Non si torna indietro (24 + Mirai Nikki)

di MrRaider
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Survival Game ***
Capitolo 2: *** L'Inizio ***
Capitolo 3: *** L'Occhio Sacro ***
Capitolo 4: *** Una scelta ***
Capitolo 5: *** Protezione ***
Capitolo 6: *** Il mondo visibile ***
Capitolo 7: *** Quinto ***
Capitolo 8: *** Indagini ***
Capitolo 9: *** Via di fuga ***
Capitolo 10: *** Decimo ***
Capitolo 11: *** Tradimento ***
Capitolo 12: *** Il nascondiglio ***
Capitolo 13: *** Rapimento ***
Capitolo 14: *** Quarto ***
Capitolo 15: *** Verità nascosta ***
Capitolo 16: *** Sospetti ***



Capitolo 1
*** Il Survival Game ***


Il Survival Game
 
Le 11 del mattino. In un quartiere disabitato di Londra, sorvegliato da dei cecchini russi, una donna, affiancata da un uomo che la proteggeva, osservava l’elicottero da poco partito e che si allontanava. In quell’elicottero c’era un suo caro amico, che si era venduto ai russi per salvarla. Jack Bauer.

-Sei l’unica amica che ho.- le aveva detto prima di salutarla per l’ultima volta.

Chloe non voleva questo. Jack aveva sofferto per troppo tempo, e lei non voleva che se ne andasse. Jack aveva ancora sua figlia, aveva ottenuto il perdono dal suo paese. Poteva tornare a casa, e invece si era sacrificato. Per lei.
 

Jack continuava a guardare verso il finestrino dell’elicottero. Aveva scelto di salvare Chloe, e ora aspettava il suo destino: non aveva più speranze, i russi lo avrebbero condannato.
O almeno, così credeva.
Rivolse lo sguardo agli uomini che lo guardavano disgustati, che non vedevano l’ora che venisse processato nel loro tribunale per i suoi crimini.

Poi, sentì qualcosa, vicino a lui: si girò nel posto vicino a lui, prima vuoto e che ora c’era qualcuno seduto sopra.  Era una bambina, abbastanza piccola, vestita in modo alquanto buffo e aveva dei lunghi capelli bianchi. Jack rimase sorpreso e domandò alla bambina:

-Che ci fai qui?-

-Sono qui per te, signor Bauer.- rispose lei facendo schioccare le dita.

In un secondo Jack sentì un esplosione e fu avvolto da una luce abbagliante.
 

Sì risvegliò in un luogo a lui sconosciuto. Non era mai stato lì, e neanche sapeva come ci fosse arrivato. Era un enorme stanza circolare, si respirava un aria fresca e tutto era colorato di un viola chiaro.

-Sono… morto?- si chiese girandosi attorno.

-No, non lo sei.-

Sentendo quella voce si girò e vide la bambina che aveva visto prima, solo che fluttuava in aria verso di lui! Non era appoggiata da nessuna parte.
Jack era stupefatto, e ancora era sul dubbio di essere ancora vivo o se stesse semplicemente impazzendo.

-E’ stato difficile trovarti, Jack Bauer. Per essere un umano, ti sei nascosto veramente bene. Quattro anni latitante. Quattro anni lontano dalla tua famiglia. Non riesco a credere a quanto hai sofferto in tutta la tua vita.-  disse lei sorridendogli.

-Come fai a conoscermi?-

-Diciamo che ti abbiamo osservato per taaaanto tempo. E’ stato… divertente vedere il modo in cui salvavi il tuo paese dal terrorismo. Non ci siamo mai annoiati osservandoti. Ma nonostante tutto ne hai preso delle conseguenze, molto dolorose.-

La bambina schioccò le dita e Jack notò che sui muri dell’ampia stanza erano raffigurati diverse parti della sua vita: lui che piangeva tenendo in grembo il corpo di sua moglie Teri, sua figlia che non voleva più parlargli, la sua presunta morte, e così via. Jack rimase stupito nel vedere tutte quelle immagini, che a distanza di anni si ricordava ancora bene.

-Posso sapere chi sei?!- chiese alla bambina che continuava a sorridergli.

Lei si avvicinò a lui e fece apparire sul palmo della sua mano una piccola tavoletta di cioccolato.

-Tieni hai bisogno di mangiare.-

Jack mangiò quella piccola tavoletta rimanendo in silenzio, e pretendeva ancora risposte.

-Mi chiamo MuruMuru, e sono la serva di Deus EX Machina, signore del tempo e dello spazio.-

-Cosa?- chiese poi lui, non credendo alle parole appena sentite. Aveva appena detto che era una serva, per giunta di un… signore del tempo e dello spazio?

-Sto sognando…- sussurrò.

-No Jack, sono reale quanto lo sei tu. Senti, ho fatto esplodere l’elicottero dove ti tenevano, ma sono riuscita a salvarti. Solo te.-

-Quindi quell’esplosione... era reale.-

-Esatto-

-E perché mi hai salvato? Cosa vuoi da me?-

-Non sono io che voglio qualcosa da te. Ma il mio signore. Chiedilo a lui.-

La mente di Jack era ancora completamente confusa. Ancora non capiva cosa stava succedendo, e più passava il tempo più credeva di essere diventato pazzo.

-DEUS! E’ arrivato!- urlò MuruMuru.

In un secondo sul centro della stanza apparve una figura alta, enorme. Indossava un vestito nero, dalle cui maniche csi intravedevano le braccia completamente ossee. La testa era quella di un cranio, nella cui nuca si potevano notare delle piccole chioma viola.

-Ahhh, Jack Bauer.- disse Deus guardandolo coi suoi occhi penetranti di color viola.
Quello sguardo incuteva timore a Jack, e per lui era una cosa molto strana, dato che in passato era lui che incuteva paura e timore ai propri nemici.
-Finalmente ci incontriamo. Io sono Deus Ex Machina, signore del tempo e dello spazio. In parole povere, sono il Dio del tuo mondo.-

-Un… Dio?-

-Ho visto le tue imprese. E penso che l’America ti debba molto dopo tutto quello che hai fatto. Nonostante ciò ti hanno costretto a fuggire, sei scappato dall’America e dopo quattro anni riappari a Londra per salvare il Presidente USA da un attacco terroristico. Mi congratulo con te, e in tutti questi anni non serbi rancore per il tuo paese.-

-Io non serbo rancore. Io AMO il mio paese. Farei qualunque cosa fosse in mio potere per salvaguardarlo. Non m’importa di quanto mi sia riconoscente. Io ho fatto solo il mio lavoro.-

-Vero, e hai fatto un ottimo lavoro. Ma nonostante ciò hai perso quasi tutto ciò a cui eri legato.-

-Cosa vuoi da me?!-

-Voglio invitarti a un gioco, Jack. Sarà qualcosa di nuovo per te. Se vinci otterrai il mio posto. Vorresti avere i poteri di un Dio, Jack? Pensaci: diventando Dio potrai riavere indietro tutto ciò che ti è stato sottratto nella tua vita. Non vorresti tornare indietro e cambiare il futuro? Non vorresti riportare in vita le persone che hai perso?-

Jack era riluttante a riguardo. Ma il Dio gli aveva fatto una grande offert. Avrebbe potuto riabbracciare sua moglie, i suoi vecchi amici, sua figlia. Avrebbe aggiustato ogni cosa. Così fece l’unica cosa che gli venne in mente: accettare. Tanto non aveva niente da perdere.

-Cosa devo fare?- chiese deciso al Dio.

-Molto bene. Qualche tempo fa ho iniziato il Survival Game del Mirai Nikki. In questo gioco 12 concorrenti sono stati scelti per prendere il mio posto di Dio. Lo scopo del gioco è uccidere gli altri concorrenti, e l’unico che resterà in vita vincerà. Per fare questo ho creato i Mirai Nikki, i Diari del Futuro. Questo permettono appunto di vedere il futuro del suo possessore. Verrà segnato cosa il proprietario farà nel suo futuro, ma si può anche plasmarlo. Ad esempio, mettiamo il Diario ti segni un incidente futuro: tu puoi seguire le indicazioni del Diario oppure percorrere una strada alternativa e salvarti, cambiando così il tuo futuro. Quando il diario annuncerà la tua morte si attiverà la tua DEAD END, ma come ho detto prima, puoi scampare alla morte. Inoltre ogni diario comprende diverse funzioni per determinati proprietari. Grazie ai diari bisognerà scovare gli altri possessori, e, una volta trovati, ucciderli o distruggergli il diario, causandogli lo stesso la loro morte. Tutto chiaro?-

Jack aveva capito tutto: una battle royale contro altri undici giocati, e utilizzando il proprio diario bisognava scovarli e farli fuori.

-Ho capito.-

-Bene. Ora ti presento agli altri.-
 

Si ritrovò in un piedistallo che fluttuava nel cielo. Si guardò attorno e vide che si trovava in una zona completamente circolare. Al centro sedeva Deus e intorno c’erano 12 pedane, dove si trovavano tutti i concorrenti. Erano tutti oscurati per evitare che nessuno venisse conosciuto. Jack guardò i concorrenti: riconobbe uomini, donne, ma anche alcuni ragazzini. Soprattutto due, che si trovavano vicini a lui.

-Cos… DEUS? Cosa significa questo?!- chiese adirato Undicesimo.

-Partecipanti del Survival Game, ascoltate attentamente.- disse Deus non curandosi di Undicesimo. -Ho pensato di fare un piccolo aggiornamento al gioco: dopo la morte, alquanto stupida, di Terzo da parte di Primo ho deciso di sostituirlo, con un avversario decisamente più degno rispetto a lui. E dato che non posso utilizzare il nome di Terzo, vi presento… Zero. Le regole tuttavia non sono cambiate, lo scopo del gioco è rimasto invariato e vi auguro un buon proseguimento col Survival Game.- e detto questo sparì.

Uno ad uno anche gli altri partecipanti iniziarono ad andarsene, dando un saluto abbastanza accogliente al nuovo arrivato.

-Anche se c’è un altro concorrente, questo non cambierà nulla: vincerò io!- disse Nona.

-Zero eh? Non vedo l’ora di combattere contro di te!- disse Undicesimo.

-Ci vediamo, Zero.- lo salutò Quarto.

-Ti do un consiglio: stai alla larga da Primo!- lo minacciò Seconda.

-Credetemi.- disse ora Jack. -Voi non sapete di cosa sono capace. E se qualcuno di voi si metterà sulla mia strada lo ucciderò.-
 

Dopo aver conosciuto gli altri Jack si ritrovò in altro luogo, presumibilmente in una stradina di periferia. Si guardò attorno, cercando di capire dove si trovava. Intuì subito che non si trovava a Londra, né in America, ma in Giappone. Era notte fonda e si gelava. Jack continuava a guardarsi attorno notando poi un’enorme valigetta 24 ore ai suoi piedi. C’era un biglietto attaccato sopra che Jack lesse:
“Ti ho lasciato qualche piccolo regalo, ti aiuteranno nel gioco. Dirigiti nella casa di fronte a te.”

Così pose lo sguardo verso una casa a due piani. Si avvicinò alla porta, notando le chiavi nella serratura. Così entrò e le tolse dalla serratura. Di fronte all’entrata c’era una scala che portava al secondo piano, ai cui fianchi si trovavano due porte. Andò in quella a sinistra, entrando in una stanza che doveva essere sicuramente il soggiorno. Mise la valigetta nel tavolo e la aprì. Dentro c’era una pistola nera, calibro 45, una Glock 21. Poi notò l’M4A1 e un fucile da cecchino PSG-1. Tutte le armi erano provviste del proprio silenziatore. Ma oltre a quelle Jack prese un cellulare rimasto ancora nella valigia. Lo prese e lo accese, andando nella promemoria.
Come sospettava, il diario aveva descritto tutto quello che aveva fatto, e che avrebbe fatto. Segnava infatti che avrebbe letto un messaggio inviatogli da Deus e che poi sarebbe andato a letto. Infatti il cellulare vibrò,  segno che era arrivato un messaggio, che Jack aprì e lesse:

“Il tuo Diario ti permette di osservare i nemici di fronte a te e ti indicherà gli attentati terroristici (e non) che si verificheranno in futuro. Buona Fortuna.”
 


Angolo dell’autore.
Oook, mi presento a voi, gente: mi chiamo MrRaider e questo che avete appena letto è il primo capitolo della mia prima Fanfiction Crossover, di due serie che adoro alla follia. Una è 24, l’altra è l’anime Mirai Nikki. Molti penseranno che non avrebbe quasi senso fare un crossover del genere, dato che la prima è una serie-tv americana thriller-action, l’altra è un manga-anime horror-psicologico-sentimentale e chi più ne ha più ne metta. Anch’io ero un po’ dubbioso ma poi ho pensato: e se Jack Bauer partecipasse? Dopotutto Deus ha scelto diversi partecipanti che hanno diversi motivi per diventare Dio. E Jack (dato che come molti di loro ha sofferto abbastanza nel corso della sua vita) con il suo carisma, la sua forza e i suoi modi di agire non credo sfigurerebbe tanto in un survival game del genere.
Per cui come avete capito la trama è la stessa dell’anime, MA che cambierà proprio grazie alla presenza di Jack, ma non dico altro per non rovinare.
Come prime impressioni spero che possa piacervi, eee… che dire? Ci vediamo al secondo capitolo ;)
-MrRaider
P.S. Per chi non conoscesse Jack vi ho messo alcune foto, così potete capire che tipo è.

   

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Capitolo 2
*** L'Inizio ***


L’inizio

 
Si svegliò dal letto della sua nuova casa. Ancora non riusciva a credere a tutto quello che era successo. Due giorni prima aveva salvato il presidente Heller a Londra, aveva salvato ancora una volta tutti e grazie a questo aveva ottenuto la grazia. Aveva riottenuto la possibilità di tornare a casa e riabbracciare la sua famiglia.
Ma non tutto si era concluso nel migliore dei modi. Il giorno seguente fece uno scambio: la sua vita per quella di Chloe, tenuta prigioniera dai russi. Si era sacrificato un’altra volta, per salvare la sua amica. La sua migliore amica…
E ora si ritrovava dall’altra parte del Pianeta, in un paese che aveva visitato di rado e che quindi conosceva poco. Aveva scelto di partecipare al Survival Game del Mirai Nikki. Avrebbe ucciso di nuovo, ma se ce l’avrebbe fatta avrebbe ottenuto il potere di rimediare a tutto quello che aveva fatto in passato. Tutti i suoi errori. Salvare le persone che aveva perso. Tutto.
Ancora sul letto, Jack prese il cellulare e guardò cosa avrebbe fatto.

“9:56. Vado in salotto, preparo la colazione e accendo la TV.”

-E facciamolo allora.-

Si alzò dal letto e scese le scale, andando verso la cucina. Era una piccola stanza, ma c’era tutto il necessario per cucinare qualcosa. Lì preparò il caffè e accese la TV, andando sul notiziario locale, che stava conducendo un servizio su un recente attentato terroristico alla scuola media di Sakurami, causato dalla terrorista Uryuu Minene.

-Ancora nessuna traccia della terrorista Uryuu Minene. Ieri la donna ha attaccato con delle bombe la scuola media di Sakurami, facendo quindi esplodere diverse parti dell’edificio. Si contano almeno una ventina di vittime e più di duecento morti. La donna è riuscita a scappare ed è ancora ricercata dalla polizia.-

Appena fecero vedere la foto Jack si concentrò su quella donna: Uryuu Minene. Aveva già sentito quel nome. Probabilmente qualche anno fa, quando lavorava ancora alla CTU (Counter Terrorist Unit = Unità Antiterrorismo).
Guardò con attenzione i lineamenti del suo volto e del corpo. Che non fosse…

Potrebbe essere una partecipante… Nona?   pensò.

Jack finì di bere il caffè e continuò a guardare il cellulare. A parte il caso di quella terrorista non c’era altro di interessante. Così guardò il diario.

“10:11. Decido di prepararmi e di uscire per cercare Uryuu Minene. Potrebbe essere una partecipante. Devo trovarla.”

Ma prima di fare quello segnato nel diario decise di fare altro: digitò infatti sulla tastiera un numero telefonico. Erano passati quattro anni e voleva risentire la sua voce. Dopo qualche squillo alla fine sua figlia rispose.

-Pronto?-

-Kim. Sono… Sono io.-

-Papà?-

-Sì tesoro.-

Mentre parlava con sua figlia sentì ella che singhiozzava.

-Papà. Mi sei mancato. Ma perché mi stai chiamando? Le autorità ti staranno cercando.-

-No. No. Ho riottenuto la grazia. Posso tornare a casa.-

-Davvero?! Tornerai?!-

-Sì piccola. Ma prima devo finire una cosa, ma appena avrò fatto tornerò, è una promessa. Come sta Teri?-

-Ti manca molto. Aspetta, te la passo.-

Jack aspettò qualche secondo, ma alla fine una voce graziosa di una bambina lo chiamò dal cellulare: la sua nipotina Teri, che portava il nome della sua nonna deceduta e moglie di Jack.

-Nonno!!-

-Ciao piccolina.-

-Dove sei? Voglio rivederti!-

-Sono stato fuori per lavoro. Ma prestò tornerò, il tempo di finire una cosa e prendo il primo volo per tornare da voi. Fai da brava e ascolta tua mamma.-

-Va bene. Torna presto nonno.-

-Lo farò.-

-Papà?- chiese poi Kim al telefono.

-Dimmi…-

-Questa cosa che stai facendo… Potresti morire?-

-Non lo so.-

-Ok. Torna tutto intero.-

-Lo farò. Vi voglio bene…-

-Anche noi.-

Finita la chiamata Jack chiuse il cellulare. Cavolo se gli mancava la sua famiglia… Ma aveva fatto una scelta e doveva portarla a termine. Controllò il diario e come sospettava le note erano cambiate.
Subito dopo andò a farsi una bella doccia calda. Finito di scocciarsi andò nella camera da letto e aprì l’armadio, dove trovò un sacco di vestiti della sua taglia, magliette, jeans, giacche eccetera…

Però, Deus mi ha lasciato qualche regalino.

Jeans blu, maglietta grigia, giacca in pelle nera, borsone a tracolla se per caso trovasse qualcosa e Jack era pronto per uscire. Nascose la pistola nella parte posteriore dei jeans, il silenziatore e il coltello nel borsone e uscì di casa.
 
Arrivò nella scuola media, dove i segni del passaggio di Minene erano ancora evidenti: sul cortile c’erano ancora pezzi di vetrate provenienti dalle finestre, per non parlare delle macerie dell’edificio. Ad un tratto Jack focalizzò l’attenzione su qualcosa: si abbassò trovando tracce di una motocicletta, che andavano verso l’uscita della scuola. La moto doveva aver continuato dritto, verso il giardino di fronte alla scuola. La zona era molto fitta e sicuramente la terrorista doveva averla usata come via di fuga. Non era molto ma era l’unica pista che era riuscito a trovare. Andò lì, e per sua fortuna i segni erano ancora presenti, quali ad esempio l’erba che lasciava tracce del passaggio. Prese il cellulare ma prima che lo controllasse sentì un rumore proveniente da esso.

Se il diario ha fatto questo rumore, significa che il futuro è cambiato. Ma stavolta io non ho fatto niente: qualcuno è nei paraggi.

Si guardò intorno ed estrasse la pistola per accertarsi che non ci fosse qualcuno che lo stesse seguendo, ma non trovò nessuno, così la rimise a posto. Riguardò il diario ma non segnava nessuno nei paraggi.
 

Passò una mezzora e Jack trovò la moto di Minene nascosta tra i cespugli. Era ridotta ad una carcassa, segno che la donna non ci aveva dato molta cura. Riprese il diario e stavolta segnava qualcosa.

“11:06. Sento dei passi proveniente da dietro di me. Arriva Uryuu Minene. Mi nascondo e la seguo senza farmi vedere.”

Infatti Jack sentì dei passi provenienti da dietro, così si nascose in un cespuglio. Ecco apparire Uryuu Minene: aveva dei capelli lunghi color viola scuro, ed era vestita con degli stracci; teneva con sé qualcosa da mangiare, probabilmente rubata, e un pacco quasi finito di antidolorifici. Jack infatti notò che la donna continuava a toccarsi l’occhio sinistro, che aveva qualche goccia di sangue.
La seguì senza farsi sentire e dopo cinque minuti la donna entrò in un capanno abbandonato.
Jack preparò la pistola, si avvicinò di soppiatto sul lato della porta e con un calcio l’aprì, entrando.

-Ferma dove sei! Mani sopra la testa!-

Puntò la pistola a Minene, che aveva le spalle rivolte verso di lui e alzò le braccia.

-Quarto! Non ci hai messo molto a trovarmi.-

-Girati! Lentamente…- le ordinò Jack.

Lei eseguì e si girò, ma appena vide Jack capi il malinteso.

-Allora, tu non sei Quarto.-

Quarto… Aveva fatto il nome di un partecipante del gioco. Quindi aveva ragione: lei ne faceva parte e conosceva un possessore.

-No. Io sono Zero, Jack Bauer.-

-Ahhh, il nuovo arrivato. Deus ha scelto bene, un eroe americano. Come diavolo hai fatto a trovarmi?!-

-Avevi lasciato troppi segni in giro. Tu piuttosto, sei Nona, giusto?-

-Esatto.- disse lei abbassando lentamente le braccia.

-Ho detto ferma!- urlò Jack, sparando un proiettile vicino a lei che rimise le braccia in aria. Jack si avvicinò e la perquisì, togliendole il cellulare dalla tasca.

-Sembra che tu sappia quello che fai.-

-Ho appena iniziato.-

Con un colpo la fece cadere a terra. Ne approfittò: vide una sedia vicino a lui e delle funi, così fece sedere la donna e le legò i polsi dietro la schiena. Poi le diede un colpetto in faccia, facendola tornare in sé.

-Cosa intendi fare, Zero?-

Jack si mise davanti a lei e con uno sguardo calmo cominciò a parlare.

-So che sei una terrorista. E so che i vostri attacchi hanno sempre uno scopo: per la propria religione, per la propria ideologia e così via. Ne ho vista di gente come te. Ma sai cosa? Inizia il Survival Game, e cominci a far esplodere l’intera scuola. Quest’attacco era diverso da quelli che hai fatto nella tua vita passata: scommetto che stavi cercando un proprietario, o forse, più di uno.-

-Probabile.-

-Dimmi i nomi dei proprietari che conosci.-

-E poi cosa? Mi lascerai andare?-

-Ti risparmierò il dolore che proverai se non mi dirai quello che voglio.  Quindi te lo dico un’altra volta: dimmi i nomi.-

-Fottiti.-

Jack la guardò intensamente: Nona gli dava un’occhiata di sfida, e lui una fredda. Poi con un potente calcio fece sbattere la sedia sulla parete, si avvicinò a Minene e le mise la mano intorno al collo, cominciando ad urlare:

-SMETTILA DI FARMI PERDERE TEMPO E DIMMI I NOMI! CHI E’ QUARTO?!-

-Pensi veramente che te lo dica? Non mi conosci.-

-E va bene. Lo hai voluto tu.-

Così passo alle maniere forti: prese il coltello dal borsone, strappò il pezzo di vestito che copriva la spalla destra della donna e le conficcò il coltello nel nervo.

-AHHHHHHHHH!!!-

Jack tolse il coltello dal punto dove l’aveva conficcato, ormai pieno di sangue, poi notando l’occhio debole di Minene iniziò a premerlo forte col pollice.

-AHHHHHHHH!!! BASTARDO!!-

-DIMMI I NOMI!! CHI E’ QUARTO?! QUALI ALTRI PROPRIETARI CONOSCI?!-

-OKOK!!-

Sentendo che ormai aveva ceduto Jack tolse il pollice dall’occhio e aspettò che lei parlasse.

-Quarto è… è il commissario di polizia di Sakurami. Keigo Kurusu.-

-Quali altri nomi conosci?!-

-Nient’altri!-

Jack rimise il pollice nell’occhio e continuò a premerlo.

-QUALI CONOSCI!?

-PRIMO, AMANO YUKITERU, E SECONDA, GASAI YUNO!!!-

Smise di premere sull’occhio ferito della donna e si allontanò, guardando il diario.
Tutto nella norma: nel minuto successivo avrebbe fatto fuori Minene. Si riavvicinò, preparò il colpo in canna nella pistola e le mirò la testa.

-Mi spiace essere arrivati a questo punto. E’ stato un piacere, Uryuu Minene.-

-Credi che te la faccia passare liscia?!-

Minene diede un calcio verticale in faccia a Jack che cadde al suolo, subito dopo riprese il cellulare che gli aveva confiscato e si mosse verso l’uscita. Quella donna era riuscita a slegarsi senza che lui se ne accorgesse.

-Il mio è il Diario della Fuga! Ci rivedremo Zero!-

Jack, rimasto ancora a terra cominciò a sparare verso di lei, ma senza colpirla. Rimettendosi in piedi uscì dal capanno ma ormai era sparita.

-Dannazione!-

Cominciò a correre ma si fermò appena sentì qualcuno dietro di lui.

-Lasciala andare. Ormai non riuscirai più a trovarla.-

Si girò, puntò la pistola verso la fonte della voce. Vide un uomo alto, coi capelli lunghi neri, in giacca e cravatta.

-Ti ho seguito per tutto il tempo e ho visto come hai torturato Minene. Finalmente ci conosciamo Zero.-

-Sei un altro proprietario…-

-Esattamente. Sono Quarto, Keigo Kurusu. Abbassa la pistola, non sono qui per combattere.-

Jack, poco convinto, decise di rimettere la pistola a posto e nel frattempo Kurusu accese una sigaretta.

-Ne vuoi una?-

-No. Non fumo… Perché mi hai seguito?-

-Stavo cercando Nona, poi ho visto che gironzolavi sulla scena dell’attentato di ieri e ti ho seguito. Non pensavo che fossi proprio tu, Jack Bauer. Comunque
io voglio catturare Nona, non posso permettere che vengano uccisi degli innocenti.-

-Parli la mia stessa lingua. Anche per questo devo ucciderla.-

-No Zero. Non voglio ucciderla. E non voglio uccidere nessuno.-

-Cosa?-

-Faccio parte anch’io di questo gioco, ma il mio scopo non è diventare Dio. Voglio allearmi o catturare gli altri concorrenti, e porre fino a questo futile gioco di morte. Sei un eroe, Bauer. So tutto quello che hai fatto, tutte le vite che hai salvato, e non credo che vorresti altre vittime. Vorresti allearti con me?-

Kurusu si era ormai avvicinato a lui e con un grande sorriso gli aveva porto la mano. Jack era ancora poco convito, però mise da parte il suo sguardo freddo, lo cambiò con un sorriso e gli strinse la mano.

-Ok. Accetto.-

Per il momento, è meglio avere degli alleati con me.

-Ti sei già alleato con altri possessori?- chiese poi a Kurusu.

-Sì, due, per l’esattezza. Vieni, te li presento.-

 
Il commissario portò Jack nella sua macchina e i due salirono. Passò qualche minuto e i due accostarono vicino al parco giochi.

-Che ci facciamo qui?-

-Te l’ho detto. Vedi quei due ragazzini lì?-

Jack guardò dove aveva indicato il commissario: vide due ragazzini, il primo era un ragazzo coi capelli corti neri, quella che gli stringeva il braccio era un ragazza coi capelli lunghi rosa.

-Il ragazzo è Primo, Amano Yukiteru. Quella vicino a lui è Seconda, Gasai Yuno.-

-Quanti anni hanno?-

-Quattordici.-

-Quattordici hai detto?-

-Già. Hai visto chi ha scelto Deus? Non solo gente come me, come te o come Uryuu Minene, ha scelto anche dei ragazzini. Devo assolutamente fermare questo gioco, e la nostra alleanza è essenziale per farlo.-

Jack ci pensò su. Dopotutto, non aveva torto. Il giorno prima c’era stato un attentato in quella scuola, ed erano morte più di duecento persone innocenti, tutto questo per colpa di quel gioco. Era davvero necessario continuare e causare altre morti?
Kurusu suonò il clacson per attirare l’attenzione dei ragazzi, poi uscì dalla macchina con Jack. I due ragazzi, vedendo Kurusu con un'altra persona, si avvicinarono.

-Kurusu! Cosa succede?- chiese Yukiteru.

-Amano, Gasai. Sono riuscito a trovare un altro concorrente, che ci aiuterà nella nostra alleanza. Ecco a voi Zero.-

-Ciao. Mi chiamo Jack Bauer.-

Presentandosi  strinse la mano ad Amano, e cercò di stringerla anche a Gasai, che però rimase impassibile. Così ci rinunciò.

-Possiamo fidarci di lui?- chiese Yuno a Keigo.

-Fidatevi. Bauer è un eroe americano. E’ un ex agente antiterrorista, quindi sa come lavorano i terroristi come Minene. E’ scappato per quattro anni dal governo e non è riuscito a farsi beccare perché calcola tutto alla perfezione. Poco fa è riuscito a trovare Nona. L’aveva catturata e torturata, riuscendo a scoprire i nostri nomi, però è riuscita a scappare.-

-Davvero? Wow!- esclamò Yukiteru incredulo.

-Comunque, voi ragazzi continuate a restare nel parco. Probabilmente Nona vi sta ancora cercando, per cui state attenti.-

-Ok! Andiamo Yukki!- disse infine Yuno che prese Amano per il braccio e se ne andò con lui.

-Sembrano… Apposto.- disse Jack a Kurusu, osservando quei due allontanarsi.

-Non proprio. Primo è riuscito a scampare a due Dead End ma in parte è stato aiutato.-

-Da quella ragazzina? Non mi sembra pericolosa…-

-Non sottovalutarla Jack. Nasconde qualcosa.-

-Come tutti del resto.-

 
Si fece notte fonda. Jack rimase nella stazione di polizia con Kurusu per studiare dove sarebbe potuta andare Nona. Per ora gli unici concorrenti che conoscevano erano lui, Yukiteru, Yuno, Keigo e Minene. Gli altri erano ancora sconosciuti.
Ormai era tardi, così i due si riposarono.

-Cosa ha di speciale il tuo diario, Jack?- chiese Kurusu sedendosi sulla poltrona.

-Il mio? Mi dice i nemici che si trovano nei paraggi e mi dice quando ci saranno degli attentati. Lo chiamo… Il Diario della CTU. Mi riporta indietro, quando lavoravo lì.-

-Interessante. Il mio è il Diario dell’Investigazione. Mi dice quando si svolgeranno dei crimini e in questo modo riesco a sventarli facilmente.-

Mentre i due parlavano arrivò il vice di Kurusu, Nishijima, che portava con se un’enorme scatola di cartone.

-Era il gruppo di sicurezza. Mi hanno riferito che i ragazzi sono a casa. E signor Bauer, in questa scatola ci sono i suoi oggetti.-

Jack aprì la scatola e trovò quello che aveva pagato e che gli aveva procurato Kurusu: un portatile, cariche C4, delle bombe fumogene, microtrasmettitori, microfoni, una torcia, un altro coltello, un monocolo e infine le chiavi della macchina.

-Grazie. Menomale che ho sempre qualcosa in banca.-

-Signore.- disse poi Nishijima al suo capo.
-Non dovremmo aumentare la sorveglianza?-

-No, non serve. Non credo che Minene si rifarà viva oggi.-

-Concordo con Kurusu.- intervenne Jack.
-Sono ragazzi. Direi per ora di lasciarli soli.-

-Oh… capisco.- disse NIshijima andandosene.

-Beh, io vado a casa. Ho bisogno di riposarmi.- disse Jack alzandosi e prendendo la scatola.

-Ok, Jack. Ci vediamo domani per continuare le ricerche.-

Ma quando Jack iniziò ad uscire dalla stanza sentì uno strano rumore proveniente dal diario, probabilmente il futuro stava cambiando di nuovo. Così lo prese e inaspettatamente fu abbagliato da un’enorme luce bianca proveniente dal diario.

-Cosa diavolo è successo?!-

-L’ha fatto anche il mio. Penso che il futuro sia cambiato drasticamente.-

-Signore!- disse Nishijima rientrando nella stanza.
-Amano è uscito di corsa dalla casa di Gasai!-

-Dannazione! Keigo, io vado a cercarlo: potrebbe essere in pericolo!-

Jack uscì di fretta dalla stazione di polizia, andò nel parcheggio e trovò la macchina che aveva da poco acquistato: una Ford nera. Entrò nella macchina, mise in moto e partì.

Lungo il tragitto gli arrivò un messaggio da Kurusu, con su scritto l’indirizzo della casa di Amano. Jack andò lì, e non appena arrivò all’angolo della via vide Amano entrare in casa sua in fretta e furia. Fece uscire un sospiro, sollevato che il ragazzo stesse bene. Così chiamò Kurusu per informarlo.

-Tutto a posto. Amano è rientrato a casa sua.-

-Ahhh, menomale. Grazie per essertene accertato Jack.-

-Figurati.-

Chiuse la chiamata ma appena fece manovra per tornare indietro intravide una figura sbirciare sulla porta della casa di Amano: Gasai, che però se ne andò. Jack guidò verso di lei, e appena le fu vicino aprì il finestrino.

-Gasai! Ti serve un passaggio?-

-Ohh… Grazie.-

La ragazza entrò e si sedette vicino a Jack, che, notando il suo volto rigato dalle lacrime, le diede un fazzoletto.

-Conosco quello sguardo.- disse sorridendogli e facendo partire la macchina.

-Eh?-

-Anch’io sono stato giovane e ho avuto i miei primi amori, so come ti senti.-

-Il fatto è… che Yukki ha scoperto una cosa che non volevo sapesse.-

-Capisco. Lo sai… una volta ero fidanzato con una donna, Audrey. Ero la guardia del corpo di suo padre e quando lavorai per lui ci frequentammo e finimmo col fidanzarsi. Era passato un sacco di tempo dopo la morte di mia moglie, e da allora avevo sempre paura di legarmi a qualcun’ altro, fino a quando non conobbi Audrey. Eravamo felici… Poi un giorno, sono stato costretto a torturare il suo ex-marito: c’erano sospetti su di lui e dovevo essere sicuro che non ci fosse dentro. Ma Audrey mi aveva visto mentre lo torturavo. Ha conosciuto un lato di me che avevo cercato di  tenerle nascosto, e questo ci ha… allontanati.-

-E poi, com’è finita?-

Ci fu un po’ di silenzio ma alla fine Jack rispose alla domanda della ragazza.

-E’... complicato... Sono stato costretto a scappare, a tenermi lontano da lei, e da tutti quanti per proteggerli… Ma poi… Audrey morì, due giorni fa. Mi sono
sempre dato la colpa, per tutto quello che ho fatto, sempre… Una volta anni fa mi dissero che qualunque cosa tocchi finisce per morire… Avevano ragione.-

Ci fu un altro silenzio e Yuno abbassò la testa, dispiaciuta per avergli fatto quella domanda.

-Il punto è che, Yuno, devi essere forte con Yukiteru. Gli ci vorrà un po’, credimi, ma alla fine pensò che accetterà, qualunque cosa sia.-

-Tu credi?- chiese guardandolo stupita.

-Sì, ne sono sicuro, ci sono passato anch’io. Oh, siamo arrivati.-

Jack si fermò con la macchina di fronte alla casa della ragazza. Lei scese e ringraziò Jack per il passaggio e per il consiglio.

-Di nulla. Buonanotte Yuno.- disse infine Jack dandole un sorriso e andando via.

Le aveva dato dei bei consigli certo, ma Jack non sapeva che tipo era Yuno. E non sapeva neanche cosa nascondeva, proprio in quella casa buia e tetra dove l’aveva appena lasciata.

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Capitolo 3
*** L'Occhio Sacro ***


L'Occhio Sacro


Si era fatta mattina. Jack era già in cucina e aveva appena finito di lavarsi e di fare colazione. Si era accordato con Keigo per vedersi quel giorno e continuare le indagini. Ma mentre si stava vestendo, prendendo una maglietta nera, sentì un rumore strano proveniente dal  diario. Incuriosito dal rumore lo aprì.

“Attentato di oggi: Questa notte Kasugano Tsubaki, sacerdotessa dell’Occhio Sacro, verrà uccisa.”

Kasugano Tsubaki…

Il potere del Diario di Jack era anche quello di indicare gli attentati futuri. Probabilmente questa persona doveva essere un bersaglio molto importante e forse poteva essere collegata anche al Survival Game.
Mentre ci pensava sentì il campanello di casa, così corse subito ad aprire, trovandosi davanti Keigo.

-Hey Keigo. Non dovevamo incontrarci in centrale?-

-Abbiamo delle buone notizie. Passiamo però a prendere Amano.-

-Ok, devo finire di preparare, aspettami.-

Jack tornò dentro e aprì l’armadio nella sua camera da letto, dove aveva messo tutti i suoi oggetti essenziali: prese la pistola, che nascose nei Jeans, il suo silenziatore e un coltello, che mise nel borsone. Infine indossò una giacca nera e fatto questo tornò fuori dove l’aspettava l’amico.

-Ok, possiamo andare. Senti, conosci una certa Kasugano Tsubaki?-

Keigo appena sentì quel nome si bloccò, così gli chiese come la conoscesse. Jack prese il cellulare e fece vedere a Keigo l’annotazione che gli aveva dato il Diario quella mattina.

-Mi è arrivato poco fa. Il mio Diario mi permette di sapere anche gli attentati futuri… allora, la conosci?-

-E’ la sacerdotessa a capo dell’Occhio Sacro, una setta religiosa di questa città. E’ per questo che sono venuto a prenderti. Hanno catturato Nona, me l’ha detto il Diario, e volevo andare lì per accertarmene.-

-Senza dubbio è collegato, non può essere una coincidenza. E se per caso trovassimo un altro possessore, che non sia proprio lei?-

-Non possiamo escluderlo. Ora è meglio che andiamo. Dobbiamo prendere Amano. Ci servirà l’aiuto di tutti.-

Jack annuì e seguì Keigo fino alla sua macchina. Entrando vide Gasai seduta dietro, intenta a guardare il cellulare. Lui la salutò e lei ricambiò dandogli anche un bel sorriso.
Subito dopo si diressero a casa di Amano. Appena arrivarono lì Keigo scese dalla macchina e andò ad avvisare Amano, mentre Jack rimase in macchina con Yuno. Appena il ragazzo uscì di casa Jack lo sentì dire qualcosa a Kurusu riguardo Yuno, e manco farlo apposta la ragazza si era sporsa dal finestrino e lo chiamava.

-Oh no, che dici Yukki! Avevi detto che non ne avresti parlato. E’… imbarazzante.-

Sentendola Yukiteru fece una faccia spaventata, come se la vista di Yuno lo terrorizzasse. Keigo non se n’era accorto della sua espressione, ma Jack sì. E continuava ad osservarlo, rimasto dubbioso nel vederlo con quella faccia.

-Beh, voglio certo immischiarmi nelle vostre questioni private, ma la prossima volta contattatemi.- disse Kurusu entrando in macchina.

Jack intanto continuava a scrutare Yukiteru, ancora poco convinto. Il giorno prima lo aveva visto molto tranquillo, e quel giorno invece non era normale. Era molto teso e continuava a sudare.

Mh… Che sia collegato a quello che è successo al diario ieri? Forse è così. In ogni caso, Yukiteru è corso via dalla casa di Yuno esattamente dopo quel bagliore…

-Jack.- disse Kurusu dandogli una pacca sulla spalla appena salì in macchina.
-Tutto bene?.-

-Sì, sto bene. Stavo… solo pensando.-

Durante il tragitto ci fu un enorme silenzio. Keigo era intento a guidare e Jack guardava dallo specchietto retrovisore i due ragazzi seduti dietro, notando che Yuno continuava a fissare ininterrottamente Yukiteru.

-Uryuu Minene è stata catturata.- disse Keigo non appena furono sull’autostrada.

-Nona?- chiese Yukiteru.

-Esattamente. Secondo il mio Diario dell’Investigazione sono stati gli adepti dell’Occhio Sacro.-

-E questa mattina…- disse Jack prendendo il suo cellulare.
-Il mio Diario della CTU mi ha segnato questo: “Attentato di oggi: Questa notte Kasugano Tsubaki, sacerdotessa dell’Occhio Sacro, verrà uccisa.” Senza dubbio le cose saranno collegate.-

Jack si bloccò un attimo, poi si girò dietro per guardare i ragazzi e continuò:

-Probabilmente ci sarà un altro possessore nei paraggi, se non Tsubaki stessa. Voglio che prestiate la massima attenzione e chi vi guardiate le spalle, ok? Dobbiamo essere pronti a tutto.-

-Certo, staremo attenti. Non preoccuparti Jack.- rispose Yuno strizzando l’occhio.

-Bene, bravi.-

 
Qualche altro minuto di macchina e alla fine giunsero al tempio dell’Occhio Sacro. Un sacco di persone era in fila indiana e si dirigevano verso il tempio pregando.
Keigo stava parlando con una ragazzina del tempio per chiederle un colloquio con la sacerdotessa, mentre Yukiteru era vicino ad un laghetto con Yuno che continuava a fissarlo da dietro. Jack invece osservava bene il luogo: controllava tutto ciò che lo circondava, ma vedeva soltanto un mucchio di persone in fila indiana; e a parte l’ingresso non c’erano persone della sicurezza. Tutto era troppo tranquillo… troppo.
Quando Keigo finì di parlare con la ragazzina Jack gli andò incontro.

-Allora?-

-Tutto a posto. Presto faremo la conoscenza della sacerdotessa.-

-Bene. Yukiteru, Yuno! Andiamo.-

La ragazzina che aveva parlato poco fa con Keigo lì scortò negli alloggi, dove fece indossare le vestaglie agli ospiti.

-Mi sento… ridicolo.- disse Jack mentre la ragazzina li portava dalla sacerdotessa.
 

Arrivarono in un enorme sala. Sui lati c’erano altri credenti inginocchiati verso di loro. I quattro si inginocchiarono di fronte a una gigante camera di reclusione. Copriva almeno metà dell’intera sala e al suo interno c’era la sacerdotessa: tunica da oracolo rossa, aveva dei lunghi capelli neri, e nel suo viso si intravedeva l’occhio sinistro, mentre l’altro era coperto dai suoi capelli.

-Piacere di conoscervi, amici miei. Io sono la sacerdotessa, Kasugano Tsubaki. Sono lieta di fare la vostra conoscenza. Potrei osservare meglio il tuo volto… Yukiteru?

Yukiteru guardò incuriosito la sacerdotessa, notando il suo occhio che cercava di sforzare la vista.

-Il tuo occhio…-

-Già. La mia vista è debole sin da quando sono nata. Per questo mi sono reclusa in questa stanza. Il mio unico svago consiste nello scrivere le storie narrate dai visitatori. Ma da alcune settimane, ha cominciato a scrivermi il futuro.-

I quattro impallidirono ascoltando Tsubaki che aveva aperto una lunga pergamena. Poi Yuno, Yukiteru e Keigo guardarono Jack: la sua teoria era corretta.

-Io lo chiamo il Diario della Chiaroveggenza. E questo è il Diario del Futuro della Sesta.-

Avevo ragione!  Dovremo cercare di avvisare gli uomini di Keigo, in qualche modo…

La sacerdotessa guardò tranquillamente il suo diario e disse:

-Capisco… Vedo che dalla stazione di polizia di Sakurami i rinforzi sono pronti ad intervenire. Però, vi siete preparati bene.-

Yukiteru, ormai spaventato si nascose dietro Kurusu in una posizione da completo idiota. Jack lo guardò, notando come era spaventato. Non era preparato a certe situazioni. Tsubaki, vedendo Yukiteru, cominciò a ridere.

-Ahah! Sembri completamente indifeso. Giusto per la cronaca, non ho intenzione di diventare Dio. Sono solo un oracolo, e provare a diventarlo sarebbe alquanto blasfemo. Comunque: Nona si trova rinchiusa nei sotterranei, fatene ciò che volete.-

-E perché vorresti darci Nona così facilmente? Spiegacelo!- disse Jack alzandosi.

-Mi spiace ma ora non posso avere distrazioni…-

-Fammi indovinare: qualcuno ti attaccherà oggi?-

-Cos… come fai a saperlo?!-

-Sono anch’io un possessore, me l’ha detto il mio Diario. Sono Zero, Jack Bauer.-

-Zero eh… Comunque sì, hai ragione.- e a quel punto Tsubaki mostrò la pergamena ai suoi visitatori: essa presentava infatti in un colore nero la scritta DEAD END.

-Di questo passo stanotte morirò. Ma… qui c’è Yukiteru che è scampato a ben due Dead End.
Facciamo così: vi consegnerò Nona solo se voi mi darete Yukiteru.-

-NO! Neanche per sogno!- protestò Yuno alzandosi.

Ecco cosa vuole: sfuggire alla Dead End. Se muore potremmo avere problemi. Neanche lei vuole diventare Dio, quindi possiamo approfittarne per farcela alleata.

Jack guardò Kurusu che gli fece cenno di accettare alla proposta della sacerdotessa.

 
Si fece ormai il tramonto. Yukiteru era vicino alla camera di reclusione di Sesta, mentre alcune ragazze portavano i futon per i due.

-Che ne pensi?- chiese Kurusu a Jack dall’altra parte della stanza.

-Non sono tranquillo,inoltre non mi fido di lei. Però… Yukiteru deve resistere. Pensaci bene: avremo Nona, Yukiteru sarà salvo e potremo approfittarne per farci Sesta alleata. E’ riuscita a catturare Nona, perciò è abbastanza potente. Aiutandola, otterremo la sua fiducia.-

-Non hai tutti i torti.-

-Per fare questo però dobbiamo garantire l’incolumità di entrambi. E stiamo attenti: sicuramente un altro possessore è nei paraggi e aspetta di colpire, dobbiamo trovarlo!-

Guardò verso Yukiteru, notando che il ragazzo stava parlando con Tsubaki. Poi si girò verso Yuno, che continuava a guardare il suo Diario e a mandare occhiate malefiche a Tsubaki. Così Jack si avvicinò a lei, prendendola per un braccio.

-Cosa?-

-Aspetta… seguimi.-

Jack portò via Yuno dalla stanza, uscendo all’aperto. Andarono dietro all’edificio di Tsubaki, sperando che non ci fosse qualcuno che li stesse ascoltando. Prese il cellulare, e per fortuna segnava che nessuno si trovava vicino a loro. Finito di osservarlo lo chiuse e parlò alla ragazza.

-Yuno, che poteri ha il tuo Diario?-

-Eh, il mio? Mi permette di vedere cosa fa Yukki.-

-Perfetto. Senti, oggi sicuramente ci sarà un attacco, per cui dovremo mantenere la massima allerta. Sicuramente un altro possessore, se non più di uno, è nei paraggi. Inoltre non mi fido di Tsubaki.-

-Cosa te lo fa pensare?-

-Quando ha detto che non voleva diventare Dio, l’ho vista… strana. Spesso riconosco quando una persona mente o dice la verità, e non credo che lei ci stia dicendo tutto. Perciò osserva bene il tuo Diario, controlla Yukiteru e fai in modo che non gli succeda niente, ok?-

-Chiaro.-

-Cosa dice ora?-

-Quella donna sta parlando male di me con Yukki. COME osa quella puttana?!-

-Yuno calmati. Sta cercando di farti allontanare Yukiteru.-

-Quindi devo tenerla d’occhio?!-

-Esatto. Ricorda: fai in modo che né lei, né Yukiteru siano in pericolo. E non preoccuparti: ci siamo anche io e Kurusu. Ora torniamo, altrimenti si insospettiranno…-

Così i due tornarono nella stanza dell’oracolo. Jack parlava con Keigo e osservava il Diario per accertarsi che non ci fosse qualcuno di sospetto nei paraggi, mentre Yuno osservava il suo per controllare Yukiteru.
Ad un certo punto però entrambi i Diari cambiarono, e subito dopo scoppiò un incendio nella camera di reclusione!

-Cosa?! Presto, serve dell’acqua!-  urlò Jack guardando il fuoco. Poi si rivolse a Kurusu.
-Keigo, vai a sistemare il sistema anti-incendio! Se il nostro amico ha agito bene li avrà manomessi!-

-Ma…-

-Vai, al resto penso io!-
Kurusu non se lo fece ripetere due volte e corse via. Nel frattempo due adepti entrarono con un secchio d’acqua. Ma appena la buttarono l’incendio si propagò ancora di più.

-Quella non è acqua, è benzina! COME DIAVOLO AVETE FATTO A NON ACCORGERVENE!- strillò Jack ai monaci spingendoli, e questi caddero a terra.
-Devo salvare Tsubaki!-

Iniziò a muoversi verso la camera di reclusione, ma si fermò appena notò diversi monaci che stavano entrando con delle accette. La stanza fu ricoperta di monaci che si accettarono tra di loro, uccidendosi.
Uno di questi con un accetta in mano si mosse contro Jack: caricò l’accetta su di lui, ma lui gli bloccò il braccio, subito dopo glielo girò, gli diede una ginocchiata in pancia, facendogli perdere l’accetta che cadde a terra e fu allontanata da un calcio di Jack, e per concludere Jack fece cadere a terra il nemico e gli diede un pugno in faccia tramortendolo.

-Yuno, Yukiteru! Mettete in salvo Tsubaki!- urlò ai due mentre combatteva con un altro monaco.

Questi gli era andato incontro cercando di colpirlo con l’accetta, ma schivò tutti i colpi e gli diede un calcio all’addome, facendolo quindi cadere a terra.

-Sei completamente pazza!!-

Si fermò sentendo le parole di Yukiteru rivolte a Yuno. Vide il ragazzo correre verso la camera di reclusione con un accetta e Yuno era rimasta lì, immobile, che piangeva e che non credeva a quello che gli aveva detto il ragazzo. Ma Jack dovette distogliere lo sguardo, perché un altro nemico si stava avventando verso di lui, ma riuscì a prenderlo e con tutta la sua forza lo lanciò verso il muro. Subito dopo sentì il rumore dell’acqua sopra la testa, così alzò lo sguardo e vide che si erano attivati gli allarmi anti-incendio. Riguardò Yuno che era ancora immobile, e dietro di lei vide un monaco che stava per colpirla in testa!

-YUNO, VA’ VIA DA Lì!- le strillò Jack puntando la pistola all’uomo dietro di lei.

Non aveva scelta, così tolse la sicura dalla pistola e sparò un proiettile verso il nemico, colpendogli la mano. Questi perdette l’accetta, e Jack ne approfittò correndo verso di lui e spintonandolo lontano da Yuno. Dopo di questi un altro si avventò sulla ragazza, ancora immobile, così Jack si buttò su di lei, evitando così che venisse colpita. I due si ritrovarono a terra, con Jack che teneva stretta a sé Yuno con un braccio e con l’altro puntava la pistola al nemico in piedi davanti a loro. Jack stava per premere il grilletto, quando…

-TORNATE IN VOI, LURIDI SCIOCCHI!!-

L’urlo di Tsubaki fece tornare in sè i monaci. Questi infatti smisero di colpirsi a suon di accettate e rimasero intontiti, come se non sapessero cosa stavano facendo il quel momento. Il monaco che stava per colpire i due li guardò con una faccia stupita ma appena capì cosa stava per fare lasciò l’accetta e diede il suo braccio a Jack, aiutandolo a rimettersi in piedi.
Appena  fu in piedi aiutò Yuno a rialzarsi, che non aveva detto ancora una parola.

-Yuno, stai bene?- chiese lui preoccupato.

-Jack, ti prego… lasciami sola…- e se ne andò, lasciandolo solo.

Era ancora preoccupato per lei, dopo quello che era successo e quello che le aveva detto il ragazzo poco fa. Ma non voleva disturbarla.
Guardò quello che rimaneva della stanza, era un vero disastro: sangue, cadaveri e parti del corpo dei cadaveri ricoprivano l’intero pavimento. Era spaventoso.
Dopodiche entrò nella camera di reclusione trovando Tsubaki e Yukiteru.

-Yukiteru, Tsubaki. Tutto bene?-

-Sì, stiamo bene.-

-Cosa sarà successo ai monaci?- chiese Yukiteru.

-Penso si tratti di ipnosi...- disse Tsubaki.

-Lo penso anch’io…- intervenne Jack.
-Non ho mai visto qualcuno sotto ipnosi fino ad ora. Inoltre è probabile che gli adepti possano venir ipnotizzati di nuovo, dato che il possessore è ancora nascosto. Ma la prossima volta saremo più preparati.-

-Hai ragione. Farò aumentare la sorveglianza ai miei uomini.-

Jack si allontanò un po’ da loro e prese il cellulare per contattare Keigo sulla situazione. Ma dopo averlo chiamato per ben quattro volte non ricevette nessuna risposta, soltanto la segreteria. Arrendendosi tornò dai due. Kasugano stava controllando il suo diario aiutandosi con la lente di ingrandimento.

-Allora?- chiese Jack appena fu vicino a loro.

-Buone notizie: abbiamo trovato un sospetto negli alloggi. Manderò qualcuno a controllare.-

-Aspetta! Ce n’è un altro, proprio qui!- disse Yukiteru indicando un'altra scritta sulla pergamena.

-E un altro!- stavolta a parlare fu Jack che puntò il dito su un'altra scritta del Diario di Sesta.

Ma ad un tratto le scritte cambiarono mostrando diversi intrusi in più parti del tempio.

-Non mi piace! Voi restate qui, vado a controllare.-

Jack uscì dalla stanza di reclusione e si diresse fuori. Lì notò diversi adepti che circondavano il cortile, tutti camminavano in modo strano e avevano uno sguardo completamente vuoto.
Aprì il Diario che annotava almeno una ventina di nemici che occupavano il cortile, e circa una decina all’interno. Capendo la gravità della situazione corse dentro e rientrò nella camera.

-Avevo ragione: sono ipnotizzati! Tsubaki, qui non è sicuro, dobbiamo spostarla. Stia tranquilla, ci siamo noi.-

-Gra… grazie.- disse lei ringraziandolo con un sorriso.

Jack uscì dalla camera per primo, seguito da Yukiteru che aiutava Sesta prendendola per mano. E ad attenderli fuori, con uno sguardo abbastanza inquietante, c’era Yuno, che portava con sé un accetta.

-Yukki è proprio gentile vero? Allora, quando ti deciderai a lasciarlo andare.-

Kasugano rispose alla ragazza, cercando di calmarla:
-Ho un piano. Ma per farlo mi serve assolutamente l’aiuto di Yukiteru…-

-Non ne hai bisogno! Tu morirai qui, in un modo o nell’altro.-

Kasugano, Yukiteru e Jack rimasero scioccati dalle sue parole. Soprattutto Jack, dato che non aveva mai visto Yuno parlare in quel modo ad un'altra persona.

-Cosa pensi di fare, facendo così? Senti Yuno, so che sei gelosa, so che non vuoi che Yukiteru si allontani da te, ma non possiamo permetterci di minacciarci a vicenda o di separarci. O ci atteniamo tutti insieme al piano o nessuno di noi uscirà vivo da qui.-

Ma dopo che Bauer disse questo a Yuno ci fu un altro rumore sui loro diari: il futuro era cambiato un'altra volta.

“19.05 Ci hanno circondati! Yukiteru è morto!”

-Mi si è attivata la Dead End!- disse Yukiteru spaventato.

-Questo significa che presto attaccheranno… Dannazione, ma da dove?!-

Jack estrasse la pistola, per prepararsi ad un eventuale attacco.  Continuava a puntarla intorno e ad osservare il Diario, ma le note dicevano che la stanza era circondata.

Non trovo nessuno. Ci sono solo cadaveri qui, a meno che…

Non fece in tempo a pensarci che Yuno aveva  già staccato la testa a un cadavere steso ai suoi piedi.

-Y…Yuno. Cosa stai facendo?!- chiese Amano spaventato.

-Yukki, Jack, uccidete i cadaveri!- rispose lei sorridendo a loro due.

In un secondo infatti tutti gli altri cadaveri si alzarono e come degli zombie iniziarono a circondarli. Yuno aiutandosi con l’accetta attaccò i cadaveri, dicendo a Jack che in questo modo potevano far fuggire Amano. Jack rimase impressionato vedendo quella ragazza attaccare i nemici intorno a lei, ma contemporaneamente era anche turbato guardandola, non era normale per una ragazza della sua età. Ma non ci pensò molto e si mise davanti a Yukiteru e Kasugano per proteggerli. Ormai quelli che li circondavano non erano più vivi, perciò con la pistola cominciò a sparare ai nemici vicini. Ne uccise uno, sparandogli sull’addome e in testa, poi un altro proprio davanti a lui, colpendolo in testa e allontanandolo con un calcio. Finì il caricatore, così ne prese un altro dalla borsa e ricaricò la pistola.

-Scegli Yukki.- disse ad un certo punto Yuno, fermandosi e guardando Amano dolcemente.

-Che cosa?-

-Sceglierai noi e soppravvivrai, oppure Sesta e morirai?-

Cosa?! Cosa diavolo succede a quella ragazza?!

A quel punto Jack capì tutto: capiva l’avvertimento di Keigo il giorno prima, e capiva perché Yukiteru fosse spaventato quando la vedeva.
Gasai Yuno era pazza.
 

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Capitolo 4
*** Una scelta ***


Una scelta
 
Era ancora impietrito. Impietrito alla vista di quella ragazza, Gasai Yuno, che continuava a squarciare a destra e a manca coloro che erano governati dall’ipnosi. Non si fermava, era una macchina mortale, gli riusciva così normale per una ragazza della sua età fare certe cose. Jack non aveva mai visto una così.
Dopo aver accettato un altro nemico la ragazza si fermò, chiedendo a Yukiteru di scegliere: loro due e quindi salvarsi la vita, oppure Sesta e morire.

-Il loro obiettivo è Sesta, possiamo abbandonarla e fuggire. Jack, mi aiuterai vero?-

-Cosa diavolo ti è preso Yuno? Abbiamo giurato di difendere Tsubaki, a ogni costo! Ti ho dato un compito, e te ne stai sbattendo…-

-Al diavolo!- disse poi Yuno, che attaccò un altro nemico: questi sbattè sul muro, aprendo così un passaggio.

-E’ la nostra via di uscita, seguitemi!- ordinò poi Jack agli altri.

Yuno prese Yukiteru per mano, e lui prese con l’altra quella di Tsubaki creando così una catena. Davanti a loro c’era Jack che li scortava.
Appena uscirono dalla stanza si ritrovarono nel corridoio del giardino e furono subito attaccati da un altro monaco. Jack  gli sparò tre colpi e questi cadde a terra. Subito dopo ne arrivò un altro vicino a lui ma Bauer evitando l’accetta gli infilzò il coltello in pancia e poi gli tagliò la gola. Prese dal cadavere ormai a terra l’accetta che aveva in mano e la lanciò dritta in testa ad un altro nemico poco avanti a loro. Subito dopo fece un cenno agli altri di seguirlo e tutti quanti si mossero verso gli alloggi.
Mentre correvano squillò il cellulare di Jack. Era Kurusu, così rispose subito.

-Keigo, che fine avevi fatto?!-

-Scusami, ma ci ho messo molto a far ri-funzionare gli spruzzatori. Com’è la situazione?-

-Ci hanno attaccati di nuovo. Gli adepti sono tutti ipnotizzati, stiamo spostando Sesta in un luogo più sicuro.-

-Ipnotizzati hai detto?!-

-Sì, e non solo quelli vivi. Sono ipnotizzati anche i cadaveri. –

-Ho capito... Jack, porta gli altri al portone principale, i miei rinforzi sono lì, perciò mettetevi sotto la loro custodia.-

-Ok, e tu che farai?-

-Devo cercare Nona.-

-Ricevuto. Chiamaci quando l’avrai catturata. Chiudo.-

I quattro entrarono così negli alloggi. Una volta entrati però  notarono che i corridoi erano completamente deserti. Non c’era nessuno…

-Aspettate.- disse Jack alzando la mano in un pugno.

Si avvicinò all’angolo e scrutò dall’altra parte: vide almeno 5 monaci, solo che questi erano tranquilli, non avevano lo sguardo vuoto tipico degli altri ipnotizzati. Jack tornò dagli altri, informandoli su ciò che aveva appena visto.

-Forse l’ipnosi è svanita, dobbiamo proseguire.- e detto questo si mosse verso l’angolo.

-Jack, fermo.- disse Yukiteru.

Bauer si girò e andò verso di lui.

-Cosa?-

-Yuno è stanca, si sta sforzando troppo…-

Era vero: guardò la ragazza, che aveva il fiatone ed era appoggiata al muro.

-Sto… sto bene Yukki.-

-Non possiamo fermarci ora, manca poco ormai, poi potrà riposarsi.-

Subito dopo il gruppo continuò a muoversi. Oltrepassarono gli adepti che, vedendo la sacerdotessa, la salutarono. I quattro uscirono dagli alloggi e ritornarono fuori. SI intravedeva il portone, ormai mancava soltanto un altro po’ e sarebbero usciti.

-Fermiamoci.- disse Tsubaki.

Il gruppo si fermò, e Jack andò di fronte a lei.

-Non è sicuro qui, Kasugano. Fuori ci attendono i rinforzi di Kurusu, una volta lì saremo salvi.-

-No! Ora che i miei uomini sono tornati in sé, possiamo affrontarlo.-

-Mhh…-

-Voi fate come volete. Io e Yukki ce ne andiamo.-

-Yuno! Non possiamo abbandonarla!-

-Invece sì, Yukki!-

A quel punto Jack perse di nuovo il controllo:  prese Yuno per la spalla e la spinse al muro, urlandogli e tenendole le spalle:
-Qui non ci siete solo tu e Yukiteru, è chiaro?! Non puoi continuare a fare come preferisci tu, e non ti conviene farmi arrabbiare! Abbiamo un nemico in comune, e forse Tsubaki ha ragione, ora possiamo combatterlo e ucciderlo! Invece tu continui a pensare a te stessa! Quindi CERCA DI COLLABORARE E NON LAMENTARTI PER OGNI SINGOLA COSA!!-

Tutti gli altri erano impressionati: non avevano mai visto Jack arrabbiarsi così tanto, ma chi lo conosce bene sa che non bisogna farlo arrabbiare o mettersi contro di lui, a meno che qualcuno non voglia avere un proiettile piantato in testa. Persino Yuno era stupita, così cercò di ribadire.

-Quella… quella lì vuole solo ingannare Yukki.-

-DANNAZIONE YUNO!!!-

Yukiteru era spaventato mentre guardava Jack strillare a Yuno, inoltre lui non sapeva neanche cosa fare. Aveva paura.
Poi squillò il cellulare e rispose.

-Yukiteru. Dodicesimo si sta dirigendo verso di voi.-

-Dodicesimo?-

-Esatto. Ho appena catturato Nona, e mi ha riferito di lui. Dodicesimo è cieco, ma ha un udito molto sviluppato. Inoltre ha preso le bombe di Nona. Fate attenzione.-

Una volta finita la chiamata Yukiteru riguardò verso Yuno e Jack, quest’ultimo lasciò la ragazza e chiese ad Amano cosa gli aveva detto Keigo.

-Ha preso Nona, ma ha detto che Dodicesimo sta arrivando qui. E’ cieco ma ha un ottimo udito, e ha con se delle bombe.-

-Prepariamoci allora!-

Jack riprese la pistola e controllò il caricatore, subito dopo lo cambiò e preparò il colpo in canna. Yuno nel frattempo si accorse di qualcosa che si stava arrampicando sul tetto, così puntò il dito in quella direzione. Jack puntò la pistola verso il nemico, o meglio… i nemici.

-Cazzo! Sono cinque!-

-Dodicesimo Rosso! Dodicesimo Blu! Dodicesimo Giallo! Dodicesimo Verde! Dodicesimo Rosa! E INSIEME FORMIAMO… I CINQUE DODICESIMI!!-

Dopo un esplosione tutti e cinque scesero e si ritrovarono davanti a Bauer e gli altri dall’altra parte del corridoio. Tutti loro indossavano un vestito nero ed erano incappucciati, divisi per il colore della loro maschera.

-Piacere di conoscervi. Io sono conosciuto come Dodicesimo.-

-Cosa ci fai qui?!- chiese Jack, continuando a puntare la sua arma verso i cinque.

-Ahhh, devi essere Zero. Sono qui per… giustizia, e la giustizia trionfa SEEEMPRE! Chi perde è malvagio, chi vince è nel giusto!-

-Giustizia?! Prendere il controllo degli adepti dell’Occhio Sacro e farli ammazzare a vicenda la chiami giustizia?!-

-Per vincere servono diversi modi, e alcuni sono… necessari! Comunque, ascoltatemi: Sesta vi sta ingannando. Il suo è un culto MALVAGIO, il cui rituale costringe a commettere atrocità e a commettere peccato! Come potete fidarvi di una come quella?-

Ingannati?

Jack guardò Sesta che dava un’occhiataccia a Dodicesimo, come se quello che stasse dicendo fosse solo una bugia per allontanarli. Ma Jack guardandola rimase dubbioso da quella espressione.
Yuno intanto si mosse verso Dodicesimo ma Jack la fermò con il braccio.

-Devo proteggere Yukki!-

-So che vuoi proteggerlo ma guardati: sei stremata. Lascia fare a me.-

Mentre Dodicesimo continuava a blaterare Yuno prese il cellulare e inviò un messaggio a Jack per evitare di farsi sentire.

Appena lui sentì la vibrazione prese il cellulare dalla tasca e guardò il messaggio inviatogli
“Solo uno è cieco ma sente molto bene. Io creo un diversivo, e tu fallo fuori.”

Guardò la ragazza e le annuì, sperando che il suo piano funzionasse. Subito dopo si riconcentrò sul nemico davanti a loro che non aveva ancora smesso di parlare.

-Comunque, uno di noi ha ingoiato una bomba a orologeria, ovviamente quello è il vero Dodicesimo.-

-Quindi gli altri…- disse Yukiteru allarmato.

-Sono marionette che controllo con l’ipnosi. Purtroppo anch’io sono in una situazione disperata: poco fa mi si è attivata la Dead End. Ma dato che sono in territorio nemico porterò Sesta con me…-

-Kamikaze…- intervenne Jack mentre gli tornò in mente un vecchio ricordo di tanti anni fa.

-L’importante è che la giustizia stia per trionfare! Sto arrivando!-

E subito dopo i cinque corsero verso di loro. Jack si girò verso Yuno facendogli un cenno e corse anche lui contro di loro. La ragazza urlando lanciò una pietra verso sinistra, ma grazie alla rotazione del polso ella andò verso destra, colpendo una parte del corridoio.
Quattro di loro si voltarono verso sinistra, e soltanto uno fece il contrario.
Jack aumentò a corsa, si mosse verso il Dodicesimo rosso e una volta vicino a lui lo prese con la mano libera e lo lanciò con tutta la sua forza fuori nel giardino. Mentre quello era in aria Bauer lo mirò con la pistola e appena prese bene la mira premette il grilletto, colpendolo in pieno petto. Appena Dodicesimo cadde al suolo, ferito dal colpo, Jack gli sparò altri due proiettili, assicurandosi di averlo ucciso.
E subito dopo esplose.
Dodicesimo era esploso davanti ai suoi occhi creando un immensa cortina di fumo causata dall’esplosione.
Appena sparì il fumo notò che Dodicesimo non c’era più: non c’era sangue, neanche membra del suo corpo. Era completamente sparito. Ma non ci fece caso: uno dei possessori era appena morto, e l’aveva ucciso lui…
Rimise la pistola nei jeans. Si girò verso i ragazzi notando Gasai accovacciata a terra, stanca, con Amano al suo fianco.

-Ok, possiamo andarcene. Yukiteru, la prendo in braccio. Tu intanto inizia a…-

Non riuscì a finire la frase sentendo il rumore di un cancello che si stava chiudendo alle sue spalle. Ponendo lo sguardo verso il cancello vide infatti che alcuni adepti l’avevano appena chiusa. Non c’era più via d’uscita.
Inaspettatamente due monaci lo presero da dietro, prendendogli la pistola e la borsa. Ormai lui, Yuno e Yukiteru erano immobilizzati.

-Tsubaki, questo che significa?!-

-Non l’hai ancora capito, Yukiteru? Adesso sarete voi a morire.-

-Era tutto calcolato…
Ci hai ingannato fin dall’inizio. PERCHE’?!- disse Jack non credendo a quella situazione.

-Il mio piano era usare Nona per uccidere Primo, Seconda e Quarto. Non mi aspettavo di trovare anche tu, Zero. Un colpo di fortuna avevo pensato. 4 possessori in un colpo… Ma quel bastardo di Dodicesimo ha rovinato tutto!-

-Ma… Tsubaki. Non sei un oracolo a servizio di Dio?- chiese Yukiteru.

-Tsk… E’ da quando ho perso la verginità, che non credo più a nessun Dio, e che odio questo futile mondo. Ma ora ho la possibilità di vendicarmi.-

-Tutto questo, l’hai fatto solo per una vendetta personale!-

Lei però non fece caso alle parole di Jack e con un segno della mano fece un cenno ai suoi uomini che lo tenevano bloccato.

-Portatelo via. Penserò a lui più tardi. E’ il più pericolo di tutti… E tu, Yukiteru… non sembri abituato ad essere ingannato, verginello. Vuoi che ti dia qualche lezione?-

Sesta si era  avvicinata al ragazzo, per prendergli il viso con la mano e baciarlo in bocca. Appena finì il baciò mandò un’occhiataccia a Yuno, riuscendo a farla arrabbiare.
Jack venne portato via ma sentì un’urlo da parte di Yuno. Lui e coloro che lo tenevano si girarono. Yuno si era liberata, aveva fatto fuori gli uomini che la tenevano grazie all’accetta e…

-MUORI!!-

Caricò il colpo e tagliò dal braccio destra la mano destra di Tsubaki, che perse un sacco di sangue e urlò dal dolore.
Notando che i monaci erano ormai distratti Jack ne approfittò: diede una gomitata in piena pancia a uno dei due, e all’altro gli diede un pugno in piena faccia. Dopo averli sistemati riprese la pistola, la borsa e scappò via.
Corse senza fermarsi sentendo le urla degli uomini di Tsubaki che lo cercavano. Ma ormai era notte fonda ed era riuscito a nascondersi dietro un’enorme roccia vicino al lago, facendo così perdere le sue tracce.
Era stato ingannato per tutto quel tempo. Si sentiva un completo idiota per non averci fatto molto caso. Ma nonostante tutto c’era qualcosa che non gli tornava. Gli servivano risposte, e forse solo uno degli adepti poteva dargliela.
Notò un enorme porta di una struttura chiusa vicino al lago. Si avvicinò e guardando dal vetro della porta guardò dentro, vedendo una scala a chiocciola che portava sottoterra. E in quel preciso istante gli venne un’idea.
Prese la pistola e sparò nella serratura, aprendola e con un calcio la spalancò. Non aveva il silenziatore, perciò il colpo si era sentito, ma era quello che voleva.
Tornò nel nascondiglio di prima e mentre aspettava prese dalla borsa il silenziatore e lo montò sulla pistola. Arrivarono due adepti che notando la porta aperta entrarono dentro. Jack li seguì e chiudendo la porta li affrontò: colpì la nuca di uno dei due con la pistola, tramortendolo, e l’altro non riuscì a fare nulla, perché Jack gli stava puntando la pistola in faccia.

-Prova ad urlare e ti faccio saltare la testa.-

-Che… Che cosa vuoi?!-

-Parliamo un po’. Voglio risposte, e solo tu puoi darmele.-

-Riguardo a cosa?-

-Kasugano Tsubaki.-

-Cosa vuoi sapere di lei?-

-Tsubaki ha detto che odia questo mondo da quando ha perso la verginità. Come l’ha persa?-

-Non te lo dirò!-

A quel punto Bauer mirò alla gamba destra della sua vittima e le sparò. Subito dopo gli bloccò la bocca, impedendogli quindi di urlare dal dolore.

-Stai tranquillo: potrai continuare a camminare. Ma se non mi dici quello che voglio sapere ti sparerò l’altra gamba, poi continuerò a sparare, e ti impedirò di camminare per il resto della tua vita, ci siamo capiti?! Quindi, per l’ultima volta: come ha perso la verginità Kasugano Tsubaki?!-

Tolse la mano dalla sua bocca, permettendogli di parlare. Lui ansimò un po’ ma alla fine accennò che avrebbe parlato

-Questo posto… è stato costruito dai suoi genitori, e lei è stata venerata  come un oracolo. Però loro morirono in un incidente stradale e lei, che era ancora piccola, rimase sola. E dato che non aveva più la protezione dei suoi genitori noi…-

-Voi cosa?!-

-L’abbiamo stuprata. L’abbiamo drogata e abbiamo usato il suo corpo come scusa per “espiare i nostri peccati”, ma non abbiamo fatto altro che commetterne altro!-

Jack rimase sconvolto. Non si aspettava una risposta del genere. Guardò disgustato quel tizio, compiaciuto da quello che aveva commesso.

-Per quanto tempo?!-

-Un paio d’anni.-

Non voleva crederci. Non voleva credere che quella ragazza era stata vittima di stupro per diversi anni dai suoi stessi adepti.

-Avete commesso un errore.-

A quel punto prese l’uomo e strozzandogli il collo con le braccia lo fece svenire.
Subito dopo uscì. Ora doveva fare qualcosa: doveva in qualche modo salvare Yukiteru e Yuno ma allo stesso tempo fermare Tsubaki, e forse aveva appena trovato il modo.
Evitando tutti i monaci tornò nel corridoio dove aveva ucciso Dodicesimo. Cercò ovunque ma alla fine trovò quello che stava cercando: la mano di Kasugano che le aveva tagliato Yuno era ancora lì, per terra. Jack la prese e la mise nella sua borsa. Ora non gli restava altro che cercare Tsubaki.
Guardò dietro di lui e sotto le impalcature della struttura vide Yukiteru che guardava due cellulari. Evidentemente la ragazza era ancora sotto le mani degli uomini di Tsubaki. Si mosse di soppiatto verso di lui e appena gli fu dietro gli tappò la bocca.

-Shhh! Sono io!- disse per calmarlo e staccò la mano.

Yukiteru si voltò verso di lui e sconvolto disse a Jack:

-Hanno… hanno preso Yuno!-

-Lo so.-

-Che cosa posso fare?!- chiese con le lacrime agli occhi.

-Hey, troveremo un modo! Ora non puoi permetterti di farti sopraffare dalla paura, non ora. Adesso devi essere forte, tieni a bada le lacrime, avrai tempo dopo per piangere.-

-Ok…- e si asciugò gli occhi con la mano.

-Bravo. Hey, cos’è quella?-

Jack trovò vicino a loro una palla rossa. La prese, notando che scuotendola faceva uno strano rumore.

-Oh, è una temari. Nella nostra tradizione viene data dalla madre al proprio figlio in segno d’affetto.-

-Sicuramente è di Tsubaki, l’avrà persa. Prendila tu, potrebbe servirti.-

Appena finì di parlare i due sentirono la voce di Tsubaki: era amplificata, per cui stava parlando a un microfono.

-Riesci a sentirmi, Yukiteru? Fra poco, la tua amica diventerà un oggetto di seconda amano. Se non vuoi che gli succeda qualcosa, ti conviene mostrarti!-

E mentre lei parlava i due udirono i lamenti e le urla della povera Yuno.

Yukiteru era sconvolto, non sapeva cosa fare chiese aiuto a Jack.

-Vai. Salvala.-

-E tu che farai?-

-Ho un piano. Ma mi serve che tu salvi Yuno: vai!-

Seguendo le sue istruzioni, Yukiteru corse verso la fonte della voce, mentre i monaci lo seguivano. Intanto Bauer seguì un’altra strada. La sorveglianza era diminuita grazie a Yukiteru, perciò riuscì ad arrivare al suo obiettivo: si ritrovò vicino alla stanza dove si trovavano Tsubaki, i suoi uomini e Yuno. Sentì la voce di Yukiteru che era corso fino a lì per salvare la ragazza.
Jack prese il coltello e usandolo fece un lungo tagliò verticale sul muro di carta, e si affacciò guardando la situazione: da una parte c’era Amano e vicino a lui per terra Yuno, coperta dalla giacca del ragazzo; dall’altra c’erano Tsubaki, che aveva il braccio ricoperto da delle bende, e i suoi uomini. Si concentrò su Yukiteru, notando che stava preparando le frecciette dalla tasca.

Vuole colpire Tsubaki!

Subito dopo con l’altra mano lanciò la temari come diversivo,  poi prese una delle sue frecciette e preparò il lancio.

-NO!-

Entrò velocemente dentro e si mise tra Yukiteru e Kasugano, prendendosi la freccetta sulla propria mano, perdendo un po’ di sangue. Jack la tolse e guardò il ragazzo.

-Jack, ma cosa stai…-

-Yukiteru, prendi Yuno e va via da qui.-

-Ma…-

-VAI, ORA! Fidati di me.-

Yukiteru non capiva cosa stava succedendo, non capiva perché lo avesse fermato, ma si fidava di lui, così uscì dalla stanza con Yuno.
Dopodichè Jack si girò e guardò Tsubaki.

-Cosa vuoi? Uccidermi? Farmi quello che mi hanno fatto gli altri? Siete tutti uguali.- disse Tsubaki con la sua temari in mano.

-No…- rispose lui in modo pacato, poi estrasse la pistola e la puntò agli altri presenti.

-Voi, riaprite il cancello e lasciate andare i ragazzi. Non provate a fermarli.-

-Senti tu, come ti permetti di darci ordini?!- protestò uno.

Questi di tutta risposta ricevette una pallottola nel piede, cadendo e urlando in preda al dolore.

-SE NON VOLETE AVERE LO STESSO TRATTAMENTO APRITE QUEL CANCELLO, ORA!!-

Gli adepti, spaventati dalla rabbia di Jack uscirono, diretti verso il cancello. Anche l’adepto colpito da Jack uscì, zoppicando.
Appena furono soli, Bauer ripose l’arma e si avvicinò a Tsubaki.

-Stai lontano!-

-Non voglio farti del male, voglio salvarti.- disse lui prendendola in braccio.

-Cosa...-

-Non parlare. Non sprecare le forze. Ti porto all’ospedale.-

Così anche Jack con in braccio la ragazza uscì correndo. Andò verso il cancello che era appena stato aperto e corse verso i poliziotti di fronte all’entrata.

-Sono Jack Bauer, lavoro per il commissario Kurusu. Mi serve una macchina e qualcuno che mi porti all’ospedale.-

Un giovane poliziotto si avvicinò a lui e lo scortò in una volante della polizia. Jack aprì lo sportello posteriore e fece distendere la ragazza. Poi andò al volante e il poliziotto di prima si sedette vicino a lui.

-Ho bisogno che mi indichi l’ospedale.-

Lui acconsentì e subito dopo aver acceso la sirena la macchina partì a tutta velocità.
Jack guidava come un pazzo: seguendo le indicazioni del poliziotto superava tutte le macchine di fronte a lui, passava sui semafori col rosso e andava in contromano. Ma alla fine dopo qualche minuto arrivò all’ospedale. Scese dalla macchina e prese in braccio Tsubaki.

-Ora ci penso io a lei! Dica al commissario Kurusu di contattarmi!- disse al poliziotto lasciandogli la macchina.

Corse dentro all’ospedale e appena vide l’infermiera parlò con lei:
-Questa ragazza ha bisogno di aiuto. Ha perso una mano ma ce l’ho ancora io! Si tratta di Kasugano Tsubaki!-

L’infermiera, vedendo le sue condizioni chiamò gli altri medici per un’operazione urgente. In un secondo arrivarono un paio di dottori con una barella. Jack distese la ragazza piano e la seguì fino alla sala operatoria.

-Va tutto bene, te la caverai. Ora ci penseranno loro a te. Io ti aspetterò qui.-

-Aspetta. Prendi queste…- disse lei dandogli la sua temari e il diario
-… e grazie.-

Lui ricambiò con un sorriso mentre lei veniva portata via dai dottori.
Tornò nella sala d’attesa: non c’erano molto persone così si sedette in un posto libero ad aspettare, ad aspettare che la ragazza se la cavasse. Ma subito dopo, gli tornò in mente la pergamena della ragazza, ossia il suo Diario. Aprì la pergamena e, come aveva sospettato, era riuscito nella sua impresa: la DEAD END di Tsubaki era stata eliminata
Menomale. Allora se la caverà
pensò, sorridendo.
Così chiuse la pergamena e la ripose nella borsa.

 
Passò qualche minuto in sala d’attesa. C’era un silenzio di tomba, l’unica cosa che succedeva erano gli altri presenti nella sala che venivano accolti dai dottori.
Ad un tratto il cellulare di Jack suonò, così lui rispose.

-Bauer.-

-Jack che cosa stai facendo?- chiese Kurusu al telefono.

-Ho salvato Tsubaki.-

-Ma per qualche motivo? Ti rendi conto che voleva farvi fuori?-

-Ne sono consapevole Keigo. Ma vedi, quella ragazza era consumata per anni dalla vendetta. Ha perso i genitori sin da piccola e gli adepti della sua stessa setta l’hanno usata come un giocattolo. Keigo, l’hanno violentata e drogata.-

-Capisco, ma cosa ti fa pensare che non proverà ad ucciderci di nuovo?-

-Non lo farà.-

-Perché non dovrebbe?-

-Perché ora di fida di me.-

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Capitolo 5
*** Protezione ***


Protezione
 
Erano passate alcune ore da quando Jack aveva lasciato Tsubaki nelle mani dei dottori. Probabilmente era ancora in sala operatoria e lui non ce la faceva più ad aspettare, ma nonostante ciò era tranquillo. Aveva con se il suo diario, che non segnava nessuna DEAD END. Mentre aspettava Jack continuava a pensare a quanto accaduto: se non fosse stato per lui, Tsubaki sarebbe morta… 
Ripensò a Yukiteru e a Yuno. Aveva dei dubbi, soprattutto su quest’ultima. Era abbastanza imprevedibile, aveva un comportamento strano, svitato, ma quello che voleva era proteggere Yukiteru  a qualunque costo, perciò doveva guardarsi le spalle da lei.
Andò nei distributori automatici della sala d’attesa e si prese un caffè. Tornò al posto e prese il diario della CTU
“23.03 Arriva un dottore che mi dice le condizioni di Tsubaki. Se la caverà.”
“23.07 Il dottore mi porta nella stanza di Tsubaki.”
Ripose il cellulare e, proprio secondo il diario, un dottore si avvicinò a lui.

-Signor Bauer.-

-Sì? Come sta?- chiese alzandosi.

-Se la caverà. Ha fatto bene a portarla qui, se fossero passati altri minuti probabilmente sarebbe morta dissanguata, e non saremmo riusciti a ricucirle la mano.-

-Quindi la potrà riusare?-

-Stia tranquillo, ma dovrà lasciarla a riposo per un paio di giorni. Comunque, mi può dire cosa le è successo?-

-L’hanno attaccata al tempio e gliel’hanno tagliata. Sono riuscito a portarla via da lì e l’ho portata all’ospedale più vicino. Senta, devo chiederle un favore.-

-Dica pure.-

-Temo che qualcuno possa riattentare alla sua vita. Ho bisogno che venga sorvegliata e che nessuno  a parte me o i dottori si avvicinino.-

-Certo, non si preoccupi.-

-Può portarmi da lei?-

Il medico accontentò la sua richiesta e lo scortò: salirono le scale fino al 4° piano, e dopo aver percorso un lungo corridoio vuoto arrivarono nella stanza di Tsubaki. Dal vetro della porta Jack vide che a parte la ragazza non c’era nessun altro paziente. Lei era sveglia, aveva una flebo e la mano destra era completamente fasciata.
Entrò, chiuse la porta per evitare che qualcuno ascoltasse e si avvicinò.

-Chi è?- chiese Kasugano guardando verso di lui, cercando si sforzare la vista per vedere meglio.

Jack prese una sedia e si sedette, e appena le fu vicino la ragazza sorrise.

-Scommetto che cercavi questa.- disse lui prendendo dalla borsa la temari e porgendogliela.

Lei prendendola cominciò a piangere e diede un sorriso dolce a Jack.

-Il mondo non è cattivo come credi. Ci sono persone, come me, che cercano di fare qualsiasi cosa per proteggere delle persone innocenti. Tu non sei cattiva, Kasugano. Sei stata violentata per anni dai tuoi stessi adepti e quelli continuano a farlo, come scusa, per espiare i propri peccati o altre stronzate simili. Eri accecata dalla vendetta, ma questo gioco ti ha dato una possibilità, per vendicarti di quello che ti avevano causato.-


-E’ vero. Ho sempre odiato tutti, e ho avuto questa occasione per farla pagare cara a chiunque. Ma tu… mi hai salvata. Perché?-

-Perché non sei cattiva, te l’ho detto. Non hai ucciso nessuno. E non meritavi di soffrire ancora.-

A quel punto Jack prese la pergamena, la aprì e la mostrò alla ragazza. Lei la guardò stupefatta, cercando di dire qualcosa.

-La… la mia… DEAD END…-

-Eliminata. Se non fossi intervenuto Amano ti avrebbe colpito il diario, uccidendoti.-

-Ancora non capisco bene il motivo del perché mi hai salvata…-

-Voglio proteggerti, dai tuoi adepti, dagli altri possessori. Inoltre ho bisogno del tuo aiuto e tu del mio.-

-Il mio aiuto?-

-Primo, Yukiteru Amano. Seconda, Yuno Gasai. Quarto, Keigo Kurusu. E io, Zero, Jack Bauer. Insieme vogliamo fermare questo gioco. Hai visto cos’è successo al tempio? Un sacco di vittime innocenti, ma non è colpa di quello psicopatico. La colpa è di Deus, che ha creato questo futile gioco per il suo divertimento. Non possiamo farlo continuare perciò dobbiamo cercare di fermarlo. Ci stai, Kasugano? Con il tuo aiuto, con i tuoi adepti, forse possiamo riuscirci.-

La ragazza ci pensò un po’ prima di darle una risposta. Dopotutto era in debito con lui, le aveva salvato la vita. Così decise di accettare la richiesta di Jack.

-Va bene. Vi darò il mio aiuto.-

A quelle parole Jack gli diede un grande sorriso e le strinse la mano in segno di gratitudine.

-Grazie.-

-Però… Seconda…-

-Me ne occuperò io. Farò in modo che non si avvicini a te, però devi stare lontana da Yukiteru.-

-Non preoccuparti.-

-Bene. Senti: ora devo andare, e tu hai bisogno  di riposare.- disse infine alzandosi dalla sedia e continuando a guardarla
-Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiama i medici. Tornerò domani.-

Detto questo si avvicinò alla porta ma appena la aprì lo chiamò Kasugano.

-Aspetta.-

Si fermò e si girò verso di lei per sentire cosa aveva da dire

-Non mi sento al sicuro qui. Ho paura che qualcuno possa toccare il mio diario. Prendilo,  proteggilo.-
Prese la pergamena e la consegnò a Jack che la mise nella borsa.
-E grazie ancora.-

-Non dirlo neanche.-

Jack uscì dalla stanza e camminò nel corridoio da dove era arrivato ma appena scese per le scale venne fermato da un dottore.

-Signor Bauer.-

-Sì?-

-Dovremmo dirle qualcosa riguardo alla paziente Kasugano Tsubaki.-

-Certo, mi dica pure.-

-Ecco… quando l’abbiamo visitata abbiamo notato qualcosa di strano.-

-E cioè?-

-I suoi occhi. L’abbiamo controllata per accertarcene e le analisi dicono che si tratta di una miopia molto elevata.-

-Da quel che so è nata con la vista molto debole.-

-Sì, ma le consiglio di farla visitare da un’oculista appena uscirà dall’ospedale. Non dico subito, direi di darle uno o due giorni.-

-Va bene, grazie per avermelo detto. Me ne ricorderò.-

Così Jack uscì dall’ospedale. Erano le 23.30. Era molto tardi, e decise di tornare a casa per riposare, dopo quella giornata abbastanza movimentata. Sul tragitto però prese il cellulare e chiamò Kurusu. Dopo qualche squillo il commissario rispose alla chiamata.

-Keigo, sono io.-

-Jack! Allora, che mi dici?-

-Sto tornando a casa. E volevo dirti che Kasugano Tsubaki parteciperà alla nostra alleanza.-

-Ne sei sicuro?-

-Al 100%. Si fida di me.-

-Quindi vorresti usarla?-

-No. Ho chiesto solo il suo aiuto, e io aiuterò lei.-

-Eh?-

-Keigo, per anni è stata violentata e drogata dai suoi stessi monaci, e credo che lo facciano ancora. Senza l’aiuto di qualcuno soffrirà ancora. Voglio aiutarla, proteggerla. E non preoccuparti, non ucciderà nessuno di noi.-

-Però, ottimo lavoro. Come ci si aspetta da Jack Bauer.-

-Grazie. Come stanno Yukiteru e Yuno?-

-Stanno bene. Io e la mia squadra li abbiamo riportati a casa.-

-Menomale. Senti, devo dirti una cosa, riguardo a Yuno.-

-Lo hai notato allora…-

-Sì. Ho visto come ammazzava quelle persone. Ero impietrito Keigo.-

-Dobbiamo stare attenti a quella ragazza. Tenerla d’occhio.-

-Lo so, ma penso che faccia così perché vuole proteggere Yukiteru. E comunque è brava: quando combattevo contro Dodicesimo mi ha dato un suggerimento per ucciderlo, e ce l’ho fatta collaborando con lei.-

-Cosa farai?-

-Tenerla alla larga il più possibile da Tsubaki. Ho paura che possa riprovare ad ammazzarla, quindi dobbiamo convincere Yukiteru e Yuno che sta con noi.-

-Hai ragione. Beh, io ora devo riposarmi, ci vediamo domani.-

-A domani Keigo.-

Staccò il cellulare e dopo qualche minuto di camminata tornò a casa. Fino a qualche giorno fa era disposto a tutto per uccidere gli altri concorrenti, ma non poteva permettere che potessero morire altri innocenti. Avrebbe fermato quel gioco.
 

Il giorno dopo Jack si svegliò presto. Si era preparato e lavato velocemente, ed era uscito subito di casa, diretto all’ospedale.
Circa dieci minuti di macchina e arrivo a destinazione. Parcheggiò la macchina di fronte all’ospedale ed entrò. Dopo aver preso l’ascensore giunse nella stanza di Kasugano: lei dormiva beatamente con la sua temari in mano e ciò fece sorridere Jack. Entrò piano per cercare di non svegliarla, prese una sedia e la mise vicino al letto. Ma poco prima di sedersi notò dallo specchietto vicino al letto una figura dietro di lui… che brandiva un coltello! Non fece in fretta a capire chi fosse ma doveva proteggere Kasugano: lanciò la sedia alla figura dietro che cercò di scansarla ma si ritrovò con le spalle al muro, disarmata e con una pistola puntata in fronte.

-Yuno?!-
Capendo che si trattava di Yuno, Jack ripose la pistola e continuò
-Che ci fai qui?-

-Quella bastarda… voleva ucciderci. Voleva uccidere anche te, Jack. Perché la stai difendendo?-

-Vieni con me.-

Bauer la prese per un braccio e la fece uscire dalla stanza. I due rimasero nel corridoio dell’ospedale, dove Jack le spiegò la situazione

-Yuno, ascoltami bene: anch’io volevo ucciderla, ma ieri, quando sono riuscito a scappare, ho interrogato uno dei suoi monaci, e mi ha detto quello che le hanno fatto: l’hanno stuprata e drogata per anni. Non potevo permettere che soffrisse di nuovo, per questo l’ho salvata.-

-Ma… voleva uccidere Yukki!-

-Voleva. Hai detto bene. Era accecata dalla vendetta per quello che le avevano causato, ma ora non le succederà più, perché la proteggerò io. Ora fa parte dell’alleanza: è con noi, e si fida di me. Io dovrò proteggerla, ma non mi sono dimenticato di te e Yukiteru. Lo farai per me?-

-Ma Jack, potrebbe rifarlo…-

-No Yuno! Ricordati che ieri ho salvato il culo sia a te che a Yukiteru, se non fosse per me probabilmente non ce l’avreste fatta. Ti fidi di me? Yuno?-
Jack la guardò con uno sguardo supplichevole. Non voleva che Kasugano morisse, tantomeno avere Yuno come nemica. Ma per sua fortuna Gasai decise di fidarsi.

-Va bene. Ma se toccherò Yukki una sola volta, la ucciderò.-

-Non succederà. Ora vai, e riferisci a Yukiteru cosa ti ho appena detto.-

E così Yuno se ne andò di corsa. Bauer continuava ad osservarla mentre se ne andava, fino a quando non scomparve dalla sua vista. Tirò un sospiro di sollievo e si passò la mano tra i suoi capelli biondi.
Subito dopo rientrò, notando che Kasugano si era svegliata.

-Jack, sei tu?-

-Sì sono io.-
Prese la sedia ancora a terra a causa dello scontro con Yuno e si sedette vicino al letto.
-Ciao. Ti sei svegliata…-

-Avevo sentito dei rumori.-

-Sì. Gasai Yuno ci ha fatto visita.-

-Cosa?!-

-Tranquilla, se n’è andata. E mi ha promesso che non ti toccherà, a patto che tu lasci stare Amano.-

-Lo lascerò in pace, hai la mia parola. Ma sei sicuro?-

-Assolutamente. Le ho promesso che avrei difeso lei e Yukiteru, perciò si fida di me. Parlando d’altro, la mano? Come ti senti?-

Alla sua domanda la ragazza guardò la mano ancora fasciata ma poi sorrise.

-La sento di nuovo. Un po’ poco  però risento il sangue circolare. Riesco anche a muoverla un po’.- rispose lei provando a muoverla ma subito dopo si bloccò.

-Vacci piano, altrimenti non potrai utilizzarla.

-Ahhh, quanto sei noioso.- disse lei sbuffando.

I due iniziarono a ridere.
Jack la guardò, e rivide in lei sua figlia Kim. Era molto legato a lei, ma a causa del suo lavoro fu costretto ad allontanarsi da lei e dalla sua famiglia. E questo  lo fece riaffiorare nei vecchi ricordi della sua vita. Quelli belli, e quelli brutti…

-Jack?- chiese Kasugano guardandolo pensierosa.

Lui si riprese dai ricordi e la guardò.

-Tutto bene?-

-Sto bene.-

-Mh… ok.-

-Pensavo… Alla mia famiglia.-

-Hai una famiglia?-

-Sì. Una figlia, si chiama Kim. E’ sposata e ha due figli.-

Ricordandosi di un piccolo particolare Jack prese dal borsone il portafoglio, dove teneva al sicuro le sue foto che lo raffiguravano con la sua famiglia.

-Guarda: quella sono io, e quella coi capelli biondi vicino a me è Kim. E quella in braccio a me è Teri, la mia nipotina. Kim le ha dato il nome di sua madre.-

Appena Tsubaki prese la foto la avvicinò agli occhi dato che non vedeva perfettamente, e disse a Jack:
-Sono bellissime. E l’altro figlio? Vi vedete ancora?-

Silenzio di tomba. Erano passati quattro anni dall’ultima volta che le aveva viste, e voleva a tutti i costi tornare a casa e riabbracciarle.

-Quattro anni. Purtroppo me ne son dovuto andare, per colpa di un qualcosa che ho fatto. L’altro mio nipote, purtroppo, non l’ho mai conosciuto…-

-Scusa…-

-Non dispiacerti. Sono stati quattro anni difficili, lontano da tutte le persone che amavo… Ma quando questa storia sarà finita tornerò da loro.-
 

Passarono altri quattro giorni e finalmente Kasugano uscì dall’ospedale. Doveva restare ancora a riposo ma almeno poteva uscire da lì.
In quegli ultimi giorni Jack passava ogni volta a vedere come stava. I due parlavano molto della loro vita, soprattutto Jack che le narrava alcune missioni che aveva svolto nel corso della sua carriera, e lei molto spesso non credeva alle sue storie

-Te lo giuro! Ho piazzato il C4 nelle tubature e sono scappato dalla centrale nucleare con le fiamme alle spalle! E’ esploso tutto ma ne sono uscito illeso!-

-E io non ci credo! Ahahahah!-

Verso l’ora di pranzo Bauer portò Kasugano nella sua macchina parcheggiata fuori dall’ospedale, la fece sedere davanti e i due partirono nel tempio nonché casa della ragazza.

-Non ne potevo più di stare lì dentro.- disse lei guardandosi la mano.

-Ti fa male?-

-Nono, sto bene. Ma…-
Si abbassò la manica della sua tunica rossa, mostrando la cicatrice che passava per tutto il polso
-Niente… Comunque, appena arriviamo devo dire ai miei adepti alcune cose. Voglio fare dei cambiamenti, e vorrei che ci fossi anche tu…-

-Va bene, tanto non ho impegni.-

Dopo una decina di minuti Jack parcheggiò la macchina di fronte al cancello del tempio, dopodiché fece scendere la ragazza e i due entrarono nel tempio.
In un secondo tutti i monaci notandola corsero a salutarla e a chiederle come stava. Lei si armò di pazienza e rispose a tutti, affermando inoltre che senza l’aiuto di Jack non sarebbe sopravissuta. Alcuni dei presenti mandarono delle occhiate strane a Jack, ma lui non ci fece caso.

-Devo dirvi una cosa molto importante. Dite a tutti che li voglio nel cortile principale fra cinque minuti!-

Cinque minuti dopo Kasugano affiancata da Jack salì nell’altare di fronte al cortile, dove tutti i monaci erano radunati lì. Appena si accertò che ci fossero  tutti cominciò a parlare:

-Adepti dell’Occhio Sacro! Voglio fare degli aggiornamenti a voi! Per prima cosa ho deciso di abolire il rituale di iniziazione!-

All’udire le sue parole alcuni adepti maschi cominciarono ad urlare a protestare l’abolizione di quella regola.

-Perché?! Abbiamo bisogno del rito! Altrimenti non potremo liberarci!-

-BASTA!- urlò Kasugano alzando la mano. Subito dopo guardò Jack che gli annuì sorridendo.
-E secondo…- disse poi, rivolgendo di nuovo lo sguardo ai suoi adepti
-Da questo momento in poi il qui presente Jack Bauer sarà il mio vice! Sarà il mio consigliere! Dovrete ubbidirgli a ogni cosa vi chieda e dargli tutto ciò che gli serve! E vi avviso che se qualcuno proverà a toccarmi e ad abusare del mio corpo, verrà licenziato dalla setta, e nei casi più estremi… verrà ucciso da Jack Bauer!-

A quel punto la ragazza si girò di nuovo verso di lui.

Era rimasto abbastanza sorpreso. Non si aspettava che gli chiedesse tutto questo ma le aveva promesso che l’avrebbe aiutata. E l’avrebbe fatto, con qualsiasi mezzo necessario.
 
 
Angolo dell'autore:
Ok, mi scuso per il ritardo in cui pubblico gli episodi della fiction. Purtroppo sto avendo poco tempo per pubblicare, e soltanto il weekend riesco a farlo. Quindi fino a quando non riuscirò a liberarmi bene, verso il weekend arriverà un'altro capitolo!
Spero che questo vi sia piaciuto e vi lascio con questa immagine di 24, proveniente dalla stagione 5 (proprio l'esplosione che aveva accennato Jack, fidatevi, è successo davvero!)
Al prossimo capitolo belli! ;)
-MrRaider

 

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Capitolo 6
*** Il mondo visibile ***


Il mondo visibile
 
Alcuni adepti continuavano a protestare per la decisione della sacerdotessa.
Ma ormai ella aveva deciso: il rituale era stato abolito e Jack era diventato il suo vice. Dopo che l’aveva salvata da morte certa ora si fidava ciecamente di lui, e voleva che fosse al suo fianco, che la proteggesse e che la consigliasse.

-Jack, vieni con me.- disse Kasugano scendendo dall’altare.

Lui la seguì e i due andarono nella camera di reclusione della ragazza. Tsubaki ordinò ai presenti di lasciarla sola con lui e appena rimasero solo loro due si rivolse a Jack

-Scusa se non te l’ho chiesto, ma mi fido solo di te, Jack. Io…-

-Hey, ferma. Non ci sono problemi. Starò con te, non devi preoccuparti.-

Lei lo guardò, stupita dalle sue parole, mentre lui le sorrideva.
Sorrise anche lei, soddisfatta e felice di poter contare su di lui. Poi si avvicinò alla grata di legno che divideva almeno metà della stanza. Ci passò la mano, accarezzando il duro legno.

-Questa gabbia, è stata testimone di quello che è successo… Da quando ero piccola, ho sempre avuto la vista debole, riuscivo a vedere fino al palmo della mia mano. Mi affidavo ai miei genitori. Ma nonostante non uscissi mai da queste mura, ero felice. Fino a quando non ci fu quell’incidente. Non avevo più la loro protezione. Non avevo nessuno. Per proteggere me stessa ordinai di costruire queste sbarre di legno. Mi illusi di restare al sicuro, ma il mondo invisibile si approfittò di me. L’unica cosa che avevo era la temari, il solo ricordo di mia madre. Però la perdetti, e cominciai ad odiare sempre di più questo mondo. Fino a quando…- si fermò un attimo. Da uno sguardo arrabbiato, pieno di odio e rabbia passò ad uno sguardo calmo, rivolgendosi di nuovo verso Bauer -… Fino a quando non sei arrivato tu. Mi hai ritrovato la temari. Mi hai salvato dalla morte. Dopotutto, il mondo invisibile on è così squallido come pensavo.-

Lui ascoltava ammirato tutte le parole che uscivano dalle labbra di Kasugano. La sua storia l’aveva colpito molto, su quanto avesse sofferto, senza genitori, senza qualcuno che si prendesse cura di lei.

-E ora che ho qualcuno di cui mi posso fidare, e che presto potrò avere la vista… non credo che queste mi serviranno ancora…-

E detto questo staccò la mano e si avvicinò a Jack. Sapeva benissimo a cosa si riferiva: mentre erano in ospedale lui le aveva riferito che avrebbe riottenuto la vista, dato che aveva una miopia molto alta ed era necessaria la visita dall’oculista.

-Voglio andare a farmi visitare, oggi!- disse poi guardandolo decisa.

-Sei sicura? Sei appena uscita dall’ospedale, non credi…-

-Accompagnami e basta. Jack, ti prego.... Sono stata anni così, e forse ora posso finalmente vedere bene. Ne ho abbastanza di restare segregata lì dentro.-

Capiva come si sentiva, e non voleva certo fermarla, così decise di accontentare la sua richiesta.

-Ok, va bene. Però vorrei che tu mi faccia un favore.-

-Dimmi.-

-Vorrei che alcuni dei tuoi uomini controllino Amano e Gasai. Dato che non posso essere lì ho bisogno di qualcuno che li tenga d’occhio. E con il tuo diario posso osservarli tranquillamente.-

-No problem. E dopotutto, ora i miei uomini sono anche i tuoi.- disse facendogli l’occhiolino.

-Grazie. Allora, andiamo.-

Prima di uscire dal tempio parlarono con due uomini di Kasugano. Jack gli chiese di osservare Amano Yukiteru e Gasai Yuno, e loro accettarono. E ovviamente, non potevano certo ribellarsi di fronte al nuovo superiore.
Subito dopo Bauer scortò la ragazza in macchina, per dirigersi dall’oculista, utilizzando l’indirizzo che un dottore dell’ospedale aveva dato a Jack. Prima di partire però inviò un messaggio ad Amano

“Yukiteru, ho mandato alcuni uomini di Kasugano per vedere se è tutto tranquillo. Non preoccuparti, eseguono i miei ordini. Riferisci a Yuno”

E dopo aver mandato il messaggio mise in moto e partì. Nel tragittoci fu un piccolo silenzio, fino a quando Jack non parlò della sua famiglia

-Non ho avuto una famiglie delle migliori. Mia madre è morta quando ero piccolo. Non mi ricordo neanche il suo viso, non più. Mio padre era il proprietario di una ditta di famiglia, ma quel lavoro non faceva per me. Fu mio fratello minore, Grahem, a prenderne le veci. Io invece mi arruolai nell’esercito.  Ma quando rientrai in America dalla mia prigionia in Cina, ci furono diversi attacchi terroristici. Quel giorno era esplosa una bomba atomica in un quartiere di Los Angeles… ma la cosa peggiore era che mio fratello… e mio padre, complottavano con i terroristi. Torturai mio fratello, e lasciai morire mio padre. Quando mi lasciò, non sentii nulla… per me era già morto da tempo…-
E in quel preciso momento gli ritornò in mente un vecchio ricordo di tanti anni fa.
 

FLASHBACK

Giorno 6, ore 5.28 del mattino
Jack Bauer a 43 anni.
Mancava ormai poco. Il tempo stringeva. Jack si trovava in una piattaforma marina piena di terroristi cinesi. E lì c’era suo padre, che aveva rapito suo nipote e voleva portarlo con sè in Cina. Aveva poco tempo, dei caccia americani stavano arrivando là per radere al suolo i terroristi, perciò doveva fare in fretta. Scese le scale, arrivando al livello del mare, e trovò vicino alla scialuppa di salvataggio suo nipote, Josh Bauer, un ragazzino di 16 anni coi capelli biondi, e Philip Bauer, un vecchietto coi capelli bianchi, il padre di Jack. Josh puntava la pistola a suo nonno, che si trovava a terra, sofferente dal proiettile ricevuto dal proprio nipotino qualche secondo fa.

-JOSH!-

Jack arrivò lì, poco prima che Josh premesse il grilletto a Philip. Si avvicinò al ragazzo, puntando la pistola al vecchio ancora a terra. A quel punto parlò a suo nipote cercando di calmarlo.

-Tranquillo, ce l’ho sotto tiro. Puoi abbassare la pistola.-

Ma lui non voleva farlo. Voleva farla pagare cara a suo nonno, per ciò che gli aveva fatto.

-Josh… Abbassa la pistola. So che ora sei spaventato e arrabbiato. Lo capisco, ci sono passato anch’io. So esattamente come ti senti.  Ma credimi, non è facile vivere con un morto sulla coscienza, anche se sei convinto che si meritava quella fine. Fra pochi minuti ci sarà un’incursione aerea. Dobbiamo andarcene subito. Ti prego...-

A quel punto Jack ripose la pistola nella propria fondina e si avvicinò a suo nipote.

-Va tutto bene. E’ finita.-

E lo abbracciò con grande affetto, togliendogli la pistola. Sentì il ragazzo singhiozzare, ma il loro abbraccio durò poco.

-Sali in cima alla piattaforma e vai sull’elicottero. Forza sbrigati!-

Lo lasciò e lo spinse verso le scale. Il ragazzo cominciò a salirle ma si girò verso suo zio.

-E tu che farai?-

-Arrivo subito. Corri!-

Non se lo fece ripetere due volte e corse sulla cima della piattaforma. E rimasero solo loro due, Jack e suo padre, Philip.

-In piedi.- ordinò Jack al vecchio. Ma questi non fece nulla, ma si limitò a guardare suo figlio.
-IN PIEDI! E’ finita!-

-Allora finiscimi.-

-No! Tu pagherai per quello che hai fatto oggi!-

-Non credo. Non hai il tempo di portarmi via, se hai detto la verità sull’incursione aerea.
E tu non vuoi morire… non qui… non insieme a me...-

Guardò con odio e disprezzo suo padre, che gli aveva parlato con molta calma. Sarebbe morto lì, da solo. Senza nessuno. Jack abbassò la pistola. Non avrebbe mai fatto in tempo a portarlo nell’elicottero e consegnarlo alla giustizia. Doveva rassegnarsi… lasciarlo andare.

-Così te la caverai facilmente.-

E a quel punto salì le scale, lasciandolo lì, al suo destino. Quelle erano le ultime parole che aveva detto a suo padre…
Salì su un paio di piani, e poco prima di salire ancora sentì il suo amico Bill nel microfono.

-Jack, mi dirigo sul lato sud, terzo livello.-

-Ricevuto Bill. Ci sono.-

Si affacciò alla ringhiera, ci salì e si mise in equilibrio. Vide l’elicottero avvicinarsi, con una scala. Appena l’elicottero si avvicinò Jack saltò nella scala e riuscì ad appendersi, tendendo ben salda la presa per evitare di cadere.
E non appena riuscì a prendere le scale, la piattaforma esplose dietro di lui, dai razzi sparati dai caccia. L’elicottero si allontanò dalla piattaforma, che ormai era circondata da fuoco e fiamme.  Jack guardò la piattaforma, e l’unico pensiero che gli venne in mente era suo padre. Era completamente impossibile che si fosse salvato.
 
FINE FLASHBACK
 

Kasugano guardò Jack che era ancora alla guida. Vedeva nel suo viso un uomo che nascondeva tutto il dolore che aveva avuto per tanti anni.

-Dev’essere… dev’essere stato difficile…-

-Già… Molto.-

Decise di non ripensarci più e si riconcentrò sulla guida.
Dopo almeno un quarto d’ora di macchina arrivarono allo studio dell’oculista. Parcheggiò di fronte, fece scendere la ragazza e la portò in sala d’attesa. Per fortuna non c’era nessun altro, così aspettarono qualche minuto: un paziente uscì e l’oculista fece entrare i due.

-Ahhh…. La sacerdotessa dell’Occhio Sacro. Sono onorato di fare la sua conoscenza.-

Kasugano fece un sacco di test per la vista: tra gocce da mettere negli occhi, diverse lenti provate alla fine l’oculista arrivò alla conclusione

-Però…- disse non appena finì di visitarla. Era seduto nella sua scrivania, con la paziente e il suo accompagnatore davanti a lui.
-… non è così grave come pensavo. Beh, signora, penso che lei dovrà portare gli occhiali.-

-Davvero?! Quindi potrò vedere perfettamente?!- chiese lei, non credendo alle sue parole.

-Certamente! Ecco a lei…- disse dando a Jack un foglietto, con indicato il livello di miopia della ragazza
-… porti questo con sé. Vada in un negozio di ottica e compri degli occhiali. Ce n’è uno qui vicino, dietro l’angolo. Non può sbagliare.-

-Grazie mille.- disse Jack all’oculista.

-Di niente. E’ stato un piacere.-

I due si alzarono e si strinsero la mano. Anche Kasugano lo fece.
Così, dopo un visita di circa un oretta, i due uscirono completamente contenti, soprattutto Kasugano, che aveva un sorriso stampato in faccia.

-Presto, andiamo!-

-Okok, andiamo subito.- disse Jack sorridendo anch’egli.

Risalirono in macchina e parcheggiarono nel negozio lì vicino.
I due entrarono e Kasugano iniziò a provare diversi occhiali: dopo averne provato abbastanza, optò per degli occhiali neri a lente rettangolare. Si tolse un paio di ciocche di capelli che le coprivano l’occhio destro e li indossò. Andò a guardarsi allo specchio: quegli occhiali le davano un’aria più graziosa e carina di prima, insomma… le piacevano.

-Che ne pensi?- chiese notando Jack dietro di lei guardando lo specchio.

-Ti stanno bene.- rispose sorridendo di nuovo.

-Sì. Mi piacciono. Prendo questi!-

Deciso quali prendere diedero gli occhiali e il foglio col tasso della miopia al negoziante. Ci voleva almeno un’ora per metterci le lenti giuste, ma i due decisero lo stesso di aspettare.
Finalmente tornò il negoziante, che diede a Kasugano una scatolina rettangolare. Lei la aprì e indossò i suoi nuovi occhiali. Si guardò attorno, ammirando il mondo che sin dalla nascita non aveva mai visto così bene.

-Wow…- disse stupita.

La sua espressione fece felice Jack. La vista di quella ragazza, che da bambina non aveva avuto la possibilità di vedere bene, lo aveva fatto sorridere un’altra volta.
Pagati gli occhiali uscirono e tornarono in macchina. Durante il tragitto al tempio Kasugano guardò con stupore la strada: le luci dei negozi, le persone nel marciapiede, le macchine nel traffico e così via. Per lei era un qualcosa di bellissimo, riuscire finalmente a vedere così bene.
Kasugano non riuscì a trattenersi, e mentre la macchina era ferma ad un semaforo, abbracciò Jack che era ancora al volante.

-Grazie.-

Lui non sapeva cosa dire: aveva fatto felice una ragazza, con cui, in poco tempo, aveva stretto un grande legame. Le accarezzò la mano con la testa, in segno di affetto e alla fine riuscì a dire l’unica cosa che gli venne in mente.

-Non c’è di che.-

L’abbraccio durò qualche secondo, ma si interruppe sentendo il clacson di una macchina dietro la loro. Infatti Jack alzò lo sguardo, vedendo il semaforo sul verde, e fece ripartire la macchina.
Poi, i due cominciarono a ridere.
 

Verso pomeriggio tornarono al tempio. Appena entrarono gli adepti andarono incontro ai due e videro la loro sacerdotessa che indossava degli occhiali. E loro si complimentarono, dicendole che le stavano veramente bene, e lei ringraziò.
I due ritornarono nella stanza della ragazza. Kasugano guardò quelle sbarre di legno, che l’avevano circondata per anni.

-Ci vorrà un po’ per togliere queste sbarre…- disse lei.

-No. Io ho un’idea.-

Jack prese dalla borsa un enorme sacchetto rettangolare, che spezzò in due e mise nelle sbarre della gabbia. Poi portò la ragazza il più lontano possibile, e appena furono ad una distanza di sicurezza Jack le porse un telecomando, piccolo e di forma quadrata che conteneva un unico pulsante rosso.

-Premilo.-

Lei lo guardò e subito dopo premette il pulsante.

BOOM!

I diversi pezzi di legno che costituivano la gabbia caddero a terra, in mille pezzi.  

-Ora sei libera.- disse infine Jack.

Angolo dell'autore:
Ok, ok, calmi. So che ho detto che avrei messo un nuovo capitolo nel weekend, ma ho avuto problemi con la linea che mi hanno impedito di pubblicare un nuovo capitolo. Nonostante ciò ne ho approfittato per modificarlo, aggiungendo il flashback. Come per gli altri concorrenti che venivano caratterizzati anche grazie ai flashback, voglio farlo anche con Jack, narrando alcuni episodi della serie di 24 (ogni "giorno" corrisponde a una determinata stagione, in questo caso la  stagione 6), spero che l'idea vi piaccia e che possiate "rivivere" i vecchi ricordi di Jack Bauer.
Detto questo... beh, ci vediamo al prossimo capitolo! ;)
-MrRaider

Josh Bauer (nipote di Jack)


Philip Bauer (padre di Jack)

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Capitolo 7
*** Quinto ***


Quinto 

Era passata almeno una settimana dall’incidente al tempio. Da allora Jack era rimasto la maggior parte del tempo lì, con Kasugano. Tutto sommato, le giornate passavano abbastanza tranquillamente; ogni giorno un sacco di persone andavano a pregare al tempio e dato che la sacerdotessa non era più segregata in quella gabbia le visite erano molto più piacevole e tranquille rispetto a prima.
Ma da quando era successo l’attentato Jack non si era più sentito con Amano e con Gasai. Qualche volta andava in commissariato da Kurusu ma nulla di più, nulla di meno. Inoltre Keigo per qualche strana ragione aveva lasciato andare Nona, cosa di cui Jack non era molto d’accordo. Kurusu gli diceva che era tutto sotto controllo, ma Bauer ci credeva poco e stava cominciando a dubitare di lui. Gli unici di cui si fidava ciecamente erano Tsubaki e Yukiteru.

In quegli ultimi giorni però Jack e Kasugano avevano notato qualcosa di molto strano: a casa di Amano infatti era da poco tornata la madre del ragazzo e con lei c’era questo bambino di cinque anni, Reisuke Houjouh. Grazie al diario della Sesta poterono guardare tutta la situazione:  quel bambino aveva messo a soqquadro l’intera casa, e nel casino Yuno aveva tentato di farlo fuori, ma ferì involontariamente la madre. A quel punto Jack e Kasugano capirono che bisognava intervenire.
Proprio in quel momento Yukiteru si trovava lì, con Yuno e con la madre, ancora svenuta dal colpo di Gasai e distesa nel letto.

-Scusa Yukki!- disse la ragazza in preda alle lacrime, sentitasi in colpa per aver fatto del male alla madre di Yukiteru.

-Te l’avevo detto mille volte Yuno…-

-Scusa Yukki! Scusa Yukki!-

-Senti Yuno… sono sicuro che troveremo il diario di Rei senza necessariamente ucciderlo. Quindi calmati e continuiamo a cercarlo ok?-

Per calmarla le aveva messo le mani sulle spalle e lei, ormai tranquillizzata, gli promise che ci sarebbe riuscita. E mentre la ragazza si alzava suonò il cellulare di Yukiteru

-E’ Jack.-

-Rispondi.-

Così il ragazzo, dopo aver fatto un lungo respiro, rispose alla chiamata.

-Yukiteru, sono Jack. Yuno è lì con te?-

-Sì, è qui. Aspetta, ti metto in vivavoce.-

-No! Rei potrebbe sentirci.-

-Sai di Rei?- chiese stavolta abbassando la voce.

-Sì. Vi abbiamo osservato per tutto il tempo grazie agli uomini di Kasugano. Lei ha riconosciuto il bambino: i suoi genitori sono morti durante l’attentato al tempio di una settimana fa. Comunque, Rei è un possessore, Quinto per l’esattezza.-

-L’avevamo intuito. Ha cercato di folgorare Yuno mentre si stava facendo la doccia. Non so come faccia! Abbiamo cercato ovunque in casa ma non abbiamo trovato il diario.-

-Questo perché non è li il diario.-

-Cosa?-

-Poco fa se non sbaglio tua madre e Rei sono usciti di casa. Lui si è portato con sé il diario, l’ha dato a un postino, assieme a un orario di consegna proprio a casa vostra. Sono sicurissimo che il Diario presto sarà da voi  e Rei lo avrà se non farete in tempo.-

-Abbiamo capito, grazie Jack.-

-Aspetta. Devi fare una cosa per me: appena avrai il pacco NON devi aprirlo. Ho un piano: Yukiteru, tu dovrai prendere il pacco, e Yuno dovrà bloccare Rei; non appena avrete fatto voglio che mi facciate una videoconferenza, ho bisogno di parlare con quel bambino, devo farlo ragionare.-

-Faremo il possibile.-

-Bene. Buona fortuna.-

Yukiteru staccò la chiamato e disse a Yuno quello che gli aveva detto poco fa Jack, così i due decisero di seguire il suo piano.

-Possiamo fidarci di Jack. Ci ha salvati la vita, gli dobbiamo molto.-

-Va bene Yukki…-

Yuno rispose tranquillamente, col suo solito sorriso carino e raggiante che faceva quando era con Yukiteru. Sembrava tranquilla, ma Yukiteru non lo era, temva che la ragazza potesse impazzire da un momento all’altro e mandare all’aria tutto quanto…
I due uscirono dalla stanza non appena suonò il campanello. Yukiteru corse verso l’entrata notando Rei che stava ricevendo il pacco dal postino, ma Amano era più veloce e riuscì a prendere il pacco. Ringraziò il postino e gli sbattè la porta in faccia. Subito dopo arrivò Yuno che riuscì a prendere il bambino e a tenerlo stretto per non farlo scappare, nonostante egli continuasse a dimenarsi.
Portarono Rei nella camera del ragazzo e chiusero la porta. Ormai non poteva scappare…

-Yukki, uccidiamolo, non ha scampo.-

-NO, Yuno! Prima hai stordito mia madre, non voglio che accada un altro casino. Ora… facciamo come ha detto Jack, va bene?-

Parlò duramente, quasi severo a Gasai. Lei si sentì un po’ male mentre Rei, ora seduto sul letto continuava a guardare stupito i due, dato che non capiva cosa volevano fare.
Yukiteru andò al PC che aveva nella scrivania e fece partire la video chiamata. Dopo qualche secondo Jack apparve nello schermo del computer. Non c’era nessun’altro assieme a lui, ma Jack affermò che presto li avrebbe raggiunti anche Kasugano.

-Ce l’abbiamo fatta: abbiamo Rei e il pacco.-

-Bel lavoro. Hai per caso un coltello?-

-Sì.-

-Bene. Ora devi tagliare lentamente i lati col coltello, con cautela.-

Una volta preso il coltello il ragazzo seguì i consigli di Jack: taglio con delicatezza il pacco e una volta finito tolse quello che aveva all’interno: un quaderno a colori, il Diario di Rei, una fiala con un adesivo della quarantena a cui era collegato un filo molto sottile, ed infine una siringa. Fece vedere il contenuto a Jack, e quest’ultimo si concentrò sulla fiala, la quale aveva una descrizione del contenuto all’interno.

-E’ un variante del gas nervino. Quando viene respirato esso attacca il sistema nervoso. Prima si arriva ad una forte tosse, vomito, sudorazione, poi si arriva alla contrazione dei muscoli, fino ad arrivare alla morte. Siete stati fortunati a non averlo respirato.-

-Tu sei… un altro dei giocatori?-

Il bambino era rimasto zitto per tutto il tempo, ma appena vedette Bauer si illuminò, ricordandosi di averlo già visto. Così si avvicinò allo schermo del computer

-Sì, sono Zero. Mi chiamo Jack Bauer. E tu dovresti essere Reisuke Houjouh, vero?- disse lui in modo pacato a Rei.

-So cosa hai passato negli ultimi giorni. E cosa stai passando tutt’ora. Mi spiace per tua madre… e per tuo padre. So quanto significa perdere qualcuno che vuoi bene.-

A quel punto Rei si fermò. In un secondo gli tornarono in mente i suoi genitori, e con essi i belli e brutti momenti che aveva passato insieme a loro. E ora non c’erano più… era solo.

-Ho visto cos’è successo ai tuoi genitori. Noi tutti eravamo lì quando è successo,  non solo tua madre e tuo padre, ma anche altre persone non ci sono più. Capisco che voglia uccidere Yukiteru, Yuno, o me… -

Rei abbassò il capo e gli scese una lacrima. Non piangeva da quando aveva saputo che i suoi genitori non c’erano più. E ciò lo rendeva triste.

-Rei. Guardami negli occhi. Fa male, perdere un amico o un tuo familiare. E’ normale, fa parte di tutti noi. Ma credimi, vendicarti, o uccidere quelli che ti hanno portato i tuoi genitori… non è la soluzione.-

In quel momento arrivò Kasugano. Appena la vide Jack le fece spazio per apparire nella videocamera e anche lei si rivolse al bambino

-Rei. Ti ricordi di me?-

-Sei… il capo di mamma e papà?-

-Sì, sono io. Non sai quanto mi dispiace. Tua madre e tuo padre erano delle brave persone, li ho conosciuti. Ma ti prego, ti scongiuro, fermati. Non sai quello che stai facendo. Mamma e papà non avrebbero voluto questo.-

-Rei, ascoltaci: io, Kasugano, Yukiteru e Yuno stiamo cercando di fermare tutto questo, altrimenti moriranno tante altre persone innocenti. Capisci cosa sto dicendo? Ti chiediamo di venire con noi. Ti proteggeremo.-

Jack guardava ininterrottamente Rei, supplicandolo di accettare la loro richiesta. Di restare al sicuro. Per un momento pensava di esserci riuscito.
Ma lui guardò Bauer con uno sguardo diverso: era un ghigno malefico, da pazzo. Prese dalla tasca un piccolo oggetto nero, di forma rettangolare.

-Non mi serve protezione, e non mi serve il vostro aiuto! Io sono un èlite, e gli èlite non hanno bisogno di NESSUNO!-

Premette un pulsante che c’era in quel piccolo oggetto e ne uscì una piccola lama. Era un coltello a serramanico. Attaccò Yukiteru, che era vicino a lui, e gli fece un lungo taglio sul braccio.

-AHHH!-

-YUKKIIII!-

Yuno scattò verso Rei e lo scaraventò dall’altra parte della stanza. Prese il coltello che Rei aveva perso e si avvicinò lentamente a lui. Jack e Kasugano guardavano la scena e cercarono in tutti i modi di fermarla

-YUNO! FERMATI SUBITO!-

-SECONDA! NON TOCCARE REI!-

Sembrava non poter far nulla ma Jack gli tornò in mente una cosa: era l’unico modo possibile per fermare Yuno. Prese il microfono vicino a lui e lo mise nell’orecchio, contattando uno degli uomini di Kasugano fuori dalla casa di Yukiteru.

-Sono Bauer! Entrate subito in casa e mettete in custodia il bambino, ORA! Si trova nella camera di Amano e state attenti alla ragazza: ha un coltello!-
Ma Yuno aveva sentito Jack, così si avvicinò alla porta e la chiuse a chiave. Poi lentamente si avvicinò a Rei che la guardava con uno sguardo spaventato

-Tu… Non devi toccare YUKKI!!-

Caricò il colpo e affondò il coltello nel suo petto. Rei cominciò a tremare e a perdere molto sangue.

-Se… Seconda…-

Gasai tolse il coltello dal suo petto e lo pugnalò di nuovo. Poi un altra, e un’altra volta ancora.
Il corpo di Rei rimase lì, a terra, senza vita ricoperto di sangue. Aveva uno sguardo vuoto, gli occhi e la bocca spalancati. Dopo qualche secondo però scomparve davanti a Yuno…
Il suo corpo non c’era più, rimasero soltanto i pupazzetti di stoffa che teneva sempre in mano e l’enorme chiazza di sangue che macchiava il pavimento.
Yuno lasciò il coltello, si avvicinò a Yukiteru , seduto sul letto che premeva sulla ferita inflittagli dal bambino, e lo abbracciò.

-Yuno, cos’hai fatto?-

-Va tutto bene Yukki. L’importante è che tu sia salvo.-

Jack e Kasugano erano scioccati. La sacerdotessa aveva distolto lo sguardo, portandosi le mani nelle labbra, Bauer invece si era allontanato parlando con i suoi uomini dal microfono.

-E’ troppo tardi… non ce l’ha fatta… Tornate al tempio.-

Dopo essersi tolto il microfono dall’orecchio si avvicinò al computer e strillò a Gasai

-COSA DIAVOLO HAI FATTO?!-

Lei si staccò da Yukiteru e si rivolse con uno sguardo serio a Bauer

-Non te lo ripeterò un’altra volta, Jack. Io… farò qualsiasi cosa per proteggere Yukki!-

E staccò la chiamata.
Jack si diresse fuori, all’aperto.
Non voleva credere a ciò che aveva fatto Yuno: aveva tolto la vita ad un bambino di soli 5 anni. Si avvicinò ad un albero del giardino e una volta lì diede un forte pugno alla pianta.
Poi si sedette, appoggiando la schiena sull’albero. Non sapeva veramente cosa fare. Poteva salvare Rei in qualche modo, ma se non fosse stato per Gasai sarebbe riuscito a portarlo via da lì. E non avrebbe avuto un morto sulla coscienza. Cercò di non pensarci, ma aver mandato a morte un bambino così giovane lo fece star male, talmente male che era sul punto di vomitare.

Restò lì per qualche minuto a pensare a cosa avrebbe fatto. Ma diversi pensieri gli rimbombavano in testa, senza trovare soluzione. Più pensava, più credeva che forse salvare gli altri concorrenti dal Survival Game non era per nulla possibile.
Non si accorse di Kasugano che era dietro di lui, ma se ne accorse appena lei si sedette vicino. Lei rivolse lo sguardo per qualche secondo e si rigirò, perdendosi ancora una volta nei suoi pensieri.
Kasugano gli strinse la mano, cercando di confortarlo.

-Stai bene?-

Ci fu un po’ di silenzio. Non aveva voglia di parlare su quanto accaduto, ma sospirò e rispose alla sua domanda.

-No.-

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Capitolo 8
*** Indagini ***


Indagini

Erano passate due settimane dalla morte di Rei. Da quel momento Jack non aveva fatto altro che prendersi tutta la colpa per ciò che era successo. Si sentiva responsabile per la sua morte, e voleva tornare indietro per aggiustare tutto, per riparare il danno causato. Nonostante ciò, Kasugano lo tranquillizzava, dicendogli che non era stata colpa sua, e che non poteva prevedere che Yuno lo avrebbe ucciso

-Quel che è fatto è fatto, Kasugano.- le aveva detto lui, rassegnandosi.

Keigo si era offerto per insabbiare la sua morte. Con uno stratagemma era riuscito a modificare le indagini, affermando che c’era stato un ladro a casa di Amano e che Gasai, nel tentativo di prenderlo, aveva accidentalmente ferito la madre di Yukiteru. In quanto a Rei, disse che era scomparso da quel giorno.
Solo pochi erano a conoscenza dei veri fatti.
Jack era a casa sua, e guardava il telegiornale. Ma era notte fonda ed era molto stanco, così decise di andare a letto. E gli venne in sogno un suo vecchio ricordo, di tanti anni fa…
 

FLASHBACK

Giorno 1, ore 14:08 del pomeriggio
Jack Bauer a 35 anni

Era da mezzanotte che non restava fermo un attimo. Quel giorno dei terroristi avevano intenzione di assassinare un candidato alle presidenziale, il senatore David Palmer. Perciò era stato chiamato per lavorare alle indagini alla CTU. Allora Jack era il capo dell’organizzazione di Los Angeles. Ma col passare delle ore sua moglie e sua figlia furono rapite dai terroristi, e se Jack non avesse fatto ciò che volevano le avrebbero uccise. Era stato costretto a violare i protocolli, a fermare le indagini e così via per aiutare quei bastardi. E doveva partecipare all’omicidio di Palmer. Un cecchino gli avrebbe sparato durante una sua conferenza stampa alla centrale elettrica e avrebbero poi addossato la colpa a Jack, ma lui era riuscito a togliere una pistola a un agente del posto, scatenando così un putiferio e facendo fuggire il senatore. Gli aveva salvato la vita, e nessuno credeva alla sua storia, ossia che sua moglie e sua figlia erano state rapite. Riuscì a fuggire, e dopo un paio d’ore chiamò la CTU, affermando che sapeva dove tenevano sua moglie e sua figlia. Così riuscì a salvarle, aveva la prova che la sua famiglia era stata davvero rapita, ma nonostante tutto aveva violato i protocolli, e presto lo avrebbero consegnato all’FBI.
Verso l’ora di pranzo Jack si trovava in una stanza chiusa della CTU, da solo. Aveva appena finito l’interrogatorio, e aspettava soltanto che lo portassero dall’FBI. Ma ad un certo punto la porta si aprì, e uscì il suo amico, Toni Almeida: aveva la sua stessa età,  i capelli color nero, ed era il ragazzo di Nina Myers, il braccio destro di Jack.

-Hey Jack.-

-Hey.-

-Ha chiamato Nina: mi ha chiesto di dirti che Teri e Kim stanno bene.-

Lui annuì un po’ e chiese al collega chi sorvegliava il rifugio.

-Paulson e Breeher. Ah, e… Chappelle vuole vederti in sala riunioni.-

Così Jack si alzò e seguì Toni insieme agli agenti di sicurezza nella sala riunioni. Prima però, tra la detenzione e la sala riunioni, passarono per l’enorme stanza principale della CTU: non c’erano finestre, era un edificio completamente chiuso e claustrofobico, nel piano terra si trovavano diverse scrivanie dove lavoravano tutti i dipendenti dell’agenzia, e sopra c’era la stanza del direttore della CTU. Doveva esserci Jack, ma da quando aveva violato i protocolli era stato retrocesso…
Passarono il salone principale ed entrarono nella sala riunioni. Jack si aspettava il suo superiore Chappelle, e invece no. Davanti a lui c’era un uomo molto più alto, in giacca e cravatta, aveva i capelli neri cortissimi ed era di colore. Era il senatore David Palmer. E non aveva una bellissima faccia. Era serissimo.

-Senatore Palmer.-

Il senatore disse all’agente vicino a lui di lasciarli soli e di chiudere la porta. E così, rimasero loro due, Jack e David. Quest’ultimo ordinò a Jack di sedersi . Ed egli lo fece, mentre il senatore rimase in piedi, guardandolo in faccia.

-Voglio sapere per chi lavora.- disse ad un certo punto Palmer, lasciando perplesso Bauer.

-In che senso signore? Non capis…-

-QUI, e adesso! Voglio chiudere la questione.-

-Signore, non so cosa le abbiano detto, ma…-

-So perché mi vuole morto, signor Bauer!-

-Morto, signore?! Non capisco di cosa stia parlando!-

-Kosovo!-

-Kosovo?-

E a quel punto gli tornò in mente la missione di due anni fa, l’operazione Nightfall, che aveva lo scopo di uccidere uno psicopatico che operava in Kosovo. Lui stesso era a capo della squadra scelta per la missione, ma essa non era andata benissimo

-So che mi ritiene responsabile delle perdite che ha subito tra i suoi uomini due anni fa.-

-Lei è al corrente dell’operazione Nightfall?-

-Ho autorizzato io quella missione… So che ha eliminato Victor Drazen e i suoi scagnozzi. E so che ha perso sei uomini nell’operazione.-

-E lei crede che voglia vendicare la loro morte?!-

-Sì, esatto.-

A quel punto Jack si alzò dalla sedia e decise di affrontare il senatore

-Con tutto il rispetto, senatore, oggi ho rischiato la vita per proteggerla! E l’unico responsabile della morte dei miei uomini sono io!-

-E allora cosa ci faceva alla centrale elettrica durante la mia conferenza?!

-STAVO CERCAN…-
Si accorse solo dopo che stava urlando ad un politico così si fermò un attimo a riflettere e a trovare il modo giusto per rispondergli. E in modo pacato rispose.
-La ragione per cui ho cercato di sottrarre l’arma a quell’agente era per tentare di farla uscire illeso da quel posto senza farmi scoprire. I suoi attentatori avevano rapito la mia famiglia. Minacciavano di uccidere mia moglie e mia figlia se non li avessi aiutati nell’attentato.-

In quel momento l’espressione del senatore cambiò: da uno sguardo serio e arrabbiato divenne sorpreso, non si aspettava quella risposta.

-Non le hanno detto niente di tutto questo quando è arrivato qui, vero signore?-

-No…-

Il senatore abbassò lo sguardo e si mise di spalle da Jack. Si sentiva uno stupido: aveva fatto di tutto per parlare faccia a faccia con Bauer e fargli sputare il rospo, e invece gli aveva salvato la vita. Non sapeva proprio cosa dire.

-E’ la verità. Può chiedere conferma a Chappelle.-
 

Ore 14:53

Passarono il resto del tempo in sala riunioni. Cercarono di risalire ai terroristi grazie all’operazione Nightfall. A quanto pare volevano vendicare la morte di Victor Drazen, e volevano uccidere sia Jack che David. Mentre Jack studiava i fogli con tutte le informazioni su quella missione, David parlò al telefono con uno dei suoi agenti. Poi staccò e si rivolse a Jack

-Non posso aspettare, devo andare.-

-Signore, volevo dirle che non mi lasceranno continuare a lavorare qui. Tecnicamente sono ancora agli arresti.-

Ma David gli lasciò un sorriso, e gli disse di seguirlo.
I due uscirono dalla sala riunioni e parlarono con Ryan Chappelle, che era nel salone principale affiancato da una donna.

-Ryan.-

-Sì, senatore?-

-Ho saputo che ha fatto arrestare Jack. Ebbene, la crisi in atto rende nulla qualunque accusa contro di lui. Voglio che sia reintegrato immediatamente-

Ma la donna che affiancava Chappelle si intromise, affermando che non aveva alcun potere per prendere quella decisione. Ryan la zittì e continuò
-Signore, non è possibile soddisfare la sua richiesta. Le accuse contro Bauer sono gravi. Violeremo le norme dell’organizzazione se lo reintegrassimo senza un’udienza.-

Ma a quel punto anche Jack si intromise:

-Ryan, non è necessario reintegrarmi. Non in modo permanente. Senti: nessuno qui ne sa quanto me riguardo a questa situazione. Dammi tempo fino a fine giornata. Poi se lo desideri potrai rimettermi agli arresti.-

Ryan ci pensò un po’. Guardò Jack e Palmer ma alla fine accettò la sua richiesta, a patto che Jack seguisse i suoi ordini. Così se ne andò e Palmer chiese a Bauer di seguirlo nell’ingresso della CTU.

-Il servizio di sicurezza vuole che lasci lo stato. Dicono che non sono al sicuro.-

-Beh, signore, sono dello stesso parere.-

I due si fermarono, e si guardarono in faccia.

-L’unica certezza che abbiamo è che gli uomini di Drazen sono qui, e vogliono noi due, oggi stesso. E sono quasi le tre. Siamo oltre la metà della giornata. Perciò ho intenzione di restare. Facciamoli uscire allo scoperto e sistemiamoli. Altrimenti, io, lei e le nostre famiglie dovremo guardarci le spalle per tutta la vita.-

-Capisco signore. La terrò informato. Sa dove trovarmi.-

Fece per andarsene ma fu fermato dalla voce di Palmer, che lo stava chiamando. Lui si fermò e lo guardò di nuovo

-Mi dispiace averti giudicato male.- e a quel punto gli porse la mano.

Jack lo guardò ma alla fine, con grande rispetto gli strinse la mano, sorridendogli.

-Grazie signore.-

Fu da quel momento che tra i due nacque una grandissima amicizia.
 

FINE FLASHBACK
 

Si risvegliò nel letto della sua stanza dalla luce del sole, proveniente dalla finestra. Di malavoglia decise di alzarsi e di scendere. Si fece una doccia e si cambiò, prendendosi una maglietta grigia e dei jeans. Dopodiche andò a prepararsi il caffè. Mentre beveva sentì il cellulare vibrare. Un messaggio…
Si chiese chi poteva mai essere. Così lo guardò: il messaggio era di Nishijima, il vice di Kurusu.
“Jack. Abbiamo trovato un altro corpo nel parco di Sakurami. Vieni appena puoi…”

Oh no, un altro…

In quegli ultimi giorni qualcosa aveva tenuto impegnato Jack, Kasugano e la polizia: un serial killer. Diverse vittime erano state brutalmente assassinate. I corpi erano dilaniati, come se fossero stati sbranati. E nessuno era riuscito a trovare il responsabile. Nonostante ci lavorasse la polizia, Kasugano, i suoi uomini e specialmente Jack si offrirono per aiutare nelle indagini.
Rispose a Nishijima, dicendogli che stava arrivando. Poi finì di bersi il caffè, andò a farsi una sistematina in bagno e prendendosi gli occhiali da sole uscì di casa a bordo della sua macchina.
Durante il tragitto chiamò Kasugano, dicendole del corpo ritrovato nel parco. Era già informata a riguardo, così chiese a Jack di farle sapere riguardo le indagini.

Verso le 10 di mattina parcheggiò vicino al parco. Sceso dalla macchina si diresse lì vicino, nella scena del crimine. Diversi civili erano già presenti e venivano allontanati dagli agenti.
Jack andò vicino ai poliziotti che, riconoscendolo, lo fecero passare. Si avvicinò al corpo, ricoperto da una tunica bianca. E lì vicino c’era Nishijima.

-Hey Jack.-

-Hey. Anche questo sbranato?-

-Sì. Guarda tu stesso.-

Togliendosi gli occhiali si abbassò e tolse parte della tunica, scoprendo il volto della vittima: era un uomo sui quarant’anni, e tutto il suo viso era ricoperto di graffi e sangue. Scoprì il resto notando gli innumerevoli lividi, i morsi e il braccio destro completamente staccato. Era chiaro che era stato sbranato da una belva.

-Non avete trovato nulla?- chiese a Nishijima, senza togliere gli occhi di dosso dal cadavere.

-No. Niente.-

Mentre Jack studiava il cadavere Nishijima rispose al telefono che stava squillando, ma dopo qualche secondo lo passò a Bauer.

-Jack, è Kurusu. Vuole parlare con te. Dice che è urgente.-

Si alzò, si rimise gli occhiali da sole e prese il cellulare di Nishijima, allontanandosi dalla scena del crimine. Così rispose a Kurusu.

-Keigo.-

-Hey Jack. Hai visto la vittima?-

-Purtroppo sì. Non riesco a credere che non abbiamo trovato nulla. Nessun indizio, niente di niente-

-Veramente ho trovato qualcosa e ho bisogno del tuo aiuto. Per questo mi sto rivolgendo a te.-

Jack si fermò un attimo. Kurusu finalmente aveva trovato qualcosa. Ma perché lo aveva chiesto proprio a lui?

-Ti ascolto.-

-C’è un trafficante di droga che mi deve un favore, un certo Basho Tanaka. Uno dei suoi uomini ha la prova che ci permetterà di scoprire l’assassino. Però ho gli uomini occupati e non posso farmi vedere mentre vado da uno spacciatore, capisci che intendo?-

-Sì. Vuoi che vada io a prendere la prova.-

-Esattamente. Ah, e fai attenzione: si è rintanato in una casa popolare nel quartiere a Ovest della città, ma ha uomini che pattugliano lì vicino, se non erro si trova al quarto piano, ma non credo che per te sarà un problema.-

-Ricevuto. Mi dirigerò sul posto. Ti chiamo appena avrò fatto.-

Finita la chiamata Bauer si avvicinò a Nishijima, restituendogli il telefono e ringraziandolo. Poi lo salutò, augurandogli buona fortuna con le indagini.
Tornò in macchina e dopo averla fatta partire chiamò a Tsubaki.

-Kasugano, sono io.-

-Jack. Sei stato sulla scena del crimine?-

-Sì… un altro sbranato. Come gli altri…-

-Oh mio Dio…-

-Senti, ho delle novità riguardo agli omicidi degli ultimi giorni.-

-Davvero?! Dimmi tutto!-

-Un contatto di Keigo ha la prova che potrà aiutarci a capire chi è il responsabile di questi massacri. Ho bisogno che mandi alcuni uomini a perlustrare l’esterno della casa popolare nel quartiere a Ovest di Sakurami. Dovrò agire da solo ma una pianta dell’edificio mi sarebbe molto utile.-

-Va bene. Mando Takao e Murai.-

-Perfetto, grazie. Torno a casa per prepararmi. Appena te lo dirò prepara il trasmettitore.-

Qualche minuto di macchina e Jack tornò a casa sua, parcheggiando di fronte. Entrò dentro e prese il borsone, mettendoci dentro un trasmettitore (un oggetto piccolissimo, quasi invisibile ad occhio nudo da posizionare nell’orecchio), alcuni caricatori della pistola, cariche C4 e il monocolo. Fatto questo tornò in macchina e partì.

Ci mise in tutto un quarto d’ora ma alla fine arrivò vicino al bersaglio. Parcheggiò a qualche isolato di distanza. Prese il borsone e il trasmettitore che si infilò nell’orecchio destro e scese dalla macchina. Il trasmettitore era collegato ad un altro che aveva con sé Kasugano. Mandò un messaggio a lei, e subito dopo sentì la sua voce nell’orecchio. Appena la sentii iniziò a procedere verso la casa popolare.

-Ci sono.-

-Perfetto. Mi sto avvicinando all’obiettivo, sono a circa un’isolato di distanza. Che mi dici?-

-Il luogo è completamente deserto, a parte due persone. Una pattuglia il piano terra, l’altra il quarto piano, da quella posizione ha una buona visuale dell’esterno. Sono entrambe armate, pistole.-

-Dovrò stordire la prima guardia al piano terra, poi salire senza farmi notare…-

-Per farlo dovrai prendere le scale nella parte ad est. Da lì ci sarà un corridoio nel quarto piano che ti porterà da lui.-

-Ottimo. Resta in contatto.-

Mentre camminava soltanto alcune persone passavano per i marciapiedi, e mano a mano che si avvicinava le persone diminuivano. Rimase solo lui. Il quartiere era messo molto male, doveva essere la zona povera di Sakurami.
Riuscì ad arrivare alla casa popolare. Si appoggiò in un angolo del’edificio, vicino al giardino. Prese il monocolo e lo usò per osservare l’ambiente.

-Ho trovato il primo uomo al piano terra. E anche quello al quarto piano.-

Il primo perlustrava il giardino, l’altro perlustrava il corridoio, dando qualche sguardo all’esterno.

-Sto per iniziare.-

Guardò la sentinella del quarto piano, e appena questa passò da un’altra parte prese la pistola e si avvicinò alla prima guardia. Riuscì ad avvicinarsi dietro di lui, e appena lo prese gli ordinò di dargli la pistola. Lo prese e si allontanò dal giardino. Appena fu sicuro che non lo guardasse nessuno, Jack lo colpì col calcio della pistola nella nuca, e questi cadde a terra, svenuto.
Poi tornò al giardino. La sentinella non era ancora tornata. Così si mosse velocemente verso le scale. Sussurrando passò la mano nell’orecchio:

-Ho confuso la prima guardia. Sto per salire.-

Salì con cautela, per evitare di farsi beccare, puntando la pistola e scrutando ogni angolo.
Arrivò al quarto piano. Mancava poco e c’era soltanto la sentinella che perlustrava il corridoio. Si appoggiò all’angolo e attese che la guardia perlustrasse il punto dove si trovava lui. Prese il diario, il quale gli annotò che l’uomo si sarebbe diretto verso di lui entro 30 secondi.

-Kasugano, chiudi la registrazione.-

Appena ordinò alla sacerdotessa di chiudere rimise il trasmettitore nel borsone, il cellulare in tasca e aspettò. Dopo 30 secondi la sentinella era ormai all’angolo, così Jack uscì da lì dandogli una gomitata in pancia e sbattendolo al muro, mirandogli la testa.

-Butta l’arma a terra.-

Appena lasciò la pistola, Jack lo tolse dal muro puntandogli la pistola alla schiena.

-Portami dal tuo capo.-

L’uomo, che ormai era sotto le sue grinfie, eseguì. Lo portò nella porta 113. Percorsero il corridoio dopo l’entrata e appena si avvicinarono all’altra porta semichiusa Jack circondò il suo ostaggio con un braccio e con l’altro gli puntò la pistola al collo. Appena fu vicino, gli diede un calcio, spalancandola ed entrò in una piccola stanza, dove c’erano almeno cinque uomini. Questi appena videro Jack e il suo ostaggio puntarono le loro armi verso di loro.

-State calmi. Voglio solo parlare.- disse Jack, che aveva ancora il loro uomo in custodia e gli puntava la pistola.

-Cosa vuoi? Della roba?-

-Chi di voi è Basho Tanaka?!-

Alla sua domanda entrò da una porta lì vicino un uomo sulla cinquantina.

-Sono io. E tu chi sei?- domandò.

-Mi manda il commissario Kurusu. Vuole la prova di cui sei in possesso.-

Basho dopo averlo ascoltato fece un cenno ai suoi uomini di abbassare le armi e questi lo fecero in fretta. Contemporaneamente Jack lasciò andare il suo ostaggio

-Vi conviene andare a trovare il vostro amico al piano terra.- disse Jack agli altri presenti.

Basho ordinò a due uomini di uscire per aiutare il loro compagno, così rimasero loro due e qualche uomo di Tanaka.

-Perché non è venuto uno dei suoi uomini?- chiese ancora a Jack.

-Erano occupati, così ha chiesto a una persona di cui si fida.-

-Che guarda caso saresti tu. Dimmi, da quanto tempo lavori per il commissario Kurusu?-

-Non lavoro per lui. Abbiamo una cosa in comune e stiamo collaborando. Ora, dov’è la prova Basho?-

Lui gli fece cenno di seguirlo e i due entrarono in un'altra stanza, dove c’erano un sacco di scatole e buste per la spazzatura, e all’interno Jack intravide mucchi di cocaina ed eroina.

-Sei sicuro di non volere un po’ di questa roba?-

-No, sono qui solo per la prova, per cui non farmi perdere tempo e dammela.-

-Ok, ok. E’ un peccato, la nostra droga è molto buona.-

-Ti rovina e basta. Ne sono consapevole.-

-Che intendi?-

-Non sono affari tuoi.-

Basho andò al suo computer e fece avvicinare Jack. Lui si mise vicino a lui, notando sullo schermo del computer un video del parco.

-L’attentato è accaduto verso le 2 del mattino. Un mio uomo stava concludendo un’affare quando vide quello che era successo. Così ha ripreso tutto.- puntualizzò Tanaka.

Sul video si vide un uomo, la vittima che aveva visto Jack quella mattina, inseguito da un dobermann che lo fece cadere a terra e gli morse il collo, uccidendolo. Il cane continuò a sbranarlo, staccandogli il braccio destro e subito dopo corse via. Poi Basho riavviò il video nel punto in cui il cane fece cadere a terra la sua vittima. Poi zummò verso il cane, ottenendo un primo piano. Poi cominciò a spiegare a Jack.

-Guarda bene: la bocca presenta un’addentatura in acciaio, e ciò permette di uccidere ancora più facilmente le proprie vittime. Solo una persona ha fatto una cosa del genere a questi cani.-

-Chi?-

-Karyuudo Tsukishima.-

-Dove posso trovarlo?-

-Questo è compito tuo. Tieni: ho messo il video in questa pendrive. Prendila pure. E dì a Kurusu che siamo pari.-

Basho a questo punto tolse una pendrive dal pc e la diede a Jack, che ripose nel suo borsone.

Jack fece per andarsene ma si fermò appena sentì un rumore proveniente dal diario. Così lo prese in fretta e furia e lesse:
“10:30 Venti cani stanno arrivando qui.”
“10: 40 Jack Bauer viene sbranato da due cani. DEAD END.”

Jack sbiancò. Gli era stata attivata la DEAD END. La sua prima DEAD END… Ora l’unica che lo preoccupava erano i cani che stavano arrivando.

-Basho! Appena me ne andrò via chiudi la porta a chiave!- disse e subito dopo corse verso l’entrata.

Ma fu bloccato da un uomo che cadde a terra, ricoperto di sangue. Ai suoi piedi c’era un dobermann, con la bocca ricoperta da un rivestimento in acciaio. Il cane ringhiò e assalì Jack, ma lui riuscì a prenderlo e a farlo finire a terra, e prendendo il coltello, lo accoltellò due volte nella pancia.
Aveva ancora 9 minuti e sarebbe arrivata la sua DEAD END, per cui aveva solo due soluzioni: o uccidere tutti i cani o scappare.
Aprì il diario: due cani lo aspettavano all’entrata, a destra. Così corse verso l’entrata e scivolò sul pavimento: mentre scivolava si girò a destra, notando i cani, e grazie alla pistola sparò diversi colpi, uccidendoli.
Riprese il diario: tre cani stavano salendo le scale e si dirigevano dietro di lui.
Si girò e vide appunto altri tre dobermann. Sparò ai primi due cani, e riuscì ad ucciderli, ma appena premette il grilletto verso l’altro non uscì alcun proiettile. Aveva finito i colpi nel caricatore. Appena il cane saltò Jack lo prese e con tutta la sua forza lo lanciò dal balcone e questi cadde all’esterno, nel giardino del piano terra.
Jack si affacciò per vedere il corpo, ma appena pose lo sguardo non vide solo quello: nel giardino c’erano poco più di una decina di cani che ringhiavano ed abbaiavano ininterrottamente. Alcuni rimasero là ad abbaiare ed altri cominciarono a salire le scale.

Era circondato…

Angolo dell'autore
Yay, sono riuscito a pubblicare prima del weekend! Scusate se il capitolo è un pò lunghetto, ci ho messo molto a farlo ma spero che possiate apprezzarlo. Volevo anche dirvi che ogni volta che ci sarà un flashback sulla vita di Jack metterò qualche immagine per far vedere i personaggi di 24 che ci saranno nel flashback (quindi aggiornerò presto anche il capitolo 6)
Sperò che vi sia piaciuto anche questo capitolo e... ci vediamo al prossimo capitolo ;)
-MrRaider

Senatore David Palmer                             Agente della CTU Toni Almeida                   Superiore della CTU Ryan  Senatore David Palmer  

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Capitolo 9
*** Via di fuga ***


Via di fuga

 
Si trovava ancora nel quarto piano dell’edificio, con un branco di cani sotto di lui che continuavano ad abbaiargli. Ne aveva contati in tutto 15. Uno scontro diretto lo avrebbe portato subito a perdere, perciò l’unico modo per cavarsela era giocare d’astuzia, cercare di uccidere gruppi piccoli di cani il più velocemente possibile.  Ma aveva dalla sua il Diario della CTU, che gli diceva le posizioni dei cani.
Cominciò subito togliendolo dalla tasca e leggendo

“10:33. Tre cani stanno salendo le scale e si dirigono verso di me.”

Circa un minuto di tempo. A quel punto gli venne un’idea: prese del C4 e lo appese al muro vicino, dopodiche si allontanò per aspettare i cani. Dopo qualche secondo eccoli apparire diretti verso di lui.

Ancora un po’… Ancora un po’…

Appena i tre furono vicini all’esplosivo piazzato, Jack premette il bottone del telecomando e il muro esplose assieme ai cani.

Tre andati.

Oltrepassò il luogo dell’esplosione e cominciò a scendere le scale. Si mosse con cautela e controllando di tanto in tanto il diario. Svoltando un angolo mentre scendeva le scale del secondo piano un cane gli arrivò vicino ma Jack lo uccise subito con qualche colpo di pistola, ma subito dopo un altro gli piombò in faccia. I due caddero dalle scale, nell’esterno, e Jack atterrò in qualcosa di morbido, una aiuola del giardino, piccolo tocco di fortuna. Tuttavia Jack aveva il cane sopra di lui e aveva perso la pistola a causa della caduta. Mentre l’animale tentò di sbranarlo Bauer gli prese la faccia con entrambe le mani e gliela girò di scatto, spezzandogli di netto il collo.

Si tolse il corpo di dosso e prese la pistola che fortunatamente trovò per terra a qualche metro di distanza, e subito dopo la ricaricò. Era completamente esposto e presto gli altri cani lo avrebbero raggiunto. Non fece in tempo a controllare il diario che un cane gli apparve davanti e cominciò ad abbaiare.

-Cazzo!-

Abbaiando il cane stava avvisando gli altri. Per zittirlo Jack gli sparò un proiettile, colpendolo dritto in testa. Non appena cadde a terra ne apparvero altri tre, che cominciarono ad avvicinarsi velocemente verso Jack. Appena gli furono vicino Jack tentò l’impossibile: con un calcio ne scaraventò uno verso l’altro vicino, e questi finirono a terra; Jack approfittò l’occasione per disfarsi del terzo cane con il coltello, e mentre gli altri due cercarono di alzarsi Jack gli sparò in testa, uccidendoli velocemente.

Ne dovrebbero mancare sei…

Riprese un po’ di fiato e ricontrollò il diario…

“10:36. Un cane mi attacca da dietro e mi azzanna.”

COSA!?

Fu scaraventato a terra da un altro cane e questi gli morse il braccio sinistro, causandogli un dolore lancinante.

-AHHHHH!-

Il colpo gli aveva fatto perdere la presa con la pistola. Gemeva di dolore dal morso del cane, però cercò di agire d’istinto: prese il coltello e lo conficcò nella gola del suo assalitore. Tolse il suo corpo di dosso e vide altri due avvicinarsi. Jack riprese la pistola caduta a terra e gli sparò subito. Dopo averli uccisi si rimise in piedi, barcollando, e guardò la ferita: nell’avambraccio c’era il segno di un enorme morso, e il sangue continuava a uscire senza fermarsi. Un morso normale non gli avrebbe creato problemi, ma quei cani erano diversi: erano dotati di una dentatura di ferro, e Jack aveva appena sperimentato il dolore che avevano provato le persone morte giorni prima. Stava quasi per svenire dal dolore, ma doveva restare concentrato e mantenere i nervi saldi.
Ed eccoli là, gli ultimi quattro cani, che stavano sfrecciando verso la loro prossima vittima.
Secondo il diario, la DEAD END di Jack era vicina. Ma non poteva tirarsi indietro così facilmente. Anche con un braccio messo male, avrebbe lottato senza  fermarsi.

-E va bene… sono qui bastardi, FORZA!-

Lanciò il coltello a uno di loro, e lo uccise subito, poi sparò un paio di colpi e sparò ad un altro. Ne allontanò uno con un calcio, ma appena l’altro stava per assalirlo succedette qualcosa…
Sentì altri sparo, erano diversi da quelli di prima, infatti non provenivano dalla sua pistola. Il cane che stava per azzannare Jack cadde al suolo, morto, e anche l’ultimo che cercò di rialzarsi venne colpito a morte.

-Te la cavi proprio bene, Bauer. Sono sopresa.-

Jack puntò la sua pistola verso la fonte della voce, e a qualche metro di distanza, sulla sua destra, c’era una sua vecchia conoscenza.

-Nona…-

La donna aveva una pistola in mano ma non la puntò a Jack, la nascose nei suoi jeans.  Indossava una maglietta viola che si abbinava al colore dei suoi capelli, e per concludere aveva una benda sull’occhio sinistro, proprio sul punto dove Jack l’aveva torturata qualche settimana fa…

-Lascia perdere l’occhio: Dodicesimo me l’ha staccato per ottenere informazioni da Primo. Comunque, puoi chiamarmi anche Minene, sai?-

Alla fine anche Jack decise di riporre l’arma. Evidentemente Uryuu Minene non era venuta per combattere.

-Perché mi hai salvato la vita?-

La donna sentendo la sua domanda cominciò a ridere, per poi rispondergli con un'altra domanda

-Ahahah! Ti sei dimenticato di un piccolo particolare, non è vero?-

Ci pensò su ma alla fine capì cosa volesse intendere quella donna

-Keigo… ti ha lasciato andare.-

-A patto che stia buona buona, e che non lo faccia incazzare. Per cui… tecnicamente faccio parte della sua, anzi, la vostra alleanza. Quindi per ora sono costretta a collaborare, ma sappi che non ti ho salvato perché provo qualcosa per te. Voglio avere io la possibilità di ucciderti, Jack Bauer.-

-…!-

-Ma… sai, trovo questa vostra alleanza completamente inutile.-

-Cosa vuoi insinuare con questo?-

-Pensaci un attimo: cercare di fermare gli altri concorrenti? AH! Credimi, loro non hanno nulla da perdere in questo gioco. Appena ne incontrerai un altro, sono sicura che non ci penserà due volte a farti fuori. Anzi, credo proprio che uno ci abbia appena provato, esattamente qualche minuto fa.-
E in quel momento puntò lo sguardo verso i due cani che aveva ammazzato prima, sorridendo. Quel sorriso fece un po’ inquietare Jack. Dopo che guardò i due cani per qualche secondo continuò
-Guardati le spalle Bauer, e rimettiti. Non voglio combattere con un avversario che non è al massimo delle sue capacità, come lo sei ora, in questo preciso momento… Ci vediamo.-

E a quel punto Nona si allontanò, scomparendo dalla vista di Jack. Decise di non seguirla, era ferito e inoltre aveva di meglio da fare.
Premendo sulla propria ferita tornò in macchina e una volta messo in moto si diresse verso il tempio e chiamò Tsubaki.

-Kasugano, sono io.-

-Jack! Come è andata?-

-Poteva andare meglio… decisamente meglio. Ho la prova, ma sono stato attaccato.-

-Cani.-

-C… Cani hai detto?!-

-Esatto. Il killer ha usato dei cani per uccidere le vittime. Dopo che Basho mi ha dato la prova mi hanno attaccato. Se non fosse stato per Nona forse non sarei vivo..

-Nona?! Nona ti ha aiutato?!-

-Sì, a quanto pare non aspetta altro che uccidermi appena ne avrà l’occasione.-

-Una minaccia bella e buona…-

-Non mi lascio intimorire. Ah!-

Mentre guidava Jack cominciò a sentire più dolore nella ferita, e ciò scosse Kasugano

-Che cos’hai?-

-Niente, sono solo ferito.-

-Come niente?! Jack, vieni qui, così potremo curarti.-

-Sto arrivando.-

Finita la chiamata con Tsubaki chiamò Keigo, riferendogli ciò che era successo: la prova di cui era in posssesso, l’attacco dei cani e l’aiuto di Nona.

-E così… Minene ti ha aiutato…-

-Credimi Keigo, sono sorpreso anch’io. Ora ascolta: io sto andando l tempio dell’Occhio Sacro, ho bisogno che tu faccia una ricerca su un certo Karyuudo Tsukishima. Secondo Basho è lui il serial killer. E forse uno dei possessori, a detta di Nona.-

-Va bene, farò una ricerca. Ti chiamo appena scopro qualcosa.-

Così Jack chiuse il cellulare e si riconcentrò sulla guida. Ma mentre guidava il dolore diventava sempre più forte e la vista stava cominciando ad annebbiarsi. Ma doveva resistere, almeno fino a quando non sarebbe arrivato al tempio…

Dopo aver sopportato il dolore per una decina di minuti d essersi quasi schiantato su un palo a causa della vista annebbiata, alla fine arrivò al tempio. Appena scese dalla macchina perse l’equilibrio e si accovacciò a terra, cercando di reggersi con la forza delle braccia. Si rimise in posizione eretta e passò per il cancello del tempio. Nel giardino c’erano diversi monaci occupati a pregare, parlare o svolgere i proprio compiti. Trovò Tsubaki, che stava parlando con un suo monaco. Questa, vedendo il suo amico conciato in quel modo corse verso di lui per aiutarlo.

-Jack!-

Kasugano si avvicinò e gli mise un braccio nei fianchi per portarlo dentro, ma Jack cade a terra, sfinito.

-Jack, rispondi! Oh no… Mi serve un medico, SUBITO!-

Lui rimase a terra, guardando Tsubaki che continuava a chiamarlo e che chiedeva aiuto i suoi monaci. La vista si fece sempre più scura, e Jack perse i sensi.
 

FLASHBACK

Giorno 1, ore 23:33
Jack Bauer a 35 anni

Finalmente quel ,lungo e fatidico giorno stava finendo. Ne aveva passate tante, girando in lungo e in largo per tutta Los Angeles, salvando sua moglie e sua figlia, catturando o uccidendo i terroristi che volevano uccidere lui e Palmer, e finalmente poteva riposarsi. Guidando la sua macchina, stava tornando alla CTU, dove avrebbe riabbracciato le donne che amava di più in tutta la sua vita.
Ma non era quello che pensava Jack mentre guidava: aveva appena scoperto che il suo braccio destro, Nina Myers, lavorava con i terroristi da molto tempo. E aveva ingannato tutti i suoi colleghi, Jack compreso.

Stava entrando nei parcheggi sotterranei della CTU quando vide una macchina sfrecciare ad grande velocità verso di lui. L’autista che era alla guida cominciò a sparare a Jack, ma anche lui estrasse la pistola e gli sparò. Tentò di sparare alla macchina davanti a lui, e alla fine quest’ultima si schiantò sulle altre parcheggiate lì vicino. Jack scese e si avvicinò alla macchina, e riconobbe subito quella chioma di capelli neri corti: era Nina. Tenendosi una mano sul fianco (a causa di una ferita di arma da fuoco subita mezz’ora fa) si avvicinò e le puntò la pistola.

-Metti le mani bene in vista! NINA, metti le mani sul volante!-

Aprì la portiera e fece scendere Nina, strozzandogli il collo con la mano libera. Poi la scaraventò sulla macchina, continuando a tenerle il collo e a puntarle la pistola in faccia.

-Jack!- disse lei, cercando di dirgli qualcosa nonostante la mano intorno al suo collo
-Se mi uccidi non saprai per chi lavoro. Credi che lavori per Drazen, ma non è così.-

-Io mi fidavo di te.-

-Facevo solo il mio lavoro.-

-Il tuo lavoro?! Mia moglie e mia figlia hanno rischiato di morire oggi! Quante persone che si fidavano di te sono morte perche tu stavi facendo il tuo lavoro!? Walsh?! Jamey?! Ellis?! Quanti altri!?-

-E quanta gente è morta per causa tua?-

Preparò la pistola, pronto a conficcarle un proiettile nel cranio. Era furioso, non voleva più sentire quella persona, quella persona che un tempo amava e che un tempo si fidava.
Ma non si accorse degli agenti che si stavano avvicinando e che cercarono di fermare il loro collega.

-Jack! Calmati, ci serve viva!-

Riconobbe subito la voce del suo superiore, George Mason. Era leggermente più vecchio di lui e aveva dei capelli molto corti.

-Coraggio Jack. E’ appena arrivata Kim. La stanno portando dentro proprio ora. Andiamo.-

Si girò verso di lui. Kim, sua figlia, stava bene. Ma non poteva permettere che quella puttana restasse in vita. Si riconcentrò su Nina, guardandola con disprezzo e odio nei suoi confronti.

-Non farlo.-

Sentì la voce di Toni, che era davanti a lui, dall’altra parte della macchina. Lo guardò: doveva essere uno schock anche per lui, che era il ragazzo di Nina. Toni aveva uno sguardo supplichevole in volto che rivolse a Jack, cercando di farlo ragionare.

In quel momento George si avvicinò a Jack e gli sussurrò all’orecchio: -Coraggio. Va’ dalla tua famiglia.-

Passarono un paio di secondi: in quel lasso di tempo Jack non smetteva di puntare la pistola a Nina, ma ormai non sapeva più cosa fare. Stava cominciando ad arrendersi, e la mano nella pistola cominciava a tremare.

Alla fine lasciò la donna e alzò le mani. Un agente gli tolse la pistole, mentre gli altri arrestarono Nina. George portò Jack via con se, dicendogli che aveva fatto la cosa giusta.
I due passarono nel salone principale della CTU, per poi entrare nella sala riunioni, dove si trovava Kim Bauer: una ragazza sui diciotto anni, coi capelli lunghi e biondi, dello stesso colore di suo padre. Lei si alzò dalla sedia e corse ad abbracciarlo.

-Tesoro! Grazie a Dio sei salva!-

-Papà! Ero così preoccupata!.

Al contatto Jack fece un piccolo gemito di dolore e Kim si staccò un po’, guardandogli la ferita.

-Scusa… Stai bene?-

-Sì, sto bene. E tu come stai?

-Bene.-

-Sei sicura?-

-Sicurissima.-

E i due si abbracciarono di nuovo.

-E’ tutto finito, piccola. Nessuno potrà più farti del male. Te lo prometto. Ti voglio bene.-

-Ti voglio bene anch’io.-

Stavolta l’abbraccio durò di più, e fu pieno di amore, felicità, sollievo. Kim pianse un po’ ma cercò di trattenere le lacrime. Appena l’abbraccio finì chiese subito a suo padre dove fosse sua madre.

-Pensavo che fosse con te. Tesoro, tu resta qui con gli agenti, ok?-

Jack uscì dalla stanza lasciando Kim con gli agenti e tornò nel salone principale, dove tutti mandavano degli sguardi di rispetto a Jack e cominciarono a smontare dal lavoro: quella giornata era stata molto lunga per tutti. Sul muro c’era un’enorme schermo, che trasmetteva il telegiornale locale, il quale parlava di alcune voci riguardo ai due attentati al senatore David Palmer, sventati entrambi dall’agente della CTU Jack Bauer.
Uscì da quell’enorme sala e si diresse in uno dei corridoi dell’edificio, in cerca della moglie. Sentì alcune voci, e aprendo una porta del corridoio successivo vide due agenti che controllavano un uomo morto, ucciso da Nina mentre tentava di scappare. Jack sbiancò, preoccupato che la moglie stesse bene. Cominciò così a correre per il corridoio.

-Avete già perlustrato il piano?! AVETE PERLUSTRATO IL PIANO?!-

-Non ancora signore.-

Jack cominciò a chiamare la mogli, poi entrò in una stanza vicino al corridoio, la sala del server, e appena fece per andarsene vide nella stanza, seduta su una sedia girevole una piccola chioma di capelli neri. Riconosceva bene quei capelli: era sua moglie.

-Teri!-

Corse vicino a lei. Non era svegli. Le tolse il nastro adesivo che aveva nella bocca e cercò di guardarla in faccia e a chiamarla, ma non ricevette nessuna risposta.

-Oh mio Dio!-

Vide nella pancia di sua moglie due enormi macchie di sangue fresco: colpi di pistola. Tolse i legacci che le bloccavano le mani e la sollevò, prendendola in braccio. Appena si diresse verso l’uscita però, la testa di Teri si piegò indietro.

-No…-

La pelle era fredda. Il viso era pallido. Non dava più nessun segno di vita.

-Teri! Teri, no…-

Non voleva che fosse vero. Non voleva. Non a lui. Non a lui e a sua figlia. Si appoggiò al muro e si mise a sedere, continuandola a chiamarla. E mentre le lacrime gli uscivano senza fermarsi continuava senza sosta a dire il suo nome, sperando in qualche segno di vita. Ma ormai, non c’era più nulla da fare. Teneva ancora per le braccia sua moglie, piangendo senza sosta.
Non aveva perso solo lei, aveva perso anche il bambino che teneva in grembo. Aveva perso sua moglie e suo figlio non ancora nato.

-Mi dispiace tanto.-

FINE FLASHBACK

 
Appena aprì gli occhi si ritrovò disteso in un letto. Si guardò intorno, cercando di capire dove si trovasse: era una stanza abbastanza piccola, vicino a lui c’erano altri letti, vuoti, e c’era una piccola finestra sul muro. Si alzò con calma e si guardò il braccio: aveva una fasciatura bianca sull’avambraccio, non sentiva più dolore ma un leggero fastidio.

Andò vicino alla finestra per vedere l’esterno: era il giardino del tempio. Capì quindi di trovarsi nell’infermeria del tempio.
Dopo qualche secondo sentì alle proprie spalle una porta aprirsi, così si girò: vide Kasugano correre verso di lui per abbracciarlo.

-Jack! Ero così preoccupata!-

Lui sorrise, apprezzando il gesto d’affetto di Tsubaki, e strinse sempre di più la ragazza a lui.

Ero… così preoccupata.

Quelle parole… gli tornarono in mente le parole che gli aveva detto Kim quel giorno, a quasi vent’anni di distanza.  Cercò di non rimuginarci su e di pensare al presente.

-Sto bene. Non devi preoccuparti di me.-

-Sì che mi preoccupo.-
I due si staccarono e Kasugano guardò intensamente Jack
-Non sai cosa ho provato mentre ho visto che perdevi i sensi. Ero molto preoccupata per te. Io non… io non voglio che ti succeda qualcosa. Ho bisogno di te.-

Le sue parole colpirono Jack nel profondo. Era da tanto che qualcuno non gli diceva una cosa del genere. Qualcuno che gli diceva che aveva bisogno di lui.
Sentendosi in colpa abbracciò Kasugano, dimostrando anch’egli tutto l’affetto che provava nei suoi confronti.

-Scusami…-


Angolo dell'autore
Lo so, questo capitolo doveva uscire molto prima. Chiedo infinatamente scusa per le due settimane di assenza, ma con le vacanze di Pasqua ho avuto pochissimo tempo (credemi, sono stato molto occupato), ma nonostante questo spero che questo capitolo vi sia piaciuto
Vi aspetto al prossimo capitolo ;)
-MrRaider

Nina Myers (agente della CTU, si rivelerà una traditrice alla fine della prima stagione)


George Mason (diventerà il capo della CTU durante la prima stagione)

Kim Bauer (figlia di Jack)


Teri Bauer (moglie di Jack, morì alla fine della prima stagione, uccisa da Nina)

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Capitolo 10
*** Decimo ***


Decimo 

Aveva passato metà della giornata a dormire, dopo essere svenuto davanti agli occhi di Kasugano nel giardino del tempio. Per tutto il tempo in cui lui era privo di sensi nell’infermeria i medici gli avevano curato la ferita. Il braccio era fasciato e sentiva soltanto qualche pizzico. Erano le 18 di sera e il sole cominciava a tramontare. Kasugano e Jack erano seduti nel letto. Mentre lei gli chiese come stava la ferita entrò nella stanza Keigo Kurusu.

-Chi si rivede.- disse rivolto a Kasugano. –Non dovresti preoccuparti per Jack. Ha passato guai ben peggiori, dico bene?-

Lui non disse nulla. Si limitò ad alzarsi con calma dal letto, poi si avvicinò al commissario

-Hai fatto quello che ti ho chiesto?-

-Sì. Tsukishima è il proprietario del canile di Sakurami. Scommetto che vorresti vedere una sua foto.-

Estrasse una piccola foto dalla tasca e la diede a Bauer. Kasugano si avvicinò e vide anch’ella la figura della foto: un uomo sui cinquant’anni, capelli bianchi e barbi folti dello stesso colore dei suoi capelli. Non ci mise molto a capire chi era

-Decimo.- disse

-Esatto. Beh, non ci resta alto che preparare il mandato e arrestarlo.-

-Credi davvero che funzionerà?- chiese poi Jack.

-Oh? Che intendi?-

-Dato che è un proprietario si aspetta di certo che qualcuno venga a trovarlo. Ha ucciso in questi ultimi giorni quelle persone perche sospettava che fossero dei proprietari, ma aveva sbagliato ogni volta. Ma non ha ucciso nessuno dei partecipanti, perché nell’ultima riunione con Deus…-

A quel punto si fermò e gli tornò in mente la riunione avuta con Dues, MuruMuru e gli altri concorrenti

-Cosa?- chiese Kurusu

-Ricordate cosa ha detto Decimo? Aveva chiesto a Dues di trasferire il suo diario ad un'altra persona. Ma Deus ha rifiutato. Kasugano, ho lasciato qui al tempio il mio portatile?-

-Oh… sì. Pensavo che potesse servirti, così l’ho portato qui.-

La ragazza indicò il portatile in una piccola scrivania della stanza. Jack accese il PC e subito dopo entrò in un sito web, che gli altri non conoscevano.

-Che cos’è?- chiese curiosa la sacerdotessa

-Il sito della CTU.-

-Cosa?! Jack, non lavori più lì da anni ormai. Non puoi entrarci.- disse Keigo stupito

-Tu credi? E’ vero, non lavoro più alla CTU da molto tempo, ma ho da sempre lasciato un account di riserva. Nessuno conosce questo account. Inoltre, non è rintracciabile.-

-Cosa vuoi fare con quel sito?- chiese di nuovo Kasugano.

-La CTU ha accesso a tutti i dati di ogni persona. Carte di credito, pagamenti bancari, contatti, familiari… E’ illegale, certo, ma è così che siamo riusciti a sventare gli attentati terroristici. Voglio scoprire i contatti di Decimo, magari è a uno di questi che voleva trasferire il proprio Diario, se non ad un membro della sua famiglia.-

Digitò sul database il nome di Karyuudo Tsukishima. Andò sui suoi contatti: tutti morti. Così andò nella sezione famiglia: moglie morta anni fa, una figlia ancora in vita di nome Hinata, dall’età di quattordici anni.

-Per ora la figlia è l’unico contatto. Aspettate… ha quattordici anni…-
Si girò verso Tsubaki e le domandò:
-Kasugano, chi stava sorvegliando Amano e Gasai oggi?-

-Ehm… Hirokumi.-

-Dov’è?-

-E’ tornato qualche ora fa mentre eri privo di sensi. Ha perso i ragazzi…-

-Dannazione!-

Uscì dalla stanza e vide uno dei suoi adepti fuori. Lo chiamò e gli chiese di portargli Hirokumi.
Dopo qualche minuto l’adepto di prima tornò con Hirokumi, un ragazzo molto più giovane, che tremava dalla paura. Entrò nella stanza tremando. Era terrorizzato da Bauer, temeva che l’avesse rimproverato per aver perso i due giovani.

-Si… signore… Ho perso i ragazzi… mi perdoni….-

-Hai fatto il possibile. Ora ascolta, ho una cosa molto importante da chiederti: prima che perdessi Amano e Gasai, hai per caso notato qualcuno che andasse con loro? Qualche studente?-

-Oh… sì signore. Tre ragazzi della loro età, penso che siano dei loro compagni di scuola.-

-Uno di loro corrisponde a questa?- chiese Jack indicandogli lo schermo del computer che raffigurava l’immagine di Hinata Tsukishima.

Il giovane adepto la guardò per qualche secondo, poi si rivoltò su Bauer e gli annuì

-Sì… è lei…-

Jack gli sorrise e gli diede una piccola pacca sulla spalla di incoraggiamento

-Grazie Hirokumi. Sei stato di grande aiuto. Puoi andare.-

Alle sue parole il giovane fece un sospiro di sollievo e ringraziò Bauer. Uscì dalla stanza, lasciando Kasugano, Jack e Keigo nella stanza. A parlare fu quest’ultimo

-Avevi ragione. Quindi Amano e Gasai sono in pericolo. Dovremmo andare a salvarli.-

-No… se andiamo i cani daranno la caccia anche a noi. Dobbiamo andare al canile e catturare Decimo, poi dovremo obbligarlo a fermare sua figlia, e a quel punto avremo catturato un altro concorrente.-

-Fermo, fermo, fermo. Catturarlo? Jack, ha ucciso un sacco di persone innocenti, non possiamo catturarlo, merita di morire.-

La sua risposte sorprese Jack. Kurusu, lui che voleva catturare Nona nonostante i danni che aveva causato. Messo in confronto con lei, Decimo era nulla.

-So quello che ha fatto Keigo, ma dobbiamo lasciarlo in vita. Se lo uccidiamo facciamo il gioco di Deus. Ora, non sprechiamo altro tempo. Dobbiamo prendere Decimo.-

-Allora preparo una quadra d’assalto…-

-No, attireremo l’attenzione e Decimo avrà una possibilità di scappare. Perciò, Keigo… tu ed io andremo a fare una visita a Decimo.-

-Noi due?-

-Sì. Ora.-

Kasugano era di tutt’altra idea. 
-Jack, sei matto?- disse attirando l’attenzione dell’uomo.

Jack si girò guardandola, e nel frattempo Keigo uscì, dicendo che li avrebbe lasciati soli.

-Ti sei appena svegliato dopo che sei stato ferito… dovresti riposarti, non ti rendi conto di quanto stai rischiando?-

-Me ne rendo conto. So quel che faccio.-

-Ma allora perché non lo lasci fare a Keigo?-

-Kasugano, ci sono in gioco le vite di Yukiteru e Yuno. Ho promesso che li avrei aiutati, ed è quello che sto facendo. In una alleanza ci vuole la fiducia tra i propri compagni, e per ottenerla bisogna aiutarsi a vicenda. Capisci?-

Parlava in modo pacato alla ragazza. Sapeva bene quello che faceva. I due si guardarono negli occhi. Kasugano voleva dibattere, cercare di lasciarlo là, a riposare e a rimettersi in forze, ma lui non voleva arrendersi. Aveva fatto una promessa a due ragazzi e aveva intenzione di mantenerla.

-Va bene… bai. Ma promettimi che tornerai tutto intero.-

Jack le sorrise e la strinse in un forte abbraccio ricco d’affetto. In quel momento entrambi capirono quanto avevano legato col passare del tempo. Kasugano vedeva in Jack una figura patera, che gli era stata tolta da anni, e ora che l’aveva ritrovata in Jack non voleva che gli succedesse qualcosa.

-Tornerò intatto. Hai la mia parola.-

Dopo averla salutata Jack entrò nella sua macchina assieme a Kurusu e si diressero prima a casa sua. Lì si prepararono per l’irruzione: Jack prese il suo fucile M4, montandoci il silenziatore, e la sua fidata Gloch 21, anch’essa provvista di silenziatore. Kurusu aveva la sua revolver e una pistola 9 millimetri col silenziatore montato. Una volta pronti tornarono in macchina.
Mentre Kurusu guidava Jack provò più volte a chiamare Yukiteru ma non ricevette alcuna risposta.

-Non risponderà.- disse Keigo.

-Aspetta… aspetta…-

Dopo un po’ decise di chiamare Yuno: un paio di squilli e alla fine sentì la voce della ragazza

-Pronto?-

-Yuno, sono Jack. Dove siete tu e Yukiteru?-

-Siamo… nel parco di Sakurami. Ci stanno inseguendo dei cani. E abbiamo scoperto l’identità di un altro possessore. Si chiama Hinata.

-Non è lei il proprietario.-

-Cosa?-

-Suo padre è il proprietario, Decimo. Ascolta: noi stiamo andando a prenderlo, e gli ordineremo di ritirare i cani. Voi tenete duro.-

-Sarà difficile. Ci sono due ragazzi che ci stanno rallentando.-

-Ti fidi di loro?-

-Yukki sì, ma io no.-

-Yuno, dovete cercare di resistere fino quando non avremo sotto custodia Decimo. Io ti conosco, e so che ne sei capace: proteggi Yukiteru e gli altri, non possiamo permetterci altre vittime innocenti.

-NO! Che si fottano gli altri, io proteggo solo Yukki!-

-Yuno, calmati…-

Ma ormai la ragazza aveva chiuso la chiamata

-Yuno? Yuno?! Dannazione!-

-Gasai… è testarda come un mulo.-

-Dobbiamo sbrigarci. Accelera!-

Keigo aumentò la velocità e appena si avvicinarono al quartiere giusto Jack ordinò a Keigo si fermarsi vicino ad un vicolo.

-Perché ci fermiamo qui? Mancano solo pochi isolati…- disse Kurusu

-Se parcheggiamo davanti potrebbe insospettirsi. Da qui andiamo a piedi.-

I due scesero e proseguirono nel vicolo.
Passarono per le strade dove non passavano pedoni o macchine, per evitare di creare il panico. Appena si avvicinarono al bersaglio si nascosero in un vicolo vicino. Jack prese il monocolo e guardò attentamente l’obiettivo: una casa a due piani, abbastanza grandi, con due finestre in ogni piano completamente chiuse. Dietro la casa si trovava un giardino e con esso il canile. Prese il diario e parlò sottovoce

-Ok. Ci sono due cani di guardia nel cortile. Io entro, li faccio fuori e nascondo i corpi. Appena avrò fatto ti manderò un messaggio. Tutto chiaro?-
-Chiarissimo.-

Dopodiche Jack si avvicinò lentamente verso la casa col fucile ben stretto fra le braccia. Appena fu vicino alla struttura si attaccò al muro della casa e passò verso l’angolo. Lo svoltò e procedette verso il giardino. Appena arrivò, proprio come diceva il diario, trovò due cani che facevano la guardia. Prendendo bene la mira, sparò a uno dei cani, uccidendolo. Subito dopo uccise l’altro. Una volta fatto, si avvicinò ai corpi e li nascose in un cespuglio vicino. Una volta fatto mandò un messaggio con scritto “Via libera” a Kurusu.
Una ventina di secondo e i due si riunirono per preparare la prossima mossa.

-E ora?- chiese il commissario.

-Non credo che si sia nascosto nel canile. E se passiamo lì ci faremo scoprire subito dai cani. Entriamo in casa.-

Invece di entrare dalla porta principale, utilizzarono la porta sul retro, che ovviamente era chiusa a chiave. Jack prese dal borsone un grimaldello e lo inserì nella serratura. Dopo qualche tentativo riuscì a sbloccare la serratura e i due entrarono in silenzio, puntando le loro armi. Jack dava un segnale con gli occhi di salire per le scale, e Keigo iniziò a salirle. Jack guardò un ultima volta il primo piano per poi salire anche lui. Si appoggiò ad un muro e prese per un secondo il diario

“19:32. Due cani sorvegliano il secondo piano.”

Porca puttana!

-Keigo!- sussurrò piano cercando di farsi sentire dal poliziotto. Nessuna risposta. A parte qualche abbaio.

Salì le scale e trovò Keigo disteso a terra, che aveva due cani sopra. La pistola gli era caduta. Jack sparò e uccise i due cani. Kurusu si tolse di dosso i corpi e  si rialzò, prendendo la pistola caduta per terra.

-Se ne sarà accorto!-

-Sbrighiamoci!-

Jack passò il corridoio e Keigo lo seguì, fino a quando non trovarono una porta. I due si misero ai lati, pronti per sfondarla. Jack fece al compagno il conto alla rovescia con la mano
3…
2…
1…
E sfondarono la porta con un calcio. Si ritrovarono in un’enorme stanza, coi muri colorati di bianco. E proprio in quella stanza c’era un tavolo lunghissimo, ottimo per cenate di gruppo. Ma non fu quello che catturò la loro attenzione: su un muro c’era uno schermo gigante, che rappresentava una mappa. E sotto di esso c’era un scrivania con una tastiera e una poltrona girevole. Jack si avvicinò e la girò. Non c’era seduto nessuno.

Ma appena si girò verso l’amico si sentì uno sparo e Keigo cominciò a crollare, ferito alla spalla sinistra. Prima che cadesse a terra, Jack arrivò vicino a lui correndo e contemporaneamente sparò alla fonte dello sparo di prima, vicino ad una porta che prima non aveva notato. Scattò tenendo Keigo, poi fece cadere di lato il tavolo e i due si ripararono lì.

-Tutto bene?!- chiese Jack guardandogli la ferita.

-Sì, sto bene. Tu pensa a lui: prendilo prima che scappi!-

Jack si affacciò un attimo dal tavolo e appena mise la testa sentì qualche sparo diretto verso di lui, così la abbassò subito. Lasciando la testa al sicuro, alzò le braccia e con esse il fucile, cominciando a sparare alla cieca. In questo modo l’aggressore doveva rimanere al sicuro per evitare di farsi colpire. Così Jack ne approfittò: scavalcò velocemente il tavolo e si mosse vicino alla porta. Decimo doveva essere lì. Prese per un attimo il Diario

“19:40. Decimo si è nascosto nella stanza dietro ad una scatola, e attende che mi esponga.”

Gli venne in mente un’idea per farlo avvicinare ed esporlo: con il fucile in mano si affacciò all’angolo e sparò tutti i colpi, senza togliere il dito dal grilletto. Il fucile finì i colpi e Jack si rimise al riparo. A quel punto lasciò cadere il caricatore vuoto. Il suono del caricatore rimbombò, e Jack doveva far credere a Decimo che stava ricaricando l’arma. Infatti sentì i suoi passi avvicinarsi, così Jack lasciò la pistola e svoltò l’angolo. Appena fu faccia a faccia con lui gli sparò al braccio sinistro, subito dopo con un calcio gli fece perdere la pistola. Decimo fece lo stesso e i due rimasero disarmati.

Il nemico cominciò ad assestargli qualche colpo: non era per niente bravo in corpo a corpo, rispetto a Jack. Jack schivò un pugno, poi un altro e parò il terzo, bloccandogli il braccio. Poi gli diede dei pugni in faccia e alla fine lo fece scivolare a terra con la forza della gamba.
Decimo cadde a terra, stremato dallo scontro con Bauer.
Jack riprese la pistola cadutagli e la puntò al suo avversario.

-In piedi. Mani sopra la testa.-

Lui eseguì, alzando le mani in alto, per poi intrecciarle nella nuca. Guardò in viso a Jack, sorridendogli

-Zero… Eheheheh.-

-Cammina.-

Decimo, con la pistola puntata alla testa tornò nella stanza di prima assieme a Jack, dove si trovava in quel momento Kurusu che si premeva la ferita.

-Ahhh… Quarto. Beh, cosa aspettate a farmi fuori?-

Jack lo prese e lo fece sedere nella poltrona. Poi mise le mane nei braccioli della poltrona, guardando dritto negli occhi Decimo.

-Non m’interessa farti fuori Decimo, ma se non farai quello che ti dico te ne pentirai.-

-Allora… cosa vuoi che faccia?-

-Tua figlia. Devi fermarla adesso.-

Lui distolse lo sguardo ma appena lo fece ricevette un forte pugno nel naso da Bauer, e una sua narice cominciò a perdere sangue.

-Devo continuare?!-

Lui si passò la mano nel naso per togliersi il sangue, poi riguardò Bauer e gli annuì.

Jack si allontanò dandogli spazio, mentre Decimo cominciò a digitare sulla tastiera. Sullo schermo apparvero diverse telecamere, che riprendevano diversi cani che correvano tutti in un’unica direzione. Uno di questi si fermò assieme agli altri. Le telecamere mostravano oltre ai cani un edificio pieno di vetrate, e all’esterno di esso c’erano Yukiteru, Yuno, Hinata e un’altra ragazza dai capelli lunghi rosa, distesa a terra e che ansimava. Aveva sul ventre una fasciatura, completamente macchiata di sangue. Yuno invece tratteneva da dietro Hinata, puntandole il coltello nella gola.

-Beh, non sembra che debba fermarla. Hinata è stata appena catturata. Che delusione…-

Decimo rimaneva impassibile, non gli preoccupava che la figlia fosse in pericolo. E questo Jack non lo sopportava. A differenza di quell’uomo, Jack aveva provato in tutti i modi di tenere sua figlia lontana dal pericolo, preoccupandosi per la sua salute. Senza dubbio Jack era un padre migliore di quel bastardo. Ma doveva restare concentrato sul momento, non doveva distrarsi. Poi riguardò le telecamere, sentendo la voce di Yukiteru. Questi si rivolse a dei compagni che erano dietro di lui (Jack non riusciva a vederli) dicendo:

-Voglio presentarvi… Gasai Yuno. La mia fidanzata.-

A quelle parole Yuno arrossì violentemente e lasciò la presa su Hinata, liberandola.

-Yukki, ma cos…-

-Come dicevo, vi presento la ragazzo che amo. Non vi avevo ancora spiegato della relazione che ci fosse tra me e Yuno.-

Hinata, tirando un filo di sollievo si complimentò col ragazzo per la sua dichiarazione. Anche un altro ragazzo lo fece da dietro. Jack ancora non riusciva a vedere i visi degli altri due.

-Va bene così, Yuno? Abbiamo un Happy End sul diario, per il 28 luglio, giusto? Non vorrai che cominci ad odiarti? Per questo devi accettare i qui presenti come amici. E più tardi scusati con Mao. Da ora in poi voglio che ti comporti come la mia fidanzata, ci siamo capiti?-

Yuno non sapeva cosa dire alle parole di Yukiteru. Era scioccata, imbarazzata ma allo stesso tempo felice. Tutti quanti sembravano tranquilli, tranne Jack.
Aveva studiato a fondo quel ragazzo, e aveva capito il suo stratagemma: voleva evitare che Yuno potesse fare del male a uno dei presenti. Jack l’aveva capito dalla sua espressione: sudava e al tempo stesso pareva un pò dubbioso mentre parlava. Come l’ultima volta, notò la paura nello sguardo del ragazzo, ma lui era l’unico che poteva placare Yuno.
Yuno si avvicinò alla ragazza a terra, e con lei un ragazzo coi capelli bianchi, che finalmente Jack riuscì a vedere in volto: era calmo e aveva un leggero sorriso.
Hinata si avvicinò a Yukiteru, chiedendogli spiegazioni sul perché non fosse arrabbiato, ma lui disse che era acqua passata. Non gli importava più quello che era successo, voleva solo dimenticare. Poi Hinata cominciò a piangere

-Perdonami, papà. Sono una figlia inutile.-

Jack venne colpito dal dolore della ragazza, così prese il microfono che era vicino alla tastiera e lo passò a Decimo.

-Parlale.-

Lui fece un lungo respiro e rispose alla figlia. La sua voce si trasmetteva grazie ad una trasmittente posizionata in un collare dei suoi cani.

-No, Hinata. Sei stata brava, E’ solo colpa mia se ho scambiato quel ragazzo per un proprietario del Diario.-

-Papà…-

-Ormai per me è finita…-

-Ma… ma che dici? Non mi avevi detto che volevi vincere e ricominciare tutto da capo?-

Decimo guardò una sua vecchia foto che lo ritraeva con sua moglie e sua figlia anni fa.

-Ahahah! Ma cosa dici?! Era tutta una bugia! Cavolo, sei proprio ingenua… più manipolabile di una cane, Però… Hinata… cresci, e cerca di non diventare una persona come me. Tuttavia, tuo padre non è l’unico cattivo in giro… Primo, Seconda, Zero, dovreste averlo capito da molto.-

Tutti gli interpellati impallidirono alle parole pronunciate dall’uomo. Jack non fece in fretta a chiedergli qualcosa che quello ricominciò a parlare.

-Dovreste stare attenti a chi vi fidate, a chi credete che sia gentile, o un amico. Sto per caso sbagliando, Quarto?-

Jack impallidì di nuovo alle parole di Decimo. Cercò di pensarci su fino a quando non vide Keigo puntare la pistola in testa a Decimo.

-FERMO!-

Jack spostò il braccio di Kegio proprio nel momento in qui stava per sparare, e il proiettile colpì il muro.

-Levati Jack.- gli disse Keigo.

-NO! Prima mi dici cosa intende Decimo con questo!-

-Vuoi davvero credere alle sue cazzate?! Davolo, mi deludi!-

-Ti sei dimenticato della nostra allenza?! Ti sei dimenticato di cosa abbiamo costruito insieme?!-

Ma Keigo colpì Jack alla testa con la canna della pistola, e lo fece cadere a terra, stordito dal colpo.
Appena Jack riprese la vista cercò di fermare Keigo ma ormai lui aveva già premuto il grilletto.
Il cranio di Keigo fu perforato dal proiettile ricevuto, e cadde sulla tastiera, macchiandola di sangue. E proprio come gli concorrenti scomparve.
E Jack, rialzatosi, era furioso. Aveva un taglio verticale sulla fronte, sopra il sopracciglio destro, e perdeva sangue, ma non gli importava della ferita.

-Ti rendi conto di cosa hai fatto?!-

-Ho fatto il mio dovere da poliziotto. Ho protetto i miei cittadini da questo fuorilegge.-

-Ma cosa stai blaterando?! Ce l’avevamo in pugno, non c’era alcun bisogno di ucciderlo. Non sei stato tu a dirmi che dovevamo catturare o proteggere gli altri
concorrenti?! Io almeno ci ho provato, e tu?!-

-Oh, già. Si vede come ci hai provato. Non sei riuscito a salvare manco un bambino di cinque anni da quella pazzoide. Ma che dico… la colpa non è di Seconda, ma solo tua! Hai perso tutto ciò che ti era caro, non sei riuscito a salvare i tuoi vecchi amici, o tua moglie, e pretendi di farlo ora?!-

Jack non voleva sentire quelle parole. Spinse Keigo con entrambe le braccia, scaraventandolo contro un muro della stanza, pieno di collera e furia. Poi lo indicò con una mano

-Stai zitto, Kurusu! STA ZITTO!-

Poi si allontanò, dirigendosi verso la porta.

-Jack!-

Appena sentì la sua voce si girò di scatto e sparò con la pistola, e il proiettile colpì il muro, poco distante da Kurusu. Keigo non fece nulla. I due rimasero per circa una ventina di secondi ad osservarsi ininterrottamente. Keigo aveva uno sguardo serio e tranquillo, Jack invece era arrabbiato, provando una forte ira. Non poteva perdonare ciò che gli aveva detto.

-Io e Kasugano siamo fuori.-

E detto questo se ne andò, lasciando Keigo solo in quella stanza.
L’Alleanza tra loro era appena stata appena sciolta.

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Capitolo 11
*** Tradimento ***


Tradimento

Il commissario Kurusu aveva stranamente chiamato tutti i suoi uomini alla stazione di polizia. Tutti quanti stavano per smontare dal lavoro ma appena ricevettero l’ordine furono costretti a rimanere nella stanza, in attesa delle istruzioni del loro capo. Tutti quanti erano seduti in un’enorme stanza, piena di sedie e con un proiettore montato sullo schermo, e davanti a loro c’era una scrivania e la sua poltrona, vuota.
Dopo qualche minuto d’attesa il commissario entrò nella stanza, prese posto nella poltrona vuota e accese il proiettore, mostrando il volto di un uomo sui cinquant’anni di capelli e baffi bianchi.

-Bene. Diamo il via alla riunione investigativa. Il responsabile dei recenti omicidi dei cani, Karyuudo Tsukishima, è stato ucciso di recente. Abbiamo ben quattro sospetti per questo omicidio. I primi due sono ragazzi di quattordici anni, Amano Yukiteru e Gasai Yuno. Dovrete arrestarli nelle prossime ore!-
Il commissario premette un pulsante del telecomando che aveva in mano, mostrando i volti dei due ragazzi sospettati. Tutti i poliziotti presenti rimasero allibiti dalle parole del commissario. Conoscevano quei ragazzi e non pensavano che fossero implicati in un omicidio.

-Capo.- chiese un poliziotto alzando la mano
-E gli altri due? Chi sono?-

-Mi aspettavo questa domanda. Beh, il terzo sospetto è la sacerdotessa dell’Occhio Sacro, Tsubaki Kasugano...-
Premette il pulsante di nuovo, mostrando il volto della ragazza, e infine lo premette un ultima volta
-… e il quarto lo conoscete tutti: Jack Bauer.-

Il proiettore mostrò il viso di Jack e ciò causò più stupore ai poliziotti. Loro conoscevano bene Jack: negli ultimi giorni li aveva aiutato molto per catturare l’assassino. Come diavolo poteva essere coinvolto?

-Signore.- chiese Nishijima alzandosi
-Ma Jack Bauer ha aiutato tutti noi durante le indagini. Gli dobbiamo molto, e non credo che sia implicato nell’omicidio, né io, né altri presenti qui dentro.-

-Certo Nishijima. Capisco cosa intendi. Ma è comunque un sospettato. E inoltre non è solo per questo sospetto che deve essere preso, vivo o morto.-rispose Keigo con grande calma.

-Cosa intende, signore?-

-So che tutti voi qui presenti provate una grande stima e rispetto per il signor Bauer, ma non credo che sappiate veramente qualcosa sul suo conto, sul suo passato. Nonostante quello che ha fatto, Jack Bauer è un traditore della sua stessa patria, un uomo che ha perso il controllo, un pazzoide… un terrorista. Ecco chi è in realtà. Si è rintanato in chissà quale buco dell’Europa per quattro anni e si è rifatto vivo da poche settimane qui, in Giappone, a Sakurami. Se non ci credete, date un’occhiata  a questo fascicolo.-

Prese dalla tasca un foglio di carta e lo mise nella scrivania. Alcuni poliziotti, Nishijima compreso, si avvicinarono per vedere: alcuni rimasero scioccati, anche Nishijima.

Sul foglio c’erano tre foto: una di queste mostrava il volto di Jack; un’altra un uomo morto legato ad un palo di una stanza scura, pieno di sangue e con il ventre aperto, ai piedi c’era una pozza gigante di sangue, assieme a diversi pezzi di intestino della vittima; l’ultima foto raffigurava la stanza di un palazzo, dove morti e sangue dominavano il pavimento, tra cui un uomo  impalato al ventre con un bastone cerimoniale. Sul foglio c’era una descrizione: Jack Bauer, 52 anni, ex-capo dell’Unità Anti Terrorismo di Los Angeles (CTU), ricercato per aver ucciso due diplomatici russi a New York il giorno della firma del trattato di pace tra Russia, Stati Uniti e Kamistan, oltre al tentato omicidio del presidente russo Yuri Suvarov. ESTREMAMENTE PERICOLOSO.

-Capo…- chiese un altro poliziotto.
-Lei ha detto che noi dobbiamo arrestare Amano e Gasai. Ma che ne sarà della sacerdotessa e di Bauer?-

-A questo ci ho già pensato io. Non preoccupatevi…-
 

Jack si risvegliò nel divano di casa sua. Era nel salotto e si era addormentato mentre guardava la tv, dopo essere tornato dal tempio. Aveva detto a Kasugano quello che era successo con Keigo durante la cattura di Decimo, ossia quando lui lo aveva sparato. Lei non credeva alle sue parole, ma appoggiò Jack, decidendo di aiutarlo e di chiudere anche lei l’accordo fatto con Quarto.
Nonostante ciò Yukiteru aveva mandato dei messaggi a Jack, e lui ripensandoci prese il cellulare, che segnava le 19:22 di notte. Andò nei messaggi e lesse la conversazione fatta con Yukiteru.

“Jack, ti prego. Non potete abbandonare l’accordo. Abbiamo bisogno del vostro aiuto.”
“Yukiteru, non posso perdonare Kurusu per quello che ha fatto, e per quello che mi ha detto.”
“Ma io e Yuno abbiamo bisogno di te. Ci hai salvato la vita, e noi non abbiamo ancora ripagato. Potevamo aiutare Rei e non ce l’abbiamo fatta.”
“Non dirlo neanche per scherzo. E’ solo colpa mia. Se fossi venuto a casa tua tutto questo non sarebbe successo.”
“Andiamo Jack…”
“Yukiteru, non tornerò in accordi con Kurusu. Però se in futuro avrete bisogno di aiuto contate su di me e Kasugano, dopotutto io voglio ancora cercare di fermare questo gioco, ci sono troppe vite in ballo. Stammi bene, e salutami Yuno.”

Ripose il cellulare, appoggiando la schiena nel divano. Non sapeva come gestire quella situazione. Doveva fare qualcosa. Però era tardi.

Ci penserò domani. Vado a prepararmi qualcosa…

E si alzò, dirigendosi in cucina,. Ma prima di avvicinarsi in cucina sentì il diario fare uno strano rumore. Il futuro era cambiato di nuovo. Così lo prese subito.

“19:35. Un gruppo di tre persone entra in casa. Sono armati!”
“19:35. Jack Bauer viene colpito a morte. DEAD END.”

Figli di puttana! Un possessore deve avermi trovato!

Corse in camera sua, dove prese la pistola, montandogli il silenziatore, e il coltello. Dopodiche si avvicinò alla finestra: una macchina parcheggiò di fronte a casa sua, e da lì scesero quattro  persone. Due si mossero nell’entrata, gi altri dietro casa.
Per prima cosa scese si nascose nell’angolo più buio della cucina, dove nella stanza vicina c’era una porta che portava all’esterno.  Prese il diario: due uomini erano appena entrati. Subito dopo ne sentì uno parlare

-Tu, vai in cucina.-

Jack sentì dei passi. L’uomo era letteralmente davanti a lui, girato di spalle, e non aveva ancora notato Jack.  Di soppiatto Jack uscì dal nascondiglio, prese il coltello e glielo conficcò nella nuca, tappandogli la bocca con l’altra mano. Il malcapitato gemette dal dolore, e dopo che Jack estrasse il coltello cadde a terra, facendo molto rumore. Il suo compagno lo sentì e corse in cucina, ma appena entrò in cucina ricevette due colpi di pistola, e cadde anche lui a terra, morto.
Jack riguardò il diario: gli altri due stavano per entrare dall’ingresso. Si avvicinò di soppiatto e aspettò che entrassero. Appena la porta si aprì i due uomini entrarono e Jack li attaccò: uccise il primo sparandogli e diede all’altro qualche pugno in faccia e alla fine lo scaraventò al muro, facendogli perdere i sensi.

Questi si risvegliò dopo qualche minuto. Era ancora stordito dal colpo ma almeno aveva ripreso i sensi. Provò a muoversi, ma invano. Era completamente immobilizzato. Non vedeva niente, la stanza era completamente buia. Ad un certo punto  si accese una lampadina e capì dove si trovava: al centro di una cucina, era seduto e le braccia e le gambe erano legate con delle funi ai braccioli e ai piedi della sedia. E davanti a lui c’era in piedi Jack Bauer. Aveva uno sguardo freddo, serio, e guardandolo provava una certa paura.

-Tu lo sai chi sono?- chiese alla sua vittima.

Lui si limitò ad annuire, cercando di ignorare il suo sguardo.

-E sai anche di cosa sono capace di fare…-
Si avvicinò all’uomo e si accovacciò guardandolo in faccia.
-Dimmi per chi lavori.-

Lui non disse nulla. Si limitò soltanto a guardare da un’altra parte. E a quel punto Jack cominciò a picchiarlo. Gli diede pugni forti in faccia e nel petto continuando a spronarlo per farsi dire il nome.

-PER CHI LAVORI?!-

-Va al diavolo.-

-DIMMELO!-

Si fermò un attimo. L’uomo legato alla sedia era pieno di segni, sangue e aveva l’occhio destro completamente nero. Poi Jack lo strozzò con la mano.

-Non ho ancora iniziato a fare sul serio. Ti dirò una cosa: non sono l’unico al quale danno la caccia, ci sono altre persone coinvolte, che vogliono farmi fuori. Perciò ho bisogno di sapere chi ti manda e se non me lo dirai comincerò a farti molto male. Proverai un dolore straziante e…-

E mentre parlava lui gli sputò in faccia. Jack si allontanò e si avvicinò al lavandino della cucina. Dopo essersi lavato la faccia pose lo sguardo su un bicchiere di vetro lì vicino. Lo prese e lo scaraventò al muro, riducendolo in mille pezzi.
Prese un pezzo molto appuntito del bicchiere ormai distrutto e si riavvicinò all’uomo legato.

-Ti avevo avvertito.-

 E conficcò il pezzo nel suo ginocchio. L’uomo cominciò ad urlare, in preda al dolore, e mentre cercava di sopportare il dolore Jack continuò a spronarlo.

-CHI TI HA MANDATO PER UCCIDERMI?! PER CHI LAVORI?!-

-IL COMMISSARIO KEIGO KURUSU!-

Jack credeva di non aver capito bene. Pensava di averlo immaginato, che quell’uomo avesse fatto il nome di Kurusu.

-Che cosa hai detto?!-

-Il commissario Keigo Kurusu. E’ lui che ti vuole morto. Ha assoldato una squadra speciale per farti fuori.-

Prima che gli facesse un'altra domanda risentì il rumore del Diario, così si allontanò da lui e lesse

“Questa notte Kasugano Tsubaki verrà assassinata.”

In un secondo gli si gelò il sangue. Kasugano era in pericolo, doveva correre a salvarla. Così si riavvicinò alla sua vittima

-Kasugano Tsubaki.-

-Lei non è nel mirino del commissario.-

Ma la sua risposta non lo convinceva affatto. Una sensazione di rabbia lo aveva avvolto, una furia… prese il coltello e tagliò il mignolo della mano sinistra dell’uomo. Jack prese il dito e lo lanciò dall’altra parte della stanza, mentre l’uomo continuava a urlare dal dolore.

-DIMMI LA VERITA’!-

Il viso dell’uomo cambiò e si trasformò in un ghigno malefico, pazzo. E cominciò a ridere nonostante il dolore.

-Sì… eheh. Il commissario ha assoldato una squadra d’assalto per eliminare te e la sacerdotessa. Ma ormai scommetto che sia troppo tardi, a quest’ora sarà già stata uccisa! Ahahaha!-

Jack cominciò ad uscire dalla stanza, ma poco prima di aprire la porta, rivolse uno sguardo di ghiaccio all’uomo ancora legato alla sua sedia. Prese la pistola dalla tasca e gli piantò un proiettile in fronte.
Rimase lì per qualche secondo a guardare il cadavere. Provava una vecchia sensazione, era da molto che non gliene tornava una simile. Ma non doveva preoccuparsi in quel momento, doveva salvare Tsubaki. Tornò in camera sua correndo, prendendo il fucile e il borsone, per poi uscire dalla casa, entrare in macchina e dirigersi in fretta e furia al tempio. Chiamò qualcuno dei suoi uomini ma non rispondeva nessuno.

-Dannazione!-

Spinse nell’acceleratore, senza preoccuparsi delle macchine che aveva sorpassato in fretta furia. Ma aveva altro da pensare alle regole stradali, doveva salvare Kasugano. Non poteva, e non voleva perderla, non dopo quello che i due avevano passato assieme. Per lui era diventata come… una figlia.
 

Dopo qualche minuto arrivò al tempio. Parcheggiando notò il cancello completamente aperto. E la paura, unita alla rabbia lo stavano consumando. Con il fucile in mano corse verso il giardino. Trovò tutti i monaci addetti alla sicurezza a terra, assieme ad altri armati che non conosceva, senza dubbio dovevano essere parte della squadra mandata da Quarto. Vide un monaco a terra che stava strisciando verso Jack che notandolo corse verso di lui, riconoscendolo subito.

-Goro!-

-Signore… non deve pensare a me. La sacerdotessa… è… in pericolo.-

-Dov’è?-

-Si è rifugiata negli alloggi, ma era inseguita da un uomo armato. Deve salvare la sacerdotessa…-

-Lo farò, tu resisti ok? Manderò dei soccorsi a prenderti.-

Jack corse negli alloggi e una volta lì sentì qualche rumore in una stanza. Si avvicinò a quella stanza dove sentiva quel rumore e la spalancò, senza guardare il Diario. Kasugano era lì, viva. Ma era in ostaggio. Un uomo più grande era dietro di lei e le puntava la pistola al collo. Guardandolo Jack gli puntò il fucile

-GETTA L’ARMA A TERRA! LASCIA ANDARE LA RAGAZZA!-

-GETTALA TU O LA AMMAZZO, MI HAI CAPITO?! L’AMMAZZO!-

Kasugano era impaurita. Guardava Jack, dicendogli di non farlo.

-Jack non farlo, và via!-

-ZITTA TU O TI UCCIDO!-

Jack guardò la ragazza. Aveva paura che potesse morire, però aveva un piano. Si ricordò delle lezioni di inglese che giorni fa aveva dato alla ragazza, nel caso succedesse una situazione come quella. Così parlò velocemente in inglese sperando che il nemico non lo capisse.

-As soon as I give you the signal, you must hit him with a nudge, you understand me?  (Appena ti darò il segnale, dovrai colpirlo con una gomitata, mi ha capito?)-

Lei capì cosa aveva detto così gli annuì

-CHE CAZZO HAI DETTO?! PARLA LA NOSTRA LINGUA!-

-NOW! (ORA!)

Kasugano diede una gomitata al tizio che era dietro di lei e questi la lasciò, toccandosi la pancia, e contemporaneamente Jack gli sparò, uccidendolo. Il cadavere cadde vicino a Kasugano, che si accovacciò a terra ancora impaurita. Jack si avvicinò per assicurarsi che fosse morto, poi allontanò la pistola con un calcio dal cadavere. E poi si abbassò anche lui, abbracciando Kasugano in preda alle lacrime.

-Jack, avevo…-

-Shhh… va tutto bene, ci sono io. Sei salva. Non permetterò che ti accada qualcosa.-

Lei si strinse ancora di più a Jack. Si sentiva protetta, al sicuro nelle sue braccia. Contava su di lui e le andava bene così.

-Dovremmo… dovremmo chiamare gli altri adepti da casa. Avremo  bisogno di tutto l’aiuto possibile, per aiutare i feriti e mettere sotto controllo il tempio.- disse Jack sciogliendo l’abbraccio e rimanendole accanto

-Sì… Un altro possessore deve averci trovato, dobbiamo stare attenti.-

-Non un altro.-

-Cosa? Chi?!-

-Quarto…-

-Keigo?! Sei sicuro?!-

-Una squadra armata è venuta per farmi fuori a casa mia, qualche minuto fa. Ho interrogato uno di loro, e mi ha detto che il mandante era Kurusu, e che lui voleva uccidere anche te.-

Kasugano guardò stupita verso il basso, non si aspettava che proprio Kurusu avesse intenzione di farli fuori..  Poi guardò di nuovo Jack.

-Ma quindi… se ha attaccato anche noi.- disse mentre si alzava con Jack

-Anche Yukiteru e Yuno sono nel mirino. Ma non credo che li ucciderà, almeno… non ancora.-

-Perché?-

-Ha assoldato una squadra a farci fuori perché sapeva che saremmo stati un problema. Io sono troppo forte, e tu hai un’intera setta pronta a proteggerti. Primo e Seconda sono soli, da quando abbiamo smesso di patteggiare con Keigo i nostri uomini hanno finito di controllarli, e noi non ce ne siamo accorti. Per cui penso che li avrà portati in commissariato, magari li avrà arrestati. Non lo so. Ma non ce la farò mai ad arrivare in tempo…-

Jack camminò per la stanza, cercando di capire come fare. Ma non aveva nessuna idea. Non sapeva come fare per salvarli, aveva poco tempo a disposizione. Ma Kasugano al contrario aveva la risposta.

-Veramente c’è un modo.-

Sentendola Jack si voltò verso di lei, stupito.

-Davvero? Come?-

Alla sua domanda Kasugano gli sorrise.

-Seguimi.-

 
-Yukki, corri!-

Erano stati ingannati da Kurusu, un uomo che un tempo consideravano un amico. Li aveva aiutati sin dall’inizio, si fidavano di lui, e ora li aveva traditi. Yukiteru si chiedeva ancora il perché: perché ucciderli?
Yuno e Yukiteru correvano per le scale del commissariato, tenendo Nishijima come ostaggio. Yukiteru però aveva sparato un agente sul petto. Quindi ora gli avrebbero dato la caccia con tutte le loro forze. Mentre correvano squillò il cellulare di Yuno, così lei rispose subito

-Pronto?!-

-Sono io. Non fare il mio nome.-

Non ci voleva molto per Yuno capire chi fosse al telefono. Chiaramente era Jack.

-Siete in commissariato vero?. Chiese Jack

-Tu, brutto figlio di puttana! Ci avete ingannato!-

-Al contrario. Quarto ha cercato di uccidere me e Sesta.-

Yuno si fermò sentendo le sue parole. Credeva che Jack li avesse traditi assieme a Keigo, ma in realtà si sbagliava.

-Non avete molto tempo. Ora ascoltami attentamente: tu e Yukiteru dovete farvi trovare sul tetto dell’edificio fra circa due minuti, sto arrivando a prendervi.-

-Sul tetto?! Sei impazzito?!-

-Sto dalla vostra parte. Se volete uscire vivi da lì, questo è l’unico modo! Sto arrivando!-

E Jack staccò la chiamata. Yuno disse a Yukiteru che dovevano andare in fretta sul tetto. Il ragazzo non sapeva perché proprio nel tetto ma si fidò di lei.-
Così dopo una lunga corsa i tre arrivarono nel tetto. Nishijima si accasciò vicino all’ingresso mentre i ragazzi si diressero vicino all’estremità del tetto.

-Scusa.- disse Yukiteru piangendo

-Non sono riuscito a fermarti… scusami.-

Yuno non disse nulla. Si limitò a prendergli il viso con una mano, per voltarlo a quello della ragazza.  Passò una mano sulla guancia, asciugandogli le lacrime. Yuno gli sorrise, incoraggiandolo ad essere forte.

-Qualunque cosa accadrà, noi resteremo insieme.-

Nel frattempo un gruppo di 5 persone corazzate e coi fucili in mano arrivarono sul tetto, puntando le loro armi ai due ragazzi

-Fermi dove siete!-

Il gruppo cominciò lentamente ad avvicinarsi. Yuno e Yukiteru però non si mossero, restarono lì, fermi a fissarsi.
Ad un tratto tutti quanti sentirono un rumore. I presenti,anche Yuno e Yukiteru,  si guardarono intorno, per cercare la fonte del suono, che divenne col passare del tempo sempre più forte. I due ragazzi alzarono lo sguardo: sopra di loro c’era un elicottero nero, probabilmente militare, che si abbassò vicino al tetto, rimanendo in aria, davanti ai ragazzi. I poliziotti così cominciarono a sparare verso l’elicottero e i due ragazzi si abbassarono per evitare di essere colpiti. Poi la porta dell’elicottero si aprì e si vide un uomo col passamontagna, il giubbotto antiproiettile e armato di fucile. Questi lanciò una bomba ai poliziotti ed essi furono circondati da una palla di fumo bianca. Alcuni ne uscirono diretti verso l’elicottero ma l’uomo col passamontagna gli sparò dei colpi col fucile sul loro giubbotto facendoli cadere a terra storditi.

-Ragazzi, muovetevi!- ordinò poi ad Amano e a Gasai. Lei corse per prima e saltò dal tetto nell’elicottero. L’uomo la prese e la fece entrare, poi ordinò a Yukiteru di raggiungerli.

-Andiamo Yukiteru! Afferra la mia mano!-

Il ragazzo era spaventato. Guardò per qualche secondo l’elicottero, poi si girò notando ancora i poliziotti storditi. Tra le due opzioni scelse la più ovvia. Corse e saltò verso l’elicottero, ma aveva saltato male, non era riuscito ad appendersi. Per un secondo si sentì cadere nel vuoto ma poi qualcosa lo bloccò. L’uomo misterioso l’aveva preso per un braccio e ora Yukiteru ancora più spaventato si trovava a penzoloni.

-RESISTI!-

-YUKKI!-

L’uomo tenendo ben salda la presa sul ragazzo girò la testa verso il pilota

-PORTACI VIA DA QUI!-

Lui eseguì e l’elicottero cominciò a salire e ad allontanarsi dal commissariato. Nel frattempo l’uomo tirò con tuta la sua forza e appena ne ebbe l’occasione Yuno lo aiutò.
Dopo qualche sforzo Yukiteru riuscì ad entrare, sedendosi a terra e Yuno lo abbracciò forte, lasciando cadere qualche lacrima.

-Yukki! Ho creduto di perderti! Non farmi mai più spaventare così!-

-Tranquilla Yuno. Sono ancora qui.- disse lui sorridendole.

E mentre Yuno diede un lungo bacio appassionato al suo ragazzo l’uomo vicino a loro chiuse la portiera dell’elicottero. Poi facendo diversi respiri di sollievo si tolse il passamontagna. Appena i ragazzi finirono di baciarsi si girarono su di lui: l’uomo che li aveva salvati era proprio Jack.

-Fiuuu… c’è mancato poco.- disse facendo un piccolo sorriso ai due.

Inaspettatamente anche Yuno sorrise

-Ci hai salvato un’altra volta. Ho sempre pensato che ci avresti intralciato, e invece ci hai sempre aiutato… non so che dire…-

-Non dire nulla.- disse Jack fermandola
-So che ci sono stati problemi tra di noi, ma per ora lasciamo perdere. Piuttosto, dovremo preoccuparci di cosa fare ora: tutti noi siamo ricercati.-

Yukiteru guardò un attimo Yuno, poi Jack. Ormai il suo sguardo era cambiato: era deciso, sapeva cosa fare.

-Ti seguiremo.-

Angolo dell'autore:
Salve signori. Non potete capire quanto è stato difficile scrivere questo capitolo ma per fortuna c'è l'ho fatta!
Non sapevo se mettere o meno il fascicolo su Jack all'inizio, ma alla fine ho deciso di inserirlo. Per quanto riguarda questo infatti parlo di un evento che riguarda la stagione 8 di 24 (che doveva essere il finale vero fino a quando non è uscita la stagione 9) ma che spiegherò più avanti col passare dei capitoli, dato che non sappiamo ancora il punto di vista di Jack riguardo a questa storia (eheh).
Detto questo... ci vediamo al prossimo capitolo ;)
-MrRaider

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Capitolo 12
*** Il nascondiglio ***


Il nascondiglio


Mancava un soffio e per poco Yukiteru non precipitava dal palazzo. Ma per fortuna Jack era riuscito ad afferrarlo e a farlo salire nell’elicottero. Lui e Yuno gli furono riconoscenti per tutto l’aiuto che Jack gli stava dando, anche se Yuno si chiedeva ancora perché: cosa voleva fare Jack nel salvarli? Tecnicamente erano nemici, facevano parte del Survival Game, e prima o poi si sarebbero uccisi a vicenda. Ma lei non conosceva bene Jack, non come lo conoscevano Kurusu o Tsubaki, e non sapeva fin dove egli poteva spingersi per salvaguardare le vite degli altri.
I tre erano ancora a bordo dell’elicottero. Yuno e Yukiteru non sapevano dove li stesse portando Jack ma rimasero tranquilli. Tuttavia Amano era curioso, così alzò dalla sedia, lasciando Yuno lì, e si avvicinò a Jack, che stava parlando col pilota.

-Jack?-

Lui sentendolo diede una pacca sulla spalla al pilota e si sedette di fronte a lui, e Yukiteru lo imitò.

-Cosa c’è?- chiese lui.

-Volevo sapere… come hai fatto a sapere che noi eravamo ?-

Lui ci pensò su, guardando un po’ verso il basso, ma alla fine rialzò il capo guardando il ragazzo

-Intuito. Quando lavori per anni per il governo impari qualcosa. Vi spiegherò meglio più tardi, quando saremo con Kasugano.-

Sentendo il nome Kasugano, Yuno si alzò adirata, guardando negli occhi Jack
-Sesta?! Quella che ha cercato di portarmi via Yukki?!-

-Yuno…-  Yukiteru le tenne la mano per calmarla, facendole cenno di sedersi ma lei continuava a guardare Jack, che decise di rispondere

-Yuno, devi stare calma. Se non fosse per Kasugano, non sarei riuscito ad arrivare qui.-

-Eh? Che intendi?-

-Questo elicottero è suo.-

 Yuno e Yukiteru rimasero sorpesi dalla risposta di Jack.

-La sacerdotessa possiede un elicottero personale?!- chiese Yukiteru

-Sì. Infatti, ora ci stiamo dirigendo al tempio dell’Occhio Sacro.-

-Perché lì?- domandò Yuno, dopo essersi seduta e calmata

-E’ l’unico posto sicuro. Inoltre è buio e, non riusciranno a capire dove atterreremo.-

-Ma Jack…-  si intromise di nuovo il ragazzo
-Ma prima o poi troveranno l’elicottero.-

Alle sue parole Jack gli porse un sorriso, dicendo: -No affatto. Lo scoprirete fra poco. Siamo quasi arrivati.-

Dopo circa due minuti l’elicottero si trovava sopra la struttura del tempio. A quel punto Jack prese una ricetrasmittente dalla borsa e parlò
-Murai, sono Jack. Aprite il passaggio adesso.-

I ragazzi guardarono fuori e notarono il lago del tempio che si stava… aprendo. Letteralmente. L’acqua si divideva in due e apriva un enorme passaggio buio, che portava sottoterra. I due erano a bocca aperta. L’elicottero cominciò a scendere, fino a quando non toccò terra. Jack scese per primo, seguito dai ragazzi.  Quello che si trovavano di fronte era inimmaginabile: si trovavano in una specie di eliporto sotterraneo, i muri erano di ferro, c’erano diverse porte nelle pareti,  tutta la zona era illuminata da delle luci bianche, dal soffitto ormai chiuso dove si trovava il lago scendevano fili d’acqua, che facevano un piccolo effetto cascata su una piccola piscina vicino all’eliporto.

-Wow! Che posto è questo?! Sembra la Bat-caverna! – esclamò Yukiteru guardandosi intorno.

-Più o meno. Questo posto è un nascondiglio sotterraneo costruito anni fa, quando i genitori di Kasugano erano ancora vivi. Ha lo scopo di proteggere la sacerdotessa e i suoi adepti da qualsiasi attacco, anche uno nucleare. E’ fatto apposta per essere abitato, è dotato di armi, cibo, e anche di un elicottero, come potete vedere, in caso la situazione peggiori. Kasugano mi ha offerto l’elicottero per portarvi qui al sicuro. Nessuno a parte me, lei e gli adepti conoscono questo luogo.-

Ad un tratto si sentì l’eco di una porta che si stava aprendo. I tre si girarono, per vedere Kasugano camminare verso di loro.

-Sapevo che ce l’avresti fatta.- disse lei.
La sacerdotessa si  fermò al fianco di Jack, sorridendogli, per poi posare lo sguardo ai due ragazzi.
-Amano, Gasai… vi vedo bene.-

-Ti sei… messa gli occhiali?- chiese stupito Yukiteru.

-Oh… sì. Quando mi hanno portato all’ospedale, il giorno dell’incidente, oltre a ricucirmi la mano, hanno visto che avevo la vista molto debole. Jack mi ha portato da un oculista, e così mi sono messa gli occhiali. E ora ci vedo perfettamente.-

Yukiteru le sorrise , ma Yuno continuava a guardarla con disprezzo. Le due ragazze erano ormai faccia a faccia. Tsubaki però era tranquilla, aveva Jack al suo fianco e lui non avrebbe permesso che le accadesse qualcosa.
A fare la prima mossa fu la sacerdotessa che pose la mano a Yuno.

-Non ho avuto l’occasione per scusarmi… per ciò che è successo l’ultima volta. Spero che possiate perdonarmi.-

In quell’attimo dominavano soltanto il silenzio e la tensione. Jack osservava attentamente Yuno, aspettandosi una sua qualunque mossa, pronto a tirare un filo di sollievo o a difendere Kasugano; Yukiteru aveva paura, non voleva che Yuno rovinasse tutto. Ma alla fine Gasai decise di stringere la mano della sacerdotessa

-Tutto ok. Basta che non tocchi Yukki.-

-Stai tranquilla. Non ho mai avuto interesse per Amano.-

Sia Jack che Yukiteru fecero un lungo sospiro di sollievo. Per fortuna tutto si era risolto al meglio. La lite fra le due ragazze era ormai sciolta.

-Jack.- disse poi Kasugano dopo aver stretto la mano di Yuno.
-C’è una persona che vorrebbe parlarti.-

-Mh? In privato?-

-Nono, possiamo parlare anche noi. E’ nella sala riunioni.-

-E allora andiamoci. Yukiteru, Yuno: seguiteci.-

Dopodiche i quattro oltrepassarono la porta da dove era venuta Kasugano e proseguirono lungo un corridoio. Esso era ben illuminato da diverse lampade, sui lati c’erano diverse porte, dalle quali andavano e venivano alcuni adepti. Uno di questi vedendo i quattro si unì a loro.

-Signore.- disse rivolto a Bauer

-Cosa succede?- chiese Jack mentre continuava il tragitto con gli altri

-Mi ha chiesto un rapporto delle vittime, ecco… finora abbiamo 22 feriti, 17 morti. E stanno continuando purtroppo.-
All’ultima parola Jack abbassò il capo, mostrando una faccia dispiaciuta per quei morti e per i feriti.
-I feriti sono stati portati in infermeria. Per ora sono fuori pericolo.- continuò l’adepto.

-Bene… grazie. Avete già chiamato i familiari delle vittime?-

-Ci stiamo lavorando.-

-Ok... Questa sarà una brutta nottata. Puoi andare.-

Lasciato il monaco il gruppo continuò il cammino, svoltando diversi corridoi fino a quando non si fermarono ad una porta posta alla fine dell’ultimo corridoio. Appena Jack la aprì…

-Primo, Seconda! Quanto tempo!-

 La stanza erano enorme. Al centro si trovava un lungo tavolo , sul muro davanti c’era un enorme schermo che mostrava diverse telecamere dell’esterno e dell’interno del tempio. E di fronte a loro, proprio sotto lo schermo, c’era Uryuu Minene, sorvegliata da due adepti. Yuno e Yukiteru vedendo la donna si spaventarono, mentre Jack, quasi adirato, si girò verso Kasugano.

-Hai portato Nona qui?!-

-Calmo Jack. Posso spiegarti: si è costituita a noi.-

-Eh?!-

Jack riguardò Minene, notando che portava le manette. Lei però sorrideva, un sorriso quasi sadico.

Cosa diavolo ha da sorridere?!

 A interrompere quel silenzio fu Kasugano

-Jack. Mentre stavi salvando Amano e Gasai, Nona è venuta qui senza opporre resistenza. Guarda.-

Prese da una tasca della sua divisa un cellulare, porgendolo a Jack. Lui non ci fece molto a riconoscerlo: era il Diario di Nona.

-Esatto! Non hai niente di cui preoccuparti, Zero. Ho detto ai tuoi stessi uomini di mettermi le manette. Non c’è bisogno che mi torturi come l’ultima volta. Sono disposta a dirvi tutto ciò che so.-

Alle sue parole Jack si avvicinò a lei, guardando i suoi occhi viola, mentre la donna continuava a sorridergli

-E perché mai ti sei costituita a noi?!- chiese lui, con una faccia seria. Molto seria.

-Perché abbiamo tutti quanti un nemico comune.-

Alla fine Jack decise di calmarsi, disse ai due uomini di uscire. Poi si girò verso gli altri dietro di lui e gli fece cenno di sedersi.
Jack si mise a capotavola, alla sua sinistra si sedette Kasugano, e alla sua destra Minene. Vicino a Tsubaki c’era Yukiteru, seguito a sua volta da Yuno.

-Partendo dall’inizio.- cominciò Jack
-Oggi, verso le 19 di notte mi era stata attivata la DEAD END: sarei morto in casa mia, ucciso da degli uomini armati. Sono però riuscito a scampare alla DEAD END, e a tenermi vivo uno dei miei assalitori: lo interrogai, ed egli mi disse che il mandante era Quarto, Keigo Kurusu, disposto a farmi fuori. Allora gli ho chiesto di Kasugano, dato che il mio Diario della CTU mi aveva avvisato che lei era in pericolo, e mi rispose che anche lei era nel suo mirino.-

-Esattamente.- continuò Tsubaki.
-Anche a me era stata attivata la DEAD END. Tutte le mie guardie del corpo non sarebbero riuscite a proteggermi. A quest’ora sarei morta, se non fosse stato per Jack. Riuscì a salvarmi, e mi disse che Quarto voleva farmi fuori.-

-Scusate…- chiese Yukiteru
-Ma… perché noi siamo stati portati in commissariato? Potevano uccidere facilmente me e Yuno.

A rispondergli fu Minene
-Pensaci bene, Primo. Voi due siete bersagli molto facili, in confronto a loro: Zero è molto pericolo, e Quarto lo conosce bene, sa di cosa è capace. Sesta invece ha un intera setta pronta a proteggerla. Doveva sbarazzarsi dei più forti, per poi uccidervi senza troppi problemi. Peccato che qualcuno ha deciso di intromettersi.- e all’ultima frase si rivolse a Jack, sogghignandogli.

-Ma c’è una cosa che non capisco.- si intromise Yuno
-Perché tradirci? Ha lavorato tanto per creare questa alleanza, e ora l’ha mandata in frantumi.-

-Questo purtroppo non lo sappiamo.- rispose Tsubaki, scuotendo il capo.

E sorprendentemente rispose di nuovo Minene
-Ma io sì.-

Tutti quanti si girarono verso Nona, stupiti dalla sua risposta

-Lo sai?!- chiese Jack.

-Già. E ora vi spiegherò tutto. Ieri Quarto è venuto nel mio nascondiglio completamente indifeso, senza armi. Mi disse che voleva fare un patto con me. Lui non mi avrebbe più preso di mira e avrebbe continuato a fornirmi informazioni. Mi disse che potevo farlo solo io: Primo e Seconda non avevano intenzione di diventare Dio, Sesta era troppo presa dalla vendetta, per quello che aveva subito anni fa, mentre Zero… beh, non aveva intenzione di chiedertelo, perché sapeva che non avresti mai accettato. Diceva che eri troppo preso dalla alleanza, dalla possibilità di fermare il gioco assieme agli altri concorrenti. Ha voluto chiederlo a me perché le mie intenzioni di diventare Dio non sono malvagie.-

Jack ascoltò con attenzione ogni parola che diceva Minene. Ma la cosa che la incuriosiva era l’ultima cosa che aveva detto, ossia che le sue intenzione non erano malvagie.

-E tu in cambio?- chiese Jack in modo serio, ma mantenendo un po’ di curiosità.

-Lo avrei aiutato a farvi fuori.-

-Sì ma…- si intromise nuovamente Yuno, che guardava furiosa Nona
-Non ci hai ancora detto perché Quarto ci ha traditi!-

-Va bene, va bene. Ci stavo arrivando. Dunque, all’inizio del Survival Game, Quarto aveva molta intenzione di fermare il gioco. Non aveva interesse a diventare Dio, fino a quando non ha scoperto una cosa, un fatto personale… che riguarda la sua famiglia. Per essere precisa, suo figlio: Kurusu You. Lo scorso mese i medici gli hanno dato tre mesi di vita. Per questo Quarto ha deciso di rompere l’Alleanza.-

-Per salvare suo figlio.- mormorò Kasugano.

-Corretto. Ma se per caso fosse rimasto ucciso nel gioco io mi sarei presa cura di suo figlio, fino a quando non sarebbe arrivata la sua ora. Però ho deciso di non aiutarlo. Si stava spingendo troppo oltre.-

-Ecco perché ha ucciso Decimo, davanti ai miei occhi…- concluse Jack.

Ci fu un piccolo silenzio di tomba. Tutti quanti pensarono a Kurusu, a come li aveva traditi per salvare suo figlio.
Jack dopotutto lo capiva: anni da gli avevano rapito la moglie e la figlia, e per salvarle fu costretto a mettersi contro la  stessa CTU per salvarle. Capiva cosa provava Keigo in quel momento. Ma ora non era più dalla sua parte. Ora era un suo nemico.

Dopo che il silenzio aveva dominato per un po’ quella stanza, Jack decise di alzarsi
-Beh… per ora non possiamo fare nulla. Ora è meglio riposarci, penseremo a tutto domani. Keigo non conosce questo posto, perciò siamo al sicuro.-

Poi uscì dalla porta, chiamando i due che sorvegliavano prima Nona, che anche lei si alzò e si avvicinò a Jack. Lui la guardò, per poi dirle

-Per ora dobbiamo collaborare. Ma fino a quando non risolveremo questa faccenda resterai sotto la nostra completa custodia.-

-Mi sta bene, se sconfiggeremo Quarto.- rispose lei, sfidando Jack con lo sguardo:

Lui si girò verso i due adepti, ordinando di scortare la donna nella cella e che poi avrebbe parlato più tardi con lei. I due annuirono e portarono con se Nona, che li seguì senza opporre resistenza.

Appena Jack si risedette Kasugano si rivolse ai due ragazzi sorridendo amichevolmente
-Scommetto che avrete fame. Vi farò preparare qualcosa nella mensa. Dopo cena vi porteremo nelle vostre stanze. Abbiamo dei ricambi per la vostra taglia, per cui non dovrebbero esserci problemi.-

Yukiteru infatti aveva molta fame, così ringraziò entusiasta Kasugano. Jack intando guardò Yuno. L’aveva osservata per tutto il tempo: sicuramente lei non sopportava quella situazione, non voleva scendere a patti soprattutto con Tsubaki. Ma Jack dedusse che avrebbe aspettato per poi andarsene con il suo ragazzo, e magari non avere più a che fare con la sacerdotessa.
Guardò il suo braccio, notando che aveva una ferita d’arma da fuoco.

-Yuno, sei ferita.-

-Uh? Questo? Non è niente, è solo una ferita superficiale.-

Lui si alzò dalla sua sedia, avvicinandosi alla ragazza sorridendo

-Vieni. Ti porto in infermeria per farti guarire quella ferita. Tranquilla, dopo che avremo fatto ti porterò subito da Yukiteru.-

Lei non fece obiezioni, così seguì Jack mentre Yukiteru seguì Kasugano che lo portò nella zona della mensa.
Jack e Yuno passarono per diversi corridoi, mentre gli adepti continuavano ad andare e venire, alcuni salutarono Jack chiamandolo “signore” o “signor Bauer”

-Allora… vedo che ti conoscono tutti qui…- commentò Yuno guardandosi intorno durante il tragitto.

-Sì. Kasugano era molto riconoscente verso di me per averle salvato la vita, così per ripagare sono diventato il vice della sue setta. Non faccio rituali religiosi o cose del genere, non sono il tipo. Mi baso sull’azione sul campo, coordinandomi con lei e gli altri adepti, come ad esempio, tenervi d’occhio.-

-Ecco, perché ci tenevate d’occhio?!- chiese lei guardandolo in cagnesco. Lui però non era affatto intimorito dalla sua espressione.

-Vi proteggevamo. Facevamo parte dell’Alleanza di Kurusu, e in questo modo potevamo aiutarvi quando era necessario. Però quando ho rotto l’Alleanza con Keigo ho ordinato ai miei uomini di ritirarsi. Se non l’avessi farro vi avrei salvato prima che Keigo vi mettesse le mani.-

-Non… non mi aspettavo che fossi così… determinato.-

Jack sorrise alle sue parole, ma decise di non continuare il discorso, anche perché erano appena arrivati in infermeria.
Jack bussò e un’infermiera li fece accomodare. Questa controllò la ferita di Yuno e in un attimo gliela curò, coprendola con una benda e dandole degli antidolorifici.
Appena finirono Jack ringraziò l’infermiera e uscì con Yuno. Qualche minuto di camminata e i due giunsero in un’enorme sala: lì c’erano diversi molto lunghi, dove gli adepti erano seduti e mangiavano tranquillamente. Da un lato della stanza c’era un tavolo con tantissima roba da mangiare. 
In uno dei tavoli si trovavano Yukiteru e Kasugano, seduti da soli.

-Oh… ci avete messo poco.- disse Yukiteru vedendo i due che si sedevano.

Poi porse un piatto a Yuno, dicendole che l’aveva preso lui per lei. Yuno arrossì, ringraziando il suo ragazzo.
Jack invece si alzò, e Kasugano gli chiese dove stava andando

-Voglio andare a vedere i come stanno i feriti. Poi andrò a parlare con Nona e andò a letto. Ci vediamo ragazzi. Dormite bene, ne avrete bisogno.

I ragazzi lo salutarono e Jack uscì. I tre mangiarono tranquillamente. Yuno guardò più di una volta Kasugano, e mentre lo faceva notò come quella ragazza era cambiata. Non era più interessata a Yukiteru, perciò non portava più rancore nei suoi confronti ed era in parte felice che tutto si fosse risolto tra loro tre.
Parlarono più del meno fino a quando Yukiteru non chiese una cosa alla sacerdotessa.

-Tsubaki. Vorrei sapere una cosa. Tu sei stata più tempo con Jack, quindi ti tutti noi sei la persona che lo conosce meglio. Che tipo è?-

Lei rimase sorpresa dalla domanda del ragazzo. Pensò un po’ su come rispondergli a quella domanda, poi riuscì a parlare

-Beh… E’ un tipo determinato. Quando ha un obiettivo è molto deciso nel portarlo a termine. A volte può sembrare un uomo freddo, senza nessuno su cui contare. Un po’ è così, ma non è colpa sua.-

-Che intendi?- chiese curiosa Yuno.

-Jack ha passato la sua vita a servire il suo governo, gli Stati Uniti d’America. Ha salvato il Paese da diverse crisi, soprattutto terroristiche, ma questo lo ha portato a perdere parte della sua umanità, a diventare freddo  distaccato anche verso gli altri. Ha visto persone morire: innocenti,  colleghi, amici, parenti… persone che lui voleva bene. E’… distrutto, ormai gli rimane ben poco della sua famiglia. Ha una figlia che vive a Los Angeles. Quando tutto questo sarà finito vorrebbe tornare da lei e dimenticarsi tutto quanto.-

-Un po’ mi dispiace…- disse Yukiteru.

Guardò il suo piatto, pensando a quell’uomo che gli aveva salvato la vita un paio di volte. Gli dispiace di quello che aveva passato. E lui cosa aveva fatto per ripagarlo? Niente. Ha solo pianto ed era stato difeso da Jack e da Yuno. Non aveva fatto proprio nulla.

 
Aprì con la chiave una porta situata nelle segrete del tempio. Entrò in una piccola stanza, divisa a metà da una grata. Da un lato, ossia da dove era entrato, c’erano due sedie e un tavolo, dove erano buttati dei vestiti. Vide una canottiera viola, dei pantaloni da ginnastica marroncini, scarpe e un reggiseno. Dall’altro lato dalla stanza c’era Minene: era seduta per terra, le gambe incrociate e le braccia sospese in aria, dato che aveva i polsi legati con delle catene appese al soffitto. A parte le mutande, non indossava nulla, era completamente nuda, e le ciocche dei suoi capelli le coprivano il seno. Russava ma appena sentì la porta sbattere si svegliò. Guardò davanti e vide Jack che aveva messo sul tavolo un piatto pieno di cibo e aveva preso i suoi vestiti buttati sulla scrivania.

-Bauer…- sussurrò lei, guardandolo.

Lui prese dalla tasca un mazzo di chiavi e aprì la grata dove era tenuta la donna, poi si avvicinò a lei e le liberò i polsi.

-Che stai facendo?- chiese lei vedendo Bauer mentre la liberava dalle catene.

-Ho un pensiero diverso per come bisogna trattare i prigionieri. Vestiti.-

Lui uscì dopo averle dato i vestiti, poi si sedette vicino al tavolo, facendo cenno alla donna di sedersi. Lei lo guardò, tenendo ancora un po’ di stupore, ma alla fine decise di vestirsi, poi uscì dalla cella, e si sedette vicino a Bauer.

-Certe volte non capisco i miei uomini. Sarà il fatto che io sia americano, e loro giapponesi. In America non teniamo i prigionieri incatenati, per di più nudi e senza dare loro da mangiare. Perciò mangia.-

Lei guardò il piatto pieno di cibo, poi di nuovo Jack, rimanendo a bocca aperta.

-Beh… grazie. Ma… perché sei così indulgente?-

-Ho ripensato a quello che avevi detto prima. Che Quarto voleva patteggiare con te, che non volevi stravolgere il mondo…-

Lei si voltò, cercando di non guardare in faccia quell’uomo, mentre i ricordi della sua infanzia e dei suoi genitori tornarono a tormentarla. E mentre continuava a rimuginar enei suoi ricordi Jack le avvicinò il piatto, facendola tornare alla realtà

-Allora?- chiese lui tranquillamente.

Lei mangiò un boccone di sushi ma alla fine riuscì a rispondergli dopo aver ingoiato quel pezzo.

-Sì. E’ vero, ero una terrorista.  Ho seguito una causa inutilmente. Non mi importava a cosa credevo. Ero solo una ragazzina infuriata, che aveva perso la sua famiglia a causa della guerra, che voleva farla pagare cara a chi me l’aveva portata via...-

Le scese una piccola lacrima, che lasciò incuriosire ancora di più a Jack. Prima di allora vedeva in Minene una donna senza sentimenti, una terrorista che professava in qualcosa. E ora vedeva una donna sofferente, arrabbiata e sola…

-…Nonostante questo, non distruggerei mai il mondo, una volta diventata Dio. Lo renderei un posto migliore: niente più guerre, niente più povertà, niente più malattie, niente più fame…-

-Mm… lo sai? Ti avevo giudicata male. Ti credevo diversa. Non sei come mi aspettavo.-

-Intendi una cattiva persona? Eheh… te l’ho detto, ero furiosa. Furiosa per aver perso tutto ciò che mi era caro. Quando poi ho visto tutto quello che avevo fatto, le vite che avevo spezzato, mi si bloccò il cuore. Ero talmente presa dalla rabbia che non mi ero resa conto di quello che avevo causato agli altri… mi sentivo una merda.-

Raramente Jack vedeva terroristi come Minene, che nascondevano qualcosa di diverso dagli altri.

-Se sapevo come eri veramente, forse non ti avrei torturata così tanto la prima volta che ci siamo incontrati.-

-Oh quello. Beh ho ancora il segno…-
e mostrò la spalla destra,, assieme a una grande cicatrice causata dal coltello di Jack
-… ma Dodicesimo ci è andato pesante sin da subito. Mi ha staccato l’occhio.-

-Se non avresti parlato forse  lo avrei fatto anch’io.- disse lui ridendo, ma causando anche una piccola ma dolce risata anche a Uryuu.

-Comunque, Bauer…- disse lei dopo aver preso un altro boccone
-come ci si sente ad essere traditi da persone che credevi di conoscere bene?-

-Mm… mi fa tornare indietro. A quando venivo preso per il culo da persone di cui mi fidavo. All’epoca ero arrabbiato e anche deluso. Deluso da persone che ritenevo amici. Alcuni lo facevano per il loro interesse, altri erano anche costretti, come Keigo. Per quelli non provo odio. Kurusu ha agito per il bene di suo figlio, e non lo biasimo. La cosa che dovremmo fare ora sarebbe ucciderlo.-

-E farlo alla migliore occasione. Ma è meglio pensarci domani.-

-Già. Io vado. Ti farò portare un materassino da uno dei miei uomini. Ti ho già detto la mia sul come tenere i prigionieri.-

-Va bene. Alla prossima Bauer.-

E lui uscì dalla stanza, chiudendo a chiave, lasciando la donna da sola con la sua cena.


Angolo dell'autore:
Rieccoci con un nuovo capitolo! Siamo nel nascondiglio sotto al tempio di Kasugano, dove Jack e gli altri prepareranno la loro mossa per uccidere Quarto (non so se fare la stessa cosa dell'anime, ma mi sa che farò una strada diversa, vedrò poi)
E per fare precisazioni: non shippate Minene e Bauer, non ho intenzione di creare un qualcosa tra loro (Jack non è tipo da terroriste, lo conosco bene). Dopo questa precisazione... vi lascio e ci vediamo al prossimo capitolo! ;)
-MrRaider

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Capitolo 13
*** Rapimento ***


Rapimento


Il giorno dopo Yukiteru si svegliò tranquillamente. Era disteso sul letto, in una stanza del nascondiglio sotterraneo del tempio. Non c’erano finestre, soltanto due letti singoli. Nell’altro letto Yuno dormiva beatamente.
Cercando di non svegliarla si alzò dal letto e si cambiò i vestiti nel bagno lì vicino. Appena uscì vide Yuno svegia

-Buongiorno Yukki.- e arrossì timidamente

-B… buongiorno Yuno…-

Era veramente carina agli occhi di Yukiteru. Il loro rapporto era diventato molto più stretto rispetto a prima. Nonostante fosse un po’ pazza, Yukiteru era attratto da lei. Dopo tutto quello che avevano passato insieme ora i suoi sentimenti verso di lei gli erano molto più chiari.
Ancora in pigiama lei si guardò intorno come se stesse cercando qualcosa

-Non ci sono telecamere…- puntualizzò mentre osservava i muri.-

-Eh? Perché dovrebbero esser cenere? Hai paura?-

-No. Non ho paura. Voglio solo stare attenta.-

-Andrà tutto bene. Rilassati, qui siamo al sicuro. Appena risolveremo la faccenda di Kurusu, potremo andarcene di qui. Tu promettimi di non…-

Qualcuno bussò alla porta, e Yukiteru si bloccò di colpo. Si avvicinò e aprì la porta ad un adepto di Kasugano

-Ehm… Buongiorno.-

-Buongiorno. Vedo che siete svegli. Il signor Bauer e la sacerdotessa vi attendono nella sala riunioni. Avete la vostra colazione lì.- e detto questo se ne andò.

Yukiteru si voltò verso, cercando di mantenere la calma e di sorriderle. Il fatto era che non era affatto calmo. Per niente. L’espressione della sua fidanzata lo turbava e sperava con tutto se stesso che non mandasse all’aria tutto.

-Dai, dovremmo andare.-

 
Jack era seduto a capotavola della sala riunioni e sorseggiava il caffè, passandosi una mano negli occhi ancora assonnati. Kasugano entrò proprio in quel momento.

-Brutta dormita?- chiese lei sedendosi vicino.

-Non me ne parlare. I vecchi ricordi continuano a tormentarmi. Non riesco a sognare altro.-

-Cosa hai sognato?- chiese lei curiosa.

La guardò per qualche secondo, per poi risponderle
-Nina Myers.-
 
FLASHBACK

Giorno 2, ore 15:57
Jack Bauer a 36 anni

Un anno. Un anno dalla tragedia che lo aveva portato alla perdita di sua moglie Teri, uccisa da Nina, che si era rivelata una traditrice. Nina era stata arrestata il giorno della morte di Teri. Ma lui non riusciva a togliersela dalla testa. La odiava con tutto se stesso, per avergli rovinato la vita. Kim non riusciva più a vivere con suo padre, i ricordi di sua madre le riaffioravano ogni volta che lo vedeva. Aveva bisogno di tempo.
La sua vita era diventata uno schifo, e più volte aveva tentato di suicidarsi.
E a un anno di distanza ecco che la CTU e il presidente David Palmer lo chiamano per risolvere un’altra crisi. Un ordigno nucleare, che sarebbe scoppiato a Los Angeles entro quel giorno, e Jack decise di aiutarli, scoprendo che dietro a tutto Nina aveva dato il suo contributo. A quanto pare aveva venduto le piante della CTU a qualcuno, prima di venir arrestata dal governo. La CTU quel giorno era stata attaccata da una bomba per limitare l’intercettazione dell’ordigno nucleare. La portarono alla CTU: lei conosceva un uomo di origini mediorientali che poteva sapere l’ubicazione della bomba. Se avesse collaborato il Presidente le avrebbe offerto l’immunità per i suoi crimini passati. Jack non lo accettava. Lei non lo meritava, non dopo quello che gli aveva fatto.
Ci misero qualche ora a catturare il sospetto, che si trovava a Visalia, una città della California. Stavano tornando a Los Angeles, in aereo. Nina cercava di far parlare il terrorista, ma non otteneva niente di niente. Rimaneva zitto e dava della traditrice a Nina. E mentre Jack e gli altri rimanevano occupati (Jack stava parlando con sua figlia al telefono, si era cacciata in qualche guaio) Nina parlava sottovoce con quell’uomo e lo uccise con un taglierino. Da dove l’aveva preso, Jack non lo sapeva, ma aveva ucciso il loro uomo. Ma Nina adesso sapeva dov’era la bomba.
Ora era seduto davanti a lei, ammanettata che dormiva cercando di ignorarlo. Lui la guardava con odio e disprezzo. Non l’avrebbe mai perdonata.
-La domenica prima che tu la uccidessi, io e Teri eravamo andati a Venice…-
Lei si svegliò e guardò Jack con una faccia seria.
-…Per guardare i pattinatori e i musicisti, e ridere guardando quei matti. Era solo per passare del tempo assieme. E Teri aveva visto un banchetto che vendeva granite. Si è messa a ridere come una bambina, ed è corsa  a mettersi in fila.... Ne voleva una… Ricordo che la guardavo… non potevo farne a meno. Parlava con una vecchia signora in fila dietro di lei… ridevano. Ricordo di aver pensato: “Come diavolo fa? Come fa ad attaccare discorso con un’estranea?”. E si sono messe a ridere, come se fossero amiche da sempre. E’ una dote. Ricordo di aver pensato: “Dio, vorrei saperlo fare anch’io”. Ma non ne sono capace. Questa era Teri. Mia moglie. E’ questo che hai tolto al mondo, Nina. Ed è questo che hai tolto a me, e a mia figlia. Volevo solo che lo sapessi.-
Lei lo guardava con odio, senza interesse, come se pensasse “E a me cosa dovrebbe importare?”
Si alzò, andando a parlare con uno dei suoi uomini, prima che l’aereo ricevette una scossa. Qualcosa li aveva colpiti. Jack cercava di tenersi in piedi, aggrappandosi, mentre uno degli agenti sbattè forte la testa in un muro dell’aereo.
-Abbiamo perso un uomo!-

Ore 16:40
Erano atterrati in piena savana. Soltanto lui, uno degli agenti gravemente ferito e Nina erano sopravissuti. A quanto pare un missile aveva colpito l’aereo,e  mentre Jack cercava di uscire dalle macerie dell’aereo con Nina notarono un gruppo armato di soldati, probabilmente americani. Ma questi volevano ucciderli, non si sapeva perché. Jack aveva tolto le manette a Nina, e aveva bisogno del suo aiuto per scampare da quella situazione. Aveva preso un fucile dei militari che li stavano cercando, e Nina lo aiutava dicendogli le loro posizioni e dandogli i caricatori.
-Sono pronto. Dove sono?- chiese rivolto a Nina, riparandosi in una rientranza del terreno.
-Ore 11, 90 metri, si spostano verso sinistra.-
Uscì dal riparo armato di fucile e sparò, uccidendo uno dei militari. Si rimise al riparo mentre quelli cercavano di sparargli
-Sono a secco!-
-Ultimo caricatore, Jack!-
Nina gli lanciò la cartuccia e Jack caricò l’arma. Nina gli disse un’altra volta le loro posizioni e lui riuscì dal riparo sparando a ripetizione riuscendo ad ucciderne uno. Il fucile si era scaricato, così lo lanciò a terra e utilizzò la pistola, ma era in difficoltà. Erano troppi, così restò al riparo. Ad un tratto però i due avevano sentito il rumore di un elicottero. Alzarono lo sguardo: i rinforzi della CTU erano arrivati.
-E’ l’elicottero della CTU! Apriranno il fuoco! Stai giù!-
Rimasero coperti, mentre la squadra alleata uccideva a bordo dell’elicottero quella nemica. Dopo qualche secondo, Jack uscì, ordinando a Nina di restare lì, e si diresse verso la squadra atterrata lì vicino, puntando la pistola. Fece qualche metro, fino a quando non sentì il rumore di un fucile che veniva ricaricato.
-Buttala Jack. Ho detto di buttarla!- urlò Nina a qualche metro di distanza dietro di lui, puntandogli il fucile.
A quanto pare doveva essersi tenuta un caricatore e ora aveva un arma carica verso Jack. Sparò qualche colpo vicino a Jack, cercando di obbligarlo a buttare l’arma.
-Non voglio spararti, non ancora, ma lo farò se necessario.-
Non aveva altra scelta, così buttò l’arma a terra, mentre la squadra arrivò di fronte a lui, ordinando a Nina di buttare il fucile
-State indietro o è morto!-
-State indietro! Solo lei può indicarci dov’è la bomba!-
Uno della squadra fece un gesto col braccio, segno di abbassare le armi.
-Voglio parlare col Presidente! ORA!-

16:52
Jack era inginocchiato, con le mani che gli proteggevano la testa, e dietro di lui Nina continuava a tenerlo sotto tiro. Vicino a Jack c’era un cellulare acceso in vivavoce. Stavano per parlare col Presidente.
E i due sentirono una voce proveniente dal cellulare
-Miss Myers, sono Mike Novick, il capo dello staff del Presidente.-
-Ho chiesto di parlare con il Presidente.- disse Nina.
-Non è disponibile.-
-Volete trovarla questa bomba o no?-
-Certamente.-
-Allora mi passi il Presidente.-
-Sono stato autorizzato a negoziare in sua voce.-
-Quello che voglio non è negoziabile.-
-E che cosa vuole?-
-Vi dirò dove si trova la bomba in cambio dell’immunità.-
Non aveva senso, aveva già avuto l’immunità dando le informazioni sull’uomo di Visalia. Che senso aveva adesso? Anche il Presidente, che stava ascoltando la conversazione, aveva dei dubbi a riguardo, e guardò stranamente il suo collega Mike come per dire “ma che sta dicendo?”.
-Il Presidente le ha già concesso la grazia.- disse Mike
-Questa volta si tratta di un crimine che non ho ancora commesso.-
-Quale?-
-L’assassinio di Jack Bauer.-
Sia Mike che il Presidente sbiancarono alle sua parole. Jack invece rimaneva impassibile, se l’aspettava da una come Nina
-Aggiungetelo alla mia grazia e vi dirò dov’è la bomba.-
-E se non accettiamo?-
Stavolta a parlare fu Jack
-Dovete farlo.-
-E’ lei Mr. Bauer?-
-Sì. La prego, dica al Presidente che non può far altro che accettare l’offerta.-
Il Presidente era furioso. Non voleva permettere che quella donna uccidesse un suo caro amico. L’uomo che gli aveva salvato la vita due volte in un solo giorno. Il Presidente chiamò su un’altra linea la CTU, chiedendo qualche punto debole per fregare la donna, ma non avevano nulla. Arrivarono alla conclusione che Nina Myers era la loro unica occasione per trovare la bomba.
-Miss Myers, sono il Presidente Palmer.-
-L’ascolto.-
-Jack Bauer è lì?-
-Sì signor Presidente. Sono qui anch’io.-
Purtroppo doveva prendere una decisione importante. Lui non avrebbe voluto farlo ma non aveva altra scelta. Strinse i denti e parlò
-Miss Myers, se le informazioni che ci fornirà  porteranno all’intercettazione dell’ordigno nucleare, le verrà concesso tutto ciò che ha chiesto. Verrà graziata in anticipo per l’assassinio di Jack Bauer.-
-Mi sta bene!-
-Comincia a parlare Nina.- disse Jack
-La bomba verrà fatta esplodere da un uomo di nome Syed Ali. Si trova in una casa di Chatworth, Starling Court.
Riparlò il Presidente
-Miss Myers, non faccia nulla finchè non mettiamo le mani sulla bomba.-
-Intesi.-
Jack ormai aveva accettato il suo destino. Presto Nina l’avrebbe fatto fuori, e lei avrebbe ottenuto la grazia. Palmer aveva gli occhi rossi, e stava cercando di trattenere le lacrime. Si era pentito di averlo fatto.
-Jack?- chiese il Presidente
-Sì signore?-
-C’è qualcosa che posso fare?-
-La prego di fare in modo che mia figlia sia al sicuro, signore. Le dica che le voglio bene.-
-Lo farò.-
Ci furono un paio di secondo di silenzio. Jack cercava di restare tranquillo, di mantenere la calma, mentre il Presidente stava per cedere dalle lacrime.
-Grazie, signor Presidente.-
-Jack?-
-Signor Presidente. La prego, non c’è bisogno che dica niente, signore. La scelta giusta era una sola e lei l’ha fatta.-
-Mi dispiace Jack.-
Staccò la chiamata, e guardò la finestra dello studio mentre le lacrime gli scendevano e diceva addio a un suo caro amico.

17:02
Passarono degli interminabili minuti. Jack era ancora sotto tiro, e doveva restare così fino a quando la CTU non avrebbe trovato la bomba.
-Non doveva andare così. Non intendevo metterla sul piano personale.- disse lei mentre puntava il fucile a Jack
-L’ho presa molto sul personale quando hai ucciso mia moglie.-
-Ho dovuto farlo. Teri conosceva dei dettagli che avrebbero compromesso la mia fuga.-
-E l’esplosione alla CTU? Erano tute persone con cui prima lavoravi-
-Non sono stata io a far saltare la CTU. Ho solo venduto le planimetrie.-
-Sei libera di pensarla come vuoi Nina, ma hai ucciso i tuoi amici.-
-Sta zitto, Jack! Sta zitto! La conversazione finisce qui. Aspetteremo che Palmer telefoni e poi sarà tutto finito. Hai capito?-
Jack guardò in alto a destra. Un uomo della sua squadra si era messo in posizione di tiro. Lui riusciva a vederlo, ma Nina no. E allora gli venne un’idea.
-Hai ragione Nina. Non mi va di stare qui fermo ad aspettare di morire.-
 Tolse le mani dalla testa e si alzò, camminando per qualche metro.
-Jack non muoverti!-
Lei si mosse per qualche metro, e sparò per terra. Lui si fermò e sorrise, guardandola.
-Se mi uccidi prima che verifichino le informazioni, violerai gli accordi. Ti sbatteranno in prigione.
-E tu sarai morto.-
Lui fece spallucce e sorrise di nuovo, camminando all’indietro. E Nina si muoveva lentamente verso di lui, rimanendo a distanza.
-Lo sono già.- scherzò lui.
-E’ l’ultimo avvertimento. Un altro passo e ti sparo.-
Nina cadde a terra, colpita da uno della squadra. Jack si accovacciò, mentre la squadra si muoveva e metteva sotto in custodia Nina. Si alzò, guardando Nina a terra, mentre la squadra gli metteva le manette nella schiena. E sorrise di nuovo.

Ti sta bene.

FINE FLASHBACK
 
Nina. Una delle persone che aveva odiato di più nella sua vita. La prima che gli aveva strappato parte della sua vita. Quella notte è stata un vero incubo, rivivere quel ricordo.

-Parlando d’altro.- disse Kasugano, cercando di cambiare argomento e togliere Jack da quel pensiero
-Cosa hai detto a Nona ieri notte?-

Si aspettava quella domanda, così finì di sorseggiare il caffè e le rispose
-Ieri durante la riunione aveva detto che Kurusu voleva patteggiare con lei, perché Nona non aveva intenzione di distruggere il mondo. Così ieri sono andato da lei e le ho chiesto chiarimenti.-

-E cosa ti ha detto?-

-Che da piccola aveva perso i genitori durante la guerra. Da allora era furiosa, e quando divenne più grande entrò in un gruppo di terroristi. La rabbia l’aveva accecata per la perdita dei suoi cari e solo dopo ha capito il male che aveva causato agli altri. Nona se dovesse vincere vuole fare del mondo un posto migliore.-

-Non me lo sarei mai aspettato da lei… e tu le credi?-

-Penso di sì. Era sincera. Perciò credo che per ora possiamo fidarci di lei, fino a quando non finiremo questa storia con Keigo.-

Entrarono nella sala Yukiteru e Yuno. Diedero buongiorno a Jacke a Kasugano e presero posto a tavla, ammirando la colazione che si trovavano di fronte.

-Colazione abbondante.- disse Yukiteru prima di prendere un boccone.

E ciò causò una piccola risata a Jack
-Abbondante? Dannazione, è un pranzo più che una colazione. Come diavolo fate a mangiare tutto quello in piena mattina?-

Yukiteru rise
-Questione di abitudine. E la nostra tradizione è così. Se non sbaglio in America è molto più leggera, vero?-

-Già. Uova strapazzata, a volte col bacon sopra, pancake, toast… mi manca l’America.- rispose Jack guardando il soffitto.

La porta si aprì di nuovo e Minene entrò. Salutò gli altri e prese posto a tavola, senza manette, per prendere la sua colazione. Ma ricevette solo occhiatacce da Yuno

-Cosa?- chiese alla ragazza
-Ora una non può neanche fare colazione?-

-Non ho voglia di farla vicino a te.- rispose Yuno

-Ragazze, calmatevi.- si intromise Jack
-Vi ho portato qui per decidere su come muoverci. Non creiamo liti adesso. Se collaboriamo andrete per la vostra strada senza che ve ne accorgiate. Ora…-
Prese un telecomando e lo puntò sullo schermo attaccato al muro. Cliccò il pulsante, facendo scorrere sullo schermo un mosaico di video di sorveglianza del tempio e altri che mostravano il commissariato
-I nostri uomini sono appostati vicino al commissariato e sono ben nascosti. Da qui potremo capire dove andrà Keigo, ma conoscendo il pericolo che corre non penso che uscirà. A meno che non lo costringiamo.-

-Costringerlo?- chiese Yukiteru mentre prendeva un altro boccone della sua colazione.

-Sì- Dobbiamo trovare un modo per farlo uscire allo scoperto. Scovare un suo punto debole.-

-Suo figlio.- si intromise Nona.

Kasugano era stupita dalle parole della terrorista
-Sei impazzita? Vuoi mettere in gioco la vita di un ragazzo?!-

-Non c’è altra scelta, Sesta. Quarto non ha altri punti deboli, se non suo figlio morente. Noi lo prenderemo in ostaggio e costringeremo Quarto a salvarlo.-

-Ma…-

-Kasugaano.- Jack alzò la mano alla ragazza, dandole segno di fermarsi. Lei notò il suo sguardo calmo e questo la intimorì
-Minene purtroppo ha ragione. Vorrei un'altra carta da giocare, ma non ne abbiamo altre. Il figlio di Kurusu è la nostra unica chance per renderlo vulnerabile.-
Sentita la sua risposta Kasugano rimase immobile guardandolo. Non si aspettava che Jack Bauer mettesse in pericolo la vita di un ragazzo, già in fin di vita, per sconfiggere un loro nemico.

-Non ci credo! Ti importa di quel ragazzo?!-

-SI’! Mi importa! Kasugano, odio doverlo fare,ma è la nostra unica possibilità per prendere Kurusu. E comunque non faremo del male al ragazzo, dobbiamo solo intimorire Kurusu.-

E mentre Jack e Kasugano parlavano Yuno e Yukiteru osservarono lo schermo, ancora pieno di diversi video di sorveglianza

-Forse non ce ne sarà bisogno. Guardate!- disse Yuno indicando lo schermo.

Tutti quanti si girarono, vedendo  sullo schermo l’esterno del commissariato, dal quale uscivano diverse persone. Una di queste era proprio Kurusu, che aveva parte della testa bendata, colpa di una ferita.
Kurusu entrò in una macchina della polizia, scortato dai suoi uomini.
Jack prese un auricolare, ordinando ai suoi uomini di seguirli. I suoi uomini appostati in una macchina parcheggiata lì vicino seguirono il tragitto della volante della polizia, fino a quando questa non si fermò in un enorme cancello di legno, che proteggeva un tempio.-

-Non ci credo…- sussurrò Kasugano

Yuno si girò verso Jack
-Maledetto! Ora siamo fregati! Quarto è qui!-

Lui la ignorò. Premette di nuovo sul telecomando, mettendo in primo piano il video della telecamera che mostrava l’ingresso.
Kurusu uscì dalla macchina e si avvicinò al cancello, aspettando che un monaco l’aprisse.

-Vorrei parlare con la sacerdotessa Kasugano Tsubaki.-

Tutti quanti si girarono vero di lei.

-Vuole parlare con me…-

Si alzò dalla sedia e tolse dalla sua tunica rossa una pergamena, consegnandola a Jack.

-Se per caso succedesse qualcosa, proteggi il Diario. Io vado a vedere che cosa vuole.-

-Sei sicura? Non sei costretta…-

-Sì, sono sicura. Se non mi farà vedere si insospettirà. Speriamo che se ne vada subito.-

E uscì dalla stanza, assieme a due adepti. Dopo qualche minuto i presenti tornarono a guardare lo schermo: apparve Kasugano, scortata dagli adepti di prima di fronte a Kurusu.

-Commissario…- lo salutò lei.

-Sacerdotessa. Vedo che sta bene.-

-Come mai lei è qui?-

-Beh, credo che lei forse potrebbe aiutarmi. Ieri notte, Amano Yukiteru e Gasai Yuno sono fuggiti da un interrogatorio in commissariato. Hanno sparato a me a un mio uomo come può vedere,  perciò sono dei fuorilegge. Mentre tentavano di scappare, un elicottero è arrivato in commissariato e li ha portati via. E a quanto ci risulta l’elicottero si è avvicinato qui, e poi è scomparso. Lei non ne sa nulla?-

-No, affatto. E’ vero, ieri notte ho sentito il rumore di un elicottero, ma non l’ho visto. Sa, il rumore mi ha svegliata. C’è altro che deve dirmi?-

-Sì.-
Kurusu mise una mano su una sua tasca e tolse delle manette
-Kasugano Tsubaki, lei è in arresto.-

La ragazza si spaventò udendo le sue parole. Indietreggio di qualche passo e i due adepti si misero davanti per proteggerla. Lei però si armò di coraggio e fece spostare i suoi uomini, dicendogli di non intervenire, e riguardò il commissario

-Con quali accuse?-

-Complice di aver aiutato un fuorilegge.-

-E’ un accusa molto grave, commissario. I miei uomini avevano catturato la terrorista Uryuu Minene ed eravamo pronti a consegnarla alla giustizia.-

-Io non sto parlando di Uryuu Minene. Ma di Jack Bauer.-

Sbiancò di nuovo. Aveva sentito bene. Il commissario aveva fatto il nome di Jack
-Jack Buaer?! Jack non è un terrorista, e lei lo sa più di me. Lo ha aiutato anche lei.-

-Mi spiace ma io stavo tentando di avvicinarlo, per poterlo acciuffare, Lei non sa chi è veramente, vero?-

-Certo che lo so! Ha aiutato il suo Pauese durante le crisi terroristiche per più di 10 anni! Come può essere un terrorista?!-

-A quanto pare lei non sa tutto. Lo sa perché è scomparso per quattro anni, e perché si è rifatto vivo da poco?-

Distolse lo sguardo dal commissario con disgusto. Non credeva alle sue parole: conosceva Jack, e sapeva che aveva salvato persone innocenti per tanti anni. Lui un terrorista? No, impossibile.

-Mi spiace, signora sacerdotessa. Ora è meglio che mi segua. Non renda le cose più difficili.-

Non poteva fare altro. Se chiedeva aiuto ai suoi uomini, Keigo avrebbe potuto fargli del male, e magari Jack sarebbe uscito allo scoperto. Non poteva rischiare.
Si avvicinò a lui e mostrò le mani. Il commissario in automatico le indossò le manette.

-Signora…- disse un adepto.

-Andrà tutto bene.-
Lei si girò sorridendo al suo adepto.
-Non dovete preoccuparvi di me.-

Jack non potè fare niente, soltanto guardare Kurusu che arrestava Kasugano e che la portava in macchina.
-No! No, no! Figlio di puttana, NO!-

Si alzò, prese la pistola dalla tasca si diresse verso la porta

-Jack, dove vai?!- chiese Yukiteru.

-Non posso permettere che la porti via. Vado a prenderla.-

-Bauer, fermati!-

Minene si avvicinò velocemente verso di lui. Lo fermò prendendolo per le spalle, guardandolo negli occhi
-Così fai il suo gioco. Rifletti: vuole che tu esca fuori per salvarla. Se esci, ti farà fuori subito.-

La guardò capendo che aveva ragione, ma non poteva farla passare liscia a quel bastardo. Ripose la pistola e fece un cenno a Nona di staccarsi

-Cosa proponi?-

Lei gli sorrise
-Ho un piano. E penso che ti piacerà.-
 

Erano le 11 di notte. Jack era in posizione, ossia nelle fogne, esattamente sotto il commissariato. Alcuni suoi uomini erano appostati intorno alla struttura, ed erano ben nascosti. Doveva prendere Kasugano e uscire da lì senza causare problemi. Per questo aveva portato con se anche una pistola non letale, armata di dardi che mandavano a nanna i suoi nemici.

Vibrò il cellulare, così rispose: era Minene.
-Sono in posizione.- disse lui

-Bene, anche noi. Appena le squadre corazzate usciranno, allora avrai campo libero e potrai portarla via da lì.-

-Ricevuto, voi fate attenzione e cercate di non uccidere nessuno.-

-Va bene, buona fortuna Bauer.-

-Anche a voi.-

Appena staccò la chiamata, diede uno sguardo alla mappa delle fogne: si trovava precisamente sotto la sala interrogatori. Prese quattro  cariche esplosive,meno potenti del C4 e che facevano poco rumore, e le appese al soffitto formando un quadrato. Ora doveva solo aspettare che i poliziotti uscissero.
Il piano di Minene era questo: lei, Yukiteru e Yuno dovevano prendere in ostaggio il figlio e la moglie di Kurusu nell’ospedale, costringendolo Kurusu ad uscire, assieme alla maggior parte dei suoi uomini. In questo modo Minene e gli altri avrebbero dato a Jack il tempo necessario per salvare Tsubaki.
Guardò la pergamena di Tsubaki: le squadre nemiche stavano uscendo, entrando a bordo di furgoni blindati. Aspettò qualche minuto che le squadre fossero abbastanza lontane. Riguardò la pergamena: uno dei suoi uomini era in posizione, di fronte al terminale elettrico dell’edificio.

Prese l’auricolare e disse
-Stacca la corrente, ora!-

Nel preciso momento in cui il suo uomo mise fuori uso l’elettricità, Jack premette il bottone e le cariche esplosero assieme al soffitto. Salì ed entrò nella sala interrogatori. Per sua fortuna era vuota. Secondo il Diario dovevano esserci soltanto sei uomini. Troppo pochi.
Prese il Dairio e la pistola: due uomini pattugliavano il corridoio dietro la porta. Si avvicinò ad essa, e si appoggiò al muro, aspettando che i due uomini si allontanassero. Appena lo fecero, Jack la aprì di soppiatto e si avvicinò lentamente: sparò un proiettile in testa al primo, e al secondo lo stordì con il calcio della pistola sulla nuca.
Dopo averli nascosti nella stanza di prima continuò il corridoio. Doveva essere vicino all’ingresso.
Riguardò il Diario: quattro uomini vicino all’ingresso cercavano di capire come fosse saltata la corrente.
Lui prese una granata flashbang e la lanciò verso di loro. I quattro furono colpiti dall’esplosione che gli accecò la vista per un po’. In quel preciso momento Jack stordì due di loro con la pistola, un altro con un potente pugno in faccia, e il quarto lo lasciò stare. Nel mentre che quello cercava di rivedere, Jack ripose la pistola ai tranquillanti e prese quella vera. Doveva spaventarlo. Appena quello ritrovò la vista notò Jack di fronte che gli puntava la pistola, e si spaventò.

-B… Bauer?!-

-Portami da lei.- gli ordinò Jack

Si guardò intorno, vedendo i colleghi a terra, svenuti. Poi guardò la telecamera sul  muro, ancora spenta, poi di nuovo Jack

-Ho disattivato la corrente. Non puoi attivare l’allarme. Ora portami da lei.-

Il tono di Jack era cupo e freddo. Era senza dubbio molto arrabbiato. Il poliziotto gli annuì e si girò di spalle, cominciando a camminare.
Proseguirono per i corridoio della stazione di polizia, con l’agente davanti e Jack dietro, che gli puntava la pistola alla schiena e qualche volta ai corridoi che superavano.
Arrivarono di fronte ad una porta. L’agente prese le chiavi e l’aprì. Entrarono in un enorme sala, con diverse stanze più piccole piene di grate, le celle.
Jack guardò le celle in cerca di Kasugano, fino a quando non vide in una di esse una figura distesa su un letto, con indosso la sua tunica. Jack indicò al poliziotto di aprire quella cella. Lui si avvicinò e fece due giri di chiave sbloccandola. Una volta tolta la serratura, Jack prese la pistola non letale sparò un proiettile nel collo del’agente, e questi cadde a terra

-Kasugano!-

Jack entrò nella cella, e si avvicinò al letto. Provò a svegliarla ma lei rimaneva immobile. Tolse una ciocca dei capelli, rivelando un volto vuoto: non aveva faccia, niente occhi, niente bocca o naso. Era un manichino.

-Non è qui…- sussurrò lui.

Notò sul etto un oggetto rettangolare e metallico. Lo prese in mano: era un registratore.

Premette il pulsante, sentendo la voce del suo traditore, Keigo Kurusu
-Non so che stratagemma avrai fatto, ma so sicuramente che riuscirai ad arrivare qui. E saprai che Kasugano non c’è. L’ho spostata già da tempo, e non credo che tu sappia dove si trova. Inutile dirti che la ucciderò Jack, a meno che tu non ti consegni a me. Se sei interessato a tenerla in vita, c’è una registrazione qui dentro che ti spiega cosa devi fare. Se vuoi che la lasci andare prendila. Sono un uomo di parola. Scegli bene cosa fare.-

Era in preda alla furia. Appena la registrazione finì, diede un forte pugno al muro

Maledetto bastardo! Mi ha fregato!

Prese l’auricolare
-La sacerdotessa non è qui. Ripeto, Kasugano Tsubaki non è qui. L’hanno spostata da un'altra parte. Sto tornando.-

-Ricevuto, signore.-

Uscì dalla stanza delle celle e prese il tragitto di prima. Mentre camminava sentì un rumore strano, proveniente dal corridoio vicino. Erano dei passi.
Si appoggiò al muro vicino al corridoio e prese il diario. Non c’era segnato nulla. Nessun nemico. Forse era un errore.
I passi si fecero sempre più vicini, e appena fu all’angolo, Jack prese il tizio che faceva quel baccano e lo sbattè al muro, puntandogli la pistola

-Nishijima?!
Era il vice di Kurusu, Nishijima. Un ragazzo molto giovane dedito a seguire le regole, ed era simpatico a Jack. E stranamente Nishijima era felice di vederlo.

-Jack, sapevo di trovarti qui.-

-Lo sapevi?-

-Sì. Kurusu ha detto che arrestando la sacerdotessa avrebbe avuto l’occasione per prenderti.-

-Perché me lo stai dicendo?-

-Perché sto dalla tua parte.-

Guardò perplesso Nishijima, ma lasciò la presa su di lui, smettendo di puntargli la pistola

-Dalla mia parte?-

-Sì. Non approvo i metodi che sta usando il commissario. Ha arrestato la sacerdotessa sneza un mandato d’arresto e l’ha portata da qualche parte.-

-Dove?-

-Non lo so, non ha voluto dirmelo. Mi ha tenuto all’oscuro ma un mio collega mi ha detto che voleva usarla per catturarti. Ecco perché ti aspettavo. Portami con te. Ti aiuterò a fermarlo.-

Jack non era molto convinto di portare con se Nishijima. Quella era faccenda nella quale lui non c’entrava nulla. Ma stranamente il Diaio non aveva segnato Nishijima. Il suo Diario aveva il potere di indicare la posizione dei suoi nemici. A quanto pare, Nishijima non era un suo nemico, e voleva davvero aiutarlo.

-Seguimi.-

Angolo dell'autore
Ok, forse ho un pò esagerato con questo capitolo, forse era troppo lungo, ma mi è piaciuto tanto scriverlo che alla fine non mi sono accorto quanto è diventato lungo. Ho infatti modificato la disposizione delle scritte nel flashback, per cercare di non rendere il capitlo troppo lungo a causa degli spazi.
Spero che vi sia piaciuto lo stesso nonostante la lunghezza troppo eccessiva e... vi aspetto al prossimo ;)
-Mr Raider

Mike Novick (Capo dello staff del Presidente Palmer nella stagione 2 e nella stagione 5 col Presidente Logan)

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Capitolo 14
*** Quarto ***


Quarto

Tutta quella fatica sprecata per nulla. Quella missione era stata un vero fallimento: Kasugano non era lì. Si sentiva un completo imbecille per essersi fatto fregare da Quarto. Jack era ancora alla stazione di polizia e insieme a Nishijima stava cercando la via d’uscita.

-Di qua.- disse a Nishijima, aprendo la porta della sala interrogatori.

Appena la aprì Nishijima notò l’enorme buco al centro della stanza e i due colleghi storditi in un angolo  della stanza

-Non li ho uccisi, li ho soltanto addormentati. Si riprenderanno fra qualche oretta. Scendiamo qui.-

I due saltarono nel buco, ritrovandosi in un corridoio buio delle fogne. Jack prese dalla borsa una pila e la mappa della fogne, poi fece un cenno con la mano al poliziotto di seguirlo.

-Ti sei preparato bene, Jack.- commentò lui, seguendo Bauer

-Diciamo che quando preparo un piano cerco di controllare tutto, per evitare che qualcosa vada storto… come stavolta…-

-Dimmi Jack. Vorrei sapere una cosa Il commissario ci ha fatto vedere una cosa, proprio ieri: riguardava te, e il tuo passato.-

Jack si fermò in un angolo, e così fece anche Nishijima

-Il mio passato?- chiese Jack

-Sì. Ci ha mostrato un fascicolo: presentava un reato che a quanto pare hai commesso quattro anni fa a New York, durante l’accordo di pace. Il rapporto diceva che hai tentato di assassinare il Presidente russo,  che hai ucciso due diplomatici russi, e secondo le informazioni, avresti squartato la pancia di uno dei due… E’ vero, o era… soltanto una bugia?-

Jack abbassò il capo, mentre i tristi ricordi di quattro anni fa gli tornavano nella mente. Quel maledetto giorno, che lo ha allontanato dalla sua famiglia, e che gli ha portato via una cara amica.
-E’ vero, Nishijima.-

-Cosa?-

-Avevo le mie ragioni. I russi non avevano mai avuto intenzione di partecipare all’accordo. Ricordi l’omicidio del Presidente del Kamistan Omar Hassan, avvenuta quello stesso giorno, quattro anni fa, da degli estremisti del suo paese?-

- E’ stato giustiziato. Diversi video erano apparsi su internet. Si, ricordo…-

-Mi avevano assegnato il compito di proteggerlo, ma ho fallito. Quando sono arrivato a salvarlo era troppo tardi… era già morto. Avevo fallito nel mio compito. Ma poi abbiamo scoperto quel giorno che i russi facevano parte dell’assassinio. Volevano impedire di firmare l’accordo, e per farlo avevano deciso di aiutare gli estremisti ad assassinare il Presidente. Non potevo permettere che il trattato continuasse. Nessuno mi dava ascolto, così ho agito da solo. Dovevo trovare le prove e consegnarle al governo per incolpare i russi, ma purtroppo sono state eliminate prima che riuscissi a consegnarle. E da allora, per quattro anni, sono stato braccato sia dal governo degli Stati Uniti, che dal governo della Russia.-

Ripresero a camminare, e Nishijima si tranquillizzò subito. D’altronde, lui non si fidava molto di quelle informazioni che aveva letto, e in fondo sospettava che Jack avesse un buon motivo per quelle azioni che aveva fatto.

-Ti avevo giudicato male per un po’, volevo essere sicuro. Scusami. E come farai a tornare?-

-A tornare dove?-

-In America…-

Jack si fermò e si girò verso di lui, non era serio ne felice, soltanto tranquillo, come se non avesse provato emozioni in quel momento.
-Non avrò problemi. Il mese scorso ho aiutato il Presidente Heller a Londra, nella crisi dei droni.-

-Cosa?! Tu eri lì?-

Jack gli annuì
-Esatto. Ho aiutato il Presidente per la caccia della terrorista che voleva attaccare Londra, e lui mi ha offerto la grazia per i reati che avevo commesso quattro anni. Lui mi conosceva bene, sapeva che ero una brava persona, che non mi meritavo di stare lontano da casa mia.- e si girò di nuovo, continuando il tragitto

-Ma allora perché sei qui, in Giappone? Non dovresti tornare dalla tua famiglia?-

-Diciamo che non posso tornare. Non ancora. Ho una questione da risolvere qui, e appena l’avrò fatta tornerò a Los Angeles. Non capiresti… siamo arrivati.-

Alzò lo sguardo, verso una scala che conduceva ad una botola. Si arrampicò su di essa e la aprì. Appena tolse la testa in una stradina della città si guardò intorno, e per sua fortuna non c’era nessuno. Così uscì dalle fogne e aiutò Nishijima a salire.

-Dove andiamo adesso?- chiese lui.

-C’è un furgone parcheggiato in un isolato qui vicino. Seguimi.-

I due proseguirono per il vicolo vicino, fino a quando non arrivarono in un'altra strada. Soltanto qualche macchina passava. Percorsero la strada e arrivarono ad un furgone parcheggiato vicino ad incrocio. Jack aprì dietro ed entrò dentro il furgone assieme a Nishijima. Sul davanti c’era un adepto che sonnecchiava

-Takao!-

Appena Jack gli alzò la voce, questi si svegliò di colpo. Guardò dietro, vedendo Jack e Nishijima.

-Signore? Mi ha fatto prendere un colpo.-

-Vai al tempio. Vai!-

Lui fece un girò di chiavi e la macchina partì. Nel frattempo Jack si sedette e prese il cellulare, cominciando a chiamare

-Minene, sono io!- disse appena finirono gli squilli.

-Bauer? Hai trovato Sesta?-

-Negativo. Sesta non era al commissariato. Voi intanto tornate qui.-

-Siamo messi male! Ho cercato di convincere Quarto a collaborare ma non vuole cedere! Le squadre stanno arrivando da noi!-

-Dannazione! Minene, ascoltami, e mantieni la calma: dovete uscire da lì. Hai il diario della Fuga, no? Usalo. Usalo per trovare un’uscita. Se vi imbattete in Quarto, non uccidetelo, è l’unico che può portarci a Kasugano. Se lui muore, non sapremo dove trovarla. Vi aspetto al Tempio, state attenti.-
 

Appena Nona chiuse la chiamata cominciò a seccarsi. Avevano faticato tanto per quel piano, cercando di far fuori Quarto, ma alla fine lui li aveva ingannati.
Si girò verso Yuno

-Seconda, prendi Primo! Ce ne andiamo!-

Lei annuì e le due uscirono dalla stanza dive si trovavano il figlio e la moglie di Kurusu. Nel frattempo Yuno prese il cellulare, chiamando Yukiteru, e dicendogli che dovevano uscire subito da lì.
Qualche secondo dopo il ragazzo apparve nel corridoio dell’ospedale correndo e con il fiatone.

-Jack ha trovato la sacerdotessa?- domandò lui appena arrivò.

Yuno scosse la testa
-Purtroppo no, a quanto pare non era mai stata lì. Ora l’unica cosa che dobbiamo fare è uscire. Nona, dove andiamo?-

Alla domanda di Yuno prese subito il cellulare, controllando il Diario
-Vediamo… ehm… ecco, i poliziotti stanno salendo le scale, l’unica soluzione è il tetto. Andiamo!-

I tre corsero per le scale in fretta e furia, raggiungendo il tetto. Si accovacciarono, per evitare di farsi notare dai poliziotti situati a terra di fronte all’ospedale e si diressero in una sporgenza del tetto. Da quella posizione nessuno li avrebbe visti. Nona tolse lo zaino che aveva sulle spalle e prese una lunga corda, porgendola a Yuno

-Seconda, trova qualcosa dove possiamo legarla ben stretta.-

Lei la prese e si guardò intorno, notando una tubatura del gas lì vicino. Si diresse verso di essa e fece diversi giri di corda intorno alla tubatura, assicurandosi di aver stretto bene. Appena finì di legarla tirò un po’.

-Ok, è stabile. Chi va per primo?-

Yukiteru alzò la mano tremante. Non era sicurissimo, anzi, aveva paura di cadere, ma si armò di coraggio
-Vado io per primo. Ormai non c’è tempo: dobbiamo sbrigarci, prima che arrivino.-

Le due si squadrarono un po’, ma alla fine annuirono. Yukiteru si avvicinò alla corda e tese bene la presa con entrambe le mani. Poi si calò piano, tenendo i piedi sul muro, passandoli lentamente. Ci mise un minuto per atterrare sul giardino dietro l’ospedale.
Annuì al cielo, verso Yuno e Minene, affermando così di stare bene. Subito dopo fu il turno di Yuno e infine quello di Minene. Rispetto al ragazzo, le due ci avevano messo meno fatica e meno tempo per scendere.

-Bauer ha utilizzato il sistema fognario per arrivare al commissariato.- disse Minene appena toccò terra.
-Se non ricordo male, qui vicino dovrebbe esserci una botola che porta alle fogne. La useremo per avvicinarci il più possibile al Tempio.-

-Hai la mappa?- chiese Yuno.

-Sì. Bauer me ne ha stampata una copia. Non avremo problemi a percorrere le fogne. Ora andiamo.-

I tre si addentrarono nel giardino, nascondendosi nei cespugli o dietro gli alberi. Fecero tutto con calma e attenzione, utilizzando il Diario della Fuga di Nona, e cercando di non farsi notare dall’elicottero che sorvolava la zona. Superarono il giardino, arrivando per strada. Non c’erano macchine o passanti per loro fortuna.

-Ecco una botola.- sussurrò Yukiteru indicando un oggetto a forma di cerchio posto al centro della strada.

Minene si avvicinò e tirò con forza l’oggetto metallico. Incitò ai ragazzi di entrare. Yuno andò per prima, seguita da Yukiteru, e infine Minene, dando un ultimo sguardo alla strada, si addentrò nelle fogne, assicurandosi di aver chiuso bene l’accesso alle fogne.
 

Jack stava facendo avanti e indietro in continuazione per la sala riunioni, aspettando che gli altri tornassero. Nishijima invece era seduto e continuava a guardare Jack. Mentre aspettavano per più di due ore Jack spiegò a Nishijima la sua situazione, senza fare riferimento ai diari del futuro: gli spiegò che Keigo aveva mandato una squadra speciale a fare fuori lui e Kasugano, gli disse che era lui l’uomo dal volto coperto a bordo dell’elicottero il giorno precedente e che Kurusu quel giorno si era avvicinato al Tempio, arrestando Kasugano, ed infine spiegò del piano esca che aveva progettato con Minene, che avrebbe permesso a Jack di salvare Kasugano.

-Ora capisco…- disse Nishijima appena Jack finì di raccontare.

Ad un tratto l’auricolare di Jack fece un piccolo rumore, così si portò la mano nell’orecchio. Ascoltò per qualche secondo, poi disse a Nishijima che gli altri erano appena arrivati.
Aspettarono qualche minuto e i tre entrarono nella sala, con i visi delusi. Jack e Yuno appena videro Nishijima si avvicinarono a lui, chiedendogli come mai fosse lì. Nona invece era immobile, quasi pietrificata

-Hai…portato Nishijima qui?- domandò a Jack, che intravide nel suo viso un piccolo rossore. Era imbarazzata?

-Sì. Il diario non me l’ha segnato come nemico e quando l’ho incontrato mi ha detto che voleva aiutarci. Conosco Nishijima, sono certo che ci sarà d’aiuto.-

Detto ciò fece una piccola tosse. Yuno, Yukiteru e Nishijma si girarono su di lui, pronti ad ascoltarlo. Jack disse che era durante la missione arrivato nelle celle del commissariato, ma che purtroppo non aveva trovato Kasugano, soltanto una registrazione di Kurusu. Così Jack la tolse dalla tasca e la fece ascoltare agli altri, appoggiandola sul tavolo.

-Che bastardo!- commentò adirata Minene.

Aspettarono che la registrazione finisse, e il silenzio dominò per qualche minuto la stanza, fino a quando Yukiteru non parlò

-E questa seconda registrazione… Jack, l’hai ascoltata?-

-No, non ancora. Lo faccio adesso.-

Così premette il pulsante, e la voce di Kurusu ruppe il silenzio

-Così, hai deciso eh? Molto bene… ora devi ascoltarmi attentamente. Domani, verso le 11 di mattina, fatti trovare nel quartiere disabitato a Nord di Sakurami, nella piazzetta distrutta. Voglio che tu venga da solo, e con il tuo Diario. Se lo farai, lascerò andare Kasugano, ma se non ti farai vivo entro le 13, premerò il grilletto sulla sua faccia. Ci vediamo domani, goditi quest’ultimo giorno di vita, Jack Bauer.-

La registrazione si interruppe. Tutti quanti rimasero in silenzio e guardarono Jack, in parte dispiaciuti, in parte tenevano il rancore nei confronti di Keigo.

-E’ la zona disabitata di Sakurami. Lì ci sono solo macerie. Quasi nessuno và lì. Cosa vuoi fare Jack?- domandò Nishijima

Lui rimase in silenzio per qualche minuto. Aveva già preso una decisione sin da subito. Avrebbe fatto qualunque cosa per salvare Kasugano, anche a costo della sua stessa vita.

-La salverò.- disse alla fine, stupendo tutti gli altri.

-Così… vuoi farla finita con la tua vita, eh Bauer?- chiese Nona, nonostante fosse ancora stupita dalla sua risposta.

-Ho intenzione di salvare Kasugano, e sarò pronto ad utilizzare qualsiasi mezzo a mia disposizione.-
 

Era quasi arrivato. Provava un certo brivido per quella situazione. Non aveva paura della morte, anzi,non ne aveva mai avuta. Per anni aveva rischiato la vita riuscendo a cavarsela, e sperava di riuscirci anche stavolta. Più che altro, aveva paura che Keigo non rispettasse l’accordo, e che avrebbe ucciso lui e Kasugano contemporaneamente. Ma Jack riusciva anche in queste situazioni a mantenere la calma, lasciando il suo sguardo freddo e di ghiaccio.
Arrivò ad una piazzetta, o meglio, quel che rimaneva. C’erano diverse macerie di edifici distrutti, alcuni che circondavano la piazza avevano ancora parte delle loro fondamenta, altri erano completamente crollati. E a diversi metri di distanza, vide una macchina nera parcheggiata, difesa da diversi uomini in giacca e cravatta. Erano almeno una decina. Lui rimase fermo dov’era, aspettando che facessero la loro mossa. Uno di loro aprì la portiera posteriore, facendo uscire Kiego Kurusu, seguito da Kasugano.. Jack per sua fortuna vide che Kasugano stava bene: non aveva nessun livido, o graffio, e sembrava che non fosse stata maltrattata in nessun modo. Conosceva Kurusu, non era l’uomo che faceva cose del genere, come lo erano gli adepti di Kasugano. Lei però aveva le lacrime agli occhi e continuava a guardare Jack.

-Prima lei!- urlò Jack verso Kurusu.

Anche lui era in giacca e cravatta come i suoi uomini, ma a differenza di loro aveva la bocca ricoperta da diverse bende. Lui le toccò la spalla, e la ragazza cominciò ad incamminarsi verso Jack. Anche Bauer cominciò a muoversi verso di lei. Appena furono vicini a metà strada, lui sulla destra e lei sulla sinistra,  si fermarono.

-Jack…- sussurrò lei con le lacrime agli occhi.

Ma lui guardava di fronte a se, con uno sguardo quasi malvagio, che incuteva timore anche a Kasugano. Ad un tratto si girò, guardandola negli occhi. Fece un sorriso lieve e le strinse la mano.

-Appena ci staccheremo, corri più veloce che puoi, e non fermarti. Fidati di me.-

Lei guardò intensamente quell’uomo che le aveva salvato la vita diverse volte, e che ora stava rischiando la sua per salvarla un’altra volta. Rimase perplessa alla sue parole, ma alla fine decise di ascoltarlo. Lo guardò di nuovo, poi staccò la mano da quella di Jack e corse il più veloce che poteva. Jack tolse il suo lieve sorriso e riguardò i suoi nemici con odio e disprezzo

-Sapevo che l’avresti fatto, Jack!- disse Keigo appena Kasugano scomparve dalla sua vista.

Jack non disse nulla, prese il suo diario e glielo lanciò. Kurusu lo prese al volo e controllò la promemoria. Come sospettava, era il diario di Jack: c’erano scritte le sue annotazioni riguardo al suo futuro. C’era anche la sua DEAD END: uno dei suoi uomini avrebbe distrutto il diario.

-Devo dirtelo, Jack: hai giocato veramente bene questo Survival Game, ma ormai la partita è finita.-

Consegnò il diario ad uno dei suoi uomini, ordinandogli di distruggerlo. Il suo uomo tirò per le due estremità, fino a quando il cellulare non si spezzò in due. Keigo guardò Jack, aspettando che scomparisse. Lui però non sembrava spaventato, né intimorito.
Ma dopo più di dieci secondi, Jack era ancora lì, in piedi, che guardava in modo cupo e serio Keigo e gli altri.

-Sei sicuro di averlo distrutto?!- domandò adirato Kurusu al suo uomo

-Signore, l’ho spezzato in due!-

Intanto, Jack mosse lentamente la mano verso la sua schiena mentre quelli parlavano. Premette un piccolo telecomando e il cellulare esplose in mano ad uno degli uomini di Kurusu. Dopodiche corse verso destra, prendendo la pistola che aveva nascosto dietro i pantaloni e sparò in direzione degli uomini di Kurusu. Si nascose dietro alcune macerie di un edificio quasi distrutto, accovacciandosi. Alzò la testa ma qualcuno davanti tentò di sparargli, così si rimise al riparo.

-Credevi che mi sarei fatto uccidere così facilmente?!- urlò Kurusu
-Sei circondato Jack, perciò esci fuori, se non vuoi che venga a prenderti io!-

Bauer restò al riparo e si controllò il palmo della mano sinistra. Prima di Londra, si era impiantato dentro la sua mano una piccolo dispositivo, se ne era ricordato da poco. Una volta premuto, esso mandava un segnale ad un altro dispositivo collegato. Questo era il segnale per gli altri, doveva solo aspettare. Appena fece click, Jack riprese la pistola, pronto a riuscire per colpire.

-Ho due cecchini appostati sopra l’edificio di fronte a te Jack! Esci adesso!-

Lui però fece finta di non ascoltarlo. Alzò un po’ la testa e cercò di sparare verso i suoi nemici e Keigo, che si era riparato in un pezzo di cemento vicino alla macchina. Riuscì a colpire uno dei suoi uomini e ad ucciderlo. Poi si riparò di nuovo.

-Ora basta. Cecchini! Aprite il fuoco!- urlò Keigo.

Ci furono diversi secondi di silenzio. Jack rimase dov’era, senza muoversi, ancora vivo. Non si sentì nessuno sparo, niente di niente. A quanto pare il piano aveva funzionato.

-Ho detto di fare fuoco!- ripetè il commissario.

Questa volta però, lo sparo si sentì. Ma a cadere a terra non fu Jack, ma uno degli uomini di Kurusu.
Jack nel frattempo si rimise allo scoperto, uccidendo due nemici e notando altri agenti della squadra di Kegio che stavano arrivando sul posto. Mentre si riparava, alzò lo sguardo sopra l’edificio dove erano appostati i cecchini: lì c’era Minene, in posizione col fucile da cecchino, che gli mandava l’occhiolino. Vicino a lei c’era Nishijima.
Poi Jack si girò dietro, sentendo dei passi: vide una decina dei suoi uomini armati di bocche da fuoco, correre verso di lui. Tra di loro, Yuno corse velocemente al riparo, al fianco di Jack, con in mano una pistola e il fucile di Jack. Gli consegnò il fucile e il suo Diario, il vero Diario.

-Scusa il ritardo.- disse appena gli consegnò tutto.

-Kasugano?- domandò lui, brandendo il fucile.

-E’ al sicuro con Yukki. Ora facciamo fuori Quarto.- rispose lei con un sorriso diabolico.

Lui le annuì e i due uscirono dal riparo, facendo fuoco ai nemici insieme agli altri. Nel baccano creatosi, la macchina di Keigo scoppiò, e diversi suoi uomini caddero a terra, morti. Keigo restava al sicuro, mentre il reso dei suoi uomini venivano uccisi da Jack e la sua squadra. Alla fine rimase soltanto lui.

-Esci fuori, Keigo!- urlò Jack, mirando la pistola dove si trovava Kurusu.

 Lui alzò le mani e uscì. Jack gli ordinò di gettare la pistola, e lui lo fece senza protestare. Aveva uno sguardo deluso, deluso di se stesso, probabilmente. Nel frattempo Nona e Nishijima scesero dall’edificio e si avvicinarono a Jack e Yuno.

-Nishijima…- sussurrò Keigo inginocchiandosi a terra, vednedo il suo vecchio collega.

-Mi dispiace signore, ma si è spinto troppo oltre. Non potevo più appoggiarla.-

-No, è soltanto colpa mia. Lo ammesso, ho esagerato.-

-Nishijima…- disse Jack interrompendoli. Si girò verso di lui, poi verso Yuno e i suoi uomini
-Tutti quanti voi, lasciatemi solo con Keigo Kurusu.-

Tutti i presenti si squadrarono tra di loro, sentendo la richiesta di Jack. Alla fine decisero di accontentarlo e decisero di allontanarsi. Rimasero soltanto Jack e Keigo, due uomini un tempo amici. Jack si girò, guardando dall’alto verso il basso Keigo. Non sapeva come iniziare, così il primo a parlare fu il poliziotto

-Quindi… mi hai fregato Jack… sei stato veramente bravo. E io che credevo di averti sconfitto.-

-Non mi sarei mai messo contro di te, Keigo. Lo sai… Mi hai costretto tu a farlo.-

-Lo so… ma cosa potevo fare? Mio figlio stava morendo. Io… io non potevo stare a guardare mentre lui moriva! Dovevo salvarlo!-

Calò di nuovo il silenzio. Jack restò zitto, guardando il suo vecchio amico inginocchiato davanti a lui, che stava singhiozzando. Non lo aveva mai visto così, ma dopotutto lo capiva: suo figlio ormai era in fin di vita, aveva molto poco per vivere, e se fosse stato al suo posto,  Jack avrebbe fatto lo stesso.
Quarto tolse dalla tasca il suo cellulare e alzò il braccio, con lo scopo di consegnarlo a Jack, e di spegnergli la vita.

-Promettimi una cosa: mio figlio ha soltanto un mese di vita. Ti prego stagli vicino.-

-Lo farò.-

Prese il cellulare dalla mano di Keigo, ma appena lo fece notò che Keigo non aveva rimesso a posto il braccio: era ancora indirizzato verso Jack, e la mano ancora aperta. Evidentemente voleva stringere un’ultima volta la mano di Jack

-E’ stato un onore averti conosciuto, Jack Bauer. Spero che tu vinca questo gioco.-

Fece un lieve sorriso ed infine gli strinse la mano

-Anche per me…. Addio Keigo.-

Appena la lasciò, guardò verso il cellulare che aveva ancora in mano. Il Diario di Kurusu. Ora doveva fare soltanto una cosa: distruggerlo.
Lo tenne per le due estremità e tirò con tutta la forza che aveva, spezzandolo in due. Riguardò Keigo Kurusu,  conosciuto come Quarto, che a poco a poco scompariva davanti ai suoi occhi.

-Addio Jack. E vinci!-

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Capitolo 15
*** Verità nascosta ***


Verità nascosta
 
Quel giorno, Deus non faceva altro che rimuginare su Jack Bauer. Quell’uomo era veramente un tipo interessante, stava rendendo il gioco molto più intrigante di quanto si aspettava e come sempre si congratulò con se stesso per averlo scelto per il Survival Game.
Nel gioco erano morti in Terzo, Quarto, Quinto, Decimo e Dodicesimo. In tutto, mancavano ben 8 partecipanti, e nonostante precedentemente confidasse molto su Primo ormai era chiaro che Zero aveva molte più possibilità di vincere.
Così, per curiosità, fece un gesto con la mano e diversi schermi apparvero davanti al suo trono, che mostravano diverse scene della vita di Bauer. Ce n’erano di differenti, alcuni dove Jack sparava con la pistola ad un elicottero, in altri dove interrogava alcune persone e così via… ma quella che interessava di più Deus era una in particolare: in essa Jack si trovava in una stanza buia e tetra, lui era in piedi di fronte ad un uomo russo che aveva legato ad un palo. Jack gli aveva scoperto il petto, aprendogli la camicia, lo torturava in diversi modi: lo picchiava, oppure usava la fiamma ossidrica, e Jack aveva un viso indescrivibile…
-Che guardi, Deus?-

La voce della sua serva fece svoltare Deus sulla su destra, dove trovò MuruMuru appollaiata sulla sua spalla, che mangiava una tavoletta di cioccolato e assisteva a ciò che stava guardando Deus.

-Ero colto dalla curiosità, riguardo a Zero. Avevo voglia di riguardare questo ricordo…-

-Ahhh… il giorno otto! Quando Jack era a New York!- esclamò lei divertita

-Lo ricordi perfettamente? Puoi illuminarmi?-

Lei sorrise
-Certamente! Vediamo… prima di tutto ingaggiarono Jack per proteggere il Presidente di uno Stato Arabo che voleva firmare un trattato di pace assieme all’America e alla Russia. Succede però che lo catturarono, Jack non arrivò in tempo per salvarlo e lo uccisero. A quanto pare l’accordo doveva essere saltato, ma la moglie del Presidente decise di andare avanti, quindi l’incarico di Jack era più o meno finito, così tornò nel suo appartamento di New York assieme ad una sua amica.-

MuruMuru schioccò le dita, e davanti a Deus apparve la sagoma trasparente di una donna sulla quarantina, con i capelli rossi che le ricadevano sulle spalle.

-Renee Walker, ex agente dell’FBI. Comunque quel giorno, tornati a casa, succede questo.-

Schioccò le dita un'altra volta e di fronte a loro apparve un altro schermo: Jack e la donna di nome Renee si trovavano su un appartamento. La donna, dispiaciuta, provò a dire qualcosa ma Jack le si avvicinò e unì le sue labbra a quelle di Renee. I due continuarono a baciarsi, con foga e passione, fino a quando non entrarono nella camera di Jack

-Ma è questo quello che ci interessa…-

Fece un gesto col braccio e la scena accelerò, saltando quindi loro due intenti a fare l’amore. Tutto torna alla velocità normale: Jack e Renee si ritrovano distesi sul letto, nudi e coperti dalle lenzuola. Ad un certo punto Jack con l’intento di preparare il caffè per i due si alzò e si mise i pantaloni, lasciando Renee ad aspettarlo nella camera sorridente. Poi il cellulare di Jack, che aveva dimenticato sul comodino vicino al letto, cominciò a squillare. Renee rispose e cambiò espressione. Così si alzò, si prese le lenzuola per coprirsi e si diresse verso la porta per dire qualcosa a Jack riguardo la chiamata fino a quando, vicino alla finestra, non ricevette un colpo di fucile da cecchino sulla pancia. Jack sentì lo sparo e corse verso di lei, trascinandola nella stanza, mentre Renee gemeva dal dolore e perdeva molto sangue. Jack parlò per un po’ al telefono, poi prese in braccio la donna e corse subito verso l’entrata, evitando così i diversi colpi di cecchino, Corse in strada e chiamò un taxi, ordinando gli di andare all’ospedale. Una volta lì i medici non ci pensarono due volte a trovare una barella e a portare Renee in sala operatoria. Jack, con la camicia sporca del sangue di Renee, si sedette nella sala d’attesa. Chiamò la CTU, aggiornandoli di quello che era successo, preoccupato per la salute di Renee, ma dopo qualche secondo un dottore uscì dalla sala operatoria. Jack riattaccò e parlò al dottore… non c’era più nulla da fare.
Fece entrare Jack nella sala operatoria, dove il corpo di Renee giaceva ricoperto da un lenzuolo bianco, con soltanto la testa scoperta. Jack si avvicinò, le baciò la fronte e cominciò a piangere.
Deus osserva la scena con interesse passandosi la mano sul mento scheletrico.

-Oh…. Interessante. Ma qual è il nesso con il ricordo che stavo guardando prima?-

MuruMuru sorrise di nuovo
-Semplice. Dopo la morte della sua amica, Jack scoprì che lei aveva riconosciuto un uomo nel luogo dove era stato assassinato il Presidente dello Stato Arabo e che qualcuno voleva che non parlasse, per questo l’avevano uccisa. Erano stati i russi appunto, che avevano anche aiutato i terroristi per il rapimento del Presidente Arabo. A quanto pare non erano intenzionati a firmare il trattato di pace. Jack cercò dunque di chiedere alla Presidente USA di fare luce al caso, ma lei (all’epoca era una donna) non volette accettare, dato che avrebbe compromesso il trattato di pace. Così Jack con la CTU alle calcagna, cominciò una caccia all’uomo per tutta New York, inseguendo gli assassini di Renee e cercando di incastrarli. Infatti, l’uomo che  Jack stava torturando non è altri che colui che ha ucciso Renee…-

MuruMuru fece un altro gesto con la mano e davanti ai due riapparve la scena che stava guardando Deus. Jack parlava con il russo, ricoperto di sangue e lividi, fino a quando Jack non si allontanò nel tavolino della stanza, dove si trovava un cellulare.

-Dov’è la SIM!?- esclamò rivolto al russo. Lo guardò per diversi secondi, fino a quando non gli venne un’illuminazione…

-Brutto bastardo, l’hai ingoiata!- disse e si riavvicinò a lui, tenendogli il viso con una mano. Poi con l’altra prese il coltello…
-Questo è per la mia amica.-

E fece un profondo affondo sulla pancia del prigioniero che cominciò a gemere dal dolore. Morì subito. Jack intanto sviscerava il suo intestino, fino a quando non estrasse una piccola SIM completamente sporca di sangue.

-Era una prova, la prova che incolpava i russi, ma Jack non riuscì mai a consegnarla. Così, dopo altre ore passate a New York, uccidendo un delegato russo e tentando di assassinare il Presidente Russo, fuggì dall’America, passò gli ultimi quattro anni latitante in Europa.- spiegò MuruMuru, brandendo di nuovo la tavoletta.

-Sai, volevo vedere questa scena perché era stato Quarto a farmela tornare in mente…- borbottò Deus, facendo scomparire lo schermo.

-Vero. Quando Sesta era sua prigioniera, Quarto gli fece vedere tutti i file compromettenti riguardo a Jack. File del governo, articoli di giornale riguardo i russi assassinati e del tentato omicidio del Presidente Russo da parte di Jack. Ancora immagino cosa sarebbe successo se Jack avesse premuto il grilletto di quel cecchino, dritto sulla testa del Presidente, quattro anni fa…-

-Ricordo che Sesta era molto scossa…-

- Mh-Mh. Lei prova molto per Jack, e non credeva a quello che Quarto gli aveva mostrato. Comunque Deus…-

MuruMuru fece un altro gesto con la mano e davanti a loro apparvero le sagome dei concorrenti rimasti: Primo, Seconda, Sesta, I Settimi, Ottava, Nona, Undicesimo, e Zero.

-Che ne dici di una piccola scommessa?- chiese MuruMuru disponendo le sagome in cerchio e mettendosi al centro.
-Chi pensi che vincerà? Non vorrai mica dare fiducia a Primo…-

-No. Penso di aver fatto un errore a tifare per lui. Ora scommetto su Zero. Mentre tu, chi scegli?-

-Ma Seconda,  ovviamente!- esclamò indicando la sagoma di Yuno.
-E’ una dei favoriti!-

All’improvviso tutto cominciò a tremare. La scossa fece perdere l’equilibrio a MuruMuru che cadde al suolo. Deus rimase fermo impassibile, mentre parte del suo trono si staccava come il pezzo di un puzzle.

-Si mette male…- borbottò MuruMuru facendo apparire di nuovo altri due schermi
-Non ti è rimasto molto Deus… il gioco deve terminare presto, prima che il tuo tempo finisca…-

Il primo schermo si illuminò: da lì, MuruMuru vide Yuno e Yukiteru seduti sul retro di un autobus, diretti verso le montagne; l’altro invece mostrava una macchina nera che partiva dall’ospedale, e a bordo c’era Bauer.

-Non mancherà molto alla prossima battaglia…-

 
La perdita di Quarto lo aveva toccato profondamente. Non lo aveva fatto notare a nessuno, ma Jack era molto dispiaciuto per aver perso Keigo, che ormai considerava un amico. Nonostante il tradimento, non dimostrava più odio nei suoi confronti, se non dispiacere. E non era stato facile neanche dirlo alla maglio e al figlio. Nishijima infatti aveva trovato sull’armadio del suo vecchio capo deu biglietti, uno intestato a lui e uno per Jack. In quello intestato a Bauer, Keigo chiedeva di informare la moglie della sua morte e che aveva tenuto un enorme conto in b anca nel caso gli sarebbe successo qualcosa. Così Jack si era diretto all’ospedale, dando la brutta notizia alla moglie.

-Era una brava persona, e anche un grande amico… lo conoscevo bene…- gli aveva detto Jack, mentre i due si trovavano in un corridoio dell’ospedale. La donna singhiozzava mentre non faceva altro che guardarla con tristezza.

-Ora Keigo, e fra poco toccherà a mio figlio.- e si era girata verso la porta, nella stanza dove il figlio riposava sul letto.

Jack doveva confortarla, sapeva cosa aveva passato, più di ogni altro, così fece la prima cosa che gli venne in mente: gli mise un mano sulla spalla

-So cosa si prova, perdere una persona cara…- le aveva detto, mentre la donna si girava per guardarlo
-Io ho perso mia moglie, più di dieci anni fa. Eravamo tornati insieme e volevamo ricominciare daccapo. Ho passato anni ad accettare la morte di Teri… Signora Kurusu, qualunque cosa accada, lei deve essere forte e continuare la sua vita nonostante le difficoltà. So che può farcela. Si prenda cura di suo figlio, lo faccia stare bene e non lo lasci solo…- e dopo questa frase la lasciò.

Ora Jack guidava verso il monastero di Kasugano. Anche con lei le cose non erano girate benissimo, nonostante i due si fossero riappacificati. La ragazza aveva detto a Jack che Kurusu le aveva mostrato tutto ciò che aveva fatto nei suoi anni: dipendenza da eroina, omicidio di diplomatici russi e tentato omicidio del Presidente Russo. Tutte cose che Jack non le aveva mai detto, ma la verità era che per lui tornare a parlare del passato faceva troppo male, dato che gli ritornava sempre in testa quanto aveva sofferto in quegli anni. Jack non ci aveva pensato due volte a raccontarle la sua versione: la sua dipendenza da eroina, sebbene dovuta anche per dimenticare alcuni ricordi, era stata fondamentale per una missione sotto copertura con dei trafficanti di droga messicani, e per quanto riguarda i russi, Jack le spiegò del complotto organizzato dai russi anni fa a New York, e che lui era intenzionato a portare alla giustizia i responsabili, nonostante avesse ammesso di aver esagerato, e che alla fine tutto si era concluso con un manifesto da ricercato e da traditore del suo paese.
Tutto questo inondò come un mare in piena la testa di Jack mentre lui guidava. Non aveva più pensato a Yuno e a Yukiteru, dato che i due erano andati a fare una gita e non avevano bisogno di aiuto.

Qualche minuto di macchina e Jack parcheggiò di fronte al tempio, dove notò un enorme fila di persone intenzionate a visitare l’Oracolo. Jack salutò le guardie dell’ingresso ed entrò nella struttura del tempio, dove la fila continuava incessantemente. Entrò nella vecchia stanza delle grate, che ora era completamente spoglia di esse. Lì diverse persone continuavano la fila, mentre Kasugano parlava con l’ultima della coda, una bambina di dieci anni. Appena finì di parlare con lei, alzò il viso notando Jack. Sorrise subito e chiese alle persone in fila di attendere il suo ritorno. Si avvicinò a Jack e i due entrarono in una stanza vuota per parlare. Ma prima di dire qualcosa Jack fu abbracciato da Kasugano.

-Scusami… non ho avuto la possibilità di farlo da quando mi hai detto la verità. Ti avevo giudicato male, e credevo di non conoscerti più… mi dispiace.-
E alla fine l’umore di Jack cambiò. Era la prima volta che sorrideva quel giorno. Tolse gli occhiali a Kasugano e con il pollice le asciugò gli occhi leggermente umidi.

-Non ti preoccupare.- e le restituì gli occhiali.

Kasugano si calmò e fu grata a Jack per aver accettato le sue scuse. Poi fece un breve sospiro e riprese
-Hai parlato con la moglie di Kususu?- chiese.

Lui annuì.
-Sì, era molto triste per la perdita del marito, e ho cercato di confortarla. Tu invece, per quanto ne hai con i tuoi ospiti?-

Lei si girò verso la porta dalla quale i due erano entrati. La fila era numerosa e poteva dare soltanto una cifra approssimativa
-Beh, contando il numero di persone presenti… dire un’oretta come minimo.-

-Ok vai. Io cercherò di ammazzare il tempo.-

Dopo che Kasugano uscì, Jack si diresse dall’altra parte della stanza, e dopo aver percorso per qualche minuto i corridoi del tempio, entrò nella biblioteca del tempio, una stanza enorme e piena di libri di ogni tipo. Era incredibile pensare quanti libri potesse avere un tempio del genere, ma Jack non ci badò molto. Non era andato per lì per leggere. Si diresse in una delle enormi librerie della stanza, vicino ad un angolino. Cercò accuratamente il libro giusto, fino a quando non ne tirò uno dalla copertina rossa, e contemporaneamente, l’enorme scaffale si spostò in avanti, come se  fosse stato spinto, e poi in direzione laterale, aprendo così un passaggio segreto. Era uno dei diversi passaggi presenti nel tempio, e tutti quanti portavano nelle segrete, e neppure Jack li conosceva tutti. Avanzò per il corridoio di pietra, scendendo un po’ in profondità e camminando per diversi minuti, mentre l’eco dei suoi passi rimbombava durante il tragitto. Alla fine arrivò a destinazione: la stanza del poligono di tiro. Era entrato diverse volte in quella stanza, soprattutto con Kasugano, e le aveva insegnato bene come maneggiare una pistola, nel caso un concorrente del gioco fosse nelle vicinanze. Jack prese  così delle cuffie, degli occhiali da protezione, tolse la pistola dalla fondina e cominciò a sparare, mirando con precisione ogni punto dei manichini.

Passarono ben due ore che per Jack erano completamente volate. Vedendo quanto tempo era passato, e che la notte si stava ormai avvicinando tornò in superficie.
Trovò facilmente Kasugano: si trovava nella sua stanza, seduta vicino ad un tavolino ed intenta a leggere un libro. Jack la salutò e si sedette davanti a lei. Dato che non avevano assolutamente voglia di parlare del Survival Game, i due si limitarono a parlare del più e del meno, a ridere e a scherzare fino a quando…

-Sacerdotessa! Signor Bauer!-

Una ragazzina di dodici anni coi capelli castani e vestita con l’abito del tempio era appena entrata nella stanza. Aveva il fiatone, segno che la giovane aveva corso.

-Cosa succede Mai?- chiese Kasugano alzandosi.

-C’è… un ragazzo. Vuole parlare con lei e…-

-Gli hai detto che le visite erano finite per oggi?- la interruppe Kasugano seccata

-Sì signora… ma il fatto è che vuole parlare anche con il signor Bauer…-

La cosa fece incuriosire molto a Jack. Chi era così interessato a parlare con loro due in privato? Doveva saperne di più.

-Fallo venire qui, Mai.- chiese gentilmente alla ragazza.

Lei annuì, uscì subito e dopo qualche minuto tornò con l’ospite: era un ragazzo, dimostrava all’incirca quindici anni, aveva i capelli bianchi, degli occhi rosso chiaro penetranti, e indossava una camicia bianca con cravatta e dei jeans. Un abbigliamento alquanto bizzarro per un ragazzo della sua età.

-Buonasera. Il mio nome è Akise Aru.- cominciò lui sedendosi di fronte a Jack e Kasugano, e facendo un grosso sorriso appena Mai uscì dalla stanza.

-Ebbene, cosa ti porta qui?- chiese Kasugano guardando l’ospite.

-Oh vede, mio caro Oracolo, sono accorso qui per una piccola faccenda… o forse dovrei chiamarla Sesta.-

Per diversi secondi che parvero ore la sala fu ricoperta da un inquietante silenzio. Kasugano, spaventata, si girò verso Jack, che aveva un’espressione seria, cupa e minacciosa. E improvvisamente, Jack piombò su Akise, lo fece cadere a terra, bloccandogli il collo con l’avambraccio e puntandogli la pistola sulla fronte.

-Che numero sei?!- chiese bruscamente ad Akise, che continuava tranquillamente a sorridere. Tenendolo sotto tiro, frugò nelle sue tasche, trovando un cellulare

-Kasugano.- Jack si girò verso di lei e le lanciò il cellulare.
-Controllalo, deve essere il suo Diario. Scopri chi è e che poteri ha.-

Fece alzare Akise e lo spinse nel muro di fronte, con la pistola puntata sulla sua faccia. Era incredibile come quel ragazzo continuasse a sorridere nonostante il pericolo di beccarsi un proiettile in testa.

-Dammi una ragione per non premere il grilletto.- disse Bauer, fissando il ragazzo.

-Jack…- borbottò Kasugano, che continuava a controllare il cellulare

-Questo non è un Diario del Futuro.-

-Cosa?!- chiese lui guardandola.

Lei gli mostrò lo schermo del cellulare, sulla promemoria. Aveva ragione: non c’era nessuna annotazione.

-Credo che voi abbiate frainteso…- disse finalmente Akise, attirandosi l’attenzione dei presenti.
-Non sono un concorrente del vostro gioco, ma so di cosa si tratta. E so che ne faceva parte il commissario Kurusu, assieme ad Amano Yukiteru e Gasai Yuno.-

Capendo che non si trattava di una minaccia, Jack ripose la pistola, ma rimase molto vicino ad Akise.

-Come fai a sapere chi siamo? E perché vuoi parlare con noi?-

-E’ meglio se ci sediamo.- disse lui.

Così i tre si risedettero, Jack e Kasugano da un lato del tavolo (il primo con le braccia conserte) e Akise dall’altro.

-Dunque. Posso dirvi che ho scoperto tutto grazie all’attuale commissario di polizia, Nishijima. La lettera intestata a lui da parte del vecchio commissario conteneva tutto ciò che riguardava il Survival Game, una specie di battle royale introdotta da un certo Deus EX Machina, con il titolo di nuovo Dio per il vincitore. La lettera conteneva i nomi dei partecipanti conosciuti da Keigo, e tra di essi c’eravate voi.-

Jack e Kasugano squadrarono intensamente Akise. Ormai erano convinti della natura del ragazzo, ma si chiedevano ancora come mai voleva sapere tutto quello che riguardava il gioco.

-Arriviamo al punto. Signorina Tsubaki, Signor Bauer, mi serve il vostro aiuto per trovare Amano Yukiteru.-

Jack fece una piccola risata sarcastica
-E perche mai dovremmo aiutarti?-

-Beh, perché temo che Gasai lo tenga prigioniero.-

-Prigioniero? Di che parli? Gasai è la sua fidanzata.- disse Kasugano.

-Vero, ma sono sicuro che la ragazza stia trattenendo Amano con la forza. E per farvi convincere, voglio mostrarvi una cosa.-

Jack e Kasugano si guardarono negli occhi. Non avevano idea di cosa voleva fargli mostrare Akise, ma nonostante fossero curiosi di saperlo, non erano molto intenzionati ad essere di nuovo coinvolti con Yukiteru e Yuno.

-Facci vedere allora…-
 

Era notte fonda. Jack parcheggiò di fronte alla casa di Gasai Yuno e fece scendere Kasugano ed Akise, dando un’occhiata alla casa. Non ci era mai entrato, si era soltanto avvicinato una volta per dare un passaggio a Yuno.
Akise fece cenno di seguirlo e il gruppo fece ingresso nella casa. Era veramente cupa e tetra, e non era un posto molto gradevole per una ragazza. Akise li fece entrare in una stanza, la cui porta era imbottita di nastro adesivo completamente staccato, segno che la porta prima doveva essere stata bloccata, La cosa che saltò all’occhio fu un enorme parete della casa completamente distrutta. La parete distrutta faceva da ingresso al giardino, dove i tre videro un enorme e profonda buca.

-Guardate.- disse Akise indicandola.

Jack e Kasugano scesero su di essa grazie alla scala appoggiata lì vicino, ma appena furono entrambi sul fondo…

-Oddio! Credo che vomiterò!-

Sulla buca si trovavano tre cadaveri completamente decomposti. Si trovavano soltanto gli scheletri dei corpi.. più o meno. Ai due scheletri più grandi infatti mancava la testa.

-E’ stata staccata.- disse Jack che si era abbassato esaminando uno dei due corpi senza testa.
-E anche di recente…-

I due corpi più grandi e privi del teschio dovevano essere i genitori di Yuno, mentre il terzo, ancora provvisto della testa, doveva essere un fratello o una sorella.

-Sai se Yuno aveva un fratello o una sorella?- chiese ad Akise, risalendo le scale.

-No, non ne ha.-

Jack si girò verso la stanza che avevano oltrepassato. Ci doveva essere altro. Infatti, una volta lì, vide una gabbietta, assieme a diverse macchie di sangue, e si abbassò di nuovo per osservarle. Dio solo sapeva cosa era successo in quella stanza…

-Quello che conta è che Gasai è pazza. Instabile, e Yukiteru non è al sicuro con una come lei. Per questo ho chiesto il vostro aiuto. Ho bisogno di salvare Yukiteru.-

Jack, che ormai si era alzato, diede un piccolo sguardo a Kasugano (anche lei entrata nella stanza) che non aveva detto nulla da quando erano entrati nella buca. Poi riguardò Akise.
-Perché vorresti aiutare Yukiteru?- chiese Jack.

-Perché è un mio amico. E so che lei, Jack Bauer, è la persona più adatta per trovarlo.-

Jack non era tanto convinto. Sapeva che Yuno era abbastanza instabile, ma tenere prigioniero Yukiteru? No, non era da lei, e inoltre non erano affari che gli riguardavano. Inoltre aveva fatto un accordo con i ragazzi: si sarebbero aiutati soltanto se erano loro stessi a chiederlo. Inltre, non si fidava molto di questo Akise. Bastò guardare Kasugano  leggere la sua faccia per capire cosa fare.

-Mi dispiace, ma non è un problema nostro.-

Alla risposta di Jack però Akise non sembrò deluso, ma si limitò ad alzare le spalle e a sorridere di nuovo.

-Vorrà dire che dovremo cavarcela da soli. Signorina Tsubaki, signor Bauer. Ci si vede.-

E il ragazzo uscì dalla casa lasciandoli lì.

 
Passarono due giorni dall’incontro con Akise Aru. Sia Jack che Kasugano non parlarono di quel ragazzo né di ciò che aveva mostrato a loro. Ma  Jack il più delle volte pensava a quel fatto, a quei corpi dissotterrati nel giardino della casa, e l’immagine di Yuno che li seppelliva con una faccia sorridente ed inquietante dominava la sua mente. Cercò di non pensarci troppo, nonostante ora dubitasse ancora di più della sanità mentale di quella ragazza. Ma quel giorno successe qualcosa...
Durante il pomeriggio, mentre discuteva con Kasugano al tempio il diario di entrambi fece un suono molto strano. Così entrambi lo controllarono

“State attenti dai proprietari apprendisti di Ottavo. Deus”

Entrambi si squadrarono, intimoriti da quel messaggio da parte di Deus. Dei proprietari apprendisti? Cosa significava. Ma prima di chiedere qualcosa alla ragazza, una bambina del tempio corse verso di loro. C’erano delle visite.
Jack non aveva voglia di aspettare l’ospite, così si diresse subito all’entrata del tempio. E quando se lo ritrovò davanti rimase di sasso nel vedere Amano Yukiteru con una faccia più seria che mai.

-Dobbiamo parlare.-


Angolo dell'autore:
Sì, incredibile ma vero, ho aggiornato. So che manco da più di un mese e devo dire che mi scocciava molto di non aver aggiornato la storia, che tra l'altro, non ho assolutamente dimenticato. Ma vorrei spiegarvi bene i motivi della mia assenza. Prima di tutto mi trovavo nell'ultimo periodo scolastico, per cui avevo biaogno di tempo per recuperare; secondo, diciamo che durante l'estate ho avuto un bel pò da fare, e a causa di alcuni problemi di mobili in casa mia non ho avuto l'opportunità di usare il pc (anche perchè tenevo i miei appunti all'interno, ed esso era completamente staccato); e terzo, ho avuto un piccolo blocco. Questa parte, ossia dei Settimi, è stata la più difficile da scrivere di tutta la storia, dato che non avevo idee di come strutturarla, mentre ciò che viene dopo invece ce l'ho già in mente da tantissimo tempo (idem il finale). Nonostante ciò, durante questo periodo ho avuto la possibilità di pensare alla storia e cercare quindi cosa raccontare per i prossimi capitoli. Per cui, mi scuso infinitamente per avervi fatto aspettare così tanto, e penso che anche il prossimo capitolo arriverà un pò in ritardo, dato che mancherò da casa per circa 10 giorni. Quindi, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto (ho cercato di renderlo il pù lungo possibile) e io vi aspetto al prossimo, che sarà fra un bel pò.
A presto! :)
-MrRaider

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Capitolo 16
*** Sospetti ***


Sospetti
 
Quel giorno la pioggia cadeva minacciosa per le strade di Sakurami. A parte qualche macchina, non c'era nessuno fuori, nessuno che passeggiasse per le strade della città. Ad eccezione di un ragazzo.
Amano Yukiteru correva  a perdifiato per i marciapiedi, mentre la pioggia inzuppava i suoi vestiti.
Ne aveva passate delle peggiori in quegli ultimi giorni: era stato ingannato da Yuno, lo aveva imprigionato in una vecchia cittadina, per "proteggerlo" dagli altri concorrenti. Se non fossero intervenuti i suoi amici chissà che fine avrebbe fatto. Ma ormai aveva deciso: non si sarebbe mai più fatto ingannare da quella pazzoide, mai più.
Le uniche persone che potevano aiutarlo erano Jack Bauer e Kasugano Tsubaki. Si fidava ciecamente dei due, soprattutto di Jack. Ed era proprio da loro che stava andando, al tempio dell'Oracolo. Inoltre gli serviva aiuto per capire il messaggio che aveva ricevuto da Deus quel giorno.
Finalmente riuscì a vedere la struttura del tempio di Kasugano. Mancava ormai poco, e finalmente avrebbe riincontrato Jack e Kasugano. Si avvicinò all'enorme cancello chiuso del tempio e cominciò a bussare forte, chiedendo di farlo entrare. Pochi secondi e il cancello fu aperto da una ragazzina con adosso un impermeabile.

-Sì?- chiese lei a Yukiteru.

-Devo parlare con Jack Bauer e Kasugano Tsubaki. Gli dica che è urgente.-

-Certo. Vieni, non vorrai restare fuori con questo tempaccio.-

La ragazzina lo accolse al giardino del tempio e lo lasciò di fronte all'entrata della struttura fortunatamente coperto dal tettuccio di legno.

-Aspetta qui. Vado ad avvisarli.-

La bambina entrò e Yukiteru rimase da solo per un pò di tempo, quel che bastava per schiarirsi le idee, e ricontrollare il messaggio che aveva ottenuto quel giorno.
“State attenti dai proprietari apprendisti di Ottavo. Deus”
Ad un tratto sentì correre. Qualcuno che proveniva dall'interno stava correndo verso di lui, e Yukiteru sospettava già chi poteva essere.
Appena la porta si aprì vide lo sguardo sorpreso di Jack Bauer puntato su di lui.

-Dobbiamo parlare.- disse Yukiteru nel modo più serio che riuscì a fare.

-Yukiteru... entra, accomoditi.- e Jack lo fece entrare.

I due percorsero alcuni corridoi fino a quando non entrarono in una stanza: essa era molto grande, e lì si trovava la sacerdotessa seduta vicino ad un tavolino.

-Yukiteru! Che bella sorpresa! Come stai?- fece la sacerdotessa, apparentemente felice di rivederlo.

-Tutto bene grazie.-

Jack lo invitò a sedersi, Yukiteru non ci pensò due volte e si accomodò.
-Mai, potresti portarci tre tè, per favore?- chiese Jack alla bambina che aveva accolto Yukiteru. Ella annuì e lasciò i tre nella sala.
-Devo dire che la tua visita ci lascia... sorpresi Yukiteru.- commentò, sedendosi alla destra di Kasugano.
-Di che cosa vuoi parlare?-

Yukiteru non sapeva proprio da dove cominciare. Era tutto un bel casino, ma per passare subito al sodo gli bastò dire una sola frase

-Yuno ha esagerato.-

Jack e Kasugano si guardarono negli occhi, sorpresi e allo stesso tempo perplessi, come se sospettassero di un qualcosa.

-Cosa ha fatto, Yukiteru?- chiese preoccupata Kasugano.

Il ragazzo sospirò e prendendosi coraggio cominciò a raccontare: tutto era iniziato con un piccolo viaggio che lui e Yuno volevano intraprendere da soli, e realizzare il sogno di Yukiteru di vedere le stelle. Ma Yuno lo aveva tramortito, e si era risvegliato legato in una stanza buia, le cui pareti erano piene di copie della foto che i due ragazzi avevano scattato tempo fa. Era rimasto per giorni in quella stanza, con Yuno che lo accudiva, gli dava da mangiare e gli faceva fare i suoi bisogni. Tutto ciò continuò fino a quando i suoi amici non accorsero a salvarlo.

-Se non fosse stato per Hinata, Kousaka, Mao e Akise, probabilmente non sarei qui.-

E proprio mentre pronunciò quel nome, Jack e Kasugano si scambiarono un secondo sguardo

-Allora non stava mentendo...- borbottò Kasugano.

-Yukiteru.- disse subito dopo Jack
-Il tuo amico, Akise Aru, è venuto a trovarci qualche giorno fa qui al tempio.-

-Cosa?!- esclamò Yukiteru incredulo.

Nel frattempo Mai tornò con il tè.

-Sì... ci ha fatto visita e voleva il nostro aiuto per ritrovarti. Aveva detto che eri stato catturato da Yuno, ma noi non ci abbiamo creduto...-

-Sapevamo che Yuno fosse strana ma... non credevamo che fosse capace di arrivare a tanto, di rapirti.- continuò la sacerdotessa.

-Se solo avessimo accettato. Dannazione!-

Jack diede un forte pugno al tavolo, facendo sobbalzare Kasugano e il suo bicchiere di tè.

-Calmati Jack... non lo potevi sapere.- lo confortò Kasugano.

-Gia...- disse Yukiteru guardando Jack
-Non devi darti la colpa per ciò che è successo. L'importante è che ioi l'abbia scampata. Yuno ormai è... instabile, non dovete assolutamente fidarvi di lei.-

-Capito. Yukiteru, c'è altro... Akise ci aveva mostrato un cosa nel tentativo ci convincerci.-

Così Jack cominciò a parlare del fossato che avevano trovato nel giardino della casa di Yuno, al cui interno giacevano tre scheletri, due di essi senza testa. Sentendo ciò, a Yukiteru venne un grappo alla gola e un brivido per l'intera colonna vertebrale, anche perchè lui stesso aveva visto quei corpi: quel giorno quando era stato invitato a casa di Yuno, e aveva visto quei cadaveri in quella stanza tetra e cupa.

-...Due di essi erano i più grandi, sicuramente dovevano essere i suoi genitori. Il terzo pensiamo che sia il fratello o la sorella di Yuno, ma da quello che ci ha detto Akise...-

-Lei non ha fratelli o sorelle, è figlia unica.- continuò la sacerdotessa.

-Yuno non mi ha mai detto di averceli, ma ora so che stava mentendo.- disse Yukiteru.

-Sempre se quello era un suo parente...- borbottò Jack.

Ci fu un piccolo silenzio, nel quale i tre rimuginavano a quel fatto, ai genitori morti di Yuno e a quel terzo scheletro sepolto, e a quanto fosse sadica quella ragazza per aver ammazzato quelle persone.

-Ma... non sono venuto qui solo per parlare di Yuno. Avete ricevuto per caso un messaggio da parte di Deus nei vostri diari?-

Kasugano annuì
-Sì. Dobbiamo fare attenzione agli apprendisti di Ottavo. Cosa significa?-

-Che stavolta ci scontreremo con Ottavo.- spiegò Jack
-Ma non ha senso. Deus è un dio, è il creatore del gioco e non dovrebbe darci un indizio sul prossimo concorrente. Ma se l'ha fatto vuol dire che Ottavo sta barando, sta usando altre persone per combattere. Deus non vuole eliminarlo dal gioco così deve aver dato un piccolo indizio ai giocatori rimasti.-

-Quindi anche Yuno lo sa...- commentò Yukiteru.

-Non solo. Saprà sicuramente ciò che ci siamo detti.- disse Jack.

-Eh?!-

-Il diario di Yuno permette di vedere tutto ciò che fai, Yukiteru. In parole povere, lei sta osservando noi, ci sta ascoltando...-

Un senso di angoscia e timore colpì Kasugano e Yukiteru. L'unico tranquillo del trio era Jack: ormai lui sapeva come ragionava, l'aveva studiata bene, e da quel momento non si sarebbe più fatto fregare.

-L'unica cosa che sappiamo di certo è che Yuno ti vuole tutto per sè, e se qualcuno prova a toccarti, lei lo ucciderà senza esitare.-

Kasugano deglutiì
-Quindi... cosa facciamo?-

-Per ora dobbiamo continuare a giocare. Non sappiamo nulla di Ottavo, soltanto che presto attaccherà. Yukiteru, per ora torna a casa, ti contatteremo non appena avremo un piano.-

Jack si alzò e fece cenno a Yukiteru di seguirlo. I due uscirono dalla sala, ma non erano diretti verso l'uscita, dato che Jack prese un'altra strada.

-Prima che tu vada, voglio darti qualcosa che possa aiutarti.-

Entrarono in una stanzetta buia, illuminata soltanto da una lampada appesa al soffitto. Su un tavolo attaccato al muro era appoggiata una valigia. Jack l'aprì.

-Anche se possiedi il tuo Diario, senza di esso sei completamente indifeso. Voglio che tu prenda questi.-

Gli porse una grossa pistola, dal colore completamente nero, assieme ad alcuni caricatori.

-una Tisas, calibro 45, nove colpi per caricatore. Non è come il revolver di Keigo, perciò è facile da usare e non dovrai perdere troppo tempo per ricaricarla. Prendi anche questo-

Gli porse un piccolo oggetto nero e rettangolare, con un piccolo pulsantino su una estremità. Yukiteru lo premette e dall'oggetto fuoriuscì una piccola lama.

-Coltello a serramanico. Usa queste armi quando ne sentirai l'occasione. Guardati le spalle Yukiteru. Il gioco è diventato ancora più pericoloso di prima.-

Le mani di Yukiteru tremavano, però strinse deciso gli oggetti regalatigli.

-Lo farò! Grazie Jack.-

-Buona fortuna.-


Quando Yukiteru uscì dal tempio, aveva ormai smesso di piovere. Non doveva preoccuparsi del tempo, così si incamminò verso casa, ma mentre svoltò l'angolo, notò qualcosa: una persona lo stava osservando, per poi nascondersi in un riparo vicino, precisamente dietro un cassettone dell'immondizia. E lui aveva capito subito chi era.

-So che sei tu Yuno! Vieni fuori!-

Gasai uscì dal riparo e col suo solito sorriso inquietante si avvicinò lentamente verso il ragazzo.

-Cosa c'è Yukki? Vuoi il mio aiuto, non è così?-

-Ho smesso di fidarmi di te. Hai fatto tutto di testa tua, mi hai usato per i tuoi scopi, ma almeno ho finalmente ho capito chi sei veramente.-

L'espressione della giovane cambiò. Il sorriso svanì, lasciando spazio alla tristezza, e le scappò una lacrima dal viso.

-Cosa stai dicendo? Ti sei dimenticato di come stavamo bene? Chi ti ha protetto per tutto questo tempo?! IO! Chi ti ha confortato?! IO! Chi ti è stata vicina nel momento del bisogno?! IO, SEMPRE E SOLO IO!-

Si era avvicinata ancora di più, e lui per fermarla le puntò la pistola. Ma la mano che reggeva la pistola tremava, tremava in continuazione. Ancora una volta, Yukiteru aveva paura.

-Se davvero mi odi, Yukki, sparami. Se mi spari capirò che non sono mai stata adatta a te, che i miei sentimenti nei tuoi confronti non sono mai stati ricambiati. Ma se non premerai quel grilletto, se mi lascerai vivere, saprò che dentro di te, c'è ancora qualcosa che ti lega a me, che mi desidera... che mi vuole al tuo fianco.-

Silenzio. Yukiteru continuava a tremare, indeciso se premere o no il grilletto. Odiava Yuno per chò che gli aveva fatto, ma dentro di sè, provava ancora qualcosa per lei? Era rimasto un pezzo del suo cuore ancora legato a quello della ragazza?

-Lo sapevo.- disse lei, sorridendo un'altra volta. Piano piano, si allontanò, senza staccare gli occhi di dosso da Yukiteru.
-Ti conosco troppo bene Yukki. Io ci sarò per te, sempre.-


Jack era appena tornato a casa, dopo il colloquio con Yukiteru e Kasugano. Era notte fonda, ma Jack non aveva affatto sonno, non dopo quello che era successo.
Camminava avanti indietro nel soggiorno della casa fino a quando non si bloccò. Guardò in alto e urlò

-DEUS!-

La stanza si allargò sempre di più, i colori cambiarono tendendosi al viola, e Jack si ritrovò nell'enorme sal del trono del Dio.

-Sapevo che saresti venuto, Zero...- disse Deus, osservando Jack dal suo trono.

Bauer estrasse dalla tasca il suo Diario e gli mostrò il display
-Apprendisti del Diario! Significa che esistono altre persone che posseggono questi Diari, e che sono fuori da questo gioco! SPIEGAMELO!-

Deus lò osservò attentamente per svariati secondi, fino a quando non inclinò la testa per avvicinarla a quella di Jack.
-Sai perchè ti ho scelto, Jack Bauer? Non solo per la tua forza, o pEr la tua fama, ma soprattutto per il tuo cervello. Perchè capisci sempre cosa si nasconde dietro ad un problema, un enigma, ragioni con accuratezza e quando trovi la soluzione metti tutto te stesso. E la maggior parte delle volte fai sempre la cosa giusta o capisci prima degli altri. Come questa volta: hai capito che ci sono altre persone che posseggono questi tipi di Diari, e che Ottavo sta giocando sporco.-

-Sei il creatore del gioco. Come tale, dovresti impedire che altre persone sappiano dell'esistenza di questa cosa.-

-E' vero, sono il creatore, ma una volta che il Survival Game inizia, non si può più tornare indietro, e io non posso intromettermi nel gioco. E' già tanto che vi abbia dato un indizio della presenza degli apprendisti, non posso fare altro se non assistere al vostro gioco.- e detto questo, tirò indietro il capo e si riaccomodò nel suo trono.

-E quindi cosa dovremmo fare? Uccidere anche queste persone che lavorano per Ottavo, anche se non fanno parte gioco?!- protestò Bauer.

-Non posso dirti cosa fare o cosa non fare. Il resto sta a voi giocatori, e credo che proprio tu, Zero, saprai come fare. Non deludermi.-

La stanza del trono scomparve, e Jack si ritrovò nel soggiorno di casa sua.

-Dannazione.-


Il giorno seguente, mentre Jack si stava dirigendo al tempio ricevette una chiamata da Yukiteru. Attaccando la chiamata, sentì cosa aveva da dirgli: gli amici che l'avevano salvato e Nishijima avevano intenzione di aiutarlo e di capire meglio la sua situazione, così Jack gli disse di invitarli al tempio il giorno stesso verso il pomeriggio. Più tardi ne parlò con Kasugano, la quale non era affatto contraria. Anche lei voleva aiutare Yukiteru dopotutto.
Erano le 18.00 quando arrivarono gli invitati. Jack li fece accomodare tutti quanti nella sala dove si trovavano lui e Kasugano. Oltre Yukiteru entrò Nishijima che salutò caldamente Jack, poi Akise Aru che lo guardava con lo stesso sguardo intenso dell'ultima volta; Akise fu seguito da un ragazzo dai capelli lunghi e neri, con tanto di faccia spavalda e aria da bulletto; chiusero la fila due ragazze: la prima portava dei capelli lunghi di un rosa chiaro, mentre la seconda li aveva corti e di un colore castano. E fu proprio su quest'ultima che Jack focalizzò la sua attenzione: l'aveva già vista da qualche parte, ne era sicuro, ma in quel momento gli sfuggiva. Tutti gli invitati si sedettero da un lato del tavolo, Jack e Kasugano dall'altro.

-Beh, direi innanzitutto di iniziare con le presentazioni, Ragazzi...- disse Yukiteru agli altri
-... vi presenti i miei amici: Kasugano Tsubaki, la sacerdotessa di questo tempio...-

-Molto piacere.- disse lei caldamente ai suoi ospiti

-...mentre lui è Jack Bauer, il vice di Kasugano.-

-Lieto di conoscervi.-

Il ragazzo dai capelli neri guardò con interesse Jack
-Jack Bauer... non sei giapponese vero?- chiese curioso.

-No infatti. Sono un americano, ed un ex agente federale.-

-Figo!- esclamò lui.

Poi Yukiteru continuò
-Conoscete già Akise e Nishijima. Il ragazzo si chiama Kousaka. Le ragazze sono Mao e Hinata.-

Fu edendo quel nome che Jack ricordò. Aveva già visto Hinata, settimane fa... Era quando lui e Keigo stavano dando la caccia a Decimo. Jack era entrato nel database di Karyuudo e tra i suoi famigliari c'era soltanto Hinata, sua figlia. Poi quando avevano preso Decimo Jack aveva visto il video di una telecamera attaccata al collare di un cane, con Hinata ostaggio di Yuno, che l'aveva lasciata andare quando Yukiteru aveva dichiarato ai suoi amici della sua relazione con Yuno.
In quel preciso momento Jack provava una strana sensazione, si sentiva uno schifo... Era di fronte alla figlia di un suo vecchio nemico, una persona che lui stesso voleva salvare, quando ancora credeva di poter fermare il gioco. Si sentiva inutile per non essere riuscito a salvare Decimo, ed ora Hinata era sola, senza nessun membro della sua famiglia ancora in vita.

-Jack, tutto ok?-

La voce di Kasugano lo riportò alla realtà. Tutti quanti lo stavano guardando, lui fece un cenno e disse che aveva un leggero mal di testa.

-E' ora che vi spieghi tutto ragazzi...- iniziò Yukiteru guardando i suoi amici.

-...Kasugano e Jack... sono dei concorrenti del Survival Game a cui partecipo anch'io...-

Silenzio di tomba. Tutti erano sotto pressione. Jack e Kasugano si squardavano, mentre Kousaka e gli altri li osservavano con curiosità come Akise, altri con una certa paura come Mao.

-Ma state tranquilli, mi fido di loro... molto di più di Yuno. Mi hanno aiutato più di una volta, e se non fosse per loro non sarei qui molto probabilmente.- li tranquillizzò Yukiteru, cosa che servì a poco.

Hinata osservava Jack mentre Kousaka era adirato

-Ah sì?! Come fai a sapere che loro non ti pugnaleranno alle spalle alla minima occasione?!-

-PERCHE' NOI SIAMO LEALI!- urlò in preda alla furia Kasugano, il suo sguardo omicida rivolto a quel ragazzo arrogante
-Forse possiamo aver fatto degli sbagli, soprattutto io. Ma se c'è una cosa che non faremo mai è tradire Yukiteru!-

A quelle parole Kousaka rimase zitto. E fu allora che intervenne Hinata
-Capisco che vogliate aiutarlo, e lo apprezzo molto. Yukiteru è nostro amico, e gli amici fanno questo. Però vorrei sapere... perchè siamo qui? Cosa c'è in ballo stavolta nel gioco.

A rispondere fu Jack
-Recentemente, i Diari del Futuro mio, di Kasugano e di Yukiteru hanno ricevuto un messaggio da Deus EX Machina, il creatore di questo gioco. Secondo le sue informazioni, Ottavo ha la possibilità di creare degli apprendisti del diario. Essi sono persone che posseggono un Diario del Futuro simile al nostro, ma non fanno parte del Survival Game. Io stesso ho parlato con Deus, e mi ha affermato tutto. Ottavo sta giocando sporco, abusando dell'aiuto di altre persone esterne al gioco per combattere.-

-Quindi credete che i Diari fasulli siano... collegati con quello di Ottavo, come con una specie di server?- chiese Akise.

-E' possibile, non lo sappiamo con certezza, ma può essere plausibile. Il fatto è che Deus ci ha avvisato di questo nemico e lui non può fare nulla per fermarlo.-

-Ma se è il Dio, perchè non può?!- chiese spaventata Mao.

-Sono le regole del gioco.- spiegò Jack
-Deus può soltanto assistere fino a quando tutto non sarà finito.-

A quel punto Kousaka infilò la mano nella tasca dei suoi jeans e fece vedere il suo cellulare.
-Beh, io posseggo una specie di Diario come questi.-

-Davvero? Posso vederlo?- chiese Kasugano.

Lui non protestò e dicendo diverse frasi scollegate tra loro col solo scopo di esaltarsi glielo diede. Kasugan lo lesse per un pò, studiando le informazioni del Diario. Poi lo sbattè nel tavolo davanti a tutti, mandandolo in mille pezzi.

-Cosa hai fatto?! Adesso morirò!!!-

Lei lo guardò con aria di sfida
-Semplice. Uno: così la piantavi di fare lo spaccone, credendoti chissà chi. Dico, ma ti sei visto?! Mi viene il disgusto solo a guardarti. Due: queste sono armi pericolose e di certo non adatte ad una mente sottosviluppate come la tua. E terzo: non puoi morire perchè non fai parte del gioco, imbecille.-
Dopo lo "scandalo", o almeno così lo aveva nominato Kousaka, Kasugano continuò
-Il gioco ha preso le vite di troppe persone innocenti. Non meritavano di morire, no per un motivo futile come questo. Prima sconfiggiamo Ottavo meglio è.-

Jack era veramente stupito dalle azioni e dalle parole di Kasugano. Era davvero cambiata di personalità e carattere. Forse sarà stato per la presenza di Bauer, ma ormai la sacerdotessa era completamente diversa da quella persona che aveva conosciuto all'inizio, pronta alla vendetta verso il mondo intero.

-Quindi, cosa dovremo fare per trovare Ottavo?- chiese Nishijima.

Fu Yukiteru a rispondergli
-Beh, scommetto che Ottavo cercherà di attaccarmi come meglio potrà. Pensateci bene: Jack e Kasugano sono troppo potenti, troppo difficili da battere, specialmente Jack. Io sono meno pericoloso. Anche se ho il vostro aiuto, non ho più Yuno e questo può rappresentare uno svantaggio. Quindi secondo me dovremmo trovare un modo per farlo arrivare a me.-
Le ragazze erano scioccate

-Vuoi fare da esca?!- esclamò Mao
-Amano, sai cosa corri, vero? Se...-

Ma Jack la interruppe
-Yukiteru sa bene a cosa vado incontro. E comunque non sarà solo. Cercheremo di aiutarlo in ogni modo possibile. Il problema è come attirarlo...
Jack era disposto a tutto per aiutare Yukiteru. Anche se sarebbe stato difficile, ci avrebbe messi anima e corpo.

Fu Akise ad avere la risposta
-Io ho un'idea. Kousaka una una casa grande, davvero grande. Una magione per intenderci, e cìè uno spazio immenso. Volendo possiamo usare casa sua e attirare alcuni apprendisti...-

-Hey, io non sono d'accordo!- protestò lui.

Tra i ragazzi si scatenò un putiferio, tutti ad eccezione di Yukiteru andarono contro Kousaka: sbraitavano e ringhiavano fino quando Hinata non si alzò dal suo posto e guardò in faccia Kousaka

-Se non t'importa nulla della vita di Yukiteru, allora esci! Quella è la porta-!-e indicò la porta  alle sue spalle.

Kousaka ci pensò un attimo, e senza dire nulla si alzò e si incamminò verso di essa. Gli altri erano rossi dalla rabbia per cosa stava facendo, e Jack era disgustato dal suo egoismo e dalla sua vigliaccheria.
Ma Kousaka non andò da nessuna parte.

All'improvvismo tutti quanti sentirono un trambusto che proveniva da fuori, gente che urlava in preda al panico, e poi... spari.
D'istinto Jack si alzò ed estrasse la pistola dai jeans. Scostò Kousaka ordinandogli di sedersi e andò vicino alla porta. Ma poco prima di toccarla essa si aprì e ne uscì una piccola bambina del tempio che Jack riconobbe subito

-Nami, cosa succede?- le chiese proccupato Jack.

La bambina guardò Bauer spaventata

-Ci sono state delle urla, poi... poi ho sentito il rumore degli spari. Ho visto delle persone che sparavano ai monaci. Ci stanno attaccando.-

Angolo dell'autore:
Non ci sono parole per descrivere il perchè ci ho messo così tanto. Chiedo infinitamente perdono per questo ritardo abnorme. Non voglio scendere nei particolari, ma posso dire che son dovuto allontanarmi da Internet per problemi (anche di linea, quella sempre in mezzo). Quindi sì, sono "tornato" e ho riaggiornato, Devo dire che ci ho messo molto anche per scrivere questo capitolo dato che non sapevo bene da dove partire, alla fine spero di aver scritto qualcosa di decente e che vi sia piaciuto. Voglio dare i miei calorosi ringraziamenti per BBola, che nonostante tutto, continua a seguire la storia e a recensirla. Davvero, grazie mille! :)
Per cui non posso fare altro che salutarvi. Non so quando riaggiornerò, ma non credo che ci metterò come l'ultima volta, almeno spero. Dato che siamo vicini a Natale, non posso fare altro che augurarvi buon Natale e buone feste da parte mia!
Alla prossima! ;)
 

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