Un dipinto per una storia

di morgana85
(/viewuser.php?uid=15663)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Francesco Hayez - ***
Capitolo 2: *** Caspar David Friedrich - ***
Capitolo 3: *** Domenichino - ***
Capitolo 4: *** Tiziano - ***
Capitolo 5: *** Bernardino Luini - ***
Capitolo 6: *** Caravaggio - ***
Capitolo 7: *** John Everett Millais - ***
Capitolo 8: *** Leonardo da Vinci - ***
Capitolo 9: *** John William Waterhouse - ***
Capitolo 10: *** Guercino - ***



Capitolo 1
*** Francesco Hayez - ***


Capitolo partecipante al Kisses Contest indetto da itachi love
 
Buongiorno a tutti! ^^
Dunque, solo una breve premessa, prima di lasciarvi alla lettura.
Questa raccolta è nata dall’idea di unire in qualche modo due tra le cose che amo di più: la storia dell’arte e la scrittura.
Quindi ho scelto alcuni quadri, anche tra i miei preferiti, che erano in grado di ispirarmi in qualche modo una storia. A volte basandomi sulla raffigurazione, altre sull’ambientazione del dipinto, altre ancora sul soggetto rappresentato.
Per ora ho in programma di farne nove, ma se qualcuno avesse una richiesta particolare, potrei cercare di accontentarlo ^^. Aggiornerò con la cadenza di una volta a settimana, purtroppo in questo periodo il tempo mi è tiranno.

Solo un’ultima cosa… data la mia totale imbranataggine con il programma dell’html, ho preferito inserire il link dove potrete vedere il dipinto preso in questione. Se ascoltate un mio piccolo consiglio, guardatelo prima di leggere la storia! ^^
 
Ora, come sempre da tradizione, non mi resta che augurarvi… BUONA LETTURA!
Baci a tutti
Morgana
 
P.S.: aspetto come sempre i vostri numerosi commenti!!! ^^
 
 
 
 
 
Il link per il primo dipinto è:
http://digilander.libero.it/sirsimon2/images/image269817546.jpg
 
Francesco Hayez - “Il bacio”
 
 
 
 
Seduto scompostamente sulla vecchia poltrona dall’alto schienale, sento gli occhi farsi più pesanti e il sonno annebbiare la vista. Lascio ricadere la testa all’indietro, appoggiandomi completamente al velluto consumato e stinto. I pensieri sono ingombranti nell’eco immaginario delle stanze deserte, dove solo la polvere mi tiene compagnia. Osservo distrattamente la bottiglia di Firewhisky quasi vuota, il bicchiere che ne conserva ancora qualche goccia, che scivola lentamente lungo il vetro come una stilla di resina destinata a divenire ambra.
Un’improvvisa folata di aria gelida mi fa rabbrividire, scompigliandomi i capelli e sfogliando velocemente le pagine del libro abbandonato sulle mie gambe. Mi guardo intorno, sfregando il viso con le mani nel vano tentativo di allontanare la stanchezza, infine alzandomi con un sonoro sbuffo. Cammino tra le ombre appena rischiarate dalla candela, meravigliandomi io stesso di quanto sia in grado di muovermi con sicurezza, abituato all’oscurità e al suo misterioso fascino. La finestra sbatte violentemente una, due, tre volte, prima che riesca finalmente a chiuderla.
Vento.
Rimango qualche istante fermo lì, in piedi nel silenzio della casa vuota, osservando oltre il riflesso del mio viso sul vetro, in cui risaltano i miei occhi grigi come argento – come cenere di un falò appena spento - in contrasto con la notte. Un sorriso che sa di amarezza incurva le mie labbra al ricordo di ciò che il vento porta con sé.
Avete mai provato ad afferrare il vento?
No?
Io ci sono riuscito una sola volta.
Una sola, indimenticabile volta.
Ripensandoci adesso, quando anni sono passati davanti ai miei occhi sembrando secoli, credo sia stata una delle cose più belle e stravolgenti della mia vita. Un insieme confuso ed inebriante di emozioni che non pensavo potessero esistere nell’animo umano. Tutto mi era apparso come nuovo e speciale: il sole era diventato improvvisamente più luminoso e l’aria più leggera e il cielo incredibilmente infinito.
Nonostante abbia più volte cercato di catturarlo nuovamente tra le dita - ancora e ancora - in un inseguimento perpetuo e tuttavia invano, mi è stata concessa una sola occasione.
Poi il vento è tornato a solcare altre lande, e non è più stato mio.
Lei non è più stata mia.
Perché lei era vento. Inafferrabile e indomito.
I suoi occhi erano Zefiro, dolci e piacevoli come la tiepida brezza marina durante la stagione estiva. Le sue mani erano Scirocco, dal calore intenso e costante. Le sue labbra erano Libeccio, calde, morbide e umide, dal vago sapore di terre lontane.
Molte cose sono cambiate da allora- forse troppe - tranne il ricordo dell’esatto istante in cui l’avevo stretta tra le braccia.
Era una notte proprio come questa. Di vento e luna piena.
 
‹‹Sirius Black›› il suo tono era quasi irritante nella sua intransigenza. ‹‹Dovrei togliere punti a Gryffindor per averti trovato in giro a quest’ora››.
‹‹Potresti chiudere un occhio, per una volta››, avevo replicato, continuando a camminare con passo volutamente lento, le mani in tasca e lo sguardo annoiato. ‹‹In fondo è anche la tua Casata››.
‹‹Non è la prima volta che tu e i tuoi, come chiamarli, compari violate il coprifuoco. Se dovessi seguire il tuo prezioso consiglio, dovrei andare in giro bendata››. La sua voce era un delicato equilibrio di rabbia e autocontrollo. ‹‹Mi domando cosa nascondiate››.
‹‹Assolutamente niente››. Le ero passato accanto, le spalle si erano sfiorate, senza tuttavia degnarla di una sola occhiata. ‹‹O comunque, niente che ti riguardi››.
‹‹E se io fossi a conoscenza del vostro segreto?››.
Mi ero fermato, un piede posato sul primo gradino, guardandola appena da sopra la spalla. Aveva le braccia incrociate sotto il seno, le spalle rigide e il viso corrucciato in un’espressione seria. ‹‹Ah si? Avanti allora, sentiamo››.
‹‹Remus è un lupo mannaro››. Mi aveva sfidato con gli occhi, di cui ero riuscito a scorgere il colore intenso nonostante il buio. ‹‹Per questo uscite ogni notte di luna piena››. Era un sorriso vittorioso quello che le incurvava le labbra, mentre si avvicinava. ‹‹Dal tuo silenzio, devo forse dedurre che ho indovinato?››.
Mi ero girato lentamente verso di lei, ricambiandola con un ghigno malizioso. ‹‹E brava Evans››. Applaudendo, le avevo poi rivolto un irriverente inchino. ‹‹Allora la tua lodata intelligenza non è una leggenda››.
‹‹Ti propongo un patto››. Con un cenno del capo l’avevo invitata a continuare. ‹‹Io non farò rapporto e non parlerò a nessuno del vostro segreto, ma dovrete portarmi con voi ad ogni luna piena››.
‹‹E perché mai dovresti farlo?›› avevo corrugato la fronte, guardandola sinceramente stupito. ‹‹Hai forse bisogno di altre lodi, oltre quelle che già ti spettano ogni giorno?››.
‹‹Sei sempre il solito superficiale››. Aveva scosso il capo, sospirando spazientita, lasciando che il suo profumo si diffondesse nell’aria. Era delicato e frizzante, decisamente adatto a lei, con un vago sentore di gelsomino. ‹‹Lo faccio perché Remus, al contrario di voi, è una persona adorabile. È un amico, e se ha un problema voglio aiutarlo››.
L’avevo osservata per qualche istante, in perfetto silenzio, dandole forse l’impressione di qualcuno che stesse seriamente valutando la sua offerta. In realtà ero completamente concentrato su di lei. In quel momento avevo capito perché James ne era così follemente innamorato.
La sua era una bellezza delicata e discreta, così lontana dall’esigenza di apparire di qualunque altra ragazza della sua età. Era piacevole il contrasto dei suoi occhi, così incredibilmente verdi e luminosi, con l’incarnato roseo e i capelli rossi come il cielo infuocato del tardo pomeriggio.
Ma non credo fosse solo quello.
Era quell’aria sicura e a tratti altera, quello sguardo che sembrava essere in grado di sfidare chiunque, quella bontà d’animo che la sfumava di dolcezza, a renderla davvero affascinante.
In ogni caso, non ero riuscito a staccarle gli occhi di dosso.
‹‹Allora?›› aveva domandato, cercando nuovamente la mia attenzione.
‹‹D’accordo››. Allungando la mano per stringere la sua, avevo registrato quanto la sua pelle fosse morbida e calda, la sua mano piccola in confronto alla mia, ma la stretta decisa. Quando aveva cercato di allontanarsi, non l’avevo lasciata andare. Il suo sguardo incredulo mi aveva fatto sorridere, mentre la attiravo contro di me. Mi ero concesso solo un istante, per poter registrare la consistenza del suo respiro sul collo, e la sensazione che il suo corpo di donna provocava a contatto con il mio. Poi non avevo indugiato.
Senza darle il tempo di pensare, l’avevo baciata.
Si era ribellata tra le mie braccia, spingendo contro il mio petto. Ma ogni sua resistenza sembrava essersi spenta quando aveva avvertito il tocco della mia lingua sulle labbra, chiedendo silenziosamente acceso alla sua bocca. Abbandonandosi alla mia audacia, si era aggrappata alle mie spalle con delicatezza, quasi per trattenermi accanto a sé. Avvertivo le sue dita stringere con delicatezza, ma con un’urgenza che mi sorprese. Avevo portato una mano ad accarezzarle il viso, con gesti lievi e premurosi, mentre l’altra si era intrufolata tra la seta morbida dei suoi capelli.
Era vicina, così vicina.
Infine le sue labbra si erano schiuse con estenuante lentezza, insicure, permettendomi di saggiare il suo sapore, che mai avevo pensato così intrigante. E fu come se dentro di me si fosse concentrato l’intero universo, con la sua immensità e bellezza. Era una gioia nuova quella che mi aveva fatto tremare le mani e sospirare di desiderio. Ed al contempo era tristezza per la consapevolezza di stare facendo qualcosa di sbagliato, un tradimento quasi imperdonabile.
Non so per quanto tempo le mie labbra avevano accarezzato le sue, ma era sembrato comunque troppo poco quando ci eravamo allontanati. ‹‹Ho catturato il vento››. Occhi dentro occhi, in cerca di una vana spiegazione per quello che era successo. E il suo sguardo era indimenticabile, lucido e di una tenerezza infinita, quasi spaesato.
L’avevo baciata ancora, ma la sua mano aveva colpito la mia guancia con forza, interrompendo quel momento che per me tanto simile ad un sogno ad occhi aperti. Tremava dalla rabbia e i suoi occhi erano un lampo di tempesta.
‹‹Non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere›› aveva sibilato con voce dura e fredda prima di allontanarsi velocemente, come vento.
Erano bastati pochi passi ed il suo corpo era stato avvolto dall’oscurità del corridoio.
 
Quello che successe dopo e il seguito della mia storia fino ad oggi, credo siano a conoscenza di tutti.
A volte mi domando come sarebbero andate le cose se al posto di James, lei avesse scelto me. Se da quella notte qualcosa fosse cambiato in lei, portandola a considerarmi più di un borioso e arrogante ragazzino che credeva di poter essere il padrone del mondo e della sua vita.
Non che ne fossi innamorato, quello non posso certo dirlo. Però ho l’assoluta convinzione che, per qualche strano e arcano motivo, lei sarebbe stata l’unica in grado di cambiare molte cose nella mia esistenza.
Ma non ho rimpianti.
Lei apparteneva già a qualcun altro. Qualcuno che è stato in grado di afferrare il vento, e tenerselo per sé.
Ora, ogni volta che incontro gli occhi di Harry, così incredibilmente uguali a quelli della madre, con la stessa luce misteriosa nel profondo, il suo ricordo riaffiora intriso di affetto e dolcezza.
E devo ringraziare Lily davvero di cuore, perché ha voluto affidarmi il suo tesoro più prezioso, lasciando in questo mondo qualcosa di lei che possa amare senza condizioni.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Caspar David Friedrich - ***


Buongiorno a tutti!
Solo una piccola premessa per dire… WOW! O_O e sottolineo WOW!
Sono rimasta a dir poco sbalordita da quanti hanno letto questa storia! *_* *me immensamente felice*
Quindi prima di ogni altra cosa, è doveroso ringraziare con immenso piacere tutti coloro che hanno speso qualche minuto del loro tempo per leggere la prima storia della raccolta ^^ GRAZIE DAVVERO INFINITE!
Poi, per i ringraziamenti singoli, ci vediamo alla fine!
Detto questo, vi lascio alla storia con il consueto augurio di… BUONA LETTURA!!! ^^
Bacio a tutti
Morgana
 
Il link per il secondo dipinto è:
http://aronne.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/25974/friedrich_cemetery1.jpg
 
(consiglio sempre di guardare prima il dipinto e poi leggere, giusto per inquadrare da cosa può essere nata la storia!^^)
 
 
 
 
 
Caspar David Friedrich – “Cimitero sotto la neve”
 
Tutto, intorno a lei, sa di morte.
Il cielo è pallido e dalla malsana sfumatura grigiastra, una sottile lastra lattiginosa che cela ogni spiraglio di luce. E gli alberi non sono altro che scuri intermezzi in un paesaggio completamente bianco, agonizzanti sentinelle di qualcosa che un tempo doveva essere stato meraviglioso. Persino i pesanti muri dell’abbazia hanno ceduto al potere del tempo, lasciando tracce di fregi e l’imponente abside come testimonianza della sua esistenza.
In religioso silenzio, come monaci assorti in preghiera, una lunga processione di mantelli neri avanza lentamente. Dei loro passi sulla neve non rimangono che le orme e lo scricchiolio degli stivali, mentre in ordinate coppie attraversano l’arcata austera che, secoli addietro, doveva essere stata l’entrata principale.
Con movimenti solenni si dividono in due ali, formando un cerchio perfetto. A far da spettatori a ciò che assomiglia ad un antico rito, vi è la vasta distesa di lapidi e anonime croci corrose dal tempo.
Per un momento lungo quanto una vita, il mondo sembra essersi fermato.
E lei trema.
Ma non per il freddo. E sicuramente non per la paura, che avverte distintamente dilagarsi da alcuni uomini che le sono accanto.
Trema per l’eccitazione. Il respiro accelerato che si condensa a contatto con l’aria fredda dell’inverno e il cuore che batte furioso nel petto.
Solo un sussurro roco e una violenta folata di vento gelido annunciano la presenza dell’Oscuro Signore. Il suo sguardo di sangue passa su ognuno di loro, andando oltre le maschere argentee che indossano, più giù, nei loro pensieri e tra i ricordi.
Giunto a lei, si sente sopraffatta da quegli occhi, in cui non trova assolutamente niente. Se non quell’odio inciso a fuoco, che sembra scorrergli nelle vene al posto del sangue.
Sono profondi crateri colmi di lava bollente, che non restituiscono al mondo altro che il loro colore insolito. Per un fugace istante la sfiora il pensiero che, a suo tempo, doveva essere stato un uomo affascinante.
Non oppone resistenza quando lo sente oltrepassare lo scudo dei suoi occhi neri come ali di corvo, perché non ha niente da nascondere. Sa di essere la sua serva più fedele. Accenna solo un lieve inchino, in segno di rispetto e sottomissione.
«Vedo che siete venuti in molti», un sibilo inquietante che di umano non ha più nulla. «Tutta questa devozione è quasi commovente». Si muove lentamente, senza nemmeno sfiorare il terreno. «Siete solo un branco di codardi», nella frazione di uno sbattere di ciglia le sue dita stringono la bacchetta. «Crucio!», l’eco della sua voce risuona nel silenzio del cimitero abbandonato, accompagnata dalle urla strazianti di un uomo che ora si contorce a terra dal dolore.
Leggeri fiocchi di neve iniziano a cadere, danzando nell’aria densa come piume d’angelo. Quasi il cielo volesse occultare con un improvvisato sipario una scena di abominevole crudeltà.
Solleva appena il volto mascherato, aprendo leggermente la mano e osservando uno di quei piccoli cristalli depositarsi sulla sua pelle calda, per poi sciogliersi. E ne è rapita, come se fosse tornata improvvisamente bambina, quando adorava correre a perdifiato con le sue sorelle mentre nevicava, lasciandosi poi cadere a terra e ridere fino a quando il respiro veniva a mancare. Come se lo vedesse per la prima volta, incurante di ciò che le sta accadendo attorno.
Un ghigno folle, nascosto dall’argento del suo viso anonimo, sembra svelare la sua anima dannatamente nera e perversa. Respira a pieni polmoni l’odore intenso della sofferenza, lo strano brivido dell’assoluta indifferenza, mentre uno dopo l’altro gran parte dei presenti subisce la stessa atroce punizione.
Tranne lei.
Non può che sentirsi onorata di questo privilegio, una sorta di ricompensa per la totale dedizione al suo Lord.
Perché, inebriata del suo potere e assuefatta della sua gloria, gli ha concesso persino la sua anima, che a detta di molti sarebbe stata inarrivabile anche per il più potente degli déi.
Innamorata di lui. Un amore deforme, ma a suo modo ineguagliabile e totale.
Lui è la sua ossessione.
Anche la mossa più semplice è dettata dall’assoluta necessità di compiacerlo, di emergere dalla massa senza identità dei suoi innumerevoli servitori. Vuole essere speciale, sa di esserlo. Perché colei che porta il nome di una stella non può essere diversamente.
«Ve lo siete lasciato scappare per l’ennesima volta», è un roco sibilo traboccante d’ira. «Non solo avete perso la profezia, ma non siete nemmeno stati in grado di tener testa ad un gruppo di ragazzini!».
«Ma, mio Signore, gli Auror…», ancora urla e dolore.
«Sparite, tutti quanti. Tranne tu». Avverte nuovamente quello sguardo su di lei. Lo sente distintamente percorrere le forme del suo corpo invitante, nonostante sia in parte nascosto dal pesante mantello. Come se le sue mani fossero lì, ad accarezzarla.
E trema ancora.
È sufficiente un semplice gesto delle sue dita e la maschera scompare, rivelando così il volto. Di una bellezza inusuale, con i lineamenti marcati ma eleganti, le labbra piene e rosse, la pelle bianca come alabastro. E quegli occhi che come opali stregati hanno il potere di ammaliare senza alcun reale incantesimo.
«Bellatrix», il suo respiro, che le sfiora le guance, è incredibilmente freddo.
«Al vostro servizio, mio Signore», cerca di carpire il suo profumo, qualcosa che possa essere un segno tangibile della sua presenza, del suo essere reale. Ma ben presto si accorge che lui non ha odore, tranne quello dell’immenso potere che gli appartiene.
«Hai ucciso Sirius Black».
«Si mio Signore. È caduto oltre il Velo», un ghigno diabolico deforma quel viso, ora illuminato dalla follia. «Non ci darà più fastidio».
Improvvisamente sente la sua bacchetta premuta alla gola. Sgrana gli occhi, mentre il respiro sembra mancarle. «E’ Potter che voglio. La prossima volta non sarò così clemente». Poi una voluta di fumo nero lo avvolge, ed è sola. Si porta una mano al collo, lasciandosi cadere sulla morbida neve, cercando di recuperare quel poco di autocontrollo che ancora le rimane.
Non le era mai stato così vicino.
Non può fallire. È il suo Lord, non può deluderlo.
Morirebbe, pur di assecondare ogni suo volere. È per lui che ha sopportato anni di reclusione in quella cella isolata, dove non sentiva altro che freddo. Per questo l’ha ricompensata, liberandola. È diventata uno dei suoi migliori sicari, ed è per questo che le ha risparmiato la vita.
Ed è per questo che lei sente di amarlo. Ancora più di prima. Di quell’amore folle e ossessivo.
Il suo corpo viene scosso da una bassa risata, che sale dal profondo fino ad incurvarle le labbra, crescendo d’intensità finché non diventa quasi un grido. Rovescia il capo all’indietro, lasciando che il cappuccio le scivoli sulle spalle e il vento scompigli i lunghi capelli neri.
Si sente stranamente viva.
Per questo si rialza, smaterializzandosi con un sonoro crac, pronta a ricominciare la sua missione.
Un po’ come quell’abbazia, che ogni giorno cede un po’ di sé al tempo, ma ancora in piedi, nonostante tutto.
 
 
 
 
Ed eccomi ai ringraziamenti finali…
Thiliol: grazie davvero per i complimenti, spero di meritarli! ^^ Ho solo cercato di unire due delle cose che amo di più. Sono contenta che la scelta del quadro ti sia piaciuta! Spero ti sia piaciuto anche questo abbinamento. Spero alla prossima! Un bacio Morgana
 
ranyare: Eh eh eh, chi non adora Sirius! *_* Credo abbia un fascino particolare, con quel contrasto tra l’aspetto quasi da maledetto, e un animo nobile e coraggioso. Quando stavo per decidere a chi abbinare il quadro di Hayez, mi sono subito venuti in mente lui e Lily. Anche grazie a Daphne_91, che mi ha fatto conoscere questa coppia così intrigante. Cosa ne dici invece di questo nuovo quadro? Grazie infinitamente per i complimenti! Alla prossima! Un bacio Morgana
 
FireAngel: Felice di essere riuscita a rievocare il meraviglioso capolavoro di Hayez con la mia storia. È un quadro a cui sono affezionata, porta con sé un sacco di ricordi. E doppiamente contenta di averti fatto cambiare idea sulla coppia Lily/Sirius… anche per me è un esperimento, ma li trovo affascinanti da scrivere! ^^ Spero alla prossima!! Grazie ancora per il commento! Un bacio Morgana
 
brilu: L’idea di unire questi due mondi così lontani, è stata solo dettata dalla voglia di unire due delle cose che più adoro. Per certi versi è stato molto faticoso scegliere i dipinti e i personaggi a cui associarli… ma è stata una sfida che mi ha emozionato! ^^ All’inizio avevo pensato di mettere una lista dei quadri che avevo scelto, ma poi mi sono detta: “lasciamo la sorpresa, è più intrigante!”. Grazie grazie per il commento, davvero mi hai fatto arrossire! Alla prossima allora… Bacio Morgana
 
daphne_91: ciao tesoro, lo sai che trovare le tue recensioni è sempre una grandissima emozione! *_* Non ti preoccupare, tanto hai tutto il tempo che vuoi per venire a commentare! ^^ Come sempre, mi hai fatto commuovere con le tue parole… credo che tu sia troppo buona! Spero di meritarli davvero tutti questi complimenti! Naturalmente, devo ringraziarti cento volte per avermi fatto scoprire questa coppia, con la tua splendida storia. Quindi, è un po’ anche merito tuo questo risultato! ^^ Ti aspetto anche alla prossima tesoro, mi raccomando. Un bacione grande. Ti voglio bene! Morgana
 
Victoire: che bello trovare qualcuno che condivide la mia stessa passione per l’arte! *_* Sono contenta che ti sia piaciuto il modo in cui ho cercato di evocare lo splendido dipinto di Hayez, ho avuto paura di non essere riuscita a rendere ciò che il quadro trasmette. Sirius è per me una continua sfida… ha talmente tanti lati nascosti da poter svelare, che è impossibile non trovarlo affascinante. Spero continuerai a seguirmi!!! Un bacio e alla prossima Morgana
 
Ed infine, non meno importanti, un GRAZIE grande quanto il mondo a tutti coloro che hanno letto e aggiunto la storia tra i preferiti. Spero di avere anche da voi qualche parere, critica o suggerimento. Nel frattempo GRAZIE GRAZIE GRAZIE!
Alla prossima
Un bacio a tutti
Morgana

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Domenichino - ***


Buongiorno a tutti!! ^^
Eccomi qui solo per una brevissima introduzione… giusto per ringraziare i numerosi, anzi a dire il vero numerosissimi lettori dello scorso capitolo. Siete fantastici! *__*
Perché non lasciate un commentino? Prometto che non mordo, qualunque cosa voi scriviate! Eh eh eh! =)
Bando alle ciance… Ecco qui il terzo capitolo, con un nuovo quadro.
Come sempre, qui sotto troverete il link. E come sempre, vi consiglio di darci una sbirciatina, prima di leggere la storia. ^^
Ora do un immenso bacio a tutti…ci vediamo più sotto per i ringraziamenti.
Aspetto i vostri numerosi commenti!
Morgana
 
P.S.: Mi sono dimenticata… BUONA LETTURA! ^^
 
Il link per il terzo dipinto è:
http://www2.comune.roma.it/museicapitolini/pinacoteca/visita/sala7_domenichino_sibillacumana.jpg
 
 
 
 
 
Domenichino – “Sibilla”
 
Da tempo cercava qualcosa che la rendesse in qualche modo diversa.
Guardare sua sorella e avere la costante impressione di osservare la propria immagine riflessa in uno specchio, le era diventato quasi insopportabile.
Era stanca di sentirsi ripetere continuamente Ma tu sei Calì? Oppure Padma?
Aveva iniziato a frequentare lezioni differenti, non sedeva più allo stesso posto a tavola, cercava persino di non percorrere gli stessi corridoi quando doveva spostarsi da un’aula all’altra. Arrivando a pensare anche alla drastica decisione di tagliare i lunghi capelli, nonostante fossero il suo vanto e fonte di invidia per la gran parte delle ragazze. Alla fine però aveva desistito, scegliendo semplicemente di cambiare acconciatura. Ora li portava quasi sempre sciolti, come un morbido manto di seta scura, spesso impreziositi da nastri sottili dai colori vivaci, creando così un piacevole contrasto.
Tutti quei cambiamenti, comunque, non avevano neanche lontanamente affievolito il profondo affetto che provava per sua sorella. Solo avvertiva la necessità di sentirsi più… indipendente.
Eppure, nonostante tutto, non si sentiva ancora soddisfatta.
Anche quella notte non riusciva a prendere sonno. Fissava con gli occhi spalancati i tendaggi del suo letto a baldacchino, ascoltando il respiro lieve delle sue compagne di dormitorio. Era il momento che preferiva, essere sola con sé stessa.
Doveva pur esserci qualcosa in lei, qualunque cosa che gli dèi lassù avessero scelto di donarle per distinguerla dalla sua gemella.
Con un sonoro sbuffo si girò su un fianco, allungando una mano e cercando un libro nel cassetto del piccolo comodino accanto al letto. Trovò qualcosa che decisamente non si aspettava. Aggrottando leggermente la fronte, prese la bacchetta nascosta sotto il cuscino. «Lumos», sussurrò appena, guardando dubbiosa quello che stringeva tra le dita.
Un mazzo di carte.
Non ricordava di possederne uno.
Lo avvicinò al viso, osservandolo meglio alla fioca luce della bacchetta. Il dorso delle carte era per metà rosso scuro e per metà color ambra, decorato ai bordi dall’intreccio di rami sottili color argento. Al centro campeggiava l’immagine di un leone rampante. Provò a girarne qualcuna, incuriosita. Erano tutte diverse, ciascuna recante l’effige di qualcuno o qualcosa, accompagnate da un cartiglio che racchiudeva il nome.
A giudicare dall’aspetto, dovevano essere tarocchi. Sembravano molto antichi, le figure dai colori appena sbiaditi le parlavano di un’altra epoca, decisamente lontana da quella in cui viveva.
Ma come ci erano finite nel suo cassetto?
Lasciandosi guidare da nient’altro che il suo istinto, ne dispose alcune sul copriletto. Le sue mani si mossero sicure, seguendo uno schema ben preciso che, ne era certa, non aveva mai imparato prima, né letto su qualche libro. Quando ebbe finito, le carte formavano un piccolo rombo, ai lati del quale erano allineate altre tre carte. Una era collocata nell’angolo in alto a sinistra. In mano le rimaneva un piccolo mazzetto, che non contava più di una decina di tarocchi.
Per un lungo attimo rimase ad osservarle, indecisa se continuare, allo stesso tempo impaurita ed eccitata. Sentiva il cuore battere inspiegabilmente più veloce e le mani sudare per la tensione.
Poi un sottile raggio di luna, dalla luce flebile ma quasi percepibile tra le dita, sfiorò il leone d’argento sul dorso delle carte, facendolo guizzare con uno strano bagliore, tanto che le sembrò di vederlo muovere le possenti zampe e la coda sinuosa. Scosse leggermente la testa, cercando di riprendersi, decidendo di ascoltare lo strano richiamo che quei tarocchi le stavano sussurrando. Era una litania sommessa e velatamente malinconica, ma che alle sue orecchie risuonava come irresistibile.
Si concentrò su ciò che desiderava sapere. Chiese alle carte e al destino che esse avevano il potere di custodire, di rivelarle ciò che la vita aveva in serbo per lei. Se fosse giunta alla fine della guerra che era sul punto di esplodere, minando pericolosamente ogni giorno che passava il precario equilibrio di quell’illusoria calma, che segnava l’avvento di qualcosa che inevitabilmente avrebbe sconvolto il mondo per come lo conosceva.
Girò la prima carta.
Scoprì una strana figura, completamente avvolta da un manto nero e con il cappuccio a nascondere i tratti del viso. Tra le mani sembravano ardere le fiamme di un falò eterno. Abbassò lo sguardo, leggendo il cartiglio.
Il Fuoco.
Cosa poteva voler significare? Per un attimo cercò di pensare a cosa potesse associare quella carta. Dolore? Luce? Battaglia? Scrollò il capo. Inutile, troppe cose potevano essere collegate al fuoco. Aveva bisogno di un’altra carta.
Ormai decisa ad arrivare fino alla fine, uno dopo l’altro scoprì tutti i tarocchi. Osservò confusa le diverse figure, una alla volta, cercando un nesso che riuscisse a collegarle, ma sembrava tutto invano. Era come se non volessero concederle di cavalcare il tempo e scoprire cosa le riservava il futuro.
Poi si accorse della carta posata nell’angolo di sinistra, l’unica a non essere ancora stata rivelata. La prese in mano, osservando il dorso decorato per diversi istanti. La posò esattamente al centro, dove rimaneva l’unico spazio ancora libero.
Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. Si concesse qualche attimo di assoluta immobilità, ascoltando solo il battito ritmico del suo cuore. Un profumo intenso di fiori e terra carezzata dal sole le solleticò i sensi, mentre un giocoso refolo di vento, giunto chissà come fino a lei, le sfiorò i lunghi capelli scuri.
Con movimenti estremamente lenti, girò anche l’ultima carta.
In quel preciso istante una miriade di immagini si susseguirono nei suoi pensieri, veloci come giochi di colore e lampi di luce. Prima un brivido di terrore, seguito da un intenso torpore a braccia e gambe, ed infine un’immensa sensazione di sollievo le percorsero ogni fibra del corpo. Sentì urla, dolore, rumori assordanti di una battaglia senza fine, il suono sordo delle lacrime versate da chi vedeva i propri compagni cadere ad ogni istante…poi solo silenzio. E una calda e vibrante risata in lontananza, che le fece venir voglia di piangere dalla gioia.
Quando finalmente aprì gli occhi, guardò l’ultima figura.
Il Re.
Ancora non comprendendone il motivo, ma seguendo il suo intuito, capì che quella carta poteva essere portatrice di speranza. Forse non tutto era perduto, e quel ragazzo in cui tutti dimostravano di avere fiducia, poteva davvero condurli alla vittoria.
Prese un piccolo quaderno, annotando con precisione tutto ciò che i tarocchi le avevano voluto rivelare. Sapeva che c’era qualcosa di vero in quello che aveva visto e provato sulla pelle, sotto forma di tremore e calore. Mentre scriveva, un piccolo ghigno le incurvò le labbra, immaginando le sue compagne di Casa correre da lei per predirle il futuro o conoscere il nome del proprio principe azzurro. Molto probabilmente, non avrebbero più chiesto se lei fosse Calì oppure Padma.
Con un sorriso soddisfatto, capì di aver trovato qualcosa che la rendeva diversa.
 
 
 
 
Eccomi nel mio piccolo angolo per i doverosi ringraziamenti alle sei dolcissime persone che hanno lasciato un commento:
 
vavva: Sono contenta che l’idea di unire due mondi così diversi ti sia piaciuta! È una sfida cercare sempre di accostare il personaggio giusto al quadro che ho scelto…spero di esserci riuscita per il momento! =) Grazie Grazie Grazie per il commento! ^^
“Il bacio” è anche uno dei miei quadri preferiti…per alcuni versi ci sono molto legata. È venuta da sola l’associazione con Lily e Sirius, di sua spontanea volontà! Eh eh eh! =) E di questo capitolo cosa ne dici? Spero di trovarti anche al prossimo! Un bacio Morgana
 
ranyare: Quando ho scelto questo quadro, sono stata indecisa per parecchio tempo… volevo assolutamente che ci fosse un dipinto di Friedrich, ma ero combattuta tra questo e un altro. Poi ho avuto l’illuminazione pensando a Bellatrix. E questo è quello che ne è venuto fuori =) Sono contenta che tu sia riuscita a percepire il suo affanno mentre Voldemort le era vicino… era qualcosa che ho cercato di trasmettere nel migliore dei modi, perché sostanzialmente rivela una piccola e momentanea perdita di quell’autocontrollo austero che fa parte di Bellatrix. Grazie infinitamente per tutti i complimenti, davvero troppo gentile! Alla prossima! Un bacio Morgana
 
brilu: Non sai quanto mi facciano piacere le tue parole!! *_* Mentre scrivevo il capitolo, ho cercato di far trasparire tutto il freddo, non solo dell’inverno, ma anche dell’angoscia e della paura in un’atmosfera quasi surreale. Se sei riuscita a percepirlo, non sai quanto mi fa piacere! *_* Friedrich è uno dei miei pittori preferiti…scoperto per caso, innamorata a prima vista. Direi che uno dei suoi dipinti più belli sia “Monaco in riva al mare”, che è anche il più conosciuto…. all’inizio infatti avevo pensato di fare quello, però poi ho visto questo, ed è scattata la scintilla! =) Grazie mille ancora per tutti i complimenti! Soddisfare i miei lettori è una delle cose più belle! Un bacio e alla prossima… Morgana
 
daphne_91: Ciao tesoro!! Ma che splendida cosa trovare sempre una tua recensione! *_* Non ti preoccupare, non avere nessuna fretta di commentare…tanto la storia non scappa. ^^ Quindi vai con calma, e quando hai tempo, se ti va, dagli una sbirciatina! =) So perfettamente cosa vuol dire avere settimane infernali, ti capisco benissimo! Sono contenta che la mia Bellatrix ti sia piaciuta…a dire il vero, credo che sia un personaggio molto controverso, con talmente tante contraddizioni al suo interno, che spesso non si sa da che parte cominciare a descriverlo. Ma questa volta ho voluto dare maggior spazio alla sua perversa ossessione per Voldemort…perché farà parte di lei per gran parte della sua vita. Sono anche molto contenta che il quadro ti sia piaciuto! Molti di quelli che userò non saranno tra i più famosi…o meglio, magari l’autore è conosciutissimo, ma i dipinti che userò spesso non saranno i loro “cavalli di battaglia”. Giusto per non cadere un po’ nel banale. Ci sentiamo alla prossima tesoro… ti voglio bene! Morgana
 
Victoire: GRAZIE (due volte! XD) per il commento! Troppi complimenti, davvero! Spero di meritarli ^^ Quando ho scelto il quadro, il nome di Bellatrix è venuto fuori spontaneamente, all’improvviso…con tutto quel freddo, quel cimitero, quei resti abbandonati, non potevo che associarlo a lei =) Spero di trovarti anche alla prossima! Un bacio Morgana
 
Thiliol: Innanzitutto, grazie per il commento!!! E per i complimenti, sono contenta che la raccolta fino a questo punto ti soddisfi! =) Credo che, nonostante sia corrotto e ossessivo, l’amore di Bellatrix per Voldemort può in qualche modo essere “dolce”, proprio come lo hai definito tu. Parliamo sempre e comunque di una donna innamorata! ^^ Che fa tutto ciò che è in suo potere per esser4e speciale davanti agli occhi del suo amato… anche se in questo caso è il Signore Oscuro! Eh eh eh! =) Alla prossima! Un bacio Morgana

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Tiziano - ***


Buongiorno! ^^
Ed eccoci arrivati ad uno dei capitoli a cui sono più affezionata… Primo perché questo quadro è di diritto nella mia top ten dei preferiti. Secondo, perché Harry credo sia quello che io definisco “l’uomo ideale”. Ed Hermione è la sua esatta corrispondenza. Anche se non sono destinati a unirsi in quella vicinanza speciale che è degli innamorati.
Dedicata alla dolcissima daphne_91, perché è grazie a questa coppia che l’ho conosciuta, che ho collaborato con lei e che mi ha fatto scoprire una persona incredibile! =)
Ora, come sempre, vi auguro…. BUONA LETTURA!!!
Un bacio a tutti
Morgana
 
P.S.: vero che me lo lasciate un commentino?
 
Il link per il quarto dipinto è:
http://www.mondomostre.it/images/diecimostre/hires/tiziano_amore.jpg
 
 
 
 
 
Tiziano – “Amor Sacro e Amor Profano”
 
Il respiro che si condensa a contatto con l’aria gelida, formando sbuffi di vapore, è l’unico segno che rivela la mia presenza sula piccola terrazza. Appoggiato stancamente alla balaustra, il mio profilo si confonde nella notte, quasi le ombre cercassero di creare un rifugio in cui potermi nascondere, lontano da tutti.
Davanti a me soltanto il Lago Nero, una torbida e scura lastra di cristallo su cui i raggi della luna scivolano come rugiada, e i pendii scoscesi dai contorni indefiniti delle montagne.
Solo con i miei pensieri. E con l’improvvisa consapevolezza di essere giunto ad un bivio a cui non avrei mai creduto di poter arrivare, dove due realtà così simili e conosciute, e al contempo assolutamente differenti e sconosciute, si presentano ai miei occhi come l’ennesima scelta.
Braccia esili mi circondano improvvisamente la vita, mentre un altro respiro si unisce al mio, confondendosi, «Cosa ci fai qui fuori con questo freddo?».
Forse avevo voglia di stare finalmente in santa pace, vorrei rispondere. «Niente, avevo solo bisogno di un po’ d’aria», è invece la mia laconica risposta, accompagnata da un sospiro accennato, mascherato prontamente da un sorriso tirato. Mi giro lentamente, incontrando la figura di Ginny che si staglia nitida contro la luce calda ed invitante proveniente dalla grande finestra alle sue spalle, leggermente socchiusa.
Si avvicina, annullando la poca distanza che ancora ci divide, infilando le braccia sotto il mantello per potermi stringere. Sollevandosi appena sulle punte, mi sfiora le labbra con un bacio. «Hai le mani gelide, sarà meglio rientrare». Con un sorriso malizioso e gli occhi infuocati da uno sfavillio languido, si accosta al mio orecchio sussurrando, «So io come riscaldarti».
E vorrei poterle dire di no, guardare quel volto falsamente innocente e raccontarle finalmente ogni cosa, fino all’ultima, estenuante goccia di verità. Farle capire che nonostante sia meravigliosamente bella e sensuale e provocante, non è lei a custodire ciò che sto cercando. Quella sensazione effimera ed indispensabile, a cui non so dare un nome, che fa tremare ad ogni respiro dell’altro e fa sospirare ad ogni suo sguardo fuggente.
Ginny non ha niente di tutto questo. Non è lei.
Ma le sue labbra sono un porto sicuro in cui soffocare ogni rimpianto, il suo corpo è un’oasi di desiderio che riesce a concedermi calore a sufficienza per continuare ad affrontare una realtà che mi sta scomoda. Anche se ogni suo bacio non fa che ricordarmi quanto mi stia dimostrando vile, incapace di affrontare qualcosa per la sola paura di non essere ciò che lei si aspetta. Perché non è la sua bocca che vorrei avere, non è il suo profumo, troppo dolce, che vorrei respirare.
L’attiro a me con forza, immergendo una mano tra i suoi lunghi capelli rossi, così simili ad una vampata di fuoco da avere il terrore di scottarmi. Quasi costringo la sua bocca a schiudersi, cercando senza molta gentilezza la sua lingua, in uno sfregarsi di labbra che non ha niente di amorevole. È rabbia e dolore e delusione quello che nascondo dietro l’impazienza di possederla, qualcosa che molto probabilmente lei scambia per passione e desiderio.
Questo bacio non è che l’inizio di un copione che ormai conosciamo entrambi a memoria, che ci condurrà alla mia camera, al mio letto, tra le mie fredde lenzuola a cercare nel corpo dell’altro solo gli dèi sanno cosa.
E quando la sovrasto, lei che sembra così fragile e minuta, le forme ancora acerbe, osservo il suo volto dalle gote arrossate per un pudore che in realtà non prova. Non sono i tratti del suo viso che scorgo, ma quelli più delicati ed eleganti di colei che ha rubato ogni mio pensiero. La bacio con una dolcezza inaspettata, naufragando nell’illusione che i miei occhi hanno visto tra le ombre della notte.
Poi non c’è più nulla. Solo istinto e passione.
 
Mentre sfioro con una carezza lieve la schiena nuda di Ginny, sdraiata completamente su di me e profondamente addormentata, mi concedo qualche istante per poterla guardare.
Ginny è incantevole e frizzante, ma non possiede nessun mistero. È qualcosa di profano, la splendida rappresentazione di una dea di cui però condivide solo l’impressionante bellezza. Non c’è magia nei suoi sorrisi, né abissi misteriosi celati oltre il suo sguardo. Solo immensa sicurezza di sé.  Anche la prima volta che abbiamo fatto l’amore mi sono meravigliato di quanta dimestichezza avesse con il proprio corpo, quanta audacia nei suoi gesti, nonostante fosse una nuova esperienza per lei, che non aveva mai condiviso una così profonda intimità con un ragazzo.
Ne sono stato davvero innamorato un tempo, ma qualcosa è venuto a mancare. Non credo sia solo colpa sua. Anzi, molto probabilmente è tutta colpa mia, che ho cercato in lei quello che in realtà possiede qualcun altro, accontentandomi di percorrere la via più semplice e ovvia.
Inspiro a fondo prima di scostarla delicatamente, coprendola con il lenzuolo e indossando la prima cosa che trovo. Con passi silenziosi esco dalla stanza, trovando una Sala Comune completamente deserta. Deve essere molto tardi.
Mi abbandono sul divano, un braccio a coprire gli occhi e l’altro a penzoloni oltre il bordo dei cuscini. Nel camino rimangono solo braci incandescenti e cenere, ma l’aria è tiepida e accogliente. I minuti si susseguono prima veloci, poi lenti, mentre io non faccio altro che godere di quell’incredibile tranquillità.
Un fruscio leggero di stoffa attira la mia attenzione. Mi sollevo, guardando oltre l’alto schienale del divano. Un’ombra si avvicina silenziosa, resa appena distinguibile dai raggi della luna che, come nastri d’argento, fluttuano nel buio. «Chi c’è?».
Un grido breve ma acuto, accompagnato da un respiro ansante, «Harry, sei tu?». Avverto il suo profumo prima ancora di poterla vedere, avvolta in una vestaglia blu scuro, i capelli arruffati e i piedi nudi. «Maledizione, mi hai fatto morire di paura!», la sua espressione cerca di essere arrabbiata, ma i suoi occhi la tradiscono, sorridendo luminosi.
Ecco, i suoi occhi.
Credo, anzi sono assolutamente convinto, che non esistano occhi come quelli di Hermione. Sono insidiose e screziate acque di un lago che ha catturato il bagliore degli ultimi raggi di un sole intenso e accecante, sopra il quale si agita una tempesta di polvere d’oro. È impossibile scorgere ciò che vi è nel profondo, custodito con gelosia. Troppo prezioso per essere scoperto.
Sono il mistero più intrigante che abbia mai conosciuto, e sicuramente il più bello.
«Ciao», mi sorride, con quel sorriso quasi triste ma di infinita dolcezza, prima di sedersi accanto a me, ancora comodamente sdraiato.
«Ciao». Rimaniamo in silenzio, osservandoci con calma e senza imbarazzo.
Io ed Hermione non abbiamo mai parlato molto, non è mai stato necessario. L’incontro dei nostri sguardi è sempre stato più che sufficiente a comprendere ogni cosa dell’altro. Per questo non mi chiede «Cosa ci fai qui?» o «Non riuscivi a dormire?», sarebbero domande inutili.
Conosce ogni cosa di me, ogni più nascosto e represso sentimento che si agita sotto la mia pelle, ed è così che io conosco lei.
È l’unica a scorgere la scintilla di dolore, che compare come una scheggia più scura tra il verde dei miei occhi, quando penso a chi ho perso. Riconosce la fiamma dell’ira trattenuta, quando stringo i pungi per non urlare, ed è la sola in grado di spegnerla con un semplice sussurro. Comprende la solitudine, lasciandomi solo quando non voglio avere nessuno intorno, o comparendo con passi leggeri per essere il mio sostegno quando nessun’altro è in grado di starmi accanto.
Ginny non ne è mai stata capace. Ha sempre odiato e odia i miei silenzi, che cerca di riempire con fiumi di parole. Per questo, ogni volta che la sua voce diventa quasi insopportabile nella mia testa, la bacio fino a quando non ha più fiato.
Non so quanto tempo sia passato prima che Hermione distolga lo sguardo, fissandolo sui pochi tizzoni accesi nel camino, con una strana ombra scura negli occhi. È la prima volta che lo fa.
Contemplo la sua immagine sfiorata dagli ultimi bagliori del fuoco, e penso di non averla mai vista così bella. Ma è una bellezza tutta sua, delicata e discreta, timida nel mostrarsi in tutto il suo magnetico splendore. Senza saperlo, è padrona di una sensualità che l’avvolge come luce, rendendola impossibile da ignorare.
Quando mi è vicina, è doloroso reprimere la voglia che ho di averla e baciarla e toccare la sua pelle. Ma Hermione è qualcosa di sacro e prezioso, che non può appartenere a nessuno. Ha voluto concedermi libertà con lei che nessun’altro, nemmeno Ron, può pretendere, come stringerla tra le braccia ed entrare nel suo cuore. E per questo le sono grato.
«Sai cosa mi manca?», si gira, guardandomi con aria interrogativa. «Le notti in cui sgattaiolavi nel mio letto perché eri triste o arrabbiata, dopo aver litigato con Ron. Alla fine ci addormentavamo insieme, e al mattino mi facevi sempre trovare un piccolo biglietto accanto al cuscino», un tenero sorriso le incurva le labbra. «Non ho mai capito perché non è più successo, non sei più venuta».
Nonostante il sorriso non scompaia, i suoi occhi sono malinconici e lontani, «Beh, adesso c’è Ginny e…».
«E?».
«Oh, avanti Harry, è la tua ragazza e… lei non… voi», balbetta, confusa ed impacciata, «Lei torna sempre meno nel nostro dormitorio, così ho pensato che… insomma, non mi sembrava più il caso, ecco».
Vederla con le guance arrossate per l’imbarazzo e le mani che tormentano il tessuto della vestaglia è alquanto insolito, lei che è sempre così orgogliosa e composta, tanto che non riesco a trattenere una risata divertita.
«Non ci trovo niente da ridere!», mi lancia un cuscino, cominciando a ridere con me. Da molto tempo non la sentivo ridere così, da molto tempo io stesso non ridevo così. È una sensazione calda e piacevole.
Cogliendola di sorpresa l’afferro per la vita, trascinandola più vicina e facendola sdraiare al mio fianco. «Adesso Ginny non c’è», fermo il suo tentativo di parlare posandole un dito sulla bocca, «E non accetto scuse».
Scuotendo leggermente la testa, le labbra incurvate in un dolce sorriso, si accoccola contro di me, poggiando la fronte sulla mia spalla. Poterla sentire così vicina, con il suo calore a donarmi un’incredibile tranquillità, è un balsamo per ogni tormento.
Il suo respiro è lento e carezzevole e il suo profumo leggero come lo ricordavo. La sua mano scende piano lungo il braccio fino ad incontrare la mia, facendo intrecciare le dita tra loro in una stretta delicata ma che riesce a farmi tremare.
È così silenziosa che penso si sia addormentata, mentre le accarezzo i capelli. Non mi ero mai accorto di quanto fossero diventati lunghi e morbidi, e così profumati da rendere impossibile non immergervi il viso e sentirsi circondati dall’aroma di biancospino che portano con sé.
Ma la sento muoversi appena, abbandonandosi completamente contro il mio corpo, tanto da riuscire ad indovinare le curve del seno e dei fianchi. Sussulto quando il suo piccolo naso sfiora la pelle sensibile del collo. «Hermione, cosa stai facendo?». Sembra tesa alla ricerca di qualcosa, così concentrata da non prendersi nemmeno la briga di rispondermi. Rimango immobile, assaporando la sensazione eccitante che dilaga in ogni fibra del mio essere come il miglior vino. È come se, in questo preciso momento, fosse solo mia, solo per me.
Si allontana di un soffio, ma è ancora così dannatamente vicina da poter sentire le sue labbra lambire la mia pelle quando parla, «Quello di Ron non è così».
«Si può sapere, di grazia, di cosa stai parlando?», cerco di governare quel poco autocontrollo che ancora mi rimane, trattenendomi dal baciarla e permettere ad ogni sensazione di emergere dal profondo baratro in cui le custodisco.
«Il suo odore. È troppo forte e deciso», inspira profondamente, prima di continuare, «Il tuo invece è… intenso. E avvolgente». Un altro respiro, «Non ricordavo fosse così buono».
La guardo negli occhi, cercando di nascondere il velo di desiderio che sicuramente vi è imprigionato. Ginny non mi ha mai detto niente del genere. Sicuramente non in maniera così semplice e diretta, ma in grado di far perdere un battito al cuore. «Caposcuola Granger, mi stai forse dicendo che mi trovi attraente?», un ghigno compare sul mio volto, mentre cerco di sdrammatizzare.
«Può darsi», ride divertita, passandomi una mano tra i capelli in una estenuante carezza, «Ma non ti montare la testa!». Mi guarda in maniera disarmante, prima di avvicinarsi e posare un lieve bacio sulla guancia, così vicino alle labbra da essere sufficiente un mio piccolo movimento per poterle avere. Chiudo gli occhi, stringendo la mia presa sul suo corpo in un vano tentativo di trattenermi. «Credo di aver capito perché Ginny si è innamorata di te».
Poi, come se niente fosse, torna a rifugiarsi tra le mie braccia, addormentandosi nel giro di pochi minuti. Lasciandomi con il sapore dolce e amaro di ciò che mi ha detto.
Ma soprattutto, con la convinzione di aver ormai fatto la mia scelta.
 
 
 
 
Ora, i ringraziamenti alle mie dolcissime che continuano a seguirmi:
ranyare: bene bene bene, sono contentissima che ti sia piaciuta! ^^ Quando l’ho scritta, avevo paura che fosse un accostamento un po’ azzardato…ma non sono riuscita a trovare nessun’altro personaggio che si incastrasse così perfettamente con il dipinto. Grazie infinite per tutti questi complimenti, mi fai arrossire!! ^//^ Allora alla prossima!! Un bacio Morgana
 
FireAngel: per questo capitolo, avevo immaginato Calì…non so perché. Però, visto che non ho specificato nomi, sei liberissima di immaginarti chi vuoi! ^^  Quel ghigno finale era proprio quella sensazione di soddisfazione che si prova quando si capisce di avere qualcosa in più… lo so che non è forse molto Grifondoro, però mi sembrava azzeccato. Eh eh eh! =) Allora spero alla prossima!! Un bacio Morgana
 
vavva: a dire il vero, ero un po’ preoccupata…appunto perché non sono personaggi molto citati, ho dovuto immaginarmi molti aspetti del suo carattere. Spero di averle rese abbastanza bene! ^^ Vista la loro “devozione” alle lezioni della Cooman, l’idea dei tarocchi è sorta quasi spontanea! Spero che questo quadro ti sia piaciuto di piùùù. Un bacio e alla prossima!! Bacio Morgana
 
Thiliol: Sinceramente, anche io è la prima storia che leggo su Calì! Eh eh eh! =) Mi sono cimentata in questa… avventura, giusto per provare a coinvolgere personaggi di solito lasciati in disparte. Anche se, non ti preoccupare, arriveranno anche quelli più noti! ^^ Cosa ne pensi di questo capitolo? Un bacione e alla prossima!! Morgana
 
daphne_91: tesoro, questa è tutta per te! In fondo, è anche un po’ merito loro se ci siamo conosciuto, non pensi?? =) Grazie come sempre dei tuoi complimenti… lo sai che per me il tuo parere è importante! Mi scrivi sempre cose che riescono a farmi venire i lucciconi! *_* Alla prossima tesoro… ti voglio bene! Morgana
 
Victoire: Se non c’è due senza tre, il quattro vien da se, noooo?? XD Sono contentissima che le descrizioni ti piacciano, ma non risultino noiose… ho sempre il timore di risultare troppo pesante! ^^ Commentare la tua storia mi è sembrato doveroso, era veramente deliziosa!! Spero di trovarti anche al prossimo capitolo. Un bacio Morgana

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Bernardino Luini - ***


Buongiorno a tutti!!
Eccomi tornata, dopo essere sparita per tutto il periodo delle feste.
Lo so, avrei dovuto aggiornare prima… ma mi sono ritrovata per le mani almeno un milione di cose da fare, e il tempo per postare non riusciva mai a incastrarsi con gli impegni!
Quindi, chiedo umilmente perdono! *me molto dispiaciuta*
Ma da questo capitolo, gli aggiornamenti torneranno regolarmente ad essere una volta alla settimana.
Con questo vi do un piccolo avviso. Avevo pensato di fare la raccolta di dieci capitoli, ma al momento ho trovato solo nove quadri che mi “ispirano”. Per questo, vi lancio una proposta: se ci fosse qualcuno che ha un dipinto in particolare che lo affascina o è il suo preferito, fatemelo sapere! Per il decimo capitolo, sarei più che felice di accontentarvi!!^^
Bene, un’ultima cosa prima di lasciarvi alla lettura. Un GRAZIE doverosissimo alle persone che hanno letto lo scorso capitolo, a coloro che hanno aggiunto la storia ai preferiti e alle dolcissime ragazze che hanno recensito lo scorsa capitolo. Per i ringraziamenti singoli ci vediamo più sotto!
Ed ora mi eclisso, augurandovi come sempre… BUONA LETTURA!!
Un bacio a tutti
Morgana
 
P.S.: Me lo lasciate un commentino, vero?
 
Il link per il quinto dipinto è:
http://www.italica.rai.it/immagini/arte/rau/luini3gr.jpg
 
 
 
 
Bernardino Luini – “Giovane donna”
 
«E uno, due, tre e quattro. E uno, due, tre e quattro», una voce dal marcato accento francese scandisce le parole con lentezza, accompagnata dal ritmico battere del lungo bastone da cerimoniere sul pavimento di marmo.
Rimango ferma sulla soglia del grande salone, solitamente adibito ai fastosi ricevimenti e alle serate danzanti. È un ambiente luminoso e di ampio respiro, con le alte finestre che si affacciano sul giardino intervallate a lunghi specchi dalle cornici sofisticate. La volta completamente affrescata dona un tocco signorile ed elegante, ricordando la sontuosità degli antichi palazzi, così come i tendaggi di seta damascata donano la raffinatezza di una corte reale.
Da sempre è l’ala del castello che preferisco, perché è come se fosse un piccolo regno di cui posso considerarmi l’indiscussa sovrana. Qui nemmeno mio marito ha voce in capitolo.
«E uno, due, tre e quattro. E uno, due, tre e quattro», mentre la voce continua a scandire il ritmo, riempiendo l’aria come una melodia, rimango nascosta nella penombra, osservando con sguardo attento le tre figure che si muovono al centro della sala, quasi insignificanti se paragonate alla vastità dello spazio che le circonda.
Le mie tre figlie.
Solo pochi anni le separano, eppure sembrano appartenere a tre universi lontani anni luce. Diverse tra loro come il sole e la luna, come la tiepida brezza di primavera e il gelido vento dell’inverno.
Narcissa, la più piccola, è la mia prediletta. Ha una figura esile ed elegante, lunghi capelli biondi come grano estivo e freddi occhi azzurri. Una perfetta bambola di porcellana dall’incarnato tenue e le labbra rosee. È raffinata come compete ad una dama del suo rango, coronata da un’aura austera che incute rispetto. Ha l’unico difetto di essere capricciosa e scostante, ma porremo rimedio.
Nonostante sia ancora molto giovane, diversi rampolli delle famiglie più altolocate e potenti del Mondo Magico hanno chiesto la sua mano.
La secondogenita invece, Bellatrix, è l’orgoglio di suo padre. Al contrario della piccola Cissy, ha capelli scuri come ebano e ammalianti occhi neri. Ogni tratto del suo viso, dai lineamenti marcati e al contempo sofisticati, rivela la sua indole combattiva e selvaggia. Non la si può definire esattamente bella, ma ha un fascino oscuro e misterioso.
Tra non molto potrebbe seguire le orme paterne, entrando a far parte delle folte schiere di seguaci di un nuovo e potente mago oscuro. Agli occhi di Cygnus, è riuscita a prendere il posto dell’erede maschio che non sono stata in grado di dare alla luce.
Poi c’è Andromeda. È la più grande, e quest’anno diventerà maggiorenne. Ha un corpo slanciato e sinuoso, ben proporzionato. Il viso ha i tratti delicati, le labbra carnose e gli occhi caldi e profondi come abissi, incorniciato da morbidi capelli mossi come le onde del mare. È riservata e intelligente, dalla buona dialettica e di piacevole compagnia.
Lascio che il mio sguardo si soffermi un istante, mentre volteggia al centro del salone. Da qualche tempo è strana, forse più del solito… perché strana lo è sempre stata.
A differenza delle sorelle, non è altezzosa o arrogante, ma incredibilmente cortese e ben disposta verso tutti. Come se non le importasse del rango che le spetta per nascita, del sangue puro che le scorre nelle vene, del rispetto verso il buon nome di famiglia.
In realtà non sembra affatto una Black.
Ultimamente, però, qualcosa è cambiato in lei. Qualcosa che sfugge ad ogni mio tentativo di comprensione. Sono sicura che mi nasconde qualcosa.
Ha sempre la testa persa in pensieri soltanto suoi, è distratta e uno strano luccichio le fa brillare gli occhi, rendendoli quasi liquidi.
Ma soprattutto, sembra essere improvvisamente fiorita. Come se da un giorno all’altro, tutta la bellezza fino a quel momento conservata fosse esplosa, avvolgendola con un impalpabile velo. Porta sempre più spesso i capelli sciolti lungo la schiena, a volte fermati da una piccola treccia, invece di raccoglierli come converrebbe ad una nobildonna. E persino la sua pelle appare più liscia e morbida, di un sano colorito roseo appena più scuro sulle guance.
Ho sempre pensato che Narcissa fosse la più bella. Ma Andromeda, con la sua aria pura e la sua bellezza semplice, sembra offuscarla.
«E uno, due, tr…», la cantilena si interrompe quando mi schiarisco la voce, avvicinandomi con un sorriso di cortesia sul volto. «Lady Druella, quale onore averla qui», l’uomo prende la mia mano, inchinandosi prima di posarvi un lieve bacio.
«Mi dispiace aver interrotto la vostra lezione, Lord Maximilliane».
«La vostra presenza è più che gradita Milady. Cosa posso fare per lei?».
«Volevo sapere come procede l’istruzione delle mie figlie», le osservo ad una ad una, ora allineate di fronte a me. Hanno l’aria seria e composta, lo sguardo fisso e la testa alta. Nonostante non le abbia mai amate molto, posso esserne orgogliosa.
«Miss Narcissa impara in fretta, ha una spiccata propensione per la danza. Diventerà la regina di ogni festa, Milady, proprio come sua madre». Il maestro mi rivolge un sorriso, prima di riprendere a parlare, «Con Miss Bellatrix invece non c’è niente da fare, a malapena riesce a muovere qualche passo senza inciampare nel vestito».
«Non ho tempo da perdere con queste stupide frivolezze, io. Né di dare retta ad un pomposo in calzamaglia», la voce di Bellatrix è bassa e vibrante, come un colpo di spada che fende l’aria. «Trovo molto più eccitante duellare con la bacchetta».
«Fa silenzio!», la riprendo con un’occhiata severa. «Chiedi immediatamente scusa a Lord Maximilliane», ma sembra non aver sentito la mia richiesta. Mi avvicino, sovrastandola con la mia altezza, «Ho detto di chiedere scusa, adesso».
Con uno sbuffo, la vedo chinare leggermente il capo, «Vi chiedo umilmente scusa, Lord Maximilliane», la sua voce ha una forte sfumatura ironica, così come il sorriso che le incurva le labbra.
«Ma sicuramente, quella maggiormente portata per il ballo è Miss Andromeda», continua il maestro, sorvolando sull’accaduto.
Sgrano gli occhi scorgendo le guance di mia figlia tingersi di un soffuso rossore, mentre china il capo imbarazzata. Non è da lei.
«Ha la grazia di una farfalla e la leggerezza di una libellula».
«Ne sono convinta», interrompo bruscamente le sue parole con un sorriso d’ordinanza. «Sarete d’accordo con me che per oggi la lezione è terminata».
«Ma certo Lady Druella, ai vostri ordini».
«Andromeda, accompagna Lord Maximilliane».
«Si madre», mi passa accanto con passo leggero, portando con sé un profumo che non le avevo mai sentito addosso.
Aspetto che i suoi passi risuonino lontani, prima di voltarmi verso Narcissa e Bellatrix, ancora ferme al loro posto, «Volete spiegarmi cosa succede a vostra sorella?».
«Non saprei madre», la voce di Narcissa è lieve come un alito di vento. «E’ da tempo che parla più con noi come una volta. Come se cercasse di allontanarsi. E poi…», si ferma indecisa, lanciando un’occhiata veloce a Bellatrix, in piedi accanto a lei, un’espressione indecifrabile sul volto.
«Su, avanti, parla», le mie parole risuonano più come un ordine che come una richiesta.
«Circolano voci che la vedrebbero legata ad un Nato Babbano».
«Innamorata di un Mezzosangue?», stringo i pugni fino a far sbiancare le nocche, avvertendo le unghie scalfire la pelle.
«Si madre».
«Non mi interessa cosa le passa per la testa», il tono di Bellatrix è incredibilmente pacato e freddo, come se stessimo parlando del tempo o dell’ultimo acquisto a Diagon Alley. «E’ sempre stata una debole, indegna di portare il nome dei Black. Ho smesso di considerarla mia sorella da molto ormai». Punta i suoi occhi neri come carbone nei miei, con la stessa aria arrogante di suo padre, «E anche voi, madre cara, dovreste disconoscerla come figlia. L’onore della famiglia è più importante di una stupida ragazzina senza carattere».
 
Pochi mesi dopo quel giorno, di Andromeda non ebbi più notizia.
Fuggita. Per amore.
Ed io, immersa nel silenzio e quasi completamente al buio, mi ritrovo a fissare la bruciatura sul grande albero genealogico della famiglia Black, dove prima c’era il suo volto. Un alone nero dai contorni indefiniti che risalta in maniera orrenda nella perfezione della nostra dinastia.
Io stessa ho voluto tracciare quel segno indelebile, con tutta la forza dell’umiliazione e dell’odio che provo nei suoi confronti. L’anello debole della famiglia partorito dal mio stesso grembo.
«Vogliamo andare Druella?», la voce di mio marito irrompe come un tuono in pieno giorno, decisa e profonda.
«Si, vengo subito», lancio un ultimo sguardo lì dove c’era il nome Andromeda, prima di voltarmi con un fruscio del mantello e uscire a passi veloci dalla stanza.
Quando chiudo la porta alle mie spalle, del suo nome non rimane nemmeno il ricordo.
 
 
 
 
Ed eccoci giunti nel piccolo angolo che mi prendo per ringraziare le cinque adorabili fanciulle che hanno recensito lo scorso capitolo:
vavva: Sono davvero felicissima che l’accostamento ti sia piaciuto! ^^ Non so, quando ho visto questo quadro, è stata una folgorazione…ancora prima di sapere cosa avrei scritto, sapevo già che sarebbero state Hermione e Ginny a confrontarsi. E non potevano che contendersi inconsapevolmente Harry. Spero che il risultato sia stato almeno accettabile! Grazie grazie grazie infinite per le bellissime parole che mi hai regalato…mi hai fatto tremare! Alla prossima mi raccomando, aspetto il tuo commento! Un bacione Morgana
 
Thiliol: Lo so, non sei l’unica ad apprezzare molto questa coppia… però non so cosa dirti, per me ha un fascino particolare. È stata la prima di cui ho scritto qualcosa, e mi è rimasta stampata a fuoco nella mente. Harry ed Hermione sono i due personaggi che più adoro di tutta la saga…e li ho sempre visti legati da qualcosa di più di una semplice amicizia. Che per un qualche strano caso del destino, non sono riusciti a far nascere. Comunque, sono contenta che in parte sia riuscita a piacerti lo stesso! ^^ Alla prossima allora!! Un bacione Morgana
 
ranyare: Prima di tutto, mi sembrava più che doveroso recensire la meraviglia che hai scritto! Sono rimasta davvero incantata! *_* E poi… grazie mille, ma davvero di cuore, per tutti i compìmenti che mi hai fatto! Oddio, davvero, non so cosa dire! ^//^ Sono contenta che ti abbia colpito così intensamente questo capitolo… Credo che sia il mio preferito, insieme ad uno dei prossimi che posterò, di tutta la raccolta. Per quanto riguarda i pensieri degli uomini…è una cosa strana da spiegare. Essendo io donna, e conoscendo almeno in parte cosa può pensare una di noi rivolta ad un ragazzo o all’uomo che ama, sono curiosa di provare a immaginare cosa c’è “dall’altra parte”. Per questo mi sbizzarrisco, provando ad immedesimarmi nel personaggio, anche se maschile. ^^ Spero tu abbia apprezzato anche questo capitolo…cosa ne dici? Un bacione e spero di trovare un tuo commento! Morgana =)
 
daphne_91: ciao tesoro! Innanzitutto, sono contentissima di averti finalmente incontrato! *_* Spero tu non ti sia annoiata! Passando alla recensione… come sempre mi lasci senza parole! Quando ho deciso che avrei scritto questo capitolo, mi è sembrato logico e sensato dedicarlo a te…ripeto, in fondo è un po’ anche merito loro se ci siamo conosciute, no? ^^ Hai sempre parole troppo belle da rivolgermi, spero davvero di meritarle tutte. Di questo capitolo cosa ne pensi? Alla prossima… ti voglio bene. Un bacione Morgana
 
Ady91: Una nuova lettrice! *_* Wow wow wow! Sono contenta che ti siano piaciute le mie storie…credo che ogni scrittore si senta lusingato, quando riceve un commento delizioso e fantastico come quello che hai lasciato tu! =) Spero davvero che tu riesca a seguire tutti gli aggiornamenti, mi farebbe piacere cosa ne pensi dei prossimi capitolo…magari a partire da questa! Cosa ne dici? Grazie grazie grazie mille per tutti i complimenti, sono davvero commossa! Davvero, non sto scherzando! ^^ (Se posso darti un consiglio, facendomi un po’ di pubblicità occulta! Eh eh eh! ^^) leggi “Rosa di maggio”. È una fic che ho scritto proprio con daphne_91… così, giusto per sapere cosa ne pensi! Un bacione e spero alla prossima!! Morgana

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Caravaggio - ***


Buongiorno a tutti! ^^
Scusate davvero, ma in queste settimane il lavoro non mi da un attimo di tregua… glip! @_@
Quindi, ancora una volta, chiedo perdono per il ritardo!
Ma bando alle ciance…vi lascio al nuovo capitolo!
BUONA LETTURA!! =)
Ci vediamo più giù per i ringraziamenti ^^
Bacio a tutti!
Morgana
 
Il link per il sesto dipinto è:
http://www.agoramagazine.it/agora/local/cache-vignettes/L391xH500/maddalena-3393b.jpg
 
 
 
 
Caravaggio - “Maddalena”
 
Sola. Finalmente.
Con un profondo sospiro si stiracchiò, languida come un felino. Un piccolo sorriso le incurvò le labbra morbide quando venne travolta dall’ormai familiare sensazione di tranquillità della sua stanza.
Era sempre così, ogni volta che in qualche modo riusciva a chiudere il mondo oltre la pesante porta cui ora era appoggiata. Sentiva un piacevole sollievo, nascosta in un rifugio in cui non doveva spiegazioni a nessuno per ciò che faceva. La solitudine non la spaventava, era più che altro una silenziosa compagnia.
Si liberò in fretta della divisa, girando a piedi nudi per la camera in cerca di abiti più comodi. Sciolse i capelli dallo chignon severo in cui erano stati raccolti, lasciandoli cadere morbidamente sulle spalle. Erano lunghi e neri come pece e della consistenza della seta.
Gettò una rapida occhiata fuori dalla finestra.
Il crepuscolo.
Sorrise ancora. Era il momento della giornata che preferiva. Dove tutto sembrava in bilico, sospeso in un’eterna lotta tra giorno e notte, dove i confini tra cielo e terra si confondevano e la magia era palpabile nell’atmosfera. Adorava i colori accesi e quasi surreali che tingevano il cielo, in una perfetta armonia di rosso cupo, blu, viola e un incredibile color oro. Anche l’aria era più frizzante e profumata.
Si avvicinò al vecchio grammofono regalatole da suo padre, un pregevole pezzo di antiquariato che molti le invidiavano. Scorse in fretta le custodie dei dischi della sua numerosa collezione, sapendo già cosa cercare.
Quando la musica cominciò a diffondersi si lasciò cadere sulla comoda poltrona lì accanto, reclinando la testa all’indietro, i capelli che docili le scendevano lungo la spalla lasciata nuda dallo scollo troppo largo della maglietta, intrecciando le dita tra loro.
Cercava ispirazione.
Consentì alla musica di penetrare oltre le sue palpebre chiuse, scorrendole sotto la pelle e facendola tremare. Era una melodia antica, non sapeva nemmeno chi fosse l’autore. Un’arpa suonava in lontananza, accompagnata dal suono di quello che riconobbe come un violoncello e dall’armonia tenue e vellutata di uno strumento che non aveva mai sentito. Era una musica dalle soffici tonalità della malinconia, leggermente velata di tristezza, eppure così incredibilmente dolce e profonda da far vibrare il cuore.
Si lasciò cullare da quelle note così intense, rilassata e protetta come si era sentita poche volte in vita sua. Socchiuse appena le labbra, quasi a voler catturare il sapore di quella melodia. Le sembrava di essere in un mondo a metà tra la realtà e il sogno, dove non c’era altro che lei con i propri pensieri e la miriade di sensazioni sconvolgenti che stava provando.
E pianse.
Piangeva per motivi a cui non riusciva a trovare un nome, ma che erano lì, nascosti in un angolo dimenticato della sua memoria.
Quando la musica finì e riuscì ad aprire nuovamente gli occhi, si meravigliò di trovare le guance completamente asciutte, segno di lacrime che aveva semplicemente immaginato.
Fuori si era fatto più buio, ma la sera non era ancora calata del tutto. Come se l’intero universo si fosse fermato ad ascoltare il suo respiro, asciugando quel pianto che stonava in maniera così evidente con il suo viso.
Prese qualche candela per avere un po’ più di luce, guardandosi intorno. Trovò quello che cercava ai piedi del suo letto. Una scatola di legno scuro, sul cui coperchio risaltava l’intarsio di un fiordaliso. Indugiò con le dita, sfiorando i contorni del fiore con delicatezza, per poi aprirla lentamente, facendo stridere le cerniere leggermente arrugginite. Al suo interno, ordinatamente allineati come li ricordava, trovò diversi tubetti di colore e qualche pennello.
Non li usava da così tanto tempo che pensava di averli buttati. Ma in cuor suo sapeva che non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Vi era troppo affezionata. Portavano con sé il ricordo caldo di chi glieli aveva regalati.
Con gesti veloci recuperò anche la tela che aveva nascosto sotto al letto appoggiandola alla parete, accanto alla finestra, in modo da poter avere la luce fioca della sera ad illuminarla. Poi si sedette sul pavimento freddo, iniziando a mischiare i colori, meravigliandosi di quanto ricordasse perfettamente l’odore dell’olio di lino che utilizzava per impastarli, così come la facilità con cui stringeva il pennello tra le dita.
Per diversi minuti non fece altro che osservare la tela, bianca e tesa sull’intelaiatura di legno. Non sapeva cosa avrebbe dipinto, ma era decisa ad abbandonarsi al suo istinto, lasciando che fossero i suoi sensi a guidarla e le sue emozioni a dettare colori e sfumature. Non si accorse nemmeno quando iniziò.
E fu come perdersi in un labirinto, le cui pareti erano trasparenti e agitate come acqua, attraverso cui credeva di poter scorgere l’uscita senza in realtà trovarla. Ma non aveva paura. Sentiva una gran pace, l’aria calda le solleticava il viso e un intenso profumo di viole le invase i sensi. Continuava a camminare ma non avvertiva la stanchezza, l’erba sotto i suoi piedi nudi era morbida e asciutta, più soffice di un tappeto.
Improvvisamente percepì una presenza accanto a sé, ma nonostante cercasse in ogni direzione, non trovò nessuno. Quando riprese a camminare, era come se al suo fianco ci fosse qualcuno, così vicino da poter sentire il suo calore sfiorarle la mano, e che inspiegabilmente non riusciva né a vedere né ad afferrare. Ma non aveva paura neanche di questo. Senza che riuscisse a darsi una spiegazione plausibile, sapeva che non le avrebbe fatto alcun male. Sentiva di conoscere quel calore. Era piacevole, intenso…non se ne sarebbe mai allontanata.
Infine giunse ad un immenso arco, formato dai rami nodosi e contorti di due alberi intrecciati tra di loro, tra cui risaltavano piccole campanule di un rosso scuro striate d’oro. Oltre vi era una lattiginosa luce azzurrina, offuscata da una timida nebbia che la faceva brillare d’argento.
Con lo stesso passo lieve lo attraversò.
Si ritrovò ad osservare il quadro finito.
Rappresentava una giovane donna seduta accanto ad una finestra, lo sguardo perso oltre il vetro, le ginocchia rannicchiate al petto. Indossava un vestito blu notte della stessa consistenza delle nuvole, che contrastava con la sua carnagione d’avorio. Guardava rapita il crepuscolo.
Rivedeva molto di lei in quel quadro, come se un piccolo frammento della sua anima avesse preso forma e colore.
La cosa che più la lasciava interdetta, era quella di avere ancora addosso la sensazione di avere qualcuno accanto. Scrollò la testa cercando di liberarsene.
«Vedo che non hai perso il tuo talento», il respiro le si bloccò in gola. Sentì le spalle irrigidirsi al suono di quella voce, bassa e vibrante.
«E tu la tua maleducazione. Non ti ha insegnato nessuno a bussare?», cercò di ignorare il brivido che le era corso lungo la schiena, accompagnato da un sussulto del cuore.
Le si inginocchiò accanto, non prendendosi nemmeno la briga di rispondere. Allungò una mano verso la scatola dei colori, riconoscendola all’istante, «Mi avevi detto di averla buttata».
Si morse la lingua, maledicendosi per non essere stata abbastanza svelta da nasconderla, «Ah, davvero? Beh, vorrà dire che mi sono sbagliata», cercò di rispondere con tutta l’indifferenza di cui era capace. Me le risultò più difficile del solito con il suo profumo così vicino, e i suoi occhi che sapeva la stavano osservando scettici, nonostante lei continuasse a guardare davanti a sé. «In fondo era un peccato, sono degli ottimi colori. Sarebbe stato uno spreco».
«Mi avevi anche detto di aver smesso di dipingere».
«E’ così», rispose decisa, stringendo le mani fino a far sbiancare le nocche. E la colpa è tua avrebbe voluto aggiungere, ma si trattenne. «Questa è stata solo una…», si morse il labbro, cercando la parola giusta, «momentanea parentesi. Non avevo niente da fare». E commise l’errore più grande che potesse fare. Guardarlo negli occhi.
Forse rimase sbalordita da quanto ricordasse ogni singola sfumatura d’argento di quello sguardo, o forse la sorprese ancora di più ciò che vi trovò. Né derisione né indifferenza. Solo un’immensa dolcezza, sfumata di quieta malinconia, e un calore che era sicura di non avergli mai visto, paragonabile a quello delle loro mani che ora si sfioravano appena. Capì immediatamente che non aveva creduto ad una sola parola.
«Voglio quel quadro».
Quelle parole risuonarono per qualche istante nella sua mente, quasi fossero un’eco lontana. Poi si riscosse, serrando le labbra per la rabbia di essere caduta di nuovo nella trappola di quegli occhi incantatoti. «No».
«Non te lo sto chiedendo come regalo. Sono disposto ad acquistarlo».
Si voltò nuovamente verso di lui, ma ora fissava attentamente il dipinto, come se cercasse di cogliere ciò che avesse mosso le sue mani ad ogni pennellata. «No», la voce era fredda e dura.
Non poteva cedere. Dargli quel quadro significava concedergli una parte di sé stessa, e non ne aveva nessuna intenzione. Non dopo avergli servito il proprio cuore su un piatto d’argento e vederselo restituire in frammenti così piccoli da non avere nemmeno la forza di poterli riunire.
Gli aveva già concesso troppo.
«Credo tu sappia che i soldi non sono un problema», incontrò ancora i suoi occhi, così incredibilmente seri da farla tremare. «Quanto vuoi?».
«Quale significato della parola no non ti è chiara, Malfoy?», scattò in piedi, il respiro corto e le mani che fremevano dalla rabbia.
«Forse sei tu a non aver capito», si alzò con eleganza, sovrastandola con la sua altezza, «Io voglio quel dipinto».
«E cosa ti fa credere che tu possa ottenere tutto ciò che vuoi?», gli occhi ridotti a due fessure, lame di onice nera affilate e pronte a colpire.
«Tu dovresti sapere meglio di me che è così, Pansy».
La mano si mosse svelta per colpirlo, ma la sua reazione fu così veloce da bloccarle il braccio a mezz’aria. Per una serie infinita di istanti si fissarono, immobili, uno con il respiro dell’altra sul viso.
Sentiva il calore delle dita di lui scottare come fuoco, la sua presa salda ma delicata trattenerla senza via di scampo. Voleva andarsene, eppure non ci riusciva. Come se mente e corpo si fossero inspiegabilmente divisi, lasciandola in balia del suo cuore impazzito e di quello sguardo che le soffocava il respiro.
Perché, con lui, doveva essere così ogni volta?
Il loro rapporto era sempre stato una serie infinita di delicati incastri e compromessi strappati all’orgoglio, ma in qualche modo avevano sempre rispettato il patto che avevano silenziosamente siglato, che vietava di oltrepassare la linea di confine che preservava ciò che avevano costruito come difesa verso sé stessi e verso il mondo.
Solamente una volta era stata così stupida da varcare quell’invisibile soglia. Era stato solo un passo, un’impercettibile errore di direzione. Le conseguenze erano state devastanti. Non si era mai sentita così fragile e vulnerabile, ogni sua certezza crollata come un castello di carte distrutto da un vento impetuoso. Ricostruire nuovamente mura solide oltre le quali nascondersi, era stata un’impresa ardua e dolorosa. Aveva pagato il ritorno alla normalità lasciando un’importante parte di sé oltre quel confine.
Da allora era sempre stata attenta e vigile. Ma ritrovarlo così vicino, in maniera così inattesa, l’aveva colta del tutto impreparata. Allontanarsi dalla tentazione di abbandonarsi tra le sue braccia, allontanarsi da ciò che lui rappresentava ancora per il suo cuore, era un pensiero che la faceva tremare. Era una battaglia che aveva già perso in partenza.
Il colpo di grazia arrivò quando sentì le sue dita accarezzarle l’interno del polso, risalire con una lentezza estenuante il braccio, seguendo la curva dolce della spalla e più su, sfiorandole il collo per poi soffermarsi sulla guancia.
Quando si allontanò rimase interdetta dal freddo che l’avvolse. Quasi non si accorse quando le passò accanto, facendo in modo che le loro mani si sfiorassero ancora una volta. Si riscosse solo al suono della sua voce, «Sarà mio, in un modo o nell’altro».
 
Guardò fuori dalla grande finestra della sua camera. Assorta nei suoi pensieri.
Il crepuscolo. Un sorriso le incurvò le labbra.
Quando un raggio dorato riuscì ad insinuarsi oltre le tende, lo seguì con lo sguardo. Lo vide sfiorare e illuminare con la sua luce calda il grande dipinto che riposava sulla parete, proprio sopra il letto matrimoniale.
Scostò maggiormente le tende, per poter avere più luce e riuscire ad osservarlo con più attenzione.
Una giovane donna, dai lunghi capelli scuri, guardava rapita il crepuscolo oltre una finestra chiusa. L’abito blu delicato e leggero come vento si sposava perfettamente con il suo incarnato d’avorio.
Non era cambiato niente, nonostante fossero passati molti anni.
Spiò con la coda dell’occhio il suo riflesso nel grande specchio accanto al letto. Vi scorse il viso di una donna matura ma ancora molto bella, sebbene avesse già superato la cinquantina. Sorrise soddisfatta, tornando poi a concentrarsi sul dipinto.
«Te l’avevo detto, che in un modo o nell’altro sarebbe stato mio».
Sobbalzò, ma subito si rilassò osservando la figura di suo marito avanzare oltre la penombra. «Sei sempre il solito maleducato. Non si bussa prima di entrare?».
«Se non sbaglio, questa camera è anche mia», sottolineò volutamente l’ultima parola, mentre un piccolo ghigno comparve sul volto dell’uomo, prima di passare le braccia attorno alla vita di sua moglie, attirandola più vicina.
«Sei sempre convinto di ottenere tutto ciò che desideri, mio caro Signor Malfoy?», si allontanò quel tanto che fu sufficiente per poterlo guardare in viso. Era affascinante come quando lo aveva conosciuto. Certo, di un fascino più adulto, distinto, tipico di un nobiluomo della sua età. Ma con ancora quell’ardore negli occhi e quella malizia che lo rendevano misterioso e ammaliante.
«Il fatto che tu sia mia moglie da più di trent’anni, direi che è una prova inconfutabile», rise divertito dell’espressione curiosa e dubbiosa che vide sul volto di Pansy. «Eri la cosa che desideravo di più al mondo».
 
 
 
Ed eccoci qui ^^ … allora, che ne pensate?
Prima di tutto, ringrazio moltissimo tutti coloro che leggono questa fic. Siete davvero tanti, mi piacerebbe sapere il vostro parere! Non per forza deve essere positivo ^^ Le critiche costruttive servono per migliorare.
E grazie ovviamente a coloro che hanno aggiunto la fic tra i preferiti…GRAZIE GRAZIE!
E ultime, ma assolutamente non per importanza, un GRAZIE a:
Thiliol: sono molto contenta che le “mie” sorelle Black ti siano piaciute. Ero curiosa di metterle a confronto, dando però particolare risalto ad Andromeda. Quel quadro me la ricordava in maniera incedibile… o per lo meno, come me la sono immaginata io! ^^ Di questo dipinto cosa ne pensi? Alla prossima, mi raccomando! Un bacione Morgana =)
 
ranyare: ma che bel complimento!! *_* Non puoi capire quanto mi facciano piacere le tue parole! Sapere di essere riuscita, anche solo per un istante, a farti immaginare realmente quello che stava succedendo, l’ambiente circostante e ciò che lega i personaggi, è davvero una cosa meravigliosa! Non sempre è facile, anzi, il più delle volte è una cosa molto complicata…perché sono talmente tante le cose che vorrei far percepire, che ho sempre paura che non ne arrivi nemmeno una! ^^’ grazie davvero! Questa volta invece ho scelto uno dei miei pittori preferiti (siamo tra i primi cinque posti che si classificano nella mia personale hit parade)… cosa ne dici? Alla prossima! Un bacione Morgana
 
vavva: mentre cercavo i diversi dipinti per questa raccolta, sfogliando la miriade di libri di storia dell’arte che ho, ho trovato quello di Luini. Associarlo ad Andromeda è stato immediato…perché per la mia particolare visione che ho di lei, era esattamente il modo perfetto per rappresentarla. Con quell’aria dolce e un po’ malinconica, ma anche bella come le sue sorelle. Quindi, sono immensamente felice che ti sia piaciuto il modo in cui l’ho analizzata. Non sapevo molto su di lei, ne tantomeno su Druella, ma ho provato a fare un confronto fra le tre sorelle in modo da darle un qualcosa di particolare che la rendesse “diversa”. Perché in fondo credo che l’amore sia in grado di cambiare anche l’aspetto esteriore, se così si può dire. Come una mamma che aspetta un figlio, che diventa più bella, radiosa. Per l’ultimo quadro invece, ti do una piccola anticipazione…avevo già incluso nella lista un quadro di Waterhouse, perché adoro i suoi dipinti. E sarà se non il prossimo, il capitolo numero nove. Quindi, in qualche modo, la tua richiesta è soddisfatta! ^^ Alla prossima! Un bacione Morgana

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** John Everett Millais - ***


Buongiorno a tutti!
Sommersa dalla neve *_* *me molto felice* eccomi qui a postare il nuovo capitolo.
Vi rubo solo due righe per ringraziare veramente tanto tutti coloro che hanno letto questa storia fino a questo momento, e tutti coloro che l’hanno aggiunta tra i preferiti. GRAZIE GRAZIE GRAZIE!
Ci rivediamo più giù!
BUONA LETTURA! =)
Bacio
Morgana
 
Il link per il settimo dipinto è:
http://www.artchive.com/artchive/m/millais/millais_mariana.jpg
 
 
 
 
John Everett Millais – “Mariana”
 
Rileggo velocemente un’ultima volta la lunga lettera indirizzata a mia madre, prima di poterla finalmente chiudere.
La corrispondenza con i miei genitori non è mai stata una prerogativa compresa nel nostro rapporto, nemmeno ai tempi della scuola. Ma questa volta non ho potuto farne a meno. Un sorriso di una dolcezza che ancora fatico a riconoscere mi incurva le labbra, mentre penso al contenuto della missiva.
Sigillo la lettera con una goccia di ceralacca rosso porpora, su cui imprimo con una leggera pressione il blasone raffigurante un’aquila bicefale sormontata da una falce di luna.
Il simbolo della mia nuova famiglia.
Daphne Greengrass in Zabini. Una piccola risata mi scuote, mentre sussurro il mio nome da sposata. Non ci ho ancora fatto del tutto l’abitudine.
La luce morbida dell’autunno inonda la stanza, infrangendosi in un delicato arcobaleno filtrando attraverso i vetri a mosaico delle finestre, danzando sulle pareti e facendo brillare l’anello che porto al dito, attirando così la mia attenzione.
Una semplice fede d’oro giallo. La avvicino al viso, per poter leggere con più facilità le parole incise al suo interno.
“Come l’universo”.
È così che Blaise definisce il suo amore per me. Come l’universo. Sconfinato ed eterno.
Scosto lentamente il comodo sgabello, potendo finalmente muovere le gambe intorpidite. Non avrei mai pensato di poterci mettere così tanto tempo… ma non riuscivo a trovare le parole esatte. Credo comunque di aver raggiunto un buon compromesso con uno stile formale ma non distaccato, entusiasta ma non eccessivamente sdolcinato.
Porto le mani dietro la schiena posandole sulle reni, cercando di stiracchiarmi pigramente. Lascio che lo sguardo si perda oltre le finestre, seguendo il ritmo languido delle fronde degli alberi carezzate dal vento. Senza pensieri, la mente vuota e leggera.
Un bacio delicato alla base del collo mi fa sussultare, provocando un lungo brivido che percorre ogni fibra del mio essere. «Buongiorno signora Zabini», due braccia forti e premurose al tempo stesso si stringono attorno alla mia vita.
«Non ti ho sentito entrare».
«Avevi un’aria così assorta che non ho osato disturbarti», un altro bacio, questa volta accompagnato dal suo alito caldo sulla pelle. «Così mi sono fermato sulla soglia».
Mi abbandono contro di lui, posando il capo sulla sua spalla. Avverto la sua mano scivolare lenta sul velluto scuro del mio abito fino a soffermarsi sul ventre, dove indugia con una carezza lieve, «Come state?».
«Molto bene direi», sorrido, lasciando che la mia mano raggiunga la sua, facendo intrecciare le dita per non permettergli di allontanarsi.
Ed è proprio in momenti come questo che mi rendo conto di come non ci sia niente di più giusto e perfetto di noi due, insieme.
Blaise è il mio orizzonte, dove sorge un sole intenso e avvolgente, solo per me.
A volte credo di non ringraziare mai abbastanza il destino per avermi concesso una simile fortuna. Per anni, come una sciocca bambina viziata, ho ignorato la sua vicinanza discreta. Troppo orgogliosa per riconoscere l’errore di essermi infatuata della persona sbagliata.
Ma lui era sempre lì, a volte nell’ombra, altre così vicino da farmi mancare il respiro. Come l’ago di una bussola che punta sempre verso nord, così io cercavo in Blaise conforto e dolcezza, sapendo che non me ne avrebbe mai rifiutati.
Nonostante fosse l’unico ad avere concrete possibilità, non mi aveva mai nemmeno baciata. Le sue carezze erano lievi come piume, il suo stringermi tra le braccia devoto e mai malizioso. Senza neanche rendermene conto, sempre più spesso avevo cercato il suo calore, donato senza chiedere nulla in cambio, o il silenzio vellutato dei suoi abbracci, dove potevo godere del suono ritmico del suo cuore.
Lentamente avevo iniziato a dipendere dai suoi sguardi intensi e brucianti sulla pelle, così in contrasto con il blu profondo e calmo delle sue iridi, simili a seta d’oriente. Era il solo in grado di sostenere il freddo glaciale dei miei occhi, costringendomi il più delle volte ad arrendermi e cercare qualcos’altro su cui posare l’attenzione. All’inizio lo avevo trovato irritante, ma con il passare del tempo era diventato qualcosa di indispensabile.
Dal rispetto fiorì l’amicizia. Dall’amicizia l’affetto. Dall’affetto il desiderio. Dal desiderio l’amore.
Ed ora ne porto in grembo il frutto.
«E così ce l’hai fatta», la sua voce vellutata mi distrae, lasciandomi leggermente confusa. Con un piccolo cenno del capo indica le due lettere identiche, indirizzate alle nostre rispettive famiglie.
«Già. È stata una dura lotta, ma sono sopravvissuta», la sua risata calda si infrange tra i miei capelli, facendomi sospirare.
Cala il silenzio, smorzato solo dal sibilo del vento oltre le finestre, ora più impetuoso. Avverto le sue braccia trascinarmi lentamente verso il divano non lontano dalla scrivania, proprio accanto alla grande vetrata colorata. La mia preferita, quella che rappresenta l’amore struggente fra Tristano e Isotta.
Mi abbandono al calore del suo corpo, così confortante e seducente, posando il viso nell’incavo del collo. È rilassante poterlo sentire così vicino.
«A cosa pensi?», sussurra appena, prima di posarmi un bacio sulla tempia.
«Che aspetto un bambino», sollevo lo sguardo, potendo finalmente incontrare i suoi occhi. Hanno la stessa consistenza del cielo notturno, tranquilli e lucenti. «E che è tuo figlio». Gli accarezzo piano una guancia, mentre il sorriso che riservo a lui soltanto mi illumina il viso.
«O figlia», mi corregge, ricambiando il sorriso.
«Davvero non ti interessa avere un maschio come primogenito?», chiedo, colta alla sprovvista.
Scuote leggermente il capo, mentre la sua dolce risata mi solletica i sensi. «Se fosse una bambina, sarebbe incredibilmente bella, proprio come te», mi sfiora le labbra con un bacio fugace. «Hai già pensato a qualche nome?».
«A dire il vero si», arrossisco leggermente, prima di ridere del suo sguardo incuriosito.
«E quali sarebbero le proposte?», le sue dita scivolano piano lungo la spalla, per poi tornare a posarsi sulla mia pancia, come se aspettasse da un momento all’altro di sentire qualcosa muoversi. «Robert? Lawrence? Oppure hai pensato a qualcosa di più tradizionale come Heberart o Victor?», nonostante cerchi di trattenersi, la sua voce è velatamente sfumata dal divertimento.
«Se fosse un maschio, mi piacerebbe chiamarlo Edward», attendo speranzosa il suo verdetto. Edward è il mio nome preferito da quando ero una ragazzina e sognavo, tra il tepore delle coltri del mio letto, un futuro in cui avrei stretto tra le braccia un piccolo frugoletto dalle guance rosate e le manine tese a cercare il mio volto.
Sembra rifletterci per un istante, lo sguardo pensieroso e concentrato. «Si, mi piace. Edward Zabini», mormora, dando voce ai suoi pensieri, «Ha un non so che di… altisonante. Mi piace», sorride ancora, come se non fosse in grado di smettere.
È la prima cosa di cui mi sono innamorata, il suo sorriso.
«Se invece fosse una femmina…».
«Lucrezia», mi interrompe, forse in realtà non mi stava nemmeno ascoltando. «Vorrei chiamarla Lucrezia».
Lo guardo basita per qualche istante, «Oh Blaise, ti prego! Non è affatto un nome adatto a nostra figlia!».
«Perché no?», torna a guardarmi, questa volta dubbioso.
«Perché sembra uscito da un vecchio libro di storia sgualcito e polveroso. Ci vuole qualcosa di più…».
«Io lo trovo elegante e misterioso. Con una velata sensualità che lo rende affascinante. A mio avviso è perfetto».
«Non sarebbe meglio Eileen o Brida o…», non appena incontro i suoi occhi, così dolci ed emozionati, non posso fare altro che cedere, «E va bene. Sarà Lucrezia».
Le sua braccia mi stringono con più decisione, «Grazie», sussurra sulle mie labbra sorridendo, per poi soffocare ogni parola con un bacio.
 
 
 
Ed eccoci giunti alla fine di un altro capitolo ^^ … mi prendo un po’ di spazio per ringraziare le dolcissime che hanno lasciato una recensione:
olghisch: Oh mamma, addirittura un romanzo?? ^//^ Troppo troppo gentile…Non esageriamo!! Comunque sono contenta che ti abbia fatto questo effetto, riuscendo a trasmetterti tutto quello che ho immaginato potesse provare Pansy. Veder cresciuti sia lei che Draco ha fatto uno strano effetto anche a me…però vuol dire che in fondo in loro amore è durato davvero =) In realtà ho 23 anni, perché li compio a dicembre…. quindi, nonostante sia nell’anno dei 24, mi considero ventitreenne XD Spero continuerai a seguirmi! E grazie, grazie infinite per la recensione… Un bacio e alla prossima! Morgana
 
ranyare: Come ti capisco!! Scrivere per me è una cosa…indispensabile. Perché riesco a trovare uno spazio tutto mio, dove posso fare quello che voglio e come voglio. Quando non scrivo, invece dipingo. Dipende dall’umore ^^ Comunque, grazie per le splendide parole…mi hai davvero fatto commuovere. Posso ritenermi soddisfatta, se riesco davvero a far trapelare tutte le emozioni che vorrei trasmettere. Poi Caravaggio, beh… ha per me un fascino particolare. Non potevo non includerlo in questa raccolta. E in ogni caso, non credo tu debba aspettare fino a 24 anni (in realtà ne ho appena compiuti 23 a dicembre, quindi mi ritengo ancora ventitreenne XD) per diventare una buona scrittrice, perché hai già uno stile affascinante! ^^Grazie infinite per queste parole, che mi hanno davvero fatto emozionare. Alla prossima!! Un bacio Morgana
 
Thiliol: anche per me Caravaggio ha sempre avuto quella particolare carica misteriosa da rendere meravigliosi i suoi quadri…per questo non poteva mancare! =) Senza contare che fa parte dei miei pittori preferiti. Ci sono dipinti sicuramente più fa,osi della Maddalena, ma aveva quella giusta sfumatura sensuale e indefinita che mi ha permesso di farlo combaciare con Pansy. Grazie mille per i complimenti! Di questa cosa ne pensi? Un bacio e alla prossima! Morgana
 
daphne_91: tesoroooo!!! Ma tu lo sai perfettamente, che non ti devi ASSOLUTAMENTE preoccupare!! Posso capire perfettamente come la scuola con tutti i suoi allegati possa impegnare tutta la giornata! Ci sono passata anche io XD Certo, è sempre un enorme piacere ricevere il tuo parere, però non ti preoccupare se non riesci a commentare! Basta solo che leggi ^^ Ebbene si, mi hai scoperto…la parte di Pansy è stata in parte autobiografica…ho solo provato a descrivere cosa provo mentre dipingo. O mentre scrivo. Sono sensazioni strane, così ho cercato il modo più esatto per renderle…perché diciamo che erano una parte importante del capitolo. E sono contenta che tu le abbia colte alla perfezione! E sono oltremodo contenta che Pansy si avvicini all’idea di come tu la immagini…e che Draco ti sia risultato altrettanto piacevole. GRAZIE GRAZIE GRAZIE! Come sempre sei un tesoro! Un bacione e alla prossima! Morgana
 
vavva: oooh, ma questa si che è una bella notizia! Adoro i/le prof che si prodigano per far emergere i nuovi talenti! *_* Avevo il dubbio di risultare un po’ invadente mandandoti la mail…ma ho rischiato lo stesso ^^ In fondo sei una delle fedelissime che segue questa raccolta dall’inizio! Ormai sei diventata un parere importate =) Ho cercato di trasmettere un’immagine di Pansy un po’ diversa dal solito…troppe volte viene descritta solo come l’oca di turno ecc. Insomma, era una sottospecie di rivincita! ^^ E non poteva che essere legata a Draco. Perché non riesco ad immaginarli in maniera diversa, se non insieme. Adesso però mi hai fatto diventare curiosa *_* …come mai avevi immaginato Hermione? Di questo nuovo capitolo invece che mi dici? Un bacio e alla prossima! Morgana
 
Victoire: e io sono troppo troppo troppo contenta che ti sia piaciuta! Apprezzare Draco e Pansy non sempre è facile, soprattutto se insieme. Però, per me, hanno un fascino tutto loro…e proprio come ho detto il loro legame è un continuo equilibrio di compromessi. Per questo l’ho trovato interessante da analizzare. Aspetto il tuo commento! Alla prossima! Morgana

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Leonardo da Vinci - ***


Buongiorno a tutti!! ^^
Questa volta vi rubo qualche secondo per una dedica.
Perché tutta questa storia è nata da una frase.
“La sai una cosa? Tu e questo quadro siete molto simili. Avete la stessa dolce bellezza”.
E perché non poteva non essere dedicata a chi mi ha detto queste parole, facendomi sorridere e piangere allo stesso tempo.
E ora…
BUONA LETTURA!
Ci rivediamo più in basso ^^
Baci
Morgana
 
Il link per l’ottavo dipinto è:
http://farm1.static.flickr.com/199/549949908_44b177880b.jpg?v=0
 
 
 
 
Leonardo da Vinci – “La scapigliata”
 
Ci sono momenti, attimi fugaci che durano il tempo di un battito di ciglia, che senza nessuna logica apparente o razionalità lasciano una scia indelebile.
Li scorgi tra i riflessi sulle finestre quando fuori piove e le gocce scivolano lente lungo il vetro, intrecciandosi con la luce fioca come un complicato arazzo. O li immagini tra le pagine di un libro, immerso in altri mondi e perso tra parole che scorrono davanti ai tuoi occhi come un turbinio di foglie scosse dal vento d’autunno. O ancora quando cerchi calore tra le fiamme quasi spente del camino, dove danzano sospesi tra le lingue guizzanti del fuoco e la cenere rovente.
E non importa quanto questi istanti siano il tuo pensiero più lontano e dimenticato. Perché ritornano inesorabilmente, come le onde del mare sulla spiaggia, a volte violente, altre così lievi da sembrare carezze.
La cosa che più mi irrita è che, per quanto meravigliosi o insignificanti o intensi siano questi momenti, non riesci a liberartene. Sono sempre lì, nascosti così bene in angoli remoti della tua mente che ti illudi di essertene dimenticato, per poi risorgere all’improvviso. E ogni volta hai la sensazione di svegliarti da quello che non sai se definire il tuo sogno più bello o l’incubo peggiore.
 
Non era una giornata diversa dalle altre. Tutto trascorreva in quella consueta quotidianità che rendeva prevedibile ogni cosa.
Trascinarmi per i corridoi pressoché deserti, gli occhi vacui e la mente lontana, mi era sembrato un buon rimedio per cercare qualcosa che alleviasse la noia. A dire il vero, oggi come allora, erano ben poche le cose che riuscivano a scuotermi dallo stato di apatia e tedio in cui piombavo sempre più spesso.
Una ragazza, ad esempio, era un buon corroborante. Ma, il più delle volte, assumevano quegli atteggiamenti infantili e petulanti che mi facevano pentire all’istante di aver usufruito della loro compagnia.
In alternativa, cercavo Blaise. Era una presenza discreta, apprezzavo il tono basso e calmo con cui parlava e la grande capacità di rimanere in silenzio quando ne avvertivo il bisogno.
Forse era proprio quella la mia direzione, prima che qualcos’altro riuscisse a distrarmi. Uno spiraglio di luce, in cui sembrava fluttuare una finissima polvere d’oro, infrangeva le ombre del corridoio qualche metro più avanti, alla mia destra. Avvicinandomi avevo notato la porta appena socchiusa. Mi ero affacciato con cautela, riconoscendo la grande aula di musica, usata quasi esclusivamente dal coro della scuola. Avevo lasciato correre lo sguardo, scorgendo a malapena i diversi strumenti allineati con ordine lungo la parete di fondo. Sembrava non esserci nessuno.
Solo in un secondo momento mi ero accorto che i pesanti tendaggi di velluto scuro della finestra più lontana erano tirati, permettendo alla luce del primo pomeriggio di inondare quel piccolo angolo. I raggi del sole sfioravano l’elegante profilo del pianoforte lì vicino, scivolando sulla superficie nera e lucida del legno come oro colato.
Una sagoma minuta e delicata si stagliava in controluce, rendendomi impossibile riconoscerla. Avevo chiuso gli occhi fino a ridurli a due fessure, sforzandomi di individuarne i lineamenti, ma ero riuscito a cogliere solo ombre indistinte.
Lentamente, spinto da una curiosità senza ragione, ero scivolato lungo la parete buia facendo meno rumore possibile. Mentre mi avvicinavo, un mormorio appena accennato mi giungeva sempre più nitido. Era indubbiamente una voce femminile. Le note che l’accompagnavano non erano una vera e propria melodia, ma il delicato completamento di quei sussurri velati di dolcezza e malinconia, accordandosi perfettamente e rendendola incantevole. Assomigliava molto a una vecchia ninna-nanna che avevo sentito da bambino, anche se non ricordavo dove. Piacevole da ascoltare come la leggera pioggia primaverile.
Scoprire chi era la figura seduta al pianoforte era stato…sorprendente.
Il viso illuminato dalla luce calda e vellutata aveva tratti gentili di giovane donna. Le ombre giocavano timide sulla sua pelle chiara, forse timorose di oscurarne la bellezza. I lunghi capelli mossi si dissolvevano nell’alone di luce che la circondava, rendendoli simili a un’aureola. Con gli occhi socchiusi e rilassati e le labbra accostate canticchiava tra sé, ignara della mia presenza.
Tutto il resto, di fronte a quel volto, spariva.
 
Ancora oggi, dopo anni in cui il mio mondo è stato sconvolto, il ricordo di quell’istante non è cambiato.
Anche adesso, mentre osservo con falso interesse la vetrata polverosa di questa vecchia libreria, la vedo comparire tra i giochi di luce sul vetro, così nitida e perfetta da sembrare reale. Una splendida ossessione.
«Ciao Malfoy», sbatto le palpebre un paio di volte, inebetito. Mi giro di scatto, gli occhi sbarrati, «Hai perso anche quel briciolo di educazione purosangue che ti vantavi tanto di avere?», la vedo sorridermi divertita, scuotendo appena il capo.
«Ciao Granger», con uno sforzo incredibile riesco a racimolare un po’ di quel contegno impassibile, che mi contraddistingue da sempre. Confronto il ricordo che avevo di lei con l’immagine dell’incantevole donna che ho davanti. Nonostante tutto, nonostante il suo viso non sia più fanciullesco come allora, è sempre la stessa. Con quello strano fascino, timido e sensuale al tempo stesso che la rende bambina e donna, donandole un aspetto senza età.
Alza un sopracciglio, forse infastidita dal mio silenzio, «Cosa ti ha spinto ad uscire dal tuo regale palazzo, per mescolarti a noi comuni mortali?».
«Lo stesso motivo che ti ha convinta a fare una passeggiata con questo freddo e il cielo che minaccia neve», indico con un piccolo gesto i numerosi pacchetti che stringe tra le mani, «Che tu ci creda o no, anche a casa mia si festeggia il Natale».
«Ah, davvero? Credevo che Babbo Natale portasse i regali solo ai bravi bambini», nonostante le sue parole siano marcate di sottile ironia, il sorriso che incurva le sue labbra è incredibilmente dolce.
«I tempi della scuola sono finiti da un pezzo, Mezzosangue. Ho imparato a rigare dritto», le rivolgo un piccolo ghigno divertito.
«Facile schierarsi dalla parte dei buoni quando la guerra non è altro che un ricordo, vero? Codardo e opportunista come al solito», il retrogusto amaro della sua voce mi colpisce come uno schiaffo in pieno viso, forse per la nota di delusione che colgo nitida tra un respiro e l’altro. Come se, in chissà quale maniera, fossi riuscito a infrangere una speranza che lei aveva segretamente riposto in me.
Per questo non riesco a fare altro che fissarla, trattenendo il fiato, in perfetto silenzio. Troppo scosso dall’espressione del suo viso, attraversato da un’ombra di rancore. Solo quando le forze sembrano tornare, dandomi la possibilità di respirare di nuovo, mi avvicino, così tanto da lasciare che solo lo spazio di un sospiro ci divida. «Cosa ti dà il diritto di giudicare la mia vita, mia cara Granger?». Così vicino a lei, riesco a cogliere particolari che prima mi erano sfuggiti. Come il colore intenso dei suoi occhi, che ricorda molto l’ambra di un prezioso gioiello. O il profumo delicato di rosa selvatica dei suoi capelli, che le appartiene in maniera incredibile.
«Il mio non è un giudizio, ma una semplice constatazione», il suo sguardo nel mio brucia come fuoco, ma non è ostile come il tono della sua voce vorrebbe far credere. «Non so perché Harry abbia deciso di concederti una seconda possibilità, ma voglio rispettare la sua decisione». Per qualche istante, c’è solo il suo alito caldo a sfiorarmi la pelle fredda del viso, «Ricordati che non ce ne sarà un’altra». Risuona più come una promessa che come una minaccia.
«Leale e altruista Gryffindor, come sempre».
«E tu sei il solito Slytherin altezzoso e arrogante», non si allontana di un solo centimetro, gli occhi incatenati nei miei alla ricerca di solo gli dèi sanno cosa, senza mostrare il minimo segno di cedimento. Poi, inspiegabilmente, scoppia a ridere. Ed è così coinvolgente, che senza rendermene conto mi ritrovo a ridere con lei.
«Tutto sommato, non è stato poi così male incontrarti».
«Non posso certo dire lo stesso Malfoy, ma si sa, a Natale siamo tutti più buoni», il suo sguardo brilla di divertimento e le guance ora colorate da un lieve rossore la rendono ancora più bella.
«Allora… arrivederci» le porgo la mano. Sembra quasi indecisa, ma infine la stringe con la sua. Prima che la ritragga, vi poso un lieve bacio a fior di labbra.
«Arrivederci», mormora imbarazzata, mentre arrossisce, «E buon Natale».
Con un cenno del capo la ringrazio, incamminandomi lungo la strada ora più affollata. Una strana sensazione mi scorre sotto la pelle, come se avessi finalmente trovato la prova di non essere completamente impazzito. Lei esiste davvero, proprio come era esistita anni fa, in quell’aula di musica dove mi era sembrata più angelica che umana.
«Draco», sentire la sua voce pronunciare il mio nome per la prima volta, nonostante non lo abbia urlato ed io mi trovi abbastanza lontano da lei, ha l’effetto di una carezza inaspettata, che riesce a fermarmi. Mi volto nuovamente, forse con un’espressione buffa sul viso, perché la vedo sorridere. «Non è mai troppo tardi».
«Forse hai ragione, Hermione», annuisce lentamente, rivolgendomi uno degli sguardi più intensi e avvolgenti che abbia mai visto. Poi solleva una mano in segno di saluto, prima di voltarmi le spalle e scomparire tra la gente.
Rimango fermo in mezzo alla strada, le persone che mi passano accanto immerse nei loro pensieri e nelle loro vite, mentre continuo a fissare il punto dove c’era lei fino a pochi istanti prima. Un sorriso compiaciuto e soddisfatto mi incurva appena le labbra, nato da chissà dove.
Con quell’immagine di tanti anni prima davanti agli occhi.
Immutata.
 
 
 
Bene bene bene…ottavo capitolo di questa raccolta ^^
Ormai ci stiamo avvicinando alla fine.
Ma passiamo ai ringraziamenti! =)
Thiliol: ti ringrazio davvero per i complimenti! *me in questo istante è arrossita* ^//^ Sono contenta che i quadri scelti fino a questo momento ti siano piaciuti…a dire il vero, mi sono divertita parecchio a cercarli, sfogliando i miei numerosi libri di storia dell’arte. E sono oltremodo soddisfatta che l’accostamento ti sia piaciuto! Mi ha attirata l’intimità che in qualche modo aleggiava in questo dipinto…e ho pensato a qualcosa che potesse farla percepire, anche se in un altro contesto. Cosa ne dici?...Alla prossima allora! Un bacio Morgana
 
ranyare: a dire il vero, Blaise è un personaggio che affascina molto anche me. Forse per il suo carattere che sa essere incredibilmente dolce e tagliente a seconda delle situazioni. O almeno così immagino che sia. Con un’aria riflessiva e pacata, affascinante. Daphne per me è un personaggio un po’…strano. Però in qualche modo la vedo complementare a Blaise, forse proprio perché i loro caratteri in qualche modo li immagino uguali e diversi al tempo stesso. A dire il vero, Edward è un nome che ho sempre adorato…e trovarlo in Twilight ha sicuramente contribuito a farmelo piacere ancora di più! ^^ Spero di continuare a emozionarti anche con i prossimi capitoli…Un bacio! Morgana
 
brilu: ooooooh, ma che bella recensione lunga lunga!! *_* So quanto l’università possa essere impegnativa…io ne sono appena uscita! ^^ Quindi non ti preoccupare se non riesci a recensire tutte le volte =) Wow wow, è davvero un concentrato di complimenti! ^//^ Sei davvero sicura che me li meriti tutti?? La shot su Harry, Hermione e Ginny è, a dirla tutta, la mia preferita in questa raccolta. Harry ed Hermione insieme credo siano il complemento perfetto, con le loro differenze e le loro somiglianze. Poi ci voleva qualcosa sugli Slytherin, no? Almeno per compensare un po’..Eh eh eh! ^^ La cosa che mi ha fatto davvero piacere, è che tu abbia apprezzato il fatto che ogni quadro non sia il capolavoro dell’artista, ma comunque una sua perla di bellezza magari meno conosciuta. Il mio intento era proprio quello. Perché purtroppo, la maggior parte delle volte, tendono a farti conoscere solo le opere più importanti…e a mio avviso non è giusto. Davvero ti chiami Lucrezia?? *_* E’ semplicemente il mio nome PREFERITO! Da quando sono piccola ^^ Per quello ho scelto di inserirlo nella fic. Allora, ti ringrazio davvero davvero tanto per la recensione, mi ha fatto davvero un mucchio di piacere! Alla prossima! Un bacio Morgana
 
vavva: non dirlo neanche per scherzo, io adooooro le recensioni chilometriche! Sul serio! *_* Mi permettono di capire cosa passa per la testa di chi legge quello che scrivo…in qualche modo, mi rende partecipe dei suoi gusti e delle sue idee ^^ Quindi sentiti libera di scrivere quanto vuoi! =) Come sempre, sei stata dolcissima…mi hai detto un sacco di cose da far venire i brividi! *me con i lucciconi agli occhi* Blaise è sempre stato un personaggi che ha attirato in particolar modo la mia attenzione. Sono d’accordo con te sul fatto che gli sia dato meno spazio di quello che merita. È uno strano e affascinante mix di un sacco di cose…pazienza, riflessione, intelligenza e astuzia, il tutto coronato dal fatto di essere uno Slytherin un po’ diverso dal comune. Mi piace vederlo accostato a Pansy…ma con Daphne è qualcosa di….non so neanche io come spiegarti. È come se scrivendo di loro, sentissi qualcosa di intenso che li accomuna. Perché in fondo si assomigliano, nonostante le loro differenze. Sono davvero felice che ti sia piaciuta lei. Perché è ormai una consuetudine descriverla come regina…e provare ad immaginare un altro lato della sua personalità mi è sembrato interessante. Di questo capitolo cosa ne pensi invece?? Un bacio e alla prossima! =) Morgana
 
Pan_Tere94: wow wow wow!! Una nuova lettrice che commenta! *_* Benvenuta!!! Sono contenta che la mia raccolta ti sia piaciuta così tanto da fartela leggere tutta d’un fiato, spero ne sia valsa la pena ^^… Addirittura nella top-ten O_O??? Spero di meritarlo davvero! È un complimento meraviglioso!! ^^ E sono ancora più contenta che abbia lasciato un commentino. Per uno scrittore è importante sapere cosa pensano i propri lettori ^^ Di questo nuova shot cosa ne dici? Un bacio Morgana
 
daphne_91: ciao tesoro! Innanzitutto, sono ultra-super-mega-felice che tu sia tornata con un altro tuo piccolo gioiellino!! Iniziavano a mancarmi le tue pubblicazioni! *_* Passando alla shot…come sempre, grazie grazie grazie di cuore per tutti i complimenti che mi fai sempre. Hai la grande capacità di cogliere sempre il significato più nascosto di tutte le storie che pubblico….inizio a pensare che tu abbia una sensibilità straordinaria ^^ Solo un piccolo appunto…lei è Daphne, non Pansy. Eh eh eh! Questa volta, ho voluto scegliere lei come compagna per Blaise…cosa ne dici, un azzardo? Alla prossima tesoro…ti voglio bene! Un bacione Morgana

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** John William Waterhouse - ***


Buongiorno a tutti! ^^
Scusate il ritardo! @_@ Avevo già scritto questo capitolo da un sacco di tempo, ma è inspiegabilmente sparito…e la copia cartacea era già finita in pattumiera da un bel pezzo!
Quindi ho dovuto riscriverlo, ma non trovavo mai il tempo ne il modo giusto per farlo.
Ma adesso bando alle ciance…vi lascio al capitolo. Dedicato in particolare a vavva, dato che adora questo pittore, esattamente come me =)
BUONA LETTURA!
Ci rivediamo più giù ^^
Baci a tutti
Morgana
 
Il link per il nono dipinto è:
http://i9.photobucket.com/albums/a55/rosebud_05_/waterhouse_psyche_opening_the_golde.jpg
 
 
 
 
John William Waterhouse – “Psyche”
 
Se qualcuno l’avesse vista in quel momento, forse avrebbe fatto fatica a riconoscerla. I lunghi capelli color sabbia dorata stranamente raccolti, l’abito leggero così decisamente poco appariscente, l’aria assorta.
Era… normale. In maniera quasi preoccupante.
Seduta in una piccola nicchia dalla volta decorata, all’estremità nord del cortile racchiuso dall’elegante colonnato, era pressoché impossibile da notare.
Stringeva tra le mani un piccolo scrigno dai preziosi intarsi, ancora chiuso. La luce del tramonto, vibrante di riflessi amaranto screziati d’oro, faceva brillare le gemme colorate incastonate con maestria a formare una complicata greca. La sfiorò con le dita in una carezza leggera, seguendo il motivo floreale cesellato sulla superficie.
Era indecisa. Come se, una volta che lo scrigno fosse stato aperto, segreti troppo grandi sarebbero stati rivelati.
Perché tutti hanno un segreto. Alcuni sono talmente piccoli da poter essere considerati alla stregua di frasi dimenticate. Altri invece sono così immensi da diventare un’ossessione, quasi un’ombra che si allunga ad ogni nuovo passo.
Persino lei ne custodiva uno. Gelosamente. Anche se non lo considerava esattamente tale.
Era più che altro un ricordo, più intenso di ogni altro, denso di sfumature che solamente lei era in grado di cogliere. Semplicemente non aveva mai trovato nessuno con cui condividerlo. Ma non se ne era preoccupata più di tanto, limitandosi a tenerlo per sé e cullarlo come la debole luce di una candela in una notte senza luna.
Con una lentezza estenuante, infine aprì lo scrigno.
Una piccola fata fece bella mostra di sé, elegante nel suo abito dalle variegate tonalità del topazio, atteggiata in un aggraziato passo di danza. Gli ultimi raggi del sole morente si infrangevano nello specchio alle sue spalle, filtrando attraverso le grandi ali quasi trasparenti, circondandola di un alone dorato che creava delicati giochi di ombre sul suo viso, così perfetto da sembrare reale.
Una musica di incredibile dolcezza si diffuse nell’aria, tenue come il sussurro del vento appena prima dell’alba. Nello stesso istante, la fata cominciò a danzare con la leggiadria di una libellula, facendo ondeggiare il meraviglioso abito come fosse acqua.
La osservò, rapita ed estasiata, lasciandosi cullare da quella melodia che aveva ascoltato infinite volte e che la riportava a tempi lontani. Permise alla sua mente di svuotarsi da ogni inutile pensiero, lasciando che la strana pace che respirava con il profumo dei fiori penetrasse nella pelle e nell’anima. Socchiudendo gli occhi, concesse al suo corpo di rilassarsi, mentre una lieve brezza le sfiorava il viso e si intrecciava ai suoi capelli.
Continuando a tenere gli occhi chiusi, con movimenti precisi fece scattare un invisibile meccanismo. Con un secco clack un cassettino alla base del carillon si aprì, dove prima si distinguevano solo elaborate decorazioni. Esitò un istante, prima di trarre un profondo sospiro e, con un sorriso sghembo ad incurvarle le labbra, rivelarne il contenuto. Una busta e un piccolo sacchettino.
Il suo segreto.
Posando alternativamente lo sguardo prima su uno e poi sull’altra, scelse di aprire la busta, di un bianco sporco e macchiata in alcuni punti. Ne sfilò un foglio altrettanto vissuto, dai bordi leggermente strappati e le pieghe lungo cui era stato aperto e chiuso infinite volte ormai profonde come solchi. Assomigliava più alla vecchia pagina di uno di quei libri dimenticati sullo scaffale più alto di una polverosa biblioteca, che ad una lettera. Ma possedeva un fascino particolare, come se tra quelle righe fosse custodita la formula per un arcano e devastante incantesimo.
Schiuse il foglio crepitante con estrema cautela, lasciando che il sorriso si allargasse sulle labbra mentre riconosceva la calligrafia minuta e svolazzante, tipicamente femminile.
Conosceva ogni singola parola a memoria, ma rileggerla aveva per lei un sapore particolare. Qualcosa di avvolgente e rassicurante, che riempiva i suoi rari momenti di malinconia.
 
Mia piccola Luna,
mia dolce, tenera bambina. Quando leggerai questa lettera, vorrà dire che per qualche ragione il carillon sarà già nelle tue mani. È un regalo che mia madre fece a me, e che io voglio donare a te. Ho sempre considerato la sua musica piena di magia. Ascoltala quando sarai triste ed io non potrò essere li accanto a te per consolarti, ti sentirai subito meglio. Ci sono molto affezionata, abbine cura.
Ancora una volta mi ritrovo a guardarti dormire, le manine strette a pugno, le gote di un sano colorito roseo, la bocca come un bocciolo di rosa. E’ una cosa che mi riempie il cuore di pace. Una sensazione delicata e disarmante, quasi quanto la gioia che mi esplode nel petto quando sorridi.
Sono tante le cose che vorrei dirti, ma credo di non conoscere parole a sufficienza. Vorrei poterti spiegare quanto è grande l’amore che provo per te, la felicità immensa che mi regala il solo vederti crescere. Ma in fondo, credo che tu abbia già capito tutto questo. Sei una bambina sveglia e intelligente. E da quanto ho potuto notare, hai la mia sensibilità e l’immensa generosità e buon cuore di tuo padre.
C’è solo una cosa che vorrei tu ricordassi sempre: qualunque cosa dica o pensi la gente che ti circonda, non permettere a nessuno, mai, in nessuna maniera, di decidere chi sei e cosa diventerai. La vita non è altro che un sentiero tortuoso e imprevedibile, pieno di incertezze. Ma che riserva anche immensa gioia e un amore senza fine.
Allora sorridi, bambina mia. E quando ti sembrerà troppo difficile o non troverai la forza per farlo, guarda il cielo. Sarò io a sorriderti.
Con tutto l’amore che ho nel cuore”
 
Guardò senza in realtà vederlo il foglio che ancora stringeva tra le dita, immaginandosi sua madre intenta a scrivere, seduta al traballante tavolino accanto alla finestra, i capelli raccolti in una improvvisata acconciatura e lo sguardo dolce e luminoso che aveva in ogni suo ricordo.
Sorrise, prima di appoggiare il foglio sulle ginocchia.
Con movimenti delicati aveva sciolto il nastro di raso giallo che chiudeva il piccolo sacchetto di velluto, facendone cadere il contenuto sul palmo della mano. Da una catenina a maglie sottili pendeva un ciondolo, un ovale allungato in filigrana d’oro bianco al centro del quale era racchiusa una meravigliosa pietra dalle infinite sfaccettature. Aveva un colore strabiliante, oscillante tra l’intenso grigio argentato, il blu dei mari profondi e il bianco scintillante della neve. Ricordò di averlo sempre visto al collo di sua madre. Quando le aveva chiesto perché per lei fosse così importante, le aveva sorriso con dolcezza come al suo solito, allungando una mano per carezzarle una guancia.
«Tuo padre ha trovato questa pietra per caso. Non aveva mai visto niente di simile. Risplendeva così tanto da sembrare una lacrima versata dalla luna», le aveva risposto, l’aria sognante che la rendeva una ragazzina. «Quello stesso giorno ho scoperto di aspettare un bambino». L’aveva guardata con gli occhi lucidi di lacrime, la voce tremante per l’emozione, «L’abbiamo sempre considerata un piccolo portafortuna regalatoci dal cielo. Per questo la porto sempre con me. Ed è per questo che ti abbiamo chiamata Luna».
Strinse forte tra le dita il ciondolo, portandolo vicino al cuore. Ogni volta che lo guardava, scorgeva il riflesso del volto di sua madre tra i molteplici bagliori della pietra. Come se un po’ di quello che lei era stata fosse racchiuso al suo interno, un piccolo frammento che aveva consapevolmente lasciato lì, apposta per lei.
Portò le mani dietro il collo, allacciando la sottile catenina e lasciando che il ciondolo le scendesse sul petto, in bella mostra.
Poi alzò gli occhi al cielo. E sorrise.
 
 
 
Ed eccoci qui ragazzuole…che ne dite?? ^^
Innanzitutto grazie a:
Thiliol: grazie grazie grazie dei complimenti…sono contenta che tu sia riuscita ad apprezzare questa coppia, nonostante non sia tra le tue preferite. Draco ed Hermione a mio avviso sono i poli opposti di uno stesso universo, che in qualche modo, arcano e sconosciuto, riescono ad essere complementari ed affini. Anche se, a dire il vero, in questa fic non formano una vera e propria “coppia” ^^. Grazie ancora per la recensione…ci vediamo al prossimo, vero?? Non vorrai mica abbandonarmi all’ultimo capitolo?? *_* Un bacione Morgana
 
altovoltaggio: benvenuta ad una nuova lettrice!! *_* Sono davvero contentissima che la raccolta ti sia piaciuta. Grazie mille per tutti questi complimenti! *me arrossita* ^//^ La storia dell’arte, così come i libri, sono praticamente il mio mondo. Affascinante e misterioso. Perché per ogni dipinto ognuno può immaginare una cosa differente, una storia a sé stante senza mai doversi preoccupare se sia la versione giusta oppure no. Da spazio alla fantasia. Spero che seguirai anche il prossimo capitolo! Un bacio e grazie ancora per la recensione…Bacio Morgana
 
Pan_Tere94: far apprezzare a qualcuno una coppia che in genere non è nelle sue corde, è davvero soddisfacente! *_* Anche se, in realtà, qui Draco ed Hermione non sono una vera e propria “coppia”. Comunque sono davvero felicissima che anche questo capitolo ti sia piaciuto! E grazie infinite per tutti i complimenti!! Ci rivediamo al prossimo capitolo…mi raccomando, non mancare! Un bacio Morgana
 
vavva: *me molto felicissima* sono oltremodo contenta che ti sia piaciuto! Forse era uno degli abbinamenti più scontati, ma non appena ho visto il quadro, ho subito pensato a loro due. E ogni volta che lo guardo, è come vedere la fotografia di attimo, qualcosa di così prezioso da dover essere immortalato sulla tela. Per questo ho pensato alla scena del piano e tutto il resto…qualcosa che rimanesse nei ricordi di Draco per sempre, nonostante poi lui ed Hermione abbiano scelto di percorrere due strade differenti. Che, dopo tutto, forse hanno trovato il modo di congiungersi. E di questo cosa ne dici?? *_* Spero di aver reso giustizia al tuo pittore preferito. Un bacione e al prossimo capitolo! Morgana
 
ranyare: Leonardo per me ha sempre avuto un fascino particolare…qualcosa di misterioso e assurdamente bello, in tutte le sue espressioni. Per questo mi è venuta in mente l’associazione con Draco ed Hermione. E poi nel quadro ho immediatamente visto lei…e nonostante non siano una coppia, ho comunque provato a immaginare qualcosa che Draco ha portato con se tutta la vita. Un suo ricordo, di lei. Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti! Un bacione e alla prossima. Morgana
 
ed infine, ma non per importanza, grazie a tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra i preferiti e a coloro che semplicemente hanno letto. Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione! ^^ Che sia positiva o negativa, sia complimenti che critiche costruttive sono benaccette!
Un bacio a tutti e al prossimo capitolo!
Morgana

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Guercino - ***


Buongiorno a tutti! ^^
Prima cosa: perdono *me in ginocchio sui ceci* per il ritardo…ma tra il tempo che mancava e l’ispirazione che tornava a singhiozzi, questo capitolo proprio non voleva saperne di essere concluso.
Ed eccoci arrivate all’ultimo…. ç_ç a dire il vero, mi sento un po’ triste. Mi ero davvero immersa completamente in questa raccolta, tra la ricerca dei quadri e la giusta associazione con i vari personaggi. È un insieme di tante cose che mi appartengono, quindi doppiamente speciale, almeno per me.
Giusto due paroline sul capitolo…E’ una coppia di cui non scrivo praticamente MAI, è stata forse la più dura da affrontare. Ma lo dovevo ad una persona, e non potevo non accontentarla. Spero che ne sia uscito qualcosa di almeno lontanamente decente.
Un’altra cosa…un GRAZIE stratosferico a tutti coloro che hanno recensito. Siete state/i il mio conforto e il mio incoraggiamento per la scrittura di ogni singolo capitolo. Ma anche a coloro che hanno semplicemente letto o aggiunto la storia tra i preferiti…vuol dire che sono almeno riuscita a rubare qualche minuto del vostro tempo e credo sia un buon traguardo =)
Ora, come sempre… BUONA LETTURA! =)
Ci vediamo più giù
Baci a tutti
Morgana =)
 
Il link per il decimo dipinto è:
http://www.cercaturismo.it/public/absolutenm/articlefiles/245-PinaBo_MadonnaDelPassero_Guercino.jpg
 
 
 
 
Guercino – “Madonna del Passero”
 
Lontana dalla mia casa troppo affollata, ma ancora sufficientemente vicina da riuscire a distinguere gli abitanti al suo interno, sento di poter finalmente respirare.
Accolgo con piacere il vento fresco che mi scompiglia i capelli e fa danzare il mio vestito, chiudendo gli occhi e alzando il viso verso il dolce tepore del sole del tardo mattino.
Sono fuggita. Per la prima volta in vita mia, non ho avuto il coraggio di rimanere ad affrontare una realtà molto diversa da quella che i miei sogni di bambina immaginavano.
Ma il volto preoccupato di mia madre, l’ansia nervosa di Ron, lo sguardo malinconico e intriso di dolore di Hermione sono improvvisamente diventati insopportabili.
Soprattutto, sono fuggita da Harry. Dal suo silenzio, dai suoi abbracci, dalla mia incapacità di cogliere i suoi pensieri.
A volte credo di non essere la persona che vorrebbe avere al suo fianco. C’è qualcosa di… sfuggente in lui, nei suoi occhi verdi che sono per me un impossibile mistero. Come se continuassi a rincorrere una parte di lui che in realtà non vuole rivelarmi, arrivando a sfiorarla con le dita per poi immancabilmente sentirla scivolare via.
Sono stanca di sentirmi ripetere “E’ troppo pericoloso” “Non possiamo stare insieme” “Cerca di capire”, quando l’unico posto in cui vorrei trovarmi è tra le sue braccia. Avere la possibilità di svegliarmi accanto a lui, riscaldata dal suo corpo vicino al mio e coccolata dalle sue carezze. Non so più in che modo fargli capire che sono più forte di quanto crede, pronta ad affrontare qualunque cosa pur di ottenere l’amore che dice di provare per me.
Con un profondo respiro, lasciando che il profumo dell’estate imminente invada i polmoni, mi incammino verso la bassa collina dietro casa, dove giocavo sempre da piccola. Salgo senza nessuna fretta il dolce pendio, l’erba sempre più alta che mi sfiora la vita, dondolando come un placido mare verde ad ogni soffio di vento. Giunta in cima, lascio vagare lo sguardo sul grande prato disseminato di fiori, che risaltano come macchie di colore sulla tavolozza di un pittore.
Ascolto solo il silenzio, e per una volta non mi sembra così spaventoso. Abituata al continuo tramestio di sottofondo di una famiglia numerosa come la mia e allo scricchiolare incessante della casa, poter sentire nient’altro che il battere ritmico del mio cuore è un sollievo.
Una nuvola solca velocemente il cielo, e mentre seguo la sua ombra scivolare sulla terra scorgo una figura scura in lontananza. Socchiudo gli occhi, riparandoli dalla luce del sole con una mano, cercando di riconoscerla. Con un movimento repentino dettato dall’istinto, ormai sensibile e sempre all’erta, impugno la bacchetta. Scivolo silenziosa verso la piccola macchia di alberi alla mia destra, nascondendomi tra le ombre fitte e i bassi cespugli, le orecchie tese a cogliere anche il lieve fruscio delle foglie, i muscoli contratti e pronti a scattare.
Bastano pochi istanti ed un’occhiata più attenta per sentire la tensione abbandonare le spalle e il respiro tornare regolare. Un’espressione sorpresa si dipinge sul mio viso alla vista di una ragazza che stringe a sé un bambino. Ha lunghi capelli scuri a cui è intrecciato un velo leggero, dalla consistenza dell’aria e del sole. È di una bellezza esotica e lontana, con un fascino discreto e disarmante. Sembra molto giovane, i lineamenti del viso dolci ed eleganti, ma c’è qualcosa nel suo sguardo che parla della vita di una donna ben più matura degli anni che dimostra. Il bambino che tiene in grembo osserva curioso il piccolo uccellino che le si è posato sul dito.
È un’immagine struggente, di una bellezza senza fine. Come se in quell’istante fosse racchiusa la perfezione dell’universo, di un’intimità così profonda da farmi sentire una spettatrice indegna. E nonostante tutto non riesco a fare altro che continuare a guardare, vedendo in lei quello che vorrei fosse il mio futuro.
Solo quando avverto gi occhi bruciare per lacrime mai versate mi costringo ad indietreggiare lentamente. Ma il rumore secco di un piccolo ramo che si spezza sotto i miei piedi rovina la mia fuga silenziosa. La seconda.
Ormai rassegnata ad essere stata scoperta, esco dal riparo sicuro degli alberi. La ragazza è in piedi, il bambino stretto contro il petto. Gi occhi, che ora mi accorgo essere neri come le ali di un corvo, non mi abbandonano per un solo momento. Ad ogni passo che faccio per avvicinarmi, corrisponde il suo che indietreggia.
«Non volevo spaventarti», le sorrido, fermandomi a qualche metro da lei. «Stavo solo facendo una passeggiata. Abito dietro quella collina», le indico il modesto pendio oltre il quale sorge la mia casa.
«Questo è il tuo giardino?», la sua voce è calda e vellutata, con un marcato accento straniero.
Scuoto la testa, ridendo divertita, «No, certo che no. Stai tranquilla, nessuno ti caccerà via». Sposto lo sguardo sul bambino, aggrappato al morbido vestito della madre forse per sentirsi più sicuro, che ora mi fissa con aria incuriosita. Avverto i suoi occhi, così chiari e limpidi, studiare con attenzione i tratti del mio viso. Non so cosa lo spinga, forse l’ingenua innocenza che hanno tutto i bambini, ma improvvisamente allunga le braccia nella mia direzione, agitandole nel vuoto come se cercasse di afferrarmi.
«Posso?», chiedo alla ragazza, che con un sorriso enigmatico e dolce annuisce. Provo una strana sensazione mentre stringo a me questo piccolo frugoletto, che subito inizia a giocare con i miei capelli. Il cuore inizia a battere più forte e una profonda gioia mi solletica la pelle. Sento le lacrime offuscare la vista quando le sue manine piccole e paffute sfiorano le mie guance, la bocca, il naso. Ed è un calore languido quello che mi travolge quando posa la testolina sulla mia spalla, lasciandosi cullare dai miei movimenti lenti e dalla mia voce bassa e incrinata dall’emozione.
«Devi avere qualcosa di speciale, bella fanciulla. Gawain non fa così con nessuno».
Sentendo il suo nome, il piccolo Gawain si agita tra le mie braccia, insistendo finché finalmente lo poso a terra. L’erba è così alta che quasi lo nasconde, mentre con passo insicuro si avvicina ad un grande fiore lilla su cui è posata una farfalla dai colori sgargianti.
«Hai davvero un bambino bellissimo», sorrido alla giovane donna al mio fianco, incontrando i suoi occhi scuri e misteriosi, ridotti a due fessure nere come le ombre della notte. Mi sento stranamente a disagio, come se quelle iridi insondabili come nebbia stessero cercando il più remoto segreto del mio cuore.
«Sembri molto triste, bella fanciulla».
«No», un tremore improvviso mi percorre da capo a piedi. «Ti sbagli. Perché dovrei esserlo?».
«Non puoi mentire a una gitana. Ogni cosa in te parla di tristezza. E di amore». Senza che abbia il tempo di opporre resistenza, prende la mia mano sinistra tra le sue, il palmo rivolto verso l’alto.
«Gawain aveva ragione. Hai un animo nobile e un cuore puro», sorride, mentre continua a fissare la mia mano, tracciando con il dito linee che per me sono senza senso. «Ama tutto quello che sei e tutto ciò che rappresenti. Libertà, passione, coraggio, amore», nonostante non abbia pronunciato alcun nome, non a chi siano riferite le sue parole. Soffia sul mio palmo aperto, come se cercasse di togliere la polvere da un vecchio libro, «Non permettere a nubi di tempesta di oscurare il sole dei tuoi giorni», la sua voce è diventata profonda e vibrante, senza età.
«Se solo riuscisse a capire…».
«Oh, ma lui comprende più di quanto pensi. Non commettere l’errore di giudicarlo semplicemente per ciò che mostra di sé», lentamente mi chiude le dita, trattenendole nella sua stretta calda e delicata. I suoi occhi tornano nei miei, calmi come acque di un lago, «Ti ha scelta come unica certezza quando ogni cosa intorno a lui è un dubbio, ripone in te la sola cosa che gli è rimasta, la speranza. Ma ci sarà sempre una parte di lui riservata a qualcun altro, e non sarà mai tua».
«Chi è, una donna?», una strana rabbia inasprisce le mie parole.
Scuote il capo, lasciando che il vento scompigli i suoi lunghi capelli, l’espressione seria, «Forse, o forse no. Non spetta a me dirtelo. Se hai fiducia in quello che prova per te, non perderai tempo cercando qualcosa che non troverai mai». Il suo viso torna a risplendere di quel sorriso dolce che la fa sembrare una bambina cresciuta troppo in fretta, mentre si inchina leggermente prendendo nuovamente Gawain tra le braccia. Con un cenno della mano mi saluta, allontanandosi con passo leggero tra l’erba folta e il sole.
Totalmente assorta nei miei pensieri mentre percorro la strada verso casa, le parole della giovane senza nome che vorticano nella mente, non mi accorgo che qualcuno mi sta aspettando ai margini del nostro piccolo giardino, «Bentornata». Sussulto, indietreggiando di un passo. Devo avere un’espressione strana sul volto, perché mi fissa con un misto di preoccupazione e curiosità, «Ginny, stai bene? È successo qualcosa?».
Mi concedo qualche istante per assaporare l’incanto dei suoi occhi inquieti, verdi come edera rigogliosa, poi scuoto leggermente il capo prima di buttargli le braccia al collo e baciarlo. Travolto dalla mia irruenza, rimane immobile e disorientato. Poi la sua bocca si modella sulla mia, le mani scendono ad avvolgermi i fianchi per potermi attirare più vicina e il suo sapore mi invade. Dischiudo le labbra, avida e smaniosa del suo tocco sensuale e inebriante. Non mi capacito di come finiamo nuovamente oltre la collina, in quel piccolo bosco fatto solo di ombre e profumo intenso. Il sangue brucia nelle vene e la passione stordisce la ragione, così violentemente da rendermi incosciente di quello che mi circonda, se non delle sue dita che scorrono sulla mia pelle ora nuda. È solo il suo corpo che sento, un peso piacevole da sopportare, e la mia voglia di lui. Per questo faccio l‘amore con lui, per la prima volta, e in realtà come se fosse l’ultima.
Non so cosa speravo di trovare in tutto questo, ma sicuramente non quello che stavo cercando. E all’improvviso mi accorgo che non è più così importante. Ho sempre saputo, fin dall’inizio, che non sarebbe mai stato completamente mio. Ma forse è anche per questo che lo amo. E forse è per la mia capacità di stargli vicina senza capire che lui ama me.
 
 
 
Ed eccoci arrivati ai ringraziamenti finali…siete stati tutti MERAVIGLIOSI! *_*
ranyare: oooooh, addirittura divina?? *me in imbarazzo, ma felice come una pasqua!*…Davvero, mi hai lasciato senza parole! Sono davvero felicissima che ti sia piaciuta. Luna è un personaggio che apprezzo particolarmente, speravo che alla fine fosse venuto fuori qualcosa di leggibile. Davvero grazie per avermi seguita fino a qui, fai parte delle fedelissime che mi ha seguita fin dall’inizio =). Le tue parole sono state un continuo incoraggiamento…e la cosa che m ha fatto immensamente piacere, è che in qualche modo sono riuscita a trasmetterti quello che provavo mentre scrivevo. E tu me ne hai resa sempre partecipe! =) Allora alla prossima! Un bacione Morgana
 
Pan_Tere94: ho sempre cercato di immaginare la malinconia che prova Luna per aver perso la madre quando era ancora piccola, senza in realtà mai mostrarla…Per questo ho cercato di ritagliarle quel piccolo angolo dove custodisce con tenerezza il suo segreto. Sono contenta di averti trasmesso tutto quello che avevo immaginato! Grazie mille per la recensione! =) un bacio e alla prossima! Morgana
 
Thiliol: ed ecco un’altra fedelissima =) …Concordo con te che Luna si assolutamente uno dei personaggi più belli creati dalla Row. Con quella sua aria svagata e immensamente intelligente, e la sua incredibile capacità di trovare il lato buono in ogni cosa, ha decisamente riscosso la mia simpatia! =) Sono particolarmente affezionata all’autore che ha dipinto il quadro a cui l’ho associata…perché rispecchia profondamente come l’ho immaginata. E cosa ne pensi di questo ultimo capitolo? ^^ Grazie grazie grazie per avermi seguita fino a qui! Un bacione e alla prossima! Morgana
 
altovoltaggio: grazie (due volte XD) per la recensione! Non ti preoccupare…il rischio di non specificare mai, molte volte fino alla fine, chi è il protagonista della storia può indurre a pensare a qualcuno di diverso. Ma non la vedo come una cosa spiacevole…è bello lasciare al lettore la possibilità di spaziare con la fantasia! ^^ Sono davvero contentissima che la storia ti sia piaciuta, così come la raccolta. Mi hai fatto davvero arrossire con le tue parole! ^//^ Spero che anche questo ultimo capitolo ti abbia soddisfatta…cosa ne pensi? Alla prossima! E grazie mille ancora…Morgana
 
vavva: un’altra fedelissima ^^ …Beh, non poteva che essere dedicato a te lo scorso capitolo! Non è uno dei tuoi pittori preferiti? =) Anche a me “Ofelia” piace moltissimo, anzi direi che è uno dei miei preferiti. Infatti all’inizio avevo pensato di scegliere quello, ma non sono proprio riuscita a trovare qualcuno che potesse incastrarsi con il dipinto. E poi ho avuto l’illuminazione vedendo “Psyche”…e non poteva che essere Luna. Non so, me la ricorda tantissimo! XD Anche a te dico mille volte grazie per avermi seguita dall’inizio fino alla fine…una costante presenza che ha saputo riscaldarmi il cuore con le sue parole. Avere l’appoggio dei lettori è una cosa meravigliosa, ti sprona ad andare avanti e migliorare. Grazie grazie grazie!!! ^^ E di questo ultimo capitolo cosa dici? Un bacione e alla prossima! Morgana

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=300633