UNA VITA ASPETTANDO LA LUNA DI PRIMAVERA

di Chichilina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Usagi & Sailor Moon ***
Capitolo 2: *** L' INCONTRO ***
Capitolo 3: *** SOGNO O SON DESTA? ***
Capitolo 4: *** STO ANCORA SOGNANDO? ***
Capitolo 5: *** IL COMPLEANNO ***
Capitolo 6: *** MONDI GEMELLI, VITE PARALLELE ***
Capitolo 7: *** LA RIVELAZIONE DI USAGI ***



Capitolo 1
*** Usagi & Sailor Moon ***


Restyling!!!
L’avevo promesso da tanto ed eccolo. Non è che sia soddisfatta al 100% ma…meglio della prima edizione è sicuro. Ri pubblicherò capitolo per capitolo. Spero mi seguirete carissimi amici. Ps. Mi siete mancati tanto. Scusate se non mi sono fatta sentire per tanto tempo!!!

Bacio a tutti.

Chichilina

Immaginate che una ragazza appassionata di Sailor Moon scoprisse un giorno che non si tratta solo di un cartone animato ma di un …DESTINO!

Serenity, Endymion e il Golden Kingdom entrano in connessione con la nostra realtà e, per Usagi diventano un magico e  inesorabile tutt’uno.

Buona lettura e…commentate!!!

 

Una vita aspettando la prima luna di primavera

…E se tutto quello in cui credi, l’uomo che ami,  la tua stessa vita, non fossero che un’illusione, un gioco del destino o piuttosto un ricordo a cui non ci si può legare?

 

Tic-tic-tic…

Tic-tic-tic…

Le mille gocce di pioggia si infrangevano insieme contro la vetrata spessa. Il vento le accompagnava nella loro corsa ingoloriosa verso quella barriera trasparente.
In sottofondo si poteva sentire la voce possente del mare che gridava agli scogli il suo incontro con il cielo.

Si dice che quando piove è perché la Dea del cielo e il Dio del mare hanno  ceduto al bisogno di stare insieme, e che ogni goccia non è che un bacio, ed ogni onda non è che un abbraccio dei due amanti divisi da Madre Terra.

E’ solo un mito ma…ha il suo fascino.

Una ragazza dall’altra parte del vetro spesso seguiva con il dito la scia lasciata dalla piogge infranta sulla finestra.

       -       Mi piace la pioggia ma ora basta! E’ più di un mese che il cielo sembra un disco rotto! Sono stufa! Nemmeno stasera potrò uscire con Seya. E io che speravo tanto di poter fare una passeggiata romantica sul lungomare. Uffa!!

      -       Usagi, dai, abbi pazienza. Prima o poi smetterà di piovere, non credo proprio si tratti del diluvio universale. Anche se … a dire la verità mi sono stufata anche io. Come farò a trovare il principe azzurro se resto chiusa qui con te??


Sulla spalla della giovane ragazza una mano affettuosa aveva annunciato la presenza della sua amica ben prima delle sue parole. Usagi la guardava  riflessa nella finestra mentre tentava di acconciarsi i capelli ribelli. Non potè fare a meno di sorridere a quell’immagine così abituale. Adorava la compagnia di Minako e sapeva che non sarebbe mai cambiata.
Più che un’amica era una sorella per Usagi. Una sorella che l’aveva scelta tra tante, un giorno d’estate di tanti anni prima.

Sono teneri i ricordi dell’infanzia. Quella sensazione di rarefatto, lontano, eppure indimenticabile che sa darti un ricordo di bambina è un’esperienza semplice da capire. Capitava spesso a Usagi di rivedere negli occhi furbi della sua amica quella bambina spavalda che più di 14 anni prima si era avvicinata a lei nel parco con una merendina in mano barattando quel dolce con un “ Ciao, come ti chiami?”.

Non si erano mai più separate da quel giorno. Complici nella vita come due sorelle legate dal sangue, il sangue dell’amicizia.
Nel loro affetto avevano scoperto il sapore della libertà, quella libertà che si prova quando condividi la vita con qualcuno che sai non ti abbandonerà mai e che mai ti giudicherà.  Era bello così. Non doveva cambiare mai.

      -       Menomale che in tv trasmettono la mia amata Sailor Moon, cosa farei senza di lei?!”

      -  Cresceresti! Usa, hai 24 anni suonati. Io penso a trovarmi un fidanzato e tu che ce l’hai,  pensi a un fumetto??!! Che direbbe il tuo Seya se ti vedesse appiccicata alla televisione a cantare “Sailor Moon la luna splende, ecc…”?

- Mina,  Sailor Moon non si tocca! Non me ne perderò mai una puntata nemmeno quando avrò 100 anni!

Minako non riusciva proprio capire la sua amica, una passione del genere alla sua età le sembrava un tantino esagerata.
Era una passione grande: Usagi aveva addirittura convinto il suo fidanzato a farsi regalare tutta la serie del suo cartone preferito, 12 dvd per un totale di 200 puntate, tutto comprato su internet.
Ma questo non era niente, immagini, figurine, bambole e gadget vari facevano di Usagi la più fedele fan del famosissimo manga e rendevano la loro casa una specie di negozio per collezionisti.
Ormai Minako si era rassegnata. Non riusciva a dirle mai "basta", lei era la "sua" Usagi. Infondo, nessuno riusciva davvero a dirle di no. Usagi era una ragazza speciale e tutti amavano quel suo sorriso contagioso capace di estorcere simpatia. I suoi profondi occhi marroni sapevano entrare nel cuore di chi li guardava e i suoi capelli lunghi e color cioccolato sembravano lasciare dietro di lei una scia di allegria ovunque passasse.

Quello che Minako, e nessun altro sapeva era che quella passione così smisurata per Sailor Moon aveva una logica tutta sua nel cuore della giovane.
Tutto era cominciato una notte di sogno, la notte del 15 esimo compleanno di Usagi. La notte del 21 marzo.
Le stelle del cielo sembravano una trapunta ricamata ad arte. Ogni luce richiamava il riflesso di quella vicina, ogni scintillio narrava di mondi lontani, di sogni e speranze che qualcuno a quella luce aveva affidato.
Il pigiama felpato era morbido, lasciava un senso di tenerezza sulla pelle. Era strano provare quella sensazione in un sogno. Usagi sapeva di star dormendo. Una consapevolezza  inspiegabile ma salda. La Luna in tutto il suo regale apparire sembrava essere tutta sua. Un dialogo segreto la faceva sentire in contatto con tutto quello splendore. E poi… una voce, una voce che veniva da dentro cominciò a diventare prepotente: "…Principessa, la prima Luna di Primavera è sorta, aspettami, ti prego, un giorno non lontano, sotto questa stessa luna verrò a riprenderti per portarti a casa, e, credimi, non ti lascerò mai più sola”.
Di chi era quella voce? Usagi non lo sapeva. Era una voce da uomo, una voce indimenticabile, carica di dolcezza ma anche di tristezza. Qualcuno le stava chiedendo di aspettarlo. Per quale motivo?
Ai sogni, si sa, non si può dare mai un solo significato. E la mattina dopo nella mente di usagi tutte le domande per quello strano momento onirico si risolsero in un rassegnato “non so”. Quando però, solo pochi mesi dopo in televisione cominciarono a trasmettere le puntate di Sailor Moon, un manga di origine giapponese su una ragazzina principessa della Luna, Usagi ne divenne piano piano una appassionata , sognando nella sua mente di ragazzina di vivere una favola come quella di Bunny e Marzio, con l’uomo che in sogno le aveva promesso di venirla a prendere prima o poi per restare sempre con lei.
La rendeva stranamente felice quell’illusione, le sembrava di riempire quel vuoto che ogni tanto sentiva nel cuore, una sensazione di solitudine che non si sapeva spiegare. 
Avvolte l’anima lascia strani messaggi. Era come se una parte di lei mancava.

Gli anni però continuarono il loro viaggio e, nonostante quel sogno continuava a tornare ogni notte in occasione del suo compleanno, e nonostante quella sensazione di solitudine mai dimenticata, Usagi era diventata una donna, aveva imparato a convivere con la nostalgia e si era innamorata.  


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Capitolo 2
*** L' INCONTRO ***


La pioggia non smetteva di cadere. Anche gli esperti non sapevano più cosa raccontare per spiegare l’imperversare del cattivo tempo. Telegiornali e meteo non facevano che parlare di perturbazioni anomale che coprivano tutto il pianeta, dall’Artico all’Antartico. In alcuni stati pioveva, in altri nevicava e in altri ancora non smetteva di grandinare.

La popolazione mondiale era attanagliata dal mal tempo, ma, per quanto il fenomeno fosse inedito e spaventoso, non era certo la pioggia o le neve a tenere tutti con il fiato sospeso. Macchie scure coprivano il sole ed erano ogni giorno più grandi.

        -       Minako ma secondo te si tratta di attacchi alieni?

       -       EH???

        -        Forse sono gli alieni a provocare quelle strane macchie sul sole e forse è anche colpa loro se non smette di piovere?

        -       Usa, tu vedi troppa televisione, te lo ripeto da una vita. Sarà solo qualche fenomeno scientifico che io e te non capiamo, ignoranti in materia come siamo. E  poi, è circa un mese che il tempo non cambia, se fossero stati gli alieni non penso che a quest’ora non si sarebbero già dati una mossa. Secondo me tutti ci stiamo spaventando troppo per un qualche stupido fenomeno passeggero. Anche se…secondo te gli alieni sono carini?

        -       Mina!!! Sei sempre la solita! Comunque…bho? Non saprei… Va bhè, lasciamo stare. Meglio non pensarci. Comunque sia, ho deciso. Stasera piova pure quanto vuole ma io mi metto l’impermeabile, mi porto l’ombrello e vado sul lungomare: ho bisogno di respirare aria di mare! Mi sono stancata di stare chiusa in casa!

        -       Sei proprio sicura? Te lo devo ricordare che fuori c’è il diluvio?! Sei la solita sconsiderata!

        -       Mina, non ce la faccio più. Seya non verrà di sicuro con me ma io devo uscire, altrimenti rischio di impazzire letteralmente seduta davanti a questa finestra.

        -       Amica mia, promettimi almeno di fare a attenzione!

Eccola lì,  Minako si preoccupava sempre per la sua Usagi. Per lei la sua coinquilina era tutta la sua famiglia. Ad Usagi si ammorbidì ancora di più il sorriso già disteso.

        -       Tranquilla amica mia e poi…tanto ci sei tu che verresti a salvarmi in caso di pericolo!

Strizzando l’occhio a Minako la ragazza uscì di casa.

 Il lungomare era deserto, faceva davvero freddo e la pioggia era pungente come non se lo ricordava mai. Eppure Usagi non aveva intenzione di rinunciare. Amava passeggiare sul lungomare e fantasticare su quella che sperava sarebbe stata la sua vita insieme al suo fidanzato ormai storico, Seya. Tra due anni si sarebbero finalmente sposati e lei non faceva altro che pensare al giorno del loro matrimonio e al suo futuro sposo. Alto, moro e possente. Quello che più gli piaceva era quel modo tutto particolare che Seya aveva di sorridere. Si, sposarlo era il desiderio più grande del cuore di Usagi.
Persa fra i suoi sogni romantici, incurante della pioggia scrosciante intorno a se, lagiovane ebbe una specie di randez  vous: “…Principessa, la prima luna di Primavera è sorta, aspettami, un giorno sotto questa stessa luna verrò a prenderti per portarti a casa, e non ti lascerò mai più sola”. La voce del suo sogno.
No, non assomigliava per niente a quella di Seya. Per anni si era aspettata prima o poi di incontrare qualcuno con quella voce. Ma non era successo. Lei credeva di amare il suo Seya, di averlo sempre amato anche se, più di una volta, aveva pianto per causa sua, più di una volta quella dolcezza che lei voleva vedere in lui era diventata freddezza e le aveva spezzato il cuore.
Lei però aveva sempre resistito.
“Non esiste l’uomo perfetto e non voglio buttare all’aria tanti anni insieme”.
Si ripeteva queste frasi tutte le volte che lui la trascurava, o la faceva soffrire.
Minako più di una volta le aveva consigliato di lasciarlo: “Non troverai mai l’uomo giusto se ti ostini a non vedere i difetti enormi di Seya e a sopportare tutto. Essere stati legati per otto anni non significa che tu debba sempre sopportare tutto oppure che tu sia costretta a passare il resto della vita con quell’orso dalla doppia personalità!”

Nonostante tutto Usagi aveva continuato a resistere. Era come se in Seya lei credesse di aver investito tutta se stessa e non volesse accettare di aver … perso il suo tempo e il suo amore.

Smise di fantasticare, la pioggia si era fatta più fitta. Fu un’istante. Una folata di vento fece volare via l’ombrello dalle mani ormai semi congelate. Un fulmine squarciò il cielo e andò a colpire i fili della luce pendenti dal palo poco lontano dalla giovane. Scintille improvvise. I lampioni si spensero.
        “… Ahhhh……!!”

Usagi terrorizzata si buttò a terra, cercò di proteggersi dalla pioggia e dalle scintille. In quel momento sarebbe voluta  scappare a casa correndo e urlando. Non si vedeva niente, era buio, le nuvole coprivano la luce della luna e lei aveva paura.

I lunghi capelli marroni erano già fradici.

        “Come faccio adesso?? Fa freddo, non si vede niente. Ma come mi è venuto di passeggiare sul lungomare con     questo tempaccio?! Non ho nemmeno portato il cellulare! La solita stupida!”

Intanto il tempo continuava a peggiorare, altri fulmini sembravano aprire il cielo. Era il 20 di marzo  ma sembrava una brutta serata di fine novembre.

All’improvviso un’ idea, un’ancora di salvezza lanciatale dalla memoria. Usagi si ricordò di una caverna calcarea alla fine del lungomare. Non era lontana.  Lì avrebbe potuto ripararsi e poi, quando Minako  si sarebbe preoccupata per la sua assenza l’avrebbe cercata. In quella grotta giocavano sempre da bambine, non le sarebbe stato difficile pensare di cercarla proprio lì.

Piano piano, sempre sotto la pioggia, Usagi  riuscì ad arrivare alla grotta. Si sentiva al riparo. Era completamente zuppa di pioggia ed era stremata per la paura e per la stanchezza. Non se ne accorse. Dopo pochi minuti si addormentò esausta.

   - …Principessa, la prima luna di Primavera sta per sorgere, aspettami, sto venendo a prenderti per portarti a casa, e non ti lascerò mai più sola.

Quella voce. Usagi la conosceva bene. Era il giorno dell’appuntamento annuale con il suo sogno. Però…per la prima volta le parole erano cambiate. “Sta venendo a prendermi?!  Oddio! Finalmente saprò di chi è questa voce.”

Si trovava come tutte le volte che aveva fatto quel sogno sul balcone di casa a guardare le stelle. Il solito manto luminoso, la solita rassicurante Luna all’orizzonte. Ma, all’improvviso tutto cambiò. La trapunta di stelle si scompose. Gli astri si muovevano!
Da tutti gli angoli del cielo le stelle sembrarono radunarsi e prendere forma: una scala che dal suo balcone sembrava arrivare fino alla Luna.
-  Serenity sto arrivando.
Ancora quella voce. Ma come l’aveva chiamata? “Serenity? Ma che nome è?” Usagi aveva i brividi ma non era per la paura, era emozionata.

All’improvviso in cima a quella scala di stelle apparve una figura. Usagi non lo sapeva ma quella figura avrebbe cambiato quella notte, e non solo quella notte, per sempre.

Finalmente ho trovato il tempo per pubblicare, o meglio, ri-pubblicare il secondo capitolo. Aspetto i vostri pareri miei cari amici e amiche. Grazie per il tempo che vorrete dedicarmi con una recesione. vi mando un bacio formato gigante. 

Chichilina

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Capitolo 3
*** SOGNO O SON DESTA? ***


Sono tornata!!!!! Perdonate la lunga assenza (sempre che qualcuno se ne sia accorto o ne abbia sofferto!) ma sono stata davvero impegnata. Vi dedico il risultato ottimo dei miei ultimi due esami superati e la mia , finalmente, guarigione da una febbre lunga e fastidiosa.

Per molto tempo non mi sono connessa e non ho commentato a tempo debito le storie di tutti...perdonatemi! Spero di riuscire a recuperare.

Ci tengo a ringraziare di cuore tutti quelli che stanno seguendo questo restilyng (non sono cmq molto soddisfatta di questi capitoli iniziali...il meglio verrà fra quanche capitolo, però...cercate di farmela passare).

In particolare ringrazio: STELLA 99MER, LUCIADOM, NEPTUNE87 E LUISINA... cosa farei senza di voi???!!!!

Allora...dove eravamo rimasti con questa sotria?! Ah si, la nostra amica Usagi per ripararsi dalla pioggia e dal temporale si ripara in una grotta sulla spiaggia e li, stremata dal freddo (e dalla paura) si addormenta. Non fa però in tempo a chiudere gli occhi che il sogno  che da anni la "perseguita" si ri fà vivo. Questa volta però....tutto è diverso: le stelle si radunano e formano una scala, in controluce si vede una figura che la chiama e le annuncia che...

Chichilina

CAP.3 SOGNO O SON DESTA?!

            -       E’ da molte lune che aspettavo questo momento, mia amata Serenity. E’ finalmente arrivata l’ora che i nostri occhi si rincontrino.

 Una voce forte e decisa aveva cominciato a dare spessore all’immagine in controluce. Era la stessa voce di tutti quegl’anni in tutti i quei sogni, la stessa profonda e indimenticabile voce.


-     Ma…chi sei? Io non ti conosco. Forse hai sbagliato persona…il mio nome è Usagi!

            -       Serenity tu sei Usagi, Usagi tu sei Serenity

 
Lentamente quell’uomo misterioso scendeva le scale che lo separavano dalla giovane. Ad ogni passo, ad ogni scalino Usagi sentiva dentro di se come un tonfo profondo. Era come se il ritmo di quell’andatura avesse cambiato il battere normale del suo cuore e tutto il suo corpo reagiva con un emozione che non era solo un sentimento, ma un vero e proprio stato fisico.

            -       La prima luna di primavera segnò il nostro addio ma oggi segnerà il nostro nuovo inizio…

 

Usagi era sempre più confusa.

-       Ma io non capisco…


La controluce creata dalla Luna non le permetteva di vedere in viso quella figura che lentamente si avvicinava. Era uomo, altro e robusto. Un uomo con un mantello. Poche certezze.

Ed eccolo, era di fronte a lei. Quella scala infinita era terminata troppo velocemente. Non aveva dato ad Usagi nemmeno il tempo di riflettere. Quell’ andatura lenta non era bastata alla mente di Usagi per accettare l’idea di un uomo che camminava sulle stelle.

Ma altro tempo non ce n’era, e se pure ce ne fosse stato quell’uomo non aveva più intenzione di concederglielo.

Usagi non riusciva a mettere a fuoco l’immagine ormai così vicina. Troppa emozione le annebbiava la vista. Fu un attimo. Lui le prese una mano, la alzò e vi posò sopra la sua come per creare un contatto, come per permetterle di sincerarsi che fosse un uomo vero e non una visione.
- Io sono Cronos, Re di Gea, custode del cristallo dorato e signore del tempo e della rivoluzione del sole. Sono il tuo vero padre Serenity.

 
I tasti di un pianoforte pizzicano dolci o decisi le corde che permettono al suono di nascere. Sanno essere pesanti o leggeri, profondi o appena pronunciati. Possono generare melodie delicate o armonie complesse e prepotenti. Ecco, nella mente di Usagi le parole di quell’uomo sconosciuto che si diceva re e, cosa ancora più incredibile, suo  “vero padre”, sembrarono le note di un complesso concerto al pianoforte.

In tutti quegli anni aveva fantasticato su tutt’altro che un uomo che si professasse suo padre. Aveva sognato un cavaliere innamorato, un principe corteggiatore e certamente non un padre che rivendicasse la propria bambina! E si, doveva essere proprio un sogno. Questa nuova sicurezza la tranquillizzò e le permise di replicare.

- Devi esserti sbagliato, io ce l’ho un padre, non mi chiamo Serenity e poi… cosa vuoi da me? Questo sogno sta diventando un po’ troppo strano

Ora lei riusciva a vederlo bene e a distinguere i suoi tratti.
Era un uomo adulto, doveva avere almeno 50 anni. I capelli erano lunghi sotto le orecchie e fili argentati stemperavano il nero d’ebano della maggior parte della capigliatura. Aveva anche la barba. Non troppo lunga, curata. Il suo sguardo era serio ma pieno di dolcezza insieme. Elegante e maestoso era vestito con i colori della notte. Spiccava luminoso sulla sua fronte un simbolo: uno spicchio di luna dorato orientato con le punte in alto, un simbolo che sembrava un marchio.


- Dolce Serenity, questo non è un sogno ed io … voglio solo raccontarti una storia, o meglio voglio che tu ricordi una storia …
Dette quelle parole l’uomo, lasciò la mano di Usagi che nel frattempo non si era nemmeno accorta di aver continuato a tenere la sua mano in quella di quell’uomo sconosciuto. Alzò un braccio e con la punta dell’indice destro le tocco la fronte con dolcezza..
A quel gesto inaspettato Usagi non ebbe il tempo di sottrarsi. Al tocco sulla fronte Usagi reagì sentendo un improvviso calore, la sua mente si svuotò. Chiuse gli occhi e seppe. Seppe quello che nel suo cuore era seppellito da millenni.

 

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Capitolo 4
*** STO ANCORA SOGNANDO? ***



Inizio moduloCapitolo 4 sfornato e pronto! non posso che ringraziare di cuore:
NEPTUNE87 - MARYUSA - SILVIASILVIA - LUISINA - LUCIADOM E STELLA93MER
per i loro graditissimi commenti. Siete la mia forza!

Ringrazio anche tutti coloro che stanno leggendo questa storia...siete tanti e mi fa piacere. Spero di ricevere parere di tutti su come si sta sviluppando la trama...ho"restaurato anche i prossim i 2 capitoli. li ripubblico piano piano aspettando che tutti possiate leggere gli aggiornamenti.

Amo questa storia nonostante non sia per nulla soddisfatta di come la sto scrivendo. E' un 'esempio di racconto in cui la trama mi avvince più dell'espressione. perdonatemi se vi aspettavate qualcosa di meglio. Grazie a tutti e buona lettura

Chichilina

cap. 4 STO ANCORA SOGNANDO?


All’improvviso Usagi aprì gli occhi. Era febbricitante.
Si trovava nella sua stanza, un filo di perle di sudore le scendevano dalla fronte. Il viso candido arrossato. Minako e Seya le erano accanto. Sentiva di non avere nemmeno la forza parlare. Da quanto tempo dormiva? Non lo sapeva.
Minako l’aveva trovata priva di sensi e completamente bagnata nel cuore della notte nella grotta alla fine del lungomare. Era stata così in pensiero per Usagi che quando finalmente l'aveva trovata l'era mancato addirittura il fiato dalla gioia.
Seya, avvertito da Minako era arrivato a casa poco dopo, aveva cercato la sua ragazza per tutta la città, ma Minako aveva avuto più fortuna.

- Cronos?
Ecco l’unica parola che Usagi riuscì a proferire.

-  Usa cosa hai detto? Stai ancora sognando?
Seya non potè trattenersi.

- Mi-mi… brucia la fronte
- E’ normale amica mia, hai la febbre alta e scotti.
Gli occhi di Minako erano carichi di apprensione. - Mmmm…

Non sapeva cosa fare, non sapeva cosa pensare. Usagi si sentiva confusa come mai prima. Il suo corpo era come si fosse separato dalla sua mente, sentiva solo la fronte bruciare intensamente come se qualcuno l’avesse… marchiata. Ripensò ai vitelli che aveva visto marchiare l’estate prima, nell’agriturismo in cui era andata in vacanza con Minako. Si, era come se qualcuno l’avesse marchiata sulla fronte.
“Forse è stato quel sogno, forse …”.
L’ immagine di Cronos che le toccava la fronte ritornò prepotente nella sua memoria.
“Ma..era solo un sogno? Non può essere vero quello che ho visto quando mi ha toccato.”

Questi i suoi pensieri, queste le sue domande a se stessa.
Poi un’illuminazione: voleva uno specchio.

- Minako, portami uno specchio per favore.
- Ma, scusami…a cosa ti serve uno specchio? Hai la febbre, sei a letto e la tua unica richiesta è specchiarti???!!! E poi sarei io quella vanitosa!Tzè!
- Mina, ti prego, portami uno specchio e poi lasciatemi sola, vorrei riposare.

 Il tono della voce era un po’ duro. Usagi se ne pentì e cercò di rimediare: “Seya, Mina grazie di tutto. Perdonatemi ma…ho bisogno di dormire
- Come vuoi, ma io non ti capisco proprio.
- Usa ma sei davvero sicura di voler restare da sola?
Loro non potevano, ma Usagi sapeva quello che faceva.


 

Aveva ragione, l’avevano marchiata. L’alone era ancora leggero ma si poteva interpretare, se si sapeva come guardare. Non era stato solo uno strano sogno.
Il vento e la pioggia battevano forte contro la finestra della sua camera ma Usagi non li sentiva, Usagi sapeva e quella consapevolezza da sola faceva nella sua testa più rumore di qualunque altra cosa.
Come avrebbe potuto spiegare a qualcuno quello che c’era ora nella sua mente? Nessuno le avrebbe creduto. L’avrebbero additata come pazza. No, non poteva parlarne con nessuno. Ma Minako? Forse lei l’avrebbe capita, forse quando il marchio sarebbe diventato più evidente le avrebbe creduto. No, non poteva. Aveva bisogno di tempo, doveva pensare. Forse era troppo pericoloso condividere quello che lei aveva visto.
“E Cronos? Dov’è ora?”
L’aveva lasciata in quella grotta. Perché le era apparso solo in sogno, perché non era lì con lei?
Quante domande.
Guardandosi allo specchio si sfiorò la falce di luna con le punte in su che piano piano stava apparendo sotto la sua fronte. Anche solo toccandola le dava sensazioni di ricordo fortissime. Le bastava chiudere gli occhi per vedere qualcosa di…assolutamente incredibile.




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Capitolo 5
*** IL COMPLEANNO ***


CAP. 5 IL COMPLEANNO

La notte era passata insonne per Usagi, come poteva dormire dopo quello che aveva visto, dopo quello che aveva ricordato? E in più…aveva paura di addormentarsi e sognare di nuovo, aveva paura di quello che sapeva sarebbe successo molto, troppo presto.
Bussarono alla porta.
-  Amica come stai? Bene vero? Febbre o no… HAPPY BIRTHDAY!!!

“E già, oggi è il mio compleanno” pensò Usagi che tutto aveva in mente fuori che festeggiare.


- Allora, ho preparato una torta gigante, ho attaccato i festoni e ho invitato una marea di persone: Seya, i tuoi colleghi, i nostri amici,... …
La lista continuava, Minako era tutta presa nell’elencare le meraviglie che aveva organizzato per festeggiare la sua amica. Aveva i suoi soliti occhi allegri e spensierati e gesticolava dispensando profumata felicità.
Ma per Usagi tutto aveva un sapore diverso. Gli inviti, le visite che avrebbe avuto  significavano solo tanti “addio” che avrebbe dovuto dire nel silenzio del suo cuore. Ogni nome era un sentimento, un’ amore, un progetto che avrebbe dovuto soffocare per sempre.
La giovane si voltò nel letto.
La finestra continuava a cantare la danza della pioggia. Per un momento Usagi credette che la pioggia avesse il sapore delle lacrime.
- Hei, che c’è? Potresti mostrare un po’ di allegria infondo! Ho capito, la malatina di turno vuole un po’ di attenzioni. E va bene, so io cosa ci vuole con te.

In un istante Minako uscì dalla camera dell’amica e vi ritornò con un pacchetto.
- Questo è per te brontolona. Auguri.”
Era un regalo.
Usagi non aveva il morale giusto per festeggiare ma…un regalo è pur sempre un regalo!

Il pacchetto era di cartoncino nero a forma di cubo. In rilievo i caratteri “buon compleanno” in oro.I regali di Minako erano sempre i suoi preferiti, lo erano sempre stati da quando da bambina le aveva regalato la sua bambola preferita dicendo: “quando di notte avrai paura del buio stringi forte questa bambola e vedrai che starai subito meglio”. Che cara che era stata. Usagi la teneva sempre nel suo cuore. Da quel giorno il buio non le faceva più paura.
Aprì il pacchetto con lentezza, come a voler gustare il più a lungo possibile l’emozione della sorpresa. In questo non sarebbe mai cambiata.
Il pacchetto conteneva un sacchetto di raso color ambra e il sacchetto custodiva un gioiello: una collana di cristalli rosa. Meravigliosa.
Minako un po’ imbarazzata allora aggiunse: - così quando la metti mi pensi.

Improvvisamente si trovò Usagi tra le braccia.
- Non c’è bisogno di una collana per pensarti, tu sei la mia amica dolce, sei sempre nei miei pensieri. E ti porterò con me nei miei ricordi anche quando non saremo più insieme.

Si abbracciarono forte. Tutti insieme mille ricordi facevano il girotondo nel cuore di Usagi.
Minako sembrò non capire cosa Usagi le avesse detto. Perché mai dovevano separarsi? Era  profondamente convinta che sarebbero rimaste sempre insieme, sarebbero diventate adulte insieme e sarebbero state amiche anche dopo che si fossero sposate e avessero vissuto in case diverse.
Ma quello che  Minako non poteva sapere era che in quel momento Usagi le aveva detto addio. Un addio sofferto, un addio doloroso ma dannatamente opportuno.

Tutto il giorno fu un andirivieni di parenti e amici.
In principio Usagi decise restare un po’ in disparte, ma poi pensò che era meglio godersi la giornata. Sarebbe stata forse la sua ultima occasione di stare vicino alle persone che più amava al mondo.
 Fuori continuava a piovere senza soste ma, dentro sembrava una giornata d’estate.
Era il 21 marzo dei suoi 24 anni. Quel giorno Usagi l’avrebbe ricordato per sempre.


Fine modulo

 



Prima di andare via anche Seya aveva un regalo da dare alla sua fidanzata, quella ragazza così dolce e capace di accettarlo nei suoi momenti migliori e in quelli peggiori, quella ragazza che da sola aveva sfidato il suo carattere e che aveva saputo amarlo con determinazione nonostante i suoi errori.
Le aveva sentito tante volte dire: “il più comprende il meno” tanto che si era convinto che lei avesse ragione. Lui l’amava a suo modo. Non l’avrebbe mai tradita, mai lasciata, ma non sarebbe nemmeno mai cambiato fino in fondo. Entrambi lo sapevano. Sarebbe stato sempre un po’ lunatico nei suoi giorni di dolcezza e in quelli di durezza scaricando le colpe allo stress del lavoro.
Spesso ripensava al momento in cui l’aveva conosciuta. Quando la vide la prima volta la riconobbe. Qualcosa dentro di lui lo avvisò che quella ragazza non era come tutte le altre.
Questa volta era sicuro che l’avrebbe sorpresa.
Le si avvicinò. Lei si era rimessa nel letto stremata ancora dalla febbre del giorno prima.
- Seya è per me?
- Non alzarti dal letto, sei ancora debole e la festa ti ha stancato ancora di più. Te lo porto sul letto così puoi scartarlo.
- Va bene

Quello, Usagi lo sapeva, sarebbe stato il momento più difficile. Con la sua nuova consapevolezza confrontarsi con Seya sarebbe stato un duro colpo.
Quando ebbe tra le mani la scatolina che Seya stringeva tra le sue, capì immediatamente di cosa si trattasse. Era una cosa che aspettava da otto anni ormai.
Seya la fissava cercando di nascondere ogni emozione. La frangia nera dei suoi capelli copriva gli occhi meglio di una maschera. Ne era grato.
Era di velluto rosso. Usagi quasi temeva di aprire il piccolo cofanetto sapendo in cuor suo che non avrebbe segnato l’inizio che lei aveva tanto aspettato.
Eppure l’aprì e lo trovò.
Era bellissimo. D’oro bianco, luminoso per via della bellissima pietra incastonata. Era un’anello di fidanzamento.


- Non sarà il cristallo d’argento (ormai anche Seya era un esperto di Sailor Moon, dopo essere stato costretto a guardare tutte le puntate del cartone animato con Usagi), però…spero ti piaccia.

Aveva uno sguardo nuovo quella sera.
Lui le aveva già chiesto di sposarlo, o meglio, avevano deciso di sposarsi in tacito assenso cominciando a progettare di comprare una casa loro e di invitare gli amici al ricevimento. Certo lui non dimostrava mai nessun entusiasmo. Sembrava quasi che acconsentisse perché era lei a volerlo ma…ad Usagi bastava. Questa volta però era ufficiale.


- Usa… lo so che non sono il fidanzato migliore del mondo però,…credo che ..insomma…forse…vuoi sposarmi?


Come è strana la vita, quello per Usagi sarebbe dovuto essere il momento più bello in assoluto e invece,…le nuvole dentro il suo cuore non le permettevano di gioire. Finalmente il suo fidanzato si era aperto con lei, ammettendo anche di non essere perfetto ma di tenere al loro rapporto fino al punto di chiederle di sposarlo.
- Ma Seya,…sei sicuro?
- Perché me lo chiedi? Non te l’avrei chiesto altrimenti!
L’incanto si era già spezzato.
- Ecco, io…ascoltami…
La voce di Usagi si fece tremante.
Seya non le lasciò il tempo di finire. Come sempre era bastato poco per trasformarlo in un orso. Si aspettava che lei gli saltasse al collo dalla gioia e invece…
- Guarda che non sei obbligata,…
- No, no, Seya…è solo che…
- No voglio più sentirti. Dormici su, ne riparliamo un’altra volta.

Così facendo se ne andò e lasciò Usagi da sola a guardare quello splendido dono arrivato nel momento sbagliato. Lui faceva sempre così. Ogni volta che litigavano lui ad un certo punto si alzava e…andava via.
Non è che Usagi non volesse dirgli si, è solo che adesso sapeva che presto avrebbe dovuto dirgli addio. Ma questo Seya non poteva certo immaginarlo.


 

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Capitolo 6
*** MONDI GEMELLI, VITE PARALLELE ***


Carissimi/e, questo è uno dei capitoli che preferisco, ce ne sono altri che credo siano venuti molto meglio ma...a questo sono legata particolarmente. Spero proprio piaccia anche a voi.
Sto riflettendo sulla possibilità di non continuare questa storia. Vi dico la verità, amati lettori, tengo a questa storia più delle altre perchè è il racconto dei miei sogni di bambina, è la prima fanfiction che ho cominciato a scrivere e, molti aspetti (naturalmente quelli di vita normale - che precisazione scema *_*), sono autobiografici. So che è sciocco....( non lapidatemi per quanto sto per dire per favore!) ma accorgermi che non siete in molti a lasciarmi un parere mi fa pensare che questa storia non vi sia piaciuta e quindi  probabilmente non sono riuscita ad incontrare il vostro gusto. Non vorei continuare a raccontarvi una storia che non vi piace...ecco!
Naturalmente continuerei a mandare i capitoli  privatamente a chiunque me lo chiedesse. Sono comunque intenzionata a finirla, almeno sul mio computer. Ringrazio tanto tanto chi mi ha seguita fin'ora in questa storia.
L'esito di questo cappy mi spingerà a continuare o meno la pubblicazione.
Spero di essermi spiegata bene ^_^

Comunque grazie a chiunque abbia letto e commentato.

Chichilina



CAP. 6: MONDI GEMELLI, VITTE PARALLELE

Quando la Terra nacque nell’universo i popoli degli altri pianeti la chiamavano Gea, il pianeta d’acqua. Nessun pianeta era così meraviglioso come Gea, pieno di vita, natura e bellezze. Era il posto ideale per vivere e ben presto divenne desiderio di tutti i popoli del sistema solare quello di abitarlo.
All’epoca le forze padrone dell’ universo erano tre: Anima, Corpo e Speranza, tre esseri fatti di energia che governavano la vita e la morte dei pianeti delle galassie. Se nasceva una stella o un pianeta era per loro decisione, se una galassia esplodeva era per loro decisione, se veniva eletto un sovrano di un pianeta era per loro decisione.
Quando le tre forze decisero di generare Gea fu con la speranza di rendere autonomo un pianeta dalla loro decisione di vita o morte.  Per la prima volta unirono i loro poteri e il risultato fu il pianeta più bello e desiderabile che fosse mai stato creato. Nella loro bontà decisero di donare a questo pianeta d’acqua un satellite in cui custodire la fonte dell’energia ch’egli era destinata per poter continuare a generare la vita in modo indipendente. Questo satellite era la Luna e questa fonte di energia era il Cristallo d’Argento. Anima e Corpo allora si abbracciarono e dalla loro tenerezza nacque il seme della vita. Speranza lo colse e lo piantò su Gea e sul suo satellite. La razza terrestre e quella lunare erano nate.
Ma gli uomini si sa, hanno bisogno di una guida e le tre forze decisero di creare un regno sulla Luna i cui regnanti avrebbero avuto il potere di governare il cristallo d’argento, e un regno sulla terra a cui affidare il Cristallo d’ Oro che permetteva al pianeta di godere dei raggi del sole, riferimento dei terrestri nei confronti del regno della luna. Il sogno di Anima, Corpo e Speranza era quello di creare un pianeta in cui tutti i popoli erranti della galassia del Sole potessero trovare una casa e vivere insieme ai terrestri in autonomia e serenità.
Questa è la leggenda tramandata da millenni a Golden Kingdom, la leggenda della nascita di Gea e della sua Luna.
Ma questa leggenda non è ancora finita.
La storia narra che il primo atto del primo re della Luna fu cercare di usare il potere infinito del cristallo d’argento per creare un altro pianeta come Gea in modo che potesse divenire una casa per tutti quei popoli che lo desideravano. Gea da sola non bastava per raccogliere tutti i popoli della galassia del sole. Ma qualcosa non andò per il verso giusto. Nell’enorme sforzo fatto per gestire il potere del cristallo d’argento il re compì l’errore di non chiedere al cristallo che i due mondi fossero indipendenti e alla fine creò un mondo gemello completamente incosciente dell’altro ma le cui sorti erano legate imprescindibilmente al pianeta originario.
Se Gea viveva anche il pianeta gemello Mondo viveva, se Gea periva anche Mondo periva e viceversa. Accortosi dell’errore il re della Luna, conscio di non poter più ricorrere al cristallo d’argento bisognoso di enormi energie,  decise di non raccontare a nessuno questo immenso dettaglio. Permise a molti popoli di popolare Mondo senza rivelare mai che le sorti di quel pianeta erano dipendenti da quelle di Gea e, per evitare che qualcuno con intenti malvagi un giorno decidesse di distruggere Mondo, incapace di difendersi in quanto generato da cristallo d’argento ma senza un regno che potesse governarlo e proteggerlo, il re fece in modo che nessuno su Gea sapesse dell’esistenza di Mondo e viceversa. Questa la leggenda dei mondi gemelli.

Il regno di Cronos, il Golden Kingdom, era sicuramente il più florido che Gea ricordasse, Cronos il re di Gea e Selene, la regina della Luna, unendosi in matrimonio avevano dato lunghi anni da pace e prosperità al pianeta d’acqua e ai suoi abitanti e nessuno poteva immaginare che quella pace potesse un giorno finire. Ma … la fine stava arrivando.

Gea era un pianeta meraviglioso riferimento di lodi e di invidie in tutta la galassia, molti popoli oltre il sole serbavano l’ambizione di poterlo conquistare. Tra questi il più fervido aspirante era sicuramente Nemesis, pianeta del Cristallo Nero. Lì, regno del re Cristel, l’invasione era studiata e ormai comandata.
Cristel era pronto, Gea sarebbe stata sua e con lei anche Mondo.

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Capitolo 7
*** LA RIVELAZIONE DI USAGI ***


 Ta ta ta da.....grazie a tutto il sostegno delle mie amiche che hanno recensito sono tornata più in vena che mai!!! Avevo avuto un momento di sconforto in cui credevo questa storia non vi piacesse davvero. Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno recensito il capitolo precedente e dedico a loro questo nuovo capitolo sperando di non deludervi. Ringrazio anche tutti quelli che hanno solo letto sperando che vogliano farmi sapere cosa ne pensano.

Buonalettura e...a presto

Chichilina

Erano passati due giorni dalla proposta di matrimonio  Seya. Lui non si era fatto più sentire, ne Usagi lo aveva cercato. A cosa sarebbe servito? Due giorni per struggersi al pensiero dei cambiamenti che avrebbe dovuto affrontare, due giorni senza riuscire a dormire e con in più il tentativo lacerante di non far trapelare le sue emozioni. Come avrebbe potuto spiegarle?

Minako, dal canto suo, non riconosceva più la sua amica. Dov’era andata la ragazza spensierata di sempre, il sorriso più splendente del mondo?

       -       Usa, ora basta, dimmi cosa ti prende? Non basta che la pioggia fuori continui a innaffiare il mondo intero e che il sole sia quasi diventato grigio per colpa di quelle macchie strane, anche qua dentro vuoi fare un laghetto con le tue lacrime?

Nessuna risposta. Usagi sentiva profondamente che non era giusto lasciare che Minako condividesse la sua pena, il suo misterioso, e al momento oscuro, destino. Lei stava solo aspettando. Le ore scorrevano lentamente ma scorrevano. La poca luce solare si alternava alo buio totale della notte. Erano passati solo due giorni, ma presto sarebbe arrivata la sua ora. Presto Cronos sarebbe tornato nei suoi sogni e questa volta lei avrebbe dovuto seguirlo.

A questo pensiero senti un brivido raggiungere ogni parte del suo corpo, guardò negli occhi la sua amica che le era accanto, e sentì, nonostante tutti i suoi buoni propositi di silenzio,  di non essere abbastanza forte per sopportare da sola il peso della sua realtà, una realtà incomprensibile ma pur sempre una realtà.

    -       Mina,  ma se io…senti, ma tu… tu mi vuoi un po’ di bene?

Lo sguardo di Minako si addolcì immediatamente.

    -       Vuoi la verità? Non ti sopporto! No, no. Scema, che domande mi fai?! Certo che ti voglio bene!!

    -       Ma…cosa ne pensi di Sailor Moon?

    -       E adesso cosa centra Sailor Moon? Certo che sei davvero strana ultimamente?

    -       E se ti dicessi che non è solo un cartone animato?

    -       Direi che le macchie oltre ad esserci sul sole sono apparse anche nel tuo cervello.

    -       …Ehm…si, hai ragione tu.

    -       Allora, Usa, cosa vuoi dirmi?

    -       Niente, niente,… mi è solo venuta voglia di leggere un fumetto. Lascia stare.

    -       E no, non ti capisco proprio. Cominci a preoccuparmi! Ma…forse leggere un po’ ti rimetterà in sesto.


Aveva fatto un tentativo. Ora era sicura di non riuscire proprio a trovare forza e coraggio 

Il sole, intanto,  era diventato grigio del tutto.
Scienziati di tutto il mondo avevano dato l’allarme: << Se il sole non tornerà a splendere, se la pioggia non smetterà di scendere, il mondo avrà un breve vita.>>
Nessuno di loro riusciva a capire cosa mai stesse succedendo. Nessuno poteva capire cosa stesse capitando al Mondo.

La notte che Usagi aspettava era arrivata. Le ore avevano fatto il loro corso e così il susseguirsi di giorno e notte. Sette giorni esatti aveva detto Cronos durante la sua visione, sette giorni esatti per l’inizio della fine della vita che aveva sempre conosciuto. Lui, quel padre così inaspettato, le aveva concesso una settimana per riprendere conoscenza di tutti i ricordi che lei credeva sopiti. Usagi avrebbe voluto fuggire, andare a nascondersi nell’antro più introvabile della Terra ma,  sarebbe stato tutto inutile. Non volle nemmeno alzarsi mai dal letto.
Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva un volto, un colore, un paesaggio che la riportava indietro negli anni, in una dimensione che non era quella in cui aveva vissuto fin'ora.  Cresceva dentro di lei la consapevolezza della necessità di quel viaggio insieme alla paura nell’affrontarlo. 

Si, la settimana era trascorsa e Usagi, anche se non sentiva dentro di se le forze, doveva  salutare il mondo, il suo Mondo.

    -       Seya, sei qui?

Assorta com’era nei suoi pensieri non s’era accorta che il Suo mondo l’aveva preceduta.

    -       Non mi vedi forse?

    -       Sono contenta tu sia venuto a trovarmi. Ho bisogno di parlarti.

    -       Se è per la storia del matrimonio lascia perdere. Non ho voglia di ascoltarti e poi…non devi stancarti. E’ una settimana che sei ancora a letto per quella maledetta febbre.

    -       No, devi ascoltarmi. …Tu mi ami? Davvero intendo?

    -       Ma che domande sono?

Usagi aveva la voce carica di aspettative e tremore. Le era costato fargli quella domanda ma non poteva proprio lasciar perdere. Doveva sapere.  Seya però non si smentiva mai e Usagi odiava, letteralmente “odiava” quando le rispondeva in questo modo, praticamente senza risponderle. Che gli costava rispondere con un si o un no?!
Cominciava a sentire le lacrime agli occhi

    -       Dimmelo ti prego!

Voleva evitare di perdere la pazienza dopotutto

    -       Non ti avrei chiesto di sposarmi altrimenti.

    -       Lasceresti tutto e tutti per me?

    -       Ma cos’hai? Sei in vena di conferme affettive?

    -       Rispondimi ti prego!!

    -       No, non vedo perché dovrei lasciare tutta la mia vita per te, se nessuno mi obbliga a scegliere.

    -       Ma se io dovessi partire, se dovessi andare lontano, così lontano da non poter più tornare, mi seguiresti?

Con una freddezza incredibile, dopo un’istante di esitazione il moro rispose.

    -       No, se tu volessi partire, vorrebbe dire che non sei soddisfatta qui con me e ti lascerei andare.

Usagi si rassegnò. Era inutile, Seya non le avrebbe mai risposto nettamente, non le avrebbe mai detto quello che lei voleva sentirsi dire; non l’avrebbe aiutata con le sue risposte a prendere la decisione migliore. Lei però sentiva di volergli bene davvero, sentiva che doveva dare un’opportunità a quell’ amore, anche se le parole del suo fidanzato , la sua freddezza, ancora una volta l’avevano ferita dentro.

    -       Ascolta amore, tu sai quanto io tenga alla nostra storia, tu sai quanto ho lottato per noi due in questi 8 anni. Ci ho pensato tanto e ho deciso di confidarmi con te.

Il volto di Usagi era teso, gli occhi in evidente stato di sofferenza. Ma ormai aveva deciso. Prese più aria che poteva nei polmoni pronta a fare l’ultimo tentativo.

Seya, invece, non riusciva a capire cosa la sua ragazza volesse dirgli.

    -       La scorsa settimana, quando mi sono riparata nella grotta dal temporale…

    -       Certo che sei stata proprio una pazza ad uscire con quel tempo.

    -       Bhe…in quella grotta…la mia vita è cambiata.

    -       Si, ti sei presa una febbre da cavallo.

    -       Non parlo della febbre Seya, …ho conosciuto un uomo.

    -       Eh???Un uomo? Ma che dici? Chi è questo? Ti ha fatto del male? Sè così dimmelo che lo trovo e lo uccido con le mie mani.

    -       No, no.

Questa improvvisa esplosione di gelosia e protezione le dava un po’ di coraggio in più.

    -       No, mi sono addormentata e ho sognato…lui, mio padre, Cronos.

    -       E chi sarebbe questo Cronos? Io tuo padre lo conosco e non mi pare proprio si chiami così.

    -       Il mio vero padre intendo, ..il re Cronos.

    -       Tu stai delirando, adesso si che mi preoccupi.

    -       Ascoltami Seya, non sono impazzita!

All’improvviso decise che gli avrebbe mostrato quello che non sarebbe mai riuscita a spiegargli con le parole o che, cosa più probabile, Seya non sarebbe mai riuscito a capire.

Alzo un braccio, come fece Cronos nella grotta e con il dito indice della mancina gli tocco la fronte…

Tutto era buio. Un buio surreale.

    -       Ma cosa diavolo è successo?…Dove cavolo sono? Usagi?!

    -       Seya ascoltami adesso…

Seya sentiva la voce della sua fidanzata  ma non la vedeva, non vedeva niente.All’improvviso  però una luce…

Era la luce delle stelle. In un istante ebbe la consapevolezza di trovarsi nello spazio. I pianeti sospesi, la luce perlata delle stelle,...sembrava un luogo magico, anzi lo era di sicuro!

Di fronte a lui due pianeti, identici. Bellissimi.

    -       Ascotami bene Seya, quelli che vedi sono Mondo e Gea. La Terra che tu conosci non è l’unico pianeta abitato dal genere umano. Il Mondo è un pianeta gemello.

    -       Non ho capito niente, Usa dove sei, come faccio a trovarmi qui?

    -       Non avere paura…fidati di me e ascoltami. Come ti dicevo Mondo è un pianeta gemello. E’ nato dopo Gea. Un mio antenato l’ha creato usando la forza del cristallo d’argento.

    -       Usa, il cristallo d ‘argento? Che centra Sailor Moon.

    -       Ti spiegherò tutto. Come ti dicevo Mondo è nato dopo di Gea. Nessuno dei due pianeti conosce l’altro, solo i discendenti della famiglia della Luna e del Golden Kingdom sanno la realtà, cioè l’esistenza di entrambi i pianeti.

    -       E tu, tu come fai a sapere tutto questo?

    -       Perché io sono l’ultima discendente del regno della Luna…io sono Serenity, la principessa del Silver e del Golden Kingdom.

    -       Sto diventando pazzo! Anzi tu sei diventata pazza e io ho le allucinazioni.

All’improvviso Seya si ritrovò tra le rovine di un tempio.
Il ragazzo non riusciva proprio a capire dove si trovasse e in balia di cosa. Vedeva i sue pianeti gemelli di fronte a se. Uno spettacolo incredibile e per lui incomprensibile. 

Non era più solo. Davanti a se la sua Usako. Era così diversa però: i suoi capelli erano biondi e ancora più lunghi, i suoi occhi erano azzurri, come il mare, come il cielo d'estate. Il suo volto era disteso, emanava una forza e una sicurezza che non aveva mai visto in tutti quegli anni

    -       U-Usako…

    -        Amore mio, io non sono più la tua Usako, non posso più esserlo. Mio padre, il re Cronos, ha risvegliato i miei ricordi relativi alla mia vita precedente, la mia vita su Gea. Il mio era un regno di serenità, per questo mi chiamarono Serenity. Mio padre e mia madre governavano con saggezza e tutti erano felici e sicuri. Ma poi…il giorno del mio 15mo compleanno tutto cambiò. Su Gea cominciò una guerra senza precedenti. Un altro popolo, un altro regno dallo spazio, voleva conquistare il nostro mondo. L’unico modo era rubarci il cristallo d'argento di mia madre e sfruttare la sua forza per annientare i poteri che ci rendevano invincibili.  Il mio regno resisteva. Mio padre  e mia madre, la regina della Luna, erano riusciti a limitare al massimo gli attacchi del nemico. Ma quella calma non era destinata a durare. Un giorno, tradito dalla sua stessa guardia personale, mio padre fu colpito a morte e gli rubarono il suo frammento di cristallo d’oro, il cristallo che lo rendeva re e che gli permetteva di unire i suoi poteri a quelli del cristallo d’argento in modo da amplificarne la potenza protettrice. Fu il dramma. L’unica speranza era rimasta il cristallo d’argento. Fu allora che  mia madre, la regina Selene, si sacrificò. Decise di far confluire tutti i suoi poteri e la sua energia nel cristallo d’argento e chiese alla potente gemma di salvarmi. Io ero l'unica erede, l'unica che dopo di lei avrebbe potuto usare il cristallo  per proteggere Gea e Mondo. Selene, con il suo sacrificio riuscì a relegare il nemico ai confini della Galassia, e trasferì il mio spirito su Mondo insieme al cristallo d’argento stesso. Voleva proteggermi. La regina sapeva che per tornare all’attacco il nemico avrebbe impiegato 24 lunghi anni. Quello era il tempo necessario per attraversare la galassia, e decise che io avrei dovuto vivere quegli anni lontano da quelle responsabilità, da quell’angoscia e da qualche spia che potesse tradirmi come avevano fatto con re Cronos. Con il cristallo d'argento riuscì a riportare in vita anche lui, mio padre. Non potè, però, salvare se stessa.

Usagi abbasso gli occhi. Un dolore sordo le dilaniava il cuore. Non avrebbe mai rivisto la sua vera mamma.

    -       Fu così che mi re-incarnai su mondo. Mi chiamarono Usagi Tsukino, “Coniglio della Luna” come a ricordo del sacrificio della leggenda.

Seya era assolutamente incredulo. All’improvviso si ritrovava catapultato in un cartone animato.

    -       Ma questa sembra la storia di Sailor Moon!

    -       Bhè, più o meno si. Mia madre ha fatto in modo che qualcosa di innocente facesse da collante tra la vita di Usagi e quella di Serenity. Credo abbia pensato che, arrivato il momento, sarebbe stato più facile capire la verità.

    -       No, io non posso crederci.

    -       Devi. Io devo partire Amore mio.

    -       Ma…

    -       Devo tornare su Gea. Il nemico è quasi arrivato. 24 anni sono passati e io…devo difendere Gea e Mondo.

    -       Che centra il Mondo?

Usagi, con gli occhi bassi e umidi non tardò a rispondere.

    -       Il mal tempo, le macchie sul sole…sono  tutti sintomi del male che sta attanagliando Gea. Se Gea soffre anche Mondo soffre, se Gea muore anche Mondo e tutti i suoi abitanti muoiono.

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