Io non ho paura

di lokiandcoffee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E' così difficile restare puliti ***
Capitolo 2: *** Leviga le cicatrici ***
Capitolo 3: *** Se hai qualcuno che ti ama, forse ti salvi. ***
Capitolo 4: *** Possiamo stare insieme per sempre, se ne hai il tempo. ***
Capitolo 5: *** A volte dobbiamo solo lasciare che il dolore ci prenda. ***
Capitolo 6: *** Come se si potesse far finta di niente. ***
Capitolo 7: *** Il dolore cambia le persone. ***
Capitolo 8: *** Qualcosa di meglio è destinato a venire qualche volta. ***
Capitolo 9: *** Cataloga le tue tragedie. ***
Capitolo 10: *** Basta guardare il cielo. ***
Capitolo 11: *** Consapevolezza situazionale. ***
Capitolo 12: *** Imparare ad amare di nuovo. ***
Capitolo 13: *** La verità è che siamo fragili. ***
Capitolo 14: *** Tu sei veleno. ***
Capitolo 15: *** Al momento giusto. ***
Capitolo 16: *** Nel caso ti venga voglia di amarmi. ***
Capitolo 17: *** Nessuna spiegazione. ***
Capitolo 18: *** Siamo fatti per pochi. ***
Capitolo 19: *** Una manciata di sentimenti. ***
Capitolo 20: *** Sentirsi parte di qualcosa. ***
Capitolo 21: *** Contando i giorni. ***
Capitolo 22: *** Potevano fare invidia al mondo loro due, insieme. ***
Capitolo 23: *** Fidati del mio rancore. ***



Capitolo 1
*** E' così difficile restare puliti ***




Come promesso rieccomi qui! Non so se esserne felice o spaventata, ma il fatto che io abbia gia iniziato a pubblicare questo sequel dimostra quanto sia forte il mio attaccamento a questa storia. Spero possiate apprezzarlo e giuro che farò del mio meglio per non deludervi. O almeno spero di riuscirci.
Comunque, ho gia specificato che inizierò a pubblicare con questo nuovo account, ma questo non vuol dire che l'altro andrà perduto.
Poi...ah si, forse noterete il "nuovo personaggio" nell'anteprima della storia e beh, in realtà non è nessuno di nuovo o così inaspettato, è gia comparso nella storia precedente e semplicemente riapparirà anche qui...e il suo ruolo sarà davvero davvero importante.
E poi...visto che sono riuscita a farvi amare le Macky...perchè non provarci anche con un'altra coppia?
Come primo capitolo spero non faccia troppo schifo e, si, come sempre vi chiedo di recensire per farmi capire se posso portare avanti questo progetto.
Scusate eventuali errori...^^
XOXO


 




E' così difficile restare puliti






Cos'è che gli aveva promesso? Di vivere?
Beh, lo stava facendo. Sicuramente male, quasi certamente non nel modo giusto, ma almeno lo stava facendo. E se distruggersi non voleva dire morire ma sentirsi ancora un pò vivo, allora sì, poteva dire di star vivendo.
Illuso. Debole. Sporco dentro. Ma ancora vivo.

Le schegge del suo cuore andato in frantumi da quando Zacky era morto lo laceravano dentro. Letteralmente. Forse sporcandolo ancora di più.
Sentiva la propria vita scivolargli addosso e non aveva neanche la forza di afferrarla e di farla di nuovo sua. Crearsi un mondo a parte era sembrato così semplice all'inizio, era sembrata l'unica soluzione.

Il più delle volte era solito sedersi a terra, ai piedi del letto, stringendo le ginocchia al petto nella muta oscurità della sua stanza mentre si lasciava impolverare da quei ricordi che forse erano gli unici che non lo avrebbero mai abbandonato.
Semplicemente se ne stava seduto lì a non fare niente, sentendosi quasi un fantasma che continuava a girare in tondo, intrappolato.

Il rapporto con suo padre si era deteriorato davanti ai suoi occhi.
Così, tormentato e umiliato da se stesso, aveva cominciato ad annullarsi, a spegnersi, a lasciarsi affogare lentamente. Il peggio era che non permetteva a nessuno di aiutarlo. Nemmeno un pò.
Forse pensava di meritarla quella fine.

Poi fissava il vuoto davanti a sè, ancora immerso nel buio della sua stanza, chiudeva gli occhi e immaginava.
Immaginava una vita che non fosse in quel modo mentre il sangue si incrostava sulle ferite e gli scottava la pelle.
E forse meritava anche questo.

Che poi chiamarla vita, la sua, era piuttosto offensivo.
Era tutto così sbagliato. Fuori sembravano tutti così felici, con i loro stupidi sorrisi, presi dalle loro stupide vite. Troppo impegnati per accorgersi di chi si rifiutava di combattere, di chi era vuoto, spossato. Di chi viveva per morire.

La verità era che aveva vissuto attraverso Zacky. Tutto il tempo passato insieme, i mesi, le ore, i pomeriggi, li aveva vissuti attraverso di lui. Aveva visto il mondo in maniera diversa e non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza per questo.
Ora invece era tutto così...orribilmente...terribilmente...alterato.

E per quanto gli sembrasse assurdo a volte gli sembrava quasi di sentirlo al suo fianco. O forse era solo la sua mente che si sforzava di immaginarlo lì, che gli stringeva la mano, che gli chiedeva di restare, di continuare a respirare.
E alla fine, stanco di quei pensieri che gli mandavano in decomposizione l'anima, beveva litri di alcol solo per il piacere di sentire la testa un p più leggera. Solo per il desiderio di allagarsi dentro. L'unica cosa divertente in tutto questo era il modo in cui stringeva possessivamente la bottiglia al petto impedendo a Brian o a Jimmy o a qualunque malcapitato che tentava di aiutarlo, di portargliela via. Sembrava quasi un bambino.
Uno di quelli un pò cresciuti che non vogliono accettare il fatto che il mondo cambi. E sperano ancora che qualche supereroe stia lì pronto per salvarli, da qualche parte.

Il fatto è che non ci stava nemmeno provando ad andare avanti. Continuava a perdere il suo tempo in autodistruzione, e sembrava anche piacergli, in un certo senso.
Secondo lui bastava una doccia fredda al mattino per lavare via lo schifo della sera prima. Il lato positivo, così amava definirlo, era che gli restavano vuoti totali nella mente e la maggior parte delle volte non ricordava neppure come ci era arrivato a casa o come ci era finito nel suo letto.
Mentre a volte neanche con i suoi amici intorno si sentiva meglio. Evitarli era l'unica cosa che gli riusciva bene. E poi non voleva essere un peso, non voleva che si trovassero costretti a provare pena per lui o in dovere di aiutarlo.
Poteva aiutarsi anche da solo, lui. O quasi.




-Dormirai tutto il giorno?-

Le tende vennero scostate con un colpo secco e la luce del sole gli arrivò dritta in piena faccia.
Corrugò la fronte ficcandosi immediatamente sotto le coperte, lamentandosi.

-Matt?-

-Vaffanculo.-

La voce ovattata proveniente da sotto il cuscino fece sorridere Jimmy mentre scuotendo la testa apriva un pò le finestre.

-Sei gia ubriaco?-

-Vaffanculo.-

Jimmy alzò gli occhi al cielo.

-Davvero? Non sai dire altro?-

-Bel culo.-

Si voltò vedendolo riemergere dalle coperte sorridendo sornione. Matt lo squadrava da capo a piedi e questo gli fece salire dei brividi su per la schiena. Ancora non afferrava il motivo per il quale ogni volta che lo trovava ubriaco si comportasse in maniera diversa con lui. All'inizio diede la colpa all'alcol e ,anzi, a volte lo aveva trovato persino divertente, ma non poteva permettere che si spingessero oltre delle semplici battutite. Lui amava Brian, e Matt era solo confuso, triste, disorientato. Ma prima di tutto era solo un amico.
Anche se dovette ammettere che se gli avesse riservato quelle attenzioni tempo fa, e magari da sobrio, di certo non sarebbe rimasto indifferente.

-Come?-

In ogni caso sperò davvero di aver capito male.

-Lascia perdere.-

Sospirò rassegnandosi, che poi lo aveva sempre pensato che avesse un bel culo. Ma a quel punto il mal di testa che lo colpì tutto a un tratto mentre si tirava a sedere ebbe la precedenza su quei pensieri. Si prese la testa tra le mani incrociando le gambe sul letto e sbuffò.

-Come ti senti?-

Jimmy gli si avvicinò, sedendosi al suo fianco. Non lo vide, ma lo percepì dal fatto che il materasso si abbassò appena sotto il suo peso.
Matt sorrise, seppur impercettibilmente. Gliela faceva sempre quella domanda, e la risposta era sempre la stessa. Però a volte si divertiva a cambiare metafora, così si concesse di pensarci un pò su.

-Come se un treno mi avesse appena investito.-

-Non è giusto.-

Finalmente alzò la testa, puntando lo sguardo nel suo.

-Che cosa?-

-Che tu ti ridugga così.-

-No, non lo è.- sospirò.

-Allora smettila. Per favore.-

Sembrava quasi una preghiera. E Matt non potè far altro che sorridere triste.

-Sto solo cercando di-

-Cosa? Di dimenticarlo?- Jimmy scosse la testa -Non serve dimenticarlo, Matt.-

-Allora...che devo fare?-

Si guardarono per un pò. Jimmy in cerca di una risposta, Matt in cerca di un senso da dare a quella conversazione. Che poi era sempre la stessa, tutti i giorni. Poco dopo fu Matt a distogliere lo sguardo cominciando a sentirsi fin troppo vulnerabile. Si alzò, non badando al fatto che la testa gli girasse vorticosamente.

-Che sei venuto a fare, Jim?-

L'altro lo seguì con lo sguardo mentre barcollava appena per la stanza. In realtà non doveva fare niente di particolare, sapeva che si era alzato solo per cambiare discorso il più velocemente possibile.

-Veramente ho dormito qui.-

Matt si voltò di scatto, sorpreso. E Jimmy ridacchiò appena vedendo la sua faccia.

-Ti ho riportato a casa ieri sera. Dovresti smetterla di bere così tanto.-

-Oh.- abbassò lo sguardo annuendo tra sè e sè -Si. Si, me lo ricordo.-

-Certo.- Bugiardo. -Non vuoi sapere che scusa ho inventato con tua madre?-

Matt scosse la testa, non gliene importava niente di quello che pensavano i suoi. E gli andava fottutamente bene anche così.
Jimmy annuì e si alzò muovendo qualche passo verso la porta.

-Beh, ti porto qualcosa per la testa.-

-Jim.- lo chiamò prima che uscisse dalla stanza, bloccandolo proprio sulla porta.

-Si?-

In realtà non è che avesse chissà cosa da dirgli, in realtà voleva solo che restasse un'altro pò con lui, anche se la testa gli faceva male non voleva vederlo uscire da quella stanza. Pur sapendo che a breve sarebbe tornato. Deglutì a vuoto sentendo la gola secca. Poi decise che certe cose avrebbe fatto meglio a tenerle per sè e che magari in momenti come quelli bastava solo una parola.

-Grazie.-

-Si ma fatti una doccia, puzzi.-




Ecco. Era più o meno così che andava avanti. I giorni sembravano essere tutti uguali e quasi non li distingueva più dalle notti.
E a volte, difficile a credersi, era così ubriaco o fuori di testa che persino Johnny gli sembrava attraente.
Altre volte si fermava a pensare a cosa farne della sua vita. Oltre a piangere o ad amare ancora Zacky. Forse aspettava un cambiamento che non sarebbe mai arrivato.
Comunque si sforzava di fare altro, ma proprio non ci riusciva.
Per esempio aveva incominciato a preoccuparsi dei suoi capelli, li aveva tagliati un pò, giusto per tenersi occupato. Aveva iniziato a leggere un libro, che ora teneva posato sul comodino non ricordando neanche di cosa parlasse, aveva anche incominciato a sfozarsi di non desiderare di voler morire quando la sera si ritrovava da solo nel suo letto o si risvegliava dopo l'ennesimo incubo. Poi aveva provato a non darsi la colpa di tutto e a far entrare nuovamente i suoi amici nella sua vita.
Ora mentre andava in giro per le strade riusciva persino a guardare i fiori senza pensare che prima o poi sarebbero appassiti o che qualcuno li avrebbe calpestati. Cercava solo di vedere il lato migliore delle cose, e soprattutto di se stesso, e ciò che lo stupiva era che la maggior parte delle volte ci riusciva anche.
Riusciva anche a guardare le coppie per le strade darsi la mano senza odiarli minimamente, semplicemente li lasciava passare come faceva con i pensieri brutti. Ce la metteva tutta per convincersi che non era colpa loro se la sua vita stava andando a rotoli, che non era colpa sua.
C'erano giorni in cui aveva ancora voglia di sentirsi vivo, di guardare un film sul divano, di mangiare un gelato o passeggiare sulla spiaggia, di parlare con le persone fingendo che andasse tutto bene. E poi c'erano quei giorni in cui non sentiva più nulla. Sentiva solo che amare era sbagliato, l'amore era una gran fregatura e se non poteva amare lui, allora non poteva farlo nessun'altro.
Aveva davvero tanto bisogno di aggrapparsi alla consapevolezza di poter esistere a prescindere da Zacky. Ma non ci riusciva.
Aveva bisogno di sentirsi dire che valeva qualcosa anche se lui non c'era, che poteva dare valore ad ogni giorno anche senza di lui.


Ma...può quell'amore che capita solo una volta nella vita trovare una seconda possibilità?
Magari aveva solo bisogno di ripulirsi un pò e provare a scoprirlo.


 

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Capitolo 2
*** Leviga le cicatrici ***


Hola!
Allora...non ho idea se il capitolo sia troppo corto, ma per ora fatevelo bastare :D
Ringrazio immensamente le personcine che hanno recensito il primo capitolo, i nuovi arrivati che decideranno di seguirmi e anche chi ormai ci ha rinunciato...che nel mio piccolo, lo capisco bene *x*
However, fatemi sapere cosa ne pensate, sto cambiando un pò la tecnica di scrittura. Di solito ho paura dei cambiamenti, ma vediamo come va :*
XOXO




Leviga le cicatrici




2 anni dopo


Jimmy si stiracchiò sbadigliando con una finezza del tutto inesistente.
Diciamo che di prima mattina si poteva definire delicato quasi quanto un elefante in un negozio di cristalleria.
Tastò con una mano la parte del letto al suo fianco tenendo ancora gli occhi chiusi e la trovò vuota. Alla fine si costrinse ad aprirli chiedendosi che ore fossero e perchè Brian non fosse ancora nel loro letto ad abbracciarlo.
Un sorriso si formò sulle sua labbra quando togliendosi le coperte di dosso scoprì il proprio corpo nudo, e quel sorriso crebbe ulteriormente quando il ricordo della notte appena passata riaffiorò nella sua mente.
Si passò entrambe le mani sul viso cercando di svegliarsi, poi si costrinse ad alzarsi.
Si trascinò fino in bagno sentendosi quasi uno zombie dal modo assonnato in cui camminava. Aprì la porta e, come previsto, ci trovò Brian che gli rivolse un'occhiata sorridendo.

-Gia sveglio?-

Jimmy emise un mugolio che secondo lui doveva essere un "si" mentre continuava a stropicciarsi gli occhi, ancora poco abituati alla luce.

-Che fai?- chiese poi, come se non fosse abbastanza palese, spalmando la faccia contro la schiena dell'altro e circondandogli i fianchi con le braccia.

-La barba.- fece Brian asciugandosi il viso perfettamente rasato con un asciugamano e dandosi un'ultima occhiata allo specchio.

-Hm. Perchè?-

-Ho un colloquio di lavoro, lo hai gia dimenticato?- si girò in quell'abbraccio prendendogli tra le mani il viso ancora assonato.

-Ah gia.-

-Non sono in ritardo, vero?-

-No. E' ancora presto.-

-E come mai sei gia in piedi?-

-Non ti trovavo.- ammise Jimmy, lasciandosi baciare dolcemente. Poi non perse l'occasione di accarezzare quel viso liscio e morbido, così profumato. Posò le labbra sul suo collo annusandolo e sfiorandolo con le labbra, quasi facendogli le fusa. Brian chiuse gli occhi, deglutì a vuoto cercando di mantenere quel minimo di autocontrollo che gli restava e lasciò scivolare le mani sui suoi fianchi in modo da non permettergli di avvicinare troppo i loro bacini o si sarebbe ritrovato in una posizione piuttosto scomoda e non sarebbero usciti tanto presto da quel bagno.

-Jim, che stai facendo?- sussurrò mentre l'altro tornava ad occuparsi delle sue labbra.

-Tu che dici?-

-Jim, dico sul serio, farò tardi.- biascicò tra un bacio e l'altro.

Jimmy si fermò finalmente posando la fronte contro la sua e mettendo un piccolo broncio che Brian trovò adorabile -Guastafeste.- sbuffò.

Brian ridacchiò baciandogli la punta del naso -Non ti è bastato sta notte?- fece facendolo arrossire appena.

-A me si! Grazie!- la porta del bagno venne spalancata all'improvviso lasciandoli interdetti e anche un pò spaventati mentre Matt li scrutava sulla soglia con le braccia incrociate e uno sguardo che sembrava una via di mezzo tra il furioso e il divertito. Si sarebbe fatto un'applauso da solo per quella sua meravigliosa entrata in scena.

Ad ogni modo, Jimmy sbuffò alzando gli occhi al cielo e allontanandosi dalle braccia di Brian, che intanto ridacchiava spalmandosi una mano sulla faccia -Matt!- si lamentò.

-Che c'è?- fece questo allargando le braccia, come se proprio non ci avesse trovato niente di male nel presentarsi in quel modo di prima mattina. Ma dopotutto Matt era programmato ormai per rovinare i loro momenti, scenate del genere erano all'ordine del giorno. E poi qualcuno doveva pur rinfacciargli il "rumori molesti" della notte precedente.

-Si può sapere perchè sei gia sveglio?- continuò a lamentarsi.

La risata sarcastica di Matt risuonò in quella stanza -Dimmi una cosa, tu credi veramente che io sia riuscito a chiudere occhio 'sta notte? E non guardarmi in quel modo, sono sicuro che persino i vicini avranno da ridire!-

Jimmy aprì la bocca sconvolto, più che altro offeso dal fatto che Brian continuava a ridacchiare senza dire niente -Bene, perchè non vai a chiederglielo allora, hm?- poi gli chiuse la porta in faccia, proprio sul naso, lasciandolo fuori.

Matt fece istintivamente un passo indietro accarezzandosi il suo povero naso, che poi era stato l'unico a pagare le conseguenze di quella conversazione a dir poco stupida -Puoi scommetterci che lo farò!- urlò.

-Ricordami ancora perchè gli abbiamo permesso di vivere con noi, ti prego.- sospirò Jimmy rassegnato.

-Dai, non è così male.- rise Brian -E poi..devi ammettere che ha ragione.-

-Ah, ora stai anche dalla sua parte?- si finse offeso incrociando le braccia al petto.

-Ehi ne avete ancora per molto là dentro? Di bagno ne abbiamo solo uno, sapete? E io dovrei usarlo!-

-Mi farò perdonare.- sussurrò Brian lasciando un piccolo bacio sulle labbra di Jimmy e lasciandosi per un momento alla spallle la voce di Matt.

-Hm, ne dubito.- poi aprì la porta trovandosi davanti Matt con una mano a mezz'aria, segno che stesse di nuovo per bussare. Questo fece per dire qualcosa ma Jimmy lo precedette -Zitto!- gli puntò un dito contro fulminandolo con lo sguardo. Poi lo sorpassò chiudendosi di nuovo in camera. Matt si voltò scioccato verso Brian che scosse la testa facendo spallucce, entrambi sapevano quanto fosse diventato una prima donna. E in fondo non era del tutto sbagliato, insomma, alla fine era quasi sempre lui che preparava il pranzo, lasciava la casa in ordine, o li sgridava quando provavano a rifiutarsi di fare il bucato.

-Cos'è? Ha il ciclo?-

E Brian non potè trattenersi dal ridere ancora.

-Vi ho sentito, stronzi!-






-Stai uscendo?-

Matt si voltò, sorpreso dal suono della voce di Brian che non aveva minimamente notato. Si fermò sulla porta, come colto con le mani nel sacco, ancora prima di poterla aprire.

-Hm? Ah, si.-

-Dove vai?-

Matt sospirò, sapeva che a Brian la risposta non sarebbe piaciuta neanche un pò. Si passò la lingua tra le labbra, insicuro, prima di aprire bocca.

-Da Zacky.- Lo diceva come se potesse ancora bussare alla sua porta di casa, baciarlo e passare la giornata insieme. Era patetico persino per lui.
Il più delle volte era stato spaventato dal fatto che i suoi amici avrebbero potuto impedirgli di andare a trovarlo. I primi tempi era stato difficile, i primi mesi, le prime notti passate da solo, ma poi aveva dovuto farci l'abitudine. Anzi, a volte mentiva su dove stesse andando e poi si ritrovava sempre seduto accanto a quella lapide, le gambe incrociate, il sole sul viso e il quaderno di Zacky tra le mani. Quello lo portava sempre con sè.
Qualcuno avrebbe potuto parlare di paranoia o ossessione, ma Matt sapeva esattamente ciò che faceva. Non gli importava neanche il fatto che ormai fosse passato tanto tempo e che la sua mente cominciava ad andare in decomposizione esattamente come il corpo della persona che amava. Quello che lo aveva sempre spaventato era che le persone con il tempo tendono a dimenticare chi non c'è più, e lui non voleva dimenticare. Lui voleva tenerlo sempre con sè. E nessuno fin ora era riuscito ad abbattere quel muro di paure che si era costruito attorno.
Ma ci aveva provato, davvero, aveva cercato di mandarlo via, ma come si fa ad uccidere un sentimento?

Brian annuì staccandosi dallo stipite della porta della cucina su cui era poggiato e muovendo qualche passo verso di lui -Vuoi che venga con te? Sto andando a quel colloquio di lavoro..se ti serve un passaggio..-

-Non c'è problema, ci vado con Johnny.- il suo sguardo si incupì tutto d'un tratto e cercando di evitare che Brian lo notasse fece per andarsene, ma l'altro lo bloccò ancora una volta.

-Matt..-

-Si?-

-Ti senti bene?-

Ecco. Era abituato ormai a quel genere di domanda, bastava fingere un sorriso e lasciar correre, ma fu un pò sorpreso dal fatto che glielo avesse chiesto così all'improvviso. Però almeno sapeva che gli importasse per davvero, di questo era sicuro, non era come quando qualcuno ti chiede "come stai?" e in realtà non vuole una risposta -Non dovrei?- disse soltanto.

-Scusa, è che..lo sai, siamo sempre un pò preoccupati per te.-

-Non ce n'è bisogno.- si sforzò un sorriso.

-Lo so.-

-...-

-...-

-Beh, allora...io vado eh.-

-Okay.-

-Buona fortuna per il lavoro.- E quando Brian gli rivolse un enorme sorriso ringraziandolo pensò che, magari, anche se non si sentiva affatto bene, o forte, nonostante tutto poteva fingere. Almeno per loro. Poteva essere più o meno il suo modo di sopravvivere.






Era abituato a crollare. Era abituato a non sperare più in qualcosa.
Che poi, crollano i palazzi, figuriamoci le persone. Figuriamoci Matt.
A volte gli sembrava persino di vivere a caso. Il fatto è che Zacky gli mancava così tanto, ma certe cose le teneva chiuse a chiave nel suo cuore, insomma, che senso ha parlarne con qualcuno se poi nessuno riesce a capirti?
E così continuava a fare l'unica cosa che gli riusciva meglio, continuava ad allagarsi dentro. Ma sta volta non si trattava di alcol, non si trattava di ubriacarsi fino a dimenticare il proprio nome. A soffocarlo erano le lacrime. Quelle trattenute e quelle che rigavano quel viso ammaccato da pianti isterici che lo prendevano in piena notte. E non poteva farci niente.
Ma si sà, ogni cosa che finisce è sempre l'inizio di qualcos'altro.


-Vuoi fermarti a mangiare qualcosa prima di andare?-

-Hm?-

-La testa fra le nuvole come al solito, eh? Dicevo se vuoi fermarti a fare colazione.-

Matt scosse solo la testa per poi portare di nuovo lo sgurado fuori dal finestrino.

Johnny staccò gli occhi dalla strada rivolgendogli un'occhiata veloce -Come vuoi.-

E Matt si ritrovò a fissarlo. Doveva ammettere che in tutto quel tempo era cresciuto anche il piccolo Johnny. Ora non poteva più dargli del nano.
In realtà era cresciuto ognuno di loro, arrancando, tenendosi la mano a vicenda. Non era stato un bel periodo per nessuno, finire la scuola era stato un inferno, la fine dell'anno scolastico sembrava non arrivare mai. Poi finalmente si erano lasciati quegli anni alle spalle e avevano iniziato una nuova vita. O almeno ci avevano provato.
Sorrise istintivamente quando posando lo sguardo sul suo collo notò un piccolo segno rossastro.
Era quasi assurdo il fatto che gli altri dovessero nascondere i succhiotti, mentre Matt le cicatrici.

-Come va con Lacey?- chiese con un mezzo sorriso. Ancora non riusciva a capire come quella ragazza riuscisse ancora a sopportarlo dopo tanto tempo.

-Oh, ora sei in vena di conversazione?-

Matt scosse la testa trattenendo una risata -Carino il tatuaggio comunque.-

Johnny lo guardò confuso -Come? Quale tatuaggio?-

-Il collo. Copriti il collo idiota.-






-Vuoi..che ti lasci solo?-

Matt continuò a tenere lo sguardo sulla lapide davanti a sè. Ma non rispose. Nè si mosse.

-Matt?- lo chiamò ancora.

Non stava piangendo, non lo avrebbe fatto di nuovo. Semplicemente cercava di trattenersi, come ogni volta. Ma la sua voce tremava ugualemente, anche se poco -Non so neanche che ci faccio qui.-

Johnny, che era rimasto a pochi passi dietro di lui, si avvicinò piano calpestando l'erba morbida e verde che attutiva i suoi passi. Non aveva mai avuto molta simpatia per i cimiteri. Tutto quel silenzio, tristezza, tombe prive di fiori che nessuno si curava di ravvivare, come se avessero gia dimenticato.

-Sai cosa? Io penso che devi ancora imparare a conviverci. E' passato del tempo, Matt, e lo so che fa schifo, ma lui non tornerà. Dovevi fartene una ragione gia tempo fa.-

Matt abbassò lo sguardo, le aveva gia sentite quelle parole -Non riesco a trovare un motivo per andare avanti. Con Brian e Jimmy sto bene, davvero, mi piace dividere la casa con loro ma..- la verità era che si sentiva vuoto. Fin troppo.

-Ma?-

-...-
 
-Ascolta, non puoi continuare a tenerti tutto dentro, va bene? Siamo qui ora, parliamone!-

-Ne abbiamo gia parlato. Tante volte.- ma in fondo aveva ragione, e lo sapevano entrambi, non poteva continuare a tenersi tutto dentro per poi esplodere.

-Si, ma continui a non accettare la sua assenza. Puoi accettarla, Matt? Riesci a farlo?-

-...si.-

Johnny scosse la testa parandoglisi davanti -Stai mentendo. Guardami.- Ma Matt non lo guardò, ne alzò lo sguardo per puntarlo altrove, semplicemente guardava a terra. Come se potesse attraversare il terreno e scovare il corpo di Zacky.
Fu quel pensiero a farlo sorprendere di se stesso, sarebbe stato capace di tirarlo fuori da lì se avesse potuto. Alzò finalmente lo sguardo, sentendosi un completo stupido.

-Se...se io lo lascio andare..- biascicò -Poi smettarà di mancarmi?- chiese con gli occhi lucidi. E a quelle parole Johnny sentì il bisogno di abbracciarlo. Ma non lo fece, non ancora.

-Non lo so, Matt.- sospirò -Ma le cose cambiano, sono cambiate, devi solo sforzarti di accettarlo. Almeno un pò.-

Annuì -Cambiano.- mormorò -Ma non vuol dire che migliorano.-

-Sei solo tu che non glielo permetti. Miglioreranno, te lo assicuro, devi solo dargli modo di dimostrartelo, devi solo..decidere che andrà tutto bene. Fidati di me, il mondo fa meno male quando hai qualcuno accanto.-

E pensare che con quel "qualcuno" si stesse rivolgendo a qualcuno che non sarebbe di certo stato Zacky gli fece rivoltare lo stomaco.

Matt lo guardò per un pò, con quegli occhi distrutti dai ricordi. Capì che ripetere al mondo quanto gli mancasse non lo avrebbe riportato dal suo amore, non gli avrebbe restituito il tempo perduto, non avrebbe riparato i disastri e lo schifo che aveva fatto della sua vita da quando lui non c'era più.
Promise a se stesso che ci sarebbe sempre stata una parte di lui innamorata di Zacky, che sarebbe sempre dipeso da quegli occhi che ormai non avrebbe avuto più l'opportunità di incrociare.
Ma poteva fare una cosa: poteva vivere. Ancora una volta, magari imparando dal passato. Questo poteva farlo. Doveva.
Zacky era tutto per lui. Gli aveva lasciato qualcosa che nessun'altro aveva mai fatto.
Ma tutto passa.

Comunque non era un addio. Era più un arrivederci, un "Mi mancherai...finchè non ci incontreremo di nuovo."

 

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Capitolo 3
*** Se hai qualcuno che ti ama, forse ti salvi. ***


 

Hi!^^

Non so, magari la storia all'inizio vi sembrerà un pò noiosa, non ho idea di cosa ne pensino molti di voi, ma ho deciso di approfondire ciò che prova Matt prima di, come dire, riportarlo a vivere per davvero. Spero di non annoiarvi e soprattutto spero che abbiate voglia di lasciare un commento o un'idea che vi state facendo della storia...in modo che possa capire se piace a voi tanto quanto sta piacendo a me scriverla.
Beh, ci vediamo giu. Come sempre mi scuso per eventuali errori.
Vi adoro.
XOXO


 

Se hai qualcuno che ti ama, forse ti salvi.







-Senti Matt..-
-Cosa?-
-Non è che...ti dispiacerebbe lasciarci soli sta sera? Sai, avrei una cosa da chiedere a Jimmy e..vorrei fargli una sorpresa..-
-Non c'è problema. Starò dai miei, in fondo era da un pò che dovevo passare a trovarli.-
-Grazie, sei un amico!-





Si, altrochè se lo era! E Brian gli doveva un enorme favore per tutta questa cosa!
Sospirò pesantemente bussando sulla porta scura davanti a sè desiderando che non si aprisse e salvandosi così da una situazione che di certo non gli sarebbe piaciuta. Era da un pò che non metteva piede in quella casa, gli mancava la sua stanza anche se custodiva molti, troppi ricordi. Cercò di non pensarci e si accorse di aver trattenuto il respiro fino a quando la porta non venne aperta e spuntò sua madre.
Aveva gli occhi stanchi e un sorriso dipinto sul volto. Un sorriso tutto per lui.

-Sei arrivato.-

-Gia.- accennò un sorriso, forse per cortesia. Sperava solo che finisse in fretta, voleva solo tornarsene a casa dai suoi amici.

Non appena mise piede in casa fu assalito da una sensazione di nostalgia. Avrebbe voluto che no fosse così, ma era più forte di lui, gli era mancata. E gli mancava la sua vita di prima, decisamente. E non era quel tipo di nostalgia un pò triste, o che ti lascia l'amaro in bocca, che ti fa desiderare di essere altrove, era solamente...piacevole.
Si voltò, reincontrando lo sguardo di sua madre che non aspettò un secondo di più per abbracciarlo. Si ritrovò le sue braccia al collo, il suo dolce peso addosso e il profumo dei suoi capelli che gli solleticavano il viso. E, si, forse un pò gli era mancata. Ricambiò l'abbraccio senza pensarci troppo.
Quando si staccarono, o meglio quando lei decise di lasciarlo respirare di nuovo, Matt notò i suoi occhi un pò lucidi ma decise di non farci caso.
Dopotutto era pieno di rancore. Per quanto gli riguardava, avrebbe soltantanto voluto cavarsi il cuore dal petto e tagliare via la parte che ancora provava affetto per lei. Ed era una cosa disumana, mostruosa, disgustosa ma era solo quello che sentiva e non perdeva di certo tempo a cercare di spiegarsi quei sentimenti nei confronti dei suoi genitori. Pensava solamente che lo meritassero.
Non era riuscito ad abbandonarli o ad evitarli in tutto quel tempo ma almeno era riuscito a far sì che suo padre si sentisse in colpa per tutto quanto. Ma nonostante questo sapeva quanto fosse orgoglioso, ecco perchè aveva trovato solo sua madre ad accoglierlo alla porta. All'inizio ebbe l'istinto di chiedere dove fosse, ma poi si pentì di aver anche solo pensato di fare una cosa del genere. Quindi si ammutolì, aspettando che fosse sua madre a parlare.

-Come stanno Jimmy e Brian? Come ti trovi con loro?-

Sul serio? No, dico, ti interessa?
Matt, sorpreso da quelle domande, boccheggiò un pò prima di decidersi a rispondere -B-bene..stanno bene. Stiamo tutti bene.-

-Sono felice di sentirtelo dire.- sorrise ancora -Quando mi hai chiamato sta mattina ho pensato subito di prepararti il tuo piatto preferito per cena. Sei contento?-

-Ma..è ancora presto per cucinare, sono solo le cinque..-

-Vorrà dire che mi aiuterai a preparare tutto.-
La seguì in cucina e notò che aveva gia pronti alcuni degli ingredienti sul bancone. La guardò mentre volteggiava quà e là afferrando delle cose e parlando di qualcosa che Matt non stava affatto ascoltando. Vederla sorridere in quel modo in un certo senso lo uccise. Sentì il peso di tutto quel tempo lontano da lei, troppo impegnato a frignare e a rifarsi una vita per trovare anche cinque minuti per sua madre o anche per rispondere alle sue chiamate, e quelle poche volte che lo faceva non sapeva mai cosa dirgli...ad ogni modo, tutto quel tempo lontano gli aveva ricordato quanto in fondo gli fosse mancata.
E lei gli sembrava così felice in quel momento. Così felice, che per un attimo ebbe paura di rovinare tutto dicendo qualcosa di sbagliato.

-Matt? Mi stai ascoltando?-

Si accorse di essersi perso parecchi passaggi visto che ora la cucina era pronta per preparare il suo piatto: lasagne.
-Si..io..n-no, scusa, non stavo ascoltando..- confessò.

-Dicevo..se vuoi darmi una mano devi lavarti le mani.- spiegò indicando il lavandino.

-Oh, si certo.-

Decise che in quel momento avrebbe pensato solo a stare bene, almeno per un pò. Sarebbe tornato indietro nel tempo a quando cucinava con sua madre ed era ancora un bambino, a quando si sporcava il viso di farina o cioccolato, a quando finivano per bruciare tutto e ridevano di loro stessi. Voleva sentirsi bene per qualche ora, minuto o secondo che fosse.
Ma si sà, chi ha iniziato a morire non smette mai di farlo. Non importa quanto ci provi a stare bene.





Circa...cinquemilaquattrocento minuti dopo potevano dire di aver terminato. Matt guardò l'orologio ma ovviamente non era ancora ora di cena così con calma cominciarono a rimettere in ordine.

-Quello va in frigo, tesoro.-

-Giusto.- non fece caso all'ultima parola, si diresse semplicemente verso il frigo, in quel momento avrebbe potuto chiamarlo come voleva e Matt non capiva bene come fosse possibile ma si era sentito a suo agio per tutto il tempo. Non si era sentito giudicato o altro e si chiese se per caso non fosse per il fatto che erano solo loro due, senza suo padre. Aprì il frigo posando tutto ciò che doveva e non potè fare a meno di notarle, così tante...
-...birre.- mormorò.

-Come?

Si voltò verso sua madre, non pensava lo avesse sentito -Ehm..tutte queste..birre..-

-Oh, lo sai che non bevo.- spiegò lei -E' tuo padre che riempie il frigo di quella robba. A quanto pare è l'unica cosa che riesce a infilare nel carrello quando gli dico di fare un pò di spesa. Certe cose farei meglio a farmele da sola.- sospirò. Intuì dall'espressione di Matt che volesse sapere il perchè di tutto quell'alcol così non lo fece aspettare oltre -Non è da molto che ha iniziato a bere e comunque non è grave. Niente che non possa controllare.- cercò di rassicurarlo -Credo più che altro che senta la mancanza di qualcosa.-

-Ah si?!- sapeva bene dove voleva arrivare, ma se si era messa in mente di convincerlo a tornare a vivere con loro allora poteva anche sognarselo. Matt continuò a mettere in ordine lentamente non incrociando mai il suo sguardo e soprattutto facendo finta di nulla -Magari ha solo bisogno di sbronzarsi per essere felice.-
Solo quando, pochi secondi dopo, riuscì a realizzare ciò che aveva detto si voltò velocemente verso di lei, sperando davvero di non aver rovinato tutto -Mi dispiace.- disse senza pensarci due volte. Gli scivolò dalle labbra e non se ne pentì.

Lei annuì -Forse hai ragione tu.-

-No, io..insomma..so come ci si sente..p-però non bevo più da un pò e..credo che se gli servisse una mano io..io potrei..-

-E io sono fiera di te.- gli sorrise. Matt rimase immobile aspettando che continuasse -Ma, Matt, davvero è solo un periodo. Sono certa che passerà.-

-Ma..-

-E' solo il suo modo di affrontare le cose.-

-Sono passati due anni..le affronta solo adesso le cose?- le sue stesse parole gli fecero pensare a ciò che gli aveva detto Johnny e quasi gli venne da sorridere pensando che quel nano avesse sempre ragione.

-Cerca di capirlo..-

-Io cerco di capirlo! Anzi non ho fatto altro, lo giuro. Ma perchè non può essere lui a capire me..per una volta?-

-Ci ha provato, Matt, ricordi? Ma non gliene hai dato modo.-

Sentì gli occhi pizzicargli e abbassò lo sguardo mordendosi le labbra. Anche sta volta erano gli altri ad avere ragione, mentre lui aveva torto. Ed era stanco -Quindi adesso è colpa mia?- mormorò incredulo.

-Okay ascolta..quando ti abbiamo portato in quella clinica per disintossicarti-

-Ci ho passato quasi un anno.- la interruppe -E non è mai venuto! Ogni volta che venivi a trovarmi lui non c'era mai!-

-Non voleva che tu vedessi come era ridotto, non voleva che tu sapessi che...gli manchi Matt. Ma sai quanto è orgoglioso.-

-Quindi..non ha iniziato da poco a bere.- realizzò d'un tratto.

Lei sospirò scuotendo la testa -Iniziò poco prima che tu uscissi da quel centro. Poi non ha più smesso. Ma non è pericoloso, Matt, è solo stanco. Ogni sera dopo cena si siede davanti la tv guardando qualcuno dei suoi programmi spazzatura e finisce sempre per addormentarsi sommerso da bottiglie vuote. Non dormiamo nello stesso letto da un pò ormai. Cerca di capirmi, quando mi hai detto che saresti venuto qui ho pensato che avrebbe potuto passare una serata diversa, insieme a te.- lo guardò, speranzosa.

Ma Matt sgranò gli occhi allontanandosi e cominciando a gesticolare nervosamente -No! No, io..che, insomma..che dovrei dirgli? Che diavolo ti aspetti che faccia?-

-Passa del tempo con lui. Se andrà male non ti chiederò di fare più nulla. A quel punto sarà solo un mio problema.-

Continuò a guardarla, incredulo. Poi si rassegnò -Solo...solo per stasera.- puntualizzò -D'accordo.-



 


19:38
Era salito in camera sua, che era rimasta esattamente come la ricordava, e si era seduto sul davanzale, come i bambini, nonostante soffrisse di vertiggini, a guardare il buio davanti a sè. A pensare a mille cose e a niente. Ad aspettare di sentire l'auto di suo padre imboccare il vialetto e la porta di casa aprirsi lasciandolo entrare. Gli sembrava quasi di essere tornato indietro nel tempo a quando aspettava impaziente che tornasse dal lavoro, poichè non lo vedeva per tutto il giorno. Doveva volergli proprio un gran bene, ma quasi non la ricordava più quella sensazione.
Ad ogni modo, alle cinque di pomeriggio si era presentato lì e nonostante suo padre ne fosse al corrente tornò a casa soltanto tre ore dopo.


20:02
L'auto aveva parcheggiato proprio davanti la porta di casa. E Matt era ancora lì, seduto sulla finestra, con le gambe a penzoloni nel vuoto. Aveva visto i fari spegnersi e non appena il motore aveva fatto lo stesso il suo stomaco si era improvvisamente contorto rifilandogli un'orrenda sensazione di ansia. Ma non si mosse di un millimetro, il solo pensiero di andare al piano di sotto lo terrorizzava.
La porta della sua stanza si aprì facendolo sobbalzare all'improvviso. Si voltò di scatto, pensò che se fosse stato suo padre avrebbe anche potuto buttarsi da lì senza pensarci affatto pur di non affrontare l'imbarazzo che era sicuro ci sarebbe stato.

-Matt che ci fai lì? Santo cielo, che stai facendo?- fortunatamente era solo sua madre. Ora poteva riprendere a respirare regolarmente.

-Volevo prendere una boccata d'aria.- rispose senza un velo di espressione sul viso e riportando lo sguardo davanti a sè.

-E devi farlo stando lì sopra?-

Sembrava davvero preoccupata. Divertente.
Un sorriso amaro si impossessò delle sue labbra -Non sto per buttarmi se è questo che ti preoccupa.-

-Dimmi cosa c'è che non va. E..per favore, scendi da lì.-

Matt alzò gli occhi al cielo sbuffando, ma la accontentò -Vuoi davvero sapere cosa c'è che non va? Tu credi davvero che dopo avermi mandato in una stupida clinica di stupidi alcolisti che non fanno altro che lamentarsi della loro insulsa vita le cose si siano risolte? Credi..credi che io stia bene?-

Sua madre capì solo in quel momento che il problema non era lei o l'alcol o suo padre o la sua spreggevole vita. Il problema era un'altro. Il problema era Zacky. E il fatto che lei non potesse fare nulla la rendeva forse una cattiva madre? Forse no. Forse a renderla una cattiva madre era semplicemente il fatto che non avesse fatto nulla in passato, quando suo figlio aveva avuto bisogno di lei, quando aveva ancora l'occasione di fare qualcosa. E se non poteva, ovviamente, guarire Zacky dal cancro, avrebbe almeno potuto stargli vicino.
-Va bene.- sospirò -Parliamone.-

-Non c'è niente di cui parlare, lui è morto e a te non frega un cazzo! Ho cercato di fare finta di niente e sono stato bene oggi, davvero, ma..non ce la faccio più! Non posso andare avanti così..io..-

Guardò i suoi occhi lucidi e si sentì morire -Matt, calmati adesso, stai avendo una crisi di nervi.- si avvicinò tendendogli le mani, come per prenderlo per le spalle e farlo calmare, ma lui si sconstò.

-Smettila di fingere! Lo hai sempre fatto, fai solo finta che non sia successo nulla, come se lui non fosse mai esistito e sono stufo! La verità è che non ti importa di come mi sento! Tutte le volte che mi hai chiesto se stavo bene senza mai guardarmi in faccia! Che lo chiedi a fare? Eh?-

-Non urlare. Sono qui, parla con me ma non urlare.- cercò di calmarlo.

Matt si sedette sul letto, esausto, prendendosi la testa tra le mani -Scusa.- mormorò. Decise di contenersi, non voleva rischiare che anche suo padre salisse in camera e lo trovasse in quello stato. Chissà se gli sarebbe importato -Lo so che non era questo che volevate per me, lo so che volevate un figlio normale..ma io sono così. Perchè non potete semplicemente accettarlo? Potrebbe piacermi una ragazza domani o potrei uscire con un uomo, io...io non lo so! E non puoi pensare solo che io sia confuso! Perchè io non lo sono, non sono confuso.- era bello, per una volta, dire le cose come stavano. Era una sensazione meravilgiosa. E il fatto che se ora avessero litigato non era costretto a chiudersi in camera sua ma poteva tranquillamente lasciare quella casa e tornare dai suoi amici lo faceva sentire almeno un pò più libero di dire ciò che pensava.
-Perchè non sei venuta?- alzò finalmente lo sguardo -Avevi detto che saresti tornata in ospedale. Ma non lo hai fatto, perchè? Era...era importante per me. Per lui.-

Lei abbassò lo sguardo. Sapeva bene di aver sbagliato -Era difficile anche per me..accettare questa cosa. Non è mai stato facile per nessuno. Ero spaventata.-

-Avrebbe tanto voluto conoscerti.-

-Mi dispiace.-

Matt annuì soltanto asciugandosi gli occhi. Doveva cercare di riprendersi un pò prima di tornare di sotto -Tu..sai che non sono tornato per restare, vero?-

-Lo immaginavo.-

-Probabilmente in questo momento Brian sta chiedendo a Jimmy di sposarlo.- sorrise. Lo sapeva bene, anzi ne era sicuro, li aveva sentiti parlarne tempo fa e poi Brian gli aveva chiesto molte volte cosa ne pensasse e Matt ne era stato entusiasta. Ed era felice che ora avesse trovato il coraggio di farlo, gia immaginava la faccia di Jimmy -Sono qui per passare la notte, poi me ne torno a casa.-

-Tu sei a casa. Ci manchi tanto, Matt.-

-Esattamente cosa pensavi? Che me ne andassi per un pò, tipo vacanza, e che poi tornassi strisciando da voi?-

-...-

-Io sto bene con loro...non voglio tornare.-

-Va bene.- annuì lei -Ma c'è sempre un posto per te qui. Sempre, va bene?-

Matt annuì e sua madre colse l'occasione per abbracciarlo. Lui chiuse gli occhi, ma non ricambiò.
-Andiamo di sotto ora. C'è tuo padre.-

Stupido cuore, smettila di agitarti in questo modo!






La cena proseguì tranquilla, ma Matt non aveva smesso di agitarsi sulla sedia neanche per un momento, era nervoso ma non abbastanza da lasciare tutto e andare via. Cercò di pensare a come stesse andando tra Jimmy e Brian per riempire almeno per un pò la sua mente di pensieri positivi. Teneva quasi tutto il tempo gli occhi fissi sul piatto sorridendo o annuendo di tanto in tanto a sua madre che sembrava non voler smettere di parlare, forse per non far calare un imbarazzante silenzio.
Sognava ancora la famiglia felice, o forse si illudeva che potessero ancora esserlo.
Mentre suo padre non aveva aperto bocca se non per salutarlo o rispondere a monosillabi di tanto in tanto. Ciò che Matt non si sarebbe mai aspettato era invece il fatto che lo avesse abbracciato non appena lo aveva visto scendere dalla sua stanza. Era stato un abbaraccio veloce ma gli piaceva pensare che magari volesse significare davvero qualcosa.

-Mi mancava la tua cucina.- si sentì in dovere di ringraziarla in qualche modo e sorrise, per davvero, in direzione di sua madre.

-Scommetto che non mangiavi così bene da un pò.- ridacchiò lei.

-In effetti il più delle volte ci limitiamo a ordinare qualcosa.- alzò le spalle.

-Potreste venire qui, quando volete, almeno avreste un pasto decente ogni tanto. Che ne dici, caro?-
Entrambi spostarono lo sguardo su suo padre, e a Matt arrivò il cuore in gola. Ci mise un pò per rispondere, forse preso alla sprovvista, magari non stava neanche ascoltanto -S-si, certo.-
Sua madre gli rivolse un sorriso e cominciò a sentirsi un pò meglio.

-Una volta..- sorrise tra sè e sè -Brian ha quasi incendiato la cucina. Poi Jimmy ha avuto la brillante idea di spegnere la fiamma con uno straccio, ma andò a fuoco anche quello.-

Alle risata di sua madre si aggiunse inaspettatamente quella di suo padre che cominciò a scuotere la testa divertito. Matt continuò a sorridere -Era entrato nel panico poverino. Da quel giorno abbiamo deciso di tenere lontano Brian dai fornelli.-

-Credo sia la cosa migliore.- ridacchiò sua madre.

-Come va con il lavoro?-

La voce di suo padre lo colse alla sprovvista ma cercò di articolare velocemente una risposta -Io..ho dovuto lasciarlo ma..ne troverò un altro.-

-Hai dovuto lasciarlo?-

Lanciò uno sguardo a sua madre che lo incitò a parlare, anche se questo avrebbe riportato della tensione tra loro -Sono stato licenziato.- ammise alla fine.

-E per quale motivo?-

-Ti prego..- intervenne sua madre.

-Gli ho solo fatto una domanda.-

-Non vedi che lo metti in imbarazzo?-

-Non è colpa mia se non sà tenersi un lavoro!-

Matt sentì gli occhi inumidirsi ma non disse nulla, aveva sbagliato a credere che magari fosse cambiato qualcosa. Non era così semplice. Neanche tutto il tempo del mondo poteva rimettere apposto le cose. Abbassò lo sguardo sul suo piatto e calò il silenzio.

-C'era questo tizio che..beh, era sempre lì ad importunare una ragazza. All'inizio non dava molto fastidio ma poi ha cominciato a esagerare. Lei veniva nella mia stessa scuola, la conoscevo, lavorava in quel pub per poter frequentare gli studi all'università. Così, ecco...volevo dirgli di smetterla ma..la situazione mi è sfuggita di mano.-

-Perchè non ce lo hai mai detto?- chiese sua madre sorpresa.

-Non volevo dirvi che avevo perso il lavoro..e deludervi. Ne avrei trovato un'altro, speravo di farlo in fretta, ma..-

-Non devi preoccuparti, hai fatto la cosa giusta.- lo rassicurò.

Ma suo padre come al solito non si curò di dire nulla. Troppo orgoglioso.

 




Aveva detto di aver bisogno di un pò d'aria e così dopo cena era uscito in veranda sedendosi sulle scale. Ma aveva mentito, aveva solo bisogno di fumare un pò in santa pace, allontanando tutto il casino che aveva nella testa. Era sicuro che non sarebbero usciti a cercarlo così non si preoccupò di sbrigarsi o di nascondersi. Aveva troppo bisogno di nicotina per preoccuparsene. E non si curò neanche dell'odore di fumo che gli si sarebbe attaccato ai vestiti rientrando in casa.
Si riscosse dai suoi pensieri quando qualcuno prese posto al suo fianco, e quasi con orrore scoprì che si trattava di suo padre. Preso dal panico pensò di nascondere la sigaretta ma poi la scelta più ovvia fu quella di gettarla via. Lo fece in fretta, ma ormai era troppo tardi.

-Non preoccuparti. Lo sapevo già.-

-C-come?-

Lui accennò un sorriso -Credi che non me ne sia mai accorto? Sei adulto ormai, e vorrei che non ti nascondessi quando decidi di fumare in mia presenza.- disse accendendosi poi a sua volta una sigaretta e consumando lentamente il primo tiro.

-Va bene papà.-

-Comunque non sono arrabbiato per quello che è successo a lavoro.- fece dopo qualche minuto di silenzio -Avevi un buon motivo per fare quello che hai fatto.-

-Gia.- abbassò lo sguardo sulle proprie mani insicuro su ciò che stava per dire, ma poi si decise a parlare -La mamma dice che ultimamente bevi molto.- non sapeva bene come dirlo, aveva preferito essere diretto.

Lui scosse la testa -Tua madre dice tante cose.-

-Ma non vuol dire che non siano vere. Giusto?-

-Giusto.-

-Io credo che dovresti pensarci due volte prima di continuare a farlo. Potrebbe-

-Da quanto sei così maturo?- lo interruppe, e Matt potè giurare di aver visto un piccolo sorriso sul suo volto.

-Non lo so.- alzò le spalle -Dico solo che-

-Stai frequentando qualcuno?-

Matt si pietrificò a quella domanda, perchè doveva andare a toccare proprio quel discorso? -Stai cambiando discorso.-

-E tu non hai risposto alla domanda.-

-No.- sospirò allora.

-No cosa?-

-Non mi vedo con nessuno. Eri preoccupato di questo?-

Ma suo padre non rispose, gettò via il filtro consumato -Ricordi la tua prima birra?- sorrise tenendo lo sguardo sulla strada buia davanti a sè.

-Cosa?-

-Avevi 13 anni e al primo sorso facevi gia delle smorfie assurde.- Matt sorrise, non pensava che lo ricordasse, a dire il vero fino a quel momento persino lui non avrebbe mai pensato di ricordarlo ancora -Tua madre non voleva che la bevessi ma tu continuavi ad urlare che volevi assaggiarla, che volevi essere grande. Sapevo che mi avresti dato del filo da torcere da quando ti ho visto muovere i primi passi. Ne combinavi una ogni giorno. Forse ti ho fatto sempre delle pressioni perchè sei il mio unico figlio, ma tutto quello che volevo era che tu stessi bene.-

-Io sto bene.- sussurrò.

-Non lo metto in dubbio ma..ti chiedo di pensarci bene quando sarà il momento di decidere chi sarà la persona che vorrai al tuo fianco nella tua vita.-

Matt annuì soltanto, avrebbe dovuto immaginare che ancora non riuscisse ad accettarlo per quello che era.

-Quindi..passerai la notte qui.- continuò poi -Come mai questa decisione?-

Matt alzò le spalle incurante -Avevo promesso alla mamma di passare a trovarvi. E così..-

-Quindi non centra niente una..inaspettata proposta di matrimonio?-

A quel punto alzò lo sguardo sorpreso di sentire quelle parole. Come diavolo faceva a saperlo? -Tu..hai sentito?- sgranò gli occhi. Probabilmente doveva averlo sentito parlare con sua madre. Lo vide annuire e Matt cominciò a torturarsi le mani, formulando una domanda a cui era difficile dare una risposta per entrambi -Secondo te è sbagliato?-

-A questo punto non sono più sicuro di niente.-

-...-

-Ma sono contento che tu sia qui.-

Matt sorrise. Forse un pò troppo, ma non se ne pentì. E avrebbe voluto dirlo, avrebbe voluto pronunciarle quelle parole, quel "grazie" o magari un "ti voglio bene", uno di quelli sussurrati, ma sapeva che non lo avrebbe mai fatto. Lo sapeva, perchè il dolore in passato era stato troppo forte per permettere a una sola serata e a poche semplici parole di rimettere le cose apposto.  

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Capitolo 4
*** Possiamo stare insieme per sempre, se ne hai il tempo. ***





Non so, forse è un pò cortino ma vabè u.u E' uno di quei capitoli dedicati a Jimmy e Brian e conditi con tanta tanta dolcezza, fiorellini, arcobaleni e blablabla :3
A questo proposito se, come sempre, non vi va a genio la coppia scappate via finchè siete in tempo.
Ringrazio chi continua a recensire e a non stancarsi mai di ciò che sforna la mia mente ^^'

Ah, una domandina:  che ne dite dei titoli in italiano? Frasi troppo banali?
Non so, ero abituata a scrivere quei titoli composti da una sola semplice parola e ora non so se siano appropriati o se continuo a buttarli lì a caso O.O boh, libere di farmi sapere cosa ne pensate.

Ovviamente i dialoghi scritti in corsivo (tranne il primo,  che segue subito qui sotto) riportano al capitolo 41 "Bittersweet pt.2" della storia precedente, ovvero  "INSEGNAMI A VIVERE".
XOXO




 

Possiamo stare insieme per sempre, se ne hai il tempo.







-Dio, sembriamo una di quelle vecchie coppie sposate.-
-Tu lo faresti?-
-Cosa?-
-Non so...sposarti.-
-A dire il vero non ci avevo mai pensato.-
-Sul serio?-
-Gia. Ma, insomma..non vuol dire che non potrebbe succedere. Giusto?-
-Giusto. E...beh, in questo caso...un giorno ti sposerò James Sullivan.-
-E io dirò di si.-





Sentì il cuore in gola ripensando a quelle parole. Se le erano scambiate tanto tempo fa quelle vaghe e sciocche promesse ma non le aveva mai dimenticate.
Brian era andato avanti tutti quegli anni con la convinzione che un giorno Jim sarebbe stato eternamente suo, lo avrebbe legato a sè e non se ne sarebbe mai più liberato. Non che ora non fossero felici o non andasse bene ciò che avessero, ma sposarlo sarebbe stato un pò come rivendicarlo. Farlo suo per sempre. Il matrimonio era quel qualcosa che gli serviva per dimostrargli quanto sul serio avesse fatto con lui per tutto il tempo, quanto lo amasse e quanto fosse fondamentale avere lui al suo fianco. Lui e nessun'altro.
In realtà non aveva mai programmato nulla: non una poposta appropriata, non il luogo dove avrebbero celebrato le nozze, e neppure quando e...niente, non aveva pensato a niente. Eppure voleva farlo, avrebbe potuto chiederglielo in qualsiasi momento sapeva che a Jimmy sarebbe piaciuto comunque, o almeno lo sperava, l'unico problema era quali parole usare. Si, insomma..che avrebbe dovuto dire? Non è una cosa che si fa tutti i giorni. Uno non si sveglia una mattina, entra in un bar e chiede alla commessa di sposarlo. No?
In sintesi: era nel panico.
Brian Haner era nel panico. Sembrava assurdo persino per lui.
Si mosse nervosamente tra le coperte, le stesse in cui avevano appena fatto l'amore, lasciando che gli si attorcigliassero tra le gambe. Jimmy lo aveva invitato a fare la doccia insieme ma alla fine aveva dovuto farla da solo visto che Brian, troppo nervoso, si era finto così stanco da non volersi alzare dal letto. Dopotutto, se Jimmy avesse continuato a distrarlo non avrebbe più trovato il modo migliore per fargli una sorpresa.
In quel momento si pentì di non averci pensato giorni prima. Non che l'avesse presa alla leggera ma non era propriamente un tipo romantico, lui.


-Pronto?- la voce di Johnny dall'altra parte del telefono gli apparve quasi come una salvezza.

-Ho un problema.- si affrettò a dire.

-Brian?-

-Si, e ho un cazzo di problema!- ripetè e poteva ben immaginare l'espressione confusa di Johnny.

-Che succede?- lo sentì sospirare.

-Come si chiede a qualcuno di sposarti?-

-Vuoi..Cristo santo, vuoi dire che non glielo hai ancora detto?- avrebbe dovuto immaginare che avrebbe reagito in quel modo. In fondo era da giorni che ne parlavano e per qaunto Brian avesse provato a convincersi di trovare il modo giusto a quanto pare non ci era affatto riuscito. Iniziava a pensare sul serio di non essere pronto.

-Mi hai sentito o no? Sono nel panico!-

-Brian, calmati! E' Jimmy, non ti dirà mai di no!- ed era un ragionamento che a quanto pare non faceva una piega.

-E allora perchè ho paura?-

-Io..credo sia abbastanza normale averne. Senti..perchè non glielo chiedi e basta?-

-Non credi che se fosse così semplice lo avrei gia fatto? Non voglio che pensi che sia una cosa da niente!-

-Okay, ascolta..-

-Aspetta!- esclamò Brian improvvisamente, facendolo quasi spaventare -Sta arrivando, merda..de-devo lasciarti.- riagganciò velocemente riposando il telefono sul comodino. Si rimise comodo tra le coperte e cercò di non sembrare così agitato. Ascoltò i suoi passi, in silenzio, che si avvicinavano sempre di più. Pochi secondi dopo infatti Jimmy entrò in camera indossando solo un paio di boxer e una maglia abbastanza lunga.
Brian, stai sbavando per l'amor del cielo, datti un pò di contegno!

Gattonò sul letto riservandogli uno sguardo languido e lasciando che i capelli ancora un pò gocciolanti inumidissero appena le coperte -Stavo pensando..- sussurrò avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra.

-Hm? Cosa?- Brian cercò i suoi occhi annegandoci dentro, più che altro lo fece per cercare di imporsi di non fiondarsi sulla sua bocca baciandolo fino a morire. E capì che, si, erano solo i suoi occhi che voleva incontrare al mattino appena sveglio, solo la sua mano che voleva sfiorare e intrecciare con la propria mentre passeggiavano, la sua risata che voleva sentire accarezzargli le orecchie, erano le sue labbra che voleva baciare per il resto della sua vita.

-Visto che siamo tutti soli.- sussurrò abbassandosi sul suo collo e baciandolo ripetutamente -Che ne dici di restare a letto e rotolarci tra le coperte fino a domattina?- incontrò di nuovo i suoi occhi sorridendogli mentre si mordeva il labbro inferiore in attesa, e sfoderava uno dei suoi migliori sguardi da cucciolo -Potremmo guardarci un film o...fare altro.- fece mentre faceva sparire una mano sotto le coperte accarezzando il suo petto e scendendo sempre più giu -Ordinare cinese.- lo baciò, piano, facendolo ansimare e chiudere gli occhi. Era completamente nelle sue mani -Ubriacarci.- ridacchiò.

-Che ne dici? Ti va?- chiese poi privandolo per un attimo di quelle attenzioni per poterlo guardare attentamente. Sentiva il suo respiro a pochi centimetri dal suo viso e avrebbe tanto voluto baciarlo ma si trattenne, in attesa di una risposta. Avrebbe anche potuto impedirgli di rispondere e ricominciare a fare l'amore, di sicuro Brian non si sarebbe opposto, ma c'era qualcosa in lui che proprio non andava quel giorno. Più volte lo aveva sorpreso a guardarlo in un modo che...dire strano sarebbe stato minimizzare. Sembrava preoccupato e Jimmy si convinse che in qualche modo centrasse il lavoro, insomma, forse era nervoso per quello, infondo erano i suoi primi giorni. Comunque decise che non avrebbe fatto domande, voleva solo provare a farlo sentire meglio. Qualunque cosa avesse.

-Si.- lo sentì mormorare poco dopo. Brian gli portò una mano ad accarezzargli il viso guardandolo serio, poi si avvicinò piano e Jimmy fece lo stesso, chiuse gli occhi, spostò di lato la testa e si stavano gia baciando. Riempì le sue labbra di piccoli e continui baci, lo fece finchè Brian non lo costrinse a schiuderle facendolo stendere sotto di sè e giocando finalmente con la sua lingua. Con una mano gli aprì delicatamente le gambe in modo da ritrovarsi immezzo ad esse e completamente su di lui, mentre con l'altra riuscì a bloccargli le mani sopra la testa. Quando si allontanò dalle sua labbra e riaprì gli occhi trovò quelli di Jimmy, azzurri e bellissimi, ad aspettarlo lucidi e pieni di desiderio.

-Prima però voglio portarti in un posto.- sussurrò -Poi ci ubriacheremo e mangeremo cinese fino a scoppiare, promesso.- sorrise.

-Dove?-

-E' una sorpresa.-






Guidarono per un pò prima che Jimmy si rendesse conto che quel posto gli era abbastanza, anzi molto, familiare. Ma non disse nulla, e Brian lo vide corrugare la fronte ma si limitò a sorridere. Riportò gli occhi davanti a sè mentre percorrevano la strada sterrata fin sopra la collina. Solo quando l'auto si fermò e scesero trovandosi davanti al faro, lo stesso in cui erano stati anni prima, Jimmy si decise a dire qualcosa.

-Perchè siamo qui?- fece voltandosi verso Brian che dopo aver chiuso lo sportallo gli si avvicinò lentamente.

-Vieni.- lo prese per mano lasciando che lo seguisse e insieme, ancora una volta, ripercorsero quelle scali a chiocciola che abbracciavano le pareti del faro fino ad arrivare in cima.
Il rumore delle onde lo riportava un pò a quei giorni passati e sentì attaccarsi sulla pelle, fin dentro le ossa, una leggera nostalgia. Di nuovo si sentì una formica in confronto alla sua grandezza e di nuovo gli sembrò di rivivere quella sera in cui erano stati lì insieme per la prima volta.


Brian si voltò a guardarlo -Perchè siamo qui?-
-E' il mio posto preferito. Volevo che lo vedessi anche tu...così può essere anche il tuo.-
-Tu sei gia stato qui?-
-Un sacco di volte.-
-Perchè?-
-Te l'ho detto.- sorrise ancora davanti all'espressione sorpresa dell'altro -E' il mio posto.-



Arrivati in cima Jimmy andò subito ad affacciarsi per guardare il mare. La grande lanterna al centro del faro non era ancora accesa, dopotutto non era ancora abbastanza buio perchè la mettessero in funzione. Sorrise, era da un pò che non tornava lassù.

-Era da tanto che non venivo qui.-

-Lo so.- Brian, alle sue spalle, strinse la piccola scatolina che teneva nella tasta destra della giacca, la strinse forte cercando di farsi coraggio, poi lo chiamò facendolo voltare -Jim.-

-Si?-

-Tu..ricordi cosa mi hai detto la prima volta che mi hai portato qui?-
Sperava davvero che lo ricordasse, perchè lui quelle parole non lo aveva mai dimenticate.


-Perchè me lo mostri solo ora?-
Jimmy sembrò pensarci un pò su -Perchè forse prima non volevo essere trovato. Ma dopo sta sera ho capito che voglio condividere tutto con te. Anche la mia vita. Anzi..soprattutto quella.-



-Si.- sussurrò inaspettatamente Jimmy.

-Ecco, io..- il cuore che gli martellava il petto fu la prova che ciò che stava per fare era davvero ciò che desiderava. Passare il resto delle loro vite insieme era il più bello dei desideri.

-Cos'hai lì?- chiese Jimmy curioso facendolo sentire ancora più ansioso di quanto non fosse già.

-I-io..- non sapeva esattamente come farlo. Così lo fece e basta -Voglio..- deglutì -Voglio chiederti una cosa.-

Jimmy si avvicinò ulteriormente prendendogli una mano e accarezzandone il dorso -Dimmi.- lo incoraggiò.

Quasi tremando estrasse l'altra mano dalla tasca stringendo forte la scatola tra le dita, come per tenerla ancora un pò segreta. Jimmy non fece in tempo a dire nulla, a pensare o a fare nulla. La sua mente realizzò cosa stesse accadendo solo quando un anello semplice e bianco fece capolino da dentro la scatola. Sgranò gli occhi e trattenne il respiro finchè Brian non parlò.
-Jimmy..so che sarà sicuramente una cosa più grande di noi e..che abbiamo gia tutto quello che potessimo desiderare ma..- la voce gli tremava e non riusciva ancora a guardarlo negli occhi -Voglio di più..a-ancora di più.- prese un respiro profondo -Jim, v-vuoi sposarmi?-

Sposarlo. Dio, sposarlo.
Il suo cervello non riusciva ancora a metabolizzare quella parola, figuriamoci pronunciarla.
Questa. Questa era una di quelle cose che da Brian non si sarebbe mai aspettato. Ed era felice che glielo avesse chiesto perchè lui non sarebbe mai riuscito a decidere se anche loro un giorno avrebbero potuto prendere quella strada.
Spostò più volte lo sguardo da Brian a l'anello senza sapere esattamente cosa dire.

-S-spo-sposarti?- biascicò battendo gli occhi più volte -E'..i-io..Brì, possiamo farlo? Cioè..io non so cosa-

-Dì solo di si.- mormorò Brian, e sta volta aveva davvero paura che potesse dire di no. Era come se lo sentisse che avrebbe voluto dire di no. Sentiva la sua paura -Io lo so che non ne abbiamo più parlato ma..vorrei un impegno più grande di "metà dell'armadio e qualche cassetto in alto".- sorrise facendolo arrossire dolcemente -Voglio una casa tutta nostra e una vita tutta nostra e un giardino, un cane..i-io prometto che cercherò di renderti felice in qualsiasi modo e-

-Bri. Brian, aspetta.- lo interruppe. E Brian si fermò, con il cuore in gola. Lo guardò negli occhi per quello che sembrava un tempo interminabile -Si.-

-Co-come?-

-Ho detto si, Brian.- disse convinto guardando i suoi occhi inumidirsi. Poi sorrise -Si, voglio sposarti.-

Tutto quello che fece dopo fu soffocarlo in un abbraccio che sapeva di eternità.






-Che film preferisci?- Brian tornò sul letto stendendosi al fianco del suo ragazzo con alcuni dei loro dvd preferiti tra le mani. Cominciò a sceglierli ma il fatto che Jim non avesse ancora risposto gli fece pensare che magari si fosse gia addormentato. Ma quando si voltò fu felice di vedere che invece era tutt'altro il motivo della sua distrazione. Teneva una mano sospeva a mezz'aria davanti la propria faccia e sfiorava l'anello che ormai ornava il suo dito con un leggero sorriso sulle labbra. Brian si avvicinò piano piegandosi sul suo orecchio e Jimmy si accorse di lui solo quando lo sentì sussurrare.

-Hai intenzione di fissarlo ancora per molto?-

Si voltò di colpo verso di lui ritrovandosi a pochi centimetri dal suo viso e Brian gli sorrise, sperando che almeno sta volta lo avesse sentito. E Jim gli sorrise spostando di nuovo lo sguardo sull'anello, bianco, luccicante e semplice. Lo faceva sentire in un certo senso davvero speciale -E' davvero bello.-

Brian gli prese la mano accarezzandola e sfiorando le sue dita una ad una -Era di mia madre.- sussurrò -Erano molto giovani quando mio padre le chiese di sposarla. Non avevano puntato a diamanti o cose vistose, mio padre sapeva cosa le piacesse. Così le prese questo, dicendole che non appena lo aveva visto aveva subito pensato a lei.- sorrise flebilmente continuando ad osservare quanto donasse nelle mani di Jimmy -Quando si lasciarono lei lo diede a me. Voleva sbarazzarsi di ogni cosa...mi fece promettere soltanto che non avrei fatto il suo stesso errore. Voleva che lo donassi a qualcuno di davvero speciale.- solo in quel momento lo guardò, come se si fosse ricordato improvvisamente della sua presenza.

Jimmy parlò solo dopo qualche secondo abbondante, sorpreso da quella storia -E lei è d'accordo che l'abbia io?-

-Di questo non devi preoccuparti. Lei ha sempre saputo che saresti stata tu quella persona.-

-Davvero?-

Brian gli sorrise baciandogli ripetutamente le labbra -Sei l'amore della mia vita, Jim. Davvero.-

E in quel momento si sentirono entrambi esattamente al loro posto.


 

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Capitolo 5
*** A volte dobbiamo solo lasciare che il dolore ci prenda. ***




Io boh, non so che pensare di questo capitolo, l'ho riletto così tante volte che non so più cosa farne o se riscriverlo in alcuni punti o.o Ma alla fine ho pensato: "Fottesega!" Ed eccomi qui U.U
Quello che posso dirvi è che è una cazzo di bomba atomica, vi avverto! Stravolgerà ogni cosa ma non temete si risolverà tutto molto presto u.u Anche perchè sono solo strani e confusi periodi per Matt che lo porteranno pian piano ad incontrare quella persona che gli ridarà la voglia di vivere.
Non avrei mai pensato di arrivare a formare una coppia del genere, ma ormai ci ho preso gusto a incasinare tutto. Appena trovo uno spiraglio per causare una tragedia mi ci butto all'istante :D
Ci vediamo giu!
XOXO


 

 


A volte dobbiamo solo lasciare che il dolore ci prenda.

 



Sentiva come se quella che aveva fatto con suo padre fosse una sorta di promessa. Una cosa del tipo "Vivrò la mia vita ma cercherò di non deluderti troppo."
E chissà se l'avrebbe mantenuta.
La verità era che suo padre avrebbe voluto vedere una donna al suo fianco, un giorno. Ma questa era una di quelle cose che Matt non poteva certo prevedere, avrebbe seguito il corso delle cose osservando come uno spettatore ciò che la propria vita gli avrebbe offerto. Era come una sorta di riposo, come dire a Dio "D'ora un poi pensaci tu, io agirò di conseguenza."
E andava bene così. A Matt andava bene così, era una gran cosa, bastava solo non fermarsi a pensare.

Erano passati pochi giorni da quando era stato messo al corrente della grande notizia, ovvero il matrimonio. Non era ancora stato deciso nulla, avrebbero fatto tutto decisamente con calma, ma ormai erano abbastanza convinti di ciò che stavano per fare.
Guardava Brian, poi guardava Jimmy, e in certo senso avrebbe voluto essere al loro posto. Era come se la vita che si fosse scelto con al suo fianco Zacky gli fosse stata rubata dal qualcun'altro. Ma, anche questo, andava bene così.

Si fermò sulla porta della cucina incrociando le braccia al petto e sorridendo, al solo scopo di godersi quello spettacolo: Jimmy lavava i piatti, come tutte le sere, ma il modo in cui lo faceva...aveva la capacità di spaventarti e correre via o semplicemente ti attirava facendoti restare lì impalato e incapace di intervenire. Il motivo? Diciamo che..il suo culo si muoveva a ritmo di musica mentre canticchiava beatamente. E, ignaro di chi avesse alle spalle, ovviamente continuava indisturbato divertendosi anche molto poi. Era esilarante. E carino, per certi versi.
Si, Matt lo reputò carino. Carino prendersi cura di loro con quella voglia di mantenere sempre il buon umore anche se lo facevano arrabbiare una volta si e l'altra pure.
Solo quando si lasciò sfuggire una risata Jimmy si accorse della sua presenza, all'inizio si spaventò, e non poco, voltandosi di scatto, ma poi lo vide arrossire appena e subito dopo ucciderlo con lo sguardo.

Matt si portò una mano davanti la bocca trattenendosi dal continuare a ridere -No, continua ti prego. Era piacevole.- e si spaventò dal fatto che, a dire il vero, lo fosse veramente.

-Stonzo.- rise l'altro scuotendo la testa e tornando al "suo lavoro" -Che vuoi?-

Matt fece spallucce avvicinandosi e sedendosi sul bancone della cucina, proprio al suo fianco, per poterlo guardare meglio -Non ho sonno.-

-E io dovrei esserti d'aiuto?-

-Che fai?-

-Quello che dovreste imparare a fare anche voi.- gli rivolse un'occhiata veloce cominciando ad asciugare i piatti e a rimetterli al loro posto.

-Nah, se lo facessimo poi tu saresti inutile.-

Jimmy sorrise dandogli un colpetto sul petto facendolo ridere. Adorava sentirlo ridere, gli ricordava quanto fosse bello vederlo felice. Stettero in silenzio per un pò mentre Matt fissava le proprie gambe muovendole avanti e indietro pensieroso -E così..- mormorò -..ti sposi, hm?- forzò un sorriso.

-Gia.- sospirò -Non lo credevo possibile.-

Matt lo scrutò per bene, e quella sua serietà un pò lo preoccupò -Non vuoi?- chiese cauto.

-Si..cioè, no io..io voglio, è solo che..-

-E' strano.- si guardarono per un attimo, pensando esattamente la stessa cosa.

Poi Jimmy annuì -Si. Ma è strano bello.- finalmente sorrise. Ma Matt non ricambiò. La sua vita avrebbe subito un'altro cambiamento e il quel momento la cosa non gli andava molto a genio. -Pensi che potrebbe succedere anche a te un giorno?-

-Ne dubito.- ...in realtà almeno un pò ci sperava.

-Io non sarei così pessimista.-

Ma non aveva voglia di parlare questo, Matt, così scese dal bancone sbuffando -Gia, beh, io vado a letto.-

-Aspetta.- fà che non lo dica, fà che non lo dica -Vengo anch'io. Ho finito.- ecco, appunto. Matt annuì e aspettò che finisse di mettere un pò in ordine. Poi salirono al piano di sopra.
Il motivo per cui non voleva aspettarlo o che salissero insieme? Semplicemente non voleva vederlo entrare nella stanza che divideva con Brian, gia addormentato o nel peggiore dei casi ad aspettarlo. Non voleva pensare a Jimmy che si stendeva al suo fianco o che lo baciava per dargli la buona notte.
Non sapeva bene il perchè, solo...sentiva di star perdendo una parte di sè. O semplicemente stava perdendo la ragione.
Era tutto così confuso nella sua testa.

-Notte.- sussurrò prima di voltarsi. Non voleva restare al suo fianco un secondo di più.

-Matt.-

Si fermò quando Jimmy pronunciò il suo nome. E l'unica cosa che riuscì a pensare fu di maledirsi mentalmente per non aver finto di non sentire e per non essersi allontanato velocemente. Deglutì, ma si diede dello stupido per tutti quei pensieri, in fondo era solo Jimmy. No?
-Che c'è?- mormorò voltandosi. E per un attimo vide una scintilla di consapevolezza nei suoi occhi. Forse stavano pensando le stesse cose e nemmeno lo immaginavano.

-N-no, niente.-

Annuì appena e fece di nuovo per andarsene. Magari anche un pò deluso.

-Matt..- di nuovo. Ma che..?

-Jim..che c'è?- chiese sta volta più convinto.

-...-

-Qualcosa non va?- si avvicinò di uno o due passi, sembrava davvero preoccupato per il suo comportamento.

-Sei strano.- disse Jim tutto d'un fiato.

-Ah, sono io quello strano?-

-Si.-

-Beh, anche tu lo sei.- ammise Matt -Posso andare a dormire adesso?-

-Ti va una cioccolata?-






-E' che..sta cambiando tutto così in fretta.- Matt fissava il liquido scuro e fumante nella sua tazza senza avere il coraggio di alzare lo sguardo. Non sarebbe voluto arrivare a fare quella conversazione, non con Jim, era una cosa che di sicuro non doveva succedere. Almeno non in quel momento.

-E a te questo non piace.- Jimmy invece lo guardava, o almeno ci provava a incrociare il suo sguardo. Cercava sempre di essere quello più determinato, quello che diceva le cose come stavano, che aveva sempre una risposta, una soluzione. Ma Matt sapeva che stava fingendo, che in quel momento anche lui sarebbe voluto scappare o comunque trovarsi da un altra parte. Magari tra le braccia di Brian.

-No.- disse soltanto. Aveva la nausea, e non era per la troppa cioccolata. Semplicemente la sua vita gli faceva schifo.

-Cos'è che non ti piace di preciso?-

Che tu ti sposi. Che voi vi sposiate. -Non lo so. Mi sento lasciato indietro.-

-Dici sul serio?- esclamò Jimmy sorpreso, ma comunque cercando di tenere un tono basso in modo che Brian non si svegliasse.

-Hm-Hm.-
 
E il fatto che Matt tenesse ancora lo sguardo basso concentrandosi esclusivamente sulla sua tazza che teneva tra le mani gli fece venire una gran voglia di picchiarlo. Però, a guardarlo bene, stargli accanto, in qualsiasi condizione, non gli dispiaceva affatto. La sua vita era sempre dipesa in gran parte da Matt e, forse...nella sua testa non era mai stato solo il suo migliore amico.
Anche se, quando lo aveva visto innamorarsi di Zacky doveva ammettere che aveva tirato un sospiro di sollievo. Aveva pensato che magari da quel momento avrebbe potuto smettere di credere che in qualche modo sarebbe potuto essere suo.

-Matt te lo ricordi il nostro primo bacio?- sta volta fu lui ad abbassare lo sguardo, ma non per vergogna, forse per nascondere il rossore delle sue guance. Si , doveva essere questo.

Matt sorrise inconsapevolmente, ovvio che lo ricordasse.



-Com'è?-
-Com'è che cosa?-
-Beh..baciare un ragazzo.-
-Vorresti provare?-
-Ora?-
-Si!-
-Con te?-
-Si, Matt. Cos'è hai paura? Guarda che bacio anche piuttosto bene, io.-
-E se poi mi piace?-
-Beh, buon per te.-




Guardò il vuoto per un pò continuando a sorridere, erano stati così piccoli e stupidi. Poi finalmente alzò lo sguardo -Perchè me lo chiedi?-

-Non lo so. Ci pensavo.-

-Non dovresti.- sospirò.

-Questo lo so.-

Matt lo guardò ancora un pò prima di colmare quel silenzio con una leggera risata che invano aveva tentato di contenere. Ma forse non voleva ridere per davvero, se avesse potuto avrebbe pianto anche un pò a dire il vero.

Jimmy lo guardò, scioccato -Che hai da ridere?-

La risata si affievolì a breve e Matt scosse la testa con un sorriso amaro -E' imbarazzante, non trovi? Tutto questo.-

-Tutto questo cosa?-

-Piantala di fare finta di niente. Non sei bravo, lo sai.- alzò gli occhi al cielo, poi sospirò -Forse non dovevo accettare di vivere con voi, forse-

-Questo non devi neanche pensarlo.- Jimmy gli posò una mano sul braccio sporgendosi verso il suo viso e strigendo forte la presa, forse neanche rendendosene conto. Lo guardò dritto negli occhi e Matt fece lo stesso come ipnotizzato. Restarono immobili mentre nessuno dei due voleva allontanarsi. Gli sguardi vagavano dagli occhi alle labbra con una velocità impressionante ma nessuno accennava a fare anche un solo movimento.

Fu la voce di Matt a riportarli con i piedi per terra e Jim potè sentire il suo fiato sul viso -Sarà così difficile per te lasciarmi andare, Jim.- sussurrò scandendo lentamente quelle parole. L'altro abbassò lo sguardo. Colpito e affondato -Voglio farti una domanda.- continuò allora Matt -Perchè non ci hai mai provato? Con me, intendo.-

Jimmy sembrò pensarci un pò su muovendo impercettibilmente le dita della mano che teneva ancora il suo braccio, forse solo per sentire il calore della sua pelle -Non lo hai mai fatto neanche tu.- mormorò -Forse era una cosa troppo grande per entrambi.-

-No, non è così, non è vero.-

-E com'è allora?- alzò lo sguardo. Matt deglutì a vuoto, pensando che era davvero un parto tutto quello che stavano passando. Davvero un gran casino. E chissà se avrebbero retto. Poi pensò a Brian, che dormiva al piano di sopra credendo che il ragazzo che amava fosse al suo fianco, che aveva fatto così tanto per lui, che si fidava. E forse si fidava troppo.
E intanto Jimmy aveva avvicinato il suo viso a quello del più grande, che perso nei suoi pensieri a stento se ne era accorto. A questo punto spettava a lui la prossima mossa e sapeva che proprio non ce l'avrebbe fatta ad allontanarlo. Gli portò una mano tremante sul viso e avvicinò le labbra alle sue nel momento in cui l'altro chiuse gli occhi.
Ma non lo baciò. E neanche Jim lo fece.
Segno del fatto che avevano entrambi lo stesso pensiero. E fu Matt a dargli voce.

-Brian..- sussurrò, così piano che sembrava un segreto.

Jim riaprì gli occhi e lo guardò anche lui consapevole del fatto che stessero sbagliando. Non riuscì a dire nulla, nemmeno a sporgersi quel poco che bastava per fare ciò che entrambi volevano. E in qul momento Matt fece l'unica cosa giusta, gli accarezzò la guancia schioccandogli un bacio leggero sull'altra. Poi lo guardò un'ultima volta, prima di alzarsi.

-Buonanotte Jim.-






-Matt.-

Matt si agitava nel sonno calciando via le coperte e abbracciando furioso il cuscino come per aggrapparsi a qualcosa di reale.

-Matt.-

Voleva solo che quella voce la smettesse di perseguitarlo. Era tutto bianco intorno a sè, non riusciva a vedere nulla, eppure quella voce continuava a chiamarlo. Continuava a guardarsi intorno spaventato -Perchè non mi lasci in pace?- urlò con tutto il fiato che aveva portandosi le mani tra i capelli.

Mentre nel suo letto si raggomitolò su se stesso, lamentandosi. Non riusciva a svegliarsi.

-Matt, sono io.-

Una lacrima fece capolino dall'occhio sinistro scendendo silenziosa sulla guancia quando riconobbe quella voce -Zacky?- mormorò. Si accasciò a terra, sembrava tutto così reale, ma non era la prima volta che aveva a che fare con incubi del genere -Esci dalla mia testa!- urlò ancora -Dimmi che cosa vuoi che faccia! Che cosa vuoi da me?-

Poi lo vide, bellissimo. Inginocchiato proprio davanti a sè, che gli prendeva il viso tra le mani ma ogni volta che lui cercava di toccarlo la sua mano lo trapassava. Ed era la più brutta delle sensazioni -Avresti dovuto salvarmi.- gli sorrise.

E Matt sentì le lacrime scendere furiose -Non è stata colpa mia.-

-Si invece.-

Scosse la testa, nel sogno come nel suo letto mentre le lacrime inumidivano le lenzuola.

-E' sempre colpa tua, Matt. Tu rovini sempre tutto.-

-No...- voleva protestare ma non ne aveva le forze, voleva che restasse ma lo guardò andare via, ancora una volta senza poter fare nulla -Zacky!- urlò. Ancora e ancora. Non poteva davvero pensare quelle cose, non poteva pensare che fosse stata colpa sua. Lui aveva bisogno di spiegargli che non era così.

Si svegliò di colpo ritrovandosi tra le braccia di Brian che lo guardava preoccupato -Matt..-

-Fallo sparire ti prego! E' nella mia stesta! Ti prego..-

-Chi? Chi devo far sparire, Matt? Parla!- lo scosse piano.

E Matt continuò a urlare, non preoccupandosi del fatto che intorno a lui fosse ancora tutto bianco. Dov'èra finita la sua camera?
-Zacky! E' Zacky, mandalo via per favore!- lo supplicò.

-Matt..-

Si calmò solo quando Brian sparì, scomparve così come era venuto, all'improvviso. E al suo posto ora c'era Jimmy, e Matt cercò di toccarlo per assicurarsi che fosse davvero lì. Ma prima che potesse farlo la sua voce lo bloccò proprio con la mano a mezz'aria -Matt...chi è Zacky?-






Si tirò a sedere di colpo sentendo un peso enorme sul petto che quasi gli impediva di respirare. Tastò le coperte con le mani assicurandosi di essere nel suo letto e non in un altro stupido incubo che sembrava non avesse fine. Cominciò a respirare affannosamente tentando di riprendersi, ma il buio della stanza non faceva altro che fargli salire l'ansia e la paura di non essersi svegliato ancora. Si guardò intorno, spaesato nel buio, e quando la luce improvvisamente venne accesa si coprì il viso con le mani.

-Che è successo?- Jimmy lo raggiunse in fretta sedendosi al suo fianco con il fiatone e preoccupato -Respira, Matt...stai respirando? Dio, che è successo?-

Matt non alzò lo sguardo continuando a tenere la testa sulle ginocchia ma senza pensarci due volte, mentre cercava di riprendere il controllo del suo corpo e del suo respiro, gli prese la mano stringendola forte. Jimmy ne fu sorpreso ma lo lasciò fare, non sapeva che in realtà voleva solo assicurarsi che fosse vero.

-Ti ho sentito urlare.- sussurrò cercando i suoi occhi. E li trovò solo quando Matt si decise a guardarlo: erano lucidi e rossi.

-Jim..- mormorò e sembrava quasi una supplica, così lo abbracciò facendo sì che piangesse e si sfogasse contro il suo petto.

-Ehi, sono qui. Sta tranquillo.- gli accarezzò i capelli -Sono qui.-

-E' nella mia testa.- singhiozzò.

-Chi? Di che parli?-

-E' qui dentro, lo sento. Lo sento parlare e non riesco a mandarlo via!-

Poi capì che si trattava di Zacky e che, no, gli incubi non gli erano affatto passati. Neanche dopo tutto quel tempo. -Ha detto che è stata colpa mia.- continuò -Che tutto questo è solo colpa mia!- pianse. Pianse come non lo aveva mai visto fare. I suoi singhiozzi scuotevano il corpo di entrambi e Jim si sentì male, impotente, inutile.

-Matt..ti prego..calmati..- gli sussurrò -Era solo un sogno. Andrà via, te lo prometto.- dovette passare qualche minuto prima che riuscisse a fermare le lacrime. Ma comunque rimase ancorato a lui e non accennava a volersi staccare. Era come se quello che si erano detti la sera prima fosse stato cancellato o messo da parte per qualche momento. Erano fatti a modo loro e per tanti anni erano stati una persona sola. Potevano passare su tutto, su ogni litigio ed essere sempre gli stessi. Nonostante tutto. Non c’era mai stato niente tra di loro. O quasi. Però c’era quell’uguaglianza, quella completezza, come se fossero due capi di un filo e bastasse tirare la corda per chiamare l’altro. Era qualcosa di speciale.

-Ti senti meglio?-

Matt annuì tirando su con il naso.

-Vuoi che ti porti qualcosa? Un thè?-

-No.- biascicò -Brian. Dov'è Brian?-

-Lui..è andato a lavoro.-

-Che ore sono?-

-Sono le nove e venti. Faccio entrare un pò di luce, vuoi?-

Matt annuì, di nuovo, e lasciò che si alzasse. Lo osservò, con gli occhi appannati, tirare le tende permettendo al sole di illuminare la stanza. Poi lo vide tornare al suo fianco. Abbassò lo sguardo, in imbarazzo -Mi dispiace.-

Jimmy gli sorrise dolcemente -Era solo un sogno. Non fa niente, può capitare.-

-Ti ho svegliato?- chiese dispiaciuto.

-Nah.-

-Bugiardo.- sorrise appena.

E Jimmy lo guardò per un pò, insicuro, poi gli sorrise -Dai, fammi posto.-

Matt dapprima non sembrò non capire ma quando lo vide mettersi sotto le coperte con lui allora gli fece un pò di spazio. Si coprirono fino alla vita cominciando a guardare il soffitto.

-Avevo dimenticato com'era.- mormorò Jimmy.

-Cosa?-

Stare con te, solo noi due. Sopportarti tutto il tempo e volerti bene incondizionatamente.
Ma non rispose, non lo avrebbe mai detto. Si girò a guardarlo e solo quando Matt cominciò a sentirsi osservato fece lo stesso -Scusa per ieri.-

Jimmy gli sorrise -Scusami tu. A che pensi?-

-Hm..ho fame.-

Si lasciò scappare una risata -Scendiamo a fare colazione?-

Matt annuì e Jimmy si scostò le coperte di dosso per alzarsi, solo in quel momento Matt realizzò che non era esattamente quello ciò che voleva dire. Pensò che Dio avesse fatto abbastanza, ora toccava a lui agire di conseguenza. Così prima che potesse allontanarsi lo afferrò per un bracciò facendolo ricadere tra le coperte e, senza pensare a ciò che stava per fare, lo baciò.

Era la prima persona che baciava da quando Zacky se ne era andato. E, per il semplice fatto che si trattasse di Jim, fu come tornare a respirare.

Ansioso e preoccupato per la reazione che avrebbe potuto avere si accontentò di tenere premute le labbra sulle sue facendogli capire quanto bisogno avesse di lui. Serrò gli occhi e aspettò semplicemente di essere respinto.
Non ci volle molto perchè le mani di Jimmy si arrampicassero sul suo petto, ma invece di allontanarlo lo avvicinò di più a sè. Quando si staccarono Matt lasciò che fosse lui a decidere cosa fare, sentiva il suo respiro tremante e i loro visi erano ancora vicinissimi.

-Matt..-

-Jim..-

Guardò quelle labbra che sembrava lo invitassero a morderle o...Dio solo sà cos'altro -Io..- mormorò e le baciò ancora, piano, mentre stringeva forte la sua maglia tra le dita, come per non lasciarlo scappare. Come se ci fosse stato il reale pericolo che si allontanasse da lui. Matt lo fece stendere sotto di lui mentre continuava a mormorare qualcosa ma non gli diede affatto peso e cercò la sua lingua trovandola immediatamente. Come se Jimmy non aspettasse altro -Non..-

-Piantala di parlare.- ansimò -Per favore..-

-Non possiamo.-

Matt lo guardò dall'alto, aveva il viso accaldato, il respiro corto e l'unica cosa che sapeva in quel momento era che non voleva affatto fermarsi lì. Solo non capiva perchè tutto questo non gli fosse venuto in mente di farlo molto tempo prima. Quasi si pentì di essere stato soltanto un buon amico per molto tempo.

-Ho smesso di preoccuparmi di certe cose, Jim.-

-Io sto per sposarmi.-

-Non ancora.-

-Ma accadrà. E...sinceramente..è una cosa che voglio fare.-

Non è mai piacevole quando la realtà ti viene sbattuta in faccia senza preavviso. E forse era un pò per questo che Matt si sentì morire. Deglutì spostando lo sguardo sulle loro mani intrecciate al lato della sua testa e per la prima volta da quando gli avevano dato la notizia del matrimonio, odiò con tutto se stesso quello stupido anello che Jimmy indossava.

-Non posso fare questo a Brian. Mi dispiace di averti messo in questo casino.-

Matt sentì gli occhi inumidirsi, dispiaceva anche a lui ma non aveva voce per dirlo. Ma non poteva neanche starsene in silenzio, lì, come un idiota, che poi sapeva che tutto questo non li avrebbe mai portati da nessuna parte, così annuì piano e si alzò tenendo lo sguardo basso.

-Ehi..- Jimmy lo chiamò, con un tono così dolce che pensò che se si fosse voltato a guardarlo lo avrebbe trovato con il suo cuore tra le mani -Non lo dirò a Brian.-

Ah, gia, era quella la sua unica preoccupazione ora. Brian. Solo Brian. Sempre Brian.

-Vai a fare colazione, Jim.-

-Ma..non risolveremo niente in questo modo..- si alzò cercando di avvicinarglisi.

-Non ho voglia di risolvere un cazzo in questo momento! Io non ti voglio qui ora! Ho rovinato tutto, sei contento? Eh?-

-Matt, io..-

-Adesso vattene.-

Jimmy lo guardò immobile, aveva una gran voglia di piangere, era così spaventato da tutto. Cercò di dire qualcosa ma Matt lo precedette ancora -Mi hai sentito o no? Cazzo vattene!- e lo guardò andare via, senza dirgli mai che non era quello che voleva per davvero.

Ah, e la sua vita faceva ancora schifo.



 

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Capitolo 6
*** Come se si potesse far finta di niente. ***




Buonsalve!
Allora, hm, pubblico questo capitolo con la premessa che, si, è forse un pò cortino ma non ho trovato altro da aggiungere e mi sembrava che andasse bene anche così. La faccenda tra Jimmy e Matt sta andando per le lunghe, e questo non era per niente previsto o.o Inoltre sono in una specie di situazione di stallo perchè non riesco a decidere se far sì che Brian venga a conoscenza di quello che è successo tra i due oppure se lasciarlo allo scuro di tutto per non causare altri problemi.
Ah, e poi, nei prossimi capitoli Matt incontrerà finalmente il "nuovo personaggio" di cui ho parlato precedentemente^^
Cerco di fare ancora del mio meglio e spero che la storia stia riuscendo a convolgervi, in qualche modo, e come sempre ringrazio quelle belle persone che perdono un pò del loro tempo a recensire :*

XOXO





Come se si potesse far finta di niente.





Matt si prese la testa fra le mani sbuffando sonoramente. Non aveva minimamente previsto che sarebbe stato così difficile trovare un lavoro quando si era seduto a quel tavolo con il giornale davanti. Insomma, la prima volta gli era andata bene, ma ora continuava a sottolineare svogliatamente qualcosa che potesse andargli a genio sfogliando le pagine con gli annunci di lavoro anche se fin ora non sembrava aver concluso un granchè.
E poi era anche un modo costruttivo per tenersi occupato visto che ce la stava mettendo tutta per non ritrovarsi da solo con Jimmy o comunque evitarlo.
Solo il giorno prima aveva rischiato di portarselo a letto e ora nessuno dei due sembrava voler toccare l'argomento.
Jim gli stava alla larga visto il fatto che gli aveva urlato contro e, a dirla tutta, non l'aveva presa molto bene. Matt, invece, preso dai sensi di colpa se ne stava semplicemente in disparte lasciando che le cose andassero come dovevano andare, ovvero sperando che non cambiasse idea sul fatto di sposare Brian.

Non era una gran bella situazione, ma dovevano essere davvero molto bravi a nascondere le cose dal momento che Brian non sembrava aver ancora sospettato nulla.

Però non era giusto. Non lo era per niente.
Non era giusto il fatto che sembrava essere lui l'unico a soffrire, non era giusto che la felicità degli altri lo investisse ogni giorno facendolo sentire ancora più inutile, non era giusto che quando ci metteva il cuore nelle cose che faceva veniva sempre distrutto e calpestato. Perchè ci aveva messo il cuore in quei baci con Jimmy e, davvero, non riusciva a capire se lo amasse come un fratello o qualcosa di più.
A questo punto aveva solo bisogno che qualcuno gli dicesse cosa fare, perchè da solo non sarebbe andato da nessuna parte. E questo lo sapeva bene.
La cosa più triste poi era il fatto che ognuno pensasse che Matt fosse felice o che almeno stesse bene.
Ma la verità, alla fine, era che in tutto quel tempo l'unica cosa che era riuscito a fare era stata crearsi il proprio inferno per poi dare la colpa agli altri.
Dare la colpa a Jim per non avergli mai fatto capire che c'era stata la possibilità di diventare qualcosa, insieme. Dare la colpa a Brian, in qualche modo, per essersi intrufolato nelle loro vite e aver mandato tutto all'aria. Dare la colpa a Valary, si, che spezzandogli il cuore aveva fatto in modo che si avvicinasse a Jimmy molto di più di quanto avrebbe dovuto. E poi avrebbe incolpato Zacky, Frank, sua madre, suo padre, solo per immaginare che qualcun'altro soffrisse, oltre a lui.

Ma alla fine doveva tenerli per sè quei pensieri, doveva tenerlo per sè il fatto che sentisse ogni giorno di più il dolore scorrere nelle proprie vene e le avrebbe tenute solo per sè quelle labbra spaccate da sorrisi finti che era costretto a mostrare ogni giorno. Giurò a sè stesso che non si sarebbe più innamorato. In quel preciso istante, con lo sguardo sul giornale e la mente offuscata da millemila pensieri, promise al suo cuore che d'ora in avanti lo avrebbe protetto.






Nel frattempo, Brian baciò il suo ragazzo, sul collo, sul viso, sulle labbra, facendolo sospirare appena. Jimmy amava sentire il suo dolce peso addosso ma si accorse che in quel momento l'unica sensazione che gli provocava era...fastidio.
Il suo profumo gli dava fastidio, i suoi capelli che scivolavano dolcemente sul suo viso facendogli il solletico, le sue mani che lo toccavano ovunque. E non riusciva a non farsi schifo per questo. Era solo che la sua mente era troppo occupata a cercare di trovare una soluzione per tutto quel casino, magari qualcosa non avrebbe ferito nessuno. Ma sembrava quasi impossibile.
Per un attimo ricordò che Brian non fosse al corrente di ciò che era successo la mattina prima tra lui e Matt e questo bastò a farlo rilassare almeno un pò.

Brian sembrava divorare le sue labbra in preda alla voglia che aveva di lui e quasi gli mancarono i baci fragili e le labbra screpolate di Matt. Il modo in cui lo aveva sovrastato con il suo corpo facendolo fremere, il modo insicuro in cui lo sfiorava, la timidezza, la paura.
La dolcezza.
E per un attimo aveva tanto desiderato sapere come sarebbe stato se non lo avesse fermato, fin dove si sarebbe spinto e cosa volesse realmente dimostrargli. Che lo amasse? Che poteva abbandonare tutto e recuperare il tempo perso insieme?
E se fosse stato soltanto un momento di debolezza? Però...che tempismo.

In quel momento riuscì a pensare soltanto che gli facevano male le guance a furia di fingere sorrisi. E anche a seguire Brian in quei baci violenti.

-Jim.-

Forse avrebbe dovuto uscire da quella stanza e chiudersi in bagno. Magari a piangere.

-Jimmy.-

No, non era da lui. Voleva solo delle risposte, anzichè passare il tempo a immaginarsi varie soluzioni o ipotesi costruite su...beh, sul nulla. Voleva solo delle dannate risposte.
Si accorse che Brian lo stava fissando solo quando lo sentì chiamarlo una terza volta. E si imbambolò davanti ai suoi occhi. Nocciola.
Bellissimo.

-C-che c'è?- chiese preoccupato, come se non fosse stato lui quello che si comportava in modo strano.

-Ti senti bene?-

Era così dolce. Perchè diavolo era così dolce? Aveva baciato il suo migliore amico, lo aveva tradito, e Brian continuava ad essere così fottutamente dolce! Si sentì un mostro. Le bugie, i falsi sorrisi, il fatto che non gli andasse per niente di fare l'amore, lo facevano sentire una specie di fottuto mostro mangia-fiducia.
Sospirò abbassando lo sguardo -Sc-scusa, io..-

-Lo sapevo. Non preoccuparti.-

-Cosa?- Jimmy lo guardò allarmato.

-Che non ne avevi voglia.- abbozzò un sorriso -Non devi sentirti in colpa.- gli lasciò un leggero bacio sulle labbra prima di alzarsi e lasciarlo lì. E Jim si sentì...leggero, libero di respirare. Si rilassò, alla fine si era preoccupato per nulla.
Pensò che Brian doveva amarlo per davvero se riusciva a capirlo e ad acconsentire a non fare l'amore anche con un amichetto sull'attenti rinchiuso nei pantaloni. Lo guardò alzarsi e accendersi una sigaretta, arrossì quando gli sorrise e si sentì uno stupido per aver quasi insultato i suoi baci. Adorava quando gli martoriava le labbra. E poteva farlo solo lui.

-Scusa.- gli sussurrò ancora.

-C'è qualcosa che ti preoccupa? Qualcosa di cui vorresti parlarmi magari?-

-No.- disse soltanto cercando di mantenere la calma e si voltò a guardare il soffitto.

-Non hai cambiato idea, vero?- Brian lo aveva raggiunto gattonando al suo fianco sul letto, lo guardò dall'altro con la sua adorata marlboro tra le labbra.

Jimmy gliela sfilò rubandogli un tiro -Su cosa?-

-Il matrimonio.- chiese un pò impacciato -Vuoi ancora sposarmi?-

Jimmy lo gaurdò per un pò confuso puntellandosi sui gomiti in modo da guardarlo più da vicino -Pensi davvero che non voglia più farlo?-

-Non è che lo penso..-

-Brì..- gli sorrise -Amore ti sposo. Okay?-

-E' che..pensavo che...è stupido ma..-

-Non pensare, okay? Non farlo.- sussurrò Jimmy prima di baciarlo.

La sigaretta si consumò da sola tra le dita di Brian. E Jimmy realizzò che avrebbe lottato per sè stesso. Per entrambi.
Dopotutto era il loro piccolo infinito, e non poteva finire così.






-Che fai?-

Qualche minuto dopo Matt era ancora su quel dannato giornale alla ricerca di un dannato lavoro. Alzò per un momento lo sgurado notando Brian che era appena entrato in cucina.

-Hm?- fece distrattamente.

-Che stai facendo?- ripetè Brian scandendo bene le parole come se fosse un povero idiota. Il fatto era che Matt si trovava un pò a disagio dopo quello che era successo con Jimmy, ma questo lui non poteva saperlo.

Per cui tirò un sospiro di sollievo e si rilassò tentando di apparire normale -Cerco un lavoro.-

-Fai sul serio?-

Matt incrociò il suo sguardo scioccato e sbuffò -Non posso continuare a contribuire alle spese con i miei risparmi, non credi?-

Brian annuì -Mi sembra sensato.- ficcando poi letteralmente la testa nel frigo in cerca di qualcosa da mangiare -Jim, hai di nuovo dimenticato di fare la spesa! In questo frigo c'è l'eco!- urlò ma evidentemente non c'era molto bisogno di farlo visto che Jimmy entrò in cucina proprio in quel momento.

-Non sono la tua fottuta badante! E togli la testa dal frigo, ora preparo la cena.-

Inutile dire che Matt non provò nemmeno ad alzare lo sguardo, nemmeno per un secondo, sinceramente aveva paura di incontrare i suoi occhi. Per cui si finse così concentrato da "non essersi accorto di niente". E per un pò funzionò.

-Posso aiutarti?- Brian mise sù la sua migliore faccia da cucciolo avvicinandosi al suo ragazzo.

-A fare cosa?-

-A preparare la cena!-

-Devo ricordarti cos'è successo l'ultima volta?-

Brian incrociò le braccia al petto e offeso uscì dalla cucina dicendo che sarebbe andato a vegetare finchè la cena non sarebbe stata in tavola visto che secondo loro non era capace di fare nulla. Jimmy scosse la testa divertito, pensando che si sarebbe fatto perdonare dopo, e Matt non potè trattenersi dal ridacchiare. Ma in un certo senso fu come se fosse uscito allo scoperto visto che Jimmy fece decisamente finta di accorgersi di lui solo in quel momento.

-Hai intenzione di mangiarla tutta quella torta?- indicò il piatto accanto a Matt, quell'adorabile torta al cioccolato che aveva iniziato a divorare indisturbato  poco prima.

Matt fece spalucce non degnandolo però ancora di uno sguardo -Forse. Perchè no?- Devo forse mantenermi in forma per qualcuno?

Jimmy sospirò, arrendendosi a fatto che finchè le cose non si sarebbero risolte probabilmente avrebbe dovuto sorbirsi la versione più insopportabile di Matt. E lui la conosceva bene. -Ti rovinerai l'appetito.-

-Non importa.-

-Come vuoi.-

E sarebbe potuta finire così, se non per il fatto che Matt stupidamente, forse insoddisfatto, forse per il fatto che voleva ancora sentire la sua voce rivolgersi a lui, si sentì in dovere di dire altro -E' così che sarà d'ora in poi tra noi?- e aveva finalmente alzato lo sguardo, ma questo Jimmy non poteva saperlo visto che continuava a dargli le spalle concentrandsi su qualcosa da preparare per la cena.

-Non so di che stai parlando.-

Matt sentì la rabbia montargli dentro, scosse la testa deluso -Ma si, buttiamo tutto nel cesso, chi se ne frega.- sibilò.

-Tu! Sei stato tu a buttare tutto nel cesso!- Jimmy si voltò di scatto poggiando entrambe le mani sul tavolo proprio mentre Matt stava per alzarsi facendolo ricadere sulla sedia -Tu mi hai baciato, tu mi hai urlato in faccia chiedendomi di sparire! Tu! Non io! Per cui non dare la colpa a me!-

Matt si specchiò nei suoi occhi lucidi e per un momento si pentì di aver aperto bocca, di aver ridotto entrambi in quel modo. Si pentì di tutto. E avrebbe voluto pronunciare il suo nome, o chiedere ancora scusa, o magari alzarsi e incominciare a urlare anche lui. Ma no, abbassò soltanto lo sguardo sentendosi colpevole.

-Adesso finisci la tua cazzo di torta.- lo fulminò Jimmy prima di voltargi le spalle e tornarsene ai fornelli.

Proprio mentre il suo cervello cominciava a formulare l'idea di uscire da quella stanza o magari anche da quella casa, risolvendo così il problema ad entrambi, Brian sbucò di nuovo sulla porta -Ha appena chiamato Johnny e..- ma non appena alzò lo sguardo percepì qualcosa di diverso, ed era difficile non notarlo visto il modo furioso con cui Jimmy si muoveva per la cucina, tentando invano di sembrare controllato, o il modo in cui gli occhi di Matt si erano inumiditi tutto a un tratto -Che è successo?- chiese cauto scrutandoli attentamente.

-Niente.- rispose rapido Jimmy senza però degnarlo di uno sguardo.

-Matt, tutto bene?-

E quando gli occhi di Matt si posarono su Brian gli venne come l'impulso di dire ogni cosa, di rivelargli tutto senza tralasciare niente. Vederlo lì, in piedi, con quello sguardo un pò preoccupato un pò confuso, gli fece soltanto venire una gran voglia di non dover più fare finta di nulla, di non dover più comportarsi come se non fosse successo nulla. Ma tutto quello che riuscì a dire fu un fragile e semplice...-Si.- sbattè gli occhi più volte riprendendosi da quei pensieri e distogliendo di nuovo lo sguardo. Brian non sembrò molto convinto ma ci pensò Jimmy a distrarlo in fretta.

-Allora? Che ha detto Johnny?-

-Ah gia. Beh, dice che c'è questa band emergente che suona in quel locale che ti piace tanto e sono anche piuttosto bravi quindi..vi va di andarci?-

-E' sta sera?-

-Si.- annuì speranzoso.

-Ok, nessun problema. Andiamo.- Jimmy gli sorrise finalmente. Forse per tranquillizzarlo un pò.

E Brian si voltò verso Matt per avere anche la sua di conferma -Matt?-

-Non lo so.- mormorò soltanto.

-Andiamo.- lo corresse Jimmy.

-Ho detto che non lo so.-

-E io ho appena detto che ci andiamo.-

-Da quando sei tu che prendi le decisioni?-

Jimmy alzò gli occhi al cielo prima di rivolgersi a Brian -Chiama Johnny e digli che ci saremo.- gli intimò e questo annuì lasciandoli di nuovo soli.

-Adesso fai anche finta di non sentirmi?- continuò Matt.

-Senti, noi ci andremo che ti piaccia o no.- per quanto cercasse di tenere un tono basso, perchè Brian non li sentisse, non gli stava riuscendo molto bene. E Matt di certo non era d'aiuto.

-E per quale motivo? Perchè sei tu a deciderlo?-

-Si! Si perchè lo dico io! E cazzo Matt, voglio che tu ti riprenda la tua vita e che cominci a fare delle scelte concrete invece di continuare a piangerti addosso!-

Si chiese se fosse necessario farlo sentire ancora meno di una nullità sputandogli in faccia tutto quel veleno. In fondo non era lui che aveva scelto quella vita, non era lui che aveva deciso di essere così...così lontano da quello che gli altri si aspettassero che fosse -E tu, Jim? Tu le hai fatte le tue scelte?- deglutì a vuoto anche se conosceva gia molto bene la sua risposta.

-Io sposerò Brian.- sospirò Jimmy -Lo sappiamo entrambi.- lo guardò un pò tristemente ma il suo cuore apparteneva a Brian, da sempre. E magari tra loro doveva andare così, non c'era altra strada.

-Tu pensi che io voglia portarti via da lui?-

-Non lo so, io...io voglio solo che tu mi dica cos'è successo ieri, perchè...sinceramente non riesco ancora a capire cos'è che vuoi, Matt.-

Non riesco a capire cos'è che vuoi.
Bene. Le persone continuavano a non capirlo, figuriamoci se lui riusciva a capire se stesso.
Gli sembrava di essere caduto in una sorta di baratro della tristezza, una voragine, e si stava trasformando anche lui, lentamente, in tristezza.
Non sapeva neanche per cosa continuasse a combattere ancora. E non era rilevante quanto riuscisse ancora ad andare avanti se non sapeva nemmeno dove era diretto.

-Va bene.- sospirò alla fine tenendo lo sguardo basso -Ci andiamo.-

-Come?-

-A quello stupido concerto, ci andiamo. Se è quello che vuoi.- si alzò ripiegando il giornale velocemente e cercando di scappare da quella situazione e dagli occhi di Jimmy che sapeva essere puntati su di lui.

-Dove vai?-

-Avevi ragione, non ho più fame.-





 

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Capitolo 7
*** Il dolore cambia le persone. ***





Saaaalve!
......................Ho sempre un mucchio di cose da dire ma poi quando comincio a scrivere *pufff* dimentico tutto -.- sono un caso disperato, lo ammetto.
Mi limiterò a ringraziarvi come sempre, anche se così facendo non vi faccio di certo arrivare un oscar a casa o dei soldi e di sicuro non riesco a darvi un bacio, ma avete il mio sincero affetto. Parlo con tuuuutti voi. Gia u.u
Comunque: la fine del capitolo è tipo...BOOM! YEAH!........capirete il perchè solo giusto nell'ultimo rigo >.<
E boh, credo sia l'unica parte che mi soddisfa c.c

Beh, ciao ciao, e bevete tanto caffè <3
XOXO







 

Il dolore cambia le persone






Ognuno di noi è al corrente di quanto sia difficile scappare dai ricordi, soprattutto se in questi ci affoghi.
E Matt ci affogava, ogni giorno, anche standosene fermo a fare niente, anche quando cercava di non pensare erano sempre lì, sempre a ricordargli che ne aveva abbastanza di soffrire, che lo facevano sentire come se avesse avuto l'acqua alla gola per tutto il tempo. E bastava solo una piccola spinta per annegarci dentro.
E poteva trattenere il respiro, certo. Ma a volte decideva semplicemente di non farlo.
Era troppo dolore per una persona così debole. Una persona che si era resa conto nel tempo di non valere nulla, di non essere forte per niente, che da piccolo sognava di diventare un cazzo di psicologo o medico mentre tutti gli altri volevano la luna, volevano fare gli astronauti.
Ma andiamo, quale diamine di ragazzino vuole fare il medico? Che razza di...robba ha nella testa?
Il fatto era che per Matt la vita era sempre stata qualcosa di concreto, qualcosa da toccare con mano e a cui bisogna partecipare attivamente per poter sopravvivere. Lui lo sapeva che i supereroi non esistevano, lui lo sapeva che devi avere proprio un gran culo per riuscire a mettere piede sulla luna. Sapeva gia tutte queste cose.
Solo che poi le aveva dimenticate. Col tempo.
E con Jimmy.
Era come una crescita al contrario la sua. Con Jimmy aveva cominciato a sognare.
E tutto a un tratto i supereroi esistevano e le persone volavano nello spazio, mentre tutti i dottori andavano in bancarotta.


Richiuse il piccolo quaderno che era appartenuto a Zacky sospirando piano, dopo averne amato ancora una volta ogni singola parola. Ma ogni volta gli lasciava l'amaro in bocca e una sensazione orribile all'altezza del petto. Lo ripose nel cassetto e tornò a sedersi sul letto. Tenne lo sguardo sul pavimento per tutto il tempo, come se potesse guardarci attraverso e scoprire Brian e Jimmy che finivano di cenare al piano di sotto.
Il fatto era che non riusciva a ricordare com'era essere felice e guardare loro invece...beh, guardarli lo faceva sentire insensibile, perchè a volte nemmeno i loro sorrisi gli ricordavano cos'era la felicità.
E si sentiva così vuoto che a volte non riusciva neanche a spiegarlo.
Ma ben presto avrebbe capito che in fondo una scelta ce l'aveva, o forse due: ritrovare il Matt di una volta, quello con i piedi per terra, quello che non sogna se al suo fianco non ha i suoi amici, oppure...perderlo completamente.
E realizzò che era quella la chiave, l'unico modo per andare avanti.
Cambiare.


Comunque, qualche minuto dopo il suo cuore ebbe un leggero, ma non tanto, infarto quando Brian fece capolino dalla porta della sua stanza. In un primo momento credette che Jimmy avesse vuotato il sacco, ma poi lo vide sorridere.

-Perchè non eri di sotto?-

-Ho mangiato troppa torta.- forzò un sorriso, e fu come sentire le labbra frantumarsi in mille pezzettini che non sarebbero mai tornati al loro posto.

-Oh, quindi..che stai facendo?- chise Brian un pò incerto.

Matt si guardò intorno cercando una scusa che non suonasse tanto come un "mi sto deprimendo" -Io..niente..t-tu che stai facendo? Non dovresti prepararti per uscire?- si, okay, come se lui non dovesse farlo.

E Brian avrebbe potuto ricordargli che effettivamente anche lui avrebbe dovuto prepararsi, ma si limitò a storcere la bocca abbassando lo sguardo -Veramente..- sospirò pesantemente -Ecco..il fatto è che avrei bisogni di parlarti.-

-Davvero?- deglutì.

-Si, cioè,vedi...Jimmy si comporta in modo strano..e mi chiedevo se tu ne sapessi qualcosa.-

-Come..in modo strano?- bene, ora si che cominciava a sprofondare nella merda.

-Beh, è sempre pensieroso e..sono sicuro che ci sia qualcosa che non va e allora ho pensato che magari...beh, ecco, magari potevi parlargli e-

-No!-

Il silenzio che seguì dopo quell'esclamazione fu come smettere di respirare, come averla fin sopra i capelli questa volta la merda. Per Matt era stato un riflesso involontario ma per Brian poteva voler dire qualsiasi cosa. E quando non capisci una cosa puoi darle qualunque significato tu voglia.   
Brian corrugò la fronte guardandolo un pò confuso quanto sorpreso -Perchè no?-

Eh, perchè no?
Gran bella domanda, proprio una figata Brian, complimenti.


-F-forse si sta ancora abituando all'idea del matrimonio.- cercò di riparare Matt -...No?-

-Io non credo sia questo.- si passò una mano tra i capelli sbuffando -Quindi..puoi parlargli?-

Matt sospirò -Che dovrei dirgli?-

-Non lo so..cerca di capire se c'è qualcosa che non va..-

-Brì, io..-

-Ti prego Matt.- lo guardò con quegli occhioni e...ahh, fanculo Brian!

-E va bene. Lo faccio.- disse piano distogliendo lo sguardo.

Brian sorrise e Matt era sicuro che stesse anche per abbracciarlo ma una voce alle loro spalle li fece voltare entrambi -Ehi voi due!- Jimmy li guardava standosene sulla porta con le braccia incrociate al petto -Brì se non ti decidi a farti una doccia non usciremo più di qui!- lo rimproverò.

Brian annuì riprendendosi velocemente da quell'assurda conversazione e raggiunse il suo ragazzo -Hai ragione.- rivolse un piccolo sorriso a Matt e uscì dalla stanza.

-Corri!- gli intimò Jimmy vedendolo entrare velocemente in bagno.

-Volo!-

Matt intanto si alzò avvicinandosi a Jimmy che lo guardò confuso quando lo tirò dentro chiudendo la porta -Che fai?-

-Dobbiamo parlare.-

-Proprio adesso?-

Matt si preoccupò di fare almeno qualche passo indietro vista la troppa vicinanza dei loro corpi, Jimmy intanto continuava a sostenere il suo sguardo e non sembrava più tanto arrabbiato. E Matt a quel punto non sapeva se esserlo o meno. Forse era il suo turno di arrabbiarsi?

-E' per prima?- continuò Jimmy.

Matt sospirò scuotendo la testa. Perchè doveva essere così difficile? -Si è per prima Jim. E per ieri, per domani, per quello che succederà d'ora in poi..-

-N-non ti seguo.-

-Brian mi ha chiesto di scoprire cos'hai.-

-C-come?- sgranò gli occhi.

-Crede che tu gli nasconda qualcosa. Ascolta..-

-E tu gli hai detto qualcosa?-

-No! No, ascolta, lui dice che ti comporti in modo strano e pensa di esserne la causa e..Jim, sinceramente, l'unico che gli sta dando modo di pensare che forse c'è davvero qualcosa che non va sei tu.-

Jimmy rimase in silenzio, forse un pò spiazzato da quelle parole. E forse Matt non aveva tutti i torti -Okay.- sussurrò poi.

-Okay che cosa?-

-Okay e basta.-

Matt sospirò, ne sarebbe uscito pazzo da quella storia -Dobbiamo sistemare questa cosa, non puoi dire semplicemente "Okay".-

-Tu credi che io non voglia sistemare le cose? Mi hai appena detto che sono io quello che sta mandando tutto a puttane!- esclamò.

-Non ho detto questo! Ma dovresti sforzarti di apparire quello di sempre almeno davanti al tuo ragazzo! Dov'è finito il tuo cazzo di autocontrollo?- gli puntò un dito sul petto avvicinandosi e Jimmy lo fuminò con lo sguardo.

-Sono umano cazzo, posso sbagliare anch'io. O no?-

Matt scosse la testa sbuffando -Siamo due idioti.-

-Parla per te.-

-Perchè continui a fare così?-

-A fare cosa?-

-Questo! Lo so che è colpa mia, ma non puoi negare che per una parte, per quanto piccola, è anche colpa tua! Dimmi che cosa vuoi che faccia, Jim! Che vuoi da me?-

Voglio che tu te ne vada, che faccia qualcosa per far smettere il dolore che ho sul petto. Voglio che mi baci.
Cercò di dirgliele con gli occhi quelle parole, ma sapeva che non avrebbe capito comunque.

-Che c'è che non va?- chiese Matt con più calma vedendo il suo sguardo perso e un pò turbato.

Jimmy scosse la testa riprendendosi appena dalla visione di quelle labbra che si muovevano a poca distanza dal suo viso -Ti odio quando fai così.- mormorò guardando a terra.

Ma nonostante tutto riuscì a strappargli un piccolo sorriso consapevole mentre annuiva -Lo so. Ma che dico a Brian? Che mi odi?-

-No..ci penso io.-

-Va bene.- restarono a guardarsi e in un certo senso fu come avere un piede nella favola e l’altro nell’abisso. La favola era il fatto che i loro visi avevano incominciato lentamente ad avvicinarsi, come calamite, come volevano entrambi, l'abisso lo trovò negli occhi di Jimmy che in quel momento gli ricordarono che lui apparteneva a qualcun'altro. E si fermarono, a un passo da quel bacio, come se lo stesso pensiero avesse attraversato la mente di entrambi -Jim..- mormorò, imponendosi di non sfiorare quelle labbra nemmeno per sbaglio.

-Si?- deglutì.

-Vi aspetto in macchina.-

Jimmy spostò velocemente lo sguardo dalla sua bocca a i suoi occhi -..Si.-
 





Matt non amava particolarmente quelle persone che ti si strusciano addosso per passare senza chiedere permesso. E quel locale ne era pieno.
Capiva il fermento e l'eccitazione per la band che si sarebbe esibita a breve, ma per lui che se ne sarebbe rimasto volentieri a casa in quella serata non c'era niente di così piacevole. L'unico lato positivo era che con l'assenza di Lacey poteva tenersi Johnny tutto per sè evitando di sembrare un'ameba o una sottospecie di asociale circondato da coppie.
Dopo la conversazione con Jimmy non si erano più rivolti la parola e sinceramente evitava anche di ritrovarsi da solo con Brian per paura che potesse chiedergli qualcosa. Sperò davvero che ci pensasse Jimmy a fargli capire che non c'era nulla che non andasse.

Sospirò guardandosi un pò intorno, era piuttosto affollato dato il programma della serata e non gli piaceva affatto, finchè non incontrò lo sguardo di Johnny  che lo guardava scuotendo la testa con disappunto.

-Che vuoi?-

-Sei ridicolo.-

-Di che parli?- inarcò un sopracciglio.

-Parlo di te e della tua coca-cola.- indicò la bottiglia mezza vuota che teneva tra le mani.

Matt roteò gli occhi, facendo ridere Brian che si era finalmente degnato di staccare le sue labbra da quelle di Jimmy lasciandolo respirare. Non rispose e per evitare di incrociare lo sguardo di Jimmy si voltò verso il palco alle sue spalle, che ancora preparavano montando l'attrezzatura -Come si chiama?-

-Hm?-

-La band, come si chiama?-

-Uh, ehm..Leathermouth!- esclamò Johnny.

-Mai sentita.-

-Di solito non si esibiscono qui. Però sono forti.- gli sorrise.

-E da quando li conosci?-

-Da quando conosco il cantante.-

-Sarebbe?-

-Oh lo vedrai.-

Matt lo guardò confuso -Cos'è una minaccia?-

-Diciamo che è più un: tieni gli occhi piantati sul palco. Hm?-

-Se lo dici tu.- alzò le spalle e tornò a bere la sua fedele coca-cola. Continuando a pensare che Johnny doveva essere impazzito o qualcosa del genere.
Lo sguardò gli cadde su Brian, ma precisamente sulla sua mano che posata sul tavolo stringeva quella di Jimmy accarezzandola. Guardò quell'anello messo bene in vista, quelle dita lunghe, i tatuaggi...e per un attimo, solo per un secondo, immaginò che Brian non esistesse.
Fu la cosa più brutta che avesse mai osato pensare.
Magari meritava anche di ubriacarsi e mandare tutto a puttane per aver anche solo pensato una cosa del genere. Si sentì la persona peggiore del mondo e voleva urlarlo, ma non poteva.
Senza pensarci troppo alzò lo sguardo cercando di scacciare via quei pensieri ma fu forse quello l'errore più grave. Incontrò gli occhi di Jimmy, che lo stava gia guardando, e il suo cuore perse un battito. Ma a differenza di quanto avrebbe creduto non ci annegò dentro, provò solo uno scomodo senso di colpa. Capì per la prima volta, forse, che non spettava a lui stare al suo fianco, che gli spazi tra le sue dita non erano stati fatti per essere riempiti dalle proprie, che il suo cuore per quanto sembrasse assurdo non appartenenva a lui.
Forse doveva ancora trovare la sua strada.

Distolse in fretta lo sguardo e si alzò. Aveva solo un gran bisogno di nicotina.






Qualche minuto dopo se ne stava fuori, lontano da tutte quelle voci che gli ronzavano nelle orecchie e quelle persone che quasi gli impedivano di respirare. Si accese una sigaretta e guardò il fumo che si disperdeva fin sopra il cielo davanti ai suoi occhi. In un certo senso desiderò di poter svanire anche lui così facilmente.

-Ti nascondi?-

La voce di Johnny alle sue spalle lo prese all'improvviso facendolo sobbalzare. Si portò una mano sul petto -Sei impazzito?- esclamò facendolo ridere.

-Se non ti conoscessi bene direi che ti stai rammollendo.-

Matt sbuffò evitando il suo sguardo. -Allora?- continuò allora Johnny.

-Allora cosa?-

-Beh, non mi dici che succede tra te e Jimmy?-

Il tentativo di Matt di restare calmo a quel punto andò bellamente a puttane vista la sua faccia -Cos-che? Di che parli?-

L'altro lo guardò -Fai sul serio?- ghignò.

-Sono serissimo, non capisco dove vuoi arrivare.-

-Va bene, capisco, non vuoi parlarne.- alzò le mani.

Ma come diavolo faceva ad accorgersi sempre di tutto? -Si sposano.- sospirò poi, forse più a se stesso, sorridendo appena.

-Gia. Credo di non averli mai visti così felici.-

Matt preferì non rispondere, preferì non dire nulla e far parlare il silenzio.
Felice, anche lui voleva esserlo.

-Torno dentro. Tu vieni?-

-Tra poco.-

Johnny annuì -Ma sbrigati, inizieranno a momenti.-

-Ah, aspetta.-

Si fermò proprio sulla porta voltandosi di nuovo verso Matt -Perchè ci tieni tanto che io la veda?- fece questo.

-La band?-

-Si.-

Johnny gli sorrise, consapevole forse di qualcosa di cui lui non era al corrente -Diciamo che credo che ti farà bene, un pò di musica.- gli strizzò l'occhio e rientrò lasciandolo ancora più confuso di prima. Ora doveva solo scoprire cosa c'era di così importante per Johnny in tutto ciò.






Sbuffò calciando finalmente quel sassolino che aveva iniziato a fissare da quando Johnny lo aveva lasciato lì fuori. Questo rotolò via colpendo la porta del locale che proprio in quel momento si aprì lasciando uscire l'ultima persona che avrebbe voluto avere lì.

-Sei ancora qui?- cercò di sorridergli.

Ma Matt evitò prontamente il suo sguardo -Stavo per rientrare. Fammi indoviare: Johnny ti ha mandato a chiamarmi.-

-A dire il vero no.- e Jimmy forse arrossì pure pronunciando quelle parole -Possiamo parlare?- azzardò.

Matt fece spallucce -Non facciamo altro.-

-Beh, stanno succedendo cose strane, devi ammetterlo.-

-Nah, siamo solo un pò idioti.-

-Gia.- ridacchiò Jimmy.

-Vorrei solo che tornasse tutto come prima.- sospirò Matt alzando finalmente lo sguardo sui suoi occhi.

-Anch'io.-

-...-

-Comunque..non preoccuparti per Brian, non credo che farà più domande.-

-Mi dispiace che tu debba mentirgli.-

-Si, beh, è meglio così no?-

Matt scosse la testa pensieroso, in realtà lui non condivideva affatto quell'idea. Insomma, per quanto potesse risultare masochista o suicida il suo primo pensiero era quello di spiegare ogni cosa a Brian, ma sapeva che non sarebbe stato così facile. E oltre alla sua di vita probabilmente avrebbe rovinato anche quella di Jimmy. Non ne faceva mai una giusta.
-Jim, io non voglio che tu faccia il mio stesso errore.- mormorò.

-Di che parli?-

-Non ho mai detto a Zacky di aver baciato Frank. E ora non posso più farlo.- i suoi occhi si inumidirono appena e fu difficile nascondere quell'evidente luccichio sotto la luce forte dei lampioni.

-Non ne avevi motivo Matt, stava gia soffrendo abbastanza. E poi non credo che tu voglia davvero dire tutto a Brian, non credo sia una buona idea. Almeno non in questo momento.-

-Si, ma...non riesco a non sentirmi in colpa ogni volta che lo guardo.- sospirò -Tu come fai?-

-Io non faccio niente di così straordinario. Penso che sia una di quelle cose che tra noi doveva succedere prima o poi, non credi? Ed è vero, ha scelto proprio il momento peggiore per accadere, ma...può essere il nostro segreto.- gli sorrise cercando il suo sguardo. Voleva tornare il Jimmy di sempre, e voleva tornare a farlo stare bene.

-Il nostro e di Johnny.- sorrise Matt.

-Johnny?-

-Si. Quello capisce sempre tutto.- risero.

Proprio in quel momento cominciarono a sentire gli strumenti che venivano accordati e altre persone continuarono ad entrare nel locale. Si decisero a rientrare anche loro solo dopo essersi scambiati la promessa di non commettere più errori del genere.
Non che fosse necessariamente un errore volersi bene forse un pò troppo ma quasi sicuramente non erano fatti per stare insieme in quel senso. Così Matt rinnovò la promessa che aveva fatto al suo cuore e continuò a proteggerlo da qualsiasi persona avesse potuto ridurlo in pezzi ancora una volta, e Jimmy continuò a concedersi all'umo che amava per il resto della sua vita.

Forse era scritto da qualche parte che era in questo modo che doveva andare.

Raggiunsero gli altri che intanto si erano avvicinati al palco per avere una maggiore visuale della band. Euforici, gli sorrisero da lontano per avvertirli della loro presenza e Jimmy e Matt si fecero spazio tra le persone per raggiungerli.
Matt teneva gli occhi sulla schiena dell'amico per non perderlo in quel caos ma quando, inevitabilmente, attirato da una voce proveniente dal microfono, alzò lo sguardo il suo mondo si fermò.
Letteralmente.
Quando i suoi occhi si fermarono sulla quella figura sul palco le voci svanirono, il frastuono, le persone che lo urtavano non erano più poi così fastidiose. E si fermò. Lì dov'era, come un idiota. Si accorse di star trattenendo il respiro e fu quasi come se la bolla di tristezza che lo aveva accompagnato fino a quel momento fosse esplosa tutto a un tratto.
Si sentì...bene. Forse spaventato.
Fu meraviglioso e terrificante allo stesso tempo. Fu gioia e tristezza. Una tale confusione che non seppe descrivere nemmeno a se stesso.
Spostò ancora lo sguardo sui suoi amici e notò che Jimmy li aveva gia raggiunti. Guardò Johnny e questo prontamente gli sorrise, intuendo tutto ciò che stava provando, e alzò la birra nella sua direzione come a mimare un brindisi per ciò che sarebbe venuto dopo.
Era quello il suo nuovo inizio. Il segno. Il cambiamento che aspettava.
Non Jimmy. Non Brian. Nè il matrimonio.
E Johnny lo sapeva. Ecco spiegato il motivo del suo comportamento.

Non era niente di tutto quello che avrebbe mai potuto immaginare.

Era Frank. Ed era lì.



 

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Capitolo 8
*** Qualcosa di meglio è destinato a venire qualche volta. ***




Hi!^^
WoOw credevo di metterci più tempo a scrivere questo capitolo :S sembrava proprio una spina nel fianco e invece eccomi qui!
Prima di tutto se non conoscete i Leathermouth (vi prego ditemi che li conoscete!) dovete assolutamente ascoltarli.  Può andare solo in un modo con loro: o li amate oppure o li odiate.  Ciò che fa rabbia è il fatto che alcune persone li amano solo perchè Frank ne fa parte e invece si dovrebbe apprezzarla certa musica!
Mah, non divaghiamo, allora...il titolo è preso da una loro canzone "Bodysnatchers 4 Ever" e anche la strofa sottostante (giusto per restare in tema) u.u
Spero lo apprezziate e boh, non mi aspettavo che così tante persone decidessero di seguire questa storia.  A dire il vero mi aspettavo che ne uscisse fuori una vera cagata ed ero pronta al peggio e invece siete carinissimi <3
XOXO





Qualcosa di meglio è destinato a venire qualche volta

Questa faccia non significa nulla, queste mani non sentono niente, questi polmoni sono vuoti e questi occhi sono ciechi.
Questa faccia non significa nulla, queste mani non tengono niente, io sono qui, questo cuore è tuo.
Il nostro amore non muore mai.

 
 





La musica era stupenda. Gli rimbombava nelle orecchie ma non gli procurava fastidio. Adorava il modo in cui tutto ciò fosse reale, bello.
Solo in quel momento ammise a se stesso che lui doveva trovarsi lì quella sera, che Johnny avesse ragione a chiedergli di tenere gli occhi piantati sul palco, che senza di lui forse non sarebbe mai uscito dalla gabbia che si era creato e in cui si era rinchiuso con le sue stesse mani.
Era assolutamente patetico il modo in cui gli brillavano gli occhi vedendo Frank muoversi sul palco, ma gli permise di farlo e chissà magari nessuno se ne sarebbe accorto.

A dirla tutta trovava assurdo anche il modo in cui il suo viso sembrasse assomigliare a quello di Zacky. Una cosa del genere l'aveva sempre pensata, ma a quel punto decise di non dargli peso.

Scacciò ogni tipo di pensiero che non riguardasse Frank o le sue labbra che si muovevano sul microfono, le sue mani attorno all'asta, gli occhi socchiusi e la fronte sudata. Deglutì senza la forza ne la volontà di staccargli gli occhi di dosso.
Non era poi così diverso, era sempre il solito basso buffo tenero e un pò impacciato ragazzino che gli correva dietro anni fà e forse l'unica cosa che lo rendeva un pò più adulto era l'accenno di barba presente sul suo viso, ma Matt lo trovò...bello.
Si, lo trovò bello e si stupì di aver pensato ad un aggettivo del genere ed averlo associato a Frank.

Non seppe dire bene quante canzoni avessero suonato o cosa avesse provato nel sentire la sua voce mentre presentava la band e ringraziava il pubblico ma notò senz'altro che anche la sua voce era un pò cambiata.
Era diverso Frank, non c'era dubbio. Ma chissà se lo erano anche i sentimenti che una volta provava per lui. Per un attimo fu curioso di scoprirlo ma poi si ricordò di cosa c'era stato tra loro l'ultima volta che si erano rivolti la parola e non fu più poi così sicuro di volerlo scoprire. Magari poteva uscire dal locale a concerto finito senza che nessuno se ne accorgesse e sgattagliolare via evitando incontri imbarazzanti.  
Solo che a quanto pare Johnny aveva altri piani e Matt capì che questi determinati piani ce li aveva gia dall'inizio di quella assurda serata che era sicuro avrebbe cambiato la sua vita.






-Allora? Sono forti non è vero?-

La voce di Johnny gli arrivò alle orecchie quasi come un fastidioso ronzio. Ora che la musica era cessata trovò difficile riabituarsi alle voci soffocanti delle persone tutt'intorno. Staccò gli occhi dal palco solo quando si accorse che Frank non era più su questo e si decise a guardare Johnny.
Prima sorpreso, poi confuso, forse anche un pò arrabbiato per il fatto che non gli avesse detto ciò che lo aspettava. Il suo cervello cambiò così tante volte idea su quale espressione fare che alla fine si arrese -Vado a fumare una sigaretta.- mormorò velocemente e ovviamente era solo un'altro dei suoi modo per svignarsela mentre si allontanava verso la porta.

Ovviamente fu Johnny a seguirlo e sinceramente Matt fu sollevato di vedere solo lui varcare la porta del locale -Che diavolo ti prende?-

-Perchè lo hai fatto?- chiese immediatamente il più grande.

-Fatto cosa?-

-Non fare i tuoi cazzo di giochetti con me. Per quale fottuto motivo lo hai fatto?-

Iniziò a scaldarsi e Johnny ringraziò il cielo che lo offendesse a parole anzichè prenderlo per il collo. Ma dopotutto avrebbe dovuto aspettarsela una reazione del genere. E poi era gia un gran risultato il fatto che non fosse scappato nel bel mezzo del concerto. Per cui, valutando questi fattori, poteva ritenersi fortunato -Parli di Frank?-

-No! Ovvio che non parlo di Frank! Anzi, quasi non lo avevo notato!- Cos'era? Faceva il sarcastico adesso?

-Matt, non c'è bisogno di farne un dramma, ascolta..-

-No, ascoltami tu: io non sono pronto per una cosa del genere!- lo fulminò con lo sguardo. Che poi...quale cosa? Che voleva intendere veramente con quella frase? Pronto per che cosa? Per un concerto?
O per rivedere Frank?
O forse per innamorarsi di nuovo?

Fatto stà che Johnny lo guardò in silenzio, finchè non si decise a tirare fuori ciò che pensava gia da un pò -Però per rovinare le cose con Jimmy sei pronto.- cercò il suo sguardo -O sbaglio?-

Matt, spiazzato, rimase senza parole per un pò. Ma non poteva restare in silenzio o gliel'avrebbe data vinta -Ma che cazzo ne sai tu di quello che ho dentro?- sbottò.

L'altro sospirò -Hai ragione, Matt, forse non lo so. Ma io non ti ho chiesto di fare niente, ho solo fatto in modo che tu lo rivedessi.- mantenne un tono calmo sperando che anche a Matt arrivasse il memo di calmarsi -E' stato davvero così orribile?-

E dovette ammettere che non lo era stato, dopotutto -No.- sussurrò abbassando lo sgaurdo. Forse era stato devastante per i ricordi legati al passato e a ciò che c'era stato tra loro, ma niente di più. Per il resto era stato bello. Forse anche un pò troppo -E' solo che..- biascicò.

-Cosa?-

-Beh...e adesso?-

E sinceramente aveva un pò paura della risposta, sperò davvero che la serata finisse lì, che il sorriso di Johnny non si fosse allargato in quel modo languido sulla sua faccia alludendo a qualcosa che sicuramente non gli sarebbe piaciuto e soprattutto sperò che non stesse per dire ciò che...beh, ciò che stava per dire.
-Adesso andiamo a salutarlo.-

Ecco. Appunto.






Il modo in cui lo trascinò per un braccio fin dentro il locale non gli piaceva affatto. Lo faceva sentire senza via d'uscita e l'unico lato positivo di quella faccenda sembrava essere il fatto che le persone non gli davano tanto peso perchè, in effetti, davano l'idea di essere due perfetti ubriachi. Quindi nessuno si offendeva quando Matt, tirato da Johnny che cercava di metterci tutte le sue forze mentre l'altro si opponeva cercando di tornarsene fuori, andava ad urtare qualche persona a caso.
Ubriachi, certo. Potevano sembrarci benissimo visto il modo buffo in cui si dimenavano.

-No! Cazzo ho detto di no!- lo supplicò Matt.

-Oh andiamo, non fare il bambino!- Johnny lo tirò ancora verso di sè pregando seriamente che non gli uscisse un ernia o qualcosa del genere.

-Non faccio il bambino! Io non voglio andarci!- puntò i piedi a terra decidendo di non muoversi da lì, per nessun motivo al mondo.

Johnny sospirò, esausto -Qual'è il problema?-

-Lo sai qual'è il problema! L'ultima volta che ci siamo rivolti la parola avevo la sua lingua in bocca e la sua mano sul mio-

-No! No, basta, non voglio saperlo!-
 
Matt sbuffò -Mi lasci andare ora?-

-Certo che no.-

-Ma...che dovrei dirgli secondo te?-

-Beh, potresti cominciare con un "Ciao, Frank!" e poi magari anche "Come stai?"-

Matt lo guardò, inespressivo -Simpatico.-

-Il resto ti verrà in mente dopo.- e sta volta invece di tirarlo incominciò a spingerlo riuscendo a fargli fare qualche altro passo in avanti verso il palco. Poi Matt si voltò, stufo di quella situazione, con tutta l'intenzione di bloccargli le mani e magari pigliarlo anche a testate. Gli balenarono in mente diverse immagini su come uccidere dolorosamente quel nano malefico, e sembravano essere tutte ottime idee, finchè non si scontrò con qualcosa.
Ma dal momento che quel "qualcosa" si scusò pensò che forse, più precisamente, doveva trattarsi di qualcuno.
Matt diede di nuovo le spalle a Johnny corrugando la fronte. E non gradì molto la capriola che fece il suo cuore all'interno del suo petto, o il fatto che rimase senza fiato non appena i suoi occhi incontrarono quelli di Frank. E, no, non gli stettero particolarmente simpatiche neanche quelle stupide farfalle nello stomaco.
Ora sopra alla lista delle cose da fare avrebbe dovuto aggiungere: Mai sottovalutare Johnny.
La prima cosa che notò comunque fu la velocità con cui il sorriso sulle labbra del più piccolo svanì lasciando spazio a un'espessione più spaventata che sorpresa. Non sapeva cosa Frank stesse provando, non riusciva a capirlo, ma non doveva essere niente di positivo.
Alla fine il fatto che se ne stessero in silenzio senza riuscire a spiccicare neanche una parola spinse Johnny a cercare di salvare la situazione. Dopotutto era stato lui a spingerlo letteralmente addosso a Frank.

-Ehi, Frank!- sbucò da dietro le spalle di Matt con un enorme sorriso. Come se fosse tutto molto normale. Ma forse non si rendeva conto che così facendo rendeva tutto ancora più strano.

Frank sembrò riprendersi almeno un pò e portò tutta la sua attenzione su Johnny sforzando un grande sorriso e ricambiando il suo abbraccio -Sei venuto!- esclamò, evitando accuratamente di reincontrare lo sguardo di Matt.

-Te l'avevo detto che non me lo sarei perso!-

-Gia. Ho appena incontrato anche Jimmy e Brian.- sorrise. Quando la stretta di Johnny lo lasciò andare però si sentì in dovere di dire qualcosa anche a Matt che se ne stava in silenzio lì accanto -Matt.- lo salutò con un cenno del capo.
Squallido. No?

-Frank.- ricambiò l'altro mormorando appena il suo nome. Il suo cuore non aveva smesso ancora di battere forte e probabilmente ci avrebbe messo un pò per riprendersi. Era strano salutarlo di nuovo, rivederlo, stargli così vicino. Aver voglia di sentire solamente la sua voce in tutto quel casino.
Distolse lo sguardo fingendo di guardarsi intorno, anche solo guardarlo lo faceva sentire di troppo.

-Beh? Vi è piaciuto?-

Vi.
Vi è piaciuto.
Aveva parlato al plurale. Quindi lo aveva considerato. No?
E allora perchè guardava solo Johnny? Per quale fottutissimo motivo guardava solo lui e non Matt?
La risposta poteva benissimo immaginarla, ma non voleva ammetterlo.
Preferiva pensare che anche Frank povasse la sua stessa confusione nel rivederlo. Voleva che la provasse, non poteva essere l'unico a sentirsi in quel modo e non contare più nulla persino per Frank.

-Scherzi? Siete stati fantastici!- esclamò Johnny entusiasta.

O forse si era semplicemente sbagliato. Poteva anche essere.
Magari la domanda doveva essere "Ti è piaciuto?"
O magari si riferiva a Jimmy e Brian, non certo a lui.
Ma se il suo era stato un errore allora perchè ora entrambi lo stavano fissando aspettandosi effettivamente qualcosa?
Per un'attimo credette di aver dimenticato persino la domanda. Gli arrivò una gomitata da parte di Johnny e si riprese davvero solo in quel momento. Potè giurare di aver visto Frank trattenere una risata.

-Eh? Oh, si è stato...forte.- abbassò lo sguardo forse arrossendo anche.

E Frank sorrise. Ma lui non potè vederlo.
Ma Johnny si. E ce li vide tutti i suoi sentimenti in quel sorriso, capì così che non lo aveva mai dimenticato, forse lo aveva messo un attimo da parte fantasticando su come sarebbe stato se Matt avesse ricambiato il suo amore. Ma non lo aveva cancellato dalla sua vita, mai.

-Allora..bevi qualcosa con noi? Ti va?- Johnny riprese in mano la situazione sperando che i due idioti in questione si dessero una svegliata. Ma l'espressione dispiaciuta sul viso di Frank non prevedeva affatto una risposta affermativa.

-Oh, mi piacerebbe ma..- indicò il palco alle sue spalle -Devo aiutare a rimettere a posto e credo che sta sera non ci sia tempo per i festeggiamenti.-
E poteva essere un miracolo dal punto di vista di Matt il fatto che non avesse tempo per loro in quel momento o poteva essere benissimo anche un enorme dispiacere, perchè in fondo del tempo con Frank lo avrebbe passato volentieri. Certo non da soli, non avrebbe avuto la minima idea di come comportarsi.
Frank al contrario di lui invece sembrava sapersi controllare molto meglio e questo gli faceva quasi rabbia. Ma Matt neanche immaginava lo sforzo che stava facendo per non guardalo negli occhi in quel momento.

-Ehi Iero, ti muovi o no? Una mano in più non ci farebbe male!-

Frank sbuffò voltandosi verso quello che doveva essere il batterista della band che lo richiamava da lontano e gli fece un cenno di assenso promettendo che lo avrebbe raggiunto subito -Lui è Steve.- li informò roteando gli occhi. Si vedeva lontano un miglio che sarebbe tanto voluto restare lì, ma non poteva -Sarà meglio che vada ad aiutarli.- accennò un sorriso.

-Ci vediamo presto allora.- gli sorrise Johnny. E Matt ci provò a dire qualcosa, ci provò per davvero ma...niente. Sembrava aver perso l'uso della parola e le sue labbra non ne volevano sapere di schiudersi e sputare fuori qualcosa. Forse aveva paura che se lo avesse fatto l'unica cosa che sarebbe riuscito a dire sarebbe stata "E' bello rivederti." oppure anche soltanto "Ti trovo bene."...per non dire bello.
E non poteva permettersi di cadere così in basso.

-Certo.- fissò le labbra di Frank mentre pronunciava quelle parole. Chissà se erano ancora così morbide come quando lo aveva baciato -Anzi, suoniamo all'Old Corner domani sera, se vi va..-

Johnny colse l'opportunità al volo, ovviamente -Ci saremo di sicuro. Vero Matt?- ma perchè non la smettea di tirarlo in ballo?

Di nuovo Matt si ritrovò i loro occhi addosso. Ora qualcosa di intelligente doveva dirlo per forza. Corrugò la fronte per un momento poi cercò di non sembrare perennemente stupido -Oyola?-

Johnny lo guardò confuso mentre Frank finalmente gli rivolgeva un vero sorriso -Come?-

-Steve. Steve Oyola?-

-Oh, s-si. Lo conosci?-

Wow. Gli stava rivolgendo la parola. Fantastico -Si, cioè, non credo si ricordi di me, ma aveva una band anche ai tempi del liceo se non ricordo male.- Alla faccia tua John! Sto facendo conversazione!

-Si, ma..-

-Erano un pò scarsi.- annuì.

-Gia.- gli sorrise.
E che sorriso.
-Beh, adesso io...vado.- si allontanò velocemente per evitare di venire richiamato di nuovo e Johnny lo salutò ancora entusiasta mentre Matt gli riservava solo uno di quei sorrisi un pò timidi ma comunque sinceri. E a Frank bastò anche solo quello.

Matt conservò il sorriso finchè non lo vide scomparire tra la folla. Poi gli arrivò un'altra gomitata, aveva quasi dimenticato che Johnny fosse ancora lì -Ahi!- si lamentò massaggiandosi il braccio.

-Visto? Non è stato così difficile.-

-E' stato un incubo.- fece alzando gli occhi al cielo e raggiungendo Jimmy e Brian che avevano preso di nuovo posto al tavolo.

-Secondo me dovresti ringraziarlo questo Steve.-






Per il resto della serata Johnny continuò a pavoneggiarsi su come aveva fatto in modo che i due piccioncini impacciati si incontrassero ma Matt non badò troppo alle sue parole, nè alle risate di Brian, nè allo sguardo di Jimmy che continuava a studiarlo curioso. Si ritrovò inspiegabilmente a cercare Frank tra la folla, per tutto il tempo. Alla fine pensò che dovesse essere andato via, ma non si arrese nemmeno a quel punto.
Voleva solo incontrare ancora i suoi occhi e cercare di capire cosa gli passasse per la testa. Se anche lui si sentisse confuso, se anche lui avesse una gran voglia di parlargli ancora, di sentire ancora la sua voce o sorridergli.
Era strano. Ma in un certo senso gli piaceva sentirsi in quel modo.

-Cos'hai provato?-

Si voltò ritrovandosi Jimmy affianco e non riuscì a trattenere un sorriso -Non lo so.- mormorò incerto.

-Secondo me gli piace.- si intromise Johnny.

Matt sbuffò -Non deve per forza succede qualcosa. E' solo stato bello rivederlo, fine.- arrossì. E Jimmy si sforzò di convincersi che quel senso di gelosia che provava all'improvviso non volesse dire nulla.

-Magari potresti chiedergli di uscire.- azzardò Brian.

-Si, certo, come no.-

-Brian ha ragione.- annuì Johnny.

-Ma..-

-Niente ma. Secondo me dovresti farlo.-

-Beh magari non vuole!-

Jimmy sentì i loro occhi fissi su di lui e si sentì morire. Si incupì tutto a un tratto e desiderò di non aver mai aperto bocca. Deglutì -Scusa.-

-Jim, sei geloso?- ridacchiò Johnny. Anche se sapeva che lo stava mettendo chiaramente in difficoltà lo trovava estremamente divertente.

Jimmy lo ignorò e sospirò voltandosi verso Matt che gia lo stava guardando, confuso -Non volevo dirtelo così.-

-Cosa?-

Una smorfia di dispiacere si formò sul suo viso -Ma non è colpa di Johnny, lui non lo sapeva.-

-Cosa non sapevo?-

-Frank. L'ho visto insieme ad una ragazza.- Matt distolse lo sguardo e annuì capendo gia dove volesse arrivare -Jamia.- continuò Jimmy.

Che culo. Davvero.
Che fortuna che aveva con le persone. Se le lasciava sempre scappare.
Forse non era proprio capace di essere felice. Forse non poteva e basta.

-Matt...mi dispiace, io..- biascicò Johnny.

Si costrinse ad alzare lo sguardo e gli sorrise noncurante, non voleva che si sentisse in colpa. Non ne aveva il motivo.
-Tzè, figurati.- ridacchiò nervosamente -Lo sai che Frank non mi piace. Te l'ho detto.-
Si guardò intorno, cominciava a sentire caldo. Voleva andarsene da lì.

-Beh, comunque non vuol dire che stiano insieme, no?-

-Brì, stanno insieme. Li ho visti.- spiegò Jimmy.

-Ah.-

-Quindi..che facciamo adesso?- domandò Johnny.

-...-

-...-

-Io me ne torno a casa.- Matt si alzò non dandogli il tempo di ribattere. Non sapeva esattamente il perchè o il per come o il per cosa, ma aveva un'assurda voglia di piangere. E non voleva rischiare di farlo lì.

-Ma..Matt, aspetta..-

-Jim. Lascialo andare.-


 

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Capitolo 9
*** Cataloga le tue tragedie. ***




Hi!
Per questo capitolo ho poche semplici premesse e poi vi lascio andare:
1) l'ho scritto di getto e senza rileggerlo bene quindi gli errori che potrebbero esserci fateveli amici :)
2) Se non conoscete la serie televisiva The Walking Dead...CONOSCETELA! Tratta di Zombie, comunque.
3) Il pezzo scritto più giù in corsivo è preso dal capitolo 42 "Emptied" della precedente storia "Insegnami a vivere"
4) No, niente punto 4.
Vi lascio in fretta e furia e vi invito a recensire perchè...perchè si!
Un bacio!
XOXO

 


 

 

 

Cataloga le tue tragedie







Come si fa a sentire la mancanza di qualcuno che ci ha distrutti, se non completamente, almeno in parte?
Frank fece questa domanda a se stesso mentre, al volante della sua auto, percorreva la strada verso casa.
Pensava che i suoi sentimenti per Matt fossero cambiati ormai, che quello fosse un capitolo chiuso della sua vita, una cotta adolescenziale, un amore mai ricambiato. Era qualcosa di archiviato. O almeno era quello di cui cercava di convincersi.
Ma non c'è molto da dire su cosa Frank pensasse o provasse dopo averlo rivisto. Lo cacciò semplicemente via dalla sua mente e preferì non pensarci.
Non voleva rischiare di rifare tutto da capo. Non voleva ritrovarsi ancora una volta a cancellarlo dal suo cuore come se niente fosse.
Aveva smesso di soffrire per Matt tanto tempo fa.

E aveva preferito guardarlo da lontano mentre lasciava il locale, da solo e chissà per quale motivo.
Aveva istintivamente stretto Jamia al suo fianco ricordando a se stesso che lui lo aveva già trovato l'amore della sua vita.
Peccato però.






-Fanculo.- mormorò Matt a denti stretti e chiudendosi la porta di casa alle spalle. Camminò verso il piano di sopra lasciando goccioline d'acqua e impronte bagnate lungo il suo passaggio.

-Matt? Sei tu?- lo chiamò Jimmy sbucando dal nulla -Ma che..- si soffermò a guardare l'amico con i vestiti abbastanza gocciolanti da formare una piccola pozzanghera ai suoi piedi -Sta piovendo?- fece confuso.

Matt sbuffò scuotendo la testa -No. Non sta piovendo Jim.- cercò di liquidarlo e di sparire in camera sua ma l'altro lo seguì, ancora in cerca di risposte.

-E per quale motivo sei bagnato fradicio?-

Roteò gli occhi niziando a sfilarsi la maglia. E Jimmy ebbe l'impulso di girarsi, ma non lo fece, sarebbe sembrato troppo stupido. Decise di concedersela quella visione. -Sono stato da...- si bloccò guardandolo per un attimo, cauto. Poi abbassò lo sguardo -..da Zacky.-

Jimmy annuì comprensivo, ma fatto sta che non aveva ancora risposto alla sua domanda -E?-

-Gli ho chiesto se mi odiasse e sono partiti gli irrigatori.- mormorò in fretta.

-Stai scherzando?-

Matt alzò le spalle. Anche a lui sembrava troppo ridicolo -No. Quelli delle aiuole, mi hanno colpito in pieno.-

Jimmy non riuscì a trattenersi oltre e scoppiò a ridere mentre Matt scosse la testa. Sinceramente l'aveva prevista una reazione del genere -Lo trovi divertente?-

-Molto divertente, direi!-

Ma a quel punto anche Matt non riusci a non ridacchiare e gliela diede vinta. Che poi, si, faceva ridere per davvero.
Intanto spostò l'attenzione sui Jeans che cominciò a sbottonare e...

-No!-

Si voltò verso Jim, sconvolto -Cosa? Che c'è?- esclamò, preso alla sprovvista e sinceramente anche un pò spaventato da quella cosa improvvisa.

-Forse è meglio che tu lo faccia in bagno..c-cioè..- balbettò davanti allo sguardo confuso dell'altro -..voglio dire..stai bagnando tutto il...il..-

-Jim, sei sicuro di sentirti bene?-

-..il pavimento..stai bagnando il pavimento.- riuscì a dire senza però guardarlo negli occhi. E si maledì per i pensieri che gli attraversavano la mente, eppure lo aveva visto mezzo nudo un sacco di volte!

Matt abbassò lo sguardo constatando che in effetti avesse ragione -Oh, non ci avevo pensato.- gli sorrise innocentemente -Scusa.- raccolse in fretta la maglia che aveva lasciato cadere a terra e prese dei vestiti puliti -Vado a farmi una doccia.- lo sorpassò e Jim riprese a respirare, ancora fermo sulla porta.

-Oh, ehi Jim.-
Si voltò immediatamente vedendolo sorridergli poco distante -Sono felice che abbiamo risolto.- E lo sembrava per davvero.

E Jimmy evitò di sentirsi andare a fuoco, non poteva permetterselo -Anch'io.- ricambiò il sorriso -Ah, e non preoccuparti di Frank, tu...tu puoi trovare di meglio.-

Ne dubito, pensò. Ma sorrise comunque.






-Sei pronto?-

-Hm?- l'espressione confusa di Matt, il fatto che avesse gia deciso di passare la serata a guardare le sue serie televisive preferite senza preoccuparsi minimamente d'altro, evidenziarono fortemente il fatto che, no, non era pronto. Affatto. Non sarebbe uscito da quella casa. Mai.
Perciò mantenne quello sguardo vago come se per tutto il giorno non avesse pensato a Frank o al fatto che la sua band si sarebbe esibita quella sera.
O al fatto che lo avesse invitato.
O al fatto che...cazzo, forse un pò gli piaceva.
Che tristezza.

-Per uscire, sei pronto?- ripetè Brian pazientemente, guardandolo come se si aspettasse davvero di vederlo scattare in piedi e correre a prepararsi.

Ma Matt non lo accontentò affatto, anzi. -Oh, io non vengo.- disse semplicemente riportando lo sguardo sulla tv.

-Come?-

-Non vengo.-

-Si questo lo avevo capito. Ma perchè?-

-Perchè ho deciso così.- alzò le spalle.

-Ma...Matt, avanti, non puoi restare qui dentro tutta la sera a guardare-

-The Walking Dead.- finì lui la frase prima di sentirlo sparare un nome a caso e offendere una delle sue serie più amate.

-Thewalkingchecosa?- Ecco. Appunto.
 
Matt sbuffò -Divertitevi.-

E probabilmente Brian si rassegnò solo in quel momento al fatto che non si sarebbe mai alzato da quel divano. Così lo lasciò ai suoi zombie e ai suoi stupidi telefilm sperando di vederlo cambiare idea prima che fosse uscito di casa.  






E dopo Brian, ovviamente, ci aveva provato anche Jimmy a convincerlo.
Ma quando Matt si imponeva una cosa, difficilmente cambiava idea.
E se lo faceva, doveva arrivarci da solo alle cose. Soprattutto quando si vietava categorigamente di dare ascolto a qualunque cosa avrebbero detto per trascinarlo in quello stupido locale.
Non gli mancavano le serate tranquille, quelle chiuse in casa a fare niente, ne aveva avute tante. Ma 'sta volta aveva un buon motivo per non varcare la porta di casa.

-Quindi non vieni?-

-No, Jim. Davvero, non ne ho voglia.-

-Va bene.- sospirò -Ma..non lo fai per Frank, vero?-

Matt staccò gli occhi dalla tv solo per un momento, solo per cogliere la sua espressione -Forse.- mormorò.

-Non devi...evitarlo. Lo sai.-
 
-Lo so.-

-Può sempre essere tuo amico.-

Io credo di no. -Si.-

Jimmy annuì alzandosi dal divano mentre Matt riportava la sua completa attenzione sullo schermo davanti a sè.
-Se cambi idea chiamami, Okay?- disse speranzoso -Vengo a prenderti.-

-Okay.-






Stagione 4, episodio 7 e non faceva altro che pensare a quale canzone stessero suonando in quel momento.
Era passata circa un'ora e mezza, e lui l'aveva sprecata così.
Fece a botte con se stesso per non pentirsene ma alla fine persino il suo culo lo stava pregando per alzarsi da lì. Sapeva che non doveva starsene su quel divano, eppure lo faceva. Sapeva che in un ora e mezza con Frank avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, succedere qualsiasi cosa, o anche niente, eppure non si era mosso da lì.
Ce l'aveva la facoltà di cambiare idea, il diritto, le motivazioni. Solo non aveva il coraggio.
Sarebbe andato lì, e poi?
E che ne avrebbe fatto dell'imbarazzo? E del senso di nausea, la vergogna...la terra sotto i piedi che spariva quando gli occhi di Frank incontravano i suoi...?
Odiò se stesso per tutto il tempo che gli aveva rubato senza mai dargli niente. E forse ora poteva capire come Frank si fosse sentito tutti quegli anni a scuola. Le occhiate, i sorrisi, il fatto che lo sfiorasse di proposito passandogli accanto nei corridoi.
Per i primi tempi si era sentito in imbarazzo, anche se lusingato. Insomma, lui non era gay, e forse neanche Frank lo era, forse aveva solo questa stupida attrazione per questo stupido ragazzo che non lo avrebbe mai calcolato minimamente.
Non aveva mai avuto tempo per Frank, e si rese conto solo in quel momento ciò facesse schifo.


Provò a pensare a cosa lo frenasse a tal punto da non uscire di casa per non rischiare di incontrarlo.
Inutile dire che la sua mente lo riportò proprio a quel giorno che lo tormentava da tempo.


-Grazie del passaggio.-
-Non c'è problema.-
-Beh..allora..- posò una mano sulla maniglia e si voltò verso il finestrino. Avrebbe tanto voluto dire un semplice "ciao" o "a domani", guardò il suo riflesso sul vetro e chiuse gli occhi -So gia che me ne pentirò.- sussurrò.
Matt si sporse appena verso di lui -Frank..-
E Frank non sapeva se stava per chiedergli cosa avesse detto o semplicemente se stesse bene. Questo non lo avrebbe mai saputo..e in realtà neanche gli interessava.
Gli prese il viso tra le mani e lo baciò.
Non sapeva bene come o perchè ma fu felice di averlo fatto. Questo gli permise di assaggiare ancora una volta quelle labbra.
Matt sgranò gli occhi, ma non si allontanò. Sentì un senso di leggerezza. Forse doveva succedere e basta. In fondo pensò che Frank aveva solo fatto ciò che lui stesso non avrebbe mai avuto il coraggio di fare.



Quel bacio. Dio, quel bacio era forse anche peggiore degli incubi che lo rincorrevano la notte.
Non che fosse stato brutto ma...era stata una vera maledizione. Se non fosse stato per quel bacio ci sarebbe entrato anche volentieri in quel locale quella sera, e invece non poteva farlo. Si sentiva in qualche modo rinchiuso in una gabbia di sensi di colpa. Come se fosse stata sua la colpa del fatto che Frank fosse scappato via subito dopo averlo baciato, o che non lo avesse più neanche guardato. Lo aveva semplicemente evitato. E forse per un pò entrambi avevano pensato che fosse meglio così.

Ma ora non era più meglio così. Ora le cose dovevano cambiare.


Circa 10 minuti dopo decise che neaveva avuto abbastanza di sangue, zombie e massacri. Spense la tv e rimase avvolto nel silenzio.
In altre circostanze si sarebbe addormentato e fanculo la serata. Ma non sta volta. Voleva provarci a sembrare normale, a uscire con i suoi amici e a fare qualche passo verso una persona, anzichè verso la tv. E poi era squallido starsene lì, no?
Matt il depresso.
Si, suonava anche piuttosto bene.
Così si costrinse ad alzarsi, ma non lo avrebbe chiamato Jim, aveva bisogno di camminare e magari di schiarirsi le idee prima di arrivare a destinazione.

Ebbe l'impulso di rientrare in casa non appena si chiuse la porta alle spalle.
Prese un respiro profondo e si costrinse a non farlo.






La musica assordante lo accolse a braccia aperte e il cuore prese a battere forte.
Non vide i suoi amici ma notò chiaramente Frank sul palco, perfetto proprio come l'ultima volta. Comunque se ne stette in disparte, sul fondo, ascoltando quella che ormai doveva essere l'ultima canzone visto tutto il tempo che ci aveva messo per arrivare al locale dal momento che aveva cambiato più volte idea lungo la strada. E anche se si accorse che stava sorridendo come un idiota non smise comunque di farlo.

Ripensò in un lampo a quella mattina e si convinse che Zacky non poteva odiarlo, no non poteva, insomma...lui doveva essere fiero. Magari gli irrigatori erano serviti a schiarirgli le idee, come a dire "Matt datti una mossa stai sprecando il tuo tempo!"
O magari stava diventando semplicemente pazzo.

Si avvicinò al bancone proprio mentre la voce di Frank annunciava la fine della loro esibizione e chiese la solita coca-cola. Non beveva da un pò e sinceramente voleva continuare a non farlo. Poi si fece spazio tra la folla cercando in ogni angolo i suoi amici e quando li intravide fece per raggiungerli ma...si bloccò. Inevitabilmente. Si rifiutò di andare avanti e come se non bastasse sentì tutte le convinzioni che si era create piombargli addosso all'istante, senza preavviso, quando i suoi occhi finirono su Frank che si lasciava baciare da Jamia come se la amasse da una vita, come se dipendesse da lei, come se le sue braccia fossero state fatte per accogliere solo e unicamente lei.
Cercò di non badarci ma le sue gambe ormai si rifiutavano di muoversi. Non seppe come reagire per cui decise di indietreggiare piano e tornare fuori, lontano da quel casino. Almeno per un pò.
Almeno quel poco che bastava per eliminare quella scena dalla testa.

Guardò la bottiglia che teneva tra le mani, forse avrebbe dovuto prendere una birra.

-Ehi.- spunto Jimmy alle sue spalle -Che ci fai qui fuori?-

-Ho cambiato idea.- gli sorrise appena.

-Gia, me ne sono accorto. Ma perchè non hai chiamato?-

Matt alzò le spalle -Volevo fare una passeggiata.- e magari venire possibilmente mangiato da qualche zombie lungo la strada, ma questo pensò di ometterlo.

-Vieni dentro? Ci sono tutti.-

-Hm, non lo so.- fece una strana smorfia -Però sono riuscito a sentirla l'ultima canzone.-

-Questo non è importante, è che..ti hanno visto Matt. Tutti.- lo avvisò -Quindi..forse dovresti entrare.-

E lui doveva credere al fatto che in mezzo a tutto quel casino fossero riusciti a vederlo? Beh, forse era troppo preso dalla presenza di Frank per rendersene conto.
Frank. Dio, allora anche lui lo aveva visto?
Imprecò. Ma che diavolo ci era andato a fare lì.

-Va bene.- sospirò -Ma ho bisogno di bere, Jim.-

Jimmy scosse la testa -No. Mi dispiace, non posso lasciartelo fare.-

-Forse dovevo restarmene a casa.- sospirò.

-Nah, sarebbe stato inutile, ho nascosto tutti gli alcolici. Vieni?- gli sorrise poi rassicurante tendendogli la mano.

Matt sembrò pensarci un pò su ma alla fine decise di seguirlo, infondo non poteva di certo scappare. Sarebbe sembrato troppo stupido.
-E va bene. Ma sappi che non dirò una parola.-

-Certo, certo.- rise Jimmy. E lo trascinò finalmente dentro.






Non era affatto giusto. Diamine continuavano ad arrivare bottiglie di birra per rimpiazzare quelle vuote scolate dagli amici ubriaconi che si ritrovava e lui non poteva toccarne neanche un goccio.
In realtà poteva, eccome, ma preferiva non farlo. Da quando era riuscito a non fare dell'alcol una vera e propria dipendenza viveva meglio. Ma era pur sempre difficile trattenersi in casi come questo.
Non pensava che una birra avrebbe potuto fargli male, in realtà nessuno lo pensava, il fatto è che dopo la prima era più che sicuro che ce ne sarebbe stata un'altra e poi un'altra ancora, fino a risvegliare la sua sete estinta. Aveva solo il terrore di ricaderci, tutto qui. E poi c'era Jim che lo controllava da quando avevano messo piede nel locale, e la cosa non gli anadava molto a genio.

Alla fine ci aveva scambiato due parole con quello Steve, il batterista, rompendo la promessa che aveva fatto a se stesso di non aprire bocca. Semplicemente aveva pensato che non fosse necessario, anche perchè non aveva un granchè da dire.
Era un tipo strano comunque quello Steve, gli piaceva. E poi era riuscito a farlo sorridere. E a quanto pare ne aveva bisogno visto che non aveva più visto Frank da quando era rientrato. Sembrava scomparso e pensò che magari aveva di meglio da fare che starsene lì seduto a giocare ad acchiapparella con lo sguardo di Matt.
Dopotutto aveva una ragazza, lui.
Non aveva tempo da perdere con una vecchia cotta.

Si perchè lui era vecchio. Nella vita di Frank, Matt non contava più nulla, o almeno lui credeva che fosse così. Era qualcosa di accantonato, lasciato in disparte, in un angolo a marcire mentre tutto il resto andava avanti.
Ma ora che era rientrato nella sua vita...magari Matt poteva provarci a far andare le cose nel verso giusto. E se questo significava doverlo allontanare da quella ragazza, beh, allora non vedeva l'ora di provarci.
Chissà Frank come avrebbe reagito poi al suo improvviso interesse nei suoi confronti.
Forse sarebbe stato anche divertente.
Se solo avesse avuto le palle per farlo.

Riflettè su questo mentre Steve parlava velocemente di qualcosa che per tutto il tempo non aveva minimamente ascoltato. E un pò si sentì in colpa, ma alla fine stavano parlando di qualcosa che riguardasse la musica quindi gli bastò annuire di tanto in tanto fingendo qualche sorriso.

-Sai, Frank mi ha parlato di te ai tempi della scuola. Immagino sia tu quel Matt.-

Rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva, si sentì preso in contropiede -Co-come scusa..?- lo guardò interdetto. Dio, ma allora lo sapevano proprio tutti che aveva avuto una cotta per lui?

-Che rimanga fra noi: credeva di essere davvero innamorato di te. Ma magari si sbagliava.-

Non sapeva se sentirsi preso un pò per il culo o messo alla prova. Fatto stà che non aveva idea di come salvarsi da quella situazione. E poi Steve lo guardava in quel modo, come se lo stesse studiando.

-Io..non lo so, non ne abbiamo mai parlato per davvero.-

-Gia, perchè dava per scontato che a te non interessasse. Lui è fatto così, cerca di non essere...invasivo.-

-Che vuoi dire?-

-Beh, invasivo.- ripetè spiegandosi meglio -Come quando la persona che ami non ricambia e tu ti senti un peso. Hai presente?-

Matt abbassò lo sguardo sulle sue mani. Si, ce lo aveva presente.

-Comunque non dirgli che te ne ho parlato.- continuò -Ma qualcuno doveva pur dirle certe cose.-

Matt annuì -Sta tranquillo.- mormorò.







Frank tornò circa un'ora dopo.
E Matt ebbe l'impulso di sorridergli, però si trattenne.
Perchè? Beh, perchè la teneva per mano la sua ragazza. E non la lasciò neanche quando questa si avvicinò proprio a lui rivolgendogli la parola, neanche quando lo riconnobbe e si ammutolì all'istante.
Ma qualcosa doveva pur significare il fatto che si imbarazzasse ogni volta che c'era Matt nei paraggi.

-Matt Sanders?- esclamò la ragazza. E Matt sorrise, quando invece avrebbe voluto tanto strangolarla per il tono acuto che aveva usato storpiando il suo povero nome -Sei proprio tu?- sorrise ancora.

-Ciao.- disse soltanto cercando di mantenere bene sulla faccia quello stupido sorriso che era costretto a ricambiare.

-Dio, ma sei cambiato un sacco!-

-Gia.- mormorò imbarazzato. L'ansia gli divorava lo stomaco.

-Ehi Frank!- uno dei suoi compaghni di band lo chiamò e questo, perso in chissà quali pensieri, si voltò di scatto prestandogli attenzione mentre Jamia continuava a blaterare qualcosa sui tempi della scuola. Ma per Matt erano solo un mucchio di blablabla così finse di ascoltare mentre seguiva ogni movimento del ragazzo accanto a lei.
-Frank..- continuò la voce scoppiando a ridere -Tira su la cerniera o il tuo amico prenderà freddo!-
Seguì lo sguardo confuso di Frank, poi le sue mani sul cavallo dei pantaloni e la zip che veniva tirata su velocemente -Cazzo.- imprecò.

Ecco dov'era finito tutto quel tempo.
Ce l'aveva eccome di meglio da fare.


 

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Capitolo 10
*** Basta guardare il cielo. ***



 

Rieccomi qui ^^ con alcuni giorni di ritardo però ce l'ho fatta!
Non sono sicura se sia il capitolo più difficile che io abbia scritto fino ad ora però giuro che ho rischiato di impazzirci tra queste righe!  E' frustrante tenere in conto che devo andarci piano perchè nonostante tutto il cuoricino di Frank è ancora troppo fragile e che tutti risentono ancora un pò di ciò che è successo in passato.
Sono così crudele a volte c.c
Beh, io spero che vi piaccia anche perchè ne sono particolarmente soddisfatta.  E poi,  finlamente c'è un pò di "azione" tra Matt e Frank.  Ma non troppa c.c
Baci baci c:
XOXO

 





Basta guardare il cielo







Avrebbe tanto voluto che tutto si fermasse.
Il tempo, la gente, persino il respiro. Almeno per dargli il tempo necessario per capire cosa stesse succedendo.
Avrebbe voluto tanto addormentarsi per poi svegliarsi solo quando le cose sarebbero andate al loro posto. Sperando di non trovare più Matt nella sua vita, sperando che il suo cuore riuscisse a metabolizzare la sua assenza ancora una volta.
A volte desiderava tanto non averlo mai incontrato, mentre altre volte pensava che sarebbe stato capace di innamorarsi di lui anche senza il bisogno di conoscerlo.
Forse Frank, in un certo senso, era nato per amarlo. E poi perderlo.
E sembrava una cosa tanto miserabile e stupida, ma lui si sentiva così per la maggior parte del tempo.


E si era sempre riempito di stronzate per convincersi del fatto che i suoi sentimenti fossero sbagliati. E per un pò il fatto che Matt fosse etero lo fece arrendere.
Ma dopo la scoperta della sua presunta relazione con Zacky sentì il proprio cuore spezzarsi in due.
Perchè Zacky e non lui? Perchè non poteva essere Frank la sua prima scelta?
Era anche abbastanza sicuro che se avesse amato lui avrebbe sofferto molto di meno. E forse aveva anche ragione.
E poi, proprio quando era riuscito a smettere di pensarci, eccolo di nuovo nella sua vita. Come se niente fosse.


Onestamente, sapevano entrambi quanto fosse impossibile cambiare il passato, ma forse sul futuro avrebbero potuto farci un pensierino.
No?
A meno che proprio Frank non avesse gia deciso che non ci fosse più posto per Matt nella propria vita.
Anche perchè sarebbe stato da stupidi permettergli di ferirlo ancora una volta. E poteva anche sembrare una persona senza cuore, ma si dice che alcune persone siano senza cuore perchè un tempo hanno osato credere troppo in qualcosa.


Cercò quindi di vivere come se la sua intera esistenza non fosse stata completamente alterata da una semplice persona e tentò di pensare solo a se stesso per i giorni successivi. Voleva solo capire se Matt avesse intenzione di muovere qualche passo nella sua direzione o se lasciarlo lì ad aspettarlo per sempre. Perchè, anche se non lo avrebbe mai ammesso, una parte di lui lo avrebbe aspettato per sempre.









-Ibiza?-

-Hmm.- Brian mugugnò qualcosa senza un effettivo senso mentre Jim, nonostante avessero appena fatto l'amore e fosse l'una di notte, non sembrava volersi addormentare affatto. Infatti sorrise ancora, fantasticando sulla loro luna di miele e fingendo che il suo ragazzo fosse sveglio ad ascoltarlo.
Spostò lo sguardo sul soffitto accarezzando lentamente la schiena di Brian che si rilassò ancor di più.
-Che ne dici di New York?- sussurrò.

-Jim..- Brian esalò un sospiro stanco muovendosi tra le sue braccia -Non ci siamo ancora sposati e gia pensi alla luna di miele?- sbadigliò.

-Qualcuno deve pur pensarci, dormiglione.-

-Ma, Jim, è ancora presto per pensarci.- si lamentò -E poi sono sicuro che cambierai idea mille volte.-

-Non è vero!-

-Si che lo è.- annuì convinto strusciando la guancia sul suo petto.

Jimmy si zittì facendo calare il silenzio. Avrebbe voluto restare sveglio a fantasticare ancora un pò, ma forse Brian aveva ragione, faceva così tante pensate che alla fine non sapeva più a quale delle sue idee aggrapparsi.
Ma, in tutta sincerità, a Brian dispiaque non sentire più la sua voce. In qualche modo lo stava cullando, era bassa e roca ed era impossibile che gli desse fastidio.

Così sorrise tra sè e sè -Continua.- biascicò mezzo addormentato.

-Hm?-

-Altre idee?-

Jimmy sorrise stringendolo di più contro il suo corpo -Vediamo, hmm...Roma?.-

-Nah.- Brian storse il naso contrariato.

-Hm, allora Messico? Francia?-

-No, ti prego, la Francia no!- si lamentò ancora.

-Brì sei impossibile!- sbuffò allora Jimmy.

-In realtà..c'è un posto che sarebbe davvero perfetto.-

-Quale?-

Brian alzò il viso posando il mento sul suo petto. Poi gli sorrise -Las Vegas.-









Si agitò impazziente sotto il tocco delicato di Frank che continuava a lasciargli piccoli baci umidi sul collo per poi scendere sempre più giu. Leccò e morsicò il petto del ragazzo sotto di sè facendolo gemere sommessamente. Matt riuscì a stento a trattenere un urlo quando gli morse freneticamente un capezzolo facendolo inarcare. Si accorse all'improvviso di essere completamente nudo mentre pochi istanti prima indossava ancora i jeans, non capiva come potesse essere successo ma poco importava al momento.
-Frank.- gemette senza riuscire a controllarsi e spinse la testa del ragazzo ancora più giu verso il suo ventre chiedendogli di più.
Frank era ancora del tutto vestito e la cosa non gli piaceva affatto. Si annotò mentalmente che doveva assolutamente riuscire a spogliarlo da un momento a ll'altro quando Frank alzò lo sguardo sul viso del più grande fermandosi a un passo dalla sua erezione e gli sorrise languido per poi tornare ad occuparsi di lui.
Mosse piano la mano sul suo membro provocandogli incredibili spasmi di piacere.
-Matt.- lo chiamò dolcemente.
-C-continua..- gemette chiudendo gli occhi e portando indietro la testa.
Frank obbedì baciando la punta gia umida per poi accoglierlo completamente nella sua bocca.
Matt sciolse la presa tra i suoi capelli e lo lasciò fare aggrappandosi con entrambe le mani alla spalliera del letto. Piegò le gambe divaricandole ancora e cercando di muoversi contro le labbra rosse del più piccolo.
E Frank prese a toccarsi a sua volta gemendo anch'esso finchè Matt ormai al limite lo pregò di staccarsi e gli prese il viso tra le mani avvicinanolo a sè.
Venne guardando i suoi occhi. Ma che non erano più i suoi. Era un verde più chiaro, che gia conosceva. E fu l'orgasmo più appagante della sua vita.
-Svegliati.- gli sussurrò Zacky.


Matt aprì gli occhi di colpo tirandosi immediatamente a sedere e respirando affannosamente.
Si portò una mano all'altezza del cuore sentendolo battere abbastanza forte da credere che dì lì a poco gli sarebbe uscito dal petto.
Cercò di riprendere a respirare normalmente mentre le immagini di quel sogno restavano ancora vivide nella sua mente senza dargli scampo. Sgranò gli occhi, forse non ci aveva neanche mai pensato per davvero a Frank in quel senso. Insomma, a volte gli era sembrato così dolce che non si sarebbe permesso di sfiorarlo neanche con un dito e invece ora riuscire a pensare a lui in quel modo gli provocò una strana scarica di eccitazione lungo tutto il corpo.
Lo voleva, decisamente.
Ne aveva bisogno.


Si stese di nuovo tra le coperte non badando al rigonfiamento ben visibile costretto nei pantaloni. Si passò le mani sul viso sbuffando e chiedendosi cosa cercasse di dirgli il suo subconscio presentandogli il volto di Zacky proprio sul più bello. Non che gli fosse dispiaciuto ma gli era sembrato di essere stato colto con le mani nel sacco nel bel mezzo di un tradimento e non era stata una sensazione molto piacevole.
Tanto che rinunciò a toccarsi e da quel momento non riuscì a chiudere occhio, spaventato e tormentato persino dai suoi stessi sogni.

Frustrato, ecco cos'era.
Orribilmente frustrato e terribilmente eccitato.









Passarono pochi giorni da quello strano e inaspettato sogno che forse finalmente gli aveva aperto gli occhi.
Settimane dall'ultima volta che lo aveva rivisto.
Noiose, lente e inutili settimane passate ad affogare nell'agoscia.
Non si erano dati nessun'altro tipo di appuntamento, nessun concerto in vista, niente di niente.
E Matt evitava di chiedere quando e soprattutto se la band si sarebbe esibita di nuovo o se qualcuno dei suoi amici si fosse tenuto in contatto con i ragazzi, ma ogni volta che qualcuno si ritrovava a parlarne lui era lì ad ascoltare facendo finta di nulla mentre drizzava immediatamente le orecchie, solo per essere certo di rivedere Frank ancora una volta.
E chissà se a Frank capitava mai di fermarsi anche solo pochi minuti a pensare a lui. Chissà.


Comunque alla fine il lavoro lo aveva trovato. Non si allontanava per niente da quello che faceva prima, anzi era decisamente la stessa cosa ma per ora gli andava bene così. Era stato Johnny ad aiutarlo, grazie ad una sua vecchia amicizia che lo aveva accolto a braccia aperte dietro il bancone del suo bar e dopo un periodo di prova lo aveva assunto definitivamente.
Johnny gli aveva raccomandato di non fare casini sta volta e Matt, entusiasta, era corso inaspettatamente a raccontare l'accaduto a sua madre che orgogliosa come sempre lo aveva abbracciato forte.
Oh, se solo avesse saputo che la nuova cotta di suo figlio era un ragazzo! Chissà se lo avrebbe abbracciato ancora in quel modo.

Ad ogni modo, lavorare dietro ad un bancone non gli era mai dispiaciuto, anzi, si conoscevano molte persone e se ti capitava un tipo chiacchierone e aperto a sperimentare nuovi drink tutta la notte allora potevi farti anche due risate e dimenticare qualsiasi preoccupazione poi ti aspettasse a casa.
Ed era proprio ciò che faceva Matt, si lasciava andare e si apriva un pò di più con quegli sconosciuti che, dal modo in cui bevevano, dovevano averne un bel pò di problemi. Per un attimo si sentì fortunato a non dipendere più dall'alcol, poteva affrontare le cose con più lucidità ed era sicuramente meglio.
C'era un'altra cosa poi che faceva. Provava a leggere nella loro testa, mentre appoggiati al bancone come fosse la loro salvezza si portavano il bicchiere alle labbra sentendosi liberi almeno per un pò. Non ci riusciva molto bene ma per la maggior parte del tempo si divertiva a cercare di immaginare che vita facessero al di fuori di quel posto e a volte gli offriva anche l'alternativa di parlare con qualcuno che li avrebbe ascoltati per davvero.
In questo modo ne aveva conosciute parecchie di persone ed era passato dall'essere "il nuovo ragazzo" a "Matt". Solo Matt. Era riuscito ad avere un nome in mezzo a tutta quella gente e un pò gli piaceva contare qualcosa ai loro occhi.

-Woow, sei davvero sexy dietro il bancone Matthew!-

Matt si voltò riconoscendo all'istante la voce di Johnny che gli riservava un sorriso malizioso mentre prendeva posto sullo sgabello.

-John, scendi da quel coso, l'altezza non ti si addice.- lo prese in giro.

Jimmy e Brian alle sue spalle non riuscirono a trattenere una risata mentre Johnny incrociava le braccia al petto tirando fuori la lingua.

-Che ci fate qui?- chiese Matt curioso di ritrovarseli lì.

-Siamo venuti a prenderti!- esclamò Brian con un sorriso a 32 denti che quasi sicuramente non alludeva a nulla di buono.

-Ma il mio turno finisce tra..- lanciò un'occhiata all'orologio sul muro -..un'ora.-

-Non c'è problema, ti aspettiamo. Vado a chiamare gli altri.- e Johnny sparì fuori dalla porta sotto lo sguardo confuso di Matt che non ebbe neanche il tempo di chiedere spiegazioni perchè pochi secondi dopo lo vide rientrare seguito dalle ultime persone che avrebbe immagiato di vedere in quel momento.
Deglutì fingendo di mantenere un atteggiamento normale e pregò che non notassero il suo improvviso nervosismo mentre i membri dei Leathermouth prendevano posto accanto ai suoi amici sorridendogli amichevolmente. E dopo Andrew, Vincent e Rob, anche Steve occupò un posto salutandolo come fossero vecchi amici.

-Allora è qui che lavori!- esclamò guardandosi intorno -Stai sicuro che verrò a trovarti più spesso.- gli sorrise.

Matt ridacchiò un pò imbarazzato, un pò preso alla sprovvista davanti all'entusiasmo di quel ragazzo. Incredibile, ai tempi della scuola a mala pena si rivolgevano uno sguardo e ora poteva quasi considerarlo un amico.
Incredibile come il tempo riesca a cambiare le cose.
Ma comunque il suo sorriso non durò molto, anzi scomparve del tutto quando Frank senza degnarlo di uno sguardo gli passò proprio davanti e sparì velocemente oltre la porta del bagno.

-Non farci caso, si comporta in modo strano da un pò.- sospirò Steve.

-Ha detto che non si sente molto bene. In realtà credo che non volesse nemmeno venire.- alzò le spalle Rob.

Hm. La cosa si faceva interessante per davvero.

-Cos'ha?- si permise di chiedere Matt mentre offriva delle birre a ognuno di loro cercando di non far trapelare la sua preoccupazione o la sua curiosità nel volerne sapere di più. In fondo era come se non lo conoscesse affatto quel nuovo Frank, come se non lo avesse mai conosciuto. E doveva assolutamente rimediare.

-Non vuole parlarne.-

-Gia, appena gli fai una domanda si chiude a riccio.- Andrew scosse la testa rassegnato.

Hm.









Ci vollero 10 minuti buoni prima di vederlo uscire finamente da quel bagno. O forse di più.
Ad ogni modo, quando prese posto accanto a Steve nessuno di loro gli chiese nulla. Forse i suoi amici lo conoscevano così bene da sapere quando Frank era da lasciare in pace e così si augurarono che qualunque cosa gli dicesse la sua testolina in quel momento si risolvesse da sola, o prima o poi gli avrebbero cacciato a forza le parole da quella bocca che si ostinava a tenere chiusa.
Non si concesse di guardare Matt neanche per un attimo e preferì perdersi nei suoi pensieri piuttosto che provocarsi un'infarto incontrando quegli occhi verdi e perfetti.

Matt invece gli riservò qualche sguardo di tanto in tanto mentre con disinvoltura serviva gli altri clienti e intratteneva una conversazione con i suoi amici che, al contrario di Frank, sembravano più che felici di essere lì.
Quella situazione comunque non avrebbe portato da nessuna parte, così decise di farlo questo fottuto primo passo.
E fanculo, si avvicinò a Frank che guardandosi distrattamente intorno neanche si accorse di lui.
Stupide farfalle nello stomaco.

-Brutta giornata?-

Frank alzò lo sguardo, sorpreso di sentire la sua voce. E il suo cuore quasi esplose. Si soffermò per un attimo sul lieve e imbarazzato sorriso di Matt, ma non ricambiò, non ne aveva affatto intenzione. Anzi, la sua espressione fece anche pentire il più grande di aver aperto bocca.

-No.- esalò, liquidandolo così.
Brutta vita. Sarebbe dovuta essere questa la risposta corretta.
Distolse in fretta lo sguardo, sperando che fosse abbastanza intelligente da lasciarlo in pace.
Dopotutto chi poteva immaginare che Frank si fosse chiuso in bagno poco prima solo per prepararsi almeno psicologicamente ad incontrarlo? Chi poteva immaginare che stargli accanto dopo tanto tempo ancora lo destabilizzava abbastanza da farlo sentire uno stupido? Chi poteva immaginare che stava ancora male...per lui?
Di certo non Matt.

-Vuoi una birra?- non era sicuro che potesse aiutare, ma non voleva arrendersi e trovarsi ancora a mani vuote. Matt voleva parlare con lui. Voleva sentire la sua voce rivolta a lui. Solo questo. Per quanto gli riguardava poteva anche urlargli contro, l'importante era che gli rivolgesse la parola.

Frank sbuffò inaspettatamente -Non fare il barman comprensivo con me.- si passò una mano sulla fronte portando qualche ciuffo indietro.

-Non lo faccio.-

-Certo.- sospirò -Come no.-sussurrò tra sè e sè non guardandolo affatto.

E Matt, per quanto sembrasse assurdo, si sentì in qualche modo ferito. O forse respinto. E non la adorò particolarmente quella sensazione -Okay. Come non detto.- si arrese. Ma forse fece solo finta, sapeva che non sarebbe finita lì.

Intanto Steve li osservava curioso. E forse fu l'unico a intuire che magari il vero problema del suo amico era prorpio il ragazzo che lavorava davanti a sè.
In realtà aveva sperato che Frank non ci ricadesse. Ma a quanto pare...

-Scusa.- lo sentì sussurrare pochi istanti dopo. E persino Steve, che con le orecchie drizzate mentre fingeva di non ascoltare e farsi gli affaracci suoi, si stupì di sentirglielo dire. Frank era diventato più orgoglioso e adulto dai tempi della scuola e di rado gli capitava di scusarsi come una femminuccia.
Quella situazione faceva davvero pensare che per Matt potesse ancora provare realmente qualcosa. Forse quella fiamma accantonata e affievolita negli anni stava incominciando a riaccendersi proprio al centro del suo petto. E gli dava una sensazione di calore meravigliosa quando nei paraggi c'era lui.
Stupidi sentimenti.

Comunque, Matt si trattenne dal sorridere trionfante -Come?-

-Forse la voglio quella birra.- storse la bocca.

-Arriva.- annuì.

Non appena si allontanò Frank percepì lo sguardo di Steve su di lui e inevitabilmente si voltò -Che c'è?- intuiva gia dalla sua espressione che stava pensando a qualcosa di estremamente stupido.

-Adesso dimmi che non è stata una buona idea trascinarti qui.-

Frank sbuffò -Sta zitto.-

-Ti conosco troppo bene Frank, ricordalo.-

-E questo che vuol dire?-

-Che una persona, e con questo intendo tu, non diventa acida e insopportabile da un giorno all'altro senza un motivo e a meno che tu non abbia il ciclo, beh, indovina un pò di chi è la colpa!?-

-Io non sono acido! E non è affatto come pensi.- distolse lo sguardo appena in tempo per vedere Matt tornare con la sua birra tra le mani.

-Dimostralo.- sussurrò allora Steve.

Dimostrarlo?
Si, okay, poteva farlo.
Ma...dimostrare che cosa esattamente? Che non era più attratto da lui?
Come..? Dio, stava impazzendo di certo!

Matt posò la birra proprio davanti la sua faccia non guardandolo neanche negli occhi, peccato perchè Frank avrebbe tanto voluto sorridergli. Così si limitò a un grazie un pò impacciato. E si sentì davvero, davvero, stupido.
Comunque quando alzò lo sguardo con l'urgenza di allontanarsi magari anche il più presto possibile con la scusa di dover servire gli altri clienti poichè iniziava a sentirsi a disagio non sapendo bene come intavolare una conversazione, incontrò lo sguardo di Steve che volendo mettere alla prova il povero Frank iniziò a fissarli in un modo abbastanza strano.
E forse fu il fatto che lui fosse al corrente di ciò che c'èra stato in passato tra loro a far sembrare quella cosa ancora più inquietante o comunque strana, imbarazzante. Come volete voi!
I suoi occhi cominciarono a saettare tra Matt e Frank, paralizzati da qualunque cosa stesse accadendo, tanto che alla fine si ritrovarono a fissarsi a vicenda senza un motivo preciso, come se avessero appena fatto qualcosa di sbagliato. Matt si rese conto solo in quel momento di stersene lì in piedi senza fare niente mentre Frank si rese conto di starlo guardando forse un pò troppo.
Stupido Steve e i suoi giochetti mentali.

-Tutto bene ragazzi?- chiese piuttosto divertito, ma con quella consapevolezza negli occhi.

E quei due sembrarono riprendersi solo allora. Scossero la testa entrambi guardando altrove.

-Vi aspetto fuori.-

-Devo andare in bagno.-

Parlarono all'unisono sparendo allo stesso modo, mentre Steve sorrideva trionfante.









Stupido. Stupido. Stupido.
Non era riuscito a dimostrare a Steve quanto avesse torto. Che lui poteva fare a meno di Matt.
Aveva una ragazza Cristo santo! Una ragazza! Non aveva tempo per delle stronzate.
Delle stronzate bellissime...Ma comunque stronzate!
Si prese la testa tra le mani e poi si strofinò gli occhi poggiandosi al muro alle sue spalle.
Sinceramente non vedeva l'ora di tornarsene a casa. Avrebbe potuto chiamare Jamia dicendo di andarlo a prendere e che la serata con gli amici lo annoiava ma...non aveva voglia di vederla. In realtà non aveva quasi mai voglia di vederla.
Era piacevole stare con lei, certo. E in tutti quegli anni era riuscito a convincersi di questo fatto ma a dirla tutta gli mancava la loro amicizia. Il non essere obbligato ad andarci a letto ogni volta che lei gli saltava letteralmente addosso, il non sentire quel fastidiosissimo rossetto imbrattargli le labbra. Ma non glielo aveva mai detto per davvero. In realtà non lo aveva mai detto a nessuno.
Si limitava ad accontentare la società e a stare con una ragazza. Più che per voglia, per inerzia.
Ed era estremamente triste.


Quando la bottiglia fu finalmente svuotata la gettò in un cassonetto lì accanto e si accese una sigaretta ringraziando il cielo che nessuno fosse ancora uscito a cercarlo.
Non voleva parlare con nessuno di quanto era successo o di cosa stesse succedendo, e tanto meno con Steve. Voleva solo godersi la sua sigaretta in pace e il silenzio sotto quel cielo buio notturno mentre rifletteva e metteva ancora a fuoco il fatto che, ora, a separarlo da Matt c'era solo un muro e pochi, pochissimi, metri e lui non aveva neanche il coraggio di tornare dentro a pagare la sua birra.


Diversi minuti dopo, o forse poco più, la porta alle sue spalle si aprì lasciandoli uscire uno dopo l'altro con dei sorrisi stampati in faccia.
Beh, almeno loro si stavano divertendo.
Frank, che aveva iniziato a camminare in tondo senza uno scopo preciso si bloccò sul posto voltandosi e riservando un sorriso vago ad ognuno di loro mentre lo raggiungevano.

-Che ci fai ancora qua fuori?- fu Brian a rivolgergli la parola per primo. E, non sapeva per quale motivo, ma era da un pò che lo sguardo di Jimmy iniziava a metterlo un pò a disagio. Insomma, il suo modo di squadrarlo, cosa che prima non faceva mai, come fosse una madre che dovesse dargli il consenso per poter frequentare suo figlio. Percui fu in un certo senso sollevato di sentire la voce di Brian e non di qualcun'altro.

Alzò le spalle, incerto -Avevo caldo.- mormorò. Che cazzata.

-Ragazzi, aspettiamo Matt e andiamo a fare un giro. Va bene?- li avvisò Johnny raggiungendoli solo in quel momento. Tutti annuirono e Frank riconsiderò per un attimo l'idea di abbandonarli e tornare a casa.
Peccato che la follia di fare una cosa del genere lo abbandonò subito dopo aver visto Matt uscire dal locale e avvicinarsi sorridendo.
Le aveva ancora quelle stupide e maledette fossette.
Anzi, erano ancora più carine!

-Non è possibile.- sussurrò tra sè e sè distogliendo lo sguardo e cercando di riprendersi.

-Hai detto qualcosa?- questa volta fu Jimmy a riprenderlo, visto che essendo al suo fianco probabilmente lo aveva anche sentito benissimo quello che aveva detto. Percui la sua domanda suonava piuttosto inutile.

Frank cercò di fingersi sorpreso più che spaventato -Hm?-

-Scusa, credevo avessi detto qualcosa.- si grattò la testa confuso mentre Frank gli sorrise imbarazzato.

Seh. Confuso. Come no!
Quello ci stava capendo tutto.









Ad ogni modo, cercò di tenersi un pò a distanza da Matt e dalle sue fossette, pur sapendo che sarebbe stato alquanto improbabile riuscirci. Insomma, la serata era ancora lunga.
Accellerò il passo sul marciapiede in modo da guadagnarsi un posto accanto a Steve e non restare in dietro tra gli sguardi di Jimmy e la presenza di Matt. Gli sembrava tutto così surreale, accidenti.
Se qualcuno gli avesse detto prima che si sarebbe ritrovato in quella situazione probabilmente gli avrebbe riso in faccia. E forse faceva così paura perchè era un capitolo della sa vita che non era mai riuscito a chiudere. E ritornarci sopra, sinceramente, faceva male.

-Ehi Steve.- lo chiamò cercando di attirare la sua attenzione.
E Steve si tirò immediatamente fuori dalla conversazione che stava avendo con Andrew e Johnny rivolgendogli un sorriso.

-Dimmi Frank.-

-Senti, riguardo la mia birra..-

-Oh, è stata pagata sta tranquillo.- lo rassicurò.

-Beh, dimmi quanto ti devo.-

-Scherzi?-

-No..?-

-Comuque non l'ho fatto io.- gli sorrise, prima di sganciare la bomba. Voleva godersela a pieno la sua espressione.

-Che..e chi allora?- Frank lo guardò confuso. Lui voleva solo pagare la sua maledettissima birra!

-Ci ha pensato Matt.- il suo sorriso si allargò ancor di più. E Frank lo odiò per un momento. Lo odiò davvero.

Sgranò gli occhi e fortunatamente riuscì a convincere le sue gambe ad andare avanti e a non fermarsi improvvisamente facendolo sembrare per lo meno impazzito. Percui si sforzò a stargli dietro e tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu solo un leggero -Oh..- deglutì -E tu glielo hai permesso?- sembrava più tranquillo di quanto Steve si aspettasse in realtà. Quasi ci rimase male, si aspettava fuochi di artificio, occhi a cuoricino o almeno guancie arrossate.

-E' stato lui ad offrirsi.- alzò le spalle -Voleva pagarla anche a noi, ma abbiamo insistito perchè non lo facesse. Jimmy dice che ha ricominciato a lavorare da poco, non che sia sull'astrico ma..quei soldi gli serviranno.-

-Okay.- non seppe esattamente cosa dire. Ma lo colpirono un pò quelle parole.

-Perchè non vai a parlargli?-

Frank scosse la testa nervosamente. Il suo primo impulso era stato quello di dire "si" ma...il suo cuore probabilmente non era stato d'accordo. E lui ci teneva al suo cuore.

-Come vuoi.- sospirò Steve.

-Ragazzi!- esclamò Rob mettendo fine al loro cammino per il momento senza meta -Andiamo in spiaggia, vi va?- fece indicando il mare dall'altra parte della strada.

Tutti annuirono e si sorrisero. Frank li seguì semplicemente.









Il mare di notte.
Era tutto così stupidamente romantico e banalmente...beh, banale. E poi sembravano tutti così estremamente felici e, cazzo, ma come facevano? Frank sentiva di starsi piano piano deprimendo mentre cercava di stare dietro ai loro discorsi almeno per non rischiare di sembrare un ameba senza vita o senza alcuna possibilità di piacere alle persone.
Che poi non aveva voglia di sfoggiare sorrisi e occhi felici quella sera. Lui voleva solo tornarsene a casa.
Tanto non avrebbe concluso niente comunque, quindi non valeva la pena di starsene lì.
Si accese l'ennesima sigaretta della serata mentre cominciava a camminare qua e là cercando di liberare la mente e starsene un pò per conto suo. Vincent e Rob intanto se ne stavano spalmati sulla sabbia a commentare chissà cosa ridendo tra loro, Brian e Jimmy cercavano inutilmente di gettare in acqua Andrew che però sembrava non volersi arrendere mentre Johnny e Matt assistevano forse un pò brilli per rendersi conto di star ridendo sguainatamente davanti a quella scena.
Steve si allontanò dai suoi amici non appena notò l'assenza di Frank. E lo trovò un pò più indietro rispetto a loro, seduto a terra lontano dall'acqua. Sapeva che aveva passato gli ultimi minuti a guardare Matt e a convincersi di non farlo. Perchè si, forse le voleva un pò di attenzioni da parte di Matt, forse ci sperava che fosse lui ad avvicinarsi per parlare un pò o anche starsene in silenzio. Ma Matt non lo fece.
E Steve non gli rinfacciò di star pensando a lui tutta la sera invece che a Jamia. Questa volta andò lì per aiutarlo.

-Un cielo così lo si dovrebbe condividere con qualcuno. Non credi?- si sedette al suo fianco e nello stesso momento Frank gettò via il filtro ormai consumato.

Poi gli sorrise sforzandosi per lo meno di essere un pò di compagnia -Posso sempre condividerlo con te.- ammiccò.

-Sai di che parlo.-

-Jamia non c'è. Non so se te ne sei accorto.- sospirò giocherellando noiosamente con la sabbia.

E Steve non staccò i suoi occhi da lui nemmeno per un secondo -Oh. Ma io non parlavo mica di lei.-

-Che...Steve, ti prego.- Frank riabbassò lo sguardo sulle sue mani solo quando si rese conto che effettivamente il suo amico si riferiva a Matt. Che novità.

-Glielo devi.-

-E per cosa? Per una stupida birra che io non dovrei neanche sapere che mi ha offerto?-

-Lo sai bene che si tratta di una cosa molto più grande. Lo sapete entrambi.-

-...-

-Frank non potete continuare a far finta di niente.-

-Perchè no? Fin'ora ha funzionato.-

-Si, e poi che succederà?-

-Niente. Non succederà un bel niente.- sbuffo. Se dovevano affrontare il discorso proprio adesso allora tanto valeva affrontarlo per bene -Non vedo perchè dovrebbe importargli di me proprio adesso. E poi non ho tempo per lui, non ho tempo per queste stronzate. Lo hai detto anche tu.-

Segui un momento di silenzio in cui Steve la smise finalmente di fissarlo e Frank potè tornare a respirare, anche se pensò di aver parlato decisamente troppo. Questo era decisamente uno dei suoi difetti: o non parlava per niente oppure parlava troppo.
Ad ogni modo lo sentì sospirare un attimo dopo -Mi sbagliavo.- ammise -Non lo conoscevo, Frank. Ma ora posso assicurarti che lo vedo il modo in cui ti guarda. O il modo in cui tu guardi lui.-

Frank deglutì muovendosi appena, nervosamente -Come...come mi guarda?-

-E inequivocabile. Speciale...credo. Davvero bello.- quasi arrosì nel pronunciare quelle parole.

-Ma...io...c'è Jamia e..io..- si passò una mano tra i capelli esausto.

-Frank. Ascolta..è solo un amico. Ricorda solo di non correre troppo, okay? Non stai lasciando Jamia. Non sta succedendo niente di tutto questo. Devi solo essere te stesso, non è niente di sbagliato te lo assicuro. Stai...stai crescendo. Tutto qui.-

-Credevo di averlo gia fatto. Dovrei averla gia superata quella fase.-

-Va a parlargli e basta.-

Ma Frank scosse la testa. Per quanto avrebbe voluto avvicinarsi a lui, non lo fece. Non era ancora pronto per...per qualunque cosa dovesse succedere -L'ho rincorso per troppo tempo. Non so se ho voglia di farlo ancora.- mormorò.

-Lo capisco.- Steve annuì e fece per alzarsi pensando che magari volesse starsene un pò da solo. Ma evidentemente questa volta si sbagliava.

-Steve..- lo chiamò infatti strattonandolo per i jeans, quasi come un bambino, con quegli occhioni da cerbiatto.

-Che c'è?- chiese dolcemente.

-Sul serio...posso condividerlo con te?- sorrise appena riferendosi al cielo e riprendendo la sua affermazione di poco prima.

Steve scosse la testa divertito, ma poi acconsenti sedendosi al suo fianco e passandogli un braccio intorno alle spalle -Mi fai sentire così gay.-

Frank sorrise posando la testa sulla sua spalla e respirando il profumo del mare che tanto gli piaceva. Era così comodo che poteva benissimo addormentarsi ma si costrinse ad aprire gli occhi puntandoli davanti a sè.
Però lo vide. Matt che lo guardava ma faceva finta di non farlo, non era mai stato molto bravo a nascondersi. Così, diabolicamente, decise che se non poteva ancora interaggire con lui direttamente, poteva benissimo farlo in modo indiretto. Ad esempio, vedere la sua reazione a determinate sue azioni, studiare il suo comportamento usando un certo atteggiamento davanti ai suoi occhi. Giusto per capire che intenzioni avesse.
E finalmente soddisfatto di quest'idea decise di metterla subito in pratica quando Steve, forse inconsapevolmente, gliene diede modo.

-Ti voglio bene.- gli sussurrò avvicinando le labbra al suo orecchio.
Erano sempre stati abbastanza vicini e fisici come amici, ma questo Matt non poteva saperlo, così continuò a guardarli da poco lontano. E Frank sapeva che lo stava facendo.

-Anch'io.-
Ancora una volta un sorriso quasi diabolicò si dipinse sul suo viso, ma Steve non potè vederlo. Così lo strinse ancora un pò, forse un pò anche per colpa del venticello fresco che lo fece rabbrividire.

-Aww, è così romantico.- rise continuando a mettere in atto il suo piano.
 
-Gia. Potrei anche scoparti.-
 
-Che ne dici di un bacio?- sussurrò languido Frank.

-Non ci provare.- scoppiò in una sonora risata scuotendo il suo corpo e quello di Frank.

-Una volta è sucesso.- gli ricordò allora.

-Frank, ero ubriaco e giocavamo al gioco della bottiglia.-

Frank alzò la testa dalla sua spalla riservandogli un sorriso. Era decisamente troppo vicino -Lo sai?-

-Che cosa?-

-Per me vuol dire si.-
Approfittando dell'attimo di confusione dell'amico gli prese il viso tra le mani e premette le sue labbra su quelle morbide di Steve che sgranò gli occhi.
Frank le assaporò per poco mentre sentiva gia i suoi amici creare dei cori di approvazione prendendoli in giro. Lo avevano sempre detto che sarebbero stati bene insieme, ma l'evidente eterosessualità di Steve aveva dato un taglio a tutto quanto.
Si staccò prima che Steve potesse allontanarlo e gli sorrise consapevole che tutti, ma proprio tutti, avevano assistito a quella scena.
E si sentì pieno, soddisfatto, come se avesse dimostrato qualcosa, come se avesse provato che poteva fare qualunque cosa e con chiunque. Anche senza Matt.

I suoi amici risero, e anche Steve lo fece scuotendo la testa.
-Mi devi un favore Iero.- gli sussurrò poi.
Non si aspettava che avesse capito il suo "strano piano" ma gli andava di sicuro bene anche così.

Ora non dovevano far altro che aspettare pazientemente la reazione di Matt. Doveva pur decidersi a fare qualcosa, no?
Sperarono solo che non ci mettesse troppo.




 

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Capitolo 11
*** Consapevolezza situazionale. ***




Lo so, avevo promesso di aggiornare presto! Ma è stato un capitolo davvero impossibile c.c Sapevo ESATTAMENTE cosa dovevo scrivere, ma non avevo alcuna idea di come farlo. E' una sensazione orribile e poi aggiungiamoci anche lo stress e le millemila cose che mi stanno succedendo in questi giorni! Puff...è diventato inevitabilmente il capitolo che più odio in assoluto. Non mi piace, neanche un pò, ma non ho alcuna intenzione di riscriverlo per la quarta volta T.T quindi suppongo che dovrò conviverci.
Siate clementi c.c
Vi adoro comunque, anche se doveste dire che effettivamente vi fa schifo *^*
XOXO

 





Consapevolezza situazionale







Matt cercava di trovarci un fottuto lato positivo in tutta quella storia. Sul serio, e si sforzò così tanto che a momenti il suo cervello avrebbe minacciato di esplodere.
Ma forse c'era, forse il lato positivo, se così poteva chiamarlo, era che Frank con quel bacio aveva dimostrato che alcune sue tendenze non erano cambiate negli ultimi anni. Percui anche se frequentava una donna qualche possibilità Matt avrebbe potuto anche averla.
Era quasi geloso di Steve e del fatto che gli stesse sempre così vicino e per un attimo si chiese se tra loro ci fosse mai stato qualcosa.

Ma in ogni caso, con quel bacio aveva sentito qualcosa dentro di se spezzarsi.
E sta volta non bastava convincersi che magari non era nulla.

E mentre si domandava tutto questo che senso avesse, la sua vita continuava a lasciarlo indietro e doveva rincorrerla, ancora una volta. Se voleva sperare di sopravvivere.









Con il tempo, comunque, imparò a conoscerlo il vero Frank. Se pur da lontano.
Imaprò ad accettare il fatto che si fosse costruito intorno una corazza di ferro che sembrava proprio a prova di Matt e che per entrarci ci sarebbe voluto un pò.

Frank era rimasto sorpreso, invece, dall'incapacità di Matt di rivolgergli la parola. Insomma, forse quel bacio invece di avvicinarlo lo aveva allontanato, o forse stava solo cercando di capire come funzionasse tutta quella storia prima di farsi avanti.
Ma un giorno la domanda gli sorse un pò spontanea: Aveva davvero intenzione di farsi avanti?
In fondo nessuno gli aveva assicurato di piacergli. Apparte Steve e la sua ferma convinzione secondo la quale Matt continuasse a mangiarlo con occhi.

Sorrise ripensando a tutte quelle volte in cui lui lo aveva letteralmente mangiavato con gli occhi, da lontano, e Matt neanche se ne accorgeva.

A quel punto pensò che il karma stesse facendo proprio un ottimo lavoro.









Avrebbero suonato nel suo locale quella sera. Beh, non proprio il suo, ma quello in cui lavorava.
Matt non si spiegava il suo nervosismo, e la stessa cosa capitava a Frank.
Il primo pensò che fosse nervoso per loro, perchè voleva che fosse pazzesco e che le persone apprezzassero tanto quanto lui quel genere di musica. Mentre l'altro si convinceva del fatto che fosse nervoso semplicemente perchè era la prima volta che suonavano in quel locale. E di prove, ultimamente, non ne avevano fatte abbastanza.
La sala era piuttosto grande e lui era gia lì, appena prima dell'orario di apertura, il proprietario aveva dato a Matt le chiavi e il permesso di aiutarli a portare dentro gli strumenti così che potessero iniziare a prepararsi.
E Matt non stava più nella pelle mentre aspettava di sentire il loro furgoncino fermarsi davanti l'entrata, mentre con calma iniziava a fare spazio in una parte della sala e sistemava i tavoli.

Più tardi cercò di ammazzare quelle dannate farfalle nello stomaco quando li sentì arrivare. E si precipitò fuori.

Li salutò e gli sorrisero entusiasti mentre cominciavano ad aprire il retro del furgone e a scaricare della robba. Fece caso solo più tardi all'assenza di Frank, ma il suo cuore riprese a battere velocemente quando pensò che probabilmente sarebbe arrivato a breve.

-Ci dai una mano a portarla dentro?-

La voce di Andrew lo riportò alla realtà e annuì immediatamente prendendo alcuni pezzi della batteria -Ho fatto spazio da quella parte.- li informò seguendoli dentro -Ma se non va bene possiamo spostare tutto da quest'altra e..-

-No, no è perfetto. Grazie.- gli sorrise sincero Rob.

-Nervosi?-

-E' la nostra prima volta qui.- annuirono -Ma siamo abituati ad avere un pò d'ansia.-








Qualche minuto dopo era gia quasi tutto pronto. La batteria era stata montata e tutti gli strumenti erano stati portati dentro.

-Finalmente.- sospirò Vincent -Vado a spostare il furgone.-

-Hai idea di dove sia Steve?- chiese Rob.

-No, ora lo chiamo.-

-Eccoci!- la porta si aprì e lo stomaco di Matt fece una capriola. Comunque non si voltò nè mostrò interesse verso la voce di Steve dal momento che intravide Frank sbucare al suo fianco. Così se ne restò dietro il bancone continuando a pulire, e sperando che non si accorgessero di lui. Almeno per il momento.

-Si può sapere dov'eravate? Dovevate darci una mano con gli strumenti brutti stronzi!-

Steve rise di gusto -La signorina qui..- e indicò Frank -..doveva farsi bella.-

-Ehi!- protestò il più piccolo arrossendo per qualche motivo.

-Vuoi dire che non è vero?-

Frank sbuffò e Matt non potè trattenere un sorriso divertito.

-Ehi Matt! Che ne dici di una birra?- esclamò poi Steve.

Merda. E lui che pensava di essere invisibile.

-A-Arriva subito.-

Solo Frank comunque sembrò essersi accorto di lui solo in quel momento. E, ovviamente, quando lo vide avvicinarsi cercò di evitare di averci un qualsiasi contatto e raggiunse gli altri cominciando ad armeggiare con amplificatori e il resto. Forse voleva solo tenersi occupato per non rivolgergli la parola.
Fatto stà che Matt se ne accorse, non era così stupido dopotutto, e un pò gli fece male.

Ma che poteva farci?

-Ecco.- porse la birra a Steve che lo ringraziò con un sorriso. Poi se ne tornò dietro il bancone.









-Matt.-

Matt impegnato nel suo lavoro dal momento che il locale si era riempito gia da un pò non fece tanto caso a quella voce e rispose distrattamente tenendo lo sguardo su quello che stava facendo -Si?-

-Ehi Matt, tre birre al tavolo cinque!- lo chiamarono intanto. E Frank non potè far altro che starsene lì impalato aspettando che si ricordasse di lui.

-Arrivo!-

-Subito!-

-Un attimo!- sbuffò per poi alzare finalmente lo sguardo -Dimmi..- si bloccò non riuscendo a pronunciare il suo nome. E a momenti non ricordava nemmeno il suo. Deglutì aspettando che parlasse.

-Mi dai un bicchiere d'acqua?-

-Un..?-

-Dell'acqua.-

-Oh, si.- si riprese in fretta e..

-Matt ce la fai?-

Ancora? Alzò gli occhi al cielo -Un secondo!- sbuffò ancora rivolgendosi poi a Frank -Senti, vieni qui dietro, l'acqua è lì dentro. Prendila pure.-

Frank boccheggiò per un pò -Ehm, ma..sei sicuro?-

-Certo, dai vieni!-

-O-ok.-

-Torno subito.-

Frank annuì e fece come aveva detto. Era strano stare dall'altra parte del bancone. Ma era uno strano bello. In un certo senso Frank si sentiva più alto, e da lì poteva avere tutto sotto controllo. Poteva vedere i suoi amici, poteva vedere Matt dirigersi verso il tavolo...poi si ricordò dell'acqua e si voltò verso il frigo. Lo aprì e cominciò a servirsi.

Pochi secondi dopo Matt gli passò a fianco sorridendogli mentre tornava alla sua postazione. Frank non potè fare a meno di sentire il suo profumo avvolgerlo e seguirlo fino a voltare la testa verso di lui.

-Fatto?-

Cercò di riprendersi in fretta -Quasi.- mormorò. Afferrò la bottiglia di plastica e cercò di allontanarsi ma per qualche assurdo motivo rimase come incantato alla vsta di Matt che preparava alcuni drink sorridendo gentilmente ai clienti. Finchè questo non si voltò, forse ricordandosi di lui e riservandogli lo stesso sorriso. Forse solo un pò più dolce, e Frank avrebbe voluto prenderlo a pugni per l'effetto che gli faceva.

-Serve qualcosa?-

Deglutì realizzando che se ne stava ancora in piedi e impalato -...-

-Ne vuoi uno?-

-Oh, no io..è meglio di no. Tra poco iniziamo. - biascicò velocemente prima di voltarsi con tutta l'intenzione di allontanarsi da lui il prima possibile.

-Ah, Frank..-

-Si?-

Matt fu colpito dalla rapidità con cui si era voltato nonostante gli fosse parso ovvio che desiderasse in qualche modo non essere lì. Scosse la testa, perdendo tutto il suo coraggio -No niente.- mormorò. E Frank gli sorrise allontanandosi. Forse il primo sorriso sincero che gli rivolgeva.
Questo proprio non se lo aspettava.

Sei bellissimo.





 




-Vedo che vai sul costoso.- gli sorrise Rob -Ti piace quella?-

Matt lo guardò, colto di sorpresa, non realmente che qualcuno si accorgesse che stava ammirando gia da un pò quella chitarra di un bianco perfetto messa da parte. In un certo sensò ci trovò qualcosa di familiare. Comunque annuì, come se avesse perso le parole.

-E' di Frank.-

-Oh.- stano, non lo aveva mai visto suonare la chitarra da quando lo guardava esibirsi.

Riportò lo sguardo sulla chitarra sperando che lui potesse rispondere alla domanda che ormai gli ronzava in testa -Perchè..- rilesse bene il nome in grandi lettere luccicanti che ne decoravano una parte, prima di riportare lo sguardo su Rob -Perchè Pansy?-

-Oh, beh, è storia vecchia. A Frank non piace che se ne parli.-



Ripensò a quella conversazione che aveva avuto giusto poche ore prima mentre sistemavano gli strumenti. Rob gli aveva detto poco o niente su quella chitarra e Matt sembrava esserne quasi...attratto. E non solo perchè apparteneva a Frank.
Gli aveva detto che era una sorta di portafortuna e che la sistemava accanto agli strumenti ad ogni concerto, diceva che provava odio e amore verso quell'oggetto, che era la cosa più preziosa che possedeva.

Da quanto avevano iniziato a suonare non aveva staccato gli occhi da lì, e in qualche modo aveva desiderato che Frank lo guardasse, che lo cercasse, che ricambiasse il suo sguardo. Ma non lo fece mai.

Quando anche l'ultima canzone terminò persino Matt si sentì orgoglioso del successo che erano riusciti ad avere.
Seguì Frank con lo sguardo per tutto il tempo, aveva una gran voglia di congratularsi con lui, aveva una gran voglia di dirgli quanto fosse stato grandioso e se la sentiva esplodere nel petto.
Lo seguì mentre sorrideva ai suoi amici, mentre ringraziava tutti, mentre lasciava il microfono per andare chissà dove. E per un momento pensò che stesse andando proprio verso di lui. Per un momento capì cosa volesse dire essere felice. Per un momento.
Si perchè durò solo un attimo.
Prima che Jamia gli buttasse le braccia al collo.
Prima che lui la stringesse e la baciasse.

L'aveva quasi dimenticato quel piccolo dettaglio.
La sua fidanzata.









Per il resto della serata Matt era rimasto al suo posto, osservandolo da lontano. Mentre abbracciava Jamia, mentre baciava Jamia, mentre scherzava con Jamia riportando gli strumenti nel furgone.
Jamia. Jamia. Jamia.
Iniziava davvero ad odiarla. E invece tutti gli altri sembravano adorarla.
E forse era proprio questo a dargli sui nervi.

Il locale ora era più tranquillo, meno affollato e non c'era più tutto questo gran da fare. Così si concesse un pò di tempo per sè. Afferrò una coca-cola, fece il giro del bancone e si sedette su uno degli sgabelli accanto a Jimmy che gli teneva compagnia.
Sbuffò posando i gomiti sul bancone.

-Che hai?-

-Niente.- evitò di guardarlo.

-Okay, riformulo la domanda allora: come ti senti?-

-Emotivamente o..-

-Si, emotivamente.-

Matt sorrise tra sè e sè pensando a quanto suonasse ridicola quella conversazione nella sua testa -Beh...credo..- sospirò frustrato -Io..-

-Dio, Matt..non dovrebbe essere così difficile ammetterlo a questo punto, no?- roteò gli occhi.

-C-Cosa?-

-Che ti sei rincoglionito, ecco cosa. E sei anche stupido.-

-Oh, grazie. Grazie davvero.-

-Idiota.-

-Jim, qual'è il problema?- sbottò.

Jimmy sospirò chiedendosi perchè non ci arrivasse da solo -Il problema è che tu sei qui e lui è lì.- scandì bene le parole come se parlasse a un bambino. Glielo aveva gia detto che era stupido, no?

-E?-

-E qualunque cosa tu stia cercando di fare, sono più che certo che la stai facendo nel modo sbagliato.-

Matt riportò lo sguardo sul bancone, più offeso che altro -Cosa pensi che stia cercando di fare esattamente?-

-Niente! E' questo il punto. Lui ti piace e tu non stai facendo niente.-

-Cristo..ma perchè ti importa tanto?-

-Perchè?- deglutì indeciso se continuare o no, mentre Matt lo guardava curioso -Perchè stai facendo esattamente quello che ho fatto io. Ecco perchè.- disse alla fine evitando il suo sguardo.

-Di che parli?-

-Tu non capisci.- sorrise debolmente -Non lo hai mai fatto.-

-Jim..-

-Stavi con Val. E...e mi piacevi, okay?- lo interruppe -Ma..sono contento di non averci provato, insomma, non avrei mai incontrato Brian e comunque tra noi non avrebbe mai funzionato.-

-Avrei voluto che me lo dicessi però.- Certo, come se non se ne fosse mai accorto. Evitò di dire che infondo se lo era sempre aspettato un momento del genere, in cui Jimmy gli sbatteva finalmente in faccia o gli confessava la verità. Sapeva che prima o poi lo avrebbe fatto, dopotutto aveva i suoi tempi. E comunque non era mai stato un rapporto "normale" il loro.

-Si, beh...se potessi tornare indietro, non lo farei comunque. Scusa per questa cosa ma...era per farti capire che non devi sprecare un solo momento e se ti piace davvero non fingere che non ti importi. Perchè a lui importa.-

-E tu come lo sai?-

-Non fare domande stupide.- scosse la testa -Cos'è hai paura di rischiare?-

Matt deglutì spostando per un secondo lo sguardo alle sue spalle. Notò come i suoi amici si stessero divertendo, e per un attimo si chiese se ora poteva chiamarli davvero amici o se fosse solo una sua allucinazione il fatto che si trovasse piuttosto bene con loro. Poi notò Jamia che si stava alzando e per un momento si aspettò di vedere Frank fare lo stesso. Ma non accadde. Lei si chinò sul suo ragazzo baciandogli le labbra, e gli sembrò quasi di sentire lo schiocco di quello stupido bacio anche da lì. Salutò gli altri sorridendo stupidamente come una stupida stupidissima ragazza e raggiunse le sue amiche. Probabilmente stava andando via. E fu sollevato nel vedere che Frank non sarebbe sparito con lei, che la serata non era finita e che forse poteva ancora cercare di passare del tempo con lui.
Forse Jimmy aveva ragione.
-Io non ho paura.- mormorò, anche se con decisamente poca convinzione nella voce, tornando a guardare l'amico al suo fianco.

Jimmy sorrise -E allora che diavolo ci fai ancora qui?-

-Probabilmente hai ragione tu.- annuì.

-Lo so che ho ragione.- alzò le spalle -E comunque datti una mossa.- sospirò -Io e Brì torniamo a casa, tu qui ne avrai ancora per molto?-

-Credo di si.- sbuffò Matt passandosi una mano sugli occhi.

-Sai, credo che ti ci vorrebbe un caffè.- ridacchiò Jimmy alzandosi -Gli altri ci offrono un passaggio. Ci vediamo a casa.- gli lasciò un bacio sulla guancia facendolo sorridere e poco dopo li vide uscire cantando ad alta voce come dei perfetti ubriaconi. E forse Brian un pò lo era, così come Johnny e qualcun'altro di loro.

Ripensò a ciò che gli aveva detto Jimmy mentre se ne tornava al suo posto dietro il bancone. Il locale era molto più tranquillo ora e nessuno sembrava apparentemente interessato a interaggire con il povero ragazzo zombie assonnato dietro al bancone.
Sbuffò. Sapeva che avrebbe dovuto darsi una mossa molto prima con Frank e che ora di certo non avrebbe avuto altre occasioni del genere.
Ancora una volta era riuscito a dimostrare come fosse ridicolamente al primo posto sulla scala dei codardi più codardi.

Insomma, come poteva sperare di farsi avanti e di riuscire a combianre qualcosa se Frank con l'arrivo di Jamia non lo aveva minimamente calcolato?
Beh, forse non lo avrebbe calcolato comunque ma...chi poteva dargli realmente la certezza che Frank insistesse a non parlargli o a non guardarlo o a non fare qualsiasi cosa che avesse a che fare con lui solo per non far sospettare la sua fidanzata?
E il punto era esattamente questo: non aveva certezze! E non ne avrebbe avuta nessuna finchè non si sarebbe fatto avanti.
E lui voleva farsi avanti, lo voleva terribilmente.

Comunque, non ricordava neanche di averlo visto uscire dal locale in realtà.

-Io non credo che quella riesca a tenerti sveglio ancora per molto.-

Alzò lo sguardo lentamente riprendendosi dai suoi pensieri che comprendevano: un letto, un-anzi no...un Frankie, possibilmente Iero, magari anche nudo, si, ah e un letto e...cazzo si anche un caffè!
Dio quanto gli sarebbe piaciuto bere un bel caffè!
Per l'irritazione che provava in quel momento caricò in canna un bellissimo "vaffanculo" per chiunque avesse avuto la sfortuna di trovarsi a rivolgergli la parola.
Ma quegli occhi verdi furono come il più potente dei veleni in grado di paralizzare un uomo. E Matt fece esattamente questo, incontrando gli occhi di Frank, si sentì esattamente in trappola, perfettamente immobile.

-C-Come?- lo guardò interrogativo, sentendosi incredibilmente stupido.

Frank invece sembrò divertito dall'espressione che aveva assunto la sua faccia -Dicevo, quella coca-cola..- indicò la bottiglia che teneva ancora tra le mani -..non credo ti sarà utile per restare sveglio.-

Matt si risvegliò improvvisamente, come da uno strano stato di trance -Ah..ah, si, no è che..- spostò lo sguardo sulla bottiglia, solo per non guardarlo negli occhi -..non ho trovato di-ehm..di meglio..- accennò un sorriso, giusto per non sembrare troppo idiota. Ma forse risultò solo un pò più impacciato. E lui odiava essere impacciato, non riuscire a controllare le sue emozioni, non riuscire a formulare una frase che avesse un senso. Proprio lo odiava.
Odiava non riuscire ad avere neanche se stesso sotto controllo.

Frank comunque ridacchiò, forse gli piaceva vederlo in difficoltà, o forse l'alcol lo aveva aiutato a sciogliersi quel tanto che bastava per riuscire a rivolgergli la parola -Sai, credo ti ci voglia qualcosa di leggermente più forte.-

Matt cercò di riappropriarsi del proprio autocontrollo evitando di sembrare troppo nervoso -Gia.- e con una smorfia si disfò della bottiglia.

Frank esitò per un attimo, spostò lo sguardo sulla porta, indeciso se raggiungerla e lasciarsi quelle adorabili fossette alle spalle, e poi di nuovo su Matt -Sai che ti dico? Hai bisogno di tenerti occupato.-

-C-Che vuoi dire?- non riuscì a trattenere un sorriso vedendolo sedersi proprio davanti a lui poggiando i gomiti sul bancone.

-Voglio il drink più complicato che riesci a preparare.-

-Non credo che a quest'ora lo reggeresti.-

-Ti sorprenderà sapere cosa riesco a reggere.- ...o con cosa riesco a convivere.

E forse c'era anche fin troppa verità in quella frase.

-Okay, mi hai convinto.- rise Matt.

-Sorprendimi.-









Zombie.
Era il suo drink preferito, e non solo per il nome. Così alcolico che in molti locali il consumo massimo era di 2 cocktail zombie per cliente. Inutile dire che berne più di due significava ridursi in un certo senso in un vero e proprio zombie.

Riempì lo shaker di ghiaccio sotto gli occhi curiosi di Frank che non riusciva proprio a staccargli lo sguardo di dosso e soprattutto non sembrava aver intenzione di farlo.
Matt mise da parte qualsiasi domanda frullasse nella sua testa in quel momento e cercò di godersi la sua compagnia, cercando di spiegarsi però cosa avesse spinto Frank a restare invece che andare via con i suoi amici. Ma qualunque fosse la risposta al momento non gli importava molto.
Concentrato su ciò che stava facendo, versò il rum chiaro, poi quello scuro, il brandy e altri ingredienti fondamentali. Dopo averlo agitato per bene lo verso in un bicchiere alto e decorò con fettine d'ananas e d'arancia.

Lo mise esattamente davanti la faccia stupita dell'altro che sorrise scioccato -Wow.- soffiò. Ci aveva impiegato meno di 5 minuti e la cosa interessante era che lo aveva trovato estremamente...sexy.

-Questo è uno Zombie.- Frank riportò lo sguardo su Matt che lo incoraggiò -Assaggialo.-

Annuì afferrando con movimenti calibrati il bicchiere e prendendone un sorso. Lo tenne un pò in bocca assaporandone il gusto frizzante e dolce per via della frutta -Oh cazzo!- esclamò con una smorfia che fece decisamente ridere Matt.

-Te lo avevo detto che non lo avresti retto.-

-No, no è...ottimo, davvero! E' che non avevo mai provato una cosa del genere e tu sei stato..- si bloccò prima di poter dire qualcosa di cui si sarebbe certamente pentito. Si morse la lingua per aver parlato troppo.

-Cosa?- chiese Matt ormai curioso.

-Ehm..è forte.- biascicò cercando di sorridere normalmente -Il modo in cui..lo hai preparato. Dove hai imparato?-

-Mi dispiace ma è un segreto.- si pavoneggiò.

-Devi insegnarmelo.-

Matt alzò le sopracciglia, sorpreso -Sei gia ubriaco?-

-No!-

-Ehi, stavo scherzando!- rise. Frank adorava quando rideva. Dio, se lo adorava -Dai, vieni qui dietro.-

-Davvero?-

-Muoviti prima che cambi idea.-

Frank ubbidì e i suoi occhi quasi luccicavano dalla gioia, ma non lo diede a vedere. Non poteva permettersi di fargli pensare che forse ce l'aveva ancora una possibilità con lui. Dopotutto neanche lui era ancora sicuro di questo. Magari potevano essere buoni amici.
No?
Arrivato al suo fianco comunque, si sentì incredibilmente basso.

-Cosa vuoi preparare?-

-Sicuro che possiamo?-

-Ehi, o questo, o mi addormento sul bancone.-

-Okay allora.- sorrise -Il tuo preferito?-

Matt storse la bocca -Te l'ho appena fatto. Che ne dici di uno Champagne Cocktail? E' piuttosto semplice.-

-Andata.-








Fortunatamente era riuscito a dissuadere Frank dall'idea di preparare e scolarsi ogni cocktail che il più grande pronunciava. Però era stato divertente vederlo all'opera, fino a quando non aveva deciso di arrendersi davanti a un semplice mojito.
Era strano stare così vicini dopo tanto tempo e ridersi nelle orecchie fino a far esplodere i polmoni e sembrare due buoni amici e...era stato bello come Frank aveva raccolto un pò di quel coraggio che gli rimaneva e gli aveva tenuto compagnia.

Uscirono dal locale circa un'ora e mezza dopo e Frank si diede dello stupido per non aver pensato di andarsene via prima ed evitare la scena del "e adesso? ognuno per la sua strada? dio quanto vorrei baciarlo!" mentre Matt si assicurava di aver messo tutto in ordine prima di chiudere la porta. Annotò mentalmente di non accettare più il turno di notte, non voleva più morirci di sonno là dentro.

Quando si voltò incontrando lo sguardo di Frank che silenziosamente aveva incominciato a torturarsi le mani gli scappò un sorriso -Hai preso tutto?-

-Si.-

Si avviarono verso il parcheggio in quello che si trasformò in un pesante silenzio.
-Grazie comunque.- mormorò Matt -Per essere rimasto.-

Frank gli sorrise non riuscendo però a nascondere il suo imbarazzo. Cavolo sembrava di essere tornati ai tempi della scuola.
Deglutì quando si rese conto di dover fare quella fatidica domanda, anche un pò scomoda dal suo punto di vista. Si schiarì la voce -Ti...ti dispiace darmi un passaggio?- avvampò quando l'altro si voltò a guardarlo -Sono venuto con Steve e...lo avevo completamente rimosso.- sperò solo che non gli suonasse come una stupida scusa per entrare nella sua macchina e fare chissà cosa. Avrebbe voluto urlare che stava semplicemente dicendo la verità.

-Certo, figuarti!-

Entrare in quella macchina insieme riportò entrambi inevitabilmente al loro ultimo incontro. E fu piuttosto imbarazzante il modo in cui la situazione iniziava a cambiare, a diventare pesante.

-Abiti sempre lì?-

Frank sembrò pensarci un pò su, forse preso da tutti quei ricordi. Spero solo che Matt non ci stesse pensando come lui invece stava evidentemente facendo -No, due isolati più avanti. Un palazzo arancione sulla sinistra.-

-Quando ti sei trasferito?-

-Appena finita la scuola.-

-Anch'io.-

-Davvero?-

-Gia.-

Il tragitto fu più lungo del solito vista la lontananza del suo appartamento e così fu inevitabile restare in silenzio per parecchi minuti. Tutto ciò che era successo nel locale sembrava essere svanito. Polverizzato. Cancellato.
Notevole come anche la più piccola cosa fosse in gradi di cambiare il loro atteggiamento.

-Posso farti una domanda?- prese coraggio Matt. E Frank fu felice in un certo senso di sentire la sua voce -Puoi anche non rispondere.-

-Spara.-

-Okay. Ehm...tu e Steve..-

-Si?- e sapeva gia perfettamente dove volesse arrivare. Dovette fare un grande sforzo per non scoppiare a ridere, in realtà si era anche rassegnato al fatto che quel bacio sulla spiaggia non fosse servito a nulla.
E invece...

-..cosa...cioè, siete..insomma, amici..e basta?-

-Cosa dovremmo essere?-

Ma Matt non rispose, capì di aver sbagliato un pò tutto con quella domanda -Scusa, era stupido..-

-Posso assicurarti che è etero al cento per cento.-

-Si, non..non intendevo questo..-

-Aspetta.- lo interruppe forse trovando un ulteriore modo per metterlo alla prova. Ed era dannatamente divertente vederlo arrossire ogni volta -Ti piace Steve?-

Matt sgranò gli occhi togliendoli dalla strada solo per lanciargli uno sguardo sorpreso o...decisamente spaventato -No! Cos-No! Giuro che non intendevo quello! Io..-

E Frank scoppiò a ridere inevitabilmente, come se fosse normale che lo prendesse per il culo, come se la cosa più divertente del mondo -Ehi rilassati! Stavo scherzando!-

Matt si mosse un pò a disagio, prima di sorridere per il modo scomposto in cui rideva -Che stronzo.-

La risata di Frank si affievolì fino a diventare solo un enorme sorriso mentre indicava l'edificio che si avvicinava -Ecco, ferma qui. Sono arrivato.-

Matt fermò l'auto, e di nuovo sensazioni gia provate in passato si fecero spazio in lui. Deglutì prima di voltarsi lentamente verso Frank che non aveva smesso di sorridere -Grazie.- mormorò e sta volta non c'era spazio per qualcosa di più.
Fece per aprire lo sportello ma la mano di Matt improvvisamente stretta intorno al suo braccio gli impedì di andare via.

-Frank, aspetta.- persino lui si meravigliò di averlo toccato. E poi da dove lo aveva tirato fuori il coraggio di fermarlo?
Ritrasse la mano velocemente quando il verde degli occhi dell'altro si riflesse nei suoi.

-Che succede?- chiese un pò allarmato. Sorpreso.

-Ecco io...volevo chiederti una cosa.-

-Dimmi.-

E il suo cuore iniziò a battere all'impazzata. Pregò solo che Frank provasse anche lui almeno la metà delle emozioni che lo stavano praticamente investendo in quel momento -E' una cosa stupida. Forse non dovrei..- pensò, troppo su di giri per rendersi conto di averlo fatto ad alta voce.

-Non importa.- Frank gli sorrise appena perchè continuasse.

Prese un respirò profondo, era sicuro che stesse per cacciarsi in un mare di guai -Okay. Allora...mi chedevo se..avessi da fare..d-domani sera.- lo guardò attentamente. E vide come gli occhi di Frank si muovessero velocemente mentre cercava di capire dove volesse arrivare.

-P-Perchè? Volete mangiare fuori?-

-I-io...veramente..- sospirò, ormai non poteva tirarsi indietro -Pensavo solo io e te.- disse velocemente. E il suo cuore perse un battito.

-Aspetta...cosa?- e Frank sperò tanto di aver capito male mentre Matt si maledì per aver aperto bocca, e maledì Jimmy per avergli messo quelle idee in testa -Tu mi stai chiedendo..-

-Di uscire. Si.- deglutì. Ma perchè doveva essere così difficile? Ah gia, perchè lui ce l'aveva gia una ragazza.
E Matt sembrava piombato lì per rovinargli la vita. Cercò di non vederla in quella prospettiva comunque.
Però, dannazione, c'erano cose che andavano fatte e basta, anche se sembrava una pessima idea. Era inutile ripensarci e ripensarci.

-Con...con me?-

-Si.-

-Ma che...perchè?- Matt fece per rispondere ma lo precedette -Dio, tu credi davvero che sia così facile? Non puoi chiedermi una cosa del genere e sperare che sia facile..- si passò una mano tra i capelli nervosamente.

-Non penso che sia facile.-

-Bene. Perchè non lo è.-

Matt riportò lo sguardo sulla strada davanti a sè sospirando. Aveva rovinato tutto ancor prima di poter iniziare qualcosa con lui, aveva rovinato tutto più velocemente di quanto ci mettesse a preparare un cocktail.
Ma comunque Frank era ancora lì. E questa era una buona cosa, no? Era un punto a suo favore il fatto che ci stesse ancora pensando.

-Si.-

Lo sentì sussurrare poco dopo. Quasi inudibile.
Si voltò per assicurarsi che avesse effettivamente parlato -Si?- ripetè speranzoso.

Frank annuì ma non lo guardò, nè si sognò di voltarsi e studiare la sua espressione -Va bene.-

-...-

-Ma siamo solo amici. Giusto?-

-Come vuoi tu.-

No, non gli piaceva che gli desse carta bianca. Perchè non era quello che voleva, essere amici. Tzè.

-Allora..a domani.- cercò di sorridere, ma stava ancora cercando di realizzare cosa fosse successo.

-A domani.-

-Spero che tu abbia una buona scusa per tutto questo.- mormorò prima di uscire dall'auto e allontanarsi velocemente.

No. Non ce l'ho.



 

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Capitolo 12
*** Imparare ad amare di nuovo. ***




Continuo a pensare che avrei potuto fare di meglio in questo capitolo, ma non volevo sprecare un'altro giorno a pensare e a ripensare anche perchè sono sicura che con la poca fantasia che ho in questo periodo non avrei combinato molto c.c
Purtroppo ormai non ci metterò più poco tempo ad aggiornare percui mi scuso in anticipo.
Scusate anche gli errori, se ce ne sono.
E nonostante tutto spero vi piaccia. Sul serio T.T
Un bacio a chi ancora aspetta speranzoso i miei aggiornamenti.
XOXO



 
 

Imparare ad amare di nuovo






Se qualcuno gli avesse chiesto in quel momento come si sentisse, Frank avrebbe risposto che era colmo, colmo di vuoto.
E sarebbe stata una sensazione orribile se non per il fatto che non provare niente era decisamente meglio che provare risentimento, angoscia.
Ma non tanto verso Matt, quanto verso se stesso. Soprattutto per aver accettato il suo invito ad uscire. Smise di pensarci per un pò, o almeno ci provò, anche se sapeva che quella sera si sarebbe ritrovato inevitabilmente davanti alla realtà.
L'ansia gia lo divorava, e non voleva pensare a quale altra sensazione avrebbe provato a breve solo standogli accanto.
Avrebbe dovuto toccare iL cielo con un dito proprio perchè Matt aveva deciso di fare finalmente qualche passo verso di lui, ma la sua mente non riusciva che a pensare: "Forse e' troppo tardi."

Ma lo era davvero?
Insomma, dopotutto si sentiva sempre spinto nella sua direzione, sempre verso Matt. E per qualche motivo, ogni passo che faceva era un passo verso lui. Forse erano stati destinati ad incontrarsi, ad intrecciare le loro vite, a perdersi per poi ritrovarsi.
Ma erano tante le volte in cui, Frank, seduto a terra con le lacrime agli occhi, esausto, si era ritrovato a domandarsi perchè, tra tutte le persone al mondo che avrebbe potuto amare, doveva innamorarsi di una persona che gli sarebbe sempre stata portata via.
E forse era per questo che proprio non riusciva a lasciarsi andare. Faceva troppo caso ai dettagli, si poneva troppe domande, troppi punti interrogativi che lentamente lo uccidevano.
Era come se camminasse costantemente su un filo cercando di tenersi in equilibrio e resisteva, resisteva, forse perchè nonostante tutto ci credeva ancora in qualcosa. O ci sperava.
E prima o poi avrebbe scoperto anche in cosa.


-Cosa? Per quale motivo dovrebbe avere una cotta per me? Che cosa stupida.-

-Oh andiamo Frank, ti ha invitato ad uscire!- Steve allargò le braccia in modo ovvio mentre Frank continuava a tenere un'espressione che secondo lui doveva essere impassibile.

-E con questo?-

-Jamia lo sa?-

Ora, la speranza di Frank di non sentir nominare quel nome si sgretolò -No.- mormorò, perfettamente consapevole che la sua vita non stesse prendendo proprio una bella piega ma snceramente non aveva affatto voglia di pensare alle conseguenze. Voleva spegnerlo quel dannto cervello per una volta e magari smettere di pensare a cosa fosse giusto.
Perchè sapeva bene che di giusto in tutta quella situazione non c'èra proprio niente.
-Dovrebbe?- chiese cauto -Insomma...non è un appuntamento. E' solo..-

-Cosa? E' solo che cosa?-

Frank sbuffò -Non glielo dico per il semplice fatto che non è importante.- borbottò evitando il suo sguardo.

-Si, certo.- Steve roteò gli occhi -Ho forse per il fatto che lei è al corrente della tua passata cotta per lui.-

-Bravo, hai detto bene, è passata.- puntualizzò.

-Frank..-

-Non dire "Frank" in quel modo.-

-In quale modo?-

-Sembri mia madre.-

-Fanculo, sto solo dicendo che se non fosse importante ne avresti parlato con lei. Giusto per precisare che è solo un amico.-

Frank lo ignorò e sospirò riportando lo sguardo alla chitarra posata sulle proprie gambe e cominciando a sfiorare qualche corda -Sta zitto.- sussurrò.
Intanto Steve lo scrutò per un pò, cercando di capire cosa avesse per la testa, ma a quanto pare era difficile persino per lui riuscire a entrare lì dentro.
Per un momento sperò che almeno Matt ci riuscisse.

-Frank?- lo chiamò poi.

-Che vuoi ancora?-

-Non lo hai dimenticato. Vero?- cercò il suo sguardo e lo trovò quando Frank alzò lo sguardo, sicuramente sorpreso da quella domanda.
Ma non rispose.
Forse perchè la risposta non la conosceva neanche lui.

-Lo sai che non devi andarci per forza. Insomma, avresti potuto dire di no.- continuò Steve.

-Io..credo..- distolse lo sguardo insicuro -...e' tardi per cambiare idea..- chissà perchè suonava tanto come una scusa.

Steve sorrise, riuscendo a decifrare una piccola ruga sul suo viso e quella piccola smorfia che incurvava le sue labbra, e capì -Tu vuoi andarci.-

-Beh..- arrossì.

-Fai tanto il duro ma vuoi andarci. Non è così?-

-Non vedo perchè non dovrei.-

-E invece lo sai perchè non dovresti. Se avessi anche un solo briciolo di orgoglio non ci andresti, ma a quanto pare lui ti ha portato via anche quello.-

-Intendi farmi stare peggio?-

-Io voglio solo che tu capisca, Frank.-

-Cosa dovrei capire?- sputò fuori guardandolo finalmente negli occhi.

E Steve comprese quanto gli facesse male tutto questo. Faceva male perchè era importante.
In realtà faceva sempre male quando si trattava di Matt.
E Frank non riusciva a sentirsi altro che impotente davanti ai propri sentimenti.

-Che forse state sbagliando.-









-...che poi potrebbe pensare che io ci stia provando ma..non voglio che lui pensi che io pensi di provarci, insomma, anche se non ci stessi provando lui potrebbe pensare che io pensi di farlo anche se non ci penso e...o potrei essere io a pensare che ci pensi anche se invece non lo pensa!- Matt sbuffò sonoramente soffiando fuori il fumo dal naso come era solito fare quando era concentrato su qualcosa. E troppo impegnato a blaterare neanche si rendeva conto di quanto fossero insensati quei discorsi o quanto Johnny rischiasse di impazzire ascoltandolo.

-E'?- fece infatti con un tono abbastanza acuto, a sottolineare il fatto che ci aveva capito ben poco.

Matt alzò gli occhi al cielo chiedendosi cosa stesse facendo dall'altro capo della cornetta invece di ascoltarlo -Non sei d'aiuto.-

-E tu sei troppo nervoso. Devi calmarti o non ci arriverai vivo a quell'appuntamento.-

-Non è un appuntamento.- precisò.

-Certo, certo. Sono sicuro che anche Frank si stia convincendo di questo.-

Matt gettò il filtro consumato a terra massaggiandosi poi il collo stanco -Secondo te ci sto pensando troppo?- gemette frustrato.

-Affatto.- scosse la testa, come se potesse vederlo -Secondo me non ci hai pensato abbastanza.-

-Tu dici?-

-Non credi di averlo gia sorpreso abbastanza? Voglio dire, chiedergli di uscire dopo tutto questo tempo...non lo biasimerei se si comportasse in modo strano. Ma non significa che non potrà mai accadere niente tra voi, no?-

Matt sospirò -Non lo so..-

-Devi solo farlo succedere. Però non affrettare le cose.-

-Ho capito.-

-Un passo alla volta.-

-Va bene.-

-Ah, e...Matt, non baciarlo..-

Matt arrossì appena come se l'amico si trovasse proprio lì e potesse cogliere il suo imbarazzo -Non lo avrei fatto.- deglutì. Bugiardo.

-Era giusto per essere sicuri.- lo sentì sorridere.
Quando inspiegabilmente calò il silenzio Matt pensò di salutarlo e stendersi sul letto fino a quando il suo mal di testa non sarebbe passato, o magari fino a quando non sarebbe morto. Sembrava una situazione troppo tragica, è vero, ma era da così tanto che non usciva con qualcuno, sembrava essere passato così tanto tempo dall'ultima volta. E, a dire il vero, non era più molto sicuro di ciò che stava facendo.

-Che mi dici di Jimmy?-

Quella domanda lo fece tornare alla realtà lasciandolo un pò confuso -Che vuoi dire?-

-Anche lui non volevi baciarlo?-

Matt deglutì e sentì gli occhi inumidirsi, cominciarono a pizzicargli e schiuse le labbra per dire qualcosa ma neanche lui sapeva bene cosa -Io..tu come fai a..-

-Me lo ha detto lui.-

-...-

-Doveva parlare con qualcuno.-

Matt chiuse gli occhi per un momento sforzandosi di trovare una ragione per la quale Jimmy avrebbe dovuto parlarne con lui. Lo avevano detto che non aveva significato nulla, avevano anche scherzato sul fatto che Johnny lo avesse gia capito da sè ma non credeva che Jimmy si sarebbe preso la libertà di parlarne davvero con lui.

-Matt, lui-

-Perchè?- disse soltanto.

Sentì Johnny sospirare piano -Era a pezzi. Completamente...esausto.-

-Mi dispiace.-

-Non è a me che devi dirlo.-

-Pensavo avessimo chiarito...- si passò una mano sugli occhi -Credo che la storia del matrimonio mi abbia un pò..-

-Cosa?-

-...spaventato.-

-E quello era l'unico modo che avevi per dimostrarglielo?-

-No, quello era l'unico modo che avevo per...- sbuffò -Non lo so.-

-Tu lo ami?-

Si.
Dillo. Avanti.
-...No.-
Fu come pegnalarsi il cuore da solo.

-Lui ha detto la stessa cosa.- scosse la testa -Ma pensava tutt'altro, proprio come stai facendo tu ora.-

-Gli voglio bene.-

-Non è vero.-

-Anche se fosse non cambierebbe nulla. Quindi diamoci un taglio.-

Johnny sospirò, quasi divertito, gliele aveva dette anche Jimmy quelle stesse parole -Buona fortuna per stasera.- gli disse, anche se probabilmente la frase esatta sarebbe dovuta essere "Buona fortuna per la tua vita."










-Che bevi?-

Jimmy si voltò sorpreso dall'improvvisa presenza di Matt in cucina. In realtà aveva sperato che nessuno lo vedesse bere di primo pomeriggio ma alla fine realizzò che magari avrebbe dovuto nascondersi se davvero lo avesse voluto.
Un mezzo sorriso storse quelle labbra fine mentre tornava a guardare il bicchiere tra le sue mani.

-Acqua.- mormorò.

Matt, reduce dalla telefonata di poco prima con Johnny, avanzò di qualche passo fingendosi del tutto tranquillo. Quando invece il suo cuore sembrava impazzito, se avesse continuato così a breve avrebbe avuto un infarto -Bugiardo.- sorrise furbo -Quella è vodka.- indicò il bicchiere con un cenno del capo.

-Se lo sai allora perchè me lo chiedi?-

-Perchè ne voglio una anch'io.-

-Scordatelo.-

-Oh, andiamo!- sbuffò -Non trattarmi con un alcolizzato.-

-Lo sei.- fece spallucce trattenendo un sorriso.

-Lo ero.-

-Oh, e ti ci è voluto così tanto per ammetterlo?-

Matt spalanco la bocca prima di scoppiare a ridere scuotendo la testa. Poi lo spinse facendolo barcollare un pò mentre ridevano entrambi.

-Sicuro di volerlo?- Jimmy lo guardò attentamente continuando a sorridergli.

E Matt prese un respiro profondo, per non annegare in quegli occhi -Nah. Mi rifarò al tuo matrimonio.- distolse lo sguardo, chiedendosi perchè diavolo doveva sempre tirar fuori quel discorso. Avrebbe voluto strangolarsi da solo.
Infatti calò il silenzio e Jimmy si preoccupò subito di riparare a quella situazione.

-Allora...esci con Frank.-

Matt annuì tenendo lo sguardo davanti a sè, solo per confermare, non aveva nulla da dire.

-Non mi sembri tanto entusiasta.-

Sorrise appena -Lo sono. Ma non so quanto possa esserlo lui.-

-Beh, il fatto che abbia accettato dovrebbe dire gia molto.-

-Gia.- annuì ancora -Però non è un appuntamento.- si affrettò a dire.

-Oh, certo. Allora cambia tutto.-

Matt sbuffò prima di aprire bocca -Ammesso che...ammesso che lo sia...credi che abbia fatto una cazzata? Insomma, abbiamo passato del tempo insieme al locale e...io mi sono chiesto perchè non lo abbiamo mai fatto prima.-

-Io credo che lui sarebbe capace di mandare la sua vita a puttane per te.-

Matt si voltò a guardarlo e notò che lui lo stava gia facendo -E non è una cosa che farebbe chiuque.- continuò Jimmy -Però devi andarci piano. E devi essere sicuro che sia quello che vuoi.- non distolse lo sguardo neanche per un momento -E' quello che vuoi?-

-Io..credo..-

Jimmy scosse la testa -Si o no.-

-E' troppo scontato se dico di si?-

-L'amore non è mai scontato.-

-Allora si.- sussurrò. Come se si vergognasse di dirlo.

-Allora nessun problema.- Jimmy gli sorrise distogliendo però lo sguardo -Sono contento.-

Matt abbassò gli occhi sul pavimento, probabilmente stava per dirgli ciò che gli aveva riferito Johnny ma appena prima di riuscire a farlo si bloccò. Pensò alle conseguenze, pensò a come si sarebbe sentito Jimmy se lo avesse accusato di avergli raccontato tutto, di essersi sfogato con qualcuno. Che poi si era trattato solo di questo, di un tentativo di sfogarsi con una persona di cui sapeva di potersi fidare.

-Anch'io.- disse soltanto.










Qualche ora più tardi, dopo che il suo essere così disperatamente gay lo aveva portato a cambiarsi un trilione di volte indeciso su cosa mettere, Frank uscì di casa finalmente soddisfatto raggiungendo l'auto di Matt ferma in fondo al vialetto. Di solito non ne aveva di questi problemi, ma quella sera voleva essere perfetto. O almeno ci provava.
Insomma, non voleva fargli di certo capire che aveva passato il pomeriggio in preda al panico svaliggiando il suo armadio ma potè confermare grazie al sorriso di Matt di aver fatto una buona impressione.
Aveva pensato che essendo cresciuto la sua reazione ai sorrisi del più grande fosse cambiata almeno un pò, e invece no, si scioglieva come un ghiacciolo, esattamente come al liceo. Ma comunque non lo diede a vedere.

-Ciao.- salutò con un sorriso non appena chiuse la portiera.

La tranquillità con cui Matt gli rivolse un sorriso salutandolo a sua volta gli fece pensare che magari poteva esserlo davvero una serata tra amici. Decisamente. Così cercò di rilassarsi.
Cosa che gli riuscì decisamente bene dal momento che si impose di non fare la ragazzina in calore ma di dargli del filo da torcere.
Oh si.

Dopo vari tentativi di ammazzare il silenzio durante il tragitto in macchina decisero di fermarsi in una tavola calda che Frank gli consigliò, visto che la frequentava spesso. Dopotutto non avevano bisogno di un posto romantico o appartato, loro erano soltanto due amici, no?
Presero un tavolo accanto alla finestra e Matt prese a guardarsi intorno pur di non posare gli occhi su Frank. Si soffermava su ogni cosa: le altre persone, a che distanza fosse l'uscita se avesse avuto bisogno di scappare, si preoccupò persino di vedere se ci fosse un bagno, e poi inevitabilmente si soffermò a fissare le mani di Frank, incrociate sul tavolo. In quel momento si rese conto di non aver minimante pensato a qualcosa da dire.

-Stai bene.- fu la prima cosa che gli venne in mente e rotolò rovinosamente fuori dalla sua bocca, facendolo sembrare più nervoso di quanto gia non fosse. Smise quasi di respirare quando Frank si accorse che aveva parlato.
E si aspettò quasi che non rispondesse, ma quando lo fece fu più che felice di sentirglielo fare.

-Anche tu.-

Lo vide abbassare immediatamente lo sguardo dopo aver mormorato quelle parole. Capì che probailmente non era l'unico ad essere nervoso per quella situazione.

Sorrise.
E potè giurare di aver visto Frank fare lo stesso.










-Perchè hai preso i cereali?- gli chiese Matt quando vide i suoi occhi illuminarsi davanti a quell'enorme tazza.

Frank alzò lo sguardo per un momento mentre affogava il cucchiaio nel latte, solo per inarcare un sopraccicglio verso di lui e la sua noiosissima tazza di tè -E perchè tu hai preso un tè?-

-Perchè tu hai preso i cereali.- disse, quasi come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

-Questa non è una risposta.- ridacchiò.

-Neanche la tua lo era.-

Frank alzò le spalle -Sono buoni. Anzi avresti dovuto prenderli anche tu.-

-Nah.-

-Noioso.- gli lanciò un'occhiata -E poi non dovrebbe essere un appuntamento, giusto?-

Matt posò i gomiti sul tavolo giocherellando con una bustina di zucchero. Poi sorrise -Non lo è perchè hai preso i cereali?-

-Non ho detto questo.-

-...-

-Lo è?- chiese dopo interminabili secondi.

-Lo sarebbe comunque.-

-Quindi lo è.- sospirò Frank.

-Sei stato tu a dire che non doveva esserlo, Frank.-

Frank si decise ad alzare lo sgardo solo quando sentì pronunciare il suo nome. Per un attimo pendette dalle sue labbra solo per il fatto che le sue lettere fossero uscite da quella bocca. La fissò per un pò e si riscosse solo quando la vide piegarsi in un sorriso. A quel punto sposto lo sguardo sui suoi occhi.

-Tutto bene?- si preoccupò di dire Matt.

-Si. Si, tutto apposto.- rispose in fretta cercando di pensare ad altro che non fossero le sue labbra -Comunque...hai appena affermato che non lo è.-

-Non è vero.- corrugò la fronte mentre concentrava tutta la sua attenzione sul suo tè -Immagino che se lo fosse sarebbe un problema.-

-Che importa se lo è o no?-

-E allora cos'è che importa?-

I loro sguardi si cercarono, all'unisono. E si trovarono, come calamite. Si intrecciarono, senza volersi lasciar andare.
E per un momento Frank non si sentì più colmo di vuoto, si sentì...svuotato, e riempito di qualcos'altro. Qualcosa che il più grande era riuscito a trasmettergli in pochi secondi.
-Essere qui.- sussurrò -Immagino.-

-Intendi come..-

-Amici.- lo precedette.

-Non siamo mai stati amici Frank.-

Il silenzio che seguì fu una chiara conferma di quelle parole. Avrebbe voluto scusarsi per aver anche solo pensato quelle cose, ma era pur sempre la verità.

-E allora che ci faccio qui?-

Matt sospirò, odiandosi ancora una volta. A quanto pare diceva solo cose sbagliate -Scusami.- mormorò.
E Frank sentì il proprio cuore che si stringeva nel petto, preso da improvvisi sensi di colpa. Forse Matt ce la stava mettendo veramente tutta, mentre lui non faceva altro che buttarlo giu.
Cercò di trovare in fretta qualcosa da dire ma Matt fu più veloce di lui.

-Probabilmente ho dimenticato come si fa.- sorrise appena tra sè e sè, e rivolgendosi più a se stesso che a Frank, in realtà.

-Cosa?- fece, completamente assorto mentre cercava di cogliere anche la più piccola delle sue espressioni.

-Sai, le solite cose...essere felice, probabilmente, fare...- sospirò scuotendo la testa -Cercare di far finta di niente..-

-Perchè dovresti farlo?-

-Beh, perchè..- fece spallucce -Forse perchè rischio di rovinare..ogni cosa. Proprio come sempre.- sussurrò quelle ultime parole come se fosse un segreto il fatto che ormai si desse la colpa di tutto. D tutto quello che accadeva intorno a lui.

-Ma tu non stai rovinando niente.- il tono di voce speranzoso di Frank lo costrinse ad alzare lo sguardo permettendogli di notare il quel piccolo sorriso che spunto sulle sue labbra fine -No?-

Comunque non rispose. Si limitò a sorridere appena, magari ringraziandolo anche con lo sguardo.
E forse Frank se ne accorse perchè gli sorrise.









-Lo sai..- Matt soffiò fuori il fumo accavallando le gambe, seduto sulla panchina fredda e appena illuminata del parco -Sembri cambiato.-

Frank si sforzò di sorridere. Sei tu che non mi hai mai conosciuto. -Davvero?-

-Forse sei più alto.-

-Stronzo.- ridacchiò colpendolo sul braccio.

Tornò il silenzio, ma sta volta fu piacevole visti i sorrisi stampati sulle loro facce. Matt lo osservò per un pò, mentre si portava la sigaretta alle labbra e sotto quella luce gli piacque particolarmente.
Poi la fece quella domanda che si portava dietro da un pò.

-Da quanto state insieme?-

-Hm?-

-Tu e Jamia.-

L'accenno di sorriso sulle labbra di Frank sparì, come se non ci fosse mai stato. Sul serio voleva parlare di quello? -Ah..da un pò.- disse soltanto riportando lo sgardo davanti a sè.

-Da un pò.- ripetè Matt annuendo -Interessante.-

-Non infierire Sanders.- lo fulminò facendolo ridacchiare.

-Comunque puoi avvicinarti, non mordo.-

Frank arrossì per qualche motivo. Forse per il suo sguardo, o forse perchè gli aveva esplicitamente chiesto di volerlo più vicino.
Comunque cercò di conservare la sua presunta calma.
-Perchè devo farlo io? Perche non puoi farlo tu?-

Matt inarcò un sopracciglio mnetre l'altro semplicemente cercava di evitare il suo sguardo. Poi alzò gli occhi al cielo, allungò un braccio e lo trascinò accanto a sè. Quando lasciò la presa Frank gli lanciò uno sguardo quasi sconvolto.

-Hai barato.-

-E tu sei basso.-

-Fanculo.-









-Posso farti una domanda?-

-Certo.- Matt gli sorrise tranquillo.

-Perchè mi hai chiesto di uscire?-

-Non l'avevamo conclusa questa parte della conversazione?- cercò di mantenere un tono leggero nonostante Frank sembrasse piuttosto serio.

Lo vide sospirare piano tenendo lo sguardo davanti a sè, attento a non sfiorarlo per nessun motivo nonostante fossero abbastanza vicini da far scontrare le loro ginocchia di tanto in tanto. E il cuore di Frank sussultava ogni volta.

-Perchè tu non lo avresti mai fatto.- confessò con il cuore in gola.

-Come lo sai?-

-Lo so e basta.-

-Ho una ragazza.- sospirò. E gli venne quasi da vomitare nel ricordarlo, nel pensare che quel giorno non l'aveva affatto cercata, ma dopotutto nemmeno lei aveva fatto lo stesso. Si irrigidì quando la gamba di Matt sfiorò piano la sua, forse involontariamente, forse no. Fatto sta che non si ritrasse, non ci pensò neanche.

-E allora?-

Alzò le spalle -Credevo fosse rilevante. Almeno un pò.-

-Hai ragione.- gli concesse -Non avresti dovuto accettare.-

-Sai che lo avrei fatto comunque.-

-E allora piantala di lamentarti.-

-Non sei nella condizione di dare ordini, sai?-

Matt lo guardò ridacchiando -Io? Sei tu che hai preso i cereali!-

-E questo che diavolo vuol dire?- rise. E Matt lo trovò bellissimo.









Il suo ginocchio sfiorava ancora la gamba di Frank al suo fianco e nonostante sapesse che non sembrava affatto una cosa involontaria Matt non si ritrasse ancora, anche perchè non poteva aspirare a fare altro. E Frank lo lasciò fare.

-Allora...qual'è la cosa più folle che hai fatto negli ultimi tempi?-

Matt sembrò pensarci un pò su -Hmm...essere stato in cura in un circolo per alcolisti e poi da uno psichiatra è abbastanza folle?-

Frank sgranò gli occhi -Io..non lo sapevo...scusa.-

Matt stupito che l'avesse presa sul serio ridacchiò -Era una battuta. Alla fine non ci sono andato dallo psichiatra.-

-Oh..- cercò di sorridere ma quelle parole non lo avevano lasciato indifferente -Hai avuto problemi con..-

-Con l'alcol.- annuì Matt -Ma è passato.-

-Immagino che sia stata una conseguenza per..- si bloccò non sapendo bene che parole usare o come esprimersi dal momento che non conosceva davvero la reazione che avrebbe avuto il più grande a parlare di..beh, di Zacky. Aveva aperto bocca senza pensarci per davvero e per un attimo desiderò di non averlo fatto. Magari a Matt dava fastidio, magari non voleva parlarne -Beh..per..-

-La morte di Zacky?- lo disse con naturalezza e si stupì persino lui. Non odiava parlarne, anzi, è solo che non pensava che lo avrebbe fatto proprio con Frank. O proprio in quel momento.

-Gia.- lo guardò, giusto per assicurarsi che andasse tutto bene e ne ebbe la prova quando Matt gli sorrise. Un pò malinconico, ma gli sorrise. Sospirò piano -Vuoi..parlarne?-

-E' che non so cosa dire.-

-Beh...ti manca?-

Matt fu abbastanza sorpreso da quella domanda e la sue espressione lo dimostrò -Vuoi davvero parlare di questo?-

-Non lo so.- biascicò -...cerco di essere utile.- poi riportò lo sguardo davanti a sè storcendo la bocca -Come non detto.-

Matt sorrise vedendolo così impacciato -E tu invece? Cos'hai fatto dopo il liceo?-

-Beh, ho lavorato qua e là, mi sono trasferito...le solite cose.-

-Entrare in una band non è "le solite cose".-

-Beh, quello...quello era un sogno che mi portavo dietro da un pò. Ammetto che è stata dura, ma a quanto pare siamo abbastanza conosciuti.-

-Avete dei progetti?- si interessò.

-In realtà si, stiamo facendo un album. Insomma, le tracce ci sono tutte, le cose sembrano andare bene e a breve dovremmo firmare con la Epitaph Records.- sorrise -Quindi, tutto sommato, non va per niente male.-

-Sembra fantastico.-

-Lo è.- annuì.

Matt si meravigliò di quanto fosse cresciuto, maturato, cambiato. Gli piaceva quel nuovo Frank, gli piaceva confrontarsi con lui, e gli faceva piacere che fosse felice. Per davvero.
In un flash ripensò ai tempi della scuola e...nello stesso momento ripensò alle parole di Rob al locale quando lo aveva trovato ad ammirare quella chitarra che poi aveva scoperto essere di Frank.


 -Perchè Pansy?-
-Oh, beh, è storia vecchia. A Frank non piace che se ne parli.-



-Frank.- lo chiamò ancora pensieroso.

-Si?-

-Ho visto...ho visto la tua chitarra.-

-Davvero?- sembrava sorpreso -Quale? Sai ne ho tre e-

-Pansy.-

-Ah. Quella.- fece improvvisamente serio.

-E' così che ti chiamavano...eri tu..-

-Gia. Te lo ricordi.- si grattò la nuca imbarazzato -In realtà era uno dei loro soprannomi più fantasiosi.- cercò di sorridere nascondendo gli occhi stanchi -Poi c'era "frocio", "finocchio", "femminuccia"...quelle lettere sulle chitarra sono...solo un modo per ricordarmi che, alla fine, le cose possono solo migliorare. Non credi?-

-Io...credo di si.- annuì.

Si sorrisero e i loro sguardi rimasero incatenati. Entrambi con la schiena poggiata contro la panchina, entrambi a pensare a chissà quali cose, forse valutavano il rischio di avvicinarsi o no. Forse aspettavano che fosse l'altro a fare la prima mossa.
Matt esitò ricordando le parole di Johnny. Doveva andarci piano, un passo alla volta...ma, dio, quelle labbra erano così fottutamente invitanti, così vicine.
E in quel momento sembrò così giusto rubargli un bacio, o magari due.
Ma era anche così dannatamente sbagliato.










Alla fine erano rimasti su quella panchina il tempo a sufficienza per scambiarsi sguardi, sorridersi, parlare di cose inutili ma che comunque servivano a non far calare uno di quei silenzi imbarazzanti. Gli venne naturale parlare un pò di tutto ma fu sempre un pò strano stare lì, da soli, ritenerlo una sottospecie di strano appuntamento.
Era strano bello.

Fatto sta che non lo aveva baciato, e lo rincuorava solo il fatto che Johnny a questo punto poteva essere fiero di lui.

Poi cominciò a farsi abbastanza tardi da convincerli ad alzare il culo e a tornare a casa.
Frank, in cuor suo, fu quasi tentato di invitalo ad entrare ma, cavolo, non poteva farlo. Assolutamente no.
Il resto della serata lo avrebbero trascorso da soli, magari a rimugginare su cosa si erano detti, su cosa avrebbero potuto dirsi o fare.

Matt spense il motore parcheggiando a pochi passi dalla porta di casa di Frank, sorridendo.
Poi sospirò, pensando che non voleva lasciarlo andare. Almeno non così in fretta. Però lo trovò in fretta un pretesto per farlo restare ancora un pò, seppur per poco.

-Beh..- sospirò Frank, senza sapere esattamente cosa dire.

E Matt si fece coraggio -Sono stato bene.-

-Gia.- gli sorrise, sollevato dal fatto che soltanto con la luce dei lampioni non poteva riuscire a vedere il rossore sulle sue guance -Allora ci vediamo.-

-Si.-

-Okay..-

-Ah, aspetta.-

Il suo cuore perse un battito -Cosa?-

-Dammi il tuo numero.-

-Davvero?-

-Ti dispiace?-

Frank boccheggiò per un pò -Ehm...no, cioè..va bene...daccordo.- annuì. Glielo dettò trattenendo a stento un sorriso. Non poteva credere che glielo avesse chiesto, lui stesso non ci aveva neanche pensato a dire il vero.
Ma fu felice che Matt lo avesse fatto.

-Grazie.-

-Figurati.- fece spallucce -Allora ci...beh, ci vediamo in giro.- sorrise.

Matt annuì -Buonanotte Frank.-

-'Notte.-









Si chiuse la porta di casa alle spalle sospirando sognante.
Come una di quelle stupide ragazzine in piena tempesta ormonale. Cristo.
Era fatta.
Era fottuto.
Completamente cotto. E i battiti del suo cuore lo confermavano.
Si era innamorato di Frank Iero.

 

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Capitolo 13
*** La verità è che siamo fragili. ***




Pubblicando questo capitolo mi sto odiando perchè non doveva essere affatto così. Almeno non così corto e così banale o vuoto. L'ho riletto e riletto e fissavo la pagina bianca e per quante idee avessi nella mia testa non riuscivo a trasformarle in parole.
E' frustrante, davvero.
Non è un bel periodo e, sinceramente, può capitare di avere un blocco ma vi assicuro che ce la metterò tutta per non abbandonare questa storia.
Il fatto è che ho anche moltre altre idee per altri fandom e altre storie e non vorrei rischiare di lasciarla inconclusa :S
Ma, ripeto, cercherò di non farlo.
Grazie a quelle personcine che ancora sprecano tempo a seguirla <3

Non odiatemi...XOXO




 

La verità è che siamo fragili






-Allora? Com'è andata?-

-Hm. Così.- Frank alzò le spalle fingeno indifferenza.

-Così? Che avete fatto?- insistette Steve.

-Niente.- continuava a trattenere quello stupido sorriso che sembrava voler proprio governare le sue labbra.

Steve lo scrutò attentamente, con lo sguardo di chi la sapeva lunga -E allora cos'è quel sorriso?-

Frank si morse il labbro inferiore ma proprio non riusciva a sottrarsi a quell'istinto di mostrare i dentini perfetti incurvando le labbra verso l'altro -Non lo so.-

-Dio mio..-

-Che c'è?-

-Sei cotto.- sospirò.

-Non è affatto vero!-

-Oh si che lo è Frank!-

-Oh no che non lo è Steve!- protestò.

-Ti ha baciato?- chiese l'altro di punto in bianco.

Frank sospirò frustrato -...no.- mormorò -No, abbiamo...abbiamo solo parlato.- sta volta si concesse un piccolo sorriso al ricordo di quella sera -E' stato..beh, si è stato...carino, ecco..-

-E' stato carino.- ripetè cercando un'ulteriore conferma, che arrivò presto.

-Si.-

Steve roteò gli occhi fermamente convinto di aver perennamente ragione su quell'argomento -Sei proprio cotto.-










Nonostante quell'uscita con Frank la sua vita continuava a seguire quella fase di deterioramento. E si sentiva fin troppo umano per riuscire ad affrontare tutto questo, fin troppo debole. La notte, quando dormiva, sentiva un peso sul petto che spingeva e spingeva impedendogli di respirare.
E non riusciva a muoversi. Non ne aveva la forza.

La parte che forse odiava di più nelle sue giornate era il mattino.
Si svegliava ancora con quel peso sul petto, che a volte gli stringeva anche la gola facendolo sentire un vero schifo. Poi, quando si costringeva ad alzarsi le gambe pesavano, come se non fossero più le sue, e cercando di tenersi in piedi come se non bastasse doveva preparare il suo cervello a pronunciare quello stupido "buongiorno" che non era altro che una menzognia. Insomma, cosa c'era di "buono"?
Era solo un'altro stupido, insignificante, patetico giorno.

Entrò in cucina senza sforzarsi neanche di sembrare uno zombie. Barcollò semplicemente fino alla sua sedia, infastidito persino dall'odore forte del caffè, guadagnandosi un'occhiata perplessa dai suoi amici.

-Buongiorno bell'addormentato.- esclamò Brian con una vena di sarcasmo che Matt colse fin troppo bene guardandolo male.

Jimmy intanto gli sorrise porgendogli una tazza di caffè.
-Voglio anche le ciambelle.- borbottò Matt ancora assonnato.

-Subito principessa.-

-Lo hai più sentito Frank?- chiese Brian curioso.

Scosse piano la testa fissando intensamente il suo caffè e posando la testa sul palmo aperto della mano, come ipnotizzato, ma in realtà aveva soltanto sonno. Troppo.

-Perchè non lo chiami?-

Matt scosse ancora la testa passandosi la mano sul viso stanco -Non saprei cosa dirgli.- sospirò.

-Invitalo ad uscire.- fece Brian in modo ovvio. Come se fosse tutto così facile.

-Non credo che la sua ragazza sarebbe daccordo.- sbuffò.

-Oh. Perchè la prima volta era daccordo?-

-Non so nemmeno se glielo ha detto.- ora che ci pensava non lo sapeva per davvero.

-Non credo sia così stupido da dirglielo.- commentò Jimmy addentando una ciambella con della glassa rosa e ripiena di marmellata fino a scoppiare. Molto etero. Gia.

-Beh, però non era proprio un appuntamento.-

-E questo te lo ha detto lui?-

-Lo abbiamo...diciamo che, lo abbiamo deciso insieme.-

-Ah.-

Jimmy lo guardo inarcando un sopracciglio -Non credo che sia una di quelle cose che si decidono, Matt.-

Matt alzò le spalle accennando un sorriso, ma non disse nulla. Lo sapeva bene che non era una di quelle cose che si decidono ma era stato divertente discuterne con Frank quella sera.

-Sai..- riprese Brian -Io credo che dovresti capire cos'è che vuole prima di rischiare di affezionarti troppo.-

-Troppo tardi.- mormorò abbassando lo sguardo, come se fosse colpevole di qualcosa.

-Allora non mollare. L'inizio è sempre più difficile.-










Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.

Frank aprì gli occhi lentamente stropicciandoli.
Ringraziò il cielo che le tende fossero ancora chiuse così che il sole non lo infastidisse.
Si stiracchiò sbadigliando e chiedendosi da dove provenisse quel rumore infernale.

Quattro squilli. Cinque. Sei.

-Frank..spegnilo per favore..- il lamento di Jamia al suo fianco lo costrinse ad allungarsi verso il comodino afferrando il cellulare che continuava a suonare indisturbato. Intanto la ragazza gli diede le spalle staccandosi dal suo corpo nudo e rannicchiandosi ancor di più tra le coperte sfatte.

Sette. Otto.

-Devo cambiare suoneria.- sbuffò tra sè e sè afferrandolo finalmente.
Cercò di mettere bene a fuoco il numero sconosciuto che lampeggiava sul display. Dapprima non capì, poi un'improvvisa consapevolezza gli attraversò letteralmente il cervello.

Nove. Diec...
Il suo cuore perse un battito nell'esatto momento in cui lo squillare del telefono cessò e lo schermo si spense tra le sue mani.
Per un attimo aveva avuto l'impulso di rispodere.
L'unica cosa che gli venne da pensare era perchè Matt avesse avuto urgenza di chiamarlo.
Perchè quel numero poteva essere solamente il suo, in fondo aveva promesso di chiamarlo e...cavolo, si sentì davvero in colpa per non aver risposto ma valutando la situzione in cui si trovava non aveva potuto fare altrimenti.
Soffocato da mille pensieri e sensi di colpa pensò che magari avrebbe potuto richiarlo dopo.
O forse no.
Avrebbe dovuto?
Si rimise sotto le coperte ma il sonno ormai lo aveva abbandonato.
Si girò su un fianco fissando la schiena delicata di Jamia. Sospirò. In un altro momento l'avrebbe tirata a sè, abbracciata, soprattutto dopo la nottata che avevano passato.
O forse in un'altra vita. Perchè in questa proprio non ne aveva voglia.

E non sapeva che Matt aveva fatto come aveva detto Brian. Stupidamente.
Lo aveva chiamato, sempre stupidamente, anche se non sapeva esattamente cosa dire, dopo aver passato minuti, secondi, forse ore a rigirarsi il cellulare tra le mani.
Frank non sapeva che forse l'unico motivo per cui lo aveva chiamato, l'unica scusa plausibile che aveva trovato, era che voleva sentire la sua voce. E basta.
Ed era una cosa talmente banale che Matt finì per sentirsi una stupida ragazzina.

 

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Capitolo 14
*** Tu sei veleno. ***


 

Rieccomi *^* prima del previsto! Ce l'ho fatta <3
Questo capitolo, nonostante il titolo, è un antidoto a tutto il veleno che si sono sputati addosso Frank e Matt fino ad ora. Ed è abbastanza fluff.

XOXO

 





Tu sei veleno





La verità. Frank si era interrogato un sacco su questa parola. Persino lui non sapeva la verità sui suoi sentimenti, figuriamoci le persone intorno a lui.
E la cercò fissando il numero di Matt sul display del cellulare, sotto alla voce "chiamate perse".
Per anni aveva sperato di vedere quel nome lampeggiare davanti ai suoi occhi e il telefono vibrare nelle sue mani. Ed era sicuro che se fosse successo sarebbe stato capace di svenire, ma ora...non provava nulla.
O quasi.
Solo risentimento forse.

Ma nonostante fosse passato un sacco di tempo, nonostante fossero cresciuti, la confusione su di loro era sempre la stessa. E forse erano cambiati, in tutti quegli anni, ma l'effetto che gli facevano i suoi occhi era rimasto lo stesso. Le membra che fremevano dalla voglia di sfiorarlo, anche solo per sbaglio, le labbra che bramavano quelle dell'altro...quello non era cambiato, mai.

E forse all'inizio avevano anche potuto provare a fingere di non conoscersi, scappare dai problemi e sembrare due bambini spaventati, fingere che non fosse mai successo niente, di non essere simili, di non essere legati da qualcosa che era decisamente più grande di loro, qualcosa che non riusivano a controllare.
Avrebbero potuto guardarsi di sfuggita come fanno due estranei e invece Matt aveva voluto quell'appuntamento mancato, che di sicuro in altre corcostanze sarebbe stato diverso ma che era stato comunque bello.

In conclusione, c'erano molte cose che avrebbero potuto fare anzichè incontrarsi, per esempio evitarsi. Ed è logico.
Ma poi, quando si guardavano cambiava tutto, crollava il mondo, letteralmente. Anche se fingevano di essere più maturi, magari responsabili, non lo erano mai per davvero.
E così si abbattevano a vicenda, completamente, si laceravano dentro desiderando di non essersi mai rivisti, desiderando di possedersi.
Era una tortura, ma a volte ne valeva la pena, anche solo per un ricordo, un'attimo passato ad osservarsi, un desiderio che continuava a far male.
Ma per quanto avrebbero resistito ancora?

Frank non seppe dire bene quanto tempo fosse passato ma qualche altro pensiero interminabile dopo, con il cuore in gola e le gambe tremanti, si alzò dal divano cominciando a camminare avanti e indietro per il salotto ripercorrendo sempre i propri passi e finalmente si convinse a premerla quella dannata cornetta verde sul display che nel suo mutismo sembrava invitarlo a farlo.

Pochi squilli dopo si ritrovò ammaliato dalla voce calda di Matt dall'altra parte del telefono. Lo strinse forse tra le dita prendendo un respiro profondo.

-Frank!-

Poteva gia vederlo sorridere -Ciao..- mormorò insicuro. Forse ancora più di prima.

-Speravo che richiamassi, io-

-Dobbiamo parlare.-

Matt, interrotto prima che potesse anche solo pensare di dire qualcosa di sensato senza balbettare per l'emozione, lasciò che il sorriso abbandonasse le sue labbra per lasciare il posto a un'espressione piuttosto confusa -Va bene.- biascicò -D'accordo.-

-Volevo...solo dirti che..- chiuse gli occhi mordendosi il labbro inferiore. Ormai non poteva pensare di fermare quelle parole. Doveva chiudere una volta per tutte quella storia -..quello che è successo l'altra sera..io..-

-Non è successo niente, Frank.- intervenne Matt dolcemente, il suo obbiettivo era ovviamente quello di rassicurarlo poichè il suo tono di voce e la piega che stava prendendo quella chiamata non preannunciava nulla di buono.

Frank sospirò passandosi una mano sul viso. In fondo lo aveva previsto che non sarebbe stato facile -E' proprio questo il punto. Non deve succedere niente.-

-Ma..-

-E' importante che tu lo capisca.-

Matt annuì tra sè e sè abbassando lo sguardo ormai spento. Avrebbe dovuto aspettarsela una cosa del genere, avrebbe dovuto capirlo sin dall'inizio che le cose non sarebbero mai andate come sperava. Era pura follia credere in una sorta di lieto fine, almeno per lui -Lo capisco.- mormorò.
E Frank si aspettava che avrebbe per lo meno cercato di fargli cambiare idea, così si sentì abbattuto dalla facilità con cui Matt aveva compreso la situazione.

-Mi dispiace di averti messo in difficoltà, con Jamia e con...con tutto.- ammise il più grande -Credo di non aver pensato molto alle conseguenze.-

-Pensavo lo avessi capito.-

-Che cosa?-

Frank sorrise amaramente -Che non è cambiato niente...almeno per quanto riguarda me. Ma che deve finire.- sentì gli occhi inumidirsi, non avrebbe mai pensato di pronunciare quelle parole un giorno.

-Capisco anche questo. E' che...più cerco di aggiustare le cose e più sembrano cadere a pezzi..-

-Allora forse...forse dovresti lasciarle cadere.- sospirò -No?-

-Forse.-

Il silenzio che seguì servi solo a sottolineare come le cose fossero cambiate con pochi minuti e altrettante poche parole. Ma probabilmente era una cosa che andava fatta. Probabailmente era meglio così.
E ne sarebbero usciti distrutti, forse, con l'amaro in bocca e nel cuore, questo è sicuro. Ma, dopotutto, nella vita capita di doversi ricostruire, a volte.
Sapeva che Frank avrebbe riattaccato, lo avrebbe salutato da un momento all'altro e tutto sarebbe finito, e forse non vedeva neanche l'ora di farlo, così decise di farsi avanti per l'ultima volta. Altrimenti che fine avrebbero fatto le parole non dette? Qualcuno doveva pur dirle.

-Quindi...ora che succederà?-

-Credo che dovremmo...- deglutì -Credo che dovremmo solo dimenticare...tutto.-

-Si.- sospirò sconfitto. Sinceramente non aveva molto senso adesso fingere che non fosse mai successo niente. Dopotutto non ci erano riusciti neanche in tutti quegli anni, cosa gli faceva pensare che ci sarebbero riusciti ora? -Però prima di dimenticare..ecco...ti va di fare un giro?-

Per un pò percepì solo il respiro apparentemente calmo di Frank, e ancora una volta pensò di aver osato troppo -Mi avevi chiamato per questo prima?-

-Gia.-

-D'accordo allora.- mormorò e non riuscì a trattenere uno stupido sorriso.

-Davvero?-

-Davvero.- annuì.








Era il tardo pomeriggio e l'aria era così rilassante, decisero di deviare verso il parco e sedersi sull'erba in un posto un pò appartato che permetteva la vista del tramonto. Il cielo cominciava a colorarsi di quel tenue e dolce arancione, rosso, colori che in quel momento sembravano la cosa più bella del mondo.

-Come stai?-

Erano le uniche parole che aveva pronunciato Matt, ovviamente dopo il "ciao" di poco prima quando lo aveva aspettato davanti la porta di casa. Poi lungo la strada, fianco a fianco, spalla a spalla, nessuno dei due aveva avuto il coraggio di dire niente. Frank si era limitato a seguirlo e a pensare tra sè e sè a cosa avrebbe potuto dire, in fondo era stata sua l'idea di dare un taglio a tutto quanto. Mentre Matt...beh, lui riusciva solo a pensare che se Frank non voleva restare e far parte della sua vita allora lui non poteva trattenerlo, non poteva impedirgli di dimenticarlo.
Alla fine fu esausto di farsi continue domande a cui non poteva e non sapeva dare una risposta, che poi si sà la sera la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie.

-Sto bene.- sorrise appena incrociando le gambe e sembrando ancora più piccolo di quanto gia non fosse.

Basta bugie, continuava a ripetersi Matt -Sicuro?-

Sta volta lo guardò, Frank, sta volta si permise di farlo.
-Io credo di aver detto "sto bene, grazie" almeno 37 volte in questo mese.- sorrise cercando di smorzare quella tensione che proprio non sopportava -O forse di più.-

-E non era vero?-

Si inumidì le labbra riportando lo sguardo davanti a sè e sentendo quello di Frank che bruciava sul suo viso -Neanche una volta. Ma non se ne è accorto nessuno.-

-So come ci si sente.- mormorò -A volte le persone non vogliono una vera risposta.-

-Io si.- fece Matt poco dopo riportando lo sguardo su di lui. Basta bugie.

Frank ci pensò un pò, sorrise anche, cercando una risposta che non suonasse un pò banale -Sto.- disse in fine.

-Come?-

-Mi hai chiesto come sto. Beh...sto.- alzò le spalle -Solo sto.-






Ma comunque i silenzi imbarazzanti non finirono. Tanto che Frank si chiese cosa ci facessero lì, se non erano abbastanza bravi a dirsi le cose in faccia allora tanto valeva tornarsene a casa e parlarne al telefono, proprio come poche ore prima.
Si fermò a guardare Matt solo per un momento, mentre era sicuro che lui non se ne accorgesse, e lo osservò torturarsi incessantemente le mani o strappare dei fili d'erba di tanto in tanto mentre i suoi occhi sembravano persi nel vuoto, pensierosi. E si sentì in colpa per averlo messo in quella situazione.

Perciò cercò di rimediare, almeno in parte. Dopotutto non voleva rendergli la cosa un inferno, magari col tempo amici potevano anche esserlo -Non ero mai stato qui al tramonto.- e persino a lui sembrò strano sentire la propria voce dopo tutto quel silenzio.

Ma per Matt non fu affatto un suono sgradevole -Davvero?-

-Gia.-

-Io ci vengo spesso.- sorrise.

-Da solo?-

-Si. Non ci ero mai venuto con qualcuno. Fino ad'ora.-

Frank sorrise, e forse era colpa di quello stupido tramonto o di quell'atmosfera che faceva tanto "Tempesta d'Amore", o per la dolcezza che Matt ci stava mettendo persino nel preoccuparsi di come stesse, non si curò tanto di spiegarsi il perchè ma approfittò del fatto che Matt non lo stesse guardando e lentamente posò la testa sulla sua spalla. E chiuse gli occhi cercando di non andare a fuoco quando lo sentì muoversi appena sorpreso e percepì il suo sguardo su di sè.
Aveva un buon profumo. Ma la cosa peggiore era che aveva un'improvvisa voglia di dirglielo.

Matt sorrise, uno di quei sorrisi che aveva trattenuto fino a quel momento, mostrando due tenere fossette -Comodo?-

Frank annuì contro la sua spalla, come un gattino intento a fare le fusa. Poi sospirò -Non era così che doveva andare.- sussurrò, forse più a sè stesso.

-E com'era allora?-

-Lo sai.- quella posizione e il fatto di non guardarlo negli occhi fu l'unica cosa a dargli il coraggio di dire certe cose. Ma Matt non disse niente, troppo impegnato a trattenersi dall'avvicinarlo di più a sè.

-Matt.- lo chiamò poi.

-Hm?-

-Hai la pelle d'oca.- notò accarezzando pigramente il braccio del più grande con le dita. Un'altra delle cose che non avrebbe dovuto fare.

-Gia.- sospirò -Non sai da quanto non mi succedeva.-

Solo in quel momento Frank alzò lo sguardo. Forse curioso, sorpreso, e si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso per poi ritrarsi quasi immediatamente prima di fare qualcosa di cui sta volta si sarebbe pentito per davvero. Abbassò lo sguardo e arrossì all'istante quando Matt gli posò una mano sulla guancia costringendolo a guardarlo -Ehi.-
Frank deglutì quando sentì il suo respiro caldo contro la sua pelle arrossata.
-Sta fermo.- continuò.

-Cos'è?- chiese guardandolo attentamente negli occhi. Dio, se erano belli i suoi dannati occhi.

E lo vide per un attimo titubante prima di sentirlo aprire di nuovo bocca -Hai solo..qualcosa nell'occhio.- sussurrò.

-Uh, davvero?- Frank sbattè più volte gli occhi cercando di capire dove ma non sentiva alcun tipo di fastidio e continuò a guardarlo confuso. E Matt avrebbe voluto ridere del suo essere così innocente ma si trattenne dal farlo e sorrise, incurvando verso l'alto un angolo della bocca. Cosa Frank trovò forse fin troppo provocante.

-Aspetta.- lo sentì sussurrare ancora e percepì troppo tardi il fatto che fosse dannatamente vicino, come gli ci volle un pò prima di capire che lo aveva baciato.
Non perse neanche tempo a sgranare gli occhi o a perdersi in qualsiasi reazione colma di sorpresa, perchè cavolo Matt lo stava baciando e lui non stava facendo assolutamente niente per fargli capire se andasse bene o no. E in effetti non lo sapeva nemmeno lui come reagire. Aveva perso così tanto tempo a desiderare di nuovo quelle labbra che ora sembrava fin troppo surreale averle premute sulle proprie.
Chiuse gli occhi cercando di godersi quel leggero contatto che non durò a lungo visto che Matt si stava gia allontanando. Infatti quelle labbra morbide lasciarono le sue con un leggero schiocco e Frank non provò neanche a riaprire gli occhi, sentiva una fastidiosa sensazione di ansia all'altezza del petto e il suo silenzio non fece altro che spaventare il più grande che stava gia pensando a come scusarsi per quella cosa del tutto inaspettata.

Quando poi, nonostante il nodo allo stomaco, Frank si decise a guardarlo Matt arrossì senza degnarsi nemmeno di trattenersi lasciando che l'altro guardasse tutto attraverso i suoi occhi. Non si scambiarono una parola, e effettivamente nessuno dei due avrebbe saputo cosa dire anche se di cose da dire ce ne erano fin troppe, e inevitabilmente lo sguardo di entrambi si posò ognuno sulle labbra schiuse dell'altro, che lasciavano trapelare quel respiro tremante e insicuro ma allo stesso tempo dannatamente eccitante.
La mano si Matt si spostò sulla nuca del più piccolo spingendolo piano verso il suo viso mentre Frank portava una mano sul suo petto, stringendo la maglia tra le dita e tirandoselo più vicino.

Si guardarono un istante, come se non lo avessero mai fatto per davvero, i cuori all'unisono presero a battere furiosi finchè le labbra non si unirono ancora una volta. Un bacio. Due. Tre.
E Frank fu più che felice di baciare quella bocca senza alcuna traccia di quel fastidioso lucidalabbra che spesso usava la sua ragazza.
Non aveva molte persone con cui fare il confronto ma dopo tanto tempo era ancora più che convinto che baciare Matt fosse come toccare il cielo. O qualcosa del genere.   
Si strinsero ancor di più quando la lingua del più grande, più sicuro, cercò la sua. E nonostante cercasse di trattenersi non riusciva a non sospirare ogni volta che la accarezzava lentamente e in modo languido facendolo quasi uscire di testa.

Offuscati da un'emozione troppo grande da controllare continuarono a baciarsi e a sfiorarsi fino a restare quasi senza respiro. A quel punto Frank non era più sicuro di voler lasciar andare, ovviamente. Si può dire che Matt avesse trovato il modo di fargli cambiare idea. Eccome se lo aveva trovato.
La mano di Matt abbandonò la sua nuca per poi scivolare sulle spalle, sulla schiena fino a che, spinto da una sicurezza che non avrebbe creduto di trovare, scivolò sotto la maglia dell'altro che rabbrividì e ansimò contro le sue labbra.
Lo accarezzò piano e Frank si scostò dal suo viso con le labbra piene dei suoi baci, sorpreso che Matt questa volta non lo avesse respinto ma che invece avesse preso in mano la situazione, finalmente. I muscoli si tesero sotto il palmo della mano del più grande e tenendo lo sguardo nel suo lo afferrò saldamente per i fianchi portandolo sulle sue gambe e soprattutto contro il suo bacino. Frank di nuovo si ritrovò a un passo dalle sue labbra, il naso che sfiorava quello più pronunciato dell'altro, le guance ancora arrossate, le membra che tremavano ancora. Matt lo tenne stretto contro di sè e riprese a baciarlo, più dolcemente mentre Frank si teneva saldamente alle sue spalle.

Era sicuro di poter restare in quella posizione anche finchè il sole sarebbe calato del tutto e il cielo notturno li avrebbe avvolti. Era qualcosa che aspettava da troppo, ed era bello far finta che per una volta ci fossero solamente loro. Nessuno che gli mettesse idee in testa su cosa fosse giusto.
E sarebbero andati oltre, ora che quel fuoco era stato riaccesso. Forse non lì, forse uno dei due si sarebbe fatto coraggio e avrebbe invitato l'altro a spostarsi in un posto più comodo come..un letto. Perchè no?! Infondo il danno era gia fatto.
Ma evidentemente quel momento era destinato a finire, a non prolungarsi più di così, e per questo motivo magari fu anche una fortuna il fatto che il cellulare di Frank avesse preso a squillare evitando che commettessero errori ben più gravi di qualche bacio.

Frank gemette frustrato e del tutto intenzionato a non interrompere ciò che stava facendo. Neanche quando Matt ansimò biascicando il suo nome come a volerlo avvisare di quell'incessante suoneria spaccatimpani che sembrava non avere fine.
-Lascialo suonare.- gemette quando le mani del più grande scesero sul suo sedere senza alcun preavviso, stringendolo.
E per un pò funzionò visto che per un pò smise di squillare. Ma fu solo questione di pochi secondi prima che ricominciasse.
Sbuffarono entrambi costretti ormai a fermarsi per permettere a Frank di tirar furoi il cellulare dalla tasca dei jeans. Si sentì in qualche modo anche in dovere di scusarsi, e lo fece.

-Scusa.- mormorò. Non si mosse comunque da quella posizione, a suo parere anche abbastanza comoda, e Matt gli baciò una guancia facendolo sorridere mentre portava il telefono all'orecchio.

-Frank, ma dove diavolo sei finito?- la voce squillante di Jamia arrivò perfino alle orecchie di Matt che sospirando sciolse la presa su Frank. Era triste tornare alla realtà.

-Jamia?- il più piccolo abbandonò il suo corpo e si alzò ripulendosi da alcuni residui di terra con espressione terrorizzata.

-Si, chi altro dovrebbe essere? Dovevamo essere a cena da mia madre per le 7, non ricordi? Non dirmi che sei ancora con i ragazzi!?-

-Dio, lo avevo completamente dimenticato.- si battè una mano sulla fronte sussurrando -Ehm..sto ancora..ecco..- si schiarì la voce -..si, sto ancora facendo le..- si voltò verso Matt che nel frattempo si stava alzando. Lo guardò deglutendo -...le prove.- mormorò in fne.

-Dio, Frank, sei sempre il solito! Vuoi che passi a prenderti?-

-No!- esclamò, forse con un pò troppa enfasi. Tanto che persino Matt ne rimase interdetto fissandolo con un sopraciglio inarcato. E Frank si sentì ancora più a disagio a dover sorbirsi quella telefonata con lui che non smetteva di fissarlo -C-ci vediamo lì!-

-Come vuoi. Ma muoviti.-

-Okay, arrivo.- riagganciò, prima che potesse assillarlo con un altro di quegli stupidi e insipidi "ti amo". Fissò il display finchè non si oscurò del tutto, solo per non ritrovarsi inevitabilmente ad affrontare Matt.
Quando alzò lo sguardo lo vide lì, in attesa, con quel sorriso un pò dispiaciuto un pò consapevole -Devo andare.- disse soltanto, non riuscendo a guardarlo per più di due secondi.

-Lo so.-

-Allora..- mormorò con lo sguardo basso.

Matt mosse qualche passo incerto verso di lui -Allora..-

-Non è andata affatto come avevo previsto.-

Quando rialzò lo sguardo Matt era proprio davanti a lui, non sorrideva più -Mi dispiace, Frank.-

-Ne riparliamo un'altra volta.-

-Va bene.- annuì.

-...-

-...-

-Magari non come abbiamo fatto oggi.- ...o magari si.

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Capitolo 15
*** Al momento giusto. ***


I'm back!!!!!!!!!!
Eh gia, sono ancora viva :D
Ringrazio con tutto il mio cuoricino quelle personcine che tramite messaggi privati o comunque recensioni mi hanno fatta sentire apprezzata in qualche modo e quindi ecco qui un capitolo fluffy fluffy tutto per voi.
Io, sul serio, vi adoro <3
siete fantastiche.
XOXO

 





Al momento giusto








Le persone ritornano, prima o poi. E lo sappiamo.

Si tratta sempre di vederle intrufolarsi ancora nella tua vita e pretendere il solito posto come se niente fosse. Tornano, tornano infinite volte senza neanche rendersi conto che forse bastava restare, una sola volta.
E mentre sono via ti addormenti pensando a come sarebbe potuta andare, a come sarebbe potuto essere e a cosa diventi quando non ci sono.
Ma a volte ne basta una di persona, una sola, quella che aspetti per sempre e non torna mai. Quella che stringi il cuscino fingendo che sia lei, bagnandolo di lacrime e di false speranze, perchè sai che non tornerà.
In certi casi sei solo tu a poter raggiungere lei, anche nel modo più disperato. Strisciando, arrancando, morendo. Incredibile cosa si arriva a fare per "quella persona". Quella giusta.
Ma Matt ancora non riusciva a spiegarsi quando fosse accaduto: quando aveva smesso di rincorrere il fantasma di Zacky e si era fermato, semplicemente, ricominciando a sperare in qualcosa.
Magari lo avrebbe raggiunto prima o poi. Solo...non ora.

Quindi, le persone ritornano, prima o poi. Aspettano solo il momento giusto.
In fonto è quello che facciamo tutti: aspettiamo, aspettiamo. O ci facciamo aspettare.










L'ho baciato. Baciato. Cazzo se l'ho baciato! Oh mio dio, non posso averlo baciato...sul serio. Merda.

Riusciva a metterle insieme solo nella sua testa quelle dannate parole, non riusciva neppure a pronunciarle, dirle ad alta voce. Una ragione in più per non parlarne con nessuno. No?
L'unico problema era che aveva un disperato bisogno di dirlo a qualcuno. Cristo.
L'unica persona con cui ne avrebbe parlato in quel momento sinceramente sarebbe stato Frank. Lui e basta. Magari lo avrebbe chiamato, fingendo che non fossero l'una di notte e che magari non stesse dormendo e sarebbe stata una cosa del tipo "Ehy, Frankie, gran bella pomiciata oggi, eh? Ti va di rifarlo?? Magari anche subito!"

Ai limiti del ridicolo.

Comunque, l'assenza di sonno lo spinse, involontariamente o meno, a ripercorrere mentalmente tutto quello che avevano passato quel pomeriggio. Ricordava a stento i colori del tramonto, la sua mente era offuscata dal verde degli occhi di Frank, dal suo sapore che non era affatto cambiato e che, si, gli piaceva. Avrebbe passato ore a baciarlo, ma aveva paura persino di ammetterlo.
Scostò malamente le coperte dal letto e si tirò a sedere sentendo un'improvvisa sensazione di ansia all'altezza del petto. Come se gli facesse male il cuore. Si massaggiò lo stomaco sentendolo brontolare, in effetti non aveva cenato affatto quella sera approfittando del fatto che Jim e Brian fossero usciti per passare una serata da coppietta felice e nessuno lo avrebbe obbligato a ripulire il piatto contro la sua volontà. A volte sembrava un bambino, Jimmy aveva anche provato ad imboccarlo una volta. Senza successo ovviamente.
Tutto quello che aveva fatto non appena rientrato in casa era stato prendere un pacco di pop-corn e vegetare davanti la tv su un canale a caso. Tanto che quando i due rientrarono qualche ora dopo si chiesero cosa ci fosse di così interessante in un documentario sugli orsi polari. La verità è che lo aveva fatto per tenere la mente occupata, per non pensare a quel bacio. Anzi, a quei baci. E al culo di Frank sul suo bacino e le sue mani e...si, insomma...dovrebbe essere chiaro! Poi aveva preso a guardare il vuoto, dimenticandosi della tv, della mano infilata nella busta dei pop-corn e lasciata lì. E cominciò a pensarci.
E forse anche ad eccitarsi. Che poi era a tanto così da infilargli una mano nei jeans e..cavolo, tutto colpa di quel fottuto telefono che aveva iniziato a squillare interrompendoli definitivamente.

Si alzò dal letto sbuffando e attraversando il corridoio fino in cucina. Aveva sentito Brian e Jimmy rientrare circa mezz'ora prima per cui cercò di essere il più silenzioso possibile. Al buio, tastò il muro in cerca dell'interruttore e accese la luce che per un attimo lo accecò. Stropicciandosi gli occhi afferrò una scatola di biscotti dallo scaffale in alto e iniziò a sgranocchiarli.
Uno biscotto, due, tre...a quarto provò di nuovo quella strana sensazione all'altezza dello stomaco, vi posò una mano e spaventato dal fatto che potesse vomitare abbandonò i biscotti per un momento cercando di respirare e calmarsi.
A dirla tutta, era piuttosto piacevole come sensazione, era strano, certo, ma gli ricordava qualcosa di bello. Qualcosa che forse non provava da un pò, o che non era più abituato a provare.

-Matt, che ci fai ancora in piedi?- non si accorse nemmeno dei passi che avanzavano e la voce di Jimmy lo colse di sorpreso, facendolo spaventare e non poco -Dio mio, credevo ci fosse un ladro.- ridacchiò mentre Matt ancora lo guardava senza dire nulla -Che fai?-

-Non mi sento tanto bene.- mormorò.

Jimmy gli si avvicinò cercando i suoi occhi, in effetti un pò spenti e piuttosto stanchi -Cos'hai? Ti fa male qualcosa?-

-No.-

-Allora cos'è?-

-Non riesco a dormire.-

-Incubi?- chiese accarezzandogli piano una spalla approfittando di quel momento in cui sembrava essere così piccolo. E poi sapeva quanto gli incubi fossero tremendi con lui. Si nutrivano della luce nei suoi occhi.

Matt si prese del tempo prima di rispondere. Semplicemente valutava i pro e i contro di ciò che avrebbe dovuto dire -No.- sussurrò alla fine. Schiuse le labbra spiegandole in una smorfia che non tradiva la sua insicurezza -Ho baciato Frank.- scandì lentamente con lo sguardo basso.

-...-

-Di nuovo.-

-Tu..q-quando...- Jimmy esibì una delle sue facce perplesse migliori -E...e lui?-

-Evidentemente non aspettava altro.-

-Avete fatto sesso?-

Sesso. L'unica parola che lo obbligò ad alzare lo sguardo. Cercò di non sembrare troppo sconvolto da quella domanda -N-No.- si grattò la nuca, in imbarazzo -Ma...avremmo voluto...credo..-
Il silenzio di Jimmy comunque non aiutava affatto.

-Dici che ho fatto una cazzata?-

-Beh..-

-Dio, lui ha una ragazza. Ha una cazzo di ragazza e io...non posso mettermi sempre in mezzo!- si passò le mani sul viso esausto.

-E te ne preoccupi solo adesso? Matt, se non voleva baciarti poteva respingerti.- e non faceva una piega. No? -Non è colpa tua.-

-Che c'è che non va in me?- si lamentò.

Jimmy sorrise -Sei solo un pò..- lo guardò bene, negli occhi, attentamente, forse un pò troppo. Ma Matt glielo lasciò fare -Innamorato.- sussurrò.

-Davvero? Dio, che casino.-

-Così sembrerebbe.-

-Non è la stessa cosa che...che provavo quando stavo con Zacky..- distolse lo sguardo, come se ne fosse colpevole -Forse è qualcos'altro. Sembra diverso.-

-E com'è?-

-Io...non lo so. Lo sento nello stomaco e...è come se a volte non riuscissi a respirare, o dimenticassi addirirttura come si fa.- sospirò -E fa male.- sorrise stupidamente -Sto morendo?-

-Non penso che tu stia morendo.- ridacchiò Jimmy vedendolo arrossire -Io credo invece che..- sorrise a Matt che lo guardava attentamente -...credo che sia amore. Anzi credo che sia proprio quello.- annuì -Quello vero, intendo.-

Aggrottò la fronte. Amore? Possibile che avesse dimenticato come ci si sentisse? -Tutto qui?-

-Perchè? Ti sembra poco?-









Era una sensazione strana. Come se la sua pelle bruciasse, come se lo soffocasse addirittura e l'unico modo per tornare a respirare era avere accanto Frank. Ed era strano non pensare a Zacky in quel modo, era così strano che faceva quasi male. Quasi schifo.
Ed era quel "quasi" a preoccuparlo.
E in fondo ora era abbastanza sicuro che quello fosse davvero amore, in qualche modo.
E faceva paura.
O quasi.

Dopo quel giorno Frank non lo aveva più sentito, comunque. E un pò gli mancava.
Ok, no, forse gli mancava molto. Addirittura troppo.
Passava le giornate a chiedersi se per lui fosse lo stesso mentre si tratteneva dal chiamarlo, anche se più volte aveva avuto disperatamente bisogno di sentire la sua voce. Non si era più tolto dalla testa le parole di Jimmy e, cavolo, cominciava davvero a pensare che avesse ragione. Dopotutto, in un modo o nell'altro, Jimmy aveva sempre ragione. E questo era un dato di fatto. Solo che sta volta doveva un pò cavarsela da solo, affrontare i propri sentimenti e soprattutto non farsela sotto dal momento che il suo migliore amico era impegnato con i preparativi ormai inoltrati del suo matrimonio e, per carità, era davvero felice per lui, ma gli mancava in un certo senso una spalla su cui poggiarsi quando cominciava a cedere ai primi segni di mancanza di coraggio.
Jimmy aveva la sua vita ora, insieme a Brian, così come Johnny, e lui poteva solo provare a fare lo stesso e a costruirsi qualcosa di bello. Qualcosa per cui valesse finalmente la pena di vivere.
L'unica cosa che riusciva davvero a tormentarlo e a farlo tentennare il più delle volte era un pensiero purtroppo sempre fisso nella sua mente: Jamia. Era quasi certo che Frank, per quanto potesse dimostrare il contrario, non fosse del tutto pronto a lasciarsi alle spalle la storia con la sua ragazza, dopotutto chi era lui per mettersi in mezzo? Non aveva, e non avrebbe avuto mai, il diritto di rovinare la loro relazione.
Lui non era nessuno, fino a prova contraria restava niente.

Il lavoro era una noia a lungo andare ma, poco male, doveva tenerselo per ora. E non passava sera in cui non sperasse di vedere Frank entrare da quella porta. Gli sarebbe andato bene anche che tenesse per mano Jamia, purchè entrasse. Ma non accadeva mai.
Intanto i minuti passavano e si avvicinava la fine del suo turno. Non riusciva a staccare gli occhi dall'orologio, era un sollievo pensare che di lì a poco avrebbe potuto guidare fino a casa, buttarsi sul suo letto e dimenticare tutto con una bella dormita. Questa era l'unica cosa gradevole delle sue giornate ormai.
Incrociò le braccia sul bancone e ci poggiò sopra il mento socchiudendo gli occhi. Sospirò piano rilassandosi completamente e lasciando che le voci dei clienti accompagnassero quel momento di estremo relax.
Quando il cellulare vibrò lo sfilò dalla tasca sbuffando. La luce del display illuminò il suo viso e il suo cuore perse un battito, forse due.

Cerca di non addormentarti.

Sorrise leggendo il nome di Frank e rileggendo più volte il messaggio come se temesse che fosse solo un sogno. Poi istintivamente alzò lo sguardo scrutandosi un pò intorno ma con suo dispiacere non lo vide, da nessuna parte.
Tornò a guardare il display e cominciò a scrivere.


Dammi una buona ragione.

Premette in tasto "invio" con il cuore in gola.
Dovette aspettare alcuni minuti prima che gli giungesse risposta.

Il tuo turno è quasi finito, no?

Si.
Forse aveva risposto troppo in fretta. Ma chi se ne frega. Era fin troppo su di giri per preoccuparsi di qualunque cosa.
Sta volta la risposta arrivò immediata.

Ti aspetto fuori.

Boom. Aveva solo una gran voglia di svenire, solo per il piacere di non sentire più quell'orrenda sensazione all'altezza del petto: ansia, paura, felicità.
Amore.









Non c'era visione migliore di Frank con la schiena contro il muretto in pietra, il ginocchio piegato e la sigaretta tra le labbra. Lo colse nel momento in cui soffiava fuori il fumo e, cavolo, gli si aggrovigliarono le budella.
In senso buono, eh.
Deglutì avvicinandosi e pensando gia a cosa dire evitando così di incartarsi e fare la figura del coglione prima ancora di riuscire ad aprire bocca. Frank, distratto dal cellulare che teneva tra le mani non si accorse di lui. Sembrava una perfetta scena di caccia: preda e predatore. Solo che al predatore al momento erano evidentemente cadute le palle.

Si schiarì la voce attirando la sua attenzione -Ciao.-

-Ehi.- Frank sorrise, raggiante. Forse un pò troppo. E la sua, per quanto si sforzasse, non sembrava affatto un espressione da "Vengo in pace, voglio solo parlare. Lo prometto."

Ecco. E adesso? Che facciamo restiamo in silenzio?

-Come mai qui?- Bella mossa Matthew, fagli delle domande. Conduci il gioco.

Non farmi domande a cui non so rispondere, ti prego... -Facciamo una passeggiata?-

-Frank..-

-Si?-
Non dire di no. Ti prego. Non dirmi di no.

Matt si strinse nel cappotto -Fa freddo.- scavò un pò più a fondo e lo trovò il coraggio, proprio lì, sulla punta del cuore -Ti va di venire da me?-









Non lo avrebbe mai ammesso Frank, ma in cuor suo, onestamente, entrò in quella casa sperando vivamente che la sua prossima domanda fosse "Ti va di vedere la mia camera?"
Patetico, davvero.
Andava a pensare certe cose proprio lui che non avrebbe neanche avuto il coraggio di infilargli le mani nelle mutande. Dopotutto era sempre lo stesso sociopatico, imbranato e imbarazzante ragazzino di sempre. Ma anche questo non avrebbe mai ammesso.
Rimosse tutto dalla sua testa e si concentrò sul presente, sul tenersi alla larga dalla sua stanza e soprattutto sul trovare una risposta alla domanda "Che diavolo ci faccio qui?" che gli poneva ripetutamente il suo cervello.
Era come una partita a basket, il primo lanciava la palla, il secondo la afferrava e il passaggio successivo restava un incognita per entrambi. Buffo.
Ma la più bella partita a basket di sempre, questo è sicuro.

-Puoi toglierlo se vuoi.-

Si voltò verso Matt, o meglio da dove proveniva la sua voce visto che impegnato a guardarsi intorno lo aveva perso di vista. Dedusse che si riferisse al suo cappotto così acconsentì e il più grande gli fece cenno di buttarlo pure sul divano lì affianco.
Poi lo seguì in cucina dove evidentemente l'intento era quello di preparare un ottimo caffè che tenesse svegli entrambi almeno ancora per un pò.

-Non è un pò grande questa casa per una persona sola?- Frank si poggiò contro il ripiano della cucina incrociando le braccia e osservandolo mentre armeggiava qua e là sorridendogli ogni volta che incrociava il suo sguardo, anche per sbaglio.

-Infatti, la divido con Jimmy e Brian.-

-Oh. E...loro sono qui adesso?-

-No, sono fuori.-

Frank annuì tornando a guardarsi intorno curioso. Quella casa era fin troppo ospitale per ospitare tre uomini. E lo disse.
-E' troppo ordinata per ospitare tre maschi.-

-E' merito di Jimmy.-

-Vorrei poter dire lo stesso di Steve.-

-Vivi con lui?-

-No, ma il suo culo sta praticamente sempre sul mio divano, quindi...-

Risero entrambi mentre Matt accendeva il fornello posizionandoci su la caffettiera. Bramava gia l'odore di caffè che di lì a poco avrebbe inondato la stanza.

-Puoi sederti se..-

-Ci stiamo davvero comportando come se non fosse successo nulla?-
Ecco, bene, ci voleva proprio una frase del genere. A quanto pare era arrivato il momento.

-Perchè? Preferisci complicare le cose?-

-Le cose sono gia parecchio complicate, Matt.- sospirò -Non so se te ne sei accorto.-

-Me ne sono accorto.-

-Bene.-

-Forse dovremmo parlarne.-

Frank sorrise amaramente -A quanto pare non siamo molto bravi a farlo.-

-Possiamo sempre riprovarci.-

Non afferrò bene il senso di quelle parole ma si voltò a guardarlo. Il suo sguardo era limpido e davvero non capiva come facesse a restare tanto calmo. Sciolse le braccia che aveva incrociato al petto e infilò le mani in tasca, giusto per fare qualcosa -Che intendi?-

-Parlare. Non è per parlare che mi hai aspettato fuori dal locale, Frank?- Matt si avvicinò, mantenendo quel minimo di autocontrollo che gli restava -E non è per parlare che sei qui?- sussurrò, in un modo provocante, certo, ma del tutto involontario -Dovevi dirmi qualcosa?-

Frank non provò neanche a trattenersi dal prendere un respiro profondo -Niente più bugie.-

-Niente più bugie.- annuì l'altro.

-Promettilo.-

-Lo prometto.- sorrise.

-Okay.- sospirò abbassando lo sguardo -Può essere che..cioè, quasi sicuramente..è possibile che io..ecco..- si passò una mano tra i capelli sbuffando -Tu...mi sei mancato.- disse tutto d'un fiato. E non osò guardarlo, sapeva che Matt lo stava gia facendo.

-Quando, Frank?-

-In questi giorni..-

-Quando?- chiese cercando una vera risposta. Niente bugie.

-Sempre.- sospirò, e si trattenne dal guardalo -Sempre.-

-E'...-

-Da malati.- cercò di ridere nonostante gli occhi umidi -Lo so.-

-No. Affatto.- si sarebbe avvicinato ancora, Matt, se non fosse stato per il caffè ormai pronto che pretese un pò della sua attenzione. Sospirò riempendo due tazze e porgendone una a Frank che ora sembrava parecchio agitato, al contrario di prima che riusciva a nascondere bene qualunque cosa provasse. Insomma, lui gli sbatteva in faccia che gli era mancato e Matt pensava al caffè. Non che potesse lamentarsi ma...dio, non riusciva più a guardarlo neanche in faccia, e se ne accorse quando prese la tazza tra le mani ringraziandolo e senza alzare assolutamente lo sguardo.

-Pensi ancora che avrebbe senso dimenticare?- chiese Matt dopo alcuni imbarazzanti secondi di silenzio passati a cercare di mettere insieme una frase di senso compiuto visto che il suo cervello sembrava averlo abbandonato.

-Dimmi tu cos'ha senso, al momento.-

-Di certo non questa conversazione.-

-Mi dispiace, io..-

-Frank, non è colpa tua.- cercò di tranquillizzarlo. Lui non aveva nessuna colpa.

-..c'è Jamia e..-

-Lo so.-
Quando il più piccolo alzò lo sguardo rimase incatenato a quegli occhi, proprio come si era ripromesso di non fare, intrappolato in quello sguardo mentre non poteva fare a meno di pensare che non voleva essere quella persona che Matt avrebbe usato per dimenticare il suo passato, per lasciar andare Zacky. Era stufo di essere la seconda scelta, solo per Jamia era stato la prima ma evidentemente per Frank non era stato lo stesso. Lui la sua prima scelta ce l'aveva davanti proprio in quel momento. Perchè avrebbe scelto lui, sempre.
-Lo so che è complicato, lo capisco.- sospirò -Ma...mi sei mancato anche tu.- spostò lo sguardo sulle sue labbra e Frank fece lo stesso mentre i loro corpi cominciavano a cercarsi, lentamente, senza fretta. Matt gli portò una mano sulla guancia accarezzandolo piano con la punta delle dita, come se potesse rompersi da un momento all'altro o scappare via. Con l'altra gli sfilò la tazza dalle mani, ancora occupate a reggerla, e posò sul ripiano alle sue spalle spingendosi poi contro il corpo di Frank. Vide le sue guance colorarsi teneramente di rosso mentre abbassava lo sguardo sussurrando imbarazzato.

-Non posso.-

Ma Matt decise che niente lo avrebbe fermato a quel punto.
 
-Non possiamo.- deglutì Frank.

-Perchè?-

Schiuse le labbra ma non trovò risposta. Una semplice domanda a cui al momento non riuscì a sfuggire, non esisteva risposta logica o che gli sembrasse in qualche modo adatta.
Chiuse gli occhi poggiando entrambe le mani sul petto del più grande, purtroppo e ovviamente coperto dalla maglia, voleva sentire ogni parte di lui mentre Matt sussurrava il suo nome baciandogli il collo, appena sotto l'orecchio.
-Se vuoi continuare a non avere colpa, forse dovresti chiedermi di smettere.-

Un brivido percorse la schiena di Frank quando il fiato caldo dell'altro accarezzò la sua pelle, si sentiva così vulnerabile e così eccitato, quasi non gli sembrava vero che stesse accadendo di nuovo.
Zittì la parte di sè che gli suggeriva di spingerlo via e posò la fronte contro quella di Matt, che gli sorrise dolcemente -Sai che non lo farò.-

-Non voglio costringerti a fare nulla, Frank.-

-Okay.- annuì ansimando appena quando sentì distintamente il suo bacino premere contro il proprio.

Le dita del più grande tracciarono il contorno delle sue sottili labbra che si schiusero istintivamente -Posso baciarti?- Matt lo guardò, serio in viso, come forse non lo aveva mai visto. Gli stava chiedendo il permesso e sapeva che dopo quello non sarebbero potuti tornare più indietro, in quel momento dipendeva tutto da lui e in qualche modo fu lusingato di sentirsi rivolgere quella domanda.
Non perse tempo in inutili parole che comunque non avrebbe trovato e annuì, quasi freneticamente, con il respiro corto. Quante volte aveva sognato di trovarsi in quella situazione con lui.

E quando le dita abbandonarono le sue labbra e il vuoto venne riempito dalla bocca dell'altro, Frank potè sentire il suo cuore esplodere.
Si abbandonò letteralmente a quella danza di lingue che si cercavano fameliche in un buonissimo aroma di caffè, strinse forte gli occhi e si sciolse nell'abbraccio con il quale Matt lo aveva catturato. Non aveva la minima idea di come sarebbe andata a finire da quel momento ma sinceramente non gli importava granchè. L'unica cosa a cui riusciva a pensare, ora, era a Matt che lo accarezzava ovunque e alle sue labbra che continuavano quella piacevole tortura. Quando la necessità di riprendere fiato li costrinse a staccarsi si guardarono per un pò prima di scoprirsi abbastanza eccitati da formulare esattamente lo stesso pensiero.

-Dov'è la tua stanza?- Frank si morse il labbro inferiore.

-Di sopra.-

-Che stiamo aspettando?-

Matt, sorpreso che si fosse fatto coraggio tanto quanto lui, sorrise per poi prenderlo per mano e trascinarlo su per le scale. Appena dentro, Frank non perse tempo a guardarsi intorno, seguì Matt accanto al letto e tornò a baciarlo, più bisognoso di quanto non lo fosse stato pochi attimi prima. Tra quei baci bagnati e rumorosi lasciò che Matt lo guidasse a stendersi sotto di lui prima di sovrastarlo con il suo corpo. Era del tutto folle il modo in cui avevano iniziato a tremargli le mani, le gambe, sotto quel dolce peso. Continuò ad assaporare il suo corpo a palmi aperti passandoli ovunque sotto la maglia del più grande finchè questo non abbandonò di nuovo le sue labbra guardandolo dall'alto.

-Sei sicuro?- ansimò.

Aveva caldo. Aveva fottutamente caldo, e questa era l'unica cosa di cui era sicuro -Intendi farmi cambiare idea?-

-Assolutamente no.-

-Allora sta zitto.-

Da quel momento perse qualsiasi freno, lasciò che l'eccitazione controllasse ogni parte del suo corpo mentre la mente si annebbiava e le mani lottavano per privare Matt della maglia, e magari anche del resto.
Matt si tirò un pò su aiutandosi a sfilarla e la lasciò cadere a terra cominciando poi a torturargli il collo. Quel corpo era così familiare quanto sconosciuto, era da tanto che non si trovava in una situazione del genere e il fatto che fosse Frank non lo aiutava di certo a stare più tranquillo. Spinse il bacino contro il suo strusciandosi languidamente e facendolo gemere con fin troppa facilità. Era gia così duro da far male.
Con movimenti un pò impacciati riuscì a convincerlo a privarsi anch'esso della sua maglia e per la prima volta potè assaporare lentamente le spalle, il petto, l'addome, la pancia, lasciando piccoli baci ovunque. Frank roteò gli occhi mordendosi le labbra quando lo sentì scendere ancora più in basso.
Al contrario di quanto pensasse, Matt, non fu tormentato da nessun flash o ricordo legato al passato, vittima della situazione riusciva a pensare solo al presente e a quanta voglia avesse di sentire il più piccolo gemere a causa sua.
Premette una mano sul cavallo dei pantaloni facendolo inarcare. Fin troppe immagini di quello che sarebbe probabilmente accaduto dopo cominciarono a crescere nella sua testa e, cavolo, non vedeva l'ora di metterle in pratica.
Frank continuava a sussurrare il suo nome, come se non avesse desiderato altro per una vita intera, poi gli portò una mano tra i capelli facendolo tornare all'altezza del suo viso -Torna qui.- ansimò.
Matt si fiondò sulle sue labbra, che anche dopo pochi secondi gli erano mancate terribilmente. Cominciò a slacciargli la cintura, lentamente, e lasciando che Frank facesse lo stesso con lui. Le mani tremavano e rendevano tutto più difficile ma dopo alcuni tentativi ci riuscì. Frank allargò ancora le gambe permettendogli di andare oltre mentre cominciava piano ad abbassargli i jeans, anche se con poca facilità. E Matt avrebbe voluto dirgli quanto fosse bello in quel momento ma si limitò a toccare la sua erezione da sopra i boxer guadagnandosi un sorriso mozzafiato e un espressione di puro piacere. Continuò a massaggiarlo afferrando poi una mano del più piccolo e infilandosela senza preavviso nei pantaloni. Gemette nel suo orecchio facendolo fremere e Frank istintivamente la chiuse attorno alla sua erezione cominciando a muoverla lentamente.
Riusciva a sentirlo, per la prima volta duro e enorme nella sua mano e ancora non riusciva a credere che fosse tutto reale.

Voleva dirgli di continuare, di andare avanti, fino in fondo, di spogliarlo e fotterlo come non aveva mai fatto nessuno, come se non ci fosse niente di cui preoccuparsi, nessuno a cui rendere conto. Ma semplicemene non ne ebbe il tempo. I rumori al piano di sotto non erano stati uno scherzo delle sue orecchie, e nemmo i passi sulle scale e ora che ci faceva davvero caso sentiva anche delle voci. Sgranò gli occhi metabolizzando il tutto solo quando la porta della camera si aprì lasciando entrare lo spiraglio di luce proveniente dal corridoio che illuminò una parte della stanza.

-Matt, stai dormend-Oh.Porca.Puttana!-

-Cristo, Brian!- urlò Matt ad un Brian rosso in viso e piuttosto imbarazzato dalla scena a cui inconsapevolmente si era trovato ad assistere. Si tirò su cercando di coprire entrambi mentre l'altro usciva dalla stanza coprendosi la faccia con una mano e mormorando mille scuse.

-Cazzo.- imprecò riportando lo sguardo su Frank che, ancora immobile, cercava di realizzare quanto fosse successo.

-Dici che...hm, dici che mi ha visto?-

-Credo di si.- sbuffò scuotendo la testa -Mi dispiace. Avrei dovuto..-

-Non importa.- si alzò piano riallacciandosi i jeans -Sarà meglio che vada adesso.- evitò accuratamente il suo sguardo.

-No, ti...ti prego, puoi restare..-

-Non credo sia il caso.- accennò un sorriso -Si è fatto tardi.-

-Non sembrava che ti importasse un attimo fa.- notò Matt. Ma Frank lo ignorò infilandosi la maglia -Se è Brian che ti preoccupa, lui non lo dirà a nessuno..-

Frank sospirò sedendosi sul letto al suo fianco -Non posso restare. Lo capisci questo, vero?- Matt annuì -Finchè sarà così, finchè andrà avanti in questo modo, credo che dovremmo vederci in...come dire..-

-Di nascosto.-

-Esattamente.-

-D'accordo.- acconsentì Matt abbassando lo sguardo.

-Ti chiamo io.-sorrise, Frank, non badando affatto al luccichio nei suoi occhi. Che fossero lacrime? Che fosse gioia? Non poteva saperlo. Quello che sapeva era che non sarebbe finita lì, non così. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò. E Matt lo lasciò fare, come una stupida puttana.
Poi lo guardò andare via, sapeva che sarebbe uscito dalla porta sul retro, non c'era bisogno di specificarlo. Rimase nella sua stanza, al buio, pensando solo a cosa avrebbe dovuto dire a Brian il mattino dopo o a come evitare di rivolgergli la parola per la prossima eternità.
Si lasciò andare sul letto, la cerniera ancora aperta, l'erezione insoddisfatta. Ma non era questo l'importante.

-Io mi sono innamorato di te.-
Trovarono sfogo solo ora quelle parole, le stesse che avrebbe dovuto pronunciare un attimo prima.











 

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Capitolo 16
*** Nel caso ti venga voglia di amarmi. ***


 

Dopo un enooooorme ritardo rieccomi qui.
Sostanzialmente il capitolo è andato molto meglio di quello che pensavo ma non ho avuto molto tempo per scriverlo e davvero davvero pochissima voglia.  Sono sincera.  Ma ho voluto finirlo entro oggi perchè domani si torna a scuola e in questo modo mi sono tolta un peso *c*
Credo che il finale sia un pò vuoto, proprio perchè la mia mente mentre scrivevo era da tutt'altra parte, ma come sempre lascio a voi i commenti.
A "presto"! :*
XOXO

 

 



Nel caso ti venga voglia di amarmi.






Era malattia e cura, Frank. E il male minore era il fatto di esserci quasi andato a letto.
E il male maggiore era il fatto di amarlo.
Matt si interrogò tutta la notte su questo. Su se stesso, su i suoi sentimenti, ma più i pensieri si accumulavano più trovava difficile dar loro una risposta.
Alla fine si era addormentato con la speranza che Brian non tornasse a chiedere spiegazioni o con altre mille scuse. Era sicuro di averli sentiti parlottare fuori dalla sua stanza, e era anche abbastanza sicuro di aver sentito anche la voce stupita di Jimmy, ma al momento non se ne preoccupò. Voleva solo essere lasciato in pace, passare la notte da solo e non pensare a niente.
Abbracciare se stesso e addormentarsi piangendo.




-Stai diventando depresso o cosa?-

Matt, con la faccia schiacciata contro il cuscino mormorò qualcosa, ma qualcosa che Brian sinceramente faticò ad afferrare. Aveva finto di dormire per qualche minuto, esattamente da quando lo aveva sentito entrare nella sua camera, troppo ansioso per aspettare di incontrarlo in cucina per la colazione, e si era seduto sul suo letto.
Sapeva che Jimmy era fuori con Johnny a cercare l'abito da sposo adatto, cosa che anche Brian avrebbe dovuto fare a breve, e così immaginò che ne avesse approfittato per prendere le redini di quella scomoda ma necessaria conversazione.
Ecco, Matt aveva passato gli ultimi minuti a fare supposizioni nella sua testa fingendosi addormentato.
Perchè?
Semplice, non voleva ammettere apertamente che soltanto la sera prima era stato colto in flagrante mentre stava per fare sesso con Frank e...santo cielo, perchè tutti in quella casa sentivano il bisogno di parlare in ogni momento della giornata e per qualsiasi fottuto motivo? Perchè non poteva semplicemente fingere di dormire ed evitarli tutti?

Qualche secondo dopo sentì Brian sospirare e immaginò le sue labbra piegarsi in una smorfia -Pensi che ne parleremo prima o poi?-

Sbuffò sonoramente -Non ora, Bri..- pronunciò con voce roca.

-Mi dispiace per ieri.- la voce di Brian si ridusse quasi a un sussurro -Immagino di aver rovinato tutto.-

Eh. Immagini bene.

Matt sospirò, piano, posando la guancia sul cuscino e voltandosi finalmente a guardarlo, mezzo addormentato -Non potevi saperlo. Non è colpa tua...è solo che non ho voglia di parlarne adesso.-

-Lo capisco ma...è solo che non mi spiego cosa ci sia di così difficile nell'accettare il fatto che anche dopo tanto tempo provate ancora qualcosa l'uno per l'altro.-

-Non lo so. Ma io non voglio incasinargli la vita.-

-Scusa tanto, ma credo che tu lo stia gia facendo alla grande. Perchè non dici semplicemente la verità? Perche non gli dici che sei innamorato di lui?-

-Te lo ha detto Jimmy, vero?-

Brian annuì e Matt sorrise inaspettatamente tirandosi a sedere -Credo di dovermi ancora abituare a tutta questa..cosa. Qualunque cosa sia.-

-Ah..beh, si, lo capisco. Ma...cosa farete ora?-

-Non lo so.-

-Credo che dovresti essere sincero con lui.-

-Non posso, finchè lui non lo sarà con me, o comunque con la sua ragazza.-

-...-

-Vuole che continuiamo a vederci, ma di nascosto.- sospirò.

-Cioè...vuoi dire..tipo..andare a letto insieme?-

Matt abbassò lo sguardo mordendosi le labbra nervosamente -Credo che voglia solamente cercare di capire come comportarsi prima di..beh, prima di prendere una decisione..-

-E a te questo sta bene?-

Matt alzò le spalle, ora si che era davvero confuso. E Brian non stava affatto aiutando.

-E se invece volesse soltanto..beh...-

-Cosa?-

-Usarti.- pronunciò quella parola con gli occhi bassi, quasi fosse un insulto.
E Matt si sentì di nuovo una squallida puttana. E forse aveva ragione a sentirsi in quel modo. Magari lo meritava tutto quel dolore.

Allzò le spalle stringendo le labbra -Sai...è questo quello che succede quando non hai più niente da perdere.-

-Non buttarti via così.- scosse la testa Brian.

-Non lo faccio.-

-Tu non meriti di sentirti in questo modo. Non dopo tutto quello che hai passato. E lui...non ti merita.-

-Ho fatto cose...- sospirò spostando lo sguardo. Sembrava tanto la resa dei conti -Ho fatto cose di cui non vado affatto fiero, Brian.- ...tipo baciare il tuo futuro marito... -E se devo pagare in qualche modo...allora merito tutto quello che mi sta succedendo.-

-Non ci credo.-

-Gia. Neanch'io credevo di sentirmi parlare così un giorno.-

Ma eccomi qui. A pezzi.
Ancora in piedi, certo, ma non ancora per molto.










Nel frattempo...

-Vuoi fissare il display ancora un pò o ti decidi a chiamarlo?-

Frank sospirò non sollevando affatto gli occhi dal cellulare. Neanche dovesse prendere la decisione più importante della sua vita.
E povero Steve, che era costretto a vederlo in quello stato, incapace di prendere una decisione. Incapace di tutto. Ma non aveva uno di quegli sguardi vuoti di chi si era arreso, c'era qualcosa nei suoi occhi. Solo che Steve non riusciva ancora a capire cosa fosse.

-Vuoi che lo faccia io?- continuò ridacchiando. Forse non sforzandosi neanche quel minimo per comprendere che magari Frank avrebbe voluto restarsene solo in quel momento.

-Piantala di psicanalizzarmi, ok?- sbotto infatti questo, irritato.

-Io non ti psicanalizzo!-

-Lo fai invece!-

-Frank..- sbuffò -Sicuro di avere tutto sotto controllo?-

-Che diavolo vuoi dire?-

-Che non ti riconosco più.-

Frank spostò lo sguardo gettando malamente il cellulare sul divano accanto a lui e passandosi una mano tra i capelli, stanco.

-Frank, dovrai fare una scelta prima o poi. Lo sai questo, vero?- ...dovrai spezzare un cuore.
Cavolo, non aveva mai preso una decisione del genere e mai avrebbe pensato che una cosa el genere potesse accadere proprio a lui. E non sapeva se fregarsene, se amarli entrambi, se fare una scielta. Sembrava una situazione senza via d'uscita.
Non voleva che Jamia lo odiasse ma soprattutto non voleva perdere Matt, non ora che lo aveva ritrovato, non ora che era certo che potesse esserci qualcosa tra loro.

-Non credo di essere in grado di..- sospirò esausto. La verità era che non voleva prenderla una decisione.

-Lo so. Sai, dovrai essere un gran figlio di puttana per riuscire sopravvivere a tutto questo. E sappiamo entrambi che non sei in grado di farlo.-

-Sostanzialmente, non me ne fotte un cazzo.-

-Non è vero.-

Scosse la testa -Tu non lo sai cosa vuol dire...-

-Cosa? Che cosa, Frank?-
 
Amare qualcuno così tanto da lasciare che ti distrugga. E al contempo odiarlo così tanto da distruggere lui stesso.

-Niente. Sono stanco di parlare di questo.- si alzò lasciando il cellulare lì sul divano, non voleva essere cercato, tantomeno rintracciato. Passò accanto a Steve infilandosi la giacca mentre questo lo guardava interrogativo.

-Dove stai andando?-

-Faccio un giro.-

-Ti ricordo che tra meno di un'ora abbiamo le- ma la porta si chiuse pima che potesse terminare -...le prove.- sospirò rassegnato, abbandonando le braccia lungo il corpo e fissando la porta che era stata chiusa facendo calare un silenzio vuoto -Come non detto.-










Inevitabilmente, si ritrovò nel luogo in cui si erano scambiati il loro primo bacio dopo tanto tempo.
Frank sospirò, ripensarci era disgustosamente romantico.

Il parco era semivuoto, e gli piaceva così, si fermò nell'esatto punto dal quale avevano ammirato quello stupido tramonto. E ora, anche senza quei colori e anche senza Matt, restava un luogo davvero speciale.
Gli ci volle tanta, forse troppa, forza di volontà per non voltarsi e andarsene immediatamente prima di rischiare di essere invaso da quel dannato sentimento così patetico come l'amore. Che poi non era neppure sicuro che lo fosse.
A dire il vero, non sapeva neppure perchè e come fosse arrivato fin lì. Era uscito di casa per schiarirsi le idee, ma a quanto pare la cosa gli si era ritorta contro.
Quasi si pentì di non avere con sè il cellulare, gli sarebbe bastato mandare un messaggio a Matt per averlo lì ai suoi piedi in poco tempo. E, sinceramente, odiava avere quel tipo di potere su di lui, e non sapeva se sfruttarlo o giocare a fare il bravo ragazzo ancora per un pò.

Non poteva immaginare, comunque, che Matt frequentasse quel posto appartato da quando Zacky non c'era più, e che andava lì ogni volta che ne sentiva il bisogno perchè il molo era quel tipo di luogo che gli ricordava fin troppo il suo passato. C'erano molte cose che non poteva sapere, molte cose che gli erano sempre sfuggite di lui, e non sapeva neanche se voleva realmente saperle, se voleva che Matt enrasse nella sua vita e ci restasse o se tagliarlo di nuovo fuori facendo soffrire entrambi.

Però c'era una cosa che sapeva: quella non era più soltanto una stupida cotta adolescenziale. Infondo, non erano più ragazzini gia da un pò.

Perciò rimase lì ad aspettare, a sperare che a Matt venisse in qualche modo la brillante idea di andare anche lui in quel posto. E aspettò. Aspettò fino a sera.
Solo che quella volta il tramonto se lo ammirò tutto solo.





Mancava poco all'orario di chiusura, e Matt sbuffò piano contando le ormai poche persone che occupavano i tavoli del locale.
E di nuovo si ritrovò ad aspettare che Frank varcasse quella porta. Ma per quanto ci sperasse, non accadde mai.
Così, preso dalla noia o comunque dalla nostalgia ebbe l'impulso di chiamarlo, si rigirò infatti il cellulare tra le mani ma alla fine si trattenne.
"Ti chiamo io." gli aveva detto Frank. Beh, e allora lui aspettava.
Ma Frank non chiamava.

Quando il suo capo gli disse di portare fuori gli ultimi sacchi della spazzatura, Matt la prese come un'opportunità per respirare un pò d'aria fresca e sospirò sollevato.
L'aria all'esterno era del tutto diversa e se ne innamorò all'estante. Prese un respiro profondo e si incamminò verso i secchi dietro il cancello dell'entrata del parcheggio. Era abbastanza buio, ma non era mai stato un gran problema per lui. Ci mise tutta la calma possibile e si godette quel momento lontano dal bancone e dall'odore di birra.





Un brontolio proveniente dallo stomaco di Frank lo costrinse ad alzarsi da terra e decidersi a mettere qualcosa sotto i denti prima di rischiare di morire di fame. Si lasciò alle spalle quel luogo ormai diventato tanto speciale e si incamminò fuori dal parco. Tastò le tasche in cerca del cellulare per controllare l'orario ma ebbe l'impulso di battersi una mano sulla fronte quando ricordò di averlo lasciato sul divano. Così penò che essendo appena passato il tramonto doveva aver bellamente saltato l'orario di cena.
Decise che avrebbe trovato una pizzeria o qualcosa del genere nei paraggi. Non aveva ancora voglia di tornarsene a casa.
Camminò sul marciapiede con le mani nelle tasche, lo sguardo a terra e i pensieri chissà dove. Solo lo stomaco che brontolava riusciva a distrarre la sua mente e a tenerlo con i piedi per terra.
I fari delle auto lo illuminavano per un istante per poi sorpassarlo velocemente, tutte, una dopo l'altra.
Tranne una.
Frank la sentì rallentare, sentì la luce dei fari dritta sulla propria schiena e si convinse a voltarsi solo quando riconobbe il suo nome, o più precisamente la voce che lo pronunciò.
La sua espressione mutò da incuriosita a sorpresa in poco più di un secondo, il tempo di rendersi conto di chi gli stesse davanti. Di chi gli sorridesse in quel modo.

-Ehi, Frank!- ripetè Matt sporgendosi appena dal finestrino, finchè l'auto non si fermò del tutto e così anche Frank.

-Matt.- biascicò cercando di non mostrarsi troppo piacevolmente sorpreso -Ciao.- sorrise.

-Che fai?-

-Hm..- lanciò uno sguardo davanti a sè -..torno a casa.-

-Sali.- gli fece cenno di entrare in macchina.

-Come?-

-Ti accompagno.- spiegò mostrando quelle tenere fossette.

-Oh. Non c'è bisogno..davvero..- Frank agitò le mani a mezz'aria cercando di rifiutare.

-Insisto.-

-Ma..-

-Sul serio.-

-...-

-Allora?-

Deglutì -Daccordo.-

Matt sorrise un'ultima volta e l'altro entrò senza fare più storie. Continuava ad essere una giornata di merda, lui non ci voleva tornare a casa. Imbecille.
Pregò che il suo stomaco non ricominciasse a brontolare.
-Grazie.- mormorò.

-E' ancora strano?- chiese Matt dopo pochi secondi passati in silenzio pensando a qualcosa di "intelligente da dire".

-Cosa?-

-Questo.- accennò un sorriso tenendo lo sguardo sulla strada -Questa cosa tra noi.-

E Frank si trattenne dal guardarlo -Si.- sospirò -Direi di si.-

Matt annuì, tornando a non dire nulla.

-Però..-

-Però?-

Frank si torturò le dita pensando a come dire la cosa che in quel momento era forse la più stupida ma anche la più ovvia del mondo -Potrebbe diventare ancora più strano.-

-Tipo strano bello?-

-Ovvio.-

-Beh, dipende. No?-

-Gia.- sospirò abbassando lo sguardo.

-Frank.-

-Si?

La macchina si fermò -Siamo arrivati.-
Si accorse solo in quel momento che quelle parole proprio non voleva sentirgliele pronunciare. Ci avevano messo decisamente troppo poco.

-Si.- disse soltanto.
Fissò la porta di casa attraverso il finestrino, poi lentamente si voltò incontrando immediatamente i suoi occhi, per accorgersi che lo stavano gia guardando.
-Vuoi entrare?- non ci volle molto per lasciar scivolare quelle parole fuori dalla sua bocca.

Matt non proferì parola, annuì piano e avanzò con l'auto verso un parcheggio libero. Poi entrambi scesero, forse immaginandosi anche un pò ciò che sarebbe accaduto dopo.
 




"Chiamami quando torni. E non fare cazzate. Steve."
Quando Frank si riappropriò del cellulare ci trovò un post-it giallo attaccato sopra. Sospirò piano pensando che di sicuro lo avrebbe fatto, ma non adesso. Controllò che non ci fossero chiamate e riportò l'attenzione su Matt che del tutto preso continuava a guardarsi intorno.

Lo seguì mentre si avvicinava ad alcune cornici posate su un mobile accanto all'entrata -Trovato qualcosa di interessante?-

Matt sorrise scrutando in particolare una fotografia. Doveva essere di molti anni prima, ritraeva Frank con la band al completo e i suoi capelli in particolare attirarono la sua attenzione: con quella frangetta da un lato che sembrava averlo sempre caratterizzato e un lato della testa rasato e tinto di un rosso acceso. Quella pettinatura proprio non la ricordava -Mi sono perso qualcosa?- disse infatti.

-Oh, si, quella è stato il culmine della mia fase punk a quanto pare.- ridacchiò, e Matt con lui -E' stato appena dopo la fine della scuola.-

-Carino.- eslamò senza pensarci troppo, mentre Frank si grattava la nuca, imbarazzato -Approposito, cosa ci facevi in giro tutto solo?- gli chiese poi.

-Uhm, una passeggiata.- alzò le spalle -E tu invece?-

-Ho appena finito il mio turno al locale.- sorrise appena -Speravo venissi.-

-Io...non credevo lo volessi.- distolse lo sguardo dai suoi occhi.

E Matt avanzò piano -Hai fame?-

Frank si limitò ad annuire, ora che ci pensava un attimo fa stava morendo di fame.

-Possiamo ordinare una pizza, se vuoi. O magari cinese.- mormorò in modo apparentemente innocente ritrovandosi a pochi centimetri dal suo viso.

-O possiamo anche non farlo.- trovò il coraggio di dire Frank, ora che la sua mente pensava a tutt'altro che al cibo.

-Quasta cosa non finirà bene.- Matt sollevò un angolo della bocca, provocandolo.

-Ha importanza?- sussurrò quando i loro nasi si sfiorarono, piano. E socchiuse gli occhi ascoltando solo il suo respiro infrangersi sulle proprie labbra.

-No. Ma ne avrà, dopo.-

-Tu parli troppo.-

-Sei tu che non ti decidi a baciarmi.- si leccò le labbra, facendolo quasi impazzire.

-E cosa ti dice che abbia voglia di farlo?-

Matt fece scorrere una mano sul suo petto, lentamente, anche se tutta quella tensione lo stava uccidendo decise di prendersela con calma, proprio come Frank. Questo fremette appena e deglutì a vuoto quando la mano del più grande strinse senza preavviso il suo membro da sopra i jeans, facendolo mugolare.

-Questo.- sussurrò Matt contro il suo orecchio.
Fu in quel momento che Frank credette di esplodere, gli prese il viso tra le mani e senza troppe cerimonie lo baciò. Quasi disperatamente.
Matt rispose a quel bacio con altrettanta passione mordendolo e facendo schioccare le loro labbra ogni qualvolta si separassero.
In quel momento furono persino capaci di mettere da parte le insicurezze, le parole non dette, di accantonare qualsiasi cosa non comprendesse loro, un letto, e una notte che non avrebbero dimenticato tanto facilmente.
Matt, dal canto suo, lo avrebbe scopato su una qualunque delle superfici piane presenti in quella casa ma richiamò tutta la sua forza di volontà anche solo per non sbatterlo a terra. Frank infatti, con ben altri piani, cominciò a tirarlo verso di sè facendolo avanzare lungo il corridoio e raggiungendo in fine la sua camera. Farlo sul divano non sarebbe stata la stessa cosa.
Fremeva il suo corpo, era da troppo che aspettava e nonostante tutto sembrava sempre che stesse accadendo un pò tutto troppo in fretta. Voleva viverlo quel momento, sentirlo veramente, sentire le mani di Matt scottargli sulla pelle, lasciargli segni, lividi, morsi.
Continuarono a condurre quel bacio infinito e bagnato, e che di casto non aveva proprio niente, finchè le gambe di Frank non cedettero e si ritrovò sul letto quasi schiacciato dal peso dell'altro.

Matt fece forza sulle braccia e si tirò su ridacchiando -Scusa.-

Frank sorrise di rimando e lo trovò estremamente dolce, anche solo per il fatto che avesse speso del tempo per fermarsi e chiedergli scusa. Non si diede tempo di pensare ad altro, comunque, fece scivolare le mani sotto la sua maglia e la alzò aiutandolo a sfilarla del tutto, senza mai lasciare i suoi occhi.
Matt tornò a baciarlo, lentamente, un bacio dolce che non aveva niente a che fare con quelli scambiati poco prima. Lo fece stendere, piano, accompagnandolo con le mani che ormai scorrevano ovunque sul suo corpo.
Frank ansimò staccandosi dalle sue labbra. Lo guardò ancora, non ne aveva mai abbastanza, sapeva che non c'era bisogno di romanticismo, tenerezza, o parole dolci sussurrate a caso, eppure la situazione sembrava essere cambiata in meno di pochi secondi. Un attimo prima sarebbe stato capace di fargli anche del male, ma ora...
Gli accarezzò una guancia con le dita, facendolo sorridere.

-Che c'è?- sussurrò Matt.

-Sono felice.-

Matt sorrise, eppure lesse stupore nei suoi cchi.

-Tu no?- mormorò guardandolo attentamente.

-Si.-

-Bene.- sorrise.

-Frank, io..-

-Shhh.- avvicinò il suo viso al suo.

-Devo dirti una cosa.-

-Dopo.-

E come ribattere? Matt non ebbe il coraggio di farlo, si lasciò trasportare dai suoi baci e lentamente cominciò a privarlo dei vestiti: la maglia venne abbandonata, a terra, così come i jeans, le scarpe. Tutto.
O quasi.
I boxer rimasero lì dov'erano, per entrambi. Quella si che sembrava una vera e propria barriera da superare.
E Frank, stanco di aspettare, lasciò che le sue mani vagassero sulla schiena dell'altro prima di calarglieli senza preavviso facendolo riemergere dal suo collo che aveva torturato fino a quel momento. Matt gemette inaspettatamente sentendo la sua erezione finalmente libera anche da quell'ultima costrizione.

-Ops..- soffiò Frank contro le sue labbra.

-Non provocarmi.-

-Vuoi dire così?- sfiorò la punta del suo membro con le dita prima di avvolgerlo completamente e muoversi su e giu, lo guardò mordersi le labbra, socchiudere gli occhi, reprimere dei gemiti che sarebbero stati altrimenti osceni.

-Fermo. Fermo!- riuscì a biascicare poco dopo serrandogli una mano intorno al polso e respirando affannosamente contro la sua spalla. E Frank lo accontentò, di certo non voleva che si concludesse tutto così in fretta.

-Sei fuori allenamento, Sanders.- sussurrò contro il suo orecchio con un mezzo sorriso, che di buono non aveva nulla.

-No.- ansimò -Per niente.-

-A me sembra di-
Matt lo baciò, più per zittirlo e riprendere da dove avevano lasciato che per altro. E Frank fu più che felice di questo. Alzò il bacino in modo da lasciarsi privare anche dell'ultimo indumento e gemette contro le sue labbra quando i suo membro sfiorò quello dell'altro.
Matt si spostò sulla sua mandibola, il collo, le spalle, il petto, lasciando tracce dei suoi baci ovunque, leccando e assaporando la sua pelle morbida. Gli accarezzò i fianchi e lo sentì fremere quando portò il viso all'altezza della sua erezione leccandola dalla base alla punta, lentamente.

Gli tornò in mente la sua prima volta e ricordò la paura insensata che aveva provato, le mani di Zacky, le...
Zacky.
Dio, Zacky.

Deglutì riportando lo sguardo su Frank che con gli occhi serrati ansimava pesantemente.
Zacky gli avrebbe accarezzato i capelli e gli avrebbe sussurrato qualcosa di carino. Lui lo avrebbe guardato negli occhi e...e Matt gli avrebbe detto quanto lo amava.
Ma quello non era Zacky. Non lo sarebbe stato mai. Non ci sarebbe stato mai un altro Zacky.

Così torno a fare ciò che stava facendo senza troppi complimenti. Il suo passato non aveva il diritto di intromettersi, nessuna voce in capitolo.
Quando lo sentì gemere ripetutamente il suo nome abbandonò la sua erezione e tornò su. Frank gli prese il viso tra le mani e lo baciò, senza preoccuparsi di lasciargli riprendere fiato, ma Matt lo assecondò comunque, felice.

Dopo quella che sembrò un eternità, con il cuore in gola e le mani tremanti cominciò a prepararlo, ora tirarsi indietro era davvero fuori discussione.
Era da tanto che non provava sesazioni del genere, tanto che sentì quasi la testa girargli. Quando finalmente fu Frank a pregarlo di andare oltre, si lasciò guidare dal suo corpo e mise in un angolo tutto il resto, lo baciò un'ultima volta e accarezzandogli languidamente le gambe entrò dentro di lui facendolo inarcare e stringere i denti.

-Ah! Piano..- Frank si artigliò alle sue spalle ma per Matt fu come non sentirlo. Chiuse gli occhi e diede un'altra spinta che sta volta lo fece quasi urlare.
Quando entrò del tutto, però, posò la fronte sudata contro quella del più piccolo sentendolo tremare e prendendosi un pò di quel tempo per ammirarlo.
Frank gli sorrise e a Matt venne da pensare che la parte più bella dello stare insieme erano prorpio i suoi sorrisi, a parte questo, il solo modo in cui gli veniva in mente di toglierglieli era baciandolo.





Si amarono, forse, quella notte per la prima volta. Quando Matt venne riempì il suo corpo per la prima volta. E si sentì completo, come non lo era da troppo. Alla fine, nessuno osò dire nulla, Matt coprì entrambi con le coperte ormai sfatte mentre Frank sospirava esausto stringendosi al suo fianco e quella sensazione di felicità ancora non accennava a svanire.
Giurò di averlo sentito mormorare anche un "wow", e questo gli bastò.
Non c'erano parole da scambiarsi, solo sguardi.
Era strano chiamare il suo nome, era strano muoversi in un corpo che non fosse quello di Zacky, ma sarebbe stato folle rifiutarsi di farlo.

E Frank aveva sentito di doversi preoccupare solo di una cosa mentre gli occhi cominciavano a pesare e la stanchezza ad aumentare.

-Resti...vero?-

-Resto.- gli sussurrò Matt.

Frank sorrise -Matt..- mormorò ormai con gli occhi chiusi e voce roca.

-Si?-

-Grazie.-

E qualunque cosa significasse, andava bene così. Perchè lui era lì.
Era lì, nel caso gli fosse venuta voglia di amarlo.

No, grazie a te.

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Capitolo 17
*** Nessuna spiegazione. ***




Hi!!
Rieccomi qui, ce l'ho fatta!
Chi l'avrebbe mai detto u.u
Con i vari impegni, la scuola e le nuove idee per un'altra FF non trovavo mai il tempo di mandare avanti questo capitolo che è rimasto una semplice bozza per giorni interi.
Non ho molto da aggiungere se non che...gia muoio dalla voglia di terminare il prossimo capitolo *^* le idee gia ci sono, l'ispirazione anche...quel che manca è il tempo...ma ce lo faremo bastare u.u
Un bacio.
XOXO

 



Nessuna Spiegazione








Le immagini della notte appena passata erano ancora più che vivide nella mente di Frank quando il mattino seguente aprì gli occhi.
E, sinceramente, aveva immaginato un risveglio tranquillo tra le braccia di Matt che lo teneva stretto a sè e...beh, sarebbe stato del tutto perfetto se non fosse stato per lo squillare incessante del telefono.
Non ebbe neanche il tempo di godersi quel minimo di relax in quel caldo abbraccio in cui il più grande lo stringeva, si scostò piano e silenziosamente dopo essersi reso piacevolmente conto di essere nudo e aver indossato un paio di boxer uscì dalla stanza socchiudendo la porta alle sue spalle. Pregando che Matt non si svegliasse, non ancora, voleva essere lì quando avrebbe aperto gli occhi.

-Pronto?- sbuffò cercando di tenere un tono di voce piuttosto basso -Steve? Steve ma che-no io..io ti avrei chiamato! Ascolta..no..lo so, si, si ti ho fatto preoccupare ma- alzò gli occhi al cielo aspettando pazientemente che terminasse la sua ramanzina da brava mammina. Poi sbuffò, ancora -Si, è qui..beh, abbiam-ha dormito qui ma...questo non significa che-ok, si, ok abbiamo fatto sesso, e allora? Senti ne riparliamo, va bene? E, per tua informazione, so perfettamente quello che faccio!- riagganciò furiosamente portando poi le braccia sui fianchi e fissando il telefono con uno sguardo truce.

Sapeva che Steve non avrebbe certamente approvato ma, beh, almeno un pò ci sperava.
Sospirò arrendendosi all'idea che starsene lì impalato non avrebbe risolto un bel niente. Ci avrebbe parlato con Steve, certo, e gli avrebbe anche raccontato ogni cosa, ma dopo. Ora risolvere le cose con lui non era esattamente una delle sue priorità.
Il cuore tornò a battergli forte nel petto quando, piano, rientrò nella sua camera e raggiunse il letto. Gattonò verso il corpo di Matt che ormai gi dava le spalle e lentamente si infilò sotto le coperte sentendosi immediatamente invadere dal suo profumo. Lo osservò per un pò, anche se non riusciva a vederlo in viso conosceva alla perfezione quell espressione rilassata di uno che non ha chiuso occhio per quasi tutta la notte. In effetti ne avevano fatto di movimento...e di rumore. Ma cavolo se ne era valsa la pena.
Per un attimo desiderò di poter accarezzare tranquillamente la sua schiena scoperta e si sentì morire. Voleva dannatamente farlo.
Quasi non ricordava più com'era avere un uomo nel proprio letto. Tutto quel tempo passato con Jamia, non che fosse stato sprecato, ma certe cose era bello riscoprirle con Matt. Con l'unica persona che era riuscita a vedere sempre bene al proprio fianco.
Diede vita ai suoi pensieri più dolci quando, non preoccupandosi più di nulla, si avvicinò ancora strisciando piano alle sue spalle e vi posò una mano sopra accarezzandolo, quasi sfiorandolo. Si accorse di star appena tremando quando posò gli occhi sulla propria mano, ma non si tirò indietro, posò le labbra sulla sua pelle calda baciandolo più volte appena sotto il collo, percorrendo con una scia di piccoli baci la nuca e continuando ad accarezzarlo: il braccio, la spalla, la schiena. Adorava sentre i muscoli sotto il suo palmo, le spalle larghe, il suo profumo che sapeva sarebbe rimasto nel suo letto per giorni.
Non aveva mai rimugginato tanto su queste cose quando si trattava di Jamia, quando era lei ad occupare il suo letto, quando era a lei che dedicava certe attenzioni. Erano cambiate tante cose in così poco tempo. Eppure Frank ci aveva sempre sperato in un finale del genere.

Scostò le labbra dalla schiena di Matt con un piccolo schiocco quando lo sentì muoversi, respirò sulla sua pelle facendolo rabrividire.
Matt accennò un sorriso stanco aprendo finalmente gli occhi -Frank..- sussurrò con voce roca spalmando ancor di più la faccia contro il cuscino.

-Scusa.- sussurrò allora Frank, così piano che quasi non si aspettava che fosse riuscito a sentirlo.

-No, continua. Mi piace.-

E Frank ubbidì.
Come se avesse mai osato dirgli di no.

Lo ricoprì di baci e carezze e affetto che, anche Frank sembrò capirlo in quel momento, non riceveva da troppo tempo. E più lo vedeva sorridere e sospirare di piacere, più andava avanti. Finchè non lo morse, piano, facendogli provare strani brividi lungo la schiena.

-Sei rimasto.- pensò ad alta voce, e non se ne pentì.

-Te l'avevo detto.- sospirò Matt.

Si, glielo aveva promesso, ma per quanto volesse crederci una piccola parte di Frank aveva sempre avuto paura di non trovarlo lì al suo risveglio.
Restava comunque il fatto che era lì, era ancora lì, e non sembrava pentirsene. E, soprattutto, a Frank questa cosa piaceva parecchio.
E mentre continuava ad accarezzare la sua schiena, lentamente, come se non l'avesse assaporata gia abbastanza, incominciò a pensare, a chiedersi se quella situazione, l'amore, quel desiderio, la voglia di essere finalmente qualcosa insieme...si chiese se in un certo senso potesse riscrivere il passato. O per lo meno provare a cambiarlo, aiutarli a dimenticare il rapporto sconnesso che avevano avuto, le occhiate insistenti di Frank e il fatto che Matt lo aveva evitato per tanto, troppo tempo.
Potevano davvero cambiare tutto questo?
L'unica conclusione che ne trasse fu smettere di pensarci. Era questa l'unica via d'uscita, almeno per il momento. Dopotutto, poteva sfuggire al passato abbracciando qualcosa di meglio.

E allora lo abbracciò.

E non si preoccupò del fatto che Matt aveva trattenuto il respiro, o del fatto che lo aveva sentito irrigidirsi, poco, però lo aveva sentito, o del fatto che ora di certo non avrebbe più voluto staccarsi da lui. Ma, per quanto sembrasse impossibile, in quell'istante, ebbe la sensazione che tutto sarebbe andato apposto.
Cosa lo spinse a pensarlo?
Forse il fatto che Matt, nonostante tutto, lo lasciò fare. Forse per il fatto che lo sentì rilassarsi a poco a poco nella sua stretta, o più semplicemente perchè lo aveva visto sorridere, aveva intrecciato una mano con la sua e aveva sorriso.

Non ci furono baci quella mattina. Nè del buongiorno nè di un amaro arrivederci quando Matt andò via. Sembrava quasi che non ci fosse spazio per queste cose, nonostante tutto, e forse andava bene così.

E forse avrebbero dovuto parlarne, sopratutto Frank aveva avuto l'impulso di farlo, visto che quella mattina non si era alzato solo il sole ma anche i sensi di colpa verso Jamia e quello che aveva fatto.
Era pur sempre la sua ragazza. No?
Fatto stà che non accennarono a nulla, neanche quando Matt aveva incominciato a rivestirsi, sentendo freddo senza le braccia di Frank addosso.
"Devo andare." aveva detto poco prima. Due parole che avevano cancellato ogni traccia dei loro sorrisi. Probabilmente aveva ragione ad andarsene in quel modo, un pò di tempo da soli non avrebbe fatto altro che bene ad entrambi, ma...
C'era sempre quel fastidioso, orribile e scomodo "ma". E non lo avrebbero eliminato tanto facilmente.









-Io non credo sia..saggio quello che fate.-

Brian. La voce della saggezza. Chi lo avrebbe mai detto?

-E io non credo sia saggio mettere quelle scarpe con quella camicia, ma non te lo sbatto mica in faccia in quel modo.- Matt sbuffò guadagnandosi uno sguardo piuttosto perplesso.

-Quello che brian sta cercando di dirti è che...- Ed ecco Jim, la voce della ragione.

-Scusa ma ora proprio non voglio pensare a cosa reputi o no saggio. Per vostra informazione ho appena fatto del gran sesso e adesso voglio solo chiudermi in camera mia e ricordarlo come una cosa positiva per il resto della mia vita. Grazie.-

Liquidò così quel discorso che era nato non appena aveva messo piede in casa. Sembrava quasi che gli avessero teso un agguato, certo non vederlo rientrare per tutta la notte non aveva di certo aiutato a non farli preoccupare, infondo avrebbe anche potuto avvertire.

-A me questa storia piace ben poco.- sospirò Brian.

Non avrebbero dovuto preoccuparsi così tanto, dal momento che Matt stava pian piano dimostrando di poter riprendere in mano la sua vita. Il fatto è che erano convinti che non lo stesse facendo nel modo più giusto e, cavolo, erano più che convinti che tutto questo non avrebbe portato a nulla di buono.

La stessa cosa, dopotutto, pensava Steve. E glielo aveva detto a Frank, glielo aveva ripetuto almeno un centinaio di volte, ma ovviamente si rifiutava di ascoltarlo. E come dargli torto?
Avevano dormito insieme, avevano condiviso lo stesso letto in cui Jamia per entrarci ci aveva messo molto, troppo, tempo. E nonostante Frank si fosse ripromesso di lasciarlo andare, lasciar scivolare via i suoi vecchi sentimenti per Matt, non era riuscito ad onorare quella promesa fatta a se stesso.
E Steve lo sapeva che sarebbe finita così. Perchè Frank non era bravo a fare lo stronzo.
Non quando si trattava di Matt.









-Frank? Frank, tutto bene?-
La leggera pressione delle dita di Jamia sul suo braccio lo costrinsero a voltarsi. Si specchiò immediatamente in uno sguardo piuttosto preoccupato e sbattè più volte gli occhi prima di riprendersi e distogliere lo sguardo.

-Si.- biascicò -Sto bene.-

-Forse hai esagerato con la birra.- lei continuò a guardarlo, a preoccuparsi, da così vicino. Così tanto vicino che avrebbe potuto sfiorare le sue labbra soltanto voltandosi. Gli accarezzò dolcemente la nuca posando il mento sulla sua spalla -Hai gli occhi lucidi.-

Si, forse. Forse aveva esagerato con la birra.
O forse aveva esagerato nel guardare Matt. Nel ricordare.
E anche se sapeva di sbagliare, continuò a farlo. Continuò a guardarlo si sottecchi mentre si muoveva ormai esperto dietro il bancone e avrebbe tanto voluto non essere lì. Non essere incatenato a quel tavolo con i suoi amici, con la sua ragazza. Con la sua vita che gli andava stretta.
Avrebbe voluto tante cose Frank, in quel momento. E una di queste erano le labbra Matt.

Strinse gli occhi passandosi una mano sul viso -Forse hai ragione.-
Accennò un sorriso, solo per rassicurarla.

-Vuoi tornare a casa?-

-No.- mormorò dopo un breve silenzio.

E non riuscì ad impedire ai suoi occhi di incatenarsi di nuovo a Matt. Ma non fu abbastanza veloce sta volta, non riuscì a evitare di essere sorpreso e fu come ricevere un pugno in pieno stomaco quando gli occhi del più grande si posarono su di lui.
Sapeva che anche Matt aveva passato la sera ad osservarlo, da lontano. Lo sapeva, perchè lo sentiva il suo sguardo tagliente addosso. Ma non aveva mai valutato veramente il fatto che potesse sorprenderlo così senza preavviso e incastonare le loro iridi di quel colore quasi simile.
Ma nonostante questo, e nonostante la sensazione di nausea che gli attanagliava lo stomaco, Frank non distolse lo sguardo, sperando forse che l'altro percepisse il suo desiderio di averlo lì, al suo fianco, e non così distante.
E Matt fece lo stesso, si concesse di guardarlo un pò più del dovuto, e per un attimo si sforzò anche di sorridere. Ma non ci riuscì.
Probabilmente sarebbe stata solo un'altra bugia.

Distolse lo sguardo, e Frank provò una sensazione simile all'abbandono.










Poche ore e poche birre più tardi Jamia cominciò a piagniucolare di voler tornare a casa. Anche se, non era propriamente quello il suo intento. E Frank lo sapeva bene.
Spesso arrivava a quel punto della serata in cui incominciava a toccarlo un pò troppo, ad abbracciarlo un pò troppo, a sussurrargli cose censurabili e, beh, Frank normalmente si sarebbe lasciato trascinare ovunque. Ma...ora le cose non erano esattamente normali, non era tutto esattamente come sempre. E la cosa preoccupante era che Jamia presto avrebbe potuto cominciare a capirlo.
E Frank non poteva togliersela di dosso, non poteva rifiutare i suoi baci, e di certo non poteva dirgli di lasciarlo in pace, perchè a quel punto sarebbe stato di certo in un gran casino.
E anche se era a conoscenza che la pazienta fosse la sua virtù più grande sapeva che a lungo andare non sarebbe stato più capace di perdonargli tutto, avrebbe cominciato a pretendere delle risposte sul suo comportamento e Frank, davvero, non voleva arrivarci a quel punto.

Cercò di assecondarla, cercò di togliersi l'idea di Matt che li guardava dalla testa e soprattutto si sforzò di scavare a fondo, molto a fondo, e tirare fuori il vecchio Frank, quello etero, quello con ancora un briciolo di razionalità, di coraggio.

Successe tutto talmente in fretta che a malapena riuscì a realizzare che Jamia lo aveva trascinato fuori dal locale e ora lo stava baciando prepotentemente sorridendo contro le sue labbra.
Forse era la birra che gli impediva di capire cosa stesse succedendo ma, comunque, si limitò a subire. Ad accettare qualunuqe cosa se solo avesse significato scacciare via l'immagine di Matt dalla sua mente.
Voleva ripulirsi la coscienza, sentiva di averne bisogno e in un certo senso fu anche tentato di dirle quelle famose paroline.

Ti ho tradita.

E forse Jamia lo avrebbe anche creduto uno scherzo.

Con un uomo.

Si fidava cecamente di lui, non avrebbe mai creduto che Frank fosse in grado di tradire.

No. No, non con un uomo qualunque.

E si sbagliava a fidarsi. Avrebbe dovuto saperlo. Avrebbe dovuto intuirlo.

Con Matt.
Matt.


Voleva quasi urlarlo quel nome.

Matt. Matt. MATT.

E l'attimo dopo la stava gia scostando bruscamente dal suo corpo, pentendosene solo quando vide la sua espressione sorpresa. Era stata una mossa stupida, azzardata.
Strizzò gli occhi mormorando qualcosa che doveva assomigliare a delle scuse ma neanche lui riuscì a decifrare invero.

-Frankie..-

-Sono stanco.- disse. E non mentì.
Ma non riuscì a guardarla. Non con quella luce negli occhi: delusione, sconforto.

-Non avresti dovuto bere così tanto.-

Era questo che odiava di lei: riusciva sempre a perdonargli tutto, a lasciar correre. Era una bellissima maledizione.

-Non ho bevuto molto.-

-E' ora di tornare a casa.- disse con premura.
Dio, da quanto non le diceva che l'amava? Da troppo, forse.

-Vuoi che guidi io?-

-No.- si sforzò di sorriderle -Sto bene.- ...starò bene.

E, evidentemente, il fatto che Frank riuscisse ancora ad articolare delle frasi, a tenere gli occhi aperti e ad incoraggiarla con lo sguardo, bastò a convincerla. Forse.
Frank guidò in silenzio. Jamia lo osservava di tanto in tanto, forse ancora un provata per essere stata rifiutata, ma non proferì parola. Almeno finchè non vide l'auto fermarsi davanti casa. Sospirò appena e quando Frank fece per aprire bocca, magari per pronunciare ancora delle scuse, lo baciò.
Sta volta dolcemente, senza fretta, senza un secondo fine.

-Ti amo.- sussurrò subito dopo aver torturato le sue dolci labbra lasciandolo quasi senza più fiato per rispondere.
Ma non fu esattamente questa la causa del fatto che Frank non aprì bocca. La guardò soltanto, in un certo senso si pietrificò.
Ma a Jamia bastò un suo accenno di sorriso per convincersi che, si, l'alcol doveva averlo stordito un pochino.









Riaccompagnata Jamia a casa, non si pentì affatto di ciò che stava per fare.
Non gli serviva una motivazione, non ne aveva bisogno. Lui non doveva spiegare niente.
Non doveva spiegare perchè stava guidando verso casa di Matt, non doveva dare spiegazioni sul fatto che sapesse che il suo turno sarebbe terminato tra circa mezz'ora, e soprattutto non doveva spiegare perchè era disposto ad aspettare lì, al buio, poggiato alla sua auto parcheggiata a pochi passi dalla porta di casa.

Si accese una sigaretta guardando ipnotizzato il fumo che saliva su, più su, più su, fino a scomparire, pregando che la sua testa la smettesse di girare e che il suo cervello si spegnesse.
Poi semplicemente aspettò.





L'auto che più tardi parcheggiò dall'altro lato della strada lo distrasse dai suoi pensieri. La notte era piuttosto silenziosa e sentì distintamente dei passi avanzare nella sua direzione e il tintinnio di un mazzo di chiavi. Ma non si voltò.
Alzò lo sguardo solo quando i passi cessarono, il silenzio calò di nuovo, e una voce familiare emerse del buio.

-Frank?- sembrava sorpreso. Piacevolmente sorpreso.
Fu poco più di un sussurro. Ma Frank sorrise nel sentirlo.
Le gambe cominciarono a tremargli leggermente quando Matt cambiò direzione e si avvicinò.

Frank si morse un labbro abbassando lo sguardo sulle proprie scarpe. Pensò a qualcosa di intelligente da dire...ma poi si limitò ad alzare le spalle.
-Io...- ma non fu abbastanza veloce a mettere poche parole insieme perchè Matt si avvicinò ancora, forse troppo. Ma poco importava al momento.

-Non mi devi nessuna spiegazione.- sussurrò, e Frank alzando lo sguardo lo vide sorridere. Sembrava tanto quel sorriso mancato che non gli aveva concesso nel locale.

-Sento che sto sbagliando tutto.- mormorò sentendo gli occhi inumidirsi. E non era per l'alcol.
Forse Matt era davvero troppo vicino.

-Lo stiamo facendo insieme, Frank.-

-Mi dispiace di essere piombato qui così...io..-

-Te l'ho detto: nessuna spiegazione.-

Frank annuì, prendendo un respiro profondo -Volevo dire tutto a Jamia. Sta sera.- sputò fuori -Stavo per farlo..lo avrei fatto..-

-Non mi interessa.-

-Questa cosa non porterà da nessuna parte.- scosse la testa.

-Non mi interessa.-

-Come può non- ma non terminò la frase che Matt lo tirò a sè trascinandolo in un lungo bacio. Frank sgranò gli occhi preso alla sprovvista. Non che non avesse previsto di baciarlo, ma proprio non se lo aspettava in quel momento. Si lasciò andare per un pò, assaporando quelle labbra che gli erano mancate.

-Questo...non dovrebbe succedere.- ansimò quando diversi secondi dopo si allontanarono, ma Matt mantenne la sua presa ferrea su di lui e lo sguardo fisso sulle sue labbra.

-Allora per quale motivo sei venuto qui?-

Un ghigno increspò le sue labbra, che sussurrarono prima di riappropriarsi di quelle di Matt -Io non ti devo alcuna spiegazione.-

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Capitolo 18
*** Siamo fatti per pochi. ***





Il mio ritardo è imperdonabile, lo so :/
Dopo giorni e giorni di agonia riesco finalmente ad aggiornare.
Ma ho dei buoni motivi, anzi ottimi. Cioè, non proprio belle notizie ma vabè, basteranno per giustificarmi.
Allora, beh, spero che mi farete sapere cosa ne pensate perchè, cavolo, questo non è un capitolo, questo è "IL capitolo"!
E' corto, eh gia, ma è stato un parto lo stesso. Ultimamente quando apro la pagina bianca per iniziare a scrivere non so dove mettere le mani.
Che tristezza.

Anyway, nonostante i miei momenti critici continui, di cui a quanto pare risentono anche le mie storie, sono riuscita ad iniziare un'altra FF senza abbandonare questa qui. Ora il lavoro da fare sarà doppio -e ho scelto proprio il momento peggiore per farlo- ma se qualcuno di voi stravedesse quanto me per l'universo Marvel e tutto ciò che lo riguarda -o avrebbe comunque un minimo d curiosità- potrebbe dare un'occhiata a questa nuova long che sto scrivendo. Dovrei aggiornarla con il terzo capitolo tra qualche giorno ed è una Thorki (Thor/Loki) ditemi che sapete di chi sto parlando...VI PREGO!
Ovviamente potete trovarla tra le mie storie oppure nella categoria Film cliccando su Thor.

Il titolo è Into Eternity.
Non vi lascio il link perchè per motivi a me sconosciuti questo catorcio di computer non me lo permette al momento.

Vi ringrazio immensamente <3
Ora mi deluguo.
Cià.
XOXO





 

Siamo fatti per pochi.







Dicono che è quando non ti fai più domande che arrivano le risposte.
E Matt aveva decisamente smesso di farsele quando aveva visto Frank, lì in piedi, al buio, tutto solo e, soprattutto, che aspettava lui. Frank che aveva scelto di passare la sera con lui anzichè con la sua ragazza, Frank che ad ogni sorriso gli dava la conferma che anche se stavano sbagliando l'importante era farlo insieme, Frank che lo aveva seguito in casa riempiendogli il viso di baci.
Tutto ciò che Matt era riuscito a pensare, a quel punto, fu che quella volta sarebbe stato diverso. Perchè Frank aveva fatto una scelta, perchè Matt non se lo sarebbe mai aspettato e non importava se fosse ubriaco o cosa, in quel momento importava essere lì, essere la prima scelta e non un semplice passatempo.
Forse avevano solo bisogno di smettere di amarsi da lontano, o forse non si amavano affatto. La verità è che faceva paura, tutto questo: gli sguardi, i baci, ritrovarsi in un letto tra le coperte sfatte. Era disgustosamente spaventoso, sapere di star ferendo se stessi...e una povera ragazza che non ne sapeva nulla.
Ma nonostante tutto, i sentimenti oscuravano ancora una volta la ragione, non c'era tempo per ragionarci su, non ce n'era abbastanza. Perchè sarebbe stato stupido sprecare il tempo in parole quando potevano sprecarlo in tutt'altro modo.


Il tentativo di Matt di spogliarlo senza accennare a voler staccare le labbra dalle sue fece sorridere Frank che, però, in tutta onestà, avrebbe voluto fare le cose con più calma quella sera, magari non pensando al sesso come una necessità, ma come qualcos'altro.
E fu un peccato vedere queste considerazioni svanire non appena Matt cominciò a slacciargli i pantaloni baciandolo dolcemente e ripetutamente.
Alla fine si era sentito costretto ad abbandonare quelle labbra dando a Frank la libertà di ansimare pesantemente nel tentativo di riprendere fiato.
Non era stato facile resistere ma era comunque riuscito a trascinarlo in camera premendolo contro la porta chiusa alle sue spalle e facendogli sentire quanto bisogno avesse di percepirlo così vicino, così suo. Anche per poco.
E allora Frank lo aveva baciato, lentamente, strusciandosi contro di lui, languidamente. Lo aveva spinto piano verso il letto in un chiaro avvertimento che avrebbe condotto lui il gioco.
Matt all'inizio non ne fu sorpreso o altro, anzi, questa cosa gli piaceva parecchio. Fremette sotto le dita fredde di Frank che continuavano a spogliarlo ad ogni passo. La scia di vestiti terminava ai piedi del letto dove, subito dopo, Matt si ritrovò sotto di lui. Si lasciò baciare, toccare, mordere e lasciò che marchiasse la sua pelle appena sotto il collo lasciando dei vistosi segni rossi e sperando, un giorno, di poter ricambiare il favore. Gemette quando Frank, posizionandosi tra le sue gambe, fece sì che le loro erezioni si sfiorassero mentre faceva vagare le mani sul petto del più grande che continuava ad inarcarsi scontrando i loro bacini.
Si domandò se Matt avesse capito le sue intenzioni quando lo sentì tremare appena e circondargli il collo con le braccia per baciarlo ancora e ancora. Sembrava cercasse qualcosa in quei baci, forse una conferma che andasse tutto bene, anche perchè nessuno dei due aveva ancora detto niente...non che ci fosse granchè da dire. Si spinse ancora contro di lui, sta volta più insistentemente, facendolo gemere contro le sue labbra e stringere gli occhi quando una mano scese a stuzzicargli l'apertura. Matt, d'istinto, divaricò ancor di più le gambe agevolando i suoi movimenti. Ma era stato puro istinto, non era neanche sicuro di volerlo.
Scacciò via ogni pensiero e, stupidamente, si mise nelle sue mani, si fidò completamente, ciecamente. Dopotutto voleva solo che Frank lo amasse.

-Tocca a me.-
Quel sussurro proveniente dalle labbra di Frank fu quasi diabolico, e forse in qualche modo anche decisamente troppo. Ma Matt non si allarmò, o almenò ci provò, e lasciò che gli infilasse la lingua in bocca mentre continuava la sua dolce tortura.

Gemiti rochi e deboli si alzarono fin sul soffitto quando sentì il primo dito insinuarsi dentro di lui, e pregò solo che la sua voce non oltrepassasse quelle quattro mura. Aveva gia provato quelle sensazioni, le ricordava anche troppo bene e nonostante sta volta fosse deciso ad andare fino in fondo la cosa non sembrava eccitarlo più di tanto.
Dopotutto la sua prima volta l'aveva immaginata con Zacky, come dargli torto. Ora invece sarebbe stato più che altro un favore...una concessione...solo per Frank. E Matt si sentiva incredibilemente vuoto...e sporco.
Forse le cose sarebbero andate diveramente se Frank avesse saputo, fatto sta che lui non sapeva e Matt di certo non glielo avrebbe detto.
Così sopportò in silenzio, forse sperando anche che finisse in fretta. Cercò di concentrarsi sul piacere e non troppo sul fastidio, sulla pelle che aveva iniziato a bruciare quando le dita erano diventate due e si muovevano più veloci e esperte e così dannatamente precise. Così precise che non ci avevano messo tanto a trovare quel punto che lo faceva impazzire, così Matt aveva stretto le lenzuola tra le dita, arricciato le dita dei piedi, buttato la testa all'indietro e aveva cominciato a gemere credendo a stento che quello fosse davvero lui.
Era riuscito a diventare la sua puttana. Perchè era esattamente così che si sentiva in quel momento.

Ma non pensò neanche per un attimo di fermarlo, o di gridargli di smetterla di trattarlo in quel modo, che era anche lui una persona e che quella volta, la sua prima volta, sarebbe dovuta essere speciale.
Ma non lo fece. E si pentì, profondamente, di non aver lasciato che Zacky fosse il primo, di non avergli dato modo di andare avanti, di essere stato un codardo. E questo, ora, era il suo modo di punirsi. Lasciarsi amare, in modo sbagliato, da qualcun'altro.

Lasciò che quei pensieri lo inghiottissero mentre, nel frattempo, Frank aveva deciso di averlo preparato abbastanza e abbassandosi sulle sue labbra, con un espressione che probabilmente Matt non avrebbe mai dimenticato, aveva permesso di nuovo ai loro bacini di scontrarsi, sta volta però il membro di Frank era stato spinto tra le sue natiche facendolo fremere quando la punta umida e calda scivolò sull'apertura. Matt potè giurare di aver visto le sue pupille dilatarsi dal piacere, potè giurare di averlo visto sorridere anche: perchè forse Frank si stava solo divertendo, o almeno era quella l'impressione che sembrava dargli. Magari si sbagliava, o magari voleva sbagliarsi.
Forse era l'alcool.
Gia. Forse.

Ma smise comunque di preoccuparsi di trovare delle risposte quando si sentì quasi spezzare in due dalla presenza di Frank dentro di lui. Fu un dolore quasi sopportabile all'inizio, ma non fu così facile accoglierlo senza dare segno di una fin troppo acuta sofferenza. Tanto che gli sembrò di sentire una lacrima depositargli agli angoli degli occhi e scendere indisturbata. E non potè fare o dire niente, se non lamentarsi e quasi urlare quando fu completamente dentro di lui. Frank, invece, con la mente annebbiata dal bisogno di piacere e appagamento si ritrovò ad ignorare quei gemiti acuti e i tremori che scuotevano il corpo del ragazzo sotto di lui.
E Matt si aggrappò a lui, quasi disperatamente, graffiandogli la schiena, lasciando segni rossi che non sarebbero andati via facilmente, che sarebbero rimasti lì a ricordargli quella notte, quel bisogno, quei sentimenti messi da parte ancora una volta, per lasciare spazio ad un puro sfogo.

A quel punto, Matt, mentre lo sentiva muoversi velocemente, mentre si lasciava baciare con urgenza, stringere con passione, si lasciò andare chiudendo gli occhi e permettendo a Frank di farlo suo, di sentirlo davvero per la prima volta.
Assecondò i suoi movimenti, si spinse contro di lui permettendogli di andare più a fondo, reprimendo i gemiti più forti, l'istinto di urlare.
Lo lasciò fare mentre fingeva che andasse tutto bene.






L'orgasmo lasciò entrambi spossati.
Matt, in particolare, sentiva una sensazione di pure distruzione, quasi totale. Sapeva che sarebbe successo prima o poi, ma in cuor suo, per un attimo, aveva sperato che sarebbe andata in modo diverso. Perchè, sinceramente, tra le braccia di Frank quella sera aveva cercato qualcosa, qualcosa di cui invece l'altro lo aveva privato. E si sentì vuoto. Ancora una volta.
Rimpito solo del seme di Frank. Nient'altro.
Ed era una sensazione fin troppo fastidiosa.

Restò immobile, non trovò nemmeno la forza di scostarlo, lo sguardo al soffitto, il petto che si alzava e si abbassava velocemente seguendo il ritmo irregolare del suo respiro.
Frank si accasciò su di lui posando i gomiti ai lati della sua testa, il naso sfiorava il suo collo, respirò il suo odore e sorrise tra sè e sè. Sarebbe rimasto volentieri in quella posizione, anche fino al mattino dopo, ma si costrinse a tirarsi su facendo leva sulle braccia e piano cominciò ad uscire da quel corpo caldo.
Matt strinse gli occhi ma niente poteva distrarlo da quella sensazione orribile e dal vuoto che sentì subito dopo. La pelle ancora bruciava, faceva male, ma non si lamentò.
Frank ricadde al suo fianco rivolgendo anch'esso lo sguardo al soffitto. Nessuno disse nulla, e Matt sentì gli occhi pizzicare. Poi, in quel silenzio, si alzò e, di nuovo, senza pronunciare una parola, lasciò la stanza.

Pochi minuti dopo lo scrosciare dell'acqua nella doccia tranquillizzò in un certo senso Frank, che per lo meno ora poteva dire di sapere dove fosse finito.
Quello che non sapeva era perchè si stessero comportando in quel modo. Perchè, onestamente, come situazione faceva abbastanza schifo.
Si raggomitolò sotto le lenzuola stringendosi al cuscino, cercò di pensare a qualcosa da dire per quando sarebbe tornato in camera ma in poco più di qualche minuto si addormentò.

Non che Matt si aspettasse di ritrovare il letto vuoto al suo ritorno, ma fu sorpreso di trovarlo ancora lì e addormentato.
Matt raggiunse piano il letto, dopo aver richiuso la porta alle sue spalle, avanzò nel buio aiutato dalla luce delle strade che filtrava dalla finestra e gattonò accanto al corpo del più piccolo infilandosi anch'esso sotto le coperte e beandosi di quel calore accogliente. Si sistemò al suo fianco scorgendo il suo profilo e accarezzandogli piano i capelli facendoli scorrere tra le dita.
Non lo vide sorridere, ma percepì il suo respiro mutare prima di sentirlo sbadigliare dolcemente e portare una mano sulla sua.

-Ciao.- sussurrò dolcemente tenendo gli occhi chiusi.

Matt gli sorrise stringendolo contro di sè.

-Devo tornare a casa.-

-E' notte fonda, Frank.-

-Ma non posso andarmene domattina, si accorgeranno che ho passato la notte qui.- disse, probabilmente riferendosi a Jimmy e Brian. In effetti, fino a quel momento, non si era relamente preoccupato della loro presenza.

-Io penso che se ne siano gia accorti da un pezzo.-

Non riuscì a trattenere un sorriso e finalmente aprì gli occhi alzando la testa e posando il mento sul petto dell'altro -Stai cercando di tenermi qui?-

Matt finse di penserci un pò su -Dipende.- sorrise -Sta funzionando?-

-Decisamente.- si morse un labbro stringendosi poi nuovamente a lui.
Stettero in silenzio menre Matt gli accarezzava la schiena, apparentemente tranquillo.










-Che cosa siamo?-

Finalmente trovò il coraggio di fargliela quella domanda, qualche minuto dopo.
E Frank subito dopo lo aveva guardato, forse un pò infastidito, un pò sorpreso di sentirglielo dire. In fondo il loro non si poteva definire un rapporto, anzi, non doveva proprio esserlo.
Era più un bisogno ricorrente, troppo grande da soddisfare con attimi sfuggenti da passare insieme.
E cosa ne sarebbe stato di loro quando il sesso non sarebbe più bastato?

E forse a Matt gia non bastava più.

E Frank, appunto, lo aveva guardato, senza dire una parola. Tanto che Matt aveva incominciato a sentirsi uno stupido e incapace di sostenere ancora quello sguardo confuso aveva abbassato gli occhi.
-Scusa.- mormorò poi.

A Frank si strinse il cuore. Non aveva mai valutato la possibilità che Matt potesse in qualche modo sentirsi completamente e inevitabilmente solo.
Si putellò su un gomito poggiando la testa sul palmo della mano e guardandolo dall'alto, continuando però con l'altra mano a disegnare linee immaginarie sul suo petto.

-Dobbiamo per forza dare una definizione a questa cosa?- chiese dolcemente alzando appena le spalle.

-Beh...non ne parliamo mai..-

-Non credevo ci fosse il bisogno di farlo.- disse frastornato da quelle parole -Tu senti il bisogno di parlarne?-

-Volevo solo avere un'idea di come la pensi. Tutto qui.-

-Non sembrava ti importasse, fino ad ora, ciò che penso.-

Solo in quel momento Matt alzò lo sguardo, sorpreso. Ma non lo diede a vedere, mantenne uno sguardo di sfida corrugando appena la fronte.
-Io...mi sto solamente fidando di te..- mormorò.

-Io non ti ho mai chiesto di farlo.- lo interruppe e si tirò a sedere lasciandolo interdetto -Devi smetterla di vedere cose che non ci sono.-

-Mi stai chiedendo di fingere che non mi sia innamorato di te?- si sedette anch'esso fissando i suoi occhi increduli -Sei stato tu a venire qui sta sera. Sei stato tu a--

-Potevi mandarmi via!- ringhiò -Perchè diavolo non lo hai fatto?-

-Te l'ho appena detto, Frank.-

-Non è possibile.- scosse la testa.

-Ti ho detto la verità. Puoi anche non accettarla ma è la verità.-

-E ora che vuoi sentirti dire?- mormorò, lo sguardo davanti a sè che scrutavano il buio, pur di non incontrare gli occhi di Matt. Ma questo non rispose, anzi, aveva gia detto anche troppo.

Vide Frank scuotere appena la testa, deglutendo -Complimenti.- disse atono -Sei riuscito a rovinare tutto.-
Dopo di chè si alzo, iniziando a rivestirsi con calma apparente.
Matt lo seguì con lo sguardo, gli occhi divennero umidi e rossi mentre gli angoli della bocca si piegarono verso il basso.




 

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Capitolo 19
*** Una manciata di sentimenti. ***





Mi sono seduta davanti al pc con l'assoluta convinzione che anche oggi non avrei ricavato nulla dal mio caro e malato cervello, nemmeno se avessi scavato moooolto affondo. Insomma, prevedevo gia un pomeriggio passato ad affogare nel panico totale e nell'angoscia per colpa di un capitolo che purtroppo non si scrive da solo.
Fortunatamente, o sfortunatamente, non è andata così. E...cazzo sono fiera di me! Lasciatemelo dire! Non tanto per il contenuto, ma per il pochissimo tempo che ho impiegato per scriverlo -.....e forse è per questo che fa schifo- e ammetto che magari è un pò cortino...ma oggi mi gira così.
E dopo il momentino di follia: Buona Lettura @.@

Cià :D
XOXO



 

Una manciata di sentimenti.






Come si fa a spengnere i sentimenti?
Anche quando li hai sepolti o li hai lasciati marcire, perchè non si spengono mai?
E come si fa a rallentare i battiti del cuore? Sua madre gli aveva insegnato a respirare lentamente e ha concentrarsi sui battiti del suo cuore quando l'ansia gli stringeva lo stomaco, ma Frank non riuscì a seguire nessuno di quei consigli in quel momento.
Era tutto così incasinato.
Ma forse è un bene provare rabbia, amore, dolore...purchè si provi qualcosa. Perchè se finiscono i sentimenti, finiamo anche noi. E va bene essere spaventati, non capirci niente, sentire lo stomaco contorcersi, essere in crisi. Va bene.
Va bene sanguinare, vuol dire che sei umano. No?

Però a volte non basta una bella chiacchierata interiore per convincersi di potercela fare. Anzi, forse non basta mai.

Perchè manchi di convinzione, Frank.








-Perche non me lo hai detto?- fu poco più di un sussurro il suo. Non voleva che la sua voce tremasse, ma certe cose proprio non poteva nasconderle.
Era sorpreso, biasito...e ovviamente sentiva anche quel non tanto leggero senso di colpa, ma non si voltò, conosceva a memoria gli sguardi di Matt e non voleva doversi ritrovare ad affrontarli.

Ma dopotutto, anche Matt si era premurato di abbassare lo sguardo e aveva iniziato a farlo vagare sulle coperte nervosamente. Si pentì decisamente di aver aperto bocca, perchè onestamente aveva scatenato un gran caos nella propria testa e in quella di Frank.
Aveva fatto solo rumore, aveva alzato solo altra polvere.
-Non lo avevi chiesto.- mormorò.

Vide Frank scuotere leggermente la testa massaggandosi piano le tempie -Questo non ha alcun senso.- fu quasi un lamento -Non...tu avresti dovuto dirmelo..-

-Perchè? Avrebbe avuto importanza?-

-Oh e adesso ne ha, giusto?- sbottò sforzandosi di non urlare -Ora che è troppo tardi ne ha! Non è così?-

Ma Matt non lo guardò, nè aveva voglia di ascoltare le sue parole. Si rifiutò di pensare che fosse ancora lì, immaginò di vederlo andare via e quell'idea gli piacque tanto da convincersi che fosse davvero così. Cancellò momentaneamente la presenza di Frank, immaginò di allontanarsi dal suo sguardo contrariato. Chiuse gli occhi e respirò profondamente.
Se non lo guardava negli occhi non poteva vedere quanto fosse vulnerabile.
Pensò alla sua voce come a un semplice e fastidioso rumore.
E avrebbe voluto dirgli di andare via, che aveva bidogno di stare da solo, e di piangere, e di abbracciare il cuscino desiderando di scomparire.
Ma non lo fece, le parole gli morirono in gola e non riuscì a tirarne fuori neanche una.

-Guardami.-

Di nuovo la voce di Frank. Ancora soltanto rumore.

-Matt.-

Non cedere.

Quando riaprì gli occhi lasciò che lo sguardo vagasse davanti a sè, ovunque, ma non su Frank. Vedeva sfocato ora, e quasi sicuramente i suoi occhi dovevano essere di un leggero rosso, giusto a sottolineare quanto si stesse sforzando di non piangere.

-Mi..-

-Non provare a dire che ti dispiace.- sussurrò bloccando il tentativo invano dell'altro di scusarsi -Non farlo.- ...perchè molto probabilmente non sarebbe neanche vero.

-Io non lo so più se ti amo.- sta volta fu Frank a proteggere i suoi occhi posandoli lontano da Matt.

-Non ti sto chiedendo di farlo.- trovò la forza di dire.

-Che cosa vuoi che faccia allora?-

Resta. Resta fino a domani. Dimentica tutto e torna sotto le coperte. Con me.
-Vattene.- deglutì.

Frank riportò lo sguardo su di lui, e giurò di averlo visto tremare appena -Dici sul serio?-

-Non sei obbligato a restare. E comunque non penso che tu voglia farlo.- mormorò -Credo che sarà più facile per te ora tornare alla tua vita.-

-Che vuoi dire?-

-Che mi arrendo, Frank. Che hai vinto. Non ci sarà mai niente più di questo tra noi, avevi ragione a non pensarci, a non dare importanza a nulla. Avrei solo voluto accorgermene prima.-

Frank ci mise un pò prima di aprire bocca e molto di più per trovare qualcosa che fosse giusto da dire. Ancora stordito da tutte quelle parole.
-Vuoi sapere la verità?-

Matt si portò le ginocchia al petto chiedendosi che cosa ci facesse ancora lì e per quale fottuto motivo ancora non lo vedeva uscire da quella stramaledetta casa.

-La verità è che io non so tenermi le persone. Se uno va via da me, io non mi metto in ginocchio a chiedergli di restare. E non lo faccio per orgoglio, assolutamente. Lo faccio perché so che quella persona può aver trovato di meglio, lo faccio perchè so di non essere mai abbastanza. Perché diciamocelo..se potessi anch'io andrei via da me.- sospirò cercando di non perdere il filo del discorso, dal momento che capì di avere tutta l'attenzione di Matt che finalmente aveva alzato lo sguardo su di lui -Quello che sto cercando di dire è che...tu avevi evidentemente trovato di megio, Matt, come tutti gli altri. E ce ne ho messo per dimenticarti. Ma poi rieccoti qui, ad incasinarmi di nuovo la vita...e giuro che ci ho pensato, all'inizio, di fartela pagare..ma..-

-Avresti dovuto farlo.-

-No. Ti sbagli.- sospirò -Perchè io proverò sempre qualcosa per te.-

-Beh, hai uno strano modo di dimostrarlo.-

-Dovremmo poterne parlare. Avresti dovuto dirmelo, sarebbe dovuto essere..-

-Che cosa? Speciale?- un sorriso amaro si dipinse sulle labbra di Matt -Davvero credi che me ne importasse qualcosa? Non ho più niente da perdere, Frank.-

Solo sesso.
Era questo quello che volevi. No?


-Mi dispiace.-

-Adesso dovresti andare.-

Ma Frank non si mosse, nè sembrò volerlo fare. Non sapeva se stesse facendo la cosa giusta, se avrebbe dovuto arrabbiarsi, scappare, abbracciarlo...non sapeva nulla. Perchè mai avrebbe creduto di vivere abbastanza da poter vedere il giorno in cui si sarebbe ritrovato in quella situazione con Matt. Era ancora tutto fin troppo surreale nella sua testa.

-Frank, per favore..-

Eppure sentiva di dover dire qualcosa.

-Non me ne voglio andare.-

Qualcosa di importante.

-Frank, ho appena detto che ti amo e adesso voglio restare da solo. Ti prego.-

E quasi gli tremavano le ginocchia a sentire quelle parole.

Ti amo.
Ho detto che ti amo.
Sarebbe dovuto finire tutto tanto tempo fa e invece sono qui e ti amo.


E a quel punto tutto le sue convinzioni crollarono. Sapeva che non era un addio, niente di sdolcinato o strappalacrime. Era successo e basta, ed erano due uomini per l'amor del cielo, potevano affrontarla una cosa del genere. Che cosa vuoi che siano una manciata di sentimenti? E per di più incomprensibili?
E visto come erano andate le cose fino a quel momento, forse un addio non ci sarebbe neppure mai stato. Ma in quel momento, per Matt non averlo lì sembrava essenziale.

E in qualche modo sembrò davvero come dirsi "addio", mentre Frank lasciava la stanza con passi lenti, come se volesse aggiungere altre cento o mille cose da dire.
E lo sembrava anche mentre Matt evitava di guardarlo, di imprimersi quella scena nella mente perchè non avrebbe sopportato di ripensarci ancora. Lo voleva solo fuori da lì.



Poi gli avrebbe dato del tempo per raggiungere la porta d'ingresso, si sarebbe rivestito maledicendosi per ciò che stava per fare, sarebbe corso giu per le scale, lo avrebbe afferrato per la maglia ancor prima di vederlo tirar fuori le chiavi dell'auto dalla tasca e poi...

...poi un bacio. Due. Tre.



-Non me ne frega un cazzo, Frank. Non me ne frega un cazzo di quello che pensi o di quello che è giusto.-

E Frank gli credette, perche non sarebbe sceso di corsa afferrandolo sul marciapiede altrimenti, perchè non si sarebbe rimangiato ogni parola, non avrebbe messo da parte l'orgoglio e di certo non lo avrebbe fatto se non avesse desiderato trasformare quell'"addio" in un "arrivederci".

Si stava aprendo, completamente, a lui.

-Che stai facendo?- gli sussurrò guardandolo attentamente in quegli occhi lucidi. Sapeva cosa sarebbe successo, sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di staccarsi da lui, di lasciarlo andare.

E Matt gli accarezzò il viso con entrambe le mani posando la fronte contro la sua. Poi chiuse gli occhi.
-Ti amo.-

...E non importa se per te non è lo stesso. Posso farlo per entrambi.

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Capitolo 20
*** Sentirsi parte di qualcosa. ***


 

Ci ho messo un pò.  Ovviamente.
Ma alla fine sono riuscita a mettere su questo...coso.
Ora me ne torno nel mio angolino buio.
Un bacio.

XOXO

 





Sentirsi parte di qualcosa







Non era stato un addio. Proprio no.
Anzi non era stato un bel niente. E forse era stato anche un pò stupido.

Frank era stordito. Forse felice, ma soprattutto sorpreso. Insomma, tante confessioni, così, tutte in una volta. Era abbastanza sicuro che il suo cuore non avrebbe retto oltre.
Vedere Matt, lì, in piedi davanti a lui, nonostante tutto, nonostante il casino che avevano nella testa, era forse una di quelle cose che non si sarebbe mai aspettato da lui. Confessargli i suoi sentimenti in quel modo, con il suo fottuto cuore tra le mani, con quello sguardo che gli urlava di aver bisogno di lui nella sua vita.

Ed era così bello.
Troppo bello per essere vero. E per niente facile.
E anche se ne avevano perso fin troppo, Frank aveva osato chiedergli altro tempo. Ancora un pò.

"Devo riordinare le idee. E ho bisogno di farlo per conto mio."

E Matt lo aveva lasciato andare "Va bene" gli aveva detto. Come se non fosse stato in grado di articolare altre parole. Esausto. Divorato dal casino che aveva nella testa...e nel cuore.

Va bene. Gli aveva detto.
Ma non andava bene niente.















Frank distolse lo sguardo dagli spartiti sparsi ovunque sul letto, accanto a lui. Gli ricordavano che c'era ancora tanto, troppo da fare. E quella era forse la prima volta in vita sua in cui sentiva che la musica non lo avrebbe aiutato.
Sbuffò sposando lo sguardo sulla chitarra posata sulle sue gambe e accarezzò le corde con le dita rompendo il silenzio della stanza.
Odiava essere sopraffatto da tutto quello che gli stava accadendo intorno, si sentiva come se non riuscisse più a controllare la propria vita, gli stava scivolando tutto dalle mani e non riusciva a smettere di fermare quel flusso infinito di pensieri che non facevano altro che creare caos nella sua testa.
Era tutto un completo disastro che gli impediva di sentirsi meglio persino con la chitarra tra le mani. Nulla sembrava avere più senso.

Il mondo aveva forse preso a girare al contrario?

Smise di suonare, se così poteva definirsi, quando un rumore alle sue spalle lo costrinse a voltarsi.

-Non volevo che ti fermassi.- Steve sorrise, raggiante come sempre, poggiato allo stipite della porta della sua camera a braccia conserte mentre lo osservava.
E Frank si chiese da quanto fosse lì, ma prima di poter mostrarsi sorpreso riportò l'attenzione sulla chitarra nascondendo qualunque emozione volesse attraversare i suoi occhi.

-Come sei entrato?- si limitò a dire, atono.

Steve si avvicinò alle sue spalle, piegate appena sullo strumento, lasciando cadere una chiave sul letto quando gli fu accanto. Gesto che non riuscì a non guadagnarsi l'attenzione di Frank, che fece correre lo sguardò sull'oggetto -La nascondi ancora sotto il tappeto.-

-Avresti potuto bussare.-

-Non mi avresti aperto.-

Frank non rispose. In fondo, non poteva dargli torto.
E probabilmente Steve non aveva afferrato a pieno il suo desiderio di starsene da solo.

-Come va con il nuovo testo?-

-Bene.- annuì per poi degnarlo finalmente di uno sguardo -Non ho scritto una parola.-

E Steve rise, davanti al suo sguardo rassegnato ma buffo -Immaginavo.- sfilò le mani dalle tasche della felpa e decise di sedersi al suo fianco posando i gomiti sulle ginocchia -Da quanto sei qui?-

Ecco. Quella era una domanda alla quale Frank sicuramente non avrebbe saputo rispondere -Non lo so.- alzò le spalle prima di pensarci un pò su -Da un pò.- fece poi con non curanza.

-Sai, non devi fare per forza tutto da solo, hai una band, potremmo darti una mano a scrivere qualche testo ogni tanto.-

-Si..lo so, è che..- sospirò piano scostando la chitarra dalle gambe e posandola delicatamente sulle coperte sfatte -..scusa è che..volevo solo distrarmi un pò..-

-Dalla tua faccia direi che non ha funzionato.-

Frank cominciò a torturarsi le dita sfregandole nervosamente e evitando accuratamente lo sguardo dell'altro -Avrei dovuto darti ascolto.- mormorò poi -Mi dispiace.-

E allora Steve comprese perfettamente quale fosse il problema.
Non che prima non ci fosse arrivato, era solo che sperava fosse proprio Frank a incominciare quel discorso così scomodo.
E non lo avrebbe rassicurato dicendogli che non importava, non gli avrebbe detto che sarebbe andato tutto bene. Non sta volta.
Perchè quasi sicuramente avrebbe mentito.
-Gia.- disse soltanto -Avresti dovuto.-
Non che non capisse lo strano legame che aveva con Matt, non che non approvasse, ma forse Frank doveva soltanto imparare che a volte, nella vita, il passato deve restare tale. E Matt, al momento, era solo un ostacolo da lasciarsi alle spalle.

-E' tutto un gran casino.- sorrise appena. Un sorriso amaro che Steve non potè ignorare.
Perchè Frank lo sapeva che era sbagliato. Frank sapeva tutto, solo non voleva accettarlo.

-Ti farebbe bene parlarne.-

Frank annuì. Sapeva anche questo.
Ma c'è un limite alle cose che riusciamo a spiegare, perchè la maggior parte delle volte nessuno riesce a capire. Non importa quanto ti sforzi, non puoi tirare fuori tutto quello che hai dentro.
-Non so che devo fare.- e fu sincero nell'affermare ciò -Vorrei solo...smettere di pensare.-

-Che cosa c'è che non va?- chiese Steve, comprensivo, cercando di capire, di essere utile.

-Era solo sesso.- mormorò -Era tutto lì. Così...semplice.-

-Non è mai semplice, Frank.-

-Devo dirlo a Jamia.- pensò, ma le sue labbra furono più veloci e quelle parole scivolarono fuori.

-Io non credo sia una buona idea.- scosse la testa -L'hai tradita. Andiamo...come credi che la prenderebbe?-

E a Frank mancò il respiro. E' vero, l'aveva tradita, e doveva smetterla di autoconvincersi che forse in qualche modo stare con Matt potesse essere giusto.

-Non devi fare per forza una scelta.- lo riprese Steve, come se gli avesse letto nel pensiero -Nessuno ti obbliga a rovinare le cose con lei, insomma, lo hai detto anche tu, no? Era soltanto sesso. Allora per quale motivo non gli dici che dovete finirla qui?-

Frank deglutì muovendo velocemente gli occhi sul pavimento. Lo sapeva eccome il motivo. E poi, gli aveva gia chiesto altro tempo, piantarlo in quel modo avrebbe significato distruggerlo.
Ma quanto altro tempo Matt sarebbe stato disposto a dargli? Insomma, lo amava, certo, glielo aveva sbattuto in faccia senza tanti complimenti, ma...non lo avrebbe mica aspettato per sempre. No?

Il cuore perse un battito e la vista si appannò quando la sua mente si animò di così tanti pensieri.
-Lui ha..- comiciò, ma le parole si bloccarono in gola.

-Che cosa?- lo spronò Steve.

-Io non posso lasciarlo così. Non voglio.-

-Voi non state insieme, Frank. Tu non puoi lasciarlo, puoi solo dirgli di-

-Non posso.-

-Perchè? Cos'ha lui che Jamia non può darti? Non dico che devi amarla per forza ma...stai a dando a Matt troppo potere su di te.-

-No.- Frank si alzò non potendone più di ascoltare tutte quelle cose. Tra l'altro anche vere.
Cominciò a riordinare i fogli velocemente, come se dovesse abbandonare quella stanza al più presto.

-No cosa?- lo seguì con lo sguardo, confuso.

-Non voglio più parlarne. Prenderò una decisione e-

-Ma perchè devi essere tu a fare una scelta?-

-Perchè gli ho chiesto del tempo. Altro tempo.-

-E per quale motivo gli avresti chiesto del tempo, Frank?- Steve afferrò l'altra estremità del foglio che teneva tra le mani tirandolo appena verso di se e costringendolo ad interrompere ciò che stava facendo. Frank non lasciò andare il pezzo di carta e al contrario di quanto Steve avesse creduto piantò lo sguardo nel suo.
-C'è dell'altro, non è vero?- continuò -Qualcosa che non mi hai ancora detto.-

Frank lasciò andare il foglio lasciando ricadere la mano lungo il corpo e chiudendo per un momento gli occhi. Quando li riaprì Steve lo stava ancora guardando.
-Ha detto di amarmi.- confessò -E io gli credo.-

Steve schiuse le labbra, sorpreso, guardando quegli occhi tristi -Frank..- riuscì solo a sussurrare.

-Gli credo.- ripetè, esausto -Non voleva rovinare nulla. Ha solo-

-Però lo ha fatto.-

-detto le cose come stanno.- lo corresse, ignorando le sue parole -E' stato solo sincero.-

-Non riesco a...capire..-

-Tu non lo conosci.- accennò un sorriso. Come uno di quelli sognanti, mentre distoglieva lo sguardo portandolo su un punto imprecisato della stanza.

-Credevo che non lo conoscessi nemmeno tu.-

-Mi sbagliavo.-

-Forse sbagli anche adesso.-

Frank scosse la testa. Era ovvio che non capisse, Steve voleva solo che stesse bene, ma forse non comprendeva realmente che l'unico modo per stare bene era avere Matt accanto.
E gli tornarono in mente le sue parole. E nel farlo gli manco persino la sua voce.



-Sento che sto sbagliando tutto.-

-Lo stiamo facendo insieme, Frank.-




Insieme.













Contrariamente a quanto Matt aveva pensato, Jimmy e Brian non avevano accennato a voler fare domande su quella fatidica sera in cui Frank aveva "dormito" nel suo letto. Semplicemente gli avevano rivolto sguardi più che eloquenti ma nessuno dei due aveva cercato di iniziare quella conversazione. Erano solo felici, raggianti per la piega che stava prendendo la sua vita.
Felici di vederlo sereno. E se a Matt andava bene, a loro sarebbe andato bene.
E, soprattutto, erano particolarmente entusiasti di come il sesso con Frank lo avesse messo di buon'umore. Il fatto che quest'ultimo gli avesse chiesto del tempo, non aveva turbato Matt più del necessario. Certo, non che non ci pensasse costantemente ma...cavolo, gli aveva finalmente detto di amarlo, si era tolto un enorme macigno dal petto e voleva continuare a vedere le cose dal lato positivo ancora per un pò.

E intanto contava i giorni da quando non vedeva Frank.
Sperava in una sua chiamata o di vederlo in piedi fuori dalla porta, con quel sorriso che tanto adorava.

Pensava a questo, sperava in qualcosa, ma...e poi?
Non osava neanche pensarci a quello che sarebbe venuto dopo, non riusciva nemmeno ad immaginare cosa gli avrebbe detto o se avrebbe ancora rivisto il suo sorriso rivolto a lui.
Gli mancava, e finalmente si sentiva libero di ammetterlo.
Gli mancava. E non gli importava di Jamia, non gli importava del passato, del dolore, delle incomprensioni. C'erano addirittura giorni in cui a stento riusciva a frenare l'impulso di chiamarlo, solo per sentire la sua voce. Giusto per assicurarsi che non si fosse dimenticato di lui.

E se questo avrebbe significato essere egoista: allora sarebbe stato il figlio di puttana più egoista della terra. Perchè stava mettendo il suo cuore in gioco, di nuovo. Soltanto per lui.











-Brian...Bri, piantala di-e non palparmi!-

Jimmy schiaffeggiò la mano del suo ragazzo per l'ennesima volta quella sera guardandolo truce mentre Brian sfoderava la sua migliore faccia da povero cucciolo in calore.

-E non fare quella faccia. Non attacca.- lo liquidò tornando a concentrarsi sulla sua birra posando i gomiti sul bancone. Brian però non sembrava aver intenzione di arrendersi e, un pò per l'alcol che era gia in circolo nel suo corpo da un pò, un pò perchè non gli piaceva perdere, pensò bene di prendere a strusciare la sua faccia contro la spalla di Jimmy quasi in un tentativo di pregarlo di prestargli attenzione.

-E dai Jim, non essere cattivo con me!- si lamentò sbattendo le ciglia.

-Non sono io che sono cattivo, sei tu che sei ubriaco.-

Brian sorrise, a trentadue denti e con gli occhi lucidi a causa dell'alcol, soddisfatto e in qualche modo anche un pò inquietante. Poi si portò un dito davanti le labbra -Shhh!-

-Ok, va bene, torniamo a casa.- fece poi guardandolo rassegnato -Avanti.- e nonostante continuasse a dimenarsi riuscì a trascinarlo fuori dal locale, naturalmente dopo aver avvisato Matt che non riuscì a trattenere una risata davanti alla vista annebbiata e l'espressione buffa di Brian.

-Dove vanno quei due?- Johnny rivolse uno sguardo alla porta che si chiudeva alle spalle di Jimmy, sedendosi su uno degli sgabelli.

Matt ridacchiò da dietro il bancone scuotendo la testa -Credo che Brian abbia esagerato con le birre.-

-Gia. Si sta rammollendo.-

Matt accennò un sorriso continuando il suo lavoro, pensieroso e fin troppo silenzioso.

-Cos'è quella faccia?- chiese Johnny dopo averlo osservato per un pò.

-Hm?- l'altro alzò lo sguardo corrugando la fronte -Oh. Niente di importante.- scosse la testa.

-Ne sei sicuro?-

-Si, insomma...- sbuffò mordendosi poi il labbro inferiore -..ho pensato a una cosa.- mormorò tenendo lo sguardo basso.

-E?- lo sguardo confuso di Johnny lo penetrò fin dentro le ossa, così insistente.

-Pensavo di trasferirmi.-

Johnny lo guardò, un pò spiazzato da quell'affermazione improvvisa -Dici sul serio? Non dirmi che vuoi tornare dai tuoi..-

-No, no, è che-

-Allora cos'è? Non sai dove portare la tua ragazza immaginaria?- ridacchiò, prendendo un altro sorso dalla sua bottiglia e sciogliendo quella poca tensione.

Anche Matt sorrise, roteando gli occhi divertito -Avrei dovuto farlo gia da un pò. Credo che abbiano bisogno di...spazio...credo..-

-Parli dei due piccioncini con cui dividi la casa? Non pensavo fosse un problema, voglio dire-

-Voglio un posto mio. Tutto qui.- mormorò.

-Perchè?-

Matt alzò le spalle -Immagino che...dopo il matrimonio sarà, beh, diverso e-

-Perchè dovrebbe essere diverso? Sono sempre loro..-

-Stiamo crescendo. Non te ne accorgi?- accennò un sorriso -Stiamo cambiando. Le cose stanno cambiando.-

-Non...non ti seguo..-

-Lascia stare.- sospirò scuotendo appena la testa -Non importa.-

-Vuoi sentirti parte di qualcosa. Non è così?- chiese Johnny, prima che potesse liquidare lì il discorso -Ti senti tagliato fuori.-

E Matt ebbe l'improvvisa voglia di arrossire, si sentì così scoperto da voler quasi svanire, ed era una sensazione che proprio non gli piaceva. Uscire allo scoperto, lasciare che gli occhi degli altri ti leggano dentro. Non è facile, ma non è nemmeno piacevole.
Deglutì a vuoto arrendendosi all'evidenza -Come lo sai?- mormorò.

-Perchè provo lo stesso anch'io.- sorrise rassicurandolo -La storia del matrimonio..- continuò poi -Credo che abbia fatto riflettere ognuno di noi. Ma è quello che vogliono, e tu hai ragione...stiamo crescendo. E non smetteremo mai di farlo. Ma non per questo dobbiamo lasciare che tutto cambi. No?-

-Non credevo ti sentissi così..-

-Non sei solo, Matt.- ...non lo sei mai stato.
Riportò lo sguardo sulla bottiglia giocherellando svogliatamente con le dita -A volte mi chiedo se Lacey sia quella giusta.- sussurrò.

Matt sorrise istintivamente. Perchè forse non esiste la persona giusta, ma di sicuro esiste quella perfetta per noi, quella che ci rende migliori. E vedeva questo quando guardava Johnny e al suo fianco lei: lo vedeva diverso, lo vedeva felice.
E si chiese se mai un giorno lo sarebbe stato anche lui.
Non sei solo, gli aveva detto. Bah. Magari si sbagliava.

-E tu?-

-Io?-

-Si. Tu e Frank.-

Il suo cuore perse un battito e la lingua inciampò su se stessa -..oh...beh..a-ahm..ecco..- sbattè gli occhi ripetutamente non sapendo neanche cosa stesse cercando di dire in realtà. Poi alzò le spalle grattandosi la nuca imbarazzato.

-Stai cercando di dirmi che sei arrivato in seconda base?- ammiccò Johnny portando la conversazione su una soglia estremamente interessante.

Matt trattenne a stento un sorriso mordendosi un labbro -...anche in terza. Se vogliamo metterla così.-

-A-aspetta..che..cosa mi sono perso esattamente?-

-...forse in quarta..- continuò intanto Matt divertito.

-Che cavolo vuoi dire?-

-Che sono nella merda.- sospirò alla fine -Letteralmente.-

-Non gli hai detto che ti piace, vero?- chiese sgranando lentamente gli occhi quando la risposta tardò ad arrivare. E il suo sguardo si fece ancora più insistente sul povero Matt.

-No..?-

-Oddio..- Johnny finì per spalmarsi una mano sulla faccia scuotendo la testa incredulo -Glielo ha detto.- mormorò.

-Te l'aveva detto che ero nella merda.-



Gia. Forse avrebbe dovuto seriamente valutare il fatto di trovarsi una ragazza immaginaria.





 

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Capitolo 21
*** Contando i giorni. ***


Imperdonabile. Questa volta è passato davvero taaaanto tempo, lo so.
c.c
Ma davvero non sono riuscita a finirlo prima.
Sono pessima c.c
XOXO

 




Contando i giorni








Il problema non era tanto far sì che un Brian un pò alticcio e barcollante centrasse la porta d'ingresso ritrovandosi in casa, il vero problema era staccarselo di dosso. Quella volta aveva usato la tattica della presa a piovra e Jim sbuffando era stato costretto a trascinarselo dietro fino in camera.

-Dio, Brian, ma che ti è saltato in mente?- lo aveva rimproverato Jimmy facendolo stendere sul letto. Intanto l'altro sorrideva, come se la cosa fosse del tutto esilarante. -Credevo fossero finiti i tempi delle bevute in grande stile, cazzo.- continuò a lamentarsi -Potresti cercare almeno di collaborare?- lo sgridò poi sfilandogli la maglia con davvero poca facilità.

-Hmm..- Brian per tutta risposta si accasciò sul letto, esausto e con gli occhi pesanti, ma ancora con quel sorriso dipinto sulle labbra sottili -Vieni qui con me..- lo pregò allungando una mano verso il suo ragazzo.

-Scordatelo, ora vai a farti una bella doccia e poi a letto.-

-Hmm..no, la doccia no!- scosse la testa corrugando la fronte come un bambino imbronciato e si rannicchiò stropicciando le coperte.

Jimmy sbuffò sfilandogli le scarpe e cercando di sollevarlo -Avanti, niente storie.- ma l'altro si oppose arpionandosi alle coperte che sembravano così morbide tanto che gli strofinò la guancia su, neanche fosse un cazzo di gatto -Oh, insomma!- continuò a lamentarsi Jimmy.
Quando alla fine si arrese incrociò le braccia al petto guardandolo dall'alto.
Brian si stropicciò gli occhi guardandolo poi in modo confuso -Jim smettila di girare..-

Jimmy sospirò arrendendosi del tutto e ammettendo che in fondo vederlo in quello stato gli ricordava i vecchi tempi. Ricordò quanto gli mancassero e si sedette al suo fianco colto da un improvvisa e fastidiosa nostalgia. Gli prese una mano tra le sue a si stese anch'esso, con il viso a un palmo dal suo.
Brian non sorrideva più.
-Va meglio adesso?- gli chiese dolcemente.

-Hm..mi gira la testa.- soffiò appena.

Jimmy ridacchiò -Così impari.-

Passarono alcuni minuti in silenzio e quasi rinunciò a costringerlo a fare quella doccia, si stava così bene così vicini. Non si aspettò che Brian trovasse la forza di parlare ancora, il suo respiro si era fatto leggero e in poco tempo entrambi si addormentarono.






Girò la chiave nella serratura entrando in casa e trovandola buia e silenziosa.
Le parole scambiate con Johnny lo avevano tormentato per tutto il tragitto verso casa e ora non desiderava altro che stendersi nel proprio letto e non pensare.
L'idea del trasferimento era rimasta in sospeso, forse sarebbe rimasto un progetto incompiuto ed era proprio questo a spaventarlo. Sentiva di dover allontanarsi da quella routine che non avrebbe portato a nessun cambiamento nella sua vita. Vedeva i suoi amici crescere e cambiare e...lui restava sempre lo stesso. Come se non si aspettasse nulla.


-Sai cosa? Dovresti chiedere a Frank di accompagnarti al matrimonio.- era stata l'idea campata in aria di Johnny, che per un momento gli era sembrata anche buona.

-Gia. Peccato che abbia una ragazza al momento.-

-Oh e scommetto che questo era un particolare più che fondamentale quando hai deciso di portartelo a letto.-
Stupido nano, ma non aveva avuto tutti i torti a quanto pare.
-Da quando non lo senti?- gli aveva chiesto poi, rigirando se possibile ancor di più il coltello nella piaga.

-Due settimane..credo.-

-Stai contando i giorni, eh?-
La verita?
Si. Lo stava facendo.


Si trascinò su per le scale, esausto.
La porta lasciata aperta della camera di Jimmy e Brian gli permise di lanciare un'occhiata all'interno e non potè fare a meno di fermarsi sulla soglia. Sorrise a vederli così, addormentati, anche se avrebbe potuto anche scommettere di ritrovarli in attività piuttosto compromettenti dopo la sbronza che Brian aveva deciso di prendersi.
E invece eccoli lì. Avevano trovato la loro favola ed era bella da mozzare il fiato. I preparativi del matrimonio andavano alla perfezione, sarebbe stato tutto perfetto, Las Vegas li avrebbe accolti a braccia aperte e lì avrebbero coronato il loro sogno. Un matrimonio più semplice era stata la prima opzione, subito scartata da Brian però che aveva pensato a cose molto più in grande.
Era entusiasta per loro, i brutti periodi erano passati e Matt non poteva fare altro che essere orgoglioso di come avessero affrontato la vita riuscendo ad essere esattamente come volevano.

Afferrò una coperta abbandonata ai piedi del letto e li coprì. Brian si mosse appena e Jimmy gli strinse ancor di più la mano, nel sonno.
Poi Matt uscì dalla stanza socchiudendo la porta e chiedendosi semmai anche per lui ci sarebbe stato un lieto fine, un giorno.










Matt contò i giorno finchè non divennero davvero troppi e le parole non dette troppo pesanti da sopportare. Dopo che aveva visto passare davanti ai suoi occhi ben tre settimane, o forse di più, aveva smesso di ragionare decentemente. Non resisteva più dalla voglia di chiamarlo, di pensarlo, di anche solo incontrarlo "per caso" e poi c'erano invece quei giorni in cui aveva una gran voglia di mandarlo a quel paese e riprendere la sua vita come se Frank non ne avesse mai fatto parte.
Aveva sperato almeno in un misero messaggio dopo quello che si erano detto e, si, Frank glia veva chiesto del tempo e Matt gli stava dando tutto il tempo del mondo ma...fino a che punto poteva spingersi? Fino a quando questa cosa poteva andare avanti?

Poi c'erano anche quei momenti però: quelli in cui sperava che non chiamasse più. In quegli istanti aveva desiderato che Frank lo dimenticasse, che scegliesse di continuare la sua vita senza intoppi e disastri a causa sua. Capiva di averlo messo in una situazione fin troppo scomoda e se Frank avesse rinunciato a lui avrebbe sicuramente fatto la cosa giusta.

Lo amava e avrebbe voluto urlarglielo in faccia ancora e ancora, ma si sentiva come se Frank gli gridasse a sua volta di non urlare e gli ricordasse che tutto questo era dannatamente fuori luogo.

E allora Matt raddrizzava la schiena, si schiariva la voce e andava avanti come se nulla fosse.
Aspettando.
E aspettando.



Finchè una sera, al locale, qualcosa cambiò le cose, diede un senso alla sua attesa e questa volta potè finire per davvero di contare quei fottuti giorni.
Aveva sperato che accadesse qualcosa dal momento in cui aveva visto i Leathermouth occupare un tavolo. Tutti tranne Frank.
E Matt sospirò, sconfitto. La solita fortuna.
Anche Johnny se ne accorse e gli sorrise, forse per non farlo abbattere, forse perchè sapeva come potesse sentirsi.
E se Frank lo stesse evitando? Se non sapeva come dirgli che preferiva che tutto tornasse come prima? E se non trovava le parole per spiegargli che non lo amava affatto, in realtà?

Bah. Meglio così. Almeno non aveva più modo di scombussolargli la vita.

-E se lo chiamassi tu?-

-Scordatelo.- Matt alzò lo sguardo su Johnny bocciando sul nascere la sua proposta. Poi vide Steve avvicinarsi al bancone, probabilmente per ordinare da bere, e prese un respiro profondo cercando di trattenersi dal prenderlo per il collo e costringerlo a dirgli dove si trovasse Frank.
Quando li raggiunse, anche Johnny si sforzò di tirar fuori uno dei suoi sorrisi migliori e Matt intuì che era sicuramente deciso a tirargli fuori più informazioni possibili.

-Ehi ragazzi!-

-Ciao Steve!-
Salutarono, quasi all'unisono. La voce di Matt più bassa di qualche tono, sotto lo sguardo spigliato di Steve.
A volte si chiedeva se lui sapesse.

-Ci porti un paio di birre a quel tavolo?- chiese gentilmente e Matt annuì dandosi da fare. Ma non prima di lanciare uno sguardo furtivo a Johnny che comprese all'istante e si rivolse al ragazzo.

-Allora, come va con la band?-

Steve, che forse aveva pensato di tornarsene al suo tavolo, fu preso in contropiede -Oh, beh..un pò a rilento a dire il vero. Ci siamo presi una specie di "pausa".- mimò le virgolette accennando un sorriso -Ma è una cosa temporanea.-

-E come mai?- Johnny gli rivolse tutta la sua attenzione prendendo un sorso dalla sua birra.
Intanto Matt si allontanò portando l'ordinazione al tavolo, come Steve aveva richiesto. Avrebbe preferito restare lì, ma si affidò a Johnny e sperò che riuscisse a tirargli fuori qualcosa.
E in effetti quest'ultimo non potè fare a meno di notare come Steve seguì Matt con lo sguardo finchè non fosse abbastanza lontano, prima di parlare.

-Beh, ne avevamo proprio bisogno. E poi, come avrai notato, Frank non è qui..- rivolse uno sguardo ai suoi amici, scrutandoli da lontano mentre accoglievano Matt tra le loro risate.

-Non sta bene?-

-No, è...è partito. E' andato nel Jersey, a trovare i suoi.-

Johnny raddrizzò la schiena, piuttosto sorpreso da quella risposta. Cercò di assimilare quelle parole.
Frank nel New Jersey.
E Matt non lo sapeva?

-Tornerà tra pochi giorni, comuque.- gli sorrise Steve. Poi riportò l'attenzione verso il tavolo un pò distante e assottigliò lo sguardo soffermandosi su Matt.
E neanche questo particolare Johnny si lasciò sfuggire.

Come Matt tornò, poi, Steve si allontanò salutando entrambi.
Ora Johnny si trovò solo a dover riferire quelle informazioni a Matt senza che la cosa fosse ovvia, poichè c'era sempre la possibilità che Steve li osservasse. Per qualche motivo.

-Allora?- Matt non perse tempo e si rivolse all'amico fingendo di fare altro.

-Credo che tu non gli piaccia molto.- fece riferendosi a Steve -E penso che lui sappia qualcosa, di voi due intendo.-

-Non sarebbe una sorpresa. Frank deve avergliene parlato.-

-Beh, resta il fatto che credo che la cosa non gli vada a genio.-

-Me ne sbatto di quello che pensa.- sbuffò lanciando uno sguardo alle spalle di Johnny -Ha detto qualcosa di Frank?-

-Non so se la cosa ti piacerà.-

Matt intanto aveva lavato alcuni bicchieri, poi li aveva rimessi in riga, giusto per tenersi occupato. Ma a quelle parole smise di fare qualsiasi cosa.

-Che vuoi dire?-

-Non ti ha detto che avrebbe lasciato la città, vero?-

-Lui...ha lasciato..- indietreggiò piano laciando cadere le braccia lungo il corpo e poggiandosi allo scaffale alle sue spalle -No. Non me lo aveva detto.- sussurrò, spostando lo sguardo a terra.

-Tornerà tra un paio di giorni ma..la cosa che mi stupisce è che non te ne abbia parlato..-

-Dov'è?- chiese, cercando di riprendersi da quello stato di distruzione iniziale -Dov'è andato?-

-Steve ha detto che andava a trovare i suoi genitori.-
Matt alzò lo sguardo e Johnny continuò -Nel New Jersey.-

Il New Jersey.
Nel...Dio, Frank era laggiù e lui non ne sapeva niente.
Per quanto gli riguardava poteva anche decidere di non tornare per un bel pò e lui non ne avrebbe saputo nulla. Come aveva potuto non accennargli minimamente le sue intenzioni?
Era nei patti non vedersi per un pò, era stata una sua decisione quella di allontanarsi per riflettere ma..doveva farlo andando così lontano? E senza neanche parlargiene?

-Matt..ti senti bene?-

-Si.- scosse la testa concentrandosi sul suo lavoro. Non poteva di certo abbandonare tutto e uscire di lì infuriato. Se Frank aveva avuto bisogno di allontanarsi allora aveva avuto anche delle ottime ragioni per farlo. E lui le avrebbe accettate.
Si sarebbe incazzato, ma poi le avrebbe accettate.
-Si, sto bene.- ripetè, più che altro cercando di convincersene. Ora doveva solo aspettare il suo ritorno.

E strangolarlo.




 

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Capitolo 22
*** Potevano fare invidia al mondo loro due, insieme. ***



Non posso credere di star finalmente pubblicando questo capitolo...
Voglio dire,..cavolo..è passato un bel pò di tempo questa volta, eh?

Beh, a quanto pare mi sono presa un bella pausa prolungata che però non era affatto nei miei piani quindi, beh, mi scuso con tutti voi.  Spero di rimediare con questo aggiornamento e, come sempre, vi lasciò con il dubbio totale a fine capitolo!

Vi auguro anche un Buon Anno, anche se purtroppo un pò in ritardo c.c scusate eventuali errori, che spero vivamente non ci siano...
Tanti baci.
XOXO




 

Potevano fare invidia al mondo loro due, insieme.

 

 






Si sentiva abbattuto. Forse soprattutto stanco.
E cadeva più in basso quando i suoi amici cercavano in qualche modo di farlo stare meglio, quando li aiutava negli ultimi preparativi del matrimonio forse solo per distrarsi, per impedirsi di pensare. Di pensarlo.
Frank. Quel piccolo bastardo.
Il "gran giorno", come continuava a chiamarlo Johnny, cominciava ad avvicinarsi sul serio e Frank non avrebbe mai saputo che Matt aveva quasi avuto intenzione di invitarlo.
Che cosa folle. Anche solo ripensarci ora lo faceva sentire un pezzo di idiota.

Cercava di abituarsi alla sua assenza, nel frattempo, e un pò ci riusciva, forse per l'abitudine di starsene da solo, forse per la convinzione di potercela fare.
Ma non è vero che ci si abitua, la verità è che si è sempre più stanchi, semplicemente.
E non è drastico decidere di mollare, è solo la realtà.
E Matt c'era a tanto così dal mollare. E anche se poteva sembrare un errore, a volte bisogna commettere un grande errore per capire quale sia la cosa giusta da fare.


-Allora? Come sto?-
Johnny che continuava a muoversi frustrato davanti a quello specchio lo stava facendo letteralmente impazzire.
Matt si passò una mano sul viso strofinandosi gli occhi e sprofondando ancora di più con la schiena contro la testata del letto. Se ne stava lì da più di mezz'ora ormai, precisamente da quando Johnny gli aveva chiesto un aiuto su quale completo avrebbe dovuto indossare alla cerimonia.

-Esattamente come stavi prima. Hai provato quei vestiti almeno tre volte.-

-Gia, e tu dovresti darmi una mano.- si lamentò Johnny guardandolo attraverso lo specchio.

-Jimmy ha detto di non indossare niente di troppo elegante.-

-Si ma è pur sempre un matrimonio.- finalmente si libero della giacca, con un sonoro sbuffo, e la abbandonò sul letto indossando la sua adorata felpa. La prova vestito per ora si sarebbe interrotta lì, davvero non capiva cosa ci trovassero le donne in quel genere di cose, era davvero frustrante -Un matrimonio davvero assurdo.- sorrise -Sul serio, ancora non riesco a credere che ci trascineranno a Las Vegas!- si lasciò andare sul letto portando lo sguardo al soffitto.
Calò il silenzio per un pò. Intanto Matt si rigirava il cellulare tra le mani, perso in pensieri prevedibili.
L'idea di non aver ancora rivisto Frank, l'idea di partire e lasciare che si allontanassero di nuovo, era un pensiero paurosamente tremendo, qualcosa che proprio non riusciva a scacciare.

-Perchè non lo chiami?-

Matt fermò i suoi pensieri maledicendosi per essere diventato così vulnerabile.
-Perchè non sarebbe giusto.- mormorò.

-Scommetto che nemmeno tu sai cos'è giusto.-

-Ne abbiamo gia parlato, ti prego non..-

-Devi smetterla di comportarti come se non potessi cambiare le cose.-
Johnny non si curò delle sue parole. Teneva lo sguardo ancora rivoltò al soffitto, ma poteva immaginare l'espressione dell'amico.
E apprezzava e ammirava il fatto che Matt avesse deciso di dargli spazio, tempo o qualunque altra cosa ma forse non capivano entrambi che in un certo senso gia si appartenevano e che tutto era più semplice di quanto in realtà sembrasse, che dovevano piantarla di rincorrersi, di accatastare scuse e bugie per non rischiare di ferirsi, perchè tanto a farsi del male ci riuscivano comunque.
Forse Matt doveva solo capire che Frank era gia suo, solo che nessuno dei due era ancora in grado di riconoscerlo, e così le paranoie crescevano e i dubbi li confondevano.
Si appartenevano, ed era questo che importava, perchè due persone si appartengono solo quando sono completamente libere di scegliere e, nonostante tutto, scelgono di restare, di provare.

-Non capisco..-

-E' ovvio.- sbuffò stendendosi a pancia sotto e sollevandosi sul gomiti per prestargli attenzione -Fino ad ora non hai fatto altro che lasciare che facesse a modo suo, poi lo metti davanti a una scelta e lui scappa via. Secondo te cosa significa questo?-

Matt riportò lo sguardo sulle proprie mani giocherellando con il cellulare e scuotendo appena la testa. Non sopportava più il peso di tutta quella situazione.
-Non lo so.- ammise -Diceva di voler-

-Lascia perdere quello che ha detto, ok?-

-Perchè?-

-Perchè le persone dicono un sacco di cose, Matt. Ma a noi servono i fatti. Giusto?-

-Giusto.- mormorò -Allora...cosa significa?-

Johnny si concesse un momento prima di rispondere. Un lungo momento in cui Matt lo guardò quasi supplicante.
-Probabilmente ha paura.- fece poi -Magari ha gia preso una decisione, e forse ha paura di affrontarne le conseguenze. Infondo deve fare una scelta.-

-Non volevo che arrivasse a questo punto.-

-Non potevate evitarlo, non è colpa tua. E se è troppo orgoglioso per cercarti allora..-

-Non credo si tratti di orgoglio. Insomma..l'ho sempre ignorato e ora pretendo di entrare nella sua vita come se niente fosse e-

-Matt, tu sei gia entrato nella sua vita da un pezzo ormai. Come credevi che sarebbe finita?-

-Non è questo il punto. Credo che voglia conservare la poca dignità che gli resta. E forse io dovrei fare lo stesso.-
Pensò Matt, e lo disse, perchè in fondo non sempre è di orgoglio che si tratta, spesso è dignità.

-E non hai pensato che magari è troppo tardi per questo?-

Oh si, ci aveva pensato, eccome. Dopotutto non faceva altro che starsene rinchiuso in se stesso a pensare e pensare e ad aver paura delle conseguenze anche dopo che il danno era gia stato fatto. Ed era stanco di non reagire, era stanco di come si fossero complicate le cose, di come tutto sembrava andare per il verso sbagliato anche quando cercava di fare le cose per bene.
Un nodo alla gola, era l'unica cosa che gli provocavano tutti quei pensieri. E poi la voglia di urlare perchè niente sembrava andare bene. Non voleva che Frank decidesse di allontanarsi da lui, ed era terribile anche solo pensare che avrebbe potuto farlo, e Matt non avrebbe potuto farci niente.
Anche se, alla fine, a pensarci bene, potevano fare invidia al mondo loro due, insieme.
E non erano di certo poche le volte in cui si fermava a pensare se Frank, come lui, avesse constantemente tutto quel casino nella testa.
E probabilmente era così.










Un moto di ansia gli strinse lo stomaco quando portò finalmente il suo stupido dito a premere quello stupido campanello, dopo minuti di indecisione. Aveva parcheggiato l'auto poco più in là e lungo tutto il tragitto che lo separava dalla soglia della casa aveva pensato a cosa dire rimuginando su tutto, ma l'unica cosa che aveva ottenuto era che le gambe avevano incominciato a tremargli. Altro sintomo che probabilmente non era del tutto una buona idea precipitarsi lì senza avvertire. Ma poco importava, erano passati fin troppi giorni e non avrebbe perso altro tempo.

Si rese conto di starlo facendo per davvero solo quando la porta si aprì, e cavolo nella sua testa era sembrato tutto molto più facile, ma ora..
L'ampio sorriso di Jimmy lo investì all'inizio, ma subito dopo vide l'espressione del ragazzo mutare in pura sorpresa. Per un momento credette davvero di avergli portato via il buon umore.

-Frank..?- si premurò di tenere un tono di voce basso, e aggrottò le sopracciglia. Da quanto ne sapeva lui, e da come diceva Matt, doveva essere ancora chissà dove e invece eccolo là.
Basso e impacciato.

Gia pregustava la faccia che avrebbe fatto Matt, comunque.

-Ciao, Jim.- il ragazzo alzò la mano, più per smuoverlo un pò che per altro, e salutò a mezza voce. L'ultima cosa che voleva era capitare lì nel momento sbagliato quindi pregò che nessuno avrebbe avuto niente in contrario per quella improvvisa visita.

-C-ciao..scusa è che..non mi aspettavo di-

-Matt è in casa?- lo interruppe, a dire il vero preferiva non perdere tempo, voleva solo parlare con lui. Aveva aspettato abbastanza.
Il suo cervello continuava a ripetere "Ora o mai più" e lui aveva sinceramente paura che Matt potesse essersi stancato di aspettare.
-Avrei bisogno di parlargli.-

-Oh..si, vieni.- si fece immediatamente da parte permettendogli di entrare e notò quanto fosse teso dal modo in cui si irrigidì quando Jimmy chiuse la porta alle sue spalle.
I rumori provenienti dal salotto gli fecero realizzare che finalmente era a pochi passi da lui e, cavolo, non vedeva l'ora di rivederlo. La tv era accesa, poteva sentirla, e le imprecazioni di Brian si univano alle risate di Matt mentre dovevano essere nel bel mezzo di una sfida all'Xbox visto l'enfasi con cui Brian urlava. Si trattenne dal ridere a immeginarseli così e seguì Jimmy quando questo gli fece strada senza dire nulla. Almeno finchè non li raggiunsero, e forse sarebbe stato un pò difficile attirare la loro attenzione.

-Ragazzi..- provò a chiamarli mentre Frank rimase alle sue spalle, in disparte. Poteva vederli agitarsi sul divano e muovere il joystick come fossero impazziti.
Poteva sentirlo ridere.
E il suo cuore prese a battere forte.  

-Brian, sono nella tua squadra piantala di spararmi!-
La sua voce.
Rideva, ancora.

-Non è colpa mia! Non so che cosa sto facendo!-

-Ragazzi credo che dovreste fare una pausa adesso.- si intromise Jimmy -Matt c'è qualcuno per te.-

Questo sbuffò -Se è Johnny digli che-

-Non è Johnny.-

Fu un attimo, dal momento in cui Matt mise il gioco in pausa Frank realizzò di essere letteralmente fottuto. Ora avrebbe dovuto dargli delle spiegazioni, adesso poteva benissimo dire di star per avere un infarto. Quella consapevolezza arrivò come qualcosa di terribilmente spaventoso, perchè, si, era il momento di dirsi la verità. Una volta per tutte.
E così, quando Matt finalmente si voltò, lo stupore non fu l'unica cosa che Frank vide nei suoi occhi. Li vide brillare, letteralmente, ed erano più belli che mai.
Lo vide restare immobile, guardarlo come fosse un fantasma e, sinceramente, non fu sorpreso dal fatto che non disse una parola.
A quel punto allora sollevò la mano a mezz'aria in un saluto timido, esattamente come aveva fatto poco prima sulla porta e non riuscì a far nulla più di quello.
L'unico ad aprire bocca a quel punto fu Jimmy che afferrò il suo ragazzo per un braccio trascinandolo via -Ehm..- si schiarì la voce prima di sparire biascicando un -Vi lasciamo soli.-
Frank lo ringraziò con lo sguardo per poi riportarlo su Matt e rendersi conto che si era finalmente alzato e che con una lentezza estenuante, forse per concentrarsi su altro ed evitare di realizzare almeno per il momento che lui fosse davvero lì, aveva iniziato a rimettere in ordine.

-Ciao.- esordì allora Frank, sperando magari che non avesse deciso di ignorarlo del tutto.

Matt prese un respiro profondo e nonostante tenesse ancora lo sguardo basso sulla console qualcosa lo tradì e non riuscì a non mostrare quanto in realtà si sentisse a disagio in quella situazione. Il suo respiro tremò e, dannazione, anche Frank lo percepì.
Insomma, cosa avrebbe dovuto dire? Cosa si aspettava di sentirsi dire esattamente? Voleva un "Bentornato"? Voleva sorrisi e sguardi adoranti?
Non sapeva cosa dire...quindi non disse niente.
E Dio solo sà quanto voglia aveva di abbracciarlo.

-Mi dispiace di essere piombato qui così.- riprese allora Frank intuendo i suoi pensieri ma muovendosi anch'esso a disagio -Possiamo parlare?-

Matt spense la tv e ci fu di nuovo quell'insopportabile silenzio, perfino Jimmy e Brian sembravano essere scomparsi.
Parlare. Era proprio quello che avrebbe tanto voluto evitare. Non era pronto, cavolo. Non aveva progammato di fare una cosa del genere proprio ora. Tante erano le volte in cui si era preparato mentalmente un discorso perfetto che avrebbe potuto tranquillamente fargli per telefono e invece restava a fissare il suo numero sul display del cellulare senza avere il coraggio di chiamarlo.
E ora era lì, davanti a lui, che si aspettava di avere una conversazione matura e...al diavolo, non era pronto per affrontarla!

Comunque si ritrovò ad annuire, senza sapere pronunciare altro che un misero -..Si.-

-..magari non qui.- gli fece notare allora Frank.

Gli ci volle un pò per capire che doveva muoversi ma alla fine quando il suo cervello si preoccupò di recepire il messaggio mosse qualche passo in avanti -..si, ehm...di sopra.- biascicò facendogli strada verso la sua camera.
Come se non ci fosse mai stato.
Entrò per primo dirigendosi velocemente verso il letto quando si rese conto di aver lasciato quel posto nel più completo disastro. Afferrò qualche maglia buttata qua e là lanciandole nell'armadio, raccolse dei fogli sparsi a terra riordinandoli svogliatamente sulla scrivania mentre sentiva la presenza di Frank alle sue spalle e sapeva che si stava gia guardando intorno in quel caos totale.
-C'è un pò di..disordine..- mormorò cercando di giustificarsi.
Ma l'unica cosa che notò Frank non fu affatto il disordine quanto il modo in cui l'altro cercasse di evitare costantemente il suo sguardo. E questo lo deludeva non poco dal momento che sembravano essere tornati al punto di partenza.

Ad ogni modo, cercò di fargli capire che non era lo stato in cui si trovava la sua stanza la cosa importante -Forse avrei dovuto chiamare, prima.-

Matt si passò una mano dietro la nuca guardandosi ancora intorno -Sarebbe stato..carino, si.- biascicò imbarazzato.

-Come stai?-
Tipica domanda di chi non sa da che parte iniziare.
E forse Matt avrebbe dovuto aspettarsela. Ma comunque questa volta la risposta ce l'aveva eccome.

-Giorni senza sentirti.- il suo tono di voce divenne più freddo e Frank capì che, come aveva previsto, non sarebbe stato affatto facile -Come pensi che stia?-

-E' esattamente di questo che vorrei parlarti.-

-Ma dai.-
Anche il sarcasmo adesso. Bene.
Anzi, ottimo.

Frank deglutì a vuoto, era appena arrivato e cominciava gia a sentirsi tremendamente in colpa -Lascia che ti spieghi.-

Matt allargò un pò le braccia esortandolo -Spiega.- esordì.

E l'unica cosa positiva che Frank ci vide fu che, finalmente, si era degnato di restiturgli lo sguardo.
Lo stava guardando negli occhi e, anche così umidi, erano ancora bellissimi.

 

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Capitolo 23
*** Fidati del mio rancore. ***


 





Fidati del mio rancore.







Frank si mosse a disagio, nel piccolo angolo di vergogna che si era scelto.
E Matt, in cuor suo, anche se con un apparentemente distaccato interesse non riuscì a non trovare adorabile quel suo modo di alternare movimenti insicuri e grattarsi la nuca probabilmente cercando le parole giuste.

-Spero che tu ci abbia pensato abbastanza perchè me ne devi parecchie di spiegazioni.- l'acidità che aveva usato pronunciando quelle parole non doveva essere così palese, ma non riuscì a trattenersi. Non voleva essere incazzato con lui ma, cavolo, lo aveva fatto penare parecchio.

-Lo so..- Frank non alzò lo sguardo su di lui, non ne aveva la minima intenzione. Non voleva specchiarsi in quegli occhi per poi trovarci soltanto odio.
Quindi, da bravo codardo, continuò a fissarsi la punta delle converse immaginando di scomparire.

-Bene. Felice che tu lo sappia.-

Deglutì, forse nella speranza di togliersi quel groppo in gola. Sfregò tra loro le dita strette a pugno all'interno delle tasche del giacchetto e spostò lo sguardo in un punto indefinito del pavimento -Non ho mai voluto farti del male.- biascicò. Poi i suoi occhi incontrarono le scarpe di Matt a pochi passi da lui che poggiato contro la scrivania e con le braccia incrociate sembrava prestargli tutta la sua attenzione.
Frank continuò a fissare i suoi piedi -Anche quando ho desiderato che soffrissi almeno un pò, per colpa mia.- prendeva delle interminabili pause, nel caso a Matt venisse la brillante idea di intervenire. Perchè sapeva che non sarebbe stato in grado di dire tutto, almeno non così facilmente.
Ma Matt non diede cenno di voler interromperlo.
-E quello che mi frega è che...- sospirò pesantemente chiudendo gli occhi, in segno di resa per ciò che stava per affermare -Io continuo a preferire te.-

E Matt deglutì, lasciando che un pò della tensione scivolasse via dal suo corpo. Ma neanche ora parlò.

-E ci ho provato, davvero, ma onestamente...sei qualcosa che non posso rimpiazzare.-

Quando finalmente Frank lo sentì muoversi il suo cuore fece una capriola, per un attimo immaginò anche di vederlo avvicinarsi ma non fu così.
Allora decise di far scorrere cautamente lo sguardo sul suo viso e lo vide premersi due dita sugli occhi massaggiandoli piano, con quell'aria stanca. E pensò che forse quella era la volta buona che lo mandasse a quel paese.
-Non possiamo andare avanti in questo modo. Io non...non posso..-

A Frank sembrò che quelle parole gliele avesse urlate direttamente nelle orecchie.
Onestamente? Non era più sicuro di niente adesso.

-Tu..tu vieni qui e..mi dici questo...- sospirò credendo davvero di non farcela a sostenere una conversazione del genere senza mandare a puttane il suo buon senso -Io...che cosa vuoi che ti dica? Cristo, se tu avessi tenuto a me non saresti andato via così. No?-

Frank sollevò le sopracciglia in un moto di improvvisa sorpresa -E' questo che pensi che abbia fatto?- disse velocemente -Credi che io sia scappato?-

Matt lo guardò, stralunato.
E Frank non ci trovò odio in quegli occhi. Forse fu questo a farlo sentire un pò meglio.
-Non hai avvertito. Nè una sola chiamata, nè un messaggio...per quanto ne sapevo potevi essere scomparso o chissà cosa.-

-Eri..-  non poteva credere a ciò che stava per dire -Tu eri..preoccupato?-

-La cosa ti sorprende?-

Frank sbattè gli occhi un paio di volte distogliendo lo sguardo e riportandolo chissà dove sul pavimento -Hai ragione. Mi dispiace, è stato stupido.-

-Perchè lo hai fatto?- si decise a chiedere Matt. Voleva le sue spiegazioni, dopotutto -Avresti potuto dirmelo...ho seriamente pensato che non..beh, che non volessi più vedermi..-  

Solo ora forse Frank si rese conto della stronzata che aveva fatto e di quanto altro male gli avesse procurato ancora -Non volevo che pensassi questo o...io non stavo scappando.- mosse uno o due passi, pensando che tutto quello spazio tra di loro faceva davvero schifo -In realtà ho colto l'occasione per fare visita ai miei genitori nel Jersey e..magari lì mi sarei schiarito le idee. Non ho pensato di avvisarti perchè..se ti avessi rivisto ero certo che poi non sarei più partito. Loro si sono trasferiti non appena ho finito la scuola e io sono rimasto qui, avevo la band e..beh questa in realtà è un'altra storia..-

-L'hai fatto per lei. Non è così? Non li hai seguiti per stare con Jamia. La band è venuta dopo.-

-Non è propriamente così. I suoi non le avrebbero mai permesso di seguirmi laggiù. Così ho deciso che sarei andato avanti con la mia musica e, in questo modo, sono andato avanti per tutto questo tempo. Era un rapporto un pò strano il nostro, abbiamo buttato via la nostra amicizia per creare questa..questa "cosa", senza pensarci bene, forse. Un tira e molla continuo, ma non mi sono mai pentito di aver lasciato che accadesse. Soprattutto perchè era grazie a lei che ero riuscito a dimenticare te.- sorrise appena. Un sorriso triste -Ricordi i tempi della scuola?- lo guardò malinconico, ma Matt non resistette e dovette distogliere lo sguardo.
Poi annuì.

-Anch'io.- ammise allora anche Frank -E, si, la band è stata una ragione scondaria per la quale sono rimasto ma..c-cerca di capire..io..-

-Io cerco sempre di capirti, Frank. Lo faccio sempre.-

-Ma io non sono l'unico ad avere delle colpe in questa storia.-

-E quali sarebbero le mie colpe? Vuoi delle scuse? E' questo? Vuoi che mi scusi per non averti amato prima?- il tono di voce si incrinò, magari di poco, ma Frank se ne accorse e forse fu proprio l'espressione incredula del suo viso a farlo pentire di aver detto le cose in modo sbagliato -Perchè dobbiamo sempre tornare a parlare di questo? Eh? Hai vinto tu, okay?- allargò le braccia scostandosi dalla scrivania e sentendo gli occhi inumidirsi. Cosa che non avrebbe mai voluto che succedesse, soprattutto dopo quello che stava per dire -Zacky non c'è più! E io sono qui davanti a te, che cos'altro vuoi ancora? Ti senti ancora minacciato? Ti senti ancora in dovere di portarmi via qualcosa? Io non ho più niente, Frank! Quindi se volevi rovinarmi la vita sappi che non ci saresti riuscito perchè è gia andata a puttane tempo fa!-

Hai vinto.
Dio, aveva davvero usato quelle parole.
Vincere. Era di questo che si trattava? E allora dov'era l'amore? Era stata solo una stupida gara?

-Vinto?- sussurrò, riemergendo da uno stato di confusione, ricordando ogni singola volta in cui aveva desiderato di essere al posto di Zacky..
Dio, Zacky...
Corrugò la fronte cercando di capirci qualcosa. Matt intanto aveva ricacciato indietro le lacrime e si stava probabilmente odiando per essersi mostrato così fragile. E Frank si fece schifo per aver cercato di farlo sentire una merda per tutto il tempo dopo tutto quello che aveva dovuto sopportare stando al fianco di Zacky mentre il cancro lo divorava.

-Non...non intendevo quello..- mormorò Matt -Scusa.-

-Ti manca?-

Matt sentì la sua maschera cadere e rompersi in mille pezzi ai suoi piedi mentre incontrava lo sguardo di Frank che non potè non notare quegli occhi titubanti e malinconici, quelle labbra che si schiusero appena sorprese da quella domanda forse anche un pò inaspettata in un contesto del genere. E in fine vide il suo viso rilassarsi, mentre la mente veniva inondata probabilmente da vecchi e polverosi ricordi e il resto del corpo perdeva rigidità.
-Perchè me lo chiedi?-

-E' una semplice domanda, Matt.-

-Io..non lo so, credo...che..- sospirò smettendo di provare a spiegare ciò che sentiva. Perchè forse la risposta non la sapeva nemmeno lui.
-C'è stato un periodo..appena dopo la sua morte..- riprese con più calma. Non avrebbero dovuto ridursi a parlare di quello, comunque -Volevo solo scomparire. Andavano tutti avanti con le loro vite..come se non fosse successo niente. Come fosse stato solo un brutto sogno. Ma non lo era, non era solo un sogno..ma io non riuscivo a svegliarmi. Ho fatto tanti casini, Frank..ho desiderato che accadessero tante cose brutte, solo per sentirmi un pò meglio...-

Frank continuava ad ascoltarlo, in silenzio. Sapeva quanto gli costasse raccontare certe cose...eppure Matt andava avanti.

-Ho cominciato a bere, mi sono drogato, ho fatto preoccupare mia madre e incazzare mio padre, e forse avrebbero preferito la versione gay del loro unico figlio a quella drogata. Come se non bastasse ho quasi rovinato la relazione tra Jimmy e Brian e, cavolo, questa è proprio la ciliegina sulla torta, non trovi?- rise di se stesso, una risata amara che provocò un brivido lungo la schiena di Frank -Dio, ho mandato a puttane tutto in così poco tempo..-

-Non devi raccontarmelo per forza..-

-No. E' vero. Ma mi hai chiesto se mi manca, anche se è chiaro ormai che io sia innamorato di te.- Matt non fece una piega e Frank arrossì come una cazzo di tredicenne. -Beh, vuoi sapere la verità?-

Frank esitò per un momento, le parole si fermarono in gola e una in particolare premeva per uscire ma una volta raggiunte le labbra il suo suono mutò.
-No.-
E forse si poteva dire anche più sorpreso di Matt.

-No?-

-Io non ho vinto proprio un bel niente. E di certo ciò che provavi o..che provi, p-per Zacky non sono affari miei. Non era una competizione, io..non voglio più pensare al passato. E vorrei che tu facessi lo stesso insieme a me.- cominciò a vomitare tutte quelle parole in pochi secondi sotto lo sguardo confuso di Matt e ora che aveva incominciato a parlare sul serio non sarebbe fermato tanto facilmente. Aveva un gran bisogno di tirar fuori un bel pò di cose e quello era di certo il momento migliore -Non ti sto chiedendo di cancellare tutto, non lo farei mai, vorrei solo poter ricominciare tutto da capo e magari chiederti un appuntamento e discutere ancora sul fatto se lo sia o no..- rise facendo sorridere Matt che inevitabilmente ritornò alla loro prima uscita -..e non so quanto dureremo..forse un mese, un anno, forse una vita, ma so che ne vale la pena. Voglio farti stare bene, perchè tu fai stare bene me...nonostante le litigate e..beh, quelle ci saranno sempre, ma possiamo fare un passo alla volta e magari provarci e, cazzo, se non vuoi dire ai tuoi che stai con un ragazzo posso travestirmi da donna!-

-Mi piacerebbe vederti provare.-

-Quello che sto cercando di dirti è che..- continuò Frank con un leggero sorriso sulle labbra -Se c'è una cosa di cui sono sicuro a questo mondo..è che voglio stare con te.-

-E ti ci è voluto tutto questo per capirlo?-

-Scusa.-

Matt gli sorrise, consapevole però che non sarebbe stato così facile.
-E Jamia?-

Ah, gia. Jamia.

Frank si mordicchiò il labbro inferiore -Beh, ecco..io ho..- esitò, mentre lo sguardo di Matt si spegneva poco a poco. La risposta a quella domanda era forse la cosa che temeva di più.
-Ho parlato con lei prima di partire.-

-Vuol dire che...non è venuta con te?-

Frank negò con la testa.
-Abbiamo litigato.- ammise poi.

-Oh..mi- ...dispiace? Davvero, Matt? Davvero?

-Stavi per dire che ti dispiace?-

Matt alzò le spalle, la razionalità lo aveva momentaneamente abbandonato a quanto pare.
-Beh..a te dispiace?-

-Che razza di domanda è?-
 
-Non lo so! Io..sto solo cercando di essere gentile!- si lamentò.

Frank lo guardò scettico, e anche piuttosto divertito -Lo sai che non saresti credibile, vero?-

-Dio, Frank, mi fai sembrare senza cuore. Credi che non mi senta in colpa quando la guardo?-

-Perchè dovresti?-

Matt lo fissò per un attimo, incredulo -Mi prendi per il culo? Cristo, sono il tuo...siamo andati a letto insieme! Più di una volta!-

-Stavi per dire amante?- Frank sorrise, piuttosto divertito. E la cosa non fece che irritare Matt ancora di più.

-Perchè ho l'impressione che la cosa non ti interessi particolarmente?-

-Perchè non la amo. E se mi avessi lasciato finire avresti anche avuto modo di capire che...le ho detto che c'è un'altra persona..-
Cercò di dare tempo a Matt di metabolizzare la cosa e attese una sua reazione, che tardò ad arrivare ma la sua faccia sconvolta diceva gia tutto.

-Tu..hai fatto..che cosa?-

-L'ho lasciata prima di partire.-

-Mi stai prendendo in giro? Tu..t-tu l'hai...lasciata?-

-Si.-

-Qu-quindi io..io ero qui che per poco non...e tu, invece...ma che cazzo..?- si guardò intorno, forse ancora più sconvolto. Tecnicamente non sapeva se essere incazzato nero o felice come una pasqua. Questo proprio non lo sapeva.
Frank aspettò pazientemente sperando di non beccarsi un ceffone in piena faccia o magari un bel pugno o un calcio nelle palle. Ma poi Matt gli punto il dito contro, all'altezza del viso e Frank dovette incrociare gli occhi per fissarlo per bene e poi riportare lo sguardo su di lui che respirava dal naso in modo  piuttosto infuriato e che, perchè no, gli ricordava vagamente un toro -Tu! Hai una vaga idea di quello che ho passato? Porca puttana, Frank! Lo sai che devo ucciderti adesso, vero?-

Frank alzò le mani -Non sapevo come dirtelo..-

-Ti odio.- fece alla fine Matt, rassegnato, abbassando l'arma...in questo caso il dito.

-No, non è vero.- lo guardò dolcemente.

Adesso che era calato il silenzio e che a tutto era stata data una spiegazione Matt non riusciva ancora a dire la cosa forse più ovvia in tutto quel casino.
Ma a quel punto sembrò pensarci Frank.

-Mi sei mancato.- sussurrò tutto d'un fiato e arrossendo visibilmente per l'ovvietà della cosa.
-E...prima che tu dica qualsiasi altra cosa, vorrei che fossimo sinceri d'ora in poi, l'uno con l'altro. Perchè non so se sopporterei di allontanarmi ancora da te. Quindi se...se non puoi perdonarmi, devi dirmelo adesso.-

Matt sorrise pensando che non aveva proprio niente da perdonargli. Insomma, era la conversazione più vera e civile che avevano avuto e finalmente lo sentiva di nuovo vicino dopo tutto quel tempo sprecato e quel vuoto riempito di insicurezze e paure messe lì a casaccio perchè nessuno dei due aveva avuto il coraggio di dire la verità.
E Matt decise che quello era il momento giusto per dare al suo cuore carta bianca.
-Posso fare di meglio.-

Frank restò a guardarlo, incapace di decifrare il suo sguardo. Deglutì quando Matt gli prese le mani nelle sue, così calde.
Era così vicino. Ancora un pò e non avrebbe avuto più bisogno di sognarle le sue labbra.
E avrebbe voluto chiedergli che cosa avesse in mente, ma al momento non sembrava in grado di dire nulla, continuò solo a guardarlo rapito.
-Sarei invitato ad un matrimonio, sai, vestiti eleganti, musica di merda...- intrecciò le loro dita spostando lo sguardo su di esse -Ma la compagnia non è così male, allora ho pensato che, magari...volevi venirci con me..?-

Frank schiuse le labbra sorpreso. Sapeva dell'imminente grande giorno di Jimmy e Brian ma, cavolo, questa proprio non se l'aspettava.

-Ti va?-

-Un..un matrimonio?-

-Ovviamente possiamo andarci come amici o..che ne sò, puoi..puoi dire di no, infondo era...solo un'idea..-

-Vuoi davvero andarci con me?-

-Perchè no?- alzò le spalle -Chi altro dovrei volerci portare?-

-Va..va bene.- annuì alla fine, piuttosto energicamente.

Le labbra di Matt si aprirono in un sorriso -Dici sul serio?-

Frank annuì sorridendo a sua volta a vederlo così felice solamente per un suo "si".
Si disse che era tutto ciò che voleva e che, al diavolo, probabilmente avrebbe anche ballato qualche ballo da coppia smielata se Matt glielo avesse chiesto.
E bastò questo a ricordargli quanto quel ragazzo ci mettese così poco a fottergli completamente il cervello.




 

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