UNA VITA ASPETTANDO LA LUNA DI PRIMAVERA di Chichilina (/viewuser.php?uid=49795)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Usagi & Sailor Moon ***
Capitolo 2: *** L' INCONTRO ***
Capitolo 3: *** SOGNO O SON DESTA? ***
Capitolo 4: *** STO ANCORA SOGNANDO? ***
Capitolo 5: *** IL COMPLEANNO ***
Capitolo 6: *** MONDI GEMELLI, VITE PARALLELE ***
Capitolo 7: *** LA RIVELAZIONE DI USAGI ***
Capitolo 1 *** Usagi & Sailor Moon ***
Restyling!!!
L’avevo promesso da tanto ed eccolo. Non è che sia
soddisfatta al 100%
ma…meglio della prima edizione è sicuro. Ri
pubblicherò capitolo per capitolo.
Spero mi seguirete carissimi amici. Ps. Mi siete mancati tanto. Scusate
se non
mi sono fatta sentire per tanto tempo!!!
Bacio
a tutti.
Chichilina
Immaginate
che
una ragazza appassionata di Sailor Moon scoprisse un giorno che non si
tratta
solo di un cartone animato ma di un …DESTINO!
Serenity,
Endymion e il Golden Kingdom entrano in connessione con la nostra
realtà e, per
Usagi diventano un magico e inesorabile tutt’uno.
Buona
lettura
e…commentate!!!
Una
vita
aspettando la prima luna di primavera
…E
se tutto
quello in cui credi, l’uomo che ami, la tua stessa
vita, non fossero che
un’illusione, un gioco del destino o piuttosto un ricordo a
cui non ci si può
legare?
Tic-tic-tic…
Tic-tic-tic…
Le
mille gocce di pioggia si infrangevano insieme
contro la vetrata spessa. Il vento le accompagnava nella loro corsa
ingoloriosa
verso quella barriera trasparente.
In sottofondo si poteva sentire la voce possente del mare che gridava
agli
scogli il suo incontro con il cielo.
Si dice che quando piove è perché la Dea del
cielo e il Dio del mare hanno ceduto
al bisogno di stare insieme, e che ogni
goccia non è che un bacio, ed ogni onda non è che
un abbraccio dei due amanti
divisi da Madre Terra.
E’
solo un mito ma…ha il suo fascino.
Una ragazza dall’altra parte del vetro spesso seguiva con il
dito la scia
lasciata dalla piogge infranta sulla finestra.
-
Mi
piace la pioggia ma ora basta! E’ più di un mese
che il cielo sembra un
disco rotto! Sono stufa! Nemmeno stasera potrò uscire con
Seya. E io che
speravo tanto di poter fare una passeggiata romantica sul lungomare.
Uffa!!
-
Usagi,
dai, abbi pazienza. Prima o poi smetterà di piovere, non
credo
proprio si tratti del diluvio universale. Anche se … a dire
la verità mi sono
stufata anche io. Come farò a trovare il principe azzurro se
resto chiusa qui
con te??
Sulla spalla della giovane ragazza una mano affettuosa aveva annunciato
la
presenza della sua amica ben prima delle sue parole. Usagi la guardava riflessa nella finestra
mentre tentava di acconciarsi
i capelli ribelli. Non potè fare a meno di sorridere a
quell’immagine così
abituale. Adorava la compagnia di Minako e sapeva che non sarebbe mai
cambiata.
Più che un’amica era una sorella per Usagi. Una
sorella che l’aveva scelta tra
tante, un giorno d’estate di tanti anni prima.
Sono
teneri i ricordi dell’infanzia. Quella sensazione
di rarefatto, lontano, eppure indimenticabile che sa darti un ricordo
di
bambina è un’esperienza semplice da capire.
Capitava spesso a Usagi di rivedere
negli occhi furbi della sua amica quella bambina spavalda che
più di 14 anni
prima si era avvicinata a lei nel parco con una merendina in mano
barattando
quel dolce con un “ Ciao, come ti chiami?”.
Non
si erano mai più separate da quel giorno. Complici
nella vita come due sorelle legate dal sangue, il sangue
dell’amicizia.
Nel loro affetto avevano scoperto il sapore della libertà,
quella libertà che
si prova quando condividi la vita con qualcuno che sai non ti
abbandonerà mai e
che mai ti giudicherà. Era
bello così.
Non doveva cambiare mai.
-
Menomale
che in tv trasmettono la mia amata Sailor Moon, cosa farei senza
di lei?!”
- Cresceresti!
Usa, hai 24 anni suonati. Io penso a trovarmi un fidanzato e
tu che ce l’hai, pensi
a un fumetto??!!
Che direbbe il tuo Seya se ti vedesse appiccicata alla televisione a
cantare
“Sailor Moon la luna splende, ecc…”?
-
Mina, Sailor Moon
non si tocca! Non
me ne perderò mai una puntata nemmeno quando avrò
100 anni!
Minako
non riusciva
proprio capire la sua amica, una passione del genere alla sua
età le sembrava
un tantino esagerata.
Era una passione grande: Usagi aveva addirittura convinto il suo
fidanzato a
farsi regalare tutta la serie del suo cartone preferito, 12 dvd per un
totale
di 200 puntate, tutto comprato su internet.
Ma questo non era niente, immagini, figurine, bambole e gadget vari
facevano di
Usagi la più fedele fan del famosissimo manga e rendevano la
loro casa una
specie di negozio per collezionisti.
Ormai Minako si era rassegnata. Non riusciva a dirle mai "basta", lei
era la "sua" Usagi. Infondo, nessuno riusciva davvero a dirle di no.
Usagi era una ragazza speciale e tutti amavano quel suo sorriso
contagioso
capace di estorcere simpatia. I suoi profondi occhi marroni sapevano
entrare
nel cuore di chi li guardava e i suoi capelli lunghi e color cioccolato
sembravano lasciare dietro di lei una scia di allegria ovunque
passasse.
Quello che Minako, e nessun altro sapeva era che quella passione
così smisurata
per Sailor Moon aveva una logica tutta sua nel cuore della giovane.
Tutto era cominciato una notte di sogno, la notte del 15 esimo
compleanno di
Usagi. La notte del 21 marzo.
Le stelle del cielo sembravano una trapunta ricamata ad arte. Ogni luce
richiamava il riflesso di quella vicina, ogni scintillio narrava di
mondi
lontani, di sogni e speranze che qualcuno a quella luce aveva affidato.
Il pigiama felpato era morbido, lasciava un senso di tenerezza sulla
pelle. Era
strano provare quella sensazione in un sogno. Usagi sapeva di star
dormendo. Una consapevolezza inspiegabile
ma salda. La Luna in tutto il suo regale apparire sembrava essere tutta
sua. Un
dialogo segreto la faceva sentire in contatto con tutto quello
splendore. E
poi… una voce, una voce che veniva da dentro
cominciò a diventare prepotente:
"…Principessa, la prima Luna di
Primavera è sorta, aspettami, ti prego, un giorno non
lontano, sotto questa
stessa luna verrò a riprenderti per portarti a casa, e,
credimi, non ti lascerò
mai più sola”.
Di chi era quella voce? Usagi non lo sapeva. Era una voce da uomo, una
voce
indimenticabile, carica di dolcezza ma anche di tristezza. Qualcuno le
stava
chiedendo di aspettarlo. Per quale motivo?
Ai sogni, si sa, non si può dare mai un solo significato. E
la mattina dopo
nella mente di usagi tutte le domande per quello strano momento onirico
si
risolsero in un rassegnato “non so”. Quando
però, solo pochi mesi dopo in televisione
cominciarono a trasmettere le puntate di Sailor Moon, un manga di
origine
giapponese su una ragazzina principessa della Luna, Usagi ne
divenne piano piano una appassionata
, sognando nella sua mente di ragazzina di vivere una favola come
quella di Bunny e
Marzio, con l’uomo che in sogno le aveva promesso di venirla
a prendere prima o
poi per restare sempre con lei.
La rendeva stranamente felice quell’illusione, le sembrava di
riempire quel
vuoto che ogni tanto sentiva nel cuore, una sensazione di solitudine
che non si
sapeva spiegare.
Avvolte l’anima lascia strani messaggi. Era come se
una parte di lei mancava.
Gli anni però continuarono il loro viaggio e, nonostante
quel sogno continuava
a tornare ogni notte in occasione del suo compleanno, e nonostante
quella
sensazione di solitudine mai dimenticata, Usagi era diventata una
donna, aveva
imparato a convivere con la nostalgia e si era innamorata.
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Capitolo 2 *** L' INCONTRO ***
La
pioggia non smetteva di cadere. Anche gli esperti non sapevano
più cosa raccontare
per spiegare l’imperversare del cattivo tempo. Telegiornali e
meteo non
facevano che parlare di perturbazioni anomale che coprivano tutto il
pianeta, dall’Artico
all’Antartico. In alcuni stati pioveva, in altri nevicava e
in altri ancora non
smetteva di grandinare.
La
popolazione mondiale era attanagliata dal mal tempo, ma, per quanto il
fenomeno fosse inedito e spaventoso, non era certo la pioggia o le neve
a
tenere tutti con il fiato sospeso. Macchie scure coprivano il sole ed
erano
ogni giorno più grandi.
-
Minako
ma secondo te si
tratta di attacchi alieni?
-
EH???
-
Forse sono gli alieni a
provocare quelle
strane macchie sul sole e forse è anche colpa loro se non
smette di piovere?
-
Usa,
tu vedi troppa televisione,
te lo ripeto da una vita. Sarà solo qualche fenomeno
scientifico che io e te
non capiamo, ignoranti in materia come siamo. E poi,
è circa un mese che
il tempo non cambia, se fossero stati gli alieni non penso che a
quest’ora non
si sarebbero già dati una mossa. Secondo me tutti ci stiamo
spaventando troppo per
un qualche stupido fenomeno passeggero. Anche se…secondo te
gli alieni sono
carini?
-
Mina!!!
Sei sempre la
solita! Comunque…bho? Non saprei… Va
bhè, lasciamo stare. Meglio non pensarci. Comunque
sia, ho deciso. Stasera piova pure quanto vuole ma io mi metto
l’impermeabile,
mi porto l’ombrello e vado sul lungomare: ho bisogno
di respirare aria di
mare! Mi sono stancata di stare chiusa in casa!
-
Sei
proprio sicura? Te
lo devo ricordare che fuori c’è il diluvio?! Sei
la solita sconsiderata!
-
Mina,
non ce la faccio
più. Seya non verrà di sicuro con me ma io devo
uscire, altrimenti rischio di
impazzire letteralmente seduta davanti a questa finestra.
-
Amica
mia, promettimi
almeno di fare a attenzione!
Eccola
lì, Minako
si preoccupava sempre per la sua
Usagi. Per lei la sua coinquilina era tutta la sua famiglia. Ad Usagi
si
ammorbidì ancora di più il sorriso già
disteso.
-
Tranquilla
amica mia e
poi…tanto ci sei tu che verresti a salvarmi in caso di
pericolo!
Strizzando
l’occhio a
Minako la ragazza uscì di casa.
Il
lungomare era deserto, faceva davvero freddo e la pioggia era
pungente come non se lo ricordava mai. Eppure Usagi non aveva
intenzione di
rinunciare. Amava passeggiare sul lungomare e fantasticare su quella
che
sperava sarebbe stata la sua vita insieme al suo fidanzato ormai
storico, Seya.
Tra due anni si sarebbero finalmente sposati e lei non faceva altro che
pensare
al giorno del loro matrimonio e al suo futuro sposo. Alto, moro e
possente.
Quello che più gli piaceva era quel modo tutto particolare
che Seya aveva di
sorridere. Si, sposarlo era il desiderio più grande del
cuore di Usagi.
Persa fra i suoi sogni romantici, incurante della pioggia scrosciante
intorno a
se, lagiovane ebbe una specie di randez vous:
“…Principessa, la prima
luna di Primavera è sorta, aspettami, un giorno sotto questa
stessa luna verrò
a prenderti per portarti a casa, e non ti lascerò mai
più sola”. La voce del
suo sogno.
No, non assomigliava per niente a quella di Seya. Per anni si era
aspettata
prima o poi di incontrare qualcuno con quella voce. Ma non era
successo. Lei
credeva di amare il suo Seya, di averlo sempre amato anche se,
più di una volta,
aveva pianto per causa sua, più di una volta quella dolcezza
che lei voleva
vedere in lui era diventata freddezza e le aveva spezzato il cuore.
Lei però aveva sempre resistito.
“Non esiste l’uomo perfetto e non voglio buttare
all’aria tanti anni insieme”.
Si ripeteva queste frasi tutte le volte che lui la trascurava, o la
faceva
soffrire.
Minako più di una volta le aveva consigliato di lasciarlo:
“Non troverai mai
l’uomo giusto se ti ostini a non vedere i difetti enormi di
Seya e a sopportare
tutto. Essere stati legati per otto anni non significa che tu debba
sempre
sopportare tutto oppure che tu sia costretta a passare il resto della
vita con
quell’orso dalla doppia personalità!”
Nonostante
tutto Usagi aveva continuato a resistere. Era come se in Seya
lei credesse di aver investito tutta se stessa e non volesse accettare
di aver
… perso il suo tempo e il suo amore.
Smise
di fantasticare, la pioggia si era fatta più fitta. Fu
un’istante. Una
folata di vento fece volare via l’ombrello dalle mani ormai
semi congelate. Un
fulmine squarciò il cielo e andò a colpire i fili
della luce pendenti dal palo
poco lontano dalla giovane. Scintille improvvise. I lampioni si
spensero.
“… Ahhhh……!!”
Usagi
terrorizzata si buttò a terra, cercò di
proteggersi dalla pioggia e
dalle scintille. In quel momento sarebbe voluta scappare a
casa correndo
e urlando. Non si vedeva niente, era buio, le nuvole coprivano la luce
della
luna e lei aveva paura.
I
lunghi capelli marroni erano già fradici.
“Come faccio adesso?? Fa
freddo, non si vede niente. Ma come mi è venuto di
passeggiare sul lungomare con questo
tempaccio?! Non ho nemmeno portato il
cellulare! La solita stupida!”
Intanto
il tempo continuava a peggiorare, altri fulmini sembravano aprire
il cielo. Era il 20 di marzo ma sembrava una brutta serata di
fine novembre.
All’improvviso
un’ idea, un’ancora di salvezza lanciatale dalla
memoria. Usagi
si ricordò di una caverna calcarea alla fine del lungomare.
Non era lontana.
Lì avrebbe potuto ripararsi e poi, quando Minako
si sarebbe preoccupata
per la sua assenza l’avrebbe cercata. In quella grotta
giocavano sempre da
bambine, non le sarebbe stato difficile pensare di cercarla proprio
lì.
Piano
piano, sempre sotto la pioggia, Usagi riuscì ad
arrivare alla
grotta. Si sentiva al riparo. Era completamente zuppa di pioggia ed era
stremata per la paura e per la stanchezza. Non se ne accorse. Dopo
pochi minuti
si addormentò esausta.
-
…Principessa, la prima luna di Primavera
sta per sorgere, aspettami, sto venendo a prenderti per portarti a
casa, e non
ti lascerò mai più sola.
Quella voce. Usagi la conosceva bene. Era il giorno
dell’appuntamento annuale
con il suo sogno. Però…per la prima volta le
parole erano cambiate. “Sta
venendo a prendermi?! Oddio!
Finalmente
saprò di chi è questa voce.”
Si
trovava come tutte le volte che aveva fatto quel sogno sul balcone di
casa a guardare le stelle. Il solito manto luminoso, la solita
rassicurante
Luna all’orizzonte. Ma, all’improvviso tutto
cambiò. La trapunta di stelle si
scompose. Gli astri si muovevano!
Da tutti gli angoli del cielo le stelle sembrarono radunarsi e prendere
forma:
una scala che dal suo balcone sembrava arrivare fino alla Luna.
- Serenity sto
arrivando.
Ancora quella voce. Ma come l’aveva chiamata?
“Serenity? Ma che nome è?” Usagi
aveva i brividi ma non era per la paura, era emozionata.
All’improvviso
in cima a quella scala di stelle apparve una figura. Usagi
non lo sapeva ma quella figura avrebbe cambiato quella notte, e non
solo quella
notte, per sempre.
Finalmente
ho trovato il tempo per pubblicare, o meglio, ri-pubblicare il secondo
capitolo. Aspetto i vostri pareri miei cari amici e amiche. Grazie per
il tempo che vorrete dedicarmi con una recesione. vi mando un bacio
formato gigante.
Chichilina
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Capitolo 3 *** SOGNO O SON DESTA? ***
Sono
tornata!!!!! Perdonate la lunga assenza (sempre che qualcuno se ne sia
accorto o ne abbia sofferto!) ma sono stata davvero impegnata. Vi
dedico il risultato ottimo dei miei ultimi due esami superati e la mia
, finalmente, guarigione da una febbre lunga e fastidiosa.
Per
molto tempo non mi sono connessa e non ho commentato a tempo debito le
storie di tutti...perdonatemi! Spero di riuscire a recuperare.
Ci
tengo a ringraziare di cuore tutti quelli che stanno seguendo questo
restilyng (non sono cmq molto soddisfatta di questi capitoli
iniziali...il meglio verrà fra quanche capitolo,
però...cercate di farmela passare).
In
particolare ringrazio: STELLA 99MER, LUCIADOM, NEPTUNE87 E LUISINA...
cosa farei senza di voi???!!!!
Allora...dove
eravamo rimasti con questa sotria?! Ah si, la nostra amica Usagi per
ripararsi dalla pioggia e dal temporale si ripara in una grotta sulla
spiaggia e li, stremata dal freddo (e dalla paura) si addormenta. Non
fa però in tempo a chiudere gli occhi che il sogno
che da anni la "perseguita" si ri fà vivo. Questa
volta però....tutto è diverso: le stelle si
radunano e formano una scala, in controluce si vede una figura che la
chiama e le annuncia che...
Chichilina
CAP.3
SOGNO O SON
DESTA?!
- E’
da molte lune che aspettavo
questo momento, mia amata Serenity. E’ finalmente arrivata
l’ora che i nostri
occhi si rincontrino.
Una
voce forte e decisa
aveva cominciato a dare spessore all’immagine in controluce.
Era la stessa voce
di tutti quegl’anni in tutti i quei sogni, la stessa profonda
e indimenticabile
voce.
- Ma…chi
sei? Io non ti conosco.
Forse hai sbagliato persona…il mio nome è Usagi!
- Serenity
tu sei Usagi,
Usagi tu sei Serenity
Lentamente quell’uomo
misterioso scendeva le scale che lo separavano dalla giovane. Ad ogni
passo, ad
ogni scalino Usagi sentiva dentro di se come un tonfo profondo. Era
come se il
ritmo di quell’andatura avesse cambiato il battere normale
del suo cuore e
tutto il suo corpo reagiva con un emozione che non era solo un
sentimento, ma
un vero e proprio stato fisico.
- La
prima luna di
primavera segnò il nostro addio ma oggi segnerà
il nostro nuovo inizio…
Usagi
era sempre più
confusa.
- Ma
io non capisco…
La controluce creata dalla Luna non le permetteva di vedere in viso
quella
figura che lentamente si avvicinava. Era uomo, altro e robusto. Un uomo
con un
mantello. Poche certezze.
Ed
eccolo, era di fronte
a lei. Quella scala infinita era terminata troppo velocemente. Non
aveva dato
ad Usagi nemmeno il tempo di riflettere. Quell’ andatura
lenta non era bastata
alla mente di Usagi per accettare l’idea di un uomo che
camminava sulle stelle.
Ma
altro tempo non ce n’era,
e se pure ce ne fosse stato quell’uomo non aveva
più intenzione di
concederglielo.
Usagi
non riusciva a
mettere a fuoco l’immagine ormai così vicina.
Troppa emozione le annebbiava la
vista. Fu un attimo. Lui le prese una mano, la alzò e vi
posò sopra la sua come
per creare un contatto, come per permetterle di sincerarsi che fosse un
uomo
vero e non una visione.
- Io sono Cronos, Re di Gea, custode del cristallo dorato e signore del
tempo e
della rivoluzione del sole. Sono il tuo vero padre Serenity.
I tasti di un pianoforte
pizzicano dolci o decisi le corde che permettono al suono di nascere.
Sanno
essere pesanti o leggeri, profondi o appena pronunciati. Possono
generare
melodie delicate o armonie complesse e prepotenti. Ecco, nella mente di
Usagi
le parole di quell’uomo sconosciuto che si diceva re e, cosa
ancora più
incredibile, suo “vero
padre”, sembrarono
le note di un complesso concerto al pianoforte.
In
tutti quegli anni aveva fantasticato su tutt’altro che un
uomo che si
professasse suo padre. Aveva sognato un cavaliere innamorato, un
principe
corteggiatore e certamente non un padre che rivendicasse la propria
bambina! E
si, doveva essere proprio un sogno. Questa nuova sicurezza la
tranquillizzò e
le permise di replicare.
- Devi esserti sbagliato, io ce l’ho un padre, non mi chiamo
Serenity e poi…
cosa vuoi da me? Questo sogno sta diventando un po’ troppo
strano
Ora
lei riusciva a
vederlo bene e a distinguere i suoi tratti.
Era un uomo adulto, doveva avere almeno 50 anni. I capelli erano lunghi
sotto
le orecchie e fili argentati stemperavano il nero d’ebano
della maggior parte della
capigliatura. Aveva anche la barba. Non troppo lunga, curata. Il suo
sguardo
era serio ma pieno di dolcezza insieme. Elegante e maestoso era vestito
con i
colori della notte. Spiccava luminoso sulla sua fronte un simbolo: uno
spicchio
di luna dorato orientato con le punte in alto, un simbolo che sembrava
un
marchio.
- Dolce Serenity, questo non è un sogno ed io …
voglio solo raccontarti una
storia, o meglio voglio che tu ricordi una storia …
Dette quelle parole l’uomo, lasciò la mano di
Usagi che nel frattempo non si
era nemmeno accorta di aver continuato a tenere la sua mano in quella
di
quell’uomo sconosciuto. Alzò un braccio e con la
punta dell’indice destro le
tocco la fronte con dolcezza..
A quel gesto inaspettato Usagi non ebbe il tempo di sottrarsi. Al tocco
sulla
fronte Usagi reagì sentendo un improvviso calore, la sua
mente si svuotò.
Chiuse gli occhi e seppe. Seppe quello che nel suo cuore era seppellito
da
millenni.
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Capitolo 4 *** STO ANCORA SOGNANDO? ***
Inizio moduloCapitolo
4 sfornato e pronto! non posso che ringraziare di cuore:
NEPTUNE87 - MARYUSA - SILVIASILVIA - LUISINA - LUCIADOM E STELLA93MER
per i loro graditissimi commenti. Siete la mia forza!
Ringrazio anche tutti coloro che
stanno leggendo questa storia...siete tanti e mi fa piacere. Spero di
ricevere parere di tutti su come si sta sviluppando la
trama...ho"restaurato anche i prossim i 2 capitoli. li ripubblico piano
piano aspettando che tutti possiate leggere gli aggiornamenti.
Amo
questa storia nonostante non sia per nulla soddisfatta di come la sto
scrivendo. E' un 'esempio di racconto in cui la trama mi avvince
più dell'espressione. perdonatemi se vi aspettavate qualcosa
di meglio. Grazie a tutti e buona lettura
Chichilina
cap. 4
STO ANCORA SOGNANDO?
All’improvviso
Usagi aprì gli occhi. Era febbricitante.
Si trovava nella sua stanza, un filo di perle di sudore le scendevano
dalla fronte. Il viso candido arrossato. Minako
e Seya le erano accanto. Sentiva di non avere nemmeno la forza parlare.
Da quanto tempo dormiva? Non lo sapeva.
Minako l’aveva trovata priva di sensi e completamente bagnata
nel cuore della notte nella grotta alla fine del lungomare. Era stata
così in pensiero per Usagi che quando finalmente
l'aveva trovata l'era mancato addirittura il fiato
dalla gioia.
Seya, avvertito da Minako era arrivato a casa poco dopo, aveva cercato
la sua ragazza per tutta la città, ma Minako aveva
avuto più fortuna.
- Cronos?
Ecco l’unica parola che Usagi riuscì a proferire.
- Usa
cosa hai detto? Stai ancora sognando?
Seya non potè trattenersi.
- Mi-mi… brucia la fronte
- E’ normale amica mia, hai la febbre alta e scotti.
Gli occhi di Minako erano carichi di apprensione.
- Mmmm…
Non sapeva cosa fare, non sapeva
cosa pensare. Usagi si sentiva confusa come mai prima. Il suo corpo era
come si fosse separato dalla sua mente, sentiva solo la fronte
bruciare intensamente come se qualcuno l’avesse…
marchiata. Ripensò ai vitelli che aveva visto marchiare
l’estate prima, nell’agriturismo in cui era andata
in vacanza con Minako. Si, era come se qualcuno l’avesse
marchiata sulla fronte.
“Forse
è stato quel sogno, forse …”.
L’
immagine di Cronos che le toccava la fronte ritornò
prepotente nella sua memoria.
“Ma..era solo
un sogno? Non può essere vero quello che ho visto
quando mi ha toccato.”
Questi i suoi
pensieri, queste le sue domande a se stessa.
Poi
un’illuminazione: voleva uno specchio.
- Minako, portami uno specchio per favore.
- Ma, scusami…a cosa ti serve uno specchio? Hai la febbre,
sei a letto e la tua unica richiesta è specchiarti???!!! E
poi sarei io quella vanitosa!Tzè!
- Mina, ti prego, portami uno specchio e poi lasciatemi sola, vorrei
riposare.
Il tono della
voce era un po’ duro. Usagi se ne pentì e
cercò di rimediare: “Seya, Mina grazie di tutto.
Perdonatemi ma…ho bisogno di dormire
- Come vuoi, ma io non ti capisco proprio.
- Usa ma sei davvero sicura di voler restare da sola?
Loro non potevano, ma Usagi sapeva quello che faceva.
|
Aveva
ragione, l’avevano marchiata. L’alone era ancora
leggero ma si poteva interpretare, se si sapeva come guardare. Non era
stato solo uno strano sogno.
Il vento e la pioggia battevano forte contro la finestra della sua
camera ma Usagi non li sentiva, Usagi sapeva e quella consapevolezza da
sola faceva nella sua testa più rumore di qualunque altra
cosa.
Come avrebbe potuto spiegare a qualcuno quello che c’era ora
nella sua mente? Nessuno le avrebbe creduto. L’avrebbero
additata come pazza. No, non poteva parlarne con nessuno. Ma Minako?
Forse lei l’avrebbe capita, forse quando il marchio sarebbe
diventato più evidente le avrebbe creduto. No, non poteva.
Aveva bisogno di tempo, doveva pensare. Forse era troppo pericoloso
condividere quello che lei aveva visto.
“E Cronos? Dov’è ora?”
L’aveva lasciata in quella grotta. Perché le era
apparso solo in sogno, perché non era lì con lei?
Quante domande.
Guardandosi allo specchio si sfiorò la falce di luna con le
punte in su che piano piano stava apparendo sotto la sua fronte. Anche
solo toccandola le dava sensazioni di ricordo fortissime. Le bastava
chiudere gli occhi per vedere qualcosa di…assolutamente
incredibile.
|
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Capitolo 5 *** IL COMPLEANNO ***
CAP.
5 IL COMPLEANNO
La
notte era passata
insonne per Usagi, come poteva dormire dopo quello che aveva visto,
dopo quello
che aveva ricordato? E in più…aveva paura di
addormentarsi e sognare di nuovo,
aveva paura di quello che sapeva sarebbe successo molto, troppo presto.
Bussarono alla porta.
- Amica come stai?
Bene vero? Febbre o
no… HAPPY BIRTHDAY!!!
“E
già, oggi è il mio
compleanno” pensò Usagi che tutto aveva in mente fuori che
festeggiare.
- Allora, ho preparato una torta gigante, ho attaccato i festoni e ho
invitato
una marea di persone: Seya, i tuoi colleghi, i nostri amici,... …
La lista continuava, Minako era tutta presa nell’elencare le
meraviglie che
aveva organizzato per festeggiare la sua amica. Aveva i suoi soliti
occhi
allegri e spensierati e gesticolava dispensando profumata
felicità.
Ma per Usagi tutto aveva un sapore diverso. Gli inviti, le visite che
avrebbe
avuto significavano
solo tanti “addio”
che avrebbe dovuto dire nel silenzio del suo cuore. Ogni nome era un
sentimento, un’ amore, un progetto che avrebbe dovuto
soffocare per sempre.
La giovane si voltò nel letto.
La finestra continuava a cantare la danza della pioggia. Per un momento
Usagi
credette che la pioggia avesse il sapore delle lacrime.
- Hei, che c’è? Potresti mostrare un po’
di allegria infondo! Ho capito, la
malatina di turno vuole un po’ di attenzioni. E va bene, so
io cosa ci vuole
con te.
In un istante Minako uscì dalla camera dell’amica
e vi ritornò con un
pacchetto.
- Questo è per te brontolona. Auguri.”
Era un regalo.
Usagi non aveva il morale giusto per festeggiare ma…un
regalo è pur sempre un
regalo!
Il pacchetto era di cartoncino nero a forma di cubo. In rilievo i
caratteri
“buon compleanno” in oro.I regali di Minako erano
sempre i suoi preferiti, lo
erano sempre stati da quando da bambina le aveva regalato la sua
bambola
preferita dicendo: “quando di notte avrai paura del buio
stringi forte questa
bambola e vedrai che starai subito meglio”. Che cara che era
stata. Usagi la
teneva sempre nel suo cuore. Da quel giorno il buio non le faceva
più paura.
Aprì il pacchetto con lentezza, come a voler gustare il
più a lungo possibile
l’emozione della sorpresa. In questo non sarebbe mai cambiata.
Il pacchetto conteneva un sacchetto di raso color ambra e il sacchetto
custodiva un gioiello: una collana di cristalli rosa. Meravigliosa.
Minako un po’ imbarazzata allora aggiunse: - così
quando la metti mi pensi.
Improvvisamente si trovò Usagi tra le braccia.
- Non c’è bisogno di una collana per pensarti, tu
sei la mia amica dolce, sei
sempre nei miei pensieri. E ti porterò con me nei miei
ricordi anche quando non
saremo più insieme.
Si
abbracciarono forte.
Tutti insieme mille ricordi facevano il girotondo nel cuore di Usagi.
Minako sembrò non capire cosa Usagi le avesse detto.
Perché mai dovevano
separarsi? Era profondamente
convinta
che sarebbero rimaste sempre insieme, sarebbero diventate adulte
insieme e
sarebbero state amiche anche dopo che si fossero sposate e avessero
vissuto in
case diverse.
Ma quello che Minako
non poteva sapere
era che in quel momento Usagi le aveva detto addio. Un addio sofferto,
un addio
doloroso ma dannatamente opportuno.
Tutto il giorno fu un andirivieni di parenti e amici.
In principio Usagi decise restare un po’ in disparte, ma poi
pensò che era
meglio godersi la giornata. Sarebbe stata forse la sua ultima occasione
di
stare vicino alle persone che più amava al mondo.
Fuori continuava a
piovere senza soste
ma, dentro sembrava una giornata d’estate.
Era il 21 marzo dei suoi 24 anni. Quel giorno Usagi l’avrebbe
ricordato per
sempre.
Prima
di andare via anche Seya aveva un regalo da dare alla sua fidanzata,
quella ragazza così dolce e capace di accettarlo nei suoi
momenti migliori e in quelli peggiori, quella ragazza che da sola aveva
sfidato il suo carattere e che aveva saputo amarlo con determinazione
nonostante i suoi errori.
Le aveva sentito tante volte dire: “il più
comprende il meno” tanto che si era convinto che lei avesse
ragione. Lui l’amava a suo modo. Non l’avrebbe mai
tradita, mai lasciata, ma non sarebbe nemmeno mai cambiato fino in
fondo. Entrambi lo sapevano. Sarebbe stato sempre un po’
lunatico nei suoi giorni di dolcezza e in quelli di durezza scaricando
le colpe allo stress del lavoro.
Spesso ripensava al momento in cui l’aveva conosciuta. Quando
la vide la prima volta la riconobbe. Qualcosa dentro di lui lo
avvisò che quella ragazza non era come tutte le altre.
Questa volta era sicuro che l’avrebbe sorpresa.
Le si avvicinò. Lei si era rimessa nel letto stremata ancora
dalla febbre del giorno prima.
- Seya è per me?
- Non alzarti dal letto, sei ancora debole e la festa ti ha stancato
ancora di più. Te lo porto sul letto così puoi
scartarlo.
- Va bene
Quello,
Usagi lo sapeva, sarebbe stato il momento più difficile. Con
la sua nuova consapevolezza confrontarsi con Seya sarebbe stato un duro
colpo.
Quando ebbe tra le mani la scatolina che Seya stringeva tra le sue,
capì immediatamente di cosa si trattasse. Era una cosa che
aspettava da otto anni ormai.
Seya la fissava cercando di nascondere ogni emozione. La frangia nera
dei suoi capelli copriva gli occhi meglio di una maschera. Ne era grato.
Era di velluto rosso. Usagi quasi temeva di aprire il piccolo cofanetto
sapendo in cuor suo che non avrebbe segnato l’inizio che lei
aveva tanto aspettato.
Eppure l’aprì e lo trovò.
Era bellissimo. D’oro bianco, luminoso per via della
bellissima pietra incastonata. Era un’anello di fidanzamento.
- Non sarà il cristallo d’argento (ormai anche
Seya era un esperto di Sailor Moon, dopo essere stato costretto a
guardare tutte le puntate del cartone animato con Usagi),
però…spero ti piaccia.
Aveva
uno sguardo nuovo quella sera.
Lui le aveva già chiesto di sposarlo, o meglio, avevano
deciso di sposarsi in tacito assenso cominciando a progettare di
comprare una casa loro e di invitare gli amici al ricevimento. Certo
lui non dimostrava mai nessun entusiasmo. Sembrava quasi che
acconsentisse perché era lei a volerlo ma…ad
Usagi bastava. Questa volta però era ufficiale.
- Usa… lo so che non sono il fidanzato migliore del mondo
però,…credo che
..insomma…forse…vuoi sposarmi?
Come è strana la vita, quello per Usagi sarebbe dovuto
essere il momento più bello in assoluto e
invece,…le nuvole dentro il suo cuore non le permettevano di
gioire. Finalmente il suo fidanzato si era aperto con lei, ammettendo
anche di non essere perfetto ma di tenere al loro rapporto fino al
punto di chiederle di sposarlo.
- Ma Seya,…sei sicuro?
- Perché me lo chiedi? Non te l’avrei chiesto
altrimenti!
L’incanto si era già spezzato.
- Ecco, io…ascoltami…
La voce di Usagi si fece tremante.
Seya non le lasciò il tempo di finire. Come sempre era
bastato poco per trasformarlo in un orso. Si aspettava che lei gli
saltasse al collo dalla gioia e invece…
- Guarda che non sei obbligata,…
- No, no, Seya…è solo che…
- No voglio più sentirti. Dormici su, ne riparliamo
un’altra volta.
Così facendo se ne andò e lasciò Usagi
da sola a guardare quello splendido dono arrivato nel momento
sbagliato. Lui faceva sempre così. Ogni volta che litigavano
lui ad un certo punto si alzava e…andava via.
Non è che Usagi non volesse dirgli si, è solo che
adesso sapeva che presto avrebbe dovuto dirgli addio. Ma questo Seya
non poteva certo immaginarlo.
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Capitolo 6 *** MONDI GEMELLI, VITE PARALLELE ***
Carissimi/e,
questo è uno dei capitoli che preferisco, ce ne sono altri
che credo siano venuti molto meglio ma...a questo sono legata
particolarmente. Spero proprio piaccia anche a voi.
Sto
riflettendo sulla possibilità di non continuare questa
storia. Vi dico la verità, amati lettori, tengo a questa
storia più delle altre perchè è il
racconto dei miei sogni di bambina, è la prima fanfiction
che ho cominciato a scrivere e, molti aspetti (naturalmente quelli di
vita normale - che precisazione scema *_*), sono autobiografici. So che
è sciocco....( non lapidatemi per quanto sto per dire per
favore!) ma accorgermi che non siete in molti a lasciarmi un parere mi
fa pensare che questa storia non vi sia piaciuta e quindi
probabilmente non sono riuscita ad incontrare il vostro gusto. Non
vorei continuare a raccontarvi una storia che non vi piace...ecco!
Naturalmente
continuerei a mandare i capitoli privatamente a chiunque me
lo chiedesse. Sono comunque intenzionata a finirla, almeno sul mio
computer. Ringrazio tanto tanto chi mi ha seguita fin'ora in
questa storia.
L'esito di questo cappy mi spingerà a continuare o meno la
pubblicazione.
Spero di essermi spiegata bene ^_^
Comunque
grazie a chiunque abbia letto e commentato.
Chichilina
CAP. 6: MONDI GEMELLI, VITTE PARALLELE
Quando la Terra
nacque nell’universo i popoli degli altri pianeti la
chiamavano Gea, il pianeta d’acqua. Nessun pianeta era
così meraviglioso come Gea, pieno di vita, natura e
bellezze. Era il posto ideale per vivere e ben presto divenne desiderio
di tutti i popoli del sistema solare quello di abitarlo.
All’epoca le forze padrone dell’ universo erano
tre: Anima, Corpo e Speranza, tre esseri fatti di energia che
governavano la vita e la morte dei pianeti delle galassie. Se nasceva
una stella o un pianeta era per loro decisione, se una galassia
esplodeva era per loro decisione, se veniva eletto un sovrano di un
pianeta era per loro decisione.
Quando le tre forze decisero di generare Gea fu con la speranza di
rendere autonomo un pianeta dalla loro decisione di vita o morte. Per
la prima volta unirono i loro poteri e il risultato fu il pianeta
più bello e desiderabile che fosse mai stato creato. Nella
loro bontà decisero di donare a questo pianeta
d’acqua un satellite in cui custodire la fonte
dell’energia ch’egli era destinata per poter
continuare a generare la vita in modo indipendente. Questo satellite
era la Luna e questa fonte di energia era il Cristallo
d’Argento. Anima e Corpo allora si abbracciarono e dalla loro
tenerezza nacque il seme della vita. Speranza lo colse e lo
piantò su Gea e sul suo satellite. La razza terrestre e
quella lunare erano nate.
Ma gli uomini si sa, hanno bisogno di una guida e le tre forze decisero
di creare un regno sulla Luna i cui regnanti avrebbero avuto il potere
di governare il cristallo d’argento, e un regno sulla terra a
cui affidare il Cristallo d’ Oro che permetteva al pianeta di
godere dei raggi del sole, riferimento dei terrestri nei confronti del
regno della luna. Il sogno di Anima, Corpo e Speranza era quello di
creare un pianeta in cui tutti i popoli erranti della galassia del Sole
potessero trovare una casa e vivere insieme ai terrestri in autonomia e
serenità.
Questa è la leggenda tramandata da millenni a Golden
Kingdom, la leggenda della nascita di Gea e della sua Luna.
Ma questa leggenda non è ancora finita.
La storia narra che il primo atto del primo re della Luna fu cercare di
usare il potere infinito del cristallo d’argento per creare
un altro pianeta come Gea in modo che potesse divenire una casa per
tutti quei popoli che lo desideravano. Gea da sola non bastava per
raccogliere tutti i popoli della galassia del sole. Ma qualcosa non
andò per il verso giusto. Nell’enorme sforzo fatto
per gestire il potere del cristallo d’argento il re
compì l’errore di non chiedere al cristallo che i
due mondi fossero indipendenti e alla fine creò un mondo
gemello completamente incosciente dell’altro ma le cui sorti
erano legate imprescindibilmente al pianeta originario.
Se Gea viveva anche il pianeta gemello Mondo viveva, se Gea periva
anche Mondo periva e viceversa. Accortosi dell’errore il re
della Luna, conscio di non poter più ricorrere al cristallo
d’argento bisognoso di enormi energie, decise
di non raccontare a nessuno questo immenso dettaglio. Permise a molti
popoli di popolare Mondo senza rivelare mai che le sorti di quel
pianeta erano dipendenti da quelle di Gea e, per evitare che qualcuno
con intenti malvagi un giorno decidesse di distruggere Mondo, incapace
di difendersi in quanto generato da cristallo d’argento ma
senza un regno che potesse governarlo e proteggerlo, il re fece in modo
che nessuno su Gea sapesse dell’esistenza di Mondo e
viceversa. Questa la leggenda dei mondi gemelli.
Il regno di Cronos, il Golden Kingdom, era sicuramente il
più florido che Gea ricordasse, Cronos il re di Gea e
Selene, la regina della Luna, unendosi in matrimonio avevano dato
lunghi anni da pace e prosperità al pianeta
d’acqua e ai suoi abitanti e nessuno poteva immaginare che
quella pace potesse un giorno finire. Ma … la fine stava
arrivando.
Gea era un pianeta meraviglioso riferimento di lodi e di invidie in
tutta la galassia, molti popoli oltre il sole serbavano
l’ambizione di poterlo conquistare. Tra questi il
più fervido aspirante era sicuramente Nemesis, pianeta del
Cristallo Nero. Lì, regno del re Cristel,
l’invasione era studiata e ormai comandata.
Cristel era pronto, Gea sarebbe stata sua e con lei anche Mondo.
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Capitolo 7 *** LA RIVELAZIONE DI USAGI ***
Ta
ta ta da.....grazie a tutto il sostegno delle mie amiche che hanno
recensito sono tornata più in vena che mai!!! Avevo avuto un
momento di sconforto in cui credevo questa storia non vi piacesse
davvero. Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno recensito il
capitolo precedente e dedico a loro questo nuovo capitolo sperando di
non deludervi. Ringrazio anche tutti quelli che hanno solo letto
sperando che vogliano farmi sapere cosa ne pensano.
Buonalettura
e...a presto
Chichilina
Erano
passati due giorni dalla proposta di matrimonio
Seya. Lui non si era fatto più sentire, ne
Usagi lo aveva cercato. A cosa sarebbe servito? Due giorni per
struggersi al
pensiero dei cambiamenti che avrebbe dovuto affrontare, due giorni
senza
riuscire a dormire e con in più il tentativo lacerante di
non far trapelare le
sue emozioni. Come avrebbe potuto spiegarle?
Minako,
dal canto suo, non riconosceva più la sua amica.
Dov’era andata la
ragazza spensierata di sempre, il sorriso più splendente del
mondo?
- Usa,
ora basta, dimmi cosa ti prende? Non basta che la pioggia fuori
continui a innaffiare il mondo intero e che il sole sia quasi diventato
grigio
per colpa di quelle macchie strane, anche qua dentro vuoi fare un
laghetto con
le tue lacrime?
Nessuna
risposta. Usagi sentiva profondamente che non era giusto lasciare
che Minako condividesse la sua pena, il suo misterioso, e al momento
oscuro, destino.
Lei stava solo aspettando. Le ore scorrevano lentamente ma scorrevano.
La poca
luce solare si alternava alo buio totale della notte. Erano passati
solo due
giorni, ma presto sarebbe arrivata la sua ora. Presto Cronos sarebbe
tornato
nei suoi sogni e questa volta lei avrebbe dovuto seguirlo.
A
questo pensiero senti un brivido raggiungere ogni parte del suo corpo,
guardò
negli occhi la sua amica che le era accanto, e sentì,
nonostante tutti i suoi
buoni propositi di silenzio, di
non
essere abbastanza forte per sopportare da sola il peso della sua
realtà, una
realtà incomprensibile ma pur sempre una realtà.
- Mina,
ma se
io…senti, ma tu… tu mi vuoi un po’ di
bene?
Lo
sguardo di Minako si addolcì immediatamente.
- Vuoi
la verità? Non ti
sopporto! No, no. Scema, che domande mi fai?! Certo che ti voglio bene!!
- Ma…cosa
ne pensi di
Sailor Moon?
- E
adesso cosa centra
Sailor Moon? Certo che sei davvero strana ultimamente?
- E
se ti dicessi che non
è solo un cartone animato?
- Direi
che le macchie
oltre ad esserci sul sole sono apparse anche nel tuo cervello.
- …Ehm…si,
hai ragione tu.
- Allora,
Usa, cosa vuoi
dirmi?
- Niente,
niente,… mi è
solo venuta voglia di leggere un fumetto. Lascia stare.
- E
no, non ti capisco
proprio. Cominci a preoccuparmi! Ma…forse leggere un
po’ ti rimetterà in sesto.
Aveva fatto un tentativo. Ora era sicura di non riuscire proprio a
trovare
forza e coraggio
Il
sole, intanto, era
diventato
grigio del tutto.
Scienziati di tutto il mondo avevano dato l’allarme:
<< Se il sole non
tornerà a splendere, se la pioggia non smetterà
di scendere, il mondo avrà un
breve vita.>>
Nessuno di loro riusciva a capire cosa mai stesse succedendo. Nessuno
poteva
capire cosa stesse capitando al Mondo.
La
notte che Usagi aspettava era arrivata. Le ore avevano fatto il loro
corso e così il susseguirsi di giorno e notte. Sette giorni
esatti aveva detto
Cronos durante la sua visione, sette giorni esatti per
l’inizio della fine
della vita che aveva sempre conosciuto. Lui, quel padre così
inaspettato, le
aveva concesso una settimana per riprendere conoscenza di tutti i
ricordi che
lei credeva sopiti. Usagi avrebbe voluto fuggire, andare a nascondersi
nell’antro più introvabile della Terra ma, sarebbe stato tutto inutile.
Non volle nemmeno
alzarsi mai dal letto.
Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva un volto, un colore, un
paesaggio
che la riportava indietro negli anni, in una dimensione che non era
quella in
cui aveva vissuto fin'ora. Cresceva
dentro di lei la consapevolezza della necessità di quel
viaggio insieme alla
paura nell’affrontarlo.
Si,
la settimana era trascorsa e Usagi, anche se non sentiva dentro di se
le forze, doveva salutare il mondo, il suo Mondo.
- Seya,
sei qui?
Assorta
com’era nei suoi pensieri non s’era accorta che il
Suo mondo l’aveva
preceduta.
- Non
mi vedi forse?
- Sono
contenta tu sia
venuto a trovarmi. Ho bisogno di parlarti.
- Se
è per la storia del
matrimonio lascia perdere. Non ho voglia di ascoltarti e
poi…non devi
stancarti. E’ una settimana che sei ancora a letto per quella
maledetta febbre.
- No,
devi ascoltarmi. …Tu
mi ami? Davvero intendo?
- Ma
che domande sono?
Usagi
aveva la voce carica di aspettative e tremore. Le era costato fargli
quella domanda ma non poteva proprio lasciar perdere. Doveva sapere. Seya però non
si smentiva mai e Usagi odiava,
letteralmente “odiava” quando le rispondeva in
questo modo, praticamente senza
risponderle. Che gli costava rispondere con un si o un no?!
Cominciava a sentire le lacrime agli occhi
- Dimmelo
ti prego!
Voleva
evitare di perdere la pazienza dopotutto
- Non
ti avrei chiesto di
sposarmi altrimenti.
- Lasceresti
tutto e tutti
per me?
- Ma
cos’hai? Sei in vena
di conferme affettive?
- Rispondimi
ti prego!!
- No,
non vedo perché
dovrei lasciare tutta la mia vita per te, se nessuno mi obbliga a
scegliere.
- Ma
se io dovessi
partire, se dovessi andare lontano, così lontano da non
poter più tornare, mi
seguiresti?
Con
una freddezza
incredibile, dopo un’istante di esitazione il moro rispose.
- No,
se tu volessi
partire, vorrebbe dire che non sei soddisfatta qui con me e ti lascerei
andare.
Usagi
si rassegnò. Era inutile, Seya non le avrebbe mai risposto
nettamente, non le avrebbe mai detto quello che lei voleva sentirsi
dire; non
l’avrebbe aiutata con le sue risposte a prendere la decisione
migliore. Lei
però sentiva di volergli bene davvero, sentiva che doveva
dare un’opportunità a
quell’ amore, anche se le parole del suo fidanzato , la sua
freddezza, ancora
una volta l’avevano ferita dentro.
- Ascolta
amore, tu sai quanto io tenga alla nostra storia, tu sai quanto ho
lottato per noi due in questi 8 anni. Ci ho pensato tanto e ho deciso
di
confidarmi con te.
Il
volto di Usagi era teso, gli occhi in evidente stato di sofferenza. Ma
ormai aveva deciso. Prese più aria che poteva nei polmoni
pronta a fare l’ultimo
tentativo.
Seya,
invece, non riusciva a capire cosa la sua ragazza volesse dirgli.
- La
scorsa settimana,
quando mi sono riparata nella grotta dal temporale…
- Certo
che sei stata
proprio una pazza ad uscire con quel tempo.
- Bhe…in
quella grotta…la
mia vita è cambiata.
- Si,
ti sei presa una febbre
da cavallo.
- Non
parlo della febbre
Seya, …ho conosciuto un uomo.
- Eh???Un
uomo? Ma che
dici? Chi è questo? Ti ha fatto del male? Sè
così dimmelo che lo trovo e lo
uccido con le mie mani.
- No,
no.
Questa
improvvisa esplosione di gelosia e protezione le dava un po’
di
coraggio in più.
- No,
mi sono addormentata
e ho sognato…lui, mio padre, Cronos.
- E
chi sarebbe questo
Cronos? Io tuo padre lo conosco e non mi pare proprio si chiami
così.
- Il
mio vero padre
intendo, ..il re Cronos.
- Tu
stai delirando,
adesso si che mi preoccupi.
- Ascoltami
Seya, non sono
impazzita!
All’improvviso
decise che gli avrebbe mostrato quello che non sarebbe mai
riuscita a spiegargli con le parole o che, cosa più
probabile, Seya non sarebbe
mai riuscito a capire.
Alzo
un braccio, come fece Cronos nella grotta e con il dito indice della
mancina gli tocco la fronte…
…
…
Tutto
era buio. Un buio surreale.
- Ma
cosa diavolo è
successo?…Dove cavolo sono? Usagi?!
- Seya
ascoltami adesso…
Seya
sentiva la voce della sua fidanzata
ma non la vedeva, non vedeva
niente.All’improvviso però
una luce…
Era
la luce delle stelle. In un istante ebbe la consapevolezza di trovarsi
nello spazio. I pianeti sospesi, la luce perlata delle
stelle,...sembrava un luogo
magico, anzi lo era di sicuro!
Di
fronte a lui due pianeti, identici. Bellissimi.
- Ascotami
bene Seya,
quelli che vedi sono Mondo e Gea. La Terra che tu conosci non
è l’unico pianeta
abitato dal genere umano. Il Mondo è un pianeta gemello.
- Non
ho capito niente,
Usa dove sei, come faccio a trovarmi qui?
- Non
avere paura…fidati
di me e ascoltami. Come ti dicevo Mondo è un pianeta
gemello. E’ nato dopo Gea.
Un mio antenato l’ha creato usando la forza del cristallo
d’argento.
- Usa,
il cristallo d
‘argento? Che centra Sailor Moon.
- Ti
spiegherò tutto. Come
ti dicevo Mondo è nato dopo di Gea. Nessuno dei due pianeti
conosce l’altro,
solo i discendenti della famiglia della Luna e del Golden Kingdom sanno
la
realtà, cioè l’esistenza di entrambi i
pianeti.
- E
tu, tu come fai a
sapere tutto questo?
- Perché
io sono l’ultima
discendente del regno della Luna…io sono Serenity, la
principessa del Silver e
del Golden Kingdom.
- Sto
diventando pazzo!
Anzi tu sei diventata pazza e io ho le allucinazioni.
All’improvviso
Seya si ritrovò tra le rovine di un tempio.
Il ragazzo non riusciva proprio a capire dove si trovasse e in balia di
cosa.
Vedeva i sue pianeti gemelli di fronte a se. Uno spettacolo incredibile
e per
lui incomprensibile.
Non
era più solo. Davanti a se la sua Usako. Era così
diversa però: i suoi
capelli erano biondi e ancora più lunghi, i suoi occhi erano
azzurri, come il
mare, come il cielo d'estate. Il suo volto era disteso, emanava una
forza e una
sicurezza che non aveva mai visto in tutti quegli anni
- U-Usako…
- Amore mio, io non sono
più la tua Usako, non
posso più esserlo. Mio padre, il re Cronos, ha
risvegliato i miei ricordi
relativi alla mia vita precedente, la mia vita su Gea. Il mio
era un regno
di serenità, per questo mi chiamarono Serenity. Mio padre e
mia madre
governavano con saggezza e tutti erano felici e sicuri. Ma
poi…il giorno del
mio 15mo compleanno tutto cambiò. Su Gea cominciò
una guerra senza precedenti.
Un altro popolo, un altro regno dallo spazio, voleva conquistare il
nostro
mondo. L’unico modo era rubarci il cristallo d'argento di mia
madre e sfruttare
la sua forza per annientare i poteri che ci rendevano invincibili.
Il mio
regno resisteva. Mio padre e mia madre, la regina della Luna,
erano
riusciti a limitare al massimo gli attacchi del nemico. Ma quella calma
non era
destinata a durare. Un giorno, tradito dalla sua stessa guardia
personale, mio
padre fu colpito a morte e gli rubarono il suo frammento di cristallo
d’oro, il
cristallo che lo rendeva re e che gli permetteva di unire i suoi poteri
a
quelli del cristallo d’argento in modo da amplificarne la
potenza protettrice. Fu
il dramma. L’unica speranza era rimasta il cristallo
d’argento. Fu allora
che mia madre, la regina Selene, si sacrificò.
Decise di far confluire
tutti i suoi poteri e la sua energia nel cristallo d’argento
e chiese alla
potente gemma di salvarmi. Io ero l'unica erede, l'unica che dopo di
lei
avrebbe potuto usare il cristallo per
proteggere Gea e Mondo. Selene, con il suo sacrificio riuscì
a relegare il
nemico ai confini della Galassia, e trasferì il mio spirito
su Mondo insieme al
cristallo d’argento stesso. Voleva proteggermi. La regina
sapeva che per
tornare all’attacco il nemico avrebbe impiegato 24 lunghi
anni. Quello era il
tempo necessario per attraversare la galassia, e decise che io avrei
dovuto
vivere quegli anni lontano da quelle responsabilità, da
quell’angoscia e da
qualche spia che potesse tradirmi come avevano fatto con re Cronos. Con
il
cristallo d'argento riuscì a riportare in vita anche lui,
mio padre. Non potè,
però, salvare se stessa.
Usagi
abbasso gli occhi. Un dolore sordo le dilaniava il cuore. Non avrebbe
mai rivisto la sua vera mamma.
- Fu
così che mi re-incarnai su mondo. Mi chiamarono Usagi
Tsukino, “Coniglio
della Luna” come a ricordo del sacrificio della leggenda.
Seya
era assolutamente incredulo. All’improvviso si ritrovava
catapultato in
un cartone animato.
- Ma
questa sembra la
storia di Sailor Moon!
- Bhè,
più o meno si. Mia
madre ha fatto in modo che qualcosa di innocente facesse da collante
tra la
vita di Usagi e quella di Serenity. Credo abbia pensato che, arrivato
il
momento, sarebbe stato più facile capire la
verità.
- No,
io non posso
crederci.
- Devi.
Io devo partire
Amore mio.
- Ma…
- Devo
tornare su Gea. Il
nemico è quasi arrivato. 24 anni sono passati e
io…devo difendere Gea e Mondo.
- Che
centra il Mondo?
Usagi,
con gli occhi bassi e umidi non tardò a rispondere.
- Il
mal tempo, le macchie sul sole…sono tutti
sintomi del male che sta attanagliando
Gea. Se Gea soffre anche Mondo soffre, se Gea muore anche Mondo e tutti
i suoi
abitanti muoiono.
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