Bella. Perchè è così.. l'amore ci cambia. Perchè non dovrebbe cambiare anche un vampiro? Ehhh.. Edward Edward, stai proprio messo male. Io non ti invidio, anzi forse sì, è bello provare una simile passione e ardore, anche se per lui è un vero inferno. bene, mi sono dilungata in chiacchiere come al solito. Io so che vi mancano le mie risposte ai commenti, ma credetemi se vi dico che avrei bisogno di una giornata di 50 ore per riuscire a fare tutto come vorrei. Buona lettura e al prossimo capitolo.

P.S. Non dimentico di ringraziarvi, è bello vedere che i preferiti salgono ancora, che molte persone seguano questa fic e che non l'abbandonino. E grazie anche a coloro che l'hanno commentata. Un bacio forte. Malia

Effetto adolescenza.


La aspettai di fronte alla sua classe, la schiena appoggiata al muro. “Mi piace davvero.. troppo”.Quelle parole pronunciate con quell’ardore e quella dolcezza mi fecero ancora tremare. Purtroppo ero profondamente irritato per quelle successive “Più di quanto io piaccia a lui. Ma credo proprio di non poterci fare niente”. Non sapeva quanto si stava sbagliando, lei era attratta da me forse meno di quanto io ero drogato di lei, la mia ossessione rasentava la malattia, se già non lo era, ma in me nulla era normale quando si trattava di lei. Possibile che non riuscisse a capire la mia fame, la mia sete e il mio costante desiderio del suo profumo, del suo odore? Forse no, ma io lo capivo e io la volevo.
La guardai uscire e salutare Jessica. Si fermò a pochi passi da me, imbarazzata, lo sguardo basso. “Lo sai che ho sentito tutto vero amore?”.
- Ciao-. Proruppi tranquillo sorridendo, ma un leone ruggiva dentro il mio corpo. “Dimmi che mi ami.. adesso, guardami e dimmi che non puoi fare a meno di me”.
- Ciao..-. Riuscì ad articolare. Non le parlai ulteriormente, mi diressi verso la mensa, al suo fianco, ignorandola. Gli sguardi e i pensieri degli altri cominciarono subito a disturbarmi, ma li tagliai fuori dalla mia mente, non avevo tempo per essere il centro del mondo e tutto sembrava irritarmi.
Era nervosa, questo potevo sentirlo, ma anche io. “Più di quanto io piaccia a lui.. più di quanto io piaccia a lui”. Avrei voluto dimostrarle che non era affatto così, che lei mi faceva impazzire, che non sopportavo il pensiero di averla lontana.
Una volta entrati in mensa non la aspettai, ma feci la fila, presi un vassoio e cominciai a riempire cose sia per entrambi. Le lanciavo continue occhiate imperscrutabili, come potevo fare a farle capire? Sbuffai. Mi stavo comportando come un ragazzino frustrato alla sua prima cotta.
- Cosa fai? Non starai prendendo tutta quella roba per me?-. Il suo viso sembrava preoccupato, era sull’orlo di cedere. “No piccolina”. Ignorandola non avevo fatto la scelta giusta. “Il solito idiota”. Scossi il capo incapace di cambiare atteggiamento e lei mi seguì sconsolata.
-  No, metà è per me-. Feci secco vedendola alzare un sopracciglio incuriosita. Nonostante tutto sorrisi, che cerbiattina perspicace. “Ti adoro piccolo Bambi”.
Pagai il conto e voltandole le spalle mi diressi verso un tavolo. La trovai subito dietro di me e ci sedemmo. Sempre in silenzio le porsi il vassoio e lei mi fissò meravigliata.
- Scegli pure..-. Dissi con calma accomodandomi meglio.
Le piccole mani afferrarono una mela e le sue palpebre si assottigliarono e si alzarono verso il mio viso interessate.
- Sono curiosa... Come reagiresti se qualcuno ti sfidasse a mangiare del cibo?-.
Storsi la bocca in una smorfia irritata. “Ma perché mi sto comportando così?” Mi stava sfidando a mangiare quella schifezza, non osavo nemmeno pensarci, ma l’avrei fatto solamente per stupirla, l’avrei fatto solamente perché ero molto arrabbiato con lei e non capivo la ragione di quel sentimento, non riuscivo a controllarlo, mi dava fastidio.
-Curiosa come al solito..-. La canzonai con un filo di arroganza repressa. “Smettila, rischi di ferirla”. Afferrai un trancio di pizza guardandola negli occhi e lo portai alla bocca. “ Che cazzo sto facendo? Ma sono per caso impazzito?”. Infilai quella fetta di farina flaccida e maleodorante nella mia bocca, per poco non mi andò di traverso per il disgusto che provai, ma riuscii a mascherare bene le mie sensazioni. Bella mi guardava sghignazzando.
-Se qualcuno ti sfidasse a mangiare spazzatura potresti farlo, no?-. La sfidai presuntuoso. “ Sei proprio diventato un ragazzino”. Non avevo mai fatto una cosa simile e ora bastavano quegli occhi nocciola puntati su di me per farmi perdere la testa e fare cose assurde.
Arricciò il suo nasino e io la fissai improvvisamente molto interessato “Ci risiamo..sta buono”.
-Una volta è successo... una scommessa. Non era così male-. Continuò poggiando il gomito sul tavolo e la guancia sul palmo della mano. Il suo profumo mi sommerse di nuovo. Se mi avesse chiesto di mordere ancora quella roba, come prezzo le avrei chiesto di poterle assaggiare quella pelle morbida e dolce. “ Ok, sei diventato matto, è ufficiale”.
Scoppiai a ridere per allentare la mia tensione fisica - La cosa non mi sorprende più di tanto-.
Non la immaginavo capace di accettare di perdere una scommessa.
Ma guardalo come ride con lei, si vede che ne va pazzo. Non ha mai riso così prima d’ora. E la fissa in una maniera assurda, sembra quasi se la voglia mangiare.. mamma mia, mette i brividi.
I pensieri della Stanley mi entrarono nella mente senza che lo volessi, era martellante e troppo curiosa. Di nuovo mi sentii fortemente infastidito e furioso. “Vediamo un po’ di chiuderti definitivamente la bocca”. Diventai cattivo.
Mi chinai verso Bella e le porsi il pezzo di pizza che avevo appena morso. Jessica sgranò gli occhi e ci fissò mortalmente ingelosita.
Un bacio indiretto! Allora è vero! Oddio, un bacio di Edward Cullen...
“Che fastidiosa..”.
- Jessica sta analizzando tutti i miei movimenti... più tardi ti farà un resoconto dettagliato-. Le sussurrai in modo complice. Il mio piccolo Bambi mi guardò arrossendo, ma non rifiutò la pizza morsa da me. La fissai, improvvisamente consapevole di ciò che avevo appena fatto. “Idiota, idiota.. non ho parole”. Prese il trancio tra le mani e lo avvicinò alle labbra. La guardai eccitandomi, i jeans cominciarono a stringermi all’altezza del cavallo e io trattenni il respiro. Spostò la bocca proprio nel punto in cui avevo morso io e vi posò le labbra leggermente. Una scarica elettrica mi lasciò tremante e quando i suoi denti affondarono mordendo, sentii di nuovo la mia adolescenza gridare dentro di me. “Ora capisco perché gli esseri umani usano placare i loro desideri in solitudine e con le mani”. Prima la trovavo una cosa tremendamente sciocca e priva di senso, ora quello spettacolo mi faceva immaginare  e fantasticare su situazioni che non avrei mai dovuto neanche lontanamente pensare. I suoi occhi si alzarono timidi verso di me, mi accorsi di fissarla famelico e dannatamente eccitato da quello che aveva appena fatto, infatti distolse subito lo sguardo guardando altrove.
- E così la cameriera era carina?-. Sussurrai roco cercando un qualsiasi appiglio per tornare a respirare.
- Non te ne sei accorto?-. Il modo in cui mi rispose, scettica e poco convinta fece di nuovo sorgere la mia rabbia. “No, no che non era carina, avevo te vicino, merda”.
- No, non ci ho fatto caso. Avevo altro per la testa-. Le dissi cercando i suoi occhi, che fuggirono per non farsi trovare. “Tu eri nei miei pensieri”.
- Poveretta..-. Sospirò sinceramente dispiaciuta. Non mi piacque, non mi piacque affatto che lei dicesse così. Non mi controllai e finalmente mi decisi a chiarire quella faccenda. “Voglio che tu ti renda conto di quanto mi piaci”. Quella storia doveva finire.
- Una delle cose che hai detto a Jessica... be', mi infastidisce un po'-. Le confessai con rabbia, la voce tagliente e fredda. Divenni gelido e lei tornò a fissarmi stupita.
- Non mi sorprende che tu abbia sentito qualcosa di spiacevole. Sai quel che si dice di chi origlia...-. Proruppe meravigliata dalla mia reazione, la voce sulla difensiva, il tono sofferente. “ Ma bravo.. continua così, ti adorerà”. Non mi fermai.
- Ti ho avvertita che sarei rimasto in ascolto- Risposi scontroso facendole poggiare entrambe le braccia sul mento per fissarmi scombussolata. Vedevo tanta confusione, dolore e incredulità nel suo sguardo timido.
- E io ti ho avvertito che non avresti gradito conoscere tutti i miei pensieri-. Mi rimproverò d’un tratto, sfidandomi con improvviso nervosismo. Le stavo facendo male, ma non tornai sui miei passi.
- In effetti, mi avevi avvertito-. Mi maledii, dove era andato a finire il mio autocontrollo? Nonostante le parole, la mia voce era stata sprezzante, arrogante. - Però, non credo tu abbia ragione fino in fondo. Voglio sapere sì ciò che pensi, e tutto. Soltanto, mi piacerebbe... che non pensassi certe cose-. “Ma che fai, ora le ordini anche cosa deve pensare?” Pregai che non mi odiasse per quello che stavo facendo, mi sentii terribilmente confuso e molto, troppo umano nelle mie reazioni. Soffrivo per ciò che le avevo sentito dire, ero felice, ma provavo dolore e per me non era solito percepire quel sentimento di sofferenza.
- Bella differenza-. Sgranò gli occhi e si avvicinò a me arrabbiata.. stava quasi gridando di frustrazione. Ne aveva le ragioni, era ridicolo ciò che le stavo dicendo. “Voglio sapere tutto, ma questo non lo devi pensare”. La mia stupidità non aveva limite, mi accorsi però che la mia furia aumentava invece di diminuire.
- Ma non è questo il problema, al momento-. Mi sporsi ancora verso il suo viso, arrabbiato, alzando il tono di voce e lei si alzò quasi dalla sedia per sporgersi verso di me.
- E quale sarebbe?-. Gracchiò lei quasi senza voce, ipnotizzata.
Tutto sparì, ogni cosa. Mensa, tavoli, ragazzi fastidiosi, ogni cosa scomparve di fronte al suo viso arrabbiato e alle sue labbra dischiuse, al suo profumo di fresia e lavanda e ai suoi occhi pieni di confusione, risentimento e desiderio.
-Sei davvero convinta di piacermi meno di quanto io piaccia a te?-. Sputai d’un fiato, incatenandola a me. Troppo vicini, le nostre bocche si sfiorarono, la attrassi a me, dentro di me e lei dimenticò di respirare. “ Hai capito piccolo Bambi? Lo capisci?”. Le mie mani sotto il mento, gelide, sfioravano le sue, calde e tremanti. “Sei mia.. adesso”. Affascinata, la vidi reclinare la testa leggermente e scoprire il collo.. sorrisi desideroso di poter poggiare le mie labbra proprio nel punto il cui la vena batteva impazzita per me.
-Lo.. lo stai rifacendo-. Mormorò tra i denti, confusa e turbata.
Tornai alla realtà troppo velocemente e misi subito spazio tra di noi. Avevo esagerato, rischiato di perdere il mio controllo, lì di fronte a tutti. Stentavo a riconoscermi.
- Cosa?-. Feci interrogativo scuotendo il capo. “Riprenditi, forza.. non pensare a quanto la vuoi.. non pensarci”.
- Stai..stai cercando di incantarmi-. Balbettò e arrossì guardandomi stordita. “Effettivamente..”. Ero colpevole di aver cercato di irretire e sedurre la donna che amavo. Ma aveva funzionato.. ghignai e alzai le sopracciglia fissandola incuriosito. Mi sembrava che non le dispiacesse poi così tanto.
- Ah..-. Risposi solamente.
- Non  è colpa tua. Non ci puoi fare niente..-. Continuò poi sospirando. Mi morsi la lingua cercando di non dire nulla. Era impossibile con lei frenare i miei istinti, non aveva tutti i torti. Anche se questa volta un po’ ne avevo approfittato.
- Mi vuoi rispondere?-. Cambiai argomento tornando al punto  che mi interessava.
- Sì..-. Abbassò la testa e si torturò le mani mordendosi il labbro inferiore.
“Oddio, è esasperante. Basta”. Mi mossi nervoso sulla sedia e il mio sguardo si fece di ghiaccio, indagatore.
-Sì, mi vuoi rispondere, o sì ne sei davvero convinta?-. Tremavo d’ira repressa e la mia voce rispecchiò la mia furia. “Piccolo Bambi, rispondimi ti prego, non ce la faccio più”.
- Sì, sì.. ne sono convinta-. Non mi guardò, gli occhi fissi sulle venature del tavolo. Il viso mortificato come se da un momento all’altro mi immaginasse urlare per tutta la mensa. Sorrisi dolcemente e dentro di me si fece largo la tenerezza. Mi ero comportato da sciocco, è che non riuscivo più a capire i miei limiti, non ero più in grado di controllarmi quando si trattava di lei.
- Ti sbagli..-. La mia voce fu calda e carezzevole, gentile. La vidi stringersi nelle spalle e rabbrividire, stupita dal mio tono.
- Non puoi esserne sicuro-. Mormorò tristemente lasciando cadere i capelli di fronte al suo viso. Io ne ero convinto, e dovevo convincere anche lei che non fosse così.
- Cosa te lo fa pensare?-. Mi abbassai e arrivai alla sua altezza con le braccia conserte e il capo appoggiato su di esse. La fissai intensamente e i suoi occhi cioccolato riaffondarono profondamente nella mia anima. Non potevamo fare a meno di appartenerci, avevamo bisogno di perderci l’uno nell’altra.
- Ci devo riflettere-. Rispose d’un fiato, prendendo aria. Era maledettamente difficile anche per me rimanere lucido vicino a lei. Aspettai la sua risposta con ansia e mi rilassai un po’. Dovevo cercare di controllarmi e stare tranquillo. Intrecciò le dita sul tavolo e cominciò a toccarsi e torturarsi nervosamente.. a quanto sembrava si vergognava della risposta. La vidi arrossire e un brivido mi corse lungo la schiena. “Ignoralo, avanti.. ignoralo”. Presi un profondo respiro e attesi.
- Be', ovvietà a parte, a volte... non mi sento sicura, non sono capace di leggere nel pensiero, io, e ogni tanto ho la sensazione che mentre mi dici certe cose in realtà tu stia cercando di lasciarmi perdere-. Disse chiudendo gli occhi e continuando a parlare senza degnarmi di uno sguardo. Ad ogni parola, il mio stupore cresceva. Aveva capito, aveva compreso che avevo paura di starle vicino e che più volte ero stato insicuro e avevo cercato di allontanarla. Sentii un’inquietudine forte prendere possesso di me, no, non l’avrei più lasciata andare, lei aveva afferrato le mie paure, i miei pensieri, il mio essere e non ne aveva paura, io non la disgustavo.
-Perspicace-. Le risposi sinceramente stupito -Purtroppo, è proprio qui che ti sbagli-. Io non potevo fare più a meno di lei, non riuscivo più a togliermi dalla testa il suo profumo, il desiderio che mi ossessionava e la voglia morbosa di scoprirla, di sapere tutto, ogni cosa, dalla più innocente, alla più intima. Tuttavia..- Cosa intendi per "ovvietà"?-. Strizzai le palpebre scioccato. Non avevo fatto caso a quell’affermazione prima e non mi piaceva affatto. “ Mhhh..”
La fissai profondamente colpito. Possibile che non riuscisse ancora a capire quanto mi piacesse?
-Be', guardami-. Sussurrò debolmente. Alzò il capo e i nostri occhi si incontrarono di nuovo. Sorrisi. “Osservo..  guardo, e quello che vedo mi piace..”. Arrossì e io non nascosi il mio desiderio lasciando che il mio sguardo scorresse su di lei. -Sono una ragazza assolutamente normale... Certo, a parte difetti come gli incidenti quasi mortali e una goffaggine degna di una disabile-. Parlò senza respirare e io sorrisi al pensiero di lei che incespicava sulle sue gambe, così goffa, buffa, così mia. “Sei dolce, amore”.
- E guarda te-. Si morse le labbra fissandosi esterrefatta. “Ah...”. Conoscevo il mio corpo abbastanza bene da sapere che era una tentazione agli occhi di un umano, ma non conoscevo me abbastanza bene per far fronte all’emozione di voler piacere ad uno di loro. In quel momento ero felice che lei mi trovasse attraente, irresistibile e sapevo quanto fosse sbagliato. “Il primo vampiro ebete della storia..”.Alzai un sopracciglio, irritato dalla mia confusione e non appena la fissai mi sommerse un moto di tenerezza, si stringeva nelle spalle imbarazzata e guardava il tavolo spaventata dalle mie possibili reazioni.
-Credo che tu non abbia una buona percezione di te stessa-. Insinuai immediatamente. Era piccola, indifesa, un cucciolo braccato.. “Sei innocente..e dolce, piccolo Bambi”. Il mio sguardo poi cadde subito sul suo petto che si alzava e abbassava ritmicamente immaginando il suo seno stringermi come quella notte, le sue cosce bollenti cingere i miei fianchi “Ma anche molto calda, gustosa.. tremendamente eccitante”.  Mi schiarii la voce e scoppiai a ridere per mascherare la mia eccitazione - Devo ammettere che quanto ai difetti ci hai azzeccato-. “Animale..”. - ma tu non hai sentito cos'hanno pensato tutti gli studenti maschi di questa scuola quando ti hanno vista la prima volta-. “ E cosa sto pensando io adesso”. Ringraziai il cielo che non potesse leggermi nella mente, altrimenti sarebbe scappata via.
Diventò color pomodoro e si mosse nervosa sulla sedia.
-Non ci credo...- sussurrò imbarazzata stringendo le palpebre. “Oh io ci credo, e quanto vorrei dimostrartelo adesso”. Non riuscii a credere che fossi io a pensare quelle cose. Mi sentii esattamente come tutti i diciassettenni presenti nella mensa.. tremendamente  ossessionato da un solo pensiero, il sesso.  “Toccami,  fatti toccare da me.. facciamo l’amore”. Scossi la testa sconsolato, dovevo mettere in programma una visita veloce da Carlisle al termine delle lezioni. Jasper aveva ragione, ero malato..
- Per una volta fidati, se ti dico che sei l'esatto contrario della normalità-. Continuai imperterrito lanciandole uno sguardo tutt’altro che casto. “Bene, bravo, ora sì che ti amerà”. La percorsi voracemente, famelico, non riuscii a contenere quella passione che dentro mi stava divorando e con gli occhi le dimostrai quanto fuoco, quanta brama d’averla avessi nel corpo.
Schiuse le labbra, profondamente colpita e trattenne il respiro, completamente paonazza. Le dita si strinsero sul bordo del tavolo e passandosi la lingua sulle labbra mi fissò sfidandomi. La mia testa andò in tilt quando i suoi occhi nocciola si persero nei miei.
- Ma io non sono intenzionata a lasciarti perdere-. Disse con tono sommesso e disperato.
“ E nemmeno io, piccolo Bambi, no.. non posso ormai. Ti amo, ma..”.
- Non capisci?-. I suoi occhi brillarono di sfida e io le afferrai una ciocca di capelli rigirandomela tra le dita fino ad avvicinare di nuovo il suo viso al mio. - È la dimostrazione che ho ragione io-. Avrei voluto assaggiare le sue labbra e perdermi nel loro sapore, ma sapevo che eravamo al centro dell’attenzione e non volevo causare ulteriori pettegolezzi, non più del necessario.
- Ci tengo più di te, perché se ci riuscissi se andarmene fosse la scelta migliore, sarei disposto a danneggiare me stesso, pur di non ferirti, pur di proteggerti..-. Non era esattamente così, ci avevo provato, ma non ero riuscito a starle lontano. Bella.. la mia vita, il mio sangue, la mia tentazione, il mio più grande e unico amore, doveva essere mia. Sospirai sulla sua guancia e lei ansimò. I nostri sguardi si incrociarono e di nuovo si persero nella passione e nel desiderio che attirava le nostre diverse nature.
- E non credi che sia lo stesso per me?-. Bisbigliò gemendo leggermente e sospirando. “Qualcuno mi fermi perché sto per esplodere..la voglio ora, su questo tavolo, tutta..”. Un brivido mi corse lungo la schiena e il suo profumo mi investì lasciandomi l’inguine dolorante.
- Non è a te che spetta questa scelta-. Ruggii improvvisamente scontroso allontanandomi e sistemandomi meglio sulla sedia. Avevo paura.. avevo paura di me,delle mie reazioni incontrollabili. Era qualcosa di insostenibile quello che mi provocava dentro, e fisicamente non soddisfarlo faceva ancora più male. “Avanti parla, dille qualcosa”.

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Capitolo 35
*** Continua tentazione ***





Capitolo agonia.. per me questo. Vi assicuro che a volte entrerei volentieri nella testa delle Meyer e le chiederei i motivi per cui ha scritto questo o quello.. così giusto per curiosità per sapere, per afferrare meglio delle cose che a me sfuggono. Ehhhh... però che carini Eddy e Bellina così umani e così innamorati, bei tempi andati, umana gioventù. Ahhh.. quanti ricordi. Comunque tornando a noi..mi scuso ancora, il capitolo è stralungo. Eheheh!! a volte spezzare diventa difficile, e ultimamente lo sta diventando sempre di più per me. Però se vi annoia ditemelo. Ora cominceremocon l'11 capitolo di Twilight "Complicazioni", siamo a pagina 140. Da quello che mi risulta sul mio e-book, ma non ho il libro reale. (Vabbè Mali ma a noi che ci importa?). Ops scusate, avete ragione. Bene, ioc ome sempre vi ringrazio per gli splendidi commenti, in attesa che non lavorerò più per rispondervi (ma guarda te sta Malia), vi mando un grosso bacio e vi ringrazio perchè nonostante tutto non mi abbandonate. Speriamo che questa fic migliori sempre di più. Ma qual è il capitolo con la radura? Io ogni tanto vado a leggerlo, ma mi sembra sempre più lontano. Le idee ci sono ma sembra sempre che non arrivi mai, e dico...uhhhh, non vedo l'ora! Speriamo di non combinare un disastro. Un bacione e buona lettura, Malia.


Continua tentazione.


Il mio umore cambiò, sentii improvvisamente il bisogno di provocarla, di prenderla in giro e di gustare la sua reazione stizzita. “ Tipico della prima cotta”. Stavo decrescendo a vista d’occhio.
- Certo, darti protezione sta diventando un lavoro a tempo pieno che richiede la mia presenza costante-. Sorrisi sornione, sfottendola. La vidi guardarmi e arrossire visibilmente, presa in contropiede. “24 ore su 24 direi, mia piccola tentazione”.
- Oggi nessuno ha cercato di farmi fuori-. Balbettò fissandomi affascinata. “Dio smettila di guardarmi così..”. Avrei voluto stringerla a me e soffocarla di baci. Sentii il mio stomaco contrarsi dal desiderio, ma cercai di ignorare quel sottile dolore sottopelle.
- Non ancora..-. Bisbigliai roco schiarendomi la voce. “Maledizione”.
- Non ancora..-. Sussurrò perdendosi nei miei occhi e smettendo di respirare.
Dimenticai ogni cosa che non fosse il suo cuore tamburellare veloce e il suo profumo di fresia e lavanda farsi ancora più pungente. “Che tortura, qualcuno mi aiuti”.
- Ho un’altra domanda..-. Mormorai ancora rauco facendomi pensieroso. “No, Edward, così non va..non va”.
- Spara..-. Rispose lei ancora rossa in viso e piuttosto imbarazzata.
- Hai davvero bisogno di andare a Seattle, questo sabato, o era soltanto una scusa per evitare di dire no a tutti i tuoi ammiratori?-.
Ero sinceramente interessato a capirci qualcosa. Odiavo il fatto che piacesse a tutti gli esseri di sesso maschile di quella scuola, ne ero geloso, la volevo tutta per me e solo per me. “Oh perfetto”. Stavo anche diventando possessivo.
-Guarda, non ti ho ancora perdonato per la faccenda di Tyler. È colpa tua se continua a illudersi di potermi invitare al ballo di fine anno-. Alzò la mano indispettita e la picchiò sulla mia con il rischio di farsi male. “Oddio, ma che musino permaloso che abbiamo qui!”. La fissai ridacchiando e le afferrai istintivamente le dita prima che riuscisse a ritrarle. Le strusciai il pollice sul palmo, affascinato dalla differenza di temperatura tra noi e la sentii rabbrividire di piacere.
- Oh, avrebbe trovato l'occasione per chiedertelo anche se non ci fossi stato io: morivo soltanto dalla voglia di vedere la tua reazione-. Continuai a ghignare divertito, ma dentro di me qualcosa ruggiva portandomi all’esasperazione. La salivazione aumentò e il desiderio di toccarla crebbe, quel lieve contatto mi stava facendo girare la testa.
- Se te l'avessi chiesto io, avresti scaricato anche me?-. mormorai con un sorriso lieve e tormentato sulle labbra. La sua mano si liberò dolcemente dalla mia stretta e il suo indice percorse i contorni delle mie dita con gentilezza e curiosità. Avevo voglia di chiudere gli occhi e lasciarmi stregare da lei, ma mi resi conto di quanto fosse pericoloso per entrambi.
- Probabilmente no..-. Ammise intrecciando di nuovo le sue dita alle mie, fissandomi rossa in viso e stringendosi nelle spalle. Guardò il bordo del tavolo e poi tornò a perdersi nei miei occhi, mordendosi le labbra per trattenere le emozioni.
“ Lo sapevo..”. Dentro di me l’animale esultò. Lei mi aveva sempre voluto. 
- Ma all'ultimo momento avrei cancellato l'invito... avrei finto una malattia o una caviglia slogata-.
Confessò poi imbronciandosi demoralizzata. Nessuno dei due sembrava voler lasciare la mano dell’altro e io la strinsi maggiormente provocando in lei la stessa reazione, strinse più forte le mie dita facendomi tremare di piacere. Scoppiai a ridere alla sua risposta sincera e le lanciai uno sguardo ironico.
-E perché mai?-. Sussurrai divertito.
-Immagino che tu non mi abbia mai vista in palestra, ma pensavo che avresti capito-. Scosse la testa mortificata e io provai l’istinto di baciarle la mano con dolcezza per consolarla. “Idiota questo si faceva nei primi dell’ ‘800”.
-Ti riferisci al fatto che non sei in grado di camminare su una superficie piana e solida senza inciampare?-. Da quando nascondevo il mio imbarazzo prendendola in giro? “Che stupido ragazzino”. Però mi piaceva proprio da matti tenere le sue dita nelle mie e accarezzarla dolcemente.. “Ancora più ragazzino”.
- Ovviamente-. Rispose stizzita distogliendo lo sguardo, e io ridacchiai abbassando la testa per fissarla ancora, questa volta teneramente.
- Non sarebbe un problema. Dipende tutto da chi guida-. Mormorai gentilmente e con dolcezza facendola rabbrividire. Non l’avrei mai fatta cadere, l’avrei sempre sorretta, qualunque cosa fosse successa, io per lei ci sarei sempre stato. L’avrei fatta ballare io..
Ci guardammo incantati e io mi sentii un sorriso ebete aleggiarmi sul viso, ero proprio cotto di quella piccola umana.
Continuai ad affogare in quei grandi e profondi occhi nocciola a parlai di getto..sovrappensiero.
-Non mi hai ancora risposto: vuoi davvero andare a Seattle, o ti andrebbe se facessimo qualcos'altro-. Bisbigliai malizioso. “ Cristo, ma sei proprio stupido”, il doppio senso delle mie parole era palese. Arrossì diventando paonazza e tolse velocemente la mano dalla mia portandosela in grembo. L’avevo messa in imbarazzo, in difficoltà. Io stesso la fissai confuso, cercando una via d’uscita.
-Sono aperta a tutte le proposte..-. Sussurrò poi facendomi saltare il cuore in gola. “ Cazzo, controllati”. Non mi guardò e fu un bene, perché i miei occhi la fissarono famelici, vogliosi e desiderosi di gustare quel piccolo agnellino indifeso. “Calmati, datti una calmata..Edward”.
- Ma devo chiederti un solo favore..-. Tornai in me stranito e anche lei sembrava aver ripreso un minimo di controllo. “ Non mi piace quando mi chiede favori vaghi”. Strinsi le palpebre e mi insospettii.
-Cosa?-. Sussurrai sulla difensiva, ma curioso di sapere cosa le passava per la testa.
-Posso guidare io?-. Ecco, appunto. “Preferisce andare a Seattle, che fare altro con te..l’hai spaventata”. Ma perché non la smettevo una buona volta di fare pensieri erotici su Bella in ogni situazione? Come se già non mi fosse bastata l’ossessione che avevo per lei..
 - Perché?-. Le domandai stupito. Mi lanciò uno sguardo scettico e per nulla rassicurante.
-Be', prima di tutto perché quando ho detto a Charlie che sarei andata a Seattle, lui mi ha chiesto se fossi da sola, e visto che così era l'ho rassicurato. Se me lo chiedesse di nuovo non potrei mentirgli, ma non credo che lo farà: lasciare il pick-up a casa, però, lo porterebbe a sollevare la questione. In secondo luogo, la tua guida mi terrorizza-. Non sapevo se ridere o rimanere sconvolto e offeso dalle sue parole. Aveva paura della mia guida e non di me? Cioè.. io e lei, soli, suo padre non sapeva neanche che usciva con me, avrei potuto perdere il controllo, saltarle addosso, morderla e ucciderla… e lei aveva paura della mia guida? “ Tu sei pazza, amore..”.
Alzai gli occhi verso il soffitto, esasperato, e scossi la testa.
- Con tutto ciò che in me potrebbe terrorizzarti, ti preoccupi di come guido-. Borbottai veramente stupito reclinando la testa di lato e osservandola divertito. “Mi fai ridere piccola..”.
-Non vuoi dire a tuo padre che passerai la giornata con me?-. Me ne uscii preoccupato.. sarebbe stato meglio che qualcuno dei suoi avesse saputo che stava uscendo con Edward Cullen, ma possibile che non riuscisse a capire il pericolo in cui si stava cacciando a stare da sola con me?
-Con Charlie, meno si dice, meglio è-. Sbottò lanciandomi un’occhiata si sfida. Si fidava, troppo, si sarebbe completamente e sempre fidata di me. Capito il concetto.. dovevo proteggerla io da me stesso. Sospirai amareggiato. “Cosa per altro non facile..”.
-E comunque, dove andremmo?-. Mi domandò poi incuriosita. Ci pensai su per qualche secondo, riflettendo su ciò che avrei voluto facessimo.
Andate lontano, ci sarà sole, sarà una bella giornata. Non volevi farle vedere come sei alla luce?
I pensieri di Alice mi giunsero chiari e lanciandole un’occhiata notai che fissava Bella con un certo interesse. Decisi di assecondarla, in fondo perché no, gliel’avevo promesso.
- Ci sarà bel tempo, perciò dovrò restare lontano da sguardi indiscreti..e se ti va, puoi venire con me-. Le proposi cercando di non sembrare ansioso. Non potevo certo costringerla a venire con me se non avesse voluto e comunque volevo darle una scelta per scappare, qualora non fosse stata sicura. “Ci risiamo, sei tu ad avere paura, non lei”.
-Mi mostrerai quel che dicevi a proposito della luce solare?-. Mi chiese speranzosa. La guardai intimorito.
-Sì-. Mormorai -  Ma anche se non vuoi restare... sola con me..-.Osservai la sua reazione, sorpreso nel vederla scuotere il capo e avvicinarsi a me come per rassicurarmi. Abbassai lo sguardo per la prima volta, soggiogato dai miei sentimenti, e continuai - preferirei che tu non te ne andassi a Seattle per conto tuo. Tremo al solo pensiero dei guai in cui potresti cacciarti in una città così grande-. Ora si sarebbe arrabbiata, sapevo che la infastidiva pensarmi come un baby-sitter pronto a soccorrerla. Mi rispose subito, con voce scontrosa e stizzita.
- Phoenix è tre volte Seattle, e solo quanto a popolazione. Le dimensioni..-.
La interruppi, fermo e le sorrisi malizioso - Ma a quanto pare, a Phoenix non era ancora giunta la tua ora. Perciò preferirei che mi stessi accanto-. Mi chinai verso di lei che annuì impacciata e si allungò sul tavolo fermandosi a pochi centimetri dal mio naso. Sospirò esasperata, con aria da bambina offesa e per nulla intimorita. Strinsi subito le mani a pugno sul tavolo e vidi le nocche diventare ancora più pallide.. il dolore fisico mi avrebbe aiutato a sopportare la sua vicinanza meglio di quanto sperassi.
-Si dà il caso che restare sola con te non mi dispiaccia affatto-. Mi sfidò poi arricciando le labbra e
gonfiando le guance. L’effetto su di me fu immediato e una scarica elettrica mi mozzò il respiro. “Merda..”. Alzai una mano con l’intento di toccarle il viso, avvicinarlo al mio, e vidi chiaramente i suoi occhi sbarrati seguire i miei movimenti, ma all’ultimo momento tornai con le dita sul tavolo e le strinsi spasmodicamente. “Toccala e sei perduto”.
- Lo so-. Sussurrai roco  dandomi mentalmente dello stupido. “Cosa volevi fare eh? Accarezzarla.. Baciarla.. ?Sei matto”. Sospirai rassegnato, sarei riuscito realmente a resisterle?
- Però dovresti dirlo a Charlie-. Aggiunsi tristemente. Non volevo farle correre nessun tipo di pericolo, tantomeno con me. Meglio che qualcuno sapesse, così almeno sarei stato più attento. “Attento a cosa eh? A non sbatterla su un albero e farla tua?”. Mi irrigidii infastidito dalle mie fantasie violente. “Devi proteggerla da te stesso..devi”.
-E perché mai dovrei?-. Mi rispose ingenuamente battendo con leggerezza le mani sul tavolo.
Scossi la testa sconsolato. “Possibile che non hai un minimo di buon senso, piccolo Bambi?”.
-Così avrò un briciolo di motivazione in più per riportarti a casa-. Le dissi serio. “ Se, come no..”.
Non avrei mai saputo frenare i miei istinti una volta risvegliati, dovevo essere molto cauto con lei.
Lasciarmi andare sarebbe stato un errore che non potevo assolutamente permettermi, Bella era in grado di farmi perdere la testa con poco. Sospirai pensieroso e improvvisamente il suo viso si avvicinò al mio facendomi indietreggiare di scatto. “Ma cosa..”. Guardai i suoi occhi stringersi e la sua lingua sbucare da quelle labbra tumide e morbide. Riuscii a stento a trattenere la voglia di mordergliela e farla gemere.
- Penso che correrò il rischio-. Disse affrontandomi apertamente e lasciandomi senza parole. Voltai il capo innervosito dal desiderio che provai e cercai di ignorare la passione che mi stringeva lo stomaco e il basso ventre. “ Maledizione..”. Sbuffai non riuscendo a calmare quella sensazione di dolore nei pantaloni. “Ti stai trasformando in un imbecille, Edward”.
Tornò a sedersi e imbarazzata fece spallucce guardando verso i miei fratelli.
- Parliamo d'altro-. Disse secca, piuttosto fredda.
- E di cosa vuoi parlare?-. Risposi irritato, atono e senza alcuna cadenza.
Girò ancora la testa verso gli altri vampiri e si morse le labbra abbassando subito lo sguardo. Probabilmente stavano ascoltando la nostra conversazione con molta attenzione, soprattutto Alice. Sospirai abbattuto, non avrebbero potuto comunque capirmi.
- Perché sei andato a Goat Rocks, lo scorso fine settimana, a caccia? Charlie dice che ci sono gli orsi, non è un gran posto per fare trekking-. Sbattè le palpebre riflettendoci su e di fronte alla smorfia che feci sussultò, improvvisamente consapevole.
- Orsi..-. Mormorò piano soppesando la parola. Mi fissò spalancando i suoi occhioni nocciola e io ridacchiai - Be', non è la stagione degli orsi-. Concluse poi arrossendo.
- Le leggi sulla caccia regolano solo quella con le armi, se vuoi controlla pure-. Di nuovo la provocai divertito, chissà come avrebbe reagito alla consapevolezza che ci cibavamo di bestie come quelle.
- O..Orsi?-. Balbettò tremando. “ Piccolo cerbiattino.. ora hai paura?”. Pensai apprensivo.
- Emmett va matto per il grizzly-. Continuai osservando attento le sue reazioni. Il suo viso divenne una maschera impenetrabile e sbiancò per qualche secondo rallentando i battiti.
Bella afferrò immediatamente il trancio di pizza dimenticato nel piatto e lo addentò nervosamente nascondendo poi il suo viso dietro il bicchiere di Coca Cola. Probabilmente l’avevo sconvolta, ed ecco finalmente una reazione normale, da essere umano. “ Ma allora perché ho così paura?”. La guardavo inquieto, aspettando che scappasse da me da un momento all’altro.
-Mmm-. Disse finalmente mettendo fine alla mia sofferenza.- Qual è il tuo preferito?-. Rimasi per un istante immobile, come se le sue parole in quel momento fossero state la cosa più strana che io avessi mai sentito. “Qual è..”. Volevo scoppiare a ridere, quel piccolo agnellino ne aveva di fegato e sapeva sempre come stupirmi. La guardai di sbieco e una smorfia apparve ancora sul mio volto. “Che imbarazzo però..”.
- Il puma..-. “Oh sì Edward perché non le dici la verità? Che preferisci lei nuda e gemente sotto di te, con il collo squarciato dai tuoi  stupidi desideri pulsanti?”. Mi irrigidii tentando di scacciare dalla mente quelle immagini troppo potenti che si insinuavano come fendenti nel mio corpo, a ondate minacciose e piacevoli.
-Ah-. Terminò prendendo un sorso di bibita e coprendosi di nuovo il viso.
Cosa aspettavo che mi chiedesse? Il suo sapore? Mi sentivo sempre più idiota, ma al solito non riuscii a trattenere un ghigno e a mascherare i miei sentimenti. Cominciai a scimmiottarla imitando la sua voce da professoressina in modalità adulta consapevole.
- Ovviamente... dobbiamo stare attenti all'impatto ambientale e cacciare con un certo giudizio. Di solito ci concentriamo sulle aree sovrappopolate di predatori, a qualunque distanza si trovino. Da queste parti c'è abbondanza di alci e cervi, e tanto basta, ma dov'è il divertimento?-.
“Stai esagerando, frena, frena..”. Non ci riuscii, vedevo il suo sguardo spaurito e vacuo, quasi spaventato, da cucciolo indifeso e la mia cattiveria prese il sopravvento. “Vuoi sapere cosa si prova? Vuoi saperlo amore?”. La mia eccitazione era forte, volevo sfogarmi, sfogarmi sulla fonte della mia sofferenza, del mio dolore. Non riuscivo a sopportare che lei avesse così potere su di me, lei, quella bambina umana che io adoravo, veneravo, io impazzivo solamente al pensiero di toccare quelle labbra, quella bocca, quel corpo dolce e caldo. Avrei venduto la mia anima una seconda volta solo per Bella.
- Eh, già, dove?-. bisbigliò rauca, deglutendo e mordendo ancora la sua pizza.
- A Emmett piace andare a caccia di orsi all'inizio della primavera: appena usciti dal letargo sono più irritabili-. Affondai con classe, guardandola come un animale in gabbia, lei.. la mia droga, la fonte più pura del mio godimento. “Cosa si prova piccola?”.
Inghiottì ancora la saliva e mi fissò cercando di mantenere un contegno vagamente curioso.
-Non c'è niente di più divertente di un grizzly irritato, in effetti-. Affermò  cercando una leggerezza che non le apparteneva. Tentava di tenere il mio gioco, ma le sue dita tremavano. Le sue mani avrebbero ancora toccato le mie?Avevo paura che se l’avessi sfiorata sarebbe fuggita da me, urlando.
-Per favore-. Le chiesi dolcemente allungando la mano e sfiorandole appena il mento. La vidi trattenere il fiato e lo trattenni anche io, com’era morbida, tenera... “Scapperà, ti rifiuterà”. Era bellissimo toccarla. Le alzai il mento con un dito e vidi i suoi occhi nocciola cercare sicurezze, pieni di fiducia, pieni di ammirazione nei miei confronti. “No, cucciolo no.. non così”. – dimmi cosa pensi veramente-. Terminai in un sussurro sorridendo leggermente e scuotendo il capo.
- Sto cercando di immaginare... ma non ci riesco. Come fate a cacciare gli orsi senza armi?-. Mormorò stordendomi e facendomi vibrare di desiderio. “ Edward, togli quella mano.. ora..”.
-Beh qualche arma ce l’abbiamo-. Mi avvicinai lentamente a lei e le sorrisi mostrandole i canini. Non indietreggiò,  ma si avvicinò fissando la mia dentatura e rabbrividendo. Come avrei voluto affondarle la mano tra i capelli e premerle le labbra sulla vena pulsante del suo collo. Mi trattenni solo perché riconobbi il timore e la paura nei suoi gesti. “Non ti avvicinare di più.. ti scongiuro”.
-Non il genere di strumenti che i legislatori prendono in considerazione quando stendono i regolamenti di caccia. “Ma che diavolo dico..?”. Le sue labbra si chinarono leggermente verso il mio polpastrello e io persi cognizione di quello che stavo dicendo e del mio cervello che in quel momento non pensava ad altro che a divorare quella succosa tentazione. -Se hai visto un documentario su come attaccano gli orsi, dovresti essere in grado di visualizzare Emmett-. Finii per dire, troppo assorto sui suoi movimenti. Il suo sguardo perso nel mio si spostò per un attimo su Emmett e lo guardò improvvisamente conscio di quello che le stavo dicendo. “No, guarda me, è me che devi guardare.. me, piccolo Bambi”.
Soffocai una risata nervosa a causa del mio moto assurdo di gelosia e quando i suoi occhi tornarono nei miei mi sentii rinascere. Mossi le labbra come se stessi pregustando qualcosa e la vidi fissare intensamente la mia bocca come io avevo fatto prima con la sua. “Resisti, non sai cosa può succedere.. fermati”.
-Anche tu somigli a un orso?-. Sussurrò facendomi fremere. “Per te somiglierei ad ogni cosa in questo momento..”. Mi stavo trasformando in una creatura ridicola.. altro che vampiro.
- Più a un leone, così dicono-. “Sì, un leone scemo.. che scodinzola quando vede la sua preda e fa pure le fusa.. felino idiota”.  -Forse i nostri gusti rispecchiano il modo in cui cacciamo-. Mi immaginai vicino a lei, muovermi in modo attento, agile, fermo ad ascoltare il suo più piccolo respiro, pazzo per quello che sarebbe successo di lì a pochi minuti.. fondermi con il suo corpo, fondermi e bere il suo sangue..dio che piacere sentirlo scorrere nelle mie vene.
“Cazzo, cazzo, smettila…”.
-Forse-. Bisbigliò incuriosita dalla mia reazione - Avrò mai il permesso di assistere??-. Domandò innocentemente facendomi inorridire. L’immagine di lei nuda sotto il mio corpo, divorata dalle mie fauci mi fece venire l’acquolina in bocca e mi allontanai di scatto, facendo persino rumore con la sedia. “ Basta..”. Incrociai le braccia e le strinsi spasmodicamente una sull’altra.
- Assolutamente no!- Gridai in modo strozzato facendola indietreggiare stupita e spaventata dalla mia reazione. Respirai velocemente e cercai di controllarmi, anche se le fantasie continuavano a scorrere di fronte ai miei occhi e il suo profumo continuava a darmi il tormento.
- Troppo… troppo spaventoso per me?-. Deglutì e mi fissò con lo sguardo di un piccolo agnellino martoriato e indifeso. “Spaventoso?Spaventoso?”. Non immaginava neanche quanto.. non ne sarebbe uscita viva. Non se fossi stato io lì nei paraggi.. l’avrei annusata tutta, irretita, amata e poi divorata. Sì.. con un piacere immenso e tremenda beatitudine.
- Se fosse questo, ti porterei con me stanotte. Quel che ti serve è una salutare dose di paura. Non vedo cosa potrebbe darti più beneficio-. Risposi tagliente, freddo, senza alcun sentimento nella voce. Le avrebbe fatto bene vedere cosa eravamo in grado di diventare, ma assistere.. che pazzia.. le avrei fatto capire prima o poi e non mi avrebbe più toccato con quella facilità, non si sarebbe avvicinata più con quella sicurezza, anzi.. doveva avere un po’ più di timore se voleva salvarsi la vita.
-Ma allora, perché?-. Continuò imperterrita e io mi infuriai. “Che significa perché?” Perché la desideravo troppo, perché i miei sensi si sarebbero amplificati a dismisura e non mi sarei riuscito a fermare. Era già difficile così, maledettamente difficile!
La osservai torvo e mi accorsi che la campana era suonata da un pezzo. “Possibile che con lei perda la cognizione del tempo?” Ero troppo agitato, dovevo riuscire a calmarmi, a stare tranquillo. Respirai lentamente..
- Più tardi.. siamo in ritardo..-. Le feci notare. La mensa era vuota. Si alzò di scatto dalla sedia, piuttosto turbata dalla mia reazione, ma non insistette, mi guardò solo sconsolata e io ricambiai lo sguardo con ansia.
- D'accordo, più tardi-. Sospirai di sollievo alla sua risposta, ma sapevo che la sua curiosità non era affatto soddisfatta. “ Che cosa le dovrei dire? Che la divorerei molto volentieri?”.

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Capitolo 36
*** Complicazioni ***





Bene Bene, e mentre qualcuno mi fa compagnia su msn con simpatia io pubblico Midnight Sun. Al solito fermare i capitoli sta diventando sempre più difficile, ma non è che posso pubblicare dieci pagine. Altrimenti vi addormentate.  Già vi vedo a russare davanti al pc.. ahahah!!! Beh, che dire di questo capitolo, al solito ci sono parti che ho aggiunto arbitrariamente. E che ci posso fare zia Meyer, ci ho preso gusto perdonami.. ^^ Speriamo non mi lanci maledizioni. Non so, ma il fatto è che mi fa troppo sorridere un Edward così umano ed impacciato, che si ritrova così ragazzo tutto in un momento e non sa che pesci prendere e si accorge di non essere più così perfetto. Lo trovo tenero, romantico, e tremendamente dolce.  Insomma vulnerabile, non più perfetto.. umano, finalmente vivo.. così mi piace pensarlo. Vabbè ma è inutile che mi metto a parlare è meglio che lo leggiate da voi. Io come sempre vi ringrazio della pazienza che avete di aspettare che io pubblichi, e ovviamente anche per il facco che seguiate questa storia. Un bacione a tutti. Malia.




Complicazioni.




La precedetti davanti all’aula di biologia e mi fermai di fronte all’entrata, infastidito dagli sguardi  stupiti dell’intera classe, e non riuscii a trattenere un sorriso ironico. Non mi ero mai avvicinano a nessuno così tanto, tantomeno ad una ragazza, avrei dovuto aspettarmi quelle reazioni sconvolte. Sospirai, inutile credere di poter passare inosservato. Bella si bloccò dietro di me e notai i suoi occhi fissi sulla mia schiena, meravigliata dalla mia azione improvvisa. “Aspetta piccolo Bambi, aspetta un attimo”. Mi voltai e con un leggero inchino la invitai ad entrare nell’aula per prima.. ero pur sempre un cavaliere no? Al diavolo gli sguardi interessati. La mia mano accompagnò il suo gomito verso l’entrata mentre il mio viso si chinò leggermente verso il suo con un sorriso malizioso. “Prego, prima le signore”. La vidi fissarmi allibita e scuotere la testa piena di imbarazzo. Scoppiai a ridere quando finalmente entrò, insicura sulle sue gambe, e le sfiorai i capelli con il viso facendola arrossire visibilmente. Adoravo vedere le sue guance accese di rossore.. “Che cucciolo che sei, piccolina”. Mi misi immediatamente seduto accanto a lei, questa volta sicuro, e cercai di non rimanerle lontano come al solito. Dovevo controllarmi, stare tranquillo, ero sicuro di potercela fare, ci sarei riuscito a non saltarle addosso e a non morderla tutta. “Mhh.. non ci pensare, avanti..”. Chiusi gli occhi e mi permisi di sospirare, facendo voltare Bella piuttosto stranita verso di me. Lo sguardo le cadde con una punta di agitazione sulle nostre braccia vicine, troppo vicine, che si sfioravano arrivando a toccarsi e cercò i miei occhi mordendosi le labbra. Forse mi stavo prendendo troppe libertà, ma desideravo tanto potermi sentire un ragazzo normale e lei mi faceva provare emozioni così umane, così semplici, che a volte pensavo di potermi veramente comportare come un essere umano. Abbassai lo sguardo tentando di farla sembrare una cosa semplice e respirai piano per non lasciar troppo scorrere il suo profumo nelle mie vene. Certo era maledettamente frustante non poterla accarezzare come avrei voluto fare. “E come vorresti fare eh?”. Già.. meglio non riflettere su cosa avrei voluto farle, molto meglio.. Il professor Benner entrò tutto trafelato, ma come sempre puntuale, abbassando subito le finestre e spingendo un televisore verso la lavagna. Lezione con video.. “Oddio, che noia”. Pensai subito guardandolo fare un sorrisetto compiaciuto a tutta la classe. Tanto era felice che corse subito a spegnere la luce senza dire nemmeno una parola. Non avrei potuto sopportare un’ altra ora di anafase, metafase, e cretino fase.. sghignazzai come un ragazzino. Possibile che fossi improvvisamente regredito a uno stato mentale di stupido adolescente dall’idiozia dilagante? La cosa cominciava a preoccuparmi.
Nell’aula si fece subito buio e alzai lo sguardo verso il televisore improvvisamente rigido. “Cazzo..dannazione..”. I miei muscoli si tesero, duri, e il veleno corse veloce per tutto il mio corpo concentrandosi sui miei canini come se avessi ricevuto una scarica elettrica. Mi bloccai gelido. Era.. era.. assurdo, impensabile, non mi ero mai sentito così eccitato prima d’ora. Il profumo di Bella mi stava uccidendo. L’odore della sua vicinanza al buio era aumentato mortalmente e la voglia di morderla mi strinse lo stomaco in una morsa irresistibile. Ma non avevo voglia di ucciderla. Strinsi le braccia incrociandole al petto e respirai la sua fragranza come un drogato. “Che voglia..”. Poteva un vampiro avere l’acquolina in bocca? La desideravo. Ero consapevole del suo corpo in modo ossessivo: percepivo il suo petto alzarsi e abbassarsi, la sua bocca schiudersi, il suo seno tendersi eccitato a causa della mia vicinanza e il suo stomaco contrarsi. Le sue gambe rigide così vicine alle mie si sistemarono meglio sullo sgabello per stringersi imbarazzate: sapevo cosa significasse quell’atteggiamento e deglutii sperando di non pensarci troppo. “Resisti..”. Bella si dondolò leggermente sulla sedia prima di tornare a bloccarsi e io deglutii sentendo i jeans stringersi ancora all’altezza del cavallo imprecando tra i denti. Era eccitata e cercava di darsi sollievo, esattamente come stavo facendo io irrigidendomi. “Dio, non pensarlo.. non.. merda Edward calmati, è tutto il giorno che hai erezioni continue, porca miseria, ma che ti prende”. Le lanciai un’occhiata di sbieco e i nostri sguardi si incrociarono. “Oh fanculo, qualcuno mi salvi”. I suoi occhi fissi nei miei.. i suoi occhi dentro i miei..sempre, sempre.. sentii corrermi dentro un desiderio indescrivibile di toccarla, di accarezzarla, di sentire il suo calore sulle mie mani e di baciarla. Lo volevo così tanto, ma avevo così tanta paura di farle del male. Mi sorrise imbarazzata e io risposi altrettanto in imbarazzo. Subito distolse lo sguardo con il cuore in gola e lo stesso feci io..  “Ma cosa mi prende..”. Cercai di rilassarmi, ma le mie dita non volevano saperne di allentare la presa sulla maglietta, se l’avessi toccata non sarei più stato in grado di fermarmi. Era una vera tortura.. così non potevo andare avanti, non avrei resistito un minuto di più. Mi spostai in avanti cercando di ritrovare l’attenzione per il video, cosa impossibile, ma la gola continuava a bruciarmi troppo e non riuscivo a riprendere il controllo del mio corpo, non riuscivo a resistere. Le mie gambe si scontrarono nervosamente con le sue, attratte in modo inesorabile, e un brivido di piacere mi percorse quando le nostre ginocchia si sfiorarono inavvertitamente. Sentivo dolore.. ed era raro per me. Percepivo la sofferenza e l’indolenzimento di una parte del mio corpo che avrei preferito dormisse per l’eternità e invece.. invece con Bella il mio essere uomo sembrava essersi risvegliato ed ogni sensazione di vita, viva, essenziale, fisica, era condizionata dai suoi movimenti più piccoli, dai suoi sorrisi e dai suoi gesti. Io vivevo di lei, la verità ormai era chiara, io volevo solo lei. Portai una mano sotto il banco facendola scivolare sulla mia gamba e inspirai tentando di ritrovare una sorta di calma, ma nonostante tutta la mia volontà non riuscii a frenare le mie dita che si spostarono verso le sue ginocchia. Rabbrividii quando trovai la sua mano ad accogliermi e mi voltai ad osservarla stupito. Stringeva un braccio contro il seno e si mordeva le labbra mentre le nostre dita si intrecciavano gridando il loro bisogno spasmodico di toccarsi. Non mi guardò, ma l’elettricità tra noi era ormai troppo palpabile, sentivo odore di sesso, odore di desiderio, e la voglia di stringerla a me si intensificò ancora, lasciandomi la mente indolenzita e i sensi storditi. Le mie dita ferme, decise le accarezzarono il palmo con dolcezza e chiusi gli occhi per sentire meglio la sua pelle calda scivolare sulle mie dita fredde. Era il Paradiso, era la vita e io da troppo tempo mi ero dimenticato il significato della parola “esistere”. I suoi polpastrelli mi accarezzarono lievemente le nocche e si spinsero sul dorso della mano fino al mio polso, facendomi boccheggiare in cerca d’aria. “Oddio”. Percepii la gola seccarsi e il veleno scendere nel mio stomaco facendo intrecciare le mie viscere. Mossi la mia mano febbrilmente afferrandole a mia volta il polso e passai il polpastrello dell’indice sulla vena pulsante che le correva su per il braccio. La sentii gemere e chiamarmi sommessamente.. strinsi i denti tentando di controllarmi. Ancora.. risalii malizioso lungo la pelle fino al suo gomito accarezzando la tenera pelle all’interno e di nuovo i nostri occhi si incrociarono. Ancora.. non mi fermai e solleticai con le dita il suo avambraccio sentendo il mio corpo reagire impazzito e la mia passione esplodere in scintille soffocanti. Ancora.. arrivai alla sua spalla coperta dalla magliettina corta che indossava e tornai a perdermi nel suo sguardo. “Basta Edward, stai esagerando”. Dovevo fermarmi prima che fosse troppo tardi, dovevo farlo! Il mio piccolo Bambi mi fissava con occhi spaventati, colmi di desiderio inespresso e abbozzai un gesto di scuse allontanandomi da lei e tornando a fissare il video. “Che diavolo mi prende?”. Non riuscivo a concentrarmi sulla lezione e mi irrigidii ancora tornando con le braccia conserte e tentando di non far ricadere i miei occhi su di lei. Ma non mi fu possibile.. Bella era il centro di ogni mio pensiero, di ogni mio desiderio ed era impensabile provare a non sentire il suo corpo addosso al mio, perché lo sentivo.. sentivo i suoi baci sulla mia pelle, sentivo le sue carezze sul mio collo e i suoi fianchi farsi vicini ai miei. Dio se lo percepivo.. era il suo odore a dirmelo, era il suo profumo a stregarmi ed era il suo desiderio ad avvolgermi, e se la lezione non fosse finita in fretta avrei commesso un omicidio. Era troppo per me.. troppo.. “Piccolo Bambi mi stai facendo impazzire, non mi riconosco più”.
Quando il professore accese le luci sospirai di sollievo. Era finita finalmente.. forse. Ero guardingo, non sapevo come avrebbe reagito il mio corpo, ma sicuramente male. La fissai e la vidi sospirare, tornando a rilassarsi, e a sciogliere le braccia dalla posizione che avevano preso. Era completamente sotto shock e anche io, ma per me era più facile nasconderlo. Ridacchiai e un sorriso ironico si impresse sul mio volto.
-Bè, interessante..-. L’ambiguità della frase la fece sussultare e si portò una mano tra i capelli sorridendomi timida.
- Mmmm..-. Rispose solamente, evidentemente molto turbata. Il mio corpo sembrava bollire di desiderio e sarebbe stato difficile dimenticare quella sensazione.
- Andiamo..?-. Le dissi al suono della campana. Annuì e storse la bocca in una smorfia agitata. Non feci alcuna allusione a ciò che era successo, preferii evitare, non ero in grado di parlarne, era troppo forte quello che mi legava a lei, ed era capace di confondermi, di alterarmi completamente.
Camminai al suo fianco totalmente confuso, non riuscivo a riprendere coscienza di me stesso e avevo paura che il desiderio per lei riuscisse ad accecarmi. “Calmati.. calmati, maledizione”. Eppure la voglia di accarezzarla non svaniva, la voglia di stringerla a me non voleva lasciarmi in pace e io ero combattuto, divorato da me stesso e da quegli istinti umani così imprevedibili. Cercai di respirare lentamente, di ritornare tranquillo, ma la vicinanza con lei non me lo permetteva e sentivo il mio corpo lacerarsi tra il desiderio del vampiro e quello del mio essere ragazzo. Era totalmente frustrante. La accompagnai fino all’entrata della palestra e la vidi girarsi verso di me, probabilmente per salutarmi e non ci riuscii, non riuscii a fermarmi. Ancora una volta le mie dita si mossero senza che io ne avessi reale coscienza e raggiunsero il suo viso totalmente stregate. La osservai portarsi le braccia al petto stupita dal mio gesto ed indietreggiare leggermente, ma non mi fermai e le portai la punta delle dita sulla tempia. Percepii il suo cuore battere veloce e rimasi senza fiato. “Calda..”. Scesi con la mano sulla sua guancia e mi fermai all’angolo delle sue labbra accarezzandole lievemente.  “Dio com’è morbida..”. Le fissai la bocca con insistenza e mi avvicinai ancora di più lasciandomi avvolgere dal suo profumo, senza pensare, senza riflettere e improvvisamente consapevole del mio errore mi voltai senza nemmeno una parola. “Vattene, allontanati, vai via..”. Non averla salutata mi fece male, ma non riuscii a tornare indietro e mi allontanai di tutta fretta, anche troppo velocemente forse, creando una voragine dentro di me. Uscii in giardino e mi di rilassai guardando in alto.. tutto quel desiderio mi avrebbe ucciso prima o poi. Rimasi immobile ed immerso nei miei pensieri per quella che mi sembrò un eternità, il tempo senza il mio piccolo Bambi sembrava scorrere troppo lento e già cominciavo ad annoiarmi. Ma come avevo fatto a vivere 100 anni così? Stentavo a crederci. Senza di lei mi sembrava tutto inutile. Mi resi conto che sarei stato molto curioso di vederla durante la lezione di ginnastica. Decisi di curiosare un po’.. infondo che male c’era, non l’avrebbe mai saputo no? Mi avviai verso la palestra.
Entrai sempre più incuriosito e rimasi incantato a guardarla. Sghignazzai.. stava giocando a volano ed era maledettamente instabile sulle sue gambe, come al solito. Immaginai che di lì a poco avrebbe fatto un enorme ruzzolone. La fissai imbambolato. Era così buffa, ma così carina con in quella tutina sportiva. “Tutina sportiva..”. I miei occhi si fissarono sulla stoffa attillata che le copriva il seno e poi scesero ad ammirare il modo in cui la maglietta leggera le scendeva sul ventre piatto. Le sue gambe ben tornite mi fecero leccare le labbra e mi scordai il mio nome quando si voltò di spalle a me. Il suo fondoschiena si mostrò in tutta la sua bellezza dentro quei pantaloncini attillati, l’avrei mordicchiato fino allo sfinimento.. “Accendete il condizionatore,  maledizione..”. Mi appoggiai con la spalla sullo stipite e a malapena mi accorsi che Bella si era colpita la testa con la racchetta e aveva sbattuto malamente contro Newton. Purtroppo per me i pensieri di quell’idiota furono abbastanza chiari e mi venne voglia di entrare immediatamente e strozzarlo. Gli apprezzamenti verso Bella erano solamente mia prerogativa e il fatto che la sua testa vuota pensasse a lei in termini sessuali mi irritava da morire. “Mhh.. se ti avvicini a lei, giuro che le conseguenze saranno spiacevoli”.
- E allora?-. Percepii improvvisamente le sue parole e un ringhio involontario mi gorgogliò nel petto.
“E allora che.. imbecille di un umano”. Strinsi le mani a pugno e aspettai che Bella rispondesse.
- Allora cosa?-. Sorrisi della sua risposta infastidita, evidentemente quelle attenzioni non le piacevano.
- Tu e Cullen eh?-. ironizzò quello scimmiotto maledicendomi. Non gli piacevo, ma questa antipatia era reciproca. “Lontano da lei, lontano..Newton”.
- Non è affar tuo, Mike..-. Sbottò Bella piuttosto infastidita dirigendosi verso l’uscita. E bravo il mio agnellino. “Gira a largo cosetto, chiaro il concetto?”.
- Non mi piace..-. Replicò allora lui con voce stridula inseguendola. “Non devo piacere a te infatti, la cosa mi spaventerebbe, nonchè disgusterebbe, mio dio”. I miei nervi erano tesi e la voglia di staccargli la testa diventò un bisogno doloroso.
-  Non è che debba piacere a te..-. Tagliò corto lei piuttosto gelida, voltandosi irritata. Sghignazzai compiaciuto. Non mi era mai capitato di sentirmi così possessivo, ma con lei ormai stavo scoprendo un altro me stesso.
-Ti guarda come se fossi... qualcosa da mangiare-. Terminò lui continuando ad ignorarla. A quel punto non mi rimaneva che ucciderlo, stava rompendo troppo le scatole. “Smamma carino, ti ha detto di no”.  Assottigliai le palpebre e sperai che sparisse.
Percepii i pensieri delusi di lui quando Bella lo salutò di fretta e non mi trattenni dall’ esultare vittorioso. “Giornata storta Newton?”. Senza aspettare mi riscossi e mi nascosi appoggiandomi al muro poco dopo l’uscita della palestra. “Cosa le dirai?”. Ero agitato. Avrei trovato qualcosa di senso compiuto da dirle, a parte che avrei voluto uccidere Netwon con le mie stesse mani? “Parlare di qualsiasi cosa, sii romantico”. Romantico? “Sto diventando matto”. Io romantico, un vampiro galante.. oh sì certo come no. “Ma che idiota..”. La vidi uscire trafelata con lo sguardo basso e desolato. Non appena mi vide sussultò sorpresa e mi sorrise con calore.
- Ciao..- sospirò e continuò a sorridermi.
Un stretta allo stomaco mi ricordò che dovevo rispondere al saluto e le sorrisi a mia volta.
- Ciao..-. Feci tranquillo – Com’è andata in palestra?-.
Si rabbuiò immediatamente. – Bene..-. Sussurrò distogliendo lo sguardo e passandosi una mano tra i capelli.
-Davvero?-. non volevo vederla triste, avrei fatto qualunque cosa per non vedere quel musino triste.
Improvvisamente strinsi gli occhi mettendo a fuoco Newton alle spalle di Bella e gli lanciai un’occhiata decisamente poco amichevole che lui ricambiò stizzito. “Prova ad avvicinarti ancora a lei e sei morto, è una promessa”. Ringhiai sommesso lasciando trapelare la mia rabbia.
-  Che c’è?-. mi riscossi quando notai quello sguardo nocciola confuso e incuriosito.
La fissai e mi avvicinai a lei con fare possessivo –Newton comincia a darmi sui nervi-. Mormorai piuttosto innervosito.
- Non dirmi che ti sei rimesso ad ascoltare!!-.  Si alzò esasperata in punta di piedi accostandosi maggiormente al mio viso e mi sfidò con lo sguardo. “Oh oh”. Il suo profumo mi avvolse ancora e faticai a ricordarmi dove fossi.
La guardai innocentemente e le sorrisi in modo dolce e gentile.
- Come va la testa?-. Aggrottai le sopracciglia sghignazzando maliziosamente e lei mi guardò  fulminandomi con gli occhi.
- Sei incredibile!-. Urlò facendomi tremare. Eravamo così vicini che se mi fossi mosso l’avrei toccata e l’attrazione tra noi era così frustrante che mi sembrò di impazzire. Si voltò di scatto imbronciata e corse via offesa. “Bravo Edward i miei complimenti, dovevi proprio dirglielo?”.
La inseguii gettandomi alle sue spalle e mi maledii in tutti i modi possibili, ma rimasi in silenzio e aspettai che fosse lei a rivolgermi la parola. In fondo non mi sembrava di aver fatto nulla di così sbagliato. La superai in prossimità della mia auto e le aprii la portiera mentre lei fissava stranita la folla di ragazzi che ammirava la macchina di Rosalie accanto alla mia, effettivamente troppo vistosa. Entrò senza dire una parola e si sedette fissando un punto lontano di fronte a sé. Chiusi lo sportello sospirando tristemente e mi infilai al posto di guida stringendo le mani sul voltante.
- Appariscente..-. Mormorai maledicendo Rose e la sua voglia di farmela pagare.
- Che macchina è?-. Disse fredda sporgendosi verso di me per guardarla meglio.
- Una M3-. Sospirai ancora, sconsolato. Mia sorella aveva proprio deciso di mettersi contro la mia scelta. Mi domandai fino a che punto avrebbe fatto i capricci, avrei dovuto parlarle chiaramente prima che ci mettesse tutti nei guai a causa dei suoi sbalzi di umore.
- Emh.. tradotto per i comuni mortali?-. Sbottò furiosa lanciandomi un’occhiata di sbieco.
- Una BMW-. Terminai soffocando una risata. Era ancora molto arrabbiato il mio piccolo Bambi.
- Sei ancora arrabbiata?-.  Bisbigliai voltandomi verso di lei e chinando la testa con sguardo pentito.
- A.. assolutamente s..sì-. Balbettò guardandomi negli occhi. Adoravo il potere che sentivo di avere su di lei. Mi avvicinai ancora di più, scaltro, felino e reclinai la testa sorridendole.
- Se chiedo scusa mi perdoni?-. Sussurrai ancora dolcemente. Sfiorai con una mano i suoi capelli e lei si accostò al cambio poggiando una mano sulla mia coscia. “Pericolo”, diceva la mia mente, ma il mio corpo non voleva saperne ed aveva una voglia matta di baciarla, di farle capire che io morivo per lei.
- Forse..-. I nostri occhi si incatenarono e questa volta lasciai che i miei desideri prendessero vita. Le afferrai la mano che toccava la mia coscia e la tenni stretta nella mia. - Se sei sincero.. e in più se prometti che non lo rifarai..-. Mormorò tutto ad un fiato, il cuore al galoppo.
La fissai mortificato e schiusi le labbra maligno bagnandomi le labbra. – E se sarò sincero..-. Iniziai mellifluo – e in più ti lascerò guidare, sabato?-.
Mi fissò portandosi l’altra mano sulla bocca cercando di controllare i suoi battiti e ridacchiai tra me e me.
- A..Aggiudicato-. Tremò e io avvicinai lentamente le sue dita vicino alla mia bocca. Non pensai a nulla e posai le mie labbra sulla sua pelle calda, rabbrividendo mentre una scarica elettrica attraversava i nostri corpi accaldati.
- Bene.. mi dispiace molto di averti fatta arrabbiare-. Bisbigliai alzando leggermente la testa per guardarla negli occhi. Fu scossa da brividi e il suo cuore aumentò ancora i battiti che divennero velocissimi.  “Sei mia..”. - E sarò sulla soglia di casa tua sabato mattina presto-. Continuai lasciandole la mano e maledicendomi per ciò che avevo appena fatto.  “No, non resisterò ancora per molto”.

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Capitolo 37
*** Sei tutta la mia vita, amore ***





Scusate l'ora tarda..ora starete nei vostri bei lettini o lettoni, facendo dolci sogni. Spero anche per me. E io intanto aggiorno Mid Sun, mi scuso per il ritardo, ma in questa settimana internet è morto lasciandomi a spasso. Bah.. i misteri delle chiavette. Perciò non aggiornavo. Ma eccomi qui.. Pronta per voi. Vi lascio subito al capitolo scusandomi ancora. Spero possiate apprezzare. Un bacio e un grazie a tutti, BUONA LETTURA!! Malia.

Sei tutta la mia vita, amore.

Mi allontanai da lei fissandola affascinato. Il rossore acceso sulle sue guance era qualcosa a cui non mi sarei mai abituato. Era bellissima, ai miei occhi non c’era nulla di più attraente di quell’innocenza maliziosa che la rendeva così misteriosa e dolce. Rischiavo di perdermi per quelle espressioni sorprese e sature di desiderio e passione. Rischiavo di incendiarmi..
- Uhm, una misteriosa Volvo sul vialetto non ci aiuterà di certo, con Charlie -. Bisbigliò pensierosa fissando un punto lontano, troppo lontano da me. Sorrisi.. non sarei andato da lei con la mia auto, molto probabilmente sarei stato già lì. L’avrei vegliata tutta la notte e mi sarei presentato fuori dalla sua porta come se fosse stata la cosa più normale del mondo.
- Non ho detto che verrò in auto..-. Ridacchiai mettendo in moto la Volvo e uscendo dal parcheggio.
Mi fissò interrogativa, ma lasciai in sospeso quella muta richiesta. In fondo lei non sapeva della mia velocità..
- Ma come..-. Domandò poi facendomi nuovamente sorridere. Accelerai di scatto facendola sussultare, e ghignai divertito. “Correndo piccolo Bambi..”.
- Non preoccuparti, ci sarò. Senza macchina-. Replicai senza risponderle realmente. Prima o poi le avrei mostrato il modo in cui ci spostavamo noi vampiri, ma pensai che raccontarglielo l’avrebbe soltanto fatta preoccupare. “Forse..”. Quel cerbiattino sapeva sempre come stupirmi.
Rimanemmo in silenzio per buona parte del viaggio e ci lanciammo continuamente occhiate cariche di un’emozione che non riuscii a definire. Bisogno misto ad amore, ossessione e desiderio.. avrei voluto abbracciarla di scatto e stringerla a me, ma mi astenni dal toccarla ancora per evitare inconvenienti.. come la sua morte. “Che esempio calzante”.
- Più tardi è arrivato?. Sussurrò poi timorosa facendomi inorridire. Sapevo che presto o tardi sarebbe venuto il momento. Sospirai osservandola tristemente.
- Pensavo fosse più tardi..-. Confessai rigido facendola sorridere. La sua curiosità mi piaceva, ma spiegarle il motivo per cui non potevo portarla a caccia con me non era così semplice. Cosa avrei potuto dirle? “Mi ecciti, piccolo Bambi, così tanto che se mi lasciassi andare ti morderei tutta ferendoti e prendendo il tuo corpo con la forza, dio cosa ti vorrei fare”. Scossi la testa, cercando di scacciare quel pensiero.
Fermai la macchina di fronte a casa Swan e spensi il motore. Quando la guardai i suoi occhi curiosi mi fecero desistere dal mio prolungato silenzio. “Non fare gli occhi dolci con me..”.
- Vuoi ancora sapere perché non ti posso portare a caccia?-. Domanda retorica. Sapevo che era ciò che voleva più di ogni altra cosa. Ma perché non avevo semplicemente fatto cadere il discorso? Mi maledii. Resistere a quegli occhi nocciola per me era impossibile.
- Be', più che altro mi chiedevo il perché della tua reazione-. Ammise schiettamente slacciandosi la cintura e portandosi le ginocchia sul petto.
“Bravo idiota, l’hai spaventata..”. imprecai silenzioso. Non potevo stare più attento? Ma il suo profumo, la sua vicinanza, non mi aiutavano affatto a fare pensieri che si convenivano ad un ragazzo normale.
- Ti ho spaventata?- Aggrottai le sopracciglia ridacchiando, ma notai un’ombra cupa attraversarle gli occhi e i miei timori si trasformarono in realtà.
- No..-. Rispose d’un fiato distogliendo lo sguardo. “Sì, invece”. Respirai lentamente, cercando un modo per tranquillizzarla, per farle capire che non avrei voluto essere scontroso con lei e se l’avevo fatto c’era stato un motivo.
- Ti chiedo perdono per averti terrorizzata-. Ridacchiai cercando di dare un tono leggero alla mia voce. Ma i suoi occhi non erano d’accordo con me. Era seria e voleva sapere la verità. Così continuai rassegnato - È stato soltanto il pensiero della tua presenza... durante la caccia-. Era insostenibile anche solo pensare di averla vicina in quei momenti. Perdevo consapevolezza di me stesso e lasciavo vagare i sensi per la foresta, il suo odore mi avrebbe trasformato in un animale, in una bestia. Mi irrigidii immediatamente digrignando i denti e ringhiando.
- Non sarebbe il caso?-. Mormorò intimidita dalla mia reazione. Continuai a ringhiare sommessamente tentando di controllare i miei pensieri.
- Nemmeno per scherzo-. La mia mente si soffermò un attimo nell’immaginare cosa sarebbe potuto succedere se l’avessi avuta al mio fianco durante la caccia. “No, togliti dalla mente questa assurdità”.
- Perché?-. Insistette lei colta dalla curiosità.
Voltai lo sguardo fuori dal finestrino, verso le nuvole.
Il mio istinto di vampiro desideroso di averla..
Il suo profumo forte e insistente..
Il suo sangue dolce e zuccheroso..
Il suo corpo caldo sotto il mio..
Chiusi gli occhi tremante e tentai di chiudere la mia mente alle fantasie violente che mi sommersero.
- Quando cacciamo, ci abbandoniamo ai sensi... e non è la mente a governarci. Seguiamo soprattutto l'olfatto. Se nel perdere il controllo sentissi che sei vicina...-. Rimasi in silenzio incapace di finire la frase. Solo immaginarlo mi provocava scosse di piacere in tutto il corpo, desiderio, eccitazione si alternavano al disgusto verso me stesso e ciò che avrei voluto farle. Ma come avrebbe potuto capire? Sarebbe scappata impaurita dal mio essere mostro. Mi costrinsi ancora a fissare le nuvole dense fuori dal finestrino, tentando di distogliere i miei pensieri dal piccolo agnellino al mio fianco, ma il mio corpo reagì d’istinto e mi voltai cercando i suoi occhi.
“ Idiota..”.
Quando incrociai il suo sguardo impaurito una vera e propria scossa mi lasciò boccheggiante. Quegli occhi nocciola si incatenarono ai miei, densi, duri, invasati dalla passione e mi affrontarono con decisione. No, il mio piccolo Bambi non avrebbe dovuto sopportare quella verità, non lei, tenera e innocente, non lei.. ma non riuscii in alcun modo a frenare l’animale dentro di me e la fissai malizioso, smanioso di averla. E ancora.. desiderio, attrazione, voglia di vedere i nostri corpi unirsi, il mio, duro e freddo ed il suo caldo, morbido, dolce. Le trasmisi quel pensiero con un sorriso eloquente e la vidi arrossire imbarazzata. Ma non si scostò disgustata, si avvicinò a me, silenziosa, e l’aria si fece pesante.
“ Oddio piccolo Bambi no..”.
Stordito, percepii il suo profumo di donna arrivare forte alle mie narici. Eccitazione, era eccitata.. e io anche, senza controllo, il mio essere uomo la voleva sentire addosso, strusciarsi su di lei e prenderla. Il suo cuore rallentò i battiti e io trattenni il fiato aspettando che quel momento passasse, ma nei suoi occhi lessi lo stesso desiderio che mi stava accecando, la stessa curiosità di guardarmi, annusarmi, accarezzarmi.. avrei bruciato nelle fiamme dell’Inferno per ciò che stavo pensando, ma.. al diavolo tutto, lei mi stava facendo impazzire. Se solo non fosse stato così difficile..
Improvvisamente consapevole espirò, lasciando che il suo respiro arrivasse al mio viso. Dio, mio dio, che cosa avrei fatto in quel momento se non avessi avuto il mio autocontrollo ad aiutarmi! Come poteva essere così forte? Come riusciva a farmi perdere in quel modo? “Non ho mai provato nulla di simile”.
- Bella, credo che a questo punto dovresti rientrare-. Bisbigliai scosso, la voce roca, bassa, minacciosa. Distolsi lo sguardo da lei, consapevole che di lì a poco le avrei chiesto l’anima, tutto.. e continuai a fissare insistentemente le nuvole all’orizzonte odiandomi per averle confidato quella parte di me stesso. Il suo profumo era troppo forte ora perché io riuscissi ad allontanare le mie fantasie e sperai uscisse in fretta. “Ti prego, piccolo Bambi..”. Era una vera tortura quel desiderio costante.
Uscì dalla Volvo con una lentezza esasperante e richiuse lo sportello alle sue spalle con un’insolita forza. Il terrore che potesse odiarmi mi invase, non ero mai stato così spaventato, così fragile di fronte a nessuno. Dovevo fare qualcosa.
- Ah Bella?-. Abbassai il finestrino e mi chinai verso di lei sperando si voltasse.
Accennai un sorriso quando si girò stranita a guardarmi.
- Sì?-. Domandò ancora frastornata. “Tenero il mio cerbiattino”.
- Domani è il mio turno..- Dissi allegro. Finalmente avrei potuto scoprire ogni cosa di lei, non vedevo l’ora di rivederla, di parlarle, di starle vicino.
- Per cosa?-. Questa volta sorrisi della sua perplessità. Aggrottò la fronte e io ridacchiai sistemandomi di nuovo nel mio sedile e accendendo la macchina. Le lanciai un’occhiata divertita e scossi la testa.
- Per le domande..-. Feci alla fine accelerando e lasciandola a bocca aperta sul vialetto. L’indomani mattina sarei stato sotto casa sua, come sempre, la sarei venuto a prendere per andare a scuola e le avrei chiesto ogni cosa su di lei. Bene.. avrei avuto tempo per pensare a cosa domandarle.
Sulla via di casa i suoi occhi nocciola e il suo odore non mi abbandonarono. Sentivo il suo profumo, la sua fragranza ovunque nell’abitacolo, intorno a me, ma non avevo la minima intenzione di aprire il finestrino. Volevo tenere il suo calore vicino, anche se questo avrebbe significato vivere le pene dell’Inferno. Parcheggiai la macchina nel garage e scesi di malumore. Ogni volta che mi allontanavo da Bella mi sentivo vuoto, perso e il tempo riprendeva a scorrere lento, inesorabile come un nemico. Sospirai.. “Coraggio, non manca moltissimo a domani”. Mi chiedevo se anche lei potesse provare la stessa mancanza, in fondo non c’era che un pomeriggio ed una notte a dividerci. “Troppo”. Mi avviai verso casa cercando di non pensare eccessivamente al mio piccolo Bambi ed entrai sperando di non trovare nessuno della famiglia pronto ad aggredirmi con le sue domande curiose. Beh.. mi sbagliavo, i pensieri di Rosalie  giunsero forti ad accogliermi.
- Ora sei anche diventato il suo autista personale?-.
Mia sorella entrò in salone fulminandomi con i suoi occhi sprezzanti e io la ignorai con un sorriso di circostanza.
Che fai mi ignori? Non ci posso credere Edward.. ma che ti prende?
Presi la via delle scale per raggiungere la mia camera quando sentii la mano di Rose toccarmi leggermente la spalla.
- Non l’accetterò nella nostra famiglia, e tu..tu stai mettendo in pericolo tutti noi..-. La fissai tristemente. Inutile tentare di farle capire il sentimento che mi legava a Bella, era qualcosa di inesorabile,impossibile da controllare.
- Fidati di me..-. Mormorai voltandomi nuovamente e ricominciando a salire. Cosa avrei dovuto dirle? Nemmeno io mi fidavo di me stesso, nemmeno io sapevo cosa sarebbe successo, ma non avrei trascorso un minuto di più della mia esistenza senza respirare l’aria che donava la vita alla donna di cui mi ero follemente e perdutamente innamorato.
- Oh certo! Come no.. aspetto che la uccidi!-. Gridò Rose raggiungendomi al piano di sopra – così saremo costretti definitivamente ad andarcene e tutto per un tuo capriccio!-. Sbraitò ancora fuori controllo. Non le risposi, mi diressi verso la mia stanza tentando di non pensare alle sue parole. Era giusto ciò che diceva, ma non potevo farci nulla. Bella era la mia droga..
Entrai chiudendo la porta alle mie spalle e notai Alice sorridente seduta sulla poltrona della mia stanza. Gli occhi persi come al solito, l’espressione felice, mi fissò cauta e abbozzò un sorrisino di benvenuto.
Non le farai del male.
Feci spallucce raggiungendola e la vidi annuire convinta.
Al contrario io ne sono sicura.
L’intesa tra me e Alice era cresciuta col tempo, ormai era in grado di prevedere le mie parole così come io le leggevo nella mente ancora prima che esprimesse i suoi pensieri. Sapere che in qualche modo lei mi appoggiava riusciva a tranquillizzarmi, e come uno stupido pensai che forse potesse aver ragione, che non avrei mai fatto del male al mio piccolo Bambi, che l’avrei sempre protetta.
“ Jasper?”.
Le chiesi allora notando l’assenza del suo vampiro preferito. Sorrise..
A caccia con Em.
Anche io sarei dovuto andare. La prudenza con Bella non era mai troppa, ma non riuscii in alcun modo a muovermi. Mi sedetti sul letto accanto a mia sorella e insieme tornammo a fissare il vuoto. Per le parole ci sarebbe stato tempo. Il silenzio con Alice non mi spaventò, saturò l’aria di tanta calma e aspettative inespresse. Ma l’energia positiva che lei emanava sapeva come tranquillizzarmi.
Vorrei conoscerla...
Mi girai aggrottando le sopracciglia e fissandola stupito.
“ Perché?”. Pensai di rimando facendola ridacchiare.
 Io e Bella diventeremo grandi amiche sai? Sperai che stesse scherzando, il mio cerbiattino in una famiglia di vampiri. No, non le avrei mai fatto correre un simile pericolo, non era possibile, non l’avrei mai portata in casa mia. Lo sguardo sarcastico di Alice mi fece desistere dalla mia convinzione e sospirai afflitto, stavo diventando matto forse?
- Ora avrai voglia di suonare il piano, quindi me ne vado con Rosalie a fare shopping..-. Disse alla fine solare come al solito.
Suonare.. già, non aveva tutti i torti. Ci alzammo insieme e Alice mi salutò con due sonori baci sulla guancia. Le usanze umane del momento la facevano impazzire, era sempre stata curiosa. Ricambiai con uno sguardo sereno e lei mi prese il viso tra le mani.
“Non sei mai stato così vivo prima d’ora, ti prego non fare più stupidaggini come allontanarti da lei”. Uscì sparendo di fretta, ma non me ne preoccupai troppo. Il pianoforte mi stava aspettando.
Tornai in sala e toccai piano i tasti del mio piano ripensando alla ninna nanna che ormai canticchiavo ogni notte per il mio piccolo Bambi. Mi sedetti e mi lasciai andare a quella melodia che sapeva del mio amore per lei. Niente mi avrebbe diviso dalla mia fragile umana, ma la paura di farle del male non voleva cancellarsi. Ogni volta che ammettevo dentro di me quel sentimento assurdo, la voglia di scappare da quelle emozioni e dal mio essere mostro mi soffocava con desideri che avrebbero potuto terrorizzarla e disgustarla. E io non avrei mai voluto farle male, mai..
Ripensai alla prima volta che i nostri sguardi si erano incrociati, all’elettricità, alla frustrazione che avevo provato nel non riuscire a leggerle nel pensiero. Sorrisi.. che buffo il mio cerbiattino. Le dita corsero sui tasti e la mia mente ritornò al momento in cui occhi nocciola aveva scoperto la mia natura. “Non m’importa cosa sei”, aveva detto con decisione. Scossi la testa.. come poteva non importarle di morire? Se lei fosse morta la mia esistenza non avrebbe avuto più alcun senso! Il mio istinto di protezione nei suoi confronti era pari solo al desiderio di averla, di farla mia per l’eternità. Chiusi gli occhi ascoltando la mia ninna nanna e il bisogno di starle accanto tornò forte. “Ma io non sono intenzionata a lasciarti perdere”. Il suo visino imbronciato tornò ad affacciarsi nella mia mente. Che sciocca, con me non avrebbe certo vissuto un amore normale. Ma se soltanto avessi provato a ripensare alle sue dita che sfioravano il mio braccio, alla sua bocca vicina alle mie labbra, al suo profumo dolce avvolgermi, non sarei riuscito a controllare la smania di fare l’amore con lei. Eppure questo era normale.. ma la violenza che mi accecava, il mio istinto di morderla, quello no, quello non ero io, ma la maledizione di essere un animale, un predatore feroce e letale. E io desideravo così tanto poterla amare, semplicemente amare. “Io invece non sapevo dove fossi tu. Io...” Che ansia, che dolore starle lontano per andare a caccia, essere preoccupato per lei fino allo sfinimento, e sapere che Bella sentiva lo stesso bisogno, la stessa necessità fisica di sentirmi vicino, di guardarmi e forse chissà, forse le sarebbe piaciuto toccare una statua fredda e priva di vita. Forse.. io desideravo toccarla come mai mi era successo. Sospirai e tornai a fissare il piano nero di fronte al mio viso. “Voglio dire ti piace davvero?”, “Sì, davvero”. Trattenni il respiro al ricordo delle sue parole, niente, niente mi avrebbe tolto dalla testa quella voce così sincera e carica di dolcezza. Le piacevo, tanto da farle dimenticare il buon senso, la ragione, e anche per me era lo stesso. Io e lei.. noi.. il resto non avrebbe avuto senso, non avrebbe contato affatto. Semplicemente perché non esisteva altro al di fuori di quella passione, di quell’ossessione. Non potevo più nasconderle nulla di me, non ora, l’avrei solamente delusa, ma avevo paura, io avevo il terrore che lei potesse fuggire, potesse lasciarmi solo. La sofferenza che avrei provato non sarebbe stata paragonabile a niente, se non proprio al nulla assoluto, nemmeno alla morte. Solo lei notte e giorno, sempre, eternamente mia.
Mi fermai di colpo accorgendomi soltanto in quel momento del crepuscolo sulle finestre. Avevo suonato da solo per tutto il pomeriggio? Trovai strano che in casa non ci fosse nessuno, ma la solitudine non mi dispiaceva affatto, in fondo ero sempre stato solo. In fondo.. dentro di me c’era stato sempre e solo vuoto. Una bella scatola vuota.. Mi alzai lentamente e fissai l’oscurità che piano piano incalzava la luce.  “Devo vederla, adesso”. Ogni notte non facevo che guardarla, accarezzarla come un malato,  veramente non avevo intenzione di tornare da lei ancora anche quella sera, ma non riuscii a fare a meno di immaginarla tra le lenzuola muoversi e sussurrare il mio nome. “ Edward..Edward” Il mio corpo reagì immediatamente, eccitato al ricordo del tono roco e basso della voce di Bella. “Ti amo Edward”. Di scatto tornai con entrambe le mani sui tasti appoggiandomi di peso al pianoforte. “Ti amo..” non solo le piacevo, lei mi amava. Era qualcosa di molto più grande.. e io? Io la adoravo, la veneravo come mai avevo fatto con una donna. Di nuovo i miei polpastrelli cercarono il rumore assordante di tutti i tasti possibili mentre la mia erezione fantasticava immagini proibite sulla ragazza che mi aveva rubato il cuore. “No, no, no..”. Eppure il desiderio non mi lasciò andare.. mi strinse lo stomaco, mi seccò la gola e mi tolse il fiato. “Va da lei..”. Avevo bisogno del suo profumo, del suo odore.. “Ti amo Edward”. Ancora.. la sua voce rimbombò ancora nelle mie orecchie. Lei voleva “me”, un vampiro, voleva soltanto starmi vicino, mi accettava nonostante tutto e io invece mi ostinavo a fare pensieri proibiti su di lei. “Sei un imbecille Edward”.  Già, ma come resistere quando le sue dita mi sfioravano i capelli? E quando i suoi seni si schiacciavano sul mio torace? Respirai lentamente cercando di non ricordare le sue carezze, le sue labbra vicine alle mie, il modo in cui ingenua riusciva a provocarmi. “Okay, Ed tu hai bisogno di una doccia gelida”. Mi allontanai dal pianoforte intenzionato a scacciare dalla mente tutte le possibili varianti su come passare quella serata. Una era decisamente molto allettante: chiudermi in camera e verificare se il modo in cui gli umani placavano i loro istinti solitari poteva funzionare anche su di me. “Ma va da lei, idiota..”. Andare da Bella in quello stato pietoso? Non se ne parlava. Ma allora perché stavo già correndo verso casa Swan? E quando ero uscito di casa? “Complimenti, signor vampiro, ora abbiamo anche perdite di memoria”. Quel cerbiattino mi avrebbe ucciso prima o poi. Mi arrampicai facilmente su per la finestra, che questa volta era aperta ed entrai per l’ennesima volta affascinato. Lentamente scivolai all’interno e non trattenni un mugolio di piacere quando il suo odore mi colpì forte per l’ennesima volta. Mi era mancata.. troppo. Mi alzai e mi accostai al suo letto per guardarla dormire. Come se non l’avessi mai vista, come se i miei occhi si stessero posando su di lei per la prima volta, rimasi con un groppo in gola. Il  mio piccolo Bambi aveva i capelli sparsi sul cuscino ed era completamente scoperta. Mi inginocchiai scosso e la osservai respirare affannosamente. Il suo sonno era tormentato.. sembrava stesse facendo degli incubi, orribili incubi. Mi preoccupai.. “Cosa stai sognando piccolina?”.
- Lasciami..lasciami, non voglio..-. Mugugnò afferrando il cuscino e portandoselo con forza di fronte al seno.
Mi avvicinai incuriosito. Se solo avessi potuto leggerle nella mente! Chi le stava facendo del male?
- Edward no, non voglio!-. Gridò presa dall’ansia. Ammutolii inorridito. Ero io, io nel sogno le stavo facendo del male. Lessi sul suo viso il terrore, la paura e un’emozione talmente intensa che mi lasciò sconvolto.
Mi allontanai come scottato e mi sentii uno schifo. Anche nei sogni riuscivo a farla stare male. Avrei tanto voluto avere la forza per lasciarla vivere inconsapevole, ma fondamentalmente ero un essere egoista, una creatura profondamente possessiva, un cacciatore di anime e sangue, non avrei mai rinunciato al mio amore.
La osservai ancora agitarsi nel letto, scalciando e muovendo le braccia per tentare di liberarsi.
- Edward, Edward.. lasciami.. lascia che ti stia vicino..-. Sgranai gli occhi stupito e sorrisi involontariamente. Poggiai la testa sul materasso, felice come uno stupido, rincuorato e sereno. Lentamente cominciai ad intonare la mia ninna nanna per riuscire a calmarla. Bella voleva solamente starmi vicino.. lei non mi stava affatto rifiutando, non stava scappando.
Canticchiai sentendola agitata nel sonno, le sfiorai dolcemente una mano e piano, con calma, la vidi rilassarsi. “Sì piccolo Bambi, dormi”. Era bellissima mentre respirava finalmente in modo regolare e profondo. Avrei tanto voluto dirle della melodia che avevo scritto per lei e probabilmente un giorno le avrei detto che quelle note erano state ispirate ai miei sentimenti per la sola ragazza che avrei mai amato.
- Ti amo, Bella-. Mormorai baciandole teneramente la fronte e avviandomi verso la finestra. L’indomani mattina sarei stato di fronte a casa sua e allora avrei cercato di conoscere tutto di lei. Sì, non vedevo l’ora. “Sei tutta la mia vita, amore”.

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Capitolo 38
*** Domande ***




Come promesso Claudia ecco Midnight Sun, non sia mai che non accontenti una richiesta. Spero che il capitolo ti piaccia. Grazie del tuo sostegno. Poi volevo ringraziare anche Laurè, ahahah, che praticamente attende paziente Midnight Sun dietro msn, e mi aiuta nelle immagini del mio nuovo forum.. grazie Laurina come promesso il capitolo è tutto tuo, leggi piano non divorare. Che altro dire.. grazie a tutti perchè seguite questa fic, che io continuo ad adorare, ha un posto speciale nel mio cuore.. e grazie anche per il fatto che non mi linciate se cambio qualcosina. ^^ Anche qui ho aggiunto delle cose, non che le Meyer non le descrivesse, solamente le ha glissate, mi sembrava carino specificarle. Sono bei momenti dolci per una coppia.. Insomma che devo dire? Ah sì, buona letturaaaa!!!
Malia

Domande.


La aspettai in macchina cercando di darmi un contegno. Impossibile quando si trattava di vederla venire verso di me, ogni volta mi assaliva un senso forte d’eccitazione mista a paura.. e se non mi fossi controllato? E se il suo profumo quel giorno fosse stato troppo intenso per me? Respirai piano e le sorrisi. Ricambiò con un cenno del capo avvicinandosi alla Volvo e aprendo lo sportello per entrare. Le feci segno di accomodarsi e immediatamente la mia curiosità per quella giornata si accese.
- Buongiorno..-. le dissi con voce profonda facendola rabbrividire - Come stai oggi?-. La guardai fisso per cercare di capire se fosse riuscita a dormire quella notte e indovinai la risposta, era troppo stanca.
- Bene, grazie-. Un sorriso tirato le apparve sulle labbra e io notai le occhiaie profonde che le segnavano il viso. No, non stava affatto bene. Colpa  mia? Probabilmente cantarle la ninna nanna era servito a poco.
- Sembri stanca..-. Le feci notare preoccupato. Sperai non avesse fatto ancora incubi e brutti sogni che riguardassero me.
- Non riuscivo a dormire..-. Confessò finalmente arrossendo e coprendosi il viso con i capelli lunghi. Era imbarazzata.. sperai non fosse a causa del mio interessamento.
-Neanche io-. Risposi allora ironico cercando di strapparle una risata. Ma riuscii ad ottenere solo una smorfia divertita. Accesi l’auto e mi preparai a partire senza smettere di fissarla,
..quella mattina mi sembrava così indifesa, così piccola. Al suono caldo del motore immediatamente si rilassò. Scossi subito la testa arricciando le labbra in un ghigno sarcastico, abbandonarsi così vicino a me, facendomi sentire così forte il suo profumo.. avrebbe mai capito? Finalmente scoppiò a ridere di gusto lasciandosi scivolare sul sedile della Volvo e io la fissai allibito.
- Non c'è dubbio. Diciamo che avrò dormito poco più di te-. Esordì ridacchiando. Ero senza parole, mi sentivo totalmente spiazzato dalla sua totale fiducia nei miei confronti che non sapevo cosa dire. Era completamente a suo agio e giocava con me come se fossimo stati amici di vecchia data e non un vampiro ed un essere umano.
- Ci scommetto..-. Risposi enigmatico. Mi guardò sorridendo e mi strizzò l’occhio. Ancora un po’ di quell’odore e per quel giorno non ne avrei potuto più fare a meno. Annusai l’abitacolo completamente sconvolto.
- E tu cosa hai fatto ieri sera?-. Domandò incuriosita facendo ridere me questa volta. E no.. così non era corretto. Oggi era il giorno delle mie domande, avrebbe dovuto dedicarmi tutto il suo tempo e tutta se stessa. La volevo completamente..
- Alt. Oggi le domande spettano a me-. La rimproverai bonariamente. Non avrei ceduto facilmente, ero troppo curioso di sapere ogni cosa la riguardasse. Non poterle leggere nella mente era maledettamente frustrante e i miei pensieri erano un continuo rimuginare su di lei. Ora basta.
- Ah, d'accordo. Cosa vuoi sapere?-. Mi fissò stranita, come se in lei non potesse esserci nulla di interessante o stimolante. Io invece la trovavo molto buffa, sbadata, strana e mia.. la sentivo mia. E poi.. possibile che non si accorgesse della sua bellezza? Si mosse sul sedile nervosa e io portai lo sguardo sui suoi jeans logori e sul maglione marrone che la fasciava. Che profumo di donna.. avrei voluto abbandonarmi in quell’odore e perdermi per l’eternità. Era la mia droga personale, lo confessai a me stesso, mi piaceva, a differenza della fragranza femminile di altre ragazze troppo acida o troppo dolce, la sua era un equilibrio eccitante di agro-dolciastro che rischiava di farmi impazzire sia come uomo che come vampiro. Mio dio.. due ore lontano da lei e avrei voluto tuffare il viso tra i suoi capelli per assaporarla meglio. “E anche tra le sua cosce..”. Strinsi le dita su quel volante scacciando subito quel pensiero orribile.
- Qual è il tuo colore preferito?-. Le domandai di getto svuotando la mente da ogni pensiero. Era innocente.. non c’era nulla che mi avrebbe potuto far pensare a qualcosa si sessuale.
- Cambia ogni giorno-. Rispose di getto facendomi voltare stupito. Già, avrei dovuto immaginarlo che non sarebbe stato così facile. In fondo il mio piccolo Bambi non era mai scontata. Sospirai.. ogni giorno..
- Oggi qual è?-. Le chiesi allora aspettando con ansia la risposta.
- Probabilmente il marrone..-. Disse immediatamente. Notai che era il colore del suo maglione.
- Marrone?-. Soffocai una risata e aggrottai le sopracciglia scettico. Nessuna mi avrebbe mai risposto marrone, forse blu, rosa, nero, bianco.. ma marrone..
- Certo. Il marrone è caldo. Ho nostalgia del marrone. Tutto ciò che in teoria è marrone, tronchi d'albero, rocce, terra, da queste parti è coperto di roba verde e viscida-. Annuì disgustata e io mi arresi all’evidenza. Occhi nocciola era unica, unica e mia. Perciò rimasi assolutamente affascinato dalla sua risposta e continuai a riflettere.. caldo,  un colore caldo, come lei, morbida e dolcemente tiepida con il profumo di un fiore, nuda tra le lenzuola mentre il suo sangue le correva veloce nel  corpo, lo sguardo innocente e desideroso di..
- Hai ragione, il marrone è caldo..-. ringhiai trattenendo il fiato e guardandola negli occhi. Ma perché.. perché quel desiderio folle e incontrollabile? Sostenne il mio sguardo emozionata ed io allungai una mano per portarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sentivo il calore della sua pelle sulla mia mano, nonostante non la stessi toccando, bruciava e incendiava il mio corpo. Con le dita le spostai i capelli e le sorrisi in modo tirato. Indugiai ancora su quella massa bruna facendole reclinare leggermente la testa e desiderai abbracciarla e stringerla a me per sussurrarle parole troppo feroci forse per un piccolo cerbiattino come lei. “Ti voglio..”. e non solo “Voglio fare l’amore con te, sentirti nuda sotto di me”. Respirai piano “Averti.. sentirmi tuo”. I nostri occhi non volevano abbandonarsi e ancora una volta dovetti far leva sul mio autocontrollo e la mia fermezza per non tentare di baciarla.
Fissai il parcheggio della scuola con aria sconsolata. Già arrivati.. per lei avrei imparato ad andare più lentamente, ne ero certo. Volevo passare più tempo vicino al mio Bambi. Cominciai a fare retromarcia per infilarmi tra due macchine e portai la mano dietro il suo sedile. Improvvisamente mi venne in mente un’altra domanda..
- Cosa c'è in questo momento nel tuo lettore CD?-. Chissà cosa sentiva la mia dolce agnellina oltre Debussy. Fissai il suo lettore con insistenza.
- Linkin Park-. Mormorò imbarazzata stringendosi nelle spalle come per scusarsi. Sorrisi divertito dalla sua reazione e quando lo aprì notai il nome del disco. “Meteora”.
Rimasi senza parole. Portai la mano sotto il cruscotto ed estrassi tra più di 30 Cd lo stesso che aveva lei. Un altro tra i miei preferiti. Arrossì osservandomi da sotto le palpebre.
- Da Debussy a questo?-. Alzò un sopracciglio meravigliata.
Va bene, ero nato nel 1900, ma in quanto a gusti musicali mi ero tenuto al passo con i tempi. “E non solo a gusti musicali”. Mi rimproverai osservandole le labbra schiuse e stupite.
- Andiamo?-. Mi domandò intimidita dal mio sguardo. Annuii e uscii dalla Volvo per andarle ad aprire lo sportello. Scese e si mise al mio fianco come ogni giorno ormai. La guardai innamorato, stregato dall’assoluta mancanza di paura nei miei confronti. Lei voleva starmi vicino e lo dimostrava accostandosi a me, sfiorandomi, anche se aveva timore di lasciarsi andare ad una carezza più profonda.
La accompagnai alla lezione di inglese pensando a quale domanda farle. Potevo realmente chiedere qualunque cosa..? Oppure no? Non volevo sembrare troppo curioso.
- Le domande possono.. ecco.. riguardare qualsiasi argomento?-. Le chiesi leggero cercando di  non far notare troppo la mia incertezza. Avevo paura che mi fraintendesse.
- Assolutamente, emh.. non farti problemi..-. Abbassò il capo ancora imbarazzata e io mi voltai fissando il muro delle pareti chiare. “A cosa sta pensando la tua mente Edward?” Frenai i pensieri prima che potessero oltrepassare i limiti. Non potevo credere di volerle fare delle domande troppo personali.. o forse sì?
- Che film ti piacciono?-. Domandai poi incuriosito. Se avevamo gli stessi gusti musicali.. probabilmente..
Mi guardò pensierosa e poi rispose calma – Tutti i film di Hitchcock, Spielberg.. poi vediamo.. sono un’inguaribile romantica, adoro molto le commedie e tragedie d’amore.. per esempio Romeo e Giulietta di Zeffirelli-. Confessò arrossendo leggermente. Mi portai una mano sotto il mento. Una romantica.. il mio agnellino una romantica. Adoravo i film di Hitchcock e Spielberg, e anche io seguivo molto le storie d’amore. “Patetico..”. Anche se proprio non potevo sopportare la storia di Romeo e Giulietta. Bel film, ma avrei volentieri strozzato Romeo per la sua volubilità.
- E quali invece non ti piacciono?-. Continuai poi imperterrito. Chissà..
- Vediamo.. non me ne viene nemmeno uno ora in mente. Ma i thriller dai contenuti troppo forti e gli splatter senza senso, proprio non sono il mio genere..-. Arricciò le labbra in una smorfia di disgusto e io sorrisi. A me il sangue piaceva.. e veder ucciso un essere umano non era poi così impressionante. Anzi..
La lasciai di fronte all’aula di inglese e tornai sui miei passi. Avevo la mente affollata di mille domande. “Che libri preferisci?”, oppure “Che posti hai visitato e ti piacerebbe visitare?”, e ce ne’erano anche altre “Sei mai stata con un ragazzo?”, “Hai mai fatto l’amore?”. E avrei voluto sapere anche se Bella era solita accarezzarsi come buona parte delle ragazze. “Maniaco, non devi pensarlo, non devi”. E se l’avesse fatto pensando a me nella sua stanza? Il veleno mi inondò le fauci e quel pensiero mi accompagnò per tutta la mattinata. La aspettai a mensa con un groppo in gola e quando si sedette di fronte a me gongolai contento di risentire il suo profumo.
- Hai mai viaggiato?-. Chiesi subito senza neanche farla finire di salutarmi.
Sussultò stupita poco prima di sedersi, ma poi mi sorrise dolcemente.
- A parte il viaggio Phoenix-Forks e qualche gita scolastica fuoriporta? No, decisamente no..-. Ridacchiò portandosi alla bocca un raviolo fumante.
- E ti piacerebbe farlo?-. Non mi fermai osservandola ansioso.
- Sì perché no, vorrei girare tutto il mondo, ma non ho soldi.. sono ancora troppo giovane e Charlie mi taglierebbe la testa..-. Ridacchiò a quel pensiero e sorseggiò un po’ della sua coca-cola.
Mi poggiai sui gomiti guardandola meglio e le sorrisi.
- Quelli non sono un problema, ce li ho io e per tuo padre.. possiamo eliminarlo..-. Scherzai ghignando malizioso.
Si bloccò deglutendo e mi diede una forchettata su una mano in tono di rimprovero. Quanto adoravo quella ragazza quando metteva il broncio arrabbiato?
- Non provare a toccare Charlie. Ma soprattutto non ti azzardare mai a spendere soldi inutili per me..-.  Borbottò fissandomi scura in volto. Scoppiai a ridere immensamente divertito e cambiai argomento.
- Libri preferiti?-. Ora sì che veniva il bello. Ero sicuro “Romeo e Giulietta..”. Ma poi?
- “Romeo e Giulietta”, “Ragione e Sentimento”, “Orgoglio e pregiudizio” sono in assoluto i libri che mi affascinano di più, anche se ultimamente sto rivalutando molto le saghe fantasy.. amo molto “Il diario di un vampiro” della Smith..-. Sussurrò poi ingoiando il raviolo. Ridacchiai.. sbaglio o parlava di vampiri? Mhh.. e così si stava leggendo le saghe su di noi?
- Hai letto Dracula di Stoker?-. Curiosai divertito. Quanta fantasia quell’uomo..
- Sì, e ho anche visto il film..-. Mormorò abbassando le palpebre e facendo una smorfia. Mi chinai per incontrare il suo sguardo e le sorrisi dolcemente. Rimase con la forchetta a mezz’aria ad osservarmi affascinata e io ghignai tra me e me. “Sì piccolo Bambi, guardami sempre così”.
- Bene, e che ne pensi?-. Sussurrai molto vicino al suo viso, sfiorandole i capelli con le labbra.
- Dracula è molto affascinante..-. Deglutì mordendosi le labbra e arricciandosi delle ciocche sull’altra mano. – Attraente..-.
Ridacchiai.. e così un assassino era ai suoi occhi molto attraente. Scossi la testa esasperato. Non c’era niente da fare con lei, dovevo rinunciare a farle capire che non era un gioco. Non aveva il senso del pericolo..
- E pensi che io sia come lui?-. Chiesi allora allungando una mano sul tavolo. Bello, tenebroso, pronto ad uccidere e tremendamente sensuale. Mh.. “E’ pericoloso, molto pericoloso questo discorso..”. La sentii gemere leggermente e tremare.
- Molto, molto meglio..-. Ammise poi senza staccare lo sguardo dal piatto. Scoppiai a ridere emozionato come uno scemo e guardando il soffitto. E così sarei stato meglio di Dracula mh? “Bella tu mi farai impazzire..”. Ormai ne ero certo quella ragazza era completamente fuori di testa.
- Cambiamo argomento dai..-. Feci allegro tentando di non soffocare. “Un vampiro che soffoca..Edward ormai hai perso di credibilità”.
- Vai.. tanto ormai, manipoli la conversazione-. Terminò lei tornando a mangiare tranquillamente.
Ci pensai su qualche secondo e decisi..
- Qual è la tua pietra preferita?-. Il motivo per cui volevo saperlo? Mi sarebbe piaciuto farle un regalo. Qualcosa di carino, qualcosa che si adattasse alla sua carnagione pallida ed eterea. Sarebbe stata bellissima un’acquamarina, l’azzurro.. sì oppure il blu. Le sarebbe donato molto.
- Topazio..-. Rispose immediatamente senza pensare. Rimasi sconcertato dalla velocità della risposta. Aggrottai la fronte perplesso, perché? Perché le piaceva una pietra simile? Non le si addiceva affatto..
- Perché?-. Le domandai sinceramente stupito. Oro, il colore oro.. perché quel colore? Ero curioso di capire.
- Niente di che.. è bella come pietra..-. Sospirò evitando i miei occhi. No, questa proprio non me la contava giusta. E il fatto che fuggisse il mio sguardo era un fatto piuttosto eloquente. Cosa le passava per quella testolina bacata?
- E’ dorata..-. Articolai lento con voce bassa e gutturale. Rabbrividì e il cuore cominciò a batterle all’impazzata. Oro.. oro come.. no non poteva essere così, il colore dei miei occhi quando non avevo fame. Un groppo mi strinse lo stomaco e boccheggiai. Io ero il centro dei suoi pensieri, io ero nelle sue fantasie e nella sua mente..
- Già..-. prese un sorso di coca-cola e finì di mangiare in silenzio. Nessuno dei due parlò per qualche secondo, ma io non volevo demordere. “ No, voglio saperlo, hai promesso”.
- Dimmelo-. Le intimai rubandole la bottiglietta da sotto le labbra. Mi lanciò un’occhiata inteneritrice e allungò le mani verso di me per riprenderla.
- Dai, non essere stupido..-. Bisbigliò arrossendo visibilmente. Forse i miei sospetti erano fondati allora, l’oro era il colore dei miei occhi. Una scossa mi attraversò il corpo. Dovevo farglielo confessare.. volevo assolutamente saperlo..
- Dimmelo..-. La rimproverai ancora allontanando di più la bottiglia. Lei si sporse pericolosamente verso di me e posò lieve una mano sul mio braccio. Il suo profumo dolce mi colpì all’istante e la annusai affondando il viso tra i suoi capelli e facendola mugolare. “No..no ti prego”. Quella fragranza era troppo forte, troppo.. mi trovai con una mano sulla pelle del suo collo per cercare di allontanarla e brividi di piacere mi percorsero immediati. Non potevo credere che lei potesse farmi provare un’attrazione simile..
- Edward..-. Disse infastidita afferrando la bottiglietta. Non riuscivo a muovermi, ero paralizzato dal desiderio di averla mia e non riuscivo a capacitarmi di come quella piccola umana potesse rendermi fragile e inerme.
- Non hai paura di me? Bella..-. Ringhiai con un tono basso sperando che nessuno mi sentisse e che lei si intimorisse, ma il mio piccolo Bambi mi guardò accigliata facendo una smorfia frustrata. Stava cedendo, me lo avrebbe detto.- Dimmelo-. Insistei allora sperando questa volta nella risposta e lei sospirò vinta.
- È il colore dei tuoi occhi, oggi-. Sussurrò distrutta - Dovessi chiedermelo tra due settimane ti risponderei che è l'onice-. Si rimise seduta attorcigliandosi i capelli sulle dita ed evitando ancora i miei occhi. Sorrisi incredulo ed esultai. “Voglio essere tutto per te..tutto”. La dipendenza che provavo per lei rasentava l’ossessione più sfrenata e sapere che anche per il mio cerbiattino ogni cosa era in funzione di me mi emozionava e riusciva ad eccitarmi come un ragazzino.
Rimasi in silenzio per un attimo gustando le sue parole entrare dentro di me. Cercai di non farle notare la mia felicità per essere riuscito a strapparle quella confessione e ignorai il suo rossore che mi fece letteralmente impazzire. “Cos’altro pensi di me piccolina?”. Avrei voluto chiederle. Ma invece cercai nella mia testa qualcos’altro da domandarle che fosse meno imbarazzante.
- Quali sono i tuoi fiori preferiti?-. Le chiesi allora come se nulla fosse successo.
- Le fresie..le adoro sono così delicate, profumate e hanno vari colori-.
Ci alzammo riportando piatti e posate mentre lei continuava a parlare dei fiori che le piacevano. La osservai completamente sconvolto dal modo che aveva di gesticolare timidamente e di porsi. Era veramente molto innocente.. non mi sarei mai stancato di guardarla. Ci dirigemmo verso l’ora di biologia e questa volta feci un’entrata meno melodrammatica, mi accontentai di cederle il passo per entrare.
- Sempre il solito..-.Disse lei sorridendo.
- Già.. -. Ricambiai il sorriso e la seguii verso il banco proprio mentre il professor Banner entrava in aula euforico. “Oh no..”. Altro video..non potevo crederci.
- Pensi che riuscirai a sopportare un’ora di noiosissimi video?-. Mormorai mettendomi seduto al suo fianco.
Mi fissò ridendo e scosse la testa – assolutamente no, scappiamo..-. Propose prendendomi per la maglia.
- Non me lo ripetere due volte, io sono già fuori..-. Sussurrai vicino al suo orecchio. Sghignazzammo complici e i nostri occhi si persero ancora nel guardarsi. Era incredibile come un semplice sguardo potesse far accendere il desiderio dentro di me. Tempo due minuti e avremmo preso fuoco.
Bel momento per spegnere le luci, il professor Banner aveva un tempismo perfetto, ci ritrovammo subito al buio con quel maledetto video sull’accoppiamento delle seppie. E io invece pensavo ad un altro tipo d’accoppiamento.. “Come sarà fare l’amore con lei? Sarebbe bellissimo”. Mi scostai leggermente per evitare quell’assurda scarica elettrica che mi attraversava quando lei mi era vicina, ma fu inutile. Percepivo il suo corpo troppo vicino al mio, troppo e lo volevo, volevo sentirla completamente su di me. Non potevo crederci..
Smisi di respirare per evitare di sentire il suo profumo e mi irrigidii cercando di non ripetere lo stesso errore della scorsa lezione. “Resisti, non devo toccarla.. resisti”. Pensai a qualsiasi cosa non la riguardasse, ma inevitabilmente la mia mente ricadeva su di lei. Vestita, poi nuda e poi mia, sì mia.. chiusi gli occhi digrignando i denti. Mia..
“Pensa a qualcosa di divertente..”. La mia faccia in quel momento.. quella sì che doveva essere divertente. Bella era un pericolo per me, l’attrazione e il coinvolgimento che riuscivo a provare per lei superavano il desiderio di sangue che provava il mostro e l’animale dentro di me. Era qualcosa di ancora più forte, di ancora più potente del mio essere vampiro.. era amore.
Sospirai stanco di dovermi controllare quando vidi Bella alzarsi leggermente dalla sedia e tendersi in avanti con le dita strette sul banco. La capivo.. capivo la sua sofferenza. Anche io avevo voglia di toccarla, di accarezzarla, immaginai che anche lei stesse provando le stesse sensazioni e un gemito soffocato mi uscì dalle labbra. Sfuggiva, sfuggiva al mio controllo..
Chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi su me stesso, svuotando tuta la mente. Ma qualcosa non andò come dovuto, Bella mi sfiorò con dita tremanti e io mi ritrassi di scatto fissandola spaventato. Ritirò subito la mano mettendosi braccia conserte e io mi diedi dello stupido. L’avevo spaventata con quella reazione, ma era difficile poter resistere, difficile quando quel calore era tutto ciò che volevo sentire.
Le afferrai un polso portandola contro il mio corpo senza riflettere e il mio piccolo Bambi si sbilanciò verso di me inciampando sul mio sgabello e sbattendo contro il mio torace.
“Cristo!”. Annaspai alla ricerca di aria pura, quella fragranza mi stava uccidendo e non sapevo dove mettere le mani. “Perché non provi sul suo seno?”. Ispirai veloce, no.. non potevo lasciarmi andare a quel tipo di desideri, non mi era permesso. Bella aveva il cuore impazzito e le guance morbide le si accesero di voglie inespresse. Non doveva andare così, era mortalmente pericoloso. La scostai da me velocemente e la fissai negli occhi cercando nell’ombra le sue labbra. Quanto avrei voluto baciarla.. quanto.. ma lei si allontanò subito tornando con le braccia conserte sul banco. Che idiota che ero stato,  che idiota..
Quando la luce si accese e i nostri sguardi si incontrarono ancora la fissai famelico, facendola  arrossire. Doveva quantomeno sapere che io la desideravo e che quella reazione spropositata era dovuta alla paura di sentirla troppo vicina a me. “Bella..”. Si avvicinò di nuovo e questa volta fummo così vicini che io sentii tutta la forza di quell’attrazione invadermi.
- Basta così..-. La sentii mormorare. Mi sfiorò il torace con le dita e si scostò per farmi alzare. Lasciai che le mie gambe si muovessero da sole e mi spostai vicino alla porta, aspettandola immobile. Sentivo ancora il suo odore avvolgermi.. “Addio vampiro perfetto e indistruttibile..”.

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Capitolo 39
*** Incontrollabile ***




E ora che avete letto tutti... posso aggiornare. Eheheh^^ Bene eccomi qui, ma da quanto non aggiornavo Mid Sun?? Da tanto credo. Comunque eccomi non mi date per dispersa. Ci sono, è il caldo che fa bruttissimi scherzi. Mi dispiace. Grazie per la pazienza. Alloraaaa... stavolta non mi dimentico di dire che ho aperto un forum mio dove sto ripostando tutto... che stress lo so. Ma è statoun bellissimo regalo che mi è stato fatto ed è bello vederlo crescere con tante persone. Tra l'altro ho iniziato lì una nuova originale, vabbè come se non mi bastasse mai.  Vi do' il link se volete dare un'occhiata:  http://maliafanfictionpage.forumcommunity.net/
Ora mi dileguo. Vi ho fatto penare abbastanza, scusate ancora.


Incontrollabile.

Mi avviai al suo fianco verso la palestra mentre nel mio corpo l’eccitazione si diffondeva come un veleno. Il desiderio di lei non voleva diminuire e, come la volta precedente, mi ritrovai a fantasticare su come sarebbe stato sentirmi suo. Ammutolii... no, fare l’amore con il mio piccolo Bambi sarebbe stato fuori discussione. “Smettila, controllati”. Sentirmi così umano mi confondeva e spesso mi gettava nel panico. E se le avessi fatto del male? E se l’avessi presa con troppa violenza?
- Edward…-. Mormorò voltandosi verso di me e guardandomi indecisa. Lo sapevo, sentivo quella sensazione di attrazione che ci portava l’uno verso l’altra. Il vampiro dentro si dimenava tentando di ribellarsi al mio controllo, ma l’uomo, il ragazzo in me, desiderava solo spingerla verso la parete e perdersi in una carezza, in un bacio, sentire la sua vicinanza e lasciarsi travolgere.
Non risposi, muto, e la spinsi gentilmente dentro la porta che l’avrebbe portata agli spogliatoi. Un bacio, un solo bacio e poi… allungai la mano verso il suo viso e con il dorso le accarezzai dolcemente la pelle morbida cercando di trasmetterle le emozioni che mi stavano sommergendo.  Fare l’amore con lei… le mie nocche scivolarono sulla sua guancia e immaginai di perdermi nel suo profumo, nel suo abbraccio caldo e nudo di passione. Rabbrividii socchiudendo le palpebre. Dovevo andarmene prima di perdere totalmente il controllo. “Ora...”. La fissai per qualche secondo lasciandomi stregare dal suo viso, desideroso di provare le mie stesse sensazioni, e mi voltai mettendo le mani in tasca. “Tocca qualcos’altro invece di lei, idiota…”. Subito venni a contatto con la mia erezione e mi vergognai. Non “quel” qualcos’altro, semplicemente dovevo tenermi impegnato in altre attività che non fossero appartenenti alla sfera “sessuale”. Ma ultimamente la mia mente sfuggiva a qualsiasi tipo di controllo, ed evidentemente non solo quella. Mi appoggiai al muro poco fuori della palestra aspettando che l’ora terminasse. Mai un istante mi era sembrato tanto lungo nonostante l’eternità che inevitabilmente ero costretto a vivere.
“Bella, fai presto”. Come se lei avesse potuto velocizzare il tempo… Sospirai pur non avendone bisogno, l’assenza del mio Bambi cominciava a diventare una vera agonia.
La vidi uscire correre trafelata inciampando sui suoi piedi e appoggiarsi con la mano sullo stipite. “Piccola…”. Sorrise dolcemente e le risposi felice di rivederla. Rimanemmo a fissarci qualche secondo prima di distogliere lo sguardo all’unisono imbarazzati.  Sembrava che non ci vedessimo da anni, mi sentivo proprio come se mi avessero strappato una parte della mia anima e l’avessero appena rimessa al suo posto. Vicino a lei mi sentivo completo.
- Ciao...-. Disse sottovoce avvicinandosi lenta.
- Ciao...-. Risposi aspettando di sentire il suo profumo forte saturarmi completamente lo spirito.
- Beh, finite le domande?-. Mi rimbeccò posando leggera una mano sul mio gomito.
La fissai scoppiando a ridere e mi scostai per mettere distanza tra noi. Iniziavo realmente a temere per la sua incolumità vicino a me.
- Non sperarci...-. Mormorai ritornando serio e rimuginando su altre possibili domande.
Proprio mentre ci dirigevamo verso la Volvo trovai finalmente quella giusta da farle.
- Cosa ti manca di Phoenix?-.
Chissà cosa aveva quella cittadina che le piaceva più di Forks. Ci pensò per qualche minuto e poi rispose.
- Il caldo, il sole, i colori e gli odori… i profumi di erba arsa al sole, acqua rinfrescante…-.
La fissai incuriosito chiudendo lo sportello dietro di lei. Erba arsa al sole… provai ad immaginare il calore del sole giocare sulla sua pelle e rabbrividii. Volevo saperne di più.
- Immagino che lì non piova quasi mai-. Rimuginai ad alta voce salendo al posto di guida. La vidi annuire e guardare fuori dal finestrino persa nei ricordi. Forse Phoenix era il posto giusto per lei, forse sarebbe stato meglio per il mio cerbiattino tornare a casa, ma pensare di averla lontana mi fece stringere il cuore nel petto e soffocare dall’ansia.
Misi in moto e aspettai di uscire dal parcheggio per continuare a dar sfogo ai miei pensieri.
- Hai parlato di odori, che genere di odori e come sono-.
Mi guardò aggrottando le sopracciglia e mordendosi le labbra. Non sarebbe stato facile probabilmente descrivere le sensazioni che le provocava un determinato odore.
- Ti ostini a chiedermi cose impossibili…-. Bisbigliò rilassandosi sul sedile.
Sorrisi. E no… non le avrei permesso di averla vinta così. Furba la mia piccola umana.
- Non hai risposto-. Ridacchiai vedendola mettere il broncio. Era il giorno delle mie domande e non mi sarei limitato a brevi e insoddisfacenti risposte.
- Oh no! Piove…-. Sbuffò chiudendo il finestrino e tornando a guardare la strada. Osservai la pioggia cominciare a cadere sul vetro. Quel pomeriggio non prometteva nulla di buono, non avrebbe smesso di piovere tanto presto. Avrebbe diluviato.
- Non cambiare discorso-. La ripresi facendola sospirare esasperata. Mi fulminò con uno sguardo eloquente che mi fece ghignare e tornò a parlare.
- Per esempio, l’odore di creosoto…-. Disse poi fissandomi curiosa.
Creosoto... in cento e più anni di vita, pensava forse che non sapessi di cosa stesse parlando? Rimasi in silenzio aspettando che continuasse e la vidi alzare gli occhi sdegnati verso il tettuccio della macchina.
- Riuscirò mai a stupirti?-. Sospirò sconfitta mentre fermavo la Volvo di fronte a casa Swan. Lei? Pensava veramente di non riuscire a stupirmi? Era una continua meraviglia per me, tutto della mia piccola riusciva a meravigliarmi. Sgranai gli occhi e mi voltai verso di lei aggrottando le sopracciglia. Non mi aspettavo di trovare il suo sguardo fisso su di me, affascinato, preso, ammutolito, e mi persi per qualche minuto. Dio se la amavo…
- Sono io che faccio le domande-. Risposi ancora sorridente facendola sbuffare arrabbiata. Fece per aprire lo sportello furiosa, ma la bloccai. La pioggia fuori ere troppo forte e non volevo che si prendesse qualche malanno. Mi guardò facendomi una linguaccia e si liberò della mia stretta facilmente.
-  Bella, piove a dirotto…-. La rimproverai bonariamente.
- Non è una domanda...-. Ribatté stizzita. Ridacchiai… che agnellino impudente.  Bloccai lo sportello con la mano passandola dietro la sua schiena e involontariamente la sfiorai attirando il suo corpo verso il mio. Averla così vicina era talmente bello che per un attimo dimenticai l’istinto di divorarla.
- Sono pronto a soddisfarti con qualsiasi domanda…-. Imprigionai il suo sguardo timido che si bloccò nel mio con ansia. I battiti del suo cuore cessarono improvvisamente e lei dimenticò di respirare. Sapere di farle quell’effetto non mi aiutava affatto, sentii una stretta allo stomaco che mi fece provare dolore. Eccitazione…
- Anche io-. Sussurrò senza respiro. Oddio, di nuovo il desiderio di toccarla, di nuovo la voglia di stringerla sul sedile e baciarla. “Sta fermo, fermati, buono… fa il bravo vampiro”. Portai il viso vicino ai suoi capelli e l’odore di fresia e lavanda mi colpì in pieno volto. Mi faceva impazzire quella dolcezza, ma era l’odore agrodolce di donna a farmi perdere il controllo. E stava aumentando…  lei mi desiderava.
- Mi piace il tuo profumo, è eccitante…-. Ringhiai basso con un tono roco che non riconobbi come mio. “Ma che stai dicendo idiota?”. Pensai di averla spaventata con quelle parole, ma nei suoi occhi apparve solo imbarazzo e vergogna. Arrossì deglutendo e l’abitacolo si impregnò del suo odore forte. Chiusi gli occhi tentando di non respirare, ma era come una droga per me. Droga irresistibile…
- Edward…-. Il mio nome sulle sue labbra mi fece sussultare e il veleno mi inondò la gola in un istante facendomi tremare. “Stringimi”. Brividi, brividi freddi scendevano lungo la mia schiena, l’impulso di farla mia era così irresistibile che un gemito di frustrazione uscì dalle mie labbra facendo ansimare il mio piccolo Bambi. – Non… non.. è un do, domanda-. Riuscì ad articolare gettandomi in uno stato di eccitazione inverosimile. L’effetto che aveva la sua voce su di me era devastante.
- Bella, noi vampiri percepiamo tutto chiaramente. Hai mai sentito il tuo profumo? Hai un odore che mi fa impazzire-. Perso, ero perso nelle mie parole, senza rendermi conto che il ragazzo aveva preso il sopravvento sulla mia prudenza di vampiro. Non mi importava più nulla, non potevo nasconderle il mio desiderio. Non ci riuscivo… il mio autocontrollo di fronte a lei si sgretolava con niente.
Non la guardai, ma la sentii sconvolta. Rimasi immobile aspettando di percepire il rumore dello sportello aprirsi e chiudersi con rabbia. Avevo esagerato, ma la mia natura era egoista, esagerata, come quella di un animale feroce, felino… un puma. Sentii chiaramente Bella ignorare il mio braccio e scendere sotto la pioggia battente. “Stupido, sei solo uno stupido”. Finalmente aprii gli occhi convinto di non vederla più, ma lei era lì, a metà strada sul viale, ferma, dondolava sulle sue gambe stringendo i pugni lungo i fianchi. La guardai bagnarsi come un pulcino e tremai. La volevo troppo… fermarmi sarebbe stato impossibile se l’avessi raggiunta.
Aprii lo sportello facendo forza su me stesso e scesi sotto l’acqua, raggiungendola e parandomi di fronte a lei. “Cazzo”. Il suo profumo sotto la pioggia era qualcosa di assolutamente sconvolgente. 
- Bella, scusami. Torna in macchina… parliamo dell’odore di creosoto? Di sole... di asciutto…-. Feci con calma tentando di non incontrare i suoi occhi. Non volevo avvicinarmi troppo, starle troppo vicino voleva dire esagerare, voleva dire metterla in pericolo e io avrei preferito morire che farle del male.
- Sarebbe inutile…-. Quella parole mi uccisero, mi dilaniarono il cuore. Non era inutile per me, tutto ciò che le apparteneva era importante per me. “Beh dovevi pensarci prima...”. Mi sarei scusato fino all’indomani se ce ne fosse stato bisogno.
- Non sai nulla, non sai nulla...-. Risposi scuotendo la testa. Mi portai le mani tra i capelli tentando di calmarmi. Non potevo perderla per un errore stupido, per essermi lasciato andare così. Non ero perfetto, maledizione, forse lei mi credeva perfetto, un cavaliere, ma non lo ero! L’avevo delusa ed era giusto che ne pagassi le conseguenze.
- Se solo mi spiegassi! Edward io voglio sapere tutto di te… ah scusa, oggi le domande spettano a te… allora chiedimelo, forza…-. Era arrabbiata, si stava mordendo le labbra furiosa. Chiederle cosa? Ero talmente vicino a lei che potevo sentire i battiti forsennati del suo cuore, talmente vicino da desiderare di essere una cosa sola con lei. E la pioggia cadeva incessante… maledetta acqua.
- Mi pensi? Mi pensi mai quando sei sola nella tua stanza, mi pensi Bella? Dimmelo…-. Gridai angosciato tentando di controllare la mia voce.
- Sì, Dio, sei la mia ossessione. Ti penso continuamente stupido. In ogni momento, notte e giorno. Ma sei tu che non lo vuoi sentire, sei tu che hai paura! Una paura fottuta…-. Urlò portandosi le mani sul seno e chinandosi leggermente. Stava piangendo e io non me n’ero accorto. La voce le si incrinò fino a spegnersi e io mi sentii morire.
- Io non voglio spaventarti… -. Bisbigliai sconfitto guardando a terra. Eccomi, il controllato e perfetto vampiro perdente. Io, ammettere così le mie debolezze… ero veramente caduto in basso.
- Spaventami allora, ma dimmi la verità, parlami-. Mormorò tristemente cercando i miei occhi dorati.
- Te la dirò, tu sai quando. Ti prego, aspetta… -. Sussurrai tentando di farmi perdonare. Avevo bisogno di tempo, per la prima volta nella mia vita. Di tempo per starle accanto, di tempo per ammettere che averla era indispensabile per me. Non ero pronto a lasciarmi travolgere. – Prima non so cosa mi sia preso… io…-.
Mi interruppe alzando la mano e arrossì mordendosi la bocca.
- Mi piace, tutto di te mi piace. Tu sei… oddio Edward, tu non ti rendi conto dell’effetto che fai...-.
Chiuse gli occhi continuando a parlare senza che io potessi fermarla. Il mio corpo teso era completamente attratto dai suoi movimenti e dalle sue labbra. Avrei voluto fare l’amore così, con lei sotto l’acqua. – E la notte, se il giorno è un’agonia separarmi da te, la notte sento i morsi della tua mancanza. Ti sogno... Edward sogno le tue mani su di me, il tuo corpo, la tua voce che mi culla e che mi vuole, roca, calda. E i tuoi baci sulla mia pelle…-. Si fermò rabbrividendo e io respirai incredulo. “Ti voglio, Bella”. – Beh...-. disse poi fissando un punto lontano – ora ho detto qualcosa di imbarazzante, siamo pari-. La mia piccola e innocente cerbiattina mi desiderava. Saperlo mi fece tremare di piacere. Il desiderio di lei aumentò a dismisura e la reazione umana del mio corpo non tardò a farsi sentire.
- Bella… a volte…-. Mi fermai prendendo fiato e sperando di bloccare quel pensiero, prima di farle ancora male, prima di rovinare ancora tutto – Vorrei assaggiarti…-. “Oh merda”.
Sgranai gli occhi e mi pentii immediatamente. Se solo non avessi agito d’impulso, che idiota. Abbassai le palpebre pronto a perderla e veloce il dolore esplose nella mia testa. Cosa stava succedendo? Il mio piccolo agnellino si era avvicinato troppo a me. Le sue labbra piene si posarono lievi sull’angolo della mia bocca e la sofferenza che provai mi fece ringhiare troppo forte. “Cristo”. Il piacere corse lungo tutto il mio corpo lasciandomi senza fiato, ogni parte di me gridava al possesso e il vampiro urlò di insoddisfazione e godimento. Stavo bruciando… La sentii correre in macchina e sospirai sollevato. Rimasi fermo tentando di recuperare il mio controllo sull’orlo dell’abisso, ancora un gesto così e l’avrei massacrata. Un bacio leggero, solo quello, quasi inesistente, mi aveva distrutto e mi stava portando all’esaltazione più animale, così intensa, viva. Mi sentivo vivo come non mai.
Lasciai che la pioggia portasse via il mio desiderio e poi la raggiunsi in macchina. Aveva acceso il riscaldamento per asciugarsi. L’imbarazzo era tangibile, dovevo rompere in qualche modo quell’aria pesante e umida di pioggia.
- Emhh… com’era la tua camera a Phoenix?-. Domandai allora tentando di strapparle un sorriso. Ci riuscii… scoppiò a ridere più serena e io la seguii. Che strana sensazione di complicità, non mi ero mai sentito parte di una persona così tanto. Umana o vampiro non esisteva più ormai, c’era solo un noi. Noi e loro, il mondo fuori…
- Disordinata, molto-. Si lanciò in un’ampia descrizione gestuale della sua stanza e io sghignazzai tutto il tempo scuotendo il capo e cercando di asciugarmi. La sentivo così mia in quel momento, sarebbe stato doloroso lasciarla.
- Ora mi descriveresti cosa c’era intorno alla tua casa? E questo benedetto odore di creosoto?-. Ridacchiò e iniziò di nuovo a parlare. Era un piacere sentire la sua voce tranquilla cullarmi, era come la musica del mio pianoforte, non mi sarei mai stancato di ascoltarla.
- Insomma sì, credo possa bastare…-. Terminò pensandoci su. Non ne avrei mai avuto abbastanza, ecco qual era la verità, ma di lì a poco sarebbe tornato suo padre. Il mio silenzio evidentemente la stupì perché mi guardò accigliata.
- Hai finito?-. In realtà no, avrei continuato per l’eternità.
- Neanche per sogno... ma tra poco tornerà tuo padre-. Ammisi tristemente. Entrambi ci rabbuiammo. Dividerci questa volta non sarebbe stato semplice, lo sapevamo entrambi. Ormai lei era tutto il mio mondo.
- Charlie!-. Gridò poi sospirando. – Quanto è tardi?-. Guardò ancora il cielo scuro e gonfio di pioggia, poi lanciò un’occhiata all’orologio agitata. Il tempo era volato. Era sera ormai, tutto quello che era successo tra noi ci aveva assolutamente fatto perdere la cognizione delle ore che passavano.
- E’ il crepuscolo…-. Mormorai catturando la sua attenzione. Mi voltai verso ovest, osservando il colore rosato del cielo, presto sarebbe scesa la notte e con lei tutti i miei pensieri, i miei tormenti sarebbero tornati a torturarmi. Mi voltai e la sorpresi a fissarmi stupita.
- Per noi è il momento più sicuro della giornata. L'ora più leggera, ma in un certo senso, anche la più triste... la fine di un altro giorno, il ritorno della notte. L'oscurità è troppo prevedibile, non credi?-.
Probabilmente non avrebbe potuto capire. Ogni giorno la stessa storia, le stesse ore, che noiose passavano incessanti in un’eternità di niente, di nulla. Lo scorrere del tempo nella monotonia rischiava di uccidere noi vampiri, di farci morire, e non potevamo permetterci di perdere l’anima. Almeno non io, che tanto avevo combattuto per rimanere umano, per non farmi vincere dai desideri e dagli istinti.
- A me la notte piace. Se non ci fosse il buio non vedremmo le stelle. Bè, non che qui si vedano granché-. Mormorò poi pensandoci su. La osservai divertito: possibile che dovesse sempre contraddirmi in modo così innocente ed ingenuo? Un’eternità di notti stellate, sarebbe stato fantastico con lei al mio fianco. Scoppiai comunque a ridere ricevendo in cambio un’occhiata stupita. Non avrebbe potuto capire quanto era buffa e dolce ai miei occhi.
- Charlie tornerà tra qualche minuto. Perciò, a meno che tu non voglia dirgli che sabato verrai con me...-. La provocai poi vedendola subito aggrapparsi allo sportello. Ghignai malizioso. “Vuoi già lasciarmi piccolina?”.
- Emh... Grazie, ma... no, grazie-. Borbottò insicura lasciando però la presa. Neanche io volevo che lei se ne andasse. L’avrei rapita e nessuno l’avrebbe saputo. “Che pensieri da vampiro idiota”.  Prese dal sedile posteriore lo zaino dimenticato e poi si sgranchì le braccia e le gambe.
- Quindi, domani tocca a me?-. Chiese cercando di prolungare quel momento. “Assolutamente no”. Pensai subito, avevo ancora tante domande da farle. E avevamo avuto un piccolo contrattempo…
-Certo che no!-. Risposi stizzito, ma sorridendo – Ti ho detto che non ho ancora finito, no?-. E così anche l’indomani sarebbe stata completamente mia.
Mi guardò sorpresa e sorrise di rimando. – E che altro manca?-. Domandò incuriosita. “Ancora...”. Le domande erano una mia prerogativa. “Sapessi bimba”.
- Lo scoprirai domani…-. Feci enigmatico, lasciandola con l’amaro in bocca. Avrei voluto parlare ancora per ore, ma il rumore del furgone di Charlie mi giunse alle orecchie troppo presto. Sospirai chinandomi per aprirle lo sportello.
- Cattive notizie-. Sussurrai maledicendomi. Avrei dovuto lasciarla andare prima, ma non volevo separarmi da lei. Il solito egoista.
Troppo tardi mi accorsi di starle sfiorando il seno con il braccio e rimasi immobile a mezz’aria con la mano sullo sportello. “Perfetto”. I nostri sguardi si incontrarono e il desiderio si accese ancora trasportandoci in una dimensione tutta nostra. Una scarica elettrica mi lasciò boccheggiante e ancora una volta dovetti farmi forza per non mordere quelle labbra rosse e carnose. “Che diavolo aspetti, ancora con le tue assurde paure”. Non erano tanto assurde, bastava un niente per farmi eccitare.
- Che c’è...-. Sussurrò lei avvicinandosi al mio viso. Irrigidii la mascella cercando di non muovermi e tentai di calmarmi. In fondo le stavo solo aprendo lo sportello, nulla di così difficile.
La sua mano mi sfiorò il viso dolcemente, preoccupata e la mia erezione si fece sentire nei jeans stretti e bagnati. “Dio, no…”.
- Un’altra complicazione…-. Bisbigliai più a me stesso che a lei. “Toccala, toccala, lo vuoi toccala”.
Distolsi lo sguardo e aprii di scatto lo sportello, allontanandomi velocemente. Niente più contatto fisico, lo ripromisi a me stesso. Niente più contatto fisico con Bella…
Mi fissò interrogativa, sapevo che voleva chiedermi quale fosse la complicazione che avevo accennato, ma i fari della macchina dei Black ci sorpresero inevitabilmente e la vidi perplessa guardare fuori.
- Charlie è dietro l’angolo-. Le dissi allora. “Vai Bella…”. All’inizio non si mosse, rimase ferma pensando al da farsi, ma poi balzò fuori sospirando e guardandomi sconsolata. Faceva male, maledettamente male questa volta. Si lanciò in una corsa nel viale e si gettò sulla porta di ingresso. Io fissai lo sguardo verso Billy Black che mi guardò con odio e mi fece un segno eloquente con la mano.
Io ti ammazzo se ti avvicini ancora a lei, succhiasangue…
Non avevo ancora dimenticato la gentilezza dei lupi. Ridacchiai per nulla spaventato e ripartii fulminandolo con gli occhi. Sapevo bene che quello che stavo facendo era pericoloso, ma né lui né suo figlio avrebbero potuto farmi cambiare idea. Spostai il mio sguardo su Jacob Black, i suoi pensieri erano di odio profondo nei miei confronti.
Se la farai soffrire, giuro che ti ammazzo con le mie mani.
Quindi suo figlio non credeva alla storia dei vampiri. Poco male, anche se evidentemente non dovevo essergli molto simpatico. E il motivo era Bella, non mi piaceva il sentimento e l’interesse che lui sembrava provare nei confronti del mio piccolo Bambi.
“ Sta lontano da lei…”.
Mi allontanai innervosito a causa di quell’incontro e ripensai involontariamente alle parole di Bella. “Mi piace, tutto di te mi piace”. Sorrisi. Se avesse conosciuto la parte più bestiale di me, sarebbe sicuramente scappata via senza nemmeno pensarci. Però… quelle parole mi avevano scaldato l’anima, lei era pronta a tutto per me, pronta a starmi vicino nonostante tutto, ed era vero, io avevo troppa paura. Ero felice, maledettamente felice che lei esistesse, troppo. “Ti sogno… Edward sogno le tue mani su di me, il tuo corpo, la tua voce che mi culla”. Un groppo si fermò ancora nella mia gola per ricordarmi quanto desiderio, quanta ansia, quanta sofferenza aveva saputo trasmettermi con delle semplici parole. Passione… non avevo altro per esprimere ciò che sentiva il mio corpo. Amore… Portai la testa sul volante e sospirai. E ora io avrei dovuto dirle tutto, sabato le avrei confessato ogni cosa. Volevo che lei sapesse… ogni cosa, tutto.

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Capitolo 40
*** Peluche ***




Eccomi qui!!! Non potete capire cha caldo che sta facendo, qui. Mamma mia! Non si può ivivere.. accenderei il condizionatore. (E accendilo!). Che bello ho visto che ci sono new entry per Mid Sun... sono strafelice. Miss Simy e Sabry... benvenute. A proposito l'osservazione di Sabry è giusta, spiegherò anche questa cosa dell'anima. Piano, piano... Ma sono arrivata a metà libro? Mhh.. non so. Sto allungando sempre di più i capitoli. Questa fic verrà il doppio della lunghezza di Twilight.. oddio.. ^^ Spero che questa breve interruzione vi possa piacere. Allora, torniamo nel mondo di Edward. A proposito io ho caldooooo! Grazie a tutte, siete dei veri tesori che mi continuate a leggere anche l'estate. Un bacio!!

Peluche.

Pensavo… pensavo che sarei sempre stato attento nei momenti in cui avrei cercato di entrare silenzioso nella sua stanza per guardarla dormire. Lo credevo almeno, ma più fissavo il suo letto vuoto, più mi rendevo conto di aver commesso un errore. La stanza odorava di lei, ogni cosa era pregna del suo profumo e io mi ero ingannato come uno stupido. Chiusi gli occhi annusando l’aria circostante e sentendo ogni oggetto saturo della sua fragranza dolce. Che droga, che estasi… “Che idiota”. Mi sentii morire, dov’era? Dove poteva essere? Ero convinto che fosse tornata a casa e che fosse salita nella sua camera dopo aver parlato con suo padre e i Black. Respirai piano preso dal panico, se le fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato. Fu improvviso, ma la porta del bagno si aprì lasciandomi di stucco. “Cosa?”. Feci appena in tempo a nascondermi dietro la tenda… impossibile non notarmi. Ringraziai il cielo che la camera fosse immersa quasi totalmente nel buio e mi convinsi che Bella era fin troppo strana per essere un’umana. Ricercare l’oscurità... strano, ma estremamente eccitante per me. La mia piccola cerbiattina adorava l’ombra. Sorrisi nell’oscurità ovattata. Cosa avrei dato per dirle che le ero vicino…
- Renèe, no, ho detto che non c’è nessuno…-.
Gli occhi di Bella si chiusero e lei sbuffò scrollando le spalle. Aggrottai le sopracciglia, “nessuno” non era propriamente il modo in cui amavo essere definito.
- Mhhh…ma lo voi capire? Chi vuoi che ci sia in camera? No... nessun ragazzo... no, non voglio chiudere la telefonata per questo. No, oddio, la scuola tutto okay. La smetti di farmi l’interrogatorio?-. Rispose il mio piccolo Bambi ridacchiando nervosamente. Diede qualche bacio di saluto nel ricevitore e richiuse subito sbuffando stancamente.
- Ahh, mi farà impazzire con le sue ansie…-. Sorrisi sentendola parlare da sola anche da sveglia. Ghignai, quella ragazza era impossibile da prevedere. “La mia ragazza”. Un brivido mi scosse a quel pensiero, “Mia”, e io la stavo ancora spiando come un maniaco. Sospirai disgustato dal mio comportamento.
La fissai con uno sguardo dolce e protettivo mentre si sistemava i capelli dietro le orecchie e si mordeva le labbra. Era ora di andare a dormire per lei… cosa la preoccupava? Cosa poteva affollarle i pensieri?
- Edward…-. Mormorò reclinando la testa di lato e voltandomi completamente le spalle. Ecco, ora sapevo su cosa stava rimuginando. Su di me… un brivido mi scosse. Pensava a me, io ero nei suoi pensieri, solo io. Tremai dall’emozione di sentirla mia.
- Sto diventando matta, sento il tuo profumo…-. Mormorò portandosi lentamente le mani sulle spalle. La fissai estasiato dal gioco di luce fioca sui suoi capelli castani. Dio se era bella, ogni volta non potevo non essere affascinato da lei, stupito dalla sua semplicità. “Anche io sento il tuo profumo”. Abbandonai la testa contro il muro come un ragazzino innamorato di fronte ad una sensazione troppo forte per poterla contenere e chiusi gli occhi invocando ancora il mio autocontrollo. Se solo non fossi stato un vampiro, se solo avessi potuto amarla come un essere umano… strinsi i pugni lungo i fianchi e sperai che non guardasse verso la finestra, nonostante il mio desiderio di urlare, di farmi vedere. “Sono qui, qui vicino a te!”. Ma non volevo spaventarla, non volevo che lei conoscesse quella parte così ossessiva di me, non potevo più fare a meno del suo odore.
- Edward…-. Sospirò ancora con voce sommessa. Sentii i vestiti scivolare lungo il suo corpo e serrai le palpebre improvvisamente terrorizzato da ciò che immaginavo stesse facendo. Si stava spogliando… “Si spoglia pensando a me”. La salivazione aumentò copiosamente e in pochi minuti la mia bocca ardeva di veleno bollente. Assurdo… le sensazioni che si susseguivano nel mio corpo erano di bruciore e brividi ghiacciati, non riuscivo a contenere l’ansia di abbracciarla, l’ansia di  toccarla.
Con i canini mi morsi prepotentemente il labbro inferiore. “Non ti azzardare a guardare”. Sarei realmente riuscito a non farlo? Decisamente no. Aprii lentamente le palpebre e fissai la mia Bella coperta solamente di un asciugamano azzurro a fiori rosa. I capelli legati in una crocchia sopra la testa, le braccia alzate per fermare meglio la coda e le gambe quasi del tutto scoperte. Mi soffermai sulle sue cosce ben tornite e sode, pensando a quanto la sua pelle fosse innaturalmente morbida e tenera. Strinsi maggiormente i pugni fino a farmi male, il suo profumo fu un’ondata di freschezza e dolore,  il demone in me sbraitò furioso. Ma in alcun modo riuscii a distogliere gli occhi da quella visione…
- Una doccia è quello che ci vuole, magari fredda…-. Sussurrò aggrottando la fronte. Sì riuscivo a capirne i motivi. La seguii con lo sguardo fino alla porta del bagno e rimasi a fissare il punto in cui era scomparsa come uno stupido. Possibile che non ne riuscissi a combinare una giusta? Spione e maniaco, ecco cos’ero diventato.
Respirai lentamente cercando di controllare le emozioni che mi stavano assalendo. Forse avrei dovuto spostarmi da lì, prima che potesse vedermi. L’unico posto ben nascosto sarebbe stato dietro la piccola poltrona vicino al letto, ma dubitavo che avrei potuto vedere qualcosa senza farmi scoprire. Sussultai. Davvero volevo guardarla, spiarla? “Sì”, mi resi conto di non voler perdere nemmeno un secondo di lei. Desideravo osservarla, fissarla fino alla paranoia, fino a stare male. Volevo che i miei muscoli si tendessero dal desiderio di lei e che ogni nervo fosse invaso dal veleno, dalla voglia di possederla, averla mia. Non potevo negare a me stesso che Bella era la mia ossessione, il mio desiderio più sfrenato, la mia morte e il mio sogno proibito. Spesso pensavo a come sarebbe stato stendermi con lei sul suo letto e lasciarmi accarezzare da quelle piccole mani bianche… e sospettavo il mio cedimento, non avrei mai potuto farcela. Che tortura, che dolore e che piacere! L’inferno e il Paradiso, ghiaccio e fuoco nelle mie vene. Sarei morto, avrei ceduto, ne ero convinto. Non avrei potuto immaginare nulla di più assoluto. E le sue labbra...  fermarmi a riflettere su quanto la sua bocca carnosa mi attirasse, mi lasciava immaginare la sua morbidezza, la sua passione, il suo sapore e io non riuscivo in nessun modo a contenere me stesso e la voglia non umana di prenderla tra le braccia e costringerla a darmi tutta se stessa. Il rumore della porta mi distolse improvvisamente dai miei pensieri e tornai a guardare Bella con quel piccolo asciugamano  e tutta gocciolante. Una doccia veloce… Il cellulare prese a suonare proprio in quell’istante. Lo prese incespicando sui suoi piedi e rispose.
- Sì? Dio, mamma sono appena uscita dal bagno. Cosa c’è?-. Sgranò gli occhi alla risposta di sua madre e io ridacchiai.
- No, no Renèe, non voglio rimanere a Forks perché mi piace un ragazzo…-. Soffocai una risata sul nascere. Sua madre doveva essere terribilmente frustrante a volte… Il mio piccolo Bambi si sedette sul letto cercando di trattenere l’asciugamano e io mi appiattii maggiormente al muro cercando a tutti i costi di non farmi notare.
- Smettila, dai. Sì, sì è carino. Okay? Basta però, ci sentiamo per e-mail, ho la connessione ora e…-. Interessante, stava parlando a sua madre di me? “Mamma sto con un vampiro, lo sai?”. Storsi la bocca inorridito. L’avevo condannata ad amarmi, a causa del mio egoismo, della mia voglia di lei. Ero un animale, un mostro.
Abbassai lo sguardo sulla mano che stringeva il lembo dell’asciugamano che la copriva. Che situazione imbarazzante, e se le fosse caduto? Per un attimo immaginai di abbracciarla e sentire quella stoffa umida contro la mia pelle. Deglutii cercando di fermare la salivazione. Così calda e morbida a contatto con il mio torace, le avrei tolto piano l’asciugamano e le avrei baciato la spalla leggermente salendo poi sul suo collo profumato scostandole i capelli. “Tu sei malato”.
- Oddio, Renèe, no, non abbiamo fatto sesso... mamma ti prego, no. Sì, sì, è bello, ma cosa c’entra. È un ragazzo all’antica-. Mi riscossi sentendo la sua risposta e quando arrossì rimasi incantato dalla luce fioca che le illuminava il rossore del viso. – Purtroppo...-. Aggiunse a bassa voce, ma abbastanza chiaramente per me. Dio se solamente avessi potuto baciarla e toccarla come un normale essere umano, senza paura, senza quell’angoscia di farle del male ogni volta che la sfioravo! Io non ero in grado di controllarmi, lei era troppo per me, troppo morbida, dolce, zuccherina… e il suo profumo, non riuscivo in alcun modo a resisterle.
Si stese sul letto guardando il soffitto con il cellulare in mano. Lo chiuse senza pensarci e inspirò lentamente.
- Al solito è caduta la linea, Renèe non ti smentisci mai-. Sospirò dolorosamente come se la conversazione le fosse costata fatica, poi si rilassò chiudendo gli occhi.
- Non è possibile che io senta sempre il suo profumo, non ci credo. Sono ossessionata da lui. E vorrei che Edward lo sapesse ogni minuto, che capisse il bisogno che ho di lui…-.
Si portò le mani sulla fronte a coprirsi gli occhi e alzò le ginocchia lasciando che l’asciugamano le scivolasse ancora più indietro sulle cosce. Possibile, possibile che non si rendesse minimamente conto del pericolo che correva standomi a fianco? Non potevo proteggerla da me stesso, non ci riuscivo, non ero immune da lei, rischiavo di saltarle addosso. E ora anche così abbandonata sulle coperte era una tentazione per me. La fissai famelico perdendomi ancora nella bellezza che sembrava emanare ogni suo movimento. Dimenticai di sbattere le palpebre, dimenticai di respirare, c’era solamente lei, la mia Bella, che con le mani ora si tratteneva le spalle a causa dei brividi di freddo e strusciava le cosce l’una contro l’altra.
- Forse sarà meglio rivestirmi. Altrimenti rischio domani di prendermi un’altra sgridata da mister “ti proteggo io”-.
Sbuffò andando ad accendere la radio e le note di “I will always love you” si diffusero per la stanza. La mia piccola era un’inguaribile romantica. Seguii i suoi movimenti fino a che non assorbii il reale significato delle sue parole. “Rivestirsi…? Oh merda, merda”. Mi girai con il viso rivolto verso il muro e mi scordai ogni cosa, persino il mio nome. Non dovevo prendere aria, non dovevo immaginarla nuda, dovevo rimanere calmo, tranquillo, sereno. “Oddio, ma perché?”. Mi schiacciai ancora di più addossandomi completamente alla parete rendendomi se possibile ancora più ridicolo del dovuto.
- E tu… cosa ci fai qui?-. Il tono di voce di Bella cambiò improvvisamente e io tremai. Non poteva essere…
- Non ci credo, volevi fare il guardone Edward?-. Continuò arrabbiata camminando in tondo per la stanza. Non mi mossi, incredulo. Mi aveva scoperto, ma non sapevo cosa fare, come muovermi. Ero troppo... troppo… eccitato all’idea che lei sapesse e avevo paura di farle del male.
- Ti ho fatto una domanda, sai? Sei pregato di rispondere…-. Rispondere? Io? La mia voce avrebbe avuto un tono innaturale, roco, disumano. Mi voltai lentamente e rimasi scioccato nel vedere il mio cerbiattino parlare severamente con un peluche tra quelli che si trovavano sopra la sua scrivania. Ero a dir poco sotto shock. Bella scoppiò a ridere facendo una giravolta e si sciolse l’asciugamano abbandonandolo sul letto e dirigendosi verso l’armadio. Doppio shock… era, era bellissima. Mi sentivo un cretino, lì in piedi, con la bocca spalancata mentre la mia ragazza reclinava la testa respirando forte e sgranando gli occhi.
- E’ brutto dirlo Edward? Vorrei che lui fosse qui…-. Prese di nuovo il peluche tra le mani e lo strinse al petto. – Vorrei che mi baciasse… ma non posso pensarlo vero? Non è giusto nei suoi confronti…-. Mormorò dirigendosi verso l’armadio e afferrando un pigiama pulito. Si girò verso la finestra e io trattenni ancora il fiato. “Bella…”. Solo un paio di slip a coprire il suo corpo pallido e caldo, sentivo forte il profumo del suo bagnoschiuma, forte l’odore dolce della sua pelle. Mio Dio che cosa avrei potuto farle se non fossi stato così abituato a controllare i miei istinti. Lanciò “Edward” sul letto e lo ignorò per qualche minuto infilandosi i pantaloni con lentezza esasperante.  Indugiò un attimo sulle sue cosce pensierosa.
- Sai Edward, a volte credo che lui mi ami solamente perché non può leggere nella mia mente… cosa c’è di bello in una come me…-. Farfugliò tristemente guardandosi lo stomaco e il seno. - Non gli piacerei, lui è perfetto…-.
Cosa stava blaterando quella sciocca? “Sì, che mi piaci maledizione, non sai nemmeno quanto”. Continuavo a guardarla estasiato, meravigliato, eccitato, non riuscivo più a contenermi e lei era insicura delle mie reazioni fisiche. “Non posso dimostrarti quanto ti voglio Bella, non posso…”. Non potevo perdere il controllo con lei, mai. Io perfetto? Io perfetto? Avevo voglia di sfondare qualcosa preso dalla frenesia di dimostrarle il mio amore. Avrei dato qualsiasi cosa per poterle leggere nella mente e farle capire che l’amavo, che l’avrei amata comunque. C’era qualcos’altro in lei e non solo il profumo della sua pelle, il sapore del suo sangue e la sua mente inaccessibile, c’era meraviglia, stupore, emozione, Bella mi faceva sentire me stesso, con lei non dovevo mentire, stentavo a riconoscermi, ma non mi ero mai conosciuto così tanto. Riuscivo a comprendere il mio pensiero, la mia solitudine e la mia profonda umanità.
La guardai affamato, l’avrei baciata prima o poi, ma prima volevo dirle la verità. Come mi sentivo, cosa provocava in me la sua vicinanza, ma soprattutto quanto fosse importante per me.
- E se sapesse che lo amo? Che lo adoro…? E che non penso altro che a toccarlo… oddio, non faccio che altro che desiderarlo. Lo sogno anche la notte, sento il suo profumo dolce e maschile ovunque… anche ora. Sono pazza-. Il cuore sembrava volermi scoppiare nel petto e i miei occhi indugiarono sui suoi seni scoperti. Lei pazza e io malato d’amore, avrei dato qualsiasi cosa per stare accanto al mio Bambi in quel momento e accarezzarla, stringerle quei piccoli seni tra le dita, senza avere il terrore che la mia piccola urlasse di dolore e terrore. Era perfetto, il suo seno era perfetto per le mie mani. “Smettila di pensare, smettila”. Ma non potevo farne a meno, non riuscivo a distogliere la mente dall’immagine di Bella stesa sul letto abbandonarsi alle mie carezze. Fissai sbalordito la sua pelle lattea, il suo candore, la sua innocenza e tremai di piacere. Tanto che quando si coprì con una maglietta provai sollievo.
- E’ ora di andare a dormire Edward…-. Sospirò lei avvicinandosi al letto e guardandosi spaesata intorno. Voleva dormire con i capelli bagnati? “No, piccola ti prenderai un malanno”. - Penso che lui mi sgriderebbe se mi addormentassi con i capelli umidi, sai? Mi manca, ed era con me fino a poco fa... lo amo, ho bisogno di lui, è... è inevitabile-. Si sedette e si stese sotto le coperte – Non avevo mai notato quanto il nome Edward mi piacesse prima della sua esistenza, mi emoziona solamente pronunciarlo…che stupida-. Ridacchiò spegnendo la luce e sistemandosi sotto le coperte insieme al suo amico. Continuai a fissarla estasiato dalle sue parole fino a quando il suo respiro non si fece regolare. Erano le mie stesse emozioni, gli stessi miei pensieri, non riuscivo a credere che anche lei provasse lo stesso, pensasse lo stesso e con la stessa intensità.
- Ti amo...-. Mormorai sopraffatto dai miei stessi sentimenti. Mi avvicinai ai piedi del suo letto e la guardai affascinato. Niente di più bello, niente di più dannato, osservarla nell’intimità. Era tutto sbagliato, ma tutto così giusto. Lei era mia, mia sarebbe rimasta per sempre se io lo avessi voluto, e io la volevo per me.
- Edward...-. Sussurrò nel sonno facendomi sorridere.
- Bella...-. Bisbigliai per tutta risposta sapendo che in alcun modo mi poteva sentire. Si mosse ridendo impercettibilmente e strinse a sè il peluche che portava il mio nome.
- A domani...-. Terminò lasciandomi di sasso. A volte sembrava quasi che nel sonno il mio piccolo Bambi mi ascoltasse e mi rispondesse, ma i suoi occhi ero chiusi, le sue labbra semichiuse e distese. No, stava dormendo profondamente. Mi avvicinai e allungai una mano per accarezzarle la fronte. “Non dovresti dormire con i capelli bagnati, Bella, sei una bimba”. La adoravo… mi permisi con le dita di sfiorarle le labbra carnose, ma poi mi allontanai di scatto come scottato. Non dovevo toccarla, non potevo farlo. Lasciai che il mio sguardo la amasse, sperando che lei capisse la sua importanza nella mia vita, io non vivevo di aria, io vivevo di lei, che aveva saputo conquistare il mio cuore. Rimasi a guardarla in silenzio per tutta la notte, coprendola nei momenti in cui i suoi movimenti la facevano scoprire e vegliandola per proteggerla. Non mi sarei mai stancato di averla vicina… All’alba mi rattristai. Dovevo andarmene, ma mi consolò la consapevolezza che l’avrei rivista di lì a poco, anche se avrei dovuto affrontare di nuovo le battutine sarcastiche di Emmett e Jasper, per non parlare dell’astio di Rose. Sbuffai e tornai di corsa a casa, sperando di evitare qualsiasi tipo di contatto. Evidentemente non era il mio giorno fortunato. Quando aprii la porta trovai ad attendermi l’intera famiglia.
- Allora?-. Chiese con ansia Alice guardandomi di sfuggita.
- Allora cosa?-. Risposi chiedendomi il perché di quel benvenuto inaspettato come al solito.
- Allora il matrimonio, fesso…-. Continuò Emmett guardandomi esasperato.
Per un attimo pensai che fossero tutti impazziti. Ma poi i loro pensieri preoccupati mi sommersero. Domande sulla mia assenza continua, su Bella e il modo di vivere la nostra relazione, su come riuscissi ancora a controllarmi… in realtà, capii poi, volavano solamente ficcanasare.
- Vado a cambiarmi...-. Dissi cominciando a salire le scale e ignorandoli.
- E figuriamoci. Il signorino ci mette in pericolo e si permette di fare lo scocciato-.
Rosalie era implacabile come sempre. “Tranquillità finita”. Riflettei innervosito. Scesi imbarazzato e li raggiunsi, c’era realmente la famiglia al completo. Esme e Carlisle mi guardavano con una tenerezza immeritata, Alice tutta emozionata mi lanciava occhiate cariche d’aspettativa, gli altri erano sospettosi, no non tutti, Emmett aveva lo sguardo di chi la sapeva lunga.
- Devo riuscire…- Annunciai atono. Le loro grida di giubilo mi colsero impreparato, Rose mi guardava a bocca aperta, non riusciva a crederci.
- Lo sapevo che avrebbe fatto parte della famiglia-. Esme si strinse contro Carlisle dolcemente e Alice annuì sicura alle sue parole.
Assottigliai le palpebre incredulo e mi aspettai da un momento all’altro domande personali e indiscrete.
- Avete fatto sesso?-. Improvvisò Em sul momento facendo cadere il silenzio in sala da pranzo.
Gli lanciai un’occhiataccia carica di significato e sbuffai.
- No, ma vorrebbe…-. Rispose per me Jasper. Possibile che non riuscissi mai ad avere un minimo di privacy? Fulminai entrambi con lo sguardo facendoli ammutolire.
- Ragazzi smettetela di dire stupidaggini-. Intervenne Carlisle fissandomi con lo sguardo di un padre orgoglioso del proprio figlio – Sapevo che ce l’avresti fatta…-.
Mi diede una pacca sulla spalla e mi colpì la testa leggermente con il pugno. Non sapeva, forse nemmeno immaginava quanto fosse difficile starle vicino. Era un continuo fuoco sottopelle, in grado di farmi avvampare e bruciare da un momento all’altro. Bella… pensai a lei sconfortato. Volevo vederla, mi mancava, pochi minuti ed il suo profumo già mi mancava.
- Ce la farai conoscere vero?-. Mi pregò Esme – La vorrei tanto conoscere-.
Tremai. Non che non mi fidassi di mia madre, tutt’altro, io non mi fidavo di Jasper ed Emmett. Quei due avrebbero potuto farle qualunque cosa. Per non parlare della simpatia di Rose…
- Andiamo sai che non è vero…-. Jazz aveva letto chiaramente nel mio cuore. – Non le farei mai del male, tra l’altro non è il mio tipo…-. Ghignò ridacchiando e facendomi sorridere. In fondo mi sarebbe piaciuto farle vedere la mia stanza, farle conoscere il mio mondo, la mia casa.
- Io non la spaventerò, giuro-. Commentò il grizzly facendo scoppiare a ridere Rosalie.
- Impossibile scimmione, sei abbastanza… come dire “evidente”-. Si incollò a lui baciandolo avidamente e io mi domandai se fosse la scelta giusta portarla in una famiglia di vampiri. Probabilmente avrei dovuto lasciarla, farle vivere la sua vita, ma ormai non ce l’avrei fatta in alcun modo a fare a meno di lei.
- Va bene-. Terminai cercando di calmare gli animi. – Va bene, cercherò di domandarle se vuole conoscervi. Ma non vi prometto nulla-. Alle mie parole proruppero tutti in grida concitate, lasciandomi di stucco. Persino Rosalie sembrava interessata e la cosa non mi piaceva moltissimo. Sospirai comunque sollevato e mi voltai finalmente dirigendomi verso la mia stanza.
- Ehi, Edward...-. Alice mi richiamò venendomi incontro.
Mi sporsi dalle scale convinto che dovesse dirmi un’altra delle sue stravaganze e invece questa volta fu in grado di stupirmi.
- So che tu e Bella dovete uscire questo sabato. Emh… che ne dici di andare a caccia oggi dopo la scuola?-.
Sgranai gli occhi e mi resi conto che mia sorella aveva ragione. Bella era comunque una grande tentazione per me, avrei dovuto pensarci io, ma allontanarmi da lei stava diventando sempre più difficile, quasi impossibile e riuscivo a dimenticarmi perfino della mia necessità di nutrirmi.
- Sì, hai ragione… ma questa mattina devo andarla a prendere-. Proruppi pensando ad alta voce.
- Potrei più tardi andare a prendere il pick-up a casa sua e lasciarlo nel parcheggio della scuola, tu cosa dici?-. Mi guardò sorridendo e io mi allungai per stamparle un bacio sulla guancia. “Alice tu sei una santa”.
- Dico che ti adoro -. La strinsi a me velocemente e la ringraziai ancora e ancora facendola ridere.
- Erano secoli che non ti vedevo così Eddy… ma almeno me la presenterai?-. Mi chiese poi facendomi l’occhiolino.
Annuii facendola saltellare dalla gioia. Mi aveva incastrato.
- Grazie, grazie, grazie! Beh allora… buon proseguimento-. Si allontanò felice dirigendosi verso Jasper, che mi guardò sghignazzando.
Mai fidarsi di una donna, vuole sempre qualcosa in cambio…
Sorrisi ammiccando e salii dritto in camera dove mi cambiai pensieroso. Ero veramente così perfetto come mi vedeva il mio piccolo Bambi? Per la prima volta dalla mia trasformazione guardai il mio corpo tendersi e rilassarsi ormai nudo. Passai le mani sul mio torace cercandovi imperfezioni. Ma nulla… in fondo io ero un predatore, i miei muscoli, la mia fisionomia, tutto doveva essere in grado di mantenere una velocità superiore a quella di un ghepardo, cacciavamo in modo elegante, ma eravamo pur sempre predatori. Dovevamo sopravvivere… mi diressi verso il bagno comunicante con la mia stanza e lasciai che l’acqua corresse su di me. Ero freddo, morto, ma ora come non mai tutto di me si era risvegliato e sentiva l’ansia di tornare alla vita. Vicino a Bella il desiderio di essere uomo aumentava, lontano da lei la voglia di “nulla” tornava a tormentarmi. Odiavo quella sensazione di non-esistenza, mi spaventava. Lei era tutto per me, tutto. “Bella, mio dio, mi manchi”. Mi appoggiai alle piastrelle fredde e ripensare al suo corpo nudo nella stanza, al suo seno, mi fece ansimare inevitabilmente. Il suo profumo e i suoi capelli sotto la luce, i suoi slip che avrei voluto strapparle di dosso… mi portai le mani sulla fronte. Mi sentivo bollente… inspirai cercando di allontanare quei pensieri, ma mi resi conto di non esserne in grado. Non ero capace di frenare il mio desiderio e ancora una volta l’ossessione cieca per lei prese il sopravvento.
Inevitabilmente sentii il bisogno di toccarmi e rimasi sconvolto da quella consapevolezza. Bella stava alterando ogni cosa di me, ed ero terrorizzato. La amavo, la amavo sopra ogni cosa. Fissai ancora una volta il mio corpo pallido e perfetto, quasi luciferino, e sorrisi. Solo pensarla mi aveva eccitato. “Piccolo Bambi, tu mi farai morire”. Mi sentivo così forte accanto a Bella, ma così vulnerabile e fragile. Uscii di scatto dal getto d’acqua e mi coprii con un asciugamano. “Maledetto asciugamano inutile”. Lo lanciai lontano e tornai in camera respirando lentamente. Mi passai una mano tra i capelli bagnati e decisi di vestirmi e non pensare più a nulla. La mia cerbiattina era maledettamente pericolosa alle volte. “Non vedo l’ora di vederti piccolina”. Pensai mentre i miei pensieri correvano veloci verso il momento in cui l’avrei rivista sorridere.

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Capitolo 41
*** Il giorno prima ***




Ed eccomi qui anche ad aggiornare Midnight Sun... scusate l'assenza. Allora... eravamo rimasti al Peluche... e vi rendete conto che siamo quasi alla radura?? E io la sto scrivendo lo sapete? Ebbene sì, proprio in questo momento... eheh... Chiedo profondamente scusa. So che aspettate gli aggiornamenti con ansia e per farmi perdonare il prossimo capitolo sarà lungo 8 pagine ahaahahha.. ebbene sì è già scritto. Spero di poterlo postare a breve, vi preparo psicologicamente. Allora che dire, Midnight Sun continua... non mi sono fermata e arriverò fino alla fine, sperando che questa storia vi possa piacere sempre di più. Buona lettura e grazie dei bellissimi commenti e del sostegno. Mali





Il giorno prima.





La aspettai in macchina come al solito, ero lì nel momento stesso in cui suo padre si allontanava dalla loro casa, ero ansioso, desideroso di rivederla. Spensi il motore e attesi, ma lei era già sulla soglia della porta, con gli occhi sgranati, meravigliata come sempre del mio arrivo tempestivo. La vidi con la cartella in mano correre e raggiungermi. Mi preparai all’agonia. Aprì lo sportello e si infilò dentro quasi cadendo, il dolore mi colpì in pieno petto lasciandomi boccheggiante. Il suo profumo era dolce e forte di prima mattina, una vera tortura. Respirai lentamente per controllarmi meglio e le sorrisi.

- Dormito bene?-. Cercai inutilmente di nascondere la mia voce arrochita dal desiderio, ma non ci riuscii e la vidi rabbrividire.
- Sì, e la tua nottata com’è stata?-. Mi guardò fisso e io ammutolii. L’adrenalina tornò a scorrere nelle mie vene al ricordo della sua pelle nuda, del suo profumo caldo subito dopo aver fatto la doccia. Trattenei il respiro stordito.
- Piacevole-. Sorrisi, ghignando divertito e immaginandola ancora con il peluche a cui aveva dato il mio nome. “Edward il paperotto”.
- Posso chiederti cos’ hai fatto?-. Domandò poi incuriosita dalla mia strana reazione. Scossi la testa cercando di rimanere serio, ma il suo visino interessato mi fece solamente sorridere intenerito.
- No-. Le sussurrai dolcemente – Oggi è ancora mio-.
Tremò e abbassò subito lo sguardo imbarazzata. Avere quell’effetto su di lei mi piaceva tanto, anche troppo. Il mio piccolo cerbiattino era solo mio.
La giornata volò e io rimasi incredulo nel notare come il tempo scorresse veloce in sua compagnia. Mi ritrovai troppo presto nel corridoio per andare in mensa, con lei al mio fianco, a farle ancora domande sulla sua famiglia, ma soprattutto su sua madre, Renèe. C’era però un pensiero che continuava a torturarmi da quando avevamo iniziato quella conversazione.
- Hai mai…-. Mi fermai deglutendo e la vidi sedersi di fronte a me perplessa.
Fissai il vassoio sul tavolo sghignazzando e rendendomi conto di quanto dovevo sembrarle ridicolo. O forse no… Alzai lo sguardo e lo puntai nei suoi occhi nocciola.
- Hai mai avuto un ragazzo?-. Le domandai di getto facendole andare di traverso la coca-cola. Tossì per qualche minuto sotto i miei occhi divertiti e in attesa.
- Oddio no!-. Rispose quasi urlando. Sospirai di sollievo e mi chiesi il perché di tutta quella stupidità adolescenziale che mi aveva colpito. Stavo regredendo, ormai il processo non avrebbe avuto fine. “Sto tornando ragazzino”.
- Perciò non sei mai uscita con qualcuno che ti piaceva?-. Masochismo allo stato puro. Ero stupito dal fatto che lei non avesse mai avuto un ragazzo, meravigliato e incredibilmente felice che le piacessi solamente io, il pensiero di un altro con lei mi terrorizzava.
Addentò la ciambella che aveva nel piatto e mi guardò soppesando le sue parole.
- Non a Phoenix -. Mormorò arrossendo vistosamente e concentrandosi in modo esagerato su ciò che stava mangiando. Mio malgrado sorrisi, anche se nervosamente.
Decisi di cambiare argomento per evitare ulteriore imbarazzo e subito un altro problema mi venne in mente.
- Forse oggi era meglio che tu venissi da sola-. Le dissi osservandola masticare lentamente. Ancora una volta mi fissò stupita.
- Perché?-. Chiese timorosa. Mi allungai sul tavolo per notare lo sconforto e la tristezza nei suoi occhi e riconobbi anche la mia, non volevo lasciarla, ma dovevo.
- Dopo pranzo vado via con Alice-. Le risposi enigmatico. Forse avrei dovuto dirle la verità, ma volevo prima capire la sua reazione. Si rabbuiò e fu come una pugnalata in pieno petto.
- Oh-. Fece poi sorpresa e delusa - Non c’è problema, farò una passeggiata-. La sua voce aveva un tono triste e afflitto e io mi diedi mentalmente dell’idiota per averle detto tutto in quel modo. Cercai di riparare.
- Non intendo farti tornare a casa a piedi. Andiamo a prendere il pick-up e lo portiamo qui-. Le dissi poi ripensando alla conversazione con Alice di quella mattina. Sul suo viso si disegnò un’espressione incredula e lei scosse la testa sospirando.
- Non ho le chiavi, davvero non è un problema-. Ma i suoi occhi non dicevano la stessa cosa. Le dispiaceva, non se lo aspettava ed ora io ero la causa della sua tristezza. Lo leggevo nel suo sguardo, non voleva stare lontano da me, ma questa volta non potevo non andare a caccia.
- Il tuo pick-up sarà qui e la chiave sarà nel quadro, a meno che tu non tema che qualcuno lo rubi-. Scossi la testa convinto. Non l’avrei lasciata da sola per la strada, viste le precedenti esperienze, ma indubbiamente pensare che qualcuno potesse rubarle il pick-up mi fece scoppiare a ridere. L’occhiataccia che mi lanciò fu un chiaro segno di ripresa.
- D’accordo-. Proruppe in tono di sfida. Ah sì? Pensava forse che non avremmo trovato le chiavi? Sghignazzai e mi avvicinai al suo viso facendola indietreggiare interdetta. Senza pensarci tirai fuori la lingua e le feci una boccaccia. A quel gesto inaspettato spalancò la bocca incredula e il resto della ciambella le cadde dalle mani. “Idiota”. Sembravo un ragazzino appena uscito dalle medie. Ma lei arrossì e trattenne il respiro fissandomi affascinata e cercando di fermare il battito forsennato del suo cuore.
- Dove andate?-. Cercò di rimanere disinvolta, ma non ci riuscì.
- A caccia-. Chiusi le palpebre per qualche secondo, non volevo vedere la sua reazione. Ma poi mi ripresi - Se voglio restare solo con te domani, devo prendere tutte le precauzioni possibili-. Mi resi conto presto della paura che avevo di rimanere da solo con lei e non volevo leggere lo stesso terrore nei suoi occhi, non lo avrei sopportato. – Ricorda che puoi sempre annullare la nostra uscita-. Mormorai con lo sguardo implorante. Non sapevo cosa dire. Desideravo tantissimo stare con lei, ma allo stesso tempo mi odiavo perché per me era impossibile farne a meno e avevo tentato di tirarmi indietro sperando che lei potesse decidere per me. Era troppo pericoloso, troppo. Perché non voleva capirlo? E perché io mi ostinavo ancora?
- No…-. Abbassò lo sguardo fissando il tavolo sconsolata – No, no… non posso-. Bisbigliò tornando ad affogare nella notte del mio sguardo. Fui felice, maledettamente felice di quella sconsideratezza, del suo coraggio, la volevo troppo per lasciarla andare, ma mi disgustavo per il mio egoismo, per la smania di starle sempre addosso. L’avrei soffocata di questo passo.
- Forse hai ragione…-. “Stupido”. L’avevo ammesso, così avevo ammesso palesemente il mio bisogno di lei. E in fondo ormai non mi importava più nulla… volevo considerarmi parte della sua vita, parte di lei.
La mia mano allora si avvicinò alla sua e le nostre dita si sfiorarono lentamente. Lessi la mia stessa emozione nei suoi occhi. Chinò ancora il capo sfuggendomi.
- A che ora ci vediamo domani?-. Domandò ancora più triste dopo la mia carezza. Lasciarci era uno strazio, ma non potevo fare altrimenti, speravo che lo capisse.
-Dipende. È sabato, non vuoi dormire un po' più a lungo?-. Le chiesi gentilmente. Quella notte non aveva dormito molto, probabilmente la sera sarebbe stata molto stanca, sarebbe crollata esausta. “Il solito paparino amorevole, ma bravo… e poi la spii di notte”.
- No-. Ansimò troppo in fretta stringendo i pugni. Sorrisi, voleva stare con me. Un brivido mi scosse completamente e l’emozione mi tolse il respiro. Dovevo controllarmi.
- Al solito orario, allora, ci sarà Charlie?-. Mi portai le mani sotto il mento perplesso. Sarebbe stato divertente leggere i pensieri del capo Swan mentre uscivo con sua figlia. Senza dubbio non troppo gentili.
- No, domani va a pesca-. Rispose sicura. Aggrottai le sopracciglia stupito… quante coincidenze. Ma cosa avrebbe pensato Charlie se non l’avesse vista tornare? Non sapeva nemmeno con chi sarebbe uscita. Non volevo questo, almeno suo padre avrebbe dovuto sapere.
- E se non torni a casa, cosa penserà?-. Mi rabbuiai dando sfogo a quel pensiero. La mia voce suonò fredda, gelida, tagliente. La guardai mentre un tremito percorreva il suo corpo e sussultava sorpresa dalla mia reazione improvvisa e scostante.
- Non ho idea...-. Rispose ripensando le mie parole, seria - Di solito il sabato faccio il bucato. Penserà che sono caduta nella lavatrice-. Non si scompose, rimanendo tranquilla come se dalla sua frase dipendesse il destino della sua vita, ma non mi sfuggì la sua smorfia sarcastica.
Non lo trovai divertente, assottigliai le palpebre mentre un sorriso le si delineava appena sul volto pallido. Le lanciai un’occhiataccia furiosa, che ricambiò senza paura facendomi una smorfia. “Non è divertente amore”. Pensai rilanciando e avvicinandomi ringhiando. Ancora non si mosse, ma mi fissò dall’alto verso il basso, facendomi una linguaccia. “Cosa?”. Il mio sguardo si fece profondo e sensuale e finalmente la vidi arrossire e rabbrividire. Non potevo perdere quel gioco, ma avevo cantato vittoria troppo presto. Si sporse sul tavolo e mi alitò sul viso soffiando come una micia… il veleno mi inondò la bocca facendomi strozzare, mi sentivo bollire, accaldato. Ricambiai soffiando pericolosamente sulle sue labbra e finalmente lei distolse gli occhi ipnotizzata, non aveva alcuna possibilità di vincere  contro di me.
- Di cosa vai a caccia stanotte?-. Mormorò schiarendosi la voce e portandosi una mano sulla gola come per aiutarsi a respirare.
- Quello che troviamo nel bosco. Non ci allontaneremo-. Le dissi stupito e lusingato da quel suo interesse sincero. Aveva voglia di conoscermi nonostante tutto, di sapere quello che vivevo e come, questo mi rendeva felice, anche se lo trovavo assurdo.
- Perché ti fai accompagnare da Alice?-. Chiese poi incuriosita lanciando sguardi nella sua direzione. “Perché sei umana e tutti gli altri credono che prima o poi finirai male”. Mi morsi le labbra per non risponderle in tutta sincerità.
- E’ l’unica che mi… incoraggia-. In un certo senso era vero. L’unica che ancora credeva in me, che aveva fiducia in me e non pensava che avrei ucciso Bella entro un mese.
- E gli altri?- Domandò intimidita guardando alle mie spalle – cosa dicono?-.
Bella domanda. Cosa pensavano i miei fratelli di lei? Rosalie aveva paura delle conseguenze delle mie azioni, non voleva andarsene, aveva timore di perdere la sua famiglia, per Emmett non era così importante, rispettava le mie scelte e ci scherzava su, Jasper invece era stupito, incredulo e ammirava la mia forza di volontà, ma questa situazione non la vedeva di buon occhio.
- Non gli piaccio-. Concluse lei guardando loro e poi di nuovo me. Scossi la testa sconsolato, non era così semplice.
- Non è questo il problema-. Le risposi sincero, fin troppo innocente – Non capiscono perché mi intestardisca con te-. Sospirai pensieroso. No, non riuscivano a comprendere il mio interesse per un essere umano.
- Nemmeno io, se è per questo-. Gli occhi di Bella tornarono su di me e si confusero col mio sguardo serio e stupito. Non potevo crederci… ancora. Possibile che non riuscisse proprio a capire quello che era in grado di scatenare dentro di me? Scossi la testa esasperato e alzai gli occhi al cielo.
“ Non posso crederci”.
- Te l' ho detto: tu hai un'idea completamente sbagliata di te stessa. Sei diversa da chiunque altra abbia conosciuto. Mi affascini-. Sbottai senza pensare al significato delle mie parole. La fissai interdetto subito dopo e la vidi spalancare la bocca e arrossire. Non si aspettata un apprezzamento così diretto e beh… nemmeno io. Ma era reale il fatto che solo lei riuscisse ad attrarmi, ad affascinarmi, riuscivo a meravigliarmi di ogni suo gesto, per me era imprevedibile.
- Emh... Grazie a certe mie qualità, ho una comprensione della natura umana superiore alla media. Le persone sono prevedibili. Ma tu... tu non fai mai ciò che mi aspetto. Mi cogli sempre di sorpresa-. Mi toccai la fronte cercando di farle capire cosa provassi. La mia meraviglia, il mio stupore. Sorrisi dolcemente guardandola sincero e la vidi boccheggiare in cerca d’aria. Non avevo esagerato. Lei mi piaceva… troppo. Chinò il capo imbarazzata stringendosi nelle spalle, ma io continuai.
- E fin qui, spiegare è molto facile. Ma c'è di più... e non è facile da dire a parole...-. Cosa volevo dirle? Che la desideravo? Che avrei voluto accarezzarla come un uomo, che volevo essere veramente il suo ragazzo? Non alzò lo sguardo nemmeno quando tentai di spiegarle.
- Bella...-. La chiamai, ma la vidi arrossire e voltarsi verso i miei fratelli. Che stupido. Mi portai una mano sotto il mento tentando di schiarirmi le idee, ma immediatamente mi accorsi degli occhi di Rose puntati nei suoi. Sibilai rabbioso fulminando mia sorella, che immediatamente distolse la presa su Bella che cercò terrorizzata conforto nel mio sguardo. Cercai di trasmetterle la mia sicurezza, ma anche io ero  piuttosto nervoso. Il mio corpo era rigido, la mascelle contratte.
- Mi dispiace. È soltanto preoccupata... Non sarebbe pericoloso soltanto per me, se dopo aver passato così tanto tempo assieme sotto gli occhi di tutti...-. Ammutolii fissandola mortificato. Così l’avrei solo spaventata.
- Se?-. Non abbassò gli occhi e le sue labbra si fecero bianche quando le strinse tra i denti. La stavo facendo soffrire.
- Se dovesse finire male-. Terminai chinandomi in avanti e prendendomi la testa tra le mani. La desideravo non solo come uomo, la volevo possedere corpo e anima anche come vampiro. Volevo nutrirmi di lei, il suo sangue era per me una droga, il suo profumo era per me vitale. Rischiavo di impazzire a starle vicino, rischiavo la sua vita, e questo… questo… mi strinsi i capelli tra le dita sperando di farmi male. “Non voglio”.
Percepii il suo respiro farci vicino e il suo capo avvicinarsi al mio. La sua mano tiepida si avvicinò alle mie come per coprirle, per dare loro sollievo, ma mi sfiorò solamente ritraendosi con timore. Quanto avrei voluto che mi accarezzasse! Ma se l’avesse fatto come avrei reagito? Sentivo la sua sofferenza e la rabbia di fronte alla sua impotenza. Ma paura… no, nessuna paura. Non aveva timore di me, della mia bestia. Finalmente le lanciai un’occhiata trovando ad accogliermi i suoi occhi nocciola pieni d’amore, non respirai completamente stregato.
- E’ ora di andare?-. Bisbigliò seria e piuttosto tranquilla.
- Sì-. Le mostrai il viso e sorrisi impercettibilmente - Probabilmente è meglio così. Ci restano ancora quindici minuti di quel maledetto filmato da vedere durante l'ora di biologia e non penso che li sopporterei-. “Idiota”. Avrai voluto andarmi a nascondere. La sua espressione si fece sorpresa e di nuovo le su guance si tinsero di rosso. Chiaro segno che avesse capito l’allusione all’attrazione inevitabile che sentivamo l’uno per l’altra appena quella maledetta luce nell’aula si spegneva, avrei voluto mangiarla e fare l’amore con lei su quel banco.
Il profumo di Alice come i suoi pensieri mi arrivarono immediatamente alle spalle e io la salutai sorpreso senza staccare gli occhi da Bella.
- Alice-. Mormorai irrigidendomi. Era già ora di fare le presentazioni?
- Edward-. Mi rispose atona. Sapevo che la sua attenzione era tutta per il mio piccolo Bambi e questo mi infastidiva non poco.
- Alice, Bella… Bella, Alice-. Feci allora alzando la mano e portandola prima verso una e poi verso l’altra. Sorrisi sghembo e notai lo sguardo incuriosito e ammirato di Bella verso la vampira al mio fianco.
- Ciao Bella-. Gracchiò mia sorella dolcemente, mai sentita la sua voce farsi così dolce e tenera. “Alice quando ti ci metti sei incredibile”
- Piacere di conoscerti, finalmente-. Le lanciai un’occhiataccia che lei ignorò facendomi l’occhiolino.
Eddai, musone… è carina, mi piace…
- Ciao Alice-. Rispose il mio agnellino alzando timidamente la mano.
- Sei pronto?-. Mi disse poi mia sorella ridacchiando. “Simpatica”.
Le darai un bacino prima di andare? Ammiccò Alice ridendo divertita.
- Quasi… ci vediamo alla macchina-. Le risposi tagliente fissandola con sguardo imperscrutabile. Avremmo fatto i conti più tardi. Sarcasmo femminile… non lo sopportavo.
Dai Latin Lover, almeno salutala come si deve la tua ragazza!
Alice si allontanò felice saltellando e uscì in cortile, mentre io esasperato mi accorsi di stare guardando Bella sconvolto. Lei mi fissava accigliata e indecisa.
-Devo augurarvi "buon divertimento", o è l'emozione sbagliata?-. Mormorò timida tentando di rimanere calma e non mostrarsi impacciata. Ci pensai su… cacciare per noi era un bisogno, una necessità, ma ammisi che in alcuni casi poteva anche essere divertente, soprattutto quando la consideravo una valvola di sfogo per i miei istinti repressi, ma quello mi sarei guardato bene dal dirlo.
-No, "divertitevi" può andar bene-. Le risposi sorridendo imperscrutabile. Parlare con  lei di alcune questioni riguardanti il mio essere vampiro mi metteva a disagio, ma presto avrei dovuto farlo ne ero consapevole, il nostro rapporto non poteva rimanere in quel limbo equilibrato senza via d’uscita.
- Allora divertitevi-. Sapevo che si stava sforzando. Si mostrava entusiasta, ma io riuscivo ugualmente a percepire il suo imbarazzo. Tentai di farla sorridere, ma la battuta che feci probabilmente non fu delle più felici.
- Ci proverò. E tu, per favore, cerca di sopravvivere-. Storse la bocca in una smorfia esasperata e mi fissò con occhi stufi e cupi. “Complimenti, sei riuscito a farla arrabbiare”.
- Sopravvivere a Forks... che sfida-. Commentò poi sarcasticamente. Non erano cose su cui scherzare, lei era veramente troppo sbadata.
- Per te lo è. Promettilo-. Le intimai serio facendole sgranare gli occhi stupita e incredula. Davvero non si rendeva conto dei pericoli che correva nello stare da sola?
- Prometto che cercherò di sopravvivere. Stasera faccio il bucato, una missione piena di incognite-. Sbottò arrabbiata e infastidita dal mio atteggiamento protettivo e paterno. Lo facevo solo per lei, per metterla al sicuro. Non volevo si facesse male. Era normale no?
- Non cadere nella lavatrice-. La rimproverai ricordandomi quello che aveva detto poco prima a proposito di Charlie. Mi guardò allibita e scosse la testa tristemente.
- Farò del mio meglio-. Disse a denti stretti facendomi una linguaccia. Inguaribile pasticciona, quanto la amavo.
Ci alzammo entrambi contemporaneamente e ci guardammo negli occhi per qualche minuto. Non volevo lasciarla, desideravo solo stare con lei, al diavolo la mia caccia e la mia vita. Mi accorsi che dovermi allontanare mi faceva più male di quanto non avessi pensato, era come lasciare con lei l’anima che non avevo mai creduto di possedere.
- Ci vediamo domani-. Disse con un tono di voce sofferente e triste.
- Per te è un’eternità vero?-. Le domandai curioso. Annuì e io mi sentii stupidamente felice. Lo era anche per me, per la prima volta nella mia esistenza volevo che il tempo scorresse velocemente. Vederla era tutto ciò che più desideravo, toccarla era darmi la vita, condividere qualcosa con lei era amore.
- A domattina-. Le dissi dolcemente sporgendomi verso di lei. Chiuse gli occhi respirando piano quando le mie nocche percorsero la pelle del suo viso e io ansimai di desiderio. Le sfiorai lentamente le labbra e quando le schiuse tolsi immediatamente le dita dal suo volto. Rischiavo ogni volta di farmi sommergere dalle emozioni, dalla passione e dal desiderio, dopo non sarei stato più cosciente delle mie azioni e sapevo che avrei potuto farle del male.
Mi voltai triste e seguii Alice verso la macchina. Una volta seduto la fissai furioso.
- Ma non dovevi andare a prendere tu il pick-up?-. Domanda inutile, mi guardò sorridendo e scosse la testa innocentemente.
- Il patto era che prima mi avresti fatto conoscere Bella-. Rispose contenta Alice. Abbassai le spalle sconfitto, mia sorella ne sapeva sempre una più del diavolo. Accesi la Volvo e feci retromarcia nel parcheggio. In un attimo fummo lontani dalla scuola in direzione casa Swan.
- Dì un po’ eroe, sai già dove trovare le chiavi di quel emh… qualunque cosa sia?-. Domandò Alice ironica. Sorrisi, ovvio che lo sapevo, nei jeans che aveva indossato qualche giorno prima per tornare a casa da scuola. Dovevo solo trovarli… niente di più facile. Le sorrisi e lei capì al volo.
- Mi sembra abbia parlato di lavanderia…no?-. Ridacchiò improvvisamente ammiccando. Ecco il bello di avere una donna veggente in famiglia, sapeva già tutto. Fermai la macchina non molto lontano dalla casa di Bella e lasciai il posto di guida ad Alice.
- Vado e torno, aspettami a casa-. Mormorai facendola scoppiare a ridere. Storsi la bocca, e ora cosa aveva da ridere?
- Sta attento a non farti beccare. Sembri un ladro. Un ladro innamorato e gentiluomo, che cosa romantica-. Mi fissò sognante e io la fissai cupo. Ma che diavolo stava dicendo il mio folletto? Ghignò strafottente evidentemente divertita dalla situazione nuova e partì a razzo, lasciandomi lì a pensare in mezzo alla strada. “Perfetto, ora mi prende anche in giro”. Pensai prima di correre a casa del mio piccolo Bambi. Notai subito la serratura della porta chiusa e il catenaccio aperto, ma per me non fu un problema aggirare l’ostacolo. Come faceva a dimenticarsi sempre la finestra della sua stanza aperta? Entrai saltando dentro e il suo profumo mi fece bloccare ansimante. Appoggiai la testa contro il muro dilaniato dall’istinto del vampiro, crudo, incontrollabile, ma amai il modo in cui mi sentii… mi sembrava di esserle accanto, dentro, parte di lei e questo riuscì a scuotermi e a farmi muovere. La casa non era grande, scesi in basso e trovai la lavanderia. Frugai nei panni sporchi impregnati dell’odore di Bella e finalmente riconobbi i jeans dove poteva aver messo le chiavi, frugai nelle tasche e le trovai. “Ho vinto, amore. Sfidare un vampiro non è mai cosa buona e giusta sai?”. Tornai a rimettere tutto a posto, per quanto possibile, e mi avviai veloce verso il pick-up. Lo accesi e storsi le labbra. Un’auto come quella nella mia collezione e mi sarei suicidato. Una volta nel parcheggio della scuola sospirai, ero comunque preoccupato per lei, non riuscivo a togliermi dalla testa il pensiero che potesse succederle qualcosa. Non mi piaceva affatto saperla in pericolo. Scesi dal quel furgone scassato e cercai qualcosa per poterle lasciare un messaggio. Trovai tutto dentro il cruscotto. In realtà  non sapevo proprio cosa scrivere. “Ti amo”. Patetico. “Non posso vivere senza di te”. Orribile. “Sei speciale”. Non sarei stato differente dai ragazzi comuni. Ci pensai su e alla fine scrissi “Sta attenta”. Sapevo che non lo avrebbe trovato romantico e di buon gusto, ma almeno le avrebbe fatto capire quanto fossi preoccupato per lei. Mi diressi verso casa nascondendomi nella corsa veloce per fare il prima possibile. Alice mi stava aspettando, ma Bella ormai era sempre e comunque dentro di me.



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Capitolo 42
*** Il primo appuntamento ***



Premessa:  Allora... innanzi tutto grazie per i commenti, siete sempre così carine a ululare ogni volta che aggiorno (Malia ma ululerai te, ci rifiutiamo di essere paragonate a licantropi). Ops...! Okay okay. Eccovi qui le otto pagine che avevo promesso, mi raccomando non morite di stenti. Poi volevo rispondere ad una domanda di Phoenix girl. Allora so che girano i dodici capitoli di Mid Sun per internet, li ho letti, inizialmente ero partita con l'idea di fare qualcosa di simile e continuare. In realtà i titoli, alcuni, sono ripresi da Twilight, infatti cercavo di accostarmi a quello più che a Mid Sun, volevo fare un Edward diverso, più vero, più uomo, più vampiro e distanziarmi dal modo di scrivere della Meyer. Credo di esserci riuscita. Come spero si sia capito, seguo molto Twilight, intendo il libro, i dialoghi sono quelli, le espressioni che mette la Meyer anche, solamente reinterpretate da me. Ora con tanta buona volontà cerco di leggere tra le righe. Però devo dire che come sempre la mia fantasia prende il sopravvento... non ce l'ho fatta. Eehhehe... Spero di aver capito bene la domanda e non essermi persa in inutili discorso. Beh pronte? Manca direi pochissimo alla radura. Vi lascio alla lettura altrimenti qui mi linciate.... :-P Mali




Il primo appuntamento.


Lasciai che il cuore della foresta mi sommergesse ed i rumori della natura mi assalirono in pochi attimi portando a galla l’istinto del cacciatore dentro di me. La bestia prese il sopravvento e percepii immediatamente il battito del cuore di un piccolo cerbiatto. Mi passai la lingua sui denti e dischiusi le labbra per mostrare i canini appuntiti. Inutile resistere alla fame che mi attanagliava le viscere… cominciai a correre verso quella fonte di calore e la raggiunsi in fretta. Mi nascosi dietro un cespuglio tentando di afferrare i suoi movimenti lenti e decisi e di attaccare il suo morbido collo. Con un salto mi mostrai agli occhi della mia preda ed in un attimo fui su di lei cercando di sentire con la mente la vena del suo collo pulsare. Con un morso veloce affondai i canini nella sua carne, lacerando i muscoli e cominciai a nutrirmi sentendo l’energia fluire dentro di me, il sangue di quell’animale mi stava dando la vita. Tentai di dimenticare che quella linfa vitale per me non era abbastanza e cercai di rimanerne sazio nonostante tutto. Quegli occhi mi guardarono inespressivi, pieni di dolore, ma non ascoltai la sua muta preghiera e lo uccisi chiedendo perdono per il mostro che sapevo di essere. O quel cerbiatto o me, la legge del più forte, il predatore sulla preda, un omicidio non colpevole, utile. Sospirai alzandomi e cancellando le tracce della mia aggressione. Quel cerbiatto senza vita doveva sparire da un luogo così visibile.
- Fatto buona caccia?-. Alice mi raggiunse, mentre frastornato guardavo ancora la mia preda.
- Forse…-. Mi voltai. Una goccia di sangue mi cadde sulle labbra e la raccolsi gustandone il sapore, tuttavia non troppo dolce.
- Pensavi a Bella?-. Mi domandò avvicinandosi e abbracciandomi improvvisamente stretto. Ricambiai l’abbraccio abbandonando il mento sopra il suo capo. Sospirai sconsolato…
- C’è stato un tempo in cui non era nei miei pensieri?-. Le risposi stringendola forte. Ridacchiò sulla mia spalla e si scostò quel tanto che le permettesse di guardarmi in viso.
- Non so, credo che la aspettassi da sempre-. Si girò volteggiando su se stessa, sorridendomi maliziosamente. Mi prese la mano e cominciò a ballare come se fosse la cosa più normale del mondo in mezzo alla foresta. Il solito mostriciattolo vivace, il mio folletto. Scoppiai finalmente a ridere e Alice annuì felice dandomi una gomitata. Ci dirigemmo verso la mia macchina, attraversando il magro sottobosco di muschi e licheni. Le rocce ne erano piene. Gli alberi altissimi e secolari ci facevano compagnia.
- Credi che andrà tutto bene domani?-. Le domandai a fior di labbra, spaventato.
Sembrò ignorarmi e continuò a canticchiare tra sé e sé, contenta.
“Edward… sì, andrà tutto bene. Le farai vedere come siamo alla luce del sole e…”. i suoi pensieri ammutolirono e il mio folletto corse a nascondersi dietro un albero. La inseguii afferrandola per un polso.
- Cosa Alice-. Le chiesi ancora agitato. Rise reclinando il capo all’indietro.
“E la bacerai…”. La lasciai come scottato e scossi la testa. Non avrei mai fatto una cosa simile, non da solo con lei, non in quelle circostanze. Amici, era solamente un uscita tra buoni amici.
- Edward, tu la desideri!-. La zittii con un gesto della mano. Sapevo benissimo cosa avrei rischiato di farle, di ucciderla, perdendo completamente il controllo della mia testa e non potevo permetterlo. Avrei preferito morire che farle del male.
- Alice…-. Cercai di farle capire i sentimenti che mi schiacciavano. Non potevo desiderarla come un uomo normale, c’era sempre il rischio che perdessi il controllo con lei. Adoravo il suo sapore, il suo profumo, e sì, la volevo, avrei voluto fare l’amore con Bella, dovevo ammetterlo, ma avevo troppa paura. E se le avessi rotto qualche costola? O peggio avessi perso il controllo uccidendola?
- Cosa Ed… Vuoi dirmi che hai paura? Benvenuto nella vita vera fratellino-. Sghignazzò saltellando lontano e continuando a dirigersi verso la Volvo. La fissai demoralizzato. Non potevo desiderare così intensamente un’umana, mi avrebbe portato alla pazzia. Eppure era un miracolo che fossi riuscito a controllarmi fino a quel momento, stentavo a crederci io stesso.
Sospirai e la raggiunsi alla macchina prendendo immediatamente il posto di guida. Alice mi guardò sorridente e io accesi l’auto e ingranai la retromarcia.
- Mi spieghi come fai ad essere sempre così ottimista?-.
Le chiesi burbero, beccandomi un’occhiataccia eloquente. Si sporse fuori dal finestrino, il vento a scompigliarle i capelli dall’acconciatura perfetta, ma non rispose limitandosi a fare spallucce. A volte la sua chiaroveggenza mi dava ai nervi, soprattutto quando non potevo leggere nella sua mente cosa sarebbe successo.
- Stasera vai ancora da lei-. Non era una domanda, ma non avevo ancora una risposta. Avrei tanto voluto guardare Bella dormire per tutta la notte. Ma non sapevo se sarebbe stata la cosa migliore, certo la mattina sarei già stato saturo del suo profumo, abituato, ma non ero convinto che fosse una buona idea.
-Non so-. Risposi sincero. Sorrise enigmatica e poi si voltò tornando a fissare la strada. Al crepuscolo fummo a casa. Scendemmo dalla macchina insieme ed Alice non mi rivolse più la parola, entrando e cercando subito Jasper. Sicuramente conosceva la scelta che avrei fatto, ma non ne aveva fatto parola. Mostriciattolo…
Salii nella mia stanza ripensando alla giornata appena trascorsa e allo sguardo di Bella in mensa mentre parlavamo. Mi persi nel ricordo dei suoi occhi nocciola che mi fissavano imbarazzati e sinceri. Avevo voglia di vederla, ancora, anche se il giorno seguente avremmo trascorso insieme l’intera giornata.
-E’ incredibile...-. sussurrai incredulo. Scossi la testa e mi avvicinai alla finestra guardando di fuori. La casa era stranamente molto silenziosa e nessun pensiero sembrava disturbarmi. “Bella”. Ancora una volta ebbi la tentazione di uscire e correre a casa sua, ancora una volta volevo sentire il suo profumo torturarmi. Mi agitai e cominciai a camminare per la stanza. Cosa diavolo mi passava per la mente? Sapevo che di lì a poco avrei iniziato a immaginarla in slip e reggiseno. “Ecco appunto”. Mi appoggiai alla libreria, inspirando ed espirando lentamente. Che tortura essere uomini…
Guardai il cavallo dei miei jeans ormai stretto e mi domandai se fosse normale per un vampiro provare dolore. O almeno, sentire un forte dolore all’inguine a causa di un’erezione. Sapevo che gli uomini ne erano soggetti, il sangue rifluiva veloce in loro ed era normale eccitarsi pensando ad una donna in termini intimi. Ma io… beh… a me non era mai successo. Mi vergognai passandomi una mano sulla fronte, Dio, non ero mai stato uomo, mi ero scordato delle sensazioni che un ragazzo normale avrebbe dovuto provare. Per Jasper ed Emmett non era così, lo sapevo. Mi diressi verso il divano tentando di rilassarmi, ma più tentavo di controllare quell’erezione più la voglia di sentire il profumo di Bella si faceva insistente.
- Ma che mi succede?-. Sospirai sollevando le ginocchia e slacciandomi i pantaloni troppo stretti. Ero ridicolo e mi sentivo totalmente idiota. Afferrai un libro di geometria analitica e cominciai a scorrerlo, ma in tutte le pagine rivivevo la notte prima, quando avevo sentito forte l’odore di Bella solleticarmi le narici e provocarmi fino allo sfinimento.
“Basta”. Feci volare il libro dall’altro lato della stanza e mi sollevai. L’immagine di lei semi-nuda mi tornò vivida nella mente e ansimai frustrato. “Cristo, maledizione”. Mi alzai portandomi le dita tra i capelli, ma non esisteva un calmante per vampiri? Non era possibile che la desiderassi in quel modo spasmodico, era troppo umano, troppo da uomini. E non potevo toccarla, non potevo! Le avrei fatto solo del male, mi avrebbe odiato e l’avrei persa per sempre. Il solo pensiero di perderla riuscì a terrorizzarmi quel tanto da far calmare la mia eccitazione. “Meno male” sospirai sollevato.
Qualcuno però bussò alla porta facendomi sussultare spaventato. “Cosa?”
- Vacci se non vuoi avere fastidi per tutta la notte-.  Era  Alice. Sbuffai sgranando gli occhi e la odiai terribilmente. Orribile avere una sorella ficcanaso e per di più veggente. Quando scoppiò  a ridere fu il colpo di grazia, prima o poi gliela avrei fatta pagare. Poco ma sicuro.
Decisi comunque di ascoltarla, vedere Bella non poteva farmi certo male. “Forse”. Aprii ancora la finestra, come tante volte avevo fatto per raggiungere casa Swan, e mi immersi nell’oscurità della foresta. Corsi veloce e mi trovai in quel giardino ormai familiare, proprio sotto la finestra della sua camera. Era tardi eppure la luce della stanza era ancora accesa. Aggrottai le sopracciglia e mi arrampicai sul davanzale curioso. Ormai avrebbe dovuto già essere a letto, visto che il giorno dopo l’avrei fatta svegliare presto.
La vidi alzarsi e andare a frugare in una scatola di scarpe. “Che sta facendo?” Senza accorgermene il mio naso finì contro il vetro e mi diedi mentalmente dello stupido per la mia disattenzione. Dalla scatola Bella estrasse vari Cd, Notturni di Chopin… cominciai a credere che fossimo veramente anime gemelle, aveva i miei stessi gusti musicali. Ne mise uno nello stereo e la musica avvolse la stanza, la ascoltai rapito. Fissai estasiato Bella chiudere gli occhi e respirare piano immersa nella melodia.
- Edward, domani ci vedremo, domani mi parlerà di sé-. Prese ancora quel suo strambo pupazzo tra le braccia e si accoccolò nel letto guardando il soffitto.
- Vorrei tanto che non fosse così difficile…-. Mormorò poi. Quando si rilassò sentii il suo cuore rallentare i battiti. Si stava addormentando. Il suo viso era così dolce che continuai ad osservarlo imbambolato per ore. Entrai solamente quando mi accorsi di stare in bilico sulla sua finestra  rischiando che qualcuno mi potesse vedere. Silenziosamente scivolai dentro e andai a spegnere lo stereo e la luce. Doveva aver preso un sonnifero per addormentarsi così facilmente. Mi avvicinai a lei fissandola nell’oscurità e notando quanto fosse sempre maldestra. Ridacchiai… Persino nel sonno si muoveva, rischiando di intrecciarsi tra le lenzuola. Mi stupiva il fatto che ancora non l’avessi vista cadere. Come se avesse letto i miei pensieri si girò nel vuoto e cadde pesantemente tra le mie braccia tese. “Cazzo”. Non ero ancora pronto al suo profumo, a toccarla in questo modo, né abituato al contatto morbido della sua pelle sulla mia. La strinsi a me, come posseduto dalla smania di sentirla tutta. “Mio Dio Bella cosa mi fai?”. Il mio naso fu sul suo collo, tremavo, vibravo di terrore e di emozione, perché la mia tentazione era ancora una volta tra le mie braccia. Dolore, il mio corpo fu invaso da una sofferenza mortale, mi dimenai cercando di liberarmi dal male che mi trascinò all’Inferno. La lasciai improvvisamente cadere, ansimante. La bestia in me urlava e si agitava per uscire, io la volevo, desideravo il suo sangue. Mi allontanai stordito con la mano irrigidita sulla fronte, avevo fame, fame del mio amore. Caddi in ginocchio fissandola, i miei occhi assetati, lo percepivo, il mio istinto stava prendendo il sopravvento. Annaspai appoggiando le mani sul pavimento, la stanza cominciò a girare intorno a me. Il suo viso, i suoi capelli scompigliati, il suo corpo semiscoperto, il suo profumo intenso e femminile… resistere era come morire di dolore e piacere al tempo stesso. Cosa avrei potuto farle, cosa… il suo sonno era pesante, non si sarebbe accorta di nulla. Gemetti in modo soffocato ringhiando e tentando di togliermi dalla testa l’assurda idea di prendermi delle libertà con la ragazza di cui ero follemente innamorato. “Bella”. Mi contorsi e sputai veleno sul pavimento. Si asciugò in fretta disperdendosi nell’aria. Mi accorsi che resistere diventava sempre più faticoso e mi gettai sulla finestra vomitando la mia stessa saliva… stavo male dovevo andarmene. Eppure rimasi, rimasi perché solo così avrei potuto abituarmi, solo soffrendo. E l’avrei fatto, non avrei potuto vivere senza avere un contatto fisico con lei. Tornai indietro, abbassando lo sguardo, chinandomi per morire nel suo profumo di fresia, di donna. Chiusi gli occhi e ispirai forte. Ora… adesso… mi avvicinai sollevandola e la strinsi forte contro di me. Tutta la stanza era pregna della sua fragranza, ogni più piccola parte del suo mondo minacciava di far crollare il mio autocontrollo, non eravamo all’aria aperta, né a scuola, ma in uno spazio chiuso, fuso con lei. L’istinto mi diceva di affondare i miei denti, nutrirmi e bearmi del suo sapore dolce, mi avrebbe fatto impazzire, avrei rubato la sua anima facendola mia e non ci sarebbe stato nulla di più deplorevole, nulla di più bello. Deglutii ancora tentando di razionalizzare i miei pensieri rendendoli lucidi, ma quando una mia mano affondò tra suoi capelli setosi persi completamente la cognizione di ciò che ero e accostai la bocca alla sua guancia. “No, fermati, Edward”. Mi imposi calma e controllo, ingoiai il veleno e lentamente la deposi sul letto. Non volevo farle male, se solo avessi sbagliato a toccarla, se avessi usato solamente un po’ più di forza, le avrei rotto qualcosa sul serio. Mi allontanai tentando di non pensare alla morbidezza della sua pelle, alla bellezza del suo volto pallido, al suo corpo vero e pulsante di vita, d’amore, passione e linfa vitale. Mi spostai vicino alla finestra e mi sedetti lasciando scivolare la mia testa lungo il muro. Dovevo resistere… perché, perché adesso? Fino a quel momento ero riuscito a resisterle. Fino a quel momento… portai la testa tra le gambe, distrutto, disperato. La verità era che non avevo comunque mai pensato di fare realmente l’amore con lei, di possederla e farla mia. Il mio desiderio si era distinto dalla mia natura e non capivo dove finiva l’uno e iniziava l’altra, in una confusione che mi faceva perdere me stesso. Ora ero lì, cercando un autocontrollo impossibile. “Non mentire, tu vuoi lasciarti andare, ecco la differenza”. Mi portai le dita di tra i capelli. Il dolore era forte nel mio petto, avrei voluto piangere. Non potevo averla, non potevo baciarla, non potevo amarla. E questa consapevolezza mi faceva crollare molto più facilmente di prima. Soprattutto ora che stavamo insieme.
- Ti desidero-. Ora avevo coscienza del mio desiderio, ora sapevo che avrei voluto unirmi a lei, abbandonarmi dentro di lei. Questo poteva terrorizzarmi, ma era la verità e non potevo combattere contro il mio essere uomo. Quella debolezza mi rendeva vivo, quella passione mi faceva sentire la mia esistenza come un miracolo. Ed era troppo tempo che cercavo il motivo per cui mi era stata donata la vita eterna.
- Io vivo per te…-. Quella consapevolezza definitiva mi distrusse. Senza di lei non ero mai stato nulla, ora Bella era il mio tutto, il mio mondo. Non era soltanto amore, non c’era più amore, era dipendenza, ossessione, fuoco… era anima. Bella era la mia anima. Se come Carlisle mi aveva sempre insegnato, noi vampiri potevamo avere un’anima, io ne avevo avuto coscienza solamente dopo aver conosciuto lei, perché il mio piccolo Bambi era il mio spirito, il mio cuore, il mio obiettivo. Con lei avrei potuto sostenere il male dentro di me, convivere con la bestia che avevo sempre odiato, vincerla e ridere di quel mostro che per troppo tempo era stato latente. “Ora o mai più”. L’avrei baciata, baciata veramente, non solamente sfiorato le sue labbra. L’avrei fatto e mi sarei controllato. Sarei stato io il vincitore. Adesso e sempre, finché lei mi avrebbe voluto al suo fianco.
Mi alzai guardandola e sorrisi, rincuorato. Ora mi sentivo un po’ meglio. Mi avvicinai e la coprii con le lenzuola, sfiorandole i capelli con la bocca, sperando che il giorno seguente tutto sarebbe andato bene. Sospirai e mi preparai per tornare a casa. Era una sofferenza lasciarla sola, ma era ormai quasi l’alba. Uscii dalla finestra e non pensai a nulla, tranne che tra qualche ora sarei stato di nuovo con la ragazza che amavo. Rientrai in casa nel silenzio generale e salii in camera mia. Svelto mi cambiai. T-shirt nera e un paio di blue jeans aderenti. Mi spettinai i capelli tentando di avere un’aria più sbarazzina e mi guardai allo specchio. “Sei un idiota”. Sbuffai pettinandomi e mi riguardai. “Sembra che ti abbia leccato una mucca”. Mi osservai bene, la maglietta nera sembrava stonare con il mio pallore. No, non andava affatto bene così. Agitato tirai fuori tutto quello che ricordavo di avere nell’armadio. Magliette e camicie di ogni tipo. Mi tolsi la t-shirt guardandomi ancora. “Ma ho messo su pancia?”. Tirai in dentro lo stomaco…  no, era solo un impressione, ero tutto un fascio di muscoli. “Sono troppo bianco però”. Mi avvicinai osservando le mie occhiaie e feci una smorfia di puro disgusto. Cosa ci trovava Bella di così fantastico in uno come me? Mi sedetti sconsolato sul divano togliendomi i jeans in malo modo.
- Fanculo…-. Adesso stavo diventando anche volgare.
Mi portai una mano sotto il mento e continuai a fissare lo specchio. I miei capelli rossi mi cadevano a ciocche sulla fronte e i miei occhi dorati lanciavano scintille di rabbia. Il mio viso dai lineamenti perfetti aveva un broncio da bambino… sorrisi di me stesso. Mi stavo comportando come un ragazzino al suo primo appuntamento. Beh… era il mio primo appuntamento.
Mi alzai e mi fissai ancora. Ero bello e forse questo lei l’avrebbe apprezzato, ma sarebbe riuscita a comprendermi? Mi voltai prendendo tra tutti i vestiti una semplice camicia e una felpa marrone piuttosto larga e le indossai. Ripresi poi i jeans e li infilai scoppiando a ridere. L’amore… l’amore… che strano. Ritornai di fronte allo specchio e mi scompigliai i capelli arruffandoli. Così sembravo molto più giovane. Feci la linguaccia allo specchio e mi sentii ridicolo, ma felice, tanto felice. Scesi canticchiando la sua ninna nanna e uscii. Niente macchina quella mattina, come da accordi.
- Non mi aspettate, ciao a tutti!!- . Urlai sentendo i loro pensieri nascosti in salone a chiacchierare sul nostro incontro. Non sarebbero riusciti a rovinarmi la giornata.
In un baleno mi trovai a casa di Bella e aspettai che Charlie Swan si allontanasse. “Buona pesca capo”. Mi fermai di fronte alla porta e la aspettai con ansia. Uscì dopo aver forzato a lungo la serratura. Ridacchiai stranito sentendo i battiti del suo cuore correre frenetici. Sperai che non fosse paura, quel pensiero mi face rabbuiare, ma immediatamente di fronte alla sua aria impacciata sorrisi.
- Buongiorno- Le dissi con calore sghignazzando. Mi osservò sorpresa e imbarazzata.
- Cosa c’è che non va?-. Si guardò dalle scarpe al maglione e io scoppiai a ridere. Era incredibile, avevamo la stessa tenuta.
- Stessa divisa-. La canzonai ridendo ancora. Arrossì osservandomi vergognosa e chiuse finalmente la porta dietro di sé. Era così buffa… provai un’immensa tenerezza per il mio piccolo Bambi.
La vidi avviarsi verso il suo pick-up e aggrottai la fronte. Secondo me ci saremmo schiantati. Ma mi guardai bene dal dirle nulla. Quel catorcio non ci avrebbe portato molto lontano, sentivo di odiarlo in qualche modo. Quella non era un’auto, era una pallida imitazione di macchina, e per giunta non funzionante. Odiavo quei tipi di automobili, fatte per essere inutili al mondo.
- Gli accordi sono accordi-. Mi rimproverò dopo avermi lanciato un’occhiataccia strafottente. Alzai gli occhi al cielo, prima o poi mi avrebbero fatto santo.
Si sedette al posto di guida e mi aprì la portiera. Sospirai rassegnato.
- Dove andiamo?-. Mi domandò incuriosita.
Sbuffai e mi sistemai vicino a lei. L’aria da martire prima del patibolo. “Perdonala, non sa quello che fa”.
- Allaccia la cintura-. Le ordinai. Sbottai muovendomi agitato sul sedile – Sono già nervoso-. Sbadata com’era avrebbe potuto aprire lo sportello per sbaglio e scivolare giù rompendosi tutta.
Mi lanciò un’altra occhiataccia omicida e si sporse verso di me. “Oh no... non farlo”.
- Dove?-. Mi mostrò il pugno sotto il naso e io espirai lentamente.
- Prendi la centouno, verso nord-. Bella era ufficialmente un pericolo pubblico da tenere sotto controllo, sia per la strada che per me. La fissai prevenuto e sentii il suo cuore accelerare ancora i battiti. Mi preoccupai… saremo andati a sbattere contro un tir ne ero convinto.
-Pensi di farcela ad uscire da Forks prima di sera?-. Le domandai sospirando stufo e appoggiando il gomito sul finestrino aperto. No, tutto ma non la lentezza. Ci avrebbe superato anche una lumaca indiana.
- Questo pick-up potrebbe essere il nonno della tua auto, abbi un po' di rispetto-. Mi riprese fissando la strada di fronte a sé, senza degnarmi di uno sguardo. Apprezzai molto il fatto che non mi prestasse attenzione e che si concentrasse, ero realmente preoccupato.
Per fortuna uscimmo da Forks prima del previsto e arrivammo presto in prossimità dei boschi. Ero sollevato, ancora nessun incidente. Forse ne sarebbe uscita viva. Mi rincuorai.
- Svolta a destra verso la centodieci-. Le dissi allora, pragmatico. Incrociai le braccia al petto e attesi. Obbedì senza fiatare e io continuai. – Adesso prosegui finché non trovi lo sterrato-.
Ero contento. Tutto stava andando per il meglio, non era ancora successo nulla di irreparabile.
- E quando arriva lo sterrato che cosa c’è?-. Percepii paura nella sua voce. Ecco perché non le avevo detto nulla prima. “Coraggio Ed”.
- Un sentiero-. Bisbigliai tossicchiando. Rallentò bruscamente fissandomi sconvolta.
- Trekking?-. Sgranò gli occhi spaurita e alzò le sopracciglia rassegnata. Forse non avrei dovuto dirglielo così.
- E’ un problema?-. Le chiesi cercando di soffocare una risata. Era impallidita improvvisamente. Avrei voluto capire cosa stesse pensando.
- No-. Rispose troppo in fretta. Stava mentendo, era palese. Ma avrei fatto di tutto per portarla in quella radura. In passato c’ero andato spesso per pensare, mi rilassava. Dentro di me quel posto era importante, volevo condividerlo con lei. Come mai non ci avevo pensato prima?
- Non preoccuparti, sono solo sette o otto chilometri, e non abbiamo fretta-. “Ops” forse effettivamente sarebbero stati troppi per lei. La sentii sospirare pesantemente, afflitta e ghignai. Doveva fidarsi di me, non le restava altro. Già… ma io mi fidavo di me stesso?
Rimase in silenzio a lungo, non parlò, bianca come un lenzuolo, agitata. Potevo percepire la sua paura come se fosse palpabile.
- A cosa pensi?-. Le chiesi impaziente. Odiavo non sapere su cosa la sua testolina stesse rimuginando. Volevo capire ogni cosa della sua mente e non poterlo fare era maledettamente frustante. Non mi guardò, anzi sfuggì il mio sguardo e tremò, insicura di sé.
- A dove stiamo andando-. Mentì ancora per non farmi preoccupare. Decisi di stare al gioco, magari sarei riuscito a metterle un po’ di curiosità. Anche se visti i suoi occhi terrorizzati ne dubitai.
- In un posto in cui mi piace stare quando c'è bel tempo-. Le risposi enigmatico, quando saremmo stati lì avrebbe visto. Ed ero sicuro che le sarebbe piaciuto. Di nuovo il silenzio calò e l’aria si fece pesante. Solitamente sapevamo cosa dirci, ma quel giorno sarebbe stato difficile per entrambi superare i propri limiti. Fissai le nuvole bianche all’orizzonte. Il tempo sembrava mettersi al meglio, nessun segno di pioggia, ci sarebbe stato sole.
- Charlie diceva che sarebbe stata una giornata calda-. Distolsi la mia attenzione dal cielo e la riportai su di lei, incuriosito dalle sue parole.
- E tu gli hai raccontato quali erano i tuoi piani?-. Le domandai. Chissà se alla fine aveva detto qualcosa a suo padre. La speranza che nonostante tutto gli avesse parlato di me morì immediatamente quando scosse la testa convinta.
- No-. Il no arrivò secco, gelido, quasi irritato. Non era mia intenzione offenderla, solamente non mi fidavo ancora così tanto di me stesso. Se le fosse successo qualcosa avrei preferito che qualcuno potesse dire “E’ stato Edward Cullen”. Volevo saperla protetta, in modo da poter gestire il mio autocontrollo al meglio. Nessun errore.
-Ma Jessica crede che stiamo andando a Seattle assieme?-. Le chiesi sollevato. Qualcuno doveva pur sapere che io stavo insieme a lei, dovevano saperlo, per me, per noi, per lei. Non capiva che potevo essere pericoloso? Al ricordo della notte passata nella sua stanza rabbrividii. Sperai vivamente che non dovessi pentirmi della scelta fatta di rimanere solo e sotto il sole con lei. Il calore avrebbe aumentato il suo profumo a dismisura. “Chiamate un esorcista”.
- No, le ho detto che hai annullato la gita... il che è vero-. Rispose calma, fin troppo tranquilla, mi inquietai. Soli, nessuno sapeva che Bella era con me, io avevo nelle mie mani la sua vita, ne ero responsabile. Questo mi terrorizzò, non poteva fidarsi così di me, non doveva assolutamente.
- Nessuno sa che sei con me?-. Il mio primo istinto fu di fermare quel pick-up e tornare indietro. Riportarla a casa sana e salva e mandarmi al diavolo. Ma sapevo che non avrei mai fatto una cosa simile, volevo stare con lei, lo desideravo troppo e conoscerla, capirla, era tutto ciò che mi rendeva felice.
-Dipende... immagino che tu l'abbia detto ad Alice-. Ridacchiò ironica, sfottendomi. Alice, un altro vampiro, per giunta mia sorella. Bell’affare… proprio non riusciva a capire che era in gioco la sua vita? L’avrei sbattuta al muro, che strafottenza, e… l’avrei baciata fino allo sfinimento. L’avrei fatta morire di baci e carezze. Mi guardò arrabbiata e io ricambiai lo sguardo assetato di lei, tremante. La temperatura in macchina si alzò bruscamente, sentii caldo.
- Questo sì che mi è d’aiuto-. La rimbeccai sarcastico, ma lei finse di non sentire e mise il broncio, lanciando fiamme dai suoi occhi nocciola. Sì irrigidì, ma anche io. Avevo voglia di toccarla…
- Forks ti deprime così tanto da farti contemplare il suicidio?-. Mi infuriai e la rimproverai in malo modo alzando la voce. Non volevo, non volevo litigare con lei, ma ero spaventato. I miei desideri a volte erano così intensi che mi sembrava impossibile riuscire a controllarli, volevo che fosse al sicuro.
Fermò il pick-up e inspiegabilmente abbassò la testa, triste.
- Sei stato tu a dire che per te poteva essere un problema... farci vedere troppo assieme-. Mi sentii un idiota. Le avevo rovinato la giornata. Mi sporsi per sfiorarla, ma ci ripensai. Voltò il viso verso di me e ci fissammo, i miei occhi dorati nei suoi, cioccolato, eravamo così diversi, niente era più bello di lei in quell’istante, sofferente e… innamorata. “Dio...”.
- Così saresti preoccupata dei guai che potrei passare io... se tu non torni a casa-. Non potevo crederci. Arrossì e tornò a fissare la strada. Sì, si preoccupava per me, perché non mi succedesse nulla se fosse accaduto qualcosa di grave. Ero allibito. Deglutii meravigliato e stupito dai sentimenti che lei mi dimostrava. Aveva pensato a me, prima di tutto a me. Continuai a guardarla e allungai una mano per sfiorarle una guancia. Bella chiuse gli occhi e io assaporai lentamente la morbidezza della sua pelle, il suo candore, il suo profumo, provando il desiderio lancinante di stringerla al mio torace e dirle che non l’avrei mai lasciata andare. Ma mi allontanai di scatto, borbottando qualche parola di rimprovero e volgendo il capo dall’altra parte guardando un punto indistinto fuori dal finestrino.
Il resto del viaggio rimanemmo in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Ero furioso con lei, per ciò che aveva fatto, arrabbiato era dire poco, non riuscivo a pensare che Bella potesse preoccuparsi prima di me e poi di lei. Era solo una sciocca, una stupida, un’incosciente…e io la amavo. Si fidava di me, aveva fiducia in me, non sapevo se esserne felice o meno.
Parcheggiò dove le avevo indicato e scese dall’auto in silenzio. L’avevo ferita. “Bella”. Si voltò di spalle e la vidi togliersi la felpa, ero ancora nervoso, non ero abituato a quelle attenzioni verso di me. Sentii il calore sulla pelle e d’istinto mi tolsi la felpa anche io rimanendo con la sola camicia leggera. Scesi e lei si girò di nuovo verso di me, ma io le diedi le spalle e rigido le indicai la strada.
- Da questa parte-. Aspetta di sentirla camminare e poi cominciai ad avanzare lentamente.
- E il sentiero?-. Aggrottai le sopracciglia e sorrisi. Nessun sentiero per adesso. Sapevo quanto per lei fosse difficile camminare senza ruzzolare a terra, ma comunque avevo scelto un cammino abbastanza semplice.
- Non ci perderemo fidati-. Le risposi tentando di calmarla. Mi voltai sorridendole beffardo. Avevo capito perché fosse così agitata e tentai di rassicurarla. Si fermò stordita rimanendo senza fiato e in un attimo gli occhi le si riempirono di lacrime. Mi bloccai spaventato e mi avvicinai a lei attento. Cosa le stava succedendo ora?
- Vuoi tornare a casa?-. Sussurrai dolcemente, gli occhi di Bella mi stavano straziando il cuore. Era stupenda, la camicia bianca a maniche corte, leggera, metteva in risalto il reggiseno di pizzo bianco che si trovava al di sotto, vedevo la sua pelle, la desideravo e immaginai quanto morbida dovesse essere tra l’incavo dei suoi seni.
- No…-. Mi superò fredda lasciandomi di sasso. Sperai che non si fosse infastidita a causa del mio sguardo o del mio atteggiamento. La rincorsi preoccupato, mi sentivo un incapace.
- Cosa c’è che non va?-. Le chiesi delicatamente sfiorandole le spalle con le mani. Tremò e un fremito la percorse.
- Il trekking non è il mio forte, purtroppo-. Si voltò mordicchiandosi le labbra e fissandomi triste. Non era quello il motivo, sospettai che ci fosse molto altro. Sostenni il suo sguardo e le sorrisi gentile – Ti toccherà essere paziente-. Disse con voce strozzata senza respiro.
La fissai maliziosamente e ridacchiai – So essere molto paziente…-. Quando arrossì mi beai delle sue guance colorite e dei suoi occhi imbarazzati. Eravamo vicini, non troppo, ma abbastanza per sentire la tensione dei nostri corpi desiderosi l’uno dell’ altra. Era come una calamita per me, mi sarei avvinghiato a lei sfinendola a furia di chiederle di fare l’amore. – Se mi sforzo-. Terminai ghignando e passandole oltre. La sentii imprecare a bassa voce e scoppiai a ridere, ma il suo viso rimase più avvilito di prima. Sembrava veramente triste.
- Ti porterò a casa-. Le promisi improvvisamente credendo si trattasse di paura. Mi fissò sorpresa e capii che non era quello il problema. Rimase immobile per qualche minuto, guardandomi sconsolata e poi sorrise avvilita.
-Se vuoi che io riesca a percorrere otto chilometri nella giungla prima che il sole tramonti, è il caso che tu faccia strada da subito-. Il tono della sua voce mi stupì. Scontroso, come se in qualche modo le avessi fatto male con la mia affermazione. Non avrei voluto… la guardai serio, cercando di decifrarla, il suo sguardo si scusò. Non voleva rispondermi in quel modo, si sentiva solamente a disagio. Decisi di non metterla in difficoltà e non risposi.
Camminammo al lungo, in silenzio. Vedevo il suo volto a volte sereno a volte triste, mi sentivo la causa del suo dolore, ma non ne capivo il motivo. Se solo avessi potuto leggerle nella mente… decisi di farle altre domande per tirarle su il morale. Spaziai dai compleanni passati ai suoi vecchi professori, ma non riuscii a soffocare una risata quando mi parlò dei suoi animali domestici. Tre pesci rossi, tutti e tre morti. Una disgrazia ambulante, Bella doveva rimanere lontano da ogni essere vivente. Continuammo così per tutta la mattinata, tra risate e giochi maliziosi. Mi sembrava così strano trovarmi bene in sua compagnia, ma non avrei voluto essere in nessun altro posto in quel momento. Ero ubriaco d’amore.
- Non siamo ancora arrivati?-. Si lamentò con il musetto da cerbiattino deluso.  La fissai intenerito e mortalmente attratto. “Rispondi ancora così e ti mangio”.
- Quasi-. Risposi ridacchiando. –Vedi che laggiù c’è più luce?-. Il sole illuminava la radura. Era una giornata perfetta.
Serrò le palpebre e guardò nella direzione che le stavo indicando, poi sbuffò soffiando sui capelli che le ricadevano sulla fronte.
- Emh…-. Continuò ad osservare attenta e io scoppiai a ridere – Dovrei?-. Terminò poi tentando di non rimanerne delusa.
- In effetti, forse è un po' presto, per i tuoi occhi-. La mia vista era molto più potente della sua, arrivavo molto più lontano di un normale essere umano, ma spesso me ne dimenticavo.
La sentii mormorare e sussurrare di una certa visita oculistica che avrebbe dovuto fare a breve e io ghignai. Possibile che si credesse sempre lei in difetto? Forse avevo capito cosa la stava tormentando, il sentirsi inferiore a me. Se solo avesse provato a comprendere cosa si stesse muovendo dentro di me, cosa lei riuscisse a provocare nel mio cuore, nel mio corpo, mi aveva sconvolto. Me, la mia vita, il mio essere. Tutto… non ero più lo stesso.
E finalmente arrivammo in prossimità della mia radura. Mi fermai lasciando che lei mi superasse e  la fissai curioso. Rimasi immobile guardando la ragazza che amavo osservare meravigliata i fiori bianchi, gialli e viola che spuntavano raggianti per tutta la pianura. E il sole… illuminò il suo viso lasciandomi senza parole. Sorrise e io rimasi sconvolto. La amavo, la amavo come non avevo mai amato e questo mi terrorizzava. Il rumore del ruscello coprì quello dei battiti stupiti del suo cuore e io mi intimorii. E se l’avessi spaventata? Se fosse scappata via da me? Portai la mano alla luce e notai il modo insolito in cui cominciò a brillare. Un groppo si fermò nella mia gola, non ero normale, non lo sarei mai stato. Avevo paura che non riuscisse ad accettarmi, che non riuscisse ad amarmi tanto quanto io amavo lei. Potevo pretendere di essere tutto per lei? “Amami”. La supplicai mentre spalancava la bocca meravigliata da tanta bellezza, ma io non vedevo che lei, non amavo che lei, avrei cancellato ogni più piccola cosa, anche me stesso, perché senza Bella niente aveva senso. Chiusi gli occhi ingoiando la saliva. Mi sentii un bambino, non potevo, avevo voglia di scappare via, non farmi più vedere.
- Edward -. Mi chiamò felice, ma io ancora nell’ombra mi nascosi. Non ero degno di quell’angelo, non ero degno di possedere quell’innocenza. Provai disgusto verso me stesso.
- Edward…-. Mormorò ancora cercandomi con lo sguardo. Vidi la paura, il terrore che me ne fossi andato, ma quando notò la mia presenza rise contenta, illuminandomi l’anima. La fissai spaurito e lei mi incoraggiò ad avvicinarmi allargando le braccia. Tremai. “No”.
- Edward…-. Mi chiamò ancora e io feci un passo avanti non staccando un attimo gli occhi dai suoi. Oro e nocciola… fuoco e acqua, vita e morte. La sua voce tremava, come il suo corpo, ma anche io non riuscivo a rimanere calmo di fronte a quello che stavo per mostrarle. “Amami”. Pensai ancora. Supplicai il mio corpo di non tradirmi e le feci cenno di non muoversi. Schiuse le labbra e si morse la lingua aspettando con ansia. Il desiderio mi travolse.
Presi un respiro profondo e uscii nella luce abbagliante del sole di mezzogiorno… gli occhi chiusi, il cuore caldo, la pelle pallida e Bella nel mio cuore.

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Capitolo 43
*** Radura ***




Siamo giunti al momento più aspettatodi tutta la storia... io non so se vi piacerà o meno, ma lo spero vivamente. Io ci ho messo tutto l'impegno possibile. Sono sempre 8 pagine, nel prossimo ne avrete addirittura 11, ripeto se non vi va, se ritenete che siano troppi, ditemelo, perchp diminuirò. Non c'è alcun problema, questa volta l'ho fatto per non spezzare troppo. Vi lascio alla lettura, credo sia inutile parlare. Un bacione e grazie a tutte per i commenti!!! Malia (Non mi metto a scherzare sono troppo ansiosa per questo capitolo... mamma mia).

Radura.

Trattenni il respiro e mi immersi nella luce accecante del sole di mezzogiorno. Non riuscii a distogliere lo sguardo dal suo e sentii il mio corpo invaso da un sottile calore. Tremai e mi avvicinai lento nell’erba tra i rumori naturali e piacevoli della radura. I suoi occhi sgranati e la mano tremante di fronte alla bocca mi fecero capire che non c’era bisogno di parole, l’emozione tra noi era tangibile. Non fiatai e distolsi lo sguardo alzando il viso e facendolo illuminare dal sole. Chiusi lentamente le palpebre e mi fermai per qualche secondo cercando di non agitarmi. Il vento mi scompigliò i capelli e la radura soleggiata sembrò scomparire. Il silenzio tutto intorno a me divenne meraviglia e percepii il respiro ansimante di Bella che lento e inesorabile accelerava come i battiti del suo cuore. Cominciai a cantare beandomi del calore che invadeva il mio corpo, piano, senza farmi udire, mossi impercettibilmente le labbra, pronunciando le note della sua ninna nanna che riuscirono a calmare subito il mio nervosismo.
- Stai cantando?-. Bisbigliò piano, la voce strozzata, il cuore veloce.
- Sì, ma non puoi sentirmi-. Mormorai fingendo una calma che non provavo affatto.
- Ma vorrei-. Sussurrò impaurita rimanendo immobile. Mi emozionai, quelle parole sussurrate con ingenuità, senza malizia, mi afferrarono nel profondo e tremai. Erano troppe e troppo forti le emozioni che rischiavano di farmi perdere me stesso. Respirai piano ricordando la mia promessa.
Riaprii lentamente le palpebre e le sorrisi timido, ma lei non accennò a muoversi, rigida, il volto meravigliato e stupito. Non volevo spaventarla. Piano si avvicinò a me e io rimasi fermo, immobile, sperando che il suo profumo non mi colpisse. Non si mosse, né mi toccò, rimase imbarazzata a pochi centimetri da me. Senza pensare portai le mie dita alla camicia sbottonandola e la vidi arrossire intensamente. Il mio torace nudo brillò come il resto del mio corpo, piccoli diamanti luccicanti, la mia pelle brillava sotto la luce. Mi sedetti nell’erba guardandola negli occhi e mi rilassai stendendomi e chiudendo nuovamente le palpebre. La sentii sedersi a poca distanza da me, ma non si stese, rimase immobile a fissarmi, le ginocchia al petto, come se fossi una cosa sacra e non un mostro. Percepii il suo sguardo curioso sul mio corpo e rabbrividii.
- Continui a cantare?-. Sorrisi a quella domanda. Sì, stavo ancora canticchiando la sua ninna nanna. In alcun modo riuscivo a calmarmi e avevo bisogno di distendere la mente. Percepivo il suo profumo e il suo odore forte, ma non così tanto da farmi provare dolore e ansia, almeno per ora. Il vento le scompigliava i capelli, ma in direzione contraria, non verso di me. Riuscivo a controllarmi ed ero sereno.
Presto sentii più intensa la sua fragranza e gemetti soffocato. Sulle mie mani percepii il tocco caldo delle sue dita e rabbrividii di piacere. Spalancai gli occhi incredulo e chinai il viso verso il suo ansimante. I nostri sguardi si incontrarono e in un attimo persi qualsiasi certezza avessi avuto fino a quel momento. “Bella…”. I suoi polpastrelli giocarono sulla mia pelle tracciando scie di desiderio e io ammutolii sentendo un groppo in gola. La tensione nel mio corpo salì a dismisura e la voglia di stringerla a me divenne insostenibile.
- Non ti faccio paura?-. Mormorai incuriosito sorridendole appena. Le sue dita continuavano ad accarezzare il mio polso e desideri segreti, mai provati prima, mi fecero deglutire stordito.
- Non più del solito-. Rispose distogliendo gli occhi e spostandosi più vicino a me.
Il mio sorriso si allargò e ridacchiai. Che cerbiattino curioso. La sua mano si fece più intraprendente e solleticò il mio avambraccio facendomi trattenere il respiro. Dio se era bello farmi toccare da lei. La sua carezza era gentile, tremante e io non resistetti alla tentazione di abbandonarmi e sentire il suo tocco. Tornai a rilassarmi e brividi di piacere mi corsero lungo la schiena fino al basso ventre. Trattenni il respiro cercando di controllare le reazioni inesperte del mio corpo.
- Ti dà fastidio?-. Si bloccò e io sospirai incredulo. Darmi fastidio… no, mi piaceva. Mi piaceva anche troppo.
- No- risposi lasciandomi trasportare da quelle carezze -Non hai idea di come mi senta-. Ero completamente frastornato da quelle sensazioni. Desideravo con tutte me stesso che non smettesse di accarezzarmi, che non avesse paura di me.
Con la sua piccola mano risalì lungo la venatura bluastra fino al gomito, mi sentii come se mille aghi mi stessero puntellando la carne, ma quel dolore era così piacevole che avrei potuto morirne. Socchiusi le palpebre e la vidi allungarsi sopra di me per afferrare l’altra mano. Tanto era il mio desiderio di sentirla che voltai il palmo velocemente, più del dovuto, facendola sussultare. Le dita che mi carezzavano l’avambraccio si bloccarono spaventate e spalancai gli occhi terrorizzato da quello che avevo fatto.
- Scusa-. Mormorai piano. La vidi scuotere il capo e lentamente richiusi le palpebre tentando di contenere i brividi che mi scuotevano. – E’ troppo facile essere me stesso insieme a te-. Le confessai di getto. Era vero, mi sentivo completamente a mio agio, non c’era l’ansia di dover portare una maschera, ero semplicemente io, Edward Cullen.
Accarezzò la mia mano, la prese nella sua e se la portò di fronte al viso. Potevo sentire l’alito caldo del suo respiro sulla mia pelle. Un vulcano di sensazioni esplosero dentro il mio corpo, percepivo la sue emozioni intensamente, il battito del suo cuore forte e veloce, i tremori che la scuotevano ad ogni carezza e mi sentii inerme di fronte ai sentimenti che il mio cuore stava provando. Affetto, tenerezza, desiderio e voglia di lei, tanta, troppa voglia di farla mia e far parte per sempre della sua vita.
- Dimmi cosa pensi-. Le domandai improvvisamente preso dall’ansia. Era così sfuggente, illeggibile per me e non aveva più parlato da qualche minuto, rimanendo in religioso silenzio. – Mi sembra così strano non riuscire a capirlo-. Moderai il mio tono agitato e aspettai che rispondesse. E se avesse avuto paura di me? Delle mie reazioni?
- Noi comuni mortali ci sentiamo sempre così sai?-. Il sorriso leggero che aleggiò sulle sue labbra non mi convinse. Continuava a tremare e le sue mani arrivarono sulla muscolatura del mio braccio facendomi rabbrividire di piacere. I nostri sguardi erano ora persi l’uno nell’altra e trattenni il respiro quando sentii la mia pelle irrigidirsi e vibrare sotto le sue carezze. “Oddio…”.
- Che vita dura-. Commentai nervoso. Non conoscere ciò che stava succedendo dentro di me non riusciva a rendermi abbastanza consapevole delle reazioni del mio corpo, questo mi atterriva, mi schiacciava, ma allo stesso tempo risvegliava la parte più umana e nascosta del mio essere – Non hai risposto-. Le ricordai allora, notando il cambiamento improvviso di argomento. Ne ero sicuro, non voleva rispondermi.
Rimanemmo ancora in silenzio e mi accorsi di non riuscire a sopportare quei momenti di nulla tra di noi.
- Mi chiedevo che cosa stessi pensando tu e…-. Si fermò di scatto mordicchiandosi le labbra e guardando altrove. Aggrottai la fronte preoccupato e mi spaventai.
- E?-. Nascosi il timore nella mia voce. Mi resi conto che non mi sarebbe bastato leggere nella sua mente, avrei voluto saper leggere e capire la sua anima, ogni più piccola parte di lei. Era così sfuggente, così lontana da me in quel momento. Cosa stava pensando?
- E desideravo poter credere che tu fossi vero. E mi auguravo di non avere paura-. Sgranai gli occhi quando il senso delle sue parole mi colpì. Voleva che fossi reale, che non sparissi, mi voleva nella sua vita. Ma… aveva paura di me, del mostro e dell’animale che ero. Mi sentii morire e una voragine si formò nel mio petto, lasciando un vuoto doloroso e incolmabile.
- Non voglio che tu abbia paura-. Sibilai debole. Qualsiasi cosa, ma non quello. Non le avrei mai fatto del male, avrei preferito uccidere me stesso che farla soffrire in qualche modo. Non doveva temere, non c’era nulla da temere.
- Be', non è esattamente quella la paura che intendevo, malgrado sia un aspetto da non trascurare-. Mormorò enigmatica lasciandomi di sasso. Cosa voleva dire? Mi sedetti di scatto facendo leva sul braccio destro e lasciando una mia mano tra le sue. I nostri corpi ora si sfioravano, sentivo il suo seno respirare sul mio torace, il profumo dei suoi capelli inondarmi il viso e la dolcezza della sua fragranza stordirmi. Troppo vicini… avevo cercato quel contatto dimenticandomi di ogni cosa. Le nostre labbra si sfiorarono, nessuno dei due si mosse, immobili deglutimmo e sfiorai la sua bocca avido di sentirne il sapore. Fuoco e ghiaccio si alternavano dentro la mia anima di vampiro, la salivazione aumentò e il veleno mi impastò la lingua. Solo un bacio, in fondo cos’era un bacio… non riuscii a staccare i miei occhi dai suoi, occhi nocciola, sinceri, miei.
- E allora, di cosa hai paura…-. La mia voce  bassa e roca la fece gemere piano. Impazzii di fronte al desiderio che aleggiò tra noi, impossibile da nascondere.
Lentamente la guardai chiudere le palpebre ed avvicinarsi al mio collo per annusarmi. Lo sfiorò con il naso… la sua pelle calda, contro la mia gelida… In un attimo il suo odore mi schiaffeggiò serrandomi lo stomaco. “No...”. Sentii prepotente la voglia di stenderla a terra e affondare i miei canini nella sua carne fragrante, bearmi del suo sangue, ma prima che potessi terminare di formulare quel pensiero fuggii lontano, nascondendomi all’ombra di un abete poco distante per salvarla dai miei stessi desideri. Dovevo respirare, prendere aria, il bisogno di fare l’amore con lei e quello di saziarmi del suo nettare si confusero e mi lasciarono completamente debole e disarmato.
- Mi… mi… mi dispiace… Edward-. Balbettò fissandomi sorpresa e addolorata. Cercò di decifrare la mia espressione, ma rimasi rigido e imperscrutabile. Non volevo si spaventasse. La sua voce era stato un sussurro di dolore intenso che mi aveva lacerato l’anima. Non poteva sapere quanto io desiderassi un contatto profondo con lei, quanto lo volessi, eppure non potevo confidarle che avevo paura di me stesso, l’avrei soltanto fatta fuggire da me.
- Dammi solo un momento-. Ansimai tentando di riprendermi. Mi sentivo ancora stordito e il desiderio del suo sangue era nuovamente controllabile. Non quello di lei però… questo mi sconvolse facendomi sentire un idiota. Non distolsi lo sguardo dal suo neanche per un momento. Volevo guardare i suoi occhi per cercare di decifrare ogni suo più piccolo sentimento, emozione. Presi due respiri profondi e le sorrisi.
- Mi dispiace tanto. Capiresti cosa intendo se ti dicessi che la carne è debole?-. Non sapevo quale senso dare alle mie parole. Certamente non era solo la fame di lei a farmi cedere in quel modo. Era una tentazione continua, ma confusa. Desiderio e sete erano così forti che spesso non riuscivo a distinguerli.
Annuì seria. I nostri occhi incatenati si persero ancora nel bisogno che sentivamo l’uno per l’altra. Non riuscivo a comprendere perché fosse così impossibile per me fare a meno di lei. Tutto quel bisogno, tutta quell’ansia… e Dio, se non ce l’avessi fatta, se non avessi resistito, potevo pensarci. Quello sguardo nocciola mi dava fiducia, mi seduceva e mi lasciava senza fiato. Mi arrabbiai, non doveva donarmi la sua vita così, non doveva lasciarsi andare, abbandonarsi a quelle sensazioni. Io non ero veramente perfetto come lei credeva, io ero un mostro, un animale. Sorrisi in modo sarcastico e Bella sussultò sorpresa dalla mia reazione.
- Sono il miglior predatore del mondo, no? Tutto, di me, ti attrae: la voce, il viso, persino l'odore. Come se ce ne fosse bisogno!-. Gridai disperato, sperando che capisse. “Odiami…”. Dentro di me il dolore prese il sopravvento. Non avrebbe mai potuto scappare, io avevo deciso che doveva essere mia, la tenevo in catene. Scattai di lato spostandomi e correndo per tutto il perimetro della radura. Un groppo mi chiudeva la gola, senza respiro mi resi conto di non capire più nulla, né di volerlo fare, volevo solo mostrarle ciò che ero. Mi osservò spaesata cercandomi e io mi lasciai che i suoi occhi tornassero su di me ancora, proprio sotto lo stesso abete dove poco prima mi ero nascosto. Lessi angoscia in lei. “Amami Bella”.
- Come se tu potessi fuggire!-. Le urlai contro tutta la mia rabbia per avermi fatto tornare in vita, per avermi insegnato l’amore. Ero un vampiro, non un uomo, ero una bestia… risi malignamente guardandola tremare di timore.
Sradicai furioso un ramo dall’albero, lungo abbastanza, e lo lanciai lontano, i canini ben in vista, lo sguardo iniettato di sangue. Stavo perdendo me stesso e il mio controllo, il suo profumo stava tornando ad eccitarmi i sensi più del dovuto. Ma ero stanco, cominciavo ad essere esausto. “Ora lo capisci?”.
Fui su di lei, vivo, nudo, senza difese, arrabbiato e crudele. Di nuovo i nostri respiri si fusero, ancora la passione divampò e io ringhiai in preda alla disperazione più assoluta. “Ti amo…”. La fissai triste e la desiderai così intensamente da rimanerne per sempre ferito. Entrò dentro di me come una cicatrice e compresi che mai, mai, per nessuno motivo al mondo avrei ceduto. L’amore era più forte di qualsiasi violenza, il sentimento che provavo per quella piccola umana andava oltre i miei istinti di vampiro.
- Come se potessi combattere ad armi pari-. Ero distrutto da quelle emozioni, mi chinai in avanti cercandola, ma lei non si mosse, era terrorizzata dal mio atteggiamento. Vibrava di pura paura… mi maledissi e cercai di distogliere i miei occhi famelici ed eccitati da lei. Sapevo che cosa vi avrebbe letto: fame, sete, lussuria. “No…”. Ma non riuscii a controllarmi e lasciai che tutte le mie voglie più oscure strusciassero dentro di lei, nascondendo la mia umanità.
- Non avere paura-. La pregai, piegandomi in due, come dolorante. Avrei voluto che mi toccasse, che mi abbracciasse e mi consolasse. Volevo che il mio cuore potesse trovare quel rifugio che non aveva mai avuto. Avevo bisogno del mio amore eterno per vivere, di lei per sopravvivere. Non capii più nulla, l’unica sensazione che riuscivo a distinguere fu il terrore di poterla perdere.
- Prometto…- Singhiozzai dilaniato dalla sofferenza – Lo giuro…-. La mia voce era un sussurro angosciato e pieno d’amore. La fissai supplicante – giuro che non ti farò del male-. La stavo pregando, di nuovo in ginocchio di fronte a lei, piegato in due dalla sofferenza. Se fosse scappata veramente non avrei più saputo cosa fare della mia inutile esistenza.
- Non avere paura-. Mormorai ancora. Che senso avevano le mie parole se i miei occhi avevano espresso e probabilmente ancora esprimevano il male assoluto che si celava dentro di me? Poteva assopirsi, ma mai cancellarsi, e vicino a lei tutto era più difficile. Mi avvicinai lento, ancora, ancora, ancora, fino a sfiorare con le labbra il suo viso, le sue guance e Bella rimase immobile, rigida, come morta. Chiuse piano le palpebre, ma non si mosse… si fidava così tanto di me? Brividi di piacere ed eccitazione mi corsero lungo la schiena.
- Per favore perdonami-. Bisbigliai passando la mia bocca sul suo collo, sfiorando appena la vena che pulsava impazzita. - Sono capace di controllarmi. Mi hai preso in contropiede. Ma adesso sarò impeccabile-. Il tono calmo della mia voce, così fermo, mi stupì, dentro ero una miscellanea di pensieri impuri e paure, ma anche amore, tanto amore.
Rimasi in silenzio, ma lei non si mosse, paralizzata, le palpebre serrate, il respiro veloce, il cuore impazzito. Sperai che non mi odiasse per ciò che le avevo mostrato, non avrei potuto sopportare un suo sguardo sprezzante e pieno di disgusto.
- Sul serio, oggi non ho tanta sete-. Tentai di darmi un’aria sbarazzina e ironica. Spalancò le palpebre sorpresa e dubbiosa e io le strizzai un occhio, birichino, sperando che mi credesse. Ma tra di noi la voglia era palpabile…
Rise in modo stentato, quasi falso, solo per farmi piacere. Era debole, il terrore l’aveva resa fragile. Mi allontanai di poco e finalmente respirò.
- Stai bene?-. Le chiesi dolcemente. Quasi in segno di scuse allungai di nuovo la mano verso la sua. Volevo che la prendesse, che la toccasse, avrei resistito a qualunque tortura per farmi perdonare. Per un attimo abbassò lo sguardo e fissò le mie dita indecisa sul da farsi. Il silenzio saturò l’aria e io tremai. Quando si sciolse in un sorriso sentii la mia anima illuminarsi felice. Teneramente riprese ad accarezzare il mio braccio freddo e inerte. Seguii ogni riga della mia mano con i suoi polpastrelli. Resistere alla tentazione di stendermi sopra di lei e baciarla, accarezzarla era quasi impossibile. Mi sorrise timidamente e io mi sentii rinascere. Non mi odiava…
- Cosa stavamo dicendo, prima che mi comportassi in maniera così sgarbata?-. Le domandai tentando di calmare la mia voce e renderla rassicurante. Ottenni l’effetto opposto, avevo rasentato l’educazione tipica della mia epoca, ridacchiò arrossendo vistosamente.
- Sinceramente non me lo ricordo-. Rispose dolce. Sorrisi imbarazzato. Come poteva ricordarsi il nostro discorso quando l’avevo deliberatamente terrorizzata?
- Credo che stessimo parlando di ciò che ti mette paura, a parte le ragioni più ovvie-. Dissi allora sicuro. Ma pensai subito di aver toccato il tasto sbagliato, il suo rossore si fece più intenso e le sue labbra si serrarono vergognose.
- Ah, sì-. Sospirò tremante.
Non mi piaceva affatto la piega che stava prendendo quel discorso. Mi stava nascondendo qualcosa.
- Allora?-. Le chiesi, impaziente di sapere cosa le facesse paura. Non potevo credere che ci fosse qualcosa che la spaventasse più del mio essere vampiro, ero incredulo, pensai che l’avesse detto solamente per tranquillizzarmi.
Abbassò ancora lo sguardo sulla mia mano, continuando a toccare le mie dita, stuzzicandole e disegnando cerchi immaginari sulla mia pelle. I secondi passarono inesorabili… odiai nuovamente il silenzio e il vuoto fra noi. Pensai di aver rovinato tutto con il mio comportamento.
- Com’è è facile vanificare i miei sforzi-. Sussurrai triste. Se non mi fossi fatto prendere dai miei istinti, dalla rabbia per quel desiderio assurdo di stare con lei, forse il mio piccolo Bambi avrebbe parlato con me, si sarebbe confidata, invece di serrare le labbra e confondermi con i suoi atteggiamenti.
Abbassai il capo triste, ma lei avvicinò spaventata le ginocchia alle mie sfiorandomi dolcemente e mi guardò negli occhi angosciata scuotendo il capo. Di nuovo troppo vicini…
- Avevo paura perché... per, ecco, ovvi motivi, non posso stare con te. Ma d'altro canto vorrei stare con te molto, molto più del lecito-.
Non capii. Compresi che il suo desiderio di stare con me superava le sue paure e questo mi rese immensamente felice, ma non capii il senso di quello che stava cercando di dirmi. Il suo viso tornò a posarsi sulle nostre mani, ora intrecciate. Mi stringeva come se non avesse voluto lasciarmi andare mai. Risposi alla sua stretta strofinando il pollice sulla sua pelle morbida e tiepida.
-Sì. Non c'è dubbio, è una paura legittima, voler stare con me. È tutto fuorché una scelta vantaggiosa-. Parlai esprimendo un mio pensiero e tentando di afferrare il significato di ciò che aveva voluto intendere. Mi guardò accigliata e confusa e io continuai - Avrei dovuto lasciarti perdere tempo fa. Dovrei lasciarti, adesso. Ma non so se ci riuscirei-. Bisbigliai spaventato. Lessi la stessa paura nei suoi occhi. Si aggrappò inaspettatamente alla mia camicia e mormorò delle parole di dissenso disperata e angosciata dal pensiero che mi potessi allontanare da lei.
- Non voglio che tu mi lasci-. No, non l’avrei mai fatto. Non ci sarei mai riuscito, questa era la verità. Vivere senza la mia anima era qualcosa di impossibile. Bella era tutto quanto per me. Eppure sapevo che avrei dovuto farlo, per il bene di entrambi. Ammisi però che l’attrazione per lei era più forte di qualsiasi altra decisione. Mi maledissi, che animale…
- Il che è precisamente la migliore ragione per andarmene. Ma non preoccuparti, sono una creatura essenzialmente egoista. Desidero troppo la tua compagnia per comportarmi come dovrei-. Non era nient’altro che una stupida giustificazione, lo sapevo, era il mio essere uomo che la cercava, che la voleva vicino. Il vampiro la desiderava più di se stesso, ma allo stesso tempo la voleva lontana, per non cedere alla tentazione di tornare ad essere una bestia assetata di sangue umano.
- Ne sono lieta-. Sussurrò abbozzando un sorriso.
Gridai- Non esserlo!-. Ritirai le mani ancora furioso. Di nuovo quella fiducia, quell’abbandono. Possibile che non avesse compreso nemmeno dopo aver visto? I suoi occhi profondi espressero disappunto e io mi infuriai. “Cristo”. Non poteva non arrivarci. Era in continuo e costante pericolo al mio fianco, non poteva avere questa fiducia cieca, non doveva affidarsi a me come se fossi stata la sua unica ragione di vita, avrebbe incontrato la morte.
- Non è solo la tua compagnia che amo! Non dimenticarlo mai. Non dimenticare mai che sono più pericoloso per te che per chiunque altro-. Non riuscii a guardarla e fissai un punto lontano della foresta. Sospirai distrutto, non sapevo dove volevo arrivare. Desiderarla così intensamente non mi permetteva di credere lucidamente che per lei era solo un male starmi vicino, mi convincevo di poter proteggere il mio amore, quando ero proprio io la creatura che più la minacciava.
- Non credo di avere capito cosa intendi, specialmente l'ultima frase-. Si portò le dita tra i capelli torturandoseli nervosamente e io sorrisi. Già, come potevo spiegarle con parole povere quello che ogni volta provavo nello starle vicino senza terrorizzarla ulteriormente?
- Come faccio a spiegartelo senza metterti di nuovo paura... vediamo-. Sovrappensiero non mi accorsi di aver allungato entrambe le mani. Le afferrò senza dire nulla e le strinse contro di sé facendomi ammutolire. Guardai meravigliato le mie dita che toccavano la stoffa dei suoi jeans strette alle sue sul suo grembo. Era così calda, così tenera che mi confuse nuovamente le idee. Una nuova sensazione di piacere mi chiuse la bocca dello stomaco e mi incendiò le vene.
- E’ straordinariamente piacevole il calore-. Confessai senza pensare, sentendo l’adrenalina scorrere dal suo corpo al mio. Ogni parola tra noi ora avrebbe potuto scatenare una tempesta.
Tentai di ricordare cosa le stessi cercando di dire, parlai di qualcosa come i gusti delle persone, il gelato al cioccolato, il fatto che ognuno preferisse un sapore particolare, ma i miei pensieri erano inevitabilmente attratti e persi nel contatto con le sue gambe e con la sua pelle calda. Muoveva i suoi polpastrelli sul mio dorso stringendolo a sé come se fosse indispensabile sentire le mie mani sul suo corpo. Era doloroso, ma dannatamente eccitante.
- Vedi, ogni persona ha un suo odore, un'essenza particolare-. “E la tua mi fa impazzire”. Avrei voluto dirle soffocando le sue labbra con un bacio. Ma continuai a spiegarle con pazienza tentando di farle capire, era importante che comprendesse cosa provassi nei suoi confronti, anche se non era pienamente la verità.
Continuammo a guardarci negli occhi per tutto il tempo in cui parlai, mi persi nel color nocciola del suo sguardo. Probabilmente non capì nulla di ciò che stavo dicendo e nemmeno io. Ridacchiammo imbarazzati. Rimase un attimo interdetta quando terminai il mio sproloquio e poi mi rispose incuriosita.
-Cioè, vorresti dirmi che sono la tua qualità preferita di eroina?-. Tremai. Lo era, anzi era molto di più. Era un bisogno fisico, una necessità insostenibile quella di nutrirmi di lei. Il suo sapore mi avrebbe fatto godere, mi avrebbe portato all’estasi più di quanto non avrebbe immaginato.
Sorrisi -Ecco, tu sei esattamente la mia qualità preferita di eroina-. Rimase a bocca aperta, intimorita. Ridacchiai sconcertato, era la verità, non potevo nasconderle di essere attratto dal suo sangue in un modo che rischiava di metterla in continuo pericolo.
- Succede spesso?-. Domandò incuriosita. Ci pensai per qualche secondo e decisi di non nasconderle nulla.
- Ne ho parlato con i miei fratelli-. Ricordai qualche mese prima, subito dopo essere tornato da Denali. Presi un respiro profondo e mi preparai a dirle tutta la verità. - Secondo Jasper, siete tutti uguali. È stato l'ultimo a unirsi alla nostra famiglia e l'astinenza lo fa soffrire ancora molto. Non ha ancora imparato a distinguere tra i diversi odori e sapori-. La fissai cercando di indovinare cosa le passasse per la testa. Rimasi calmo, ma feci spallucce imbarazzato. Non sapevo in che altro modo dirle quelle cose.
- Scusa-. Terminai poi quando la vidi aggrottare le sopracciglia a causa del mio prolungato silenzio. Scosse la testa velocemente e posò una mano sul mio braccio come per tranquillizzarmi.
- Non importa. Ti prego, non preoccuparti di offendermi, di spaventarmi o di qualsiasi altra cosa. È il tuo modo di ragionare. Riesco a capire, o perlomeno posso provarci. Però, ti prego, spiegami tutto come puoi-.
Respirai profondamente, stregato dal suo tentativo di volermi comprendere a pieno. Fissai il cielo pieno di nuvole e mi rilassai, la sua carezza questa volta mi calmò.
- Perciò, Jasper non ha saputo dirmi con certezza se gli sia mai capitato di conoscere qualcuna che fosse...-. Appetitosa? Gustosa? Non sapevo che parola utilizzare, decisi di optare per qualcosa di più umano che non la facesse ulteriormente spaventare - attraente come tu sei per me. Il che mi fa ritenere che non l'abbia mai conosciuta. Emmett è dei nostri da più tempo, per così dire, e ha capito cosa intendevo. A lui è capitato due volte, una più forte dell'altra-. Conclusi con un ansito. Le avevo detto tutto nel migliore dei modi. “Congratulazioni idiota”. Storsi la bocca mordendomi le labbra e fissando distrattamente l’orizzonte.
- E a te?-. Bisbigliò quasi impercettibilmente. Deglutii…
- Mai-. Lei era la prima, prima in tutto. A farmi perdere la ragione, il controllo, la mia tentazione, il mio dolore, la mia anima, il mio essere umano, la mia vita, tutto il mio desiderio e le mie voglie. E non sapevo cos’altro sarebbe potuta diventare. Sperai non la mia preda. Non parlò per qualche minuto, ma intuii quale sarebbe stata la sua domanda e mi portai una mano sulla fronte innervosito.
- Come si è comportato Emmett?-. Strinsi i pugni e non risposi. Non avrei mai potuto confessarle che per noi vampiri era quasi impossibile resistere al sangue che più ci attraeva.
- Credo di aver capito-. Terminò freddamente. La guardai timoroso e la implorai con lo sguardo di capire quanto fosse difficile. Io ce l’avrei messa tutta, veramente… non volevo farle del male. La amavo. Era disperazione che la mia voce espresse quando le parlai.
- Anche i più forti di noi possono smarrire la strada, no?-. Non era la cosa migliore da dire, anzi per nulla. Si irrigidì e abbassò lo sguardo.
- Cosa stai chiedendo il mio permesso?-. Rispose tagliente e fredda, quasi urlando. La afferrai per le spalle e la portai vicina a me. No, affatto. Solo che volevo essere rassicurato da lei, volevo che mi convincesse che mi sarebbe stata accanto.Improvvisamente si fece triste e i suoi occhi si riempirono di lacrime, sfiorai la sua fronte con la mia e mi avvicinai tentando di consolarla. - Voglio dire, non c'è proprio speranza, allora?-. Una lacrima mi bagnò il torace e io tremai. No, volevo che tra noi potesse crearsi qualcosa, la amavo, non avrei lasciato che la nostra storia finisse male, lei era troppo importante per me.
- No, no!-. Gridai stringendola forte al mio torace. Un brivido mi scosse. Le sue mani furono sulla mia pelle nuda e la carezza calda che inconsapevolmente mi sfiorò, mi accese il desiderio sopito di lei. Era così forte il suo profumo, così buono e dolce, che non resistetti alla tentazione di stringerla a me guardandola negli occhi - Certo che c'è speranza! Voglio dire, è ovvio, non...- “Sono sicuro”. Mi rimangiai ciò che volevo dire e mi persi nel suo sguardo saturo di desiderio. Rabbrividii trattenendo il respiro, prima che la mia testa perdesse di lucidità. - Per noi è diverso. Emmett... quelle erano sconosciute, incontrate per caso. È accaduto tanto tempo fa, e lui non era... allenato e attento come ora-. Non era una bugia, Emmett era totalmente impreparato a quell’esperienza e non aveva resistito. E quelle donne per lui non erano nulla, nessun significato, mentre per me lei ormai significava la vita. Rimasi zitto ad osservarla aspettando che reagisse.
- Perciò, se ci fossimo incrociati... in un vicolo buio, o qualcosa del genere...-. Si strinse al mio petto affondando il viso stanco e sfiduciato sulla mia pelle fredda. Pensai di impazzire, mai nemmeno nei miei sogni più proibiti con Bella così vicina avrei pensato di resistere. Eppure la abbracciavo, la consolavo, sprofondando il viso tra i suoi capelli.
- Mi c'è voluta tutta la forza che avevo per non assalirti durante la prima lezione, in mezzo agli altri ragazzi, e...-. La mia voce si affievolì, ricordavo l’inferno, la bestia che aveva preso possesso di me, che voleva assalirla e nutrirsi di quella ragazza che ora mi aveva rubato il cuore. Distolsi lo sguardo quando il desiderio di morderla mi assalì di nuovo - Quando mi sei passata accanto, ho rischiato di rovinare in un istante tutto ciò che Carlisle ha costruito per noi. Se non avessi messo a tacere così a lungo la mia sete negli ultimi, beh, troppi anni, non sarei riuscito a trattenermi-. Mormorai allontanandola di scatto da me e fissando il suo tormento. Non potevo stare a lungo troppo vicino a lei, doveva capirlo. Mi scostai e tentai di non darle a vedere quanto stessi soffrendo. La guardai torvo - Avrai creduto che fossi posseduto dal demonio-. Ridacchiai tirato rievocando la scena di me che la guardavo malignamente.
- Non riuscivo a capire come potessi odiarmi così, e perché poi, dal primo istante...-. Scossi la testa sconsolato. Odiarla… non sarei mai riuscito ad odiarla. Ma sì, forse l’avevo disprezzata per quello che mi stava facendo, per aver fatto crollare ogni mia certezza e aver stravolto il mio mondo. La interruppi tentando di spiegarle.
- Ai miei occhi eri una specie di demone, sorto dal mio inferno privato per distruggermi. L'odore soave della tua pelle... Quel primo giorno ho temuto di perdere definitivamente la testa. In quella singola ora ho pensato a cento maniere diverse di portarti via dall'aula, di isolarti. E mi sono oppo-sto a tutte, temendo le conseguenze che avrebbero colpito la mia famiglia. Dovevo scappare, andarmene prima di pronunciare le parole che ti avrebbero obbligata a seguirmi...-. Mio Dio, quanto avevo desiderato poterle saltare addosso e stringerla a me per assaporare il sapore morbido del suo collo. Il bruciore alla gola tornò forte, che tormento… che agonia… il viso di Bella era una maschera di stupore e tristezza, ma non paura, non c’era traccia di disgusto. I miei occhi la divorarono, ardevano, passionali e mortali, sentivo il desiderio strozzare le mie viscere. Quando mi fissò turbata tagliai corto.
- Mi avresti seguita te lo garantisco-. Bisbigliai calmo. Avrei fatto di tutto per sedurla e poi trascinarla in uno spazio buio per violentarla e mangiarla. Sapevo come sarebbe stato... fantastico... e inorridii di quel mio pensiero.
- Senza dubbio-. Rispose tristemente consapevole. Ero irresistibile ai suoi occhi… non sarebbe mai riuscita a fuggire, l’avrei irretita. Era il momento di dirle tutto quanto. Presi fiato e le presi le mani tra le mie amandola con gli occhi.
- E poi, proprio mentre cercavo inutilmente di cambiare l'orario settimanale per poterti evitare, rieccoti. In quella stanzetta calda il tuo profumo mi faceva impazzire, in quel momento sono stato lì lì per prenderti. C'era soltanto quell'altra fragile umana, me ne sarei sbarazzato senza difficoltà-. Il suo guardo si fece terribilmente dolce e le sue dita si sciolsero dalla mia stretta. Timidamente le portò sul mio viso e ne tracciò i contorni. Avrei dovuto impedirle di farlo, ma le sensazione che mi sommerse mi fece irrigidire di scatto, immobile. La meraviglia che leggevo nei suoi occhi mi fece emozionare. Non smisi di parlare, dovevo farlo, le avevo promesso che le avrei detto tutto.
- Ma ho resistito, non so come. Mi sono imposto di non aspettarti fuori da scuola, di non seguirti. All'esterno la tua scia era più debole, perciò sono riuscito a pensare lucidamente, a prendere la decisione giusta. Ho accompagnato gli altri a casa, mi vergognavo troppo di raccontare ciò che mi stava succedendo, avevano soltanto intuito che qualcosa non andava, e sono corso da Carlisle, ad annunciargli che me ne sarei andato di casa-. Mi fissò sorpresa. Le parlai della delusione che avevo dato a Esme, della possibilità che non sarei mai tornato, di come mi fossi sentito un codardo. – Il mattino dopo ero in Alaska-. Continuai… nella mente il ricordo della sensazione di panico, non riuscivo a dimenticare quel bisogno di allontanarmi da lei il più possibile, per non cedere alla tentazione, al terrore di vanificare i miei sforzi, di deludere mio padre. Non mi fermai  nemmeno quando le sue dita presero a sfiorarmi le labbra in modo sensuale. Non doveva, non poteva, ma gemetti impercettibilmente e sentii una sensazione di piacere irresistibile e dolce invadermi.
- Perciò sono tornato…-. Mormorai sospirando sulla sua mano - Ho preso tutte le precauzioni possibili, sono andato a caccia, mi sono nutrito più del solito, prima di tornare a incontrarti. Ero sicuro di essere tanto forte da poterti trattare come un qualsiasi essere umano-. Con i palmi Bella mi circondò il viso e io espirai lentamente per non morire invaso dal suo odore di donna. Lente le sue dita arrivarono tra i miei capelli ramati. La osservai alzarsi in ginocchio e accarezzare la massa rossiccia che ribelle mi ricadeva sulla fronte. Tremai quando il suo seno sfiorò il mio viso… avrei voluto affondare il volto tra i suoi seni, ma sapevo che il fuoco mi avrebbe divorato e non ero sicuro di riuscire a resistere.
- Desideravo farti dimenticare il mio comportamento del primo giorno…-. Insistevo nelle mie parole ormai solo sussurri rauchi. Bella mi ascoltava annuendo, ma il suo corpo mi diceva altro e io rischiavo di farmi stregare dal suo tocco. Sentivo forte il suo odore e compresi subito il perché. Il desiderio di percepire la sua pelle nuda contro la mia mi fece impazzire. Dovevo calmarmi…
- A dire la verità, morivo dalla voglia di decifrare qualche tuo pensiero. Ma eri troppo interessante, e mi sono perso nel tuo modo di fare... Poi di tanto in tanto facevi un gesto con la mano, o ti sistemavi i capelli, e l'odore tornava a colpirmi...-. Gemetti morente sotto quelle carezze, le sue cosce tentavano le mie strusciandosi di tanto in tanto, era una tortura annusarla e non averla. Dovevo allontanarmi prima che mi seducesse. Ma non ci riuscii, mi accorsi di non volere che si fermasse e mi avvicinai ancora premendo il mio viso leggermente sul suo seno. Rabbrividii e percepii il suo corpo tremare, l’adrenalina aumentare.
- Se non ti avessi salvata, di fronte al tuo sangue non sarei riuscito a nascondere la mia vera natura. Ma questo l'ho pensato dopo. In quel momento, l'unica cosa che avevo in mente era: "Non lei"-. Chiusi gli occhi esausto. “Basta” pensavo sfinito, “ancora” gridavo eccitato. Dentro di me si stava scatenando una furia. Doveva avere paura di me, terrore e invece mi toccava, mi stringeva, cercava di capire e non mi accusava di nulla. Ero scioccato e perdutamente innamorato.


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Capitolo 44
*** Radura (2) ***




Grazie delle recensioni ragazze!!! Sono commossa... io ero così ansiosa. E beh, lo sono ancora. Non è finita!!! Abbiamo la seconda parte della Radura... mamma mia! E dopo questa tiro un sospiro di sollievo, perchè veramente sono stata male quando l'ho scritto chiedendomi se ne era o meno all'altezza. Vi lascio alla lettura... incrocio le dita. Edward incrociale anche tu... arriverete vive alla fine?? Ai posteri l'ardua sentenza. Mali


Radura (seconda parte)

 

- E in ospedale?- Sussurrò strozzata scostandosi leggermente da me. La mia agonia… quanto ero stato stupidamente geloso, quanto avrei voluto leggerle nell’anima per capire cosa avesse pensato di me! La paura, il terrore mi avevano invaso, mentre terrorizzato avevo cercato di capire cosa le stesse passando per la testa in quel lettino. E se mi avesse giudicato un mostro? Eppure il suo sguardo mi aveva detto il contrario, mi aveva chiesto fiducia e io ero stato tentato di dirle tutto, con il disappunto dei miei fratelli. La inchiodai con lo sguardo e incatenai la sua anima alla mia avvicinando il mio viso, lento, vorace come un predatore. Adesso però non l’avrei più fatta scappare, ora sapeva.
- Ero scioccato. Non riuscivo a credere di avere corso quel rischio, di averlo fatto correre a tutti i miei, per proteggere proprio te. Come se ci fosse bisogno di un motivo in più per ucciderti-.
Quella rivelazione mi costò fatica. Entrambi sussultammo. “No”. In realtà non volevo dire questo. I suoi occhi spauriti mi guardarono e avvertii un vago senso di disagio, qualunque cosa, avrei preferito morire che farle del male, volevo che capisse questo e che non avesse paura di me. Mi morsi la bocca fissando la sua e desiderandola ardentemente, guardandola schiudersi e boccheggiare in cerca d’aria forse a causa della mia vicinanza. Le spiegai brevemente come Alice mi avesse appoggiato, come mi avessero deriso i miei fratelli per quell’assurda attrazione. Non si scompose, non batté ciglio, ma i suoi occhi correvano ai miei movimenti e alle mie labbra, spesso arrossendo.
- Il giorno dopo-. Mi bloccai afferrando una ciocca dei suoi lunghi capelli castani e portandola contro di me, attratto dal loro luccichio. Il suo corpo si avvicinò e io sorrisi sghembo - ho origliato le menti di tutte le persone con cui avevi parlato, stupito che avessi mantenuto la parola. Non ti avevo affatto capita-. La sua mano sfiorò le mie dita che fredde giocavano con i suoi capelli. Rabbrividii di piacere a quel semplice tocco. - Ma sapevo che non potevo lasciarmi coinvolgere ulteriormente da te. Ho fatto del mio meglio per starti lontano-. Deglutii veleno e abbassai il capo per raggiungere la mano che aveva bruciato con una leggera carezza la mia pelle. Con le dita toccai quella morbidezza, baciandole ad uno ad uno i polpastrelli e sentendola tremare. Un mugolio sommesso le uscì strozzato dalla gola, ma non riuscì a soffocarlo in tempo e si portò la mano imbarazzata di fronte alla bocca. - E ogni giorno il profumo della tua pelle, del tuo respiro, dei tuoi capelli, mhh... mi colpiva forte, come la prima volta-. Era un’agonia, il suo profumo mi stava uccidendo anche adesso. Portai il suo palmo contro il mio naso e inspirai quella fragranza di fresia e lavanda che tanto mi faceva impazzire, e fu Inferno, fuoco e piacere paradisiaco.
Vibrò ancora, ma non si scostò, i capelli di fronte al viso, la testa china dalla vergogna. Sentivo odore d’eccitazione tra noi, odore di passione, di sesso. E questo mi avrebbe portato alla follia, lo sapevo.
La guardai teneramente quando i suoi occhi incontrarono i miei, vergognosi.
- Perché?-. La sua voce sommessa, roca, mi fece perdere completamente la dimensione di ciò che era giusto e sbagliato.
- Isabella-. Bisbigliai chiamandola per nome. Sussultò sgranando gli occhi e lasciai la sua mano per passare le mie dita tra i suoi capelli e carezzarle leggero le labbra tumide che tanto continuavo a bramare segretamente. – Bella…-. Sfiorai ancora la sua pelle e le impedii di parlare quando tentò di farlo – arriverei a odiare me stesso, se dovessi farti del male. Non hai idea di che tormento sia stato...-. Mi bloccai ancora terrorizzato al solo ricordo. Abbassai il capo e fissai il terreno, dilaniato dall’angoscia, pensarla morta a causa mia, non me lo sarei mai potuto perdonare. Perdere l’amore della mia vita, no, non riuscivo nemmeno a pensarci, no, mai, mai! Le afferrai impulsivamente le mani e le strinsi spasmodicamente tentando di non farle male - il pensiero di te immobile, bianca, fredda... di non vederti più avvampare di rossore, di non poter più cogliere la scintilla nel tuo sguardo quando capisci che ti sto prendendo in giro... non sarei in grado di sopportarlo-. Arrossì di colpo e ansimò, poi portò i suoi occhi sulle nostre mani e strinse forte. Forse... ora… io...
- Ora sei la cosa più importante per me. La cosa più importante di tutta la mia vita-. Azzardai cercando il suo sguardo. Avvampò e un singhiozzo incredulo saturò l’aria. Per qualche momento solo il fruscio del vento e il rumore dell’acqua riempì il tempo tra noi, ma poi sembrò reagire alle mie parole e respirò a fondo.
- Sono qui-. Portò le mie mani contro il suo petto, stringendole spasmodicamente e poggiandovi il suo viso caldo, intimorita. “Abbracciami”. Qualcosa di potente si risvegliò dentro di me e trattenni il respiro affinché le ondate di piacere che mi sommersero non mi soffocassero di meraviglia. Sentivo chiaramente i suoi capelli sfiorarmi la pelle. – Sono qui…-. Ripetè con foga- il che significa che preferirei morire piuttosto che rinunciare a te-. Si morse il labbro inferiore torturandolo. – Sono un’idiota-. Mormorò infine distogliendo lo sguardo e portandolo in un punto lontano da me, troppo lontano. Non era affatto così. Era quello che volevo, averla accanto, sempre. Non l’avrei toccata se non fossi stato certo che non sarebbe stata al sicuro. “Bugiardo, tu la vuoi”.
- Certo che lo sei-. Sciolsi il contatto e la provocai malizioso. Mi lanciò addosso dell’erba appena strappata e insieme cominciammo a ridere di gusto. Era bello potersi lasciare andare per un po’. Avrei voluto fermare il tempo e godermi il suo sorriso per l’eternità. Nascosi il mio disagio e notai i suoi occhi posarsi ancora una volta sull’acqua del ruscello. Mi accovacciai a quattro zampe e mi avvicinai al suo orecchio. Avevo bisogno di dirle ciò che provavo, volevo che lei lo sapesse, con tutto me stesso.
- E così…-. Bisbigliai soffiando piano sulla sua pelle. Rabbrividì, non capii se di freddo, ma continuai - il leone si innamorò dell'agnello...-. Le confessai allora sperando che non scappasse via. Il mio respiro le solleticò il lobo e lei girò piano la testa. Le nostre labbra si avvicinarono pericolosamente, ma lei tenne il volto rivolto verso il terreno.
- Che agnello stupido-. Sussurrò senza voce, agitata. Sorrisi e con una mano le sistemai i capelli dietro l’orecchio. Mi amava… Dio, mi amava. Avrei voluto urlare nella foresta e correre per soffocare tutta quell’ansia. Quell’ammissione le costò altra energia, i suoi battiti rallentarono ancora, avrei voluto stringerla a me e invece fissai un punto indistinto della foresta scuotendo il capo.
- Che leone pazzo e masochista…-. Tremò di nuovo, ma non mi toccò. Alzò gli occhi verso di me e mi guardò come se non credesse che io potessi realmente esistere. Mi domandai cosa potesse esserci di bello in un mostro come me. Comunque rimasi in silenzio, in attesa questa volta che lei mi rivolgesse la parola, che mi chiedesse qualunque cosa. Ora che sapeva, avrebbe potuto fare di me ciò che voleva, io sarei sempre esistito solamente per lei.
- Perché…-. Tentò di parlare, ma si fermò di scatto. Le parole le morirono in gola. Non capii... stava cercando di chiedermi qualcosa ne ero certo. Con lo sguardo tentai di incoraggiarla. Ormai ero completamente perso, non le avrei potuto negare nulla.
- Sì?-. Abbozzai una smorfia sorridente e il suo cuore smise completamente di battere per qualche secondo. Era affascinata da me. Reclinai il capo verso il sole e lasciai ancora che mi colpisse. Trattenne ancora il fiato e si schiarì la voce tentando di recuperarla. Era buffa.
- Dimmi perché prima sei fuggito in un lampo da me-. La sua domanda mi lasciò interdetto. Il mio sorriso si spense improvvisamente. Non ero preparato al suo profumo, alla sua fragranza, alla sua vicinanza, non ancora almeno. Era stato come un colpo allo stomaco, come se qualcuno mi avesse schiaffeggiato e mi avesse fatto perdere consapevolezza e lucidità. Il desiderio per lei si mescolava inevitabilmente alla fame, e non ero ancora in grado di distinguerli.
- Lo sai, il perché-. Mormorai poi di nuovo sulle mie. Non me lo permise, non lasciò che mi allontanassi da lei e si avvicinò sfiorandomi le dita con una mano. Il contatto della sua pelle bollente con la mia, gelida, di ghiaccio, mi fece perdere per un momento.
- No, voglio dire, cos'ho fatto di preciso? È meglio che stia in guardia, per imparare cosa non posso fare. Questo, per esempio-. Mi accarezzò le dita una ad una, percorrendo le linee del mio palmo per dirigersi sul dorso e disegnare dei cerchi leggeri che mi fecero accapponare la pelle. Era bellissimo, doloroso, ma assurdamente piacevole. - Non crea problemi-. Terminò assorta.
- Non hai fatto niente di male, Bella. È stata colpa mia-. Mentii di getto. Assottigliò le palpebre incredula e scosse la testa. Non credeva affatto alle mie parole, ridacchiai. Si avvicinò ancora di più, lasciandomi senza respiro. Il suo profumo… mio Dio, il suo profumo. Non riuscivo a pensare ad altro che a quella fragranza dolce e piacevole che si insinuava nelle mie narici e saturava le mie vene fino a farmi salivare veleno.
- Ma se posso, voglio aiutarti, voglio renderti la vita meno difficile-. Sussurrò cauta. Averla così vicino al mio torace scoperto non mi aiutava a ragionare lucidamente. Sapevo che le piaceva il mio profumo, che l’attirava, potevo notare le sue guance arrossate e il suo naso arricciato che inspirava aria profondamente. Ero eccitato da quella situazione, mi sentivo un ragazzino.
- Bè…-. Ragionai qualche secondo, l’unico modo per farmi stare bene era averla lontana, ma era anche l’unico modo per farmi impazzire e struggere per lei, disperarmi dal desiderio, morire a causa della sua lontananza. -È stata una questione di vicinanza. Gli esseri umani sono per la maggior parte naturalmente timidi con noi, la nostra alterità li allontana... Non mi aspettavo che ti avvicinassi così tanto. E poi il profumo del tuo collo-. La osservai incuriosito soppesando attentamente la sua reazione. Aggrottò la fronte perplessa, ma non ebbe affatto paura come avevo immaginato. Tutt’altro… dopo un attimo di silenzio fece spallucce e si alzò il colletto strizzandomi l’occhio.
- D’accordo, niente collo scoperto-. Si imbronciò convinta e annuì. Il mio primo istinto fu quello di scoppiare a ridere di cuore e non resistetti. Fosse solo stato il collo ad attrarmi in lei non ci sarebbero più stati problemi, invece era qualcosa di assoluto, pelle, corpo, odore, sapore, sangue. Era una vera agonia.
- No, davvero, più che altro è stata la sorpresa-. Mi giustificai ridendo. Mi guardò sorridente. Il mio Piccolo Bambi era riuscita nell’intento di mettermi a mio agio. Il mio cerbiattino… e così voleva giocare? Alzai la mano da terra e la allungai verso il suo collo, la posai leggero sulla sua pelle e sorrisi birichino.
- Vedi? Nessun problema-. Appena consapevole di ciò che stavo facendo sgranai gli occhi e la fissai in silenzio. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata, furioso, e le mie dita carezzarono quella morbidezza desiderose di percepirne sempre di più. Mi guardò paralizzata e io decisi di dimenticare ogni pensiero, svuotare la mente e scordare le mie paure almeno per un attimo. Tornai serio e i miei occhi la fissarono ardenti.
- Resta ferma-. Mormorai preso dall’emozione. Mi avvicinai respirando piano, lentamente, in modo esasperante tanto che sentii dolore. Dal petto una sofferenza letale mi invase tutte le membra facendomi gemere piano. Una sensazione di piacere mi colse impreparato quando le mie labbra si posarono sulla pelle del suo collo e un brivido mi scosse. Sentii il mio corpo cambiare ed emozionarsi a sufficienza da causarmi un’erezione, mi maledii mentalmente, ma non mi allontanai. Volevo sentirla contro di me, gemere piano, volevo capire cosa le piacesse, cosa la facesse stare bene e le facesse provare piacere. Un desiderio profondamente umano, forse troppo umano. Strusciai la mia guancia nell’incavo della sua spalla e lei ansimò ripetutamente, mugolando piano, musica per le mie orecchie. Mi accorsi di volere di più. Scivolai con le labbra fredde sulla sua clavicola e depositai una scia di baci scostandole i capelli. La camicia bianca che indossava era abbastanza larga e io mi concessi un contatto intimo con la sua pelle sudata dalla dura fatica e profumata. Stavo male, veramente male, ma ero in grado di controllare la bestia dentro di me, non  riuscii invece a frenare il desiderio di assaggiare il sapore della sua pelle. Schiusi la bocca e con la lingua leccai piano quella dolcezza… il veleno mi inondò il palato stordendomi. Sentivo forte il suo sangue pulsare sotto la mia lingua, il suo cuore battere all’impazzata e stavo morendo torturato dal piacere e dal dolore di percepirla abbandonata a me, mia. E poi… in lei non c’era alcuna paura, solo, assoluto, puro desiderio. La portai a stendersi sull’erba spingendola all’indietro come assetato. Non protestò, mi guardò timorosa, ma avevo più paura di lei. Timore di farle male, di desiderarla troppo, di non resistere alla tentazione della mia fame morbosa. Mi stesi sul suo corpo e appoggiai il viso contro il suo seno. Quante volte l’avevo sognato? Respirai forte e il suo profumo mi colpì allo stomaco come un pugno. Avevo bisogno di aria priva del suo odore, ma ormai ero saturo completamente di lei, ma non sazio, ne volevo ancora. Strusciai il mio naso sulla camicia detestando quell’indumento che la copriva leggermente. Il suo respiro era così veloce che pensai non sarebbe più riuscita a riprendere fiato, ma nemmeno io ero sufficientemente lucido. Mi sentivo stordito, non pensavo ad altro che ad accarezzarla, a dimostrarle il mio amore. Potevo farcela, nonostante la mia insicurezza, sapevo di potercela fare. Volevo la sua pelle, la bramavo, desideravo i suoi seni sotto la mia bocca, abbandonati alle mie labbra, ma non sapevo se ce l’avrei fatta o meno a resistere. Erano troppe le emozioni, troppa l’eccitazione. Sentivo il bisogno di esplodere, di lasciarmi andare, ma non potevo farlo. Ed era maledettamente frustrante. Le mie dita risalirono sulla sua camicia e mi permisi di sbottonarle i primi bottoni. Era troppo il bisogno del sapore e del calore della sua femminilità, ma il semplice contatto con l’incavo dei suoi seni mi fece completamente perdere il controllo. Dovevo rimanere fermo, immobile, non potevo più respirare altrimenti l’avrei morsa. Appoggiai così la testa sul suo petto, aspettando che il respiro si calmasse. Sentivo ancora il battito del suo cuore feroce, e aspettai con calma che si acquietasse come il mio spirito, nel silenzio ovattato di quella radura. Non potevo credere di averlo realmente fatto, di averla accarezzata, toccata come avevo sempre sognato e tentato di fare mentre lei dormiva serena. Ma ora lei sapeva tutto di me, mi amava, mi accettava, mi voleva nella sua vita… e mi desiderava. Sospirai quieto e rimasi immobile per minuti, o forse ore, non sapevo più cosa mi stesse succedendo, ma non mi sarei più spostato da lì. Alla fine troppo presto mi alzai.
- Non sarà più così difficile-. Terminai allora soddisfatto di me e del mio autocontrollo. Ma non ero per nulla appagato, il ruggito dentro di me continuava a bruciare le mie viscere chiedendomi qualcosa che non conoscevo.
- E’ stata dura?-. Sussurrò arrossendo. Mi sentii imbarazzato a quella domanda. Impacciato…
Guardammo entrambi il terreno con molta più attenzione del dovuto.
- Non terribile come immaginavo. E per te?-. Mormorai sentendomi un ragazzino alle prime esperienze amorose. Mi corressi… ero un adolescente alle sue prime esperienze amorose.
- No-. Rispose con foga cercando improvvisamente il mio sguardo intimorita – non è stato per nulla terribile…-. I nostri occhi si incontrarono decisi e il rossore che le imporporò le guance inevitabilmente mi incantò. – Per me-. Aggiunse poi mordendosi le labbra ripetutamente come era solita fare.
- Hai capito cosa intendo-. Bisbigliai tentando di decifrare la sua espressione. Avevo paura che lei si fosse sentita costretta, in qualche modo terrorizzata da ciò che avevo fatto, non me lo sarei mai potuto perdonare. Mi aveva fatto sentire vivo come non ero mai stato, e non volevo che lei avesse paura di me, non potevo permetterlo. Mi sorrise e il calore di quel sorriso mi incendiò di nuovo le vene, provocando in me un desiderio irresistibile di averla ancora vicina. Questa volta desideravo essere toccato da lei, volevo che comprendesse… non doveva avere timore di avvicinarsi, non le avrei mai fatto del male, piuttosto sarei morto tra sofferenze atroci, avrei morso me stesso, ma non quel tenero cerbiattino che tanto si fidava di me. Mai…
- Vieni qui-. Sussurrai roco facendola sussultare meravigliata. Le afferrai una mano e la portai contro la mia guancia. Il rossore sulle guance si accese di porpora e i suoi occhi si sgranarono, le labbra si seccarono. Ancora quella bocca… quanto avrei dovuto sopportare prima di poterla avere? La fissai serio e le premetti il palmo contro la mia pelle. – Senti?-. Le dissi poi godendo del contatto delle sue dita sul mio volto. Non c’era più molta differenza tra le nostre temperature, il sole aveva intiepidito la mia pelle. Sorrisi cercando di calmare i battiti del suo cuore di nuovo veloci, sperai che non fosse terrore.
- Resta lì-. Disse piano. Mi immobilizzai quando sentii le sue ginocchia sfiorare le mie, il suo odore femminile solleticarmi l’ istinto e il suo corpo così vicino al mio da percepire il suo seno respirare sul mio torace. Andare all’Inferno e bruciare di passione doveva essere lo stesso. Sapevo cosa voleva da me e mi abbandonai alle sue carezze chiudendo gli occhi, dovevo resistere, non dovevo pensare, riflettere a quanto il sapore del suo sangue potesse essere dolce, zuccherino, dovevo dimenticarlo. I suoi movimenti erano lenti, studiati e la ringraziai per questo. Aveva percepito il mio disagio. Con le dita sfiorò le mie guance ancora e ancora fino a farmi sfuggire un sospiro di piacere. Nessun pericolo, mi sentii tranquillo. Ma quando passò con le dita ad accarezzare le mie palpebre, l’incavo dei miei occhi, le mie occhiaie, percepii un fiume in tempesta squassarmi il petto. “Merda”. Il veleno mi inondò la bocca e un ringhio involontario uscì dalle mie labbra. Ogni più piccola parte del mio corpo reagì al suo odore. Volevo stenderla sul prato e farla mia, prendere la sua anima e succhiare il suo sangue sentendola gridare aiuto. Volevo tutto di lei fino a sfinirla di dolore e piacere. “No, Edward”. Riuscii a mascherare le mie reali sensazioni rimanendo immobile come una pietra, ma dentro di me era come se tizzoni ardenti mi stritolassero gli organi interni e gridassero desiderio. Quando i suoi polpastrelli mi toccarono le labbra avrei voluto morderla, avrei voluto cedere e affondare i canini nella tenera carne del suo polso. “Oh sì…”. Pensai eccitato, sentendo i miei jeans stringere eccessivamente. Mi permisi pensieri poco casti, la mia mente volò al suo corpo nudo intrecciato al mio e ai suoi gemiti, in questo modo riuscii a calmare la bestia, ma non l’essere umano che schiuse le labbra e soffiò sulle sue dita pregando altre carezze. Avevo bisogno di sentirla, avevo bisogno che lei mi toccasse, stava diventando come aria e senza non sarei riuscito a vivere. Quando si allontanò, aprii gli occhi e affamato la guardai. Non riuscii a controllare la mia espressione desiderosa di possederla, di fare l’amore, di nutrirmi della sua anima e mi resi conto dal suo viso che dovevo averla terrorizzata. Mi maledii e tentai di riprendere possesso delle mie emozioni.
- Vorrei... vorrei sentissi la complessità... la confusione... che provo. Vorrei che potessi comprendere-. Sussurrai roco, la mia voce irriconoscibile. Quello che si scatenava inevitabile dentro di me mi rendeva schiavo di desideri mai provati e della mia fame di vampiro. Sarebbe stato difficile spiegarle il potere ipnotico, assoluto e potente che aveva su di me. E l’attrazione, la voglia di fare l’amore, di toccarla, di essere toccato, tutto questo mi faceva impazzire sul serio.
- Spiegamelo-. Disse di getto avvicinandosi di nuovo. Possibile che non lo capisse? “Scappa Bella, scappa da me”. Allungai una mano affascinato e le presi ancora una ciocca di capelli strofinandola sul suo viso sensualmente. Mi piaceva toccarla, mi piaceva carezzare la sua pelle così calda e morbida.
- Non credo che ci riuscirei. Te l'ho detto, da una parte sento fame di te, anzi sete, da creatura deplorabile quale sono. E questo lo puoi capire, in un certo senso-. Tentai di spiegarle, completamente immerso nelle mie carezze. Abbozzai un sorriso e continuai a parlare, senza ascoltare realmente cosa le stessi dicendo. Percepivo solo lei, il suo battito, il suo sguardo intenso e la sensazione di brividi continui che la scuotevano a causa mia. Passai i miei polpastrelli sulle sue labbra, come lei aveva fatto poco prima con me e mi persi nella sensazione di quella bocca carnosa e sporgente, perfetta e arricciata che avevo imparato a venerare e desiderare ardentemente. Il sapore di Bella, sapevo che era fantastico, lo immaginavo, la sua pelle era dolce e morbida, ma il gusto di assaporarla… sarebbe stata la mia eterna ossessione. Portai il mio pollice sul suo labbro inferiore, torturandolo, lo stesso feci poi con quello superiore. Non si mosse, immobile, stordita e tremante. - Ma... ci sono altri tipi di fame. E quelli non riesco a interpretarli, mi sono del tutto estranei-. Ammisi poi. Non volevo nasconderle nulla. I miei desideri, volevo che sapesse cosa mi stava succedendo, cosa nel mio corpo si scatenasse quando le stavo vicino.
- Forse riesco a capire questo più di quanto ti aspetti-. Confessò arrossendo e abbassando gli occhi. Aggrottai le sopracciglia sorpreso dalla sua risposta. Sentivo il desiderio tra noi crescere ad ogni carezza, percepivo l’elettricità correre tra i nostri corpi e toglierci il fiato, sapevo che la mia voglia di farla mia era probabilmente la stessa che lei aveva di accogliermi. Ma questo per me era totalmente nuovo e meraviglioso. Questo era l’amore? E per lei?
- Non sono abituato a sentirmi tanto umano. Funziona sempre così?-. Le domandai avvicinando il mio capo al suo. Mi sentivo così intimamente unito a lei, così pieno di lei che ero pronto a farle qualsiasi confessione. Stavo denudando il mio spirito per amore, tutto di me, le stavo donando tutto il mio disagio e la mia umanità, il mio amore.
- Per me? No, mai. Mai prima di oggi-. Ammise portandosi una mano sulla fronte e imporporandosi di un dolce colore rosato. Capii che anche per lei non doveva essere facile provare un desiderio così intenso. Ero il suo primo ragazzo, il suo primo amore. “Male Edward, molto male”.  Le presi le piccole mani tra le mie e le strinsi forte. Era così vulnerabile, così tenera, come poteva amare un mostro come me una persona così eterea?
- Non so come fare a starti accanto in questo modo- Confessai. - Non sono sicuro di esserne capace-. Il suo sguardo si fece talmente dolce che sentii qualcosa sciogliersi dentro di me, il calore mi invase e un groppo si fermò nella mia gola impedendomi di parlare. Non volevo sembrarle ridicolo, ma dal modo in cui mi guardava sospettai un’adorazione che non meritavo affatto. Mi tranquillizzò accostandosi lentamente a me e poggiando la testa sul mio torace. Ringhiai… avevo bisogno di veleno, di saliva, la mia gola era così secca che non riuscii ad ingoiare. Avevo assoluta necessità delle sue labbra, di nutrirmi del suo odore e del suo sapore per potermi riprendere, il mio corpo lo desiderava più del dovuto. Il mio petto teso, i miei muscoli tirati, la mia erezione a chiedermi sollievo… e la mia fame, viva, pulsante, che smaniava solo per lei, tutto questo mi stava portando alla follia. Era un tunnel, un viaggio di non ritorno in cui io avrei perso tutto me stesso.
- Così va bene-. Sospirò chiudendo gli occhi e strusciando il viso sulla pelle ormai calda del mio torace. Avrei volentieri gridato la mia sofferenza. Il suo profumo solleticava le mie narici, e il suo corpo sodo le mie fantasie. Con un gesto istintivo la strinsi a me, circondandola con le braccia e posando il capo tra i suoi capelli. Morii di piacere. Quando le sue ginocchia si accovacciarono tra le mie cosce il timore che potesse sentirmi mi imbarazzò, ma quando i nostri corpi aderirono completamente dimenticai quella paura, dimenticai anche il mio nome.
-Sei molto più bravo di quanto tu voglia credere-. Ridacchiò sommessamente rilassandosi. Avrei voluto farlo anche io, ma non mi era concesso.
- Possiedo ancora istinti umani. Sono sepolti da qualche parte, ma ci sono-. La strinsi ancora più forte, provando il desiderio spasmodico di far parte di lei, di poterla considerare solamente mia. Come un animale egoista volevo segnare il mio possesso, Bella lo era, da quel momento in poi sarebbe stata solo mia. Non si scompose, girò il bacino lentamente e aderì completamente al mio corpo. Qualcosa di indescrivibile mi strinse il basso ventre e un dolore sordo si concentrò tra le mie gambe. Se solo avessi potuto di più… io… cancellai quel pensiero dalla mia mente e continuai ad accarezzare piano i suoi capelli.
- Lo sento-. Mormorò alzando le braccia e circondandomi il collo. Entrambi rimanemmo fermi e immobili senza fare nulla, continuai a controllare il mio respiro per farle sentire che le ero accanto, ma era faticoso mantenere un ritmo regolare. Giocai spesso con le ciocche ribelli che le incorniciavano il viso e lei fece lo stesso con me, accarezzandomi e cercandomi più volte. Lasciai che mi toccasse e non mi mossi fino a quando il sole non cominciò a tramontare. Era il crepuscolo. Sospirò tristemente e io compresi.
- Devi andare-. Mormorai baciandole la fronte con dolcezza. I suoi occhi non lasciarono la presa dai miei e languidi mi pregarono di non alzarmi. Avrei voluto rimanere un’eternità così, ma sapevamo entrambi che sarebbe stato meglio tornare a casa.
-Pensavo non fossi capace di leggermi nel pensiero-. Rispose stizzita facendo una smorfia imbronciata. Ridacchiai e scompigliai la massa castana dei suoi capelli scostandomi leggermente e richiudendomi la camicia.
- Comincio a vederci qualcosa-. Borbottai facendole una linguaccia. La afferrai per le spalle prima che potesse alzarsi e tutto eccitato decisi di mostrarle una cosa. Il mio sguardo di fece birichino e supplicante.
- Posso mostrarti una cosa?-. Sgranò gli occhi spaventata e ingoiò la saliva perplessa. Scoppiai ancora a ridere quando mi mostrò il suo disappunto.
- Cosa?-. sussurrò preoccupata.
- Il modo in cui io mi sposto nella foresta-. Sorrisi sghembo di fronte alla sua fronte aggrottata
-Non preoccuparti, non c'è pericolo e torneremo al pick-up molto più velocemente-. Il suo cuore fermò improvvisamente i battiti e io rimasi allibito. Aveva così paura? In fondo era divertente. Il rossore sulle sue guance mi fece capire che non era timore, ma emozione. La adorai afferrandole un polso e alzandola di scatto. Volevo condividere anche quello con lei. Tutto…
- Ti trasformi in un pipistrello?-. Domandò timidamente. Le lanciai un’occhiataccia. Come faceva a credere che mi potessi trasformare in un animale simile? Scossi la testa. Maledette leggende sul conte Dracula.
- Come se non l'avessi già sentita!-. Risi. Non mi ero mai sentito più leggero e felice. La strattonai un po’ verso di me, ma lei non seguì il mio movimento tirandosi indietro e portandosi una mano di fronte al corpo in un gesto di difesa.
-Già, immagino che te lo dicano tutti-. Mormorò nervosamente. Non potevo crederci, aveva paura di come mi spostavo tra il fogliame e non del fatto che potessi ucciderla. Quella ragazza era profondamente incoerente, ma io l’amavo proprio per questo. La veneravo.
- E dai, fifona, salta in spalla-. Mi comportai come un bambino. Aprii le braccia e aspettai che mi corresse incontro. La vidi arrossire teneramente e portarsi le dita al petto che tamburellava furioso. Ancora desiderio, ancora passione. Inclinai le braccia e mi avvicinai tirandola contro di me. I nostri corpi così si scontrarono provocando un’ondata di piacere che ci fece rimanere senza fiato. Dovevo stare attento, altrimenti sarebbe stata lei ad uccidermi e non il contrario. Mi voltai di spalle e le feci segno di aggrapparsi. Incerta saltò sulla mia schiena e io la afferrai in modo che le sue gambe mi avvolgessero il bacino e le sue braccia le spalle. Era una posizione piacevole, dovevo ammetterlo, soprattutto perché i suoi seni erano schiacciati contro di me e io potevo sentirne la consistenza e la morbidezza. Storsi la bocca, pervertito fino in fondo, non avevo il minimo dubbio. Eppure anche lei sembrò gradire il contatto perché mi abbracciò stretta e mi respirò sul collo. Piacevole, decisamente piacevole.
-Sono un po' più pesante di un normale zaino-. Sussurrò poi facendomi roteare gli occhi al cielo. La mia forza non era certo quella di un essere umano.
- Figuriamoci!-. Le risposti sprezzante. Si morse le labbra sorridendo e colpendomi la testa con la mano. Risi felice, da quanto non mi sentivo così vivo? Le presi inaspettatamente le dita e mi spinsi il palmo sul naso. Immediatamente una scarica elettrica mi attraversò il corpo e il veleno tornò a bagnarmi il palato. Ma ormai riuscivo a percepire il piacere di accarezzarle la mano, riuscivo a pensare, a rimanere lucido. Potevo rimanerle accanto senza paura.
- Sempre più facile-. Bisbigliai contento. “Via”. Senza aspettare iniziai a correre felice. Il bosco correva intorno a me e io persi cognizione di ciò che stava succedendo e della mia velocità. Era bellissimo poter sentire il vento scompigliarmi i capelli, poterle mostrare il vero me stesso. Scorsi il sottobosco e sfiorai gli alberi giocando a saltare intorno ai tronchi come se avessi dovuto scontrarmi da un momento all’altro. Per me era un vero divertimento, ma non riuscii a dimenticare la sensazione forte di sentirla sulla mia schiena. Il suo seno, le sue cosce, il suo profumo, il suo corpo, erano per me una tortura fisica e mentale. Avrei voluto tanto perdermi nel sapore della sua bocca, mi accorsi di desiderarlo così tanto che avrebbe potuto diventare una vera ossessione. La sua bocca era proibita per me, un tabù, eppure la bramavo come se fosse stata la mia unica speranza di salvezza e fonte di vita, più dello stesso sangue. Saltellai velocemente come un fantasma, senza lasciare alcuna traccia del mio passaggio e in due minuti fummo di fronte al pick-up. La lasciai troppo eccitato, volevo sapere cosa ne pensasse, emozionato.
- Elettrizzante, eh?-. Tutto contento come un ragazzino non notai immediatamente la nausea che sembrava averla colta. Cercò inutilmente di staccarsi da me, ma i suoi muscoli non risposero ai comandi, anzi si aggrapparono con più foga, quasi fosse spaventata a morte da ciò che aveva appena provato.
- Bella?-. Questa volta il mio tono fu ansioso e preoccupato. Da come muoveva la testa doveva avere forti giramenti. Forse avevo un tantino esagerato con la velocità. “Idiota”. La situazione mi accorsi era alquanto comica.
- Credo… di dovermi sdraiare-. Disse con una certa fatica, ansimante. Aspettai immobile che si calmasse e che recuperasse forza.
- Oh, scusa-. Cominciai a credere che le mie esaltazioni non portassero a nulla di buono. Dovevo stare più attento.
- Ho bisogno di aiuto, credo-. Mormorò persa. Risi soffocato. Era proprio buffa… non riuscii a rimanere serio. Sciolsi piano la sua presa strangolatrice da me e la presi tra le braccia cullandola per qualche minuto contro il mio petto. Era pallida, decisamente pallida. La trattenni per poco e la adagiai sul fogliame sedendomi accanto a lei e scostandole i capelli dalla fronte.
- Come va?-. Le chiesi permettendo che il vento le sferzasse il viso. Aveva bisogno di ossigeno. La smorfia che fece mi aiutò a capire che la situazione non era affatto migliorata e che nausea e i giramenti continuavano ad aumentare.
- Credo di avere un po’ di nausea-. Non si muoveva, ma rimaneva rigida, immobile, ogni parola le doveva costare fatica. Faticai a reprimere il desiderio di ridere. L’avevo frastornata, avevo rischiato di farla svenire a causa di una piccola corsa.
- Tieni la testa tra le ginocchia-. La aiutai a portare il capo tra le gambe e in qualche minuto sentii il suo respiro tornare regolare e il sangue iniziare a circolare normalmente. Sospirai di sollievo. Probabilmente per un umano era troppo faticoso sopportare quella velocità, avrei dovuto ricordarlo per le prossime volte.
- Forse non è stata una grande idea-. Mi avvicinai ancora e le scostai la frangia tastandole la fronte, dandole sollievo con la mia pelle di nuovo gelida. Scosse la testa, tentando di tirarmi su il morale. Non voleva demoralizzarmi e si sforzò di sembrare entusiasta. La cosa mi lasciò allibito.
- No, è stato parecchio interessante-. Mentì spudoratamente solo per farmi piacere. Decisi di provocarla un pochino per non farle pensare al suo malessere.
- Ma dai! Sei pallida come un fantasma... anzi, sei pallida come me!-. La canzonai facendole alzare la testa. I suoi occhi erano ancora chiusi, le palpebre serrate.
- Forse avrei dovuto chiudere gli occhi-. Analizzò pensierosa. Risi di gusto. Possibile che fosse così sbadata? Ovviamente sarebbe stato meglio. Scossi la testa incredulo.
-La prossima volta ricordatelo-. Le dissi giocherellone abbassando il capo e dandole un colpetto sulle ginocchia scherzoso. Si spostò allibita.
- Eh? Ma quale prossima volta?!-. Sembrava terrorizzata da quella possibilità. Non riuscii a trattenermi dal ridere. Se avessi continuato così probabilmente non avrei smesso fino a casa. Il mio piccolo Bambi era troppo buffo. Che amore…
- Spaccone-. Bofonchiò stizzita. Io? Forse un po’. Beh, ero molto veloce.  Improvvisamente le guardai il viso e il desiderio delle sue labbra tornò forte. Eravamo così vicini ora, tanto. Tentai di non pensarci, ma Bella si sporse in avanti cercandomi, ansiosa, e io ansimai.
- Apri gli occhi, Bella-. Mormorai piano, aspettando che quegli splendidi occhi nocciola mi stregassero l’anima.
I nostri visi così si incontrarono e le nostre bocche si sfiorarono vogliose. Lei non si scostò, stordita e sentii forte la consapevolezza del bisogno dentro di noi. Lo volevo… lo volevo troppo e decisi di non negarmi quella possibilità.
- Mentre correvo, pensavo…-. Proruppi sentendo il suo respiro veloce sulla mia bocca. L’emozione tra noi saturò l’aria. Il mio stomaco si contorceva dal desiderio e le sue gambe tremavano d’aspettativa. Era la quiete prima della tempesta.
- A non centrare gli alberi, spero-. Mormorò immobile socchiudendo le palpebre. Soffiai piano sul suo volto e la vidi rabbrividire. L’eccitazione aumentò, bruciò i nostri corpi portandoci ad uno stato di comunione mentale che ci avrebbe fatto morire di sete.
- Sciocca-. Bisbigliai tentando di riprendere il controllo delle mie facoltà mentali. Ma era inutile, quelle labbra color ciliegia mi chiamavano e i suoi occhi mi imploravano. - Correre per me è un gesto automatico, non è qualcosa a cui devo stare attento-. Ghignai sperando che non percepisse la mia agitazione. Portai il mio corpo più vicino al suo ed entrambi alzammo il capo, scioccati dal desiderio che ci sconvolgeva.
- Spaccone-. Mormorò ancora sorridendo leggermente. Sì, uno spaccone idiota e innamorato. Follemente innamorato. Ma ora non avevo più voglia di giocare.
Le presi il viso tra le mani facendola sussultare e la guardai intensamente negli occhi, facendola gemere. “Basta”.
- Dicevo... Pensavo a una cosa che vorrei provare-. Schiusi la bocca. Non sapevo cosa sarebbe successo, non potevo prevederlo, ma il desiderio di baciare quelle labbra mi stava ossessionando da troppo tempo, e io ero stanco di controllare quel continuo desiderio che non mi faceva respirare, che mi eccitava, che mi colpiva ad ondate lasciandomi delirante e confuso.
Non respirò, smise completamente di prendere aria, guardandomi supplicante e adorante. “Ti prego”. Sembrava implorarmi. Esitai. Lo volevo, lo agognavo e lo bramavo come non mai. Le mie mani tremarono, il veleno cominciò a fluire come un fiume in piena nelle mie vene, la sola idea di saggiare il suo sapore mi stava facendo impazzire, eccitare, godere. Piano, lentamente, esasperato, avvicinai le mie labbra alle sue, assetato, affamato, schiavo di lei, del suo corpo, e la mia bocca sfiorò la sua che gemette incantata. Ancora, mi allontanai, cieco, ancora… mi avvicinai, delirante. Di nuovo, le sfiorai la bocca con la lingua impazzendo, di nuovo… mi allontanai frustrato e arrabbiato. “Oddio”. Non resistetti. “Basta ti prego”. Era un’agonia di morte lenta. Poggiai le mie labbra brucianti contro le sue e il mio corpo reagì dissennato, un impulso di piacere e godimento mi chiuse il ventre scendendo per provocarmi un’erezione e il mio cuore sembrò pulsare di nuovo in vita. Aria… la mia bocca arse e il desiderio divenne affanno, distruzione e catastrofe. Entrambi diventammo ansiosi di gustarci, il suo sapore mi diede alla testa, le schiusi le labbra e infilai la mia lingua tra i suoi denti chiudendola sul suo sapore. Non c’era, non esisteva nulla che mi avrebbe fatto lo stesso effetto… io stavo morendo. Mi sentivo avvampare come se mi avessero immerso in un braciere ardente, non avevo via di scampo, era la morte. Non potevo e volevo scappare, volevo ma ero incatenato e non riuscivo a liberarmi, la droga fluiva in me e mi lasciava, strozzandomi, schiacciandomi, uccidendomi dentro. La passione mi sconvolse ad ondate e non riuscii a trattenere un gemito che mi dilaniò il petto. “Bella”. Mi sporsi tra le sue gambe, avevo bisogno del suo sapore, ne avevo un maledetto, dannato, estenuante bisogno, ignorai il veleno che mi inondava la bocca e quando le dita di Bella si strinsero tra i miei capelli tirandoli spasmodicamente, strappandoli quasi, mugolando famelica, capii che sarei stato spacciato. Il suo profumo… mi girò la testa e caddi in uno stato di piacere insostenibile. Dovevo fermarmi prima che la bestia prendesse il sopravvento. Non potevo continuare, nonostante lo desiderassi con tutto me stesso. Chiusi gli occhi esausto e dolorante. Mi irrigidii e bloccandomi improvvisamente. “Basta”. Mi allontanai piano, attento e aprii le palpebre guardingo. Le nostre bocche ancora si sfioravano, il mio corpo sentiva forte la necessità del suo, in tutti i sensi. Dovevo riprendere il controllo… dovevo…ma non potevo allontanarla.
- Ops -. Mormorò roca aprendo gli occhi. Affogammo l’uno nell’altra. Mio Dio, che tortura.
- “Ops” è troppo poco-. Riuscii ad articolare. Strinsi i denti quando la salivazione aumentò. Bella si  passò la lingua sulla bocca tentando di trattenere il mio sapore. “Cazzo”. Chiusi ancora gli occhi tentando di dimenticare quell’immagine. Avevo fame, fame di qualcosa troppo immenso da poter contenere. Ripresi a respirare e riaprii le palpebre incatenando oro fuso e cioccolata. Volevo sentirmi una sola cosa con lei e persi veramente la cognizione del tempo, ma non tentai di allontanarmi. Fare l’amore…
- Devo...?-. Tentò di scostarsi da me, ma il suo tentativo fu così debole da essere irreale. E poi... non volevo che si scostasse. Tutto era così confuso dentro di me, l’aria mi faceva stare così male che sembrava avessi anche io bisogno di respirare. Ma non ossigeno, lei, avevo bisogno di lei… di respirare la sua anima.
- No, è sopportabile-. Le strinsi le dita intorno viso aspettando che la fame si calmasse. L’eccitazione dovuta alla sete si calmò e rimase il desiderio di stringerla. Il mio sguardo si ammorbidì. –Per favore- La supplicai poi. – Aspetta… aspetta un attimo-. Non sapevo quale fosse il mio reale desiderio, se tenerla ancora vicina, o aspettare che la voglia scemasse, ma dubitai che fosse possibile.
- Ecco-. Mormorai finalmente tranquillo. Per quanto potessi realmente esserlo. Ero però soddisfatto del mio autocontrollo, in passato l’avrei creduto impossibile.
- Sopportabile?-. Bisbigliò ancora, molto vicina. Sorrisi e la guardai contento. Mi liberai dalla tensione ridendo e lei fece lo stesso.
- Sono più forte di quanto pensassi. È una bella notizia-. Sospirai scrollando i capelli ribelli e passandomi una mano tra le ciocche scomposte. Nonostante tutto nessuno dei due accennava a scostarsi e le nostre labbra si sfioravano ancora.
- Mi piacerebbe poter pensare altrettanto di me-. Bisbigliò respirando sulla mia bocca. Sperai non lo ripetesse altrimenti l’avrei stesa sul fogliame e non l’avrei più fatta parlare per almeno un’altra mezz’ora. “Sto impazzendo”. I nostri occhi ancora incatenati ora si parlavano d’amore. La cercavo, la afferravo, la facevo mia e la lasciavo, ansimando sulle sue guance e sulle sue labbra. Non avevo mai provato nulla si simile. Piano le nostre bocche si incontravano appena e si lasciavano, mentre giocavamo a ridere di quella situazione. Stavamo facendo l’amore.
- E dai, dopotutto sei soltanto un essere umano-. Mormorai sarcastico reclinando la testa di lato. Il mio sguardo brillò nell’improvvisa oscurità e lei sbuffò spazientita, strusciando piano il naso contro il mio.
- Tante grazie-. Rispose acida facendomi ridere. Era venuto il momento di allontanarmi, a tutto c’era un limite, ne ero consapevole. Purtroppo… Mi alzai di scatto soffrendo per l’improvvisa lontananza e le porsi immediatamente la mano per ricreare un minimo di contatto. Afferrò le mie dita grata e tentò di ritrovare l’equilibrio sulle sue ginocchia. Non ci riuscì e fu di nuovo tra le mie braccia. La strinsi a me subito. Ma come avrei fatto a stare ancora lontano da lei? Mi abbracciò stretto e in punta di piedi si abbandonò contro di me. “Wow”. Pensai come uno scemo. Nascosi il viso nell’incavo del suo collo.
- Ti senti ancora indebolita dalla corsa? O è stato il mio bacio da maestro?-. Mi sentivo così calmo, in pace con me stesso, spensierato, finalmente avevo trovato  il mio posto, ed era lì con lei. Risi ancora, mi accorsi di come il mio atteggiamento fosse molto umano e mi stupii.
- Non so, mi sento ancora imbambolata. L'uno e l'altro, penso-. Mi tenne il gioco e ridacchiò stranita. Era un’intimità così totale che dividerci mi avrebbe fatto male. Lo sapevo. Eppure dovevo farlo, per il bene di entrambi.
Mi allontanai di scatto lasciandola barcollante.
- Forse è meglio che guidi io-. Trotterellai verso il pick-up. Sicuro.
- Sei pazzo?-. Si voltò verso di me con una smorfia di pura paura. Assottigliai le palpebre. Possibile che il mio cerbiattino avesse timore solo di cose futili come la mia guida? Era divertente andare veloce.
-Sono un pilota migliore di te nella tua forma più smagliante. Hai i riflessi molto più lenti dei miei-. Annuii con aria saccente e lo sguardo da professore, incrociando le braccia al petto. Spalancò la bocca meravigliata e mi puntò un dito contro. Sapevo che l’avrei avuta vinta, ma giocare così mi faceva stare bene.
- Certo, ma non credo che i miei nervi o il mio pick-up possano farcela a sostenerti-. Mi pregò congiungendo le mani e io scossi divertito la testa. “No, no, piccolina, tu a casa ci devi arrivare sana e salva”. Ridacchiai, il mio era un no secco, categorico, non aveva via di fuga.
- E dai, Bella, un po' di fiducia-. Le parlai come ad una bambina capricciosa aprendo il palmo della mano e facendole segno di darmi le chiavi. Non si mosse e si strinse nelle spalle tentando di non cedere.
- No, nemmeno per sogno-. La guardai incredulo. Era proprio decisa a resistere, ma sapevo bene come farla desistere dalla sua decisione. Venne avanti barcollante, ancora incerta e tentò di scostarmi e superarmi per andare ad aprire lo sportello di guida. Sorrisi… allungai le braccia e la afferrai per la vita facendola ancora scontrare contro di me. Quel contatto fisico inaspettato le tolse il respiro. Le accarezzai i fianchi facendola tremare, mi stavo divertendo troppo e stavo senza dubbio esagerando.
- E dai-. Mormorai sul suo orecchio facendola gemere leggermente. Non era propriamente un modo corretto di comportarsi. Di fronte al suo silenzio ansimante parlai ancora.
- Bella, fino a questo momento il mio sforzo personale nel tentativo di salvarti la vita è stato enorme. Non permetterò certo che tu ti metta al volante nel momento in cui non riesci nemmeno a camminare in linea retta. Oltretutto, gli amici non lasciano guidare chi ha bevuto, lo sai-. Appoggiò il capo contro la mia spalla e si lasciò accarezzare. Un attentato alla mia forza di volontà e alla mia vita, ma una morte di quel genere, era proprio quella che avevo sempre desiderato in segreto.
- Pensi che sia ubriaca-. Sussurrò. Le nostre labbra si sfiorarono ancora. Eravamo entrambi ubriachi. Io di lei e lei di me, ma io avrei saputo controllarmi meglio. Ormai eravamo sotto l’effetto di una potentissima droga.
- Sei intossicata dalla mia presenza-. Ci strusciammo l’uno contro l’altro e le nostre fronti si toccarono rimanendo immobili. La vidi sospirare e prendere le chiavi, sconfitta. Aveva ceduto, le sventolò di fronte a me e le fece cadere nel vuoto. Le afferrai al volo sorridendo. Avevo proprio voglia di rilassare i miei muscoli guidando, e magari anche la mia eccitazione che non accennava a calmarsi. “Reazioni umane del cavolo”.
- Non ti posso dare torto. Vacci piano, il pick-up è un pensionato-. Ammise. La lasciai di colpo notando la sua delusione e mi diressi verso lo sportello aprendolo di scatto.
- Molto ragionevole-. Ghignai infilando le chiavi e aspettando che si avvicinasse. Rimase ferma a guardarmi per qualche minuto, indecisa sul da farsi.
- E tu?-. Reclinò il capo di lato incuriosita- Non sei nemmeno scalfito dalla mia presenza?-. La sua domanda maliziosa mi fece sgranare gli occhi e trattenere il respiro. Forse non si rendeva minimamente contro di ciò che riusciva a scatenare dentro di me, ed era meglio così. “Questa me la paghi, cerbiattino”. Il mio corpo si mosse da solo e la presi colto da un’improvvisa voglia di dimostrarle quando si sbagliasse. La portai contro il pick-up, facendole appoggiare la schiena contro la carrozzeria del furgone. Avvicinai di nuovo il volto al suo e i nostri corpi aderirono ancora. Le nostre bocche si sfiorarono ansiose di riprovare le sensazioni che ci avevano sconvolto e la passione esplose facendoci abbandonare al desiderio reciproco. “Bella”. Se l’avessi baciata ancora avrei perso completamente me stesso. Le sforai le palpebre, lento, esasperato da quella sensazione di bisogno. E poi gli occhi, la fronte, le guance, il collo, l’orecchio… mordicchiai il suo lobo assaporandone il gusto dolce-salato e leccai ansimante la sua guancia fino ad arrivare a baciare il suo mento. Si abbandonò contro il pick-up gemendo ripetutamente. Immaginai che l’Inferno fosse quello, desiderarla in quel modo spasmodico senza poterla avere. “Cristo”. Non mi fermai, ripresi a morderle le labbra e ancora... sì ancora, baciare la sua bocca leggermente, i suoi occhi, le sue palpebre, il suo collo, il suo mento, il suo orecchio. Sentivo i nostri gemiti farsi pesanti, i miei ansiti farsi ringhi rumorosi, la sua bocca scottare, il mio petto strusciarsi contro il suo. Era finita… finita…finita…
- E in ogni caso-. Tremai soffiando sulla sua pelle e facendola vibrare – I miei riflessi sono più pronti dei tuoi-. Mi allontanai lasciandola contro l’auto, delirante e sedendomi al posto di guida con un salto felino. La mia mentre faticò a riprendere la lucidità necessaria e per un attimo appoggiai il capo contro il volante. “ Sto cercando di ammazzarci per caso?”. Comunque… ammisi a me stesso, era vero, io riuscivo a controllare meglio i miei istinti e i miei desideri, almeno per ora.


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Capitolo 45
*** Ragione e istinto ***




Finita la radura ragazzuoli, oddio che bello che vi sia piaciuta, grazie di tutti i commenti, mi sbrillucicavano gli occhi come una scema. Beh... andiamo comunque avanti però. Non mi fermo ho calcolato tutto, per la vostra tortura di mille e mille pagine. Mi dovrebbero mancare una decina di capitoli per finire, se io divido un capitolo della Meyer in due parti e lo metto qui, beh... allora ci mancano esattamente 20 capitoli alla fine di Mid Sun. Tutto calcolato. Ovviamenti capitoli di 8 pagine ciascuno.  Mi sono fatta tutti i calcoli, mamma mia! Bene, che altro dire, mancano ancora tante cose anche se abbiamo superato il punto forte, ora dobbiamo tornare a casuccia, come si comporterà Edward?? Vediamo... ricordate che siamo vicini alla prima notte... vi lascio al capitolo. Buona lettura!!!!!  E grazie grazie grazie!



Ragione e istinto.

Guardarla mentre i capelli le venivano scompigliati dal vento del finestrino era una vera tentazione per gli occhi. Bellissima… il sorriso felice che le aleggiava sulle labbra, il viso pensieroso, ma disteso e quell’aria da bambina indifesa e insicura, portavano la mia attenzione su di lei e decisamente poco sulla strada. Pensare che presto saremmo tornati a Forks e che avrei dovuto lasciarla mi fece sentire un dolore forte al petto, tanto che una smorfia triste riuscì ad imprimersi sul mio volto disteso. Abbassai lo sguardo sulle nostre dita intrecciate e accarezzai piano con il pollice il dorso della sua mano tentando di rimanere calmo. Era incredibile come un semplice contatto rischiasse di stravolgermi completamente. Dovevo distrarmi in qualche modo… cominciai a canticchiare una canzone che davano in quel momento alla radio e notai su di me il suo sguardo stupito e perplesso.
- Ti piace la musica dei Cinquanta?-. Mi domandò meravigliata alzando un sopracciglio. Scoppiai a ridere estasiato dalla sua espressione sconvolta. Conoscevo a memoria molte più canzoni di quanto lei non immaginasse.
- La musica degli anni Cinquanta era buona. Di gran lunga meglio che nei Sessanta o nei Settanta! Roba da brividi. Gli anni Ottanta erano sopportabili-. Le risposi facendo cadere di nuovo il silenzio tra noi. Sperai di non averla offesa in alcun modo, ma dalla sua espressione corrucciata intuii che probabilmente voleva chiedermi qualcosa che le premeva da un po’ di tempo. Rimasi a guardarla mentre nervosa si portava i capelli dietro le orecchie, probabilmente stava rimuginando sulla possibilità di parlarmene.
- Conoscerò mai la tua vera età?-. Finalmente si era decisa. Ghignai incuriosito e la fissai tentando di capire cosa stesse pensando in quel momento. Inutile sforzarsi, un muro sarebbe stato più facile da leggere. Eppure stavo imparando a capirla, questo mi rendeva felice.
- Importa qualcosa?-. Le domandai continuando a guardarla. I suoi occhi sembravano insicuri, come se avesse paura di rovinare qualcosa tra noi. Decisamente impossibile… poteva farmi qualsiasi tipo di domanda, risponderle non sarebbe stato un problema per me.
- No, ma me lo chiedo spesso...-. confessò arrossendo un poco. Mi beai del battito accelerato del suo cuore e tornai a fissare un attimo la strada di fronte a me tentando di ignorare quella tentazione per il mio istinto. Una volta calmo riposai il mio sguardo sulla sua pelle illuminata dal sole del crepuscolo.
- Sai, non c'è niente di meglio che un bel mistero irrisolto per trascorrere una notte insonne-. Ammutolì dopo quella piccola confessione accentuando il colore rosso delle sue guance e io rimasi per alcuni minuti in silenzio a godere della sua dolcezza. Mi piaceva sapere che trascorreva le sue notti pensandomi e sognandomi, forse mi piaceva troppo…
- Chissà se ne rimarresti sconvolta-. Proruppi allora facendo perdere il mio sguardo verso la luce del sole. Cosa sarebbe cambiato? Avevo quasi paura delle reazioni che lei avrebbe potuto avere alle mie rivelazioni.
- Mettimi alla prova-. La sentii dire, sicura. Mi voltai e incontrai i suoi occhi nocciola che si persero immediatamente nei miei. Non li abbassò  nemmeno quando le strinsi più forte la mano alla ricerca di una conferma. Il mio piccolo cerbiattino era veramente incredibile… ricambiò la stretta dolcemente, invitandomi a fidarmi di lei, come se ce ne fosse stato bisogno. Sospirai scuotendo il capo e decisi di risponderle.
- Sono nato a Chicago nel 1901. Carlisle mi trovò in un ospedale nell'estate del 1918. Avevo diciassette anni e stavo morendo di spagnola-. Bisbigliai quell’ultima parola sperando di non spaventarla, ma fu inutile. Un sussulto preoccupato la fece tremare e io mi voltai verso il suo viso, inquieto e nervoso. Mi persi nei suoi occhi nocciola comprensivi e dispiaciuti e mi accorsi di desiderare parole dolci che mi avrebbero cullato tentando di capirmi.
- Ho qualche ricordo vago... è stato tantissimo tempo fa, e la memoria umana tende a svanire-. Continuai tentando di farla tranquillizzare. Calmai i suoi tremori accarezzando piano le sue dita, non doveva preoccuparsi in questo modo per il mio passato. Non doveva… ormai era trascorso così tanto tempo. - Però ricordo bene quello che provai quando Carlisle mi salvò. Non è una cosa facile; è impossibile da dimenticare-. Le confessai sovrappensiero. Questa volta fui io a sussultare perché entrambe le sue mani scivolarono sulla mia e la presero tra le sue dita calde. Mi abbandonai a quel tocco, sentendo l’emozione salire e scendere lungo tutto il mio corpo. Stava cercando di consolarmi, lo notai dai suoi occhi profondi turbati dalle mie parole. Forse avrei dovuto tenere per me quelle confessioni, avrei rischiato di farle male e di farla solamente soffrire. Non volevo questo…
- E i tuoi genitori?-. Domandò flebile cercando di controllare il tremore della sua voce.
Mi maledii per averla fatta preoccupare in quel modo, non ce n’era alcun bisogno. Io ricordavo realmente poco e nulla del mio passato come essere umano. Eppure non le avrei mai mentito... presi un respiro e non distolsi neanche un momento gli occhi dai suoi.
- Erano già stati uccisi dal morbo. Ero rimasto solo. Perciò Carlisle scelse me. Nel caos dell'epidemia, nessuno si sarebbe accorto della mia scomparsa-. Ammisi riconoscendo dolore nel suo sguardo. Non importava più, avrei voluto farle capire che ormai non aveva più alcun senso per me, ma non riuscii a parlare. Piano si avvicinò portando la mia mano sul suo grembo e poi vicino al suo viso. Così avrei sofferto molto di più, ma quel gesto tenero mi fece rimanere senza parole. Avrei tanto voluto sussurrare il suo nome e perdermi ancora nel sapore delle sue labbra che leggere si posarono sulle mie dita, ma soffocai il mio bisogno in un respiro. Tremai d’emozione e tornai forzatamente con lo sguardo alla guida… lasciarmi travolgere da un semplice gesto minacciava di farmi perdere del tutto il controllo.
- Come... ha fatto a salvarti?-. Chiese infine alitando sulla mia mano. Respirai incantato e riflettei un attimo sulla risposta da darle. Cercai di trovare un modo coerente per risponderle, ma il calore emanato dal suo corpo, così vicino e così tenero, non mi lasciava spazio ad una completa lucidità.
- Fu difficile. Pochi di noi possiedono l'autocontrollo necessario ad un atto del genere. Ma Carlisle è sempre stato il più umano, il più compassionevole di noi tutti... Non credo abbia eguali nella storia. Quanto a me... fu qualcosa di semplicemente doloroso, molto doloroso-. Ancora una volta sperai che non fraintendesse, non si spaventasse, ma ammisi che quella comprensione, quell’amore, mi facevano maledettamente felice. Anche solo un momento di comunione profonda con lei riusciva a farmi provare sensazioni mai vissute, mi sentivo un bambino bisognoso di carezze e di coccole. “Un vampiro coccolone, che storia”, scossi la testa sperando di non farmi venire strane idee in mente. Strinse le labbra per soffocare altre domande, ma i suoi occhi mi parlavano di dispiacere e di profonda comprensione. Non seppi nemmeno io il perché, ma continuai a parlare, forse speravo di farle capire meglio.
- Fu la solitudine a spingerlo. Dietro scelte del genere c'è sempre un motivo simile. Fui il primo a entrare nella famiglia di Carlisle, anche se poco dopo trovò Esme. Era caduta da uno scoglio. La portarono direttamente all'obitorio dell'ospedale, benché, chissà come, il suo cuore battesse ancora-. Evitai di raccontarle altri particolari che avrebbero potuto impressionarla, ma sembrò capire e il suo sguardo si accese ancora di curiosità. Si mordicchiò le labbra tenendo sempre stretta la mia mano sul suo grembo, tanto che le nocche le erano diventate bianche, poi parlò angosciata.
- Perciò bisogna essere in punto di morte, per diventare…-. La sua voce si affievolì e si spense, ma io capii ugualmente a cosa si riferiva. Per diventare dei mostri, dei vampiri. Sospirai e osservai i suoi occhi pieni di rimorso per quella domanda, probabilmente credeva che mi avesse infastidito in qualche modo.
- No, è una scelta di Carlisle. Lo fa solo con chi non ha più speranze, con chi non ha altre possibilità. Inoltre, secondo lui, quando il sangue è debole, è più facile-. Perché le stavo raccontando tutto?  Forse speravo che lei comprendesse e condividesse ogni cosa con me, nonostante la difficoltà oggettiva di capire le mie parole per un essere umano.
- E Rosalie ed Emmett?-. Chiese poi prima che riuscissi a chiudere l’argomento. Le spiegai come Rosalie fosse stata la terza ad entrare in famiglia, questo perché Carlisle aveva sperato che per me potesse diventare qualcosa si più che una semplice sorella, ma sarebbe stato impossibile. Tempo dopo aveva trovato Emmett, quasi ucciso da un orso e lo aveva portato a casa, sperando che nostro padre potesse salvarlo.
- Lo portò a Carlisle, a centinaia di chilometri di distanza, perché temeva di non essere capace di fare ciò che voleva da sola. Adesso comincio a immaginare quanto fu difficile quel viaggio-. La guardai intensamente e la vidi arrossire sotto il mio sguardo indagatore. Non resistetti alla tentazione di accarezzarla e sciolsi la mano dalle sue arrivando ad accarezzarle una guancia. Il suo respiro si bloccò e io rimasi fermo immobile, rigido, perché la sensazione della sua pelle morbida contro il tatto mi fece perdere completamente di concentrazione. Era così calda, tenera, che il mio corpo doleva dal desiderio di lei. Le sue dita salirono verso le mie e mi premettero la mano contro il suo viso, facendomi sussultare. Candidamente si strusciò su di me e io rimasi paralizzato dalla passione e dal profondo piacere che provò il mio corpo, qualcosa di così intenso, incontrollabile che minacciò di farmi volere molto di più.
- Eppure, ci riuscì-. Concluse lei per me, portando il suo sguardo lontano e perdendosi nell’oscurità prepotente della sera. Annuii… cercando poi di spiegarle i rapporto tra Emmett e Rosalie, del loro legame, di come avessimo bisogno di sembrare giovani per riuscire a stabilirci a lungo in un posto e non tralasciai di parlarle dei continui matrimoni organizzati da Rose. Ridemmo insieme di quella cosa e quella rinnovata complicità mi fece stare bene. Non desideravo altro che stare con lei.
- Alice e Jasper?-. Mi domandò poi.
Per loro era più complesso. Specificai di come ci avessero raggiunti dopo, di come prima si fossero cercati e incontrati. Alice sapeva perfettamente che Jasper l’avrebbe cercata ancora prima che lui ne fosse consapevole. Le parlai anche del potere di mia sorella di vedere il futuro, delle sue visioni, di come riuscisse a percepire la presenza di vampiri simili a noi. Il suo interesse non accennò a sfumare, anzi… mi seguiva interessata e senza neanche accorgermene le nostre mani erano tornate ad intrecciarsi sul sedile.
- Sono in tanti, quelli... come voi?-. Sorrisi involontariamente. Possibile che la curiosità di Bella fosse maggiore persino della paura? Ridacchiai e scossi il capo.
- No, siamo in pochi. E per giunta, è difficile che viviamo a lungo nello stesso luogo. Solo quelli come noi, che hanno rinunciato a cacciare gli umani, riescono a convivete con voi. L'unica famiglia simile alla nostra che conosciamo è Alaska. Per un certo periodo abbiamo vissuto assieme a loro, ma eravamo in troppi, davamo nell'occhio. Quelli di noi che vivono... diversamente tendono a stabilire un legame tra loro-. Le lanciai un’occhiata preoccupata, non sapevo come potesse aver preso ciò che avevo appena detto. La sua tranquillità però mi lasciò come sempre impressionato. Sembrava stessimo parlando di cose assolutamente normali per lei. Mi chiese ancora come fossero gli altri vampiri, le risposi che perlopiù si trattava di nomadi che incontravamo non molto spesso nelle zone del Nord.
- Perché?-. Chiese infine facendomi scoppiare a ridere. Un interrogatorio in piena regola, la mia bambina non aveva alcuna intenzione di smentirsi. Sembrava non voler fermare il suo flusso continuo di domande, ma si lasciò sfuggire un sospiro triste quando parcheggiai il pick-up di fronte a casa sua. Neanche io ero propriamente felice di lasciarla, tutt’altro. I suoi occhi improvvisamente si rabbuiarono e girò lo sguardo verso il mio consapevole che tutto era troppo silenzioso perché Charlie fosse tornato. La guardai maliziosamente avvicinandomi al suo volto, sussurrandole parole canzonatorie.
- Avevi gli occhi aperti, questo pomeriggio?-. La provocai vedendola storcere il naso - Pensi che potrei passeggiare indisturbato nel sole pomeridiano senza causare incidenti stradali? Ci siamo stabiliti nella Penisola di Olympia perché è uno dei posti meno assolati del mondo. È bello poter uscire di giorno. Non puoi credere quanto diventi pesante vivere di notte per ottant'anni e più-. Aggrottai le sopracciglia vedendola finalmente sorridere, ero riuscito nel mio intento. Sorrisi insieme a lei. Vivere di notte non era certo la cosa più comoda del mondo. In fondo mi piaceva uscire di giorno e andare a scuola, per quanto la scuola mi annoiasse terribilmente, ammisi a me stesso che la vita scolastica poteva riservare molte sorprese. Bella… per esempio.
- E’ da lì che nascono le leggende?-. Domandò ancora. Mi avvicinai alle sue labbra, felino, silenzioso e lei si rannicchiò contro di me, tremante, come se stessimo per condividere un segreto oscuro e indicibile.
- Probabilmente-. Ammiccai sussurrando la mia risposta nell’oscurità. Nemmeno la luna a farci compagnia, tutto era immerso nel più assoluto silenzio. Mi chiesi se quella compagnia solitaria con me non la intimorisse, ma osservando i suoi occhi notai più eccitazione che timore.
- E Alice veniva da un’altra famiglia, come Jasper?-. La sua bocca sfiorò la mia in un tremito. Le portai i capelli dietro la spalla e piano le accarezzai uno zigomo.
- No, e questo è un mistero, anche per noi. Alice non ricorda niente della sua vita da umana. Non sa chi l'abbia creata-. Mi persi nelle iridi nocciola dei suoi occhi e incontrare la sua mano sul cambio mi fece rabbrividire. Non aveva intenzione di allontanarsi da me, nessuna voglia. Il suo profumo cominciava a farmi stare male, la troppa vicinanza mi causava un desiderio e una fame oltre le mie aspettative, ma non avevo la volontà necessaria per scostarmi. Mi piaceva.
Improvvisamente il suo stomaco brontolò e io scoppiai a ridere soffocando un gemito divertito. La colpa era mia, mi ero dimenticato di come Bella avesse bisogno anche di mangiare. Che idiota.
- Scusami, ti ho trattenuta; immagino che tu debba cenare-. Le dissi mortificato tentando di scansarmi e sciogliere la mia stretta dalla sua. Mi trattenne prima che io potessi allontanarmi e aumentò il legame con la mia mano.
- No, non c'è problema, davvero-. Mormorò sofferente. La capivo, capivo cosa dovesse provare in quell’istante. Dividerci adesso sarebbe stato troppo doloroso, lasciarla andare mi sembrava impossibile ora che eravamo così uniti, così vicini. Ero saturo della sua presenza, saturo delle sue carezze, ma non riuscivo a saziarmi e volevo sempre di più, pur sapendo che il mio comportamento era sbagliato.
- Non ho mai passato molto tempo in compagnia di qualcuno che si nutre di cibo. Me ne stavo dimenticando-. Tentai di farle capire quanto fossi dispiaciuto per il mio egoismo, ma lei scosse il capo e abbandonò inaspettatamente la testa sul mio torace. Il suo profumo dolce e floreale mi arrivò dritto alle narici e l’eccitazione animale crebbe dentro di me lasciandomi senza respiro.
- Voglio restare qui con te-. Il colpo di grazia. Avrebbe potuto dirmi qualsiasi cosa, ma quello ebbe l’effetto di farmi prendere una decisione sicura. Non l’avrei lasciata quella notte, sarei stato con lei tutto il tempo se mi avesse voluto, le avrei confessato ogni cosa, di come la notte la spiassi, di come la desiderassi. Era da folli, ma quell’amore era già di per sé una pazzia.
- Posso entrare?-. Le domandai allora sentendola vibrare contro di me. Alzò piano il capo e con la bocca sfiorò il mio collo. Pregai Dio che il mio corpo non mi tradisse, ma ero così teso ed agitato che pensai veramente di non farcela.
- Ti andrebbe?-. Bisbigliò muovendosi innervosita contro di me. “Andrebbe…”. L’avrei seguita ovunque se solo me l’avesse chiesto. Dove era lei, sarei stato io. Le toccai piano la fronte con le labbra e la sentii tremare. Probabilmente stavamo tremando entrambi l’uno contro l’altro. Era ora di mettere distanza.
- Sì, se non è un problema-. Scesi dalla macchina velocemente andandole ad aprire la portiera. L’aria fresca mi fece sospirare di sollievo. Ancora un po’ di lei e non mi sarei più controllato, la voglia di stenderla sui sedili e lasciarmi andare all’istinto stava diventando insostenibile. Quando le aprii lo sportello i suoi occhi mi guardarono pieni di apprezzamento.
- Molto umano, direi-. Sghignazzai come uno stupido, felice di quelle parole.
- Sento che certe cose stanno tornando a galla-. Mormorai imbarazzato aspettando che si alzasse. I nostri sguardi si incrociarono nell’oscurità ormai quasi totale e mi domandai se riuscisse a vedere i miei occhi dorati anche al buio. Il suo sguardo affascinato riuscì a rispondere a quella mia curiosità.
Camminai al suo fianco senza superarla, non volevo che inciampasse e si facesse male, perciò le rimasi molto vicino, per accertarmi che non combinasse guai. Ormai avevo imparato a conoscerla.
La precedetti solamente una volta arrivati sulla soglia e mi chinai per prendere la chiave sotto lo zerbino. Fu una questione di attimi, aprii la porta e sistemai di nuovo la chiave al suo posto. Mi guardò allibita, con gli occhi sgranati e la mano a mezz’aria. Era molto buffa.
-Era aperta?- Aggrottò le sopracciglia pensierosa, forse maledicendosi per non aver chiuso. Era impossibile per l’occhio umano seguire i miei movimenti veloci. Ridacchiai scuotendo la testa.
- No, ho preso la chiave da sotto lo zerbino-. Replicai senza nemmeno pensare alle mie parole. Avevo agito d’impulso, dimentico di non dover affatto sapere dove si trovassero le chiavi di casa, ma era inutile. Io sapevo tutto di lei. Entrò e accese la luce della veranda… mi trovai un po’ imbarazzato a fissarla quando mi resi conto di averla scioccata. Il suo sguardo interrogativo mi diceva che si stava chiedendo come facessi a saperlo. Non riuscii a trovare nessuna spiegazione plausibile se non la verità. Sospirai e feci spallucce, colpevole.
- Ero curioso…-. Tentai di giustificarmi in qualche modo – di te-. Cercai di distogliere lo sguardo dal suo, ma quando si avvicinò a me con passo malfermo, deglutii. Mi ero cacciato in guai molto grossi… e ora?
- Mi hai spiata?-. Il tono tagliente della sua voce mi fece abbassare la testa. Ero mortificato, ma la tentazione era stata più forte di qualsiasi cosa. Io, non avrei mai voluto, ma… mi corressi, io l’avevo voluto con tutto me stesso. Sospirai aprendo le braccia in segno di scuse.
- Cos’altro c’è da fare di notte?-. Quando la sua bocca tremò a causa delle mie parole mi diedi mentalmente dell’imbecille. Ma dovevo proprio rispondere in quel modo? Mi scusai con lo sguardo, chiedendole perdono. Quando mi voltò le spalle ed entrò in cucina a passo svelto, mi sentii morire. “No”. Da bravo idiota avevo rovinato tutto. La seguii in cucina e tentai di recuperare quel disastro. Mi misi seduto sul piano di cottura come se fosse casa mia e notai i suoi occhi guardarmi sorpresi. Percepii la sua irritazione salire e le sue guance farsi rosse per qualche sconosciuta ragione. Non c’era alcun bisogno di vergognarsi.
Non parlò, prese le lasagne dal frigo, ne tagliò una porzione, le mise in un piatto e poi le fece scaldare nel forno a microonde. Sentivo di averla combinata veramente grossa, sperai che ci fosse un modo per farmi perdonare.
- Quante volte?-. La domanda mi colse impreparato. Non mi guardò, appoggiata al tavolo teneva lo sguardo fisso sul forno a microonde.
- Come?-. Le risposi con un sorriso tirato. Forse ora avrei dovuto trovare il modo per spiegarmi. Ispirai profondamente e attesi la sua rabbia.
- Quante volte sei venuto qui?-. Mi chiese allora senza voltarsi. Sorrisi appena tentando di mantenermi calmo. Dovevo dirle tutta la verità, lo meritava. Ero io che avevo sbagliato, comportandomi da spione e perverso.
- Vengo a trovarti quasi tutte le notti-. Confessai finalmente. Un peso si sollevò dal mio cuore, mi sentii quasi meglio. La fissai sperando che facesse qualcosa, ma rimase in silenzio alcuni minuti, immobile, rigida… i battiti del suo cuore aumentarono inaspettatamente.
- Perché?-. Si voltò a guardarmi in viso. Perché? Perché la amavo, perché la desideravo, perché non potevo stare lontano da lei, avevo bisogno di guardarla ogni momento, accarezzarla, stare vicino al suo corpo, sentirla bisbigliare il mio nome. Stare vicino a lei mi faceva impazzire di dolore e piacere, ma starle lontano era come morire, non avevo scopo, non avevo nulla.
- Sei interessante quando dormi. Emh... parli nel sonno-. Mi sentii impacciato e tremendamente dalla parte del torto, eppure la mia voce uscì calma e pacata, quasi irreale, come se fosse una cosa normale spiarla durante la notte. Alzai il capo, fissandola, e rimasi scioccato quando vidi dolore nei suoi occhi.
-No!-. Gridò venendomi incontro e fronteggiandomi. Dio se era bella! La rabbia le coloriva le guance, avrei voluto stringerla e soffocare la sua ira con un bacio. Si appoggiò proprio con la schiena accanto a me portandosi le mani di fronte al volto e scuotendo il capo. Mi avvicinai sfiorandole i capelli morbidi con le labbra.
- Sei tanto arrabbiata con me?-. La voce da bambino indifeso e pentito fu la lama che mi fece maledire definitivamente. Non era certo un comportamento maturo, ma Bella mi stava facendo impazzire lentamente e ormai avevo perso la reale percezione di quello che ero sempre stato, trasformandomi in un ragazzino innamorato e per giunta sciocco.
- Dipende!-. non riuscì a prendere aria e si portò una mano alla gola. Vederla così mi fece stare male. Sembrava non riuscisse a respirare e il suo cuore accelerava sempre di più. Mi spaventai. Il silenzio cadde di nuovo tra noi, saturo di imbarazzo, di rabbia e… deglutii, desiderio. Percepivo forte i nostri respiri vicini e le nostre mani tremanti, la voglia di toccarla si stava facendo necessaria.
- Da…-. Chiesi poi rompendo quel momento carico di pensieri inespressi.
- Da quello che hai sentito!-. Gridò mettendosi di fronte a me e allargando le gambe battagliera. Era troppo agitata, la sua inquietudine si fece affannosa, non riuscii a comprendere perché fosse così sconvolta. Scivolai dal piano e le presi le mani con delicatezza portandole alla bocca.
- Ti manca tua madre-. Le baciai piano il palmo facendola arrossire intensamente – Sei preoccupata per lei...-. Continuai sfiorando il polso con i denti e provando una fitta dolorosa allo stomaco – E… il rumore della pioggia di innervosisce-. Sussurrai baciandole piano il dorso – All’inizio parlavi molto di casa tua-. Non mi fermai toccandole i polpastrelli ad uno ad uno, stavo delirando a causa di quella dolcezza – Ora lo fai più raramente. Una volta hai detto…-. Mi bloccai per guardarla negli occhi e la vidi ammutolire emozionata. Brividi di freddo e caldo attraversavano i nostri corpi vicini, per entrambi ora respirare sembrava impossibile – “E’ troppo verde”-. Risi piano e la vidi sgranare le palpebre attratta inesorabilmente da me. Mi avvicinai ancora e questa volta ci toccammo. Era l’Inferno.
- E che altro?-. Chiese con voce flebile, abbassando la testa e sfuggendo il mio sguardo. Aveva paura, paura di aver detto troppo. Non sapevo se dirle o meno la verità. “Hai detto di amarmi”. La guardai mordersi nervosamente le labbra e una lacrima le sfuggì silenziosa lungo la guancia.
- Hai pronunciato il mio nome-. Ammisi infine. Non avrei sopportato vederla stare male. Sentirla dire di amarmi aveva cambiato radicalmente il mio essere, ma avrei preferito morire che vederla piangere. Sospirò rassegnata e il suo sguardo tornò nel mio. Le sue mani mi strinsero forte le dita e io ricambiai quella stretta con amore.
- Tante volte?-. Inciampò sui suoi piedi perdendo l’equilibrio dall’imbarazzo e io la sostenni. Il suo viso si scontrò contro il mio torace e le mie braccia  le circondarono la vita tenendola stretta contro di me. Quel contatto non era stato voluto, ma l’eccitazione provocò in me un moto di piacere e fame di lei che superò qualsiasi previsione. Il veleno impastò la mia lingua e per un attimo tutto scomparve, solo il profumo della sua pelle sembrò avere un significato per la mia esistenza.
- Quante sarebbero precisamente "tante"-. Non la feci allontanare da me, sussurrandole quelle parole all’orecchio e sentendola rabbrividire. La volevo toccare, volevo sentire tutto il suo calore contro il mio gelo, rischiavo veramente di farmi dominare dagli istinti facendole correre un grave pericolo.
- Oh no!-. Mormorò chinando la testa e nascondendola sul mio petto.
La cullai, colto da un improvviso senso di tenerezza. Piccola, fragile, umana. Mi chinai per alzarle il viso e di nuovo bisbigliai vicino al suo orecchio, tornando poi a guardarla negli occhi.
- Non prendertela con te stessa. Se fossi capace di sognare, sognerei te. E non me ne vergogno-.
Arrossì mordendosi ancora il labbro inferiore e io rimasi estasiato di fronte a quella manifestazione di fragilità. Non voleva che sapessi quanto tenesse a me, che sciocca. Io non desideravo altro che il suo amore, non dovevo, era sbagliato, ma nonostante tutto sapere che non faceva che sognarmi, che pensarmi, mi rendeva stupidamente felice. Avvicinai la bocca alla sua che si schiuse avidamente… sorrisi e tentai di resistere al desiderio di baciarla, di assaporarla di nuovo, ma era così difficile rimanere calmo e decidere per il meglio. Entrambi sussultammo quando la macchina di suo padre fece rumore sul selciato. Mi maledii per non aver sentito prima dei rumori.
- E’ il caso che tuo padre sappia che sono qui?-. La vidi riprendersi troppo confusa.
- Non saprei…-. Scosse la testa indecisa e fui io a decidere per lei.
- La prossima volta, allora…-. Detto questo sparii, o almeno, dalla sua vista. Sentii la porta aprirsi e Charlie entrare e sbuffare stanco, dovevo allontanarmi. Mi diressi in fretta verso la sua stanza e la aspettai lì, non sapendo se le avrebbe fatto piacere o meno. Sperai che non si arrabbiasse. Il tempo lontano da lei mi sembrava sempre un’eternità, non riuscii a rimanere calmo fino a quando non la sentii entrare e sbattere la porta dietro di sé fingendo stanchezza, non era affatto una buona attrice. Si diresse verso la finestra aprendola e io la seguii, interessato ai suoi movimenti. Mi fermai meravigliato quando bisbigliò il mio nome e scoppiai in una risata fragorosa facendola sussultare spaventata. “Il mio piccolo Bambi”.
-Sì?-. Le risposi continuando a ridacchiare. Soffocai il mio riso e mi buttai sul suo letto felice che lei mi cercasse, come un idiota.
Si voltò coprendosi la bocca per la sorpresa. Coglierla impreparata stava diventando una soddisfazione personale. Mi portai la mani dietro la testa guardando il soffitto e poggiai i piedi per terra rilassandomi sul materasso.
Quando notai quanto fosse realmente spaventata ormai era troppo tardi. Si inginocchiò per terra prendendo ampi respiri e io tentai di non ridere ancora. Con lei era così bello essere me stesso.
- Scusa-. Mormorai ridacchiando. Non pensavo di averle fatto così paura.
- Dammi solo un minuto per rimettere in moto il cuore-. Rispose tentando inutilmente di alzarsi. La guardai respirare affannosamente e decisi di intervenire. La volevo vicina. Mi sentivo ubriaco di lei, la sua camera, il suo profumo, il suo odore di donna impregnato sul letto, la sua voce, la sua presenza, la mia testa era un groviglio di pensieri, il mio corpo una massa di sensazioni eccitanti e poco conosciute. Mi alzai avvicinandomi e lei mi fissò sorpresa. La presi sotto le spalle e poi velocemente passai le mani sotto le sue ginocchia, prendendola in braccio. Si strinse a me sospirando, il cuore al galoppo e io rimasi fermo qualche istante per farla abituare alla mia presenza. Poi mi diressi accanto al letto e la feci stendere completamente. Non sapevo cosa fare, nemmeno nei miei sogni più segreti avevo il coraggio di stringerla in quel modo e poi stare così vicino a lei, ma mi sentivo più forte dopo quella giornata, più sicuro dei miei e dei suoi sentimenti. Mi decisi e mi stesi a fianco a lei. E il mondo smise di esistere. I nostri sguardi nell’oscurità si incatenarono e questa non era una mia fantasia, Bella era sveglia, io ero nella sua camera e il mio corpo sfiorava il suo. Eravamo stesi sul suo letto a guardarci, mentre i nostri occhi parlavano di amore e passione. Era irresistibile, con le sue labbra schiuse, il cuore martellante, le guance rosse, i capelli sparsi sul cuscino… mi alzai prima che il mostro dentro di me riuscisse a prendere il sopravvento.
- Vieni a sederti qui…-. Non ce la facevo. Non volevo mi stesse troppo lontana nonostante tutto. Mi sentii ridicolo. Si poggiò sui gomiti fissandomi emozionata e rimase in silenzio a guardarmi.
- Come va il cuore?-. Le domandai allora sentendolo tremare e battere ancora troppo velocemente.
- Dimmelo tu…-. Sorrise tristemente - Di certo lo senti meglio di me-. Sospirò poi tentando di riprendere il controllo di sé. Soffocai l’ennesima risata e la fissai dolcemente. Che non mi avesse ancora perdonato? Avrei voluto aprirle il cuore e parlarle, ma anche io mi sentivo emozionato come un ragazzino e preferivo rimanere in silenzio ad osservarla.
- Posso essere umana per un minuto?-. Mi domandò improvvisamente facendomi ammutolire.
- Senz’altro-. Riuscii solo a rispondere facendole un gesto di permesso cavalleresco con la mano. Abbassò la testa arrossendo di nuovo e alzandosi malamente. Capii che voleva rilassarsi, non era affatto calma e nemmeno io. Forse qualche minuto di lontananza ci avrebbe fatto bene.
- Resta lì-. Si sforzò di essere serena, e mi indicò con il dito il letto con molta severità, quasi fosse una maestra. Ghignai nell’ombra e rimasi fermo immobile come una statua.
- Sissignora-. Sorrisi e la guardai dirigersi verso la porta del bagno. Sperai di riuscire a rimanere fermo senza farmi prendere dall’agitazione e dalla paura. Dovevo solo aspettarla… non mi aveva invitato con lei. Scossi la testa per gli strani pensieri che cercavano di farmi perdere completamente il senso del limite.  Possibile che fossi diventato un totale maniaco?
Quando sentii lo scroscio dell’acqua della doccia, gemetti. No, questo no, ora la mia mente avrebbe immaginato ancora il corpo di Bella nudo mentre si rilassava beato sotto il getto caldo. Che maledizione essere uomini! Percepii la mia eccitazione salire, la mia salivazione aumentare e qualcosa di fastidioso tra le gambe a ricordarmi di quanto fossi irrimediabilmente scemo. E solo perché lei era sotto la doccia… Tentai di respirare normalmente e dopo molti tentativi riuscii unicamente a pensare al mio respiro regolare. Ero rimasto immobile come una statua almeno, me ne compiacqui. Fisso nei miei pensieri come un idiota non mi accorsi che Bella era rientrata in camera e quando alzai lo sguardo dopo aver percepito forte l’odore di shampoo, mi tremarono le labbra e sussultai con un groppo in gola. Qualcuno dall’alto mi voleva sicuramente male perché la mia tentazione si trovava di fronte a me in culotte e maglietta sbrindellata.
- Carina-. Bisbigliai incerto alzando un sopracciglio. “Voglio scappare”.
Storse la bocca incerta e io mi persi nel profumo dei suoi capelli bagnati, nell’odore della sua pelle umida e fresca e nella sua semplicità che mi faceva immaginare ogni tipo di fantasia erotica. Mi schiarii la voce…
- No, sul serio, stai bene-. Replicai squadrandola da capo a piedi e mangiandola con gli occhi. Ringraziai il cielo che almeno la luce fosse spenta, altrimenti l’avrei fatta veramente scappare via.
- Grazie-. Sussurrò avvicinandosi a me. I miei occhi caddero sulle sue cosce ben tornite e dovetti chiudere per un attimo le palpebre per riprendere il controllo. Errore… perché la sua fragranza mi schiaffeggiò lasciandomi esausto. Si sistemò accanto a me incrociando le gambe sul letto e scuotendo la testa.
- A che pro tutta questa preparazione e il resto?-. Le domandai incuriosito. Tentai di resistere alla voglia di avvicinarmi, di farla impazzire, di toccarla. Il desiderio di lei pulsava nelle mie tempie e tra le mie gambe senza lasciarmi tregua, mi torturava e mi ossessionava. Non si mosse, fissò le venature del pavimento in cerca di una possibile e plausibile risposta da darmi.
- Charlie ha il sospetto che me ne possa sgattaiolare via di nascosto-. Ridacchiai, mi sentivo veramente uno scemo. Non ero stato affatto attento ai pensieri del padre, mi ero interessato solamente di lei.
- Ah… e perché?-. La vidi muoversi nervosamente e tremai, profondamente impacciato. Non era da me fare così tante domande, ma non avevo fatto per nulla caso ai pensieri di Charlie. Mi lanciò un’occhiataccia sospettosa.
- A quanto pare, sono un po' troppo su di giri-. Mormorò arrossendo, i battiti nuovamente veloci. “Merda”. Pensai attratto inesorabilmente da quel richiamo. Non era più difficile ora soffocare la mia fame, ma era impossibile nascondere il mio desiderio evidente per lei. Cosa avrei dovuto fare?
Mi girai quel tanto che mi permettesse di portare una mia mano sotto il suo mento e lo alzai verso il mio viso. Tremò sotto quel tocco e io non riuscii a riprendere quel minimo controllo necessario per ricordare a me stesso che dovevo starle lontano.
- Ti trovo accaldata in effetti-. Mormorai avvicinando il mio volto al suo e sfiorandole con la bocca l’angolo delle labbra, il mento, la guancia. Mi sentii bruciare, un fuoco si propagò sotto pelle incendiandomi, non riuscivo a capire più nulla.
- Mmm...-. Gemetti sfiorandole le labbra con un bacio e strofinando il naso su quello zigomo dolce e invitante che mi chiamava.
Percepii i suoi brividi farsi ansiti e tremori. Respirai profondamente e il suo profumo fu come una pugnalata al cuore. Perché non riuscivo a fermarmi? Passai le mie labbra sulla sua fronte, lasciando una scia di baci gelidi che non fece che aumentare l’amaro della mia bocca. Volevo gustare quelle labbra, succhiarle fino a che non mi avrebbe chiesto di smettere, supplicante. E invece… e invece stavo morendo per delle semplici carezze.
- Mi sembra che ora starmi vicino sia... molto più facile, per te-. Bisbigliò roca reclinando il capo all’indietro. La fine… la fine di ogni controllo, la fine di tutte le mie resistenze. Mi desiderava, non potevo ignorare il richiamo del suo corpo che mi chiedeva di essere posseduto, che mi chiedeva piacere così impunemente.
- Ti sembra?-. Mormorai sorridendo appena, maligno. Il mio naso scese sulla curva del suo collo e un mugolio esasperato le sfuggì dalla gola. Mai avevo sentito cosa più gradita. Mi avvicinai ancora, attento, e affondai le dita nei suoi capelli bagnati. Era come sprofondare in un abisso di piacere e lussuria. Lei era mia, voleva essere mia. Piano risalii con la lingua lungo la vena del suo collo e posai le labbra poco sotto il suo orecchio, raccogliendole prima i capelli all’indietro. Un gemito più alto saturò la stanza e io esultai. Sì, così… volevo sentirla gridare. Poggiai la bocca sulla pelle tenera appena dietro al suo orecchio e la spinsi a stendersi sotto di me.
- Molto, molto più facile-. Sussurrò persa a causa delle mie carezze. Non ero più in me, avevo perso il senno, la ragione, e nella mia mente la sua immagine sopraffatta dal piacere aveva preso il sopravvento.
- Mmm-. Mormorai ancora. Stavo impazzendo, avevo lasciato andare il mio corpo a briglia sciolta. Talmente ero saturo di lei che non riuscivo più a sentire la fame, ma solo le sensazioni che la mia stessa sete mi stava dando, massacrandomi e uccidendomi di voglia. Ero eccitato fino allo stremo.
- Perciò, mi chiedevo…-. Ammutolì quando sentì le mie mani scendere sul suo collo, sfiorarle le spalle e toccare lievemente le sue scapole. Ansimai ringhiando. “Oddio”.
- Sì?-. Sperai che la mia voce non tradisse quello che stava succedendo dentro di me, perché ero  stordito, tanto da non capire più fin dove volessi spingermi.
- Secondo te, qual è il motivo?-. La vidi arrossire per l’imbarazzo dovuto alle mie carezze insistenti. Ancora le baciai il collo e feci scendere le mie dita verso il basso.
- La ragione domina sugli istinti-. Mormorai ridacchiando delle mie stesse parole. Era diverso, ero deciso, deciso ad amarla, deciso a farla mia, non c’era altro che volessi di più che stare con lei, questo mi permetteva di lasciarmi andare, di credere di potercela fare. Sfiorai con le mani i suoi seni e percepii Bella trattenere improvvisamente il respiro. Prima che potessi continuare si divincolò da me, alzandosi e prendendo un minimo di distanza tra noi. La fissai sorpreso… non avevo previsto questa lontananza voluta da lei e la fissai attento. Mi rilassai quel tanto che bastasse a riprendermi, ma continuai a guardarla perplesso. Probabilmente avevo esagerato, oppure mi ero comportato male. Aspettai che parlasse, che mi spiegasse, ma solo il respiro ansimante di entrambi riempiva la stanza. Quel silenzio cominciò realmente a farmi stare male, avrei preferito qualunque cosa, ma non sentirla così lontana da me. Qualunque cosa…


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Capitolo 46
*** La prima notte insieme ***





Scusate l'enorme ritardo... in realtà avrei dovuto aggiornare anche Mid Sun insieme alle altre. Me pigra... mamma mia. Mi sono detta "vabbè più tardi". Si è visto, è passato qualche giorno. -.- (Non uccidetemi) Mi dispiace se la storia a tratti può sembrarvi lenta, ma mi sto attenendo moltissimo alla Meyer senza tagliare scene,  a meno che non sia strettamente necessario, (vedi Edward logorroico nella radura). Povero... più di 100 anni di verginità hanno fatto male alla sua parlantina (Ed ci pensiamo noi, tranquillo, lascia perdere Bella... il mio è un consiglio da amica). Ci vorrà ancora un po' perchè Edward porti Bella a casa sua a conoscere i Cullen... esattamente non questo, nè il prossimo, ancora il prossimo capitolo. Io ci provo ad andare veloce, ma seguire i dialoghi della Meyer tentando di dare uno spessore e un'anima ad ogni momento allunga di molto tutto ciò che lei ha scritto e i dialoghi sono tantissimi, i bei momenti anche. E mentre io vi parlo già sto pensando al titolo per New Moon, avete dritte e o consigli??? ^^ Vediamo... mhhh... intanto grazie tantissimissime che mi seguite così tanti in questa avventura pazzoide. E' troppo bello. E poi grazie dei vostri commenti, veramente. Siete così carine. Tenereee... ( -.- E' mattina e già mi sbilancio, questa cosa è grave). Va bene va bene, vi lascio alla lettura non vi scoccio più. Un bacino grande. SMACKETTE! Mali




La prima notte insieme.

Non riuscii più a sostenere quel silenzio saturo di desiderio inappagato e parlai senza riflettere.
- Ho fatto qualcosa di male?-. Le domandai flebilmente, in modo soffocato, forse terrorizzato dal suo sguardo intimidito, a disagio. Avevo esagerato. Che idiota… tremai di fronte ai suoi occhi innocenti che continuavano a guardarmi sconvolti. Proprio io che tentavo a tutti i costi di non spaventarla.
La vidi scuotere la testa imbarazzata e arrossire di vergogna. Aggrottai le sopracciglia stupito e feci per scusarmi.
- No, al contrario-. Sussurrò portandosi una mano sul cuore che continuava a battere impazzito.
- Mi… mi stai facendo impazzire-. Terminò distogliendo i suoi occhi nocciola dai miei e fissando insistentemente la finestra aperta. Spalancai le palpebre confuso. Impa…zzire? Una strana sensazione di compiacimento mista ad orgoglio maschile si impossessò di me lasciandomi senza parole. Quando un sorrisetto contento aleggiò involontariamente sulle mie labbra capii che la mia idiozia umana stava tentando di tornare a galla… non avevo mai provato un simile appagamento nel dare piacere ad una donna, mi sentivo bene, stranamente soddisfatto da quello che le avevo fatto provare. Il battito del suo cuore non accennava a rallentare e il suo tentativo di riprendere regolarità nel respiro fu goffo e impacciato. Tentai di non ridere di fronte ai suoi goffi sforzi di nascondere le emozioni.
- Davvero?-. Sussurrai cercando ancora il suo sguardo che non tardò a perdersi di nuovo nel mio. Non riuscii a trattenere la mia ilarità per la sua ammissione sincera e il mio viso si illuminò di un sorriso colpevole che le fece mancare improvvisamente qualche battito.
- Ti aspetti che parta un applauso?-. Mi guardò con aria di sfida e io scoppiai a ridere allegro. Touchè… mi stavo comportando come un ragazzino sciocco e immaturo. Si avvicinò dandomi un leggero pugno sulla spalla e io ammiccai nella sua direzione sfiorandole i capelli con la mano.
- È solo che sono rimasto positivamente sorpreso. Nell'ultimo... centinaio di anni non ho mai immaginato che potesse succedermi qualcosa del genere. Non credevo che avrei desiderato stare con qualcuno... che non fosse come fratello o sorella. E poi, scoprire che malgrado sia totalmente nuovo per me, sono bravo... a stare con te...-. Tentai di spiegarmi, nonostante non fosse semplice nemmeno per me. Non avevo mai desiderato a tal punto una donna da stare fisicamente così male nello starle lontano. Ma ora… vicino a lei la sofferenza si triplicava, perché la voglia di averla, di possederla mi accecava, soffocava anche il mio istinto di predatore e mi faceva perdere il controllo sulle mie emozioni. Impossibile dirle quanto la mia anima avesse bisogno di lei, impossibile farle comprendere quanto il mio corpo bruciasse solo per una sua carezza.
Arrossì ancora e strinse la mano sul mio braccio provocandomi un brivido di piacere.
- Tu sei bravo in tutto-. Bisbigliò sconsolata alzandosi in punta di piedi e sfiorandomi la guancia con un bacio. Perché… sentivo in lei lo stesso bisogno di aderire a me, di far scatenare la passione che naturalmente sembrava essere nata tra noi. Eppure sapevo che avrei dovuto fermare quell’esplosione di sensazioni. Andare oltre avrebbe significato metterla in pericolo.
Feci spallucce e insieme scoppiammo a ridere sommessamente. Complicità, intimità… cose che non avevo mai provato prima di allora e che con Bella rischiavano di farmi perdere.
- Ma com'è possibile che adesso sia così facile? Oggi pomeriggio...-. La zittii mettendole un dito sulle labbra. Ci avvicinammo l’uno all’altra con gli occhi colmi di desiderio, rabbrividimmo nell’attesa di toccarci. Non era facile, non lo era. Dio se mi sembrava impossibile! Ma non riuscivo in alcun modo a resisterle. Quegli occhi nocciola, così caldi, sinceri, quella pelle morbida e tenera, invitante, bollente  e il suo profumo di donna, che mi chiedeva, mi supplicava di farla mia, di fare l’amore. Io… non era in grado di scappare, lei mi aveva stregato, sedotto, dominato… ero suo, totalmente suo.
- Non è facile-. Mormorai facendo sfiorare i nostri corpi che rabbrividirono cercandosi ancora, per nulla appagati. Sospirai, come farle capire che avevo avuto paura? Terrore di quei sentimenti così intensi che mi legavano a lei. Temevo di spaventarla. Ormai sarebbe stato impossibile allontanarmi, la amavo e il resto del mondo non avrebbe avuto più alcun senso. Solo lei, nessun’altro, avrei rinnegato tutto, tutta la mia esistenza per continuare ad averla nella mia vita. Schiavo di un amore impossibile.
- Ma oggi pomeriggio, ero ancora... indeciso. Mi dispiace, è stato un comportamento imperdonabile-. Scosse la testa decisa stringendo spasmodicamente la mia camicia. I suoi occhi mi dicevano che non avevo nulla da farmi perdonare, che non avevo nessuna colpa, perché avermi era tutto ciò che voleva, perché mi amava.
- No, non imperdonabile-. La parola “umano” aleggiò tra noi senza che nessuno dei due la pronunciasse. Eppure era così… mi ero lasciato travolgere da sentimenti umani. Ero molto più umano di quanto non avessi previsto.
- Grazie-. Mormorai facendola sussultare. Le presi una mano tra le mie e la strofinai sul mio viso, estasiato dalla sensazione di calore che mi invase. - Vedi, non ero sicuro di essere abbastanza forte...-. Il suo profumo mi entrò sotto pelle lasciandomi senza fiato. L’attrazione che provai fu impulsiva ed estenuante, distruttiva. - E finché sentivo come ancora possibile che venissi...-. Mi fermai portando le sue dita sul mio naso e inspirando forte. – Sopraffatto-. Bisbigliai gemendo. La sua fragranza mi fece impazzire e piano baciai i suoi polpastrelli ad uno ad uno leccandoli piano. –Ero...-. Ansimai domandandomi se avessi veramente il controllo necessario per riuscire a non saltarle addosso e farla mia, affondare i canini in quella tiepida carne e bearmi del suo sapore – vulnerabile-. Mormorai roco, a stento. Sì… sì…sì, la desideravo e mi sarei controllato, qualsiasi cosa pur di toccarla - Poi mi sono convinto che sono abbastanza forte, che non ci sarebbe stato nessun rischio di... di poter…-. Mi fermai ancora, ingoiando il veleno e la saliva che mi inondarono i canini. Solo al pensare di poterla mordere il mio stomaco sussultava e l’acquolina mi impastava la bocca. Ma immaginare di poter baciare liberamente la sua pelle era qualcosa di assolutamente eccitante e privo di controllo, era la chiave per farmi sentire vivo.
- Perciò… perciò ora non corro più rischi?-. Sussurrò piano facendo attenzione ad ogni suo respiro, cadenzando bene ogni parola.
- La ragione domina gli istinti-. Strofinai le labbra sul palmo della sua mano e la sentii tremare contro di me. La ragione… quanto rimaneva ora di quel briciolo di razionalità che mi aveva spinto a stare lontano da lei? Se non l’avessi accarezzata subito mi sarei sentito morire, ma se l’avessi fatto ora, in quel momento, l’Inferno sarebbe stato la mia prigione eterna. Ormai Bella era la mia droga.
- Bè, è stato facile-. Sospirai a quelle parole pensierose. Meno di quanto pensasse, la lotta interiore a cui ogni volta andavo incontro mi avrebbe fatto crollare prima o poi. Con lei vicino sarebbe stato molto facile abbandonarmi a pensieri e istinti che sarebbe stato meglio non risvegliare per un vampiro come me. Scrollai la testa e scoppiai a ridere sinceramente colpito dalla sua fiducia nei miei confronti. Possibile che proprio non volesse rendersi conto di quanto fossi pericoloso? Beata incoscienza giovanile.
- Facile per te!-. Allungai l’altra mano e le schiacciai il naso con tenerezza. Gonfiò le guance imbarazzata e mi guardò, arrossendo visibilmente sotto il mio sguardo scosso dal desiderio e dall’apprezzamento. Tornai immediatamente serio.
- Ci sto provando-. La attirai verso il mio petto, facendo sbattere il suo corpo contro il mio - Se dovesse diventare... troppo, sono convinto che riuscirei ad andarmene-. Passione, voglia, amore… mi travolsero in un’onda di eccitazione. Mi abbandonai all’odore della sua femminilità che segretamente mi arrivò alle narici, stordendomi. Allontanarmi ora da lei? Mai, neanche sotto tortura.
Resistere, dovevo resistere alla tentazione di morderla, di nutrirmi di lei, altrimenti mi sarei pentito per tutta la vita, non avrei avuto motivo per esistere ancora. - E domani sarà più difficile. Ora sono assuefatto alla presenza costante del tuo odore. Se ti resto lontano troppo a lungo mi toccherà ricominciare da capo. Non proprio da zero, però-. Il dolore allo stomaco si fece fuoco. Volevo essere una cosa sola con lei, ogni parte del mio corpo non desiderava altro che passare la notte con lei, abbracciato a lei, e non solamente una, tutte, tutte da quella notte in poi. Non volevo altro che poterla guardare mentre si stringeva a me, pronunciava il mio nome e gridava di amarmi, di non andarmene. Avrei lasciato che la fame mi divorasse, mi dilaniasse il petto, pur di sentire il suo bisogno di me, per me.
- Allora non andartene -. Gemette cercando di controllare il tremore della sua voce. Mi voltai sconvolto, sconcertato, ad incrociare il suo sguardo. Quel desiderio ci avrebbe portato alla distruzione. Mi abbassai verso di lei e le baciai la fronte scendendo a sfiorare la sua tempia. La sentii pulsare ardentemente e ringhiai di passione repressa.
- Sono d’accordo-. Mormorai intensamente stringendo le mie mani intorno alla sua vita e premendola contro di me. I nostri corpi aderirono e i nostri respiri si fusero. Baciarla… sfiorare le sue labbra rosse. Mi chinai cercandola e i nostri visi si cercarono doloranti. Ne avevamo bisogno, e mi chiesi quanto fosse reale quella necessità. Eppure la percepivo come una sofferenza tenue e irresistibile che mi supplicava insistentemente di lasciarmi andare. Chiusi gli occhi respirando appena, ora capivo la sensazione di ubriachezza che tanto gli umani amavano decantare. Improvvisamente la scansai leggermente facendola mugolare frustrata e le presi i polsi con forza, guardandola con malizia. Mi sentivo un diavolo, un diavolo tentatore che provocava la sua anima di cedere al peccato. E quegli occhi da cerbiattino impaurito e fiducioso mi dicevano che ero unico, perfetto, mi adoravano. Non resistetti alla tentazione.
- Pronto per le manette: sono tuo prigioniero-. Sorrisi ghignando e il suo rossore la fece ansimare in cerca d’aria. Quell’alchimia tra noi ci avrebbe stregato, fino a quando non ci avrebbe soggiogato entrambi e sarebbe stata la fine. Ma come poteva essere così? Il gioco erotico di cui eravamo vittime sembrava non voler smettere di metterci alla prova. Leggere le mie dita accarezzarono le vene all’interno dei suoi polsi e Bella socchiuse gli occhi abbandonandosi a quel tocco. Quando un tremito la scosse e il suo profumo aumentò, capii che il desiderio che provava per me andava oltre persino alla sua comprensione e che presto le avrebbe afferrato l’anima catturandola. Volevo che fosse mia, che tutto ciò che le apparteneva fosse mio, perciò non mi fermai, attratto dai suoi sentimenti per me. I miei polpastrelli continuarono ad eccitarla, stavo facendo l’amore con le sue mani. Piano il mio indice si muoveva avanti e indietro sulla carne tenera del suo polso e le faceva vibrare il corpo, chiudere lo stomaco, tremare le gambe. I suoi occhi, i suoi occhi nocciola socchiusi e deliranti, colpi di un desiderio che non avrebbe potuto mai nascondermi, mi chiedevano di fermarmi, mi supplicavano di continuare. Eppure non volevo smettere di fare l’amore con lei… il pollice le bloccò il dorso morbido e lo grattò leggermente fermandosi sulle nocche quando un gemito di piacere le sfuggì dalle labbra facendomi fremere.
- Sembri più…-. Deglutì agitata – ottimista del solito-. Prese un respiro profondo quando le mie dita iniziarono a disegnare cerchi concentrici sulla sua pelle. Le sue labbra tremarono e il suo sguardo si posò sul pavimento, mentre la sua volontà cercava di mantenere l’equilibrio.- Non ti ho mai visto così di buonumore-. Ansimò poi abbandonandosi completamente contro di me.
- Non dovrebbe essere così?-. Le sussurrai nell’orecchio lasciando la presa. - La gloria del primo amore, e tutto il resto. È incredibile quanta differenza passi tra apprendere le cose dai libri, dai film, e viverle in prima persona nella realtà, vero?-. Pensavo che fossero solo parole scritte o recitate, credevo che non ci fosse un fondo di verità, ma che l’uomo cercasse una giustificazione ai suoi desideri più animali. E invece… non esisteva nulla di più vero, più intenso, più vivo. Mi ero illuso di credere che io potessi non aver bisogno dell’amore, quando ora sapevo che non avrei mai potuto vivere d’altro.
- Senza dubbio è tutto molto più intenso di quanto avessi immaginato-. Mormorò scossa. Già, tutto molto più acuto, incredibile. In piccolo gesto, una carezza, riusciva a far tremare le fondamenta dell’anima e la parola “amore” aleggiava costantemente nell’aria. Tutto riusciva a far sentire migliore persino me, un vampiro. Una magia, una stregoneria che aveva proprio scelto me per dar prova della sua onnipotenza.
- Per esempio, il sentimento della gelosia. Ne avrò letto migliaia di volte, l'ho visto interpretare in migliaia di drammi e film. Pensavo di comprenderlo perfettamente. Ma sono rimasto stupito... Ricordi quando Mike ti ha invitata al ballo?-. Tornai con la mente a quegli attimi, pensavo di non poter resistere alla tentazione di staccargli la testa e invece aver fatto leva su tutto il mio autocontrollo mi aveva permesso di fermarmi in tempo. “Peccato…”. Quando quel ragazzino si era avvicinato a lei avevo creduto di impazzire, la volevo mia, solamente mia.
Annuì - È stato quando hai ricominciato a parlarmi-. Lasciò che il suo capo si abbandonasse sulla mia spalla e io iniziai a cullarla, incurante delle sue mani che accarezzavano lente il mio petto facendomi tremare. Era tremendamente eccitante, ma allo stesso tempo rilassante.
- Sono rimasto sorpreso dall'ondata di irritazione, quasi di furia, che ho sentito. Sulle prime non ho riconosciuto cosa fosse. A innervosirmi più del lecito, poi, c'era che non riuscivo a leggerti nel pensiero, non riuscivo a capire perché rifiutassi l'invito. Soltanto per non dare un dispiacere alla tua amica? C'era qualcun altro? In ogni caso, sapevo che non erano fatti miei, non dovevo badarci. Ho cercato di non badarci. E poi la fila si è allungata-. Bisbigliai colto da un improvviso fastidio. Non poterle leggere nella mente, non poter capire se le piacessi, se potesse provare qualcosa per me, o se mi odiasse per come mi ero comportato. Era stato frustrante, terribilmente frustrante. Non pensavo di poter stare così male a causa della gelosia, Bella si era insinuata dentro di me diventando piano la mia ossessione, il mio pensiero fisso. Le raccontai della mia ansia, dell’angoscia provata ogni volta che dei ragazzi le si avvicinavano, ma anche del sollievo che avevo provato nel vedere il suo volto infastidito e annoiato da quelle avances. Risi con lei, perché mi ero sentito uno sciocco e i suoi occhi mi dicevano che quello era amore.
- Così ho iniziato a venire qui, proprio quella sera. Ho passato tutta la notte combattuto, mentre ti guardavo dormire, diviso tra ciò che ritenevo giusto, morale, etico, e ciò che desideravo-. Confessai di getto vedendola impallidire e poi arrossire. Si torturò il labbro inferiore distogliendo gli occhi dai miei e io risi ancora. Mi ero comportato male, lo sapevo, eppure nel suo sguardo ora leggevo lusinga e qualcos’altro… eccitazione. Tentai di controllare la mia voce che si fece appena percepibile. Era difficile tenerla tra le braccia, stringere quel corpo minuto e morbido, desiderarla fino allo spasimo e continuare a parlare. Difficile persino per me, ma lei sembrava aver distrutto ogni mia certezza. -E poi...-. Cosa cercavo di dire? Cosa stavo dicendo? Ora le sue dita si erano fatte più intraprendenti e avevano preso a massaggiarmi lo stomaco piatto. Se fossi stato umano anche io sarei morto di infarto. Mi tentò con i suoi movimenti, ma io continuai, il tono incerto - nel sonno ti ho sentita pronunciare il mio nome. Tanto chiaramente da farmi pensare che ti fossi svegliata. Ti sei rigirata nel letto, hai mormorato di nuovo il mio nome e sospirato. Quel momento mi ha sbalordito, e segnato. Ho capito che non avrei più potuto ignorarti-. Ammisi poi sentendo il suo cuore accelerare sempre di più i suoi battiti. Era la verità, dalla prima volta che aveva pronunciato il mio nome io ero stato suo. Avevo ammesso a me stesso il mio bisogno e ogni notte ero tornato da lei per amarla con lo sguardo, con le carezze spingendomi dove non avrei mai osato, odiando Newton e gli altri idioti, odiando me stesso e la mia perversione, ma non riuscivo a fare a meno di lei, non ci sarei più riuscito, perché me ne ero perdutamente e follemente innamorato.
- La gelosia... che cosa strana. Molto più potente di quanto mi aspettassi. E irrazionale!-. Tremammo l’uno contro l’altra. Le raccontai del mio terrore ogni volta che sentivo il nome di Mike e lei rise della mia paura, adducendo il confronto con Rosalie. Possibile che non si rendesse conto? Per me Rose era solo una sorella.
- Non c'è confronto-. Mormorai accarezzandole i capelli, tentando di tranquillizzarla. Per quanto fosse bella, i miei occhi non avevano mai avuto per lei lo stesso apprezzamento che sentivo crescere dentro ogni volta che il mio sguardo si posava su Bella. Il mio desiderio cresceva solamente ad averla vicina e la mia smania di toccarla era qualcosa a cui non ero mai stato preparato.
- Lo so bene che non c'è confronto-. Sussurrò poi inaspettatamente strofinando il suo viso sull’apertura della camicia. Un brivido mi scosse, il contatto con la pelle bollente del suo viso mi fece terribilmente eccitare. Mi domandai se quella notte non avrei fatto meglio a tornarmene a casa.
- Quello è il problema-. Terminò afflitta alzando il capo e tornando a guardarmi. Tentai ancora di spiegarle che Rosalie per quanto fosse bella non faceva alcuna presa su di me, ma immaginai la stessa scena con protagonista Newton. Inutile parlarne, la gelosia mi avrebbe sempre e comunque divorato, portandomi inevitabilmente ad essere accecato dalla rabbia.
- Per quasi novant'anni ho vissuto tra quelli della mia specie, e della tua... sempre certo di bastare a me stesso, senza sapere ciò che stavo cercando. E senza trovare nulla, perché non eri ancora nata-. Sospirai tra i suoi capelli, accarezzandoli, stringendoli bagnati tra le mie dita, scostandoli dietro le sue spalle. Preziosa, per me era piccola, fragile, preziosa più di ogni altra cosa. Era vita, era anima… era me.
- Non mi sembra affatto giusto-. Si lasciò ancora andare con la testa sul mio torace - Io non ho dovuto aspettare nemmeno un secondo. Perché dovrebbe andarmi così liscia?-. Seguì per qualche minuto il ritmo del mio inutile respiro, mentre la mia mente metabolizzava l’assurdità delle sue parole. Quella ragazza non si rendeva minimamente conto del pericolo che correva ogni istante nello starmi vicino. Incredulo mi chinai verso il suo orecchio e ridacchiai. L’amore rendeva realmente ciechi.
- Hai ragione-. Mormorai maligno, il tono basso e roco – Dovrei proprio rendertela più difficile-. Afferrai i suoi polsi con una sola mano, facendola aderire furiosamente contro di me. Le nostre bocche si sfiorarono prepotentemente e le sue gambe si intrecciarono alle mie, provocando in entrambi un moto di desiderio ed eccitazione. – Una volta per tutte-. Delirai accarezzandole il mento con la bocca e passando l’altra mano sul suo collo arrivando fino alla scollatura della maglietta. Inutili i tentativi della mia ragione, della mia razionalità. – Dopotutto…-. Ansimammo di desiderio continuando a fissarci – Dopotutto sei soltanto costretta a rischiare la vita ogni secondo che passi assieme a me, e non è granché. Ti tocca soltanto voltare le spalle alla natura, all'umanità... cosa vuoi che sia?-. Mi chinai irrimediabilmente attratto e premetti la mia bocca sul suo collo, che reclinò avida di ricevere il mio bacio. I miei canini si strusciarono sulla sua vena impazzita e il mio desiderio mi eccitò i lombi costringendomi ad avere un’erezione involontaria.
- Pochissimo-. Mormorò ansante divincolandosi e chiudendo le braccia intorno alla mia vita – Non mi sembra di dover sopportare una grande rinuncia-. Risalii verso il lobo del suo orecchio leccando piano la sua pelle e morendo del suo sapore dolce e zuccherino. Lo presi tra le labbra saggiandolo e sentendo la mia mente perdere di lucidità. Chiusi gli occhi per mantenere il controllo.
- Non ancora-. Bisbigliai sofferente. Era difficile starle vicino senza desiderare tutto di lei. Improvvisamente i pensieri di Charlie mi colpirono e il rumore sei suoi passi si fece vicino e insistente. Mi irrigidii contro il suo corpo e lei percepì immediatamente la differenza.
- Cosa…- Sussurrò impietrita e frastornata. Mi allontanai in un istante, lasciandola barcollante. Non avrei voluto, ma di lì a poco sarebbe entrato suo padre. Sperai non cadesse, ma conoscendola sarebbe inciampata cadendo irrimediabilmente a terra.
- Sdraiati!-. Le ordinai immediatamente guardandola voltarsi nell’oscurità per cercarmi. Impossibile che riuscisse a vedermi. Si accostò al letto sbilanciandosi e sollevando le coperte. Si infilò sotto appena in tempo e quando Charlie aprì la porta tutto era immerso in un silenzio di chiesa. I suoi occhi si posarono sul fagotto che sembrava respirare pesantemente e io ridacchiai. Pessima imitazione di se stessa addormentata. Troppo ferma… dopo pochi minuti sentii l’uscio richiudersi e scivolai accanto a lei sotto le coperte. Volevo sentirla ancora.
- Sei una pessima attrice-. Il mio braccio le strinsero i fianchi sotto le coperte e le mie labbra furono ancora vicino al suo orecchio – Secondo me non farai mai carriera-. L’occhiataccia che mi lanciò mi fece sorridere divertito.
- Accidenti-. Deglutì muovendosi agitata e le sue gambe sfiorarono le mie inconsapevolmente provocandomi l’ennesima ondata di desiderio. Si rannicchiò ansiosa contro di me e io la strinsi più forte dimentico di tutto tranne che del battito del suo cuore. Involontariamente cominciai a canticchiare la sua ninna nanna sperando che si addormentasse, ma più i minuti passavano più la sentivo rigida contro di me.
- Devo cantarti qualcosa per farti addormentare?-. Si alzò un poco cercando i miei occhi. Quando i nostri sguardi si incontrarono capii che per lei sarebbe stato impossibile addormentarsi con me accanto. Le sorrisi dolcemente e con un dito le percorsi la linea del viso.
- Ah certo. Come se potessi dormire con te accanto al letto!-. Gridò piano guardando le mie dita perdersi su di lei. Scossi il capo, se avesse saputo quanto era stato difficile abituarmi a starle accanto ogni notte forse non avrebbe reagito così. Mi piaceva avere il suo corpo contro il mio mentre il sonno la cullava, era intimo, solo nostro. Ed ero diventato bravo a controllare le reazioni convulse della mia stupida adolescenza… “O quasi” Pensai sentendo la mia erezione insistente nei jeans. “ Bè… Nessuno è perfetto”. Sospirai sconsolato.
- Lo fai sempre-. La ripresi tranquillo. Il peggio ormai era per lei inconsapevolmente passato.
- Ma prima non sapevo che fossi qui-. Bisbigliò indispettita puntando un gomito sul copriletto e avvolgendo le mie cosce con una gamba.
- Bè, se non vuoi dormire…-. La interruppi malizioso. Le sue guance si fecero paonazze e percepii il suo cuore fermarsi di scatto e riprendersi a stento. Smise completamente di respirare. Mi beai del suo totale imbarazzo e avvicinai il mio viso al suo sfiorandole le labbra.
- Se non voglio dormire…-. Singhiozzò soffocata aggrappandosi alla mia camicia e stropicciandola.
“Fare l’amore”. Il pensiero che anche lei potesse volerlo mi lasciò spiazzato. Desiderio… certo tra noi non mancava la voglia di abbandonarci, ma il problema era mio. Non sapevo fino a dove mi sarei potuto spingere per non metterla in pericolo e anche se avessi desiderato visceralmente sentire il mio corpo nudo contro il suo, non le avrei mai fatto correre inutili rischi.
- Cosa preferisci fare?-. Le domandai roco mordendole piano il lato del labbra. “Io… toccarti, viverti, amarti”. Pensai subito allacciando le mie dita alle sue e stringendole contro di me.
Deglutimmo entrambi distogliendo lo sguardo e fissando un punto lontano della camera. Cominciai a contare le pecorelle, non che mi servisse, ovvio.
- Non saprei-. Riprese infine nascondendo il volto sul mio petto. Il battito del suo cuore non poteva sfuggirmi e neanche il calore del suo corpo, nonché l’odore della sua eccitazione. Che agonia sapere che la donna che più amavo mi desiderava quando la volevo io. Sospirai… ma non potevo averla. Morire sarebbe stato più semplice.
- Quando avrai deciso… dimmelo-. Ridacchiai alzandomi un poco e portandola con me. Il silenzio tornò a saturare la camera e io abbandonai il viso nell’incavo tra il suo collo e la spalla. Niente di meglio di una nottata passata a desiderare di avere di più… il suo profumo dolce mi colpì lasciandomi inerme, debole. Mi sentii ubriaco, intontito, voglioso. Inspirai lentamente assaporandola e mi accorsi di quanto mi piacesse rimanere così senza parlare, soltanto ad ascoltare il battito del suo cuore e inebriarmi del suo odore.
- Pensavo ti ci fossi abituato-. Vibrò tremante e io soffocai una risata. Abituarmi a lei mi sembrava totalmente impossibile. Era il mio abisso di perdizione, il mio peccato personale.
- Il fatto che io resista al vino non significa che non ne possa apprezzare il bouquet-. Mormorai lento strofinando il naso contro la sua pelle - Il tuo odore è molto floreale, sai di lavanda... o di fresia. È dissetante-. Mi sentii profondamente idiota nell’aver detto quelle parole, ma non sempre riuscivo a mantenere la calma e la lucidità necessarie per rimanerle vicino quel tanto che mi permettesse si non dire sciocchezze. Confessarle quanto fosse dissetante… avrei dovuto scrivere un manuale di idiozie, mi feci i complimenti per la mia assoluta imbecillità.
-  Sì, è proprio una giornataccia, se nessuno mi dice quanto sono mangiabile-. Mi provocò ridacchiando. Effettivamente… ridemmo sommessamente sfiorandoci e muovendoci l’uno contro l’altro. Era bello sentirla così vicina, una sensazione di appagamento mista a desiderio convulso di lei. Anche fastidiosa alle volte.
- Ho deciso-. Disse sfidandomi apertamente e alzandomi il mento con una mano – Voglio sapere qualcos’altro di te-. Le sorrisi gentile e le baciai le dita facendola fremere.
Annuii, qualsiasi cosa per lei.
- Chiedi pure-. Allargai le braccia sistemandomi di modo che lei mi avesse completamente in suo potere. Quando si mise sopra di me con tutto il suo corpo, pensai di non aver fatto la scelta giusta. Decisamente no. Si sollevò meglio contro di me e si sistemò di modo che arrivassimo alla stessa altezza. Male, molto male. Sperai non sentisse nulla di sconvolgente, altrimenti sarei caduto nel più totale imbarazzo.
-Perché lo fai? Ancora non capisco perché ti sforzi così tanto di resistere a ciò che... sei. Ti prego, non fraintendermi, è ovvio che ne sono contenta. Ma non capisco quale sia la causa scatenante-.
Mi bloccai. Una domanda a cui non era semplice rispondere e ovviamente come lei... interessante e mai prevedibile. Sospirai rispondendole sinceramente. Il fatto che ci fosse toccata una simile condizione non dava per scontato affatto che dovessimo attenerci ad un destino che non avevamo scelto. - Cercando di conservare il più possibile l'essenza di un'umanità-. Conclusi sentendo il suo respiro farsi nuovamente regolare e il suo corpo rilassarsi sopra il mio. Rimasi qualche minuto in silenzio pensando che probabilmente si fosse addormentata.
- Ti sei addormentata?-. Bisbigliai portandole una mano tra i capelli. Sussultò piano scuotendo la testa.
- No-. Mormorò impercettibile. Cosa le stava passando per quella testolina? Non mi era possibile prevederlo, eppure quel suo guardo adorante non mi diceva nulla di buono. Non meritavo tanta ammirazione. Sospirai sconsolato.
- E’ soltanto questo che volevi sapere?-. Il mio piccolo Bambi… le toccai il naso facendola starnutire e poi la bocca sentendo un tremore profondo scuoterla. Alzai immediatamente le coperte pensando che avesse freddo, ma non distolsi un attimo i miei occhi dai suoi. Era bello poterle dimostrare finalmente il mio amore.
- No davvero!-. Incrociò le braccia sopra il mio torace e io aggrottai le sopracciglia incuriosito. E ora… mi avrebbe bombardato di domande? Ridacchiai. Quanta  tenerezza riusciva a suscitare in me quel cerbiattino! Parlammo ancora, mi domandò del mio potere, di quello di Alice, delle caratteristiche di ogni componente della mia famiglia. Le raccontai del carisma di Jasper, del modo in cui riusciva a controllare i sentimenti, a placarli o eccitarli, della compassione di Carlisle, dell’amore di Esme e della nostra natura, del nostro istinto. Le mie dita non la lasciarono, continuai ad accarezzarle le spalle, il viso, a toccarle i capelli con le labbra godendo del suo profumo, e il suo interesse non scemò nemmeno quando la paragonai ad un cucciolo di foca. Sorrise di quel paragone, io l’orca assassina e lei un piccolo cucciolo di oceano. Ma al “perché esistevano i vampiri” non seppi dare una risposta certa. Come il mondo era fatto si specie, così anche noi potevamo esistere per quel motivo. Non si perse nemmeno una delle mie parole, mi sentii un professore durante una lezione interessantissima di “nullafacenza” a letto.
- Sei pronta per addormentarti?-. Le chiesi poi, incuriosito. Evidentemente non aveva alcuna voglia di dormire perché i suoi occhi erano ancora vispi e curiosi – O hai altre domande?-. Ridacchiai vedendola muoversi come una bambina eccitata di fronte  a qualcosa di sconosciuto, un’avventura, un mondo nuovo da scoprire. Tornai ad accarezzarle una guancia, stregato dalle sue espressioni.
- Soltanto un milione o due-. Rispose facendomi la linguaccia. Aggrottai la fronte afferrandole una ciocca di capelli e arrotolandola tra le dita. “Ah sì?”. La tirai contro di me e le mordicchiai il naso facendola ridere. Sembravamo proprio due bambini…
- Ci sono ancora domani, e dopodomani, e il giorno dopo...-. Iniziai facendole il solletico e infastidendola con i miei movimenti. Mi strattonò via tentando di resistere, ma le sue risate saturarono l’aria. Era bellissimo vederla felice. Bloccammo le nostre mani a mezz’aria e in attimo vidi il suo volto rattristarsi e mettere il broncio.
- Mi prometti che non svanirai con l’arrivo del giorno? Dopotutto sei una creatura leggendaria-. Mi rilassai e le premetti una mano sul capo in modo tenero e dolce. No, non me ne sarei andato, sarei rimasto con lei per sempre, o almeno fino a quando mi avesse voluto al suo fianco.
- Non ti lascerò-. Sussurrai guardandola negli occhi e facendola arrossire. Non sarei mi più riuscito ad allontanarmi da lei, avrei solo causato dolore a me stesso.
- Ancora una, allora, per stasera-. Le sue guance si tinsero maggiormente di rosso e io mi domandai come potesse essere possibile. Adorai il suo viso sempre così sincero, Bella non sapeva mentire. Quel repentino imbarazzo però mi fece incuriosire, serrai le palpebre e mi avvicinai sospettoso.
- Quale?-. Doveva essere qualcosa di tremendamente intimo se le aveva fatto un effetto simile.
- No, lasciamo perdere, ho cambiato idea-. Cercò di coprirsi il viso con le mani, ma le scostai fissandola stupito. Cosa poteva esserci di così grave da farla vergognare? “Oh”. Forse qualcosa c’era.
- Bella, puoi chiedermi qualunque cosa-. Mormorai comunque, scosso. Non poteva essere… Rimasi immobile, rigido sperando che la mia sensazione fosse sbagliata. “I vampiri possono fare sesso?”. Storsi la bocca in una smorfia ironica. Fino a poco tempo prima avevo avuto i miei dubbi, ora ne ero sicuro. Sì, eccome se potevano. Qualcosa si era risvegliato dentro di me, nel mio corpo e non riuscivo più a farne a meno. Non mi rispose e la mia agitazione cominciò a crescere, probabilmente ci avevo visto giusto.
- Continuo a pensare che non poterti leggere nel pensiero col tempo sarà meno frustrante. Invece è sempre peggio-. Sbuffai facendola sghignazzare. Non potevo sopportare il silenzio imbarazzato tra noi due. Le avrei risposto se era ciò che voleva sapere, non mi sarei tirato indietro. Mi pizzicò il naso con le dita calde e io sussultai colto di sorpresa.
-Sono felice che tu non sia capace di leggermi nel pensiero. Già è grave che origli quando parlo nel sonno-. Sussurrò baciandomi dolcemente una guancia e abbracciandomi stretto. Avrebbe dovuto infastidirmi, invece mi sentii in Paradiso. Mi avvicinai alle sue labbra e misi il broncio, supplicante.
- Per favore-. Bisbigliai mellifluo, in modo irresistibile, tentando di essere convincente. La vidi vacillare per un attimo, incerta, ma scuotere di nuovo la testa, rossa e impacciata. Ormai ero certo che si trattasse di qualcosa di realmente imbarazzante. Volevo saperlo, avrei dato qualsiasi cosa per saperlo. Decisi di giocare d’astuzia. Mi avvicinai piano al suo collo e le scostai i capelli guardandola fissa negli occhi. Lo sguardo atterrito che mi lanciò non mi fece desistere dal poggiarle le labbra sul collo, baciare, leccare e mordicchiare, godendo ancora del suo sapore, ingoiando il veleno, facendola tremare. - Se non me lo dici, darò per scontato che sia qualcosa di molto peggio di ciò che è-. Mormorai strofinando il naso sulla sua pelle, inalando il suo profumo come fosse droga e sentendomi vibrare di desiderio. – Per favore-. Ripetei supplicante, troppo curioso. Non riuscivo più a mantenere la calma.
- Bè…-. Iniziò sommessamente accendendo la mia speranza. Non potevo guardarla in viso, ma sapevo che stava ancora arrossendo e che non le sarebbe stato facile parlare.
- Sì?-. La incoraggiai quando si fermò, pensierosa. A volte non poter avere accesso alla sua mente era dannatamente deprimente, mi sentivo in trappola.
Sospirò prendendo finalmente coraggio - Hai detto che Rosalie ed Emmett si sposeranno presto... Il loro matrimonio è uguale a... quelli umani?-. Aggrottai la fronte perplesso. Capirla non era affatto semplice, ma questa volta non avevo sbagliato le mie previsioni. Era curiosa, ma non voleva ammetterlo. Mi rilassai sotto di lei e scoppiai a ridere, sinceramente divertito da quella situazione.
- È lì che vuoi arrivare?-. La provocai maliziosamente. Il suo cuore perse qualche battito e le sue dita si strinsero su di me tremanti. Il giorno del matrimonio, condividere una vita, appartenersi per sempre… sarebbe stato bellissimo se anche noi avessimo potuto condividere quel legame in eterno. Ma non era quello il problema. Rabbrividì contro di me e io la coprii meglio, teneramente. Non avrebbe dovuto vergognarsi di una domanda simile.
- Sì, immagino che sia più o meno la stessa cosa. Te l'ho detto, molti degli istinti umani sopravvivono, sono solo nascosti dietro altri e più potenti desideri-. Sospirai tra i suoi capelli. Mai avrei creduto in tutta la mia esistenza, di poter sentire dentro di me così prepotenti istinti umani, sensazioni ed emozioni talmente potenti da farmi dimenticare la mia natura. Eppure ora ero steso in un letto tra le braccia di un’umana, corroso dal desiderio di toccarla, di fare l’amore con lei, eccitato per ogni sua carezza, desideroso di darle piacere… assurdo.
- Ah-. Inspirò lei, ammutolendo. Ci sistemammo meglio l’uno contro l’altra e delicatamente si scostò da me, scivolando sul materasso e voltandomi la schiena. La avvolsi con le braccia e la portai ancora contro di me sentendola rabbrividire.
- A che scopo questa domanda?-. Le sussurrai nell’orecchio percependo il suo corpo sussultare. In un attimo capii. Matrimonio e sesso, vampiri e sesso, io e lei… sesso. Nascosi il volto sulla sua schiena e tentai di frenare gli ansiti nervosi e spontanei. Idiota… le avevo risposto che potevamo fare l’amore senza problemi.
- Be', mi chiedevo, in effetti, se... io e te... un giorno...-. Soffocò la sua voce mordendosi il labbro inferiore e io ammutolii. “No merda”. Lo volevo con tutto me stesso, ogni fibra del mio corpo, la bramava, desiderava, si contorceva dalla voglia che lei mi appartenesse. Ma non conoscevo me stesso a tal punto da sapere se sarei riuscito a controllarmi. Mi irrigidii, immobile, rimanendo impietrito. Lei…lei…
- Non penso che... che... per noi sarebbe possibile-. Balbettai tentando di recuperare un minimo di lucidità. Fino a qualche mese prima non avrei nemmeno pensato di potermi avvicinare così, ora solo l’idea di unire il mio corpo al suo mi faceva sentire irrimediabilmente eccitato. Le portai le mani sui fianchi accarezzandoli piano, scendendo sulla curva delle sue cosce e sentendola irrigidirsi e trattenere il fiato. Si voltò sfuggendo la mia presa e girandosi verso di me. Le sue mani raggiunsero il mio il mio collo e lo circondarono stringendolo e provocando in me un tremito di piacere.
- Perché sarebbe troppo difficile per te, sentirmi così... vicina?-. Mormorò accostando il suo corpo al mio. Ammisi che la sensazione di averla addosso era tutt’altro che spiacevole, ma non osai andare oltre con la mia immaginazione. Essere dentro di lei sarebbe stato fantastico, diventare un tutt’uno con lei mi avrebbe fatto definitivamente impazzire… e questo, questo era pericoloso. Se le avessi fatto del male non me lo sarei mai perdonato. Mai…
- Quello sarebbe senz'altro un problema. Ma ora pensavo ad altro. Il fatto è che sei così tenera, così fragile. Quando mi sei accanto devo badare a ogni mio gesto, per non farti del male. Potrei ucciderti senza sforzo, Bella, anche per sbaglio-. Sospirai afflitto, pensando a quanto fosse fragile il mio piccolo cerbiattino. Le posai un dito sulla guancia e lentamente tracciai dei cerchi immaginari sul suo volto, facendola ansimare piano. Le toccai leggermente le labbra, il mento, gli occhi chiusi e le palpebre perfette. Adoravo la linea morbida del suo viso femminile, ma avrei odiato me stesso se una smorfia di dolore avesse irrimediabilmente acceso di sofferenza quel volto. Volevo che fosse viva e intensa la passione in lei, non altro. - Se avessi fretta... se per un secondo non facessi attenzione, potrei sfondarti il cranio con una carezza. Non ti rendi conto di quanto tu sia friabile. Non posso mai, mai permettermi di perdere il controllo, se ci sei tu. In nessun senso, mai-. Tremai. Se le fosse successo qualcosa a causa mia io non me lo sarei mai potuto perdonare. Mai perdere il controllo, questa era la mia ferrea regola, eppure le avevo confessato il mio amore, eppure l’avevo baciata, eppure adesso giacevo sotto le sue coperte e la accarezzavo. Perché? Cosa avrei ancora fatto per sentirla vicina? Cercai i suoi occhi che fuggirono timorosi e le alzai il mento verso di me tentando di leggerle l’anima. Nessuno dei due parlò, immerso l’uno negli occhi dell’altra. La desideravo, perché mentire. Le dissi tutto con il mio sguardo, per quanto fosse possibile ammettere quella passione spasmodica per un’umana.
- Sei spaventata?-. Avevo voglia di baciarla. Le sue labbra carnose erano schiuse per me, come boccioli freschi, poco maturi, erano lì, la mia tentazione, la mia brama. Mi chinai soffiandole sulla bocca tentando di soddisfare un minimo quella sensazione di bruciore che faceva fremere il mio stomaco. Ma feci tremare entrambi… gememmo di desiderio e poi sorridemmo appena, consci dell’irresistibile attrazione che ci avvolgeva.
- No, tutto bene-. Poggiò il capo contro la mia spalla. Sapevo che non era del tutto sincera, ma ancora una volta capii che l’aveva fatto per me, per non farmi preoccupare. Le affondai le dita tra i capelli e la strinsi vicino a me tentando di tranquillizzarla, la cullai cercando di farla addormentare. Eppure… non riuscii a togliermi dalla testa una domanda martellante. Anche io volevo sapere.
- Adesso, però, sono curioso io-. La mia voce si fece incerta ed insicura. – Hai mai…-. Mi portò una mano sulla bocca prima che io potessi finire e scosse la testa guardandomi intensamente.
- No…-. Mormorò aderendo completamente contro di me – Certo che no-. Sussurrò arrossendo -Te l'ho già detto, nessuno mi ha mai fatto sentire così, nemmeno lontanamente-. Si creò tra noi un silenzio imbarazzante. E così non era mai stata attratta da nessun altro ragazzo, questo mi rendeva maledettamente orgoglioso e soddisfatto. Le mie dita corsero sul suo corpo possessive e un piccolo gemito soffocato le sfuggì dalle labbra. Quando i nostri occhi si incontrarono sentii profondamente la mia appartenenza a quel piccolo essere che mi aveva ormai ai suoi piedi, ero realmente suo schiavo, servo per il suo amore.
- Lo so. Però conosco i pensieri delle altre persone. E so che sentimento e sensualità non vanno sempre di pari passo-. Sottolineai poi curioso della sua risposta. Mi sorrise appena e annuì, sapeva bene cosa io intendessi, ma quando le sue labbra sfiorarono le mie timide e mi chiesero di più, dimenticai persino il mio nome. Tentai di riprendermi e di allontanarmi, ma la mia mente non ne volle sapere e tra il suo profumo, le lenzuola mi trovai prigioniero della sua bocca.
- Per me sì. Perlomeno adesso che li sento nascere-. Rispose intensamente lasciando che fossi io a premere le mie labbra sulle sue. E fu di nuovo fuoco. Nelle mie vene il veleno corse veloce, solamente per un bacio leggero, e i nostri corpi si mossero involontariamente cercandosi nell’ombra. Le sue braccia mi avvolsero e il suo seno si schiacciò contro il mio torace lasciandomi delirante. Portai le mie mani sul suo fondoschiena stringendolo a me, poco consapevole delle mie azioni.
- Bene. Se non altro, una cosa in comune l'abbiamo-. Mormorai sincero non riuscendo a staccarmi da lei. Ridacchiò di quelle mie carezze insistenti. Sperai che non la infastidissero e cercai di essere il più gentile e delicato possibile. Mugolò languida e si stiracchiò addosso a me, lasciando che sentissi tutto il suo calore contro il gelo della mia pelle. Sospirai estasiato.
- I tuoi istinti umani...-. Mormorò stuzzicando con i polpastrelli i bottoni all’inizio della mia camicia e passando le sue dita sulla pelle del mio torace. Abbondai il capo sul cuscino chiudendo gli occhi, mi stava facendo impazzire.
- Bè…-. Continuò infilando una mano sotto la stoffa e accarezzandomi la muscolatura del petto. Spiazzato, mi irrigidii. Il piacere che provai fu insopportabile. Mi sembrò di bruciare vivo su un rogo pieno di spine. - Mi trovi minimamente attraente anche in quel senso?-. La sua voce si spense in un sussurro e i suoi occhi si serrarono improvvisamente consapevoli della domanda imbarazzante che mi era stata posta. Ghignai malizioso. Quella ragazza aveva deciso di uccidermi lentamente togliendomi ogni forza per reagire. Scossi la testa immerso nel suo odore femminile di fresia e lavanda, mi sentivo travolto dall’amore, da una passione che non avevo mai sperimentato nella mia vita, mi toccava e mi faceva salire i brividi lungo tutta la schiena. Emozioni, sentimenti, desideri che credevo di non poter provare. Se la trovavo attraente? Per me lei era seriamente irresistibile.
- Non sarò un essere umano, ma un uomo sì-. Bisbigliai vicino al suo orecchio e risalendo con una mano verso la sua spalla. Mi fissò spalancando la bocca stupita. Ancora una volta mi avvicinai alle sue labbra e me ne nutrii, questa volta mordendole e succhiandole leggermente come non mi ero concesso di fare prima. – Sì-. Ripetei appena facendola sussultare tremante. Improvvisamente uno sbadiglio interruppe la nostra discussione e io ridacchiai sotto i baffi. Doveva essere molto stanca. Guardai la sveglia, le tre e mezza di mattina. Tardi…
- Ho risposto alle tue domande, ora è meglio che tu dorma-. Sussurrai appoggiando la fronte contro la sua e perdendomi in altre carezze. La sentii sospirare e annuire.
- Non so se ci riuscirò-. Ammise sospirando. Io non ci sarei riuscito di certo. Sorrisi appena arruffandole i capelli ormai asciutti e facendola ridacchiare rilassata. Una certa calma si impossessò di me. Aveva bisogno di dormire, per quanto volessi la sua compagnia, mi resi conto che sarebbe stato meglio che l’avessi lasciata riposare.
- Vuoi che me ne vada?-. Bisbigliai dolorante sperando in una sua risposta negativa. Si strinse forte a me, come a non volermi lasciar andare e dimentica di tutto mi abbracciò forte respirando convulsamente.
- No!-. Urlò troppo ad alta voce. La fissai interdetto e la strinsi a me con la stessa foga. Nemmeno io volevo separarmi da lei, sarebbe stata una sofferenza inutile. Avrei voluto passare ogni attimo, ogni momento, ogni istante a respirare la sua stessa aria. Risi appena, teneramente, accostandola a me e iniziando a cullarla. Non me ne sarei andato, ma volevo che lei si addormentasse.
Cominciai a cantarle la ninna nanna che avevo composto per lei, accarezzandola dolcemente, rilassando i suoi muscoli, sfiorandole le guance con le note. Finalmente percepii il suo corpo rilassarsi, il suo respiro farsi regolare e tutto il suo mondo scomparire nelle braccia di Morfeo. “Ti amo”. Pensai continuando a cullarla e baciandole dolcemente la fronte. Non mi sarei più allontanato da lei, né la notte né il giorno. Per sempre.

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Capitolo 47
*** Esigenza ***



Eccomiiii a continuare Mid Sun... pronti?? Effettivamente sì, lo ammetto, avevo intenzione di finire la serie. Insomma tutti e 4. Di richieste ne ho avute moltissime e se vi fa piacere potrei farlo. Non so ditemi, in realtà ci sono già titoli che ho in testa. Siamo arrivati al capitolo 17 e sono in tutto 25 mi sembra... cavoli quanto ho scritto. Mamma mia O_O Incredibile. Eheheh... spero vi possa piacere anche questo capitolo. Sapete... di mid ho dovuto riscrivere interamente 11 pagine che sono andate perdute con la formattazione forzata del mio pc, è stata un'agonia. Spero che il risultato sia comunque buono. Grazie che mi seguite così tanti in quest'avventura, veramente grazie. Anche per i vostri commenti, per tutto!!!


Esigenza.


Il suo respiro regolare e profondo mi fece capire che aveva finalmente ceduto alla stanchezza e alle emozioni della giornata. Percepivo tutto in modo strano. Tutte quelle sensazioni, tutti quei desideri, quell’amore così intenso, vero, doloroso… per la prima volta mi sentivo bruciare l’anima e non sapevo bene come comportarmi. La strinsi contro di me con più attenzione possibile e la sentii sospirare beata. Questo mi piaceva: sapere che lei mi voleva vicino durante la notte, desiderava che l’abbracciassi, l’accarezzassi, era qualcosa di intimo solo tra noi due, mio e suo, il nostro mondo, il nostro amore. Tutto il resto non contava nulla, tutto il resto era al di fuori.
- Edward…-. Mormorò sonnacchiosa e languida abbracciandomi stretto. Sembrava così semplice starle vicino ora. Ero assuefatto, il suo profumo mi era entrato dentro, faceva parte di me, aveva saturato il mio essere vampiro ricacciando la bestia nell’ombra, ma non sapevo quanto sarebbe durato. Nel momento in cui ci saremmo divisi la mia agonia sarebbe ricominciata, pensare di starle lontano era insostenibile, ma credere che avrei potuto farle del male era qualcosa che non potevo assolutamente accettare.
- Edward…-. Continuò poggiando la testa sul mio torace e portando la mano all’altezza della mia spalla. Le passai lentamente una mano sul viso scendendo ad accarezzarle  le labbra e mi meravigliai di come accanto a lei non mi disturbasse rimanere immobile. Per guardarla avrei rinunciato a muovermi in eterno. Le affondai le dita tra i capelli scostandoglieli dalla fronte e non riuscii a staccare gli occhi da quella bocca tremante e rigida.
- Ti amo…-. Sospirò felice e mosse la testa affondandola nell’incavo della mia spalla. Un brivido mi corse lungo la schiena fermandosi all’altezza dello stomaco. Anche io la amavo, la veneravo, non riuscivo a non pensare a lei, era la mia continua ossessione, la mia prima preoccupazione. Le passai piano una mano intorno alla vita sperando di non svegliarla e la accostai a me ancora di più. Non avrei mai creduto possibile che potesse succedere, ma i nostri corpi ora potevano sfiorarsi, potevano toccarsi e le emozioni che si impossessavano di me erano talmente intense e talmente vive che il mio respiro inevitabilmente accelerava, come se avessi avuto il bisogno di prendere aria. Le sue gambe ora accarezzavano una mia coscia e il suo ginocchio strusciava sul mio chiedendomi spazio. Feci per spostarmi quando si mosse e mi imprigionò spostando un polpaccio quasi all’altezza del mio bacino. Vedevo quel movimento abbastanza pericoloso, ma tentai di non pensarci.
- Edward…-. Ripeté ancora scuotendo piano il capo. Sentire il mio nome su quelle labbra era una tortura. Deglutii veleno accostandomi alla sua bocca e desiderando ardentemente sentire ancora il suo sapore. In fondo cosa ci sarebbe stato di così sbagliato, lei sapeva che le stavo vicino, mi stringeva spasmodicamente, non voleva che me ne andassi, cosa avrei fatto di male nel posare le mie labbra sulle sue? Mi avvicinai ancora, attento e incapace di resistere.
- Ti desidero…-. Quelle due parole pronunciate con un desiderio necessario e sofferente mi fecero bloccare di scatto. Un dolore acuto trasformò la mia calma apparente in brama di possesso e la passione mi accecò lasciandomi senza fiato. Dovevo rimanere immobile, ne andava della mia e della sua incolumità, dovevo imporlo al mio corpo. Eppure l’eccitazione correva dentro di me non lasciandomi scampo.
- Bella, amore-. Bisbigliai toccandole ancore il viso ed alzandolo per sentire meglio il suo profumo. Inspirai profondamente tentando di controllare le mie reazioni involontarie, ma ormai dovevo sapere che non sarei mai riuscito a contenermi. La guardai stiracchiarsi e addossarsi ancora più contro di me lasciando veramente poco spazio alla mia immaginazione. I suoi seni giusti e morbidi si schiacciarono contro il mio torace e mi accorsi ancora una volta di non voler affatto spostarmi, ma di desiderare un contatto ancora più profondo con lei.
- Ti amo così tanto, sai?-. Sussurrò ancora afferrandomi la maglietta e alzandomela fin sopra lo stomaco. Se mi avesse toccato il torace non avrei più risposto di me, era un desiderio troppo forte per poter resistere, volevo qualcosa di cui non avevo conoscenza, sapevo cosa la passione era in grado di fare a livello fisico, ma sentirla su di me era veramente tutt’altra cosa.
Sospirai stremato da quel contatto involontario e tentai di rilassarmi. Impossibile. Il suo ginocchio si muoveva contro la mia erezione facendomi mordere le labbra a sangue. Dovevo controllarmi, dovevo riuscirci, mi rifiutavo di diventare un animale fino in fondo, ma lei era così innocente, pura, addormentata, mi faceva cadere in tentazione solamente con un respiro. Decisi di allontanarmi prima che potessi fare qualcosa di cui mi sarei pentito e scivolai fuori dal letto, lasciandole tutto lo spazio necessario per dormire. Indugiai un attimo sentendo forte la mancanza del suo calore, del suo tocco, ma mi riscossi pensando di doverlo fare per il suo bene. E per la mia lucidità mentale…
Mi diressi verso la finestra e sentii dei rumori per la casa. Charlie doveva essersi alzato, erano già passate due ore da quando Bella si era addormentata. Il tempo era volato. Lo sentii prepararsi al volo un caffè e pensare immediatamente di riattaccare la batteria del pick-up a Bella. Ero talmente assorbito da lei la sera prima, da non essermi per nulla accorto della mossa strategica del capo Swan. Ovviamente staccare la batteria non avrebbe fermato Bella se avesse voluto veramente scappare, ma questo lui non poteva saperlo. Furbo…Lo vidi uscire in giardino e avvicinarsi attento al furgone. In pochi minuti ricollegò il tutto e se ne andò fischiettando verso la macchina di servizio. Scossi il capo pensando all’inutilità di quel gesto e andai a sedermi sulla poltrona vicino a letto tornando a guardare Bella dormire. “E che cos'altro può mai esser l'amore se non una follia molto segreta, un'amarezza soffocante e una salutare dolcezza?”. Ripensai a Romeo e al suo eterno amore. Ora comprendevo quale passione dovesse aver provato, quale desiderio spasmodico l’avesse portato all’idiozia e alla pazzia. Shakespeare certo sapeva come incantare con le sue parole. L’amore, come una catena, l’amore come amarezza di dolore e desiderio e dolcezza d’assaporare un frutto proibito. Bella si rigirò mugolando e cercandomi. Che tenera… sentiva la mancanza del mio corpo vicino al suo. E io? Io stavo gloriosamente resistendo alla voglia di stendermi ancora vicino a lei e attirarla contro di me, che idiota. Sospirai tentando di scacciare quel desiderio e tornai a fissare le sue guance arrossate respirare pesantemente. Doveva essere molto stanca dopo la giornata appena trascorsa insieme, mi domandai se si sarebbe svegliata tardi oppure no, comunque sarei rimasto lì ad aspettarla. Ridacchiai di fronte alla sua bocca spalancata che prendeva ossigeno affannosamente, arricciata come quella di una bambina annoiata. Non avrei mai smesso di guardarla e avrei tanto voluto avere tra le mani una macchina fotografica.
- Edward…-. Mormorò ancora. Sembrava travolta dalle sensazioni che quel sogno le stava procurando e non volevo immaginare di cosa si trattasse. Preferii questa volta soffocare la mia curiosità e continuare a tenere la distanza di sicurezza.
- Edward, ti amo-. Si mosse, nervosamente questa volta e bisbigliò quelle parole con un bisogno e una forza tali che qualcosa di totalmente piacevole esplose dentro di me. Un desiderio smisurato di dimostrarle quanto la amassi, quanto desiderassi stare con lei. Mi sentii profondamente stupido e per la prima volta limitato. Non potevo fare nulla se non guardarla dormire, ammirarla in tutta la sua bellezza ingenua. Sospirai chinando il capo per osservare i miei vestiti. Forse sarebbe stato il caso di tornare a casa qualche minuto e cambiarmi. Non volevo causare ulteriori problemi… se qualche vicino disgraziatamente mi avesse visto entrare, si sarebbe fatto non poche domande nel vedermi uscire con addosso gli stessi abiti. Mi diressi a malincuore, senza far rumore, verso la finestra lanciandole ancora un’occhiata e quando vidi le sue ginocchia nude liberarsi dalle coperte e muoversi sensuali decisi che non potevo fare una scelta migliore di quella, avrei attentato di meno alla mia incolumità fisica e mentale. Dovevo andarmene altrimenti sarei impazzito di desiderio. Corsi verso casa e in un quarto d’ora fui nella mia camera seduto sul letto, rigido e immobile, come uno stupido tentavo invano di rilassare il mio corpo. Non era la corsa che mi aveva affaticato, ma lo sforzo di vincere la forte astinenza che mi aveva causato la mancanza improvvisa del suo odore. Ormai ne ero dipendente. Finalmente mi alzai e con gesti automatici mi tolsi la camicia e i jeans. Storsi la bocca in una smorfia consapevole… forse sarebbe stato il caso di farmi anche una doccia veloce. Quando sfiorai il mio corpo nudo immerso nei vapori dell’acqua mi resi conto di quanto scottassi, di quanto realmente la desiderassi e non potei fare a meno di credere che prima o poi avrei ceduto all’istinto di darmi piacere da solo. Il desiderio per Bella stava diventando sempre più forte e presente dentro di me, ma il pensiero di farle del male mi terrorizzava e non riuscivo a credere di potermi permettere oltre semplici carezze. Uscii dalla doccia cambiandomi in fredda e indossando un paio di jeans chiari strappati sul ginocchio e un semplice maglione blu con la scritta “Let me love you tonight”, sopra una camicia bianca semplice. Aggrottai le sopracciglia… doveva essere stato un regalo a sorpresa di Alice quel maglione ridicolo. Le solite idee dementi e simpatiche del mio mostriciattolo. Un paio di all star azzurre fecero al caso mio. Mi guardai per un attimo allo specchio cercando di sistemare la massa ribelle di capelli sulla mia testa, ma per quanto provassi a pettinarli avevano vita propria, perciò sbuffai e li riavviai con le mani mettendoci un po’ di sapone. Odiavo il gel tra i capelli, il sapone li induriva, ma li lasciava morbidi al tatto. Bè... Cosa mancava? Fissai la mia immagine e mi trovai più ragazzino di quanto non lo fossi mai stato prima d’ora. Sorrisi… l’amore faceva veramente miracoli. Uscii di tutta fretta e quando rientrai in camera di Bella erano le prime luci dell’alba. Non sapevo esattamente quando si sarebbe svegliata, ma rimasi ad aspettare seduto sulla sua sedia a dondolo fissando negli occhi il peluche che portava il mio nome. Ero senza dubbio più carino io di quel coso a forma di pecora. Fu un suo movimento ad attirare la mia attenzione, si girò su un fianco, sbadigliando e maledicendo le prime luci del mattino. Ridacchiai quando si voltò di spalle e tornò a coprirsi il viso con il braccio… sembrava proprio un cerbiattino addormentato. Mi stupii di come il suo profumo non mi avesse colpito subito aggravando la mia fame di lei, dovevo ancora esserne assuefatto.
- Ah!-. Urlò, improvvisamente consapevole, mettendosi in piedi con troppa energia. La vidi barcollare per qualche secondo, gli occhi persi e addormentati e non trattenni una risata spontanea. I suoi capelli sembravano paglia attorcigliata. Che spettacolo. Era buffissima quella mattina.
- Il tuoi capelli sembrano una balla di fieno... ma mi piacciono-. La canzonai osservando ancora quella massa castana e informe tutta spettinata. Il viso da pulcino bagnato faceva il resto incorniciando la sua tenera immagine perfetta. Era bellissima, rimasi per un attimo senza fiato quando il suo profumo di donna arrivò chiaro alle mie narici. Di quello no, non ero mai sazio, questo era il problema.
- Edward!-. La guardai correre verso la sedia a dondolo su cui ero seduto, titubante, e allungai le mani attratto come una calamita. Sentivo il bisogno di averla contro di me ancora prima di esserne consapevole. Lo trovai incredibile. – Sei rimasto qui!-. Gridò felice gettandosi in braccio a me e aderendo completamente al mio corpo. Quale uomo non avrebbe voluto vivere ogni mattina in quel modo? Io ogni giorno della mia eternità. L’attrazione travolse entrambi in un attimo e le mie mani la strinsero possessivamente per la vita contro il mio petto. Percepii le sue ginocchia divaricate sopra le mie e trattenni il respiro quando le sue braccia circondarono il mio collo stringendo spasmodicamente il mio viso contro il suo seno. Il profumo della sua pelle mi stava facendo perdere la ragione. Preso dalla frenesia le accarezzai piano le cosce e la sentii scivolare con il capo sulla mia spalla e rannicchiarsi contro il mio torace come una bambina. Finalmente i nostri occhi si incontrarono. Era preoccupata di aver fatto qualcosa di sbagliato… sorrisi. Mi aveva appena reso l’uomo più felice del mondo.
- Certo-. Dissi allora stupito. Possibile che non si rendesse conto di come la sua esistenza avesse dato un senso alla mia vita? Le toccai la schiena, portando le dita sotto la maglietta vecchia e consunta e godendo del suo calore bollente. Rabbrividì inarcandosi contro di me. Ancora qualche movimento e avremmo preso fuoco, dovevo controllarmi. Strusciò il suo naso sul mio collo gemendo frustrata e provocando in me un’immediata erezione vergognosa. Boccheggiai in cerca d’aria soffocato dal mio stesso veleno, ma nonostante questo le mie dita non ne vollero sapere di allontanarsi da lei e giocherellarono con il pizzo del suo reggiseno quasi come a voler chiedere il permesso di andare avanti con le loro intime coccole.
- Ero convinta di averti sognato-. Bisbigliò aderendo ancora più a me e baciandomi piano dietro l’orecchio. Dio, qualunque cosa avessi fatto nel corso della mia esistenza, meritare quell’emozione era troppo. Ora avevo la gola secca e l’eccitazione dolorante. Eppure Bella sembrava totalmente a suo agio su di me. Le alzai senza pensare l’elastico del reggiseno e scivolai con la mano contro la sua pelle, avevo bisogno di toccarla, di sentirla viva.
- Non sei tanto creativa…-. Sussurrai sfiorandole un capezzolo con il pollice. Pazzo… stavo cercando una morte lenta ed inesorabile, una tortura per i sensi e per l’anima. Quando la vidi arrossire e diventare del colore di un pomodoro capii di non aver fatto una mossa intelligente.
- Charlie!-. Gridò allora allontanandosi da me, di scatto e prendendo fiato in modo anormale. Il cuore le batteva all’impazzata, troppo veloce e le gote porpora che evitavano accuratamente il mio sguardo mi fecero maledire arrabbiato. Ero pur sempre un uomo delle volte, e quindi… immancabilmente idiota e privo di tatto.
- È uscito un'ora fa... dopo aver ricollegato la batteria del pick-up, se proprio vuoi saperlo. Devo ammettere che un po' mi ha deluso. Basterebbe così poco per bloccarti, se fossi decisa a fuggire?-. Cambiai argomento per alleggerire la tensione, ma i suoi occhi continuarono ad essere combattuti. Ci fissammo per secondi interminabili. La volevo, la volevo ancora seduta su di me, desideravo di nuovo poterla accarezzare e lessi lo stesso desiderio in quelle profonde iridi nocciola. Ma qualcosa sembrava spaventarla, terrorizzarla. Forse io?
- Di solito la mattina non sei così confusa-. Mormorai stupito. Si mordicchiò il labbro inferiore con forza, in imbarazzo, mentre io tentavo di capire cosa poteva esserle preso. Si avvicinò a me, cauta questa volta, e aprì la bocca indecisa, forse per dirmi qualcosa. Ma arrossì maggiormente e corse di filato in bagno voltandomi la schiena. Passò solo qualche minuto in cui non riuscii a capire cosa fosse successo e la rividi subito correre in camera ancora piuttosto imbarazzata. Mi alzai di getto e mi diressi verso di lei senza pensare. I battiti del suo cuore accelerarono di nuovo e io mi permisi di abbracciarla stringendola forte a me. Non l’avrei lasciata mai, mai…
- Bentornata-. Sussurrai sospirando e cullandola contro di me. Si era sistemata i capelli. Immediatamente li accarezzai passandovi le dita in mezzo e pettinandoli. Erano così morbidi e vivi, profumati, mi persi nel loro odore così intenso. Mi circondò istintivamente la vita con le braccia e si lasciò cullare serena. Lentamente i battiti del suo cuore tornarono regolari e finalmente spezzò il silenzio.
- Te ne sei andato?-. Bisbigliò impaurita da quell’improvvisa certezza. Un brivido mi percorse. La allontanai quel tanto che mi permettesse di guardarla in viso e trattenni il respiro. Aveva le lacrime agli occhi. Non l’avrei mai lasciata sola, gliel’avevo promesso. Come poteva credere che l’avrei abbandonata?
- Non potevo certo uscire di qui con gli stessi abiti che avevo quando sono entrato... Cosa avrebbero pensato i vicini?-. Le risposi accarezzandole piano una guancia. Abbandonò il viso contro il mio tocco freddo e un tremore ci percorse. Quel bisogno, quella necessità così forte di stare sempre vicini, quasi fosse aria, ci avrebbe portato all’autodistruzione. Accarezzai con l’indice il suo zigomo e quando chiuse gli occhi rilassata il mio primo impulso fu quello di chinarmi e baciarla. Mi sarebbe piaciuto… morderla… “Cazzo”. Pensai ritraendo la mano. Non dovevo pensarci.
- Stavi dormendo sodo; non mi sono perso niente-. Ghignai strafottente, tentando di buttarla sullo scherzo. Non mi rimaneva altro. Storse la bocca in un’espressione sarcastica e scoppiai a ridere contento. – I discorsi li avevi già fatti-. Feci spallucce soffocando l’ennesima risata, ma lei strinse le palpebre e mi guardò sospettosa.
- Cos’hai sentito?-. Si portò le braccia al petto incrociandole e battendo il piede a terra, in attesa. Le girai intorno famelico e improvvisamente la tensione del desiderio ci soffocò di nuovo. Le circondai la schiena con le braccia e la portai contro di me dondolandola, non c’era dolcezza nel mio gesto, ma desiderio spezzato dalla velocità dei miei e dei suoi respiri.
- Hai detto…-. Le sussurrai mordendole piano la punta dell’orecchio e scendendo a lambirle il lobo - che mi amavi-. Terminai conscio solo a metà di quello che stavo facendo. Era pericoloso, troppo pericoloso. Si abbandonò contro di me, strusciando piano la sua schiena contro il mio torace di marmo. Impossibile ora non sentire il desiderio che stavo provando, possibile che non la intimorisse? La mie erezione era bloccata tra i nostri due corpi e la sua morbida pelle sembrava giocarci incurante di quanto fosse azzardato provocarmi in quel modo. Ma mi piaceva e forse questo lei poteva percepirlo.
- Lo sapevi-. Mormorò reclinando il capo di lato permettendo alla mia bocca di posarsi sul suo collo.- lo sapevi già-. La sua voce era un mugolio strozzato e roco di passione. Le mie mani le percorsero il corpo voracemente, prima le spalle, poi le braccia, i seni, lo stomaco, la vita, le cosce sode e magre, mi facevano male. Stare da solo con lei mi avrebbe portato al limite. Baciai la sua pelle profumata e la strinsi ancora di più, non sapevo come farle capire quanto la desiderassi, l’unico modo animale e istintivo che mi veniva in mente era quello di farle percepire chiara la mia eccitazione. Ma non era mia intenzione darle una delusione, ero terrorizzato dal mio stesso desiderio.
- Però è stato bello sentirlo-. Bisbigliai dopo qualche minuto. Annuì ormai persa nelle sensazioni che le mie labbra le stavano dando. Giocavo con la carne della sua scapola, mordicchiandola e lasciando scie di brividi freddi con la mia lingua. Stavo per perdere completamente me stesso e la mia ragione. E non trovavo alcuna via di fuga. Travolto dal mio stesso istinto… cercai con le dita lo stomaco nudo sotto la sua maglietta e trovai il suo petto ansante gridare carezze. Avrei dovuto fermarmi, sapevo di doverlo fare, c’era in gioco ben altro che un semplice tocco, ma non riuscii a trovare un solo proposito che mi fece desistere dall’alzarle il reggiseno e prendere a coppa tra le mani i suoi seni. Azzardato, unico, completamente fuori dal mondo, maledettamente piacevole. “Wow”. Pensò la mia mente annebbiata dal totale desiderio per lei.
- Ti amo-. Sussurrò con un mugolio di resa, senza voce quasi, nascondendo il suo volto nell’incavo della mia spalla. La forza di quelle parole mi colpì in pieno petto all’altezza del cuore, entrandomi dentro e stregandomi, avvolgendomi, rendendomi completamente inerme. Non mi ero mai sentito più forte e più debole, mai. Respirai piano risalendo lungo la sua mascella, percepivo i battiti impazziti del suo cuore e mi beai del sangue pulsante che le stava facendo perdere la testa. Non c’era altro, altro che lei, Bella, non volevo altro.
- Tu… tu sei la mia vita-. mormorai voltandola improvvisamente verso di me e lasciandola a malincuore. Ma volevo guardarla negli occhi, lucidi e vitrei a causa del desiderio che avevo scatenato dentro di lei. Non era mai stata più bella, abbandonata a me, completamente mia, in mio potere. Mi portò le braccia intorno al collo aggrappandosi alla mia schiena e io la sollevai appena facendo in modo che la sua fronte bollente si appoggiasse contro la mia gelida. La stringevo per la vita, attento a non farle male.
- Adesso…-. Conclusi tentando di non pensare al desiderio spasmodico di poggiare le mie labbra sulle sue e baciarla. Non sapevo come avrebbe potuto reagire il mio corpo, fin’ora sembrava resistere alla potenza di quelle reazioni fisiche, ma non sapevo fino a che punto potevo spingermi per non perdere il limite della mia lucidità. – La mia vita-. Ripetei piano baciandole il naso con affetto e allontanandomi prima di poter definitivamente perdere il senso della misura. Con lei il mio autocontrollo vacillava pericolosamente.
- E’ ora di fare colazione-. Me ne uscii scosso tentando di cambiare la direzione del discorso. Volevo per un attimo allontanare i miei pensieri dai miei impulsi di uomo. Non potevo continuare a soffrire in quel modo, alla fine avrei ceduto e non me lo potevo permettere, né per me, né per lei. Tornai a guardarla e in pochi secondi rimasi scioccato. Mi fissava terrorizzata, le mani intorno al collo, il respiro corto. Che diavolo avevo detto di sbagliato? “Colazione”. Oddio… tentai di pensare ad un modo veloce per scusarmi, ma la sua espressione mi aveva bloccato totalmente e non riuscii a reagire. “Merda”. Scoppiò a ridere subito dopo facendomi rimanere di sasso.
- Scherzetto!-. Si piegò sulle ginocchia guardandomi divertita. – E poi dici che non sono capace di recitare!-. Ecco, ora sì che avrei voluto strozzarla. Mi avvicinai minaccioso e scossi la testa esasperato. Quella bimba mi avrebbe fatto perdere completamente la testa. Che peste!
- Non è stato divertente-. La smorfia sul mio viso doveva essere in qualche modo comica perché Bella non smise un attimo di ridere. Sorrisi lentamente, abbozzando un ghigno divertito. Ero felice, stramaledettamente totalmente felice che lei scherzasse con me senza paura, in quel modo. Mi faceva sentire normale, accettato, amato.
- Invece sì, tanto, e lo sai anche tu-. Rispose tirandomi un pugno sullo stomaco. Mi chinai e la presi per la pancia alzandola da terra e facendole fare una buffa capriola. Rideva come una bambina e io non potei fare a meno di ridere con lei.
- Posso riformulare la frase?-. Le chiesi allora inginocchiandomi e aspettando che lei si arrampicasse sulla mia schiena. Stavo giocando con una donna, non avrei mai creduto di poterlo fare, proprio io che ero sempre rimasto immune al fascino femminile. – E’ ora di fare colazione, per gli umani-. Sottolineai quando percepii il suo petto sulle mie spalle. Chiusi gli occhi tentando di controllare di nuovo l’attrazione e il desiderio, ma fu inutile. Rimasi qualche secondo fermo aspettando la sua risposta.
- Ah d’accordo-. Sussurrò soffiando sul mio collo, portandomi gentilmente con due dita una ciocca ribelle dietro l’orecchio. Percepii il suo corpo modellarsi al mio e il suo seno muoversi ritmicamente contro di me. Ancora… non riuscii a muovermi e aspettai che qui brividi avessero termine. Ma niente. Mi alzai allora portandola con me e sentendola trattenere il respiro. Le feci fare cavalluccio per qualche secondo tra le sue proteste e mi divertii come un ragazzino.
- Smettila di sballottarmi!-. Gridò per le scale. Le afferrai le cosce strette intorno alla mia schiena e mi accorsi di quanto anche quel gioco fosse maledettamente erotico. Ci dava l’opportunità di toccarci, sfiorarci, accarezzarci, senza ammettere il bisogno spasmodico di fare l’amore che avevamo.
- E’ divertente…-. Le risposi saltando giù per le scale a due a due. Mi chiuse improvvisamente gli occhi con le mani e io scoppiai in una risata fragorosa. Che cosa pensava di fare togliendomi la vista? Feci per scivolare e mi ripresi all’ultimo momento facendole lanciare un urlo spaventato.
- Cosa pensi di fare così eh?-. La lasciai proprio sulla sedia della cucina liberandomi della sua stretta e mi misi al centro della stanza aspettando che facesse qualcosa. Per me quella stanza era un arcano inutile, un labirinto. Mi portai una mano alla testa e con l’altra mi strofinai il mento. Bella scoppiò a ridere divertita e mi guardò dolcemente.
- Cosa c’è per colazione?-. La fissai interrogativo e insieme ridacchiammo. Non mi ero mai sentito così intimo con nessuna persona, ero semplicemente me stesso, non c’era nessuna maschera a dividermi da lei. Era una sensazione stranissima, non dovevo costruire nessuna difesa.
- Emh, non saprei. Cosa ti piacerebbe mangiare?-. Le domandai girando su me stesso e fissando tutti quei cassetti e quelle scatole per me assolutamente incomprensibili. Forse Esme ci avrebbe capito qualcosa, ma io certamente no. Corrugai le sopracciglia fissandola interrogativo e lei scosse la testa sconvolta. Si alzò con il sorriso sulle labbra e si avvicinò a me con fare da professoressa esperta.
- Benissimo, posso cavarmela da sola senza problemi. Osservami mentre caccio-. La guardai avvicinarsi ad uno scaffale, prendere una tazza e aprire uno sportello. Afferrò una scatola di cereali e mi lanciò un’occhiata soddisfatta. Era interessante vederla muoversi nel suo mondo, rimasi in silenzio e aspettai.
Posò tutto sul tavolo e poi si diresse verso il frigo, aprendolo e prendendo del latte. Non le staccai un attimo gli occhi di dosso. Si versò il latte e andò a prendersi un cucchiaio. Prima di mettersi seduta mi fissò indecisa.
- Vuoi che procacci qualcosa anche per te?-. Mi chiese tentando di non sembrare scortese. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai.
- Mangia e basta, Bella-. Ancora in piedi la guardai mangiare lentamente. I suoi occhi non si allontanarono dai miei e cucchiaio dopo cucchiaio mi accorsi di fissarle sempre più insistentemente le labbra. La tensione salì di nuovo e il suo cuore perse qualche battito. Alla fine si schiarì la voce e tentò di parlare serenamente.
- Cosa abbiamo in programma oggi?-. Mormorò prendendo un’altra cucchiaiata di latte e cereali. Ci pensai qualche secondo, sapendo già quale sarebbe stata la mia risposta. In fondo ormai potevamo dire di stare insieme e quindi in qualche modo legati.
- Che ne dici di venire a conoscere la mia famiglia?-. Le proposi di getto osservando la sua reazione meravigliata. Deglutì sorpresa e sgranò gli occhi incredula osservandomi come se fossi improvvisamente impazzito. In effetti forse questo avrebbe potuto metterla in difficoltà, stare in mezzo ad una famiglia di vampiri avrebbe potuto metterle ansia, paura, terrorizzarla in qualche modo.
- Hai paura, adesso?-. Le domandai forse sperando in una sua reazione normale. Si portò il cucchiaio alla bocca e annuì pensierosa.
- In effetti, sì-. Mormorò come sovrappensiero. Non allontanai un attimo i miei occhi dai suoi leggendole dentro un certo imbarazzo e un certo timore. Sospirai inquieto, ma poi le sorrisi birichino tentando di calmarla.
- Non preoccuparti, ti proteggerò io-. Feci orgoglioso sentendomi immediatamente un idiota. Se solo avessero osato toccarla avrei staccato a tutti la testa con molta dolcezza, torturandoli lentamente fino allo sfinimento. Non doveva proprio preoccuparsi di nulla il mio piccolo Bambi. Sarei stato di una delicatezza tremenda, volevo comunque molto bene alla mia famiglia. Una morte lenta, in agonia tra le fiamme, sarebbe stata perfetta. Non riuscivo a credere ai miei stessi pensieri, stavo progettando forse di uccidere i miei famigliari? Ghignai divertito.
- Non ho paura di loro. Temo che non... gli piacerò. Non credi che saranno sorpresi di vederti arrivare assieme a una... come me... a casa loro, per conoscerli? Sanno quel che so di loro?-. sgranai gli occhi stupito. Non aveva affatto paura di loro in quanto vampiri, ma del giudizio che avrebbero avuto su di lei.. se sarebbe piaciuta come ragazza o meno! Non riuscivo a crederci. Ero incredulo. La buttai sullo scherzo e la canzonai sui possibili risvolti di una scommessa fatta con tutti. Sarei riuscito a portarla a casa nostra sana e salva? Entrambi ridemmo di gusto alle mie affermazioni e mentre continuavo a guardarla mangiare mi domandai se quel cibo fosse realmente commestibile. Il suo odore mi dava alla nausea.
- E’ buono quel che mangi? Sinceramente, non mette tanto appetito-. Commentai tentando di spostare l’argomento su tutt’altro versante. Alzò la testa e ci pensò qualche minuto su.
- Be', di certo non è un grizzly permaloso...-. Commentò arricciando le labbra. Sospirai sbuffando esasperato. Le sue frecciatine erano terribili, decisi di ignorarle. Sorrisi voltando lo sguardo verso la finestra. Il tempo non era dei migliori, sembrava volesse piovere da un momento all’altro. Il cielo era plumbeo e pronto per scatenarsi. Eppure non avevo mai vissuto giornata più felice, tutto era così vivo, solare. Sapevo che era dovuto al fatto che finalmente potevo stare con lei senza nascondermi.
- Immagino-. Tornai a guardarla incuriosito - che poi toccherà a te, presentarmi a tuo padre-. Tentai di non sembrare invadente, ma l’imbarazzo tornò a farsi sentire. Era da ufficializzare la cosa e non sapevo se le avrebbe fatto piacere o meno. La vidi arrossire e abbassare gli occhi.
- Ti conosce già-. Sussurrò deglutendo e portandosi la tazza alle labbra. No, non volevo dire questo, non poteva non aver capito cosa volessi intendere. Rimasi per un attimo in silenzio, ma poi decisi di scoprire le carte. Volevo sapere se le cose tra noi stavano realmente cambiando, avevo bisogno di sentirmi legato a lei in qualche modo.
- In quanto tuo ragazzo, dico-. Pronunciai quelle parole con molta lentezza, aspettando che le metabolizzasse. La sua reazione fu quella di allontanare la tazza e tossire. Una smorfia divertita fu la mia unica reazione.
- Perché?-. Annaspò in cerca d’aria, il cuore di nuovo al galoppo. Perché? Perché ero suo, una sua proprietà, non avrei potuto essere di nessun’altra e volevo che Charlie lo sapesse. Volevo il permesso di suo padre per frequentarla, per amarla alla luce del sole.
- Non si usa?-. Chiesi innocente, beccandomi un’occhiata sospettosa. Non volevo prenderla in giro, provocarla era l’ultima cosa che in quel momento volevo fare, ma il suo musino pronunciato e sporco di latte era una tentazione per gli occhi. Dolce, tenera, preziosa per me.
- Ti confesso che… che… che non lo so-. Si pulì le labbra con il dorso della mano e sembrò rifletterci per qualche minuto. Poi sospirò scrollando le spalle con il viso triste. Pensavo che le avrebbe fatto piacere e invece… notai una ruga triste formarsi tra i suoi occhi.
-Non è necessario, ecco-. Sussurrò scandendo bene le parole e tentando di non incontrare i miei occhi - Non mi aspetto che tu... Cioè, non sei costretto a fingere per me-. Rimasi sbalordito da quelle parole. Lei pensava che stessi fingendo? Che stessi coprendo il fatto che tra noi ci fosse stato qualcosa con delle chiacchiere su un probabile e fasullo fidanzamento? Ero scioccato. No, io la volevo, la volevo come la mia donna, la mia ragazza, compagna, amica, tutto… come mia moglie se questo avrebbe potuto renderla felice. Ma era ancora troppo presto.
- No, non sto fingendo-. Mormorai sicuro prendendola alla sprovvista e facendola sussultare. Non mi guardò alzandosi velocemente e voltandomi le spalle. L’atmosfera di gioco si era trasformata, ora era in difficoltà. Raccolse tremando le cose e barcollando si diresse verso il lavello. Poggiò la tazza e il cucchiaio dentro e mi voltò le spalle per mettere al loro posto i cereali.
- Dirai o no a Charlie che sono il tuo ragazzo?-. Insistetti freddamente. Il terrore che potesse rifiutarmi mi sconvolse. Forse non ero così importante allora per lei. Il silenzio calò improvvisamente e l’aria si fece satura di domande inespresse. Non parlai, questa volta aspettai che interrompesse lei l’agonia che mi stava uccidendo.
- Lo sei?-. Bisbigliò avvicinandosi di nuovo al tavolo. Sì, sì che lo ero maledizione! Tentai di mantenere la calma e non mi scomposi, imperscrutabile. Non avevo mai desiderato qualcosa con tanta intensità da riuscire a perdere la calma.
-In effetti l'espressione "ragazzo" è qui intesa in senso lato-. Feci gelidamente vedendo il suo corpo scosso da un brivido. Era per quello? Perché ero un vampiro, perché non si fidava di me? Girò intorno al tavolo senza voltarsi, indaffarata apparentemente per trovare qualcosa da fare.
- Avevo l'impressione che fossi qualcosa di più, a dir la verità-.  Ridacchiò nervosamente toccando il tavolo e tenendo ancora lo sguardo basso. Basta, non potevo più sopportare quel muro. Proprio nel momento in cui pensavo si fosse definitivamente distrutto ecco di nuovo tra noi segreti, ecco di nuovo qualcosa a dividerci. Volevo sapere ogni cosa di lei, afferrarla in tutto, fare parte costantemente della sua anima a costo di farmi male. Mi avvicinai con fare minaccioso e la vidi indietreggiare senza guardarmi.
- Be', non so se sia il caso di descrivergli anche i dettagli più sanguinolenti-. Bisbigliai appena raggiungendola velocemente e alzandole il mento con un dito. I nostri occhi si incontrarono  e io notai finalmente la sua insicurezza, la sua sofferenza e la sua paura per tutto quello che stava succedendo. Non volevo metterle fretta, se la sua era realmente indecisione, volevo ci pensasse con calma. - Ma senz'altro dovremo giustificare in qualche modo il fatto che ti girerò attorno tanto spesso. Non voglio che l'ispettore Swan ricorra a misure cautelari per vietarmi formalmente di vederti-. Il mio sguardo si addolcì, avrei voluto stringerla a me, rassicurarla che sarebbe andato tutto bene e invece aspettai una sua risposta. Volevo sapere cosa in quel momento le passasse per la testa, capire perché quella reazione insicura. Non sopportavo il cambiamento che c’era stato tra noi.
- Ti vedrò spesso?-. La sua voce debole e flebile mi arrivò al cuore. – Starai qui spesso, davvero?-. Le sue labbra tremarono e i suoi occhi nocciola si riempirono velocemente di lacrime. Ero stato un idiota a credere che non mi volesse. Aveva parlato solamente credendo che lo facessi per lei,  mi ero comportato da scemo, orgoglioso, avrei dovuto capirlo che non voleva in alcun modo mettermi in difficoltà.
- Per tutto il tempo che vuoi-. Sussurrai accarezzandole piano il mento e sentendo la sua pelle scottare contro la mia mano. Il nostro sguardo bruciava di amore e il desiderio di toccarci, di abbracciarci e darci sollievo vibrò tra di noi come un’onda dalla potenza insostenibile.
- Attento…-. Disse poggiando entrambe le mani sul tavolo senza smettere un attimo di guardarmi, i suoi occhi nocciola fissi e sicuri nei miei – Perché ti vorrò sempre. Per sempre-. Mormorò supplicante, ma decisa. Non riuscii a trattenermi, le emozioni a chiudermi lo stomaco e la gola. “Ti vorrò sempre…”. Qualcosa si incrinò dentro di me e irresistibilmente attratto allungai una mano accarezzando lentamente la sua guancia. La pelle morbida e calda solcata da qualche lacrima ricacciata forzatamente indietro mi accese un tale desiderio di stringerla a baciarla che mi irrigidii sorpreso. Starle lontano mi sembrava impossibile ora. Non ci sarei mai riuscito, nemmeno con la forza avrebbero potuto allontanarmi da lei. Ormai eravamo una cosa sola.
- Quest’idea… ti mette tristezza?-. Mormorò piano avvicinandosi a me e sostenendo il mio sguardo impenetrabile. No, niente mi aveva mai reso più felice, niente. Le sfiorai con le dita le labbra sperando che quel contatto non la infastidisse, ma le schiuse piano permettendo ai miei polpastrelli di saggiarne la morbidezza. A quel punto impazzii chinandomi verso di lei.
- Bella…-. Sussurrai troppo impercettibilmente perché mi potesse sentire. Arrossì mettendosi nuovamente seduta e io ridacchiai. Tenera la mia piccola cerbiattina.
- Hai finito?-. Le dissi allora cambiando argomento per non metterla in ulteriore difficoltà.
- Sì-. Bisbigliò vergognosa alzandosi di scatto e superandomi per andare verso le scale. Scoppiai a ridere di quella sua reazione esagerata e ancora una volta venni fulminato dal suo sguardo omicida.
Alzai le braccia in segno di resa e mi scusai con gli occhi.
- Vestiti-. Le intimai sorridendo. – Ti aspetto qui-. Il mio tono si fece dolce e caldo, non volevo che si arrabbiasse ancora. Mi voltò frettolosamente le spalle e salì di corsa su per le scale. La aspettai con ansia mettendomi appena sotto la rampa. Odiavo stare lontano da lei più dello stretto necessario. Sperai che facesse in fretta, perché altrimenti sarei salito io. La immaginai togliersi la maglia e i pantaloncini, fantasticai sulle sue gambe snelle che si muovevano velocemente per non farmi attendere oltre.  Pensai alle sue dita che avrebbero sfiorato i seni proprio nel punto in cui io li avevo accarezzati e avrebbe sospirato arrossendo dal desiderio. La voglia di dare una testata al muro e dimenticarmi di quello su cui stavo rimuginando si fece forte, ma prima che potessi decidere se distruggere o meno le fondamenta di casa Swan, Bella uscì dalla camera e tutta trafelata si fermò proprio sopra le scale.
- Okay-. Ansimò sistemandosi la coda di cavallo – Sono presentabile-. Sbuffò ansimando e io rimasi lì, impalato, eccitato, rincoglionito e totalmente ipnotizzato. Il blu le donava tantissimo. Non fece caso alla mia posizione e prese il via giù per la rampa venendomi proprio a sbattere contro. Scoppiai a ridere emozionato e la afferrai per le spalle guardandola negli occhi nocciola. Bellissima, dolce, piccola… irresistibile.
- Sbagliato-. La strinsi a me con foga, forse più del necessario e affondai il viso nell’incavo del suo collo, mozzandole il respiro nel petto - Sei assolutamente impresentabile-. Mormorai baciandole la gola e accarezzandole la pelle con le labbra fredde. La sentii gemere e di nuovo mi eccitai. Poggiai i miei canini all’altezza della sua vena e pregustai il dolce sapore che il suo battito impazzito procurava nella mia bocca, impastata dalla saliva velenosa. Pulsava, come pulsava la mia erezione, vibrava, come vibrava il mio essere animale. Deglutii veleno e smisi completamente di ragionare.
- Nessuno dovrebbe essere così attraente: è una tentazione, non è giusto-. Mormorai famelico. Sapevo dove volevo arrivare, sapevo che l’avrei baciata ancora. La strinsi maggiormente a me facendo aderire il suo corpo al mio e il suo cuore impazzì. Le sue gambe si intrecciarono alle mie, le sue braccia mi circondarono il collo e il suo seno di modellò naturalmente contro il mio torace. Volevo sentirla nuda, maledizione.
- Attraente come?-. Sussurrò per spezzare la tensione. Le nostre labbra ora erano troppo vicine per poter tornare indietro. – Posso cambiarmi…-. Terminò tremando tra le mie braccia. La mia piccola preda si stava scaldando, percepii l’odore della sua eccitazione, della sua femminilità farsi pungente e ansimai. “Dannazione”.
- Sei davvero assurda-. Lasciai allora che la mia bocca si posasse leggera sulla sua fronte, tentai di dimenticare la passione che mi attanagliava e mi chiudeva lo stomaco, ma il suo profumo mi dava alla testa. Scesi a baciare la tempia e più giù il profilo morbido della sua guancia. Ormai i nostri respiri non erano che un ricordo e la stanza sembrava aver perso la sua reale consistenza. Non c’era più nulla se non il desiderio di quelle labbra, di quella bocca, di quel sapore.
- Mi concedi di spiegarti come mi stai inducendo in tentazione?-.  Sussurrai passandole le mani sulla schiena, infilandole sotto il maglione blu pesante che aveva indossato. La sentii tremare e gemere sotto il mio tocco, ma non me ne curai continuando a toccarla. Scivolò con le braccia lungo il mio petto abbandonando le dita sul mio torace e io ne approfittai per soffiare sulle sue labbra in modo che le schiudesse solo per me. I nostri occhi ancora incatenati bruciavano di una passione e di un’ansia disumana. Da un momento all’altro avremmo scatenato l’Inferno. La mia bocca si posò piano sulla sua, lenta, inesorabile e la mia lingua si impossessò del suo sapore invitandola a bere del mio. Era come se la sua anima fosse risucchiata da me, come possederla in modo subdolo e totale. Imprigionai le sue labbra tra le mie e le mordicchiai con gusto, come un assetato e mi beai del sapore zuccherino e gradevole del suo palato. Piano giocai con la sua lingua, assaporandola come non avevo fatto nella radura e la bloccai nella sua bocca impedendole di scappare e accarezzandola più volte. Sentii un brivido percorrere il corpo di Bella quando con i canini le premetti il labbro superiore per approfondire ulteriormente quel contatto. L’aria intorno a noi era fatta decisamente irrespirabile. A quel punto percepii il suo peso crollarmi interamente addosso e il suo capo poggiarsi inerme sul mio torace.
- Bella?-. La sollevai, attento, scrollandola piano. Era pallida.
- Mi... hai... fatta... svenire-. Mormorò sgranando gli occhi e recuperando un po’ del suo colorito naturale. Stentavo a crederci. Mi era svenuta tra le braccia. Ghignai divertito, sorreggendola e abbracciandola forte.
- Ma cosa devo fare con te?! La prima volta che ti bacio, mi assali! La seconda, mi svieni tra le braccia!-. Scoppiai a ridere incredulo e la cullai contro di me aspettando che il suo cuore riprendesse il ritmo normale dei battiti. Non sapevo cosa pensare, né cosa dire. Veramente la mia vicinanza non le faceva molto bene. Cominciai a sperare di non essere la futura causa delle sue crisi respiratorie. Rise anche lei, aggrappandosi al mio maglione.
- E meno male che sono bravo in tutto-. Sussurrai accarezzandole il capo. Avrei voluto sciogliere la sua coda di cavallo, ma resistetti a quella tentazione e mi limitai a sospirare scuotendo il capo.
- Questo è il problema. Sei troppo bravo. Troppo, troppo bravo-. Ero preoccupato. Nonostante tutto sembrava non riprendersi affatto e le sue dita stringevano la mia maglia con troppa forza. Continuai a cullarla dolcemente, sperando si riprendesse, anche se non troppo in fretta, mi piaceva tenerla tra le braccia, ammisi con una certa soddisfazione.
- Ti senti male?-. Le domandai, stavolta veramente inquieto. Sorrise piano rannicchiandosi contro il mio torace e io capii che cominciava a stare meglio, ma non voleva allontanarsi. Soffocai un sospiro sollevato e le baciai piano i capelli.
- No... non è stato affatto come l'altro svenimento. Non so cosa sia successo. Penso… penso di aver dimenticato di respirare-. Mosse la testa incredula tentando di scusarsi, ma le feci cenno di smettere. La prossima volta l’avrei avvertita del mio bacio mettendo i cartelli, almeno non avrei rischiato la sua morte.
- Non posso portarti da nessuna parte, in queste condizioni-. Feci serio, cercando di prenderla in braccio, con tutta l’intenzione di risalire le scale e portarla nella sua stanza. Sgranò gli occhi atterrita dalle mie parole e si scansò, mettendosi a saltellare felice come se nulla fosse successo. Non sapevo se ridere o piangere di quella situazione. Bella sapeva sempre come sorprendermi, era buffo il mio piccolo Bambi.
-Guarda che sto bene. E poi, i tuoi penseranno comunque che sono pazza, perciò... che differenza fa?-. Continuò a muoversi facendo la moviola a un pugile e io aggrottai le sopracciglia perplesso. Ancora qualche secondo e avrei dovuto raccoglierla da terra, sarebbe caduta a peso morto, ne ero più che convinto. La squadrai per qualche secondo indeciso… fermarla o farle capire che non doveva muoversi così quando le girava la testa? Optai per il silenzio, se si fosse fatta male la prossima volta mi avrebbe dato ragione. Scivolò come previsto, ma invece di lasciarla al suo destino, la afferrai e la rimisi in piedi, sistemandola e dandole un buffetto sulla guancia. La mia piccola bambina…
- Ho un debole per come quel colore si sposa con la tua carnagione-. Commentai sistemandole il maglione blu. Arrossì e guardò altrove, imbarazzata, mentre io ridacchiavo di gusto. Se solo avesse saputo quanto maledettamente la trovassi attraente sarebbe scappata.
- Ascolta, sto cercando con tutte le mie forze di non pensare a ciò che sto per fare, perciò possiamo andare?-. Sbuffò nervosamente evitando i miei occhi. Scoppiai a ridere affascinato dal suo broncio implorante e la precedetti fuori. Sarebbe stato divertente presentarla alla mia famiglia, ero sicuro che avrebbe riscosso successi.
- E sei preoccupata, non perché stai per conoscere una famiglia di vampiri, ma perché temi che questi vampiri non ti approveranno, giusto?-. Le domandai meravigliato. Sì, in fondo per lei era quello il problema, farsi accettare, fare bella figura, dimostrarsi educata e alla mia altezza. Non altro. Un caso patologico.
- Giusto-. Mi rispose stizzita. Ne ero sicuro. Sospirai amareggiato e divertito dalla sua sconsideratezza e allungai la mano per pizzicarle il naso.
- Sei incredibile-. Sussurrai guardandola con amore. Mi avrebbe fatto impazzire quello scricciolo di umana prima o poi. Ormai non avevo scampo, aveva decretato la mia condanna. Ero totalmente innamorato, preso, perso, perdutamente e irragionevolmente stregato da lei.

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Capitolo 48
*** I Cullen ***




Beh... ho tempo finalmente. Altro miracolo, ebbene sì... quindi aggiorno anche Midnight Sun. Guardate... questo capitolo è stato una tragedia. L'ho dovuto riscrivere interamente due volte. La prima volta è andato perso con la formattazione del pc e giuro volevo sfondare qualcosa, ci ho messo una settimana per riscriverlo. Mamma che pazienza, e ovviamente è diverso. Tutto diverso. Mai che le cose mi vengano simili. E vabbè, si vede che quello non era un buon capitolo. Che devo dire... però me lo potevano far capire in un altro modo caspiterina!!! Mi ha stupito il commento di ninfea . Ci ho pensato anche su e pure riflettuto. Effettivamente Edward sta diventando molto dolce, effetto collaterale dell'amore? Ho notato che spesso il personaggio cresce con me man mano che scrivo e vado avanti, forse sta succedendo di nuovo? Penso che lo vedremo nelle prossime puntante come si comporterà il nostro Ed, che si farà prendere dal panico. -.- Bene... pronti? Altri 10 pagine... respirate e apnea!!! -.- Mamma mia!!! Che persone pazienti... sono tante 10 pagine...che tesori!

I Cullen.

Salii alla guida del pick-up aspettando che Bella si sedesse al mio fianco e sospirai guardandola tremante prendere posto vicino a me. Ero emozionato e incredulo quanto lei, avrebbe finalmente conosciuto la mia famiglia… ed ero preoccupato. In un modo o nell’altro sapevo che loro si sarebbero controllati, che avrebbero cercato di comportarsi educatamente e in modo attento, ma non avevo idea della reazione che avrebbe avuto Bella, nonostante avesse sempre reagito fin troppo bene per un semplice essere umano. Spesso sembrava che la paura di me nemmeno la sfiorasse, e se questo da un lato mi rendeva dannatamente e stupidamente felice, dall’altro mi atterriva. Volevo che fuggisse, volevo che mi guardasse con disprezzo, perché era quello che inevitabilmente avrei meritato per averla trascinata in quella storia impossibile. Eppure… desideravo con ogni fibra del mio essere tutto il suo amore, tutto il suo mondo ed ero lacerato e divorato da paure, timori come quello di poterle fare del male, o disgustarla con qualche mio comportamento. Quei pensieri mi accompagnarono fino all’uscita da Forks e non mi lasciarono nemmeno quando le occhiate di Bella cominciarono a farsi nervose e insistenti. Non sapeva dove fosse casa mia e probabilmente questo le causava in qualche modo imbarazzo. Quando le piccole ville iniziarono a diventare sempre più rade capii che la sua curiosità aveva preso il sopravvento su tutto il resto e sorrisi nel vederla guardarsi intorno e cercare di orientarsi. Svoltai su una strada sterrata, appena visibile in mezzo ai cespugli e i suoi occhi si sgranarono stupiti, chissà cosa stava fantasticando il suo cervellino. Serpeggiai nella foresta tra gli alberi secolari e gli arbusti bassi fino a quando non arrivammo in una radura immensa che faceva da cornice ad una villa dalle pareti completamente bianche. La sua bocca si spalancò stupita e il suo sguardo cadde sugli enormi alberi di cedro che proiettavano un’ombra macchiata di sole leggero fino alla veranda del primo piano, spaziosa e imponente. Aveva più di un secolo, ma tutto era perfettamente restaurato e tenuto con molta cura. Il fiume che scorreva al lato destro scrosciava e cadeva in cascatelle che svelavano la sua presenza, ma dubitavo che lei potesse vederlo. Capii  dall’espressione che ne aveva sentito il rumore.
- Accidenti-. Mormorò con il cuore in gola, spaziando con lo sguardo da una parte all’altra.
- Ti piace?-. Le domandai, la gola secca, le mani rigide sul volante. Ero più agitato di quanto non avessi previsto. Il fatto che la casa le piacesse mi faceva sentire bene, orgoglioso e fiero, nonché idiota. Storsi la bocca divertito, per me quelle emozioni erano inaspettate, mai provate, non avevo mai sentito il desiderio di far conoscere una parte così intima di me stesso a nessuno.
- Ha…-. Deglutì aggrottando le sopracciglia di fronte alla vista delle entrate in legno, perfette nelle loro decorazioni – Un certo fascino-. Terminò voltandosi verso di me e mettendo un broncio adorabile. Non resistetti alla tentazione di allungare la mano e tirare la coda di cavallo che le legava i capelli. La attirai verso il mio viso, forse inconsapevole, e le nostre labbra si sfiorarono involontariamente, provocandomi un brivido lungo tutta la schiena. La voglia di toccare quella bocca, accarezzarla con la mia, annegare nel suo sapore troppo forte, mi sorprese prepotente, mi divorò di dolore e desiderio. Non poteva essere, non riuscivo a credere che solo una lieve carezza riuscisse a farmi impazzire di passione. Mi allontanai di scatto, come scottato, aprendo lo sportello e prendendo ampie boccate d’aria. In un attimo corsi ad aprirle la portiera e ammiccando riuscii a strapparle un sorriso tirato. Non riuscivo a starle lontano, non era concepibile per me.
- Pronta?-. Ridacchiai afferrandole piano il polso e trascinandola fuori.
- Nemmeno un po'. Andiamo-. Fece per scendere, una smorfia nervosa sulle labbra, l’altra mano a sistemarsi i capelli. Tremava, e quei brividi mi fecero pensare… doveva essere realmente in tensione. Mi avvicinai ancora sperando di aiutarla a trovare un equilibrio, ma non feci che peggiorare le cose.
- Sei molto carina-. Osservai facendola rimanere con le dita a mezz’aria. Scoppiai a ridere del suo improvviso rossore e le strinsi la mano libera, attento a dove potesse mettere i piedi. Era incredibile come la sua insicurezza la facesse distrarre da ogni cosa, persino dal come mettere un piede davanti all’altro. La mia sbadata… come previsto le sue gambe persero l'equilibrio sul terreno e in un attimo le afferrai la vita portandola con violenza contro di me e trattenendo a stento un gemito di piacere. I nostri corpi scivolarono l’uno contro l’altro in un movimento talmente intimo che qualcosa dentro di me si risvegliò portando il mio pensiero su ogni più piccola parte di lei che erroneamente mi toccava. Bella si era aggrappata al mio collo innervosita e la sua testa ora si nascondeva nell’incavo della mia spalla, timida e impacciata. Le nostre gambe intrecciate e le mie braccia intorno ai suoi fianchi mi provocarono tremori che riuscii solo dopo qualche minuto a controllare… durezza contro morbidezza, desiderio contro desiderio, nessuno dei due fu capace di inspirare e di rilassare il proprio corpo. Rigidi continuammo ad abbracciarci respirando appena, e io mi permisi di annegare nel suo profumo, scordando tutti i miei buoni propositi.
- Edward…-. Il mio nome appena sussurrato dalla sua bocca mi fece fremere e mi allontanai tornando alla realtà troppo velocemente. Idiota… Sorrisi enigmatico afferrandole le dita e conducendola verso l’entrata della casa. La sentivo troppo agitata, eccessivamente inquieta e tentai di calmarla accarezzandole con il pollice il dorso della mano. Disegnai piccoli cerchi immaginari, sfiorandola piano e veloce, ma non risolsi nulla. Il risultato fu quello di lasciarci profondamente scossi e insoddisfatti, desiderosi di rimanere soli e godere fino in fondo l’uno dell’altra. Mi aveva stregato, non sapevo come, ma l’aveva fatto, ogni mio più piccolo gesto, ogni mio più piccolo desiderio e anche pensiero ora dipendeva solo ed unicamente da lei. Aprii la porta con un gesto veloce e le feci segno di precedermi. Si chinò lievemente per ringraziarmi e con un sorriso sulle labbra entrò. Sperai che quello che avrebbe visto potesse realmente piacerle. Era un arredamento insolito, ma accogliente. Pavimento in legno, pareti bianche, soffitto a volta e scalinata laterale, tutto rifinito e decorato con eccessiva cura. L’enorme sala che si apriva ai suoi occhi era ariosa e spaziosa, le tinte bianche che la contraddistinguevano donavano maggior risalto al legno di cedro che rivestiva il pavimento e le scale. Lo sguardo di Bella si fissò meravigliato sul salone, quasi non credesse ai propri occhi, e poi si spostò su Carlisle ed Esme che aspettavano calmi e sorridenti poco lontano da noi.
- Carlisle, Esme, vi presento Bella-. Spezzai quel silenzio stupito indicando la ragazza vicino a me e Carlisle ammiccò gentilmente nella nostra direzione salutandoci con la mano.
- Benvenuta, Bella-. Continuò sorridendo, misurando i passi che lo separavano da lei. Tese la mano, attento, studiando il viso del mio cerbiattino, ma lei non si fece pregare, avanzò tranquilla e gli strinse la mano calorosamente, come ad un vecchio amico.
- È un piacere rivederla, dottor Cullen -. Mormorò timidamente, arrossendo. Mi beai di quelle guance accese di pudore e timidezza. Era bellissima, non riuscivo a distogliere lo sguardo da lei. Respirai piano tentando di ritrovare il mio autocontrollo e vidi mio padre ridacchiare contento.
- Chiamami pure Carlisle -. Rispose teneramente, come se già si trattasse di una figlia. Fermai il respiro nel petto, rigido e immobile… forse le cose stavano correndo troppo velocemente. Storsi la bocca sperando che Bella non si spaventasse di quell’improvvisa intimità, ma lei annuì felice.
- Carlisle -. Sussurrò contenta. A quel punto un mio sospiro di sollievo la fece voltare, mi guardò divertita scuotendo il capo per rassicurarmi. Mi rilassai un poco rispondendo al sorriso, mi sentivo un ragazzino. Forse non era stata una buona idea presentarle la famiglia, ma ormai non potevo tornare indietro.
Esme rise dolcemente di quella situazione e ci venne incontro maternamente tendendo le lunghe dita affusolate verso Bella.
-È davvero un piacere fare la tua conoscenza-. Disse sincera stringendole la mano e guardandola con affetto.
- Grazie. Anch'io ne sono lieta-. Rispose il mio piccolo Bambi stringendosi leggermente nelle spalle, ora piuttosto imbarazzata. La gentilezza spropositata di Esme riusciva a colpire tutti gli essere umani, si comportava come una vera mamma.
Sentii improvvisa la presenza di Jasper e Alice. Aspettavano di mostrarsi e non ne capii il motivo. Alzai il volto verso le scale, attendendo la loro apparizione e li sentii esitare.
-Dove sono Alice e Jasper?-. Mormorai spostando gli occhi dalla cima della scalinata. Immediatamente Alice comparve con un sorriso solare e rilassato, dietro di lei Jasper, decisamente più rigido, anche se apparentemente tranquillo.
- Ehi, Edward!-. Gridò il folletto, contenta, fiondandosi giù per le scale. Mi immobilizzai terrorizzato vedendola correre verso Bella, e il primo istinto fu quello di proteggerla e pararmi di fronte a lei. Mia sorella rise di gusto e si bloccò proprio davanti a noi, tra gli sguardi allarmati e di avvertimento di tutti. Non volevamo certo spaventare Bella. Carlisle ed Esme erano fermi e rigidi, i loro pensieri increduli.
- Ciao, Bella!-. Urlò divertita allungandosi e stampandole un bel bacio sonoro sulla guancia. La fissai stupito, non avrei mai immaginato che si sarebbe comportata in modo tanto espansivo. Mi irrigidii e quando Alice mi fece l’occhiolino il mio sguardo divenne impenetrabile.
Com’è carina! Lo so, lo so… è tutta tua.
Ammiccò nella mia direzione ridacchiando e anche Bella si girò a guardarmi, evidentemente perplessa. La divertiva la reazione di mia sorella, lo capivo dal suo sguardo, ma la mia era inaspettata. Non comprendeva il perché del mio nervosismo.
-Hai davvero un buon odore, non me ne ero mai accorta-. Continuò Alice annusandole la guancia e scendendo verso il collo. Ancora una volta sentii il bisogno di allontanarla, geloso e diffidente. Sapevo che mia sorella stava solo cercando di provocarmi e la cosa non mi piaceva affatto. Cercai di non mostrare troppo la mia difficoltà di fronte a quella situazione, ma fortunatamente intervenne Jasper a calmare gli animi. La sua tranquillità contagiò tutti, immediatamente mi sentii rilassato e stranamente sereno. Sapevo che era dovuto al suo potere, ma ugualmente lo guardai, perplesso, intimandogli di rimanere fermo, lui non era ancora del tutto abituato alla nuova dieta.
- Ciao Bella-. Spostò gli occhi su di lei e sorrise piano, senza porgerle nemmeno la mano. Lo ringraziai mentalmente per quell’ accortezza.
- Ciao Jasper-. Replicò Bella accennando un sorriso timido. Il silenzio calò di nuovo nella stanza e tutti la fissammo curiosi delle sue reazioni. Ma niente… nessuna paura, nessuna agitazione, solo stupore e meraviglia.
- Sono felice di conoscervi... la vostra casa è bellissima-. Sottolineò poi spaziando con lo sguardo su tutta la sala e sospirando entusiasta. Un fitta di piacere allo stomaco mi fece boccheggiare e mi sentii maledettamente contento che le piacesse.
- Grazie-. Rispose Esme educatamente - Siamo davvero contenti che tu sia venuta-. La fissò orgogliosa. Nei suoi pensieri c’era un vago senso di compiacimento, trovava Bella coraggiosa e dal cuore semplice. Le piaceva. Sorrisi involontariamente guardando i miei genitori e subito lo sguardo di Carl attirò la mia attenzione.
Sta attento a Bella la prossima settimana, avremo visite. Nomadi.
Mi irrigidii tornando a guardare Bella. Se prima ero stato protettivo, ora non l’avrei nemmeno lasciata andare al bagno da sola. Avrebbe potuto anche urlare e ribellarsi, ma non volevo rischiare che le succedesse nulla. Sarei diventato la sua ombra, la sua guardia del corpo personale. Senza che me ne accorgessi gli occhi del mio cerbiattino si fissarono sul pianoforte dietro le spalle di Esme e fu proprio la voce di mia madre a riportarmi alla realtà.
-Suoni?-. Domandò sorpresa dallo sguardo malinconico di Bella. Anche io mi incuriosii… perché quella reazione? Mi chinai verso di lei tentando di afferrare qualche emozione. Era in quei momenti che avrei voluto saperle leggere nella mente. Quel muro a volte mi irritava.
- No, per niente. Ma è bellissimo-. Sospirò tristemente guardando Esme interrogativa – E’ tuo?-.
Mia madre spalancò gli occhi sconvolta, voltando il capo verso di me e squadrandomi attenta. Socchiuse le palpebre e io indietreggiai involontariamente. “Emh…”.
-No. Edward non ti ha detto che è un musicista?-. La sua risposta fece immediatamente voltare Bella verso di me, gli occhi sgranati, meravigliata. No, non le avevo detto nulla. Si morse il labbro inferiore, ora in imbarazzo e mi sentii un idiota per non averglielo detto.
-No-. Fece strozzata, deglutendo. – Immagino che avrei dovuto saperlo-. I suoi occhi non lasciarono un attimo i miei in una muta domanda di spiegazione, ma io addolcii il mio sguardo simulando quello di un gattino innocente e solo. La cosa sembrò funzionare, perché Bella fece spallucce sbuffando.
Esme alzò le sopracciglia, confusa dal mio comportamento, ma rimase in silenzio aspettando la mia reazione.
Dal canto mio continuai a sbattere le palpebre come un bimbo innocente che è appena stato colto ad infilare le mani nella marmellata. Quasi facevo le fusa.
-Edward è capace di fare tutto, vero?-. Bella continuava a fissarmi piuttosto sorpresa, ed io non sapevo proprio cosa dire. Mi sentivo dannatamente in imbarazzo. Fu la risata maliziosa di Jasper che mi fece alzare lo sguardo.
Come no? Proprio tutto…
Lo fulminai minacciandolo con una smorfia infastidita, ma lui continuò a ridere scuotendo il capo e trattenendo a stento i sussulti. Esme sembrava sconvolta, incredula.
Edward, non avrai fatto nulla di male vero…?
Mia madre stava decisamente pensando a qualcosa momentaneamente fuori dalla mia portata. Le sorrisi incerto, continuando a fare gli occhi dolci, sperando di poter incantare anche lei, ma con Esme non ci sarebbero state possibilità.
-Spero che tu non ti sia vantato troppo, non è educato-. Mi rimproverò allora guardandomi fissa. Possibile che stessero tutti pensando male in quel momento? Come se non fossi un vero gentiluomo. Ghignai appena, come un bambino furbo e mi portai una mano dietro la testa, scuotendo la massa leonina rossa e ribelle.
- Soltanto un po’-. Scherzai impacciato notando immediatamente il sorriso divertito di Esme. Il mio atteggiamento la inteneriva, era la prima volta che mi vedeva così insicuro. E Bella… beh, Bella le piaceva, troppo. Ma qualcosa mi diceva che non c’era nulla di buono nel suo atteggiamento da mamma comprensiva, avevo uno strano presentimento.
-Per la verità, è stato fin troppo modesto-. Continuò il mio cerbiattino tornando a fissare mia madre e ammiccando complice verso di lei. Maledetta complicità femminile. Ero sicuro che ora me l’avrebbero fatta pagare quelle due.
-Be', dai Edward, suona per lei-. Ecco appunto. Roteai gli occhi in aria, esasperato, mi imbarazzava l’idea che Bella potesse guardarmi suonare, mi faceva sentire un ragazzino innamorato alla sua prima dichiarazione ufficiale. Il sorriso beffardo di mia madre non mi lasciava scampo… tentai il tutto per tutto.
- Hai appena detto che è maleducazione-. Ribadii tentando di liberarmi da quella situazione fastidiosa. Sapevo che Esme sarebbe stata irremovibile, nemmeno se l’avessi pregata in ginocchio promettendole di pulire tutta casa e di andare a fare la spesa per due settimane l’avrei convinta. Madre degenere… assottigliai le palpebre sperando che capisse e per qualche strano miracolo cambiasse idea, ma i suoi occhi mi dicevano che non dovevo affatto preoccuparmi.
- Ogni regola ha un'eccezione-. Sentenziò tagliando corto e ridacchiando vittoriosa. Donne… mai fidarsi delle donne. Regola numero uno. Non potevo credere che avrei realmente suonato di fronte a Bella, era qualcosa che non avevo mai osato immaginare nemmeno nelle mie fantasie. Era molto intimo, personale, la musica era la mia vita, la mia anima.
- Mi piacerebbe sentirti suonare-. Mormorò Bella, arrossendo lievemente, la voce vergognosa, la testa bassa. La fissai sorpreso sorridendo appena, intimidito da quelle parole. Avrei esaudito ogni suo desiderio pur di vederla felice, lo sapevo. Presi un respiro, facendo un passo in avanti ed Esme annuì orgogliosa.
- Siamo d'accordo, allora-. Mia madre mi prese per un gomito e mi spinse sorridente verso il pianoforte. Di riflesso circondai la vita di Bella attirandola verso di me, non volevo che stesse lontano, in nessun caso, mai, non le avrei permesso di allontanarsi un solo attimo da me. Le afferrai gentilmente un polso conducendola verso il seggiolino e lei si sedette fissandomi incuriosita, in attesa. Guardai in aria esasperato quando Esme sorrise intimandomi di cominciare e finalmente mi decisi a rilassarmi al fianco del mio piccolo Bambi. Ero teso... suonare il piano era la mia vita, vero, ma farlo di fronte a lei era sentire la mia anima rimbombare d'amore e vibrare di note sconosciute, melodie di passione, melodie di struggimento e ardore. Era scoprire tutto me stesso. Abbassai gli occhi sulla tastiera e tentai di dimenticare ogni cosa, luogo, persone, spazio, lasciando che i tasti prendessero possesso delle mie dita, che conducessero le mie mani verso le note dolci e malinconiche della mia musica. La musica preferita di Esme prese corpo e io chiusi gli occhi attratto inevitabilmente dalla mia Musa, non c’era altro se non io e quei tasti d’avorio che prendevano vita. Quando sentii delle risatine alle nostre spalle aprii gli occhi e trovai quelli nocciola e profondi di Bella completamente spaesati guardarmi con stupore e meraviglia. Le sorrisi cercando di nascondere il mio imbarazzo, ma le sue labbra si schiusero e la sua bocca si spalancò  incantata.
- Ti piace?-. Le strizzai l’occhio facendola inevitabilmente arrossire e sorrisi di quella reazione vergognosa. Abbassò il capo fissando le mie dita e un sospiro sconsolato le scosse il petto.
- L’hai scritta tu?-. L’emozione della sua voce mi fece tendere, rigido. Storsi la bocca voltando il capo sommerso da un’ondata di sottile piacere e annuii, per la prima volta felice di poter esprimere sensazioni e sentimenti attraverso il piano.
- E’ la preferita di Esme -. Riuscii ad articolare in modo strozzato. Chiuse di nuovo gli occhi lasciandosi cullare dalle note e di nuovo un respiro triste le uscì dalle labbra.
- Cosa c’è che non va?-. Le domandai a bruciapelo, sussurrando, conscio della sua reazione scoraggiata. Poggiò piano la mano sul mio braccio e la sua fronte arrivò a toccare la mia camicia, in modo intimo, solo nostro. Un brivido mi scosse dal profondo e le mie dita tremarono dalla voglia di sentire ancora quel calore contro di me. Respirò a lungo, indecisa se parlare o meno, mentre la musica invadeva ancora dolcemente la stanza, il desiderio di rimanere soli ci sorprese.
- Mi sento estremamente insignificante-. Mormorò poi, appena udibile, baciandomi piano la spalla che si muoveva per dar vita alla melodia dolce che ci stava stregando. L’odore del suo corpo, misto alla consapevolezza di averla accanto, mi fece traboccare il cuore di un desiderio mistico di avvolgerla, di attrarla verso di me, di irretirla con la mia musica. La volevo, la desideravo, mente, corpo, tutta quanta, ogni cosa di lei sarebbe stata mia, perché sapevo che così doveva essere. E la canzone cambiò, divenne passione, divenne quel calore che le avevo sussurrato ogni notte per farla dormire, quel bisogno acuto di rimanere sempre al suo fianco, quella voglia di vivere quell’amore intensamente e con un piacere senza limiti. E la melodia ispirata da lei si liberò come un’esplosione facendo tremare i nostri corpi, che si cercavano, si sfioravano nonostante tutto. Segretamente sentivamo entrambi il bisogno di toccarci, di starci vicino, ma il non poterlo fare ci spingeva a godere del tocco più lieve, e le sue mani sulla mia camicia divennero braci ardenti, e le sue cosce così vicine alle mie tanto da toccarle, divennero desiderio di amore, di appartenenza. Volevo fare l’amore con lei come stavo facendo con il piano. Accarezzare la sua anima così, farla mia, toccarla e sentire le sue labbra cantare il mio nome nella melodia della passione.
- Questa l’hai ispirata tu-. Bisbigliai riaprendo piano le palpebre, in uno stato emotivo irrecuperabile. Ero turbato, sconvolto da tutte quelle emozioni, un fiume che non riuscivo a frenare tanto era potente. Bella non si scostò, le mani a trattenere piano la mia camicia, le cosce ora premute apertamente contro le mie… e non volevo che si spostasse, avrei dato invece qualunque cosa perché mi accarezzasse. Ne avevo assoluto bisogno per sentirmi vivo.
- Piaci a tutti, lo sai? Soprattutto a Esme -. Mormorai smettendo di suonare e guardandomi alle spalle, se n’erano andati tutti lasciandoci da soli. La cosa la stupì, non se n’era accorta e io le sorrisi dolcemente. Ero così preso da lei che anche io avevo fatto fatica a notare i loro spostamenti, ma era stato impossibile non percepire i loro pensieri felici.
- Dove sono andati?-. Sembrava persa. Aggrottò le sopracciglia fissandomi, spaventata. No, non doveva preoccuparsi, non aveva fatto nulla di sbagliato.
- Immagino che, con molto buon senso, ci abbiano concesso un po' di privacy-. Ammiccai divertito e lei mi diede un pugno sul braccio, quasi a volermi sgridare di non averglielo fatto notare prima, almeno per salutare. Poi improvvisamente si rabbuiò mettendo un broncio dolce e tenero che mi fece subito preoccupare.
- A loro piaccio. Ma Rosalie ed Emmett...-. Non la feci continuare. Scossi la testa, spiegandole che Rosalie aveva solo bisogno di tempo e che Em le sarebbe stato comunque vicino. Le mie parole la tranquillizzarono e involontariamente scivolai con il mio corpo dietro al suo mettendole le gambe intorno alle cosce. Ora il mio petto sfiorava la sua schiena e i nostri corpi si toccavano intimamente,  sarebbe stato impossibile contenere quello che ci aveva unito poco prima, una pazzia.
- Ah-. Mormorò tremante quando le mie braccia la circondarono e la strinsero. Tutto di me in quel momento aderiva a lei. – Anche Jasper, però…-. Non terminò… il cuore al galoppo, la voce calda ed impastata.
Scossi la testa affondandola nell’incavo del suo collo e godendo ancora una volta del suo profumo, dolce e unico.
-Quella è colpa mia, in realtà. Te l'ho detto, è stato l'ultimo a convertirsi al nostro stile di vita. L'ho avvertito di mantenere le distanze-. Bisbigliai annusandola e scendendo a baciarle la spalla coperta dal maglione. Un brivido la scosse, forse di freddo, forse d’eccitazione. Allungai le mani sulle sue braccia sfiorandole e strinsi le sue dita conducendole lentamente sulla tastiera del pianoforte.
- Esme e Carlisle?-. Tremò ancora, deglutendo. Sorrisi del suo timore e le scostai i capelli in modo da poterle baciare il collo nudo. Appoggiai le labbra sulla sua pelle tracciando una scia di baci estenuanti, sensuali e un piccolo mugolio insoddisfatto uscì dalla sua bocca carnosa.
- Sono felici che io sia felice-. Continuai premendole piano le dita sui tasti, facendole muovere con le mie. Sussultò e involontariamente il suo corpo si fece indietro aderendo strettamente al mio. Un gemito mi soffocò il respiro nel petto e mi irrigidii, sentivo chiaramente la sua schiena premere contro il cavallo dei miei jeans e non solo. Abbandonò il capo in avanti arrossendo vistosamente e io le soffiai nell’orecchio facendola vibrare -Anzi, credo che Esme ti apprezzerebbe anche se avessi tre occhi e i piedi palmati. In tutti questi anni si è preoccupata per me, ha sempre temuto che alla mia essenza originale mancasse qualcosa, che fossi troppo giovane quando Carlisle mi ha cambiato... È felicissima. Ogni volta che ti sfioro, gongola di soddisfazione-. Strinsi maggiormente le cosce intorno a lei e i suoi occhi socchiusi e affascinati da me si sgranarono emozionati. Non capivo più nulla se non l’alchimia che ci legava e ci univa nel desiderio, mi attraeva, mi soggiogava, ero inerme di fronte a quella passione, a quelle sensazioni. Ne volevo ancora e ancora, sempre di più.
- Anche Alice sembra molto... entusiasta-. Bisbigliò spingendosi tutta contro di me. Non credevo lo avrebbe fatto, ma impazzii definitivamente.
- Alice ha un modo tutto suo di vedere le cose-. Risposi a denti stretti, in modo strozzato. Strinsi le sue dita sulla testiera senza fermarmi e feci scivolare il capo sulla sua spalla, respirando piano e tentando di controllarmi. Ma il suo corpo continuava a muoversi piano contro il mio, tremante, tentatore e le mie labbra si seccarono, la mia gola andò a fuoco.
- E tu non hai intenzione di parlarmene, vero?-. Non risposi. Dirle che Alice l’aveva vista vampira? Non solo non l’avrei mai fatto, ma in quel momento dubitai di avere anche solo la forza per formulare una frase di senso compiuto. Doveva fermarsi, fermarsi e permettere al mio corpo in fiamme di riprendere aria. Avrei voluto prenderla, stenderla sul pianoforte e divorarla di baci, perdermi in lei, nel suo profumo.
- E che ti stava dicendo Carlisle, prima?-. La tortura non avrebbe avuto fine. Le mie braccia tremarono e si chiusero maggiormente intorno a lei, ormai era chiusa in una morsa d’acciaio. Piano condussi le sue mani dapprima lentamente suonando il ritornello della sua ninna nanna, poi sempre più veloce. La sensazione di intimità che provai mi chiuse la bocca dello stomaco.
- Ah, te ne sei accorta?-. Sussurrai provando il bisogno di farle sentire quanto la desiderassi. Resistetti a quella tentazione, volevo evitare di imbarazzarla, di farmi riconoscere come un animale. Inspirai a lungo portandola ancora a suonare con me le note più semplici, ma la voglia di spingerla contro la mia eccitazione non smise di torturarmi.
-Certo-. La voce roca, bassa, Bella strinse le sue dita intorno alle mie impedendomi di continuare. Il silenzio saturò  la stanza dei nostri respiri affannati, percepivo l’odore del desiderio, dell’attrazione tra noi, mi stava facendo morire. Capire ora qualcosa che non fosse avere quel corpo tra le mie braccia sarebbe stato impossibile. A fatica le confessai le parole di Carl e che presto secondo Alice avremmo avuto visite.
- Sì... be', ovviamente non… sono come noi... quanto ad abitudini di caccia, intendo. Probabilmente non entreranno a Forks, ma… non sono intenzionato a perderti di vista finché non se ne saranno andati-. Deglutii veleno e saliva, sperando che non si muovesse, ma il brivido di timore che la percorse mi fece involontariamente sorridere. Feci appello al mio autocontrollo e allontanai le nostre braccia dalla tastiera nascondendole sul suo petto.
-Finalmente una reazione normale! Iniziavo a temere che non fossi dotata di istinto di sopravvivenza-. Mormorai cullandola e beandomi delle sue guance porpora che donavano colore al suo viso. Il suo corpo era caldo, bollente contro il mio freddo, nonostante i vestiti mi sembrava di poter percepire il bruciore della sua pelle sulla mia. I nostri sguardi in quel momento si incontrarono, lei girò la testa per guardarmi e io poggiai la fronte sulla sua scostandole i capelli. Rimasi in quella posizione per qualche minuto, sciogliendomi da quell’abbraccio, sentendo il bisogno di suonare ancora per lei, per sempre. Chiusi gli occhi lasciando le sue mani e intonando la sua ninna nanna ancora una volta. Sentii le sue palpebre chiudersi e il respiro farsi pesante, le sue dita sul mio collo, il suo corpo nella mia anima… si raggomitolò contro di me, estasiata e io mi abbandonai alle note, piene del nostro amore.
- Non ti aspettavi questo eh?-. Bisbigliai notando il suo sguardo spaziare per il salone.
- In effetti no-. Rispose stringendo la mia camicia e annusandone l’odore. Baciai i suoi capelli e mi stupii ancora una volta di quanto lei fosse diventata importante per me.
- Niente bare, niente teschi ammucchiati negli angoli; credo che non ci siano nemmeno ragnatele... chissà che delusione, per te-. Scherzai scoppiando a ridere piano e facendola ridacchiare. Sospirò sul mio torace scuotendo la testa e sorvolò sulla mia battuta.
- È così luminosa... così ariosa-. Terminò con entusiasmo, rapita. Un piacere sottile mi avvolse, orgoglio, compiacimento. Sapere che le piaceva la casa mi rendeva felice.
- È l'unico posto in cui non siamo costretti a nasconderci-. Ammisi sinceramente terminando la nostra melodia e aspettando di vedere le sue reazioni. Abbandonai le mani lungo i fianchi osservandola girarsi quasi interamente verso di me e aggrapparsi alle mie spalle. La voltai allora, prendendola per la vita e le sue ginocchia si rilassarono sulle mie cosce.
- Grazie-. I suoi occhi nocciola erano lucidi, sentii il suo amore dentro il mio cuore, la sua commozione, e quando una goccia d’acqua salata le bagnò una palpebra non resistetti alla tentazione di allungare una mano e catturarla con un dito. Osservai affascinato la lacrima che avevo intrappolato con un polpastrello e preso da un desiderio cieco e incontrollabile la portai alle mie labbra, chiudendo gli occhi e assaggiandola. Dolce… terribilmente zuccherina, irresistibile, il suo sapore mi colpì come uno schiaffo in pieno viso, piacere e dolore si mescolarono nel mio corpo soffocandomi e rendendomi impossibile qualsiasi movimento. Sentivo tremare le membra mentre l’acqua si scioglieva sulla mia lingua e il veleno la divorava per saggiarla meglio… ambrosia, il nettare degli dei. Ancora brividi, ancora tremori, finché non sentii il piacere sommergermi e qualcosa molto simile ad un’ondata di totale dissoluzione mi invase facendomi respirare profondamente. Alzai la testa fissandola sconvolto e immancabilmente i suoi occhi furono nei miei, stupiti e intensi. Le nostre mani si toccarono ed intrecciarono in una promessa eterna e io le strinsi come se la mia vita dipendesse da quel contatto e forse era proprio così. Un sorriso impacciato illuminò i nostri volti quando le mie dita guidate dalle sue toccarono il suo volto godendo della morbidezza e del calore della sua pelle.
- Vuoi vedere il resto della casa?-. Bisbigliai allora tentando di spostare l’attenzione da quello che stava succedendo tra noi.
- Niente bare?- Mormorò scossa appoggiandosi maggiormente contro di me. No, ma sapevo che in quel momento se me lo avesse chiesto le avrei costruite con le mie stesse mani. La trascinai con me lontano dal pianoforte, alzandola di peso, e trattenendola per la vita la portai verso le scale. Quando la sentii scoppiare a ridere mi persi nel suono cristallino della sua risata precedendola di fronte alle scale.
-Niente bare, prometto-. Sussurrai sulla sua guancia facendola arrossire. Salimmo ridendo e giocando come bambini e una volta sopra le indicai ogni stanza, contento che in fondo si sentisse a suo agio.
Quando non percepii più la sua presenza dietro la mia schiena mi voltai. Aggrottai le sopracciglia stupito… stava guardando la croce di legno appesa alla parete. Era di Carlisle. Ridacchiai quando spalancò la bocca incredula. Sì… una croce in una casa di vampiri.
- Puoi anche ridere. È ironico, in un certo senso-. Mi permisi una smorfia imbarazzata che divenne stupita quando le dita di Bella si alzarono per andare a sfiorare il legno duro. Non pensavo quel gingillo di famiglia potesse colpirla così, una fitta di gelosia mi percorse e io sbuffai innervosito. Geloso anche di un oggetto… da non credere.
- Dev’essere antichissima…-. Mormorò piano quasi avesse paura di rovinarla con il suono della sua voce. Mi strinsi nelle spalle, avvicinandomi a lei e incrociando le braccia al petto.
- Anni Trenta del diciassettesimo secolo, più o meno-. Risposi serio. Lei alzò lo sguardo stupita e mi fissò pensierosa toccandomi appena il gomito.
- Perché la tenete qui?-. domandò incuriosita. Mi chinai verso di lei come a volerle dire un segreto preziosissimo e i suoi occhi si fecero avidi e interessati.
- Nostalgia-. Sentenziai scoppiando quasi a ridere divertito – Apparteneva al padre di Carlisle -. Una botta lieve sul braccio mi fece capire che non aveva affatto gradito il mio modo di prenderla in giro. Al contrario io trovavo il suo broncio adorabile e mi fermai a fissarlo compiaciuto.
- Era un collezionista?-. Mi chiese ancora sollevando appena le palpebre e arrossendo imbarazzata. Le pizzicai una guancia, scuotendo la testa. Il mio piccolo cerbiattino non era molto ferrata in storia. Si massaggiò la pelle lanciandomi un’occhiataccia e poi sorrise stringendosi ancora più a me.
-  No. L'ha costruita lui. Stava sopra il pulpito della chiesa di cui era pastore-. Sembrava sconvolta. Si massaggiò il mento pensierosa e poi scrollò la testa tornando a guardare la croce. Immaginai si stesse chiedendo quanti anni avesse mio padre. Contò con le dita, poi mentalmente, fissando il vuoto e rimase impietrita di fronte alla parete a rimuginare sulla sua pazzia.
- Tutto bene?-. Le domandai scostandole una ciocca di capelli che le era caduta davanti alla spalla.
- Quanti anni ha Carlisle?-. Mi chiese di getto tornando a fissare la croce in legno. Non sapevo se sorridere della sua perplessità oppure esserne spaventato, preoccupato. I suoi occhi nocciola ora mi osservavano pieni di domande e io mi avvicinai circondandole le spalle e guidandola piano verso il corridoio. Mi piaceva il modo in cui il suo corpo morbido si modellava al mio senza paura.
- Ha appena festeggiato il suo trecentosessantaduesimo compleanno-. Risposi divertito dal suo sguardo incredulo. Doveva essere difficile per lei crederlo, e tentato, continuai il racconto di una Londra passata, del diciassettesimo secolo, in cui un ragazzo e suo padre pastore avevano pensato di combattere il male. Lo stesso ragazzo che poi era stato assalito da un vampiro che l’aveva morso. Carlisle. Bella ascoltava con attenzione affascinata ed estasiata da quella storia, tanto che non riuscivo a staccare gli occhi dal suo viso. La portai nello studio di mio padre con l’intenzione di raccontarle come fosse arrivato al punto di trasformare me e Esme. Così facendo le parlai della decisione di Carl di nutrirsi solo di animali, per evitare di trasformarsi in un mostro, della sua fuga in Francia e dei suoi studi lì, del suo soggiorno in Italia con i Volturi, una famiglia civilizzata di vampiri, e poi il Nuovo Mondo, l’America.
- Arrivò in Francia a nuoto?-. Mi interruppe Bella fissandomi raggelata. Scoppiai a ridere della sua espressione sconvolta.
- C'è un sacco di gente che attraversa la Manica a nuoto, Bella-. Mormorai saccente facendole la linguaccia. Assottigliò le palpebre scettica e tirò su col naso.
- Immagino che tu abbia ragione. In questo contesto, però, sembrava buffo-. Bisbigliò portandosi una mano tra i capelli e scuotendoli pensierosa. Cosa? Un vampiro in mare? Possibile… ma eravamo molto veloci anche in acqua.
-Siamo nuotatori provetti...-. Mi vantai ridendo orgoglioso. Mi lanciò un’occhiata malevola e sbuffò contrariata prima di provare a dare un pugno forte sulla mia spalla. Dovette ritirare la mano e agitarla, ero duro quanto una roccia.
- Voi siete provetti in tutto-. Rispose scuotendo le dita in aria per resistere al dolore. Non riuscii a trattenere una smorfia divertita e le presi la mano tra le mie massaggiandola piano. Rimasi in silenzio godendo del calore della suo corpo e dei tremori che la scuotevano ogni volta che ci sfioravamo. Il suo cuore batteva già all’impazzata.
- Giuro che non ti interrompo più-. Si scusò rabbrividendo e chiudendo la mano intorno alla mia. Mi chinai baciandole piano le dita e un sussulto la scosse facendola arrossire.
- Perché, tecnicamente, possiamo fare a meno di respirare-. Continuai ridacchiando e prendendole il pollice tra le labbra. Mi guardò imbarazzata e si avvicinò di più al mio viso stupita dal mio comportamento ed emozionata.
- Voi…-. Deglutì fissandomi impacciata. Il respiro le si bloccò nel petto quando passai a lambire con la lingua l’indice. Il suo sapore mi faceva perdere la testa, per me era assolutamente una tentazione a cui era impossibile resistere, non riuscivo a rimanere lucido. La sua pelle sapeva d’estasi, di sesso e passione, di ardore e desideri nascosti. E io ero il destinatario di quella follia, di quell’odore femminile che circondava l’aria ogni volta che io osavo, che io superavo il limite che separava le nostre intimità.
- No, no hai giurato-. Con l’altra mano le chiusi le labbra e continuai a mordicchiare il suo polpastrello, sentendo finalmente il corpo del mio cerbiattino scosso e vibrante farsi caldo, bollente. - Vuoi sentire la storia o no?-. Risi del suo imbarazzo. Adoravo prenderla in giro, mi permetteva di controllarmi meglio. Ma sussultai quando percepii la sua saliva bagnarmi le dita. Alzai lo sguardo stupito, Bella stava baciando la mia mano, gli occhi chiusi, il respiro affannoso. Ero sicuro che prima o poi sarei morto, ma non così.
- Non puoi buttare lì… una notizia del genere e… e aspettarti che io… non apra bocca-. Mormorò fissandomi negli occhi e prendendo tra le labbra il polpastrello del mio indice. Mi bloccai, di sasso, e quando la sua lingua calda lo leccò, un tremito mi lasciò boccheggiante e affamato. Che cosa avevo scatenato? Le mie labbra si immobilizzarono e piano scostai le sue dita, appoggiando le mie sul suo collo e attirandola a me, preso dalla frenesia e dal desiderio di toccarla. Le sfiorai la pelle della gola, passandole le mani sotto il maglione e toccandole la scapola. Rimase immobile, ferma, il cuore veloce, le mani tremanti, il corpo in fiamme.
- Non dovete respirare?-. Bisbigliò reclinando la testa all’indietro, la voce roca. Io dovevo, dovevo, per percepire il suo profumo, non avrei mai rinunciato a sentire la sua fragranza di donna, l’odore dolce che della sua pelle.
- No, non siamo obbligati. È soltanto un'abitudine-. Sussurrai piano scendendo ad accarezzarle l’incavo dei seni. Mio Dio che stavo facendo? Mi portai appena dietro di lei per poterla toccare meglio e la mia bocca si chinò sul suo collo baciandolo e cercando di non venire sopraffatto dalla tentazione di morderla.
- Ma quanto tempo puoi restare… senza respirare?-. Bisbigliò affannosamente reclinando la testa contro il mio petto per permettermi di baciarla più liberamente. Non avrebbe dovuto farlo, ma l’attrazione tra noi era troppo forte, inspiegabile, un’alchimia malata delle nostre menti che si trasmetteva inevitabilmente al nostro corpo.
- Anche per sempre, immagino... non so. È leggermente fastidioso... non si sentono gli odori-. La mia mano era ferma, ora immobile sul suo cuore, mentre il suo respiro affannoso si faceva impossibile da controllare ed anche io mio.
- Le… leggermente fastidioso-. Commentò, completamente abbandonata contro di me. Quella totale resa avrebbe potuto esserle fatale, perché mi eccitò in modo indescrivibile e portò inevitabilmente il mio corpo a irrigidirsi contro il suo. Non volevo questo, non poteva fidarsi in quel modo di me, prima o poi avrei commesso un errore, l’avrei persa, sarebbe scappata. Il solo pensiero bastò ad insinuare in me un’angoscia così forte che la lasciai, allontanandomi di scatto e portando le mani lungo i fianchi. Mi sentii uno sciocco per averla messa in pericolo. Mi fissò barcollante, preoccupata dalla mia reazione e si avvicinò stranita. I nostri respiri ancora affannosi, desiderosi di sentire di nuovo la passione. Ma non potevo, non dovevo, non ne ero degno. Sfuggii il suo sguardo pieno di rimorso e crollai, in verità non ero che un mostro.
 

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Capitolo 49
*** In camera ***



Eillà...!!!!! Buon sabato... come state? Scusate se mi ripresento dopo un mese, ma l'università mi sta veramente distruggendo. Cercherò di essere più costante nei miei aggiornamenti, questo è pronto da 10 giorni se non di più. Ma il fatto è che io aggiorno tutto insieme e aspetto anche di finire i capitoli delle mie originali che pubblico sul mio forum. Voglio proprio vedere quando comincerò il mio romanzo che cosa potrà uscirne fuori, avrei bisogno di giornate di 48 ore, anzi 52. Comunque magari farò così, aggiornerò il capitolo appena è pronto a prescindere dalle altre fic. Sempre se ci riesco, spesso arrivo la sera talmente a pezzi che dico "voglio solo scrivere datemi il pc!!!" E così succede scrivo e mi dimentico del mondo e non aggiorno. Potete anche picchiarmi, lo so, sono imperdonabile. Però so che voi mi seguite ugualmente e questo per me è un grande onore, nonchè piacere. E vi ringrazio. Mi scuso se non rispondo alle mail da tempo. Stesso motivo, ma ci sono. Devo solo equilibrare un po' il tutto. E poi mi rimetterò a rispondere. Ringrazio chi mi avverte di plagi etc etc, devo dire che ultimamente stanno diventando tanti, però volevo dire a tutte una cosa. Che prendiate una mia idea mi può solo fare e mi fa piacere, ditemelo però!!! Che non ammazzo nessuno, giuro. Sapete cosa dice il mio prof di logica? Anche Raffaello ha copiato tutti i disegni di Leonardo per imparare (magari fossi Leonardo, che figata...), però "caz...zo", l'ha fatto a mano libera, io non ci riuscirei manco se guidasse la mia mano un disegnatore professionista. Questo per dirvi che prendere idee da altri per imparare e per appassionarsi per quanto mi riguarda non è sbagliato, ma è  comunque corretto che voi me lo diciate, non voglio mettere nessuno in difficoltà, o peggio alla gogna pubblica, anzi posso solo esserne onorata, credetemi, che qualcuno mi consideri così tanto. E non vi preoccupate che io so cosa significa sentire il bisogno di scrivere, che qualcuno ci segua e ci apprezzi, e sentirsi bene scrivendo, sono con voi. Okay, dopo le prime lacrime del sabato mattina direi di cominciare con Midnight Sun. Premetto però delle cose, avvertimenti ora... questo capitolo soprattutto nella parte finale è frutto della mia fantasia, ma scusate, mi piace pensare a una Bella differente, non idiota, e ad un Edward innamorato matto del carattere e della forza di Bella, non del fatto che non le legga nella mente. Scusate se mi giustifico, penso che infatti molti potrebbero non accettare il cambiamento, in caso chiedo scusa, ma mi sono scivolate le dita sulla tastiera. Ahahaha... Un bacio a tutti e grazie ancora. A proposito visto New Moon? Avevo le palpitazioni. Scusate se lo dico ma... team Edward forever. Mamma mia!!!


In camera.

-Cosa c’è?-. Mormorò allora, di nuovo vicina, troppo vicina a me. Allungò una mano e con le dita mi sfiorò leggermente una guancia facendomi correre un brivido lungo la schiena. Chiusi gli occhi trattenendo il respiro e mi chinai verso quella carezza, nascondendo le labbra nel palmo della sua mano morbida. Se solo avesse potuto capire il mio tormento interiore, mi sentivo dilaniato. Non volevo metterla in pericolo, eppure la desideravo fino allo spasimo spesso dimenticando ciò che ero.
- Continuo a temere che prima o poi accada…-. Bisbigliai esausto, senza riuscire a nasconderle la mia sofferenza. Sperai con tutto me stesso che non fuggisse, che non rimanesse disgustata dalle mie ammissioni. Ma il suo corpo si strinse piacevolmente al mio, in un abbraccio dolce che sapeva di tenerezza e amore. Ero incredulo. Il calore che percepii mi entrò nell’anima e mi lasciò attonito.
- Accada cosa?-. Bisbigliò circondandomi il collo con le braccia e passandomi le dita tra i capelli. Questo… Dio mio, mi faceva veramente impazzire. Nascosi il viso nell’incavo della sua spalla, annusando, assaporando il suo profumo, scordandomi per un attimo ogni cosa, concentrandomi solamente sulle emozioni indescrivibili che il suo calore riusciva a trasmettermi e… persi la testa.
-So che prima o poi qualcosa di ciò che ti dirò, o che vedrai, sarà troppo. E in quel momento fuggirai via da me strillando-. Sussurrai baciando piano la sua pelle, saggiando la base del suo collo e scostandole i capelli per assaporarne meglio il gusto. La sentii fremere sotto il mio tocco, tremare a causa dei miei baci e non riuscii a fermarmi. Le mie dita la avvicinarono a me facendo aderire il suo bacino al mio, tanto da costringerla a sollevarsi in punta di piedi.
-Non ti fermerò. Voglio… voglio che accada, perché solo così saresti finalmente al sicuro. Io voglio che tu sia al sicuro. Eppure… eppure voglio anche stare con te. Conciliare i due desideri è…è impossibile...-. Parlavo senza rendermi conto che il suo respiro si era fatto assente, che il suo cuore tamburellava pesantemente sul mio torace e che il suo viso aveva assunto un piacevole color rosso porpora. Ma le mie mani continuavano a toccarla beandosi delle sue curve e il mio volto tornò a cercare la sua pelle, perché il suo sapore salato e dolce sapeva come farmi morire. Lasciai cadere il discorso, cercando finalmente i suoi occhi e fissandola inorridito. Avevo appena rifatto lo stesso sbaglio, l’avevo sedotta.
- Non…non ho intenzione di... di scappare… te lo prometto-. Balbettò irrigidendosi contro di me. Mio malgrado sorrisi e scossi leggermente il capo. Non ero così sicuro. Quando avesse capito realmente chi ero e com’ero, non mi avrebbe più voluto.
- Vedremo-. Le risposi ridacchiando. La sua sicurezza riusciva comunque a scaldarmi l’anima. I suoi occhi nocciola mi guardavano ancora adoranti e sinceri, non c’era traccia di paura, di terrore, solo amore. Senza limiti…
La scostai quel tanto che le potesse permettere di riprendere a respirare normalmente e continuai il mio racconto su Carlisle. Cambiare argomento sarebbe servito a entrambi. Nonostante gli studi, il lavoro come medico, la solitudine non lo aveva mai lasciato e presto aveva sentito il bisogno di circondarsi di esseri simili a lui. E così ero arrivato io… morente, a causa di un’epidemia di spagnola.
-Così il cerchio si chiude-. La guardai angelicamente senza volerla del tutto lasciar andare, ma lei non sembrava affatto infastidita da tutta quella intimità. Mi poggiò le mani sulle braccia, lo sguardo pensieroso, i capelli scompigliati.
- Hai sempre vissuto con lui?-. Domandò incuriosita. Aggrottai la fronte innervosito. Ora sì che sarebbe sicuramente scappata.
- Quasi-. Borbottai circondandole la vita con un braccio e conducendola verso la porta. Sperai non mi facesse altre domande in proposito, ma era inutile illudersi. Aveva notato il mio modo sbrigativo di risponderle e aveva alzato le sopracciglia perplessa.
- Quasi?-. Chiese poi quando risalimmo di nuovo in corridoio. Lo percorsi velocemente cercando di evitare il suo sguardo, ma sentivo prepotente la sua curiosità e la sua voglia di conoscermi. Sospirai esasperato. Ne ero sicuro, ora sarebbe fuggita via correndo impaurita, magari urlando.
- Be', ho passato anch'io il mio periodo di ribellione adolescenziale, più o meno dieci anni dopo la... nascita... o creazione, chiamala come vuoi. La sua vita di astinenza non mi convinceva, ce l'avevo con lui perché non faceva che soffocare il mio appetito. Perciò, per qualche tempo, me ne andai per i fatti miei-. Facemmo per salire la seconda rampa di scale che ci avrebbe portato alla mia camera e improvvisamente la sentii fermarsi dietro di me. Ecco… il momento era arrivato. Mi voltai trattenendo il respiro e la guardai negli occhi. Rimasi sbalordito. Era affascinata, affascinata da me, da quello che le stavo dicendo. Non c’era traccia di terrore, ma solo di adorazione. Stentavo a crederci.
- Davvero?-. Si schiarì la voce, accortasi del suo sguardo devoto, e arrossì, visibilmente impacciata. Tornai a salire, forse arrabbiato, forse felice, non riuscii a capire la mia reazione e strinsi i pugni lungo i fianchi, stupito dall’amore che quel piccolo cerbiattino sembrava sempre dimostrarmi.
- Non ne sei disgustata?-. Sbottai d’un tratto raggiungendo la cima delle scale e voltandomi di nuovo. Alzò la testa verso di me mordicchiandosi le labbra, timida, e scosse la testa velocemente stringendosi le mani l’una nell’altra e torturandosele ripetutamente. La osservai stregato.
- No -. Rispose flebilmente appoggiandosi al corrimano e fissando un punto indistinto di fronte a sé.
- Perché no?-. Le domandai freddamente. Scesi uno scalino tentando di riafferare i suoi occhi e affogarli nei miei per poterle leggere dentro, ma Bella cercò ancora di sfuggirmi, evitandomi, sottraendosi alla mia attenzione. Strinse le mani intorno al legno duro piegandosi con il corpo in avanti come a volermi ignorare.
- Mhhh… perché… perché sembra una scelta ragionevole-. Ammise poi dondolandosi avanti e indietro. Una scelta ragionevole… spalancai gli occhi e scoppiai a ridere, beccandomi un’occhiataccia meravigliata e irritata. Non riuscivo a crederci. Lei trovava ragionevole che io avessi scelto di ribellarmi, di uccidere esseri umani. Folle… folle d’amore, la mia piccola bimba, non c’erano altre spiegazioni.
- Dal giorno della mia rinascita ho avuto il vantaggio di poter leggere nel pensiero di chiunque mi si trovasse vicino, umano e non umano. Perciò mi occorsero dieci anni per sfidare Carlisle: vedevo la sua sincerità immacolata e capivo perfettamente cosa lo spingesse a vivere così-. Finalmente le imprigionai quei profondi occhi nocciola e parlando del mio passato mi accorsi di volere veramente che lei capisse, che comprendesse ogni scelta di vita che avevo fatto, che mi aveva spinto ad essere quello che ero. Mi parai di fronte a lei, che immobile, ora mi osservava con stupore, sempre più affascinata e incuriosita. Mi sentii un dio, bellissimo e assolutamente invincibile. - Mi ci volle solo qualche anno per tornare da Carlisle e riconoscere che aveva ragione. Pensavo che sarei rimasto immune dalla... depressione... che la coscienza porta con sé-. Continuai avvicinandomi e facendola indietreggiare sul corrimano. Sensi di colpa, terrore, vuoto solitudine… mi avevano ucciso. Quante volte ero morto? Si strinse al legno allargando le braccia e irrigidendosi. Ancora una volta una scarica di desiderio e adrenalina attraversò i nostri corpi, che si sfiorarono volutamente, che si desiderarono e sentirono sotto la stoffa. - Dal momento che leggevo nel pensiero delle mie prede, potevo risparmiare gli innocenti e assalire soltanto i malvagi. Se seguivo un assassino dentro un vicolo buio dove aveva intrappolato una ragazza... se salvavo lei, allora certo non avevo motivo di sentirmi così tremendo-. Tremai disgustato dalle mie stesse parole. Sentirmi così forte delle mie ragioni, in passato ero stato solo uno sciocco ragazzino fuori controllo. Sorrisi tristemente chiudendo appena le palpebre e il profumo di Bella, forte e deciso, mi entrò nelle narici, cullandomi ed eccitandomi. Sarei rimasto così per sempre, con il suo petto che sfiorava il mio respirando, con il suo odore femminile ad avvolgermi forte, con la sua voglia di scoprire tutto di me che mi faceva perdere me stesso. E la sua mano… quella mano che ora mi stava accarezzando il torace timidamente. Aprii gli occhi e sussultai. Le sue dita mi alzarono inaspettatamente il maglione e la camicia… mi bloccai subito, irrigidito, stupito dal suo comportamento. Quando arrivò a sfiorare la mia pelle gelida gemetti ringhiando in modo sommesso, ma il suo sguardo non lasciò mai il mio, ora sicuro, sembrava sorreggermi. Piano, lentamente quella mano risalii il mio petto, mandandomi in estasi, eccitandomi fino allo sfinimento e si fermò all’altezza del mio cuore. Tremai… sentivo di non meritarla, di non essere degno di quelle attenzioni, ma lei non era dello stesso parere. I suoi occhi mi parlavano di dolore, di sofferenza, non avrebbe mai voluto vedermi stare male. Quando il suo palmo si allargò proprio all’altezza del mio cuore, ormai morto, io fermai la sua mano sul mio petto e la strinsi contro di me.
- Ti amo-. Mormorò senza voce, muovendo solo le labbra. Il brivido che mi scosse dal profondo  fece cadere ogni mia difesa, ogni barriera, le appartenevo e non sarei riuscito a nasconderle nulla. Continuai…
- Ma con il passare del tempo, iniziai a vedere la mostruosità nei miei occhi. Non riuscivo a sfuggire al peso di tutte quelle vite umane strappate, che lo meritassero o no-.  Mormorai nei ricordi abbassando il capo, chinandolo per nascondere la mia vergogna. Ma la sua mano si allungò verso il mio viso e mi alzò mento con una tenerezza e una dolcezza struggenti. - Così tornai da Carlisle ed Esme. Mi accolsero come il figliol prodigo. Non meritavo così tanto-. Finii con una smorfia nauseata che lei accarezzò con il pollice e soffocò con un semplice e frettoloso bacio sulle labbra che mi fece correre un brivido per tutto il corpo, facendomi dimenticare ogni parola detta fino a quel momento. Mi sorrise arrossendo lievemente e questa volta allontanò entrambe le mani da me, come scottata, salendo le ultime scale di corsa e fermandosi di fronte al pianerottolo, aspettando che mi sistemassi. Ancora stordito la seguii e in silenzio le feci strada verso la mia stanza. Le aprii la porta curioso e agitato, volevo vedere la sua reazione. Entrò senza dire nulla, guardandosi intorno e rimanendo basita di fronte all’enorme vetrata che dava sul fiume e sulla foresta. Mi appoggiai allo stipite aspettando le sue reazioni e la vidi dirigersi verso lo stereo all’angolo… effettivamente avevo così tanti cd da poter riempire un intero negozio. Mi portai la mano dietro la testa, un po’ imbarazzato chiedendomi cosa avrebbe pensato dei drappi color oro che scendevano dalle pareti. Si voltò verso di me stupita indicandoli.
- Migliora l'acustica?-. Mormorò allora facendo un giro su se stessa. Annuii sorridendo e avvicinandomi lentamente a lei. Vederla nella mia camera mi dava una strana sensazione di possesso, ora Bella era mia, faceva parte di me realmente, comprendeva le cose più intime del mio essere. Afferrai il telecomando vicino accendendo lo stereo e facendo vibrare la musica per la stanza, Jazz… sperai che le piacesse. Intanto la osservai indicare uno per uno i cd e controllarli come un’esperta.
- In che ordine li hai sistemati?-. Chiese allora prendendone uno e rimettendolo subito al suo posto. Ridacchiai divertito di quel suo interesse improvviso.
- Uhm... sono divisi per anno, e poi per preferenze personali-. Ci pensai un po’ su ed effettivamente avevo ordinato tutto con precisione maniacale, ricordandomi persino i mesi in cui ogni album era uscito. La osservai, attento ad ogni suo gesto e la vidi carezzare ogni cd con timore reverenziale. I nostri occhi si incontrarono così, in modo naturale, senza che io potessi distogliere lo sguardo in tempo per non farle notare il piacere sottile che provavo nel vederla frugare tra le mie cose.
- Cosa c’è-. Sussurrò bloccandosi e fissandomi vergognosa. Scossi la testa impalato e meravigliato della sensazione di felicità che mi aveva sommerso solo nel sentire il suono della sua voce candida nella mia stanza.
- Immaginavo che mi sarei sentito... sollevato. Farti sapere tutto, non avere più bisogno di segreti. Ma non pensavo che sarebbe andata ancora meglio-. Le confessai facendo qualche passo indietro e appoggiandomi al muro. Mi guardò sorridente illuminando tutta la mia camera con il suo piacere e io continuai – mi piace. Mi fa sentire… felice-. Scoppiai a ridere divertito dalla mia reazione stupidamente contenta, senza motivo, e feci ridacchiare anche lei, che arrossì guardandomi fissa.
- Sono contenta-. Bisbigliò abbassando lo sguardo e rialzandolo per guardarmi. Anche io feci lo stesso, mi sentivo troppo innamorato, troppo coinvolto da ogni sua emozione, mi travolgeva come un fiume in piena lasciandomi senza parole.
Percepivo però il suo cuore battere forte, il suo sangue correre veloce, la sua sicurezza vacillare e questo mi spaventò. Il mio sguardo così si spense, tornando serio, di nuovo terrorizzato dalla sensazione che prima o poi sarebbe scappata, che l’avrei persa per sempre. Corrugai la fronte  studiando la sua espressione e lei scosse la testa mordendosi le labbra.
- Sei sempre in attesa degli strilli e della fuga a gambe levate, vero?-. Chiese sospirando e stringendosi nelle spalle. Sì, mi aveva letto dentro, ero spaventato all’idea che lei se ne andasse e non riuscivo a capacitarmene. Sapevo che sarebbe successo, lo sapevo, ma non potevo accettarne nemmeno il pensiero, faceva maledettamente male, mi faceva soffrire, mi straziava quell’anima che credevo di non aver mai posseduto.
Annuii, ma non riuscii a parlare, a dire nulla.
- Scusa se ti smonto così, ma non sei terribile come pensi. Anzi, a dirla tutta non ti trovo affatto spaventoso-. Commentò poi tornando a voltarsi verso lo stereo. Sgranai gli occhi per nulla convinto delle sue parole, avevo l’impressione che stesse mentendo. Eppure sembrava perfettamente a suo agio e calma con me, si avvicinava senza timore, mi toccava senza paura, non la disgustava la mia presenza, né il mio essere una creatura maledetta.
Sfoderai un ghigno diabolico e malizioso, chinandomi in avanti e tendendo i muscoli del mio corpo. Non sapevo esattamente quali fossero le mie intenzioni, ma lasciai che il mio istinto di predatore per un attimo prendesse il sopravvento su di me. Annusai l’aria e mi eccitai, abbandonandomi alla voglia di correre da lei e afferrarla, portarla contro di me, baciarla, accarezzarla…
-Questo non dovevi dirlo-. Ringhiai piano, mostrandole i denti e alzando il labbro superiore, minaccioso. Mi acquattai vicino alla porta, pronto al salto e la guardai indietreggiare di qualche passo, improvvisamente intimorita. La fissai negli occhi nocciola e mi leccai le labbra aspettando l’attimo giusto per saltarle addosso… fece alcuni passi indietro, incespicando ed io mi preparai al salto. Ora…
- Non provarci-. Mormorò senza voce. Scattai correndo verso di lei, facendola cadere all’indietro con un urlo sorpreso e strozzato. Cademmo entrambi sul divano di pelle nera e lo facemmo sbattere contro il muro rumorosamente. Bella mi fissava incredula, impaurita e tremante, mentre io stentavo ancora a credere a quello che avevo appena fatto. Tentò subito di liberarsi, tirandosi su, ma non glielo permisi bloccandola con il mio corpo.
- Edward…-. Bisbigliò con le labbra secche, il fiato corto. Le mordicchiai una guancia scendendo a baciarle il collo profondamente, strusciando i miei canini sulla sua pelle, strusciando il mio corpo contro il suo. Pazzo…
- Edward…-. Continuò roca inarcandosi contro di me e soffocando un gemito. La mia mente non riusciva a formulare un pensiero coerente e la sua voce che mi chiamava e supplicava non mi aiutava a capire ciò che stavo facendo. Ma volevo di più… percepivo il suo odore forte, le sue gambe appena divaricate lasciavano che il suo profumo di donna mi colpisse in modo naturale e così scesi verso il suo stomaco bloccandola contro il divano, permettendole solo il movimento del capo.
- Dicevi?-. Sussurrai dimentico di tutto. Spostai la mia gamba che toccava le sue cosce, cingendole e mi chinai di più, lateralmente, fino quasi a farla stendere. Il suo respiro si fermò quando il mio naso toccò il cavallo dei suoi jeans alla ricerca di qualcosa di proibito e assolutamente impossibile da raggiungere. Annusai e mi beai di sentirla così eccitata. Sapevo che ora la sua femminilità avrebbe reagito al mio tocco, si sarebbe bagnata e costrinsi me stesso a non pensare a cosa avrei fatto se non ci fosse stata la barriera dei vestiti a fermarmi. Premetti il naso sulla stoffa dei jeans , ringhiando, esalando i miei ultimi respiri, guaendo di dolore e desiderio, e Bella si contorse sotto le mie mani che le tenevano fermi i polsi lungo i fianchi, tentando di liberarli, forse tentando di allontanarmi.
- Che sei… che sei…un mostro molto… molto terrificante-. Mormorò roca facendomi tornare dolosamente alla realtà. La guardai rossa ed inerme tra le mie braccia e mi rialzai di scatto, portandola ad accoccolarsi contro il mio torace. Tremava, rabbrividiva e si avvinghiava a me in un modo totale. Mi lasciò senza parole, avrebbe dovuto picchiarmi per ciò che avevo appena fatto. Idiota…
- Così va molto meglio-. La provocai malizioso sentendomi morire dentro. Come sempre l’istinto aveva preso il sopravvento con lei, facendomi dimenticare la possibilità che avevo di farle realmente male. Sperai avesse visto solo il lato scherzoso del mio gesto, ma mi accorsi di essermi spinto troppo oltre con i miei desideri impulsivi.
- Umh…-. Sussurrò arrossendo e accoccolandosi sotto di me. Sembrava non volersene più andare. Ci fissammo, fermi, immobili e persi. Le chiesi scusa con lo sguardo sperando nel suo perdono, ma lei allungò una mano e mi accarezzò timidamente una guancia scuotendo il capo in segno di diniego. La abbracciai stretta, pensando di stritolarla, e lei ricambiò il mio abbraccio con un gemito di piacere, sfiorandomi l’orecchio con il naso, appoggiando il capo contro il mio. Piccola e tenera…
- Adesso… adesso posso alzarmi?-. Bisbigliò, ancora rossa in viso tornando a guardarmi negli occhi. Feci segno di no con la testa, come un bimbo capriccioso e la bloccai ancora contro di me. Sapevo che quella situazione la faceva sentire tremendamente in imbarazzo. Le sue mani ora erano libere e strette a pugno, sembrava non volesse aprirle e mi domandai il motivo della sua rigidità. Sperai che non fosse a causa del mio gesto avventato, ma quell’intimità con lei mi piaceva troppo. Mi guardò negli occhi tentando ancora di divincolarsi, ma io scoppiai a ridere vittorioso… certo il suo seno che strusciava provocante sul mio maglione non mi aiutava a capire molto. Sbuffò infastidita muovendo anche le gambe, ma io continuai a ridere fino a quando la sua tattica non cambiò. Si allungo sotto di me cercando di fuggire spostandosi verso il basso. Lasciai che il suo capo arrivasse all’altezza del mio stomaco e poi ridacchiai, deciso a riafferrarla, ma quando le sue mani si strinsero sui miei fianchi mi bloccai atterrito, terrorizzato. Lei mi stava annusando, stava facendo esattamente quello che io le avevo fatto poco prima. Portò il naso sul cavallo dei miei jeans e mi annusò, risvegliando l’uomo in me, i miei sensi maschili già eccitati, sovraccarichi di lei. Si limitò a spingere il naso sulla mia erezione proprio come avevo fatto io con la sua eccitazione e chiuse gli occhi ispirando forte. Oddio… sentivo che sarei morto da un momento all’altro. La scostai d’un fiato riportandola all’altezza del mio viso, guardandola spaventato, ma in lei c’era lo stesso stupore che mi aveva scosso quando io stesso avevo percepito il bisogno di sentire il suo profumo di donna. Incredulità…
- Possiamo entrare?-. La voce di Alice fece risvegliare entrambi dal torpore e sussultammo colti in fallo. La portai immediatamente sulle mie ginocchia, facendola sedere contro di me, su di me, e aspettai che mia sorella e Jasper fossero entrati per parlare.
- Avanti-. Dissi ridendo e mascherando il mio turbamento per quello che era appena successo. Alice entrò a passo di danza andandosi a sedere al centro della stanza, proprio sul tappeto, mentre Jasper si fermò  sulla porta evidentemente scioccato.
Odore di sesso… tu la desideri. E non l’hai ancora mangiata.
Jazz mi guardava assolutamente sconvolto da quella rivelazione e io scoppiai a ridere insieme ad Alice. Aiuto … ero anche io un uomo, prima o poi anche mio fratello avrebbe dovuto scoprirlo.
- Abbiamo sentito strani rumori... se stavi per mangiare Bella per pranzo, sappi che ne vogliamo un po' anche noi-. Fece Alice ridacchiando e guardandoci con malizia. Strinsi Bella contro di me, possessivo e lei si acciambellò sul mio petto, irrigidendosi contro il mio torace.
Siete teneri insieme…e tu sei troppo su di giri…
Risi ancora scuotendo la testa.
- Scusate, ma non credo di potervene offrire-. La strinsi ancora di più a me e lei mi passò le mani intorno al collo, abbracciandomi stretto. Ci guardammo e mi accorsi di non essere mai stato più felice, era lei la causa di quella contentezza incontenibile.
Anche Jasper scoppiò a ridere intenerito, aumentando il mio stupore ed entrò avvicinandosi ad Alice.
-A dir la verità Alice dice che stasera ci sarà un temporale con i fiocchi ed Emmett vuole organizzare una partita. Sei dei nostri?-. Sorrise stringendo il pugno divertito… i miei occhi si illuminarono. Avevo proprio voglia di muovermi un po’, di scuotermi giocando a baseball. Ma non volevo lasciare Bella, non da sola, non volevo separarmi da lei.
- Ovviamente porta anche Bella-. Cinguettò Alice facendo inorridire Jasper. Ridacchiò lanciandogli un’occhiata entusiasta, che lui non ricambiò affatto. Non gli piaceva molto l’idea che Bella facesse immediatamente parte della famiglia, potevo in fondo capire il suo disagio nel trovarsela sempre intorno. Ma quel mostriciattolo si fidava moltissimo di lui e della sua capacità di controllo, io invece un po’ meno.
- Vuoi venire?-. Chiesi a Bella ignorando il loro battibecco di sguardi. Il suo respiro sul mio collo, il suo corpo contro il mio, non mi lasciavano certo indifferente, ma rimasi impassibile e continuai ad abbracciarla come fosse stata la cosa più naturale e semplice del mondo.
- Certo-. Disse convinta fissandomi contenta.- Ehm, dove?-. Le scompigliai teneramente i capelli, ammaliato dal suo broncio indeciso e perplesso. Le alzai il mento che baciai teneramente e ridacchiai divertito.
- Per giocare dobbiamo aspettare i tuoni... il perché lo capirai-. Mormorai poi scherzoso guardando complice i miei fratelli. Bella soppesò le mie parole decisamente incuriosita e confusa, le palpebre serrate e pensierose.
- Servirà l’ombrello?-. Domandò poi facendoci scoppiare inevitabilmente a ridere. Troppo tenero il mio cerbiattino per poter solo pensare di riuscire a resisterle in qualche modo, anche Alice era molto dolce nei suoi confronti.
-  Tu che dici?-. Continuò Jasper voltandosi verso la nostra veggente e corrugando la fronte. Alice non sembrò minimamente pensarci e scosse la testa, di nuovo seria.
- No, Il temporale colpirà la città. Nello spiazzo staremo all'asciutto-. Rispose assolutamente certa delle sue parole. La solita, aveva già previsto ogni cosa. Non vedevo l’ora di giocare e come me Jazz, eravamo entrambi impazienti. Quelle occasioni non capitavano raramente, a Forks pioveva spesso, ma questa volta avere Bella a guardarmi mi dava una strana eccitazione, mi piaceva che lei mi vedesse giocare.
- Bene-. Fece Jasper talmente contento da contagiare tutti con la sua allegria. Bella si mosse impaziente sulle mie ginocchia e anche io mi accorsi di essere entusiasta della cosa, sentivo brividi di piacere lungo tutto il corpo. Finalmente avrei potuto correre e sgranchirmi un po’ le gambe come volevo. Non sentii affatto quello che i miei fratelli borbottarono prima di uscire, immerso com’ero nei miei pensieri e negli occhi del mio piccolo cerbiattino.
- A cosa giochiamo?-. Sussurrò nel mio orecchio scostandomi i capelli dal viso. Mi rilassai con la schiena sul divano, vedendola nuovamente impacciata e sorrisi.
- Tu resti a guardare. Noi giochiamo a baseball-. Sentenziai divertito vedendola spalancare la bocca incredula. Non si aspettava una risposta simile… ebbene sì, anche noi vampiri a volte ci toglievamo sfizi “comuni” come quello. Le circondai i fianchi con le mani attirandola ancora di più contro di me e non trovai la minima resistenza. Si sistemò sopra il mio bacino e si stese sul mio torace, evidentemente molto tranquilla.
- I vampiri giocano a baseball?-. Chiese cercando il mio sguardo. Si portò una mano di fronte alla labbra, forse pentita di quella domanda sciocca, ma io ghignai contento addossandola ancora di più contro il mio petto.
- È il passatempo americano per eccellenza-. Sottolineai fingendomi indignato, ironicamente. Alzò la stessa mano dandomi un colpo sulla guancia, indispettita dal mio modo di rispondere e scoppiai a ridere trascinandola sotto di me sul divano. Ancora gioco…
- Beh, scusa, se non mi interesso di baseball-. Borbottò apparentemente ferita dalla mia risposta. Scoppiai a ridere poggiando la fronte sulla sua e godendo del calore della sua pelle. Volevo guardarla negli occhi cioccolato e perdermi per un attimo dentro quell’espressione attonita e indispettita. Non parlai, non risposi, chiedendole di darmi la sua anima, di fondersi con me e lei muta accettò le mie richieste abbandonandosi all’oro placido del mio sguardo. Rilassata aderiva al mio corpo senza paura, i battiti del suo cuore quasi assenti. Avrei potuto fare di lei qualsiasi cosa avessi voluto, era in mio potere, completamente.
- Ma il tuo patrigno…-. Mormorai ricordandomi del lavoro del marito di sua madre. Non terminai la frase ormai immerso in tutt’altre voglie e pensieri. Le scostai i capelli dal collo, amando quella curva morbida e sensuale che formava con la spalla e piano tirai il suo maglione verso il basso, annusando smanioso quel profumo dolce di candore che mi arrivò alle narici. L’odore della sua pelle calda che si raffreddava a contatto con l’aria… paradisiaco.
- Cosa?-. Sussurrò confusa quando poggiai le labbra su di lei percorrendo con una scia lenta di baci la linea deliziosa della sua spalla. Come poteva essere così tenera e morbida? Come potevano le mie labbra bruciare di desiderio solamente per quel lieve contatto? Sentii la mia bocca divenire fuoco, la mia lingua impastarsi di veleno e il mio corpo reagire istintivamente a quella brama di possesso.
- Dovremmo tornare a casa tua e avvertire tuo padre-. Bisbigliai per nulla convinto delle mie parole. Bella per tutta risposta alzò un braccio circondandomi il collo e invitandomi ad approfondire il contatto tra noi. Tremai… non poteva volerlo realmente, sarebbe stato troppo pericoloso per lei. Eppure le sue dita si insinuarono tra i miei capelli carezzandomi la nuca e i suoi polpastrelli si divertirono a scompigliare quella massa leonina e ramata che in passato avevo tanto disprezzato.
- Non credo di poterci riuscire…-. Ammise girando il capo e fissandomi di nuovo negli occhi. Già… nemmeno io. Le nostre labbra a pochi centimetri le una dalle altre si chiamavano, supplicavano un contatto che le avrebbe fatte cadere inevitabilmente al desiderio ardente di quella passione che ci avrebbe travolti. Ma non potevo lasciarmi andare in quel modo, rischiando di rovinare tutto, rischiando che mi odiasse. La guardai, sofferente. Non avrebbe mai potuto capire, mai… quel vuoto, quell’ansia di non poterla avere, quella sensazione che non potesse comprendermi a pieno nonostante io ci provassi con tutto me stesso. Improvvisamente mi sentii di nuovo solo.
-No…-.  Mormorò divincolandosi dal mio corpo e girandosi su un fianco per guardarmi meglio. Non c’era abbastanza posto per entrambi, ma eravamo talmente stretti che riuscimmo ad intrecciarci senza cadere. – Non farlo, non chiuderti-. Le sue mani ora furono entrambe tra i miei capelli, li tirarono indietro e il suo naso si strusciò contro il mio sfiorandomi con foga le labbra. – Non ho paura di te, Edward. Non ho paura-. Ingenua, incosciente, innamorata… avrei dovuto io proteggerci da entrambi. E non ne ero in grado, perché in fondo non ero nient’altro che una creatura profondamente e totalmente istintiva ed egoista.
- Non voglio metterti in pericolo…-. Sussurrai, il cuore distrutto da quella confessione, ma era vero, terribilmente vero. Non riuscivo ancora a distinguere il limite che divideva il mio essere uomo dal mio essere vampiro ed ero terrorizzato all’idea che prima o poi le avrei fatto del male. A volte non ci pensavo, sicuro che non sarebbe successo niente, sereno, ma altre la paura prendeva il sopravvento e minacciava il mio equilibrio mentale.
- Basta, ripeterlo…non hai fatto nulla di male, non c’è nulla di male in ciò che fai-. Bisbigliò agitata contro di me. Niente di male? Forse non si ricordava pochi attimi prima cosa avevamo rischiato quando l’avevo assalita per gioco, ma lei, ovvio, non poteva vederlo, non avrebbe potuto, i suoi occhi da umana, indifesa, vedevano solo la bellezza, la nobiltà e non la lordura di un vampiro.
- Ma che dici?-. La rimproverai ringhiando e facendo per allontanarmi. Volevo scappare, era vergognoso tutto quell’amore immeritato, quando la bestia in me non faceva che desiderarla che bramarla, come donna, come preda, come amore, impazzivo per lei. Era la prima volta che le mostravo il mio dolore in quel modo, forse perché eravamo nella mia stanza, nel mio mondo, ma sentivo di poterle dire tutto. – Prima…-. Mi accorsi che il mio tono si era fatto roco, disperato, un groppo mi chiudeva la gola e la vergogna, il disgusto per ogni fantasia che avevo fatto su di lei mi assalirono.
- Smettila, smettila subito… mi fido di te-. Mormorò sicura e delusa, quando scossi la testa e mi alzai tornando vicino allo stereo e accendendo la musica. Cambiai genere, volevo ascoltare musica classica, mi avrebbe permesso di calmarmi. Tutti quei sensi di colpa per averla trascinata con me in quell’inferno mi stavano soffocando. Era colpa mia, colpa mia se ora era costretta a vivere una relazione non normale.
- Spesso… spesso…-. Mi voltai a guardarla stranito e la vidi seduta sul divano, rossa in viso, cercare le parole giuste per dirmi qualcosa. – Ho sognato di fare l’amore con te-. Deglutii a vuoto e io mi irrigidii spegnendo di scatto lo stereo. – Non puoi non averlo sentito, se… se hai passato tutte le notti nella mia stanza-. Concluse poi evitando accuratamente il mio sguardo. Diedi un pugno contro lo scaffale dei cd facendola sussultare. Si alzò venendomi vicino preoccupata e io voltai il capo fuori dalla grande vetrata tentando di non incontrare i suoi occhi, tentando di nascondere il ricordo, il desiderio, la tortura, la passione…
- Allora anche io sbaglio, ti metto solo in difficoltà. Ti faccio stare male!-. Urlò al mio fianco disperata. Non le risposi, immobile, incapace di dirle quali e quante sensazioni lei riusciva a farmi provare in una sola volta. Ondate di desiderio miste a paura, gioia e incredulità, voglia e tristezza, ero inerme di fronte a quell’emozione, non sapevo cosa dirle, cosa rispondere, ma lei per me era vita. Era come aver recuperato il mio spirito perduto, mi sentivo completo, unico, uomo.
- Edward… dimmi dove sto sbagliando. Te l’ho già detto, voglio aiutarti-. Un ghigno impassibile e orgoglioso si disegnò sul mio viso. Aiutarmi… forse allora avrebbe dovuto cancellarsi, forse allora avrebbe dovuto scappare via, farmi morire per il dolore causato dalla sua assenza, disgustata da quello che ero, da me.
- Edward -. Mi chiamò di nuovo, ma presi un Cd tra le mani rigirandolo e rifiutandomi di parlare. Sapevo che in questo modo le avrei solo fatto del male, ma non avevo alcuna parola da dire. Come se dentro di me un muro invisibile mi facesse credere che sarebbe stato inutile spiegarle tutto, inutile perché non avremmo risolto nulla. I nostri mondi erano diversi, le nostre nature immancabilmente dissimili… Riaccesi lo stereo accorgendomi del profondo silenzio calato tra noi, non potevo farci nulla, stavo rovinando tutto.
- Non ti fidare mai di me…-. Proruppi poi quando le note di Yiruma si diffusero nell’aria. Non la guardai fissando ancora il cd tra le mani e maledicendomi per il dolore che sicuramente le avrei dato. – non puoi capire quanto i nostri mondi siano diversi…-. Conclusi poi andando verso la vetrata e chiudendola. Non volevo prendesse freddo, ma probabilmente sarebbe stato il gelo delle mie parole a farla stare male e non quello del tempo. Ridacchiai incredulo. Mi ero ripromesso un simpatico e calmo pomeriggio in famiglia con la donna di cui ero innamorato, ma tutto si stava trasformando in tragedia. 
- Non m’importa, lo sai-. Mi voltai indignato dalla sua incoscienza, dalla sua insistenza. Io non sarei dovuto esistere, lei avrebbe potuto così vivere normalmente. Io… sbarrai gli occhi paralizzato da quello a cui stavo assistendo. Le mani tremanti di Bella si stavano togliendo il maglione. Rimasi immobile tentando di controllare i miei sensi prima che fosse troppo tardi e bloccai la respirazione irrigidendo il mio corpo fino allo spasimo. Mi guardava impaurita, un cerbiattino indifeso di fronte al suo cacciatore e lentamente si aprì i bottoni della camicia lasciando scoperto il suo petto. Con un respiro terrorizzato si tolse l’indumento facendolo cadere sul divano e poi mi guardò tentando di farsi forza, convinta.
- Mi fido di te. Non importa di loro, importa di noi-. Le sue braccia si strinsero intorno ai gomiti e le sue spalle si incurvarono a causa del freddo. Ero stordito da quel suo comportamento. Non sapevo se esserne assolutamente terrorizzato, oppure affascinato. Era senza dubbio un’incosciente sprezzante del pericolo, impulsiva e ragazza. Credeva troppo in me… questo voleva dimostrarmi?
- Bella…-. Mormorai con voce strozzata evitando ancora di respirare – Potrei ucciderti-. Mi limitai a quelle parole, pronunciate con minaccia, sperando di terrorizzarla e così avvenne. Tremò, ma non si scompose. Si avvicinò a me tra brividi di freddo e paura, una prova troppo forte per entrambi e io indietreggiai sbattendo con la schiena contro la vetrata  dura.
- Fallo… fallo a... adesso. Sono… sono qui, Edward. Siamo soli…-. Balbettava, il terrore a velare il suo sguardo. Affrontare quel timore non sarebbe servito a nulla perché non avrei respirato, non avrei ceduto, non mi sarei lasciato prendere dall’istinto. Portai la mano sulla finestra deciso ad aprirla e lanciarmi fuori, deciso a scappare se fosse stato necessario. Scossi la testa facendole cenno di allontanarsi da me, minaccioso stavolta, ringhiando forte, maligno, sperando che i miei gemiti potessero farla allontanare. Si fermò, paralizzata, potevo sentirne la paura, e immancabilmente sorrisi, la mia preda… allora mi avvicinai come una pantera, attirato inevitabilmente dal mio istinto di vampiro e mi fermai a pochi passi da lei.
- Hai paura?-. Sussurrai torvo lasciando scorrere gli occhi su di lei. Provocarmi era stato un errore, lei per me era assolutamente irresistibile. Non avevo vie di fuga, ero attratto inevitabilmente.
- Sì-. Non mentì guardandomi fisso mentre mi divertivo a girarle intorno e a chiuderle lo spazio vitale. Se avessi respirato le avrei spezzato il collo in un attimo, affondando i miei canini nella sua pelle e gustando quel nettare come ambrosia divina. – Sì, ma di perderti-. Disse certa arrossendo e muovendo le mani sulle sue braccia ormai fredde. Respirai colto alla sprovvista e immancabilmente i miei desideri si acuirono sentendo il suo profumo travolgermi ed entrare come un’onda imponente e distruttiva sui miei sensi. Il suo odore era talmente buono per me che per qualche attimo dovetti rimanere come in trance, accusando il colpo di quell’improvvisa vampata.
- Bella, scappa-.  Bisbigliai ansimando e tentando di darle un’inutile possibilità di fuga. Rimase ferma chiudendo gli occhi e aspettando la fine, la mia scelta. – Vattene, fammi il favore-. Tornai a ripeterle ormai quasi fuori controllo. Ero pronto ad avventarmi su di lei, irresistibilmente stregato dallo scorrere dolce e zuccherino del suo sangue sotto pelle. Sapevo che sarebbe stato paradisiaco assaggiare quel nettare e avrei tanto voluto affondare i miei denti dentro di lei, tanto…
- Mi fido di te-. Sussurrò di nuovo, non sapevo se più a se stessa o a me. Ma veloce la presi per le spalle affondando le mie dita in quella massa setosa di capelli castani, attirandola contro il mio corpo di roccia.
- Fai male-. Ghignai mentre tremante cedeva alle mie lusinghe. Le feci chinare il capo in avanti scostandole delle ciocche e alzandole in aria per meglio arrivare alla sua pelle morbida. Volevo sentire sulla lingua il sapore del suo collo e le baciai l’osso sporgente alla base della nuca. Lo leccai piano percependo il suo gusto inondarmi il palato ed eccitare i miei sensi. Reclinò il capo all’indietro quando scesi sulla sua spalla invaghito del suo profumo di donna e mordicchiai quella sporgenza desiderando di più, molto di più. La avvolsi con le mani risalendo lungo il suo busto e raggiungendo il pizzo del reggiseno, che accarezzai eccitato. Perso, mi ero perso… slacciai quell’intimo curioso come un animale e sciolsi quella barriera che mi divideva dall’afferrarla. Portai le dita sul suo cuore, sentendolo battere impazzito e gustai quel rumore nella mia testa appoggiando il capo sulla sua schiena e beandomi di quella piccola esistenza in mio potere. Ora ero la sua vita e la sua morte, questo mi esaltava, mi faceva sentire un dio, il suo dio.
- Sei così…-. Bisbigliai roco. Non sapevo che parole trovare per esprimere la mia voglia di lei, la mia fame, la mia sete del suo corpo, della sua anima. Non mi ero mai sentito in quel modo, mi aveva incatenato, mi aveva sedotto e io non ero padrone di me. – arrapante -. Sussurrai dimentico di ogni cosa. Percepii un suo mugolio, un brivido freddo e poi silenzio. Il silenzio della preda prima della morte, la preghiera, la sua supplica. Mi avventai sul suo collo spostando con una mano delicatamente la sua testa di lato. Si abbandonò come un fuscello e si lasciò toccare i seni dalle mie dita gelide, che le stuzzicarono i capezzoli e scesero nell’inferno della brama sessuale più sfrenata. Sangue, sesso, possesso…
- Edward -. Vibrò strozzata e improvvisamente consapevole, io mi bloccai. I canini indugiarono sulla sua vena e tremai stringendola contro di me con forza. Chiusi gli occhi e sentii il mio corpo cambiare e modellarsi al suo con dolcezza, percepii le mia mani afferrare le sue e stringerle forte. I suoi singhiozzi forti e le sue lacrime mi dilaniarono e mi costrinsero alla vergogna. Le baciai i capelli, piano, immobile, tentando in qualche modo di chiederle scusa. Ero così saturo di lei che ora riuscivo a mantenere il controllo sui miei sensi, ma il terrore che potesse essere troppo tardi si insinuò dentro di me lasciandomi sofferente.
- Scusa…-. Bisbigliai mortificato. Mi ero comportato in modo imperdonabile. Le sue lacrime erano la prova della mia stupidità, di quello che avevo fatto, del male che avrei potuto farle se solamente mi fossi lasciato andare. Speravo che ormai se ne fosse resa conto, non poteva fidarsi di me, non doveva, dentro il mio essere dimorava una bestia, un vampiro.
I suoi singhiozzi aumentarono, scuotendola e io mi sentii profondamente impotente. Mi tirai indietro quel tanto che mi permettesse di non toccarla e non sfiorarla. Avrei voluto tagliarmi le mani, che invece portai lungo i fianchi, inerme e disgustato da me stesso.
- Non andartene…non andartene, stringimi -. Si voltò, gli occhi gonfi, il viso arrossato, preoccupato e si gettò su di me impaurita. – Stringimi, Edward -. La afferrai stringendola contro di me, baciandole il viso, smanioso di sentire le sue lacrime sulla mia lingua. Volevo che quel volto si illuminasse, desideravo farle dimenticare quel momento con tutto me stesso. La abbracciai e lei fece lo stesso abbandonandosi contro il mio torace e scostando il suo viso dal mio. Rimasi fermo quando percepii le sue mani costringermi ad abbassare la testa e le sue labbra sfiorare le mie. “No”. Se mi avesse baciato non avrei più risposto di me. Mi leccò il lato della bocca, succhiandolo piano e portandomi a gemere in modo convulso. Risalì sulla linea della mia mascella, mordicchiando dolcemente e saggiando il mio sapore, fermandosi vicino all’orecchio ed espirando pesantemente.
- Ti amo, ti amo, ti amo-. La sua voce supplicante, mi fece tremare, fremere di impazienza e la avvolsi tra le braccia cercando di coprirla in qualche modo. Come se avessi potuto scaldarla, eppure la sentivo ardere contro di me, calda e umida. – Ti amo Edward Cullen -.
E stavolta le donai veramente tutto me stesso. Alzai le dita tirandole i capelli e costringendola a reclinare il capo.
-Dillo ad alta voce…-. Sussurrai sfiorandole appena il labbro con la lingua. Chiuse gli occhi abbandonandosi contro di me e schiuse quella bellissima bocca invitante, chiedendomi un bacio, un solo bacio, la mia dannazione eterna.
- Ti amo, Edward -. Disse chiaramente, la voce cristallina, sicura e io mi avvicinai a quella morbidezza rossa, cominciando a mangiarla, a divorarla e farla mia. E lei rispose… rispose come non avrei mai pensato. Dapprima timidamente, senza fiato, poi respirò in modo profondo e mi costrinse a schiudere le labbra facendo scivolare la sua lingua sulla mia.
- Amore…-. Bisbigliai sentendomi bruciare. Mi impedì di chiudermi in me stesso e mordicchiò la mia lingua facendola eccitare, gustandola e succhiandola, seducendola e provocandola. Ancora un attimo e le sarei saltato addosso per fare l’amore con lei. La allontanai di scatto, ansimante e percepii  un vuoto allo stomaco che riuscì a farmi perdere la stabilità mentale per qualche secondo. Mi voltai prendendo fiato e andando a prendere la sua camicia sul divano, senza parlare, ma sentivo che stava sorridendo, sapevo che ora sul suo viso avrei visto il mio sole.
- Non farlo più, per favore-. Le lanciai la camicia senza voltarmi, ma la sua risatina mi arrivò chiaramente alle orecchie. – Vestiti e andiamo da tuo padre-. Mi portai una mano tra i capelli, innervosito, forse perplesso, incredulo io stesso del sentimento che mi univa a quella piccola umana, tanto forte da costringere il mostro dentro di me a ritirarsi. Sentii il fruscio dell’indumento e mi voltai per osservarla. I suoi occhi nocciola brillavano, ora di nuovo sereni e la sua mano era tesa verso di me, allusiva, dolce…la afferrai e la baciai adorante.
- Dimmi che non mi odi-. Mormorai di nuovo terrorizzato. Abbassai lo sguardo incrociando il suo e lei tirò verso di sé la mia mano, baciandola a sua volta.
- Dimmi che non mi odi-. Ripeté strusciando il viso sulle mie nocche gelide. Io odiarla? Iniziavo a venerarla, la amavo con tutto me stesso, ogni più piccola parte di me esisteva grazie a lei.
Sorrisi scuotendo la testa e poggiandole il maglione blu sui capelli scompigliati.
-Ti adoro, impiastro-. Sussurrai godendo del rossore felice sulle sue guance. Le baciai la fronte facendole chiudere gli occhi. Li riaprii stupita da quell’improvviso gesto tenero e io la precedetti fuori dalla porta senza dire altro. Avevo già fatto troppi danni…
- Bella… dimentica quel bacio, per favore-. Sottolineai appoggiandomi al legno duro e incrociando le braccia al petto – Non voglio che si ripeta-. Terminai con forza sentendomi un idiota. Aspettai la risposta con ansia, sperando di non ferirla, ma evidentemente non avevo ancora capito quante risorse aveva dentro di sé il mio piccolo Bambi.
- Quale bacio?-. La trovai accanto a me, la mano di nuovo stretta intorno alla mia, sorridente e pronta per tornare a casa. Assottigliai le palpebre sconvolto, ma lei si mosse senza parlare e mi trascinò lungo il corridoio. Cominciai a credere che il più pericoloso tra noi due non fossi io, un presentimento che avevo avuto sin dal primo momento in cui i nostri sguardi si erano incrociati, chissà…


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Capitolo 50
*** Conoscenza e bacio ***




Non ci credete vero? Che sto aggiornando... eheheh... eppure è così. Ho un capitolo in più che volete ^^. Lo devo pur mettere da qualche parte no? Eh? Che dite... lo posto? (Okay sto in fase idiotismo acuto =D). Comunque spero di farvi felici a postare questo nuovo chappy così presto. Almeno non tra un mese dai... contente? Fatemi un sorrisino ino ino, me lo fate? Piccolo piccolo... ehehe GRAZIE!!! Siete fantastiche... bacino (il rosmarino al posto del tabacco fa male). Malia.


Conoscenza e bacio.


Nervosamente salii le scale che mi avrebbero portato di fronte alla porta di casa Swan. Ero irritato… Padre e figlio Quileute volevano proprio farmi perdere la pazienza quel giorno. Il modo in cui avevano guardato Bella e me sulla via del ritorno, i pensieri del ragazzino e la sua cotta evidente per lei e i suoi continui apprezzamenti mentali, continuavano a rimbombarmi nella testa senza tregua. Non era stato certo un lieto benvenuto, almeno per quanto mi riguardava, ed ero stato costretto ad allontanarmi per riuscire a fermarmi e a non andare da Jacob Black per spaccargli il muso. Sì, ero decisamente nervoso, ma dovevo rimanere calmo e dimostrarmi impeccabile come sempre. La pioggia mi aiutava a schiarire i pensieri, per fortuna. Suonai il campanello e sentii i passi dell’ispettore avvicinarsi alla porta.
Edward non Edwin, Edward non Edwin. Edward, Edward, Edward…
Aggrottai le sopracciglia perplesso, incerto se ridere o meno dei pensieri del capo, ma rimasi imperscrutabile sotto la pioggia attendendo che la maniglia si abbassasse.
-Entra, Edward -. Disse poi con un sorriso appena accennato sulle labbra che si trasformò presto in una smorfia incredula.
Ma è uscito da un giornale di modelli perfetti con l’impermeabile?Oddio…
Trattenni a stento una risata, ammettendo che il padre di Bella aveva un certo senso dell’umorismo. Abbassai il capo in segno di rispetto e mi asciugai i piedi nel tappeto d’ingresso.
-Grazie, ispettore-. Proruppi rispettoso.
La fronte alzata, Charlie Swan mi guardava come se fossi appena atterrato da Marte. Sorrisi lanciando una breve occhiata a Bella che tremava come una foglia e poi tornai a fissare l’uomo che continuava a squadrarmi attento dall’alto in basso.
-Chiamami tranquillamente Charlie. Dammi il giaccone-.
Feci per togliermi il giaccone, ma Bella mi fu alle spalle aiutandomi con le mani. La osservai sorpreso arrossire e accarezzare l’impermeabile bagnato con mani riverenti. Se fossimo stati soli probabilmente avrei fatto lo stesso con lei, con tutto il suo corpo. Scossi la testa scacciando quei pensieri fin troppo umani e ringraziai Charlie con un cenno del capo, apparentemente indifferente.
- Grazie, signore-. Risposi cortesemente lasciando che Bella tornasse ad armeggiare con i fornelli. Sentivo su di me la sua agitazione.
- Siediti pure, Edward -. Mi invitò cortese e io presi una sedia allontanandola dal tavolo e sedendomi, piuttosto tranquillo. Vidi Bella lanciarmi uno sguardo nervoso e mordersi le labbra, tesa e irrequieta. Assottigliai le palpebre incuriosito da quella reazione e sussultai leggermente quando passò dietro di me pizzicandomi la schiena e girando intorno al tavolo per andarsi a sedere sul sofà alle spalle del padre. Le avevo rubato la sedia su cui avrebbe voluto sedersi, ecco il motivo.
I suoi occhi continuarono a lanciarmi lampi omicidi, ma io le feci un occhiolino malizioso e ridacchiai. Sgranò le palpebre sbuffando e facendomi la linguaccia. Adorabile…
Ma veramente vuole giocare a baseball con Bells? Che sia malato questo ragazzo?
Tornai a guardare Charlie che continuò a fissarmi con sospetto e gli sorrisi innocentemente, provocando in lui un moto di simpatia e timore che normalmente sapevo di riuscire a  trasmettere negli umani.
-E allora, ho sentito che porti mia figlia a vedere una partita di baseball-.  Commentò piuttosto incredulo. Annuii divertito dal suo stato d’animo. Mi credeva un folle a far giocare Bella, o meglio a farla stare in piedi in un campo da gioco. Stava prevedendo orribili disgrazie…
- Sì, signore, quello è il programma-. Feci sicuro e tranquillo. L’ispettore si portò le mani sotto il mento guardando il soffitto totalmente sorpreso come rimettendo la mia anima a qualche santo protettore.
Oh Dio tu che puoi, proteggilo dalle scivolate di mia figlia, finchè è in tempo fallo scappare da questa casa.
- Be', in bocca al lupo, allora-. Concluse voltandosi prima verso di me, poi verso sua figlia. Scoppiò a ridere divertito dalla minaccia incombente e io mi unii alla sua risata. Bella era un cataclisma vivente, ero d’accordo con lui, però averla attorno a me era più che un piacere.
Ragazzo mio, hai scelto la donna sbagliata. Te ne renderai presto conto. Ma comunque se la tocchi ti rompo le gambe… ma di questo discuteremo presto. Non ti preoccupare.
Continuai a ridere dei suoi pensieri immaginandomi la scena durante la quale mi avrebbe parlato dell’argomento “sesso” fino a quando Bella non si alzò furiosa e non prese il suo giacchetto e il mio impermeabile con fare scontroso.
- D’accordo, Smettetela di prendermi in giro. Andiamo-. Bofonchiò con il suo solito musetto da cerbiattino offeso. Mi alzai prendendole l’impermeabile dalle mani, tentando di scusarmi, ma lei lo allontanò di scatto da me e lo allargò, aspettando che infilassi le mani nelle maniche. Un gesto molto intimo che mi riempì di piacere, non riuscii nasconderlo. Charlie ci fissava a bocca aperta.
- Non fare tardi Bells -. Disse solamente, tentando invano di chiudere le mascelle.
E sì, deve piacerle proprio tanto. Pensò poi voltandosi di spalle per qualche secondo.
Bella mi sistemò la giacca sulle spalle e io sentii le sue piccole mani indugiare sulla stoffa e tremare. Non resistetti alla tentazione di chinare il capo e baciarle la punta delle dita, adorante. Le ritirò subito come scottata, guardando terrorizzata la schiena di suo padre che tornò a fissarci guardingo.
-Non si preoccupi, Charlie. La porto a casa presto-. Ci fu un lungo scambio di sguardi tra me e lui, lo sostenni, dimostrandomi sicuro e sincero, forse troppo sincero. Annuì scuotendo le spalle un po’ più tranquillo e si ricordò mentalmente una delle raccomandazioni tipiche di un buon padre.
-Tratta bene mia figlia, d'accordo?-. Mi puntò il dito contro come avvertimento e io piegai la testa in segno di assenso. Bella, sbalordita e imbarazzata da quel mio comportamento cavalleresco, sbuffò esasperata guardando il soffitto. Sembrava una proposta ufficiale di matrimonio più che un uscita tra ragazzi. La fissai teneramente toccandole appena un gomito per guidarla verso l’uscita e poi parlai senza pensare.
- Le prometto che con me starà al sicuro, signore-. La mia voce ferma rimbombò nel silenzio del salone. Il mio cerbiattino sgranò gli occhi incredula e scivolò fuori rossa in viso sbattendo la porta dietro di sé. Forse avevo esagerato con la cavalleria, ma il suo atteggiamento vergognoso e timido mi fece scoppiare a ridere. Alla mia risata seguì quella di Charlie che avevo contagiato con la mia ilarità, ma la sua si spense immediatamente non appena vide la jeep che attendeva me e Bella fuori da casa sua.
Ragazzo mio, io e te sì che andremo d’accordo… quando la sposi?
Trattenni un sorriso a quel pensiero e quando fischiò ammirato gli lanciai un’occhiata complice sventolandogli le chiavi sotto il naso.
-Allacciate le cinture!-. Sghignazzò come un bambino di fronte al suo giocattolo preferito. Bella scese le scale senza parole, lo sguardo perso e si diresse verso lo sportello del passeggero ignorandoci completamente. La seguii consapevole che probabilmente avrebbe rischiato di rompersi l’osso del collo per salire e mi preoccupai esageratamente per lei. Aprii perciò la portiera lasciando che i suoi occhi familiarizzassero con l’altezza del sedile, e non appena fece un piccolo salto capii che non ce l’avrebbe fatta da sola. Ci riprovò, questa volta più decisa, e io mi avvicinai sfiorandola appena con il mio corpo. Brividi caldi mi percorsero involontariamente. Il suo profumo mi investì in pieno, lasciandomi intontito, stordito e la mia mano scivolò sulla sua schiena in modo decisamente troppo leggero. Con la pioggia il suo odore era… era… qualcosa di assolutamente indefinibile. Le gocce erano scese sulla sua pelle aumentando inevitabilmente l’intensità del suo profumo e l’effetto su di me era ormai evidente. Prevedibile. Bella, imbarazzata di fronte a quel fallimento, riprovò e questa volta tentai sul serio ad aiutarla, ma il suo corpo scivolò ancora a terra, questa volta aderendo completamente al mio. La sua schiena strusciò contro il mio torace e feci appena in tempo ad afferrarle i fianchi prima che inciampasse. Sospirai, scioccato dal suo effetto su di me e la lasciai piano. Si voltò leggermente, lo sguardo basso, timido, e fissò il cavallo dei miei jeans mordendosi le labbra e torturandole con forza. Abbassai gli occhi insieme ai suoi e un moto di vergogna mi sommerse, ero così attratto da lei da non riuscire a nascondere la mia eccitazione. Si voltò di scatto, arrossendo, e deglutì la saliva intimidita, il suo cuore quasi fermo, il suo corpo caldo ed eccitato. Sentii il veleno impastarmi la bocca e distolsi lo sguardo fissando un punto lontano, tentando di non pensare alla sua fragranza e alla sua vicinanza pericolosa, tentatrice. Percepii allora la mano sicura di Bella afferrare la mia e con tranquillità guidarla verso il suo fondoschiena. Le mie dita toccarono così i suoi jeans e di nuovo fece leva sulle sue gambe per salire. Questa volta premetti con più forza sentendo quelle rotondità modellarsi sui miei polpastrelli e sudai freddo. Qualcuno mi voleva morto, ne ero certo. Il mio piccolo Bambi salì decisa, ma invece di aggrapparsi al sedile si issò contro di me, mettendomi un braccio intorno alle spalle. Fu inevitabile che il suo sedere e il mio bacino si scontrassero, strusciassero l’uno contro l’altro, e io gemetti frustrato tentando di non assalirla. Si fermò consapevole del suo errore e io la bloccai, cauto. La posizione era piuttosto imbarazzante. Feci per farla definitivamente salire, ma la mia attenzione cadde sul suo respiro affannoso e sul suo cuore delirante, pulsante di vita. Il mio corpo reagì sorpreso quando  invece di scostarsi lei mi toccò, mi cercò volontariamente, provocando la mia erezione, strusciandosi e muovendo piano i fianchi. Un attimo… un attimo in cui le mie mani la spinsero via e lo sportello ci divise. Mi accorsi di avere il fiato corto, quasi assente, e mi appoggiai alla jeep frastornato. Per fortuna non trovai più Charlie, che evidentemente vista la pioggia fitta aveva preferito rientrare. Ottima scelta. Mi diressi comunque a passo d’uomo verso la parte del guidatore, lasciando che l’ aria priva dell’odore di Bella mi entrasse nei polmoni. Una volta entrato la guardai armeggiare tremante con le varie fibbie delle cinture, il volto ancora paonazzo.
- E…e … questa… cos’è?- Disse evitando di guardarmi, rossa e titubante.
- Un’imbracatura da fuoristrada-. Risposi calmo avvicinando le mani al volante.
- Mamma mia-. Mormorò esasperata sbuffando e allontanando da sé in malo modo le cinture di sicurezza.
Sospirai spazientito… sempre la solita sbadata. Mi sporsi verso di lei afferrando la fibbia e cercando di allacciarla. Mio Dio, ancora il suo profumo… lasciai l’imbracatura e tremante mi avvicinai di più a lei per tentare di bloccarla meglio sul sedile. Le mie dita scivolarono inevitabilmente sulle sue spalle, fermandole, ma invece di passarle intorno la cinta, la spinsi indietro facendola sbattere contro lo schienale duro e mi avvicinai con la bocca al suo collo annusandola piano. Si abbandonò completamente senza fare resistenza e trattenne il respiro cercando i miei occhi. La guardai assuefatto dal suo odore e i nostri sguardi si incatenarono. Di nuovo la mia mente perse ogni contatto con la realtà e le mie dita le accarezzarono la pelle calda della gola, scendendo sotto il giaccone fino alle sue spalle. Rabbrividì respirando a fatica e il suo cuore perse alcuni battiti costringendola a prendere aria ripetutamente. Ero gelido, mortalmente freddo, e le mia mani su quel dolce calore erano ferme, sensuali… inevitabilmente un mugolio di piacere le sfuggì dalle labbra, ma io mi bloccai, appena consapevole di quello che stavo facendo. Le allacciai veloce la cintura distogliendo lo sguardo e immediatamente accesi l’auto, maledicendomi. Ma che diavolo avevo intenzione di fare? Abbassai il finestrino per far entrare aria e respirai ossigeno puro. Stavo male, i miei nervi erano troppo tesi, le mie mascelle contratte, e la mia mente si trovava sull’orlo di un abisso scuro e senza fine che non le avrebbe lasciato alcuna via di scampo.
Misi in moto la jeep e partii senza parlare. In un attimo ci lasciammo casa Swan alle spalle.
Il silenzio ora saturava l’abitacolo enorme, ed era insopportabile. Non riuscivo a perdonare il mio solito comportamento stupido, umano, fin troppo umano, e io non potevo permettermi di essere normale, perché non lo ero, e rischiavo sul serio di farle del male, di farla soffrire. Non ero in grado di giustificare le mie azioni, agivo d’impulso, per desiderio… e… e…non ero pronto per fermare l’ondata di attrazione che solo sfiorandola mi trascinava in una dimensione di piacere e tortura. Io stavo letteralmente impazzendo per lei.
-Questa jeep è davvero... grossa, non c'è che dire-. Tentò di spezzare quel momento di tensione, ma le sue parole suonarono piuttosto imbarazzate e agonizzanti. Ed era troppo tardi… avevo di nuovo alzato difese invalicabili intorno a me.
-È di Emmett. Immaginavo che non ti andasse di fartela tutta di corsa-. Risposi gelidamente, sarcastico, fissando la strada di fronte.
- Dove tenete questo coso?-. Riprovò, ma io non lasciai che nessuna emozione trapelasse da me. Le lanciai un’occhiata incuriosita e notai le sue dita contorcersi nervosamente. Si sentiva in colpa e non aveva fatto nulla di male… se non una lieve provocazione verso un ragazzo da cui era irrimediabilmente attratta perché vampiro.
-Abbiamo trasformato in garage uno degli edifici accanto alla casa-. Terminai freddo, senza lasciarle il tempo di ribattere. Non era colpa sua, se mi fossi controllato, se avessi dato un freno alla bestia che ero, non sarebbe successo nulla nemmeno a casa mia. E invece… invece non facevo che farle correre inutili rischi, esponendola a pericoli sciocchi solo per il mio egoismo. Il silenzio cadde ancora tra noi, e questa volta lasciai che corresse a mettere spazi, voragini, dubbi e angosce. Me lo meritavo dopo ciò che avevo fatto.
- Emhh… non ti allacci la cintura?-. Domandò mortificata dal mio tono di voce, atono e scostante. Le lanciai un’occhiata stupita e il gelo nel mio cuore cominciò inevitabilmente a sciogliersi. Scoppiai a ridere senza rendermene conto come un idiota. Il suo viso imbronciato e il suo sguardo birichino erano un vero spettacolo per gli occhi.
- Tutta di corsa? Nel senso che dovremo anche camminare?-. Alzò improvvisamente la voce disperata, portandosi una mano sul cuore. Non smisi un attimo di ridere, completamente stregato da lei e gonfio di nuovo di un affetto che le apparteneva in modo totale.
- Tu non correrai-. La rassicurai ridendo sotto i baffi. Era riuscita a far cambiare il mio umore in pochi minuti. Incredibile.
- Io starò di nuovo male-. Concluse poi portandosi le dita intorno alla gola, impaurita. Mi fissò supplicante, gli occhi nocciola dolci e sinceri che mi chiedevano di non correre ancora, di lasciarla camminare con le sue gambe, che ne andava della sua vita.
- Se chiudi gli occhi andrà tutto bene-. Le risposi sarcastico. Mi fece la linguaccia e tremò di paura  alle mie parole, ma ero sicuro che se avesse serrato le palpebre questa volta non avrebbe avuto problemi. Mi guardò pregandomi con lo sguardo di non farlo, le iridi nocciola terribilmente dolci e tenere. Era impossibile resisterle per me. Mi chinai, avvicinandomi al suo viso, che felice di quella nuova intimità tra di noi si alzò verso il mio. Le chiesi scusa per il mio comportamento scostante chiudendo appena gli occhi e poggiando le mie labbra sulla sua fronte morbida e liscia. Ma il suo profumo mi colpì ancora, prepotente, ansioso, terribilmente dolce… abbozzai una smorfia dolorante tornando con la mia attenzione sulla guida. Il dolore e il desiderio si alternavano dentro di me torturandomi senza tregua. Maledetta pioggia…
- Il tuo odore con la pioggia è buonissimo-. Confessai dopo un attimo di silenzio, quando notai i suoi occhi mortificati a causa del mio ghigno appena accennato.
- In senso buono o cattivo?-. Domandò con voce tremante. Sospirai stringendo il volante. Inutile fingere… il suo sangue era una droga per i miei sensi, la tentazione di morderla mi dilaniava, e se fosse stato soltanto quello forse sarebbe stato molto più facile controllare le mie reazioni. Ma il mio desiderio non si limitava al mio essere vampiro.
- In entrambi i sensi, come sempre-. Mormorai evitando di guardarla. Percepii un fremito d’emozione, probabilmente di piacere, pregai che non fosse di paura, ma mi costrinsi ad ignorarlo, per non cedere di nuovo annegando nei miei desideri più nascosti. Come previsto da  Alice, il cielo si rasserenò un poco, o almeno, smise di piovere a dirotto, e quando fermai la jeep, il sentiero di montagna impervio che si presentava intorno a noi mi diede una scarica d’eccitazione e adrenalina incontenibili.
-Scusa, Bella, ma ora ci tocca procedere a piedi-. Sghignazzai sarcastico vedendola impallidire. Certo che correre con me le aveva proprio messo paura il giorno prima. Alzai le sopracciglia ridacchiando e scossi la testa deluso. Ero veramente un velocista, doveva esserne onorata di poter salire su di me. “Donne... bah…”.
- Sai una cosa? Ti aspetto qui-. Disse convinta facendomi scoppiare a ridere di gusto. Non potevo credere che fosse terrorizzata dalla corsa e non da un vampiro terribile che aveva attentato più volte alla sua vita. Stentavo veramente a crederci…
- Dov'è finito il tuo coraggio? Stamattina sei stata straordinaria-. Già… ricordando quello che aveva fatto in camera, non potevo crederci, ero ancora incredulo. La vidi arrossire e abbassare il capo timorosa. Aveva sfidato consapevolmente un vampiro e ora non aveva la forza di salirmi sulle spalle e chiudere gli occhi.
- Non ho ancora dimenticato l'ultima volta-. Singhiozzò sconvolta, portandosi una mano tra i capelli e tirandoseli indietro. Quasi mi dispiaceva doverle dare una simile delusione, ma non potevo in alcun modo evitarle quel supplizio. In un lampo scesi e la raggiunsi dall’altra parte, slacciandole l’imbracatura e tentando di trattenere il respiro per non affogare nella sua fragranza bagnata ed eccitante.
- Ci penso io, tu vai avanti-. Protestò restia. Sospirai divertito, ma nello stesso momento in cui tornai a prendere aria, il suo profumo entrò nelle mie narici schiaffeggiandomi e le mie mani si fermarono a mezz’aria. “No, maledizione…”. Ancora una volta persi il controllo, ghignai e mi permisi di accarezzarle il braccio con lentezza esasperante, sensuale. Entrambi seguimmo le mie dita fino alla sua spalla dove i nostri occhi si incontrarono per rimanere senza fiato.
- A quanto pare mi toccherà metter mano alla tua memoria-. Sussurrai prendendola in braccio e portandola contro di me in modo lento, tremendamente lascivo. Mi portò le braccia intorno al collo stupita e si strinse a me dolcemente, poggiando la testa sul mio torace. Il suo profumo sempre più intenso non mi aiutava a pensare lucidamente, non ero in grado di riflettere, non più, percepivo soltanto il desiderio, la voglia di toccarla, e l’assoluto quanto assurdo bisogno di baciarla, di accarezzare le sue labbra e schiuderle. Avevo necessità di un vero bacio, volevo assaggiarla piano e assaporarla con tutto me stesso. La lasciai andare e i suoi piedi toccarono il terreno perdendo inevitabilmente l’equilibrio.
- Mettere… mano alla mia memoria?-. Deglutì stringendo la mia giacca per mantenersi in piedi, mentre la pioggerella fitta e ormai morente cadeva a gocce su di noi. Sorrisi malizioso e la spinsi imprevedibile contro la carrozzeria della macchina. Il rumore che fecero le mie braccia quando la bloccarono al finestrino echeggiò nel silenzio del bosco, e il ruggito della mia anima rimbombò nel mio corpo, ormai abbandonato a fremiti di dolore e piacere. Quella fragranza mi stava uccidendo, avevo bisogno di una parte di lei, ne avevo bisogno per tornare ad essere lucido. Mi sentivo veramente male, la bestia in me urlava di piacere e la mia erezione di nuovo evidente mi lasciò frustrato. Perché…? Mi sentivo un animale. Impulsi, istinti, passioni… in una parola voglia di fare l’amore con lei.
- Qualcosa del genere-. Ghignai aderendo completamente al suo corpo e bloccandola tra la jeep e me. Trattenne il respiro, meravigliata ed incredula, e la sentii tremante, febbricitante contro di me. Il suo calore immediatamente mi avvolse e io lo risucchiai nella mia freddezza, godendone, togliendole forza vitale. La lusingai con gli occhi, la sedussi, la venerai chiedendole l’anima, supplicando per avere il suo spirito e Bella accettò con fiducia, tutto, anche la morte. Dio se mi piaceva quella sensazione di potere ogni cosa con lei, non mi ero mai sentito più forte. Il suo odore si intensificò ancora e io ringhiai.
- Dimmi di cosa hai paura-. Sussurrai nel suo orecchio, sfiorandole piano il lobo e aderendo maggiormente a lei. Appoggiò la testa sulla carrozzeria, rossa in viso, ma non si scostò, né sentii da parte sua l’intenzione di allontanarsi.
- Be', ecco, di sbattere contro un albero... e di morire. E poi, di avere la nausea-. Bisbigliò a fatica tentando di mantenere il controllo della voce. Ansimò senza ossigeno e io esultai. Era nelle mie mani.
Alzai un dito scostandole i capelli dal collo e le piegai il capo da un lato, sentendola gemere quando le mie mani le aprirono la zip del giubbotto per meglio toccare la pelle della sua gola. Provò a muoversi, ma incontrò solo ardore, eccitazione, il mio corpo bruciava per lei e ormai non era più un segreto, era evidente ad entrambi. Si immobilizzò quindi, i battiti del cuore impazziti e reclinò la testa sensuale mentre le mie labbra si posavano sulla vena pulsante alla base del suo collo. “Merda”. Pensai stringendo a pugno le dita, infilando le unghie nella mia carne. Non poteva esistere carnagione più pallida e sangue più dissetante, ne ero consapevole, dannatamente e piacevolmente conscio.
- Adesso hai ancora paura?-. Alitai sulla sua pelle in cerca di qualcosa che mi fermasse, ma invano. La mia voce era irriconoscibile, roca, profonda e maliziosa oltre l’inverosimile.
- Sì-. Rabbrividì incendiando i miei sensi e la mia gola, ma non si mosse -Di sbattere contro gli alberi e di avere la nausea-. Concluse facendomi sorridere appena. Non aveva ancora perso lucidità. Non mi fermai ghignando maligno con l’intenzione di farla cedere e strusciai il mio naso contro la pelle morbida del suo collo fino ad arrivare al mento tenero, sfiorandole le guance e sentendole accendersi di calore. Salii e le toccai le labbra soffiando su di lei per imporle il mio respiro.
- E adesso?-. Mormorai sulla sua bocca, toccandola appena e facendo desiderare ad entrambi quel bacio. Si mosse per cercare le mie labbra, ma io mi allontanai e quando tornò indietro con il capo mi avvicinai di nuovo tentandola con la mia bocca.
-Alberi-. Rispose sconvolta, espirando veloce. Deglutì sollevando il seno e sfiorandomi il torace in modo involontario – Ansia… ansia da movimento-. Continuò meno convinta, rabbrividendo e scuotendo leggermente il capo come per riprendersi.
- Bella, non dirmi che credi davvero che potrei sbattere contro un albero-. Bisbigliai baciandole le palpebre dolcemente. Tremò e le sue mani risalirono lungo le mie braccia, bagnandosi sul tessuto dell’impermeabile. Strinse la stoffa fino a farsi male quando la mia bocca scese a sfiorarle gli zigomi.
- Tu no, io sì-. Sussurrò roca, poggiando la fronte sulla mia e aspettando che continuassi quella tortura. Sentivo il suo corpo scottare contro il mio, e l’aria calda delle sue labbra vibrarmi nell’anima. La pioggia continuava a cadere e i suoi capelli bagnati mi facevano perdere la testa, era tremendamente bella e sensuale, viva e calda tra le mie mani. Spostai la bocca sulla sua guancia baciandola deciso, e percepii un sospiro teso di abbandono da parte sua.
-Pensi che permetterei a un albero di farti del male?-. Mormorai sicuro poggiando le mie labbra sulle sue. Un fremito ci sconvolse a quel contatto ed entrambi chiudemmo gli occhi gemendo di desiderio. Mi staccai famelico quel tanto che ci permettesse di riprendere fiato, totalmente saturo di lei, completamente in suo potere.
- No-. Concluse roca risalendo con le dita sulle mie spalle e circondandomi il collo con le braccia. Non potevo permettere che si bagnasse, che si raffreddasse, ma non riuscii a non stringerla maggiormente contro di me e a baciarla leggermente, gustando il sapore dolce e salato delle sue labbra profumate e gustose appena bagnate dalla pioggia.
- Vedi -. Dissi provocandola divertito - Non c'è niente di cui avere paura, no?-. Alzai adagio le mani afferrandole dolcemente il viso e baciandole con lentezza esasperante le labbra. Un brivido caldo mi fece gemere e stordito mi scostai veloce, come scottato. Dolore, ansia, voglia, passione… io…io…
- No-. Bisbigliò ansimante, tentando di respirare a fondo, di controllare il suo cuore –No-. Concluse ancora avvicinandosi, cercando la mia bocca, desiderandomi, bramandomi. Con foga le tenni il volto, cedendo, chinandomi su quelle labbra carnose e mordendole come un assetato. Dovevo farlo per non morire, dovevo farlo perché avevo bisogno di tutto il suo essere in me. Le nostre bocche si schiusero e le sue braccia mi circondarono completamente avvinghiandosi e cercando un contatto ancora più intimo. Non la allontanai… la costrinsi a schiudere la bocca per farmi entrare, e la sua lingua si insinuò sensuale per sedurre la mia, mordendola, succhiandola. La mia gola arse di dolore e il mio stomaco si strinse in una morsa omicida. Avevo voglia di fare l’amore con lei, di prenderla subito e ucciderla, dissetandomi di quel nettare puro. Mi allontanai veloce, sconvolto, mettendo subito distanza tra noi e respirando forte. No, non potevo farmi sommergere da quelle passioni. La guardai delirante e lei mi restituì lo sguardo con il fiato corto, incredula.
- Tu…-. Cercai di articolare. Mi piegai in avanti, le mani sulle ginocchia. -Accidenti, Bella-. Continuai tentando in qualche modo di riprendermi – Tu mi vuoi morto, altroché!-. Mi portai le dita sul viso, massaggiandomi gli occhi, conscio che giocare così con lei era troppo pericoloso per entrambi. La guardai tentare di mantenere l’equilibrio sulle gambe e ansimare imbarazzata.
- Tu sei indistruttibile-. Commentò portandosi una mano al petto e stringendo il giacchetto all’altezza del cuore. Come no, una roccia… superman, con qualche piccola debolezza, che rischiava di farci perdere il controllo e che attentava alla sua vita. Dettagli inutili, da ignorare proprio. Follia allo stato puro.
-Lo credevo anch'io, prima di conoscerti. Adesso andiamocene da qui, prima che io combini qualche grossa stupidaggine-. Ringhiai irruento, furioso con me stesso per aver ceduto così facilmente alla tentazione di baciarla e stringerla. Il desiderio di lei così intenso, forte, non giustificava affatto il mio atteggiamento. Ma non potevo farne a meno…
La afferrai violentemente cercando di farla finita con quella tortura e strinsi i denti quando il suo odore mi arrivò alle narici. Si aggrappò a me circondandomi il collo e poggiando la testa sulla mia spalla e io respirai a fondo continuando a tormentare i miei sensi, che non riuscivano ad averne mai abbastanza di lei.
-Ricorda di non guardare-. Le dissi severo, mentre sentivo le sue gambe stringersi intorno ai miei fianchi in modo spasmodico. Cominciai la mia corsa scivolando nel sottobosco, consapevole più che mai del suo profumo e del suo calore. Maledizione… possibile che non riuscissi un attimo a distogliere la mente? Aumentai la velocità, tentando di arrivare il più presto possibile, ma i miei pensieri erano comunque inevitabilmente attratti da lei.
- Ci siamo Bella-. Mi fermai di scatto, sollevato e mi rilassai tentando di ricordare il motivo per cui stavo lottando contro la voglia di stenderla a terra e fare l’amore con lei. La lasciai e lei scivolò lungo la mia schiena, perdendo di stabilità e finendo direttamente a terra. Mi voltai sorpreso quando la sentii brontolare.
- Ohi!-. Esclamò rotolando a gambe all’aria. Non resistetti e scoppiai a ridere divertito. Possibile che fosse così sbadata? Quando tentò di rialzarsi scrollandosi di dosso licheni e fango la mia risata aumentò e divenne fragorosa e derisoria. Sbuffò arrabbiata alzando gli occhi verso di me e voltandomi le spalle. Tentai di trattenere le risa, ma il suo atteggiamento da cerbiattino abbattuto mi faceva intenerire.
Si allontanò di alcuni passi, sospirando e sbattendo i piedi a terra. Ridacchiai raggiungendola e le circondai la vita con le braccia attirandola contro il mio torace.
- Dove vai Bella?-. La strinsi e le soffiai sull’orecchio facendola tremare. A quanto pare non riuscivo a perdere il vizio di toccarla e accarezzarla nei momenti meno opportuni.
- A vedere una partita di baseball. Non mi sembra che tu abbia più tanta voglia di giocare, ma sono certa che gli altri si divertiranno anche senza di te-. Replicò, innervosita dal mio comportamento poco educato. Le baciai piano una guancia per farmi perdonare e lei ansimò arrabbiata.
- Stai andando dalla parte sbagliata-. Mormorai mordicchiandole l’orecchio e sentendola irrigidirsi contro di me. Male… rischiavo di ricominciare da capo. Ma questa volta si divincolò allontanandosi
nella direzione opposta senza degnarmi di uno sguardo, ignorandomi decisa. La inseguii afferrandola per un gomito, mortificato e cercai in qualche modo di giustificarmi.
-Non arrabbiarti, è stato più forte di me. Avresti dovuto vederti in faccia-. Mi lasciai scappare un’altra risatina al ricordo della sua caduta e lei mi lanciò un’occhiataccia infastidita, tentando di ricominciare a camminare per mettere distanza. La bloccai di nuovo, abbracciandola stretta stavolta, cercando i suoi occhi sfuggenti e vergognosi.
- Ah, l'unico a cui è permesso di arrabbiarsi sei tu?-. Borbottò seccata tentando di allontanarmi, di scostarmi da sé. Non volli lasciarla, aveva frainteso il mio comportamento. Non poteva pensare che metterla in pericolo mi lasciasse indifferente, nonostante il mio egoismo mi rendevo perfettamente conto che vicino a me la sua vita era costantemente a repentaglio.
- Non ero arrabbiato con te-. Sussurrai nascondendo il mento nell’incavo della sua spalla e respirando forte il suo profumo. Che idiota… non volevo risponderle in quel modo, ma era stato più forte di me. Ero disgustato da me perché non riuscivo a resistere alla tentazione di averla, ma allo stesso tempo metterla in pericolo mi faceva stare male e avevo reagito con rabbia.
- "Bella, tu mi vuoi morto"?!-. Gridò roca reclinando il collo dall’altra parte mentre la mia bocca lasciava una scia di baci ardenti sulla sua pelle.
- Quello è un semplice dato di fatto-. Bisbigliai ancora, perso di nuovo nella sua fragranza femminile, dolce e irresistibile. Strisciai il naso sulla vena che le pulsava velocemente e la strinsi ancora più forte contro di me, chiudendola in una morsa senza possibilità di fuga. Inutile resistere, prima o poi sarei morto a causa di quel desiderio, non avrei capito più niente perdendo me stesso, se già non era successo.
- Eri arrabbiato-. Si voltò triste accoccolandosi contro il mio petto e stringendo con foga la mia giacca. Sì, lo ero, ma non con lei, non con la sua innocenza, che adoravo, quella voglia di me che la portava a fare cose assolutamente sciocche solo per amore. Dio mio, veramente mi avrebbe fatto impazzire.
- Sì -. Dissi solamente, colto ancora dall’improvvisa voglia di baciarla. Avrei voluto dimostrarle quanto il mio desiderio fosse forte, quanto non riuscissi a controllarmi con lei, ero solamente uno stupido ragazzino innamorato e scoprirlo stupiva persino me.
- Ma se hai appena detto…-. Cominciò a parlare, ma io la zittii portandole le mie dita sulle labbra. Si bloccò e un brivido la scosse. I miei occhi la guardavano con una passione che inevitabilmente venne riflessa nel suo sguardo. Trattenemmo entrambi il respiro.
- Non ero arrabbiato con te-. Mormorai tristemente, abbassando piano le palpebre per non farle vedere la mia sofferenza. –Non capisci Bella?-. Continuai con la morte nel cuore. Metterla in pericolo equivaleva a condannarla alla morte, nel momento in cui io non ce l’avrei più fatta, l’avrei assalita. – Non capisci?-. Ripetei sentendo un groppo chiudermi la gola. Mi accorsi che la disperazione in me stava superando qualsiasi altra sensazione e che le mie parole non avrebbero avuto più senso. La mia vita, la mia stessa esistenza dipendeva da lei, non avrei mai concepito il pensiero di vederla morire per mano mia.
- Che cosa?-. Si abbassò, il tono stupito, il volto preoccupato. I suoi occhi tentarono di raggiungere i miei e il suo capo si abbassò lentamente, mentre le sue dita si chiudevano intorno alle mie ancora di fronte al suo volto.
- Non sono mai arrabbiato con te-. Confessai scuotendo la testa e stringendola maggiormente con l’altro braccio, ora intorno alla sua vita. Feci scivolare la sua guancia contro la mia e il mio gelo si nutrì del suo calore dolce, come a cercarne conforto. – Come potrei esserlo? Sei sempre così coraggiosa, fiduciosa… calorosa-. Sottolineai con intensità ricordando tutta la passione che solo lei sapeva scatenare in me solo con una carezza. Mi voleva e anche io, il nostro desiderio naturale era  un impulso irresistibile. Inutile negarlo…
- E allora perché?-. Sussurrò allungando le mani verso il mio viso e scostandolo un poco. Le presi tra le mie con forza strusciandole sulla mia pelle bagnata.
- Ciò che mi fa infuriare è l'impossibilità di proteggerti dai rischi. La mia stessa esistenza è un rischio, per te. A volte mi odio dal profondo. Dovrei essere più forte, capace di...-. Iniziai spaventato. Cosa sarebbe successo se io non mi fossi controllato all’ultimo momento? Se mi fossi lasciato andare?
- No-. Mi interruppe sicura, sul punto di piangere. Non sopportavo di vederla stare male a causa mia no… ma prima che potessi continuare a parlare le sue dita chiusero le mie labbra, come poco prima avevo fatto io stesso con lei, e mi sorprese guardandomi tristemente, accarezzandomi le guance, sfiorando i miei lineamenti con amore. Chiusi le palpebre, perché non si accorgesse delle sensazioni inverosimili, assurde, che rischiavano di soffocarmi.
- Ti amo- Mormorai rauco. Non avevo mai detto parola più vera, sentita, in tutta la mia esistenza. Per lei avrei veramente dato tutto me stesso, anche la mia eternità, senza pensare, perché Bella era il mio mondo, il mio tutto. -È una giustificazione banale per quanto faccio, ma sincera-. La mia voce si spezzò invasa da un sentimento troppo forte, persino per un vampiro, in grado di alterare i miei sensi definitivamente, che mi avrebbe distrutto se non fossi stato in grado di limitarlo.
Sgranò gli occhi, schiudendo le labbra e io mi chinai posando piano le labbra sulle sue. Qualsiasi dolore pur di baciarla, qualsiasi sofferenza pur di averla vicina. Ormai non sapevo più come fermarmi.
-Adesso, per favore, cerca di comportarti bene-. Bisbigliai prima la mia bocca soffocasse i suoi respiri, gustando quelle ciliegie rosse e zuccherine, la cui umidità e freschezza mi faceva correre brividi lungo il corpo. Rimase immobile, in attesa che io decidessi cosa fare, rigida, e sorrisi della sua incertezza, che comunque mi permise di controllarmi meglio. Affondai le mie mani tra i suoi capelli reclinando la sua testa e questa volta non indugiai. Le schiusi le labbra in modo dolce facendola tremare contro di me e le succhiai avidamente la lingua, assaporandone il sapore eccitante ed erotico. Rispose gemendo e sospirando, ma non mi fermai, violentando la sua bocca e approfondendo ancora il mio bacio. Quando mugolò rossa e fremente mi allontanai un poco, ormai al limite, godendo del suo completo abbandono e la osservai riprendere il respiro a fatica.
- Hai promesso all'ispettore Swan che mi avresti portata a casa presto, ricordi? È meglio che ci muoviamo-. Mormorò a fatica, la voce strozzata e debole. Sorrisi appena irrigidendomi e mettendomi sull’attenti.
- Sissignora-. Ghignai scosso, ridacchiando maliziosamente. La lasciai afferrandole una mano e portandola nella direzione giusta. Attraversammo felci umide e alte e poi muschi molto spessi, passando anche per abeti altissimi e finalmente arrivammo al limite del “campo” da gioco. Bella si bloccò di colpo spalancando la bocca stupita e io fissai Esme ed Emmett venire raggianti verso di noi. Erano tutti già lì. Rosalie al solito non ci degnò di un’occhiata, mentre Jasper e Alice si divertivano a fare lanci veloci. Carlisle disegnava le basi.
- Veniva da te il rumore che abbiamo sentito, Edward?-. Domandò mia madre preoccupata alzando un sopracciglio. “Ops…”. Mi era sfuggito qualcosa.
- Sembrava un orso che tossiva-. Rifletté Em sghignazzando e saltellando sulle gambe. Sorrisi sarcastico sentendo Bella scoppiare a ridere e scossi la testa in segno di assenso.
- Era lui...-. Precisò il mio cerbiattino tra le risate, contagiando anche gli altri.
- Senza volerlo, Bella mi ha fatto ridere-. Mi giustificai alzando le mani e gesticolando scocciato. Strano… mi sentivo imbarazzato di fronte alla mia stessa famiglia. A pensarci bene però non erano loro il problema, ero nervoso… Bella mi avrebbe visto giocare a baseball. Esme mi guardò dolcemente, aveva compreso subito la mia agitazione ed Emmett ridacchiava sotto i baffi augurandomi di fare qualche figuraccia.
Alice invece era emozionata quanto me. La vidi correre verso di noi, sventolando il suo cappellino e urlare. – E’ il momento, è il momento!-. Un tuono cupo e profondo fece tremare la foresta e una scossa di adrenalina mi fece dimenticare la paura. Era arrivato il momento… respirai piano mentre Em scambiava qualche battuta con Bella.
-Sei pronta per una bella partita?-. Le chiesi trepidante e felice che lei potesse assistere. Annuì contenta ed entusiasta e io sorrisi.
- Forza ragazzi!-. Rise appagata e io le scompigliai i capelli, annegando ancora una volta nel suo odore. Poi mi allontanai raggiungendo Alice e il grizzly che correvano spensierati per il campo. Mi sentii un puma feroce e li superai sfrecciando verso la casa base. Lo sguardo di Bella era a dir poco sconvolto. La soddisfazione che provai mi fece sentire in Paradiso, mi attraeva l’idea di piacerle sul serio, in tutto. E così la partita cominciò… non mi ero mai divertito così tanto e la causa era lei, la sua presenza. I miei occhi spesso incrociavano i suoi, che affascinati dalle mie prese e dalle mie corse non si allontanavano mai dal mio corpo.
- Sembra quasi che stia per cadere a terra agonizzante, svenuta. Hai fatto colpo… Casanova-. Ridacchiò Emmett dandomi un colpo sulla spalla. Ringhiai, stupidamente felice mettendomi in posizione di esterno, per ricevere la palla che avrebbe battuto Jasper.
- Sta zitto, orso. Pensa alla tua bionda-. Digrignai i denti facendolo scoppiare in una fragorosa risata. Mi sentivo veramente un ragazzino alla sua prima cotta.
La partita continuò tra tuoni e fulmini, risate e provocazioni. Bella rideva e scherzava con noi, finalmente parte della famiglia. Ero dannatamente contento, come non lo ero veramente mai stato. Avrei ricordato quella partita di baseball per l’eternità, il sorriso del mio cerbiattino impresso nella mia mente. Il tempo passò veloce come non mai, ma io non me ne accorsi, le energie non accennavano ad esaurirsi e gli sguardi tra me e Bella continuavano tra imbarazzo e malizia. L’amavo e non perdevo occasione per farglielo capire, anche solo con uno sguardo dolce e innamorato. Tutto sarebbe andato per il meglio d’ora in poi…

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Capitolo 51
*** La caccia ***




Eccomi quii!!! Vi sono mancata vero? Lo vedo dalle facce, tutte tristi e afflitte perchè io vi manco. Se se come no, voi aspettate solo Edward. Ma cosa devo fare per farmi voler bene da voi? Sigh sob... okay sto male. :-P Allora... posso aggiornare? Mi date il permesso? Che tenere... ho visto i commenti. E beh, devo dire che stavo per commuovermi stavolta. Oddio... ora anche le lacrime di Malia, no che palle!! No questa è una vera tragedia! Eheheh... non mi dilungo troppo, vi lascio al capitolo. Va bene? Spero vi possa piacere, anche perchè adesso le cose si fanno difficili e ho dovuto dare una mia interpretazione al tutto, come se non l'avessi già fatto. Vero? Vabbè dai. Ho esagerato, vi lascio al capitolo. Un bacione enormeeeee! Malia.


La caccia.


Improvvisamente le immagini della visione di Alice mi colpirono. No… non poteva essere. La fissai intensamente, immobilizzandomi, e il gioco si fermò subito. Tutti avevano notato il cambiamento repentino di mia sorella, che, sconvolta e mortificata, continuava a guardare prima me e poi una direzione imprecisata alla sua destra. Di scatto mi affiancai a Bella, ignara di tutto.
-Alice?-. La prima a parlare fu Esme, che osservava il nostro folletto confusa, spaventata dalla sua espressione marmorea, immobile e stravolta.
-Non ho visto… non sono riuscita a distinguere-. Sussurrò scoraggiata Alice. La guardai, facendo cadere a terra la mazza con un tonfo sordo e lasciando che il mio braccio scivolasse intorno alla vita di Bella. La sua visione era stata molto confusa. Alice mi guardò dubbiosa e io annuii,  avevo capito…i vampiri nomadi di cui Carl mi aveva parlato si stavano pericolosamente avvicinando al campo. I miei pensieri andarono inevitabilmente a Bella, ai pericoli che avrebbe corso se si fossero avvicinati ulteriormente. “Maledizione…”.
- Cos’è, Alice?-. Carlisle sembrò intuire qualcosa e con calma si diresse verso di lei. Ancora non sapevo cosa fare, ma tentai di non guardare Bella per non farla agitare. Non ci voleva, sperai che all’ultimo momento cambiassero idea. Mi diressi verso il mio folletto, pensieroso, e lei mi seguì senza fare troppe storie, rigida e attenta. Probabilmente aveva percepito qualcosa di strano, visto il nostro comportamento improvviso.
- Si spostano più veloci di quanto pensassi… Ho capito soltanto ora di aver sbagliato prospettiva-. Mia sorella si portò la mano di fronte alla bocca, chinando il capo e io le toccai subito  il gomito cercando di rassicurarla. Non era colpa sua se i nomadi ci avevano sentiti giocare a baseball.
Jasper mi guardò ammiccando e io lasciai Alice per occuparmi di Bella, mentre lui abbracciava mia sorella e le accarezzava dolcemente il capo.
-Cos’è cambiato?-. Mormorò baciandole la guancia come fosse stata una bambina. Lei si aggrappò a lui guardandolo negli occhi e traendone la forza. Sentii l’agitazione di Bella crescere e prima che potesse domandare qualcosa, la strinsi a me cercando di rassicurarla.
- Ci hanno sentiti giocare e hanno fatto una deviazione-. Ammise con difficoltà Alice. Si sentiva troppo colpevole, ma non doveva affatto credere di essere responsabile. Sei paia di occhi si puntarono tutti sul mio cerbiattino e io mi irrigidii. Forse… il terrore mi assalì. Forse non ci sarebbe stato il tempo di allontanarci.
- Tra quanto?-. Carlisle diede voce ai miei pensieri e mi guardò agitato. Mia sorella scosse la testa sconsolata singhiozzando sul petto di Jasper che immediatamente la calmò, come fece con tutti noi, dovevamo rimanere tranquilli, dovevamo...
-Meno di cinque minuti. Stanno correndo… vogliono giocare-. Terminò il folletto sgranando gli occhi. No, inutile, non ci sarebbe stato più tempo per portare via Bella. Probabilmente avrebbero  percepito subito il suo odore, e scappare sarebbe servito solamente ad insospettirli e farli innervosire.
- Puoi farcela?-. Carlisle mi fissò spaventato. No, non potevo utilizzare tutta la mia velocità con lei sulle spalle mettendola in pericolo. Era fuori discussione.
- No, non portandola-. Tagliai corto - Inoltre, la cosa peggiore che ci possa capitare è che sentano la scia e inizino a cacciare-. Mi portai una mano sulla fronte, scompigliandomi i capelli. Era troppo tardi, non avremmo potuto fare nulla per nasconderla. I pensieri di tutti erano preoccupati,allarmati, i miei terrorizzati. Alice poi e i suoi sensi di colpa non mi aiutavano a vedere tutto in modo chiaro. Non vedevo via d’uscita e l’angoscia cominciò ad insinuarsi in me.
- Quanti?-. Emmett interruppe il flusso di coscienza disperato della mia mente.
- Tre-. Rispose il folletto facendomi gemere. Tre… non l’avevo visto chiaramente prima, ma ora che ripensavo alla sua visione, il numero delle sagome era piuttosto chiaro.  Em sorrise, non sembrò preoccuparsi affatto.
- Tre! Allora lascia che arrivino…-. Ridacchiò mettendo in mostra i muscoli come un culturista e per un attimo vidi Bella sorridere. Lo ringraziai mentalmente per il tentativo, ma la cosa era comunque piuttosto preoccupante. Guardammo tutti Carlisle, ansiosi, avremmo tutti ascoltato lui, quello che avrebbe detto noi avremmo fatto.
- Continuiamo a giocare-. La decisione non mi stupì. Era la scelta più saggia anche se la più pericolosa - Alice ha detto che sono soltanto curiosi-. Concluse voltandosi verso di me. Sapevo cosa voleva dirmi, a me la scelta. Bella sarebbe stata comunque in pericolo. Sospirai rassegnato e strinsi la mano del mio piccolo Bambi, che ricambiò la stretta tentando di rassicurarmi in qualche modo. La fissai per qualche secondo stupito dal suo modo pacato e silenzioso di aspettare, senza turbamenti. Mi voltai verso Esme.
- Non so cosa fare, non voglio rischiare di metterla in pericolo-. Confessai schiettamente, troppo veloce perché lei potesse udirmi.
- Non preoccuparti, la difenderemo-. Rispose mia madre, in tono pacato e tranquillo. Tutti annuirono, persino Rosalie e io fui grato alla mia famiglia di quella vicinanza.
- Se non te la senti di rimanere qui con lei è comprensibile-. Tornò a dire Carlisle, sempre troppo velocemente perché le orecchie di Bella potessero percepire qualche rumore.
- Non lo so, se la porto via, correremo comunque un rischio molto grosso. Rimarremo-. Decisi infine. Esme annuì sorridendo tranquilla, come se nulla fosse, e io inspirai colto dall’improvviso timore che avessi fatto una scelta totalmente sbagliata.
-Sono assetati Edward?-. Mi chiese Esme facendomi rabbrividire. Sondai le loro menti, ma non sentii nulla di simile alla fame. Sembravano sazi.
- No-. Risposi solamente, tentando di controllare la mia angoscia. Almeno quello era un buon segno, ma erano comunque vampiri da non sottovalutare, erano abili cacciatori, l’avevo percepito, perciò sarebbe stato prudente non provocarli in alcun modo.
- Ricevi tu, Esme-. Dissi allora perché Bella potesse udirmi di nuovo– Io mi fermo qui-. Non volevo che si spaventasse inutilmente. Mia madre annuì e io mi parai di fronte al mio cerbiattino, sperando in qualche modo di riuscire a proteggerla. Se avessero osato toccarla non avrei più risposto di me. Quello era certo.
- Sciogliti i capelli-. Mormorai verso di lei, trattenendola per la vita e cercando i suoi occhi, che mi guardarono confusi. Fece ciò che le avevo detto senza protestare, anche se probabilmente sarebbe stato totalmente inutile. Sciolse l’elastico e scosse la testa per meglio far ondeggiare quella massa castana. Mi accorsi di quanto il suo profumo fosse buono e sperai ardentemente che non ci fosse tra quei nomadi qualcuno che amasse il suo odore quanto me. Altrimenti non avremmo avuto speranze.
- Gli altri stanno per arrivare-. Sussurrò, la voce tremante, ma sicura. La osservai di sfuggita, trattenendola sempre contro il mio corpo. Annuii, ma riuscii a nascondere perfettamente l’ansia che mi attanagliava. Non potevo mostrarle la mia paura, altrimenti si sarebbe terrorizzata, e non volevo questo.
-Sì, rimani immobile, stai zitta e non allontanarti da me, per favore-. Feci con fare perentorio, come un padre. Mi voltai lasciandola per un attimo e arruffandole i capelli di fronte al viso, sperando che in qualche modo potesse attutire un po’ il suo odore. Ma per me era ancora decisamente, troppo potente.
- Non servirà. Il suo odore si sente fin dall’altro lato del campo-. Mormorò Alice facendomi voltare. Lei ed Esme erano rimaste accanto a noi. Sapevo anche quello, ma cosa avrei dovuto fare? Non potevo lasciarla indifesa, senza provare il tutto per tutto, anche le cose più sciocche.
Edward sta tranquillo, la proteggeremo…
I pensieri di mia sorella e mia madre cercavano inutilmente di farmi stare calmo. Ma se fosse successo qualcosa a Bella non mi sarei mai perdonato.
-Lo so-. Risposi, comunque frustrato. Anche se l’avremmo protetta, non era sicuro che non sarebbero riusciti ad arrivare a lei. Il terrore cominciò a scorrere nelle mie vene, non avevo mai avuto paura, ma questa volta l’adrenalina correva veloce e disperata dentro di me.
- Cosa ti ha chiesto Esme-. Sussurrò Bella afferrandomi la manica della casacca e stringendola spasmodicamente. Dirle la verità o meno? Rischiare di spaventarla o no? Decisi che sarebbe stato meglio farle sapere quale situazione avrebbe dovuto affrontare di lì a breve. Digrignai i denti rassegnano e sospirai.
- Se sono assetati-. Terminai subito rimanendo di nuovo in silenzio. L’avevo messa in pericolo. Era tutta colpa mia, che idiota. Carlisle mi aveva avvertito di alcuni vampiri che giravano nel nostro territorio, ma io non mi ero molto preoccupato lasciando correre. E così ecco cosa avevo combinato.
- Mi dispiace Bella-. Ero arrabbiato e non riuscii a nascondere il mio tono furioso. Ma ero adirato con me stesso, con la mia impulsività, non con lei. Se solo avessi riflettuto di più, mi ero comportato da sprovveduto. Non ero stato per nulla attento, mi ero lasciato travolgere dalle emozioni senza pensare.
-È stato stupido, irresponsabile esporti a questo rischio. Mi dispiace tanto-. Continuai tristemente. Ma lei scosse piano la testa, sconsolata e mi strinse il braccio cercando di tranquillizzarmi. Entrambi eravamo spaventati, entrambi immobili e rigidi. Nonostante questo le baciai la fronte e la strinsi a me… almeno eravamo insieme.
Improvvisamente il loro odore mi giunse alle narici, come il rumore della loro corsa. Eccoli… mi voltai verso destra insieme agli altri e mi frapposi tra Bella e il pericolo. Il momento della verità finalmente. Cosa sarebbe successo? Dovevo concentrarmi, calmarmi e non agire d’impulso. La vita di Bella era troppo importante.
Due uomini e una donna sbucarono dal fogliame. Uno di loro, quello biondo, lasciò che l’altro, scuro, lo precedesse, facendoci capire chi del gruppo comandava e decideva. La donna era rossa, i capelli lunghi e pieni di foglie. Avanzarono a piedi nudi verso di noi, guardinghi, era comunque il nostro territorio. Carlisle, Jasper ed Emmett, si fecero loro incontro, apparentemente tranquilli, e i tre assunsero una postura eretta, sorpresi nel vederci così civilizzati. Il capo dei tre sembrava piuttosto equilibrato, non costituiva un pericolo, la vampira nemmeno, seguiva ciecamente il branco, ma a preoccuparmi maggiormente fu il terzo, un anonimo biondino dai lineamenti regolari, magro e osservatore. I suoi occhi spaziarono su di noi incuriositi.
L’uomo dai capelli scuri si avvicinò a Carl sorridendo – Ci sembrava di aver sentito giocare-. Disse piuttosto tranquillo. Era francese. – Mi chiamo Laurent, questi sono Victoria e James-. Indicò i vampiri accanto a lui che annuirono con il capo.
-Io mi chiamo Carlisle. Questa è la mia famiglia: Emmett e Jasper, Rosalie, Esme e Alice, Edward e Bella-. Sentii i pensieri di Rosalie farsi pungenti, era arrabbiata con Bella per quella situazione di pericolo, mentre Alice era veramente spaventata che potesse accaderle qualcosa di male. Ringraziai Carlisle per aver presentato Bella come parte della famiglia, avrebbe potuto non farlo. A sentire il suo nome il mio piccolo Bambi sussultò e io mi irrigidii.
- C’è posto per qualche altro giocatore?-. Sembrava volessero solo giocare, e non dare problemi, la loro mente era affascinata da un gruppo di vampiri come noi. Volevano conoscerci.
-A dir la verità, stavamo proprio finendo. Ma la prossima volta potremmo averne bisogno. Avete in programma di trattenervi molto da queste parti?-. Carlisle rispose in tono amichevole, fin troppo, e gli altri sorrisero amichevolmente, provando della reale simpatia verso Carl. Sperai che nessuno di loro notasse Bella, ma la mia attenzione fu subito attirata dal biondo, che lanciava continuamente delle occhiate fin troppo curiose verso di me.
-Siamo diretti a nord, ma eravamo curiosi di visitare il vicinato. È da molto che non incontriamo nessuno-. Rispose educatamente il moro, chinando il capo. Erano senza dubbio un misto tra nobile e selvaggio, decisamente affascinante. Vampiri dalla forza sovraumana e dai sensi affinati, molto diversi da noi, non dovevamo sottovalutare la loro pericolosità.
- Questa regione di solito è disabitata, a parte noi e qualche visitatore occasionale, come voi-. Fece Carl sorridendo. La tensione si era ormai allentata, entrambe le famiglie sembravano ben accettare la presenza degli altri, ma io non ero del tutto sicuro di potermi permettere di abbassare la guardia. Avevo uno strano presentimento. Carlisle continuò a parlare mentre i tre si interessavano al nostro modo di vivere sedentario e stabile, al territorio di caccia, ma io non vi feci più caso. I miei occhi erano fissi sul biondo, James, un cacciatore come pochi, che mi osservava continuamente, come se avesse voluto dirmi qualcosa. Proprio mentre Carl metteva fine a quella chiacchierata invitandoli a casa, il vento scompigliò i capelli di Bella e James reagì di conseguenza ringhiando stupito e voltandosi verso di noi, spalancando le narici.
Ringhiai anche io, in modo bestiale, come non avevo mai fatto, colto dal terrore istintivo e animale di protezione verso l’elemento più debole del gruppo. Un passo e James sarebbe morto, l’avrei attaccato. I suoi pensieri increduli ed esaltati mi colpirono immediatamente.
-E questa cos’è?-. Chiese Laurent stupito. James continuava a guardare Bella con un’espressione famelica ed eccitata sul volto, mentre io sondavo la sua mente alla ricerca di qualcosa che potesse indicarmi un punto debole. Ero terrorizzato, quel tipo non era altri che un segugio. Amava le sfide, le cose impossibili da raggiungere, esattamente quello che ora era la mia Bella.
- E’ con noi-. Disse Carlisle rivolgendosi verso James, che rigido, e in posizione d’attacco, ora mi osservava costernato dal fatto che la stessi difendendo in modo così palese. Le domande che gli attraversarono la mente furono molteplici e non gradite.
- Vi siete portati uno spuntino?-. Continuò il moro avvicinandosi a me di qualche passo, insieme a James. Ringhiai ancora, basso, facendoli arretrare. Non si aspettavano una mia reazione così aggressiva.
- Ho detto che è con noi-. Ripetè Carl duramente senza dare alcuna spiegazione. Laurent e mio padre si fissarono in cagnesco, di nuovo guardinghi ora.
- Ma è umana!-. Laurent era stupito, non sembrava voler attaccare, almeno non lui. I miei pensieri si rivolsero di nuovo a James, che non staccava un attimo gli occhi da me e da Bella, esaltato dalla possibilità di quella nuova caccia. Non l’avrebbe lasciata andare, i suoi pensieri erano chiari. Mi aveva studiato, la sfida con me lo esaltava, ed era un abile osservatore. Aveva capito quanto per me lei fosse importante, la sfida gli sembrava piuttosto divertente, come un gioco. Ignorai lo scambio di battute tra loro e mio padre, volevo soltanto portare Bella lontano da quel luogo, al sicuro, dove quel vampiro non avesse potuto trovarla. All’invito di Carl di andare tutti quanti a casa nostra, io fissai Bella e indietreggiai, avevano promesso di non farle del male, ma sapevo che per uno di oro non era esattamente così.
- Andiamo, Bella-. Le sussurrai con la morte nel cuore. Dovevamo scappare immediatamente lontano, allontanarci da tutto. E non sapevo come trovare il modo migliore per dirle quello che stava succedendo. La spinsi indietro, ma lei sembrò non reagire al mio gesto, era troppo spaventata. La costrinsi a camminare aggrappata a me e alla fine la presi sulle spalle cominciando a correre con gli altri. Ero preoccupato, corsi con tutta la furia che avevo dentro, bisognoso di sfogarmi, assente, precedendo tutti, angustiato e soffocato da quella sensazione incoerente di panico.
Raggiungemmo la jeep, Emmett e Alice subito dietro di me.
-Allacciale le cinture-. Ordinai ad Em, troppo agitato. Lui annuì senza dire nulla, sedendosi accanto a Bella e cominciando a fissare le cinte.
Non ero affatto calmo, il nervosismo mi fece correre avanti indietro momentaneamente indeciso sul da farsi. Alice mi guardava con le sopracciglia alzate, in attesa, ormai seduta sul sedile anteriore.
- Fanculo -. Me ne uscii improvvisamente sorprendendo non poco mia sorella.
- Porca puttana, non ci credo-. Continuai, questa volta facendo voltare Emmett, stupito.
Fortunatamente la mia agitazione mi spinse a parlare in modo troppo veloce e convulso perché Bella potesse sentirmi.
-Cazzo, e ora che facciamo. Merda, non ci voleva-. Mi sedetti sul sedile del guidatore, con il grizzly silenzioso dietro di me e continuai la mia sequela di imprecazioni anche dopo la partenza. – Idiota, sono stato un cazzo di idiota a portarla con me. Merda e ora cosa facciamo? Vaffanculo, se solo non fossi così moralmente deviato. Cazzo, cazzo… porca miseria, fanculo-.
Alice ed Emmett erano vagamente perplessi dietro di me, Bella invece sembrava in momentaneo stato di shock, sapevo tuttavia che le era impossibile sentirmi.
-Nostro fratello si è appena laureato a Oxford e noi non lo sapevamo, vero Alice?-. Mormorò l’orso ghignando.
- Em, fanculizzati -. Risposi chiaro. Ero troppo agitato per poter solo sopportare le sue battutine fuori luogo.
- Dove andiamo?-. Chiese improvvisamente il mio cerbiattino, riscuotendosi dal suo stato di terrore interiore. Non le risposi, ma nessuno osò rispondere, rispettando il mio mutismo e non arrischiandosi ad incorrere nelle mie ire. Meglio per loro, non avevo proprio voglia di arrabbiarmi ancora di più.
- Accidenti, Edward! Dove diavolo mi stai portando?-.  Urlò perdendo la pazienza. La fissai, stupito dalla sua forza di ripresa. Non potevo evitare una risposta questa volta. Sospirai distrutto.
- Dobbiamo portarti lontano da qui, molto lontano, e subito-. Gridai a mia volta contro di lei, troppo agitato, facendola automaticamente innervosire. Una volta compreso ciò che le stavo dicendo, spalancò gli occhi incredula, ma non riuscì a parlare. Scosse la testa, tentando di liberarsi dalle cinture che la fermavano al sedile. Raggiunsi i centosettanta km orari senza accorgermene, teso. Qualunque cosa mi avesse detto, l’avrei costretta ad ascoltarmi, ad accettare la mia decisione. Io dovevo proteggerla, dovevo… non avevo altro che lei, non avrei mai potuto concepire di perderla.
- Torna indietro! Devi riportarmi a casa!-. Urlò ancora, dimenandosi e liberandosi dall’imbracatura. Non ne avevo proprio la minima intenzione. Non la ascoltai, preso com’ero nella guida e nei miei pensieri. Si sbagliava di grosso…  non avrei ceduto alle sue proposte, al suo coraggio, avrebbe potuto anche odiarmi, non mi importava. No, questa volta le avrei evitato ogni pericolo, anche costringendola con la forza. Volente o nolente lei avrebbe dovuto fare ciò che io le dicevo. Era per il suo bene.
- Emmett -. Feci subito, ignorando le sue proteste.
Em si protese, fermandole le braccia e bloccandola ancora sul sedile con la cintura. Non avevo proprio intenzione di stare a sentire le sue lamentele. La guardai fulminandola e lei si morse il labbro inferiore, assolutamente sconvolta.
-No! Edward! No, non puoi farlo-.  Gridò allungando le mani, come per afferrare le mie braccia. La fissai agghiacciato, ma proprio non riusciva a capire? Non potevo crederci, era in pericolo… questa volta i suoi atti stupidi e insensati non mi avrebbero influenzato, avrei deciso per entrambi. Basta indecisioni.
- Sono costretto, Bella. E adesso, per favore, stai calma-. Digrignai i denti arrabbiato, l’abitacolo completamente saturo delle nostri voce. La mia rimbombò per la macchina facendola tremare. Non avrei voluto essere così duro con lei, ma non avevo altra scelta. Non volevo che credesse di avere alcuna possibilità di convincermi. Perché sopra ogni cosa ora c’era la sua sicurezza e incolumità.
-No! Devi riportarmi a casa. Charlie chiamerà l'FBI! Scoveranno la tua famiglia. Carlisle ed Esme dovranno fuggire, nascondersi per sempre!-. Continuò senza abbassare il tono della sua voce. Roteai gli occhi in aria, esasperato da quella sua stupida e sciocca insistenza. Sbuffai adirato, accelerando ancora e nascondendo la mia profonda irritazione.
- Calma, Bella. Ci siamo già passati-. Risposi freddamente. Adesso basta. Sperai di averla zittita definitivamente questa volta, ma mi accorsi presto di essermi inutilmente illuso. Si divincolò ancora, tentando di liberarsi e io la fulminai di nuovo. Eh no…ma cosa stava facendo Emmett? Un sonnellino?
-Non per me, no! Non puoi rovinare tutto per salvare me!-. Cercò di graffiarmi le braccia con le mani allungandosi da dietro verso il posto di guida. Evitai le sue dita e portai le mie sul cambio, avrei voluto accelerare ancora, maledetta jeep. – Edward!-. Continuò. Questa volta ringhiai facendola ammutolire.
- Edward, accosta-. Questa volta fu Alice a parlare. La guardai incredulo. – Accosta!-. Concluse sicura. Accelerai, maledicendola. La incenerii con uno sguardo, meravigliato dalla sua uscita assolutamente imprevedibile. Cosa credeva di fare ora quel piccolo folletto? La jeep sobbalzò in avanti e Bella mugolò dolorante.
- Edward, ti prego parliamone-. Continuò mia sorella mettendomi una mano sulla spalla. Non credei alle mie orecchie, anche lei contro di me.
- Tu non capisci!-. Ruggii frustrato. Possibile che nemmeno Alice comprendesse la situazione? Il tachimetro superava i centoottanta km orari e non avevo alcuna intenzione di rallentare. -È un segugio, Alice, non te ne sei accorta? È un segugio!-. La mia disperazione saturò l’aria. Non credevo di poter stare così male, di avere così paura. Non mi era mai capitato di essere così terrorizzato in più di cento anni. Ne andava della vita del mio unico amore, della mia anima, non potevo scendere a patti, questa volta non l’avrei fatto. Un groppo mi chiuse la gola, e il dolore mi soffocò totalmente. No, non volevo perderla, no. Ero fuori di me.
- Accosta, Edward -. Minacciò Alice alla fine, facendomi crollare. Spinsi ancora l’acceleratore superando i centonovanta km orari, come un folle, un pazzo, non riuscivo più a comprendere nulla se non che senza Bella la mia vita non avrebbe avuto più alcun senso. Dovevo salvarla io, era tutta colpa mia se adesso lei si trovava in quella situazione. Ero io l’unico responsabile.
- Avanti, accosta-. Gridò, ma in modo fermo, perentorio. Era un ordine. La fissai fermo, la fronte aggrottata, i pensieri adirati.
Fermati, fermati per favore, cerca di ragionare. Calmati! 
I suoi pensieri mi rimbombarono nel cervello.
-Ascolta, Alice. Ho letto nella sua mente. Seguire una scia è la sua passione, la sua ossessione. E vuole lei, Alice... lei, e nessun altro. Intende iniziare la caccia stanotte-. Gridai esasperato, tentando di farle capire il pericolo che Bella stava correndo. Avevo subito capito di che pasta era fatto James, amava le sfide, la sua mente era piuttosto chiara, questa nuova provocazione lo eccitava, lo stimolava più del solito. Non avrebbe mai mollato.
- Ma lui non sa dove…-. Riprese mia sorella, ma io la interruppi scoppiando in un riso isterico.
- Quanto pensi che ci vorrà prima che incroci la sua scia in città? Aveva un piano pronto già prima che Laurent aprisse bocca-. Replicai subito, pronto. Non avevamo altra scelta, e nemmeno Bella l’aveva. Avrebbe dovuto ascoltarmi questa volta.
-Oh, no! Charlie! Non puoi lasciarlo solo! Non puoi!-. Bella interruppe la nostra conversazione, intuendo dove la scia di profumo avrebbe portato James. A casa di Charlie… sarebbe stato inevitabile. La paura sul viso del mio piccolo cerbiattino mi fece titubare. Non avevo affatto pensato a suo padre, deciso com’ero a portarla lontano da lì.
- Ha ragione-. Sottolineò Alice trionfante. Cominciai lentamente a decelerare, consapevole che sarei dovuto ancora una volta scendere a patti. Il terrore dentro di me non era ancora scemato, la paura di perderla mi sommergeva sempre di più ad ogni minuto, e per la prima volta non mi sentii in grado di ragionare lucidamente come avrei voluto.
- Consideriamo le alternative per un attimo-. Continuò Alice, con un tono di voce normale. La fissai sbalordito. Alternative? E quali alternative avrebbe potuto trovare a quella situazione? La morte di Bella molto probabilmente, ma io non avrei mai lasciato che accadesse. Mai…
Rallentai definitivamente sgommando sull’autostrada ed esibendomi in un pericolosissimo testa coda che mi fece fermare direttamente sulla corsia d’emergenza. Il respiro di Bella si mozzò e le cinture la bloccarono sul sedile facendola sbattere violentemente contro lo schienale. Mi voltai rabbioso verso mio sorella e ringhiai attonito.
-Non ci sono alternative!-. Il mio urlo rimbombò all’interno dell’abitacolo creando un eco impressionante e vidi il mio Bambi tremare di paura a quella mia reazione. Non avrei voluto spaventarla, ma non avevo scelta per farle capire quanto fosse pericolosa quella situazione.
- Non lascerò Charlie da solo-. Bella tornò a prendere aria. Nonostante si tenesse la fronte con una mano e il suo urlo raggiunse la tonalità del mio ringhio, era sconvolta, distrutta, spaventata e arrabbiata quanto me.
- Dobbiamo riportarla a casa-. Intervenne Emmett calmo, guardandomi tranquillo.
Ragiona! Avanti Edward, se la rapiamo sarà molto peggio
 Em nemmeno mostrava di aver compreso la mia agitazione. Non riuscivo a crederci.
-No-. Non avrei tollerato obiezioni. Lei per me era troppo importante, non volevo correre rischi, non sarebbero riusciti a convincermi.
-Tra noi e lui non c'è confronto, Edward. Non riuscirà a torcerle un capello-. Il tono dell’orso si mantenne sempre tranquillo e pacato, riuscendo a calmare anche me. La mia mente rientrò nella dimensione del ragionamento e cominciò a pensare alle varie ed eventuali alternative.
- Aspetterà-. Gli risposi dilaniato da quei sentimenti di angoscia e disperazione, che andavano e venivano senza lasciarmi il minimo tempo di riflettere serenamente. Loro non avevano letto i pensieri di James, non avrebbero mai potuto capire quanto quel vampiro fosse letale. Per me non era un gioco…
Emmett questa volta sorrise compiaciuto –Anche io so aspettare-. Disse tutto contento. Lo fissai storcendo la bocca in una smorfia poco divertita. Stupido di un orso, ma come faceva a stare così tranquillo? Stavo realmente impazzendo, dovevo calmarmi.
-Non ti rendi conto... non capisci. Se uno come lui decide di impegnarsi in una caccia, niente può fargli cambiare idea. Saremo costretti a ucciderlo-. Sospirai portandomi le dita sulla fronte e questa volta il grizzly mi diede una pacca comprensiva sulla spalla.
Tranquillo Ed, la proteggeremo. Non lasceremo che le faccia del male… tranquillizzati dai, fratellino. 
Non riuscivo, non ci riuscivo. Ero grato ai miei fratelli del tentativo, ma mi sembrava tutto inutile.
-E’ una possibilità-. Mi rispose poi continuando a fissarmi, comprensivo. Già, lo era, e concreta anche. Ucciderlo sarebbe stato l’unica via d’uscita. L’angoscia tornò a torturarmi, dovevo portarla via di qui, o lui avrebbe ucciso lei, o noi lui, e per ora vedevo più probabile la prima. Più il tempo passava più Bella sarebbe stata in pericolo.
- La femmina sta con lui. E se scoppia una guerra, anche il capo sarà dalla loro parte-. Feci poi, tentando di convincerlo dell’assurdità di quello che stavano dicendo, tentavano di convincermi su qualcosa che io sapevo meglio di loro. Io conoscevo già la fine di tutta quella storia. Victoria e Laurent si sarebbero schierati insieme al segugio e avrebbero cercato a tutti i costi di arrivare alla mia Bella. No! Non lo avrei permesso, a costo di dover passare anche sulle decisione dei miei fratelli.
- Siamo comunque in vantaggio-. Riprese Em convinto. Scossi la testa esaurito, che grizzly cocciuto.
- C’è un’alternativa-. Si intromise Alice, facendomi ancora ringhiare.
Tra tutti i due non sapevo chi in quel momento mi stesse maggiormente infastidendo. Le loro possibilità mi sembravano assurde, inutili, impossibili!
Mi voltai verso Alice, questa volta deciso a metterla a tacere definitivamente- Non - ci- sono- alternative!!!-. Gridai come un pazzo, facendo tremare ed irrigidire un’ incredula Bella dietro di me. Ma anche Alice ed Emmett non furono meno stupiti dal mio comportamento così irascibile, poco paziente e totalmente irrispettoso, nonché poco educato e poco consono al momento.
Em spalancò la bocca totalmente incredulo e anche Bella, mentre il mio folletto mi fissò imperturbabile lanciandomi un’occhiata decisa e irremovibile.
-A nessuno interessa il mio piano?-. Ci voltammo improvvisamente tutti verso la mia coraggiosa umana e io alzai le sopracciglia scoppiando in un riso stupito e a dir poco nevrotico. Lei? Un piano? Se lo poteva anche scordare.
- No-. Le risposi malignamente, non ammettendo alcun tipo di replica. Bella sbuffò esasperata sotto lo sguardo divertito del grizzly. Non capivo cosa ci fosse di così divertente nella mia rabbia, e nel pericolo che stavamo tutti correndo. Mia sorella non fiatò continuando a fissarmi con aria di rimprovero.
- Ascolta. Tu mi porti a casa-. Iniziò il mio cerbiattino implorante guardandomi con i suoi occhi nocciola profondi e sinceri, pregandomi di fare ciò che lei mi chiedeva. Non potevo, non avevo la forza di lasciarle correre quel pericolo. Con che cuore avrei potuto farlo?
- No-. Le risposi di nuovo, questa volta con rabbia. Persi definitivamente la pazienza e anche lei, mentre Emmett scoppiava in una fragorosa risata.
Tra moglie e marito non ficcare mai il naso… soprattutto se il marito è un isterico vampiro con le mestruazioni e la femmina è legata come un salame al sedile di un’auto. Sottolineo… della mia jeep. 
Avrei voluto ammazzare quell’idiota solo per i suoi pensieri divertiti. Ma capii che voleva solamente alleggerire la tensione. Al suo solito vedeva del sarcasmo in tutto.
-Tu mi riporti a casa. Io dico a papà che voglio tornare a Phoenix. Faccio le valigie. Aspettiamo che questo segugio si sia appostato in ascolto, poi scappiamo. Così seguirà noi e lascerà stare Charlie, che non chiamerà l'FBI né i tuoi genitori. E poi potrete portarmi dove diavolo vi pare-. Urlò Bella tornando a guardarmi in malo modo. Ci voltammo a fissarla allibiti. Ammisi a me stesso che come idea era piuttosto ragionevole. Ancora una volta quella piccola umana aveva saputo come cogliermi alla sprovvista, stupirmi. Alice sorrideva come una sciocca, orgogliosa di avere un’amica umana tanto furba, e Emmett ancora si chiedeva come fosse possibile che un essere umano arrivasse a ragionare così.
-In effetti non è una cattiva idea-. Mormorò l’orso dando una pacca leggera sulla spalla di Bella.
E brava sorellina… questo sì che si chiama imporsi sul vampirozzo cattivo. Da oggi tiferò sempre Bella, lo prometto solennemente. Tanto Edward si sta comportando da idiota…anzi no, è idiota. 
Non feci in tempo a rispondere a brutto muso, spaccandogli la testa che subito intervenne Alice.
-Potrebbe funzionare… non possiamo lasciare suo padre senza protezione lo sapete-. A questo punto guardarono tutti me, gli sguardi imploranti e speranzosi alla “dai, dai, dai che cedi”. Non mi piaceva questo complotto famigliare. Non quando si trattava di decisioni così delicate e importanti.
- E’ troppo pericoloso non lo voglio nemmeno a cento km da lei-. Terminai facendo roteare a tutti gli occhi per aria, esasperati dal mio atteggiamento paterno e iper protettivo. Cosa avrei dovuto fare eh? Lasciarla morire?
- Edward, con noi non ha scampo-. Alle parole di Em la mia sicurezza vacillò pericolosamente. Continuarono ad osservarmi con sguardo deciso, sicuri che tutto sarebbe andato per il meglio e inclini a credere che ormai avessi perso totalmente il controllo della situazione. Persino Bella aveva gli occhi confusi di chi non riusciva a capire il mio atteggiamento.
- Non lo vedo attaccare. Aspetterà che la lasciamo sola-. Il colpo di grazia. Alice sembrava piuttosto certa delle sue parole. La mia decisione si incrinò miseramente e questa volta cominciai a pensare di aver sbagliato a non ascoltarli subito. Odiavo fare la parte del cattivo…
- Capirà al volo che non lo faremo-. Provai a replicare, in tono piuttosto deciso, ma mia sorella sorrise insieme ad Emmett, ormai consapevoli che la loro opera di convinzione stava funzionando. Maledizione, ecco perché mi sarebbe piaciuto essere figlio unico.
- Pretendo che tu mi porti a casa-. Sibilò a quel punto Bella, gli occhi tristi, le guance arrossate. La fissai per un attimo e poi chinai la testa sul volante, premendomi le dita sugli occhi. Se le fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato, evidentemente nessuno riusciva a capire realmente il peso di ciò che mi stavo portando dentro. La vita di Bella era troppo importante per me, necessaria come l’aria, unica, non riuscivo a concepire che le facessero del male. Io… avrei voluto urlare, ringhiare dalla disperazione.
- Per favore-. Continuò facendomi gemere piano. E finalmente cedetti. L’avrei riportata a casa se era questo che desiderava realmente. Incurvai le spalle senza guardarla, di nuovo terrorizzato dalla sensazione che James ci stesse inseguendo e che il tempo era l’unica cosa che ci avrebbe protetto e salvato da quella situazione. Tentai di calmarmi, di tranquillizzarmi e alla fine parlai, avrei imposto le mie condizioni.
- Te ne andrai stasera, che il segugio ti veda o no. Vai a casa e dici a Charlie che non intendi restare a Forks un minuto di più. Raccontagli la scusa che preferisci. Poi prepari una valigia con le prime cose che ti capitano e sali sul pick-up. Non m'interessa come reagisce tuo padre. Hai quindici minuti. Capito? Quindici minuti da quando varchi la soglia di casa-. Bella tentò di parlare, forse di protestare, ma non le lasciai il tempo materiale per farlo. Accesi la jeep invertendo la direzione di marcia e facendola sballottare sul sedile. Non avrei accettato compromessi in quel momento, e anche i miei fratelli lo sapevano. Ero arrabbiato con me stesso per aver ancora una volta ceduto, ma veramente quella era la soluzione più ragionevole, nonostante il pericolo che avremmo corso nel tornare indietro.
- Emmett?-. Lo chiamò ad un tratto Bella. Una mano del grizzly ancora la teneva ferma sul sedile, e questo non sembrò farle piacere.
- Ah, scusa-. E la liberò da quella stretta, piuttosto divertito nel vederla così nervosa. Sperai che lei non mi odiasse per il mio comportamento, che non fosse delusa da me, ma veramente ero troppo spaventato e preoccupato per lei. Spiegai a tutti il mio piano e ci mettemmo d’accordo sul da farsi. Alice ed Em avrebbero aspettato come me fuori, mentre Bella recitava la sua parte e si preparava. Tentai di dare un tono pacato alle mie parole, ma ero ancora piuttosto arrabbiato, non avrei sentito e ascoltato altre ragioni, soprattutto se fossero venute dal mio piccolo Bambi.
- Secondo me è meglio che mi lasciate andare da sola-. Mormorò Bella facendomi irrigidire sul sedile. E no, no, assolutamente no, un’altra di queste considerazioni e l’avrei portata in Brasile con la forza. Le lanciai un’occhiataccia furiosa, imponendole il silenzio. Ora basta…
-Bella, per favore, fai come dico io, almeno questa volta-. Digrignai i denti spaventato. Era decisamente un’ incosciente quella ragazza, non si rendeva affatto conto del pericolo. Mi domandai per quale motivo non avesse coscienza del male. Era incredibile…
-Stammi a sentire, Charlie non è uno stupido. Se domani neanche tu sarai in città, si insospettirà-. Continuò tentando di convincermi dell’assurdità delle sue parole. Alice e l’orso si interessarono improvvisamente a ciò che lei stava dicendo, e questo iniziò a preoccuparmi non poco. Un’altra coalizione contro di me e avrei perso la pazienza, ne ero sicuro.
- Non mi interessa. Faremo in modo di proteggerlo, e questo è ciò che importa-. Risposi freddo e indifferente, tentando di mantenermi sicuro sulle mie posizioni.
Secondo me vince di nuovo Bellina, scommettiamo? Due a zero per l’umana dico io. 
Fulminai ancora Emmett, mandandolo al diavolo e non mi soffermai ulteriormente sulle considerazioni mentali di Alice, che non era da meno.
-E il segugio? Si è accorto di come hai reagito, stasera. Penserà che sei con me, ovunque ti trovi-. Spalancai la bocca incredulo e diedi un colpo al volante, maledicendo il mio bisogno di trovare una ragazza che fosse alla mia altezza. Maledizione, Bella aveva ragione, era logico il suo ragionamento. Maledettamente ragionevole.
Meta!!!! Porca miseria… cazzarola Eddino, te la sei trovata tosta. Che figata, vince l’umana contro il vampiro!! 
-Edward secondo me ha ragione-. Concluse poi ad alta voce, dopo i suoi pensieri idioti. Anche Alice le diede ragione, eravamo tutti stupiti del suo intuito, dovevo ammetterlo. Un punta di orgoglio mi solleticò il cuore. Era mia, la mia donna, non poteva certo essere stupida.
- Non posso farlo-. La mia voce non aveva più un tono sicuro e deciso, era debole, stanca, mi sentivo esausto come se avessi dovuto affrontare un combattimento lungo ed estenuante. Eppure sapevo che avrebbero vinto loro. Sospirai, era la fine, convinto e distrutto. Bella continuò a parlare esponendo il suo piano. Io ed Emmett saremo rimasti per confondere il segugio, Alice e Jasper, sarebbero scappati con lei, poi io l’avrei raggiunta a Phoenix per proteggerla. L’idea era buona, ero stupefatto. E nel caso il segugio l’avesse sentita dire a Charlie che tornava a Phoenix, io avrei dovuto far credere a James che era tutto un piano, un imbroglio perché sapevo che ci stava seguendo. Era tutto infallibile, a prova di bomba, Emmett la guardava ammirato, insieme ad una Alice adorante. Avrei voluto fare lo stesso, ma mi sentivo solo psicologicamente idiota.
- E’ diabolica-. Concluse l’orso fissandola estasiato. Già… cominciavo a crederlo anche io. Tra chiacchiere e decisioni varie il tempo passò, ma non la mia agitazione, il mio nervosismo, che continuarono ad aumentare con l’avvicinarsi a casa Swan. Avrei voluto cambiare idea e portarla lontano da lì, ma avevo dato la mia parola che l’avrei ascoltata, perciò rallentai all’entrata di Forks e mi diressi verso la villa. Ora pentirmi delle mie scelte non sarebbe servito, dovevo rimanere concentrato e attento a quello che sarebbe successo d’ora in poi.
Prima di rivolgermi ad Alice per chiederle se lei e Jasper fossero pronti per affrontare quella prova mi voltai verso Bella, afferrandole una mano e portandola alle labbra. Mi fissò spaurita, sapevo che era terrorizzata e che non voleva darlo a vedere. La guardai negli occhi, mentre i miei fratelli fingevano di guardare il paesaggio fuori dalla macchina.
-Bella-. Pronunciai il suo nome con dolcezza, facendola tremare, e le baciai piano le dita ad una ad una, come già avevo fatto tante volte in precedenza. La mia adorazione per lei cresceva ad ogni minuto. - Se lasci che ti accada qualcosa, qualsiasi cosa, ti riterrò direttamente responsabile. Lo capisci?-. Sussurrai abbattuto ed esausto. Era troppo importante, troppo, la posta in gioco era troppo alta. Se le fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato. Avrei voluto dirle quanto la amavo, avrei voluto confessarle il mio terrore, la mia ansia, il mio desiderio di averla al sicuro e vicina e lo feci, con il mio sguardo le trasmisi ogni più piccola parola d’amore che in quel momento il mio cuore sentiva di provare. Bella ricambiò il mio sguardo, impaurita, innamorata, e annuì lentamente.
- Sì-. Disse divincolandosi dalla mia stretta e accarezzandomi piano la guancia, come per tranquillizzarmi. Dio mio, veramente senza di lei niente avrebbe avuto più un senso. Ci fissammo ancora per qualche attimo e poi presi la mia decisione… avrei combattuto per lei, non l’avrei lasciata morire. Perché l’amavo.





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Capitolo 52
*** Addii ***



E Adesso vi lancio la notizia. Come ben sapete Mid Sun sta per finire, io ho già scritto l'epilogo, è stato tanto bello conoscervi e condividere con voi le peripezie di Edward. Perchè io questo vampiro ho imparato ad amarlo seriamente, mi sono calata nei suoi panni (ed è stato fantastico) e beh... l'ho vissuto fino alla fine. Bello... beh... ma voi dovete ancora leggere un po'. Spero tanto di evitare il linciaggio. Intanto vi ringrazio perchè siete sempre con me, grazie, veramente grazie. E io intanto vi lascio a Eddino nostro!!! Ehehehe... Malia

Addii.

Fissai con apprensione la luce accesa che veniva da casa Swan e immediatamente i pensieri preoccupati di Charlie mi rimbombarono nel cervello. Mi dispiaceva dargli un simile dolore, ma non potevo fare altrimenti. Ne andava della vita di sua figlia e della mia senza di lei. Rimasi allerta e impedii a Bella di scendere fino a quando non fui assolutamente certo che James non fosse ancora nelle vicinanze. Ero troppo ansioso, me ne rendevo perfettamente conto, ma i miei fratelli non  erano da meno.
-Non è qui. Andiamo-. Mormorai agitato osservando attentamente il bosco intorno a noi. Emmett annuì e si allungò su Bella per aiutarla a togliersi quell’imbracatura ingombrante, slacciandola in fretta. Lei non fiatò, non osò dire nulla nemmeno quando Em tentò di rassicurarla con il suo solito tono da scimmione idiota.
- Non preoccuparti, Bella, ce ne sbarazzeremo in fretta-. Si pavoneggiò con un sorriso da perfetto orso pauroso. Gli avrei voluto fare i complimenti per il tatto. Ringhiai obbligandolo a zittirsi immediatamente e dallo specchietto notai gli occhi lucidi della mia piccola umana che mi angosciarono, mi dilaniarono l’anima. Se si fosse messa a piangere avrei distrutto la jeep di Emmett lanciandola dall’altra parte del bosco.

Non mi piace quando si arrabbia, sembra Hulk, gli manca solo il colore verde. Per il resto fa paura. Buono Edward, a cuccia…buono…

I pensieri di Em ottennero l’effetto contrario su di me e io mi irrigidii. Quello scemo voleva proprio farmi mostrare il peggio di fronte a lei. Possibile che avesse voglia di
scherzare in un momento come quello?
-Alice, Emmett -. Ordinai loro in tono assolutamente irreprensibile. Se avessero osato anche solo dire “ma”, avrebbero assaggiato la mia rabbia. Alice scosse la testa comprensiva, mentre l’orso la seguì velocemente facendo spallucce. Scesero dalla macchina dividendosi e mettendosi ai due lati del bosco, proprio al limite della radura. Non c’era stato bisogno di dire loro nulla, per fortuna, non ero affatto sicuro che sarei riuscito a controllare le mie emozioni. Scesi dalla jeep e aprii la portiera a Bella che mi fissò intimorita. Non mi aveva mai visto in quello stato. Le afferrai una mano in modo gentile, ma fermo, e l’aiutai a scendere proteggendola con il mio corpo. Non l’avrei lasciata andare nemmeno se si fosse messa ad urlare e a scalciare. La seguii accostandomi alle sue spalle, ogni suo passo era il mio, ero la sua ombra, mi muovevo in simbiosi col suo corpo. Ma non disse nulla, non la sentii replicare e arrivammo in assoluto silenzio di fronte alla porta di casa sua. Eppure quando le sue lacrime cominciarono a scendere mi sentii morire dentro, avrei voluto evitarle quella sofferenza, quella paura, ma l’unica cosa in mio potere in quel momento era proteggerla, non ero in grado di consolarla. Si voltò, guardandomi negli occhi, tentando di nascondere il suo pianto, ma inutilmente. Ormai la pelle del suo viso era completamente bagnata di acqua salata, tentatrice.
- Quindici minuti- Ribadii ringhiando e facendola tremare. Mi odiai, ma sarei diventato la sua persecuzione fino al momento della separazione. Le avrei evitato ogni possibile pericolo ignorando le sue urla, le sue lacrime, i suoi insulti. Ero certo di riuscire ad ignorare qualsiasi sua reazione almeno fino a quando non sarei stato certo della sua sicurezza.

- Ce la posso fare- Deglutì insicura. L’avrei aiutata, non l’avrei mai lasciata affrontare da sola tutto, ma in alcun modo riuscii a dimostrarle il mio calore. Ero terrorizzato… non mi ero mai sentito così prima d’ora. Mi scoprii angosciato, un’esplosione di dolore e panico dentro di me lasciava il mio corpo debole e i miei sensi distratti. Questo mi faceva concentrare ancora di più, dimentico di ogni cosa, persino dei miei sentimenti.
- Ti amo-. Mormorò facendomi rassegnare all’evidenza. Non potevo ignorarla, non ci sarei mai riuscito, non di fronte a quell’ammissione così sincera. La fissai attonito, non credendo alle mie orecchie, stupito dalla sua incredibile forza. I suoi occhi si alzarono ancora nei miei, improvvisamente certi e sicuri – Ti amerò sempre, succeda quel che succeda-. Continuai a guardarla sentendo i miei propositi incrinarsi e frantumarsi, muti e indeboliti. Le sue emozioni erano talmente forti da lasciarmi senza parole. Non riuscii a credere che tutta quell’ energia venisse da un esserino così fragile, mortale e indifeso. La guardai scordandomi di ogni cosa tranne che dell’amore che tornò intenso a bruciarmi l’anima.
- Non ti succederà nulla, Bella-. Commentai imperscrutabile, tentando di rimanere gelido e duro nei suoi confronti. Se avessi ceduto sarebbe stato impossibile controllarla, farmi ascoltare da lei, e non avevo alcuna intenzione di farle correre inutili pericoli.
- L'importante è che tu segua il piano. Proteggi Charlie, per favore. Dopo stasera ce l'avrà sicuramente con me, e voglio avere la possibilità di scusarmi, quando tutto sarà finito-. Mi pregò, supplicandomi con il suo sguardo da cerbiattino dolce ed afflitto. Ma mi rifiutai ancora di lasciarmi incantare. Ovviamente avrei mantenuto la mia promessa, ma lei avrebbe dovuto agire… e adesso. Non avrei aspettato un minuto di più.
- Entra Bella, dobbiamo sbrigarci-. Le feci a brutto muso, tentando di rimanere calmo, di non agitarmi e non spingerla dentro in malo modo. Presi un profondo respiro e aspettai che sparisse dalla mia vista. Sperai che mi ascoltasse.
- Una cosa ancora…-. Disse piano facendomi digrignare i denti, arrabbiato. Alzai le mani per spingerla dentro, ma lei mi precedette alzandosi in punta di piedi. Mi avvicinai subito per evitare che cadesse, credendola la solita maldestra, ma Bella mi abbracciò senza che potessi scostarmi, cogliendomi di sorpresa. Mi sfiorò le labbra dolcemente, lasciandomi un segno dolorante nell’anima. -Non ascoltare una sola parola di ciò che sto per dire-. Sussurrò infine premendo le sue labbra sulle mie e accendendo un evitabile desiderio di fare l’amore con lei. Ogni sua carezza era una miccia esplosiva sotto pelle, un dolore per il corpo, un piacere sconvolgente… era troppa la voglia di averla. I suoi occhi erano ancora immersi in me quando le sue dita mi sfiorarono affascinate e adoranti le labbra. E io… io non ero preparato ad affrontare quella marea di sensazioni che inevitabilmente mi accecò con desideri animaleschi e possessivi. Si voltò appena in tempo e diede un calcio alla porta, lasciandomi immobile e tremante. Un altro bacio simile e l’avrei morsa sul momento. Non capii quale miracolo mi avesse convinto a controllare le mie emozioni da vampiro. Forse la paura.
- Vattene Edward!-. Urlò richiudendo la porta con foga. Non dovevo rimanere lì impalato come un pesce lesso, dovevo aiutarla, dovevo... maledizione! Tentai di muovermi, ma sulle labbra bruciava ancora il suo bacio e nell’aria il suo profumo. Faticai a sentire la voce di Charlie che le chiedeva cosa fosse successo. Bella salì in camera sua e finalmente il mio corpo riuscì a rispondere ai comandi. Velocemente mi arrampicai sulla finestra ed entrai nello stesso istante in cui lei si chinava sul letto per prendere la borsa che stava sotto la branda. Spalancai l’armadio passandole ogni vestito che trovai, senza parlare, veloce e allerta.
- Ti ha lasciata?-. Urlò l’ispettore bussando alla porta. Io lasciarla? “Non scherziamo”. Ghignai alla luce fioca della stanza. Passai da un cassetto all’altro lanciandole tutto quello che mi capitava sotto mano.
- No!-. Gridò lei in tutta risposta. Le lacrime continuavano a scenderle lungo le guance e io capii che se avessimo voluto fare in fretta avrei dovuto prendere in mano la situazione. Era stremata, stanca e impaurita. Mi fermai d’un tratto, interdetto, a guardare la sua biancheria intima e notai delle cose che non mi piacquero affatto. Decisamente poco indossabili. Le presi rigirandomele tra le dita per qualche secondo e chiedendomi cosa diavolo ci dovesse mai fare, ma mi ripresi immediatamente svuotando anche il contenuto di quel cassetto. Non avevo tempo per simili osservazioni umane.
- Cos’è successo Bella?-. Continuò Charlie piuttosto incredulo e su di giri. Pover’uomo… vedere sua figlia disperarsi in quel modo, in procinto di lasciarlo da solo. Capii profondamente il suo stato di confusione e mi affiancai al mio piccolo Bambi scostandola con forza per occuparmi della borsa. Era troppo piena.
- Io ho lasciato lui!-. Sbraitò disperata. Un non-senso con i fiocchi, tipico da storia d’amore conclusa. Mi congratulai per la splendida idea, quasi mi fece paura il modo in cui sembrava vero. Sospirai tentando di rassicurarla, mettendole una mano sul braccio. Sentivo mia la sua angoscia. Le sistemai lo zaino in spalla e poi la spinsi verso la porta.
-Ti aspetto sul pick-up... Vai!-. Bisbigliai gettandomi sulla finestra e scendendo di sotto con un balzo. Mi avvicinai alla sua auto domandandomi se ce l’avremmo mai fatta e fissai Alice ed Emmett che mi diedero il via libera con un cenno del capo. Evitai di ascoltare le parole e il dolore di Bella e suo padre, così la aspettai sul sedile del passeggero, in religioso silenzio. Avrei voluto sfondare qualcosa, sentivo l’odore di quel segugio ovunque, i suoi pensieri ora vicini pulsare nella mia mente. E avevo il terrore che potesse attaccare da un momento all’altro, riuscire a strappare Bella dalle mie braccia, riuscire a portarmi via la mia anima.
Sentii improvviso il motore accendersi e l’odore di Bella invadere l’abitacolo, ma non mi voltai, rispettando il suo dolore. Stava troppo male per poter ragionare lucidamente, me ne resi subito conto. Dovevo fare qualcosa per lei, immediatamente.
- Accosta-. Le ordinai non appena fummo sulla strada principale. Ora suo padre non avrebbe più potuto vederci. Non ottenni  risposta e spostai la mia mano sul cambio, sopra la sua.
- So guidare-. Rispose freddamente tra le lacrime. Non potevo sopportare di vederla in quello stato sofferente, mi dilaniava l’anima. Presi un profondo respiro e decisi di fare qualcosa. La presi per la vita saltandole addosso e la sentii urlare sorpresa. La afferrai spostandola dal posto di guida evitando di far deviare il pick-up. Nessun problema… ne avevo preso il controllo, il mio piede era sull’acceleratore. Il tremore del corpo di Bella mi fece capire che la mia scelta non era stata del tutto sbagliata. Era incapace di controllarsi, troppo sconvolta per poter pensare qualcosa di coerente. Normale… avrei pensato io ad ogni cosa da quel momento in poi.
- Non saresti capace di ritrovare la casa-. Mi giustificai quando mi lanciò un’occhiata furiosa e per nulla contenta di quello che avevo appena fatto. Sospirò esasperata, tentando perciò di rilassarsi sul sedile, o quantomeno di ricomporsi un momento e io le presi la mano stringendola nella mia. Doveva calmarsi, ritrovare un minimo di controllo. Le sarebbe servito per affrontare il pericolo. James ci stava alle calcagna.
Improvvisi i fari della jeep la fecero voltare spaventata, facendola gemere. Le strinsi maggiormente le dita sorridendo appena della sua paura, che la fece sporgere dal finestrino, e tentai di rassicurarla.
-Non preoccuparti, è Alice-. Si calmò non appena ebbe compreso le mie parole e si buttò con la schiena sul sedile portandosi l’altra mano sulla fronte. Tenevo un occhio fisso su di lei, studiando ogni sua reazione, timoroso di vederla stare fisicamente male e uno sulla strada sgombra. Scosse il capo chiudendo un attimo le palpebre e io mi resi conto di odiare profondamente tutto ciò che la faceva soffrire, compreso me stesso. Ancora una volta i sensi di colpa mi assalirono.
-E il segugio?-. Domandò facendomi sussultare. Sarebbe stato inutile mentirle. La guardai serio, pronto a dirle solo la verità.
- Ha assistito all’ultima parte della tua esibizione-. Avevo sentito il suo puzzo proprio quando ero salito sul pick-up. Inspirai piano tentando di controllare un nuovo moto di rabbia che mi fece venire voglia di sfondare qualcosa. Ma evitai di farmi sommergere dal panico e pensare negativamente. Mi rabbuiai sperando che tutto sarebbe andato per il meglio.

- E Charlie?-. Chiese facendomi voltare stupito. Si preoccupava di suo padre…
- Il segugio ha seguito noi. È alle nostre spalle in questo momento-. Commentai rimanendo controllato. La vidi raggelarsi e irrigidirsi immediatamente, impaurita da quella rivelazione. Finché era con me non doveva temere di nulla, ma quando l’avrei lasciata sola, allora… allora veramente l’angoscia mi avrebbe schiacciato e ogni secondo lontano da lei sarebbe stata agonia. Pura e semplice devastazione di un vampiro divorato dal peso della sua colpa.
- Possiamo seminarlo?-. Bisbigliò ritrovando una certa tranquillità. Impossibile. Era veloce, molto veloce. La paura riuscì ad accecarmi per un breve attimo quando mi resi conto che i pensieri di quell’essere si erano fatti ancora più eccitati e più prossimi. Sentii di odiarlo profondamente e mi allontanai dalle sue emozioni. Avrei evitato di prendermela con il pick-up.
- No-. Risposi a denti stretti, accelerando e sentendo quel trabiccolo protestare. Giurai a me stesso che se si fosse fermato avrei portato Bella di corsa in Messico senza sentire una sola parola di protesta. Imprecai mentalmente… sapevo che sarebbe stato meglio fare a modo mio, avevo sempre ragione. Maledizione a me e alla mia mente malata che si era lasciata convincere dall’amore. Più lontano l’avessi immediatamente portata, meglio sarebbe stato.
Fu Emmett a risvegliarmi dal mio sonno di pensieri, gettandosi nel cassone del pick-up e facendo urlare Bella che non si aspettava affatto di sentire la sua auto scartare sotto il peso dell’orso. Immediatamente mi spostai verso di lei, terrorizzato, chiudendole la bocca con una mano e spingendola contro il mio corpo. La attirai a me costringendola a stringersi sul sedile di guida. La sua coscia premette contro la mia e le sue braccia circondarono le mie spalle stringendomi terrorizzate.
- E’ Emmett!-. Urlai fissandola, il suo viso ora a pochi centimetri dal mio. Gemette di paura e nascose il viso nell’incavo del mio collo.
- Va tutto bene Bella, ti portiamo al sicuro-. Bisbigliai sentendo il suo profumo aumentare e avvolgermi in pieno. Annusai l’aria ispirando la mia dose di droga e il desiderio per lei mi eccitò all’istante. Pessima idea quella di attirarla così vicino… il minimo gesto poteva esserle fatale. Assurdo. Tentavo di proteggerla anche da me stesso. La tenni stretta a me per un buon quarto d’ora, accarezzandole la schiena, cantandole la mia ninna nanna, tentando in ogni modo di farla rilassare. Ma il suo odore mi torturava quanto il pensiero del vampiro alle nostre calcagna. La cullai fino a quando non sentii un nuovo tremore scuoterla. Possibile che fosse ancora così agitata?
-Non immaginavo che fossi così annoiata dalla vita di provincia. Mi sembrava che ti ci stessi abituando molto bene... soprattutto negli ultimi tempi. Ma forse mi sono solo illuso di averti reso la vita un po' più interessante-. Cominciai allora sperando in qualche modo di metterla a proprio agio. Tremò ancora contro di me e io mi chinai appena per sfiorarle la fronte con un bacio. Il mio piccolo tesoro…
- Non sono stata carina-. Sospirò stancamente chiudendo gli occhi e sfiorandomi la pelle fredda con il naso. Questa volta fui io a rabbrividire. -Ho ripetuto le stesse parole che disse mia madre quando se ne andò. È stato un colpo davvero basso-. Concluse poi stringendomi ancora più forte a sé. Strinsi i denti tentando di non farmi travolgere dal desiderio di morderla e la avvicinai ancora. Pazzo, folle, mi inondai volontariamente con la sua fragranza mentre una mia mano poco ferma si teneva stretta al volante. Era così bello averla addosso a me, ogni parte di lei, calda e morbida, si spingeva sul mio corpo tentandolo. Riuscì per un attimo a farmi dimenticare il pericolo.
-Non preoccuparti, saprà perdonare-. Le risposi sicuro. O almeno cercai… abbozzai un sorriso, ma nei suoi occhi trovai solo panico per quello che sarebbe potuto succedere. Era disperata. La mia mano si strinse ancora di più sulla base della sua schiena e la sua gamba circondò interamente le mie. Ignorai il dolore che mi percorse e tentai di concentrarmi sulla sua sofferenza.
- Bella, andrà tutto bene-. Dissi allora tornando a guardarla. Mi fissò annuendo e deglutendo nervosamente, affondando il suo viso tra i miei capelli e strusciandosi contro di me. Dovevo resistere, per lei, per infonderle sicurezza. L’avrebbe fatto qualsiasi ragazzo… qualsiasi. Anche se io non ero umano mi imposi quella vicinanza, quella tortura, solamente per farla stare meglio. Le sue dita si scostarono dalla mia spalla e mi accarezzarono lievemente il petto portandomi a sbattere le palpebre più volte, stordito.
- Non quando sarai lontano-. Mormorò singhiozzando e facendomi mollare la presa per qualche secondo. Dannati pick-up retrogradi! Non potevo nemmeno accelerare per sfogare quel desiderio e ormai avevo ingranato la quinta. Portai lo stesso le dita sul cambio, per evitare di commettere sciocchezze di qualunque tipo. Non mi fidavo di me.
- Ci rivedremo tra qualche giorno-. Risposi poi tentando di autoconvincermi che ci saremmo rivisti presto. Non potevo sopportare altri giorni vuoti, in cui sarei morto, avrei smesso di esistere, perché senza di lei nulla avrebbe più avuto senso, niente più sarebbe stato degno di essere vissuto – Non dimenticare che l’idea è stata tua-. Mormorai poi tornando a stringerla. Inutile… non riuscivo a stare nemmeno un secondo lontano da quella morbidezza. Le accarezzai le spalle, scostandole i capelli, massaggiandole dolcemente il collo e scivolando lungo i suoi fianchi per cingerle di nuovo la vita.
- Era l’idea migliore… per forza è stata mia-. Commentò alzando la testa e fissandomi negli occhi, perdendosi dentro di me. Quanto desiderio a scuotermi, quanta angoscia ad uccidermi… mi domandai se riuscisse a leggere ogni mia emozione. Le rivolsi un sorriso vuoto e mi arrabbiai con me stesso per averla esposta a tutti quei pericoli. Maledetto me e la mia voglia di amarla. Parlammo per distrarci, discutemmo sull’improvvisa reazione di James, sul modo di uccidere un vampiro, sulla preoccupazione che inevitabilmente nutrivamo l’una verso l’altro. Le nostre mani si sfioravano, le nostre bocche si toccavano, le nostre gambe si allacciavano. Sentii il suo corpo scaldarmi, tranquillizzarmi e tentai di farle percepire lo stesso calore, per quanto io fossi gelido, morto. Non si scostò mai da me, avvinghiandosi, tremando, toccandomi come se dal mio corpo avesse tratto linfa vitale. Ma dovevo allontanarla prima di perdere totalmente il controllo. Respirai forte sperando di trovare quella forza e la scostai rimettendola sul sedile del passeggero.
- Edward…-. Mormorò rannicchiandosi su se stessa. Sentivo dolore nello scostarla, non poteva capire quanto stessi male ogni volta che ero costretto a tenerla lontano. Svoltai per le strade sterrate e buie, seguito a ruota da Alice. Sapevo che quel segugio ci stava alle calcagna, ma avevo capito che quella notte non avrebbe attaccato. Potevo percepire chiaramente i suoi pensieri. Mi fermai di fronte alla nostra casa aspettando che Emmett scendesse e prendesse Bella in braccio… in realtà non me la sentivo di farlo io. Così accadde. Il grizzly aprì lo sportello, fissandomi perplesso e io gli lanciai un’occhiata facendogli intendere. Corse in casa con Bella in braccio, mentre io e Alice ci guardavamo intorno guardinghi, pronti per subire un agguato. Entrammo di fretta trovando Laurent e i miei genitori in salone che sembravano chiacchierare piacevolmente. Fissai il vampiro ringhiando e mostrando i denti, ma i pensieri di Carlisle mi calmarono immediatamente. Non era pericoloso,  era venuto per avvertirci del pericolo. Scambiammo così qualche battuta, ma non smisi di fissarlo con astio e rabbia, sperando che sparisse il prima possibile. Dovevo portare Bella al sicuro e non mi fidavo affatto di lui. Lo guardai uscire dopo averci rassicurato a modo suo, molto a modo suo, sui sensi letali di James e guardai mia madre andare verso il muro e chiudere la veranda a cielo aperto per proteggerci.

- Quanto è vicino?-. Chiese Carlisle nervoso dondolandosi sulle gambe. Mi sentivo come chiuso in trappola e non riuscivo a smettere di ringhiare e soffiare.
-Circa cinque chilometri al di là del fiume. Ci sta girando attorno per incontrare la femmina-. Risposi freddo, gelido, sperando di non far trapelare la rabbia nella mia voce. Guardai Bella che non staccava gli occhi da me, assolutamente sbalordita. Distolsi lo sguardo tentando di non ammorbidire il mio tono, sapevo che in quel momento dovevo sembrarle un calcolatore, un assassino.
- Qual è il piano?-. Domandò ancora mio padre camminando avanti e indietro. Incrociai le braccia al petto e ghignai famelico e maligno. Ucciderlo, mi sembrava piuttosto ovvio.
- Noi lo porteremo fuori strada, Jasper e Alice accompagneranno Bella a sud-. Feci facendo intendere che di lui ci saremmo occupati io ed Emmett appena si fosse avvicinato. Em annuì scoppiando in una risata sarcastica e ci scambiammo uno sguardo complice. Ancora una volta Carl annuì, ma non si astenne dal chiederci esplicitamente cosa avessimo intenzione di fare.
- E poi?-. Terminò sospirando, evidentemente immaginando già la risposta. Non c’era molto da fare, o noi o lui, odiavo doverlo dire. Sapevo quanto Carl detestasse togliere la vita.
- Non appena Bella sarà al sicuro, gli daremo la caccia-. Conclusi facendogli capire di volerlo uccidere. Non osai guardare Bella, che però tremò di fronte al mio gesto. Meglio… avrebbe capito di dovermi stare lontano.
- Immagino non ci sia altra scelta-. Mormorò Carlisle portandosi una mano di fronte alla bocca e massaggiandosi il mento pensieroso. Sentivo l’angoscia del mio piccolo Bambi aumentare ad ogni secondo e mi ritrovai a fissare Rose, non sentendo alcuna emozione provenire da lei. Mi avrebbe ascoltato? Ci avrebbe seguito? Provai a renderla partecipe, avevo bisogno di tutto il loro sostegno.
- Portala di sopra e scambiatevi i vestiti-. Le dissi calmo e imperscrutabile. Mi fissò incredula e furiosa. Così capii, non potevo contare su Rosalie, ce l’aveva ancora con me per il fatto che stavo mettendo in pericolo inutilmente la sua famiglia. Come se non fosse stata anche la mia…
- Perché dovrei? Cosa è lei per me? Nient'altro che una minaccia... un pericolo a cui tu hai deciso di esporre tutti noi-. Replicò ad alta voce, facendo sussultare il mio cerbiattino che mi fissò terrorizzata. Sorrisi appena, comprendendo perfettamente lo stato d’animo di mia sorella. Avevo turbato il suo Paradiso, per lei era difficile abituarsi alle novità, soprattutto se riuscivano a metterla così in difficoltà.
- Rose…-. Emmett le mise una mano sulla spalla tentando di consolarla e io distolsi lo sguardo da lei, rivolgendomi a mia madre. Volevo Rosalie con noi, tra noi, ma evidentemente non era ancora pronta.
- Esme?-. Non mi scomposi minimamente, sentendo ancora su di me gli occhi sbalorditi e affascinati di Bella. Trovavo incredibile che non fosse ancora corsa via disgustata da me. Esme si avvicinò a lei sorridente, portandola subito al piano di sopra e noi intanto ci avviammo verso la cucina.
Ci mettemmo d’accordo sul da farsi. Io, Em e Carlisle avremmo preso la Mercedes, mentre Esme e Rosalie il pick-up per depistare il vampiro. Così Alice, Jasper e Bella avrebbero avuto via libera. Ripresi finalmente fiato dopo aver ascoltato gli ordini di mio padre e aver sentito le conclusioni del mio folletto. Sembrava che James avrebbe abboccato. E finalmente il momento dell’addio era arrivato...
-Andiamo-. Fece Carl voltandomi le spalle. Guardai subito la mia piccola umana sapendo che avrei dovuto lasciarla sola e l’angoscia mi fece stringere lo stomaco in una morsa dolorosa. Tentai di parlare, ma la gola secca non mi aiutò a trovare le parole giuste, chiudendosi in un groppo che non voleva saperne di scendere. Stare senza di lei, senza guardarla dormire, allontanarmi dalla mia unica ragione di vita, dal mio vero essere, dalla mia anima... sentivo di stare di nuovo morendo, percepivo scivolare via ogni colore, ogni luce, respiro. Feci qualche passo verso di lei, disperato e la strinsi contro di me, soffocandola in un abbraccio troppo stretto. Forse le stavo facendo male, ma Bella non fiatò, rigida, immobile e pallida. La alzai da terra, portandola alla mia altezza e immergendomi nei suoi occhi dilaniati dalla sofferenza, lucidi e sul punto di scoppiare in lacrime. La baciai, accostando le mie labbra e assaggiando la sua bocca, morbida e calda. Non sarei riuscito a resistere oltre, teso, così la abbassai e le presi il viso tra le mani, adorandola. Continuai a guardarla, trasmettendole tutto l’amore di cui ero capace, accarezzandole le guance, il volto contratto in una smorfia di dolore, amandola con ogni carezza. Mi strinse le dita tra le sue, scuotendo il capo, scoppiando in lacrime e sentii il mio cuore frantumarsi nel petto come se avesse ripreso vita. Dovevo voltarmi, andarmene, altrimenti non l’avrei lasciata, mi sarei rifiutato supplicandola perché mi portasse con lei ovunque, ma rimanesse con me. Alla fine preso coraggio mi girai, la morte nell’anima, il vuoto negli occhi e tutto tornò a essere grigio, come quando lei non c’era, come quando non c’era altro che il nulla.
E ce ne andammo, come un automa seguii mio padre e mio fratello, ormai senza alcuna emozione nel corpo e nello spirito.
-Avanti Ed, pensa a quando staccheremo la testa al damerino. Immagina il soffice crack della sua testa che cade e noi che gli diamo fuoco… e col permesso del babbo poi!-. Emmett sembrava tutto felice, trotterellava dietro nostro padre saltellando eccitato. Riuscì a farmi sorridere per un breve minuto… quello scimmione del cavolo. Lo afferrai per le spalle tirandolo indietro e ringhiando, fingendo rabbia e lui parò un mio colpo allo stomaco, scaraventandomi all’indietro.
- Rivedrai Bellina fratello, conta su di me. Non le torce nemmeno un capello alla bimba sexy il bell’imbusto biondo…-. Il grizzly si batté un pugno sul torace facendo voltare un Carlisle perplesso e irritato. Annuii, contento di avere la mia famiglia vicino per sostenermi. Sì, tutto sarebbe andato per il meglio, dovevo crederci, altrimenti avrei condannato a morte Bella e me stesso.
- Sbrigatevi voi due, non è ora di giocare-. Ridacchiai alle parole di mio padre, precedendoli entrambi in macchina. Accesi il Mercedes conscio che da quel momento in poi sarebbe iniziato il nostro gioco. L’imperativo era vincere. Emmett mi diede il cinque e io sgommai fuori dal garage ingranando la quinta in pochi secondi. Ci allontanammo abbastanza, seguendo le mosse del segugio che come previsto da Alice seguì il pick-up, ingannato dall’odore di Bella. La donna, invece, era dietro di noi, guardinga e attenta alle nostre mosse. Non sarebbe stato difficile seminarla.
Presto però si accorsero entrambi del loro errore, anche se ormai era troppo tardi. Da ore le nostre auto si erano divise e ormai Jasper e Alice avrebbero dovuto essere sull’aereo per Phoenix. E così iniziò la nostra caccia. I giorni passarono, James e Victoria tentarono di capire il nascondiglio di Bella, cercando a Forks, in ogni dove, entrando persino nella sua camera, frugando nella sua stanza, ma non riuscimmo mai a prenderli per tempo. La vampira poi sparì improvvisamente, lasciandolo solo nella ricerca e io mi sentii ancora più agitato. Che sospettasse qualcosa? Le loro menti erano confuse, il segugio era particolarmente arrabbiato per non essere riuscito a capire prima il nostro inganno, ma non si sarebbe arreso. Tutt’altro… continuò nella sua ricerca imperterrito, arrivando spesso a depistarci. Più il tempo passava più mi sentivo angosciato, non sapevo come stesse Bella, mi mancava terribilmente il suo odore, la sua voce, ogni abbraccio, ogni bacio. E più ne prendevo consapevolezza, più il fuoco dentro di me sembrava spegnersi e la mia vita veniva meno. In più Victoria stava setacciando ogni centimetro del paese, senza lasciarsi scappare nulla. Era tornata e ora in due sembravano decisi a continuare.
-Edward…-. Mio padre entrò in camera mia, preoccupato, sedendosi di fronte a me. – Edward Dio mio ascoltami…-. Mi poggiò una mano sul ginocchio e io alzai lo sguardo stancamente verso di lui. Non potevo fingere che lontano da Bella tutto fosse lo stesso. Perdevo fiducia e la voglia di combattere si affievoliva, era come se fossi morto, non sentivo più nulla.
- Edward, vuoi veramente mollare?-. Mio padre si parò di fronte a me alzandomi la testa. Non volevo cedere, ma come potevo fargli capire il vuoto che sentivo dentro a causa della sua mancanza? Bella era la mia aria, la mia droga, tutto per me, avevo praticamente smesso di esistere.
- No, io…-. Tentai di fargli comprendere, ma non ci fu bisogno di parole… quando incontrai i suoi occhi capii che sapeva.
- Si fida di te Ed, conta su di te. Non puoi abbandonarla, anche se ti senti vuoto. Coraggio! È a Vancouver, raggiungiamolo…-. Mi feci forza, annuendo. Sapevo che aveva ragione, che non avrei dovuto lasciarmi andare, ma ogni cosa senza la sua presenza perdeva valore ai miei occhi, io per primo. Tentai. Inseguimmo James fino a Vancouver, ma dopo due giorni ci accorgemmo della sua trappola. Ci aveva depistati e seminati. La rabbia mi sommerse, iniziai ad urlare e a distruggere qualsiasi cosa mi capitasse a tiro. Non potevo credere che mi fosse sfuggito così facilmente.
-E’ allo stremo…-. Commentò Em quando rientrammo in albergo. Li guardai ansimante, arrabbiato con me stesso, i sensi di colpa impossibili da sostenere e la sete terribilmente potente. Avevo bisogno di sangue.
-Lo so. Dobbiamo fare qualcosa per lui…-. Fissai Carl con odio, scoppiando in una risata isterica e incredula. Mi domandai cosa avrebbero potuto mai fare per me. Bella era lontano, io stavo male, in astinenza di lei, la mia unica ragione di vita, con la costante paura che presto il segugio l’avrebbe raggiunta facendole del male. Ma mio padre mi stupì, afferrando il cellulare e componendo un numero che io ormai conoscevo bene.
- Alice?-. Fece Carlisle non appena si aprì la conversazione. Sentii ogni cosa riguardo la visione che mia sorella aveva avuto pochi minuti prima e il mondo mi crollò addosso. E così James aveva capito il nostro piano… il terrore mi colse impreparato. Era tutta colpa mia, io ero l’unico responsabile. Idiota.
- Passami Bella, adesso-. Sentenziò poi Carl alzando i suoi occhi verso i miei. Lo fissai insicuro e poi presi il cellulare dalle sue mani, tremando. Il mio piccolo Bambi, il mio amore…
- Pronto?-. Sentii la sua voce cercarmi disperatamente e la mia anima tornò subito nel mio cuore, ridonandomi la vita. Tutto si colorò di nuovo, prendendo vita e la paura di perderla tornò prepotente spingendomi a reagire.
-Bella-. Mormorai goffo e roco, sentendola sospirare di sollievo. Tremai di piacere nel sentire il suo respiro e la immaginai stringere il cellulare all’orecchio e arrossire di contentezza.

- Oh Edward! Ero preoccupatissima…-. Continuò poi facendomi sogghignare. Che folle… lei preoccupata per me. Eravamo alle solite. Dio mio quanto la adoravo quella piccola distratta. Se qualcuno avesse solo osato torcerle un capello avrebbe dovuto subire la mia tortura, il mio massacro.
-Bella-. Respirai frustrato, non riuscendo a trattenere un sorriso spontaneo e contento – Bella… ti ho detto di preoccuparti solo di te stessa-. Sapevo esattamente che in quel momento lei stava scuotendo il capo come se avessi potuto realmente vederla, distrutta dal dolore di avermi lontano, proprio come lo ero io che avrei voluto stringerla a me tutta la notte, baciarla, toccarla e drogarmi di lei. Volevo anche sentire dolore, sì, avrei voluto anche quello. La sofferenza di non poterla avere totalmente, il desiderio distruttivo di fare l’amore con lei… desideravo tutto, tutto. Volevo Bella in modo assoluto.
-Dove sei?-. Chiese ansimando. Chiusi gli occhi, ascoltando il suo cuore battere veloce e mi sentii rinascere.
-Appena fuori Vancouver. Bella, mi dispiace: l'abbiamo perso. Si muove con prudenza, riesce sempre a starci lontano quel tanto che basta perché mi sia impossibile sentire ciò che pensa. Ma adesso è sparito... sembra che abbia preso un aereo. Probabilmente tornerà a Forks per ricominciare la caccia da capo-. Il flusso di parole mi uscì senza che riuscissi a controllarlo, evitai perfino di respirare. Ero talmente felice di sentire la sua voce… stupidamente al settimo cielo. Avevo voglia di stringerla a me, proteggerla.
-Lo so. Alice l’ha visto altrove-. Rispose emozionata. Non erano quelle le parole che avrei voluto dirle, ma di fronte alla mia famiglia non volevo parlare delle mie emozioni, dei miei sentimenti per lei. Mi mancava, troppo… non ce la facevo più.
-Tu però non devi preoccuparti. Non troverà niente che lo porti a te. Devi soltanto restare lì e aspettare che lo ritroviamo-. Tentai di tranquillizzarla, ritrovando la mia dimensione di vampiro iperprotettivo e paranoico, sentendomi parte di lei, della sua vita. Avrei fatto qualsiasi cosa perché non corresse altri pericoli, avrei trovato James e l’avrei ucciso con le mie stesse mani. Continuò a chiedermi di Charlie, se fosse o meno protetto da Victoria. La rassicurai, Esme e Rosalie non lo lasciavano un minuto da solo.
- Mi manchi-. Mi interruppe poi, sciogliendo quel ghiaccio che ci manteneva formali. Mi sedetti sul divano di quella maledetta stanza anonima e reclinai la testa all’indietro, distrutto. L’effetto che quelle parole ebbero sul mio corpo fu destabilizzante. Era come se una ventata di aria fresca mi avesse riportato al mondo.
- Lo so, Bella. Credimi, lo so. È come se ti fossi portata via metà di me stesso-. Confessai disperato. Ogni senso sembrava perso, aveva preso tutta la mia anima, lasciando un involucro vuoto, ma evitai di dirle quanto sconforto mi procurasse sentirla lontana da me, saperla in pericolo.
- E allora vieni a riprendertela-. Singhiozzò facendomi gemere. Sì, sì che l’avrei ripresa con me. Non desideravo altro che vederla e stringerla, averla sempre al mio fianco.
-Presto, il più presto possibile. Prima ti salverò-. Le promisi cercando di dare un tono irremovibile alla mia voce. Se avesse insistito sarei corso da lei, dimentico di ciò che mi ero ripromesso. Avevo bisogno di vederla, erano trascorse quasi due settimane e io soffrivo terribilmente, mi sembrava di aver perso tutto, di non aver mai veramente vissuto.
-Ti amo-. Mugolò singhiozzando e scoppiando in lacrime. No, non volevo che il mio tenero Bambi piangesse. Dovevo sbrigarmi, sentirla stare così male mi faceva impazzire di dolore. Avrei voluto soffrire al suo posto, una creatura simile non avrebbe mai dovuto piangere.
- Ci credi se ti dico che, malgrado tutto quello che ti sto facendo subire, ti amo anch'io?-. Ammisi sentendo inevitabilmente il suo cuore accelerare i battiti. Mi beai di quel sentimento, di quell’amore che si sentiva vivo solamente grazie alla mia esistenza e capii quanto bisogno entrambi avevamo l’uno dell’altra. Quasi spasmodico, disumano, privo di qualsiasi coerenza. Avrei fatto di tutto per rivederla ancora. Avrei sopportato qualsiasi sofferenza e tormento.
- Sì, certo che sì-. Le sue lacrime, potevo sentirne ancora il sapore sulla mia bocca. Ma io avrei tanto voluto sentirla sorridere per me, solo per me. Tuttavia non potevo chiederle di farlo, non nel momento in cui la scelta di allontanarci ci stava rendendo vuoti e privi di qualsiasi senso. Capii che l’amore era realmente in grado di distruggere.
- Verrò a prenderti presto-. Giurai allora sperando che mi credesse. Non sapevo quanto altro tempo avremmo impiegato per rintracciare di nuovo il segugio e farlo fuori. Ma non potevo non dirle che presto saremmo stati ancora insieme. Io stesso avevo bisogno di crederlo.
- Ti aspetto-. Disse poi, ancora tra i singhiozzi. Non riuscii a sopportare oltre e chiusi la chiamata, sentendo di nuovo il dolore e l’angoscia invadermi. Quanto avrei resistito lontano da lei? Quanto sarei riuscito a ignorare la sofferenza di non averla vicina? Lentamente mi stavo rispegnendo, qualche minuto era bastato a ravvivare la fiamma, ma ora tutto sarebbe tornato come prima. La morte avrebbe potuto essere più dolce.
Fissai Carlisle ed Emmett che finsero di parlare tra loro, apparentemente ignari della nostra conversazione. Eppure sapevo che avevano ascoltato tutto. Mi alzai, ora deciso a seguire quel segugio maledetto e mi convinsi di non dover perdere la speranza.
-Sbrighiamoci-. Feci sicuro. Questa volta lo avremmo preso. Eppure i giorni passarono lenti e di lui nemmeno una traccia. Il terrore che avesse scoperto il nascondiglio di Bella divenne sempre di più certezza fino a quando non decisi di raggiungerla comunque.
- Pensi sia così davvero?-. Mio padre non era sicuro di quella mia sensazione, ma la sentivo più forte che mai. Aveva capito dove si trovava, ne ero certo. Dovevamo raggiungere Phoenix. E una volta arrivati, se non fosse stato così, beh… almeno avrei potuto riabbracciarla.
- Secondo me lo fa perché è in crisi di astinenza. Ha bisogno di farsi una dose…-. Emmett poggiò il braccio fuori dal finestrino e io gli puntai le ginocchia sulla schiena dal sedile posteriore.
- Non dire stronzate-. Ringhiai facendolo scoppiare a ridere. Ormai per lui ero un caso senza alcuna speranza di recupero. Sperai veramente si ingozzasse con la sua prossima preda e tornai ad ignorare le sue stupide battute guardando fuori dal finestrino. A volte quell’orso mi faceva perdere la pazienza.
- Ragazzi…-. Intervenne Carlisle a sedare gli animi ed entrambi sbuffammo. Il nostro viaggio per arrivare a Phoenix era appena iniziato, ma già mi sentivo molto più vicino a lei. Non sapevo cosa ci aspettasse, ma per me ormai era inutile rimanerle lontano. Non aveva più alcun senso quella caccia a vuoto, disperata e senza scrupoli. Volevo rivederla.
Prendemmo l’aereo il pomeriggio stesso e io mi ritrovai immerso in un’ansia senza fine. Speravo stesse bene, speravo mi avrebbe sorriso felice di rivedermi e pregustavo il momento in cui l’avrei potuta tenere tra le braccia. Atterrammo a Phoenix verso sera, era già scuro, il terminal  sovraffollato di persone. Non sapevo quanto saremmo rimasti, non avevo idea di ciò che sarebbe successo, ma in quelle ore pomeridiane non mi avevano abbandonato brutte sensazioni. Aspettammo le nostre valige e la mia agitazione cominciò a crescere fino a quando non sentii i pensieri perplessi di Alice invadermi la mente. Cominciai ad allungare i passi verso il gate d’uscita, quasi correndo, la disperazione crescente, l’angoscia soffocante e quando incontrai lo sguardo di mia sorella capii immediatamente cosa fosse successo.
-No! Cristo no!-. Le andai incontro e lei si gettò tra le mie braccia, tentando di calmarmi.
-Edward… Edward sta calmo. Sento che sta bene… ti prego ci sono delle persone!-. Il folletto moro si strinse al mio torace e io ricambiai l’abbraccio, come svuotato di ogni forza. Sapevo che quella calma improvvisa era dovuta a Jasper.
-Era qui fino a venti minuti fa, vi stavamo aspettando e ora…-. Alice sembrava veramente disperata. Sapevo che sarebbe stato inutile prendersela con lei. Non riuscivo a capire perché Bella fosse scappata, era evidente che lì non c’era, percepivo ancora il suo odore, ma lei non era in aeroporto. Improvvisamente Alice si scostò, guardandomi negli occhi e si portò una mano dentro la tasca esterna del giacchetto. Ne estrasse una lettera e la fissò sospettosa.
- E’ sua… beh… mi aveva chiesto di darla a sua madre, ma…-. Non la feci terminare. Preso da uno strano presentimento strappai la busta e presi tra le mani quel pezzo di carta improvvisato. Era la sua calligrafia.



Edward,
ti amo. Mi dispiace tanto. Ha preso mia madre, devo provarci. So che potrebbe non funzionare. Mi dispiace, mi dispiace tanto.
Non prendertela con Alice e Jasper. Se riuscirò a scappare da loro sarà un miracolo. Per favore, ringraziali da parte mia. Soprattutto Alice.
E per favore, per favore, non venire a cercarlo. Credo sia proprio ciò che vuole. Non posso sopportare che qualcun altro si faccia del male per colpa mia, soprattutto se quel qualcuno sei tu. Ti prego, questa è l'unica cosa che ti chiedo. Falla per me.
Ti amo. Perdonami.

Le mie mani tremarono incredule e accartocciai quella lettera disintegrandola. James… una furia cieca si impossessò di me e involontariamente cominciai una serie di lunghe imprecazioni che fecero rabbrividire la mia famiglia. Jasper mi tranquillizzò immediatamente, evitando così scenate tra la folla.
-Edward… scusami!-. Alice non sapeva come scusarsi, ma io la ignorai continuando a fissare il vuoto, furioso. Non facevo che pensare alle parole che avevo letto. Erano marchiate a fuoco dentro di me e nonostante quella calma costretta, mi sentivo morire dentro, dilaniato dalla sensazione orribile, dalla certezza che ormai era tutto perduto, che l’avevo persa per sempre.
- No, no…-. Continuai a sussurrare, invaso da un profondo sentimento di sconfitta. Non riuscivo a crederci, non potevo credere che fosse andata da lui, che mi avesse lasciato. Il mio piccolo cerbiattino, il mio amore…
- Non è vero…-. Avrei voluto piangere, soffocato dal mio stesso respiro. Morire… per me non era possibile, eppure in quel momento non ci sarebbe stato niente di più vicino alla liberazione da quel dolore, da quell’agonia mortale che avevano invaso la mia anima. Io stavo smettendo di esistere, perché senza di lei non aveva senso vivere.
- Edward. Riprenditi non è finita, Bella non è morta…-. Jasper mi strattonò una spalla e io lo guardai confuso. Percepivo prepotente il desiderio di uccidermi, di farla finita, ma non potevo in alcun modo esaudirlo e anche questo mi causava dolore.
- So dov’è, andiamo da lei, avanti… è viva Edward, è ancora viva!-. Il mio folletto mi prese il volto tra le mani fissandomi negli occhi, cercando un modo per costringermi a reagire. Eppure mi sentivo così debole, così vuoto e privo di qualsiasi voglia di oppormi. Sarebbe stato molto più facile lasciarmi sommergere da quella sensazione di nulla, perché combattere in fondo, Bella ormai era morta, James l’aveva uccisa e io non avevo saputo difenderla, proteggerla. Per colpa mia lei aveva sofferto, io non avrei mai dovuto avvicinarmi a lei, non avrei mai dovuto amarla. Ero io il responsabile della sua morte. Io, solo io. Non ero degno di esistere, ero solo un vampiro, un essere maledetto che aveva rovinato con i suoi istinti una creatura bella e pura, innocente.
- Edward… Portiamolo via di qui. È sconvolto…-. Sentii Carlisle parlare con Emmett che mi spinse tra la folla costringendo il mio corpo a muoversi. Mi trascinarono verso la macchina, ma io percepivo solamente un profondo vuoto, immenso, che non aveva nulla a che fare con la realtà che mi circondava. Eccola, mi stava di nuovo chiamando, la mia vita passata, il mio nulla perfetto, la mia eternità dorata.
- Dio… sveglia!-. Jasper imprecò spingendomi in macchina, ma ancora una volta non reagii. A cosa sarebbe servito. Fu lo schiaffo di Alice a farmi scuotere, i suoi singhiozzi sofferenti. Noi non potevamo comunque piangere.
- Andiamo…-. Carlisle mise in moto e in un attimo ci immergemmo nel traffico di Phoenix. Le luci della sera mi spinsero però a pensare. Ogni minuto che passava scandiva un tempo senza fine che mi avrebbe solo portato al niente. Oddio…
- Se non lo farà lui, la salveremo noi… lo faremo noi. Siamo ancora in tempo-. Alice si tolse la giacca e lo stesso fece Jasper. Emmett alzò le braccia in segno di assenso e si mise a urlare contento. Mio malgrado dovetti sorridere. Una famiglia di matti… la mia famiglia. Improvvisamente scossi la testa e strinsi i pugni. La nebbia si diradò e io compresi. Avevano ragione loro, non potevo ancora cedere, non finchè non fossi stato sicuro della sua morte. Le immagini del sorriso di Bella, della sua energia, della voglia di amarmi affollarono il mio pensiero… il dolce suono della sua voce, la mia ninna nanna, le notti passate nella sua stanza, i ti amo sussurrati, le parole segrete di due amanti, il nostro mondo di vita, solo nostro. No, Bella non era ancora morta. Non lo era ancora.
- Siete troppo lenti…-. Ringhiai aprendo lo sportello e scendendo dalla macchina in corsa. Dovevo sbrigarmi.

Edward non sai dove andare!

I pensieri di Alice mi giunsero chiaramente alle spalle. E così mi avevano seguito tutti. Erano infatti dietro di me.
-Indicamelo-. Le intimai mentre ci dirigevamo quattro isolati più avanti. Non avrei mai lasciato che James uccidesse Bella. Sperai con tutte le mie forze, con tutto me stesso di essere ancora in tempo.
- Vi precedo!-. Urlai a mia sorella, una volta capito dove si trovava Bella. Il buio ci faceva da scudo, le luci mimetizzavano la nostra corsa, per strada nessuno ci avrebbe notato. Corsi… corsi come non avevo mai corso prima, questa volta pregando, gridando al cielo che le mie gambe volassero, perché la donna della mia vita era troppo importante, perché ogni giorno vissuto senza di lei sarebbe stata per me la morta stessa. Non mi restava che quella corsa, non mi restava che credere in me stesso, per la prima volta da quando ero nato. La mia prima prova, i miei sentimenti, le mie capacità contro ciò che mi faceva più male… l’assenza della donna di cui mi ero perdutamente innamorato. E non aveva importanza se per errore o meno, non aveva alcuna importanza se il nostro amore non era perfetto, ma macchiato dai miei desideri, dalle mie voglie e dalle sue umane insicurezze, perché io ci sarei sempre stato e le avrei sempre sorriso. Sarei stato abbastanza forte, l’avrei protetta, amata per l’eternità.  Le avrei donato tutto me stesso finché mi avesse voluto, perché io ero suo.


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Capitolo 53
*** Angelo ***




Siamo a Natale... e io passo per farvi un salutino. Così ho pensato... perchè non aggiornare? E poi volevo dire grazie... perchè mi date coraggio e tanta fiducia in me stessa con i vostri commenti. E' molto bello. Voi non potete nemmeno immaginare quanta carica e quanta forza mi date, siete proprio un bel regalo di Natale. Io vorrei iniziare proprio New Moon sapete? Però ho intenzione per l'anno nuovo di fare un regalo a me stessa, iniziare a scrivere il mio romanzo. Questo non vuol dire che non scriverò New Moon anzi... però magari vorrei finire qualche altra fic prima. Nonostante su efp non ci siano tutte le mie fic ne ho parecchie a carico e siccome io ho la brutta abitudine di iniziare storie infinite sembra che non finiscano mai. Bah... Comunque che ne dite se cominciassi verso giugno magari? Fine giugno? Intendo New Moon. O forse è troppo tardi? Scrivere un romanzo non sarà facile... mhh... devo valutare bene i tempi. O_O Comunque non pensiamoci oggi che è Natale... mentre voi mangiate e stramangiate io vi lascio al capitolo, a uno degli ultimi di Mid Sun sperando di farvi piacere. Un bacione, a presto!!! Malia.

Angelo

Continuai a correre fino a quando non arrivai di fronte alla sua vecchia scuola di danza. Percepii immediatamente le sue urla e i pensieri esaltati di James e inorridii. Se le avesse anche solo torto un capello l’avrei ucciso con le mie stesse mani. Mi arrampicai verso la finestra del piano superiore, guardando all’interno e quello che vidi mi lasciò di sasso. Bella era a terra in un lago di sangue, mentre quel pazzo riprendeva la scena con un’espressione idilliaca stampata sulla faccia. Rimasi fermo ed agghiacciato, immobilizzato. Sulle prime guardai anche io il mio piccolo cerbiattino in modo famelico, percepivo l’odore del suo sangue solleticarmi le narici e mi girò la testa, ma in un attimo mi riscossi e decisi di reagire. Troppo tardi… James era già su di lei e le stava per mordere il palmo della mano godendo delle sue urla. Non pensai più a nulla, scosso da un moto profondo di rabbia e furia cieca. Mi gettai contro i vetri della finestra, distruggendola e  saltando su di lui. Il ringhiò che mi sfuggì dalla gola fece vibrare la pareti. Il segugio mi scaraventò subito contro il muro, lasciando cadere la camere e venne verso di me incredulo. Mi rialzai scoprendo i canini e lo vidi fare lo stesso. Lo volevo morto quello stronzo, lo volevo agonizzante supplicarmi di risparmiarlo. Mi avventai su di lui sbattendolo contro gli specchi e un urlo disumani mi giunse alle orecchie. Fottuto bastardo… mi portai di fronte a lui sbattendolo contro la parte, ma lui reagì dandomi un calcio sugli stinchi. Volai all’indietro sbattendo la testa contro il pavimento e rimanendo stordito per alcuni secondi. Sentii le sue mani prendermi per il collo e alzarmi per aria. Lo guardai con gli occhi stretti e iniettati di sangue, pensava veramente di riuscire a bloccarmi in quel modo? Mi divincolai sporgendomi pericolosamente in avanti e facendo rotolare entrambi sul pavimento, che si disintegrò sotto i miei pugni.
-Dove sono i tuoi fratelli?-. Domando ringhiando evidentemente soddisfatto di avermi in pugno. Credeva di essere più forte di me. Gli sferrai un pugno nello stomaco cercando di portarlo con le spalle al muro, ma riusciva a sfuggirmi ogni volta facendomi ringhiare frustrato.
-Purtroppo per te, saranno qui-. Gli risposi divertito. Non sembrò darmi ascolto e ci gettammo di nuovo in uno scontro senza fine. Ero accecato di rabbia, e volevo sfogare tutto il mio rancore su di lui. L’avrei fatto, mi sentivo finalmente libero di dare sfogo alla mia vera natura. Gli morsi il collo cercando di staccargli la carne dura, d’acciaio che faceva parte del nostro essere, ma non ci riuscii, lui mi allontano prima che potessi muovere i miei canini. Era molto forte e intuitivo.
Mi gettò vicino agli specchi e in quel frangente mi accorsi del corpo dolorante che chiedeva aiuto. Mi voltai e vidi Bella inarcar carsi e storcere gli occhi in aria. Dolorante… quel bastardo l’aveva morsa! Me ne ero completamente dimenticato. Il suo profumo dolce tornò a stregarmi e come attratto mi gettai su di lei. Leccai il sangue le era uscito dalla gamba, come un animale, la mia lingua sul pavimento e gemetti finalmente consapevole del suo sapore. Dio mio, era ancora più buono di come non lo avessi immaginato. E ora lei era lì completamente alla mia mercé, in mio potere. Mi avvicinai affamato, osservandola, ma un dolore acuto si propagò per tutto il mio corpo quando mi resi conto della sofferenza profonda che doveva vivere in quel momento. Mi chinai su di lei tra il disperato e l’affamato. Non mi accorsi di James alle mie spalle fino a quando non parlò.
-Mossa sbagliata…-. Ridacchiò facendo per sferrarmi un calcio. Un’ombra mi passò alle spalle e in un attimo Emmett e Jasper furono sul segugio sbattendolo a terra. Sospirai sollevato e tornai a guardare Bella come imbambolato. Era così dolce, fragrante, appetitosa… passai la mia mano sulla sua gamba rotta e insanguinata godendo nel vedere quell’ambrosia rossa zampillare. Com’era bella…
- Edward!-. Sentii la voce di Carlisle molto lontana e improvvisamente la mani di Alice mi circondarono il collo attirandomi a sé.
- Penseremo noi a James fratellino, hai fatto un buon lavoro-. Sentii il suo viso sfiorarmi la guancia e un leggero bacio posarsi sulla mia pelle. Il profumo di Alice era buono,  ma in alcun modo riusciva a coprire quello del sangue di Bella che stava diventando fuoco dentro di me, torturando i miei sensi ed eccitandoli.
Improvviso un suo urlo mi riportò alla realtà e tutto quello che era successo fino a quel momento mi tornò alla mente.
-Dobbiamo fare qualcosa per lei, Alice…-. Sentii Carlisle dare indicazioni a mia sorella. Mi sentivo stordito, troppo intontito per poter fare qualcosa. Guardai il mio piccolo cerbiattino sbattere le palpebre e stringere i pugni, contorcersi dolorante. Ma cosa era successo? Perché? La mano di Bella si aggrappò improvvisamente al mio maglione e io mi chinai verso di lei, sentendo il suo cuore rallentare e fermarsi.
- Oh no! Bella, no!-. Sbottai consapevole finalmente di quello che stava accadendo. Ansimai guardandole il volto pallido e portando le mie dita ad accarezzare la sua fronte. Se solo il suo odore non fosse stato così maledettamente buono. Era irresistibile per me, stavo male.
Percepii un ringhio profondo squarciare l’aria e l’odore di un fuoco arrivarmi alle spalle. Il segugio era morto, per fortuna. Non me ne curai, continuai a chinarmi su Bella avanti ed indietro, a gemere di dolore, di piacere, senza riuscire a fare altro che singhiozzare.
-Bella, ti prego! Bella, ascoltami, ti prego. Ti prego, Bella, ti prego!-. Provai a prenderle il viso tra le mani, ma le mie dita erano sporche del suo sangue dolce e caramellato. Spalancò le palpebre mordendosi le labbra a sangue per non urlare e io mi lasciai andare ad un gemito lungo e assente di pura sofferenza. Non avevo altro modo per sfogarmi, se mi fossi lasciato andare lei sarebbe giù morta. Dovevo resistere, dovevo trovare il modo di salvarla. Schiuse la bocca come se mi avesse riconosciuto, ma non riuscì a dire nulla. La guardai distrutto e chiusi le palpebre. Perché non a me? Avrei voluto io sopportare il suo dolore, non lei… non lei così innocente e dolce. Il mio angelo.
- Carlisle!-. Chiamai finalmente. Ma lui era già al mio fianco e stava trafficando con siringhe ed elastici. Non mi ero accorto che Alice mi teneva per la vita impedendomi di fare sciocchezze. Le fui grato, sapevo che anche a lei doveva costare molto stare vicino a del sangue fresco. Mi voltai ancora a guardare Bella che rovesciò gli occhi all’indietro lanciando un urlo agghiacciante.
- Bella, Bella, no! Oh ti prego, no, no!-. Iniziai a mugolare carezzandole il viso, il collo, i capelli con una mano, mentre con l’altra mi trattenevo la gola che era un fuoco disumano che non mi avrebbe lasciato respirare senza che provassi il desiderio di ucciderla subito. Eppure quel dolore così forte nel mio cuore non voleva andarsene. Sentivo il mio cuore stringersi di sofferenza, piangere e sperare che fosse tutto solamente un brutto incubo. La mia unica ragione di vita era lì, a terra, agonizzante e io non potevo fare nulla per lei, io che l’amavo sopra ogni cosa.
Carlisle le premette un panno bagnato sulla fronte e lei sussultò, biascicando qualcosa.
-Ed...ard…-. Il mio nome. Aveva bisbigliato il mio nome. Ero lì con lei, non l’avrei lasciata, avremmo affrontato insieme quella prova. Le afferrai la mano, sperando che riuscisse a vedermi, a sentirmi, ma anche i miei sensi erano distorti e oltre l’odore del suo sangue era difficile riuscire a vedere nitidamente qualcos’altro.
- Bella!-. Le risposi agonizzante. Girò il viso facendo cadere quel panno e finalmente i suoi occhi si immersero nei miei. Nonostante i brividi e i tremori ora sembrava sveglia. La fissai adorante, cercando di infonderle un coraggio che non avevo neanche io.
-Ha perso sangue, ma la ferita alla testa non è profonda-. Fu Carlisle a parlare, la voce calma tranquilla. Sì, ora potevo vederlo anche io. Sospirai più tranquillo quando lo vidi mettere un laccio stretto intorno alla sua coscia. -Attento alla gamba, è rotta-. Mi informò non appena cercai di alzarle un fianco. Annuii ancora stordito. Ringraziai mentalmente Carl per la sua presenza, se non ci fosse stato lui sarei crollato miseramente. Mi portò una mano sulla spalla, annuendo, e io sfogai il mio dolore ringhiando furioso che si strozzò nella mia gola. Lo vidi tamponare anche il sangue sul fianco e pulirla con dei panni puliti.
- Anche qualche costola, credo-. Continuò in tono calmo e pacato. Invidiai la sua calma, io non riuscivo a dire nulla, ero completamente stordito. Gli indicai la mano, ma sembrò non capire. Mi sentii improvvisamente debole e impotente.
- Edward -. Mormorò, la voce del mio cerbiattino completamente impastata. Se solo avessi potuto fare qualcosa per lei, mi sentivo profondamente inutile. Continuavo a guardarla affamato e sofferente senza riuscire a fare nulla.
-Bella, andrà tutto bene. Mi senti Bella?-. Mi chinai su di lei sfiorandole la fronte con un bacio, il massimo che potessi permettermi. Le mie viscere si rivoltarono e il desiderio di morderla mi colpì feroce. Ma lo ignorai, dovevo pensare ad altro ora, a salvarla. Le strinsi le dita nella mia mano e sentii il suo corpo cercare di rispondere alla mia stretta.
-Ti amo-. Le dissi scosso. La vidi sorridere impercettibilmente e quel piccolo gesto mi fece rinascere. Continuai a stringere la sua mano e le questa volta mi chinai per baciarle le labbra tumide.
- Edward -. Sussurrò guardandomi negli occhi. Ce l’avrebbe fatta, avrei fatto qualsiasi cosa per lei. Le sarei sempre stato vicino, sempre. La sua voce stava migliorando. La baciai ancora sotto lo sguardo stupefatto di Alice e Carlisle.
-Sì, sono qui-. Riuscii finalmente a dire. Articolai con uno sforzo indicibile quelle poche parole. I nostri occhi si immersero in uno sguardo senza fine e se avessi potuto avrei pianto. Lessi la sua profonda sofferenza, la vidi lottare contro quel profondo dolore solo per me, per poter distinguere il mio viso, per non farmi soffrire.
-Fa male-. Mormorò al mio orecchio quando il suo corpo tornò ad irrigidirsi ancora. Presi un respiro  profondo e maledii la mia debolezza. Era solo un po’ di sangue, nient’altro che semplice sangue.
-Lo so, Bella lo so-. Le accarezzai la guancia per l’ultima volta tamponandole ancora la fronte, preoccupato. Presi un profondo respiro e poi mi rivolsi sicuro verso mio padre.
- Non puoi farci niente?-. Che domanda idiota. Lo fissai disperato e lui mi fissò sospirando. Stava facendo già tutto il possibile. Si alzò prendendo la valigetta che aveva portato miracolosamente con sé.
- La valigetta, per favore... Trattieni il respiro, Alice, sarà meglio-. E ora cosa avrebbe fatto? Mia sorella trattenne il respiro e tornò a guardare Bella, triste e mortificata. Le voleva bene, potevo leggere nella sua mente la sua profonda angoscia e i suoi sensi di colpa, ma non era affatto colpa sua, la responsabilità dell’accaduto era solo mia, soltanto mia.
 - Alice?-. Sentii Bella farfugliare. Il mio folletto mi osservò dubbiosa e io annuii. Si chinò verso il mio piccolo Bambi mettendosi al mio fianco.
- E’ qui-. Risposi io per lei, vedendo come faticasse a trovare le parole –Sapeva dove ti avremmo trovata-. Anche Alice si limitò ad accarezzarle una guancia e mi ringraziò mentalmente per aver risposto al suo posto. Si domandava come facessi a resistere così bene. Nemmeno io lo sapevo, ma l’angoscia che sentivo dentro ormai era più forte di qualsiasi cosa. Se avessi perso Bella, avrei perso me stesso. Nel momento in cui me ne resi conto riuscii a respirare più tranquillamente.
- Mi fa male la mano-. La sentimmo dire. Improvvisamente una sensazione di panico mi colse, ebbi un brutto presentimento. Anche Carlisle si irrigidì stupito.
- Lo so, Bella. Carlisle ti darà qualcosa per calmare il dolore-. Dissi tentando di tranquillizzarla. Ci guardammo tutti e tre dubbiosi fino a quando un urlo di Bella non ci fece sussultare stupiti. Qualcosa non andava… la sua sofferenza sembrava aumentare anziché diminuire e Carl le aveva fatto una puntura di morfina per calmare il dolore. La fissai nel panico più totale.
-La mano sta andando a fuoco!-. Urlò facendomi inorridire. Ora il mio sospetto divenne certezza, ricordai la scena che avevo visto prima di entrare e afferrai la mano di Bella colto da un’improvvisa sicurezza. L’aveva morsa, James era riuscito a morderla prima che io potessi spingerlo via da lei.
- Bella?-. Tentai di tenerle il polso fermo ma sentirla continuare ad urlare in quel modo mi straziava l’anima.
-Il fuoco! Qualcuno spenga il fuoco!-. Le sue grida mi riempirono l’anima e quando le guardai il palmo notai finalmente il morso. Cristo! Quel bastardo ce l’aveva fatta. Mi sentii morire. Carlisle tentò di farla rimanere ferma in modo delicato, ma un demonio sembrava ora essersi impossessato di lei, entrambi conoscevamo bene l’inizio della fine.
- Carlisle!La mano!-. Lo fissai subito e non ci fu bisogno di altre parole.
- L’ha morsa-. Disse piano. Annuii, ora terrorizzato. Questo voleva dire che Bella si sarebbe trasformata in vampiro, che avrebbe perso la sua umanità, che non l’avrei più vista arrossire per me, vivere spensierata. Avrebbe cacciato e si sarebbe sentita un mostro. No, volevo evitarle quel destino, non potevo volere questo per lei.
Alice si alzò e si fermò di fronte alla testa di Bella tenendola fissa con forza sul pavimento. La guardai spaventato.
-Edward, devi farlo-. Mi intimò mia sorella, dovevo finire quello che aveva iniziato James. Trasformarla. Evitare almeno che sentisse quel dolore atroce che l’avrebbe distrutta. Non potevo, io non potevo condannare a morte il mio amore. Non ci sarei mai riuscito, non io.
- No!-. Gridai allontanandomi. Mi alzai e guardai il fuoco in cui ormai bruciavano i resti di James. Non l’avrei mai fatto… come potevano non capire? Condannare alla mostruosità eterna l’unica donna che avessi mai amato, facendole per sempre perdere la sua anima, condannandola a vivere sempre nel buio, senza alcuna possibilità di normalità.
-Alice…-. Sentii il mio amore mormorare piano. Mi girai e i suoi occhi pieni di lacrime mi schiaffeggiarono l’anima. Vidi mia sorella asciugarle le guance e le palpebre. Quanto dolore doveva provare e quanto ne stavo provando io di fronte a quella visione?
- Potrebbe esserci ancora una possibilità-. Intervenne nostro padre facendoci sussultare. Lo fissai stupito… mi sembrava impossibile. Ormai la trasformazione doveva essere già iniziata.
- Quale?-. Lo implorai comunque. Gli occhi di Bella si fissarono su di me e la sua mano si alzò per chiamarmi. Alice e Carl rimasero assolutamente meravigliati nel vedere la forza di Bella di fronte a quella sofferenza. Sapevo che era forte… io lo sapevo. Mi inginocchiai accanto a lei e le afferrai le dita martoriate.
- Prova a succhiarle il veleno. Il taglio è piuttosto pulito-. Sussultai. No… non era possibile. Io… questo voleva dire condannarla a morte. Non mi sarei mai fermato in tempo, mai. Questo perché lei era la mia droga, la mia tentazione. Avevo assaggiato il suo sangue sul pavimento e solo ricordarne la dolcezza e il modo di sciogliersi in bocca mi faceva gemere di piacere. Era unico il suo gusto, proprio come il suo odore. Perché mi chiedeva questo? Era impossibile. L’avrei uccisa.
- Funzionerà?-. Chiese poi Alice, nervosamente. Già, bella domanda. Ero convinto che se anche ci fosse stata possibilità di riuscire, sarei stato io ad ucciderla.
-Non lo so. Ma dobbiamo sbrigarci-. Mormorò fissandomi sicuro. Invidiavo quella sicurezza, perché io avevo iniziato a tremare spaventato. Non ce l’avrei mai fatta. Guardai prima il volto di Alice, poi di nuovo quello di mio padre. No…
- Carlisle, io... non so se ce la faccio-. Confessai abbassando il capo sconfitto. Mia sorella mi abbracciò stretto e io le fui grata per quel calore e quella fiducia. Carl sorrise enigmatico e si inginocchiò vicino ad Alice tornando a tamponare la fronte del mio Bambi.
-La decisione spetta a te. Non posso aiutarti. Se tu succhierai il sangue dalla mano, io dovrò fare in modo che smetta di sanguinare qui, dalla testa-. Continuò il suo lavoro, mentre io… sconvolto, solo di fronte  a quella scelta, osservai il viso pallido della donna che amavo. Le sue labbra dischiuse e bianche, le sue palpebre quasi chiuse e doloranti, il suo petto ansante.
- Edward!-. Gridò. Mi chinai verso di lei, improvvisamente sicuro e la fissai negli occhi. Lei annuì e mi accarezzò con l’altra mano una guancia, era sicura, si fidava di me. Ma io mi fidavo di me stesso? Sarei stato capace di fermare il piacere che il suo sangue mi avrebbe dato? Continuai a guardarla indeciso, il dolore stampato sul volto, mentre le sue labbra cercavano di sussurrarmi parole che io non riuscii a comprendere ed afferrare.
-Alice, portami qualcosa per tenerle la gamba ferma! Edward, devi farlo subito, o sarà troppo tardi-. Mi intimò Carlisle. Ma non riuscivo decidermi, il volto contratto in una smorfia di dolore. Ero sicuro che non mi sarei fermato, perché per me lei rappresentava la tentazione più pura. Ma non potevo perderla, non potevo condannarla. Ricordai ogni  momento trascorso in sua compagnia, ogni ti amo sussurrato, bacio profondo, carezza… quante volte avevamo scherzato giocato, creando un nostro mondo, un luogo dove io ero solamente Edward e lei Bella, non c’era vampiro od umano, solo amore. La fissai ora determinato. Avrei trovato la forza, come lei l’avrebbe trovata per me per sopravvivere, come lei aveva avuto il coraggio di rischiare il tutto per tutto per amore, anche io avrei fatto lo stesso. Non mi sarei mai tirato indietro lasciandola da sola. Mai… Le mia dita fredde le immobilizzarono il polso, questa volta duramente e le strinsi la mano ferita. Presi un profondo respiro concentrandomi sulla ferita e avvicinai le labbra alla sua pelle. Chiusi gli occhi sentendo l’odore del suo sangue invadere le mie narici. E la morsi. Inizialmente il suo urlo, le sue grida mi strapparono un gemito acuto di sofferenza, ma poi il suo sangue velenoso entrò in circolo in me e io dimenticai ogni cosa. Quell’ambrosia mi stregò. Era come dissetarsi da una sorgente d’acqua pura, il mio corpo non era mai stato così forte, così pieno di energia. Mi sentii rinascere. La sua vita cominciò a scorrere in me e io fui tentato di continuare. In fondo pensai… a cosa sarebbe servito l’amore quando potevo avere tutto di lei dentro di me, averla per sempre con me. Poi improvvisamente immaginai il suo viso pallido e morto, le sue labbra prive di vita, le sua mani rigide lungo un corpo che non avrebbe mai più scaldato il mio. Non avrei mai più visto il suo sorriso, non avrei più sentito la sua voce dolce… mi allontanai appena in tempo, alandomi e rannicchiandomi lontano da lei. Carlisle continuò a tenerle la fronte, soddisfatto e Alice la gamba. Entrambi rimasero in silenzio, mentre i battiti del cuore di Bella tornarono alla normalità. Non c’era più veleno, era salva.
- Edward -. Nonostante tutto mi chiamò e io mi avvicinai a quattro zampe, come un bambino bisognoso di perdono e di coccole. Mi accovacciai vicino a lei e la guardai adorante.
- E’ qui, Bella…-. Rispose Carl per me. Gliene fui grato. Mi chinai per baciarle le labbra e lei ricambiò il mio bacio con dolcezza.
-Resta Edward, resta con me…-. Mormorò dolcemente. Come facevo a dirle di no? Avrei sopportato le pene dell’Inferno per starle vicina. Ogni cosa.
- Sì, resto…-. Ero esausto, ma ce l’avevo fatta. Ed ero orgoglioso di me stesso. Anche lei lo era di me, i suoi occhi erano felici. Mi passò la mano sana tra i capelli gemendo di dolore. La presi portandomela alle labbra e baciandola con venerazione. Dio, quanto la amavo. Si rilassò contro di me e io sospirai soddisfatto. Stava bene, era tutto finito, tutto quanto.
-È uscito tutto?-. Mi chiese Carlisle preoccupato. Annuii pensandoci su, avevo sentito il sapore della morfina nel sangue. Quindi sì, avevo tolto tutto il veleno.
- Il sangue mi sembra pulito. Sentivo il sapore della morfina-. Bisbigliai più tranquillo. Mio padre si spostò verso Bella e le accarezzò una guancia dolcemente.
- Bella?-. La chiamò facendole aprire languidamente le palpebre. Sorrise quando la vide tutta sonnacchiosa. Presto si sarebbe addormentata e avremmo potuto portarla in ospedale.
- Mmmm -. Rispose facendoci ridacchiare. Ci rilassammo definitivamente.
-Il fuoco è spento?-. Domando Carlisle continuando a tenerle il panno sulla fronte, che comunque aveva ormai smesso di sanguinare. Le scostai i capelli e la accarezzai dolcemente.
- Sì-. Bofonchiò sospirando – Grazie Edward-. Le sfiorai ancora la bocca e lei chiuse gli occhi sorridendo.
-Ti amo-. Le dissi preso da una profonda emozione. Un groppo mi chiudeva la gola, quasi non riuscivo a parlare. Era viva, ancora viva, e avrei potuto starle vicino di nuovo, vederla sorridere, sentirla parlare, proteggerla, guardarla scivolare maldestramente, toccarla… risi felice.
- Lo so-. Rispose facendomi scoppiare a ridere. Cerbiattina cocciuta, mi aveva fatto veramente spaventare con quel suo atteggiamento avventato. Avevo creduto che non l’avrei più vista, mi ero sentito perso, spaesato, schiacciato dalla sensazione che non l’avrei più rivista. Non le avrei permesso di farlo mai più, mai…
Venimmo a sapere che l’aveva ingannata. Aveva guardato le sue cassette di quando era bambina e le aveva fatto credere di aver catturato sua madre. Fece in tempo a dire ad Alice che James la conosceva e poi si senti troppo debole per continuare. La presi in braccio tentando di farla rilassare e finalmente si addormentò. Avrei pensato io a tutto ora, mi sarei occupato io di lei.
La portammo all’ospedale, adducendo ad una brutta caduta dalle scale dell’albergo con conseguente rottura della finestra. Si occupò Alice di creare le prove dell’accaduto e di chiamare Charlie e Renèè. Entrambi sarebbero arrivati il prima possibile. Nessuno dei dottori osò fare troppe domande, Carlisle riuscì a mantenere un tono talmente sicuro e professionale, nonché gentile, che nessuno dubitò della sincerità delle sue parole. Io rimasi vicino a Bella durante tutto il tempo, la guardavo dormire e pregavo in silenzio per lei, accarezzandole le mani, parlandole per ore sperando che mi sentisse. Volevo che percepisse quanto il mio amore per lei fosse grande. Rimase in quello stato per tre giorni sotto vigilanza mia e di Carlisle, le rimanevo vicino ogni minuto senza mai lasciarla da sola, me ne andavo solo quando sentivo sua madre entrare. Lei mi guardava stupita, chiedendosi chi fossi, ma non me l’aveva mai chiesto espressamente. Mi trovava estremamente affascinante e si domandava in che rapporti stessi con sua figlia. Quel pomeriggio però gli occhi di Bella si aprirono e io fissai le sue palpebre schiudersi affascinato. Non volevo farmi vedere immediatamente da lei, incuriosito, ma appena si portò la mano sul naso per togliersi il fastidio che le causavano le cannule per l’ossigeno la bloccai con le dita.
-Ferma lì-. Le dissi dolcemente. Mi appoggiai con il mento sul cuscino e quando il suo viso si girò la vidi arrossire di scatto e sorridere felice. Era bellissima, non era mai stata più bella, provai l’istinto fortissimo di scostarle i capelli dalla fronte, coccolarla, ma mi calmai. Non volevo farle male.
- Edward?-. Sbatté le palpebre insicura. Probabilmente si stava chiedendo se stesse o meno sognando e io ridacchiai rumorosamente. Il mio cerbiattino non si smentiva mai. Tese il viso verso il mio, alzando le braccia, ma io scossi la testa spaventato, portandole una mano sulla gunacia. Non doveva fare sforzi, non doveva muoversi. – Oh Edward mi dispiace tanto!-. Bisbigliò contrita e afflitta. Dispiacersi lei? E per cosa? Le toccai dolcemente la gota emaciata e pallida e mi sentii morire di fronte a quegli occhi lucidi e dispiaciuti.
- Shhh… adesso è tutto apposto-. Mormorai poggiando la fronte sulla sua e respirando piano. Chiuse gli occhi aggrappandosi comunque alla mia felpa e io capii il suo bisogno di sentirmi vicino, così mi avvicinai ancora fino a che non la sentii sospirare tranquilla. Era incredibile che si sentisse così protetta con me al suo fianco.
- Cos’è successo?-. Sussurrò piano strusciando la sua mano sulla mia maglia. Le presi le dita tra le mie e le strinsi sul mio cuore. Non doveva preoccuparsi di nulla, doveva solamente rilassarsi, non avrei permesso che le facessero altro male. Ero stato io la causa di tutto, se non fossi esistito per lei le cose sarebbero state molto meglio.
- Era quasi troppo tardi. Stavo per arrivare troppo tardi-. Le bisbigliai tormentato scuotendo la testa e attirandola a me. Mi avvolse con un braccio e fummo così vicini che il mio cuore toccò il suo e riprese finalmente a vivere.
- Sono stata una stupida Edward. Pensavo avesse preso mia madre-. Continuò interrompendo il mio flusso di coscienza e gemendo dolorante. No, non era stata lei la causa di tutto, anzi aveva agito con coraggio, anche se con la sua solita sciocca impulsività. Avevo rischiato di perderla, solo il pensiero mi faceva cadere in uno stato d’angoscia pesante.
- Ci ha imbrogliati tutti-. Ammisi prendendole il viso tra le mani e guardandola negli occhi tristi e demoralizzati. Ormai era passata, era tutto passato, era ancora viva ed eravamo insieme. Questo contava.
- Devo chiamare Charlie e la mamma…-. Fece improvvisamente, consapevole di tutte le responsabilità che ora le sarebbero toccate. Scossi la testa sorridendo, sperando con la mia notizia di farla stare un pochino meglio.
- Li ha chiamati Alice. Renèè è qui... be', è in ospedale. È andata proprio ora a mangiare qualcosa-. Dissi tranquillamente indicandole la porta ed il corridoio. Bella seguì il mio dito e annuì, sospirando più rilassata. Non doveva assolutamente sforzarsi.
- Qui?-. Continuò incredula. Cercò di sedersi da sola, ma vidi il suo volto impallidire e i suoi occhi chiudersi colti da un improvviso conato di nausea. La afferrai, aiutandola delicatamente a stendersi meglio sui cuscini. Che bimba cocciuta…
- Tornerà presto, stai tranquilla. Non muoverti-. Le intimai sperando che mi ascoltasse. Probabilmente una richiesta inutile, perché cominciò ad agitarsi e ad allungare le mani verso di me. Mi avvicinai lasciando che mi abbracciasse e mi stringesse a sé. Era troppo scossa, questo non andava bene.
- Ma cosa le avete detto? Che cosa le avete raccontato?-. Continuò nervosamente stropicciando le mani sulla mia felpa nera. Sospirai afflitto, ma era giusto dirle la verità nel caso in cui poi ne avesse parlato con sua mamma.
-Che sei caduta da due rampe di scale e hai sfondato una finestra. Devi ammettere che ne saresti capace-. Confessai vedendo i suoi occhi rabbuiarsi e il suo viso impallidire ulteriormente. Poi sospirò e tentò di muoversi, ma evidentemente il dolore non glielo permise. Mi guardò negli occhi tentando di convincermi ad aiutarla, ma io ignorai la sua richiesta. Assolutamente no, non doveva muoversi di lì.
- Quanto male mi sono fatta?-. Domandò poi guardandosi la gamba ingessata. Finalmente se n’era accorta.
- Hai una gamba rotta, quattro costole incrinate, un trauma cranico, ferite superficiali e contusioni dappertutto, e hai perso molto sangue. Ti hanno fatto qualche trasfusione. Non ho gradito, per un po' hanno alterato il tuo odore-. Commentai tentando di non rivelarle quanta paura avevo avuto nel vederla esanime, gridare il mio nome. Pensavo che non ce l’avrei fatta, la trasfusione era stato veramente il minimo. Ora era tornato tutto normale.
- Dev’essere stato un bel fuori programma, per te-. Constatò ridacchiando. Scossi la testa incredulo. Non aveva capito nulla allora, il suo odore mi faceva impazzire, mi dava alla testa, io lo adoravo. Sbuffai e le alzai piano il mento verso il mio, facendola arrossire ancora.
- No, il tuo odore mi piace-. Le dissi sorridendole maliziosamente. Le sue guance divennero di un rosso porpora squisito, allontanando la pelle bianca che tanto mi aveva fatto preoccupare.
- Come hai fatto? – Bisbigliò sulle mie labbra. Ci sfiorammo piano e io notai un lieve cambiamento nel suo battito cardiaco. La domanda aveva evitato di farci travolgere dalle emozioni. Era giusto… lei era stanca, stremata, non potevo comportarmi da egoista.
- Non lo so nemmeno io-. Confessai stranito. Le presi delicatamente una mano tentando di non staccare i fili e vi poggiai sopra la testa lasciando che l’altra mi accarezzasse. Mi sentivo un cucciolo bisognoso di coccole e lasciai che le sue dita mi toccassero i capelli, il viso e il collo godendo del suo profumo e del suo calore.
- Era impossibile… trattenersi- Ammisi passando dolcemente la mia guancia sul palmo della sua mano e sentendomi un idiota – Impossibile. Ma ce l’ho fatta-. Continuai voltandomi per permetterle di accarezzarmi le labbra. Lei lo fece e io mugolai soddisfatto nel sentire di nuovo la sua fragranza avvolgermi e torturarmi.  Un vampiro sottomesso e schiavizzato da un essere umano… incredibile. Alla fine alzai il capo e mi protesi verso di lei – E’ evidente che ti amo-. Sussurrai desiderando baciarla più di quanto non fosse ammissibile. Mi sentii inesorabilmente attratto e mi allungai sul letto come un bambino coccolone. Stavo decisamente esagerando.
- Il sapore non è buono come il profumo?-. Si chinò leggermente verso il mio viso e strusciò la sua guancia contro la mia. Impossibile resisterle… mi mossi per assaporare il suo profumo, ora forte, intenso, solamente suo e gemetti di piacere.
- E’ anche meglio-. Avevo la gola secca, la voce roca – Meglio di quanto immaginassi-. Le sue dita continuarono ad accarezzarmi i capelli e io mi strinsi al suo petto che si alzò piano dai cuscini tentando di mettersi in equilibrio. Non doveva fare questi sforzi poteva farle male.
- Scusa-. Fece allora cercando di non cadere all’indietro a causa della nausea. Mi avvicinai maggiormente tentando di non farla stancare e lei mi alzò il mento dolcemente guardandomi negli occhi, mortificata.
- Come se di questo dovessi scusarti-. Le risposi triste, accarezzandole la ferita che le aveva inferto quel bastardo. Mi irrigidii ricordando il pericolo che aveva corso scappando lontano da me e le baciai piano il palmo godendo della morbidezza della sua pelle.
- E per cosa dovrei scusarmi?-. Mormorò incuriosita togliendo la mano e facendomi alzare sconcertato. Come per cosa…
- Per aver rischiato di sparire dalla mia vita per sempre-. Confessai piano attirandola verso di me e abbracciandola stretta. La sensazione di averla persa per sempre, quell’angoscia che mi aveva soffocato d’ansia a causa della certezza che non l’avrei mai più rivista, vederla poi così, a terra, in un lago di sangue… mi aveva ucciso.
- Scusa-. Rispose stringendomi ancora più forte. Tentai di allentare la presa per non farle troppo male, ma non aveva alcuna intenzione di lasciarmi andare e poi era così bello poterle stare di nuovo vicino che avevo dimenticato di trovarmi in una stanza di ospedale.
-So perché l’hai fatto-. Le dissi appoggiandole il capo sulla spalla e rilassandomi - È stata comunque una decisione irrazionale, va da sé. Avresti dovuto aspettarmi, avresti dovuto dirmelo-. La ammonii improvvisamente consapevole di quello che mi aveva fatto passare. Non mi ero mai sentito così disperato, mai, da che ne avevo ricordo e ora in quel cerbiattino si era concentrata la mia essenza, la mia vita. Senza di lei sarei morto, definitivamente. Tutto avrebbe smesso di avere senso.
- Non mi avresti lasciata andare-. Sussurrò poi passandomi una mano sul volto e facendomi gemere. Strusciai il naso fino a quando riuscii a resistere al suo profumo e poi mi allontanai. Sarebbe stato più facile ora, ma più difficile da un lato. Era una tentazione continua per l’Edward ragazzo. Era il desiderio profondo di stringerla, di sentirla gemere a causa dei miei baci, di darle qualcosa di più della solita sofferenza che mi spingeva a starle vicino, ad accarezzarla in quel modo.
- In effetti no. Non ti avrei lasciata-. Mi rabbuiai e la sentii tremare, poi sussultare. La fissai spaventato, credendo di essere io il motivo del suo spavento. Feci per scostarmi, ma lei non me lo permise. Scattai all’istante, preoccupato.
- C’è qualcosa che non va?-. Le domandai tornando a toccarle il viso. Si rilassò sulle mie dita come se avessero potuto darle sollievo e chiuse le palpebre, stanca.
-Che fine ha fatto James?-. Mi chiese sussurrando timorosa. La guardai scuotendo il capo, non doveva preoccuparsi di questo ora, ma solo di riprendersi, di stare bene, per tornare a scuola, per stare con me.
-Dopo che te l'ho tolto di dosso, se ne sono occupati Emmett e Jasper-. Ringhiai di rabbia, avrei voluto ucciderlo con le mie stesse mani per quello che aveva osato farle. E invece... ero stato un’incapace e avevo rischiato di ucciderla. Non me lo sarei mai perdonato. La amavo troppo. Non sapevo come dirglielo. Continuai a guardarla imbambolato raccontandole ciò che era accaduto, allontanandomi piano e rabbuiandomi sempre di più.  Mi faceva male al cuore ricordare quello che avevo provato nel vedere il video che aveva girato quel maledetto, il dolore che le aveva causato, la sofferenza su quel viso d’angelo, il mio angelo. Mi portai ai piedi del letto e mi rannicchiai su me stesso, come un bambino pieno di risentimento, proprio non riuscivo a dimenticare quei momenti, erano marchiati a fuoco dentro di me e facevano male, dannatamente male. Quando mi voltai per guardarla la vidi dolorante carezzarsi entrambe le mani.
- Ugh…-. Brontolò stringendo le palpebre. Spalancai gli occhi spaventato e subito allungai le mani verso di lei.
-Cosa c’è?-. Ancora più preoccupato tentai di scacciare quella sensazione. Non potevo abbandonarmi ai sensi di colpa con Bella in quello stato, avevo promesso a me stesso che mi sarei occupato di lei e invece mi stavo comportando come un ragazzino. Non avevo scuse.
-Aghi-. Mi rispose tentando di avvicinarsi. Notai un sussulto di dolore e le presi la mano carezzandola tra le mie. Il suo sguardo mi supplicò di non allontanarmi da lei, ma poi si abbandonò sui cuscini esausta. Ancora una volta l’avevo fatta sforzare. Proprio non riuscivo ad imparare a darle un po’ di tranquillità. Abbassai la testa afflitto.
-E tu, cosa ci faresti qui?-. Mormorò poi facendomi alzare di scatto. La fissai mortificato e feci per muovermi.
-Vuoi che me ne vada?-. Le chiesi. Avrei fatto tutto per farla stare meglio, anche se mi fosse costata l’anima. Ma quando la fissai vidi il dolore più profondo nei suoi occhi. Di nuovo… ancora una volta avevo sbagliato.
-No!-. Gridò spaventata muovendosi per raggiungermi. Mi osservò terrorizzata e io capii che in quel momento avevamo più bisogno l’uno dell’altra di quanto non riuscissimo ad ammettere. -No... volevo dire, come hai giustificato a mia madre la tua presenza? Devo preparare un alibi prima che torni-. Mi sedetti, quasi ridendo sollevato per il mio stupido errore.
-Ah-. Mi rilassai e le raccontai la scusa che avevamo deciso fosse più plausibile. Io ero venuto a Phoenix per convincerla a tornare a Forks, ma raggiungendomi in albergo lei era caduta per le scale e rotto la finestra. Una tragedia insomma… la ammonii, dicendole che ora il suo unico pensiero doveva essere quello di guarire e non avrei ammesso scuse. Questa volta la guardai furioso dritto e negli occhi e mi chinai sul suo corpo sfiorandole le labbra con il pollice. Il suo cuore mancò qualche battito, il bip del monitor mandò chiari segnali.
- Sarà davvero imbarazzante-. Mormorò arrossendo. La tentazione di baciarla divenne prepotente e io mi chinai sulla sua bocca continuando ad accarezzarla. Ero curioso di vedere una cosa…
- Mmm, chissà se...-. Bisbigliai incuriosito. Le portai le dita tra i capelli massaggiandole la nuca e sfiorai le sue labbra all’inizio in un gesto molto innocente. Il monitor impazzì, i suoi battiti cardiaci esplosero e lei si agitò imbarazzata muovendosi sotto le lenzuola. Sorrisi maliziosamente senza staccare la mia bocca che premetti definitivamente sulla sue e in un attimo il battito si fermò, il bip divenne un unico segnale. Quasi non riuscii a crederci. Mi allontanai di scatto fissando l’apparecchio che ora riprese a dare segni di vita, era un giochino divertente, ma spaventoso, io amavo ascoltare i battiti del suo cuore. Ultimamente poi… in modo particolare.
-A quanto pare dovrò prestare molta più attenzione del solito-. Feci serissimo incrociando le braccia al petto e appoggiandomi a bordo letto. Mi afferrò il braccio tentando di attirarmi verso di sé e io non mi feci certo pregare tornando a sfiorarle le labbra.
- Io non avevo finito di baciarti. Non costringermi ad alzarmi-. Sussurrò. Il monitor impazzì ancora ma questa volta non lo ascoltammo. La baciai, in modo leggero, dolce, trasmettendole tutto il bisogno di lei, la paura che avevo avuto, la voglia di averla accanto. Mi accarezzò il viso con un’emozione tale che un groppo mi chiuse la gola già secca… mi avvicinai ancora, portandola ad alzare il mento. Avrei voluto farle schiudere le labbra, perdermi nel suo sapore, ma sapevo che se lo avessi fatto per entrambi non ci sarebbe stato più ritorno. E non volevo che succedesse in ospedale. Perciò mi accontentai di divorare quelle labbra dolci e affatto prudenti.
- Credo di aver sentito tua madre-. Commentai allontanandomi e vedendola sbuffare per nulla soddisfatta. Avrei rimandato le coccole e le carezze per un altro momento più intimo. In fondo eravamo pur sempre in ospedale.
- Non andartene-. Il terrore che lessi nei suoi occhi mi fece correre i brividi lungo il corpo. No, non me ne sarei mai andato, non l’avrei più lasciata sola, né giorno né notte. Le sorrisi accarezzandole piano la fronte e lei annuì aggrappandosi alla mia mano e portandosela alla bocca. Mi domandai cosa ci trovasse di così splendido nelle mani di un pianista, lunghe e affusolate, per giunta fredde e morte, ma Bella sembrava non riuscire a farne a meno.
- Non me ne andrò. Farò un sonnellino-. Ammiccai divertito facendola finalmente sorridere. Eccolo il mio raggio di luce. Sollevai la testa guardando la poltroncina al di là del letto e in un attimo mi sedetti reclinando la testa all’indietro. Lei mi guardò sghignazzando e non mancò di fare un commento divertito.
-Non dimenticarti di respirare-. Bisbigliò ridendo. Feci un respiro profondo facendola scoppiare a ridere e involontariamente sorrisi. Bastava così poco per farla tornare a vivere. Avrei finto di dormire per l’eternità se questo avesse potuto renderla felice e farla ridere.
La porta si aprì e la madre di Bella entrò sbirciando all’interno. Non mossi un muscolo, ma sentii il suo sguardo posarsi su di me e fissarmi stupito.
-Mamma!-. Esclamò Bella contenta e sollevata. Renée non staccò ancora gli occhi da me avvicinandosi alla figlia lentamente. Le stavo simpatico tutto sommato, anche se non riusciva a capire come potesse esistere un ragazzo così bello. Meglio per lei che non fosse mai venuta a scoprirlo, non sarebbe stato divertente coinvolgere anche le mamme.
- Non se ne va mai eh?-. Arrischiò a dire facendo ridere Bella imbarazzata. Beh, poteva anche scordarselo che avrei lasciato sola la donna della mia vita.

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Capitolo 54
*** Impasse ***



Eccoci qui, per il 31 dell'anno ovviamente si deve aggiornare è d'obbligo. Anche se forse si dovrebbe aggiornare il primo no? Non si dice "chi aggiorna il primo dell'anno aggiorna tutto l'anno?". Bo non lo so, vabbè non importa, sto facendo ragionamenti senza senso come al solito. Iniziamo con Mid Sun, ma poi ovviamente termino tutto il giro. Ci mancherebbe. Allora... siamo giunti al penultimo capitolo di Mid Sun. Ah... avvertenze. Ci saranno dei cambiamenti, al solito io devo rovinare tutto perchè non sono contenta. Ho saltato alcune cose del dialogo di Bella e la mamma, perdono... è che proprio non lo sopportavo. Tutta la tiritera mi stava facendo venire l'orticaria alle mani perciò ho aggiunto una parte finale un po' dolciotta e romanticotta. Sarà la fine dell'anno a darmi alla testa? Bo possibile... e per l'epilogo che ci sarà il prossimo capitolo. Beh... ho saltato il ballo. Ora mi ammazzano. Non l'ho proprio saltato, diciamo solo che ho ripreso da dove ha finito la Meyer. Loro che ballano e poi... poi che succede? Me lo sono sempre chiesta e così l'ho scritto. Speriamo non ci siano linciaggi perchè sarà una parte un po' fuori dalle righe. Incrocio le dita. Comunque vi lascio al capitolo con gli auguri per la fine dell'anno e un buon inizio anno 2010, all'insegna di tante bellissime nuove esperienze e novità. Grazie veramente a tutte e arrivederci al prossimo anno ehehehe^^ Malia.

Impasse.


Ascoltai ansioso il loro discorso. Il mio piccolo cerbiattino aveva visto giusto… dovevo ricordarmi assolutamente di tenere gli occhi chiusi e respirare pesantemente. Ma non era facile quando sua madre voleva convincerla a tornare con lei a Jacksonville e non a Forks. Sentii Bella mugolare e gemere dolorante a causa di quella proposta. Il suo cuore accelerò e il respiro le si fece affannoso, non doveva fare ancora nessuno sforzo, specialmente se emotivo. E io non potevo credere che ci saremmo divisi, il suo dolore fu il mio, ma doveva rimanere assolutamente tranquilla.  
-Io voglio vivere a Forks. A scuola mi sono ambientata, ho un paio di amiche...-. Replicò la mia piccola tentando di controllare il tremore della sua voce. Assottigliai le palpebre per cercare di controllare le sue condizioni e vidi Renèe fissarmi attenta, incredibilmente stupita. Mi mossi agitato nel sonno, era certa che la causa della reazione di sua figlia fossi io. -...e Charlie ha bisogno di me. È tutto solo, lassù, e non sa neanche cucinare-. Continuò fissando la mamma con sguardo supplicante. Non volevo che Bella si preoccupasse, avevo il terrore che potesse avere una ricaduta.
-Vuoi restare a Forks?-. Fece la donna stupita, prendendole una mano delicatamente tra le sue. Gli occhi di Renèe si posarono di nuovo su di me – Perché?-.
-Te l'ho detto... la scuola, Charlie. Ahi!-. Rispose Bella piegandosi in due a causa del dolore alle costole. Maledizione non doveva muoversi così! Spalancai gli occhi fissandola terrorizzato e lei mi restituì uno sguardo allarmato facendomi segno con la mano di rimettermi a dormire. Mi rilassai ancora sperando che non facesse ancora movimenti bruschi.
- Bella, piccola mia, tu odi Forks-. Le ricordò la madre accarezzandole la fronte e baciandola dolcemente. Il mio cuore sembrò sussultare nel petto e stringersi di dolore. Se lei se ne fosse andata io sarei rimasto solo e la mia vita sarebbe finita, ma forse, pensai, per Bella sarebbe stata la soluzione migliore. Lontano da me non avrebbe dovuto vivere tutti quei guai.
- Non è così male-. Rispose invece borbottando. Renèe la guardò sconvolta, non riusciva a credere alle sue orecchie e nemmeno io. Si rabbuiò fissando sospettosa prima sua figlia e poi me. Si staccò  da lei solo per avvicinarsi al mio corpo apparentemente addormentato, ma io continuai a dormire rilassato.
- E’ per lui?-. Sussurrò facendo fremere Bella. Non mi sfuggì la sua occhiata disperata verso di me e i suoi occhi lucidi. Non avrebbe voluto parlare alla madre di noi.
-C’entra anche lui-. Ammise alla fine sospirando e ributtandosi stremata sui cuscini –Sei riuscita a parlarci un po’?-. Chiese incuriosita dal modo in cui sua madre mi fissava. Effettivamente cominciava ad imbarazzare anche me, mi stava squadrando dalla testa ai piedi come se non avesse creduto realmente ai suoi occhi e i suoi pensieri non erano meno perplessi.
È troppo perfetto… mi spaventa…
-Sì. E vorrei discuterne con te-. Riprese incrociando le braccia al petto. I suoi occhi non mi lasciarono nemmeno per un attimo e io finsi di russare lievemente.
-Di cosa?-. Rispose Bella confusa. Quest’inizio non mi piaceva affatto. Tentai di leggere i suoi pensieri e notai una certa confusione, avrebbe voluto fare una ramanzina con i fiocchi alla figlia, ma aveva notato quanto io tenessi a lei e non sapeva cosa dire.
-Penso che quel ragazzo sia innamorato di te-. Bisbigliò piano tentando di non farsi sentire da me. Bella deglutì imbarazzata, arrossendo, mentre sua madre la guardava esterrefatta dalla sua reazione.
-Lo penso anche io-. Mormorò Bella tentando di prendere aria. Ringraziai il cielo di stare dormendo, altrimenti non avrei proprio saputo come reagire. Mi stavano analizzando entrambe da parte a parte. Era piuttosto imbarazzante dovevo ammetterlo, lo sguardo femminile sapeva come analizzare un uomo.
È bellissimo, non c’è che dire. Gentile, dolce… sempre presente… Pensò la donna insospettita.
- E tu, cosa provi per lui?-. Le chiese sua madre facendo sbuffare il mio piccolo Bambi. Ma Renèe non ammetteva repliche, non avrebbe cambiato argomento, voleva sapere cosa ci legava, se ero o meno il suo ragazzo.
-Direi che sono pazza di lui-. Tossicchiò Bella facendo aggrottare la fronte a sua madre, che si accostò al mio cerbiattino meravigliata. Mi lasciai sfuggire un sorrisino sarcastico. E così era pazza di me… non sapevo se esserne felice o meno. Sapeva molto di cotta adolescenziale, ma nulla di più. Non riuscii a capire il perché del dolore che colpì così forte il mio cuore. Mi accorsi solo in quel momento che forse il mio amore era molto differente dal suo. Che sciocco. Per Bella probabilmente era tutto diverso, in fondo era solo un essere umano. Non lo avevo messo in conto, non ci avevo mai pensato.
-Lo so, mamma. Non preoccuparti. È soltanto una cotta-. Liquidò Renèe così, distruggendo definitivamente il mio cuore. Sperai che stesse solamente cercando di convincere sua madre della veridicità delle sue parole, del fatto che i suoi sentimenti fossero superficiali per non farla preoccupare, ma comunque provai disagio. Mi sentii ridicolo… potevo soffrire per una semplice frase detta ad una mamma apprensiva? Mi sentivo un bambino. Cercai di non pensarci, rimuginare non sarebbe servito a farmi stare meglio, tutt’altro, così tornai ad ascoltare la loro conversazione che fortunatamente per me stava volgendo al termine. Renèe era pronta ad andarsene.
- Ti voglio bene, mamma-. Terminò Bella quando sua madre la abbracciò stretta.
- Anch'io, Bella. Cerca però di stare più attenta a dove metti i piedi, non voglio perderti-. Renèe la strinse al petto, commossa e io non potei trattenermi dal sorridere. Ero d’accordo con lei…  Bella doveva stare più attenta a tutto ciò che faceva. Ma sarei rimasto io a controllare il mio cerbiattino e a vigilare su di lei, con me sarebbe stata al sicuro. Quando la madre uscì aspettai che l’infermiera controllasse le sue condizioni di salute prima di riavvicinarmi a lei.
-Hai rubato un auto?-. Fu la prima cosa che mi chiese alzando un sopracciglio. Dovevano essermi sfuggiti dei discorsi, com’eravamo arrivati a quel punto? Forse ero troppo immerso nei miei pensieri. Ridacchiai portandomi una mano dietro il collo e annuii.
-Era una bella macchina, molto veloce-. Sussurrai birichino beccandomi un’occhiataccia niente male. Non riuscii a trattenere una risata spontanea e lei storse le labbra in una smorfia di rimprovero. Evidentemente non mi conosceva abbastanza, non ero così tranquillo come immaginava lei.
-Dormicchiato bene?-. Mi domandò poi irrigidendosi nel letto. Il sorriso morì sulla mia bocca lasciando il posto ad un’espressione perplessa. Avrei preferito non ascoltare alcune cose, ma non avevo alcuna intenzione di dirle nulla.
-Sì. È stato interessante-. Strinse gli occhi cercando di capire cosa intendessero le mie parole, ma io non avevo alcuna voglia di parlarle di quello che avevo sentito. Non volevo farla arrabbiare, né farla stare male a causa mia.
- Che cosa?-. Chiese ignorando la mia freddezza. Inutile sperare che lasciasse cadere l’argomento, stavo combattendo una causa persa in partenza. Abbassai lo sguardo tentando di non farle vedere il mio turbamento, la mia sofferenza. Per un attimo avevo creduto che mi avrebbe lasciato e che avrebbe seguito sua madre. In fondo lei odiava Forks.
-Sono sorpreso. Pensavo che la Florida... e tua madre... be', pensavo fosse ciò che volevi-. Stropicciai con le dita il lenzuolo ai piedi del letto e la sentii sospirare incredula. Non riuscii comunque ad alzare il capo per guardarla, consapevole del male che le stavo provocando in quel momento. Ero solo una bestia, ecco quello che ero, sapevo solo procurarle dolore.
-Ma a te toccherebbe restare chiuso in casa tutto il giorno. Potresti uscire soltanto di notte, come un vero vampiro-. Commentò incerta sembrando non capire affatto cosa avessi voluto dire realmente. Sorrisi come sempre della sua ingenuità, ricordando il suo cuore puro. Il mio piccolo Bambi… tornai subito serio, sospirando afflitto.
-Sarei rimasto a Forks, Bella. O in un posto del genere. Ovunque, pur di non farti più soffrire-. Terminai, la voce imperscrutabile, atono. Non avrei voluto, ma non avevo altro modo per farle capire che se avesse voluto sarebbe stata libera di allontanarsi da me. D’un tratto il suo cuore accelerò e il monitor cominciò a lanciare chiari segnali di tachicardia. Alzai lo sguardo e fissai il viso pallido di Bella contorto dal dolore, dalla sofferenza. Le sua mani sul costato tentavano di sollevare il petto per permettere alla cassa toracica di respirare. Rimasi immobile a guardarla, attento, senza riuscire a parlare o a fare nulla. Era colpa mia, al solito ero io a procurarle tutta quella angoscia, quella preoccupazione. L’avrebbe mai capito? Un giorno quando ne avesse avuto consapevolezza sarebbe scappata via lontano da me. Non riuscii comunque a muovermi, sorpreso da quella reazione, sbalordito da tutta quella sofferenza. Possibile che anche lei provasse il mio stesso bisogno e con la stessa intensità? Che non fosse solamente una cotta come poco prima aveva detto, ma che mi amasse veramente? Troppe domande, troppo tardi. L’infermiera arrivò controllando le condizioni del mio piccolo cerbiattino mentre io continuavo a guardare Bella impotente, maledicendomi per quello che le stavo causando.
- Prendiamo un po’ di tranquillanti, piccola?-. Domandò la donna scostandole i capelli dalla fronte.
-No, no-. Bisbigliò Bella portandosi le dita sul cuore e stropicciandosi la stoffa del pigiama, affannosa e ansimante. -Sto bene così-. Scostò con l’altra mano il corpo dell’infermiera, come se le mancasse aria e i suoi occhi si posarono ancora su di me.
-Non è il caso di essere coraggiosi, cara. È meglio che non ti stressi troppo: hai bisogno di riposo-. Continuò sperando che il mio cerbiattino cambiasse idea. Ma Bella scosse ancora il capo sorridendole con fatica. Veramente ero io la causa di quel dolore? Non riuscivo a capacitarmi di avere quel potere enorme su di lei.
-D'accordo. Suona il campanello quando ti senti pronta-. Fece quindi la donna lanciandomi uno sguardo perplesso. Guardai i monitor come a voler dire di non aver capito nulla, ma ero turbato da ciò che stava succedendo. Il cuore di Bella non accennava a decelerare e il suo dolore era più reale di quanto l’infermiera stessa non riuscisse a vedere. Io lo sentivo, lo percepivo dentro di me. Se mi avessero diviso ancora dal mio piccolo Bambi sarei morto e così era per lei.
Quando quella donna se ne andò mi permisi di prendere il viso di Bella tra le mani e poggiare la mia fronte sulla sua.
-Shhh, Bella… calmati-. Mormorai espirando piano sul suo viso. Sembrò tranquillizzarsi quando le mie dita le accarezzarono dolcemente le guance, ma il suo battito cardiaco non ne voleva sapere di quietarsi.
-Non lasciarmi-. Bisbigliò senza voce. Dio mio, cosa avevo fatto? Le baciai piano le labbra, sfiorandole appena e lei chiuse gli occhi, respirando dolorante. Non avrei mai, mai potuto vivere un secondo di più senza la mia piccola umana. Ero perdutamente innamorato di lei.
-No, te lo prometto. Adesso rilassati, così chiamo l'infermiera con i tranquillanti-. Ma nonostante le mie parole, i suoi occhi continuavano a supplicarmi, ad implorarmi di non lasciarla. Ancora un respiro e poi un altro, il suo affanno aumentò e nel suo sguardo lessi una sofferenza che non le permetteva di prendere facilmente aria. Non sapevo cosa fare e la toccai, sfiorando le sue gote, il suo collo, percorrendo i suoi zigomi.
- Bella. Non andrò da nessuna parte. Sarò al tuo fianco ogni volta che avrai bisogno di me-. Le promisi giurandolo a me stesso. Che idiota. Mi stavo comportando veramente come uno stupido e le stavo facendo male. Ancora una volta dimostravo di essere un egoista, una bestia.
Alzo piano le mani prendendo il mio volto tra le dita e toccandolo con adorazione. Mi avvicinai ancora di più sfiorandole le labbra e bramando un contatto più profondo. Non sapevo come farle capire che sarei rimasto sempre con lei, per l’eternità. Io non potevo vivere in un posto dove non ci fosse il suo profumo, il suo sorriso, la sua presenza. Era praticamente impossibile.
-Giura che non mi lascerai-. Ansimò passandomi i polpastrelli sulle labbra e gemendo di dolore. Il cuore aumentava le sue pulsazioni come impazzito. Non sapevo veramente cosa fare, ero spaventato, terrorizzato. Le baciai piano l’angolo della bocca, alzando maggiormente il suo viso e continuando a tenerlo tra le mani, ora serio.
-Lo giuro-. Sussurrai cauto baciandole le labbra, premendo la mia bocca sulla sua. Le mordicchiai il labbro superiore, gustando il sapore dolce e sensuale di quella morbidezza fino a quando non sentii il suo cuore rallentare. Non chiusi gli occhi, ma sostenni il suo sguardo intimorito fino a quando non la vidi rilassarsi e tornare a respirare in modo normale. Scostai le labbra solo per sospirare ripetutamente sulla sua bocca e in quel momento la vidi chiudere gli occhi e abbandonarsi a me.
- Va meglio?-. Le domandai prudente. Non potevo credere che avessi un tale effetto su di lei, mi sembrava assurdo, ma mi rendeva dannatamente felice sapere che non potesse fare a meno di me.
-Credo di sì-. Bisbigliò a stento provando a controllare il dolore che ancora sentiva. Scossi la testa aiutandola a sistemarsi tra i cuscini e digrignai i denti preoccupato.
- E’ dovuta a me questa reazione esagerata, sono imperdonabile-. Farfugliai costringendola a irrigidirsi contro la morbidezza del letto. Doveva rimanere calma e tranquilla, non fare sforzi inutili e di questo dovevo convincermi io stesso prima di lei. Era a causa mia se Bella aveva reagito in quel modo. Nonostante la mia promessa non lasciò andare la mia mano stringendola con forza tra le sue… mi guardava insicura.
-Perché hai detto una cosa del genere, prima?-. Continuò spaventata -Sei stanco di dovermi salvare in continuazione? Vuoi davvero che me ne vada?-. Mi domandò a raffica tornando ad agitarsi. Maledizione. Mi avvicinai di nuovo chinandomi sul letto e accarezzandole una tempia in modo gentile. I suoi occhi mi osservavano senza capire e io mi accorsi di aver veramente esagerato. Era terrorizzata.
-No, non voglio stare senza te, Bella, certo che no. Sii razionale. Neanche doverti salvare è un problema. Ma il fatto è che sono io stesso a metterti in pericolo... in fondo è colpa mia se sei qui-. Mormorai poggiandole il pollice sulla guancia e godendo del suo calore, del suo rossore. Bella si riscosse e immediatamente si mosse verso di me, allungandosi per abbracciarmi. Vidi il suo sforzo, la sua sofferenza nel muoversi e rimasi sbalordito dal suo desiderio di stare con me, fino in fondo, anche contro se stessa. Era semplicemente pazzia…
- Sì, se non fosse stato per te non sarei qui... viva-. Commentò stringendo le braccia intorno alla mia vita e tirando la flebo che le dava nutrimento. Non volevo che facesse altri sforzi, ma non sapevo affatto come convincerla.
-A malapena. Coperta di bende e cerotti, nemmeno in grado di muoverti-. Le risposi tormentato dai sensi di colpa. Possibile che non riuscisse a vedere la verità? Da quando mi aveva incontrato non le erano successe che disgrazie, non aveva fatto che correre inutili pericoli. Tutto a causa mia, tutto per me. Non potevo permettere che le succedesse qualcosa.
-Non parlo dell'ultima volta in cui ho rischiato di morire. Ce ne sono altre, scegline una. Se non ci fossi stato tu, sarei finita a marcire nel cimitero di Forks-. Disse convinta cercando i miei occhi. Non le permisi di leggere il mio animo, così colpevole, così vuoto in quel momento. Io ricordavo solamente una cosa, nella mia mente scorreva un’immagine che non avrei mai dimenticato, mai…
-Non è questa la parte peggiore, comunque. Non è stato averti vista là, sul pavimento... sottomessa e picchiata. Non è stato temere che fossi arrivato davvero troppo tardi. Nemmeno sentirti urlare di dolore... o tutti quei ricordi insopportabili che porterò con me per l'eternità. No, la parte peggiore è stata sentire... sapere che non sarei riuscito a fermarmi. Essere convinto che sarei stato io a ucciderti-. Confessai finalmente. Una cosa era doverla difendere dagli altri, dagli eventi, una cosa era doverla proteggere da me stesso. Per me era impossibile prevedere quanto ancora sarei riuscito resistere a tanta dolcezza. Il profumo e il sapore di Bella per me erano una droga.
- Ma non lo hai fatto-. Mi fece notare lei scostandosi da me e facendomi segno di mettere il viso sul suo grembo.
- Avrei potuto. Senza sforzo-. Le dissi ancora, sperando che capisse, che mi cacciasse. Invece con le mani mi portò a stendermi contro di lei e mi accarezzò i capelli in modo gentile. Sorrisi involontariamente… veramente sembravo un bambino bisognoso delle sue coccole e delle sue carezze. Avevo vissuto l’Inferno senza il mio amore.
-Prometti-.  Sussurrò facendomi sorridere tristemente.
-Cosa-. Feci io godendo delle sue dita tra i miei capelli. Avrei voluto che non smettesse mai di coccolarmi, ci stavo prendendo gusto a farmi convincere da lei. E questo era decisamente pericoloso.
-Lo sai, cosa-. Rispose sfiorandomi con i polpastrelli la guancia tracciando una scia sul collo con le unghie. Bel metodo di persuasione, utile, ma non avrebbe potuto farmi desistere dalla mia convinzione che avevo portato solo male e dolore nella sua vita, piuttosto che amore. Ed era arrabbiata con me, molto… e spaventata.
-A quanto pare non sono abbastanza forte da poterti stare lontano, perciò immagino che alla fine farai a modo tuo... anche a costo di farti uccidere-. Replicai per nulla indifferente al suo tocco. Essere dipendente in quel modo… il mio orgoglio di uomo ne stava pesantemente risentendo, ma non potevo fare a meno di lei, era la verità. Una necessità, un bisogno, una maledizione che mi avrebbe portato alla dannazione, ecco cos’era quell’amore. Perciò le mie ultime parole erano state sgarbate. Mi divincolai alzando le spalle e guardandola negli occhi. Il panico che vidi mi fece ammutolire. Non potevo prometterle che non l’avrei lasciata, non potevo… perché non riusciva a capire cosa avrebbe comportato una cosa simile?
- Bene-. Continuò allora furiosa alzando la voce. La fissai attonito -Hai detto che ti sei fermato... adesso voglio sapere perché-. Non volevo litigare con lei in quelle condizioni, era l’ultimo mio pensiero, ma non potevo evitare di risponderle. Sospirai rassegnato, sperando non mi cacciassero fuori dall’ospedale per aver indotto la sua salute al peggioramento.
- Perché?-. Non capii il senso della domanda. Bella non avrebbe dovuto sapere che una volta morsi la trasformazione in vampiro era irreversibile. Assottigliai le palpebre sospettoso.
- Perché l'hai fatto. Perché non hai lasciato che il veleno entrasse in circolo? A quest'ora sarei uguale a te-. Terminò, la voce ancora alta e indignata. Sulle prime ringhiai piano, desiderando ardentemente avere Alice tra le mani e strozzarla. Sicuramente era stata lei a dire al mio piccolo Bambi come avveniva la trasformazione. Non risposi voltandole le spalle e avvicinandomi alla porta. Avrei voluto uscire, lasciarla dormire, quello non era né il modo, né il momento giusto per parlarne. Stava male e doveva riposare, non arrabbiarsi.
-Sono la prima ad ammettere di non essere esperta di relazioni…-. Riprese facendomi girare verso di lei. Lo sguardo supplicante, il tono meno adirato, mi fece segno con la mano di sedermi accanto a lei sulla sedia. - Ma mi sembra quantomeno logico... tra un uomo e una donna deve esserci una certa parità... per esempio, non può toccare sempre a uno solo dei due salvare l'altro. Devono potersi salvare a vicenda-. Concluse sospirando tormentata. Scossi la testa sedendomi accanto a lei e incrociando le braccia sul letto. Ero sbalordito dalla sua incoscienza. Non poteva assolutamente comprendere la mostruosità di quello che diceva.
- Ma tu mi hai salvato-. Ammisi appoggiando il mento sulle braccia. Lei mi fissò aggrottando le sopracciglia e io annuii leggermente, con convinzione. Mi aveva donato l’anima… cosa potevo volere d’altro? Mi aveva dato un motivo per vivere, per voler vivere ancora, finalmente felice.
- Non posso essere sempre Lois Lane. Voglio essere anche Superman-. Sbottò facendomi sorridere divertito. Allungai la mano per accarezzare la sua, ma lei la ritirò lanciandomi un’occhiataccia arrabbiata. Va bene, non avrei cercato di ingraziarmela con carezze. Decisi di rimanere buono al mio posto.
-Non sai cosa mi stai chiedendo-. Continuai io fissando il bordo della federa. Trasformarla in un mostro, essere la causa della sua morta eterna, della sua dannazione. Non me la sentivo di farlo, non potevo condannarla ad una simile esistenza. Era tutto fuorché normale.
-Invece credo di sì-. Replicò lei esasperata dalla mia insistenza. No, non ne aveva idea. Non sarebbe stato così facile. Essere vampiro non comportava solamente eternità, ma tante altre cose che avrebbe dovuto affrontare.
-Bella, non te ne rendi conto. Ci penso da quasi novant'anni e non mi sono ancora fatto un'idea-. Confessai sperando tornasse sui suoi passi. Eppure avevo capito che era testarda e che non avrebbe lasciato cadere così facilmente l’argomento. Era il suo carattere.
-Vorresti che Carlisle non ti avesse salvato?-. Mi chiese stupefatta. No, non era questo. Anzi… gli ero grato per avermi dato questa possibilità. Ma io all’epoca non avevo più nulla, né genitori, né amici, nulla… ero solo niente, assolutamente niente.
-No, non è così. Ma la mia vita era giunta al termine. Non stavo rinunciando a niente-. Specificai tentando di farle comprendere la verità di quello che le stavo dicendo. Avrebbe dovuto rendersi conto che al contrario di me lei aveva qualcuno, aveva una vita, un mondo da difendere e proteggere.
-La mia vita sei tu. Soffrirei davvero soltanto se perdessi te-. Confessò d’un fiato facendomi fremere. Chiusi gli occhi per un attimo, assaporando il bisogno che quelle parole mi avevano trasmesso. Fu un balsamo per il mio cuore. Ma nonostante le credessi, sapevo quanto sarebbe stato difficile rinunciare alla sua vita. Perciò rimasi calmo e la guardai in modo deciso.
- Non posso farlo, Bella, e non lo farò-. Le risposi tassativo. Non avrei accettato altre ragioni.
- Perché no?-. Urlò lei incredula. Non volevo discutere e distolsi lo sguardo - E non dirmi che è troppo difficile! Dopo oggi, o qualche giorno fa, quando è stato... be', dopo tutto questo, dovrebbe essere una passeggiata!-. Gridò ancora facendomi spaventare. Forse non si rendeva veramente conto di ciò che avrebbe perso. Glielo feci notare… come avrebbe affrontato il dolore? E Charlie, suo padre? E Renèe? Ammutolì cercando una risposta da darmi, una risposta che arrivò piuttosto vaga, incerta. La fissai trionfante, sapevo di aver vinto la battaglia. Per ora. Non volevo essere io a far terminare la sua vita e non lo avrei fatto.
- Forse non morirò subito... ma prima o poi succederà. Ogni giorno, ogni minuto, quel momento si avvicina. E diventerò vecchia-. Mormorò sofferente tentando di riprendere una respirazione normale. Era così che avrebbe dovuto essere per me. Il suo tempo, la sua vita, avrebbe dovuto scorrere normale come se io non fossi mai esistito. Era già tanto che mi fosse stato permesso di starle accanto dopo tutto quello che era successo. Non meritavo tanta felicità.
-È così che succederà. Come dovrebbe succedere. Come sarebbe successo se io non fossi esistito... e io non sarei dovuto esistere-. Insistei riuscendo solamente a provocarle un moto di rabbia che la fece sbuffare. Alzai lo sguardo incrociando il suo che non si abbassò, affrontandomi. Non volevo più parlarne, basta, mi rifiutai di sentirmi paragonare ad un premio, mi rifiutai di sentire altre ragioni. Lei sarebbe rimasta umana, volente o nolente.
-Se pensi che possa finire qui, vuol dire che non mi conosci bene. Non sei l'unico vampiro che conosco-. Mi minacciò stringendo le dita sulla federa. Mi rabbuiai, ringhiando piano e avvicinandomi a lei che si sollevò maggiormente sui cuscini.
-Alice non oserebbe-. Digrignai i denti fuori di me e Bella deglutì intimorita. Odiavo fare la parte del cattivo, ma ora mi stavo veramente arrabbiando. Quando dicevo no, era no. Non c’era altra strada.
-Alice ha già visto tutto, vero? Per questo ce l'hai con lei. Sa che un giorno... diventerò come te-. Ridacchiò Bella facendomi infuriare. Strinsi anche io le coperte tra le mani facendola tremare e mormorai roco, la voce atona.
-Si sbaglia. Se è per questo, ti ha anche vista morta, ma non è accaduto-. Mentivo, Alice fino all’ultimo momento l’aveva vista viva, ma non volevo che Bella sapesse. Ero disperato, pronto a tutto per farle capire cosa fosse più giusto per lei.
-Per quel che mi riguarda, non scommetterò mai contro di lei-. Borbottò sicura affrontando i miei occhi decisi e sfottendomi. Ci guardammo a lungo, così vicini da poter sentire uno il respiro dell’altro. Era impossibile continuare ad essere arrabbiato con lei, in fondo voleva solamente stare con me, nient’altro, tutto questo litigio solo perché Bella voleva dimostrarmi che io ero l’unica cosa veramente importante per lei. Mi sentii ridicolo. Non era questo che avevo voluto fin dall’inizio? Essere tutto per la donna che amavo? Le nostre labbra si sfiorarono involontariamente, accendendo in entrambi un desiderio violento di fare l’amore. Il litigio ci aveva messo una tale rabbia in corpo che l’unica cosa che in quel momento avevo voglia di fare era baciarla, accarezzarla, farle capire che mi apparteneva e che avrebbe dovuto ascoltarmi.
- Dunque la conclusione è…-. Sussurrò sulla mia bocca, baciandomi piano. Spinsi la lingua a toccarle le labbra e la sentii gemere di piacere. Il fatto che riuscissi a resistere così bene era qualcosa di assolutamente negativo per il nostro rapporto, avevo sempre più voglia di lei. Persino in ospedale.
- Mi sembra si chiami impasse-. Conclusi serio quando le sue labbra torturarono le mie allo stesso modo, leggere, dolci, ma tutt’altro che gentili. Era un fuoco che non smetteva di divorare un attimo entrambi.
Ma qualcosa mi risvegliò dal sogno. Bella diventò immediatamente pallida, sopportando una nuova ondata di dolore.
-Come ti senti?-. Le domandai spingendola indietro e facendola rilassare sui cuscini. Inizialmente non rispose, cercando di sopportare e rilassarsi, ma non mi sfuggì il tremore del suo corpo.
- Bene-. Rispose con gli occhi lucidi, sul punto di piangere. Il battito del cuore era rallentato, ma di nuovo faticava a respirare. Le accarezzai la fronte scostandole i capelli e notai gocce di sudore freddo imperlarle la pelle.
- Non ti credo-. Le dissi gentile, tentando di farmi dire la verità. I suoi occhi si chiusero per qualche istante, tentando di controllare la debolezza e io sospirai preoccupato. Testarda di una ragazza, perché non voleva mai ascoltarmi?
-Non ho intenzione di rimettermi a dormire-. Biascicò cercando di mantenere il controllo. Il pallore non accennò a diminuire e le sue labbra diventarono improvvisamente bianche, facendomi spaventare. Non andava affatto bene, doveva riposare. Era troppo preoccupata e come sempre la causa del suo male ero io.
-Hai bisogno di riposo. Tutto questo discutere non ti fa bene-. Bisbigliai allontanando le mie dita dal suo viso e allungandole verso l’interfono.
- Allora arrenditi-. Mormorò debolmente. Schiacciai l’interruttore senza aspettare il suo assenso e la vidi spalancare gli occhi sorpresa.
- Bel colpo!-. L’apostrofai contento. Ma ancora una volta avevo vinto io la battaglia.
-No!-. Rispose afflitta fissandomi supplicante. Volevo riposasse e riprendesse tutte le energie, poi avremmo parlato. Si arrabbiò molto lasciandomi stupito, senza parole. Con le lacrime agli occhi si aggrappò al mio braccio minacciando di rifiutare qualsiasi cura le avessero somministrato. Perché tutta questa ostinazione? Non riuscii a capire, le avevo detto che non mi sarei allontanato.
- Bella, tu stai male. Hai bisogno di rilassarti per guarire. Perché sei così ostinata? Non serviranno altri aghi né cose del genere-. Nonostante le mie parole non mi lasciò andare stringendo la mia felpa con una tale forza che mi domandai dove l’avesse presa. Scosse la testa pregandomi con quegli occhi da cerbiattino e io sospirai.
- Non ho paura degli aghi-. Bisbigliò terrorizzata- Ho paura di chiudere gli occhi-.
Finalmente capii. Aveva paura che la lasciassi sola, che sparissi e non mantenessi la promessa che le avevo fatto. Mi chinai verso di lei baciandole piano le labbra e prendendole la testa tra le mani. Era la mia vita, la mia vita dentro quel piccolo corpo da umana, tutto ciò che era parte di me era in lei. La fissai deciso tentando di trasmetterle tutte le mie emozioni ed entrambi capimmo che niente ci avrebbe mai diviso. Portò le sue mani sulle mie stringendole forte e io la baciai ancora. Niente mi avrebbe fatto allontanare da lei, nulla.
-Ti ho detto che non andrò da nessuna parte. Non avere paura. Fino a quando lo vorrai, io starò qui-.
Le promisi sfiorandole ancora la bocca. Bella sorrise dolcemente facendomi vibrare l’anima e io tremai emozionato. Finalmente la vedevo sorridere felice e solo per aver detto che non l’avrei lasciata. Avevo troppo potere su di lei, cominciavo a rendermene conto.
-Stai parlando dell'eternità, lo sai-. Rispose quando la lasciai, fissandomi sicura. Le sorrisi scuotendo il capo e ricordando improvvisamente le parole che aveva detto a sua madre. Il dolore tornò a sfiorarmi il cuore e non capii come fosse possibile provare una simile sofferenza solamente per una frase motivata dalle circostanze. Proprio io avrei dovuto comprendere e invece…
-Oh, te la farai passare... è soltanto una cotta-. Le ricordai distogliendo gli occhi e facendo per allontanarmi. Allungò una mano afferrando ancora la mia maglia e mi tirò verso di lei. Quando la guardai scosse il capo angosciata e io mi accorsi di essere stato profondamente colpito dalle sue parole, molto più di quanto non avessi pensato inizialmente.
-Quando Renée se l'è bevuta ci sono rimasta quasi male. Sai bene che non è così-. Bisbigliò impallidendo e stringendo ancora di più la felpa. Dannazione no! No che non lo sapevo. Avrei voluto leggerle dentro, leggere la sua anima e invece non riuscivo a comprendere molte cose. Mi sentii uno sciocco, ancora una volta l’avevo fatta stare male. Le sue labbra tremavano incredule e il suo viso era una maschera di dolore.
-È il bello di essere umani. Le cose cambiano-. Il colpo di grazia. Possibile che non riuscissi a tenere a freno la lingua? Non lo pensavo veramente, la mia era solo paura. Terrore che lei non mi volesse più un giorno, che potesse rifiutarmi disgustata, allontanarmi spaventata. Come avrei potuto vivere senza di lei?
- Non trattenere il respiro mentre aspetti che accada-. Ribattè convinta attirandomi a lei e rubandomi un bacio veloce sulle labbra prima che entrasse l’infermiera. Rimasi impalato, fermo e immobile, sorpreso dal suo gesto. Scoppiai a ridere proprio mentre la donna si avvicinava al letto rivolgendomi uno sguardo di rimprovero. Il mio piccolo cerbiattino non si sarebbe mai smentita, proprio per questo ero perdutamente e pazzamente innamorato di lei. Aspettai che l’infermiera uscisse prima di riavvicinarmi a Bella. Le sfiorai le guance con le labbra vedendola sorridere tra la veglia e il sonno. Ora che aveva preso i tranquillanti poteva riposare serena.
-Resta-. Bofonchiò supplicante.
- Sì, te lo prometto. Come ho detto, finché lo desideri... finché è la cosa migliore per te-. Le sussurrai sulla fronte, aspettando che si addormentasse, che chiudesse gli occhi e si rilassasse. Era così indifesa, così tenera in quel momento.
- ... 'n è la stessa cosa-. Farfugliò con il tono da bimba, facendomi scoppiare di nuovo a ridere. Era dolcissima e io la adoravo. Le scostai i capelli che le erano scivolati sul viso e mi accorsi di quanto amore ci legava.
- Non preoccuparti di questo adesso, Bella. Possiamo ricominciare a discutere quando ti svegli-. Mormorai piano facendola sorridere, più sicura. Annuì, ma ormai non riusciva più a resistere al sonno.
- ...'a bene-. Disse scivolando meglio tra le coperte e lasciando che Morfeo la seducesse. Avrei voluto essere io a cullarla tra le mie braccia, a baciare le sue palpebre mentre dormiva, a proteggerla e scaldarla, ma non potevo. Sospirai avvicinandomi al suo orecchio, avevo bisogno di dirle che l’amavo.
-Ti amo-. Bisbigliai facendole riaprire gli occhi. Il suo sguardo perso e stanco mi sfiorò felice e io capii che non avrei mai voluto nient’altro nella mia eternità. Solamente lei…
- Anche io-. Riuscii ad articolare, facendomi correre un brivido lungo la schiena. Sorrisi della sua insistenza, voleva rimanere sveglia, lo sapevo. Non riusciva a sfuggirmi il modo in cui mi stringeva la felpa, tentando di non lasciarla andare e anche la fatica che faceva nel tenere quegli occhioni nocciola aperti per guardarmi.
- Lo so-. Sussurrai scostandomi appena per permetterle di abbandonarsi al sonno. Ma quando il suo viso si spostò verso il mio compresi immediatamente che il mio tenero cerbiattino aveva bisogno del bacio della buona notte. Le sfiorai le labbra e lei si strinse nelle spalle sonnacchiosa, questa volta decisa a dormire.
- Grazie-. Fece con la voce impastata. Grazie di cosa… baciarla era un piacere a cui non avrei mai rinunciato per nulla al mondo. Avrei resistito alle pene dell’Inferno per sentire la sua bocca posarsi sulla mia.
- Di niente-. Le risposi piano, credendo che ormai si stesse per addormentare. Il suo respiro era regolare, le palpebre abbassate, il battito lento e normale. Non mi restava che voltarmi e lasciarla dormire almeno fino a sera, quando sapevo che si sarebbe svegliata. Ma non aveva finito di parlare, dovetti subito ricredermi.
-Edward?-. Mi chiamò facendomi voltare. Aggrottai la fronte sorpreso… aveva ancora voglia di parlare? Incredibile.
-Sì?-. Le risposi stranito. Cosa poteva ancora volere? Era esausta. Mi avvicinai insicuro sperando che non sentisse ancora dolore, ma non era quello a cui il mio Bambi aspirava.
- Io scommetto su Alice-. Disse prima di cadere in un sonno profondo. Rimasi allibito a fissarla. Non sapevo se ridere o essere arrabbiato con lei. Avrei dovuto immaginare che avrebbe fatto di tutto per avere l’ultima parola, cocciuta com’era. Alla fine scossi il capo e le baciai una guancia sperando che avrebbe ripreso in fretta le forze. Volevo tornare a vederla sorridere e stare bene con me. Uscii aspettando che arrivasse sera, con ansia. Sarei tornato in ospedale e le avrei fatto compagnia tutta la notte, come ogni notte le avevo parlato mentre dormiva, standole vicino, coccolandola, sperando di vederla tornare presto in salute. Così verso le otto scappai in ospedale senza che nessuno si accorgesse della mia presenza e aspettai che l’infermiera uscisse dalla stanza con il vassoio della cena per entrare e farmi vedere da lei.
-Edward!-. Gridò, contenta di vedermi. Le avevano tolto la flebo per fortuna. Mi avvicinai a lei felice di rivederla e le schioccai un bacio sulla guancia. Dopo aver riposato e mangiato aveva decisamente un viso più sereno e tranquillo.
- Piccola-. Mormorai sereno. Allungò subito le mani verso di me e io la strinsi con foga senza aspettare un minuto di più. Era stupendo poter tornare ad abbracciarla. Sembrava aver ripreso le forze ora, ne ero felice.
- Ti ha fatto bene mangiare qualc…-. Non feci in tempo a finire la frase perché la sua bocca premette contro la mia e le sue braccia mi attirarono a lei, felici di potermi toccare ancora.
-Finalmente sei qui, quando mi sono svegliata e non c’eri mi sono sentita morire-. Confessò stringendosi al mio petto, dimentica di qualunque cosa. Anche per me era lo stesso, vederla mi faceva stare bene, mi rendeva felice.
- Ti avevo promesso che non ti avrei lasciata sola, ma devo uscire anche io dall’ospedale ogni tanto sai?-. Ridacchiai stringendole le dita ora libere dai cerotti. Rispose alla mia stretta continuando a baciarmi piano, estasiata. Eravamo stati per troppo tempo lontani. Troppo per poterlo sopportare.
- Ehi piano, piano-. Le dissi sghignazzando e scostandola piano da me – Ti fai male…-. Le accarezzai le guance emozionato, contento di vederla così serena, ma lei non aveva alcuna intenzione di lasciarmi andare e mi abbracciò calorosamente ancora e ancora.
- Ti amo, ti amo troppo-. Sussurrò affondandomi le dita tra i capelli e accarezzandomi con foga. Non capivo che cosa le fosse successo, fino a poco prima stavamo litigando e punzecchiandoci su cosa ne sarebbe stato di lei, invece ora…
- Non voglio litigare con te-. Continuò seriamente portandosi le mie mani sul grembo e osservandomi dispiaciuta. – Non ricordo molto bene. Ho urlato e… capisco le tue ragioni, scus…-. Non la lasciai finire, proprio come lei poco prima aveva fatto con me e la baciai mordendole piano le labbra, facendola gemere di piacere. La sentii ridacchiare contenta e fu musica per le orecchie. Era come rinascere, la mia anima si svegliò dal suo sonno e finalmente si rese conto che Bella era lì, di fronte a me, viva e vitale.
- Amore-. Bisbigliò guardandomi negli occhi, cercando ancora le mie labbra. Avrei dovuto fermarla, ma non ero affatto affamato. Il suo sangue mi aveva reso più forte di quanto non avessi potuto mai immaginare, ancora lo sentivo caldo scorrere dentro di me, non lo avrei mai dimenticato.
- Dimmi-. Le risposi abbandonandomi sulla federa, mentre nell’ospedale cominciavano a spegnersi le prime luci. Ridacchiò in modo adorabile e continuò a guardarmi con sguardo malizioso e birichino.
- Rimarrai qui con me, vero?-. Chiese facendomi segno di salire sul suo letto. Scossi il capo allibito. Non sarebbe stato carino dormire insieme in un letto d’ospedale. Spalancai gli occhi facendole segno di fare la brava, ma  lei mi tirò verso di sé e io non riuscii a resisterle. Mi fece spazio sul letto singolo e io salii stendendomi sopra le lenzuola bianche.
- Come sta il mio vampiro questa sera?-. Bisbigliò sdraiandosi su un lato e poggiando il capo sul mio torace. Le scostai i capelli all’indietro pensando ad una risposta da darle. Ero felice di quell’accoglienza, ma non mi fidavo di lei, sapevo che sarebbe tornata alla carica con le sue richieste.
- Sto bene, mai stato meglio-. Confessai quando mi prese il viso tra le mani, osservandomi adorante.
- Mi sei mancato… pensavo di non rivederti più. Scusa ancora per oggi… io non voglio stare senza di te. Ero spaventata-. Ammise abbracciandomi e sospirando su di me. Lo sapevo, avevo capito, tutto il pomeriggio non avevo fatto altro che rimuginare sull’accaduto, sul nostro litigo. Ed era tutta colpa della mia ansia, delle mie preoccupazioni per lei. Ma doveva comprendere il mio atteggiamento, io la amavo.
- Lo sai quanto ti amo… ti amo da impazzire-. Bisbigliai come un amante segreto che di nascosto sgattaiolava nella stanza della donna amata. – Ho bisogno di te-. Finii col dire totalmente assorto nei suoi occhi nocciola, pulsanti  e passionali nei miei.
- Dimmelo ancora, dimmelo finchè non ti stanchi-. Sussurrò sulle mie labbra aspettando che lo ripetessi. Scoppiai a ridere a quella richiesta. Impossibile che io mi stancassi di dirle quanto ero innamorato di lei. Mi sentii vivo come non ero da tempo, ragazzino forse, ma vitale, passionale, totalmente stupido.
- Sarebbe un problema-. Valutai tornando serio e facendole aggrottare la fronte. Il suo musino si rattristò e io non potei resistere alla tentazione. La avvolsi così stretta che un gemito di dolore le sfuggì dalle labbra. Ma che idiota, era convalescente. Quando mi scostai con gli occhi pieni di sensi di colpa, la vidi sorridere e tornare ad abbracciarmi forte.
- Sei bellissimo…-. Mormorò tornando a osservarmi dolcemente. – Non puoi capire quello che provo dentro, vorrei esplodere, vorrei… urlare non lo so-. Continuò emozionata tentando di sollevarsi dal materasso. La bloccai scuotendo la testa preoccupato e sentendo la stessa eccitazione crescere in me. Doveva calmarsi altrimenti avremmo finito per commettere qualche pasticcio.
- Ti amo-. Le dissi piano cercando di controllare le mie emozioni. Si morse le labbra contenta come un bimba e si sporse di nuovo verso di me.
- Posso baciarti per sempre?-. Domandò tentando di liberarsi dalla costrizione del gesso sulla gamba. Ridacchiai sollevandola meglio e facendola sistemare contro di me. Avrei voluto poterle dire che di me poteva fare ogni cosa, ma non era così, ogni bacio per lei era un rischio e dovevamo esserne entrambi consapevoli. Se ora riuscivo a controllarmi così bene era proprio a causa del fatto che fossi sazio del suo sangue, così dolce e zuccherino.
- Bella…-. Sussurrai sospirando tristemente. Mi alzò la testa con dolcezza scuotendo il capo e carezzandomi la tempia.
- Lo so… sta tranquillo. Sorridimi ti prego-. Disse sollevandomi il mento e baciandomi in modo struggente. Chiusi gli occhi adorando quel sapore e quel profumo che tanto mi facevano perdere. – Tu sei tutto ciò per cui vale la pena vivere e morire, Edward-. Concluse facendomi fremere. Aprii le palpebre incredulo, accostando di nuovo alle mie le sue labbra. Non aveva idea dell’effetto che quelle parole avevano su di me, sul mio ego di vampiro, che diventava sempre più possessivo e geloso di lei. Non volevo pensarci ora, ma certo la dipendenza che avevamo l’uno dall’altra cresceva ogni minuto senza che io riuscissi a frenarla, senza che io volessi fermarla.

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Capitolo 55
*** Epilogo ***




Eccoci giunti all'ultimo capitolo di Mid Sun, o meglio l'epilogo di Mid Sun. Se avete dei sospetti su come andrà a finire i vostri sospetti sono fondati :-P. Capitolo a rating arancione però... aiuto, speriamo bene. E così il nostro viaggio nella mente di Edward finisce qui e io vi dico grazie. Mi è piaciuta questa avventura devo proprio confessarvelo. Ho iniziato con estrema difficoltà chiedendomi se ne valesse la pena, se fossi veramente capace di creare la personalità del vampiro Edward come io l'avevo immaginata, come io volevo che fosse: dolce, romantico, passionale, intelligente, unico, tanto uomo, ragazzo con desideri di ragazzo, quanto vampiro nella sua mostruosità di creatura sovrannaturale. L'ho umanizzato moltissimo perchè mi sono chiesta in cosa Bella avesse "modificato" Edward e ho dato una delle tante risposte: lo ha reso umano e l'ha riportato alla vita... insomma avere voglia di vivere in un'eternità fatta di nulla non è mica semplice. Detto questo e fatte le mie ultime considerazioni vi auguro ancora buon anno e vi dico che senza il vostro appoggio e incoraggiamento non ce l'avrei mai fatta a terminare. E ho imparato veramente moltissimo. A non mettere troppi puntini di sospensione, a metterne tre invece che due, a misurarmi con me stessa ed ogni giorno migliorare per cercare di darvi il meglio, per farvi emozionare con me. Se ci sono riuscita non ho fallito e quando non ci sono riuscita beh... imparerò. Non ho certo concluso qui questo viaggio. Dalla Meyer anche ho imparato qualcosa, ne farò tesoro dei suoi insegnamenti, ho finalmente visto i pregi e i difetti di questa scrittrice e proverò anche grazie a lei a migliorarmi. Insomma sono emozionata meglio che vi lasci al capitolo. Un bacione forte e un abbraccio a tutti. Sempre vostra. Malia.

P.S. Non piangete che piango anche io. -.-





Epilogo

Era bellissima, non osavo nemmeno sfiorarla tanto era bella. Ero stregato dalla luce della luna che danzava sul suo viso pallido, non avrei fatto altro che guardarla per tutta la sera del ballo di fine anno. Sapevo che non avrebbe voluto andarci, che odiava questo tipo di feste scolastiche, ma la tentazione di vederla elegante aveva prevalso. Alice aveva fatto un ottimo lavoro, Bella splendeva tra la folla come un angelo del Paradiso, nonostante il gesso alla gamba. Ed era mia…
-A cosa stai pensando? Si è fatto tardi-. Mi chiese dolcemente durante l’ennesimo ballo. Adoravo ballare i lenti con lei, potevo tenerla stretta e farla roteare senza alcuna difficoltà.
- Ripensavo alla tua cieca e immotivata voglia di essere una vampira-. Confessai solennemente facendola sorridere.  Roteammo per la pista del giardino, ormai vuota, i piedi di Bella sopra i miei per evitare che cadesse.
- Edward. Io voglio solo stare con te. Non puoi biasimarmi per questo-. Rispose schiettamente abbracciandomi stretto e guardandomi negli occhi. Le accarezzai la guancia con le labbra fredde, facendola rabbrividire nel gelo serale. Sapevo perfettamente il motivo per cui voleva essere come me, e non mi piaceva. Essere io la causa della sua dannazione… no mai, tassativamente mai.
- Non ne parliamo ancora, piccolina. Hai detto che per ora ti sarebbe bastato starmi vicina in questo modo-. Ma perché avevo ritirato fuori l’argomento? Era la mia paura, il mio chiodo fisso che lei potesse commettere sciocchezze solo per diventare vampira. E io non volevo, non potevo concepirlo, ma quella non era la sera adatta, dovevo rilassarmi.
- Sì, per ora sì. Ma il fatto che io ti voglia per sempre non aiuta. Mi fa paura invecchiare-. Ammise lasciandosi guidare nel ballo. A breve l’avrei riportata a casa, da suo padre, che aveva posto i paletti alla nostra relazione ritenendomi responsabile di ciò che era successo a sua figlia. E aveva ragione, era stata tutta colpa mia. Ma non m’importava di lui, fino a quando avessi avuto la fiducia di Bella, il suo amore incondizionato, avrei dimenticato il resto.
- Non ci pensare, hai solo diciassette anni. È presto per parlare di vecchiaia-. Ribattei sincero sperando che capisse. Sospirò annuendo, ma i suoi occhi si rabbuiarono diventando di nuovo tristi. L’ossessione dell’eternità la stava portando a viverla molto male, l’avevo notato, non mancava giorno che non parlassimo della cosa. Questo non mi piaceva, volevo che lei stesse bene, non che accumulasse pensieri negativi.
- Sì, ma sapere che qualcosa inevitabilmente ci dividerà, non mi dà tregua-. Riprese poi proprio mentre la musica aveva fine. La aiutai a scostarsi da me e insieme camminammo verso una panchina nel giardino della scuola. Quella sera tutto il mondo mi sembrava differente e non era difficile immaginare perché. Entrambi guardammo la luna e le stelle circostanti, nessuno dei due però aveva voglia di parlare. Volevo solo godere della sua presenza accanto a me. La feci abbandonare contro il mio torace, osservando il paesaggio circostante, ma inevitabilmente tornai a guardarla, inevitabilmente attratto dal suo candore. I suoi occhi fissi e tristi nel vuoto mi fecero piangere l’anima, possibile che non riuscisse a capire quanto tutto questo fosse difficile? Non bastava schioccare le dita per essere un vampiro.
- Bella, non voglio rovinare questa sera. In fondo ci siamo divertiti-. Le dissi accarezzandole piano i capelli. Alice le aveva fatto degli splendidi boccoli che le ricadevano sulle spalle, dai riflessi dorati, non avevo mai sentito un profumo più dolce di quello dei suoi capelli. Sapevano sempre di fiori.
- Ci siamo divertiti perché ci sei tu… altrimenti questa notte non avrebbe avuto senso-. Replicò continuando a guardare il panorama notturno che si perdeva nelle luci del parcheggio della Forks High School. La abbracciai circondandole la vita e iniziai a cullarla canticchiandole la mia ninna nanna. Era strano come ogni sua parola riuscisse a donarmi piacere, un compiacimento sottile che mi rendeva fiero di essere il suo ragazzo. Non  ne capivo esattamente il motivo, ma i suoi complimenti mi piacevano.
- E’ una tappa fondamentale della tua vita, non farmelo ripetere-. Conclusi  cercando il suo sguardo che era tornato alle luci del ballo. I nostri occhi si incontrarono sorridenti e io capii che Bella non aveva alcuna intenzione di cedere. Voleva a tutti i costi l’eternità, come non aveva molta importanza.
- E tu sei tutta la mia vita, Edward. Il paragone non sussiste. Non continuiamo a parlarne per favore-. Tagliò corto con voce scocciata facendomi scoppiare a ridere. Era cocciuta, terribilmente testarda, ma proprio per questo la adoravo. Il suo desiderio di stare con me era così forte che non riusciva a vedere la verità che si celava dietro l’essere vampiro.
- Basta, non voglio litigare questa sera con te Bella-.  Bisbigliai baciandole il capo e scostandola da me leggermente. Rabbrividì nell’aria fredda della sera, o forse ero stato io con le mie mani gelide sulle sue spalle ad aver provocato quel fremito, ma non avrei mai potuto saperlo. Quella notte noi eravamo solamente Edward e Bella al ballo di fine anno, non un vampiro e un essere umano. Cosa avrebbe fatto un ragazzo umano con la propria ragazza al ballo?
- Piuttosto… cosa si fa ad un ballo di fine anno umanamente parlando? Cosa fanno solitamente i ragazzi dopo aver ballato?-. Le domandai incuriosito. In fondo era la prima volta anche per me, non mi ero mai interessato a festicciole di quel tipo, proprio perché ero solito stare lontano da compagnie umane, soprattutto femminili. Bella si irrigidì cambiando colore e diventando tutta rossa, ma sulle prime non capii. Non mi sembrava di aver detto nulla di sbagliato, ma ripensando ai pensieri degli uomini in sala mi voltai imbarazzato verso la finta fontana costruita per l’occasione in giardino. “Bella prova campione… dieci punti per l’idiozia”.
- Emh, ops, scusa-.  Farfugliai tentando di recuperare un po’ di contegno. Non che mi sarebbe dispiaciuto trovare un posto isolato dove baciarmi con lei, anzi, era tutta la sera che non pensavo ad altro che ad assaggiare le sue labbra scarlatte delineate dal rossetto scuro. Ma comunque i pericoli incombenti erano molto più importanti delle usanze umane.
- Niente… emh. Che ne dici invece di riportarmi a casa? Forse è ora-. Disse impercettibilmente ancora piuttosto impacciata. A volte avrei dovuto mordermi la lingua e pensare prima di parlare, quella era stata sempre una mia virtù, evidentemente stavo perdendo colpi.
- Beh Charlie questa volta non ha dato orari. Ha detto solo “divertitevi” e qualcosa come “se non la riporti a casa intera questa volta ti spacco le gambe”. Penso di non essergli più molto simpatico-. Continuai tentando di far diventare l’aria meno pesante. Bella scoppiò a ridere prendendomi la mano e facendo per alzarsi, ma io la precedetti e la costrinsi ad appoggiarsi totalmente contro di me. Non era il caso che con il gesso facesse sforzi inutili.
Insieme ci incamminammo silenziosi verso l’angolo del giardino, l’uscita, ma improvvisamente i pensieri di Alice e Jasper mi giunsero alla mente colpendomi in pieno. Strinsi Bella a me inevitabilmente imbarazzato e lei non capì il mio comportamento rigido fino a quando non passammo vicino a loro, nascosti dietro un cespuglio… si baciavano come due ragazzini. La cosa peggiore fu scontrarci poco dopo anche con Emmett e Rosalie che non stavano perdendo tempo in chiacchiere. Cominciai ad odiare le usanze umane, soprattutto quando seguite alla lettera dai miei fratelli.
-A quanto pare hanno preso seriamente questa festa-. Commentò Bella sbirciando meglio dietro la siepe. La trassi a me tentando di non farle vedere anche i suoi amici che si davano alla pazza gioia poco più lontano.
- Ehi, ma quelli sono Mike e Jessica…-. Strabuzzò gli occhi incredula e io ridacchiai. Meglio riportarla immediatamente a casa prima che le venissero strane idee in testa. O meglio… prima che venissero al sottoscritto strane idee in testa. Le afferrai una mano e piano mi incamminai vero la cornice fiorita dell’entrata sorreggendo totalmente il corpo di Bella contro il mio. Ma per la foga di portarla via di lì non notai la scarpetta col tacco a spillo che scivolò nell’erba lasciando il suo piede nudo.
- Edward -. Mi chiamò sottovoce aggrappandosi alla mia giacca. Sospirai comprendendo immediatamente che qualcosa non andava e la guardai in volto. Non mi piaceva l’atmosfera che si stava creando tra noi, se prima eravamo molto complici, uniti, ora c’era di nuovo un muro creato dalla vergogna e dalla difficoltà di quel momento. Maledizione… le feci segno di rimanere ferma e tornai piano sui miei passi prendendo subito tra le dita la scarpa. La afferrai nell’erba bagnata e mi diressi di nuovo in direzione di Bella che aspettava in equilibrio sul piede nudo. Mi fermai improvvisamente colpito dal modo in cui la luce notturna la colpiva e la guardai affascinato. Il vestito di raso blu le stava d’incanto e le lasciava le spalle nude in modo molto sensuale ed eccitante. Non era né troppo corto né troppo lungo e lasciava scoperta una parte del ginocchio che rendeva la sua gamba nuda molto erotica. Il gesso non rovinava affatto quella meraviglia. Mi lasciai cullare per qualche secondo dal suo dolce profumo e rimasi lì, immobile, mentre i suoi occhi si volgevano stupiti verso di me. La fissai per qualche secondo ancora stringendo tra le dita il tacco e tentai di scuotermi dal sogno. Impossibile. Il suo sguardo scivolò sul mio vestito e mi ammirò apertamente facendomi sentire un dio pagano. I suoi occhi nocciola mi dicevano che ero bello, la sua anima mi diceva che ero suo, il suo corpo era attratto da me con un ardore e una passione che potevo sentire l’odore della sua femminilità combattere per non abbandonarsi a me ogni istante. Abbassai il capo per non mostrare il mio desiderio e mi avvicinai a lei lentamente. Dovevo controllarmi, lasciarmi andare significava metterla ancora in pericolo, nonostante tutto volevo che trascorresse una serata tranquilla, senza tachicardie, batticuori o stress di alcun tipo. Avrei fatto il bravo ragazzo, mi sarei comportato come un perfetto cavaliere. Mi fece segno di avvicinarmi e io annuii ancora intontito. Non appena fummo l’uno di fronte a l’altro le sorrisi e mi chinai per rimetterle la scarpetta. Si appoggiò con le braccia su di me facendo leva sul gesso e io le afferrai con gentilezza il calcagno. Ma invece di rimetterle la scarpa mi ritrovai ad accarezzare dolcemente il suo piede e a toccare la sua pelle delicata e fredda.
- Edward…-. La sentii mormorare stupita. Mi portai senza pensare le sue dita alle labbra e vi posai un bacio leggero. Il brivido che la scosse mi fece impazzire e quando il suo cuore prese a correre veloce capii di essermi perso. Non avrei dovuto, e invece…
- E che cos'altro può mai esser l'amore se non una follia molto segreta, un'amarezza soffocante e una salutare dolcezza-. Bisbigliai a bassa voce continuando con il pollice a disegnare cerchi concentrici sulla sua caviglia. Sospirai sulla curva del suo piede carezzandola con il naso, adorandola e rimettendole con delicatezza estrema la scarpetta dal tacco a spillo che le apparteneva.
- Mia dolce Cenerentola…-. Le dissi ancora in ginocchio, alzando il capo verso il suo viso acceso di rossore. Le sue mani ancora ferme sulle mie spalle si chiusero intorno al mio viso e lo attirarono a sé come attratte magneticamente. Rifiutare quel gesto d’amore sarebbe stato come uccidere me stesso. Mi alzai circondandole la vita con il braccio, attento a non farla cadere e mi chinai sulla sua bocca tenera con una lentezza disarmante. Le nostre labbra si unirono tra le luci soffuse della notte e le sue labbra gelide si posarono sulle mie altrettanto fredde. Un brivido mi corse lungo la schiena e mi fece gemere piano, il suo profumo nell’aria ghiacciata era energico e brioso, mi faceva impazzire e il suo respiro mi diede alla testa, era caldo e malfermo. Assaporai con dolcezza quel nettare fresco e scoprii di volerne ancora di più, anche se sapevo di non potere.
- Forse sarebbe meglio tornare a casa-. Mi staccai lievemente tentando di convincere me stesso della validità della mia affermazione.
- Nooo, dai…-. Si lamentò alzandosi in punta di piedi e circondandomi il collo con le braccia. – Sempre sul più bello-. Continuò mordendosi le labbra e accostandole di nuovo alle mie. Avrei voluto tanto dirle no, dirle che non potevamo farlo, che sarebbe bastato superare il limite per farle correre gravi pericoli, ma il ragazzo in me quella sera non voleva saperne di ascoltarmi.
- Bella, per favore-. Bisbigliai tentando di scostare le sue dita intrecciate tra i miei capelli. Inutile cercare di resisterle, per me era quasi impossibile, così le divorai le labbra mordendole e portandole tra i miei denti. Bella si avvinghiò a me come le prime volte lasciando scivolare il bacino contro il mio. Pericoloso, dannatamente pericoloso…
- Hai detto che è una tappa importante della mia vita, anche il bacio di fine ballo lo è…-. Mi provocò premendo ancora di più la sua bocca sulla mia. Possibile che fosse diventata così folle da rischiare la morte? Le baciai forte le labbra avido di sentirle ancora, di viverle dentro di me e le schiusi la bocca cercando la sua lingua. Un respiro, ancora un altro, mescolammo i nostri ansiti fino a quando non ebbi il coraggio di giocare con le sue labbra in profondità, mordicchiare e stuzzicare la sua lingua. Dovevo smetterla, smetterla perché la gola mi stava andando a fuoco chiedendomi di affondare i miei canini nella sua gola morbida, ma qualcun altro non era d’accordo. Dentro di me qualcosa mi diceva che potevo spingermi oltre, che quella sera tutto sarebbe andato bene, che quel bacio sarebbe stato solo l’inizio del calore e della gioia che avrei potuto darle.
- Sei un demonietto…-. Mi scostai appena in tempo mentre un gemito soddisfatto le sfuggiva dalle labbra. Sorrisi cercando di non sentirmi pieno di me per l’effetto che ogni volta avevo su di lei.
-Wow…-. Respirò affannosamente Bella portandosi la mano alla gola – ma… va sempre meglio o sbaglio?-. Tossicchiò nell’aria fredda e io le afferrai la vita in silenzio sollevandola ancora. No, non andava affatto meglio, le cose peggioravano. Il mio desiderio per lei aumentava a dismisura coprendo il mio buon senso, non andava affatto bene…
-Dici?-. Ringhiai portandola con me nel parcheggio della scuola. La mia auto ci aspettava e il silenzio aveva saturato l’atmosfera. La mia risposta era stata molto dura e distaccata. La lasciai sullo sportello della macchina inveendo per aver dimenticato il soprabito dentro, ma Bella mi trasse ancora a sé, una mano sulla mia guancia.
- Calmati…-. Bisbigliò tentando di tranquillizzare il mio animo. Non era fattibile, stavo bruciando dal desiderio di morderla, di fare l’amore con lei, era talmente bella che non riuscivo in alcun modo a controllare il mio istinto. Questo mi faceva arrabbiare con me stesso.
- Non puoi capire..-. Digrignai i denti allargando i palmi delle mani contro la carrozzeria della Volvo, lasciando che il suo corpo si avvicinasse al mio, facendola mugolare sorpresa da quel gesto impulsivo e incontrollato.
- Edward, sta tranquillo. Non è successo niente-. Fece dolcemente tentando di tirarmi per i lati della giacca per trattenermi accanto a lei. – Fammi capire…-. Terminò prendendomi per la cravatta e attirandomi a lei. Farle capire, farle capire… se solo non fosse stata così maledettamente bella. Strinsi le braccia facendola sbattere contro di me e la baciai soffocandole il respiro. Ecco come, non avevo altro modo. Il mio bisogno di lei cresceva ogni minuto e la paura di lasciarmi andare e commettere qualche sciocchezza mi schiacciava il cuore. Non mi fermai la baciai a fondo, saggiando la sua bocca, trasmettendole il mio desiderio, quella voglia sconosciuta di lei che mi dilaniava e mi lasciava inerme. E Bella rispose senza paura, aggrappandosi alle mie braccia, sollevandosi su di me, leccando i miei canini senza alcun timore, cercando nella mia bocca la stessa passione che lei mi stava dando. E c’era… c’era moltiplicata dall’istinto del vampiro che mi portava a volerla lì, in quel momento, senza pensare più a nulla.
- Vado a prendere il soprabito-. Mormorai esausto, allontanandomi di scatto da quel calore infuocato che mi faceva sempre più male.
- Sì…-. Rispose solamente senza dire altro. Feci qualche passo per allontanarmi, ma poi mi voltai furioso. Non se ne parlava nemmeno, piuttosto addio giacchetto, ma lasciarla sola nel parcheggio mai. Tornai verso di lei che mi guardò allibita e le aprii lo sportello pronto per aiutarla a sistemarsi all’interno.
- Edward?-. Domandò stupita dal mio comportamento, dal cambio repentino di idee. Sbuffai raggiungendo il posto di guida ed entrai sistemandomi la giacca. Anzi… decisi di togliermela, così come la cravatta e mi arrotolai subito le maniche sul gomito tentando di rilassarmi. Quando mi voltai verso Bella per vedere come stesse la trovai a fissarmi con le labbra schiuse, imbarazzata.
- Te l’avrò detto un migliaio di volte questa sera, ma sei bello da morire-. Mormorò scuotendo il capo e sprofondando nel sedile cercando calore. Istintivamente girai la chiave e accesi il riscaldamento per farla riscaldare. Sorrisi senza dire nulla del suo complimento e mi sistemai su un lato senza accendere la C30, perché volevo guardarla ancora. Bella mi fissò interrogativa poi ridacchiò vergognosa.
- Riesci sempre a farmi stare bene-. Le confidai prendendole una mano tra le mie. Il suo rossore si accentuò e io rimasi incantato ad osservare il contrasto tra il biancore della sua pelle e il rosso delle sue guance. Era stupendo ascoltare il suo cuore accelerare i battiti per me e fermarsi per me.
- Sei tu che mi fai stare bene, ma… Edward, cos’hai?-. Domandò stringendomi le dita tra le sue. Scossi il capo con una smorfia triste. Ero solo un povero idiota, ecco cosa, ma non era successo niente, non avrei dovuto farla preoccupare in quel modo per me. Mi sporsi per baciarle la fronte e chiederle perdono con gli occhi e il mio cerbiattino guidò le nostre mani sul mio torace, all’altezza del mio cuore ormai morto.
- Mi dirai sempre la verità vero?-. Chiese scossa. Le baciai la mano dandomi dello stupido per averla fatta agitare e annuii sicuro riuscendo a farla calmare. Mi sorrise stringendo più forte le nostre dita e io alzai ancora il riscaldamento sperando di non farla gelare troppo.
- Sei sempre il solito-. Ridacchiò sciogliendo il nostro contatto e accendendo la radio tranquilla. Misi finalmente in moto deciso a non combinare più guai per quella serata e ci immettemmo nella strada che ci avrebbe portato a casa Swan. Era ormai passata la mezzanotte quando arrivammo e subito notai la luce ancora accesa all’interno. Charlie proprio non si sarebbe più fidato di me.
- Io vado…-. Bisbigliò Bella aprendo lo sportello. Dove voleva andare da sola? Immediatamente fui al suo fianco e la sorressi fino alle scale. Charlie uscì dalla porta correndo non appena vide la mia Volvo parcheggiata, squadrandomi da capo a piedi a causa del mio nuovo look meno formale.
Ma chi si crede di essere? L’Olimpo non è in America…
Afferrò sua figlia dalle mie braccia e se la sistemò sulle spalle, lanciandomi un’occhiataccia di quelle che nessun ragazzo avrebbe mai scordato a vita. Bella mi guardò esasperata e io feci spallucce divertito, era solo un papà protettivo, era normale che si comportasse così. Il mio piccolo Bambi mi fece segno di raggiungerla dopo in stanza e io annuii. Il tempo di tornare a casa e lasciare la Volvo, poi sarei tornato immediatamente da lei.
-Fa presto. Mi manchi-. Sussurrò poco prima che Charlie si abbassasse per farli entrare entrambi. Non c’era neanche bisogno di dirlo, in dieci minuti sarei stato nella sua stanza. Il tempo di tornare a casa e parcheggiare l’auto. Non rientrai nemmeno a cambiarmi tanta era la fretta di rivederla… quella serata era stata speciale, ma perché lei per me era speciale. Corsi verso casa Swan e mi arrampicai su per la finestra bussando alla vetrata. Mi aprì ansiosa e aspettò che io entrassi per parlare.
- Morirò un giorno o l’altro nell’attesa di vederti…-. Bisbigliò sospirando e gettandosi tra le mie braccia. La strinsi a me, felice di rivederla e la aiutai a sedersi sul letto.
- Ma hai ancora il vestito addosso?-. La rimproverai alzandole il mento verso al mio. Mi sorrise imbarazzata e appoggiò la testa sulla mia spalla abbandonandosi contro di me.
- Non vedevo l’ora che arrivassi e non avevo voglia di toglierlo da sola, non ci riesco. Alice non ha calcolato che con il gesso è un po’ difficile girarmi e aprire la zip-. Borbottò sbuffando e scivolando dal letto per farsi prendere in braccio da me. Che bimba, che tenero il mio cerbiattino… ma quanto potevo odiare mia sorella in quel preciso momento? Possibile che lo facesse apposta? Mi preparai psicologicamente a quello che sarebbe successo.
- Forse sarebbe meglio chiamare Alice…-. Provai a dire. Bella annuì arrossendo senza rispondere e io sospirai. Non sapevo dove fosse mia sorella, ma presi ugualmente il cellulare e composi il suo numero. Ovviamente era spento, Alice era irraggiungibile...chissà perché.
- Bene…-. Mormorai per nulla contento. In fondo abbassare la zip di un vestito da sera non doveva essere così difficile. Inspirai piano, contento di aver resistito a cose ben peggiori e mi avvicinai a lei imbarazzato. La guardai facendo spallucce e Bella annuì voltando la schiena verso di me. A mali estremi estremi rimedi.
- Non sei costretto a farlo se non vuoi, posso dormire così-. Sussurrò poco prima che le mie dita le scostassero i capelli dalle spalle. Quando le mie mani toccarono la sua pelle ammutolì e non disse più nulla, trattenendo il respiro. Non ero costretto a farlo, avevo paura di farlo. Terrore che potesse accadere qualcosa…
- Voglio-. Mormorai afferrandole la zip e abbassandola lentamente fino ad arrivare alla base della sua schiena. Si scoprì ai miei occhi la sue pelle morbida, nuda e io evitai di fissarla troppo a lungo, abbassando con gentilezza i lembi laterali del vestito.
- Gr…grazie-. Sussurrò roca tentando di mantenere un tono di voce normale. Ma fremeva, rabbrividiva, forse a causa mia e io non sapevo come fare, come comportarmi. Le poggiai le mani su entrambe le spalle cercando di calmarla e il suo corpo si rilassò subito contro il mio, i suoi capelli stuzzicarono le mie narici con il loro forte odore floreale. Oddio, il suo profumo… le mie dita scesero ad accarezzarle le braccia stringendole forte e le mani di Bella si spostarono di fronte al suo petto in un gesto immediato, insicuro. Mi piegai sul suo collo, baciando leggero la sua spalla, godendo del sapore unico della sua pelle e percepii un gemito di piacere sfuggirle dalle labbra. Quanto potere avevo su di lei… Non mi fermai afferrandole i polsi e portandoli lungo il suo corpo. L’atmosfera era ormai bollente, cercavo di non farle notare la mia eccitazione, i miei fremiti, ma lei non era altrettanto brava a celare il battito forsennato del suo cuore e il suo ansimare. Le abbassai il lembo di raso blu che le copriva il seno e mi fermai solo quando la sentii vibrare contro di me. Il mio respiro ora si era fatto affannoso, ma i miei gesti lenti e studiati evitavano qualsiasi atto impulsivo, ero ancora in grado di pensare.
- Edward non…-. Deglutì quando io le abbassai la veste al di sotto della vita. Guardai estasiato la curva della sua schiena nuda che si andava a nascondere in un paio di mutandine di pizzo nere e ansimai sulla sua pelle liscia. Mi chinai inginocchiandomi sul pavimento e le baciai la spina dorsale facendola sussultare tra i brividi. Era così morbida e gustosa, così viva, era un fuoco che bruciava dentro di me e che non aveva fine. Le feci scivolare il raso sulle gambe notando l’assenza della scarpa col tacco e accarezzai lievemente un suo polpaccio causandole fremiti caldi di piacere. Era nelle mie mani, tutto di lei ora apparteneva a me, ogni cosa.
- Siediti-. Bisbigliai imperscrutabile, il tono serio e pacato. Bella si rilassò sul suo letto mentre io cauto le alzavo il gesso e le toglievo il raso blu che le impediva i movimenti. Mi rialzai piuttosto soddisfatto di me, non avevo fatto danni irreparabili, per ora.  Forse…
- Emh…-. Sussurrò Bella totalmente rossa in viso portandosi un ginocchio a coprirsi il petto. Sbarrai le palpebre come un idiota. Giusto… il pigiama. Tentai di ricordare dove Bella solitamente mettesse i suoi pigiami puliti, ma quando i miei occhi caddero su di lei, sul suo corpo, la mia mente resettò ogni informazione che da cento e passa anni avevo incamerato nel mio cervello. Dio mio… era questo che provavano gli uomini? Decisamente umiliante.
- Edward…-. Mi chiamò lei tentando di richiamare la mia attenzione. Sospirai piano scuotendo la testa e continuando a guardarla. Cosa potevo dirle? Sei bellissima? Mi incanti? Vorrei toccarti… cosa? Nulla, la mia mente non pensava assolutamente nulla. Mi portai una mano tra i capelli sentendomi ridicolo e rimasi in silenzio a osservarla ancora per qualche minuto.
- Ahh… io…-. Riuscii ad articolare in qualche modo facendola imbarazzare e rannicchiarsi ancora di più su se stessa. Mi voltai senza finire per cercare nei cassetti qualcosa che potesse coprirla e per fortuna trovai il suo pigiama nel terzo cassetto. Ero così teso che le mie mani riuscirono a malapena ad afferrare i pomelli del mobile. Era il suo profumo a darmi alla testa, la sua fragranza femminile che ora cominciava a saturare l’aria di lei. E io ero così debole, inerme di fronte a quella dolcezza. Presi la tuta di flanella stringendola tra le mani e presi il coraggio di voltarmi e tornare da lei solo dopo una quarantina di preghiere veloci. La fissai mentre infreddolita si copriva il seno con le mani, ancora rossa in viso e mi avvicinai al letto sedendomi al suo fianco silenzioso come una pantera. Lei si scostò venendo verso di me con le spalle e io le porsi il pigiama come uno sciocco. Ovviamente avrei dovuto aiutarla a metterlo.
- Bella…-. Provai a dire tentando di non sembrarle troppo impacciato. Scosse il capo silenziosa facendomi segno di non parlare e io non fiatai, rimanendo in silenzio. Si avvicinò a me prendendo il pigiama dalle mie mani e alzò leggermente le spalle per poter sfiorare con il naso il mio viso. Le sue labbra toccarono la linea delle mie mascelle, delineandole con il suo respiro caldo e io gemetti disperato. Non potevo… non dovevo…
- Ti prego… non…-. Sussurrai roco mentre i boccoli le ricadevano sul volto scaldando ogni fibra del mio essere. Le sue ginocchia si distesero sul letto e le sue braccia si scostarono dal seno circondandomi tremanti il collo. Le cercai la bocca come un ossesso spinto dalla brama di averla, di farla mia e le trovai subito. Bella si strinse a me con una foga innaturale attirandomi contro di lei sul copriletto e io le baciai la gola, ansimante, perso nel suo profumo. La sua pelle era così morbida, così tenera… le strofinai il naso lungo la spalla scendendo verso l’incavo dei suoi seni e gemendo di dolore quando la mia bocca incontrò la dolcezza di un capezzolo. Quella morbida rotondità mi chiamò, gridò il mio nome, tentando il mio istinto e io cedetti, leccandola, mordendola fino ad arrivare laddove non avrei mai osato prima, dove non avrei mai immaginato di potere. Ma Bella era sotto di me, la schiena inarcata, il volto arrossato di piacere ed ero io, proprio io a farla impazzire. La guardai attonito e stupito, la gola secca e avida di sangue, il corpo tremante e l’erezione evidente nei pantaloni. Tutto quello era sbagliato, pericoloso, ma era così terribilmente intimo tra noi, così puro, lei era così innocente tra le mie braccia.  Le sfiorai con le dita il bacino alzandolo dolcemente e accarezzandolo affascinato, la sua pelle era qualcosa di etereo, perfetto e vivo, così fragile, così debole e mia. Mia… le passai le mani sui seni fino alle spalle sentendo un suo mugolio stupito e roco sfuggirle dalle labbra. I miei occhi si chiusero e riaprirono ipnotizzati, non riuscivo ad allontanarmi da lei, volevo quel calore, volevo sentirmi parte di lei, ma non capivo, non sapevo e mi sentivo al limite, sul bordo di un precipizio pronto ad ingoiarmi. Il mio corpo non era pronto per un simile sforzo, la mia gola bruciava di veleno e la mia anima cominciava a perdersi nell’oscurità del suo istinto.
- Basta…!!-. Ringhiai allontanandomi di scatto e aggrappandomi al davanzale della finestra, aprendola per respirare aria pura. Mi voltai verso il paesaggio respirando forte rifiutandomi di guardarla ancora. Se mi fossi girato non avrei più risposto di me, ne ero consapevole.
- E…Ed…dward-. Mormorò facendomi dare un pugno contro la finestra. Dannazione! Non doveva andare affatto così. Cosa avevo fatto? Dio mio, che pazzia, ma come avevo potuto anche solo un attimo pensare di sfiorarla senza metterla in pericolo?
- Aspetta, per favore-. Le intimai respirando ancora aria pura, fredda. Mi portai una mano sul viso, ma il suo profumo era lì, fermo sulla mia pelle, intriso sul marmo gelido e lo allontanai sofferente. Avevo bisogno di… di… lei, avevo solamente un bisogno pazzo e insensato di lei. Mi girai e la guardai impacciata mettersi il pigiama. Riuscì ad infilarsi anche i pantaloni che fortunatamente erano molto larghi e non disse nulla fino a quando non fui di nuovo io ad avvicinarmi.
- Bel…-. Feci per dire, ma il mio piccolo cerbiattino mi fermò con un mano e io mi bloccai, inerme. La osservai supplicando il suo perdono in qualche modo, speravo potesse scusare quella mia debolezza.
- No. Non farlo… non rovinare tutto. È… Sei fantastico, vieni qui da me…-. Le sue braccia si aprirono per accogliermi e io mi scivolai sul letto rannicchiandomi come un bambino contro di lei che mi baciava le tempie, le guance con una dolcezza tale da farmi sentire il più adorato e perfetto tra gli uomini.
- Ho rischiato di metterti in pericolo-. Continuai tentando di convincerla che quello che le avevo fatto era solo male. Ma Bella si spostò totalmente sul letto stendendosi supina e facendomi segno di mettermi a fianco a lei.
- Sì, hai ragione rischiato di farmi morire-. Bisbigliò maliziosa prendendomi il viso tra le mani e guardandomi negli occhi – Vorrei… vorrei poterti dire quello che ho provato, ti amo, Edward. Ti amo come non riesco nemmeno a spiegare-. Mi abbracciò stretto rilassandosi sul cuscino e io mi abbandonai a lei. Vicino al mio piccolo Bambi tutto aveva senso, tutto riprendeva vita, perché lei era tutta la mia esistenza. E quelle parole mi entrarono nell’anima facendola vibrare, innamorare ancora di più. Non c’era limite e confine al mio sentimento, alla mia emozione, cresceva col passare del tempo e diventava una sorta di dipendenza, d’ossessione in un vortice d’egoismo che voleva possederla, amarla e vederla felice.
- Anche io ti amo e… scusa non sono riuscito a controllarmi-. Confessai abbandonando il capo sul suo petto. Era bello sentirsi cullato e coccolato da lei, l’avevo sempre desiderato, questa era la serata del suo ballo, ma era diventata la nottata del mio Paradiso. Scosse il capo ridacchiando e scostandomi i capelli dietro le orecchie.
- Sei sempre il solito, non hai sbagliato nulla. È la notte più bella della mia vita-. Ammise arrossendo ancora e allungando una mano per prendere la mia abbandonata sul copriletto. La strinse e si rilassò facendomi segno di aiutarla con le coperte. Annuii e con attenzione la aiutai a coprirsi bene.
- Dimmi che non sto sognando Edward, dimmi che sei vero e che domani ci sarai ancora-. Sussurrò nel buio non appena spensi la luce. Avrei voluto dirle che per lei ci sarei sempre stato, che sarebbe stato per l’eternità, ma nemmeno io sapevo bene cosa ci avrebbe riservato il futuro.
-Sono qui e sono il tuo incubo peggiore-. Mormorai serio. Ma Bella ridacchiò nell’ombra rannicchiandosi contro di me e muovendo le braccia per scaldarmi.
- Sei decisamente troppo sexy per mettere paura-. Mi rimproverò facendomi ammutolire. Appoggiai la testa sul cuscino rimuginando su quelle parole e poi sorrisi. Sempre la solita, non sarebbe mai cambiata… quando mi voltai il suo respiro era già pesante e il suo cuore aveva rallentato i battiti, segno che il sonno stava arrivando.
- Ti amo, piccolo impiastro-. Sussurrai scostandole i capelli dalla fronte e guardandola ammaliato. Non mi sarei mai stancato di fissarla ogni notte, mai.
- Ti amo anche io signor Cullen, non dimenticarlo mai-. Bisbigliò prima di addormentarsi accoccolandosi sul mio torace. La strinsi a me con foga accarezzandole il capo e osservando un meraviglioso sorriso imprimersi sul suo viso.
- Grazie di esistere Edward-. Mormorò alla fine biascicando le parole, tutta insonnolita. Aspettai che si addormentasse definitivamente canticchiandole la mia ninna nanna e poi attesi la mia alba. Non avrei mai creduto possibile che potesse esistere di nuovo il sole anche per me, eppure nella notte del nulla lei era arrivata e mi aveva trascinato con sé in un nuovo cielo, in un nuovo mondo fatto di bellezza. Mi aveva donato la vita, l’amore, l’umanità facendomi risorgere, ritrovare me stesso che credevo perduto per sempre. Quel ragazzo che a diciassette anni era morto di spagnola, lo stesso che ribelle era andato contro Carlisle, quello che non accettava la vita da mostro, quello che amava ridere e stupirsi persino delle più piccole cose come una goccia di pioggia o l’aria calda dell’estate trasformandole in musica. Non ricordavo cosa fosse successo ad Edward, la mia morte, la mia apatia che noiosa aveva accompagnato lo scorrere incessante dei giorni, ma ormai tutto era finito, io sentivo ancora, potevo ancora percepire tutto quanto come vivo e vero e riuscivo a stupirmene perché Bella era accanto a me. Questa era la vita, questa era l’esistenza. Ogni giorno imparare e stupirsi di qualcosa, ogni giorno crescere nella speranza di poter scegliere ancora. Se ora avevo un’anima lo dovevo unicamente a lei e avrei fatto ogni cosa per proteggerla, anche morire. Perché se l’amore era realmente forte quanto la morte, se veramente era in grado di valicare l’unico limite che io non avrei mai conosciuto, avrei fatto io in modo che potesse valicare anche l’intera eternità e quella parola sarebbe stata un marchio a fuoco dentro di me, nel mio cuore.  Bella… per sempre…

The end

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