Tre passi in leggerezza...

di Zomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mr Roronoa Bunny ***
Capitolo 2: *** Suonano le tre, e io penso a te... ***
Capitolo 3: *** Pecorella missionaria ***



Capitolo 1
*** Mr Roronoa Bunny ***


TRE PASSI IN LEGGEREZZA…
 
 

Capitolo 1: Mr Roronoa Bunny

 
a NaMi RoRoNoA

 
Spalancò la porta dell’appartamento di Nami con una furia demoniaca.
Con altrettanta ira, attraversò in fretta il piccolo salottino, con vista sulla cucina, dirigendosi ringhiante alla camera da letto della ragazza, spalancandone la porta con un calcio.
-MOCCIOSA!!!!- urlò sgolandosi, gettando sul materasso la sacca gorgogliante.
-Nami, vieni subito fuori, ovunque tu sia!!!- ringhiò, squadrando la stanza finemente arredata.
-Zoro… sei tu?-
A passo svelto, il ragazzo si avvicinò al bagno annesso alla camera, ringhiante e rabbioso, osservando di striscio la condensa che fuoriusciva dalla porta chiusa.
-Nami!!!- vociò, facendosi sentire oltre l’uscio –Come hai potuto farmi questo?!?-
La sentì ridacchiare, posando qualcosa di tintinnate sulla ceramica del lavandino.
-Oh andiamo- cantilenò –Non è stato così orribile…-
-Orribile?!?- sbraitò Zoro, furioso, sbattendo un pugno contro la porta -È stato umiliante, terribile, devastante…-
-Non esagerare buzzurro- sbuffò Nami, biascicando le parole –Ti avevo detto che dovevi travestirti per il compleanno della piccola Bells, non capisco dove sia il problema?-
-Il problema?!?- tornò al letto, afferrando furioso la sacca e aprendola -Il problema è che credevo di dovermi vestire da pagliaccio, da giocoliere per il compleanno di quella mocciosa di tua nipote…- infossò una mano all’interno della sacca, estraendone velocemente un ammasso scomposto di stoffa, esibendolo alla porta -… non da coniglio gigante!!!-
Stretto nella presa iraconda del ragazzo, un rosato costume da coniglio dondolava, esibendo le enormi orecchie, una piegata su se stessa, l’altra drizzata al cielo, e una nuvolosa codina arricciata, tenera e cocclosa.
Al solo tenerlo in mano, Zoro ringhiava maggiormente, odiando quell’ammasso di stoffa informe , voglioso di dargli fuoco.
-Ah ah ah ah… oh dai: non prendertela!!!- ridacchiò cristallina e divertita della rossa, facendo sbottare il ragazzo, certo più che mai che la sua ragazza si fosse divertita più dei bambini presenti, nel vederlo indossare quell’obbrobrio di costume da coniglietto. Rosa poi.
-Mai più- gettò il costume a terra, calciando contro la parete –Non osare mai più chiedermi di indossare quel coso, mocciosa, o sarà la volta buona che ti affetto-
-Ma lo avevi promesso a Bells- piagnucolò la rossa, ancora chiusa nel bagno.
-Le ho anche promesso un cuginetto, ma non mi va di morire assassinato da tuo padre- sbottò, sedendosi sul materasso molleggiante e, lanciata la sacca a terra, stravaccarsi su di esso a braccia aperte.
-Eri così carino…- cinguettò ancora Nami, cercando di rabbonirlo.
-Fan culo Nami, non ero carino: ero ridicolo- si passò una mano sul viso, cercando di dimenticarsi le risate di amici e parenti presenti al compleanno della piccola Bells –Mi hanno per fino dato un nome…- ringhiò.
-Lo so- ridacchiò la ragazza –Mr Bunny Roronoa: non è simpatico?-
-Sai cos’è simpatico?- sbottò, rialzandosi col busto e fulminando la porta chiusa del bagno –Una barzelletta è simpatica, una battuta, uno scherzo, ma travestirsi da coniglio rosa non lo è affatto!!!-
Si lasciò cadere ancora sul letto, piegando le braccia dietro il capo, fissando in cagnesco il soffitto.
-Non è simpatico nemmeno venir raggirati dalla propria donna- alzò la voce, per farsi sentire –Che, oltre a costringerti ad indossare uno stupido costume, ti lascia da solo a metà della festa di SUA nipote, scomparendo chissà dove!!!-
Lo scricchiolio della porta, lo avvertì dell’uscita di Nami, ma non si sollevò col busto per accoglierla, ancora offeso e rabbioso per il suo raggiro.
-Mi è venuta in mente una cosa, e ho dovuto scappare via…- ridacchiò la rossa, percorrendo la breve distanza dal bagno al letto a piedi nudi -… una cosa molto importante…-
-Umpf, cosa? Che oltre al costume da Mr Roronoa Bunny mi avevi affittato anche quello da elefantino rosa?- grugnì, mantenendo fisse le iridi al soffitto.
-No- si strusciò con il petto su una sua gamba Nami, salendo sul materasso e attirando al sua attenzione –Quello da Mrs Cocoyashi Bunny-
Il verde ruotò le iridi sulla compagna, strabuzzandole quando le posò sul fine e ricamato bustino che le accerchiava il petto, mettendo in risalto le coppe dei seni, che facevano capolino dal bordo superiore, campeggiando sui fronzoli di raso nero, raso identico a quello delle microscopiche mutandine coordinate al completo intimo.
Ma vi erano due piccoli, rilevanti, morbidi ed eccitanti dettagli, che più del resto fecero deglutire pesantemente Zoro, costringendolo ad alzarsi col busto e a spalancare le mascelle, piacevolmente colpito.
Due piccoli dettagli che campeggiavano dondolanti sul corpo della sua mocciosa, e che gli fecero diventare improvvisamente simpatico il costume da coniglio: un paio di orecchiette morbide e nere, e una codina spumosa posta sul sederino, sodo e lussurioso, di Nami.
La rossa assottigliò lo sguardo, soddisfatta dell’effetto che il suo abbigliamento aveva suscitato nel suo ragazzo, e con disinvolta, si sedette cavalcioni su di lui, circondandogli il capo con le mani e strusciandosi sul suo petto.
-Ti piace?- lo stuzzicò, premendo i seni sui suoi pettorali –Ho pensato che, se tu sei Mr Roronoa Bunyy, e io sono la tua ragazza, allora anch’io dovevo essere un po’ più… conigliosa-
Posò la fronte contro quella del verde, spingendo il bacino contro la cintura dei suoi jeans e le mani sul suo petto, spingendolo dolcemente sul materasso e tendendosi sopra di lui, lasciando che i ricci rossi cadessero a cascata intorno al volto ammutolito di Zoro.
-Ho cercato un costume da coniglio, ma purtroppo erano finiti…- piegò le labbra in un broncio innocente e dispiaciuto, facendo sporgere il labbro inferiore -… ho dovuto accontentarmi delle orecchie…- scosse il capo, abbassandolo a posare le labbra sulla bocca di Zoro -… e della coda…- sculettò, strusciando il bacino sulla patta in tensione sotto di lei, agitandosi volutamente più del necessario, fino a strapare un gemito di piacere al ragazzo.
Un sorriso malizioso e divertito si aprì sulle labbra di Nami, nel sentire il suo compagno ansimare debolmente e piegare le labbra in un ghigno strafottente.
Si alzò dal busto, sedendosi sulle cosce, mantenendosi a cavallo del bacino di Zoro, molleggiando su di lui.
-Sei ancora arrabbiato con me?- sbattè le lunghe ciglia, posando le mani sui suoi addominali, stringendo così le braccia attorno ai seni, facendoli risaltare.
Zoro ghignò, assottigliando lo sguardo sulla mocciosa che lo sovrastava, allungando una mano ad accarezzarle una coscia piegata.
-Un po’…- sollevò un angolo delle labbra, sfiorando a fior di dita il cavallo degli slip della rossa.
-E non c’è nulla che io possa fare, per farmi perdonare?- inclinò il capo, osservandolo maliziosa, mentre faceva scattare la lampo dei suoi jeans, aprendoli e allentando la presa dei pantaloni sull’erezione del verde, tesa nel poco spazio rimastole.
-Forse…- sussurrò baritonale Zoro, sollevandosi col busto e, posata una mano sul mento di Nami per sollevarlo leggermente, baciarla con passione.
Le leccò il palato, succhiandole le lebbra increspate in un sorriso, ignorando le sue mani impegnate a slacciargli la cintura, aggrappandosi ai suoi fianchi quando il bacio si intensificò.
-Cosa?- ansimò piano Nami, sfilandogli la maglia e tornando in fretta a baciarlo.
Zoro ghignò, distanziando le loro bocche, posandole una mano sul viso ad accarezzarla, mentre posata la fronte sulla sua, rubandole il respiro.
Era da tanto che voleva chiederlo, ma non c’era mai stata l’occasione giusta, il momento adatto, la scusa perfetta per chiederlo…
Prese un respiro profondo, passandole un braccio attorno alla vita per stringerla maggiormente a sé, baciandola a fior di labbra prima di parlare.
-Vieni a vivere con me…-
Nami strabuzzò gli occhi, fissandolo incredula, priva di parole.
Le stava chiedendo di andare a vivere insieme?
Loro due?
Nonostante le certe litigate per tutto e le scaramucce per il bagno?
-Tu… vuoi… io… noi?- ansimò balbettando.
Zoro soffiò dal anso, ghignando.
-Si noi- le accarezzò la schiena –Tu, io, un solo tetto, un solo letto, purtroppo un solo bagno e… mmm!!!-
Le labbra di Nami lo zittirono, travolgendolo e spingendolo sul letto, baciandolo con una foga passionale e pericolosa.
-Vuoi allora?- sghignazzò il verde, ricambiando le effusioni, e ricevendo in risposta solo un cenno del capo della rossa, che non sprecò parole e labbra, se non per baciarlo.
-Si si si si si- iniziò a baciarlo su tutto il viso, entusiasta –E sulla porta d’ingresso ci sarà scritto “Mr e Mrs Bunny”!!!- ridacchiò.
-CHE COSA?!?- strabuzzò gli occhi Zoro, fissandola sconvolto.
Nami rise, allungando una mano al costume, scomposto a terra, afferrando il cerchietto con le orecchie da coniglio di Zoro, infilandogliele sul capo.
Lo fissò soddisfatta, per poi baciargli le labbra incarognite in una smorfia.
-Scherzò!!!- biasciò, baciandolo –Anche se…- ridacchiò, fissandolo maliziosa e strusciando nuovamente le mutandine sul rigonfiamento del verde -… te l’ho detto…- si abbassò a baciarlo ancora, lasciandosi spogliare dalle mani, calde ed esperte, di Zoro.
-… sei carino così, Mr Roronoa Bunny-

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Capitolo 2
*** Suonano le tre, e io penso a te... ***


Capitolo 2: Suonano le tre, e io penso a te….

 
a Momo

 
-Nami svegliati-
La scosse per una spalla, agitandola con forza per svegliarla, incurante dell’ora e delle reazioni violente della rossa.
Ma la sua compagna, beatamente addormentata su un fianco, i ricci rossi sparsi sulle lenzuola e le mani strette a stringere una mano di Zoro, come ancora ai suoi sogni, non si mosse nemmeno al richiamo,continuando a dormire.
Il verde sbuffò dal naso, tentennante sul lasciarla dormire o il svegliarla, ma, preso coraggio, sfilò la mano dalla presa della rossa, agitandone il corpo con entrambe le mani.
-Mocciosa svegliati!!!- ordinò, serio e impassibile, puntando lo sguardo al muro dinanzi al letto.
Nami sobbalzò, presa alla sprovvista dal richiamo del compagno e dalla mancanza della sua mano nella sua presa, agitandosi e guardansi intorno presa dal panico.
-I ladri!!!- strillò, stritolando il cuscino e puntando la porta socchiusa della camera –Buzzurro: prendi il salvadanaio e nascondilo!!!- si apprestò a scendere dal letto, preparandosi a prendere la mazza da base ball, regalatale dal padre.
-Nami…- sospirò Zoro -… non c’è nessuno ladro…- la trattenne sul letto, afferrandole un polso.
La rossa lo fissò in viso, sbiancando improvvisamente.
-Oddio!!!- si portò le mani al viso –Un incendio!!! La nostra casa va a fuoco!!!-
Saltò giù dal materasso, aprendo l’armadio e rovistandovi all’interno.
-Getta il materasso giù dalla finestra e gettati col salvadanaio: io salvo le scarpe e…-
-Nami non c’è alcun incendio!!!- sbottò seccato, ruotando finalmente gli occhi a fulminarla.
Nami lo guardò perplessa, tornando a sedersi sul materasso, incapace di capire.
L’aveva svegliata in piena notte, chiamandola insistentemente e con urgenza, senza un perché?
Non c’erano ladri o incendi, nessun pericolo a minacciarli, ma lui l’aveva svegliata comunque. Non riusciva a capire.
-Buzzurro!!!- gonfiò le guance, imporporate di rabbia –Perché diamine mi hai svegliato allora, se la casa non va a fuoco e non ci sono ladri o pericoli?!?- lo colpì con uno scappellotto, tornando sotto le coperte.
-Sono le tre di notte, e io vorrei dormire se non ti dispiace!!!- sbuffò, coprendosi con le lenzuola fin sopra il capo.
Lanciò un’ultima occhiataccia a Zoro, i cui occhi erano tornati a fissare la parete davanti il letto, maledicendolo in un mugugno sommesso.
-A volte non capisco che ti passa per la testa…- sbuffò, raggomitolandosi e voltandosi a fissare il verde ancora seduto sul materasso -… si può sapere che hai?-
Zoro non piegò lo sguardo su di lei, né le diede risposta.
Prese un respiro profondo e, schioccate le labbra, chiuse gli occhi respirando piano.
-Non possiamo andare avanti così…- parlò flebile.
Nami tremò sotto le coperte, sgranando gli occhi puntati sulla schiena del ragazzo.
-Come?- sussurrò.
-Non possiamo andare avanti in questo modo Nami…- si ripeté, gravando la voce.
Il cuore della rosa le sprofondò nel petto, cadendo a peso morto nel fondo del suo stomaco, come un macigno spezzato in due.
Sentiva, sentiva che qualcosa tra loro due non andava più come prima, ma non pensava fosse così grave.
Convivevano da appena tre mesi, e tra intoppi e discussioni per lo spazio nell’armadio, la vita insieme non era sempre stata rosa e fiori, ma era una cosa normale.
Entrambi sapevano che non sarebbe stata una passeggiata, e che le litigate, seppur schiocche, ce ne sarebbero state, ma ci sarebbero stati anche i momenti felici, dolci, le mattine in cui si sarebbero svegliati insieme, le colazioni consumate nella piccola cucina, le serate di film passate sul divano, l’uno stretto all’altra, le cene con zuffa per il telecomando.
Lo sapevano entrambi, e Nami apprezzava anche quei piccoli momenti di lite e rabbia reciproca, perché sapeva che si sarebbero tutte concluse con un bel bacio e un “Ti amo lo stesso, buzzurro”.
Ma nonostante quella consapevolezza, sentiva che in Zoro c’era un qualche tormento, un qualcosa che lo rendeva insofferente, irritabile e scontroso il verde, che spesso si rinchiudeva in un muto malessere.
Non voleva impicciarsi troppo Nami, sapeva che il suo buzzurro era un orso e che quei momenti di letargo emotivo prima o poi sarebbero finti, riportando a galla il ghignate e strafottente ragazzo che amava.
Credeva davvero che fosse solo un momento passeggero, ma le parole appena pronunciate dal suo compagno, ora la spaventavano.
-Che… che vuoi dire?- sussurrò piano, sollevandosi col busto e mantenendo fissi gli occhi su Zoro.
Il verde sospirò nuovamente, passandosi una mano sul viso.
-Voglio dire che non possiamo andare avanti così…- ruotò il capo, incrociando lo sguardo con quello della rossa -… non possiamo Nami…-
Un singhiozzo riecheggiò nel petto della ragazza, che si morse un labbro, nel vano tentativo di trattenere le lacrime.
-Tu… tu…-
Si passò le mani sugli occhi, umidi di strane lacrime pesanti e dolorose, cercando di parlare tra i singhiozzi.
Maledetto, maledetto bastardo: la stava lasciando.
La lasciava nel cuore della notte, insensibile e crudele, dopo appena tre mesi di convivenza.
Non stava bene con lei, non riusciva ad andare avanti, e voleva lasciarla, liberandosi del peso che era divenuto per lui.
Ma come poteva?
-Tu… tu…-
Come poteva farle questo?
Sapeva che era una ragazza difficile, con un caratterino tutto pepe, autoritario e dispotico, ma non l’amava anche per quello?
Erano bastati tre mesi di convivenza, per stancarlo di lei e dei suoi sbalzi d’umore?
-Tu... tu… ahhh, maledetto!!!-
Afferrò con entrambe le mani il suo cuscino, sbattendolo con forza sul viso di Zoro, picchiandolo e singhiozzando simultaneamente.
-Ahia, Nami!!!- ringhiò, alzando le mani a proteggersi –Che cavolo fai?!? Nami!!!-
-Maledetto, maledetto!!!- continuava a singhiozzare, piangendo a occhi chiusi –Come puoi lasciarmi così? Come?!?-
Alzava e abbassava il cuscino contro Zoro, picchiandolo sul capo e sulle spalle, facendo imprecare il ragazzo a denti stretti per i colpi, soffici e violenti, che lo percuotevano senza pietà.
-Io che ti ho sempre amato, e tu… sigh… tu m-mii lasci così?!?- sollevò nuovamente il cuscino sopra il capo, pronta a scaraventarlo con rabbia sul verde –S-sei cru-cruuudele!!!-
Abbassò con rapidità il cuscino su Zoro, le cui mani si mossero agili e leste, intercettando il colpo e, afferrato per due lembi, sottrasse l’arma improvvisata dalle candide mani della sua mocciosa.
-Ma che ti prende?!?- sbottò, fissando in cagnesco la rossa.
Nami sostenne il suo sguardo con rabbi e furia, prima di scoppiare in un acuto ululato di pianto, abbracciando per la vita Zoro, piangendogli sul petto.
-N-non m-mii lasc-aaaare!!!- si stringeva a lui, bagnandogli il torace nudo con innumerevoli lacrime, schioccando il ragazzo, che fissava confuso la rossa.
-Lasciarti?- aggrottò la fronte –Perché mai dovrei lasciarti? Ehi, mocciosa…-
La sollevò dal suo petto posandole le mani sulle spalle, circondandole poi il viso, asciugandoglielo dalle lacrime con i pollici.
-Nami…- scosse il capo, posando la fronte su quella della rossa -… non voglio lasciarti, mocciosa- le baciò le guance, rigate di lacrime.
-Ma… ma… hai detto che così n-non possiamo andare avanti…- tirò su con il naso, aggrappandosi alle sue spalle -… che non possiamo andare avanti insieme così, noi due…-
-Certo che l’ho detto, perché è vero- ghignò, passandole un braccio intorno alla vita, stringendosela al petto, e allungando l’altro al comodino, dove prese un piccolo cofanetto di velluto blu, portandoglielo vicino agli occhi.
-Non possiamo continuare a vivere insieme così…- le baciò la fronte, aprendo con uno schiocco il cofanetto, rivelando il piccolo anello che conteneva -… voglio che ci sposiamo-
Nami sbattè le lunghe ciglia, fissando l’anellino brillare nel cofanetto, scintillando nonostante il buio della stanza, lasciandosi guidare dalla calda e ferma mano di Zoro nel sollevare il braccio sinistro, il cui anulare si vestì di quel delizioso e importante gioiello.
La rossa abbassò il capo a fissarsi la mano, incapace di parlare.
-Mocciosa…- la richiamò con una carezza il verde -… mi vuoi sposare?-
La scrutò in viso, sghignazzante per i suoi occhi nocciola dilatati all’inverosimile per la sua proposta, e i ricci selvaggi e disordinati, serpeggianti sul suo capo, sottolineavano lo stupore che la ammutoliva.
Lasciò la presa sulla sua candida mano, abbandonandola sospesa sotto lo sguardo inebetito di Nami, abbassandosi con le labbra al suo orecchio, sfiorandolo con la lingua prima di soffiarci dentro.
-A questo punto, dovresti saltarmi al collo, baciarmi, e dirmi che, si, mi vuoi sposare…- ghignò, accarezzandole un fianco.
Di scatto, gli occhi di Nami si sollevarono dall’anello di fidanzamento, portandosi sul viso di Zoro, che ghignò vittorioso, certo che ben presto le labbra della sua mocciosa si sarebbero premute sulle sue, baciandolo con la travolgente passione che lo caratterizzava.
In effetti, qualcosa si premette su Zoro, ma non furono le labbra di Nami sulla sua bocca, bensì le mani della rossa, sulla sua gola.
-E non potevi aspettare domani mattina per chiedermelo?!?- strillò, affondando con le dita nella carotide del verde.
-Le tre di notte…- ringhiò -… sono le tre di notte, mi svegli con fare agitato, mi metti addosso una paura tremenda… E VUOI SOLO CHIDERMI DI SPOSARTI?!?!?!? RORONOA, TI SPOSO SI, E SAPPI CHE SARA’ UN INCUBO PER TE!!!-
Lasciò la presa, spostando rapida le mani dalla gola di Zoro, il cui viso ormai sfiorava un tono bluastro e cianotico, all’orlo della canotta che usava come pigiama, sfilandosela dal capo e scuotendo i ricci ramati.
-E ora spogliati!!!- ordinò, sfilandosi l’intimo.
-Cosa?!?- si massaggiò rauco la gola Zoro.
-Spogliati!!!- sbuffò, saltandogli a cavallo delle gambe, circondandogli il viso con le mani e iniziando a baciarlo su ogni lembo di pelle che riusciva a sfiorare.
-Ma… ma non eri arrabbiata?!?- aggrottò la fronte.
-Si, ma posso anche perdonarti…- socchiuse gli occhi, sorridendo maliziosa, premendo il seno nudo sui pettorali caldi del verde -… se riesci a convincermi…-
Zoro ghignò, circondandole i fianchi scoscesi e morbidi, stringendosela al petto.
-Non dovrei convincerti a sposarmi, piuttosto?- prese in bocca il suo labbro inferiore.
Nami sorrise, piegando il capo e posando la fronte su quella del ragazzo, stringendosi a lui e accarezzandogli la nuca.
-Quello lo hai già fatto un sacco di tempo fa…- lo baciò, spingendolo sul materasso.
 
 

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Capitolo 3
*** Pecorella missionaria ***


Capitolo 3: Pecorella missionaria

 
a Vivian
 

Strinse gli occhi sotto la luce della lampada, cercando di assimilare, il più velocemente possibile, tutte le informazioni necessarie da quell’articolo.
Grugnendo, affondò lo sguardo tra le pagine, stringendo nelle mani i bordi della rivista medica, spiegazzandola e divorando le parole nere con rapidità, tendendo al massimo l’orecchio, accertandosi che Nami fosse ancora al telefono con la sorella.
Digrignò i denti, inveendo contro l’autore di quella ricerca che, da bravo barboso studioso di chissà che università, aveva scritto un papiro infinito sull’argomento, non infilandoci nemmeno mezza immagine per rendere tutto il più chiaro possibile.
E un’immagine, dannazione, sarebbe stata più esplicativa di tutta quella babele di parole!!!
-… buona notte Nojiko, salutami la mia nipotina e Yasaku-
Rabbrividì nel sentire le parole di sua moglie e, appallottolata la rivista infilandola sgraziatamente sotto il cuscino, deglutì pesantemente e fingendo di fissare il soffitto quando Nami, sorridente, entrò in camera.
-Nojiko e Yasaku stanno bene e Bells è euforica per l’inizio della scuola…- raccontò, spogliandosi e infilandosi sotto le coperte, strisciando al fianco del marito.
Lisciò alcune pieghe del copri letto, sorridente e per nulla impensierita dagli occhi fissi sul soffitto di Zoro, che grondava sudore e agitazione con la schiena dritta nell’innaturale postura da seduto nel letto, mentre stringeva i pugni sopra le lenzuola.
-… domenica andiamo a pranzo dai miei, ok?- gli prese la mano, portandosela al petto e preparandosi a dormire.
Zoro annuì con movimenti scoordinati e duri del capo, mantenendo lo sguardo al soffitto, incapace di eseguire una miglior interpretazione della disinvolta.
Deglutì ancora, ruotando un’iride alla compagna, accoccolata al suo fianco che gli accarezzava il braccio teso a fior di dita, rimuginando velocemente su come agire.
Doveva riuscire a convincerla con spontaneità, senza mostrarsi agitato o impacciato, riuscendo ad eseguire ogni movimento spiegato nell’articolo della rivista.
Sollevò una mano, a grattarsi la nuca, scivolando con il busto sul materasso e lasciando che Nami si raggomitolasse al suo fianco, spostando la presa delle mani sul suo petto, ampio e muscoloso.
-Buonanotte Zoro…- arricciò le labbra in un bacio, posandole sulla guancia del ragazzo, mantenendo gli occhi chiusi e sospirando piano.
Il verde ruotò in fretta il capo, ricambiando il bacio, mantenendo la bocca su quella della compagna a lungo, prima di intensificare il contatto.
La baciò con controllato ardore, succhiandole il labbro inferiore come muta anticamera, prima di leccarle il palato e, presa tra le sue braccia e stretta con tenera forza, scivolare con le mani sotto la fine canottiera che usava come pigiama, accarezzandole la schiena e i fianchi scoscesi.
-… mmm… Zoro…- ridacchiò la rossa, scossa da un leggero solletico, staccando appena le labbra da quelle del marito, sorridendogli con tenerezza.
-Facciamo l’amore?- domandò Zoro, baciandole la gola e  la scollatura della canottiera.
Sentiva il cuore battergli nel petto, la testa girare, non tanto per la sua proposta, ma per quello che stava per fare.
Con lei.
Per lei.
-Questa è una novità…- ridacchiò Nami, sfilandosi la canotta e rimanendo in biancheria -… di solito non me lo chiedi: devo preoccuparmi?-
Zoro ingoiò un grugnito di sorpresa, storcendo le labbra in un sorriso forzato.
-E-e perché m-mai?- balbettò, infossando il viso tra le coppe dei suoi seni, per nascondere la pessima faccia da doppio giochista, baciandola e riempiendosi la bocca della sua pelle piuttosto che parlare.
Nami corrugò al fronte, insospettita, ma lasciò che il verde la spogliare, ricambiando ogni sua carezza e bacio.
Stretti sotto le coperte, ormai nudi e accaldati, malamente illuminati dalle lampade dei comodini, Nami si strusciò sull’erezione di Zoro, ansimando acutamente.
-… ahhhh Zoro…- passò le mani sulla sua ampia schiena, baciandolo nell’incavo tra spalla e collo, gemendo -… ti voglio, amore… prendimi… mmm!!!-
Il verde ghignò e, sollevandosi con il busto da lei, le portò le mani sui fianchi, premendo con attenuata forza su di essi.
-Girati…- le soffiò in un orecchio, baciandola sulla gola.
La rossa ubbidì, ruotando su se stessa e appiattendosi sotto il corpo del compagno, piegando il capo per poter continuare a baciarlo.
-… Zoro…- ansimò, stringendo tra le dita il copri materasso -… ti voglio…-
Tremò, sentendo le mani dell’uomo accarezzarle la schiena e i fianchi, mentre le baciava la colonna vertebrale, elettrizzandola dalla base del collo all’altezza dei reni.
Inarcò il dorso, premendo le natiche sul bacino di Zoro, invitandolo a prenderla, ma questi si distanziò, fermando le mani sui fianchi di lei, sollevandoli appena e imponendo alla rossa una posizione a quattro gambe sul letto, imepdendole di voltarsi e posizionandosi dietro di lei, lontano dalla sua bocca e dal suo sguardo.
Nami fissò sconcertata la tastiera del letto dinanzi a sé, incredula che il suo buzzurro volesse fare l’amore in quella posizione così apatica per lei e ponendo tutta quella distanza tra le loro bocche.
Ringhiò, ruotando il capo verso il compagno, già pronto a indirizzare il suo desiderio nell’intimità della moglie, fulminandolo rabbiosa.
-Di un po’…- sbottò offesa -… vuoi che abbia, in questa posizione?!?-
Zoro inarcò un sopracciglio, mentendo le mani sulla vita della rossa, guardandola atono.
-Forse se beli è più adatto…- borbottò perso in chissà che pensiero.
Nami ringhiò nuovamente e, ruotando su se stessa, si portò faccia a faccia con il verde, picchiandolo sul petto con un pungo.
-Ma che ti sei rincretinito del tutto?!?- ringhiò, fulminandolo con gli occhi dardeggianti.
-Perché? Che c’è che non va?- sbottò spazientito.
-Che c’è che non va?!?- stillò –C’è che vorrei guardarti in faccia mentre facciamo l’amore, ecco che c’è che non va!!!- gli mollò uno scappellotto, stringendo poi le braccia sotto i seni, arrabbiata.
Zoro ruotò le iridi al cielo, sbuffando.
-Ok ok, allora facciamo nell’altro modo- decretò, posandole le mani sulle palle e spingendola sul materasso, ergendosi sopra di lei -… allora mettiti giù a pancia in su e…-
-Che vorresti dire?- lo fermò con una mano alzata Nami, sdraiata sotto di lui –Quale altro modo? Per fare cosa poi?-
Un imprecazione morì sulle labbra di Zoro.
Dannazione: si era lasciato sfuggire una parola di troppo!!!
Il verde la fissò, in bilico tra il dirle tutto o il continuare la sua pessima farsa.
Poteva ancora fingere che volesse solo fare l’amore con lei?
Era proprio necessario tutta quella segretezza?
In fondo era Nami, la sua Nami, e l’avrebbe capito di certo.
Sbuffando, spostò una mano dal corpo della rossa al suo cuscino, estraendone la rivista medica e mostrandogliela grugnendo.
-Me l’ha prestata Chopper...- spiegò, nominando il loro amico medico.
Si mise seduto tra le lenzuola, sfogliando le varie pagine fino a ritrovare l’articolo che gli interessava, passandolo poi alla rossa, confusa e curiosa.
-Questo articolo è del Dottor Vegepunk…- parlò, osservando Nami leggere in velocità la notizia -… è un famoso ginecologo che ha condotto uno studio sulle posizioni più fertili per una coppia…- grugnì, ruotando il capo a nascondere un certo imbarazzo -… dice che la posizione della “Pecorella” favorisce la nascita di una femminuccia, mentre quella del “Missionario” di un maschietto…-
Si grattò la nuca, incapace di perdonarsi il fatto di aver creduto a tutte quelle stupidaggini.
-… ci volevo provare…- ammise, fissando la finestra della stanza che dava sul giardino del condominio -… sono mesi che proviamo ad avere un bambino e non ci riusciamo e credevo che…-
La mano di Nami l’obbligò a zittirsi, piegando il capo verso di lei a guardarla negli occhi.
-Volevi mettermi incinta- sussurrò lieve, sorridente e tenera.
Zoro annuì, lasciando che la mano della rossa scivolasse sul suo viso, accarezzandolo, mentre la bocca di Nami lo baciava sulle labbra e su tutto il volto.
-Il mio buzzurro…- sorrise la rossa, sedendosi a cavalcioni su di lui, continuando a baciarlo e coccolarlo, ritrovando il calore che si era attenuato in quei brevi attimi.
Il suo Zoro, il suo Zoro voleva metterla incinta.
Si, era vero che erano mesi che ci provavano, senza mai riuscirci, ma il solo fatto che anche lui, come lei, si fosse leggermente preoccupato per i loro fallimenti, la rendeva felice, e immensamente dolce con lui.
Forse, credere a quel bizzarro studio non era il massimo, ma lui vi aveva comunque provato.
Aveva cercato una soluzione, un rimedio ai loro piccoli fallimenti, per rendere reale il loro piccolo sogno di una famiglia, di una bambino tutto loro.
-Ti amo- lo baciò sulle labbra, circondandogli il viso con le mani.
-Anche se volevo ingravidarti con un metodo stupido quanto il dottore che l’ha ideato?- sghignazzò, baciandola e stringendosela al petto.
Nami rise, infossando il capo contro la sua gola calda e protettiva, abbracciandolo per le spalle.
-Si- ammise, strusciando il capo e posando le labbra sul suo orecchio –Ti amo lo stesso, anche perché…-
Si zittì, lasciando la frase in sospeso.
-Perché cosa?- aggrottò la fronte Zoro, scostando il capo per fissarla in viso.
Nami abbozzò un sorrisetto sornione, arricciando gli angoli della bocca e assottigliando lo guardo furbo e scaltro.
Una strana scarica elettrica scese lungo la schiena del verde, che pressò la presa sui fianchi della rossa, fissandola confuso.
-Cosa Nami?- la scuotè, facendola sghignazzare.
-Bhè…- ridacchiò, spostando le mani dalle spalle di Zoro al suo ventre, coprendolo con i palmi in un’unica grande carezza, abbassando lo sguardo addolcito -… io… io ho un ritardo…-
Di nuovo quella scossa, accompagnata dalla voglia irrefrenabile di urlare.
-Tu…- balbettò, incapace di non sorridere -… tu… di quanto?-
-Ventitre giorni…- sussurrò, lasciandosi guidare il viso dalle mani di Zoro, a incontrare le sue labbra e a rispondere al suo bacio dolce e felice.
-Ha già fatto il test?- le domandò, staccandosi da lei per riprendere fiato.
-Non ne ho avuto il coraggio- ridacchiò, tornando a posare il capo sulla sua spalla –Ma domani ho un appuntamento con il mio ginecologo…-
-Ti accompagno!!!- la strinse al petto .
-Ovvio che mi accompagni, non vado dal dottor Rocinante da sola: mi darebbe fuoco!!!!- sbottò secca.
Zoro sghignazzò, riportandola a stendersi nel letto, sovrastandola e baciandola in ogni dove, mentre lanciava lontana la rivista medica.
-Peccato però…- ghignò, accarezzandola una coscia e risalendola fino al grembo -… quelle posizioni mi piacevano…-
Nami sorrise maliziosa, baciandolo e strattonandolo per un labbro su di sé.
-Sai possiamo ancora provarle…- si strusciò su di lui, avvicinando i loro corpi -… o meglio ancora provarne una nuova…-
-Quale?- sorrise con labbra sghembe, accarezzandole il ventre piatto al momento.
La rossa tese un braccio alla lampada, toccandone l’interruttore e sorridendo lasciva al marito.
-Quella della pecorella missionaria- spense la luce, zittendo un gemito di piacere contro le labbra di Zoro.

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