Awkward

di Lau_Micia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quello sguardo dorato ***
Capitolo 2: *** Luci nella notte ***
Capitolo 3: *** Who's gonna save the world ***



Capitolo 1
*** Quello sguardo dorato ***


-Come mai continui a farmi l'occhiolino? Ci stai provando di nuovo con me?-
-No, ma che dici...- rispose lei ridacchiando nervosamente -É che sono senza occhiali, quindi non ci vedo... Aspetta, io non ci ho mai provato con te!-
-Come no... Ci hai provato eccome!- la provocò, sollevando un sopracciglio e sfoggiando il sorrisetto malizioso che la faceva impazzire.
-Ma che dici! Quand'è che ci avrei provato secondo te?-
-Dai non fare la finta tonta! A quella festa... Quella in piscina, a inizio estate...-
-Oh no, caro mio! Ti ricordo che sei stato tu ad attaccare bottone. E TU hai detto a Jambo di farmi quella specie di scivolo che a TE era piaciuto-
-Io? No, dai... Non era andata così... Prima eri stata tu...- iniziò a sbiascicare, e per cavarsi d'impaccio cercò di cambiare argomento.
- Dicevamo? Che adesso non riesci a vedermi, no?-
-Più o meno...- gli rispose la ragazza, assecondandolo per dissolvere la cappa di imbarazzo che già lo stava facendo diventare color peperone.
-Diciamo più che altro che faccio fatica a metterti a fuoco, ecco...-
- Ah, per quello hai delle pupille enormi? Stavo per chiederti chi è che ti passa le canne...-
- Eddai... Sono una brava ragazza... Mica mi canno, io! Comunque si, le pupille sono grandi perchè cercano di metterti a fuoco. Come l'obiettivo di una macchina fotografica, per intenderci-.
In realtà erano grandi perchè parlare con quel ragazzo favoloso distante da lei di meno di mezzo metro, che senza rendersene conto passava il pollice della mano infilata in tasca su e giù per la patta dei jeans mentre con l'altra si lisciava la barba, la eccitava da morire.

- E da qui mi vedi meglio?- le chiese, avvicinandosi a lei.
- Cosa? No...-
- E da qui?- chiese ancora, muovendo un passo nella sua direzione. Lei ruscì per un istante a cogliere la sfumatura dorata di quelle iridi castane, per poi chiudere gli occhi e non riuscire più a distinguerle dal resto del volto.
- No, anzi...-
- E da qui?- le chiese un'altra volta, riducendo ulteriormente la distanza fra i loro visi. Quanto odiava quel sorrisetto furbo, pensò lei, le faceva venire voglia di dargli uno schiaffo e allo stesso tempo di baciarlo come aveva tante volte immaginato. Vide però che quel sorriso veniva pian piano ad addolcirsi e che lo sguardo dorato si faceva esitante, passando freneticamente dai suoi occhi a qualche altra parte del suo viso.
- No, io...no, non riesco...-
- Ah no? Neanche se mi avvicino ancora un po'?- le disse in un sussurro che lei sentì perfettamente attraverso il sottile velo d'aria che ancora si intrometteva fra loro. Mentre cercava le parole con cui rompere il silenzio e mettere fine a quella tortura, riusciva a percepire il suo respiro sulle proprie labbra, così vicine. Si stupì nel sentirsi sfiorare dalla sua mano calda, ma non distolse lo sguardo dagli occhi in cui era finalmente riuscita a perdersi.
- Ora come ora, metterti a fuoco è l'ultima cosa che mi interessa -.

Ebbene ragazzi e ragazze, questo è il primo capitolo di una storia che nemmeno io so come andrà avanti! è nato un po' per caso, spero che vi sia piaciuto leggerlo e che vi siate immedesimati nei personaggi dato che il mio intento è principalmente questo. Non so quanto spesso riuscirò ad aggiornare (sono piuttosto impegnata con la scuola e non mi resta molto tempo per scrivere) ma spero che troverete i prossimi capitoli degni di attesa! Ultima cosa: soprattutto visto che è la prima volta che pubblico, i vostri consigli sarebbero un aiuto preziosissimissimo... quindi recensite, recensite, recensite! Grazie mille a tutti per l'attenzione ^-^

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Capitolo 2
*** Luci nella notte ***


Un fascio di luce venne loro incontro fino ad illuminare il parcheggio della stazione.

- Mi sa che è ora di andare – disse Marco senza smettere di guardarla negli occhi, per poi prenderla per mano e accompagnarla alla macchina.

 

* * *

 

La strada le sembrava più lunga che mai. Il posto a sedere che li separava, vuoto, era una terra di nessuno in cui non osava avventurarsi. Come se la tensione non fosse già abbastanza, il professore alla guida del Focus blu notte lanciava continue occhiatacce che rimbalzando sullo specchietto retrovisore la colpivano in pieno volto.

Accompagnare il proprio unico figlio ad una festa in mezzo al nulla? Passi pure. Ma che i suoi due amichetti pensassero di potersi divertire sui sedili posteriori, questo proprio non lo poteva ammettere.

 

Scesi dall'auto, dopo i dovuti ringraziamenti e le richieste inesaudite per un coprifuoco più permissivo, la tensione calò e i tre amici si diressero lungo il viale alberato verso l'ingresso della cascina. Quello spoglio edificio in mattoni, costruito su una base di crudo cemento, sperduto in mezzo ai vigneti e campi di pannocchie, poteva sembrare ad un occhio inesperto l'emblema della desolazione. Ma ormai da qualche anno vi si organizzavano delle feste leggendarie: e proprio perché era circondato dal nulla, apparentemente fuori dal mondo, trovandoti lì per una sera riuscivi a far sparire tutto, e restavate solo tu, i drink e la musica. E un altro centinaio di ragazzi soli almeno quanto te.

- Ho interrotto qualcosa, prima? - domandò il figlio del professore alludendo alla distanza millimetrica che separava i suoi due amici nel parcheggio.

- Ma figurati... - gli rispose sorridendo il ragazzo che aveva conosciuto all'asilo e con cui era cresciuto.

- Tu piuttosto, come mai da solo stasera? Il tuo tesoruccio non poteva venire? -

- No, non poteva... e comunque non è più il mio “tesoruccio”. Ci siamo lasciati lunedì -.

- Ah, cavolo... Mi dispiace, Nic... Però lasciatelo dire: magari qualcuno oltre a me ti rivolgerà la parola, ora che quella piovra non ti starà incollata addosso ogni secondo! -

- Sì, sì... hai ragione... - fu la risposta di Nicola, anche se poco convinta. - Intanto... godiamoci la serata, giusto? -

- Giusto! - rispose l'amica, che aveva preferito non intromettersi nelle questioni di cuore del ragazzo. Dopo tutto, non lo conosceva ancora abbastanza per farlo.

La serata si prospettava interessante: erano tutti e tre single per la prima volta dopo tanto tempo, e questo voleva dire che non ci sarebbero stati fidanzati gelosi, preoccupati o che pretendessero il monopolio del divertimento di uno di loro. La scuola stava finendo, l'estate stava arrivando. E in quella notte senza stelle, le uniche luci erano quelle a cui i tre amici si stavano avvicinando come falene alla luna.

 

 

 

Ed ecco il secondo capitolo! Spero avrete notato un cambiamento e che la trama nascente vi incuriosisca, io personalmente non vedo l'ora di scoprire cosa scriverò nei prossimi giorni (è davvero un mistero!). Se avete qualche idea su come chiamare la protagonista ogni consiglio è ben accetto, per ora il nome che mi sembra le calzi meglio è Andrea... Fatemi sapere e... recensite!

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Capitolo 3
*** Who's gonna save the world ***


La musica rimbombava nella stanza, i bassi che battevano nel petto come tamburi andando a rimpiazzare il battito cardiaco. Quei momenti la facevano impazzire, poteva finalmente lasciarsi andare, ballare e saltare ad occhi chiusi fregandosene degli esami ormai prossimi, di come andava la scuola, di quello che pretendevano i suoi insegnanti e soprattutto i suoi genitori. La festa era solo agli inizi e Annika non aveva intenzione di andarsene prima che fosse finita.

Si accorse di aver urtato qualcuno, e quando aprì gli occhi per vedere chi fosse lo notò per la prima volta dall'inizio della serata. Non aveva bevuto abbastanza da non rendersi conto che il ragazzo che si era trovata di fronte aveva degli occhi stupendi... e dei pettorali da urlo che la camicia semi sbottonata metteva solo in evidenza. Rimase ipnotizzata da quei bottoni che scomponevano le luci della stanza in mille arcobaleni sulla sua camicia bianca, ma si rese conto che dopo averla macchiata con il gin lemon che ancora teneva in mano avrebbe forse dovuto dire qualcosa a chi la indossava.

“Scusa!” cercò di dire, ma in mezzo a quell'alienante baccano tutto ciò che il ragazzo riuscì a distinguere fu il movimento di quelle labbra rosse. Alzò le spalle e le sorrise per farle capire che non aveva importanza, certe cose capitano, e come nulla fosse si sfilò la camicia e la lanciò con nonchalance sulla panca a ridosso del muro. Annika buttò giù l'ultimo sorso rimasto nel bicchiere e lo gettò in uno dei sacchi neri disseminati agli angoli della stanza, per poi tornare a rivolgersi al malcapitato, ora a torso nudo. Lui nel frattempo aveva ricominciato a ballare come se non fosse successo niente, ma le stava sempre più vicino: ora ballava con lei.

Annika si accorgeva sempre più di quanto quel ragazzo la attirasse; si stupì anzi di avere la sensazione di averlo già visto: uno così non passa inosservato ad un occhio attento come il suo. Ma era anche possibile che le farfalle che in quel momento svolazzavano nel suo stomaco fossero in parte dovute alla musica pressante, al calore asfissiante e alla luce che gli illuminava il volto, a tratti sfocato dalla vista appannata.

Quegli occhi scuri la guardavano dritto nei suoi mentre il ragazzo si mordeva il labbro. “Oh no, questo è troppo...” pensò lei sentendo una scossa attraversarle lo stomaco. La tensione fra i due era palpabile, e quando lui alzò una mano puntando il soffitto la ragazza capì che era una questione di attimi, poi uno fra loro avrebbe ceduto per primo.

“Who's gonna save the world tonight?”

Il ragazzo tornò a guardarla mentre lei alzava le braccia al cielo per muoverle al ritmo di una delle sue canzoni preferite

“Who's gonna bring it back to life?”

Le poggiò una mano sul fianco avvicinandola a sé, lei ricambiò lo sguardo abbassando le braccia per intrecciare le mani dietro al suo collo

“We're gonna make it, you and I”

Ad occhi finalmente chiusi, la baciò voracemente e la strinse ancor di più a sé. Non esisteva più nessuno in quella stanza, per pochi attimi potevano essere solo loro due, in mezzo ad una folla di gente persa e distante anni luce. La sollevò per le cosce, lei intrecciò le caviglie dietro alla sua schiena e si fece portare fino alla panca in legno, dove lui si sedette con la ragazza sulle ginocchia. Riuscì appena a sorridergli per un istante prima di ricominciare a baciarlo, con più foga di prima. Mentre si muovevano all'unisono, il ragazzo le accarezzò la schiena arrivando a stringerla ancora a sé. Una nuova scossa le fece mancare il fiato, da dove era sbucato quel gigolò che le stava facendo vedere le stelle? Si allontanò impercettibilmente da lui per vederlo in faccia e imprimersi quel volto nella mente, ripromettendosi di non dimenticarlo più.

Fu in quel momento che una mano le strattonò il braccio e la fece scendere dalle ginocchia del ragazzo davanti al suo sguardo esterrefatto.



Eccoci di nuovo! Spero che questo terzo capitolo vi sia piaciuto, alcuni passaggi mi fanno sentire le farfalle nello stomaco! Il nome Annika non è definitivo, potrebbe cambiare nei prossimi aggiornamenti. Continuate a seguire la storia (si sta facendo interessante, no?) e mi raccomando recensite, il vostro parere sarà fondamentale per la continuazione! Detto ciò, alla prossima!

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