Le 5 Leggende – L'insurrezione –

di Altair13Sirio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In viaggio per non so dove... ***
Capitolo 2: *** L'ultima luce ***
Capitolo 3: *** Mia sorella non si tocca! ***
Capitolo 4: *** Un paese "abbandonato" ***
Capitolo 5: *** I tre "Guardiani" ***
Capitolo 6: *** Un nome in codice ***
Capitolo 7: *** Presentazione ***
Capitolo 8: *** I tre Guardiani ***
Capitolo 9: *** A pezzi ***
Capitolo 10: *** Quel ragazzo è pericoloso! ***
Capitolo 11: *** Jack Frost ***
Capitolo 12: *** Colloquio silenzioso ***
Capitolo 13: *** Lo Spirito perduto ***
Capitolo 14: *** Lo sento in mia pancia ***
Capitolo 15: *** La Squadra ***
Capitolo 16: *** Se ti impegni puoi arrivare dovunque! ***
Capitolo 17: *** Un piano ***
Capitolo 18: *** E' stata la Fatina del dentino! ***
Capitolo 19: *** Un incubo ***
Capitolo 20: *** La paura di perdere tutto ***
Capitolo 21: *** Un ospite inatteso ***
Capitolo 22: *** Un grosso errore ***
Capitolo 23: *** E' colpa mia... ***
Capitolo 24: *** La partenza ***
Capitolo 25: *** Inseguimento a quattro ruote ***
Capitolo 26: *** L'arrivo di una bufera ***
Capitolo 27: *** Racconti attorno al fuoco ***
Capitolo 28: *** Domande senza risposte ***
Capitolo 29: *** Schiaffo ***
Capitolo 30: *** Segugio ***
Capitolo 31: *** Divisi ***
Capitolo 32: *** Al sicuro ***
Capitolo 33: *** Per te ci sarò sempre ***
Capitolo 34: *** Pitch Black ***
Capitolo 35: *** Salvo per miracolo ***
Capitolo 36: *** Umiliato ***
Capitolo 37: *** Ribelli ***
Capitolo 38: *** Tu credi? ***
Capitolo 39: *** Una pausa per riprendere fiato ***
Capitolo 40: *** L'arma segreta ***
Capitolo 41: *** L'Ombra di Pitch ***
Capitolo 42: *** Notte nel gelo ***
Capitolo 43: *** Il peggio è passato ***
Capitolo 44: *** Un avvertimento ***
Capitolo 45: *** Cosa facciamo? ***
Capitolo 46: *** Ruoli ***
Capitolo 47: *** La definizione di "coraggio" ***
Capitolo 48: *** Nascondersi nell'ombra ***
Capitolo 49: *** Ombre nelle ombre ***
Capitolo 50: *** Turbamento ***
Capitolo 51: *** Fratelli e sorelle ***
Capitolo 52: *** La battaglia delle ombre ***
Capitolo 53: *** .- -.. -.. .. --- ***
Capitolo 54: *** Sconfitti ***
Capitolo 55: *** La paura di rimanere sola ***
Capitolo 56: *** Di nuovo in marcia ***
Capitolo 57: *** Vendetta ***
Capitolo 58: *** Disputa ***
Capitolo 59: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 60: *** Una grande città ***
Capitolo 61: *** Silla ***
Capitolo 62: *** La città di Silla ***
Capitolo 63: *** Il ritorno degli Incubi ***
Capitolo 64: *** Una traccia ***
Capitolo 65: *** La notte prima della partenza ***
Capitolo 66: *** Io non resterò solo! ***
Capitolo 67: *** In viaggio verso casa... ***
Capitolo 68: *** La forma più spaventosa del freddo ***
Capitolo 69: *** Fine della bufera ***
Capitolo 70: *** Senza paura ***
Capitolo 71: *** Prima di entrare nella tempesta ***
Capitolo 72: *** Addio, mentore... ***
Capitolo 73: *** Senza più una guida ***
Capitolo 74: *** Casa, dolce casa... ***
Capitolo 75: *** Senza più una casa in cui tornare ***
Capitolo 76: *** Ali bruciate... ***
Capitolo 77: *** L'ultima battaglia ***
Capitolo 78: *** Da soli ***
Capitolo 79: *** 24 Febbraio ***
Capitolo 80: *** Mai esistita ***
Capitolo 81: *** Follia ***
Capitolo 82: *** Ti stai ammorbidendo? ***
Capitolo 83: *** Le speranze di un folle ***
Capitolo 84: *** Stai bene? ***
Capitolo 85: *** Sconosciuto ***
Capitolo 86: *** Sopravvivenza ***
Capitolo 87: *** Ci hai abbandonati, Nightmare? ***
Capitolo 88: *** Colpevole ***
Capitolo 89: *** Bontà ***
Capitolo 90: *** Il richiamo del dovere ***
Capitolo 91: *** Prima della fine ***
Capitolo 92: *** Incubo ***
Capitolo 93: *** Un ricordo perso nel tempo ***
Capitolo 94: *** Rivelazioni ***
Capitolo 95: *** Il prezzo della vittoria ***
Capitolo 96: *** Eroi ***
Capitolo 97: *** Le 5 Leggende ***



Capitolo 1
*** In viaggio per non so dove... ***


Sono passati tre anni da quando Pitch e Jack Frost hanno avvolto il mondo con la paura e il freddo. Da allora, la Terra è avvolta in un perenne inverno e tutti hanno paura di uscire dai propri nascondigli. I Guardiani sono scomparsi; nessuno crede più in loro. Questo perché bisogna vedere per credere, e nessuno li ha mai visti a parte me!
Jamie stava camminando per una strada buia, sua sorella in braccio a lui sonnecchiava con qualche difficoltà. Da quando erano fuggiti aveva continuato a viaggiare e le aveva sempre ricordato di credere, perché quegli esseri che avevano portato la felicità nel mondo per tanti anni erano esistiti veramente. Lei era ancora piccola, e non voleva rovinarle l’infanzia dicendole cose che la avrebbero delusa: le diceva semplicemente la verità, e la verità era che i Guardiani esistevano.
Jamie si sentiva osservato. Era da quando erano scappati che venivano inseguiti dagli Incubi, quei disgustosi mostri dall’aspetto di cavalli neri fatti di sabbia, ma ancora non riusciva a spiegarsi il perché.
Si infilò in un vicolo senza dare troppo nell’occhio; se gli Incubi stavano arrivando, voleva essere pronto. Poggiò delicatamente Sophie dietro un cassonetto della spazzatura, adagiando con estrema cautela la sua testa alla parete. Faceva un po’ schifo, ma era l’unico posto ben nascosto che aveva trovato; non era il momento di fare gli schizzinosi.
La piccola rabbrividì non appena entrò in contatto con il suolo freddo ricoperto di neve.
<< Resta qui, Sophie. Io torno subito! >> Sussurrò con un filo di voce, osservando per un istante le nuvolette di vapore che uscirono dalla sua bocca. Poi si alzò e uscì dal vicolo a grandi passi.
Come immaginava, delle ombre stavano formandosi sui muri e stavano prendendo la forma di cavalli oscuri. Fiutavano la sua paura, ne aveva fin troppa… Lui lo sapeva bene.
Sollevò il braccio, si concentrò fortemente su ciò che voleva, e nella sua mano, dopo che un nugolo di sottilissima sabbia nera si fosse aggregato attorno ad essa prendendo una forma allungata, con un lampo apparve una spada con la lama talmente lucida che ci si sarebbe potuto specchiare sopra.
La guardò un po’ con aria soddisfatta. << Non è male… >> Commentò.
Un cavallo nero si era eretto in mezzo alla strada, a circa sei metri da lui, guardandosi intorno; cominciò a caricarlo a testa bassa. Jamie scattò in avanti con la spada tesa di lato e lo colpì in pieno tagliando l’aria di fronte a sé trasversalmente. Quello si dissolse in una nuvola di polvere nera producendo un rumore come un fruscio molto forte.
Un altro cavallo stava arrivando da sinistra. Jamie impugnò la spada con tutte e due le mani, girò su sé stesso verso destra e colpì di taglio il cavallo, che si dissolse. Saltò indietro facendo una capriola, sapendo di non poter mai restare fermo. Proprio mentre era in aria però, sotto di lui comparve un cavallo che riuscì a prenderlo alla sprovvista. Jamie mantenne il sangue freddo e, abbassando con forza la lama, tagliò a metà l’Incubo.
Atterrò piegando le ginocchia, pronto a scattare. Una violenta raffica di vento lo sollevò da terra e lo spinse verso un muro. Jamie sbatté violentemente con la schiena e sentì un improvviso intorpidimento per qualche secondo; scivolò giù, e fu caricato da un cavallo furioso che lo sollevò da terra e lo spinse indietro con la sua enorme testa.
Il ragazzo scivolò per alcuni metri sulla strada ghiacciata, prima di fermarsi. Si alzò a fatica, ma determinato a non mollare. Non poteva mollare! Cosa sarebbe successo a Sophie, se si fosse arreso? Era questa la motivazione che lo aveva spinto a continuare lungo quel cammino per tutto quel tempo.
Il cavallo corse verso di lui, preparandosi all’impatto. Jamie fece sparire la spada e scattò verso il cavallo, volendo prendere una bella rincorsa; prima di venire investito dalla bestia, Jamie fece un passo più lungo degli altri e si diede la spinta necessaria ad eseguire un salto in alto che gli fece scavalcare l’Incubo. Eseguendo una capriola e a testa in giù allungò le braccia, concentrandosi attentamente per non commettere errori; aveva un solo tentativo, una sola possibilità che non avrebbe dovuto sprecare. Tra le sue mani comparve un arco con una freccia già incoccata, pronta a colpire. Scoccò la freccia e colpì in pieno l’Incubo, trapassando il suo corpo dalla consistenza fumosa.
L’essere rimase fermo un istante, come immobilizzato dal colpo di Jamie, poi esplose in una nuvola di sabbia nera, come facevano tutti quando venivano sconfitti.
Jamie atterrò inciampando e rovinando a terra; non aveva calcolato con molta attenzione l’atterraggio, e questa sua mancanza avrebbe potuto costargli caro. Erano finiti, ma non sapeva cosa sarebbe potuto accadere se non fosse stato così. Non doveva mai abbassare la guardia, o avrebbero potuto prenderlo alla sprovvista in qualsiasi momento!
Fece sparire l’arco, che si dissolse così come si era creato, con un piccolo lampo e tanti granelli di sabbia, poi si voltò verso il vicolo dove aveva lasciato sua sorella. Si tirò su il cappuccio della felpa e tornò indietro a prendere Sophie.
La piccola stava dormendo beatamente. Finalmente ora aveva trovato una posizione comoda e aveva potuto quindi trovare la forza di addormentarsi; chissà se stava avendo un incubo in quel momento, oppure se l’Uomo Nero l’avesse risparmiata almeno per quella notte…
Non era stata vista, per fortuna. La prese in braccio facendo attenzione a non disturbare il suo riposo e cominciò a camminare. Non sapeva verso dove, ma sapeva che non poteva fermarsi.

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Capitolo 2
*** L'ultima luce ***


Jack era seduto sul suo trono di ghiaccio. La gamba destra era alzata sul sedile, mentre la sinistra scendeva dritta fino a terra. Il gomito destro era appoggiato sul ginocchio destro e la mano sorreggeva la sua guancia destra, la testa leggermente reclinata verso destra. Sembrava stanco. Il bastone poggiato su un lato del trono giaceva incustodito come un oggetto che non era stato usato per moltissimo tempo.
Di fronte a lui c’era un mappamondo dal diametro di tre metri e mezzo, completamente nero, illuminato solo in un punto: una piccola luce dorata che si era spostata lentamente da un punto all'altro della mappa negli anni. La fissava con occhi acidi, come se volesse spegnerla con lo sguardo.
Erano passati ormai tre anni, da quando si era alleato con Pitch. Il mondo era diventato come volevano loro: “nero come Pitch e freddo come Frost”. Sentì un moto di nostalgia ripensando a quei tempi, quando era diverso, quando andava in giro e nessuno lo poteva vedere, e quindi poteva combinare ogni genere di scherzo che voleva. Ora non era tanto diverso: poteva fare tutto quello che voleva perché il mondo era suo, nonostante tutti lo vedessero, ma dentro di lui qualcosa era cambiato… Ora non usciva più, aveva perso la voglia di combinare scherzi e guai, e passava le giornate a guardare quella luce che si spostava da un punto all’altro degli Stati Uniti d’America…
<< Stai ancora fissando la luce? >> Chiese una voce proveniente dall’ombra. Il suo tenebroso compagno era stato lì per chissà quanto tempo…
<< Vattene via, Pitch. >> Rispose Jack annoiato. Si voltò leggermente. << Non voglio parlare… >> Tornò a guardare il mappamondo con occhi malinconici.
<< Lo sai che anche questa notte è riuscito a fuggire? >> Chiese Pitch avvicinandosi al trono, uscendo dall'ombra. La sua figura alta e sottile era racchiusa in tutta la sua compostezza, le mani unite dietro la schiena e il mento alto con sicurezza, mentre a ogni passo le sue scarpe schioccavano chiaramente.
<< E con questo? E’ uno solo e non darà nessun fastidio… >> Rispose Jack muovendo la mano sinistra con fare annoiato.
<< Anche una luce sola può illuminare una stanza buia… >> Cominciò l’Uomo Nero.
<< Sono passati tre anni, Pitch! Sono deboli, e non si faranno vedere mai più! >> Sbottò Jack guardandolo per la prima volta in faccia. Lui era cambiato, mentre Pitch era rimasto lo stesso: la sua espressione si era indurita, era diventato più vecchio, e una leggera barba gli solcava la parte inferiore del volto. Gli occhi infossati e le occhiaie scure lasciavano intendere quanto tempo passasse senza chiudere occhio. Come era possibile? La sua natura era cambiata, e assieme a quella anche il suo aspetto: non era più il ragazzo giocoso e solare di un tempo, ma un uomo triste e solo.
Pitch sorrise affabilmente. << Forse hai ragione… Mi sto preoccupando per nulla… >> Fece per andarsene. << Tuttavia… >> E si fermò. << Sai cosa succederebbe se dovessero tornare a credere in loro? >> Chiese con un sorrisetto borioso.
Jack gli rivolse un'espressione scontrosa. << Sì, lo so! E non succederà! >> Sbottò in un attimo di sfogo. Il suo sguardo si rivolse poi da un’altra parte e la sua voce tornò ad essere tetra e annoiata. << Hanno troppa paura… >>
Pitch se ne andò ridendo, scomparendo nell’ombra da dove era arrivato. A volte Jack si chiedeva perché si fosse alleato con lui; cosa aveva detto di tanto convincente da farlo diventare il suo “socio”?
“Niente si sposa meglio con il freddo dell’oscurità.” Aveva detto. “Crederanno in tutti e due!” “No, avranno paura!” Risposi. E poi cosa ha detto? Se ne stava andando, e aveva detto che sarei rimasto solo, per sempre.
Jack si massaggiò le tempie e si poggiò una mano sugli occhi quando le parole dell'Uomo Nero tornarono a echeggiare nella sua mente logorata dal tempo e dalla noia.
“Nessuno crederà mai in te, Jack Frost, perché rimarrai sempre quello che sei, ovvero un ragazzino che ha paura di seguire la sua vera strada!” “E quale sarebbe la mia vera strada?” Chiesi io.
Ricordava bene quale fosse stata la risposta di Pitch a quella sua domanda: “Aiutare quegli sciocchi che vogliono solo sfruttarti, o venire con me e creare un mondo in cui tutti ci vedranno, crederanno in noi, e ci temeranno! Saremo i padroni del mondo!” Gli saltai addosso con tutta la furia che avevo, ma mi immobilizzò. Mi fece capire che essere temuti e far sì che la gente creda in te sono la stessa cosa… Non so perché, ma accettai. Insieme sconfiggemmo i Guardiani e gettammo il mondo nell’oblio in cui è ora…
Perché accettò? Perché era stufo di essere ignorato! Ora invece era conosciuto e temuto da tutti, ma… Mancava ancora qualcosa nella sua vita…

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Capitolo 3
*** Mia sorella non si tocca! ***


Jamie e Sophie erano in un bosco innevato; gli alberi spogli conferivano a quel posto un aspetto spettrale mentre la neve ai loro piedi ricopriva interamente il terreno e rendeva difficile camminare. Sophie arrancava tenendo la mano al fratello e si guardava intorno con aria inquieta.
<< Jamie… >> Disse la piccola alzando lo sguardo verso il fratello. Jamie mosse la testa verso di lei. << Ho freddo e sono stanca… >>
Jamie si sconfortò. Anche lui era stanco e capiva le necessità di sua sorella, ma non potevano fermarsi proprio in quel momento, in quel bosco. Si fermò e si guardò intorno.
<< Che ne dici se ci riposiamo un po’ in quella casa? >> Chiese abbassandosi alla sua altezza e indicando una casetta di mattoni di pietra poco distante da loro; un colpo di fortuna. Sophie sorrise contenta, mostrando di aver apprezzato fortemente l'idea.
Si avvicinarono con cautela alla piccola costruzione del bosco, facendo attenzione che non ci fossero animali o mostri nei paraggi. Jamie provò ad aprire la porta forzandola; il legno della porta non era molto resistente e dopo un paio di tentativi cedette, aprendosi e spargendo a terra del ghiaccio che l'aveva tenuta chiusa fino a quel momento.
Sophie entrò dopo del fratello e si guardò intorno con occhi curiosi: era quasi vuoto, con una vecchia poltrona scassata e un caminetto dall'aria antica relegato a una parete della stanza. C'erano anche una scatola di fiammiferi e della legna vicino al caminetto, e accanto alla porta una finestra con un vetro mezzo rotto si affacciava verso l'esterno. C'era un pagliericcio secco in un angolo, piccolo e pieno di polvere, ma avrebbe potuto essere usato come letto per dormire. Non era il massimo, ma quel posto per una notte poteva andare bene.
Jamie fece sedere la sorellina sulla poltrona, su cui avrebbe potuto dormire senza problemi. Lui si sedette a terra e, avvicinatosi al camino, tentò di accendere la legna.
Stava cercando di far prendere fuoco a un’asse di legno marcio, quando sentì uno scalpitio da fuori la casa. Il vento soffiava tra gli alberi e provocava rumori sinistri, ma quello non era un suono naturale.
Disse a Sophie di stare giù e andò alla finestra a controllare che non ci fossero pericoli fuori dalla casa, ma ovviamente la sorte non gli avrebbe permesso di poter riposare serenamente quella notte: una ventina di Incubi si stavano riunendo attorno alla casa, ma vide che a poco a poco il loro numero cresceva. Raspavano il terreno con i loro zoccoli, spostando la neve e scavando buche, annusavano le impronte lasciate dai due fratelli e che conducevano alla casetta in pietra in mezzo agli alberi.
<< Dannazione… >> Disse adirato. Si abbassò dando le spalle al muro, disse a Sophie di nascondersi e fece comparire tra le sue mani un arco e una faretra piena di frecce. Ne incoccò una e la puntò con attenzione verso l'esterno. Non sapeva se fossero lì per lui, ma doveva essere pronto a lottare.
Fece passare la freccia attraverso il buco nel vetro rotto, molto lentamente; colse il proprio braccio tremare mentre poggiava la freccia sul davanzale di pietra nel tentativo di prendere la mira. Si assicurò di poter far centro e lanciò il dardo. La freccia, dopo uno scatto che le permise di attraversare uno spazio di una trentina di metri in pochi attimi, si conficcò nella fronte di uno dei cavalli, che si dissolse in una nuvola di polvere.
Jamie si abbassò permettersi al riparo e incoccò un’altra freccia sull'arco. Si tirò su e colpì un altro Incubo dopo aver rapidamente preso la mira. Questa volta era andato di fretta e per poco non lo aveva mancato. Si abbassò nuovamente.
Non poteva continuare così per molto. Quei cavalli erano molti più di lui, e anche se avesse creato più frecce non sapeva se sarebbe stato in grado di difendere Sophie da dentro la casa. Si affacciò di nuovo alla finestra e dal vetro rotto entrò un soffio di vento freddo che gli congelò la faccia.
Si abbassò di nuovo. Si mise a pensare: nella casa c’erano dei vecchi fiammiferi e un po’ di paglia. Non molta, ma per quello che aveva in mente gli sarebbe bastata. Fece dei mucchietti di paglia e li mise attorno alle punte delle frecce, assicurandosi che non scivolassero via; se avesse avuto un collante per tenere il tutto unito, sarebbe stato ancora meglio. Li accese a uno a uno coi fiammiferi e cominciò a lanciarle contro gli Incubi, che ancora non sembravano aver capito da dove venissero le frecce. La paglia gli bastò per undici frecce. Non fu molto, ma riuscì ad eliminare qualche cavallo in più grazie alle fiamme che si erano propagate prima di venire scoperto.
<< Sophie, resta qui! >> Esclamò quando ebbe finito le frecce e si fu reso conto di essere stato avvistato dagli Incubi. Jamie fece sparire l’arco e fece apparire una lancia che brandì nella mano destra. Spalancò la porta e scagliò l'arma in fronte a un Incubo che si stava avvicinando all'abitazione; quello scomparve in un attimo, dissolvendosi in una nuvola di sabbia.
Jamie fece apparire una sciabola e cominciò a menare fendenti a destra e a manca. Colpiva i cavalli ovunque, noncurante dei punti dei loro colpi che andava ad attaccare; l’importante era ferirli, ogni colpo li faceva sparire.
Saltò indietro per evitare un cavallo che lo caricava e tranciò di netto un Incubo alla sua destra, spargendo la sua sabbia per tutta la zona. Face apparire un’altra sciabola e si mise a colpire tutti gli Incubi che gli passavano vicino roteando infuriato. Molti gli giravano intorno nel tentativo di chiuderlo in una gabbia, ma se avesse voluto avrebbe potuto saltarli. E fu proprio così che fece, perché non voleva restare intrappolato: saltò in alto, diretto fuori dalla morsa dei cavalli, che avevano formato un cerchio vorticante attorno a lui in cui la sabbia si fondeva in un'unica nuvola e quasi non si distinguevano più le forme degli animali che ne facevano parte, ma fu sorpreso dalla loro risposta: i cavalli all’estremità si mescolarono tra loro e diventarono un’unica onda che gli si parò davanti e lo fece sbattere, perdendo l'orientamento. Jamie fu poi sollevato da un vento gelido e perse le spade, che scomparvero nella neve. Fece apparire un’accetta, disperato, e si preparò a ricevere degli attacchi dagli Incubi, che però non arrivarono.
Si guardò intorno con grande confusione. A che serviva quel vento, se non era stato attaccato? All'improvviso i suoi occhi andarono giù e vide con orrore la casa distrutta e Sophie che fuggiva urlando spaventata. I cavalli le stavano dietro, avanzando inesorabili e spietati.
<< NO!!! >> Urlò sentendo improvvisamente una grande paura.
Vide la sorella inciampare nella neve e voltarsi nel tentativo di potersi rialzare in fretta. Sapeva di non poter scappare ormai; gli incubi si avvicinavano lentamente, precludendole ogni via di fuga.
<< SOPHIE!!! >> Gridò Jamie disperato. << Fermatevi! Maledetti…! >> La paura in lui crebbe come non mai. Sentì la forza crescere dentro di sé a livelli mai raggiunti prima. A un certo punto davanti ai suoi occhi si spalancò un varco lucente che smosse l’aria e lo risucchiò al suo interno, e un attimo dopo si ritrovò a terra.
I vestiti bruciati e l’accetta nella mano destra, con la sinistra che si appoggiava al terreno, Jamie non aspettò nemmeno il tempo di poter capire cosa fosse successo: alzò lo sguardo verso gli Incubi e scatto verso di loro, ringhiando inferocito. Cominciò a colpirli tutti senza alcuna pietà, non ne faceva scappare nemmeno uno sapendo che avrebbero potuto ritornare e mettere in pericolo la vita di Sophie, che era accanto a lui e confusa più che mai nel vederlo lì dopo che era stato portato in aria dal vento.
Purtroppo Jamie sapeva che combatterli e basta non sarebbe servito… Poteva lottare in continuazione, e gli Incubi sarebbero sempre tornati a causa della paura che dilagavano nel mondo; doveva escogitare una nuova tattica per tirarsi fuori da quella situazione.
Si liberò di un cavallo che gli stava andando addosso e corse verso sua sorella. La sollevò di peso dopo aver lasciato cadere l'accetta e se la caricò su una spalla. Cominciò a correre a perdifiato lontano dalla zona della battaglia. Si concentrò con forza e pregò perché la sua idea potesse funzionare: a pochi metri da loro, apparve un grosso fuoristrada con lo sportello alla guida aperto. Ci saltò dentro con il cuore colmo di euforia e chiuse lo sportello con forza. Mise la sicura alle portiere per guadagnare un po' di tempo e allacciò la cintura a sua sorella seduta al posto del passeggero. Mise le mani al volante sudando copiosamente e fissò il vuoto.
<< Sai guidare questo coso? >> Chiese Sophie allarmata, destandolo subito da quel suo stato.
Lui la guardò sconvolto. << No, ma devo farlo! >>
Si ricordò di quella volta che suo padre gli aveva spiegato come si partiva con l'auto: schiacciò la frizione fino in fondo, mise la prima marcia e accelerò di colpo.
L'auto sussultò e si fermò sul posto. Jamie si trattenne dall'imprecare e la riaccese girando le chiavi al quadro con fare nervoso; ripeté l'operazione con più cautela e questa volta, grazie al cielo, il fuoristrada partì. Gli Incubi stavano cominciando a spingerla per farla capovolgere. La forza del mezzo li travolse e scappò via.
Jamie era ancora sconvolto: non riusciva a credere di aver fatto partire un’automobile con quella pressione. E ancora di più, non riusciva a capire come avesse fatto ad arrivare a terra in quel modo… La piccola Sophie lo guardava a bocca aperta, strabiliata. Lo ringraziò per averla salvata appena in tempo e lo abbracciò.
<< E perché mi ringrazi? Sono io a doverti ringraziare, perché sei riuscita a scappare finché non sono arrivato! >> Disse rassicurante lui, cercando di non far notare il fiatone nella sua voce. Le mise una mano sulla testa e le scompigliò i capelli, facendole così chiudere gli occhi. << Sono fiero di te! >> Le disse. << Tu sei la mia sorellina, e nessuno ti farà mai del male, te lo prometto! >>
Sophie abbandonò la schiena al suo sedile e sorrise grata al fratello, mentre il fuoristrada sfrecciava nel bosco allontanandosi dal luogo dove i due avevano appena lottato.

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Capitolo 4
*** Un paese "abbandonato" ***


<< Questo posto è completamente abbandonato… >> Commentò Jamie guardandosi intorno. I negozi sulla strada erano vuoti, le luci spente e le vetrate rotte. Le porte delle case erano scardinate o non c’erano del tutto, e tutto attorno sembravano esserci i resti dell’improvvisa fuga della popolazione. La strada, come tutte, era buia e devastata, illuminata solo dalla Luna e con qualche automobile ferma, a secco, completamente sfasciata dalle intemperie e dall’irruenza degli Incubi. La neve ricopriva l’asfalto con uno spesso strato, più soffice in superficie e solido e duro in profondità; Sophie faceva fatica a camminare: a ogni passo sprofondava di qualche centimetro. Jamie continuava a far guizzare lo sguardo da un lato all’altro, facendo agitare di scatto i suoi capelli, pronto ad estrarre un’arma in caso di pericolo. La città, però, sembrava essere calma.
<< Cerchiamo di trovare un posto sicuro dove nasconderci. >> Disse cercando di assumere un tono sicuro di sé.. Avevano viaggiato tutto il giorno, solo poco prima che il sole tramontasse avevano raggiunto quel paese. Avevano parcheggiato il fuoristrada non lontano da lì per procedere in silenzio alla ricerca di un posto dove passare la notte in sicurezza, ma c’era un altro motivo perché Jamie avesse deciso di lasciare il fuoristrada indietro: con quel mezzo la loro mobilità sarebbe stata limitata parecchio, non si sarebbero potuti districare tra le vie strette e piene di ostacoli che aveva da offrire quel posto e nascondersi sarebbe stato estremamente più difficile.
Un silenzio innaturale regnava su quel luogo.
Il ragazzo si girò di scatto dopo aver sentito un rumore proveniente da sinistra; sembrava il suono di qualcosa che andava in frantumi. Si avvicinò di soppiatto al negozio da dove aveva sentito il suono, tirando la piccola Sophie dietro di sé e stringendole la manina con forza per la tensione.
Entrò assieme a lei nel locale le cui porte erano aperte e fece apparire un pugnale corto e affilato nella mano libera. Faceva attenzione a non fare alcun rumore, avanzava in punta di piedi e con la schiena incurvata per nascondersi sotto gli scaffali di quello che sembrava tanto essere un piccolo negozio di alimentari, ormai completamente svuotato. Sophie dietro di lui, si guardava attorno con gli occhi pieni di paura.
Jamie osservava i dintorni con sguardo arcigno, pronto a colpire qualunque cosa gli apparisse davanti; aveva i nervi alle stelle, era stufo di tutte quelle lotte e quei pericoli insensati che gli facevano rischiare la vita ogni dannato giorno. Voleva solo riposarsi, potersi sdraiare accanto alla sua sorellina con dolcezza e godersi una notte di riposo senza dover temere che quegli stramaledetti Incubi non venissero a tormentarlo anche fuori dalla sua testa, cercando di portargli via Sophie in ogni modo!
Un forte rumore di ceramica infranta lo fece sobbalzare, e Jamie si gettò a un angolo rotolando su un fianco con la sorellina dietro la schiena per poterla proteggere. I loro occhi atterriti assistettero alla fuga di un topo che sgusciò fuori dal negozio, portandosi al sicuro da quel trambusto che aveva inconsciamente creato e da cui era stato spaventato.
Un topo. Un minuscolo topo lo aveva fatto allarmare così tanto, rompendo uno stupido vaso da fiori sul bancone del locale, urtandolo o spingendolo o capovolgendolo, creando quindi il rumore che lo aveva fatto spaventare. Si alzò e tirò un lungo sospiro mentre la sua fronte si rilassava lentamente. Forse la sua reazione era stata un po’ eccessiva – un rumore poteva essere qualunque cosa, se si fosse messo a controllare cosa fossero tutti i rumori che sentiva ogni notte non si sarebbe mai sbrigato – ma in quei tempi bisognava diffidare di tutto. In quel momento Jamie si rese conto quanto veramente i suoi nervi fossero stressati, e con i suoi anche quelli di sua sorella.
<< Scusa se ti ho fatta spaventare… >> Disse a Sophie per scusarsi, assumendo un’espressione sofferente.
La bimba scosse la testa e gli sorrise, facendo sbattere le sue lunghe e intricate ciocche di capelli dorati sulle sue guance arrossate dal freddo. Jamie le sorrise e si sedette accanto a lei, appoggiando la schiena al muro.
<< Bé, che ne dici di restare qui? Non sembra esserci nessuno e gli Incubi non si sono fatti vedere… >> Propose senza troppi giri di parole.
Sophie annuì con approvazione e subito si mise a gattonare rapidamente per accucciarsi accanto al fratello. Lui la abbracciò passandole un braccio dietro le spalle e la strinse a sé, preparandosi a un’altra lunga notte.
 
*
 
Erano forse le due quando Jamie fu svegliato da un rumore sconosciuto che non riusciva a localizzare precisamente attorno a sé: sembrava un rumore di ingranaggi in funzione, lento e meccanico, e a poco a poco si faceva sempre più forte e insistente. Notò anche un’altra cosa: il pavimento su cui si trovavano sembrava star piegandosi verso il basso.
Era esattamente una sezione di pavimento lunga forse due metri e larga tre, che comprendeva esattamente lo spazio occupato da Jamie e sua sorella in quella posizione che avevano assunto nel sonno, e si stava abbassando sempre di più.
Jamie fu colto da un’improvvisa ansia; svegliò Sophie, ma non ottenne nulla da ciò. Entrambi scivolarono dentro al buco venendo instradati lungo uno scivolo che scendeva a spirale verso il basso, sottoterra. Si misero a urlare pieni di paura senza sapere dove sarebbero sbucati.
Dopo pochi istanti Jamie atterrò su qualcosa di morbido e omogeneo che sembrò assorbire completamente il suo arrivo, sua sorella atterrò sopra di lui con grande spinta facendogli espellere tutta l’aria che aveva nei polmoni.
Si guardarono intorno con aria spaesata: erano in una stanzetta piccola dalle pareti rivestite in acciaio e dall’aria possente, come blindate. C’era un forte odore di chiuso e solo una lampadina pendente dal soffitto illuminava fiocamente l’ambiente. Non c’era niente all’interno della stanza e il pavimento era stato rivestito di uno strano materiale gommoso su cui camminare era un’impresa.
Quel luogo aveva tutta l’aria di una prigione, agli occhi di Jamie, ma il fatto che uno scivolo direttamente dalla superficie li avesse condotti lì e un pavimento rivestito e protettivo li avesse accolti in maniera così dolce, il ragazzo pensò che quella stanza fosse solo una entrata dove far arrivare gli ospiti, attrezzata in modo da non ferire in alcun modo chi veniva trasportato sullo scivolo.
I due fratelli non dovettero aspettare molto per scoprire tutto: a un certo punto entrò nella stanza un uomo con una lunga barba bianca, vestito con abiti pesanti per proteggersi dal freddo e con una grossa pancia che occupava parecchio spazio, e li accolse con gioia.
<< Come sono felice che siate arrivati fin qui! Come sono felice! >> Li prese e li stritolò in un caloroso abbraccio. << In questo rifugio segreto sarete al sicuro ora! >> Li lasciò andare per un attimo e cominciò a passeggiare pensosamente in tondo al centro della stanza, dove per poco non sbatteva con la fronte alla lampadina che pendeva dal soffitto. << Non pensavo che questo posto fosse conosciuto anche al di fuori della città, chissà quanto avrete viaggiato… >> Mormorò rivolgendo loro uno sguardo compassionevole; poi scattò nuovamente verso di loro e li abbracciò un’altra volta urlando ancora di più. << Ma ora siete qui! Non dovete più preoccuparvi di niente! >>
L’omone lasciò andare un’altra volta Jamie e Sophie, che persero l’equilibrio e si ritrovarono con il sedere per terra. Alla bambina piaceva l’espansività del vecchio, mentre Jamie sembrava leggermente sconvolto dalla sua irruenza. L’uomo allargò le braccia con grande teatralità e disse:<< Vi do il benvenuto, a nome di tutta la popolazione! >> Poi si presentò:<< Io sono Babbo Natale! >>
Il volto di Jamie si illuminò quando sentì quelle parole.
<< Babbo Natale? >> Chiese raggiante. Non poteva credere di aver finalmente trovato i Guardiani.
L’uomo annuì con le braccia ai fianchi e lanciò un’occhiata allusiva ai due ragazzini. Si piegò su di lui e precisò sorridendo:<< E’ il mio nome in codice! >>
Jamie, che per un secondo si era sentito veramente felice, si abbatté di colpo, capendo di essersi sbagliato ancora una volta. << Nome in codice… >> Mormorò a testa bassa. << Come ho fatto a non pensarci subito… >>
L’uomo gli diede un’energica pacca sulle spalle tanto da provocargli un violento colpo di tosse. << Ora vi mostrerò questo paradiso per noi fuggitivi! >>
Jamie prese Sophie da una mano e seguì Babbo Natale, che li condusse fuori dalla stanzetta.
Si inoltrarono in un corridoio che sboccava in varie stanze dalle porte chiuse, tutte contrassegnate con delle targhette. C’era una strana carta da parati verde alle pareti, in alcuni punti si concentrava la muffa e alcuni strappi che lasciavano scoperti i muri. << Questi sono gli alloggi di tutti noi. Ognuno ha un suo alloggio personale che deve tenere con cura. Non c’è abbastanza manodopera per poter pulire le stanze da soli, quindi tutti devono dare una mano. >>
Babbo Natale li portò in una grande sala silenziosa, ma dall’aria di essere un luogo molto caotico. C’erano tavoli ovunque e da un lato c’erano dei banconi su cui giaceva del cibo appena preparato. Alcune persone vestite con dei camici li salutarono; avevano tutta l’aria di essere dei cuochi. Altre persone, invece, erano sedute ai tavoli, e mangiavano qualcosa; loro avevano indosso degli abiti normali. Stranamente a quell’ora c’era ancora qualcuno che cenava…
<< Questa è la mensa. >> Spiegò l’uomo mostrando ai fratelli il posto. << Qui mangiamo tutti insieme e la gente fa conoscenza. Ci sono degli orari in cui viene preparato il cibo, ma ognuno può venire a mangiare quando preferisce – sempre che rimanga qualcosa. >> Babbo Natale ridacchiò mostrandogli i cibi dietro ai banconi. Guardando tutta quella roba da mangiare, Jamie e Sophie avvertirono i morsi della fame che avevano trattenuto fino a quel momento. Nonostante gli sguardi intensi della sorella al cibo esposto, Jamie la supplicò con lo sguardo di resistere ancora un po’ e più tardi si sarebbe preoccupato di prenderle qualcosa.
Babbo Natale li portò poi in una sala spaziosa e immersa nella penombra, ma tutto quel buio doveva essere a causa dell’ora tarda. << Questa è la piazza, il centro del rifugio. Qui avvengono le riunioni più importanti e le assemblee per decidere i compiti di ognuno… E’ il centro sociale del rifugio, e anche il locale più grande! >> Esclamò Babbo Natale, mostrando loro quel luogo di cui sembrava andare molto fiero.
<< Ehm… Babbo… Posso farti una domanda? >> Chiese Jamie intimorito una volta che quello ebbe finito di parlare.
<< Chiedi pure. >> Rispose l’omone piegandosi su di lui e mostrando un grande sorriso.
<< Perché vi chiamate con dei nomi in codice? >>
Babbo Natale sorrise e tornò con la schiena dritta. Si mise a parlargli con tono affabile e spiegò con molta chiarezza il motivo di quella scelta:<< E’ una questione di sicurezza: sai, questo posto è sicuro. Non ci sono Incubi che varcano la soglia del rifugio, ma per evitare di far trapelare informazioni su di noi, usiamo tutti un nome in codice; potrebbero esserci spie, capisci? >> Jamie annuì alla sua ultima frase, nonostante pensasse che si trattasse di un mucchio di idiozie.
<< Bé… Grazie della visita guidata… Ora, però, io e mia sorella dovremmo andare. >> Fece a un certo punto Jamie prendendo in braccio Sophie e facendo qualche passo indietro per allontanarsi dall’omone.
Babbo Natale fu sorpreso. << Come? Ve ne andate? Ma pensavo che foste venuti qui apposta per cercare un posto dove restare! >> Si agitò con ansia, come se fosse dispiaciuto di vedere andare via i due ragazzini.
Jamie rise con presunzione. << No grazie. Non ci penso proprio a rimanere rinchiuso qui con altra gente! >> Scuoteva la testa rapidamente e distoglieva lo sguardo per far intendere che non avesse intenzione di fermarsi lì e “giocare a vivere una vita normale.”
Stava per andarsene fregandosene di tutto e tutti, quando Babbo Natale lo fermò supplicandolo. << Avanti! Sii ragionevole! Non ce la farete mai! E poi se il tuo obiettivo non è trovare dei ribelli, allora qual è? >>
Jamie si arrestò e volse lo sguardo verso l’uomo dalla barba bianca, che adesso lo fissava con occhi confusi; fece scendere Sophie a terra e si voltò completamente. Prese un profondo respiro e si puntò il pollice al petto. << Per prima cosa, io posso cavarmela senza problemi! E poi ho intenzione di porre fine a tutto questo! >> Esclamò.
Quelle parole così decise, anche se così semplici, sembravano aver spiazzato Babbo Natale che lo fissò meravigliato senza sapere cosa rispondere.
<< Restate qui, almeno per una notte! >> Li pregò tentando di giocare nuovamente la sua carta dell’alloggio.
Jamie sbuffò spazientito e alzò lo sguardo al cielo, poi lo abbassò a terra. Sapeva che quello era un luogo sicuro, ma gli Incubi dovevano avere qualche metodo per poter trovare lui e sua sorella, altrimenti non lo avrebbero localizzato così spesso negli ultimi anni. Se fossero rimasti lì avrebbero finito per mettere in pericolo quella gente che non c’entrava nulla con quella storia. Fu lo sguardo stanco di Sophie che lo convinse a rimanere; la bambina era assonnata, si reggeva in piedi a malapena, e sembrava voler dire qualcosa al fratello.
Jamie sospirò continuando a fissare il visino stanco di Sophie. << D’accordo. >> Disse. << Ma solo per una notte! >> Alzò un dito e rivolse un’espressione severa all’uomo. Babbo Natale sorrise al ragazzo con gli occhi lucidi, prima di congratularsi con lui per quella scelta e scortare poi i due fratellini nella loro stanza.
<< Qui è dove dormirete! >> Esclamò l’uomo mostrandogli una stanza addobbata con un letto grande, un armadio in cui riporre gli abiti e un bagno; c’era tutto il necessario per vivere.
<< Carino! >> Esclamò Sophie quando fu entrata. Subito cominciò a saltare sul letto con un entusiasmo ritrovato chissà dove.
Jamie sorrise dolcemente nel vederla contenta e ringraziò Babbo Natale per quel gesto.
L’omone rise con complicità e li lasciò nella loro stanza ad ambientarsi, per potersi finalmente riposare.
 A quel punto Jamie diede un’occhiata più approfondita alla stanza. Controllò in giro, in ogni anfratto e angolo in ombra, alla ricerca di qualcosa che non c’era. Da quando era scappato di casa, era diventato paranoico e gli sembrava di vedere ombre ovunque si girasse. Ma aveva scoperto che gli Incubi potevano manifestarsi solo se dimostrava di essere spaventato; era questo il trucco che gli permetteva di restare al sicuro, quando stava in un posto irraggiungibile: altrimenti sarebbe bastata un’ombra e un po’ di paura, e i cavalli si sarebbero mostrati. Non che non ne avesse di paura, anzi era l’esatto contrario…
Raggiunse la sorellina, che intanto si era addormentata per la stanchezza dopo pochi salti. Si sdraiò sul letto accanto a lei e guardò il soffitto con aria di beatitudine.
La poca luce che emanava la lampada al soffitto non riusciva a illuminare la stanza intera, e non c’erano finestre che potessero portare un po’ di luce dall’esterno. Cosa poteva aspettarsi in fondo, da un rifugio sotterraneo?
Da quanto tempo… Pensò. Le palpebre si fecero pesanti. Che non dormo su un letto comodo…

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Capitolo 5
*** I tre "Guardiani" ***


Jamie si svegliò di soprassalto. Un’altra notte insonne. Quando si fu reso conto di essere sotto le coperte di un vero letto i suoi muscoli si rilassarono un poco e il suo sguardo si perse nel vuoto dell’oscurità.
Si alzò dal letto facendo attenzione a non disturbare sua sorella e andò a sciacquarsi la faccia nel bagno. Sophie dormiva ancora, non aveva il cuore per svegliarla; era passato troppo tempo da quando aveva dormito in un bel letto come quello e voleva che si godesse quel momento. Decise di uscire a vedere un po’ il posto, tanto la piccola sarebbe stata al sicuro lì: nessuno avrebbe potuto sapere che lei stesse dormendo lì dentro.
Aprì la porta della stanza e uscì dopo aver sussurrato un saluto a Sophie. La richiuse dietro di sé e subito strizzò le palpebre per contrastare la luce che gli andò dritto in faccia una volta fuori: c’era un corridoio lungo con altre porte identiche a quella della sua stanza, illuminato da lampadine dalla tonalità leggermente giallastra, che non erano molto potenti ma in confronto alla stanza buia appena abbandonata potevano creare qualche problema.
Jamie si chiese se le altre stanze accanto alla sua fossero abitate mentre si guardava intorno con aria assonnata. Si avvicinò alla porta alla sinistra della sua e vide una targhetta attaccata di sopra, con su scritto “Cane Pezzato”.
Un altro nome in codice… Pensò annoiato. Si mise a camminare in avanti lasciando perdere quelle targhette. Non ricordava assolutamente la conformazione dei corridoi del rifugio, quindi non aveva idea di dove si stesse dirigendo: pensò semplicemente di affidarsi all’istinto.
Continuò a camminare finché non arrivò alla mensa. C’era poca gente a muoversi fiaccamente tra i tavoli, e da un orologio sul muro Jamie si accorse che erano le cinque e dodici minuti di mattina. Aveva preso l’abitudine di svegliarsi presto tutti i giorni, a causa della sua continua fuga con sua sorella, e non si era mai preoccupato di procurarsi un orologio nonostante potesse crearne uno con pochissimo sforzo. Aveva completamente perso la cognizione del tempo, imparando a regolarsi con la posizione del sole, seppur molto vagamente…
Già che ci sono, potrei fare colazione… Pensò adocchiando le poche persone che si agitavano dietro a un bancone. Vi si avvicinò e chiese una tazza di latte, curioso su cosa fosse veramente reperibile. Il latte gli fu servito senza problemi e Jamie quasi non ci credette: dopo tanto tempo passato a cercare di conquistarsi anche una briciola di pane, quello gli era sembrato così innaturale.
Si guardò intorno. Non sapeva che fare, se potesse sedersi oppure se i tavoli fossero riservati per qualcuno… Non conosceva ancora le regole di quel posto e aveva paura di sbagliare qualcosa e prendersi una sgridata. Chiese allora informazioni alla persona che gli aveva dato il latte, che rispose con un sorriso.
<< Certo che puoi sederti! Ci sono abbastanza tavoli per tutti quanti! >> Disse la ragazza dietro al bancone. Aveva uno sguardo rassicurante e un volto fresco e giovane, come se fosse disposta ad aiutare in qualsiasi situazione. Jamie, timidamente, si mosse in modo impacciato e andò a sedersi da solo, a un tavolo in fondo alla sala, portando con sé la sua tazza di latte caldo.
Cercò di non guardare nessuno in faccia e bevve il suo latte in silenzio. Mentre faceva colazione, però, un tizio con indosso una pesante giacca marrone dall’aria usurata, dei pantaloni un po’ sporchi e lo sguardo furbo gli si avvicinò tenendo in mano una tazza di caffè.
<< Ehi, sei nuovo? >> Gli chiese dandogli un paio di colpetti con il gomito. Jamie non rispose, rimanendo a fissare davanti a sé con occhi tetri. << Non parli molto, ma non fa niente… Io sono Topo di Fogna. Piacere! >>
Allungò una mano con estrema facilità e rimase in quella posizione per alcuni secondi, durante i quali Jamie si limitò a fissarla con la coda dell’occhio: indossava un guanto scuro e lanoso, con le dita bucate. Quando capì che il ragazzo non lo avrebbe salutato, Topo di Fogna ritirò il braccio e fece una faccia strana, come per dire “va bene, un’altra volta…”
Jamie non aveva intenzione di fare amicizia: non sarebbe rimasto lì per molto; non aveva nessuna intenzione di relazionarsi con qualcun altro.
Continuarono a bere le loro bevande senza fiatare. Jamie, finito il latte, si alzò e andò a chiedere al bancone del latte per sua sorella. Gli fu dato con gentilezza senza nemmeno che gli fosse chiesto il motivo di quella richiesta. Cominciava a pensare che lì la gente fosse troppo gentile… Fidarsi così di qualcuno mai visto prima…
Si avviò verso la sua stanza abbandonando la mensa. Quando fu tornato in camera, trovò Sophie ancora addormentata, con la testa penzolante dal bordo e i piedi sul posto dove aveva dormito lui.
Sorrise amaramente ricordando quanto disordinatamente dormisse la bambina e si avvicinò al letto. Le sorresse la testa con una mano e le sussurrò qualcosa di impercettibile all’orecchio per svegliarla. La piccola Sophie aprì gli occhi piano e lo abbracciò non appena riuscì a focalizzare il suo viso nel buio della stanza. Lui le mostrò la tazza di latte caldo che le aveva portato e lei, incredula, lanciò un urlo di gioia.
Bevve il latte in fretta, nonostante Jamie le dicesse di fare piano. Era da tantissimo tempo che non beveva del latte caldo, come quando vivevano ancora una vita normale. Dopo che ebbe finito la sua tazza, nonostante un po’ di delusione perché il latte fosse sparito in così poco tempo, la bambina ringraziò il fratello e saltò giù dal letto per andare in bagno a lavarsi. Nel frattempo, Jamie pensò di riportare indietro la tazza alla mensa.
Una volta restituita la tazza si avviò verso la sua stanza con l’intenzione di non lasciarsi trattenere da nessuno, ma sulla via del ritorno incontrò Babbo Natale, che sembrò molto felice di vederlo.
<< Ehi! >> Esclamò l’omone. << Cercavo proprio te! >>
Senza nemmeno dare a Jamie il tempo di reagire o provare a declinare l’invito, questo lo sollevò di peso e lo portò con sé. Non appena capì quello che stava succedendo, Jamie tentò inutilmente di ribellarsi, ma alla fine capì di non poter fare altro se non accettare.
<< Almeno fammi andare a prendere mia sorella! >> Supplicò il ragazzo sentendosi impotente. << Non voglio lasciarla sola per troppo tempo. >>
Dopo aver valutato in silenzio la proposta di Jamie, l’omone decise di lasciarlo andare e gli disse che avrebbe aspettato il suo ritorno. Allora Jamie tornò per la propria strada e raggiunse la sua camera dove lo aspettava una stranita Sophie, che gli chiese dove stessero andando; non lo sapeva neanche lui, per questo non poté risponderle.
Raggiunto Babbo Natale, questo li prese con sé e li condusse attraverso dei corridoi sempre più bui e silenziosi. Arrivati alla fine dell’ultimo corridoio, Jamie e sua sorella si ritrovarono di fronte a una porta dall’aria inquietante dove stavano incisi sopra dei simboli che al ragazzo non dissero niente: un arco, una freccia e un martello si incrociavano al centro di essa, tutti quanti rinchiusi in un cerchio infuocato.
All’interno della stanza erano presenti due sconosciuti seduti dietro a un largo bancone metallico: un uomo calvo con una benda su un occhio e una cicatrice che usciva da questa, che squadrava Jamie con aria di sufficienza e superiorità, e una donna dai capelli lunghi biondi e gli occhi azzurri, con indosso un lungo vestito chiaro e che rivolgeva ai due fratellini appena entrati uno sguardo rassicurante e benevolo. Erano letteralmente uno il contrario dell’altra.
<< Dovete sapere che qui al rifugio alcuni di noi amministrano le cose e fanno in modo che tutto funzioni senza problemi. Quelli siamo io… >> Cominciò Babbo Natale mettendosi un dito sul petto e spingendo Jamie all’interno della stanza. << Il Coniglietto di Pasqua… >> E allungò il braccio verso l’uomo calvo, facendogli tirare fuori una smorfia irritata. << E la Fatina dei denti. >> E infine indicò la donna, che annuì leggermente ai due ragazzini.
C’era una strana atmosfera all’interno di quella stanza, la donna continuava a lanciare quello sguardo enigmatico a Jamie mettendolo a disagio, mentre l’uomo con la benda sembrava sul punto di mettersi a ringhiargli contro. Avevano certamente l’aria di essere persone importanti, anche dal loro portamento, ma Jamie non sapeva ancora quanto lo fossero.
Il ragazzo si voltò verso Babbo Natale con uno sguardo un po’ accigliato e gli chiese stranito:<< Senti un po’… Perché proprio questi soprannomi? >> Era una cosa a cui non aveva mai pensato con molta attenzione, ma adesso che si ritrovava di fronte a quegli altri due personaggi dai nomi di due dei Guardiani che avevano protetto il mondo per tanti anni non poteva non porsi quella domanda.
Babbo Natale sorrise mestamente alla sua perplessità. Cominciò a parlare con tono grave e voce nostalgica:<< Babbo Natale, il Coniglietto di Pasqua e la Fatina dei denti sono sempre stati gli eroi dei bambini, almeno fino a quando nessuno ha più creduto in loro… Noi vogliamo dare una speranza alle persone che hanno perso tutto per colpa di Jack Frost e Pitch! Per questo abbiamo scelto questi nomi: per essere gli eroi che non esistono più. >>
Jamie guardò il pavimento con aria pensierosa, contrariato. << E Sandman, allora? >> Disse alzando rapidamente lo sguardo. << L’Omino del Sonno! Perché non avete scelto anche il suo nome? >> Chiese con tono più scontroso.
Babbo Natale stava per rispondere, ma il Coniglietto di Pasqua alle sue spalle fu più svelto e disse con aria di superiorità:<< Perché a causa di questi dannati incubi è chiaro che non è mai esistito! >>
Jamie si voltò rivolgendogli un’occhiataccia e notò che si era alzato dalla sua sedia. << Tutto questo non è vero! >> Rispose adirato.
Quello lo guardò con aria di indifferenza, poi alzò la testa e sentenziò:<< Che ti piaccia o no, questa è la realtà. >> Si mosse lentamente di lato e girò attorno alla scrivania per avvicinarsi a lui.
<< No! >> Ripeté Jamie con più forza. Lui sapeva che non era così, lui aveva visto la verità e avrebbe continuato a crederci fino alla fine. << I Guardiani esistono davvero! >>
Adesso si era avvicinato, e Jamie poteva vedere che era armato: aveva un coltello al fianco sinistro, nascosto dall’ombra e mimetizzato con il fodero dello stesso colore dei suoi vestiti, una pistola al fianco destro, infilata nella cintura, e dietro la schiena gli pendeva un arco metallico, che girava trasversalmente attorno al suo busto. Continuò avanzando:<< Anche tu fai solo incubi, la notte. >> Con quelle parole velenose, quell’uomo stava distruggendo tutto quello che lui aveva faticato a costruire per sua sorella, che ora indietreggiava impaurita. << Se fossero veramente esistiti i tuoi cari “guardiani”, tutto questo non sarebbe mai accaduto! >>
<< HO DETTO DI NO!!! >> Jamie era fuori di sé; urlò con tutta la propria rabbia, riversando ogni sentimento negativo in quel grido. Aveva Coniglietto di Pasqua a un passo da sé, sarebbe stato così facile colpirlo sfruttando l’effetto sorpresa della sua abilità… Per un attimo Jamie non pensò più a nulla, la sua rabbia lo travolse e si mosse istintivamente: allungò il braccio verso destra, distendendo i muscoli e aprendo bene la mano; un lampo illuminò il suo braccio per un istante, e nella sua mano comparve una spada corta, con la lama grossa e l’impugnatura d’argento, perfetta. Non c’era nulla che potesse far pensare che quell’arma non fosse normale.
Il Coniglietto di Pasqua spalancò gli occhi con sorpresa alla vista dell’arma, come tutti i presenti, e assunse un’espressione allibita, quasi indignata. Jamie colpì di taglio con la seria intenzione di ferire l’uomo, ma quello si abbassò schivando l’attacco, si mise in verticale tenendosi con le mani, diede un violento calcio alla mano di Jamie per fargli perdere la spada e si rialzò estraendo il coltello e puntandoglielo addosso.
Jamie non riusciva a credere che quell’uomo fosse stato così veloce e meno sorpreso di quanto si sarebbe aspettato una volta assistito all’utilizzo dei suoi poteri; lo aveva neutralizzato ribaltando completamente la situazione. Era lui quello che ne era uscito incredulo.
Si guardarono di traverso per qualche istante, Jamie paralizzato e furioso, il Coniglietto di Pasqua imperturbabile e dall’aria truce. A un tratto le sue labbra si schiusero:<< Se pensi che mi lascerò intenerire solo perché sei un bambino, ti stai sbagliando di grosso! >> Jamie lo fissò incredulo, non comprendendo neanche per un istante il fatto che avrebbe potuto essere ucciso in quel preciso istante; si era ritrovato di fronte al pericolo così tante volte, che ormai non gli faceva più alcun effetto.
Improvvisamente, Babbo Natale si mise tra i due e li allontanò per interrompere quella situazione delicata.
Portando con sé Jamie lontano da Coniglietto di Pasqua, l’uomo gli sussurrò all’orecchio:<< Che ti è preso? >> Era teso, ma allo stesso tempo sorpreso all’idea che qualcuno avesse alzato la voce a quel modo con Coniglietto di Pasqua.
<< Mi ha fatto imbestialire! >> Fu la risposta schietta di Jamie, che non si curò minimamente di mantenere un tono di voce basso.
Sophie gli si avvicinò in silenzio e si strinse a lui. Il suo corpicino tremava e Jamie poteva sentire i battiti frenetici del suo piccolo cuore; quella scena doveva averla spaventata molto.
Il ragazzo notò con la coda dell’occhio la Fatina dei denti fare dei rapidi gesti con le mani e al Coniglietto di Pasqua, che era tornato al suo posto, senza muovere la bocca. Chiese a Babbo Natale il perché di ciò, e quello si voltò a guardare per un attimo la donna.
<< Bé… >> Indugiò. << Lei non parla… >>
Chissà perché, quel particolare sembrava essere un grande affare; Jamie la guardò con la bocca spalancata, pensando a come la sua figura angelica la facesse sembrare una creatura di un altro mondo. L’uomo accanto a lei incrociò poi lo sguardo di Jamie e gli lanciò un’occhiataccia, alla quale il ragazzo rispose prontamente con un’altra occhiataccia, destandosi da quell’aria imbambolata che aveva acquisito.
Babbo Natale pensò che si fosse fatta un’atmosfera piuttosto pesante nella stanza e quindi penso che fosse meglio cambiare aria. Portò Jamie e Sophie con sé fuori da lì e il ragazzo gli chiese cosa volesse fare presentandogli quei due.
<< C’era una cosa che volevamo dirti, ma… Credo che sarà meglio rimandare. >> Rispose con fare misterioso l’uomo grattandosi la barba.
Continuarono a camminare in silenzio, con Jamie confuso e infastidito, ma che finalmente aveva lasciato alle proprie spalle la rabbia di pochi attimi prima. A un certo punto Babbo Natale prese la parola e sembrò molto impacciato nel porgli la sua domanda.
<< Senti, non per farmi gli affari tuoi… >> Disse borbottando. << Ma come hai fatto? >> Chiese.
<< A fare cosa? >> Fu la risposta di Jamie, che non aveva proprio idea di cosa si riferisse l’uomo.
<< Dai… >> Indugiò Babbo Natale. << A tirare fuori quella spada, ovviamente! >> Non appena l’omone ebbe menzionato l’arma evocata dal ragazzo, Jamie capì di aver esagerato; sarebbe dovuto rimanere un segreto, ma la rabbia aveva avuto la meglio sul suo autocontrollo, e aveva rivelato il suo segreto.
Indugiò sul parlare. Fu la sua sorellina a tradirlo prendendo audacemente la parole prima che lui potesse dire qualsiasi cosa:<< Jamie è fortissimo! >> Esclamò. << Lui combatte contro i mostri e vince sempre! >>
Jamie cercò di zittirla, ma ormai la piccola aveva già detto tutto. Babbo Natale gli lanciò un’occhiata interrogativa, curioso di conoscere il resto e del perché fosse così importante che non si sapesse. Jamie non sapeva che dire; sospirò e, rassegnatosi, cominciò a parlare.
<< Da tre anni ho scoperto che esiste un modo per usare la paura a proprio vantaggio. >> Disse con tono serio. << Posso convogliare la paura celata nel mio cuore e trasformarla in qualunque cosa io voglia. >> Alzò la mano per fare una dimostrazione; si concentrò immaginando nella propria mente l’immagine dell’oggetto che voleva creare e tra le sue dita si formò una palla da baseball con un piccolo lampo. Babbo Natale la osservò estasiato.
Jamie continuò ignorando gli occhi meravigliati dell’uomo barbuto. << Naturalmente ci sono alcune eccezioni: sono abituato a creare armi e oggetti semplici che mi possono servire. La cosa più grossa che abbia mai creato è il fuoristrada che ho usato per arrivare qui. >> Consegnò la palla a Babbo Natale perché la potesse esaminare liberamente. Il suo tono di voce si fece più cupo. << Però l’altra volta mi è successa una cosa strana… Non so come, ma sono riuscito a spostarmi da un punto all’altro in un attimo, attraversando uno spazio di almeno una ventina di metri senza nemmeno accorgermene! >>
Babbo Natale fissava la palla da baseball come incantato, poi alzò lo sguardo sorpreso verso Jamie e rimase a guardarlo con aria enigmatica. Allo stesso modo, Jamie fissava il pavimento, con la mente annebbiata dai pensieri sull’accaduto di poche notti prima, in cui aveva avuto la prova di poter fare più di quanto credesse con la propria paura.
 
*
 
La giornata passò in fretta. Jamie voleva partire quella sera stessa: con l’oscurità poteva nascondersi meglio, e sapeva che presto sarebbero arrivati gli Incubi a cercarlo. Non poteva mettere in pericolo quella gente portando gli Incubi nel loro nascondiglio…
Babbo Natale gli era stato attaccato come una cozza per tutto il pomeriggio, temendo di non trovarlo più nel caso avesse dovuto perderlo di vista, ma adesso quella sua presenza opprimente cominciava ad essere fastidiosa. Jamie stava per chiedere all’uomo di lasciarlo in pace, ma proprio prima che questo aprisse bocca, nel corridoio arrivò correndo un ragazzo dall’aria più giovane di Jamie. Correva come un pazzo e ansimava fortemente, sul viso aveva dipinta un’espressione terrorizzata.
<< Vedetta, che ti succede? >> Chiese allarmato l’omone quando lo vide avvicinarsi.
<< Gli Incubi sono qui! >> Esclamò Vedetta prendendo fiato per un solo istante. << Ci stanno cercando! >>
Con grande allarmismo, dopo che Jamie ebbe lasciato Sophie nella sua stanza per farla stare al sicuro, Vedetta condusse Babbo Natale e il ragazzo su per una scalinata fino a raggiungere quello che sembrava un vicolo cieco: sopra le loro teste c’era un tombino stradale che venne prima sbloccato e poi sollevato dal ragazzo con molta cautela; si fece da parte per lasciar vedere la situazione a Jamie e Babbo Natale.
Fuori dal tombino si poteva vedere la strada ghiacciata. Stava nevicando, i fiocchi di neve cadevano placidamente dal cielo e si posavano ovunque incontrassero un ostacolo, aderendo allo strato già spesso di ghiaccio che ricopriva qualunque cosa; dall’altro lato della strada, dietro a una vecchia cassetta della posta sgangherata, Jamie poté riconoscere la sagoma di un cavallo nero che annusava l’aria e si guardava intorno. Lo squadrò con odio come se volesse distruggerlo con lo sguardo.
<< Che facciamo? >> Chiese Vedetta sottovoce.
<< Hai avvertito la Squadra? >> Chiese Babbo Natale senza togliere gli occhi di dosso dall’Incubo in strada.
<< Sissignore! Arriveranno a momenti! >> Esclamò quello annuendo vigorosamente e rimanendo sull’attenti come un soldatino.
<< Allora dobbiamo solo aspettare e non lasciare che ci scoprano fino al loro arrivo. >> Disse l’uomo pensieroso, abbassando di poco il tombino per renderlo meno visibile.
<< La Squadra? >> Fece Jamie voltandosi incuriosito.
<< Sì. E’ un gruppo armato capitanato da Coniglietto di Pasqua che si occupa di incarichi speciali e respingere gli Incubi, in caso di attacco. >> Rispose Babbo Natale alzando un poco la voce per farsi sentire da Jamie.
<< E quanto ci vorrà perché arrivino? >> Chiese di scatto il ragazzo rivolgendosi a Vedetta alle sue spalle.
<< Cinque minuti, forse… >> Rispose quello intimorito.
Jamie tornò a guardare la strada e vide un altro Incubo scendere a terra e cominciare ad annusare il terreno, alla ricerca di un odore familiare. Non potevano aspettare cinque minuti! << Troppo! >> Il suo corpo prese quella decisione prima ancora che potesse esserne pienamente cosciente: Jamie si alzò e uscì allo scoperto spingendo via il tombino che li aveva nascosti per tutto quel tempo. Babbo Natale e Vedetta gli gridarono di fermarsi, ma lui non li ascoltò.
<< Ehi, Incubi! >> Gridò Jamie per attirare l’attenzione dei cavalli di sabbia. Babbo Natale e Vedetta recuperarono il tombino e lo rimisero al suo posto, lasciando uno spiraglio per vedere cosa sarebbe successo.
Jamie se ne stava con le mani in tasca e fissava dritto di fronte a sé, con aria di superiorità. Un cavallo che stava a muso basso dentro una vetrina sfondata girò la testa e lo fissò intensamente. Emise un nitrito e si lanciò verso di lui. Jamie, con estrema calma, alzò il braccio destro e ci passò sopra la mano sinistra; dove toccava quella mano si formava un guanto metallico che arrivò fino alla spalla del ragazzo, ricoprendolo come un’armatura.
Il ragazzo tirò indietro il braccio corazzato e caricò un’artigliata che investì in pieno il cavallo, che si dissolse. Arrivò un altro cavallo da destra, in alto; non aveva una forma vera e propria, si trattava più di una massa di sabbia e fumo che avanzava verso di lui, ma a Jamie non importava. Corazzò anche l’altro braccio e si voltò colpendolo in pieno. Il cavallo, dopo essere stato colpito, si schiantò a terra e rotolò assumendo nuovamente forma animale, e cominciò ad arrancare come una bestia ferita. Jamie gli diede il colpo di grazia senza troppe cerimonie e quello si dissolse nell’aria.
Scesero dal cielo arrivarono altri due cavalli. Jamie fece sparire le corazze ed estrasse una lancia a doppia lama che tenne fermamente con entrambe le mani. Tagliò il cavallo a sinistra e poi con un gesto rapido colpì quello al destra prima ancora che potessero avvicinarsi; si mise in posa, pronto a scattare in avanti. Qualcosa di inaspettato lo colpì in pieno: una massa di sabbia nera piombò su di lui pesantemente. Babbo Natale e Vedetta lo credevano spacciato, ma quando la sabbia si allontanò, scoprirono che il ragazzo era ancora lì, con il braccio sinistro alzato e uno scudo appena evocato nella mano.
Un improvviso vento lo sollevò da terra fino a farlo allontanare vertiginosamente da terra; a un certo punto il vento scomparve del tutto e il ragazzo prese a precipitare. Lui fece apparire due sciabole nelle sue mani e si preparò a difendersi da eventuali attacchi, noncurante della caduta.
Dei cavalli volarono verso di lui, intenti a colpirlo, credendolo indifeso. Lui li colpì per primo con le sue spade, menando fendenti a destra e a sinistra. Colpiva ovunque vedesse una forma che gli ricordasse anche solo lontanamente un cavallo. A un tratto si rese conto di starsi avvicinando pericolosamente a terra; si sarebbe schiantato, ma prontamente fece sparire le spade ed evocò un paracadute sulla propria schiena, aprendolo con grande fretta dopo aver tirato la cordicella.
Mentre Jamie atterrava, sotto al tombino era arrivata la Squadra di Coniglietto di Pasqua. L’uomo con la benda sull’occhio aveva il suo arco tra le mani e attendeva indicazioni con impazienza.
<< Dove sono gli obiettivi? >> Chiese a Babbo Natale, che stava guardando fuori dal tombino con occhi strabiliati.
L’uomo si voltò verso di loro con in volto un’espressione scioccata e indicò la strada con un dito senza dire niente; lì fuori, c’era Jamie che atterrava sulla strada ghiacciata e si liberava del paracadute facendolo svanire prima ancora di sfilarselo dalle braccia. Fece poi apparire un arco di metallo ricordandosi improvvisamente di Coniglietto di Pasqua – il cui arco era dello stesso materiale, più resistente del legno e quindi più affidabile – e si mise a scagliare frecce ai cavalli che scendevano verso di lui da ogni direzione.
Continuò a scoccare dardi al cielo con una rapidità disarmante, impedendo a ogni Incubo di avvicinarsi a lui, fino a quando non smisero più di arrivare nemici, e di quegli esseri rimase solo della sabbia nera che venne mestamente trasportata via dal vento.
Jamie rimase fermo, teso, pronto a scoccare un’altra freccia dal suo arco; i nemici erano finiti, ma lui non voleva abbassare la guardia. Sentì un lento e costante battere di mani che lo fece trasalire, e si voltò di scatto puntando la freccia sulla fonte di quel rumore. Coniglietto di Pasqua lo guardava soddisfatto, e sorrideva compiaciuto.
<< Bravo, davvero bravo… >> Disse prima di smettere di applaudire. Jamie continuò a puntargli contro la freccia, sentendo il cuore pompargli violentemente il sangue dentro le vene. << Hai davvero talento. >> Aggiunse con estrema calma quello, come se il ragazzo non gli stesse puntando addosso un’arma.
Passarono degli istanti incerti in cui nessuno disse nulla. Jamie non abbassò l’arco, ancora scosso dalla battaglia, e trattenne il fiato fissando intensamente quell’uomo che lo aveva fatto infuriare quella mattina; stava cercando di mettere a fuoco la sua immagine, capire se fosse un amico o una minaccia. Poi il suo respiro tornò regolare, la sua espressione si rilassò e l’arma sparì dalle sue mani. Il ragazzo si avviò verso il tombino senza dire una parola, tenendo lo sguardo basso e corrugato. Passò accanto a Coniglietto di Pasqua facendo finta di non vederlo, ma l’uomo ruotò il collo e gli chiese con tono compiaciuto:<< Resti qui? >>
Il ragazzo si fermò e alzò lo sguardo; lentamente si voltò per incrociare quello dell’uomo. Senza dire una parola, annuì continuando a rivolgergli quello sguardo torvo, poi tornò a camminare in direzione del tombino.
L’uomo sorrise divertito e lo seguì senza aggiungere altro.

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Capitolo 6
*** Un nome in codice ***


Jamie si trovava di nuovo nella stanza dove aveva incontrato i “Guardiani” per la prima volta ed era seduto su una sedia. Attorno a lui c’erano il Coniglietto di Pasqua, Babbo Natale e la Fatina dei denti che lo squadravano interessati. Il ragazzo si sentiva come un criminale, messo sotto torchio da quei tre adulti che non sembravano volergli lasciare un attimo di respiro. Non poteva certo dire che quella situazione lo facesse sentire a proprio agio…
<< Raccontaci tutto. >> Disse Coniglietto di Pasqua con tono autoritario. << Tutto quello che ti è successo da quando Jack Frost e Pitch Black hanno conquistato il mondo. >> Jamie indugiò. Si sentiva come se tutti volessero sapere i fatti suoi, come se non avesse diritto ad avere dei segreti.
Sophie era nella sua stanza; Babbo Natale aveva detto al ragazzo chiamato Vedetta di portarla a dormire e di vegliare su di lei, sotto richiesta di Jamie. Dopo aver lasciato in buone mani sua sorella, il ragazzo aveva accettato di lasciarsi scortare nuovamente in quel luogo, e ora era seduto con le mani unite e lo sguardo basso, sconsolato e stanco.
<< Sono passati tre anni da quando è successo… >> Cominciò rassegnandosi. Se sarebbe rimasto lì ancora per un po’, tanto valeva raccontare la propria storia, purché non venisse poi raccontata in giro a chiunque. << Era tutto strano… Avevo ancora dieci anni e non riuscivo a capire perché stesse succedendo tutto quello. Mi ero allontanato dai miei amici, che sembravano essere diventati delle specie di zombie; dicevano di avere solo incubi la notte. Era passata da poco Pasqua, ma tutti avevano già smesso di credere al Coniglietto di Pasqua, così come a Babbo Natale e alla Fatina del dentino. >> Volse lo sguardo a ognuno dei presenti, mentre nominava quelli che erano i nomi in codice da loro scelti. Sospirò abbattuto. << Nessuno credeva più in loro, a parte me. >>
Jamie notò che i tre adulti furono scossi dai brividi, dopo che ebbe pronunciato queste parole:<< Tutti mi dicevano che mi sbagliavo, che non esistevano. Erano invenzioni! Ma io non li volevo ascoltare! >>
Coniglietto di Pasqua lo interruppe con tono burbero. << E perché hai continuato a credere? >> Chiese.
Jamie annuì con vigore, lanciandogli uno sguardo di sfida. << Perché io li ho visti! >> Esclamò con gli occhi che gli si illuminavano di una improvvisa vitalità.
Babbo Natale fece una faccia stupita a quella sua affermazione, mentre Fatina dei denti ebbe un sussulto sorpresa. Coniglietto di Pasqua non ebbe alcuna reazione; rimase con le braccia conserte a guardarlo serio.
<< Non so se mi credete, potete anche non farlo, ma è la verità. >> Disse Jamie. Si era allontanato dal discorso principale; continuò:<< Un giorno i miei genitori mi dissero di smettere di vivere nel mondo delle favole e di affrontare la realtà. Di capire che non c’era più niente, a parte la paura e il gelo; quelli erano veri, perché ci venivamo messi di fronte tutti i giorni! Io non volevo accettarlo! Non volevo credere che il mondo fosse caduto nella disperazione, nonostante questo fosse tutto ciò che vedevo, ovunque mi voltassi! Mi erano tutti contro. Presi mia sorella con me e decisi di scappare. Non potevo lasciarla lì; non potevo permettere che diventasse come loro! >> Jamie prese fiato. I suoi muscoli si erano fatti più tesi subito dopo aver menzionato Sophie; era ovvio che tenesse a lei più di ogni altra cosa. Dopo aver preso un paio di respiri, il ragazzo raccolse la calma. << Proprio quel giorno accadde qualcosa di terribile: mentre fuggivo di casa, vidi una nuvola nera che si avvicinava rapidamente alla città. Si abbatté su di essa con la pesantezza di un’onda anomala e poi cominciò a inseguirmi. Trovai un riparo con chissà quale fortuna e attesi che quella tempesta di sabbia nera passasse. Quando uscii allo scoperto trovai la città devastata. Non ho mai saputo cosa accadde ai miei amici e ai miei genitori, ma non avevo tempo per piangerli; dovevo scappare. >> Ripensando a quando era fuggito di casa gli vennero i brividi, immaginando cosa sarebbe potuto succedere se per caso non avesse portato Sophie con sé. << Da quel giorno io e mia sorella siamo stati braccati dagli Incubi giorno e notte, ma nonostante ciò ho cercato di insegnarle che gli Incubi non esistono, che non c’è niente di cui avere paura! Sono solo brutti sogni che vanno via, prima o poi! >>
Coniglietto di Pasqua lo interruppe di nuovo, evidentemente impaziente di porre la sua domanda. << E il tuo potere di far apparire le cose? >> Chiese con insistenza. << Quando lo hai appreso? E come? >> Era veramente interessato all’origine dei poteri di Jamie; come uomo di azione, doveva star pensando a un modo per poterlo sfruttare in battaglia.
Jamie annuì. << Giusto, i miei poteri! >> Alzò un dito puntandolo verso Coniglietto di Pasqua, che rimase in attesa di una sua spiegazione. A questo punto era inutile girarci intorno. << Non si tratta altro che della mia paura, che prende la forma di tutto ciò che io voglia. >> Fece una rapida pausa per lasciare il tempo agli adulti presenti per assimilare quelle scioccanti rivelazioni, poi andò avanti. << Un giorno mi stavo nascondendo dagli Incubi; stavo cercando di aggirarli per potermi mettere al sicuro con mia sorella, ma venni scoperto. E’ successo tutto in fretta: sono scappato e quelli mi hanno accerchiato; stringevo forte mia sorella, deciso a difenderla anche a costo della vita. Avevo paura, chi non ne avrebbe avuta. E proprio al momento in cui stavano per caricarmi, una barriera enorme, partita dall’interno del mio petto e allargatasi in tutte le direzioni, li investì e li fece sparire. >> Osservò le espressioni dei presenti, che andavano da quella strabiliata di Babbo Natale, a quella compassionevole di Fatina dei Denti, fino ad arrivare a quella imperturbabile di Coniglietto di Pasqua, che però ascoltava con attenzione il racconto per non perdersi nulla.
<< Da quel giorno cominciai a pensare che ci fosse qualcosa dentro di me che poteva essere usato a mio vantaggio per difendermi e difendere Sophie. Quel qualcosa era la mia paura! Cominciai ad allenarmi, prima con difficoltà, non riuscendo a padroneggiare la mia nuova abilità, poi sempre più velocemente. All’inizio facevo fatica a far apparire le cose più semplici, evocare qualsiasi oggetto mi rendeva esausto, ma poi, col tempo, è diventato una cosa naturale come respirare, e ho imparato a combattere. >>
Rimase un lungo silenzio dopo le parole di Jamie. Il racconto del ragazzo era finito, però sembrava che gli adulti non se ne fossero ancora resi conto, oppure stavano rielaborando tutte le informazioni ricevute. I loro sguardi fissi su di lui però mettevano Jamie in soggezione, facendolo sentire pesante come mai prima.
Notando il suo disagio, Babbo Natale si stiracchiò attirando l’attenzione su di sé e disse:<< Bé, ora sappiamo perché riesci a fare quelle cose. >>
<< Sarebbe molto utile se insegnassi questa abilità a tutti noi. >> Gli fece subito eco Coniglietto di Pasqua, evidentemente intrigato dall’idea di poter sfruttare Jamie nella sua “Squadra”.
Jamie si alzò dalla sedia, deciso a non lasciarsi coinvolgere da lui. << Purtroppo non ho idea di come io faccia… >> Confessò senza la minima difficoltà.
<< Come?! >> Esclamò il “Guardiano” incredulo.
<< Lo faccio e basta. Non so come mi riesca… Mi concentro e nella mia mano appare l’oggetto a cui sto pensando. So solo che una persona che non prova paura non potrebbe farlo… >> Lanciò un’occhiata seria ai tre adulti, che lo squadrarono enigmatici. Coniglietto di Pasqua era decisamente infastidito dalla sua affermazione, lo fissava come se si fosse sentito personalmente attaccato dalle sue parole.
<< Un’ultima cosa, ragazzo. >> Disse Babbo Natale riportando l’attenzione su di sé. Jamie si voltò verso di lui lanciandogli uno sguardo inespressivo. << Dato che resterai qui ancora per un po’, dovresti scegliere un nome in codice per la sicurezza tua e della tua sorellina. >>
Ancora con quella storia? Pensavano davvero che lui sarebbe rimasto lì per sempre, o speravano di convincerlo in qualche modo con i loro strani modi di fare? Jamie pensava che quell’idea non facesse altro che confondere ancora di più la gente, ma non protestò semplicemente perché era troppo stanco per farlo. Si mise a riflettere dunque su un nome in codice che potesse essere adatto a sé e a Sophie.
<< Io sarò Nightmare. >> Disse con tono deciso. << E mia sorella sarà Fearless! >> Dopo di quello, senza dire altro, il ragazzo si voltò e uscì dalla stanza, lasciando soli i tre “Guardiani”. Era stanco di parlare, stanco di lottare… Voleva solamente andare dalla sua sorellina.
Babbo Natale e Coniglietto di Pasqua si misero a discutere animatamente una volta che il ragazzo fu fuori, mentre Fatina dei denti andò a sedersi alla propria sedia dietro al bancone di metallo e si rilassò sorreggendosi allo schienale della sua sedia, meditando con aria affascinata sui nomi che il ragazzo aveva scelto.

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Capitolo 7
*** Presentazione ***


Jamie stava tornando nella sua stanza. Era immerso nei suoi pensieri riguardanti il suo incontro di poco fa con i Guardiani di quel luogo e non si accorse che davanti alla porta della sua stanza c’erano due persone che sembravano chiacchierare pacatamente, se non quando arrivò davanti a loro. Uno era Vedetta, il ragazzo che era rimasto a tenere d'occhio sua sorella, mentre l’altro non lo conosceva.
<< Ehi, ciao! >> Lo salutò Vedetta non appena lo vide.
<< Tu sei il nuovo arrivato? >> Chiese l'altro ragazzo puntandogli un dito contro. << Piacere: io sono Cane Pezzato! Sono il tuo vicino di stanza. Hai già un nome in codice? >> Quello allungò un braccio per offrire una stretta di mano a Jamie, poi indicò la porta della propria stanza con la targhetta col suo nome sopra.
Jamie gli strinse la mano un po’ confuso rispondendo molto lentamente. << Sono Nightmare… >> Poi si rivolse a Vedetta con un po' più di vitalità e chiese:<< Mia sorella sta dormendo? >> Quello annuì senza aggiungere altro. << Grazie per averla portata qua ed essere rimasto a sorvegliarla. >>
<< Di niente. >> Rispose quello. << Ci aiutiamo l'un l'altro qui… >>
<< Bé, se tu sei il mio nuovo vicino… >> Disse Cane Pezzato prendendolo dalle spalle e tirandolo a sé. << E’ mio dovere darti il benvenuto! Andiamo in piazza a presentarti a tutti! >>
Il ragazzo era molto espansivo. Senza che potesse reagire in alcun modo, Jamie si ritrovò sulla via della piazza centrale scortato dal suo nuovo vicino di stanza. In realtà il ragazzo era esausto dopo tutto quello che aveva passato quella notte e avrebbe preferito non farsi notare tanto dagli abitanti di quel posto, ma non aveva scelta dopo aver dato spettacolo in strada con gli Incubi…
Cane Pezzato era un ragazzo dai capelli rossi un po’ ricci e gli occhi verdi. Era amichevole e molto loquace; mentre trascinava Jamie lungo la strada gli parlava di come andassero le cose lì. Praticamente Babbo Natale, Il Coniglietto di Pasqua e la Fatina dei denti erano grandi amici da parecchio tempo; Babbo Natale aveva creato un sistema di leve e scivoli – come quello che aveva portato Jamie e Sophie là sotto – sotto la città, e all’arrivo degli Incubi si era nascosto con tutti i sopravvissuti che era riuscito a trovare. Aveva poi collegato dei computer alle telecamere di sicurezza della strada e di tutti i palazzi che ne possedevano in città, e si era messo a monitorare l'intera zona, in cerca di sopravvissuti che fossero in cerca di un posto dove stare. In questo modo era riuscito ad accorgersi di lui e di Sophie e a farli entrare nel nascondiglio.
Arrivati in piazza, Jamie notò qualcosa di strano: la gente era troppa per essere una consuetudine. A quell’ora della notte, il giorno precedente non c’era nessuno. La notizia dell'arrivo di un nuovo misterioso sopravvissuto doveva essersi già diffusa, e ora volevano tutti conoscere la persona che aveva sbaragliato gli Incubi da sola.
La folla si girò a guardare Jamie e Cane Pezzato al loro ingresso nella sala, con il ragazzo che lo tirava da un braccio. Rimasero tutti quanti stupiti alla vista di quel ragazzino intimidito dalla folla, e credettero tutti che Cane Pezzato stesse scherzando mentre alcuni già sembravano cominciare a dubitare dell'esistenza di quel misterioso guerriero.
Cane Pezzato però non perse neanche per un istante il sorriso. << Signori e signore, vi presento Nightmare! >> Con un gesto ampio si fece da parte e lasciò la scena a Jamie, che lo supplicò inutilmente di rimanere.
Jamie si ritrovò così da solo, di fronte a una folla enorme che lo fissava in silenzio, ansiosa. Avrebbe preferito combattere ancora contro gli Incubi, che stare lì a partecipare a quella pagliacciata…
<< Ehm… >> Si schiarì la voce tremando. << Buonasera… >> Cominciò, ma in realtà non aveva idea di che cosa dovesse fare. Perché era stato portato lì? Perché doveva per forza presentarsi a tutta quella gente che neanche conosceva? << Come avrete capitò il mio nome in codice è Nightmare… >> Qualcuno tossì tra la folla silenziosa mentre Jamie cominciava a sudare e si metteva disperatamente alla ricerca delle parole giuste. << E se siete qui, avrete saputo che ho affrontato gli Incubi questa notte… >>
<< Chi ci dice che è vero? >> Urlò una voce dalla folla, che rimase anonima. Prima obiezione. Jamie rimase impietrito di fronte a quel silenzio che avanzava sempre di più, sentendo gli occhi di quella gente che lo fissavano e sbranavano la sua anima ogni secondo che passava. Doveva rispondere, doveva spiegarsi in qualche modo…
<< Per… Per quale ragione avrei dovuto dire una bugia? >> Chiese titubante, sapendo di non essere nel torto. << Forse per apparire forte e coraggioso? Ma sarei stato smentito subito, non appena sarei andato a combattere! >>
<< Questo non significa niente! >> Ribadì la voce dal pubblico. Questa volta la gente cominciò a mormorare, il silenzio scemò. A questo punto Jamie sentì una forte avversione verso la persona che lo aveva attaccato ben due volte, volendo a tutti costi mettere in discussione i fatti di quella sera.
Lasciò perdere la gentilezza e il ragazzo si impuntò davanti a tutti sulle parole di quella persona anonima tra la folla. << Se è così allora, chi ha parlato si faccia vedere e vada a combattere contro quelle creature, se è tanto bravo! >>
Dalla folla non si sentì nessun altro suono, nessuna protesta. Questa volta li aveva zittiti finalmente. Jamie annuì soddisfatto, poi si voltò e se ne andò abbandonando quella sala gremita di gente e sprofondata nel silenzio grazie alla sua grinta. Cane Pezzato lo inseguì dopo aver lasciato il loro pubblico con grande imbarazzo.
<< Che ti ha preso? >> Gli chiese. << Quelli volevano sapere chi fossi! >>
<< Bé, allora che non insultino! Non capisco perché sia tanto importante che io abbia affrontato gli Incubi; non c’è già la Squadra ad occuparsi di queste cose? >> Jamie era visibilmente infastidito a causa di una cosa che pensava non fosse un suo problema; prima tutti quanti lo guardavano come un esemplare raro, dopo lo deridevano come l'ultimo degli idioti!
Cane Pezzato afferrò Jamie per una mano e lo fece fermare. << Nightmare, ascolta: la Squadra ha sempre difeso il nascondiglio, ma tu sei la prima persona che neutralizza da solo una pattuglia degli Incubi! >>
Chissà perché, a Jamie non sembrava poi niente di eccezionale. << Che vadano ad allenarsi in più persone, allora! >> Esclamò scontroso dimostrando quanto quella fosse una materia che non lo toccava.
<< La Squadra è un gruppo esclusivo: solo i migliori possono entrare a farne parte! >> Ribatté Cane Pezzato.
<< Se sono tanto bravi a che serve che io stia qui? >> Chiese Jamie alzando la voce, irritato.
Cane Pezzato non sapeva più che dire, così si limitò a seguirlo in silenzio. Quando fu passato un po' di tempo gli chiese:<< Dove vai? >>
<< In camera mia, ecco dove vado! >> Rispose duro Jamie. Raggiunse la porta della sua stanza, disse a Vedetta che poteva anche andare ed aprì la porta.
<< Nightmare, ti prego, non decidere di andartene! >> Chiese Cane Pezzato con le mani unite in preghiera, sapendo in qualche modo di quanto fosse restio il ragazzo a restare ancora a lungo in quel posto. Per qualche motivo, la gente di quel posto lo trovava particolarmente eccezionale e sembrava porre molte speranze in lui.
Jamie sbatté la porta con rabbia senza rispondere, lasciando i due ragazzi di fronte a essa con nient'altro che domande. Si buttò poi sul letto, accanto alla piccola Sophie che dormiva rannicchiata, e fissò il soffitto con un'espressione vuota, mentre nella sua mente non passava alcun tipo di pensiero.
Passarono minuti interminabili, ma alla fine Jamie smise di guardare il soffitto e decise di dormire.

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Capitolo 8
*** I tre Guardiani ***


Jamie era nella sala mensa, stava facendo colazione. Era con sua sorella. Evitava di guardarsi intorno. Era ancora arrabiato per gli avvenimenti del giorno prima. Quando si era svegliato aveva indugiato sul da farsi. Non era ancora sicuro che volesse restare lì, nonostante fosse un luogo sicuro, e gli Incubi sarebbero tornati presto…
Non aveva quasi toccato la sua tazza di latte caldo, quando un tizio gli si avvicinò e gli diede una gomitata sulla spalla. Jamie scattò indietro e si parò davanti a Sophie. Vide che ad essersi avvicinato era lo stesso tizio dell’altro giorno.
Come si chiamava? Topo di Fogna…? Quello lo salutò.
<< Ciao, Nightmare. Non ci hai messo molto a farti un nome, eh? >> Disse alzando una mano in segno di saluto. Jamie lo guardò male. Sophie, che era stata travolta dal fratello, ora era un po’ spaventata.
Jamie sbuffò. Si appoggiò al tavolo e guardò il vuoto. << Cos’hai? Sei stanco? I letti non sono molto comodi, vero? >> Perché non se ne va? Jamie non aveva nessuna intenzione di parlare, ma questa volta Topo di Fogna non aveva intenzione di mollare.
<< Come avresti fatto a sconfiggere gli Incubi? Perché non ci è stato detto nulla, ieri sera… Ieri sera… Certo che lo hai zittito per bene ad Einstein! >> Continuò l’uomo. Jamie girò la testa e lo guardò. << Einstein? >> Chiese. Topo di Fogna annuì. << Quando è arrivato ha scelto questo nome perché diceva di essere tanto intelligente, ma è un fanfarone… >> Jamie pensò a quello che aveva appena detto l’uomo. << E tu? >> Chiese. << Perché ha scelto questo nome in codice? >> Topo di Fogna sorrise mostrando i denti sporchi e gialli. << Io vivevo per la strada, prima del casino che hanno combinato quei due folli! >> E si puntò il pollice sul petto. Jamie arretrò un po’. << E quante persone conosci, qui? >> Chiese. Topo di Fogna rise. << Io conoscevo tutti già da prima! Ora conosco i loro nomi in codice: c’è Albero Genealogico, quel vecchio laggiù, con una marea di nipotini: Junior, Husky, Juno, Havoc… Poi c’è Kallisto, fa parte della Squadra: è quel tizio rasato che porta sempre co sé una vecchia rivoltella, non si fida di nessuno, ma sotto sotto ci tiene ai suoi compagni... >> Un po’ come me… Pensò Jamie. << Quella è Jumana, e il suo nome in codice significa perla d’argento. >> Disse indicando una ragazza bionda che passava tra i banchi. << Quella invece è Rage. Non ti consiglio di infastidirla: fa parte della Squadra, ed è l’unica donna ad esserne entrata a far parte. >> Questa era una donna magra con i lineamenti duri e gli occhi che guardavano male tutti quanti.
Topo di Fogna si voltò e sorrise a Jamie. << Come vedi, so tutto di questo posto. Lo sapevi che il tuo vicino, Cane Pezzato, vuole da sempre entrare a far parte della Squadra, ma non ci è mai riuscito? >> Rise. << Continuano sempre a cacciarlo fuori a calci, dicendogli che per far parte della Squadra bisogna essere responsabili! >> Jamie lo guardava preoccupato. Continuava a ridere. A lui non faceva ridere per niente, invece.
Si alzò. << Bè, grazie della chiacchierata, Topo di Fogna, ora devo andare… >> Disse. Topo d Fogna si bloccò. << E dove vai? >> Chiese. Jamie si guardò intorno. << Faccio un giro… >> Prese con sé Sophie e uscirono dalla sala mensa. Si inoltrarono per i corridoi, finchè non arrivarono in un lungo corridoio buio, dove non c’era quasi per niente luce.
<< Mi sa che ci siamo persi… >> Disse Jamie una volta raggiunta una grande porta di metallo. Provò a bussare. << Dev’essere una specie di magazzino, altrimenti non sarebbe diversa dalle altre porte… >> Provò ad aprirla, ma non ci riuscì.
<< Jamie, perché non andiamo via? >> Chiese Sophie. << Questo posto mi fa paura… >> Jamie si abbassò alla sua altezza. << Ehi, lo sai qual è il tuo nome in codice? Fearless. >> Disse. Lei chiese:<< E perché? >> Lui le diede un colpetto sulla guancia e sorrise. << Perché tu non hai paura di niente! Non ti ho sempre detto che la paura può venire sempre, ma alla fine scompare? >> Lei sorrise e lo abbracciò. Lui la sollevò e la prese in braccio. Si voltò, e stava per andarsene, quando si ritrovò di fronte un omone grosso, un po’ stempiato, con una barba bianca e degli abiti rossi che lo guardava incredulo. Gli ricordava qualcuno…
<< Oh, mi scusi! >> Disse Jamie, non appena lo vide. << Stavo per sbatterle contro… >> Si fece da parte, e quello sobbalzò nel vedere che stesse parlando con lui. Jamie si allontanò, ma quello lo afferrò e lo fece girare.
<< Mi hai visto? >> Chiese. Jamie, un po’ spaventato, con la faccia stretta tra le manone dell’uomo annuì un po’ incerto.
<< Lui mi ha visto! >> Esclamò voltandosi. << Tu mi hai visto! >> Si voltò di nuovo. << Ehm… Sì…? >> Disse Jamie incerto. << MI HA VISTO!!! >> Urlò quello. Jamie arretrò, tenendo dietro di sé Sophie. << Per Bach! Mi ha visto! >> Si voltò e disse. << Dillo ancora! >> Jamie, sempre arretrando. << Io… Ti ho visto…? >>
<< LUI MI HA VISTO!!! LUI CREDE IN ME!!! >> Urlò di nuovo. Ma che sta sucedendo? Si chiese Jamie. L’omone lo sollevò con forza, prese Sophie e corse verso la porta metallica. Jamie tentò di liberarsi, ma fu tutto inutile.
L’uomo sfondò letteralmente la porta, e i tre si ritrovarono in un magazzino buio, pieno di cibo, attrezzi e munizioni. Su alcune scatole stava seduta una giovane donna, la pelle sembrava essere ricoperta da piume variopinte, e dietro la chiena portava due grandi ali. Lo sguardo spento. Dentro a una scatola vuota stava una piccolo coniglietto grigio. L’uomo entrò urlando e sollevò Jamie con tutte e due le mani, mostrandolo a i due.
<< CALMONIGLIO! DENTOLINA! Questo ragazzo mi vede!!! >> Urlò. La donna girò lo sguardo, spalancando gli occhi. Il coniglio fece capolino dalla scatola e fissò Jamie. Saltò fuori e parlò. La sua voce era diversa da quello che ci si sarebbe aspettati da un piccolo e tenero conoglietto. Era la voce di un uomo adulto, e Jamie, a quel punto non ci capì più niente.
<< Nord, dimmi che quello è un altro dei tuoi stupidi pupazzi! >> Esclamò esterrefatto.
<< No questa volta! Miei pupazzi non essere stupidi, e questo non essere uno di loro! >> Esclamò con accento russo. << Lui è vero! >>
<< Non ci posso credere! >> Disse la donna alzandosi e avvicinandosi, quasi spaventata. Fissò Jamie e lo riconobbe.
<< Tu sei Jamie Bennett! >> Eclamò. Jamie non aveva idea di come potesse conoscerlo. Cercò di parlare. << Io… Ehm… Mi fai scendere, per favore? >> << Oh, sì, scusa… >> L’omone lo lasciò andare e Jamie si parò di fronte a Sophie. Fissò i tre esseri che aveva di fronte.
<< Lui è Ultima Luce! >> Disse l’omone. << Come sei arrivato qui? >> Chiese la donna. Jamie non sapeva che dire. Balbettò qualcosa. << Prima ditemi chi siete voi! >> La donna indietreggiò e fissò triste l’uomo, che sopsirò. Jamie stava aspettando.
<< E’ giusto… >> Disse l’omone. << Io sono Babbo Natale, lei è Fatina di denti, e lui Coniglietto di Pasqua. >> Li indicò a uno a uno. Non ci casco un’altra volta! << Questi sono i nomi in codice dei padroni di casa! >> Disse puntandogli un dito contro. Babbo Natale lo guardò. << Sì, ma sono anche nostri nomi. >> Disse. No! Non ci casco di nuovo! La donna che doveva essere la Fatina del dentino si avvicinò. << Jamie… >> Disse. << Non ti ricordi, tre anni fa, quando ci vedesti? >> Chiese. Jamie scosse la testa lentamente. Non voleva crederci. Non voleva credere di aver trovato i Guardiani.
<< Voi siete… >> Mise una mano sul viso della fata. << I guardiani? >> Lei sorrise. << Come sei cresciuto… >> Disse lei. Sophie avanzò incerta. Raggiunse la scatola dove stava ranicchiato il coniglio. Lo prese. Lui cercò di scappare, ma non ci riuscì. La piccola cominciò a ridere e ad accarezzare il coniglietto, che cedette.
<< Ma come? >> Chiese Jamie. << Come è possibile che… >> Babbo Natale parlò. << Quei giorni cercavamo di contrastare forze di Pitch. >> Cominciò. << E stavamo aiutando Dentolina a raccogliere dentini di bambini. Allora mancavano pochi giorni a Pasqua, e altri due compagni ancora erano con noi… >> Jamie chiese. << Chi erano? >> Babbo Natale lo guardò amareggiato. << Sandman, Uomo di sonno, e Jack Frost, Ragazzo di Ghiaccio. >> << Cosa!? >> Esclamò Jamie. << Jack Frost era vostro alleato? >> Chiese stupito. << Un tempo Jack Frost era sconosciuto. Nessuno poteva vederlo. >> Disse Nord. << Ti ricordi quel volo sullo slittino che ti fece perdere un dente? >> Chiese Dentolina. << E’ stato lui. Adorava combinare scherzi. >> Jamie non riusciva a crederci. << Poi Sandy è stato sconfitto da Pitch, Uomo Nero, e allora nati Incubi. Poi, a Pasqua, Pitch distrutto tutto. Uova non si sono nascoste in tempo, e tutti hanno smesso di credere a Calmoniglio. >> Jamie girò lo sguardo verso il piccolo coniglietto. Per questo era così? Perché nessuno credeva più in lui?
<< Io ero con voi! >> Disse Sophie. << Sì, eri con noi, piccola succhiapollici, e mi sembra ti sia divertita parecchio! >> Disse Calmoniglio mentre la piccola gli accarezzava il collo.
<< Aspetta; cosa? Eri con loro? >> Chiese Jamie. << Ho dipinto le uova e mi sono divertita tantissimo! >> Esclamò la piccola con entusiasmo. << E perché non mi hai detto niente? >> Chiese Jamie. << Perché… >> Sophie non seppe che dire e si mise a piangere. Jamie la abbracciò e la consolò, dicendole che non c’era nessun problema. Poi si voltò verso Babbo Natale. << E perché Jack Frost… >> Quello sospirò. << Jack non ricordava passato… Pitch aveva denti di quando lui ancora umano. Lo ha attirato in trappola e gli ha dato i denti con cui avrebbe potuto ricordare… Ma Pitch venne da noi. Distrusse tutto… Le uova erano a pezzi, nessuno le trovò. Calmoniglio fu dimenticato, e divenne così… >> Il vecchio allungò un braccio verso il coniglietto che Sophie teneva in braccio. << Jack Frost scappò. No sappiamo cosa fece, ma si alleò con Pitch, e ci spazzarono via… >> Jamie ascoltava terrorizzato.
<< Una volta mia madre mi ha detto che Jack Frost non era nessuno… >> Cominciò. << Perchè voi restate qui? >>
<< Una volta che nessuno crede più in noi, perdiamo i nostri poteri, Jamie. >> Disse Dentolina.
Jamie stava per ribattere, ma un rumore lontano attirò la sua attenzione.
<< Mi seguono… >> Disse. << Da quando sono scappato di casa gli Incubi mi hanno attaccato! >> Disse. << Perché? >> Chiese.
<< Se tu vedi noi… >> Disse Nord. << Allora tu credi in noi. >> Jamie sorrise. << Proprio quello che volevo sentire! >> Scattò. << Sophie, resta qui! >> Si allontanò dalla stanza, lasciando soli i Guardiani con Sophie. Lui doveva uscire.
Arrivò nella piazza. C’era una gran confusione. Vide che gli Incubi erano entrati. Li vedeva scorrazzare a destra e a sinistra. Entravano nelle stanze, invadevano i locali.
<< Maledetti! >> Saltò giù nella piazza e raggiunse un uomo armato con un fucile d’assalto tra le mani.
<< Cosa succede? >> Chiese. << Eh? Sono entrati gli Incubi e non fanno altro che andare avanti e indietro! E’ come se stessero cercando qualcosa… >> Disse quello. << Stai indietro, ragazzino! Nasconditi! >> E sparò verso gli Incubi.
Jamie si irritò alla frase dell’uomo. Fece apparire un fucile identico a quello che aveva l’uomo: un Barret REC7, e sparò a un Incubo che stava per attaccare l’uomo alle spalle. Quello si voltò e sgranò gli occhi.
<< Che dicevi? >> Chiese Jamie. Saltò, fece sparire il fucile e fece apparire una lancia. Colpì l’Incubo che gli veniva addosso, poi atterrò puntando la lancia a terra. Vide Coniglietto di Pasqua con il suo arco tra le mani che lanciava frecce agli Incubi.
<< Coniglietto di Pasqua! Sono io, Nightmare! >> Esclamò avvcinandosi. Coniglietto di Pasqua non si voltò, estrasse il pugnale con la mano sinistra e lo lanciò addosso a Jamie. Lui si spostò appena in tempo per schivarlo. Stava per urlargli contro, ma vide che il pugnale era diretto al cavallo alle sue spalle: Coniglietto di Pasqua gli aveva salvato la vita. Prese il pugnale e lo lanciò all’uomo.
<< Come sono entrati? >> << Qualcuno ha lasciato un tombino aperto. >> Rispose il combattente. Jamie fece apparire un arco, ma sapeva che non avrebbe mai potuto contrastare tutti quegli Incubi. Gli venne un’idea: se erano lì per lui allora avrebbe potuto attirarli fuori ed eliminarli lì.
<< Coniglietto di Pasqua, non colpirli! >> Disse. Scatto verso un cavallo e si fece notare. A poco a poco tutti gli Incubi cominciarono a inseguirlo. Lui correva verso l’unico tombino che conosceva. Tutti si spostavano non appena lo vedevano. Dietro di lui c’era una scia di sabbia nera enorme.
Raggiunse il tombino e uscì in strada. Subito dopo, un tornado di sabbia nera uscì e andò verso l’altro, roteando.
Fatevi sotto, mostri! Pensò. Si stavano abbattendo su di lui. Saltò. Scomparve dentro la nube. Alcune persone armate uscirono dal tombino e lo videro sparire nella nube della paura. Subito dopo un’esplosione nell’aria, un boato, e la sabbia che si allargava in tutte le direzioni. I soldati erano pronti a sparare, ma videro solo un ragazzo cadere dal cielo. Aveva i vestiti che perdevano brandelli bruciati e lasciava una scia di fumo nero dietro di sé.
<< Kallisto, vai! >> Esclamò Coniglietto di Pasqua. Kallisto gettò l’arma a terra e corse. Arrivò sotto a Jamie e lo prese al volo, perdendo l’equilibrio.
Il ragazzo era svenuto e gli Incubi erano scomparsi.
<< Diavolo d’un ragazzo… >> Disse Coniglietto di Pasqua guardandolo esterrefatto.

 

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Capitolo 9
*** A pezzi ***


Jamie si trovava in una stanza che a detta di Babbo Natale era l’infermeria. Era sdraiato su un lettino bianco e si sentiva a pezzi. Coniglietto di Pasqua gli aveva raccontato di aver fatto esplodere la nube di polvere entrandoci dentro, ma lui sapeva che quello che aveva fatto era molto di più…
Aveva fuso il suo corpo con la paura che lo circondava, una cosa che non pensava fosse possibile, e l’aveva fatta esplodere. Non sapeva di poter fare neanche questo; fino ad ora aveva solo fatto apparire armi, ma ora stava scoprendo poteri molto più interessanti, ma anche pericolosi…
Quando mi sono teletrasportato da Sophie ho attraversato un varco luminoso… Era come se lì dentro bruciasse tutto… Sono arrivato dall’altra parte con i vestiti strappati, e ho fatto un percorso breve… Se fossi andato più lontano sarei potuto morire. La stessa cosa per quello che ho fatto ieri sera: facendo esplodere la paura che avevo fuso al mio corpo ho rischiato grosso! Sarei potuto esplodere anch’io!
<< Pensi? >> Chiese Babbo Natale, che era venuto a vedere come stava. Lui lo guardò con uno sguardo implorante. << Stai diventando famoso… >> Disse l’uomo. << Sempre più gente si chiede come tu faccia… >> Jamie, che guardava verso l’alto, si girò verso di lui. << Ieri ti hanno visto in molti… Hai creato dal nulla un fucile d’assalto, hai lanciato una lancia che non avevamo in nessun angolo di magazzino e hai fatto esplodere gli Incubi… La gente si fa delle domande. >> Sospirò. Jamie stava in silenzio, quando nella stanza entrarono Topo di Fogna e Cane Pezzato spalancando la porta e urlando, e quasi cadde dal lettino.
<< Ecco il mio amico!!! >> Esclamò Topo di Fogna. << Sei veramente forte! Non solo sai parlare, sai anche combattere bene! >> Disse. << Che mi venga un colpo, se questo ragazzo non ha un dono! >> Si girò verso Cane Pezzato che gli rivolse uno sguardo complice. << Ieri ti ho visto, Nightmare. Sei stato grandioso! >> Esclamò il ragazzo, ancora stupito dai poteri di Jamie. << Come hai fatto? >> Chiese.
Ecco la nota stonata! Jamie non seppe che fare. Si limitò ad abbassare lo sguardo. Ormai era stato scoperto, e negare l’evidenza era inutile, dunque decise di raccontare la storia dei suoi poteri ai presenti, raccomandandogli, però, di mantenere il segreto.
<< Brutto ragazzino viziato e rompiscatole! >> Esclamò un uomo che entrò quasi sfondando la porta. Era armato: aveva un fucile a pompa sulla schiena e una pistola al fianco sinistro. Jamie non capì cosa intendesse. << Ieri sera mi hai fatto fare la figura dell’idiota! >> Disse l’uomo mettendosi un pollice sul petto. << Scusa, ma ci conosciamo? >> Chiese Jamie. Quello sbuffo come un toro. << NO! >> Esclamò. << Ma hai monopolizzato la scena! >> Continuò. << Chi ti credi di essere? >> Chiese. Jamie non aveva capito. E’ arrabbiato perché ieri ho sconfitto gli Incubi al posto suo?
<< Sono già due sere che ci rubi il lavoro! >> Sbraitò quello. Nella stanza entrarono Kallisto con la sua solita rivoltella al fianco e Rage con i capelli raccolti in una coda. << Smettila, Bruto. >> Disse l’uomo. << Ti stai comportando come un bambino! >> Lo rimproverò Rage. << Non ti rendi conto che ci ha salvati tutti? >> Disse una voce dietro di loro. Si fece strada un uomo muscoloso con una cicatrice sulla tempia. Aveva i capelli spettinati e un largo sorriso stampato in faccia. Si avvicinò a Jamie, lo sollevò e lo stritolò con un abbraccio. << Ma dove sei stato per tutto questo tempo? >> Chiese quello stringendo forte il ragazzo. Finalmente lo lasciò andare e Jamie potè respirare. Una risata si sentì fuori dalla stanza. << Nightmare, ci hai davvero fatto un favore! >> Era Coniglietto di Pasqua. Entrò e sorrise ai presenti. << Da soli non ce l’avremmo fatta. >>
<< Cazzo, no! Non ce l’avremmo fatta, ma ci saremmo divertiti da pazzi! >> Esclamò Bruto. << Bruto, chiudi quella fogna! >> Lo zittì Rage. Jamie fu irritato linguaggio colorito del soldato, ma preferì non dargli corda. Per fortuna Sophie non era lì. Vedetta la aveva trovata nel magazzino e l’aveva riportata nella sua stanza.
<< Ora potresti dirci come hai fatto? >> Chiese Cane Pezzato voltandosi di nuovo verso di lui. Jamie esitò – il pubblico nella stanza era aumentato – a parlare, ma non potè tirarsi più indietro.
Sospirò. << Come ho già detto a Babbo Natale e Coniglietto di Pasqua… >> Cominciò. << Io posso usare la mia paura per fare quasi tutto quello che voglio. >> I soldati si stupirono e cominciarono a mormorare. Solo Rage rimase in silenzio. << Quando sento di aver paura posso incanalarla dentro di me e trasformarla in un oggetto… Come se trasmutassi qualcosa in qualcos’altro! Solo che la materia prima è la paura, qualcosa di inconsistente, e si può trasformare in tutto… >> I presenti erano stupiti. Cane Pezzato teneva gli occhi spalancati, Topo di Fogna sorrideva, stravaccato su una sedia, Rage sembrava molto interessata, l’uomo che aveva abbracciato Jamie si grattava la testa con aria pensierosa, Bruto era sempre arrabbiato, Kallisto aveva la bocca spalancata e le braccia incrociate. Gli unici a non essere stupiti erano Babbo Natale e Coniglietto di Pasqua. << In pratica… >> Jamie alzò un braccio: della sabbia nera si addensò attorno a quello, prese la forma di una spada ricurva; poi si illuminò, e come se i granelli di polvere si fossero saldati tra loro, si formò la spada. Kallisto la sfiorò con un dito e ne saggiò la lama. Aveva passato l’indice piano, ma scoprì un piccolissimo taglio sul dito, proprio dove aveva toccato la lama. Sorrise.
<< Se posso far apparire una cosa… >> Disse Jamie. << Posso anche farla sparire! >> La spada diventò di nuovo di sabbia nera, e a poco a poco scomparve. << Però posso far sparire solo gli oggetti che ho creato con la paura! >> Precisò. Si appoggiò al letto. << Non chiedetemi come io faccia, perché non ne ho idea… >> Rage, che era rimasta a guardare il punto in cui era scomparsa la spada alzò lo sguardo verso Jamie. << Come, non ne hai idea? >> Chiese. << Non lo so come faccio… Lo faccio e basta! >> Rage stava per arrabiarsi, ma Topo di Fogna chiarì:<< E’ una cosa istintiva! Tu sai come fa il tuo cervello a mandare gli impulsi che dicono al braccio di muoversi? >> Chiese rivolto alla donna. Lei lo guardò. << Ma deve esserci un modo! Se potessimo impararlo potremmo fronteggiare gli Incubi! >> Esclamò.
<< A me basta il mio fucile! >> Esclamò Bruto tirando il fucile dalla schiena e fingendo di baciarlo. << Nessuno ti ha interpellato, Bruto! >> Sbottò Rage. L’uomo fece una faccia irritata e ripose l’arma.
Jamie si voltò. << E’ inutile provarci. Non so come faccio, e basta! >> << Ma… >> Rage si arrese. Uscì dalla stanza un po’ avvilita.
L’uomo che aveva abbracciato Jamie si avvicinò. << Sono Giuda. Benvenuto, a nome di tutta la Squadra. >> Gli sorrise. << Grazie, Giuda. >> Rispose Jamie.
La stanza si svuotò. Ora c’era solo Jamie.
I tre Guardiani sono ancora qui! Io e Sophie crediamo in loro. Deve esserci un modo per far tornare a credere la gente! Pensò. Fece una smorfia. Mi sento a pezzi…

 

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Capitolo 10
*** Quel ragazzo è pericoloso! ***


Pitch stava parlando da più di un quarto d’ora, ma Jack non lo stava ascoltando. Era annoiato dalle chiacchiere dell’Uomo Nero. Non gli interessava se ci fosse ancora un bambino che credeva nei Guardiani: non sarebbe stato un problema; glielo aveva ripetuto sin dall’inizio.
<< Jack, ascoltami! Quel ragazzo è pericoloso! E non lo dico perché crede in loro, ma perché riesce sempre a scampare ai miei Incubi! >> Esclamò cercando di attirare l’attenzione dell’Uomo di ghiaccio.
<< Non è un problema! >> Ripetè per la quarta volta Jack.
<< Non è un problema? Sei serio, Jack? Forse sei stato qui sotto per troppo tempo! >> Disse lo Spirito della paura. << Se vedessi come quel ragazzo disperde gli eserciti che gli mando contro non diresti “non è un problema”! >> Disse indicando un punto inprecisato della caverna. << Se venisse qui cosa faresti? >> Chiese. Jack guardò Pitch con la coda dell’occhio. << Lo farei tornare da dove è venuto! >> Si voltò e si alzò in aria. << Io non uccido gli innocenti! Io non uccido nessuno! >> Disse. Si fermò a mezzaria. << A differenza di te, che non ti fai scrupolo alcuno! >> Disse quasi in un sussurro. Pitch lo guardò deluso. << Pensavo che fossi in grado di tenere sotto controllo il mondo… >> << Pensavo la stessa cosa di te. >> Ribattè l’uomo dai capelli bianchi.
Pitch formò dei cavalli con della sabbia nera, e li scaraventò contro il compagno.
Jack li colpì con stalattiti di ghiaccio, facendoli sparire. Pitch ne evocò altri. Jack indietreggiò e gli puntò contro il bastone ricurvo; da esso uscì una scia di ghiaccio che congelò i cavalli. Pitch ne fece apparire una quantità spropositata, e li fece avventare sull’uomo di ghiaccio. Quello si ranicchio e poi allargò gli arti all’improvviso, creando una barriera di ghiaccio e scaraventando in tutte le direzioni una bufera di neve. I cavalli si congelarono; quelli che avevano resistito alla bufera si infransero contro la barriera.
Tornò la calma. Jack atterrò, e Pitch gli sorrise. L’Uomo del ghiaccio si rigirò furiosamente il bastone fra le mani, finchè non parlò.
<< Va bene, Pitch. >> Disse. << Se lo vuoi, andrò a vedere. >> Sorrise.
Pitch rispose al sorriso. << Eccellente… >>
Si alzò il vento e Frost si sollevò in aria, puntando verso l’uscita. Gli abiti neri dell’Uomo Nero svolazzarono, e lui si coprì il viso dal vento. Poi guardò il soffitto, dove Jack era uscito, e sorrise.
Jack, per la prima volta dopo tre anni, si sentì libero. L’aria fresca gli sferzava il viso, e lui vedeva il mondo che aveva plasmato: una landa di ghiaccio perenne, alberi nudi e città vuote.
Si tirò su il cappuccio e si diresse verso il covo dei ribelli.

 

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Capitolo 11
*** Jack Frost ***


Jamie stava andando al magazzino, dove avrebbe parlato con i Guardiani. Voleva dire loro del suo potere, e spiegargli che c’era ancora una possibilità per loro di tornare quello che erano un tempo.
Era immerso nei suoi pensieri quando un tizio coi capelli corti castani e la faccia amichevole lo prese in braccio e lo trascinò con sé.
<< Ehi! Che stai facendo? >> Chiese Jamie che tutto a un tratto si sentì sollevare. Quello disse:<< Ti porto nell’armeria, così ti spiegherò alcune cose, Nightmare. >> Jamie cercò di liberarsi. << Ma tu chi diavolo sei? >> Chiese. Quello sorrise e disse:<< Io faccio parte della Squadra. Sono Occhio di Falco! >> Jamie si arrese: era evidente che non lo avrebbe lasciato andare, e si lasciò portare in giro.
Arrivati nell’armeria, Occhio di Falco passò a mostrargli le varie armi di cui disponevano.
<< Abbiamo un buon arsenale, e ogni mese alcuni di noi vanno a rifornire le scorte di cibo e munizioni. >> Cominciò facendo vedere al ragazzo una fila di armi da fuoco. << Queste sono i nostri fucili d’assalto, utili quando i nemici sono numerosi. >> Si mise a elencare una lista di lettere e numeri, facendo venire il mal di testa a Jamie. Lo portò da un’altra parte, dove gli mostrò alcune pistole. << Qui abbiamo le pistole: ognuno di noi ne porta una con sé, nel caso dovesse finire le munizioni o rimanere disarmato… Spesso ci siamo salvati la pelle con queste! >> Disse. << Questa è una Colt M1911, quest’altra è una rivoltella e questa è… >> Occhio di Falco si lanciò in un altro elenco. << Non avete armi bianche? >> Chiese Jamie sbuffando. L’uomo sorrise. << Certo! Vieni, ti faccio vedere. >> Lo portò con sé in una stanzetta dove, una volta accesa la luce, Jamie potè vedere decine e decine di spade, pugnali e mazze.
<< Grandioso… >> Disse Jamie rimanendo a bocca spalancata. C’erano spade lunghe e pesanti a due mani, altre sottili e leggere. Alcuni pugnali erano ricurvi e scanalati, altri erano dritti e lisci. << Non pensavo potessero esserci così tante spade diverse… >> Commentò il giovane Nightmare; la sua frase fece sorridere Occhio di Falco. Jamie si avvicinò a una spada lunga e sottile, con il manico nero e sottile come la lama. Alzò il braccio, si concentrò e una nuvola di sabbia nera si formò sul suo braccio, e prese la forma della spada che aveva di fronte.
<< Fantastico! >> Esclamò l’uomo dietro di lui. << E’ eccezionale! >>
Jamie fece sparire la spada. << Ora posso creare diversi tipi di spade a seconda della situazione. >> Disse. Occhio di Falco gli si avvicinò. << Perché, non potevi farlo prima? >> Chiese. << Sì. Potrei anche creare una spada che non conosco, ma proprio perché non so come è fatta potrei non riuscire a crearla: i pensieri si sovrapporrebero, e la spada potrebbe non essere quello che cerco. Ora che so che aspetto hanno… >> Occhio di Falco annuì. << Impressionante… >>
<< Comunque, perché mi hai portato qui? >> Chiese Jamie. << Come hai appena visto posso creare armi in qualsiasi momento, e non mi serve un’arma. >> << Infatti. >> Disse Occhio di Falco. << Ma sai, speravo di vedere come fai a creare le cose dal nulla… >> Disse imbarazzato. Jamie rise.
 
*
 
Jack era arrivato in città, e ora stava camminando per le strade. Un silenzio soprannaturale regnava su quel luogo, e Jack sentì di poter fare tutto quello che voleva.
Pitch non mi ha detto dove cercarli… Potrei metterci più del previsto. Sbuffò. Che seccatura…
Si guardava intorno. Ogni tanto congelava qualcosa, si faceva strada sollevando col vento gli oggetti che ingombravano la strada, saliva sui tetti dei palazzi…
<< So che ci sono… Devo solo scovarli! >> Disse. Si lanciò in strada e tornò a cercare.
 
*
 
<< E per questo sono venuto qui. >> Concluse Jamie, rivolto a Babbo Natale. Il Coniglietto di Pasqua stentava a credere al suo racconto, mentre la Fatina dei denti era affascinata dal racconto.
<< Se capito bene… >> Disse l’omone russo. << Tu usi paura per creare armi e combattere Incubi, da? >> Jamie annuì. << Io non ci credo! >> Disse il coniglio facendo capolino dalla scatola. << Oh, avanti, Calmoniglio! >> Cercò di convincerlo Dentolina. << Niente da fare! Finchè non mi mostrate che dice il vero, io non ci credo! >> E si nascose nella scatola.
Jamie annuì. << Ha ragione. Bisogna vedere, per credere! Allora io vi farò vedere! >> Alzò un braccio. La sabbia nera si aggregò a formare un pupazzetto: un coniglietto di pezza. Lo diede al Coniglietto di Pasqua, che sobbalzò non appena lo vide. Dopo un po’ accettò. << E va bene, ci credo… >> Ammise con sguardo basso. << Ma questo come può aiutarci? >> Jamie fece apparire una spada. << Combatterò. >> Disse. << Sconfiggerò Pitch Black e Jack Frost e una volta finito tutto questo la gente tornerà a credere in voi! >> I tre si guardarono sconfortati. << Che c’è? >> Chiese Jamie. La Fatina del dentino si avvicinò. << Jamie… >> Disse. << Non è per sfiducia in te… Ma… >> Si bloccò. << Ma? >> La incoraggiò il ragazzo. << Ma nessuno tornerà a credere in noi! >> Sbottò Calmoniglio. << Scusa? >> Chiese Jamie, fingendo di non aver sentito bene. << Il fatto è che la gente crede in ciò che vede: non possono credere in noi se non facciamo nulla per mostrar loro che esistiamo! >> Spiegò il coniglietto. << E quindi? >> Chiese Jamie. << Io ho continuato a credere in voi anche dopo che la mia famiglia è sparita! >> Disse avvicinandosi. << Tu caso a parte! >> Disse l’omone prendendolo per le spalle. << Tu hai visto noi! >> Gli ricordò. Jamie si sconfortò. << Sì… Hai ragione… >> Si diresse verso la porta. << A domani… >> Disse sconsolato. I tre Guardiani lo salutarono con tristezza.
Perché deve essere così brutto, il mondo? Si chiedeva. Perché non possono tutti essere più fiduciosi?
Jamie arrivò in piazza, dove molta gente era radunata. Jamie si chiese il perché di tutta quella agitazione. Guardò sopra e vide uno schermo con sopra le immagini di un uomo dai capelli bianchi e una barba incolta dello stesso colore. La sua pelle era pallida e gli occhi erano azzurri ghiaccio. Notò che le immagini provenivano dalle tante telecamere di sicurezza poste in giro per la città.
Vide la figura imponente di Babbo Natale cercare di tranquillizzare il pubblico. Si fece strada fino a lui e gli chiese cosa stesse succedendo.
<< Vedi quell’uomo? >> Chiese indicando i monitor. << Il suo aspetto è strano, non trovi? >> Jamie annuì, ma non gli sembrava che fosse un buon motivo per preoccuparsi tanto. << Lo so! >> Esclamò l’uomo. << Ma non hai visto quello che fa! >> Disse. << Ecco! Guarda! >> Indicò il monitor e Jamie vide l’uomo creare uno scivolo di ghiaccio con un bastone ricurvo su cui muoversi. Poi si sollevò in aria. << Cosa diavolo…? >> Jamie non credeva ai suoi occhi. << Cosa diavolo è quello? >> << Lo hai visto anche tu? Non è possibile! >> Disse. Accanto a lui comparvero Coniglietto di Pasqua e Fatina dei Denti. << Babbo Natale. >> Chiamò quello. << E se fosse… >> << Impossibile! Sai che non può esistere nessun’altro con questa caratteristica! >> Lo interruppe Babbo Natale. << Di che state parlando? >> Chiese Jamie. Babbo Natale si voltò verso di lui con un dito alzato e la bocca spalancata, ma si fermò. Rimase in quella posizione per qualche istante. << Ehi, e se fosse come il nostro Nightmare?>> Chiese l’omone cercando di cambiare discorso. Jamie alzò lo sguardo verso il monitor. << Non sono un professionista, ma non credo si possano fare queste cose con la paura… A meno che non sia Pitch Black! >> Disse il ragazzo. << Pitch non può essere quello! >> Disse Coniglietto di Pasqua. << Perché no? >> Chiese Jamie. << Qualcuno l’ha mai visto? >> Chiese. << No, ma… >> Cominciò Babbo Natale. Coniglietto di Pasqua tagliò corto dandogli una pacca sul braccio. << Non è lui e basta! >> Jamie ci pensò su.
<< Allora potrebbe essere Jack Frost? >> Chiese. I tre si guardarono. << Jack Frost, eh? >> Mormorò Coniglietto di Pasqua facendo un cenno quasi impercettibile a Fatina dei denti, che annuì senza farsi notare. << Sì, penso tu abbia ragione… >> Jamie non riusciva a crederci. Nessuno aveva mai visto Jack Frost, e ora tutti loro lo potevano vedere!
<< E cosa facciamo? >> Chiese il giovane. Pensava di sapere perché si trovasse lì. Coniglietto di Pasqua prese una ricetrasmittente. << Kallisto! Tu, Bruto e Rage andrete in strada e attaccherete il nemico solo se verrete avvistati! >> Disse. Una voce rispose dall’altro lato. Coniglietto annuì e chiuse. Poi chiamò di nuovo. << Occhio di Falco! Tu ti posizionerai in cima al palazzo che ti indicherò io con il fucile da precisione e tenterai di colpirlo! >> Esclamò. Una voce rispose:<< Ricevuto! >>Coniglietto di Pasqua posò la ricetrasmittente e afferrò il suo arco. << Io vado! Tenete al sicuro la popolazione! >> Si raccomandò ai due adulti di fronte a sé, che annuirono. Jamie lo fermò. << Che c’è? >> Chiese quello. << Vengo anch’io! >> Disse Jamie con l’espressione di chi non ammetteva repliche. Coniglietto di Pasqua sorrise e disse:<< D’accordo! >>
I due salirono delle scale per arrivare in strada, ma raggiunto un tombino, Coniglietto di Pasqua dovette lasciare solo Jamie. Lui sarebbe salito in cima a un palazzo col suo arco. Gli augurò buona fortuna e continuò a salire. Jamie era così di nuovo solo. Un tombino lo separava dalla strada. Lo sollevò lentamente. La strada era deserta. Si alzò e uscì. La neve cadeva con forza e il vento si era alzato. Sentì una voce alle sue spalle.
<< Sei tu l’Ultima Luce? >> Chiese. Si voltò e vide un uomo sui trent’anni circa con la barba corta e i capelli bianchi. Portava con sé un bastone ricurvo. Nei suoi occhi vide un luccichio insolito, e le sue iridi azzurro ghiaccio proiettavano su di lui un senso di oppressione. Quello sguardo era così pesante da sostenere… Sembrava portare con sé tanto dolore che nessun uomo potrebbe sopportare.
<< Sei Jack Frost? >> Chiese Jamie. Quello non si scompose e rimase a fissarlo col suo sguardo indagatore. << Chissà perché Pitch ti teme tanto… >> Disse. Afferrò con forza il suo bastone e lo puntò verso Jamie. Una colonna di ghiaccio ne uscì dalla punta e prese in pieno Jamie, spingendolo indietro per una decina di metri e lasciandogli del ghiaccio attaccato alla felpa. Il ragazzo sentì i brividi attraversargli tutto il corpo. Si alzò a fatica e lanciò un’occhiata all’uomo di fronte a lui. Era ancora là. Cosa aspettava a colpirlo?
<< Patetico… >> Disse. Jamie non capì. << Non puoi essere tu l’Ultima Luce. Come avresti fatto a sbaragliare tutti gli Incubi che Pitch ti ha mandato contro? >> Si voltò e cominciò ad andarsene.
Neanche per sogno! Jamie fece apparire un arco e scoccò una freccia all’Uomo di Ghiaccio. La freccia si infranse in una barriera di ghiaccio comparsa alle sue spalle. Quello si voltò guardandolo contrariato. << Non è leale attaccare alle spalle, non lo sai? >> Disse.
Jamie incoccò un’altra freccia e la lanciò al nemico. Quello la congelò a metà strada. Jamie scoccò un’altra freccia. L’uomo si avvicinava sempre di più. Jamie continuò a lanciare frecce finché l’avversario non fu a meno di tre metri da lui. Fece sparire l’arco e scattò verso di lui creando dal nulla una spada lunga e sottile. Jack spalancò gli occhi alla vista dell’arma apparsa dal nulla. Jamie lanciò un fendente in aria, e Jack dovette piegarsi per schivarlo. Fece una capriola e atterrò indietro, guardandolo con un mezzo sorriso stupito. Jamie non si scompose e lo attaccò di nuovo.
Cercò di colpirlo al ventre, ma Frost saltò alle sue spalle e gli lanciò contro una stalattite di ghiaccio. Jamie si voltò in fretta e levò la mano sinistra, creando uno scudo e parando la stalattite. Jack osservò la scena strabiliato. Si sollevò in aria e finse di attaccarlo dall’alto. Jamie si preparò a parare, ma fu sorpreso dalla neve sotto i suoi piedi, che si alzò e gli fece perdere la concentrazione.
Aveva freddo e non sapeva dove fosse il nemico. La neve continuava a sollevarsi, e lentamente lo ricopriva… Si costrinse ad alzarsi. Sarebbe morto se non lo avesse fatto. Una raffica di vento lo sollevò e lo portò in alto. Jack Frost lo stava spettando lì con le braccia incrociate e il bastone dietro di lui, sollevato anch’esso dal vento.
<< Come fai a farlo? >> Gli chiese. Jamie non gli diede retta e cercò inutilmente di dimenarsi dal vento. << Non parli molto, vero? >> Chiese. Afferrò il bastone e glielo puntò contro di nuovo. Una raffica di neve lo investì, ma non fu spinto indietro, a causa del vento che lo teneva fermo. Jamie, dopo aver subito per alcuni secondi, levò la spada, cercando di parare la neve. Ci riuscì solo in parte, e spinse via la bufera con un colpo di spada. Tentò di colpire Jack, ma lui lo teneva a una distanza di sicurezza.
Jamie, non sapendo come fare, fece sparire la spada e fece apparire una pistola: quella che aveva visto quello stesso giorno, una Colt M1911. Jack fu sorpreso dell’azione del ragazzo, che gli sparò. Lo Spirito del ghiaccio schivò la pallottola appena in tempo, prima che fosse ferito. La vide passare davanti al viso. Rivolse lo sguardo a Jamie, irritato. Lui lo guardava con uno sguardo furbetto in volto. Frost si lanciò su di lui, che fece sparire la pistola e prese un pugnale sottile e affilato. L’uomo lo attaccò col bastone. Jamie schivò di lato, con fatica, e tentò di colpire l’avversario, ma il vento lo spinse indietro.
<< Non sparare, Occhio di Falco! >> Esclamò Coniglietto di Pasqua alla ricetrasmittente. << Sono troppo vicini! Potresti colpire Nightmare! >> Occhio di Falco rispose. << Non ti preoccupare! Aspetterò finché il ragazzò non sarà lontano dal ghiacciolo! >>
<< Ma quando diavolo possiamo uscire? Mi sono stufato di aspettare che mi veda! >> Esclamò Bruto. Kallisto gli disse di calmarsi. << Nightmare sta combattendo contro di lui, e tu devi aspettare! >> Bruto cominciò a imprecare quando seppe che Jamie era coinvolto. << Quel dannato ragazzino! Come si permette di…! >> << Bruto, se dici un’altra parola ti do un ceffone così forte da farti girare la testa! >> Esclamò acida Rage. Bruto si zittì, ma continuò a guardare fuori dalla finestra del locale dove si trovavano con aria avvilita.
Fuori Jamie stava lottando contro Jack Frost, e cominciava a perdere colpi. Fu sbattuto sul tetto di un palazzo, e rotolò per alcuni metri. Si alzò a fatica, mentre Frost scendeva lentamente. Jamie lo fissò con odio, e Jack ricambiò con il suo sguardo indifferente e annoiato.
<< Hai esaurito la magia? >> Chiese deridendolo. << Allora sarà il caso di chiudere lo scontro, insegnandoti a stare al tuo posto… >> Una raffica di vento sollevò Jamie un’altra volta e lo sbattè violentemente in strada. Jack scese in strada e si preparò a dargli il colpo di grazia.
<< In fondo… >> Disse. << Una piccola punizione non guasta… >> Alzò il bastone contro di lui. Jamie si preparava al peggio.
Una freccia sibilò e raggiunse la schiena di Jack Frost. Si infranse contro una barriera di ghiaccio, come quella scagliata da Jamie, ma questa sprigiono delle fiamme, una volta arrivata. Jack se ne accorse proprio quando le fiamme stavano per colpirlo. Si voltò e si allontanò dal fuoco. Si guardò intorno e vide in cima a un palazzo Coniglietto di Pasqua che incoccava un’altra freccia. Un proiettile gli sfiorò il braccio, ferendolo e facendogli perdere sangue. L’uomo vide Occhio di Falco in cima all’altro palazzo caricare un altro proiettile. Il sangue cadde a terra e si congelò a contatto con la neve, cosa che stupì non poco Jamie.
<< Sono tuoi amici? >> Chiese Frost. Jamie stava alzandosi, ma non avrebbe fatto nulla. La porta di un edificio si spalancò e ne uscirono un Bruto impaziente, Kallisto furioso e Rage determinata. Cominciarono a sparare con le loro armi: Bruto portava un fucile grosso che sparava molti proiettili in pochi secondi, Kallisto aveva un fucile di con la canna lunga e una collana di proiettili attaccata, Rage aveva un fucile a pompa con cui avrebbe potuto sfondare un muro.
Jack Frost saltò in aria, schivando i proiettili e raggiungendo un luogo fuori dalla portata delle armi dei nemici. Li guardò con ira, poi sollevò il bastone e inspiegabilmente una bufera ancora più forte di prima si abbatté sulla città.
I soldati stavano tornando indietro, portandosi dietro Jamie, che si staccò dalle possenti braccia di Kallisto e corse verso Frost. Invano l’uomo chiamò il suo nome.
La neve sferzava l’aria e gli copriva la visuale. I suoi capelli si bagnavano e si congelavano all’istante. Il ghiaccio si attaccò ai suoi vestiti, ormai fradici. Ma lui non si fermava! Era in mezzo alla strada e Jack Frost lo guardava con superiorità dall’alto. Aveva vinto. Lo sapevano tutti e due, ma Jamie non voleva dargli quella soddisfazione!
Anche se fuori la temperatura si abbassava a velocità incredibilmente elevata, dentro di sé, Jamie si sentiva bruciare. E allora accadde qualcosa di straordinario.
Jack Frost rimase a bocca aperta, per ciò che vide. Jamie stava letteralmente bruciando! La neve attorno a lui si scioglieva e il suo corpo appariva deformato dal calore. Le fiamme uscivano dalla sua pelle, e Jamie stesso si chiese come stesse facendo a non urlare di dolore.
Non sento dolore… Pensò. Ma si sbagliava. Lentamente si sentiva prosciugare dentro. Come se il calore che lo aveva avvolto sin dall’interno ora stava scemando a partire dal centro del suo corpo…
Si sforzò di sorridere beffardo a Jack Frost, prima di svenire.

 

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Capitolo 12
*** Colloquio silenzioso ***


Jamie si trovava un’altra volta in infermeria. Cominciava a pensare che avrebbe passato lì la maggior parte del suo soggiorno nel covo dei sopravvissuti.
La porta si aprì. Entrarono Coniglietto di Pasqua e Fatina dei denti. Lui li fissò. Ora che ci pensava, il giorno precedente aveva notato una cosa strana nella donna. Quando aveva rivolto a Coniglietto di Pasqua la domanda se pensasse che quello fosse Jack Frost, lui aveva fatto un cenno quasi impercettibile alla donna, e lo stesso aveva fatto lei in risposta.
Si sedettero di fronte al suo letto. Jamie aprì la bocca per parlare, ma Fatina dei denti gli mise un dito sulle labbra. Poi cominciò a gesticolare.
<< Ho pensato molto se darti la mia fiducia o meno. >> Disse Coniglietto di Pasqua. << E ho deciso di raccontarti tutto, anche perché non è giusto che io sappia i tuoi segreti e tu non sappia i miei. >> Concluse. Fatina dei Denti si fermò un istante. Poi riprese a gesticolare, e Coniglietto di Pasqua a parlare. << Io racconterò, e Coniglietto di Pasqua tradurrà per te. >> Quello fece un cenno. << Non pensavo che esistesse qualcuno come te… >> Disse. << E mi sono sorpresa molto, quando hai fatto apparire quell’arma di fronte a tutti noi. >> La donna alzò un braccio. Quello si illuminò di una luce abbagliante e apparve una spada luccicante, la lama ricurva e l’impugnatura in argento. Jamie rimase a bocca aperta. << Anche tu sai usare la paura…!? >> Fatina dei denti lo fermò. Fece dei gesti. << Io posso fare molto di più. >> Disse Coniglietto di Pasqua. Allungò un braccio verso la porta. Era chiusa. Lei diede uno strattone con braccio e quella si aprì. La richiuse con lo stesso movimento. Jamie era stupefatto. Fatina dei denti schioccò le dita e la luce sul soffitto si spense. Ripetè il gesto e la luce si riaccese. Jamie la guardò con la bocca spalancata. Lei sorrise. << Come vedi, non è come te. >> Jamie non riusciva a credere ai suoi occhi. << Puoi fare tutto quello che vuoi? >> Chiese. Fatina dei Denti annuì lentamente chiudendo gli occhi.
Tutto questo è incredibile! Pensò Jamie. << Fammi... Fammi vedere qualcos'altro! >> Disse scuotendo la testa. Fatina dei denti abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi. Uno strano vento si alzò nella stanza. I suoi lunghi capelli cominciarono a svolazzare, i suoi abiti sventolarono. Lentamente si sollevò dalla sedia su cui era seduta, e allargando le braccia salì sempredi più. All'improvviso il vento cessò, e lei si adagiò lentamente sulla sedia. Jamie era sbalordito, mentre Coniglietto di Pasqua sorrideva orgoglioso. Il ragazzo non seppe cosa dire. << Perché… Perché mi stai raccontando tutto questo? >> Coniglietto di Pasqua aspettò che Fatina dei Denti avesse finito di gesticolare, prima di tradurre:<< Tu sei in qualche modo simile a me. Io sono più potente, ma sono anche meno abile. Non so combattere, mentre tu combatti da tre anni! Tu sei la speranza dei sopravvissuti! Tu sei quello più forte, qui! Se adesso provassi a colpirmi, io non sarei abbastanza veloce per fermarti. Io mi limito a cose che può fare una donna normale, e questo mi rende inutile. Ma tu puoi fare di più! >> Coniglietto di Pasqua gli puntò contro un dito. << Abbiamo bisogno di te, Nightmare. Saresti in grado di sconfiggere Pitch Black e Jack Frost da solo, se ci provassi. >> Jamie non sapeva se queste fossero le parole della donna o dell’uomo. Pensò per alcuni istanti. << Tu credi davvero che io sia l’unico in grado di farcela? >> Coniglietto di Pasqua sorrise e annuì. << Mi ci giocherei l’altro occhio! >> Jamie sorrise a quell’affermazione.
<< Ora devi rimetterti in sesto. >> Disse Coniglietto di Pasqua alzandosi. << Non ti preoccupare: tua sorella starà bene. Ho ordinato a Vedetta di starle dietro per tutto il giorno. >> Jamie lo ringraziò.
I due se ne andarono, lasciando Jamie solo sul letto, a pensare a quello che gli era successo in quei giorni…
Non sono del tutto sicuro che la paura si limiti a far apparire oggetti… Mi sono successe parecchie cose strane, da quando ho imparato ad usarla: prima di tutto la barriera che ho creato la prima volta: non ho la più pallida idea di come io abbia fatto, ma sono certo di poterlo rifare! Poi c’è quel teletrasporto che feci quella notte nel bosco… Deve essere molto pericolo, però: i miei vestiti si sono bruciati! C’è anche quella cosa che ho fatto l’altra sera, quando ho assimilato al mio corpo gli Incubi. Non sapevo di poterlo fare, ma non ho esitato a provarci, perché sentivo che dovevo fare qualcosa! E poi c’è quella cosa che ho fatto ieri… Come diavolo ho fatto? Sono andato a fuoco? La neve si scioglieva e il ghiaccio scivolava via. Ma io non sentivo dolore… L’unica cosa che sentivo era come un vuoto dentro di me che si allargava lentamente…
Jamie si perse nei suoi ragionamenti, continuando a pensare a un modo per migliorare le sue abilità.

 

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Capitolo 13
*** Lo Spirito perduto ***


Jack era su uno strapiombo, osservava la Luna. Le gambe penzoloni nel vuoto, il cappuccio della sua felpa azzurra sulla testa e il bastone nella mano destra, protesa in avanti, verso il vuoto. La neve era ovunque. Il mondo che a lui piaceva. Aveva plasmato la Terra come aveva voluto, aveva fatto tutto quello che aveva potuto fare, ma ancora si sentiva insoddisfatto. Aveva un peso sul petto.
E’ tipo qualcosa che è rimasto in sospeso, come se non avessi completato un lavoro.
Un Incubo apparve e si mise a girare accanto a lui. Jack lo fissò. Era così calmo. Era rinvigorito dalle paure di tutti gli abitanti della Terra. Si sentiva così forte, ma era così fragile.
<< Cominciavo a chiedermi che fine avessi fatto. >> Disse una voce alle sue spalle che Jack conosceva anche troppo bene. Non rispose, e continuò a guardare la Luna. << Immagino che la missione sia andata a buon fine. >> Pitch era dietro di lui, e si abbassò per guardarlo da più vicino. Sapeva di no. Lui poteva vedere le luci dal mappamondo nella loro caverna, e sapeva che l’Ultima Luce non si era spenta né affievolita.
<< Credo di averlo sottovalutato… >> Disse Jack alzando il bastone, guardandolo in contrasto con la luce della luna.
Pitch sorrise. << E avrai capito che non è un comune umano. >> Disse. Jack rispose con un borbottio. L’Uomo Nero si raddrizzò e continuò a guardare lo Spirito del freddo con un mezzo sorriso. Jack sapeva che dietro quel sorriso c’era un’ira che l’uomo accanto a lui riusciva a malapena a contenere.
<< E’ speciale… >> Disse Jack. << Di certo non è al nostro livello… >> Pitch sorrise all’affermazione dell’uomo. Era divertente pensare che un semplice umano potesse farli preoccupare così tanto. << Ma è pericoloso. >> Concluse Jack alzandosi. Non si voltò. Continuò a fissare la Luna.
<< Se riuscisse a trovarli potrebbe aiutarli a… >> Pitch non finì la frase. Jack si voltò di scatto e lo zittì. << Oh, ma per favore, Pitch! >> Disse. << Ancora con questa storia? Te l’ho detto! Non ci sono più! >> Si voltò e tornò a guardare la Luna. L’Uomo Nero annuì chiudendo gli occhi. << Beata la tua sicurezza… >> Si voltò, e in un soffio di vento sparì. La sua figura si dissolse in sabbia nera.
Jack era di nuovo solo. Non pensava che fosse una minaccia tanto grave, ma cominciava a pensare che quel vuoto dentro di sé fosse dovuto proprio da quel ragazzo.
Il mondo è imperfetto… Pensò. Ma questo non è un male. Il mondo è vario, e così devo accettarlo. Ciò che deriva dall’imperfezione che causa il ragazzo preoccupa Pitch. Io sono preoccupato dal ragazzo stesso.
Guardò la Luna ancora più intensamente, pensando a quando lo faceva chiedendosi perché fosse uno Spirito che nessuno poteva vedere.
<< Perché questo vuoto? >> Chiese. << Perché sento tutto questo, Manny? >>
La Luna era immobile, e Jack avrebbe tanto voluto ricevere una risposta dall’Uomo della Luna, ma non ottenne nulla.
Annuì. Bene. Si voltò. Se non dici nulla finirò ciò che ho iniziato! Si fermò un istante a guardare la Luna. Spegnere l’Ultima Luce.

 

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Capitolo 14
*** Lo sento in mia pancia ***


<< E come vi ho detto, sono ancora più sicuro di potervi aiutare! >> Disse Jamie puntando un dito in alto, rivolto ai tre Guardiani. Babbo Natale ascoltava sconfortato con le mani unite davanti al mento e la schiena piegata in avanti. Era seduto sopra un paio di scatoloni leggermente schiacciati dal suo peso. Calmoniglio era sempre nella stessa scatola, e ascoltava diffidente, sbuffando di tanto in tanto. Dentolina era l’unica che sembrava credere a Jamie.
<< Cosa avete? >> Chiese il ragazzo. Babbo Natale si raddrizzò, sospirando. Aspettò un po’, prima di parlare. << Già ti ho detto loro non credere più in noi! >> Disse alzando un braccio e indicando con la mano verso la porta di metallo. Jamie strattonò le braccia. << Come potete dirlo? >> Chiese. << Avete mai provato a farvi notare da loro? >> Dentolina si mise una mano sulla bocca, guardando preoccupata Babbo Natale e il Coniglietto di Pasqua. L’omone Russo gli lanciò un’occhiata che nascondeva una furia incontenibile. Jamie avvertì il cambiamento d’umore di Nord, ma non distolse lo sguardo. Continuò a fissarlo, ricambiando lo sguardo.
<< Noi passato mesi interi a cercare di far notare noi a loro, ma loro erano cechi! Non vedevano e non sentivano! >> Disse. << Se non credono in noi, non possiamo fare nulla! >> Concluse il coniglio.
<< Ho capito… >> Disse Jamie frustrato. << Ma deve esserci un modo! Il fatto che io creda in voi non cambia nulla? >> Nord scosse la testa con tristezza. Jamie si morse un labbro. << Se sconfiggessi Pitch Black e Jack Frost, la gente potrebbe tornare a credere in voi? >> Chiese. I presenti furono come destati da un sogno. << Tu cosa?! >> Chiese Calmoniglio, fingendo di non aver sentito bene. << Non dire baggianate, ragazzino! >> Esclamò Babbo Natale alzandosi a fatica e allargando un braccio con forza. << Non sei in grado! >> Disse. Jamie non si scompose. << Ma sono l’unico che può fare qualcosa. >> Lo incalzò. Babbo Natale non seppe come ribattere. Jamie continuò:<< Se non ci provo non lo saprò mai! >> Si avviò alla porta.
<< Cercherò in ogni modo di sconfiggerli. >> Disse sulla soglia. << Almeno potrò scoprire se sono in grado di farlo! >> Si avviò fuori, lasciando sbigottiti gli Spiriti.
<< Credi che ce la farà? >> Chiese Dentolina rivolta a nessuno dei due in particolare.
<< E’ uno stupido! >> Esclamò il Coniglietto di Pasqua voltandosi e accovacciandosi nella sua scatola. << Non può fare una pazzia del genere! >> Guardò il vuoto con tristezza e concluse:<< Se ne renderà conto, quando ci proverà. >>
<< No... >> Disse Nord pensieroso. Era rimasto in piedi, e ora aveva catturato l’attenzione della Fatina dei Denti. << Lui potrebbe farlo! >> Mormorò.
<< Ma che stai dicendo? Jack e Pitch sono troppo forti! >> Esclamò il Coniglietto di Pasqua alzando lo sguardo e fissandolo duro. << Troppa gente li teme… >> Mormorò accovacciandosi di nuovo.
<< No… >> Ripetè Nord. Si voltò. << Lo sento in mia pancia! >> Disse prendendosi la pancia tra le mani, e lasciando sbigottiti i presenti.

 

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Capitolo 15
*** La Squadra ***


Devo fare qualcosa! Jamie se lo ripeteva nella testa da quando aveva lasciato il magazzino. Doveva far capire agli altri che i Guardiani erano lì. Senza pensare dove stava andando, si infilò in una strana sala. Sembrava una grande palestra. E così era. Non volendo, Jamie aveva trovato la sala d’addestramento della Squadra.
Vide Rage lottare con due uomini che non conosceva. Lei menava calci e pugni senza dar loro il tempo di contrattaccare. La vide dare un calcio sulla fronte a uno di quelli e una gomitata nello stomaco all’altro. Afferrò poi quello di fronte a sé per un braccio e lo scagliò addosso all’altro.
Kallisto e Occhio di Falco si allenavano al poligono: il primo sparava con la sua rivoltella ai bersagli, mentre l’altro usava un fucile da precisione per bersagli più lontani, ma senza guardare nel mirino.
Bruto dava pugni a un sacco con forza, e sembrava furioso. Forse aveva ricevuto un’altra sgridata da Rage, oppure era sempre così quando si allenava…
Giuda si stava allenando con un altro uomo a combattere con le armi bianche che Jamie non conosceva. Giuda schivava agilmente tutti i fendenti, ma i suoi colpi pesavano di meno sull’avversario, che rispondeva con forza.
Jamie notò altri due uomini fare esercizi, ma non seppe riconoscerli… Anzi, uno sì! Era quello che aveva incontrato la notte di quando aveva fuso il suo corpo con gli Incubi!
Infine c’era un uomo che faceva delle flessioni da solo, appeso a una trave, a testa in giù.
Coniglietto di Pasqua era lì, seduto su una sedia, e quando lo vide lo chiamo. << Nightmare! Vieni qui! Cosa ci fai qua dentro? >> Chiese. Jamie non seppe che dire. << Ehm… Ti stavo cercando… >> Disse insicuro. << Davvero? E cosa volevi chiedermi? >> Chiese. Jamie non aveva la più pallida idea di cosa dire, quindi disse quello che pensava potesse aiutare:<< Penso che insieme potremmo sconfiggere Pitch Black e Jack Frost! >> Sbottò. Coniglietto si fece serio. << Come? >> Jamie continuò, sempre improvvisando. << Pensavo a quello che Fatina dei denti ha detto… Che non è in grado di combattere. Mi sono detto: io combatterò e lei potrebbe controllare il tutto con i suoi poteri migliaia di volte più potenti dei miei! >> A poco a poco, a Jamie venne in mente un vero piano. << Potremmo aspettare il prossimo attacco: io affronterò gli Incubi, e lei li terrà a bada, o comunque potrà allontanarli in qualsiasi momento, no? >> Coniglietto di Pasqua ci pensò su. << Ci stavo pensando, ma non ne sono sicuro… >> << Io ne sono sicuro! >> Esclamò Jamie. << Se dici a Fatina dei denti che penso di potercela fare, pensi che accetterà? >> Coniglietto di Pasqua si mise una mano al mento. << Probabilmente. >> Disse sorridendo. Jamie tirò un sospiro di sollievo. Fece per andarsene, ma Coniglietto di Pasqua lo fermò. << Aspetta. >> Disse. << Non potrai fare tutto da solo! Potrai essere forte quanto vuoi, ma non ci riuscirai mai senza aiuto! >> << Dunque? >> Chiese il ragazzo. I componenti della Squadra cominciarono a smettere di allenarsi e ad avvicinarsi. << Noi ti aiuteremo! >> Disse allargando un braccio verso i compagni.
Rage respirava profondamente, Bruto lo guardava adirato, Kallisto aveva un’espressione di serenità in volto, Giuda sorrideva, Occhio di Falco lo guardava amichevole. Gli altri non lo conoscevano, ma avevano sentito parlare di lui.
<< Conosci per certo Rage, Bruto, Kallisto, Giuda e Occhio di Falco. >> Cominciò Coniglietto di Pasqua. << Ma non sai che tra di noi ci sono altri uomini abili e coraggiosi. >> Sorrise. Mise una mano sulla spalla di un uomo giovane e alto. Aveva i capelli biondi e gli occhi verdi. << Questo è Runner. Runner, ti presento Nightmare. >> Disse. Runner sorrise e gli strinse la mano. << E’ un piacere conoscerti. >> Disse. Jamie sorrise e annuì, non sapendo cosa dire. Coniglietto di Pasqua continuò. << Questo è Thor. E’ forte, non parla molto, ma è più simpatico di Bruto. >> Finse di parlare sottovoce con un sorrisetto, ma fece attenzione a farsi sentire dall’interpellato.
<< Ehi! >> Protestò Bruto abbattuto. Coniglietto di Pasqua rise sonoramente. << Sto scherzando, Bruto! >> Disse sorridendo. << Piacere, Thor. >> Disse stringendo la mano dell’uomo. Quello gliela stritolò, ma Jamie non fece notare la smorfia di dolore che apparve sul suo viso. Era lo stesso uomo che aveva incontrato quella sera… << La mia specialità sono gli esplosivi! Se devi usare della dinamite, chiamami! >> Jamie sorrise, non sapendo se stesse scherzando o meno. Coniglietto di Pasqua gli presentò Siaiei. << E’ un ex-agente della CIA. >> Disse sottovoce. L’uomo riportava diverse cicatrici sul viso e sul resto del corpo. Aveva un aspetto marziale, e non lasciava trasparire alcuna emozione. Gli strinse la mano senza complimenti.
Per ultimo, Jamie conobbe Lupo Solitario. Coniglietto di Pasqua non seppe dirgli molto su di lui. Quello gli strinse la mano senza dire una parola. Un tipo socievole…
<< Bene. >> Disse Coniglietto di Pasqua. << Ora che vi siete presentati, andrò a spiegare la tua idea a Babbo Natale e Fatina dei denti. Tu cosa farai? >> Chiese rivolto a Jamie. Lui ci pensò. << Pensò che mi allenerò un po’ qui! >> Disse sorridendo. Coniglietto di Pasqua sorrise e annuì. << Buona idea! >> Disse. Lasciò il ragazzo a fare conoscenza dei presenti, che lo portarono ad allenarsi.
 

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Capitolo 16
*** Se ti impegni puoi arrivare dovunque! ***


Jamie diede un pugno al sacco che Kallisto gli stava tenendo fermo. I componenti della Squadra si stupirono della grinta dimostrata dal ragazzo. Da subito si era messo ad allenarsi, e ora tutti seguivano il suo allenamento, a parte Lupo Solitario, che era tornato ad allenarsi da solo.
<< Ancora! >> Disse Kallisto. Jamie colpì con forza il sacco. << Non ci siamo. Sei all’inizio, e questo è normale, ma dovrai riuscire a farmelo scivolare via dalle mani! >> Disse Kallisto. Jamie si sentiva un po’ a disagio, con gli occhi di tutti addosso, ma non ci poteva fare niente. Si era messo ad allenarsi duramente, e non poteva lasciare che la timidezza prendesse il sopravvento. Kallisto lo aveva notato, e lo portò con sé, raccomandandosi con gli altri di continuare l'allenamento.
<< Colpiscimi. >> Disse dopo averlo portato in disparte. Jamie sgranò gli occhi. << Cosa? >> << Ho detto di colpirmi. >> Rispose con naturalezza l’uomo. << Come avrai capito, qui ci alleniamo anche nella lotta corpo a corpo, dunque dovrai attaccarmi se ti vuoi allenare a lottare. >> Jamie fece una smorfia di esitazione. << Puoi usare qualunque tipo di arma. Lascio a te la prima mossa. >> Disse Kallisto sorridendo. Jamie sollevò lo sguardo e annuì deciso. Fece apparire un bastone di legno e scattò verso l’avversario. Quello schivò di lato piegando la schiena. Jamie andò avanti, spinto dal suo slancio. Kallisto diede una leggera spinta al ragazzo con la mano sinistra e lo fece sbilanciare. Jamie saltellò per non cadere. Kallisto lo guardava impassibile. Il ragazzo si lanciò di nuovo all’attacco. Sollevò il bastone e lo abbassò con tutte le sue forze. Kallisto si fece da parte e il bastone sbatté a terra.
<< Avanti! >> Sbuffò Jamie. << Combatti sul serio! >> Kallisto strinse le spalle. << Ti avverto che potrebbe essere brutto… >> Jamie si arrestò. Si abbatté e tornò alla carica. Cominciò ad attaccare Kallisto con forza, ma quello schivava ogni colpo senza difficoltà.
<< Se riuscirai a prendermi una volta… >> Disse l’uomo. << Allora cominceremo il vero allenamento! >> Jamie si sconfortò. Non stava facendo sul serio? In effetti Kallisto si allenava da quando Pitch Black e Jack Frost avevano conquistato il mondo, se non da prima. Era ovvio che fosse a un livello inferiore, ma non si sarebbe arreso!
Lanciò il bastone. Kallisto lo schivò senza problemi. Nel frattempo approfittò della sua distrazione per tentare di colpirlo. Scattò in avanti mentre il suo avversario era ancora girato, e lo attaccò al fianco. Kallisto lo vide con la coda dell’occhio e saltò. Fece una capriola e atterrò dietro al ragazzo. Sorrise divertito. Jamie invece era seccato.
<< Sei bravo… >> Cominciò Kallisto. << Ma se vuoi prendermi dovrai fare di meglio. >> Jamie respirò profondamente. << Lo so. >> Disse asciugandosi una goccia di sudore sulla fronte.
Kallisto, sempre immobile, disse:<< Prego. >> Jamie si fece avanti. Fece apparire una spada e attaccò Kallisto dal basso. Quello arretrò in fretta, non appena vide l’arma. Jamie lo seguì menando fendenti, mancandolo di proposito, e cercando di confonderlo. Kallisto arrivò al muro. Si accorse di non poter indietreggiare e saltò sopra la testa del ragazzo. Jamie alzò il braccio sinistro e fece apparire una spranga di ferro che andava da terra al soffitto. Kallisto ci sbatté contro, cadendo a terra. Jamie sorrise e tirò un sospiro di sollievo.
<< Ti ho preso. >> Disse.
Kallisto sorrise. Si rialzò. << Sei tenace. >> Disse. << Se ti impegni puoi arrivare dovunque! >> Aggiunse. A Jamie sembrò una di quelle frasi che venivano ripetute a scuola, ma questa volta era una circostanza diversa…
Kallistò si sgranchì il collo. << Bene… >> Cominciò. << Ora il vero allenamento può cominciare! >> Disse. Jamie rispose:<< Sono pronto. >>
Kallisto gli rivolse un sorriso furbo. Dalla posizione passiva in cui era si piegò in avanti, le braccia in fuori, le gambe divaricate, una più avanti dell’altra, come pronto a scattare in avanti. Jamie se lo vide arrivare addosso con furia. Schivò giusto in tempo per non essere investito, poi tentò di rispondere all’attacco, ma Kallisto lo caricò un’altra volta. Questa volta vide nelle sue mani un coltello, e capì che lo scatto in avanti non serviva a colpire lui, ma a prendere l’arma. Kallisto cominciò ad attaccarlo col coltello. Jamie si mise a schivare e a deviare tutti i colpi, ma non tentò di attaccarlo. Doveva avere pazienza, e aspettare il momento giusto in cui si sarebbe scoperto.
<< Se stai pensando di cercare un punto debole, devo consigliarti di abbandonare quell’idea. Nessuno c’è mai riuscito! >> Disse Kallisto.
Jamie impallidì. << Ci sarà un punto debole… >> Disse schivando un fendente. << Guardami. >> Disse.  << La mia armatura mi lascia libertà di movimento e una ottima protezione. >> Indicò il petto. << Me la sono costruita io da solo, e nessuno è mai riuscito a scalfirla. >> Disse con una nota d’orgoglio. Jamie sorrise. Non aveva notato l’armatura. Si adattava perfettamente al corpo di Kallisto. Era argentata, era liscia e non sembrava molto pesante. Eppure trasmetteva un senso di protezione, di forza… Alle gambe era leggera e molto mobile, alcune placche erano fatte in modo da potersi piegare a seconda di come si muoveva Kallisto. Doveva essere molto comoda…
<< Notevole… >> Commentò Jamie. Kallisto sorrise, poi disse:<< Pronto? >>
Jamie si mise in posizione. << Pronto! >>

 

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Capitolo 17
*** Un piano ***


Jamie era tutto acciaccato. Si era allenato tutto il giorno con Kallisto. Ora era a pezzi; voleva solo andarsene in camera a riposare. D'altronde, Sophie era lì che lo aspettava da un pezzo.
Entrò e vide la sorellina giocare con Fatina dei denti seduta sul letto. Come lo vide lo salutò chiamandolo, mentre la donna accennò un saluto. Evidentemente si era offerta di badare alla piccola durante l’assenza di Jamie.
<< Scusa… >> Disse Jamie, pensando che forse avrebbe avuto altro di più importante da fare, che badare a una bambina. Lei alzò una mano e scosse la testa. Salutò Sophie e se ne andò sorridendo, chiudendo la porta dietro di sé. Jamie guardò Sophie.
<< E’ venuta un po’ di tempo fa, e ci siamo messe a giocare. >> Disse contenta la piccola. << Le ho anche detto che Babbo Natale, la Fatina del dentino e il Coniglietto di Pasqua esistono veramente! >> Lo abbracciò. Jamie rimase un po’ sorpreso dalla mossa della sorellina. Lei lo guardò seria. << Non dovevo? >> Jamie si sbrigò a rassicurarla. << No, no! Hai fatto benissimo! >> Esclamò arruffandole i capelli lunghi. Poi la mise a letto. La sorellina si addormentò all’istante. Jamie, invece, non riusciva a prendere sonno, nonostante la stanchezza… La frase di Sophie lo aveva lasciato perplesso.
Dire che esistono… Detto da una bambina può sembrare anche normale, ma detto da me? Finirebbero per comportarsi come la mia famiglia, i miei amici… No. Bisogna giocare d’astuzia, convincerli senza esporsi! Ma come?
Non riusciva a prendere sonno, così andò fuori dalla stanza. Cominciò a passeggiare. Senza accorgersene, arrivò in piazza, dove un paio di persone stavano parlottando. C’era anche un bambino che continuava a parlare e ad attirare l’attenzione della madre.
<< Mi è caduto! Mi è caduto il dentino! >> Esclamò a un certo punto. A Jamie si rizzarono i capelli. Si nascose dietro un muro e seguì la scena. La madre sorrideva al bambino, mentre questo lo dichiarava ad alta voce. Dopo un po’ le persone si avviarono verso le loro stanze. Jamie li seguì senza farsi notare.
Il bambino e sua madre entrarono in una stanza come tante altre, sulla porta c'era scritto "Ladra dei sogni".
Ecco la mia occasione! Pensò il ragazzo. Devo entrare lì dentro e scambiare il dentino con una monetina da cinquanta centesimi! Fece apparire un soldino tra le sue mani. Si avvicinò alla porta e si guardò intorno. Aspettò un po’ di tempo, per essere sicuro che si fossero addormentati. Dopo circa mezz’ora decise di entrare.
La stanza era buia, il bambino e la donna dormivano. Ora Jamie doveva scoprire dove avevano messo il dente. Cominciò a cercare in silenzio. Trovò ciò che stava cercando dentro un comodino. Esultò in silenzio e lo prese. Proprio mentre lo sollevava, vide la sagoma della donna sollevarsi. Rimase immobile. Sentì lo scatto di un interruttore e la luce di una abat jour, per quanto debole, lo illuminò. Terrorizzato, Jamie rimase immobile e impallidì all’istante. Il suo battito cardiaco accelerò, e ogni istante che passava guardando negli occhi la donna gli sembrò una tortura. Un vero e proprio incubo. Cominciò a pensare a come giustificarsi, ma, stranamente, la donna strinse le spalle e spense la luce. Si sdraiò e si riaddormentò, come se niente fosse accaduto.
Cosa è successo? Forse si era trattato della stanchezza… Magari la donna aveva qualche problema di vista o altro… Forse era stato il buio a salvarlo. Jamie si sbrigò a scambiare il dente con il soldino prima che la donna si svegliasse di nuovo. Non avrebbe avuto lo stesso colpo di fortuna una seconda volta!
Con infinita cautela, Jamie uscì dalla stanza e si allontanò. Ogni passo lo riempiva di felicità, e il dentino che stringeva in mano era la prova che ancora una speranza c’era.
Avrebbe dovuto dirlo ai Guardiani.
La speranza che lui nutriva stava diventando qualcosa di concreto!

 

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Capitolo 18
*** E' stata la Fatina del dentino! ***


La mattina dopo, Jamie era ancora estasiato per l’azione della sera precedente. Non riusciva a smettere di sorridere. Si guardava intorno, aspettando di vedere il bambino della sera precedente.
Comparve il piccolo con sua madre. Si trovavano in mensa. Jamie stava facendo colazione e i due erano appena entrati, avevano uno sguardo strabiliato.
Di certo non se lo aspettavano… Pensò il ragazzo continuando a fissarli con un sorrisetto.
Il bimbo teneva in mano una monetina, la stessa che Jamie gli aveva lasciato sotto al cuscino la sera precedente.
Topo di Fogna lo distrasse dai suoi pensieri.
<< Ehi! Nightmare, cosa combini, eh? >> Jamie sussultò. << Faccio colazione… >> Rispose. << Dai! Non essere così serio! >> Gli diede una pacca sulla spalla e si zittì. Si guardò intorno. << Ho sentito che ti sei allenato con la Squadra. >> Disse. << Hai forse qualcosa in mente? >> Jamie rispose:<< Non so di cosa stai parlando. >> Si alzò. << Il mio obiettivo è quello di fermare Pitch Black e Jack Frost! >> L’uomo rise. << Certo, certo… >>
<< Vi dico sul serio! >> Questa voce arrivò alle orecchie di Jamie e si accorse che era la donna della sera precedente. Si avvicinò a lei, e si accorse che un gruppo ben fornito di gente si era riunito attorno a lei e al bambino. Tutti erano strabiliati. Guardavano il bambino con la monetina in mano e un dente mancante in bocca.
<< Quel dente è scomparso e non ho la più pallida idea di dove sia finito! >> Continuò lei. Jamie si avvicinò sorridendo. Topo di Fogna dietro di lui teneva una mano al mento e ascoltava interessato.
<< Non è possibile! >> Ribatté un tizio la cui voce fu familiare a Jamie. Era Einstein, quello che lo aveva fatto arrabbiare la prima volta che si era presentato. << Chi potrebbe averlo fatto? >> Il bambino diede un’occhiata confusa al soldino. Jamie si fece avanti.
<< E’ stata la Fatina del dentino! >> Esclamò sorridendo al bambino. Quello guardò la monetina interrogativo e poi ammiccò.
<< Non essere stupido! >> Disse Einstein tirandolo da una spalla. << Quella non esiste! >> Jamie gli rivolse uno sguardo di sfida. << Ah, sì? E chi te lo ha detto? >> Quello rivolse un’occhiata furiosa al ragazzo. << Io! >> Sbottò schiacciandosi il pollice al petto. Jamie sbuffo disinteressato. Si girò verso il bambino. << Non starlo a sentire. >> Disse sorridendo. << Tu devi credere a quello che vuoi. >> Gli strofinò i capelli.
<< Balle! >> Esclamò una ragazza bionda con uno sguardo duro in viso. Avanzava verso Jamie con rabbia, come se volesse investirlo. Si fermò di fronte a lui e gli puntò contro un dito. << Come osi prenderti gioco dei bambini raccontandogli queste frottole? >> Jamie rimase immobile, non sapendo che rispondere. << Non hai il diritto di giocare con i loro sentimenti! >> << Ma io non sto giocando con i sentimenti di nessuno… >> Balbettò Jamie. La ragazza lo interruppe. << Tu non puoi…! >> Sembrò quasi piangere. Si volse e scappò. Jamie rimase imbambolato… Si guardò intorno confuso. Si accorse che tutti lo guardavano male. Topo di Fogna aveva la bocca obliqua, in una smorfia di disapprovazione. Prima stava per scoppiare dal ridere, ma ora tutto il suo buonumore era sparito…
Jamie se ne andò guardando a terra. Topo di Fogna lo seguì.
<< Cos’ho fatto? >> Chiese Jamie una volta rimasti soli.
<< Non è colpa tua… Luna è fatta così… Un po’ lunatica… >> Rispose Topo di Fogna stiracchiandosi.
<< Ma io non le ho detto nulla di offensivo! >> Protestò.
<< Sai… Qui tutti hanno qualcosa che si sono dovuti lasciare alle spalle… >> Disse Topo di Fogna grattandosi la barba. << Io ho divorziato da mia moglie cinque anni fa, prima di tutto questo. Ho cominciato a passare le giornate tra la casa e i pub, ubriacandomi e tornando a casa tardi, sempre ubriaco; piangevo di notte… Un giorno mi svegliai in piedi di fronte alla porta. Non volevo arrendermi, ma lo avevo già fatto. Ogni giorno mi presentavo a casa della mia ex-moglie, intento a chiederle scusa, chiederle di tornare con me. Se avevo fatto qualcosa di sbagliato avrei voluto che me lo dicesse… >> Jamie gli rivolse uno sguardo dispiaciuto. << Scoprì alla fine che aveva un amante. Ci rimasi di sasso! Da quel momento chiusi con lei e con l’alcol. Perché dovevo rovinarmi la vita per una donna che mi aveva tradito con il primo deficiente che passava? Purtroppo ero messo male. Prima di scoprire questo ero stato buttato fuori dalla casa in cui ero in affitto. Non avevo soldi. Cominciai a vivere per strada, e, ironia della sorte, anche nei pub che avevo spesso frequentato e dalla quale volevo stare lontano. Cominciai a sapere tutto di tutti. >> Gli rivolse uno sguardo malinconico. << Luna era come te, una volta… La vedevo sempre con la sua famiglia che andava a fare delle passeggiate… Andava a fare spese con sua madre… Andava a scuola con tutti i suoi amici… La cosa in cui siete uguali è che credete fermamente in ciò in cui credete! >> Jamie gli rivolse uno sguardo diffidente. << Ovvero? >> << Lei credeva come tutti i bambini in Babbo Natale, nel Coniglietto di Pasqua e tutti gli altri… Ma dopo l’arrivo di Pitch… Lei perse la sua famiglia, i suoi amici… E le sue speranze. Perché quegli esseri tanto buoni non avevano impedito una cosa così tremenda? Pitch Black e Jack Frost erano imbattibili. Perché i “Guardiani” non facevano niente? Perché non esistevano. >> Disse con semplicità l’uomo. Jamie cercò di ribattere, ma Topo di Fogna lo interruppe. << Lei credeva molto in loro, ma se non si mostravano, allora voleva dire che non esistevano. Punto e basta. Ha cominciato a credere solo nelle sue forze. I suoi limiti sono tanti. E’ una ragazzina! Alla sua età dovrebbe essere piena di sogni, non di paure! Come te! >> Jamie guardò a terra amareggiato. << Io ho speranze e sogni… >>
<< La Fatina dei denti? >> Rise Topo di Fogna. Jamie sorrise mestamente. << E’ pur sempre un bambino. >> Disse. << Non puoi negargli ciò che è suo di diritto. >> Topo di Fogna gli diede una pacca sulla spalla. << E poi chi sarebbe dovuto essere? Chi avrebbe interesse a prendere dentini e lasciare soldini? >> << Forse tu? >> Chiese l’uomo. Jamie rise. << Certo, come no! >>

 

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Capitolo 19
*** Un incubo ***


Pitch era seduto su un trono di pietra completamente nero. Era ripiegato su sé stesso e pensava. Jack camminava in tondo per la grande sala. Ogni tanto lanciava dei fiocchi di neve e li seguiva con lo sguardo, finché non si posavano a terra o sulle pareti. Alzò lo sguardo e vide delle stalattiti che pendevano dal soffitto. La caverna di Pitch era sempre la stessa. Oscurità e ghiaccio avvolgevano quel luogo. Era tutto così silenzioso… Gli Incubi si agitavano irrequieti. Sbuffavano e nitrivano con impazienza. Jack guardò Pitch. Rimase immobile, nell’attesa di una risposta, uno sguardo.
<< E’ tempo di fare ciò che mi riesce meglio… >> Disse l’Uomo Nero, dopo una lunga attesa. Jack si sorprese di sentire la sua voce. << Cioè? >> Chiese in fretta, per evitare che l’altro non cadesse di nuovo nel silenzio. << Creare incubi. >> Disse Pitch alzandosi.
Si avviò verso il centro del luogo, dove si trovava il mappamondo con l’ultima luce fissa e splendente. Alzò le braccia e cominciò a formare delle figure con la sua sabbia. La sua espressione si indurì. << Gli farò provare il vero terrore! >> Ruotava le mani e descriveva cerchi con le dita. La sabbia prendeva forma. Degli uomini. Arrivarono gli Incubi. Le figure si mescolarono e allora la figura di un ragazzino che cercava qualcosa fece capolino. Continuava a cercare e a disperarsi. In giro c’era solo sabbia che a poco a poco prendeva forma, assumeva l’aspetto di persone, tutti sdraiati a terra, privi di vita. Il ragazzino cominciava a urlare. Urla silenziose venivano dalla sabbia. Poi tutto si mescolò, e con un gesto rapido Pitch mandò la sabbia a infestare la notte del ragazzo.
<< Ho creato un incubo per lui. >> Disse l’Uomo Nero ansimando. Sembrava che quel gesto lo avesse stancato molto. << A renderlo realtà ci penseremo assieme! >> Sorrise malignamente. Jack lo guardò interrogativo. << Renderlo realtà? >> Chiese. Pitch gli lanciò uno sguardo di complicità. Riunì nella sua mano sinistra della sabbia e le fece prendere la forma del ragazzo.
<< Sognerà di perdere tutto, e allora arriveremo noi e gli toglieremo tutto! >> Esclamò chiudendo la mano in un pugno dissolvendo così la piccola scultura del ragazzino.
Jack non poteva dire di essere contento di ciò, ma non aveva più voglia di restare nell’ombra a chiedersi perché si sentisse così vuoto. Voleva partecipare alla battaglia!
<< Sei spregevole, Pitch. >> Disse l’Uomo di Ghiaccio appoggiandosi al muro con le braccia conserte. L’Uomo Nero ridacchiò prendendo l’affermazione del compagno come un complimento.
Jack diede uno sguardo alle grandi gabbie appese al soffitto della grotta. Un piccolo esserino alato simile a un colibrì lo fissava con tristezza da dietro le sbarre. Lui girò lo sguardo, per non incrociarlo con quello della piccola fatina.

 

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Capitolo 20
*** La paura di perdere tutto ***


Stavo lottando contro gli incubi. Ero nella piazza del rifugio. Tutti stavano combattendo. I cavalli neri erano sempre di più… Un’enorme onda di sabbia mi travolse e non vidi più nulla. La sabbia si scostò e si fece avanti Coniglietto di Pasqua che mi afferrava per una mano tirandomi su. Si voltò e vedemmo una nuvola di Incubi sfrecciare verso di noi. Si abbatterono su di noi e ci accasciammo a terra. Aprii gli occhi. Non sapevo dire quanto fosse passato, ma vidi accanto a me il corpo di Coniglietto di Pasqua privo di vita, lo sguardo vuoto, pieno di tristezza. Cominciai a chiamare ad alta voce gli altri. Kallisto, Giuda, Occhio di Falco, Topo di Fogna, Cane Pezzato… Tutti morti. Cominciai a cercare Sophie, la chiamai. Lontano da me vidi un corpicino disteso per terra. Era lei. La vidi e con orrore cominciai a urlare. Piangevo, mi disperavo…
Jamie si svegliò urlando. Ansimava e si accorse di essere tutto sudato. Sophie lo guardava intimorita accanto a lui. Il ragazzo le rivolse uno sguardo rassicurante. << Va tutto bene. >> Disse scompigliandole i capelli. Si alzò.
Dopo essersi sciacquato la faccia con dell’acqua fredda per svegliarsi, Jamie decise di andare in mensa a fare colazione.
Lì incontrò Cane Pezzato che armeggiava con qualcosa.
<< Che fai? >> Chiese Jamie sedendosi accanto a lui.
<< Ehi, Nightmare! Sto cercando di far funzionare questo aggeggio…! >> Salutò il ragazzo, tornando subito dopo a rigirarsi tra le mani quello strano oggetto.
<< Cos’è? >> Chiese Jamie.
<< Questo è un congegno che ho inventato io, ma non funziona… Deve esserci qualcosa che non va tra i pezzi… >> Rispose cane Pezzato mostrando quella specie di scatola di metallo con un pulsante rosso di sopra. << Sei un inventore? E cosa dovrebbe fare? >> Chiese Jamie interessato.
<< Bè… Da quando sono qui ho sempre cercato di entrare a far parte della Squadra… Questo dovrebbe aiutare tutti quanti, ma non è ancora perfetto… >> Borbottò quello. << In pratica, dovrebbe tenere lontani gli Incubi per un raggio molto ampio, rendendo così sicura la zona dove viene depositato. >> Disse con un po’ di orgoglio. Jamie non credeva alle sue orecchie. << Purtroppo, come ho già detto, non è ancora completo, e mi manca ancora qualcosa… Non abbiamo tutti i materiali a portata di mano qui. >> Aggiunse tornando a lavorare sulla macchina.
<< Come fai a sapere che li terrà lontani? Non sono animali o macchine… Pensi che ci sia qualcosa che li possa allontanare? >> Chiese Jamie.
Cane Pezzato girò la macchina prima da un lato, poi dall’altro, e poi rispose:<< Quegli esseri sono le nostre paure. >> Disse. << Pitch Black le usa contro di noi e le rende reali, materiali. Ma tu le combatti, giusto? Loro si disperdono nell’aria sotto forma di sabbia che Pitch prende di nuovo per utilizzare contro di noi. Sono inconsistenti! >> Jamie ascoltava con attenzione, e in quel momento obbiettò. << Non sono d’accordo. >> Cane Pezzato lo guardò. << Quelli sono esseri reali, solo che finché Pitch non li chiama a sé noi non li vediamo! Credo che ci siano già, e che solo chi ne è l’obiettivo può vederli, perché solo noi sappiamo quali sono le nostre paure… >> Si accorse di essersi perso nei suoi ragionamenti. << Scusa, forse non ne so niente, nonostante controlli la paura… >> Sorrise.
<< Ehi, giovani! >> Disse una voce – Topo di Fogna – alle loro spalle. << Cosa confabulate? Quello è il tuo lavoro, Cane Pezzato? >> Chiese sedendosi quello e indicando la macchina del ragazzo. << Ci stai ancora provando? >> Chiese trattenendo una risata. Cane Pezzato abbassò lo sguardo un po’ sconfortato. << Non ti ci mettere anche tu… >> Disse. << Sto scherzando! Lo sai che per me hai ragione! >> Rise Topo di Fogna.
I tre sentirono uno spostamento d’aria alle loro spalle. Jamie si voltò e vide Luna andare veloce come un fulmine, lo sguardo fisso di fronte a sé. A Jamie sembrò di vedere il fuoco nei suoi occhi.
<< Ahhh… Povera Luna… >> Disse Topo di Fogna piegando indietro la testa. << L’hai turbata, ragazzo mio. >> << Turbata? Cosa vuol dire che l’ho turbata? Non ho fatto nulla! >> Protestò Jamie voltandosi. << Tu hai detto cose che hanno ferito i suoi sentimenti… Per lei non sei un bravo ragazzo… >> Disse Topo di Fogna massaggiandosi le tempie. Jamie abbassò lo sguardo amareggiato. Si alzò e la inseguì, lasciando spiazzati Cane Pezzato e Topo di Fogna.
La seguì in un corridoio buio e silenzioso, cercando di non farsi vedere, ma lei sapeva già della sua presenza.
<< Puoi smettere di nasconderti! >> Sbottò cogliendolo di sorpresa e facendolo spaventare. << Ti avevo già visto. >> Aggiunse voltando lo sguardo e fissandolo sprezzante. Jamie si fece avanti e con una mano dietro alla testa chiese scusa un po’ imbarazzato.
<< Vorrei sapere perché ce l’hai tanto con me… >> Disse il ragazzo. Non fece in tempo a finire la frase che Luna si girò lanciandogli un coltello. Jamie fece in tempo a schivarlo prima che quello potesse prenderlo in pieno e lo vide conficcarsi nel muro.
<< Ma sei impazzita?! >> Esclamò tutto sudato Jamie non riuscendo ancora a credere di aver rischiato di morire per mano di una sua coetanea.
<< E’ colpa tua che hai la testa tra le nuvole! >> Rispose seccamente la ragazza.
Eh? Jamie cambiò discorso. << Vabbè… Non importa. Ti voglio solo chiedere una cosa… >>
<< E io non voglio risponderti! >> Tagliò corto Luna raccogliendo il coltello che aveva lanciato prima e tornando a camminare per la sua strada. Jamie non diede ascolto alle parole della ragazza e continuò:<< Perché non credi più in loro? >>
A quelle parole Luna si bloccò. Lo guardò con la coda dell’occhio e lanciò di nuovo il coltello. Jamie questa volta urlò nello schivarlo e inciampò indietro.
<< Imbecille… >> Disse lei andandosene. Jamie rimase fermo a massaggiarsi la schiena, dove aveva sbattuto cadendo. Raccolse il coltello della ragazza e la inseguì.
Purtroppo l’aveva persa di vista. Si era allontanata in fretta, e lui era rimasto indietro. Scoprì però di essere arrivato al magazzino dove stavano i Guardiani. Aveva intenzione di parlargli da un po’, così aprì la porta ed entrò.
Dentro c’era Nord che intagliava una marionetta con un coltellino. Calmoniglio stava nella solita scatola e a ogni respiro la sua schiena si alzava e si abbassava. Dentolina sorrise non appena vide il ragazzo entrare.
<< Jamie! Cosa fai qui? >> Chiese. Il ragazzo si guardò intorno. << Sono venuto a portarvi buone notizie. >> Disse sorridendo. Nord e Calmoniglio alzarono lo sguardo. << Forse c’è un modo per far tornare a credere in voi la gente! >> Dentolina sgranò gli occhi. Nord spalancò la bocca e Calmoniglio si limitò a girarsi dall’altro lato. Jamie fece finta di non notare il gesto del Coniglietto di Pasqua e continuò. Mise una mano in tasca e tirò fuori il dentino del bimbo che aveva incontrato l’altra volta.
<< Sai dirmi che cos’è questo? >> Chiese porgendolo alla Fatina del dentino. Quella trattenne un’esclamazione. << Un dentino…! >> Disse con stupore. << Da quanto non ne vedevo uno… >>
Jamie lo lasciò nelle mani esperte della fata e guardò Calmoniglio. << E con questo? E’ un dente, allora? >> Borbottò quello. Jamie riprese a parlare. << L’ho preso da sotto il cuscino di un bambino e gli ho lasciato cinquanta centesimi! Ti fa venire in mente niente? >> Chiese. Il coniglio si voltò infuriato. << E allora?! >> Ripeté con forza.
<< Se volete che gli altri tornino a credere in voi non potete solo aspettare qui a piangervi addosso! Bisogna agire! >> Si voltò. << Io ho fatto la prima mossa. Se volete continuare, allora dovrete alzarvi e fare ciò che fate meglio. >> Disse. << Rendere felici i bambini! >>
Dentolina stava per dire qualcosa, ma un rumore assordante rimbombò nel corridoio e arrivò nel magazzino.
<< Cos’è stato?! >> Esclamò Jamie correndo fuori.
Arrivò in piazza. La gente era nel panico. Vide in uno schermo Coniglietto di Pasqua lanciare frecce sugli Incubi, fuori, in strada. Con lui c’erano altri componenti della Squadra. Mentre guardava gli schermi sbatté contro Luna. Caddero a terra e quella gli rivolse parole dure.
<< Attento a dove metti i piedi, idiota! >> Esclamò rialzandosi in fretta e affrettandosi a tornare nella sua stanza. Jamie la vide allontanarsi per poi sparire tra la folla. Un braccio lo tirò su e vide Kallisto.
<< Che succede? >> Chiese Jamie non appena lo vide.
<< Gli Incubi ci hanno attaccato! >>
<< Questo lo vedo! Cos’era quel rumore di prima? >> Chiese il ragazzo.
Kallisto si guardò intorno un po’ preoccupato di rispondere. Si abbassò sul ragazzo e sussurrò:<< Non ci sono solo gli Incubi… >> Jamie sgranò gli occhi. Lo guardò come per chiedere se stesse dicendo sul serio. Kallisto annuì amareggiato. Jamie corse via. Doveva mettere in salvo Sophie!
Arrivò nella sua stanza. Come aprì la porta vide un Incubo dritto in piedi di fronte a due figure: Sophie che si nascondeva dietro Fatina dei denti, che allargava le braccia con un’espressione infuriata in viso, come se stesse dicendo al cavallo che non sarebbe passato, che non avrebbe preso la bambina. Jamie, non appena vide quella scena, saltò facendo apparire una spada e con un urlo tranciò l’Incubo, che si dissolse in una nuvola di sabbia.
Ansimando, il ragazzo guardò la sorellina e andò ad abbracciarla. Lei era impaurita e piangeva.
<< Grazie… Grazie per averla protetta! >> Disse Jamie rivolto alla donna che rispose con un cenno. Jamie sentì come una scossa di terremoto. Un vento gelido entrò nella stanza e lo trascinò fuori, nel corridoio. Fu portato lontano, in giro per i corridoi e quasi non riuscì nemmeno a sentire la sua voce urlare il nome della sorellina.
Il ragazzo fu portato fuori, in strada. La neve cadeva con forza e il vento gelido gli tagliava il viso. Vide i componenti della Squadra lottare contro le creature di sabbia nera. Thor lo afferrò per un braccio e lo aiutò ad alzarsi.
<< Dove sono? >> Chiese Jamie riferendosi a Pitch e Jack. Thor rispose allungando un braccio in alto, indicando due figure sospese a mezz’aria. Jamie, non appena li vide, ringhiò e scattò in avanti, noncurante dei richiami dell’uomo.
C’è un solo modo per arrivare lassù, lo sai… Si disse. E’ arrivato il momento di usare sul serio la paura! Si concentrò fortemente sulle due figure. Si immaginò i due uomini sospesi in aria e poi lui che li raggiungeva.
Un varco luminoso si aprì di fronte a lui, e prima di accorgersene, prima di sentirsi risucchiare dentro di esso, prima di sentire il calore che gli bruciò i vestiti, si ritrovò alle spalle di Jack Frost, il pugno destro serrato, pronto a colpire, lo sguardo duro, la determinazione nei suoi occhi.
L’Uomo di Ghiaccio si voltò e vide il ragazzo sfrecciare verso di lui. Spalancò gli occhi alla vista di quella furia e si chiese subito come avesse fatto. Un colpo di vento fece spostare lo Spirito e mantenne in aria il ragazzo.
<< Sei davvero sorprendente… >> Constatò Jack. Jamie tentò di liberarsi, ma non sapeva nemmeno da cosa avrebbe dovuto liberarsi… Era completamente libero, solo che non poteva muoversi nella direzione che voleva… Fece apparire una lancia e la scagliò contro il nemico. Jack Frost la congelò con il suo bastone ricurvo. Non si accorse però che Jamie aveva approfittato della sua distrazione per scoccare una freccia con un arco che aveva appena fatto apparire. Jack si dovette piegare di lato per evitare la punta della freccia e rivolse a Jamie uno sguardo adirato, che il ragazzo ricambiò con uno di sfida.
Il vento cessò. Jack Frost e Jamie presero a cadere. Frost atterrò piegando le ginocchia e poggiando un pugno a terra, mentre con l’altra mano teneva in piedi il bastone. Jamie pensò in fretta e fece apparire un trampolino proprio sotto di sé. Rimbalzò un paio di volte, salvandosi così dallo schiantarsi. Fece sparire la rete ed evocò una spada lunga con la lama ondeggiata. Jack Frost lo fissava con lo sguardo spento.
Rimasero immobili. Jamie aveva il braccio destro, con cui impugnava la spada, tirato indietro, mentre il sinistro era leggermente piegato, come pronto a colpire Frost. Lo Sirito del ghiaccio era fermo, la schiena dritta, il bastone piegato in avanti e poggiato con una delle estremità a terra.
Pitch aveva assistito all’attacco dell’ultima luce, ma non si era preoccupato: Jack non si sarebbe lasciato sconfiggere da un ragazzino umano…
Un proiettile lo prese alla gamba sinistra, e all’improvviso Pitch sentì un dolore lancinante alla coscia. Guardò giù, alla ricerca di chi lo avesse attaccato. Vide Occhio di Falco accovacciato al bordo di un tetto che ricaricava nervosamente un fucile di precisione. L’Uomo Nero, adirato, si dissolse in sabbia e in un attimo arrivò di fronte all’uomo.
L’ira dello Spirito della paura si poteva vedere nei suoi occhi neri e profondi. Occhio di Falco imprecò e si girò cominciando a correre. Pitch gli lanciò contro della sabbia. Aveva quasi raggiunto l’umano, quando Runner deviò la scia di sabbia con quello che somigliava tanto allo sportello di un’auto. Il ragazzo sorrise, ma il suo sorriso scomparve non appena vide l’enorme ammaccatura che la sabbia aveva creato in quello scudo improvvisato.
Un altro proiettile colpì il braccio di Pitch. Quello urlò e si mise una mano sulla ferita. Si inginocchiò dolorante e guardò il punto da dove era arrivato il proiettile. Kallisto era ritto in piedi, teneva la sua rivoltella nella mano puntandola proprio contro Pitch. Lo guardava con disprezzo. Si avvicinò ai due compagni.
<< State bene? >> Chiese mentre Occhio di Falco ricaricava il fucile.
<< Tutto a posto… >> Ansimò Occhio di Falco guardando l’Uomo Nero.
Kallisto si rivolse a Pitch. << Pitch Black, ti ordino di arrenderti! Se lo farai ti tratteremo con dignità. >> Sentenziò. Pitch ascoltò le parole con vero interesse. Un sorriso affiorò sulle sue labbra e una debole risata cominciò come un lungo lamento.
<< Umani… >> Disse l’Uomo Nero. << Così determinati da mettere a repentaglio le loro stesse vite… >> Lasciò andare la mano dalla ferita sul braccio e i tre uomini videro della sabbia entrare in essa e riempirla. Lo stesso accadde con quella alla coscia. Pitch si alzò e allargò il suo sorriso.
<< Boo! >> Disse piano, come se fosse la parola d'ordine per attaccare, ma gli uomini la videro più come un urlo di battaglia. Una marea di sabbia nera apparve alle sue spalle e si abbatté sugli uomini.
Jamie era impaziente. Continuava a fissare Jack Frost che non si muoveva ad attaccare.
<< Vuoi attaccare o devo farlo io? >> Chiese, ormai senza più pazienza.
<< Se vuoi attaccarmi perché non l’hai fatto prima? >> Chiese Frost. Jamie sbuffò e corse verso il nemico sollevando la spada. La abbassò di colpo e Jack la schivò senza problemi. Gli puntò contro il bastone e lo colpì con della neve. Jamie tentò di proteggersi, ma fu inutile. La neve lo investì con la forza di una bufera. Allora si ricordò dell’ultima volta, e si concentrò. Tremava, non riusciva a pensare bene, ma poi sentì la sua energia sprigionarsi e come una fiamma, fronteggiare il ghiaccio dello Spirito del freddo. Era lui, la fiamma. Sentiva il calore del fuoco dentro di lui e le sue mani roventi scioglievano la neve che Jack Frost gli scagliava contro.
<< NO!!! >> Urlò Frost. Fermò la bufera e allungò il braccio contro Jamie. Di colpo, il vento lo sollevò e lo portò in strada. Poi entrò dentro uno dei tombini che portavano dentro il rifugio.
Jamie fu trascinato dal vento nei corridoi. Attraversò la piazza, dove sentì la sua voce rimbombare. Passò tra la gente. Molti si spaventavano e si scansavano alla sua vista. Altri venivano travolti prima di potersi rendere conto di cosa stesse succedendo. Finì in un corridoio buio che riconobbe subito.
Jamie si scontrò contro il muro. Il vento cessò.
<< Maledetto Frost… >> Borbottò il ragazzo massaggiandosi il collo e cercando di alzarsi. Alzò lo sguardo e vide di fronte a sé Jack Frost guardarlo con sdegno. Non riuscì a proferire parola, che lo Spirito del ghiaccio lo calciò via. Jamie sbatté violentemente contro un muro. Tentò di alzarsi, di far apparire un’arma, ma era come se il suo corpo si rifiutasse di collaborare. Si sentiva stanco, i muscoli erano indolenziti e ogni movimento gli faceva provare dolore. Cominciò a strisciare, tentando di allontanarsi. Speranza vana. Un altro colpo di vento, questa volta accompagnato da piccoli chicchi di grandine, lo spinse in aria e lo fece cadere di peso.
Jamie si lamentò con un mugolio. Alzò lo sguardo; vide la porta del magazzino dove si trovavano i tre Guardiani. Cominciò ad avvicinarcisi lentamente. Jack Frost camminava dietro di lui, e si preparava ad attaccarlo di nuovo. Forse Jamie avrebbe potuto approfittare delle doti dello Spirito…
<< Io so perché hai fatto quello che hai fatto, Frost… >> Disse mettendosi in ginocchio e tentando di alzarsi. << Lo hai fatto perché ti sentivi solo… Ti sentivi trascurato. >> Alzò una gamba e ci poggiò il braccio. Si diede la spinta con l’altro braccio e si alzò. Si voltò lentamente. << Volevi che tutti conoscessero Jack Frost, l’Uomo di Ghiaccio. >> Frost lo guardò curioso. << Ma sei stato un idiota! >> Sorrise Jamie. << Pitch ti sta usando! Questo non è quello che volevi… >> Tornò serio. << Non dovresti essere contento del fatto che tutti gli uomini ti odiano… >> Lo sguardo di Jack cambiò all’improvviso e cominciò a urlargli contro. Una raffica di vento spinse Jamie contro la porta del magazzino e gliela fece sfondare. I tre Spiriti, alla vista del ragazzino che sfondava la porta si allarmarono. Del ghiaccio inondò poi la stanza e cominciò a fare freddo.
Quando tutto sembrava essersi calmato, Jack mise un piede nella stanza. Jamie, che era a testa in giù, incastrato tra degli scatoloni, sorrise, malgrado il dolore, perché adesso si sarebbero incontrati.
Babbo Natale vide Jack Frost e sgranò gli occhi. Il Coniglietto di Pasqua fece capolino dalla sua scatola, ora rovesciata dal vento. La Fatina dei denti, che era l’unica che si era mossa subito ad aiutare Jamie si bloccò alla vista dell’uomo.
Jack Frost si guardò intorno. Vide i tre Spiriti e la sua faccia divenne una maschera d’orrore. Dentolina disse piano:<< Jack… >> L’Uomo di Ghiaccio cominciò a urlare. Una bufera cominciò nella stanza, attorno a lui. Si mise le mani alla testa e si accasciò a terra. Durò poco, in verità… Si alzò in fretta e volò fuori dalla stanza, trascinandosi dietro il ghiaccio che aveva portato.
Pitch stava lottando contro Kallisto, Runner e Occhio di Falco. Attaccò con la sua lunga falce, sperando di poter colpire i tre avversari, ma loro erano agili, e riuscirono a schivare la lama del nemico. Kallisto, dopo essersi abbassato saltò sparando all’Uomo Nero, senza riuscire a colpirlo. Si era avvicinato, e sembrava intenzionato a colpire lo Spirito da vicino, ma prima che potesse essere troppo vicino si diede una spinta indietro. Pitch non seppe spiegarsene il motivo. Poi sentì qualcosa alle sue spalle, uno spostamento d’aria. Lupo Solitario era lì, e impugnava una spada con impugnatura nera e la lama stretta e sottile. Fece un affondo, tentando di colpire Pitch, ma quello si dissolse in sabbia e riapparve alle sue spalle.
<< Maledizione…! >> Fece Lupo Solitario, che non riuscì a fare nulla.
<< Divertente… Sei quasi riuscito a sorprendermi. >> Disse Pitch allargando le braccia. Stava preparandosi a colpire, quando un tornado uscì dalla strada. Si voltarono tutti a guardare. Jack Frost era lì e controllava il vento. Si stava formando una tromba d’aria. Gli oggetti cominciarono a venire risucchiati dalla forza del vento. Pitch si voltò e guardò con la coda dell’occhio Jack. << Non ha resistito… >> Sussurrò con un sorrisetto.
<< Aggrappatevi a qualcosa! >> Urlò Kallisto. Runner scattò ad aggrapparsi a un tubo di metallo, ma quello si staccò e lui fu trascinato via.
<< RUNNER!!! >> Urlò Occhio di Falco, che non esitò a lanciarsi per aiutarlo, venendo anch’egli risucchiato dal vento.
Per quanto la sua presa fosse forte, Kallisto non riuscì a rimanere attaccato al comignolo di un caminetto, e volò via.
L’unico che rimase ben saldo, attaccandosi alla base di una cisterna ormai sollevata dal vento, fu Lupo Solitario. Alzò lo sguardo e vide Pitch Black allontanarsi a passi lenti. Gli si lanciò contro, non poteva lasciarlo andare! Pitch si voltò di scatto e lo afferrò al petto.
<< Divertitevi. >> Disse con calma. Poi si dissolse in una nuvola di sabbia e Lupo Solitario fu trascinato nella tromba d’aria mentre urlava il suo nome.
Gli altri componenti della Squadra furono trascinati in alto dalla furia di Jack Frost.
<< Jamie! Jamie svegliati! >> Era la voce di Dentolina. Jamie aprì gli occhi. Era svenuto per alcuni istanti. Si sentiva dolorante in ogni parte del corpo… << I tuoi amici sono in pericolo! >> Esclamò la fatina. << Jack si è infuriato! >> Jamie sgranò gli occhi e si alzò, senza dare ascolto ai lamenti dei suoi muscoli. Si raddrizzò e guardò fuori dalla porta del magazzino. << Devo andare… >> un varco luminoso si aprì di fronte a lui e ne venne risucchiato.
Jamie comparve in strada. I suoi vestiti andavano a fuoco, si sentiva bruciare in più parti del corpo. Si rotolò a terra per spegnere i suo abiti, ma non appena sentì il vento sollevarlo, capì che era Jack Frost.
Non perse tempo: apparve di fronte all’Uomo di Ghiaccio con in mano un’accetta col manico di cuoio. Attaccò, ma il vento non lo fece avvicinare, e continuò a girargli intorno. Lanciò allora l’accetta. Quella fu allontanata dal vento. Stremato, un po’ per i suoi poteri e un po’ per il continuo giro che lo faceva sentire male, Jamie fece uno sforzo per apparire proprio addosso a Jack Frost. Lo afferrò per la felpa azzurra e gli diede un pugno in viso, fermandolo.
Cominciarono a cadere. Jamie si accorse di quello che sarebbe successo. Lasciò andare Frost, che ormai era svenuto, ed entrò in un varco per sbucare vicino a Kallisto. Lo afferrò e lo riportò a terra teletrasportandosi. Continuò a fare ciò con tutti i membri della Squadra. All’ultimo, Coniglietto di Pasqua, si teletrasportò dietro di lui e gli afferrò il braccio. Lo trascinò con sé nel varco. Arrivarono dall’altra parte, lui stremato, Coniglietto di Pasqua strabiliato. Ma non era finita. Il vento sollevò di nuovo Jamie, che non riuscì ad opporre resistenza. Lo portò da Jack Frost, che si era risvegliato. Sembrava strano. Brillava di una intensa luce azzurra. Del ghiaccio si formava intorno a lui. Lo guardava adirato. Il ghiaccio si restrinse, e di colpo, con uno strattone delle braccia da parte di Jack Fost, si sparpagliò in tutte le direzioni. Esplose, letteralmente. Jamie fu investito da quella forza e fu spinto via. Jack Frost cadde a peso morto.
Jamie non riusciva più a tenere gli occhi aperti… Le forze lo stavano abbandonando. Svenne prima di raggiungere il suolo.

 

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Capitolo 21
*** Un ospite inatteso ***


<< Ha corso un bel rischio… >> Disse Babbo Natale.
<< Già, ma per fortuna la neve ha attutito la caduta. >> Ribatté Coniglietto di Pasqua. << Non riesco ancora a credere che abbia fatto una cosa del genere… >> Aggiunse pensieroso.
<< Ora dov’è? >> Chiese l’omone.
<< In infermeria. Credo che stia cominciando a odiare quel posto… >> Mormorò Coniglietto di Pasqua rispondendo alla domanda.
<< Dovrà riposarsi. E la prossima volta dovrà stare più attento! >>
<< Ha fatto ciò che credeva più giusto. Non gli è importato della sua vita e ha salvato tutti noi… >> Disse subito Coniglietto di Pasqua non appena ebbe finito di parlare il compagno. << E comunque, se tutto va per il verso giusto, potrebbe non esserci più una prossima volta… >> Detto questo girò dietro a un angolo per raggiungere una porta blindata. Si fermò poggiandoci una mano sopra. << Abbiamo un ospite particolare… >> Disse con un mezzo sorriso.
<< Pensi che sia sicuro…? >> Chiese Babbo Natale con un po’ di timore.
<< Sono armato, e comunque gli abbiamo tolto il suo bastone, così non potrà fare nulla. >> Lo rassicurò Coniglietto di Pasqua mostrando l’arco sulla schiena e aprendo la porta.
Nella stanza faceva caldo. Le luci erano forti e c’erano varie stufe e termosifoni ai muri. Al pavimento si presentavano varie griglie da cui entrava aria calda. Sembrava essere stata fatta apposta per tenere imprigionato Jack Frost… Lui era al centro della stanza, su una sedia, con le mani legate dietro la schiena. Il suo sguardo neutrale non lasciava trasparire nessuna emozione. L’uomo stava di fronte a loro, e sembrava così indifeso, in quella situazione, che sembrava strano che avesse gettato il mondo in un caos del genere…
<< Jack Frost… >> Sentenziò Coniglietto di Pasqua. Quello non rispose. << Non ti da fastidio il fatto che degli umani come noi ti abbiano preso? >> Chiese. Lo sguardo dello Spirito si indurì.
<< Non mi da fastidio? >> Chiese. << Sono furibondo, ma so che non resterò qui a lungo. >> Disse rivolto ai due nemici.
<< Credi che ti lasceremo fuggire così facilmente? Guarda dove sei! Qui la temperatura raggiunge livelli molto alti, che potrebbero anche uccidere un essere umano. >> Disse mostrando la stanza col braccio destro. << Se poi mettiamo un essere come te… >> Aggiunse lasciando intendere che lui era molto più vulnerabile di loro.
<< Perché siete qui? >> Chiese l’Uomo di Ghiaccio cambiando discorso. Babbo Natale parlò:<< Vogliamo sapere qual è il vostro obiettivo. Tu e Pitch Black! >> Jack abbassò lo sguardo. << Io e Pitch Black? >> Ripeté pensieroso. << Sono secoli che guardo il mondo. Tutti quanti mi passano accanto senza vedermi. Lui è come me. Nessuno credeva in lui né in me, ma ora tutti credono in noi! >>
<< Tutti hanno paura di voi! >> Corresse Coniglietto di Pasqua irritato.
<< Insieme abbiamo sconfitto quelli contro di noi, quelli che per voi erano i buoni, e siamo rimasti solo noi. >> Continuò senza curarsi dell’interruzione.
<< I “buoni”? >> Ripeté Babbo Natale. Jack sorrise. << Ma c’è ancora qualcuno che resiste… >> Mormorò. Coniglietto di Pasqua incrociò le braccia, come per dire che si trattava di loro. Jack rise. << Quel ragazzo… E’ davvero convinto in ciò in cui crede… >> I due si guardarono interrogativi. Jack sorrise, sapendo che non avrebbero capito. << Parlando d’altro… >> Disse. << Avete intenzione di tenermi qui ancora per molto? >> Chiese cambiando espressione.
<< Cosa vorresti dire? >> Chiese Coniglietto di Pasqua. << Cosa vorreste ottenere tenendomi rinchiuso qui? >> Disse Jack annoiato.
<< Vogliamo che la smetti! >> Disse duro Babbo Natale. Jack scoppiò in una fragorosa risata. << Ma non sono io quello che infesta le vostre notti! >> Continuò. << Io voglio solo che la gente mi veda, che creda in me! >> << O che ti odino! >> Sbottò Coniglietto di Pasqua. Jack cambiò espressione.
<< Non osare parlarmi così! >> Esclamò pieno d’odio. Coniglietto di Pasqua sentì come uno spiffero venire dall’alto. Vide un condotto d’aerazione. Aveva ormai capito che Jack Frost riusciva a controllare il vento. Non fece in tempo ad estrarre l’arco, che un vento gelido li travolse, spingendoli alla porta.  Jack Frost li guardava con un mezzo sorriso. Coniglietto di Pasqua si alzò, malgrado il vento, si avvicinò a Jack; cercò di dargli un pugno. Jack schivò, si alzò, con uno sforzo girò le braccia davanti a sé trascinandosi la sedia e rompendogliela sulla testa. Coniglietto di Pasqua arretrò un po’ intontito. Estrasse il coltello e attaccò Frost. Quello fece passare il coltello tra le funi che tenevano legati i suoi polsi, e fu libero. Afferrò il braccio dell’avversario e lo gettò a terra. Corse verso la porta blindata e, con un colpo di vento estremamente forte, la sfondò. Un tornado si riversò nei corridoi bui del rifugio. Lui cercava una cosa sola, dopo sarebbe andato via; non aveva intenzione di restare lì, con i Guardiani così vicini!
<< Dannazione! E’ scappato! >> Esclamò Coniglietto di Pasqua affacciandosi dalla porta e cercando di alzarsi. Babbo Natale lo aiutò. << Vai! Suona l’allarme, io lo trattengo! >> Detto questo scattò estraendo l’arco.
Coniglietto di Pasqua cominciò a scagliare frecce al nemico. Jack Frost gliele rimandava indietro senza neanche voltarsi, lasciando il lavoro al vento. L’Uomo di Ghiaccio stava praticamente volando. Tutti quelli che lo vedevano si facevano da parte urlando. Si sentì una sirena risuonare in tutti i sotterranei. Erano ormai in piazza. Coniglietto di Pasqua, rimasto troppo indietro, sorrise al suono della sirena, perché la Squadra sarebbe arrivata presto. Babbo Natale aveva raggiunto una postazione dove far suonare l’allarme.
Jack doveva muoversi! Entrò in un corridoio lungo dove molta gente fuggiva da lui e urlava. Alcuni entravano dentro delle stanze e si chiudevano al loro interno. Lui li superava tutti senza farsi problemi, ma vide un uomo che restava immobile in mezzo alla strada.
<< Spostati! >> Gli intimò. Quello estrasse una pistola e sparò. Jack schivò i proiettili per un soffio. Lo guardò. Aveva molte cicatrici, lo sguardo duro. Era intenzionato a non far passare lo Spirito. Jack sbuffò irritato. << Immagino non mi farai passare… >> Disse. Quello non rispose.
<< Ottimo lavoro Siaiei! >> Esclamò Coniglietto di Pasqua, arrivando alle spalle di Jack Frost. << Stanno arrivando anche gli altri? >> Chiese. Siaiei annuì piano. << Bene! >> Sorrise lui. Jack pensò un po’. << Temo che dovrò farlo arrivare qui… >> << Eh? >> Chiese Coniglietto di Pasqua non capendo cosa volesse dire. Jack fece un movimento con la mano e un colpo di vento li scaraventò via. Lui rimase fermo. Il vento andava in tutte le direzioni. Le porte si aprivano, sbattevano, alcune venivano scardinate dalla forza dirompente del vento. Lui vedeva tutto. Aveva sviluppato quest’abilità di poter vedere attraverso il vento, e guardava dietro ogni porta e dietro ogni angolo che riusciva a scovare. Cercava il suo bastone. Finalmente, in una stanza lontana, con la porta blindata, situata dall’altra parte di dove era stato rinchiuso lui, trovò il suo bastone ricurvo. Un colpo di vento lo fece sollevare e lo portò da lui. Sfrecciava tra i corridoi ormai deserti e in poco fu da lui. Coniglietto di Pasqua e Siaiei erano a terra, immobili, incapaci di fare qualsiasi cosa, a causa del vento forte che li premeva al pavimento. Jack tese il braccio. All’improvviso arrivò il suo bastone che afferrò saldamente. Il vento cessò. Jack si avviò a passi calmi verso la piazza, dalla quale non era molto lontano. Coniglietto di Pasqua e Siaiei, non appena si accorsero che il vento era cessato. Scattarono per fermarlo. Lui si girò e li colpì con del ghiaccio. Caddero a terra e rimasero bloccati al pavimento. Jack si voltò e vide la Squadra intera puntargli contro le armi. Sorrise.
<< E’ stato un piacere. >> Disse. Un colpo di vento lo sollevò e lo fece volare via. Sul soffitto c’era un tombino che portava in strada. Lo aprì senza sforzo senza rallentare un secondo e presto sparì. La Squadra aveva tentato di sparare, ma fu tutto inutile. La sua sagoma si allontano e si rimpicciolì sempre di più, finché non fu più visibile.
Bruto imprecò, mentre Kallisto e Thor si apprestavano ad aiutare Coniglietto di Pasqua e Siaiei, rimasti a terra congelati per metà.

 

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Capitolo 22
*** Un grosso errore ***


Jack era scappato dai ribelli proprio per un pelo… Per fortuna non si era perso d’animo e aveva continuato a cercare una via di fuga. Purtroppo, doveva ammettere di aver commesso un errore, e non solo lui…
Era di nuovo alla caverna di Pitch. Stava sorvolando il lago ghiacciato in cerca del letto sotto la quale Pitch si nascondeva. Lo vide non lontano dalla riva, un letto con le assi di legno marcite e sotto di esso un buco che portava nella caverna dell’Uomo Nero. Scostò il letto ed entrò nel tunnel.
Non appena Jack arrivò nella buia caverna, Pitch lo salutò con sollievo, dicendo di essersi preoccupato molto.
<< Cominciavo a temere che non saresti più tornato… >> Comincò l’Uomo Nero, ma Jack lo interruppe.
<< Mi sbagliavo, Pitch. >> Disse. << Pensavo che ormai fossero fuori gioco, che non potessero più fare niente, ma quando li ho visti… >> Pitch finse di non capire:<< Ma di cosa stai parlando, Jack? >> << Dei Guadiani, Pitch! >> Esclamò l’Uomo di Ghiaccio facendo sobbalzare l’altro. << Sono rimasti lì! Si sono nascosti! Sembravano deboli e stanchi, ma potevo sentire la determinazione in loro, la loro voglia di combattere! >> Pitch mostrò enorme stupore all’affermazione del compagno. Si voltò e fece qualche passo pensieroso. << Allora credo che non ci sia altro da fare che eliminarli definitivamente… >> Mormorò. << No! >> Esclamò Jack. << Non voglio eliminarli! >> << Ma Jack, ragiona! Se dovessero tornare a credere in loro, noi… >> << NON ACCADRA’! E’ chiaro? >> Urlò l’Uomo di Ghiaccio. Pitch, sorpreso dallo scatto d’ira del compagno si voltò e sorrise. << Va bene; mi fido di te. >> Jack cercò di cambiare discorso. << E comunque io non sono l’unico che ha sbagliato! >> Si voltò anch’egli e fece qualche passo in avanti. << Avevi detto che sarebbe andata diversamente, o sbaglio? >> Pitch si mise una mano al mento. << Mmh… Sì. Questo te lo concedo; forse mi sono un po’ sopravvalutato… Dovremo mettere a punto un nuovo piano… >> << E se invece lasciassimo perdere? >> Chiese Jack. << Ma come? L’hai detto tu stesso che hai visto nei Guardiani una voglia di lottare! >> Jack alzò e abbassò un braccio, come per dire che non aveva idea di cosa fare. Alzò lo sguardo verso Pitch.
<< Aspettiamo. >> Disse.
<< Aspettiamo? >> Ripetè Pitch. Jack annuì. Pitch allargò le labbra in un mezzò sorriso, poi andò a sedersi sul suo trono di pietra.

 

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Capitolo 23
*** E' colpa mia... ***


Jamie era sdraiato su un lettino dell’infermeria. Cominciava veramente ad essere stufo di quel posto. Stava meditando su ciò che era successo negli ultimi tempi. Erano riusciti a catturare Jack Frost, che sembrava trovarsi molto a disagio nel rifugio. Lui sapeva perché: aveva visto i Guardiani. Se fosse tornato, avrebbe spazzato via i tre Spiriti. Jamie sapeva bene anche che il nemico principale di Pitch e Jack era lui: lui era quello che credeva ancora, perciò tolto lui, i Guardiani sarebbero scomparsi del tutto! Era lui la causa dei frequenti attacchi da parte degli incubi…
Aveva sentito un gran trambusto, mentre era ricoverato lì dentro. Chiese a una ragazza se ne sapesse niente. Quella rispose con frasi vaghe e poco chiare. Ne sapeva quanto lui…
All’improvviso irruppe nella stanza Kallisto. Era venuto ad accertarsi delle condizioni di Jamie, ma anche a portargli una brutta notizia…
<< Nightmare. >> Lo salutò entrando nella stanza e avvicinandosi al letto. << Come stai? Stai riposando a dovere? >> Gli rivolse domande normali, che chiunque avrebbe chiesto, ma a Jamie sembrò un po’ strano, come se fosse in tensione, nervoso.
<< Come ho fatto a uscirne con poche ferite? >> Chiese Jamie menzionando la lotta della sera precedente.
<< Un colpo di fortuna… Sei caduto sopra uno strato di neve molto spesso e soffice, che ha attutito la caduta perfettamente! >>
<< E Jack Frost? >> Chiese a un certo punto senza scomporsi. Kallisto impallidì e la sua espressione cambiò da solare a turbata.
<< Jack Frost era stato catturato. Sembrava che fosse al sicuro e innocuo, ma… E’ riuscito a scappare utilizzando il vento proveniente dai condotti di aerazione. >> Rispose abbattuto. << Non siamo riusciti a contrastarlo… >> Alzò lo sguardo verso il ragazzo. << Scusami, Nightmare. Hai fatto tanta fatica per catturarlo e noi ce lo siamo lasciato sfuggire come se fossimo dei bambini… >>
<< Non prendertene la colpa. >> Disse Jamie. << Il fatto che siamo solo riusciti a prenderlo è già qualcosa… E poi non posso certo parlare io, che sono svenuto proprio nel momento cruciale della battaglia. >> Kallisto obiettò. << Non è vero! Tu hai fatto molto per noi. Ci hai salvati tutti quanti! Se non fosse stato per te, nemmeno la metà della Squadra sarebbe qui, ora! >> Jamie guardò dall’altra parte, rincuorato per essere stato di aiuto.
<< Sai, Kallisto… >> Cominciò. << Prima che arrivassi qui con mia sorella ero in viaggio per cercare un modo per sconfiggere Pitch e Jack. >> Kallisto annuì. << Sì, la tua straordinaria capacità di… >> << Ma ora sono rimasto qui… >> Lo interruppe il ragazzo, sorprendendo l’uomo per la decisione. << Mi seguono da parecchio tempo, e credo di aver capito perché. Sono io che li porto qui. E’ colpa mia se gli Incubi vengono sempre qui e ci attaccano. >> Disse tornando a guardare Kallisto.
<< Be'… Ma noi riusciamo sempre a spuntarla! >> Si giustificò lui.
<< Sì, ma se la prossima volta non dovesse accadere? Se dovessero sconfiggerci? >> Disse Jamie alzando la voce. Kallisto lo guardava con un’espressione interrogativa. Stava per chiedergli cos’aveva in mente, ma nella stanza entrarono Sophie e Fatina del dentino.
La bambina corse ad abbracciare il fratello non appena lo vide. La donna fece un cenno con la mano.
<< Grazie ancora per aver protetto Fearless. >> Disse Jamie rivolto alla donna, che ricambiò scuotendo le mani. Calò il silenzio nella stanza.
<< Kallisto, ti dicevo… Devo andarmene. >> Questa frase spiazzò del tutto i presenti. Kallisto rimase a bocca aperta. Fatina dei denti si mise una mano di fronte alla bocca, stupita. La piccola Sophie guardò il fratellone con gli occhioni spalancati.
<< Cosa… Stai scherzando? >> Chiese l’uomo. << E’ una necessità. >> Rispose Jamie. << Loro mi seguono. Sanno dove sono in continuazione. L’unico modo perché voi siate al sicuro è farmi allontanare. >> Rivolse uno sguardo di supplica ai presenti.
Kallisto sospirò. << E cosa faresti una volta lontano? >>
<< Cercherò Pitch e lo sconfiggerò. >> Dichiarò il ragazzo.
<< E Frost? >>
Jamie esitò. Avrebbe voluto provare a parlare con lui. Farlo tornare come prima, ma se non ci fosse riuscito…
<< Se sei deciso, non ti fermerò… >> Disse Kallisto. Jamie stava per ringraziarlo. << Ma verrò con te! >> Esclamò deciso, lasciando allibito il ragazzo. Fatina dei denti andò accanto a Kallisto, per dire che lei avrebbe fatto lo stesso, e rivolse uno sguardo rassicurante a Jamie.
<< Ma… >> Mormorò Jamie. Non ebbe tempo di dire nulla. << Se vorrai andare da loro, allora noi verremo con te. Non avevi detto che non avresti potuto farcela senza aiuto? >> Jamie sorrise. Ringraziò.
Kallisto andò ad avvertire la Squadra. Nella stanza rimasero Jamie, Sophie e Fatina dei denti. La donna sorrideva in silenzio ai due bambini. In fondo, non si trattava altro che di questo: bambini. Per quanto lui provasse a sembrare adulto, restava sempre un bambino. Poteva farsi chiamare come voleva. Lui rimaneva quello. Con tutti i suoi sogni nella sua testa.
<< Perché hai aiutato mia sorella? >> Chiese Jamie alla donna, rompendo così il silenzio che lo imbarazzava. La domanda sembrava strana, ma al ragazzo sembrava strano invece il comportamento della donna. E’ normale voler proteggere una bambina, ma anche quando non sei lì…
Fatina dei denti sorrise e si voltò. Uscì dalla stanza senza rispondere alla domanda.
Jamie rimase lì, con Sophie in braccio, a pensare.

 

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Capitolo 24
*** La partenza ***


Jamie stava mettendo in ordine la sua stanza. Ci era rimasto poco tempo, ma chissà perché si sentiva un po’ riluttante ad andarsene da lì. Gli era stato chiesto se Sophie sarebbe dovuta rimanere lì.
<< Neanche per sogno! >> Aveva risposto lui. << Fearless è mia sorella, e non la lascerò qui da sola, anche se sarà al sicuro. >>
La Squadra intera e Fatina dei Denti avevano deciso di accompagnarlo. Come avevano già detto, non avrebbe potuto farcela da solo. Lui aveva obiettato, dicendo che il rifugio sarebbe stato scoperto, ma loro avevano risposto citandolo: “è colpa mia se gli Incubi vengono sempre qui.” Quindi se fosse stato lontano gli Incubi non sarebbero più tornati. Aveva accettato a malincuore.
Sophie era seduta sul letto e lo guardava con i capelli davanti agli occhi. Lui le sorrise. Aveva finito. La prese in braccio e uscì dalla stanza. Diede un ultimo sguardo alla targa con su scritto “Nightmare” e si avviò per il corridoio.
Coniglietto di Pasqua aveva riunito la gente in piazza per dare un saluto al ragazzo, ma lui non ne era molto entusiasta. Non era diretto lì. Stava andando dai Guardiani.
Ormai conosceva la strada a memoria. Raggiunse il magazzino con la porta scardinata e una impalcatura improvvisata. Attraversò la soglia e vide i tre Spiriti.
Nord era intento a dipingere il viso di un burattino di legno. Calmoniglio era irrequieto e andava da una parte all’altra della stanza. Dentolina guardava il piccolo dentino che Jamie le aveva dato e lo faceva risplendere alla luce di una lampadina. Poi vide il ragazzo. Subito gli corse incontro abbracciandolo. Gli altri due spiriti lo salutarono. Babbo Natale era impegnato con il pupazzo, ma il Coniglio di Pasqua saltellò allegramente verso di lui. Sophie lo prese in braccio e cominciò ad accarezzarlo.
<< Me ne devo andare. >> Disse Jamie senza troppe cerimonie. Lasciò gli Spiriti di stucco. Cominciarono subito a fargli domande e a chiedergli dove sarebbe andato. Lui rispose che sarebbe andato a sconfiggere Pitch. Chiese se sapessero dove iniziare a cercarlo. I Guardiani non avevano risposte per lui.
<< E Jack? >> Chiese Dentolina. Jamie esitò.
<< Jack Frost è alleato di Pitch. Ho visto che c’è qualcosa… Qualcosa che gli manca; come se non gli piacesse la sua vita. >> Rispose Jamie. Non era di quello che voleva parlare, comunque.
<< Io devo andarmene. >> Ripeté. << Intanto vorrei che voi facciate una cosa. >> E fece una pausa indicando la catasta di marionette create da Nord. << Io ho fatto una cosa semplice, ma potrà trasformarsi in qualcosa di grande, se voi continuerete. >> Detto questo mise una mano sulla spalla della Fata del dentino. << Tornate a fare ciò che facevate un tempo. Cominciate con questa gente. >> Il volto dello Spirito si illuminò. << Ci sono molti bambini in questo rifugio; fate dei giri tra la gente, scoprite se a qualcuno cade qualche dente, portate uova… >> E fece apparire delle uova colorate accanto ai piedi di Sophie. Quando le vide, il coniglio scese e cominciò a scrutarle. << Nord, crei un sacco di bambole da quando sei rinchiuso qui: donale! Dai quei pupazzi ai bambini nel rifugio. Se riuscirete a fare le cose per bene, allora potranno tornare a credere in voi! Ho visto il viso del bambino l’altra volta, il suo sorriso, quando ho menzionato la Fatina dei Denti. Potete farcela! >> Disse. Dentolina sorrise e abbracciò di nuovo Jamie.
<< Oh, Jamie! Non sapremo mai ringraziarti abbastanza! >> Disse.
<< Fate le cose per bene. >> Disse lui sorridendo.
<< Contaci, ragazzo. >> Disse Calmoniglio sorridendo per la prima volta.
Babbo Natale era rimasto seduto dov’era. Lasciò la marionetta e andò ad abbracciare Jamie. << Tu ha gran cuore. >> Gli disse stringendolo. Jamie sorrise e ricambiò l’abbraccio. << Spero di rivedervi. >> Disse Jamie liberandosi dall’abbraccio. Prese in braccio Sophie. << Ora devo andare. >> Disse.
I Guardiani lo videro allontanarsi. La sua figura si fece sempre più piccola, finché non girò l’angolo. I tre Spiriti tornarono ai loro posti. Babbo Natale tornò a dipingere la faccia del burattino, questa volta però sembrava quasi spensierato. Era contento, perché finalmente aveva capito cosa farne di tutti quei pupazzi che aveva creato. Calmoniglio andò a controllare le uova che Jamie aveva fatto apparire, per vedere se fossero di buona qualità, e Dentolina si lanciò a frugare negli scatoloni per ricavare qualche soldo da scambiare con i dentini.
<< Quel ragazzo ce la farà… >> Disse Babbo Natale senza distogliere lo sguardo dalla sua marionetta.
Calmoniglio annuì. << Sì, comincio a pensarlo anch’io. >>
<< Ma dovrà essere attento. Paura che lui controlla può diventare pericolosa… >> Disse Nord aggrottando le sopraciglia.
<< Pensi che potrebbe perderne il controllo? >> Chiese il coniglietto.
Nord lanciò uno sguardo al corridoio. << Ho paura che lui distruggerà sé stesso… >> Disse l’omone Russo. Calmoniglio lo imitò e guardò il corridoio vuoto preoccupato.
Jamie era arrivato in piazza. C’era una folla immane. Cominciava ad avere un po’ paura. Non era abituato a stare fra la gente, soprattutto a stare al centro dell’attenzione. Cosa buffa, dato che ultimamente lui era sempre al centro dell’attenzione.
Arrivò Kallisto. << Sei qui. >> Disse con sollievo.
<< Mi sento ridicolo! >> Protestò Jamie. << Non si poteva fare qualcosa di meno vistoso? >>
Kallisto sorrise. << In fondo te lo meriti. E’ giusto che tutti sappiano che te ne vai. >> Jamie tentò di obiettare, ma fu interrotto. Babbo Natale lo prese con sé, e lo portò nello stesso punto dove era stato poco tempo prima.
Jamie si ritrovò gli occhi di tutti addosso. Avrebbe preferito lottare ancora contro gli Incubi, piuttosto che stare lì davanti a quella folla.
<< Buonasera a tutti! >> Tuonò Babbo Natale. Ogni mormorio si spense. << Oggi siamo qui, perché vogliamo dare il nostro ultimo saluto a Nightmare. Infatti questo ragazzo… >> E lo strinse con un braccio. << Ha intenzione di partire, per andare a lottare con il nemico. >> Dalla folla si sentì qualche rumore. << Ora, dato che il nostro Nightmare non potrà fare tutto da solo, la Squadra andrà con lui. >> Dal pubblico si levarono alcune proteste.
<< E come dovremmo difenderci noi? >> Dicevano le voci. Jamie stava per parlare, ma Cane Pezzato irruppe lì e prese la parola. << Così! >> Esclamò. Era euforico. Teneva nelle mani un oggetto metallico. Lo posò a terra e premette il pulsante sopra di esso. Non successe nulla. << Questo mio congegno proteggerà il rifugio, tenendo lontani gli Incubi. >> Dichiarò il ragazzo. Ricevette alcune critiche dal pubblico.
<< E comunque il rischio di attacchi sarà molto basso, una volta partito Nightmare. >> Disse Coniglietto di Pasqua avvicinandosi da chissà dove. << E’ lui, infatti, l’obiettivo del nemico. Si concentreranno su di noi, lasciando così in pace voi. >> La dichiarazione dell’uomo sembrava averli convinti.
Jamie fu felice di potersi congedare da tutta quella gente. Per fortuna non dovette dire nulla. Chiese una cosa sola a Babbo Natale.
<< Posso chiederti una cosa? >> Babbo Natale annuì avvicinandosi. << Vorrei che con me venissero anche Cane Pezzato e Topo di Fogna. >> Babbo Natale sorrise. << Certo, ragazzo. Porta chiunque tu voglia! >>
Adesso erano in strada. Jamie era riuscito a recuperare il fuoristrada che aveva creato. Ci si era affezionato. Avrebbe guidato Coniglietto di Pasqua. Sull’auto sarebbero saliti oltre a loro due, Fatina dei denti, Cane Pezzato, Sophie e Topo di Fogna. La Squadra li avrebbe seguiti su un furgone, eccetto Lupo Solitario, che avrebbe usato la sua moto.
Jamie stava allacciando la cintura a Sophie, quando Luna irruppe pretendendo di poter andare con loro.
<< Non stiamo andando a fare una passeggiata! >> Esclamò Topo di Fogna dal bagagliaio del fuoristrada. << Ma voglio venire! >> Continuava a dire la ragazza. La situazione era imbarazzante.
Sotto le pressanti richieste di Luna, Topo di Fogna dovette per forza accettare. Invitò così Cane Pezzato a trasferirsi nel bagagliaio con lui, per lasciare il posto alla signorina. << C’è tanto posto, non temere, ragazzo. >> Lo incoraggiò quello.
A salutare il gruppo c’erano Babbo Natale e Vedetta. Jamie lo ringraziò ancora una volta, per tutto quello che aveva fatto per lui. Poi si rivolse a Babbo Natale.
<< Se per caso dovessero accadere cose strane… >> Cominciò Jamie facendo attenzione a quello che diceva. << Non so… Se dovessero apparire dei regali, o i bambini dovessero trovare dei soldi al posto dei loro dentini… >> Cercò le parole per ciò che stava per dire. << Ti prego di non distruggere le loro speranze, non dir loro che non esiste nessuna Fatina del dentino o il Coniglietto di Pasqua… Sono bambini, e per loro queste cose sono importanti. >> Disse finalmente come se si fosse tolto un peso. Babbo Natale ci pensò su, poi gli diede una pacca sulla spalla e rise. << Certo che non lo farò! >> Jamie fu contento della promessa che gli aveva fatto l’omone, e si avviò al furgone della Squadra.
<< Voi siete pronti? >> Chiese appoggiandosi allo sportello. C’erano Kallisto, Rage e Bruto nella cabina, Kallisto aveva lo sterzo tra le mani, e gli mostrò il pollice. Jamie andò dietro e salutò il resto della Squadra. << Buona fortuna, ragazzi! >> Gli altri risposero con sorrisi e urla di entusiasmo. Si avviò verso la motocicletta di Lupo Solitario, dove lui aspettava in silenzio.
<< Bella moto. >> Fece Jamie. Lupo Solitario piegò il labbro in un sorriso.
Erano pronti. Jamie si sedette sul sedile di destra, accanto a sua sorella. Dall’altra parte c’era Luna. Dietro di loro, nel bagagliaio, c’erano Topo di Fogna e Cane Pezzato, che sorridevano. Fatina dei denti sedeva a destra, accanto a Coniglietto di Pasqua, che mise in moto l’auto e partì. Dopo di loro partirono Kallisto e gli altri. Infine, Lupo Solitario con la sua moto.
Babbo Natale e Vedetta li salutavano con le mani.
Avevano tutti l’impressione che non si sarebbero rivisti per molto tempo. Era normale; non sapevano dove andare. Avrebbero cercato indizi finché non avrebbero trovato il nemico. Forse lo avrebbero trovato subito, o forse non lo avrebbero trovato mai, ma non esitavano a partire. Nessuno.
Jamie si ricordò di una cosa, e tirò fuori un coltello dalla tasca.
<< Questo è tuo. >> Disse il ragazzo porgendolo a Luna. Lei lo guardò, e rivolgendogli un sorriso sprezzante, lo afferrò e cominciò a guardarlo alla luce della Luna.
<< Dove andiamo, Nightmare? >> Chiese Coniglietto di Pasqua. Jamie ci pensò, poi rispose:<< Vai dove credi sia meglio andare. Ovunque può essere il posto giusto! >> Detto questo allungò l’indice verso la strada. Coniglietto di Pasqua sorrise e accelerò.
Jamie si alzò il cappuccio della felpa e poggiò la testa al finestrino. Si mise a guardare la strada e il paesaggio che scorreva in lontananza. La neve che ricopriva l’asfalto indicava che di lì non passava mai nessuno. Loro lasciavano scie regolari, interrotte solo dalle ruote della moto di Lupo Solitario. Jamie si chiese come facesse quell’uomo a guidare la moto con tutta quella neve… Tornò a guardare il paesaggio. La neve, gli alberi spogli, i laghi ghiacciati… Era tutto uguale.
Un giorno… Pensava. Tutto questo cambierà!

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Capitolo 25
*** Inseguimento a quattro ruote ***


Jamie si era appisolato per qualche minuto. I movimenti dell’auto gli conciliavano il sonno, e la stanchezza cominciava a farsi sentire. Sbadigliò pigramente e si guardò intorno. Accanto a lui, Sophie dormiva beatamente con la bocca mezza aperta. Luna sembrava dormire, ma non avrebbe saputo dirlo con certezza. La sua sagoma era immobile e scura, in controluce con la Luna. Vide poi Coniglietto di Pasqua guidare con calma. Andavano a una velocità di cinquanta miglia orarie. Fatina dei denti osservava la strada con attenzione, come se cercasse qualcosa. Jamie cercò di guardare dietro di sé, nel bagagliaio. Vide con la coda dell’occhio Topo di Fogna e Cane Pezzato conversare a bassa voce.
Jamie si lasciò andare sul sedile. Cominciò a respirare profondamente e lentamente. Si sentiva sereno, ma sapeva che il pericolo era in agguato. Non doveva abbassare la guardia.
Sentì un brivido alla schiena. Cominciava ad avere freddo. Guardò fuori. Il paesaggio non era mutato di molto.
<< Dove siamo…? >> Borbottò Jamie.
<< Se lo sapessi… >> Disse Coniglietto di Pasqua senza distogliere lo sguardo dalla strada. << Non appena troveremo un punto di riferimento lo sapremo… >>
Rimasero in silenzio. Fu Luna a prendere la parola, che senza muoversi disse:<< Il tempo sta cambiando… >> Jamie guardò fuori per controllare se avesse ragione. Topo di Fogna disse:<< Hai ragione. Sembra stia arrivando un temporale. >> E indicò fuori dal vetro. Una grande nuvola si addensava in cielo e si avvicinava pericolosamente. << Forse sarebbe il caso di far salire Lupo Solitario sul furgone… >> Disse Coniglietto di Pasqua, allungando un braccio per prendere una ricetrasmittente. Jamie guardò meglio quelle nuvole. Erano scure e nere. Non sembravano nuvole, in realtà. Cera qualcosa che non gliele faceva piacere, poi capì perché.
<< Non è una nuvola! >> Esclamò fermando Coniglietto di Pasqua, che stava per avvertire Lupo Solitario. << Sono gli Incubi, e quella è sabbia, ne sono sicuro! >>
Coniglietto di Pasqua guardò nello specchietto e vide le nubi dietro di loro avvicinarsi sempre più in fretta. << Hai ragione. >> Detto questo premette sull’acceleratore e l’auto aumentò la velocità. Mise di nuovo mano alla ricetrasmittente e la avvicinò alla bocca. << Kallisto, sono Coniglietto di Pasqua. Abbiamo appena avvistato una nube di sabbia nera dietro di noi. Puoi confermare che si tratta degli Incubi? >> Una voce rispose dall’altro lato:<< Solo un momento. >> E poi non si sentì nulla. Probabilmente stavano controllando. Poi si sentì di nuovo la voce:<< Coniglietto di Pasqua, qui Kallisto. Confermiamo che si tratta di Incubi. >>
<< Sentito? >> Disse Coniglietto di Pasqua a Jamie. << Che facciamo? >> Chiese Cane Pezzato. Jamie ci pensò su. Non era proprio il caso di cominciare una battaglia senza sapere dove si trovassero e con alte probabilità di venire sconfitti. Erano tutti molto stanchi. Se qualcuno fosse stato ferito non ci sarebbe stata la possibilità di curarlo. Dovevano fuggire, almeno per il momento.
<< Non ci sono molte vie d’uscita… >> Disse Jamie. << Dobbiamo scappare, per ora. Chiedi agli altri se possono attaccarli per rallentarli un po’… >> Jamie non era sicuro che ci fosse un modo per rallentare gli Incubi, ma era l’unica cosa che potevano fare… Coniglietto di Pasqua prese la ricetrasmittente e comunicò agli altri il piano. Poi avvertì Lupo Solitario della presenza degli Incubi.
<< Li avevo notati. >> Rispose il ragazzo dall’altro lato della ricetrasmittente. << Tra non molto si scatenerà il putiferio. >>
<< Fai attenzione che non ti prendano! >> Lo avvertì Coniglietto di Pasqua.
<< Non ti preoccupare; sarò più veloce di loro. >> Rispose rassicurante il ragazzo.
Jamie si sentì tranquillo. Per un attimo aveva temuto che li avrebbero raggiunti, ma gli Incubi sembravano lontani. Forse la Squadra li stava davvero tenendo a bada… Ma poi i suoi pensieri mutarono quando qualcosa li colpì sul fianco sinistro, dal lato di Luna. Il colpo fu tremendo, tanto che l’auto sbandò. Sophie si svegliò di soprassalto e cominciò a piangere. Jamie fu pronto per consolarla. La piccola si calmò e Jamie guardò fuori dal finestrino. Subito la testa di un cavallo nero comparve fuori dal vetro e lo scrutò. I loro sguardi si incontrarono per un secondo; poi li spinse.
<< Vogliono mandarci fuori strada! >> Urlò Cane Pezzato.
<< Dammi un’arma! Apro il cofano e gli sparo! >> Esclamò Topo di Fogna rivolto a Jamie.
<< Ma così potreste cadere! >> Obiettò Luna voltandosi verso di lui.
Un altro cavallo colpì l’auto.
<< Ma se non facciamo qualcosa si sopraffaranno! >> Urlò di rimando Topo di Fogna.
<< Vi serve una cintura! >> Urlò Luna.
<< Non ce ne sono! >> Gridò Topo di Fogna.
<< Non lascerò che facciate qualcosa di così stupido! >> Si intromise Coniglietto di pasqua. Un Incubo si abbatté sul parabrezza. Jamie lo vide dissolversi in sabbia nera subito dopo l’impatto, oscurando la visuale del guidatore.
<< Nightmare, non puoi creare delle cinture? >> Chiese Cane Pezzato.
<< Non credo… Non posso modificare l’auto! >> Rispose il ragazzo. Ma poi gli balenò in mente un pensiero probabile. L’automobile l’aveva creata lui. Se lui poteva dissolvere ciò che aveva creato, poteva anche modificarne la forma! Si guardò il palmo di una mano. Poi toccò il soffitto dell’auto e si aprì un foro. Poi una cintura che raggiungeva Cane Pezzato e un’altra che raggiungeva Topo di Fogna. I due si agganciarono sorridendo.
<< Ora le armi. >> Disse Topo di Fogna allungando un braccio. Jamie annuì e si affrettò a creare due fucili. Glieli diede. Topo di Fogna sorrise, mentre Cane Pezzato studiava l’arma un po’ incerto. Aveva avuto un Barret REC7, mentre Topo di Fogna aveva un AK-47.
L’uomo aprì lo sportello con un calcio e cominciò a sparare contro i cavalli neri. Sophie si tappò le orecchie. Anche Cane Pezzato cominciò a sparare, ma con meno decisione di Topo di Fogna. Jamie pensò che avrebbe dovuto aiutare in qualche modo. Ripensò a quella volta che aveva evocato una barriera capace di respingere gli Incubi. Tentò di farla un’altra volta. Intanto Coniglietto di Pasqua continuava a sterzare per schivare gli Incubi e qualche volta il fuoristrada rimase su due ruote a causa delle curve troppo rapide. Jamie vide il furgone che li seguiva con difficoltà. Non poteva andare alla loro stessa velocità. Dietro di loro doveva esserci Lupo Solitario, e si chiese come si stesse difendendo.
A un certo punto si accorse che Fatina dei Denti non aveva fatto nulla. Era immobile, seduta davanti a lui. Teneva gli occhi chiusi. Non sembrava serena, ma nemmeno preoccupata o spaventata. Che stesse facendo già qualcosa lei? In effetti a Jamie era sembrato strano che gli Incubi fossero così pochi. Avevano visto quella nuvola enorme avvicinarsi a loro, e poi erano stati attaccati da alcuni cavalli solitari. Fatina dei Denti stava tenendo a bada “l’esercito” di Incubi. Tirò un sospiro di sollievo e tornò a concentrarsi. Doveva riuscire a creare una barriera che impedisse agli Incubi di passare. Ma come fare? Aveva avuto paura, una paura tremenda, la prima volta che gli era capitato. Doveva provare quella stessa paura, ma non sapeva come fare: la paura che aveva avuto quella volta, era stata quella di perdere sua sorella, di morire, di rimanere solo… Non sapeva nemmeno lui cosa avesse provato in quel momento… E non sapeva nemmeno come provare tanta paura quanta ne aveva provata quella volta. Cominciò a pensare e ad isolarsi dal mondo attorno a sé.
Se non lo fai perderai tutto. Devi farlo, per salvare i tuoi compagni! Muoviti idiota! Devi provare paura, per salvare Topo di Fogna, Luna, Cane Pezzato… Sophie! Era tutto inutile. Finché non fosse successo qualcosa di concreto che lo avrebbe fatto preoccupare parecchio, non avrebbe avuto la forza necessaria per creare la barriera. Forse se sé lo diceva da solo non avrebbe funzionato… Si guardò intorno.
Sophie piangeva e strillava. Vide Coniglietto di Pasqua sterzare con furia, snudando i denti. Si girò e vide Cane Pezzato e Topo di Fogna sparare contro gli Incubi. Un cavallo si schiantò contro l’auto e il fuoristrada fece un salto. Jamie sbatté con la testa allo sportello dell’auto. Girava tutto. Non riusciva a capire niente. I suoni erano attutiti e tutto sembrava più lento… Vide Luna che gli urlava contro qualcosa. Sembrava spaventata. Lo indicava e continuava a parlare in fretta. Vide che anche Sophie lo guardava terrorizzata. Lui non capiva… Sentì bruciare alla fronte. Si toccò con due dita e le guardò. Le vide sporche di sangue. Il suo sangue. Si voltò e vide il punto dove aveva sbattuto. C’era una macchia di sangue scuro che sgocciolava. Si voltò di nuovo e capì allora di essersi ferito. Ora si rendeva conto di quello che stava succedendo. Continuava a vederci sfocato e a sentire i suoni attutiti. A un certo punto, da fuori arrivò un Incubo. Si abbatté sul finestrino di Jamie, mandandolo in frantumi.
Tutto tornò normale, dopo quel colpo. Jamie sentì il rumore del vetro che si frantumava, il dolore alla fronte, Luna che gridava e Sophie che piangeva. Sentiva i colpi dei fucili di Topo di Fogna e Cane Pezzato. Sentì anche Coniglietto di Pasqua imprecare. Tutto gli fu chiaro.
Si voltò verso il finestrino ormai completamente a pezzi e vide il cavallo nero ancora lì. Gli mise una mano sulla testa e con un lampo quello si dissolse, esplodendo. Poi si girò e andò nel cofano, sorprendendo Topo di Fogna e Cane Pezzato, che smisero di sparare, chiedendogli che ci facesse lì. Jamie dovette chiudere l’occhio destro, a causa del sangue che gli era colato dalla ferita, e ora gli bruciava. Strinse i denti sopportando il dolore e allungò una mano fuori dall’automobile. Topo di Fogna e Cane Pezzato lo trattennero prendendolo per il busto.
Si sentì un boato. Poi un cavallo nero si lanciò su di loro. Prima di arrivare al bagagliaio, si dissolse, come se si fosse scontrato con un muro invisibile. I due che lo avevano sorretto si scambiarono occhiate incredule. Ma Jamie non aveva ancora finito. Si liberò dalla presa dei due e si lanciò in avanti. Loro lo afferrarono dai piedi.
<< SEI PAZZO?! >> Urlò Topo di Fogna tentando di tirarlo su. Jamie non rispose e posò una mano sull’asfalto ricoperto di neve sporca. Strisciò le dita al terreno. Se le sentì bruciare, strofinando con la neve gelata. Stremato, creò un’altra barriera, questa volta non sull’auto, ma sulla strada. Vide altri Incubi avvicinarsi e schiantarsi contro quella barriera invisibile che il furgone di Kallisto e la moto di Lupo Solitario poterono attraversare. Non sapeva quanto fosse estesa la barriera. Sapeva solo che oltre quella linea gli Incubi non potevano andare.
Topo di Fogna e Cane Pezzato lo tirarono dentro.
<< Ma si può sapere che diavolo ti ha preso? >>Lo rimproverò Topo di Fogna. Jamie non rispose. Ansimava. Guardava compiaciuto gli Incubi in lontananza che si scontravano contro la barriera. Andavano avanti e indietro. Poi si arrendevano e se ne andavano. Vide la nuvola di sabbia disperdersi nel cielo.
A un certo punto Fatina dei Denti sussultò. Cominciò a respirare profondamente e velocemente.
Jamie ormai non ce la faceva più. Ebbe la forza di dire solo:<< Siamo salvi. >>

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Capitolo 26
*** L'arrivo di una bufera ***


<< Potevi restarci secco. >> Disse Topo di Fogna mentre trasportava Jamie assieme ad Occhio di Falco. Il ragazzo rispose con un gemito. Avevano trovato una stazione di servizio abbandonata e si erano fermati lì. Sophie li seguiva preoccupata girandogli intorno, seguita da Fatina dei Denti. La Squadra stava scaricando tutto l’occorrente per accamparsi. Coniglietto di Pasqua e Cane Pezzato stavano perlustrando la stazione, per scoprire se era veramente abbandonata. Luna guardava tra gli scaffali…
Jamie fu depositato su un bancone da lavoro. Cominciarono a cercare delle bende, del disinfettante… Tutto quello che poteva servire. Sophie restava vicino al fratellone preoccupata, nonostante lui continuasse a rassicurarla.
<< Questo posto è vuoto… >> Disse Coniglietto di Pasqua. << Non c’è anima viva… >>
<< Però ci sono parecchie cose, il che fa intuire che è stato abbandonato in fretta, senza che le persone avessero il tempo di portarle con loro. >> Fece notare Cane Pezzato, girando tra gli scaffali. Entrò la Squadra. Kallisto era in fila al gruppo, e portava una cassa di munizioni. Nel caso fossero stati attaccati non sarebbero stati presi alla sprovvista.
Luna trovò dei medicinali e delle bende su di uno scaffale. Le portò a Jamie dicendo:<< Questi dovrebbero andare bene… >> Occhio di Falco guardò le bende e sorrise. << Perfetti! >> Subito si mise al lavoro. Prima disinfettò la ferita e controllò che non ci fossero frammenti di vetro incastrati. Poi cominciò a bendare la fronte di Jamie. Infine gli raccomandò di stare a riposo, ma Jamie non sembrava molto d’accordo su questa idea. Lo ringraziò, e Occhio di Falco rispose dicendo che non ne valeva la pena.
<< Devo ringraziare anche te, Luna. >> Disse Jamie dopo essersi messo a sedere. Lei lo squadrò interrogativa. << Perché? >> Chiese con un sopracciglio inarcato. << Non riuscivo a capire nulla, dopo essere stato ferito. La tua espressione allarmata, le tue urla… Mi hai svegliato. >> Luna indietreggiò con la testa, sempre più interrogativa. << Ho capito cosa dovevo fare… Ho avuto davvero paura! >> Concluse il ragazzo.
Luna lo guardò un po’ delusa. << Non ero preoccupata per te! >> Disse voltandosi. << Non stavo cercando di avvertirti della ferita né dell’Incubo alle tue spalle, ma volevo che facessi qualcosa, invece di restartene lì imbambolato. >> Se ne andò, e Jamie sorrise mestamente.
<< Allora, Nightmare… >> Disse una voce che Jamie riconobbe come Kallisto. << Sembra che ti piaccia proprio rischiare… >> Disse guardando la benda sulla fronte. Jamie assunse un’espressione un po’ contrariata. << Non posso dire che mi diverta… >> Disse.
<< Fino ad ora… >> Disse Siaiei avvicinandosi con una mano al mento. << Hai rischiato per ben quattro volte, e in tre di queste situazioni sei svenuto… >> Kallisto lo guardò come se avesse vinto una scommessa. << Insomma, sei proprio uno scavezzacollo… >> Commentò l’uomo. Jamie borbottò qualcosa, ma sapeva che avevano ragione. Si era spinto un po’ troppo oltre il suo limite più di una volta. Avrebbe dovuto fare con calma e gradualmente, invece.
Kallisto gli prese una mano. << Se non ti piace detta a questo modo… >> E lo lasciò. << Allora chiamala: “salvare gli altri.” >> E gli rivolse un sorriso amichevole. Jamie ammiccò in risposta.
Erano tutti nella stazione di servizio. Discutevano sul da farsi. Coniglietto di Pasqua diceva di voler trovare una mappa per capire dove si trovavano. Durante la corsa non aveva fatto caso ai pochi cartelli che avevano incontrato per la strada. Tutti erano concordi a voler restare lì per il resto della notte. Occhio di Falco e Runner avrebbero fatto la guardia per quella notte. Se gli Incubi li avrebbero attaccati sarebbero stati pronti. Kallisto voleva esplorare la stazione per controllare che non ci fosse nessun’altro, non si fidava completamente di tutte quelle ombre. Topo di Fogna aveva trovato una dispensa dove c’erano parecchi viveri. Adesso potevano fare rifornimento, ma anche depositarne un po’ prima di ripartire. Luna sembrava cercare qualcosa tra gli scaffali, ma, come disse lei, non sapeva bene cosa… Jamie le chiese perché era voluta venire con loro. Sarebbe stata al sicuro, nel rifugio, ora che non c’era più lui.
<< Vuoi sapere perché sono venuta con voi? >> Chiese Luna sbattendo lo sportello di un congelatore spento. << Lo vedrai quando troveremo Pitch. >> Detto questo lo lasciò da solo.
Bruto stava facendo una gara di braccio di ferro con Thor. Sembravano essere allo stesso livello, e nessuno riusciva a prevalere sull’altro. Topo di Fogna gli puntava contro una torcia elettrica per dargli più luce e urlava incitazioni, assieme a Giuda, che sbatteva il pugno sul tavolo a ogni tremito dei due sfidanti. Cane Pezzato li guardava neutrale, interessato e vedere chi dei due fosse più forte. Rage sembrava disinteressata all’incontro, e se ne stava con la sua torcia lontana dal gruppo, come se non volesse avere niente a che fare con loro. Lupo Solitario non aveva nemmeno acceso la torcia, e se ne stava seduto su una sedia con lo schienale davanti al petto, nell’ombra. Coniglietto di Pasqua e Siaiei conversavano in un angolo. Fatina dei Denti stava assieme a Sophie e la faceva giocare. Jamie sorrise a vederle, ma si chiese un’altra volta il perché del comportamento della donna. Non le sembrava naturale… Tuttavia si fidava di lei.
All’improvviso le luci si accesero. Subito dopo si sentì Kallisto lanciare un urlo di soddisfazione. Era riuscito a raggiungere il generatore elettrico della stazione di servizio e lo aveva riattivato. Forse era stato staccato dai padroni prima della fuga, oppure qualche Incubo lo aveva urtato passando, ma Jamie non si interrogò molto…
Kallisto tornò trionfante. Mentre entrava nella stanza Bruto sbatté il braccio di Thor sul tavolo, sollevando un coro di esulti da Topo di Fogna e Giuda, mostrandosi stremato e soddisfatto. Thor sorrideva in continuazione, nonostante avesse perso. Era paonazzo e sudava tutto. Kallisto non approvava molto la condotta degli uomini, ma pensò che lasciar loro un po’ di svago era il minimo, dopo gli ultimi avvenimenti.
Nella stanza irruppero Runner e Occhio di Falco.
<< Sta arrivando una bufera! >> Esclamò Occhio di Falco attirando l’attenzione di tutti. Runner andò a chiudere ogni spiraglio, ogni finestra e continuò:<< Si è alzato il vento e all’orizzonte si stanno addensando delle nubi minacciose. >> Avvicinatosi a una finestra indicò il cielo, e tutti videro una grossa nube grigia che si avvicinava a loro.
<< Siete certi che non si tratti di Incubi? >> Chiese Coniglietto di Pasqua. Occhio di Falco annuì. << Allora prepariamoci a resistere! >> Disse avviandosi verso una finestra. Cominciò a impartire ordini alla Squadra. << Thor, Bruto, barricate tutte le porte! Rage, tu e Lupo Solitario andate a prendere delle provviste! Kallisto, hai esplorato la stazione, vai a cercare qualcosa da poter usare come combustibile per un fuoco; se non faremo qualcosa moriremo congelati! >> Kallisto annuì. << Vieni con me, Nightmare. >> Disse prendendolo per un braccio. Il ragazzo non si oppose, e mentre si addentravano nella stazione vide Cane Pezzato cercare di attivare i sistemi di aria condizionata per riscaldare l’ambiente.
<< Hai trovato qualcosa, venendo qui, prima? >> Chiese Jamie al seguito di Kallisto.
<< Credo ci fosse una catasta di legna più giù, nello scantinato. >> Disse quello.
<< Legna? >> Fece eco Jamie.
<< Forse era una scorta contro Jack Frost, oppure la tenevano come combustibile… Proprio quello che faremo noi! >> Disse Kallisto aprendo una porta scorrevole. C’era uno scantinato enorme, dietro la porta. Jamie si lasciò sfuggire un’esclamazione che sentì riecheggiare.
<< Ricordi dov’era? >> Chiese il ragazzo. Kallisto esitò. << In fondo a destra dovrebbe esserci una porta… Ma guardati bene intorno. >> Lo ammonì. Jamie annuì e cominciò a cercare.
Nello scantinato era tutto a soqquadro. C’erano oggetti impolverati, carrelli, scatole siggillate e altre aperte… Il tutto dava un’aria inquietante al luogo. Sembrava una casa infestata…
Per fortuna c’è la luce… Pensò. In quello stesso istante sentì i muri tremare, e la luce se ne andò. << Perfetto… >> Fece seccato allungando la mano verso la torcia che aveva al fianco. La accesse e continuò a camminare nell’oscurità. Raggiunse la fine del corridoio e a destra vide una porta socchiusa. La aprì lentamente e buttò un raggio di luce nella stanza. Vide subito una catasta di legna poggiata al muro in fondo alla stanza. Accanto c’era una fornace. Ora aveva capito: serviva per attivare la caldaia che probabilmente distribuiva il calore negli altri locali.
Jamie sentì un fruscio alle sue spalle. Si voltò e puntò la torcia in faccia a Kallisto, che si coprì gli occhi con una mano.
<< Hai trovato la legna, eh? >> Chiese facendo qualche passo verso di lui.
<< Credo di avere avuto un’idea… >> Mormorò Jamie. << Trasferiamoci qui. Saremo più al sicuro dalla bufera e il calore sarà maggiore. Ora che l’elettricità è andata via di nuovo sarà difficile riscaldarcì là sopra. >> Kallisto annuì con una mano al mento. << Giusto. >> Disse. << Vai a chiamare gli altri, io torno alla centralina per vedere se posso fare qualcosa. >> Jamie si avviò fuori di lì.
Gli altri erano preoccupati. Andavano avanti e indietro, agitando le torce su e giù. Jamie li calmò e gli disse di aver trovato una stanza dove sarebbero potuti restare al caldo.
<< Stavamo cercando di attivare i riscaldamenti… >> Disse Cane Pezzato. << Ma senza energia non funzionerà mai. >>
<< Forse è solo un calo di corrente, ma se non lo fosse, avremo comunque una fonte di calore, e saremo riparati dalla bufera. >> Disse Jamie facendo strada verso lo scantinato.
La stanza della fornace era abbastanza ampia da ospitare tutti. Coniglietto di Pasqua fece portare le armi e le provviste, poi aspettarono il ritorno di Kallisto, che scosse la testa. << E’ andato. >> Disse riferendosi al generatore. Quello fu il via per accendere un fuoco. Misero la legna nella stufa e cercarono qualcosa per accenderlo. Jamie fece apparire dei fiammiferi. Bruto glieli prese dalle mani e li strofinò a un ciocco di legno. Dopo essere riusciti a mantenere stabile la fiamma si misero intorno alla grande stufa e aspettarono…

 

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Capitolo 27
*** Racconti attorno al fuoco ***


<< Che facciamo? >> Chiese Bruto. Guardò tutti quanti negli occhi. Si era accovacciato con le gambe e ci si era appoggiato con la testa. Rage lo rimproverò.
<< Aspettiamo che passi la bufera, tonto! >> Sbottò aspra la donna. Jamie pensò che qualche volta fosse troppo dura, ma pensò anche che Bruto ci era abituato, perché non le diede molto peso.
<< Mentre aspettiamo che passi la bufera, dico! Non vorremmo starcene qui a rigirarci i pollici, spero! >> Sbottò lui in risposta. Coniglietto di Pasqua, seduto con le gambe lunghe verso la stufa, lucidava il suo arco, chiese:<< E cosa proporresti di fare? >> Bruto si guardò intorno.
<< Oh, io non ne ho idea! >> Esclamò quello cercando qualche aiuto dagli altri. << Di’ qualcosa tu, Lupo Solitario! >> E lo guardò allungando un braccio verso di lui. Quello, che se ne stava in un angolo, lontano da tutti, nell’ombra, sdraiato su un fianco, lo guardò senza rispondere. Sembrava chiedere “ma che stai dicendo?”
Bruto cercò aiuto da un’altra parte, chiamando Topo di Fogna. << Io farei una partita a carte… >> Disse quello. << Se avessi delle carte. >> Concluse, distruggendo le speranze di Bruto.
Sconsolato, Bruto abbassò la testa e la fece dondolare lentamente.
Thor prese la parola. << E se ci raccontassimo qualche storia? >> Tutti quanti gli rivolsero gli sguardi contro. Bruto si riprese. << Sì! >> Esclamò puntandogli un dito contro. << Proprio quello! >>
Kallisto strinse le spalle. << Okay. >> Fece. << Chi comincia? >> Il silenzio calò nella stanza.
<< Siaiei. >> Fece Giuda. << Hai sempre qualche racconto interessante, no? Sulle tue passate missioni… >>
<< Sono Top Secret, se non lo sapessi. >> Gli rinfacciò quello.
<< Oh, andiamo! >> Fece Occhio di Falco. << Ce ne hai già raccontate parecchie, e ormai che vuoi che importi qualcosa di Top Secret? Il mondo non è più quello di tre anni fa! >> Siaiei lo guardò truce. Tutti quanti gli facevano gli occhioni, per convincerlo. Jamie, poi, era molto interessato a conoscere qualche missione su un ex agente della CIA.
Siaiei sospirò, sapendo di non avere scampo. << Va bene… >> Disse poco convinto. Tutti quanti si mossero nella sua direzione, per sentire meglio.
<< Sette anni fa… Fui mandato nello spazio, per aiutare dei miei compagni rimasti su una stazione spaziale. La situazione era grave. Non riuscivamo a comunicare con loro, e conoscendo lo scopo della loro missione, sapevamo che poteva essere successo qualcosa di brutto. >>
<< Qual era lo scopo della missione? >> Chiese Bruto.
Siaiei esitò qualche istante. << Era stata prevista una pioggia di meteoriti sulla terra. Sapevamo le coordinate delle meteore e i danni che avrebbero provocato, quindi ci mettemmo subito all’opera per contrastarli. >>
<< Aspetta, aspetta! >> lo interruppe Cane Pezzato. << Stai dicendo che sette anni fa hai sventato una pioggia di meteoriti… >>
<< Se mi fai raccontare… >> Fece Siaiei, cercando di non mostrarsi troppo infastidito. << Sarò felice di dirti tutto. >> Cane Pezzato si zittì imbarazzato. Siaiei riprese il racconto.
<< Come dicevo, lavorammo come folli, per costruire in poco tempo una stazione capace di respingere la minaccia. La lanciammo in orbita con una squadra. Alcuni di loro erano miei grandi amici. >> Siaiei fu interrotto di nuovo, questa volta da Runner. << E quanti erano? >> Siaiei, questa volta, rispose cordialmente. << Cinque. >> Prese fiato. << Mentre si trovavano sulla stazione, però, perdemmo i contatti con loro. Mancavano pochi giorni all’arrivo della pioggia, e i miei compagni non rispondevano ai messaggi. Decisero di mandarmi lassù a per vedere cosa fosse successo. Io non avevo nulla in contrario. Mi fu dato l’occorrente per la missione e partii. >>
<< Così? >> Chiese Cane Pezzato. << Senza nemmeno un addestramento per lo spazio o per guidare qualche veicolo spaziale? >> Chiese guadando tutti quanti.
<< Non ce n’era tempo, e comunque sapevo cosa fare. Se tutto sarebbe andato come previsto, allora sarebbero bastate le mie abilità. >> Rispose Siaiei. << Quando partii sapevo che sarei stato solo sulla stazione, nessuno dalla Terra mi avrebbe potuto aiutare! Arrivato lassù scoprì che i miei compagni avevano avuto un guasto: un meteorite in anticipo aveva colpito la stazione e aveva messo fuori uso molte cose, tra cui il sistema di comunicazioni, e così non avevano potuto contattarci. Sarebbe servito un buon tecnico, più i pezzi di ricambio, ma nello spazio non si trovano facilmente né l’uno, né gli altri… >> Sorrise mestamente. << Almeno il tecnico c’era. >> Disse alludendo a sé. << Andammo io e un mio compagno a tentare di riparare il danno. La pioggia si avvicinava, e noi avevamo sempre meno tempo a disposizione! Uscimmo nello spazio aperto a riparare il guasto. Non sapete quanto sia snervante fare un lavoro di precisione dondolando avanti e indietro per ogni movimento che si fa, con il rischio di perdersi per sempre nello spazio profondo! >> Jamie deglutì, pensando alla sensazione di impotenza che avrebbe fatto provare. << Il lavoro andò a buon fine, e noi tornammo dentro a stazione in tempo per sparare i “fuochi d’artificio!” >> Siaiei sorrise divertito. << Eravamo riusciti anche a tornare in contatto con la Terra. Era fatta! L’operazione andò perfettamente. La squadra era in perfetto stato, tutti sapevano cosa fare, e si erano allenati a lungo per questo momento. Tornati sulla Terra fummo trattati come eroi, ma non ce n’era bisogno: avevamo fatto solo il nostro lavoro. >> Concluse. Jamie ascoltava interessato, Luna addirittura rapita dal racconto di Siaiei, e lo guardava con occhi sognanti, forse immaginandosi ciò che raccontava.
<< Bello! >> Esclamò Topo di Fogna rompendo il silenzio. << Immagino che tu abbia molte altre storie da raccontare… >> << Ma non oggi! >> Sbottò Siaiei allungando una mano, provocando il disappunto dei presenti.
<< Be’, allora chi può raccontarci qualcosa? >> Fece Topo di Fogna mettendosi una mano al mento e guardandosi intorno. << Nightmare? >> Chiese alla fine. Jamie cercò di tirarsi indietro, ma Topo di Fogna lo pregò di raccontargli qualcosa di lui. Qualcosa di interessante, divertente, avventuroso… Quello che voleva. Volevano sapere qualcosa di più di lui.
Jamie dovette accettare, ma non sapeva proprio cosa raccontare. Allora gli venne in mente un episodio accaduto tre anni prima, alcuni giorni prima di Pasqua.
<< C’era stata un’abbondante nevicata, e la scuola era chiusa per neve. >> Gli venne un po’ di nostalgia a ripensare a quei tempi. << Io stavo passeggiando nei pressi di un laghetto vicino alla mia città. Stavo leggendo un libro su creature misteriose e altri misteri di cui ero molto appassionato, quando un colpo di vento mi fece cadere il libro dalle mani. Incontrai degli amici, e andai a casa per prendere lo slittino. Saremmo andati a giocare con la neve, ci saremmo divertiti parecchio quel giorno… Così è stato, anche se diversamente da come pensavamo…
<< Stavo uscendo, portavo con me il mio slittino, e mia madre uscì a chiamarmi. Mi disse di mettere il cappello… >> E qui Jamie si imbarazzò un po’. << “Non voglio che Jack Frost ti morda il naso” mi disse. >> I presenti spalancarono gli occhi. << “Chi è Jack Frost?” Chiesi seccato. Lei mi rispose che era un modo di dire. “Nessuno.” >> Jamie fece una pausa, e approfittò per guardare uno ad uno i presenti. Continuò.
<< A un certo punto, venni colpito da una palla di neve, lanciata da non si sa chi… >> E qui si guardò di nuovo attorno. << Cominciò una furiosa battaglia di neve con i miei amici… Ci stavamo divertendo davvero da matti. >> Jamie ridacchiò. << Quando all’improvviso scivolai sul ghiaccio. Per fortuna avevo lo slittino con me, e cominciai a scivolare con esso. Nessuno ci avrebbe creduto, a quei tempi, ma di fronte a me si creava una strada di ghiaccio proprio per il mio slittino. Attraversai la strada, slittai sui marciapiedi, saltai sui dossi… Era come se il ghiaccio avesse vita propria! >> Luna lo guardava quasi a voler chiedergli se non si fosse sognato tutto. Era fatta così… Diffidente verso di lui. << Seminai il panico nelle strade. Un camion che trasportava mobili e pezzi d’arredamento rovesciò parte del suo contenuto, tentando di schivarmi. A un certo punto saltai su una collinetta di neve, e atterrai sulla neve soffice. Mi alzai vittorioso, provato da quella corsa folle e incredibile. Ebbi il tempo di vedere le facce dei miei amici strabiliate che un divano caduto dal camion di prima mi arrivò addosso, travolgendomi. >> Luna sorrise guardandolo incuriosita. Topo di Fogna soffocò una risatina, mentre Cane Pezzato lo guardava preoccupato, aspirando l’aria tra i denti.
<< Quando mi alzai tenevo stretto il dente che mi era caduto, grazie a quel colpo. Tutti pensammo alla Fatina del Dentino… >> Jamie notò gli sguardi dei suoi compagni di viaggio, e soprattutto quello di Luna, ma non gli diede peso. << Ma ora ho capito che la Fatina del Dentino non centrava per niente, con quella straordinaria corsa sullo slittino. Jack Frost era quello che ci ha fatti divertire quel giorno. >> Sentì gli sguardi perplessi su di lui. << Cedo che un tempo Jack fosse buono, che non fosse com’è ora… >> Azzardò Jamie. Loro non potevano sapere che i tre Guardiani gli avevano detto questo, e probabilmente non ci avrebbero mai creduto…
<< Può darsi. >> Disse Coniglietto di Pasqua dopo un lungo silenzio.
<< Sei davvero stupido! >> Commentò Luna guardandolo storto. << Credere a una cosa così stupida come la Fatina dei Denti… >>
<< La Fatina dei Denti esiste. >> Disse la piccola Sophie, che stava addormentandosi. Alle parole della ragazza si era ridestata e aveva detto la sua. Nessuno ebbe il cuore di contraddirla, e Jamie ringraziò con un sorriso gli altri.
Fatina dei Denti stava sorridendo. Le labbra unite, lo sguardo profondo… A Jamie quella donna faceva uno strano effetto… Non voleva dire paura, ma… Sentiva come che potesse leggergli nella mente, come se il suo sguardo profondo potesse andare dritto al cuore del ragazzo, svelandone i segreti più intimi.
E se fosse così? Gli balenò quel pensiero nella mente e non riuscì più a scordarlo. Se Fatina dei Denti è davvero così potente, perché non dovrebbe saper leggere nella mente? Può volare, può far apparire armi e può sapere le cose in anticipo…
Rivolse uno sguardo spaventato alla donna, che rispose con il suo solito sorriso gentile.
Le cose erano molto diverse di quello che credeva.

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Capitolo 28
*** Domande senza risposte ***


Il giorno dopo la bufera era passata. Era l’alba, anche se il Sole non si riusciva a vedere bene, a causa delle nuvole che coprivano tutto il cielo, però all’orizzonte, a est, si potevano vedere delle nuvole di una colorazione rossastra, segno che la stella stava sorgendo.
La Squadra stava caricando sul furgone le munizioni e le provviste, comprese quelle che avevano trovato nella stazione di servizio. Jamie pensò che avrebbe dovuto chiedere a Fatina dei Denti se sapeva veramente del suo incontro coi Guardiani, e avrebbe preferito farlo in privato. Attirò la sua attenzione mentre faceva un giro tra gli scaffali e le disse:<< Vorrei farti alcune domande sui tuoi poteri, vorrei saperne di più… >> Lei sorrise come sempre e accettò di parlare con lui. Fece per andare a chiamare Coniglietto di Pasqua, perché gli facesse da tramite, ma Jamie la prese per un braccio e le disse serio:<< Solo noi, per favore. >> Fatina dei Denti, che non poteva certo dirsi perplessa – sembrava quasi che si aspettasse l’azione di Jamie – accettò, e lo seguì in un luogo dove nessuno avrebbe potuto disturbarli.
Erano finiti nello scantinato, e Jamie aveva trovato una stanza dove nessuno passava, così si fermò lì. Quando si voltò verso la donna, lei fece come per chiedere come avrebbero fatto a comunicare, e Jamie, in risposta fece apparire un foglio di carta e una penna. Glieli porse e, dopo che si furono seduti su delle casse, aspettò che fosse pronta, prima di farle la sua prima domanda.
<< Prima di tutto, vorrei togliermi una curiosità. >> Cominciò Jamie. << Ieri notte hai tenuto lontani gli Incubi dalla strada, vero? >> Fatina dei Denti sorrise un po’ sorpresa. Non si aspettava che qualcuno se ne fosse accorto. Annuì, e Jamie fece lo stesso pensieroso. << Avevo ragione, allora
… >> Disse tra sé e sé. Continuò con le sue domande:<< Vorrei sapere anche perché sei voluta venire con noi. Pensavo che saresti rimasta al rifugio e avresti protetto la popolazione con Babbo Natale. Perché sei venuta? >>
Fatina dei Denti sorrise e si abbassò sul suo foglio a scrivere qualcosa. Gli istanti passavano, e Jamie pensò di formulare la sua prossima domanda, nel frattempo. << Un’altra cosa: sapresti dirmi perché non volete credere in nessun modo ai veri Babbo Natale, Coniglio di Pasqua e Fatina del Dentino? Siete così presuntuosi da pensare di potervi sostituire a loro o è solo un modo per convincere la gente della loro inesistenza? Oppure è stata semplicemente una scelta casuale? >> Fatina dei Denti alzò lo sguardo, tirando così indietro i lunghi capelli che le ricadevano davanti al viso. Lo guardò con gli occhi spalancati. Girò il foglio e scrisse qualcosa.
Dopo alcuni istanti fece leggere a jamie ciò che aveva scritto.
 
Sono stata io a proporre questa idea, proprio per cercare di infondere speranza nei bambini, ogni volta che sentivano il mio nome o quello degli altri.
 
Jamie guardò il foglio sentendosi in colpa, per aver dubitato di quella donna così gentile. Fatina dei Denti girò il foglio e riprese a scrivere. Sembrava che stesse scrivendo una risposta molto lunga…
<< Questa domanda mi entrata in testa ieri sera, guardandoti. Sei in grado di leggere nella mente delle persone? >> Fatina dei Denti alzò lo sguardo divertita, e annuì. Poi girò il foglio e scrisse qualcos’altro.
 
Sì, posso, ma non mi piace farlo.
 
Alzò lo sguardo verso di lei, che lo guardava con sguardo innocente. Non riusciva a credere di essersi sbagliato su tutto. Ma forse invece aveva indovinato alla grande, e lei gli stava mentendo. Quella donna aveva il potere di essere tremendamente convincente…
<< Quindi neghi di sapere quello che ho visto in questi giorni? >> Chiese Jamie, tentando di coglierla in fallo. << Dici di non sapere delle mie visite nel magazzino del rifugio? Quello da solo nel corridoio buio, dove ho combattuto con Jack Frost l’ultima volta? >>
Fatina dei Denti sorrise furbamente, e scrisse un’altra risposta sul retro del foglio.
 
Quel magazzino l’ho fatto costruire io. Ho pensato che sarebbe stato utile, e a quanto pare è stato qualcosa dentro di esso a far impazzire Jack Frost… Di quali visite parli, comunque? Io non sapevo niente.
 
Jamie guardò di nuovo la donna, che sorrideva come sempre. Quel sorriso misterioso celava chissà quanti segreti, chissà quanti pensieri; pensieri che solo una persona come lei, impossibilitata a parlare e costretta a tenersi dentro tutto, poteva formulare. Cercò di non farsi intimorire o distrarre e formulò l’ultima domanda.
<< Perché sei così attaccata a mia sorella? >> Quella domanda risuonò nella stanza per diversi istanti. Senza ricevere risposta e senza aggiungere altro.
Fatina dei Denti continuava a scrivere, senza guardare Jamie e senza accennare a rispondere all’ultima domanda. Finalmente, dopo parecchi minuti, Fatina dei Denti lasciò il foglio. Tirò un sospiro e lo porse a Jamie, alzandosi e avviandosi verso l’uscita. Jamie non capì. La guardò andarsene. Significava che non avrebbe risposto ad altre domande? Oppure aveva intuito che erano finite? Guardò il foglio, e vide un disegno. Capì dunque che fatina de Denti era molto brava anche a disegnare, perché su quel foglio Nightmare poté riconoscere un disegno di sua sorella, sorridente e felice. Sembrava reale. Era dunque quella la risposta della sua prima domanda? E anche quella dell’ultima? Era venuta lì per Sophie? Ma perché?
Jamie guardò la porta, dove aveva appena visto scomparire fatina dei Denti, chiedendosi se potesse fidarsi ancora di lei…

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Capitolo 29
*** Schiaffo ***


Il gruppo era arrivato in una città deserta. Erano fermi in mezzo alla strada. Stavano facendo il punto della situazione. Jamie si massaggiava la ferita sotto alla benda, mentre ascoltava Coniglietto di Pasqua parlare alla Squadra.
<< Dobbiamo perlustrare la zona. Se trovate qualcuno venite a riferire. Non usate le armi, a meno che non veniate attaccati. >>
<< Pensi che troveremo qualcuno? >> Chiese Thor guardando gli edifici attorno a loro con scetticismo.
Coniglietto di Pasqua sospirò. << Ammesso che ci sia qualcuno, saranno ben nascosti. Tuttavia, se ci stanno osservando… >> E qui alzò la voce. << Che sappiano che non siamo dei nemici! >> La sua voce rimbombò nelle strade deserte.
Lupo Solitario prese una strana spada dalla sua moto, e se la mise dietro la schiena. Prese poi un fucile e si avviò a passi decisi verso un palazzo. Kallisto mise la mano alla sua rivoltella e cominciò a cercare. Siaiei si mise a camminare in strada, mantenendo la calma, osservando tutto, restando all’erta. Rage aveva con sé un fucile, ma non lo prese tra le mani, non ancora, almeno. Bruto strinse il suo fucile e si infilò in un negozio ai lati della strada. Occhio di Falco, messo il fucile da precisione sulla schiena, cominciò a cercare in giro. Runner scattò in strada, guardandosi intorno rapidamente, girando la testa a destra e a sinistra. Thor prese la sua arma e si avviò anche lui per la sua strada. Giuda rimase con Coniglietto di Pasqua, tenendo d’occhio la strada e le finestre dei palazzi.
Jamie sbuffò, sapendo di non potere essere d’aiuto.
<< Che c’è? >> Chiese Topo di Fogna avvicinandosi.
<< Mi sento un po’ inutile… >> Rispose moscio Jamie.
Topo di Fogna gli diede una pacca sulla spalla. << Non ti preoccupare. E’ la situazione. Tu sei sempre d’aiuto, adesso riposati. >> Lo incoraggiò. Poi si piegò e gli bisbigliò qualcosa:<< E se fossi in te, io penserei a chiarire le cose con quella lì… >> E alzò un dito verso Luna.
<< Chiarire le cose? >> Chiese Jamie, non capendo cosa volesse dire quell’uomo. Lui sorrise, stringendo le spalle. << Credi di saper nascondere le emozioni? >> Lo guardò furbo. Lo spinse e gli disse:<< Fatti avanti! >> Detto questo lo lasciò.
Jamie non sapeva cosa avesse capito Topo di Fogna, ma pensò che parlare un po’ con Luna non sarebbe stato un problema. Avrebbe potuto convincerla dell’esistenza dei Guardiani, forse…
<< Ciao Luna. >> Tentò Jamie. Luna non rispose, ma neanche si sottrasse all’approccio del ragazzo. << Che vuoi? >> Chiese seccamente, voltando lo sguardo annoiata.
Jamie ci riprovò. << Volevo chiederti perché non credi più nel Coniglietto di Pasqua. >> Questa gli avrebbe fatto guadagnare come minimo una sberla in viso, da parte della ragazza, ma lei sembrò indifferente alla domanda, e non ebbe nessuna reazione in particolare. Si limitò a emettere un suono come per dirgli di continuare a parlare. << Non ti arrabbi…? >> Chiese Jamie. << Nessun lancio di coltelli o sfuriate? >> Forse si stava spingendo un po’ oltre, in fondo lui la conosceva appena, e forse si era fatto un’idea sbagliata della ragazza, ma sapeva che quello dei Guardiani era un argomento che poco la entusiasmava.
<< Se vuoi posso andare a prendere un coltello e faccio il tiro al bersaglio con te! >> Sbottò Luna girandosi di scatto. Jamie scosse la testa imbarazzato. << E poi ho altro a cui pensare, ora… >> Detto questo si girò e appoggiò il mento alla mano. Jamie non si arrese.
<< Volevo solo sapere come mai sei diventata così pessimista… >> Non riuscì a concludere la frase. Un coltello comparve all’improvviso, da chissà dove, e Jamie vide il riflesso della lama luccicargli su un occhio, mentre Luna glielo posava alla gola.
<< Bada, Nightmare! Io sto facendo un grosso sforzo per ignorarti. >> Ringhiò lei. << Ma se continui a punzecchiarmi come stai facendo ora, potresti pentirtene amaramente! >> Concluse avanzando con il coltello, costringendo Jamie ad indietreggiare, fino ad arrivare con le spalle a una macchina.
<< Io… Io non ti sto punzecchiando. >> Balbettò Jamie, non sapendo cosa dire. << Volevo solo sapere perché sei così scontrosa e… >> Luna fece pressione con il coltello, facendo uscire un rivolo di sangue dalla gola di Jamie.
<< Sei tu che mi fai essere scontrosa! >> Disse lei guardandolo furiosa. Jamie spalancò gli occhi. Luna indietreggiò di scatto, come se avesse all’improvviso deciso di risparmiarlo, e scosse la testa più volte.
Che vuol dire? Si chiese Jamie sospettoso.
<< Lascia stare. >> Disse seccata.
Jamie però non voleva lasciare stare. << No, sul serio. Perché ogni volta che viene menzionato il Coniglietto di Pasqua, la Fatina del Dentino o qualunque altro Spirito tu reagisci così? >>
Un suono riecheggiò nella strada vuota. Luna aveva dato uno schiaffo a Jamie. I presenti, tutti abbastanza lontani dai due ragazzini, girarono lo sguardo per un attimo, attirati dal suono dello schiaffo. Poi, come se niente fosse, tornarono a sbrigare quello che stavano facendo. Jamie si era accorto di quello schiaffo solo un istante dopo averlo ricevuto. Luna cominciò a parlare adirata.
<< Certo che reagisco così! >> Esclamò. << Non ti fa arrabbiare il fatto che i bambini vengano riempiti con tutte quelle frottole? Non ti fa arrabbiare il fatto che proprio quando tutti avevano più bisogno di loro, loro non si sono fatti vedere? Sono finti, Nightmare! E forse è un bene che sia successo tutto ciò; i bambini capiranno che la vita non è una favola… >> Dicendo questo, a Jamie sembrò che avesse un tono sconsolato, triste. Si teneva una mano sulla guancia dove era stato colpito. La guardava stralunato. Non riusciva a credere a quello che aveva sentito.
<< Sei spregevole! >> La rimproverò, nonostante il suo tono non sembrasse per niente superiore, bensì timoroso e sconvolto. Luna infatti rispose con uno sbuffo. Si girò e fece per andarsene. Jamie tentò di fermarla.
<< No, aspetta! >> Chiamò. << Questo è un atteggiamento egoista! Non vuoi che loro provino la felicità che tu non  hai potuto provare per colpa di Pitch Black! Non è giusto! >> Non si accorse di aver alzato la voce. << Io forse sarò troppo immaturo a credere in loro, ma tu, Luna, non credi in NIENTE! >>
Un esplosione scosse l’aria, interrompendo il discorso di Jamie, destandolo dalla sua rabbia, e facendogli guardare verso un palazzo a vetri alto dalla quale usciva una nuvola di sabbia nera a grande forza. Tutti poterono riconoscere la sagoma di Lupo Solitario cadere da dove un attimo prima erano venuti fuori gli Incubi, che ora si abbattevano su di lui.
Jamie non aspettò, e corse verso di lui.
Okay, è cominciato! Pensò. Un varco luminoso si aprì di fronte a lui, nella quale fu risucchiato. Il calore lo investì e un istante dopo era in aria, davanti a Lupo Solitario, pronto ad afferrarlo e a riportarlo a terra.
Lupo Solitario impugnava la sua spada: aveva l’elsa coperta dalla lama. Aveva un lato più alto dell’altro, e la lama che saliva obliqua, a un certo punto, fino alla punta. Quando vide Jamie, Lupo Solitario sbalordì. Il ragazzo lo afferrò, ma non ebbe il tempo di teletrasportarsi di nuovo a terra, e i due furono investiti dalla sabbia nera.
Jamie urlò, ma nessuno lo sentì, nemmeno Lupo Solitario, accanto a lui.
I due vennero scaraventati dentro al palazzo, mandando in frantumi i vetri e rovinando tra alcune scrivanie e sedie.
<< Tutto a posto? >> Chiese Lupo Solitario tastandosi un orecchio con la mano mentre cercava di rialzarsi.
Jamie non rispose, ma fece intendere di essere ancora là tossendo. Lupo Solitario si trovò un riparo velocemente e ripose la spada. Jamie lo seguì. << Che hai fatto? >> Chiese al ragazzo, vedendo la sua piccola ferita sul collo, dalla quale scendeva un rivolo di sangue. Jamie sviò la risposta. << Una piccola discussione con Luna… >> Fece un gesto, come per dire che non era importante. A quel punto vide Lupo Solitario sorridere divertito.
I vetri sopra le loro teste andarono in frantumi, e i due si ricordarono del frangente in cui si trovavano. Lupo Solitario tirò fuori un fucile e digrignò i denti. << Dovremo difenderci da qui. >> Disse.
<< Come faremo a tornare in strada? >> Chiese Jamie.
Lupo Solitario si girò prima di affacciarsi a sparare. << Cerchiamo di rimanere vivi! >> Jamie annuì poco convinto, ma fece apparire un fucile e si mise a sparare assieme a Lupo Solitario contro gli Incubi.
La nube nera stava di fronte a loro, roteava velocemente, e da essa si sollevavano nitriti capaci di accapponare la pelle. Jamie e Lupo Solitario sparavano quasi senza guardare. L’obiettivo era grande, ed era quasi impossibile mancarlo. Non importava dove colpissero; a ogni proiettile sparato corrispondeva un Incubo eliminato, ma sembravano non finire mai. Jamie si chiese se giù in strada stessero tutti bene, poi il suo pensiero andò a Sophie, che aveva lasciato a dormire nel fuoristrada. Sicuramente si era svegliata, e sicuramente si era messa a piangere, alla vista di quella battaglia. Ma lui non poteva raggiungerla. Non con quella battaglia in corso. Sperò che stesse bene, e continuò a sparare.
Si era distratto, pensando agli altri, e non vide un Incubo staccarsi dalla nube centrale e dirigersi verso di lui. Lo colpì in pieno, facendolo volare indietro di qualche metro e strappandogli la benda sulla fronte. Jamie avvertì un forte dolore alla schiena, quando sbatté a una sedia, ma non era finita: il cavallo lo trascinò con sé e lo portò alla finestra. Lupo Solitario, però, lo colpì prima che potesse portarlo via. Jamie ringraziò il ragazzo, che si limitò a dirgli di restare concentrato.
<< Non possiamo continuare così! >> Urlò Jamie dopo l’ennesimo impatto degli Incubi contro il palazzo. Questa volta entrarono dentro alla stanza, a causa delle finestre rotte, e Jamie e Lupo Solitario dovettero lottare con le spade. << Io vado lì in mezzo! >> Continuò dopo aver fermato un Incubo sparandogli.
<< No! >> Lo fermò Lupo Solitario. << E’ troppo rischioso! Non puoi resistere alla potenza di quelle cose. >> Jamie lo sapeva. Non aveva potuto fare nulla nemmeno prima, ed era stato un miracolo a farli arrivare nel palazzo. Il turbine di Incubi era troppo forte.
E allora fai tua questa forza! Sentì nella sua testa. Si ricordò di come poteva assimilare gli Incubi al suo corpo, e capì che quella era l’unica soluzione, nonostante avesse paura di farlo.
<< Io vado! >> Ripeté Jamie posando già un piede sul parapetto. Lupo Solitario non fece in tempo a fermarlo, e Jamie si lanciò, venendo attratto presto dalla spirale di Incubi.
Era lì in mezzo a loro. Li sentiva da tutte le parti. Non riusciva a muoversi bene per la forza esercitata dal movimento rotatorio. Doveva riuscire a raggiungerli, ad afferrali.
Gli passò un Incubo accanto e Jamie prese l’occasione al volo, afferrandolo per una zampa magra e sottile. Fu subito tirato in mezzo agli Incubi, e allora gli basto allargare le braccia, e pensare a quanta paura gli facesse la sconfitta.
All’improvviso la nube sembrò restringersi, poi esplose in un lampo di luce intensa che accecò tutti per un istante.
La sabbia si diradava, e Jamie era a mezz’aria, stanco e ferito, che cominciava a cadere nel vuoto. Anche se il suo viso non lo dimostrava, si sentiva vittorioso, perché aveva salvato tutti di nuovo.
Cadde in braccio a qualcuno di robusto. Effettivamente si era dimenticato di essere ancora in pericolo, e si scusò quando sentì Giuda trattenere un’imprecazione.
Erano salvi ancora una volta. Jamie scattò verso l’automobile, e trovò dentro Sophie che si disperava. Le lacrime le solcavano il viso e la piccola non riusciva più a smettere di piangere. Doveva essersi spaventata davvero tanto. Jamie la abbracciò, le offrì protezione stringendola a sé.
<< Scusa se ti ho fatto spaventare… >> Mormorò Jamie alla sorellina, stringendola ancora più forte.
Coniglietto di Pasqua raggiunse Jamie e gli fece i complimenti per l’audacia dimostrata. La Squadra intera andò a complimentarsi, dargli pacche sulla schiena e a strofinargli i capelli. In breve arrivò Lupo Solitario, che non poté non rimproverare Jamie per la sua avventatezza, ringraziandolo subito dopo, per aver salvato tutti.
<< Sei ferito? >> Chiese Kallisto puntandogli un dito alla fronte. Jamie scosse la testa, poi si passò un dito sulla fronte e lo vide sporco di sangue. Si ricordò di essere stato colpito dall’Incubo e che quello gli aveva fatto perdere la benda. Essendo ancora recente, la ferita doveva essersi riaperta.
Dopo che Occhio di Falco lo ebbe bendato di nuovo, Jamie lasciò Sophie con Fatina dei Denti, che fu felice di vedere questa volta, e andò da Luna; avevano lasciato una questione in sospeso.
Luna lo accolse con le braccia conserte e lo sguardo duro. << Così io non crederei in niente? >> Fu il suo saluto. Jamie mimò un saluto, ma Luna non lo considerò neanche.
<< Voglio solo dire che se continuerai così, finirai per perdere convinzione nel tuo obiettivo! Senza qualcosa in cui credere, in cui riporre le tue speranze… Senza qualcosa da proteggere resterai vuota, prima o poi. >> Fu questa la spiegazione di Jamie. Poté parlare liberamente, prima di ricevere un altro schiaffo sulla guancia. Questa volta, però, non avvertì rabbia. Sembrava che Luna lo avesse colpito per dirgli che la discussione era chiusa, per il momento. Infatti, subito dopo, Luna sorrise e se ne andò. Jamie si teneva ancora la mano sulla guancia arrossata, la bocca spalancata, stupito. Non poté non chiedersi se Luna fosse ancora arrabbiata con lui.
<< E Bruto dov’è? >> Chiese Siaiei guardandosi intorno. << Non è da lui lasciarsi sfuggire un combattimento così… >> Coniglietto di Pasqua si guardò intorno a sua volta e annuì, dando ragione al compagno. Bruto era sempre il primo a sparare, quando c’era da combattere.
<< Potrebbe essersi perso… >> Fece Kallisto. << O potrebbe avere avuto un problema. >> Detto questo una profonda inquietudine calò sulla Squadra. Jamie non riuscì a immaginare come Bruto potesse essersi fatto prendere o sconfiggere dagli Incubi; sembrava sempre così sicuro di sé, così desideroso di combattere, così forte…
Mentre la Squadra cominciava a cercare in giro, Occhio di Falco avvistò la sagoma di Bruto con in braccio qualcosa di grosso che correva verso di loro. Era proprio lui, e stava bene, a parte qualche graffio. Con sé aveva un cane. Era un pastore tedesco ed era ferito a una zampa. Jamie non aveva mai visto Bruto così preoccupato. Lo vide portare il cane da Occhio di Falco e chiedergli di curarlo.

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Capitolo 30
*** Segugio ***


Occhio di Falco non era molto abile a curare gli animali, ma non esitò a provarci. Era l’unica possibilità per quel cane, e non gli piaceva l’idea di lasciarlo lì a morire.
<< Dove l’hai trovato? >> Chiese Kallisto a Bruto.
<< Stavo perlustrando in un negozio abbandonato, quando ho sentito dei latrati. Sono uscito fuori e mi sono ritrovato in un cortiletto. C’erano questo cane e un Incubo che lottavano. Il cane era ferito alla zampa. Ho eliminato il cavallo e il cane all’improvviso si è accasciato a terra. Sono arrivati altri di quegli schifosi Incubi, e allora ho dovuto lottare. Poi, tutto a un tratto, gli Incubi sono finiti. Allora ho preso il cane e l’ho portato con me. >> Raccontò Bruto. Jamie cominciava a pensare che quell’uomo grande e grosso avesse qualche debolezza. Certo, non pensava che avesse un cuore di pietra, ma non gli era sembrato il tipo da animali da compagnia…
<< Non ti facevo così tenerone… >> Disse Jamie avvicinandosi. Bruto sorrise. << Gi animali mi capiscono meglio degli uomini. >> Jamie annuì, pur non capendo. Forse proprio per quello aveva ragione…
Kallisto e Coniglietto di Pasqua ora discutevano sul da farsi. Si erano fermati in quella città per cercare di capire dove si trovavano, e magari per trovare anche qualcuno, ma sembrava non esserci nessuno. << O hanno paura di noi, oppure non ci sono… >>
<< Io penso che esista un rifugio in ogni città, specialmente se grande come questa. >>
<< Dopo quello che è successo non ci farebbero entrare mai! Siamo armati, e hanno più di un motivo per temerci. >>
<< Credo invece che proprio per aver dimostrato di poter combattere dovrebbero fidarsi di noi! >>
Non riuscivano a venire a capo di niente. Il fatto era che da quella situazione era difficile uscirne. Jamie andò da Lupo Solitario. Voleva fargli qualche domanda.
<< Avevi per caso trovato qualcosa, quando eri in quel palazzo? >> Gli chiese.
<< Intendi prima di essere attaccato dagli Incubi? Non mi pare… Era tutto normale. Però avevo notato una carta geografica. C’erano alcuni segni con un pennarello rosso. Stavo cercando di capire dove fossimo, ma non ne ho avuto il tempo… >> Rispose esausto Lupo Solitario.
<< Una mappa? >> Chiese Jamie. << Quindi c’è la possibilità di capire dove siamo… >>
<< Tuttavia, quella carta è andata distrutta mentre arrivavano gli Incubi. >> Disse l’altro, spegnendo la speranza di Jamie.
<< Adesso è inutile andare a cercarne un’altra. >> Si intromise Siaiei. << Se saremo fortunati troveremo qualcos’altro… >> Jamie fece qualche passo in cerchio borbottando. Poi si ricordò di Fatina dei Denti. Si girò verso di lei, che ricambiò con uno sguardo perplesso. Subito si lanciò verso di lei, intento a chiederle se sapesse dove si trovassero, ma anche qualcos’altro.
<> Disse Jamie una volta arrivato. << Tu puoi dirci dove ci troviamo, vero? >> Lei lo guardò con gli occhi spalancati pieni di stupore. Annuì piano. Jamie trattenne un urlo di gioia. << Allora puoi dirci anche dove si trovano Pitch Black e Jack Frost! >> A quella frase, la donna rimase perplessa, come se non sapesse con esattezza come rispondere. Alla fine scosse la testa.
<< Come… Perché no? >> Chiese Jamie, e il suo sorriso sparì di colpo.
Fatina dei Denti deglutì, come se stesse cercando un modo per spiegarsi in modo comprensibile al ragazzino. Incrociò lo sguardo di Coniglietto di Pasqua, e a quel punto cominciò a gesticolare.
<< Non ci riesce. >> Tradusse l’uomo guardando prima lei e poi Jamie. << Perché sembra che qualcosa glielo impedisca. >> Jamie guardò sbalordito prima Coniglietto di Pasqua, che gli aveva dato quella notizia, e poi Fatina dei Denti, con un’espressione amareggiata in viso.
<< Be’, l’importante, per adesso è restare vivi e uniti! >> Disse Topo di Fogna mettendo una mano sulla spalla di Jamie. Lui annuì sconfortato.
Quando Occhio di Falco ebbe finito di curare il cane, Bruto lo ringraziò, prendendolo con sé e coccolandolo un po’.
<< Incredibile, eh? >> Fece Cane Pezzato a Jamie, riguardo a Bruto. Jamie annuì lentamente, ancora non ripresosi dalla brutta notizia. Aveva pensato che sarebbero riusciti a finire presto il loro viaggio. Sarebbero riusciti a trovare la tana dei nemici e li avrebbero sconfitti. Ma per fare bene qualcosa bisogna pazientare, vero?
<< E ora cosa ne farai? >> Chiese Runner a Bruto, vedendolo giocare con il cane. Bruto ci pensò un po’, osservando l’animale con attenzione.
<< Lo porterò con me. >> Disse infine. La Squadra non era contraria alla scelta dell’uomo, solo un po’ sorpresa.
Così Bruto fece salire il cane sul furgone. Thor gli chiese:<< E come hai intenzione di chiamarlo? >>
Bruto accarezzò il pelo dell’animale per un po’. << Penso che, dato che noi abbiamo i nostri nomi in codice, anche lui dovrebbe averne uno… >> I presenti aspettavano tutti in silenzio. << Credo che lo chiamerò Segugio! >> Alle sue parole, il cane rizzò le orecchie e lo guardò.
<< E sì! Penso proprio che gli piaccia! >> Rise Bruto.
I componenti della Squadra andarono ai loro posti, e Jamie non poté non pensare che Bruto avesse un pessimo gusto in fatto di nomi…
Si mise a sedere sul suo posto, nel fuoristrada, facendo attenzione a stare ben lontano da Luna. Non voleva certo ricevere un altro schiaffo, però la ragazza sembrava serena. Quasi contenta.

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Capitolo 31
*** Divisi ***


Jamie era appoggiato col gomito allo sportello dell’auto. Coniglietto di Pasqua guidava con calma. Il silenzio regnava nell’abitacolo. La piccola Sophie era calma. Si limitava a guardare fuori dai finestrini, ogni tanto, per contemplare il paesaggio. Fatina dei Denti riposava in silenzio. Sembrava non essere nemmeno lì. Il suo petto si alzava e si abbassava lentamente, e difficilmente si riusciva a notare quel movimento. Luna era appoggiata al finestrino; era in quella posizione da quando erano partiti, e non aveva distolto lo sguardo nemmeno una volta. A Jamie sarebbe piaciuto veramente scoprire i pensieri di quella ragazza, ma quando ci pensava, si rendeva conto che sarebbe stato come violare i suoi segreti, peggiorando ancora di più il loro rapporto. Cane Pezzato sembrava armeggiare con qualcosa, dietro nel bagagliaio, e Topo di Fogna non aveva molta voglia di parlare: era la prima volta che Jamie lo vedeva così silenzioso.
<< Secondo voi dove dovremmo cercarli? >> Chiese a un certo punto Luna, rompendo così il silenzio. I presenti si voltarono, escluso Coniglietto di Pasqua, che fece un piccolo cenno con la testa. << Pitch Black e Jack Frost. >> Puntualizzò la ragazza.
In realtà Jamie era sorpreso dal fatto che fosse stata proprio lei a fare quella domanda, a prendere l’iniziativa. Di solito non parlava mai per prima. Comunque, preferì cercare di non estinguere quella sua iniziativa. Si schiarì la voce.
<< Al momento non ne ho idea… >> Luna lo guardò delusa, come per dire: “ho forse chiesto la tua opinione?” << Penso che dovremmo semplicemente cercare… Magari se facciamo un po’ di trambusto, se troviamo altri sopravvissuti e loro capiscono di essere in pericolo, si faranno vivi da soli… >> Era un’idea un po’ vaga, ma in fondo era l’unica cosa che potevano fare.
<< Avete sentito che ha detto Lupo Solitario? Aveva trovato una mappa con dei segni in varie zone del Paese, ma che un Incubo l’aveva distrutta poco dopo. >> Prese la parola Topo di Fogna. Luna fece una smorfia quando sentì “Lupo Solitario.” << Forse era una mappa dei possibili luoghi dove poter trovare Pitch… Oppure una mappa che segnava altri rifugi! >> Topo di Fogna non poteva esserne sicuro, ma la sua idea sembrava abbastanza solida.
<< Il chè significherebbe che Pitch non vuole farci trovare altri rifugi. >> Commentò Coniglietto di Pasqua.
<< Né il loro. >> Aggiunse Luna. << Ma la mappa è stata strappata. E’ inutile. >> Continuò. << Siamo sempre allo stesso punto. >>
Jamie accarezzò la mano di sua sorella. << Intanto dobbiamo continuare ad andare avanti. >> Disse. << Più viaggiamo, più cose scopriamo, e più ci avviciniamo a Pitch e Jack. >>
<< Non vorrei contraddirti, Nightmare… >> Fece Coniglietto di Pasqua. << Ma noi non abbiamo idea di dove stiamo andando. Continuiamo a viaggiare dritto, ma tu hai visto qualche cartello stradale, per caso? >> Indicò il bordo della strada con un dito. << Guarda là. >> C’era un palo metallico che usciva dal terreno, tagliato di netto. Un vecchio cartello stradale, finito chissà dove…
<< Pitch e Jack stanno facendo leva proprio su questo: il nostro disorientamento. >> Spiegò infine.
Aveva ragione. Non sapevano ancora dove si trovassero, e in quel modo non sarebbero mai riusciti a trovare i nemici.
A un certo punto Jamie fu preso dallo sconforto. Guardò fuori dal finestrino. Il cielo scuro era limpido, e le stelle brillavano piano. Si chiedeva se effettivamente ci fosse qualcun altro in giro per quei luoghi, o se ormai fossero rimasti solo loro…
Delle colonne di sabbia nera si abbatterono sulla strada, in ordine sparso, prendendo alla sprovvista Coniglietto di Pasqua, che sbandò con l’auto.
In strada si formarono le figure di alcuni cavalli neri, la sabbia sembrava venire portata via dal vento, ma loro non subivano conseguenze.
Coniglietto di Pasqua frenò scivolando per alcuni metri. Tutti quelli che stavano in macchina ebbero delle esclamazioni di sorpresa e Jamie si guardò intorno. A poco a poco, gli Incubi atterravano e li circondavano, sempre più numerosi. Diede uno sguardo al cielo, e sopra le loro teste vide una grossa nuvola nera da dove partivano pian piano gli Incubi.
<< Ci hanno circondati! >> Esclamò Coniglietto di Pasqua. Jamie si voltò e vide il furgone con la Squadra frenare bruscamente, slittando sulla neve. Poco dopo Kallisto chiamò Coniglietto di Pasqua con la ricetrasmittente. Il leader gli disse di non muoversi dal furgone, di non scendere.
<< Dobbiamo fare qualcosa! >> Esclamò Luna spaventata. Era la prima volta che Jamie leggeva quell’espressione sul viso della ragazza.
<< E cosa, scendere in strada e prenderli a schiaffi?! >> Urlò duro Topo di Fogna. Sembrava essere l’unico a saper ribattere decentemente a ogni sua frase.
<< Ma se restiamo fermi ci prenderanno! >> Urlò lei, trasformando la paura in ira. << Siete forti, voi. Potete sconfiggerli! >>
<< No che non possiamo! >> Prese la parola Jamie. Luna gli rivolse uno sguardo assassino e lo zittì. Lui ribatté:<< Se non l’avessi notato, sopra le nostre teste fluttua una nuvola di sabbia nera da cui fuoriescono tutti quegli Incubi! >> A quel punto Luna guardò in alto, fuori da finestrino, e vide l’enorme nuvola nel cielo. Jamie la vide impallidire, per la prima volta.
<< E allora che facciamo, genio? >> Chiese. L’ultima parola fu pronunciata con una tale forza da far arretrare Jamie nell’abitacolo. Jamie non aveva risposte. Pensava di essere la persona meno adatta per scegliere.
<< Dobbiamo scappare! >> Disse in fretta Coniglietto di Pasqua. << Se dovessero prenderci sarebbe la fine! >> Jamie e Luna girarono lo sguardo assieme e lo squadrarono da dietro il sedile. L’uomo non distoglieva lo sguardo dalla strada, ma sapeva che lo stavano guardando. Alla fine Jamie annuì, sapendo che si trattava dell’unica cosa saggia possibile.
Così il fuoristrada partì slittando sulla neve. Coniglietto di Pasqua travolse gli Incubi di fronte a loro, facendoli dissolvere in sabbia che per alcuni istanti gli ostruì la visuale. Il furgone della Squadra e la moto di Lupo Solitario partirono dietro di loro, e Jamie vide Lupo Solitario menare fendenti con la sua strana spada, scacciando gli Incubi a ogni colpo.
Topo di Fogna prese il fucile che gli aveva dato Jamie e aprì lo sportello del bagagliaio. Cane Pezzato si apprestò ad armarsi e cominciò a sparare agli Incubi.
Erano di nuovo lì. Jamie seduto sul suo sedile che cercava di dare una mano, Coniglietto di Pasqua che imprecava a ogni urto contro i cavalli neri, Luna che gridava guardandosi intorno, Sophie raggomitolata in silenzio ad aspettare che tutto quello passasse, Topo di Fogna e Cane Pezzato che sparavano agli Incubi e Fatina dei Denti che sembrava essere irraggiungibile.
Continuarono così per parecchio. Gli Incubi erano davvero tenaci, e Jamie non riusciva a ricreare la barriera che aveva utilizzato l’altra volta, e per questo si sentiva frustrato.
Intanto Topo di Fogna e Cane Pezzato sembravano aver finito i proiettili. Jamie avrebbe potuto fornirgliene degli altri, ma sarebbe stato comunque inutile, perché gli Incubi non sarebbero diminuiti.
Arrivarono nei pressi di un baratro. Un crepaccio, attraversato da un ponte, che però, era crollato, e ora si frapponeva un salto di venti metri tra loro e l’altra parte del crepaccio.
<< Dannazione! >> Imprecò Coniglietto di Pasqua. Mentre si avvicinavano al bordo, non sapeva cosa fare.
A Jamie balenò in mente un’idea folle. << Salta! >> Ordinò lui sporgendosi in avanti in mezzo ai due sedili anteriori. Coniglietto di Pasqua si voltò bruscamente per poi tornare a guardare la strada. << Stai scherzando?! >> Urlò. Jamie scosse la testa deciso.
<< Per niente. Accelera! >> Gli gridò. Coniglietto di Pasqua scosse la testa e spinse il piede sull’acceleratore.
<< Che diavolo hai in mente?! >> Gli urlò contro Luna. Jamie si ritirò e allacciò la cintura a Sophie, poi si allungò verso Luna e fece lo stesso con lei, lasciandola di stucco. Lei lo guardò infuriata. Lui le rispose con un’espressione ancora più forte, facendola stupire ancora di più. Era la prima volta che Jamie le rivolgeva uno sguardo severo. Era come se volesse dire: “per una volta, fidati di me!” Poi si voltò a Topo di Fogna e Cane Pezzato.
<< REGGETEVI! >> Topo di Fogna si voltò, e vide con la coda dell’occhio il salto che stavano per affrontare. Si affrettò a chiudere lo sportello e si legò alla cintura che Jamie aveva creato tempo addietro. Cane Pezzato seguì il suo esempio.
Prima di legare sé stesso, Jamie si sporse in avanti, e allacciò la cintura a Fatina dei Denti, che ora sembrava dormire un sonno agitato. Poi si sedette e si legò. Pronto al salto, Jamie strinse il tessuto del sedile e attese.
L’auto sfrecciava ad alta velocità, e ad un tratto si impennò. Jamie ebbe la sensazione di non avere più il terreno sotto ai propri piedi. Si concentrò sul sedile di fronte a sé, evitando di guardare fuori. Si sentì il cuore in gola e il respiro venne meno.
Come era salita in altezza, l’automobile cominciò a scendere, raggiunta la metà del baratro. La discesa sembrò non finire mai. Luna era con gli occhi chiusi e si teneva stretta al suo sedile. Sophie urlava, Jamie continuava a fissare il sedile di fronte a sé, e i due dietro di loro si tenevano come potevano. Coniglietto di Pasqua era troppo concentrato sull’obiettivo da raggiungere, per pensare a qualunque altra cosa.
All’improvviso si sentì un urto. Un Incubo li aveva colpiti da dietro, dandogli una spinta più forte. Il colpo di grazia, dopo quella notte. Per lo meno, quell’urto aveva ridestato Jamie dal suo stato di trance. Ebbe un salto al cuore, quando l’automobile atterrò sull’altra estremità del ponte. E all’improvvisò si ritrovò a stringere con forza la manina di Sophie, che intanto si era fatta uscire le lacrime agli occhi dallo spavento.
Il fratello la consolò abbracciandola, e dopo un po’ lei si calmò.
Luna tirò un sospiro di sollievo e si rilassò. Coniglietto di Pasqua ansimava con forza, e solo in quel momento si accorse di aver sudato. Topo di Fogna, una volta constatato di essere in salvo, si sdraiò sulla schiena ed emise un lamento liberatorio, mentre Cane Pezzato riprendeva aria.
Fatina dei Denti aprì gli occhi all’improvviso. Come l’ultima volta, anche adesso sembrava essere esausta, e respirava rapidamente e affannosamente. Si accorse della cintura attorno al petto. Girò la testa e vide Jamie stretto a Sophie, e allora capì che era stato lui ad allacciargliela. Sorrise e tornò a guardare avanti.
Qualcosa atterrò dietro di loro, e Jamie riconobbe la moto di Lupo Solitario scivolare sulla neve e frenando a fatica. Lo vide provato, ma con gli occhi pieni di determinazione.
Jamie si voltò a vedere l’altro lato del ponte, ma non vide arrivare gli altri.
Ma certo. Pensò. Il loro mezzo non ha la stessa velocità del nostro, quindi non sarebbero mai riusciti a superare il salto. Rivolse uno sguardo interrogativo a Lupo Solitario, che fece per scendere dalla moto. Jamie allora scese dal fuoristrada e sfrecciò verso di lui.
<< E gli altri? >> Chiese. Lupo Solitario sapeva che a Jamie la notizia non sarebbe piaciuta.
<< Quando hanno capito le vostre intenzioni, mi hanno detto di dirvi che avrebbero trovato un’altra strada. >> Rispose. Attese che le parole prendessero un senso nella mente di Jamie, e il ragazzino ebbe un sussulto.
<< Ma gli Incubi li inseguiranno… >> << Io dico di no. >> Si affrettò a dire Lupo Solitario. Alzò un dito nella direzione da dove erano venuti. Jamie lo seguì con lo sguardo, e vide i cavalli neri riunirsi in una spirale, per poi tornare alla nuvola nel cielo. Infine, questa si dissolse, spargendo la sabbia nera in tutte le direzioni. Ora capiva tutto. L’obiettivo di Pitch era quello di dividerli. Divisi sarebbe stato ancora più difficile fronteggiare le sue orde, e inoltre non avrebbero potuto cercare come si deve il loro nascondiglio. Astuto.
<< La buona notizia è che anche noi siamo salvi… >> Cercò di dire Lupo Solitario, ma Jamie non ascoltava. Pensava a cosa avrebbero fatto adesso, ora che erano divisi. Ora che erano vulnerabili.

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Capitolo 32
*** Al sicuro ***


Jamie guardava il fuoco crepitare e danzare a ogni cambio di vento. Le braci scoppiettavano e ogni tanto qualche tizzone saltava da terra e raggiungeva il ragazzo. Le gambe piegate e chiuse, strette tra le braccia. Si sentiva solo, ora. Nonostante accanto a lui ci fosse Sophie, raggomitolata al suo fianco, che respirava lentamente, un braccio attorno alla sua pancia; aveva sperato che il fratello rispondesse al suo abbraccio, ma lui si era chiuso in sé stesso, e per la prima volta aveva ignorato sua sorella.
Jamie non sapeva nemmeno come avessero raggiunto quella situazione. Si ricordava solo di essersi fermato a guardare l’altro lato del ponte, sperando di vedere il furgone della Squadra saltare all’improvviso e raggiungerli. Poi Coniglietto di Pasqua lo aveva fatto salire in auto ed erano ripartiti. Però il gruppo non si era allontanato troppo dal crepaccio; se volevano avere qualche speranza di ritrovare gli altri, dovevano spostarsi in quella zona. Così Coniglietto di Pasqua era uscito di strada e aveva cominciato a guidare parallelamente al crepaccio, mentre intanto guardava dall’altro lato.
E ora erano finiti in quel bosco. Gli alberi spogli si stagliavano alti nel cielo, e la neve soffice faceva rumore sotto i loro piedi, a ogni passo. Per evitare di congelarsi, avevano poggiato sul terreno i tappetini dell’automobile. Accendere il fuoco non era stato difficile, e sembrava che per il momento il gruppo fosse al sicuro.
Coniglietto di Pasqua andava avanti e indietro, barcollando di tanto in tanto, le mani ai fianchi, cercando di avvistare qualcosa. Topo di Fogna si scaldava le mani al fuoco, la schiena ricurva e le braccia protese in avanti verso di esso. Lupo Solitario si era arrampicato su un albero e osservava la situazione dall’alto, in mezzo ai rami, restandosene in silenzio e in solitudine. Jamie aveva ormai capito che lui e Luna non andavano molto d’accordo, perché quando il ragazzo si era arrampicato sull’albero, aveva visto lei rivolgergli un’occhiataccia di rimprovero, prima di andare a sedersi attorno al fuoco. Cane Pezzato stava in piedi ad esaminare gli alberi. Fatina dei Denti stava seduta davanti al fuoco e lo guardava con gli occhi spalancati, come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto. In realtà, però, a Jamie sembrava che lo sguardo della donna fosse diretto a lui, essendo dal lato opposto i suoi occhi erano sempre puntati su di lui…
Cane Pezzato si voltò verso il fuoco e si avvicinò. << Cosa facciamo ora? >> Chiese mettendosi accanto a Topo di Fogna con le mani protese in avanti.
Nessuna risposta. In realtà sembrava che tutti avessero qualcosa da dire, ma nessuno voleva aprire bocca per primo. Luna, che era seduta a qualche metro di distanza da Jamie, guardò Cane Pezzato con occhi stanchi.
Il ragazzo si sentì infastidito. Sbuffò. << Oh, insomma, ragazzi! >> Sbottò. << Non è mica morto qualcuno! >> Quella frase fece alzare lo sguardo a tutti. << Ci siamo solo divisi. Loro stanno bene, e se dovessero trovare delle difficoltà, sapranno cavarsela; noi no, perché saremo qui a piangerci addosso! >> In effetti aveva ragione, ma Jamie non si sentiva proprio in vena di fare qualunque cosa. In fondo era colpa sua se ora la Squadra era divisa; lui aveva detto a Coniglietto di Pasqua di saltare.
Ci fu un attimo di silenzio.
<< Ha ragione. >> Fece Coniglietto di Pasqua tornando al fuoco. << Kallisto e gli altri sanno come cavarsela. Noi dobbiamo pensare alle nostre vite, ora. >>
<< Bene, buona idea, ma tutte le provviste erano sul furgone. Come pensi che ci sfameremo senza di quelle? >> Si intromise Luna disfattista. Coniglietto di Pasqua trattenne un’imprecazione e si guardò intorno.
<< Potremmo cacciare… >> Azzardò un ipotesi Topo di Fogna guardandosi intorno. << Se ci fosse selvaggina. >> Concluse ritirando quello che aveva appena detto.
Jamie non poteva creare cibo, o meglio, non credeva di poterlo fare. Condivise questo suo pensiero con gli altri.
<< Lascia perdere. >> Disse Coniglietto di Pasqua. << Qualche volta ci abbiamo provato, con Fatina dei Denti, ma è andata sempre male… >> Dicendo questo alzò un pollice verso Fatina dei Denti, che continuava a guardare il fuoco.
Per lo meno erano in un posto sicuro. Non c’erano pericoli: nessun animale in giro, gli Incubi sembravano essersene andati, e non sembravano esserci tempeste in avvicinamento.
<< Vorrà dire che stringeremo un po' la cinghia... >> Sentenziò Coniglietto di Pasqua. Si affrettò a concludere:<< Per il momento. >>
Il vento soffiava tra gli alberi, generando un leggero sibilo e facendo oscillare i loro rami. Jamie vide Lupo Solitario restare immobile quando il ramo su cui era posato oscillò. Il ragazzo sembrava non notare neanche il movimento sotto i suoi piedi, e restava appoggiato con la spalla al tronco dell’albero, che saliva più in alto di alcuni metri.
Jamie lanciò un’occhiata a Lupo Solitario, e allora gli venne una domanda. << Ma cos’ha? >> Chiese rivolto a tutti, continuando a guardare il ragazzo sull’albero.
<< Chi? >> Chiese Topo di Fogna alzando lo sguardo. Jamie continuò a fissare in alto.
<< E’ solo un idiota. >> Fece Luna con tono disinteressato. << Un vigliacco. >> Aggiunse.
<< Mi sembra che tu abbia parecchie antipatie tra i ribelli… >> Fece Jamie seccato. Luna lo guardò arrabbiata.
<< Non so veramente chi tra voi due sia il più patetico! >> Disse alzandosi e avvicinandosi a Jamie guardandolo scontrosa.
<< Probabilmente io… >> Mormorò il ragazzo in risposta.
Luna sembrava davvero infastidita dal comportamento di Jamie; sembrava non le piacesse quando gli altri le rispondevano. << Sei davvero infantile, Nightmare. Sai solo attaccare briga! >> Lo rimproverò.
<< Ma che stai dicendo? >> Chiese Jamie guardandola interrogativo. Forse in quegli ultimi giorni stava dicendo qualche parola di troppo, ma non pensava di esagerare. Lui cercava solo di parlare con Luna, per capirla meglio, e ogni occasione poteva essere buona.
<< Scusa se m’intrometto, ma lui non ti manca mai di rispetto. Tutto quello che fa e dice è per il tuo bene. >> S’intromise Topo di Fogna muovendo una mano orizzontalmente. Luna sembrò contrariata. Non le piaceva quando qualcuno che non aveva interpellato prendeva la parola, però sembrava portare rispetto a Topo di Fogna, o almeno, non lo insultò né cercò di contraddirlo. In quanto a quello che aveva detto, si limitò a sbuffare annuendo avvilita. Poi si voltò e se ne andò lontano.
<< Ma che ha? >> Chiese Jamie quando la ragazza fu lontana abbastanza da non poterlo sentire.
<< Te l’ho detto che Luna è particolare? Allora tutto quello che fa, che a te sembra strano, per lei è perfettamente normale! >> Rispose Topo di Fogna facendosi più vicino al ragazzo. << I suoi genitori non ci sono più, e l’unica famiglia che le rimaneva era lui… >> Fece un cenno, alzando il mento verso l’albero su cui stava Lupo Solitario. Jamie rimase a bocca aperta, capendo cosa l’uomo volesse dire. << Suo fratello si comportò diversamente di come lei si aspettava, e questo non le piacque… >>
<< Cos’è successo? >> Chiese Jamie subito interessato. Ormai aveva capito che Luna aveva avuto molta sfortuna, forse anche più di lui e Sophie, e che aveva bisogno di aiuto. Sembrò quasi che Topo di Fogna avesse sentito i suoi pensieri, perché sorrise scuotendo la testa.
<< Non funzionerà, ragazzo. >> Disse. << Lei non vuole essere considerata come una che ha bisogno di aiuto. Pensa di essere forte, e tu le piacerai ancora meno se cercherai di aiutarla. >> Fece una pausa. << Non vuole che gli altri la vedano debole. >>
Jamie guardava Topo i Fogna confuso. Non riusciva a capire proprio cosa ci fosse in quella ragazza che lo attirava tanto. Sentiva di volerla aiutare, e pensò anche che lei volesse qualcosa da lui, anche se non sapeva cosa. Era venuta con loro, e doveva esserci un motivo valido, altrimenti perché la ragazza si sarebbe dovuta esporre a così tanti pericoli di sua scelta?
La voce di Lupo Solitario lo distrasse e gli fece girare lo sguardo.
<< Non ci sono segnali da nessuna parte. >> Si limitò a dire il ragazzo, senza rivolgersi a nessuno in particolare. Cominciò a scendere dall’albero, e Jamie si affrettò a chiedere a Topo di Fogna:<< Che cosa voleva fare Luna? >> Quello lo guardò interrogativo, ma rispose dopo un istante.
<< Lei voleva aspettare. >> La risposta era quella. Non c’era altro da aggiungere, secondo Topo di Fogna, e non ce ne fu la possibilità, perché in quell’istante Lupo Solitario arrivò al fuoco, facendo girare lo sguardo a Jamie.
E voltandosi, il ragazzo vide Luna che si avvicinava seccata. Sperava che non avesse sentito nulla di quello che Topo di Fogna gli aveva confidato, altrimenti i loro rapporti sarebbero peggiorati. Poi Jamie vide qualcun altro. Fatina dei Denti. Si era scordato di lei. Era ancora lì, di fronte il fuoco, a guardare le evoluzioni che compivano le sue lingue, con il suo sguardo inquietante che sembrava guardare oltre, fino a Jamie. Era sicuro che Fatina dei Denti avesse sentito tutto.
<< Dovremmo riposarci. >> Disse Lupo Solitario. Coniglietto di Pasqua approvò annuendo. Il gruppo allora decise di passare la notte nel fuoristrada. Non sarebbe stato comodo, ma sempre meglio che dormire all’aperto, col rischio di rimanere congelati.
Lupo Solitario però no. Usò come scusa il fatto che l’auto fosse troppo piccola per contenere tutti quanti loro, e disse che sarebbe rimasto a controllare il fuoco. Se ci fossero state novità o pericoli avrebbe svegliato tutti. Coniglietto di Pasqua era riluttante a lasciarlo fuori, come anche Jamie e Fatina dei Denti, mentre a Luna non importava niente del fratello.
Jamie fece entrare Sophie nell’auto e richiuse lo sportello dietro di sé. Luna si sedette al suo solito posto sospirando.
<< Buonanotte! >> Ridacchiò Topo di Fogna sdraiandosi come poteva nel cofano. Cane Pezzato si fece più piccolo che poté, per non dare fastidio. Coniglietto di Pasqua si irrigidì sul sedile e chiuse gli occhi.
Fatina dei Denti sorrise a Coniglietto di Pasqua quando lo vide irrigidirsi sul suo sedile e gli posò un palmo sulla mano. Jamie vide l’uomo rilassarsi all’istante. Si chiese se semplicemente il contatto di una persona amica fosse servito a farlo calmare, oppure se la donna avesse fatto qualcosa per lui…
Jamie diede un bacio sulla fronte di Sophie e le disse di dormire.
<< E se questa notte tornano gli Incubi? >> Gli chiese con vocina esile. Jamie sorrise pazientemente. << Ricordati sempre questo: tu sei più forte di loro! >> Così dicendo, Jamie riuscì a infondere sicurezza nella sorellina, che chiuse gli occhi e si appoggiò alla spalla del fratello.
Luna teneva le braccia incrociate e guardava fuori dal finestrino con occhi torvi. Sembrava quasi delusa, ma forse era di cattivo umore a causa di Jamie. In fondo il ragazzo spesso riusciva a toccare dei tasti dolenti con lei, facendola infuriare.
Era sola. E questo faceva scendere tristezza non solo in lei, ma anche in Jamie.
Il vento sibilava tra gli alberi. L’aria fredda investiva il viso di Lupo Solitario, e il ragazzo guardava i resti della brace spegnersi.
Il freddo avanzava sempre di più, e lui sapeva che sarebbe stata una lunga notte.
Alzò lo sguardo al cielo e sospirò.

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Capitolo 33
*** Per te ci sarò sempre ***


Il Sole illuminava la neve bianca, che rifletteva la luce e rendeva difficile tenere gli occhi aperti. Jamie ci si stava abituando, ma era comunque molto fastidioso… Sophie invece continuava a strofinarsi gli occhi, tenendo la testa bassa. Era ancora un po’ assonnata, e la notte nell’automobile non doveva essere stata molto comoda. Però, almeno, a Jamie sembrò che la sorellina non avesse lamentato incubi, al risveglio.
Lupo Solitario, quando Jamie era uscito dall’auto, era seduto davanti al fuoco ormai spento, la schiena curva e rigida. Quando gli posò una mano sulla spalla per vedere se stesse dormendo o se fosse sveglio, quello sussultò, girandosi di scatto.
Luna si era allontanata per sgranchirsi un po’ le gambe, dicendo di aver dormito male. In effetti non sembrava in ottima forma, ma a Jamie non sfuggirono le occhiaie della ragazza, che dimostravano che lei non aveva dormito quella notte. Pensava ci fosse qualcos’altro sotto, perciò affidò Sophie a Fatina dei Denti e si mise a seguire Luna.
La ragazza si inoltrava nella foresta. Si guardava intorno continuamente, come se si sentisse osservata. Scrutava gli alberi spogli e i loro rami lunghi e sottili. La sera prima, probabilmente non si sarebbe avventurata nella foresta da sola, ma la luce del mattino aveva reso tutto diverso, e Luna si poteva sentire più protetta. Camminava lentamente, come se fosse insicura dei passi che faceva. La neve sotto i suoi piedi faceva rumore, ma lei non ci faceva caso, troppo impegnata a scrutare gli alberi. Questo fu un bene per Jamie, che poté seguirla senza essere scoperto. Si nascondeva dietro a ogni albero che trovava, e si teneva a distanza da Luna.
A un certo punto, senza un motivo preciso, Luna si fermò. Jamie si spaventò, pensando che la ragazza lo avesse individuato, e si nascose in fretta dietro un albero.
In realtà Luna non si era accorta di Jamie. Non si era accorta di niente, assorta com’era nei suoi pensieri. Guardava fisso davanti a sé, e Jamie avrebbe voluto tanto sapere che cosa le passasse per la mente. La ragazza era sempre stata misteriosa. Almeno per Jamie. Lui la vedeva come una giovane ragazza che aveva bisogno di aiuto, di conforto. Nonostante lei tentasse di mostrarsi forte, di far vedere che non aveva bisogno di aiuto dagli altri, Ormai era chiaro a Jamie. La sua durezza e il suo astio verso il ragazzo erano tentativi di apparire forte. Quando poi il giovane Nightmare aveva cominciato a parlare dei Guardiani, la sua più grande debolezza, allora la ragazza aveva perso le staffe, e l’aveva attaccato.
E qualcosa era cambiato proprio da quando era arrivato quel misterioso ragazzo con sua sorella. Le aveva scombussolato la vita.
Da quando Jamie aveva sentito della storia di Luna, a sua volta era rimasto, come dire, incantato, sentendo di essere in qualche modo simile alla giovane ragazza. E la sera precedente aveva sentito di lei e di Lupo Solitario. Aveva pensato che Luna non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo con il fratello, ma in fondo lui non sapeva nemmeno tutti i particolari, tuttavia non pensava fosse giusto.
Vide il corpo di Luna sussultare. Gli sembrò di essere stato scoperto, ma ancora una volta si sbagliò, e capì dai singhiozzi che cominciarono a provenire dalla ragazza, che stava piangendo. Un forte senso di compassione scese su di lui, e Jamie sentì l’impulso di andare a consolarla, sapendo però che la sua vista avrebbe solo peggiorato le cose.
E così passarono alcuni minuti prima che succedesse qualcosa. Jamie non sapeva che fare; aveva deciso di seguire Luna fino a lì, e ora non poteva ritirarsi così, come se niente fosse. La fortuna diede una mano al ragazzo, quando un ramo dell’albero dove era nascosto Jamie cedette sotto il peso della neve accumulata sopra di esso.
Con un sonoro “crack” il ramo si spezzò, e cominciò a cadere a terra verso Jamie, accompagnato dalla neve fresca. Luna si voltò a guadare, e scorse Jamie saltare lontano dall’albero prima che il ramo gli piombasse addosso, lanciando un urlo di spavento.
Jamie scrollò la testa prima di rialzarsi da terra. Un colpo secco alla testa lo fece sbattere col viso a terra, facendolo sprofondare nella neve. Sollevò la testa tirando un respiro profondo e cercando di voltarsi. Un'altra botta alla schiena gli fece lanciare un gemito di dolore. Si voltò e vide Luna con tra le mani il ramo caduto dall’albero, spezzato a metà dall’impatto. Jamie allungò le mani come per farsi da scudo e cercò di indietreggiare mentre Luna continuava a colpirlo.
<< Basta, basta! >> Implorava arretrando. Finalmente riuscì ad allontanarsi abbastanza da potersi rialzare. Guardò Luna negli occhi. La ragazza ansimava e le lacrime le solcavano ancora il viso. Il ramo nelle mani sollevato, pronta a colpire ancora.
<< Sei impazzita? >> Le chiese Jamie con rabbia.
<< Cosa stavi facendo dietro a quell’albero? >> Gli chiese Luna guardandolo con un’espressione che era una via di mezzo tra la rabbia e la tristezza.
Jamie sapeva di non poterle mentire. Si guardò intorno balbettando qualcosa, e poi rispose. << Io ti stavo seguendo… >> Ammise con vergogna. Luna fece un passo in avanti, lanciando un ringhio di rabbia e alzando di più il ramo. Jamie arretrò e cercò di calmarla. << Aspetta! Aspetta! Non volevo spiarti, lo giuro! Volevo solo… >> La frase rimase sospesa nell’aria. Almeno era riuscito a fermare Luna, ma doveva uscire concluderla con astuzia, se voleva tornare dagli altri tutto intero. << Farti sapere che per te ci sarò sempre! >> Concluse Jamie, sapendo che quella frase gli avrebbe rimediato un altro colpo con il ramo. Era l’unica cosa che gli era venuta in mente, e pensava fosse veramente una grande idiozia. Però lasciò perplessa Luna, che aspettò che Jamie continuasse. Il ragazzo non si aspettava questa reazione, per questo rimase impreparato.
<< Ecco… Ieri sera, quando ti sei allontanata… Io ho chiesto a Topo di Fogna perché tu fossi così… >> Jamie indugiò sul termine. << Scontrosa. >> Concluse insicuro. In effetti Luna gli lanciò un’occhiata furiosa, ma non fece altro.
<< E dunque? Ti interessano così tanto i fatti miei? >> Chiese Luna poggiando il ramo a terra e battendo piano un piede sulla neve.
<< No, no…! >> Cercò di rimediare Jamie imbarazzato. << Però lui mi ha detto di te e di tuo fratello… E allora ho capito chi sei realmente. >> Luna si fermò. Jamie si aspettava una reazione simile, ma non sapeva cosa sarebbe successo dopo. << Ho capito che ti senti sola, e che non vuoi apparire debole; per questo ti comporti così. Ho anche capito che, in un certo senso, tu non hai smesso di credere nei Guardiani. >> Luna guardò Jamie, stupita. << E’ solo che hai paura di rimanere delusa di nuovo. >> Sembrava quasi che Jamie stesse per riuscire a colpire Luna nel profondo del suo cuore.
<< E’ per questo che io per te ci sarò sempre! >> Dichiarò infine. << Perché credo che tu sia in cerca di aiuto! >>
Luna guardava Jamie con la testa piegata lateralmente e gli occhi spalancati. Il ramo era ancora nella sua mano, ma non sembrava intenzionata ad alzarlo di nuovo. Jamie aspettava che accadesse qualcosa.
La ragazza, infine, sorrise divertita. << Un aiuto, eh? >> Lasciò cadere il ramo e si avviò verso Jamie, che arretrò un po’, nel timore di qualche attacco a sorpresa. Luna non fece nulla. Si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò.
<< Grazie. >>
Jamie fu sconcertato da quel gesto. Si sarebbe aspettato tutto, tranne che quello. Non pensava veramente che Luna fosse lì, e che lo stesse abbracciando. Pensò di sognare, ma era completamente sveglio. E mentre Luna lo abbracciava e si abbandonava a lui, Jamie sentiva il proprio cuore battere all’impazzata; una sensazione che mai aveva provato prima.
Quando Luna si fu staccata da Jamie, lui si calmò, e solo allora si accorse di stare ansimando. Gli sembrò che Luna avesse notato quel suo stato, e infatti la ragazza sorrise dolcemente mentre lo guardava cercare di riprendere il controllo di sé.
I due ragazzi ripresero a camminare verso l’automobile.
<< E perché stavi piangendo? >> Chiese Jamie a un tratto. Forse aveva osato troppo, ma se Luna stava male voleva saperlo. Lei non rispose.
Camminavano fianco a fianco. A un certo punto Luna si fermò. Jamie se ne accorse qualche passo dopo, e si voltò a chiederle cosa avesse. In viso aveva un’espressione serena, quasi divertita. Quando Jamie si avvicinò per guardarla meglio, un forte schiaffo si abbatté sulla sua guancia sinistra.
Il colpo fu talmente forte da far cadere Jamie a terra, che oltretutto, fu colto impreparato. La guardò interrogativo, la bocca spalancata e la mano premuta sulla guancia.
Luna continuava a sorridere. << Fammi un favore, Nightmare. >> Disse. << Smettila di farti gli affari miei! >> Detto questo se ne andò sorridente, lasciando Jamie a terra, stupito dal comportamento della ragazza.

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Capitolo 34
*** Pitch Black ***


Jamie si era immaginato che il loro sarebbe stato un viaggio lungo e faticoso, ma ovunque andassero non riuscivano mai a capire dove fossero. Aveva la sensazione che stessero girando in tondo, se non fosse per il fatto che Coniglietto di Pasqua aveva seguito sempre la stessa direzione. Il problema era che nessuno avesse la più pallida idea di dove dirigersi.
Lui, poi, non sapeva nemmeno come fosse finito lì!
Se ne stava accucciato dietro un cassonetto della spazzatura in un vicolo cieco. Si erano divisi dopo che erano arrivati gli Incubi. In realtà erano stati costretti a dividersi; erano finiti in una città abbandonata continuando a seguire la strada; era scesa la sera, e il gruppo stava cercando un posto dove accamparsi per la notte. Mentre cercavano, Jamie e gli altri furono colti di sorpresa dai cavalli neri, che piombarono dal cielo portando confusione e panico nel gruppo. Jamie aveva visto Lupo Solitario e Coniglietto di Pasqua tentare di distrarre gli Incubi, mentre Fatina dei Denti, assieme a Sophie e Luna cercavano di scappare da lì. Topo di Fogna e Cane Pezzato, invece, erano già spariti nella sabbia nera, che si era alzata da quando erano arrivati gli Incubi. Era fatta apposta, aveva pensato Jamie, così divisi non sarebbero stati dei grandi problemi.
Nightmare aveva lottato un po’ contro gli Incubi, ma quando si era reso conto di essere rimasto solo, aveva deciso di ritirarsi dal luogo in cui si trovava – un incrocio che lo rendeva un facile bersaglio – e di nascondersi da qualche parte per riprendere fiato.
Era sicuro che Sophie e Luna stessero bene; finché stavano con Fatina dei Denti non gli sarebbe successo nulla. Non poteva dire lo stesso degli altri, che aveva visto sparire nella sabbia degli Incubi; sapevano prendersi cura di loro, ma erano stati presi alla sprovvista, e non potevano certo combattere per sempre! Jamie pensò che probabilmente anche Lupo Solitario e Coniglietto di Pasqua, prima o poi, avrebbero cercato un riparo, anche se senza seminare gli Incubi. Topo di Fogna e Cane Pezzato, invece, non avevano armi; le avevano lasciate nel fuoristrada. Loro erano le prede più scoperte.
Doveva pensare a un piano, ora. Vide un cavallo fermarsi proprio all’uscita del vicolo cieco e guardare a destra e a sinistra, annusando l’aria. Lo vide avanzare piano, sobbalzando a ogni rumore. Gli occhi luminosi lo facevano sembrare un demone. Si avvicinava sempre di più; non c’era più molto da fare, se non attaccare o scappare.
Attaccare gli avrebbe dato la possibilità di mantenere l’incognito, ed essendo anche in una buona posizione da dove sferrare un attacco, Jamie era in apparente vantaggio. Poteva infatti contare sull’effetto sorpresa, mentre l’Incubo sarebbe stato ignaro della sua presenza.
Scappare lo avrebbe fatto individuare, e questa volta nascondersi sarebbe stato più difficile.
Il cavallo era dietro al cassonetto, e ora ci frugava dentro con il muso.
Jamie fece apparire una falce tra le sue mani e la tenne poggiata alle ginocchia nell’attesa dell’arrivo dell’Incubo. Il piccolo lampo che fece l’arma quando comparve fece mettere sull’attenti il cavallo, che subito tolse la testa dall’immondizia e si avvicinò al punto di provenienza della luce.
Una gocciolina di sudore scese dalla tempia di Jamie, che strinse di più la falce.
Il cavallo fece capolino dal cassonetto, e Jamie lanciò un urlo di battaglia alzando l’arma.
 
*
 
Si era persa. Lo sapeva ormai. Dopo essersi girata per vedere cos’era quello scoppio aveva perso di vista Fatina dei Denti. La donna era sparita dietro alla sabbia nera assieme a Fearless. Quella dannata sabbia continuava a seguirla e le ostruiva la visuale. Luna pensò che anche gli altri si trovavano nella sua stessa situazione, ma lei non era in grado di lottare contro tutti quegli Incubi da sola. E continuava a correre. Quando si infilava in un vicolo e pensava di averli finalmente seminati, ecco che li vedeva spuntare da qualche altra parte; dal lato opposto del vicolo o dai tetti dei palazzi attorno a lei…
Stava ansimando con forza. Tutto quel correre l’aveva sfiancata e ora cominciava a rallentare l’andatura. Sapeva che presto l’avrebbero catturata. Si accasciò a terra quando all’improvviso sentì una fitta al fianco. Si concesse una rapida occhiata alle sue spalle che le fece constatare quanto facesse paura quella massa di sabbia del colore della cenere che si agitava e si muoveva verso di lei, come se volesse travolgerla.
Luna si costrinse ad alzarsi e si rimise a correre. Naturalmente non si era ripresa dalla corsa di poco prima, e subito riprese ad ansimare con forza.
Quando inciampò sul gradino di un marciapiede cadde a terra e rotolò sul fianco. Si tirò in piedi e si infilò nel vicolo che le apparve davanti agli occhi. Si accorse troppo tardi che quel vicolo era senza uscita, e non poté fare nient’altro se non andare avanti verso la fine.
Si accovacciò al muro e mise la testa tra le gambe, sperando che nell’ombra non la vedessero.
Passò parecchio tempo prima che Luna rialzasse la testa. Ancora ansimante si rialzò in piedi e capì che gli Incubi l’avevano persa di vista.
Un colpo di fortuna… Pensò. Si avvicinò all’uscita sulla strada e appoggiò una mano al muro prima di tirare fuori la testa dall’oscurità e guardare se fosse in salvo. Quando si sporse fu lieta di constatare che nella strada erano rimasti solo i lampioni – molti dei quali fulminati – e qualche automobile abbandonata.
Tirò un sospirò di sollievo abbassando lo sguardo.
Una mano si posò sulla sua bocca e le impedì di fare alcun suono. Lei fu colta dal panico e cercò di urlare. Si dimenò, ma un’altra mano la teneva ferma. Inoltre quell’attacco a sorpresa l’aveva spaventata talmente tanto da farla tremare tutta, rendendo i movimenti imprecisi e goffi.
Sentì un suono, come se qualcuno stesse soffiando tra i denti, e la presa alla bocca si allentò. Luna sentì l’impulso di colpire il suo aggressore, e così fece. Gli diede una gomitata al fianco sinistro e si liberò dalla presa. Non urlò, però si voltò per vedere chi fosse quella persona. Vide così Nightmare che si teneva il fianco con una mano e si mordeva il labbro inferiore, mostrando una chiara espressione di dolore.
Luna assunse un atteggiamento scontroso. << Sei tu! >> Disse arrabbiata. << Mi hai fatto prendere un colpo! >> Nonostante non lo dimostrasse, Luna era sollevata nel vedere una faccia amica.
Nightmare si lamentò del dolore al fianco. << Avresti potuto colpirmi più piano. >> Sussurrò per evitare che qualcuno li sentisse. Luna sbuffò.
<< Come sei arrivata qui? Non eri con Fatina dei Denti? >> Chiese. Luna si voltò di scatto. << L’ho persa. >> Disse secca. L’espressione di Jamie si spense. Luna ci pensò un po’ su.
<< Se ti può consolare, dubito che tua sorella sia in pericolo, assieme a lei. >> Jamie fu confortato. << Hai ragione. >> Rispose.
Ora dovevano pensare a un modo per uscire da quella situazione.
<< Non hai qualche arma in grado di farli fuori tutti quanti? >> Chiese Luna. A Jamie non venne in mente niente che potesse aiutarli in quel frangente. Si guardò una mano.
<< L’altra volta ho assimilato gli Incubi al mio corpo e li ho dispersi, ma non sono sicuro che possa funzionare di nuovo… >> Disse. << Potrebbero tornare subito dopo il mio attacco, e io sarei troppo debole per poterli affrontare di nuovo. >>
<< In pratica siamo in trappola. >> Disse Luna disfattista.
Jamie e Luna rimasero in silenzio per un po’. Lontano da loro si sentivano gli Incubi nitrire. Sembrava che stessero rivoltando l’intera città.
<< Ma perché ci seguono? >> Chiese Luna alludendo agli Incubi. << Perché ci perseguitano così? >>
Jamie sospirò. << Immagino che sia per me… >> Luna lo guardò interrogativa. << Sai Luna, c’è un motivo se la faccenda dei Guardiani mi sta tanto a cuore… E’ che tre anni fa, prima che tutto questo accadesse, io mi svegliai una notte e vidi di fronte a me queste quattro figure che mai mi sarei immaginato di vedere: Babbo Natale, il Coniglietto di Pasqua, la Fatina dei Denti e l’Omino del Sonno. >> Luna sbuffò.
<< Ti prego non riprendere con queste stupidaggini! >> Lo implorò.
Jamie cercò di interromperla. << Non sono stupidaggini, te lo giuro! Li ho visti e quella notte parlarono con me! >>
<< E cosa ti hanno detto? >> Chiese Luna, mostrando poco interesse.
Jamie si guardò intorno spaesato. << A dire il vero… Niente… >> Luna gli rivolse uno sguardo scettico. << Ma intuii che c’era qualche problema. Sembravano tesi, e cercarono di sbarazzarsi di me in fretta. L’entrata in scena del mio cane complicò le cose, che si mise a ringhiare contro il Coniglietto di Pasqua. Io tentai di tenerlo buono, ma alla fine scattò verso di lui. Ci fu un gran trambusto, e alla fine caddi addormentato, dopo aver sentito una botta alla testa. >>
Luna lo guardava interrogativa. << Tutto qui? >> Chiese scettica. Jamie sospirò. << Senti, non importa se non credi in loro. Io ci credo, e per questo Pitch Black e Jack Frost mi cercano. >> Luna giocherellò con un sasso a terra spingendolo con un piede. Jamie si aspettava una risposta.
<< Allora è semplice. >> Disse infine. << Ti consegniamo a loro e la smetteranno di venirci dietro! >> Jamie prese male la proposta della ragazza, che si affrettò a ridere scuotendo la mano. << Sto scherzando! >> Lo rassicurò.
Un lampo in lontananza squarciò il cielo nuvoloso. Dopo alcuni istanti si udì il tuono.
<< Sembra che arriverà un temporale… >> Disse Jamie. Luna non lo ascoltò. Guardava il cielo, nel punto da cui era partito il fulmine.
<< Non resteremo qui per sempre… >> Fece Luna. << Se ci troveranno dovremo lasciare questo posto, ma anche se non lo faranno… >>
<< Che stai dicendo? >> Chiese Jamie. Luna continuò a parlare tra sé e sé.
<< Combatterli ogni volta è inutile. Bisogna puntare al cuore di tutto, al loro centro. >> Disse Luna senza distogliere lo sguardo dal cielo. Un altro fulmine attraversò le nubi. Questa volta il tuono arrivò presto. Jamie notò che il vento si era alzato, e le nubi si avvicinavano alla città.
<< Mi chiedo che fine abbiano fatto gli altri… >> Luna lo zittì. Allungò una mano verso di lui e alzò lo sguardo, come a cercare di scorgere qualcosa. Jamie la guardo interrogativo.
<< Hai sentito? >> Sussurrò.
Jamie scosse la testa e si guardò intorno, come per cercare qualcosa. << Cosa? >> Chiese in risposta.
Luna non rispose, e rimase in ascolto. La bocca mezza aperta e gli occhi puntati al cielo. Un altro fulmine, un altro tuono. A Jamie sembrò di sentire una goccia d’acqua posarsi sulla sua guancia.
<< Dovremmo trovare un riparo… >> Mormorò. Luna lo zittì di nuovo.
Passarono alcuni minuti senza che nessuno dei due si muovesse. Cominciò a piovere. Luna continuava ad ascoltare, ma il suono della pioggia le rendeva impossibile concentrarsi.  Poi anche Jamie sentì qualcosa. Era come un rombo lontano.
<< Arrivano… >> Mormorò terrorizzata Luna. Jamie capì di chi stesse parlando anche senza domandarglielo. Gli Incubi stavano tornando, ma c’era qualcosa di diverso questa volta.
Un fulmine cadde in strada. Luna si gettò all’indietro lanciando un urlo e Jamie la afferrò prima che potesse cadere. Il rumore fu tremendo e la luce li abbagliò. Jamie trascinò Luna dentro al vicolo. Ora dovevano nascondersi di nuovo. Forse il tempo li avrebbe un po’ aiutati.
La pioggia cadeva a dirotto. Jamie e Luna erano appoggiati al muro. Erano bagnati fradici, ma non potevano muoversi alla ricerca di un riparo, non ora.
Un rumore molto forte sovrastò lo scroscio della pioggia. Erano gli Incubi, che si riversavano in strada.
<< Voglio vedere! >> Fece Luna alzandosi, ma Jamie la trattenne per un polso. << Che c’è? >> Chiese adirata al ragazzo.
<< E’ pericoloso. >> Disse serio Nightmare.
<< E allora cosa pensi che dovremmo fare? >> La frase di Luna lo lasciò senza parole. Aveva ragione. Se non avessero fatto niente per mutare quella situazione, avrebbe continuato all’infinito.
Jamie acconsentì. << Ma vado avanti io. >> Puntualizzò facendo apparire una spada sottile e affilata. La lama stranamente inclinata si bagnò e l’acqua scivolò veloce.
Luna annuì soddisfatta. Jamie andò quindi avanti e si affacciò in strada. I lampioni – quei pochi che funzionavano – erano stati sradicati o bruciati dal fulmine, e l’intero isolato si trovava al buio.
A Jamie sembrò di vedere una figura alta e nera al centro della strada. Era immobile e sembrava guardare per terra. Alzò lentamente la testa e Jamie sentì una forte pressione venire dal suo sguardo. Vide un luccichio, forse gli occhi dell’individuo, e subito dopo quella figura scomparve di colpo. Semplicemente fu come se si spostasse lateralmente e sparisse. Jamie si guardò intorno. Sentì dei passi sopra la sua testa. Alzò lo sguardo e vide la stessa figura camminare sul tetto di un palazzo. Allungò un braccio verso sotto e sfiorò il muro che dava sulla strada. Sembrò quasi che grattasse i mattoni con delle unghie lunghe e affilate. Una manciata di polvere nera scese dal punto in cui passò le dita e cadde sulle loro teste. Jamie spinse indietro Luna e si allontanò a sua volta dal palazzo. La figura scomparve di nuovo. Questa volta Jamie notò che si trattava di qualcosa di diverso da quello che aveva visto prima; la figura si era scomposta in tanti piccoli granelli di sabbia nera che si erano poi sparsi nell’aria.
Jamie parò la spada davanti a sé, per proteggere Luna e sé stesso. Forse era inutile, forse non sarebbe stato all’altezza di ciò che stava per affrontare, perché ormai pensava di sapere chi avesse davanti.
La figura riapparve nel vicolo. Jamie non seppe nemmeno come riuscì a intravederla nell’ombra. Sapeva solo che era lì. E ora camminava lentamente verso di loro. I suo passi leggeri e decisi arrivavano secchi alle orecchie del giovane Nightmare, che in quel momento cominciò davvero ad avere paura. Luna strinse Jamie trattenendo il respiro.
Jamie cercò di farsi coraggio. << Chi sei? >> Tuonò alla misteriosa figura. Quello si fermò e lo studiò con attenzione. Una risata malvagia risuonò nel vicolo.
<< Sei così avventato, umano… >> Disse quello. << Non pensi mai a ciò che fai. Sei davvero sicuro di voler sapere chi sono io? >> Jamie deglutì. Non aspettò che la figura ricominciasse a parlare. Non rispose nemmeno. Si limitò a lanciargli un’occhiata severa, sperando di intimorirlo un po’. Sapeva che non avrebbe funzionato.
Ebbe come la sensazione che la figura stesse sorridendo al suo astio. Fece un passo in avanti e uscì in strada. La luce della Luna lo illuminò, e Jamie vide un uomo alto coi capelli corvini corti. Gli occhi neri avevano una strana luce, e facevano sì che ogni sguardo di quell’uomo proiettasse una profonda inquietudine su chi lo riceveva.
<< Io sono Pitch Black. >>
 
*
 
Fatina dei Denti teneva Fearless per una mano. Non la lasciava mai. Temeva di perderla in qualunque momento, come era successo con Luna. La ragazza era grande, in qualche modo se la sarebbe cavata, però la coscienza la rodeva da quel momento. Non avrebbe perso anche la bambina. L’avrebbe protetta a costo della sua stessa vita.
Si guardò intorno. Non vedeva niente. Gli Incubi le avevano accerchiate e continuavano a ruotargli attorno. Stava anche cominciando a piovere. Tutto ciò disorientava molto la donna, che però, a ogni passo vedeva la sabbia nera spostarsi. Sembravano temerla, oppure il loro unico scopo era quello di farle perdere l’orientamento e non di ferirla. Tuttavia questo le aveva permesso di continuare ad andare avanti.
Sentì la manina di Fearless stringere di più la sua mano. Fatina dei Denti abbassò lo sguardo e le sorrise rassicurante. La piccola non doveva spaventarsi. Era importante che continuasse a credere in lei e a pensare positivo.
Dopo averle rivolto quel sorriso si voltò stringendo la sua manina e continuò a camminare attraverso la coltre di sabbia nera.
 
*
 
<< Odio questa roba! >> Si lamentò Topo di Fogna togliendo dalla sua strada un tavolo rotto. Si girò di profilo per andare dietro al bancone del bar.
<< Come scusa? >> Chiese Cane Pezzato distogliendo lo sguardo dal mucchio di carte e sacchetti di plastica riversati per terra. Si chiedeva da quanto tempo fossero lì, se il loro contenuto fosse ancora in buono stato.
<< Mi riferivo a quei dannati Incubi! >> Disse l’uomo alzando un pollice e puntandolo alle sue spalle, nonostante la strada fosse dall’altra parte.
Cane Pezzato e Topo di Fogna erano arrivati in quel bar abbandonato dopo aver cercato di recuperare le armi nel fuoristrada. C’erano quasi riusciti, ma poi una colonna di sabbia nera aveva investito l’automobile, spedendola chissà dove e rendendo impossibile il recupero delle armi. Si erano dovuti ritirare, e per fortuna Topo di Fogna aveva avvistato quel locale. Una volta barricatisi dentro avevano cominciato a cercare in giro qualcosa di utile.
Cane Pezzato puntò la torcia sul viso di Topo di Fogna. << Chi non li odia? >> Fece inarcando un sopracciglio.
<< Ehi, puntala da un’altra parte! >>
Il ragazzo avvertì un suono. Sembrava un rumore metallico, come di una pistola che veniva caricata. Proveniva da dietro il bancone, nel magazzino. Anche Topo di Fogna lo notò, e si voltò.
Guardò la porta aperta e il buio oltre di essa. Si voltò verso Cane Pezzato e si mise un dito sulle labbra. Si avvicinò in punta di piedi alla porta e indugiò un istante prima di infilare la testa dentro.
Qualcosa di freddo si posò sulla sua fronte. Topo di Fogna avvertì un brivido alla schiena, ma non si ritrasse. Si accese una torcia davanti a sé, e poté vedere la faccia di Coniglietto di Pasqua, serio come sempre, che lo squadrava con attenzione. Alle sue spalle c’era Lupo Solitario con il cappuccio alzato che guardava Topo di Fogna leggermente stupito.
Coniglietto di Pasqua tirò un sospiro di sollievo e abbassò la pistola.
<< Mi hai quasi fatto prendere un colpo! >> Scherzò Topo di Fogna.
Lupo Solitario e Coniglietto di Pasqua avevano affrontato gli Incubi, ma per poco. Si erano resi conto presto che la battaglia era inutile in quelle circostanze, e che si dovevano ritirare. Avevano trovato quel bar e quando erano arrivati Topo di Fogna e Cane Pezzato avevano temuto che gli Incubi li avessero trovati, così si erano nascosti.
<< E Fatina dei Denti? >> Chiese Coniglietto di Pasqua preoccupato.
Topo di Fogna strinse le spalle. << L’ho vista sparire nella sabbia portandosi dietro Luna e la sorellina di Nightmare… >> Coniglietto di Pasqua sembrò rattristarsi. Topo di Fogna gli diede una pacca sulla spalla e gli rivolse un sorriso amico. << Starà bene. >>
Coniglietto di Pasqua annuì. << Dobbiamo trovare un modo per andarcene da qui! >> Disse. << Dovremo ritrovare gli altri, e sperare che siano ancora qui, che non siano stati presi. >>
<< Ma come facciamo? >> Chiese Cane Pezzato. << Fuori ci sono gli Incubi che vanno avanti e indietro, e non sappiamo dove cominciare a cercare! Inoltre noi due… >> E indicò sé e Topo di Fogna. << Siamo disarmati. >>
Lupo Solitario aveva ascoltato in silenzio. Fuori ci fu un lampo, e in quello stesso momento, un tuono. Solo ora si accorsero che fuori era cominciato un temporale. << Li troveremo, in un modo o nell’altro. >> Disse sguainando la spada.
 
*
 
Jamie aveva avuto ragione. E ora le sue gambe cominciavano a tremare. Pitch Black era davanti a lui, e lo guardava con i suoi occhi neri, proiettando in lui un senso di oppressione non comune.
Cercò di darsi un contegno, per non far preoccupare Luna e per non rendere più sicuro l’Uomo Nero.
<< Hai detto “Pitch Black”? >> Chiese Jamie fingendo un sorrisetto. << Finalmente ci incontriamo. >> Disse spavaldo. Stava fingendo sicurezza e coraggio; tutto ciò che in quel momento gli mancava.
<< E’ un piacere incontrare l’Ultima Luce. >> Disse calmo Pitch Black. Jamie non capì. Quello sorrise e guardò Luna. La ragazza si nascose dietro la schiena di Jamie, spaventata. << E quella incantevole signorina chi è? >>
Luna sussultò quando Pitch la chiamò in causa. Jamie si fece più avanti come per pararsi di fronte a lei, ma Luna lo trattenne.
Era davvero diverso da come se lo aspettava. Anzi, solo nel carattere. Così calmo e pacato – aveva addirittura rivolto a Luna un sorriso amichevole – non si addiceva all’Uomo Nero. Forse era solo una maschera. Forse era solo un metodo per prenderli alla sprovvista.
Jamie alzò la spada. Pitch si ritrasse. << Oh, perché si deve sempre arrivare a questo? >> Chiese in tono affranto. << Sai, io odio combattere… >> Abbassò lo sguardo, poco interessato ai due ragazzi di fronte a lui. Guardò la pioggia cadere in una pozzanghera. Si vide riflesso nel terreno e poi parlò senza distogliere lo sguardo. << Qual è il tuo nome, ragazzo? >>
Jamie esitò un po’. Poi si fece coraggio e parlò:<< Nightmare. >>
Gli sembrò di sentire una risatina provenire dall’uomo. << Nightmare…? >> Ripeté in tono di scherno. Si mosse spostando il peso da un piede all’altro. << Sei un tipo coraggioso, Nightmare. Sei sfuggito ai miei Incubi Purosangue per parecchio tempo… >> Lo guardò negli occhi e il suo sguardo si inasprì. << Ma il gioco finisce qui. >>
Nightmare fece appena in tempo a spingere via Luna, prima che un turbine di sabbia nera lo investisse e lo facesse volare via. Il ragazzo perse la spada e atterrò parecchio lontano da dove era partito. Era finito in un altro vicolo. Lo raggiunse Pitch in un istante. Quello fece apparire nelle sue mani una enorme falce e sorrise malignamente mentre la sollevava.
Jamie schivò per un soffio la lama nera e rotolò di lato. Fece apparire a sua volta una falce e si preparò a ricevere.
<< Non mi fai paura! >> Mentì Jamie senza però mostrare inquietudine. Pitch lo guardò scettico. Subito dopo levò in alto la falce, colpendo quella di Jamie e facendolo sollevare da terra. Jamie atterrò in piedi e si preparò a parare un altro attacco. Questa volta Pitch utilizzò la sabbia per confonderlo, e poi lo attaccò al lato. Jamie sentì una superficie fredda colpirlo al fianco, e poco dopo si scoprì a sanguinare. La felpa era stata strappata e un rivolo di sangue usciva dalla ferita, sottile ma profonda.
L’acqua rendeva il terreno scivoloso, e la pioggia che cadeva dava difficoltà a Jamie di orientarsi. Un fulmine squarciò il cielo, illuminando il viso dell’Uomo Nero. Jamie lo individuò e attaccò alla testa. Gli sembrò di colpirlo, ma poi vide il corpo di Pitch scomporsi in tanti granelli di sabbia nera e ricomporsi più distante da lui. Lo sentì ridacchiare. Jamie ringhiò frustrato.
Fu colpito in pieno da un ammasso di sabbia nera, che lo scaraventò via. Jamie si scontrò con una parete, cadendo all’improvviso. Si alzò a fatica da terra e fece in tempo a scansare la lama della falce di Pitch, che dopo avergli tagliato la benda sulla fronte, si conficcò nel muro. Jamie lo guardò. Gli occhi pieni d’odio. Pitch sorrise alla vista di quello sguardo. Sollevò la falce in fretta e Jamie si ritrovò con un’altra ferita alla tempia, mentre quella precedente tornava a sanguinare. Il ragazzo si fece coraggio e si spinse in avanti, dando una testata nello stomaco a Pitch Black, che fu sorpreso da quel colpo improvviso. Lo vide indietreggiare barcollando. Un altro fulmine illuminò la scena, e Jamie poté localizzare bene il suo obiettivo, così non esitò e attaccò alla gamba sinistra dell’Uomo Nero, cogliendolo alla sprovvista, strappando l’abito nero e aprendo una ferita al lato della sua coscia.
Pitch sgranò gli occhi. Jamie sorrise soddisfatto. Quando l’ennesimo fulmine ebbe illuminato il volto di Pitch, Jamie scoprì un’espressione di odio su di esso, che lo intimorì.
Pitch passò una mano sulla ferita, e della sabbia nera andò a posarcisi sopra, riempiendola e curandola. Pitch era di nuovo sano, ma continuava a squadrare Jamie con rabbia.
Jamie non seppe bene cosa lo avesse colpito. Sentì solo una superficie dura ma dalla consistenza sabbiosa che lo colpiva sul viso e lo scaraventava via. Il ragazzo rotolò sui fianchi prima di fermarsi. Ansimò con forza e rimanendo a terra vide Pitch con le braccia avvolte nella sabbia, come se indossasse un’armatura.
La pioggia lo faceva sentire sempre più pesante. I fulmini lo facevano sobbalzare. Il pensiero dell’Uomo Nero che si avvicinava lo spaventava sempre di più. Jamie si alzò a fatica, alzando prima una gamba e poggiandosi sul ginocchio per erigersi in piedi.
Quando Jamie fu di nuovo in piedi, Pitch lo guardò con disprezzo.
<< Non ti arrendi mai, eh? >> Chiese quello. Erano a cinque metri di distanza. A Jamie non sembrava abbastanza.
Il ragazzo usò la falce come appoggio e ne approfittò per prendere fiato. << Arrendermi significherebbe perdere mia sorella, i miei amici… Tutte le persone a cui tengo. >> Inspirò profondamente e lasciò che l’acqua bagnasse il suo viso. << Significherebbe lasciar vincere te e Jack. Ma io non voglio. >> Lo sguardo di Pitch si inasprì.
<< Lo sai che se continui così andrai incontro a una fine orribile? >>
Jamie sollevò la falce. << Qualunque fine è meno orribile di una fine in questo mondo! >> Disse. Scattò in avanti e allungò la falce verso l’Uomo Nero. Pitch parò l’attacco e tentò di contrattaccare, ma Jamie si abbassò e tentò di colpire lo Spirito allo stomaco. Pitch sparì un’altra volta prima che Jamie potesse colpirlo. Riapparve alle sue spalle con la falce levata e un sorriso maligno sulle labbra. Jamie lo vide con la coda dell’occhio. Un fulmine illuminò il cielo, di nuovo. Il tuono fu potentissimo. Jamie approfittò dell’istante di esitazione che ebbe Pitch al suono, però non attaccò; si fece in avanti, allontanandosi da Pitch, che quando se ne accorse abbassò con rabbia la falce, e la lama sfiorò la schiena di Nightmare.
Jamie si lasciò scappare un gemito di dolore quando la lama gli tagliò la schiena in modo trasversale. Si voltò e alzò la sua falce per difendersi, ma quando vide Pitch, la situazione era cambiata: l’Uomo Nero non aveva più la sua enorme falce; teneva le braccia tese come se stesse tendendo un arco, e nell’aria fluttuava un accumulo di sabbia nera dalla forma simile a una freccia. Jamie capì un istante troppo tardi.
La freccia partì e lo centrò in pieno ventre, lasciandolo senza fiato e creando una macchia di sabbia nera sui suoi abiti e sulla sua pelle.
Pitch rideva. La sua risata durò poco, perché si apprestò a dire in tono tetro:<< Sogni d’oro, Nigtmare. >>
A Jamie stavano scendendo le lacrime dagli occhi. Stava piangendo? Si sentiva strano, come se a un certo punto tutto si fosse svuotato dentro di lui. Mentre sentiva la macchia di sabbia espandersi lentamente sentiva i suoi propositi sfumare. Aveva imparato a non piangere, ma ora non sapeva proprio cos’altro fare…
 
*
 
<< L’ho detto io che ci siamo persi… >> Disse Bruto in tono disfattista. << Stiamo vagando per ore, chi ti dice che siano qui? >>
<< Coniglietto di Pasqua non è uno stupido. Sa che sarà più facile ritrovarci in una città – un posto facile da individuare – che da un’altra parte. >> Rispose Kallisto mettendolo a tacere. Rage annuì.
<< Ancora niente? >> Fece Bruto irritato sbattendo un pugno sul tettuccio dell’abitacolo. Fuori c’era Occhio di Falco.
<< Niente. >> Rispose senza tono quello.
Bruto espirò annoiato. Erano arrivati da poco in quella città deserta, e tutti pensavano che il resto del gruppo si trovasse lì. Si stava pure per mettere a piovere. Avevano già visto le prime gocce sul parabrezza, e a giudicare dai lampi che si vedevano in lontananza, sarebbe stato un temporale non da poco…
Dentro al furgone, Runner e Giuda controllavano le loro armi in continuazione, col presentimento che sarebbe successo qualcosa. Thor invece sonnecchiava russando rumorosamente. Siaiei era immobile, e nessuno avrebbe saputo dire se stesse dormendo anche lui, oppure si stesse limitando a riposare gli occhi. Tutti nella Squadra avevano imparato che quel tipo restava sempre all’erta, e che non si poteva mai prenderlo alla sprovvista.
Il cane di Bruto, Segugio, dormiva, agitandosi ogni tanto e lasciandosi sfuggire un piccolo ringhio.
Un tuono ruppe il silenzio. Il cane di Bruto si svegliò di soprassalto cominciando ad abbaiare. Anche Thor si svegliò sussultando e guardandosi attorno.
<< Se non ci fossero questi dannati lampi sarebbe più facile concentrarsi nel buio… >> Disse adirato Occhio di Falco. Si interruppe, come se avesse visto qualcosa. Scese dal tettuccio e bussò allo sportello di Kallisto. Stava cominciando a piovere forte.
<< Ho visto una zona della città perdere la luce all’istante, dopo l’ultimo fulmine. Forse non è niente, ma varrebbe la pena di dare un’occhiata… >> Dichiarò quando Kallisto ebbe aperto lo sportello. Quello annuì pensieroso.
<< Bé, dato che non sappiamo dove andare, andiamo là, e speriamo che sia qualcosa di significativo… >> Detto questo disse a Occhio di Falco di salire dall’altro lato. Rage gli fece spazio e quello si sedette.
Bruto prese il suo fucile a pompa e lanciò un grido di soddisfazione
<< Finalmente ci muoviamo! >> Esclamò, ricevendo così un rimprovero da Rage.
 
*
 
Luna era appena arrivata. Era arrivata giusto in tempo per vedere Nightmare venire colpito in pieno dall’Uomo Nero.
Il ragazzo era coperto di tagli e ferite, ma la cosa che si notava di più era l’enorme impronta di sabbia nera che si espandeva sul ventre del giovane.
Luna vide delle lacrime scendere dai suoi occhi, nonostante il suo sguardo rimanesse impassibile. Si chiese se fosse ancora vivo, se non fosse già morto. E la rabbia crebbe in lei.
Estrasse uno dei suoi coltelli che portava alla cintura e lo lanciò contro Pitch Black, colpendolo alla schiena. Quello si sorprese e si girò di scatto. Sorrise quando vide la ragazzina correre incontro a lui.
<< BASTARDO!!! >> Urlò Luna piena di rabbia. La figura di Pitch si dissolse in una nuvola di sabbia nera e scomparve, riapparendo un istante dopo alle spalle della ragazza. Lei si girò, e tirando fuori un altro dei suoi coltelli cominciò a menare fendenti in aria. << Restituiscimelo! >> Gridò cercando di colpire Pitch. << RIDAMMI NIGHTMARE!!! >> Le lacrime cominciarono a scendere copiose sul suo viso, ma Luna non si fermò. Continuò ad attaccare Pitch Black, che in realtà, non stava facendo alcuna fatica per evitare i fendenti della ragazza.
<< Ormai è troppo tardi! >> Sibilò Pitch con sguardo perfido, suscitando altra rabbia in lei. << Non puoi fare niente per salvarlo. >>
Uno sparo zittì la pioggia. A Luna cominciarono a fischiare le orecchie subito dopo quel suono potente, e subito si girò a vedere chi avesse sparato. C’era Occhio di Falco e il resto della Squadra non lontano da loro, dall’altra parte del vicolo.
<< Giusto in tempo…! >> Fece Occhio di Falco ricaricando il fucile. Luna non capì. Poi si voltò e vide Pitch Black ferito a una gamba che indietreggiava.
Runner scattò verso Luna, mentre Kallisto andava a recuperare Nightmare. L’Uomo Nero non gli permise di farlo. Lanciò un ammasso di sabbia nera contro Kallisto, e lo scaraventò indietro. Lo stesso fece con Runner, lasciando così Luna da sola.
Lei si guardava intorno spaventata. Vide la figura di Pitch Black erigersi di fronte a sé e guardarla con disprezzo.
L’Uomo Nero alzò una mano. Forse voleva evocare la sua enorme falce, oppure voleva colpire Luna con della sabbia.
Qualunque cosa volesse fare, non ebbe il tempo di farla, poiché una freccia lo colpì proprio sulla mano. Quello guardò prima la sua mano, poi il punto da dove era arrivata e vide Fatina dei Denti sopra un balcone, con accanto la piccola Fearless che guardava il fratello preoccupata. Accanto a loro c’era Coniglietto di Pasqua, tra le mani il suo arco, e guardava infuriato Pitch Black.
Subito dopo di quello, prima che Pitch potesse fare qualcosa, Fatina dei Denti saltò dal balcone e raggiunse Pitch in un istante. Tra le sue mani comparve una lancia d’acciaio, e prima di toccare terra la piantò nello sterno dello Spirito. Quello aprì la bocca. Gli occhi spalancati con orrore. Tentò di scappare, ma la donna lo spinse allungando un braccio. Una forza invisibile lo portò lontano da Luna e Fatina dei Denti gli fu di nuovo addosso.
Lo colpiva con i pugni e lo graffiava con le unghie. Sembrava che la rabbia la stesse divorando. Pitch riuscì a dimenarsi per un istante, e poggiando una mano al terreno sollevò delle stalagmiti di sabbia nera che colpirono Fatina dei Denti, ferendola all’avambraccio sinistro. La donna saltò indietro tenendosi il braccio ferito. Pitch si estrasse la lancia dal petto e curò la ferita con la sabbia. Curò poi la mano dove era stato colpito dalla freccia e la gamba dove gli avevano sparato. Non si curò invece dei graffi sul viso che Fatina dei Denti gli aveva causato.
Pitch Black squadrò quella donna con ira, ma anche con interesse. La vide fare una cosa che mai si sarebbe aspettato da un’umana: con una mano riuscì a curare la ferita sull’avambraccio! In un istante la ferita non c’era più, e solo le macchie di sangue erano rimaste sulla sua pelle.
Non capiva più niente. Vide arrivare altri umani. Erano Lupo Solitario, Cane Pezzato e Topo di Fogna. Erano di nuovo al completo.
Sorrise amaramente chiudendo gli occhi. << Ho capito… >> Disse. In un istante il suo corpo si scompose in granelli di sabbia nera e scomparve.
Il silenzio calò nel vicolo. Fatina dei Denti sembrò rilassarsi, ma non era ancora finita. Aveva anche smesso di piovere. I componenti della Squadra tirarono un sospiro di sollievo. Sembrava si fossero dimenticati di Nightmare. Fu Luna a rompere il silenzio.
<< AIUTO! >> Urlò la ragazza. Tutti si girarono verso di lei, inginocchiata di fronte a Nightmare.
Fatina dei Denti scattò verso il ragazzo sdraiato a terra. L’impronta di sabbia nera si era allargata. Stava raggiungendo le dita di Nightmare e le sue ginocchia erano state ricoperte. Il viso ancora no, e si poteva ancora vedere la sua faccia inespressiva solcata da quelle poche lacrime che avevano avuto il tempo di scendere prima che il ragazzo perdesse conoscenza.
Luna stava piangendo sonoramente. In breve tutti furono addosso a Jamie. Fatina dei Denti però li spinse indietro. Fearless si fece avanti per vedere, ma la donna la spinse via bruscamente. Cacciò anche Luna e la guardò negli occhi con serietà. Quello sguardo metteva a disagio la ragazza, che però in quel momento non riusciva a fare altro a parte piangere a dirotto. Fatina dei Denti la strattonò e le impose di guardarla negli occhi.
Non avere paura. Disse una voce nella sua testa. Poi, chissà come, Luna capì che doveva tenere lontana Fearless. Non doveva vedere suo fratello in quello stato. Annuì spaventata e corse dalla bambina.
Fatina dei Denti tornò da Nightmare e si chinò su di lui. Con mani tremanti sfiorò il corpo inerte del ragazzino. Lei non poteva avere paura, ma poteva essere insicura.
Le sue dita vennero a contatto con la sabbia nera, e quella cominciò pian piano a sparire. Se ne andò dal corpo di Nightmare e si dissolse nell’aria, trasportata dal vento.
Fatina dei Denti aveva temuto il peggio, ma non sapeva se tutto ciò avesse funzionato.
Si sentì svenire. Ora che la situazione si era calmata la tensione in lei la stava lasciando, e l’adrenalina che le aveva dato tutta quella forza stava sparendo. Tutto girò attorno a lei, e Fatina dei Denti vide gli occhi strabiliati di tutta la Squadra.
Poi tutto divenne nero.

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Capitolo 35
*** Salvo per miracolo ***


<< Si riprenderà? >>
<< Non lo so… Per il momento non sembrerebbe morto. >>
Che cosa?
<< Ma che morto! Respira ancora. Non dite queste cose davanti a sua sorella! >>
Di che stanno parlando?
<< E Fatina dei Denti? >>
<< Non so… E’ svenuta subito dopo aver fatto quella cosa, e ora… >>
<< Sta bene. >>
<< Che ne pensate di quello che ha fatto? Non credevo ne fosse capace… >> Di che cosa?
<< Fatina dei Denti può fare molto più di quanto credi, Bruto. >>
<< Ma ha quasi eliminato Pitch Black! Se poteva farlo, perché non ha fatto lo stesso con Jack Frost? >>
“Ha quasi eliminato Pitch…” Ma che stanno dicendo?
<< No. Non può farlo. >>
<< Che vuoi dire? >>
<< Fatina dei Denti è molto potente, non c’è dubbio, ma Pitch Black e Jack Frost sono due esseri diversi da lei. Non possono essere uccisi come un umano normale. >>
<< Dici? >>
<< Ne sono abbastanza sicuro. >>
Non ci capisco più niente! Che cosa è successo? Perché sono qui? E’ ora di svegliarsi…
Jamie aprì gli occhi a fatica. Non appena lo fece, vide Kallisto alzarsi dallo sgabello su cui era seduto e andargli incontro con occhi spalancati.
<< E sveglio! >> Disse. Poi gli porse una borraccia d’acqua. << Bevi. >>
Jamie si scoprì avvolto in una coperta bianca, disteso su una branda scomoda. Era ricoperto di fasce e aveva ancora del sangue incrostato un po’ in giro.
Jamie prese la borraccia e la guardò con attenzione. Aveva dolori dappertutto. Non riusciva a stare dritto con la schiena, e quando tentò di mettersi a sedere sentì un dolore lancinante alla schiena. Kallisto lo aiutò a raddrizzarsi per bere.
Jamie bevve avidamente l’acqua, e scoprì così di essere molto assetato.
<< Cosa è successo? >> Chiese guardando Kallisto negli occhi. Quando si girò per guardarlo vide anche altre persone nella stanza: c’erano Bruto, Coniglietto di Pasqua, Luna seduta su una sedia al muro con in braccio Sophie, Occhio di Falco.
Come lo vide sveglio, la sua sorellina corse ad abbracciarlo, tirandolo verso il basso e causandogli una fitta. Il ragazzo cercò di liberarsi dalla stretta della sorella, ma era davvero forte! Doveva essersi preoccupata davvero tanto, per non volerlo mollare in nessun modo.
<< Hai sfiorato la morte… >> Disse secco Coniglietto di Pasqua. << Tipico, da parte tua. >> Aggiunse con un sorrisetto, facendosi serio subito dopo. Jamie abbassò lo sguardo confuso.
<< Come è successo…? Non… Me lo ricordo… >> Chiese insicuro.
Kallisto e gli altri si guardarono. << In realtà non lo sappiamo… L’unica che lo ha visto era… >>
Luna si alzò dalla sua sedia e si diresse verso Jamie. Sembrava furiosa, e Jamie lo capì quando gli diede uno schiaffo sulla guancia, sorprendendo tutti.
Jamie si lamentò. << Ma che ho fatto?! >> Chiese indignato tenendosi una mano sulla guancia colpita. Luna continuava a fissarlo infuriata.
<< Non osare mai più farmi prendere spaventi simili! >> Lo rimproverò. Jamie continuò a fissarla sbalordito.
<< Ma cosa è successo? >> Provò a chiedere di nuovo Jamie con cautela.
I presenti guardarono Luna che, dopo essersi calmata, cominciò a raccontare:<< Ho visto Pitch colpirti in pieno con una strana freccia. >>
<< Una freccia? >> Chiese Jamie.
<< Sì. >> Annuì Luna. << Era un ammasso di sabbia nera. Aveva le fattezze di una freccia, ma non ha usato un arco per scoccarla. L’ha semplicemente scagliata contro di te. Subito dopo aver ricevuto il colpo, la sabbia ha cominciato a ricoprire lentamente il tuo corpo. Da quel momento credo che tu abbia perso i sensi, perché sei caduto a terra, immobile. Io ho… >> Luna fece una pausa, come imbarazzata. << Cercato di fermare Pitch, ma era evidente che non potessi fare nulla. >> Jamie guadava Luna con sorpresa. In effetti non aveva mai visto Luna combattere.
<< E poi come ne siamo usciti? >> Chiese il ragazzo dando un’occhiata a Kallisto. << Voi non eravate dispersi? >>
<< Lo eravamo, ma per fortuna siamo finiti in questa città. Quando abbiamo trovato te mezzo morto e Luna disperata che tentava di colpire Pitch Black… >> Luna diede una gomitata a Kallisto. << Siamo entrati in azione. >> Concluse l’uomo.
<< Però non abbiamo fatto nulla. Pitch Black ci stava sbaragliando, e non avevamo ancora avuto la possibilità di raggiungere te o lei… >> Disse Occhio di Falco puntando il pollice verso Luna.
<< E qui è entrata in gioco Fatina dei Denti. >> Concluse Coniglietto di Pasqua un po’ sconsolato.
Entrata in gioco? A dire il vero, Jamie aveva sentito qualcosa su Fatina dei Denti mentre era svenuto, ma non aveva capito… << Cosa ha fatto? >> Chiese all’improvviso guardandosi intorno. Si chiese dove fosse, preso da un’improvvisa inquietudine; di solito stava sempre con Sophie. Quando girò lo sguardo vide la donna sdraiata in una branda accanto alla sua. Stava dormendo, sembrava. L’espressione del volto non era serena, però. Jamie rimase esterrefatto. Non poteva credere che l’Uomo Nero la avesse ridotta in quelle condizioni!
<< Ci siamo incontrati con lei e con Fearless mentre cercavamo di nasconderci agli Incubi. Lei disse che stavi combattendo una battaglia difficile, e che avresti avuto bisogno di aiuto. Ma quando siamo arrivati abbiamo trovato la scena che Luna ti ha descritto… >> Spiegò Coniglietto di Pasqua. Jamie ascoltava ansioso di sapere come fosse andata a finire. << Fatina dei Denti, quando ha visto quella scena… Non so cosa le sia successo… Sembrava fuori di sé… >> Fuori di sé?
<< Ha aggredito Pitch ferendolo mortalmente. >> Disse Occhio di Falco. << Se fosse stato un essere umano non sarebbe sopravvissuto. >>
<< E cosa ha fatto dopo? >> Chiese Jamie sempre più impaziente.
Coniglietto di Pasqua riprese la parola. << Quando Pitch è scappato, Fatina dei Denti è venuta da te. Dopo aver calmato Luna e fatto allontanare tua sorella ha fatto qualcosa di strabiliante! >> La sorpresa era evidente sul viso dell’uomo. << La sabbia nera ti stava ricoprendo da capo a piedi. Lei ti ha salvato la vita sfiorandoti! La sabbia se n’è andata al suo tocco, ma… >> Qui si fece cupo. << Subito dopo è svenuta. Non so se per la tensione oppure per lo sforzo… >> Coniglietto di Pasqua le rivolse uno sguardo triste. << E’ un mistero. >>
Jamie guardava il corpo inerte di Fatina dei Denti. Non riusciva a credere che ci fosse qualcosa in grado di farla cadere così! Gli era sempre sembrata una donna calma, gentile, dolce, potente e imbattibile. Si sentì in colpa per averle fatto rischiare tanto.
Jamie si guardò intorno. << E adesso dove siamo? >> Chiese.
<< Abbiamo trovato una casa al sicuro in città e finché tu e Fatina dei Denti non starete meglio resteremo qui. >> Disse Coniglietto di Pasqua. In realtà Jamie avrebbe voluto mettersi in marcia subito, ma una fitta alla schiena e la vista di Fatina dei Denti distesa su quel lettino lo fecero desistere dalla sua idea.
Quando i componenti della Squadra se ne furono andati, nella stanza assieme a Jamie rimasero solo Luna e Sophie.
La ragazza sembrava sul punto di dire qualcosa, ma sembrava aver paura di parlare.
<< Mi dispiace. >> La sorprese Jamie precedendola. << Non avrei dovuto esagerare così… Sono stato uno stupido… >> Luna sembrò offesa.
<< Sei uno stupido! >> Ripeté. << Ma hai solo fatto ciò che credevi giusto. Hai affrontato Pitch con coraggio, senza provare a fuggire, ma restando a lottare fino all’ultimo. >> Luna abbassò lo sguardo e la voce. Jamie non pensava che avrebbe mai sentito quelle parole da Luna. Le rivolse uno sguardo esterrefatto. Luna rispose allo sguardo di Jamie con una faccia triste. << Io non ho fatto altro che piangere… >>
Jamie forse aveva capito di aver fatto davvero preoccupare Luna, questa volta. Si spostò sul letto e le fece spazio per sedersi. Luna lo accettò e si sedette accanto a lui. Sophie stava in mezzo a loro.
<< Grazie per aver pianto per me. >> Sussurrò Jamie.

 

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Capitolo 36
*** Umiliato ***


Pitch ricomparve nella sua caverna con occhi sbalorditi. Si teneva premuta una mano al petto e zoppicava lievemente. Sul viso presentava alcuni graffi sottili, e alcune goccioline di sangue scuro gli erano scese verso il mento. Jack lo squadrò sorpreso di vederlo in quello stato.
<< Maledetta… Mi ha umiliato…! >> Diceva in continuazione.
<< Chi? >> Chiese Jack. Non ricevette risposta. Pitch andava avanti e indietro continuando a parlare da solo. Jack si spazientì; andò dall’Uomo Nero e gli mise una mano sulla spalla, facendolo girare.
<< Pitch! Che cosa è successo? >> Chiese insistente. Pitch lo guardò negli occhi.
<< Gli umani sono davvero tenaci… >> Mormorò con un sorrisetto triste. Questo non aiutava Jack in nessun modo.
<< Che cosa intendi dire? >> Gli chiese l’Uomo di Ghiaccio. Pitch riprese a camminare avanti e indietro, questa volta senza più parlare da solo.
<< Ho affrontato l’Ultima Luce, Jack. >> Disse. << Non era all’altezza, ovviamente. >> Aggiunse con aria superba. << Quando è arrivato il momento, l’ho colpito. L’ho eliminato! >> Disse fermandosi.
<< Non direi… >> Fece Jack interrompendolo. Pitch si voltò guardandolo interrogativo, cercando di capire cosa volesse dire. Jack girò lo sguardo verso il globo. La luce era ancora lì, forte, luminosa, non vacillava neanche un istante. Pitch era esterrefatto.
<< Non è possibile… >> Mormorò. << Io ero lì; l’ho colpito in pieno con una mia freccia! >> Jack ricordava l’effetto delle frecce di Pitch; lo ricordava bene. Pitch continuava a guardare il globo. Poi ad un tratto si accorse di una cosa. << E’ stata lei… >>
<< Chi? >> Chiese Jack distrattamente.
<< Lei! >> Ruggì Pitch con rabbia. << Quella donna! >> Si voltò verso Jack. << Ti stavo dicendo proprio questo! Dopo aver colpito il ragazzo è arrivata una donna che mi ha letteralmente aggredito! >> Jack trattenne a stento una risata.
<< E’ stata lei a ridurti così? >> Chiese indicando i graffi sul viso dell’Uomo Nero. Pitch sembrò accorgersi dei graffi in quel momento. Cercò di non fare caso alle risate di Jack e si curò le ferite con la sua sabbia nera.
<< Quella donna è diversa… >> Disse in tono più pacato, ma non privo di astio. << Ha fatto apparire una lancia dal nulla e me l’ha conficcata nel petto! >> Jack trasalì. Provò ad immaginarsi Pitch trafitto da una lancia, ma fu una visione troppo strana.
<< Bé, anche l’Ultima Luce lo sa fare. >> Disse senza scomporsi.
<< Già, solo che quello non sa fare altro! >> Ringhiò Pitch. Jack non capì. L’Uomo Nero continuò:<< Sono riuscito a ferirla per allontanarmi. La donna aveva una larga ferita sull’avambraccio sinistro, ma dopo averci passato sopra la mano, quella è scomparsa! >> Jack non nascose la sua sorpresa, ma cercò di ribattere.
<< Magari conosce meglio quel tipo di potere… >> Pitch lo zittì.
<< C’è qualcos’altro… >> Disse alzando una mano. Jack mosse la testa per dirgli di continuare. << Non ho sentito la sua paura… >> Mormorò Pitch. << Come se non provasse timore per me, ma solo rabbia… >>
<< Chi di loro non prova rabbia verso di te? >> Chiese jack inarcando un sopracciglio. Pitch lo fulminò con lo sguardo. Non era divertente. Jack non ci fece caso. Strinse le spalle e tornò a guardare il globo. << Qualunque cosa fosse, deve aver salvato il ragazzo prima che potesse morire… >> Pitch annuì.
Nella caverna si sentiva un leggero ronzio. Sembrava che vedere Pitch così preoccupato avesse fatto agitare le piccole fate che stavano nelle gabbie appese al soffitto.
Il rumore era sempre più intenso. Il turbamento dell’Uomo Nero gli dava speranza e cominciavano a trovare la forza per reagire. Jack non mosse un dito; rimase a guardare prima Pitch poi le gabbie in alto.
Pitch era girato di spalle, e quando si voltò urlando le fatine si ammutolirono in un istante.
Jack si guardò intorno deluso. << E ora? >>
Pitch stava riprendendo fiato. << Non possiamo eliminarlo, se quella donna continua a curarlo… >> Fece una pausa. Jack attese. Sapeva già cosa aveva in mente. << Quindi dobbiamo eliminarla. >> Si voltò e fissò lo Spirito del Ghiaccio negli occhi. Jack distolse lo sguardo.
<< Sempre così… >> Mormorò deluso. Pitch non lo ascoltò e andò a sedersi sul suo trono.
Mi chiedo perché sia tanto restio ad eliminare gli umani… Pensava Pitch. Mi aveva concesso di andare ad attaccarli, sembrava si fosse convinto che andassero tolti di mezzo, ma perché fa così? Jack fissava il vuoto con sguardo spento.
Non vorrei che una parte di loro fosse ancora nel suo cuore…

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Capitolo 37
*** Ribelli ***


Cane Pezzato puntò la torcia nell’abitacolo del fuoristrada. Dopo la lotta con gli Incubi, l’automobile era stata scaraventata via con dentro le loro armi. Non era in buono stato, ma poteva essere riparata. Forse Nightmare avrebbe potuto fare qualcosa, in fondo poteva modellare gli oggetti creati da lui…
Vide luccicare il metallo del suo fucile e cercò di afferrarlo. Quando uscì teneva la torcia in bocca e il fucile tra le mani. Vicino c’era Topo di Fogna. Lo chiamò per dirgli che le armi erano lì. Lupo Solitario era andato con loro; non sarebbe stato saggio lasciarli uscire da soli senza armi, e con un guerriero abile come lui non avrebbero dovuto preoccuparsi di nulla. In realtà la loro scorta era un modo per accontentare Nightmare, che non approvava che qualcuno andasse in giro per la città disarmato; nessuno pensava che gli Incubi si sarebbero fatti rivedere tanto presto.
Mentre tornavano al rifugio, pensava a come fosse cambiata la sua vita in così poco tempo. Era stata stravolta già tempo addietro, alla morte dei suoi genitori. A quel tempo aveva dovuto imparare a cavarsela da solo. Era cresciuto con l’idea di contare su sé stessi per fare le cose. Non che fosse un tipo solitario, ma quando solo lui sapeva fare una cosa, preferiva non essere disturbato… Era cresciuto in un orfanotrofio… Era sempre stato intelligente e furbo; alla fine aveva inventato un congegno per tenere lontani gli Incubi, che adesso si trovava al rifugio di Babbo Natale. Stava cercando di ricrearlo, ma in mancanza di materiali era difficile…
 
*
 
Jamie era ancora sul suo lettino. Guardava Fatina dei Denti con tristezza.
<< Perché hai rischiato tanto per me? >> Chiese a voce alta. Non sapeva se la donna potesse sentirlo, nel suo stato, ma pensava che una parte di lei fosse ancora sveglia. Jamie girò la testa e guardò alla porta. Aveva sentito dei passi avvicinarsi. Era Luna.
<< Ciao. >> Disse atono. Lei non rispose. Si sedette ai piedi del letto e lo guardò.
<< Come stai? >> Chiese la ragazza preoccupandosi per lui.
<< Mi fa male la schiena… >> Disse Jamie muovendosi un po’. << Gli altri sono tornati? >>
<< Poco fa. >> Rispose lei. Jamie annuì pensieroso.
Rimase il silenzio nella stanza. Luna sembrava voler dire qualcosa, ma lo stato d’animo di Jamie la frenava. Alla fine trovò il coraggio.
<< Ti senti in colpa per quello che è successo, vero? >> Jamie le rivolse uno sguardo sorpreso. Gli occhi di Luna non gli lasciarono la possibilità di mentire. Abbassò lo sguardo presto.
<< Si nota così tanto? >> Chiese in tono colpevole.
Luna sbuffò. << Sei uno stupido. >> Disse delusa. << Non hai capito che Fatina dei Denti ha fatto tutto questo di sua scelta? Sono certa che sapesse verso cosa andava incontro, ma sapeva anche che sarebbe stato una tragedia perdere te! >> Jamie rimase allibito. << Tu non hai visto l’ira nei suoi occhi quando ha visto Pitch colpirti… Per lei sei davvero importante, Nightmare! >>
Jamie rimase in silenzio a guardare il corpo della donna. Sembrava così calma, così beata…
Il ragazzo non voleva parlare ancora di quello. Cambiò discorso:<< Sei stata coraggiosa, Luna. >> Disse abbozzando un sorriso. << Hai affrontato Pitch dopo avermi visto in quello stato… Hai avuto coraggio. >> La ragazza fece un’espressione di disappunto.
<< Non era coraggio. Ero disperata. >> Non nascose di aver provato paura quando Jamie venne colpito. << Quando Pitch ti ha colpito, ho sentito come se non volessi rimanere sola… Di nuovo. >>
<< Ma tu non sei sola! >> Ribatté il ragazzo. Luna lo guardò interrogativa con un sopracciglio inarcato. << Ci sono Topo di Fogna e Cane Pezzato qui, e poi c’è Fearless. E Lupo Solitario! >> La ragazza sbuffò all’ultimo nome. Era più difficile di quanto Jamie credesse, riuscire a riappacificare quei due.
Nella stanza entrò Kallisto. << Come va? >> Chiese al ragazzo, che si limitò a rispondere positivamente.
<< Gli altri hanno ritrovato il fuoristrada. >> Lo informò. << Cane Pezzato dice che sei in grado di ripararlo… >> Sembrava scettico. Jamie invece annuì.
<< Posso farlo, ma di certo non ora… >> Rispose. Kallisto fu sorpreso. Prese una sedia e si sedette.
<< Ancora non capisco come fai… >> Mormorò mettendo la sedia accanto al letto. << Sembra un film di fantascienza… >>
Jamie sorrise. << Non lo so nemmeno io… >> Si guardò le mani. << So solo che in qualche modo riesco a rendere tangibile la mia paura… E a usarla a mio vantaggio. >>
<< E non solo quello. >> Commentò Kallisto. Jamie annuì.
A Jamie sembrava che il tempo si fosse fermato. Non erano più in viaggio, non stavano combattendo e non erano vicini a una battaglia decisiva… Cosa stavano facendo? Stavano aspettando che lui e Fatina dei Denti stessero meglio per poter ripartire. Ma anche se fossero ripartiti, se si fossero di nuovo messi alla ricerca dei loro nemici, come li avrebbero affrontati? All’inizio Jamie non aveva pensato all’eventualità di venire sconfitto in battaglia così facilmente. Si era sentito pronto a rischiare la vita per sconfiggere Pitch Black e Jack Frost. Ma adesso, dopo aver constatato di essere inferiore all’Uomo Nero, come avrebbe lottato contro i due Spiriti?
Un forte rumore lo distolse dai suoi pensieri e fece voltare lo sguardo a lui, Luna e Kallisto. Veniva da fuori. Sembrava che una porta fosse stata buttata giù. Arrivarono delle urla alle orecchie di Jamie.
<< Fermi tutti! >> << Non fate movimenti sospetti! >>
<< Che diavolo succede? >> Fece Kallisto alzandosi e mettendo mano alla sua rivoltella. Si accostò al lato della porta e aspettò. Dopo un po’ entrò un uomo armato di un fucile, degli abiti scuri e un cappello in testa. Kallisto lo afferrò e lo disarmò dopo una breve lotta. Poi gli puntò la rivoltella alla tempia e gli chiese:<< Chi siete? Che cosa ci fate qui? >> Lo sconosciuto non rispose. Pochi istanti dopo un altro uomo entrò nella stanza e puntò una pistola alla testa di Kallisto, che si ritrovò costretto ad arrendersi.
<< Qua ce ne sono altri! >> Gridò quello una volta restituito il fucile al compagno. Scrutò Jamie e Luna con sguardo inquisitorio continuando a puntare la pistola contro Kallisto. Guardò poi Fatina dei Denti confuso. Si rivolse infine a Kallisto.
<< Che stavate facendo? >> Chiese duro. Questo indossava una tuta mimetica da militare e oltre alla pistola che teneva in mano ne portava un’altra alla cintura, assieme a parecchi caricatori attaccati agli abiti.
Kallisto rispose adirato. << Che ci fate voi qui! >> Lo sguardo dell’uomo si inasprì. << Noi stavamo curando i nostri feriti! >>
<< Avete un arsenale mica male… >> Disse l’altro. << Fuori, nel vostro furgone. >>
<< Neanche voi scherzate! >> Gli rispose per le rime Kallisto. Gli uomini sbuffarono. Non sarebbero arrivati da nessuna parte continuando così. Si rivolsero a Jamie.
<< E tu, ragazzo? Perché sei ridotto così? >> Chiese uno senza spostare la pistola.
<< Ha molta importanza? >> Chiese Jamie scontroso.
Quello sorrise compiaciuto. << Sembra che abbiamo di fronte dei duri… >>
Jamie pensò in fretta. Non voleva essere portato via da quei tizi. Pensò a come colpire quei tizi, e una mazza comparve nelle sue mani.
I due uomini erano chiaramente confusi. Quando Jamie scagliò la mazza contro di loro, quelli non riuscirono a schivarla. Si alzò in fretta dal letto e gli si lanciò addosso. Intanto Kallisto ne approfittò per disarmarli e immobilizzarne uno. Jamie fece apparire un coltello e immobilizzò l’altro. Quei due non capivano più niente. Jamie sentì dei passi fuori dalla porta. Erano stati sentiti e stava per arrivare altra gente. Infatti fece capolino un tizio grosso con un fucile a pompa tra le mani, che rimase sbalordito alla vista della scena che gli si presentò nella stanza.
<< Giù le armi! >> Intimò Kallisto puntandogli contro una pistola. Quello in  risposta gli puntò contro il fucile. Poi si ricordò di Jamie con il coltello in mano puntato addosso al suo compagno. Si costrinse ad abbassare l’arma.
<< Non avete idea di quello che state facendo! >> Protestò quello.
<< E voi? >> Chiese Kallisto. Poi cambiò discorso. << Chi siete? >>
<< Siamo persone che non vogliono guai! >>
<< A me sembra che ne cerchiate fin troppi… >> Disse pungente Kallisto.
<< Che succede di là? >> Tuonò una voce fuori dalla stanza. Jamie rivolse uno sguardo preoccupato a Kallisto. Anche lui non sapeva cosa fare.
<< Fareste meglio ad arrendervi! >> Disse l’uomo davanti alla porta. Nella stanza arrivò un uomo con l’aria di uno abituato a comandare che puntò un fucile contro Jamie senza farsi troppi problemi.
<< Vi conviene arrendervi se non volete che ai vostri amichetti là fuori succeda qualcosa di spiacevole… >> Jamie pensò a Sophie. Lasciò andare il coltello e si allontanò con sguardo basso. Anche Kallisto lo fece, benché riluttante nel gesto. Il capo sorrise compiaciuto. << Bene! >> Esclamò. << Finalmente abbiamo capito chi comanda. >>
 
*
 
Jamie si trovava in una piccola stanzetta assieme a Cane Pezzato. Il disappunto era evidente sul suo viso. All’inizio il compagno aveva cercato di tirargli su il morale, ma aveva rinunciato presto. Aveva cominciato a giocare con dei sassolini che aveva trovato per terra. Li lanciava verso il muro di fronte e a ogni lancio cercava di colpire un punto specifico della parete. Jamie invece continuava a guardare il vuoto con la sua aria arrabbiata.
La stanza era piccola. Non era un brutto posto, ma era evidente che non fosse stata costruita per farci dormire qualcuno: c’erano un letto a castello e una finestrella da cui il ragazzo poteva vedere la Luna; dal soffitto pendeva una lampada vecchia che illuminava la stanzetta di una luce cupa e triste. Pensò a Sophie e a Luna, se fossero insieme, se fossero anche loro in una stanzetta come quella… Poi pensò a Fatina dei Denti, si chiese dove fosse, se quella gente la avesse rinchiusa in un’altra stanzetta da sola oppure se avessero lasciato qualcuno con lei…
<< Secondo te perché ci hanno rinchiusi qui? >> Chiese Jamie a Cane Pezzato, che si mostrò lieto di sentire l’amico rivolgergli la parola, finalmente.
<< Se consideri che viviamo in un mondo avvolto dalla paura in cui nessuno può fidarsi di nessuno, quei tizi avranno pensato agli Incubi, quando ci hanno visti. Poi avranno pensato a qualcuno di pericoloso, e dopo aver visto te e Kallisto reagire allora non hanno avuto dubbi sul pericolo. >> Rispose velocemente, ma senza confondersi. << Inoltre se tu hai usato il tuo potere, allora avranno paura di te… >>
<< E pensi che è per questo che mi hanno rinchiuso qui? >> Lo precedette Jamie. Cane Pezzato strinse le spalle.
<< E’ probabile, ma non possiamo sapere se anche gli altri sono nella nostra stessa situazione… >>
Jamie annuì pensieroso. Si accorse di sapere poco sul ragazzo che sedeva accanto a lui, e che forse si era spesso comportato scortesemente con lui.
<< Scusa… >> Disse. << Tu come vivevi prima che cominciasse tutto questo? >>
Cane Pezzato squadrò Jamie sorpreso. << Curioso… >> Disse sorridendo. << Sei il primo che me lo chiede. >>
<< Come mai? >> Chiese Jamie.
Cane Pezzato strinse un sassolino tra le dita e lo esaminò. << E’ da quando ero piccolo che i miei genitori sono morti… Per questo ho sempre vissuto in un orfanotrofio. >> Jamie pensò di aver detto qualcosa di sbagliato, ma il ragazzo non sembrava offeso. << E dato che nel rifugio di Babbo Natale la gente è piuttosto riservata, nessuno mi ha mai fatto domande del genere. >> Continuò. << I pochi che mi conoscevano già evitavano di fare domande sul mio passato, temendo di ferirmi in qualche modo, ma il fatto è che si preoccupano troppo di essere inappropriati, e questo li rende prevedibili… >> Jamie non capì dove il ragazzo volesse andare a parare. << Mentre tu sei spontaneo e questo fa di te una persona complessa. >> Concluse puntandogli un dito contro. << Non ti preoccupi se sbagli a dire qualcosa, sai che puoi rimediare in qualche modo, e fai le domande giuste. >> Jamie non era d’accordo. Lui in realtà non pensava a non essere inappropriato, e quando credeva di esserlo, non sapeva come rimediare, ma preferì non dirlo a Cane Pezzato.
<< Quindi hai vissuto in un orfanotrofio per tutta la vita? >> Chiese Jamie continuando a pensare di sbagliare domanda.
<< Non da quando sono arrivati gli Incubi. >> Rispose Cane Pezzato. << Sono finito nel rifugio dopo qualche giorno passato da solo in città. La gente aveva paura a quei tempi, e nessuno si faceva vedere. Poi sono arrivato lì, e tutto è stato migliore… Ho preferito vivere da solo, in fondo non sono mai stato un tipo molto estroverso, e mi sono concentrato sulla mia idea. >> Piegò la testa di lato. << Sai, il mio congegno capace di allontanare gli Incubi… >> Jamie annuì. Ricordava di quando glielo aveva mostrato la prima volta. Cane Pezzato riprese il racconto:<< Ho poi conosciuto Topo di Fogna. Quell’uomo è fantastico! Si è preso cura di me dal primo momento in cui ci siamo conosciuti. >> Jamie si ricordò della prima volta che aveva conosciuto Topo di Fogna, nella sala mensa, delle sue domande e dell’indifferenza del ragazzo.
<< Non so se Topo di Fogna possa essere visto come una persona fantastica… >> Tentò Jamie.
<< Topo di Fogna è un uomo che ha avuto un passato difficile, ma è un ottimo amico; si può sempre contare su di lui! >> Cane Pezzato tornò a scrutare il sassolino che aveva in mano. << Tende a comportarsi come un padre verso tutti quelli che sembrano in difficoltà… Tu, io… >> Jamie guardò la finestrella. << E Luna. >> Il ragazzo si girò di nuovo verso Cane Pezzato.
<< Si è preso cura anche di lei? >>
<< All’inizio, quando la ragazza era più avvilita. >> Disse Cane Pezzato con poca importanza. << Poi però lei si è ripresa, e ha cominciato ad essere più indipendente. >>
<< E Topo di Fogna come l’ha presa? >> Chiese Jamie. Cane Pezzato sorrise.
<< Ha detto che era riuscito ad aiutarla e se n’è andato soddisfatto… >> Jamie sorrise a sua volta.
<< Di certo è diventata più sicura di sé! >>
I due ragazzi scoppiarono in una risata.
Jamie si sentiva più calmo, ora; più sicuro. La chiacchierata con Cane Pezzato gli aveva fatto bene. Era tornato a pensare positivo.
Una voce venne da fuori la stanza.
<< E’ meglio se te e stai buono e non fai più sciocchezze, o questa volta ne andranno di mezzo i tuoi amici! >> Era qualcuno che stava spingendo qualcun altro in un corridoio. Si sentì il suono di una chiave che scattava e una porta che veniva aperta. L’uomo spinse la persona che stava accompagnando dentro un stanza e richiuse la porta. Poi Jamie sentì il rumore della chiave provenire dalla loro porta, e subito dopo questa si aprì. C’era uno degli uomini che erano venuti nel loro rifugio sulla soglia, e brandiva un fucile.
<< Muovetevi. >> Disse in tono scontroso. Jamie e Cane Pezzato si alzarono in silenzio e uscirono dalla stanzetta.
Furono condotti attraverso un corridoio buio in una stanza altrettanto buia. C’erano diverse persone là dentro; tutti dallo sguardo duro, squadravano Jamie con astio, ma quando gli fu raccontato cosa gli uomini avevano visto fare a quel ragazzo, cominciarono  mostrarsi curiosi e interessati al giovane sconosciuto.
<< Chi siete? >> Chiese un uomo con la pelle scura e la barba grigia.
Jamie guardò Cane Pezzato. Quello rispose con uno sguardo calmo. << Siamo superstiti. Ribelli come voi! >> Sentenziò il ragazzo.
<< Anche troppo ribelli! >> Disse quello che gli aveva portati là. Un altro uomo lo zittì.
<< Ci è stato detto che sai fare qualcosa di speciale… >> Mormorò una donna dai capelli castani tagliati corti. << E’ vero che riesci a far apparire armi dal nulla? >>
Jamie si guardò intorno. << Saperlo cambierebbe qualcosa? >> Cane Pezzato sembrava divertito dalla situazione. Jamie avrebbe voluto avere il suo ottimismo.
Un sorriso sprezzante fiorì sulle labbra della donna, che disse:<< Si dia il caso che a giorno d’oggi le armi siano molto importanti… >> Jamie non stava ascoltano con attenzione. << E che in un’imminente guerra tra sopravvissuti sarebbero molto utili. >>
<< Guerra?! >> Sbottò Cane Pezzato. << Siete pazzi? >>
<< Non è questo lo scopo della vostra visita? Avete fatto un sopralluogo per vedere se c’era qualcosa che valesse la pena di conquistare! >> Disse l’uomo che li aveva condotti là dando un colpo sulla testa di Cane Pezzato.
<< Questo è assurdo! >> Ribatté Cane Pezzato. Jamie temeva che la situazione si sarebbe evoluta in qualcosa di più pericoloso.
<< Allora diteci perché siete venuti qui. >> Disse un uomo grosso con delle cicatrici in viso e pochi capelli in testa. Aveva l’aria di uno che voleva sempre avere tutto sotto controllo. Jamie e Cane Pezzato non risposero alla richiesta, e si scrutarono dubbiosi.
Fu Cane Pezzato a prendere la parola: lui ci sapeva fare con le parole. << E’ complicato da spiegare, e dubito che potremmo spiegarvelo ugualmente… >>
<< Mi stai dando dello stupido? >> Chiese l’uomo con le cicatrici piegandosi leggermente verso i due ragazzi.
<< Nemmeno per sogno! Sto solo dicendo che è una questione riservata. >> Aveva ragione. La storia della loro missione non doveva raggiungere troppe persone; i poteri di Jamie erano una cosa che non riguardava gente come quella. Erano persone pericolose.
<< E perché non potete dircelo? >>
Jamie si sentiva sempre più sotto pressione. Non ci sarebbe voluto molto perché la situazione si complicasse, ma cosa poteva fare? << Per lo stesso motivo per cui voi ci avete rinchiusi in quelle stanzette e ora ci state facendo un interrogatorio: non vi fidate! >> Disse pungente Cane Pezzato.
L’uomo guardò il ragazzo sprezzante. Cane Pezzato non abbassò lo sguardo. L'uomo rivolse uno sguardo a Jamie:<< E tu, ragazzo? Non hai niente da dire? Sembri uno molto speciale… >> Jamie non rispose. Si limitò a rivolgere uno sguardo duro all’uomo. Quello sorrise. << Bene. >> Disse, poi fece un cenno all’uomo che li aveva portati là, e subito quello afferrò Cane Pezzato.
<< Che state facendo? >> Urlò Jamie. Purtroppo aveva il presentimento di saperlo già.
<< Voglio vedere se parlerai quando te lo chiederà il tuo amico… >> Rispose l’uomo con un sorriso. Cane Pezzato fu posto su una sedia e legato lì. Lui non oppose resistenza. Un pugno si abbatté forte sul suo viso, facendogli girare la testa di lato. Un lamento provenne dal ragazzo, che alzò lo sguardo a fatica.
<< CANE PEZZATO!!! >> Urlò Jamie. Il ragazzo però sorrideva.
<< Non preoccuparti, Nightmare. >> Disse. << Non mi fanno paura. >> E detto questo fece l’occhiolino a Jamie.
<< Ah, no? >> Ruggì l’uomo, che si apprestò ad assestargli un pugno nello stomaco.
Jamie poteva solo assistere inerme a quell’orribile spettacolo. Provò a implorare le persone davanti a loro:<< Smettetela, vi prego! Perché state facendo questo? >> Ma quelli non ascoltavano. Volevano sentire solo una cosa dalle labbra del ragazzo.
Cane Pezzato non avrebbe resistito a lungo. Forse sarebbe anche riuscito a non dire nulla, ma Jamie non poteva sopportare di vederlo in quello stato. La rabbia lo assalì, e lui decise di riversarla contro quegli uomini spregevoli che non si facevano problema alcuno a fare del male a un ragazzo come Cane Pezzato.
Jamie fece apparire una pistola dietro la propria schiena e la puntò contro l’uomo che stava facendo del male a Cane Pezzato. << FERMATI!!! >> Tuonò, e per la prima volta volle veramente sparare a qualcuno. Come vide la pistola, l’uomo sbalordì, e si guardò intorno chiedendosi da dove Jamie l’avesse presa. Il ragazzo si sbrigò a fare apparire un’altra e a puntarla contro il gruppo di persone davanti a loro.
L’uomo che li aveva accompagnati là aveva posato il fucile poco lontano dalla sedia dove stava Cane Pezzato, e ora era sotto il tiro della pistola di Jamie; non poteva fare niente.
<< Liberalo. >> Disse Jamie senza distogliere lo sguardo dal suo obiettivo. Quello esitò, ma quando Jamie gli ebbe ricordato di avere due pistole puntate sui presenti, non fece storie.
Quando cane Pezzato fu arrivato da Jamie, quello lo accolse aiutandolo a reggersi in piedi. Jamie continuava a puntare la pistola sull’uomo, mentre intanto si avvicinava alla porta.
Una volta fuori, Jamie fece apparire una catena e un lucchetto con cui chiudere la porta. << A te non faranno paura, ma io ne ho fin troppa! >> Disse Jamie quasi a rimproverare il ragazzo. Cane Pezzato ebbe la forza di ridacchiare. Dovevano sbrigarsi ad andarsene da lì; Jamie aveva la sensazione che non ci avrebbero messo molto a liberarsi.
I ragazzi procedevano a fatica nei corridoi. Jamie non conosceva il posto, e Cane Pezzato procedeva lentamente a causa delle ferite. Per fortuna non erano gravi, ma il ragazzo non aveva certo un bell’aspetto. Dovevano fare in fretta, o sarebbero stati catturati di nuovo. Fortunatamente, nei corridoi non incontrarono nessuno, il ché gli diede la possibilità di continuare senza intoppi. A un certo punto Cane Pezzato fermò Jamie. << Ci siamo. >> Disse. << Lo riconosco. >> In effetti il corridoio in cui si trovavano aveva qualcosa di familiare; Jamie notò le tante porte che conducevano in quelle piccole stanzette, dove probabilmente vi erano rinchiusi gli altri. Ne aprirono una a caso, e trovarono dentro di essa Lupo Solitario sdraiato a terra. Guardò Jamie negli occhi con sguardo provato. Il ragazzo notò il braccio dell’altro.
<< Che ti hanno fatto? >> Esclamò spaventato alla vista della ferita da taglio lunga dalla spalla al gomito. Lupo Solitario digrignò i denti.
<< Non ci vanno leggeri quelli… >> Si limitò a dire. Tese il braccio verso Jamie, che lo aiutò ad alzarsi. Jamie guardò con orrore la ferita, ma Lupo Solitario gli disse noncurante:<< Guarirò. E’ solo un graffio. >>
Jamie andò ad aprire un’altra porta, e qui vi trovò Luna assieme a Sophie. La ragazza come lo vide, scattò in piedi ad abbracciarlo, prendendolo alla sprovvista. << L’hanno scambiata per mia sorella. >> Disse parlando di Sophie. << Per questo siamo rimaste assieme. >> Jamie annuì, ringraziandola con lo sguardo e andando a prendere in braccio la sorellina.
<< Ti sei comportata bene? >> Le chiese. La piccola in risposta lo abbracciò forte.
<< Sbrighiamoci! >> Li interruppe Lupo Solitario tenendo nascosta la ferita sul braccio. Dovevano ancora liberare tutti gli altri.
Quindi Jamie e gli altri uscirono dalla stanzetta e cominciarono ad aprire le altre porte nel corridoio. Liberarono così Bruto, Kallisto, Rage, Occhio di Falco, Runner, Giuda, Topo di Fogna, Siaiei, Thor e per ultimo Coniglietto di Pasqua.
<< Dov’è Fatina dei Denti? >> Chiese l’uomo non appena Jamie ebbe aperto la porta. Questa era la domanda che Jamie non si sarebbe voluto porre. Temeva già da prima che fosse da qualche altra parte, e ora ne aveva la conferma.
<< Dobbiamo trovarla! >> Esclamò Kallisto.
<< Ma come? Siamo disarmati, non possiamo lottare! >> Intervenne Giuda.
Jamie cercava di pensare a un modo per uscirne. Dovevano scappare, per prima cosa. Dovevano trovare un posto sicuro dove nascondersi, ma dovevano anche trovare Fatina dei Denti, e girovagare per quella base sarebbe stato impossibile per loro; presto avrebbero incontrato qualcuno e non avrebbero potuto certo opporre resistenza. Solo in quel momento gli venne in mente di fornire di armi gli altri. Diede a Kallisto una spada e una pistola che avrebbe potuto maneggiare facilmente con una mano; a Bruto diede un’accetta e un fucile a canne mozze che prese con avidità; una lancia a Rage e due coltelli di diversa lunghezza a Runner; Coniglietto di Pasqua si fece dare un arco e un coltello; Giuda prese una mitragliatrice; Thor si fece dare da Jamie un martello; Siaiei ricevette due pistole e parecchie munizioni; Topo di Fogna ricevette un fucile come quello che Jamie gli aveva dato tempo addietro; Occhio di Falco si fece dare una lancia a doppia lama; Cane Pezzato e Lupo Solitario non erano in grado di combattere, sarebbero dovuti rimanere dietro.
<< Anche io voglio un’arma! >> Sbottò Luna quando Jamie ebbe finito. << Posso aiutare! >>
<< Per favore, Luna, occupati di mia sorella! >> Implorò Jamie, che non voleva cominciare a litigare proprio in quel momento. Ma la ragazza ribatté.
<< Possono farlo Cane Pezzato e Lupo Solitario! Io posso combattere! >> Jamie non riuscì a rifiutare, così fornì Luna di alcuni coltelli simili a quelli che la ragazza aveva sempre con sé.
La Squadra cominciò così a girare per quei locali senza sapere esattamente dove andare. Per lo meno quelli non erano dei sotterranei, quindi sarebbe stato più facile trovare l’uscita. Non sembravano neanche esserci molte persone in giro; il gruppo non aveva incontrato nessuno.
<< Il posto sembra un grande ufficio, non un posto in cui vivere… >> Notò Coniglietto di Pasqua. << Ma deve esserci qualcun altro! >>
Alla fine riuscirono a trovare una coppia di persone: un uomo e una donna. Uscivano da un ascensore e chiacchieravano animatamente. Come si videro puntare le armi contro cominciarono a tremare di paura.
<< Non vi faremo niente, signori. basta che voi ci aiutiate a trovare una persona. >> Spiegò Kallisto abbassando la pistola.
I due si mostrarono collaborativi:<< Chi state cercando? >> Chiese l’uomo.
<< Una donna. >> Rispose Coniglietto di Pasqua. << E’ in condizioni di salute gravi, e voi ce l’avete portata via! >> Si sfogò con quello senza un motivo preciso: probabilmente quei due neanche sapevano della loro presenza, della loro cattura… Coniglietto di Pasqua si accorse di aver esagerato quando Kallisto gli ebbe messo una mano sulla spalla e gli ebbe rivolto uno sguardo serio.
<< Avete zone ospedale o roba del genere? >> Chiese poi Kallisto. << Mi auguro che non l’abbiate lasciata in una lurida stanzetta come quelle in cui siamo stati messi noi. >> Calcò un po’ la voce, giusto per essere convincente. L’uomo sembrò pensieroso, poi il suo viso si illuminò.
<< Siete fortunati! Io sono un medico; mi sono occupato io di lei. >> Sembrava si fossero dimenticati di avere delle armi puntate contro. << E’ al piano terra, vi posso condurre senza problemi. >>
Coniglietto di Pasqua sembrò sollevato dalla notizia; mentre il gruppo entrava nell’ascensore da cui erano usciti i due sconosciuti, cominciò a fare domande su Fatina dei Denti. << Sta bene? Le sue condizioni sono migliorate? >>
<< Al momento è stabile, ma ancora non vuole svegliarsi. Cosa le è capitato? >> Chiese il dottore. Si zittì quando vide Cane Pezzato e Lupo Solitario. << Ma cosa diavolo…! Che vi è successo?! >>
<< Il vostro capo… >> Disse Lupo Solitario. << Ci ha fatto questo. >> L’uomo sembrò rimanere di stucco. Rivolse uno sguardo sbalordito alla donna che era con lui e poi guardò di nuovo Lupo Solitario e Cane Pezzato.
<< Vedrò di fare qualcosa per le ferite, dopo… >> Disse cercando di distogliere lo sguardo dagli occhi dei due ragazzi. << Vi chiedo di scusarlo… Carter di solito non è così… >>
<< Lasciamo perdere. >> Disse secco Lupo Solitario.
<< No invece! Deve essere successo qualcosa. >> Ribatté l’uomo.
<< L’importante adesso e ritrovare Fatina dei Denti. Alle ferite ci penserà poi Occhio di Falco. >> Disse Coniglietto di Pasqua ricevendo l’assenso di Lupo Solitario. Se il dottore e la donna che era con lui notarono la singolarità dei nomi, non fecero domande.
Una volta arrivati al piano terra la Squadra irruppe nella sala. Lì c’era più gente che negli altri piani. Dovettero alzare le armi e gridare di stare fermi per ottenere l’attenzione di tutti. La gente cominciò a urlare e a nascondersi.
<< Non vi faremo del male, vogliamo solo la nostra compagna! >> Urlò Coniglietto di Pasqua. I presenti, però, non si fidavano dello sconosciuto, e continuavano a stare nascosti.
Il dottore li condusse in una stanza con i muri e le porte in vetro dentro la quale il gruppo riconobbe Fatina dei Denti sdraiata in un letto; stava ancora dormendo, ma la sua espressione sembrava serena. Passando davanti alle porte queste si aprirono e Coniglietto di Pasqua si precipitò da lei, mentre Runner e Giuda rimanevano di guardia fuori dalla stanza. Stava per tirarla fuori dal letto, quando il dottore lo fermò.
<< Aspetta! >> Disse. << Non posso lasciarla andare così. >> Coniglietto di Pasqua scosse la testa.
<< E’ un mio problema se è in queste condizioni. >> Disse.
<< Ma senza le cure giuste potrebbe non svegliarsi mai! >> Ribatté quello, spaventando Coniglietto di Pasqua. L’uomo esitò alcuni istanti, lasciando al dottore spazio per lavorare. << E come siete finiti in questa situazione? >> Chiese armeggiando con qualcosa.
Nel gruppo volarono degli sguardi insicuri e un silenzio fastidioso scese nella stanza.
<< Stress. >> Fece poi una voce che si rivelò essere Topo di Fogna. << Non è riuscita a reggere la tensione. >> Nella Squadra si levarono mormorii di assenso e qualcuno annuì. Il dottore non sembrava molto convinto della risposta, ma lasciò perdere.
Passavano i minuti. Nei presenti la tensione si faceva sempre più sentire. Tutti sapevano che prima o poi sarebbe arrivato qualcuno. Dovevano sbrigarsi ad andarsene, se non volevano restare bloccati lì. Intanto, però, Occhio di Falco ne approfittò per medicare le ferite di Lupo Solitario e Cane Pezzato. Il dottore continuava ad accudire Fatina dei Denti, ma in realtà non sapeva che fare.
Jamie continuava a guardare fuori dalla stanza e poi il letto di Fatina dei Denti, chiedendosi cosa fare. Presto sarebbero arrivati per riportarli indietro, non avevano tempo!
Gli venne in mente un’idea. Forse sarebbe stato inutile, ma tentare non costava nulla, quindi si avvicinò a Fatina dei Denti, sorprendendo tutti, e si abbassò fermandosi accanto a un orecchio della donna. In quella posizione, sussurrò qualcosa che solo lui e lei avrebbero potuto sentire.
<< Stiamo tutti aspettando te, Fatina dei Denti. Stiamo aspettando che tu guarisca. Sei l’eroina della Squadra, e so che puoi farcela! >>
Come se fosse stato un segnale, gli occhi della donna si mossero leggermente. Le sue palpebre si aprirono lentamente e sbatterono un paio di volte prima che la donna potesse mettere a fuoco il viso del giovane Nightnare di fronte a lei. Quando lo riconobbe sorrise dolcemente, e Jamie ricambiò con un sorriso stupefatto.
<< Si è svegliata! >> Disse il dottore strabiliato. Non riusciva a crederci. << Si è svegliata! >>
Coniglietto di Pasqua si fiondò da lei e il suo viso si illuminò quando il suo sguardo incontrò quello di lei.

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Capitolo 38
*** Tu credi? ***


Per un attimo i presenti si dimenticarono della situazione. Coniglietto di Pasqua continuava a fissare negli occhi Fatina dei Denti, ma presto si dovette ridestare. Ora che la donna stava bene, sembrava più razionale e riusciva a pensare meglio. Si rivolse al dottore.
<< Dobbiamo andarcene prima che arrivi qualcuno. >> Disse in tono autoritario.
Il dottore lo guardò sorpreso. << Ma si è appena ripresa, e avete altri feriti… >>
<< Non possiamo restare! >> Disse con più forza Coniglietto di Pasqua. In quel momento dei proiettili mandarono in frantumi i vetri e Runner e Giuda entrarono nella stanza mettendosi al riparo e urlando agli altri di fare altrettanto. I capi si erano liberati, o forse ci erano riusciti da molto tempo e ci avevano messo molto a trovarli; comunque fosse, ora erano nei guai.
Jamie fece riparo a sua sorella con un braccio, per evitare che delle schegge di vetro la colpissero. Non pensò a creare uno scudo per difendersi. Vide con la coda dell’occhio Coniglietto di Pasqua pararsi di fronte a Fatina dei Denti a braccia aperte. Quando i frammenti smisero di cadere, Jamie vide diverse ferite sul corpo dell’uomo.
<< Coniglietto di Pasqua! >> Urlò qualcuno tirandolo da un braccio per farlo abbassare, ma lui continuava a stare in quella posizione, per difendere la donna. Poi incoccò una freccia e la scagliò contro i nemici. Jamie sentì un lamento e capì che l’uomo aveva colpito qualcuno. Forse non si trattava di una ferita grave, che non avrebbe ucciso, ma Jamie si sentì male al pensiero. Doveva fare qualcosa, per evitare che Coniglietto di Pasqua uccidesse qualcuno.
<< Luna! >> Disse voltandosi e trovandosela accanto. << Ti affido mia sorella. >> Non le diede neanche il tempo di rispondere. Si alzò e scavalcò i resti del muro di vetro, uscendo dalla stanza. Prima che qualcuno gli potesse sparare, entrò in un varco per apparire alle spalle dei nemici con in mano una sciabola. Sperava di poterli prendere alla sprovvista, ma gli uomini, nonostante la sorpresa, cominciarono a sparare su di lui una volta individuato. Jamie così cominciò a correre in cerchio, continuando ad attirare i colpi su di sé. Preferì non guardare verso i suoi amici, che probabilmente adesso si erano messi a urlargli di tornare indietro, e si lanciò verso i nemici. In quel momento vide le tre persone che li avevano interrogati, e cercò di capire chi tra loro fosse il capo.
Il dottore aveva fatto il nome di un certo Carter, quindi non poteva trattarsi della donna. Doveva essere uno di quei due uomini, ma quale?
Pensando, Jamie non vide una freccia passargli accanto all’orecchio sinistro. Quando sentì il sibilo, però, si spostò e girò lo sguardo per vedere chi l’avesse lanciata. Coniglietto di Pasqua aveva l’arco tra le mani e stava incoccando un’altra freccia. Jamie vide davanti a sé un uomo armato, e capì che la freccia era diretta a lui. Decise di non distrarsi più. Avrebbe scelto uno dei due uomini casualmente; vedendoli in pericolo, gli uomini si sarebbero fermati, sperava.
Jamie scattò così verso l’uomo dalla pelle scura, che come lo vide gli rivolse uno sguardo furioso, puntandogli contro una mitragliatrice. L’uomo iniziò a sparare. Jamie si abbassò ed entrò in un altro varco luminoso che lo fece sbucare alle spalle dell’avversario. Gli bruciava la pelle e i vestiti perdevano piccoli brandelli, per aver usato due volte di seguito il varco. Impugnò la sciabola e colpì l’uomo alla testa con l’impugnatura dell’arma. Quello fu sorpreso a vedere scomparire il ragazzo proprio davanti ai suoi occhi, e fu ancora più sorpreso quando se lo ritrovò alle spalle. Non sentì molto dolore, però, e Jamie se ne accorse quando l’uomo reagì girando su sé stesso e cercando di colpirlo con la mitragliatrice. Il ragazzo indietreggiò, schivando l’arma da fuoco per pochi centimetri. Scrutò l’avversario con curiosità, cercando di trovarne un punto debole. Non ne aveva il tempo, però; gli uomini attorno a loro continuavano a sparare e a metterlo sotto pressione. Decise di cambiare piano; i nemici erano superiori a lui. Entrò in un varco e tornò dai suoi compagni. Si lamentò del dolore quando uscì dal varco; si era ricordato ora che le sue ferite non erano ancora del tutto rimarginate, quindi in quei punti la pelle bruciava di più.
<< Non possiamo fare molto… >> Disse quando il dolore ebbe cominciato a scemare. << Sono di più, e non riusciremo a bloccarli. >>
<< Potremmo eliminarli da qui! >> Disse Coniglietto di Pasqua con sguardo duro, incoccando un’altra freccia nell’arco. Jamie scosse la testa.
<< No! Se ne uccidi qualcuno, è la fine! >> Coniglietto di Pasqua dovette ammettere che Jamie aveva ragione. Kallisto annuì; Jamie pensò che ci avesse già provato lui, a far ragionare il compagno.
<< E allora che facciamo? >> Chiese Luna prendendosi dall’ansia.
Jamie rimase in silenzio un attimo. << Dovremmo trovare un modo per scappare… Oppure dovremmo nasconderci e trattare con loro… >>
<< Trattare? L’unica cosa che vorranno fare con noi, sarà una scazzottata! >> Se ne uscì Topo di Fogna. Aveva ragione. Non avevano motivo di trattare con loro. Lo sguardo di Jamie cadde sul dottore, che era rimasto con loro.
<< Chi è Carter? >> Chiese. Il dottore guardò il gruppo, poi si affacciò dal suo riparo. Indicò l’uomo con le cicatrici.
<< E’ lui, lo vedi? >>
<< E lui è il vostro capo? >> Chiese Jamie insistente. L’uomo annuì. Jamie si affacciò e guardò l’uomo. Tornò indietro e si rivolse alla Squadra. << Ho un piano, ma dovrete fare tutto quello che vi dirò, seguendomi ovunque andrò! >>
<< E dove andremo? Da qui non c’è modo di andarsene! >> Rispose secco Bruto. Jamie sorrise.
<< Un modo c’è. >> Disse aprendo una mano. << Vi avverto, però: è pericoloso. >>
Kallisto scosse la testa e mise la sua mano chiusa a pugno davanti al ragazzo. << Non importa, io ci sto! >>
Istanti di incertezza passarono lentamente, ma a poco a poco, tutti quanti misero i pugni davanti a Jamie. << Bene! >> Disse lui prendendo le mani di tutti loro. Strinse a sé Sophie e le disse di prendere la mano di Fatina dei Denti. Quando tutti furono uniti, Jamie aprì un varco davanti a loro, e subito vennero attirati dentro di esso.
Gli uomini stavano entrando nella stanza a vetri. Dopo aver spostato i ripari che la Squadra aveva messo davanti, Carter fu sorpreso di trovarvi solo il dottore e la donna che lo accompagnava.
<< Dove sono? >> Ringhiò. L’uomo non ne aveva idea. Il capo si voltò e vide il gruppo di sconosciuti dentro all’ascensore da dove erano scesi proprio mentre le portiere si chiudevano. Il dottore si alzò, cercando di far ragionare l’uomo.
<< Non sono nemici, Carter! Vogliono solo andarsene! >> Ma l’uomo lo spinse con forza e lo fece cadere a terra.
Jamie era appena uscito dal varco luminoso che aveva creato. Era stato più grande delle altre volte, perché avrebbe dovuto far passare tutta la Squadra. Si sentiva bruciare dappertutto e gli faceva male la testa; i suo vestiti avevano preso fuoco, e non se ne sarebbe accorto, se Luna non lo avesse colpito ripetutamente sulla schiena, tentando di spegnere le fiammelle. Anche lei mostrava segni di bruciature sul viso e sulle braccia, ma cercava di non lamentarsi. Sophie, invece, non riuscì a trattenersi dal piangere. Anche se il tragitto era stato breve, per lei e per tutti gli altri era la prima volta; non ne erano abituati. Cane Pezzato, nelle sue condizioni, non avrebbe potuto attraversare il varco, se non avesse avuto una grande forza di volontà e non avesse stretto i denti. Lo stesso fecero alcuni membri della Squadra. Fatina dei Denti respirava profondamente e a fatica, e Topo di Fogna si dava colpetti sulla giacca.
<< Che cos’è stato? >> Chiese Bruto. Jamie non rispose; si affrettò a premere un tasto dell’ascensore, per evitare che gli uomini li raggiungessero.
Jamie guardò Bruto tenendo un occhio chiuso a causa del bruciore. << Un varco. >> Disse. << Posso spostarmi da un luogo all’altro attraversando questi portali. Lì si viaggia molto più velocemente, ma le conseguenze sono queste… >> Disse mostrando gli abiti strappati.
Avevano tutti provato sulla loro pelle quella sensazione; molti non avevano intenzione di riprovarci, mentre altri, forse avrebbero voluto capire meglio di cosa si trattasse…
Stavano salendo con l’ascensore. Jamie non sapeva nemmeno dove avesse premuto. L’importante era trovare un posto sicuro, poi avrebbero deciso che fare.
Quando l’ascensore si fu fermato, Jamie tirò fuori la testa per accertarsi che non ci fosse nessuno, poi disse agli altri di seguirlo. La Squadra cominciò a correre nei corridoi deserti. In quel posto non c’era molta vita… A un certo punto, da dietro un angolo spuntarono tre uomini armati. Stavano chiacchierando tra di loro, quindi non dovevano sapere della loro presenza. Quando li videro quasi si spaventarono; prese le armi, cominciarono a sparare verso di loro. Jamie innalzò un muro per evitare che quelli colpissero qualcuno del gruppo, bloccando così la strada. Si sentirono voci soffocate da dietro il muro; gli uomini si stavano chiedendo cosa fosse successo. Jamie disse agli altri di sbrigarsi, e il gruppo tornò a muoversi, ma con più cautela.
I problemi arrivarono quando un piccolo gruppo di uomini venne fuori dall’ascensore da cui erano arrivati Jamie e gli altri. Non c’era il loro capo, ma dovevano essere stati mandati uomini armati in tutto il palazzo per scovarli. La Squadra cominciò a scappare per ordine di Nightmare, con gran fatica per Coniglietto di Pasqua, che portava in braccio Fatina dei Denti, ancora troppo debole per correre, e per Cane Pezzato, che con le sue ferite non riusciva a correre bene.
Jamie trovò una porta socchiusa, e ci si infilò dentro, assieme a tutti gli altri. Una volta bloccata la porta, Jamie e gli altri si accorsero di non essere soli in quella stanza buia, illuminata solo dalla luce della Luna che veniva da una finestra dall’altro lato della stanza.
Nella stanza erano disseminati vari giocattoli; ai lati della stanza c’erano casse e contenitori vuoti o rovesciati; ai muri vi erano disegni dai colori vivaci che facevano pensare a una stanza per bambini. Infatti, al centro della stanza, in mezzo ai giochi, vi era una bambina dai capelli neri e lunghi. Era seduta a terra, e guardava tutti con occhi spenti.
<< Nightmare… >> Fu la reazione di Luna alla vista della bambina. Jamie capì, e si avvicinò a lei.
<< E’ tutto a posto. >> Disse Jamie in tono amichevole abbassandosi. << Non vogliamo farti niente di male. >>
La bambina non lo ascoltava neanche. Jamie si voltò lanciando un’occhiata indecisa agli altri. Neanche loro sapevano come comportarsi. Fu la piccola Sophie che trovò l’idea giusta. Si avvicinò piano piano e disse:<< Ciao. >> La bambina, più piccola di lei di poco, girò lo sguardo verso la sconosciuta. La guardò con sospetto e arretrò un poco.
Che cos’ha questa bambina? Si chiese Jamie quando la vide allontanarsi da sua sorella. Ma Sophie non demorse e si avvicinò accovacciandosi e prendendo un trenino di legno.
<< Sono tutti tuoi questi giocattoli? >> Chiese la bambina con una vocina innocente. La bambina dai capelli neri guardò le mani di Sophie reggere il trenino giocattolo e infine annuì. << E non ci giochi? >> Chiese di nuovo Sophie. La bambina non sembrò apprezzare le domande di Sophie, e arretrò di nuovo, scuotendo la testa impaurita. La bambina guardò il giocattolo che teneva in mano e poi rivolse alla bambina un’altra domanda:<< E perché? >>
A questa domanda, la bambina dai capelli neri arretrò fino a un muro, chiudendosi in sé stessa.
<< Nightmare… >> Disse Luna tirandolo da una manica. << Ha paura… >> Sussurrò al suo orecchio. Ma certo! Aveva paura. Doveva aver creduto così tanto nei Guardiani che alla loro scomparsa, la sua speranza era stata devastata, e la sua paura l’aveva divorata.
Jamie si fece avanti e si abbassò di nuovo vicino alla bambina. Questa volta il suo sguardo era deciso, e sapeva cosa fare.
<< Tu credi in Babbo Natale? >> Chiese. La bambina mosse la testa di scatto verso il ragazzo e gli rivolse uno sguardo terrorizzato. Si affrettò a scuotere la testa. Jamie continuò:<< Perché? >> Aspettò un attimo prima di riprendere a parlare:<< Perché se n’è andato, vero? >> Questa volta la bambina non fece nulla. Jamie pregò perché la bambina gli credesse; si avvicinò al suo orecchio e sussurrò:<< Loro esistono! >>
Gli occhi della bambina si spalancarono e lei gli rivolse uno sguardo speranzoso, ma incredulo. Lui annuì convinto. << I Guardiani esistono, se credi in loro. >> La bambina non voleva credergli. Jamie rivolse uno sguardo di supplica verso Fatina dei Denti, che capì subito cosa volesse il ragazzo, e con un movimento delle mani, la donna si sollevò in aria. La bambina assistette stupita alla scena. Jamie sorrise e si avvicinò di più.
<< Lei è la Fatina dei Denti. >> Decise di mentire, a fin di bene. In fondo la donna era probabilmente la persona più vicina a un Guardiano… A un certo punto sentì una voce nella sua testa. Guardò la bambina. << E’ venuta qui… >> Non sapeva neanche perché stesse dicendo quelle cose; era come se qualcuno gli stesse dicendo cosa fare. Sentiva che fosse la cosa giusta da fare. << Perché sa che hai qualcosa per lei. >> Lui stesso si stupì di ciò che disse. La bambina, poi, sembrò ricevere uno schiaffo tanto forte da svegliarla da un sonno molto profondo. Aprì la bocca e mostrò un canino mancante.
<< Finalmente sei arrivata! >> Urlò piena di gioia alzandosi e correndo da Fatina dei Denti.
Come faceva a sapere del dente? L’unico pensiero che riuscì a prendere forma nella mente di Jamie.
Mentre la bambina abbracciava Fatina dei Denti, una voce provenne da fuori la stanza.
<< Uscite subito, bastardi! >> Era la voce del capo, Carter. Era infuriato, a giudicare dal tono di voce. Un paio di colpi alla porta lo fecero capire a tutto il gruppo.
Jamie corse versò Fatina dei Denti. << Fatina dei Denti, prendi la bambina e mia sorella e tienile al sicuro! >> Lei annuì e andò verso Sophie, tenendo la bambina dai capelli neri per una mano.
Bruto e Thor avevano messo una cassa davanti alla porta, per evitare che qualcuno la potesse aprire, ma non avrebbe retto per sempre. Bisognava fare qualcosa prima che Carter riuscisse a entrare. Jamie si preparò a una mitragliata di proiettili che avrebbe di sicuro sorpassato la porta, ma non successe nulla. Strano… Pensò.
<< USCITE!!! >> Un altro urlo. Questa volta era più forte. C’è qualcosa che lo sta mettendo sotto pressione… Pensò Jamie. Doveva essere qualcosa fuori dalla stanza, o dentro?
La bambina! Capì il ragazzo. E’ sua figlia!
Jamie sapeva che l’uomo non si sarebbe fatto problemi a sfondare la porta con un colpo di fucile, o a scardinarla a spallate, se non fosse stato per la bambina. Aveva paura che loro gli facessero del male.
<< Non usciremo! >> Urlò Jamie in risposta, sapendo cosa dire. Tutti gi rivolsero sguardi increduli. Che aveva in mente, quel ragazzino? << Vogliamo negoziare! >>
Un ringhio venne dalla porta. Carter urlò di nuovo di uscire, imprecando contro di loro. << E c’è di più… >> Disse Jamie, capendo di non averlo convinto; non ci sperava, non al primo tentativo. << Se non vuoi parlare con noi… >> Disse fermandosi a guardare la bambina. << Dovrai parlare con tua figlia! >>
La risposta fu il silenzio. Jamie si voltò verso la bambina, e le chiese in fretta e a bassa voce:<< Qual è il tuo nome? >>
<< Anna. >> Rispose con un filo di voce la bimba.
<< Si chiama Anna, non è vero? >> Gridò Jamie alla porta, sapendo che questa prova avrebbe ammorbidito l’uomo dall’altro lato. Di nuovo silenzio. Jamie si guardò intorno in cerca di un’ispirazione. << Senti, Carter… >> Cominciò. << So che Anna aveva perso la speranza. Ha vissuto qui da quando è cominciato tutto questo casino, vero? E tu hai cercato di aiutarla, ma hai sbagliato! >> Il suo tono sembrò severo, ma non gli importò. Doveva essere il più convincente possibile. << Per farle tornare il sorriso non servivano giochi a volontà e una gabbia, non importa quanto sicura essa fosse! >> Sentì di aver trovato l’argomento giusto. << Le servivano l’affetto e la speranza che può dare un padre! Avresti dovuto continuare a dirle che sarebbe andato tutto bene, non inventarti guerre in giro per il paese e nemici immaginari! >> Avrebbe voluto vedere il viso di Carter, per sapere come stesse reagendo a ciò che gli diceva il ragazzo. << Avresti dovuto ricordarle che c’è sempre qualcuno che pensa a noi, che vuole il nostro bene! Qualcuno come i Guardiani! >>
<< I Guardiani non esistono! >> Fu la risposta di Carter. Tentò di riprendere possesso di parola, ma il suo tono era incerto, e Jamie fu rapido a reagire.
<< SI’ CHE ESISTONO! Dannazione! >> Urlò dando un pugno alla porta. << Esistono, e io sono stufo di sentirmi dire il contrario! >> Continuò, sentendo la rabbia crescere dentro di lui. Quell’argomento, rendeva aggressiva non solo Luna, ma anche lui. Carter non ribatté, forse impressionato dalla forza del ragazzo. << Sono ancora su questa terra, se solo qualcuno gli desse più fiducia, forse potrebbero fare qualcosa! >> Continuò. << Ma è per persone come te che la luce nei bambini si è spenta, perché hai fatto la scelta sbagliata; ciò che andava meglio a te! >> Jamie preferì non guardare le espressioni dei suoi amici alle sue spalle; sapeva che erano sconvolti come Carter.
Da fuori la porta non provenne nessun suono. Carter sembrava essersi arreso a ogni tentativo di attaccare. Jamie stava per concludere. << Non faremo male alla bambina. >> Disse. << Perché la abbiamo aiutata. >> Si chiese se Carter avesse capito cosa volesse dire. << Ma non dovrai attaccarci, è chiaro? >>
Il silenzio nella stanza era incredibilmente fastidioso. Jamie spostò la cassa e mise una mano sulla maniglia della porta. Tirò un respiro profondo, mentre una mano si posava sulla sua spalla. Era Kallisto, che gli consigliava con lo sguardo di non aprire la porta. Jamie sorrise. << Ho vinto io. >> Disse aprendo.
Carter era davanti alla porta, in ginocchio. Era disperato. Jamie prese una sua mano e lo invitò ad entrare, ignorando gli sguardi degli uomini armati fuori. Lo portò davanti a Fatina dei Denti. Dietro la donna stavano nascoste le due bambine. Quando l’uomo si fu avvicinato, Anna uscì dal suo riparo e corse verso il padre. Lo abbracciò piangendo e l’uomo non riuscì a trattenere le lacrime.
<< Non sono cattivi, papà. >> Disse la piccola con voce innocente.
Tutto era chiaro, adesso: Carter doveva essere un padre molto premuroso; anche troppo. Quando erano arrivati gli Incubi, doveva aver riunito la popolazione della città che era sopravvissuta ed era diventato un leader deciso e forte. In quel palazzo e forse in altri ancora, aveva riorganizzato le vite di tutti, in modo che Pitch non li scovasse. Quando però aveva visto la figlia perdere la luce negli occhi che caratterizzava i bambini a quell’età, aveva interpretato male ciò che stava accadendo, e l’aveva rinchiusa in quella stanza, pensando che fosse al sicuro. La tristezza della bambina, però era aumentata, e Carter aveva cercato di darle un po’ di svago portandole tutti quei giocattoli. La bambina però voleva solo che la Fatina dei Denti venisse da lei. Quando poi le era caduto il dente – e l’evento doveva essersi verificato da poco, a causa del dente ancora mancante della bambina – e la Fatina dei Denti non era arrivata, la bambina aveva perso del tutto ogni speranza nell’esistenza dei Guardiani. Infatti quella era stata per lei la prova decisiva della loro inesistenza; perché nonostante avesse smesso di credere in loro da tempo, la speranza era rimasta. Carter non aveva capito tutto questo, e ci era voluto l’intervento di Jamie, perché capisse il suo errore, e l’aiuto di Fatina dei Denti per far tornare Anna a credere.
Jamie in realtà non sapeva se la bambina fosse tornata a credere nei Guardiani. Il gesto di Fatina dei Denti aveva sicuramente fatto tornare in lei la luce, ma forse mancava ancora qualcosa… Non poteva saperlo con certezza. Non ancora.
Sicuramente, però, aveva aiutato una famiglia a riunirsi, a ritrovare la felicità che aveva perso a causa di Pitch Black e Jack Frost. Anche questo è colpa loro.
Distolse lo sguardo dai due che si abbracciavano e si avvicinò a Cane Pezzato. Gli chiese una cosa all’orecchio.
<< Il tuo congegno anti-Incubi funzionava, vero? >> Cane Pezzato lo guardò confuso.
<< Perché me lo chiedi? >> Chiese il ragazzo.
<< Ho il sospetto che Pitch manderà i suoi Incubi qui da questa gente, ora che la bambina ha più speranza. >> Disse Jamie portando l’amico in un angolo, per parlare da soli. << Non possiamo rischiare che succeda qualcosa ora! >>
<< Vuoi sapere se posso ricreare il congegno? >> Lo precedette Cane Pezzato. Jamie annuì soddisfatto.
Cane Pezzato tirò fuori da una tasca dei pantaloni un cubo metallico più piccolo di quello che aveva fatto al rifugio di Babbo Natale e disse con fierezza:<< Posso. >> Jamie fu rincuorato dal ragazzo. Ecco a cosa aveva lavorato in quei giorni, durante i loro spostamenti in macchina. Cane Pezzato disse che ancora non era pronto del tutto, ma in poco tempo lo avrebbe perfezionato.
<< Dammi solo un po’ di tempo… >>
<< Quanto? >> Chiese Jamie.
Cane Pezzato soppesò l’oggetto metallico e guardò Jamie con un sorrisetto. << Due giorni. >> Disse.
Jamie sorrise. << Sapevo di poter contare su di te! >>

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Capitolo 39
*** Una pausa per riprendere fiato ***


In quei due giorni Jamie rimase con la Squadra nel rifugio di Carter. In realtà, non riusciva a stare di nuovo rinchiuso in un rifugio, anche se sicuro; così usciva spesso dal palazzo. Faceva delle passeggiate da solo, in strada o sui tetti, portando fuori il cane di Bruto, Segugio; dava una mano nei lavori di riparazione della città; usciva con Luna e gli altri per parlare un po’… Aveva riparato il fuoristrada con i suoi poteri: poteva farlo, perché era come modificare la struttura di ciò che aveva creato con la sua paura, quindi poteva anche farlo tornare al suo stato originale.
<< Sei stato bravo. >> Gli disse Luna raggiungendolo in cima al palazzo, un giorno. Era il tramonto, Jamie si concedeva un po’ di aria fresca sul bordo del tetto prima di tornare di nuovo dentro. Come sentì la voce della ragazza le rivolse uno sguardo confuso. Lei presentava ancora qualche scottatura, dalla notte precedente. << A parlare con Carter. >> Specificò sedendosi accanto a lui.
Jamie non era dello stesso parere. << In realtà non sono sicuro che una persona a posto con la testa avrebbe detto quelle cose… >> Disse guardando il tramonto. Luna piegò un po’ la testa pensierosa.
<< In effetti non penserai di avermi convinta con quel bel discorso, spero. >> Disse con un sorrisetto.
<< Non era mia intenzione. >> Rispose ridacchiando Jamie. Lei lo spinse da una spalla.
<< Però sei riuscito a convincere quella bambina… >> Disse poi Luna dopo una breve pausa. << E con quelle parole hai riunito lei e suo padre… >> Jamie non ribatté. << E così facendo hai anche salvato tutti noi. >> Luna sorrise. Jamie rispose al sorriso della ragazza e sospirò.
<< Chissà che avrei fatto adesso… >> Disse sconfortato.
<< Cosa? >> Chiese Luna distrattamente. Jamie continuò a parlare.
<< A casa mia, se non fosse successo tutto ciò… >> Luna notò una nota di nostalgia nella sua voce.
<< Rimpiangi che sia successo? >> Chiese.
<< Tu no? >> Fu la risposta di Jamie alla ragazza. La guardò negli occhi; i suoi occhi verdi. Luna sbuffò distogliendo lo sguardo.
<< Ci sono cose che cambierei nella mia vita… >> Disse. << Ma in questo momento no… >>
<< Non vorresti riavere la tua vita di prima? >> Chiese sorpreso Jamie.
<< Sto dicendo che ci sono anche dei lati positivi nella sfortuna. >> Disse Luna in fretta. Jamie non capì.
<< Io non credo… >>
Luna lo guardò con la coda dell’occhio. << Rimpiangi quindi di essere diventato Nightmare? >>
Jamie strinse le spalle. << Più o meno… >> Rispose. Luna continuò.
<< E di aver incontrato noi? >> La domanda rimase sospesa nell’aria per alcuni istanti. Jamie sembrava non averla sentita, ma Luna sapeva che il ragazzo aveva già un risposta, qualunque essa fosse.
<< No. >> Disse infine Jamie con fermezza. << In fondo in tutto questo c’è qualcosa di buono… >> Disse sorridendo all’amica. Ora poteva reputarsi tale: suo amico. Ridacchiò. Luna gli chiese cosa avesse. << Tua sorella, eh? >> Chiese trattenendo una risatina. Luna capì di cosa il ragazzo stesse parlando: quando aveva detto lui che gli uomini di Carter avevano scambiato Fearless per sua sorella e l’avevano lasciata con lei. Ridacchiò a sua volta.
<< Che cosa ci sarebbe di strano? >> Chiese.
<< Niente… >> Disse Jamie. Chissà, però, perché la cosa lo mettesse in uno strano stato d’animo.
Prima di tornare dentro, Jamie diede un’altra occhiata al cielo. Alcune nuvole sparse si spostavano lentamente, mosse dal vento. Gli Incubi non si erano fatti vedere in quegli ultimi tempi. Che Pitch si stesse riprendendo dall’ultima battaglia? Forse, ma il presentimento di Jamie era un altro. Il ragazzo pensava che Anna non fosse tornata a credere come prima; la sua luce non era ancora abbastanza forte, ma c’era speranza.
Cane Pezzato concluse il lavoro proprio nel momento in cui Jamie e Luna tornavano dal tetto. Si girò sulla sedia con in mano il suo congegno e si alzò andando verso Jamie.
<< Finito. Due giorni, come promesso! >> Disse sorridente il ragazzo. Sembrava esausto, ma la sua espressione solare nascondeva ogni segno di stanchezza. Il ragazzo aveva lavorato giorno e notte, senza sosta, e Jamie gliene era grato.
In poco tempo la gente del rifugio fu riunita. Carter, l’uomo con la pelle nera e la donna che avevano interrogato Jamie erano in prima fila. Jamie notò anche qualche viso conosciuto: alcuni degli uomini che erano andati a prelevarli, l’uomo che li aveva condotti da Carter… C’era pure il dottore che li aveva aiutati.
Cane Pezzato pose il cubo metallico senza tante cerimonie su un tavolo e lo accese premendo il pulsante al centro. Un attimo di diffidenza da parte dei ribelli del luogo, ma quando il ragazzo ebbe spiegato il funzionamento del suo congegno, nessuno ebbe più nulla da dire.
Carter era molto riconoscente agli sconosciuti. Finalmente lui e la sua gente avrebbero potuto vivere al sicuro senza avere paura di qualche attacco degli Incubi.
<< Adesso dobbiamo proprio andare. >> Disse Coniglietto di Pasqua ignorando le pacche sulle spalle dell’uomo. Da quando si erano mostrati amichevoli, Carter aveva completamente cambiato carattere.
<< Non volete restare? >> Chiese sorpreso l’uomo. Coniglietto di Pasqua scosse la testa.
<< Abbiamo una missione. >> Disse. I componenti della Squadra si erano riappropriati delle loro armi, e Coniglietto di Pasqua adesso mostrava fiero il suo arco metallico sulla schiena.
Carter non sapeva nulla della loro missione. << Qualunque viaggio vi attenda, perché non vi riposate ancora un po’ qui da noi? >>
<< Mi trovo costretto a rifiutare. >> Disse secco l’uomo.
<< Non volete restare nemmeno una notte? Fate una pausa, riposatevi un po! >> Insistette Carter. Coniglietto di Pasqua era esasperato. Guardò i compagni: Cane Pezzato era visibilmente esausto, e in più doveva rimettersi ancora del tutto dalle ferite dell’interrogatorio; Lupo Solitario non sarebbe stato in grado di guidare la sua moto con il braccio in quelle condizioni, nonostante continuasse a dire il contrario; a Bruto, Runner, Thor e Giuda non sarebbe dispiaciuta una pausa di qualche giorno; Rage era indifferente; Kallisto non aveva nulla in contrario dal restare lì per una notte; Fatina dei Denti era in forma, ormai, ma sembrava essersi affezionata alla bambina di Carter; non era una novità… Lei riusciva a diventare l’idolo di qualunque bambino. Siaiei sembrava impaziente di partire, diversamente dal resto del gruppo. Infine c’erano Nightmare, sua sorella, Topo di Fogna e Luna. Loro non sembravano essere contrari al restare lì, ma nemmeno troppo ansiosi di ripartire…
Alla fine Coniglietto di Pasqua prese la decisione di restare a dormire lì per un’altra notte. Usò come scusa il fatto che ormai fosse tardi; sarebbero partiti la mattina seguente. In fondo anche lui si sentiva un po’ stanco…
Fu così che la Squadra restò nel rifugio di Carter per una notte.
 
*
 
La mattina dopo Jamie si sentiva fresco e riposato. Non voleva più stare fermo; pensava di essere rimasto in quella città per troppo tempo.
Dopo essersi preparato in fretta assieme a sua sorella, usci dal palazzo. Era una mattina fredda, le nubi grigie si addensavano in alto nel cielo. Sembrava che avrebbe nevicato…
Coniglietto di Pasqua era già fuori, davanti ai veicoli. In poco tempo arrivarono gli altri: Lupo Solitario, Luna, Kallisto, Siaiei, Topo di Fogna, Bruto con il suo cane, Rage, Runner, Cane Pezzato, Giuda, Occhio di Falco, Thor, e infine, Fatina dei Denti, accompagnata da Carter e sua figlia, che le gironzolava attorno.
Carter sembrava riluttante a lasciarli andare; era davvero cambiato, rispetto alla prima notte in cui Jamie lo aveva conosciuto. Coniglietto di Pasqua, però, questa volta fu irremovibile.
Dopo che tutti i membri della Squadra furono saliti sul furgone, Lupo Solitario andò a sedersi in sella alla sua moto, evitando di utilizzare il braccio ferito. Jamie fece sedere sua sorella al centro dei sedili posteriori, come sempre, e dopo che Luna si fu seduta, il ragazzo si sedette a sua volta al suo posto.
Coniglietto di Pasqua e Fatina dei Denti stavano entrando nel fuoristrada, quando una voce chiamò la donna. Era Anna, e correva verso di lei.
<< Hai dimenticato di prendere questo! >> Le disse la bambina allungando una manina contenente un piccolo canino da latte. La donna sorrise. Fece un movimento con la mano sinistra e fece apparire una monetina da cinquanta centesimi tra le proprie dita. La mostrò alla bambina e gliela diede in mano, prendendo il dentino. La bimba guardò strabiliata la scena. Aveva ancora gli occhi che le luccicavano, quando la donna andò a sedersi al suo posto. Chiuse la portiera e le rivolse un sorriso. Alzò la mano e la scosse delicatamente, salutando così la piccola bambina mentre Coniglietto di Pasqua faceva partire l’automobile.
Jamie riuscì a voltarsi abbastanza per vedere Anna alzare la manina e salutare con entusiasmo la Fatina del Dentino.

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Capitolo 40
*** L'arma segreta ***


Pitch era seduto sul suo trono nero. Nel buio della sua caverna, meditava a un piano per attaccare l’Ultima Luce. Aveva la schiena adagiata allo schienale di roccia, tutte e due le braccia poggiate ai braccioli; le gambe leggermente più larghe del normale e la testa dritta, così da poter guardare direttamente davanti a sé. Ma il suo sguardo era perso nel vuoto, nell’ombra della caverna.
Jack stava accanto a lui, sul suo trono di ghiaccio. L’Uomo di Ghiaccio era l’esatto opposto dell’Uomo Nero: teneva la gamba destra sul sedile del trono e la sinistra era lasciata cadere in avanti; il gomito sinistro era appoggiato al sostegno del trono, mentre con il pugno chiuso si teneva la testa piegata di lato. Il braccio destro era lasciato fuori dal trono. Il bastone era appoggiato al ginocchio destro, levato in alto.
Sembravano l’uno l’opposto dell’altro. Uno composto e immobile, perfettamente silenzioso; non lasciava trasparire il minimo sentimento. L’altro era disordinato e agitato; il suo viso sembrava non esprimere nessuna emozione, ma lo sguardo tradiva una certa noia e avvilimento.
Dai piedi dei loro due troni partivano linee della loro stessa materia. Il ghiaccio e la sabbia nera, di cui Pitch aveva cosparso il proprio trono, per renderlo speciale. Le linee si intrecciavano, si scontravano, creando disegni incomprensibili e complicati; un misto del nero brillante della sabbia di Pitch e del ghiaccio scintillante di Jack che lasciava a dir poco senza fiato.
Pitch pensava dunque a un piano per combattere i ribelli, mentre Jack stava pensando al passato. Rimpiangeva e disprezzava quei giorni allo stesso tempo, perché erano per lui un periodo felice, ma solitario.
A un certo punto Pitch si alzò dal suo trono. << Ci sono. >> Disse. Jack lo guardò interrogativo. Stava per chiedergli di che cosa stesse parlando, ma sapeva già la risposta, e quindi tentò di chiedergli cosa avesse in mente, ma l’Uomo Nero continuò a parlare. << So cosa mandare contro di loro! >>
<< Che cosa? >> Fece eco Jack prima che lo Spirito ritornasse a parlare. Pitch si avvicinò al globo; vi mise una mano sopra. Rimase in silenzio per alcuni istanti, che diedero a Jack parecchio fastidio. Alla fine parlò.
<< L’arma distruttiva che li annienterà. >> Fece una pausa girando attorno all’Ultima Luce con un dito lungo e sottile. << La mia Ombra! >>
Jack era sconvolto. Aveva davvero intenzione di lanciare contro di loro la sua Ombra? << Dici sul serio? >> Chiese Jack non trattenendo la sorpresa e il timore.
Pitch annuì di spalle. Si voltò. << E quando non sarà rimasto più nessuno di loro potremo regnare per sempre sulla Terra! >>
Jack era disgustato. Pitch voleva uccidere quegli umani solo perché avevano voluto reagire, avevano voluto lottare.
<< Non posso permettertelo. >> Disse Jack alzandosi e impugnando il suo bastone. << Non posso permetterti di uccidere quelle persone. >> Ripeté. Pitch inarcò un sopracciglio.
<< Vorresti dire che non devo fermarli? >> Chiese scettico. Jack si affrettò a rispondere.
<< Non voglio uccidere delle persone. Tutto qui. >> Continuò. << Se vuoi usare la tua Ombra contro di loro, fa' pure. >> Pitch sembrò confuso. << Ma devi promettermi che non li ucciderai. Dovrai soltanto farli desistere dal loro intento! >>
Il discorso di Jack aveva lasciato Pitch piacevolmente sorpreso. Sorrise. << Come vuoi tu, Uomo di Ghiaccio. >>
L’Ombra di Pitch era un’enorme massa di sabbia nera, almeno fisicamente. In realtà si trattava di tutti i sentimenti negativi che esistessero sulla Terra. Odio, invidia, ira, ma anche la tristezza e la follia. Tutto era tenuto insieme dalla paura, e tutti questi sentimenti erano racchiusi dentro di Pitch.
Jack non sapeva quale fosse la storia dello Spirito della Paura. Non conosceva nemmeno la sua. Non ne era interessato più, ormai. Si chiedeva invece molto spesso quale fosse stato il passato dell’Uomo Nero. Che vita avesse avuto, prima di diventare chi era ora, e perché fosse diventato proprio lui lo Spirito della Paura.
Per il suo carattere. Si rispose, ma non ne era convinto.
Diede uno sguardo a un angolo della caverna. Lì ammassati, c’erano i cofanetti che custodivano i dentini dei bambini, anche i suoi, come gli disse una volta la Fatina del Dentino. Li aveva trovati, tempo fa; gli erano stati consegnati da Pitch, ma lui, dopo aver fatto la sua scelta, aveva preferito non conoscere mai il sé stesso del passato. Si chiese se tra tutti quei cofanetti dorati ci fossero anche i dentini dell’Uomo Nero.
Un colpetto di tosse gli fece trattenere una risatina. A volte si chiedeva se Pitch Black fosse mai stato per davvero un bambino.

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Capitolo 41
*** L'Ombra di Pitch ***


La Squadra avanzava durante la tempesta. Aveva nevicato per tutta la giornata, ma nelle ultime ore la forza della bufera era aumentata. Lupo Solitario era salito a bordo del furgone della Squadra, non potendo continuare ad avanzare con la sua moto.
Era difficile avanzare, e Coniglietto di Pasqua cominciava a perdere la pazienza, a causa della poca visibilità. Da quando il sole era tramontato e la bufera era diventata più forte, continuare a viaggiare era stata una vera e propria tortura! Jamie guardò sua sorella, addormentatasi da poco. Si chiese come la bambina stesse vivendo quel viaggio. Si chiese se si rendesse conto sul serio dei pericoli a cui andavano incontro. Alzò lo sguardo e vide Luna. La ragazza non stava guardando fuori dal finestrino, come era solita fare, ma stava guardando dall’altra parte, verso Sophie, e sorrideva. Rivolse poi il suo sorriso a Jamie. Le cose erano davvero cambiate, dal loro primo incontro.
Fatina dei Denti era attenta e vigile. Continuava a fissare la strada davanti a sé, come se potesse in qualche modo vedere oltre la bufera. Forse poteva davvero, e magari stava aiutando Coniglietto di Pasqua; ma se i due adulti stessero comunicando, Jamie non lo notò. Si limitavano a restare immobili, seduti ai loro posti, con gli occhi fissi di fronte a loro.
Cane Pezzato se ne stava in silenzio. Era molto stanco, dopo il lavoro degli ultimi giorni, e Jamie pensava che non avesse dormito quasi per niente. Si sentiva un po’ in colpa, per averlo fatto stancare così tanto; lui gli aveva chiesto di completare il congegno. Cane Pezzato, però, non sembrava dare peso a questo; continuava a mostrarsi sorridente e solare.
Topo di Fogna dormiva rumorosamente, russando con forza. Jamie si chiedeva se Cane Pezzato, che stava accanto a lui, riuscisse a non fare caso a quel suono fastidioso.
Jamie cominciava ad avere sonno. Era tutto il giorno che viaggiavano, cercò di convincere Coniglietto di Pasqua a fermarsi. << Non potremmo trovare un posto per la notte? Con questa tempesta non riusciremo ad andare avanti… >>
<< Non possiamo fermarci. Abbiamo perso anche troppo tempo! >> Rispose a denti stretti l’uomo, lasciando Jamie senza altre possibilità di parlare. Fatina dei Denti gli rivolse uno sguardo dolce, come a supplicargli di accontentare il ragazzo. Jamie non vide bene la sua espressione, ma la poté comunque leggere benissimo: diceva che avevano viaggiato abbastanza, per quel giorno, e che in quelle condizioni non sarebbe riuscito a guidare per molto. Anche il resto della Squadra avrebbe probabilmente voluto fermarsi.
Coniglietto di Pasqua resistette un po’, ma alla fine si ritrovò costretto a cedere. << E va bene. Vedrò di trovare un posto dove fermarci. >> Prese la ricetrasmittente e comunicò a Kallisto la loro intenzione di fermarsi. Dopo che la ebbe riposta mise tutte e due le mani sullo sterzo e si rimise a guidare con attenzione.
Passarono alcuni minuti. Se avessero trovato una stazione di servizio dove riposarsi e qualunque altro posto avrebbero anche potuto non vederla, con tutta la neve che stava cadendo. Jamie cominciava a cedere alla stanchezza, così come Luna. Non Fatina dei Denti, però. Lei era sempre vigile, pronta ad aiutare Coniglietto di Pasqua, a consigliargli.
E proprio la donna sentì qualcosa. Qualcosa di terribile, che le fece spalancare gli occhi e assumere un’espressione di terrore in viso. Quando Coniglietto di Pasqua se ne accorse, quasi si spaventò, nel vedere il viso di Fatina dei Denti completamente sbiancato per aver sentito quella cosa.
Senza spiegarne il motivo, Fatina dei Denti mise le mani sul volante e girò la ruota tutta da un lato, facendo uscire l’auto fuori strada. Le urla confuse di Jamie, Luna, Coniglietto di Pasqua e Cane Pezzato si mescolarono e l’automobile si scontrò violentemente con una roccia. Il fuoristrada cominciò a girare su sé stesso, scuotendo le persone al suo interno. La corsa si fermò addosso a un albero, quando il fuoristrada vi sbatté con un fianco, fermandosi di colpo.
<< Ma che diavolo ti ha preso? Sei impazzita? >> Fece Coniglietto di Pasqua confuso. Topo di Fogna si era svegliato dopo che l’auto era andata fuori strada, e ora si guardava intorno spaesato. Sophie, svegliatasi di soprassalto si era messa a piangere e a strillare, e Jamie si era affrettato a rassicurarla.
<< Che succede? >> Chiese topo di Fogna stordito. Nessuno rispose. Fatina dei Denti zittì tutti con un gesto della mano. Un suono simile a quello del motore di un aeroplano attraversò l’aria. Si sentiva nonostante la tempesta e tutti i presenti rimasero allibiti. A Jamie si mozzò il fiato. Coniglietto di Pasqua prese la ricetrasmittente; era ovvio che c’era qualcosa di pericoloso in giro.
<< Kallisto, mi senti? Allontanatevi dalla strada. Nascondetevi da qualche parte, i nemici sono in arrivo! >> Fatina dei Denti però lo fermò. Scosse la testa piano. Non erano i nemici. Era uno solo. O almeno così sembrava.
La donna aveva sentito un concentrato di emozioni negative racchiuse dentro qualcosa di enorme. Poteva essere un Incubo, oppure un ammasso di Incubi. Tutte quelle emozioni negative non potevano essere provate contemporaneamente dallo stesso essere!
A Jamie venne la pelle d’oca. Gli sembrò che qualcosa strisciasse contro i finestrini, e in effetti, quando guardò meglio, vide un filamento nero muoversi in modo ondulatorio sul vetro.
Sabbia! Doveva trattarsi di Incubi, ma sembrava diverso da come li aveva sempre visti. Fatina dei Denti gli rivolse uno sguardo scoraggiante. Non era un Incubo. Era qualcosa di peggio, a vedere la sua espressione. Jamie ebbe paura di chiedere cosa fosse. Successe qualcosa. L’auto si sollevò da terra, come se fosse stata strattonata, e subito dopo tornò giù, facendo sobbalzare tutti all’interno, e facendo spaventare la piccola Sophie, che riprese a piangere.
Altri filamenti si avvicinavano al fuoristrada. Jamie si sentì circondato. Poteva fare solo una cosa, ma Fatina dei Denti lo trattenne da un braccio, per evitare che il ragazzo uscisse dall’auto per affrontare l’essere. Jamie sapeva di non avere speranze, ma cosa potevano fare?
Fatina dei Denti fece un cenno a Coniglietto di Pasqua; quello capì al volo e mise in moto il fuoristrada. All’inizio sembrò che l’auto facesse resistenza, come se fosse legata a qualcosa, ma poi Coniglietto di Pasqua diede gas, e l’automobile partì di scatto.
Non sapevano dove stessero andando; non si vedeva niente, né sapevano se l’essere li stesse inseguendo o se fosse già di fronte a loro. Fatina dei Denti sembrava oppressa da una forza misteriosa. Jamie vide la sua espressione di sofferenza mentre cercava di raggiungerla. La vide piegarsi in due sul sedile con la testa tra le mani e spalancare la bocca in un urlo silenzioso, chiedendosi che cosa stesse passando in quel momento la donna. Voleva aiutarla. Le mise una mano sulla spalla, ma come la toccò sentì una scossa elettrica attraversargli tutto il braccio, facendolo allontanare istantaneamente. Che diavolo stava succedendo? Provò a guardare dietro di loro, ma la visibilità era pessima, e Jamie non vide niente fuori dal vetro del portabagagli.
Coniglietto di Pasqua urtò contro qualcosa e lanciò un urlo mentre il fuoristrada si sollevava da terra e si piegava di lato. Atterrarono con forza rotolando di nuovo su un fianco. Questa volta l’auto si fermò in una fossa. Era piegata di lato. Jamie era con il viso rivolo al finestrino, dove poteva vedere la neve cadere con forza. Sophie dietro di lui piangeva e Luna cercava di calmarla, ma nella posizione in cui era non riusciva nemmeno a raggiungerla. Fatina dei Denti stava guardando a sua volta il finestrino; gli occhi si spalancavano sempre di più, la donna tratteneva il respiro e sembrava che la cosa si stesse avvicinando, mentre Coniglietto di Pasqua dietro di lei si teneva una mano sulla fronte, dove si era aperta una ferita dopo aver sbattuto allo sterzo. Cane Pezzato e Topo di Fogna si erano avvitati l’un l’altro nel bagagliaio, e ora stavano cercando di liberarsi, ma si bloccarono subito quando quel rumore sinistro e agghiacciante si sentì di nuovo.
Tutto nell’abitacolo si fermò. Jamie smise di respirare, così come Fatina dei Denti. Luna riuscì a raggiungere Sophie, ma si fermò in quel preciso istante con gli occhi rivolti al vetro. La stessa Sophie smise di piangere quando sentì il suono. Coniglietto di Pasqua guardò al finestrino con la coda dell’occhio senza togliere la mano dalla fronte.
Un filamento di sabbia nera si avvicinò al finestrino. A poco a poco, sempre più sabbia entrava nel campo visivo del gruppo, mostrando una massa enorme e apparentemente informe, che si muoveva e ondeggiava. Forse fu la tensione, ma a Jamie sembrò di vedere piccoli lampi dentro di essa. I secondi passavano con lentezza. Nessuno fece nulla. Jamie sentì la sua paura farsi enorme. Si aspettava un attacco, e il fatto che questo non arrivasse lo rendeva sempre più nervoso. Il cuore gli batteva all’impazzata.
Alla fine, come se non avesse trovato nulla, la sabbia cominciò a ritirarsi, lasciando i presenti allibiti.
Jamie non capì cosa fosse successo, finché non sopraggiunse il resto della Squadra. Dicevano di aver perso i contatti con loro dopo l’arrivo dell’enorme Incubo, e di essersi nascosti come aveva ordinato Coniglietto di Pasqua. Dopo poco tempo avevano però deciso di andare a cercarli, e li avevano trovati lì, in quella fossa, con l’auto piena di ammaccature e graffi. Li aiutarono a togliere l’auto da lì, ma decisero che avrebbero passato la notte nel furgone.
La neve cadeva ancora con forza. La Squadra aveva avuto difficoltà a tirare l’auto fuori dalla fossa, e il freddo aveva costretto chi non doveva lavorare a rintanarsi nel furgone; Jamie, Sophie, Luna, Fatina dei Denti, Lupo Solitario, ancora ferito al braccio.
Jamie non capiva ancora perché l’Incubo se ne fosse andato lasciandoli lì. Diede uno sguardo perplesso a Fatina dei Denti, che a sua volta, però, controllava il ragazzo a distanza, chiedendosi se fosse stato lui. Alla fine scosse la testa seria per dire di non essere stata lei. Jamie non ne fu molto convinto, nonostante si fidasse della donna, ma a parte l’ipotesi che l’Incubo li avesse lasciati andare, Jamie non poteva pensare ad altro.
Sospirò. Per fortuna se l’erano cavata.

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Capitolo 42
*** Notte nel gelo ***


Jamie si svegliò di soprassalto. Sophie era accucciata accanto a lui e Luna era al lato opposto, con la testa poggiata alla sua spalla. Aveva sentito qualcosa toccargli la mano e si era svegliato; non aveva il sonno molto pesante in quei giorni. Nel buio non capì bene cosa fosse la sagoma di fronte a lui, ma quando i suoi occhi si furono abituati all’oscurità fu capace di riconoscere Fatina dei Denti che lo guardava con sguardo premuroso. Era stata lei a svegliarlo; che voleva da lui?
Cercò di formulare una domanda, ma lei lo zittì mettendogli un dito sulle labbra. Lo prese per una mano e si voltò, tirandolo con sé. Jamie oppose resistenza e la donna si voltò per vedere quale fosse il problema. Lui la guardava interrogativo. La donna rispose con uno sguardo implorante. Jamie guardò Luna e Sophie accanto a lui e si mosse piano per non svegliarle. Seguì Fatina dei Denti, che continuava a tirarlo da una mano, fino all’uscita dal furgone. Era chiaro che volesse parlare con lui in privato. Per la prima volta era lei, e non lui, ad avere delle domande.
Dopo che Jamie si fu seduto sul bordo del furgone, Fatina dei Denti sospirò, come chi si appresta a fare qualcosa di cui potrebbe pentirsi. Guardò Jamie dritto negli occhi e una voce comparve nella testa del ragazzo.
Sei stato tu?
Era la voce di Fatina dei Denti. Era in grado di fare anche questo? Jamie sapeva di cosa stesse parlando. Scosse la testa deciso. << Io non so nemmeno cosa sia successo. >>
Fatina dei Denti sospirò sconfortata. Guardò lontano. Pitch Black ha mandato qualcosa di mostruoso da noi, con l’intenzione di distruggerci, o di fermarci. Jamie lo aveva pensato, quando aveva visto quella strana massa di sabbia nera. Era diverso dagli altri Incubi. Era… Fatina dei Denti sembrò trovare con difficoltà il termine adatto, e allora concluse più semplicemente. Più forte!
<< Quando si è avvicinato ho sentito che si trattava di qualcosa di diverso, ma in fondo non mi sembra che abbia fatto molti danni. >> S’intromise Jamie. Fatina dei Denti lo guardò con occhi bassi. La sua espressione era sconsolata. Questo è quello che credi tu…
Jamie seguì il movimento del braccio della donna con lo sguardo. Sembrava disegnare qualcosa nel cielo. Si fermò, come se si fosse confusa, fosse andata fuori tema. Avvicinò la mano a quella di Jamie e continuò. Ho sentito qualcosa di terribile, quando è arrivata la sabbia. Erano tantissimi sentimenti di odio, rabbia, tristezza e paura. Era insopportabile. Jamie ripensò a quando la aveva vista contorcersi per il dolore. O per qualcos’altro?
<< Ho cercato di aiutarti! >> Cercò di dire Jamie, ma la donna alzò una mano.
Ho sentito… Ma ero… Distante. Non potevi aiutarmi. Jamie guardò la donna con pietà. Ho sentito il tuo tentativo. Volevo avvertirti di non toccarmi, o il mio dolore si sarebbe trasmesso a te, ma non ci sono riuscita… Mantenne lo sguardo basso. Sembrava costernata per quello che era successo. Jamie le mise una mano sulla spalla e le rivolse un sorriso amico.
<< E’ tutto a posto. >> Disse. La donna alzò lo sguardo. << Non fa niente se mi hai fatto del male… >> In effetti Jamie non aveva sentito molto, quando aveva toccato la spalla di Fatina dei Denti. << Se fosse servito ad alleviare il tuo dolore non avrei esitato a rifarlo. >> La donna sorrise, non sapendo bene perché. << Ogni tanto bisogna contare sugli amici per sentirsi meglio. >> Disse il ragazzo.
Sei un bravo ragazzo. Disse Fatina dei Denti. E io ti ringrazio per avermi trattato come una persona normale. Che significava? Quella frase rimase sospesa nella testa di Jamie. Il suo sguardo si perse nel vuoto. Cercò di parlare, per evitare di sembrare scortese.
<< Cosa intendi? E’ naturale che ti tratti come una persona normale, io… >> Fatina dei Denti gli rivolse uno sguardo da farlo zittire, intimorito.
La gente mi vede con timore, con sospetto. Pensano che io non sia come gli altri.
<< Tu… Tu sei migliore degli altri! >> Esclamò Jamie, non riuscendo a credere che la donna stese dicendo quelle cose.
Sul serio? Lo incalzò lei. Jamie si sentì intimorito dal suo sguardo; ora sembrava arrabbiata, e avvicinava il viso a lui sempre di più. E’ meglio risolvere un lavoro con un semplice schiocco delle dita o è più appagante impiegarci tempo e fatica? E’ meglio essere la persona che deve sempre salvare tutti o è meglio poter contare anche sugli altri, qualche volta? Jamie arretrò preoccupato dalla reazione della donna. Balbettò qualcosa, ma lei continuò. E’ meglio avere degli amici, o gente che vuole solo usarti?
Jamie capì cosa volesse dire. Abbassò lo sguardo dispiaciuto. << Hai ragione. >> Disse. Ma poi la guardò negli occhi. << Ma qui nessuno ti sta usando! >> Alzò una mano chiusa a pugno. << Di noi ti puoi fidare, e ti giuro che sarò il primo a difenderti, se qualcuno proverà ad usarti! >>
Gli occhi di Fatina dei Denti si addolcirono. La donna sorrise. Gli diede un bacio sulla fronte, come una madre, e gli disse: Grazie, Nightmare.
In quel momento qualcuno fece la sua entrata nella conversazione. Spostò il telo che chiudeva l’entrata nel furgone e guardò Jamie e Fatina dei Denti. Era Kallisto. Sorrise.
<< Scusa se ti abbiamo svegliato. >> Disse Jamie. Fatina dei Denti si alzò ed entrò di nuovo nel furgone, dopo aver fatto un sorriso a Kallisto, ma Jamie la fermò. << Fatina dei Denti. >> La trattenne da una mano e lei lo guardò interrogativa
<< L’altra notte tu hai sentito la mia voce, quando ti ho chiamata? >> La donna sorrise di nuovo e annuì. Kallisto la guardò sparire dietro al telo e poi si sedette accanto al ragazzo.
<< Non mi avete svegliato voi… >> Disse lui. << E’ che non riesco a dormire. E non sono solo io… >> Piegò la testa di lato.
<< Vuoi dire che nessuno lì dentro sta dormendo? >> Chiese sbalordito Jamie.
Kallisto si piegò in avanti e unì le punte delle dita. << Sai, noi della Squadra siamo abituati a combattere. Ad agire, in ogni caso, non a riposare. Inoltre ognuno ha i suoi problemi… >>
Jamie pensò a Coniglietto di Pasqua, che in quei giorni sembrava davvero irrequieto, oppure a Lupo Solitario, che sembrava preoccupato per qualcosa. << Hai ragione… >> Disse pensieroso. << E allora perché io riesco a dormire? >> Chiese all’uomo.
Kallisto sorrise e guardò dietro di sé. << Perché hai loro. >> Spostò il telo e indicò Luna e Sophie, adesso abbracciate l’un l’altra. Jamie sorrise.
<< Già. >> Annuì il ragazzo.
I due rimasero un po’ a respirare l’aria fredda della notte. La neve cadeva più piano, ora. Dopo una giornata di bufera, finalmente cominciava a calmarsi il tempo. La neve li circondava, e il ghiaccio ricopriva le superfici.
<< Tu non hai nostalgia di casa? >> Chiese Kallisto a un certo punto.
Jamie non rispose subito. << Un po’, anche se a casa ormai non stavo più bene… >> Fu la risposta. Poi rigirò la domanda. << E tu, Kallisto? Casa tua? >>
L’uomo guardò alcuni fiocchi di neve posarsi sulle sue gambe. Indugiò un po’ prima di rispondere. << E’ da tempo che non guardo indietro… >> Disse. << Il passato per me è qualcosa da lasciare indietro, senza però dimenticare. >> Jamie annuì.
<< E’ vero. Anche io ho deciso di lasciare indietro la mia famiglia, senza però dimenticarli… >> Jamie sentì un po’ di nostalgia verso quei giorni in cui l’unico suo desiderio era quello di riuscire a vedere la Fatina del Dentino durante la notte. Kallisto sorrise e gli scompigliò i capelli.
<< Vedrai che migliorerà, la nostra situazione. >> Detto questo si alzò e rientrò nel furgone.
Jamie rimase da solo. Stava pensando di tornare dentro. Non doveva più parlare con nessuno, faceva freddo… Ma l’arrivo di qualcun altro lo fece restare dov’era. Si trattava di Luna.
<< Ti sei svegliato? >> Chiese lei sedendosi accanto a lui. Jamie annuì leggermente. << E’ stata Fatina dei Denti, vero? >> Il ragazzo la guardò sorpreso, ma annuì comunque.
<< Sì… >> Disse in ritardo.
<< E’ una persona davvero speciale… >> Disse Luna allungando una mano per prendere un fiocco di neve. La bufera si era calmata, adesso dal cielo cadevano piccoli fiocchi di neve leggeri.
<< Senza dubbio! >> Concordò Jamie annuendo.
<< Ma non è più speciale di te. >> Disse la ragazza sorprendendolo ancora una volta. Gli sorrise amichevolmente porgendogli la mano. Lui non capì.
<< Non ne sono sicuro… >> Borbottò il ragazzo guardando da un’altra parte, cercando di non far notare l’imbarazzo improvviso.
Luna sbuffò. << Ah, no? >>
<< Fatina dei Denti è la donna più altruista, generosa, buona e gentile del mondo. >> Disse Jamie.
<< Non c’entra solo questo, Nightmare! >> Disse lei mettendogli una mano sulla spalla. << Ho visto come ti sei comportato nell’auto, prima. Ho visto come fossi proteso a difendere me e tua sorella! >>
<< A dire il vero… >> Disse Jamie, sapendo di dire qualcosa di sconveniente. << Non stavo pensando a niente… >> Fu pronto per la sfuriata di Luna, ma lei lo sorprese ancora una volta.
<< E’ stato istintivo, perché vuoi proteggerci, non importa quale sia la circostanza! >> Fece una pausa rapida. << Se non per me, è stato almeno per tua sorella! >>
Jamie alzò lo sguardo, guardando nell’oscurità. Si voltò. << Ti ho detto che ci sarò sempre, quando avrai bisogno di aiuto. >> Disse. << Certo che stavo cercando di difendervi. >>
Luna sorrise e guardò il cielo. Jamie la scrutò curioso. C’erano tante cose che voleva sapere di lei; cose che non poteva sapere, se non trovava la forza di chiedere. Ogni volta che stava con Luna si sentiva strano: il cuore batteva forte e i pensieri si confondevano, così che non riuscisse mai a fare domande che non fossero immediate e banali. Ma questa volta trovò il coraggio per fare una domanda. Una semplice domanda senza molta importanza, in fondo; ma per lui era qualcosa di importante.
<< Luna… >> Cominciò Jamie attirando la sua attenzione. La ragazza lo guardò sorridente.
<< Che c’è? >> Chiese. Jamie inspirò ed espirò.
<< Potrei farti una domanda? >> Non sapeva nemmeno perché si sentisse così; in fondo la sua domanda non era niente di imbarazzante o simile… Luna annuì, facendo un suono come per dirgli di andare avanti.
<< Mi… Diresti il tuo nome? >> Chiese Jamie diventando rosso in viso. Luna spalancò gli occhi sorpresa. << Il tuo vero nome, intendo… >> Aggiunse lui dopo.
Luna sorrise furbamente. << Potrei… >> Disse con un tono innocente. << Se tu mi dicessi il tuo. >> Si girò e lo guardò negli occhi a pochi centimetri di distanza. Jamie fu colto alla sprovvista dal ribaltamento della situazione e balbettò qualcosa.
<< Il mio nome? >> Riuscì a dire alla fine, riacquistando la capacità di dire frasi sensate. << Ma… Ma certo! >> Disse contento. Luna sorrise di nuovo in quel modo furbo che metteva Jamie in uno strano stato d’animo. Il ragazzo si avvicinò all’orecchio della ragazza e le sussurrò il suo nome. Lei si ritrasse indietro e alzò gli occhi, riflettendo sul nome che aveva appena sentito.
<< Un bel nome… >> Commentò. Scrutò il ragazzo e disse:<< Sì, ce lo vedo. >> Poi si fece vicino a lui di nuovo. Questa volta toccava a lei svelare il suo nome. Si avvicinò all’orecchio di Jamie e disse lentamente:<< Il mio nome è lo stesso con cui mi chiamano tutti. >>
Jamie la guardò confuso. Voleva dire che il suo nome era Luna, come il suo nome in codice, oppure non aveva mai scelto un nome in codice, ed era stato lui a credere che lo fosse? Aprì la bocca per chiederglielo, ma la ragazza sorrise e se ne tornò dentro al furgone.
Jamie rimase così da solo, con la bocca spalancata in procinto di chiedere qualcosa. La richiuse confuso e rifletté sul nome di Luna. Alla fine si alzò e tornò dentro.

 

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Capitolo 43
*** Il peggio è passato ***


Jamie aveva dormito abbastanza bene nel furgone. La mattina dopo si svegliò con Luna e Sophie abbracciate a lui. Fuori la Squadra si stava già preparando a partire.
Jamie guardò prima Sophie e poi Luna, che aprì gli occhi non appena il suo sguardo si posò su di lei, facendolo imbarazzare. Luna si alzò e respirò a fondo, stiracchiandosi. Jamie mise una mano sulla guancia di Sophie e diede qualche piccolo colpetto, sussurrandole qualcosa per farla svegliare. Dopo che si furono svegliati del tutto, i tre uscirono dal furgone andando da Coniglietto di Pasqua.
<< Il fuoristrada non ha riscontrato troppi danni… Possiamo ripartire non appena tu e gli altri sarete pronti. >> Disse quello guardandolo con una mano a parare gli occhi. La neve brillava come uno specchio alla luce del sole di prima mattina, costringendo così tutti i presenti a strizzare le palpebre.
<< Ottimo. >> Disse Jamie con in braccio Sophie che si teneva le mani sopra agli occhi. Luna alle sue spalle faceva fatica a guardarsi intorno, limitandosi a guardare in faccia Coniglietto di Pasqua.
Fatina dei Denti stava seduta su una roccia, disegnando qualcosa su un foglio di carta con un carboncino. Li aveva creati lei? Jamie la guardò con attenzione, cercando di capire cosa stesse disegnando. Non pensava fosse qualcosa di importante, era solo curioso. Ma quando vide il disegno, rimase a bocca aperta.
 
*
 
Pitch era inquieto. Da quando la sua Ombra era tornata senza risultati, l’Uomo Nero si era infuriato ancora più di quanto già non fosse. Se ne stava davanti al globo, fissando l’Ultima Luce brillare forte, pensando a chissà cosa…
Jack lo osservava dal suo trono. Sperava che lo Spirito prendesse la parola, perché la situazione cominciava ad annoiarlo. Aveva cercato di parlare con lui, ma lo aveva ignorato.
Ora che era passata la notte e la luce del sole entrava dal buco della caverna, Pitch si mosse verso di essa. Jack lo osservò in silenzio, aspettando che dicesse qualcosa. Pitch guardò la luce con una strana espressione.
<< Dovremo andarci di nuovo… >> Disse l’Uomo Nero. << Da loro. Dovremo presentarci di nuovo. >> L’Uomo Nero fece una pausa, nell’attesa che l’Uomo di Ghiaccio rispondesse, ma questa volta fu Jack a rimanere in silenzio. Lo sguardo di Pitch s’indurì.
<< Stanotte! >>
 
*
 
Jamie lasciò Sophie a Luna e si diresse verso Fatina dei Denti. La donna alzò lo sguardo non appena lo sentì arrivare e gli sorrise amichevolmente, strizzando le palpebre per la troppa luce. Lui non sorrise. Le fece capire che doveva parlarle e cominciò ad allontanarsi dal gruppo. Fatina dei Denti, presa alla sprovvista, si guardò intorno e si alzò seguendo il ragazzo.
Una volta rimasti soli, Jamie si voltò e si rivolse alla donna. << Senti, Fatina dei Denti. Non so chi tu sia, né quali intenzioni tu abbia. Capisco che tu senta di volerti prendere cura di mia sorella, essendo in grado di farlo, ma cos’è questo?! >> Indicò il disegno che lei aveva in mano. La donna lo guardò. Era un disegno di Sophie. Lo guardò confusa. Aprì la bocca, come per parlare, ma non successe nulla. Sembrava si fosse fermata di colpo, come se ci fosse qualcosa che non potesse dire. Abbassò lo sguardo. Jamie la guardava duro. << Non vorrei essere così duro, ma ho paura per lei. Se qualcuno dovesse provare a farle del male io non saprei cosa pensare! >> La donna lo guardò cercando di capire cosa volesse dire. << La tua… Ossessione per mia sorella… >> Disse Jamie soffermandosi sulla parola “ossessione”. << Mi fa paura. >> Concluse con un gesto liberatorio.
Fatina dei Denti sembrava dispiaciuta. Guardò Jamie con profonda amarezza. Non volevo farti spaventare… Disse una voce nella sua testa. La donna si avvicinò, ma Jamie indietreggiò.
Ti prego, Nightmare. Lo supplicò lei alzando un braccio e mostrando in viso la tristezza. Tu devi fidarti di me. Voglio solo proteggervi! Jamie non indietreggiò. Lasciò che la mano della donna si posasse sulla sua guancia. Tua sorella è una bambina così speciale… E tu sei davvero un bravo fratello, per preoccuparti così tanto.
Adesso era Jamie a sentirsi dispiaciuto. Come aveva potuto pensare che quella donna volesse fare del male a Sophie?
Ad ogni modo, il mio disegno era solo un modo per passare il tempo… Ho fatto disegni di tutti noi. Disse poi Fatina dei Denti, facendo scendere ancora di più la rabbia di Jamie. Più tardi te li mostro, se vuoi. Jamie si sentì davvero un idiota. Scosse la testa, abbassò lo sguardo.
<< No, no… Non ce n’è bisogno… Scusami… >> Riuscì a dire a malapena. Si voltò e se ne andò.
Nightmare. Lo chiamò lei. Gli strinse una mano tra le sue. Hai fatto quello che credevi giusto per proteggerla.
Il sorriso della donna lo distrusse emotivamente, costringendolo ad annuire inespressivo.
Ancora una volta aveva pensato che Fatina dei Denti fosse una persona malvagia, nonostante tutto quello che era successo fino a quel momento, quello che si erano detti… E lui ancora non si fidava? In realtà, la paura di perdere sua sorella era tale da fargli vedere nemici ovunque.
 
*
 
La giornata era passata in fretta. Non erano arrivati Incubi e la Squadra non aveva incontrato nessuno. Coniglietto di Pasqua stava per fermare l’auto. Sembrava ci fosse un buon posto dove passare la notte, vicino a un lago ghiacciato.
In poco tempo la Squadra ebbe preparato un campo dove trascorrere la notte. Il fuoco al centro del cerchio di coperte, dove erano riuniti tutti quanti, scoppiettava ed emanava calore.
Fatina dei Denti aveva con sé dei fogli su cui vi erano diversi disegni. Si sedette vicino a Jamie e glieli mostrò. All’inizio Jamie non capì, ma poi si ricordò della proposta della donna, e cominciò a guardare i suoi disegni.
C’erano disegni di tutti loro. Coniglietto di Pasqua con il suo arco tra le mani che scagliava una freccia. Un disegno di Kallisto appoggiato a un muro con le braccia incrociate e lo sguardo basso. Siaiei nella sua solita posa di meditazione, così da non riuscire a capire se in quell’istante stesse dormendo o no. C’era Bruto, che teneva fiero il suo fucile su una spalla, con accanto il suo cane, Segugio. Rage che sferrava un calcio all’aria con il suo solito sguardo duro stampato in faccia. C’era Runner assieme a Giuda, che conversavano di qualcosa di divertente, a guardare le loro espressioni. Topo di Fogna che dormiva nel bagagliaio del fuoristrada. Cane Pezzato che lavorava al suo congegno. Thor sorridente che mostrava i muscoli. Occhio di Falco, appostato su un tetto, guardava dentro al mirino di un fucile di precisione. Luna accovacciata a terra in un vicolo, le gambe strette tra le braccia e lo sguardo rivolto a terra, poco distante da lei. Lupo Solitario appollaiato sul ramo di un albero, con il cappuccio alzato e la spada dietro la schiena. Poi ancora un disegno di Coniglietto di Pasqua; un primo piano, in cui le ombre stavano tutte dal lato della benda, mente l’occhio sano era libero dall’oscurità. L’espressione dell’uomo era amareggiata. Poi ancora un disegno di Lupo Solitario. Questa volta brandiva la sua spada con la mano destra, che teneva tuttavia dietro la schiena, mentre con la mano sinistra si tirava su il cappuccio. Runner, Giuda e Occhio di Falco che correvano, ognuno con un’espressione diversa in viso: Runner, il più veloce dei tre, sembrava divertirsi un mondo, Giuda dietro di lui che arrancava e Occhio di Falco che cercava di tenere il passo del giovane Runner. Sul suo viso si leggeva un’espressione di sfida. Di nuovo Siaiei, al centro della scena, che raccontava la sua storia attorno al fuoco della caldaia dove si erano rifugiati tempo addietro; di spalle si vedevano Jamie, Luna, Sophie e Cane Pezzato. Poi c’era un disegno di Kallisto che si allenava con Jamie. Un altro disegno di Jamie, questa volta da solo, che brandiva una falce con la mano sinistra e guardava dritto davanti a sé, mentre sullo sfondo si riconosceva la Luna, molto più grande del normale. Un altro disegno di lui, questa volta con Luna e Sophie. Erano loro tre che dormivano abbracciati, con il ragazzo in mezzo. Come si erano ritrovati quella notte, in pratica. C’era poi il disegno di Sophie che Jamie aveva visto quella mattina. La bambina sorrideva. Un espressione che il ragazzo sembrava aver dimenticato. In effetti, da quando erano scappati di casa, la bambina sembrava quasi aver perso il sorriso, come anche la parola: due cose che di solito non le mancavano mai. Da quando avevano incontrato Fatina dei Denti, la bambina aveva ritrovato il sorriso che il lungo viaggio e la solitudine le avevano portato via. Jamie avrebbe dovuto ringraziare la donna, invece di inveirle contro.
La guardò con dispiacere. Lei annuì. Era tutto a posto; non c’era bisogno che si scusasse.
Dopo aver riguardato i disegni per un po’, Jamie notò che la donna non aveva fatto alcun disegno di sé stessa.
<< Dovresti farlo… >> Disse Jamie restituendole i fogli. La donna strinse le spalle e sorrise. Che voleva dire? Tutti quei disegni erano la vita quotidiana della Squadra, e sarebbe stato giusto che ci fosse anche lei in essi. Jamie tornò ad ascoltare le conversazioni del gruppo. Riuniti attorno al fuoco, gli amici parlavano di cose futili, di quanto fosse stata calma la giornata, di quante munizioni disponessero ancora, ma anche di cose più serie, come il fatto di non sapere dove si stessero dirigendo.
<< Chi ci dice di non essere sempre al punto di partenza? >> Sbottò Lupo Solitario a un certo punto. Coniglietto di Pasqua allungò un braccio.
<< Devi fidarti di noi. Hai visto quante battaglie abbiamo affrontato. Anche se non raggiungeremo il covo di Picth Black e Jack Frost, potremo sempre provare a sconfiggerli “in trasferta”. >> Lupo Solitario non era convinto.
<< Infatti l’ultima volta che abbiamo affrontato Pitch ci siamo ritrovati a combattere contro altri ribelli come noi, rischiando le nostre vite! >> Ribatté il ragazzo.
<< Guarda che quello che ha cercato di opporre resistenza durante l’interrogatorio sei tu! >> Lo apostrofò secca Luna. Lupo Solitario non ribatté. Jamie li guardò triste. Non gli piaceva vedere fratello e sorella litigare, anche se in realtà non stavano litigando. Quei due si stavano ignorando, in quel momento, e questo era peggio.
Jamie vide Fatina dei Denti mettersi a disegnare qualcosa. Cercò di intervenire per evitare che i due fratelli continuassero a trattarsi a quel modo, ma non poteva semplicemente chiedergli di fare la pace!
<< Io dico che dobbiamo semplicemente continuare ad andare avanti… Non importa dove andremo, basta restare insieme. >> Luna lo guardò. Strinse le spalle e annuì rapidamente. Dopo un po’ anche Lupo Solitario si calmò e il silenzio cadde nel gruppo.
Jamie si avvicinò a Fatina dei Denti per vedere cosa stesse disegnando, e vide allora un disegno di Luna e Lupo Solitario. I due erano di profilo, si davano le spalle. Lo sfondo non era ancora completo, ma Jamie poté vedere alcuni alberi spogli e la Luna, anche qui enorme, come nel disegno di Jamie. Inoltre, la neve era ovunque. Ma la cosa che colpì Jamie, erano le espressioni dei due ragazzi. Tutti e due avevano lo sguardo fisso e duro, ma dai loro occhi scendevano lacrime. Fatina dei Denti era davvero incredibile. Jamie rimase a fissare quel disegno per minuti interi, finché la donna non lo ebbe completato. Una volta finito alzò lo sguardo e sorrise a Jamie, che imbarazzato distolse lo sguardo dal foglio. Era incredibile come Fatina dei Denti riuscisse sempre a centrare la situazione.
Li vuoi aiutare, vero? Chiese una voce nella sua testa. Jamie rivolse uno sguardo triste alla donna e annuì.
<< Ehi, Nightmare! >> Lo chiamò qualcuno. Era Occhio di Falco. << Penso che ormai la tua ferita sia guarita. >> Disse indicando la fronte del ragazzo. In effetti Jamie portava ancora la benda che gli aveva messo Occhio di Falco. Essendo stato ferito alla fronte più volte, si era poi dimenticato di avercela sulla testa.
<< Hai ragione… >> Disse slegando la benda. Dopo che la ebbe tolta, si sentì più libero.
<< Uao, Nightmare. >> Disse Topo di Fogna. Jamie non capì. << Hai dei capelli lunghi… >> Aggiunse alzando una mano indicandogli la testa. Jamie si toccò la testa. In effetti i suoi capelli cominciavano ad essere parecchio lunghi. Di solito, quando era a casa, li tagliava regolarmente, ma da quando era scappato con Sophie aveva allungato gli intervalli. Li tagliava poco spesso, per evitare di perdere tempo. Inoltre non era molto bravo, per questo in quei tre anni li aveva tagliati pochissime volte.
<< Già… >> Disse. << Dovrei tagliarli… >>
<< A me piacciono così! >> Disse una voce femminile che non poteva che appartenere a Luna. Il ragazzo sorrise in risposta, prendendolo come un complimento.
L’atmosfera sembrava essersi alleggerita, ma Jamie aveva un brutto presentimento. Chissà cos’era quella cosa che li aveva attaccati la notte prima, e oltretutto il viaggio era stato molto calmo, anche troppo. Jamie temeva che avrebbero ricevuto visite, quella notte.
<< Ehi! >> Disse Runner per attirare l’attenzione. << Cosa pensate che fosse quella cosa che abbiamo visto l’altra notte? >> Jamie pensò che quella fosse un’ottima domanda. Non ne aveva idea, come probabilmente non ne aveva idea nessuno di loro…
<< Era un Incubo. >> Disse Kallisto.
<< Un ammasso di Incubi. >> Lo corresse Coniglietto di Pasqua. << Era troppo grande per essere uno solo, a meno che non sia un nuovo tipo di nemici… >>
<< Se fossero stati tanti incubi se ne sarebbero staccati alcuni e ci avrebbero attaccati! >> Rispose Kallisto. Coniglietto di Pasqua annuì pensieroso.
<< Era qualcosa di peggio di un Incubo… >> Disse Jamie cupo. Alcuni dei presenti deglutirono guardandosi tra di loro. << Era qualcosa di terribile e… >> Jamie non seppe che dire. << Non è normale. >> Concluse. In realtà quello che pensava dell’enorme Incubo era molto di più di quello che aveva detto, ma il ragazzo non sapeva come spiegarlo.
Topo di Fogna guardò il cielo. << Pensate che ne avremo ancora a che fare? >>
<< Sicuro. >> Rispose Coniglietto di Pasqua. Jamie condivideva il suo pensiero. << Come è sicuro che se stanotte Pitch Black si farà vivo, gli ficcherò una mia freccia dritto in fronte! >> Concluse l’uomo mettendo l’arco dietro la schiena e alzandosi per fare il primo turno di guardia.
<< Ne sei sicuro? >> Il silenzio. Jamie alzò lo sguardo e vide sopra le loro teste un uomo dai capelli bianchi e una barba incolta dello stesso colore. Jack Frost.
Un lampo azzurro si abbatté sul fuoco. In un attimo, Jamie vide la fiamma congelarsi, lasciando al buio la Squadra, che si affannava a prendere le armi. Il primo ad attaccare fu Coniglietto di Pasqua, che scagliò una freccia contro Jack Frost. Lo Spirito la evitò facilmente e si abbatté su di lui con il suo bastone vicino al petto. Lo caricò come un toro e Coniglietto di Pasqua riuscì a schivarlo all’ultimo secondo.
Jamie corse a cercare Sophie. Doveva metterla al sicuro. Mentre correva in cerca della bambina, notò Fatina dei Denti alzarsi e correre da una parte. Una volta trovata Sophie, il ragazzo la prese in braccio e la portò al sicuro, lontano dal campo i battaglia.
<< Resta qui, è sicuro. >> Disse Jamie mettendole una mano sulla testa e guardandola negli occhi. Non appena ebbe alzato lo sguardo, vide un gruppo di Incubi davanti a lui che lo guardavano con occhi luminosi e carichi d’odio. Jamie prese di nuovo la sorella e scappò verso il centro della battaglia.
<< Luna! >> Chiamò il ragazzo, ricevendo presto risposta. Lasciò Sophie alla ragazza pregandola di trovare un posto sicuro.
<< No! Voglio combattere anch’io! >> Protestò Luna. Jamie non volle discutere, così le diede una spada senza neanche pensarci troppo, dopodiché corse verso gli Incubi. Luna rimase piacevolmente sorpresa alla vista dell’arma.
Jamie si abbatté contro gli Incubi brandendo una piccola accetta che gli avrebbe permesso facili movimenti, mentre con l’altra mano parava i colpi dei cavalli e ne assorbiva la sabbia nera, per poterla sfruttare a suo vantaggio. Era rischioso, ma se non si allenava ad usare i suoi poteri, Jamie non sarebbe mai stato in grado di lottare come si deve. Fu colpito in pieno da uno degli Incubi, che lo scaraventò lontano fino al luogo in cui gli altri stavano lottando contro Jack Frost. Con il viso rivolto verso il cielo, vide un lampo azzurro diretto verso di lui e si scansò appena in tempo per evitarlo e vedere crescere dal punto in cui era caduto una stalagmite di ghiaccio. Jamie si alzò in fretta brandendo ancora l’accetta e si avventò sugli Incubi. Doveva tenerli lontani, per evitare che avessero la meglio sul gruppo. Se avessi qualche aiuto, sarebbe meglio…
Non ebbe nemmeno il tempo di pensarci, che vide Lupo Solitario superarlo in velocità e scagliarsi contro i cavalli con la sua spada. << Ti serve aiuto? >> Chiese dopo aver colpito un Incubo ed essersi voltato.
<< Attento! >> Lo avvertì Jamie alzando un dito indicando degli Incubi alle sue spalle. Lupo Solitario si voltò e li tagliò di netto con la spada, facendoli sparire in un solo colpo. Lo sguardo che gli rivolse convinse Jamie che era in grado di farcela anche senza i suoi avvertimenti. Così i due ragazzi su gettarono nel vortice di sabbia nera che si era formato davanti a loro. Jamie colpiva i nemici e li assimilava al suo corpo rilasciandoli subito dopo; Lupo Solitario menava fendenti all’aria, tagliando e disperdendo i gruppi di Incubi.
Non lontano da loro, un’altra battaglia stava avendo luogo. Coniglietto di Pasqua, Kallisto, Runner, Bruto, Thor, Rage, Siaiei e Giuda stavano affrontando Jack Frost, mentre attorno a loro Cane Pezzato, Topo di Fogna e Occhio di Falco tenevano lontani gli Incubi. Il cane di Bruto abbaiava con forza e mordeva gli Incubi.
Rage scagliò un calcio contro l’Uomo di Ghiaccio. Quello parò l’attacco con un braccio e afferrò la gamba della donna per scaraventarla contro Bruto. Thor gli lanciò contro un grosso ramo caduto da un albero, che Jack congelò all’istante prima che potesse arrivare da lui. A quel punto Kallisto cercò di approfittare della situazione e si avvicinò dal lato, attaccando con un coltello, ma mancando il bersaglio. Jack si piegò lateralmente senza nemmeno guardare l’avversario e gli diede un pugno con la mano libera, colpendolo al mento. Runner saltò e preparò un fendente da dietro l’uomo. Un colpo di vento improvviso, però, lo fece sollevare in aria, allontanandolo dal bersaglio. Siaiei, per evitare di farsi sollevare, si avvicinò a Jack procedendo raso terra. Una volta vicino allo spirito, però, quello si voltò colpendolo in viso con una raffica di neve, facendolo indietreggiare all’istante. Siaiei scosse la testa ringhiando e tremando. Fu felice di vedere Coniglietto di Pasqua scoccare una freccia diretta alla schiena del nemico, segno che il suo attacco era servito a qualcosa. Ma Jack afferrò la freccia con una mano, voltandosi e guardando Coniglietto di Pasqua con un sorriso malvagio. I due uomini rimasero esterrefatti alla vista di ciò che era appena successo, ma qualcun altro decise di agire, evitando di restare fermo troppo a lungo. Era Bruto, che dopo essere caduto per essersi scontrato con Rage adesso puntava il fucile dritto contro Jack Frost. Sparò facendo saltare tutti quanti a causa del rumore, ma Jack Frost sollevò il bastone e congelò i proiettili i volo, compresa parte del fucile di Bruto, rendendolo così inutilizzabile. Fu Rage a tentare di nuovo, saltando sulle spalle a Bruto e scagliandosi contro il nemico puntandogli contro un coltello. Jack indietreggiò e afferrò Rage con una mano, mentre con l’altra le teneva ferma la mano armata di coltello.
<< Lasciala! >> Ringhiò Bruto lanciandogli contro il fucile gelato. Jack lo schivò nonostante il peso di Rage lo rallentasse e girando su sé stesso, scagliò di nuovo la donna addosso all’uomo. Questa volta però Bruto la afferrò, riuscendo ad ottenere un ringraziamento da lei. Thor afferrò lo Spirito al petto da dietro la schiena, prendendo Jack alla sprovvista. Quello si dimenò, ma non riuscì a liberarsi dalla presa, così si sollevò in aria, portandosi dietro Thor. Giuda gli afferrò una caviglia prima che fosse troppo in alto e fu tirato su con lui. Aveva un coltello dentellato in un mano, e cercava di ferire il nemico, ma il vento era troppo forte, e lo faceva andare avanti e indietro. Giù a terra si chiesero come facesse a rimanere attaccato. Runner, che era ancora in aria, approfittò del passaggio dei tre per unirsi a loro, afferrando Jack per un fianco. Furono tirati tutti e tre verso l’alto. Thor e Runner cercarono di dare pugni a Jack, e Giuda tentò di accoltellarlo a una gamba, ma nessuno ebbe risultati soddisfacenti. Jack continuava a salire di quota. L’aria si faceva sempre più fredda e l’ossigeno cominciava a mancare. Il primo a perdere la presa fu Giuda, che non riuscì più a tenere Jack per la caviglia. Precipitò nel vuoto, ma un colpo di vento inaspettato addolcì la sua caduta, e la neve a terra fece il resto. Runner non era aggrappato molto saldamente; fu il secondo a lasciare la presa, e anche lui fu aiutato dal vento a tornare a terra. Thor continuava a resistere. Era ben ancorato, e Jack non sarebbe riuscito a farlo andare via semplicemente salendo di quota.
<< Vola pure quanto vuoi… >> Disse a un certo punto Thor. << Da qui non mi muovo! >> Proprio in quel momento Jack, visibilmente seccato, piegò la testa indietro, colpendo il naso di Thor e facendogli perdere la presa. Lo guardò cadere e con il vento lo fece scendere con meno forza.
Quando Thor fu a terra, Kallisto corse verso di lui chiedendogli se stesse bene. Videro lo Spirito scendere piano a terra. Coniglietto di Pasqua incoccò un’altra freccia e la scagliò contro di lui, ma Jack la schivò facilmente.
Se avesse voluto, Jack avrebbe potuto eliminarli uno a uno in poco tempo: il primo Siaiei, che invece di neve si sarebbe aspettato delle stalattiti di ghiaccio dirette al suo viso; poi Giuda, Runner e Thor, che avevano ricevuto un aiuto per riuscire ad atterrare senza problemi; Jack avrebbe potuto congelare Bruto facilmente, ma si era limitato al suo fucile. Un pensiero si faceva spazio nelle menti di ognuno di loro, e Coniglietto di Pasqua fu il primo a dargli voce:<< Ci sta andando piano! >>
Luna stava combattendo. Finalmente anche lei poteva essere d’aiuto. Dietro di sé c’era la sorella di Jamie, che continuava a proteggere con coraggio. I suoi avversari erano degli Incubi solitari. Sfuggivano a Nightmare e a suo fratello e arrivavano da lei. Luna li colpiva con la spada che le aveva dato il ragazzo e li faceva sparire in fretta, parandosi sempre davanti alla piccola Fearless.
Un rombo alle sue spalle la fece sobbalzare, e Luna vide un enorme massa di sabbia nera cercare di avvicinarsi a loro. Davanti ad essa, però, stava in piedi Fatina dei Denti, con le braccia tese in avanti a difendere tutti loro. Era così felice che ci fosse qualcuno come lei, nel loro gruppo, capace di difenderli dalle cose più pericolose.
Jamie si era fermato un attimo a guardare l’enorme massa di sabbia nera che Fatina dei Denti stava trattenendo. Se gli Incubi erano lì da loro, allora quella perché era staccata? Era la stessa cosa che avevano incontrato la notte precedente!
Si voltò e guardò gli Incubi davanti a sé. Lanciò in aria l’accetta facendola roteare. Mentre roteava quella cambiò aspetto e divenne una pistola. Quando ricadde nelle mani di Jamie, il ragazzo si mise a sparare contro gli Incubi, eliminandone parecchi prima di venire spinto da qualcosa a terra. Quando riuscì a capire cosa fosse, Jamie riconobbe la sagoma di Pitch Black. Sorrideva malignamente e si stava alzando da terra. Jamie lo fissò con rabbia e si lanciò su di lui, venendo bloccato dalle sue braccia.
<< Dunque quella donna riesce a bloccare i miei Incubi… >> Disse l’Uomo Nero guardando Fatina dei Denti. Spinse Jamie a terra e tese le braccia come se stesse per scoccare una freccia. Jamie capì cosa stava per fare. Un ammasso di sabbia nera comparve tra le mani dello Spirito e scattò verso la donna quando quello lasciò le dita. Jamie urlò. Entrò in un varco luminoso e riapparve alle spalle di Fatina dei Denti. La donna era impegnata a tenere sotto controllo l’enorme ammasso di sabbia, ma girò la testa e vide Jamie con la coda dell’occhio parare la freccia con uno scudo creato in quell’istante. Jamie si accertò che la donna stesse bene e si girò verso Pitch. Fece apparire una lancia nella sua mano e la scagliò con tutta la sua forza contro l’Uomo Nero.
Pitch fu colpito in pieno, ma come al solito, si dissolse in una nuvola di sabbia nera, per riapparire da un’altra parte. A un certo punto qualcosa attraversò il campo di battaglia, diretto alla sua fronte. Pitch la vide un attimo prima di abbassarsi, evitando così per pochi centimetri la freccia di Coniglietto di Pasqua. Quando lo Spirito della Paura si fu rialzato osservò il campo di battaglia. C’era la Squadra che stava lottando con Jack, mentre alcuni di loro affrontavano gli Incubi. Infine c’erano la donna misteriosa che teneva lontana la sua Ombra e la ragazza che difendeva la bambina dai suoi Incubi. Sorrise scegliendo il suo obiettivo. Guardò l’Ultima Luce correre verso di lui, ma era troppo tardi.
Pitch scattò verso Luna passando davanti a Jamie. Quando la prese la trascinò dentro una caverna poco distante dal lago. Cosa voleva farle? Jamie si sentì distruggere dentro di sé.
<< NO!!! >> Urlò correndo verso l’entrata della caverna. Prima che potesse entrare, però, un lampo azzurro colpì la soglia, formando così un muro di ghiaccio impenetrabile. Jack Frost si stava avvicinando.
<< Tu sei mio! >> Disse l’uomo atterrando e puntandogli contro il bastone. A Jamie non importava. Fece qualche passo indietro e fissò intensamente il ghiaccio. Cominciò a correre. Avrebbe aperto un varco per andare dall’altro lato. Ma Jack lo fermò. Gli andò addosso con tutto il suo peso e lo spinse di lato. Jamie rotolò a terra, e nonostante il dolore si rialzò subito. Jack Frost gli ostruiva il passaggio. Non sorrideva malignamente come Pitch Black. Sembrava disinteressato a ciò che stava succedendo.
All’improvviso qualcuno saltò addosso a Jack, facendolo cadere a terra e bloccandolo. Era Lupo Solitario, che aggrappatosi al busto dell’Uomo di Ghiaccio, stava dando tempo a Jamie.
<< Vai! >> Urlò quello facendo un cenno con la testa. Il suo sguardo diceva chiaramente: “mi fido di te!”
Jamie allora si mise a correre verso il muro di ghiaccio, e dopo aver saltato in lungo aprì un varco che lo portò dentro la caverna.
Nella caverna Jamie cadde in ginocchio per il bruciore alla pelle che gli aveva causato utilizzare il varco, ma presto ogni dolore svanì. Non aveva tempo da perdere. Doveva raggiungere Luna. Così guardò la lunga galleria e sperò di scorgere la ragazza nel buio.
 
*
 
Luna era da sola. Dopo che Pitch Black l’aveva trascinata in quella caverna si era ritrovata completamente al buio. E sola. Non c’era niente attorno a lei, o almeno non poteva vedere niente. Si ricordò di avere una torcia con sé. Ce l’avevano tutti nella Squadra, in caso di necessità. Quando la accese vide solo roccia attorno a sé. Era davvero da sola. Eppure sentiva come una strana presenza accanto a lei. Si voltò e le sembrò di vedere un’ombra muoversi velocemente. Un sussurro, qualcosa che le fece venire i brividi. Si voltò di nuovo e questa volta vide una figura alta e magra. Era il profilo di Pitch Black. Prima che Luna potesse fare qualcosa, quello scomparve, facendola spaventare di più. Aveva anche perso la spada che le aveva dato Nightmare. A parte i suoi coltelli, non aveva altre armi con cui difendersi. Si sentì sempre più spaventata, finché non comprese che era proprio quello che Pitch Black voleva. Voleva metterle paura.
<< Perché non ti fai vedere? >> Tentò di attaccarlo lei. Pitch sembrò sentire la domanda, e infatti la sua sagoma comparve di nuovo, poco distante da Luna. Non disse niente. La ragazza gli puntò contro la torcia, e trasalì quando lo vide scrutarla con occhi furiosi.
<< A me non piace combattere, lo sai, ragazzina. >> Disse con calma l’Uomo Nero. Luna deglutì.
<< Non è una buona scusa per tirarsi indietro… >> Pitch le rispose subito.
<< Ma io non mi tiro indietro. Io sono qui. >> Fece una pausa in cui la osservò con attenzione. << Qual è il tuo nome? >>
Luna gli puntava la torcia contro come se fosse un’arma. << Che ti importa saperlo? >> Sulle labbra di Pitch affiorò un sorriso.
<< M’interessa, perché voglio conoscere umani tanto coraggiosi come voi… >>
Luna rimase in silenzio per alcuni istanti, poi, sperando di guadagnare altro tempo disse:<< Luna. >>
Pitch sembrò sorpreso. << E quello è il tuo vero nome oppure è la stessa cosa con quel ragazzino? >> Stava parlando di Jamie. Luna avrebbe tanto voluto che il ragazzo fosse lì, in quel momento, ma ciò non era possibile. Non rispose e si limitò a puntargli contro la torcia. Avvicinò piano una mano alla cintura dove teneva i coltelli, sperando di non farsi notare. Pitch sembrò non farci caso. << Perché ci ostacolate? >>
<< Perché avete distrutto il mondo! >> Rispose Luna fermandosi, temendo di essere stata scoperta. << Perché siete stati malvagi e avete continuato a perseguitarci nei nostri sogni tutte le notti! >>
<< Io volevo solo essere temuto… >> Disse Pitch fingendo di essere addolorato. << E lo stesso vale per Jack, ma temo che abbiamo esagerato… >> Luna non disse niente e sfilò un coltellino dalla cintura. Pitch sembrava molto assorto nelle sue parole. << La gente non ci venera, né ci teme, ormai. >>
<< Vi odia! >> Lo aggredì Luna. Pitch alzò lo sguardo.
<< Forse è vero. Alcuni sì. Ma gli altri continuano ad avere paura di noi dandoci forza! >> Guardò Luna con delusione. << Tu hai paura, Luna? >>
<< Più di quanto tu creda! >> Disse una voce alle spalle di Pitch. Luna vi stava puntando contro la torcia, e vide chiaramente Jamie impugnare un coltello e infilarlo nel fianco dell’Uomo Nero, facendogli lanciare un urlo di dolore. Subito dopo il ragazzo raggiunse Luna.
<< Stai bene? >> Chiese. Luna si limitò ad annuire, sorpresa dall’arrivo di Jamie. Pitch si era curato con la sua sabbia nera e adesso guardava torvo i due ragazzi.
<< Odio essere interrotto! >> Disse facendo apparire la sua enorme falce. In quella galleria stretta sarebbe stato difficile usarla. Jamie si preparò a parare gli attacchi, ma era probabile che le pareti avrebbero bloccato i fendenti da sole. Pitch sollevò la falce e la abbassò con forza a terra. Jamie tirò Luna con sé mentre schivava l’attacco. Con pochi passi furono dietro all’Uomo Nero e si misero a correre.
Lui tirava lei da una mano, mentre Pitch urlava dietro di loro. Un’onda di sabbia nera cominciò a inseguirli. Jamie continuava a tirare Luna da una mano, ma la ragazza non riusciva a stargli dietro, e quando inciampò lo perse. Jamie si fermò istantaneamente per aiutarla a rialzarsi, ma la sabbia era vicina. Creò una barriera, sperando così di fermarne l’avanzata. Ci riuscì. La sabbia nera stava di fronte a loro, mentre cercava di avvicinarsi, rimanendo respinta di volta in volta. Jamie aiutò luna ad alzarsi e ricominciarono a correre. Non era sicuro che la barriera avrebbe resistito.
Dopo una corsa estenuante arrivarono alla fine. C’era il ghiaccio a ostruire l’uscita, però.
<< Dovremo entrare in un varco! >> Disse Jamie. Luna annuì, per quanto non volesse rifare quell’esperienza. Sentirono il suono della sabbia nera che si avvicinava. << Dammi la mano! >> Luna si strinse a lui, per tutta risposta, lasciandolo meravigliato per qualche secondo. Dopo Jamie si riprese e aprì un varco davanti a sé proprio mentre la sabbia nera si avvicinava.
Uscirono all’aperto gettandosi nella neve per contrastare il calore del varco. Attorno a loro c’era ancora una battaglia in corso, ma sembrarono non farci caso. Luna si avvicinò a Jamie e gli toccò una mano.
<< Jamie… >> Disse piano. Lui la guardò. << Grazie. >> Jamie non fece in tempo a fare nulla. Non sorrise, non disse niente. Un forte suono di qualcosa che si frantumava provenne dall’entrata della caverna. Subito una colonna di sabbia nera ne venne fuori distruggendo il ghiaccio che ostruiva la strada. Prese in pieno Jamie, scaraventandolo lontano.
Il ragazzo atterrò sul lago ghiacciato. Il ghiaccio sulla superficie si crepò lievemente quando il giovane Nightmare ci cadde sopra. Jamie scivolò tentando di rialzarsi. Vide Pitch Black e Jack Frost raggiungerlo al lago. Un altro colpo con la sabbia nera lo scaraventò a terra, facendolo sbattere con la testa e scheggiando ancora di più il ghiaccio. Un altro colpo e la superficie si distrusse, aprendo un buco grande quanto il ragazzo. Jamie scivolò nel lago ghiacciato senza neanche rendersi conto di cosa stesse accadendo. Doveva tornare in superficie. Cercò di nuotare, ma all’improvviso il ghiaccio si riformò dove era stato distrutto.
Non è possibile! Jamie colpì il ghiaccio, cercò di scheggiarlo, dimenticando, in quel frangente, di poter far apparire armi.
Calmati. Cerca di controllarti… Continuava a ripetersi. Sarebbe annegato in pochi secondi, se non fosse morto congelato prima. Cominciò a riscaldare il proprio corpo con la sua paura, ma mentre sentiva il calore avvampargli dentro, il gelo lo attanagliava in un abbraccio orribile. All’inizio sentiva chiaramente il calore sulla sua pelle, e l’acqua gelata non gli dava problemi; ma in poco tempo il ragazzo sentì un vuoto dentro di sé crescere sempre di più, finché non svenne.

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Capitolo 44
*** Un avvertimento ***


<< Jamie, svegliati! SVEGLIATI!!! >>
Jamie aprì gli occhi tossendo e sputando acqua. Era bagnato fradicio, stava gelando e Luna era di fronte a lui con le lacrime agli occhi che gli teneva le mani sul petto. Anche lei era bagnata e i capelli le si appiccicavano al viso e alle spalle. Non si era accorta del ritorno del ragazzo, e stava continuando a spingere sul suo petto, senza lasciargli tempo per respirare. Jamie tentò di farsi sentire, la toccò con una mano sul braccio, tossì ancora. Luna lo abbracciò esausta.
<< Mio Dio! Che spavento che mi hai fatto prendere! >> Disse lei soffocando un pianto. Jamie ancora doveva riprendersi completamente, e in un primo momento non capì di cosa stesse parlando. Poi vide accanto a sé il buco nel ghiaccio, riconobbe il lago ghiacciato in cui era caduto e capì cosa fosse accaduto. << Quando sei caduto lì dentro ho avuto tanta paura, tanta paura…! >> Disse Luna continuando a stringerlo. << Ho trovato una spada e sono venuta a salvarti. Nessuno poteva farlo, essendo tutti occupati con Pitch e Jack… >> Finalmente lo lasciò andare e lo guardò negli occhi con infinita gioia. << Stai bene? >> Chiese poi.
Jamie era ancora un po’ frastornato. Si sentiva pesante, e i muscoli indolenziti tiravano a ogni movimento. << Sto bene. >> Disse sforzandosi di sorridere. La guardò incredulo:<< Hai detto di avermi salvato tu? Da sola? >> Luna era decisamente provata, ma non esitò ad annuire con forza. Jamie sorrise dolcemente e la abbracciò. Poi cambiò espressione. << Hai detto che gli altri erano impegnati con Pitch e Jack? >> Luna annuì. Jamie sentì il suono dell’enorme massa di sabbia nera. Erano ancora lì, la battaglia era ancora in corso!
Jamie scattò in piedi scivolando sul ghiaccio lasciando dietro di sé Luna che gli correva dietro. Quando fu uscito dal lago riuscì a vedere la Squadra che lottava contro Jack Frost e Pitch Black, mentre Fatina dei Denti teneva a bada l’ammasso, con Sophie che cercava protezione accanto a lei. Jamie era ancora bagnato fradicio e infreddolito, quando fece apparire una spada e si mise a correre in direzione dei due Spiriti.
Quando lo videro non furono sorpresi. Si limitarono a sorridere e si sollevarono in aria. Jamie non esitò a seguirli. Saltò in alto, ma a vuoto, poiché i due erano troppo lontani ormai. Cadde nella neve e qualcuno lo aiutò a rialzarsi; era Kallisto.
<< Stai bene allora! >> Esclamò quello. << Cominciavo a pensare che ti fosse successo qualcosa! >>
<< Sono finito dentro un lago ghiacciato! >> Rispose Jamie lasciandolo senza parole. Si rivolse ai due Spiriti. << Avanti, fatevi sotto! >>
Pitch e Jack si scambiarono delle occhiate divertite. Era ovvio che il ragazzo non sapesse cosa stesse facendo. << Dovresti ringraziare che non ti abbiamo lasciato morire. >> Disse Pitch. Jamie ringhiò pieno di rabbia.
<< L’unica persona che devo ringraziare e Luna! >> Urlò. Kallisto lo tratteneva dalle spalle. Era evidente che Jamie non sarebbe riuscito a fare nulla ai due Spiriti.
<< Bada a come parli, Nightmare! >> Lo zittì Pitch con disprezzo. << Il nostro è stato solo un avvertimento, questa sera. Se ti è cara la vita, ti consiglio di tornartene a casa, o la mia Ombra vi spazzerà via tutti quanti! >> Detto questo alzò un braccio indicando l’enorme Incubo che Fatina dei Denti stava cercando di trattenere. Proprio in quel momento la donna riuscì a prevalere per un istante, spingendo la sabbia verso Pitch e Jack. Quella si fermò a pochi metri. Pitch rivolse uno sguardo infuriato a Fatina dei Denti, che adesso ansimava pesantemente, liberatasi finalmente dal peso dell’Ombra.
Ombra? Jamie cercò di punzecchiare Pitch. << E’ solo un ammasso di sabbia nera! >> In realtà sapeva che era qualcosa di più. Glielo aveva detto Fatina dei Denti.
Pitch sembrò non prendere l’attacco del ragazzo con pesantezza. << Ti sbagli, ma cosa dovrei aspettarmi da umani abituati a fermarsi solo di fronte a ciò che vedono? >> Fu lui a irritare Jamie.
All’improvviso una freccia attraversò la distanza fra la Squadra e i due Spiriti, raggiungendo Pitch. Quando l’Uomo Nero fu colpito alla fronte, la sua testa si dissolse in sabbia nera, come il resto del corpo poco dopo, e si ricompose più in là. Guardò Coniglietto di Pasqua, che aveva scagliato la freccia, e disse a Jack, con tono alto:<< Sembra che non siamo più graditi, Jack. Forse per questa sera dovremmo lasciarli riflettere… >> Jack si limitò ad annuire. Pitch si liberò in una risata lunga e inquietante. << Pensate bene a cosa fare, umani. >> Detto questo i due Spiriti si dissolsero in sabbia nera e furono trasportati via dal vento. Anche l’Ombra di Pitch se ne andò, lasciando tutti sulle spine.
Luna era arrivata da poco, giusto in tempo per vedere Pitch e Jack andarsene. << Cosa è successo? >> Chiese. Jamie non rispose. Si mise a correre verso Fatina dei Denti. La donna era esausta. Era seduta a terra, nella neve, con Sophie accanto che cercava di aiutarla, in qualche modo.
<< Fatina dei Denti! >> Jamie si gettò accanto a lei cercando di intercettare il suo sguardo, ma la donna continuava a guardare a terra. Dopo un po’ alzo lo sguardo. Aveva alcuni tagli sul viso e gli occhi lucidi, ma le sue labbra erano leggermente increspate, a formare uno dei suoi soliti sorrisi. Sembrava stare bene, nonostante la stanchezza. Jamie la aiutò ad alzarsi e la condusse dagli altri, mentre Sophie li seguiva tenendo la mano di Fatina dei Denti.
Coniglietto di Pasqua sembrava furioso. << C’ero quasi… >> Continuava a dire. Jamie capì di cosa stesse parlando solo quando lo vide raccogliere una freccia da terra.
<< Non devi rimproverarti per non essere riuscito a prenderlo. >> Disse Kallisto. << E comunque dubito che sarebbe bastata una freccia… >> In questo Jamie concordava.
Il ragazzo portò Fatina dei Denti davanti al fuoco, che però era ancora gelato. Quando se ne ricordò decise di distruggerlo. Avrebbero dovuto accendere un fuoco in fretta, altrimenti sarebbero congelati là.
<< Era la stessa cosa dell’altra volta, vero? >> Chiese Jamie alla donna. Lei annuì. << Pitch l’ha chiamata “la sua Ombra”… >> Anche questa volta Fatina dei Denti annuì.
<< Dobbiamo preoccuparci? >> Si intromise Kallisto. Jamie lo guardò serio.
<< Direi di sì. Quella cosa è diversa da tutti gli altri Incubi. Fatina dei Denti dice… >> La donna lo zittì. Lui non capì perché, e le rivolse uno sguardo confuso.
Non possiamo dir loro cosa è realmente. Jamie non capì. In questo momento tutti loro pensano di poter vincere questa guerra. Se li mettiamo al corrente sulla natura di quella cosa, potranno abbattersi! Gli occhi della donna esprimevano determinazione, ma anche risentimento. Fai quello che ti dico.
Jamie non se la sentiva di mentire agli altri, ma Fatina dei Denti aveva ragione. Non potevano perdere la speranza proprio ora! << Fatina dei Denti dice che è un Incubo più… Forte degli altri. Non sembra essere alla nostra portata, ma lei è in grado di tenerlo lontano… Di neutralizzarlo. >>
Coniglietto di Pasqua guardava Jamie e la donna con durezza, ma annuì. Siaiei non sembrava convinto dalle parole del ragazzo, ma se avesse avuto qualcosa da dire, lo tenne per sé. Anche Kallisto annuì in silenzio, dopo ciò che aveva annunciato il ragazzo.
Dopo un po’ il fuoco fu di nuovo acceso, e la Squadra attorno ad esso. Due persone però mancavano all’appello: Luna e Lupo Solitario. Erano lontani. Jamie non riuscì a capire se stessero parlando oppure se si stessero ignorando come sempre. Lupo Solitario si era preoccupato per sua sorella, aveva detto a Jamie di andare a salvarla. Il ragazzo si era chiesto perché non avesse voluto pensarci lui stesso, ma si rispose immaginando che Luna non avrebbe gradito molto il salvataggio da parte del fratello.
<< Nessuno di voi ha notato niente di strano durante il combattimento? >> Chiese Kallisto a un certo punto, facendo così girare Jamie.
<< In che senso? >> Chiese il ragazzo. Lui non ci aveva fatto caso, ma gli altri sì.
<< Pitch e Jack non volevano eliminarci. >> Disse Siaiei con fermezza. Jamie non era d’accordo. Quando era stato gettato nel lago ghiacciato aveva proprio pensato che sarebbe morto.
<< Ci stavano andando leggero? >> Chiese Bruto stupito. Coniglietto di Pasqua annuì. << Ma perché? >>
Jamie scosse la testa. << Non credo. Perché avrebbero dovuto? Io sono stato gettato in un lago ghiacciato e ho perso i sensi! >>
Volarono occhiate dubbiose nel gruppo. << Tu dici di essere il loro obiettivo. >> Disse Topo di Fogna. << Potrebbero aver pensato di uccidere solo te e di lasciare noialtri in vita… >>
Jamie scosse di nuovo la testa. << No, non ha senso… Perché avrebbero dovuto farlo? >>
<< Mi è sembrato strano che siano rimasti qui dopo averti gettato nel ghiaccio. >> Constatò Cane Pezzato. << Sembravano sicuri che saresti sopravvissuto… >>
Jamie si ricordò la reazione di Pitch alla sua vista. Aveva sorriso. << Sapevano che mi sarei salvato! >> Guardò tutti quanti. << Dopo avermi lasciato nel lago sono tornati a lottare da voi, ma hanno lasciato Luna libera di fare quello che voleva, così che potesse venire a salvarmi. E infatti lei non ha esitato a correre in mio aiuto! >> In quel momento Luna tornò al fuoco, assieme a Lupo Solitario, che si teneva però a distanza dalla sorella. Come si sedette accanto a Jamie, lui le chiese se avesse incontrato difficoltà nel salvarlo.
<< Bé, non è stato facile… >>
<< Non intendo quello! >> La interruppe Jamie. << Degli Incubi ti si sono parati davanti, impedendoti di venire a salvarmi o sei stata rallentata in alcun modo? >>
Luna sembrava confusa. << No… Perché mi fai queste domande? >> Jamie annuì soddisfatto.
<< Avete capito? >> Disse voltandosi verso gli altri. << Loro volevano metterci paura! >>
<< Un avvertimento. >> Intervenne Runner. << Proprio come ha detto Pitch. >> Jamie annuì puntandogli un dito contro.
<< Esatto! >>
<< Ma a che scopo? >> Chiese Luna afferrando il senso del discorso. Jamie la guardò per un istante. Si mise poi a pensare. Quale poteva essere il motivo del loro avvertimento? Perché non avevano pensato a eliminarli e basta?
<< Jack… >> Disse. << Lui non vuole uccidere… >> Con questo concluse i ragionamenti. Non convinse però gli altri. Loro non sapevano come fosse Jack Frost prima di tutto ciò, ma lui sì; glielo avevano raccontato i Guardiani.
Sophie accanto a lui sbadigliò. Era stata una notte lunga e faticosa, e la bambina, come tutti loro, sentiva la stanchezza aumentare.
Jamie starnutì. In effetti, fino a quel momento si era completamente scordato di essere sprofondato in un lago d’acqua ghiacciata. La tensione e la preoccupazione per la battaglia lo avevano distratto, ma ora che si stava rilassando cominciava a sentire freddo. I vestiti si erano congelati a causa dell’aria gelida che aveva colpito i tessuti bagnati. Si abbatté sospirando. Guardò Fatina dei Denti e vide che la donna si era rimessa a disegnare. Stava facendo un disegno di sé, questa volta. L’immagine mostrava lei di fronte all’enorme Ombra di Pitch intenta a lottare; le mani levate al cielo, verso l’Incubo, e il viso contratto in una smorfia di rabbia. Sophie era accanto a lei, e si aggrappava a una sua gamba, mentre sullo sfondo c’erano i componenti della Squadra che lottavano contro Pitch Black e Jack Frost.
Jamie sorrise. Finalmente Fatina dei Denti aveva deciso di disegnare sé stessa. Si voltò e rivolse il suo sorriso a Luna. << Questa volta sono io quello che deve ringraziarti… >>
Luna arrossì. << Dopo quello che hai detto… Che ci saresti stato sempre, mi è sembrato il minimo che potessi fare… >> Jamie ridacchiò a quell’affermazione.
<< Ho paura di chiederti cosa arriveresti a fare! >> Scherzò lui. Luna rise in risposta, ma in quel momento, Jamie si chiese davvero quanto fosse disposta a rischiare quella ragazza per lui…

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Capitolo 45
*** Cosa facciamo? ***


Jamie era silenzioso. Lo era stato da quando erano partiti, ma nessuno ci aveva fatto molto caso. In genere, il ragazzo non parlava molto, e il resto della Squadra faceva lo stesso. Ma quel giorno Jamie stava pensando a qualcosa di serio. Si chiedeva se tutto quello che stavano facendo sarebbe servito a qualcosa, alla fine. Avevano visto tutti come lui fosse impotente davanti a Pitch Black e a Jack Frost, che tuttavia sembrava non voler andare fino in fondo. Forse c’era qualche speranza per Jack, ma Jamie non sapeva cosa avrebbe richiesto farlo tornare con i Guardiani. E lui cominciava a chiedersi cosa stesse facendo. Quello che aveva proposto quella cosa, l’idea di partire per cercare il covo di Pitch, era lo stesso che adesso non sapeva più che fare.
<< Mi stavo chiedendo… >> Mormorò Jamie cercando di attirare l’attenzione all’interno dell’abitacolo. << Cosa stiamo facendo? >>
Nessuno reagì come Jamie si aspettava. Solo dopo qualche istante Coniglietto di Pasqua prese la parola:<< Stiamo cercando il modo di sconfiggere Pitch Black e Jack Frost. E’ quello che hai detto tu. >> Jamie scosse la testa.
<< Non sono più sicuro di poter affrontare Pitch e Jack… >> Luna gli mise una mano sulla spalla.
<< Perché no? >> Jamie le rivolse uno sguardo triste.
<< Non vedi come sono insignificante di fronte a loro? >>
<< E noi allora? >> Chiese Topo di Fogna sghignazzando. << Pensi di essere il più debole qui? >>
Jamie si sentì un po’ in colpa per aver detto quelle cose; Topo di Fogna aveva ragione. << Scusa. >> Disse.
<< Non devi scusarti! Devi pensare positivo! >> Disse in risposta quello picchiettandosi una tempia con un dito.
<< Pensare positivo… >> Ripeté Jamie. Sentì come se Fatina dei Denti davanti a lui volesse dirgli qualcosa, poi sentì la sua voce nella testa.
Nightmare, tu sei l’unico che può sconfiggere i nostri nemici. Sei tu quello che ci ha ridato la speranza.
Jamie rimase in silenzio, dopo aver sentito le opinioni degli altri. Si convinse a reagire, perché non poteva restare lì senza fare niente.
<< Avete ragione. >> Disse. << Devo credere in me, tentare sempre di più, e trovare un modo per fermarli! >> Vide le espressioni di approvazione degli altri, si sentì più sicuro.
<< Da dove cominciamo? >> Chiese Cane Pezzato. Jamie non ne aveva proprio idea. In un attimo tutto il suo ottimismo se ne andò, m sapeva che non doveva mollare!
<< Avranno un posto dove stare… >> Disse Jamie pensieroso. << Un posto da poter chiamare “casa”… >>
<< Qualcosa che si addice a loro? Magari una caverna? >> Disse Topo di Fogna quasi per scherzare, ma aveva fatto centro in ciò che voleva dire Jamie.
<< Potrebbe essere. >> Disse Jamie annuendo. << E dato che non abbiamo altre alternative, potremmo cercare in qualche caverna, o comunque in qualunque posto dove potrebbero nascondersi quei due. >>
Coniglietto di Pasqua annuì. << Penso che possiamo farlo. >>
Fatina dei Denti non poteva trovare la posizione dei loro nemici, ma poteva difenderli dall’Ombra di Pitch, e se le cose si mettevano male, Jamie sperava di poter contare su di lei. Viceversa, la donna sperava che il ragazzo potesse prendere in mano la situazione, in caso qualcosa dovesse succedere.
<< E allora perché non diamo un’occhiata a quella caverna laggiù? >> Chiese Topo di Fogna distraendo Jamie dai suoi pensieri. Puntava un dito contro una montagna poco distante da loro e alla base si poteva vedere uno squarcio; l’entrata di una caverna.
<< Se non avete nulla in contrario… >> Disse Jamie guardando gli altri. Luna sorrise annuendo. Cane Pezzato e Topo di Fogna erano pronti, e Coniglietto di Pasqua rispose accelerando.
<< Prima lo facciamo, prima finiamo! >> Disse Luna. Jamie annuì. Era deciso: sarebbero andati nella caverna.
Arrivarono all’entrata in poco tempo, dopo aver abbandonato la strada. Mentre si avvicinavano, Jamie si sentiva teso, e gli altri cominciavano a preparare le armi. Non erano sicuri di sapere cosa avrebbero trovato, ma dovevano essere pronti a tutto.
<< Come procediamo? >> Chiese Kallisto guardando l’entrata e la montagna che si stagliava alta sopra di loro. Guardò poi Coniglietto di Pasqua.
L’uomo incrociò le braccia e disse:<< Dovremmo lasciare qualcuno dietro a controllare le auto… >>
<< Lo faccio io. >> Si offrì Occhio di Falco. << Voi andate pure avanti, io resto qui a controllare la situazione. >>
<< Da solo? >> Chiese Coniglietto di Pasqua.
Occhio di Falco si molleggiò sui talloni. << Bé, Segugio resterà qui a tenermi compagnia, vero bello? >> Detto questo diede un’occhiata al cane di Bruto, e quello abbaiò scodinzolando. << E poi Cane Pezzato sarà lieto di stare qui assieme a noi. >> Disse voltando lo sguardo verso il ragazzo.
Cane Pezzato annuì. << Certamente. >> Rispose avvicinandosi.
Coniglietto di Pasqua sorrise. << Allora è deciso. Fate attenzione qui fuori. >>
<< E voi lì dentro. >> Rispose Occhio di Falco andando a sedersi sulla soglia del furgone, prendendo il suo fucile di precisione.
Jamie non voleva lasciare sua sorella di fuori, sapeva che la piccola non avrebbe voluto restare lontano da lui o da Fatina dei Denti, e non gli avrebbe nemmeno permesso di lasciarla lì, quindi la portò con sé, dentro la caverna. Finché restava con lui o con Fatina dei Denti, la bambina era al sicuro.
La caverna era buia e silenziosa. Non sembrava esserci niente all’interno, ma Jamie sentiva come una strana presenza attorno a sé… E aveva il sospetto di non essere il solo a percepirla.
Kallisto accese una torcia e cominciò a puntarla un po’ ovunque. Presto tutti quanti lo imitarono. C’erano solo stalattiti e stalagmiti di roccia in giro per la strada, nessun segno di vita, né la presenza di Incubi dava loro qualche indizio.
<< Sembra vuoto… >> Disse Bruto a un certo punto, una volta entrati in una sala più ampia.
<< Aspettiamo di controllare bene, prima di andarcene. >> Disse Coniglietto di Pasqua. Bruto annuì comprensivo.
Jamie vide sopra le loro teste un piano superiore. C’era una specie di caverna dentro la caverna; attraversando un arco fatto di stalattiti si entrava in una sorta di palco dove qualcuno si sarebbe potuto nascondere per tendere loro una trappola.
Spettrale. Pensò il ragazzo quando vide quell’arco di roccia scura.
Come se gli avesse letto nella mente, Lupo Solitario disse:<< Pensate che dovremmo controllare anche quel punto in alto? >> Ci puntò contro la torcia. I componenti della Squadra ci misero poco a discuterne, poi annuirono all’unisono.
<< Meglio non lasciare niente. >> Disse Siaiei.
<< Ma come ci arriviamo? >> Chiese Giuda facendo un passo verso quel palco.
Runner si fece avanti. << Ci penso io. >> Si avvicinò a passi rapidi alla parete di roccia. Era frastagliata e piena di appigli, ma vi erano rocce taglienti e affilate che avrebbero potuto ferire semplicemente sfiorandole. Jamie si chiedeva come avrebbe fatto Runner a scalare quella parete.
Il ragazzo si fermò a poca distanza dal muro. Alzò lo sguardo e diede un’occhiata agli appigli. Mise la sua torcia tra i denti e si assicurò che il fucile fosse ben legato alla cinghia attorno alle spalle. Fece qualche passo indietro e scattò verso il muro. Runner fece un salto laterale, atterrando con un piede in una rientranza nella roccia. Con quel piede si spinse dall’altro lato e raggiunse un appiglio con la mano sinistra. Con forza, si tirò su e afferrò un'altra sporgenza. Fece un piccolo saltello laterale e si aggrappò a delle sporgenze più in alto. A quel punto cominciò a salire come se fosse su di una scala, salendo sulle rocce come se fossero gradini. Accelerò quando i gradini sul muro cominciarono a finire, e si spinse in alto subito dopo aver lasciato l’ultimo con il piede. A quel punto, estraendo il fucile, si agganciò con esso al bordo del piano superiore e con calma si issò su. Jamie era sbalordito. La grazia e l’agilità che Runner aveva dimostrato sembravano rendere il tutto molto facile, ma lui non ci avrebbe mai provato.
Una volta arrivato in cima Runner si voltò e salutò sorridendo, dopodiché si mise a controllare che non ci fosse niente lì dietro.
Passarono alcuni istanti. Il silenzio aumentava, e Jamie sentiva la tensione crescere sempre di più. A un certo punto qualcuno chiese a Runner se avesse finito, ma il ragazzo non rispose.
Ci fu un lampo azzurro che scagliò Runner indietro. Il ragazzo cominciò a cadere nel vuoto, oltre la sporgenza. Thor si fece avanti per afferrarlo al volo, ma Jamie fu più veloce e fece apparire sotto di lui un trampolino, in modo che il ragazzo non cadesse a terra. Mentre rimbalzava, Runner lanciò un urlo che era un misto di eccitazione e spavento. Dopo arrivò a terra riacquistando l’equilibrio e prendendo il suo fucile. Aveva del ghiaccio sugli abiti.
<< Chi c’è lassù? >> Chiese Kallisto prendendo un coltello. Runner non disse nulla, la risposta arrivò da sola, quando Jack Frost fece il suo ingresso nella scena, volando a mezz’aria e impugnando il suo bastone nella mano destra.

 

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Capitolo 46
*** Ruoli ***


Jack puntò il bastone verso Jamie.
<< Sei ancora deciso ad andare avanti nel tuo viaggio. >> Disse l’Uomo di Ghiaccio. Jamie non perse tempo e fece apparire una falce. Si preparò a combattere. Jack prese quel gesto come un invito ad attaccare, e infatti un’ondata di ghiaccio si riversò contro di loro lì sotto.
Jamie si abbassò e cominciò a correre verso Jack, che però volteggiava in aria. Jamie lanciò la falce per vedere cosa sarebbe riuscito a fare con quella. Non molto, visto che Jack riuscì a schivare la lama con estrema facilità. Jamie preparò subito una lancia per affrontare Jack, ma lo Spirito se ne stava distante dagli uomini. Il bastone, puntato contro il ragazzo, sparò una raffica di ghiaccio. Jamie cominciò a correre in cerchio per evitare di essere colpito, ma sembrava che Jack stesse solamente tentando di farlo muovere. Non voleva colpirlo sul serio, ma solo allontanarlo dal resto del gruppo. Se ne accorse quando finì per creare dei muri di ghiaccio attorno a lui. Jamie era in trappola, e poteva vedere gli altri prendere le armi e prepararsi a rompere il ghiaccio. Jack si avvicinava a lui, ma non con fare minaccioso. Era sereno, e sembrava solo voler parlare da solo col ragazzo.
<< Fermi! >> Disse Jamie agli altri, provocando il loro stupore. Jack sorrise.
<< Vedo che hai capito. >> Disse lo Spirito con calma.
Jamie gli rivolse uno sguardo feroce. << Che cosa vuoi? >>
<< Parlare. >> Si limitò a dire Jack sedendosi su una roccia. << Non dirmi che non sei disposto a conversare, una volta tanto. >> Jamie guardò l’Uomo di Ghiaccio con sospetto, prima di rispondere.
<< Conversare, non negoziare! >> Fu la risposta secca di Jamie. Jack rise.
<< Certo, non ci proverei nemmeno. >> Biascicò l’uomo. Jamie era ancora armato, mentre Jack aveva posato il suo bastone distante da lui, forse per far capire di non avere cattive intenzioni. Rimasero in silenzio, il ché fece irritare Jamie.
<< Quindi che vuoi? >> Chiese alla fine il ragazzo.
Jack sospirò. << Siete davvero risoluti, voi. >> Alzò lo sguardo verso di lui. << Non vi arrendete mai, nemmeno quando rischiate la vita. >>
<< Non c’è altro che potrei perdere, ormai… >> Disse Jamie, sapendo di errare. Jack glielo fece notare.
<< E allora, tua sorella? La bambina che da tre anni proteggi più della tua vita? >> Jamie non seppe come rispondere. << E loro, invece? >> Disse indicando gli altri dall’altra parte del ghiaccio. << Loro non sono importati per te? >> Jamie si infuriò.
<< Perché mi stai dicendo questo? >> Chiese trattenendo il tono. << Non mi sembra che voi vi facciate tanti problemi a fare del male alla gente! >> Jack rimase in silenzio per un po’.
<< E’ qui che ti sbagli. >> Disse infine. << Io non voglio fare del male alla gente. A me non darebbe fastidio se la gente tornasse a vivere fuori dai rifugi, se le loro vite continuassero come se niente fosse… Vorrei solo che si ricordassero che io esisto. >>
<< Che in ogni momento puoi spazzarli dalla faccia della Terra? >> Lo incalzò Jamie. Jack sembrava deluso.
<< Per il momento, sembra piuttosto difficile farlo… >> Disse l’Uomo di Ghiaccio guardando Jamie con un sorrisetto. Si alzò e cominciò a camminare in cerchio. << Siete in sedici, tu e i tuoi amici. >> Fece il gesto di contare con le dita. << Tu, tua sorella, la ragazzina, quell’altro ragazzo, l’uomo con la giacca, quello senza un occhio, la donna misteriosa e tutti gli altri… >> Jamie lo guardò perplesso. << Sembrate quasi una compagnia teatrale: ognuno di voi ha il suo “ruolo”. >>
<< Che cosa intendi? >> Chiese Jamie vedendolo allargare le braccia.
Jack sorrise. << Tu sei “l’eroe”, colui che salverà tutti e che riporterà la pace nel mondo. >> Disse sorridendo. << Tua sorella è “la sorellina da proteggere”, che non abbandoni mai. >> Poi continuò. << La ragazza è la tua “fidanzata”, con cui hai stretto un patto. >> Jamie stava per ribattere, dopo aver sentito la parola “fidanzata”, ma Jack non gliene diede il tempo. << “Il giovane inventore”, quel ragazzino rimasto fuori dalla caverna. Abbiamo poi il “padre di famiglia”, che a me sembrerebbe tutt’altro! >>
<< Topo di Fogna è un uomo degno di fiducia! >> Esclamò Jamie, senza scomporre Jack, che continuò a parlare con calma.
<< “Il leader”, l’uomo con un occhio solo. Il tuo “mentore”, che è anche il suo vice, se non sbaglio. >> Stava parlando di Coniglietto di Pasqua e Kallisto. In effetti Jamie aveva pensato a Kallisto come un uomo di grande rispetto, ma anche di grande fiducia: il suo mentore. << C’è “l’eroe solitario”. >> E adesso stava parlando di Lupo Solitario. << “Il giovane intraprendente”. >> Quello era Runner. << “Il grosso simpaticone”, “il soldato burbero”. C’è poi “la donna scontrosa e risoluta”. >> Jamie si chiedeva cosa volesse dire con tutti quei giri di parole. << “Il lottatore”, “il cecchino”… >> Lo guardò negli occhi. << “L’uomo sal passato oscuro” e “l’eroina de gruppo”. >> Jamie si sentì oppresso dallo sguardo di Jack. << Non è così che l’hai chiamata, Nightmare? >>
<< Come fai a saperlo? >> Chiese Jamie scontroso.
Jack non esitò a rispondere. << Pitch può vedere gli Incubi della gente. Tu hai sognato di ripetere quella notte in quella città dei ribelli. >> Lo sapevano. Sapevano del loro incontro con Carter e la sua gente. Jamie notò l’espressione di Jack. Sorrideva, di fronte alla sua incertezza. << Abbiamo sempre saputo tutto. Se credi che l’aggeggio del tuo amico abbia funzionato, è solo perché noi non abbiamo ritenuto necessario attaccare quella gente. >> Ma Jamie non si lasciò convincere da Jack. Quello sospirò deluso. << Purtroppo c’è ancora qualcosa che non capiamo… >>
Che vuole dire? Jamie pensava che Jack e Pitch sapessero tutto su di loro, dato che lo Spirito aveva appena affermato di poter leggere gli Incubi di tutti loro.
<< Pitch non riesce a vedere gli Incubi di un paio di persone nel vostro gruppo. >> Disse Jack. << E una di loro è la più importante, secondo lui. >> Fatina dei Denti. Non poteva essere nessun altro! La donna non poteva provare paura, dunque la notte non poteva avere Incubi. In realtà per Jamie quella fu una sorpresa, ma si aspettava qualcosa del genere. E l’altra persona invece chi poteva essere? Nessun altro era come la donna. A meno che lei non stesse proteggendo qualcuno con i suoi poteri, durante la notte, ma in quel caso, chi?
Sophie. Fu il nome che prese forma nella sua testa subito dopo essersi posto la domanda. Era chiaro che Fatina dei Denti avesse a cuore la vita di sua sorella, e quindi grazie ai suoi poteri aveva deciso di proteggere la bambina anche durante la notte.
<< Tu non sai niente, vero? >> Chiese Jack. Jamie lo guardò con uno sguardo quasi deluso; non si sarebbe aspettato di sentirgli chiedere una cosa simile. << Ehi, non guardarmi così! >> Sbottò quello. << Stavo solo chiedendo… >>
Jamie aveva ancora la lancia in mano. Non voleva più ascoltare lo Spirito; aveva sentito abbastanza. Non sapeva se Jack avesse parlato senza pensarci, oppure se avesse un secondo scopo, dietro tutto questo, ma sapeva che adesso doveva fare delle domande a qualcun altro. Strinse le dita attorno alla lancia e la fece roteare in aria, mancando di pochi centimetri la testa di Jack.
<< Abbiamo finito di parlare! >> Disse Jamie. << Ora preparati a pagare! >>
Jack sembrò confuso, ma sotto la sua espressione, Jamie vide un mezzo sorriso. Questo lo fece andare ancora di più in collera. Abbassò la lancia vedendo Jack schivarla con facilità e afferrare il bastone. Con un gesto agile disarmò Jamie e lo prese con il bastone, avvicinandolo a sé.
<< Un’ultima domanda: come fai a fare quello che fai? >> Jamie lo fissò intensamente negli occhi, non disse nulla; per tutta risposta fece apparire un coltello e lo ferì di striscio al fianco. Jamie urlò agli altri di distruggere il ghiaccio; detto questo si gettò a terra.
Una pioggia di proiettili distrusse i muri di ghiaccio creati da Jack e Jamie poté allontanarsi dallo spirito.
<< Ti ha ferito? >> Chiese Kallisto. Jamie scosse la testa.
<< L’ho colpito io. >> Jack era stato preso alla sprovvista dall’attacco di Jamie, e ora si reggeva con il suo bastone. Guardava il ragazzo con un misto di disprezzo e odio, e Jamie ricambiava con sguardo di sfida.
<< Non si può ragionare con voi… >> Mormorò Jack scuotendo la testa. Da un anfratto alle sue spalle schizzarono fuori degli Incubi che attaccarono la Squadra. Jamie fece apparire un martello e cominciò a colpirli ovunque ne vedesse. Poi vide roteare una grossa falce e passare a pochi centimetri dalla sua testa. Vide Pitch, comparso dall’ombra, che l’aveva appena scagliata, forse sperando di intimorirlo. Sentì un urlo. Jamie si voltò subito, riconoscendo la voce di sua sorella. La falce si avvicinava alla piccola Sophie, e lei era rimasta impietrita dallo spavento alla vista di quella grossa lama farsi sempre più vicina a lei.
<< SOPHIE!!! >> La lama sfiorò la guancia destra della bambina, che rimase immobile, la bocca semiaperta, in attesa del peggio.
Quando la falce cadde a terra fece un rumore metallico e smise di avanzare. Jamie corse da sua sorella, che adesso ricominciava a respirare.
<< Sophie, stai bene?! >> La bambina però non rispondeva. Sembrava che vedesse ancora l’enorme falce davanti a sé. Jamie esaminò il taglio. Le attraversava tutta la guancia in orizzontale, ma non era niente di grave; sarebbe rimasta solo una piccola cicatrice. Il ragazzo prese la falce di Pitch e si voltò infuriato. Lanciò un urlo di rabbia e si scagliò verso l’Uomo Nero, la cui espressione non fece altro che farlo imbestialire di più. A pochi metri da lui, Jamie spiccò un salto levando alta la falce e abbassandola con uno strattone.
Pitch afferrò la falce dove la lama non poteva ferirlo tirando a sé l’arma, scagliò Jamie lontano, facendolo sbattere con la schiena a una parete.
<< Possiamo andare? >> Chiese Jack visibilmente infastidito. Pitch alzò un dito. Dal palco al piano superiore venne fuori l’enorme massa di sabbia nera: l’Ombra di Pitch. Ignorando tutti gli altri che gli sparavano contro, l’Ombra si diresse verso Fatina dei Denti. La spinse sollevandola e facendola scontrare con un muro. La donna lottò con tutte le sue forze per fermarla, ma sembrava non poterci riuscire. Jamie vide il suo viso: era proprio come quella volta nell’automobile, quando avevano incontrato l’Ombra di Pitch per la prima volta. Fatina dei Denti stava soffrendo.
Con uno sforzo, Jamie si alzò da terra e corse verso la donna, schivando gli Incubi che gli si paravano di fronte.
Arrivò accanto a lei. La vedeva stringere i denti e tenere lo sguardo basso, con le mani protese e l’Ombra a pochi centimetri dai suoi palmi. Una luce bianca scaturiva da essi.
<< Fatina dei Denti! >> Chiamò lui, ma lei sembrò non sentirlo. Jamie si rattristò. << Lasciati aiutare… >> Allungò piano un braccio verso di lei e posò la mano sulla sua spalla. Una scarica elettrica gli attraversò il corpo in un istante, così da fargli ritrarre il braccio. Jamie maledisse sé stesso per quel gesto e riprovò a toccare la donna. Sembrava però che lei non volesse che lui lo facesse. Riuscì a girare lo sguardo verso di lui e a chiedergli con gli occhi di andare via. Gli stava chiedendo di non farlo. Ma Jamie non si mosse.
<< Io resto qui! >> Disse. In quell’istante prese la mano della donna. Jamie sentì di nuovo la scossa elettrica, ma questa volta si costrinse a rimanere accanto a Fatina dei Denti, stringendole la mano con forza. Lei aveva bisogno di lui, anche se non voleva ammetterlo.
Fatina dei Denti era grata a Nightmare per non essersi arreso, ma se fosse continuata così a lungo, il ragazzo non avrebbe resistito al dolore. Doveva sbrigarsi. Fu uno sforzo immane: Fatina dei Denti riuscì a trovare la forza per contrastare l’Ombra di Pitch. Grazie al ragazzo, il dolore era diminuito, e lei poteva concentrarsi di più sull’enorme Incubo.
Furono istanti interminabili. Jamie cominciava a urlare per soffocare il dolore e Fatina dei Denti era di nuovo sull’offensiva. I suoi occhi dicevano chiaramente all’Ombra di Pitch: “non avrai nessuno di noi, stasera!” La luce era fortissima, e anche il frastuono; Jamie strizzava le palpebre, al contrario di Fatina dei Denti, che teneva gli occhi spalancati per lo sforzo.
Ci fu un’esplosione e l’Ombra di Pitch si ritirò nell’oscurità, disperdendosi in tanti granelli di sabbia nera. In quell’istante, anche i due Spiriti se ne andarono, forse delusi, o magari divertiti…
Jamie e Fatina dei Denti erano spinti alla parete. Jamie stringeva la mano della donna; lei aveva in viso un sorriso beato. Sembrava che fosse scoppiata una bomba proprio da dove si trovavano loro, e i loro vestiti erano bruciacchiati e strappati.
Coniglietto di Pasqua e gli altri si precipitarono da loro. Luna era in testa. Tra le varie domande che gli furono rivolte gli fu chiesto se potessero camminare e se stessero bene; sia Jamie che Fatina dei Denti avrebbero voluto rispondere di sì, avrebbero voluto dire di poter camminare da soli, ma si sarebbe trattato di una bugia… Non riuscivano neanche a muovere le braccia. Alla fine furono sollevati portati indietro in braccio.
Jamie era euforico, nonostante non lo facesse vedere. Si sentiva forte, anche se in quel momento non sarebbe riuscito a fare niente. Sentiva di poter aiutare tutti quanti, perché proprio in quel momento aveva aiutato Fatina dei Denti ad alleviare il suo dolore. Sapeva che anche la donna si sentiva così. Sapeva che l’euforia di aver contrastato l’Ombra di Pitch era grande. Si scambiarono occhiate fiduciose, mentre venivano trasportati.
Erano in grado di vincere, insieme.

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Capitolo 47
*** La definizione di "coraggio" ***


Jamie non sapeva proprio come esprimere la sua felicità a Fatina dei Denti. E la sua ammirazione. La ammirava. Per lui era la persona più coraggiosa che avesse mai conosciuto. Aveva voluto dirglielo da quando se n’erano andati dalla caverna, ma un po’ per la stanchezza, un po’ per la fretta, alla fine aveva rimandato a dopo, quando si sarebbero fermati di nuovo.
I due non avevano riportato ferite gravi dalla battaglia, nonostante sembrasse che Fatina dei Denti non riuscisse a smettere di tremare. La donna era davvero esausta; la battaglia l’aveva provata. A Jamie faceva molta tristezza vederla in quello stato: tremante, incerta sui movimenti e col respiro affannato. L’Ombra di Pitch era pericolosa anche per lei, e Jamie credeva di rendersene conto.
Era notte, quando si fermarono per accamparsi. Erano in una foresta. La neve era ovunque, come al solito, e gli alberi erano spogli e grigi. La Squadra aveva passato una giornata intera a viaggiare, nella speranza di non incontrare Incubi. Fatina dei Denti stava disegnando davanti al fuoco. Sembrava essersi ripresa dall’ultima battaglia, e la sua espressione non faceva vedere altro che calma e serenità. Jamie era poco distante da lei; osservava i movimenti della sua mano con il carboncino sul foglio che teneva tra le dita dell’altra mano. Accanto a lui c’erano Luna e Sophie. Luna si era allarmata molto, quando aveva visto Jamie in quelle condizioni, dopo la lotta con l’Ombra di Pitch, e non aveva voluto lasciarlo un solo istante. Sophie era rimasta scossa dal pericolo che aveva corso durante la battaglia. Vedersi una falce roteare a pochi centimetri dal proprio viso non era una bella vista, specialmente per una bambina come lei. Il suo sguardo perso nel vuoto lasciava disarmati… Sembrava che stesse ancora vedendo la lama di fronte a sé. Jamie non sapeva cosa fosse successo nella sua testa…
<< Ora che siamo tutti riuniti e voi due siete in grado di parlare… >> Disse Coniglietto di Pasqua rivolto a Jamie e Fatina dei Denti. << Volete finalmente dirci che cosa è successo ieri sera? >>
Jamie e Fatina dei Denti si scambiarono un’occhiata di esitazione, poi alla fine Jamie decise di rispondere:<< L’Incubo era più forte dell’ultima volta. Fatina dei Denti era in pericolo. Se non fossi corso in suo aiuto non sarebbe riuscita a fermarlo. >>
<< Perché? >> Chiese Bruto. << Non ho capito cosa tu abbia fatto… >>
Jamie esitò un momento pensando alle parole da usare, prima di rispondere. << Il… Dolore era troppo forte. >> Nessuno fece niente per far capire al ragazzo di aver capito; aspettavano tutti che continuasse.
Jamie sospirò. << La prima volta che abbiamo incontrato l’Ombra di Pitch, Fatina dei Denti non era preparata a qualcosa del genere. Durante la nostra fuga ho notato che stava soffrendo. Quando ho provato ad aiutarla, una scossa mi ha attraversato il braccio. Più avanti lei mi ha detto di non potermi sentire in quelle condizioni, ma che il mio gesto la avrebbe potuta destare per un istante dal dolore. E’ come se la sua sofferenza si fosse trasmessa a me. >> Nessuno osò fiatare. << In altre parole, quando l’ho vista affrontare l’Ombra di Pitch, sono corso in suo aiuto: il dolore era troppo, e lei non sarebbe riuscita a concentrarsi abbastanza per scacciarla. >>
Ci furono istanti incerti. Nessuno parlava, e nonostante le domande fossero molte, nessuno osava chiedere.
<< Hai preso il suo dolore per aiutarla? >> Chiese Kallisto incredulo.
<< So che è strano, ma è così. >> Rispose Jamie in tono esausto. << Lo abbiamo… Condiviso… >>
Fatina dei Denti annuiva. Era grata al ragazzo, ma sapeva che non avrebbero potuto continuare a quel modo. Ci sarebbe stato sempre un frangente in cui lui non sarebbe potuto andare da lei, in cui sarebbero stati divisi o altro ancora, e sapeva che allora le sue sole forze non sarebbero bastate.
<< Comunque, Fatina dei Denti, volevo congratularmi con te. >> Disse Jamie all’improvviso. << Per il tuo immenso coraggio. >>
Fatina dei Denti sembrava confusa. Jamie continuò a spiegare:<< Volevo che tu sapessi che io ti considero una persona molto coraggiosa. Hai deciso di affrontare quell’Incubo da sola, sei voluta venire con noi di tua spontanea volontà… >> La donna lo zittì alzando una mano prima che potesse andare troppo oltre. Non sembrava affatto lusingata dalle parole di Jamie. Posò il foglio su cui stava disegnando e si alzò, allontanandosi a passi rapidi. Jamie rimase a bocca aperta. Che cosa aveva? Perché aveva reagito in quel modo? Si alzò anche lui e la seguì.
<< Fatina dei Denti! >> La chiamò. Lei non sembrò sentirlo. Quando arrivò da lei, la donna si voltò triste. << Cosa c’è? >>
Fatina dei Denti guardava Jamie con amarezza. Non sono una persona coraggiosa, Nightmare.
Jamie non capì. << Che vuoi dire? Certo che lo sei! >>
Il fatto che io non possa provare paura, non significa che sia coraggiosa. La voce della donna sembrava che si stesse per rompere in un pianto. Jamie continuava a non capire. Lei lo notò. Sospirò e disse: Nightmare, sai perché sono venuta con voi? Jamie attese che Fatina dei Denti gli rispondesse. Perché non avrei sopportato di restare lì a guardare mentre tutti voi rischiavate la vita. Credi che io riesca ad affrontare ogni situazione a sangue freddo?  Nel suo tono sembrava esserci dell’astio. Ogni volta che succede qualcosa, io rimpiango di non poter avere paura!
<< Fatina dei Denti… >> Jamie si sentiva quasi preso in giro. << Non devi… >> Non seppe cosa dire per aiutarla. Lui non poteva sapere cosa dire…
Non potrai esserci sempre. Disse lei, facendo cadere le speranze del ragazzo. E io non sono imbattibile, per quanto possa sembrarlo… La sua voce si rattristò. Posso solo prometterti che lotterò fino a ché potrò…
Jamie trattenne l’impulso di piangere. << Fatina dei Denti… Io ci sarò sempre per aiutarti. >>
No, non ci sarai… La donna sorrise e guardò il gruppo riunito attorno al fuoco. Hai già fatto questa promessa. Jamie vide Luna. Era vero.
<< Mi dispiace… >> Mormorò piano il ragazzo. Non poteva esserlo, perché avrebbe significato essere dispiaciuto per aver fatto la promessa a Luna e per non averla fatta a Fatina dei Denti, ma in quel momento Jamie non trovò nient’altro da dire.
La donna sorrise a Jamie. Sei tu il più coraggioso. Disse piegandosi su di lui. Jamie non era d’accordo. Aveva sempre creduto di non essere all’altezza della situazione, di non poter fare niente di concreto. Lei scosse la testa, come se stesse leggendo i suoi pensieri. Proprio per questo sei il più coraggioso di tutti: sai che non puoi farlo, ma lo fai lo stesso! E’ questo il coraggio.
Jamie si sentì lusingato dall’affermazione di Fatina dei Denti, ma non poteva smettere di pensare a quello che la donna gli aveva confessato poco fa. Pensava che non sarebbero riusciti a sconfiggere Pitch e Jack? Riponeva così poca fiducia nella Squadra?
Fatina dei Denti sembrava dispiaciuta per quello che aveva detto. Ascolta: ce la caveremo. Troveremo un modo per vincere questa guerra!
Jamie voleva essere così ottimista, ma non ci riusciva più. << Promettimi che ce la faremo insieme. >> Fatina dei Denti si fermò un istante. Lo fissò con insicurezza, poi chiuse gli occhi e sorrise.
Sì, ce la faremo insieme.
Aveva promesso. Tutti e due cominciarono a tornare indietro, verso il fuoco. Mentre camminavano, Jamie si ricordò di una cosa, e fermò Fatina dei Denti.
<< Jack Frost mi ha detto che non puoi avere Incubi. >> Lei annuì. Pensava che lo sapesse. << Mi ha detto che loro usano i nostri incubi per vedere cosa ci è successo, ma che non riescono a leggere gli Incubi di due di noi: una sei tu… >> Fatina dei Denti annuì, ma Jamie non continuò. Aspettava che fosse lei a dirglielo. La donna lo fissò intensamente negli occhi, lo sguardo perso nel vuoto e le palpebre spalancate. Non rispose. Si limitò a continuare a camminare verso il fuoco. Jamie sospirò abbattuto e tornò al suo posto.
Mentre si avviava al suo posto, Jamie vide il disegno di Fatina dei Denti: erano loro due che lottavano mano nella mano contro l’Ombra di Pitch.
In fondo… Pensò sorridendo. Insieme possiamo farcela.

 

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Capitolo 48
*** Nascondersi nell'ombra ***


<< Jamie? >> La voce di Luna raggiunse le orecchie del ragazzo. La Squadra era arrivata in una città, anche questa sembrava disabitata, anche se ormai Coniglietto di Pasqua non si fidava più delle apparenze, e credeva che in ogni città ci fosse un gruppo più o meno grande di ribelli. Loro due stavano facendo un giro per controllare che la zona fosse sicura.
<< Che c’è? >> Chiese Nightmare. Reggeva un fucile d’assalto con entrambe le mani e camminava a passi corti e rapidi. Non si era ancora abituato a sentirsi chiamare per nome da Luna.
<< Cosa puoi fare, a parte creare armi? >> Jamie fu sorpreso da quella domanda, ma ripensandoci si ricordò di non aver mai detto a Luna tutto quanto sui suoi poteri…
<< Bé, come hai visto, posso teletrasportarmi da un posto a un altro attraversando un varco luminoso. Purtroppo attraversare un varco è molto pericoloso: potrei perdere i sensi mentre ne attraverso uno per la troppa fatica o potrei rischiare di bruciare, essendo la temperatura molto alta. >> Luna lo aveva sperimentato sulla propria pelle. Non le piaceva, e dubitava che lo avrebbe fatto ancora, se non in casi estremi. << Poi posso assimilare gli Incubi al mio corpo e rilasciarli a mio piacimento; anche questa abilità, se non usata con attenzione, può essere pericolosa. Non ne sono sicuro, ma potrei persino dividere parte del mio essere, durante il processo… >> A Luna vennero i brividi.
<< Stai dicendo che così facendo la tua personalità potrebbe venire influenzata da quelle cose? >> Il pensiero era raccapricciante. Jamie non sembrava badarci molto, invece.
<< Se non è già successo… >> Disse con un sorrisetto mettendole così paura. In effetti, da quando era cominciato il viaggio, Jamie era cambiato, ma questo non doveva per forza essere dato dall’assimilazione di Incubi durante le battaglie… Il ragazzo continuò:<< Posso andare a fuoco. >> Luna sobbalzò. Jamie la precedette. << Non nel senso che credi tu! Non posso sparare fiamme né posso bruciare come una fiamma, ma… >> Il ragazzo si fermò. << E’ complicato… La prima volta che mi è successo stavo lottando contro Jack Frost. La neve era ovunque, stavo congelando; quando a un tratto la temperatura del mio corpo è aumentata all’improvviso, e mi sono sentito estremamente caldo e pesante… Dopo poco ho sentito un grande vuoto dentro di me, e sono svenuto. >> Luna ascoltava rapita. << Mi ci sto abituando a poco a poco, ma è comunque un’abilità pericolosa! L’ho fatto anche quella volta che sono sprofondato nel lago ghiacciato. >> Sorrise. << E’ stato quello che mi ha fatto resistere abbastanza per poter essere salvato da te. >>
Luna ricambiò il sorriso imbarazzata. << E poi? >> Chiese, intimandogli di andare avanti.
Jamie ci pensò su. << Sono in grado di creare barriere che tengano lontani gli Incubi. >>
<< Come hai fatto la notte che siamo partiti… >> Lo precedette la ragazza. Jamie sorrise.
<< Già… >>
<< E anche lì hai rischiato di morire. >> Sbuffò Luna. Jamie tossicchiò alzando gli occhi.
<< Almeno sono ancora qui… >> Disse. Luna lo spinse dicendogli di non dire più cose del genere, anche se ridendo.
Le risate si spensero dopo pochi istanti. Jamie e Luna si immobilizzarono. Sentivano qualcosa attorno a loro. Sospiri inquietanti, nitriti… Gli Incubi erano arrivati. Jamie notò alcune delle loro sagome sul tetto di un palazzo e altre dall’altra parte della strada.
<< Dannazione… >> Imprecò Jamie caricando il fucile e preparandosi a lottare, mentre Luna indietreggiava preoccupata. Stava per chiedere un’arma, ma Jamie era occupato a controllare gli Incubi; una sola distrazione e sarebbero stati attaccati. Meglio lasciar perdere, per il momento.
Gli Incubi si facevano sempre di più sui tetti e nella strada, e a poco a poco si avvicinavano, ma forse questa era un’impressione di Luna. Jamie continuava a guardarsi intorno e a controllarli uno per uno. Poi individuò un vuoto nella barriera di cavalli che li circondava. La loro via di fuga. Jamie prese la mano di Luna e le intimò di fare silenzio soffiando tra i denti. << Seguimi. >> Fu la parola che scandì tra i denti.
Cominciarono a muoversi lentamente e ad avvicinarsi al varco tra gli Incubi. Senza fare rumore e senza muoversi troppo velocemente, i due ragazzi riuscirono a raggiungere l’uscita senza allertare i cavalli neri. Sembrava che non li vedessero… Passarono accanto a un enorme Incubo nero con gli occhi gialli luminosi che incutevano paura con uno sguardo. Jamie sentiva il suo respiro affannoso e sussultava a ogni movimento inaspettato del cavallo.
Incredibilmente, i due ragazzi furono fuori dal cerchio di Incubi e riuscirono ad allontanarsi da essi. Una volta al sicuro, si concessero un sospiro di sollievo.
<< Che diavolo è stato? >> Chiese Luna con le mani sulle gambe piegandosi in due. Jamie non seppe che risponderle. Sentirono un suono simile a un vetro che si frantumava e in un attimo videro degli Incubi venirgli contro.
<< CORRI!!! >> Gridò Jamie tirandola da un braccio e iniziando a scappare.
I due ragazzi erano stati scoperti. Ma perché gli Incubi non li avevano attaccati prima? Ora non c’era tempo per farsi certe domande; Jamie doveva portare Luna in un posto sicuro. Dovevano sfuggire agli Incubi, non avrebbe potuto affrontarli tutti da solo.
Senza accorgersene, i due ragazzi si misero in trappola da soli, entrando in un vicolo cieco. Jamie non ebbe il tempo di pensare a nulla: come vide il muro ci poggiò sopra le mani e poi si voltò a guardare gli Incubi. Avevano rallentato l’andatura, forse perché sapevano di averli accerchiati. Jamie era pronto a sparare con il fucile contro di loro. Luna era dietro di lui; tratteneva il respiro nella paura che succedesse qualcosa.
Il tempo rallentò; a Jamie gli istanti sembrarono ore e ogni battito cardiaco lo faceva tremare come un bambino infreddolito. Guardò fisso negli occhi l’enorme Incubo che stava di fronte a lui.
Il tempo passava. L’Incubo sembrava esitare. Alla fine, inaspettatamente, il cavallo si voltò e sparì.
Jamie e Luna erano paralizzati dalla paura. Che cosa era successo? Continuavano a ripeterselo nella mente. Quella domanda cominciava ad essere insopportabile, e dovettero condividere i loro pensieri.
<< Non penso che abbiano problemi di vista… >> Disse Luna esausta, facendo divertire Jamie per un istante. << E nemmeno che il loro intento fosse quello di spaventarci. >> Si appoggiò a un muro e si lasciò scivolare a terra con liberazione. Jamie andò accanto a lei.
<< E’ tutto troppo strano… >>
<< Proprio come quella volta nel fuoristrada. >> Disse Luna. << Quando l’Ombra di Pitch si è fermata davanti a noi e dopo un po’ se n’è andata senza fare nulla. >> Piegò la testa verso il ragazzo accanto a lei. << Ti era mai capitato? >>
Jamie ci pensò. << Non mi sembra… >> Si fermò. Una volta era successo. Quella notte nella stanza di quella donna, quando aveva cercato di sostituire il dentino del bambino con la monetina creata da sé. La donna lo aveva guardato dritto negli occhi, ma non lo aveva visto!
Jamie si alzò. << Forse c’è ancora qualcosa dei miei poteri che devo scoprire… >>
Prese Luna per una mano e la aiutò ad alzarsi, poi, con una strana euforia, la tirò con sé diretto al punto di ritrovo con la Squadra, senza rispondere alle sue domande sull’argomento.

 

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Capitolo 49
*** Ombre nelle ombre ***


Fatina dei Denti era con Coniglietto di Pasqua. Non si poteva dire per certo se stessero conversando o no, ma Jamie dovette per forza intromettersi, quando arrivò da loro.
<< Ho scoperto una cosa! >> Esclamò il ragazzo ansimando. Luna alle sue spalle si stava riprendendo a fatica dalla corsa che Jamie le aveva fatto fare. Coniglietto di Pasqua lo guardò interrogativo. Jamie continuò. << Ho capito perché quella volta nel fuoristrada l’Ombra di Pitch non ci ha attaccati! >>
Fatina dei Denti sembrò molto interessata all’argomento, e avvicinò il viso annuendo, chiedendogli di continuare.
<< Non so bene come funzioni… E’ come quando ho preso fuoco o quando ho creato una barriera per fermare gli Incubi. La mia paura in alcune situazioni diventa talmente grande e incontrollabile da agire da sola, esaudendo i miei desideri. Mi è capitato alcune volte di voler essere invisibile, di potermi nascondere agli occhi di chi mi osservava, proprio come l’altra notte. E ha funzionato! La mia paura mi ha reso invisibile all’Ombra di Pitch, salvandoci. >> Fatina dei Denti e Coniglietto di Pasqua erano esterrefatti. Anche Luna finalmente cominciava a capire cosa fosse successo in quel vicolo, e di colpo il suo viso si illuminò.
<< Poco fa abbiamo incontrato degli Incubi che ci hanno seguito. >> Disse la ragazza precedendo Jamie. << Sono riusciti a intrappolarci, ma per qualche motivo se ne sono andati, come se non ci avessero visto. >> Jamie annuì sorridendo.
<< Dici che sia stato lui? >> Chiese Coniglietto di Pasqua ignorando per un attimo il ragazzo. Luna ne era sicura. << Ma come? >> L’uomo si voltò di nuovo verso Jamie.
Nightmare non sapeva ancora come avesse fatto, ma non poté che dire:<< Devo scoprirlo! >> Fece qualche passo per allontanarsi da loro.
Avevo paura quando è successo. Molta paura. Tutto è successo senza che nemmeno me ne accorgessi… Chiuse gli occhi e cominciò a concentrarsi. Respirava profondamente e pensava a tutti i pericoli che avevano corso. Doveva tornare a provare quella paura di prima.
La prima volta aveva avuto paura di essere scoperto mentre scambiava un dente con una moneta. La seconda volta che era successo, aveva avuto paura di dover affrontare qualcosa di talmente potente da poterlo spazzare via, e la terza volta aveva avuto paura di venire catturato dagli Incubi.
Non poteva dire di non avere paura, ne aveva tanta, ma non riusciva proprio a farlo funzionare. In preda alla curiosità chiese:<< E’ successo qualcosa? >> Silenzio. Coniglietto di Pasqua scosse la testa con gli occhi fissi su di lui. Jamie tornò a concentrarsi. Fatina dei Denti capì che era tutta fatica sprecata e lo fermò andando a posargli una mano sulla spalla.
<< Manca qualcosa… >> Disse pensieroso Coniglietto di Pasqua.
Luna si avvicinò a Jamie. << Nightmare, per caso dev’esserci una situazione particolare perché riesca a… Fare quello che fai? >>
Jamie sospirò e si mise a pensare. Cosa poteva essere in grado di renderlo invisibile agli altri? La sua paura gli aveva concesso di fare molto, da quando aveva imparato ad usarla, ma ora non sapeva proprio come fare. Non c’era nessun indizio che gli permettesse di trovare un modo. Forse ci riusciva in modo casuale, e bisognava lasciare che accadesse? Ma a Jamie non piaceva quell’idea. Cominciò a ripensare alle volte che gli era successo. Cercò un particolare in comune nelle tre situazioni diverse in cui si era ritrovato, e ne trovò uno: l’oscurità.
<< Forse ho trovato qualcosa… >> Disse Jamie. Gli altri aspettarono che continuasse. << Tutte le volte che sono riuscito a… >> Non voleva dire “diventare invisibile”, perché aveva capito che quello non era il termine esatto. << Nascondermi, è stato per il buio. E’ come se diventassi un tutt’uno con l’oscurità che mi circonda! >> Coniglietto di Pasqua spalancò l’occhio, così come Fatina dei Denti. Luna invece mosse leggermente la bocca, con un’espressione sorpresa e comprensiva in volto. << La prima volta che mi è successo ero avvolto nel buio, e nonostante la luce di una abat jour mi stesse colpendo, sono rimasto invisibile alla vista di una donna. L’altra volta, nel fuoristrada, l’unica luce che ci investiva era quella della Luna, ed era troppo debole per poterci illuminare del tutto. E poi, prima nel vicolo, l’oscurità era totale! A fatica riuscivo a vedere gli Incubi di fronte a me! >> Luna annuì.
<< Dunque il segreto è l’oscurità? >> Chiese Coniglietto di Pasqua. Jamie annuì.
<< Penso di sì. >> Il ragazzo si guardò intorno. La strada era illuminata da alcuni lampioni, e nonostante la luce non fosse molto forte, l’oscurità non sarebbe stata abbastanza per potersi nascondere in essa. Cominciò a cercare un posto e disse agli altri di seguirlo. Alla fine riuscirono a trovare un negozio immerso nel buio. La luce entrava a fatica a causa delle saracinesche abbassate e a malapena si potevano distinguere i mobili. Jamie camminò un po’. Raggiunse un angolo, cercò di guardarsi intorno, senza però riuscire a riconoscere in qualche modo il luogo. Provò poi a ripetere ciò che aveva cercato di fare prima in strada.
Il silenzio avvolgeva quel luogo, non solo l’oscurità. Jamie ripensò a quel momento in cui aveva visto la falce di Pitch Black sfiorare la guancia di sua sorella. La rabbia e la paura di perderla lo assalirono. A un tratto si sentì come più leggero. Si voltò e i suoi passi non crearono alcun suono. Si avvicinò a Coniglietto di Pasqua, poco distante da lui. Era impossibile che non lo avesse visto spostarsi: anche se la luce era poca, la sua sagoma era visibile nel buio. Si avvicinò alla faccia dell’uomo e lo vide sorpreso: non vedeva più Jamie; aveva funzionato!
Il ragazzo pensò di poter trasferire questa sua abilità anche ad altre persone, come aveva fatto prima con Luna. Ci avrebbe provato più avanti; adesso voleva sorprenderli tutti. Sgattaiolò fuori dal negozio e si rivolse alla luce di un lampione; chissà se fosse il contatto con la luce a staccarlo dalle tenebre o se bastasse semplicemente volerlo… Diede un paio di colpi alla saracinesca e chiamò:<< Allora, siete ancora lì dentro? >>
A quelle parole, Coniglietto di Pasqua, Fatina dei Denti e Luna si precipitarono da lui. Ci era riuscito. Gli adulti si complimentarono con lui. Dissero che era stato bravo. Luna, invece, sorrideva. Lo guardava con un sorrisetto furbo piuttosto insistente. Poi lo prese per un braccio e gli disse:<< Sei davvero fantastico! >>

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Capitolo 50
*** Turbamento ***


Pitch pensava. L’ultima volta che avevano affrontato gli umani, la sua Ombra era stata respinta ancora una volta. La cosa non lo turbava. Aveva visto come la donna da sola non riuscisse a fronteggiare l’enorme potere degli Incubi. La cosa che gli era rimasta impressa nella mente era l’espressione della bambina. La sorellina dell’Ultima Luce. Anche se in quel frangente non lo aveva fatto notare, lo sguardo della bambina lo aveva in qualche modo turbato. Aveva quasi ucciso quella piccola bambina.
E allora? Continuava a chiedersi cercando di giustificare il suo operato. Sono Pitch Black, l’Uomo Nero. Gli occhi di un bambino non mi hanno mai influenzato e mai lo faranno.
Jack aveva notato il suo silenzio. L’Uomo Nero non aveva detto una parola, da quando erano tornati. Lui gli aveva chiesto se il fatto che la sua Ombra fosse stata sconfitta di nuovo fosse una cattiva notizia, e Pitch gli aveva risposto con un rapido movimento della mano. Forse Pitch sapeva cosa fare, ma Jack no. Non era lui quello che leggeva gli Incubi delle persone, non era lui quello che controllava un esercito. Non era lui l’Uomo Nero. Tutte quelle cose erano Pitch Black. In fondo era stato Pitch a tirare Jack in quella guerra con gli umani. Certo, sarebbe stato tutto più semplice se il ragazzo non si fosse messo in viaggio per trovare un modo per sconfiggerli… Ma finché sarebbe rimasta una sola luce nel mondo, i Guardiani sarebbero riusciti a tornare. Però sembrava che questa volta, i suo vecchi amici avessero deciso di rimanere in disparte… Pensavano che l’Ultima Luce sarebbe bastata a fermare Pitch e lui? Jack non poté non ridere per quella stupida idea. Il ragazzo, per quanto speciale, restava sempre un bambino, un essere umano che nulla poteva contro di loro. E lui glielo avrebbe dimostrato.
Le tante fatine rinchiuse nelle gabbie appese al soffitto della caverna restavano in silenzio. Esistevano ancora, grazie alla forte luce del ragazzo, ma la loro esistenza era fragile, precaria. Jack si chiedeva quale fosse il motivo della loro cattura. Pitch sapeva che non sarebbero state in grado di portare i dentini in giro per il mondo, se nessuno avrebbe più creduto in loro. Tuttavia, l’Uomo Nero continuava ad essere inflessibile su quelle piccole fatine alate. Non voleva lasciarle libere, né tantomeno ucciderle. Sembrava che volesse semplicemente lasciarle ad osservare tutto senza poter intervenire, come aveva fatto lui in tutti quei secoli. Pitch lo chiamava: “il giusto prezzo”. Jack la chiamava: “vendetta”.
Era normale che l’Uomo Nero volesse vendicarsi dopo tutto quel tempo passato ad essere il cattivo. Era normale che provasse del risentimento – persino odio – nei confronti dei Guardiani, per essere stato trattato sempre come qualcuno da evitare, la feccia, l’errore. A volte si era chiesto perché l’Uomo della Luna lo avesse creato. Non poteva trovare una risposta convincente; lui portava Incubi. La paura era tutto ciò che aveva. Ma col tempo aveva accolto anche l’odio, la tristezza e molti altri sentimenti che lo avevano fatto diventare l’Uomo Nero, Pitch Black.
Neanche lui riusciva a ricordare la sua vita prima di diventare uno Spirito, ma non gli interessava. Cosa doveva aspettarsi da essa? Altro dolore? Disperazione? E se invece avesse portato gioia? Ancora più cose da rimpiangereper il resto della sua vita! Quando si era impadronito dei dentini dei bambini del mondo, non si era nemmeno messo a cercare i suoi. Non voleva trovarli, non voleva sapere se esistessero. Voleva continuare a ignorare il passato e guardare avanti. Sapeva che era quello ciò che contava. Doveva concentrarsi, per poter continuare a regnare sulla Terra come Uomo Nero. Gli umani non lo avrebbero cacciato un’altra volta.
Jack lo stava osservando da un po’. Guardava l’Uomo Nero con interesse e sospetto. Pitch cominciava a sembrargli pericoloso, anzi… Nervoso. Lo tradivano i suoi occhi. Poteva dire di non essere preoccupato quanto voleva, ma il suo sguardo corrucciato diceva il contrario. Pitch aveva paura? Forse no… In fondo, Jack non era mai stato molto profondo…

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Capitolo 51
*** Fratelli e sorelle ***


Lupo Solitario si voltò quando Nightmare lo ebbe raggiunto sul tetto. Tornò a guardare lontano subito dopo, chiedendo:<< Che ci fai qui? >>
Nightmare si avvicinò e si fermò accanto a lui. << Sono venuto a farti compagnia. Sei l’unico a fare il turno di guardia da solo. >> Lupo Solitario lo guardo con la coda dell’occhio. Per lui era indifferente stare con qualcuno o da solo.
I due ragazzi rimasero così assieme sul tetto. Tutti e due avevano i cappucci alzati e tutti e due avevano diverse cose in testa.
Jamie fece apparire un arco e qualche freccia. Si mise a scrutare giù nella strada. Dentro al palazzo si nascondeva la Squadra, e loro dovevano controllare che non arrivassero Incubi. Jamie, in realtà, era salito fin lassù per parlare con Lupo Solitario di Luna. Da quando sapeva che erano fratelli, voleva farli riappacificare in ogni modo, anche se forse quelli non erano affari suoi, come Luna gli aveva fatto capire tempo addietro.
Lupo Solitario lo sorprese, precedendolo. << Grazie per aver salvato Luna. >>
Jamie fu colto impreparato e tentennò nel rispondere. << Devo ringraziarti io, per avermi aiutato a tenere Jack Frost lontano. >> Lupo Solitario sorrise.
<< Tu sai che io e Luna siamo fratelli. >> Jamie fu colto completamente alla sprovvista, e non riuscì a dire niente di sensato, a parte un:<< Eh?! >>
<< Vi ho sentiti, a te e a Topo di Fogna. Quella sera stavate parlando di me e lei… >> Jamie stava per scusarsi. << E stranamente, dalla mattina dopo tu e Luna avete cominciato ad andare molto d’accordo… >> Jamie arrossì quando gli venne in mente Jack Frost annomarla sua “fidanzata”.
<< Già… >> Disse Jamie imbarazzato. << Ha un carattere particolare… >>
<< Completamente impulsivo. >> Disse Lupo Solitario secco. Jamie annuì, e scoppiarono a ridere entrambi.
<< Senti… >> Cominciò il ragazzino. << Che cos’è successo tra voi? >>
Lupo Solitario guardò dritto davanti a sé. La strada vuota era silenziosa e immersa nel buio. << E’ stato quando siamo arrivati nel rifugio di Babbo Natale. Fino a quel momento eravamo rimasti molto uniti, ma quando le dissi che saremmo rimasti lì, fu come se qualcosa si fosse rotto dentro di lei… >> Lupo Solitario si rattristò. << Era come se volesse aspettare qualcosa… Qualcosa che evidentemente non era ancora arrivato. >>
<< E dove voleva aspettare? >> Chiese Jamie.
Lupo Solitario lo guardò. << A casa. >> Jamie rimase in silenzio a guardarlo con costernazione. Lupo Solitario sospirò. << Cominciò a chiamarmi codardo e a urlarmi contro ogni volta che trovava l’occasione per farlo. Io entrai a far parte della Squadra, e i nostri incontri si fecero sempre più rari, finché non cominciò a ignorarmi. >> A Jamie sembrò di sentire una nota di nostalgia nella sua voce. << All’inizio sembrava distrutta, ma col tempo il suo animo si fece più duro; imparò ad essere forte e a non far trasparire le emozioni. >> Sorrise di nuovo. << Poi quella cosa che aspettava arrivò. >>
<< Che cos’era? >> Chiese Jamie.
Lupo Solitario allungò un dito e toccò il petto del ragazzo. << Sei tu, Nightmare. >> Jamie era confuso. Lupo Solitario si voltò e continuò a parlare. << Sono felice che ci sia tu, con lei. >> Disse guardando la Luna. << Da quando sei arrivato, lei è cambiata. Vi vedo assieme, felici. Sei riuscito a farla tornare a sorridere! >>
Jamie però non voleva sentirsi dire queste cose proprio da lui. << Non è giusto che voi due litighiate! >> Disse. Lupo Solitario sembrò non ascoltarlo.
<< E’ normale: non mi sono comportato come voleva, ora mi da la colpa di aver rovinato tutto. Come quando andavi in giro a parlare della Fatina del Dentino. In quei tempi non ti poteva vedere! >> Scherzò. Jamie rise a quell’affermazione. Era la prima volta che vedeva Lupo Solitario sorridere. Si chiese se un giorno avrebbe visto lui e Luna sorridere assieme…
 
*
 
<< Ciao, Fearless. >> Disse Luna quando arrivò davanti alla sorellina di Nightmare. Lei era seduta a terra, vicino al fuoristrada; alzò lo sguardo e ammiccò.
<< Ciao, Luna. >> Rispose la bambina. Luna fu leggermente sorpresa dalla reazione della bambina, ma pensò che in fondo era normale per lei. Si sedette accanto a lei.
<< Tuo fratello non c’è? >> Chiese. Fearless scosse la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi.
<< E’ andato a fare la guardia con Lupo Solitario. >> Luna pensò a Jamie accanto a suo fratello impegnati a controllare le strade.
Nel campo c’erano tutti quanti, ma la bambina, stranamente, quella sera si era allontanata dal gruppo, ed era andata a sedersi da sola, nell’ombra. Luna la guardò. << C’è qualcosa che ti preoccupa? >> Chiese. La bambina sembrò non capire. << Sei preoccupata per lui, vero? >>
Sophie perse il suo sorriso e abbassò lo sguardo. Luna poté vedere della tristezza sul suo visino. << Ho paura che si faccia male… >> Disse Fearless tirando col naso. Luna la tranquillizzò.
<< Non devi preoccuparti: tuo fratello è forte, non può succedergli niente. >>
<< Eppure si è fatto male tante volte… >> Rispose la bambina. Luna esitò a rispondere.
<< Ma si è sempre ripreso. >> Luna sorrise affabile, riuscendo così a far sorridere la bambina.
La ragazza esaminò la bambina. Sulla guancia destra si vedeva ancora un sottile taglio, ricevuto nell’ultima battaglia con Pitch Black. La piccola sembrava calma, ora, ma nei giorni precedenti si era comportata stranamente.
<< Fa ancora male? >> Chiese Luna indicando il taglio sulla guancia. Sophie spostò i capelli e posò le dita vicino al graffio.
<< Non più. In realtà non l’ho neanche sentito, ma mi ha fatto paura… >> La bambina abbassò lo sguardo. Luna comprendeva le parole di Fearless.
<< Fa paura a tutti; è normale. >> Luna si arrischiò ad abbracciare la bambina. Allungò piano un braccio ed esitò un istante prima di stringere le braccia attorno alle spalle di Fearless. La bambina non si sottrasse all’abbraccio, né si mostrò sorpresa; si abbandonò all’abbraccio di Luna senza protestare e lei ne fu molto felice. << Non ti preoccupare; prima o poi tutto questo finirà. >>
Fearless abbracciò Luna. << Ho comunque paura… >>
Luna trattenne il respiro quando le braccia della bambina la strinsero. << Tu… Sei Fearless, non puoi avere paura. >> Disse sorridendo.
<< E’ quello che mi dice sempre Jamie… >> Ribatté la piccola.
<< E ha ragione. >>
Sophie sospirò e chiuse gli occhi. << Grazie Luna. >>
A Luna suonò strano, quel ringraziamento. Era una sensazione nuova per lei. Non aveva mai avuto una sorellina… Non seppe cosa rispondere, e rimase ad abbracciarla.
La paura si era impossessata di tutti, anche di quella piccola bambina, che non avrebbe dovuto mai avere quei pensieri.
Luna deglutì. << E tuo fratello cosa dice sulla paura? >>
Sophie rispose senza aprire gli occhi. << Ne ha bisogno, ma non vuole che io la usi, anche se non so come fare… >>
<< Credo che abbia ragione… >> Disse Luna pensierosa. << E… Per il resto? >>
Sophie sorrise. << Tu gli piaci. >> Alzò la testa e sorrise furbamente. << E’ questo che mi stai chiedendo, vero? >>
Luna arrossì. Di certo la bambina non era stupida. Non seppe cosa rispondere, e così si limitò a sorridere. La avvicinò a sé e le accarezzò i capelli. << Sei una brava bambina, Fearless. >>
<< Anche tu sei brava, Luna. E buona. >> Mormorò la bambina alzando piano la testa.

 

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Capitolo 52
*** La battaglia delle ombre ***


Jamie si stava esaminando le mani. Sporche e graffiate, mostravano i segni delle battaglie passate. Le dita magre finivano con delle unghie lunghe e scheggiate. Non si curava certo del proprio aspetto, in quei giorni. Alzò lo sguardo e guardò fuori dal finestrino.
Il paesaggio era più o meno sempre lo stesso: ghiaccio, neve, alberi spogli e il vuoto. Non c’era niente, nessuno. Delle montagne lontane scorrevano lentamente sullo sfondo, mentre gli alberi più vicini alla strada passavano di fronte al suo viso in un secondo.
Dietro del fuoristrada c’era il furgone della Squadra, e accanto ad esso c’era Lupo Solitario con la sua moto. Tutto era calmo. Gli Incubi non si erano fatti vedere quella notte, e al mattino la Squadra era ripartita nel suo viaggio.
Fatina dei Denti era silenziosa. Non aveva fatto nulla; non aveva parlato, non aveva dato confidenza a nessuno e non aveva neanche giocato con Sophie, come era solita fare. A Jamie preoccupava un po’ il suo comportamento.
Anche Coniglietto di Pasqua era silenzioso. Non aveva parlato molto, da quando si erano svegliati. Aveva messo tutti nei veicoli ed era partito. Il suo comportamento, però, non aveva preoccupato Jamie, abituato a vederlo frettoloso e determinato.
Topo di Fogna e Cane Pezzato si comportavano come sempre, scherzando e conversando durante il viaggio.
La persona che aveva stupito di più Jamie quella mattina era stata Sophie, che aveva dimostrato una insolita confidenza con Luna, che aveva ricambiato la gentilezza della bambina. Le vedeva lì, a chiacchierare e scherzare come due vere sorelle, a comportarsi come se nulla fosse mai accaduto. La ragazza non aveva mai mostrato un interesse eccessivo per sua sorella, ma quel giorno c’era qualcosa di diverso nell’aria.
Coniglietto di Pasqua frenò bruscamente, facendo sbattere Jamie al sedile anteriore.
<< Che succede? >> Chiese un po’ irritato per i modi dell’uomo. Lui non parlò; la risposta arrivò da sola, quando Jamie avvistò poco distante da loro una caverna.
<< Avevi detto che dovevamo cercare nelle caverne, no? >> Disse l’uomo girandosi. << Ma se non vuoi, possiamo anche continuare il nostro viaggio… >> Fatina dei Denti gli rivolse uno sguardo scontroso a quell’affermazione, e gli diede una gomitata sul braccio.
Jamie non capì perché Coniglietto di Pasqua avesse detto quella cosa, ma comunque decise di andare alla caverna.
La caverna era buia già all’entrata, nonostante la grande soglia permettesse alla luce di penetrare, ma vari anfratti e colonne le impedivano di filtrare.
<< Questa volta andremo tutti. >> Disse Jamie. << Forse è meglio se non ci dividiamo… >>
Coniglietto di Pasqua non aveva nulla in contrario, come il resto della Squadra, quindi partirono assieme, una volta prese armi e un po’ di munizioni.
La grotta si estendeva in lunghezza, ma dopo pochi passi cominciarono ad esserci problemi. Degli Incubi spuntarono da ogni anfratto, cogliendo di sorpresa Jamie e la Squadra. Si prepararono tutti ad affrontare i nemici, ma con grande stupore di molti, i cavalli neri si limitarono a circondarli, stringendoli in un cerchio.
<< Cos’avranno intenzione di fare? >> Fece Kallisto impugnando un coltello con una mano, mentre con l’altra si preparava a respingere i nemici e ad estrarre la pistola, in caso di necessità. In mezzo al cerchio c’erano Luna e Sophie, la ragazza proteggeva la bambina, per quanto non potesse fare molto.
A un certo punto un Incubo fece un guizzo in mezzo al cerchio. Jamie si voltò in ritardo, e quando sentì un urlo acuto, realizzò che sua sorella era stata presa da quel cavallo. Tutti quanti furono colti di sorpresa. Un istante dopo un altro Incubo saltò e prese Luna, portandola con sé nel profondo della caverna, nell’oscurità.
In un istante Jamie si sentì perso. Fece apparire due spade e cominciò a farsi strada tra gli Incubi. Anche gli altri cominciarono ad attaccare, e proprio in quel momento gli Incubi si lanciarono addosso a loro.
Il ragazzo si aprì la strada a colpi di spada, roteando e saltando con agilità. Si mise a correre verso il fondo della caverna, colpendo gli Incubi che gli andavano addosso e guardandosi intorno, nella speranza di vedere Sophie o Luna.
Ansimando, preso dallo spavento, Jamie raggiunse una grande sala piena di rocce e anfratti inquietanti. In alto, superando una strana rampa di scalini nella roccia, stava Pitch Black. L’Uomo Nero teneva Sophie per gli abiti con una sola mano, e sorrideva perfido alla vista del ragazzo disperato di fronte a quella visione. La bambina si dimenava in ogni modo, ma la sua forza era nulla, in confronto a quella di Pitch. Dall’altro lato della caverna stava Jack Frost, sopra un’altra rampa di scalini. Luna era al suo fianco, immobilizzata dal ghiaccio che le stringeva attorno ai fianchi a alle braccia.
<< Chi sceglierai, Nightmare? >> Tuonò Pitch. La sua voce rimbombò nella caverna. << Sono proprio curioso di scoprirlo… >> Detto questo lasciò andare la bambina, che cominciò a urlare terrorizzata.
<< SOPHIE!!! >> Jamie stava per lanciarsi a salvarla, quando vide con la coda dell’occhio Jack Frost spingere Luna con la punta del suo bastone, facendola cadere nel vuoto.
Jamie non aveva tempo sufficiente per salvare entrambe; anche usando un varco non sarebbe riuscito a prenderle in tempo! Cominciò a sudare e continuò a spostare lo sguardo da una parte all’altra, finché qualcosa non gli passò accanto di corsa. Lupo Solitario correva rapido verso Sophie. Lo vide per un istante voltarsi e rivolgergli uno sguardo di intesa. A quel punto Jamie capì e si fiondò a salvare Luna.
Lupo Solitario spiccò un salto fuori dal normale e afferrò la bambina prima che si potesse schiantare al suolo. Atterrò stringendola al proprio petto per evitare che si facesse male. Dopo aver rotolato per alcuni metri controllò che stesse bene. Fearless era scossa e spaventata, ma non aveva ferite. Scoppiò a piangere e si aggrappò al collo del ragazzo, che si sentì in imbarazzo in quella strana situazione. Guardò in alto e vide Pitch Black digrignare i denti dalla rabbia. Meno male. Pensò. Per un attimo aveva creduto di non riuscirci…
Jamie correva a perdifiato verso Luna. La vedeva precipitare velocemente. La distanza dal terreno non era molta, ma sembrava che fosse passata un’eternità da quando Jack Frost l'aveva spinta. Con un’ultima spinta, Jamie saltò in alto, le braccia larghe per prendere Luna. La ragazza invece non poté prepararsi a riceverlo a causa del ghiaccio che la teneva imprigionata.
Jamie e Luna si scontrarono e andarono a sbattere contro una parete. Rovinarono a terra e si ritrovarono faccia a faccia. Luna addosso a Jamie, che lo schiacciava e tratteneva il respiro dallo spavento. Jamie fissava Luna dritto negli occhi con enorme paura appena scemata per averla salvata. C’era riuscito, ma non era ancora finita. Il ragazzo sciolse il ghiaccio che legava Luna in fretta, prima che succedesse qualcos'altro.
Una forte luce azzurra distrasse i due ragazzi. Jack Frost stava scagliando contro di loro un getto di ghiaccio. Jamie spinse via Luna e si alzò, ma non riuscì a schivare il colpo, e fu centrato in pieno. Si ritrovò bloccato a terra con il ghiaccio che gli comprimeva il petto impedendogli di respirare. Quando lo vide boccheggiare, Luna cercò di fare qualcosa, ma lui le disse di allontanarsi, prima che Jack Frost li raggiungesse. Subito dopo si concentrò per sciogliere il ghiaccio.
Il ragazzo cominciò a sentire il suo corpo bruciare. Sentì il calore aumentare sempre di più, ma non sarebbe bastato; si concentrò per fare in modo che il calore si concentrasse sul petto, dove il ghiaccio lo teneva ancorato a terra. Quando vide Jack Frost precipitare a testa bassa verso di lui pensò che doveva sbrigarsi. Riuscì a sciogliere il ghiaccio un istante prima che Jack gli cadesse addosso e lo immobilizzasse di nuovo. Lo Spirito alzò un pugno per colpire Jamie, ma quando lo abbassò Jamie lo parò con una mano, e quello si bruciò.
Jack indietreggiò all’istante scuotendo la mano scottata. La aprì e la esaminò confuso. Quando alzò gli occhi era furioso. Jamie si stava rimettendo in piedi. Girò lo sguardo per controllare che Lupo Solitario avesse salvato sua sorella; lo vide in piedi con la bambina in braccio. Annuì soddisfatto e si voltò verso Jack. Gli rivolse uno sguardo di sfida e fece apparire un’accetta.
Jack rivolse uno sguardo sprezzante a Jamie, nonostante avvertisse che il ragazzino potesse diventare pericoloso. Impugnò il suo bastone e si fece avanti.
Jamie schivò un colpo di Jack e roteò tentando di colpirlo al fianco. Jack però si spostò e spintonò Luna, provocando così Jamie, che scattò verso di lui infuriato sollevando l’accetta. Jack lo bloccò con facilità. << Avevo ragione. >> Disse fissandolo dritto negli occhi. << Perdi tutto il tuo sangue freddo quando succede qualcosa a loro. >> Detto questo lo spinse via sorridendo maligno. Jamie cercò di dare un senso alle sue parole.
<< Hai proposto tu di prenderle in ostaggio? >> Sussurrò il ragazzo incredulo.
Per tutta risposta Jack allargò il suo sorriso. Jamie si fiondò su Jack con tutta la furia che aveva in corpo. Jack era cambiato?
Lupo Solitario fece un salto indietro e schivò per un pelo l’enorme falce di Pitch Black. La bambina che aveva in braccio si era calmata un po’, ma era ancora scossa e spaventata. Come avrebbe potuto combattere con lei che lo intralciava?
Spostò la bambina in modo da poterla tenere con un braccio solo, mentre con la mano destra estraeva la sua spada e si preparava a combattere, mostrando il fianco armato e nascondendo Fearless. Pitch arrivò dopo qualche secondo, atterrando con grazia sull’elsa della propria falce, facendo così la sua entrata teatrale. Lupo Solitario tentò di non mostrarsi impaurito rivolgendogli uno sguardo ostile. L’Uomo Nero rise alla sua espressione.
Quando ebbe raccolto la falce, Pitch bloccò la sua espressione in un sorriso perfido e sicuro di sé. Quel viso fece intimorire Lupo Solitario, ma non era il momento di mostrarsi dubbiosi. Fearless contava su di lui, come anche Nightmare; avrebbe affrontato Pitch Black.
<< Mi ricordo ancora quella notte… >> Disse Pitch. << Quando tentasti di prendermi. >> La ricordava anche Lupo Solitario. Ma questa volta non c’era niente che avrebbe interrotto la battaglia. Niente che lo avrebbe salvato. Strinse più saldamente la bambina in braccio e fece un movimento con la spada, invitando Pitch ad attaccarlo. Alzò il mento e respirò a fondo. Quello era un guerriero!
Pitch si mostrò divertito alla vista dell’incertezza di Lupo Solitario, e sollevò la sua falce per colpirlo. Il ragazzo parò il colpo levando la spada; respinse l’arma e attaccò a sua volta. Pitch schivò il fendente e roteò su sé stesso. La falce costrinse Lupo Solitario ad abbassarsi, per evitare di essere colpito. Si mantenne in equilibrio con la mano destra, con cui impugnava la spada, e si spinse in alto per rialzarsi, attaccando di nuovo Pitch. Questa volta, l’Uomo Nero non riuscì ad evitare il fendente, e si ferì al fianco sinistro. Sophie in braccio a Lupo Solitario cercava di non dare fastidio e a ogni movimento veniva strattonata avanti e indietro. Fu la bambina a vedere qualcosa che Lupo Solitario non vide.
<< Attento! >> Urlò Fearless non appena avvistò un grosso Incubo arrivare alle spalle di Lupo Solitario per attaccarlo. Il ragazzo vide il pericolo con la coda dell’occhio e roteò colpendo il cavallo e tornando di fronte a Pitch subito dopo. Senza distogliere lo sguardo dall’Uomo Nero, Lupo Solitario ringraziò la bambina per averlo avvertito. << Grazie, Fearless. >> E Sophie poté vedere una piega agli angoli della sua bocca.
Jamie perse l’accetta dopo che Jack ebbe contrastato il suo attacco. Era diventato lento e prevedibile, e Jack ne stava approfittando. Lo vide sorridere mentre si rialzava. Fece apparire un martello e lo parò di fronte a sé. Respirò a fondo e si preparò ad attaccare. Luna era a pochi passi da loro; se fosse riuscito a fornirle un’arma avrebbe potuto dargli una mano. La vide mettere mano ai suoi coltelli e cercò di distrarre Jack.
Con uno scatto, Jamie si lanciò sul nemico, abbassando il martello con tutta la forza che aveva nel braccio. Jack schivò di lato e il martello colpì il terreno, spaccando la roccia a terra. Jack non perse tempo e diede un calcio nello stomaco a Jamie, facendolo cadere a terra. Nightmare si rialzò a fatica e tentò di colpire la testa di Jack con la parte appuntita del martello. Ovviamente, lo Spirito schivò l’attacco ancora una volta, e Jamie ricevette un pugno in pancia. Ebbe una piccola spinta verso dietro, ma questa volta non cadde. Afferrò il braccio di Jack e si gettò all’indietro, sperando così di ottenere qualcosa. L’Uomo di Ghiaccio avvertì il pericolo e si sollevò in aria seguendo Jamie, mantenendo così dritto il suo braccio, evitando di spezzarlo. Quando Jamie cadde a terra, Jack riuscì a liberarsi con facilità, ma invece di colpirlo, come si sarebbe aspettato il ragazzo, esitò. Prima che lo Spirito potesse decidere che fare, un coltellino si piantò nella sua spalla, facendo schizzare sangue da essa. Jack si ricordò di Luna, e dopo aver estratto il coltello, lo rispedì alla ragazza, mancandola per la poca accuratezza nel lancio.
Jamie approfittò della distrazione di Jack e lo fece inciampare, dandogli un calcio alle gambe. Il ragazzo si rialzò e fece apparire un pugnale. Si gettò addosso a Jack e glielo posò sulla gola.
<< Forza, fallo. >> Disse lo Spirito mostrando i canini. Jamie non avrebbe premuto la lama, non avrebbe fatto quella cosa, ma non voleva farlo sapere a Jack. Tolse il pugnale dalla gola di Jack e gli diede un pugno con l’altra mano. Lo Spirito scoppiò a ridere. Jamie lo colpì ancora una volta, ma Jack non smise di ridere.
<< Non ce la fai! >> Diceva. << Non ce la fai a farla finita! >> Jamie continuò a colpirlo, finché, dopo aver perso la pazienza, si alzò e gli assestò un calcio in viso, scaricando tutta la rabbia. Dopo qualche istante, Luna andò accanto a lui, per vedere meglio cosa stesse succedendo.
Jack aveva diverse ferite sul viso. Dalla tempia destra colava del sangue, e la ferita larga dava una cattiva sensazione alla ragazza. Anche dal naso perdeva sangue, e altri tagli si presentavano sulle guance e sulla fronte. Il labbro inferiore era spaccato, e la sua bocca aveva preso un disturbante color rosso.
Jamie ansimava. Era stato lui a fare quello? Aveva ferito lui Jack in quel modo? Si guardò le mani, le nocche sporche di sangue rispondevano alla sua domanda. Luna era intimorita da quel Nightmare che stava in piedi accanto a lei. Perché Jamie aveva reagito in quel modo? Aveva avuto paura di perdere sia Luna che Sophie, quando gli Incubi le avevano rapite; era quello ciò a cui miravano Pitch e Jack?
Lupo Solitario non stava passando un bel momento. Pitch Black era un avversario duro, e lui era impedito dal Fearless a combattere al meglio. Però, il fatto di avere la bambina sotto la sua protezione lo rendeva più determinato. Non poteva certo arrendersi come se niente fosse. Parò la falce con la spada, ma la lama avversaria si fermò a pochi centimetri dalla sua faccia. Con una spinta aggiuntiva, Lupo Solitario riuscì a far arrivare la falce a terra e a conficcarla nel terreno, bloccando per un istante Pitch. Si spinse con una gamba e diede un calcio all’Uomo Nero con l’altra, facendolo cadere a terra.
<< Non guardare. >> Disse in fretta a Sophie mentre faceva roteare la spada in aria. La bambina si voltò e chiuse gli occhi.
Il movimento di Lupo Solitario fu innaturale. Il ragazzo aveva abbassato la spada su Pitch, ma sembrava quasi che si fosse fermato all’istante. Sophie non resistette e aprì gli occhi, scoprendo Lupo Solitario, con la spada ancora a mezz’aria, trafitto nel fianco da una grossa stalattite di sabbia nera.
La bambina non riuscì neanche a urlare, dalla paura che provò. Lupo Solitario guardava Pitch con occhi vitrei, mentre si muoveva a scatti e con difficoltà. Pitch Black sorrideva. Una ferita ricevuta precedentemente alla tempia gli dava un aspetto ancora più spettrale, e il sangue scuro che scendeva da essa rendeva il suo viso lucido.
<< Scappa, Fearless…! >> Riuscì a dire il ragazzo. Si diede una spinta indietro e Sophie rotolò a terra. Si rialzò e guardò preoccupata Lupo Solitario disteso a terra. Pitch si stava rialzando, e la sua espressione non le piaceva per niente, ma non scappò.
L’Uomo Nero estrasse la falce da terra e si mise a fissare Lupo Solitario con superiorità. Lupo Solitario non schivò il suo sguardo, ma rispose con più durezza.
<< Sembra sia finita per te, ormai… >> Disse Pitch con strana calma. Lupo Solitario si concentrò sul dolore al fianco. Quando si accorse che Fearless era ancora lì, le urlò di scappare. Pitch alzò lo sguardo verso la bambina, e con un movimento del braccio la afferrò con una coltre di sabbia nera e la portò a sé. Lupo Solitario cercò di urlargli contro, ma non ci riuscì. << E’ per lei che hai rischiato la tua vita? >> Chiese guardando la bambina come se fosse un semplice oggetto. << Che stupidi, i vostri sentimenti. Non vi capirò mai… >> Tornò a guardare Lupo Solitario. << E nonostante tu le abbia detto di scappare, lei è rimasta. Che adorabile! >> Guardò di nuovo Sophie, che ora cominciava a piangere. Si irritò a sentire il pianto della bambina e la lanciò alle sue spalle. Sophie urlò ancora di più, e quando atterrò si graffiò le mani e le ginocchia.
In quel momento arrivavano Coniglietto di Pasqua, Kallisto e gli altri della Squadra. Alla vista di quella scena, Fatina dei Denti sentì un tuffo al cuore. Vedere Fearless essere trattata in quel modo la fece impazzire.
Anche Jamie e Luna avevano visto cosa stava succedendo. Tra lo stupore e l’orrore di Luna e la rabbia ritrovata di Jamie, i due ragazzi avevano assistito a quella scena. Nightmare stava per lanciarsi da Pitch per fermarlo, per riversargli addosso tutta la sua ira, ma per un istante esitò, rammentando ciò che aveva appena fatto. Vide qualcun altro fare ciò che stava per fare lui: Fatina dei Denti.
Con un lampo bianco, la donna raggiunse in un istante l’Uomo Nero. La furia nei suoi occhi lasciò disarmato persino lo Spirito della Paura, che sgranò gli occhi alla sua vista. Fu spinto a terra dalla donna, che subito si gettò addosso a lui. Gli posò le mani sulle spalle e conficcò le unghie nella carne, facendolo urlare.
Ci fu un’esplosione, una luce accecante, e Jamie non riuscì a vedere nulla per alcuni istanti. Poi vide Lupo Solitario in mezzo alla Squadra, Sophie che gli correva incontro preoccupata e Fatina dei Denti in piedi al centro della caverna che fissava Pitch Black. L’Uomo Nero si era schiantato contro la parete, chissà come, e adesso non riusciva nemmeno a muoversi.
Un’altra volta, Fatina dei Denti aveva sorpreso Jamie, con la sua furia e la sua potenza. Il modo in cui la donna aveva reagito non ricordava neanche un po’ la Fatina dei Denti che lui conosceva.
Fatina dei Denti ansimava e sembrava non essere in sé. A un certo punto raddrizzò la schiena e si voltò, come se si fosse scordata una cosa importante. Corse indietro da Lupo Solitario, intenta a curarlo.
Jamie prese Luna per un braccio e le disse:<< Dobbiamo andare. >> Lei non capì perché, ma lo seguì. Comprese il motivo della scelta del ragazzo quando vide Pitch Black alzare esausto un braccio e richiamare della sabbia sul palmo della mano. Quando la sabbia ebbe formato una sfera, Pitch chiuse la mano e la sabbia si liberò. Da ogni angolo arrivarono Incubi e nuvole di sabbia nera. Mentre Jamie e Luna correvano, Fatina dei Denti stava fissando Lupo Solitario con la ferita curata; era appena arrivata. Si voltò e si parò davanti a tutta la Squadra con le braccia levate. La donna creò uno scudo che tenne lontani gli Incubi. Jamie e Luna raggiunsero gli altri e andarono ad accertarsi sulle condizioni dei fratelli.
<< Come state? >> Chiese Jamie a Sophie e Lupo Solitario. Il ragazzo annuì.
<< Bene… Tua sorella si è comportata bene… >> Luna lo guardò furiosa.
<< Questo è tutto quello che riesci a dire, IDIOTA?! >> Gli diede uno schiaffo, sorprendendo tutti quanti, primo di tutti, Lupo Solitario.
Nessuno disse niente. Jamie avrebbe voluto fare qualche altra domanda, ma la circostanza gliele aveva fatte dimenticare.
Ci fu un rombo. Il terreno e le pareti tremarono, ed ecco che da una galleria uscì l’Ombra di Pitch.

 

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Capitolo 53
*** .- -.. -.. .. --- ***


Fatina dei Denti digrignò i denti alla vista dell’enorme massa di sabbia. Jamie scattò dicendo a Luna di restare indietro e si fermò accanto alla donna per controllare la situazione. La Squadra cominciò ad animarsi; Coniglietto di Pasqua impartiva ordini e incitava gli altri, Bruto e Occhio di Falco distribuivano munizioni, Runner e Giuda preparavano le armi per tutti e Rage affilava una lunga lama. Thor preparava alcuni esplosivi, ne sarebbero serviti molti, per quella battaglia, a sua detta. Siaiei ricaricava la sua pistola mentre accanto a lui Topo di Fogna e Cane Pezzato brandivano i loro fucili. Lupo Solitario protestò, dicendo di poter lottare ancora, ma Kallisto fu inappellabile: non poteva lottare, anche se la sua ferita era stata curata.
<< Che cosa dovrei fare qui, allora? >> Protestò il ragazzo allargando le braccia. Jamie si avvicinò.
<< Potresti badare a Fearless. >> Disse con un sorriso amichevole.
Lupo Solitario guardò la piccola bambina accucciata poco distante da lui. La avvicinò a sé e disse:<< Posso farlo. >> Sorrise.
Prima Jamie era stato frettoloso e non aveva pensato molto a cosa dire. Adesso Luna si era avvicinata con sguardo risoluto e deciso. Il ragazzo tentò di dire qualcosa, ma fu zittito all’istante.
<< Non osare dirmi di restare indietro! >> Disse minacciosa. << Questa volta io vengo! >> Jamie capì dal suo tono e dai suoi occhi che non sarebbe servito a niente, protestare. Si arrese e le diede una spada. La spada aveva una lama sottile e leggera, l’impugnatura comoda e maneggevole e la punta della lama acuminata. Luna la prese tra le mani piena di emozione. Era leggera, per lei, non avrebbe avuto difficoltà a maneggiarla.
<< Siamo pronti. >> Sentenziò Kallisto sollevando un grosso fucile. Jamie annuì. Andò da Fatina dei Denti e si fermò accanto a lei. La donna stava tenendo lontani gli Incubi con un campo di forza.
<< Pensi di potercela fare, per il momento? >> Chiese sottovoce. La donna mantenne gli occhi fissi sulle proprie mani. Jamie abbassò lo sguardo. << Se avrai bisogno di aiuto… Chiamami. >> La guardò, e questa volta la donna sostenne il suo sguardo. << Arriverò il prima possibile! >> Fatina dei Denti sorrise. Sembrava quasi che non stesse tenendo lontano un esercito di Incubi in quell’istante, dall’espressione che fece.
La Squadra era al limite della barriera. Si stavano tutti preparando a saltare. Al centro c’erano Jamie, Luna alla sua destra, e Kallisto dall’altro lato. Jamie fece apparire una falce e se la poggiò sulle spalle.
<< Io devo sistemare i conti con Jack. >> Disse impassibile.
<< Io sono con te. >> Fece Luna posandogli una mano sulla spalla.
Kallisto puntò in alto il fucile. << E conta su di me per la copertura. >>
Jamie osservò il campo di battaglia. << Conto su tutti voi. >> Si lasciò sfuggire un sorrisetto isterico per la paura che gli trasmise quella scena.
Il ragazzo respirò profondamente, poi, con un urlo lungo e potente, diede il via alla battaglia, lanciandosi fuori dalla barriera. I componenti della Squadra lo seguirono senza esitazione e gli Incubi si abbatterono su di loro.
Jamie era lì, in mezzo alla battaglia, che faceva roteare la sua falce in ogni direzione, intento a raggiungere Jack Frost. Lo aveva visto accanto a Pitch, in fondo alla caverna; sembrava essersi un po’ ripreso dalle ferite, ma anche se così fosse stato, il ragazzo non si sarebbe ritirato. Pitch stava controllando la sua Ombra. La manovrava con una mano, mentre con l’altra impartiva ordini ai suoi Incubi. Molti tentarono di raggiungere l’Uomo Nero, ma senza successo. Ogni tentativo sembrava vano, e solo in due riuscirono a farsi strada tra gli Incubi, e tuttavia non cercavano Pitch.
Jamie e Luna erano a poca distanza da Jack, eppure sembrava così lontano… Jamie colpì un Incubo che gli si parò davanti in quell’istante e rimase a due metri da Jack Frost. Lo Spirito lo guardava con astio, il bastone sulla spalla destra, attendeva immobile. Le ferite erano ancora sanguinanti, ma evidentemente non le sentiva come un essere umano normale.
Nightmare saltò levando in alto la falce. Jack si spostò lateralmente e usò il bastone come un amo per tirare a sé la falce. Jamie però resistette, e quando fu di nuovo a terra, tirò con tutte le sue forze verso il basso, riuscendo a far sbilanciare lo Spirito. A quel punto si diede una spinta per colpire Jack alla schiena con un calcio, riuscendo a bloccarlo per qualche istante. Luna stava vicino in attesa dell’occasione giusta per attaccare. Quando Jack si rialzò usò il bastone per far inciampare Jamie. Il ragazzo cadde, ma Luna impedì a Jack di colpire, mettendosi in mezzo. Così Jack dovette indietreggiare, per evitare di essere ferito. Con disprezzo scoprì un taglio orizzontale alla spalla, dove Luna aveva cercato di colpire. Jamie tentò di ringraziare la ragazza, ma Jack non gliene diede il tempo, e i due dovettero difendersi. Passarono alcuni momenti delicati, in cui Jamie tentava di colpire Jack o disarmarlo, mentre Luna affondava la spada senza pensare dove attaccare con esattezza. Jack parava gli attacchi con facilità, nonostante a volte sembrasse perdersi un istante. Era diventato più pallido del normale; lo Spirito del Ghiaccio era sempre stato pallido per via della sua natura, ma quella notte era inquietante, tanto da sembrare un morto. Forse era stato causato dalle ferite infertegli da Jamie, oppure era la tensione ad averlo reso così. Comunque ora non importava. Jamie doveva evitare di distrarsi e pensare solo alla battaglia.
Kallisto colpì l’Incubo che gli stava arrivando addosso con il fucile, mentre voltandosi sparava ad altri tre Incubi. Con quel movimento poté vedere gli altri lottare contro gli Incubi in quella caverna. Coniglietto di Pasqua e Siaiei continuavano a spostarsi, per evitare che i cavalli li accerchiassero; anche Runner correva in tutte le direzioni, ma quello era il suo modo di combattere; impugnava due sciabole e portava un fucile dietro la schiena, colpiva ogni Incubo che gli passasse accanto. Giuda era più statico, anche perché si era accordato con Occhio di Falco: mentre lui sparava dall’alto con il suo fucile da cecchino, Giuda gli faceva da copertura contro eventuali Incubi in agguato. Rage, Bruto e Thor lottavano assieme, ma spesso la donna finiva per allontanarsi dai due uomini e continuava a lottare da sola. C’era anche Segugio, che a colpi di zampa e a morsi, teneva lontani gli Incubi da Fatina dei Denti. Topo di Fogna e Cane Pezzato si lanciavano munizioni a vicenda e sparavano quasi senza pensare. Nightmare e Luna stavano lottando contro Jack Frost, e Kallisto pensò che quella fosse la prima volta in cui vedeva Luna lottare con tanta convinzione.
Si rese conto che qualcuno non stava lottando. Pitch Black. Lo vide in un angolo, si nascondeva nell’ombra e comandava i suoi Incubi da lì. Aveva paura oppure era solo un modo per farli confondere? Che sciocchezza! L’Uomo Nero che ha paura? Può darsi…
Con uno scatto raggiunse lo Spirito, che al suo arrivo fece un salto per uscire dalla zona d’ombra dove si era rintanato. Estraendo la falce attaccò Kallisto, che indietreggiò sparandogli contro. Quando capì che i proiettili non sarebbero serviti, estrasse un coltello e si preparò a fronteggiare il nemico.
<< Mi vuoi affrontare con quello? >> Chiese Pitch quasi ridendo, e continuò ad attaccare. Kallisto schivava i colpi e contrattaccava raramente, sapendo di poter fare poco con il suo coltello. Avrebbe potuto provare a disarmare Pitch e usare la sua falce contro di lui, ma non ne ebbe la possibilità. Quando vide la lama passargli sul ventre sentì una scossa lungo la schiena, ma in un attimo tutto passò, e quando Pitch non lo vide ferito, rimase perplesso.
Kallisto rise e si batté un pugno sul petto. << Questa mia armatura non si scalfisce tanto facilmente! >> Pitch lo scrutò e sorrise. Subito dopo sollevò un braccio e una massa di sabbia nera lo spinse via, facendolo sbattere a una parete.
Coniglietto di Pasqua scoccò una freccia. Non gliene erano rimaste molte, per questo pensò che era arrivato il momento di estrarre la pistola. Durante la lotta avrebbe potuto cercare le frecce che aveva scoccato precedentemente. A un certo punto Thor gli spuntò accanto, e vedendo le poche frecce nella faretra gliene porse una piuttosto strana.
<< L’ho trovata poco fa e ho pensato che ti avrebbe fatto comodo… >> La freccia era imbottita di C-4, gli esplosivi lasciavano intravedere solo la punta. << Potrebbe dare un buon risultato. >> Coniglietto di Pasqua sorrise all’idea di far saltare in aria Pitch Black o Jack Frost e prese la freccia ringraziando Thor. L’avrebbe usata al momento opportuno.
Jamie attaccò Jack alla testa, ma come aveva previsto, quello si abbassò. A quel punto Luna gli saltò addosso e tentò di bloccarlo. Lo aveva sottovalutato; Jack si dimenò e riuscì a invertire le parti, bloccando Luna. Con la mano sinistra la sollevava dal collo, mentre con l’altra le teneva il bastone sulla schiena. Un colpetto leggero, un semplice tocco, e Luna sentì una terribile morsa stringerle la schiena. Sentì freddo, dolore, paura. Le vennero le lacrime agli occhi.
<< SMETTILA!!! >> Urlò Jamie facendo un passo in direzione dello Spirito. Jack tolse il bastone dalla schiena di Luna e lo puntò verso Jamie, che si fermò.
<< Saresti disposto a perdere la tua vita, per lei? >> Chiese Jack con sguardo impassibile. Jamie avrebbe voluto saltargli addosso, ma non ci sarebbe mai riuscito. Cercò di prendere tempo.
<< Ho fatto una promessa… >> Disse. << Le ho promesso che se sarebbe stata nei guai allora sarei stato là per aiutarla! >> Jack sorrise.
<< Dunque…? >> Jamie si guardò intorno esasperato. Cosa poteva fare per uscire da quella situazione? Era troppo buio, non riusciva a vedere niente…
Buio?
Jack sembrò spazientirsi, e toccò di nuovo la schiena di Luna col bastone, facendole lanciare un urlo di dolore atroce. Jamie la vide soffrire. Sentì un enorme dolore dentro di sé.
<< La lasceresti andare, se io mi arrendessi a voi? >> Chiese. << Lasceresti andare tutti loro? >>
Jack fu sorpreso da quella richiesta. << Ti arrenderesti così? >> Chiese l’uomo. << Smetteresti di lottare? >>
Jamie respirò profondamente. Era un vicolo cieco. Avrebbe voluto scappare, ma ormai non poteva tirarsi indietro. Chiese di nuovo a Jack:<< Lo faresti? >>
Lo Spirito del Ghiaccio fissò il ragazzino negli occhi e con un sorriso perfido disse:<< No. >>
Jamie fu assalito dall’ira. Non gli importava se Jack lo stesse testando o se fosse veramente così. Si fuse con l’oscurità che lo circondava e si mosse verso di lui dandogli un pugno nello stomaco. Jack lasciò andare la presa su Luna e Jamie la afferrò per evitare che cadesse a terra. La portò lontano da lì e le disse di riposare. Mentre se ne tornava indietro, la ragazza gli afferrò una mano e gli sorrise ansimando. Jamie sorrise a sua volta e fuggì da quella situazione.
Tornato a correre, fece apparire una sciabola sottile e si preparò a colpire Jack. Anche l’Uomo di Ghiaccio creò una spada di ghiaccio, e parò l’attacco con una mano, mentre con l’altra attaccava Jamie con il bastone.
<< E’ davvero difficile parlare con voi umani. >>
<< E’ davvero difficile evitare di attaccarvi! >> Gli rinfacciò Jamie scattando. Attaccò Jack alle gambe, ma lo Spirito si sollevò in aria e portò Jamie con sé.
L’Ombra di Pitch non aveva ancora attaccato. Cosa stava aspettando? Forse Pitch non aveva potuto ancora dargli l’ordine, oppure avevano qualcosa i mente. Il campo di battaglia era così desolante, per Fatina dei Denti. Vedeva tutti i suoi amici lottare con tutte le loro forze, ma gli Incubi non facevano che aumentare. L’Ombra di Pitch era sempre lì, continuava a girare nella caverna, e ogni tanto dei fulmini la attraversavano. Era inquietante. Vide Coniglietto di Pasqua lanciare una freccia contro un Incubo e colpirlo in pieno. Lui non sbagliava mai. Si sentì prendere dallo sconforto, per un istante. Sembrava quasi che non sarebbero mai usciti da quella situazione, ma poi notò una cosa che sicuramente era sfuggita a molti. L’Ombra di Pitch stava assorbendo altri Incubi e si stava facendo sempre più grande. Non era possibile. Sentiva che era diventata molto più potente dell’ultima volta; li avrebbe spazzati via!
In quel momento Coniglietto di Pasqua la raggiunse. Lui era occupato, ma lei gli offrì protezione parandosi di fronte a lui. Senza abbassare la guardia, Fatina dei Denti si voltò verso l’uomo e gli rivolse uno sguardo profondamente dispiaciuto che contrastò con il suo sorpreso.
<< No… >>
Jamie tentò di avvicinarsi a Jack, ma fu tutto inutile. Era in suo potere. Era così frustrante non poter controllare dove andare. Decise di lanciare la spada, ma ovviamente Jack la schivò.
<< Sai cosa mi piace di voi? >> Chiese Jack avvicinandosi a Jamie. << Non vi arrendete mai. E’ un pregio che pochi hanno… >>
Jamie non si dimenò. << Quando è per una giusta causa tutti sono spinti a non mollare! >>
<< E la vostra causa è giusta? >> Chiese Jack con un sorrisetto.
Jamie digrignò i denti. << Stavo per chiederti la stessa cosa! >> Inavvertitamente, il ragazzo afferrò l’Uomo di Ghiaccio e lo tirò a sé. Gli assestò un pugno alla mascella, e Jack rispose con una ginocchiata allo stomaco. Rimasero a colpirsi in quella posizione per un po’, finché a un certo punto non smisero di volare. Jack aveva lasciato andare il vento distraendosi. Jamie lasciò andare lo Spirito ed entrò in un varco, raggiungendo il suolo senza danni, a parte le solite bruciature. Jack invece si librò in volo e rimase in aria ad osservare il ragazzo. Si scambiarono occhiate furiose, ma tutti e due furono distratti da un rumore proveniente dal centro della sala.
Pitch era lì, e la sua Ombra era dietro di lui. L’Uomo Nero aveva un sorriso malefico in viso. << Non devi farlo. >> Protestò Coniglietto di Pasqua. << Non puoi farlo! >>
Fatina dei Denti spostò lo sguardo e vide Lupo Solitario e la piccola Fearless. Sorrise tristemente. Invece devo e posso farlo. Fu la sua risposta.
Coniglietto di Pasqua era esasperato. << Come faremo se… Se… >> Non riuscì a completare la frase. Fatina dei Denti gli posò un dito sulle labbra.
Non ho paura, e nemmeno tu devi averne, papà. Sorrise. E a quanto pare non sono l’unica… Guardò di nuovo Fearless. Mise la sua mano sulla guancia dell’uomo e gli sorrise un’ultima volta. L’uomo non riuscì a rispondere a quel sorriso. La donna si incamminò. Ogni passo era leggero e aggraziato. Sembrava non sentire la terra scuotere ogni cosa e le rocce sgretolarsi a quella forza. Lei continuava ad andare avanti. Verso l’Ombra di Pitch.
Pitch non si era accorto dell’arrivo della donna. Era impegnato a governare la sua Ombra, enormemente potente, tanto da risultare quasi incontrollabile anche a lui. Quando si accorse della sua presenza si voltò. Fatina dei Denti non sorrideva più. Era furiosa.
L’Uomo Nero indietreggiò alla sua vista. Si costrinse ad affrontarla, perché una normale umana come lei non poteva certo intimorirlo. Lei non era superiore a lui. Fece apparire la sua falce e le saltò addosso. Con orrore capì di non poterle fare nulla quando le fu passato attraverso. Rovinò a terra perdendo la falce. Si tastò il corpo, quando provò quella sensazione orribile di non essere visti. Si voltò e la vide avvicinarsi sempre di più alla sua Ombra, che adesso emetteva una forte luce causata dalle folgori attorno ad essa. Anche lei emanava luce; una luce bianca, candida, angelica. Girò poco la testa, giusto per poter vedere Pitch con la coda dell’occhio e sorrise beffarda, lasciandolo a bocca spalancata.
<< Non farlo! >> Esclamò alzandosi. << Solo io posso controllarla, se fai qualcosa ci condannerai tutti!!! >> La donna non lo ascoltò e alzò piano un braccio, verso la nube. Pitch andò su tutte le furie, recuperata la falce la attaccò di nuovo, passandole attraverso un’altra volta. << NO!!! >> Urlò pieno di sconforto quando cadde a terra di nuovo. Non riusciva a darsi una risposta. La guardò esitare un istante con la mano davanti all’Ombra. Girò la testa verso Nightmare.
Jamie era pietrificato. La vide guardare verso di lui e sentì il cuore fermarsi.
Fatina dei Denti sorrise. Un sorriso che trasmetteva conforto e sicurezza. Un sorriso di quelli che solo lei sapeva fare. Girò di nuovo la testa e toccò l’Ombra di Pitch con decisione e calma.
Dal punto in cui la sua mano aveva toccato l’Ombra scaturì un’enorme luce che illuminò tutta la caverna e accecò tutti. Pitch urlò e scomparve, dissolvendosi in migliaia di granelli di sabbia. Jack fu colto alla sprovvista, ma anche lui fu trasformato in granelli di sabbia trasportati dal vento. Coniglietto di Pasqua lanciò un urlo. Kallisto si stava ancora riprendendo dalla botta. Cane Pezzato spalancò la bocca. Topo di Fogna non seppe come reagire a quello spettacolo. Bruto imprecò nel frastuono. Rage si coprì gli occhi. Thor li spalancò. Siaiei strizzò leggermente gli occhi rimanendo impassibile. Runner cadde a terra dalla spinta che ricevette. Giuda era girato quando notò il bagliore, e si voltò completamente stralunato. Occhio di Falco tolse gli occhi dal mirino del fucile e rimase senza parole. Lupo Solitario sussultò. Luna era a terra, quando vide quella cosa, e continuò a seguire ogni istante con occhi spalancati. Sophie si scoprì a piangere, senza un motivo apparente.
La luce investì ogni cosa, il frastuono coprì ogni altro suono. Ci fu una spinta che colse impreparati tutti quanti. Ma il culmine fu un’esplosione che lasciò il vuoto nella caverna.
Jamie era stato buttato a terra. Si rialzò a fatica, scoprendosi molto affaticato.
Cos’è stato? Non sentiva niente. Sentiva solo un ronzio fastidioso e persistente... Aveva per caso perso l’udito? Era tremendo quel silenzio. Si guardò intorno. Molti di loro erano a terra, a parte Coniglietto di Pasqua e Siaiei. Non c’erano più Incubi, Pitch e Jack se n’erano andati. Anche l’Ombra di Pitch era sparita, e Fatina dei Denti…
Fatina dei Denti! Urlò il ragazzo nella sua mente. Non la vedeva. Dove c’era lei prima c’era solo un’impronta, una macchia nera sul suolo che si espandeva in tutte le direzioni, e una spacca nella roccia.
<< Che cos’è successo… >> Sussurrò Jamie terrorizzato. << Che cos’è successo? >> Ripeté con forza.
<< CHE COSA E’ SUCCESSO?!?! >>

 

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Capitolo 54
*** Sconfitti ***


Jack era visibilmente infastidito. Pitch, invece, mostrava un’espressione terrorizzata.
Tutti e due riportavano ancora le ferite della battaglia; erano appena tornati, e Jack non riusciva ancora a capire cosa fosse successo. Aveva tentato di chiederlo a Pitch, ma l’Uomo Nero lo aveva ignorato. Quando aveva visto quella donna avvicinarsi all’Ombra di Pitch e schivare gli attacchi del suo compagno senza fatica si era chiesto se non stesse avendo un’allucinazione. Pitch continuava a camminare in tondo, ignorando le domande di Jack e il frastuono sempre più forte delle fatine dei denti rinchiuse nelle gabbie, che alla vista dell’indecisione dell’Uomo Nero, si erano prese di coraggio, e tentavano di ribellarsi, nonostante le poche forze che avessero.
<< STATE ZITTI!!! >> Tuonò Jack una volta persa la pazienza. Pitch si immobilizzò e le fatine si zittirono all’istante. Pitch si voltò lentamente. Gli occhi spalancati e le labbra piegate formavano un sorriso isterico sul viso dello Spirito.
<< Ci hanno sconfitti, Jack. >> Disse come se stesse intonando una canzoncina fastidiosa. << Hanno sconfitto la mia Ombra! >>
Jack non capì. << Siamo ancora vivi, siamo ancora forti, quindi non ci hanno sconfitto. >> Jack si esaminò le ferite. A prima vista era messo male, con graffi e ferite sul viso e altre sulle spalle, ma le ferite non gli davano molto dolore; sarebbero passate col tempo. Pitch in realtà aveva ancora meno ferite di lui. A parte le spalle graffiate e sanguinanti e il fianco ferito, non mostrava altre ferite, ma a differenza di Jack, si sentiva a pezzi.
<< Cos’è successo quando quella donna ti è saltata addosso? >> Chiese Jack ripensando al momento in cui aveva visto Fatina dei Denti aggredire Pitch con impeto incontrollabile. Pitch alzò lo sguardo pensieroso e rammentò quella scena.
<< Sì… Mi è saltata addosso in un attimo… Non l’ho neanche vista arrivare. Mi ha buttato a terra e mi ha conficcato le unghie nella carne. >>
<< Non sembrava un granché… >> Commentò Jack. Pitch lo guardò incredulo.
<< Non si è limitata a quello… Mentre mi infilava le unghie nelle spalle, sentivo qualcosa scorrermi nelle vene. Qualcosa che subito dopo si è liberato e mi ha spinto contro la parete. L’impatto e l’esplosione mi hanno lasciato senza energie. >> Pitch deglutì. Jack ripensò al momento, a quando aveva visto Pitch schiantato contro il muro senza dare segni di vita.
<< Di certo è una persona speciale… >> Disse Jack.
<< Era. >> Lo corresse Pitch con sguardo vuoto e voce deprimente. Era poggiato con la schiena al muro e la testa era reclinata verso il basso.
<< Cosa? >> Chiese Jack. Fingeva di non capire.
<< Quando si è fatta avanti la seconda volta e io ho cercato di colpirla, lei non ha dovuto muovere un dito per fermarmi. >> Alzò lo sguardo. << Era da tanto che non provavo quella sensazione, Jack. La sensazione di non esistere. >> Jack non riusciva a crederci.
<< Non ti vedeva? >> Chiese incredulo.
Pitch scosse la testa muovendo una mano. << Non credo. Si è girata verso di me, mi ha guardato, quando le ho detto di fermarsi. Ha sorriso! >> Il tono di Pitch ora era indignato. << Ma se non hai potere su qualcuno, allora qual è la risposta? >> Chiese angosciato.
<< Non crede in te? >> Azzardò Jack.
<< Come può non credere in me, se è proprio per me che sono venuti? >> Rispose secco Pitch.
<< Allora cos’altro può essere? >> Jack perse la pazienza. Pitch fece silenzio per qualche istante.
<< Non ha paura. >>
<< Assurdo! >>
<< Non è assurdo! >> Lo rimbeccò Pitch. << E’… Così. >> Si rese conto di aver scoperto la verità. La donna non aveva paura di lui; non aveva paura di niente. O forse non poteva aver paura…
Jack rimase in silenzio, offeso. << E poi che è successo? >> Fingeva ancora di non capire.
<< Ha toccato la mia Ombra. Un essere senza paura come lei che incontra la più pura paura, l’odio e tutti gli altri sentimenti che conteneva la mia Ombra, non può che mandare in crisi tutto il sistema. >> Pitch fece una pausa, e quando chiudeva gli occhi vedeva ancora la schiena della donna, con lei intenta a sfiorare delicatamente la sua Ombra. << Ha convertito la mia Ombra in luce. L’ha dispersa. L’ha cancellata, Jack! Ho perso la mia Ombra! >> Pitch si era alzato senza pensare e aveva afferrato Jack dal colletto. << Siamo indifesi, ora, mi capisci?! >>
Jack, infastidito, alzò un braccio e assestò uno schiaffo a Pitch, facendogli mollare la presa e facendolo cadere a terra. << Vedi di darti una calmata, chiaro? >> Gli urlò contro. << Siamo due Spiriti. Siamo l’Uomo di Ghiaccio e l’Uomo Nero. Siamo invincibili, mi hai capito? >> Pitch respirò profondamente. Aveva riacquistato il sangue freddo. Si rialzò in piedi e annuì.
<< Hai ragione, Jack. Ma siamo scoperti. >>
<< Abbiamo ancora i tuoi Incubi. >> Ribatté lo Spirito del Ghiaccio.
<< Se non dovessero bastare? >> Chiese Pitch con calma.
<< Troveremo un modo. >> Fu la risposta di Jack. Una volta tornato il silenzio, Jack continuò:<< E poi che è successo? Dopo che la donna ha disperso la tua Ombra. >>
Pitch sospirò. << Niente. La mia Ombra se n’è andata, e lei è scomparsa. >>
<< Scomparsa? Vuol dire che se n’è andata? >> Chiese Jack sorpreso.
<< Voglio dire… >> Fece Pitch trattenendo il tono. << Che per disperdere quella quantità di paura, odio e disperazione occorreva un giusto prezzo. >>
Jack aveva finalmente capito. << La sua vita. >> Pitch annuì serio. Jack si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto. << Un problema in meno. >>
<< Ma anche un problema in più. >> Fece Pitch andando verso il suo trono. Si riferiva alla scomparsa della sua Ombra. << E non è finita… >> Si sedette piegandosi in avanti, continuando a guardare Jack al centro della sala. << Non ricordi? Erano due le persone di cui non riuscivo a leggere gli incubi. Ora capisco perché non riuscivo a leggere i suoi incubi, ma l’altra? >>
Jack si avvicinò piano. Ora comprendeva la sua preoccupazione.

 

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Capitolo 55
*** La paura di rimanere sola ***


Jamie se ne stava per conto suo. Non voleva più parlare con nessuno. Era stanco di tutto. Di viaggiare, di lottare inutilmente. Stanco di essere preso in giro e di avere paura. E non aveva mai avuto tanta paura come in quel momento. Si sentiva solo.
Coniglietto di Pasqua aveva detto loro ciò che era successo. Come Fatina dei Denti si fosse sacrificata per loro, ma lui non aveva capito. Non voleva capire.
La donna era sparita nel nulla, dopo quell’esplosione. Se n’era andata, e non sarebbe più tornata. Ma aveva detto che ce l’avrebbero fatta assieme. Avrebbero sconfitto Pitch e Jack assieme. Allora perché se n’era andata?
Sophie non aveva ancora capito. Jamie non l’aveva fatta ascoltare, ma dalla sua espressione la bambina faceva intuire di aver capito in fondo la situazione.
Luna era incredula. Non aveva mai stretto un legame particolare con Fatina dei Denti, ma quando Coniglietto di Pasqua aveva raccontato la situazione, la ragazza non era riuscita a trattenere le lacrime.
Cane Pezzato non aveva detto niente. Se Fatina dei Denti si era sacrificata, significava che non c’era altra soluzione, ma non era comunque la soluzione migliore.
<< Avreste potuto avvisarci del vero pericolo, almeno. >> Aveva commentato Bruto. Rage aveva cercato di farlo stare zitto; ovviamente l’uomo non aveva pensato alle conseguenze della sua azione. Jamie aveva sentito, e si era infuriato.
<< Se l’avessimo fatto vi sareste demoralizzati. >> Era stata la risposta del ragazzo.
<< Io mi sarei pompato di più, sapendo di dover affrontare un nemico più forte! >> Aveva ribattuto Bruto con superiorità.
<< Tu non sai quello che dici. >>
<< Sì, invece, e avrei dato il massimo per vincere, perché avrei saputo che tutti contavano su di me, come io contavo su tutti gli altri! >> Bruto era sembrato a Jamie più scontroso del solito. << Ma vedo che qualcuno ancora non pensa che io sia degno di fiducia… >>
Jamie non aveva ribattuto. Si sentiva abbastanza depresso per essere stufo di sentirsi dire delle prediche inutili.
<< E’ comunque inutile ripensarci ora. >> Aveva cercato di riparare Kallisto, sapendo di non poterci riuscire. << E’ solo successo. Nessuno poteva prevederlo. >>
<< A dire il vero… >> Si era intromesso Siaiei. << Uno poteva. Non è vero Coniglietto di Pasqua? >> Coniglietto di Pasqua aveva rivolto uno sguardo di odio a Siaiei, sapendo però che il compagno avesse ragione. Dopo un lungo sospiro si era messo a spiegare.
<< Lei me lo aveva detto. Mi aveva detto di questa eventualità prima della battaglia. Sapeva che sarebbe arrivata a quel punto, e ha voluto confidarsi con me. >> Fece una pausa. << Non so perché… Forse è stato per avere la coscienza a posto, oppure sentiva che non glielo avrei impedito. Era una donna indipendente, era in grado di fare le sue scelte da sola. >>
<< E ora è morta? >> Sbottò Jamie isterico. << E’ morta perché io non ho saputo difenderla? E’ morta perché non sono stato lì quando ne aveva bisogno? E’ morta per colpa mia? >>
<< Nessuno ti biasima, Nightmare. >> Cercò di calmarlo Kallisto.
<< E’ MORTA, Kallisto! >> Urlò Jamie alzandosi. Evitò di scoppiare a piangere e continuò a parlare. << Lei era così buona e gentile, e adesso non c’è più… Mia sorella… Che cosa le dirò? >> Si chiuse il viso nelle mani e strinse i denti per non scoppiare a piangere.
La Squadra era silenziosa. Nessuno voleva aggiungere altro, ma c’era molto da dire, ancora. Da quel momento le parole erano state inutili. Nessuno voleva ascoltare gli altri, né tuttavia voleva che gli altri ascoltassero. Jamie si allontanò, andando a sedersi sulla cima di una collinetta. Voleva stare solo.
Non ci volle molto perché qualcuno lo disturbasse dalla sua solitudine. Era Topo di Fogna.
<< Se n’è andata. >> Disse l’uomo sedendosi accanto a lui.
<< Lo so. >> Rispose scontroso Jamie.
<< E tu ti senti in colpa. >>
<< Sì. >> Jamie rispose senza esitare. Si sentiva in colpa, e si meritava quel senso di pesantezza al petto.
<< Non essere così duro con te stesso. >> Disse Topo di Fogna guardando la Luna. << Non potevi tenerla d’occhio per sempre. >> Jamie voleva voltarsi verso di lui e urlargli contro. Voleva chiedergli che cosa ne sapesse lui di cosa poteva fare il ragazzo, ma Topo di Fogna lo precedette. << Oggi, se non ci fosse stato Lupo Solitario, avresti perso molto di più. >> Quella frase gli aprì gli occhi. Aveva ragione. Lui non era in grado di proteggere più di una persona alla volta, figurarsi se poteva badare a sua sorella, proteggere Luna e salvare Fatina dei Denti. Questo dimostrava quanto fosse piccolo di fronte a quell’impresa. Si depresse ancora di più, riconoscendo la sua impotenza. Topo di Fogna rimase in silenzio per un po’, poi diede una pacca sulla spalla di Jamie. << Non puoi sempre fare tutto, è per questo che ci siamo anche noi. Però… >> Jamie alzò lo sguardo interrogativo. << E’ bello vederti provarci! >> Detto questo l’uomo sorrise, riuscendo a rincuorare Jamie almeno un po’.
<< Grazie, Topo di Fogna. >> Disse Jamie sorridendo. Topo di Fogna gli diede un’altra pacca sulla spalla, si voltò e guardò alle sue spalle.
<< Oh, e ora dovresti spiegare alcune cose a quella poveretta… >> Si alzò e rimase lì accanto a Jamie. Il ragazzo si voltò e vide Sophie in piedi alle sue spalle. Lo sguardo preoccupato mostrava il desiderio di sapere di più.
Topo di Fogna se ne andò accarezzando la bambina sulla testa. Sophie neanche lo sentì. Era concentrata sul fratello, voleva sapere cosa fosse successo. Jamie sentì il coraggio venirgli a mancare, ma invitò con un braccio la sorella a sedersi accanto a lui.
<< Vi sentivo litigare, dalla macchina… >> Disse la bambina. Jamie annuì. << Perché stavate litigando? E perché io non potevo ascoltare? >>
Jamie sentì la sua voce tremante e capì che doveva essere forte in quel momento di sconforto. << Sono successe tante cose nell’ultima battaglia… >> Cominciò il ragazzo.
<< Dov’è Fatina dei Denti? >> Non ce la faceva. Non ce la faceva a dirglielo.
<< Fatina dei Denti… E’… Andata via. Non c’è più… >> Sospirò. << Era forte, ma anche molto fragile. >>
Sophie aveva capito, o forse si era appena resa conto di aver capito da molto tempo. Cominciò a piangere. Jamie cercò di trattenere le lacrime.
<< Dispiace anche a me. Sono cose che succedono, a volte. >> Cecò di dire. Sophie continuava a piangere addosso a lui. << Era l’unico modo per salvarci… Fatina dei Denti si è sacrificata per salvare noi. >>
<< E non poteva salvarci senza abbandonarci? >> Chiese la bambina girando la testa di lato e guardando il fratellone con occhi lucidi. Jamie la abbracciò.
<< Non ci ha abbandonati. >> Disse. Il ragazzo la sollevò. << Sophie, Fatina dei Denti ti voleva più bene di chiunque altro al mondo! Non ti avrebbe mai abbandonato. Si è sacrificata perché ti amava! >> Spiegò cercando di sorridere. << Lei sarà sempre nei nostri cuori, se tu non la dimenticherai. E lei non dimenticherà mai noi. >> Sophie smise di piangere. Jamie le asciugò le lacrime e la abbracciò. << Resterà sempre con noi. >>
Sophie si era calmata. Il ché significava che avesse capito perché Fatina dei Denti si era dovuta sacrificare. Ora tutto quello che voleva era un abbraccio dal suo fratellone, e Jamie non glielo negò di certo.
La bambina aveva dei graffi sulle mani e sulle ginocchia. Se li era fatti durante la battaglia, quando Pitch l’aveva lanciata via. Jamie li vide e le disse:<< Perché non andiamo da Occhio di Falco e gli chiediamo se può fare qualcosa per questi graffi? >> La bambina sorrise contenta e lo abbracciò ancora più forte.
Luna li guardava da lontano. Li vedeva, felici nella loro tristezza, e li invidiava, perché lei aveva perso anche quello. Quei momenti di dolcezza tra fratelli che facevano dimenticare tutto. Guardò Lupo Solitario seduto su un tronco d’albero e gli rivolse un’occhiata triste. Ma a lei importava di lui o no? Quella domanda non aveva una risposta, o forse sì, ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo.
Anche Lupo Solitario gardava sua sorella. Dall’ombra del suo cappuccio il ragazzo poteva spiare senza essere scoperto. Se la ragazza avesse scoperto che la teneva d’occhio sarebbe andata su tutte le furie. Ma non lo sapeva, o non le importava. Anche lui aveva visto i due fratellini in cima alla collina, ed era contento di essere riuscito a salvare Fearless, quella notte. Almeno era riuscito a fare quello.
Chiuse gli occhi quando il vento alle sue spalle gli fece sventolare gli abiti e il cappuccio. A un tratto vide qualcosa di bianco passargli accanto, trasportato dal vento. Allungò un braccio per afferrarlo e lo esaminò. Era un foglio di carta. Vi era un disegno sopra. Erano loro. Tutti loro in quel foglio più grande del normale.
C’era lui con in braccio Fearless che lottava contro Pitch. C’era Nightmare che parava un colpo di Jack Frost, e alle spalle dello Spirito c’era Luna che brandiva una spada. Coniglietto di Pasqua scagliava una freccia e Kallisto sparava con la sua rivoltella. Topo di Fogna e Cane Pezzato che sparavano agli Incubi. Occhio di Falco e Giuda appostati, uno lottava e l’altro sparava. Runner, Thor, Rage, Bruto, Siaiei. Erano le immagini della battaglia precedente. Al centro del disegno c’era Fatina dei Denti con le braccia levate. Un’espressione di fatica sul suo volto faceva capire il momento della battaglia; quando aveva creato la barriera per salvare tutti loro.
Ora che ci penso, Fatina dei Denti non ha avuto il tempo di curarmi. Gli Incubi sono arrivati in fretta e non le hanno lasciato il tempo di avvicinarsi a me, ma quando si è voltata, la mia ferita si era già richiusa… Pensò Lupo Solitario. Girò il foglio e vide che sull’altro lato vi era scritto qualcosa, oltre a un altro disegno. Fearless che mostrava un grande sorriso.
 
Grazie per avermi protetta. Grazie per aver riposto la vostra fiducia in me e per aver avuto pazienza tutte le volte che non avevate capito. Grazie per tutti i ricordi e per tutte le avventure passate assieme. Grazie per l’amore, l’amicizia e la felicità che mi avete dato. Mi dispiace dovervi lasciare così, senza spiegazioni. A volte non vorrei avere questo mio dono. Poi ripenso a voi, e capisco che questo è il mio destino.
Il mio destino è morire. Morire per voi. Siete la mia famiglia, vi voglio un mondo di bene.
Mi mancherete.
 
Lupo Solitario rimase a fissare quei righi per alcuni istanti, poi abbassò il foglio e guardò il cielo.
Una lacrima gli solcò il viso, ma lui rimase impassibile.
<< Fatina dei Denti… >> Sussurrò malinconico. << Non bisogna sempre seguire il proprio destino… >>

 

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Capitolo 56
*** Di nuovo in marcia ***


Jamie era seduto al suo solito posto nel fuoristrada. Anche Sophie e Luna stavano ai loro posti senza dare fastidio a nessuno. Cane Pezzato e Topo di Fogna continuavano a stare nel portabagagli, e nessuno dei due voleva dire qualcosa. Coniglietto di Pasqua guidava silenziosamente, non voleva essere disturbato in nessun modo. Il posto accanto a lui era vuoto.
Quel vuoto non l’aveva voluto colmare nessuno. Tutti avevano troppa paura di ferire i sentimenti di qualcuno. Il silenzio regnava nell’abitacolo, nonostante il rumore del motore fosse ben udibile.
Jamie pensava a Jack Frost. Quello non era il Jack Frost che i Guardiani gli avevano descrittto. Non era il Jack Frost che gli aveva dato quella spettacolare avventura sullo slittino, anni addietro. Jack era cambiato. Aveva proposto di prendere in ostaggio Luna e Sophie e di costringerlo a scegliere. Pitch Black era malvagio, ma la cosa che spaventava di più Jamie era Jack Frost, in quel momento.
Sophie non piangeva più. La sera prima Jamie era riuscito a consolarla e lei si era calmata, ma Fatina dei Denti le mancava ancora. Non avrebbe mai finito di rimpiangere la bontà di quella donna che aveva fatto tanto per lei. Più il tempo passava e più aveva paura di dimenticarla; dimenticare qualcosa di lei, il suo volto, la sua gentilezza. Poi si ridestava dalle sue paure e si prometteva che non avrebbe più pensato a una cosa del genere. Però dopo pochi istanti la paura tornava… Allora per farsi coraggio guardava le sue mani. Lì Occhio di Falco le aveva applicato delle fasce per permettere ai graffi di ferire senza infettarsi o peggiorare in alcun modo. In un certo senso si sentiva fiera di quelle ferite. Anche la cicatrice che aveva sulla guancia le dava la forza necessaria a farsi coraggio. Capiva che nonostante fosse piccola, poteva fare qualcosa di utile, come quando aveva avvertito Lupo Solitario dell’attacco alle spalle da parte di un Incubo. E quelle ferite erano quasi dei trofei, per lei.
Luna era confusa. La scomparsa di Fatina dei Denti l’aveva spiazzata, come tutti, del resto. Però non riusciva a darsi pace. Pensava che avrebbe dovuto conoscerla meglio, finché era in vita, avrebbe dovuto stringere un legame più forte, invece di chiudersi in sé e pensare sempre di essere l’unica ad avere dei sentimenti. Già… Ora che ci ripensava, si era comportata male nei confronti di tutti quanti, pensando solo a sé stessa. Era stata egoista.
Cane Pezzato voleva creare un altro congegno in grado di allontanare gli Incubi. Non aveva i materiali; li aveva cercati ovunque, ma non era riuscito a trovarli. Si chiedeva se con quello sarebbe riuscito ad aiutare la Squadra, se fossero in qualche modo riusciti ad avanzare fino al covo di Pitch e Jack senza dover più lottare…
Topo di Fogna sonnecchiava. Era parzialmente vigile, quindi se ce ne fosse stato bisogno si sarebbe svegliato, ma dopo la notte precedente si sentiva distrutto. Sentiva una certa responsabilità sulle proprie spalle, con tutti quei ragazzini a cui badare… Eppure a volte sentiva di sbagliare qualcosa.
Coniglietto di Pasqua guardava davanti a sé con decisione. La morte di Fatina dei Denti lo aveva distrutto più di quanto facesse vedere. Nessuno sembrava aver notato il fuoco nel suo unico occhio, il tremore nella sua voce, l’incertezza nei suoi movimenti. Era bravo a nascondere le cose, oppure tutti erano troppo distratti per notarlo…
<< Dove andiamo? >> Chiese Jamie stufo di ascoltare il silenzio e desideroso di agire. Coniglietto di Pasqua grugnì.
<< Cerchiamo una città. >>
<< E quando saremo arrivati? >> Chiese di nuovo il ragazzo.
<< Ci riforniremo e partiremo di nuovo, finché non troveremo Pitch Black. >> Rispose Coniglietto di Pasqua con astio nella voce. Jamie annuì pensieroso. Coniglietto di Pasqua era desideroso di incontrare Pitch. Sperò vivamente che l’uomo non perdesse il lume della ragione, proprio in quel momento critico.
<< C’è una città da quella parte. >> Disse Topo di Fogna destatosi dalla sonnolenza e puntando un dito fuori dal finestrino.
<< L’ho vista. >> Rispose Coniglietto di Pasqua atono. << Mi sto dirigendo da quella parte. >> Detto questo girò lo sterzo e si diresse verso la città. Dal suo tono di voce sembrava distratto, come se stesse pensando a qualcos’altro. Luna rivolse a Jamie uno sguardo preoccupato. Il ragazzo non poté che sostenere lo sguardo con un’espressione simile.

 

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Capitolo 57
*** Vendetta ***


Coniglietto di Pasqua aveva praticamente spinto tutti giù dal fuoristrada e aveva preso il suo arco. Aveva detto che sarebbe andato in perlustrazione; quando Kallisto si era offerto di accompagnarlo, l’uomo aveva risposto negativamente, dicendogli di restare lì e organizzare il campo.
<< Non mi piace… >> Aveva commentato Lupo Solitario avvicinandosi a Jamie.
<< Anche tu lo vedi strano? >> Chiese il ragazzo. Lupo Solitario annuì.
<< Non vorrei che faccesse qualche idiozia… >> Si intromise Kallisto. Jamie lo guardò.
<< La morte di Fatina dei Denti è stato un duro colpo per tutti… >> Kallisto annuì.
La giornata era passata lentamente, senza particolari avvenimenti. Forse Jamie e gli altri erano stati un po’ troppo pessimisti; Coniglietto di Pasqua era tornato indietro dichiarando che la zona era sicura dopo pochi minuti. Non sembrava cambiato, ma per il resto della giornata non aveva fatto quasi niente di strano. Aveva aiutato a scaricare le provviste e le munizioni dal furgone, aveva coordinato la costruzione di una palizzata nella strada. La barriera in realtà era stata creata utilizzando delle automobili ferme; avrebbero funzionato come riparo in caso di attacco.
La Squadra trovò un luogo sicuro in un appartamento al piano terra di una casa. Poco distante da lì c’era una torre radio. Jamie si chiese se riuscisse ancora a trasmettere, ma gli altri pensarono invece che da lì si sarebbe potuto vedere tutto il circondario e fare così il punto della situazione.
<< Ci muoviamo nella direzione giusta? Che ne so… >> Fece Coniglietto di Pasqua a un certo punto. Aveva sentito gli altri parlare della torre e aveva tradotto così i loro pensieri. << So che ovunque andiamo Pitch e Jack si fanno vedere in ogni caso, quindi… >>
<< Dici che cercarli non ha senso? >> Lo precedette Kallisto. << Perché se è così, allora lasciami raccogliere tutto, torniamo a casa, no? >> Lo stava provocando. Jamie non avrebbe preso quella tattica, ma Kallisto sapeva quel che faceva.
Coniglietto di Pasqua rivolse a Kallisto uno sguardo minaccioso. << Sei bravo con le parole, amico… >>
<< Ancora più bravo coi fatti. >> Disse quello.
Jamie fu disarmato dalla tensione creatasi tra i due. Continuarono a fissarsi per alcuni minuti, senza che nessuno dei due distogliesse lo sguardo. Dopo un po’ i due si allontanarono, lasciando la conversazione a metà.
<< La vedo male… >> Disse Jamie andando a sedersi accanto a Luna e Sophie. Lì vicino c’era anche Lupo Solitario.
<< Coniglietto di Pasqua? >> Fece il ragazzo. Jamie annuì piano.
<< Non vorrei che succedesse qualcosa di spiacevole… >>
Lupo Solitario sentenziò una frase fredda, quasi priva di sentimento, ma molto vicina alla realtà. << Se succederà qualcosa dovremo occuparcene. >> Jamie lo guardò preoccupato, ma approvò.
Luna era strana quel giorno. Non parlava e non aveva nemmeno cercato di allontanarsi dal fratello, seduto poco distante da lei. Tra lei e Jamie c’era Sophie, che sembrava apprezzare molto la compagnia di tutti e tre i ragazzi. Si stava affezionando a loro…
Lupo Solitario si schiarì la voce. << Comunque, l’altra notte tua sorella si è comportata molto bene, durante la lotta. >> Jamie annuì, dicendo che glielo aveva già detto. Lupo Solitario sorrise. << Sono contento che sia rimasta, anche se la prossima volta, se ti dirò di scappare, dovrai scappare! >> Si rivolse alla bambina che gli rivolse uno sguardo innocente. Quella situazione strappò un sorriso a tutti quanti.
Jamie voltandosi vide Cane Pezzato scrivere su un foglietto di carta stropicciato. Lontano da tutti, il ragazzo si piegava per riuscire a scrivere bene e con facilità. Jamie lo invitò a sedersi con loro.
<< Posso davvero? >> Chiese il ragazzo. Alla conferma di Jamie, Cane Pezzato si alzò goffamente e si seddete vicino a loro.
<< Che stavi scrivendo? >> Chiese Jamie cercando di leggere nel foglietto. C’erano scarabocchi e alcune scritte in piccolissima e incomprensibile calligrafia.
Cane Pezzato scosse il foglietto stropicciato e disse:<< Sto cercando di creare un altro congegno in grado di allontanare gli Incubi come quelli che abbiamo lasciato al rifugio di Babbo Natale e di Carter. >> Jamie si ricordò del congegno in grado di allontanare gli Incubi.
<< Giusto, se potessimo utilizzarlo in battaglia contro Pitch avremmo un buon vantaggio! >> Fece Luna entusiasta. Jamie si ricordò anche quello che gli aveva detto Pitch. Il congegno non funzionava. Non aveva voluto dirlo a Cane Pezzato per non mettere in crisi l’autostima del ragazzo, ma temeva in qualche colpo di scena poco desiderato… Per alcuni secondi fu combattuto tra la scelta di dirglielo o no, ma alla fine decise di tenere le parole dell’Uomo Nero per sé. Pitch avrebbe anche provato a far vacillare le sue convinzioni mentendogli. Finché non lo avrebbe visto funzionare con i suoi occhi, Jamie non avrebbe creduto alle parole di Pitch.
Quella sera il cielo era oscuro. La Luna non c’era; le uniche luci che illuminavano la strada erano quelle dei lampioni ancora in funzione, mentre nell’appartamento dove si era rifugiata la Squadra, la luce era tornata dopo aver riattivato l’interruttore della corrente elettrica. Dentro c’erano tutti, tranne Coniglietto di Pasqua, che aveva preso la sua razione di cibo ed era uscito a fare la guardia da solo. Jamie aveva lasciato andare i pensieri negativi; conversava e scherzava con Luna, Cane Pezzato, Lupo Solitario e gli altri della Squadra. Ma il rumore di qualcosa che si schiantava al suolo lo costrinse a tornare ai pensieri di prima.
In un istante l’unica cosa che passò per le menti di Jamie, Kallisto e Lupo Solitario fu un nome: Coniglietto di Pasqua.
Usciti in strada videro l’uomo urlare e scoccare freccie contro Incubi diretti verso di loro.
<< ANDATE A PRENDERLO, PORTATELO QUI, IL VOSTRO CAPO! PITCH BLACK!!! >> Urlava Coniglietto di Pasqua. Kallisto corse verso di lui chiamandolo. Quando lo ebbe raggiunto gli fece abbassare l’arco e cercò di parlargli. Coniglietto di Pasqua però non lo ascoltò e lo spinse via, tornando a scocare frecce.
Jamie vide Lupo Solitario alzare un fucile e sparare agli Incubi. Nella mano destra teneva la sua spada. Disse:<< Dobbiamo difenderci, o nessuno di noi ne uscirà vivo! >> Jamie annuì e fece apparire una pistola con cui si mise a sparare agli Incubi da dietro la barriera di automobili. Coniglietto di Pasqua e Kallisto erano al centro della strada; erano più scoperti. Jamie fece apparire una sciabola e chiamò:<< Kallisto!!! >> Lanciandogliela. Quello la prese e cominciò a respingere i cavalli neri che scendevano in strada. In breve arrivò anche il resto della Squadra.
Rage con un fucile a pompa tra le mani urlava ordini alla Squadra. Diceva di restare dietro la barriera e di non permettere a nessun Incubo di entrare nell’appartamento, lì erano rimaste le casse di cibo e munizioni, ma anche Luna e Sophie, inermi ed esposte al pericolo.
Jamie scattò dirigendosi nell’appartamento. Qui si fermò di fronte a Luna e le diede un arco. << Proteggi Fearless! >> Le disse. La ragazza annuì stringendo l’arco al petto. Dopo averle lasciato una gran quantità di frecce tornò fuori al suo posto.
<< Meglio saperle lì dentro che qui fuori, no? >> Disse Lupo Solitario quando tornò Jamie. Lui sorrise sarcastico e si affacciò per sparare, mentre l’altro colpiva con un fendente un Incubo che si era avvicinato troppo.
Affacciandosi dalla barriera per sparare, Jamie vide Coniglietto di Pasqua correre verso la torre radio, e Kallisto che gli arrancava alle spalle. Senza pensarci due volte, Jamie saltò l’auto davanti a sé e si mise all’inseguimento dei due uomini. Un Incubo gli si parò di fronte, ma una freccia lo colpì in pieno e lo fece dissolvere. Jamie si voltò e vide Luna, sulla soglia della porta che incoccava un'altra freccia, e con sguardo deciso gli diceva di andare. Jamie la ringraziò con lo sguardo e si mise a correre.
Dopo una corsa che lo sfiancò, Jamie raggiunse Kallisto accerchiato dagli Incubi. Il ragazzo fece sparire la pistola e creò due coltelli e cominciò ad eliminare tutti i cavalli neri. Dopo aver liberato la zona chiese:<< Dov’è Coniglietto di Pasqua? >>
Kallisto alzò lo sguardò. Jamie non si era accorto di aver raggiunto la torre radio. Sopra la cima di questa, la sabbia nera si stava addensando come una nuvola di tempesta. Il ragazzo trattenne una smorfia. Stava per andare, ma degli Incubi lo fecero voltare. Li avevano accerchiati. All’improvviso sbucò Lupo Solitario che eliminò tutti i cavalli in pochi colpi.
<< Te ne sei andato così, senza dire niente… >> Disse. << Ho detto a Rage che sarei venuto a prenderti… >>
<< Disobbedire agli ordini non è mai una buona idea… >> Disse Kallisto con finto rimprovero nella voce. << Specialmente ai suoi! >> Rise, ma si fece subito serio. Dovevano muoversi. Gli Incubi stavano tornando.
<< Che facciamo? >> Chiese Lupo Solitario mettendosi al loro fianco.
Kallisto estrasse la sua rivoltella. << Andate avanti voi, io li trattengo. >> Fece volteggiare la spada che Jamie gli aveva dato e si fece avanti. << Dammi anche un fucile, ragazzo. >> Disse senza voltarsi. Jamie annuì e creò velocemente un fucile d’assalto XM8 assieme a parecchie munizioni. Kallisto sorrise quando soppesò l’arma.
<< Riesci a darci tempo? >> Chiese Lupo Solitario.
<< Quanto? >> Fu la domanda di Kallisto. Jamie alzò lo sguardo al cielo, verso la cima della torre.
<< Dieci minuti? >> Azzardò il ragazzo. Kallisto si gettò contro gli Incubi sparando alcuni colpi e urlando:<< Dieci minuti sono troppi! >> Jamie sospirò e cominciò a salire una rampa di scale che probabilmente anche Coniglietto di Pasqua aveva preso.
Salendo, i due incontrarono alcuni Incubi. Lupo Solitario li affrontò a colpi di spada e di fucile; Jamie continuò ad usare i coltelli.
Passò una quantità di tempo indeterminata che a Jamie sembrò un’eternità, ma alla fine riuscirono a raggiungere la cima della torre radio.
Coniglietto di Pasqua era lì, che scoccava frecce contro gli Incubi e non permetteva a nessuno dei cavalli di avvicinarsi. Jamie lo chiamò, ma l’uomo, senza nemmeno voltarsi gli lanciò contro una freccia. Jamie la schivò per un soffio, scoprendo che la freccia era indirizzata a un Incubo alle sue spalle. Si indispettì nonostante l’uomo gli avesse salvato la vita. In preda all’ira, Jamie fece apparire due fucili d’assalto come quello che aveva dato a Kallisto e impugnandoli con tutte e due le mani cominciò a sparare agli Incubi. Poca accuratezza nella mira, ma i proiettili schizzavano da tutte le parti, e anche se Jamie non colpiva quelli a cui puntava, ne eliminava comunque molti.
Quando i caricatori si furono svuotati e il cielo si fu liberato dagli Incubi, Jamie, ansimante, lasciò cadere i fucili ormai scarichi, e si avvicinò a Coniglietto di Pasqua. L’uomo era fermo, al centro della piattaforma. Gli Incubi avevano smesso di scendere, ma una grossa nuvola di sabbia era ancora sopra le loro teste.
<< Coniglietto di Pasqua… >> Cominciò Jamie avvicinandosi. << Devi smetterla! >> Coniglietto di Pasqua non ascoltava. << Devi smetterla di darti la colpa per quello che è successo! >> L’uomo si voltò ringhiando e cercando di colpire Jamie con l’arco. Il ragazzo si abbassò e schivò l’attaccò. Non aveva armi, lui. Teneva le mani alzate, come per dirgli di calmarsi. << Lo sai che lei doveva fare quello che ha fatto. Anche io sono addolorato dalla scomparsa di Fatina dei Denti; ti capisco! >>
<< Tu non capisci niente! >> Tagliò corto Coniglietto di Pasqua digrignando i denti. << Che ne sai tu, dei sentimenti di un padre… >> Cosa? Coniglietto di Pasqua era il padre di Fatina dei Denti? Jamie non lo avrebbe mai detto.
Proprio mentre Jamie pensava a questo, dietro Coniglietto di Pasqua scese un ammasso di sabbia nera che prese forma, facendo apparire dal nulla Pitch Black. Coniglietto di Pasqua si voltò e sorrise.
<< Sei arrivato. >> Disse con calma. Pitch annuì silenzioso. << Preparati a morire. >> Disse Coniglietto di Pasqua alzando l’arco e incoccando una freccia. Pitch non si mosse.
Jamie capì che quello non era un buon segno. Coniglietto di Pasqua stava per scoccare la freccia, mentre attorno ai piedi di Pitch si addensava della sabbia nera. Stava preparando un attacco. Jamie entrò in un varcò e sbucò in mezzo ai due, impedendo a Coniglietto di Pasqua di tirare e cogliendo di sorpresa Pitch. Il ragazzo allungò le mani in avanti e creò una barriera contro gli Incubi. Era da tanto che non ne creava; sperava che riuscisse a bloccare l’imminente attacco di Pitch.
L’Uomo Nero, sorpreso dall’azione di Nightnare, lasciò andare la sabbia, facendo così partire delle punte accuminate di sabbia nera che si infransero contro la barriera creata da Jamie. Il ragazzo urlò qualcosa a Lupo Solitario. Quello capì al volo e afferrò Coniglietto di Pasqua per un braccio. L’uomo si ritrasse, ma il ragazzo non mollò la presa, tirandolo a sé e facendolo cadere.
Pitch scagliò contro la barriera i suoi Incubi, e dopo pochi istanti riuscì a infrangerla. Jamie fece apparire una spada e cercò di eliminarne il più possibile, ma quelli sfuggivano ai suoi attacchi; si dirigevano tutti verso Coniglietto di Pasqua, che non esitò a rispondere agli attacchi. Lupo Solitario si era messo a combattere, e sembrava che Jamie fosse stato lasciato di proposito. Si voltò e vide Pitch Black avvicinarsi con calma, non con fare minaccioso.
Si fermò a pochi passi da lui. Si guardarono negli occhi. Jamie alzava la testa mentre Pitch lo scrutava dall’alto.
<< Siete così poco uniti… >> Cominciò lo Spirito. << Non ci sconfiggerete mai. >>
<< Noi siamo una squadra! >> Gli rispose Jamie con impeto. Pitch si guardò intorno.
<< E allora perché non andate d’accordo? >> Chiese.
Jamie si voltò a guardare Coniglietto di Pasqua che scoccava frecce agli Incubi e colpiva quelli più vicini con il suo arco. Si voltò di nuovo e rivolse uno sguardo duro all’Uomo Nero. << Hai ucciso sua figlia! >>
Pitch non sembrò turbato dall’accusa di Jamie. Continuò a guardarlo con indifferenza. A un certo punto si sentì una voce urlare:<< PITCH! >> Coniglietto di Pasqua si era liberato dagli Incubi e puntava una freccia contro l’Uomo Nero. Pitch non si mosse.
<< Credi davvero che una freccia possa farmi qualcosa? >> Coniglietto di Pasqua non tramutò la sua espressione di odio, ma il suo tono sembrò sbeffeggiarlo.
<< Una freccia normale non farebbe sicuramente niente! >> Alzò leggermente l’arco, puntandolo poco sopra la testa di Pitch. << Ma una freccia esplosiva non lascerà nessuna traccia di te! >> Jamie vide la freccia ricoperta con qualcosa di rettangolare. Esplosivi, sicuramente. Non appena compreso il pericolo, il ragazzo si lanciò alla ricerca di un riparo. In quell’istante Coniglietto di Pasqua scoccava la freccia, che, appesantita dagli esplosivi, fece una traiettoria arcuata, per cadere proprio in direzione della testa di Pitch Black.
Lo Spiritò sgranò gli occhi e le sue gambe cominciarono a dissolversi in sabbia nera. Prima che la freccia esplodesse, il corpo dell’Uomo Nero si era tramutato in sabbia nera ed era stato portato via dal vento. Jamie si era gettato a terra, il più lontano possibile dal luogo dell’imminente esplosione. Lupo Solitario, che era impegnato a combattere gli Incubi, si era voltato in un attimo giusto in tempo per vedere la freccia esplodere al centro della piattaforma.
La luce e il frastuono erano fortissimi. Coniglietto di Pasqua guardava dritto verso il luogo dell’esplosione; l’occhio aperto come a voler catturare il più piccolo particolare di quell’esplosione.
Quando fu tutto finito, Jamie non sentiva niente. Si voltò e guardò il luogo dell’esplosione. Il pavimento era spezzato, la torre non sembrava essere più stabile. Lupo Solitario si stava già alzando e lo stava tirando con sé. Il ragazzo sentiva tutti i suoni come se fossero ovattati, ma capì che dovevano scappare subito. Il pavimento era inclinato, uno strano ronzio fastidioso veniva da sotto i loro piedi. Coniglietto di Pasqua era in piedi nello stesso punto dove lo aveva visto prima Jamie. Lupo Solitario lo tirò per un braccio e li condusse tutti e due via di lì, prima che la piattaforma crollasse.

 

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Capitolo 58
*** Disputa ***


La Squadra era riunita nell’appartamento. Gli Incubi se n’erano andati, e loro avevano potuto tirare un sospiro di sollievo. Ma alcuni non si erano ancora rilassati, come Jamie, Lupo Solitario e Kallisto, che avevano visto cosa Coniglietto di Pasqua era stato capace di fare. Tutti e tre continuavano a guardarlo con occhi sospettosi, temendo che potesse fare qualcosa di pericoloso. Dovevano parlargli, ma se non li ascoltava, era tutto inutile.
<< E’ colpa tua! >> Disse Kallisto a un certo punto. Tutte le voci si spensero e tutti gli occhi furono puntati verso di lui. Kallisto fissava Coniglietto di Pasqua aspettando una risposta. Jamie e Lupo Solitario erano accanto a lui, e spostavano lo sguardo da Kallisto a Coniglietto di Pasqua.
<< Dici sul serio? >> Chiese pacato il leader. Kallisto indurì lo sguardo.
<< Se non ti fossi messo a fare l’idiota in giro per le strade, a quest’ora saremmo ancora sereni. >> Lo accusò Kallisto muovendo un braccio a mostrare gli altri.
<< Nessuno si è fatto male… >>
<< Ma avrebbe potuto! >> Lo interruppe subito Kallisto. Coniglietto di Pasqua lo squadrò con disprezzo. Kallisto sospirò abbassando la testa. Quando la rialzò ricominciò a parlare. << Senti, lo so che per te non è stato facile tutto questo… >>
Coniglietto di Pasqua si alzò con calma. << Non lo è stato per nessuno. >> Sembrava voler soffocare quella conversazione allontanandosi dal gruppo, ma non poteva andare da nessuna parte, e alla successiva frase di Kallisto si fermò.
<< Tu eri suo padre. Credi che non possa immaginare il dolore? >> Coniglietto di Pasqua si voltò adirato.
<< Tu non hai figli! >> Scandì con odio. Kallisto annuì abbassando la testa.
<< E’ vero, non ne ho… >> Jamie sentì una nota di tristezza nella sua voce. << Ma so cosa si prova quando se ne perde uno… >> Il ragazzo rimase in silenzio a farsi domande. In quel momento avrebbe voluto davvero conoscere il passato di Kallisto. Le parole di Kallisto non sembrarono scalfire l’animo di Coniglietto di Pasqua, che continuò a fissare l’altro con durezza.
Kallisto sospirò e sorrise, sorprendendo tutti nella stanza. << Hai la testa dura, amico… >> Coniglietto di Pasqua non rispose a quella che a Jamie sembrò una provocazione. << Non capisci che a volte superi il limite, troppo convinto delle tue idee. >>
<< Ognuno crede nelle sue idee. >> Replicò Coniglietto di Pasqua.
<< Anche quando sono sbagliate. >>
<< Cosa vorresti dire? >> Chiese Coniglietto di Pasqua facendo un passo in avanti. Kallisto si alzò e fece anche lui un passo. Lo fissò dritto negli occhi.
<< Stai impazzendo, amico mio. E lo sai. >> Coniglietto di Pasqua cercò di evitare lo sguardo del compagno, ma fu inutile. << E’ per la sua morte, ma devi superarlo. Non è questo di cui ha bisogno la Squadra! >>
<< E Pitch non deve pagare per questo? >> Chiese Coniglietto di Pasqua alzando il tono. << Non posso forse vendicare la morte di mia figlia? >>
<< Tu non vuoi vendicare lei… >> Disse Kallisto. << Vuoi vendicare te. >> Coniglietto di Pasqua scosse lentamente la testa. Kallisto continuò a parlare. << Gli attribuisci ogni tuo problema, non ti prendi mai la responsabilità delle tue azioni. Sei distrutto, ma non puoi uscirne così! >>
<< E come?! >> Urlò Coniglietto di Pasqua. Kallisto mantenne la calma.
<< So che è doloroso, ma devi dimenticare… >>
Coniglietto di Pasqua non trattenne più la rabbia, e con un ringhio rabbioso assestò a Kallisto un pugno allo zigomo sinistro. Kallisto barcollò, ma mantenne l’equilibrio e rispose con un altro pugno, colpendo Coniglietto di Pasqua al petto. Poi lo colpì al viso con un altro pugno, aprendogli una ferita sul labbro, e quello fu spinto indietro. Coniglietto di Pasqua digrignò i denti e si pulì dal sangue che gli scendeva dal labbro. Si avventò su Kallisto e lo buttò a terra. Kallisto cercò di respingerlo, ma non riuscendoci decise di rotolare lateralmente, cambiando la situazione a suo favore. Alcuni componenti della Squadra si erano alzati, ma Lupo Solitario li aveva fermati. Dovevano lasciare che risolvessero la faccenda.
Rotolando, i due combattenti finirono per sbattere a un mobile. Qualcosa cadde da questo mobile e si frantumò al suolo. Coniglietto di Pasqua ora era sopra di Kallisto e lo colpiva sulle tempie. Kallisto resisteva, ma non ci sarebbe riuscito per molto. Vide la gamba rotta di un tavolino per terra e la afferrò, dandola in testa a Coniglietto di Pasqua. Quello cadde a terra e Kallisto poté respirare un po’.
<< Devi dimenticare la sua scomparsa… Dimenticare il suo dolore… >> Disse ansimando Kallisto. Era in ginocchio davanti a Coniglietto di Pasqua, e quest’ultimo era sdraiato a terra, anch’egli ansimante. << Devi ricordare tutte le cose belle di lei; la sua gentilezza, la sua bontà… >> Entrambi erano feriti al volto. << E un giorno, quando tutto questo sarà finito, celebrarle come si deve, perché tutti possano ricordare lei e tutto il bene che ha portato nella vita di tutti quelli che ha incontrato! >> Coniglietto di Pasqua era in lacrime. Jamie fu sorpreso di vederlo in quello stato. Kallisto sembrava esausto. Tirò un sospiro di sollievo. Si abbassò verso l’amico.
<< So come ti senti… >> Disse. << Ma non puoi continuare a divorare te stesso così. >>
<< Lei era l’unica cosa che mi rimaneva… >> Piagnucolò Coniglietto di Pasqua. << Cosa farò adesso? >>
Kallisto si era fermato a guardarlo. << Prega per lei… E continua a vivere. >> Si alzò e si voltò. << Come faccio io. >> Concluse andandosene.
Coniglietto di Pasqua rimase lì a terra, a piangere. Jamie era rimasto imbambolato dalla lotta dei due uomini. Non pensava che avrebbe mai visto quei due affrontarsi con così tanta ferocia. Kallisto era uscito dall’appartamento. Per quanto fosse stato difficile, quello che era accaduto doveva essere fatto, e tutti in quella stanza lo sapevano.
Sophie si avvicinò a suo fratello. Era impaurita. Jamie le offrì protezione. << Non ti preoccupare… >> Disse stringendola. << Questa notte dormiremo tutti più tranquilli… >>

 

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Capitolo 59
*** Un nuovo inizio ***


Jamie uscì in strada per guardare il cielo, quella mattina. La notte era passata, e la Squadra sarebbe ripartita tra non molto. Voleva godersi quella calma ancora per un po’.
Da quando viaggiava con sua sorella, Jamie aveva dovuto affrontare varie prove, molte delle quali lo avevano cambiato profondamente; erano passati pochi giorni dalla morte di Fatina dei Denti, e nessuno aveva voluto parlarne. Lui era rimasto molto ferito da quell’avvenimento, ma non poteva che rassegnarsi e andare avanti, senza dimenticare tutto il bene che Fatina dei Denti aveva fatto per lui, per Sophie…
<< Hai lasciato tua sorella a dormire. >> Disse una voce alle sue spalle. Era Luna. Jamie si voltò e sorrise.
<< La sveglierò più tardi, quando sarà ora di partire. >> Luna si avvicinò con le mani nelle tasche e lui si voltò, tornando a guardare l’orizzonte. Sembrava che la strada non finisse mai. Il ragazzo si sentì improvvisamente malinconico e disse:<< In questi giorni sta passando un duro momento… >> Luna capì.
La ragazza annuì. << In fondo è una bambina. Non dovrebbe essere costretta a sopportare tutto questo… >> Jamie era d’accordo, ma non poté farlo sapere a Luna. Era stato lui che l’aveva voluta portare con sé in quel viaggio lungo e pieno di pericoli, che, come avevano visto la sera precedente, venivano anche da chi meno ci si sarebbe aspettati…
<< Che faremo ora? >> Chiese Luna piegando leggermente la testa verso Jamie. Il ragazzo continuò a guardare avanti.
<< Dobbiamo andare avanti. >> Disse lui. << Proprio per quello che è successo noi siamo costretti a continuare, ora! La morte di Fatina dei Denti… >> Si sorprese a parlarne, e anche Luna emise un gemito di sorpresa. << Tutto sarebbe vano se lasciassimo perdere! >> Luna abbassò lo sguardo. Jamie la guardava, sperando che la ragazza rialzasse lo sguardo, per provargli lealtà.
<< Ho paura, Jamie… >> Disse Luna con tono sconsolato. Sembrava che stesse per mettersi a piangere. << Ho paura ogni volta che vedo un Incubo attaccarci; ho paura quando Pitch Black o Jack Frost compaiono. Ho paura quando ti vedo combattere contro di loro, incosciente della fragilità della tua vita. Ho paura che la prossima volta sia tu quello che si porteranno via! >> Luna non trattenne le lacrime, che scesero dai suoi occhi e le solcarono il volto. Jamie non poteva darle torto. Aveva paura anche lui. La abbracciò.
<< Anche io ho paura, Luna. >> Disse. << Ho paura che succeda qualcosa a te o a Sophie… Ho paura di perdervi. Ma io ti ho fatto una promessa, ricordi? >> Luna cercò di calmarsi.
<< Hai promesso che ci saresti stato sempre per me… >> Sorrise tra le lacrime, e Jamie rispose al sorriso.
<< Jamie… >> Fece una vocina al bordo della strada. Era Sophie, che si era svegliata, e non trovando accanto a sé suo fratello era andata a cercarlo.
<< Sophie. >> Disse sorpreso Jamie lasciando andare Luna. La ragazza arrossì un po’ quando si accorse che la bambina li aveva visti abbracciati. << Stavo per venire a svegliarti. >> Disse Jamie avvicinandosi. Sophie rivolse un sorriso furbetto a Luna, e disse:<< Sì, certo… >> Il suo visino assonnato la rendeva ancora più carina di quanto fosse. Luna arrossì ancora di più, coprendosi la bocca e trattenendo una risatina. Anche Jamie arrossì e cercò di spiegarsi con la sorellina, ma in poco tempo le risate furono più delle parole.
Lupo Solitario osservava da lontano e sorrideva. Sua sorella e Nightmare stavano stringendo un forte legame, qualcosa difficile da perdere. Era contento per lei. Ogni volta, da quando si erano divisi, lui aveva vegliato su di lei, e avrebbe tanto voluto consolarla, nei momenti in cui le era sembrata più triste, sapendo che avrebbe solo peggiorato la situazione. L’aveva lasciata così nella sua solitudine, soffrendo anch’egli per il dolore della sorella. Ma quando la vedeva sorridere grazie a quel ragazzino venuto da lontano, si sentiva felice, perché capiva che la ragazza aveva ancora voglia di vivere la sua vita.
Passò lì vicino Topo di Fogna, che vide Lupo Solitario sorridere ai ragazzi. << Possiamo dire che è cresciuta? >>
Lupo Solitario sorrise. << E’ ancora piccola… >>
<< Ah, ma vedo che sa prendersi cura di sé stessa… >> Fece l’uomo soffiando l’aria.
<< Ha ancora bisogno di qualcuno. >>
<< Forse lo ha trovato… >> Si azzardò Topo di Fogna. Lupo Solitario trattenne una risata. Alzò un braccio e spinse via l’uomo, dicendogli in tono scherzoso:<< Ma va’ via! >> Topo di Fogna non trattenne invece la sua fragorosa risata, tanto che anche Luna e Jamie la sentirono e si voltarono verso i due.

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Capitolo 60
*** Una grande città ***


Erano passate due settimane da quando Kallisto e Coniglietto di Pasqua si erano affrontati, e ancora la tensione tra i due non si era allentata. La Squadra aveva viaggiato in lungo e in largo, ma da quella sera, non c’era stata traccia di Pitch Black e Jack Frost. Sembravano voler evitare ogni contatto. Sembravano aver abbandonato l’idea di eliminarli. Ma loro continuavano a viaggiare, pur non sapendo dove andare. C’erano stati momenti di sconforto, di incertezza; momenti che si sarebbero potuti superare facilmente, se ci fosse stato un capo mentalmente stabile e autoritario, ma Coniglietto di Pasqua aveva perso via via quella qualità, cominciando ad essere avventato e poco obiettivo.
Il problema era che la Squadra si era divisa in due fronti: quelli che parteggiavano per Coniglietto di Pasqua e quelli che stavano dalla parte di Kallisto. Jamie in realtà non voleva prendere le parti di nessuno, ma era finito con Kallisto, a causa dello strano comportamento di Coniglietto di Pasqua. L’uomo non sembrava più essere divorato dall’odio; nella sua voce c’era calma. Ma sembrava spesso perdere di vista l’obiettivo principale. Kallisto voleva continuare a viaggiare seguendo la strada giusta, non perdendosi nel nulla; non voleva rubare il posto di Coniglietto di Pasqua, ma se lui non poteva più guidare la Squadra, allora qualcuno doveva sostituirlo.
Kallisto aveva dalla sua parte la maggior parte della Squadra: Jamie e sua sorella parteggiavano per lui, così come Luna e Lupo Solitario; Thor si era reso conto della poca concentrazione di Coniglietto di Pasqua, ed era andato con Kallisto; Runner, che era giovane e intraprendente, capiva che per il bene della Squadra doveva esserci al comando qualcuno in grado di mantenere l’ordine, ma spesso scoppiavano liti all’interno del gruppo, e Coniglietto di Pasqua non riusciva a tenere calmi tutti quanti; in questo Jamie lo avrebbe anche appoggiato; erano in viaggio da molto tempo, lo sconforto e la frustrazione per non riuscire a ricavare niente da quel viaggio cominciavano a farsi sentire. Anche Giuda e Cane Pezzato supportavano Kallisto.
Restavano Topo di Fogna, Bruto, Siaiei, Rage e Occhio di Falco. Occhio di Falco era fedele a Coniglietto di Pasqua; lo riteneva ancora in grado di guidare la Squadra, nonostante riconoscesse la sua situazione difficile. Rage era una donna che non voleva lasciarsi influenzare dalle idee degli altri, ed era rimasta con Coniglietto di Pasqua, dicendo che Coniglietto di Pasqua sapeva quello che faceva. Bruto aveva detto proprio questo:<< Quando un capo è in crisi bisogna sostenerlo! >> Ed era andato con Coniglietto di Pasqua. Siaiei e Topo di Fogna erano rimasti neutrali. In mezzo a quel gruppo di gente che discuteva e litigava, loro sembravano i più assennati e capaci di guidare la Squadra. Forse volevano guidarla proprio loro, o forse non volevano essere messi in mezzo alle loro “stupide liti”, come le aveva chiamate Topo di Fogna.
Ogni volta che Kallisto attaccava Coniglietto di Pasqua, saltava sempre fuori l’argomento “Fatina dei Denti”. Molti sostenevano che Coniglietto di Pasqua non si fosse ripreso dalla morte di Fatina dei Denti, e che volesse ancora vendicarla. Jamie non era di quel parere. Lui pensava che l’uomo fosse riuscito a superare quell’episodio, ma la cosa che lo aveva demoralizzato doveva essere stata la lotta con Kallisto. Lì l’amico era stato duro, ma giusto. Aveva detto a Coniglietto di Pasqua di riprendersi, ma l’uomo non aveva capito bene il messaggio: lui si era ripreso dalla morte della figlia, ma quella lotta aveva innescato un sentimento di odio nei confronti di Kallisto. L’essere stato battuto, l’essere stato umiliato di fronte ai suoi uomini… Coniglietto di Pasqua aveva cominciato a odiare Kallisto per la sua impertinenza e il suo desiderio di indipendenza, nonostante tutti sapessero che quello che aveva fatto lo aveva fatto per tutti.
Jamie era sul ciglio di una collina. Osservava la città di fronte a loro con un binocolo. Erano cambiate alcune cose, da quando erano partiti; erano più forniti, avevano stretto legami più solidi, e ultimamente dormivano meglio; forse finalmente si erano abituati a dormire in automobile.
Lupo Solitario si avvicinò a passi rapidi. << La vedi, allora? >>
Borbottò qualcosa. << E’ certo una città grande… >>
<< Lo so… >> Fece Lupo Solitario inginocchiandosi accanto a lui. La neve dava una sensazione di fastidio sulle ginocchia, e dava l’istinto di rialzarsi in piedi. << E’ una città enorme! >> Disse con aria sognante. La città era piena di enormi grattacieli, molti dei quali mostravano i segni del tempo e delle intemperie; c’erano stati crolli e diversi danni… Senza nessuno che curasse i monumenti e i palazzi, molti di questi mostravano segni di cedimento. Jamie riusciva a vedere anche la costa da lì; ovunque fossero, erano andati veramente lontano. Fine della strada… Aveva pensato una volta avvistata la costa. Jamie si era sempre chiesto se il mare si fosse congelato come tutti i laghi e i fiumi che aveva visto, oppure se almeno quello era scampato alla forza di Jack Frost. Da lì non riusciva a darsi una risposta. << Hai idea di cosa abbiamo davanti? Ci saranno milioni di ribelli laggiù! >>
<< Se non se ne sono andati tutti… >> Disse disfattista Jamie alzandosi. Si dovette scrollare la neve di dosso quando fu in piedi.
Kallisto stava parlando con Thor. << Abbiamo viaggiato parecchio… >> Disse tra sé e sé. Jamie gli andò incontro. L'uomo era dimagrito molto, dopo lo scontro con Coniglietto di Pasqua. Anche il suo "avversario" aveva perso molto peso; evidentemente non era solo la loro mente a deteriorarsi, in quei giorni...
<< Siamo alle porte di una grande città. >> Disse il ragazzo.
<< Buone notizie? >> Chiese Kallisto sforzandosi di sorridere. Jamie non rispose al sorriso.
<< Io non mi fiderei… >> Disse dubbioso il ragazzo.
Kallisto gli mise una mano sulla spalla. << Abbiamo viaggiato in lungo e in largo. Ormai l’unica traccia che seguiamo è il nostro istinto. Dobbiamo andare lì, anche per rifornirci di munizioni e viveri. >> Aveva ragione, ma Jamie non riusciva a smettere di pensare al rifugio di Babbo Natale. Si chiedeva se sarebbe mai tornato a casa sua, con Sophie. La sua sorellina era stata costretta ad affrontare tutto quello senza esserne all’altezza; senza neanche essere in grado di difendersi…
Coniglietto di Pasqua alzò la voce avvicinandosi a Kallisto e a Jamie. << Se non ci sono più problemi, direi di metterci in cammino verso la città. >> Kallisto annuì.
<< Giusto. Andiamo! >> Detto questo si diresse verso il furgone. Coniglietto di Pasqua andò al fuoristrada. Jamie chiamò Lupo Solitario, che era ancora fermo a scrutare la metropoli, dicendogli di muoversi.
In quei giorni Nightmare stava cambiando… Era diverso... Più duro? O forse era solo stanco? Luna non sapeva che dire. Il ragazzo che aveva conosciuto al rifugio di Babbo Natale non sembrava più lo stesso… Entrò in auto senza che nessuno dovesse chiamarla, aiutando Fearless a sedersi al suo posto. Con un po’ di rimpianto vide Lupo Solitario alzarsi e andare a montare sulla sua moto. Che cosa aveva Luna? Si sentiva strana… Anche lei era diversa; lo era diventata da quando quel ragazzino in grado di far comparire le cose era entrato nella sua vita.
Sophie ringraziò Luna per averla aiutata a salire e si mise al suo posto. Si allacciò la cintura da sola e aspettò che suo fratello si sedesse accanto a lei. Mentre aspettava, gli occhi le caddero sul sedile anteriore vuoto. Una lacrima di nostalgia le scese da un occhio e lei si asciugò la guancia con una manica per evitare che qualcuno la vedesse piangere. Era una bambina, ma doveva crescere.
Nel bagagliaio si misero Cane Pezzato e Topo di Fogna, come sempre. Nonostante la scomodità, tutti e due si erano rifiutati di stare sul sedile anteriore, anche perché probabilmente Coniglietto di Pasqua non lo avrebbe apprezzato. Topo di Fogna notò Fearless asciugarsi la guancia da una lacrima. Per confortarla un po’ le scompigliò i capelli in modo amichevole. La bambina si voltò per vedere chi lo avesse fatto; vide Topo di Fogna voltarsi e lo ringraziò sorridendo, nonostante lui non la potesse vedere.
<< Ci siamo tutti? >> Chiese in tono distratto Coniglietto di Pasqua dopo che Jamie ebbe chiuso lo sportello. Nessuno rispose; ormai quel silenzio era una risposta. Mise in modo e partì.
 
*
 
Jamie non voleva rovinare l’entusiasmo di Lupo Solitario, ma cominciava ad essere insopportabile. Il ragazzo non si era mai comportato così; doveva sentirsi esaltato nell’essere lì… Continuava ad andare da una parte all’altra della strada, osservando le vetrine dei negozi e alzando gli occhi al cielo per vedere le punte dei grattacieli. Sembrava un bambino in un parco giochi…
<< Ho ragione di credere che tu sia eccitato ad essere qui…? >> Azzardò Jamie piegando in avanti il collo. Lupo Solitario rispose annuendo.
<< In effetti sono piuttosto eccitato. >>
<< E non pensi che questo entusiasmo sia un po’ eccessivo? >> Chiese Jamie. Lupo Solitario non ascoltava. << Anche io sono interessato a scoprire i segreti di questo posto, ma non vuol dire che debba gironzolare avanti e indietro fissando ogni cosa… >>
I due ragazzi erano usciti per un giro di perlustrazione; avevano tutti e due dei fucili d’assalto, ma tenevano a portata di mano delle spade. Lupo Solitario continuava a guardarsi intorno esaltato, mentre Jamie cercava di non fare rumore per non farsi sentire.
<< Se troviamo altri ribelli potremmo ricevere un aiuto per combattere Pitch e Jack. >> Spiegò Lupo Solitario.
Jamie annuì. << Sì. O potremmo essere rinchiusi un’altra volta in tante piccole stanzette simili a prigioni! >>
Lupo Solitario sbuffò voltandosi verso il ragazzo. << Non essere così pessimista! >>
<< Una volta eri tu il pessimista! >> Lo rimbeccò Jamie.
<< E tu non ti arrendevi mai! >>
I due ragazzi si zittirono. Rimasero alcuni istanti a fissarsi torvi. Jamie sentì di dover chiedere scusa a Lupo Solitario. Abbassò lo sguardo e mormorò una scusa. Lupo Solitario sorrise dicendogli di non preoccuparsi. All’improvviso sentirono un rumore come dei ciottoli che si versano a terra. Proveniva da un negozio al lato della strada. Lupo Solitario si fece serio all’improvviso e fece segno a Jamie di fare silenzio. Jamie annuì e imbracciò il fucile, come Lupo Solitario.
Muovendosi di soppiatto entrarono nel negozio; era tutto in disordine: il bancone era rovesciato per terra; c’erano abiti dappertutto. Doveva essere stato un negozio di abbigliamento. C’erano scaffali pieni di abiti, ma anche alcuni vuoti. Ovunque c’era uno spesso strato di polvere; il tempo sembrava essersi fermato. In un piccolo corridoio c’erano dei camerini, probabilmente utilizzati in passato per provarvi i vestiti. Lupo Solitario diede un’occhiata in giro, senza trovare niente; poi adocchiò la porta di un magazzino in fondo a un angolo. Fece segno a Jamie che sarebbe andato lì e il ragazzo gli fu dietro. La porta era socchiusa, avrebbe potuto essere una trappola. Lupo Solitario la spinse appena; la stanza era immersa nell’oscurità. Era ancora giorno, ma nel magazzino non c’erano finestre, quindi l’unica luce veniva dalla stanza principale. Come il ragazzo mise un piede nella stanza, sentì il pavimento scricchiolare; c’erano cocci dappertutto. Se avessero potuto vedere la stanza illuminata, forse avrebbero capito il significato di quei cocci, ma lo avrebbero compreso poco dopo, quando la porta si sarerbbe spalancata. La luce illuminò una parete: sembrava che fosse esploso qualcosa sul muro, aprendo la parete a un’altra stanza, e i frammenti si erano riversati tutti sul pavimento. Sul soffitto doveva esserci un lampadario, ma ora era a terra, circondato da frammenti; l’esplosione doveva averlo fatto cadere.
Alla destra di Lupo Solitario c’era un mucchio di cocci e sembrava che ci fosse qualcosa sotto di essi. Il ragazzo si avvicinò piano, senza fare rumore. Puntò il fucile sul mucchio. Si avvicinò di un altro passo, ma rimase in attesa. Jamie alle sue spalle. Non successe niente. Lupo Solitario abbassò il fucile e si voltò, ma quando lo fece qualcuno emerse dai cocci, suscitando lo spavento di Jamie e la sorpresa di Lupo Solitario, che misero mano ai grilletti.
Spararono alcuni proiettili. Lo sconosciuto si buttò a terra urlando e pregandoli di non sparare.
<< Mi arrendo, mi arrendo! >> Disse. Lupo Solitario e Jamie indietreggiarono un po’ temendo una trappola, ma nulla accadde, così Lupo Solitario prese la torcia e la punto sul viso dell’uomo.
<< Chi sei? >> Chiese. Era un uomo sulla cinquantina, capelli mossi ancora scuri e occhi castani; la barba non troppo lunga lo faceva sembrare più vecchio. Era molto magro, nonostante i vestiti pesanti che indossava lo facessero sembrare più robusto di quanto fosse. Strizzò le palpebre quando la luce lo investì, ma il suo spavento sparì e disse:<< Voi non siete di qui. >>
Lupo Solitario rivolse uno sguardo interrogativo a Jamie, che rispose con la stessa espressione.

 

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Capitolo 61
*** Silla ***


Lupo Solitario e Jamie fecero conoscenza di quello strano uomo che viveva da solo girovagando per la città. Diceva di chiamarsi Ralph Silla, viveva lì da quando era bambino; accolse i ragazzi in casa sua come se fosse una semplice visita. Si scusò per il disordine, li fece sedere su due poltrone vicino a un caminetto acceso e gli offrì qualcosa da bere, ma i ragazzi rifiutarono.
<< Vivi da solo? >> Chiese Lupo Solitario. L’uomo glielo confermò un’altra volta. << E non c’è proprio nessun altro in città? >>
A quella domanda Silla esitò un istante. Scosse la testa con vigore e disse:<< No, sono rimasto solo. >> A Jamie e Lupo Solitario sembrò strana la sua reazione. << Non c’è più nessuno qui… >>
<< In una città grande come questa? Possibile? >> Chiese Jamie. Silla annuì mantenendo le labbra serrate.
Lupo Solitario cercò di trovare un motivo. << Forse gli attacchi degli Incubi erano molto più forti che altrove? Mi sembra impossibile che in una città del genere non ci sia un rifugio di ribelli…! >>
<< Ho detto che non c’è! >> Esclamò Silla alzando la voce. Lupo Solitario esaminò la sua espressione. Sembrava esasperato. Annuì e si scusò per aver dubitato della sua parola. Per rimediare alla sua scortesia, Silla chiese:<< E cosa ci fate qui voi? >> Jamie e Lupo Solitario si guardarono. << Voglio dire, due ragazzi come voi… Siete fratelli? >>
Jamie e Lupo Solitario si affrettarono a correggere l’uomo. << In realtà siamo solo due… Compagni. >>
<< Compagni di viaggio. >> Disse Jamie.
<< Come sarebbe? >> Chiese Silla. Jamie e Lupo Solitario cominciarono a raccontare.
<< Ci siamo conosciuti in un rifugio per ribelli, molto lontano da qui. Ci siamo messi in viaggio con altre persone per compiere la nostra missione. >> Silla ridacchiò divertito.
<< E sarebbe? >> Chiese curioso.
<< Sconfiggere Pitch Black e Jack Frost. >> Jamie si fece serio e Silla spalancò gli occhi.
Il silenzio cadde nella stanza. Tra tutte le cose che avrebbe potuto sentire, Silla non si sarebbe mai aspettato proprio quella. << Voi due? >> Chiese. << Pitch Black e Jack Frost? >> All’inizio sembrò crederci, ma poi gli si aprì la bocca in un sorriso, e senza che riuscisse a trattenersi si mise a ridere. << State scherzando, vero? >> Chiese quando riuscì a ritrovare il fiato. Lupo Solitario e Jamie rimasero seri, facendo sparire il sorriso di Silla.
<< Dite sul serio? >> Sussurrò quello incredulo. << Ma come è possibile… >>
Senza pensarci, Jamie allungò un braccio e fece apparire una spada, lasciando a bocca spalancata l’uomo che aveva di fronte. Quello si lasciò sprofondare sulla poltrona e si mise una mano al mento sorridendo. << Interessante… >> Mormorò strofinandosi le dita sul mento. << Sei un ragazzo speciale… >>
<< Sono solo un ragazzo. >> Si sminuì Jamie.
Lupo Solitario, invece, rafforzò l’idea di Silla. << E’ grazie a lui che siamo partiti per questo lungo viaggio. Ci ha dato la speranza di cui avevamo bisogno! >> Jamie sorrise.
Silla si lasciò andare a un’esclamazione, come quando ci si ricorda di qualcosa all’improvviso. << Non vi ho chiesto i vostri nomi! >> Disse. Jamie e Lupo Solitario si guardarono per un istante, dopodiché sentenziarono:<< Nightmare. >> << Lupo Solitario. >> Lasciando Silla un po’ confuso. Sorrise dopo un poco e lasciò perdere.
<< E chi altri c’è con voi? >> Chiese. Jamie lasciò parlare Lupo Solitario, che si mise a elencare le altre persone che erano venute con loro.
<< Siamo in tutto sedi… >> Si bloccò all’istante. Anche Jamie lo guardò intimorito. Lupo Solitario, come tutti gli altri, non si era ancora abituato alla sparizione di Fatina dei Denti. Si sentì colpevole di aver ricordato quell’episodio a Jamie e sospirò. << Siamo quindici. >>
Silla li guardò con occhi tristi. << Qualcuno è venuto a mancare? >>
<< Una nostra amica… >> Disse Jamie, sorprendendosi per la sua loquacità. << E’ stata uccisa da Pitch Black. >> Silla si mostrò dispiaciuto.
<< Ci siamo noi… >> Ricominciò Lupo Solitario. << Poi le nostre sorelle e un ragazzo, nonché dieci adulti. >> Silla sorrise.
<< Avete delle sorelle, quindi? >> Lupo Solitario e Jamie annuirono silenziosi. << Sono più piccole di voi, vero? >>
<< Come lo sai? >> Chiese Jamie. Silla sorrise.
<< Avete l’aria di due fratelli maggiori… >> Disse. << Che farebbero di tutto per le loro sorelline. >> Jamie si sentì lusingato alle parole di Silla, e pensò che in effetti avrebbe dato tutto pur di tenere al sicuro sua sorella.
<< Abbiamo affrontato molte battaglie… >> Disse Jamie. << Alcune ci hanno messo a dura prova… Ma siamo vivi. >>
<< Siete coraggiosi… >> Disse Silla guardando verso una finestra. Fuori cominciava a nevicare. << Affrontare Pitch Black e Jack Frost, gli autori di questa… Apocalisse… >> Si fece serio. << Ogni tanto guardo il mare, anch’esso gelato nei primi chilometri dalla costa, e mi chiedo se dall’altra parte stiano provando quello che proviamo noi… >> Guardò i due ragazzi. << Se anche là fuori sono nelle nostre condizioni o se stanno bene… >>
Jamie disse una frase di cui si sarebbe pentito dopo poco. << Scusa, ma che ti importa? >> Silla lo guardò interrogativo, e anche Lupo Solitario non si spiegò il motivo della sua domanda. << Capisco preoccuparsi per gli altri, ma qui noi facciamo fatica a sopravvivere al gelo, figuriamoci se dovessi preoccuparmi della gente che sta dall’altra parte dell’oceano e che neanche conosco! >> Quelle parole stupirono anche lui, in un certo senso. Silla chiuse gli occhi e sorrise.
<< Hai ragione… >> Disse appoggiandosi allo schienale della poltrona. << Se non sai chi sono, non importano… C’è chi ha inventato sistemi di comunicazione improbabili per comunicare con i propri cari oltreoceano, o semplicemente per chiedere aiuto… >> Lupo Solitario notò nella stanza accanto delle apparecchiature radio e diversi cavi che uscivano dalla finestra e si dirigevano sopra, verso il tetto del palazzo dove viveva Silla. In effetti, quando erano arrivati là aveva notato delle strane antenne sul tetto del palazzo, ma non si era fatto molte domande. Ora aveva capito che Silla aveva qualcuno dall’altra parte che voleva contattare, e lo fece notare a Jamie. << Lo sapevi che da quando Jack Frost ha congelato tutto le telecomunicazioni hanno smesso di funzionare? >> Jamie si sentì dispiaciuto per quello che aveva detto prima; non aveva pensato alla gente che aveva qualcuno dall’altra parte… Ora si sentiva uno stupido. << Pensa al nostro mondo moderno senza telefono, radio e televisione. Le informazioni non viaggerebbero, tutto si fermerebbe, nessuno saprebbe più niente delle altre persone lontane… >> Sorrise. << Serviva Jack Frost per farci capire quanto fossero fragili le nostre “telecomunicazioni”… >>
Jamie avrebbe voluto scusarsi, ma non ci riuscì; forse perché dallo sguardo di Silla aveva capito che non ce n’era bisogno, o forse perché non voleva peggiorare la situazione…
L’uomo si alzò. << Mi piacerebbe conoscere le persone che sono venute con voi. Avrete bisogno di rifornimenti, in ogni caso. Io so dove trovarli! >> Sorrise e offrì la mano a Jamie. Jamie strinse la mano dell’uomo e si alzò dalla sua poltrona.
<< Sarebbe una bella idea. >> Commentò Lupo Solitario alzandosi.
 
*
 
Non mancava molto al luogo dove si erano fermati con le auto. Jamie e Lupo Solitario avevano accompagnato Silla fino a lì. Quando lo avevano incontrato si erano completamente dimenticati degli altri, e pensarono che si sarebbero preoccupati per loro, se non fossero tornati presto. Avevano quindi fatto più in fretta possibile, ma al loro arrivo c’era qualcosa di strano.
<< Siamo tornati! >> Urlò Jamie nella strada, sentendo l’eco della propria voce. Erano ancora lontani, ma riuscivano a vedere il furgone attraverso la nebbia che si stava alzando e nonostante la neve cominciasse a scendere con più forza. << Scusate per il ritardo, ma ci abbiamo messo un po'. >> Nessuna risposta. Si voltò turbato verso Lupo Solitario, che continuò a guardare avanti serio. << Kallisto? >> Chiamò Jamie. << Topo di Fogna? >> Nessuno rispose.
Il ragazzo si mise a correre. Cosa era successo? Dove erano finiti tutti? Arrivò di corsa in mezzo alla scena, dove dovevano esserci i componenti della Squadra a lavorare per le operazioni di scarico, ma non c’era nessuno. Si guardò intorno. Non c’era proprio nessuno. Arrivarono anche Silla e Lupo Solitario. Il ragazzo non riusciva a credere ai suoi occhi.
<< Non c’è nessuno…? >> Mormorò Jamie in preda al panico. Silla si avvicinò al furgone e vide le casse di  viveri e quelle di munizioni intoccate.
<< Sembrano essersi volatilizzati… >> Le armi erano ai loro posti; mancavano solo la rivoltella di Kallisto e l’arco di Coniglietto di Pasqua. Quelle armi erano sempre con loro.
C’erano stati dei diverbi, ma non posso credere che siano sfociati in qualche disputa… Jamie cominciava già a pensare al peggio.
<< KALLISTO! SIAIEI! TOPO DI FOGNA! >> La voce di Lupo Solitario rimbombò nelle strade vuote, zittendo i pensieri di Jamie, ma non ricevendo alcuna risposta. Imprecò. << Dove diavolo sono finiti? >>
Silla guardava il posto. Non c’erano segni di lotta; se erano stati portati via, non avevano avuto il tempo di reagire. Forse si erano allontanati per cercare i ragazzi, ma perché così in massa? Silla sentì un moto di rabbia dentro di sé e si rivolse ai due ragazzi.
<< C’è una cosa che devo dirvi. >> L’unica risposta plausibile era che fossero stati portati via da loro.

 

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Capitolo 62
*** La città di Silla ***


Jamie si avventò su Silla spingendolo a un muro. Era furioso. La neve sferzava il suo viso dandogli fastidio, ma a lui non importava. Silla gli aveva detto che i loro amici erano stati portati via da un gruppo di superstiti della città. Non gli aveva detto della loro presenza prima, ma ancora non aveva detto il perché.
<< Mia sorella è stata portata via da quella gente, e tu non mi hai detto nulla? Non mi hai detto che in città c’erano persone pericolose in grado di sopraffarci! PERCHE’?! >> Lupo Solitario cercò di allontanare Jamie da Silla, ma l’uomo non diede segno di volersi sottrarre alla rabbia del ragazzo.
<< E’ complicato… >> Disse abbassando la testa. Jamie lo strattonò facendolo sbattere con la testa al muro.
<< Non m’importa! Se ci avessi avvisato prima avremmo potuto difenderci! >> Gli urlò contro Jamie.
<< Hai tutto il diritto di avercela con me. >> Disse Silla. << Ma ormai è fatta; i tuoi amici sono a Silla's Harbour… >> Jamie si sentì infuriare quando sentì il nome di Silla nella frase.
<< Quindi sei tu il capo! >> Lo strattonò di nuovo, ma Silla scosse la testa.
<< Secondo te se fossi il capo di quella gente vagherei per una città deserta ogni giorno? Pensi che sarei qui o che vi avrei già portati via? >> Sentì astio nella sua voce, ma non rivolto a loro, non sembrava…
Jamie si calmò. Doveva farlo, se voleva ritrovare Sophie. << Cos’è… Silla's Harbour? >> Chiese lasciando l’uomo.
<< E’ un rifugio. Un posto sicuro dove è andata a vivere la maggior parte della città. >> Rispose Silla.
<< Perché tu no? >> Si intromise Lupo Solitario. Silla lo guardò.
<< Perché lì non sono il benvenuto. >> Disse con voce cupa. Fece qualche passo verso il centro della strada. << Il nome non è dovuto da me, ma da mio fratello, Bradley Silla. Mi ha cacciato quando ha visto che non ero d’accordo sotto alcuni… Punti di vista… >>
<< Cioè? >> Chiese Jamie che cominciava a perdere la pazienza.
Silla fece qualche passo lateralmente, sospirando. << Quel posto è l’Inferno per chi non ce la fa. >> Disse. << I bambini, i vecchi, i malati. Tutti quelli che non possono aiutare vengono abbandonati. >> Jamie si sentì mancare. Sophie era nel posto peggiore dove potesse trovarsi. << Lì la gente è autoritaria e violenta, e non accettano errori. Non pensare che tutto questo non abbia causato danni alla mente delle persone, ragazzo. >> Disse Silla facendo ruotare un dito volendo intendere quell'inverno perenne e gli Incubi che infestavano le notti della gente. << Io sono sfuggito alla morte fuggendo da là. Sono stato cacciato da mio fratello perché non accettava di sentire critiche. Se qualcuno si ammala, lì viene messo di fronte a una scelta: morire, oppure andarsene, per non mettere in difficoltà chi è “sano”. >> Si voltò. << E se una donna rimane incinta, sia lei che il padre del bambino vengono messi di fronte alla medesima scelta: morire o andarsene. Se un uomo non può più lavorare, viene messo di fronte alla scelta, e dovrà decidere subito! >> Si avvicinò a Jamie e Lupo Solitario. << Ti viene un raffreddore mentre sei fuori nel gelo a fare la guardia? Ti danno una medicina, se non passa entro una settimana, potresti ritrovarti degli uomini armati in camera tua senza neanche sapere perché. Non ti bastano le razioni di cibo? Sei messo di fronte alla scelta. Hai una sorellina piccola? >> Avvicinò il viso a quello di Jamie. << La abbandoni o te ne vai con lei! >>
<< Tutto questo è orribile! >> Protestò Jamie incredulo.
<< E’ quello che ho detto io. >> Fece Silla raddrizzando la schiena. << E anche io sono stato messo di fronte alla scelta; e siccome nessuno vuole morire, chiunque non sta bene lì se ne va. >>
<< Che razza di mente malata ha creato tutto questo? >> Chiese Lupo Solitario inorridito. << Non posso credere che qualcuno possa abbandonare una piccola bambina… >>
<< Credo che lo abbia visto in un film o qualcosa del genere… >> Disse sarcastico Silla. << Vivono bene, perché ognuno fa la sua parte, ma se qualcuno non lavora, può anche andarsene. >>
Jamie era colmo di rabbia. Sarebbe andato in quel posto e avrebbe distrutto tutto, ma non sapeva dove fosse; aveva bisogno di Ralph Silla.
<< Ralph. >> Disse. << Quei pazzi hanno mia sorella. Devo andare a riprenderla! >>
<< Allora morirai, ragazzo mio. Nessuno può entrare a Silla's Harbour senza il permesso di Brad. >> Commentò pessimista Silla.
<< Lì c’è anche mia sorella! >> Disse Lupo Solitario. << Per quanto io non sia importante per lei, non lascerò mai che le accada qualcosa! >> Jamie annuì. << E ci sono i nostri amici! >>
Silla non aveva alternative. Si grattò dietro la testa mostrandosi indeciso.
 
*
 
Ormai nevicava con forza.
Jamie e Lupo Solitario furono condotti al porto. C’era un grande hangar che doveva essere l’entrata di Silla's Harbour. Quella era la porta per la battaglia, certamente. Avevano voluto la guerra, ora avrebbero dovuto farsi carico del peso delle loro azioni.
<< E’ questo? >> Chiese Jamie a Silla. L’uomo annuì piano.
<< Non riuscirai mai ad entrare… >> Disse disfattista. Jamie fece un passo in avanti.
<< Io entro! >> Scandì con tono cupo. Per un attimo, però, si fermò. Ma come? Si chiese.
Si guardò le mani. Era infuriato, e per quanto provasse paura, non sapeva come entrare. Fu in quel momento che vide qualcosa nel cielo, qualcosa che spiccava in mezzo al bianco della neve.
Un cavallo nero che sorvolava la zona. Un Incubo. L’avvistamento non sorprese nessuno dei tre presenti, ma Jamie fu quasi sollevato nel vederlo. Era parecchio tempo che non ne vedeva, e in quel momento capì cosa fare.
Vide che al seguito del primo Incubo ce n’erano altri. Tantissimi a formare una enorme nuvola di sabbia nera in contrasto con quelle grigie nel cielo. Quindi Pitch aveva aspettato il momento più opportuno per attaccarli; il momento in cui sarebbero stati più vulnerabili… Ora la cosa che voleva di più era avvicinarsi a quei cavalli.
<< Lupo Solitario! >> Chiamò Jamie. Il ragazzo annuì e puntò il fucile verso gli Incubi, ma Jamie lo fermò. << Lasciali a me! >> Disse. Girò lo sguardo verso l’enorme portone dell’hangar e disse:<< Mi servono tutti. >>
La nuvola virò e cominciò a scendere in picchiata verso di loro. << Arrivano…! >> Fece Silla. Jamie era pronto.
Quando i cavalli neri si schiantarono al suolo, molti di loro si dissolsero in sabbia per riformarsi poco dopo e lanciarsi addosso a Jamie, Lupo Solitario e Silla. Ralph aveva estratto una pistola e aveva cominciato a sparare agli Incubi, mentre Lupo Solitario cercava di non eliminarne troppi. Non sapeva cosa Jamie volesse fare, ma sapeva che il ragazzo aveva qualcosa in mente.
Infatti Nightmare afferrò un cavallo proprio mentre gli passava accanto e lo assimilò al suo corpo. Saltò addosso a un altro e lo assorbì. Evitò di eliminarne e continuò ad assimilarli al proprio corpo, diventando più forte, lasciando che si fondessero con la sua mente, con la sua anima. Creò una barriera per impedire che scappassero e in poco tempo riuscì ad assimilarli tutti a sé.
<< Che diavolo hai fatto, ragazzo? >> Chiese Silla stupefatto. Nightmare non rispose. Fece alcuni passi verso l’hangar. Gli Incubi stavano tornando, li avrebbero attaccati di nuovo, tra non molto. A lui non importava. Nightmare voleva portare sua sorella fuori di lì.
A malapena riusciva a contere gli Incubi dentro di sé.
Tirò indietro le braccia e la sabbia si concentrò sulle sue mani; diede uno strattone e puntando le braccia al portone liberò la sabbia nera che aveva rinchiuso dentro di sé. Il portone esplose e la neve si mosse in tutte le direzioni quando la sabbia si scontrò con esso, aprendo così la via e lasciando il terreno bruciato, che lentamente tornò a ricoprirsi di neve.
<< Muoviamoci! >> Disse Jamie cominciando a camminare verso l’hangar. Lupo Solitario e Silla erano sbalorditi; si misero al suo seguito prima che gli Incubi li raggiungessero.
Nell’hangar c’era un tunnel che portava sotto terra. Jamie si infilò lì dentro senza indugiare. Fece apparire delle spade nelle sue mani mentre gli Incubi entravano assieme a lui nel tunnel. In realtà sembravano più interessati a penetrare nella galleria che a lui. Sarebbero stati utili, in qualche modo. Lo precedettero raggiungendo prima di loro la destinazione.
<< Cosa troveremo di fronte a noi? >> Chiese Jamie a Silla senza rallentare. Silla rispose vagamente.
<< Ci dovrebbe essere una sala comune, in ogni caso sapranno già di noi… >> Lupo Solitario lo guardò.
<< Dobbiamo aspettarci trappole? >> Silla scosse la testa.
<< No… Brad preferisce le battaglie aperte. >>
<< Quindi incontreremo questo Bradley? >> Chiese Jamie con astio nella voce.
<< E’ probabile. >> La risposta di Silla lo fece accelerare, desideroso di incontrare l’uomo che aveva rapito sua sorella.
La galleria finì in una sala grande con un grande lucernario sul soffitto. Gli Incubi correvano liberi e la gente scappava da loro. Il trambusto che aveva causato era stato utile come aveva sperato Jamie. C’erano persone armate che sparavano agli Incubi. Senza pensarci un attimo, Jamie si lanciò nella mischia, correndo incontro a un uomo che brandiva un grosso fucile. Gli saltò addosso facendolo cadere a terra e disarmandolo. Quello rimase stupito alla vista del ragazzino.
<< Chi sei? >> Chiese. Jamie lo colpì con l’elsa di una spada alla tempia.
<< Dov’è il gruppo di persone che avete portato via? >> Chiese furioso.
<< Che cosa? >> Jamie ringhiò.
<< RISPONDIMI! >> Gli intimò il ragazzo urlandogli in faccia.
Arrivò Silla seguito da Lupo Solitario. Vide il viso dell’uomo e disse:<< E’ meglio se gli rispondi, Duke. >> Jamie voltò velocemente la testa per tornare subito dopo dall’uomo, la cui espressione era sbalordita.
<< Dove sono? >> Chiese di nuovo minaccioso strattonandolo.

 

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Capitolo 63
*** Il ritorno degli Incubi ***


Jamie era strano. Era troppo avventato e aggressivo. Si erano addentrati nel rifugio sotterraneo ormai nel bel mezzo di una battaglia feroce. Gli Incubi scorrazzavano liberi e la gente cercava in ogni modo di respingerli, ma era inutile. Lui aveva anche smesso di combattere, continuava semplicemente a camminare diretto alle celle, dove avrebbero trovato la Squadra, ignorando sia la gente che correva e gli passava accanto, sia gli Incubi, che sembravano poco interessati a lottare con lui, nonostante non lo perdessero mai di vista.
L’uomo che si chiamava Duke li aveva condotti attraverso tutti quei tunnel dopo le minacce di Nightmare. A Lupo Solitario quel ragazzo non sembrava più lo stesso…
Quando furono arrivati in una stanzetta con una porta blindata, Jamie capì che era lì che erano gli altri. Disse a Lupo Solitario di controllare Duke ed aprì la porta.
C’era tutta la Squadra, Cane Pezzato, Topo di Fogna, Luna e Sophie. Erano in una stanza in grado di contenerli tutti senza problemi, c’erano alcune brande e delle scrivanie, nonché parecchie sedie. Come videro il ragazzo, i componenti della Squadra esultarono.
<< Jamie, sei arrivato! >> Disse Luna saltadogli addosso. Anche Sophie gli corse incontro abbracciandolo. Con quell’abbraccio la rabbia di Jamie scomparve, e si sentì strano in quel momento.
<< State bene? >> Chiese lui a Luna. La ragazza annuì seria tornando ad abbracciarlo.
<< Avevamo creduto che avessero preso anche voi, ma quando non vi abbiamo visti qui, abbiamo pensato che foste ancora liberi. >> Disse Kallisto alzandosi e avvicinandosi. Jamie annuì.
<< E’ così. Abbiamo conosciuto questo tizio, Silla, che ci ha ospitati nella sua casa. Voleva conoscervi, ma quando siamo tornati indietro non c’eravate, e lui ci ha raccontato di questo posto… >>
Kallisto annuì. << Certo che la gente è proprio impazzita, eh? >>
Jamie creò alcune armi. << Dobbiamo uscire di qui. >> Poi si ricordò di una cosa. << Sono tornati gli Incubi. >>
Le reazioni furono tutte di stupore. Coniglietto di Pasqua si alzò e disse:<< Hanno aspettato il momento migliore, quei maledetti… >> Jamie e Kallisto lo guardarono corrucciati. Avrebbero dovuto tenerlo lontano dai cavalli…
All’ordine di Kallisto di muoversi, alcuni della Squadra rimasero fermi: Occhio di Falco, Rage e Bruto. Aspettavano che Coniglietto di Pasqua gli facesse segno di andare. L’uomo li guardò con sguardo provato e fece un piccolo cenno con la mano. La tensione c’era ancora, anche in un momento come quello.
Dannazione… Non è il momento di mettersi l’uno contro l’altro!
Dopo una rapida presentazione con Silla, Kallisto e gli altri vollero sapere come uscire di lì nel modo più sicuro possibile.
<< Al momento, il rifugio è sotto attacco. All’arrivo degli Incubi vengono sempre chiuse tutte le uscite, ma l’hangar da dove siamo entrati è aperto… E’ da lì che vengono gli Incubi. Dovremo per forza aprirci la strada con le armi. >> Spiegò Silla.
<< Non è detto. >> Fece Jamie intromettendosi. << Siamo arrivati qui senza dover lottare, sembra quasi che gli Incubi ci stiano facendo un favore. >>
<< Non esserne troppo sicuro, ragazzo. >> Disse Coniglietto di Pasqua avvicinandosi. << Sai come sono gli Incubi. >> Jamie gli rivolse uno sguardo ostile, ma aveva ragione. Era strano che Pitch non li avesse ancora attaccati.
<< Me ne occuperò io. >> Concluse Jamie serio. Coniglietto di Pasqua annuì concorde. Li lasciava a lui.
Jamie si mise a correre nel corridoio precedendo gli altri, intento a intercettare gli Incubi. Forse lo avevano lasciato andare prima, ma ora che la Squadra era libera si sarebbero mostrati ostili. Come ebbe raggiunto una grossa sala vide soldati lottare contro gli Incubi, senza però riuscire ad eliminarli. Al centro della sala c’era un uomo che impartiva ordini e urlava offese agli Incubi. Gli sembrò di averlo visto da qualche altra parte, e allora riconobbe il fratello di Ralph Silla, Bradley. Gli somigliava molto; i capelli erano un po’ brizzolati e più corti, ma gli occhi erano dello stesso colore, e i tratti del viso molto simili. Jamie si diresse verso l’uomo brandendo un martello e lo spinse con un calcio alla schiena, facendolo sbilanciare.
L’uomo lo guardò confuso, chiedendosi chi fosse; fu Jamie stesso a rispondere alla domanda. << Bradley Silla. >> Disse. << Sono il fratello della bambina che hai fatto rapire! >> Quello spalancò gli occhi e scattò di lato, evitando di ricevere il martello di Nightmare nella testa. Jamie non si stava trattenendo. Se lo avesse colpito avrebbe anche potuto uccidere l’uomo!
Silla aveva dietro la schiena un vecchio fucile Winchester e impugnava un’accetta corta nella mano sinistra. Capì subito di non avere a che fare con un semplice ragazzino, ed estrasse il fucile lanciandogli addosso l’accetta. Jamie si piegò indietro per schivare l’accetta e si spinse in avanti subito dopo per colpire l’avversario. Silla sparò un colpo mancando Jamie di poco; il ragazzo era veloce e prendere la mira in quel frangente non era affatto facile. Tuttavia lo sparo fece indietreggiare il ragazzo, che si mise a correre in cerchio attorno a Silla, studiando l’avversario. Quello continuava a puntargli contro il fucile carico senza mai perderlo di vista. Sarebbero rimasti in quella posizione per sempre, se non fosse arrivata la Squadra a cambiare la situazione.
<< Nightmare! >> Chiamò Lupo Solitario sparando un colpo a Silla. L’uomo si voltò e riuscì a schivare il proiettile, ma Jamie poté saltargli addosso e disarmarlo. Lo gettò a terra e gli puntò contro il suo stesso fucile. Alla vista di quella scena, Luna sentì una grande paura. Non voleva che Jamie puntasse un’arma contro un essere umano. Gli Incubi erano una cosa diversa, ma quell’uomo…
<< Fermò Jamie! >> Lo pregò Luna facendosi avanti. Jamie non mosse il fucile e rivolse a Luna uno sguardo interrogativo. << Lo abbiamo sconfitto, non vedi? >>
<< Quest’uomo vi ha rapiti e portati qui! >> Ribatté il ragazzo.
<< Ma lo abbiamo sconfitto. >> Ripeté lei. Jamie rimase immobile. Guardò prima Luna, poi Silla e poi la Squadra. A un certo punto Silla parlò.
<< Ralph… >> Disse quando vide il viso del fratello. << Allora ci sei tu dietro a tutto questo… >> Ralph gli rivolse un cenno di saluto poco convinto. << Vuoi conquistare Silla's Harbour e comandare secondo le tue regole? >>
<< A dire il vero, volevo solo aiutare questi ragazzi a ritrovare i loro amici… >> Si piegò vicino al fratello. << Ma credo che d’ora in poi, a Silla's Harbour cambieranno un po’ di cose… >> Sorrise beffardo. << Non ti preoccupare: non ti mettero di fronte alla scelta che tu hai dato a me. >> Bradley continuava a ringhiare al fratello.
La battaglia contro gli Incubi attorno a loro era finita. I soldati di Silla si eano dispersi, alla ricerca degli Incubi. Nessuno era rimasto ad aiutare il loro capo. Silla non sembrava preoccuparsene. A un certo punto Jamie vide con la coda dell’occhio un ombra entrare in una galleria. Un Incubo? In ogni caso, la battaglia non era ancora finita. Lasciò il fucile a Silla e disse agli altri di non lasciare quella sala, che sembrava ormai un posto sicuro. Nightmare si mise a correre diretto alla galleria dove aveva visto sparire l’ombra.
Corse per parecchio tempo. La strada non sembrava finire mai. A un certo punto spuntò in un hangar enorme con un grande lucernario sul soffitto, dove vide degli Incubi roteare in aria e unirsi in un certo punto della sala. Ogni Incubo che si univa dava forma all’essere che stavano creando. Pitch Black.
Nightmare lo vide allargare le braccia e alzare la testa respirando profondamente. Dopodiché abbassò la testa e guardò Jamie con un sorrisetto. Aveva sicuramente un grande senso scenico. In fondo, per incutere paura bisognava anche creare l’atmosfera giusta…
Pitch era sospeso a mezz’aria; cominciò a scendere lentamente facendo apparire la sua falce in una mano. Jamie aspettava respirando profondamente; doveva riprendere fiato dopo la corsa che aveva fatto.
<< Pitch… >> Disse lui con rabbia.
Pitch Black sorrise e lo salutò. << E’ da tanto che non ci vediamo, Nightmare. >>
<< Hai avuto paura, forse? >> Lo derise Jamie. Il sorriso di Pitch scomparve.
<< Ho avuto qualche problema… >> Fece agitare la falce sgranchendosi le articolazioni.
Jamie fece apparire un fucile da assalto e lo puntò contro Pitch. Quello si sorprese.
<< Sei scorretto. >> Finse di essere addolorato e si avvicinò tenendo la testa bassa e facendo strisciare la lama della falce a terra. Jamie non sparò. Voleva aspettare che si avvicinasse per essere sicuro di centrarlo. Purtroppo, però, Pitch riuscì a disarmarlo con un rapido colpo e cominciò ad attaccarlo. Jamie evitò ogni fendente e aspettò un momento di pausa per poter creare un altro fucile. Pitch lo fermò con il manico della falce e lo disarmò di nuovo, prendendogli il fucile. Jamie allungò le braccia per riprenderselo, ma quello gli puntò l’arma contro con un sorrisetto derisorio. Jamie arretrò furioso. Pitch sembrava davvero contento di quella situazione. Con una mano impugnava la falce abbassata e con l’altra puntava il fucile contro Jamie.
<< E’ davvero strano… Come ci si sente ad avere un fucile puntato contro? Immagino che ti stia rodendo il fegato per l’errore che hai commesso poco fa. >> Jamie non rispose. << Credo che sia ora di finirla con questa guerra. >> Alzò il fucile. << L’ultima pallottola! >> Disse con un sorriso perfido.
Pitch premette il grilletto e il proiettile partì sbucando fuori dalla parte posteriore del fucile e colpendo inaspettatamente l’Uomo Nero, che cadde a terra. Jamie si sbrigò a gettare via il fucile e a togliere la falce di mano a Pitch. Si fermò poco distante da lui dopo aver allontanato l’arma. Lo vide cercare di rialzarsi a fatica.
<< E’ stato semplice. >> Spiegò Jamie. << Quando ho capito che eri in grado di disarmarmi tanto facilmente ho creato un fucile con un meccanismo al contrario, in modo che colpisse chi avrebbe premuto il grilletto. >> Pitch non credeva a quello che il ragazzo aveva appena detto. << Bisogna essere furbi e pieni di inventiva, quando si ha a che fare con esseri come te. >> Si voltò e gli diede un calcio in faccia, facendolo cadere a terra. Pitch respirava affannosamente, le braccia larghe e lo sguardo al cielo. << Sei fortunato. >> Lo avvertì Nightmare. << Se qui ci fosse Coniglietto di Pasqua saresti già morto. >>
Pitch rise all’affermazione di Jamie. << Che ne sai di come si uccide uno Spirito… >> Disse tossendo. Dalla bocca gli uscì del sangue.
<< So che anche tu senti dolore. >> Detto questo Jamie gli assestò un calcio nello stomaco. Pitch si lamentò piagnucolando. << Questo è per Fatina dei Denti! >> Gli disse furioso. Pitch non sembrò turbato.
<< Sei solo un ragazzino. Non puoi pensare di fare tutto da solo… >>
<< Non faccio niente da solo, ora lo so. >> Lo interruppe Jamie. << Ma con i miei compagni posso fermare te e Jack! >> Pitch rise di nuovo.
<< Sei ridicolo! >> Lo sbeffeggiò. Alzò a fatica la testa e gli rivolse uno sguardo minaccioso. << Pensi che dei semplici umani come voi possano fermarmi? >>
Jamie non si scompose. << Siamo forti e prima o poi vi troveremo! >>
<< Ma anche se lo farete che succederà? >> Chiese sorridendo l’Uomo Nero. << Ogni battaglia in cui ci siamo scontrati la abbiamo vinta noi, in qualunque modo tu la voglia vedere! >> Jamie ripensò a tutte le volte che aveva perso i sensi al culmine di una battaglia. Pitch sembrò vedere i suoi pensieri. << Ecco, vedi? Sei debole e lo sai, e la tua convinzione vacillerà quando ci affronterai! >>
Improvvisamente Pitch si dissolse in una nuvola di sabbia nera che salì verso il cielo e con forza travolgente distrusse il lucernario sul soffitto. Jamie si coprì il viso per evitare di essere ferito dai vetri che gli caddero addosso.
Andato… Pensò il ragazzo rivolgendo gli occhi al cielo. La neve cominciò a scendere dal lucernario sfondato e in breve il pavimento divenne bianco… Si guardò intorno. C’erano tanti vetri frantumati a terra e delle macchie scure di sangue fresco appartenenti a Pitch Black.
Nightmare si voltò e tornò indietro rassegnandosi.

 

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Capitolo 64
*** Una traccia ***


Silla avrebbe riorganizzato le cose per bene nel rifugio. Suo fratello sarebbe rimasto, ma lo avrebbero tenuto d’occhio tutti quanti. Jamie e gli altri sarebbero ripartiti il giorno seguente, una volta fatto rifornimento in città.
C’era una camera, nel rifugio, a cui Bradley Silla teneva molto, a vedere dalla sua reazione quando la Squadra ci fu entrata.
<< Che posto è questo? Non sembra esserci niente di anormale… >> Osservò Coniglietto di Pasqua. Silla si era messo a urlare quando la porta era stata aperta. Era stato condotto assieme a loro nella stanza e continuava a guardarsi intorno.
<< Questa è la mia sala del comando. Da qui organizzo tutto: i turni, le razioni di cibo, le spedizioni… >> Jamie lo interruppe.
<< Come quella per catturarci? >> Bradley si zittì offeso. Ralph Silla avanzò. Dietro una grossa scrivania c’era una cartina. Una mappa del paese segnata in diversi punti con un pennarello rosso.
<< Cos’è questo? >> Chiese al fratello. Quello non rispose. Si avvicinarono anche Jamie e Cane Pezzato.
<< Questo è il nostro paese… >> Mormorò il ragazzo. << Ma questi segni? >> Jamie guardò più da vicino. C’erano dei cerchi segnati con un pennarello rosso e molti sbarrati su tutta la superficie del paese. Jamie vide anche casa sua, a nord, segnata con un cerchio non ancora sbarrato.
<< Caverne. >> Disse Silla arrendendosi. << Quei segni sono le caverne dove Pitch Black e Jack Frost si potrebbero nascondere. >>
Coniglietto di Pasqua e Kallisto si scambiarono occhiate incredule. << Noi li stiamo cercando. >> Disse Siaiei. << Stiamo cercando la loro caverna, e li abbiamo affrontati più di una volta. >>
Silla sorrise beffardo. << Ci avete provato anche voi? Quindi concordate con me nel dire che quei due si nascondono in una caverna. >>
Nessuna risposta fu completamente aperta. << Pensiamo che quello sia uno dei posti dove andare a cercarli. >> Rispose Topo di Fogna. Guardò la mappa. << E questi sbarrati? >>
<< Ho mandato delle squadre laggiù, ma senza successo. >> Rispose seccato Silla.
<< Mi sembra un po’ sconclusionato… >> Mormorò Jamie guardando la grande cartina.
<< Hai un’idea migliore, forse? >> Chiese beffardo l’uomo. << Magari girovagare per il paese sperando di trovarli da solo? >> Jamie si sentì offeso, ma evitò lo sguardo dell’uomo e si voltò verso la cartina.
<< Con una mappa siamo più coordinati. >> Disse. Puntò un dito dove si trovava casa sua. << Questa è la più vicina. Potrebbe essere un punto da cui partire. >>
<< E quasi sul confine nord… >> Constatò Kallisto guardando la cartina. Jamie cercò di continuare sperando che qualcuno appoggiasse la sua idea.
<< E se non dovesse funzionare lì, ce ne sono molte altre da controllare! >> Cercò di dare la carica ai compagni.
<< Sì, ma sono sparse per tutto il paese… >> Obiettò qualcuno. Jamie si voltò incredulo.
<< Abbiamo viaggiato fino a qui per tutto questo tempo e ora vi demoralizzate così? >> Kallisto cercò di spiegare.
<< All’inizio non sapevamo dove andare… >> Jamie si sottrasse a lui.
<< All’inizio non sapevano nemmeno dove fossimo! Ora abbiamo una mappa, abbiamo i mezzi… Sappiamo dove siamo e dove possiamo arrivare! >> Cercò di ottenere l’appoggio di qualcuno guardando gli altri negli occhi.
Lupo Solitario si fece avanti. << Io dico che Nightmare ha ragione. Vale la pena di tentare. >> Il ragazzo si sentì sollevato nel vedere che Lupo Solitario era dalla sua parte. Anche Cane Pezzato si unì a loro. Poco dopo fu il turno di Bruto e Topo di Fogna. Siaiei non disse niente e si unì al gruppo. A Rage, Giuda, Occhio di Falco e Runner la cosa era indifferente. << Abbiamo viaggiato fino a qui... >> Aveva detto con tono noncurante Runner mettendosi il fucile in spalla. Thor accettò sbuffando scherzoso. Luna tentennò un po’, ma alla fine andò con Jamie tirando Sophie per una mano. Rimanevano Coniglietto di Pasqua e Kallisto. Si guardavano timorosi l’uno dell’altro. La loro magrezza e la poca cura del loro aspetto si vedevano in quell’istante, mostrando così quello che erano diventati in quelle settimane: due uomini carichi di odio.
Kallisto abbozzò un sorriso e fece qualche passo verso Coniglietto di Pasqua tendendo una mano. L’altro esitò un istante, ma alla fine gliela strinse annuendo e tenendo le labbra serrate.
Jamie, in quel momento, si sentì veramente realizzato. Quando capì che per Coniglietto di Pasqua e Kallisto le cose stavano tornando come prima, fu davvero felice.

 

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Capitolo 65
*** La notte prima della partenza ***


A Jamie, Cane Pezzato, Luna e Sophie era stata assegnata una stanza dove dormire per la notte, prima di ripartire con la Squadra. Nightmare stava rimboccando le coperte a sua sorella e stava per sedersi sul letto a castello sotto a quello della sorellina. Sophie aveva voluto dormire di sopra a tutti i costi… Cane Pezzato era dall’altro lato della stanza sdraiato sul letto superiore del letto a castello, mentre di sotto c’era Luna, girata verso la parete, già dormiente.
<< E’ stata una giornata lunga, vero? >> Chiese il ragazzo a Jamie quando ebbe lasciato Sophie. Jamie annuì salendo la scaletta che portava sul suo letto. << Ti sei spaventato quando non ci hai visti al campo? >>
<< Sono andato nel panico. >> Rispose Jamie esausto. Cane Pezzato annuì in silenzio.
<< Quindi gli Incubi sono tornati… >> Disse sbadigliando Cane Pezzato.
<< Ho affrontato Pitch, quando sono andato via. >> Disse Jamie senza esitare. Cane Pezzato non sembrò sorpreso.
<< Non si faceva vedere da un po’, ma a quanto pare stava solo aspettando. >>
 << Perché dovrebbe? >> Chiese Jamie confuso. Cane Pezzato lo guardò interrogativo. << Abbiamo avuto la conferma che possono spazzarci via in un attimo, ma loro invece di attaccarci aspettano. Che cosa stanno aspettando? >>
Cane Pezzato sbuffò. << L’Ombra di Pitch… Fatina dei Denti l’aveva dissolta. Quella battaglia è stata una vittoria, da quel punto di vista… >> Jamie dovette concordare con lui. << Stanno cercando qualcosa di nuovo. Ora ci sono gli Incubi e loro, niente più Ombra. >>
<< Dobbiamo aspettarci sorprese, dici? >> Chiese Jamie.
<< Forse sì, forse no… >> La risposta di Cane Pezzato faceva capire quanto poco ne sapesse il ragazzo, come tutti, del resto.
Rimasero in silenzio per un po’. Erano stanchi. Il viaggio li aveva lentamente spossati, ma nessuno voleva mostrare segni di cedimento.
<< Che cosa ne pensi di Coniglietto di Pasqua? >> Chiese Cane Pezzato. Jamie abbassò lo sguardo.
<< Non è pazzo. >> Rispose a bassa voce. << Ma sta perdendo di vista il nostro obiettivo. Ti ricordi come si è comportato quando gli uomini di Carter hanno preso Fatina dei Denti? >> Cane Pezzato annuì ricordando quella notte.
<< E Kallisto? >> Chiese il ragazzo. Jamie ripensò a Kallisto. In quei giorni era stato particolarmente testardo. Voler spodestare Coniglietto di Pasqua in quel modo era strano. Si era fissato in mente quell’obiettivo e aveva continuato a fargli pressione continuamente, anche con i gesti più semplici. Ma forse non era quello a cui mirava; forse voleva far capire all’amico che non doveva lasciarsi consumare dalla rabbia e dalla frustrazione come aveva fatto in quei giorni. E la Squadra era il modo migliore per farglielo capire: voleva che vedesse il livello di instabilità che aveva raggiunto senza un buon leader, ma a quanto pare, Coniglietto di Pasqua non lo aveva visto. Jamie condivise i suoi ragionamenti con Cane Pezzato.
Dopo qualche istante passato a pensare, Cane Pezzato annuì. << Forse hai ragione. Kallisto è un uomo con la testa sulle spalle; sa quello che fa, e sa che se anche solo un componente della Squadra non lo vuole come leader non può diventarlo. Anche quelli che stanno dalla sua parte tornerebbero con Coniglietto di Pasqua, se tornasse come prima. >> Jamie annuì lentamente.
<< Topo di Fogna e Siaiei… >> Sussurrò. Cane Pezzato lo guardò interrogativo. << Loro hanno intuito il piano di Kallisto, e anche se non esplicitamente, lo stanno aiutando! >>
Cane Pezzato rifletté alcuni secondi. << Chiamano le nostre discussioni “stupide liti”. >> Alzò la voce per farsi sentire da Nightmare. << L’altro giorno ho sentito Topo di Fogna parlare di questo… >> Imitò la sua voce gracchiante e disse:<< “Litigano così tanto, ma per cosa? Non sanno nemmeno quello, e poi gente così vorrebbe guidare la Squadra!” >> Jamie si lasciò scappare un sorrisetto per l’imitazione di Topo di Fogna che gli aveva regalato Cane Pezzato e lasciò continuare il ragazzo. << Stava parlando con Siaiei. E secondo me stava cercando di attirare l’attenzione, di farsi sentire. >>
<< E siccome Kallisto sa per cosa “litiga”, non poteva che riferirsi a Coniglietto di Pasqua! >> Concluse Jamie raggiante. Cane Pezzato gli rivolse un sorriso compiaciuto. Jamie sorrise a sua volta. Avrebbe voluto vedere cosa sarebbe successo il giorno dopo, ma avrebbe dovuto aspettare…
Il sonno non arrivava. Sia Jamie che Cane Pezzato volevano ancora parlare di molte cose, ma non sapevano come cominciare.
<< Ehi. >> Mormorò Jamie alzando la testa. Cane Pezzato lo guardò interrogativo. << Pensi che sia… Giusto? >> E indicò Luna con un movimento della testa. Cane Pezzato guardò in basso.
<< Ti riferisci a lei e suo fratello? >> Chiese il ragazzo. Jamie annuì. Cane Pezzato sospirò stancamente. << E’ stata una sua scelta, quella di ignorarlo. Se lo odia lo sa solo lei; quello che dicono gli altri non conta. >>
<< Le sue azioni lo feriscono… >> Si permise di dire Jamie.
<< E’ irrilevante. >> Rispose Cane Pezzato. << Tu non puoi leggerle nella mente, come non puoi leggere nella mente di lui. >> Si girò verso il muro.
Io no, ma qualcuno poteva farlo… Pensò Jamie ricordando per un attimo Fatina dei Denti e la loro discussione di molto tempo fa. Sembrava passata un’eternità da quei giorni.
<< Non puoi sapere come reagisce lui a tutto quanto… >> Aveva continuato Cane Pezzato, ma Jamie non lo aveva ascoltato.
<< Lui è ancora legato a lei. >> Tagliò corto Jamie. << Non può abbandonarla. >>
Cane Pezzato lo guardava interrogativo, come se volesse spiegata la sua tesi.
Jamie esitò. << Se Fearless, per un motivo o per un altro, mi voltasse le spalle e cominciasse a odiarmi… Faccio un esempio: per aver lasciato casa senza interpellarla. Anche se mi odiasse, non potrei mai lasciarla sola! Sarei il suo Angelo Custode! Sarei sempre dietro di lei, pronto a salvarla dai pericoli che non può prevedere, perché è la mia sorellina, è piccola, non può difendersi da sola! >> Cane Pezzato alzò le spalle.
<< Non ne so molto su questo argomento… Non ho fratelli o sorelle. >> Jamie annuì.
<< Non è facile da capire, ma chi ha fratellini o sorelline pensa in un altro modo… >> Mormorò il ragazzo.
<< Sei tu l’esperto. >> Disse Cane Pezzato sorridente, nonostane Jamie non potesse vedere il suo viso perché girato di spalle.
<< Però Lupo Solitario ha paura di commettere degli errori che peggiorino la situazione con Luna; per questo l’altra volta lui è andato a salvare Fearless, mentre ha lasciato Luna a me. >> Continuò Jamie pensieroso. Cane Pezzato riprese la parola.
<< L’altra volta è successo qualcosa di inaspettato. Quello schiaffo è stato davvero strano… >>
Per un attimo si erano dimenticati che in quella battaglia aveva anche perso la vita Fatina dei Denti. La stanza piombò nel silenzio. I due ragazzi si erano improvvisamente depressi ripensando alla donna.
<< Ora basta, dannazione! >> Esclamò Jamie dando un pugno sul suo materasso. << Non possiamo continuare a piangere ogni volta che ripensiamo a lei! >> Si sentì gli occhi lucidi, in effetti, e anche Cane Pezzato non aveva un bell’aspetto. << Fatina dei Denti ha abbracciato il suo destino con grande coraggio e lo ha fatto con il sorriso sulle labbra. Lo ha fatto perché sapeva che anche senza di lei avremmo vinto! >>
Cane Pezzato era immobile. Fissava Jamie con occhi spalancati. << Dovresti provare a dire questo a Coniglietto di Pasqua… >> Disse sorridendo e scuotendo la testa. Si voltò e si sdraiò.
<< Buonanotte, Nightmare. >> Disse. Jamie guardò il muro un po’ sconfortato. << Buonanotte… >> Rispose poco convinto.
Dopo aver spento la luce si sdraiò sul suo letto e cercò di addormentarsi. Non sapeva che sotto al letto di Cane Pezzato, Luna era ancora sveglia. Non sapeva che aveva ancora gli occhi e le orecchie ben aperti, e che aveva sentito tutto della loro conversazione. Non sapeva che quello che aveva sentito l’aveva scossa.
 
*
 
Topo di Fogna era nella stessa camera di Kallisto, Siaiei e Coniglietto di Pasqua. Gli sembrava di essere in una prigione; non per la sensazione opprimente che gli dava quella stanzetta, ma per l’aria che si respirava: di pesantezza e tensione.
Kallisto e Coniglietto di Pasqua non avevano scambiato una parola, e sia lui che Siaiei non erano riusciti a farli parlare.
<< Se dobbiamo restare qui per tutta la notte, per favore, possiamo passarla come l’avremmo passata due settimane fa? >> Chiese esasperato. Si stava comportando come se i due “avversari” non avessero fatto altro che litigare; invece se n’erano rimasti a guardare il vuoto, incrociando lo sguardo di tanto in tanto, senza dire niente. Gli occhi furono tutti puntati su di lui.
<< Che intendi, Topo di Fogna? >> Chiese Coniglietto di Pasqua. L’uomo sbuffò, vedendo che l’altro non voleva capire.
<< Vi state comportando come due ragazzini che hanno litigato per una ragazza. >> Coniglietto di Pasqua tossicchiò soffocando una risata. Anche Kallisto sorrise.
<< E’ evidente che c’è della tensione tra voi due. >> Aggiunse Siaiei. << E dovete risolvere la questione, altrimenti subiremo solo perdite. >>
Kallisto e Coniglietto di Pasqua si fecero seri e si guardarono. << E quindi che dovremmo fare? >> Chiese il secondo.
<< Tu devi ammettere di esserti perso. >> Disse Topo di Fogna puntandogli un dito contro. << Non puoi guidare la Squadra se non sai per cosa combatti. >>
<< E Kallisto deve ammettere di avere esagerato con gli attacchi. >> Concluse Siaiei. << Sappiamo che vuoi che il leader sia uno assennato e sicuo di sé, ma non puoi essere tu, se ti preoccupi solo di far vedere a Coniglietto di Pasqua le sue colpe. >> Kallisto e Coniglietto di Pasqua sembravano indignati. Si guardarono boccheggiando per qualche secondo.
<< E’ assurdo! >> << Stai dicendo idiozie! >> Si lamentarono entrambi contemporaneamente.
<< Almeno siete d’accordo su questo. >> Disse Topo di Fogna con un mezzo sorriso.
<< Ma se continuate con questo atteggiamento, la Squadra non finirà mai questo viaggio. >> Concluse Siaiei. I due si guardarono sconcertati. << Non tutta intera, almeno… >>
 
*
 
Bruto si gettò sul suo letto gustandosi il dondolio del materasso che provocò. Rage lo guardava senza speranza. Assieme a loro c’erano Giuda e Thor che sghignazzavano guardando Bruto, nonché il cane di Bruto, Segugio, che lanciò un paio di latrati scodinzolando, quando il suo padrone si gettò sul letto.
<< Cavolo, mi manca il mio letto al nostro rifugio! >> Cantilenò Bruto contorcendosi nel letto. Segugio lo raggiunse e si raggomitolò accanto a lui.
<< Ormai dormiamo in furgone da parecchio tempo… >> Disse Giuda pensieroso. Thor annuì.
<< Dovresti avere più cura delle cose che non sono tue! >> Lo rimproverò Rage. Bruto la guardò stupito.
<< Ci dormirò su solo una notte e tu credi che io possa romperlo? >> Rage lo fissò autoritaria. << Lasciami divertire… >> Borbottò girando la testa e grattando un po’ la schiena al suo cane.
<< Ma tu ti diverti ogni volta che c’è da menare le mani! >> Esclamò Thor ridendo.
Bruto mostrò un ghigno. << Un modo un po’ diverso di divertirsi… >> Rispose alzando la testa.
<< Comunqe sia, io mi rifiuto di dormire vicino a voi due. >> Thor, Giuda e Bruto si guardarono esterrefatti.
<< Perché stiamo dalla parte di Kallisto? >> Chiese Giuda sul punto di scoppiare in una risata.
<< Andiamo Rage, lasciamo perdere questi diverbi! Siamo la Squadra, non ci sono differenze tra noi, e le dispute si risolvono! >> Cercò di farla ragionare Bruto, ma Rage scosse la testa.
<< Come potete supportare Kallisto? Coniglietto di Pasqua è sempre stato il nostro leader, ed è lui che deve continuare a guidarci. >> Si lamentò lei.
<< Ascolta, Rage. >> Disse Thor posando il fucile sotto al letto. << Abbiamo sempre superato delle crisi con le nostre forze; tu sei sempre stata capace di ragionare. Qual è il tuo problema adesso? >>
Rage stava con le braccia incrociate con la schiena poggiata al muro e guardava in basso indignata. << Il viaggio. Ci sta distruggendo. Io comincio a chiedermi perché siamo qui… >> In quella stanza l’atmosfera si fece all’improvviso pesante. Nessuno dei presenti aveva mai visto Rage dubitare. E forse era per questo che si stava comportando così: sentiva il peso del nome che si era creata, come se dovesse aggrapparsi a una personalità che non la rispecchiava, ma che tutti credevano fosse sua. E quando aveva visto al Squadra spaccarsi, doveva non aver più saputo che fare…
Bruto si mise a sedere. Rage era accanto a lui. Le avrebbe posato una mano sulla spalla, in segno di conforto, se fosse stato abbastanza vicino. << Tu devi pensare a quello che vuoi tu. Coniglietto di Pasqua e Kallisto stanno passando un momento difficile, ma riusciranno ad uscirne e torneremo la Squadra che eravamo prima. >> Rage alzò lo sguardo e sorrise a Bruto. << Grazie, Bruto. >> Disse. Bruto rispose al sorriso.
<< E poi ormai non si può più tornare indietro. >> Aggiunse Thor. << Siamo sempre più vicini allo scontro finale, per quanto sia lontano, e abbiamo bisogno che tutti siano carichi al massimo! >>
<< Anche la nostra fredda e impassibile Rage, che spesso ci caccia fuori dai guai! >> Disse Giuda ammiccando e suscitando un sorrisetto in Rage.
<< Come mi hai chiamato? >> Chiese lei afferrando un cuscino e lanciandoglielo addosso. Il gesto di Rage fece alzare la testa a Segugio, che diede un’occhiata alla situazione e gettò un latrato di gioia.
 
*
 
Lupo Solitario era con Occhio di Falco e Runner. Non aveva voglia di parlare con i suoi compagni di stanza. Stava pensando.
Pensava a quanto fosse stato codardo a nascondersi quando Luna aveva avuto bisogno di aiuto. Pensava a quanto fosse ridicolo agli occhi di sua sorella e a quelli degli altri, e pensava al futuro…
Se tutto questo dovesse finire, allora che succederebbe? Sdraiato sul letto si guardò una mano mentre dall’altro lato della stanzetta Occhio di Falco e Runner discutevano su chi dovesse dormire nel letto di sopra. Non parlo del mondo, della situazione in generale, ma di me. Penso a Luna e quando la vedo persa vorrei andare da lei e abbracciarla, ma mi sento frenato; mi fa paura il confronto con lei. Poi vedo Nightmare che la consola al posto mio e dico: “d’accordo, c’è lui…” Mi accontento… Alzò lo sguardo verso la lampadina che illuminava fiocamente la stanza e rimase a fissarla intensamente. Ma se Nightmare non dovesse esserci più, per un motivo o per un altro, dovrei occuparmi io di lei… Una volta finito questo viaggio cosa accadrà a me? A Luna e a Nightmare? Ognuno tornerà a casa sua e ricomincerà a vivere la sua vita come se niente fosse? E sarà ancora possibile tornare a casa?
All’improvviso le parole gli uscirono dalla bocca senza riflettere. << Ragazzi, una volta finito tutto questo voi che farete? >>
Runner e Occhio di Falco lo guardarono stupiti; non aveva detto una parola da quando erano entrati nella stanza e ora, all’improvviso, faceva quella domanda. Anche Lupo Solitario si stupì di sé stesso, ma non cambiò l’espressione angosciata che aveva assunto dall’inizio.
<< Bé… Sinceramente, io tornerei a casa mia, ricostruirei la mia vita. >> Disse Occhio di Falco. Runner prese la parola.
<< Io vorrei aiutare a ricostruire la nostra città! >> Disse con entusiasmo. Lupo Solitario lo guardò interrogativo. Non si sarebbe aspettato quella risposta, bensì una simile a quella dell’altro. Occhio di Falco annuì all’affermazione di Runner, sorprendendo così Lupo Solitario. Sorrise.
<< Avete ragione… >> Disse sdraiandosi sul letto. << Le nostre vite e la nostra casa. >> Rimase un po’ in silenzio. << Runner, Occhio di Falco. >> Chiamò dopo che gli fu venuta in mente un’altra domanda. << Voi vi arrendereste, se sapeste che a ciò che importa ci penserà qualcun altro? >>
Occhio di Falco adocchiò la spada di Lupo Solitario poggiata accanto al ragazzo. Lo squadrò e vide la sua espressione di stanchezza e tristezza.
<< Ti dico una cosa, Lupo Solitario. >> Disse andando verso l’interruttore della luce con tono leggermente scontroso. << No. Non lo farei mai. E nemmeno tu. >> Spense la luce chiudendo così la conversazione.
Lupo Solitario sorrise nel buio. << Non arrendiamoci mai, ragazzi… >>
 
*
 
Jamie non riusciva a dormire. Ora che le luci erano spente, gli stavano tornando in mente i ricordi del suo viaggio: la partenza, la battaglia con Pitch, le conversazioni con Fatina dei Denti e Kallisto, l’Ombra di Pitch, la scomparsa di Fatina dei Denti e la follia di Coniglietto di Pasqua, e poi c’era quell’ultima giornata; quando lui e Lupo Solitario avevano conosciuto Ralph Silla, un ribelle solitario, ed erano poi venuti a conoscenza del rifugio di suo fratello, Bradley, dove erano rinchiusi Sophie e gli altri. Era molto stanco, ma erano troppi gli eventi a cui aveva assistito, troppe le cose che lo avevano cambiato… Ma lui non voleva cambiare… Aveva paura di cambiare.
Nell’oscurità vide la testa di sua sorella spuntare da sopra il letto e guardarlo con due occhioni impauriti.
<< Sophie! >> Disse a bassa voce. << Mi hai spaventato! Che c’è? >>
<< Non riesco a dormire… >> Mormorò la piccola. << Ho paura a dormire da sola, e poi sono così in alto… >>
Jamie sbuffò incredulo. << Ma hai voluto stare tu sul letto di sopra! >> Protestò.
<< Ma ora non voglio stare da sola! >>
Jamie sospirò. << Vuoi venire qui con me? >> Sophie scosse la testa.
<< Non voglio scendere da questo letto! Mi piace. >> Disse con tono dolce, facendo sconcertare di più il fratello. << Vieni tu quassù. >> Gli disse.
<< Ma sono qui, cosa cambia? >>
<< Cambia tanto… >> Disse in tono malinconico la bambina. Jamie sbuffò incredulo della situazione.
<< Va bene, Sophie, sto arrivando. >> Disse scendendo dal letto. Salì la scaletta e raggiunse la sorellina. Si mise sotto le coperte accanto a lei e le cinse le spalle con un braccio. Le diede un bacio sulla fronte e la vide sorridere nell’ombra. << Ora dormi. >> Le disse sereno. << Non ti può accadere niente, qui con me. >>
La bambina annuì sorridente e chiuse gli occhi, addormentandosi quasi subito. Jamie sorrise guardandola e alzò lo sguardo paziente.
In fondo non era cambiato… Era sempre il fratellone premuroso che era sempre stato…

 

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Capitolo 66
*** Io non resterò solo! ***


<< Non avete dimenticato niente? >> Chiese Coniglietto di Pasqua una volta finito di scaricare i viveri e le munizioni sul furgone. Silla era stato anche troppo generoso; dopo avergli dato un posto dove dormire per la notte, ora gli stava anche dando molti rifornimenti, dicendo che in città ne avrebbe trovati altri per la popolazione.
<< Buon viaggio, amici miei. >> Disse l’uomo stringendo le mani a tutti i componenti della Squadra. Quando arrivò a Jamie si fermò a guardare lui e Sophie. << E’ lei la tua sorellina? >> Jamie annuì. << Prenditene cura. >> Jamie annuì con più vigore, questa volta.
Dopo aver salutato Jamie, Silla conobbe Luna. Stava per chiederle se era lei la sorella di Lupo Solitario, ma quando vide che il ragazzo era a parecchia distanza dalla sorella, si fermò. Quando lo ebbe raggiunto lo salutò e gli parlò. << Non so cosa ci sia tra te e tua sorella… >> Disse con voce bassa. << Ma non è così che ci si comporta tra fratelli… Non ci si deve ignorare o odiare… >>
<< E tu? >> Chiese con un tono di sfida. Silla rise.
<< Hai centrato il bersaglio! >> Rispose. Poi abbassò il tono. << Però, sul serio, ragazzo, non allontanarti da lei come è successo a me. >> Si allontanò da lui. << E’ la cosa peggiore; perdere i propri cari… >>
<< Specialmente se sono gli unici che ti rimangono. >> Lo precedette Lupo Solitario con sguardo basso. Silla annuì tristemente. Gli posò una mano sulla spalla.
<< Buon viaggio, Lupo Solitario. >> Disse congedandosi. Dopo questo gesto si posizionò di fronte a tutti, un po’ più lontano, per vedere tutta la Squadra.
Silla allargò le braccia. << Siete in partenza per un posto che non sapete nemmeno dove si trovi. >> Disse. << Avete con voi la mappa con tutte le località? >> Coniglietto di Pasqua annuì e Bruto mostrò la lunga mappa arrotolata che portava in spalla. Silla annuì soddisfatto. << Non so proprio come potremmo ringraziarvi… State facendo tutto questo senza chiedere nulla in cambio. >>
<< Hai già fatto troppo. >> Rispose Kallisto. << Il resto spetta a noi farlo. >> Disse serio.
<< Allora non mi resta che augurarvi un buon viaggio, amici miei! >> Silla sorrise. << E sperare che riusciate nella vostra impresa. >>
<< Se il freddo passerà, vorrà dire che avremo vinto. >> Disse Coniglietto di Pasqua mettendosi l’arco in spalla. Si voltò dirigendosi verso il fuoristrada e abbaiò:<< In marcia! >>
Alcuni si rivolsero sguardi speranzosi, dopo aver sentito l’ordine di Coniglietto di Pasqua; sembrava essere tornato quello di prima.
Una volta saliti tutti sui veicoli, molti si girarono a salutare Silla. Lupo Solitario partì per ultimo con la sua moto, salutando l’uomo con un ampio gesto della mano e un sorriso rassicurante, che l’uomo ricambiò.
Sul fuoristrada la situazione era calma. Non c’era tensione o preoccupazione; solo un forte desiderio di viaggiare.
<< Questo potrebbe essere il nostro ultimo viaggio… >> Disse Coniglietto di Pasqua, sorprendendo i presenti per aver preso la parola. << Adesso dove siamo diretti? >> Jamie guardò la copia di dimensioni ridotte della mappa che gli aveva fornito Silla.
<< A nord-ovest. >> In quel momento si trovavano nella zona nord della costa orientale del paese, per arrivare alla caverna libera più vicina bisognava dirigersi verso il confine e proseguire un po’ più a ovest. Quella caverna era situata praticamente nella città di Jamie. Casa sua. Possibile che Pitch e Jack fossero nascosti così vicini? Quella era solo una delle tante possibilità, ma tutti loro avrebbero sperato che fosse quella giusta.
Luna notò come Jamie guardava con una strana espressione il segno sulla mappa. << Quel posto e quasi vicino a dove siamo partiti. >> Disse cercando di attirare la sua attenzione. Jamie guardò un po’ la mappa con attenzione.
<< Non saprei… Negli ultimi tre anni non ho mai guardato una cartina geografica. >> Luna cercò di avvicinarsi, nonostante ci fosse Sophie in mezzo. Gli mostrò dove era la loro cittadina: più a sud di parecchi chilometri.
<< E dov’era casa tua? >> A questa domanda Jamie esitò.
Il ragazzo si girò e rigirò la mappa tra le mani più volte, sperando che Luna cambiasse argomento, ma la ragazza rimase impassibile, aspettando la sua risposta. Siccome Jamie non si decideva a rispondere, Luna pensò di aver capito.
<< E' la nostra destinazione, vero? >> Chiese facendolo sobbalzare.
<< Cosa? >> Chiese Jamie. Guardò la mappa, per un attimo pensò di fingere di non sapere di cosa stesse parlando, ma poi si arrese all’evidenza, e annuì rassegnato.
<< Quindi stiamo andando verso casa vostra! >> Disse raggiante Luna.
<< A guardare questa mappa sembra quasi che fossimo vicini, ma in realtà c’è una distanza notevole tra le due città… >> Disse Cane Pezzato sbucando dal bagagliaio.
Jamie guardò la cartina che teneva in mano. << Abbiamo viaggiato per tre anni… >> Mormorò.
<< Io non ce l’avrei fatta. >> Disse Luna mettendogli una mano sulla spalla. Un modo per rincuorarlo. Jamie le sorrise.
<< Ero motivato da Fearless: dovevo difenderla e allo stesso tempo difendere me. La mia missione era la stessa di adesso, anche se prima contavo di fare tutto da solo… >> Rispose Nightmare. Nell’abitacolo volò qualche sguardo astuto. << Solo ora mi accorgo di quanto sono stato presuntuoso… Mi sono sopravvalutato. >> Jamie ripensò a tutti i momenti quando aveva perso i sensi dopo una battaglia. Se non ci fosse stato Kallisto ad afferrarlo quella volta si sarebbe schiantato al suolo, e se non ci fosse stata Fatina dei Denti non sarebbe mai riuscito a sconfiggere l’Ombra di Pitch; quando avevano incontrato Carver e i suoi uomini, se Jamie fosse stato da solo sarebbe semplicemente scappato, senza cercare un’altra via di fuga meno pericolosa, perché avrebbe avuto solo sé e sua sorella a cui badare. Ma con la Squadra quel piano non si poteva attuare senza finire per uccidere qualcuno; incontrando Anna lui aveva trovato un modo per far tornare a credere una bambina e guadagnare qualche amico… Anche nella loro ultima fermata, se fossero stati solo lui e Sophie, Jamie non si sarebbe fermato molto lì, non avrebbe conosciuto Silla, non avrebbe cambiato le cose a Silla’s Harbour e non avrebbe scoperto quella carta geografica con tutti quei luoghi segnati in rosso…
<< Ma sei tu quello che ci ha portati qui, Nightmare! >> Disse in tono allegro Cane Pezzato. << Se non ci fossi stato tu, noi avremmo continuato a vivere sotto terra, mentre ora lì al rifugio di Babbo Natale le persone stanno aspettando il nostro ritorno! >> Jamie si sforzò di sorridere. << Non è più una semplice prova; abbiamo dimostrato di essere un pericolo per Pitch Black e Jack Frost, quindi ormai non ci possiamo più tirare indietro. >>
<< Potremmo finire il nostro viaggio domani, oppure tra un anno, o magari due, ma non possiamo certo arrenderci ora! >> Si intromise Topo di Fogna facendo capolino da dietro il sedile di Jamie. Lui annuì.
<< Questo lo dico anche io. >> Rispose il ragazzo.
<< Quindi, anche se rimanessi da solo non ti arrenderesti? >> Quella domanda spiazzò Jamie. Guardò Topo di Fogna con sguardo incredulo. Anche Luna e Cane Pezzato sembrarono un po’ confusi.
<< Io… Io non resterò solo! >> Rispose Jamie con sguardo di rimprovero e tono deciso. Topo di Fogna sorrise e tornò a sdraiarsi nel bagagliaio.
<< Ormai non ci resta che continuare a viaggiare finché non raggiungeremo la fine… >> Disse Coniglietto di Pasqua senza distogliere lo sguardo dalla strada. Jamie annuì assieme a Luna. Sophie li guardò dal basso spostando lo sguardo da lui a lei e sorrise. Le sembrò una cosa molto buffa, il fatto che avessero annuito contemporaneamente.

 

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Capitolo 67
*** In viaggio verso casa... ***


Jamie sussultò. Si era assopito sul sedile; la testa appoggiata alla mano vicino al finestrino, il gomito sul bordo dello sportello. Un rumore seguito da un forte sussulto lo avevano svegliato; probabilmente il fuoristrada aveva preso una buca in strada e lui aveva pensato a un attacco da parte degli Incubi. In realtà il viaggio stava procedendo senza intoppi; gli Incubi non si erano ancora fatti vedere, cosa che fece pensare a un cambio di tattica da parte dei due Spiriti. Jamie pensava che Pitch e Jack volessero attaccarli nei momenti più difficili, più instabili, come l’altro giorno quando erano stati separati, o come la sera dello scontro tra Kallisto e Coniglietto di Pasqua, quando tutti erano ancora emotivamente distrutti per la perdita di Fatina dei Denti. Questo poteva significare due cose: o Pitch aveva semplicemente deciso di cambiare tattica, pensando che fosse più semplice attaccarli nei momenti di debolezza, oppure l’Uomo Nero si sentiva più vulnerabile, in pericolo di fronte a loro, e non voleva rischiare battaglie inutili. Nell’ultima battaglia contro Pitch si era fatto disarmare volontariamente, la seconda volta che era successo, ma Jamie non pensava di poter essere molto più forte di Pitch. Aveva dimostrato di poter resistere ai suoi attacchi durante una battaglia, ma in un modo o nell’altro, Pitch aveva sempre la meglio… Jamie era sicuramente diventato più forte da quando viaggiava da solo con sua sorella, ma era sempre un ragazzino, in fondo… Per quanto fosse forte, aveva bisogno che la Squadra lottasse assieme a lui.
Adesso viaggiavano verso casa sua. Non aveva mai pensato al momento in cui sarebbe tornato a casa… All’inizio non era nei suoi programmi, ma ora cominciava a pensare che se Pitch fosse stato davvero lì, allora avrebbe potuto tornare a casa sua, dopo la battaglia… Ma prima doveva accertarsi che quel posto fosse sicuro per Sophie… Non voleva che vivesse di nuovo tra gente che gli diceva di non credere nei Guardiani: la Squadra di certo non appoggiava la sua idea dell’esistenza dei Guardiani – neanche Luna – ma nessuno gli era andato contro per quel motivo, a parte all’inizio…
Guardò intorno a sé. Luna e Sophie stavano dormendo, proprio come stava dormendo lui prima; Cane Pezzato e Topo di Fogna non si riuscivano a vedere, dietro al bagagliaio e Coniglietto di Pasqua guidava in silenzio, senza distogliere lo sguardo dalla strada. Lo sguardo di Jamie cadde sul sedile anteriore destro, dove si sedeva Fatina dei Denti prima della sua scomparsa. Si sentì triste e cercò di non pensare a quella battaglia. Distolse lo sguardo e vide riflesso nello specchietto retrovisore centrale l’occhio di Coniglietto di Pasqua che lo fissava. Jamie si sentì gelare sotto il suo sguardo. Era uno sguardo che gli parlava, e diceva: “io e te dobbiamo parlarci”.
Jamie si guardò intorno e sussurrò:<< Ora? >> Coniglietto di Pasqua annuì in risposta, e gli fece segno di sedersi accanto a lui. Jamie fu un po’ riluttante a sedersi sul sedile di Fatina dei Denti, ma alla fine andò, cercando di non fare rumore, per non svegliare nessuno.
<< Si dice in giro che io sia pazzo. >> Disse Coniglietto di Pasqua dopo che Jamie si fu seduto.
<< Non penso che sia così. >> Rispose Jamie serio. << La vendetta ha offuscato la tua mente, ma credo che quel sentimento sia passato… >>
<< Però è vero che vi ho fatto perdere molto tempo… >> Disse in tono cupo. Jamie cercò di negarlo.
<< Non sapevamo dove andare. E’ completamente inutile incolparsi ora. Abbiamo continuato a fare quello che abbiamo fatto fino ad ora. >> Disse il ragazzo. Coniglietto di Pasqua tenne lo sguardo basso.
<< Nightmare. >> Disse. << Dopo che è morta mia figlia, non sono più riuscito a distinguere le scelte giuste da quelle sbagliate. Come può un leader guidare una squadra, se la sua mente è offuscata dall’odio verso i suoi stessi compagni? >> Jamie aveva capito il problema.
<< Kallisto ha fatto tutto quello che ha fatto per il bene della Squadra. >>
<< Lo so… E gliene sono grato. Mi ha dimostrato di essere in grado di pensare da solo alle scelte da fare, senza limitarsi a seguire gli ordini… >> Coniglietto di Pasqua sembrava abbattuto. C’era qualcos’altro.
<< Ma…? >> Lo aiutò a continuare Jamie.
Coniglietto di Pasqua esitò a rispondere. Sentiva che fosse umiliante confidarsi con un ragazzo così giovane; pensava che fosse lui quello che doveva dare delle risposte, non Nightmare. << E’ stato orribile… Perdere mia figlia… E non voglio perdere i miei compagni, i miei migliori amici nello stesso modo. >> Guardò Jamie con un mezzo sorriso. << E’ per questo che ero talmente infuriato, quella notte. >> Disse tornando a guardare la strada. Jamie gli rivolse uno sguardo interrogativo.
<< L’azione di Kallisto non ti è piacuta, in ogni caso… >> Disse Jamie pensieroso. << Io dico che è stato quello a scatenare la faida tra voi due. >>
<< Certo. >> Rispose Coniglietto di Pasqua dandogli ragione. << Ma quello scontro tra me e lui… Ho detto delle cose che lo hanno ferito, quella notte… >> Jamie ripensò a quella notte e a ciò che Coniglietto di Pasqua aveva detto a Kallisto. << Lui mi ha provocato proprio per tirare fuori la mia rabbia, per cercare di farmi capire che è inutile infuriarmi e scaricare la rabbia a discapito dei miei compagni. >>
<< Kallisto ti ha affrontato per il bene della Squadra. Tu per cosa lo hai affrontato? >> Chiese Jamie ricordando quello che Cane Pezzato gli aveva detto l’altra sera. << Perché siete stati in lotta per tutto questo tempo? >>
Coniglietto di Pasqua gli rivolse un’occhiata interrogativa. Sospirò. << Non lo so neanche io… Per l’insolenza di Kallisto? Per la morte di Fatina di Denti? >> Scosse la testa. << Non so nemmeno io cosa voglio… >> Disse sconfortato. Jamie ripensò a un’altra cosa che gli aveva detto Cane Pezzato l’altra sera, e decise di seguire il suo consiglio.
<< Fatina dei Denti… >> Cominciò incerto. Pronunciare il suo nome era strano per lui. << Ha affrontato Pitch di sua volontà; è andata incontro all’Ombra senza esitare, e te lo ha anche detto! >> Coniglietto di Pasqua era stato avvertito prima da Fatina dei Denti, infatti. Sapeva già che avrebbe dovuto affrontare l’Ombra, prima o poi. << Smettila di darti tanta pena per la sua morte. >> Gli disse posandogli una mano sulla spalla. << Siamo tutti distrutti a causa della sua morte, ma non possiamo perdere di vista il nostro obiettivo. >> Coniglietto di Pasqua annuiva piano. << Lei non lo vorrebbe. >>
L’uomo respirò profondamente e tornò a guardare la strada. << Giusto. >> Disse annuendo. << Grazie, Nightmare. >> Detto questo concluse la conversazione, ma la riaprì subito dopo:<< In fondo, io sono il "Coniglietto di Pasqua"... >> Disse alzando un braccio e battendosi il pugno sul petto. << Suppongo che dovrei essere più positivo e amichevole, no? >>
Jamie si girò dall'altro lato e soffocò una risatina. << Non ne sarei sicuro... >> Borbottò ricordando il vero Coniglietto di Pasqua e il suo animo burbero.
Jamie voleva ancora parlare.
<< E adesso? >> Chiese. Coniglietto di Pasqua lo guardò con la coda dell’occhio.
<< Cosa? >>
<< Cosa succede tra te e Kallisto? >> Coniglietto di Pasqua rispose ricordandogli la loro stretta di mano dell’altro giorno. << Quella era scontata. >> Rispose Jamie. << Quello che conta è ciò che c’è dentro voi due. Cosa sentite l’uno verso l’altro? >>
Coniglietto di Pasqua sorrise. << Non ti basta un gesto simile, eh? >>
<< Diciamo che è servito solo a fare scena. Dovete fare qualcos’altro, lo sai? >> Rispose Jamie appoggiandosi allo schienale. Coniglietto di Pasqua mosse la testa a destra e a sinistra mostrando un mezzo sorriso. Si fece serio all’improvviso.
<< Ci ho pensato, durante la notte. >> Jamie aspettava. << Topo di Fogna e Siaiei ci hanno parlato. Hanno cercato di farci vedere la cosa come la vedevano loro, e ora capisco che questa faida deve finire. Parlerò con Kallisto e sistemerò le cose; sono sicuro che anche lui ha capito la lezione. >> Jamie era sorpreso. Pensava che non sarebbe riuscito a convincere l’uomo così facilmente; però, ora che ci pensava, quella notte Coniglietto di Pasqua e Kallisto avevano dormito nella stessa stanza, e assieme a loro c’erano anche Siaiei e Topo di Fogna. Sorrise pensando a Topo di Fogna e Siaiei che sgridavano i due litiganti.
<< Ora dimmi tu una cosa. >> Disse Coniglietto di Pasqua. Jamie ascoltava. << Il fatto che stiamo andando verso casa tua è un caso oppure c’è un preciso motivo in tutto questo? >> Jamie si sentì cogliere in flagrante di qualche reato. Abbassò lo sguardo.
<< Sono lontano da casa da tre anni… >> Disse. << Voglio tornare lì e vedere come stanno le cose. I miei genitori, i miei amici… >>
<< Sai che potrebbero non esserci più? >> La frase di Coniglietto di Pasqua poté sembrare un po’ offensiva, ma Jamie sapeva cosa intendeva. << Non per scoraggiarti, ma… >> Coniglietto di Pasqua sembrò esitare un momento. << Finire per credere troppo in una cosa potrebbe lasciarti deluso al finale… >>
<< Lo so. >> Rispose secco Jamie.
Coniglietto di Pasqua fece un piccolo cenno con la testa verso dietro. << Lo dico anche per lei. >> Sophie era lì che dormiva con la bocca aperta e la testa piegata indietro. Jamie abbassò lo sguardo tristemente. << Sta sopportando tutto questo senza mai dire una parola. >>
<< Era molto legata a Fatina dei Denti. >> Disse Jamie pentendosi di quello che aveva detto subito dopo. Coniglietto di Pasqua, però, si limitò ad annuire. << Fatina dei Denti… >> Mormorò Jamie malinconico. << Non avrei mai detto che fosse tua figlia. >> Anche questa volta gli sembrò di essere invasivo, ma Coniglietto di Pasqua sorrise.
<< Perché non mi somiglia? >> Chiese puntandosi il viso con un dito. Jamie avrebbe detto di no, ma rispose diversamente.
<< Sembrava una grande amica, vedevo che eravate legati in un modo speciale, ma non avrei mai pensato fosse tua figlia… >> Disse il ragazzo. << Cane Pezzato, poi, mi aveva detto che voi e Babbo Natale eravate amici da parecchio tempo. >>
<< Bé… Il vecchio Babbo Natale è sempre stato un amico di famiglia… >> Disse Coniglietto di Pasqua strofinandosi la barba corta sul mento. << Non so se la mia parentela con lei sia risaputa oppure se solo Kallisto e gli altri lo sapevano, ma non mi interessa. >> Disse tornando a guardare la strada. << Il passato è passato, in fondo… >>
Rimasero in silenzio. La conversazione era diventata pesante. Qualcosa nel cielo attirò l’attenzione di Jamie. Una grossa nuvola grigia si muoveva verso di loro, portando sicuramente una bufera con sé.
<< Jack Frost si avvicina. >> Sussurrò Coniglietto di Pasqua.
<< Non c’è modo di evitarla; tra non molto ci sarà addosso! >> Disse Jamie osservando il cielo. Notò anche un’altra cosa: fuori dall’automobile il ghiaccio avanzava a una velocità inquietante; i rami degli alberi si congelavano all’istante e i vetri del fuoristrada si appannavano e si ricoprivano di ghiaccio. Anche la strada era diventata all’improvviso scivolosa; la neve sul terreno doveva essersi trasformata in ghiaccio.
Coniglietto di Pasqua imprecò sottovoce. << Dovremo andargli incontro! >> Disse. Prese la ricetrasmittente e contattò Kallisto. Ordinò di raccattare Lupo Solitario dalla strada, prima che la bufera lo prendesse. << Non fatevi cogliere impreparati e mantenete efficienti le armi. Non lasciate che si congelino! >>
Davanti all’automobile comparve una figura alta e magra. Coniglietto di Pasqua cercò di evitarla, ma la prese in pieno e il fuoristrada sussultò provocando un forte rumore all’impatto. Sul parabrezza si abbatterono tanti frammenti di ghiaccio, come se la cosa colpita fosse stata di ghiaccio.
<< Cos’è stato? >> Chiese Jamie. Coniglietto di Pasqua non rispose; aveva perso il controllo del fuoristrada. Cercava di riprendere la strada, ma il ghiaccio rendeva l’operazione impossibile.
All’improvviso il fuoristrada smise di avanzare. Con una brusca frenata, le ruote si bloccarono e il veicolo scivolò finché non ebbe finito la spinta.
<< Dannazione! >> Imprecò Coniglietto di Pasqua. << Il ghiaccio deve aver bloccato le ruote! >> Jamie vide i finestrini congelarsi e il parabrezza ghiacciarsi sempre di più.
<< Rimarremo bloccati dentro! >> Esclamò Jamie. Il ghiaccio avrebbe potuto bloccare gli sportelli in poco tempo. Jamie si alzò e passò al sedile di dietro, dove scoprì che sia Luna che Sophie si erano svegliate.
<< Che cos’era quel rumore? >> Chiese Luna allarmata. Jamie non seppe rispondere. Cane Pezzato e Topo di Fogna nel bagagliaio erano svegli, e l’adulto stava già mettendo mano al fucile.
<< Arrivano? >> Chiese. Jamie scosse la testa.
<< C’era qualcosa nella strada… Lo abbiamo preso in pieno, ma… >> Cominciò a cadere della grandine sul fuoristrada. La bufera stava arrivando.
Cane Pezzato guardò fuori. << Il tempo si sta mettendo male… >> Disse preoccupato.
<< Non ho visto Incubi. >> Rispose Jamie. << E non credo che potrei vederne; c’è solo ghiaccio! >> Si era alzata anche una fitta nebbia.
Nel cielo la nuvola continuava ad avanzare. Dopo la grandine, cominciò a cadere la neve a pezzi molto grossi. La macchina sarebbe stata ricoperta se non si fossero mossi.
<< Dov’è il furgone?! >> Urlò Coniglietto di Pasqua voltandosi. Cane Pezzato si girò, ma non vide niente. Si voltò e scosse la testa preoccupato. Coniglietto di Pasqua imprecò infuriato.
<< Dobbiamo fare qualcosa! Non possiamo stare qui! >> Disse Jamie.
<< Lì fuori si gela, ragazzo, non puoi uscire e metterti a menare fendenti all’aria! >> Ribatté Topo di Fogna.
<< Forse dovremmo aspettare che la bufera passi… >> Propose Luna continuando a guardarsi intorno. Jamie scosse la testa.
<< Dev’essere stata mandata da Jack Frost proprio per bloccarci. >> Disse.
Mentre discutevano, Sophie si avvicinò al finestrino e guardò fuori. La visibilità era pessima e il vetro era anche appannato di dentro e congelato di fuori, ma la bambina, dopo aver strofinato con una manica sul vetro, strinse le palpebre per vedere meglio attraverso la foschia. Nonostante la neve che cadeva forte sul vetro e la fitta nebbia, la bambina intravide una figura nella bufera. Magrissimo e dal viso spettrale, sembrava uno scheletro, senza ossa però; la testa non aveva la forma di un cranio umano, somigliava più a una maschera; una maschera contorta in un ghigno malefico, e il petto era quasi piatto. Le gambe magre sembravano attaccarsi al terreno e staccarsi a ogni passo, confondendosi con esso. Le spalle avevano delle strane punte verso l’alto e indietro; somigliavano a stalattiti. Era armato: aveva una spada nella mano destra, mentre nella sinistra poteva vedere degli artigli affilati facenti parte della stessa mano, come una cosa sola.
Era qualcosa che non aveva mai visto prima, e che le fece lanciare un grido acuto dalla paura. Jamie e gli altri si voltarono all’improvviso verso Sophie, smettendo all’istante di discutere.
La figura si stava avvicinando. Ce n’erano altre attorno all’auto, che Cane Pezzato vide voltandosi verso dietro, ed erano tutte uomini di ghiaccio.

 

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Capitolo 68
*** La forma più spaventosa del freddo ***


<< Che cosa diavolo sono? >> Urlò Cane Pezzato dopo che il fuoristrada venne colpito da uno di quei mostri.
Jamie faceva fatica a tenere Sophie sul sedile; quando l’abitacolo oscillò sotto i colpi dei mostri si sentì spingere lateralmente e sbatté la testa con il finestrino. << Tu come li chiameresti? >> Chiese Jamie completamente disinteressato nell’argomento.
Cane Pezzato si aggrappò a qualcosa nel bagagliaio per non sbattere con la faccia verso terra e alzò la testa dopo l’ennesimo colpo. << Statue di ghiaccio? >> Jamie girò lo sguardo, poco convinto dal nome, proprio nel momento in cui un mostro dava un pugno al finestrino, frantumandolo e afferrando il ragazzo per il collo. Sophie lanciò un urlo terrorizzato e Luna gridò il nome del ragazzo, mentre gli altri cercavano di colpire la statua senza successo.
La mano del mostro era gelata; Jamie non riusciva a parlare né a respirare. Eh no, adesso no! Si infuriò e afferrò il braccio dell’essere con una mano incandescente. Il mostro stava perdendo lentamente la mano. Jamie stringeva sempre con più forza, finché non restò la mano di ghiaccio attaccata al suo collo – che rimase rigida e ferma come prima – mentre il mostro si guardava il braccio sciolto che andava raffreddandosi nell’aria fredda che lo circondava. Jamie doveva fare attenzione nell’estrarre la mano. C’erano artigli affilati sulle sue dita, e se avesse semplicemente tirato sarebbe potuto morire. Doveva sciogliere gli artigli che stringevano la sua gola facendo attenzione a non bruciare sé stesso, ma allo stesso tempo doveva controllare il mostro fuori dal suo finestrino che si stava preparando ad attaccarlo di nuovo. Non aveva tempo per fare tutto!
Per fortuna Topo di Fogna alzò il suo fucile e sparò in testa alla statua, frantumanto la sua testa e facendolo cadere indietro. Jamie ne fu felice e si staccò quella mano di ghiaccio di dosso. Con orrore vide che il mostro si stava rialzando, nonostante non avesse più parte della testa. Si sbrigò a ricreare il finestrino e cercò di parlare con gli altri, ma i mostri continuavano a martellare sui vetri e a spingere l’auto.
<< Continuano ad attaccare! >> Esclamò Cane Pezzato afferrando il fucile. Jamie annuì. Lo aveva notato.
Coniglietto di Pasqua prese la ricetrasmittente e cercò di contattare di nuovo Kallisto. Urlò il nome del compagno un paio di volte, prima che un braccio di ghiaccio frantumasse il suo finestrino e lo tirasse fuori di lì.
<< CONIGLIETTO DI PASQUA!!! >> Urlarono all’unisono Jamie, Cane Pezzato, Topo di Fogna e Luna. Topo di Fogna sparò in testa a due mostri davanti allo sportello del bagagliaio frantumando il vetro e uscì in fretta. << Vado a prenderlo! >> Esclamò lasciandogli intendere di non seguirlo.
Jamie tirò Cane Pezzato nei sedili posteriori prima che potesse essere afferrato da un mostro. Era meglio se restavano tutti nello stesso punto dell’auto; sarebbe stato più facile difendersi. << Dobbiamo resistere! >> Gridò Jamie per sovrastare il frastuono provocato dai mostri. L’auto doveva essere stata ammaccata parecchio, con tutti quei colpi. << Cane Pezzato, spara a tutti i mostri che vedi, colpisci quelli che ti sembrano essere più pericolosi. >> Cane Pezzato annuì e cominciò a mirare da una parte all’altra dell’abitacolo. << Controlla il bagagliaio e il parabrezza. >> Aggiunse Jamie. Poi creò uno scudo e un martello. << Difendi il lato sinistro, ma non scoprirti troppo. >> Disse il ragazzo consegnando le armi a Luna. Sophie era in mezzo a loro. << Resta qui! Non ti preoccupare: ne usciremo, in qualche modo. >> Cosa poteva dirle, in fondo? Non sapeva cosa sarebbe successo, ma quello che aveva fatto in quei tre anni era stato insegnare a Sophie che la paura non esisteva; non poteva mostrarsi turbato in quel frangente! Doveva restare concentrato. Creò dei guanti d’acciaio che ricoprirono le sue braccia dalle spalle in giù finenti con degli artigli e spaccò di nuovo il vetro del finestrino. Avrebbe fatto lui la prima mossa.
<< Dobbiamo mantenere sicura la posizione e sperare che Topo di Fogna e Coniglietto di Pasqua tornino presto, o rimarranno congelati! >> Esclamò Jamie quando sentì il gelido vento entrare nell’abitacolo. In effetti, là fuori era in atto una vera e propria bufera di neve; la temperatura era sicuramente diventata bassissima.
<< Se non tornano? >> Chiese Cane Pezzato voltandosi per un istante. Jamie esitò nel rispondere. Non poteva saperlo. Si girò verso il finestrino aperto e colpì in pieno un mostro di ghiaccio, mandando in frantumi la sua testa.
Luna teneva lo scudo di fronte a sé, e continuava a difendersi senza mai rispondere agli attacchi, dato il poco spazio che le rimaneva, e i mostri continuavano a martellare sul suo scudo con insistenza. Cane Pezzato si voltò colpendo due statue che stavano attaccando Luna, così da darle un po’ di tregua. Si voltò subito dopo per continuare a sparare agli altri mostri.
A un certo punto le statue distrussero il parabrezza e cominciarono ad entrare nell’automobile. << Sono entrati! >> Urlò Jamie. Era pericoloso restare lì fermi. Il ragazzo si lanciò per intercettarli, colpendo in pieno petto quello più vicino. Assestò un pugno al secondo e calpestò i resti del primo. Sentì una mano gelida afferrargli la caviglia e vide un’altra statua che lo tirava dal suo finestrino. Il ragazzo concentrò il calore nella caviglia e riuscì a far sciogliere la mano al mostro, ma quello continuò a minacciarli. Con l’altra mano afferrò Sophie per un braccio e cominciò a tirarla fuori. La bambina gridò; Jamie urlò il suo nome e cercò di afferrarla. Fece attenzione a non farle del male con gli artigli dei guanti e la strinse al petto, tirandola verso di sé.
<< Non te la lascerò portare via! >> Urlò Jamie liberando dal guanto una mano e creando una pistola. Sparò un colpo in testa alla statua di ghiaccio e riuscì a liberare Sophie. << Stai bene? >> Le chiese dopo averla tratta in salvo. Sophie stava per mettersi a piangere; avrebbe voluto abbracciare il fratellone, lui avrebbe voluto consolarla, ma un grido vicino a loro li fece tornare alla loro situazione.
<< Nightmare, siamo in guai seri! >> Urlò Cane Pezzato. << Non riusciremo a respingerli! >> A un certo punto Luna gridò. Un braccio di ghiaccio era entrato nell’abitacolo dal suo finestrino e l’aveva presa e ora la tratteneva dalla spalla sinistra e le toglieva il respiro con il braccio che schiacciava sul collo.
<< LUNA! >> Gridò allarmato Cane Pezzato. Luna era terrorizzata, si poteva vedere dai suoi occhi spalancati e vuoti. Non riusciva più a urlare né a respirare; la statua di ghiaccio sembrava volerla tirare fuori da lì per portarla con sé, ma era rimasto incastrato. Cane Pezzato cominciò a mirare alla testa del mostro, ma continuava a muoversi, e se non avesse mirato bene avrebbe potuto colpire Luna.
Un altro essere distrusse ulteriormente il vetro posteriore e afferrò Cane Pezzato disarmandolo. Il ragazzo urlò e cercò di dimenarsi, ma fu trascinato fuori. Jamie non ebbe il tempo di fare niente. Sentì un brivido nel petto; come se il suo cuore avesse perso un battito. Senza pensarci, alzò il braccio sinistro, e facendo sparire il guanto creò una pistola con cui sparò alla statua. Fu un gesto istintivo. Non pensò nemmeno a quello che fece. Seppe solo che riuscì a colpire il bersaglio e a salvare Luna.
<< Luna, via di lì! >> Le disse prendendole una mano e tirandola a sé. Prese anche Sophie e insieme si misero a terra, protetti dai sedili anteriori.
<< Che facciamo? >> Chiese Luna ad alta voce per sovrastare il suono dei colpi dei mostri sul fuoristrada.
<< Non lo so! >> Rispose Jamie. Un pensiero si insinuò nella sua mente. Vogliono me. Alzò la testa guardando il braccio della statua di ghiaccio che cercava di raggiungerlo. << Vogliono me! >> Esclamò alzandosi e saltando fuori dal finestrino. Colpì in pieno la statua lì davanti e sperò di poter resistere abbastanza a lungo lì fuori. Si sentì bruciare quando usò la paura per aumentare il calore del suo corpo; non sapeva come apparisse, sapeva che stava sudando dal caldo che sentiva. Non aveva bisogno di armi; lui era l’arma più letale per quegli esseri fatti di ghiaccio. Sapeva che i quel modo li avrebbe attirati per bene, salvando Luna e Sophie. Si alzò calpestando il mostro che aveva travolto e vide le sue braccia sciogliersi al suo tocco. Afferrò la spalla di un altro mostro e piantò l’altra mano sul viso, tirandolo a sé. Lo spinse via facendolo cadere addosso ad altre statue. Poggiò la sua mano sinistra sul petto di un altro mostro e dopo essersi avvicinato lo spinse a terra, calpestandolo per assicurarsi di eliminarlo. Si abbassò per evitare la spada di ghiaccio di un'altra statua e afferrò il polso di quello, staccandoglielo una volta aver sciolto il braccio. Fece roteare la spada e la fece frantumare addosso a un altro mostro, spaccandogli il torace.
<< JAMIE!!! >> Un lungo urlo lo raggiunse e lo fece voltare. Era Luna che lo chiamava in aiuto. Che stava succedendo? Fu colpito alla nuca mentre cercava di individuare il fuoristrada e cadde a terra. Si toccò dietro la testa per controllare che fosse tutto a posto. La spada di ghiaccio che lo aveva colpito era piena di punte aguzze e quando vide rosso sulle sue dita si sentì infuriato. Niente è a posto! NIENTE! Si alzò spingendosi con le braccia e fece una capriola all’indietro, dando un calcio sulla faccia di uno scheletro di ghiaccio. Atterrò addosso a quello frantumandolo. Jamie scivolò un attimo cercando di rialzarsi; vide un altro scheletro sollevare la spada pronto a colpirlo. Si spinse sotto le sue gambe sfruttando così il ghiaccio sul terreno e lo afferrò per le caviglie, buttandolo a terra. Si rialzò in fretta e decise di ritrovare Luna e Sophie. Si mise a correre spingendo via gli scheletri o evitando i loro attacchi; raggiunse il fuoristrada dove scoprì che Luna e Sophie erano state portate via.
Non volevano me… Pensò sentendosi perso per un secondo. Aveva lasciato Luna e Sophie da sole, pensando di poter affrontare un esercito di statue di ghiaccio da solo. Che cosa stava pensando? Sentì un giramento di testa. Forse la botta di prima non aveva lasciato solo una macchia di sangue sulla spada del mostro…
<< Concentrati, Jamie. Non è il momento di svenire… >> Si inginocchiò e cercò di mantenere l’equilibrio con il pugno sinistro, mentre con la mano destra si toccava la nuca. Il sangue aveva continuato a scorrere? La ferita si era allargata? Non sapeva dirlo. Non capiva niente in mezzo a quella confusione. << Non puoi svenire a ogni battaglia! Cosa succederà se cadi ora? >> Cercò di guardarsi intorno. Sembrava che le statue di ghiaccio gli stessero concedendo una tregua, o forse lo avevano perso. Il vento aumentò all’improvviso e Jamie si sentì quasi sollevare. Strinse i denti. La neve gli cadeva addosso con forza e lo faceva sentire più pesante. << Devo andare avanti. >> Scandì. << Io sono Nightmare, e non posso arrendermi! >> Si rialzò a fatica e alzò lo sguardo. Dall’alto la situazione doveva essere meno confusa…
Jamie creò un varco e si ritrovò più in alto. Non riusciva a vedere molto, ma almeno non sarebbe stato attaccato da quei mostri. Non aveva però considerato il vento. All’improvviso fu portato via dalla furia del vento e si schiantò a terra rimbalzando alcune volte prima di fermarsi.
Jamie si rialzò lamentandosi di aver sbattuto con il ginocchio. Non c’erano ancora statue di ghiaccio; si rialzò e si mise a correre.
Dopo aver corso senza sapere dove andare, Nightmare trovò qualcuno. C’era Kallisto insieme a Siaiei e Bruto, e accanto a Bruto, c’era Segugio, che sembrava essere piuttosto stanco.
<< Kallisto! >> Chiamò Nightmare. I tre si voltarono puntandogli contro i fucili, ma abbassarono le armi non appena riconobbero il ragazzo. Jamie rallentò la corsa, quando vide i fucili puntati contro di sé.
<< Dannazione, Nightmare! Mi hai fatto prendere un colpo! >> Disse Kallisto avvicinandosi.
<< Dove sono gli altri? >> Chiese Nightmare. Kallisto girò la testa.
<< Al momento sia Rage che Thor sono dispersi, mentre Occhio di Falco e Runner sono stati portati via dal vento. >> Disse. << Giuda è caduto dal furgone quando abbiamo investito una di quelle cose… Siamo in una pessima situazione. >>
<< Coniglietto di Pasqua è stato tirato via dal fuoristrada e Topo di Fogna è andato a cercarlo; Cane Pezzato è stato portato via e io sono uscito ad affrontare le statue di ghiaccio, ma non so cosa sia successo, e ora non trovo più Luna e mia sorella! >> Disse tutto ad un fiato Jamie. Kallisto non sembrò sorpreso.
<< Bé, sembra che abbiamo un problema in più… >> Disse spazientito.
Jamie si guardò intorno. << Dov’è Lupo Solitario? >>
Kallisto annuì. << Quello è un altro problema. >> Disse. Tornò da Siaiei e Bruto e gli disse qualcosa. Jamie si avvicinò per sentire, ma quando fu arrivato li vide andare via, seguiti da Segugio.
<< Dove vanno? >> Chiese preoccupato.
<< Cercano. >> Rispose Kallisto. Jamie non ci credette.
<< Siamo nel bel mezzo di una bufera di neve, Kallisto, e qui in giro ci sono Scheletri di ghiaccio che ci danno la caccia; come vuoi che trovino qualcosa?! >> Si sfogò Nightmare.
<< Se ci dividiamo abbiamo più possibilità di trovare gli altri. >> Disse rapidamente quello. << Seguimi. >> Aggiunse dopo essersi messo a camminare a passi rapidi e con lunghe falcate.
<< Dove? >> Chiese Jamie incredulo.
<< Ovunque tranne che qui! >>
Jamie cominciò ad arrancare dietro a Kallisto. Si chiese come quell’uomo non patisse il freddo; lui stava lottando per mantenere accesa la sua “fiamma”, che rischiava di perdere in ogni minuto. << Dov’è Lupo Solitario? >> Chiese impaziente una volta raggiunto l’uomo.
<< Non siamo riusciti a prenderlo. Potrebbe essere ovunque. >> Rispose Kallsito. Jamie pensò a Lupo Solitario da solo in mezzo a quella bufera. Non seppe dire se il ragazzo si sarebbe trovato a suo agio o se avrebbe avuto difficoltà. << Conoscendolo avrà trovato un modo per restare al sicuro. >> Disse Kallisto. Il suo tono fece intendere che non c’era da preoccuparsi per lui.
<< Come fai a non gelare? >> Chiese Jamie curioso.
<< La mia armatura è termica. >> Rispose con un sorrisetto. Jamie sorrise.
<< Hai pensato proprio a tutto… >> Ripensò a Bruto e Siaiei; loro non avevano l’armatura di Kallisto.
<< Anche loro hanno una tuta termica che gli permette di resistere a simili temperature. >> Rispose Kallisto alla domanda di Jamie.
<< Ma Luna e Fearless no. E nemmeno Cane Pezzato e Topo di Fogna! >> Disse Jamie allarmato. Si era dimenticato di loro per un istante.
Kallisto si fermò. << Nightmare, puoi stare certo che Luna e tua sorella non moriranno. >>
<< Che?! >> Sbottò Jamie pensando di non aver capito bene.
<< Pitch e Jack vogliono colpire te, e non si faranno scrupoli ad usare qualunque mezzo! Tua sorella e Luna sono importanti, ma anche loro ne hanno cura. >> Jamie era incredulo.
<< Stai dicendo che intendono usarle contro di me? >> Kallisto sembrò costernato.
<< Potrebbe essere questo il motivo per cui le hanno portate via… >> Jamie si sentì crollare il mondo addosso. Non era in grado di salvare sua sorella o Luna, non era in grado di tenerle al sicuro. Cosa poteva fare? Kallisto vide la sua espressione abbattuta. << Non è il momento di perdersi d’animo così! >> Esclamò. << Quando Fearless è stata rinchiusa da Silla nel suo rifugio tu sei andato lì e hai sfondato l’entrata. Tu sei in grado di superare qualunque ostacolo grazie a tua sorella! Devi solo esserne consapevole. >> Jamie sapeva che Kallisto aveva ragione, ma non riusciva a darsi la spinta di cui aveva bisogno. L’uomo lo intuì, e decise di dargliela lui, quella spinta. << Guardati intorno: la bufera non lascia scampo. Chi come me ha una tuta termica è al sicuro; non so cosa tu faccia per mantenere il tuo calore corporeo, ma funziona. C’è chi non può farlo, come tua sorella, e chi non può farlo morirà in questa bufera. >>
Morirà? Quell’idea era orribile. Jamie alzò lo sguardo e annuì. << Muoviamoci, Kallisto! >> Disse tornando a camminare.
Non sapevano dove andare, ma Jamie non avrebbe abbandonato sua sorella. Raggiunsero il bordo della strada, dove trovarono Coniglietto di Pasqua appoggiato al guard rail della strada con una pistola in mano poggiata sul ventre e lo sguardo esausto. Come sentì il rumore dei loro passi gli alzò la pistola contro, ma Kallisto lo avvertì.
<< Siamo noi! >> Disse. Coniglietto di Pasqua non sembrò cambiare atteggiamento, e fissò con diffidenza i due finché non furono vicini a lui. Finalmente abbassò la pistola e sospirò. << Cos’è successo? >> Chiese Kallisto abbassandosi su di lui.
<< Una statua di ghiaccio mi ha portato via. Per fortuna avevo questa pistola nella tasca! >> Alzò piano la mano armata.
Jamie prese la parola. << Topo di Fogna è venuto a cercarti! >> Disse.
Coniglietto di Pasqua scosse la testa. << Non l’ho visto. >> Rispose. << Sono arrivati altri di quei mostri e mi sono dovuto difendere. Per fortuna hanno smesso di venire qui, così mi sono potuto riposare un po’… >>
<< Non hai idea di dove siano gli altri? >> Chiese Jamie spazientito.
<< Ho sentito delle urla provenire da là… >> Disse alzando un dito e puntandolo nella nebbia. << La voce mi sembrava quella di Luna. >>
Jamie alzò lo sguardo verso il punto che aveva indicato l’uomo e cercò di vedere attraverso la nebbia. << Io devo andare! >>
Kallisto annuì sorprendendo il ragazzo. << Vai! Ci penso io a lui. >> Così Jamie si mise a correre nella nebbia, durante una bufera, senza sapere che cosa avrebbe potuto attaccarlo.
Si sentì terribilmente solo in quel momento. Era da solo; non c’era nessuno questa volta. Non c’era Lupo Solitario con lui; non c’era Luna o Sophie da proteggere; non c’era Cane Pezzato con cui conversare e non c’era nemmeno Topo di Fogna a fare battute a cui nessuno rideva. C’era solo lui in mezzo a una bufera di neve; era ferito, probabilmente circondato da decine di Scheletri di ghiaccio armati di spade di ghiaccio. Cosa poteva fare? Se non fosse successo qualcosa avrebbe continuato a correre nella nebbia all’infinito.
Ma da cielo scese un uomo.
Jack Frost impugnava il suo bastone e mostrava un sorriso vittorioso e superbo a Jamie, che non avrebbe abbandonato una volta sceso a terra.
<< Mi chiedevo che fine avessi fatto… >> Disse Jamie smettendo di correre e approfittandone per respirare.
Jack continuò a sorridere. << Sembra che stiano succedendo un sacco di cose… >> Disse fingendo di non conoscere la situazione. Jamie decise di stare al gioco.
<< Ti sei perso tutto il divertimento. >> Fece qualche passo in cerchio molleggiandosi sulle ginocchia.
<< Ho avuto da fare… >> Quella frase nascondeva qualcos’altro. Sapeva dov’erano Luna e Sophie.
Dalla nebbia comparve uno scheletro di ghiaccio che attaccò Jamie alle spalle. Quando afferrò il ragazzo, però, le sue mani cominciarono a sciogliersi. Jamie lo afferrò per i fianchi aspettando che si sciogliesse un po’ e poi si diede una spinta indietro, facendo una capriola in aria e tirando il busto dello scheletro, spezzandolo. Gettò via la parte superiore del corpo di ghiaccio e spinse  terra le gambe ancora in piedi.
<< Vedo che hai già conosciuto i miei Soldati. >> Disse Jack sempre con quel sorriso superbo.
<< Li chiami così? Soldati? Avrei pensato a qualcosa di più d’effetto… >>
<< E’ Pitch quello con il senso scenico. >> Disse Jack girando la testa di lato. << E poi Soldati è un nome perfetto! >> Spalancò un sorriso perfido. << Sono un esercito; i miei guerrieri immortali e imbattibili. Sono più forti degli Incubi di Pitch anche se non sono in grado di volare e sono molto più lenti… >>
<< Esercito…? >> Chiese Jamie confuso. Jack sorrise di nuovo.
<< Hai solo visto una parte di esso… >> Allargò le braccia mantenendo il bastone puntato contro Jamie. << Quelli erano solo i pedoni! Ecco i Cavalieri!!! >> L’ultima frase finì in un grido e dalle spalle di Jack comparvero altri Scheletri di ghiaccio più sottili e alti dei precedenti in sella agli Incubi di Pitch. Galoppavano verso di lui e impugnavano spade e lance di ghiaccio.
Jamie schivò per un soffio una lancia che gli passò accanto al viso; si girò e assorbì l’Incubo che gli passò accanto, facendo cadere il Cavaliere che lo cavalcava e facendolo andare in frantumi. Jamie rilasciò poi l’Incubo scagliandolo addosso a un altro Cavaliere. Fece apparire un martello e cominciò a colpire gli Scheletri di ghiaccio e gli Incubi, assorbendo ogni tanto i cavalli per scagliarli contro altri nemici.
Jack osservava la scena compiaciuto. Nightmare stava affrontando tutti quei suoi Scheletri di ghiaccio da solo e non accennava ad arrendersi.
Sentì lo stridore di una spada alle sue spalle e si voltò giusto in tempo per vedere una lama a taglio singolo puntare verso la sua testa e sibilargli accanto quando si spostò. Era Lupo Solitario, che da sotto il cappuccio gli rivolse uno sguardo adirato.
Dalla posizione spinta verso avanti, il ragazzo si girò verso destra facendo una piroetta prima di colpire Jack che stava alla sua sinistra. L’Uomo di Ghiaccio fu spinto via. Ringhiò furioso e si rialzò prima che il ragazzo potesse colpirlo di nuovo.
Lupo Solitario ghignava. << Dovresti guardati alle spalle. >> Gli consigliò. << Non sai mai cosa può arrivare. >>
<< Da dove sei arrivato? >> Chiese Jack atono. Lupo Solitario fece scivolare la spada sul ghiaccio.
<< Quando la bufera mi ha colpito avevo già perso di vista i miei amici; ho continuato trascinandomi dietro la moto, quando poi ho incontrato i tuoi mostri. >> Disse con tono disgustato. << Hai creato un esercito di esseri senza cuore che pensano solo a distruggere tutto ciò che gli capita davanti. >> Jack sembrò lusingato. << Non sei certo meglio di Pitch. >> Disse. Gli puntò contro la spada e si preparò ad attaccarlo.
Jack sembrò infastidito dalla dichiarazione del ragazzo. Gli puntò contro i bastone e ne uscì un lampo azzurro; Lupo Soltiario si piegò di lato per schivare l’attacco e tornò ad attaccare.
Jamie era esausto; cominciava a perdere colpi. Aveva attaccato uno Scheletro alle gambe, ma quando quello era caduto lo aveva colpito alla testa, facendogli perdere equilibrio; aveva afferrato un altro Scheletro per un braccio contando di scaraventarlo contro altri due Scheletri, ma il braccio si era staccato a causa del calore che lui emanava, ed era rimasto fermo un istante a guardare la mano di ghiaccio nella sua mano, prima di essere sbattuto a terra.
Non riusciva più a rispondere agli attacchi; in poco tempo lo avrebbero sopraffatto. Ma poi sentì una voce. << JAMIE!!! >> Era Luna che lo chiamava. Assieme a lei c’era anche Sophie. Si rese conto di averle sentite durante tutto il combattimento, ma non ci aveva mai fatto caso. Fu quello che gli diede la forza di rialzarsi da terra.
Un Soldato gli stava abbassando la spada sulla schiena; Jamie lo vide con la coda dell’occhio e si gettò in scivolata sotto le sue gambe. Gli afferrò le caviglie e si rialzò, facendolo cadere a terra. Si mise a saltare di statua in statua finché non fu fuori da quel cerchio, e poté così seguire la voce di Luna.
Erano in una gabbia di ghiaccio. Luna e Sophie erano ancora in quella strada, nel bel mezzo della bufera. Erano state rinchiuse in una gabbia di ghiaccio e alcuni Scheletri le sorvegliavano assieme a degli Incubi.
<< Luna! >> Gridò Jamie. Quando urlò allertò le guardie. Decise di liquidarli in fretta e aprì un varco per spuntargli proprio davanti, colpendoli poi con due guanti simili a quelli che aveva creato prima, e mandandoli in frantumi. Si voltò verso l’Incubo più vicino e lo assorbì, rilasciandolo subito dopo contro l’altro cavallo.
<< Nightmare! >> Esclamò sollevata Luna. Da quando aveva visto comparire Jamie aveva messo le mani sulle stalattiti che fungevano da sbarre, mentre Sophie si teneva a distanza da esse, silenziosa e triste, nonostante fosse sollevata nel vedere il fratello. Jamie disse a tutte e due di stare indietro e afferrò le stalattiti.
La sua rabbia alimentava il fuoco dentro di lui insieme alla paura, e in un attimo le sbarre si sciolsero. Luna e Sophie si gettarono addosso a Jamie abbracciandolo, ma non era finita.
<< Dobbiamo trovare gli altri e fermare Jack Frost! >> Disse Jamie.
<< Jack Frost è qui? >> Jamie annuì.
<< L’ho incontrato, ma poi sono stato circondato da un esercito di Scheletri di ghiaccio. Lui li chiama i suoi Soldati! Ne ho visti altri cavalcare gli Incubi e attaccare con armi diverse. >> Luna cominciò a spaventarsi.
<< Non possiamo batterli! >> Purtroppo Jamie doveva darle ragione.
<< Ma dobbiamo provarci! >> Ribatté speranzoso. Neanche lui sapeva come avrebbe fatto, ma doveva provarci. Si voltò verso Sophie e la vide tenersi le mani sotto le ascelle e stringersi il più possibile.
<< Sophie, cosa c’è? >> Chiese abbassandosi su di lei. Sophie alzò lo sguardo triste verso il fratello.
<< Ho freddo, Jamie… >> Disse con vocina flebile. Jamie si sentì di nuovo debole; vedere sua sorella in quello stato lo faceva star male. La abbracciò, sperando che il suo calore la riscaldasse un po’.
<< Così va meglio? >> Chiese, Sophie annuì un po’ sconsolata, ma quando Jamie la lasciò scoprì di non aver perso il calore; in qualche modo Jamie doveva averglielo trasmesso. Forse poteva funzionare per un po’. Quando la bambina gli disse che non aveva più freddo, Jamie rimase a bocca aperta. Si guardò le mani e si voltò verso Luna, spaventandola per un istante.
<< Stai ferma, Luna. >> Le disse posandole le mani sulle spalle. Lentamente, Luna cominciò a sentire un calore che non riuscì a spiegarsi e il freddo sparì.
<< Come stai? >> Chiese Jamie quando la ebbe lasciata.
<< Sei stato tu? >> Chiese incredula. Jamie annuì sorridente. Luna si guardò le mani sentendole bruciare.
<< Pensi di poter resistere alla bufera per un po’? >> Chiese Jamie speranzoso. Luna sorrise e annuì. << Allora non perdiamo tempo! >> Esclamò Jamie creando una spada. La diede poi a Luna e lei rimase sorpresa del suo gesto. << Che c’è? >> Chiese Jamie confuso.
Luna guardò la spada che teneva in mano. << E’ che di solito non mi dai mai un’arma così di buon grado. >> Jamie se ne accorse. Era stata la fretta a farglielo fare, ma ormai non poteva lasciar perdere.
<< Mi fido di te! >> Disse con un sorriso. Si voltò e incominciò a camminare. Luna lo seguì confusa. Sophie era in mezzo a loro due. Dovevano affrontare i Soldati di ghiaccio di Jack Frost e allo stesso tempo proteggerla. Stando dietro di lui, Luna notò la ferita di Jamie alla testa.
<< Ma Jamie, sei ferito! >> Esclamò in preda al panico quando vide il sangue. Jamie si voltò.
<< Ce ne occuperemo quando avremo finito! >> Dichiarò in fretta tornando a camminare.
<< Ma è una brutta ferita…! >> Protestò Luna cercando di avvicinarsi per esaminarlo. Jamie si ritrasse all’operazione.
<< Quando cacceremo via Jack allora potremo riposare! >> Disse chiudendo la conversazione.
Luna pensò che Jamie era davvero coraggioso. Non mostrava sconforto o preoccupazione nonostante avesse una ferita come quella; e tuttavia stava ancora andando incontro alla battaglia.
Jamie pensava invece di apparire ridicolo agli occhi della ragazza: un ragazzo talmente testardo da non voler ascoltare gli altri neanche quando ha una ferita grave e che potrebbe causargli dei problemi seri. Era uno stupido.
Lupo Solitario parò un altro raggio di ghiaccio con la spada; scivolò indietro a causa della potenza del getto e del terreno scivoloso. Quando finì l’attacco di Jack si gettò su di lui e cercò di colpirlo, senza successo, purtroppo. Jack schivò con facilità l’attacco e colpì il ragazzo nello stomaco con una stalattite staccata da terra. Lupo Solitario si accasciò a terra. Era evidente la differenza che c’era tra loro due: Lupo Solitario era in netto svantaggio; con tutta quella neve e quel ghiaccio, per Jack era uno scherzo colpire il ragazzo senza dover fare troppi sforzi. Inoltre il ragazzo continuava a spostarsi per evitare di essere colpito, quindi si stancava inevitabilmente, mentre Jack poteva farne a meno, potendo erigere muri di ghiaccio e potendosi spostare da una parte all’altra del campo di battaglia grazie alla forza del vento.
Lupo Solitario era in svantaggio, quindi. Avrebbe voluto sapere che fine avessero fatto tutti, ma sapeva che avrebbe dovuto cavarsela da solo. Non avrebbe mollato, ma avrebbe potuto esaurire le energie.
<< Lupo Solitario! >> Una voce gli fece tornare la speranza. Era Nightmare; era con sua sorella e Luna. Quel ragazzo le teneva sempre d’occhio… Non ebbe la forza di rispondere al richiamo, ma si rialzò spingendosi contro Jack Frost e dandogli una spallata che lo fece sbilanciare.
Jamie aveva visto bene: Lupo Solitario stava affrontando Jack Frost. Lo aveva riconosciuto nonostante il cappuccio coprisse il viso; la spada era la sua. Ma sembrava esausto. Doveva intervenire per concludere quello scontro in fretta.
Jamie entrò in un varco e comparve accanto a Jack Frost. Cercò di dargli un pugno, ma lo Spirito lo parò con un’espressione annoiata. A quel punto Jamie cercò di colpirlo con l’altro pugno, ma anche quello fu bloccato. Allora decise di fare leva sulle braccia di Jack Frost e di colpirlo con un doppio calcio spingendosi come su un’altalena. In effetti la tattica funzionò, e Jack saltò indietro per evitare di essere colpito, liberando Jamie e allontanandosi da Lupo Solitario.
<< Stai bene? >> Chiese Jamie.
<< Allora eri proprio tu, Nightmare! >> Disse grato il ragazzo. << Sei arrivato al momento giusto. >> Disse rialzandosi con l’aiuto di Jamie.
Frost li guardò adirato. << Siete davvero tenaci. >> Disse preparandosi ad attaccare. << Ma non capite che non potete vincere! >> Gli puntò contro il bastone e sparò un getto di ghiaccio che Jamie parò creando uno scudo. Nightmare gettò lo scudo dopo che l’attacco di Jack fu finito e si avvicinò allo Spirito.
<< Avete paura, Jack. >> Sussurrò. Jack spalancò gli occhi. Era quasi sul punto di scoppiare a ridere. << Pitch aveva paura di Fatina dei Denti, non poteva nulla contro di lei. >> Il ragazzo si avvicinò sempre di più all’uomo e si fermò a pochissima distanza da lui. << Tu di cosa hai paura? >> Chiese con un mezzo sorriso. L’espressione di sorpresa di Jack si tramutò in una di confusione e spavento. Jamie gli porse la mano. << Di me, forse? >>
Jack Frost fissò la mano di Nightmare a lungo. Non capì se si trattasse di una trappola oppure un tentativo di pace… Se avesse voluto, avrebbe potuto congelarli all’istante, ponendo fine a quella storia, ma non lo fece. Alzò lentamente una mano e con poca sicurezza strinse quella di Jamie.
Non bruciava. Jamie aveva smesso di bruciare per difendersi dal freddo. Il suo sorriso però si allargò quando Jack gli strinse la mano. La stretta di Jamie si fece più forte fino a non far più sfuggire l’Uomo di Ghiaccio. Il fuoco avvampò di nuovo dentro Nightmare e il ragazzo fece in modo di traferirlo al corpo di Jack, come aveva fatto prima con Luna e Sophie. Jack Frost si dimostrò sofferente non appena il calore cominciò ad entrargli in corpo. La stretta di Jamie non lo lasciò; lo Spirito fece di tutto per liberarsi, ma la mano era immobile. Cominciò a dimenarsi sempre di più, finché non finì proprio per urlare. Jamie intanto aveva smesso di sorridere: era infuriato. La rabbia che aveva nascosto si stava liberando in quel momento.
Quando jack sembrò non poter più contenere tutto quel calore, Jamie lo lasciò andare, facendolo cadere all’indietro. Lo Spirito fu enormemente felice di potersi gettare nella neve. Invece avrebbe dovuto tenere alta la guardia, quando Luna gli saltò addosso puntandogli la spada alla gola.
Jamie fu sorpreso dal gesto di Luna. Lo aveva immobilizzato e gli aveva messo paura; era stata una buona mossa, anche se forse un po’ rischiosa.
<< Vattene. >> Disse Jamie avvicinandosi. Jack cercò di guardarlo in faccia, ma ebbe difficoltà a farlo, dato che Luna gli stava davanti. << Richiama i tuoi Soldati e tornatene da dove sei venuto. >>
Jack per un attimo sembrò sconfitto, ma poi sorrise. << Dovrete rivedere le condizioni… >> Disse. Un urlo attirò l’attenzione dei ragazzi. Sophie era lì vicino, ma era stata presa da uno Scheletro di Ghiaccio. La stavano portando via.
<< SOPHIE!!! >> Urlò il ragazzo. Lasciò perdere Jack e cominciò a correre verso sua sorella. Spinse via uno Scheletro e passò sotto le gambe di uno troppo alto. Saltò e si ritrovò sopra a un altro di loro. Con un impeto di rabbia lo distrusse con un colpo di falce creata in quel momento. Lasciò andare l’arma e raggiunse Sophie, sulla spalla di un grosso Scheletro che barcollava a ogni passo. Jamie arrancava dietro al mostro. << SOPHIE!!! >> Urlò di nuovo allungando un braccio. Anche Sophie allungò un braccio. La vide sforzarsi per raggiungere il fratello.
<< JAMIE!!! >>
<< Ancora un po’, Sophie! ANCORA UN PO’!!! >> Urlava lui.
Quando le loro dita si toccarono una luce accecò tutti quanti.

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Capitolo 69
*** Fine della bufera ***


<< Uao… Nightmare, stai bene? >>
Jamie aprì gli occhi di soprassalto vedendo di fronte a sé il viso di Occhio di Falco stupito.
<< Ti sei un po’ bruciacchiato… >> Disse puntando un dito verso il suo viso e altre parti del corpo. Jamie non capì.
<< Che cosa è successo? >> Chiese tenendosi la testa. Si sentiva incredibilmente pesante e debole. Gli bruciava la pelle e gli fischiavano le orecchie.
Occhio di Falco fece una faccia contrariata. << Pensavo lo sapessi tu… Eravamo dispersi nella bufera, quando un’esplosione ha mandato via le nubi e il ghiaccio. C’eri tu al centro dell’esplosione, assieme a tua sorella… >>
<< Fearless dov’è? >> Chiese Jamie allarmato ricordando la situazione in quel momento. Occhio di Falco lo tranquillizzò.
<< E’ qui con noi; un po’ bruciacchiata dal calore, ma sta bene. >> Jamie sospirò. Cercò di alzarsi, ma fu inutile. << Non fare stupidaggini, ragazzo! >> Lo ammonì Occhio di Falco. << Hai delle ustioni non da poco. Ora ti porto io da un’altra parte; lì a terra starai gelando. >>
Jamie si lasciò quindi trasportare da Occhio di Falco fino al furgone della Squadra. << Ci sono tutti…? >> Chiese timoroso il ragazzo. Occhio di Falco non capì. << Nessuno ha riscontrato ferite… Gravi? >> Chiese. Voleva accertarsene prima di arrivare al furgone e avere brutte sorprese.
Occhio di Falco ci pensò un po’ su. << Coniglietto di Pasqua è un po’ acciaccato, ma si riprenderà. Bruto ha esagerato un po’ con quei mostri, e Thor ha battuto la testa, ma… >> Guardò Jamie. << La tua ferita mi sembra la peggiore, al momento. >> Questo rassicurò Jamie. Ora sapeva che erano ancora tutti vivi.
<< E come ci avete trovati, poi? >> Chiese Jamie ricordando che la Squadra era stata divisa.
<< Io e Runner siamo stati portati via dal vento. Eravano senza quasi nessun’arma, ma abbiamo incontrato poche statue di ghiaccio. Abbiamo incontrato poi Bruto e Siaiei, che dicevano di essere in cerca del resto della Squadra… >>
<< Lupo Solitario era con me. >> Disse Jamie. Occhio di Falco lo guardò interrogativo. << Cioè… Non me n’ero accorto prima, ma poi ho scoperto che stava lottando con Jack Frost. >> Occhio di Falco annuì.
<< E’ quello che ha detto lui. >> Rispose. << Rage aveva fatto fuori parecchi di quei cosi, prima che la trovassimo. Non si era lasciata cogliere impreparata. Topo di Fogna si era perso. Stava girovagando in cerca di Coniglietto di Pasqua, diceva. >> Jamie lo interruppe di nuovo.
<< Lo abbiamo trovato io e Kallisto. >> Occhio di Falco annuì.
<< E poi abbiamo trovato Cane Pezzato rinchiuso in una cella di ghiaccio, sul punto di gelare. >>
<< Sta bene? >> Chiese Jamie informandosi delle condizioni dell’amico. Occhio di Falco annuì.
<< Dopo averlo liberato abbiamo trovato Thor. >> Fece una pausa. << Anzi, lui ha trovato noi. >> Rettificò. << E’ il termine giusto, dato che lo abbiamo incontrato dopo che lui ha buttato del C-4 in mezzo al nostro gruppo. >> Disse seccato. << Non ci siamo allarmati molto perché sapevamo che Thor usa quel genere di armi… >> Jamie annuì. Glielo aveva detto al loro primo incontro, quando si era raccomandato di chiamarlo, se avesse usato degli esplosivi. Occhio di Falco riprese a raccontare. << C’è stata quella tua esplosione e così ti abbiamo individuato. Con te c’erano Luna, Lupo Solitario e tua sorella… >> Elencò. << Quando siamo arrivati sono comparsi anche Coniglietto di Pasqua e Kallisto. Il primo si appoggiava alle spalle dell’altro; avresti dovuto vederli. >>
<< Hanno imparato a fare squadra nelle situazioni difficili… Dici che si sono riappacificati? >> Chiese Jamie speranzoso.
<< Io penso di sì. >> Rispose Occhio di Falco rassicurante. Jamie sorrise. << L’ultimo ad arrivare è stato Giuda. Nessuno lo trovava da nessuna parte; a fine battaglia è spuntato con un’espressione provata dicendo di aver combattuto dal momento in cui era caduto dal furgone. >> Occhio di Falco sbuffò. << Per fortuna non è ferito. >>
Jamie annuì. << E’ una bella fortuna… >> Disse pensieroso. Occhio di Falco lo guardò.
<< Sei coraggioso, Nightmare. E anche avventato. >>
<< Io ci provo… >> Si accorse di quello che aveva detto e cercò di puntualizzare sul fatto che lui provava ad essere coraggioso e non avventato, ma Occhio di Falco si mise a ridere.
La Squadra era riunita attorno al furgone. Jamie vide subito Lupo Solitario e Luna discutere accanto a un fuoco flebile e Sophie starsene seduta per conto suo ad ascoltarli, cercando anche di stare lontana dal fuoco stesso. C’era Segugio che abbaiava eccitato attorno ai componenti della Squadra, felice di vedere che stessero bene. Cane Pezzato si scaldava davanti al fuoco, diversamente dalla bambina. Jamie vide su sua sorella delle bruciature molto simili a quelle che aveva lui. Quell’esplosione aveva colpito entrambi, ma erano ancora vivi, almeno.
Quando Fearless alzò lo sguardo e vide Occhio di Falco con in braccio Nightmare, si alzò subito per corrergli incontro. Jamie la salutò con un sorriso rassicurante, e quando Occhio di Falco lo ebbe riposto sul bordo del furgone, gli furono tutti addosso.
<< Come diavolo hai fatto? >> Chiese Kallisto. Jamie bevve un sorso d’acqua da una bottiglia che gli passò Occhio di Falco.
<< A fare che? >> Chiese il ragazzo. Kallisto gli rivolse uno sguardo deluso.
<< Lo sai! >> Gli disse.
Lupo Solitario prese la parola. << Hai fatto esplodere tutto quanto! Non credo di aver mai visto qualcosa di simile… >> Jamie ripensò a quell’esplosione. In realtà non pensava di poter fare anche una cosa del genere. Non ci aveva neanche pensato; doveva essere stata una cosa automatica… Forse la paura di perdere sua sorella lo aveva assalito a tal punto da fargli fare qualcosa che non sapeva di poter fare…
<< Non ho idea di come abbia fatto. >> Disse Jamie. Occhio di Falco esaminava le ferite.
<< Hai le stesse bruciature di tua sorella… >> Disse pensieroso. << Sono tutte superficiali, ma estremamente larghe. Delle ustioni di queste misure non le avevo mai viste… >> Jamie girò la testa verso Occhio di Falco dietro di lui.
<< E’ un problema? >> Chiese preoccupato.
Occhio di Falco scosse la testa. << Dovrai abituarti al bruciore per alcuni giorni, ma poi tornerai sano come prima. >> Jamie annuì pensieroso.
Dopo che Occhio di Falco ebbe finito di medicarlo, Sophie gli saltò addosso abbracciandolo. Coniglietto di Pasqua sorrise davanti a quella scena. << Comunque grazie a te siamo riusciti a mandare via Jack Frost. >> Jamie alzò lo sguardo.
<< Lo avete affrontato voi? >> Kallisto scosse la testa.
<< No. Se n’era già andato via quando siamo arrivati. >> Jamie lo guardò confuso. Luna prese la parola.
<< Dopo l’esplosione non è rimasta traccia degli Scheletri di Jack né di lui. >> Disse la ragazza. Lupo Solitario annuì alla sua affermazione. << Il calore era molto intenso. Quando c’è stata l’esplosione abbiamo alzato tutti lo sguardo verso di voi, e Jack si è dissolto in sabbia… >> Fece una pausa. << Sembrava non poter sopportare quel calore, nonostante lo abbia provato per un secondo. >>
Jamie ripensò alla reazione di Jack Frost quando gli aveva trasmesso il calore del suo corpo. Stava urlando di dolore. Lui era Jack Frost, lo Spirito del Ghiaccio, e questo era anche comprensibile, ma quella reazione? Sembrava proprio indifeso di fronte a quell’energia.
<< Io aggiungerei alla lista dei tuoi poteri il potere di creare gigantesche esplosioni infuocate… >> Disse Topo di Fogna voltandosi e allontanandosi. Jamie alzò lo sguardo. In effetti l’esplosione c’era stata, ma lui non l’aveva voluta; non l’aveva nemmeno cercata. Tutto quello che stava cercando di fare il ragazzo in quella situazione era salvare sua sorella; non aveva cercato di attaccare la statua di ghiaccio che la stava portando via. Forse perché avrebbe potuto colpire sua sorella o forse perché la situazione lo aveva spiazzato. Ma non avrebbe mai pensato di fare qualcosa del genere. E più ci pensava, più finiva per raggiungere la conclusione che non era stato lui.
Non sono stato io… Si disse nella mente. Non lo disse ad alta voce perché non voleva far preoccupare gli altri. Il gruppo cominciò a diradarsi, tutti tornarono alle loro occupazioni precedenti, finché accanto a Jamie non rimasero soltando Luna e Sophie.
Jamie pensò al fatto che non aveva sentito niente, al momento dello scoppio. Aveva avuto paura, ma non aveva sentito la sua paura incanalarsi nel suo corpo e raggiungere le sue mani o la sua testa, o pervadere tutto il suo corpo, come quando aveva scoperto nuovi poteri. Non aveva sentito nulla di tutto questo.
<< Non sono stato io… >> Sussurrò sconvolto.

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Capitolo 70
*** Senza paura ***


Jamie non aveva più smesso di pensare a quell’esplosione. A quando per la paura aveva dato vita a una deflagrazione infuocata che aveva fatto fuggire Jack Frost, salvando la situazione. Sophie e lui ne erano usciti con qualche bruciatura sul corpo, ma non avevano riscontrato ferite gravi. Ma Jamie non riusciva a smettere di pensare che non era stato lui a fare quella cosa. In quell’istante aveva pensato a tutto, tranne che a sperimentare un nuovo metodo per usare la paura. Ormai si era convinto di ciò: non era stato lui.
Ma chi può essere in grado di fare una cosa del genere? Continuava a ripetersi. Io sono l’unico che ha poteri soprannaturali nella Squadra. Di sicuro non è stato Jack, e Pitch non ne avrebbe avuto il motivo, sempre che possa essere in grado di farlo… Prima sarei stato sicuro della risposta, ma adesso non posso rispondere.
Il ragazzo pensava a Fatina dei Denti. La donna sarebbe stata sicuramente in grado di fare quel gesto, ed era capitato che avesse lasciato a Jamie il merito del suo operato. Ma era morta. Non poteva certo essere stata lei, o una sua reminiscenza… E se invece fosse stato proprio così? Fatina dei Denti era in grado di fare tante cose… Perché non avrebbe dovuto studiare un piano di emergenza… Qualcosa per assicurarsi che noi stessimo al sicuro! Jamie ripensò a quello che aveva detto. Che Sophie stesse al sicuro…
Ricordava come la donna tenesse molto a sua sorella. Fearless sembrava essere molto importante per lei, lo aveva dimostrato molte volte.
Deve essere qualcosa come… Una difesa preventiva. Come se avesse lasciato qualcosa… Qualcosa per difendere Sophie. Jamie era sicuro di aver risolto il rompicapo.
<< Ferma la macchina! >> Urlò nell’abitacolo. Coniglietto di Pasqua e tutti gli altri trasalirono. Il pilota schiacciò il piede sul freno e l’automobile scivolò sul ghiaccio.
<< Che diavolo hai, ragazzo? >> Chiese Topo di Fogna girandosi e grattandosi la testa. Nella frenata aveva sbattuto con la testa. Jamie ansimò guardando negli occhi tutti i presenti. Coniglietto di Pasqua, Luna, Cane Pezzato, Topo di Fogna… E Sophie. Le sue labbra si piegarono da sole.
<< Non sono stato io. >> Disse con un sorrisetto. << Non sono stato io a provocare quell’esplosione! >> Ripeté a gran voce. I presenti si guardarono sconcertati.
<< Che stai dicendo, Jamie? >> Chiese Luna. << Certo che sei stato tu… >> Nella sua voce c’era del dubbio. << O no…? >> Chiese infine. Jamie non smetteva di sorridere.
<< E’ stata una persona che può fare molto più di me. >> Disse. Si avvicinò a sua sorella. Il suo modo di muoversi e la sua espressione la inquietarono un po’. << Sono sicuro che c’è una “traccia” su di te, Fearless… >>
<< Di che stai parlando, Nightmare? >> Chiese spazientito Coniglietto di Pasqua. << Parla chiaro! >> Gli intimò. Jamie alzò lo sguardo e annuì.
<< Credo che Fatina dei Denti abbia lasciato qualcosa su mia sorella… >> Cominciò a spiegare. << Qualcosa che la potesse difendere… >> Disse. << L’esplosione dell’altro giorno non era dovuta a me… Alla mia paura… >> Continuò incerto. << Io… Non sarei riuscito a farlo. >>
<< Ci sono cose che non puoi sapere, finché non le scopri. >> Disse Topo di Fogna girandosi. Jamie lo fermò.
<< Questo non era mio. >> Puntualizzò. << In quel momento non stavo neanche usando la mia paura. Non l’ho sentita! >> Gli sguardi volarono.
<< E allora? >> Chiese Coniglietto di Pasqua.
Jamie si girò verso di lui. << E’ stata lei… >> Si girò verso Sophie. << E’ stata mia sorella. >> Tutti rimasero a bocca aperta. << Non… Direttamente. >> Spiegò prima che potessero sollevarsi domande. << Io credo che Fatina dei Denti abbia lasciato qualcosa su di lei. Qualcosa che si attiva quando mia sorella è in pericolo. >>
<< E’ fuori discussione! >> Disse Coniglietto di Pasqua voltandosi e mettendo a moto.
<< No, fermo! >> Lo pregò Jamie. La macchina si fermò di nuovo. Jamie si girò di nuovo verso Sophie. << Lei voleva bene a Fearless. Voleva che stesse al sicuro. >> Si girò e cominciò a raccontare. << Quando gli Incubi hanno attaccato il rifugio di Babbo Natale io sono corso nella nostra stanza per difendere mia sorella, ma Fatina dei Denti era già lì. Si prendeva cura di Fearless quando io andavo ad allenarmi con la Squadra. Giocava sempre con lei. >> Esitò un attimo, prima di dare l’ultima prova. << Quando le ho chiesto… Perché fosse venuta con noi… >> Sospirò. << Lei ha risposto con un disegno di Fearless. >> Sentì qualcuno sussultare.
Topo di Fogna si fissava una mano con malinconia, mentre Cane Pezzato spalancava gli occhi dalla sorpresa. Coniglietto di Pasqua guardava Jamie torvo, mentre Luna e Sophie erano sbalordite.
<< Se non avessi conosciuto bene Fatina dei Denti… >> Disse Jamie. << Avrei pensato che fosse una persona pericolosa. Che volesse fare del male a mia sorella. >> Abbassò lo sguardo scuotendo la testa, pensando a uno scenario simile. << Ma lei voleva bene a Fearless. Voleva proteggerla. >> Rivolse a Sophie un sorriso dolce. << Ecco perché, secondo me, ha voluto lasciare… Una parte di sé con lei… >>
Le persone nell’abitacolo tenevano lo sguardo basso. << Non lo so, Jamie… >> Sussurrò Luna. << Non credo possa essere possibile… >>
Jamie le puntò un dito contro. << E’ proprio questo il punto! >> Disse. << Bisogna credere in lei perché possa funzionare! Se la avessimo dimenticata allora quel che era rimasto di lei sarebbe sparito, perché non avrebbe avuto appigli nei nostri cuori. >> Ora si stava giocando tutto. << Ma il suo ricordo è rimasto vivido dentro di noi, e così ha potuto salvare mia sorella quando è arrivato il momento di farlo. >> Trasportato dall’euforia, Jamie propose una follia. << Possiamo anche provare! >>
Coniglietto di Pasqua, Topo di Fogna e Cane Pezzato si girarono verso di lui all’unisono, e sempre insieme dissero:<< Che cosa?! >>
Jamie sapeva di aver detto una scemenza, ma nella sua follia c’era la possibilità che ci fosse qualcosa di sensato in quell’idea. Aprì lo sportello dell’auto e scese. Chiese anche a sua sorella di seguirlo.
<< Nightmare, no! >> Coniglietto di Pasqua scese dal fuoristrada e raggiunse Jamie. Luna, Cane Pezzato e Topo di Fogna lo seguirono. << Se ho capito quello che vuoi fare, finirai per fare un’idiozia! Devi fermarti! >> Gli intimò una volta arrivato vicino a lui.
Jamie scosse la testa. << So quello che faccio. >> Fece qualche passo indietro allontanandosi da Sophie e chiedendo agli altri di lasciare spazio.
Intanto, dal furgone dietro di loro scesero Kallisto, Bruto e Rage, che chiesero che cosa stesse succedendo. Anche Lupo Solitario entrò in scena in sella alla sua moto.
Jamie guardò Sophie speranzoso. Sorrise e fec apparire una falce tra le sue mani. Sophie si spaventò. << Jamie… Che stai facendo? >>
Jamie le rivolse un grosso sorriso. << Non ti preoccupare, Sophie. Andrà tutto bene. >> La bambina si fidava di suo fratello, per questo non fece altre domande. Non dimostrò di avere paura, perché quello era ciò che il fratello le aveva sempre insegnato.
Jamie fece qualche movimento per scaldarsi. Si sentiva nervoso a fare quella cosa, ma sapeva che non c’era niente di cui preoccuparsi; sarebbe andato tutto bene.
Prese la rincorsa e caricò la sorellina levando la falce. << Non ti muovere, Sophie! >> Le disse. La bambina, se prima non si era mostrata spaventata, adesso era piena d’ansia. Ma Jamie non l’avrebbe colpita, perché prima di farlo il potere di Fatina dei Denti l’avrebbe salvata. O forse no?
Ogni passo rendeva Jamie sempre più incerto, nonostante sapesse che sarebbe finito tutto bene.
Proprio mentre stava per abbassare la lama sulla sorellina, Jamie si sentì terribilmente. Non si fermò però, e proprio quando pensò che avrebbe colpito sua sorella, Lupo Solitario scattò afferrando Fearless e scivolando sul terreno ghiacciato.
La lama della falce di Jamie si conficcò nel ghiaccio, e Nightmare si sentì distrutto. Non capiva: pensava che avrebbe funzionato. Perché non aveva funzionato?
<< MA SEI IMPAZZITO?! >> Gli urlò contro Lupo Solitario. Aveva in braccio Sophie. La bambina era spaventata; non credeva che il fratello avrebbe mai fatto qualcosa del genere. Jamie guardava la lama che aveva usato.
<< Non ha funzionato… >> Sussurrò.
<< Non ha funzionato? CHE COSA NON HA FUNZIONATO?! >> Urlò Lupo Solitario infuriato. << STAVI PER AMMAZZARE TUA SORELLA, IDIOTA! >> Sophie stava per mettersi a piangere. Si strinse al petto di Lupo Solitario e girò lo sguardo. Luna e gli altri li guardavano esterrefatti. << E voi… Perché non lo avete fermato?! >>
Topo di Fogna prese la parola. Balbettò qualcosa di incomprensibile. << Lui… Lei… I ricordi di Fatina dei Denti… >>
<< Diceva che sopra sua sorella ci fosse una specie di allarme che scattava quando lei era in pericolo… >> Disse Coniglietto di Pasqua. << Ma a quanto pare non funziona. >>
Lupo Solitario era incredulo. << E voi lo avete lasciato fare? >> Guardò in faccia i presenti. Si girò verso Jamie. Non fu lo sguardo di Lupo Solitario a farlo crollare; fu quello di Sophie.
La bambina stava piangendo, spaventata da suo fratello maggiore, che avrebbe dovuto sempre proteggerla, invece che puntarle contro un’arma. Jamie cadde a terra in ginocchio.
<< Sophie… >> Disse con voce tremante. Aveva rischiato di perderla. Aveva rischiato di toglierla a sé stesso. Era diventato pazzo? Voleva avvicinarsi a lei, abbracciarla, baciarla, chiederle scusa per averla fatta spaventare, ma rimase fermo in mezzo alla neve, a guardare sua sorella piangere per causa sua.
Anche Jamie pianse. Stava per fare qualcosa di cui si sarebbe pentito tremendamente. Per fortuna Lupo Solitario non era stato uno stupido come lui. Doveva ringraziarlo.
 
*
 
Dopo che Jamie ebbe giurato di stare bene, Lupo Solitario acconsentì a lasciare Sophie a suo fratello. La bambina si mostrò un po’ riluttante a lasciare il ragazzo, ma abbracciò con forza il fratello, che le chiese subito scusa.
<< Ma perché non ti sei spostata, Sophie? >> Chiese Jamie alla sua sorellina.
Sophie lo guardò con gli occhi lucidi e disse:<< Perché mi fidavo di te. Se mi dici di fare una cosa io la faccio… >> Jamie si sentì ancora peggio quando sua sorella disse quella cosa. Aveva rischiato di uccidere sua sorella e di perderla per sempre per una stupida ipotesi.
<< C’è una stazione di servizio, non lontano da qui. >> Disse Coniglietto di Pasqua. << Forse dovremmo fermarci, per oggi… >> Jamie annuì e ringraziò.
Mentre raggiungevano la stazione di servizio, a Jamie saltò in mente un’altra ipotesi. Ormai era chiaro che non era stata Fatina dei Denti a provocare quell’esplosione; ma lui non era stato in ogni caso. Lui usava la sua paura per fare diverse cose, ma quello che era successo doveva essere stato provocato da qualcuno incapace di provare paura. Si ricordò anche quando Jack aveva detto che le persone che la notte non avevano incubi erano due: Fatina dei Denti e Sophie.
All’improvviso fu tutto chiaro a Jamie: non era stata Fatina dei Denti a lasciare qualcosa su Sophie; Sophie stessa aveva imparato a non avere paura grazie a Fatina dei Denti e a lui, che le aveva sempre insegnato a non credere alla paura.
<< SOPHIE! >> Urlò Jamie alzando la testa. La bambina era seduta accanto a lui, nella stazione di servizio. C’erano Cane Pezzato e Luna lì vicino, mentre Coniglietto di Pasqua e Kallisto controllavano le operazioni di scarico di munizioni e viveri. Chi non era occupato a scaricare, stava perlustrando le stanze.
Si voltarono tutti a guardarlo. Jamie li guardò con gli occhi spalancati. << E’ stata lei… >> Disse stupito di sé stesso per non averlo capito prima. << E’ lei. >>
<< Che stai dicendo, Nightmare? >> Chiese Cane Pezzato mentre armeggiava con qualcosa a terra.
Jamie sorrise. Prese Sophie in braccio e la abbracciò con forza. << Che mia sorella è veramente senza paura! >>
La mossa di Jamie li preoccupò un po’, ma dopo poco sembrò tutto a posto.
Arrivarono Lupo Solitario e gli altri. << Nightmare… >> Fece il ragazzo. << Forse sei un po’ stanco, oggi… >>
<< Sto benissimo, ti dico. >> Rispose Jamie. Poi si rivolse a Fearless. << Sophie, ti ricordi dei poteri di Fatina dei Denti? >> Sophie annuì.
<< Non so come facesse… >> Disse Sophie incerta. Lei non c’era quando la donna gli aveva parlato dei suoi poteri.
<< Lei non aveva paura di niente; è per questo che riusciva a volare, a far apparire gli oggetti e a fare tante altre cose. >> Sophie lo ascoltava rapita. << Lei non poteva provare paura, ed era questo il segreto dei suoi poteri. >> Le poggiò un dito sul petto. << Io ti ho insegnato una cosa, in questi tre anni… >>
<< Che la paura non esiste, e che gli Incubi se ne vanno sempre via. >> Continuò la bambina. Jamie annuì.
<< Brava. Non so se è per l’educazione che ti ho dato oppure se c’entra Fatina dei Denti… >> Per un attimo vide lo sguardo severo di Lupo Solitario che gli diceva di fare attenzione a ciò che faceva. << Ma io sono sicuro che tu sia davvero senza paura: Fearless. >>
Sophie abbassò lo sguardo. << Ma io… Ho paura. >>
<< Quello non è avere paura. Anche Fatina dei Denti ha avuto dei momenti difficili: ma non aveva paura, bensì si sentiva insicura. Tu non hai mai avuto paura, hai creduto di averne. In realtà, la cosa di cui avevi paura, era il pericolo di sbagliare, e non ti si può incolpare per questo… >> Jamie le sorrise. << Quello che ti sto dicendo è che… Tu sei più forte di quanto tu possa immaginare! Sei capace di fermare tutto questo; devi solo esserne cosciente! >>
Sophie sembrava essere felice del fatto che suo fratello riponesse così tanta fiducia in lei, ma non si sentiva capace di fare quello che aveva fatto Fatina dei Denti. Lei aveva affrontato Pitch Black senza timore; aveva scacciato l’Ombra di Pitch; si era sacrificata per loro eliminando l’Ombra. Sophie non si sentiva tanto forte e coraggiosa per fare tutto quello.
<< Ma io sono piccola… >> Disse la bambina. Jamie sorrise.
<< Anche se sei piccola ci saranno persone più grandi che ti aiuteranno. >> Disse Jamie.
<< E se poi dovesse finire come con Fatina dei Denti? >> Chiese intimorita la bambina. Jamie si pietrificò. Per un istante gli venne in mente l'immagine di lei di fronte a Pitch Black con le braccia levate. La abbracciò più forte che poté e le disse:<< Non succederà. >>
Sophie sorrise. Quando si fu liberata dell’abbraccio cominciò a pensare a cosa potesse fare. Jamie fu sorpreso e felice della sua idea di cominciare ad allenarsi subito. La vide concentrarsi stringendo i pugni e chiudendo gli occhi. Tremava mentre cercava di avverare ciò a cui stava pensando.
Per un attimo, davanti a tutta la Squadra, un forte vento si alzò da chissà dove e Fearless si sollevò da terra di qualche centimetro ricadendo bruscamente subito dopo. Jamie non riusciva a crederci. Sophie era visibilmente affaticata, sudava e ansimava. Jamie avrebbe voluto prenderla in braccio, ricoprirla di baci e farle complimenti. E così fece. Sophie, nonostante la stanchezza per il gesto appena compiuto, sorrise al fratello e si concesse un urletto di gioia. Il ragazzo la strinse con forza e lei ricambiò l’abbraccio.
<< Sei stata fantastica, Fearless! >> Disse Jamie. << Però adesso basta. >> Le disse guardandola serio. << Oggi ti ho già stressata troppo! >> Disse sorridendo. Sophie lo abbracciò con più forza, e i membri della Squadra le rivolsero complimenti e frasi di incitazione.
<< Ora capisco… >> Disse Lupo Solitario. << Quando sono stato ferito mortalmente da Pitch Fatina dei Denti stava per venire a curarmi, ma prima che arrivasse la ferita si era già richiusa. In quella situazione non se n’è accorto nessuno, ma ora ho capito che eri stata tu, Feraless. >> Sorrise. << E ti ringrazio. >>
A quanto pare Sophie aveva già usato il suo potere in passato, nei momenti in cui si era sentita più insicura, quando aveva creduto che stesse per finire tutto. Ma ora era consapevole del suo potere, e sapeva che anche lei poteva essere di aiuto.
Le cose erano cambiate, molto.

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Capitolo 71
*** Prima di entrare nella tempesta ***


Prima di arrivare alla loro destinazione, la Squadra dovette fermarsi in una piccola cittadina sulla strada. Fu un sollievo per loro, trovare quel posto dove passare la notte. Probabilmente avrebbero raggiunto la città di Jamie dopo pochi giorni. In ogni caso, quella avrebbe potuto essere la loro ultima tappa in una città, e volevano approfittarne per raccogliere munizioni e viveri. Presto avrebbero affrontato la battaglia finale, e avrebbero dovuto essere pronti a tutto.
In quei giorni di viaggio, Jamie aveva cercato di aiutare sua sorella a prendere il controllo dei suoi nuovi poteri; in realtà la bambina non sembrava riuscire a fare più di quel poco che aveva dimostrato, ma era normale per lei. Aveva fatto cose più potenti, in passato, anche senza esserne cosciente, e Jamie sapeva che col tempo avrebbe imparato a fare molto di più.
Luna era silenziosa. Da qualche giorno sembrava turbata, forse temeva qualche pericolo insapettato; Jack Frost non si era più fatto vedere dopo quella battaglia nell’autostrada, e con quegli Scheletri ai suoi comandi non c’era da stare tranquilli. La Squadra però sembrava concentrata su altro.
Le provviste erano rimaste in poche; era una fortuna che fossero finiti in quel posto. Kallisto stava già organizzando una spedizione per cercare cibo in città. Coniglietto di Pasqua era invece occupato con le munizioni. Temeva che non potessero bastare per la battaglia finale e voleva cercarne altre. In realtà, Nightmare avrebbe potuto provare a crearne, ma non avrebbe potuto farlo all’infinito… Thor era accanto a Coniglietto di Pasqua che gli dava una mano a contare le armi e le munizioni che avevano per ognuna. Vicino a loro c’era Segugio che sonnecchiava acciambellato con la testa nascosta tra le zampe.
Topo di Fogna teneva alto il morale della squadra intrattenendo i suoi componenti con parole di conforto e dando consigli.
<< A cosa pensi? >> Chiese Cane Pezzato avvicinandosi a Luna. La ragazza fu distolta dai suoi pensieri e sorrise al ragazzo.
<< Come, scusa? >> Chiese. Non aveva proprio sentito la domanda.
Cane Pezzato sorrise e si sedette accanto a lei. << Hai uno strano sguardo… >> La fissò negli occhi. << Quando ti vedo così è perché hai qualcosa di complicato per la testa… >> Si girò. << O sbaglio? >>
Luna guardò a terra cercando di sorridere. << Non sbagli, Cane Pezzato. >> Lei si sentiva triste. << Ma non so se posso dirti perché… >> Non si sentiva pronta a rivelare i suoi pensieri a tutti. Voleva prima ragionare con calma e pensare bene a quali scelte fare. Cane Pezzato strinse le spalle.
<< Come vuoi. >> Disse alzandosi. << In ogni caso, se dovessi cambiare idea io sarò lì. >> E indicò il luogo dove stava seduto Nightmare. Era una provocazione? Un invito? Forse Luna era troppo sospettosa in quei giorni, ma si sentì come presa in giro da quella frase, e neanche lei sapeva perché.
Nightmare fece posto a Cane Pezzato. Il ragazzo si sedette sorridendo all’amico. << Come va la nostra piccola Fearless? >> Chiese rivolgendo un largo sorriso a Sophie. La bambina non rispose; sembrava stanca dall’ultimo allenamento. << Non le starai chiedendo troppo? >> Chiese Cane Pezzato a Jamie. Nightmare scosse la testa.
<< E’ lei che mi chiede di farla stancare. >> Rispose il ragazzo. << Vuole essere di aiuto più di quanto sia già stata… >>
<< Sei un po’ frettolosa, eh? >> Fece Cane Pezzato sorridendo alla bambina. Si voltò a guardare Luna, che stava fissando il pavimento. << Ti vorrei parlare. >> Disse in tono serio. Jamie alzò la testa per scorgere Luna nascosta da Cane Pezzato. << Magari potremmo andare da un’altra parte? >> Chiese facendo un piccolo cenno in direzione di Luna. Jamie non capì quale fosse il problema, ma annuì e seguì Cane Pezzato.
Il ragazzo guidò l’amico su per una scaletta che portava in una soffita vuota. La Squadra aveva assicurato che non c’era niente di pericoloso lì dentro, ma avevano preferito lasciare le armi ai piani inferiori.
<< Di che vuoi parlarmi? >> Chiese Jamie. Cane Pezzato si voltò e si mise un dito alla bocca.
<< Di Luna. >> Disse a voce bassa.
<< Qual è il problema? >> Chiese Jamie pronto ad ascoltare.
<< Non lo so. >> Rispose Cane Pezzato. << E’ silenziosa, distratta… Non la vedevo così da un po’… >> Disse. Nightmare ricordò quando ancora Luna odiava letteralmente Jamie per tutte le sue affermazioni sui Guardiani. Sembrava essere passato un secolo da quando la aveva seguita nella foresta e aveva fatto la pace con lei. Ora le cose andavano bene tra loro, ma sembrava che in quei giorni si stesse comportando stranamente. << Ho pensato che con te parlerebbe di più, ma credo che non lo farà. >>
<< Perché? >> Chiese Jamie.
<< Perché secondo me ci ha sentiti, l’altra notte. Quando io e te abbiamo parlato di lei e di suo fratello… >> Scosse la testa. << Non mi sembra giusto parlare così degli altri… >> Abbassò lo sguardo. << Da quel giorno mi è sembrata diversa. >> Concluse Cane Pezzato. Jamie non se n’era accorto fino a quel giorno. Gli era sembrato che fosse tutto a posto, ma ora capiva che Luna si sentiva male, per qualche motivo che lui non sapeva.
<< Pensi che sia perché sappiamo di lei e Lupo Solitario? >> Chiese Jamie. Cane Pezzato scosse la testa.
<< Non lo so… >> Disse. << Potrebbe essere quello oppure qualcos’altro… Potrebbe essere quello e qualcos’altro! >> In pratica: non potevano sapere niente.
Jamie pensò. << E cosa pensi che dovrei fare? >>
<< Non dovresti parlargliene. Non ora che ho finito di parlare con lei io. >> Rispose Cane Pezzato preoccupato. << Potrebbe pensare che siamo contro di lei, in qualche modo… Sempre a parlare di lei, a cercare di farla sentire meglio anche quando non vuole… >>
<< Ma è nostra amica! >> Sbottò Jamie. << Se ha un problema dobbiamo aiutarla a risolverlo. >>
<< Non ora, però. >> Disse Cane Pezzato. << La farebbe andare su tutte le furie. >> Concluse avviandosi alla scala che portava di sotto. Jamie lo seguì con lo sguardo.
<< E cosa pensi che dovrei fare, allora? >> Chiese ad alta voce.
Cane Pezzato si voltò prima di scendere. << Sii te stesso. >> Disse. Poi cominciò a scendere gli scalini della scaletta. Jamie rimase solo e sospirò pazientemente. Dopo un po’ lo seguì.
<< Dobbiamo mandare un gruppo subito, prima che faccia buio, così potremo dormire con calma. >> Diceva Coniglietto di Pasqua. Thor non era d’accordo.
<< Siamo tutti esausti. Dovremmo riposare e pensarci domani mattina. >> Diceva quello in risposta.
<< Ma se gli Incubi ci attaccano nella notte? O peggio ancora, quegli Scheletri di ghiaccio? >> Chiese Occhio di Falco alzando lo sguardo.
<< Dovremmo agire ora. >> Disse Runner.
<< Non conosciamo questo posto, potremmo avere qualche brutta sorpresa… >> Disse Siaiei. Kallisto prese la parola.
<< Il fatto è che restare qui a discutere non cambierà niente! >> Tutti si zittirono. Jamie entrò in quel momento e si fermò a guardare la situazione. C’era la Squadra attorno a un tavolo che discuteva su cosa fare, mentre lontano da tutti c’era Luna, seduta su un divano sfondato che pensava a chissà cosa. Sophie era accanto a lei, ma stava riposando, non parlava con lei né cercava di farla parlare; aveva capito che era inutile... Cane Pezzato era accanto alla porta che aspettava che Jamie scendesse. Gli lanciò un’occhiata furba e gli diede una pacca sulla spalla quando entrò.
E ora che si fa? Si chiese Jamie. Doveva andare a parlare con Luna o aspettare ancora un po’? In fondo, Luna avrebbe potuto reagire male se avesse provato a parlarle, ma non pensava che fosse una buona idea, lasciarla da sola con sé stessa. Alla fine decise di andare dalla Squadra e unirsi alla discussione.
Quando Kallisto lo vide, gli chiese subito il suo parere. << Cosa credi che dovremmo fare, Nightmare. >> Chiese. << Andare subito in cerca di munizioni e viveri oppure aspettare a domani? >>
Jamie esitò a rispondere. << Domani dovremo partire. Sarebbe meglio andare subito; oppure restare qui anche domani. >>
Coniglietto di Pasqua sorrise. << Vedete? Ha ragione lui: bisogna andare ora. >>
<< Le ricerche potrebbero prendere più tempo del previsto. >> Ribatté Thor.
Siaiei prese la parola. << Non sappiamo cosa potrebbe succedere. >>
Jamie decise di alzare la voce, dato che la discussione sembrava non portare da nessuna parte. << Mandiamo una parte della Squadra a cercare cibo e munizioni. Gli altri resteranno qui e se dovesse succedere qualcosa sapremo dove tornare. >> Kallisto si alzò.
<< Da come parli direi che vuoi venire anche tu. >> Jamie annuì.
<< Non posso lasciare tutto in mano a voi. >> Disse con un sorriso. Kallisto sorrise in risposta. Thor sospirò e accettò di mandare un gruppo alla ricerca.
<< Allora chi mandiamo? >> Chiese a Coniglietto di Pasqua.
L’uomo si alzò dalla sedia su cui era seduto e cominciò a indicare alcune persone. << Andrò io, poi Nightmare, Bruto, Rage… >> Kallisto si unì. Si alzò anche Runner, che non voleva restare indietro, mentre Topo di Fogna alzò una mano con fare stanco, per dire che sarebbe venuto anche lui. Anche se riluttante all’idea, si unì anche Thor.
<< Verrò anch’io. >> Disse Lupo Solitario alzando una mano.
Coniglietto di Pasqua annuì soddisfatto. << Bene. Allora è deciso. >>
Jamie si allontanò dal gruppo che cominciava a prepararsi, dirigendosi verso Luna e sua sorella. Si sedette accanto a Sophie, scoprendo che stava cercando di far sollevare un cuscino che aveva trovato lì vicino, senza però riuscirci. Luna era ancora persa nei suoi pensiero.
<< Sto andando fuori con gli altri per cercare da mangiare e delle munizioni. >> Disse a Sophie.
<< Voglio venire anch’io! >> Esclamò la bimba. Jamie si sorprese.
<< Che cosa? >> Sbottò incredulo.
<< Magari potrò essere di aiuto… >> Mormorò con un faccino furbo. Jamie non avrebbe voluto portare Sophie con lui, quella volta.
<< E se invece restassi qui con Luna? >> Chiese spingendola vicino alla ragazza. Luna scosse la testa e si guardò intorno.
<< Cosa c’è? >> Chiese la ragazza guardandosi ancora intorno. Sembrava che si fosse appena svegliata. Jamie la guardò con insicurezza.
<< Sto per uscire alla ricerca di viveri e munizioni con gli altri. Immagino che tu vorrai venire… >> Disse. Non poteva chiederle di restare là, anche se avrebbe sperato che andasse così…
Allora Luna lo stupì. << Va bene… >> Disse con tono neutrale. Non era mai capitato che rispondesse così a una possibilità di uscire a combattere. Era sempre la prima a mettere piede fuori, e questa volta se Jamie non glielo avesse detto sarebbe rimasta là…
<< Ehi! >> Protestò Sophie. << Avevi detto che sarei rimasta con Luna! >> Jamie sospirò. Sua sorella stava crescendo con un bel caratterino… Non poté rifiutarsi di portarla con sé, questa volta.
 
*
 
Il gruppo era in mezzo alla strada. Lupo Solitario camminava con agilità nella strada ghiacciata, evitando le automobili ferme da anni e tutti gli altri ostacoli che potevano comparirgli davanti: panchine rovesciate, cestini della raccolta dei rifiuti, lampioni, pali… Jamie si girava sempre dietro per controllare Sophie. Aveva il presentimento che se non l’avesse controllata per bene, la bambina avrebbe fatto qualche cosa di sua iniziativa poco discreta, esaltata com’era. Luna stava dietro a Jamie, a pochi passi da lui. Gli era stato dato un arco da Nightmare, che teneva basso con una freccia già incoccata, pronta a lanciarla in caso di pericolo. Davanti al gruppo c’erano Coniglietto di Pasqua e Kallisto, che davano ordini e incitazioni. Topo di Fogna li seguiva, a volte allontanandosi dal gruppo per controllare i negozi e gli appartamenti sulla strada. Runner controllava la zona allontanandosi anche di molto per accertarsi che non ci fossero Incubi in giro. Bruto e Rage discutevano di qualcosa a cui Jamie non aveva prestato molta attenzione. Erano in disaccordo, come sempre. Thor li ascoltava in silenzio, divertendosi un mondo a sentirli discutere.
<< E’ per questo che ti dico che non c’è da preoccuparsi: se troveremo quello che cerchiamo, allora sarà tutto a posto; se non troviamo le munizioni per le nostre armi, abbiamo sempre qualche arma bianca, e per il cibo… >> Rage lo zittì.
<< Non possiamo continuare senza preoccuparci per il cibo. Rischiamo di rimanerne senza prima di accorgercene! >> Bruto la guardò oltraggiato.
<< Ehi, io stavo solo dicendo che Silla ci ha dato razioni a sufficienza per poter resistere parecchio tempo. E’ ovvio che continuiamo a cercare cibo in tutte le città in cui passiamo, ma ti sto solo dicendo che non c’è da preoccuparsi ora. >> Si giustificò Bruto. Rage sbuffò impaziente.
<< Tu non ti preoccupi mai per niente. >> Lo accusò. Bruto le rispose a tono.
<< E tu ti preoccupi sempre troppo, quindi siamo pari! >> Rage stava per rispondergli a voce più alta. Thor ridacchiò a sentirli litigare a quel modo. Coniglietto di Pasqua si fermò e fece segno a tutti di fare lo stesso alzando una mano e soffiando tra i denti. Il gruppo si fermò all’istante.
<< C’è qualcosa in questo posto… >> Sussurrò. Di fronte a loro si ergeva un grande fabbricato in mattoni rossi. C’era un alto cancello nero che sbarrava la strada; attorno ad esso c’erano delle mura spesse e alte, difficili da superare. Il cancello era chiuso con un grosso lucchetto.
<< Che cos’è? Una fabbrica? >> Chiese Topo di Fogna avvicinandosi.
Le finestre erano sporche e appannate; alcune erano state mandate in frantumi, e sui parapetti di ognuna vi era depositata della neve fresca. Aveva nevicato da poco tempo, lì. Jamie notò che una finestra sembrava essersi congelata all’istante: ai lati c’era del ghiaccio che continuava verso dentro e il vetro mancava completamente. Avrebbe scommesso che era sparso per terra nella stanza in cui portava, assieme alla neve caduta di recente.
<< La vedi? >> Chiese a Luna. << Sembra essere stata prima congelata e poi sfondata. >>
<< Non è un buon segno, vero? >> Chiese Luna con sguardo scoraggiato. Jamie scosse la testa.
<< E’ lì che andiamo. >> Sentenziò Coniglietto di Pasqua.
<< Perché? >> Chiese Jamie. Fu Kallisto a rispondergli.
<< Questa è una fabbrica. Non sappiamo di cosa, ma potremmo trovare qualcosa di interessante lì dentro; attrezzi, armi, forse anche del carburante… >> Kallisto fece qualche passo verso il cancello e lo esaminò. << Come lo superiamo? >> Chiese a bassa voce. Thor si fece avanti.
<< Ho dell’esplosivo… >> Disse.
<< Niente bombe. >> Disse Topo di Fogna. << Se c’è qualcuno dentro, lo farà allarmare. >>
Coniglietto di Pasqua annuì. << Ha ragione. >> Mormorò togliendo ogni speranza a Thor di usare i suoi esplosivi.
Runner si fece avanti e guardò l’alto cancello. << Posso provare a scavalcarlo e ad aprirlo da dentro. >> Kallisto scosse la testa.
<< Io non ti mando più avanti da solo. >> Disse ricordandogli quella volta che era stato colpito da Jack Frost dopo aver scalato un muro di roccia da solo.
<< Possiamo andare in due. >> Si offrì Lupo Solitario.
<< Accidenti, è un lucchetto! >> Si lamentò Bruto. << Possiamo spaccarlo con un’arma robusta! >>
<< Potrebbe essere una mossa rischiosa… >> Disse Rage. << Il rumore potrebbe attirare qualcuno. >>
<< Ma non c’è nessuno! >> Disse avvicinandosi al cancello per esaminare il lucchetto. << Ci vorrebbe un martello… >> Mormorò esaminando il lucchetto.
Jamie si avvicinò e fece apparire un martello robusto. Bruto gli rivolse uno sguardo annoiato e gli strappò il martello dalla mano. << Odio quel tuo potere. >> Disse saggiando il lucchetto con il martello. << E’ tutto troppo facile per te. >> Diede alcuni colpi. << E’ bello cercarsi da soli le armi, ciò che serve a sopravvivere… Ma così… E’ tutto troppo facile! >>
<< Ma è più di aiuto. >> Disse Jamie. Bruto lo guardò seccato. Diede un ultimo colpo al lucchetto e quello si ruppe.
<< Bene. >> Disse con soddisfazione. Poi gettò il martello a terra ed entrò nel cortile. Jamie sbuffò facendo sparire il martello, dopodiché lo seguì.
Il gruppo entrò facilmente nella fabbrica. Dentro si aprì a loro una grande sala in disordine; c’erano mobili rotti e schegge di vetro davanti alle finestre; ma la cosa che fece preoccupare tutti, fu la presenza di ghiaccio sul pavimento e sulle pareti, come se lì dentro fosse passata una bufera a dimensioni ridotte.
<< Incoraggiante… >> Sussurrò Lupo Solitario osservando la stanza. Non sembrava esserci una cosa in ordine. << Credete ancora che ci sia qualcosa di utile, qui dentro? >> Chiese a Coniglietto di Pasqua e Kallisto.
Coniglietto di Pasqua si guardò intorno. << Deve esserci qualcosa. >> Disse.
<< Se di qui è passato Jack Frost, vuol dire che vale la pena di dare un’occhiata. >> Continuò Kallisto facendo qualche passo in avanti.
Da dietro un ammasso di assi e pezzi si legno rotti si sollevò qualcosa di grosso. Kallisto indietreggiò all’istante e lo guardò. Era un gigantesco colosso di ghiaccio. Gli occhi scavati nella testa erano due buchi nel ghiaccio, ma la bocca era più grande e profonda, delineata da denti simili a stalattiti. Alle spalle, ai gomiti e alle ginocchia vi erano punte accuminate, e le dita erano munite di grossi artigli. Sembrava avere una gobba sulla schiena, ma era evidentemente la sua natura. La testa rischiava di sbattere al soffitto, e se quello fosse stato un altro posto qualsiasi, non sarebbe riuscito nemmeno ad alzarsi in piedi. Il soffitto era molto alto, in quel salone.
<< Che diavolo è questo coso? >> Chiese Thor. Il colosso li guardò per alcuni istanti. Poi, come se avesse capito chi fossero, sollevò un grosso scaffale e lo lanciò addosso a loro. All’istante si misero tutti al riparo dietro ad altri scaffali sfondati. Jamie afferrò sua sorella e la strinse con forza per difenderla.
Bruto imprecò. << Dobbiamo passare! >> Esclamò Kallisto dal suo riparo. << La presenza di questo “guardiano” non fa altro che aumentare le possibilità di trovare qualcosa di interessante. >>
<< Ma come facciamo? >> Chiese Rage da un altro riparo. Bruto alzò la testa e osservò il Colosso di ghiaccio. Sorrise intrigato e si alzò in piedi.
<< Lo trattengo io! >> Disse spavaldo gonfiando il petto.
<< Bruto, no! >> Disse Rage come se stesse vietando qualcosa a un cane. Bruto sorrise.
<< Sono bravo a picchiare, lo sai. Era da tempo che aspettavo qualcosa di simile… >> Fece schioccare le nocche e si rivolse a Jamie. << Nightmare! >> Chiamò a voce alta. << Di solito non mi piace usare il tuo potere per combattere… >> Disse. << Ma vorrei chiederti una buona arma con cui affrontare questo ghiacciolone. >> Mostrò un ghigno divertito. Jamie sorrise a sua volta e si alzò. Allora pensò a una buona arma da usare contro quel Colosso, e subito la fece apparire.
Una pesante palla chiodata agganciata saldamente a una grossa catena cadde a terra sfondando alcune assi del pavimento. La catena cadde in mano a Bruto, che sorrise alla sua vista. Jamie aveva pensato che gli sarebbe piaciuta. E infatti fu così.
<< Sorprendente. >> Disse Bruto con un ghigno soddisfatto. Jamie si chiese se sarebe riuscito a sollevarla con facilità, oppure se l’arma sarebbe stata scomoda da usare, ma quando con un braccio Bruto fece volteggiare la palla tenendo la catena ben ferma con l’altra mano, allora ogni suo dubbio sparì.
Bruto scagliò la palla chiodata contro il Colosso e disse:<< Andate, ci penserò io a questo coso! >> Il suo tono prometteva una sicura vittoria; nessuno esitò a lasciare la stanza, dirigendosi verso le scale che portavano di sopra.
Il Colosso si rialzò dopo il colpo ricevuto da Bruto e vide sparire il resto del gruppo, mentre Bruto restava fermo di fronte a lui.
<< SIAMO IO E TE, BELLO!!! >> Gridò Bruto scagliandosi contro il mostro. La sua voce arrivò fino al gruppo che era salito al piano di sopra, dimostrando a tutti ancora una volta di che pasta era fatto Bruto.

 

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Capitolo 72
*** Addio, mentore... ***


Jamie diede un’occhiata alla stanza vuota. Era quella della finestra rotta. Come aveva sospettato, i vetri erano dappertutto, e il ghiaccio aveva dato al posto uno strano aspetto, cambiandone l’apparenza: non sembrava una normale stanza di lavoro, ma somigliava a una caverna ghiacciata, ora. Faceva più freddo che nelle altre stanze, e Jamie notò Sophie tremare dopo essere rimasti in quella stanza per pochi minuti.
Si sentivano i rumori provenienti da sotto; Bruto non si stava sprecando, con il Colosso lì sotto…
<< Aspettatevi altre sorprese. >> Disse Kallisto mettendo mano alla rivoltella. Al suo avviso Jamie vide tutti quanti caricare i fucili.
Rimasero in attesa per un po’. Non accadde nulla. Sembrava che non ci fossero altri pericoli in quel posto, ma Jamie la pensava diversamente. Topo di Fogna ruppe la formazione e si diresse verso una grossa cassa chiusa. Chiamò Nightmare e gli chiese di creargli un piede di porco. Quando il ragazzo glielo ebbe dato, l’uomo aprì la cassa e scoprì il suo contenuto.
<< Per la miseria! >> Esclamò incredulo. << Qui dentro è pieno di proiettili! >> Sorpresi, i compagni si avvicinarono alla cassa e constatarono con i loro occhi. Erano davvero proiettili. Jamie non avrebbe saputo distinguerli, ma Thor si mise a elencare alcuni nomi e sorrise speranzoso passando la mano in mezzo a tutti quei proiettili.
<< Questa è una fabbrica di armi? >> Chiese Runner. Alcuni annuirono, confermando i dubbi di tutti.
<< Se lo sapesse Bruto… >> Mormorò Kallisto.
Jamie si guardò intorno. Ora capiva il perché di quel Colosso di ghiaccio a guardia al piano di sotto, ma perché lasciare solo quello? Perché non mettere qualcosa di più. Si aspettava qualcos’altro; qualcosa che avrebbe colpito nel momento più inaspettato. E fu in quel momento che vide un’ombra muoversi alle spalle di Sophie. Qualcosa le passò accanto e rimase immobile in attesa. Jamie girò lo sguardo e ne vide un’altra dietro Luna. Ne vide altre muoversi verso la Squadra.
Maledizione! Fece apparire un fucile e sparò dove aveva visto l’ombra dietro a Sophie. Non appena sparò, decine di Incubi si alzarono e volarono in cerchio nella stanza, provocando un forte frastuono. La Squadra si voltò e cominciarono a sparare alla cieca. Jamie aveva forse salvato sua sorella e il resto del gruppo, ma vide Luna venire sollevata e portata via da un Incubo. << Luna! >> Gridò. Non poté inseguirla perché gli Incubi gli sbarrarono la strada e dovette affrontarli.
Quando riuscì a vedere davanti a sé, Luna era sparita. Si girò e vide la Squadra che eliminava gli ultimi Incubi. Kallisto gli rivolse uno sguardo fiducioso. << Vai, Nightmare! >> Gli urlò. Avrebbero badato loro a Sophie. A rinforzare questo, Lupo Solitario si lanciò contro un cavallo che stava per avventarsi su Fearless. << Vai! >> Urlò a sua volta il ragazzo rassicurando Jamie.
Jamie si avviò per le altre stanze, in cerca di Luna. Quando fu rimasto solo, vide delle figure anonime accerchiarlo. Erano Soldati di ghiaccio. Lì attaccò con una falce, cercando di disperderli, ma per ogni Scheletro che colpiva, ne compariva uno nuovo. Jamie saltò in alto, cercando di superare i mostri, ma ne trovò altri ancora pronti a fermarlo.
Era difficile affrontare da solo quella marea di esseri senz’anima, ma doveva andare avanti, per salvare Luna. Si fece strada a colpi di falce e riuscì a trovare Luna. Era accerchiata dai Soldati di Jack Frost, ma non sembravano intenti ad attaccarla. Jamie non capì perché.
A un tratto si alzò il vento e da una finestra entrò una massa di neve che cominciò a roteare e quando si fermò uscì dal suo interno Jack Frost. Jamie lo stava aspettando.
<< Sei un vile, a prendere come ostaggio Luna per attirarmi qui da solo! >> Lo aggredì Jamie. Jack sorrise e scese lentamente verso terra. Jamie si preparò ad attaccare.
<< Io non sono un vile, un baro, o un traditore… >> Cominciò.
<< Oh, sì che lo sei! >> Lo interruppe Jamie. Jack lo guardò con la coda dell’occhio.
<< Ti riferisci a loro? >> Chiese. I Guardiani si erano fidati di Jack, ma lui gli aveva voltato le spalle nel momento in cui aveva capito che erano spacciati. Ma non aveva messo in conto Nightmare e la sua grande forza di volontà, grazie alla quale erano sopravvissuti fino a quel momento. << Io non li ho traditi. Non avrebbero dovuto fidarsi di me sin dall’inizio. >>
<< Vuoi dire che avresti voluto continuare a vivere nell’ombra, senza poter essere visto da nessuno? >> Gli rinfacciò Jamie. Luna, in quel momento, non stava capendo niente, ma gli Scheletri di Jack si erano voltati verso Jamie, dopo il suo arrivo. Jack sembrò infastidito.
<< Io ho vissuto per secoli nell’ombra, senza neanche sapere perché! >> Ringhiò. << Ho imparato a divertirmi alle spalle di chi non poteva vedermi. A volte portavo la gioia; a volte invece no… >> Mosse il bastone a destra e a sinistra. << Ma tu non hai il diritto di provocarmi così! >> Si avvicinò puntandogli l’indice contro. Jamie non si mosse.
<< Forse è perché l’idea di cambiare ti spaventava? >> Jack lo guardò infuriato.
<< Piccolo insolente… >> Cercò di avvicinarsi, ma Jamie si allontanò continuando a parlare.
<< Da ciò che dici, mi sembra di capire che avresti preferito non avere nessuna possibilità di diventare qualcosa di più di “nessuno”! >> Schivò un getto di ghiaccio sparato da Jack per farlo stare zitto e continuò. << Preferisci stare da solo? >> Jack sparò un altro getto. << Allora resta da solo, ma non portare disgrazie a tutti gli altri! >>
Jack lanciò un urlo e cercò di colpire Jamie col bastone, ma il ragazzo saltò in aria e colpì Jack alle gambe subito dopo essere atterrato. Quello cadde a terra e Jamie lo bloccò salendogli di sopra. << Ignorare il mondo non è la strada giusta! >> Gli spiegò con durezza. << Hai ricevuto la benevolenza dei Guardiani, che hanno deciso di farti diventare uno di loro, e tu l’hai respinta per non essere respinto per primo! E’ COSI’ O SBAGLIO?! >> Gridò. Jack era pietrificato. Non pensava che avrebbe potuto essere colpito così da quel ragazzino.
<< Tu… >> Mormorò. << Non sai nulla. >> Assunse un cipiglio adirato e fissò intensamente Jamie, sperando che il suo sguardo lo facesse arrendere, ma gli occhi del ragazzo erano fissi su di lui, e si poteva vedere il fuoco dentro di essi.
Fuoco contro ghiaccio. Il focoso umano dalle straordinarie capacità che aveva lottato per tre anni contro gli Incubi e il glaciale Spirito che aveva lottato con sé stesso, tre anni fa.
Sarebbero rimasti in quella posizione per sempre, se non fosse intervenuta Luna, scoccando una freccia puntata contro Jack. Lo Spirito la vide con la coda dell’occhio e innalzò un muro di ghiaccio bloccandola a mezz’aria. Subito dopo si dimenò e fece cadere Jamie. Lo bloccò e si avvicinò a lui.
<< I tuoi discorsi morali mi hanno stufato, ragazzo. Questa è l’ultima volta che ti prendi gioco di me in questo modo! >> Snudò i denti e gli ringhiò sul viso. Si alzò in piedi e bloccò Jamie con un piede, spingendolo a terra. Jamie non riuscì a dimenarsi e in un attimo si ritrovò bloccato al terreno dal ghiaccio. Jack gli puntò contro il bastone. << Buona notte, Nightmare. >> Disse con tono minaccioso. Jamie vide la fine arrivare.
Il getto colpì in pieno il ragazzo, che non poté fare nulla se non subire l’attacco dimenandosi inutilmente. Luna urlò atterrita e scoccò un’altra freccia, questa volta colpendo Jack Frost nella schiena. Lo Spirito si fermò e cadde a terra. Luna ignorò gli Scheletri di ghiaccio che tentarono di catturarla e corse da Jamie.
Il ragazzo era bloccato nel ghiaccio. La sua espressione preoccupata era deprimente, in quella situazione. Aveva gli occhi spalancati e minacciosi, mentre digrignava i denti dallo sforzo, e il suo corpo congelato per metà era teso. Per un attimo Luna si sentì perdere d’animo. Quando però sentì il ghiaccio che avvolgeva Nightmare sciogliersi, si spostò, capendo che il ragazzo era ancora in battaglia.
Jamie uscì dal ghiaccio stremato. Prese un bel respiro e tremò un po’. L’aria fredda che c’era nella stanza era in quel momento quella di una sala caldaie per lui che era stato chiuso dentro al ghiaccio. Sorrise a Luna facendole capire di stare bene e cercò di alzarsi, ma cadde a terra. Allora Luna lo aiutò facendolo appoggiare alle sue spalle.
<< Pietoso… >> Sentenziò deluso Jack vedendo Jamie appoggiarsi a Luna. << Sei un fardello per i tuoi compagni. >>
Luna si adirò. << Ma che stai dicendo? >> Sbottò senza trattenersi. << E’ grazie a lui se siamo ancora qui. Senza di lui non saremmo nemmeno partiti! >> Jack la guardò diffidente.
<< Luna… >> Jamie ansimò. Gli veniva difficile chiedere ciò che stava per chiedere, ma aveva bisogno che Luna stesse al sicuro; o almeno lontano da lì. << Ti chiedo per favore di lasciarmi qui a lottare con Jack e… >>
<< Che diavolo dici?! >> Si allarmò Luna senza neanche farlo finire di parlare.
Jamie respirò un po’. << Ti chiedo… Di proteggere Fearless. >> Luna lo fissò a occhi spalancati.
<< Io non ti lascio solo! >> Protestò.
<< Ti prego. >> Fu la supplica di Nightmare. Non riusciva nemmeno a parlarle. << Io me la caverò… >>
Luna lo fissò indecisa sul da farsi. Non voleva lasciare Jamie da solo, ma sapeva che avrebbe potuto essergli un peso; però in quelle condizioni non sembrava in grado di affrontare Jack Frost.
<< Se… Se hai bisogno di me… Chiamami. >> Disse Luna lasciandolo. << Va bene? >> Jamie annuì mostrandole il pollice. Luna annuì decisa e si voltò.
<< Non andrà lontano. >> Disse Jack facendo volteggiare il bastone. Lo punto verso Luna e i suoi Soldati le corsero dietro. Jamie scattò e si mise in mezzo, colpendo un paio di loro.
<< Non è lei che vuoi! >> Urlò Jamie a Jack. L’Uomo di Ghiaccio alzò lo sguardo pensieroso e sorrise, quindi fermò i suoi Soldati, che si voltarono verso Jamie.
<< Hai ragione. >> Sentenziò con tono alto. << Voglio te. >>
Jamie si preparò ad affrontare gli Scheletri e creò dei tirapugni muniti di punte per spaccare il ghiaccio dei Soldati.
 
*
 
Luna irruppe nella stanza dove la Squadra stava affrontando gli Incubi. C’era una gran confusione, e nessuno sembrò fare caso a lei, quando varcò la soglia della porta. Lupo Solitario mandò in fumo un Incubo con un colpo trasversale e la vide. Impugnò il fucile che teneva al fianco sinistro e lo alzò verso la sorella. Sparò un colpo salvandola da un Incubo alle sue spalle. Luna, che era rimasta paralizzata di fronte a quella vista, non appena capì che il colpo era diretto a un Incubo e non a lei, rivolse uno sguardo furioso a Lupo Solitario. Il ragazzo sembrò non farci caso.
Luna si accertò che Sophie fosse al sicuro e la vide lì, in mezzo al campo di battaglia, dispersa e intimidita dalla situazione. Gli Incubi sembravano non fare caso a lei, ma sarebbe andata a difenderla in ogni caso. Prima di andare da lei, però, si fermò dal fratello.
<< Lupo Solitario. >> Lo chiamò prendendolo da un braccio. Il ragazzo cercò di dimenarsi, facendo capire di non avere tempo, ma Luna insistette. << Ascoltami! >> Ringhiò tirandolo. Il ragazzo si fermò e la guardò interrogativo. << Nightmare ha bisogno di aiuto, nell’altra stanza. Devi andare ad aiutarlo! >>
Lupo Solitario fissò la ragazza. << Perché lo chiedi a me? >>
Luna esitò. << Perché so che non obietterà. >> Lupo Solitario annuì e scattò fuori dalla stanza, colpendo ogni Incubo che gli passava accanto. Luna guardò suo fratello uscire dalla stanza con una punta di tristezza nell’animo, e andò a proteggere Fearless.
Luna aveva chiesto a Lupo Solitario di andare ad aiutare Jamie perché sapeva che Jamie non avrebbe mai pensato a Luna rivolgere la parola al fratello, quindi avrebbe immaginato che Lupo Solitario avesse agito di sua scelta, senza perdere così fiducia nella ragazza. Probabilmente lo aveva immaginato anche Lupo Solitario.
<< Fearless, stai bene? >> Chiese Luna abbassandosi sulla bambina quando la ebbe raggiunta. Lei annuì piano. Era impaurita. Luna si guardò intorno. La abbracciò per farla sentire protetta e le sussurrò:<< Ce la faremo. >> Sophie annuì in risposta e rimase vicino a lei.
 
*
 
Jamie si gettò a terra scivolando per evitare le schegge di ghiaccio che Jack gli lanciò. Gli Scheletri di ghiaccio erano ancora sei. Non riuscì a vedere uno scenario peggiore di quello attuale. Avrebbe dovuto distruggere le ultime statue e poi gettarsi addosso a Jack Frost, finendo probabilmente per soccombere. Si sentì un idiota ad aver lasciato andare Luna, ma avrebbe preferito che stesse al sicuro, piuttosto che rischiare la vita con lui.
<< Sei stanco? >> Chiese Jack vedendolo alzarsi a fatica. Lanciò una stalattite contro il suo viso e gli sfiorò la guancia, aprendo un taglio sottile su di essa. Jamie digrignò i denti. Non si sarebbe mai arreso.
Era chiaro che Jack Frost fosse superiore a Nightmare, ma fino a quel momento non aveva fatto altro che giocare con quel ragazzino – e Jamie non sapeva davvero se esserne felice o meno. Avrebbe gradito un po’ di aiuto, ma probabilmente Luna lo avrebbe sgridato, se lo avesse saputo.
I sei Scheletri stavano di fronte a lui, alti e imponenti, erano una barriera impenetrabile, dietro la quale c’era Jack Frost a comandarli con il suo bastone. Il bastone… Jamie pensò che quel curioso pezzo di legno avesse una parte fondamentale nell’equazione. Se avesse potuto prenderglielo, in qualche modo, forse Jamie avrebbe potuto tirare un sospiro di sollievo. Ma in quella situazione… Non vedeva altra fine se non la sua.
Prima che potesse provare a difendersi, prima che gli Scheletri potessero attaccarlo, qualcosa passò in mezzo a loro, fendendo a metà i Soldati di ghiaccio.
Jamie vide a malapena la persona che fece quello, ma quando atterrò e si voltò, il ragazzo riconobbe Lupo Solitario puntare il fucile contro Jack Frost.
Lupo Solitario sparò un colpo diretto verso Jack Frost. Lo Spirito congelò il proiettile a mezz’aria, ma Lupo Solitario riuscì a spostarsi prima di essere colpito dal getto.
<< Lupo Solitario! >> Esclamò Jamie. Il ragazzo lo ignorò e lanciò la spada. Jack la respinse, ma rimase scoperto, e Lupo Solitario poté approfittare della situazione. Scattò verso di lui e cercò di colpirlo sparandogli, ma Jack lo evitò saltando in aria. Cercò poi di afferrarlo spingendosi anch'esso verso l'alto, ma Jack gli sorrise beffardo e posandogli un piede sul petto lo spinse verso terra, ricordandogli l’esistenza della forza di gravità. Jamie si frappose tra i due e allontanò Jack. << Stai bene? >> Chiese a Lupo Solitario mentre si alzava.
<< Mi ha preso alla sprovvista. >> Sbuffò quello. << A quanto pare sono arrivato al momento giusto… >> Jamie annuì.
Jack Frost era a mezz’aria di fronte a loro che aspettava una loro mossa. << Sono felice che tu sia qui. >> Disse Jamie. << Ora lo possiamo prendere a calci per bene! >>
Jamie fece sparire i tirapugni ormai consumati e fece apparire una lunga sciabola.
 
*
 
Kallisto colpì un altro Incubo con il coltello e si girò verso Coniglietto di Pasqua. << Non finiscono più! >> Urlò.
Quello scosse la testa indeciso. << Dobbiamo continuare! >> Stava scoccando una freccia contro due Incubi in fondo alla stanza. Dopo averla lanciata, si voltò e ne colpì un altro con l’arco.
Luna scoccava frecce contro gli Incubi che sembravano voler minacciare lei o Fearless, e sperava che Lupo Solitario stesse aiutando Nightmare. Sophie si nascondeva dietro di lei impaurita.
Runner correva avanti e indietro per la stanza, colpendo gli Incubi con un coltello e usando più raramente il fucile.
Topo di Fogna si spostava poco; sparava agli Incubi con precisione rimanendo nella sua posizione e girandosi lateralmente per trovare i bersagli.
Rage stava usando il suo fucile per colpire i nemici; aspettava che si avvicinassero e li colpiva con forza, per non sprecare inutilmente munizioni. Si limitava a sparare a quelli più lontani che sembravano voler fare qualche brutta sorpresa.
Thor affrontava gli Incubi corpo a corpo. Con il fucile dietro la schiena, si ergeva di fronte ai cavalli mentre correvano verso di lui. Li sentiva infrangersi contro i suoi pugni, quando sbattevano, e dissolversi in sabbia. Era una sensazione insolita a cui non si era mai abituato.
All’improvviso entrò nella stanza un altro gruppo di Incubi. In groppa a uno dei cavalli neri c’era Pitch Black, l’Uomo Nero.
<< E’ Pitch! >> Esclamò Kallisto. Si girò a guardare Coniglietto di Pasqua per controllare la sua reazione. Fu sollevato di vedere l’uomo fissare solo per un istante lo Spirito, per poi tornare a lottare con gli Incubi. Il suo odio per Pitch non aveva offuscato la sua visione.
Kallisto corse a perdifiato verso Pitch Black. Trafisse la sua cavalcatura con un coltello e quello svanì. Pitch cadde, ma prima di toccare terra si rese sabbia e si riformò subito dopo in piedi e composto, come al solito. Kallisto sorrise sprezzante.
<< Fai sempre attenzione a come appari, eh? >> Chiese. Pitch sorrise leggermente.
<< Non voglio sporcarmi l’abito appena arrivato… >> Rispose l’Uomo Nero beffardo. Kallisto avrebbe voluto prenderlo a pugni in faccia solo per fargli sparire quel ghigno odioso. Allungò il coltello per colpirlo, ma Pitch piegò la testa lateralmente e gli afferrò il braccio, tirandolo a terra con sé. Kallisto lo colpì al mento. Pitch sbatté con la testa a terra mentre Kallisto atterrò sul corpo dello Spirito. Approfittò del momento di distrazione di Pitch per liberarsi e rialzarsi. Kallisto indietreggiò barcollando e vide Coniglietto di Pasqua puntare una freccia contro Pitch Black. Anche Pitch se ne accorse, e rimase immobile a fissare i due nemici.
<< E’ nostro! >> Disse Kallisto. Ma Pitch non era d’accordo. Facendo apparire la sua falce e menandola contro le gambe di Coniglietto di Pasqua, lo costrinse a saltare indietro per salvarsi, e Pitch poté rialzarsi e uscire dalla stanza.
<< Inseguiamolo, Kallisto! >> Urlò Coniglietto di Pasqua scattando verso la porta. Kallisto annuì facendo fuori un Incubo che gli si mise davanti e inseguì il leader.
 
*
 
Jamie spinse Jack contro il muro e tentò di colpirlo con la sciabola che aveva creato poco prima, ma Jack si abbassò e lo colpì alle gambe, facendolo cadere a terra. Arrivò Lupo Solitario subito dietro a Jamie che menò un fendente che graffiò il muro di mattoni, ma Jack riuscì a schivarlo ancora una volta, abbassandosi e poi saltando incontro a Lupo Solitario e spingendolo a terra.
Lupo Solitario sbatté con la testa a terra e perse la sua spada. Jack alzò il bastone per colpirlo con un getto di ghiaccio. Non poteva muoversi, ma Jamie arrivò in suo aiuto, tirando verso di sé il braccio di Jack con il bastone. Lo Spirito girò la testa verso il ragazzino, e Lupo Solitario approfittò della situazione per dimenarsi e assestare un pugno sulla guancia a Jack. L’Uomo di Ghiaccio perse l’equilibrio e cadde. Jamie gli tolse il bastone e Lupo Solitario recuperò la sua spada, puntandola alla gola di Jack.
Erano tutti e tre stremati. Jamie e Lupo Solitario approfittarono della pausa per poter respirare un po’, mentre Jack Frost non lasciò intravedere la sua stanchezza; rimase a fissarli con odio.
Jamie sorrise incredulo. << Siamo riusciti a disarmarti, alla fine… >> Ansimò stringendo il bastone tra le mani. Jack non mutò il suo sguardo. Jamie esaminò il bastone di Jack rigirandoselo tra le mani. Era un semplice bastone di legno. Aveva del ghiaccio su di esso, e verso la punta si curvava. Non aveva niente di speciale… << Perché è così potente? >> Chiese puntandolo contro Jack Frost. Anche questa volta lo Spirito non si fece intimorire.
<< Quando lo riprendo sei morto! >> Ringhiò lo Spirito. Jamie si sentì minacciato e indietreggiò di un passo. Ma di cosa doveva avere paura? Jack era disarmato e innoquo. Jack ringhiò minaccioso. << Tu credi di poterlo controllare, ma sei un misero umano. Non hai idea di cosa possa fare! >>
<< E se invece lo distruggessi? >> Chiese Jamie sorridendo. Jack si bloccò.
<< No… >> Boccheggiò lui. << Non puoi… >> Cercò di dire.
<< Ma davvero? >> Chiese Jamie. Mise il bastone orizzontalmente e lo tenne di fronte a sé con tutte e due le mani. << Vogliamo provare? >> Chiese con un sorrisetto.
 
*
 
Kallisto e Coniglietto di Pasqua avevano inseguito Pitch in un’altra stanza, lasciando gli altri a combattere contro gli Incubi. L’Uomo Nero gli stava scappando come un codardo, ma Kallisto pensò che forse aveva qualcosa in mente. Finirono in una stanza piena di macchinari collegati tra loro e fermi da tempo. Pitch si guardava intorno perso, mentre Coniglietto di Pasqua rimaneva concentrato sull’obiettivo. Kallisto si guardò intorno per un istante. Non sapeva come funzionassero quelle macchine; Pitch avrebbe potuto anche usarle contro di loro…
<< Smettila di scappare! >> Gli intimò Coniglietto di Pasqua incoccando una freccia. << Affrontaci! >> La scoccò e Pitch riuscì a schivarla di pochi centimetri. La sentì conficcarsi nel muro di mattoni dietro di sé e la guadò con la coda dell’occhio. Quando si girò di nuovo verso i due uomini, il suo sguardo era molto cambiato.
Pitch evocò la sua falce e menò un fendente intento a colpirli alle teste. Coniglietto di Pasqua e Kallisto si abbassarono in tempo e il secondo scattò verso Pitch per fermarlo. Pitch però abbassò la sua falce verso Kallisto, costringendolo ad arrestare la sua avanzata. Kallisto si buttò così di lato, schivando la grossa lama nera. Coniglietto di Pasqua scoccò un’altra freccia, e questa volta, Pitch la respinse con la falce stessa. Coniglietto di Pasqua digrignò i denti sprezzante e scattò verso Pitch, ritrovandosi accanto Kallisto. Il primo impugnò il proprio arco pronto ad usarlo come arma, mentre il secondo estrasse un coltello dalla cintura e lo strinse con una mano, lasciando libera l’altra.
Pitch li aspettò. Quando furono così vicini da non potersi scansare, menò un altro fendente. Kallisto e Coniglietto di Pasqua reagirono all’unisono, gettandosi a terra e scivolando sulle ginocchia. Pitch pensava che non sarebbero riusciti a schivare l’attacco, quindi fu preso alla sprovvista quando se li vide davanti.
Coniglietto di Pasqua si alzò in piedi con un salto e colpì Pitch sul mento con l’arco. Kallisto lo seguì e colpì subito dopo, saltando e dandogli un pugno che lo spinse a terra. Pitch sbatté a terra, ma come poggiò le mani al pavimento, da esso fuoriuscirono molti cavalli neri che si gettarono sui due uomini, respingendoli. Kallisto sbatté con la schiena a un macchinario, mentre Coniglietto di Pasqua volteggiò e riprese l’equilibrio. Gli Incubi gli furono di nuovo addosso: si scontrarono contro Coniglietto di Pasqua, dissolvendosi allo scontro, e si avventarono su Kallisto, che dovette difendersi.
Coniglietto di Pasqua sarebbe corso incontro a Pitch per attaccarlo, ma Kallisto aveva bisogno del suo aiuto, quindi scoccò una freccia al cavallo che Kallisto stava trattenendo e scattò verso di lui, colpendo un altro Incubo pronto ad avventarsi sull’amico.
<< Grazie. >> Fece Kallisto ansimando quando Coniglietto di Pasqua lo aiutò ad alzarsi. Quello scosse la testa e gli fece capire che non doveva ringraziarlo. Si voltarono tutti e due verso Pitch Black rivolgendogli sguardi minacciosi.
L’Uomo Nero sorrise isterico e piantò la sua falce per terra. Il colpo risuonò nella stanza per alcuni secondi. Coniglietto di Pasqua e Kallisto si guardarono intorno confusi. A un certo punto sentirono un fischio provenire da fuori la finestra. Come se il vento stesse portando qualcosa.
All’improvviso, nella stanza irruppero cavalli di sabbia nera con in groppa dei Soldati di ghiaccio armati di lance e scudi. Le finestre andarono in frantumi e una scheggia affilata tagliò la guancia di Kallisto mentre si voltava per colpire uno Scheletro. Coniglietto di Pasqua scagliò una freccia contro un Incubo, facendolo così dissolvere e facendo cadere il suo glaciale cavaliere, che si frantumò e si disperse sul pavimentò.
Pitch stava a guardare la scena con un ghigno. Avrebbe aspettato che gli Incubi e i Soldati di Jack li eliminassero per lui.
Kallisto e Coniglietto di Pasqua non avrebbero potuto affrontare tutti quegli Incubi e quegli Scheletri di ghiaccio per sempre. Fu Coniglietto di Pasqua a scagliarsi contro Pitch Black, ignorando gli Incubi che lo stavano caricando e attaccandolo con tutta la propria forza. Pitch levò la sua falce per difendersi, ma Coniglietto di Pasqua gli era già addosso. Contemporaneamente, gli Incubi colpirono Coniglietto di Pasqua e lo spinsero contro il muro, assieme a Pitch.
I due sfondarono la parete, spinti dagli Incubi. Dall’altra parte c’erano Jack Frost, Lupo Solitario e Nightmare, con in mano il bastone di Jack. Lo Spirito del Ghiaccio sembrava essere in svantaggio, ma approfittò del momento di distrazione dei due ragazzi per spostare la lama di Lupo Solitario e scattare addosso a Nighmtare.
L’Uomo di Ghiaccio lo spinse a terra cercando di riprendersi il suo bastone. << Tu… Non puoi avere questo… >> Scandì cercando di prenderglielo, ma Jamie lo tirava verso di sé.
Nella stanza entrò Kallisto attraverso il muro; aveva visto Coniglietto di Pasqua scagliarsi contro Pitch Black e sfondare il muro, quindi, dopo aver eliminato gli Incubi e i Soldati che lo stavano trattenendo, aveva deciso di seguirlo e controllare che stesse bene. Non si sarebbe aspettato di trovare Nightmare lì; anzi, se n’era quasi dimenticato, tanto che la battaglia lo aveva occupato.
Coniglietto di Pasqua si era scontrato assieme a Pitch contro un mobile in legno che era andato in pezzi. Erano tutti e due frastornati, ora.
Lupo Solitario afferrò Jack dalle spalle e lo tirò a sé, mentre Kallisto correva a soccorrere Coniglietto di Pasqua. Il ragazzo riuscì a tirare Jack e lo girò verso di sé, dandogli una testata per farlo rallentare. Jack digrignò i denti infastidito, ma non perse tempo e diede una ginocchiata nello stomaco a Lupo Solitario, che si piegò a metà dal dolore. Jack si voltò e vide Jamie a terra sotto i suoi occhi. Sembrava intimorito, adesso. Si avvicinò rapido tirando indietro il braccio destro, pronto a dargli un pugno. Jamie strinse il bastone più forte e si ranicchiò preparandosi al colpo, ma quando vide Jack sorridere beffardo capì che si trattava di una finta. Jack allungò la mano e gli strappò il bastone dalle mani, sussurrando:<< Grazie. >> La paura aveva preso il sopravvento su Jamie, in quell’istante. Era normale, in fondo…
<< Coniglietto di Pasqua! >> Chiamò Kallisto lanciando via i mattoni e il legno che avevano ricoperto Coniglietto di Pasqua e Pitch. Un pugno emerse dalle macerie e lo colpì in pieno muso, facendolo indietreggiare. Trattenne un’imprecazione e vide Pitch Black uscire dal mucchio di macerie mostrando un’espressione furiosa ma stranamente calma. Con la mano destra impugnava la sua falce. La sollevò e la abbassò su Kallisto, che fu lesto a scansarsi abbassando la testa. Un braccio afferrò la gamba di Pitch e lo tirò facendolo cadere. Uscì dalle macere un Coniglietto di Pasqua visibilmente provato e infastidito.
<< Hai finito di scappare! >> Scandì minaccioso Coniglietto di Pasqua trattenendo Pitch da una gamba.
Pitch si girò e gli chiese:<< Lo credi davvero? >> A un tratto, il corpo di Pitch si scompose in tanti piccoli granelli di sabbia nera. Coniglietto di Pasqua perse la presa sulla gamba dello Spirito e se lo vide riapparire di fronte a sé, in perfetto ordine e sorridente.
Prima che Pitch potesse fare qualcosa, Kallisto si buttò addosso a lui, afferrandolo e stringendolo a sé, per non farlo fuggire. Caddero a terra e Pitch si dimenò dalla sua presa. Si voltò e cercò di rialzarsi, ma Kallisto glielo impedì tirandolo di nuovo a terra e facendolo così sbattere al pavimento. Poi lo tirò su, costringendolo ad alzarsi, e gli diede un pugno sul viso. Pitch incassò il pugno con contegno e rispose con un suo pugno su Kallisto, che indietreggiò. Pitch avanzò verso l’avversario e lo attaccò con un calcio, ma non riuscì a prenderlo, e Kallisto poté approfittare della sua mancanza per afferrargli la gamba e tirarlo a sé; solo che quando fu arrivato, si spostò, facendolo sbattere contro la finestra dietro di lui e frantumandola. Pitch vide il cortile della fabbrica pieno di erbacce e neve sotto di sé. Pensò che sarebbe caduto giù, ma Kallisto lo afferrò dalla testa e lo tirò indietro. Fu allora che pensò di voltarsi e afferrare Kallisto dal viso. Sorrise malignamente e si buttò indietro, tirando Kallisto con sé fuori dalla finestra.
<< KALLISTO! >> Gridò Coniglietto di Pasqua correndo alla finestra a controllare di sotto. Kallisto e Pitch erano di sotto; doloranti e distrutti, ma ancora vivi. Coniglietto di Pasqua rivolse uno sguardo di sicurezza a Jamie e Lupo Solitario e scavalcò la finestra per buttarsi di sotto.
Jamie e Lupo Solitario non avevano fatto molto, durante quella lotta tra Kallisto e Pitch; dopo che Jack si era ripreso il bastone, Lupo Solitario aveva cercato di fermarlo, ma era stato aggirato con facilità dallo Spirito, e Jack si era messo in un angolo ad assistere alla lotta. Jamie stava riprendendo le forze, in quel momento. Ora che Coniglietto di Pasqua si era buttato, il ragazzo si era rialzato e aveva fatto apparire una mazza.
<< Maledetto…! >> Si lanciò contro Jack urlando. Lo Spirito lo vide all’ultimo momento, perché era stato distratto dal combattimento, così fu colpito in pieno dalla mazza di Jamie.
Jack rotolò a terra e sorrise. Jamie non vide il motivo per sorridere. << Non sono stato io a buttare il tuo amico fuori dalla finestra. >> Rispose ridacchiando. Jamie si infuriò e lo colpì ancora, facendolo gemere.
Il ragazzo indietreggiò un po’, trovando al suo fianco Lupo Solitario piuttosto indeciso. Osservarono Jack rialzarsi lentamente, interpretando un uomo debole e ferito. Barcollò prima di trovare la stabilità e fissò Nightmare e Lupo Solitario con delusione. Il suo viso era quasi senza emozione.
<< Tutto questo lottare… >> Mormorò cupo. << Per cosa? >> Jamie e Lupo Solitario si guardarono confusi. << Non mi sembra che sia mai cambiato qualcosa, dopo tutte le nostre lotte. >> Spiegò Jack in tono di chi vuole far ragionare l’avversario. << Non state solo sprecando tempo? >>
Jamie fece un passo in avanti. << Dovremmo quindi accettare di vivere in un mondo controllato dalla paura e dal gelo? Dovremmo continuare a dormire la notte lasciando che gli Incubi infestino i nostri sonni? Dovremmo forse accettare che voi… >> E puntò la mazza contro Jack. << Roviniate la vita di ogni singolo essere umano sulla Terra? >>
Jack lo fissò deluso.
<< Io non lo accetto. >> Disse pieno di ribrezzo verso Jack. Tutti i bambini del mondo avevano smesso di credere nei guardiani per colpa di Jack Frost e Pitch Black. Avevano distrutto le loro speranze entrando con la forza nelle loro vite, portandogli via tutto quello che avrebbero dovuto avere di diritto: i sogni.
Jack fece girare lo sguardo per la stanza tenendosi appoggiato al bastone. << Sei davvero convinto… >> Mormorò. Un colpo di vento lo spinse indietro verso la finestra aperta e lo fece atterrare nel cortile. Jamie scattò dicendo a Lupo Solitario:<< Andiamo! >> Dirigendosi verso la finestra. Dovevano fermare Jack e aiutare Coniglietto di Pasqua e Kallisto.
Jamie si affacciò alla finestra e mise una gamba fuori, facendo attenzione ai vetri rotti. Mise fuori anche l’altra gamba e saltò giù.
Nel cortile si gelava. Il vento forte lo spingeva a destra e a sinistra e la neve a terra rendeva il terreno scivoloso. Jamie avvistò Kallisto e Pitch che si affrontavano: Kallisto era addosso all’Uomo Nero e gli spingeva l’impugnatura della falce contro la gola, mentre Pitch cercava di respingerlo. Coniglietto di Pasqua era poco lontano dai due, ma sembrava frastornato, e si stava rialzando da terra. Jack Frost era in disparte ad osservare la lotta.
Lupo Solitario raggiunse Nightmare. << Kallisto! >> Chiamò. Kallisto si voltò un istante per guardare i ragazzi e Pitch ne approfittò per colpirlo con l’impugnatura della sua falce al viso. Kallisto lasciò la presa e Pitch lo spinse in avanti con un calcio. Jamie vide lo Spirito rialzarsi in fretta e scattare contro Kallisto, con la falce levata. Senza pensarci due volte, scagliò la mazza contro Pitch, che venne colpito in pieno e cadde a terra.
Kallisto si complimentò con Jamie e si rialzò. Jamie annuì e corse incontro a Jack Frost, che sembrava averlo ignorato fino a quel momento. Lupo Solitario lo seguì.
Jamie fece apparire un falcetto e tentò di colpire Jack. Quello abbassò la testa schivando agilmente la lama e al secondo attacco di Jamie gli bloccò il braccio con la mano destra senza nessuna difficoltà.
<< Strano… >> Disse con un sorrisetto. Lupo Solitario saltò sguainando la spada. Jack si spostò spingendo Jamie a terra e schivando la lama che si conficcò nel ghiaccio. Avrebbe potuto mettere in mezzo Jamie, per ferirlo con la stessa spada del suo amico, ma non lo fece. << Questo attacco mi era sembrato troppo avventato… >> Mormorò guardando Lupo Solitario estrarre la spada dal terreno e Jamie rialzarsi da terra. << Ma non era premeditato. Hai perso il tuo sangue freddo… >> Jamie ringhiò a Jack.
<< Non ne avrò mai quanto te, di sicuro! >> Lupo Solitario estrasse la spada dal ghiaccio e Jamie si rimise in piedi. << E, in fondo, è meglio così! >> Aggiunse ansimando.
Jack sorrise beffardo e attese l’attacco di Jamie.
Kallisto colpì Pitch nello stomaco e lo afferrò per le spalle. Lo spinse contro Coniglietto di Pasqua, che lo colpì in testa con l’arco. Pitch cadde a terra e fece roteare la falce, colpendo i due avversari alle caviglie e facendoli cadere. Si rialzò e corse incontro a Coniglietto di Pasqua, che fu colto alla sprovvista. Pitch cercò di colpirlo con la falce, ma lui si gettò di lato e la gigantesca lama si conficcò nel ghiaccio. Quando si rialzò, Coniglietto di Pasqua puntò una freccia contro l’Uomo Nero. Quando la scoccò, Pitch stava estraendo la lama da terra. Sollevò con sforzo la falce e riuscì a deviare la freccia.
Pitch rimase a fissare Coniglietto di Pasqua per alcuni istanti. Kallisto lo attaccò alle spalle e cercò di trattenerlo, ma Pitch si dimenò e lo spinse al muro. Coniglietto di Pasqua arrivò in suo aiuto, ma fu colpito alla testa dall’impugnatura della falce, dopodiché, fu spinto al muro da Pitch, e venne stordito per alcuni minuti.
Kallisto si rialzò da terra e si costrinse a spingersi contro Pitch. Cercò di colpirlo al fianco con il coltello, ma Pitch lo parò con la falce. Allora attaccò una spalla, ma anche lì Pitch riuscì a difendersi. Affidandosi al caso, allora, Kallisto lanciò il coltello verso Pitch, che dovette abbassarsi per schivare la lama, e protese le mani con la falce in avanti. Era il momento giusto! Kallisto allungò le braccia e afferrò l’impugnatura della falce. Tirandola a sé, diede un calcio allo stomaco di Pitch, che lasciò andare la presa. Adesso aveva la sua falce, e Pitch era disarmato; era in vantaggio. Cominciò a menare fendenti in aria, cercando di colpire Pitch e allo stesso tempo di intimorirlo. Roteò alzando la falce sopra la testa e ferì Pitch a una guancia, facendolo indietreggiare ancora di più.
<< Cos’è, hai paura? >> Chiese in tono di sfida. Pitch lo guardò furioso. Kallisto sollevò la falce dietro la schiena, sicuro di colpirlo questa volta. Ma in quel momento Pitch sorrise, facendo sparire tutta la sua sicurezza.
All’improvviso, la falce scomparve dalle mani di Kallisto, dissolvendosi in sabbia nera. Si riformò nello stesso istante nelle mani di Pitch Black, il cui viso era contratto in un ghigno malefico. Pitch non dovette nemmeno alzare la falce. Il ventre di Kallisto era scoperto, e la lama della falce era proprio lì davanti. Pitch si limitò a spingere con la spalla destra, conficcando la lama nello stomaco di Kallisto.
Kallisto si bloccò istantaneamente. Quando sentì la lama penetrargli nello stomaco spalancò gli occhi stupido, boccheggiando a fatica. Vide Pitch rivolgergli un sorriso compiaciuto, a cui rispose con uno sguardo infuriato poco riuscito, però.
<< La tua armatura non ti ha protetto, questa volta. >> Sibilò Pitch.
Jamie respinse il getto di ghiaccio di Jack e si voltò a controllare Kallisto e Coniglietto di Pasqua. Vide in quell’istante, Coniglietto di Pasqua riprendere i sensi appoggiato a un muro, mentre Kallisto e Pitch stavano in piedi, in mezzo al cortile, uno accanto all’altro. Pitch aveva tra le mani la sua falce, mentre Kallisto era disarmato. Non lo avrebbe preoccupato tanto, quella visione, se non fosse stato per il fatto che la lama di Pitch penetrava nell’armatura di Kallisto e la neve sotto di loro cominciava a macchiarsi di sangue.
<< NO!!! >> Urlò pieno di rabbia. Jack cercò di colpirlo, ma Jamie lo schivò e lo spinse via, mettendosi a correre incontro a Kallisto e Pitch. Lupo Solitario rimase allibito da quella scena. Coniglietto di Pasqua si stava rialzando e stava raggiungendo Kallisto.
Prima che qualcuno potesse arrivare da loro, Pitch estrasse la lama dallo stomaco di Kallisto rivolgendogli uno sguardo sprezzante e si dissolse in sabbia nera. Kallisto si accasciò lentamente a terra.
Prima che Pitch potesse scomparire, Jamie cercò di colpirlo scagliandogli contro una lancia, ma questa infranse solo l’aria, e Pitch ricomparve accanto a Jack Frost.
L’Uomo Nero sussurrò qualcosa all’Uomo del Ghiaccio, e dopo avergli preso la mano, si dissolsero entrambi in granelli di sabbia nera, venendo trasportati rapidamente dal vento.
Quando Jamie fu arrivato da Kallisto, Coniglietto di Pasqua lo stava reggendo. Tremava e respirava affannosamente. Jamie si accasciò di fronte a lui con le lacrime che già gli solcavano le guance. Lupo Solitario sopraggiunse poco dopo, più lento.
<< Kallisto… >> Balbettò Jamie incredulo. Kallisto era di fronte a lui, una grossa ferita aperta nel ventre e la bocca insanguinata, in uno stato pietoso che mai si sarebbe aspettato di vedere su di lui.
Kallisto si sforzò di sorridere. << Mi sa… Che la mia armatura si sia scalfita… >> Ridacchiò tossendo.
Jamie gli disse di non sforzarsi. << Adesso ti portiamo al sicuro e vedrai… >> Non riusciva a formare le frasi correttamente. << E vedrai che andrà tutto bene… >>
Kallisto scosse la testa, sempre sorridendo. << E’ troppo tardi per me… >> Tossì. Abbassò lo sguardo ed esaminò la ferita. << Ora so che non devo mai essere troppo sicuro di me… >>
<< No… >> Mormorò Jamie. Kallisto alzò lo sguardo e vide Lupo Solitario, con dietro di sé la Luna.
<< Hai lottato bene, ragazzo… >> Mormorò. << Difendi ciò che ti sta a cuore. >> Gli raccomandò. Lupo Solitario annuì triste. Kallisto si voltò verso Coniglietto di Pasqua. << Non perdere la ragione di nuovo, amico mio. >> Disse con tono serio.
Coniglietto di Pasqua annuì. << Vorrei ci fosse un modo per tornare indietro… Per rimediare a tutto quello che ti ho fatto in queste settimane… >> Disse con rimorso.
<< E tutto a posto, amico… >> Lo tranquillizzò Kallisto. << Non ci sono rancori, in una squadra. >> Kallisto si voltò verso Jamie, lasciando Coniglietto di Pasqua. Jamie era sul punto di scoppiare a piangere. << Devi essere forte. >> Gli disse in tono rassicurante.
<< Non voglio… >> A Jamie si spezzò la voce.
<< Devi guardare al futuro, prefissarti degli obiettivi e realizzarli… >> Jamie continuava a scuotere la testa. << Segui sempre il tuo cuore, Nightmare. >> Jamie scoppiò a piangere. << Sii forte. >> Gli disse chiudendo gli occhi. Jamie si allarmò vedendolo fare così. Ma stava ancora respirando.
Coniglietto di Pasqua fissò tristemente Kallisto, che teneva un leggero sorriso. << Quando sarai là… >> Mormorò. << Prenditi cura di lei. >> Era una richiesta? Stava parlando di Fatina dei Denti? Jamie pensò di sì, ma Kallisto scosse la testa.
<< Ah… Non chiedermi questo, amico… >> Disse. << Non potrei mantenere la promessa. >> Coniglietto di Pasqua lo guardava ansioso. Jamie era in lacrime e Lupo Solitario era immobile. << Non sono proprio sicuro che andrò nello stesso posto dove è andata lei… >>
Kallisto morì col sorriso. Dopo aver detto una frase confusa. Sembrava non avere paura, ma la riluttanza c’era nel doversene andare.
Jamie abbassò lo sguardo lasciando andare le lacrime, mentre proprio in quel momento cominciava a cadere fitta la pioggia. Lupo Solitario allungò una mano e lasciò che si bagnasse, osservando malinconicamente le gocce d’acqua che si posavano su di essa, mentre Coniglietto di Pasqua diceva:<< Addio, vecchio mio. >>
 
*
 
<< Bruto! >> Chiamò Coniglietto di Pasqua. << Muoviti! >>
Bruto schivò un attacco del Colosso e si voltò per un attimo a guardare il gruppo che lo stava aspettando. << Un attimo solo, lo finisco! >>
<< ORA! >> Ordinò il leader. Bruto roteò gli occhi e sollevò la catena con la palla chiodata per colpire il mostro di ghiaccio.
Il Colosso era stato danneggiato in vari punti del corpo, ma Bruto sembrava solamente voler prendere tempo per divertirsi. Amava la battaglia, specialmente una come quella, che non sarebbe tornata così facilmente.
Lanciò la grossa palla chiodata agganciata alla catena e spaccò la testa del Colosso. Saltò su di esso e lo colpì una seconda volta alla schiena, mandandolo in frantumi completamente.
<< Cavolo, che battaglia, ragazzi! >> Esclamò rialzandosi da terra dopo essere caduto a terra assieme ai pezzi del Colosso. << Tutto questo grazie a Nightmare, che mi ha dato questa favolosa arma… >> Alzò la catena e rivolse un sorriso a Jamie. Il ragazzo non ricambiò, anzi, gli mandò un’occhiata di rimprovero. Bruto non capì. Vide Luna accanto a Nightmare singhiozzare; Fearless era accanto al fratello che cercava di abbracciarlo. Coniglietto di Pasqua sembrava spossato. Runner non era per niente attivo, diversamente da solito. Topo di Fogna lo guardava con asprezza, gli occhi semichiusi. Lupo Solitario era impassibile, ma presentava delle strane occhiaie. Thor era dietro, e non riusciva a vederlo bene.
<< Che cosa avete tutti? >> Chiese confuso. Rage si avvicinò a Bruto e gli posò una mano sulla spalla. << Che c’è? >> Le chiese. Si guardò intorno. << Dov’è Kallisto…? >>
Avrebbe voluto ritirare la sua domanda, quando Thor avanzò con in braccio il corpo senza vita di Kallisto.
<< No… >> Sussurrò incredulo. Rage abbassò la testa sulla spalla di Bruto tremando, mentre Nightmare cercava di non far ripartire le lacrime.

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Capitolo 73
*** Senza più una guida ***


Jamie guardava il terreno ricoprirsi di neve rapidamente. Avevano seppellito Kallisto in un campo poco distante dalla città. Ognuno aveva detto qualche parola su Kallisto, sul suo coraggio, sulla sua abilità… Aveva vissuto una vita piena, dicevano, e questo gli era bastato. In fondo, avevano puntualizzato alcuni, se n’era andato con il sorriso. Jamie non riusciva ad accettarlo, comunque. Non credeva giusto tutto questo. Gli faceva male. Kallisto era stato la sua guida, lo aveva protetto e aiutato; gli aveva insegnato a lottare e si era confidato con lui. Non avrebbe mai pensato che sarebbe potuto accadere qualcosa di simile, ma era accaduto.
E ora era lì, di fronte a quel cumulo di terra nel bel mezzo di un campo innevato, che si ricopriva velocemente di neve bianca. Kallisto era stato molto, per lui. Non sapeva cosa avrebbe fatto da quel momento in poi.
Si avvicinò Luna alle sue spalle. La ragazza gli mise una mano su una spalla e cercò di rincuorarlo. Jamie era rimasto lì solo per un pezzo, ma ancora non sentiva il bisogno di tornare indietro. Non riusciva a lasciare Kallisto per non rivederlo mai più.
<< Jamie… >> Sussurrò Luna. Jamie non alzò lo sguardo per ascoltarla. << Si è messo a nevicare. Dovresti tornare indietro… >>
Jamie rimase in silenzio.
<< Fa freddo qui, e domani dovremo ripartire… >> Jamie pensò all’idea di partire, di lasciare lì da solo Kallisto. << Lo so che è difficile, Jamie, ma va fatto. >>
Jamie si voltò infastidito facendo indietreggiare Luna. << Va fatto cosa? >> Chiese. Esitò alzando le mani. << Io… Io non volevo che niente di tutto questo accadesse… >>
Luna si avvicinò tentando di calmarlo, ma lui la respinse. << Nessuno lo voleva, e nessuno te ne da la colpa. >> Disse. Jamie scosse la testa. Inspirò con il naso tappato.
<< Io sono venuto da voi. Sono stato io a decidere di partire. Sono io quello che Pitch vuole. >> Si gettò a terra e sbatté i pugni sul ghiaccio. << Perché non mi uccidono e basta!? >> Luna si sentì triste a vederlo in quello stato. Si abbassò mettendosi accanto a lui.
<< E’ questo che vogliono. >> Disse a bassa voce. << Cercano di scoraggiarti in modo che tu non possa più ostacolarli. Nella prossima battaglia avranno la meglio loro, se continuerai a portarti questo fardello addosso… >>
Jamie alzò la testa. << Che vengano! >> Sbottò sul punto di esplodere. << Li ucciderò, se è questo che dovrò fare. Li annienterò, nessuno si ricorderà più di loro! >> Si alzò e si ritrovò a gridare alla Luna. << Sarò il loro incubo! >>
Luna lo guardò con stanchezza. Si alzò anche lei e lo abbracciò da dietro. Jamie inizialmente cercò di ritrarsi da quell’abbraccio, ma in poco tempo sentì che in qualche modo, quel piccolo gesto d’affetto lo faceva stare meglio; gli scaldava il cuore. E fu così che smise di opporsi a Luna. Non sapeva se ne avrebbe comunque avuto la forza. Cominciò così a piangere. A piangere come un bambino, sperando di poter alleggerire il suo cuore lasciando andare le lacrime che lo appesantivano. Luna lo strinse più forte, sussurrandogli parole di conforto, qualcosa che lo potesse consolare.
<< Non è stata colpa tua, Jamie. >>
 
*
 
Coniglietto di Pasqua si sedette su uno sgabello, facendo girare lo sguardo da un viso all’altro.
<< Abbiamo recuperato delle munizioni dalla fabbrica… >> Cercò di dire Thor, ma a nessuno sembrò importare l’informazione. Come potevano? Kallisto era morto in quella fabbrica. Nessuno voleva ripensarci. Ma era accaduto poche ore prima, e le ferite stavano ancora sanguinando.
<< Non parlare mai più di quella dannata fabbrica! >> Sbottò Jamie. Era seduto su una poltrona, completamente sprofondato in essa, e teneva lo sguardo basso.
Thor si abbatté e sospirò. << Non volevo… >> Fece una pausa, insicuro. << Intendere quello… >>
Jamie alzò lentamente lo sguardo. << Intendere cosa? >> Chiese in tono adirato. << Che il prezzo per quelle munizioni era la vita di Kallisto? >>
Luna guardò Jamie, cercando di intercettare il suo sguardo e fargli capire di essere in torto, ma il ragazzo sembrò non vederla. Sophie era vicino a lui, ma in quel momento avrebbe voluto stargli lontano.
Thor lo fissò incredulo. << Pensi che io stia dicendo una cosa simile? >> Jamie non rispose.
Bruto prese la parola. << Sei ingiusto, Nightmare! >> Gli disse. Jamie gli rivolse un’occhiataccia. << Thor non voleva dire niente di offensivo. Sei tu che hai frainteso! >>
<< Pensi che mi possa importare di quei proiettili che avete portato da là, dopo che Kallisto è stato ucciso proprio in quella fabbrica? >> Esclamò Jamie puntando un indice verso una finestra. Bruto lo fissò scontroso.
<< La morte di Kallisto non deve essere un motivo per perdersi d’animo… >> Prese la parola Topo di Fogna, ma Jamie lo zittì.
<< Tu non c’eri! >> Urlò Jamie adirato. << Non hai visto come ha lottato! Stava tenendo testa a Pitch da solo, e avrebbe anche vinto, se lui non avesse finto di essere spacciato! >> Gli venne in mente l’immagine di lui di fronte a Pitch che gli puntava contro il fucile modificato che aveva creato. Cercò di scacciarla dalla sua mente, perché non voleva pensare che fosse stato proprio lui a dargli quell’idea.
Topo di Fogna sembrò alterarsi leggermente. << Ora non mi accusare di non avervi aiutato laggiù, ragazzino! >> Tuonò con voce profonda e testa leggermente abbassata. << Ognuno ha fatto la sua parte, ma a quanto pare erano più forti di noi. Questo è tutto! >>
<< Kallisto è MORTO! >> Urlò Jamie in preda all’ira. << Non capisci che qualunque parola non lo riporterà in vita? >>
<< Ora basta, Nightmare! >> Esclamò Coniglietto di Pasqua alzandosi dal suo sgabello. Jamie si voltò verso di lui.
<< Perché? >> Chiese scontroso.
<< Perché stai delirando. >> Rispose con calma l’uomo.
Jamie assunse un’espressione incredula e si alzò dalla sua poltrona. Luna non capì perché stesse reagendo in quel modo. Prima sembrava aver accettato la morte di Kallisto, quando erano davanti alla sua tomba, ma adesso sembrava un’altra persona…
Il ragazzo si diresse a una finestra tenendosi una mano sulla fronte. Coniglietto di Pasqua continuò a parlare. << Non riesci ad accettarlo. >> Disse. Jamie si voltò sprezzante e sospirò.
<< Come potrei? >> Chiese adirato Jamie. << Ero lì. Avrei potuto salvarlo e… >> Perse le parole.
Coniglietto di Pasqua rimase impassibile. << Devi lasciare indietro il passato. >> Disse neutrale. << Non puoi lasciare che il rimorso o l’ira influenzino il tuo giudizio e il tuo operato. >>
<< Questo te lo aveva detto Kallisto! >> Esclamò Jamie puntandogli un dito contro.
<< E io lo sto dicendo a te. >> Rispose in tutta calma Coniglietto di Pasqua.
<< No! E’ una situazione diversa! Io non sono impazzito come te! Io continuo a guardare avanti…! >> Coniglietto di Pasqua lo interruppe.
<< Non è quello che vedo. >>
Jamie alzò la voce. << Sono io che non vedo ciò che si dovrebbe vedere! >> Coniglietto di Pasqua lo guardò interrogativo. << Dov’è il cordoglio per la morte di Kallisto? Perché nessuno lo sta piangendo adesso? Dieci minuti sono stati sufficienti? >> Ora il viso di Coniglietto di Pasqua si contrasse in una smorfia indignata. << Non ve ne importa niente di lui! Pensate solo ad andare avanti! Siete dei MOSTRI!!! >>
Un pugno duro e deciso si abbatté contro la guancia di Jamie. Il ragazzo cadde a terra digrignando i denti, mentre Coniglietto di Pasqua si ricomponeva. Lo guardò dall’alto verso il basso con sguardo indignato.
<< Vedi di rimetterti a posto, ragazzino! >> Abbaiò. << Credi che non sia triste per aver perso il mio amico? Credi che io voglia solo andare avanti lasciandolo qui a marcire? >> Scosse la testa ringhiando. << Io sono più disperato di quanto credi! >> Sibilò. << Ma c’è una cosa che Kallisto mi ha insegnato della morte: non devi avere paura di essa! E’ una cosa naturale, che arriva per tutti, prima o poi. Non puoi però restare a piangere per il resto della tua vita perché un tuo amico è stato ucciso! >> Prese un respiro profondo. << Conserva la rabbia che hai dentro per liberarla quando sarà talmente potente che nessuno potrà più resistergli. Se ti fai corrodere dall’ira non ne otterrai niente, ora. >> Fece una pausa. Jamie lo guardava con occhi spalancati. << Ma se la trattieni, la addomestichi e poi la usi contro i tuoi incubi, allora sarà la tua più grande alleata. Come fai tu con la paura: più ne hai, più sei forte. La rabbia ti aiuta in questo modo: ad avere più paura. >>
Gli occhi nella stanza erano tutti puntati su Coniglietto di Pasqua e Jamie. << Quindi smettila adesso, perché se continui così ti farai solo del male. >> Si voltò e uscì dalla stanza. << Come è successo a me… >> Sussurrò mentre se ne andava.
Coniglietto di Pasqua aveva ragione. Jamie si era lasciato andare, ma per questo era dovere fermarlo subito, perché non ne avrebbe giovato nessuno, se la sua rabbia avesse continuato a crescere.
Proprio come aveva fatto Kallisto con Coniglietto di Pasqua alla morte di Fatina dei Denti, adesso Coniglietto di Pasqua lo aveva fatto a lui, facendogli capire che non si può perdere la speranza così. Non si può lasciar perdere tutto per vendetta. Così ci si fa solo del male.
Jamie lo aveva capito, ma avrebbe preferito di no, in quella situazione, perché la perdita di Kallisto era ancora recente, e faceva ancora male.

Segugio guardò interrogativo prima l'uomo che era uscito e poi Jamie sul pavimento. Il trambusto recente lo aveva allarmato.
In quella situazione, nessuno aiutò Jamie a rialzarsi. Nemmeno Luna o Sophie. Jamie pensò che quello era un bene: non avrebbero dovuto supportarlo, se fosse rimasto in quello stato. Era felice che fosse così, ma… Faceva male…

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Capitolo 74
*** Casa, dolce casa... ***


Una settimana? Diavolo… Quanto sarà passato da quando siamo partiti diretti qui? E quando è che mi sono accorta di sentirmi sempre più a disagio al pensiero di arrivarci? E tutto perché questo posto è casa sua… Ma non vorrà restare qui, vero?
Luna guardò la cittadina che si apriva di fronte a loro; era in decadenza. Non c’era nessun segno di vita e le case lasciate a cadere presentavano molti segni del tempo. Erano passati tre anni, dopotutto. Tre anni di completo abbandono, o quasi. In ogni caso, quello era un posto vuoto; la tana perfetta per Pitch Black e Jack Frost.
Jamie rivolgeva gli occhi sognanti alla cittadina fantasma. Era casa sua, in fondo. Era passata una settimana da quando Kallisto era stato ucciso. Jamie aveva accettato la sua morte con difficoltà, ma alla fine aveva dovuto costringersi ad andare avanti. Sentiva però che da quel momento qualcosa si era rotto. Tra lui e gli altri – tutti gli altri – si era rotto qualcosa. Qualcosa che li teneva uniti, e ora le loro conversazioni erano fredde e vuote.
<< Jamie… >> Sussurrò Sophie aggrappandosi alla gamba del fratello.
<< Siamo tornati, Sophie… >> Disse il ragazzo. Luna lo guardò preoccupata.
<< E’… Brutto. >> Disse Sophie intimorita da quella strada così desolata.
<< Ma che dici, Sophie? >> Chiese Jamie. Alzò un braccio. << Qui c’è casa nostra! Ritroveremo i nostri amici, i nostri genitori, ci saranno i nostri vicini e tutto tornerà come prima. >>
Come prima… Jamie pensava davvero che si sarebbe potuti tornare a come era prima? Forse era solo la situazione che lo faceva parlare così, ma se intendeva veramente restare in quel posto…
<< Forza, andiamo! >> Jamie si mise a correre tirando Sophie da un braccio.
Luna gli andò dietro. << Dove? >> Jamie non rispose.
<< Non vi allontanate! >> Chiamò Coniglietto di Pasqua dietro di loro, ma non ottenne nessuna risposta…
Jamie correva per le strade strattonando Sophie dal braccio come un forsennato. Voleva fare solo una cosa. Voleva tornare a casa. Attraversò la piazza dove andava a giocare con in suoi amici. Passò vicino alla statua che aveva assistito alla sua caduta dallo slittino tre anni fa. Era per strada. Stava arrivando.
La casa era ancora in piedi. Era a pezzi, ma ancora si riusciva a vedere che fosse una casa. Luna la esaminò con disappunto. Era una città morta, quella lì. Jamie però sembrava non vederlo.
Il ragazzo aveva un’espressione di sorpresa stampata in volto. Era estasiato dalla vista della casa. Era tornato. Erano passati tre anni dall’ultima volta, e lui era cresciuto parecchio, ma in quel momento gli sembrò di essere tornato bambino. Fece un passo e aprì il cancelletto che portava nel giardino. Le piante erano appassite. C’era solo neve. Jamie attraversò il giardino lentamente con Sophie al suo seguito, mentre Luna indugiava sulla cassetta delle lettere. Era rotta e pendente, ma sotto al ghiaccio che vi si era depositato, si poteva leggere un nome: Bennett.
Il cognome di Jamie e Sophie. Adesso Luna sapeva una cosa in più su di loro. Girò lo sguardo e vide che i due fratelli erano già entrati nella casa. Sbuffò spazientita e si mise a correre dietro di loro.
La casa di dentro era in uno stato di abbandono meno avanzato che di fuori, ma nelle stanze faceva freddo e la polvere aveva ricoperto ogni mobile, dove non ci era arrivata la neve. Luna si sforzò di immaginarsi quella casa prima dell’arrivo di Pitch e Jack, ma non ci riuscì. Invece, dallo sguardo di Jamie, pensò che il ragazzo riuscisse a vedere solo com’era in passato…
<< Guarda Sophie! >> Disse Jamie. << Questo è il letto dove dormivi tu! >> Esclamò quando fu entrato in una stanzetta. Sophie ascoltava in silenzio senza ribattere. Luna si sentiva sempre più oppressa da quella situazione.
<< Jamie… >> Cercò di farlo ragionare. << Questo posto è completamente distrutto… >> Jamie non la ascoltò e andò in un’altra stanza.
Il ragazzo ammirò la stanza con soddisfazione. Quella era la sua camera da letto. Ma diversamente da come era prima, adesso c’era solo un mucchio di assi rotte, un letto sfondato e una finestra frantumata.
<< Possiamo accamparci qui per la notte. >> Disse Jamie voltandosi.
<< Qui? >> Chiese Luna incredula. << E’ ancora giorno! >> Disse. << E potremmo trovare posti migliori di questo… >> Aggiunse dopo.
<< Cosa c’è meglio di questo? >> Chiese Jamie allargando le braccia e girando su sé stesso. Tutto sarebbe stato meglio di quello… << Torniamo indietro e chiamiamo gli altri. >> Disse incamminandosi.
<< Ma Jamie… >> Cercò di fermarlo Luna. << La casa è lontana dal luogo dove ci siamo fermati, e portare tutti i rifornimenti fino a qui sarà un lavoro lungo e faticoso… >> Jamie non sembrava ascoltarla. << Non dovremmo trovare il covo di Pitch e Jack? >> Chiese sperando di poterlo convincere a cambiare obiettivo.
Jamie si voltò con sguardo determinato. << Prima portiamo gli altri qui, e poi andremo a cercarli. >> Non c’era proprio modo di farlo ragionare…
 
*
 
<< Questo posto fa schifo! >> Commentò Bruto guardandosi intorno mentre entrava nella casa di Jamie. Per fortuna il ragazzo non lo sentì, ma Luna preferì fare segno a Bruto di non infierire. Jamie non avrebbe gradito un altro commento, se lo avesse sentito.
<< Quindi questa era casa tua? >> Chiese Coniglietto di Pasqua. Jamie annuì distrattamente. Coniglietto di Pasqua tentò di fargli una domanda:<< E credi che possa essere un luogo sicuro? >> Jamie si mosse verso un mobile. Ci batté sopra la mano.
<< Conosco questa casa benissimo e so che è sicura. >> Rispose senza rivolgergli lo sguardo.
<< D’accordo, ma sei davvero sicuro che in caso di attacco… >>
<< Ho detto che è sicuro! >> Esclamò Jamie alzando la voce. Coniglietto di Pasqua gli rivolse uno sguardo indignato.
<< Va bene. >> Disse uscendo dalla stanza. Lupo Solitario entrò portando una cassa di munizioni. Dietro di lui c’era Cane Pezzato.
<< Questo posto mette in soggezione… >> Fece il ragazzo guardandosi intorno. Jamie gli rivolse uno sguardo furioso per un istante, ma fu breve. Cane Pezzato credette di esserselo immaginato.
<< E’ abbandonata da tempo, così come il resto della città, pare. >> Disse Lupo Solitario guardando dritto. << Ci sono buone possibilità che Pitch Black si nasconda qui. >>
<< Se quello che Nightmare ha detto è vero, Pitch potrebbe aver attaccato la città per impedire che qualcuno gli stesse così vicino… >>  Disse Coniglietto di Pasqua tornando nella stanza.
<< Per questo non c’è nessuno qui… >> Fece Bruto. << Ma dovremo comunque tenere alta la guardia. >> Si mise il fucile sulle spalle. Coniglietto di Pasqua annuì.
<< Se sono davvero così vicini vorrà dire anche che ci attaccheranno per impedirci di arrivare da loro. >>
Jamie non ascoltava. Era perso nei suoi pensieri. Arrivò Luna a cercare di distogliere la sua mente da quei pensieri che la occupavano. << Jamie…? >> Chiese speranzosa schioccandogli le dita davanti alla faccia. << Ti va di andare fuori per un po’…? >> Jamie la guardò stranito.
<< Va bene. >> Disse sorprendentemente. Luna non avrebbe sperato di meglio. Sarebbe andata fuori con lui e gli avrebbe parlato.
La strada era ghiacciata e sembrava che tutti i pali, i lampioni e ogni altro genere di segnale fossero stati sradicati dal terreno e portati chissà dove. Jamie e Luna camminavano da soli in mezzo alla strada. Erano andati solo loro due. Luna voleva parlare con Jamie, e voleva anche cercare di trovare la caverna di Pitch. Ma da dove doveva cominciare?
<< Secondo te da dove dovremmo cominciare? >> Chiese a lui. Jamie alzò la testa e guardò dritto nella strada.
<< C’era un lago fuori città. >> Disse Jamie. << Quel posto potrebbe nascondere qualche segreto. Era inquietante… L’acqua si congela ogni inverno lì, e i ragazzi ci vanno a pattinare, ma può essere pericoloso… >> Sembrò divagare.
<< Perché pensi che possa essere un buon posto? >> Chiese Luna confusa.
Jamie la guardò. << Lì ci sono un sacco di rocce e anfratti che potrebbero nascondere qualcosa… >> Luna annuì pensierosa.
<< Se dovessimo trovarli… >> Cominciò. << Cosa faremo? >> Chiese sperando di sentire ciò che sperava.
Jamie guardò avanti. << Non sarebbe saggio affrontarli ora… >> Disse. Luna annuì comprensiva.
<< Quindi dici che dovremmo tornare indietro ad avvertire gli altri? >> Fece un’altra domanda. Jamie abbassò lo sguardo incerto.
<< Potrebbero però andarsene durante la nostra assenza, magari per tenderci una trappola… >>
Luna annuì di  nuovo. << Sarebbe rischioso. >> Guardò a terra. << Allora dovremmo evitare di farci vedere. >>
Jamie scosse la testa. << Loro sanno tutto. Sanno già che siamo qui, sanno cosa stiamo dicendo ora… >> Fermò la testa e guardò in basso. << Non li possiamo sorprendere. >>
Quello era un pensiero poco ottimista, pensò Luna, ma anche lei si sentiva impotente in quella situazione…
<< E casa tua? >> Chiese. Jamie la guardò interrogativo. << Dici che la tengono sotto d’occhio? >>
Il ragazzo esitò un istante. << Casa mia è il posto dove ci stiamo accampando. Probabilmente saranno nei paraggi, ma non proveranno ad infilarsi dentro. >>
<< Come fai a saperlo? >> Chiese Luna. Jamie non esitò questa volta.
<< Perché sarebbe stupido. >> Rispose come se fosse ovvio. << E' anche per questo che siamo lì. >> Aggiunse in tono irrisorio. Luna lo squadrò confusa.
Il paesaggio cambiò in fretta. La strada finì, le case sparirono e comparvero gli alberi secchi che un tempo dovevano essere una foresta verde e rigogliosa. Il terreno era completamente ricoperto dalla neve, ma alcune rocce spuntavano di tanto in tanto, rendendolo irregolare e sconnesso. Luna e Jamie arrivarono su di un lago ghiacciato sotto a un picco roccioso che si stagliava in alto. Luna si guardò intorno. Jamie aveva ragione: lì c’erano molti anfratti rocciosi che avrebbero potuto nascondere grotte gigantesche…
Mentre cercavano l’entrata alla grotta di Pitch, Luna tentò di parlare ancora con Jamie, ma le risposte che ebbe non furono molto esaurienti. Gli chiese cosa pensava che li aspettasse, una volta trovata la grotta, cosa aveva intenzione di fare per sconfiggere Pitch e Jack, ma neanche il ragazzo sapeva cosa aspettarsi dal futuro. Però sembrava essere molto sicuro di una cosa.
Luna si girò dopo aver spostato un sasso e constatato che non c’era niente sotto di esso. << Che cosa hai intenzione di fare, se riusciamo a fermare tutto questo? >> Chiese speranzosa. Non poteva certo voler restare in quella città abbandonata, quando al rifugio di Babbo Natale tutti lo stavano aspettando a braccia aperte. Luna sperò di sentire quelle parole.
Jamie guardò Luna con la coda dell’occhio. << Non ci sarebbe molta scelta… >> Disse. << Anche se mi sarebbe piaciuto rimettere in piedi casa mia e la città… >>
Lo aveva detto. La frase che Luna non voleva sentire: Jamie voleva restare lì. Si sentì presa in giro per tutto quel tempo. La loro amicizia sembrò diventare cosa da niente, e i suoi modi divennero freddi con il ragazzo.
<< Ah. >> Disse seccata interrompendo Jamie. Il ragazzo distolse lo sguardo e vide una cosa piuttosto strana.
<< Che ci fa un letto qui fuori? >> Chiese stupito camminando lungo la riva del lago raggiungendo la struttura di un letto rovinato e mezzo scassato. Non c’era materasso, non c’era il cuscino… C’era solo il legno e alcune assi in mezzo erano spezzate. Sotto di esso c’era un buco nel terreno. Jamie sorrise.
<< E’ questo, Luna. >> Disse con un sorrisetto. Luna si avvicinò lentamente. Quando si sporse per guardare nel buco, da esso uscì una colonna di sabbia nera che li travolse e li spinse a terra.
La sabbia si sollevò fino al cielo, e poi si diresse verso la città. Jamie si rialzò in fretta.
<< Stanno andando ad attaccare gli altri! >> Disse porgendo una mano a Luna per aiutarla a rialzarsi. La ragazza guardò con sospetto la mano dell’amico e si rialzò da sola, lasciandolo confuso.
<< Allora dobbiamo arrivare prima di loro. >> Disse lei. Jamie scosse la testa.
<< E’ impossibile… >> Disse. << Non posso aprire un varco così lontano, e non saremo abbastanza veloci per arrivare in tempo. Dobbiamo sperare che sappiano cavarsela senza preavviso! >> Detto questo si mise a correre, con Luna alle spalle che lo seguiva.
Arrivarono in città e trovarono la Squadra in strada. Si nascondevano dietro alle automobili e a ogni tipo di riparo possibile, mentre cercavano di sparare a qualcosa dentro la casa. Jamie notò un particolare agghiacciante: Sophie non era con loro.
<< Dov’è Fearless!? >> Urlò il ragazzo non appena li raggiunse. Coniglietto di Pasqua lo guardò per un attimo e tornò a scoccare frecce.
<< Stai giù o ti colpiranno! >> Urlò.
<< Dov’è mia sorella!? >> Ripeté Jamie scandendo con forza le parole.
Coniglietto di Pasqua digrignò i denti e abbassò l’arco. << E’ dentro con Lupo Solitario! >> Disse. << Sono arrivati gli Incubi pochi minuti fa e sono riusciti a cacciarci da casa tua in un attimo. Ora sono lì dentro con loro, e in più stanno arrivando anche dei Soldati di ghiaccio! >> Aggiunse l’ultima parte della frase all’improvviso, notando alcuni Scheletri di ghiaccio che si avvicinavano dalla strada.
<< Io vado lì dentro! >> Esclamò Jamie scattando. Coniglietto di Pasqua stava per fermarlo, ma non ne ebbe il tempo.
Una sfera di sabbia nera lo colpì in pieno sulla tempia, facendolo cadere a terra e facendogli perdere i sensi.

 

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Capitolo 75
*** Senza più una casa in cui tornare ***


Jamie sentì la tempia pulsare. Faceva male. Sentiva la testa appesantita. Aprì gli occhi per controllare che cosa stesse succedendo, ma vide solo buio attorno a sé. Solo nero. E non c’era nessun suono.
Si lamentò per il dolore. Cercò di alzare una mano per tenersi la tempia in modo da opprimere un po’ il dolore, ma il suo braccio non si mosse. Lo sentì formicolare come se si fosse addormentato. Che stava succedendo?
Cominciò a sentire qualcosa. Suoni lontani, confusi e fastidiosi, rimbombavano come se fosse in una galleria. Erano spari e urla. Sentì una voce sovrastare le altre. Luna. Stava chiamando qualcuno preoccupata, ma non riuscì a capire chi…
Cercò di parlare per chiamarla, ma le sue labbra non si mossero, e dalla sua gola non uscì nessun suono. Che cosa stava succedendo? Era stato colpito da qualcosa, ma che cosa gli era successo? Possibile che fosse stata una di quelle frecce di Pitch? Quando era stato colpito la prima volta Fatina dei Denti lo aveva salvato all’ultimo secondo, ma adesso era diverso… Fatina dei Denti non c’era più, e l’unica persona che sarebbe potuta essere in grado di salvarlo era bloccata in casa sua, probabilmente circondata da Incubi. Voleva alzarsi. Voleva muoversi. Voleva sentire. Voleva parlare. Ma non riusciva a fare niente.
A poco a poco i suoni si fecero più vicini e meno confusi. Al centro della sua visuale si aprì uno spiraglio in cui vide la neve bianca sulla strada. Poi vide la scarpa di qualcuno. Era di Coniglietto di Pasqua. Capì che Luna stava cercando di parlare con lui, stava cercando di risvegliarlo. Lo spingeva, lo strattonava, ma lui non riusciva nemmeno a sentire il contatto con le sue mani. Gli afferrò il viso e si accorse che aveva gli occhi aperti, anche se inespressivi.
<< Jamie? Mi senti? >> Chiese lei in preda al panico. La sua voce era attutita. Jamie avrebbe voluto rispondere, ma non riuscì a farlo. Dalla sua bocca uscì solo un sospiro debole, che la fece comunque calmare un po’.
<< Ti avevo detto di stare giù. >> Disse Coniglietto di Pasqua voltandosi un attimo per tornare a scoccare frecce contro il nemico. Jamie sentì che il controllo dei suoi arti stava tornando. Scosse un po’ la testa, come per scacciare le nubi che si erano formate in essa e cercò di rialzarsi spingendosi con le braccia.
<< Stai bene? >> Chiese Luna aiutandolo ad alzarsi. Jamie non rispose. Guardò la casa con ira e respirò a fondo.
All’improvviso davanti al ragazzo si aprì un varco luminoso che lo risucchiò, facendolo sparire dalla vista dei due presenti.
 << NIGHTMARE!!! >> Urlò Coniglietto di Pasqua adirato. Il ragazzo non aveva intenzione di ascoltare i suoi ordini.
Jamie ricomparve in casa sua. Fu spinto troppo in avanti dal varco e rovinò addosso a un armadio sfondato, dandogli il colpo di grazia. Dopo essersi fermato, alzò la testa e guardò dove si trovasse. Era in camera sua. Non c’era nessuno lì a parte lui.
Devo trovare Sophie e Lupo Solitario e andarmene da qui!
Si rialzò intontito e uscì dalla camera.
Appena fuori dalla stanza dovette abbassarsi per evitare un altro mucchio di sabbia diretto alla sua testa. Lo vide sfrecciargli sopra la testa e poi andare dritto. Si girò e vide provenire dallo stesso posto da cui era arrivato quello dei cavalli neri che travolgevano tutto quello che incontravano. Jamie ringhiò e alzò una mano. Li assimilò al suo corpo prima che potessero attaccarlo. Li sentì unirsi alla sua carne e dimenarsi dentro di lui. Qualcosa di diverso stava affrontando Jamie in quel momento. Si girò e rilasciò gli Incubi contro un muro, non riuscendo a trattenerli. Quelli si scontrarono col muro, ma si dimostrarono intatti. Qualcosa non aveva funzionato. Perché si sentiva tanto affaticato? Si premette una mano sulla fronte. Era ancora intontito dal colpo di prima… Però ora vedeva gli oggetti deformarsi, ruotava tutto… Si girò e vide un Soldato di ghiaccio caricare un pugno che lo colpì in pieno, spedendolo a terra. Lo vide guardarlo dall’alto con superiorità. Stava per essere sollevato, ma qualcuno sparò mandando in frantumi lo Scheletro.
<< Nightmare! >> Esclamò una voce che riconobbe. Era Lupo Solitario. Arrivò di corsa da lui e si abbassò su di lui. << Stai bene? >> Chiese. Jamie non sentiva più forza. Non riuscì nemmeno a muovere le labbra. Il ragazzo gli allargò una palpebra e gli puntò contro la luce della sua torcia. Lo vide digrignare i denti e guardarsi intorno. << Ti è successo qualcosa, vero? >> Chiese. Jamie fece uno sforzo. Cercò di mettere a fuoco il viso di Lupo Solitario e ci riuscì dopo un’eternità. Strinse i denti e si rialzò a fatica, mentre Lupo Solitario si stupiva della sua ripresa.
<< Non è niente… >> Disse barcollando. Lupo Solitario non gli credette.
<< Ti ha colpito una palla di sabbia, non è vero? >> Jamie rimase zitto. Lupo Solitario lo prese per un braccio e lo tirò con sé. << Vieni, non c’è tempo da perdere! >> Gli disse. Jamie non ebbe la forza di opporsi. Lo portò in una camera da letto. Era la vecchia stanza dei suoi genitori. C’era Sophie raggomitolata a un angolo tremante e spaventata.
<< Sophie! >> Esclamò Jamie non appena la vide. Lupo Solitario lo portò da lei. La bambina si alzò non appena vide il ragazzo tornare nella stanza.
<< Prima è successa la stessa cosa a me: sono stato colpito e non riuscivo più a fare niente. Ma a un tratto tua sorella si avvicina e con il solo tocco delle sue mani la confusione se ne va. Lei è in grado di salvarti, Nightmare! >> Spiegò Lupo Solitario. Jamie guardò la bambina con stupore. Era vero. Lei era Fearless, poteva curare qualunque cosa. Vide uno sguardo stanco, provato nei suoi occhi.
<< Sei sicura di poterlo fare? >> Chiese lui. Lupo Solitario guardò prima lui e poi lei.
<< Certo che può farlo! >> Protestò. << L’ho visto con i miei occhi! >>
<< Ti ha affaticato molto, non è vero? >> Chiese Nightmare ignorando il ragazzo, che si zittì non appena sentì quella domanda. Sophie tenne lo sguardo basso.
<< Se non ci penso posso andare avanti… >> Mormorò insicura lei. Jamie la abbracciò.
<< Se mi viene da pensare a te senza più forze, allora io non posso più andare avanti. >> Sophie accolse il suo abbraccio e rimase un po’ lì ferma. Jamie sentì il malditesta tornare. Quando videro la sua espressione addolorata, Sophie e Lupo Solitario si allarmarono.
<< Nightmare! >>
<< Jamie! >>
Lui cercò di sorridere, di fargli capire che stava bene, ma era inutile mentire. Lo sguardo di Sophie si indurì. << Lo farò. >> Disse decisa. << Ti salverò. >>
Jamie si sforzò di sorridere, ma non riuscì comunque a vedere una via d’uscita. Anche se ci fosse riuscita non sarebbero stati in grado di eliminare gli Incubi e i Soldati di Jack da soli… O sì?
Sophie allungò le mani tremanti su Jamie.
In fondo lui doveva proteggere sua sorella; aveva lottato fino a quel punto per far finire tutto quello. Aveva fatto l’impossibile in tantissime situazioni…
Le mani della bambina si illuminarono di una luce dorata, che in breve ricoprì il corpo di Jamie. La luce si mosse verso la sua testa. Jamie sentì come un vento leggero spazzare via le nubi che lo confondevano.
Avrebbe fatto l’impossibile ancora una volta.
 
*
 
<< Dobbiamo fare qualcosa per tirarli fuori da lì! >> Esclamò Siaiei sparando a un Soldato che si avvicinava a loro. Rage sparò a due Incubi prima di ribattere.
<< Non ci lasceranno entrare! >> Disse tornando a sparare subito dopo.
<< Allora dovremo entrare con la forza! >> Ribatté Bruto senza fermarsi. Sparò alcuni colpi contro uno Scheletro frantumandolo.
<< Hanno loro la pistola dal lato dell'impugnatura! Non possiamo passare in mezzo! >> Urlò Occhio di Falco.
Bruto si girò muovendo avanti e indietro la testa. << Sapete, a volte siete davvero pessimisti! >>
Ci fu un’esplosione che mandò in frantumi un lato della casa. Luna alzò lo sguardo stupita e spaventata. Cos’era stato? Gli Incubi avevano colpito Jamie, oppure era stato lui a colpire loro?
 
*
 
<< Lupo Solitario, coprimi mentre vado avanti. Non lasciare che si avvicinino a Fearless. >> Scandì Nightmare ricevendo un cenno in risposta dal ragazzo mentre sgranchiva la mano dopo aver liberato degli Incubi contro i Soldati con potenza esplosiva. Si abbassò e sfiorò il pavimento con le dita, creando una barriera contro gli Incubi per proteggere Lupo Solitario e sua sorella. Sophie era uscita molto provata dalla cura di Jamie. Non aveva mai fatto qualcosa di così grande, per giunta due volte di seguito!
Scattò lungo il corridoio e cominciò a colpire gli incubi impugnando due coltelli alla rovescia. Non appena ne vedeva spuntare uno lo colpiva. Assorbì anche due o tre Incubi per rilasciarli contro dei Soldati, facendoli così frantumare.
Sentì il vento entrare dalle finestre e dalla breccia nel muro che aveva provocato lui. All’improvviso entrò nella casa Jack Frost, che lo spinse con un doppio calcio, spedendolo a terra.
Sul pavimento cominciarono a muoversi tanti granelli di sabbia nera, che andarono a congiungersi accanto a Jack, dando forma a Pitch Black.
Jamie si rialzò e ringhiò contro i due spiriti. << Siete dei codardi! >> Gli urlò contro. << Avevamo trovato la vostra caverna, ma non volevate essere attaccati in casa vostra, quindi avete provocato la battaglia qui! >>
Pitch sorrise portandosi un dito alle labbra. << Sei perspicace, ma non molto furbo… >> Disse. Cominciò a camminare in tondo ondeggiando il braccio sinistro. << Non hai ancora capito che quello che facciamo noi è in fondo un bene. >>
<< Chiudi la bocca! >> Gli intimò Jamie senza ascoltarlo.
Pitch gli rivolse uno sguardo severo. << E invece mi ascolti! >> Disse furioso. Jamie rimase immobile. Pitch continuò. << Grazie a noi non ci sono più guerre, la gente non uccide più, sono spariti i mostri che spaventavano il mondo! >>
<< Invece sono solo cambiati! >> Esclamò Jamie. Pitch gli puntò contro un dito.
<< Ti ho già detto che noi potremmo benissimo vivere in pace con voi! Ma gli uomini non ci accettano… >> Si voltò. << Ci considerano degli abomini… >>
<< E’ perché lo siete! >> Lo incalzò duro Jamie. Pitch non si voltò a guardarlo. << Entrate nelle nostre case la notte e ci ricordate tutte le nostre più grandi paure; viviamo in un perenne inverno per colpa vostra, ogni pianta è morta ormai! Voi credete che qualcuno accetterebbe mai di convivere con voi? >> Alzò la voce a poco a poco. Lupo Solitario e Sophie assistevano a distanza, mentre Jamie discuteva con Pitch, girato di spalle, e Jack, accanto a lui con le braccia incrociate e il bastone tra di esse.
Pitch sospirò sconsolato. << Allora credo proprio che ci rivedremo presto… >> Disse. Jamie scattò contro di loro. Pitch si voltò facendo apparire la sua falce e facendola strisciare da un muro all’altro del corridoio, squarciando le pareti, che sembrarono essere fatte di cartone. Jack indietreggiò per evitare la falce, mentre Jamie si abbassò quasi fino a terra per evitare la lama, continuando ad avanzare.
Raggiunse Pitch, che fu colto di sorpresa. Lo colpì di striscio con un pugnale rialzandosi, mentre quello indietreggiava. Arrivò Jack, che con il suo bastone colpì Jamie in pieno stomaco, spingendolo contro un muro e facendogli perdere i pugnali. Chiese a Pitch se stesse bene, e al cenno del compagno si girò verso Jamie. Gli puntò contro il bastone e gli congelò le mani, bloccandolo al terreno.
Il ragazzo sentì un bruciore terribile, quando il freddo è tale da bruciare, e non riuscì più a muoversi. Jack rimase con il bastone puntato contro Jamie, mentre Pitch andava da Lupo Solitario.
Quando fu a pochi passi, si fermò improvvisamente, e scoprì di non poter andare avanti. C’era qualcosa come un muro che gli impediva di procedere. Provò a colpirlo con le mani, poi con la falce, ma fu tutto inutile. Si girò infuriato contro Jamie, mentre Lupo Solitario gli teneva il fucile puntato contro.
<< Che cosa hai fatto? >> Chiese avvicinandosi a Nightmare. Si abbassò su di lui. << Perché non riesco a passare? >>
Jamie si sforzò di ghignare. Non disse nulla. Pitch gli diede uno schiaffo. Si rialzò e gli rivolse uno sguardo infuriato. Jack era imperturbabile. << Tienilo d’occhio. >> Disse alzando il suo bastone e facendo qualche passo verso Lupo Solitario. Pitch lo osservò attraversare il corridoio con calma. Quando fu arrivato al punto dove l’Uomo Nero non riusciva a passare si fermò. Fissò impassibile Lupo Solitario, intimorito dal suo sguardo, e alzò lentamente una mano. Cercò di tastare la barriera, ma non la sentì. Quando capì che non c’era niente si voltò ridendo verso Pitch.
Fu un attimo. Lupo Solitario avrebbe sparato, ma Jack si voltò di nuovo con sguardo infuriato e lo spinse con un getto di ghiaccio, facendogli sfondare una parete. L’Uomo di Ghiaccio si diresse verso Sophie, facendo urlare di rabbia Jamie, che cercò di far sciogliere il ghiaccio che lo imprigionava, ma Pitch lo fermò puntandogli la lama alla gola.
La bambina era immobile. Non aveva la forza di scappare, e probabilmente non avrebbe potuto farlo… Jack la raggiunse e la afferrò dalla maglietta, tirandola alla sua altezza. Jamie gli urlava contro , dicendogli di lasciarla stare, di prendersela con lui, ma Jack non lo ascoltò.
Solo ora era apparso sul viso di Jack un sorriso. Non si poteva capire se fosse un sorriso malvagio o buono… Era solo compiaciuto. Fissò Sophie con attenzione, mentre lei cercava di dimenarsi: la presa di Jack le stava facendo male.
<< Lasciala stare! Lei non ti ha fatto niente! E’ me che vuoi! Ti prego! >> Urlava Jamie. Jack non lo ascoltava nemmeno.
In quell’istante Pitch si era distratto a guardare Jack e Sophie, quindi Jamie cercò di far sciogliere lentamente il ghiaccio che lo imprigionava. Jack era completamente estraniato da tutto quanto. C’era Lupo Solitario che cercava di rialzarsi tra una stanza e l’altra, ma non lo vedeva. Jamie gli urlava contro, ma non lo sentiva. C’erano solo lui e quella bambina misteriosa e incredibilmente potente.
<< Ti prego… >> Sussurrò Sophie con vocina esile. Jack spalancò gli occhi. La fissò con attenzione, e dopo alcuni istanti passati ad esaminarla, sussurrò qualcosa.
<< So…? >> Jamie si liberò lanciandosi contro Pitch. Lo spinse contro al muro e gli tolse la falce. Si mise a correre contro Jack facendo apparire una spada, puntata già al suo cuore. Non gli importava se lo avrebbe ucciso o no. Aveva osato troppo. Jack si voltò accorgendosi di Jamie che gli correva contro. Arrivò Lupo Solitario, che silenzioso si avvicinò a Jack e cercò di tirare Sophie. Come sentì tirare, Jack spinse di nuovo il ragazzo con il bastone, tirando a sé la bambina. Lo raggiunse Jamie, che tentò di conficcargli la spada nello stomaco. Jack deviò la lama col bastone e saltellò indietro, sempre con Sophie in una mano.
Si scambiarono degli sguardi per un momento: Jamie aveva uno sguardo assassino, mentre Jack era indignato.
Nightmare si lanciò contro Jack, mentre Jack sollevò il suo bastone, pronto a gelarlo. In quel brevissimo e rapidissimo istante, Sophie gridò spaventata, e tutto si illuminò e cominciò a bruciare.

 

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Capitolo 76
*** Ali bruciate... ***


La casa era in fiamme. Jamie si rialzò da terra, scoprendo che accanto a lui c’era Sophie spaventata intenta ad aiutarlo. La bambina aveva delle bruciature sulle guance e la pelle arrossata.
<< Jamie! >> Lo chiamò. Lui si alzò a fatica.
<< Sto bene. Sto bene… >> Disse mettendosi a sedere. Si guardò intorno. << Sei stata tu? >> Chiese. Le fiamme ricoprivano tutto, non c’era niente che non bruciasse. Sophie lo guardò spaventata.
<< Ho avuto paura che ti facesse male… >> Disse. Giusto; Jack Frost e lui stavano per affrontarsi. Quindi Sophie aveva fatto esplodere tutto per evitare che Jack facesse del male a suo fratello? Jamie la abbracciò.
<< Va tutto bene, Sophie… >> Le disse per rassicurarla. << Usciremo da qui. >> Si guardò intorno un’altra volta. Vide spuntare dalle fiamme un braccio, poi il corpo di Lupo Solitario.
<< Nightmare! >> Chiamò quello. Jamie si alzò e rispose al richiamo. << Stai bene tu? >> Chiese Lupo Solitario guardando lui e la sua sorellina. Jamie annuì.
<< Dobbiamo uscire di qui! >> Esclamò.
<< Diavolo, sì… >> Concordò il ragazzo mettendosi una mano alla fronte. << La situazione ci è un po’ sfuggita di mano… >>
<< Muoviamoci! >> Disse il ragazzino prendendo Sophie in braccio. Lupo Solitario sguainò la spada, intendendo che li avrebbe protetti durante la corsa, ma sembrava che la casa si fosse svuotata di colpo.
Si misero a correre. Passarono sotto delle assi in fiamme e ne saltarono altre, attraversarono la porta raggiungendo le scale che portavano al piano inferiore, ma erano pericolanti. Non c’era tempo di esitare, Lupo Solitario disse che sarebbe andato prima lui, per accertarsi che fosse sicuro, ma loro avrebbero dovuto aspettare che fosse alla fine della scala; il peso di entrambi avrebbe potuto far cedere la scala. Jamie annuì e lo fece andare. Lupo Solitario scese le scale in fretta, facendo attenzione a non inciampare. Sembrava solida.
<< Va bene. >> Disse una volta arrivato alla fine. << Ora voi! >> E gli fece segno di seguirlo. Jamie cominciò a scendere le scale. La porta era proprio lì in fondo, subito dopo la scalinata. Doveva resistere ancora un po’. Sophie si dimostrò affaticata. Si erano tutti un po’ abituati al freddo glaciale, ma a quel calore? Adesso Jamie rimpiangeva le notti gelide passate in strada…
<< Presto! >> Esclamò Lupo Solitario spingendolo dalla schiena una volta arrivato sotto. Sfondarono la porta insieme, uscendo nel cortile. Lì la neve si stava sciogliendo per il calore emanato dalla casa, ma era ancora presente.
<< Jamie! >> Gridò Luna in strada alzando la testa. Era in lacrime.
Nightmare non rispose, come nemmeno Lupo Solitario. Continuarono a correre finché non furono sul marciapiede, al sicuro dalle fiamme e con i loro amici, dove poterono crollare sulle ginocchia.
<< Siete feriti? >> Chiese Coniglietto di Pasqua.
<< Siete stati voi a mandare a fuoco la casa? >> Chiese Siaiei.
Cane Pezzato portava un po’ di neve fresca da dare a Nightmare, Fearless e Lupo Solitario per raffreddare le scottature.
<< Stai bene? >> Chiese Luna guardandolo preoccupata. Jamie ansimava profondamente e stringeva sua sorella al petto. Luna gli prese il mento e gli alzò la testa. Lo fissò sul viso e scoprì delle bruciature orizzontali su entrambe le guance. Lo abbracciò stremata. Sembrava aver provato sulla sua pelle quello che aveva provato lui in quegli istanti. Jamie sentì la sua tensione su di sé, e comprese la sua preoccupazione.
Erano appena scappati da una casa in fiamme, da cui difficilmente sarebbero potuti sfuggire, e oltretutto per tutto quel tempo Luna non aveva saputo niente delle condizioni di Jamie. L’aveva fatta preoccupare.
Ma stavano bene. I Soldati e gli Incubi erano scomparsi, e anche Jack Frost e Pitch Black non si vedevano più…
 
*
 
Jack abbassò lo sguardo, in direzione della casa in fiamme.
Era stata la bambina a fare tutto quello? E lei era la stessa bambina che era entrata nella caverna del Coniglietto di Pasqua tre anni fa e che aveva dipinto le uova di Pasqua assieme a loro? Era davvero quella bambina? Si sentì raggirato.
Pitch era poco distante da lui, tutti e due sostenuti dal vento. Fissava la casa con incertezza. La bambina aveva creato tutto quello, ma era in grado di domarlo? E l’Ultima Luce sarebbe uscita da lì, o sarebbe finito tutto lì…?
<< Lasciali bruciare. >> Disse aspro Jack girando la testa e sollevandosi in aria. Pitch lo guardò interrogativo. << Questo è ciò che volevano. >> Si limitò a dire prima di allontanarsi a grande velocità spinto dal vento. Pitch strinse i pugni abbassando lo sguardo verso la casa un’ultima volta.
Non provava pietà per loro.
 
*
 
Luna sollevò lo scheletro di un paio di piccole ali giocattolo. Erano tra le macerie, ricoperte di cenere e bruciate. Ne rimaneva solo lo scheletro sottile. Si fissavano dietro le spalle sopra i vestiti e i bambini ci giocavano in tutti i modi. Dovevano essere appartenute a Fearless…
Una profonda tristezza la invase mentre reggeva quel piccolo e fragile giocattolo. Alzò lo sguardo e vide Jamie aprire una cesta carbonizzata per controllare il suo interno. Il coperchio della cesta si staccò rimanendogli in mano quando lo alzò, facendolo abbattere ancora di più.
Fearless girava per le stanze, stanca, triste. Si stringeva in sé stessa per avere meno freddo e camminava barcollando leggermente. Si guardava intorno intimorita da quelle stanze dove un tempo viveva lei. Non era rimasto niente…
Luna andò da Jamie per consolarlo. << Mi dispiace, Jamie… >> Gli sussurrò avvicinando le labbra a un suo orecchio. Jamie annuì avvilito.
<< In fondo era solo una casa… >> Mormorò stanco. Luna si sentì strana a sentirglielo dire.
<< Non dicevi che avresti voluto aiutare a ricostruire la tua città? Come puoi farlo se la tua casa non c’è più? Era il punto da cui cominciare… >>
Jamie girò lo sguardo verso di lei, guardandola come se le stesse chiedendo che intendesse. << Luna, io non potrei mai ricostruire tutto questo… >> Disse con voce flebile. Luna rimase a bocca aperta.
<< Stai…? >> Jamie non la lasciò finire.
<< Quello che ti ho detto era ciò che avrei voluto fare tempo fa, prima di incontrare voi e tutta la gente che abbiamo incontrato. >> Disse allungando una mano. Luna non capì. Jamie allargò le braccia e disse:<< Ora perché dovrei ripartire da capo, se ho già avuto un inizio? >> Luna stava per parlare, ma Jamie la interruppe di nuovo. << Io non me ne vado via da voi. >>
Luna non aveva capito niente. Quando Jamie le aveva detto che avrebbe voluto ricostruire la sua città non aveva completato la frase, quindi avrebbe detto qualcos’altro. Qualcosa come per esempio che sarebbe tornato con loro, una volta finito tutto quello.
<< Ma allora… Il tuo comportamento… >> Balbettò Luna volendo intendere che da quando erano arrivati lì Jamie si era comportato in modo strano. Il ragazzino sorrise.
<< Non vi potrei mai lasciare, Luna. >> Disse abbracciandola.
Luna non si sarebbe aspettata quell’abbraccio, ma quando arrivò lo accolse con gioia, stringendo Jamie con ancora più forza.
Non riusciva a credere che Jamie sarebbe rimasto con loro, dopo aver fermato Pitch e Jack.
Non lontano da loro, Cane Pezzato armeggiava con qualcosa. Da solo, senza dare nell’occhio. Aveva tra le mani un oggetto cubico di metallo.

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Capitolo 77
*** L'ultima battaglia ***


<< Sono tre anni che combattiamo per difendere i nostri sogni. >>
Jamie si era preparato indossando dei vestiti pesanti che non gli impedissero i movimenti. Non aveva creato alcuna arma, si sarebbe adattato alla situazione al momento opportuno.
<< Tre anni di lotta durissima, in cui abbiamo dovuto cambiare molte cose nelle nostre vite. >>
Era uscito dal furgone e si era unito al resto della Squadra.
<< Poi, un giorno, arriva un ragazzino dalla strada. Cade nei nostri tunnel e si ritrova nel nostro rifugio. >>
Jamie aveva sorriso sicuro a Luna mentre prendeva la mano di sua sorella.
<< Questo non è un ragazzino come gli altri. E’ in grado di fare cose che nessuno al mondo sa fare. Lui è la nostra Ultima Luce. >>
Aveva guardato in faccia tutti i componenti della Squadra: Coniglietto di Pasqua, Rage, Siaiei, Bruto, Lupo Solitario, Thor, Occhio di Falco, Topo di Fogna, Cane Pezzato, Giuda, Runner, Segugio.
<< Grazie a lui ci siamo messi in viaggio. Un viaggio che ci avrebbe portato a liberare il mondo, o a perderlo completamente. >>
Erano rimasti in quattordici, da quando Kallisto se n’era andato. E Fatina dei Denti era scomparsa molto tempo prima…
<< Abbiamo incontrato molti pericoli durante questo viaggio. Non solo abbiamo dovuto affrontare gli Incubi, ma anche coloro che un tempo avremmo potuto considerare alleati: gli altri uomini. >>
Jamie si era guardato intorno, vedendo che tutti quanti lo fissavano.
<< Alcuni di noi se ne sono andati… Eh! Sapevano quel che facevano. >>
Tutti quanti avevano aspettato che uscisse lui per poter partire, per mettere le armi in spalla e incamminarsi verso la caverna di Pitch e Jack. Gli rivolgevano molto rispetto.
<< Ma la scomparsa dei nostri compagni, la perdita delle cose a noi care non devono essere motivo di abbattimento; no! Sono quelle che ci danno la forza di andare avanti! Le avversità che ci rallentano e ci indeboliscono sono solo un motivo in più per finire ciò che abbiamo iniziato! >>
Lui aveva fatto un piccolo cenno con la testa e si erano messi a camminare.
<< Oggi andiamo incontro all’ultima battaglia. Non importa l’esito, che conosceremo solo alla fine. Sarà l’ultima in ogni caso, perché questa guerra sarà finita solo quando sarà finita una delle due parti in lotta. E oggi accadrà proprio questo. >>
Erano arrivati alla caverna in poco più di mezz’ora. Si erano fermati e avevano aspettato di essere pronti, di essere sicuri di quello che stavano facendo.
<< E’ per questo che vi dico, uomini, non abbiate paura: fate solo il vostro meglio. In qualunque modo vadano le cose, saremo sollevati dal nostro incarico, alla fine di questa giornata. E ora andiamo! Affrontiamo il nemico a testa alta e facciamo vedere chi siamo! Liberiamo il mondo dagli Incubi e dal gelo e torniamo a casa vincitori! >>
Coniglietto di Pasqua aveva fatto un discorso prima di scendere nella tana dei nemici, ma la Squadra sembrava ancora esitare. Jamie, che se n’era stato seduto su un tronco per tutto il tempo, si era alzato in piedi ed era andato in mezzo al gruppo. Aveva guardato negli occhi tutti quanti, ma questa volta era diverso. Questa volta avrebbe parlato.
I suoi occhi erano due fiamme ardenti. << Sono Nightmare. Il ragazzo che avete seguito fino a questo momento. >> Cominciò. Fece una pausa facendo girare lo sguardo. Sospirò. << Non so come dirvelo… >> guardò la neve sotto ai suoi piedi, sporcata dalle scarpe e irregolare nella forma. << Non siete obbligati a farlo. >> Disse deciso dopo aver preso un bel respiro.
Dalla Squadra si sollevarono dei mormorii confusi e stupiti.
<< Siete venuti fin qui per causa mia… >> Continuò Jamie facendo un passo in avanti. << E vi sono grato del vostro aiuto. In questi giorni abbiamo scoperto di essere… >> Scosse la testa. << Praticamente nulla in confronto ai nostri nemici. Abbiamo perso delle battaglie… Perdendo i nostri compagni… >> Abbassò lo sguardo ripensando a Kallisto e a Fatina dei Denti. Alzò lo sguardo mettendosi una mano al cuore. << Mentirei se vi dicessi che quelle perdite mi hanno reso più forte. >> Annuì guardando gli altri negli occhi, uno ad uno. << Mentirei. >> Ripeté. << Quegli avvenimenti mi hanno distrutto l’anima. Mi hanno spezzato il cuore, lasciandomene una piccola parte che potrei perdere in qualsiasi momento. Vi chiedo solo questo: non venite con me per affrontare Pitch e Jack. >> Fece una pausa. << Venite con me per sconfiggerli! >>
Gli sguardi volarono nella Squadra. Nightmare gli aveva praticamente detto che se avessero solo avuto un dubbio sull’esito della battaglia, allora avrebbero potuto voltarsi e andarsene. Thor rivolse uno sguardo serio a Occhio di Falco, mentre Bruto abbassava lo sguardo insicuro, tremante. Rage chiudeva gli occhi e scuoteva la testa; Runner si guardava intorno perso. Giuda sospirava esasperato. Cane Pezzato era allibito. Topo di Fogna era deluso. Il cagnone Segugio era confuso, muoveva la coda lentamente a destra e a sinistra. Coniglietto di Pasqua non riusciva a credere che Nightmare avesse detto quelle cose. Siaiei non lasciava trasparire nessuna emozione; si limitava a starsene con le braccia incrociate a fissare il ragazzo con la bocca storta. Sophie era dietro a Jamie, e lo guardava impaurita. Lupo Solitario aveva già la spada sguainata, poggiata sulle spalle, e guardava Jamie con insufficienza. Luna, per ultima, lo fissava incredula.
Fu proprio la ragazza ad avanzare con passo deciso e a sferrargli uno schiaffo che lo fece girare di lato. Il ragazzo non si scompose, mantenendo uno sguardo neutro. Girò lentamente la testa e fissò Luna, che stava quasi piangendo.
<< Sei un idiota, Nightmare! >> Gli disse senza curarsi di non farsi sentire.
<< E’ giusto che… >>
<< NO! >> Gridò Luna zittendolo all’istante. Jamie chiuse la bocca. << Non hai capito che nessuno è venuto qui per obbligo! La Squadra è qui per combattere al tuo fianco! Smettila di sentirti superiore a tutti e ad incolparti per qualunque cosa! Non è così che si va avanti!>>
Jamie non aveva parole. In effetti era stato presuntuoso a pensare di poter concedere una cosa come la libertà di andarsene alla Squadra. Si credeva a un livello più alto per poter fare una cosa del genere, ma lui voleva precisare che se erano in quella situazione era solo colpa sua. Loro erano arrivati fino a lì per colpa sua.
<< Sì, è colpa tua se siamo qui. >> Disse Topo di Fogna guardandolo con la testa abbassata. << E’ colpa tua se siamo arrivati alla base nemica… >> Jamie stava per ribattere, ma Bruto fece un passo avanti.
<< Siamo arrivati fin qui combattendo tutti assieme. Pensi che potremmo arrenderci ora? Semplicemente… Voltarci e fingere di non avere degli amici lì sotto che combattono per noi? >> Chiese incredulo l’omone. Jamie alzò un dito, ma si zittì da solo. Stava cercando in ogni modo di andare da solo.
Che ti prende, idiota? Si chiese abbassando lo sguardo.
<< Abbiamo seguito te, Nightmare. >> Disse Coniglietto di Pasqua avvicinandosi. << La domanda ora è: tu seguirai noi? >> Gli posò una mano sulla spalla. Jamie alzò lo sguardo. Erano tutti lì, pronti a supportarlo. I suoi amici non lo avrebbero abbandonato. Allora qual era il problema? Perché questi dubbi?
<< Diciamo che la tensione ha preso il sopravvento. >> Disse Siaiei camminando avanti e indietro. << La paura di questi tempi si insinua in ogni angolo, ci prende alla sprovvista e ci fa rinchiudere in noi stessi. Come quella bambina. >> Girò rapidamente la testa. << Anna. Ti ricordi? >>
Anna… Jamie ricordava perfettamente la notte in cui incontrò la piccola Anna, la figlia di Carter, che era stata divorata dalla sua paura dopo aver perso la speranza nei Guardiani.
<< Anche Silla aveva paura. >> Si intromise Cane Pezzato. << Bradley… >> Puntualizzò. << Aveva paura del fratello fuori dal rifugio, aveva paura che tornasse e gli portasse via il controllo di Silla’s Harbour. >> Era vero. Bradley Silla si era rinchiuso in quel posto perché aveva paura di ciò che stava al di fuori da lì.
<< E chi non aveva paura nel rifugio di Babbo Natale? >> Chiese Coniglietto di Pasqua. << Tutti quanti avevano paura, in quei giorni. >>
Jamie si ricordò come lo avevano guardato i superstiti la prima notte che era stato lì al rifugio. Erano curiosi, alcuni scettici, ma tutti loro avevano paura di lui, anche se in un primo momento non ci aveva fatto caso.
E anche i Guardiani avevano paura. Quando Jamie li aveva incontrati erano rinchiusi in quel magazzino, senza speranza di tornare alla gloria passata… Avevano paura di Pitch e di Jack.
<< Tutti hanno paura. Chi afferma il contrario è solo un povero idiota. >> Disse Topo di Fogna. Adocchiò Fearless con la coda dell’occhio. << Bé… Quasi tutti… >> Disse sorridendo.
Lupo Solitario alzò la voce. << La tua paura è la tua forza, Nightmare. Lo hai dimenticato? >>
Jamie forse lo aveva dimenticato, quel concetto; quella regola… Aveva dimenticato il fatto che non c’è niente se non c’è un po’ di paura. Non si può vincere la paura di cadere dal cielo, se non la si prova prima. E lui doveva prima provare la paura di affrontare Pitch e Jack per l’ultima volta, prima di poterli battere!
<< Andiamo! >> Disse voltandosi. Si avvicinò a passi rapidi e decisi al buco nel terreno. C’era ancora quel letto mezzo sfondato che c’era l’altro giorno. Jamie creò una falce e lo sfasciò liberando la strada.
Fissò il buco nel terreno per alcuni secondi. Era la porta per la battaglia; una volta lì non si tornava indietro. Era stretto, non credeva di poterci passare facilmente. Infilò la falce per prima e poi mise un piede nel buco. Si sedette sul bordo e mise dentro anche l’altro. Tirò un grande respiro e si spinse.
Scivolò giù dentro a una galleria larga quanto il buco in superficie, se non più stretta, diretta sempre verso il basso. Durò poco, in realtà, poi sbucò dal tetto di una gigantesca caverna nera. Si spaventò quando vide il pavimento avvicinarsi così in fretta e si scontrò con forza contro di esso. Jamie perse la falce, che scivolò a terra. Cercò di rialzarsi con fatica e si guardò intorno.
La caverna era buia, era difficile vedere attraverso l’oscurità; la luce entrava solo dal buco da cui era entrato anche lui. Un’altra fonte di luce, anche se quasi inutile, era una piccolissima luce presente su un grande mappamondo fatto di pietra, che puntava proprio dove si trovavano loro. C’erano sul pavimento delle strane linee che si intrecciavano e formavano delle forme pazzesche. Una parte di queste era fatta di ghiaccio, le altre erano di sabbia nera. Scintillavano, si muovevano. Sembravano vive. Alzò lo sguardo e vide che andavano a congiungersi tutte nello stesso posto: le linee di ghiaccio raggiungevano un trono di ghiaccio su cui sedeva scomposto Jack Frost, mentre quelle di sabbia raggiungevano un altro trono roccioso e nero ricoperto dalla stessa sabbia su cui sedeva Pitch, composto e inquietante.
Jamie ringhiò non appena li vide. Non si scomposero alla sua vista. Si limitarono a guardarlo con indifferenza, aspettando che il resto della Squadra scendesse nella caverna.
Scesero Bruto, con in braccio Segugio, Thor, poi Luna e Sophie, seguite da Lupo Solitario e Cane Pezzato. Poi scesero Rage e Giuda, poi Runner, Siaiei, Topo di Fogna, Occhio di Falco e infine Coniglietto di Pasqua. Furono tutti un po’ presi alla sprovvista dalla caduta, ma alcuni come Bruto e Thor si rialzarono subito impugnando i fucili e puntandoli attorno a loro, aspettandosi un agguato. Quando l’ultimo fu sceso, quando Coniglietto di Pasqua ebbe toccato terra, dimostrando un ottimo equilibrio, tenendo l’arco teso guardò Pitch e Jack con ira. Sophie, che si era avvicinata a Jamie, gli tirò una manica. Quando ebbe conquistato la sua attenzione, la bambina puntò un dito contro delle gabbie appese al soffitto della caverna. Anche Luna le notò.
<< Cosa sono? >> Chiese Sophie intimorita. Jamie le fissò con attenzione, cercando di adocchiare dei particolari insoliti, e così notò che da prima aveva sentito un leggero ronzio, che era diventato più forte da quando si era accorto delle gabbie. Vide quindi dei piccoli esserini rinchiusi nelle gabbie; simili a colibrì, avevano un piumaggio che Jamie aveva già visto da qualche parte: il colore delle loro piume e il loro aspetto in generale gli ricordò molto la Fatina dei Denti. Essendo rinchiusi in delle gabbie, Jamie pensò a dei prigionieri. Dovevano essere le fate di Dentolina, che portavano i dentini e i soldini in tutto il mondo, e Pitch le aveva catturate per evitare che potessero svolgere il loro compito. Sembravano così tristi e deboli.
<< Non importa più, ormai. >> Disse una voce, che si rivelò essere Pitch. Si era alzato dal trono. << Perché nessuno può vederle. >>
Jamie ringhiò all’Uomo Nero, che non si scompose.
<< Avete viaggiato tanto… >> Cominciò avvicinandosi. << Avete lottato contro di noi parecchie volte e nonostante tutti i nostri sforzi per tenervi lontani, per mantenere il vostro stato di disorientamento, voi siete giunti qui. >> Si fermò e allargò la braccia. << Benvenuti nella mia dimora. >> Disse con un sorriso mostrandogli la caverna.
<< Vuoi che lo faccia fuori? >> Chiese Bruto sottovoce sorprendendo Jamie. In effetti aveva il fucile puntato contro Pitch, ma non aveva fatto ancora niente. Jamie pensava che stesse aspettando un ordine da Coniglietto di Pasqua, o almeno un segno delle intenzioni ostili dei due Spiriti. Ma aveva chiesto direttamente a Jamie se potesse sparare o no. Era diventato così importante per la Squadra.
Jamie scosse una mano in fretta, mantenendola bassa per non farlo notare da Pitch. Fatica sprecata; Pitch aveva sentito Bruto parlare, nonostante il tono di voce basso, e disse:<< Sarebbe davvero eccitante mettersi a combattere subito, sì. >> Bruto alzò lo sguardo allucinato. << Ma sarebbe uno spreco delle vostre energie e del mio tempo. In più, io odio combattere! >> Concluse con un tono stanco, quasi disgustato. << Prima voglio parlare. Da persone civili, quali tutti noi siamo. >> Disse alzando la voce e mantenendo il sorriso.
In tutto questo Jack sembrava non voler avere nessun contatto con gli umani, restandosene sul suo trono, in quella posizione scomposta a osservare il gruppo tutto stretto attorno a Jamie; i fucili spianati, pronti a far fuoco, puntati tutti contro Pitch Black, che sembrava non avere nessuna intenzione ostile.
Pitch stava aspettando una risposta, e fu Jamie a dargliela. << E di che vorresti parlare? >> Chiese il ragazzo.
Pitch sorrise alzando un dito e piegando la testa in avanti. << E’ questo il punto: di cosa voglio parlare? Ho provato a parlare di tutto, in qualunque situazione ti ho esposto diverse tesi che tu hai ripetutamente ignorato. Voglio chiederti, allora: di che cosa vuoi tu parlare? >>
Jamie fu colto alla sprovvista da quella frase. Pitch gli chiedeva di cosa volesse parlare? << Noi… Siamo venuti solo per sconfiggervi. Per cacciarvi via! >>
Pitch sorrise, come se le parole di Jamie avessero detto quello che stava pensando. << Appunto. >> Sibilò. << Voi non avete mai tentato di parlare. Voi avete sempre preferito alzare i fucili e sparare al cielo come degli stolti che cercano di fermare la pioggia con le mani, invece che usare degli ombrelli! >> Si avvicinò, suscitando una reazione difensiva da parte della Squadra. << Non avete mai pensato di poter usare la diplomazia, vero? >>
Pitch sorrise a Jamie, che indietreggiò inquietato. << Voi… Voi avete usato la forza per primi! >> Esclamò puntandogli un dito contro. Tutta la Squadra gli lasciava poco spazio per muoversi, e questo lo fece sentire anche troppo al centro della situazione. << Avete solamente deciso di inondare il mondo con i vostri mostri, terrorizzando tutta la popolazione mondiale. >>
<< E chi dice che noi fossimo pericolosi? >> Chiese Pitch interrompendo Jamie. << In fondo gli Incubi non uccidono la gente. Il freddo non congela vive le persone là fuori, altrimenti tu non saresti qui. La paura è normale, fa parte della natura umana. >>
<< TU uccidi!!! >> Gridò Nightmare per un istante zittendo così Pitch. Lo spirito gli rivolse un’occhiata allibita. Il ragazzo inspirò con le narici, riacquistando la calma, e riprese:<< Tu che ne sai di “natura umana”? >> Ci fu qualche mormorio nella Squadra.
Pitch sorrise. In un istante divenne sabbia e si avventò contro i membri della Squadra, mandando a terra Runner e Thor, mentre gli altri cominciarono a sparare all’aria. Le scie di sabbia si disperdevano in tutta la caverna. << Dov’è andato? >> Chiese qualcuno. Quelle fecero delle curve verso l’alto e tornarono indietro puntando su di loro.
<< Non rompete la formazione! Non ci batterà così facilmente! >> Gridò Coniglietto di Pasqua. La Squadra si strinse tutta attorno a Nightmare, levarono i fucili in alto e si prepararono a sparare per respingere la sabbia nera.
Non ce l’avrebbero fatta. Per questo Jamie alzò un braccio e creò una barriera per bloccare gli Incubi. Funzionò, per poco. Quelli cambiarono direzione rimbalzando sulla barriera invisibile e tornarono all’attacco.
Il primo a sparare fu Runner, che dopo aver lanciato un lungo urlo di battaglia, si mise a sparare all’impazzata verso le scie di sabbia nera in aria sopra le loro teste. Dopo di lui lo seguirono tutti gli altri, e Jamie vide con sorpresa che la sabbia non riusciva a raggiungerli, a causa dei colpi ben mirati che arrestavano la sua corsa.
Jamie alzò lo sguardo. Vide Pitch Black cadere verso di loro con la sua falce dietro la schiena, un ghigno malefico stampato in viso, pronto ad abbassarla per colpire il gruppo, indistintamente da chi si trovasse lì. << VIA!!! >> Gridò Jamie spingendo Sophie, Luna e tutti gli altri alla sua destra, lanciandosi a sua volta in quella direzione. Il resto della Squadra si gettò a sinistra, evitando la falce che fece sollevare i frantumi della roccia sottostante quando si schiantò a terra.
Jamie rotolò a terra, si girò per controllare che Sophie stesse bene e si scagliò contro Pitch Black, che lo aspettava appollaiato sopra l’impugnatura della sua falce, alzata verso l’alto a causa della lama bloccata nel pavimento.
Cercò di colpirlo con un pugnale creato in quell’istante, ma non riuscì a prendere Pitch, che scese dalla falce e la staccò dal terreno. La alzò in aria e roteò un paio di volte. Jamie si mantenne basso per evitare la lama e ci riuscì.
Intanto la Squadra stava affrontando gli Incubi. Il gruppo era stato diviso dall’attacco di Pitch, e i componenti della Squadra avevano cominciato a combattere per conto proprio. Mentre Coniglietto di Pasqua scoccava frecce e si gettava a terra per evitare di essere colpito dagli Incubi, e mentre Thor li affrontava a mani nude, Topo di Fogna sgattaiolò via senza farsi notare, avvicinandosi al trono di Jack Frost e alzando il suo fucile a canne mozze.
L’uomo sparò due colpi, scheggiando il trono, mentre Jack volava via da lì. Mentre ricaricava, Jack si avvicinava con calma. L’uomo ringhiava infastidito per i colpi sprecati, mentre Jack aveva assunto una espressione neutra. Si squadrarono per alcuni minuti, prima che Topo di Fogna premesse di nuovo il grilletto.
Cane Pezzato preferiva stare lontano dal centro dell’azione. Non dava molto aiuto, ma lì in mezzo avrebbe fatto poco, diversamente dai componenti della Squadra. Lui aveva sempre voluto entrare a farne parte, ma la lotta non faceva per lui. Con un fucile era più efficiente, ma lui riusciva meglio in altre cose… Guardò Runner correre sparando agli Incubi che si dirigevano verso di lui e pensò: Ecco, questo lo posso lasciare a loro.
Siaiei aveva un coltello in una mano e una pistola in un'altra. Si abbassò per evitare un cavallo che gli passò sopra la testa e lo colpì con il coltello; alzò la pistola e sparò a un altro che lo stava puntando. Si gettò lateralmente e dopo aver rotolato a terra si rialzò sparando ad altri due Incubi che stavano per colpire Fearless. La bambina era rimasta immobile da quando era cominciato lo scontro; Luna l’aveva trascinata lontano dal centro della caverna, ma non era servito a molto: gli Incubi inseguivano tutti i presenti, e lei aveva dovuto lottare per difenderla. Aveva così impugnato l’arco che gli aveva dato Nightmare e aveva cominciato a scoccare frecce ai cavalli in aria. Un Incubo le era piombato addosso disarmandola e graffiandole una guancia. Aveva cercato di riprendere l’arco il più in fretta possibile, e per questo Sophie era rimasta scoperta. Fu Lupo Solitario a difenderla dagli altri Incubi in arrivo, tranciandone uno a metà e sparando al secondo in arrivo. Le disse:<< Stai al sicuro! >> E si rialzò per andare incontro a un Incubo che scendeva dall’alto. Luna raggiunse la bambina e riprese a difenderla.
C’era Bruto che sparava agli Incubi con il suo fucile a pompa, ma ogni tanto gli assestava una botta rapida per non sprecare munizioni. Segugio saltava in alto per azzannare gli Incubi. Rage si teneva accanto a Bruto, ma non lo coinvolgeva mai nella sua lotta. Nonostante Bruto le guardasse le spalle, la donna lo ignorava continuando a sparare a tutti i bersagli che vedeva.
Giuda e Occhio di Falco erano schiena contro schiena, a sparare agli Incubi che ruotavano a grande velocità attorno a loro due. Ogni tanto qualcuno si staccava dal gruppo centrale e cercava di colpirli, ma allora Giuda estraeva la chiave inglese che si era portato dietro e li colpiva con tutta la forza che aveva.
Jamie si piegò indietro e diede un calcio a Pitch, spingendolo indietro. Pitch si sbilanciò per qualche secondo, sufficienti a Jamie per saltargli addosso cercando di colpirlo al viso. Pitch lo respingeva con il manico della falce alla gola, ma il ragazzo non mollava. L’Uomo Nero aggiunse forza alla spinta, riuscendo ad ottenere più spazio per muoversi; così spinse Nightmare lateralmente, facendolo sbilanciare, e prima che cadesse a terra, portando inevitabilmente Pitch con sé, lo Spirito lo colpì con la parte posteriore della falce, spingendolo dall’altro lato. Jamie cadde a terra stordito e vide per un attimo sua sorella allungare spaventata le mani verso gli Incubi.
Sophie girò lo sguardo, quando si ritrovò gli Incubi davanti. Luna era stata spinta lontano dai cavalli, e lei era rimasta sola. Cercava di difendersi tenendo le mani a quel modo, ma era chiaro che fosse inutile… O no? Prima che quei due Incubi potessero colpirla, un lampo azzurro scaturì dalle mani di Sophie e li ridusse in sabbia all’istante. Per un attimo Sophie non volle guardare, ma poi aprì gli occhi e scoprì di averli eliminati. Era in grado di difendersi. Era in grado di lottare. Un sorrisetto si formò sul suo viso, e cominciò a puntare le mani contro gli Incubi, sprigionando da esse lampi azzurri.
Jamie aveva visto quella scena ed era rimasto esterrefatto. Era fantastico come Sophie potesse usare il suo potere contro gli Incubi: lei non aveva paura di loro, e adesso se n’era resa conto. Decise di alzarsi, ma prima che potesse farlo, Pitch lo afferrò dai capelli e lo trascinò per terra. Jamie cercò di dimenarsi, ma un po’ per il dolore, un po’ per la posizione impedita, non riuscì a liberarsi. Pitch lo trascinò per alcuni metri, poi lo sollevò e lo afferrò da un braccio. Jamie cercò di dargli un pugno, ma l’Uomo Nero lo neutralizzò facilmente. Lo fece roteare e lo lanciò in aria, facendolo rotolare a terra prima di fermarsi. Jamie si rialzò più in fretta che poté e si scagliò contro Pitch, intento a dargli un calcio. L’Uomo Nero evocò la sua falce e lo colpì allo stomaco con il lato non affilato, spingendolo via.
L’impatto fu così forte che Jamie volò per diversi metri, prima di schiantarsi contro una catasta di strani cilindri dorati.
Jack aveva schivato con grazia ogni colpo di Topo di Fogna, suscitando la sua ira. << Vuoi smetterla di scappare e combattere da uomo? >> Gli intimò adirato quello mentre cercava di ricaricare il fucile. Jack lo guardò dall’alto verso il basso, indignato. Lentamente, scese a terra e strinse il suo bastone nella mano destra. << Ora si ragiona! >> Ringhiò Topo di Fogna alzando il fucile. Vide sul viso di Jack Frost un sorriso divertito, prima di sentire qualcosa che gli tirava i piedi e lo faceva cadere. Jack non era più lì. Si era spostato in fretta e lo aveva fatto inciampare con il suo bastone. Lo guardò con pietà.
<< Povero umano… >> Disse. Aveva una mano nella tasca della felpa, mentre il bastone poggiava a terra con leggerezza, tenuto sempre dalla mano destra. Prima che Topo di Fogna potesse alzare il fucile, Jack lo disarmò col bastone e rimase a guardarlo divertito.
<< Maledetto…! >> Ansimò Topo di Fogna da terra. I capelli ormai lunghi gli si appiccicavano al viso dal sudore, dandogli fastidio.
Jack sorrise beffardo. Alzò il bastone con fare solenne. << Un ultima parola? >> Chiese derisorio.
Topo di Fogna era in difficoltà, ma si sforzò di ghignare. << Vai al diavolo! >> Gli disse con un ghigno beffardo che fece sparire il sorriso vittorioso di Jack.
Thor colpì Jack Frost in pieno con un pugno, facendolo cadere di lato e stordendolo per qualche secondo, accompagnando l’attacco con un urlo sovrumano. Sorrise a Topo di Fogna e gli offrì la mano per rialzarsi, che l’uomo accettò issandosi in piedi. Afferrò in fretta il suo fucile toltogli da Jack e lo puntò allo Spirito.
<< C’è mancato poco, vero Jack? >> Chiese beffardo Topo di Fogna. Jack Frost si strofinò con il pugno sotto al labbro, da dove colava un rivolo di sangue. Si teneva appoggiato al bastone, nonostante fosse seduto a terra. Sorrise, facendo capire ai due uomini che non era ancora finita.
Da un anfratto della caverna arrivarono dei Soldati di ghiaccio a piedi, muniti di asce, spade e mazze di ghiaccio. Dall’altro lato della caverna ne uscirono altri a cavallo degli Incubi. Questi avevano scudi e lance. Al centro della caverna, invece, si formò un enorme Colosso, simile a quello che aveva affrontato Bruto nella fabbrica tempo addietro, ma molto più grande, che lanciò un urlo che fece accapponare la pelle a tutti i presenti.
Thor guardò i Soldati a cavallo dietro di Jack Frost dirigersi verso di loro. << Oh, maledi…! >> Non riuscì nemmeno a finire la frase, che lui e Topo di Fogna furono travolti da essi.
Lupo Solitario si voltò a guardare i Soldati di Jack che caricavano la Squadra. Digrignò i denti e saltò sopra uno di loro mentre cercava di colpirlo con una mazza. Lo spinse con i calci a terra e fece una capriola quando fu tornato a terra. Tagliò il fianco di uno che evitò per un soffio, e prima che potesse essere colpito, frantumò la testa di un altro Soldato affondandoci la spada. Si voltò e con una piroetta mandò in frantumi un quarto Soldato, spingendo la lama fino a terra.
Luna era stata spinta al muro dagli Incubi. Continuava a difendersi lanciandogli frecce, ma quelli erano troppi per lei. Arrivò in suo aiuto Cane Pezzato, che con un cacciavite tagliò a metà uno dei cavalli neri, girandosi poi ne eliminò un altro, e infine sparò tre colpi a quello più lontano. Girò lo sguardo ansimante verso Luna offrendole una dozzina di frecce. La ragazza sorrise grata accettandole. Girarono lo sguardo insieme verso Fearless e la videro affrontare gli Incubi da sola. Rimasero a bocca aperta. La bambina stava respingendo ogni attacco dei cavalli allungando le mani verso di loro e sprigionando lampi azzurri da esse. << Sa il fatto suo… >> Disse Cane Pezzato con un sorrisetto. Luna gli rivolse uno sguardo strabiliato.
Jamie si lamentò per il dolore alla schiena. Si mise una mano dietro la schiena e afferrò uno di quegli strani oggetti. Era un cilindro dorato, non più lungo di venti centimetri, e dal rumore che faceva sembrava essere cavo e contenere qualcosa. Un contenitore? Lo guardò di sotto. C’era disegnato sopra il viso di una bambina dai capelli rossi spettinati e gli occhi verdi. Sul viso aveva delle lentiggini sparse e in quel disegno aveva un’espressione furba e vispa. Che diavolo è questa cosa?
Pitch stava per avventarsi addosso a Nightmare di nuovo, ma Coniglietto di Pasqua lo afferrò dall’abito e gli assestò un pugno sul viso così forte da farlo crollare a terra.
Pitch rise a stento. << Quando ho affrontato il ragazzo, tempo fa… >> Disse cercando di rialzarsi. << Mi disse che se avessi incontrato te, mi avresti ucciso senza esitare. >>
Coniglietto di Pasqua lo guardò indignato. Diede un colpo a un Incubo che gli stava passando accanto e subito dopo diede un calcio in faccia a Pitch, vanificando i suoi sforzi di rialzarsi. << Adesso sarebbe inutile… >> Disse con voce dura.
Pitch rise. << Ma non potresti in ogni caso! >> Esclamò girandosi sulla schiena e guardandolo con il sangue che gli macchiava il mento. << Nonostante tu continuassi a colpirmi con tutta la tua forza, non potresti mai uccidermi come un normale essere umano! >>
Coniglietto di Pasqua guardò per un secondo la sua Squadra. Bruto non aveva perso l’occasione di affrontare il Colosso, seguito fedelmente da Segugio, che azzannava gli Incubi che tentavano di attaccare il padrone, ma questa volta Thor si era unito a lui, mentre Rage sparava contro il mostro con un fucile a pompa, cercando di scalfire la sua corazza di ghiaccio. Topo di Fogna stava combattendo circondato da Soldati di Jack Frost, mentre lo Spirito si limitava a guardare la scena. Runner aveva ora due pistole e sparava ripetutamente contro gli Incubi che cercavano di raggiungerlo mentre correva in tondo nella caverna. Lupo Solitario si stava facendo strada tra i Soldati, diretto, forse, verso Jack Frost. Giuda stava frantumando i Soldati di ghiaccio con la sua chiave inglese, mentre Occhio di Falco sparava agli Incubi più lontani e veloci con il fucile da precisione. Cane Pezzato era con Luna. La ragazza continuava a scoccare frecce contro gli Incubi; i Soldati non li guardava neanche: con un armamento simile – un semplice arco e delle fragili frecce – non aveva molta speranza contro quei mostri. Cane Pezzato colpiva gli Incubi più vicini, ma ogni tanto si voltava verso Luna e sparava agli Incubi che si avvicinavano troppo. Siaiei sparava raramente, e preferiva colpire da vicino gli Incubi con il calcio della sua pistola. Fearless si stava difendendo con dei poteri strabilianti, sorprendendo tutti quanti nella caverna; quella visione le ricordò per un attimo sua figlia, quando lottava contro gli Incubi usando i suoi poteri… Infine c’era Nightmare, che sembrava cercare qualcosa in un mucchio di strani cilindri luccicanti. Si girò di nuovo verso Pitch. << Io ho una squadra. >>
Pitch rise di nuovo, questa volta con più forza, snudando i denti. << E cosa farà la tua “squadra” quando sarete di fronte alla vera paura? >>
<< Devi capire una cosa, Pitch… >> Disse serio Coniglietto di Pasqua. Pitch si zittì. << La paura, come la chiami tu, non è una cosa così semplice. >> Spiegò. << Ognuno ha paure diverse. Potresti presentarti sotto forma di serpente di fronte a Topo di Fogna e terrorizzarlo a morte, ma non avrebbe lo stesso effetto con me o con altri. Potresti scagliarmi contro un’alluvione, e allora mi avresti preso; ma non avresti preso gli altri tredici membri che compongono questa squadra! >>
Pitch assunse uno sguardo interrogativo.
<< La paura ha diverse forme per chiunque: non è detto che tu faccia paura a tutti. >> Disse calmo Coniglietto di Pasqua. Inspirò profondamente. << Io, per esempio, non provo più tutto quel timore che provavo all’inizio, quando vivevo rinchiuso in un bunker e affrontavo una ventina di Incubi a settimana. >> Si abbassò sorridendo. << E’ grazie a te, se non sono più tanto spaventato. >>
Pitch alzò la voce adirato e inquieto. << Io ti ho tolto le ultime cose che ti rimanevano per vivere: tua figlia e il tuo migliore amico! >> Cercò di avvicinare il viso al suo. << Non ce l’hai a morte con me? Non mi temi per il fatto che potrei uccidere anche te?!>>
Coniglietto di Pasqua diede un pugno al terreno, accanto alla testa di Pitch. << Quello mi ha dato un motivo in più a superare le mie paure. >> Disse con un sorriso. Non sapeva se il suo gesto avesse dato l’effetto che desiderava su Pitch, ma era certo che era stato chiaro.
Jamie rovistava nel mucchio, in cerca di qualcosa che nemmeno lui conosceva realmente. Stava solo cercando una risposta a tutte quelle scatole dorate. Perché non si aprivano? Perché c’erano dei visi di bambini disegnati sopra? Ne afferrò un altro e guardò il viso che riportava.
Era il viso di un bambino pallido, dai capelli neri corti e gli occhi luccicanti, dal colore insolito, le iridi grigie e molto luminose. Aveva un’espressione neutrale, quasi annoiata, ma a seconda della luce sembrava cambiare espressione, assumendo un leggero, impercettibile sorriso. Una parola sola gli si formò nella mente, quando vide quel viso.
Pitch!
Pitch Black era a terra, stremato. Guardava Coniglietto di Pasqua con disprezzo, ma l’uomo sembrava non farci caso. << E come mai non potrei ucciderti? >> Chiese l’uomo. << Cosa mi impedirebbe di ucciderti, piantandoti una lama nel petto? >>
Pitch impallidì. << E’ una cosa… Più grande di te… >> Balbettò.
Coniglietto di Pasqua smise di sorridere. L’Uomo Nero si dissolse in sabbia e spinse in alto l’uomo, che ricadde a terra sbattendo con la schiena. Pitch fece delle piroette in aria, prima di riprendere forma umana e tornare a terra. Guardò Coniglietto di Pasqua dall’alto verso il basso con disprezzo. Si passò una mano sul labbro inferiore e il sangue si ripulì. La ferita sparì dopo che alcuni granelli di sabbia furono andati a richiuderla.
<< Non puoi uccidere l’Uomo Nero, umano! >> Disse evocando la falce e sollevandola in alto.
Jamie aveva appena visto Pitch sollevare la falce. NO! Urlò nella sua mente alzandosi in piedi e mettendosi a correre verso l’Uomo Nero e Coniglietto di Pasqua, riponendo il contenitore cilindrico in una tasca dietro i pantaloni. Non voleva che succedesse di nuovo. Ma non sarebbe arrivato in tempo. Non pensò ad usare un varco per raggiungere subito Pitch. Prima che lui arrivasse lì, qualcun altro fece qualcosa.
Cane Pezzato estrasse da una tasca un cubo metallico con sopra un pulsante rosso. Era simile al congegno che aveva creato tempo addietro e che aveva lasciato nel rifugio di Babbo Natale e in quello di Carter. Il ragazzo premette il pulsante e lanciò l’oggetto verso Pitch.
Tutti quanti si fermarono per un attimo. Sentirono nell’aria, come nel terreno, un’insolita vibrazione.
In un istante, la falce di Pitch scomparve dalle sue mani, e gli Incubi presenti nella caverna divennero granelli di sabbia che caddero a terra inanimati. Anche l’arco di Luna scomparve, come le sue frecce, che le erano stati forniti da Nightmare.
Pitch sentì come una spinta indietro, e per poco non cadde a terra. Si guardò le mani perso e si tastò il petto. << COS’E’ STATO?! >> Urlò in preda al panico.
Anche Jamie si arrestò nella sua corsa. Guardò confuso l’Uomo Nero, poi si voltò verso Cane Pezzato, che sorrideva soddisfatto, con i capelli davanti agli occhi.
<< La scienza, amico mio! >> Rispose il ragazzo con tono beffardo. Aveva avuto il suo momento di gloria, finalmente. Quel gesto che, in altre circostanze, gli avrebbe procurato un posto sicuro nella Squadra.
Jack Frost si era distratto a guardare Topo di Fogna e Lupo Solitario affrontare i suoi Soldati, e in quel momento aveva alzato lo sguardo. Il suo sorrisetto divertito era sparito. Sfrecciò come un fulmine verso Cane Pezzato e lo spinse contro una parete, bloccandogli il collo con il bastone. Il ragazzo perse il suo cacciavite.
<< Che cosa hai fatto? >> Sibilò adirato.
Cane Pezzato digrignò i denti per il dolore causato dall’impatto e guardò Jack negli occhi. << Ho semplicemente riprodotto per la terza volta un congegno capace di annullare gli effetti della paura di Pitch, rendendolo così un semplice umano. >>
<< Non è vero! Lui non è un umano! >> Ringhiò Jack spingendo il bastone sulla gola del ragazzo.
<< No, non lo è, ma al momento non può usare i suoi poteri, il ché lo rende innocuo. >> Rispose a fatica Cane Pezzato.
Jack ringhiò adirato. Tirò indietro il bastone e si preparò per colpire Cane Pezzato con un getto di ghiaccio. Jamie era troppo lontano per aiutarlo; cercò di aprire un varco, ma non ci riuscì. Perché non riusciva più a usare i suoi poteri?
Luna scattò come un fulmine; raccolse il cacciavite di Cane Pezzato da terra e senza pensarci due volte lo piantò nel fianco di Jack Frost, facendolo urlare dal dolore. Poi tirò il cacciavite verso il basso, allargando la ferita di Jack e facendo uscire l’attrezzo dal suo fianco. Il sangue di Jack sporcò i vestiti di Luna e il terreno di roccia. La ragazza sentì, quando toccò le gocce di sangue dello Spirito, un gelo inspiegabile, ma non per questo si fermò, e diede un pugno in faccia a Jack, sperando di destabilizzarlo un po’. Si girò verso Cane Pezzato e lo tirò da un braccio, portandolo via da lì. << Muoviti! >> Urlò cominciando a correre.
Jack trattenne un’imprecazione mentre si teneva la bocca con una mano. Si mise all’inseguimento dei due ragazzi alzando il bastone. Jamie gli corse incontro. Non aveva armi con sé, ma non poteva lasciare che Jack li prendesse. Passò accanto a Cane Pezzato e Luna, continuando ad avanzare incontro a Jack. Luna si voltò per fermarlo, ma lui era già andato avanti.
Prima che Jamie si potesse lanciare addosso a Jack, un lampo azzurro colpì in pieno lo Spirito, spingendolo a terra. Jamie guardò da dove era arrivato il lampo e vide Sophie che lo guardava preoccupata. La ringraziò con uno sguardo e si gettò addosso a Jack Frost. Tentò di colpirlo, ma Jack parò il suo pugno e lo guardò adirato.
<< Io so chi sei, Jamie Bennett! >> Esclamò con voce profonda. Jamie rimase immobile, anche se sorpreso.
<< Come lo sai? >> Chiese. Era inutile fingere la sua identità, e oltretutto, non ne vedeva il motivo…
Jack gli rise in faccia. << Non credere che in casa tua siano entrati solo i Guardiani, quella notte di tre anni fa! >> Lasciò intendere il resto a Jamie. << E ho riconosciuto tua sorella Sophie ieri. >> Aggiunse.
Jamie rimase fermo per un attimo, poi afferrò Jack dal colletto e lo tirò a sé. << Dove l’hai vista prima d’ora? >> Chiese minaccioso.
Jack non si scompose. << A Pasqua. Non ti ha detto che quella notte finì nella tana del Coniglio di Pasqua e fece le uova assieme ai Guardiani? >> Jamie aspettò che continuasse. << Anche se non poteva vedermi, io ero lì, e fui io a riportarla a casa. >> Jack tossì, come se volesse rimangiarsi una parte di quello che aveva detto.
Jamie rimase con gli occhi spalancati e la bocca mezza aperta per alcuni istanti, immaginando di aver avuto Jack Frost così vicino per tutta la vita. Lo guardò ringhiando e gli diede un pugno sul viso.
Coniglietto di Pasqua, intanto, era riuscito a sopraffare Pitch, che era stato neutralizzato con facilità. Bruto, Rage e Thor stavano ancora combattendo con il Colosso, e ora si era aggiunto anche Runner a loro. Topo di Fogna e Lupo Solitario si stavano concedendo un attimo di riposo, dato che i Soldati di Jack erano diminuiti. Occhio di Falco stava raggiungendo Coniglietto di Pasqua assieme a Giuda, mentre Siaiei sembrava volersi tenere vicino a Fearless. Cane Pezzato era stato tirato via da Luna, ma la loro corsa si era arrestata da quando avevano incrociato Nightmare. Segugio abbaiava con forza al Colosso, e i suoi latrati, amplificati nella caverna, penetravano nelle orecchie di tutti i presenti, infastidendoli leggermente.
Fu proprio il Colosso di ghiaccio a sbloccare la situazione. Alzando un possente braccio, il mostro colpì una delle gabbie appese al soffitto, facendola oscillare per alcuni secondi, e dopo, crollare. Le catene che la tenevano appesa al soffitto della caverna non si spezzarono, bensì tirarono con loro tutta una parte della roccia. Si schiantò a terra, producendo un forte suono metallico che rimbombò nella caverna oscura che fece girare tutti.
La caverna di zittì all’istante. Non ci furono più urla, latrati o rumori di vario genere. Solo il silenzio, e un opprimente senso di incertezza.
Poi un’altra gabbia crollò, e poi un’altra, e un’altra ancora. Il tetto della caverna stava crollando lentamente. Una gabbia cadde frantumando il mappamondo di roccia, incredibilmente fragile. La luce su di esso scomparve nelle macerie. Mentre il panico cominciava a prendere possesso delle persone nella caverna, Jamie si guardò intorno spaesato. Ignorando Jack sotto di lui, a sinistra vide Sophie, sola e spaventata, mentre a destra c’era Luna, che lo guardava ansiosa.
E per un attimo il tempo si fermò.
Nonostante non stesse guardano, Jamie poté benissimo vedere Topo di Fogna e Lupo Solitario sfuggire a una gabbia mentre questa si schiantava al suolo, schiacciando dei Soldati. Vide Coniglietto di Pasqua lanciare un’occhiataccia a Pitch, mentre lo lasciava a terra inerte e si raddrizzava, pronto ad adunare la Squadra e ad andare via prima di rimanere là sotto. Vide Segugio che abbaiava disperato mentre le rocce cascavano da sopra, e Bruto che si lanciava in una corsa disperata per salvare Rage, che non si era accorta di una gabbia sopra la sua testa che si stava per sganciare dal soffitto. Thor che si girava verso il centro della caverna. Giuda e Occhio di Falco che si bloccavano a metà della loro corsa, indecisi su cosa fare. Cane Pezzato rivolgere uno sguardo terrorizzato verso Nightmare. Runner che sfuggiva alle macerie che crollavano. Siaiei che guardava con sguardo crucciato il soffitto.
E in mezzo a tutto quel casino c’era lui. Nightmare. Jamie Bennett. L’Ultima Luce. Di fronte a una scelta; la più difficile della sua intera vita. Avrebbe voluto scappare da lì, per non dover scegliere. Rifugiarsi in una grotta per non dover più incrociare lo sguardo di qualcun altro. Ma doveva scegliere.
Doveva scegliere se andare a sinistra per salvare così sua sorella dal crollo della caverna, oppure se lanciarsi a destra, scegliendo così Luna, a cui teneva veramente tanto. Avrebbe voluto tanto non essere costretto a farlo. Ma doveva.
Scegliete non era mai stato facile, ma questa volta era ancora più difficile.
Teneva molto a Luna, ma le possibilità che potesse salvarsi erano più alte di quelle di Sophie, e la bambina era sua sorella. Vederla lì, spaurita e sola, in quella situazione, gli spezzò il cuore. Davanti a lui, anche Jack Frost sembrò dimenticare di essere il cattivo, in quella situazione, e lo guardò con uno sguardo interrogativo e strabiliato.
Guardò un’ultima volta Luna, mentre si alzava da terra e si lanciava incontro a Sophie.
<< SOPHIE!!! >>
<< JAMIE!!! >>
L’unico suono prima che la caverna crollasse.
 
*
 
Jamie era quasi sotterrato dalle macerie. Aveva un braccio alzato in alto, fuori all’aria, e una gamba distesa che usciva da un buco tra le rocce. Cercò di muoversi per liberarsi dalla trappola in cui era caduto, e lentamente, riuscì a far rotolare le rocce per aprire un varco tra le macerie con cui uscire a respirare.
Tirò un grande respiro con cui inondò i polmoni di aria fresca. Era notte. Mosse gli occhi a destra e a sinistra, ma riusciva a vedere solo la Luna nel cielo stellato.
Si mosse ancora per liberarsi, e riuscì a portare allo scoperto anche l’altra gamba, nonché parte del braccio sinistro, bloccato però da un macigno. Sentiva un dolore pungente al bicipite sinistro, e quando vide del sangue capì che la roccia lo aveva ferito, ed era ancora là sopra. Il braccio destro era libero, quindi, dopo aver fatto rotolare con poca cura le rocce sul suo petto e sul suo ventre, graffiandosi con esse, si preparò a sollevare la roccia più grande che lo teneva imprigionato.
Aveva i vestiti strappati: i pantaloni si erano rovinati dalle ginocchia in giù, mentre sopra c’era un grosso taglio trasversale sulla gamba destra. La felpa che aveva addosso si era strappata al petto, dove presentava diversi tagli superficiali, ed era bloccata sotto la roccia che gli imprigionava il braccio sinistro. In tutto il corpo presentava graffi e bruciature.
Jamie avvicinò la mano destra alla spalla sinistra. C’era un taglio che arrivava fino al punto in cui c’era la roccia. Sentì bagnato, sentì puzza di ferro. Cercò di non farci caso e mise le dita sulla roccia. Con grande sforzo, il ragazzo tentò di sollevare la pietra. Fu precipitoso, e non appena sentì la roccia sollevarsi, tirò via il braccio, strappando la manica della felpa e allargando la ferita sul braccio.
Urlò dal dolore e spinse via la roccia, subito dopo ripiegandosi su sé stesso, tenendosi il braccio ferito.
Aveva freddo. Tremava. Si guardò intorno. Solo macerie. Guardò la manica ormai strappata della felpa e pensò che avrebbe potuto usarla per coprire la ferita. Così la sfilò via e si fasciò il braccio con quella mentre lottava contro il bruciore. Per le altre ferite avrebbe dovuto stringere i denti.
Si guardò intorno un’altra volta e lanciò un urlo, per controllare che ci fosse qualcuno, ma non ottenne risposta. Non significava nulla.
Si dondolò in avanti per darsi la spinta necessaria a mettersi in piedi e ci riuscì, barcollando un po’ sulle macerie. Cominciò a zoppicare in giro per quel campo devastato, con la mano destra a sorreggere il braccio sinistro, buttando una voce di tanto in tanto.
<< Sophie… >> Chiese tremante. Sentì solo l’eco della sua voce. << Sophie…? >> Riprovò. Aveva scelto lei. Aveva scelto di salvare sua sorella, quindi perché non era lì?
Jamie fece qualche altro passo. << Luna…? >> Chiese questa volta. Nessuna risposta. Ti prego… << Cane Pezzato! >> Chiamò con più forza questa volta. << Lupo Solitario! Topo di Fogna! Coniglietto di Pasqua! >> Era disperato. << Siaiei!? Bruto, ci sei?! Thor? Rage! >> Scosse la testa incredulo mentre attraversava il campo di macerie. << Runner! Giuda! Occhio di Falco! Segugio, bello, vieni qui! >> Chi restava da chiamare più?
Gli tremò la voce. << Nightmare… Tu ci sei…? >> Implorò inginocchiandosi. Cominciò a piangere. Non voleva credere che fosse rimasto solo. Non voleva credere che fosse quella la fine. Non poteva esserlo.
Stava ancora aspettando che la Squadra al completo sbucasse fuori da dietro una roccia, urlando e prendendolo in giro per la sua reazione. Aspettava che uscissero allo scoperto, ma non accadde niente di tutto questo.
Una voce lo raggiunse. Flebile, spenta, tremante. Una voce femminile. << Jamie… >>
Jamie alzò lo sguardo e vide delle gambe uscire da un ammasso di rocce, mentre una mano sinistra, da cui colava del sangue, usciva poco più in alto. Si rialzò in fretta, ignorando il dolore, e scattò verso quella persona.
Con foga sollevò le pietre rimaste, scoprendo sotto le macerie, una Luna distrutta. Un occhio chiuso, l’altro semichiuso, la faccia sporca e piena di graffi, ma in particolare, la fronte presentava un taglio orizzontale che colava sul viso e sull’occhio sinistro, chiuso per questo motivo, mentre un altro taglio stava sul labbro inferiore, e raggiungeva l’altro labbro; sul braccio sinistro aveva una ferita simile a quella di Jamie, solo che era più bassa; il braccio destro era pieno di graffi e sbocciature; la maglietta bianca, si era sporcata di rosso a un fianco, oltre che di grigio; i jeans si erano strappati un po’ dappertutto, e sotto ogni strappo c’era un graffio sottile sulle gambe di Luna.
<< Luna! >> Disse Jamie con voce tremante.
<< Ahi… >> Rispose la ragazza debolmente.
<< No! >> Fece il ragazzo. << Non ti muovere, non fare sforzi inutili! >> Si abbassò su di lei. << Ora ti aiuto io… >> Le cinse le spalle e la aiutò a tirarsi su. Mentre la sollevava, Luna lanciò un lamento addolorato che fece preoccupare Jamie. << Oh, scusa, scusa, scusa… >> Balbettò Jamie preoccupato. Luna si sforzò di sorridere a Jamie. Ansimante, Jamie la guardò speranzoso. << Sei ferita… >>
<< Anche tu lo sei. >> Rispose la ragazza con un filo di voce.
Jamie scosse la testa spaventatissimo. << Mi dispiace Luna… Mi dispiace… >> E affondò il viso sul suo petto, mentre Luna a fatica alzava una mano.
Le stava chiedendo scusa per non aver salvato lei invece che sua sorella, ma Luna non gliene fece una colpa. Gli posò la mano sulla testa, e Jamie sentì le lacrime aumentare. Si zittì e non riuscì a dire più niente.
<< Va tutto bene, Jamie… >> Disse Luna dolce. << Non c’è bisogno di piangere… >>
<< Luna… >> Cercò di dire Jamie, ma la voce gli si smorzò in gola. Affogò il dolore nelle lacrime e si fece forza. Cercò di sollevare Luna e di mantenere l’equilibrio, in modo da poterla trasportare in braccio. << Andiamo… Avanti… >> Sussurrò debole il ragazzo cominciando a camminare.
Luna si abbandonò a Jamie mentre la trasportava lontano da quel campo di macerie, mentre intanto, dal cielo cominciavano a cadere dei fiocchi di neve…
Erano soli…

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Capitolo 78
*** Da soli ***


Jamie e Luna non erano più nella stessa città dov’erano prima della battaglia. Quando si erano risvegliati in quel campo di macerie non c’era più traccia del lago ghiacciato fuori dalla caverna di Pitch, come anche della città. La teoria di Jamie era che nel tentativo di salvare Sophie, il ragazzo avesse aperto un varco in un posto molto lontano, ma non un semplice varco capace di far passare lui soltanto. Un varco grande abbastanza da coprire la distanza che c’era tra lui e Luna, che aveva inghiottito le macerie che stavano crollando in quel momento. Forse, nel suo inconscio, Jamie aveva cercato di salvare tutti quanti, ma non ci era riuscito, ed era riuscito a raggiungere solo Luna. Forse il congegno di Cane Pezzato era stato distrutto nel crollo e lo aveva così liberato, questo avrebbe spiegato il perché del varco. Ma Sophie era più vicina. Perché non era stata attirata anche lei dal varco? L’aveva cercata per giorni tra le macerie, anche se forse avrebbe preferito non farlo, ma aveva bisogno di una risposta che confermasse i suoi sospetti, che eliminasse i suoi dubbi. Una prova della scomparsa dei suoi compagni e un motivo per rassegnarsi.
Non aveva trovato niente di tutto ciò, e lui e Luna si erano messi in viaggio alla ricerca di un modo per tornare da Pitch e Jack. Riusciva ad usare i suoi poteri, ora, quindi il congegno di Cane Pezzato non era nemmeno lì…
Erano in mezzo al nulla; in un campo devastato dalle macerie che si erano portati dietro, ai margini di una foresta piena di alberi morti, ricoperti dalla neve. Il freddo significava che Jack Frost era ancora vivo, e probabilmente anche Pitch Black. Forse erano indeboliti, ma erano ancora lì, che li guardavano sussurrando e tramando piani, creando incubi che li avrebbero tormentati nelle notti e minacciando il mondo intero. Non potevano più arrendersi, ormai. Sia Jamie che Luna avrebbero voluto smettere di viaggiare, avrebbero voluto fermarsi, ma sapevano che non sarebbe stato ammesso. Non dopo tutti quei morti. Non era il momento di arrendersi, di perdersi d’animo. Sapevano che l’altro non l’avrebbe accettato.
Nonostante Jack Frost e Pitch Black fossero ancora in circolazione, non ci fu un Incubo o Soldato che tentò di turbare la loro quiete, che tentò di fermare il loro viaggio. Forse non erano più considerati una minaccia? Oppure si stavano dirigendo verso la direzione sbagliata? Jamie non lo sapeva…
Continuavano a viaggiare da soli, a piedi, evitando le città, restando nei boschi o nei campi aperti, accendendo dei fuochi per riscaldarsi e cacciando animali per sfamarsi. Jamie poteva ancora usare i suoi poteri, quindi procurarsi delle armi era stato facile. Aveva dato a Luna un arco di legno, ma anche una spada sottile dalla lama un po' incurvata in caso di attacco improvviso, per difendersi da vicino.
Viaggiavano soli, soli con i loro rimorsi.
Inizialmente era una situazione che li portò ad avvicinarsi; c’erano solo loro due, faceva freddo e avevano entrambi paura, per questo spesso dormirono accucciati stretti uno all’altra… Ma con il passare dei giorni, delle settimane… La situazione divenne insostenibile.
Luna incolpava inconsapevolmente Jamie della loro solitudine, ma allo stesso tempo cercava di supportarlo e di appoggiarlo, di dargli tempo, insomma… Jamie sapeva che Luna pensava quello di lui, e soffriva in silenzio, sperando di avere l’occasione di farsi perdonare…
Vi erano state delle liti. I primi giorni, i due ragazzini erano rimasti in silenzio, magari barricati in qualche capanna di fortuna, a piangere i loro amici, ma con il tempo le questioni più gravi li avevano presi, e si erano ritrovati a discutere come facevano Coniglietto di Pasqua e il resto della Squadra quando c’era un problema. Nonostante questo, ogni mattina, dopo una litigata serale, i due ragazzini si svegliavano ignorando le loro liti precedenti e comportandosi come se niente fosse, come se tutto andasse alla grande, abbracciandosi, scherzando e giocando, a volte…
Jamie si era poi ricordato di avere ancora in tasca quel cofanetto che aveva trovato nella caverna. Inizialmente non gli era venuto in mente, ma poi si era ricordato che Babbo Natale – quello vero – gli aveva raccontato di quando Pitch aveva attirato Jack promettendogli di restituirgli i denti di quando era bambino. Quindi, se Jack era stato bambino, allora anche Pitch poteva esserlo stato, e quelli dovevano essere i suoi denti, altrimenti perché c’era disegnata sopra la sua faccia? Ne aveva parlato con Luna; nonostante lei fosse scettica Jamie aveva cominciato a tenere molta attenzione a quel cilindro dorato, e anche quello era diventato un motivo di litigio per i due ragazzini…
Si erano allontanati e allo stesso tempo si erano avvicinati. Erano amici, si volevano bene, e lui avrebbe fatto di tutto per lei, e viceversa…
C’erano solo loro, in fondo…

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Capitolo 79
*** 24 Febbraio ***


Un giorno Jamie, che stava cercando di fare rapporto mentale di tutto quello che avevano passato dall’inizio del loro viaggio, fece:<< Quanto tempo è passato? >>
Luna, che stava cercando di accendere un fuoco, poco distante da Jamie, lo guardò interrogativa. Lui era seduto su un tronco, e cercava di ripulire un cerbiatto frutto della loro caccia precedente. << Da cosa? >> Chiese lei.
<< Dalla nostra partenza… Dall’inizio! >> Sbottò lui girandosi due volte. << Che giorno è oggi? >> Luna lasciò perdere il fuoco e si avvicinò a Jamie. << Quanto sarà passato… Un mese…? Un mese e mezzo? >>
<< Jamie… >> Disse lei poggiandogli una mano sulla spalla. Lui si girò e la guardò. Per Luna fu difficile dire quelle parole:<< Sono passati sei mesi, Jamie. >>
Jamie rimase impassibile, con un leggero sorrisetto inespressivo sul viso e allo stesso tempo confuso. Sei mesi. Si girò piegando la testa di lato e tornò a fare quello che stava facendo. Luna lo guardò triste.
Il ragazzo non aveva reagito come si sarebbe aspettata, ma in fondo come poteva reagire una persona, a quella notizia, in quella situazione? Non sembrava importargli, il fatto che fosse passato tutto quel tempo…
<< Abbiamo passato Natale per strada… >> Mormorò Jamie come se fosse un oltraggio. Si girò e guardò Luna con un sopracciglio inarcato. << Babbo Natale non ti ha portato niente? >>
Nonostante Luna non fosse in vena di scherzare, si concesse un sorriso sereno. << Ancora con questa storia? >> Chiese.
<< Quale storia? Se esiste l’Uomo Nero perché non dovrebbe esistere Babbo Natale? >> Ribatté Jamie sorridente. Luna non rispose e si sedette accanto a lui. Jamie stava guardando il vuoto, sussurrando dei numeri. << Vuol dire che siamo a Febbraio… >> Disse serio. Alzò lo sguardo verso Luna e sorrise sorpreso. Luna non capì. << E’ Febbraio! >> Esclamò Jamie alzandosi e tirando in piedi Luna. Cominciò a cantare e a ballare con Luna continuando a ripeterlo. << E’ Febbraio, è Febbraio! >> Luna annuiva e lo assecondava, ma non capiva.
<< Sì, i tuoi conti sono esatti, è Febbraio, ma qual è il problema? >> Chiese Luna lasciandogli le mani e fermandolo. << Siamo partiti verso la fine di Settembre, sono passati sei mesi, quindi è Febbraio! >> Esclamò contando con le dita e guardandolo interrogativa. Jamie non si tolse il suo sorriso dalla faccia, e parlò.
<< Siamo partiti verso la fine di Settembre… >> Disse.
<< Sì… >> Annuì Luna.
<< Sono passati sei mesi… >> Continuò sempre sorridendo.
<< Sì… >> Ripeté Luna irritata, desiderosa di sapere il resto.
<< Ho fatto i conti, Luna: è il ventiquattro Febbraio! >> Urlò Jamie esaltato alzando le braccia al cielo.
Luna rimase con la bocca mezza aperta. << E quindi? >> Chiese disorientata. Non riusciva ancora a capire il motivo di tutta quell’euforia.
Jamie sorrise. Era il sorriso di un bambino innocente e spensierato. << E’ il mio compleanno, Luna! >> Esclamò euforico. Luna reagì in ritardo.
<< Cosa? >> Chiese come se non avesse sentito bene. Jamie ripeté con un largo sorriso sulla faccia.
<< Oggi compio quattordici anni, Luna! >> Disse eccitato. Luna, che per un attimo rimase immobile, spalancò la bocca lentamente, sorpresa da quella circostanza. Lanciò un urletto eccitato e si gettò tra le braccia di Jamie.
<< Tanti auguri, Jamie! >> Gridò facendolo cadere a terra. Non seppe spiegarsi nemmeno lei la sua reazione. In quei tempi, accadeva raramente di poter festeggiare per qualcosa… Il compleanno di una persona, quindi, anche se in una situazione difficile, era una buona notizia per tutti, un’occasione per lasciare alle spalle i pensieri e vivere almeno una giornata come si sarebbe vissuta un tempo.
E così fu. Passarono l’intera giornata senza pensare al domani, senza preoccuparsi della situazione attuale che aveva sconvolto le loro vite. Pensavano solo a divertirsi, a festeggiare, ballando intorno al fuoco, raccontandosi storie e giocando con la neve, che di certo non mancava. Per una giornata tornarono bambini, e anche se non si fossero mai conosciuti da bambini, fu come se si conoscessero da sempre, in sintonia e in pace.
Alla sera crollarono esausti accanto al fuoco. Si erano divertiti, non avevano pensato ai problemi. Stavano ancora ansimando, dopo una corsa in mezzo alla neve fresca a chi arrivava primo al fuoco. Jamie aveva vinto, e si era gettato a terra, a riposare. Luna, arrivata poco dopo di lui, si era gettata accanto a lui, girandosi sulla schiena per guardare il cielo. Erano rimasti in quella posizione per alcuni minuti, riprendendo fiato. Avevano scrutato il cielo in silenzio, immaginando di volare fin lassù e di poter sfuggire da tutto quello… Poi Jamie si era messo a sedere e aveva estratto il cofanetto dorato dalla tasca dei pantaloni. Luna fece una faccia sconfortata quando lo vide.
<< Questo… >> Sussurrò Jamie fissando il cilindro quasi cercando di aprirlo con lo sguardo. << E’ la soluzione a tutti i nostri problemi. >> Disse annuendo sicuro. Luna non ne era tanto sicura.
<< Che ha di così speciale? >> Chiese sedendosi accanto a lui e piegando la testa, appoggiandosi coi gomiti a terra. Jamie sorrise guardandola con la coda dell’occhio.
<< Ci farà scoprire quello che non sappiamo; magari qui dentro c’è nascosta l’arma che ci farà sconfiggere Pitch! >> Disse il ragazzo tornando a guardare il cilindretto dorato.
<< E’ solo una scatoletta… >> Disse disfattista Luna. << E in più, non riesci nemmeno ad aprirla! Come dovrebbe aiutarci a fermare Pitch? >> Chiese alzando una mano. Jamie non la guardò.
<< Si aprirà al momento e nel luogo giusto. >> Rispose vago. Non sembrava volerle dire tutto su quell’oggetto. Luna se n’era accorta. Decise di fargli dire la verità.
<< Perché continui ad evitare la risposta, ogni volta che ti pongo questa domanda? >> Chiese facendo spostare i capelli dal viso. Jamie rimase in silenzio. Luna allungò la mano. << Me lo fai vedere un attimo? >> Chiese gentilmente con un sorriso amichevole. Jamie guardò la mano della ragazza con sospetto, come se potesse nascondere qualche pericolo. Alla fine glielo lasciò.
<< A te. >> Disse neutrale lasciandole in mano il cilindro. Luna sorrise e prese ad esaminarlo.
<< Tu dici che questo bambino disegnato sopra è Pitch, vero? >> Chiese sempre sorridendo. Jamie annuì. << Ma Pitch non è umano, non può invecchiare, quindi non può essere stato un bambino. >> Disse in tono ingenuo.
<< Devi fidarti di me, Luna. >> Disse Jamie guardandola con la testa bassa. << So che quando li troveremo, quel cofanetto farà tutto il lavoro! >>
<< Perché lo sai? >> Chiese guardandolo e spostando il cilindretto dalla sua vista. << Te lo ha detto qualcuno, oppure lo stai ipotizzando? >>
Jamie assunse uno sguardo sorpreso. << Io… Lo so. >> Disse senza aggiungere altro.
Luna lo guardò con delusione, abbassò lo sguardo sul cofanetto e se lo rigirò tra le mani un paio di volte. << Perché non vuoi dirmi la verità, Nightmare? >> Jamie la guardò triste. Quando usava il suo nome in codice significava che stava per scoppiare un litigio. Luna non voleva aprire una lite proprio nel compleanno di Jamie, ma doveva sapere quello che aveva in mente, per poterlo aiutare e appoggiare completamente.
Jamie sussurrò qualcosa che Luna non capì. Sembrava affranto. Sospirò. << E va bene. >> Disse annuendo. << Ti racconterò tutta la verità, Luna. La verità. >> Scosse la testa sconfortato. << Devi credermi, Luna… >>
Luna annuì fissandolo ansiosa. << Ti credo, ti credo, ma devi dirmi tutto! >>
Jamie alzò lo sguardo e annuì. << Va bene. >> Allungò un dito verso il cofanetto. << Quello scatolino, contiene i denti da latte di Pitch Black. >> Disse. Luna lo guardò senza capire niente. Jamie cercò di trovare le parole giuste. << Sarò diretto, Luna: i Guardiani esistono per davvero…! >>
<< Nightmare… >> Fece Luna alzandosi e voltandosi esasperata. << Non vorrai ricominciare con questa storia… >>
<< E’ vero, ti dico! E’ vero! >> Esclamò lui alzandosi e seguendola. La fermò la fece voltare. << Io… Li ho visti, in casa mia. Tre anni fa. >> Scandì Jamie puntando un dito a terra. << E c’erano tutti quanti… Babbo Natale, il Coniglietto di Pasqua, la Fatina del Dentino e anche l’Omino dei Sogni. >>
<< E che ci facevano in casa tua, davano una festa? >> Luna si voltò attaccandolo. Jamie alzò lentamente le mani cercando di farla calmare.
<< Luna… Li ho visti… Per pochi istanti, ma li ho visti! >> Balbettò. Luna incrociò le braccia e lo guardò con disappunto.
<< E quindi? >> Chiese aspra. << Li hai visti, e poi? >>
Jamie abbassò lo sguardo riportando alla mente i ricordi di quella notte. << In realtà, niente. >> Disse. << Mi hanno colpito alla testa e sono caduto in un sonno profondo… >> Luna sbuffò alzando gli occhi al cielo. Jamie le chiese di attendere. << Tempo fa, quando ero appena arrivato al rifugio, mi imbattei per caso in un corridoio buio e vuoto, dove alla fine c’era un magazzino pieno di attrezzi, viveri e un sacco di roba utile per la comunità… >> Luna attendeva. << E lì trovai Babbo Natale. Quello vero! >> Luna non reagì in nessun modo particolare, mentre Jamie sembrava essere eccitato. << Non hai idea della sua reazione quando seppe che riuscivo a vederlo. Mi portò dal Coniglietto di Pasqua e dalla Fatina del Dentino, mi raccontarono quello che era successo tre anni… Quattro anni fa. >> Ormai erano passati quasi quattro anni. Jamie assunse un tono cupo. Ora Luna, anche se infastidita, sembrava interessata al racconto di Jamie. << Jack Frost… Era stato scelto per diventare un Guardiano… Per fronteggiare Pitch Black, che stava tornando a infestare le notti dei bambini. >> Luna lo guardò inespressiva. << Ma lui… Non poteva essere visto da nessuno, perché nessuno credeva in lui… Fu questo, forse, il motivo per cui si unì a Pitch, sconfiggendo i Guardiani, ormai rimasti solo in tre e deboli, e conquistando il mondo, senza limitarsi a infestare le notti dei bambini, ma anche degli adulti… >>
Jamie sembrava davvero costernato mentre raccontava la storia. Non sapeva se Luna gli avrebbe creduto, ma ormai aveva detto tutto. Indicò il cofanetto con un dito. << Furono i Guardiani a dirmi che Pitch aveva rubato tutti i dentini custoditi dalla Fatina dei Denti… >> Luna lo guardò scettica. << Con i quali i bambini possono ricordare i momenti più belli e significativi della loro infanzia. Luna, se quelli sono i denti di Pitch, possiamo vedere il suo passato, possiamo conoscere la sua vita! >>
Luna guardò il cofanetto con disappunto. << E’ così importante, questo cilindretto di metallo? >> Jamie la guardò a lungo.
<< E’ importante, sì. >> Disse annuendo deciso.
Luna sospirò. Si guardò intorno e adocchiò un dirupo non molto lontano da lì. La roccia saliva e poi si fermava, lasciando la strada al vuoto e a un grande baratro inquietante. Fece qualcosa che non avrebbe voluto fare, ma che doveva fare, per poter capire quanto Jamie potesse essere determinato. Si lanciò contro quell’elevazione di roccia, sorprendendo Jamie, che si mise a correrle dietro. La ragazza fece di tutto per correre più veloce di Jamie, e forse anche lui si trattenne un po’ per vedere quali fossero le sue intenzioni.
Luna, raggiunto il dirupo, alzò la mano con il cofanetto e la ritrasse pronta a lanciarlo il più lontano possibile. Jamie si fermò non molto distante da lei, mentre la ragazza lo guardava con occhi severi, decisi. Di nuovo, dopo tanto tempo, Luna era diventata la “cattiva”, quella “insensibile”, quella che “non credeva in niente”…
<< Luna! >> Esclamò Jamie allarmato. << Che hai intenzione di… >> Luna lo zittì con un soffio rapido. Gli fece segno con la mano di fare silenzio.
Tremava dal freddo, non era sicura di quello che stava per fare, aveva paura di sbagliare e perderlo per sempre. Ma non pianse, per dimostrare la sua decisione. Dietro di lei, la Luna illuminava la notte, grande, silenziosa, serena. Era sopra a tutto quanto. << Se io lo butto…! >> Disse Luna facendo una pausa per riordinare i pensieri. << Se io lo butto, tu che cosa fai? >>
Jamie non capì la domanda di Luna. Cercò di avvicinarsi a lei, per allontanarla da quel baratro. Lei gli urlò di stare al suo posto, o avrebbe gettato via il cofanetto.
<< Rispondi, Nightmare! >> Gridò. << Che cosa faresti, se dovessi buttare questo cofanetto? Lo andresti a riprendere? Saresti comunque in grado di farlo, aprendo un varco. >> Disse senza lasciarlo parlare.
Jamie cercava di farla ragionare. << Luna, quella è la nostra unica speranza di vincere questa guerra… La soluzione a tutti i nostri problemi. >>
<< E’ proprio questo, invece, il problema! Il nostro problema principale è diventato questo scatolino! >> Esclamò furiosa Luna. << Ti sta facendo diventare pazzo! Sei più preoccupato di tenerlo al sicuro piuttosto che di trovare da mangiare! Ti preoccupi di più per questi fantomatici denti che…! >> Si fermò per un istante. Stava per dire qualcosa di cui si sarebbe pentita. Voleva davvero farlo? << Di me… >> Disse abbattendosi.
Ora Jamie capiva il problema. Era la sua smania di quello scatolino che li stava facendo litigare. I motivi dei loro litigi non erano la mancanza di cibo o i pericoli a cui andavano incontro; era sempre quello. Luna non voleva questo. Luna non voleva litigare con Jamie per un contenitore metallico che forse avrebbe potuto risolvere i loro problemi. Lui l’aveva trascurata, e non se n’era accorto.
<< Scusami, Luna… >> Disse Jamie abbassando lo sguardo con debolezza. << Ti ho trascurata, hai ragione ad avercela con me… >> Luna avrebbe voluto dire che non era con lui che era arrabbiata, ma non disse nulla. << Se pensi che quello sia il motivo dei nostri litigi, e che buttandolo risolveresti i nostri problemi, allora non cercherò di fermarti… >>
Luna guardò incerta lo scatolino che teneva in una mano.
<< Ma ti voglio solo dire che oltre a quello, io non ho altre idee… >> Disse alzando un dito debolmente.
Jamie aveva ammesso di stare procedendo alla cieca. Non aveva altro piano, se non quello di far aprire la scatola a Pitch, ma anche se ci fosse riuscito, poi cosa avrebbe fatto? Luna guardò con sofferenza il cilindro che teneva nella mano, lo soppesò, cercò di trovarne un buco, qualcosa che facesse vedere di dentro, ma non trovò nulla di utile. Non sapeva cosa stesse facendo, in realtà. Sospirò e scese dal dirupo a testa bassa, consegnando il cofanetto a Jamie. Jamie non lo prese e la abbracciò, sorprendendola.
<< Mi dispiace. >> Le sussurrò all’orecchio. Luna si sentì mancare la parola e lasciò che l’abbraccio di Jamie la confortasse e la riscaldasse.
La serata passò con serenità. Dopo quel diverbio, Jamie e Luna si distesero a terra, su delle coperte create da lui, e si misero a guardare le stelle.
<< Una volta mia madre mi disse che sulla Luna vive un uomo. >> Disse Jamie puntando un dito contro la Luna. << Una favola che si racconta nella nostra famiglia da tanto tempo. Egli regnerebbe sopra tutti gli altri Spiriti che vivono sulla Terra, decidendone il destino e consigliando loro le scelte migliori… >>
Luna lo guardò sorridendo. Era quell’argomento che non piaceva tanto a lei, ma quel racconto la fece sorridere. Era una favola, niente di più, niente di meno.
<< Lui ha sempre un piano pronto, calcola sempre tutto in modo da avere il finale che vuole lui… >> Disse con voce pensierosa. Luna tornò a guardare il cielo, e, la Luna con occhi sognanti.
<< Vieni qui, Jamie… >> Disse mettendosi a sedere con le gambe incrociate. Jamie la guardò con la coda dell’occhio.
<< Che c’è? >> Chiese sedendosi di fronte a lei.
La ragazza si diede dei colpetti sulla gamba. << Vieni qui, ti voglio fare una domanda. >>
Jamie si avvicinò incerto, ma Luna lo tirò a sé e gli fece appoggiare la testa tra le sue gambe. Sorrise. << Non ti ho fatto nessun regalo, per il tuo compleanno… >> Mormorò dolcemente. Jamie scosse la testa.
<< Non ce n’è bisogno. >> Rispose con calma il ragazzo. Fu Luna a scuotere la testa, questa volta.
<< Che cosa vorresti in regalo? >> Chiese.
Jamie pensò che avrebbe dovuto accettare l’idea di Luna, quindi ci pensò un po’ su, ma trovò una scappatoia. << Non c’è niente che io possa desiderare. >> Disse. << Perché ci sei tu qui con me. E questo mi basta. >> Disse, facendo commuovere Luna.
La ragazza allargò il suo sorriso e disse:<< Chiudi gli occhi. >>
Jamie la guardò interrogativo. Lei lo esortò di nuovo a farlo, allora lui obbedì.
Sentì qualcosa sulle sue labbra, qualcosa di caldo e morbido che fece una leggera pressione su di esse. Quando riaprì gli occhi, Luna era sopra di lui che lo fissava dolcemente.
<< Buon compleanno, Jamie. >> Disse con un sorriso la ragazza.
I due ragazzini rimasero lì ancora un po’ a guardare le stelle, lui con la testa tra le gambe di lei, e lei che si girava un coltellino tra le dita, poi, quando la stanchezza si fece sentire, si sdraiarono vicino al fuoco, avvolgendosi in una pesante coperta e abbracciandosi l’uno all’altra.

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Capitolo 80
*** Mai esistita ***


Il giorno dopo Jamie alzò la testa, vedendo il fuoco quasi spento; la neve fresca era aumentata, e anche sulla sua coperta se n’era depositata un po’; questo significava che aveva nevicato quella notte. Girò la testa per controllare intorno a sé, poi si girò, ma non trovò Luna avvolta nella coperta assieme a lui.
Quella cosa lo fece allarmare. Si tirò su e si guardò intorno. Luna non c’era, e non c’erano impronte sulla neve. Cominciò a tremare e ad ansimare. Si alzò in piedi, facendo cadere la coperta a terra e si guardò intorno. << Luna? >> Chiamò debolmente. Sentì solo qualche raro cinguettio di un uccello mattiniero.
Se n’era andata? L’avevano rapita? Luna… Si erano davvero baciati, la sera prima, o se l’era immaginato? Se se n’era andata, significava che c’era un problema… Prese la coperta e la gettò sulla brace per spegnerla definitivamente, poi la fece sparire, essendo creata dalla sua paura. Gettò un po’ di neve sulla legna carbonizzata e si mise in marcia.
Se Jack Frost e Pitch Black l’avessero rapita, allora glielo avrebbero fatto intendere… Gli avrebbero lasciato un messaggio oppure sarebbe stato attaccato da degli Incubi… Invece c’era silenzio.
Se n’era andata. Non c’era altra spiegazione. Luna non voleva più lottare, non voleva viaggiare più , con la certezza di non tornare più a casa. Lo aveva abbandonato, e non riusciva a biasimarla per quello: anche lui se ne sarebbe voluto andare via, avrebbe voluto lasciare tutto, ma aveva deciso lui di seguire quella strada, per quanto fosse arduo seguirla. Erano passati più di tre anni dalla sua decisione, e non si era certo arreso, sapendo che altri avrebbero potuto finire tutto. Non si era mai pentito delle sue scelte, ma Luna… Era una situazione diversa. Lei era stata forzata a venire con loro. Nonostante fosse stata lei a infilarsi con la forza nel fuoristrada di Jamie, nonostante avesse deciso lei di continuare a viaggiare con lui dopo tutto quello che era successo, nonostante avesse deciso lei di dargli quel bacio… Era stata forzata.
Era l’unica spiegazione che riusciva a darsi in quel momento, ma la mancanza di impronte sulla neve lo fece dubitare per un attimo. Come aveva fatto ad andarsene via senza lasciare tracce? Forse Luna era andata via prima che nevicasse, ma Jamie non riusciva a convincersi di quella risposta.
Più camminava, più nella sua mente si creavano scenari diversi, tutti improbabili, ma uno sembrò catturare la sua attenzione, facendo aumentare il suo battito cardiaco e facendo fermare le sue gambe. Rimase a fissare il terreno, ansimando con forza e pensando alla sua ipotesi, che si era fatta strada con prepotenza nella sua testa.
Luna non è mai venuta con noi. Non ha mai lottato, non ha mai pianto o riso. Non si è mai confidata con me, né ha cercato di picchiarmi. Luna non è mai esistita!
Gli vennero le lacrime agli occhi, nonostante la sua faccia rimanesse uguale.
E’ sempre stata nella mia testa. Io l’ho immaginata, ho creduto che fosse reale, ma in realtà era tutto frutto della mia mente! Rappresentava qualcosa che mi mancava, qualcosa che ho perso, forse, e speravo che potesse riempire la mia vita, ma… Gli altri la vedevano! Fu Topo di Fogna a dirmi chi era e a raccontarmi la sua storia. E Cane Pezzato si è preoccupato di lei tante volte… Forse nessuno di loro è mai esistito realmente… E’ questa la verità?
Si inginocchiò.
E Sophie? Si chiese. Fatina dei Denti, Kallisto… Tutte le persone per cui ho versato lacrime… Anche loro erano frutto della mia immaginazione?
Guardò l’orizzonte. C’erano solo alberi, e alla fine, in lontananza, nebbia, che impediva la visione del resto del mondo.
Sono davvero diventato pazzo? Pensò. Non c’era nessun suono nella foresta. Niente si muoveva più. Pensava che sarebbe arrivata una risposta, ma non ci fu niente, e allora, tornò a guardare l’orizzonte.
Penso proprio di sì…
Si rialzò lentamente e tornò a camminare, diretto dove, non lo sapeva…

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Capitolo 81
*** Follia ***


Jamie aveva continuato a viaggiare da solo per molto tempo. In realtà non sapeva quanto tempo fosse passato, ma per lui era stata un’eternità.
Non c’era più niente al mondo che potesse consolarlo, che lo potesse rincuorare almeno un po’… Luna non era mai esistita, Sophie era sparita e lui era diventato pazzo. Non riusciva a vedere nessun lato positivo della sua situazione. Nemmeno gli Incubi volevano più attaccarlo. Si tenevano a distanza da lui, mentre gli Scheletri di ghiaccio non apparivano neanche… Pitch e Jack lo avevano abbandonato? Anche loro erano stati così cattivi da lasciarlo solo, senza una nemesi, uno scopo…
Era davvero così brutto, come persona? Era intrattabile, scorbutico, irritante e pessimista come credeva? Altrimenti perché lo avrebbero evitato? Perché lasciarlo solo come un cane in quella situazione? E perché Pitch e Jack sarebbero dovuti essere così cattivi lasciandolo in vita, quando avrebbero potuto finire tutto quello in un attimo?
Perché se lo meritava. Questa era la risposta. L’unica e sola.
Non parlava quasi più. Con chi avrebbe dovuto farlo, in fondo? Non esisteva certo qualche persona che volesse parlare con lui. Se gli Incubi avessero potuto parlare, non sarebbero andati a farlo con lui, e Pitch e Jack… Avevano di meglio da fare.
Si teneva lontano dalle città, passando la notte nei boschi o nelle radure, cacciando animali per sfamarsi e rompendo il ghiaccio dei fiumi per bere l’acqua sotto di esso.
Il fatto che vedesse i Guardiani poteva essere un altro effetto della sua follia: era pazzo, la sua mente si inventava ciò che voleva vedere, e qundi aveva creato i Guardiani. Babbo Natale, il Coniglietto di Pasqua e la Fatina del Dentino, erano frutto della sua immaginazione, ma essendo pazzo, continuava a credere che esistessero. In fondo, anche se era una semplice idea infantile, era abbastanza elaborata, con nomi, relazioni, storie da raccontare…
Teneva molta cura al cofanetto dorato che aveva preso nella caverna di Pitch. Era ancora sicuro del suo piano, ma a volte aveva dei momenti di sconforto, pensando che magari Pitch conoscesse già il suo passato, o magari saperlo non lo avrebbe toccato più di tanto… Stava andando alla cieca. Aveva sempre funzionato fino a quel momento… O anche quello era tutta un’illusione?
Stava fissando il cilindretto, una sera, davanti al fuoco. Cercava di scoprire i suoi segreti più grandi semplicemente fissandolo con insistenza, ma in realtà il suo sguardo era vuoto, e Nightmare non pensava a niente.
La Luna era alta nel cielo, sopra la sua testa brillava di luce tenue, dando al paesaggio un aspetto di calma e pace difficile da assumere. Pace che Jamie non sentiva.
Si era accampato su una collina, così, dall’alto, avrebbe potuto avvistare più facilmente i pericoli, anche se non si vedessero Incubi o Soldati da parecchio tempo, ormai…
Sentì come un colpo di vento alle sue spalle, e una voce parlò:<< Non ti sembra di essere un po’ troppo deprimente? >> Chiese la voce di Pitch Black. Jamie non si scompose. << Stai rendendo le cose anche troppo ferme… >> Fece qualche passo verso di lui.
Jamie piegò leggermente la testa di lato, per scorgere con la coda dell’occhio Pitch Black. << Era da un po’ che non vi facevate sentire. >> Disse con poco entusiasmo. Pitch sospirò.
Jamie non avrebbe alzato un dito, ma Pitch lo volle avvertire lo stesso:<< Non sono qui per lottare. >>
<< Non era mia intenzione… >> Mormorò Jamie disinteressato. L’Uomo Nero sembrò indignato.
<< Che intenzioni hai? >> Chiese. Jamie lo guardò con la coda dell’occhio. Non avrebbe tentato di usare i denti in quel momento. Non ci sarebbe riuscito in ogni caso.
<< Intendo trovarvi di nuovo e finire la faccenda. >> Rispose secco guardando davanti a sé. Pitch annuì.
<< Voglio parlare, Nightmare. Da persone civili, senza tentare di accoltellarci a vicenda. >> Jamie annuì. Pitch fece un altro passo in avanti.
<< Ti ascolto. >> Fece il ragazzo con poco interesse. L’Uomo Nero sospirò sollevato. Si sedette accanto a lui, quasi come un vecchio amico e volse lo sguardo alla Luna.
<< Sei rimasto solo? >> Chiese. Non era un affermazione. Era una domanda. << So come ti senti, Nightmare. >>
<< Tu non capisci niente! >> Sbottò Jamie, mantenendo però la calma. Diede un pugno a terra per trattenersi dal colpire Pitch, sollevando della neve.
Gli occhi dell’uomo nero si fissarono sul suo viso. << Forse hai ragione. >> Disse in tono neutrale, ma nascondendo qualcosa di più profondo, come se la frase di Jamie lo avesse colpito. << Nightmare, ascoltami: Jack ed io siamo molto dispiaciuti per quello che è successo fino ad ora. Non avremmo mai voluto che accadesse niente di tutto ciò. Tu sei solo un bambino, e tutto questo è troppo per te. Se accetti di smettere di cercarci, io ti prometto che noi… >>
Jamie non lo lasciò parlare. << Sai cosa vorrei che mi promettessi? Vorrei che mi promettessi di far tornare in vita Sophie, Kallisto, Fatina dei Denti, Lupo Solitario e tutti gli altri! >>
Pitch lo guardò deluso.
Jamie nascose la testa tra le mani. << E poi Luna… >> Singhiozzò un paio di volte. << Dimmi la verità, Pitch… >> Sospirò. << Dimmi la verità… >> Alzò lo sguardo, mostrando gli occhi gonfi e le lacrime che scendevano sulle guance. << Lei era opera tua? >> Chiese con tono completamente diverso da prima; profondo e calmo. << Era un Incubo come tutti gli altri? >>
Pitch lo guardò incredulo, poi sembrò guardare il vuoto, e infine abbassò lo sguardo stanco. << Credi che io possa essere così crudele? >> Sussurrò costernato.
Jamie strinse i denti e cercò di non piangere più, mentre Pitch si alzava da terra scrollandosi la neve dal vestito.
<< Anche se sono l’Uomo Nero… Lo Spirito della Paura… >> Disse girato di spalle. << Non pensare che io non tenga al resto del mondo! >>
Jamie non gli credette, ma aveva poca importanza a quel punto.
<< Io e Jack abbiamo voluto prenderci ciò che ci spettava e che ci è stato sempre negato. >> Disse Pitch. << Forse, inizialmente, l’idea era diversa… Ma ora anche io sono stanco delle battaglie… >> Mormorò in tono esausto. Jamie avrebbe voluto ribattere, e lo fece prima che Pitch potesse riprendere a parlare.
<< Io invece non voglio altro! >> Sibilò il ragazzo. << Voglio trovarvi e uccidervi, per poter liberare il mondo una volta per tutte! >>
Pitch lo guardò con la coda dell’occhio. << E cosa farai una volta raggiunto il tuo obiettivo? >> Chiese in tono canzonatorio. Jamie sapeva che glielo avrebbe chiesto. Si era concentrato solo sulla sua lotta contro gli Incubi, e non aveva più pensato al futuro. Prima, quando c’era sua sorella, aveva una mezza idea di tornare a casa, una volta finito tutto quanto. Poi erano arrivati Cane Pezzato, Topo di Fogna e gli altri, e aveva cominciato a pensare a un’altra strada. Poi, con la comparsa di Luna, il suo piano era stato stravolto, e alla partenza sembrava essere sicuro di cosa volesse fare. Ora non sapeva più niente, perché era solo, non sapeva dove fosse né cosa avrebbe potuto fare una volta finito il suo pellegrinare… C’era solo un enorme vuoto, nella sua mente.
Pitch sapeva cosa stesse pensando in quel momento. << Stai combattendo una guerra non tua, Nightmare! >> Gli disse con forza, come se volesse convincerlo di qualcosa. << Una guerra già vinta da quelli che stai affrontando inutilmente. >> Jamie aveva perso interesse nel conversare con Pitch. Voleva che se ne andasse. << Sono i Guardiani che avrebbero dovuto affrontarmi, solo i Guardiani avrebbero dovuto rischiare la vita, e non “l’unico bambino che crede ancora in loro e che quindi deve caricarsi il peso di tutto quanto!” >> Il tono di Pitch era offensivo, ma non contro di lui. Stava parlando dei guardiani come se fossero degli irresponsabili perditempo.
Jamie sentì la rabbia salire.
<< Combatti per niente, e alla fine perderai tutto! >> Esclamò Pitch.
Jamie scosse la testa con forza. Ora gli era tornato il desiderio di parlare con Pitch. << Sei tu che non hai capito che i Guardiani ne sono fuori, ormai! >> Esclamò alzandosi. Pitch si voltò e lo guardò in faccia. << Questa non è più la “Guerra dei Guardiani”! Questa è la “Guerra degli Uomini”! Non hai visto la distruzione che hai portato? >> Sentì la sua voce rompersi per un attimo, mentre in un istante nella sua mente passavano tutte le immagini che aveva di persone spaventate, in cerca di un aiuto e aggressive con chiunque non conoscessero. << Hai fatto in modo che l’uomo cominciasse ad alzare i fucili sparando in tutte le direzioni gridando e imprecando contro gli Incubi, quando quelli a cui stavano sparando erano altri uomini! >> Carter, Silla. Anche la gente nel rifugio di Babbo Natale non si era fidata di lui sin dal primo momento. Tutti avevano paura di ciò che non conoscevano. << Fino ad ora non ho incontrato una persona che si sia fidata di me sin dal primo momento che mi ha visto! Il mondo non sta decadendo direttamente a causa dei tuoi Incubi, ma indirettamente, per mano dell’uomo stesso che ne è terrorizzato! >>
Pitch lo guardò incredulo. Il ragazzo non aveva tutti i torti, in effetti. Sospirò sconsolato. << Sarà inutile dirti che la violenza non era in programma… >> Mormorò dando poca importanza alla cosa. << Io ho sempre solo voluto un po’ di attenzione… >> Disse scuotendo la testa. << Non volevo fare tutto questo… >>
Sta mentendo! Si ripeteva nella mente Jamie. Sta mentendo!
Pitch vide lo sguardo duro di Jamie, capendo che non avrebbe ottenuto altre parole da lui, quindi, dopo essersi rassegnato, mormorò:<< Se vuoi davvero andare fino in fondo, continua a viaggiare verso nord. Ci incontreremo. >> Si voltò dando un ultimo sguardo alla Luna. << Nella mia caverna non entra mai la luce della Luna… >> Sussurrò. Alzò una mano verso di essa. << E’ così bella… >> Si voltò sorridendo a Jamie. << Avevi ragione, riguardo all’Uomo della Luna… >> Alzò un dito puntandolo verso la Luna e sorrise. Jamie lo guardò confuso. L’Uomo Nero sparì dissolvendosi in centinaia di granelli di sabbia nera.
Quello era un Pitch Black diverso da quello che aveva conosciuto Jamie. Ma non era vero. Era tutto falso. Tutte bugie. E lui non lo avrebbe ascoltato.
Sentì una grande tristezza scendere su di lui, e allora si sedette di fronte al fuoco, lasciando che le lacrime gli solcassero il viso. Afferrò un ramo che aveva staccato da un albero nel bosco vicino e lo gettò nella brace per ravvivare la fiamma.
Non ebbe nemmeno il tempo di asciugarsi le lacrime, che qualcosa alle sue spalle lo fece sussultare.
<< Ti sei ridotto così? >>
Jamie sentì il suo cuore perdere un battito, mentre sentiva quella voce. Drizzò la schiena e rimase immobile. Avrebbe voluto girarsi per vedere e assicurarsi che fosse vera, ma non lo fece.
<< Che c’è? >> Chiese la voce. << Non si saluta più? >>
Questa volta Jamie si voltò. Si voltò di scatto sgranando gli occhi, non appena vide Luna in piedi di fronte a lui. Era lì. La voce gli si bloccò in gola, e il ragazzo non riuscì a pronunciare il suo nome.
Era proprio come se la ricordava: i capelli lunghi biondi che ricadevano a ciuffi davanti al viso magro e delicato, su cui spiccavano gli occhi verdi che lo stordivano, e adesso lo intimorivano. Ne riusciva a vedere solo uno, però; l’occhio sinistro era completamente nascosto dai capelli. La ragazza non stava sorridendo, nonostante dal tono di prima sembrasse prendersi gioco di lui. Lo guardava con occhi increduli. Aveva una mano sul fianco e l’altra ricadeva lungo il fianco corrispondente. Dietro la schiena, a tracolla, teneva un arco di legno, che Jamie aveva creato quando avevano cominciato a viaggiare da soli, e qualche freccia in una faretra, sempre costruita da Jamie. Alla cintura aveva quei coltellini che portava sempre con sé. E lui era di fronte a lei, in quello stato così patetico

<< Allora, Nightmare… >> Disse con voce acuta. Era proprio lei. << Come te la passi? >>
<< Luna! >> Riuscì finalmente ad esclamare Jamie. Era pieno di gioia e sorpresa allo stesso tempo, nonché timore. Il suo stupore le fece sfuggire una risatina.
<< Sì, Nightmare, è il mio nome. >> Disse sorridendo, questa volta. Jamie continuava a guardarla con la bocca spalancata. << Non mi chiedi come sono stata? >> Chiese dondolandosi un po’ in avanti e indietro.
<< Sono solo… Sorpreso che tu sia qui… >> Disse Jamie con cautela.
<< Pensavi che non venissi? >> Chiese lei.
<< Pensavo che te ne fossi andata… >> Disse lui incerto. Luna rimase in silenzio questa volta. << In realtà… >> Mormorò il ragazzo. << Pensavo che tu non fossi mai esistita… >>
Lo sguardo di Luna cambio, e il suo sorriso scomparve. Lo guardò sprezzante, e con uno scatto gli diede uno schiaffo così forte da fargli perdere l’equilibrio e farlo cadere a terra. << E questo ti sembrava inesistente, razza di idiota?! >> Gli gridò in faccia. Jamie si posò una mano sulla guancia e la sentì bollente. Era stato qualcosa di reale, di sicuro.
<< Scusami… >> Mormorò costernato lui. Lei lo guardava con odio.
<< Non so davvero perché sono tornata qui, se questo è ciò che mi accoglie… >> Disse poggiandosi le dita sulla fronte e scuotendo la testa esasperata.
<< Che vuoi dire? >> Chiese Jamie non appena sentì quella frase. Luna lo guardò con un occhio solo.
<< Niente. >> Disse atona. << Stai ancora cercando di trovare il covo di Pitch e Jack per fermarli, non è così? >> Chiese cambiando argomento. Jamie annuì. << Vuol dire che il tuo piano è sempre lo stesso… >> Jamie annuì di nuovo. << E sei determinato a finire ciò che hai iniziato… >> Jamie annuì un’altra volta. Luna sospirò. << Non sei stanco di viaggiare? >>
<< Come potrei arrendermi ora? >> Chiese Jamie senza aspettare che Luna gli concedesse di rispondere. << Ormai sono dentro a tutto questo, e non ne posso uscire semplicemente voltandomi! >>
Luna si coprì l’occhio destro con la mano. << Già… >> Sussurrò. << Bisogna salvare il mondo… >>
Jamie la guardò insicuro. << Perché te ne sei andata? >> Le chiese. Luna lo guardò con delusione.
<< Perché non stavamo bene, Nightmare! >> Disse in tono duro, senza però volerlo ferire.
<< Non è vero, Luna! >> Esclamò Jamie avvicinandosi e prendendole le mani. Lei ritrasse le mani subito. << Hai dimenticato la nostra ultima notte insieme? >>
<< La notte in cui tutti i problemi sono venuti a galla? >>
<< Ci siamo divertiti, abbiamo giocato e guardato le stelle insieme, non te lo ricordi? >> Chiese senza speranza Jamie.
<< No! >> Sbottò Luna secca avvicinandosi a Jamie. << Io ricordo solo la discussione che mi fece capire che dovevo togliermi di mezzo. Quando hai detto che senza quella stupida scatoletta non saremmo riusciti a sconfiggere Pitch. Ecco cosa ricordo! >>
Jamie rimase immobile. Luna lo aveva abbandonato perché era diventato pazzo. Era questo. Lui si era spinto troppo oltre con la sua pazzia, finendo per attaccarsi a quel cilindretto contenente i denti di Pitch Black più di quanto fosse attaccato a lei.
Jamie si voltò e si sedette davanti al fuoco affondandosi le mani nei capelli. Prese dei forti respiri e si preparò a parlare con Luna per scusarsi, farle capire la loro situazione e cercare di fare la pace.
<< Anche ora non facciamo che litigare… >> Sussurrò Luna.
Jamie sentì il vento soffiare, prima di voltarsi per rispondere a Luna. Ma quando lui si voltò, lei non c’era più. Non c’era niente, nessun suono, nessuno. Attorno a lui non c’erano impronte nella neve, nemmeno dove Luna si era fermata poco prima. Niente. Era di nuovo da solo. Oppure non era mai stato in compagnia?
Si sentì la testa scoppiare. Si piantò le unghie nella fronte graffiandosi la pelle e risucchiando l’aria con la bocca a denti stretti. Trattenne un grido di rabbia.
<< Maledizione, maledizione, maledizione, MALEDIZIONE!!! >>
Non sapeva più che cosa stesse succedendo. Si sentiva male, gli girava la testa e non riusciva a reggersi in piedi.
<< Che cos’ho che non va? >> Si ripeteva esasperato. << Qual è il mio problema? >>
Si inginocchiò a terra e pianse. Non sapeva cos’altro fare; almeno si sarebbe liberato di una parte del peso che lo opprimeva, o almeno così sperava.
La Luna sembrava guardarlo dall’alto e ridere delle sue disgrazie, ma era solo un’impressione. Si tolse le mani dalla faccia dopo molto tempo passato con gli occhi chiusi a piangere.
<< Se tu esisti per davvero… >> Mormorò sconsolato. << In qualunque modo ti chiamino… Uomo della Luna… Spirito Supremo… Dio… >> Teneva ancora la testa bassa. La neve davanti ai suoi occhi aveva accolto le sue lacrime senza cambi significativi. << Se sai tutto… Se tutto quello che fai ha un senso… Ti prego, dimmi… >> Alzò lo sguardo con gli occhi gonfi e le guance bagnate, il sangue sulla fronte.
<< Perché? >>

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Capitolo 82
*** Ti stai ammorbidendo? ***


Jack guardò Pitch seduto sul suo trono di roccia, stretto quasi a voler scomparire, come se volesse diventare parte del trono stesso. Era tornato da ovunque fosse il ragazzo e non aveva detto niente. Era malinconico. Aveva una guancia poggiata al pugno e lo sguardo basso. Di sicuro, sia lui che Pitch erano cambiati parecchio in quegli anni, ma Jack non avrebbe saputo dire come, esattamente…
Il suo compagno era diventato malinconico, silenzioso, pessimista, da quando avevano sconfitto l’Ultima Luce, mentre lui si sentiva incredibilmente potente per quello; era come se avesse avuto la prova che nessuno poteva sconfiggerlo. Ma Pitch rimpiangeva qualcosa…
<< Sei sveglio? >> Chiese Jack a Pitch. La sua voce rimbombò nella caverna. Avevano dovuto ristrutturarla, dopo il crollo dell’ultima battaglia, ma i corpi degli altri ribelli non si erano trovati da nessuna parte.
Pitch alzò lo sguardo e fissò Jack con occhi sereni. << Sì. >> Disse Pitch in tono insicuro.
<< Sei strano, in questi giorni. >> Continuò Jack camminando in cerchio, tenendosi lontano da Pitch. << Hai qualche rimpianto? >>
Pitch abbassò di nuovo lo sguardo e pensò. Glielo disse senza fare il misterioso, senza giri di parole. << Sì. >> E rimase in silenzio.
Jack sospirò continuando a camminare, ma avvicinandosi lentamente a lui. << Riguardo a che cosa? >> Chiese girandosi il bastone in una mano.
Pitch guardò il compagno come se si stesse svegliando da un sonno profondo. << Li abbiamo uccisi tutti, Jack? >>
<< Sì, Pitch. >> Rispose senza nessun tono Jack.
<< Perché è diverso da prima? >> Chiese. << Perché le persone che sono morte prima di tutto ciò non hanno lasciato segno nel mio cuore, e perché tu lo hai lasciato accadere? >> Continuò Pitch. In effetti, Jack aveva sempre cercato di non uccidere l’Ultima Luce e i suoi compagni – aveva addirittura rimproverato Pitch quando aveva tentato di farlo – ma adesso non gli dava nessun problema; era diventato insensibile?
<< Hai detto al ragazzo che non avresti voluto che finisse così? >> Chiese Jack fermandosi a pochi metri da Pitch. L’Uomo Nero annuì piano. << E lo pensavi? >>
A questa domanda, Pitch rimase impassibile, aspettando di conoscere la risposta. Jack sospirò.
<< Loro non avrebbero esitato ad ucciderci… >> Disse Jack girandosi.
<< Ma loro ora sono morti tutti. >> Ribatté Pitch. << Anche la bambina… >>
Jack si voltò stupito. << Pitch! Ti stai preoccupando per una bambina? >> Chiese incredulo. Si avvicinò a lui e lo guardò negli occhi. << Ti ha condizionato… >> Disse  stupito. << L’Uomo Nero si è lasciato fermare da una bambina di sei anni… >>
<< Anche se sono l’Uomo Nero non significa che non ho un cuore, Jack! >> Disse scontroso Pitch.
<< Sei l’Uomo Nero, e tutti pensano questo di te! >> Rispose Jack alzando la voce. << E non puoi lasciare che una bambina ti indebolisca! >>
<< E tu sei Jack Frost! Qual è il tuo ruolo? Non eri lo Spirito del divertimento, quello che giocava assieme ai bambini con la neve? >> Gridò Pitch inarcando la schiena sul suo trono.
Jack lo fissò adirato. << Sei cambiato, Pitch Black. >>
<< Anche tu, Jack Frost. >>
Non si parlarono più. Non parlavano mai, ma era diverso, questa volta. Erano in conflitto, i due Spiriti. Lo Spirito della Paura era cambiato, sembrava essere diventato più umano. Lo Spirito del Ghiaccio era cambiato, sembrava essere diventato più inumano.
Tutto questo a causa di un bambino che aveva continuato a credere.

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Capitolo 83
*** Le speranze di un folle ***


Jamie guardò la città dalla collina. Era così deprimente quella vista… I palazzi grigi ricoperti di neve e ghiaccio presentavano crepe visibili anche da molto lontano, e le strade vuote, prive persino dei cartelli stradali, erano impraticabili, a causa del ghiaccio che le rendeva scivolose e delle crepe che si erano formate su di esse. Per poter passare indenni bisognava fare molta cautela…
Lui non avrebbe voluto entrare in una città, ma non aveva trovato cibo il giorno precedente, e aveva bisogno di trovare qualcosa da mangiare. Aveva fame. Magari avrebbe potuto trovare qualche medicina da portare con sé nel caso si ammalasse… Era strano come in una situazione come quella, in tre anni non gli fosse venuto neanche un raffreddore. Prima che arrivassero Jack Frost e Pitch Black lui non si era mai ammalato con frequenza, ma quando gli capitava si sentiva debole, incapace persino di alzarsi dal letto. Ora, che aveva affrontato innumerevoli battaglie, e si era spinto fino e oltre il limite più di una volta… Gli bastava sdraiarsi anche per terra e chiudere gli occhi per qualche minuto per sentirsi di nuovo in forma e pronto a tornare in azione.
Era ironico. E anche molto irritante.
Dopo essere rimasto parecchio tempo a scrutare la città con un binocolo creato in quel momento in cerca di qualsiasi motivo, il più infimo motivo per non andare lì, si rassegnò e scese dalla collina.
La città era ancora più inquietante vista da dentro. Continuava a guardarsi intorno, temendo di cadere in qualche trappola. I palazzi erano in decadimento; molti fabbricati avevano enormi buchi e l’interno era completamente ghiacciato. I tetti di alcune case erano scoperchiati e le finestre erano state mandate in frantumi. I mobili che si riuscivano a intravedere da lì erano distrutti, logorati dal tempo. Jamie non si sentiva affatto a suo agio. Si chiese perché avesse atteso fino alla sera per entrare in città, quando sarebbe potuto andarci prima del tramonto. Aveva sperato di non doverlo fare, ma era stato tutto tempo perso.
Un buon segno era il fatto che non ci fossero Incubi da nessuna parte, e nemmeno Soldati di ghiaccio che lo avrebbero potuto sorprendere, ma dai vicoli della città sarebbe potuto spuntare di tutto. Avrebbe potuto trovare qualche sopravvissuto, ma sarebbe probabilmente fuggito da lui. Non voleva più avere a che fare con le altre persone. Portava sfortuna a chiunque incontrasse e inoltre era sicuro che nessuno lo avrebbe accolto a braccia aperte.
Si infilò in un supermercato che appariva in buono stato. Le finestre erano ancora intatte, le porte scorrevoli non furono tanto difficili da aprire e l’interno non era deprimente come pensava. Cominciò a rovistare tra gli scaffali. Dove non c’erano arnesi inutili, c’erano scatole vuote, bicchieri rotti, cartelli strappati, buste vecchie… Ma il cibo non c’era.
Cosa pensavi? Si chiese indietreggiando da uno scaffale da cui aveva rovesciato tutti i vecchi imballaggi di cartone. Tutto il cibo sarà stato portato via in pochi giorni, per evitare che andasse a male. Qui non c’è elettricità e la città sembra abbandonata. Si diresse all’uscita. Di tutto quello che aveva trovato là, non c’era niente che non potesse creare da sé, a parte il cibo, che mancava spudoratamente. Si sentì preso in giro.
Si appoggiò al bordo dell’uscita, priva di porte scorrevoli, e volse lo sguardo alla Luna. Spuntava da dietro un palazzo, proiettandone così l’ombra sulla strada. Nel cielo c’erano nuvole che si spostavano lentamente, coprendo il pallido disco della Luna. Jamie sentì una leggera malinconia scendere in lui. Poggiò la testa al bordo dell’uscita e abbassò lo sguardo. Stava per ripensare al passato, lo sapeva. Ma un rumore attirò la sua attenzione. Qualcosa come una lattina che veniva colpita da un piede e di conseguenza strisciava lungo il terreno fino a fermarsi. Proveniva da un vicolo dall’altro lato della strada. Forse non era niente, ma Jamie pensò di andare a controllare facendo apparire un coltello, che tenne nascosto nella manica.
Raggiunto l’angolo, Jamie poggiò una mano sul muro e si sporse a guardare nella stradina buia e stretta. C’era un cassonetto della spazzatura quasi pieno, e qualcosa accanto ad esso che frugava tra le buste. C’erano diverse cose versate per terra: la lattina che aveva sentito, un paio di bottiglie di plastica e una di vetro rotta, innumerevoli pezzi di carta strappata e stracci vecchi e sporchi… Jamie si avvicinò lentamente. Col tempo aveva assunto un passo felpato difficile da percepire, e si ritrovò a pochi passi dalla persona. Era una ragazza. Capelli lunghi biondi le ricadevano dietro la schiena, e la corporatura magra lo fece fermare. Sentì il cuore accelerare quando gli venne in mente Luna.
Jamie esitò sul da farsi. Spingendo troppo il piede destro a terra rischiò di scivolare, strisciando con il piede e allertando così la ragazza. Cadde a terra provocando un forte frastuono in mezzo alle cose che la ragazza aveva tirato fuori dalla busta. Lei girò il viso in un attimo guardandolo per un istante, per poi alzarsi e scappare. Jamie non riuscì a riconoscerla: la luce non era sufficiente, il suo viso era nascosto dalla penombra, e quei pochi istanti di tempo che si voltò lui era a terra.
Rimase qualche secondo a terra, contorcendosi per un dolore alla schiena e uno all’avambraccio destro, dove aveva nascosto il coltello dentro la manica. Tirò su la manica e trovò la punta del coltello conficcata nella carne. Strinse i denti e lo estrasse senza esitare. La ferita non era profonda, ma Jamie sentì subito un forte bruciore non appena venne a contatto con l’aria; forse prima faceva male a causa del coltello, ma adesso faceva male per l’esatto contrario.
Si rialzò evitando di utilizzare la mano destra, che coprì con la manica subito dopo, e cercò di chiamare la ragazza, che aveva comunque un netto vantaggio. Aveva già girato l’angolo, ma Jamie la poteva ancora prendere. << Aspetta…! >> Cercò di gridare ansimando mentre si rialzava. << Aspetta! >> Gettò il coltello sporco del suo sangue e si mise a correrle dietro.
Girato l’angolo la riuscì a vedere per un attimo prima che sparisse dietro a un altro angolo. Jamie non perse tempo e seguì la strada che le aveva visto prendere. Raggiunto l’angolo scivolò su del ghiaccio a terra, per fortuna senza cadere. La vide saltare sopra a una barriera di cassonetti e scendere dall’altro lato per continuare a correre. Jamie la chiamò di nuovo. << Ti prego, aspetta…! >> Salì sui cassonetti. << Luna! >> Gridò prima che lei sparisse dietro a un altro angolo. Scese dai cassonetti e tornò a correre. << Se sei Luna, ti prego, fermati! >> La supplicò.
All’ennesimo angolo la vide arrampicarsi su una parete e raggiungere il tetto di una catapecchia fatiscente, costruita proprio dentro al vicolo. Esitò un istante guardando davanti a sé e poi continuò a correre. Jamie ringhiò irritato. Quanto corre?
Dopo essersi arrampicato con poche difficoltà, vista la grande presenza di appigli sulla parete che scalò, Jamie si diede una spinta in avanti per raggiungere il tetto. Saltò così sopra al tetto della casetta e atterrò in mezzo ad esso, sopra alcune assi inchiodate lì in modo provvisorio. Come poggiò il piede si sentì il terreno sparire sotto di sé, e cadde giù provocando un grande frastuono.

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Capitolo 84
*** Stai bene? ***


<< Luna… Luna… >> Sussurrava Jamie disperato.
<< Oh, mio Dio! Grazie al cielo è vivo! >> Fece una voce femminile sopra di lui. Non la riconobbe. Aprì gli occhi con cautela e le ombre scomparvero dopo poco. Jamie era sdraiato a terra su un pavimento di assi di legno non in buono stato, aveva sotto di sé ciò che rimaneva delle assi su cui aveva poggiato il piede prima di cadere dal tetto. Sì, era nella catapecchia. Lentamente si ricordò cosa fosse accaduto. C’era il viso di una ragazza sopra di lui. Lo guardava preoccupata e incuriosita allo stesso tempo; probabilmente si stava chiedendo chi fosse l’intruso. Aveva i capelli lunghi biondi, i suoi occhi erano verdi… Ma non era Luna. I suoi tratti erano meno delicati della sua vecchia amica e questa ragazza era più pallida e magra di Luna. Dietro di lei, in secondo piano, c’era un ragazzo più grande.
<< Luna…? >> Chiese Jamie ancora intontito per la caduta.
La ragazza assunse un’espressione più serena quando lo sentì parlare. Sorrise sollevata e scosse la testa mettendosi una mano al petto. << No… Sono Leila. >> Sospirò. << Tu chi sei? >> Chiese abbassandosi un po’ verso di lui.
Jamie spalancò le palpebre non appena la vide avvicinarsi. Si tirò su con la schiena e strisciò indietro terrorizzato. La ragazza lo guardò addolorata. Jamie ansimava spaventato. Fece girare lo sguardo per la stanza, e vide oltre alla ragazza, il ragazzo che era dietro di lei, dai capelli e gli occhi castani, che aveva reagito con sorpresa alla reazione dello sconosciuto, e due bambini: un maschietto e una femminuccia uguali tra loro.
<< Ehi! >> Chiamò il ragazzo in piedi dietro alla ragazza. << Si può sapere che diavolo ci fai qui? >> Jamie lo guardò inquieto.
<< Non parlargli così, Walt. E’ terrorizzato… >> Disse la ragazza girando la testa. Indossava un abito lungo e pesante, fatto quasi di stracci. I capelli erano spettinati e disordinati, le arrivavano fino ai fianchi.
Il ragazzo in piedi assunse uno sguardo sorpreso. << Ha sfondato il nostro tetto! >> Esclamò allungando le mani incredulo. << Sai quanto ci avevo messo per ripararlo? >> Lui aveva dei vestiti vecchi e strappati, ma indossava sopra di essi una pesante giacca che a Jamie ricordò quella di Topo di Fogna, anche se era grigia, invece che marrone.
<< Vuol dire che lo hai riparato male! >> Gli rinfacciò la ragazza tornando da Jamie. << Scusalo, è un po’ teso, ma è buono… >> Cercò di avvicinarsi, ma questa volta Jamie le lanciò uno sguardo minaccioso. << Non ti voglio fare niente! >> Si giustificò lei allungando una mano. Si avvicinò a poco a poco. Jamie la lasciò fare, anche se continuò a guardarla con occhi scontrosi. Lei lo sfiorò con la mano sulla guancia e sorrise. << Sei davvero un ragazzo… >> Disse emozionata.
Jamie non capì, ma avrebbe dovuto, perché era la stessa sua situazione. La stessa paura di immaginare fantasmi dove non c’è niente. Abbassò lo sguardo costernato, dispiacendosi per il suo comportamento, quando in realtà erano in una situazione molto simile.
<< Qual è il tuo nome? >> Chiese la ragazza facendo così alzare lo sguardo a Jamie.
Il ragazzo ci pensò un po’ prima di rispondere. << Nightmare. >>
Il ragazzo dietro della ragazza si girò mettendosi una mano alla fronte e sbuffando con forza. << Ci mancava uno spostato… >> Disse scontroso andando verso un muro. La ragazza invece non ci fece caso, e continuò a sorridere. Jamie si guardò intorno. La stanza era piccola, e il ragazzo assunse che quella fosse l’unica stanza della catapecchia. Era arredata con tutto quello che si poteva trovare. C’erano due letti lungo una parete su cui stavano delle coperte vecchie e strappate. C’era una grossa cassapanca proprio accanto a uno dei letti e appoggiato ad essa, un attizzatoio. Non c’era un caminetto, però. Accanto ad essa c’era un attaccapanni. C’era un tavolo di legno al muro opposto su cui stavano un paio di candele accese e c’erano quattro sedie esatte accanto ad esso. C’era una poltrona sfondata accanto al secondo letto. C’era un armadio tarlato tra la poltrona e il tavolo, e una delle ante era socchiusa. Sulla sinistra c’era una porta di legno schiarita, accanto alla cassapanca, e accanto ad essa, c’era una finestra con delle sbarre a croce. Alla sinistra di Jamie, all’angolo, c’erano degli sgabelli su cui sedevano i due gemellini. Erano impauriti dall’arrivo dello sconosciuto, ma cercavano di non far notare la loro paura. Piuttosto, non riuscivano a nascondere il loro freddo; tremavano, abbracciati l’uno all’altra e in quella situazione sembrarono proprio due gocce d’acqua: lei aveva i capelli lunghi e lisci che andavano dietro la schiena; gli occhi castani, grandi e spaventati brillavano alla luce di una candela su un banco davanti agli sgabelli; il fratellino cercava di essere più coraggioso, ma anche lui tremava per il freddo, vanificando tutti gli sforzi per sembrare più forte; i suoi occhi erano uguali a quelli della sorella, ma avevano un cipiglio più corrucciato, e i capelli erano molto più corti di quelli della bambina. Entrambi avevano degli stracci addosso; vecchi vestiti sporchi e rovinati, forse trovati nella spazzatura e indossati in mancanza di altro…
Jamie sentì qualcosa tastargli l’avambraccio e lo ritrasse istantaneamente, scoprendo che la ragazza lo stava toccando intimorita. In quel momento si accorse di aver sporcato di sangue la manica della felpa e lo vide sgocciolare lentamente a terra. << Stai bene? >> Gli chiese preoccupata. Jamie le allontanò la mano e si strinse la ferita.
<< Non è niente… >> Mormorò noncurante.
<< Tutto questo sangue non è “niente”! >> Disse tirandogli la mano e alzandogli la manica per guardare meglio. Quando vide la ferita fece passare l’aria tra i denti guardandola terrorizzata per qualche istante, pietrificata. Il ragazzo dietro si avvicinò con un sopracciglio inarcato borbottando qualcosa in tono tetro. I bambini si strinsero ancora più forte e distolsero lo sguardo; avranno avuto quattro o cinque anni… Neanche quanto Sophie.
Jamie rivolse alla ragazza uno sguardo deluso, quasi come se le stesse chiedendo cosa avrebbe avuto intenzione di fare ora che aveva visto la ferita.
La ragazza distolse lo sguardo dalla ferita concentrandosi sul viso di Jamie e respirò a fondo spaventata. << Questo non va bene… >>
<< E’ solo un taglio. >> Disse Jamie tirando indietro la mano, che la ragazza non lasciò. << Non è un vostro problema. >>
La ragazza non voleva lasciare la mano di Jamie, che cominciò a insistere per liberarsi tirando con più insistenza. << Come te lo sei fatto? >> Chiese il ragazzo cercando di distoglierli dalla loro piccola lotta.
Jamie lo guardò scontroso. << Sono caduto. >> Disse poco esaustivo tornando a tirare.
<< Per favore, lascia che ti aiuti… >> Mormorò la ragazza.
<< Io non voglio aiuto! >> Esclamò Jamie spingendola e liberandosi. La ragazza cadde all’indietro e il ragazzo dietro di lei la afferrò per evitare che sbattesse con la testa. Lei lo guardò dispiaciuta, mentre il ragazzo lo fisso adirato. Jamie si teneva una mano sul viso, respirava profondamente, mentre l’altra era a terra inanimata. << Scusami… >> Cercò di alzarsi e si avviò verso la porta.
Jamie uscì in un vicolo buio e freddo chiudendo la porta dietro di sé. Si guardò intorno, ma non riuscì a trovare niente che lo facesse orientare; c’era solo neve, e altra neve che cadeva dal cielo e che gli sferzava il viso spinta dal vento. Avrebbe continuato a camminare e basta. Si guardò la ferita. Sospirò debole e si coprì il viso con la mano sinistra abbassando la testa.
Sentì la porta dietro di sé aprirsi e richiudersi con forza. Si girò e vide uscire da essa il ragazzo più grande di prima, che si dirigeva con impeto verso di lui. Lo afferrò per il colletto e lo spinse al muro.
<< Come diavolo ti sei permesso di comportarti in quel modo con Leila? >> Gli sbraitò contro. << Non te l’ha insegnata nessuno l’educazione? Voleva solo aiutarti e tu per poco non le facevi del male! >>
Jamie lo fissò con occhi stupiti. Sembrava che non si fosse ancora reso conto della situazione. Il ragazzo si infuriò vedendo il suo sguardo incredulo e alzò un pugno per colpire Jamie. Lì scattò qualcosa nella mente di Nightmare. Il ragazzo era più grande di lui, ma non gli fece paura, non esitò nemmeno per un istante ad alzare la mano sinistra per fermare il pugno dello sconosciuto e a dargli una testata, facendolo indietreggiare confuso. Jamie non perse tempo, si aggrappo a dei mattoni sporgenti al muro con la mano sinistra e con un salto diede un calcio al ragazzo mentre rimaneva aggrappato al muro, facendolo cadere a terra. Lasciò il muro e si gettò sul ragazzo, alzando una mano pronto a dargli un pugno sul viso. Ma si fermò. Vide la ragazza uscire dalla casa a piedi nudi nonostante il freddo e i suoi vestiti logori che non l’avrebbero protetta in nessun modo dal gelo. Guardava atterrita i due ragazzi uno addosso all’altro. Jamie la fissò ancora più atterrito di lei, con il pugno alto e gli occhi spalancati. Sembrava che la ragazza gli volesse dire di non colpire il ragazzo, ma Jamie non ebbe il tempo di decifrare il suo sguardo.
Il ragazzo più grande alzò la mano sinistra per bloccargli il pugno, gli afferrò la testa con l’altra mano e lo tirò a sé, dandogli una forte testata e facendolo svenire. Jamie dondolò la testa a destra e a sinistra frastornato e poi cadde a peso morto, affondando il viso nella neve.
Il ragazzo si alzò ansimante e lanciò un’occhiata stanca alla ragazza sulla porta. Dietro di lei c’erano i due gemellini che si nascondevano dal freddo e dallo sconosciuto, che adesso era stato reso innocuo. Il ragazzo grande abbassò lo sguardo e contemplò stupito il corpo di Jamie riverso per terra.

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Capitolo 85
*** Sconosciuto ***


Jamie sentiva la fronte pulsare con forza. Grugnì stanco e alzò la testa.
Era sdraiato a testa in giù su uno dei letti che aveva visto la sera prima. Era intrecciato nei lenzuoli grigi che a malapena trattenevano il freddo. Il cuscino su cui aveva poggiato la testa era duro, ma preferì affondare la fronte in esso, piuttosto che sopportare quel fastidioso pulsare alla fronte.
Nella baracca entrò la ragazza della sera precedente che chiuse la porta dietro di sé in fretta, per evitare di raffreddare ancora di più la stanza. Dalla finestra e dalla porta entravano dei raggi di luce forti. Anche dal buco nel soffitto entrava della luce, nonostante fosse stato coperto in parte da qualche asse messa male. Quando vide che il ragazzo si era svegliato sorrise e si avvicinò a lui.
<< Finalmente ti sei svegliato! >> Esclamò lei eccitata avvicinandosi al letto e sedendosi ai suoi piedi. Jamie emise un verso infastidito. << Scusa per ieri sera, ma Walter a volte si lascia prendere la mano… >> Disse guardando al muro. << Ma anche tu sembri sapere il fatto tuo. >> Concluse tornando a guardarlo e sorridendogli.
Jamie si sforzò di girare la testa e di guardarla con un occhio solo, mostrando un cipiglio leggermente adirato.
<< Forse abbiamo cominciato con il piede sbagliato. >> Disse la ragazza allungando una mano attendendo che Jamie gliela stringesse. Il ragazzo si ritrasse alla vista della mano, lasciando confusa la ragazza. << Hai paura di me? >> Chiese delusa.
Jamie scosse la testa lentamente, nascondendosi dietro al lenzuolo.
<< Allora non c’è nessun problema! >> Esclamò contenta lei ammiccando. Jamie la guardò interrogativo. Sentì qualcosa all’avambraccio, e scoprì di avere ricevuto medicazioni alla ferita. Aveva un tessuto grigio arrotolato sulla ferita e stretto per bene. Nello stesso istante notò che dal vestito della ragazza era stato strappato un brandello alla base. Si sentì così male da voler sprofondare sotto terra.
<< Scusami… >> Mormorò lui abbassando la testa. << Sono stato da solo per così tanto tempo che adesso preferisco evitare tutti quanti… >> Le rivolse uno sguardo timido. << E scusa per quello che ho fatto ieri… >>
Lei scosse la testa sorridendo e disse:<< Non ti devi preoccupare! >> Si mise una mano in una tasca e ne tirò fuori una mezza pagnotta. << Tieni. >> Disse allungandogliela. Jamie scosse la testa alzando le mani spaventato. Non voleva essere un peso. << Dai! Scommetto che non mangi da un sacco di tempo. >> Disse lei avvicinandogli ancora di più la pagnotta. In effetti aveva ragione, ma Jamie non voleva mangiare il suo cibo. Alla fine fu costretto ad accettare, perché la ragazza gli lasciò letteralmente il pane nelle mani.
Rimase a guardare la mezza pagnotta con disappunto, pensando che non avrebbe dovuto mangiarla, e trovò un modo per ignorare il cibo per un po’. << Non ho afferrato bene il tuo nome… >> Disse alzando lo sguardo.
Lei sorrise piegando la testa di lato. << Mi chiamo Leila. >> Disse. Jamie annuì pensieroso. Leila si alzò. << Il ragazzo con cui ti sei picchiato ieri notte era Walter. >> Guardò l’attaccapanni e ci posò una mano sopra, fissandolo per qualche istante. << E’ il più grande qui, è chiaro che si preoccupi per noi… >>
<< Quanti anni hai? >> Chiese Jamie coprendosi la bocca con un pugno chiuso.
Leila si voltò, e sempre sorridendo disse:<< Tredici. Li ho compiuti poche settimane fa. >> Aggiunse contenta. << Walter ha sedici anni. Tu quanti anni hai? >> Chiese avvicinandosi.
Jamie ripensò alla notte che Luna lo aveva lasciato, che era sparita… << Quattordici. Anche io li ho compiuti poco tempo fa… >> Leila sorrise. Di nuovo. Quella ragazza insospettiva Jamie, ma non riusciva a capire perché… << E i due bambini? >> Chiese. << Sono gemelli? >>
Leila divenne seria, ma per poco. << Sì. Hanno cinque anni. Erano soli nella neve quando io e Walter li abbiamo trovati. >>
Cinque anni… Erano più piccoli di Sophie. Jamie ripensò a sua sorella. Che cosa avrebbe fatto se non ci fosse stato lui, per tutto quel tempo?
<< Non hanno dei genitori? >> Chiese guardando il letto vuoto davanti al suo. Leila assunse un’espressione dispiaciuta.
<< Siamo tutti orfani qui… >> Mormorò stringendosi un polso. << In realtà ci eravamo già visti nell’orfanotrofio dove vivevamo, ma dopo questa catastrofe… Walter mi ha trovata in un vicolo da sola, nella notte, dopo che l’orfanotrofio è stato distrutto… Non so dove sarei senza di lui, ora… >> Sorrise leggermente ancora una volta molleggiandosi sui talloni. Jamie abbassò la testa.
<< Mi dispiace. >> Disse senza un tono. Nonostante le scuse del ragazzo fossero poco credibili, Leila sorrise quando lo sentì.
<< E’ il passato. Adesso siamo qui, viviamo abbastanza bene e ci aiutiamo a vicenda. >> Si avvicinò di nuovo a Jamie, sedendosi ancora una volta sul letto. Jamie cercò di non incontrare il suo sguardo. Guardò verso la finestra.
<< Dove sono, ora? >> Leila guardò la finestra.
<< Walter è andato a caccia. Ogni mattina esce presto e va nei boschi a cacciare, sperando di trovare qualcosa di buono. In città non è rimasto niente, ormai… >> Rispose con sguardo speranzoso. << Bonnie e Billy sono qui fuori a giocare. Non fa tanto freddo, oggi. >> Concluse sorridendo. I bambini si chiamavano Bonnie e Billy, dunque.
Jamie alzò l’avambraccio destro. << Questa… >> Disse guardando la benda improvvisata di Leila. << Non era necessaria. Non se non hai niente! >>
Leila lo guardò sospirando contrariata. << Ma volevo aiutarti, e stavi sanguinando parecchio…! >> Cominciò a tormentarsi un polso.
Jamie guardò con rammarico la benda che Leila aveva stretto attorno alla sua ferita. << Non ce n’era bisogno… Ho affrontato di peggio. >>
Leila assunse una faccia incredula. << Ah, davvero? >> Chiese mettendo le mani ai fianchi. << Per esempio? >> Fece col tono di chi voleva sfidarlo.
Jamie abbassò lo sguardo. Scosse la testa. << Lascia perdere… >> Disse. Leila annuì senza problemi. Pensava che stesse solo cercando d mostrarsi forte. In fondo aveva un anno più di lei. Nessuno avrebbe potuto credere che avesse fatto tutto quello che aveva fatto… Nemmeno lui ne era più tanto sicuro…
Leila si piegò in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia, unendo le mani e dondolando i piedi. << Che situazione incredibile… >> Disse triste. Jamie non poté che annuire. << Tu sai che sta succedendo? >>
Jamie la guardò interrogativo. << Che vuoi dire? >> Chiese con un sopracciglio inarcato.
Leila strinse le spalle. << Perché non c’è più gente in città, perché il nostro orfanotrofio è stato distrutto? Perché la notte ho solo incubi? >> L’inquietudine aumentò a ogni domanda, finché la ragazza non si trovò ad ansimare nervosamente.
Lei non sapeva niente.
Jamie cercò di rialzarsi infastidito dall’ignoranza della ragazza. Come faceva a non sapere niente sulla situazione attuale? Era incredibile! Si sentì quasi preso in giro. Sollevò il lenzuolo con forza e cercò di alzarsi, allarmando la ragazza, che si alzò e gli chiese cosa stesse facendo.
<< Tu non sai niente di quello che succede nel mondo…! >> Esclamò cercando di mettersi in piedi. Jamie cadde e lanciò un urlo di dolore quando sentì una fitta alla schiena.
Leila lo raggiunse di corsa e si abbassò su di lui per aiutarlo ad alzarsi. Jamie ansimava stanco. Era stanco di tutto quello. Era stanco di dover fare un movimento troppo rapido e doversi preoccupare per qualche ferita. Era stanco di dover lottare per vivere ogni giorno.
Leila lo guardò preoccupata. << Vieni qui… >> Disse, e lo aiutò ad alzarsi. Lo fece sedere sul letto. Jamie non si oppose, e rimase in silenzio a guardare a terra deluso. Si sentiva distrutto. << I tuoi vestiti sono sporchi, non sei messo bene… >> Disse Leila andando verso l’armadio. La vide frugare lì dentro per qualche istante, poi gli lanciò qualcosa. << Non sarà un granché, ma almeno avrai dei vestiti più puliti addosso… >> Disse Leila esasperata. Jamie vide i vestiti vecchi e rovinati che Leila gli aveva lanciato addosso e pensò che se solo avesse voluto avrebbe potuto creare degli abiti più decenti, non solo per lui…
Guardò Leila con occhi disillusi. Perché voleva aiutarlo così tanto?
<< Dai. >> Disse lei allungando una mano. << I vestiti tuoi li lavo io. >> Jamie non capiva come andassero le cose nella testa di quella ragazzina.
Sospirò e si alzò. Si tolse la maglietta e si accorse di averla indossata da quando aveva perso Luna. Guardò la maglietta con tristezza e si sentì perdere d’animo. Mentre era assorto nei suoi pensieri, Leila lo fece sobbalzare con un’esclamazione di stupore.
<< Che cosa hai? >> Chiese spaventata. Jamie si voltò e la guardò interrogativo.
<< Che vuoi dire? >> Chiese.
Leila si avvicinò lentamente e lo fece girare, mettendogli un dito sulla schiena. << Queste cicatrici… >> Lo fece scorrere lungo la sua colonna vertebrale. << Come te le sei procurate? >> Chiese spaventata. Jamie non sapeva di avere così tante cicatrici. Lo fece voltare e vide una cicatrice sul suo petto che la fece sobbalzare dalla paura; quella se l’era procurata quando aveva affrontato Pitch e per poco non veniva ucciso. In effetti, durante il suo viaggio si era riempito di ferite, e di conseguenza, di cicatrici, ma non solo: era cresciuto; era diventato più alto, i suoi capelli cominciavano ad essere troppo lunghi e la sua voce era diversa; sentiva anche una leggera peluria sul mento, da un po’ di tempo…
<< Nightmare. >> Fece Leila. << Che cosa è successo? Perché tutte queste cicatrici? >> Jamie non seppe perché alla ragazza importasse tanto; si conoscevano appena! E allora si chiese perché si sentisse così male a non dirle la verità.
Bé, lei non sapeva niente di quello che accadeva fuori, lui sì. Aveva il diritto di sapere la verità, cosa fosse successo al mondo… Così le raccontò tutto; tutto quanto. Dovette prima chiederle di lasciarlo parlare fino alla fine, senza interromperlo, perché la storia che stava per raccontarle era davvero lunga, e per favore, sottolineò particolarmente quel “per favore”, essendo la prima volta che lo usava, di credergli.
Le raccontò dell’inizio, quando lui era ancora un bambino e giocava con i suoi amichetti, quando Jack Frost lo aveva fatto volare con il suo slittino per le strade, e di quando aveva visto finalmente i Guardiani: Babbo Natale, il Coniglietto di Pasqua, la Fatina del Dentino e l’Omino dei Sogni. Poi le raccontò del cambiamento di Jack Frost e della vittoria di Pitch Black sui Guardiani. La sua fuga con sua sorella e il girovagare da soli, fino alla scoperta dei suoi poteri. Le raccontò del suo arrivo nel rifugio di Babbo Natale e le descrisse tutti i personaggi che aveva conosciuto laggiù… Babbo Natale per primo, poi Vedetta, Topo di Fogna, Cane Pezzato, Coniglietto di Pasqua, Fatina dei Denti, Kallisto, Bruto, Thor, Rage, Occhio di Falco, Giuda, Runner, Siaiei, Lupo Solitario e Luna. Le loro battaglie e le sue idee per fermarle… La loro partenza e la loro missione. Fu molto puntiglioso a descriverle tutto quello che gli era capitato durante il loro viaggio, dalla scoperta di Segugio, al rappacificamento con Luna, i vari scontri con Jack Frost e Pitch Black, e ancora gli incontri con i ribelli di Carter e Silla, il ritrovamento della mappa con le ubicazioni di tutte le caverne del paese e il loro nuovo obiettivo, la morte di Fatina dei Denti e Kallisto e la loro ultima battaglia. Le settimane passate assieme a Luna e poi la sua scomparsa, fino al suo arrivo in città e l’incontro con loro…
Alla fine del racconto, Leila era in stato confusionale. Apriva la bocca per formulare una domanda in continuazione, ma subito dopo la richiudeva, forse dimenticandola, o forse perché gliene era venuta un’atra più importante. Jamie aveva messo i vestiti che lei gli aveva dato, nel frattempo. Pizzicavano.
Alla fine Leila decise di scuotere la testa e zittirsi del tutto. Si limitò a guardarlo con occhi dispiaciuti.
<< Sei sfortunato, Nightmare… >> Disse. Scosse la testa triste. << Molto sfortunato. >>
<< Sono abituato a tutto questo, ormai. >> Rispose Jamie. << E se devo portare a termine il mio obiettivo, allora è quello che farò! Troverò Pitch Black e Jack Frost e fermerò questo inverno una volta per tutte! >>
Leila non poteva credere alla sua frase. << Sei solo, Nightmare! Sei solo un ragazzo, non hai possibilità di vincere, se hai detto che a malapena ne sei uscito vivo l’ultima volta, e mi sembra che foste molti di più! >> Lo rimproverò. Jamie guardò in basso.
<< Non è un vostro problema. >> Disse alzandosi dal letto. << Io devo finirla. Non posso voltare le spalle a tutte le persone che si sono sacrificate per me e arrendermi. >>
<< Non è arrendersi, se trovi un motivo per continuare a vivere! >> Esclamò Leila prendendolo da un braccio e tirandolo a sé. << Ti prego! >>
Jamie la guardò impassibile. << Non mi fermerò ora che sono così vicino a vincere. >> Disse deciso.
<< E allora quando ti fermerai? Quando sarai tanto debole da non poter più camminare, oppure quando Jack Frost ti avrà gelato il cuore?! >> Urlò Leila furiosa. << Non puoi dire sul serio di voler andare incontro alla morte così… >> Abbassò la testa e la spinse contro la spalla di Jamie. << Per favore… >> Mormorò debolmente. << Non voglio che ti succeda altro più… >>
Jamie non capiva quale fosse il suo problema. Sembrava che si conoscessero da sempre, invece si erano incontrati la notte precedente, dopo che lui aveva sfondato il suo tetto.
<< Perché fai tutto questo? Vuoi qualcosa da me? >> Chiese Jamie. Insensibile, sarebbe stata la prima parola che gli sarebbe venuta in mente, se si fosse sentito sei mesi prima.
Leila alzò lo sguardo. Stava piangendo. Lo guardò furiosa e gli menò uno schiaffo da fargli cambiare completamente prospettiva.
Leila era solo buona. Era gentile, onesta e premurosa. Non aveva un secondo fine, non aveva il suo modo di pensare obiettivo e diretto, non sarebbe stata capace di pensare al prossimo obiettivo, se non avesse saputo che tutti quanti erano al sicuro prima. Era questa la differenza tra lei e lui. Perché lui era diventato così? Forse il viaggio lo aveva indurito, le sue perdite lo avevano cambiato… Oppure gli Incubi che aveva assimilato a sé lo avevano influenzato, alla fine.
<< Ti prego, Nightmare, resta qui. >> Lo supplicò Leila. << Non andare a farti uccidere. Non potrei sopportarlo. >>
Jamie ripensò al pezzo di tessuto che Leila aveva strappato dal suo vestito per fasciare la sua ferita. Quei ragazzi non avevano niente, dovevano aiutarsi a vicenda per sopravvivere, e lui era in debito con lei…
Digrignò i denti. Si voltò e andò verso la porta. << Vado a dare una mano a Walter. >> Disse con impeto aprendo la porta e chiudendola dietro di sé. Leila lo guardò con le lacrime che le solcavano il viso mentre usciva, e sorrise.

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Capitolo 86
*** Sopravvivenza ***


Jamie guardò con il binocolo cercando di avvistare qualcosa tra gli alberi. Walter fece qualche passo in avanti, accanto a lui.
<< Vedi qualcosa? >> Chiese. Jamie scosse la testa. Aveva detto a Leila dei suoi poteri, ma non lo aveva detto a Walter. Non sapeva perché, ma di Leila si fidava ciecamente.
<< Solo neve. >> Disse abbassando il binocolo. Walter lo guardò sospettoso.
<< Quel binocolo non ce l’avevi quando sei arrivato da noi… >> Disse come se lo stesse accusando.
Jamie sussultò. << Ce l’avevo. >> Disse con naturalezza senza guardarlo negli occhi. << Era nella tasca dei pantaloni. >> Cercò di giustificarsi. Walter tornò a guardare in avanti. Teneva un arco di legno che sembrava essersi fatto da solo, sicuramente con quello che aveva trovato in giro. Anche Jamie aveva un arco, ma se l’era creato lui di nascosto, dicendo che lo aveva lasciato fuori dalla baracca prima di salirci sopra e quindi caderci dentro. Cominciarono ad avanzare, in cerca di qualche animale da cacciare.
Erano passati un paio di giorni, Jamie si era dato da fare per aiutare in tutti i modi Leila e gli altri. Ogni tanto fingeva di trovare dei vestiti in un negozio, creandoli di nascosto, oppure portava a casa degli attrezzi che sarebbero potuti servire a Walter, aveva anche portato dei giocattoli a Bonnie e Billy, ma il cibo non lo poteva creare; quello lo doveva cacciare. Walter aveva detto che la città ormai era stata svuotata, prima che se ne andassero via tutti. Jamie lo aveva constatato di persona, ma pensava che si potesse trovare ancora qualcosa di utile, cercando bene. Lui però era abituato a creare qualunque cosa gli servisse in un attimo, senza doversi preoccupare di cercarlo. Gli vennero in mente le parole di Bruto; l’omone diceva sempre che era più divertente cercare le risorse da soli, e più appagante, una volta trovate.
Sospirò quando si ricordò di Bruto e della Squadra. Gli mancavano… Gli mancavano tutti.
Walter richiamò la sua attenzione fischiando rapidamente. Jamie si avvicinò. Sporgevano da un cespuglio sempreverde, ma rinsecchito. Walter indicò un coniglio in mezzo alla neve che annusava il terreno, forse in cerca di qualcosa. Jamie gli rivolse uno sguardo incerto, ma Walter sembrava sicuro di sé. Sorrise e tese l’arco incoccando una freccia. Non era quello il problema.
La freccia sibilò fino al coniglio e lo prese in pieno. Il coniglio si accasciò a terra all’istante e Walter si alzò stringedo un pugno soddisfatto e si avvicinò per raccogliere la sua preda. Jamie sospirò e lo seguì.
<< E’ stato facile. >> Disse Walter mettendo il coniglio in un sacco e muovendosi verso la città.
Jamie non voleva mangiare il coniglio… Gli ricordava troppo il Coniglietto di Pasqua, Calmoniglio; aveva riposto le sue speranze in lui, aveva continuato a credere in lui per tutto quel tempo… Mangiare un altro coniglio lo faceva sentire come se lo avesse tradito.
<< C’è qualche problema? >> Chiese Walter girandosi. Jamie guardò dietro di sé.
<< No… E’ che forse un coniglio non sarà abbastanza… Ora non siete più in quattro… >> Mormorò Jamie. << Magari posso restare qui e vedere se trovo qualcosa di più grosso? >>
Walter ridacchiò. << Spero che tu non mangi molto, allora… >> Lo scrutò. << Bé, sei pelle e ossa, quindi credo che un coniglio basterà per tutti e cinque. >> Jamie sospirò. Lui non aveva mai mangiato molto, ma non era quello il problema: sperava di trovare qualche altro animale, in modo da non dover mangiare il coniglio… Prima non era un problema per lui, ma da quando aveva incontrato il Coniglietto di Pasqua nel rifugio di Babbo Natale e lo aveva visto così piccolo e carino gli era passata la voglia di mangiare un coniglio…
<< Cos’è, sei vegetariano forse? >> Chiese Walter voltandosi e cominciando a camminare.
<< Non esattamente… >> Mormorò Jamie a testa bassa.
<< Dubito che con tutto questo freddo possa crescere qualche tipo di vegetale, forse qualche fungo… >> Constatò Walter guardandosi intorno. << Dovrai mangiare il coniglio, se vuoi sopravvivere. >>
Jamie sospirò e gli andò dietro, rassegnandosi. Era difficile trovare delle prede in quel bosco, e loro erano stati molto fortunati a trovare quel coniglio. Jamie forse era troppo schizzinoso, forse pretendeva troppo da quella vita che aveva trovato per caso. Forse avrebbe dovuto adattarsi.

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Capitolo 87
*** Ci hai abbandonati, Nightmare? ***


Jamie era seduto al centro del tavolo di legno, che era stato spostato al centro della stanzetta, in mezzo a Bonnie e Billy. Walter era seduto a capotavola e Leila arrivava con il coniglio in un vassoio metallico rigato ma ancora buono. Lo avevano cucinato fuori, su una brace di fortuna.
Jamie guardò il coniglio deglutendo. Non sapeva se fosse pronto a mangiarlo. Pensò che magari avrebbe potuto evitarlo, dicendo di non avere fame, ma dubitava che Walter e Leila gli avrebbero creduto.
<< Finalmente il coniglio è pronto! >> Esclamò Leila sorridente posando il vassoio al centro del tavolo. Bonnie e Billy lanciarono degli urletti eccitati, mentre Walter batteva le mani sorridente.
Leila prese posto di fronte a Jamie e gli sorrise. Jamie tentò di rispondere al sorriso, ma non si sentiva molto in vena, in quel momento. Walter prese a fare a pezzi il coniglio con un grosso coltello e una forchetta, mentre i bambini tremavano sulle loro sedie dal desiderio di mangiare. Il ragazzo diede ad ognuno il suo piatto: Bonnie e Billy ricevettero più carne di tutti; Leila ne ricevette un po’ di meno, e Walter si lasciò un pezzetto insufficiente a sfamarlo, mentre Jamie ottenne un pezzo simile a quello di Leila, ma un po’ più piccolo.
Walter sorrise ai bambini, prima di sentenziare:<< Buon appetito. >> Bonnie e Billy cominciarono a mangiare, e nonostante cercassero di darsi un contegno, era impossibile nascondere la loro fame. Anche Walter aveva fame, e cominciò a mangiare lentamente. Jamie fissò il piatto davanti a sé con immensa stanchezza. Leila gli aveva rivolto un ultimo sorriso prima di cominciare a mangiare.
Mangiavano tutti, ma non lui. Nessuno gli disse niente, ma quando Walter ebbe finito il suo piatto – e ci mise molto per farlo – guardò Jamie con delusione. << Dovresti mangiare finché è caldo. >> Gli consigliò.
Jamie gli rivolse uno sguardo di supplica. << Non credo di avere fame… >> Mormorò il ragazzo guardando il piatto con tristezza. << Forse faresti meglio a mangiarlo tu il mio piatto… >> Lo offrì a Walter.
<< Nemmeno per sogno! >> Rispose quello duramente. << Quella è la tua cena, e se non la mangi tu allora si butta! >> Jamie sussultò a quelle parole. Guardò Billy alla sua destra.
<< Perché non lo diamo ai bambini…? >> Suggerì.
Leila si intromise. << Nightmare, c’è qualcosa che non va? >>
<< Fa lo schizzinoso, ecco cosa non va! >> Sbottò Walter.
<< Walt, calmati! >> Lo rimproverò Leila cercando di farlo stare calmo. Tornò a guardare Jamie. Il ragazzo non voleva portare un dispiacere a Leila, ma non voleva nemmeno mangiare il coniglio; era come se uccidesse il Coniglietto di Pasqua con le sue mani, non sapeva bene perché…
<< Non mi calmo, perché sono andato a caccia nel bosco per portare questo coniglio a casa, e ora lui non lo vuole! >> Esclamò Walter alzandosi dalla sedia. Jamie decise di rispondergli.
<< Ti ricordo che c’ero anch’io a caccia con te! >> Fece lui alzando la voce.
<< Forse saresti dovuto andare a cercare qualche altro vestito, dato che sei tanto bravo a trovarli dove nessuno li aveva mai trovati, oppure un attrezzo che mi aiuti a riparare il tetto, che ancora non ho aggiustato! >> Esclamò Walter alzando una mano e puntando un dito al soffitto, dietro di sé.
<< E’ un problema se sono voluto venire a caccia? >> Chiese Jamie.
<< Diciamo che è stato come se non ci fossi! Avrei preso quel coniglio anche senza di te! >> Ribatté Walter. << Sei tanto bravo a trovare le cose nelle macerie, ma quando si tratta di trovare cibo sei inutile! >> Disse avvicinandosi a Jamie, che cercò di mantenere la calma, nonostante le provocazioni di Walter.
<< Se ci fossi stato io al posto tuo, a quest’ora non dovremmo preoccuparci del cibo per tre giorni! >> Rispose a tono Jamie.
<< Non è quello che ho visto! >> Ribatté Walter senza mostrarsi offeso.
<< Basta! >> Strillò Leila. << Nightmare, diglielo! >>
<< Dirgli cosa? >> Chiese Jamie allibito muovendo le mani verso di lui.
Leila voleva chiaramente che Jamie raccontasse a Walter ciò che aveva passato, quello che aveva affrontato prima di arrivare lì, così il ragazzo più grande avrebbe smesso di insultarlo, ma Jamie non voleva fare la scena patetica: voleva affrontarlo a testa alta.
<< Cosa vuoi dirmi? >> Chiese Walter sorridendo beffardo. Jamie si alzò dalla sedia, raggiungendo la sua altezza; non c’era differenza di statura tra loro, anche se Walter era più grande di lui… << Vuoi forse dirmi che hai paura? Che sei debole e che non ce la fai? Vuoi tornare da mammina? >>
<< CHIUDI QUELLA FOGNA!!! >> Fu l’urlo disumano di Nightmare che fece tremare la casetta. Bonnie era accanto a loro, e si guardò intorno preoccupata. Billy guardava i due ragazzi con occhi spalancati, e Leila era esterrefatta dalla reazione di Jamie.
Passarono due secondi. Due secondi che per Jamie furono interminabili. Sentì il suo cuore battere con forza, il sangue scorrere nelle sue vene con tanta forza da fargli girare la testa, il fuoco che gli bruciava dentro si era riacceso.
Poi tutto svanì. Un muro della casa fu sfondato e nella stanzetta irruppero dei Soldati di ghiaccio alti due metri e più robusti degli altri. I bambini urlarono terrorizzati, Leila spalancò gli occhi atterrita e Walter si girò incredulo. Jamie reagì in ritardo, quando li vide.
Uno di loro spinse Walter contro l’armadio con una spallata, mandandolo in frantumi. Travolsero Jamie subito dopo, buttandolo a terra e aprendogli una ferita sulla fronte. Bonnie scattò nascondendosi sotto il tavolo per evitare di essere calpestata da quei mostri, mentre Leila e Billy si strinsero in un angolo, sperando che i mostri non arrivassero lì.
Jamie guardò a sinistra e vide Walter che tentava di rialzarsi, ricoperto di assi di legno; a destra c’era Bonnie sotto al tavolo, spaventata e confusa; vide una lacrima scenderle da un occhio. Dietro di lui, in un angolo, c’erano Leila e Billy che urlavano dalla paura. Sopra di sé c’erano i Soldati che correvano, ignorandolo. Li vide entrare sempre di più nella casetta. Sentì il cuore battere, il sangue scorrere e il fuoco bruciare.
Nightmare cambiò espressione in quello stesso istante.
Ci fu un lampo e Jamie si ritrovò in piedi; un Soldato era stato mandato in frantumi, e il ragazzo aveva un braccio sollevato ricoperto da un artiglio di acciaio; si voltò guardando tutta la stanza prima di muoversi. Fece sparire l’artiglio e si lanciò sotto al tavolo, scivolando sulla pancia e afferrando Bonnie al volo, prima che un Soldato lo schiacciasse. Si rialzò e la portò da Leila. La ragazza lo ringraziò con voce isterica, ma non ebbe il tempo nemmeno di finire la frase; Jamie si voltò, e vedendo i Soldati di fronte a lui diretti proprio in quell’angolo, alzò le braccia e fece apparire due fucili d’assalto XM8 che impugnò saldamente. Proprio come l’altra volta sulla torre con Coniglietto di Pasqua; la stessa furia che lo assaliva adesso l’aveva sopraffatto in quell’istante.
Nightmare cominciò a sparare all’impazzata, lanciando un lungo urlo di rabbia che gli diede più coraggio. Colpiva tutti i Soldati che avvistava, li frantumava e li faceva a pezzi, lasciando solo dei blocchi di ghiaccio più o meno grandi. Nessuno di quegli Scheletri riusciva a raggiungerlo per farlo smettere, e nessuno in quella stanzetta lo avrebbe fermato. Continuava a ricaricare i fucili grazie al suo potere, per poter continuare a sparare senza fermarsi. Il fracasso era tale che il ragazzo non sentì più niente per alcuni istanti.
I fucili erano roventi. Aveva sparato per troppo tempo e aveva ignorato il calore anche troppo a lungo. Senza perdere la calma, Jamie lanciò prima un fucile contro i Soldati, poi l’altro. Fece apparire poi un piccone con cui si mise a spaccare le teste degli Scheletri di ghiaccio. Urlò a Leila di andare via da lì, e la ragazza obbedì, portando Bonnie e Billy con sé fuori dalla casupola. Walter li raggiunse e non appena furono fuori sbatté con forza la porta, lasciandoli fuori e restando lì dentro con Jamie e i Soldati. Afferrò di corsa l’attizzatoio e cominciò a colpire con forza gli Scheletri, attirando l’attenzione di alcuni di loro.
Quando Jamie vide alcuni degli Scheletri voltarsi per attaccare Walter si spaventò, temette il peggio. Il ragazzo tentò di colpirne uno alla testa con l’attizzatoio, ma lo mancò e fu colpito in pieno nello stomaco da quello. Il pugno lo fece volare, e Walter si scontrò contro il muro questa volta, cadendo a terra esausto.
Maledizione! Jamie stava per colpire il Soldato di fronte a sé, ma improvvisamente quelli si fermarono e si fecero da parte. Un forte vento gelido invase la stanzetta, e un attimo dopo entrò nella stanza Jack Frost, che atterrò leggero sul pavimento di legno. I suoi capelli scompigliati si mossero quando si abbassò in avanti durante l’atterraggio.
Jamie lo fissò con odio. << Non ti vedevo da un po’, Jack. >> Disse senza staccargli gli occhi di dosso. << Cominciavo a chiedermi che fine avessi fatto… >>
Jack sorrise divertito e si raddrizzò con la schiena. << Tu, Nightmare… >> Disse. Fece roteare il bastone tra le dita. Jamie si irritò a sentire il suo tono di voce così sicuro. << Non hai provocato nessun trambusto in questi giorni… Non ti abbiamo sentito di niente… >>
<< Forse mi sono stancato di stare dietro ai vostri capricci. >> Ribatté Jamie a tono. Jack lo guardò indignato.
<< Non vuoi più salvare il mondo? >> Chiese confuso.
<< Il mondo? >> Chiese Jamie. Ora non stava più usando un tono di complicità. Ora era adirato. << Il mondo? >> Chiese di nuovo con voce più acuta. << Io non sono riuscito a salvare mia sorella! Come posso salvare il mondo?! >> Gli urlò contro infuriato. Walter osservava la scena da dietro le spalle dei Soldati, che lo stavano ignorando.
Jack strinse le spalle. << Non so cosa dirti, ragazzo. Sei stato tu a cominciare questo… >>
<< IO HO COMINCIATO QUESTO?! >> Urlò fuori di sé Jamie. << Io avrei dato inizio a tutto questo? >> Chiese puntandosi un dito al petto. Si avvicinò a Jack con passi rapidi e profondi, ma non lo attaccò; lo fissò dritto negli occhi e disse:<< Guardami negli occhi, Jack Frost, e prova a ripetere quello che hai detto! >>
Jack rimase a fissarlo deluso.
<< Quello che ha tradito coloro che si fidavano sei tu! Quello che ha gelato il mondo sei tu! Quello che ha ucciso mia sorella sei tu!!! >> Ringhiò sul punto di scoppiare il ragazzo.
Jack cercò di correggerlo. << C’era anche Pitch. >>
<< Almeno Pitch ha cercato di scusarsi, in qualche modo, anche se inutilmente! >> Ribatté Jamie. << Tu sei un traditore e un vigliacco! >> Si gettò addosso a lui afferrandolo per le spalle. In quello stesso istante il suo corpo cominciò a bruciare e Jack lanciò un urlo di dolore. Il calore era forte, troppo forte per lui.
I Soldati si mobilitarono per allontanare Jamie, ma Walter ne colpì uno ficcandogli l’attizzatoio nella schiena. Si gettò a terra e scivolò sotto le sue gambe, prima che quello lo colpisse, e afferrò il piccone che aveva creato Jamie e che aveva lasciato all’arrivo di Jack Frost. Non capiva cosa stesse succedendo, ma una volta preso quel piccone poté sentirsi più forte, e cominciò a fracassare gli Scheletri di Ghiaccio attorno a lui.
<< Tutto quello che ho affrontato, è stato causato da te! >> Disse Jamie con gli occhi spalancati e arrossati. Fissava Jack Frost con insistenza, ma lo Spirito si dimenava per il calore; aveva anche perso il bastone, quando Jamie gli si era avventato addosso. << Tutte le lacrime e il dolore me li hai causati tu! La tua rabbia ti ha fatto andare con Pitch, ma non è come te lo immaginavi, vero? Sei rimasto deluso da chi credeva in te, e hai pensato che terrorizzare la gente non era abbastanza! Hai cominciato a lottare contro di noi, finendo per uccidere tutti i miei amici, solo per dimostrarmi che eri superiore! >>
Jack tentò di dire qualcosa. << Io… Non sono stato io a ucciderli… Pitch… Ha ucciso i tuoi amici…! >>
<< ZITTO! >> Gridò Jamie stringendo le dita con più forza sulle sue spalle. << Hai ucciso mia sorella, mi hai fatto impazzire, mi hai tormentato per tutto questo tempo! COSA VUOI ANCORA DA ME?!?! Non posso riposare in pace, dopo tutto quello che ho passato?! >> Era fuori di sé. Non gli importava più di niente; se un Soldato avesse tentato di ucciderlo, lui non si sarebbe spostato; se Jack Frost fosse riuscito a colpirlo, non avrebbe più lottato. Tutto quello che voleva, era fare del male allo Spirito del Ghiaccio.
Una folata di vento coprì ogni suono. Il vento era forte, talmente forte da sollevare ogni cosa nella stanza. La casupola cominciò a tremare; era Jack, che tentava di fare qualcosa per liberarsi da Jamie. E ci riuscì. All’improvviso il tetto crollò, e Walter si scansò per non restare di sotto. Jamie no. Jamie rimase addosso a Jack, mentre i Soldati restanti venivano frantumati dal tetto.
<< Il crollo del tetto, eh? >> Chiese Jamie con tono di sfida. << Sempre lo stesso piano, quando sei a corto di scappatoie… Mi fai schifo! >>
Jack ringhiò e fissò Jamie negli occhi. << Non credere di potermi trattare così, umano! >> Gridò spingendolo con forza verso un lato e riuscendo a liberarsi dalla sua presa. Jamie gridò frustrato. Vide Jack Frost afferrare il suo bastone e scivolare via, e aprì un varco per seguirlo.
Comparve dietro di lui mentre si sollevava in aria e riuscì ad afferrarlo dalla caviglia prima che fosse troppo lontano. Jack si accorse dell’intruso subito e cominciò a dimenarsi, cercando di fargli perdere la presa.
<< Io non ti lascio fuggire più! Non ti lascio! >> Gridava Jamie, mentre Jack Frost si sforzava di volare dritto. Il peso di Jamie aveva reso instabile il volo, e i due andarono a sbattere contro una trave sospesa di un cantiere.
Jamie perse la presa e Jack si schiantò a terra assieme a lui. La neve attutì la caduta. Jamie si rialzò in fretta e si gettò addosso a Jack.
<< Ora dimmi una cosa… >> Scandì stringendo i polsi a Jack. << Ti senti realizzato, ora che il mondo è sprofondato nell’oblio, ora che tutti ti temono? Ti sentì soddisfatto ad aver ucciso una bambina innocente? >> Nella sua voce c’era odio, ma era stranamente calma. Lo fissò con gli occhi spalancati digrignando i denti. Dalla sua ferita sulla fronte era colato del sangue fino al mento.
Jack lo fissò terrorizzato negli occhi; forse vide la sua rabbia, il suo odio verso di lui, o forse quello sguardo gli aveva trasmesso tutto il dolore del ragazzo, la sua paura… Non voleva continuare a fissarlo, qualunque fosse il motivo…
Jack alzò il braccio colpendo Jamie al mento e facendogli perdere la presa. Il ragazzo si accasciò a terra, mentre Jack si rialzava a fatica. Si appoggiò al suo bastone e poi spiccò il volo, trasportato dal vento.
Jamie rimase a terra, a fissarlo mentre si allontanava. Il suo sguardo si abbassò e si concentrò sulle sue dita contratte.
Che cosa sto facendo…? Si chiese. Perché continuo a fare tutto questo? Qual è il motivo?
Nessuna risposta arrivava dal cielo, dalla neve, o dalla Luna, che illuminava la notte e brillava fiocamente nel cielo…
C’era solo lui, la sua tristezza e la neve che scendeva dal cielo, e che lentamente lo ricopriva…

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Capitolo 88
*** Colpevole ***


Jamie guardò dentro al vicolo; erano tutti e quattro là… Walter, Leila, Billy e Bonnie erano di fronte alla casa distrutta, o quello che ne restava… Le macerie erano ovunque, il tetto era collassato, schiacciando tutto quello che era di sotto, senza lasciare niente… Quello che restava a quei ragazzi era ciò che avevano addosso: i loro vecchi e sporchi abiti.
Leila era inginocchiata di fronte alla casa, in lacrime; Walter fissava i resti della baracca con sguardo demoralizzato, posandole una mano sulla spalla, e Billy e Bonnie si stringevano tra di loro, per attenuare un po’ il freddo. Jamie si avvicinò a passi lenti e incerti, barcollando un po’. Come sentirono i suoi passi, tutti e quattro si voltarono. Leila lo vide e sorrise per un istante; Walter no.
<< Nightmare…! >> Esclamò la ragazza. Nello stesso istante, Walter lo colpiva in pieno su una guancia, facendolo girare su sé stesso e cadere a terra inerte. Jamie rimase immobile, strinse i denti e cercò di rialzarsi. Leila rimase sgomenta da quella visione. I bambini sussultarono spaventati.
<< Che stavi facendo con quell’uomo? >> Chiese urlando Walter. Si mise davanti a lui e lo guardò furioso. << Che cosa vi dicevate? >>
Jamie cercò di alzarsi a fatica e strinse i denti, ignorando l’attacco di Walter. Si era aperta una ferita sulla sua guancia sinistra. << Mi… Dispiace… >> Balbettò con voce roca. Riuscì finalmente a rialzarsi e Walter gli diede un altro pugno. Era davvero infuriato.
Jamie cadde a terra di nuovo. Questa volta Leila si alzò e gridò terrorizzata mettendosi le mani alla bocca. Billy e Bonnie si stringevano sempre più forte.
Walter si abbassò su Jamie e chiese:<< Perché ho come il sospetto che se non ci fossi stato tu a quest’ora saremmo ancora attorno a un tavolo, a mangiare la misera cena che ci eravamo procurati, SENZA CHE NESSUN MALEDETTO MOSTRO DI GHIACCIO DISTRUGGESSE LA NOSTRA SCHIFO DI CASA?!?!? >> Alzò la voce gradualmente, ma il suo urlo apparve comunque impetuoso, come se fosse stato lanciato sin dall’inizio della frase.
Jamie respirò a fondo e aprì gli occhi. Si rialzò di nuovo, con molta fatica, e guardò Walter negli occhi. << Hai ragione… Era me che volevano… E per causa mia avete dovuto pagare tutto voi… Mi dispiace… >>
Walter gridò infuriato e sferrò un altro pugno a Jamie, mandandolo a terra. << Non me ne frega un bel niente se ti dispiace o meno! Di certo il tuo dispiacere non ricostruirà la casa! >> Walter andò davanti a lui e lo guardò con disprezzo. << Da quando sei arrivato tu non  abbiamo avuto un attimo di tregua! >> Jamie non si rialzò più. Rimase a guardare la testa di Walter che copriva la Luna. << Ma non ti bastava portare confusione nel gruppo; sono arrivati dei mostri a demolire la nostra casa, calpestando tutto il duro lavoro che avevamo fatto tutti per ottenerla! >> Jamie ansimava, continuava a guardare Walter sena accennare a volersi rialzare. Fu il ragazzo che glielo ordinò. << Alzati! >> Disse. << Credi di avere il diritto di riposarti dopo tutto questo? >>
Jamie sospirò stancamente; Walter non aveva idea di quanto fosse stufo. Non aveva idea di quanto avesse viaggiato e di quante volte si fosse sentito in quel modo, ma non poteva perdere le staffe proprio in quel momento… Il ragazzo non sapeva niente di quello che stava succedendo nel mondo, cercava solo di sopravvivere, e aveva appena perso tutto… Non era il caso di comportarsi da nemici in quella situazione. Si alzò lentamente, rimanendo in equilibrio precario e guardando Walter con occhi stanchi.
<< Se picchiarmi ti fa stare meglio… >> Disse. << Allora non è un problema… >>
Quella frase fece imbestialire Walter ancora di più, che ritrasse il braccio destro, pronto a colpire Jamie. Ma prima che potesse colpirlo, Leila si frappose tra loro, allargando le braccia e puntando lo sguardo severo su Walter; quella ragazza aveva finalmente deciso di reagire.
<< Togliti di mezzo, Leila! Questo idiota merita una lezione! >> Esclamò furioso il ragazzo con il braccio contratto pronto a colpire Jamie.
Leila non si mosse. << No! >> Esclamò decisa. Walter si dimostrò stupito dalla reazione della ragazza. << Tu non lo tocchi a questo ragazzo! >> Disse a voce alta.
<< E perché? >> Chiese Walter sul punto di scoppiare.
Leila si girò un istante a guardare Jamie. << Perché questo ragazzo ne ha passate più di quanto tu possa immaginare. >> Gli disse in tono più calmo, ma senza abbassare le braccia. << Tu non sai che cosa è successo negli ultimi tre anni… Non sai quante sfide ha affrontato lui… >> Singhiozzò, il suo sguardo vacillò. << Non hai la più pallida idea del dolore di questo ragazzo… Di come nasconda tutto quanto e del suo obiettivo… >> Mosse una mano verso di lui, come per indicarlo. << E poi… Ti disperi per una cosa come questa… Nightmare ci ha salvati! Senza di lui Bonnie sarebbe stata schiacciata da quei mostri, e noi l’avremmo seguita subito dopo. >>
Walter le puntò un dito contro. << Che cosa ha passato? >>
<< Tutto! >> Sbottò lei tra le lacrime facendo indietreggiare Walter. Jamie era lì, dietro a Leila che la guardava strabiliato mentre il sangue scendeva dalla sua ferita. << Ha perso i suoi genitori e tutti i suoi amici… Quando era da solo ha trovato un gruppo di persone che gli hanno voluto bene… >>
<< Anche io li ho persi i genitori! >> La interruppe Walter battendosi un dito sul petto.
<< Non li hai neanche conosciuti! >> Disse incredula lei. << E lui li ha persi due volte… >> Si voltò e rivolse a Jamie uno sguardo compassionevole. << E tutto quanto… >>
Jamie sostenne lo sguardo di Leila con un’espressione grata, e lei si sentì incoraggiata a continuare.
<< Insomma… >> Disse tornando a guardare verso Walter. << Se credi di avere il diritto di picchiarlo ancora, allora… >> E attese. Attese una risposta che non arrivò.
Walter si girò grattandosi la nuca, scuotendo la testa e strofinandosi il mento. Trattenne il respiro a lungo, poi alzò un braccio e sferrò un pugno al muro più vicino. Jamie riuscì a intravedere del sangue uscire dalle sue nocche.
<< Fa’ come vuoi. >> Disse infine guardando a terra. << In ogni caso, siamo senza niente ormai. >> Detto questo cominciò a camminare, spinse via i due bambini e uscì dal vicolo, scomparendo nella strada.
Bonnie e Billy corsero subito dai due ragazzi rimasti. Leila sospirò e all’improvviso cadde a terra. Jamie la afferrò in ritardo, e caddero tutti e due. Stava tremando; le sue gambe non la reggevano più e il suo respiro era rapido e affannato. Jamie poté sentire il battito del suo cuore mentre la sorreggeva.
<< Grazie per avermi difeso, ma… >> Jamie non seppe come finire la frase. Leila lo guardava con un sorriso sofferente, e questo bastava a farlo smettere di pensare ad altro.
Bonnie si avvicinò timidamente a Jamie; lo toccò un paio di volte sul braccio e tenne lo sguardo basso.
<< Grazie… >> Disse con vocina flebile. Jamie sorrise. Non sapeva che altro fare.
<< Ora dove andremo…? >> Chiese Leila guardando con la coda dell’occhio la casupola ormai distrutta e ricoperta in parte dalla neve. Jamie guardò a sua volta verso la catapecchia.
<< Ci penso io. >> Disse distogliendo lo sguardo e sorridendo a Leila. Detto questo cercò di alzarsi, sollevando anche lei, che evidentemente non riusciva a camminare più. Nonostante le proteste, Leila si mostrò sollevata al pensiero di non dover camminare.
Così Jamie prese Leila, Bonnie e Billy con sé, e li portò da un’altra parte. Un posto provvisorio dove poter passare la notte.

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Capitolo 89
*** Bontà ***


Jamie guardò il Sole splendere in alto nel cielo. Si coprì gli occhi parando le mani e abbassò lo sguardo, tornando a camminare. Stringeva nella mano destra un arco di legno, e dietro alla schiena pendeva una faretra contenente alcune frecce. La neve era fresca e a ogni suo passo sprofondava in essa. Era diretto al bosco fuori dalla città, deciso a cacciare il necessario per sopravvivere. Aveva lasciato Leila con Bonnie e Billy nella casa che gli aveva costruito, non molto lontano dal centro della città, in un parco abbandonato. Walter non era più tornato. Jamie pensava che lo odiasse per avergli messo contro Leila, ma se avesse potuto ristabilire la pace tra loro, allora lo avrebbe fatto.
La casa che aveva creato era fornita di tutto il necessario per vivere; Jamie aveva dato a Leila e ai bambini molti vestiti per non patire il freddo, dei letti comodi e delle coperte pesanti e poi strumenti per le riparazioni, piatti, pentole per cucinare, un caminetto per riscaldarsi e cuocere il cibo, senza che dovessero più uscire al freddo per accendere un fuoco… Potevano quindi vivere bene, senza troppe preoccupazioni, se non quella di procurarsi del cibo; per questo Jamie si alzava presto ogni mattina e andava a caccia per portare a casa qualcosa da mangiare. Si era deciso a mangiare tutto quello che trovava; non poteva non cacciare un coniglio perché gli ricordava il Coniglietto di Pasqua…
Aveva aspettato circa mezz’ora nascosto dietro ad alcuni cespugli secchi, nell’attesa che la trappola che aveva costruito funzionasse. Quando sentì il coniglio restare intrappolato nella trappola strinse il pugno soddisfatto e si alzò dal suo nascondiglio. Mentre uccideva la sua preda sentì dei passi alle sue spalle. Si alzò con calma e si voltò; del sangue gli era schizzato sulla guancia mentre uccideva la preda.
Walter lo guardava con occhi infossati. Era magro, si reggeva in piedi a stento, i suo vestiti erano sporchi e strappati. Aveva un arco di legno graffiato in una mano e un paio di frecce nell’altra mano. Guardava Jamie con uno sguardo provato, stanco; cercava di essere minaccioso, ma non riusciva nemmeno a restare fermo: il suo corpo tremava in continuazione, e sembrava che con un colpo di vento dovesse cadere a terra.
<< Quel coniglio, Nightmare… >> Disse con voce roca guardando verso la preda che Jamie aveva appena preso. Alzò di nuovo lo sguardo; i capelli sporchi e secchi gli solcavano la fronte in modo disordinato. << Non ti piacevano i conigli… >> Jamie deglutì e sostenne il suo sguardo. A differenza di Walter, lui aveva mangiato bene in quei giorni, e aveva abiti capaci di proteggerlo dal freddo. Era più sano lui, indubbiamente.
<< Mi sono deciso ad accontentarmi, per sopravvivere… >> Rispose a tono Jamie. Non aveva paura di lui.
<< Io ne ho più bisogno di te. >> Tagliò corto alzando un braccio. << E non ce ne sono altri in giro, mi sembra… >> Fece qualche passo zoppicante verso di lui. Jamie indietreggiò avvicinando il coniglio al petto.
<< Dici di averne più bisogno di loro? >> Chiese Jamie guardandolo negli occhi. Walter si fermò.
<< E’ colpa tua se non sono più con loro, e mi sembra che ve la passiate alla grande da quando non ci sono più. Quindi io devo pensare solo a me! >> Si lanciò contro Jamie; una mossa azzardata e inutile. Jamie lo evitò facilmente, il ragazzo cadde a terra sfinito. Non sapeva nemmeno se fosse ancora sveglio. Si chinò su di lui e gli diede qualche colpetto sulla spalla. Non si mosse. Jamie sospirò, si guardò intorno e pensò per qualche istante. Fece apparire una barella con una coperta accanto a Walter, poi lo issò su e lo fermò con dei lacci. Sollevò la barella dai manici e cominciò a camminare verso casa, portando con sé anche Walter.
 
*
 
Leila stava guardando Bonnie e Billy mentre giocavano con una palla che gli aveva creato Nightmare. Sorrideva mentre guardava i due gemellini giocare così spensierati in quella situazione.
Era seduta su una roccia e gettava lo sguardo alla strada, in attesa che Nightmare tornasse dalla caccia. Il Sole splendeva quel giorno, non c’erano nuvole. La ragazza doveva coprirsi gli occhi con una mano per non abbagliarsi.
A un certo punto vide in lontananza un puntino nero che si faceva sempre più grande: era Nightmare. Sorrise e si dondolò un po’ in avanti. Avrebbe aspettato che si fosse avvicinato di più prima di andare da lui. Vide il sacco che teneva al fianco dondolare, e immaginò che lì dentro ci fosse il frutto della caccia, ma lo vedeva arrancare, e dopo poco tempo capì che stava trascinando qualcosa. Non appena lo capì si alzò dalla roccia e scattò verso di lui.
Jamie teneva la testa bassa e respirava profondamente, cercando di non sprecare energie; barcollava un po’, ma si era abituato al peso in fretta. Leila pensava che Nightmare avesse preso qualcosa di grosso durante la caccia, ma non si sarebbe mai aspettata di rivedere Walter su quella barella.
<< Che cos’è successo? >> Chiese allarmata. Jamie scosse la testa tenendo lo sguardo basso.
<< Niente. L’ho incontrato nella foresta, ha cercato di prendermi il coniglio che avevo catturato ed è svenuto dalla fame, immagino… >> Rispose Jamie senza fermarsi. << Questo idiota ha cercato di sopravvivere da solo in questi ultimi tempi… Non ci è riuscito molto bene. >>
<< Non vi siete picchiati di nuovo, vero? >> Chiese Leila camminando parallela a lui vedendo il sangue di coniglio che era schizzato sulla guancia del ragazzo. Jamie assunse una faccia disgustata scuotendo la testa.
<< Ha bisogno di aiuto. >> Disse il ragazzo. << Anche se probabilmente non lo vorrà… >> Leila annuì pensierosa. Jamie pensò che ci fosse dell’insicurezza in lei. << Leila. >> Disse fermandosi per un attimo e guardandola negli occhi. << Ha bisogno di noi, e in questi anni lui ha fatto molto per voi… >> Lei lo ascoltava con attenzione. << Anche se non ti va, gli sei debitrice. Devi… >>
<< Nightmare, va bene. >> Rispose comprensiva lei con un mezzo sorriso. << Non c’è nessun problema; sono felice che sia riuscito a ritrovarlo. >> Sorrise espirando e sostenendo lo sguardo di Jamie con naturalezza. Era sincera. Jamie ora era confuso. Non c’era rimorso nella sua voce, né tristezza o astio. Era felice di rivedere Walter, nonostante avessero litigato a causa di Nightmare; sembrava che Leila fosse incapace di provare odio…
Lo portarono nella loro casa seguiti dai due gemellini incuriositi e lo fecero sdraiare sul divanetto di fronte al camino. Leila andò a prendere delle coperte mentre Jamie andò a mettere a posto la sua preda; avrebbero pensato dopo al cibo, ora c’era qualcosa di più urgente da fare.
Gli diedero da bere e accesero il fuoco, sperando che non patisse il freddo. I vestiti che indossava erano gli stessi che aveva il giorno che li aveva lasciati, e sembravano molto più vecchi e rovinati di quanto non fossero.
Jamie fissò Walter addormentato con la bocca mezza aperta; aveva un aspetto miserabile. Doveva essere lo stesso aspetto che aveva lui quando era arrivato nella loro casupola. In quel momento lui non voleva fidarsi di nessuno di loro, non voleva nemmeno parlare con loro, ma poi aveva visto Leila. La ragazza non lo aveva temuto un solo istante, ma aveva cercato di aiutarlo. Si era preoccupata per lui, quando lui non avrebbe fatto niente per lei, e ora, la stessa compassione che l’aveva toccata per Jamie le stava facendo aiutare Walter, il ragazzo che detestava Jamie.
No. Non era compassione. Era semplicemente lei, Leila, che era impedita nel vedere il male nelle persone, che era incapace di provare odio o disprezzo o rabbia. Era buona, questa era la sua qualità, e Jamie pensava di essere un ragazzo buono, ma evidentemente non conosceva il vero significato, puro, della parola.
La guardò mentre si curava di Walter, controllando se avesse ferite, mentre nel caminetto scoppiettava il fuoco.
Essere buoni significava fidarsi di tutti, senza giudicare dall’aspetto, dall’età o dai modi di fare, prendersi cura di chi ha bisogno di aiuto senza che sia chiesto, condividere quel poco che si ha con gli altri, perdonare incondizionatamente chi ci ha fatto del male. Leila era buona. Era stata buona con Walter, era stata buona con i bambini… Era stata buona con Jamie.
Jamie sorrise mentre guardava Leila lavorare. La ragazza alzò lo sguardo e lo vide sorridere.
<< Perché sorridi a quel modo? >> Chiese lei piegando le labbra in un mezzo sorriso.
Jamie scosse la testa. << Niente… >> Mormorò continuando a sorridere.
Essere buoni significava non perdere mai il sorriso.

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Capitolo 90
*** Il richiamo del dovere ***


Jamie rivolse un sorriso a Leila, che rispose arrossendo. Erano seduti attorno a un tavolo di legno e si stavano dividendo il coniglio cacciato quella mattina da Jamie.
Walter era sdraiato sul divanetto di fronte al caminetto. Bonnie e Billy gli lanciavano delle occhiate insicure, ma Jamie sapeva che non avrebbero più avuto problemi con lui.
Leila stava facendo le porzioni: le più grandi per i bambini, una porzione normale per lei e Jamie, e una più grande per Walter. Una volta finito, Jamie prese il suo piatto e quello di Walter e si alzò da tavola per andare davanti al camino. Si abbassò davanti al divano e fischiò, facendo girare Walter, che stava rivolgendo il viso al divano. Lo guardò con occhi truci, Jamie aveva un labbro piegato in un mezzo sorriso. Gli allungò il piatto con la porzione più grande e aspettò che lo prendesse. Walter assunse un’espressione stupita.
<< Mi prendi in giro? >> Chiese diffidente. Jamie non disse niente; sapeva che avrebbe mangiato.
<< Non ho bisogno del tuo cibo per vivere! >> Sbottò quello muovendosi bruscamente e girandosi dall’altro lato. << Nessuno ti ha chiesto niente. >> Aggiunse girato.
Jamie rivolse un sorrisetto a Leila e si rialzò. Avvicinò la poltrona al divanetto e ci si sedette sopra, accanto a Walter. << Questa mattina sei svenuto per la fame e hai continuato a dormire fino ad ora… >> Diede un’occhiata alla finestra, da cui entrava la luce della Luna. << Direi che ne hai bisogno eccome, del mio cibo. >>
Walter si girò guardandolo con occhi da cane bastonato e cominciò a tremare. Jamie gli avvicinò di nuovo il piatto, e questa volta il ragazzo non riuscì a fare a meno di prendere la carne e cominciare a mangiare con voracità. Chissà da quanto tempo non mangiava qualcosa…
Jamie consumò il suo pasto seduto accanto a Walter, lanciando ogni tanto delle occhiate a Leila per rassicurarla. Quando lei e i bambini ebbero finito di mangiare si alzarono dal tavolo e andarono a sedersi accanto a loro, portando le loro sedie.
<< Da quanto tempo non mangiavi? >> Chiese Leila preoccupata.
Walter scosse la testa cercando di non dare molto peso alla cosa. << L’ultimo pasto è stato l’altro ieri… >> Mormorò. Guardò Bonnie e Billy, che nelle guance avevano acquistato un po’ di colore da quando se n’era andato. << Mi sembra che voi ve la passiate bene, invece… >>
Bonnie annuì sorridente. << Nightmare va ogni mattina a caccia e torna sempre con un sacco di cose buone! >> Disse vispa alzando un braccio verso Jamie. Walter gli rivolse uno sguardo inespressivo.
<< A quanto pare oggi ha portato a casa qualcosa di più… >> Disse Leila sorridendo a Walter e stringendogli una mano tra le sue. Walter si concesse un sorriso sereno. Guardò poi verso Jamie.
<< Scusa per il mio comportamento… Sono stato un vero idiota… >> Disse pieno di vergogna. Chiedere perdono a quel ragazzino era una cosa dura da accettare per lui. Jamie sorrise e lo lasciò parlare. << E’ stata la rabbia per aver perso tutto di quel niente che avevamo… Ho fatto di tutto per tenerli al sicuro… >> E indicò Leila, Bonnie e Billy. << Ma a quanto pare non ero adatto a quel ruolo… >>
Jamie scosse la testa. << Tu hai agito come credevi fosse giusto. Dovevi proteggerli e quando tutto è andato perso non hai retto al peso della responsabilità… >>
<< Tu sei molto meglio di me. >> Disse Walter alzando gli occhi ma tenendo la testa abbassata. << Guardali: sono con te da una settimana e sembra che non sia successo niente di tutto questo! >>
<< Non c’entra questo… >> Cercò di dire Jamie.
<< No. >> Lo bloccò Walter. << C’entra eccome, perché dovevo badare alle loro vite, assicurarmi che stessero bene, e invece li ho chiusi in una casa fatiscente, pensando che fossero al sicuro, tenendo lontano tutto ciò che venisse da fuori… Dovremmo restare tutti uniti in tempi come questi, invece di allontanarci a vicenda… >>
Jamie era d’accordo con le parole di Walter. << Credo che avrei fatto la stessa cosa se fossi rimasto ancora un po’ di più con mia sorella… >>
<< Hai una sorella? >> Chiese Walter alzando la testa, cambiando così argomento, diventato pesante e non molto gradito; non sapeva di averne richiamato uno ancora meno gradito.
<< No. Non più. >> Disse Jamie a voce bassa. Walter si pietrificò.
<< Mi dispiace… >> Mormorò muovendosi sul divanetto. Si sentiva fuori posto, ora. Leila rivolse uno sguardo dispiaciuto a Jamie; lei conosceva la storia.
Jamie sospirò. << Non ti preoccupare. >> Disse. Chiuse gli occhi ripensando a Sophie; tutti gli sforzi che aveva fatto per tenerla al sicuro, tutti i suoi errori… E poi se n’era andata così, senza nemmeno il tempo di guardarla negli occhi un’ultima volta. << E’ giusto che tu sappia la mia storia… >>
E allora Jamie decise di raccontare di nuovo la sua storia, fin nei minimi dettagli, senza tralasciare nessun fatto, ricordandola così a Leila, e facendola conoscere anche a Bonnie e Billy, che seppur piccoli, avevano il diritto di conoscere la verità. Si soffermò particolarmente sulla conquista del mondo da parte di Jack Frost e Pitch Black, che Walter non conosceva.
L’atmosfera si era fatta pesante nella stanza, alla fine del racconto di Jamie. Erano passate alcune ore, era mezzanotte, ormai… Bonnie e Billy erano svegli, ma stanchi, ma non volevano addormentarsi, per paura di non venire a conoscenza di qualcosa della storia del ragazzo. Leila teneva lo sguardo basso e ascoltava amareggiata, mentre Walter seguiva Jamie con gli occhi sgranati. Il ragazzo si lasciò andare una risatina isterica.
<< Non avrei mai detto che fosse questa la situazione… >> Fece girare gli occhi lungo il pavimento fino al caminetto ardente. << I Guardiani, Jack Frost, Pitch Black… E tutti i ribelli che hai incontrato nel tuo viaggio… >> Alzò lo sguardo. << Devi essere davvero forte per sopportare tutto questo. >> Disse guardandolo con dispiacere, ma anche con ammirazione. Jamie sospirò.
<< Non sono forte, non sono coraggioso… Ho solo paura. >> Ammise come se fosse una colpa grave.
Leila prese la parola. << Tu devi avere paura, Nightmare! >> Si avvicinò e gli pose una mano sul petto. << Se non hai paura di andare incontro ai pericoli che cosa ti spingerà a dare il massimo, a prendere tutte le precauzioni necessarie, a prepararti alla battaglia? >> Jamie la fissò sorpreso, ma la ragazza aveva ragione. << E ammettere di avere paura è proprio il tuo coraggio, la tua forza! >> Sorrise dolcemente. << Non sminuire le qualità migliori di te. >> Chiese con tono dolce.
Jamie pensò un po’. Non sapeva più di cosa avesse paura: era ovvio che poteva affrontare Jack Frost e Pitch Black, ormai; la paura di morire c’era, ma non era più tanto forte come all’inizio. Aveva sempre avuto paura di perdere le persone a cui teneva, ma quando le aveva perse non ne aveva più avuta, e ora credeva di aver ritrovato quella paura…
Si alzò di scatto. << Dove vai? >> Chiese Leila seguendolo con lo sguardo. Jamie non disse niente. Raggiunse l’armadio e aprì le ante; all’interno c’erano abiti pesanti in abbondanza. Annuì e lo richiuse.
<< Ho una missione. >> Disse guardandosi i vestiti; erano abbastanza pesanti. Si concentrò e fece apparire un mantello attorno alle sue spalle che ricadeva lungo la schiena e arrivava ai talloni. << Ho detto che avrei sconfitto Pitch Black e Jack Frost e avrei riportato il Sole nel mondo, la speranza che tutti hanno perso… >> Si guardò la mano e ne comparve su una spada affilata dalla lama ricurva e l’impugnatura nera; strinse le dita sull’elsa e agganciò la spada alla cintura. << Voi avete abiti pesanti a sufficienza, utensili e per il cibo… >> Rivolse uno sguardo speranzoso a Walter, che alzò un pugno.
<< So come procurarcelo. >> Rispose quello annuendo piano. Jamie annuì a sua volta.
<< Devo andare a finire questa storia. >> Disse tornando davanti al caminetto. Guardò negli occhi tutti quanti: Walter, Bonnie, Billy, Leila… << Mi dispiace lasciarvi qui, ma so che starete bene. >> Si voltò con fermezza. << Quando il freddo sarà passato saprete se ho avuto successo. >>
Jamie era nervoso. Si sentiva in qualche modo attaccato a quei ragazzi che lo avevano accolto in casa loro così facilmente e ora sentiva come se stesse per perdere qualcosa di prezioso… Si voltò di nuovo e andò da Bonnie e Billy.
<< State al sicuro. >> Gli disse con un grande sorriso. << Mi mancherete, ma se riuscirò a vincere, starete tutti meglio. >> Baciò nella fronte i due gemellini e li abbracciò insieme. I due bambini scoppiarono a piangere, stringendolo con forza, sperando che così Jamie rinunciasse ad andarsene. Quando videro che il ragazzo sarebbe partito comunque si staccarono da lui e continuarono a fissarlo con occhi lucidi. Jamie si alzò da terra e si piegò in avanti verso Walter, sdraiato ancora sul divano. Quello allungò la mano e Jamie gliela strinse con un sonoro schiocco. Si scambiarono degli sguardi di intesa.
<< Sei il più forte. >> Disse Walter. << Vinci. >>
<< E’ stato un piacere incontrarti, Walt. >> Disse Jamie con un sorriso di complicità.
Jamie sorrise ancora e si girò verso Leila. La ragazza era dispiaciuta per la decisione del ragazzo. Ne capiva il motivo, ma non lo voleva accettare completamente. << Ci mancherai, Nightmare. >> Disse con voce spezzata. Jamie la fissò neutrale.
<< Già… >> Mormorò lui.
<< Però, se è per una buona causa, allora sei libero di partire. >> Mormorò abbassando lo sguardo. Jamie annuì.
<< Grazie. >> Disse sorridendo. Allungò una mano e le pose le dita sul mento, facendole alzare lo sguardo. Era sul punto di scoppiare in lacrime. << Leila, sei stata tu a ridarmi la speranza. >> Disse facendole smettere di piangere. Le asciugò una lacrima che era sfuggita al suo controllo con una manica. << Il tuo sorriso mi ha fatto capire che non tutti hanno perso la speranza, e non devo farlo neanche io. >>
Leila tirò su col naso e sorrise nonostante le lacrime. << Allora va’ e falli neri, Nightmare! >> Disse saltandogli al collo e abbracciandolo. Jamie accolse il suo abbraccio e rise.
<< Ci puoi contare, Leila! >>
Jamie accarezzò un’ultima volta le teste dei bambini e si diresse verso la porta, ma una vocina lo fece fermare.
<< Aspetta! >> Chiamò Bonnie che scappò verso uno scaffale a prendere qualcosa. Tornò indietro con una corona di fiorellini tra le mani. << Volevo regalartela quando sarebbe stata pronta… >> Disse con vocina nostalgica. << E’ per ringraziarti, per… Bé… Tutto quello che hai fatto… >> Disse un po’ imbarazzata. Jamie la guardò strabiliato.
<< Sono dei bucaneve… >> Mormorò incredulo. Bonnie annuì vigorosamente.
Leila si avvicinò. << Simboleggiano la fine dell’inverno. >> Disse sorridendo sorpresa. Jamie rimase a bocca aperta. La richiuse sentendosi uno sciocco e sorrise a Bonnie.
<< Grazie. >> Disse. Lasciò che la bambina gli ponesse sulla testa la corona di fiori e disse:<< La terrò sempre con me. >> Bonnie sorrise contenta e Jamie le scompigliò di nuovo i capelli dolcemente mentre si rialzava.
<< Ti sta molto bene. >> Disse Leila. Jamie sorrise. Si diresse alla porta e la aprì. Si fermò alcuni secondi sulla soglia, fissando il suolo. Alzò gli occhi e disse:<< Addio. >> Poi uscì e richiuse la porta dietro di sé, lasciando il silenzio nella stanza.
Fuori nevicava con violenza. Il vento si era fatto più forte proprio nel momento in cui era uscito e Jamie preferì alzare il cappuccio del mantello per coprirsi meglio. Mentre cercava di avanzare senza inciampare, contrastando il vento, sentì un suono dietro di sé, come di una porta che sbatteva. Si voltò e vide Leila correre verso di lui nella neve.
<< Leila! >> Esclamò il ragazzo andandole incontro. Leila inciampò e cadde nella neve. Jamie la afferrò all’ultimo istante facendola sobbalzare. Lei sorrise sorpresa.
<< Nightmare… >> Mormorò. Jamie dovette tendere un orecchio per sentire la sua voce nella bufera. << Volevo chiederti il tuo nome… >> Gli sussurrò all’orecchio sorprendendo Jamie. Il ragazzo alzò la testa sorpreso; non glielo aveva ancora detto? La guardò stupito e la aiutò a rialzarsi.
<< Vuoi sapere il mio vero nome? >> Chiese di nuovo. Leila annuì imbarazzata.
<< Non ce lo hai mai detto… >> Cercò di giustificarsi. Jamie alzò una mano facendole segno di fermarsi. Sorrideva.
<< La ragione per cui non vi ho detto il mio vero nome… >> Mormorò Nightmare. << E’ perché pensavo che portasse sfortuna. >> Alzò lo sguardo rassegnato. << Perché tutti quelli che conoscevano il mio nome se ne sono andati. >> Leila abbassò lo sguardo, ma Jamie le fece rialzare gli occhi. << Jamie. >> Disse all’improvviso. Lui stesso si sorprese a sentire il suo nome, dopo tanto tempo. Leila lo guardò interrogativa.
<< Come? >> Chiese a voce alta. Il vento copriva i suoni.
<< Ho detto che mi chiamo Jamie! >> Ripeté il ragazzo a voce più alta per sovrastare il vento.
<< Jamie? >> Chiese lei sempre a voce alta. Jamie annuì sorridendo. Leila si lasciò sfuggire un sorrisetto. Ridacchiò.
<< E’ tutto a posto? >> Chiese Jamie avvicinando il viso al suo. Leila annuì e si strofinò un occhio; Jamie scoprì così che stava ricominciando a piangere.
<< Fai buon viaggio, Jamie, e vinci! >> Disse facendo un passo indietro. Jamie la afferrò e la tirò a sé sorprendendola, stringendola con forza.
<< Grazie. >> Le sussurrò a un orecchio. Poteva sentire il suo cuore con quella stretta, nonostante la bufera che stava avvenendo intorno a loro, dentro di Leila stava avendo luogo una tempesta ancora più grande. << Buona fortuna. >> Sussurrò stringendola con più forza.
Leila lasciò che l’abbraccio di Jamie la scaldasse e le trasmettesse un po’ di amore; poi si lasciarono e Jamie fece per andarsene, ma lei lo trattenne dalla mano. Il ragazzo si voltò guardandola interrogativo mentre lei continuava a sorridergli.
<< La tua amica, Luna… >> Disse. Jamie si girò e la guardò incuriosito. << La troverai. >> Concluse con un sorriso. Jamie piegò la testa confuso e lei ridacchiò. << Parli nel sonno. >> Spiegò piegando di lato la testa e sorridendo ancora di più.
Jamie sorrise grato alla ragazza per quel suo incoraggiamento.
Le raccomandò di tornare subito in casa al caldo. Si voltarono e cominciarono a camminare. Leila si voltò per vedere se Jamie si sarebbe voltato un’ultima volta, ma non glielo vide fare, quindi si voltò e ricominciò a piangere per la sua partenza; ma quelle erano lacrime di gioia e lei aveva il sorriso sulle labbra.
Jamie fece alcuni passi. Quando fu sicuro che Leila non lo avrebbe più visto, si voltò per scorgerla un’ultima volta. Nella bufera, nella confusione, scorse la sua sagoma che si faceva sempre più piccola dirigendosi verso la casa che lui aveva costruito. Gli sfuggì un sorriso grato. Doveva molto a quella ragazzina.
Poi si voltò e decise di non voltarsi mai più. Cominciò a camminare, diretto a nord.
E mentre camminava, con lo sguardo dritto e gli occhi fissi, sentì una lacrima scendergli dall’occhio destro e solcargli la guancia; e poi un’altra, e un’altra… E pianse, perché non avrebbe più rivisto quelle persone. Quei suoi amici…

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Capitolo 91
*** Prima della fine ***


Jamie guardò la città in lontananza. Ancora pochi minuti e sarebbe arrivato. La Luna era alta nel cielo e vegliava sul suo cammino in silenzio. A ogni passo la spada che aveva messo al fianco tintinnava. Il cappuccio gli parava le orecchie e il viso dal freddo, anche se di poco. Ripensò alla sua partenza, sei giorni prima, e notò che durante il viaggio aveva sentito sempre di più un senso di oppressione che gli impediva di avanzare, di raggiungere il suo obiettivo. Lo aveva sentito gradualmente, a mano a mano che si avvicinava a casa sua.
Casa sua… Chiamava davvero quel cumulo di macerie casa sua? Si guardò intorno, una volta arrivato in città. Non era rimasto niente. Voleva restare lì a ricostruire la città, una volta finito con Pitch e Jack? Era stufo di viaggiare ancora, in fondo; non avrebbe retto a un altro viaggio, per quanto breve sarebbe potuto essere…
Ma in fondo, anche se fosse riuscito a ricostruire quel posto, sarebbe rimasto comunque da solo. E cosa avrebbe fatto, una volta ricostruita la città alla perfezione? Con chi avrebbe condiviso la sua vita? Era rimasto completamente da solo, per scelta, per necessità… Ormai l’unica compagnia in cui poteva sperare era quella della Luna, del silenzio, del gelo…
Era seduto con le gambe incrociate in mezzo alla strada vuota. Continuava a guardare il cofanetto cilindrico che aveva portato via dalla grotta di Pitch. Si chiese ancora una volta se quel suo piano avrebbe funzionato, ma ormai era inutile dubitare. Se l’era quasi dimenticato, in quei giorni passati con Leila, e gli erano tornati in mente i giorni passati con Luna, quando non era completamente accecato dal suo obiettivo di sconfiggere i due Spiriti del Ghiaccio e della Paura.
Ripose il cofanetto nella tasca e si ritrovò nella mano la corona di fiori che Bonnie aveva fatto per lui. Si chiese se meritasse tutta quella fiducia, se quei bambini gli dovessero davvero qualcosa… Lui aveva solo voluto aiutarli. Non era come se fosse stato una necessità, il bisogno di aiutarli, ma vederli in quello stato… Non era stato un dovere. Non era qualcosa per cui dovere riconoscenza. Si trattava di umanità.
A un certo punto alzò gli occhi alla Luna, realizzando qualcosa: lui se ne sarebbe andato lasciando Leila e gli altri da soli, senza aiuto, se non fosse stato per la ragazza. Se non si fosse sentito in debito con lei per la sua gentilezza, allora sarebbe andato via arrabbiandosi, lasciandoli da soli e senza nemmeno la conoscenza di ciò che stava accadendo attorno a loro. Aveva imparato a fidarsi della gente, grazie a Leila. Sussultò. Aveva imparato di più.
Aveva imparato che al mondo c’era ancora gente buona, qualcuno che non lo avrebbe cacciato di casa e guardato con sospetto. Jamie aveva detto che nessuno, nel corso del suo viaggio, si era fidato pienamente di lui sin dall’inizio. L’Uomo della Luna aveva ascoltato queste sue parole e gli aveva voluto dimostrare il contrario; gli aveva fatto vedere che una scintilla di speranza c’era sempre, e lui non doveva perderla proprio ora.
<< Grazie… >> Sussurrò con voce flebile. Le sue labbra si piegarono automaticamente, senza che se ne accorgesse, e Jamie sorrise alla Luna.
Quella notte era l’ultima notte prima della fine. Ormai tutto quello che aveva fatto sarebbe potuto diventare vano in un secondo, oppure rimanere nella storia per sempre. Voleva essere pronto.
Fece apparire una forbice e si tagliò i capelli, che ormai erano diventati troppo lunghi. Doveva avere una buona visibilità, e non poteva lasciare che i capelli gli andassero davanti agli occhi.
I suo vestiti erano pesanti e lo avrebbero protetto bene dal freddo, ma aveva bisogno di più mobilità, quindi ne creò altri più leggeri, tenendo solo il mantello che aveva creato la notte che aveva lasciato Leila.
Tutte le sue armi sarebbero state di impiccio nella battaglia del giorno dopo, quindi tenne solo la spada che aveva creato precedentemente; avrebbe creato armi diverse a seconda della situazione il giorno dopo.
Aveva una leggerissima barbetta sul mento. Era strana al tatto. Non gli piaceva molto. Fece apparire un rasoio e con molta attenzione tagliò quella barbetta che gli era cresciuta sul mento durante il viaggio. Era un po’ strano, ma si sentì sollevato una volta finito.
Si sentiva finalmente pronto ad affrontare Pitch Black e Jack Frost per l’ultima volta. Non aveva più paura di loro. Questa volta sarebbe andato fino in fondo!

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Capitolo 92
*** Incubo ***


Jamie fissava il buco nel terreno che lo avrebbe portato nel covo di Pitch Black e Jack Frost. Si guardò intorno, cercando qualcosa che non lo facesse scendere lì sotto. Era da solo, questa volta, e nessuno gli avrebbe impedito di voltarsi e andarsene. Ma sarebbe stata tutta una enorme perdita di tempo. Il suo destino era quello di andare in quel buco e di affrontare gli Spiriti che avevano rovinato il mondo, salvando l’umanità dalla paura e dal gelo.
I suo occhi erano delle fiamme. Fece un passo ed entrò nello scivolo che lo portò nella enorme caverna.
Prima che potesse schiantarsi a terra, Jamie sguainò la spada con un ampio gesto e piegandosi indietro aprì un varco che lo fece arrivare a terra senza danni. Aveva la mano sinistra poggiata a terra, il ginocchio destro toccava il terreno leggermente, mentre l’altro era puntato in alto. La mano destra impugnava la spada, puntata verso l’esterno. La schiena era inarcata verso avanti e la testa era abbassata. Alzò lo sguardo lentamente, scoprendo che la caverna era tornata esattamente come prima.
Sembrava non essere successo nulla… Il soffitto della grotta era stato riparato e non presentava più nessun segno dell’ultimo cedimento; le gabbie pendevano ancora da esso, e sembravano essere state lucidate e aggiustate con cura; dentro ad esse c’erano le piccole Fatine dei Denti. Il mappamondo di roccia c’era di nuovo, era uguale a prima, e la luce su di esso splendeva con forza. Le scie di sabbia e ghiaccio formavano disegni astratti e andavano a congiungersi ai rispettivi troni di Pitch Black e Jack Frost.
Pitch era composto e inquietante, seduto sul suo trono e nascosto da un’ombra misteriosa. Il suo viso era illuminato solo per metà dalla fioca luce che penetrava dal soffitto. I suo occhi brillavano di una rabbia nascosta e antica. Le sue labbra erano immobili, non esprimeva emozioni, se non con lo sguardo, e il resto del suo viso assumeva un’espressione neutrale, quasi annoiata. Fissava Nightmare con attenzione.
Jack era sul suo trono, ma diversamente da Pitch, non aveva il suo carisma che gli permetteva di sembrare perfetto anche semplicemente sedendosi; Jack era più disordinato del suo compagno, era ribelle e annoiato. La gamba sinistra penzolava fuori dal trono, appoggiata al bracciolo congelato, mentre la destra si allungava nella stessa direzione, andando però da terra. I gomiti erano poggiati sui fianchi, e nelle mani si rigirava il suo bastone, che fissava con noia. Non aveva neanche alzato lo sguardo quando Jamie era entrato nella caverna; non sembrava interessargli niente, in quella situazione.
Jamie fissò con rabbia i due Spiriti; Pitch ricambiò il suo sguardo con durezza, Jack non lo notò. Lentamente, il ragazzino si alzò in piedi e prese un profondo respiro. Era lì, la fine. Non restava niente; solo loro tre e alla fine di quella battaglia non sarebbero rimasti più tutti e tre nello stesso mondo. Di questo Jamie era sicuro.
<< Nightmare, sei arrivato. >> Disse Pitch, attirando così l’attenzione di Jack, che alzò lo sguardo distrattamente. Jamie fece due passi verso i due Spiriti e puntò la spada contro di loro. Jack tornò ad abbassare lo sguardo perdendo interesse nel ragazzo.
<< Sono venuto per porre fine a tutto questo! >> Esclamò con voce potente che rimbombò nella grotta.
<< E come vorresti fare, esattamente? >> Chiese Jack in una risata. Jamie fissò l’uomo con occhi arcigni. Gli puntò contro la spada, posando la lama esattamente sulla traiettoria del cuore dello Spirito. Jack rise beffardo, incredulo della stupidità del ragazzo. << Vuoi ucciderci? >> Chiese scendendo dal suo trono. Jamie rimase immobile, mostrando la sua stabilità.
Pitch rimaneva ad assistere al dialogo; ora che Jack aveva preso la parola, la situazione sembrava diventare interessante.
Jack fece roteare il suo bastone e se lo poggiò su una spalla, mentre passeggiava lì vicino a passi ampi e lenti. << Forse non sai con chi hai a che fare… >> Mormorò divertito. << Non sai che noi siamo Spiriti… >> Si girò verso Jamie e assunse un tono minaccioso, che fece vacillare la fermezza di Jamie. Scandì bene le parole, per dar loro più forza e espressione. << Noi non siamo semplici umani! >> Jamie poté vedere le rughe sulla fronte contrarsi a ogni movimento; lo Spirito si faceva sempre più vicino, a poco a poco. << Come uccidi un uomo non uccidi me. >> Disse con calma fermandosi a una decina di metri da Nightmare. Il ragazzo si sentì scoperto in quella situazione, anche se i due non fossero molto vicini.
Rimasero a fissarsi per alcuni istanti: Jamie voleva dimostrare a Jack tutta la sua forza e il suo coraggio; voleva dimostrargli che non lo temeva. Jack voleva vedere quanto a lungo il ragazzo avrebbe continuato a fissarlo in quel modo così insolente.
Jack scosse la testa esasperato, alla fine, voltandosi e tornando a sedersi in modo scomposto sul suo trono. << Non voglio avere niente a che fare con questo ignorante. >> Disse col tono di chi si arrende. << Occupatene tu. Io non voglio sporcarmi. >> Non rivolse nemmeno lo sguardo al suo compagno; si stravaccò sul suo trono di ghiaccio e puntò gli occhi sul ragazzo che stava di fronte a lui, guardandolo con noia.
Pitch girò lo sguardo verso il suo compagno e lo fissò indignato. Tornò a guardare davanti a sé e si alzò con fare solenne dal suo trono di roccia. La sabbia nera cominciò a ricongiungersi verso il trono, provenendo dalle ombre della caverna. Jamie lo fissò con uno sguardo sarcastico.
<< Dimmelo tu, Pitch. >> Disse il ragazzo abbassando la spada. << C’è qualcosa che non so? >> Chiese in tono calmo.
Pitch Black sospirò. << Non cambierebbe nulla, anche se te lo dicessi… >> Fissò lo sguardo a terra e aspettò qualche secondo prima di riprendere a parlare. << Non puoi uccidere uno Spirito. >> Disse scendendo dal gradino del suo trono e facendo qualche passo in direzione di Jamie. << Non puoi uccidere uno Spirito se questo è forte. >>
<< Cosa significa? >> Chiese Jamie alzando di nuovo la spada per fare segno a Pitch di non avvicinarsi. L’Uomo Nero non badò alla lama del ragazzo.
<< Ti ricordi Sandman, l’Omino dei Sogni? >> Chiese con un mezzo sorriso. Jamie non si mosse e continuò a fissare Pitch con sguardo duro. << Lo sai che è morto? >> Jamie lo fissò adirato.
<< Io credo ancora in lui! >> Urlò facendo tremare la grotta. Pitch si fermò; piegò la testa e alzò lo sguardo con un’espressione di disappunto in viso. Tornò a fissare Jamie.
<< Non importa più a niente ciò in cui credi. >> Tuonò con voce calma ma potente. Fissò Jamie con occhi socchiusi e minacciosi. << E’ morto! Non esiste più nessun Omino dei Sogni! >>
Jamie si guardò intorno. << E quindi? Se è morto lui potete morire anche voi! >> Ribatté cominciando a temere di non poter vincere quel dibattito.
Pitch annuì con calma. << Posso morire come è morto Sandy, ma non sai come è morto… >>
<< Parla chiaro! >> Strillò Jamie infuriato.
<< Ebbene, lo farò! >> Urlò con forza Pitch inarcando la schiena in avanti. << Uno Spirito può morire solo quando nessuno più crede in lui, quando la sua forza viene meno e la sua luce si affievolisce! >> Jamie rimase spiazzato. << Capisci perché i Guardiani avevano così tanta paura di essere scoperti? Capisci perché noi siamo così forti? Non puoi vincere, Nightmare! Il mondo intero crede in noi, e non c’è modo di farci sparire dalle loro menti! >>
Jamie si guardò le mani. Era incredibile. Pitch e Jack sarebbero stati imbattibili, finché il mondo avrebbe continuato a temerli. Alzò lo sguardo adirato, deciso.
<< Il mondo potrà anche temervi… >> Disse stringendo i pugni. << Ma io non ho più paura di voi. Il tuo potere su di me è nullo, Pitch! >> Alzò un dito contro di lui. << Io sono il vostro incubo! >> Esclamò con forza.
Pitch alzò il mento e sorrise beffardo. << Allora vediamo quanto resisterai. >> Allargò le braccia e la sabbia arrivò dall’oscurità, cominciando a roteare attorno a lui, mentre il suo corpo si sollevava in aria dalla sua stessa sabbia. Jamie si preparò a parare l’attacco che stava per arrivare, e Pitch allungò una mano con delicatezza verso di lui.
Un getto di sabbia nera scaturì da essa e colpì il pavimento accanto a Jamie, per intimidirlo. Il ragazzo girò lo sguardo frenetico, guardando per un istante l’impronta scura che aveva lasciato quel colpo sulla roccia; sembrava che si fosse bruciata. Jamie indietreggiò tenendo la spada tesa di fronte a sé, mentre Pitch alzava l’altro braccio. Questa volta il getto fu diretto ai piedi di Nightmare, e il ragazzo si gettò di lato per evitarlo. Sentì il calore sotto ai suoi piedi mentre saltava e rotolava di lato. Si rialzò e decise di scattare contro l’Uomo Nero, che però sparò un altro colpo che lo fece frenare. Pitch era sospeso in aria, sotto ai suoi piedi c’era una massa di sabbia nera che vorticava e lo teneva sollevato da terra. Attorno alle sue braccia roteavano piccoli granelli di sabbia che aumentavano quando si apprestava a lanciare un attacco. Glielo vide fare in quel momento; stava per sparare, e puntava le dita contro il suo petto. Lasciò che il getto partisse, ma proprio prima che lo colpisse, aprì un varco e Jamie si ritrovò sopra di Pitch, davanti a lui pronto a colpirlo. Pitch fu sorpreso da quella mossa, ma non abbastanza da trovarsi impreparato. Jamie abbassò la spada intento a colpire la testa di Pitch con l’elsa, ma l’Uomo Nero alzò il braccio che non aveva utilizzato per attaccare e fermò la spada del ragazzo. Per tentare tutto, Jamie lasciò andare la presa alla spada, e la vide scendere verso Pitch. Una volta che la lama fu entrata in contatto con lui, il suo corpo si dissolse in innumerevoli granelli di sabbia e si trasferì più in alto, alle spalle di Jamie.
Quando il ragazzo capì che era impossibilitato a muoversi, capì che anche se si era reso incorporeo, Pitch poteva ancora tenerlo bloccato con la sua sabbia, che scoprì essere attorno al suo polso. Lo sentì alle sue spalle, mentre riacquistava forma umana; la stretta attorno al suo polso scomparve e si sentì cadere. Dietro di lui Pitch teneva le braccia sollevate dietro la schiena e la falce stretta tra le dita, pronta a colpire il ragazzo. Jamie non poté fare niente, e probabilmente sarebbe stata la scelta migliore in quel momento. Si lasciò attrarre dalla terra, e sentì l’enorme lama di Pitch Black sibilare accanto al suo orecchio.
Sbatté a terra e si spinse indietro, sapendo che sarebbe arrivato un altro colpo; infatti, vide poco dopo la lama della falce conficcarsi nel terreno, frantumando la roccia. Si spinse con le braccia e si rialzò in piedi. Alzò lo sguardo al cielo e vide Pitch che cadeva verso di lui e dargli un pugno in viso, facendolo cadere a terra dolorante.
Jamie tremò quando si schianto a terra e cercò di rialzarsi. Pitch era di fronte a lui, lo guardava con sguardo neutro, ma c’era una nota di disappunto in lui. Era davvero così debole?
<< Mi hai deluso, Nightmare… >> Mormorò Pitch guardandolo con sguardo di rimprovero. Jamie ringhiò minaccioso, ma era tutto inutile. Era un insetto di fronte a un gigante. Pitch staccò la falce dal terreno e la strinse con tutte e due le mani. La alzò e si preparò ad abbassarla.
Perché? Si chiese Jamie. Abbassò lo sguardo sentendosi uno stupido, sentendosi inutile.
Pitch prese un profondo respiro, levando la falce dietro la schiena e fissando Jamie con occhi severi.
Perché non sono in grado di affrontarli? Era finita. Jamie aveva perso. Si immaginò Pitch mentre abbassava la falce e lo uccideva, ponendo così la parola fine a quella guerra. Ripensò a tutte le persone che aveva incontrato, tutti quelli che avevano riposto la loro fiducia in lui. Mi dispiace…
<< E’ perché non hai paura di loro, ecco perché, idiota! >> Gridò una voce acuta che rimbombò nella grotta. Jamie alzò lo sguardo all’improvviso; anche Pitch si voltò, e insieme videro una ragazza entrare nella grotta dallo stesso cunicolo che aveva portato lì Jamie e tendere un arco che teneva tra le mani mentre lanciava un urlo di battaglia. Lanciò una freccia infuocata che si conficcò nella roccia accanto ai piedi di Pitch, facendolo indietreggiare. La ragazza lanciò un’altra freccia diretta al cuore di Pitch, ma quello si dissolse in sabbia e si allontanò da Jamie.
Ora la ragazza stava cadendo nel vuoto, si sarebbe ferita se si fosse schiantata a terra; Jamie sentì l’impulso di fare qualcosa, ma si fermò non appena vide la ragazza aprire un varco uguale a quelli che apriva lui e sparire dentro di esso, per poi ricomparire alle spalle di Pitch e colpirlo con l’arco dietro al collo, facendolo crollare a terra. Pitch si dissolse in sabbia di nuovo, e questa volta la ragazza si fermò. Lo fissò mentre riprendeva posto lontano da lei e poi si girò verso Jamie.
Era una ragazza magra, dai lineamenti del viso dolci, ma resi duri da qualcosa di esterno; aveva i capelli lunghi biondi davanti all’occhio sinistro, mentre il destro era ben aperto: brillava di una luce strana, che Jamie riconobbe. Stringeva l’arco in una mano, ma quello si dissolse in pochi istanti mentre lei si dirigeva verso di lui. Aveva una spada simile a quella di Jamie appesa al fianco, e diversi coltellini alla cintura; i suoi abiti stranamente leggeri erano bruciacchiati.
<< Stai bene, Nightmare? >> Chiese abbassandosi su di lui una volta arrivata.
Jamie rimase a bocca spalancata. << Luna! >> Esclamò cercando di alzarsi. Lei scosse la testa e lo spinse a terra.
<< Lascia stare. >> Disse. Si alzò e guardò Pitch con sguardo minaccioso.
<< Non sei un miraggio… >> Mormorava Jamie dietro di lei, ma la ragazza non lo ascoltava. Alzò una mano e si sentì come una spinta d’aria che schiacciò Jamie a terra. Aveva già provato quella sensazione.
Luna aprì poi un altro varco e comparve alle spalle di Pitch, che si voltò ringhiando. La ragazza aveva due spade nelle mani: una era quella che portava al fianco, e l’altra era più lunga e curva. Scivolò con i piedi e si voltò spingendosi verso l’Uomo Nero, tendendo le lame di fronte a sé, infrangendosi contro Pitch, che si dissolse in sabbia e cercò di scappare verso Jamie, ma trovò una barriera che non lo fece passare, e Pitch si riformò in quel punto, schiacciato contro quel muro invisibile. Era la barriera contro gli Incubi di Jamie.
Luna rotolò in avanti e saltò addosso a Pitch colpendolo con l’elsa della spada destra e ferendolo orizzontalmente al ventre con l’altra spada. Pitch cercò di contrattaccare evocando la falce, ma Luna lo disarmò con un colpo di tutte e due le spade e gliene puntò una alla gola, immobilizzandolo.
Pitch la guardò spiazzato, mentre lo sguardo fisso e duro di lei non si muoveva da lui. L’Uomo Nero però vedeva che lei era affaticata; la sentiva respirare con irregolarità, il suo petto si alzava e si abbassava rapidamente, e le sue mani tremavano mentre impugnava quelle armi. Non era una guerriera; sapeva combattere per necessità, ma non era la sua attività preferita, di sicuro.
Pitch la fissò intensamente, cercando di farle abbassare lo sguardo, dimostrandole di non essere più forte di lui. Ma la ragazza era tenace; non si voleva arrendere. Arrivò un Incubo alle spalle di Luna che lei non vide. La spinse verso Pitch infrangendosi contro la sua schiena e facendola gridare dal dolore. L’Uomo Nero ne approfittò per dissolversi e allontanarsi da lì.
Luna rotolò a terra e si fermò accanto a Jamie. << Luna! >> Esclamò allarmato lui mettendosi in ginocchio e cercando di aiutarla ad alzarsi. Lei rifiutò il suo aiuto e si rialzò da sola. Barcollando, Luna si mise in piedi e rivolse uno sguardo infuriato a Pitch Black. Jamie la fissava confuso. Quella non era la Luna che conosceva; era diversa.
Stava per creare un’arma, ma Jamie le afferrò il polso e la fermò. Lei lo guardò con la coda dell’occhio infuriata.
<< Luna. >> Disse Jamie di nuovo. Questa volta il suo tono era serio. << Che cos’hai? >>
La ragazza strattonò il braccio, cercando di liberarsi dalla stretta del ragazzo, ma non ci riusci. Jamie si alzò e la costrinse a voltarsi verso di lui.
<< Cosa c’è? >> Chiese in tono allarmato, questa volta. Luna teneva lo sguardo basso, sembrava non voler incrociare lo sguardo di Jamie. Si sentì spezzare il cuore, vedendola così, a rifiutare il suo aiuto. Alzò lentamente una mano e gliela posò sulla guancia sinistra, accarezzandola delicatamente e facendole alzare gentilmente la testa, in modo che lo guardasse negli occhi. Il suo sguardo lo stava pregando di lasciarla andare, sembrava che stesse per mettersi a piangere.
Jamie alzò la mano per spostare i capelli dal suo occhio sinistro, ma la ragazza alzò istantaneamente la mano per fermarlo. Gli afferrò le dita e sussurrò ad un fiato:<< Ti prego… >> Jamie non capì. << Non voglio… Che tu mi veda… >>
Il ragazzo la fissò serio, confuso. Cosa non voleva che vedesse? Jamie decise di spostare la ciocca di capelli che copriva l’occhio sinistro, e quello che vide lo lasciò a bocca aperta, sconvolto.
Una cicatrice andava da sopra all’occhio sinistro alla rispettiva guancia; l’iride dell’occhio non era più verde cristallino come l’altro occhio della ragazza, ma aveva perso lucentezza ed era diventato opaco e azzurro, mentre la pupilla era diventata bianca, vuota. Luna fissò Jamie con entrambi gli occhi, ma solo uno le permetteva di vedere; l’occhio sinistro era ormai morto.
<< Luna… Che ti è successo…? >> Mormorò terrorizzato Jamie esaminando il suo occhio e la sua cicatrice. Luna deglutì e abbassò lo sguardo.
<< Immagino che ora ti sentirai disgustato, vorrai allontanarmi da te… >> Mormorò abbattuta. Jamie la guardò incredulo.
<< Cosa? >>
<< Dirai che avevi ragione, e che non me ne sarei mai dovuta andare… >> Continuò guardando da un’altra parte. Jamie continuava a fissarla. << Ma continuerò a credere di aver fatto la scelta giusta, nonostante tutto. >> Il suo sguardo era puntato nell’ombra della caverna, lontano da Jamie, ma non era abbattuto o triste; era speranzoso.
<< Luna, che stai dicendo? >> Mormorò incredulo Jamie. << Che cosa ti è successo? >> Chiese cercando di farla guardare nei suoi occhi. La ragazza continuava ad evitare il contatto visivo con lui, come se fosse offesa. << Io non ti allontanerei mai da me! >>
<< Dimmi la verità, Nightmare. >> Disse con le lacrime agli occhi, voltandosi verso di lui all’improvviso. << Dimmi la verità. >>
Jamie non riusciva a credere che Luna gli stesse facendo quella richiesta. Le mise le mani sulle spalle e la guardò negli occhi. << Devi credermi. >> Disse con calma. << Da quando te ne sei andata, il pensiero che ha occupato la mia mente per tutto questo tempo è stato il ricordo di te. La speranza di ritrovarti mi ha spinto fino a qui, ma quando ho visto che non tornavi… Ho creduto che non fossi mai esistita. E credimi, era un’idea meno dolorosa, del pensiero che tu mi avessi abbandonato… >>
Luna abbassò lo sguardo sul suo petto, allungò una mano e sentì il suo respiro; era rilassato, perché diceva la verità, ma il suo cuore batteva violentemente, perché era eccitato all’idea di rivederla, dopo tanto tempo.
Rimase ferma a fissare la sua mano sul suo petto per un periodo che sembrò interminabile, durante la quale la sua espressione sembrò diventare sempre più triste.
<< Me ne sono andata quando ho capito che invece di avvicinarci, questo viaggio ci stava dividendo. >> Disse arrendendosi. Jamie non capì e aspettò che continuasse a parlare, ma Luna sembrava riluttante a parlare di ciò che le era successo. << Ho pensato che una volta finito tutto questo sarei potuta tornare allo scoperto, ma prima di ciò avrei dovuto tenermi lontana da te… Perché qualcosa non funzionava bene… Ed eravamo noi due. >> Lo guardò negli occhi, Jamie era confuso. << Tu eri ossessionato da questo viaggio, dalla tua missione, e sembrava che non ti importasse più niente di me o… >> Si fermò, ripensando alla Squadra. << Degli altri… >> Mormorò malinconica. Jamie si ricordò di come si era comportato quando quel cofanetto metallico era caduto nelle sue mani, e come aveva trattato Luna dal momento che aveva capito di cosa si trattava. << Era meglio restare lontani allora… Io ho continuato a viaggiare da sola, restando sempre vicino a te, in un certo senso… >> Jamie stava per chiederle cosa intendesse, ma Luna lo precedette. << Mentre tu evitavi le città, io mi ci nascondevo dentro; cercavo del cibo ovunque potesse essercene, mentre tu andavi a caccia. Se tu ti accampavi sulla cima di un colle, io mi nascondevo nella foresta vicina, per poter controllare i tuoi movimenti senza essere vista… >>
<< E quella volta che sei venuta da me… >> Mormorò Jamie confuso, chiedendosi se quella fosse stata la vera Luna, o solo un’illusione, per l’ennesima volta.
Luna sospirò. << Quando ho visto Pitch parlarti, ho pensato che avessi bisogno di aiuto… Credevo che volesse provare a traviare la tua mente, farti cadere nelle tue convinzioni… Ma quando mi hai detto che pensavi che fossi stata tutta un’invenzione della tua mente… >> Scosse la testa e alzò lo sguardo triste. << Mi hai fatto male… >>
Jamie si sentì davvero male in quel momento; avrebbe voluto sprofondare sotto terra dalla vergogna. Si sentì così male per come aveva trattato Luna, pensando di essere autorizzato a farlo solo perché lei lo aveva lasciato solo – con un valido motivo, inoltre. L’aveva ferita, più di quanto avrebbe potuto ferirla qualunque altra cosa.
Luna vide l’espressione di dispiacere sul viso di Jamie e sorrise imbarazzata. << Tuttavia ti perdono. >> Disse sorprendendo Jamie. << So di essere stata davvero insostenibile con il mio comportamento… Se non fossi stato tu, probabilmente sarei stata abbandonata io… E forse è anche per questo che me ne sono andata per prima… >> Lo guardò con un’espressione di incertezza sul volto. << Per non restare da sola… >>
Jamie scosse la testa ansimando. << Non ti avrei mai lasciata da sola, Luna, perché non ce n’era motivo come con me… >> Luna sorrise, mostrandosi grata a Jamie per le sue parole rassicuranti.
<< Quando si arrivato a quella città… Eri davvero stremato… >> Mormorò rimandandolo alla notte in cui Jamie aveva deciso di andare a cercare cibo in città. << Io ero nelle tue stesse condizioni, e persi di vista l’obiettivo di non farmi notare… >> Lo guardò negli occhi. << Ero io la ragazza che hai inseguito nei vicoli, quella notte. >> Ammise con tono pieno di vergogna, come se avesse commesso un crimine. << Non sono riuscita a confrontarmi con te… Non ho proprio voluto farlo… >> Disse con voce bassa. << E sono scappata, riuscendo a seminarti per puro caso, quando ti sei schiantato in quella casupola… >> Si fermò e prese un sospiro di sollievo. << Dove hai conosciuto quelle persone… >> Nella mente di Jamie si formarono le immagini dei visi di Leila, Walter, Bonnie e Billy. La notte che era finito nella loro casa si era sentito perso, spaventato… Poi si era riuscito ad aprirsi, e aveva conosciuto meglio quelle persone ed era diventato parte della loro vita, come loro della sua. << E’ stato davvero un sollievo per me, sapere che non eri del tutto perso. C’era ancora qualcosa da salvare, dentro di te, e ci hanno pensato loro, a quanto pare… >> Sorrise e gli spinse il pugno sulla guancia in modo affettuoso. Jamie non si sentì allo stesso modo della ragazza, però.
<< Ma… I tuoi poteri? >> Chiese Jamie. Aveva capito ormai che i poteri di Luna erano gli stessi che aveva lui. << E il tuo occhio…? Quando è successo? >> Chiese abbattuto.
Luna trattenne il respiro, assumendo un’espressione simile a quella di chi viene colto in flagrante di qualche reato. Doveva essere difficile ricordare… << E’ successo qualche giorno dopo che me ne sono andata… >> Disse abbassando lo sguardo. << Ero in una città, stavo cercando del cibo e non mi ero ancora abituata a quel ritmo di vita. Giravo da sola per i vicoli bui, una di quelle situazioni che capitavano anche a casa, quando tornando a casa da sola ogni suono, ogni movimento nell’aria mi inquietava e mi faceva sussultare. A un certo punto capì che non ero sola, e notai la presenza di un uomo che mi seguiva, nascondendosi nell’ombra. Cercai di non farci caso e mi mossi più velocemente possibile. A un certo punto, girato l’angolo venni afferrata per un braccio da un altro uomo con lo sguardo perso nel vuoto. Quello che mi inseguiva mi raggiunse affaticato e dall’ombra uscì un terzo uomo. >> Luna cominciava a tremare. La sua voce si faceva spezzata a mano a mano che andava avanti nel racconto. << Mi immobilizzarono… Le loro intenzioni… Tirarono fuori un coltello e mi dissero che non mi avrebbero fatto niente se non mi fossi ribellata… Volevano… >> Si fermò e si coprì la bocca. Chiuse gli occhi pieni di lacrime. Cambiò argomento. << Non volevo stare ferma. Cercavo in ogni modo di scappare, e allora avvicinarono la lama al mio viso. >> Singhiozzò. << Io mi ero dimenticata della spada che mi avevi dato, dei coltelli che porto sempre con me… La paura mi aveva fatta prigioniera… Era un incubo… Quegli uomini erano folli… Avevano perso la ragione a causa di tutto questo e… Non si sarebbero fatti scrupoli… >> Alzò lo sguardo in lacrime e balbettò:<< Mossi la testa di scatto e all’improvviso sentì un dolore lancinante all’occhio. Tutto divenne rosso e non vidi più niente. Quegli uomini… Loro nemmeno se ne accorsero… Erano solo contenti di vedere che non mi dimenavo più. >> Jamie era orripilato da ciò che Luna gli stava raccontando. Si chiese dove fosse lui in quel momento. << Con l’occhio destro ancora sano, li vidi abbassare il coltello e sentì la stretta allentarsi per qualche secondo. La rabbia mi assalì. Sentì qualcosa scorrere nelle mie vene dandomi  e la paura divenne parte di me… >> Jamie capì cosa stava dicendo Luna. Era la stessa sensazione che aveva provato lui la prima volta. << Ci fu un’esplosione… Quegli uomini furono sbalzati via e io entrai in un varco luminoso… Attraversai un tunnel lunghissimo a una velocità pazzesca e uscì da un altro varco, poco più avanti di quello che avevo aperto, con gli abiti che andavano a fuoco. La ferita bruciava in modo insopportabile… >> Luna respirò profondamente mentre ripercorreva il passato. << Ero sopra uno degli uomini, stavo per cadergli addosso. Non riuscivo a ragionare, e nella mia mano si formò automaticamente una spada… >> Si coprì di nuovo la bocca e pianse.
Jamie la fissò incredulo. Luna aveva sopportato tutto quello da sola e tuttavia aveva continuato a seguire Jamie nel suo viaggio, anche se da lontano. La vide in quel momento, in lacrime, indifesa, e gli venne il desiderio di piangere insieme a lei. Ma invece allungò le braccia e la strinse a sé. << Va tutto bene… >> Disse in tono rassicurante, cercando di calmarla. << Stai calma ora… >> Cercò di farla smettere di piangere e la strinse con più forza. << Va tutto bene… Ora ci sono io… >>
Si sentiva la persona meno adatta a quella situazione, ma sorprendentemente riuscì a calmare Luna, che smise di piangere e si abbandono al suo abbraccio. Rimasero a stringersi per alcuni minuti, senza che nulla accadesse. Solo un suono rapido e piatto interruppe quel silenzio. Il suono delle mani di Jack Frost che battevano ritmicamente. L’Uomo di Ghiaccio aveva un’espressione annoiata in viso, e la sua voce era sarcastica.
<< E’ tutto molto commovente. >> Sentenziò con voce piatta. Gli occhi glaciali fissavano il vuoto. Jamie lo ignorò e si concentrò su Luna. Si erano scordati di Jack e Pitch fino a quel momento, e a quanto pare anche i due Spiriti erano curiosi di conoscere la storia della ragazza. Pitch sembrava sentirsi a disagio in quella situazione, e lanciò a Jack uno sguardo assassino. Per il suo comportamento? Jamie non pensava che gli importasse qualcosa di Luna…
<< Ascolta, Luna… >> Disse Jamie allentando la stretta. Luna si strinse a lui con più forza, così da costringerlo a farle alzare lo sguardo. << Ora devo occuparmi di Jack e Pitch. Una volta finito questo ce ne andremo e non saremo più forzati a combattere. >> Le rivolse uno sguardo rassicurante. << Devo andare solo quest’ultima volta. Va bene? >>
Gli occhi di Luna non si erano ancora asciugati delle lacrime di prima, il suo viso era ancora contratto, ma Luna annuì senza protestare, e lasciò andare Jamie. Si sforzò di sorridergli, e lui le baciò la fronte. La ragazza si mise accanto a lui e il ragazzo fissò Pitch con sguardo severo. Anche se Jack si era comportato da idiota nei confronti di Luna, ci avrebbe pensato dopo a lui; doveva rimanere concentrato ed eliminare gli avversari uno alla volta.
Jamie fece apparire una balestra e scoccò una freccia contro Pitch. L’Uomo Nero evocò la sua enorme falce e la colpì deviandone la traiettoria. Jamie scoccò un’altra freccia muovendosi lateralmente, Luna era sempre dietro di lui. Pitch respinse anche quella. Sembravano essere decisi ad andare avanti così per sempre, ma Pitch, spazientito dall’ennesima freccia, esclamò:<< Che cosa dovrebbe essere cambiato da poco fa?! >>
Jamie ricaricò la balestra e la puntò contro lo Spirito, ma non sparò. Lo fissò con sguardo serio, facendo bramare quella risposta a Pitch, che aspettò inspirando ed espirando profondamente, per evitare di perdere la calma. << Prima non avevo paura, e quindi il tuo potere era nullo su di me. >> Disse il ragazzo con calma. Pitch annuì infastidito, sperando che Jamie si sbrigasse a parlare. << Ma non ho pensato a una cosa: senza paura io non sono più in grado di fare niente. >> L’Uomo Nero girò lo sguardo verso Jack, cercando forse un aiuto per comprendere meglio quelle parole, ma lo Spirito del Ghiaccio era indifferente a tutto quello. << Quindi il tuo potere era comunque più grande del mio. >> Concluse Jamie alzando le spalle. Pitch lo guardò confuso; non poteva essere tutto qui. Infatti Jamie continuò con un sorrisetto. << Prima non avevo paura di niente perché non avevo niente da perdere. >> Si voltò a guardare Luna, alla quale sorrise, e disse:<< Ma ora ho Luna. >> Si voltò con sguardo minaccioso. << E farei di tutto per non perderla! >>
Jamie alzò la balestra e scoccò il dardo che esplose in una fiamma quando fu arrivato di fronte a Pitch, cogliendolo di sorpresa. Pitch fu momentaneamente accecato dalla fiamma, e indietreggiò per non bruciarsi. Proprio in quel momento Jamie venne fuori da un varco accanto a lui e lo colpì in viso con il pugno, facendolo cadere a terra. Jamie creò una falce e roteò su sé stesso per colpire Pitch, che scontrò la sua lama con quella di Jamie.
Pitch era in ginocchio, la falce levata e il viso contratto in una smorfia dallo sforzo, mentre Jamie era dritto in piedi, la falce puntata in basso e incrociata con quella di Pitch, un’espressione sicura stampata in volto; nonostante la fatica e la paura, Jamie era sicuro di poter vincere questa volta.
Tirò indietro la falce per far perdere l’equilibrio a Pitch e poi la spinse in alto, disarmando l’Uomo Nero con un colpo netto. Pitch sembrava stremato, mentre Jamie non si toglieva dal viso un sorrisetto di sfida. Non lo stava canzonando, non si prendeva gioco di lui. Lo stava sfidando.
Di colpo Jamie tentò di colpire il ventre di Pitch con la falce, ma quello si dissolse in sabbia e scappò via. A quel punto Jamie non lo fece scappare, e alzò un braccio per creare un muro contro gli Incubi. Pitch andò a sbatterci contro e cadde a terra, riacquistando la sua forma umana. Ora Jack era stato finalmente interessato dalla situazione e seguiva la lotta con interesse; finalmente aveva assunto una posa consona sul suo trono e si era messo una mano al mento, mentre seguiva con attenzione ogni secondo dello scontro. Jamie lo aveva visto, e sapeva di essere riuscito nel suo intento: sorprendere Jack Frost.
Nightmare fece sparire la falce. Ora che l’attenzione era tutta su di lui, era arrivato il momento di concludere. Si abbassò su Pitch e mise una mano nella tasca. Ne estrasse il cofanetto cilindrico contenente i denti di Pitch Black. << Questo lo riconosci? >> Chiese con tono amichevole. Gli afferrò una mano e gliela avvicinò al cofanetto. Pitch sembrò lasciarlo fare. << Ora scopriremo il tuo passato, Pitch Black, e vedremo se alla fine sarai lo stesso… >> Sibilò eccitato. Aveva aspettato fino a quel momento per conoscere quella storia, e ora non stava più nella pelle.
Pensò che Pitch lo avrebbe lasciato fare, che si sarebbe arreso, ma invece urlò un lungo e potente:<< NO! >> Che partì dal profondo del petto dello Spirito e continuò liberandosi nella caverna e rimbombando nelle sue cavità. L’Uomo Nero si dissolse in sabbia nera e sollevò Jamie con forza, portandolo con sé in alto.
In quel momento Jamie si sentì leggero come una foglia, e mentre veniva sollevato vedeva la sagoma di Pitch Black formata da tanti minuscoli e lucenti granelli di sabbia nera che si contorceva. Era scheletrico, aveva l’aspetto di un ombra, e i suoi movimenti erano imprevedibili e scattanti. La sabbia era ovunque. Si scontrava con il suo corpo e tornava indietro, lo sollevava come spinta da una leva e lo bloccava.
Tutto a un tratto, quasi raggiunto il tetto della grotta, Pitch assunse di nuovo una forma umana, anche se per metà fatta di sabbia e per l’altra metà di carne. La sabbia che spingeva Jamie verso l’alto si aggregò attorno a Pitch, e i due cominciarono a cadere. Il suo viso sembrava sul punto di spezzarsi, la sabbia andava e veniva dal suo corpo; era sul punto di impazzire.
Pitch aveva un braccio allungato verso Jamie e la sua espressione trasmetteva una sensazione di odio puro. Sembrava voler raggiungere il suo collo per strangolarlo. Jamie continuava a cadere, entrambi urlavano, ma lui era terrorizzato in quel momento. Non sapeva cosa provasse Pitch, a parte la rabbia, ma sapeva che non poteva lasciare che l’Uomo Nero vincesse. Poté vedere l’espressione terrorizzata di Luna, impotente in quella situazione, che poteva limitarsi a guardare Jamie cadere, andando incontro alla morte. Si immaginò il viso di Jack Frost sorpreso dalla reazione del compagno in quella circostanza.
Gli occhi di Pitch brillavano di una luce potente e profonda, che lo rendeva come i suoi Incubi, la sua bocca spalancata emetteva un lungo urlo disperato e il viso era contratto in una smorfia di odio. Jamie adocchiò il suo braccio teso verso di lui, si ricordò di avere ancora in mano il cofanetto e allora seppe cosa fare.
Afferrò il polso di Pitch, confondendolo, gli bloccò le dita e allungò il cofanetto verso la mano di Pitch. Una forte luce scaturì dalle fessure del cofanetto di metallo, accecando Jamie e coprendo ogni cosa.

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Capitolo 93
*** Un ricordo perso nel tempo ***


Il bambino si svegliò tutto agitato lanciando un grido per lo spavento.
La stanzetta in cui dormiva era immersa nel silenzio, un attimo prima. In fondo ad essa, in un angolo, una figura magra e calma se ne stava dritta concentrata su un ripiano davanti a lei. Si voltò, facendo ondeggiare i lunghi capelli neri e si avvicinò al lettino del bambino, ancora terrorizzato dal suo incubo. Si abbassò su di lui, e la sorella gli sorrise rassicurandolo. I suoi occhi neri erano così profondi che ogni volta che il bambino la fissava ci si perdeva dentro, credendo di venirne risucchiato.
<< Va tutto bene. >> Disse con voce dolce e un sorriso gentile. << Era solo un brutto sogno. Non era reale. >>
Il bambino stava ancora ansimando per ciò che aveva visto nel sonno. Gli sembrò di essere ancora nel pieno del suo incubo, dove le sue più grandi paure venivano sguinzagliate e gli davano la caccia attraverso corridoi bui e vuoti. Ma sua sorella non era mai stata un brutto sogno. Era sempre lì a proteggerlo, pronta a scacciare tutto ciò che avrebbe potuto fargli del male. Ora sentiva la sua mano scompigliargli i capelli, le sue labbra baciargli la fronte e la sua voce che gli diceva che non c’era niente di cui aver paura.
Bastava la vista di quella ragazza a far sparire ogni dubbio, ogni timore nella mente del bambino.
Lei tornò ad occuparsi di quello che stava facendo prima che suo fratello si svegliasse, e il bambino rimase a fissare la sua coperta vecchia e strappata che aveva lasciato ricadere sulle sue gambe quando si era svegliato.
Non c’erano altre persone nella stanza. Erano sempre stati da soli loro due. Non avevano mai avuto molto, inoltre… Quel poco che avevano erano gli stracci che avevano addosso e qualche vecchio secchio o scodella e dei cucchiai di legno… Il letto su cui dormivano insieme era un’asse di legno poggiata su delle pietre squadrate e la coperta era uno straccio trovato per strada. C’era un tavolo traballante nella stanza, una finestra che faceva entrare la luce del sole e che veniva chiusa quando calava la notte e alcune candele spente e consumate in vari punti della casetta.
Il bambino si alzò dal letto con stanchezza e si avvicinò alla sorella. Lei si girò verso di lui e lo guardò interrogativa, per chiedergli cosa avesse. Lui era riluttante a parlare. << Gli incubi… >>
La ragazza si abbassò alla sua altezza e lo zittì, correggendolo:<< Che cosa ti ho detto riguardo a quella brutta parola? Non esistono gli incubi. Sono solo dei sogni che visti da un'altra prospettiva ci mettono paura. >>
Il bambino annuì comprensivo. << Ho fatto uno di quei sogni… >> Mormorò dispiaciuto.
Lei annuì. << Sì, lo so tesoro mio… >> Lo abbracciò per farlo calmare, ma lui era già calmo. Non si stava per mettere a piangere e non aveva intenzione di raccontarle il sogno. Voleva solo essere sicuro che si trattasse solo di quello: un sogno. Per questo aveva lasciato che lo abbracciasse. Dopo poco lo lasciò andare e gli accarezzò a testa. << Perché non vai fuori a giocare un po’? >> Chiese in tono dolce. Il bambino sembrò molto entusiasta a quell’idea, e corse fuori, dopo essersi messo un abito un po’ migliore per andare fuori.
Jamie aveva assistito a tutto questo. Si sentiva parte del ricordo, ma era incorporeo… Non riusciva a muoversi né tantomeno a parlare. Sentiva i suoni e gli odori nella stanza, e vedeva tutto quello che accadeva, ma non poteva muoversi. Era come in un angolo della stanza e assisteva a tutto senza interferire in alcun modo…
Quindi era quel bambino, Pitch. E la ragazza era sua sorella. A occhio e croce i due avevano più o meno le età di Jamie e Sophie… Fratelli e sorelle, sempre lì a proteggersi a vicenda… Nonostante i secoli di distanza, non era cambiato niente in quel legame. Ma ancora non riusciva a capire come fosse potuto diventare ciò che era adesso, Pitch Black, l’Uomo Nero.
All’improvviso, non appena il bambino fu uscito dalla casa, tutto divenne fumoso, i mobili, la ragazza… Tutto prese la consistenza della sabbia e scivolò via come spinta dal vento. Prese posto un’altra scena. C’era sempre il bambino al centro di tutto; era il primo a prendere forma. La scena era una strada di un paese, piena di fango e terra. La gente camminava avanti e indietro e un forte vocio confuso era tutto ciò che si riusciva a udire. Il bambino camminava tra le bancarelle ai lati della strada, mentre su di esse erano esposti diversi prodotti: dai cibi, frutta, pesce, carne, verdura, agli utensili da cucina, come coltelli o cucchiai, fino a oggetti ornamentali…
Il bambino continuava a guardarsi intorno con circospezione. Lui e sua sorella avevano molta fame, e non sempre riuscivano a portare a casa qualcosa da mangiare… In qualche modo si doveva fare per evitare di morire di fame. Stava per fare qualcosa di cui si sarebbe pentito, lo sapeva; sapeva già che avrebbe avuto sensi di colpa per quello, ma era una cosa che andava fatta, per sopravvivere in quel duro mondo. Adocchiò quindi una bancarella di frutta e notando che il mercante si era distratto a mostrare della merce ad alcuni clienti allungò la mano e rapidamente afferrò una mela esposta in una cassa insieme a tante altre. Pensò che nessuno avrebbe fatto caso che nella cesta ne mancava una, e comunque il mercante non sarebbe certo caduto in rovina per una mela soltanto. Però se ne accorse. Perché? Perché il bambino aveva preso l'unica mela rossa in mezzo a decine di mele verdi.
Un urlò possente fece bloccare il bambino, fino a quando un grosso braccio lo strattonò e lo costrinse a lasciare andare la mela. << Piccolo furfante! >> Esclamò furioso quello. << Credi forse che queste le regali agli straccioni come te? >> Lo tirò verso la bancarella, mentre la folla ammutolita si faceva da parte per fare passare l’omone. << Ti insegnerò io a non rubare più… >> Ringhiò mentre il povero bambino cercava di sfuggire alla sua stretta; sapeva che stava per arrivare una punizione, non sapeva che tipo di punizione, ma lui non voleva nemmeno saperlo. Cominciò ad avere paura.
<< Fermo! >> Gridò una voce in mezzo alla folla. Era sua sorella. Si fece strada in mezzo alla gente e raggiunse l’uomo tirandolo da un braccio e pregandolo di fermarsi. Quello si fermò e la fissò esterrefatto.
<< Che vuol dire? >> Chiese incredulo. << Vuoi dirmi che non merita una punizione? >>
La ragazza si fermò ansimante e si piegò dallo sforzo; sembrava che avesse corso a perdifiato fino a lì. << Pagherò… Pagherò io la mela… >> Disse a stento. L’uomo scosse la testa indignato.
<< Sei la madre? >> Chiese con tono minaccioso.
Lei alzò lo sguardo, trattenne il respiro per sembrare più grande e fissò negli occhi l’uomo. << Sono sua sorella. >> Disse con fermezza. << E gli darò la punizione che merita per aver rubato. >>
Adesso il bambino aveva paura, ma non solo; provava vergogna per essere stato colto in flagrante da sua sorella, che aveva dovuto addossarsi la colpa per il suo crimine.
L’uomo sembrò pensare con cura alle parole di lei, ma alla fine scosse la testa. << Non voglio risarcimenti. Voglio dare la lezione che merita a questo ladro! >> Detto questo strattonò con più forza il bambino, che cercò di liberarsi inutilmente.
<< No, aspetta! >> Gridò lei tirandolo inutilmente dalla spalla. << E’ colpa mia! Gli ho detto io di rubare! >>
L’uomo si fermò e si voltò lentamente. Lasciò andare il bambino che si nascose dietro alla sorella e la fissò con delusione. << Insegni questo a tuo fratello? >>
Lei rimase a fissarlo negli occhi con durezza. << La fame mi ha spinto a farlo. Non abbiamo niente e l’unico modo per avere qualcosa da mangiare era quello. >> L’uomo fece andare lo sguardo dal bambino, nascosto dietro le gambe delle sorella, a lei, che stava dritta in piedi e lo fissava con durezza.
Sembrò esitare un po’, di fronte a quei due poveri fratelli, ma a un certo punto si voltò e andò a prendere un coltellaccio. << Allora pagherai tu il prezzo per aver rubato. >> Masticò le parole come se fossero rocce. Lanciò un’occhiata seria alla ragazza, dicendole di avvicinarsi. Lei, anche se riluttante, annuì. Si abbassò su suo fratello e gli disse di non avere paura, di non rubare più e che gli voleva tanto bene. Lo baciò sulla fronte e andò dall’uomo.
La ragazza allungò la mano sinistra su un tavolo, mentre l’uomo ammirava il suo coraggio. Fissò la lama con paura, mentre l’uomo alzava il coltello. Si preparò a ricevere il colpo e strinse i denti. Non voleva guardare.
La gente aveva cominciato ad andarsene già nel momento in cui era stato beccato il ragazzino. Adesso passavano in mezzo alla strada alcune guardie a cavallo, protetti dalle loro armature e con ai fianchi le loro spade.
<< Che cosa succede qui? >> Tuonò l’uomo che sembrava essere il capo del gruppo. Indicò l’uomo con il coltello alzato e gli chiese:<< Che stai facendo? >>
L’uomo impallidì come vide le guardie armate che lo fissavano con asprezza. << Signore, questa ragazza ha tentato di derubarmi… >> Balbettò tremando.
<< E le tagli una mano per quello? Che cosa ha rubato? Una mela? >> Chiese in risposta l’uomo, facendosi aiutare anche dal borbottio della gente. Scese dal cavallo e si fece strada tra le persone per raggiungere l’uomo. << Rubare è sbagliato, ma noi non siamo barbari. >> Fissò prima l’uomo e poi la ragazza, su cui poté vedere tutta la paura e vergogna per quello che stava accadendo. << Credo che una notte in prigione le farà capire i suoi errori, senza dover ricorrere a qualcosa di così drastico. >> Disse con tono amichevole e spostò la mano dell’uomo affinché la ragazza potesse liberarsi.
Anche l’omone sembrava aver cambiato idea, già da prima non sembrava più tanto determinato a punire la ragazza. Annuì accondiscendente guardando prima la ragazza, poi il suo fratellino e poi tornò alla sua bancarella barcollando.
La ragazza era grata alla guardia per averla salvata, ma l’uomo non sembrò accettare nessun ringraziamento. Lei scattò ad abbracciare il fratello e gli sussurrò parole dolci, cercando di calmarlo. Solo in quel momento il bambino si accorse di stare tremando come una foglia e di avere in viso un’espressione atterrita.
<< Non avere paura. >> Disse. << Io torno presto. Tu corri subito a casa e non uscire, domani torno da te. >>
Il bambino non riuscì a trattenere le lacrime e cominciò a piangere, pregandola di non andare, ma lei sapeva di essere stata graziata già troppe volte. Si alzò così in piedi e lasciò che la guardia la guidasse fino al cavallo, dove la legò a una cinghia per evitare di farla scappare – cosa che credette poco possibile, comunque – e si mise a camminare, seguendo le guardie verso la prigione.
Il bambino rimase così in mezzo alla strada ad osservare sua sorella che si allontanava sempre di più e si faceva sempre più piccola, fino a sparire in mezzo alla folla.
Tutto quanto divenne di nuovo fumoso e inconsistente e i ricordi scivolarono via. Il buio prese il sopravvento, e dopo qualche istante una luce illuminò il pavimento. Era una luce proveniente da una finestra, era la luce della Luna. Il bambino era accovacciato sotto la finestra. Era la sua casa. Era solo. Sua sorella era stata portata in prigione per la notte. Si chiese quando quella notte sarebbe passata, se sarebbe riuscito a restare sveglio, per non addormentarsi. Non voleva cadere nel sonno e rimanere preda dei suoi incubi. Questa volta ci sarebbe stata anche sua sorella, a cacciarlo. Aveva questo presentimento.
Si sentiva così male per quello che aveva fatto, aveva fame e freddo, ma non accennava a muoversi per andare a cercare del cibo o una coperta per riscaldarsi. Voleva solo che passasse la notte…
Però il bambino non era in grado di passare una notte intera sveglio. E infatti, dopo poche ore passate a lottare contro il sonno, poco dopo la mezzanotte, tutto quanto assunse la consistenza della sabbia, e il bambino si addormentò.
Si sentiva un suono di zoccoli rapido e continuo. Il bambino era nel buio più assoluto. Era accovacciato contro un muro inesistente. Sentì il rumore degli zoccoli e alzò la testa. Sembrava che si stessere avvicinando. Si alzò in piedi e cercò di vedere attraverso l’ombra, ma era troppo buio. Sentì però che qualcosa di sgradevole stava arrivando. Sentì nitriti e respiri affannosi. La paura si impadronì del suo corpicino e cominciò a scappare.
Dietro di sé comparvero dei giganteschi cavalli neri cavalcati da oscuri cavalieri incappucciati. Stringevano nelle mani delle gigantesche falci e a ogni secondo si avvicinavano sempre un po’ di più. Lui correva a perdifiato lungo quella galleria buia e vuota, ma i cavalieri dei suoi incubi non lo lasciavano solo. Inciampò e rovinò a terra. Si girò e vide i cavalieri rallentare e fermarsi attorno a lui. Erano in sei. Non poteva riconoscerne nessuno, perché indossavano tutti lunghi mantelli e i loro visi erano coperti da cappucci neri. Avevano tutti una corporatura diversa, ma non c’era altro che potesse suggerirgli l’identità di quelle figure. Ce n’era uno centrale, però, che sembrava essere in qualche modo collegato a lui. Lo fissava intensamente, da sotto il suo cappuccio. Fece avvicinare il suo cavallo a lui, poi lentamente si avvicinò una mano al cappuccio e lo tirò.
Era sua sorella. La ragazza aveva stampato in viso un sorriso che il bambino non aveva mai visto prima; era un ghigno malefico, alimentato dal dolore del fratello, che più fissava il suo viso, più si sentiva spaventato.
Fu così che con un lungo urlo il bambino si svegliò dal suo incubo. Era l’alba. Il bambino si era addormentato, sapendo che avrebbe avuto di nuovo incubi. Ma questa volta sua sorella non c’era a rassicurarlo, non c’era per colpa sua.
Si alzò da terra e andò alla porta, intento ad aspettare sua sorella finché non sarebbe arrivata. Aveva detto che sarebbe arrivata quel giorno, ma non aveva capito bene quando, se all’alba, al tramonto, in piena notte… Il bambino aveva ancora fame. Non aveva mangiato niente dal giorno precedente, ma la voglia di mangiare gli era passata quando era stato colto nel tentativo di rubare.
Mentre pensava a queste cose, vide una sagoma avvicinarsi lentamente alla casa, in controluce con il Sole nascente. La riconobbe e le corse incontro.
Quando la raggiunse vide che aveva un aspetto diverso dalla giornata precedente. Era più sciupata e si reggeva a malapena in piedi. I capelli disordinati andavano i tutte le direzioni, e i piedi nudi tremavano a ogni passo e sembravano dover perdere l’equilibro in ogni momento. La ragazza tremava dal freddo e non parlava. Si appoggiò a suo fratello per poter raggiungere la casa e ci volle molto tempo perché ci riuscisse.
Quando furono entrati il bambino la fece sdraiare sul letto, e lei lo ringraziò. << Hai fatto come ti ho detto io? Sei rimasto a casa? >> Chiese mentre lui andava a prenderle dell’acqua da un secchio. Annuì mentre le dava da bere. Vide le sue gambe e le sue braccia; presentavano tutte dei lividi scuri e spaventosi. Aveva un taglio sulla fronte.
Dopo che ebbe bevuto, la ragazza chiuse gli occhi e respirò profondamente, rimanendo in silenzio per alcuni minuti. Il bambino non riusciva a sopportare quel silenzio, e dovette parlare:<< Sei arrabbiata? >> Chiese intimorito. Sua sorella lo fissò incredula. Si allungò verso di lui e lo abbracciò.
<< No. Certo che no, tesoro mio. >> Sussurrò esausta. Sospirò. << Però ti prego, non rubare mai più… E non fare mai niente che ti faccia finire in prigione. >>
<< Pensavo che fossi arrabbiata… >> Mormorò il fratellino sul punto di scoppiare.
<< No. >> Disse lei. << Non potrei mai… >>
<< Ho sognato che mi inseguivi… >> Disse il bambino in lacrime. << Mi inseguivi e mi mettevi paura… >>
<< Non era reale. Niente di tutto quello era reale… >> Mormorò la sorella per farlo calmare. Non voleva vederlo piangere.
Era davvero forte per sopportare tutto quello…
Mentre si abbracciavano, la stanza cominciò a scivolare via, i mobili, le candele, il letto, e infine la ragazza. Poco dopo anche il bambino perse la sua consistenza e si dissolse in sabbia nera.
Ora c’era il buio. Poi una luce proveniente dal cielo che si rivelò essere la Luna. Cominciarono a sentirsi dei suoni lontani che si fecero sempre più vicini. Erano urla, clangore di spade e nitriti di cavalli. Un'altra luce rossa proveniente dal basso illuminava la zona. Erano le fiamme che inglobavano il villaggio. Il bambino guardava da dietro la finestra come la guerra stava distruggendo quel piccolo villaggio dove aveva vissuto lui. Casa loro era fuori dal villaggio, ma non molto lontana. Sua sorella entrò di corsa e chiuse la porta dietro di sé. Afferrò il fratellino dal braccio e lo tirò via dalla finestra.
<< Stai nascosto! >> Gli intimò seria. Il bambino poté vedere la paura nei suoi occhi mentre gli diceva quello. Annuì vigorosamente e si nascose dietro al letto. Lei lo guardò con gli occhi lucidi e gli diede un bacio sulla fronte. << Ti voglio bene. >> Disse con la voce spezzata. La ragazza si sedette a terra, accanto alla porta. Non sapeva cosa volesse fare. Perché non si nascondeva assieme a lui?
Fuori dalla casa cominciarono a sentirsi delle voci. Un vocio che si fece sempre più forte, finché il bambino non le sentì direttamente dietro la porta. Si spaventò quando sentì un colpo sulla porta, ma sua sorella gli fece segno di non muoversi. Se avessero trovato subito lei non avrebbero cercato lui. Era questo il suo piano. Ciò a cui si stava aggrappando con tutte le sue forze; preferiva morire piuttosto che lasciare che prendessero suo fratello.
Ci furono altri colpi alla porta. Il bambino vide una lama scontrarsi contro il legno e spezzarlo. La spada fu tirata indietro e un uomo corpulento e con indosso una scintillante armatura irruppe nella stanza sfondando la porta con una spallata. Non appena fu dentro vide la ragazza accovacciata al muro, con le gambe tra le braccia, e la fissò con occhi infuriati.
<< Alzati! >> Ordinò. La ragazza si alzò tremante e lo pregò di risparmiarla, ma lui la colpì con uno schiaffo, trascinandola fuori.
Il bambino si sentì male. Non riusciva ad assistere a quell’orrore. Si alzò e corse fuori dalla casa, urlando. << Per favore! >> Gridava. << Per favore non fateci del male! >>
Gli uomini si voltarono all’improvviso e lo fissarono increduli. Sua sorella assunse un’espressione disperata.
<< NO! >> Gridò. << Ti avevo detto di restare nascosto! >> Urlò al fratellino.
Un uomo afferrò il bambino e lo strattonò. << Credevi di poterci sfuggire?! Credevi di essere furbo? >>
<< Ti prego! Lascialo stare! >> Gridò la ragazza piangendo. << Non fategli del male! >>
Un uomo dall’aspetto maligno e con una cicatrice sopra un occhio la fissò con un mezzo ghigno e disse:<< Credevi di essere più intelligente di noi? >> La ragazza lo fissò implorandolo di lasciare andare il bambino. << Sai che cosa faccio piuttosto? Ti faccio assistere alla sua morte! >>
<< NO!!! >> Gridò fuori di sé lei. Cercò di dimenarsi, ma gli uomini la tenevano stretta. Allora cercò di guardare da un’altra parte, ma una mano la costrinse a guardare l’uomo che sguainava la spada.
<< PRENDI ME! >> Gridò. Era la sua ultima speranza. << Prendi me e risparmia lui! E’ solo un bambino! >> Lo implorò. L’uomo si fermò con la spada alzata e si voltò a fissare la ragazza. << Prendi me… >> Ripeté con voce debole.
L’uomo sembrò valutare con attenzione le parole della ragazza. Si avvicinò con calma a lei e si abbassò alla sua altezza. La fissò negli occhi con un sorriso divertito. << Vuoi che lo lasci andare e che prenda te al suo posto? >> Lei annuì. << Perché dovrei farlo? >> Chiese stupito. << Vi ho già in pugno! >> Disse con calma.
<< Ucciderci non ti darà niente in cambio. >> Disse la ragazza sudando.
L’uomo si mostrò che pensava all’offerta, si strofinò il mento, alzò lo sguardo al cielo. Tornò a sorridere alla ragazza e disse:<< Potrei fare di te la mia schiava personale… In fondo sei parecchio graziosa, e sono sicuro che svolgerai il tuo compito perfettamente
>> Esalò in un ghigno orrendo.
Ormai si era rassegnata a diventare la schiava di quel mostro. Se fosse servito a salvare suo fratello allora avrebbe accettato il suo destino. L’uomo rise. Proprio quando la ragazza cominciava a pensare che suo fratello si sarebbe salvato, sentì qualcosa di freddo e sottile attraversarle il ventre, e l’espressione dell’uomo cambiò radicalmente.
Il sorriso era sparito. L’uomo era diventato una furia. Aveva trafitto la ragazza con la sua spada, infrangendo tutte le sue speranze. << Non si scende a patti con me! >> Sussurrò l’uomo all’orecchio della ragazza, mentre gli occhi di questa rimanevano fissi su suo fratello. Le sue orecchie captavano qualunque suono, anche il più debole. La ragazza sentì il suo ultimo respiro sfuggirle via dal petto e un inspiegabile freddo prenderla con sé. Sentiva un forte dolore al ventre, ma ancora di più al petto; una fitta lancinante al cuore, che la avrebbe accompagnata fino alla fine.
Il bambino aveva appena assistito alla morte di sua sorella. Lanciò un urlo disperato mentre l’uomo tirava via la lama dal ventre della ragazza. Il corpo di sua sorella si accasciò a terra, e il suo sguardo vuoto si posò sul fratello.
All’uomo non importava. Lui voleva solo uccidere. Si alzò in piedi e guardò la ragazza accasciata ai suoi piedi. << Che spreco, però… >> Mormorò disgustato. Si voltò poi verso il bambino e sorrise maligno.
Il bambino era infuriato. Si dimenava, cercando di dimostrare di non avere paura di loro, ma non era vero. Aveva paura. Aveva paura che dopo sua sorella sarebbe arrivato il suo turno. Aveva paura della spada insanguinata di quell’uomo. Cominciò a urlare. Voleva farla pagare a quegli uomini. Voleva che provassero la sua disperazione. Voleva poter essere in grado di fare qualcosa, per una volta.
La sua rabbia e la sua paura divennero una cosa sola, e in quell’istante una luce accecante illuminò il cielo e la terra, un forte rombo e un grido sovrumano distrussero i timpani dei presenti e una seguente oscurità calò sulla terra.
Nel campo tutti gli uomini erano stati spinti a terra. In piedi c’era solo un uomo alto e magro, pallido, dai capelli corvini e gli occhi grigi e luminosi. Era immobile. La Luna sopra di lui lo contemplava come un artista contempla un'opera appena completata. Il bambino era sparito. Non c’era più né lui, né i suoi ricordi. Al suo posto c’era ora Pitch Black.
Si guardò intorno e vide gli uomini spaventati che cercavano di capire cosa fosse successo. Sentì il potere scorrere nelle sue vene, e non riuscì a trattenere un sorriso soddisfatto. A malapena controllava quella potenza. Non sapeva cosa ci facesse lì, ma sapeva che quella situazione gli piaceva. Lo divertiva vedere come quegli uomini fossero terrorizzati da lui. Allargò le braccia e i suoi Incubi cominciarono a scorrazzare liberi e a inseguire i soldati, che si diedero alla fuga terrorizzati.
Era rimasto da solo a ridere. Rideva mentre vedeva quegli esseri mortali scappare dalle sue creazioni. Si sentiva potente, ma sapeva che quello era solo l’inizio.
Pitch si voltò per andarsene, ma vide del sangue per terra. Alzò lo sguardo e vide una ragazza accasciata a terra in una pozza di sangue con una larga ferita al ventre. La sua pelle pallida e il suo sguardo perso nel vuoto non lasciavano dubbi. Era morta.
Non sapeva perché, ma quella vista gli diede un moto di nostalgia. Fissò con tristezza il corpo della ragazza morta e fece una piccola reverenza, come a salutare quella povera anima…
La scena cominciò a tremare. I soggetti non presero la consistenza della sabbia come le altre volte. Ci furono come dei lampi, delle interferenze. Poi, lentamente, tutto cominciò a svanire, finché non rimase solo il buio, questa volta per davvero.

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Capitolo 94
*** Rivelazioni ***


Jamie se ne stava in piedi, con lo sguardo perso nel vuoto. Era di nuovo nella grotta di Pitch. Ora conosceva il passato dell’Uomo Nero. Conosceva ciò che Pitch Black aveva ignorato per tutto quel tempo. Davanti a lui, a circa cinque metri di distanza, stava Pitch in persona. Lo sguardo allucinato, sembrava essere stato scioccato da una qualche rivelazione; invece aveva solo ricordato.
Dietro Jamie c’era Luna, spaventata per quello che era appena successo. Aveva visto i due sparire in una forte luce e ricomparire lì a terra, dopo essere stati ricomposti da tanti granelli di sabbia. Non aveva visto quello che aveva visto Jamie; non sapeva cosa era successo.
Jack Frost non era più seduto sul suo trono; si era alzato, e aveva in viso un’espressione preoccupata, sorpresa. Era ritto in piedi, indeciso sul da farsi, mentre aspettava che il suo compagno gli desse qualche segnale.
Jamie alzò lo sguardo verso Pitch, confuso, frastornato, ma deciso. << Pitch… >> Mormorò apprensivo. L’Uomo Nero non sembrò reagire alla chiamata del ragazzo. Jamie fece qualche passo verso di lui. << Avevi dimenticato… >> Questa volta lo Spirito alzò lo sguardo verso il ragazzo, assumendo un’espressione inquieta. << Avevi dimenticato tutto quello che lei aveva fatto per te, tutto l’amore che avevi ricevuto. E per questo hai fatto quello che hai fatto. >> Pitch fece un passo indietro, spaventato. Non voleva sentire le parole di Jamie. Il ragazzo però era determinato a finire ciò che aveva iniziato. << Hai creduto che la tua missione fosse quella di terrorizzare il mondo, ma non hai mai pensato a quello che avresti potuto fare pensando con la tua testa, senza credere di essere relegato alla parte del cattivo! Tutto questo perché non ricordavi di avere avuto anche tu qualcuno che ti ha amato, e di averlo perso in modo orribile, proprio come me! >> Pitch cominciò a mettersi le mani alle tempie e a contorcersi. << Mi dispiace! >> Fece Jamie, sperando che l’Uomo Nero accettasse le sue scuse.
<< NO!!! >> Urlò Pitch fuori di sé. Tutti nella caverna fecero un passo indietro, a parte Jamie, che rimase immobile. Da sotto i piedi di Pitch fluirono delle scie di sabbia nera, che cominciarono a vorticare in alto sopra di lui. Comparvero degli Incubi che si misero a girare attorno a Pitch, fondendosi tra loro. Lo Spirito si dimenava e si contorceva, cercando di sfuggire a tutto quello, ma era come bloccato dalle sue stesse paure.
Anche all’Uomo Nero è concessa la paura… Pensò Jamie osservando la scena. Ma non è quello che pensava lui…
Pitch continuava a urlare in preda alla rabbia, alla paura, al dolore. Nessuno poteva dire cosa stesse provando in quel momento, se non lui stesso. Ormai non si sentiva più niente, se non le sue urla e il frastuono provocato dal furioso vorticare degli Incubi. E questi due suoni si fusero tra loro, creando un unico, indistinto rumore che entrò nelle orecchie di Jamie e Luna, e che fece tremare anche l’impassibile Jack Frost.
Ci fu uno scoppio, al culmine di tutto questo, e dove c’era Pitch Black rimase sabbia. O quasi. A terra, in mezzo a un cumulo di sabbia nera bruciata c’era un piccolo bambino vestito di stracci. Aveva i capelli neri e gli occhi grigi brillavano di una strana luce mistica. Lo sguardo era perso nel vuoto, sembrava in catalessi.
<< Pitch?! >> Esclamò incredulo Jack. Il bambino non rispose.
<< E’ tornato quello che era un tempo… >> Mormorò raggiante Jamie. Era strabiliato da quello che aveva visto. << Pitch è diventato un bambino… >>
<< Ma è ancora lui…? >> Chiese incerta Luna avvicinandosi a Jamie. Il ragazzo perse tutto il suo entusiasmo e si fermò fissando il bambino. Non lo sapeva. Non sapeva se quello era il bambino dei ricordi di Pitch Black, o lo stesso Pitch Black, che aveva riacquisito il suo antico aspetto, prima di diventare uno Spirito.
Ma c’era qualcosa di più grave di cui preoccuparsi, al momento.
Ora sul soffitto della caverna roteava una spirale di sabbia nera e Incubi incontrollabile; ora che Pitch era fuori gioco, quegli Incubi erano stati liberati, senza nessuno che li trattenesse più.
Jack Frost fissò incredulo il bambino al centro della caverna, poi il ragazzino che sembrava essere sicuro della sua vittoria. Scattò spinto dal vento e afferrò Jamie per il colletto, trascinandolo per tutta la caverna fino a sbatterlo a un muro. << Che cosa hai fatto? >> Scandì infuriato mentre Jamie si lamentava per il colpo.
Il ragazzo inspirò e fissò negli occhi lo Spirito. << Gli ho fatto provare dei sensi di colpa. >>
Jack lo spinse di nuovo contro il muro. << Quindi? >> Chiese impaziente.
Jamie gli mise una mano al polso, come a spostarlo. << Sono abbastanza sicuro che abbia compreso i suoi sbagli… >> Disse con un sorrisetto che fece imbestialire Jack.
L’Uomo di Ghiaccio stava per scaraventare Jamie contro un altro muro, ma sentì uno sparo alle sue spalle, e dal muro sopra di loro caddero alcuni frammenti di roccia. Si voltò e vide Luna che gli puntava una pistola fumante contro. Rise. << Non ce la fai. >> Disse alla ragazza in tono derisorio.
Luna però aveva un’espressione determinata in volto, e la pistola era puntata proprio contro Jack. Sparò un altro colpo e questa volta colpì Jack allo stomaco. Il colpo lo fece sobbalzare e lasciò andare Jamie, che scivolò a terra e raggiunse Luna in fretta, ringraziandola per averlo aiutato. Jack era a mezz’aria che si contorceva per la ferita. Si voltò lentamente e lanciò ai due ragazzi un’occhiata infuriata. Luna rivolse uno sguardo di sfida a Jack, facendogli capire che non si sarebbe fermata adesso. Jamie era accanto a lei e fissava Jack in modo simile, ma il suo intento era quello di fargli capire che questa volta avrebbero vinto loro.
Jack scese lentamente a terra e si appoggiò al suo bastone per mantenere l’equilibrio. << Insomma… Cosa vuoi dimostrare con tutto questo? >> Chiese riprendendo fiato.
Jamie lo guardò confuso, ma annuì. << Il fatto che non importa quante volte verremo sconfitti. Troveremo sempre un modo per rialzarci, un motivo per continuare a combattere! >> Si batté un pugno sul petto.
Jack lo guardava insoddisfatto e con un sopracciglio inarcato.
<< La nostra volontà è più forte di quanto credi! Più forte dei vostri Incubi, del ghiaccio che ha ricoperto questo mondo e della violenza che hai dimostrato! >> Esclamò pieno di rabbia Jamie allargando poi il braccio come a mostrare quello di cui parlava. << Puoi uccidere me, ma Luna continuerà a lottare! Uccidi anche lei, e stai certo che un giorno arriverà qualcuno a finire ciò che abbiamo iniziato! Non puoi vincere, Jack! >> Urlò Jamie, sperando di poter far comprendere allo Spirito la situazione.
Jack si esaminò le mani, strinse il bastone e lo fere ruotare. Il ragazzino avrebbe tanto voluto sapere cosa stesse accadendo nella sua mente, in quel momento… Forse era in conflitto con sé stesso, indeciso se lasciare andare quella follia che lo aveva preso o perseverare in quello che aveva cominciato, nonostante le prospettive… Non poteva sapere se fossero questi i pensieri di Jack Frost o semplicemente lo Spirito avesse chiuso la sua mente da tempo, ascoltando solo la propria voce. Quando alzò lo sguardo, però, poté leggere l’unica emozione presente in lui: odio.
Alzò il bastone e sferrò un getto di ghiaccio contro Luna. Jamie si mise in mezzo e alzò una mano evocando uno scudo di ferro con cui bloccò il ghiaccio. Lo scagliò poi contro Jack Frost quando si fu fermato e si lanciò contro di lui, evocando una falce. Jack respinse facilmente lo scudo gelato e parò il bastone di fronte a sé, preparandosi a parare il colpo di Jamie. Il ragazzo spinse in avanti la falce, con l’intento di sfondare la difesa dello Spirito, che però indietreggiò, si piegò verso il basso e agganciò la falce con il suo bastone, tirandola via dalle mani di Jamie. Si rotolò sulla schiena e tornò in piedi dopo aver conficcato l’arma nel terreno e sorriso in modo perfido a Nightmare, che creò un pugnale e si spostò lateralmente.
Jamie aspettò l’attacco di Jack, prima di contrattaccare, ma quello non arrivò e il ragazzo si ritrovò confuso di fronte allo Spirito del Ghiaccio che se ne stava fermo a guardare le sue mosse frenetiche, i suoi rapidi e disperati spostamenti, nel tentativo di prevedere un imminente attacco. Sembrava divertirsi a quella vista. Si fermò cercando di capire cosa stesse aspettando, e allora sentì il bastone di Jack prenderlo in pieno stomaco e spingerlo via, facendolo rotolare a terra. Jamie si rialzò e tossì un paio di volte, prima di allungare il braccio con il coltello nella direzione di Jack Frost. Prese la mira e scagliò il coltello allo spirito, creando una spada in quello stesso momento e lanciandosi contro di lui nel tentativo di sorprendere l’avversario. Effettivamente Jack si spostò per evitare il coltello, e in quella posizione in cui era si ritrovò svantaggiato. Jamie alzò la spada, sicuro di colpire lo Spirito, ma invece lo vide sparire dal suo campo di vista, e lui cadde a terra perdendo l’equilibrio. Jack si era sollevato in aria con la forza del vento e adesso stava scendendo su di lui con il bastone levato. Per difendersi Jamie alzò la spada, e la lama si conficcò nel fianco dello Spirito, che urlò dal dolore e si gettò di lato, cercando di allontanarsi da Jamie.
Il ragazzo getto la spada e si buttò addosso a Jack, bloccandolo e costringendolo a guardarlo negli occhi. Ma Jack riuscì a liberarsi un braccio e afferrò la spada che Jamie aveva lasciato. Alzò la lama cercando di colpire il ragazzo in viso, e Jamie si piegò indietro schivando di striscio la lama e tagliandosi la fronte. Non perse tempo e fece sparire la spada, dopodiché immobilizzò di nuovo Jack. Lo fissò con odio mentre il sangue colava dalla sua ferita e tingeva di rosso il lato destro del suo viso, mentre il suo occhio destro cominciava a bruciare al contatto con esso e la vista si appannava. << Hai perso, Jack! >> Esclamò fissandolo intensamente negli occhi, lottando con il bruciore all’occhio destro e cercando allo stesso tempo di tenere fermo Jack Frost. << Perché non lo ammetti e basta?! >> Urlò.
L’espressione infuriata di Jack non cambiò al sentire quelle parole. Niente lo distoglieva dalla sua furia.
<< I Guardiani credevano in te! Eri la loro unica speranza, ma hai deciso di voltar loro le spalle e di andare con il nemico! >> Esclamò il ragazzo stremato. << Non credevi che qualcuno sarebbe arrivato fin qui, vero? Non pensavi che un semplice ragazzino avrebbe raggiunto il tuo covo e ti avrebbe sconfitto! Eri sicuro di continuare a terrorizzare il mondo senza problemi! >>
<< Sta’ zitto! >> Urlò Jack alzando il ginocchio e colpendo Jamie nello stomaco. Lo spinse di lato e si rialzò in fretta. Afferrò il suo bastone e sparò un getto di ghiaccio che lo scagliò contro una parete lontana. Poi Jack lo bloccò a quella parete con il ghiaccio. Rimase fermo a fissare il ragazzo bloccato nel ghiaccio che cercava di liberarsi. Ansimando, si voltò verso Luna, che era rimasta ferma ad assistere alla battaglia senza intervenire, forse perché pensava che Jamie avesse la situazione sotto controllo. Adesso, però, ora che lo sguardo di Jack Frost si era posato su di lei, aveva sentito un grande senso di oppressione che l’aveva immobilizzata. Le gambe non si muovevano, ma tremavano spaventosamente, e gli occhi della ragazza si erano spalancati dall’orrore. Una mano era al petto, mentre l’altra scendeva lungo il fianco sinistro, allontanandosi poi leggermente dal bacino. La paura si era impadronita di lei, e nonostante avesse imparato a domarla, quella che stava provando in quel momento era troppo forte per lasciarsi controllare da lei, piccola, impaurita e sola, in quel mondo ingiusto e pieno di dolore.
Jack fece qualche passo strascicato verso di lei. Luna sapeva di essere in pericolo, sapeva di dover scappare, ma non riuscì a muovere un muscolo. L’idea di affrontare Jack Frost non le passò per la mente nemmeno per un istante. Cercò di creare l’arma più facile da usare, la più adatta a quella situazione, ma nella fretta i pensieri si sovrapposero e non riuscì a evocare niente. Prima che potesse accorgersene, Jack Frost arrivò da lei. Era proprio di fronte a lei, molto più alto di lei e più forte. Incuteva terrore solo guardando il suo viso, contratto dal dolore e dalla rabbia, inquietantemente magro e consumato dall'odio. Stringeva il bastone nella mano sinistra, mentre con la destra si teneva il fianco ferito, da cui scendeva del sangue che una volta caduto a terra si cristallizzava. Luna seguì con lo sguardo una goccia di sangue che scese dalla ferita e cadde a terra, assumendo quindi una consistenza solida. Quando alzò lo sguardo vide che anche Jack aveva seguito la goccia di sangue cadere. La fissò con rabbia e liberò la mano dalla ferita per afferrare Luna dal collo.
Jamie gridò infuriato. << NON LA TOCCARE! >> Cominciò ad aumentare la temperatura del suo corpo, cercando di far sciogliere il ghiaccio. Ma Jack avrebbe ucciso Luna prima che lui si sarebbe potuto liberare.
L’Uomo di Ghiaccio sollevò Luna da terra e le lanciò uno sguardo furioso e stremato. Sembrava volerle dire qualcosa. Le sue occhiaie si erano fatte più profonde, i lineamenti del viso sembravano essersi scavati ancora di più, i capelli erano spettinati e la barba era lasciata senza una cura. I suoi occhi non avevano più quel bagliore di una volta; quell’azzurro scintillante si era spento. C’era solo odio in lui.
Cominciò a stringere con forza il collo della ragazza. Lei lo supplicò di risparmiarla. << Siete venuti fin qui… Avete perso ogni cosa, eccetto le vostre vite… Siete stati feriti da innumerevoli battaglie… >> Disse Jack trattenendo il tono di voce, che altrimenti sarebbe stato capace di far crollare la grotta. Scandì con forza le parole:<< Che cosa vi da questa forza per continuare? >> Chiese incapace di comprendere la natura umana. << Perché è così importante vincere per voi? >>
Luna non riusciva a rispondere. La mano di Jack le bloccava la voce nella gola, non riusciva a respirare, e il suo silenzio, interrotto solo dai suoi gemiti lo rendeva ancora più irritabile. Luna avrebbe voluto morire in quell’istante; il dolore, la forza dello Spirito era troppa, e il suo corpo debole non poteva sopportarla.
Jack stava per fare qualcosa che non si sarebbe potuto più riparare. Jamie avrebbe perso tutto per davvero, questa volta, e lui sarebbe diventato un assassino di innocenti. La ragazza sarebbe morta e il ragazzo sarebbe diventato pazzo per davvero. Stava per uccidere Luna.
Ma tutto questo non accadde.
Si sentì un urlo possente, poi un’esplosione dalle parti del tetto della caverna. Il fuoco, il fumo invasero la grotta e sia Jamie che Jack alzarono lo sguardo nel punto da cui era arrivato il suono. Le rocce si staccarono dalla parete e caddero giù. Si aprì un tunnel nel luogo in cui vi era stata l’esplosione, e un gruppo di dodici persone e un cane saltò giù da lì. Si sentirono spari. Un proiettile colpì la spalla di Jack Frost, e lo Spirito lasciò andare Luna gridando. La ragazza si accasciò a terra mentre un ragazzo alto incappucciato e armato di una grossa spada si lanciava in avanti contro di lui: la lama si allungava coprendo l’elsa e la punta era da un lato solo, e scendeva obliqua verso l’altro lato della spada. Abbassò la spada avanzando e Jack dovette saltare indietro per schivarla, poi alzò la lama subito dopo, ferendo di striscio lo Spirito al petto; diversamente dalla traiettoria dell’arma, che lasciò andare, il ragazzo fece un salto e roteò in aria, afferrando di nuovo la spada quando ebbe compiuto un giro, e la tirò in giù con sé, ferendo Jack Frost allo sterno. In quell’istante lo Spirito non capiva più cosa stesse succedendo. Jamie era confuso quanto lui.
Il ragazzo avvistò poi una figura in aria scagliare una freccia contro Jack Frost e colpirlo accanto alla spalla. Jack urlò di nuovo e cercò di identificare chi aveva scoccato la freccia. Nello stesso istante Jamie vide un ragazzo correre a testa bassa, prendere in braccio Luna di corsa e portarla via di lì. Vide poi un ragazzo dai capelli rossi e scompigliati che correva verso di lui, con in mano qualcosa di rettangolare. << E’ bello rivederti, Nightmare. >> Disse il ragazzo. Jamie aveva già sentito la sua voce. Ricordava il suo viso, ma era diverso dall’ultima volta che lo aveva visto: era diventato più muscoloso, i capelli erano cresciuti e gli occhi erano diventati più duri, anche se la sua espressione in quel momento era felice, sorpresa…
<< Cane Pezzato?! >> Esclamò incredulo Jamie. << Sei vivo? >>
Il ragazzo rise e applicò al ghiaccio che aveva bloccato Jamie quello strano oggetto dalla forma rettangolare che si rivelò essere dell’esplosivo. << Ti racconterò tutto, ora però stai fermo… >> Fece qualche passo indietro e attivò l’esplosivo con un detonatore che teneva in mano. Jamie chiuse gli occhi e strinse i denti, e il ghiaccio andò in frantumi, liberandolo. Si sentì gelare, ma ignorò quella sensazione e andò con Cane Pezzato.
<< Come fate ad essere tutti qui? >> Chiese Jamie confuso appoggiandosi alla sua spalla.
Cane Pezzato lo aiutava a camminare, diretto al punto in cui era raggruppata la Squadra. << La notte che abbiamo lottato contro Pitch e Jack, il tetto è crollato. >> Jamie annuì. << Tua sorella è stata fantastica! Ha fermato tutto! Ci ha portati fuori prima che tutto ci crollasse addosso, ma tu e Luna non c’eravate… >>
<< Avevo aperto un varco che ha risucchiato me e lei e ci ha portati lontano… >> Disse Jamie.
<< Immaginavo che ci fossero i tuoi poteri in mezzo. >> Sbottò alzando un indice e ghignando. << Ad ogni modo, tua sorella ci ha portati fuori, esattamente a casa tua. >> Jamie rimase basito quando sentì quella cosa. << Non potevamo affrontare Pitch e Jack da soli, e per un po’ abbiamo pensato che sarebbe stato meglio attendere… >>
<< Attendere cosa? >> Lo interruppe Jamie. Stavano arrivando dal resto della Squadra.
Cane Pezzato rivolse un’occhiata emozionata al gruppo che li attendeva. Si voltò:<< Il vostro ritorno. >> Disse con un sorriso.
Un urlo fece sobbalzare Jamie. << NIGHTMARE! >> La voce possente e profonda che lo aveva chiamato la riconobbe subito. Era Bruto. Vide l’omone corrergli incontro e sollevarlo stritolandolo in un abbraccio emozionato. << Piccolo delinquente, mi hai fatto dannare! >> Esclamò pieno di gioia Bruto, mentre Jamie cercava di non farsi stritolare dall’uomo. Dietro di lui arrivò il fedele Segugio, che abbaiò e saltò dalla gioia.
<< Sei ancora tutto intero, ragazzo? >> Chiese un altro omone avvicinandosi. Era grosso e muscoloso come Bruto, portava un lanciarazzi dietro la schiena e in testa aveva ancora meno capelli dell’ultima volta che Jamie lo aveva visto. In mano aveva ancora il detonatore delle bombe che avevano aperto la strada nella caverna.
<< Bruto, Thor! >> Biascicò Jamie mentre Bruto lo stritolava. Lo lasciò scendere e non riuscì a non ridere a crepapelle, mentre il ragazzino controllava di non avere niente di rotto. Arrivò un uomo dai capelli scuri, lunghi e sporchi. La barba ispida e lo sguardo rilassato. Aveva una camminata lenta e barcollante, e in mano stringeva un fucile a canne mozze.
<< Sei quello nuovo? >> Chiese, accogliendolo con le parole che gli aveva rivolto la prima volta che si erano incontrati. Nonostante fosse in pessimo stato, Topo di Fogna sembrava essere messo meglio di quando stava nel rifugio di Babbo Natale.
<< Topo di Fogna! >> Esclamò incredulo. Quello gli offrì la mano e Jamie gliela batté con forza, tirandola verso di sé. Si voltò e vide Occhio di Falco. Era inginocchiato con il fucile in braccio intento a puntarlo contro Jack Frost. Lo vide con la coda dell’occhio e alzò una mano sorridendo in segno di saluto. Jamie sorrise, e subito dopo vide Runner arrivare e strofinargli il pugno sulla testa, dicendo qualcosa che il ragazzo non capì. Era lui quello che era corso a salvare Luna. Lì vicino c’era Rage. Rage non era molto abituata a mostrare affetto verso qualcuno, ma probabilmente fu la prima volta in cui Jamie la vide sorridere spontaneamente in quel modo. Sembrava che qualcosa fosse cambiato in lei; anche la sua espressione si era un po’ addolcita…
Vide venirgli incontro Siaiei, che sorrise e gli diede una pacca sulla spalla, mentre Jamie cercava di avanzare. Avvistò Luna seduta a terra con la schiena appoggiata a una roccia che riprendeva fiato. La raggiunse di corsa e si abbassò su di lei. << Come stai? >> Chiese preoccupato, ricordandosi della situazione.
Luna annuì inspirando. << Sto meglio ora. >> Jamie le strinse una mano, sollevato dalle sue parole. Luna però gli mise l’altra mano sopra alla sua e lo guardò sorridendo. Lui la fissò interrogativo. Luna si limitò a girare lo sguardo verso destra, dove c’erano Giuda intento a puntare il fucile verso il soffitto, dove la sabbia nera vorticava libera ancora, e una piccola bambina bionda con i pugni stretti e lo sguardo determinato.
Jamie rimase senza parole. Si alzò di corsa e le andò incontro. << SOPHIE! >> Gridò pieno di gioia. La bambina si voltò e appena lo vide il suo volto si illuminò di gioia. Il ragazzo si lanciò contro di lei e la strinse con forza, mentre entrambi piangevano lacrime di gioia per essersi ritrovati.
La bambina non riusciva a credere che suo fratello fosse di nuovo lì con lei. Non riusciva a credere che fosse vivo. << Sei vivo! >> Continuava a ripetere stringendolo forte.
<< Non me ne andrò mai più, Sophie! >> Rispose lui stringendola sempre più forte.
Da lontano, Luna fissava con nostalgia i due fratelli che si abbracciando, sperando che tutta quella tristezza che li aveva tormentati e tutto il dolore che avevano provato, se ne andassero con quell’abbraccio. Girò lo sguardo e vide Coniglietto di Pasqua che lottava contro Jack Frost, e lì accanto, brandendo la sua spada e lottando con furia indescrivibile, suo fratello, Lupo Solitario. Il ragazzo non si voltava nemmeno un secondo, continuava a spingere indietro Jack, ogni volta ferendolo un po’ di più. Era la fine? Era davvero finita la guerra? Lo vide roteare e ferirlo allo stomaco con la spada. Lo vide saltare addosso a Jack Frost e atterrarlo. Vide Coniglietto di Pasqua avvicinarsi e scagliargli contro una freccia, finendolo. Lo vide voltarsi e tornare dalla Squadra. Vide suo fratello alzarsi dal corpo inerte di Jack Frost e voltarsi, mantenendo lo sguardo basso.
I due arrivarono insieme, Lupo Solitario qualche passo dietro al leader, e Coniglietto di Pasqua sentenziò soddisfatto:<< E’ finita! >>
Ci fu un’esultanza da parte di tutta la Squadra. Gli unici che non esultarono furono Jamie e Sophie, distratti, e Luna e Lupo Solitario. Il ragazzo teneva lo sguardo basso. Aveva i vestiti imbrattati di sangue, e anche il viso, coperto dal cappuccio era sporco di sangue; la spada gocciolava ancora. I suoi occhi erano fissi verso il terreno, ma Luna lo beccò a fissarla timidamente. Si alzò barcollando e si avvicinò al fratello. Lui era molto più alto di lei, non si mosse per incontrare il suo sguardo, mentre Luna dovette piegare indietro il collo. Nessuno fece caso a loro, perché la Squadra si allontanò per esultare. Erano da soli. Luna fissava Lupo Solitario con rabbia, mentre il ragazzo la guardava inespressivo, aspettando qualcosa. Non reagì in nessun modo alla sua cicatrice, al suo occhio sinistro. La fissò semplicemente con una strana espressione costernata.
Luna alzò la mano destra e diede uno schiaffo a suo fratello, che non si mosse in risposta. << Stupido! >> Gli inveì contro. << Mi hai lasciata sola! Mi hai sempre lasciata sola! >>
Jamie alzò la testa quando sentì la voce di Luna. Lasciò andare Sophie e si alzò, continuando a tenerla per una mano. Si avvicinò ai due fratelli e ascoltò. << Sei sempre rimasto indietro, ignorando ogni mio bisogno e proposta! Nemmeno ora ti interessa cosa diavolo mi è successo! Non sei degno di essere chiamato fratello! >> Esclamò Luna dura spingendolo.
Jamie decise di intervenire, nonostante forse non fossero affari suoi. << Ti sbagli, Luna. >> Disse attirando l’attenzione di entrambi. << Lupo Solitario ha sempre vegliato su di te, da quando vi siete divisi… Sin dall’inizio, lui ti ha protetta, sapendo che non saresti stata in grado di difenderti da sola. E’ per questo che è entrato nella Squadra: per proteggerti! E non solo. Ha sempre cercato qualcuno che potesse aiutarlo a compiere il suo dovere, sapendo che non sarebbe riuscito sempre a salvarti. >> Luna fissò prima Jamie e poi fece scorrere lo sguardo verso Lupo Solitario. << Questo ragazzo è tuo fratello, ed è il fratello più protettivo che io abbia mai conosciuto! >>
Luna era sul punto di piangere, di mettersi a strillare, ormai non sapeva nemmeno lei cosa voleva. Inaspettatamente, diede un altro schiaffo a Lupo Solitario e subito dopo si lanciò contro di lui, abbracciandolo, affondando il viso nel suo petto. Cominciò a piangere e il ragazzo non poté fare altro che accogliere il suo abbraccio e stringerla più forte che potesse. Jamie si sentì così realizzato nel vedere quella scena che non riuscì a trattenere qualche lacrima di commozione.
Arrivò Coniglietto di Pasqua, che non aveva ancora salutato Jamie. << Sembra che sia finita, Nightmare. >> Disse avvicinandosi. Jamie lo salutò stringendogli la mano e annuì. << Jack Frost è finalmente sconfitto… Sono davvero contento di rivederti. >>
<< Già. >> Mormorò Jamie prestando poca attenzione. Coniglietto di Pasqua girò un po’ lo sguardo.
<< E Pitch dov’è? >> Chiese.
Jamie si era completamente dimenticato di Pitch, come della nuvola di sabbia nera che stava sopra le loro teste. Si voltò verso il bambino immobile nella caverna e lo fissò con insistenza. Coniglietto di Pasqua seguì la traiettoria del suo sguardo e rimase allibito quando avvistò il piccolo bambino seduto a terra.
<< Quello sarebbe Pitch?! >> Sbottò incredulo.
Jamie si limitò ad annuire serio. Fissò il bambino per alcuni secondi, poi si accorse di una cosa e si voltò in fretta verso Coniglietto di Pasqua. << Hai detto che avete sconfitto Jack Frost?! >> Chiese allarmato. Coniglietto di Pasqua annuì confuso. Ma Jack Frost non poteva essere sconfitto!
Si sentì un urlo. Jamie e Coniglietto di Pasqua si voltarono insieme e videro Cane Pezzato volare via spinto da un getto di ghiaccio. Atterrò una decina di metri più in là e Jamie corse ad accertarsi delle sue condizioni. Dopo che ebbe controllato che stesse bene si voltò, vedendo dietro a tutta la Squadra, un Jack Frost ferito e zoppicante. Il sangue colava dalle sue ferite; lo vide estrarre con rabbia una freccia dal suo sterno e lo osservò mentre si appoggiava al suo bastone, mentre cercava di camminare diritto.
<< Ora basta! >> Sbottò Coniglietto di Pasqua incoccando una freccia nel suo arco e puntandolo contro Jack. Non si fece molte domande, diversamente dal resto della Squadra.
<< Aspetta. >> Disse Jamie raggiungendo Coniglietto di Pasqua e facendogli abbassare l’arco. << Ormai è finita. >> Disse calmo guardando Jack Frost mentre cercava di restare in piedi.
Jack cadde a terra e cercò di rialzarsi poggiando il suo peso sul bastone. Incredibilmente riuscì a rimanere in equilibrio. << Perché!? >> Esclamò con voce stridula mentre si appoggiava al suo bastone. << Perché tutto questo sta accadendo? >> Continuò disperato. << Perché siete ancora vivi? Perché continuate a lottare? >>
Jamie inspirò profondamente prima di parlare. << E’ finita, Jack! >> Gridò facendo rimbombare la sua voce nella caverna. << Non riesci proprio ad accettare la sconfitta? >>
<< Il mondo intero è sotto il mio controllo! >> Esclamò cercando di sovrastare la voce del ragazzo e alzando il bastone contro di lui. << Tutti gli uomini credono in me! >>
Jamie scuoteva la testa lentamente. << Quando sapranno che sei stato sconfitto, tornerà il caldo e la pace. >> Disse con calma.
<< Dovrai prima uccidermi! >> Urlò l’Uomo di Ghiaccio a quelle parole. Non c’era più modo di tornare indietro, per lui.
Jamie scattò contro di lui, evitando facilmente i getti di ghiaccio del suo bastone, dalle traiettorie decisamente azzardate. Si gettò in scivolata sotto le sue gambe e si rialzò dietro la sua schiena. Jack si voltò in ritardo, e quando cercò di colpire il ragazzo con il bastone, quello gli bloccò le braccia semplicemente alzando l’avambraccio sinistro e poi gli assestò un pugno in faccia, facendolo cadere a terra. Aspettò che Jack si rialzasse, e ci volle molto prima che questo accadesse. Quando lo Spirito si fu finalmente rialzato in piedi, tentò di dargli un pugno in faccia, ma Jamie si abbassò e lo schivò facilmente, dandogli un calcio alla caviglia e facendolo cadere un’altra volta. Questa volta Jack si girò sulla schiena e fissò Jamie con odio; gli puntò contro il bastone, con l’intenzione di colpirlo con un getto di ghiaccio, ma fu lento, e Jamie glielo strappò dalle mani con estrema facilità.
Jack sembrò allarmarsi non appena Jamie ebbe toccato il bastone, ma non riuscì a fare niente per riprenderselo. Dovette limitarsi a guardarlo mentre esaminava il bastone. << Questo è la fonte dei tuoi poteri… >> Mormorò pensieroso. Una semplice domanda gli entrò in testa. << Se non avessi il potere di controllare il ghiaccio non lotteresti più? >>
L’espressione di odio di Jack cambiò radicalmente, e lo Spirito spalancò gli occhi dal terrore. << Non puoi farlo… >> Mormorò terrorizzato.
Jamie non esprimeva nessuna emozione in quell’istante; si limitava a fissare Jack con serietà. Strinse il bastone con tutte e due le mani e cominciò ad applicare forza. Era piuttosto sottile, non ci volle molto per spezzarlo.
Quando Jamie ebbe spezzato il bastone di Jack Frost, lo Spirito cominciò a contorcersi urlando, come se avesse avuto una fitta da qualche parte nel suo corpo. Cominciò a rotolarsi a terra gridando, tirandosi i capelli e lamentandosi. La reazione sorprese un po’ Jamie, che lasciò andare i due pezzi del bastone e fece qualche passo indietro.
Si sentì un rombo. Jamie alzò lo sguardo e vide che la massa di sabbia nera aveva cominciato a ruotare con più forza e in modo imprevedibile. La seguì con lo sguardo e la vide scontrarsi con alcuni spuntoni di roccia nel soffitto della grotta e con le gabbie che pendevano da lì. Una di esse cadde a terra, provocando un forte suono metallico che si propagò in tutta la grotta. Jamie aveva già visto quella scena, aveva già provato quella sensazione.
Aprì un varco raggiungendo così l’altezza dove la sabbia vorticava e cercò di intercettare la scia. Quando entrò in contatto con la sabbia nera provò ad assimilarla a sé con l’intento di disperderla una volta domata. Ma quando sentì la sabbia entrare nelle sue vene sentì come una repulsione che lo fece volare lontano, come spinto da un’onda. Jamie si schiantò a terra e si rialzò indolenzito, rivolgendo lo sguardo alla massa di sabbia e Incubi che vorticava nella grotta, scontrandosi con degli spuntoni di roccia a ogni virata. Non poteva controllarlo.
Si chiese perché gli Incubi avessero assunto quel comportamento, e guardò Pitch, immobile nel bel mezzo della caverna. Forse dentro di lui stava avvenendo qualcosa di più grande di quanto Jamie potesse immaginare; un conflitto che influenzava tutto ciò che era in grado di controllare, come gli Incubi, oppure quegli ultimi avvenimenti che lo circondavano lo avevano turbato in qualche modo

Abbassò lo sguardo verso la Squadra. Alcuni gli dicevano di correre, altri di restare fermo, per non peggiorare la situazione. Vide però Luna scattare verso di lui, aprire un varco ed uscirne proprio accanto a lui.
Sophie si allarmò, temendo che qualcos’altro potesse dividerli un’altra volta. Avrebbe voluto fermare il crollo con i suoi poteri, ma la bambina non riuscì a fare nulla, forse a causa della situazione frenetica che si era creata.
<< Cosa diavolo fai? Vai via! >> Esclamò Jamie a Luna quando fu arrivata.
<< Non ti lascio più solo! >> Fu la risposta della ragazza, prima che una gabbia si staccasse dal soffitto della caverna e portasse con sé parte del tetto. Jamie e Luna alzarono lo sguardo all’unisono, mentre la gabbia e le rocce scendevano verso di loro.
Jamie urlò. Si lanciò addosso a Luna e la gettò a terra, sperando di salvarla così. L’ultima cosa che videro quelli della Squadra, prima che una gigantesca gabbia di ferro e diversi quintali di roccia crollassero addosso ai due ragazzi.

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Capitolo 95
*** Il prezzo della vittoria ***


Luna era distesa per terra. Non sentiva niente, se non qualche raro suono di pietrisco che si scontrava. Aveva male alla schiena, sentiva bruciare la fronte sopra all’occhio destro, quello sano, e aveva il sospetto che le stesse uscendo sangue. Aprì gli occhi e sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di vedere attraverso l’oscurità. Girò la testa di lato e si guardò il braccio. Cercò di muoverlo e scoprì così di essere ancora tutta intera. Sospirò sollevata e alzò la mano sinistra per tastarsi la fronte. Era come pensava; c’era un taglio largo e bagnato sopra il suo occhio destro. Strinse i denti quando sentì la carne bruciare al contatto con la pelle sporca delle sue dita. Gemette e allontanò la mano dalla ferita, cercando di sopportare il bruciore. Cercò di concentrarsi su qualcos’altro, e si guardò intorno. Dove diavolo sono? Pensò intontita.
Quando Jamie le era saltato addosso le aveva coperto la visuale, Luna non aveva visto le rocce cadere, neanche la gabbia. Jamie l’aveva stretta con forza e l’aveva quasi soffocata. Si era fatta male, ma doveva a lui la vita, sicuramente. Si chiese che cosa le fosse saltato in mente. Lanciarsi in mezzo a quel modo… Jamie sarebbe potuto scappare facilmente, se non l’avesse intralciato. Si demoralizzò, pensando di non sapere fare altro se non rallentare le persone.
Era in una specie di grotta, ma forse la risposta era un’altra. Cadendo, le macerie della caverna si erano ammassate una sopra l’altra e l’avevano rinchiusa lì. Era stata fortunata se non era stata schiacciata. Guardò a destra. Probabilmente doveva essere stato grazie alla gabbia, che aveva bloccato delle rocce. La riusciva a vedere abbastanza bene, dopo che i suoi occhi si erano abituati all’oscurità, ed era in posizione obliqua, poggiata su delle rocce ammassate ai lati, mentre sopra di essa c’erano altre rocce in posizione precaria. La gabbia poggiava solo con una parte della base, non sembrava molto stabile.
Fu mentre abbassava lo sguardo verso la gabbia che vide Jamie disteso accanto a lei, con la gamba sinistra intrappolata sotto alla base della gabbia e una marea di sangue che ne usciva. Non si accorse subito di ciò che aveva visto, ma sentì comunque un brivido lungo la schiena e il collo, e dopo qualche secondo urlò atterrita:<< JAMIE! >>
Il ragazzo era disteso a terra, le braccia larghe e una gamba piegata, diversamente dall’altra che era distesa e schiacciata dalla gabbia. Tossì quando ebbe sentito la voce di Luna e girò lentamente la testa. Aveva il sangue che gli copriva metà volto, era colato dalla ferita che gli aveva procurato Jack Frost precedentemente, e lo sguardo esausto. << Luna… >> Dietro la sua schiena, a terra, c’erano degli schizzi di sangue; Luna pensò che si fosse ferito alla schiena.
<< Oh mio Dio, Jamie… Perché lo hai fatto? >> Chiese mettendosi una mano alla bocca e avvicinandosi con cautela.
Jamie respirò lentamente. << Perché non volevo vederti in questo stato… >> Rispose con calma. Vide le sue sopracciglia aggrottarsi e strinse i denti. Trattenne un gemito. Luna scattò con una mano quando vide che cercava di alzare la testa; gli mise la mano sotto alla nuca aiutandolo a tenersi, quindi il ragazzo poté guardarsi la gamba; il piede era bloccato in mezzo alle rocce, poco sopra la sua caviglia era poggiata la base della gabbia, che adesso continuava a schiacciare. Sembrò spaventato da quella vista, ma cercò di non cambiare il suo giudizio.
<< E’ tutto a posto. >> Disse Luna usando le stesse parole del ragazzo. << Adesso creo un varco e ce ne andiamo da qui. >> Disse in tono rassicurante, ma la sua voce tremava, come il resto del suo corpo.
Jamie scosse la testa. << Non riusciremo ad uscire senza portarci dietro quel coso… >> Disse disfattista. << Potremmo peggiorare la situazione… >> Jamie aveva ragione. Luna lo fissò con la bocca spalancata. Il ragazzo trasse un profondo sospiro e guardò prima la sua gamba, poi la ragazza. << Ora devi aiutarmi. >> Mormorò guardandola con serietà. Luna annuì. << Vai là dove c’è quella gabbia che mi blocca la gamba e quando te lo dico io comincia a sollevare. >>
Luna si diresse alla gabbia, nonostante sapesse che la sua forza non sarebbe bastata a sollevare quella cosa. Voleva aiutare Jamie, anche sapendo di non poter fare nulla. In fondo non poteva sapere se era realmente così difficile come pensava, se prima non ci provava…
Si avvicinò riluttante alla caviglia di Jamie; dovette trattenersi dal sentirsi male, quando vide la ferita e il sangue che ne usciva fuori. Cominciò a tirare quando ebbe sentito la voce del ragazzo, mentre Jamie cercava di tirare via la gamba da lì sotto, ma senza risultati. Il dolore alla caviglia si acuiva a ogni movimento, e Luna non era abbastanza forte per sollevare quella enorme gabbia. Le disse di fermarsi in tono frettoloso, stringendo i denti quando sentì una fitta alla caviglia e Luna tornò indietro. Jamie si sdraiò a terra e si spinse una mano contro la fronte, cercando di non pensare al dolore. Il suo sguardo girò per le macerie e si posò su un o strano scintillio. Allungò il braccio e riconobbe l’elsa della spada che aveva creato tempo addietro per Luna, e che la ragazza aveva portato con sé fino a quel momento; era rimasta sotto il crollo come loro. La afferrò e tirò con debolezza, riuscendo comunque a sfilarla dalle macerie. La lama era in buono stato. Sentì un’altra fitta alla caviglia e per poco la spada non gli cadde dalle mani. La passò a Luna. << Prova con questa… >> Disse. << Fai leva. >>
Luna sapeva già che quella spada sottile non sarebbe bastata a sollevare la gabbia, ma la prese comunque e andò a tentare. Jamie non sentì nessuna differenza nella forza che la gabbia esercitava sulla sua gamba, quindi avvertì Luna e la fece tornare da lui.
Aveva esaurito le idee. Non ne aveva avute molte, in realtà, ma si sentiva davvero impotente adesso che aveva capito che sollevare quella gabbia era inutile. Non c’era modo di tirare fuori di lì la sua gamba, e se avessero provato ad aprire un varco con lui in quello stato si sarebbero sicuramente portati dietro le macerie.
La scelta era una sola, ma Jamie esitò molto, prima di prenderla.
Mise la sua mano su quella di Luna, lasciata cadere con la spada sulle sue ginocchia; la ragazza che teneva lo sguardo basso si sorprese a vedersi comparire di fronte la mano del ragazzo. Ancora di più, la sua espressione seria e provata.
<< E’ stato un viaggio lungo… >> Disse Jamie.
Luna annuì, sentendo che quello era un momento drammatico; uno di quei momenti in cui Jamie si metteva a parlare con l’intento di colpire qualcuno al cuore. << Lunghissimo… >> Lo assecondò.
<< E’ stato bello… >> Mormorò Jamie addolcendo la sua espressione.
Stava delirando?
<< E credo proprio che sia giunto al termine… >> Mormorò continuando a fissare Luna, adesso sorridendo.
<< Torneremo a casa insieme, Jamie! Non ti lascerò qui! >> Puntualizzò lei stringendogli la mano con forza, cercando così di trasmettergli un po’ di vitalità in corpo e avvicinando il viso al suo.
Jamie chiuse gli occhi e si abbandonò a un sorriso. Non gli avrebbe lasciato il tempo di dirle di abbandonarlo. Ma lui non lo avrebbe detto. << Sì, Luna. >> Disse con calma. << Voglio tornare a casa con te, con Sophie e con tutti gli altri… >> Mormorò esausto.
Jamie alzò lo sguardo, e questa volta i suoi occhi arsero talmente tanto da far sentire a Luna una strana sensazione. Le strinse le mani a sua volta con più forza di prima. << Luna. >> Disse con fermezza. Non sorrideva più. Sembrava trattenere un urlo di dolore. Non disse niente. Alzò lentamente la sua mano con la spada, così che la ragazza potesse capire.
Ma Luna non voleva capire. Scosse leggermente la testa. << No… >> Sussurrò sul punto di svenire. Jamie le allungò la spada, guardandola con serietà. << No, Jamie… >> Lo pregò.
<< Luna. >> Disse di nuovo Jamie con più forza. << Se vuoi tornare a casa, devi tagliarmi la gamba! >> Scandì con forza. Non riuscì a credere di averlo detto per davvero. Luna adesso era sicura di quello che Jamie volesse, e scosse la testa con vigore più e più volte, sentendo il cuore battere con più forza e i polmoni richiedere più aria del normale. << Devi farlo, Luna! >> Le disse Jamie continuando a fissarla negli occhi. << Sai bene anche tu che è la nostra unica via di uscita da qui, e sei l’unica persona a cui posso chiedere una cosa del genere… >>
<< Jamie… No… >> Mormorò Luna in preda a una crisi emotiva. Cominciò a piangere. << Non farmi fare questo… >> Lo supplicò in lacrime.
<< Luna, ti prego! >> La supplicò in risposta lui.
I loro occhi si scontrarono per alcuni istanti. Jamie stava pregando la ragazza di tagliargli la gamba intrappolata per poter scappare, prima che qualche ulteriore crollo li uccidesse, mentre Luna voleva solo non doverlo fare. Si sentì una vigliacca, si sentì inutile per l’ennesima volta, ma questa volta non le importava: non voleva fare una cosa simile a Jamie. Gli avrebbe rovinato la vita, e non se lo sarebbe mai potuto perdonare.
<< Non voglio ucciderti… >> Pianse Luna.
<< Non mi ucciderai, ma mi salverai! >> Ribatté prontamente Jamie in tono rassicurante. << Potremo uscire di qui e tornare a casa. >>
<< Non voglio uccidere il Jamie che conosco! >> Esclamò Luna zittendolo. Il ragazzo la fissò confuso. Quindi lei aveva paura che un gesto simile potesse cambiare radicalmente non solo la loro vita, ma l’anima e il pensiero di Jamie, tutte le sue speranze e i suoi sogni.
<< Luna… >> Mormorò Jamie comprendendo la sua preoccupazione. Allungò una mano e le fece alzare lo sguardo verso di lui. << Le nostre vite sono cambiate dal momento in cui è cominciato tutto questo. Un giorno ti dissi che per te ci sarei sempre stato, e credo di aver mantenuto la parola… Ora ti chiedo di esserci per me… Ora sei tu che puoi porre la parola fine a tutto quanto con le tue mani. >> Lei continuava a piangere. << Non ucciderai il Jamie che conosci. >> Si mise una mano al petto. << Se dovesse sparire sarà perché mi sono arreso, e sarà solo colpa mia. >> La ragazza annuì incerta. << Ti prego, andiamo via. >> Le chiese con gentilezza.
Luna fissò intensamente la spada che teneva nelle mani, guardò la mano di Jamie che stringeva le sue con nostalgia. Tirò su col naso e annuì. << D’accordo Jamie. >> Disse. << Posso farcela. >> Aggiunse per darsi forza. Jamie sorrise e si sdraiò, preparandosi. Luna lo baciò sulla fronte, prima di spostarsi lentamente verso la gamba di Jamie.
Era lì davanti alla gamba sinistra del ragazzo. Voleva che tutto quello finisse più in fretta possibile. Fissò di nuovo la lama, specchiandosi in essa e vedendo la sua espressione. Era terribile. Il suo viso sembrava aver passato così tanti dolori, così tante tristezze che era un perenne tormento. Non sorrideva più, per quello che aveva passato. Non voleva che fosse più così. Voleva tornare a vivere spensierata, felice, con suo fratello e con Jamie e con Sophie e tutti gli altri.
Allungò piano la lama, facendole sfiorare i pantaloni di Jamie per capire bene dove colpire. Alzò piano la spada e la abbassò di nuovo con leggerezza. Sospirò, cercando di riacquistare la calma, ma era impossibile: le sue mani continuavano a tremare, impedendole di tenere saldamente la spada, e le sue gambe fremevano senza lasciarla ferma un solo istante, nonostante fosse inginocchiata.
Luna trasse un lungo sospiro e trattenne l’aria, strinse i denti, avrebbe voluto chiudere gli occhi, ma non poteva. Doveva restare concentrata. Alzò la spada e rivolse un ultimo sguardo dispiaciuto a Jamie.
 
*
 
Bruto tirò via un altro masso dalla montagna di macerie che si era formata quando la gabbia era caduta addosso a Nightmare e Luna. Tutti quanti stavano aiutando a scavare; solo Fearless era rimasta indietro con Segugio che abbaiava isterico. Era terrorizzata da quella situazione orribile, ma era riuscita almeno a fermare temporaneamente il crollo, per permettere alla Squadra di andare ad aiutare Nightmare e Luna.
<< Continuate a cercare! >> Urlava Coniglietto di Pasqua. Purtroppo i massi che erano crollati addosso ai ragazzi erano molto grandi e sarebbe stato difficile spostarli, e se fossero crollati del tutto i due ragazzi lì sotto sarebbero stati schiacciati.
All’improvviso una luce accecante illuminò la caverna. Tutti si voltarono a guardare la luce che era comparsa in mezzo alla caverna dal nulla. Da lì vennero scagliati fuori Nightmare e Luna. Caddero a terra uno addosso all’altra e lei cercò di aiutare il ragazzo a rialzarsi con cautela. L’intera Squadra corse verso di loro, per accertarsi che stessero bene. Quando videro lo strato di bende sporco di rosso sangue sulla gamba di Jamie, dove avrebbe dovuto esserci il suo piede, ammutolirono tutti quanti. Fu l’urlo terrorizzato della piccola Sophie a destare la Squadra. Subito cominciarono le domande.
<< Che diavolo è successo? >>
<< State bene? >>
<< Che hai fatto?! >>
Ognuno aveva una domanda, ma ogni quesito era in realtà la stessa domanda, e Jamie rispose a tutte quante con:<< Andiamo… Via. >>
Si teneva a Luna, che gli offriva la spalla, e aveva lo sguardo basso ed esausto. A ogni movimento sembrava avere una fitta di dolore; tutte le smorfie che assumeva lo confermavano.
Coniglietto di Pasqua, dopo un attimo di esitazione, riassunse il sangue freddo e cominciò a impartire ordini:<< Torniamo alle macchine! In fretta! >> Abbaiò a tutti, poi cominciò a dare indicazioni, mentre Luna, Jamie e Sophie si avviavano. << Giuda e Runner, precedeteci e avviate i motori. Siaiei e Occhio di Falco si occuperanno di eventuali pericoli nella galleria, e Bruto, Thor e Rage ci copriranno da quella marea di Incubi fuori controllo. >> Giuda e Runner annuirono e scattarono di corsa, precedendo tutti e inoltrandosi in una galleria che avevano aperto precedentemente. Siaiei e Occhio di Falco imbracciarono i fucili e si prepararono a coprire la Squadra durante la trasferta, mentre Thor, Bruto e Rage restarono indietro, con sempre vicino il fedele Segugio, per sparare agli Incubi e accertarsi che non li seguissero. Tutti gli altri si incamminarono verso l’uscita.
Jamie si fermò, costringendo anche Luna e Sophie a fare lo stesso. Si voltò e guardò nella grotta. Quel bambino che era Pitch Black era ancora lì, immobile e indifeso, come addormentato, nonostante avesse gli occhi aperti e fosse seduto in posizione eretta. << Prendiamo Pitch! >> Urlò con sforzo.
<< Cosa? >> Chiese incredulo Coniglietto di Pasqua. Jamie ripeté la sua richiesta.
<< Portiamo con noi Pitch! >>
Lupo Solitario lo guardò confuso, poi si voltò e avvistò il bambino in mezzo alla confusione. La grotta stava crollando, non potevano rischiare per lui. Coniglietto di Pasqua stava cercando di dirglielo, ma Lupo Solitario scattò, puntando contro il bambino, mentre il leader gli urlava dietro di fermarsi. Superò le macerie del crollo e schivò delle rocce che stavano per cadergli addosso. Raggiunse Pitch e lo afferrò in corsa, prendendolo in braccio e compiendo un’inversione per tornare indietro. Sentì un forte frastuono e capì che la grotta stava crollando. Saltò su una roccia sporgente e si diresse a tutta velocità verso il gruppo, seguito da Bruto, Thor, Rage e Segugio in fuga dal crollo.
I cinque arrivarono nella grotta sicura poco prima che l’intera caverna di Pitch crollasse e il passaggio per quella galleria si chiudesse completamente. Lupo Solitario si piegò a riprendere fiato, per una volta senza nascondere la stanchezza e la paura che aveva provato durante la corsa. Sul suo viso si poteva vedere l’effetto dell’adrenalina che gli aveva dato uno strano sorriso isterico.
Coniglietto di Pasqua sospirò frustrato. Si avvicinò e gli puntò un dito al petto. << Non farlo mai più! >> Scandì minaccioso, ma con un mezzo sorriso sconvolto sul viso. Gli diede un colpo dietro alla testa per fargli intendere che aveva fatto una mossa avventata, e cominciò a camminare. << Andiamo. >> Disse finalmente, senza più voltarsi indietro.
Jamie rivolse uno sguardo di gratitudine al ragazzo, che ansimava ancora con in braccio il bambino stralunato, poi si voltò e si fece aiutare da Luna e Sophie ad andare avanti.
La galleria portava all’aperto, lontano dal lago ghiacciato dove era la caverna, dall’altro lato della montagna che si stagliava sopra di esso. Stava nevicando, si era fatta sera; quanto tempo era passato? C’erano il vecchio furgone della Squadra, la moto di Lupo Solitario e il fuoristrada di Jamie parcheggiati proprio davanti all’uscita, i motori erano già bollenti, e Runner e Giuda erano là davanti ad aspettare il loro arrivo. Non appena li videro aprirono le portiere del fuoristrada e aiutarono Jamie a prendere posto in esso; il suo posto. Luna e Sophie si sedettero accanto a lui e gli rimasero molto vicine. Coniglietto di Pasqua andò davanti alla sua portiera, ma non salì. Si mise a guardare il resto della Squadra mentre saliva sul furgone: Giuda, Occhio di Falco, Siaiei, Thor, Runner, Segugio si posizionarono dietro, mentre Bruto e Rage salirono nella cabina del guidatore; Topo di Fogna e Cane Pezzato aprirono il bagagliaio del fuoristrada e ci si infilarono dentro, chiudendolo subito dopo; Lupo Solitario aprì lo sportello del fuoristrada che portava nel sedile del passeggero e legò il bambino alla cintura, alzando lo sguardo verso Coniglietto di Pasqua, come per chiedergli il permesso; il leader annuì piano e subito Lupo Solitario chiuse lo sportello e corse saltando in sella alla sua moto e agganciando la sua spada al lato sinistro di quella, facendo sporgere l’impugnatura leggermente accanto al suo braccio sinistro.
Il leader distolse lo sguardo da Lupo Solitario che faceva rombare il motore della sua moto e alzò lo sguardo verso la montagna, fino a fissare la Luna, nascosta in parte dalle nubi. << E’ fatta. >> Mormorò. << Grazie. >>
Poi entrò nel fuoristrada e partì seguito dal furgone e dalla moto.
Jamie era in stato catatonico. Sophie e Luna erano vicino a lui, pronte ad aiutarlo nel caso avesse bisogno di qualcosa. << Stiamo andando a casa, Jamie. >> Sussurrava Luna, mentre Sophie rimaneva attaccata al braccio inerte del fratello con espressione addolorata.
Nonostante il dolore e la stanchezza, Jamie riuscì a sorridere a quella frase, rincuorando in parte Luna e Sophie, che così si rilassarono un po’, e si addormentarono con lui, senza più incubi.

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Capitolo 96
*** Eroi ***


La ragazza diede un calcio al sacco appeso al soffitto. Saltellò lateralmente e lo colpì un paio di volte con il destro, poi sferrò un sinistro con tutta la forza che aveva. Sentì un movimento alle sue spalle; non si voltò per vedere cosa fosse: lo sapeva già. Si lanciò in salto all’indietro, piegando la schiena e schivando i coltelli che vennero scagliati contro di lei. Mentre compieva una capriola all’indietro afferrò una spada dalla lama ricurva che era rimasta lì a terra; non appena fu tornata sui suoi piedi si voltò vedendosi comparire davanti due manichini dall’aria minacciosa, protetti da armature e con armi spiegate. Alzò la spada e conficcò la lama nella spalla scoperta del manichino di destra, dandosi la spinta da sinistra per colpire. Estrasse con un gemito la spada e fece un salto laterale, mettendosi in mezzo ai due manichini e infilzando il secondo nel ventre, approfittando del suo spostamento e di un punto di congiunzione delle piastre dell’armatura. Estrasse la lama e si voltò, sentendo un rumore di meccanismi sferraglianti. C’erano tre pistole puntate su di lei, tenute da dei bracci meccanici che cominciarono a sparare. Lei si piegò di lato passando la spada nella mano sinistra, che rimase sollevata, e avanzò con un balzo basso. Quando fu sotto le tre pistole si alzò con un salto, tagliando il braccio che impugnava la pistola a destra, poi si voltò e scendendo colpì quello accanto. Approfittò della sua discesa e scattò sotto il braccio centrale, spingendosi con la mano destra; continuò a darsi la spinta e saltò levando in alto la spada, tagliando l’ultimo braccio. Poi fece una piroetta e atterrò a terra mantenendo l’equilibrio  puntando la spada a terra. Ma non era finita. C’era in fondo alla stanza, un altro manichino armato con un fucile che cominciò a sparare contro di lei e nascosto dietro a uno scudo. Trattenne un’imprecazione e scattò di lato, spingendosi sul muro destro. Saltò e si diede la spinta dal muro verso il manichino. Con un colpo di spada gli recise la testa, atterrando poco dietro di lui; il fucile smise di sparare all’istante, e la ragazza poté riprendere fiato, nonostante non volesse mostrare di essere affaticata.
Si sentì un battito di mani lento e ritmico. Un ragazzo più grande di lei sorrideva compiaciuto, ma sembrava prendersi anche gioco di lei con quell’applauso. Lei lo ignorò. << Sei stata davvero brava… >> Disse facendo qualche passo verso di lei. Si fermò e adocchiò la testa del manichino. La guardò con disappunto. << Anche se avresti potuto evitare di esagerare così… >> Disse piegandosi per raccoglierla. << Poverino… Che ti ha fatto di male? >> Chiese facendo una faccia comica e sollevando la testa del manichino all’altezza della sua.
La ragazza rimase di spalle. << Non era questo il piano. >> Disse infastidita.
Il ragazzo fece qualche passo verso di lei. << Dovresti sapere che le cose non vanno mai come ti aspetti… >>
<< Mi avevate detto che ci sarebbero stati manichini e coltelli; nessuno aveva mai parlato di armi da fuoco! >> Ribatté contrariata. Si voltò e andò verso l’uscita, infilando la spada in una cinghia ai pantaloni. Il ragazzo rimise la testa del manichino al suo posto e allargò le braccia con un sorriso innocente.
<< Dopo tutto quello che abbiamo passato non pensi neanche un po’ agli imprevisti, Luna? >> Chiese. Luna si fermò accanto a suo fratello e gli rivolse uno sguardo minaccioso, ma lasciò perdere e uscì dalla stanza.
<< Comunque il test è superato, vero? >> Chiese senza fermarsi. Lupo Solitario fu dietro di lei.
<< Come ero sicuro, del resto. >> Disse sorridendo. Luna si limitò ad annuire soddisfatta mentre da una porta nel corridoio uscivano Coniglietto di Pasqua, Topo di Fogna e Siaiei, sorridenti.
<< Complimenti, ragazza… >> Disse Topo di Fogna avvicinandosi barcollando e tenendo le mani nelle tasche. Continuò Siaiei.
<< Hai superato l’esame brillantemente. >> Disse l’uomo rivolgendo un sorrisetto a Coniglietto di Pasqua, che si fece avanti.
Coniglietto di Pasqua le strinse le mani nelle sue. << Ora fai parte della Squadra. >> Luna rispose con un sorriso di complicità. Dopo la loro ultima battaglia, sia Topo di Fogna che Cane Pezzato erano ufficialmente entrati a far parte della Squadra. L’uomo aveva reagito con poco entusiasmo alla notizia, ma tutti sapevano che era entusiasta di essere quello che era diventato, mentre Cane Pezzato aveva esultato con forza, dicendo a Coniglietto di Pasqua che non lo avrebbe deluso… Luna aveva pensato che fosse un po’ ingenuo pensarlo, dopo aver visto di cosa era capace il ragazzo, nel loro viaggio. Così la Squadra era rimasta unita fino a quel momento. Luna aveva cominciato a pensare a quella strada dopo la fine del loro viaggio, una volta tornati a casa e cominciato a ricostruire la città. Aveva pensato che entrando a far parte della Squadra sarebbe stata di più aiuto che come semplice civile. Suo fratello l’aveva appoggiata sin dal primo momento, e tutti sapevano già che sarebbe passata. Quel giorno Luna si comportava in modo un po’ superbo solo per il fatto che era stata presa nella Squadra.
La ragazza sorrise a tutti i presenti, poi si mise a camminare. Era stata nervosa fino a quel momento, anche se non lo aveva lasciato intendere, ma ora che era passata non voleva l’ora di farglielo sapere; e cominciava ora la parte difficile. Lupo Solitario, Coniglietto di Pasqua, Topo di Fogna e Siaiei furono dietro di lei. Passando per un corridoio il gruppo incontrò Cane Pezzato seduto davanti alla porta di un appartamento piegato su sé stesso intento ad armeggiare con qualcosa avvolto in un panno. Quando vide la ragazza le sorrise.
<< E’ andata bene? >> Chiese sicuro della risposta. Luna si limitò a sorridergli e il ragazzo cambiò domanda. << Stai andando di già? >> Anche questa volta Luna sorrise. Il ragazzo si alzò trepidante e portò con sé quel panno.
Cane Pezzato si era specializzato nella meccanica, l’elettronica e l’ingegneria in quegli ultimi tempi. Conosceva alla perfezione i componenti di un fucile come quelli di una macchina, tanto da costruirne di sue. Aveva sempre continuato a migliorare le sue creazioni, credendo sempre in sé stesso. Qualcosa che gli era stato insegnato durante il loro viaggio…
In una sala grande, doveva essere un salone per le riunioni prima dell’arrivo degli Incubi, il gruppo incontrò Thor che si fece spazio in mezzo alla folla sbracciandosi per farsi vedere e Occhio di Falco, Giuda e Runner, che erano lì a conversare in attesa che arrivassero loro. A Thor era ricresciuto qualche capello in testa, dopo aver lasciato le armi per un po’ di tempo, ma il suo desiderio di sfide non lo aveva mai abbandonato. Occhio di Falco continuava ad avere una vista eccellente e una volta tornati a casa aveva deciso di tentare ad aiutare i malati e i feriti. Giuda era sempre in ottima forma, si allenava costantemente anche lui, come Thor, ma non per questo trascurava gli amici. Runner era diventato più alto. Era sempre stato il più giovane della Squadra; quando Cane Pezzato era entrato a farne parte si era comportato come un fratello maggiore, preoccupandosi di tutto per lui, risultando a volte eccessivo. Luna sperava che non sarebbe finita così anche con lei. I tre salutarono la ragazza con dei sorrisi amichevoli.
Quando Thor fu riuscito a farsi strada tra la gente che chiacchierava, Luna scoprì che con lui c’era anche Segugio. << Siete arrivati, finalmente. >> Commentò Thor mettendosi una mano dietro la testa.
<< Bruto e Rage dove sono? >> Chiese Coniglietto di Pasqua puntando un dito contro Segugio scodinzolante.
Thor sembrò spaesato. << Bruto mi ha lasciato Segugio e ha detto che doveva fare una cosa… >> Guardò da un’altra parte. << Saranno qui a momenti. >> Disse con un sorrisetto.
Dopo essere usciti dalla sala ed essere entrati in un altro corridoio, Luna guidò il gruppo in un ascensore capace di trasportarli tutti quanti. Cominciarono a salire. Rimasero in silenzio finché all’improvviso l’ascensore non si fermò, e dalle porte entrarono Bruto e Rage affannati.
<< Bruto! Dove diavolo eravate? >> Esclamò autoritario Coniglietto di Pasqua. Bruto riprese fiato appoggiandosi con la schiena a una parete dell’ascensore mentre quello ripartiva e esalò delle parole.
<< Non succederà più, capo. Ma non posso prometterlo… >> Si girò e sorrise dolcemente a Rage, che rispose al sorriso con un altro sorriso.
Che Bruto e Rage si fossero messi insieme non era un segreto, anche se Luna aveva mancato la parte in cui era successo… Quando erano stati divisi dopo la battaglia con Pitch e Jack Frost, il burbero Bruto aveva dichiarato i suoi sentimenti alla schietta e insensibile Rage, e lei lo aveva accolto a braccia aperte, a seconda del racconto di Cane Pezzato. Luna si chiese se fosse stato esattamente come Cane Pezzato aveva detto oppure se avesse addolcito il racconto rendendolo più romantico, essendo forse imbarazzante o poco entusiasmante… In qualunque modo fosse andata, la relazione dei due aveva reso più riflessivo Bruto e aveva addolcito Rage. Sembravano essere fatti l’uno per l’altra.
L’ascensore tornò a salire. Questa volta non ci furono interruzioni. Concluse la sua corsa all’ultimo piano del palazzo. C’era un piccolo pianerottolo quadrato con una sola porta di fronte all’ascensore. Luna uscì da lì e fece un gran respiro. La ragazza era davanti a tutta la Squadra. Alzò una mano e la posò sulla maniglia della porta. Una mano si posò sulla sua spalla.
<< Ehi. >> Disse una voce bisbigliando. << Sei forte, sorellina. Lui lo sa già. >>
Luna sorrise grata a suo fratello, anche se non si voltò a guardarlo, ma quella frase le diede il coraggio di cui aveva bisogno per spingere la porta.
La stanza era buia e vuota. A terra c’era un tappeto rosso che ricopriva il pavimento di tutta la stanza. C’era uno specchio posto in fondo, dall’altro lato della porta, in modo che chi entrasse potesse vedersi riflesso. La Squadra entrò tutta facendo attenzione a non fare rumore. C’erano due strade: a sinistra c’era una porta che dava per le camere da letto, mentre a destra c’erano il soggiorno e la cucina, la sala da pranzo. Da lì si sentivano dei rumori, delle voci acute. Luna riconobbe subito una delle vocine in quella stanza, e pensò che probabilmente fossero tutti là. Si fece coraggio e si avvicinò alla porta e si affacciò.
La sabbia nella clessidra scendeva continuamente, questo era l’aspetto più bello e triste del tempo. A terra, sopra a un tappeto marrone e nero c’erano seduti due bambini: Sophie e Pitch. Stavano giocando con delle costruzioni; era così bello vedere dei bambini giocare spensieratamente dopo tutto quello che avevano passato… Dietro di loro c’era un divano abbastanza capiente e dall’altro lato una televisione che restava sempre spenta; Luna lo sapeva, perché non c’era giorno che passasse senza che lei andasse lì, e quel televisore era sempre stato spento. Poco distante dai due bambini c’era un tavolino su cui era poggiata la clessidra, accanto ad essa c’era una corona di fiori fatta con dei bucaneve, e davanti al tavolino era seduto su una sedia di legno Nightmare, il gomito poggiato su di esso e il pugno sul muso, l’espressione concentrata sui granelli di sabbia che cadevano, lo sguardo fisso e perso nel vuoto, un sorriso impercettibile era dipinto sul suo viso. Il braccio sinistro era lasciato cadere lungo il fianco, e toccava leggermente la gamba sinistra, la quale non raggiungeva la fine come la destra, ma si fermava verso la caviglia, e la gamba dei pantaloni dondolava vuota.
Sui muri della stanza erano appesi dei disegni fatti con del carboncino nero riguardanti tutti loro. Vecchi ricordi da conservare…
Non appena si avvicinò a loro, Luna sentì un sussulto al cuore. Vide Sophie girarsi e avvistarla. La bambina si alzò in piedi e la salutò con vivacità. << Luna! >> Esclamò contenta di vederla correndole incontro. Luna lasciò che la bambina la abbracciasse. Mentre Sophie la stringeva, la ragazza sentì tutto il suo amore cercare di uscire, tutto il suo affetto era concentrato in quell’abbraccio.
<< Ciao, Sophie. >> Disse Luna scompigliandole i capelli dall’alto, mentre la bambina non smetteva più di stringerla. Luna alzò lo sguardo e vide il bambino dagli occhi grigi. La scrutava con sguardo misterioso, cercando di capire cosa nascondesse la ragazza. Poi sorrise e salutò Luna agitando una mano. La ragazza fu felice di vederlo reagire così e alzò una mano a sua volta.
Anche Nightmare aveva alzato lo sguardo. Fissava Luna con un mezzo sorriso che fece intendere la sicurezza del ragazzo. Luna gli sorrise e andò accanto a lui. << Ciao Jamie. >> Sussurrò abbassandosi su di lui e avvicinando il viso al suo. Lo baciò sulla guancia e gli sorrise un’altra volta. Jamie sorrise a sua volta, e la ragazza si sentì rincuorata una volta visto il  suo sorriso. Tirò un gran respiro e disse:<< Mi hanno presa nella Squadra, Jamie. >>
Il ragazzo sorrise sinceramente. << E’ magnifico, Luna. >> Rispose per niente sorpreso. Luna si era aspettata una reazione composta da parte di Jamie, ma lo abbracciò eccitata come se avesse lanciato un urlo di gioia.
La ragazza trattenne le lacrime di gioia e guardò Jamie negli occhi. << E… C’è un’altra cosa… >> Disse sempre sorridendo. Jamie la guardò interrogativo. Luna si voltò e guardò Cane Pezzato, facendogli cenno di avvicinarsi.
Il ragazzo si avvicinò senza esitare, dopo aver preso un bel respiro, e mostrò a Jamie ciò che era coperto da quel panno che si portava in giro. Jamie rimase sbalordito. Alzò lo sguardo e puntò un dito sull’oggetto. << Lo hai fatto tu? >> Chiese a bocca spalancata.
Cane Pezzato annuì fiero. << Vuoi… Provarlo? >>
Jamie fissò il contenuto del panno per qualche istante, poi annuì deciso e si fece aiutare da Luna ad alzarsi. Cane Pezzato gli porse la spalla e lo portò nell’altra stanza. << Torniamo tra qualche minuto. >> Disse rassicurante mentre Jamie andava con lui fuori da lì.
I bambini stavano giocando, ma dopo che Cane Pezzato aveva mostrato a Jamie il contenuto di quel pacco, si erano incuriositi e avevano prestato attenzione alla situazione. Luna aspettò che Jamie sparisse dietro la porta prima di voltarsi verso la Squadra e rivolgere loro un sorriso speranzoso. Sospirò e andò da Sophie. La bambina ammiccò contenta quando Luna si fu avvicinata. Luna poté vedere i segni sulle guance che si era procurata quando la bambina aveva scoperto di possedere i suoi poteri, quelle piccole bruciature simmetriche, e una cicatrice sottile sulla guancia destra che aveva ricevuto durante una battaglia contro Pitch Black e Jack Frost, tempo addietro… Era tutto nel passato…
Luna si abbassò su Sophie scompigliandole ancora i capelli, poi la strinse a sé, cercando di farsi dare forza da quella bambina così piccola. Era così felice che fossero ancora tutti là, insieme…
Pitch le guardava abbracciarsi da terra con un mezzo sorriso in viso. Inizialmente non tutti erano stati d’accordo con Jamie sul portare il bambino con loro; pensavano che potesse prendere coscienza dei suoi poteri e tornare quello che era un tempo, ma Jamie lo aveva difeso, dicendo che sarebbe diventato quel Pitch Black solo se avessero continuato a ignorarlo, a isolarlo e a chiamarlo mostro. Aveva bisogno di amore, non voleva fare male a nessuno, e col tempo si capì che era solo quello che sembrava: un bambino desideroso di affetto.
Jamie aveva raccontato a Pitch il suo passato, i suoi ricordi… Quando aveva finalmente preso coscienza, dopo la loro ultima battaglia, era apparso come un guscio vuoto: privo di qualunque informazione. Forse lo shock gli aveva fatto perdere la memoria su tutto, compreso quello che aveva fatto con Jack Frost negli ultimi anni. Jamie era stato sincero con lui, e gli aveva detto tutto, concludendo dicendogli che avrebbe potuto scegliere lui cosa fare da quel momento. E il bambino scelse di restare…
Dopo alcuni minuti la porta dove Cane Pezzato e Jamie erano entrati si aprì, e i due ragazzi uscirono in piedi e a testa alta, uno accanto all’altro. Jamie aveva una protesi in metallo agganciata alla gamba sinistra. Zoppicava nonostante si stesse appoggiando a Cane Pezzato. Era sottile e squadrata, i bordi assumevano la forma di un esagono irregolare, e di sotto scendevano due sottili uncini flessibili che reggevano il corpo del ragazzo. Jamie aveva un’espressione strabiliata e sembrava affaticato. Non riusciva a credere a quello che stava accadendo in quel momento. Non riusciva a credere che stesse di nuovo camminando con tutte e due le sue gambe. Ansimava con forza, quasi sul punto di mettersi a gridare. Non staccava gli occhi da quella sua gamba di ferro che lo sorreggeva perfettamente.
<< E’ incredibile… >> Sussurrò. Alzò lo sguardo verso Luna e tutto il resto della Squadra. << E’ incredibile! >> Disse con un’espressione incredula. << Io… >> Abbassò lo sguardo di scatto e scoprì così che Cane Pezzato lo aveva lasciato. Jamie era in piedi da solo. << Io riesco a camminare! >>
A quella frase Bruto lanciò un urlo di vittoria trascinando con sé tutta la Squadra. Luna scattò incontro Jamie abbracciandolo, seguita da Sophie. Jamie reagì con sorpresa a quel gesto e sbandò un po’ quando Luna gli fu addosso. Lei non si preoccupò per il suo equilibrio; era felicissima di vederlo di nuovo in piedi. Sin da quando Luna era stata costretta a tagliargli la gamba pensava che Jamie provasse del risentimento verso di lei. Aveva sempre creduto di avergli rovinato la vita per quello che aveva fatto; adesso cominciava la salita per una vita normale.
<< Cane Pezzato… >> Fece Jamie voltandosi verso il suo amico. Sorrideva. << Sei un genio! >>
Cane Pezzato abbassò lo sguardo lusingato come per dire che non era il caso, ma Jamie scattò contro di lui e lo abbracciò amichevolmente, stringendolo con forza come non aveva mai fatto con nessuno. Era uno di quegli abbracci tra amici che aveva sempre ricevuto da persone come Bruto o Giuda. Era la prima volta che abbracciava qualcuno in quel modo. Subito dopo arrivarono gli altri: Bruto e Thor si lanciarono addosso ai due ragazzi, strofinandogli le teste, mentre Cane Pezzato rideva nella morsa di Jamie; arrivarono Giuda, Occhio di Falco e Runner che gli diedero delle vigorose pacche sulle spalle, e Segugio che si mise a saltare eccitato attorno a loro. Poi Coniglietto di Pasqua, Rage e Siaiei, che mantennero un certo contegno, nonostante l’euforia. Topo di Fogna aspettò che le acque si calmassero un po’ per stringere in un forte abbraccio tutti e due i ragazzi, cogliendoli di sorpresa.
Luna, Lupo Solitario e Sophie rimasero lontani dalla massa, a fissare contenti la felicità del ragazzo. Luna si sentiva meglio, ora che aveva visto Jamie stare in piedi sulle sue gambe, e Sophie era piena di gioia. Lupo Solitario fissava con soddisfazione quel ragazzo che era cresciuto così in fretta da dover rinunciare alla sua infanzia, ma aveva acquistato una grande forza e molte grandissime amicizie. Sentì tremare la sorella. La vide piangere. << C’è qualcosa che non va? >> Chiese abbassandosi un po’ su di lei.
Luna scosse la testa continuando a piangere. << No… >> Disse. << Va tutto a meraviglia… >>
Lupo Solitario guardò prima lei e poi Jamie, circondato dai suoi amici. Le mise un braccio attorno alle spalle e la avvicinò a sé, offrendole conforto. << Piangere è un conforto per l’anima. >> Mormorò. << Non è un problema, se piangi. >>
Luna si asciugò un po’ e abbracciò il fratello. << Lo so… >> Tirò su col naso. << Lo so, è che sono troppo felice… >>
Lupo Solitario le batté piano la mano sulla spalla. << Anche io lo sono. >> Disse con calma.
Sophie guardò Luna sopra di lei che si stringeva a suo fratello, poi guardò Pitch, che se ne stava in disparte seguendo la scena con un sorrisetto compiaciuto. Corse da lui e gli bisbigliò qualcosa in un orecchio. Il bambino annuì e si lanciò in mezzo alla folla, prendendo Jamie per una mano e tirandolo fuori di lì. Sophie andò da Luna e fece la stessa cosa con lei, portandola via di lì.
Sia Jamie che Luna non capirono cosa stesse succedendo, e tutti gli altri gli andarono dietro. Il gruppo uscì dalla casa e si riversò nell’ascensore. Jamie e Luna furono posti uno accanto all’altro. Si guardarono stupiti dalla mossa di Sophie e Pitch, li guardarono mentre premevano il pulsante che faceva scendere l’ascensore al piano terra e videro le porte chiudersi.
<< Ma… Sophie, che fate? >> Chiese Jamie confuso. Sophie aveva un sorrisetto furbo stampato in viso; non disse niente. Pitch era della sua stessa espressione.
Non avrebbero avuto risposte dai bambini, quindi aspettarono in silenzio che l’ascensore raggiungesse il piano terra. Durante la discesa Jamie e Luna fecero girare lo sguardo lungo le pareti della cabina, finendo per guardarsi negli occhi a vicenda. Ridacchiarono quando i loro sguardi si incontrarono.
Jamie si perdeva ogni volta che fissava l’occhio destro di Luna, verde cristallino, sembrava scandagliare l’anima di chi fissava fino in fondo, ed era così bello… Era meno bello da vedere l’occhio sinistro con la sua cicatrice e l’iride azzurro opaco, ma a Jamie non importava. Luna era quella ragazza accanto a lui, bellissima e splendente come il Sole; era tutta lei, non solo una parte di lei.
Luna ogni volta che guardava Jamie finiva per soffermarsi sul suo sorriso. Si chiese come quel ragazzo non avesse perso il sorriso dopo tutto quello che avevano passato: era un sorriso genuino, sincero, buono. La faceva sognare ogni volta che lo vedeva sorridere a quel modo. Poi guardava le sue cicatrici, i segni che quella guerra aveva lasciato sul suo corpo, e pensava che quel ragazzo era davvero forte…
Le porte dell’ascensore si aprirono e i bambini sgattaiolarono fuori eccitati. Jamie e Luna continuavano a non capire cosa avessero intenzione di fare, ma sembrò che il resto della Squadra sapesse cosa fare, e li spinsero verso quella che sembrava un’uscita. Jamie non usciva mai. Era sempre rimasto rinchiuso in casa a meditare, a guardare Sophie e Pitch; non si affacciava nemmeno alle finestre, forse per paura che qualcuno lo attaccasse per la sua diversità. Ma a chi doveva interessare, diceva Luna. Alcune volte la ragazza pensava che il ragazzo si fosse davvero arreso, ma quando lo vedeva sorridere… Si dimenticava di quello a cui pensava.
<< Insomma, Sophie, dove ci stai portando? >> Chiese Jamie spazientito quando ebbero superato una porta a vetri scorrevole. Sophie continuava a tirare Jamie.
<< C’è una cosa che devi vedere! >> Disse eccitata. << Io e Pitch la abbiamo vista da una finestra, ma non siamo mai scesi a vederla di persona. >>
<< E che cos’è di tanto eccitante? >> Chiese Jamie cercando di stare al passo della bambina. Lei era veloce, e lui sarebbe potuto essere più veloce, ma il suo equilibrio era precario, ancora nuovo a quella sensazione…
Forse Coniglietto di Pasqua capì di cosa parlava la bambina, e disse:<< Quando la vedrai, capirai. >> Mettendo più curiosità al ragazzo.
Erano fuori in strada, la gente che li vedeva si faceva da parte per lasciar passare quel gruppo di persone strane. Ma in realtà la gente li conosceva; li conoscevano tutti. Quelli erano gli eroi che avevano vinto la guerra e che avevano riportato la serenità, la pace, il caldo nel mondo. E c’era anche quel ragazzino che poche volte avevano visto, quel ragazzino che all’inizio non notava nessuno, che la gente evitava; poi era diventato un guerriero, era partito ed era tornato cresciuto e cambiato. Era tornato da eroe.
A Jamie non interessava molto che lo chiamassero eroe; era un ragazzo normale come tutti loro, e l’unica cosa che voleva era essere riconosciuto come una persona diversa… Aveva ribadito più e più volte che gli eroi erano coloro che lo avevano aiutato ad andare avanti, che lo avevano fatto crescere e che si erano sacrificati per lui… Non voleva che la gente pensasse che fosse stato tutto merito suo.
Raggiunto un angolo, Sophie portò Jamie in una piazza dove due statue di marmo si innalzavano al centro di essa: erano un uomo di circa cinquant’anni, i capelli corti e una corta barba ispida e una donna dai capelli lunghi e un sorriso enigmatico in viso. Jamie rimase a bocca spalancata quando li vide.
Sotto alle statue c’erano due piedistalli su cui erano incisi i loro nomi in codice: “Kallisto martire dell’insurrezione.” “Fatina dei Denti martire dell’insurrezione.”
Jamie non riusciva a credere ai suoi occhi. << Hai sempre detto che gli eroi erano quelli che hanno reso possibile tutto questo… Quelli che si sono sacrificati per tutti noi… >> Disse Coniglietto di Pasqua avvicinandosi al ragazzo e posandogli una mano sulla spalla, mentre Sophie guardava le due statue e il fratello con eccitazione. << Abbiamo pensato allora di rendere loro omaggio. >> Concluse alzando la mano per mostrare le statue.
Kallisto aveva un aspetto marziale, lo sguardo duro e deciso, il petto in fuori e le braccia scendevano lungo i fianchi, mentre una gamba era più avanti dell’altra; aveva indosso la sua armatura e impugnava nella mano destra la sua rivoltella.
La Statua di Fatina dei Denti dava un senso di calma e pace; sorrideva, ma i suoi occhi erano più profondi di un semplice sorriso; sembravano scrutare l’anima di qualcuno di fronte a sé. Aveva un lungo vestito con le maniche larghe e che ricadeva sul piedistallo. Le braccia erano leggermente allargate e sembrava avere la schiena leggermente piegata verso dietro.
Arrivò un omone panciuto e con una barba bianca con un’espressione paciosa in viso; era il vecchio Babbo Natale, che dopo la fine della guerra si era mosso per rimettere in sesto la città ed era stato alla fine eletto sindaco, dimostrata la sua abilità e il suo interesse per il popolo; in fondo era stato lui da solo a creare quel covo sotterraneo e a renderlo più sicuro possibile. Si sorprese a vedere Jamie lì, e lo salutò con vigore. Poi, quando vide la protesi alla gamba, rimase a bocca aperta. Era da parecchio tempo che non lo vedeva, e quella sorpresa lo fece davvero contento. Quando l’omone seppe che a costruire la gamba era stato Cane Pezzato, rimase ancora più stupito.
<< Sei tornato come un tempo, allora, ragazzo? >> Chiese Babbo Natale ridendo. Jamie sorrise guardando le statue.
<< Non proprio… >> Disse pensieroso. << Non potrei mai tornare quello che ero una volta… >> Quella frase tolse il sorriso a Babbo Natale, ma Jamie non intendeva offendere o altro. Fece dei passi in direzione delle due statue. Il gruppo che era dietro di lui attese in silenzio.
Jamie si fermò di fronte alle due statue. Alzò lo sguardo e le contemplò entrambe. Erano fantastiche, se solo Kallisto e Fatina dei Denti le avessero viste… Lui probabilmente avrebbe preferito fracassarla con una mazza ferrata, piuttosto che tenerla lì dov’era, e la donna avrebbe cercato di non farci caso, continuando a comportarsi normalmente, senza dare nell’occhio… Eh già… Pensò Jamie. Non erano proprio i tipi che accettavano la gloria e la fama… Gli sfuggì un sorriso. Mise una mano sul piedistallo della statua di Kallisto, esaminando la targa.
La statua di Kallisto sembrava tenere d’occhio tutta la città, dalla sua posizione, il suo sguardo attento e severo, però Jamie sapeva che lui non era solo così: era un uomo gentile, responsabile, uno di quegli uomini degni di essere chiamati “padre”.
<< E’ stato un lungo viaggio… >> Sussurrò in modo che solo lui e Kallisto potessero sentire. << Se non ci fossi stato tu a darmi forza e a mostrarmi la via, probabilmente non avrei superato la prima notte… >> Sospirò. << E’ stato difficile perderti… Pitch aveva pensato che quello mi avrebbe demoralizzato, mi sarei arreso… Ma in realtà è stata una spinta, un motivo in più per concludere tutto, perché troppa gente si era sacrificata… >> La statua di Kallisto sembrava ascoltare le parole di Jamie con attenzione. Il ragazzo abbassò lo sguardo. << Sono felice di averti conosciuto, mentore… >> Deglutì evitando di piangere. << Grazie… Per avermi guidato. >>
Jamie sentì le labbra piegarsi in un sorriso, e non poté farne a meno. Alzò lo sguardo verso la statua di Kallisto e fece un leggero inchino, grato a quell’uomo per essere esistito. Poi girò lo sguardo e andò da Fatina dei Denti.
Lupo Solitario vide Jamie mentre andava dalla statua di Fatina dei Denti, e si ricordò allora di una cosa; mise una mano in tasca e ne estrasse un foglio di carta. Nonostante fosse piuttosto vecchio e fosse sempre rimasto nelle tasche del ragazzo, quel foglio sembrava non aver risentito del tempo. Lo guardò con nostalgia. Da quando aveva trovato quel disegno con quella lettera, quel foglio di carta era rimasto sempre con lui, era la sua ispirazione, la sua guida… Non lo aveva mai mostrato a nessuno, forse perché il messaggio avrebbe solo peggiorato gli stati d’animo degli altri, e poi se quel foglio di carta era arrivato proprio da lui, significava che Fatina dei Denti aveva voluto che in qualche modo lo avesse lui…
Jamie posò la sua mano sul piedistallo della statua. << Fatina dei Denti… >> Jamie conosceva il suo nome come quello di tutti gli altri, ma nella Squadra ormai avevano finito per chiamarsi tutti con i loro nomi in codice. << Sei tu la più coraggiosa. Non fingere il contrario. >> Scosse la testa sorridendo alla statua. << Sei stata così forte da sacrificarti per tutti noi, ti sei presa cura di mia sorella e… >> Abbassò lo sguardo confuso. << Non so se sia stata opera tua… Se hai lasciato qualcosa di te in lei, oppure la hai aiutata a scoprirlo… >> Alzò lo sguardo. << Ma grazie. >> Mormorò esausto. << La tua scomparsa è stata davvero un grande dolore per tutti, ma… Ci ha anche aiutati… >> Jamie non sapeva bene cosa dire, tutte le cose che voleva dirle si stavano affollando e non riusciva a ordinarle per importanza. << Ci sono stati momenti in cui non mi sono fidato di te… Non mi sono fidato di nessuno… >> Abbassò lo sguardo. << Ma… Sappi che io… >> Scosse la testa sorridendo. << Non so se mi puoi realmente sentire, ma se sei da qualche parte, lassù nel cielo, magari assieme all’Uomo della Luna… Voglio ringraziarti… E… >> Sospirò frustrato, incapace di esprimersi chiaramente. << Credo in te. E anche tutti gli altri credono in te. >> Disse, pensando che quello fosse il modo migliore per esprimersi. << Credo in te e continuerò a credere in te sempre. >> Concluse alzando lo sguardo e posandosi una mano sul petto.
Jamie sorrise alla statua e diede un colpetto con la mano al piedistallo, poi si allontanò e tornò dalla Squadra. Erano silenziosi, avevano aspettato tutti quanti il suo ritorno.
<< Come ti senti, Jamie? >> Chiese Luna abbracciandolo.
Jamie sorrideva. << Mi sento come se mi fossi tolto un peso dal petto… >> Disse pensieroso. << Mi sento bene. >>
<< Aspetta di vedere la targa che abbiamo messo in questa piazza in tuo onore… >> Disse Topo di Fogna con sorriso furbo.
Jamie si voltò contrariato. << Una targa? >> Sbottò incredulo. << Avevo detto che non volevo niente per… >> Si bloccò non sapendo cosa dire. Babbo Natale rise con la sua voce bassa.
<< Diciamo che qualcuno ha insistito un po’… >> Disse ridendo e cominciando a condurre il ragazzo verso un’altra zona della piazza. Jamie era incredulo.
<< Perché…? >> Chiese demoralizzato.
Si avvicinò Cane Pezzato. << Perché, che tu lo voglia o no, sei il nostro eroe, il nostro liberatore; come potevamo non mettere qualcosa per commemorare le tue gesta? >> Jamie abbassò lo sguardo abbattuto.
<< Io… Non ho fatto niente… >> Mormorò.
<< Andiamo Jamie, devo schiaffeggiarti? >> Chiese Luna ridendo. Jamie ricordava sempre gli schiaffi di Luna. Erano quelli che si ricevevano quando la si portava al limite, e inizialmente il ragazzo la faceva impazzire ogni volta che si incontravano…
<< Sei troppo modesto, Nightmare, però, almeno per una volta, goditi quello che tu hai creato. >> Disse Coniglietto di Pasqua.
Jamie guardò il terreno mentre camminavano. << No. >> Disse fermandosi. Tutti quanti si girarono a guardarlo increduli. << Non c’è niente che io abbia creato senza di voi. E’ chiaro? >>
I componenti della Squadra si scambiarono delle occhiate allusive, dei sorrisetti furbi e ci furono persone che annuirono soddisfatte. Coniglietto di Pasqua si guardò intorno prima di rispondere a Jamie. << D’accordo, Nightmare. >> Disse soddisfatto.
<< Siamo una squadra. >> Disse Jamie per difendere la sua tesi. Coniglietto di Pasqua sorrise.
<< E’ vero… >> Disse.
Jamie si corresse. << Anzi, no… Siamo una famiglia! >> Disse con più vigore, sorridendo.
A quel punto si intromise Bruto. << Ci puoi contare! >> Esclamò sorridendo. Bruto era cambiato molto da quando Jamie lo aveva conosciuto. E non solo lui. Tutti gli elementi della Squadra avevano incontrato dei cambiamenti, durante quel loro viaggio… Tutti erano cresciuti dentro di sé, avevano imparato a vedere le cose in modo diverso nella vita. Erano cresciuti grazie a quel ragazzino sbucato dal nulla, e lui in ricambio era cresciuto grazie a loro.
Arrivarono di fronte a una targa metallica incastonata nel pavimento. Sopra c’era scritto: “A Nightmare, l’Eroe dei nostri cuori.”
Jamie non poté non sorridere alla vista di quel messaggio. Ecco. Per quello gli andava bene un riconoscimento; la targa non parlava necessariamente dell’insurrezione contro gli Incubi. La targa parlava di Jamie e di come avesse cambiato le vite di chi aveva incontrato. Il ragazzo pensò a Carter e a sua figlia Anna, a cui aveva aperto gli occhi, e si immaginò l’uomo intento a ricostruire la sua città, aiutare la gente che aveva bisogno di aiuto e sua figlia che rimaneva sempre accanto a lui, assaporando la bellezza di avere un padre affettuoso sempre accanto e la possibilità di vivere libera… Si immaginò Ralph Silla che apriva le porte di Silla’s Harbour e si dava da fare a ricostruire la città con tutti gli abitanti del suo rifugio, forse anche con l’aiuto di suo fratello Bradley, e che magari riusciva a mettersi in contatto con le persone sue care dall’altra parte dell’oceano… E poi pensò a Leila, Walter, Bonnie e Billy… Quei ragazzi lo avevano salvato… Se non fosse stato per loro, lui avrebbe perso tutto; sua sorella, Luna, la guerra… Si chiese cosa stessero facendo ora quei ragazzi… Forse la gente era tornata da loro, le cose erano migliorate…
<< Sei il nostro eroe, Jamie. >> Disse Luna stringendolo e baciandolo su una guancia, destandolo dai suoi pensieri. Jamie guardò la targa. Sua sorella era accanto a lui, lo abbracciava anche lei, e Pitch, per quanto fosse refrattario a quelle manifestazioni di affetto, stava molto vicino al ragazzo. Lui lasciò che si avvicinassero tutti, non importava quanti fossero. Era felice.
Sì. Quell’appellativo cominciava a piacergli, ora che aveva visto il suo altro significato… “Eroe”…
Si era riunita una gran folla attorno a loro, tutti quanti formavano un cerchio e fissavano con occhi sgranati il gruppo di persone in mezzo. Jamie non era quasi mai uscito dal suo appartamento, forse per paura di quello che avrebbero potuto pensare le persone, di quello che avrebbero potuto dire… Ma ora non aveva più paura di quello. Aveva i suoi amici, la sua famiglia… Era forte grazie a loro.
Forse quelle persone aspettavano qualcosa, erano in attesa di un segno, una parola da parte del loro liberatore… Ma Jamie non disse niente. Era circondato dai suoi amici, questo gli bastava. Se volevano un segno… Non avrebbe potuto darglielo; Jamie non aveva più utilizzato il suo potere da quella notte. Non lo aveva più fatto… Non perché non volesse, ma perché quando ebbe provato a creare un oggetto, scoprì che non poteva più… Semplicemente perché non aveva più paura. Avrebbe lasciato dei fiori alle statue di Kallisto e Fatina dei Denti, altrimenti… Forse avrebbe anche lasciato qualcosa di simbolico alla targa, ma non poteva.
E in fondo, andava bene così. Non aveva bisogno della paura per vivere. Era felice così. Aveva qualcosa di più importante.

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Capitolo 97
*** Le 5 Leggende ***


<< Non sono degno del vostro perdono… Ciò che ho fatto è inaccettabile… >> Il Ragazzo di Ghiaccio era in ginocchio di fronte ai tre Guardiani. Era ringiovanito. Era tornato quello di una volta. Il suo cuore di ghiaccio forse si era riscaldato un po’, e aveva ceduto al rimorso. << Ho aiutato Pitch a distruggere il mondo, ho fatto tanto male… Ma il peggio è che, prima inconsciamente e poi fuori controllo, ho agito io stesso contro coloro che avrei dovuto difendere. Sono stato malvagio e ingiusto. Non merito il vostro perdono, né l’appellativo di Guardiano… >>
Nord teneva la schiena dritta e le braccia incrociate. Lo sguardo duro era fisso su Jack Frost. Da quando i bambini erano tornati a credere in loro, i Guardiani erano tornati in gran forma. Nord si sentiva come quando era giovane e saltava e correva tutti i giorni; non vedeva l’ora che arrivasse Natale per ricominciare in grande stile…
Calmoniglio teneva un piede in avanti e un sopracciglio inarcato mentre puntava gli occhi su Jack di fronte a loro. Non che non si fidasse, però preferiva tenere una zampa fissa su uno dei suoi boomerang alla cintura. Cercava di non mostrare le sue debolezze, in quel momento difficile. Non aveva mai sopportato Jack Frost, ma quando era stato scelto per diventare un Guardiano aveva fatto uno sforzo per farlo sentire a suo agio; nonostante i modi scorbutici, quel coniglio era un buon amico, una volta scoperto… Ma come poteva fidarsi pienamente di Jack?
Dentolina era sollevata dalle sue ali, che sbattevano a gran velocità come quelle di un colibrì; le sue piume erano ancora più vivaci di quando viaggiava la notte per raccogliere i dentini dei bambini. Era tornata in gran forma anche lei, circondata dalle sue fatine, che una volta ritrovata la forza, erano tornate da lei, riempiendola di gioia. Lei stava alla sinistra di Nord, e girava rapidamente lo sguardo da lui al ragazzo, che sembrava veramente pentito…
Dietro di loro c’era un grande mappamondo, il Globo del palazzo di Babbo Natale, dove milioni di lucine splendevano ovunque ci fosse vita. Attorno a loro non c’era niente. Prima che lo Spirito del Ghiaccio raggiungesse il palazzo e chiedesse udienza ai Guardiani, con il viso nascosto dal suo cappuccio, in quella stanza c’era un viavai di Elfi e Yeti intenti a costruire giocattoli, indietro con la tabella di marcia come al solito. Nord li aveva cacciati tutti e aveva chiuso i portoni, facendo in modo che rimanessero solo loro quattro. Avevano allora ascoltato le parole del ragazzo, che chiedeva perdono, ma non comprensione. Diceva che se ne sarebbe andato lontano, ma che non avrebbe potuto farlo senza prima sapere che i Guardiani lo avevano perdonato. Come poteva pensare una cosa del genere?
<< Jack Frost. >> Disse Nord con voce autoritaria. << Con le tue azioni hai quasi distrutto tutto quello che in migliaia di anni abbiamo costruito… >>
<< Me ne assumo la colpa. >> Disse pronto Jack. << Accetterò qualunque punizione, ma… >> Abbassò lo sguardo. << Non punite Pitch… Ha passato abbastanza… >> Li pregò. Nord si voltò e lanciò un’occhiata incredula al Coniglietto di Pasqua. Sembrava sincero.
L’omone fece alcuni passi verso il ragazzo e lo prese per una spalla, spaventando Dentolina e Calmoniglio per la sua irruenza. Lo fece alzare in piedi e lo fissò negli occhi. Jack non tentò di evitare il suo sguardo.
I suoi occhi erano gonfi e arrossati, ma l’iride era azzurra cristallina, a Nord sembrò di intravedere un fiocco di neve in essa. Ringhiò minaccioso per mettere paura a Jack. << Ragazzo, tu ha fatto grossa stupidaggine. >>
<< Lo so. >> Rispose secco Jack.
<< Ma tu sincero. >> Aggiunse annuendo con calma e chiudendo gli occhi.
Jack lo guardò confuso. << Perché…? >>
Calmoniglio e Dentolina si rivolsero degli sguardi speranzosi.
<< Una volta ti ho parlato di centro. Ricordi? >> Chiese avvicinando il viso. Jack annuì incerto. << Ti ho detto di mio centro e di trovare il tuo. >> Continuò Babbo Natale.
Jack abbassò lo sguardo. << Credo… Di essermi allontanato da quella strada… >> Mormorò costernato.
Nord rivolse uno sguardo compiaciuto a Dentolina, e la Fatina dei Denti si avvicinò portando un cilindretto di metallo con sopra disegnato il volto di un ragazzo dall’aspetto vivace, i capelli e gli occhi castani. Non appena lo vide Jack sussultò. Guardò prima Nord e poi Dentolina, che sorrideva amichevolmente. << Pensavo fossero andati distrutti… >> Mormorò incredulo. Si liberò dalla stretta di Nord, ma invece di prenderlo indietreggiò. << Non posso. >> Disse con fermezza. << Non sono degno di conoscere il mio passato. >>
Dentolina si mostrò contrariata. << Jack, era tutto quello che volevi. >> Disse. << Non ti ricordi? >> Jack fissò quel cofanetto con amarezza. Scosse la testa.
<< Nonostante li avessi sempre a portata di mano, non ho mai voluto provarli, sapendo che non mi sarebbe piaciuto quello che avrei visto… >> Disse malinconico.
<< Non è vero Jack. >> Lo incoraggiò lei. Allungò le mani e gli offrì il cofanetto. << Prendili! >> Disse infine sorridendo.
Jack si concentrò su quel cofanetto metallico. Scosse la testa, ma sembrava lottare contro la sua volontà. << E’ sbagliato… >>
<< Prendili! >> Ripeté la Fatina dei Denti esasperata. Credeva davvero in lui.
Jack fissò con insicurezza il cilindretto. Allungò piano una mano, ritraendola subito dopo, ma alla fine afferrò il cofanetto e lo portò vicino a sé. Lo fissò con attenzione, pensando che ci fosse qualcosa nascosto, che fosse una trappola. Pensava che fosse un test dei Guardiani, volevano provare che fosse ancora attaccato ai suoi desideri, ma lui non voleva farli vincere. Voleva che capissero che si era redento. Lanciò uno sguardo ostile a Nord. << Mi state testando? >> Chiese con voce minacciosa.
Nord guardò Calmoniglio e Dentolina incredulo. << Cosa? >> Chiese rigirandosi.
<< E’ tutto un test per vedere se sono cambiato, non è così? >> Chiese Jack abbassando il braccio con il cofanetto con rapidità.
Nord rise e si voltò raggiungendo una scrivania. << Credimi ragazzo, non ho bisogno di test per capire te… >> Si toccò la pancia. << Io ho mia pancia! >> Rise di nuovo.
Si fidavano? Ma perché? Jack non capiva più niente.
Nord tornò indietro con un grosso e antico libro tra le mani. << Ora è momento di giuramento… >> Disse fischiettando e girando lentamente le pagine nel libro.
<< Che cosa? >> Sbottò isterico Jack.
L’omone si schiarì la voce e cominciò a recitare solennemente:<< Giuri tu, Jack Frost… >>
<< Che vuol dire? >> Chiese Jack mentre quello continuava a parlare.
<< Di proteggere i bambini di tutto il mondo… >>
Jack capì che Nord lo avrebbe ascoltato, quindi si voltò chiedendo aiuto agli altri due Guardiani. << Ho quasi ucciso voi e dei bambini! Che cosa diavolo avete in testa? >> Esclamò cercando di fermare Nord quando capì che i due non lo avrebbero aiutato.
<< Di difendere a costo di tua vita loro, loro speranze, desideri e sogni… >> Continuò a recitare Nord dimenandosi goffamente dalle mani di Jack che tentavano di tirarlo.
<< Nord! Smettila! Non sono un Guardiano! >> Esclamò Jack lasciando andare Babbo Natale.
<< Perché sono tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che siamo e ciò che saremo per sempre? >>
Jack allargò le braccia urlando:<< SMETTILA! >>
Nord gli rivolse uno sguardo furbo. Era serio o si stava prendendo gioco di lui?
Jack si sentì cascare il mondo addosso. << Smettila di essere così… Buono! >> Nord stava ascoltando, glielo fece intendere con un piccolo cenno della testa. << Ho fatto un errore e non merito perdono! Tutto quello che mi merito è di essere abbandonato! Emarginato e mai più avvicinato! >>
<< Ed è così che vuoi passare il resto dell’eternità? >> Chiese Calmoniglio facendo un passo verso di lui. << Da solo, dimenticato da tutti? >>
<< Tutti abbiamo fatto degli errori, Jack. Ma se siamo qui c’è un motivo preciso! >> Disse Dentolina svolazzandogli accanto. Un gruppetto di Fatine dei Denti volò accanto a lei mentre parlava.
<< Calcola tutto lui, Uomo di Luna. >> Disse Nord alzando una mano per mostrare un soffitto. Jack alzò lo sguardo; solo ora si rendeva conto che tutte le finestre nel salone erano chiuse e che solo un lucernario circolare sul tetto era aperto, e da esso spuntava la Luna piena, che nonostante fosse giorno si riusciva a vedere bene.
<< Manny… >> Sussurrò incredulo Jack.
<< Ha sempre saputo tutto. >> Disse Babbo Natale attirando lo sguardo di Jack verso di sé. << Da quando ha scelto te per diventare Guardiano, sapeva già che saremmo finiti così… >>
Jack abbassò lo sguardo e fissò il pavimento, visibilmente confuso.
<< Anche quando tu ha accettato di seguire Pitch, lui aveva già pronto piano. >> Aggiunse l’omone alzando un dito.
<< Non importa quanto tempo passa; quando lui decide una cosa, è sicuro che andrà a finire così. >> Disse Calmoniglio scuotendo la testa.
<< Non puoi sottrarti al suo volere. >> Aggiunse Dentolina sorridendo.
Jack si guardò intorno confuso. Sospirò. << Ma… Anche se così fosse… Non ho più il mio bastone, e… Sono un semplice ragazzo, ormai… >> Disse cercando di far vedere il suo punto di vista agli altri.
Nord sorrise. << Permettimi di contraddirti… >> Fece un piccolo cenno a Calmoniglio e quello saltò dall’altra parte della sala, raggiungendo uno scrigno e aprendolo. Ne tirò fuori il bastone ricurvo di Jack Frost, quello che l’Ultima Luce aveva spezzato durante la loro ultima battaglia. Jack sobbalzò stupito alla vista del bastone che il Coniglietto di Pasqua gli porse.
<< Questo… Questo… >> Non riuscì a esprimere il suo stupore, la sua gioia nel vederlo, ma in quell’istante si chiese anche se quella fosse un’altra prova dei Guardiani. << L’Ultima Luce lo aveva distrutto. >> Disse con sguardo fermo e deciso.
<< E noi lo abbiamo trovato. >> Continuò Babbo Natale quasi stesse continuando la frase di Jack.
<< Come avete fatto a riaggiustarlo? >> Chiese il ragazzo squadrando Nord con diffidenza.
Babbo Natale sorrise furbamente. << E’ stato un dono di una persona… Sapevamo che saresti tornato; noi e qualcun altro… >>
Jack alzò lo sguardo alla Luna, di nuovo. Era proprio possibile che dopo tutto quel tempo l’Uomo della Luna fosse sicuro di quello che faceva? Possibile che volesse ancora Jack Frost come Guardiano?
Notando la sua insicurezza, Calmoniglio gli venne incontro. << Pensala in questo modo… >> Disse. << L’Uomo della Luna ti ha scelto tanto tempo fa, ma un imprevisto ha cambiato la direzione delle cose, e tu hai preso un’altra strada; sembravi irrecuperabile, ma dopo la fine sei tornato qui, a chiedere perdono, dicendo che non avresti più dato problemi. >>
<< Potrei fingere. >> Sbottò Jack con tono deluso.
<< Non di fronte a lui. >> Calmoniglio scosse piano la testa e alzò un dito puntandolo alla Luna. Jack guardò un’altra volta. Aveva ragione; non poteva.
Furono dei minuti interminabili quelli in cui Jack cercò di trovare una risposta. Cercava di decidere se accettare o rifiutare e fuggire da quel posto il più in fretta possibile, senza più tornare. Pensò a tutto il male che aveva causato, tutto il dolore che aveva dato alla gente, ma poi pensò a Jamie Bennett, a sua sorella, ai giochi nella neve con i bambini, alla felicità che aveva sempre portato nel passato. Voleva davvero perdere tutto quello?
<< Va bene Nord. >> Disse secco Jack dopo aver tratto un lungo respiro. << Accetto! >>
<< Giuri? >> Chiese Nord senza nascondere un grosso sorriso.
Jack sospirò guardando l’uomo diritto negli occhi. Annuì con vigore. << Sì. Lo giuro. >>
Il sorriso di Nord si trasformò dal divertito al gioioso e chiuse il libro socchiudendo le palpebre. Calmoniglio teneva le zampe incrociate e batteva piano un piede sul terreno, mentre sul suo muso si poteva vedere un sorriso compiaciuto. La Fatina dei Denti seguiva con attenzione ogni istante, le sue ali sbattevano ancora più veloci e la sua espressione era al culmine dell’eccitazione. << Allora congratulazioni, Jack Frost. >> Disse l’omone andando a posare il libro. Tornò indietro con calma, prendendosi tutto il tempo a disposizione. Finalmente si fermò di fronte al ragazzo e gli tese la mano. << Da adesso sei e sarai sempre un Guardiano. >> Sentenziò con calma.
Jack non riusciva a credere alle sue orecchie. Non riusciva a credere a ciò che vedeva. Tutto si era ribaltato! Avvicinò con timore la mano a quella di Babbo Natale e, quasi con timore, gliela strinse.
Non appena lo ebbe toccato, il Guardiano lo tirò a sé e lo stritolò in un abbraccio, urlando eccitato qualcosa in Russo. Lo baciò sulle guance con affettuosità e lo lasciò andare un po’ frastornato. Jack lo guardò confuso. Quello scoppiò in una fragorosa risata, mentre il Coniglietto di Pasqua dava una pacca sulla spalla al ragazzo e la Fatina del Dentino andava a complimentarsi con lui. << Ce ne hai messo di tempo, eh ghiacciolo? >> Esclamò Calmoniglio. Le piccole Fatine svolazzavano felici intorno a Jack.
Dentolina gli accarezzò una guancia. << Se ti vedesse ora Sandy… >> Mormorò con gli occhi lucidi.
Jack la guardò confuso. << Aspetta un attimo. >> Disse. Si guardò intorno. << Dov’è Sandman? >> Sembrava essersi accorto solo ora della sua assenza. Nonostante sapesse che era morto tempo fa non comprendeva il motivo della sua assenza. << I bambini credono di nuovo in voi, i loro sogni sono tornati, hanno riacquistato la speranza. Lui dov’è?! >> Si fermò di fronte a Nord, esigendo una risposta. Sapeva che Sandy era morto, ma i bambini credevano di nuovo in lui.
Babbo Natale si fece serio tutto a un tratto. << Vecchio Sandy è morto tempo fa… >> Mormorò nostalgico. << Suo ricordo vivrà sempre in nostri cuori. >> Continuò voltandosi e alzano una mano. Si fermò di fronte a un altarino con sopra dei ghirigori dorati e al centro una sagoma che ricordava vagamente il piccolo Omino del Sonno. << Ma chi è morto non può tornare in vita. >> Concluse Babbo Natale fissando con tristezza l’altare.
Jack lo fissò incredulo. Accanto a lui c’erano Calmoniglio e Dentolina costernati. << Stai dicendo che Sandy non tornerà? >>
Babbo Natale annuì piano senza voltarsi.
Jack abbassò lo sguardo incredulo. << Significa… Niente più sogni… Niente più speranza… >>
A quelle parole Babbo Natale alzò la testa, come ridestato. << No! >> Disse con la sua voce profonda. Si voltò con un’espressione stupita. << No! >> Ripeté. << Lo hai detto proprio tu, Jack Frost! >> Gli posò le mani sulle spalle e lo strattonò. << Speranza è tornata! E con essa un nuovo Guardiano è venuto per portare gioia e bei sogni a bambini! >>
Jack assunse un’espressione confusa. << Un nuovo Guardiano? >> Chiese guardandosi intorno.
Dentolina si fece avanti. << Non te l’abbiamo ancora presentato… >>
<< Chi è? >> Chiese Jack voltandosi mentre una porta in fondo alla sala si apriva lentamente.
Babbo Natale gli posò una mano sulla spalla. << Qualcuno che tu conosce molto bene… Ha aggiustato tuo bastone per noi
… >> Disse senza aggiungere altro e lasciando che le cose accadessero.
Una volta che il portone si fu spalancato completamente, nel salone fece la sua comparsa una figura magra e slanciata, una donna vestita con un lungo abito azzurro e delle maniche larghe e sottili che le coprivano le braccia. I lunghi capelli biondi ricadevano sulle spalle e sulla schiena in ordinate e morbide ciocche e gli occhi azzurri scrutavano Jack con interesse. Le labbra erano increspate in un sorriso dolce, misterioso.
Jack rimase a bocca aperta quando la vide.
<< Lei, Jack, è Donna di Speranza. >> Disse Babbo Natale alzando un braccio sorridendo leggermente. << Lei è Kristen. >>
Jack rimase immobile mentre la donna che aveva affrontato lui e Pitch durante la guerra si avvicinava a lui. Si fermò a pochi passi sorridendo, poi una voce calda, accogliente e sensuale si insinuò nella sua mente.
Piacere di conoscerti, Jack Frost.

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