Mare
E vien col vento un
soffio mortale,
tu mare e tue onde
che s’innalzan funeste,
al vibrar del soffio
che pare vitale,
in un angol del mondo
vi infrangete in tempeste.
Che già su colli da
lassù ho ammirato,
e nelle quali il mio
cuor ha sempre spirato,
quand’anche un mar
che pure è in tempesta,
s’imprime come rara
ma impetuosa richiesta.
Dei dolori, a me
pena, il mio cuore s’è infatuato
e al tempestoso
fratello consiglio ha cercato,
poiché di specchio si
consola il dolore,
il qual sol perirebbe
come arso nel sole.
Giammai un
dì su
colli toccasse pensare,
a quanto il finito
porta a fine incombente,
m’appaghi
col tuo orizzonte che fugace
traspare,
oltre il quale il mio
sguardo dell’infinito comprende.
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