Elisabeth, the Bloody Lady

di Mia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mirror, Mirror... ***
Capitolo 2: *** Requiem for the Innocent ***



Capitolo 1
*** Mirror, Mirror... ***


Elisabeth, the Bloody Lady
Mirror, Mirror...

Mirror can you tell me
how to stay forever young?
Let me know the secret:
I will hold my twisted tongue.
Please protect my beauty:
velvet skin so pure and white.
Hear my name resounding
like a hymn at dead of night.


Il giovane mercante fece un altro profondo inchino e cominciò a sistemare la merce su un elegante tappeto persiano.
Era un giovane orientale molto attraente: i suoi tratti erano morbidi e regolari, la sua pelle aveva il fragrante colore della giovinezza. Solo i suoi occhi sembravano essere più antichi del resto del suo corpo.
Il loro colore scuro ed intenso li faceva apparire estremamente profondi, come il suo sguardo, così penetrante che più volte ero stata costretta ad abbassare gli occhi, per non tremare. -Scegliete ciò che più vi piace, mia signora.-
Posai lo sguardo sugli oggetti che aveva sistemato sul tappeto: erano tutti molto singolari, il cui fascino orientale influenzò le mie ancelle, che subito cominciarono a bisbigliare per poi avvicinarsi a me e darmi consigli sciocchi quanto loro.
Le mandai via e continuai ad osservare ciò che mi mostrava il giovane mercante. Vi era una strana maschera di legno dall’aria truce e demoniaca, alcune statuette di legno o intagliate nella pietra. Più in là sul tappeto giacevano invece splendidi gioielli d’oro e d’argento con incastonate sopra delle bellissime pietre che non avevo mai visto prima; vi erano anche dei pettini bianchi, che sembravano fatti d’osso, ma appresi che quel materiale simile all’osso era avorio, ricavato dalla zanna di un animale asiatico chiamato elefante e delle spazzole d’argento.
Il giovane mi descrisse tutto nei minimi particolari, ma la mia attenzione fu attirata da un altro oggetto. Era uno specchio d’argento, con una cornice d’oro lavorato di stupenda fattura. -Vedo che lo Specchio di Tabitha ha attirato l’attenzione di vostra maestà.-
La sua voce si era fatta suadente e sottilmente maliziosa, ma non ci badai più di tanto: quello specchio mi aveva incuriosito e volevo saperne di più.
-Questo specchio porta il nome della sua proprietaria più famosa, la quale si dice lo abbia dotato di alcune particolari proprietà… ma questa storia non vi può interessare, mia signora.-
Si interruppe, ma io lo invitai ad andare avanti, poiché desideravo sapere tutto di quello specchio.
Non avrei saputo dire il perché, ma quell’oggetto sembrava avermi affascinata, tanto che non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Era come se una forza sconosciuta mi legasse ad esso ed, inerme ed indebolita, io non la potessi combattere.
-Vedete, mia signora: – continuò il giovane, dopo la mia richiesta – la leggenda narra che la donna a cui esso apparteneva fosse una strega orribile di nome Tabitha: così brutta che le era impossibile specchiarsi, perché, non appena la superficie dei uno specchio incontrava il suo volto, esso si infrangeva in mille frantumi. Un giorno, vedendo questo specchio, se ne innamorò e decise di acquistarlo, lo portò nel suo castello e decise di fargli un incantesimo che le permettesse di usarlo: l’immagine che avesse sfiorato per prima la superficie dello specchio sarebbe stata il modello su cui si sarebbero plasmati i volti delle persone che, d’ora in poi, si sarebbero specchiate in esso. Allora l’orribile Tabitha rapì una bellissima, giovane fanciulla del villaggio e la costrinse a specchiarsi, cosicché, quando lei stessa si fu specchiata, ogni traccia di bruttezza ed orrore scomparve, lasciando spazio ad un volto giovane e bellissimo. Quando lei morì, esso passò di mano in mano, pronto a rivelare il segreto della giovinezza a chiunque avesse saputo guardarvi dentro…-
Aggrottai le sopracciglia e gli chiesi cosa intendesse dire con quell’ultima frase, ed il giovane mercante mi rispose che lo specchio avrebbe svelato il vero segreto della bellezza solo a chiunque avesse desiderato ardentemente conoscerlo.
Mi alzai e mi diressi verso quel tesoro così prezioso: lo alzai con mani tremanti e me lo portai davanti al viso, ma lo allontanai subito, quasi impaurita. Lo posai di nuovo, ma notai che ogni parte del mio corpo tremava, perciò mi sedetti, chiudendo gli occhi per qualche secondo.
Quando li riaprii il giovane mercante si era avvicinato e mi sorrideva con aria maliziosa.
-E’ una storia davvero interessante.- mormorai, tentando di mantenere la voce calma.
-Come tutte le leggende, mia signora. Nulla è più interessante di ciò che ha un fondo di verità.-
Sentii il mio volto sbiancare ed incrociai lo sguardo del giovane mercante, che continuava a sorridermi con quel sorrisetto ambiguo. -E’ assurdo che possa esserci del vero in una storia così inverosimile. Come puoi essere sicuro che essa sia vera?-
I nostri occhi si incrociarono ancora una volta e la loro profondità antica mi turbò, così come quel suo sorriso smaliziato.
-E’ molto semplice, mia signora: nulla rende l’uomo più sicuro della verità dell’esperienza.-
Il mio corpo ebbe un fremito che non riuscii a nascondere. Era tutto così assurdo, eppure quegli occhi…
Nonostante la paura che provavo, quella misteriosa forza che mi aveva attratto irresistibilmente, mi spinse ad acquistare lo specchio, ed il giovane mercante misterioso scomparve, così com’era venuto.
Rimasi sola nelle mie stanze.
Appesi lo specchio alla parere e rimasi a fissarlo a lungo, in ammirazione. Era difficile credere che a quello che aveva detto il mercante, eppure, per un momento, mi era sembrato tutto così vero…
Mi avvicinai, sfiorai con un dito la sua superficie argentata. Infine trovai il coraggio di immergere gli occhi in quelli del mio riflesso.
Un tempo ero stata la donna più bella del regno, ed anche ora la mia bellezza era invidiabile, ma non ero più una bambina ed i segni dell’età cominciavano a farsi strada sul mio viso.
Sfiorai la superficie dello specchio ancora una volta, e ancora e ancora… fino a che, senza neppure rendermene conto, mi ritrovai a sussurrare dolci parole allo specchio, parole che solo due amanti avrebbero potuto scambiarsi. Più il tempo passava, più mi sentivo diversa, terribilmente innamorata di questo tesoro di inestimabile valore che mi era capitato fra le mani.
Con le labbra a pochi centimetri da quelle del mio riflesso, accarezzavo leggermente la superficie dello specchio.
-Specchio, tu solo puoi dirmi il segreto dell’eterna giovinezza. Lascia che io lo apprenda, io ed io soltanto. Lo conserverò e non ne parlerò mai con nessuno, mio prezioso gioiello… Ti prego, proteggi la mia bellezza: mantieni la mia pelle pura e bianca com’è adesso! Ascolta il mio nome risuonare come un inno alla morte della notte.- Detto questo baciai la superficie fredda dello specchio ed in quel momento, quando nuovamente guardai negli occhi il mio riflesso, mi parve di vedere un paio di occhi neri come la morte fissarmi per un secondo, per poi scomparire e lasciare spazio a quelli del mio riflesso.
Notai però che esso non era cambiato.
Cercando di dimenticare quegli occhi neri di morte, risi e dissi a me stessa che ero stata davvero sciocca a credere che ci potesse essere del vero in quella leggenda. Avevo solo pagato qualche moneta di più per la bella favola e, tutto sommato, ne era valsa la pena, perché quello specchio era davvero il più bello che avessi mai visto. Decisi di non pensarci più, poiché era assolutamente assurdo che, questa volta, la leggenda avesse un fondo di verità.

***


Once I struck a servant:
she's a virgin free from sin.
Drops of blood caressed me
and refined my aging skin.


Passarono parecchie settimane senza che mi capitasse più nulla di simile a quanto era successo il primo giorno in cui ero entrata in possesso dello Specchio di Tabitha.
Una mattina avevo chiamato una delle mie ancelle più giovani perché mi aiutasse a vestirmi. Quando mi ebbe finito di allacciarmi il corpetto ed ebbe rifinito la mia pettinatura, portò lo specchio, affinché potessi vedere se il lavoro che aveva fatto andava bene. Presi lo specchio dalle mani della giovinetta e mi specchiai.
Ed ecco, apparve il mio viso sulla superficie lucida dello specchio: lo guardai da più angolazioni e controllai i miei capelli. Ma, anche quando ebbi finito, non riuscii a staccarmi dallo specchio e dall’immagine riflessa di me stessa. Era come se essa mi avesse ipnotizzato, incantato ed affascinato.
Più la guardavo più mi sentivo strana, come ossessionata dalla paura che ci fosse qualcosa nel mio aspetto che non andasse e che perciò rendeva necessario che io continuassi a scrutare il mio riflesso, alla ricerca di questa misteriosa imperfezione.
Infine notai una piccola, impercettibile ruga sul lato sinistro della mia bocca e, non appena alzai lo sguardo fino ad incontrare gli occhi del mio riflesso, colsi ancora una volta il glaciale, fugace sguardo di quei terribili occhi neri come la morte…
Ed allora, nella mia mente tutto apparve diverso, irreale e la piccola ruga sul lato della mia bocca era per me l’emblema dell’avanzare inarrestabile del tempo. Presto la vecchiaia sarebbe calata su di me ed io mi sarei ritrovata brutta e vecchia, senza aver potuto fare nulla per impedirlo.
Un tempo ero stata la donna più bella del regno, desiderata dagli uomini ed ammirata dalle donne, ma presto cosa sarebbe rimasto di questo passato glorioso?
Stavo invecchiando ed ogni giorno l’età mi pesava sulle spalle come un macigno.
Improvvisamente fui investita da un improvviso, totale e cieco odio per la fanciulla che, nel fiore della sua giovinezza, mi stava accanto, aspettando che la congedassi. Non riuscivo più a guardarla senza provare odio per lei, per la sua giovinezza, per la sua freschezza.
Ella infatti possedeva la giovinezza, l’unica cosa che sia importante avere. Non lo poteva immaginare, ma io sapevo che, un giorno, quando anche lei fosse diventata vecchia e brutta, quando i troppo pensieri avessero increspato la sua fronte con solchi e rughe lo avrebbe capito. La bellezza è infatti una forma di genialità, forse ancora più alta dell’intelletto, poiché anche essa, come tutte le cose più alte, non ha bisogno di spiegazione né di definizione. Il pensiero più diffuso in quei terribili tempi era che la bellezza fosse superficiale, ma solo le persone poco profonde non giudicano dalle apparenze. Il vero mistero del mondo è ciò che si vede e non quello che non si vede, anche perché, ciò che non si vede, chi può essere sicuro che esista?
Il mondo passava la vita inginocchiato, consumandosi nella speranza di perdere la propria bellezza e giovinezza il più in fretta possibile, mentre io mi consumavo nell’angoscia di svegliarmi una mattina brutta e vecchia, ad un passo dalla morte, senza aver potuto far nulla per impedirlo.
Questo pensai mentre osservavo la mia immagine riflessa, senza vedere niente altro che quella ruga sul lato destro della bocca. Ed allora il terribile odio nei confronti della fanciulla diventò follia: ero certa che lei mi avesse portato quello specchio apposta per umiliarmi, facendomi vedere quanto brutta ed invecchiata fossi, quando lei, invece, era così giovane e bella!
Mi alzai di scatto e la colpii con violenza sulla bocca. Lei rimase in piedi, attonita, con una mano sulle labbra.
-Ora avrai la giusta punizione per aver tentato di umiliare la tua padrona!- urlai e la colpii nuovamente, in faccia, più e più volte, con violenza ed odio sempre crescenti.
Volevo distruggere, annientare quella sua bellezza, per me così umiliante ed insopportabile! Volevo che il suo bel visino ne uscisse sfigurato per sempre, così che non potesse più osare farmi sfigurare. Lei urlava di dolore, ma né quelli né le sue suppliche valsero a fermare la mia mano. La guancia le si arrossò a tal punto che cominciò a sanguinare.
Presto il suo urlo si spense per sempre.
Ma io non mi fermai e continuai a schiaffeggiarla, per fermarmi sono quando sulla mano mi caddero alcune gocce vermiglie del suo sangue. Esse mi accarezzarono la pelle come un balsamo.
Con enorme stupore, dove il sangue mi aveva sfiorato, la pelle sembrava essersi distesa e rassodata, come purificata.

Could this be the answer:
uncorrupted carmine red?
Voices keep resounding
in my dazed, bewildered head.


Arretrai, portandomi una mano alla bocca e fissai il corpo senza vita della ragazza, piena di stupore.
Poi mi girai e corsi ad afferrare lo specchio che avevo lasciato sul tavolo al cui ero seduta. Mi specchiai e, ancora una volta, la prima cosa che mi balzò all’occhio fu proprio quella ruga che si affacciava dall’angolo destra della mia bocca…
Che fosse quella la risposta: che essa risiedesse proprio in quel rosso carminio ed incorrotto?
Tornai sui miei passi e mi inginocchiai affianco al corpo della fanciulla. Con mano tremante le sfiorai la guancia ed il sangue mi imbrattò la pelle.
Lentamente, ancora tremando, mi passai la mano sporca di sangue sulla faccia ed ancora una volta quella meravigliosa sensazione balsamica mi invase, come se una brezza fresca e gentile mi accarezzasse il volto.
Mi sentii come rinata.
Mi alzai ed un’altra volta mi specchiai.
Mi portai le mani alla bocca per non urlare: a ricambiare il mio sguardo era una me stessa di almeno dieci anni più giovane.
La mia pelle era bianca come la neve e liscia come la seta orientale. Ero tornata giovane e tutto grazie a quello specchio meraviglioso.
Una voce trionfante cominciò a risuonare nella mia mente stupefatta e sbalordita, e quasi non mi accorsi del bagliore che apparve nello specchio per un attimo, prima di scomparire un’ultima volta.

Have I found myself eternity?
Someone has heard my prayers:
now I'll become divine!


Avevo dunque davvero ottenuto il segreto dell’eterna giovinezza! Faticavo a crederlo e continuamente lanciavo occhiate estasiate al mio riflesso, quasi temessi di vederlo svanire per lasciare nuovamente spazio a quel volto scavato da quella terribile ruga! Potevo aver trovato davvero l’eternità? Regalato al mio corpo questo dono proibito e bramato da tutti?
Mi accarezzai una guancia e la morbidezza della mia pelle vellutata mi colse di sorpresa, poiché non ero più abituata a sentirla così al tatto.
Qualcuno aveva ascoltato le mie preghiere!
Presto sarei diventata divina! Sarei tornata ad essere la donna più bella del regno e nessuna avrebbe mai potuto competere con me!

Have I found myself divinity?
I'm no longer a slave
to the vicious hands of time!


Ero davvero riuscita a svelare il segreto della bellezza divina?
Guardandomi allo specchio, non avevo più alcun dubbio e non potevo far altro che sorridere mentre osservavo ammirata la mia bellezza. “Ormai non sono più una schiava delle viziose mani del tempo!” Mi girai verso la fanciulla morta e nessuna pietà colpì il mio cuore, né compassione di alcun tipo.
Guardai dalla finestra della torre, che dava su di un sottobosco dove nessuno mai passava.
Con fatica sollevai il corpo e, senza alcuna pietà, lo lasciai precipitare nel vuoto. Il cadavere della ragazza fu trovato qualche giorno dopo, e tutti cedettero che ad ucciderla, riducendola in quello stato, fosse stato un animale selvaggio. Sfiorai la superficie dello specchio con la punta dell’indice e poi vi posai sopra un bacio: esso mi aveva dato ciò che desideravo.

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Capitolo 2
*** Requiem for the Innocent ***


Requiem for the Innocent

“Mother can you hold me
one more time again?
Whisper “I still love you” in my ear?
Mother did you lie?
Would you tell me why?
There is something deeper that I fear...”

Ero irrimediabilmente cambiata, esteriormente, ma soprattutto interiormente.
Del cambiamento esterno si accorsero tutti e presto le mie ancelle cominciarono a temermi: mi stavano lontane e presto si sparse la voce che io fossi una strega malefica che, dopo essermi unita carnalmente col Demonio nel sabba, avessi ottenuto in dono da lui l’eterna giovinezza.
Molte di loro se ne andarono, altre rimasero solo perché ben retribuite o perché, se avessero abbandonato il castello, non avrebbero avuto altro posto dove andare. Ma nessuna di loro volle più avvicinarsi a me da sola ed io non feci nulla per smentire quelle voci, anche perché meno quelle stupide mi stavano intorno meglio mi sentivo. Ogni momento di solitudine, infatti, lo passavo davanti allo specchio, perdendomi nella contemplazione della mia immagine.
L’unica ad essersi accorta del mio cambiamento interiore era invece Charity, mia figlia. Era una splendida bambina di quattro anni, sul cui viso risplendeva la bellezza che avevo perso e ritrovato e la cui fanciullesca innocenza era pura e completa.
L’unica cosa che poteva distrarmi dalla contemplazione di me stessa era la mia bambina, la quale era così simile a me eppure così diversa da essere un sollievo per il mio spirito. Mi bastava guardarla per tornare, anche se magari solo per qualche attimo, la donna che ero stata prima che quel misterioso giovane mercante dagli occhi antichi mi vendesse lo Specchio di Tabitha.
Quando lei mi abbracciava il mondo sembrava fermarsi e la mia mente, per un attimo, quasi rifiutava la singolare influenza che lo specchio aveva su di me, ma l’istinto di liberarmene non durò mai abbastanza perché questo accadesse veramente.
Da quando lo specchio mi aveva donato nuovamente la giovinezza, Charity si era dimostrata molto più affettuosa nei miei confronti: veniva a cercarmi molto più spesso di un tempo e mi chiedeva sempre di abbracciarla e mi chiedeva se le volevo bene.
-Che sciocchina che sei! – le rispondevo, accarezzandole i biondi capelli ed intercettando lo sguardo di quegli occhi così innocenti – Certo che ti voglio bene e te ne vorrò sempre.-
Ma lei non sembrava mai del tutto rassicurata dalle mie parole e si stringeva più forte a me, quasi temesse che io potessi allontanarmi da lei, lasciandola sola per sempre. La mia bambina era rimasta l’unica persona che non avesse paura di me, l’unica che osasse avvicinarsi a me da sola, anche se la sua balia faceva di tutto per impedirle di vedermi o di parlarmi. Ma lei non ascoltava coloro che cercavano di tenerla lontana da sua madre: lei era la mia bambina e mi avrebbe amato sempre, anche se fossi stata davvero la più perfida delle streghe. Ed anche io la amavo, poiché era l’unica in grado di tenermi in vita, l’unica che fosse in grado di scavare in profondità nella mia anima, per tirarne fuori il lato più umano, che, sebbene non me ne accorgessi, perdevo ogni volta che i miei occhi incontravano il loro riflesso nello Specchio di Tabitha.
Un giorno mi trovavo nelle mie stanze e tenevo Charity sulle ginocchia: ella, appoggiata al mio petto, si lasciava accarezzare i capelli e mai pace mi era sembrata più grande, mai silenzio più completo ed amabile di quello che ci avvolgeva. Si era addormentata al suono della mia voce ed ora io, ad occhi chiusi, mi aggrappavo a quel momento, sperando che non finisse mai, così non mi accorsi che Charity si era destata e si guardava intorno assonnata, finché un urlo di terrore non squarciò l’aria, costringendomi ad aprire gli occhi.
Charity urlava, piangeva, nascondeva il volto nel mio petto ed io non sapevo cosa fare, né cosa la spaventasse, fino a che non la vidi indicare, con la manina tremante, lo specchio: lo guardai e per un secondo scorsi il bagliore di quei terribili, freddi, mortali occhi neri e ne ebbi paura.
Presi in braccio Charity ed uscii dalla stanza e rimasi con lei fino a che non si fu calmata e, per la prima volta da mesi, sentii dentro un odio profondo per quello specchio malefico. Sentivo che, se avessi voluto, questa volta sarei riuscita a liberarmene per sempre e fu con questo intento che rientrai nella stanza.
Mi avvicinai con cautela allo specchio. Guardai il mio riflesso e qualcosa dentro di me esitò. Volevo davvero liberarmi di ciò che mi aveva mostrato la via dell’immortalità? Cosa sarebbe accaduto alla mia bellezza, alla mia giovinezza se avessi portato a termine il mio intento? Probabilmente le avrei perse per sempre: avrei gettato via il bene più prezioso che avevo; sarei invecchiata e un giorno avrei chiuso gli occhi per sempre. Guardai nuovamente gli occhi del mio riflesso e mi persi in essi ancora una volta: come avevo potuto pensare di gettare via il più prezioso dei tesori?
Stavo ancora contemplando me stessa e la mia bellezza quando, improvvisamente, l’immagine nello specchio cambiò. Vidi una donna canuta, avvolta in un bianco abito verginale: non la potevo vedere in faccia, poiché aveva il volto abbassato, nascosto dai lunghi capelli, ma era debole e stanca, seduta su un freddo pavimento di pietra ed, attorno a lei tutto era buio. Infine sollevò lentamente il capo fino a che mi fu possibile vederla in faccia ed un grido di orrore e dolore mi riempì la bocca, poiché l’orribile vecchia dal volto scavato, gli occhi infossati e le mani scheletriche che mi fissava dall’altra parte dello specchio ero io.
Mi gettai a terra e, piangendo, accarezzavo e baciavo lo specchio, pregandolo di perdonarmi e di mostrarmi un modo per salvare me stessa da quella sorte funesta.
A queste mie parole l’immagine nello specchio scomparve, sostituita da un’altra: gli occhi innocenti di Charity incontrarono i miei e nella mia mente subito fu chiaro ciò che dovevo fare.

***

Quella sera andai nella stanza di Charity e mi sedetti sul letto accanto a lei, cantandole una canzone per farla addormentare mentre le accarezzavo la testolina dorata. Quando ebbi finito vidi che era ancora sveglia, allora le sorrisi e la abbracciai, ma quando feci per alzarmi ed uscire lei mi richiamò indietro, e la sua vocina limpida e cristallina sembrava ansiosa e triste.
-Madre, puoi stringermi ancora una volta? Sussurrami nell’orecchio: “Ti amo ancora”, così non avrò più paura.- Allora le sorrisi e la strinsi forte a me, carezzandole la testa.
-Certo che ti amo ancora e ti amerò sempre, amore mio.- ma proprio quando la stavo per mettere sdraiata per rimboccarle le coperte la udii sussurrare, con voce appena udibile.
-Madre, mi hai mentito? Dimmi, perché? Ma c’è qualcosa di più profondo che io temo…- e dicendo queste parole, si addormentò, mentre una piccola lacrima le rigava il viso.

Justify the malice I portray!
Daggers in the darkness find your way,
when the moon is full and piercing bright.
Drench me with your innocence tonight.


Lasciai la stanza ed aspettai che il buio fosse completo prima di rientrarvi.
Charity dormiva profondamente e quando giunsi accanto al suo letto mi fermai a guardarla mentre, con la manina destra stretta attorno al bordo del cuscino, si succhiava il dito teneramente.
Infine, con voce flebile, le sussurrai: -Ti prego, perdona la mia malvagità.- e distolsi lo sguardo.
Infilai la mano destra sotto il mantello, estraendone due pugnali.
-Pugnali, trovate la vostra via nell’oscurità, quando la luna è piena e di un bagliore penetrante!-
Alzai lo sguardo verso la finestra ed aspettai: aspettai che la luna piena proiettasse il suo fatale raggio all’interno della stanza, illuminando la via ai miei pugnali e intanto cercavo dentro di me la forza di fare ciò che stavo per fare.
Ed eccolo: un pallido, timido, crudele raggio di luna entra dalla finestra, posandosi delicatamente sulla gola di Charity.
Ed allora nulla poté trattenere la mia mano e mentre le lacrime mi offuscavano la vista io continuavo a colpire il fragile corpicino di mia figlia, e intanto gridavo: -Bagnami con la tua innocenza, stanotte!-

”Don't you want to die,
walk beside me evermore.
Don't you feel alive
like you've never felt before?”

Improvvisamente tutto intorno a me si fece sfocato e le forze cominciarono a mancarmi. Mi fermai e mi sentii svenire.
Non so quanto tempo mi ci volle per riprendermi, se pochi secondi o numerosi anni, ma quando aprii gli occhi la luce della luna non illuminava più la stanza. Tutto era buio ed i miei occhi non sembravano in grado di abituarsi all'oscurità, poiché non riuscivo a distinguere i contorni di nulla.
Quando udii una voce dietro di me mi voltai e vidi lei. Charity mi fissava, il volto pallido e argenteo, quasi illuminato dalla luce lunare che non c'era più.
I suoi occhi spalancati, la sua piccola bocca semi aperta in un gridi muto di terrore inespressi, le piccole mani tese verso di me.
Ma guardandola non riuscii a provare pietà per lei, il sangue del mio sangue, la mia unica figlia. Una nera freddezza aveva indurito il mio cuore come una pietra ed io la guardavo senza riuscire a commuovermi alla vista di quella creatura spaventata e inerme.
-Madre... madre, perché mi hai abbandonata? Madre... mi hai mentito.- e in quel momento una lacrima le scivolò lungo la guancia diafana e la bocca si storse in una smorfia di dolore.
Solo in quel momento vidi sul suo collo, delle ampie ferite, dalle quali colava molto sangue.
-Non piangere, amore mio – ma il tono della mia voce rimaneva piatto e freddo, nonostante le parole dolci – non ti ho abbandonata, e rimarrò per sempre accanto a te. Grazie a te noi due staremo insieme per sempre e tu non soffrirai più.-
Mi abbassai fino a che non potemmo guardarci in faccia.
-Non vuoi morire? Camminare per sempre accanto a me? Ora non ti senti viva come non ti sei mai sentita prima?-

Visions of the future:
unprofound and blurred.
I have passed the point of no return...

Sentendo queste parole le lacrime le scesero copiose dagli occhi ed allora la mia mente si offuscò ed io vidi me stessa. Ero in piedi ed il mio volto era bellissimo: neppure durante la mia giovinezza ricordavo di essere stata così bella.
La mia pelle era diventata liscia, candida, perfetta; i miei occhi non erano mai stati così luminosi, mai le mie labbra più seducenti e carnose ed i miei capelli sembravano splendere di luce propria.
Allora guardai le mani dell'altra me stessa e vidi che erano ricoperte di macchie scure, incrostate di una sostanza terribilmente simile al sangue. Allora sorrisi, poiché non capii che quella visione del futuro mi era stata mandata come monito.
Non me ne accorsi, accecata com'ero dal desiderio di sconfiggere la vecchiaia.
Avevo superato il punto di non ritorno...

“Justify the malice I portray.
Let me keep my beauty one more day,
when the moon is full and piercing bright.
Drench me with your innocence tonight.”
Your blood preserves my place in time.

Mi girai nuovamente verso mia figlia e presi le sue piccole, delicate manine fra le mie. La terribile ferita alla gola era profonda ed i suoi occhi pieni di terrore. La sua pelle era fredda come il ghiaccio.
-Ti prego, perdona la mia malvagità... - le sussurrai, mentre guardavo i suoi grandi occhi, colmi di lacrime, immergersi nei miei.
-Se tu mi ami, lasciami conservare la mia bellezza ancora un giorno, quando la luna è piena e di un bagliore penetrante. Bagnami con la tua innocenza stanotte.-
Il gelo nel mio cuore era completo: nulla più mi importava della creaturina che io stesso avevo generata, ma l'unica cosa che per me contava era il suo sangue. Dovevo averlo, per immergermi in esso ed ottenere l'eterna giovinezza che mi era stata promessa.
Non vedevo altro davanti a me se non la bellissima me stessa che sarei potuta diventare non appena fossi riuscita a bagnarmi con quel sangue puro ed innocente...
Ma Charity esitava....
Mi guardava piangendo e scuoteva la testa. Si liberò dalla mia presa e si allontanò di qualche passo.
Fu allora che persi il controllo di me stessa.
Afferrai mia figlia per un braccio e la buttai per terra, mentre lei piangeva e si dimenava, cercando di sfuggire alla mia presa.
Quanto terrore in quegli occhi!
Come ho il coraggio di definirmi madre? Quale madre non si commuoverebbe davanti agli occhi pieni di lacrime di sua figlia, che implora pietà, non riuscendo a credere che sua madre possa volerle far del male.
Ma non ci fu pietà nel mio cuore e la mia mano era ferma quando, con un colpo solo, trafissi il cuore di Charity, facendone sgorgare il sangue.
Il liquido vitale mi inondava come acqua pura e la mia pelle sotto di esso sembrava rinascere.
Avevo ucciso mia figlia, ma la mia vanità era più grande della pietà. Non provai alcun rimorso nel guardare il corpicino esanime della mia creatura, i cui occhi, ormai spenti e vuoti, anche nella morte, erano puntati su di me e mi osservavano con paura e sgomento.
Chiusi gli occhi per distogliere lo sguardo da quella visione orribile e quando li riaprii non c’era più neppure una goccia di sangue sul pavimento, né sui miei vestiti.
Sapevo perfettamente che cosa dovevo fare.
Sollevai Charity fra le mie braccia e mi diressi verso la finestra e come già avevo fatto una volta, la lasciai cadere nel vuoto, con sguardo freddo ed impassibile.
Quando tornai in camera mia mi diressi subito verso lo specchio per contemplare il risultato della mia sanguinosa opera; e allora, per la prima volta, quando i miei occhi incontrarono la sua superficie, incrociarono lo sguardo maligno di quelle pupille fredde e scure, ma non ne ebbi paura e quando nello specchio apparve l’immagine di Charity non mi stupii, ma le sorrisi e bisbigliai: -Il tuo sangue preserva il mio posto nel tempo.- Lei non disse nulla, limitandosi a sorridermi a sua volta, ma il suo sorriso mi gelò il cuore, perché i suoi occhi non le appartenevano e brillavano di quella luce malvagia ed oscura.
Fu allora che mi resi conto, per la prima volta, di quello che avevo fatto e piansi, perché capii che nulla avrebbe salvato la mia anima dalla dannazione.

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