The Royal Navy

di Tessalmighty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You remind me the sea ***
Capitolo 2: *** Sei Tutte le tonalità del mare ***
Capitolo 3: *** Serva me, Servabo te. ***
Capitolo 4: *** Torniamo dove tutto è cominciato ***
Capitolo 5: *** Scoprimi con gli occhi ***



Capitolo 1
*** You remind me the sea ***


PRIMA PARTE: THE ROYAL NAVY

You Remind Me the sea
 
Pov's Reneè
 
La felicità è un petardo seduto sulla mia
tastiera; la felicità getta una pioggia di scintille.
(The Fray- Happyness)

In questi anni la gente che viene nei bar la sera è proporzionalmente aumentata di massa a confronto a dieci anni fa o di
meno. Dalle 22:00 il locale si riempe e io sono sola qui, con tutti questi ubriaconi vacabondi in cerca di una nottata con
qualche bella signorina; alcuni sono simpatici e raramente vengono ragazzi giovani qui, anche per questo motivo vengo
giudicata male dalle persone dell'università e soprattutto dai miei professori per il lavoro che svolgo dopo aver
terminato le lezioni. Il fatto è che, loro parlano facile, per loro è semplice lavorare e basta, devono fare la loro lezione
copiata dai libri e vengono pagati, io invece, per pagare quella lezione che mi viene “offerta” devo lavorare tutte le sere
qui. Questa è la mia ricompensa dopo aver lasciato la mia Seattle, per venire a studiare qui a Dublino, pazza vero?
Eppure non so, qui cè una certa tranquillità e l'università da internet mi piaceva e ho deciso di trasferirmi; non che fosse
il contrario appena arrivata qui, anzi, l'unica cosa di cui mi lamento sono questi signori puzzolenti di vodka e brandy
che tutte le sere ci provano con me mentre io cerco di ripassare o leggere qualche libro tra una servita e un'altra. I miei
genitori non erano proprio felici di questa scelta, beh certo, prima di venire qui, mi hanno praticamente urlato contro,
poi però sono riuscita a convincerli, i tempi non sono piu quelli di prima... che poi se andiamo a vedere a fondo della
mia vita, i “tempi” come li chiamavano i miei, per me, non sono mai stati del tutto buoni. Mi hanno sempre detto che
sono nata nell'epoca della crisi, io ero quella che dovevo scegliere se comprarmi le scarpe o i jeans, la maglia o la
giacca; non potevo di certo permettermi tutti e due, ma sfortunatamente non era neanche colpa dei miei se mio padre era
rimasto senza lavoro per via della chiusura di quella banca e vivevamo solo con lo stipendio di mia madre, e da lì ho
inizato a lavorare, avevo all'incirca 14 anni; ho iniziato facendo la baby sitter per tutte le estati e durante l'inverno
studiavo per me e facevo ripetizioni ad alcuni ragazzi che al liceo non se la cavavano proprio bene, poi a 17 anni,
cominciai a fare la cameriera in un ristorante di lusso dove la divisa mi costò tre settimane di ripetizioni ma le mance
erano il triplo di quello che guadagnavo al mese. Per un anno ho lavorato li dentro e tra una pausa e un'altra invece di
mangiare o riposarmi, mi mettevo a fare gli esercizi di chimica e aritmentica; non avevo altro tempo se non in quei 15
minuti di stop dal portare cibo e fare tanti di quei sorrisi che mi faceva male la mascella. Ogni giorno dopo scuola,
andavo al ristorante, e tornavo a casa sempre quando era buio, sempre verso le due di notte o qualcosa di piu. Avendo
solo la domenica libera, di certo non la passavo a dormire, ma a studiare e qualche volta mi chiamava Jenny per fare
uno straordinario al ristorante e significava doppia paga e doppie mance -almeno i clienti gentili e comprensivi che quel
giorno era di festa e io lo stavo passando a lavorare- quindi, non potevo di certo rinunciare. Dopo cinque mesi di lavoro
al ristorante, con tutti i miei stipendi e grandi mance, avevo finito di pagare i debiti dei miei, loro non volevano che
lavorassi così tanto, quando avevo da studiare ed ero al penultimo anno di liceo, ma io non li ascoltavo e vedere mio
padre in cerca di lavoro e mia mamma stanca -quando riuscivo a vederli- mi faceva male e per me non era un problema.
Okay, forse i primi mesi è stato faticoso, ma l'ho fatto per una buona ragione. Insomma, alla fine i miei hanno
acconsentito a lasciarmi venire qui all'università a studiare filosofia, anche perchè appena hanno saputo che pagavo
tutto io si erano tranquillizzati; non è stato un fatto di egoismo il loro, solo che non sapevano come pagarmi la retta ma
io naturalmente ho trovato la soluzione.

La maglia del lavoro mi si era appiccicata alla schiena, e il grembiule era pieno di monete delle mance; non capisco
ancora perchè George insista che indossi questa stupida e scollata maglia aderente che attira l'attenzione di tutti i
presenti, non che mi dispiaccia quando arriva qualche bel ragazzo, ma sinceramente non sono interessata a fare la
cubista o la spoiarellista in un bar mentre servo birra o vodka a cinquantenni divorziati e ignoranti. Erano le 23:16, e il
locale era pieno di gente, quando sentì la porta aprirsi e vidi una chioma bionda: era la mia amica Rose, studiavamo
nella stessa università, lei però aveva scelto economia, e vivevamo nello stesso condominio. “ehi straniera, sono due
giorni che non ti vedo, che fine hai fatto?” mi domandò non appena si sedette sullo sgabello e poggiò il libro che le
avevo prestato sul bancone bagnato di qualche alcolico disgustoso. “ma sei matta? Si rovina, è importante questo libro”
le risposi quasi urlandole contro; “stai tranquilla, è solo un libro, te lo ricompro”, “no, questa copia è importante, non
voglio un altro libro, questo è il mio libro e ti avevo specificato di non rovinarlo, te lo avevo detto più e piu volte, sai
quanto posso essere stronza per i miei libri” scattai con la ragazza bionda di fronte a me che mi fissava perplessa. Dio,
quanto mi fa incazzare delle volte, le voglio bene ma cazzo, è Cime Tempestose, non puoi far bagnare di birra un libro
del genere, e poi questa copia me l'ha regalata una persona speciale, non potrei mai cambiarla con una nuova, mai. “ehi
bambola, mi dai un altro di quello che mi hai dato prima?” un uomo sulla sessantina mi domandò, facendomi vedere il
suo bicchiere; il “bello” di questo lavoro è che quando ti chiedono da bere clienti che stanno bevendo da ore, devi anche
ricordarti cosa gli hai servito per tutta la sera, perchè diciamocelo, non potrebbero capire un cazzo quando sono
perennemente ubriachi ma capiscono se sbagli a servirgli un drink che non era quello che avevano bevuto da ore. E sinceramente non ricordavo che gli avevo servito per tutta la serata, “amico, cosa stavi bevendo?” – “e lo chiedi a me
bambola? Non lo so, dammi qualcosa di forte che mi faccia dimenticare che quella puttana di mia moglie mi ha chiesto
il divorzio” – “tieni, ecco a te, questo è forte, ma non credo ti faccia dimenticare qualcosa” – “aaah fanculo tutto”
rispose l'uomo allontanandosi dal bancone, lasciandomi la mancia. “allora straniera, dove sei stata?” mi domando Rose,
“oggi avevo un esame e non avevo studiato, ieri ho chiuso alle tre del mattino e ho preferito rimandare e restare a casa a
studiare un pò” – “e da quanto tempo sei qui a servire a questi..... uomini osceni e puzzolenti?” disse indicando la
mandria di gente seduta ai tavoli che beveva e fumava, sospirai, “questi 'uomini osceni e puzzolenti' mi pagano la retta
dell'università, e comunque sono qui dalle 18:00” risposi iniziando a pulire il libro sulla parte bagnata. “senti, ma mi
vuoi spiegare perchè non cambi lavoro? In centro cercano tante commesse” – “e in centro pagano bene come qui?” esitò
un attimo prima di negare con la testa e salutarmi dicendomi che ci saremmo viste l'indomani al bar dell'università.
 
Ho sempre pensato che la poesia fosse il nutrimento dell'amore.
(Darcy- Orgoglio e Pregiudizio)
-tre ore dopo...

“ecco a te, oggi ti ho dato qualcosa di più, visto le ore che hai fatto e quei mascalsoni che ti rompono ogni sera” disse
George porgendomi la mia paga. “grazie George, ci vediamo domani” lo salutai e usci dal locale.
L'aria fredda di aprile mi trafiggeva le membra e dovetti stringermi di più nel mio cappotto leggero per riscaldarmi un
po'. Dovevo assolutamente comprarmi un auto, non potevo girovagare per Dublino alle tre di notte da sola, e poi c'è un
freddo cane. Camminai per almeno quindici minuti e poi svoltai l'angolo sulla strada che portava al mio appartamento,
iniziai a cercare le chiavi nella borsa e tutto a un tratto sentì un auto sfrecciare sulla strada e sgommando facendo un
suono fastidioso; mi voltai di scatto a guardare e un auto a tutta velocità sfrecciava sull'asfalto e rimasi ad osservare
immobile, quando arrivò alla mia direzione, guardai all'interno e non riusci a scorgere nulla per la velocità che portava,
ma dei fogli caddero o meglio, vennero lanciati dai finestrini sull'asfalto. Aspettai che nessuno passasse di lì e mi
incamminai sulla strada a prendere i resti caduti, li piegai e li misi nella borsa.

L'aria calda del mio appartamento mi avvolse; ero contenta di aver trovato un bel posto dove stare e soprattutto avevo i
riscaldamenti automatici, li avevo impostati per le due di notte, tanto io tornavo sempre per quell'ora. Gettai la borsa sul
letto e mi andai a fare una doccia, lavai i capelli e li raccolsi nell'asciugamano aspettando che si asciugassero da soli,
poi indossai degli slip e una maglia grande; andai in cucina e mi feci una tazza di latte caldo e i miei amati cereali. Dopo
aver finito di mangiare, decisi di controllare il telefono e di mandare un sms a mia madre che cercava, invano di
chiamarmi ma io non potevo risponderle, e aprì il libro di chimica per ricontrollare se gli esercizi erano giusti. Preparai i
libri per il giorno seguente, impostai la macchinetta del caffè alle 7:00 e la sveglia alle 6:45, praticamente tra due ore
circa; mi misi sotto le coperte e solo dopo aver chiuso gli occhi mi ricordai dell'auto e dei fogli, mi alzai e andai a
prenderli. Erano tutte frasi, metafore e citazioni ed alcune le riconoscevo; erano fogli strappati da un agenda, alcuni
accartocciati, altri scarabbocchiati; iniziai a leggere e la grafia era bellissima, mi dava un senso di tranquillità...
-non posso vivere senza la mia vita, non posso vivere senza la mia anima. Mio Dio, stava parlando di cime tempestose,
il mio libro preferito in assoluto... continuai a leggere: perche senza di lei per me sarebbe un INFERNO!
E tante altre citazioni di libri, libri che io ho letto, che io ho amato, dove ho pianto e riso. Non so a chi possa
appartenere questo ma lo terrò con me; girai il foglio e quelle frasi mi rubarono l'anima: secondo me, questo libro è il
significato dell'amore, è la purezza e la cattiveria, è la bellezza e la bruttezza delle anime di questi personaggi. Lei
egoista ma innamorata, ma l'essere ricca e al centro di tutti le piaceva di più che stare con l'amore della sua vita; Lui,
innamorato come non mai, ha donato tutta la sua vita ad una donna che, non ha mai apprezzato il senso del vero amore
da parte di Lui, e Lui, per quanto cattivo possa essere fuori e per quanto male ha fatto, lo ha dedicato solo a Lei. L'ha
protetta, amata, difesa, riconquistata, ma non l'ha mai avuta veramente per se. Lei, è stata una donna amara, piena di
orgoglio e freddezza, e neanche l'amore che provava per Lui sarebbe bastato per farla sciogliere e convincerla che il
suo vero amore, non era quello a cui essa si concedeva con falso amore, perchè era solo interesse. Lei morì con la
colpa di aver spezzato due cuori, di aver deluso due uomini, anzi tre; e Lui morì con la solitudine, con il pensiero di
Lei, e con la consapevolezza che la vendetta non servì a nulla, perchè in un modo o nell'altro, un nuovo amore prima o
poi dovrà sbocciare.

Lacrime rigavano il mio viso, lacrime bagnavano quei fogli incatevoli, lacrime bagnavano frasi e opinioni scritte da non
so chi, ma identiche alle mie! Piangevo perchè, non avevo mai e dico mai trovato nessuno che la pensasse come me su
quel libro. Tutti incolpavano Lui, ma non hanno mai capito che il vero colpevole era Lei. Misi questi fogli nel mio libro
e mi addormentai.
 
Sto perdendo me stessa cercando di competere con tutti gli altri,
invece di essere solo me.
(Demi Lovato- Belive in me)


 
“cosa ne pensi del libro, allora?” domandai a Rose, mentre sorseggiavo il mio caffè fumante, “è bello, romantico, ma lui
è un vero stronzo” rispose addentando un muffin. Lo sapevo, pensai, sapevo che lei era una di quelle che la pensava inquel modo, perchè non possono guardare dietro quella corazza di Hitcliff? Perchè non capiscono che tutti gli errori che
ha commesso, li ha fatti per amore. Okay, forse ha esagerato con Isabella, ma lui ha sempre amato Cathy. “ehm, okay.”
risposi lasciando correre, ne sarebbe uscita una discussione, ne ero sicura. “ senti vado a lezione, ho l'esame di ieri da
recuperare, vieni stasera al bar?” chiesi mettendomi la borsa in spalla e prendendo il mio caffè non ancora finito. “non
lo so, non credo, mi vedo con David, non so se quel locale sia un bel posto per un buon appuntamento” rispose la
bionda. “mmm, okay. A domani allora.” la salutai e mi incamminai in aula per l'esame.

Mio Dio, non poteva esserci traccia più semplice: Relazione su Teologia Platonica. Ero completamente presa e la penna
non smetteva di scrivere: (1*) - L'opera theologia platonica de immortalitate animorum (teologia platonica
sull'immortalità dell'anima) apparve nel 1482 con una dedica a Lorenzo De Medici, e delinea un grandioso tentativo di
conciliare la filosofia di Platone, mescolata da Ficino a numerose interpretazioni ed elementi teorici a essa successivi,
con la tradizione cristiana. Nella theologia platonica, l'universo è concepito come manifestazione divina che si struttura
in differenti gradi di perfezione gerarchicamente ordinati, a partire da Dio fino all'infima materia informe. L'uomo è
dotato di un'anima razionale, che dona vita e movimento al suo corpo, e si trova collocato nel punto di congiunzione di
entità corporee e le entità incorporee..... In questo brano, Ficino delinea la supremazia dell'uomo su tutti gli altri esseri
viventi poichè, attraverso l'invenzione delle arti, egli può imitare la natura, ampliando le sue facoltà sensibili e
intellettuali e rendondosi simile a Dio: con la sua potenza celeste (l'uomo) si innalza al cielo e lo misura..... In queste
pagine la riflessione di Ficino, non ha un tono intellettualistico, ma diventa un'appassionata e quasi profetica
celebrazione della facoltà umana di dominare la natura; infatti, l'uomo perfeziona, corregge ed emenda la natura:
l'adesione alla filosofia platonica si traduce in un'esaltazione della divinità dell'uomo, il quale viene definito un'opera
d'arte che a sua volta tende ad imitare la potenza divina.... (1*)

Rose mi diede un passaggio fino al nostro appartamento e prima di andare a lavoro avevo intenzione di studiare un po',
o riposarmi. Dopo aver chiamato mia madre e assicurarla che ancora fossi viva, mi feci una doccia e controllai le mail
sul mio pc, e vidi che ne era appena arrivata una dal mio professore di filosofia.
DA: Julian Ventivo
A: Reneè Printer
Oggetto: congratulazioni!

Salve signorina Printer, volevo congratularmi con lei per il suo esame di oggi; ho appena finito di correggerlo e la sua
relazione è stata una delle migliori mai scritte. È la mia alunna modello di questo semestre e devo dire di essere molto
fiero di lei. Mi piace il modo in cui interpreta la filosfia nella sua mente, ed apprezzo i vari paragoni che spiega
attraverso opere molto complicate. Oltre ad elogiarla su questo, volevo dirle che sarei molto felice se partecipasse alla
cerimonia di innaugurazione della nuova biblioteca qui a Dublino, mia figlia è la proprietaria, si svolgerà questo venerdì
alle 20:00. Gradirei davvero la sua presenza, ci saranno tantissimi scrittori e molte editorie, sarebbe una grande
opportunità per i suoi scritti, naturalmente se lei è disponibile.
Julian Ventivo

Cazzo! Io venerdi lavoro. Devo assolutamente chiedere la serata libera, non potrei mai mancare ad un evento del
genere.

DA: Reneè Printer
A: Julian Ventivo
Oggetto: Ringraziamenti...
Salve professore Ventivo, io la ringrazio infinitamente per i suoi elogi. Sono molto felice che il mio esame sia andato
bene, non avevo dubbi sinceramente, era una traccia che al liceo avevo svolto molte volte, ma devo dirle che ogni volta
la rappresento con diversità, e credo sempre con qualcosa in più. La ringrazio ancora, e per l'invito credo che riuscirò a
liberarmi dal lavoro, non potrei mai mancare ad un evento del genere. Grazie ancora.
Reneè Printer
 
Mi manchi così tanto che mi sento come il mare senza il sale;
sei l'essenziale per me.
(Tessa) (2*)

Invio.! Spensi il pc e andai al lavoro. Erano le 17:58, e mentre facevo dei caffè espresso, sentì aprire la porta e un
giovane entrò nel locale. Mi girai a guardarlo meglio ed aveva indosso proprio quello. Era davanti a me ed io eroincantata dai suoi abiti; non vedevo qualcuno vestito così da.... anni..? Si, dalla morte di mio fratello!
Ero completamente persa nella sua divisa, io amavo follemente le divise e amavo il modo in cui, addosso a delle
persone stavano a pennello, e devo dire che a questo ragazzo stava perfettamente. Sentivo una lacrima rigare il mio
viso, il ricordo di mio fratello fece capolineo nella mia mente e il suo giuramento, l'ammiraglio alla nostra porta di
martedì mattina, tutto tornò in superficie e..... “allora ce la facciamo a fare questo caffè espresso prima di domani?” mi
richiamò il cliente aspettando la sua richiesta. “ehm.. si mi scusi, ero distratta. Ecco a lei” porsi il caffè all'uomo e dopo
avergli fatto il resto, mi dedicai al giovane. “cosa le porto?” chiesi con un finto sorriso da ebete in faccia, cercando di
non scoppiare a piangere davanti a lui. “una birra. Grazie”. Portai subito al ragazzo la sua bevanda e poi mi misi a
ripassare dei test che dovevo fare il giorno seguente. Ogni tanto lo guardavo con la coda dell'occhio e devo ammettere
che era proprio un bel ragazzo. Volevo parlare con lui, del suo lavoro, delle sue missioni, solo per rivivere vecchi
ricordi. Dopo aver bevuto metà della sua bevanda, si rivolse a me “cosa studi?”, in un primo momento pensavo non
parlasse con me, poi mi guardai intorno e vidi che c'eravamo solo io e lui e tre signori ubriachi al tavolo in fondo;
“ehm.. sto ripassando dei test per un esame” risposi impacciata, gesticolando con la penna tra le dita, lui fece un mezzo
sorriso e per un attimo non caddi. “esame importante?” chiese di nuovo. Cazzo stava parlando con me. Risi con la mia
me stessa per un attimo, che un bel ragazzo si stava rivolgendo a me, gentilissimo e sobrio. “no, non direi. Un semplice
esame, solo che sono più sicura a dare un'altra occhiata.” risposi più tranquilla. “quindi, sei una di quelle nerd che
rilegge fino all'ultimo minuto prima dell'esame per... sicurezza?” domandò scherzando; risposi con un sorriso sgembo
“no, non sono una nerd prima di tutto, poi sto solo leggendo di nuovo per essere totalmente sicura, per il semplice
motivo che questi argomenti li ho studiati al liceo e sono anni che non li applico, quindi era solo per...si sicurezza” posai
il libro e mi poggiai con i gomiti sul bancone, a qualche centimetro dal suo bicchiere di birra. Mi guardò con i suoi
penetranti occhi, che non avevo notato da subito fossero di uno strano azzurro, era come se ci fosse il ghiaccio, ma
anche il mare. Era tipo un mix di colori: colori bellissimi. Era lì con il bicchiere di birra in mano, che avvicinò alle sue
labbra, dopo aver fatto un sorso, si poggiò meglio sullo sgabello e gli cadde un libro dalla tasca, mi sporsi per guardare
di che libro si trattasse e non sapevo se urlare per le coincidenze che mi stavano succedendo ultimamente o se ero tipo
uno scherzo della natura. “i Dolori del giovane Werter? Davvero?” chiesi allo sconosciuto di fronte a me; imbarazzato
prese il libro da terra e lo poggiò sul bancone vicino al boccale di birra, “ehmm... beh, ecco.. è un bel libro.. no?”
rispose, lo guardai allibita, “bel libro? È uno dei migliori” quasi urlai. Lui mi guardò per qualche secondo serio e poi
scoppiò in una fragorosa e dannatamente fantastica risata; risi anche io con lui, e per un attimo mi domandai perchè mi
trovavo a mio agio con questo ragazzo.

“allora, soldato, sei un appassionato di libri?” chiesi servendo ad un cliente appena entrato nel bar. “beh.. ecco,
abbastanza. Sai quando siamo in missione, durante la pausa ci stufiamo e allora io mi porto un buon libro per passare il
tempo.” replicò sventolando il libricino davanti ai suoi occhi. “oh, lo so. Immagino.” – “lo sai? Non credo” rispose
prendendomi in giro. “invece lo so, mio fratello cercava di parlare con me su skype quando aveva la pausa.” replicai
con la voce rotta, voltai lo sguardo altrove e cercai di non guardare il ragazzo; “oh.. ho toccato un tasto dolente?” chiese
cauto, “no, no... beh.. si! -sospirai, lo guardai negli occhi e gli raccontai la verità, non parlavo spesso di mio fratello- è...
ecco, è morto in missione.” silenzio. Non rispose, semplicemntente mi fissava e non capivo cosa potesse pensare.
Ancora silenzio e stava diventando imbarazzante, lui se ne accorse, “scusami.” disse, io non risposi, presi di nuovo il
mio libro e continuai a leggere, dopo alcuni minuti che leggevo in continuazione e non capivo nulla, decisi di chiudere
il libro e parlare con lui, visto che ero distratta da uno sconosciuto che mi fissava in continuazione, mi appoggiai di
nuovo al bancone con la matita tra le dita, “allora, come mai questa scelta di genere?” domandai indicando il libro. “mia
sorella legge di tutto, dai fantasy ai romanzi rosa, ed alcune volte anche drammatici come questo. Tutti i libri li prendo
da lei, io non sono mai entrato in una libreria.” sorrise, “ah e quindi è tua sorella l'appassionata di libri!” esclamai
sorridente. “si, ha tipo una trentina di libri in camera sua; credo di più non lo so. Non li ho contati”- “capisco, e questo
genere ti piace molto?” chiesi guardandolo negli occhi. “si, abbastanza, è molto significativo, specialmente questa
parte...” aprì il libro e iniziò a cercare una pagina, io lo guardavo con curiosità, poi prese la mia matita tra le mani e
iniziò a sottolineare delle frasi. “i fiori della vita sono soltanto apparizioni...” lessi conoscendo benissimo quella
citazione, con un sorriso amaro sulle labbra; lui mi consegnò la mia matita e io presi il suo libro, lo sfogliai e appena
trovata la citazione che cercavo la sottolineai come aveva fatto lui in precedenza; gliela mostrai e la lesse, la sua voce
rauca... “ quando manchiamo a noi stessi, tutto ci manca”. Questa volta era lui con un sorriso amaro sul viso, ma per
quanto amaro poteva contenere, io sorrisi di rimando, perchè era il più bel sorriso mai visto. Continuammo a parlare del
protagonista, di sua sorella che, rubava soldi alla madre per comprarsi libri, della sua mania di pulirli ogni settimana e
ridemmo quando io gli confessai che avevo la stessa mania.

Erano ormai le 23:48, quando controllai il mio telefono, “fino a che ora lavori?” mi domandò il ragazzo, “fino a che
questi signori,-indicai il gruppo di uomini- non decidono che è ora di tornare a casa.” – “e sei sempre sola qui?” chiese
di nuovo, “si, beh, delle volte viene George, il proprietario, il sabato quando è davvero pieno, ma di solito viene solo
quando è ora di chiudere, mi paga e se ne va” – “capisco, e non hai, tipo paura a stare qui, con questi.... -si girò ad
indicarli- signori?” – “alcune volte si, quando sono davvero ubriachi, ma posso stare tranquilla perchè ogni sera c'è Jack
che controlla la situazione e devo dire che li mette a posto quando si comportano male, è come uno zio per me.” lo
indicia con il braccio, ed era seduto ad un tavolo con un bicchiere di acqua e una sigaretta alle labbra. Dopo aver
continuato a parlare dei miei turni e delle mie lezioni all'università, arrivò George con la mia paga e gli chiesi di
venerdì, e fortunatamente mi diede il permesso.
 
Evita il passato, dimenticalo.
Osserva il tuo presente, vivilo.
Sogna il tuo fututo, anticipalo.
(Tessa)

 
Come ogni sera camminavo per le strade isolate di Dublino per tornare al mio caldo appartamento, quando sentì una
voce familiare, “ehi!!!” urlava, mi girai e trovai il ragazzo in divisa bianca dietro di me con il fiatone. “ehi, per essere
un soldato sei poco allenato.” risposi sorridendo, lui rise di rimando. “posso, ecco... posso darti un passaggio?” rimasi
un minuto a fissarlo, non sapevo cosa rispondere, “ehm.. non ti preoccupare, io torno sempre a piedi e grazie ma fa
nulla.” cercai di girarmi per tornare al mio cammino ma lui parlò di nuovo. “hai mangiato? Posso sentire il tuo stomaco
brontolare da qui” lo vidi avvicinarsi a me e sventolarmi le chiavi della sua auto davanti agli occhi. “dai non farti
pregare, sono un uomo in divisa.” scherzò; risi per la sua sfacciataggine e mi incamminai dietro di lui.
“hai ancora freddo? Perchè io con la divisa sto morendo dal caldo” – “oh, si si puoi spegnere il riscaldamento, grazie”
risposi impacciata. “allora, cosa vuoi mangiare? Qualcosa di dolce?” domandò il biondo guardandomi per un istante,
“non so, di solito quando torno a casa dal lavoro bevo del thè o del latte e cereali” – “allora credo che un bel muffin
vada bene non credi?” mi guardò sorridente, lo fissai e scoppiai a ridere. “cosa c'è di divertente?” chiese con la fronte
aggrottata. “dove trovi un muffin a quest'ora?” – “non preoccuparti per questo” rispose accostando la macchina qualche
minuto dopo davanti un locale, “aspettami qui.” tornò cinque minuti dopo con un sacchetto e ripartì in strada. “dove è di
preciso il tuo appartamentto?”, gli indicai la strada e sinceramente non sapevo cosa fare, se ringraziarlo e scendere o
invitarlo. Cazzo non sapevo nemmeno il suo nome. “grazie per il passaggio e per il muffin, ho notato che ne hai presi
quattro e direi che prima di farti salire vorrei sapere almeno il tuo nome” chiesi guardando la sua faccia curiosa,
aspettando di sapere dove volessi arrivare con quel discorso. “cazzo, sono un coglione.” poggiò la testa sul volante e
iniziò a ridere, risi anche io. “scusami, io... ecco mi sono dimenticato di presentarmi, è che abbiamo iniziato a parlare
e..” lo interruppi “ tranquillo, io sono Reneè” dissi, porgendogli la mia mano, “Niall, Niall Horan” rispose lui.

“sappi che mi sono fidata di farti entrare in casa mia solo perche hai una divisa.” dissi al ragazzo, “ah, quindi stai
dicendo che se ero vestito con altri abiti non mi avresti invitato anche se ti ho portato i muffin?” scherzò, “non avrei
accettato nemmeno il tuo passaggio se non avessi avuto la divisa.” poggiai le due tazze di latte fumanti sul tavolo. Dopo
averlo fatto attendere quindici minuti per essermi andata a lavare, si era messo a frugare nella mia libreria e si era
mangiato già due muffin da solo. Rimase a guardarmi con uno strano sorriso in faccia, “faccio ridere?” domandai, “no,
scusa, sto pensando” – “a qualcosa di bello?” replicai, “sto pensando alla tua faccia di stasera quando sono entrato nel
bar” addentò un altro pezzo del mio muffin, era il terzo che mangiava, me li avrebbe finiti tutti. “ehi, questo è il mio
muffin. E comuqnue era una semplice faccia, solo che non vedevo qualcuno vestito così da un po' di tempo”.

Erano le 5:00 del mattino e io e Niall stavamo discutendo sul fatto che lui diceva che le patatine fritte sono più buone
dei maffin al cioccolato. “non puoi paragonarli, sono due cibi diversi; uno è un dolce e un altro è un contorno, salato
per giunta. Come puoi dire una cosa del genere?”, quasi urlai mentre cercavo di fargli capire la differenza ma sapevo
che mi stava letterlamente prendendo per il culo. “ma se adesso io ti portassi delle patatine fritte e dei muffin, tu cosa
sceglieresti?” domandò con un sorriso idiota, “adesso avrei voglia di dolce quindi il muffin” – “lo dici solo perchè non
vuoi darmi ragione, tutti in questo momento mangerebbero delle patatine fritte” risi. “Niall sono le cinque del mattino,
nessuno mangerebbe delle patatine fritte, ora” – “cosa?? le cinque? Oddio scusami ho perso la cognizione del tempo, tu
devi riposare; non vai a lezione domani? Cioè oggi?” – “ si dovrei, ma non credo di andare, vorrei riposarmi un pò” –
“capisco, allora io vado, scusami per essermi fermato troppo, ci vediamo okay?” “non ti preoccupare, grazie per i
muffin, e il passaggio.” lo accompagnai alla porta, “notte Reneè” – “buonanotte Niall”.


Pov's Niall
 
Ci sono oceani ancora da navigare,
prima che il libro della tua vita possa aver concluso di
narrare il giro del tuo mondo.
(Charles Bukowski)
tredici ore prima...

“ammiraglio, posso abbracciarla?” la voce squillante di Louis mi fece girare, “amico, certo che si” risposi
abbracciandolo. “ti sei dimagrito, ammiraglio?” – “un po' Lou. Ti diverte chiamarmi così vero?” presi il mio borsone e
mi avviai alla sua macchina. “già, è una bella cosa che ti sei alzato di grado, vice ammiraglio era troppo lungo da dire.”
ridemmo insieme, Louis era un vero idiota. Era un fratello maggiore per me. “allora, ammiraglio, come ti senti a stare
dopo tre mesi su un auto?” – “direi che mi sento a casa. Cosa facciamo stasera?” domandai iniziando a smanettare con i
cd di Louis. “amico, stasera nulla, mi devi scusare ma ho avvistato una bionda sexy e lei solo questa sera poteva. E
smettila di toccare tutti i miei cd; sei tornato da dieci minuti, guarda che ti spedisco di nuovo sulla tua nave. -fece unapausa- comuqnue domani sono tutto tuo” – “va bene Lou, questa volta ti lascio, ma domani ti aspetto a casa. Come fai
ad ascoltare questa merda?” domandai sbattendogli il cd in faccia. “ehi, questa roba è buona, tu non capisci nulla.” –
“stai attento a come parli, Tomlinson, hai di fronte un uomo in divisa.” – “si, si, aspetta che te la togli quella divisa e ti
pesto come a quindici anni”. Risi per l'idiozia di Louis, era davvero un buon amico. “guarda che c'è un bar in fondo alla
strada del mio vecchio appartamento, dove c'è una ragazza davvero bella. Facci un salto, visto che stasera sei libero.” –
“Louis, la vuoi smettere di trovarmi una ragazza? So cavarmela benissimo da solo.” replicai al castano, “si, quanto
tempo è che non ti fai una scopata? Un anno? Dai amico, da Sam che non vedi neanche più una donna. La vita va
avanti” non risposi perchè sapevo aveva ragione, ma non potevo farci nulla. “senti, puoi portarmi al suo appartamento?
Lo so, è sbagliato ma voglio andarci” Louis mi guardò per qualche istante prima di cambiare direzione e portarmi a casa
di Sam... una volta era casa di Sam...

“senta, sono appena tornato da una missione, non so di preciso cosa può essere successo qui, ma l'unico ad avere la
chiave ero io quindi è stata una rapina” cercai di spiegare al poliziotto che in casa di Sam era tutto distrutto. Avvertì
Louis dell'accaduto ma non poteva venire. Cercai di mettere un po' a posto il tutto e lasciai perdere il deficiente di
poliziotto dall'altra parte del telefono e mi incamminai a casa dove poggiai il borsone e presi le chiavi della mia auto,
senza cambiarmi andai al bar che mi aveva consigliato quel cretino di Louis.
 
Il piacere è un peccato,
ma qualche volta il peccato è un piacere.
(Lord Byron)
17:58... (undici ore prima dalla fine del pov's di Reneè)

Entrai nel bar e una vampata di alcool e fumo invase le mie narici, andai vicino al bancone e la vidi... cazzo Louis aveva
ragione, era davvero carina... aveva la maglia nera aderente attaccata alla pelle per via del sudore, chissà da che ora sta
lavorando; ha delle occhiaie enormi, ma degli occhi favolosi, i suoi capelli mori e lunghi poco curati, ma all'apparenza
sembrano morbidi, quando si è voltata per bene, non potè fare a meno di guardare la scollatura che aveva davanti, era
troppo eccessiva, mi chiedevo perchè avrebbe dovuto indossare quella roba. Beh, si aveva su per giù una terza
abbondante, ma non serviva metterla in mostra così. Stava servendo un signore che insistentemente le chise di sbrigarsi,
e lei si scusò con un “ero distratta”. Da cosa? Da me? Magari. Sorrisi tra me e me e poi si avvicinò a me, “cosa le
porto?” mi domandò con voce tremante, cazzo forse venire qui vestito così non è stata una buona idea. “una birra,
grazie” risposi cortesemente....

Bene. Era un'appassionata di libri, e suo fratello era morto in missione. Volevo sapere come e quando, ma non mi
pareva il caso chiederglielo così, di punto in bianco, vorrei conoscerla di più. Quasi, quasi, l'accompagno a casa, come
si fa a lasciare una ragazza del genere tutta sola alle tre di notte in queste strade? Cazzo e se pensa che sono tipo un
serial killer o un malato? Ma che dico, ma che non l'ha vista la divisa? Però ce ne sono di marines corrotti in giro... dai,
ma a cosa vado a pensare.... da dietro ha un culo bellissimo. Dio, fottuto Louis, ha ragione, ha sempre ragione. Non è
una di quelle ragazze magrissime, non è neanche tanto grande, è okay. Ha dei fianchi da urlo e pagherei oro per
toccarla. “ehii” urlai dietro di lei, si voltò di scatto; l'avevo spaventata? Spero di no, ma quanto va veloce? Ho il fiatone.
“ehi, per essere un soldato, sei poco allenato” mi disse sorridendo, cazzo che sorriso. “posso, ecco... posso darti un
passaggio?” chiesi con il fiato corto, rimase un minuto a fissarmi, sicuramente non sapeva cosa rispondere, l'ho
conosciuta dieci ore fa, però in dieci ore abbiamo parlato tantissimo. Cazzo ancora non si fida? “ehm.. non ti
preoccupare, io torno sempre a piedi e grazie ma fa nulla.” se ne stava andando e dovevo inventarmi qualcosa... “hai
mangiato? Posso sentire il tuo stomaco brontolare da qui” mi avvicinai a lei e gli sventolai le chiavi della mia auto
davanti agli occhi. “dai non farti pregare, sono un uomo in divisa.” scherzai e la sentì ridere e poi la vidi dietro di me.
Sorrisi per la via “vittoria”.

Ero appena uscito da casa sua e mi sentivo in colpa per essermi fermato troppo tempo, non ho neanche il suo numero,
quindi per forza devo tornare stasera al locale. Mando un sms a Louis per fargli sapere che sono stanco e che ci saremo
visti pomeriggio o domani. Mi feci una doccia e andai a dormire.

Il fastidioso campanello della mia porta suonava in continuazione, sicuramente è Louis che non si regola come sempre.
Mi alzai dal letto ed andai ad aprire, “cazzo amico ce l'hai fatta, sono due ore che sto suonando, mi stavo congelando il
culo lì fuori.” mi urlò contro, non risposi, mi limitai solo a fissarlo gironzolare per casa mia mentre si faceva un caffè.
“allora, hai una sbornia o non ha dormito?” mi fissò per minuti aspettando una mia risposta che arrivò quando mi sedetti
sul divano e ripensai a lei. “sono stato con la ragazza del bar, si chiama Reneè ed è davvero bella.” risposi con voce
rauca. “wow, e cosa avete fatto?” domandò con malizia, “nulla, Louis, nulla. Abbiamo parlato, poi l'ho accompagnata a
casa, le ho comprato dei muffin e mi ha invitato a salire e abbiamo parlato fino a... -guardai l'orologio ed erano le 10:07
di mattina- alle cinque di mattina e poi sono tornato qui.” mi guardava con la bocca aperta, “avete parlato? Di che cazzo
avete parlato in tutte queste ore? Sei andato al bar ieri alle sei e sei stato con lei tutto il tempo?” domandò curioso, “si,
abbiamo parlato di tante cose che non voglio raccontarti, e non ho il suo numero, quindi stasera voglio tornare al bar
per... non so, chiederle di uscire? Ho sentito chiedere al suo capo la serata libera venerdì perchè ha una specie diimpegno con non so cosa e potrei accompagnarla a questa cerimonia. Non ricordo bene di che cosa si trattava” Louis mi
guardava con un sorriso idiota, “cosa c'è?” domandai dubbioso, “nulla, ti vedo, contento e sono felice per te. Comunque
venerdi c'è una cerimonia per un innaugurazione di una biblioteca o qualcosa del genere, non è il mio campo, non me ne
intendo, e sicuramente sarà quella roba lì”.
 
Le passioni, come i momenti migliori,
le risate e il piacere:
sono come i venti, che sono necessari per dare movimento ad ogni cosa,
benchè spesso siano causa di uragani.
(Bernard le Bovier de Fontanelle)


“davvero sei di Seattle?” domandai a Reneè mentre bevevo un drink che mi aveva preparato qualche minuto prima,
“già, è così strano?” mi guardò con curiosità. “no, no, solo che a Seattle ci sono tantissime università ed anche migliori
di questa che frequenti, e mi domandavo perchè proprio qui a Dublino” ci pensò un po' su, “è tranquillo, c'è una
tranquillità e una quiete pazzasca qui, e poi mi piace, non so cosa abbia davvero di speciale, ma mi piace e mi rilassa.” –
“e perchè la scelta di lavorare proprio qui che non è un posto del tutto tranquillo?” – “cosa è un interrogatorio? -rise-
perchè qui pagano bene e posso pagarmi la retta, vivere e mandare qualcosa ai miei quando ne hanno bisogno. Si, okay,
è un posto squallido però la paga è buona quindi perchè no? E poi, mi manca un semestre all'università e poi posso
anche tornare a Seattle dai miei se ne ho voglia.” tornare a Seattle? Cosa? No! “davvero, vuoi tornare a Seattle?” chiesi
serio, “beh, qui mi piace, ma dopo la laurea non credo io abbia un motivo per rimanere qui; forse andrò a Londra, non ci
sono mai stata, vorrei viaggiare, prendermi un anno per me e magari insegnare filosofia. Sarebbe bellissimo.” la
osservavo parlare sognante come una bambina, i suoi occhi lucidi e il suo sorriso dolce: era proprio bella.

Stavo cercando di non ridere, mentre Reneè non riusciva a chiudere la porta del bar, la chiave era rimasta incastrata e
stava imprecando contro di essa. “vuoi una mano?” chiesi cercando di essere serio, lei si girò e mi fulminò con lo
sguardo, “no, grazie. Ce la faccio da sola” e continuò a imprecare contro la porta. “cazzo, vaffanculo! Sei una stronza”
urlò contro la porta dandole dei calci. Un signore stava passando con la sua auto e la guardava pensando fosse ubriaca o
qualcosa del genere, ed io scoppiai a ridere. “è così divertente?” – “beh, si! Stai dando della stronza ad una porta.
Lascia, faccio io.” – “sentì lavoro qui da tantissimo tempo, non credo che tu sappia come funziona....” smise di parlare
guardandomi con la chiave della porta in mano e non so come, ero riuscito a togliere la chiave dalla serratura. Un
grande sorriso si impossessò delle mie labbra, “dicevi?” la presi in giro, “è stata solo fortuna, tanta fortuna da far schifo.
Sicuramente quando eri in addestramento ti hanno fatto esercitare su come togliere la chiave dalla serratura quando è
incastrata.” iniziò a camminare davanti a me e io la seguivo, tenendo il suo passo. “dai, Reneè. Non te la predere.” le
dissi ridendo come non mai. “smettila di ridere di me. Idiota.” – “idiota? Mi hai appena dato dell'idiota?” adesso era lei
che rideva. Avevamo raggiunto la mia auto ed eravamo fermi davanti ad essa, “sei un ammiraglio idiota. Non si
discute.” – “come fai a sapere che grado sono?” domandai curioso, “dalla divisa, idiota.” rispose lei. Già sono proprio
un coglione, sono pazzo di lei; continuava a ridere. “ti andrebbero dei muffin?” – “beh, ammiraglio, solo se non me li
finici tutti come ieri notte!”.

“stai davvero inzzuppando un intero muffin nella tazza di latte?” le chiesi incredulo. “certo che si, è buonissimo,
assaggia” mi mise il suo muffin vicino alle mie labbra, tutto inzzuppato di latte che gocciolava su tutto il tavolo, lo
guardai per qualche secondo, poi lei mi incitò a mangiarlo e lo morsi. Era davvero buono, le gocce di cioccolato si
erano sciolte e il latte caldo si sentiva nell'impasto, era buono davvero. “buono” dissi con la bocca piena, lei rise e
continuò a mangiare il suo dolce appena morso da me.

“sono senza divisa e mi hai fatto entrare. Vuol dire che ti fidi di me?” chiesi alla ragazza mentre stava preparando la sua
borsa piena di libri per il giorno seguente. “ti ho fatto entrare, perchè... -si girò a guardarmi- mi hai portato i muffin” la
vidi ridere sotto i baffi, “sei una bugiarda.” – “no, che non lo sono” – “allora, vuol dire che ti porterò dei muffin tutti i
giorni, pur di stare con te”. Questa volta mi guardava seria, ero seduto sul suo letto con le mani poggaite sulle
ginocchia; un sorriso apparve sulle sue labbra e silenzio. Non parlava nessuno dei due, le sorrisi anche io di rimando e
rimanemmo così, a guardarci per qualche istante di silenzio.

“mi ha fatto piacere che sei rimasto, grazie Niall” mi disse mentre prendevo la mia giacca per andarmene, “anche a me.
-feci un grande respiro- Senti, Reneè, ti va di... ecco, uscire.? Un giorno, non subito, ecco forse domani? O se è troppo
presto, non so...” le chiesi tutto insieme impacciato, che cazzo mi faceva questa ragazza? Ero imbarazzato al massimo.
Lei mi sorrise e bloccò la mia sceneggiata imbarazzante annuendo con la testa e dicendo che venerdì non lavorava ma
aveva un impegno, le ho detto che l'avrei accompagnata e lei mi ha risposto che, avrebbe accettato solo se le avrei
comprato dei muffin. Risi come un idiota e le baciai una guancia; era diventato tutto abbastanza imbarazzante, allora
aprì la porta e usci fuori all'aria fresca. Chiamai Louis alle quattro del mattino e imprecando mi rispose dicendo che ero
un coglione e dopo di che gli raccontai tutto; finimmo di parlare alle sei del mattino e io mi addormentai pensando ad
occhi color del caramello e un sorriso mozzafiato.“secondo te, come dovrei vestirmi? Non sono mai andato ad una innaugurazione di libri” chiesi a Louis mentre giocavamo alla play. “è di una biblioteca idiota, e non lo so, non troppo formale, credo. C'è non so. Prova a chiederlo a qualcuno” – “a chi Lou? A lei magari?” risposi scontroso, “Niall -respirò profondamente- ti vuoi calmare? Sai come vestirti per un funerale, per una parata, per un'attentato e non sai come vestirti per un'innaugurazione?” – “ma quanto sei coglione? Le divise sono tutte uguali, qui non devo indossare una divisa, solo dei vestiti. E non credo di avere l'ideale.” il mio amico mi guardò, spense la tv e si alzò in piedi prendendo la sua giacca. “dove stai andando?” chiesi incredulo, “andiamo amico, ti porto in un negozio, sai li dentro hanno dei vestiti, dove tu paghi, e loro te li vendono. Si chiama fare shopping. Credo che stare troppo tempo in mare ti annebbi la memoria.” – “andiamo, coglione” – “si, si Niall, ti voglio bene anche io”.
 
Hai il sapore del mare sulle labbra e
una visione di terra negli occhi
(Tessa)
“perchè stavi urlando?” chiesi alla ragazza bellissima davanti a me, aveva un vestito corto, troppo corto per i miei
ormoni e le stava d'incanto. “perchè qul coglione di George mi ha licenziata” lanciò il suo cellulare sul letto, camminava
avanti e indietro per la sua camera e i suoi tacchi risuonavano sul pavimento, i suoi capelli curati coprivano un po' della
scollatura davanti del vestito a fascia e i suoi occhi truccati stavano per bagnarsi. “ehi, Reneè. Calmati un attimo,
troverai un altro lavoro. Perchè poi, ti ha licenziata?” chiesi, “perchè dice, che non gli vado più bene, non ricordo adesso
che mi ha detto, una cazzata del tipo: mi dispiace ma mi spaventi i clienti, non puoi studiare mentre lavori e non sei
abbastanza brava. Ti rendi conto? Passo più tempo io in quel locale che lui, e praticamente sono tutti ubriachi e c'è il
pienone ogni sera, non capisco che cazzo gli è preso” si appoggiò alla scrivania e non potè fare a meno di guardare i
suoi fianchi, nel camminare avanti e dietro le si era alzato un po' il vestito più del dovuto, il tessuto nero aderente le
stava benissimo e le sue gambe erano cosi attraenti, si passò una mano fra i capelli e mi guardò. “scusami per la scenata,
è che io ho bisogno di lavorare, e adesso sono in ritardo.” – “non siamo in ritardo, domani ci penseremo, in cucina c'è il
sacchetto con i muffin e sei splendida.” mi avvicinai a lei, “anche tu non sei male ammiraglio.” mi sorrise.

“è stato fantastico, non posso credere che mi hanno chiesto di lavorare nella loro biblioteca. Beh, ancora ci vorrà del
tempo, perchè ci sono le pratiche per il licenziamento da George e poi mi devono assumere in biblioteca, quindi starò
tipo un mese senza lavoro, e forse è meglio così mi avvantaggio con gli studi e...” – “Reneè respira! Calmati” la bloccai
da tutta la sua “romanzina”, su come avrebbe programmato tutto il prossimo mese. “oh, scusa. È che sono davvero
eccitata all'idea di avere un lavoro dove non puzzerò di alcool e birra ma avrò l'odore dei libri intorno a me ogni
giorno.” – “il tuo professore crede molto in te, sono felice per come ti tratta”, “si, lui è uno dei pochissimi che crede
nelle mie capacità.” – “anche io credo in te”. Rimanemmo in silenzio per qualche istante, lei mi sorrise e io mi avvicinai
a lei, le misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, “ti ho già detto che sei bellissima?” – “ehm, si tipo per tutta la
serata, poi in macchina e adesso a casa mia.” lei sorrise e io di rimando. La spinsi dolcemente verso la cucina e con le
dita le accarezzai il labbro inferiore, mi guardava seria adesso e socchiuse le labbra quando attaccai il mio corpo al suo
definitivamente, avvicinai il mio viso ancora di più al suo e poggiai le mie labbra sulle sue dolcemente, sfiorando con la
lingua il suo labbro. Potevo sentire il suo battito accelerato e le sue mani vagarono sul mio petto, spostai le mie labbra
dalle sue e con una mano mandai i capelli dietro la spalla destra e inizia a lasciare dei baci lungo tutto il suo collo, lasciò
cadere la testa indietro e i nostri battiti erano impazziti. Le sue guance erano tinte di un rosso adorabile e potevo vedere
le poche efelidi scurirsi insieme alle guance; con le dita iniziò a toccarmi i capelli e portò il mio viso faccia a faccia con
il suo, per poi socchiudere le labbra e lasciarsi trasportare dalle mie in un bacio dolce e travolgente.

Eravamo distesi sul suo letto, i suoi tacchi erano sparsi per la camera insieme alle mie scarpe, il suo vestito si era
praticamente alzato del tutto e le copriva una parte del sedere splendido che possiede; continuavo ad osservarla e lei
arrossiva sempre di più e volevo riempirla di baci ma volevo fare le cose con calma. “hai delle labbra fantastiche” ruppi
il silenzio e lei mi guardò con un sorriso adorabile, si avvicinò sempre di più a me e pensavo volesse baciarmi ma si
avvicinò al mio orecchio. “non farlo, ti prego, non romperlo ora.” mi lasciò un bacio sulla guancia e mi abbracciò
stando distesa su di me, con le nostre gambe intrecciate e lei non mi guardava. Io ero rimasto colpito da quelle parole,
inizialmente non riuscivo a capire il significato, poi invece, avevo afferrato il concetto, lei non voleva che rompessi il
suo muro ora, dopo che ci siamo solo baciati, voleva fare le cose con calma, e a me stava bene, io volevo conoscerla,
volevo provare a far funzionare le cose tra noi. La strinsi forte e voltai le posizioni, lei non voleva guardarmi, aveva gli
occhi lucidi e io volevo solo baciarla. Aspettai qualche minuto, forse aveva bisogno di pensare a cosa fare, adesso ero io
sopra di lei, spettinato e imbarazzato per colpa dei miei ormoni, le accarezzavo il viso con le dita e la vidi chiudere gli
occhi, provai girarle il viso nella mia direzione ma non voleva guardarmi, allora scostai di nuovo i capelli dalle sue
spalle e le baciai il collo, dei baci lenti che risalivano lungo tutta la sua mascella e poi alle sue labbra, mi era un po'
difficile, visto che aveva il viso da un'altra parte ma alla fine lei si voltò e ci baciammo di nuovo. Sapevo cosa le stava
succendendo, sapevo cosa stava provando: aveva paura di affrontare qualcosa di nuovo, non voleva soffrire, ed io non
volevo vederla stare male, io l'avrei protetta da ogni cosa, era diventata troppo importante per me. “rimani con me
stanotte.” mi chiese dopo esserci staccati dal bacio. Le sorrisi, “domani mattina, ti comprerò dei muffin”, lei rise e la
baciai di nuovo. Non avremmo fatto nulla quella notte, per quanto la volessi, non avremmo fatto nulla. Era troppo presto ancora, lei non era pronta e nemmeno io.
 
Ogni tuo bacio, profuma di oceano in tempesta.
(Mia-Il mio angelo segreto)


 
La luce del mattino invase la stanza e potevo vedere brillare la sua pelle morbida, ero disteso su un lato del letto e
potevo osservarla benissimo; era tipo un ora che la fissavo dormire, era bellissima. Così dolce e ingenua, con le labbra
socchiuse, le braccia ad abbracciare il cuscino e le gambe strette al petto; ci eravamo addormentati abbracciati, poi però
nel sonno ci siamo divisi. Sorrido ancora al pensiero di ieri sera, quando le chiesi se dovevo dormire vestito o potevo
spogliarmi, lei cominciò a ridere senza un vero motivo, alla fine entrò nel bagno ed uscì con degli slip coperti da una
grande maglia con una nave disegnata, pensai: era la maglia del fratello! Poi capì che potevo svestirmi e lo feci, la
strinsi forte e ci addormentammo subito, era da tanto che non sentivo il calore di un corpo vicino al mio, è stato
fantastico. Guardai l'orologio, avevo ancora un ora di tempo e lei sarebbe andata a lezione, mi alzai dal letto senza far
rumore, mi vestì e le andai a comprare i muffin per colazione.

Cercai di trovare un vassoio per poggiare tutta la colazione, mi ero svestito di nuovo e le avevo preparato una tazza di
latte caldo e vicino ad essa i muffin; poggiai tutto sul letto disfatto e sperai che non si muovesse tanto da far cadere
tutto. Provai a svegliarla dandole dei baci dolci, ma nulla, era una vera dormigliona, risi di gusto alle sue smorfie per i
miei baci. Alla fine la chiamai normalmente e si svegliò, non potevo fare a meno di ridere, per il fatto che volevo fare
una cosa romantica ma lei l'ha rovinata senza neanche provarci. “buongiorno, dormigliona” esclamai facendole vedere
la colazione, “ciao” disse semplicemntente ancora assonnata. Continuai a guardarla sperando di vedere un sorriso o un
grazie da parte sua, ma nulla; un po' mi faceva ridere, era buffa e terribilmente bella. “dammi cinque minuti, devo
svegliarmi. Ho dormito benissimo” – “okay, io intanto mangio” risposi sorridendo.

Ero appena uscito dalla doccia quando sentì il mio telefono vibrare, era un messaggio da Reneè.
Da: Reneè
Grazie mille per stamattina, scusami per la mia reazione ma mi ci vuole un po' per svegliarmi. Era tutto squisito. :) ci
vediamo stasera?

Nel frattempo suonarono alla porta, feci in tempo a mettermi un paio di boxer ed andai ad aprire: Louis!
“amico, vestiti non sono interessato. -esclamò disgustato- perchè hai quel sorriso da ebete in faccia?” mi chiese
cominciando ad accendere la tv e fare come gli pareva. “no, nulla. Sono felice” – “hai scopato?” risi, “no, però sono
stato con lei” – “con Reneè?” domandò curioso, “si. Lou è fantastica” – “lo vedo dal tuo sorriso, che ti ha scritto?”
indicò il mio cellulare ancora tra le mani, “mi ha chiesto se stasera ci vediamo.” – “ e cosa stai aspettando a
rispondere?” – “nulla, solo che mi hai distratto perchè sei arrivato” risposi brusco. “oh, scusa amico, non ti darò
fastidio, però vai a vestirti, ti prego” lo ignorai e risposi a Reneè.

Da: Niall
Ho notato che sei una dormigliona, non ti sei accorta di nulla in tutto il chiasso che ho fatto per trovare un vassoio in
casa tua. :) Sono contento che ti sia piaciuto tutto, ma non farci l'abitudine.
Vieni da me stasera? Ti passo a prendere alle 18:00. (faccina con il bacio LOL)

Da: Reneè
Non credevo di avere un vassoio in casa... cucini tu? :)

Da: Niall
Sei un disastro, davvero! :) posso immaginare la tua faccia idiota mentre pensi dove posso aver trovato un vassoio nella
tua cucina. Certo che NO! Cucini tu. :)

Da: Reneè
IDIOTA IO? Si, okay, forse ci stavo pensando. Sei un ammiraglio QUASI intelligente. :) cucino io solo per ringraziarti
di stamattina. Ho lezione a dopo.

Ridevo come un cretino leggendo quella conversazione e Louis mi prendeva per il culo. Lo stavo per cacciare da casa mia.

Da: Niall
Stasera dobbiamo chiarire questo “QUASI intelligente”. A dopo, mi mancano le tue labbra.

Non mi rispose più.
Erano le 17:57, ero sotto casa sua; appena la vidi uscire dalla porta di ingresso un sorriso apparve sulle mie labbra.

Pov's Reneè
 
Fu un attimo, ma l'eternità.
(Luigi Pirandello)


 
“E' buono, che cosa c'è dentro?” chiese Niall con la bocca piena, “non te lo dico, è una ricetta segreta” continuai a
mangiare. “allora vuol dire che dovrai cucinare sempre tu per me” sorrisi a quelle parole, voleva che ci fosse una
prossima volta e io ne ero completamente felice. La notte passata è stata fantastica, stare abbracciata a lui, l'ho guardato
dormire per un po', è stato il primo a cadere al sonno, sicuramente non è abituato ai miei orari; era un angelo, aveva le
labbra strette, le palpebre si muovevano ogni tanto, il suo russare era dolce e poco rumoroso, ed aveva i capelli tutti
scompigliati ed era così bello, e a me pareva un sogno, lui nel mio letto, fra le mie braccia. Mi aveva portato la
colazione al letto, sono stata una vera cogliona a non avergli buttato le braccia al collo, sono stata una grezza del cazzo,
speriamo non ci sia rimasto male, prima che “connetto” ci vuole un po'...
Mi aveva chiesto di rimanere a dormire da lui ed ero un po' agitata, lo volevo tantissimo, ha qualcosa di speciale, oltre
ad avere una bellezza sovrannaturale, ha qualcosa che mi attrae a lui in un modo fantastico, come una calamita: io sono
il frigorifero e lui la calamita, una bellissima e splendida calamita. Potevo sentire ancora il suo odore tra i miei capelli, e
poi guida in un modo così... è sexy quando guida! Sorrido tra me e me per i miei pensieri idioti e non capisco cosa ci
trova in una come me, non sono neanche magra, uno come lui non può stare con una come me; eppure mi ha baciata. E
se mi sta solo usando? E se vuole qualcosa da me? Non so, e se è stato lui a farmi licenziare? Dio, ma che vado a
pensare, Niall mi fa ridere, è dolce, è un'idiota, fa dei ragionamenti delle volte che dimostra cinque anni, mi viene da
ridere se ripenso a quando mi ha detto del suo esame di guida. Poi non potrei mai pensare che Niall mi sta usando, è
venuto tutte le sere al bar dalla prima volta fino a quando quello stronzo non mi ha licenziata. “terra chiama Reneè?? ci
sei? A che pensi?” Niall mi sventola una mano davanti, “se non ti piace il film, possiamo cambiarlo” – “oh. No,
scusami, stavo pensando. Mi ero distratta un attimo.”

“puoi metterti una mia maglia per dormire se vuoi” disse porgendomi una sua maglia bianca, lo vidi che si iniziava a
svestire e mi sentivo imbarazzata, mi guardavo intorno impacciata come un'adolescente alla prima interrogazione dove
non aveva studiato; mi aveva vista in intimo ed io avevo visto lui, solo che dovevo togliermi i vestiti davanti a lui e
stavo andando nel panico. “Reneè -mi sentì chiamare da Niall- puoi andare in bagno” potevo sentire la sua voce
divertita, feci un grande respiro di sollievo e mi incamminai nel suo bagno.

“non dovresti coprirti così, sei bellissima.” – “smettila di dire cazzate, Niall. Hai visto che gambe?” – “oh, si che le ho
viste, sono molto eccitanti.” la sua voce calma e roca iniziava a smuovermi tutto. Era seduto sul letto con la schiena
poggiata sui cuscini, le gambe aperte ed io con la schiena contro il suo petto, le sue mani vagavano sul mio corpo e
alzavano la maglia, io invece, cercavo di coprirmi, invano. Essere così vicina a lui in questo modo mi faceva impazzire,
ero completamente presa da lui, ed era solo una settimana che lo conoscevo, era così bello sentire il suo battito sulla mia
schiena, poggiare la mia testa sulla sua spalla e farmi coccolare da lui in un modo che nessuno mai, aveva fatto. “mi
piace ogni singolo centrimetro di pelle che hai, vorrei baciarlo tutto..” sussurrò sul mio orecchio destro, intanto con le
mani ruvide, ispezionava ogni piccolo spazio del mio corpo scoperto e i brividi si impossessarono di esso. “Niall...”
sussurrai, lasciando cadere la testa sulla sua spalla, le sue mani stavano vagando troppo oltre ed io avevo paura di
correre troppo. “shh... piccola. Lasciati andare, non pensare, chiudi la mente. Guardami, e dimmi che lo vuoi anche tu.”
prese il mio mento con due dita e poggiò la sua fronte sulla mia, “chiudi la mente, guardami...” mi ripeteva, mi persi nel
profondo del suo azzurro e mi lasciai trasportare dalle sue labbra morbide.

Ero a cavalcioni sopra di lui, strusciavo lentamente i miei fianchi sul suo bacino, le mie mani ad esplorare il suo torace,
e le sue invece, a sfilare la maglia che indossavo per poi buttarla da qualche parte sul pavimento della sua camera da
letto. “Dio... Reneè... ti voglio così tanto” cercò di dire nel bacio, lo guardai e lentamente cominciai a lasciare una scia
di baci lungo il suo collo, morsi la sua clavicola e lo sentì gemere, mi abbassai verso il suo petto e con la lingua, iniziai
a giocherellare con i peli del suo petto, sentivo la sua erezione crescere sotto di me e cercare di muovere i fianchi verso
l'alto. Rivoltò le posizioni, adesso ero sdraiaita sul letto, con solo gli slip indosso e lui sopra di me, a baciare tutto il mio
corpo scoperto, come aveva detto pochi minuti prima. Il mio organismo era ricoperto di brividi e ansimi, le sue manierano qualcosa di eccitante, Lui era un eccitazione vivente. Ero sicura, lo volevo, subito. Non potevo aspettare di più.
“sei vergine?” domandò guardandomi poco dopo aver messo in nudità tutti e due i nostri corpi. “no, certo che no. Ho 20
anni Niall” risi sotto di lui, mi guardò per un istante e poi cominciò a baciarmi di nuovo, si reggeva sui gomiti e
lentamente entrò dentro di me....
Non è stato sesso, è stato qualcosa che si avvicinava all'amore; è stato un piacere reciproco, ma con sentimento.
 
Siamo a prova di fuoco.
(One Direction-Fireproof)


 
“era martedì, e l'ammiraglio della flotta insieme al capitano e al commodoro si presentarono alle 8:00 di mattina alla
nostra porta. Mio papà appena li vide, sbiancò in viso e mia madre cominciò a piangere, non servivano parole, si capiva
tutto dai loro volti... io ero seduta sul letto di Ian, avevo solo nove anni e giocavo con i suoi aereoplanini e le sue navi a
giocattolo, quando sentì la mamma piangere corsi subito urlando 'mamma', tutti si girarono verso di me, mio padre mi
prese in braccio e mi strinse forte. L'ammiraglio della flotta, si avvicinò a me, e mi fece una carezza sulla guancia, io
avevo già capito che erano venuti per dirmi che Ian non sarebbe mai più tornato. Mi diede la sua medaglietta, c'era
inciso il suo nome e la data del suo giuramento. Non avevo lacrime, ed anche se le avevo, dovevo farmi forza per i miei
genitori, non potevo permettermi di crollare. Io ero forte, me lo diceva sempre Ian quando partiva per qualche missione.
Poi i tre signori si sono seduti a parlare con i miei e io mi sono messa ad origliare, mia mamma chiese in lacrime come
fosse successo e il capitano rispose che durante un attentato nell'oceano pacifico, da parte dei russi, un missile Aster 30,
fece esplodere l'elicottero che pilotava Ian. Quando sentì che oltre al mio fratellone, morirono anche due ragazzi, iniziai
a piangere e mi rifugiai in camera di Ian. Il funerale è stato qualcosa di troppo, troppo emozionante anche per qualcuno
che non aveva conoscenza con il defunto, secondo me, avrebbe pianto. Lo ricordo come se fosse ieri, non so quanti ce
ne fossero, ma erano tanti di quei marines, vestiti di bianco, i guanti, i distintivi, è tutto nella mia mente, il nome di mio
fratello, detto e ridetto più volte. Lasciai il piccolo elicottero a giocattolo sulla sua tomba, tutti mi guardavano, avevo
nove anni e indossavo la maglia di mio fratello, mi ricadeva come un vestito e tutti, mi continuavano a dire che ero la
sua fotocopia; di qualunque grado fossero, tutti stavano guardando una piccola bambina che poggiava uno stupido
giocattolo sulla tomba del fratello, senza nessuna lacrima, senza nessuna espressione. Ero incantata da tutta quella
visione, le divise, i colori, le bandiere e la distesa di acqua davanti a me, mi fece capire che io non ero sola, Ian sarebbe
sempre stato con me. È brutto da dire, anzi, è strano, ma è stato il più bel funerale mai visto, è stato qualcosa di diverso
dal solito, è stato bello perchè lo stavamo lasciando andare come Eroe, non come Ian, ma come soldato, Marines, come
Uomo..” ero sul petto di Niall, lui mi ascoltava e mi teneva stretta a se, le mie lacrime bagnavano il suo petto,
fortunatamente la mia voce non era ceduta, e non so se non parla perchè pensa che non ho finito il mio discorso o se
pensa che sia pazza perchè dopo essere stati insieme, in tutti i sensi, mi sono messa a raccontargli di quel martedì. Non
disse niente, mi baciò e mi abbracciò a se, tanto forte che solo dopo un po', mi accorsi che quel bagnato che sentivo sul
mio petto, non erano le mie di lacrime, ma le sue.

“sei anni fa, mi avevano eletto Comandante, dovevo prendermi la responsabilità delle nuove reclute, la maggior parte
erano ragazzi e c'erano sette donne; dovevamo fare esercitazioni, sia in mare che in caserma. Tra quelle sette ragazze, ce
ne era una che mi aveva colpito in un modo impressionante, era mora ed aveva gli occhi dello stesso colore dei tuoi, era
bella, davvero bella. Aveva una voce dolce e pulita; scriveva, era innamorata dei libri come lo sei tu e come lo è mia
sorella; quando l'ho portata a casa mia a conoscere i miei genitori, mia sorella e lei andavano d'accordo insieme, da
subito capì che era quella giusta. Passai i quattro anni migliori della mia vita, sono stati fantastici insieme a lei, sono
stato felice davvero per quattro lunghi anni, la potevo vedere a lavoro, la vedevo a casa, quando andavo in missione non
dovevo salutarla perchè lei sarebbe stata con me. Per via dei nostri differenti gradi, non potevamo stare insieme, le
regole non lo permettevano, ma noi ci eravamo promessi che avremmo distrutto tutte le regole del mondo pur di stare
insieme. L'amavo, l'amavo così tanto che se mi avessero detto che se stava per morire e l'unico che poteva salvarla ero
io, beh, avrei dato la mia vita per lei. Si chiamava Samantha, ma la chiamavamo Sam, aveva un carattere perfetto, era
così gentile con tutti, era buona nell'anima. Andammo a vivere insieme dopo i tre anni di fidanzamento e solo dopo
pochi mesi le chiesi di sposarmi, sarebbe stato il giorno più bello di tutta la mia vita, invece, lei morì una settimana
prima di salire all'altare con me, aveva un tumore allo stomaco, lei pensava di essere incinta, non aveva dato peso al suo
cambiamento corporeo, questo me l'ha detto sua sorella, avevano fatto un solo test ed era positivo, forse davvero era
incinta non lo so, ma il tumore l'ha mangiata viva mentre stava venendo a dirmi che mi avrebbe reso il padre più felice
della terra. Quella volta non c'era nessuno a dirmi che potevo salvarla, non potevo fare niente, ero inutile. Aveva
dedicato tutta la sua vita al lavoro ed a me, eravamo così innamorati che avevo deciso di seguirla nel suo percorso dopo
la vita, ma ci fu Louis, il mio migliore amico che mi convinse che la vita era ancora lunga per me, mi è stato accanto
come un fratello e non credo saprò mai ringraziarlo davvero per quello che ha fatto per me. Non sono stato mai con
nessun'altra dopo la morte di Sam, Louis mi ha fatto cambiare appartamento, il Comandante mi mandò in missione per
mesi interi e l'unico amico che avevo lì, su una nave, era il mare. L'Oceano, un amico così non si vede tutti i giorni e
non tutti hanno l'onore di concedersi a lui in un modo del genere. Poi il mio grado, pian piano saliva e il ricordo di Sam
era vivo nel mio cuore e nella mia mente; fino a quando non ho incontrato te. - alzò il viso coperto di lacrime e miguardò negli occhi.- so che forse questo ti può sembrare strano piccola, e so cosa stai pensando, ma no, non sto con te
perchè somigli a lei, non sto con te perchè me la ricodi, ho trovato la somiglianza in voi, solamente all'inizio, non c'è
niente che vi lega, se non i capelli scuri, perchè piccola, i tuoi occhi non posso paragonarli con niente, sono tuoi e
questo fa cambiare tutto il resto, perchè sono speciali, tu lo sei, e si forse il colore sarà lo stesso, ma la luce che emani, è
diversa. Avete la stessa passione per i libri ma non ha senso, anche mia sorella è così... Io provo davvero qualcosa di
diverso per te, provo qualcosa di più intenso, è strano. C'è una strana luce nei tuoi occhi che mi attira a te, questa volta
non voglio mollare, non voglio scappare, voglio provare ad essere libero davvero, non voglio perdermi di nuovo da
solo, e per quanto l'oceano sia mio amico e compagno di viaggio, c'è questo momento, come ora, che sto realizzando
che non c'è modo di cambiare nulla, non guarderò più indietro, voglio stare con te, voglio te e sono pronto a rischiare,
qualunque cosa succeda. Andrà tutto bene, lo so.”
Gesticolava con le mani, le mie e le sue, me le prendeva, le baciava e io non stavo capendo più nulla. Io avevo rotto il
mio muro con lui, e dopo poche ore, lui si è aperto con me, è un qualcosa di sconvogente, ne sono dannatamente felice
che mi parli di lui, della sua vita e delle sue persone più importanti, come avevo fatto io poco prima, sono sconvolta per
le sue ultime parole, e non so cosa dire. Mi guarda con quegli occhi, dove ora, il ghiaccio che ne faceva parte di stava
sciogliendo, la mia mente stava cercando di mettere insieme una frase di senso compiuto, per non ferirlo per il mio
silenzio e per fargli capire che io credevo in tutto quello che mi aveva appena confessato e che volevo stare con lui
come lui voleva stare con me. Cercai di rimuginare su tutto quello che aveva detto e la frase “io sto con te...” mi venne
in mente. “stiamo insieme?” riusci a dire, mi guardava confuso, “hai detto che stai con me, vuoi dire stai con me? Insieme?” dopo alcuni secondi scoppiò a ridere. Ora quella confusa ero io. “dopo tutto quello che ti ho detto, tu mi chiedi se stiamo
insieme? Certo piccola, stiamo insieme, sei la mia ragazza, sempre se tu lo vuoi naturalmente” riuscì a fare un piccolo
sorriso e il mio cervello cercava di elaborare la frase: “sei la mia ragazza”. Provavo anche io qualcosa di forte per lui,
non so se è perchè sia un marines ad avvicinarmi così a lui o i suoi splendidi occhi, non so se è la sua divisa o il suo
corpo, non riesco a capire se è il fatto che legge libri o le sue labbra quando ne parla... stavo impazzendo, l'unica via di
uscita era bloccata da iridi azzurre e un sorriso paradisiaco, decisi di rimanere bloccata lì con le sue labbra sulle mie ed i
suoi occhi a scrutarmi come meglio sapevano fare.

“si mamma tutto bene, tranquilla.... si, passerò a trovarti in settimana.... non so se Louis vorrà venire ma glielo
chiederò.... mamma ho detto va bene.... non decidere ora cosa fare da mangiare.... oh madonna mamma! Porterò un
dolce io così non potrai impazzirti su cosa fare.... smettila di urlarmi nelle orecchie.... non voglio indossare la divisa per
venire a pranzo da te.... No! Ho detto di no.... mamma stai esagerando.... ora attacco... oh grazie a Dio, papà falla
smettere, non sai gestirla meglio?.... domani? Ehm, si credo vada bene... a domani papà...” stavo cercando di non ridere
per le sue facce quando parlava con la madre, era un vero orsacchiotto cotto della sua mamma, era esasperato ma si
vedeva che era contento di parlare con lei. “cosa ridi? Mia madre è così... -gesticolava con il telefono in mano- è così e
basta. Hai notato no?” rise un po', abbracciandomi da dietro intanto che preparavo qualcosa da mangiare per cena e
cercavo di essere seria. “dovrai portare un dolce domani?” chiesi “beh, si. Senti Reneè, non gli ho detto di te ai miei,
ecco... loro non hanno preso bene la morte di Sam, e....” – “tranquillo. È tutto okay. Se vuoi posso aiutarti a fare un
dolce.” – “non voglio che domani tu sia qui e io dai miei.” – “devo studiare, ho degli esami importanti in settimana, mi
serve tranquillità e nessuna distrazione.” – “e sarei io la distrazione?” chiese rimpendo la mia guancia di baci sbavati da
saliva. “dai, che schifo. -risi- mi stai sbavando!” quasi urlai.
 
Senza pensieri.
Vivi senza pensieri, e forse chiudi gli occhi.
Per oggi, per stasera.
(Francesca)(3*)


 
“devi dirmi come fai a fare queste cose.” esclamò Niall mangiando un pezzo di dolce che avevo fatto, uno per noi e uno
per lui l'indomani. “è un semplice dolce, una ciambella di cacao.” risposi prendendo le mie cose ed incamminarmi per
andare a casa. “li fai molto meglio di mia madre. I suoi sono duri, questo è così soffice” risi alle sue parole. Mi
guardava mentre riponevo le mie cose nella borsa, “già vuoi andartene?” – “ehm.. non vorrei ma credo sia meglio che
torni a casa.” – “sta venendo Louis, voglio fartelo conoscere e puoi rimanere qui. Non mi dispiace per niente sai?” –
“non so, non voglio... -mi guardai intorno cercando le parole- ... e poi devo farmi una doccia nel mio bagno, casa mia è
tutta un'altra cosa, non è perchè non voglio restare” ed invece era perchè non volevo fare niente di fretta, avevo passato
una notte fantastica, lui era dannatamente perfetto e imperfetto; era pieno di difetti che ogni volta che ne scoprivo uno,
mi piaceva ancora di più. Però avevo bisogno di pensare a tutto, avevo bisogno di stare senza di lui per qualche ora,
semplicemente perchè mi confondeva, mi mandava nei casini la mente e non mi faceva ragionare. “Vuoi spazio?” disse
dalla cucina, un sussurro che sembrava me lo fossi immaginato, invece quando mi girai, lui era lì ad aspettare una mia
risposta e bello come il sole di Luglio, gli dissi la verità.
“ho paura Niall, ho una paura tremenda per quello che mi stai facendo. Mi confondi ed io confusa non ci sono mai stata,
o forse si ma non in questo modo, sto benissimo con te, sei meraviglioso, sei tutto quello che vorrei. Mi sono aperta conte perchè mi fido, e mi spaventa questo fidarmi ciecamente di te, ti conosco da una settimana e qualche giorno, e sai più
tu della mia vita che mia madre. Mi attrai a te in un modo fantastico e non voglio andare a casa mia, ma penso di dover
fare le cose con più calma, ho paura per me, e per te.” – “sai perchè ti ho baciata Reneè? -rimase qualche minuto in
silenzio e pensai aspettasse una mia risposta invece continuò il suo discorso- sai perchè ti ho offerto un passaggio?
Perchè ti ho raccontato di Sam? Perchè ho dormito con te? Perchè ho aspettato il momento giusto?” la sua voce era
calma e sembrava ferito, io rimasi ferma, come una statua ad ascoltare le sue parole. “perchè ho spento la mente, ho
tolto i pensieri che mi dicevano che forse stavo sbagliando o che forse il mio cuore apparteneva ancora a Sam. Ma sai
cosa penso? Penso che la mente sia la cosa più incoerente mai esistita, ti dice una cosa e poi un'altra. Credo che il nostro
cervello sia diviso in due parti, ed io ho smesso di ascoltare tutte e due da quando ho incontrato te. Ho iniziato ad
ascoltare il cuore, perchè alla fine, è lui che comanda, è lui che vince sempre. Senza cervello possiamo vivere, ma
dimmi, senza cuore possiamo? No, Reneè, non possiamo, e allora dimmi: perchè ascoltare e dare retta a qualcosa o
qualcuno di immaginario dove alla fine, ne possiamo fare a meno? Pensa alle persone che sono in coma, secondo te, chi
decide se risvegliarsi o no? La mente, ma quando la mente è confusa, un po' come la tua ora, chi ha il via libera di
decidere? Il cuore. Chi non si è mai risvegliato dal coma è perchè aveva paura di affrontare di nuovo la vita reale, o
aveva in sospeso delle faccende e doveva risolverle prima di tornare alla realtà, oppure semplicemente, non aveva
nessun motivo per tornare a vivere, ma aveva anche paura di morire, allora rimaneva in quella metà di percorso dove,
fino a quando non si prende la giusta decisione, puoi anche rimanerci tutta l'eternità. Ma sai cosa penso io? Che chi
rimane in quel percorso, ha la mente e il cuore che discutono, ed è troppo, troppo fragile per lasciare che la mente si
metta da parte ed il cuore scelga la giusta decisione. È una questione di volontà, Reneè. Il mio cuore vuole stare con te e
metà della mia mente anche, l'altra metà dice che sto correndo ma io non le do ascolto, perchè quello che voglio
davvero è stare con te, e sono sicuro che lo vuoi anche tu. Libera la mente, lascia scegliere al cuore.” salate lacrime
rigavano le mie guance e invece di essere più sicura di quello che volevo, ero ancora più confusa, per il fatto che non
capivo, perchè avevo lui. Come potevo meritarmelo? Ha fatto un discorso che non ha nulla di contorto, è tutto
dannatamente giusto e perchè io sono ancora qui, ferma e non sono insieme a lui fra le sue braccia? Rimasi a guardarlo
per qualche minuto, poi capì la mia confusione: non stavo facendo decidere al cuore. Sorrisi e corsi da lui.


Pov's Niall
 
E ti penserò quando sarò lontano,
ricordando la prima volta che
mi hai chiamato Amore.
(Tessa)

 
Alla fine le avevo fatto chiarire le idee, il suo professore la chiamò per discutere del lavoro in biblioteca, e lei chiamò
George per le carte del licenziamento. “per le 18:00 dovrei essere di ritorno, passo da te?” le chiesi mentre la
riaccompagnavo a casa sua. “sono solo le 10:22, e le 18:00 sembrano così lontane” fece il labbruccio e mi fece ridere.
“dai, pensa a studiare altrimenti mi farai sentire in colpa per il tuo esame andato a male di domani.” la salutai e davvero,
non volevo lasciarla, ma non potevo fare altrimenti, questa volta dovevo seguire la mente.
Non riuscivo a starle del tutto lontano, erano due ore che parlavamo via messaggi e mi mancavano le sue labbra ed il
suo profumo in un modo terribile. Mia madre si lamentava per non essermi messo la divisa e mio padre si congratulava
con me per il mio nuovo grado. “figliolo, questo dolce dove lo hai comprato?” chiese mia madre mentre rispondevo ad
un messaggio di Reneè, “lo ha fatto Reneè...” mi maledì con me stesso per averlo detto, non stavo pensando, mi pareva
una domanda cosi normale, lei era così normale con me, la nostra relazione era così tranquilla che neanche mi ricordai
che i miei non lo sapevano e non feci caso che io e Reneè stavamo insieme da poco ed io la conoscevo da così poco
tempo ma mi sembrava di conoscerla da una via, una di quelle ragazze che incontri dopo anni di assenza dove avevi
passato l'infazia insieme a lei, una di quelle migliori amiche, dove sei entrato la prima volta in discoteca, la prima volta
che sei stato espulso a scuola o la prima cotta adolescenziale. Per me, Reneè era così, una vecchia amica di infanzia che
ora mi stava riempendo il cuore di lei.
“chi è Reneè? Hai una nuova ragazza?” domandò mia madre, i suoi occhi erano carichi di lacrime, ora cercava di fare
un sorriso e guardai mio padre, in cerca di aiuto, lui mi sorrise e mia sorella Grace entrò in stanza. “che succede?
Mamma che hai? No, Niall non dirmi che devi partire di nuovo” esclamò abbracciandomi. Respirai e mi dissi che ormai
il danno era fatto, volevo aspettare, ero sicuro che loro non erano pronti, che Grace non era pronta. “no, piccola, per ora
no. Sono appena tornato, vuoi già cacciarmi? -feci un sorriso forzato, guardai mia madre e presi la mano a mia sorella-
una settimana fa, forse di più, non ricordo, ho incontrato una ragazza. - adesso erano i miei occhi ad essere lucidi, avevo
il cuore a mille e tremavo come una corda di violino- si chiama Reneè.” buttai fuori l'aria, avevo tolto un grande peso.
Silenzio, c'era un imbarazzante silenzio tra di noi. “io volevo solo...” cercai di dire ma mia madre mi fermò, “Dio, Niall.
Sono così felice per te, perchè non ce l'hai detto prima? Pensavi che non avremmo capito? Sei giovane e bello e voglio
conoscerla. Oh, scusami. Non voglio metterti fretta, ma voglio conoscerla e sai perchè? Perchè si vede dai tuoi occhi
che ci tieni.” esclamò mia madre tutto d'un fiato, mi abbracciò. “beh adesso si capisce il mistero di tutti quei messaggi a
tavola” rise mio padre, “Grace? Stai bene?” le chiesi. Mi guardò e mi chiese, “legge libri?” risi, “certo che si e indovinail suo preferito?” – “cime tempestose? -annuì con la testa e lei mi saltò al collo- non ci credo, la amo. Portala a casa ho
tanto di cui parlare con lei”. Me ne andai da casa dei miei felice e completo di tutto.

“piccola, che studi?” chiesi sedendomi vicino a lei sul divano insieme a mille fogli sparsi e libri ovunque. “sono
incantata, senti qua: 'i più preoccupati si chiedono oggi: come può sopravvivere l'uomo? Zarathustra invece chiede,
primo e unico: come può essere superato l'uomo?' (4*) non è fantastico Nietzsche?” mi guardò ed aveva gli occhi di chi
sognava, occhi di chi amava quello che studiava, occhi di chi credeva in persone mai conosciute e ci credeva davvero.
La filosofia per lei era qualcosa di impressionante, ricordo quando l'altro giorno mi fece leggere qualcosa sullo stesso
autore e inizialmente non avevo capito nulla, poi lei me lo spiegò e capì che era bellissimo come esprimevano un
qualcosa che alla fine è l'uomo. Ed era bellissima lei, a spiegarmi tutto quello, perchè i suoi occhi erano innamorati di
quei libri, innamorati di quelle frasi...
“terza strofa, ventott'esimo verso. È il Superuomo.” disse vedendo la mia faccia idiota di chi non aveva capito nulla.
“amore, un giorno ti spiegherò tutto” disse ancora e io non ascoltai più niente dopo la prima parola. “cosa hai detto?” le
chiesi incantato da lei, “che un giorno ti spiegherò tutto” rise lei. “no, mi hai chiamato amore. Sei fantastica” la baciai
mandando a terra tutto quello che aveva sulle gambe, dalla matita ai libri.


Nota D'autore.

Bene, eccomi qui, finalmente la prima parte è fatta. Questa è la mia prima o.s pubblicata, perchè ne ho scritte tante altre
ma non hanno ancora una conclusione, sono fiera di questa storia perchè esprime tutto quello che provo verso di Niall, e
verso i libri. Ho deciso di impostarla a “paragrafi” divisi dalle citazioni sulla destra, ogni frase rispecchia le parole dei
pov, e mi pareva una cosa carina. Inizialmente volevo fare solo una semplice o.s di un capitolo, ma arrivata alla
quattordicesima pagina mi sono detta che forse sarebbe stata troppo lunga tutta in un capitolo, allora ho deciso di
dividerla in tre parti; non ne sono proprio sicura, possono anche diventare quattro. Lol. Mi scuso per eventuali errori
presenti, l'ho ricontrollata di fretta, avevo troppa voglia di pubblicarla.
Riguardo a questo:
(1*) La Teologia platonica, è un'opera di Marsilio Ficino, un grande filosofo che si dedicò anche a tradurre in latino
scritti filosofici greci, in particolare Platone e Plotino, dove grazie a lui si svolsero delle libere riunioni di dotti studiosi
di Platone da cui nacque l'Accademia Platonica. (io non ho studiato filosofia, la mia “strada” già l'ho scelta ed è
parrucchiera, ma io la amo, ed ogni tanto prendo il libro e leggo, quindi questo è il ricavato di una ragazza autodidatta)
(2*) La spiegazione che sotto ad alcune citazioni sulla destra ci sia (Tessa) è perchè la citazione o frase è mia, e
considerando il fatto che il mio nome non mi entusiasma, ed una ragazza mi ha iniziato a chiamare così, ho deciso di
mettere questo soprannome. Quindi la frase dove compare il nome 'Tessa' è frutto della mia mente.
(3*) La spiegazione a 'Francesca' è che la citazione è di Francesca l'autrice di No Sound but the Wind, una delle mie
autrici preferite, e visto che la seguo molto in tutte le sue ff, ho deciso che quella frase era appropriata per quel capitolo.
Mi rispecchio molto in lei e la stimo molto, non so il suo cognome, perchè non lo dice in giro a tutti, quindi metterò solo
Francesca.
(4*) La frase citata è de Il Superuomo di Friedrich Nietzsche, nella raccolta di Così parlò Zarathustra. Invito, chiunque
non abbia letto queste opere a farlo, perchè sono una liberazione.
Infine, ringrazio Isa, la mia gemella telepatica (lol), la mia piccola Artemisia ed Emy che mi hanno sopportato per un
bel po' per questa storia. Di più Isa, che è stata la prima a sapere di ciò e che solo lei può capirmi come nessun'altra, con
i miei piccoli spoiler giornalieri e paura di non avere più ispirazione per questa storia. Vi ringrazio infinitamente e spero
vi piaccia tutto questo. Grazie e alla prossima parte.
Questo è il mio Facebook >>> https://www.facebook.com/teresa.depetris
Twitter: @niall_isapotato
ask.fm: @NiallHoranletmekissyou
PS: non commentate i miei nick perchè li ho fatti anni fa lol. Bacini a tutti.

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Capitolo 2
*** Sei Tutte le tonalità del mare ***


SECONDA PARTE: THE ROYAL NAVY

 

Sei tutte le Tonalità del mare


Pov's Niall


Non saprei stabilire esattamente l'ora,
il luogo, lo sguardo o le parole,
che sono alla base di tutto.
È passato troppo tempo, mi ci sono trovato di mezzo
prima ancora di accorgermi
che era cominciato.
(Darcy-Orgoglio&Pregiudizio)


“amore io vado, oggi apro io la biblioteca. Mi passi a prendere a pranzo?” mi chiese Reneè mentre ero impegnato a giocare all'xbox con Louis, mi stava letteralmente stracciando, ero troppo impegnato a guardare Reneè in giro per casa nostra mentre si preparava. Ormai erano quasi cinque mesi che stavamo insieme ed avevamo deciso di convivere a casa mia che era più grande; i suoi non la presero proprio bene, visto che dopo la sua laurea non tornò più a casa. Mia madre invece, è felicissima e Grace non la molla un secondo, si parlano ogni giorno e davvero, sono felice, ma non vorrei che si affezionasse tanto a Reneè, nulla è per sempre, non che io abbia intenzione di lasciarla ma può succedere sempre qualcosa, con Sam è successo, è anche vero che Reneè non è Sam. “ehm.. si a dopo amore” – “Niall hai capito quello che ti ho detto?” replicò Reneè, ferma davanti alla porta a guardarmi. “cosa?... certo che si, a pranzo. Louis sei un coglione. No, non vale” urlai a Louis “Dio, siete dei ragazzini, Niall io mi auguro che tu abbia capito. A dopo” ed uscì di casa sbattendo la porta.  “amico ma si è incazzata?” mi chiese Louis, “no, tranquillo. Credo di no.” risposi confuso.

“Ti vedo felice” mi disse Louis, “sono felice, Lou” – “Niall, io ti voglio bene ma sai che Reneè non è Sam vero? Sai che oltre la poca somiglianza fisica, Reneè non è Sam.” – “Lou, io amo Reneè, la amo in un modo diverso di come amavo Sam, lei è diversa. Sam la porterò sempre nel cuore, è stata una parte importante della mia vita, lo sappiamo tutti e due, ma Reneè.... è diverso Louis. Non so spiegartelo, lei è.... è un disastro. -iniziai a gesticolare con le mani, come ero solito fare, ed un sorriso idiota comparve sul mio viso- è disordinata con i vestiti, hai visto il suo armadio? Non puoi aprirlo che ti cade tutto addosso, è un uragano, è perfetta con i libri e la cucina, ma in casa è un vero disastro, poi è dannatamente bella, Lou. Io mi incanto, i suoi occhi sono meravigliosi, e Dio! Il suo profumo, la sua risata, Lou è tutto il contrario di Sam, lei era ordinata in tutto, programmava la giornata, il mese, anche tutte le ore dell'anno se le era possibile. Cazzo, l'hai vista l'auto di Reneè? È un... -cercai di trovare le parole- è come una casa dopo una festa, è come un ubriaco dopo la sua sbronza, è un totale casino, ma io la amo. Amo tutto questo di lei, amo il suo essere disordinata in cose che non le interessano che alla fine sono importanti per qualunque essere umano, ed amo il suo essere ordinata su cose basilari come pulire i suoi libri ogni settimana come se fosse una pazza maniaca. Lou, gira per casa la domenica con orsi sul pigiama, e i capelli messi tutti strani sulla testa, con pantofole con la testa di un cane gigante sopra, ed invece di trovarlo stupido e da bambina io lo trovo.....  adorabile. E sai cosa sono arrivato a pensare qualche tempo fa? Che io e Sam non abbiamo mai avuto niente in comune davvero, solo il nostro essere perfetti ed attenti sul lavoro che alla fine lo portavamo a casa, a letto e nella nostra vita monotona. Reneè è semplice e complicata, è ordinata e disordinata,  piccola e adorabile, e grande donna e fastidiosa, ma io la amo così come è, perchè sono i suoi difetti e io li amo tutti.” Louis mi guardava con un sorriso sulla faccia e il mio cuore stava per esplodere, poi sentì un singhiozzo e i miei occhi e quelli di Louis puntarono alla porta d'ingresso e la vidi, i suoi occhi pieni di lacrime, era appoggiata alla porta per stare in piedi. “amore, io...” cercai di dire, “avevo dimenticato il cellulare, non volevo origliare ma....-fermò nel parlarsi, si asciugò le lacrime, fece un sospiro ed io stavo per avvicinarmi quando sussurrò un 'fanculo' e corse ad abbracciarmi- .. ti amo anche io. Tanto”

Dopo essere rimasti abbracciati per qualche minuto, Louis ci aveva interrotti, Reneè aveva preso il suo cellulare e stava per uscire prima di dire che se non mi piacevano le sue pantofole avrebbe provveduto a cambiarle ed io le risposi che erano perfette. Risi e dopo poco che Louis se ne era andato, decisi di fare un salto alla caserma e chiedere come andavano le cose senza di me, da quando avevo preso le ferie.
 


“comandante” – “riposo ammiraglio!” rispose lui scherzando, “a cosa devo la tua visita? Hai ancora un mese di vacanza dopo i tuoi mesi in mare” – “si, lo so. Avevo nostalgia di voi, signore. Mi chiedevo come andavano le cose qui, e se potevo avere un rientro anticipato” il comandante mi guardò serio e mi chiese se ero impazzito. “ragazzo, hai un altro mese, vai a divertirti.” e mi salutò dandomi una pacca sulla spalla, rimasi confuso e decisi di rimanere lì per un altro po, fino ad ora di pranzo, a parlare con i miei colleghi.

Ero per strada quando mi squillò il telefono e vidi che era Reneè, non le risposi perchè stavo parcheggiando davanti la biblioteca, lei mi vide, staccò la chiamata e mi raggiunse in auto. Mi venne in mente il giorno della sua laurea, era così nervosa e le tremava la voce ed era così fastidiosa perchè balbettava ma era così bella. Quel giorno capì che ero perdutamente innamorato di lei...



 

Perchè ti amo e
sei il mio

romantico disastro.

(Tessa)



 

-Il Giorno Della Laurea.  (inizio flashback)

 

“piccola sei pronta?” le chiesi aprendo la porta del suo appartamento con la sua borsa in mano. “si, ho il vestito, la toga la indosserò dopo che fa caldo, ho le scarpe, ma non trovo la borsa.” – “è qui” le dissi alzandola nella sua visuale. “oh, grazie, non so come farei senza di te.” le sorrisi e mi diede un bacio. Era frenetica in auto e cambiava stazione radio ogni due minuti, poi alla fine la spense e si mise a ripassare il suo discorso. “vuoi una camomilla?” – “no, poi mi scapperà di andare in bagno, magari durante il discorso, potrei anche farmela sotto, Dio immagina che figuraccia” alzai gli occhi al cielo e non le risposi, lei continuava a parlare e dire che forse il suo discorso non andava bene, lo cambiava e modificava ogni secondo, ma io so che nel momento, butterà quel foglio scarabbocchiato e dirà tutto il contrario di quel perfetto ed ordinato discorso che ha scritto un mese fa. Le ho detto che si, le sue parole erano bellissime e giuste, ma non erano per lei. Lei dovrebbe avere un discorso diverso, non è una che programma ecco perchè è così nevrotica ora, lei fa tutto sul momento e sono sicuro quanto i miei sentimenti per lei, che cambierà tutto. Ho intenzione di dirle che la amo da morire non appena finita la cerimonia, ho intenzione di dirle di restare a Dublino per me, per noi. So che è un comportamento egoista, ma io ho bisogno di lei, ho bisogno della mia Reneè, lei è così speciale, e non so davvero, cosa possa attrarmi verso una ragazza così diversa da me e dalle mie abitudini, ma io la amo. E so che è davvero quella giusta, ma questa volta sul serio, non ho intenzione di perderla, non ho intenzione di rimanere solo, non di nuovo. Ero tentato l'altra sera, dopo aver fatto l'amore, stavo per dirglielo, mi stava uscendo dalle labbra, ma ho cercato di tenermelo per dopo la cerimonia, non vorrei che per lei sia ancora troppo presto e sarebbe andata nel pallone per oggi, le avrei incasinato tutto.

Reneè mi ha cambiato totalmente la vita, è così diversa dal mio prototipo di ragazza, è una di quelle che preferisce uscire con la pioggia e non con il sole, è quella che se decidiamo di andare al cinema sbuffa e preferisce andare ad una galleria d'arte o ad una mostra, quella che preferisce l'opera al concerto, è quella ragazza che butta il cellulare se le regali un libro, è quella che quando è triste non piange perchè è forte ma si chiude e inizia a scrivere, è quella ragazza grande che poi tanto grande non è perchè piccola non c'è mai stata, è la ragazza dalle mille responsabilità, è la donna delle soluzioni degli altri ma non delle sue, è la persona che fa i complimenti ma poi quando li riceve non crede a essi, è quella timida con chi non conosce e quella sfacciata con gli amici, è una ragazza semplice ma dannatamente complessa, è piena di difetti e priva di pregi, è la ragazza che non è mai andata in discoteca o al luna parck, è quella che non ha mai mangiato lo zucchero filato, ma è quella che sa cucinare tutto, è quella che non sa come funziona una lavastoviglie perchè non l'ha mai avuta, ma sa spiegarti le filosofie di Freud o di Darwin, è quella che ama i film astratti e ci trova un significato, è quella che preferisce vedere un horror o un cartone animato ad un film strappalacrime, è la ragazza che la domenica mattina pulisce casa con la musica a palla e va a fare la spesa in pantofole, è quella ragazza che ti fa capire che ti ama più di se stessa anche se non te lo dice. E quindi io credo che tutto quel discorso perfettino del cavolo con lei non centri nulla.  “siamo arrivati, sei pronta?” – “si, prontissima”.


Il direttore della sua università stava per chiamare il suo nome, la guardavo in lontananza, si era studiata in ordine alfabetico i nomi della sua classe e la vedevo che si alzava piano dalla sedia, la toga nera a fasciarle il corpo perfetto ai miei occhi, le scarpe non troppo alte, 'potrei rischiare di cadere e non mi daranno più la laurea perchè vedranno che sono un'imbranata', mi disse quando le comprò, sorrisi al ricordo. “ Reneè Printer” disse al microfono il direttore, si alzò con cautela, cercando di non cadere, sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi, diede la mano ai suoi professori e iniziò a parlare. Sua madre e suo padre erano vicini a me, Grece e i miei erano presenti nelle ultime file di questo grandissimo prato, insieme a Louis, e dal piccolo palco rialzato, la vedevo, bella come non mai ed ero fiero di lei. Ascoltai ogni sua parola, e sorrisi, perchè non ne disse neanche una uguale al discorso scritto. Guardai in direzione dove era seduta prima e notai che sulla sedia c'era il foglio del discorso, e sorrisi di gusto scuotendo la testa, alzando gli occhi al cielo e gustarmi la sua piccola performance.
“Salve a tutti, sono Reneè Printer, ho scelto questa facoltà per un semplice motivo, -fece un respiro profondo- amo la filosofia, amo la letteratura e tutto quello che ne fa parte, a partire dalle poesie ai romanzi, ma più di tutto amo vedere nella profondità delle cose, delle persone, di un quadro o di un film... amo capire un qualcosa che non tutti riescono a vedere, cose che non si osservano con gli occhi ma con la mente, amo l'astratto, perchè è lui che non ha significato ad averne troppo, amo la trasparenza che non trasmette nulla, ma se si osserva da vicino, ha colori.  Amo scoprire le filosofie, e quando sui libri, leggo le spiegazioni, io cerco sempre di darne una a modo mio, perchè alla fine, tutti noi possiamo darne una, tutti abbiamo una nostra teoria, solo che non la mettiamo in atto. - fece una pausa di qualche secondo, poi incastrò i suoi occhi nei miei e mi sorrise, uno di quei sorrisi che, se non fossi stato seduto, avrei rischiato di sprofondare nel terreno- tutti pensano che a comandare il nostro corpo sia il cervello vero? Lo pensavo anche io, fino a qualche mese fa; una persona molto importante per me, mi disse che a comandare non è il cervello, ma il cuore. -i nostri sguardi ancora a studiarsi e lei, bellissima come sempre stava parlando di me- il cervello può darci comandi su come muoverci, su come alzare un braccio o una gamba, ma quando dobbiamo decidere, delle decisioni importanti, è il cuore che comanda. Il cuore decide, il cervello lo accompagna soltanto, ma il cuore, l'organo più importante del nostro organismo, lui decide, lui vince! E per me la filosofia, le teorie e tutto quello che ho studiato ed imparato in questi anni, per me sono come il cervello e il cuore. La mente ti uccide, o può salvarti; la filosofia, se la si capisce, ti può salvare, ma se non si apprende bene, puoi anche mollare; perchè la mente potrà anche dirti dove andare, o cosa devi fare, ma l'okay glielo da il cuore. Per me è questa la filosofia, per me è come il cuore, è vita. -adesso i suoi occhi erano pieni di lacrime, ma stava reggendo tutto questo benissimo, ero fierissimo di lei, sua madre piangeva accanto a me e suo padre era sul punto di correre ad abbracciarla- io ringrazio i miei insegnanti, la mia famiglia, grazie Niall, per essere con me, sempre, e grazie Ian, questo è per te” mandò un bacio al cielo, e alzò il suo foglio arrotolato, che sarebbe stata la sua laurea, la madre singhiozzava ed io l'abbracciai, suo padre era completamente andato e si era lasciato trasportare da quella sensazione chiamata pianto e sicuramente era troppo tempo che i suoi occhi non erano invasi da lacrime.
  Finita la cerimonia, la vidi avvicinarsi in lontananza nella nostra direzione, ci eravamo riuniti tutti, i miei genitori, Louis e i suoi, iniziò a farsi delle foto con sua madre e suo padre e poi venne da me, l'abbracciai e le dissi che ero fiero di lei come non mai. Rimanemmo per il bouffè e poi mia madre aveva preparato la cena a casa mia, ed andammo tutti lì; il cibo era ottimo come sempre, ma il dolce lo avevo lasciato fare a Reneè. Patric, il padre di Reneè prese parola, ringraziando infinitamente mia madre per la cena e ringraziando me per essere al fianco di sua figlia, quando le chiese però, se voleva tornare a Seattle, lì cominciarono le discussioni. “papà, non posso tornare a Seattle, ho un lavoro qui, ho Niall” – “ma, Reneè, quando sei partita avevi detto che avresti frequentato l'università e poi saresti tornata a casa, con noi.” sua madre era in procinto di piangere, “vede signor Printer, io e Reneè, stiamo molto bene insieme, possiamo venire a Seattle durante l'estate e non so, io tra un mese tornerò al lavoro, quindi lei potrebbe tornare per un po', ma...” cercai di dire a Patric, finchè Reneè non mi anticipò, “ma ora questa è la mia vita, le cose cambiano mamma, lo so, vi avevo detto che sarei tornata ma io non voglio andarmene e lasciare tutto questo ora. Non posso lasciare questo lavoro e non posso lasciare Niall, lasciatemi la mia libertà, io sto bene qui.” – “ noi non vogliamo perdere anche te” disse suo padre, questo era un colpo basso però. “papà io sono qui, ci sentiamo tutti i giorni da tre anni, continueremo a sentirci anche ora. E anche se non è il lavoro per cui ho studiato, è sempre un lavoro a cui a me piace. Per favore, io non voglio lasciare tutto questo”. Dopo mille suppliche, Elizabeth e Patric lasciarono perdere questa storia e tornarono a Seattle il giorno seguente.


“stai da me stasera?” le chiesi mentre tornavamo dopo aver accompagnato i suoi genitori in hotel per la notte, “ehm... okay”....
Il clima accogliente del mio appartamento mi fece venire brivdi in tutto il corpo, “piccola, devo toglierti quel vestito.” le dissi mentre ci avviavamo in camera, “oh, direi proprio. Si è ristretto” – “sicura che è colpa del vestito?” mi diede un schiaffo e si girò dandomi una visuale mozzafiato, ordinandomi di abbassarle la zip del vestito come gliel'avevo tirata su questa mattina. Amavo farla ridere, era un suono bellissimo, anche se a lei non piaceva perchè diceva che era troppo rumorosa a me faceva impazzire, era spontanea, era vera.


Eravamo stesi sul letto, stanchi e sfiniti, dopo una giornata così e dopo aver fatto l'amore; la osservavo guardare il soffitto, quanto avrei pagato per sapere a cosa stesse pensando, avrei fatto di tutto per entrare nella sua mente. “a cosa pensi piccola?” girò il suo viso a scrutarmi, “penso che, noi viviamo insieme, non in una casa, ma o io da te o tu da me, non passiamo una notte da soli, quindi viviamo insieme.” sorrisi, “e non ti piace?” – “certo che si, mi ero stancata di abbracciare il cuscino” – “davi anche dei calci al tuo cuscino?” mi diede uno schiaffo sulla spalla, “ma la smetti? Tu ti inventi le cose, io sono amorevole con te, non ti do i calci la notte” – “e quel grande bozzo viola sulla mia gamba?” stava negando l'evidenza sapendo che aveva torto marcio, Dio, quanto l'amavo era così bella quando cercava di avere ragione e si inventava cazzate sul momento. “avrai sbattuto entrando in macchina, sei imbranato” – “io imbranato? Fai sul serio?” presi a farle il solletico e iniziò a ridere ed urlare, mi pregava di fermarmi e dopo mille suppliche, mollai prendendo le sue mani nelle mie, le nostre differenti iridi a consumarsi... “ti amo” sussurrò lei, mi mangiai letteralmente il labbro e volevo schiaffeggiarmi per la mia ritardata mente, non volevo che lo dicesse prima lei, volevo essere io a farlo, ricordo che Sam non me lo disse finchè non lo feci io, e a quel pensiero risi, ma di gusto, perchè Reneè non era Sam, e Sam ora era il passato. La baciai e le confessiai tutto quello che provavo per lei, e come avevo 'organizzato' il tutto per dirglielo, come la prima volta che le portai la colazione al letto, lei rovinò il mio momento romantico, o quando mi chiamò la prima volta 'amore' e non se ne rese conto di averlo detto, o quando le dissi di Sam, e lei se ne uscì con 'stiamo insieme?' e ora distrusse anche questo perchè lei, la donna che amo, non ama il romanticismo, ma è la donna più romantica io abbia mai conosciuto, e mi fa ridere perchè non se ne rende neanche conto. Il suo ti amo sussurrato, è stato molto di più di una cena a lume di candela, di un mazzo di rose o di un viaggio di nozze a Parigi. Lei è così, è un romantico disastro.


Pov's Reneè


Davvero, non so cosa hai di speciale,
ma mi fai vivere di nuovo.
Un vivere diverso, un vivere sul serio,
quella vita che te la ricorderai con un sorriso dolce,
e con la nostalgia nell'anima.
(Tessa)



 

Lo amo, lo amo così tanto che vorrei urlarlo a tutti, è troppo importante, è romantico, dolce, mi fa ridere, è tutto il contrario del ragazzo che ho sempre desiderato; non mi sono mai piaciuti i biondi con gli occhi azzurri, mi davano la sensazione di principe azzurro delle favole, e a me le favole non sono mai piaciute, era tutto troppo perfetto, e la mia vita è sempre stata il contrario. Credo che adesso sia il momento di iniziare a credere a qualche piccola favola, ad illudermi di poter essere anche io una principessa, come tutte le bambine a nove anni sognano di essere. Forse la sto vivendo davvero una favola con Niall, lui è troppo per me, ed io sono una briciola di un muffin rovinato a confronto a lui. Alcune volte penso che sia tutto merito di Ian, credo me lo abbia mandato lui, penso sia il suo grazie per averlo amato per anni, anche dopo la sua morte, il suo grazie a non averlo mai dimenticato ed averlo sempre messo tra i miei pensieri, forse anche il suo grazie ad avergli lasciato la sua camera come era dopo la sua partenza, e non averla dipinta di blu, o per non avergli rotto la collezione di elicotteri e navi da guerra, oppure è solo perchè io Niall, me lo merito, dopo tutto quello che ho passato.

“amore, questi dove li metto?” mi voltai verso di lui e stava indicando la mia libreria, “nello scatolone vuoto, dovrebbero entrarci tutti.” e mentre lui si occupava a traslocare le mie cose in auto, io mi ero seduta un momento, mi guardai intorno ed il primo giorno che arrivai qui, quasi quattro anni fa, fece capolineo nella mia mente: scatoloni ovunque, cibo, le mie tre valige, e mia madre che mi diceva di mettere subito tutto in ordine e io invece, pensavo alla mia nuova vita lontana da casa e a comprarmi una libreria. Ora quella libreria era vuota, Niall a casa sua ne aveva una più grande e spaziosa per tutti i miei libri, era ora di lasciare il passato e cominciare a vivere, vivere davvero. Per me, per Niall, e per Ian. Dovevo lasciarlo andare, lui avrebbe voluto così, lui avrebbe voluto vedermi felice, io ora lo sono, ed è tutto merito di Niall; una lacrima cercava di fuoriuscire, ma io la scacciai via. “me la dai una mano o faccio tutto io?” chiese Niall sbuffando vedendomi seduta sul mio divano, coperto da un telo a pensare. Sorrisi e lo abbracciai, lui rimase un po' spiazzato, poi però ricambiò l'abbraccio. Si, me lo meritavo, ed era solo grazie a me.


“sicura? Guarda che possiamo comprare anche questo, lo mettiamo vicino al mio di armadio, non credo che tutti i tuoi vestiti entrino in quello che ho, metà è occupato da divise.” Niall mi indicò un grande armadio, eravamo al centro commerciale e lui voleva per forza farmi comprare un nuovo armadio, io non volevo che spendesse dei soldi, per me poi... “non lo so, non voglio iniziare a comandare a casa tua su cosa comprare o no.” risposi insicura, “è casa nostra, ed io voglio comprare questo armadio.” entrò nel negozio e iniziò a parlare con la commessa, io mi feci un giro attorno a tutti quei divani e settimini, avanzai un po' di più, lontano da Niall e notai una lampada, iniziai a ridere, era a forma di muffin. “amore, vieni, guarda.” indicai a Niall la grande lampada e lui rise insieme a me, poi si girò tenendomi per mano, “scusi? Prendiamo anche quella.” disse alla commessa, indicandole l'accessorio.



 

E vorrei essere una nuvola per poter osservare
i tuoi occhi dello stesso intenso del cielo che
mi circonda, scrutare i tuoi capelli,
dello stesso sole che mi scalda, e
innamorarmi delle tue labbra rosee,
dello stesso tramonto che osservo ogni sera,
prima di addormentarmi e amarti
sempre di più.
(Tessa)


“grazie mille, non dovevi.” – “non è nulla di che, piccola. E poi è grazie a loro che stiamo insieme.” – “secondo te, è grazie a dei muffin se stiamo insieme?” risposi scherzando, “certo che si, dai muffin è cominciato tutto.” ripensai alla prima sera che incontrai Niall, in divisa, era fantastico. Ed ora sono qui, che disfo le mie cose nel nuovo armadio che mi ha comprato, e lui che mi guarda mentre cerco di piegare delle maglie, ma sono davvero una frana. Alla fine, aveva ragione, se non fosse stato per la mia fame immaginaria, lui non mi avrebbe mai comprato dei muffin e non lo avrei fatto entrare in casa mai. “sentivi davvero il mio stomaco brontolare quella sera?” chiesi, sapendo che quella sera io non avevo affatto fame, ma accettai comunque. Mi sorrise, “no, però non trovavo altre scuse e tu non ti fidavi di me, anche se avevamo passato dieci ore a parlare.” lo baciai e gli chiesi di piegarmi le maglie, perchè io non ne ero capace, mi disse che ero un disastro e poi mi abbracciò buttandomi sul letto. Dopo due ore a buttarci vestiti e fare i bambini, avevamo messo tutto in ordine e Niall aveva deciso di mettere la lampada a forma di muffin in salotto, dopo mille discussioni perchè io volevo metterla in camera da letto, lo lasciai perdere e la mise sulla scrivania vicino la finestra, così che quando avevamo ospiti, e chiedevano della scelta della lampada, Niall voleva che raccontassimo la nostra storia, io invece, volevo che la nostra storia, da come è cominciata a quando finirà, sarà nostra e di nessun altro.

Mentre cucinavo, squillò il telefono di Niall, pensavo fosse sua madre o Louis, invece era il suo superiore.  “che succede? Chiesi a Niall dopo aver finito la chiamata, mi guardò in silenzio e capì, “quando?” chiesi di nuovo, “tra un mese” –  “dove?” domandai ancora, tornando in cucina e spegnere il cibo sui fornelli, “Nord dell'Oceano Pacifico.” mi si fermò il cuore, la posata che avevo in mano cadde a terra vicino ai miei piedi e mi dovetti appoggiare alla cucina per non cadere. “cosa? Stai scherzando? Oceano Pacifico? È dall'altra parte del mondo, quanto tempo devi stare?” i miei occhi iniziavano a bagnarsi ma dovevo essere forte, era il suo lavoro, ma davvero, io non volevo perdere anche lui, non volevo soffrire di nuovo. “otto mesi” un sussurro, un piccolo fiato, ma una coltellata al cuore. Riprese a parlare venendo vicino a me, prendendomi le mani e iniziando a piangere leggermente. No! I suoi occhi non dovevano far fuoriuscire quel liquido, mai, era troppo da sopportare per me, era già tanto che riuscivo a scacciare le mie, non potevo farlo anche con le sue. “non piangere...” riuscì a dire, la voce rotta. “ci sentiremo, te lo prometto, tutti i giorni. Non mi succederà niente, penserò a te ogni singolo momento. Mi dispiace di partire ora, quando le cose tra noi stavano andando alla grande, ma resterà tutto come prima vero? Io tornerò, lo so, otto mesi sono tanti da sopportare da sola, ma ci sarà Louis a farti compagnia, Grace, mia madre.... -fece un grande respiro- non lo so, potresti tornare a Seattle, almeno mi sentirai più vicino.” – “Niall, -lo interruppi- Niall, smettila. Shh.... un attimo, devo solo..... - mi allontanai da lui, qualche minuto, poi ripresi a parlare- devo solo elaborare il tutto. Devo solo capire.... cercare di capire il tempo che passerò senza di te.” mi guardava senza dire una parola, i suoi occhi preoccupati, dentro di essi, paura, ansia, terrore... pensava che volessi lasciarlo? “Niall, a cosa stai pensando?” – “io.... io non voglio che finisce qui tutto, io ti amo, non voglio che mi lasci, non voglio che te ne vai dalla mia vita. Non voglio perderti, mai. Posso rifiutare, ecco si! Posso congedarmi, non mi importa, basta che non mi lasci, ti prego non farlo, lo chiamo e mollo tutto. Missione, lavoro, tutto. E sto con te, sempre, piccola. Sempre.” iniziò a prendere il telefono, era frenetico, era impazzito? Voleva mollare la marina? Per me? È pazzo, completamente pazzo. “ma che fai? Sei fuori di testa? Non ho intenzione di lasciarti andare, non ho intenzione di andarmene io. Non ti libererai facilmente di me – sorrisi appena- io ti aspetterò, fosse un anno, o due, o tutta una vita, io ti aspetterò sempre, Niall.” – “ma io credevo che...” – “no, amore. Mai. Come potrei?” mi baciò e dopo aver finito di mangiare chiamò sua madre per dirle la notizia, dopo aver pianto per quasi un ora al telefono, andammo a dormire e decisi che forse l'idea di andare a Seattle per un po', non era male.

 

(Fine Flashback)



 

Gli addii peggiori sono quelli che non si dicono.
Quelli che non sai se aspettare o se smettere

di sperare che torni.
(Lana Del Rey)



 

“io stavo pensando che tra un mese, dopo che sei partito, potrei andare dai miei, che ne dici?” dissi a Niall, mentre stiravo le sue divise per metterle in borsa. Mancavano due gioni, poche ore e non lo avrei visto per otto lunghi mesi, non ero veramente sicura che sarei riuscita a stare bene senza di lui, ma davvero, era il suo lavoro. Poteva anche stare via un anno, basta che tornava sano a salvo da me, deve tornare, io non reggerei di nuovo una perdita del genere. Non posso permettermi di crollare di nuovo, non credo che poi mi possa rialzare, non ci sarà un altro Niall ad entrare nella mia vita, non ci saranno occhi ghiaccio e risate bellissime. Lui deve tornare, potrei odiarlo, se tra otto mesi, non lo vedrò scendere da quella nave. “si, secondo me è una buona idea, i tuoi saranno entusiasti.” – “lo penso anche io. Ancora non l'ho detto a mia madre, ma penso che mi urlerà di felicità al telefono.” ridemmo insieme, immaginando la scena.

Nel frattempo che finivo di mettere tutto in borsa, Niall andò ad aprire la porta a Louis, lo avevamo invitato a cena, beh.. più che altro si era autoinvitato, era davvero simpatico, non capisco come possa Niall sopportarlo, ma si vede che si vogliono bene a vicenda in un modo impressionante. Dopo avermi salutato, mi chiese cosa avevo preparato da mangiare, iniziò a parlare con Niall su cosa consisteva di preciso la missione, li sentivo parlottare e mi ricordai il giorno che Ian stava per partire, mia madre, al mio posto ora, a stirare le sue divise, io in braccio a lui a parlare con mio padre. Continuavo a piegare vestiti e chiudere borsoni ma le lacrime erano troppe da scacciare, iniziai a inzuppare il mio viso, e un singhiozzo non riuscì a trattenerlo. Non volevo farmi vedere piangere da Niall, non era questo il mio intento, non volevo farlo sentire in colpa per lasciarmi per otto mesi, ma lui corse da me e mi abbracciò, dicendomi che sarebbe andato tutto bene. “mi dispiace, non è per te... sto ripensando a...” un altro singhiozzo, non riuscivo a fermarmi, non riuscivo a trattenere tutto dentro. Non ho mai pianto davvero per Ian, si qualche lacrima, ma mai pianti isterici del genere, solo da quando ho incontrato Niall, ho iniziato a sfogarmi così. “lo so, amore, lo so. Ma guardami, -mi prese il viso e lo portò faccia a faccia con il suo- io tornerò, tu devi stare tranquilla. Te lo prometto, io tornerò.” i suoi occhi, le sue labbra, mi stava promettendo che sarebbe tornato, mi stava facendo promesse che potevano anche essere rotte, anche Ian me lo disse, non l'ho più rivisto. “ti amo, fidati di me. Ti amo Reneè, tornerò” e forse iniziai a crederci davvero.


Ed è vero che la verità fa male,
che la menzogna tortura,

ma la delusione ti uccide.
(Tessa)



 

“amico, ci vediamo domani, ti vengo a salutare. Ciao Reneè” disse Louis uscendo da casa nostra, abbracciandomi. “come stai?” mi chiese Niall, mentre ci mettevamo a letto. “meglio, grazie”.  Le sue grandi braccia a stringermi, sapevo che ancora non stava dormendo, anche la scorsa notte non ha dormito, non vuole lasciarmi, ma deve. Sentivo che respirava a fatica, mi voltai e lo vidi piangere, e mi dissi che stavo sbagliando tutto, non potevo permettere che lui, l'uomo che amo, pianga per me. Presi il suo viso nelle mie mani come aveva fatto lui poche ore prima, lo baciai, non smisi di baciarlo, perchè davvero non sapevo come consolarlo, non sapevo cosa dire; era lui quello dalle parole di incoraggiamento e dalle promesse mantenute, io sono un disastro in tutto questo. “mi dispiace...” la voce rotta, la sua bellissima voce, non potevo permetterlo. No! “amore, io ti aspetterò, io sarò qui, ti amerò sempre Niall. Qualunque cosa succeda.” – “promettimelo.” deglutì, come potevo io, promettere un qualcosa ad un qualcuno di così importante? Io ho sempre deluso. Ero terrorizzata, se solo io non avessi mantenuto la promessa? Se solo io avessi deluso Niall? Sarebbe un dolore troppo grande, non avrei saputo conviverci. “te lo prometto.” e lo dissi, perchè mi feci una semplice domanda. Potrei, io vivere una vita, sapendo che l'uomo che amo più di tutto, non tornerà più a baciarmi, abbracciarmi, a fare l'amore con me e dirmi che mi ama? Potrei vivere così? La mia risposta fu semplice: no. Non mi importò in quel momento di dire una bugia, non mi importò nulla se non farlo smettere di piangere. Io ero un casino, ero un disastro, prima o poi, se fosse tornato o no, io l'avrei deluso comunque, quindi perchè non mentirgli? Perchè sono debole? Ero una delusione per lui, ma se avessi rifiutato, l'avrei fatto partire con la consapevolezza che io, per lui non ci sarei stata per sempre. E questo è un fottuto paradosso, perchè io lo amerò per sempre, io ci sarò per lui, lo aspetterò, ma non per tutta la vita, perchè non saprei convivere con un dolore così fitto nel mio cuore, non ci riuscirei, ed è da egoista, ma io lo aspetterò solo per otto mesi, se quel giorno non scenderà da quella nave, io mi lascerò andare.






 

Nota d'autore.

 

Salve, questa è la seconda parte della mia os, è più breve della prima parte, un po' perchè avevo voglia di pubblicare, ed un po' perchè in questo 'tempo' della storia, questa è la parte in cui succedono poche cose. Anyway, l'altra volta non l'ho detto ma il titolo, ovvero, The Royal Navy, è stata una scelta molto difficile, perchè ne avevo tantissimi in mente (mi scuso con Isa e tutti i miei messaggi per il titolo), la Royal Navy, per chi non lo sa è la marina militare delle forze armate britanniche, è la più antica e le sue origini risalgono al XVI secolo. Dopo la prima guerra mondiale, la Royal Navy venne ridotta ma rimanendo comunque la più grande marina militare al mondo, fino alla seconda guerra mondiale, al quale la USN (United States Navy) divenne la più grande al mondo. Okay, mi fermo altrimenti scrivo fino a domani; per scrivere questa Os, ho fatto molte ricerche, tra le quali anche sulla Royal Navy, sapevo della sua esistenza, e del suo corso nella storia, ma volevo fare un qualcosa di più approfondito che leggerete in seguito. Amo la marina, se questo non si è capito, e la scelta di unire appunto, la marina, Niall e citazioni di libri e roba varia, che sono la mia passione, è stata una grande decisione, anche perchè non ho tanto tempo da dedicare a tutto ciò, ma cercherò di rimediare. Mi scuso tantissimo per l'impaginazione e gli errori presenti nel precedente capitolo, un po' colpa mia, un po' colpa di efp. Questa os, non è una di quelle storie dove c'è un terzo ragazzo o ragazza, non è un triangolo amoroso, non si lasceranno Niall e Reneè, non litigheranno nemmeno; questa è una storia che mi sono scritta in testa, per me e per Niall. Mi rispecchio molto in Reneè, e la scelta di non darle un volto, è perchè non riesco a vedere Niall con nessuna al momento, (non che lo vedo con me tranquille), quello che volevo fare era semplicemente di scrivere una storia d'amore, una di quelle che tutti sognano, tralasciando che l'uomo sia Niall, ma la parte che volevo fosse più significativa erano i caratteri, Niall me lo immagino così, forse un po' troppo serio per essere un marinaio, ma le divise sono troppo per me, e Reneè caratterialmente sono io. Tutto quello che provo, i pensieri ed altro, sono miei, visto che non riesco ad esprimermi in altri modi, cerco di farlo così. Credo di aver detto tutto, spero di trasmettere un qualcosa con la mia storia e se fosse così, ne sarei davvero, davvero felice. Ringrazio infinitamente Isa, le voglio tanto bene, e la mia piccola Carla, amica a distanza, oggi è un anno che ci conosciamo. Grazie di cuore, e visto che siete bellissime, lasciatemi una recensione, lol.

 

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Capitolo 3
*** Serva me, Servabo te. ***


PARTE TERZA: THE ROYAL NAVY

 
Serva me, Servabo te.

Pov's Reneè
Non sapremo mai, quanto bene può fare
un semplice sorriso.
(Madre Teresa di Calcutta)



 
“Dai si è collegato, muoviti” uralai a Grace che era andata a prendere qualcosa da mangiare in cucina. Erano due settimane che Niall era partito, erano due settimane che Grace viveva con me; aveva deciso Niall ed io ero molto felice della proposta, Grace è una bellissima compagnia, mi svuota il frigo con un giorno, ma è davvero adorabile. “eccomi, ho preso due barrette, patatine al formaggio e ho trovato il mio mezzo panino al salame di ieri.” sorrise soddisfatta, io la guardai schifata per qualche minuto, osservando tutto il cibo che aveva portato; accettai la chiamata di Niall su skype. “amore, ciao.” disse Niall dall'altra parte del pc, lo salutai e dopo pochi secondi comparse Grace nello schermo. “ciao fratellone, come stai?” – “io bene, voi? Grace ti stai comportando bene?” – “si si tutto bene, tranquillo, è adorabile. Mi manchi tanto amore, davvero dimmi, stai bene?” – “si beh... ecco... c'è stato un piccolo attentato quando eravamo vicino al Marocco, tipo due giorni fa, ma tutto bene.” mi si mozzò il fiato, “cosa? Oddio amore, che è successo? Perchè?” – “piccola tranquilla, la nostra nave ha armi più potenti, il Marocco è una briciola per noi. Si fanno chiamare ribelli, per loro, noi siamo nemici... ma è tutto a posto” – “okay. Ora dove siete?” domandai, – “due ore fa, abbiamo superato il Senegal, e siamo diretti per le coste del Brasile, ma ci vogliono due settimane ancora. Louis come sta? Mamma e papa?” chiese “stanno tutti bene. Specialmente Louis.” dissi e Grace mi diede una gomitata mentre si ingozzava di patatine al formaggio. “perchè? Che succede? Oh mio Dio, Grace... non mi dire che ti piace Louis? È più grande di te, non ci pensare per niente.” Niall inizò ad urlare ed io e Grace ridevamo alla sua reazione... “ Reneè, dovè Louis? Ma che fai invece di stare dalla mia parte, mi vieni contro?” non riuscivo a smettere di ridere per la reazione di Niall, fratello gelosone. “dai amore, lasciala vivere, e poi Louis sta uscendo con un'altra e non credo abbia capito le intenzioni di tua sorella!” Grace era tutta rossa in viso, “ma quali intenzioni? Grace, devi arrivare vergine al matrimonio!” esclamò Niall urlando arrabbiato. “ammiragio? La attendono!” entrò un ragazzo nella stanza cercando Niall. “amore devo andare, poi parlo io con Louis. Menomale che ti avevo detto di tenerla d'occhio eh, Reneè?” – “si, si, ciao amore. Ti
amo” – “ti amo anche io. Ciao Grace.” e staccò la chiamata. Erano tre giorni che Louis veniva costantemente a casa nostra e non mollava Grace un minuto, praticamente lui l'ha vista crescere, è un amico d'infanzia di Niall, e adesso lei è grande, ha 18 anni ed è cotta di Louis. Credo che lui la vede come una sorella minore, anche perchè ne ha gia tre di sorelle. Grace è la copia di Niall, capelli castano chiaro, e gli
occhi un po' più scuri del fratello, ma belli da mozzare il fiato comunque; è dolce, gentile, simpatica, mangia di tutto ed ha un fisico da paura, è una ballerina spettacolare ed è molto, molto intelligente. È semplicemente fantastica! Non ne sarei sorpresa se a Louis piacesse, litigherebbero ogni secondo ma si vogliono bene. Dopo aver staccato la chiamata con Niall, Grace si era offerta di andare in farmacia a comprarmi delle compresse per il mal di gola, non capisco perchè io mi ammalo nelle stagioni in cui nessun essere umano potrebbe ammalarsi, eppure avevo un mal di gola pazzesco e mi girava la testa.

 
Maledetti siano i vostri occhi:
m'hanno stregata
e m'hanno diviso in due.
Una metà di me è vostra,
l'altra metà è ancor essa vostra.
Vorrei poter dir mia.
Ma se è mia, ne consegue che è vostra.
E così è tutto vostro.
(William Shakespeare)





 
Era appena entrato un gruppo di ragazze in biblioteca, di solito venivano a studiare qui, le salutai mentre mettevo a posto gli ultimi volumi arrivati questa mattina; la testa non mi lasciava un minuto di tregua, mi tormerntava da giorni e stavo davvero considerando l'idea di andare in ospedale, forse possono prescrivermi qualcosa di più forte di un semplice antidolorifico, anche se ne ho gia cambiati tre durante queste settimane. Maura e Grace dicono che sia colpa dello stress, io invece, non credo sia così, oltre a sentire dannatamente tanto la mancanza di Niall, mi sento bene, il lavoro è fantastico e stare con Grace è divertente, Louis non ci lascia un giorno senza che non ci chiami o faccia una visita a casa nostra, non sento nessun tipo di stress. Tra due settimane dovrei partire per Seattle, ho deciso di anticipare la partenza,
anche se Niall non sarà in quelle zone, vorrei passare più tempo con i miei, mi manca andare a trovare Ian, mi manca sentire il suo odore in ogni abito, o semplicemente nella sua stanza. Undici anni, quasi dodici che non vedo mio fratello, è una fottuta ingiustizia, ma è la vita, mi manca troppo, ogni tanto cerco di ricordare qualche attimo prima della sua partenza, quando mi ha dato quell'abbraccio così forte e io gli urlai di smetterla, tanto ci saremmo rivisti, a saperlo, lo avrei stretto io più forte che potevo, non lo avrei lasciato andare. Se solo potessi tornare indietro non lo avrei fatto partire, mi sarei impuntata a dire un grande 'no', ma avrei cambiato il corso della vita: non sarebbe morto solo Ian e altri due ragazzi, ma sarebbe morto un intero equipaggio, un'intera squadra di mariniai, centinaia di persone; perchè grazie ad Ian, che prima di morire lanciò un missile e colpì il nemico uccidendo anch'esso, tutti gli altri si salvarono. Quindi, ripensandoci, se potessi tornare indietro, lascierei tutto comè, anche perchè non sarei mai venuta a studiare a Dublino, non avrei mai fatto tutti questi lavori e non avrei conosciuto Niall, l'amore della mia vita, il mio Eroe.
“Reneè allora tutto pronto per domani?” Louis si presentò alle mie spalle, spaventandomi e rompendo i miei pensieri. “cazzo! -sbraitai- sei impazzito? Mi fai prendere un colpo.-dissi raccogliendo i due volumi che mi caddero dalle mani- si tutto pronto. Hai invitato anche la tua amichetta per caso?” domandai, lo vidi sbuffare e sussurrare al mio orecchio, “non potrei invitare una ragazza del genere al compleanno di
Grace, sei impazzita? Andrà su tutte le furie, ah approposito, ho sentito Niall stamattina, ma che gli prende? Mi ha detto di non avvicinarmi a sua sorella: il motivo?” sorrisi alle sue parole, “non dovrei dirtelo, ma Grace è cotta di te, lascia stare quello che dice Niall è solamente geloso
da far schifo, pensa che mi ha assicurato prima di partire che se mi avesse trovato a letto con te mi avrebbe cancellata dalla sua vita. Ti rendi conto a quanto può arrivare la sua gelosia? Con te capito? -Louis aveva cominciato a ridere molto forte e quasi tutti i presenti si girarono a guardarlo, cercai di zittirlo ma nulla- e comunque, perchè invece di spassartela con Brigitte o Valerie o come si chiama, non ti trovi davvero una ragazza che ti ama per quello che sei? Smettila di scappare dai problemi, hai 24 anni Lou, è ora di uscire dalle scappatelle del sabato sera.” – “per quello che sono? Dai Reneè, io non sono come Niall; quando i miei hanno scoperto che mi pagavano l'università ed io invece di
frequentarla stavo a casa senza fare un cazzo, mi hanno praticamente cancellato come figlio, le mie sorelle mi parlano a mala pena e le uniche persone che ho sono Niall, te e la sua famiglia. Grace per me è come una sorella, è bellissima, okay, lo ammetto. Ma se solo non funzionasse come potrebbe finire tra me e Niall? È l'unico che mi rimane. E come cazzo può pensare Niall che potrei venire a letto con te? È impazzito? Sono un coglione, ma non fino a questo punto.” disse aiutandomi a mettere a posto gli ultimi volumi che erano dentro lo scatolone. “non lo so, è troppo possessivo. Per la festa c'è solo un problema, non so come portare Grace senza farle capire nulla, ci pensi tu? Ah e per favore, non mettete musica troppo alta, la testa mi scoppia e non credo che per domani possa stare meglio” – “ma hai preso qualcosa? Possibile che non si alleggerisce? Per Grace ci penso io, tranquilla. Ora vado, ciao.” mi diede un bacio su una guancia e si allontanò, lo richiamai, “Lou? -si girò di scatto, incitandomi a parlare- sei un coglione molto dolce” mi sorrise e se ne andò, lasciandomi al mio mal di testa e tra fogli di ordini per nuove enciclopedie e saghe.


 
Una buona testa ed un buon cuore,
sono sempre una
combinazione formidabile.
(Nelson Mandela)


 
“signorina Printer, lei ha la febbre molto alta, è strano che non se ne sia accorta, non sente i sintomi?” il dottore mi parlava, io lo sentivo molto ma molto in lontananza. Dopo la festa di Grace, che non se l'aspettava per niente, sono dovuta venire in ospedale, accompagnata da Louis, il mal di testa non passava per niente al mondo, e avevo cominciato ad avere mal di pancia, sforzi di vomito e sentire tanto caldo, cosa che a metà Ottobre, a Dublino è molto strano considerando il tempo e i cinque gradi. Non sentivo per niente i sintomi della febbre, anzi è l'ultima cosa a cui avrei pensato, il dottore continuava a farmi domande ma io lo guardavo soltanto, è come se fossi bloccata nel parlare, è come
se il mio cuore si era fermato, ed il cervello stava facendo da solo tutto il resto. Non riuscivo a muovere nessun arto, non riuscivo a dire neanche una parola, riuscivo a mala pena a respirare. Ormai non lo sentivo neanche più, guardavo solo le sue labbra muoversi e il dottore agitarsi; poi vidi una donna, mi mise il respiratore, in lontananza vidi Louis, e poi più nulla....
Quando aprì gli occhi, una luce fioca invase la stanza, guardai nella direzione della finestra e notai che Louis aveva appena aperto le tende dell'ospedale, mi vide e si precipitò al mio fianco subito. “oh, Reneè, stai bene? Mi hai fatto prendere un colpo” potevo sentire, potevo muovere il viso, ma non riuscivo del tutto a parlare; scossi la testa e Louis capì di dover chiamare il dottore. Dopo cinque minuti, il dottore della sera prima, e un altro signore erano ai piedi del mio letto d'ospedale, iniziarono a parlare con calma e mi chiedevano di annuire alle loro domande se li riuscivo ad ascoltare si o no; poi mi guardarono negli occhi con una lucetta accecante e sentirono il mio battito.
“Allora, signorina Printer, la febbre è scesa a 37.5, sinceramente non riusciamo a capire cosa possa essere successo due sere fa. Non so se
si ricorda ma ha perso conoscienza ed ha dormito per due giorni, ora sono le quattro di pomeriggio, riesce a muoversi?” negai con il viso, altro non potevo fare. Porca troia, avevo dormito per due giorni, io pensavo fosse mattina presto,invece era il giorno dopo. Cavolo, Niall. Alle 18:00 ci dovremmo sentire su skype, e se non mi vedrà, penserà a qualcosa di grave, inizierà a preoccuparsi e via dicendo. Devo chiedere a Louis di non dirlgi nulla.... “abbiamo fatto un prelievo del suo sangue per capire se le analisi stanno bene, o c'è qualcosa che non va, una perdita di conoscienza quando si ha la febbre alta è normale, ma dormire per due giorni non tanto, ed il fatto che ancora non riesce a muoversi
ed a parlare, è davvero un caso strano.” – “potrebbe essere qualcosa di grave? O addirittura infettivo?” intervenne Louis, “ non credo infettivo, avrebbe dei pomfi, pustule, squame, o papule, non ha nessuna di queste lesioni sulla cute quindi non è una malattia infettiva.(1*) Di grave, come le ho già confessato non lo sappiamo, stiamo aspettando i risultati delle analisi del sangue e delle urine, per capire un qualcosa di concreto. Altrimenti dovrà essere trasferita al St.James Hospital(2*), lì avranno più conoscenze mediche e saranno molto più attrezzati di noi.” – “quindi dobbiamo solo attendere la risposta delle analisi per capire che cosa c'è che non va?” sentivo chiedere, la voce di Louis
preoccupata, io credevo di avere un semplice mal di testa ed ora mi ritrovo a non capire più nulla, immobile, senza
neanche riuscire a parlare. I dottori erano usciti dalla mia stanza e Louis mi iniziava a chiedere se avevo bisogno di qualcosa; dopo un po' arrivò Grace insieme a Maura e Bob, erano molto preoccupati, ma io volevo solamente che non dicessero nulla a Niall per non
farlo preoccupare ancora di più. Grace chiamò mia madre per rimandare la partenza di qualche settimana, la tranquillizzò e finalmente dalla bocca di Louis sentì il nome di Niall. Mi chiese di annuire se volevo che lo avvertisse della mia situazione ma negai con la testa; era frustante non poter riuscire a dire nemmeno una parola. Rimanemmo per quasi tutta la serata insieme, potevo vedere gli occhi di Louis chiudersi, non aveva dormito neanche un po'. “Lou, vai a casa, rimango io con lei” Grace si avvicinò a lui, “no tranquilla, non la lascio. Ho promesso a Niall di occuparmi di lei e non posso lasciarla qui. Sto bene” volevo poter dire a tutti e due di andare, di non preoccuparsi ma non riuscivo a fare
nulla, e cominciavo anche ad avere ancora più caldo, a sudare, il mal di testa stava tornando, rimbombando nelle mie orecchie e facendo arrestare ogni piccolo suono: potevo sentire solo il forte battito del mio cuore, chiusi gli occhi e non capì più nulla....


Pov's Niall
 
Fa che la voglia che ho di amarti,
sia più profonda della paura
di soffrire da solo,
ancora.
(Tessa)



 
“Louis? Dovè Reneè?” dall'altra parte del pc vidi la faccia preoccupata e stanca di Louis e non la mia bella fidanzata. “che succede?” chiesi ancora, conoscevo Louis e sapevo che stava cercando un modo per dirmi qualcosa. “Niall, Reneè non c'è, anzi è di là, ma non può parlare. L'abbiamo portata in ospedale, aveva un forte mal di testa, le hanno fatto punture, flebo, e imbottita di farmaci per farle calmare il tutto ma non le passa. Non riesce a muoversi e nemmeno a parlare, mi ha negato con la testa di non dirti nulla, ma se io fossi al tuo posto lo vorrei sapere. È sotto controllo, non si sa se è qualcosa di grave, stiamo aspettando i risultati delle analisi del sangue, non so cosa fare Niall.” disse tutto d'un fiato non riuscendo neanche a farmi intervenire. Cercai di assemblare il tutto appena sentito, e l'unica cosa che mi
rimbombava nella testa era 'non un'altra volta'. “Louis, calmati. Speigami bene tutto.” Rimanemmo a parlare per almeno un'ora, fino a quando la mia pausa era terminata e dovetti tornare dai miei colleghi. Mentre mi spiegava, arrivarono i risultati delle analisi, Louis mi lasciò con mia sorella dall'altra parte del tablet per sentire cosa dicesse il dottore e non far capire nulla a Reneè che io ero al corrente di tutto. Tornò dopo quindici minuti circa, ripetendo le parole del dottore, ma non riuscivo a capire nulla nelle spiegazioni affrettate di Louis allora chiesi di
parlare con il dottore, quello che sentì dalle sue parole non fu per niente tranquillizzante. Reneè aveva riscontrato una malattia abbastanza grave, fortunatamente nulla di contagioso o infettivo, mi aveva spiegato che esistono vari tipi di febbre, da quelle leggere, temporanee a quelle pesanti e permanenti, e quella che ha Reneè l'ha chiamata “febbre intermittente insieme alla piressia ondulante”(3*); ascoltavo ogni singola parola, cercando di non iniziare ad agitarmi, dovevo assolutamente rimanere lucido alla situazione. “Signor Horan, in pratica le sto dicendo che la sua fidanzata ha accusato di due gravi iperpiressie, che in genere non dovrebbe succedere, ma sfortunatamente è successo, i suoi sintomi sono: naturalmente la febbre alta, a sbalzi, può scendere per pochi minuti e poi alzarsi di nuovo, aggravando di più la
situazione di Reneè, non si può muovere perchè è molto, molto debole; il suo battito cerchiamo di tenerlo sotto controllo ogni minuto che passa, ma tende a cedere quando la febbre si abbassa di colpo. Non riesce a parlare per il motivo appena spiegato ed ha dei collassi ogni volta che la febbre ha intermittenze tra i 40 C° ed i 37 C°; è come se si abbassasse la glicemia così tanto da provocarle giramenti di testa o vomito o ancora svenimenti continui. Spero di essermi spiegato bene.” queste furono le sue parole, ma quando gli chiesi una cura a tutto ciò, mi rispose: “ in quarantatrè anni del mio lavoro non ho mai affrontato un caso del genere, oltre a tenere sotto controllo il suo battito,
cercare in ogni modo di farle abbassare la febbre definitivamente con i più giusti farmaci, non so cosa altro fare. Non so
quanto il suo cuore possa reggere ancora. I dolori da sopportare sono troppo forti e, mi permetta di aggiungere che lasua ragazza ha un gran fegato a sopportare tutto questo, le faccio un piccolo esempio del suo cuore in questo momento: ha presente una grande ondata di acqua? Credo di si visto la sua uniforme; intendo una di quelle che spazza via tutto quello che si trova davanti, una grande onda di acqua malvagia che risucchia una grande città; Reneè in questo caso è la grande città, e l'ondata di acqua è la forte febbre. Ecco, signor Horan, ora immagini la grande città spazzata via dall'acqua, forse sono stato troppo duro e franco in questo esempio, ma davvero, la febbre la sta mangiando viva. Il suo cuore sta affogando, ed a parer mio, il cuore non ha ancora imparato a nuotare in un grande andazzo di acqua.” Ero terrorizzato, non capivo più nulla, dovevo dirlo al mio superiore, dovevo abbandonare la missione, non potevo di certo rimanere qui sopra quando la donna che amo sta lottando contro la sua vita. Dopo essermi fermato un attimo a pensare a quello che avrei potuto fare, o meglio, a cosa immaginavo di poter fare a miglia di distanza da quel letto di ospedale, andai nella stanza dove si trovava l'ammiraglio della flotta, e gli chiesi gentilmente di seguirmi sul ponte per poter parlare all'aria aperta di tutta questa grave situazione. “ammiraglio cosa deve dirmi di così importante?” –
“Signore le posso gentilmente chiedere di mettere un attimo da parte le formalità e parlarle solamente da uomo a uomo?” il superiore davanti a me, si guardò intorno, mi prese per un braccio e mi portò all'estremità del ponte, proprio vicino l'asta che sosteneva la nostra bandiera britannica. “ragazzo che succede?” – “la mia fidanzata, Reneè, ho appena saputo che sta male, ha una grave iperpiressia, il dottore mi ha detto che il suo cuore non può reggere ancora per molto, ed io, Signore, non so cosa fare” – “mio Dio, di nuovo?” – “ è quello che ho pensato anche io Signore.” – “non abbatterti, ascoltami, ho delle conoscenze in Brasile, dottori molto specializzati, in questo ambito sono i migliori, posso
fare delle telefonate via radio, posso chiedere di farla trasferire.” – “i medici hanno detto che non può sopportare un trasferimento, il cuore è troppo debole, lei è praticamente paralizzata, non parla e non si muove, alcune volte solo il viso ma nient'altro. Signore, io devo abbandonare la missione, non posso stare qui quando lei sta soffrendo.” – “ Niall, l'abbandono ad una missione comporta il congedo illimitato, lo sai vero?” – “lo so, Signore, ma è l'ultimo dei miei pensieri al momento.” l'uomo di fronte a me, si passò una mano tra i capelli, guardò l'orologio e sospirò; uno di quei sospiri che ti dicono tutto, di quelli che dici 'ed ora?', uno di quelli che 'fanculo, ho perso di nuovo. La vita è ingiusta'.
Non mi accorsi di essere così fragile, non pensavo che la notizia di Reneè potesse farmi avere una reazione del genere, non mi accorsi di star piangendo, me ne resi conto solo quando quest'uomo sincero ed umile davanti a me, mi avvolse in un abbraccio, uno di quelli che gli amici ti possono dare, o semplicemente una figura paterna. Per me Lui era molto importante, mi ha fatto andare avanti dopo la morte di Sam, mi ha “inserito” nella Marina a tutti gli effetti, mi ha dato una mano come un padre fa con un figlio, e forse lui, mi considera un po' suo figlio. “cercherò via radio di parlare con le mie conoscenze in Brasile, vedo se possono almeno far recapitare in Irlanda qualche cura, o qualcosa che la possa far guarire.” Dopo avergli spiegato per filo e per segno la gravità della malattia di Reneè, il Signor Chandler chiamò via
radio il Dottor James Wilson, un americano specializzato in Europa che tre anni fa iniziò a lavorare in Brasile, all'Hospital Geral do Estardo, in Salvador. Spiegammo di nuovo anche a lui la situazione e disse che ci avrebbe fatto sapere entro ventiquattro ore se la sua teoria sarebbe stata utile, era una cura sottoforma di erbe aromatiche, tutto naturale e molto molto costoso in Brasile; dissi che non avevo problemi a pagare e lui mi rispose che aveva bisogno assolutamente delle analisi di Reneè. A quel punto, avvertimmo la caserma in Irlanda, e rispose Will, lo incaricai di andare da Louis, -da lui molto conosciuto- in ospedale e chiedere, sotto il mio nominativo, le analisi per inviare via mail
al Dottor Wilson, così che avrebbe provveduto a farci sapere se la sua teoria potesse andare bene. Ero in completa ansia, ero una corda di violino, tremavo ma non per il freddo, per paura, paura di rimanere di nuovo da solo, paura di poter perdere di nuovo la donna che considero la mia vita, la donna che amo, che pensavo e continuo a pensare sia giusta per me. “ragazzo io più di questo non posso fare. Ti chiedo gentilmente di pensare sull'abbandono della missione, se lo fai la tua carriera andrà in fumo, anni ed anni di lavoro. Pensaci Niall, pensaci bene. Ora ti concedo mezza giornata, domani ti rivoglio fresco e attento.” – “io ringrazio lei Signore, non saprò mai come ringraziarla, per tutto, per gli anni passati e perchè lei c'è sempre stato. Non la deluderò”.

 
Il “per sempre” è composto da
tanti “ora”.
(Emily Dickinson)




 
Mi rifugiai nella mia piccola stanza, tolsi l'uniforme e mi adagiai sul letto a castello che dividevo con Tomas, un mio collega molto simpatico. La divisa mi si era appiccicata alla pelle, restai solo con la canotta bianca e mi cambai con una tuta blu; dopo una mezz'ora decisi di prendere il libro che mi aveva dato Reneè prima di partire, “portalo con te, fanne buon uso, ha passato molti mesi in mare anche lui tanti anni fa.” mi disse appena me lo consegnò, pensai che quel libro per lei era molto importante, non tanto per le parole o frasi scritte nel suo interno, ma perchè la persona che glielo regalò era per lei, un punto di riferimento che svanì in un attimo, e tutto quello che le rimase, furono pagine marchiate di inchiostro e frasi che racchiudevano la vita di una storia d'amore che non era destinata a esser viva. Ho anche pensato
tante di quelle volte, come poteva amare un libro del genere, anzi, come potevamo, io e lei, amare una storia così ingiusta, quando la nostra di storia era così legittima, reale, vera... me lo sono chiesto tante di quelle volte, quando la vedevo scrutare con i suoi meravigliosi occhi parole mai dette, quando le sue lacrime a bagnare questi fogli ingialliti; ed ora, forse ho capito, perchè alla fine nulla è perfetto, nulla è per sempre. Il perfetto è il presente, non può essere il futuro, perchè il passato è stato perfetto solo quando era presente, ma poi anche l'integro è diventato passato e così come i nostri momenti, i nostri baci, le nostre risate, ormai fanno parte del passato e sono state esemplari, ma il perfetto nonpuò essere per sempre, perchè il perfetto non esite. Esistono attimi ai quali un qualcosa o un qualcuno sia perfetto, ma poi svanisce e tutto quello che era sembrato una favola, è diventata la vita reale, dove le storielle sono scomparse. Ed ora capisco il vero perchè io e lei amiamo questo libro, perchè non c'è assolutamente niente di perfetto, niente di concreto, è solo una storia ingiusta, è solo la verità, è solo ed esclusivamente la vita. E la vita delle volte è più che ingiusta, ma credo che sia la mia penitenza, sia mia la colpa a tutto questo dolore, perchè me lo merito, perchè se Sam è morta è stata colpa mia, o almeno in parte. Se solo io avessi cercato un modo per non far succedere tutto quello che alla fine è successo, ora Reneè non starebbe male, forse non mi avrebbe mai conosciuto, forse ora starebbe a Seattle, ad
insegnare filosofia in qualche college, o avrebbe pubblicato i suoi scritti, quelli ai quali lei non vuole farmi mai avvicinare perchè si vergogna che io possa leggere definitivamente anche i suoi più profondi pensieri, quel malloppo di fogli maculati di inchiostro blu, perchè lei usa solo ed esclusivamente penne blu, ha la sua penna preferita, ed è proibita per scrivere un qualcosa che non siano suoi pensieri. Forse ora, starebbe ridendo con i suoi alunni per qualche stupida battuta, o avrebbe fra le mani questo libro, che ora è stretto a me, e penserebbe alla persona che la lega a tutto ciò di così importante; penserebbe a lui, al suo viso, al suo sorriso e alle sue ultime parole prima di partire in quel viaggio così
ingiusto che la soprusa vita gli ha donato; e sicuramente una lacrima le potrebbe rigare quel meraviglioso viso, quella morbida pelle che le appartiene, così naturale e pura, così docile e innoqua, e lei la toglierebbe subito con una mano, per poi guardarsi intorno per esser sicura che nessuno l'avrebbe vista. Per come la conosco io, dopo aver fatto tutto ciò, alzerebbe il capo, chiuderebbe gli occhi e manderebbe un sorriso al cielo, permettendo ad essa stessa, e alla sua vita, ingiusta o perfetta che sia, di continuarla così come le è stata data, perchè qualcun'altro, in qualche strana curva del mondo, non ha avuto la stessa possibilità.
Aprì il libro, cominciai a leggere, passai una mezz'ora a scrutare quelle frasi che conoscevo ormai da tempo, quando girai una pagina e dei fogli caddero sul mio petto, erano fogli strappati da un'agenda, si vedeva benissimo che erano stati accartocciati, erano scrabocchiati da scritte, ed io quella grafia la conoscevo benissimo.



“Allora hanno rubato qualcosa?” mi chiese Reneè mentre ero tornato in auto, ero andato a controllare se ci fosse tutto
in casa di Sam. “no, niente. Le collane, i gioielli sono tutti in cassaforte, io non capisco il perchè di questa rapina, non
hanno preso nulla.” – “sei sicuro di aver controllato bene? Non è che aveva dei documenti importanti, o un diario, o
non lo so, qualcosa al quale lei aveva dato un valore?” – “amore non lo so okay? Non so cosa possono aver preso, di
quello che so io è tutto al suo posto. Nulla è scomparso.”

 
Sono sempre le cose semplici
che mozzano il fiato.
(Ghandi)



 
Come poteva Reneè avere questi fogli? Dove li aveva presi? Se è stata lei? Mio Dio ma cosa cazzo vado a pensare? No che non è stata lei, non sapeva neanche dell'esistenza di quell'appartamento; però il fatto di queste frasi? Dello stesso libro? Dio quante domande, sto impazzendo, sicuramente Reneè ha una spiegazione a tutto questo, solo che non posso averla ora perchè sono lontano miglia da lei, e lei non può nemmeno parlare. Quanto vorrei sentire la sua voce, la sua risata, Dio solo sa quanto vorrei abbracciarla. Rilessi in continuazione quelle frasi, guardai attentamente quella grafia, la mia preferita, poi continuai a leggere il libro, mettendo di nuovo i fogli in mezzo alle pagine precedenti. Quel libro era sottolineato, tutte le frasi più profonde erano impresse con una linea sottostante, si vedeva che era stato letto e riletto, si
vedeva che aveva avuto tanti occhi a scrutarlo; finì di leggerlo, passai all'altima pagina che in teoria doveva essere bianca, ma era piena di scritte.

Hai presente quando d'estate sei in spiaggia e hai così caldo che vorresti andare subito in acqua? Hai presente quella
sensazione? Ecco, io sento queste emozioni, quella frenesia di correre a braccia aperte in mare, quando sono con Lui.
Mi fa ridere, mi rende felice, e credo che sta diventando tanto importante per me. Io sono la parte 'brutta' della nostra
relazione, io sono la tempesta malvagia, sono quella che delude, che sopporta, che non pensa mai a se stessa, che non
si concede nemmeno un sorriso; ma quando sono con Lui, quei sorrisi, arrivano spontanei, e non solo me li concedo
con piacere, ma li desidero. E quella delusione, quel vuoto che sento dentro di me, quella fioca luce che cerca di uscire,
ma che io cerco sempre di spegnere, Lui l'accende, e non la rende una semplice luce, ma la trasforma in una luce
brillante, smagliante, desiderosa di essere sia dentro e fuori il mio corpo. Lui è tutto questo. È il mio Ikigai,(4*) è la
mia risposta alle molteplici domande che mi sono concessa di accumulare da quando tu non ci sei più; è diventanto il
mio oggi, il mio domani, e spero il mio per sempre, anche se il per sempre non esiste, io spero che almeno il profumo o
il ricordo del nostro amore, duri quel per sempre che Noi non potremmo mai durare. E mi sono accorta di una cosa,
che vivendo costantemente con i miei pensieri, ho creato una 'me' sbagliata, ma Lui l'ha resa giusta, una di quelle
anime così imperfette ma così integre da assaporare ogni piccolo difetto, e renderlo migliore, lasciandolo così come è,
ma guardarlo da una prospettiva diversa, quella prospettiva con cui Lui mi guarda, mi osserva, mi ama. Ed io hoimparato a guardarmi come mi osserva Lui, perchè sono un essere speciale, e non per merito mio, ma perchè Lui, mi
ha reso così, o almeno lo ha fatto uscire. Quindi Fratellone, mi sono innamorata, mi pare impossibile esser felice senza
di te, ma è come se vivessi in un mondo parallelo, dove qui la mia vita è così giusta. Ti porterò nel cuore fino al mio
ultimo respiro, e credo che sarai in compagnia in quel piccolo organo che io chiamo Vita.



Il mio cuore stava per scoppiare, i miei occhi non smettevano di piangere e la mia mente mi ripeteva che non potevo assolutamente perderla, non potevo permettermi di lasciarla andare, lei è la mia donna, lei è la mia vita.
 
La pazzia è relativa,
chi stabilisce
la normalità?
(Charles Bukowski)


 
Tomas mi svegliò, mi ero addormentato con il libro sul petto, guardai l'ora ed ero parecchio in ritardo, mi lavai e mi cambiai velocemente, arrivai sul ponte in orario e l'ammiragio della flotta stava per cominciare a parlare, diedi i comandi per far mettere le reclute in riga e mi misi al suo fianco aspettando i comandi del giorno. “Marinai, tra due ore navigheremo nelle acquee del Brasile, vista la nostra missione, e considerati gli attentati da parte del Marocco, faremo una breve sosta in Salvador, se qualcuno di voi, decidesse di abbandonare la missione, lo può recapitare nella mia cabina a mezzoggiorno. Avremmo sicuramente degli attacchi da parte del Messico tra tre settimane, chi delle reclute
non ha intenzione di continuare, che preparasse subito i fogli del congedo illimitato. - il mio superiore mi guardava mentre parlava del congedo, io non sapevo cosa pensare, se il fatto che ha deciso di fare una sosta in Salvador era per me o per il motivo che ha appena detto. Spero che il Dottor Wilson abbia buone notizie e che l'ammiraglio ne sia già a conoscenza.- Marinai, a lavoro.” – “riposo.” dissi io, tutte le reclute erano sparite dal ponte, ed io rimasi lì perchè il Signor Chandler mi richiamò per dirmi che la sosta in Salvador era per me e di fare una decisione. La cura che aveva trovato adeguata il dottor Wilson non poteva essere recapitata senza una persona che era a conoscenza della gravità della situazione, e il dottor Wilson non disponeva di possibilità economiche per far sì che incaricasse economicamente
qualcun'altro. “pensaci Niall, o la tua ragazza o la marina.” – “Signore, non ho bisogno di pensare, scenderò dalla nave appena attraccheremo in Salvador. Mi dispiace averla delusa, Signore.” Chandler fece un piccolo sorriso, “ragazzo se avessi deciso di rimanere su questa nave, sarei stato io a farti scendere a forza. Non mi hai deluso, hai preso la giusta decisione. Vai a preparare le tue cose e ricordati di compilare il modulo di congedo.” – “la rigrazio Signore.” lo abbracciai e mi incamminai nella mia cabina.


Foglio di congedo illimitato.
Osservavo quelle parole, non riuscivo a credere che quel giorno era arrivato, non potevo capacitarmi del fatto che stavo
lasciando la mia carriera; almeno lo stavo facendo per una buona causa: la mia Reneè.
Grado: Ammiraglio
Cognome, Nome: Horan Niall
N. Di Matricola: 00544421
lo firmai... non facevo più parte della Marina Militare Britannica, non potevo più indossare le mie uniformi, non avrei più potuto navigare sulla mia nave, sulla Royal Navy, la nave che ha segnato la storia della Marina. Un vuoto nel petto, l'immagine di Reneè invase la mia mente, era la giusta decisione. Eppure qualche mese fa ero pronto lo stesso a lasciare la Marina per lei, ma un conto è dirlo, un conto è farlo davvero. Presi il mio borsone, Tomas mi guardava stupefatto, passai tra la mensa, dove tutte le reclute stavano pranzando, mi incamminai alla cabina del mio superiore, entrai, lui era seduto dietro la sua scrivania, mi guardò, ci osservammo a vicenda, avanzai e poggiai i documenti sulla sua scrivania,
feci il mio ultimo saluto a mò di Ammiraglio della Royal Navy e mi incamminai sul ponte, aspettando l'attracco in Salvador.
 
Chi salva una vita,
salva il mondo intero.
(Schindler's list)



 
“Salve, sto cercando il Dottor James Wilson, è molto urgente.” mi trovavo davanti un'infermiera, mi disse che dovevo attendere qualche minuto e nel mentre mi accorsi che non mi ero per niente preoccupato di cambiarmi. Chiamai Louis e chiesi notizie di Reneè, mi aveva appena detto che la febbre era scesa ed aveva avuto di nuovo un collasso, era pallida e sudava freddo, tremava ed era immobile. Gli spiegai di aver abbandonato la Marina, del perchè e dove mi trovavo e l'unica cosa che mi rispose fu un “sei un grande uomo”. Gli dissi che lui era un grande amico e scoppiò in un pianto esagerato, poi dovetti staccare perchè il Dottore era arrivato. “Salve Dottore, sono Niall Horan. Io non so come ringraziarla, davvero, è molto importante per me quello che sta facendo.” – “sto facendo il mio lavoro, seguimi nel mio ufficio che ti spiego tutto.” “allora ragazzo ascoltami bene, ho già dato informazioni ai medici in Irlanda, ma voglio che tu sappia tutto. Questo è il
Lapacho, è una semplice parte interna della cortecchia di una pianta sudamericana, chiamata Tabebuia impetiginosa; si usa per fare tisane, ha proprietà antimicrobiche, antivirali, antifungine e viene usato anche per uso topico, per il trattamento di lesioni cutanee, come le punture di insetti o la psoriasi.(5*) Qualche anno fa, è stata usata anche per rallentarare il cancro, l'HIV e per curare la Candida (6*), ha anche i suoi effetti collaterali, ma dalle analisi della sua fidanzata, quegli effetti non le farebbero nemmeno il solletico per quanto sta soffrendo. Due iperpiressie di quel genere sono molto da sopportare e sono molto sorpreso -scusi la franchezza- che il suo cuore sia ancora intatto. La funzione
che compie questa pianta, che ora è sottoforma di liquido in un flacone, è quella di rallentare -come le ho appena detto- la temperatura corporea, così che torni al suo normale grado, e di rilassare i muscoli, in modo da poter riprende il controllo del corpo tornando a muoversi. Non è stato mai provato su nessun paziente, in base alle analisi ho cercato di trovare una cura sottoforma di erbe; io spero che funzioni, siamo nelle mani del destino. Ho gia inviato via mail ai colleghi di Dublino, di fare accurate visite antiallergiche, se solo la paziente dovesse essere allergica a questo tipo di erba avrebbe un collasso immediato, molto più grave di quelli che sta avendo per colpa della febbre. Mi sono spiegato?” avevo ascoltato ogni singola parola, l'ansia mi stava mangiando vivo, e ripetevo nella mia mente di potercela fare. “si,
tutto chiaro. Grazie mille Dottore.” presi la provetta che mi avevano preparato, pagai tutto per il disturbo e lasciai anche qualcosa in più per il dottore. Andai all'aereoporto, chiesi un biglietto per Dublino, mi dissero ch dovevo aspettare ventiquattro ore per il prossimo volo, risposi che ero disposto a pagare immediatamente qualsiasi cifra pur di prendere quel maledetto aereo, mi fece attendere una mezz'ora per poi accettare la mia offerta di pagare quel biglietto il triplo del normale, e imbarcarmi per poi sperare che il cuore di Reneè potesse resistere per almeno un altro po', finchè non sarei atterrato.


Pov's Reneè

 
E finchè l'inchiostro della mia penna non sarà terminato,
sarò io a decidere,
quando dare una conclusione,
alla nostra storia.
(Tessa)



 
Misi i fogli nel libro e mi addormentai.....
Stavo leggendo per l'ennesima volta il mio libro preferito, ormai sapevo ogni frase a memoria, è così bello leggere.
L'ultima pagina, è troppo bianca, presi la mia penna e cominciai a scrivere..... Lo amo, sono felice.

“portalo con te, fanne buon uso, ha passato molti mesi in mare anche lui tanti anni fa.” lo consegnai a Niall, se solo
fosse successo qualcosa anche a lui, almeno avrei avuto la consapevolezza che se ne è andato con qualcosa di mio,
dopo aver letto quello che provo per lui. Non mi piace quando lui vuole leggere quello che scrivo, ma questa è una cosa
importante e poi, per Niall, farei di tutto.




Nota D'autore:
 
Salve gente, questa è la terza parte della mia os, questo capitolo è abbastanza triste e contorto per i miei gusti, ma la
storia nella mia testa deve andare così. Ho già iniziato a scrivere la parte finale e non vedo l'ora di finirla; mi scuso se
ho sbagliato qualche verbo o qualche parola, cercherò di rimediare a tutto. Spero vi piaccia tutto questo come piace a
me, io amo questa storia, amo Niall e basta. Lol.

(1*) pomfi, pustule, squame, o papule: sono delle lesioni cutanee. Pomfo: rilievo solido della cute, arrossamento.
Pustule: piccolo rilievo della cute ripieno di pus. Squame: agglomerato di cellule corne che si distaccano dalla cute in
modo da poter essere osservabili ad occhio nudo. Papule: rilievo solido di piccole dimensioni, dovuto ad un
ispessionamento dell'epidermite.
(sono una parrucchiera, quindi ho studiato anatomia e dermatologia, queste cose per me sono pane quotidiano.)

(2*)St.James Hospital: nella realtà non è un vero ospedale dove curano i pazienti, è più che altro un'ospedale di
insegnamento universitario, il suo partner accademico è l'Università di Dublino, questo centro insegnamento è stato
aperto nel 1994. Però mi piaceva il nome e l'ho inserito.

(3*) febbre intermittente insieme alla piressia ondulante: sono malattie veramente esistenti ma quella di Reneè è
totalmente immaginaria, non credo sia possibile avere una malattia del genere. La decisione di questa malattia, viene dal
fatto che sono una grande appassionata di Dottor.House (lol), i sintomi li ho presi da un caso che ho visto in una delle
puntate dell'ultima serie, ma quella era una malattia reale, solo che era contagiosa e con un'eccessiva quantità di pustule
e vescicole su tutto il corpo. Naturalmente anche la “cura” è frutto della mia immaginazione(leggi dopo)

(4*) ikigai:  parola giapponese, significato: lo scopo della nostra esistenza, è il motivo che ci fa alzare ogni mattina.


(5*) Tabebuia impetiginosa- Lapacho: è una pianta sudamericana, realmente esistente; viene usata per tutte le funzioni
da me sopra spiegate ma naturalmente non per la “cura” della “doppia febbre” immaginaria che io ho inventato.
Davvero può rallentare il cancro e l'HIV, ma viene anche usata come semplice tisana alle erbe.

(6*) la candida: è un'infiammazione della vagina (lol) chiamata anche Candida Albicans, viene soprattutto per scarsa
igiene.

Ora, visto che siete tutte bellissime e stupende, e il mio 18esimo è tra 258 giorni, (lol) lasciatemi una recensione. Baci
Tess.

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Twitter: @niall_isapotato
ask.fm: @NiallHoranletmekissyou ho avuto un problema con il banner, era bellissimo che palle.

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Capitolo 4
*** Torniamo dove tutto è cominciato ***


QUARTA PARTE: THE ROYAL NAVY

 
Torniamo dove tutto è cominciato


Pov's Louis


 
Bisogna avere ancora un caos dentro di se
per partorire una stella danzante.
(Friedrich Nietzsche)



“cosa vuol dire esattamente, 'ho abbandonato la missione'?” – “Lou, ho lasciato tutto, non faccio più parte della Marina.” sospirai, “sei completamente pazzo, questo lo sai vero?” – “si amico, lo so. Era l'unica decisione da prendere, e non sono per niente pentito di essere sceso da quella nave.” – “cazzo! Sei un fottuto grande Uomo. Ti ammiro Niall.” sentì una leggera risata, “e tu sei un grande amico.” iniziai a piangere, non riuscendo a capire il vero motivo, ma piansi, forse perchè ero stanco, forse perchè ero impotente, inutile, oppure perchè iniziavo a capire che la vita era breve, lo era sempre stata, può succedere qualsiasi cosa. Prima Sam, ora Reneè, Niall non merita questo, lui è un uomo da ammirare, non può sopportare altro dolore ancora. Piansi perchè nella mia di vita, non avevo mai costruito nulla, piansi perchè capì che mi mancava la mia famiglia, e giurai a me stesso, in quel preciso momento, di trovare la giusta via per la mia vita e di iniziare un nuovo percorso, iniziando con il tornare a casa, e abbracciare mia madre. “Come sta Reneè?” chiese Niall, la guardai, ed era immobile, sua madre Elizabeth si era appena addormentata sulla sedia vicino al letto, Patrick invece, era in piedi, vicino la finestra ad osservare il mondo al di fuori. Il piccolo e
fastidioso suono delle macchine attaccate al corpo di Reneè, che ormai sentivo da giorni interi, faceva eco nella stanza bianca, potevo scorgere una goccia di sudore sulla sua fronte: era pallida, magra, ed i suoi occhi erano contornati da occhiaie.. Niall doveva sbrigarsi. “sempre uguale, ora sta dormendo, le hanno dato un sedativo, un'ora fa aveva di nuovo la febbre alta.” – capisco, Lou ti devo lasciare, è arrivato il dottore.”



 
Siamo andati talmente avanti con il corpo che
la nostra anima è rimasta indietro.
La stiamo perdendo.
(Roberto Benigni)



Andai al distributore automatico a prendere un caffè per me e per Patrick, gli occhi di quell'uomo erano spenti. Queste persone non meritavano nulla di quello che stava succedendo. Una settimana di sofferenza, sette giorni di preoccupazioni, ansia, paura, pasti veloci, o addirittura saltati, collassi, notti in bianco.... non ce la facevo più. Ero distrutto, stanco e puzzavo terribilmente. Quella ragazza è troppo bella per andarsene, ha un cuore troppo grande per mollare tutto, Reneè deve vivere, tutti abbiamo bisogno di lei, Niall ha bisogno di lei; non ci sarò di nuovo a consolarlo, non ci sarà la Marina questa volta. Quella medicina deve funzionare.

La macchìnetta non mi aveva fatto il resto, odio questi fottuti distributori, si rompono subito; avevo mandato Grace a casa a riposare un po', invece quella ragazza è testarda peggio del fratello, la vidi con due grandi buste, che veniva verso di me. “cosa ci fai qui? Ti avevo detto di andare a riposare un pò.” scattai verso di lei, “e tu? Quando ti riposerai? Sei stanco Lou, ti ho portato dei vestiti puliti, sono di Niall dovrebbero andarti bene. E qui, c'è qualcosa da mangiare per tutti.” la osservavo, era piena di vita anche in questi momenti, eravamo tutti inutili in quel corridoio di ospedale, ma eravamo lì per Reneè, per Niall. “io.... ecco...” ero bloccato, i due caffè nelle mie mani si stavano raffreddando, lei mi
incitava a parlare, il suo sorriso bellissimo... “prego Louis. Ora vai a cambiarti per favore.” fantastica. Grace era fantastica. Un piccolo sorriso spuntò sul mio volto, un sorriso di ringraziamento, un sorriso di comprensione. Prese i bicchieri nelle mie mani e sparì nella stanza di Reneè.
Andai verso il bagno dell'ospedale, quello riservato agli infermieri, vidi se era libero ed entrai, accesi la luce e mille ricordi rimbalzarono nella mia mente. Era lo stesso bagno, lo stesso di quattro anni fa.



Pov's Reneè

 
Cercavo una piccola cosa in un mondo infinito,
invece ho trovato te,
una cosa infinita, in un piccolo mondo.
(Jim Morrison)



La sveglia aveva cominciato a suonare, era fastidiosa, allungai una mano e la spensi, guardai Niall e fortunatamente dormiva ancora. Mi alzai lentamente dal letto, andai in cucina e preparai la colazione. Il giorno precedente avevoprovato a cucinare dei muffin per oggi, ed erano venuti abbastanza bene, li presi e li infilai nel microonde, misi tutto su un grande vassoio e tornai in camera. Era sveglio, maledizione, avevo fatto troppo rumore. Per non farmi capire che era sveglio, chiuse subito gli occhi, ma un sorriso spuntò sul suo viso. “ti ho visto, dai ormai hai rovinato tutto, alzati.” poggiai il vassoio al centro del letto, Niall non si era degnato di mostrare ancora i suoi bellissimi occhi. “amore? Dai che si fredda tutto.” stava ridendo sotto i baffi, ma non voleva aprire gli occhi. “mangio tutto io eh?” ancora nulla. Iniziai a stuzzicare il mio muffin, “è tipo una vendetta per la prima volta che mi ha portato la colazione al letto?” iniziava ad essere frustante, mi avvicinai a lui e poggiai le mie labbra sulle sue, vidi che poco dopo si inumidì le labbra. “odio quando non mi parli, amo la tua voce.” il suo sorriso, non riusciva più a contenerlo, riempì di umidi baci il suo viso. “Niall sto per incazzarmi, ora ti lascio da solo e vado a lavarmi.” niente, oggi aveva deciso di farmi incazzare. “okay.” dissi, mi alzai dal letto e mi incamminai verso il bagno, quando delle grandi braccia mi presero e mi alzarono, facendomi girare a faccia a faccia con lui. Dio i suoi maledetti occhi, la sua risata. “buongiorno e beh, auguri” dissi stampando un bacio sulle sue labbra. “buongiorno principessa.” – “questa mi sa da film, come mai?” risi insieme a lui.
Cominciammo a mangiare tutto, “quindi questi fanno parte della nostra storia?” indicò i muffin. “direi di si” – “è tipo il nostro motto, o la nostra canzone?” domandò, amavo quando fantasticava su noi due, amavo quando era felice in questo modo, e la cosa bella era che il motivo ero io. “io direi che è il nostro per sempre” mi guardava confuso. “mi scusi Mrs Filosofa, ma lei non crede nel per sempre.” – “lo so, ma intendo quel per sempre che non va avanti, quello che racchiude attimi, e li tiene sempre lì. Tipo una grande scatola, i muffin sono il contenitore, noi siamo quello dentro; è un per sempre che rimane a noi, non agli altri, un per sempre che ricorderemo io e te, e che continueremo a vivere.
Continueremo a mangiare muffin ed ad aggiungere cose nella nostra scatola che si farà ogni giorno più grande, e le scatole rimangono per sempre, a meno che non vengono bruciate; e il ricordo della nostra storia sarà infinito, ricordato da chi ci conosce, ma la nostra storia, quella che viviamo noi, io e te, durerà fino al nostro ultimo respiro, il ricordo, quello rimarrà per sempre in vita. Quindi per me i muffin sono il nostro per sempre.” mi guardava stupito, e un po' lo capivo, quando facevo dei ragionamenti così un po' mi spaventavo anche io di me stessa. Rimanemmo ad osservarci per qualche minuto, poi lo vidi spostare il vassoio e venire ad abbracciarmi dall'altra parte del letto. “promettimi una cosa, -disse soffiando sul mio collo, poi mi guardò negli occhi,- promettimi che mi amerai, con la tua teoria contorta del per sempre, ma amami e non lasciarmi.” i suoi occhi erano lucidi, le sue morbide mani ad accarezzarmi le guance; questa volta non ebbi paura, perchè questa volta non ebbi tempo per pensare alle conseguenze, a quello che avrei potuto rovinare se non fossi riuscita a mantenere la promessa, semplicemente lo baciai e lo strinsi a me, e gli promisi che non lo avrei mai lasciato, perchè lui è stata la fortuna di una nuova vita, della mia vita.

 
Avrei talmente tante cose da dire che non saprei
nemmeno da dove iniziare.
Per questo non inizio.
(Emily Baker)


“allora vuoi dirmi dove mi stai portando?” – “Ammiraglio del mio cuore, se ti dicessi dove stiamo andando, che sorpresa sarebbe?” lo sentì ridere, forse per tutti questi nomi sdolcinati e del perchè lui sa che per me mostrare così tanta dolcezza è davvero un caso raro. Lo stavo portando in un posto magico, fantastico, era tutto terribilmente romantico e nuovo per me, deve capire, tramite questo gesto che non avrei mai fatto nulla del genere, ma lui fa la differenza, e deve ritenersi molto ma molto fortunato. Che poi pensandoci bene, quella fortunata ero io, ad avere un uomo come lui al mio fianco ogni giorno... manca una settimana, e poi non lo vedrò per otto lunghi mesi e solo a pensarci, la nostalgia si impossessava di me. Niall allungò una mano sulla mia gamba mentre giudavo, era adorabile con la mia sciarpa blu sugli occhi. “sicuro che non stai sbirciando?” – “no amore, non vedo nulla.” continuai a guidare per venti minuti e poi arrivammo a destinazione, quel giorno, c'era il sole a riscaldarci la pelle, e un venticello fresco a spostare i capelli, era una giornata perfetta per venire al mare. Scesi dall'auto assaporando l'odore del salsetine, i pochi gabbiani in cerca di qualche piccola briciola sulla grande distesa di sabbia. Aprì lo sportello a Niall, e lo feci scendere, tenendolo per mano ci avviammo alle poche scale che portavano definitivamente sulla sabbia calda e morbida. “togliti le scarpe.” dissi mentre le mie erano gia poggiate sugli scalini, “posso togliermi anche la benda?” – “ no, non ancora”, aveva un grandissimo sorriso, era felice. “ah aspettami un attimo qui, ho dimenticato una cosa, e non sbirciare.” a piedi nudi andai verso l'auto, presi il piccolo pacchetto e tornai da lui. Presi la sua mano, ero sicura che aveva capito benissimo dove fossimo, ma non mi importava, sarei stata io a togliere quella benda, a scoprire quegli occhi, ed a mostrare al mare che aveva un rivale, di quelli potenti. Il vento era rilassante sui nostri corpi, ero nervosa, era il primo regalo che facevo a lui, avevo paura che non potesse piacergli; presi a sciogliere il soffice nodo e lasciai cadere quel morbido pezzo di stoffa, Niall lo raccolse subito. “ha il tuo profumo, mi ero abituato ad averla sugli occhi.” non risposi, mi ero seduta sulla sabbia, i piedi nudi a giocherellare con i granuli giallastri sotto di me. “ti piace?” si mise al mio fianco e mi presela mano, “guardami” mi disse, lo feci. La differenza che trovai tra il mare e i suoi occhi era poca, ma quella briciola di diversità che trovai, era il fatto che la distesa di acqua davanti a me, aveva bisogno di chilometri per espandersi, invece gli occhi di Niall, quelle iridi, avevano bisogno di altre due iridi color caramello per allargarsi e diventare un grande Oceano. “è bellissimo” mi sorrise, lo feci anche io. Mi poggiai sulla sua spalla e rimanemmo per un po', in silenzio, adosservare il mare, ed ascoltare il suo richiamo al tramonto, che a breve si sarebbe svolto. Volevo dirgli tante di quelle cose, di come mi faceva sentire, ringraziarlo per avermi reso felice di nuovo, per amarmi... ma è come se tutti quei pensieri, quelle confessioni, dovessero rimanere lì, nella mia testa, perchè in fondo ero sicura, che lui fosse al corrente di tutto quello che mi faceva provare. Lui sapeva.

 
Ti amo, come si ama il tramonto.
(Tessa)

Il sole stava per tramontare, la sabbia iniziava ad essere più fredda, e il tempo sembrava passare troppo velocemente; avevamo passato un'ora ad osservare quella meraviglia, era arrivato il momento del mio regalo. Mi spostai poco da lui per prendere il pacchetto ormai ricoperto di tanti granelli di sabbia, le nostre mani erano ancora intrecciate, amavo come il suo palmo racchiudesse perfettamente tutta la mia mano, è come se proteggendo lei, proteggesse tutta me stessa; ho sempre pensato che il prendersi per mano, o gli abbracci, fossero più intimi di un bacio o fare l'amore; più che intimi, sono gesti più importanti, più veri, gesti che non cancelli, che ti rimangono impressi più di ogni altra cosa, almeno per me. “questo è il mio regalo” lo prese, lasciando la mia mano, e mentre lo apriva mi guardava, i suoi occhi un po' lucidi, eccitati, come se fosse un bambino di cinque anni la mattina di Natale; avere un regalo, anche una piccola stupidaggine, è la cosa più bella in assoluto, perchè sai che qualcuno ti pensa, e non è il fatto del regalo stesso, ma il pensiero del regalo, perchè pensando al regalo, hanno pensato a te.
Stava sciogliendo il fiocco, l'ansia mi stava trapassando, lo stava facendo con troppa lentezza, volevo che si sbrigasse, volevo far andar via questa paura inutile. La piccola scatolina era stata aperta, il bracciale nero era nelle sue mani, ora i suoi occhi stavano leggendo le parole in bianco, un sorriso spuntò sul suo viso, mi baciò, senza dire nulla, la scatola a terra, il bracciale nella mano destra, l'altra a sorreggersi sulla spiaggia, mi aveva fatta stendere e mi baciava dolcemente, così lentamente che credevo di poter morire in quell'istante sotto di lui. Le mie piccole mani ad accarezzargli i capelli morbidi e mi baciava con il sorriso, quel sorriso che io amavo. “è meraviglioso, è perfetto. Come hai.... intendo, come fai?” mi chiese, era ancora su di me, alternava il suo sguardo dai miei occhi al bracciale, “a fare cosa?” domandai confusa, “a fare sempre la cosa giusta, voglio dire, la frase è perfetta per noi, per il momento, come fai a pensare a tutto ciò che potrebbe andare bene per me, per noi?” non lo sapevo “una volta, un ammiraglio mi disse che bisogna seguire quello che dice il cuore” sorrise, un bacio a stampo, sorrisi anche io. Ero felice. “e sei sicura della scelta che hai fatto?” mi domandò “si, sicurissima di lasciar comandare il cuore.” – “perchè?” – “ perchè il cuore mi porterà sempre da te”... Ero emozionata, ero completa... mi chiese di mettergli il bracciale al polso, mentre lo facevo, guardai lui, poi il tramonto che ormai il mare aveva coperto da poco e lessi di nuovo la frase, e non potevo essere più fiera della mia decisione, quella frase era perfetta. I love you, as one loves the sundown.

 
Ovunque sarai e sentirai il vento che sussurra il tuo nome,
sarò io che ti chiamo.
Io ti aspetto, Soldato.
Oltre la guerra e il silenzio.
Oltre l'Oceano.
(Ho cercato il tuo nome)



Eravamo tornati a casa, avevamo appena fatto la doccia per togliere i residui di sabbia, Niall continuava a guardare il mio regalo, sorrideva mentre leggeva quella frase, quelle poche parole. “amore, perchè non pubblichi tutto quello che scrivi?” – “non c'è niente da pubblicare, sono solo semplici parole.” risposi sedendomi vicino a lui sul divano. “non li ho mai letti, perchè tu non vuoi che lo faccia, ma se questa è una delle tante frasi, allora dovresti pubblicare tutto quel malloppo di fogli.” – “Niall non ho voglia di parlare di quello che scrivo.” mi alzai e mi incamminai verso la camera da letto, inizia a cambiarmi per andare a cena da Maura e Bob, per il compleanno di Niall... “mi dispiace.” sussurrò ad un mio orecchio, “no, scusami tu.” mi girai verso di lui, e i suoi occhi erano chiari, troppo limpidi. “ Niall che succede? -non mi rispondeva, mi guardava soltanto. Presi una sua mano ed era trasparente.- Niall dove stai andando?” – “Reneè mi senti?” – “si, ti sento, Niall dove vai, non lasciarmi.. Niall, Niall...” urlai. La sua figura si stava allontanando da me, ad un tratto non mi trovavo più nella nostra camera, ma tutto quello che vedevo intorno a me, era buio. Nero come il carbone, uno di quei colori che non puoi cancellare, devi solo superarli con la
mente. Niall era diventato una piccola luce bianca a metri da me, correvo, stavo per raggiungerlo, “Niall aspettami.” urlavo, ma quello che sentivo in risposta era solo un “Reneè mi senti? Rispondimi.” io lo sentivo, lo stavo ascoltando, ma era lui che non vedeva me, che non sentiva la mia presenza; il nero aveva avvolto l'ultimo spiraglio di luce, mi guardai intorno, e c'era solo buio. “Niall” chiamai di nuovo, “Niall dove sei?”, mi inginocchiai e iniziai a piangere, lui non poteva lasciarmi..


Pov's Louis

 
Non serve a niente rifugiarsi nei sogni
e dimenticarsi di vivere.
(Harry Potter)


“Niall dai, fatti cambiare.” era seduto sullo sgabello bianco. Presi la camicia e iniziai a mettergliela, abbottonandola con calma, presi la cravatta e feci lo stesso, gli spruzzai un po' di profumo e gli diedi la giacca nelle mani. “Lou.?” – “si Niall?” – “non mi lasciare.” lo abbracciai, pianse, buttò fuori tutto quello che aveva dentro, le mie mani ad accarezzargli la schiena, mi stava stritolando, mi stingeva troppo, le sue potenti spalle mi avvolgevano, ma non mi importava, volevo esserci per lui, sempre. “Niall dobbiamo andare, il funerale comincerà tra un ora, ci sono io con te.” con calma ci avviammo all'uscita dell'ospedale, Niall non voleva andare a casa a cambiarsi, diceva che avrebbe impiegato troppo tempo, allora sono andato io a prendere dei vestiti puliti per il funerale di Sam, e l'ho aiutato a cambiarlo e renderlo almeno un po' presentabile. Salimmo in auto, Niall sul posto del passeggero, guardava fuori dal finestrino, seguivo il carrofunebre, dietro di me una sfilza di auto, il picchetto d'onore ci aspettava fuori la chiesa; sarebbe stato un brivido per tutto il tempo, tutti i suoi colleghi in divisa. Maura voleva farla mettere anche a Niall ma io decisi di no, non ce l'avrebbe fatta a stare fermo mentre la sua fidanzata non c'era più, chissà come poteva sentirsi, non sapevo come comportarmi, lui aveva bisogno di me, ed io non sapevo cosa fare esattamente. I suoi occhi spenti a scrutare il mondo fuori l'auto, non parlava, certo cosa poteva dirmi in un momento del genere? Non ce la facevo a vederlo così, mi sentivo inutile. “Lou?” mi voltai verso di lui incitandolo a parlare, “le hanno messo il vestito da sposa?” mi domandò; Niall non era più entrato a vedere Sam, quando gli avevano comunicato che non ce l'aveva fatta, aveva cominciato ad urlare e rompere porte in ospedale; i dottori non hanno più permesso la sua visita, ma io si, io l'avevo vista, ed era vestita di bianco, i capelli castani a rispecchiare il suo volto pallido, i guanti di pizzo a fasciarle quelle mani un po' secche per via del vento gelido, era un angelo. “si, il suo.” quello che avrebbe dovuto indossare tra una settimana, Dio quanto è ingiusta la vita, sette giorni e sarebbe stato il giorno più importante della loro vita, ma ormai era tutto distrutto....

Questa volta, non deve succedere, Niall la salverà, arriverà in tempo.

Sentì delle urla, avevo appena finito di cambiarmi, i ricordi di quel giorno fecero spazio nella mia mente, cercai di non ricordare mai più quei momenti, mi fiondai nella stanza di Reneè e vidi Grace piangere e prenderle la mano. “che succede?” chiesi, Patrick si avvicinò a me, “ha parlato, cerca Niall, Grace le sta dicendo che sta arrivando.” sorrisi appena.


Pov's Niall

 
La speranza è una cosa buona,
forse la migliore delle cose,
e le cose buone non muoiono mai.
(Le ali della Libertà)



L'aria dell'Irlanda era più fredda a confronto a quella del Brasile, eravamo solamente a fine Ottobre ed il clima era già abbastanza gelido. Avevo la piccola valigetta di ferro in mano con dentro la cura, stavo aspettando che il mio borsone si facesse vedere sulla striscia nera che continuava a girare con centinaia di bagagli, ero ansioso, avevo paura di non arrivare in tempo. Le dita cominciavano a sudare intorno al manico del piccolo contenitore che avrebbe potuto salvare la vita a Reneè e contemporaneamente salvare anche la mia. Avevo pagato una somma eccessiva per avere questo volo subito ed avevo pagato un'altra somma al quanto esagerata per mettere questa piccola valigia nel posto più sicuro dell'aereo; aver messo da parte i miei stipendi in tutti questi anni, è stata davvero una fortuna. Finalmente il mio borsone
blu militare si era fatto vivo, lo presi, e dopo vari accertamenti, uscì dall'aereoporto; ero abituato a scendere da grandi navi, e solo il ricordo di esse fece impadronire il mio corpo di nostalgia. Chiamai un taxi, dopo svariati minuti ci riuscì ed indicai la strada dell'ospedale. “più veloce possibile, grazie.” dissi al conducente; volevo vederla, anche in quelle condizioni, io dovevo vederla, sentire il suo corpo vicino al mio, prendere la sua mano nella mia, e il solo pensiero che lei non potrà intrecciarla nelle mie dita, mi faceva venire una fitta al cuore, ma ci sarebbe riuscita. Durante il tragitto verso l'ospedale, chiamai Louis per dirgli che stavo arrivando, mi disse che i risultati antiallergici erano tutti negativi, provai sollievo a quelle parole. Dopo dieci minuti mi chiamò di nuovo, mi disse che Reneè aveva parlato, o almeno erano riusciti a capire qualcosa dalle sue parole spezzate: cercava me, voleva me. Piansi, piansi così forte che il tassista mi chiese se andava tutto bene, risposi di si, mi scusai con lui, ma continuai a piangere, il perchè non era chiaro a me stesso, forse era perchè lei era in punto di morire e invece di chiamare i suoi genitori, chiamava me, e questo, anche in un momento del genere, era una cosa assolutamente fantastica, mi faceva capire che lei mi amava più della sua stessa vita, ed io lo sapevo che quando mi prometteva che mi avrebbe aspettato tutta la vita, era una bugia, lo sapevo cheaveva paura di rimanere da sola aspettando me se solo fosse successo qualcosa. Sapevo che se non fossi più tornato, come suo fratello, lei non avrebbe avuto più motivo per vivere, e ci sarebbe stato Louis a consolarla, Grace e i suoi genitori, ma a lei non sarebbe bastato, perchè la conosco, e lei l'avrebbe fatta finita; per quanto lei voglia nascondere i suoi scritti, io li ho letti, il giorno dopo il mio compleanno, non riuscivo più a resistere, dopo la frase sul bracciale la curiosità era troppa; e tutto questo mi ha fatto capire che non servono a nulla le promesse, anche io le ho promesso che l'aspetterò per tutta la vita, ma se solo lei non dovesse farcela, anche io mollerei tutto. Reneè è forte, ma durante i suoi anni di vita, quel vetro spesso che è diventata, quella corazza che si è creata, ogni giorno che passava, si staccava un pezzo, o si crepava un millimetro di vetro, ed ora è rimasta solamente una piccola e sottile lastra di vetro che può cadere
da un momento all'altro, è in bilico sopra un ponte alto centinai di metri ed il vento è troppo forte, la corda che lo tiene si sta consumando.

 
Vivian: “sei in ritardo”
Edwaed: “Sei bellissima”
Vivian: “non sei in ritardo”
(Pretty Woman)



L'ospedale era visibile ai miei occhi, il manico della valigetta era stretto a me, pagai il taxi e mi incamminai dentro la struttura. “Salve, sto cercando Reneè Printer, è ricoverata qui da settimane, sono Niall Horan ed ho la cura, devo andare subito da lei.” – “Oh, signor Horan la stavamo aspettando tutti, venga mi segua, si sbrighi.” nel tragitto tra corridoi, scale e porte, l'infermiera mi spiegò che la grave situazione di Reneè era stata messa a conoscienza in tutto il paese, perfino sul giornale era stato fatto un'articolo su di lei; la biblioteca è molto conosciuta a Dublino, la proprietaria è la figlia di un grande professore di università e per questo si era venuto a conoscienza di tutto ciò. Poi il fatto che i medici non erano in grado di curare una febbre del genere, ma una pianta in Brasile si, aveva scatenato nei giornalisti e nelle pettegole del paese tante di quelle chiacchiere che tutti sapevano che stavo arrivando. L'ultima porta, quella definitiva, un bianco accecante mi invase, si sentivano solo i nostri passi, vidi Grace che guardava fuori la grande vetrata, era abbracciata ad un ragazzo, sembrava familiare, più mi avvicinavo più lo conoscevo, poi capì; ma in quel momento, non avevo il tempo di pensare a Grace, dovevo andare da Reneè. Poi spostò lo sguardo verso di me, sciolse l'abbraccio con Will e venne ad abbracciare me. “Niall, ce l'hai fatta. Grazie a Dio.” – “sono qui. Dov'è?” risposi, Will mi fece un cenno di saluto e ricambiai, l'infermiera andò subito a chiamare il dottore portando con lei la cura. Entrai nella stanza, lasciai il borsone a terra vicino la porta, avanzai ed erano tutti lì, attorno a lei. Elizabeth le teneva la mano, Patrick la osservava in silenzio e Louis era appoggiato al muro e la fissava, più che lei, teneva sotto controllo i monitor, non credo poteva capirci qualcosa, ma osservava che tutto era nella norma. Appena si accorse di me, mi venne in contro, ci abbracciammo velocemente, poi Elizabeth mi lasciò accomodare al suo posto, le presi la mano, la strinsi, e mi sentì leggermente sollevato, soltanto nel vederla, solamente nel fatto che lei era davanti ai miei occhi e sentire quel fastidioso 'bip' che regolava il suo respiro, mi faceva sentire meglio. “Sei bellissima” sussurrai.

 
Voglio solo che lei stia bene, perchè quando ti importa
di una persona fai ciò che ritieni giusto per lei,
anche se è la cosa peggiore per te.
(New Girl)




“Dov'è questo eroe?” sentì dire, spostai lo sguardo ed il dottor Steven era appena entrato nella stanza, gli strinsi la mano, dovendo lasciare quella di Reneè per fare spazio alle infermiere di cambiare la flebo con la giusta cura. “ho fatto solo il mio dovere, dottore.” – “ah, voi marinai siete così formali, tu le stai salvando la vita lo sai vero? Il Dottor James Wilson è il più esperto in questo ambiente, non ho nessun dubbio che la sua cura funzioni. Ho subito pensato a lui dopo aver studiato il caso di Reneè, ma non avevo abbastanza contatti per rintracciarlo, ma tu ragazzo, tu ce l'hai fatta.” continuava a stringermi la mano, “la ringrazio. Entro quanto potremmo vedere dei risultati?” chiesi, “sicuramente entro le dodici, o massimo ventiquattro ore.” rispose sicuro, “ora io vado a finire le visite di questo piano, se avete bisogno non esitate a chiamarmi.” Non potevo del tutto credere a quello che mi aveva detto, lui era molto sicuro, ma fin quando non avrei visto quegli occhi che tanto amo, non potevo liberarmi del peso che avevo. “Louis vai a riposare, ora ci sono io.” – “non l'ho lasciata mai da sola Niall, sono felice che tu sia qui in questo momento. I tuoi genitori hanno ospitato Elizabeth e Patrick, siete delle persone fantastiche.” – “lo sei anche tu Lou, ti voglio bene. Ora vai a lavarti però.” risi leggermente e lui con me. “prima devo fare una cosa.” lo guardai confuso, “faccio un salto da mia mamma.” Non immaginava neanche quanto tempo ho atteso quella frase, sono così felice per lui che lo abbracciai di nuovo, non servivano parole, una pacca sulla spalla, un sorriso vero e lo lasciai andare a riprendersi quello che aveva perso in questi anni. Dopo aver detto tutto a mio padre, di aver lasciato la Marina, e aver visto la delusione e il dispiacere nei suoi occhi, tornai da Reneè che era con sua madre. Grace e Will erano andati via insieme, i miei genitori stavano per andarsene anche loro, l'orario delle visite era quasi terminato e per la situazione facevano rimanere soltanto una persona, ed in questi giorni c'era stato sempre Louis, e gliene ero fortemente grato. Dopo aver convinto Elizabeth e Patrick a tornare a casa con i miei, mio padre mi chiamò un attimo da parte prima di andare via. “Niall io... ecco, sono fiero di te.” io pensavo fosse deluso da me, pensavo di aver rovinato tutto, invece lui era fiero di me. Mi diede una pacca sulla spalla e se ne andò, lasciandomi con un altro sollievo, con un altra partita appena vinta.

 
La vita è un'inspiegabile
magia.
(J.W. Goethe)


“ti ricordi quel giorno al mare? Il giorno del mio compleanno? Penso che quello sia stato il giorno più bello della mia vita, dico penso perchè con te di giorni belli ne ho passati tantissimi, forse tra cinquant'anni posso fare una lista e dire quale è stato il giorno più importante e meraviglioso della mia vita, ma se tu aprirai gli occhi ora, sarà questo il giorno migliore, e se ti chiederò di sposarmi e tu risponderai di si, quello precedente passerà in secondo piano e quel Si diventerà il momento più significativo; o il giorno stesso del nostro matrimonio, oppure quando mi dirai di aspettare un figlio, o non lo so, voglio continuare a vivere la mia vita al meglio con te e non posso decidere ora il giorno più bello della mia vita. Credo di essere sicuro di una cosa però, che la scelta migliore della mia vita, sia stata entrare in quel bar quella sera, vestito in quel modo e te lo giuro piccola, non ricordavo neanche di avere quel libro nella tasca della giacca, forse è stato destino, non lo so piccola, ma ti amo, e se il destino ha voluto farci incontrare, credo che ha in serbo per noi tante cose, altrimenti sarebbe sprecato un'amore come il nostro, se poi andrà tutto distrutto. Il dottore mi ha detto di parlarti, menomale che sei in stanza da sola, altrimenti già mi avrebbero cacciato. Puzzo terribilmente lo sai? Ora che ci penso, sei nello stesso piano dove quattro anni fa era Sam, me ne sono reso conto solo ora, chissà se Louis e i miei se ne sono resi conto. Ah ti ricordi quando mi hai dato il libro? Ho letto tutto, e spero che tu ricorda tutto quello che ti sto dicendo, devi spiegarmi parecchie cose signorina.” rimasi in silenzio per un po', la guardavo e vedevo la piccola curva scura sotto i suoi occhi, le sue guance erano più magre, ma la trovavo meravigliosa, come sempre. Le accarezzavo i capelli, e mi chiedevo come Louis ha resistito tutto questo tempo con questo fastidioso 'bip' nelle orecchie per settimane. Mi era appena arrivato un sms, era Louis.

Da: Louis
A: Niall

Nessuno resiste ai miei occhi. Mia madre ha detto che ho un cattivo odore. Sono felice, è tutto merito tuo, grazie Niall.
Ti voglio bene.

A: Louis
Da: Niall

Il merito è solo tuo Lou, sono felice per te, ti voglio bene anche io. Almeno non starai tutti i giorni a casa mia ora. :)

Da: Louis
A: Niall

Guarda che le abitudini rimangono fratello. :)

Sorrisi alle sue parole, sembrava che tutto stesse tornando come prima, mi mancava solo una cosa: Reneè. Poggiai la
testa vicino la sua mano stretta nella mia, era una posizione al quanto scomoda, ma non mi importava, volevo restare
sveglio ma i miei occhi cedettero e si chiusero.

 
Nello scrivere, siamo chi non abbiamo
il coraggio di essere.
(Federica Mangiameli)


Era mattina, avevo dormito solo poche ore e quando mi svegliai, trovai l'infermiera a cambiare la flebo a Reneè. Poi passò il dottore per le visite e mi disse che era in miglioramento, già che non aveva avuto più sbalzi di febbre alta era un passo avanti, dovevamo solo aspettare il suo risveglio. Mi ero cambiato con una tuta ed una maglia che avevo nel mio borsone, ed avevo preso più caffe del dovuto; Grace mi portò una brioche in tarda mattinata e la divorai, avevo una fame tremenda, mi disse che il professor Ventivo la venne a trovare insieme a sua figlia, anche Rose, la sua amica di università, e mi disse anche che un signore anziano era passato per tre sere consecutive, nessuno sapeva chi fosse, Grace gli aveva fatto una foto senza farsi scoprire e quando lo vidi sorrisi appena. Era Jack, l'anziano signore che se ne stava tutte le sere in un bar pieno di ubriachi a sorseggiare il suo bicchiere d'acqua ed a leggere il suo giornale. Elizabeth non smetteva di ringraziare i miei genitori per l'ospitalità, ed io e Patrick stavamo parlando della cura, gli spiegai le sue funzionalità e come avrebbe agito nel sangue di Reneè.
Era di nuovo sera, mia madre mi aveva preparato il mio piatto preferito e me lo aveva portato in un piccolo contenitore, erano passate le dodici ore, ma Reneè non si era ne svegliata, ne mossa di un millimetro. Cercavo di essere positivo, aspettando le ventiquattro ore, ma avevo troppa paura. Eravamo di nuovo soli, io e lei, decisi di prendere il libro che avevo nel borsone, e di leggerle qualcosa. Pensai che se rispondessi alla sua 'dedica' forse avrei avuto qualche possibilità... la lessi di nuovo, a voce alta: Hai presente quando d'estate sei in spiaggia e hai così caldo che vorresti andare subito in acqua? Hai presente quella sensazione? Ecco, io sento queste emozioni, quella frenesia di correre a
braccia aperte in mare, quando sono con Lui. Mi fa ridere, mi rende felice, e credo che sta diventando tanto importante per me. Io sono la parte 'brutta' della nostra relazione, io sono la tempesta malvagia, sono quella che delude, che sopporta, che non pensa mai a se stessa, che non si concede nemmeno un sorriso; ma quando sono con Lui, quei sorrisi, arrivano spontanei, e non solo me li concedo con piacere, ma li desidero. E quella delusione, quel vuoto che sento dentro di me, quella fioca luce che cerca di uscire, ma che io cerco sempre di spegnere, Lui l'accende, e non la rende una semplice luce, ma la trasforma in una luce brillante, smagliante, desiderosa di essere sia dentro e fuori il mio corpo. Lui è tutto questo. È il mio Ikigai, è la mia risposta alle molteplici domande che mi sono concessa di accumulare da quando tu non ci sei più;



“beh che dire, credo sia una sensazione magnifica, ora ti confesso le mie di sensazioni: tu invece hai presente la tempesta? Tutta quell'acqua, i fulmini, i tuoni? Beh tu sei l'arcobaleno, aspetta amore, ora sei l'arcobaleno, perchè prima eri la tempesta. Sei arrivata dentro di me come una bufera, ma di quelle che durano poco, quelle che si svolgono quando c'è il sole, e che non si capisce se vince il sole o la pioggia; però piccola, ha vinto il sole.”


....è diventanto il mio oggi, il mio domani, e spero il mio per sempre, anche se il per sempre non esiste, io spero che almeno il profumo o il ricordo del nostro amore, duri quel per sempre che Noi non potremmo mai durare. E mi sono accorta di una cosa, che vivendo costantemente con i miei pensieri, ho creato una 'me' sbagliata, ma Lui l'ha resa giusta, una di quelle anime così imperfette ma così integre da assaporare ogni piccolo difetto, e renderlo migliore, lasciandolo così come è, ma guardarlo da una prospettiva diversa, quella prospettiva con cui Lui mi guarda, mi osserva, mi ama. Ed io ho imparato a guardarmi come mi osserva Lui, perchè sono un essere speciale, e non per merito mio, ma perchè Lui, mi ha reso così, o almeno lo ha fatto uscire.

“Ho sempre amato le tue teorie del 'per sempre', perchè alla fine dici che non ci credi ma secondo me ci credi e tanto anche. Forse le tue esperienze vissute, le difficoltà che hai avuto, il fatto che speravi nel 'per sempre' da bambina, ma a nove anni è andato tutto distrutto, secondo me, tu credi nel per sempre di un amore, di una vita, di una storia, solo hai paura che poi quella vita, o quell'amore possa essere distrutto, come ti è già successo. Io invece, ti dico che credo nel per sempre, e non ho paura ad ammetterlo, ne sono così sicuro perchè ti amo, e non credo amerò mai nessun'altra come amo te. Io ti guardo come si osservano le belle cose, come quando un bambino goloso vede l'ultimo cioccolatino rimasto nella scatola, come quando un appassionato di libri entra in una libreria, o semplicemente quando un'uomo vede la donna della sua vita tutti i giorni appena sveglia, come se fosse sempre la prima volta.”


Quindi Fratellone, mi sono innamorata, mi pare impossibile esser felice senza di te, ma è come se vivessi in un mondo parallelo, dove qui la mia vita è così giusta. Ti porterò nel cuore fino al mio ultimo respiro, e credo che sarai in compagnia in quel piccolo organo che io chiamo Vita.


"... e ciao Ian, sai mi sono innamorato anche io, di una donna totalmente pazza, ma fottutamente fantastica. Reneè è una donna meravigliosa, è tutto quello che a primo impatto un semplice ragazzo può scartare, ma io l'ho osservata dentro, e sai una cosa? Io e te ne sappiamo qualcosa, che per non essere una donna soldato, è la donna più coraggiosa, grintosa, e forte che io abbia mai conosciuto."
 
In fondo anche tu lo sai,
noi siamo infinito
e non finiremo mai.
(Marco Mengoni)


Chiusi il libro, le strinsi la mano e la guardai, la luce spenta e solo la luna ad osservarci ed illuminarci; sembrava che stesse sorridendo, inizialmente non ci diedi tanto peso, poi scorsi una lacrima, accesi subito la luce e mi precipitai da lei. “Reneè, amore. Mi senti?” le sue palpebre si muovevano, ma non riusciva ancora ad aprire gli occhi, “se mi stai ascoltando, stringimi un po' la mano” e me la strinse, era una stretta dolce ma forte, come se lei volesse incoraggiarmi, o tranquillizzarmi, o semplicemente era felice che io fossi lì, accanto a lei. Le diedi un bacio, le asciugai la lacrima dolceche le rigava la guancia magra, ed ero felice. Chiamai il dottore e gli spiegai tutto, e mi disse di continuare a parlarle, o di metterle le cuffie con la sua canzone preferita, ma di non lasciarla mai da sola. “penso che tu stia decidendo ora; la medicina ha fatto effetto, la febbre non c'è più, ma ancora non ti risvegli. Credo che stai decidendo se tornare da me o seguire tuo fratello, sei nella fase della decisione, la confusione tra il cuore e la mente” mentre le dicevo questo, mi stringeva la mano, come per affermare la mia teoria, come se avessi appreso benissimo il perchè lei ancora non riusciva a svegliarsi. “ora provo a darti alcuni motivi per cui dovresti tornare da me e lasciare il passato alle spalle: posso sembrare un egoista o un modesto, ma dovresti tornare per me perchè ti amo più
della mia stessa vita, perchè un giorno ci sposeremo ed avremo dei bambini, perchè dobbiamo ancora mangiare tanti di quei muffin che ingrasseremo e non potremo più camminare, lo hai detto tu, la nostra scatola ha bisogno di essere riempita. Per la tua famiglia, tua madre è distrutta; per Louis, sai è tornato dalla sua famiglia, dovresti conoscerla, tutte le sue sorelle, per Grace, è ancora piccola, ha bisogno di te. Io ho bisogno di te, e se deciderai di tornare da Ian, beh sappi che io ti seguirò ovunque piccola, io non ti lascerò mai, e ci credo in quel fottuto per sempre, io non ti lascerò.”

 
A volte tutta la vita, si riduce
ad un unico, folle gesto.
(Avatar)



Erano passate altre ore e nessun miglioramento oltre qualche piccola stretta di mano, presi il telefono di Reneè sul comodino, misi le cuffie, una nel mio orecchio e una nel suo, misi play su Look after you dei The Fray, da quello che so di lei questa è una delle sue canzoni preferite. L'ascoltammo insieme due volte, poi scorsi sulla playlist che lei aveva rinominato con un cuore e delle note musicali e vidi My immortal di Evanescence, questa piaceva tanto anche a me, ma ancora nessun miglioramento. Ascoltammo Mad di Ne-yo, e quando erano le sei e quarantatrè del martedì mattina, cliccai play su Love don't die dei The Fray, la batteria al 3%, e sperai con tutto me stesso che quella fosse la canzone giusta.
La batteria era all'1% e mancavano pochi secondi alla fine della canzone, strinsi la sua mano, sperando di vederla sveglia, l'ultima piccola frase, 'They'll never take my body from your side. Love don't die.' la mela morsa di un lato comparse sul display, il telefono era morto, alzai gli occhi su di lei per togliere la cuffia dal suo orecchio e delle iridi color caramello mi scrutavano piene di lacrime.
 
Tu sei l'unica che vedo.
Non è un'illusione per me.
(Illusion-One Direction)



La prima cosa che pensai era che quella era la nostra canzone, la guardai, avendo paura che tutto quello era frutto di un'illusione, invece era lì, davanti a me, ed era sveglia. “Reneè.” riusci a dire con la voce un po' rotta dall'emozione, annuì poco con la testa e mi sorrise dolcemente. Ancora non riusciva a muoversi normalmente, ci voleva tempo, aveva passato settimane paralizzata, ma a me bastava quel semplice sorriso. “amore mio, finalmente. Grazie, grazie, grazie, ti amo così tanto.” le dissi accarezzandole il viso sciupato, piansi anche io, ero troppo felice. “Niall...” sussurrò con voce strozzata, non parlava da giorni interi, aveva la gola asciutta; chiamai immediatamente il dottore di turno e appena
arrivò in stanza mi accorsi che era sempre il dottor Steven, un'infermiera poco dopo mi spiegò che il dottore non tornava a casa da giorni, aveva preso a cuore il caso di Reneè, anche perchè conosceva benissimo mio padre e gli aveva assicurato di tenerla sottocontrollo. Quella notte non era tornato a casa, e gliene fui grato. Dopo aver visitato la donna che amo, mi strinse la mano, “le hai salvato la vita” e se ne andò lasciandomi con Reneè. Con l'aiuto di un'infermiera, la facemmo alzare lentamente, poi le diedi una piccola rinfrescata con delle salviettine umidificate, e la cambiai, per poi farla stendere di nuovo e tenerle la mano ringraziandola di essere tornata da me. In tarda mattinata, arrivarono i suoi genitori, e furono più che felici di trovarla sveglia, era tutto passato ormai, doveva solo cominciare a camminare di nuovo e tutto sarebbe tornato come prima.
Dopo sei giorni di visite, minestre calde e brevi camminate, annunciarono l'uscita di Reneè al giorno successivo. Aveva cominciato a parlare di nuovo, le occhiaie che le circondavano gli occhi erano quasi sparite del tutto, le sue guance avevano di nuovo quel colore roseo che tanto amo, e la sua risata è tornata nelle mie orecchie. Non potevo realmente credere di aver salvato la sua vita, dopo che si era stabilita, insieme al dottor Steven chiamammo il dottor Wilson e lo ringraziammo infinitamente per la sua disponibilità che ci aveva concesso, e con l'aiuto del Signor Chandler facemmo fare un grande articolo su di lui dove spiegammo tutta la storia e i nostri più sinceri ringraziamenti. Più la osservavo, più mi innamoravo di lei, era una cosa inspiegabile, una di quelle emozioni che hai dentro che non riesci a descrivere, si, ero felice, ma non bastava, ero entusiasto come un calciatore che ha appena fatto goal, o un pianista che ha appena finito di suonare ed osserva il pubblico che applaude. Mi sento come se fossi io il protagonista di questa storia, ma è lei, e mi sento la felicità e l'euforia sia del protagonista che del pubblico, è una cosa troppo strana da spiegare, è come se non mi mancasse nulla, come se tutto quello di cui ho bisogno è lì, davanti a me, che sorride a mia sorella, con un grande pigiama con gattini e i capelli arruffati; ma è il bisogno più bello abbia mai desiderato.

 
Quando guardi nei suoi occhi,
la sola cosa che puoi riuscire a vedere,
è lo specchio delle tue emozioni.
(Vita di Pì)


“Amore, volevo ringraziarti per tutto. Ti amo.” mi disse Reneè mentre eravamo appena rientrati a casa. Posai il mio borsone ed il suo e l'abbracciai, ormai stava benissimo, mangiava, parlava e camminava benissimo; aveva ricominciato a fare tutto quello che fa una persona normale, ma era ancora debole. “non devi ringraziarmi, lo farei altre mille volte, anzi lo farei per tutta la vita, basta che ho la certezza di averti sempre con me.” e ci baciammo, di quei baci che non puoi dare davanti ai tuoi genitori, quei baci un po' volgari ma con passione di un amore, quei baci che dai quando non vedi la donna che ami dopo troppo tempo, quei baci che vanno dati solo prima di fare l'amore. Ci facemmo una doccia per ripulirci dalla puzza di medicinali e disinfettante, e cenammo insieme a Louis e alla sua famiglia che avevamo invitato il giorno in ospedale. Louis era felice, davvero, non lo vedevo così da tempo, non aveva quegli occhi lucenti da anni ed io ero fiero di lui per aver preso la giusta decisione. Dopo cena vennero i genitori di Reneè per salutarci, sarebbero partiti la notte stessa, avevano lasciato il lavoro per venire qui, e dovevano subito tornare; avevano visto che la loro figlia era in buone mani e stava bene. Prima di andare a dormire, finalmente dopo tempo nel nostro letto insieme, controllai la posta che avevo visto esser piena, quando stavamo entrando in casa poche ore prima. C'erano le bollette, e c'era una lettera dalla Marina, pensai fossero i documenti per il licenziamento, invece era una lettera dal Signor Chendler.


Salve Sign.r Horan, le comunichiamo che la sua domanda di congedo è stata respinta. Visto la sua situazione, il suo coraggio e la sua maestria per aver salvato la vita alla sua compagna, le comunichiamo che la Marina Militare Britannica ha il diritto di assegnarle un premio di coraggio, ed invitandola a parteciapare alla cerimonia il 20 Novembre, presso il Central Parck di Dublino, dove si terrà la sua premiazione ed il suo rientro in squadra come Ammiraglio della Royal Navy. Naturalmente è invitata a partecipare anche la Signorina Printer Reneè. Grazie per il suo tempo.

Mike Chandler – Ammiraglio della flotta della Royal Navy – Marina Militare Britannica


“che cosa è?” lo feci leggere a Reneè e mi guardò entusiasta. “non ci posso credere, ma è fantastico amore, non sei felice?” mi abbracciò “si, si che lo sono. È che non ci posso credere.” – “devi amore, è tutto per te, è il tuo giorno.” – “ti amo piccola.” – “ti amo tanto anche io.”

Il giorno dopo, andammo al cimitero a trovare Sam, non avevo mai fatto vedere la tomba di Sam a Reneè. Era uno di quei giorni che ti andava solo di passeggiare mano nella mano con la persona che amavi, guardando la gente parlare o litigare o guardare i bambini giocare al parco. Era una giornata abbastanza fredda ma non importava, gli abbracci ci avrebbero scaldato. Dopo aver portato una rosa bianca sulla tomba di Sam e aver girato quasi tutto il cimitero per osservare tombe di altre persone troppo giovani per aver lasciato la vita troppo presto, mi ricordai del libro e dei fogli. “come facevi ad avere quei fogli nel libro?” mi guardò perplessa per un po', poi continuò a camminare affianco a me.
“una sera, stavo rientrando dal lavoro e una macchina li ha buttati sulla strada, io per curiosità li ho presi e li ho portati a casa, li ho letti; ho visto che parlavano di Cime Tempestose, e quelle frasi mi rispecchiavano, li ho tenuti e li ho messi nel libro. Quando te l'ho dato mi ero dimenticata che erano li dentro, me ne sono ricordata che ero in ospedale e non potevo parlare; erano di Sam vero?” – “erano a casa di Sam.” – “li ha scritti lei?” – “no amore, li ho scritti io.” mi guardava stupita, decisi di spiegarle. “quando Grace mi prestò per la prima volta quel libro, mi venì voglia di appuntare quelle cose, quelle sensazioni che provavo da qualche parte. Perchè mai nessuno commentò realmente quel romanzo, ed io avevo voglia di dire la mia opinione, può sembrare strano lo so, ma li ho scritti il giorno in cui chiesi a Sam di sposarmi, poi lei li trovò e mi chiese se poteva tenerli e glieli diedi, poi trovarli nel libro che ti aveva regalato tuo fratello, è stato un colpo davvero. Ma sono felice che li abbia tu.” – “non posso crederci. Che assurda coincidenza eh..?” – “già.”


Pov's Reneè
 
L'arte di vivere bene, consiste nel saper
mescolare bene il dimenticare
e il ricordare.
(Henry Ellis)



Quindi quelle magnifiche frasi erano state scritte da Niall; quando andammo insieme a controllare nell'appartamento di Sam se ci fosse tutto, mi ricordai dell'auto ma non ci diedi tanto peso, non poteva essere la stessa sera della rapina acasa di Sam, invece era così. Ancora non riesco a credere che ha fatto tutto questo per me, ha lasciato tutto per me, per salvarmi, non credo riuscirò mai a ringraziarlo abbastanza. Quando ero in ospedale, il giorno che è arrivato con la cura, io l'ho sentito, ogni tanto ascoltavo quando mia madre parlava con Louis o Grace che mi diceva che si stava frequentando con Will, ma quando è arrivato Niall quel giorno, è come se avessi sentito un legame, come se la distanza fosse sparita; poi sentì la sua mano un po' ruvida, le sue labbra a baciarmi le nocche e capì senza nessun dubbio che era lui l'uomo al mio fianco in quel momento. Ho ascoltato tutto quello che mi ha detto, la sua risposta alla mia dedica, il fatto che lui ha “risposto” ad Ian, e quando mi confessò la sua teoria, che ero in confusione aveva terribilmente ragione, volevo andare da Ian, volevo stare con lui, abbracciarlo e riacquistare il tempo perduto, ma Niall mi ha fatto capire che Ian è il mio passato, ed il mio presente era con lui, con Niall, l'uomo che amo più di me stessa. L'idea di mettere le mie canzoni preferite è stato fantastico, e un giorno racconterò a Niall che nella mia confusione, nel tunnel tra Ian e Niall, tra passato e futuro, io sono stata felice prima di tornare, perchè la vita mi ha regalato un momento fantastico; mi ha
fatto vedere Ian. Era con la sua splendida divisa, i suoi capelli scuri e gli occhi come i miei, mi salutava, e mi ha detto di vivere, perchè lui mi osservava e mi avrebbe sempre amata. Ed io per una volta nella vita, l'ho ascoltato; ho accettato il fatto che lui è il mio passato, ma sempre mio fratello e Niall il mio presente ed il mio futuro. Mi sono svegliata e l'ho visto, bello come il sole, accanto a me, e non c'è stata nessun'altra cosa che avrei voluto in quel momento, ero completa di tutto.


20 Novembre
 
E appoggiati a me che se ci dovesse andar male,
cadremo insieme,
e insieme sapremo cadere.
(Ligabue)
“come sto?” – “sei bellissimo.” mi regalò uno di quei sorrisi divini, di quelli sinceri che amavo. Mi diede un bacio e si incamminò sul piccolo palco; tanti uomini vestiti di bianco, solo tre donne a differenziarli, tutti in fila, una visione unica. Il Signor Chandler al microfono faceva il suo discorso di premiazione per Niall, il mio marinaio; tutti i suoi superiori gli strinsero la mano, un grande applauso da parte dei presenti, un attestato, una medaglia consegnata, e poi si avvicinò al microfono. “Buon Pomeriggio a tutti i presenti, volevo ringraziare infinitamente i miei colleghi per la disponibilità di questo giorno, e per questo grande premio. Il mio gesto è stato un comportamento sleale da parte della
mia squadra essendo l'ammiraglio della Royal Navy, e un non rispetto verso la Marina Militare, ma sinceramente sono molto fiero di aver salvato la vita alla donna che amo, che ora è qui presente. Ringrazio lei per rendermi felice, ringrazio tutti voi per questa medaglia che mi farà sentire un'eroe per tutti i miei giorni sulla terra, ma per ora la mia decisione è di prendere questo attestato e vivere la mia vita insieme alla donna che voglio sia mia moglie un giorno e rendere fiera la Marina Militare con un altro grande ammiraglio che sappia comportarsi meglio di me sulla storica Royal Navy, che ha segnato la storia. Grazie per tutto.” un applauso, io e il Signor Chandler ci guardammo, osservai Niall, poi i suoi genitori e mi chiesi se era impazzito. Nessuno si aspettava un rifiuto al rientro nella Marina, era il suo sogno, cosa pensa di fare ora? Lo guadavo parlare con il Capitano e gli andai in contro, mi presentò a quasi tutta la squadra e alla fine lo presi da parte. “ma che ti prende? Perchè hai rifiutato?” – “ non voglio lasciarti mai più. Non voglio che tu viva con la paura di non rivedermi mai più un giorno. Voglio viverti per tutti i giorni che mi rimangono, per tutti quelli che vivremo insieme, non voglio perdermi nulla di te, voglio viverti al mio meglio, sempre.” mi buttai nelle sue braccia, lo strinsi forte, e sorrisi perchè ero felice, di quella felicità che ti riempe il cuore, quella che non dimentichi.

 
Rare sono le persone che usano la mente,
poche coloro che usano il cuore,
e uniche coloro che usano entrambi.
(Rita Levi Montalcini)



Il mio vestito blu lasciva le mie gambe scoperte e le calze non erano abbastanza per ripararle dal vento gelido di Novembre, la giacca di Niall mi scaldava le spalle e il suo profumo mi rilassava; le nostre mani intrecciate e camminavamo per il piccolo viale di Dublino, avevamo deciso di passeggiare un po' e di tornare a casa a piedi, i suoi genitori avevano insistito per accompagnarci di nuovo come avevano fatto poche ore prima per la cerimonia, ma non volevamo rintanarci a casa nostra a guardare la tv, dovevamo viverci tutto quello che avevamo perso. I tacchi a risuonare sul marciapiede ed il vento a scostarmi i capelli, piccole goccioline stavano iniziando a bagnare l'asfalto e noi naturalmente eravamo senza ombrello. “cosa intendi fare ora?” chiesi a Niall, “non lo so, ora non è importante. Domani ci penseremo, viviamoci giorno per giorno amore, non sappiamo quello che può succedere domani. Non programmiamo nulla.” mi fermò, mi baciò, i passanti di corsa con i loro ombrelli per via della pioggia, e noi fermi a bagnarci in mezzo al marciapiede a “consegnarci” amore. Continuammo a camminare sotto i portici di palazzine, in silenzio, stringendo le nostre mani. “Amore, perchè non torniamo dove tutto è cominciato?” mi domandò Niall, “vuoi tornare nel bar dove lavoravo e bere birra?” risi affermando ciò, “sai che non è cominciato tutto da lì.” non capivo. “che vuoi dire?” miguardò con un sorriso stampato sulla faccia, strinse di più la mia mano e attraversammo la strada sotto la pioggia, ci trovammo di fronte 'The Temple Bar'. Un bar dipinto di rosso al di fuori, una grande vetrata a mostrare il suo interno. “non ti ricorda nulla?” mi chiese, lo guardai meglio ed era il locale dove Niall si fermò la prima sera a comprare i quattro muffin. Sorrisi al ricordo e mi fece strada per entrare, l'aria calda, il suono della macchinetta del caffè e l'odore di dolci e cioccolato riempiva quello spazio. Ci sedemmo ad un tavolo, la vetrata dava sulla strada e piccoli fiocchi di neve cadevano sulle auto, guardai Niall e pensai che fosse la scelta più giusta che io abbia mai fatto. “cosa posso portarvi?” chiese un'anziana signora con una maglia rossa, un piccolo grembiule alla vita ed un libricino con una penna. Niall mi prese la mano dall'altra parte del tavolo, guardai i piccoli arti intrecciarsi tra di loro, pensai che il cuore ed il cervello avevano trovato un punto d'incontro; alzai il capo, i suoi occhi, il mare racchiuso in un piccolo spazio, lui scrutava me. “dei muffin, grazie.” dicemmo contemporaneamente, l'anziana signora ci guardò e sorrise appena, io strinsi di più la mano ed una piccola lacrima rigò la mia guacia. Era una lacrima di gioia, una lacrima di liberazione. Ed avevo torto a pensare che il per sempre non esisteva, aveva ragione Niall a dirmi che avevo solo paura, aveva ragione il dottore ad essere sicuro sulla cura, aveva ragione Ian a dirmi di tornare e vivere il mio futuro, ma aveva torto Niall a dirmi che il cuore ed il cervello discutono, perchè cavolo io ho saputo farli andare d'accordo, e questo sarà il nostro per sempre. La nostra scatola ha tanto da assorbire e tanti muffin ancora dovremmo mangiare.

 
...e poi continuammo ad occuparci beati
di quella parte piccola,
ma perfetta,
della nostra eternità.
(Breaking Dawn)



Anche con tutte le cure del mondo, con tutti i soldi, la volontà, farmaci, o macchianari più potenti, niente e dico niente può sconfiggere un vero amore. Niente se non la mente (facendo eccezione), perchè se si lascia la propria vita in mano al cuore, le scelte saranno anche sbagliate, ci saranno delusioni, ma il cuore vince su tutto. Toglie l'orgoglio, l'odio, la timidezza, la freddezza, e l'amore stesso; è lui che comanda, con la mente si convive, ma con il cuore si vive.



Nota D'autore:
Salve, questa è la fine della mia storia. Sto piangendo. Per me è davvero tutto questa storia, è tutto quello che provo, anzi è una piccola parte, non riuscirei mai a spiegare tutte le mie emozioni. Dunque, abbiamo un pov Louis, si è stata una scelta difficile, l'ultimo capitolo aveva bisogno di un ritorno al passato e Louis ce l'ha dato. Il finale, io penso che sia un grande finale banale. Si, lo penso io, ma è il finale adatto a The Royal Navy; voglio dire, teorie, malattie immaginarie, missioni, tragedie, lavori sparsi per gli stati, cavolo un finale banale ci voleva. È la mia storia, ovvero la mia mente, quindi se la mente e il cuore mi hanno detto di scrivere così è perchè è quello giusto. Ho trovato sei finali diversi per questa storia, avevo il foglio davanti ai miei occhi mentre scrivevo ma poi è venuto fuori tutto mano a mano che scrivevo. Beh quei finali erano molto carini ma troppo complicati da scrivere ed io non ho tanto tempo. Visto che la mia mente continua a fantasticare, ho deciso di scrivere (non so quando), uno spin-off, dove non ci saranno pov, ma sarà scritto in terza persona, narrando il continuo della loro vita. Naturalmente spiegherò anche che fine ha fatto Louis, Grace e Will,il vecchio Jack perchè essendo personaggi secondari, li ho lasciati abbastanza in secondo piano per concentrarmi su Niall e Reneè; se solo avessi avuto più tempo a disposizione per scrivere avrei dedicato più descrizioni a loro, continuando a mostrare sempre Niall e Reneè i protagonisti. Anyway, sono molto felice di aver terminato questa
storia, spero di avervi trasmesso qualcosa, e grazie di tutto. Lasciatemi qualche recensione, magari.... lol

ah mi scuso per aventuali errori, l'ho letta due volte (di fretta) ma è possibile mi sia sfuggito qualcosa. Lol
Non so perchè ma come nel capitolo precedente non mi fa inserire il banner. era molto carino, comuqnue lo trovate su wattpad, da mrs_paggy.

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Capitolo 5
*** Scoprimi con gli occhi ***


 THE ROYAL NAVY
 
Le sensazioni sono i dettagli
che compongono la storia
della nostra vita.
(Oscar Wilde)


La storia di Niall e Reneè continuava ad andare nel migliore dei modi; dopo quel pomeriggio al 'The Temple Bar', cambiarono un bel po' di cose.
Dopo essersi ripresa, Reneè tornò a lavorare in biblioteca, era molto di felice di trovarsi di nuovo intorno l'odore di libri nuovi e quel legno di scaffali, un po' ricoperti di polvere, ma pur sempre accogliente; Niall lo aveva intorno quasi tutto il tempo, dopo aver rifiutato il rientro in Marina era disoccupato e per il momento era contento così. Una sera, quando era insieme a Louis, la sua fantasia era totalmente impazzita, aveva pensato di aprire una pasticceria, ma non era in grado di fare nulla, allora quell'opzione venne subito scartata, poi in seguito, un negozio di abbigliamento, lo voleva chiamare “flotta di navi”, -nome abbastanza idiota- alla fine diede retta a Louis, che con la sua delicatezza gli disse semplicemnte che a Niall mancava la Marina e che aveva fatto una grande cazzata a rifiutare quella proposta. Il diretto interessato ci pensò un po' su e con sicurezza rispose che non era affatto pentito. Una notte, mentre dormiva insieme a Reneè, o meglio, mentre la osservava dormire beata, e pensando al fatto che lei era lì, solo per lui e tutta sua, si disse che provare a fare domanda alla scuola di insegnamento della Marina Militare non era proprio una cattiva idea. In quell'istante, svegliò la sua fidanzata nel bel mezzo della notte e le raccontò la sua piccola idea e lei fu più che soddisfatta della sua scelta, e dopo un piccolo bacio gli disse che doveva dormire, altrimenti
sarebbero arrivate altre idee e lei era costretta ad ascoltarle, lasciando perdere ormai l'idea di dormire beata nelle braccia del suo compagno. Lui le sorrise e si capacitò del fatto che la sua donna fosse una grandissima dormigliona e che questo non sarebbe mai cambiato per nulla al mondo. E così fu, due settimane dopo, tra i vari tentativi, Niall riuscì ad entrare, grazie alle sue esperienze, nella scuola di Marina riservata ai ragazzi e ragazze adolescenti, una scuola nautica dove avrebbe insegnato le regole della Marina, le difficoltà che il mare può riservarti e le meraviglie che quel pericolo sconosciuto chiamato Oceano, ti avrebbe regalato. Era entusiasta di fare quel lavoro, non importava il ricavato, quello di cui aveva bisogno era stare ancora una volta a quelle regole, insegnandole o meno, anche semplicemente leggendole su un libro, o scriverle su una piccola lavagna, a lui facevano stare bene. E tutto andò per il meglio, arrivò Natale e Niall ad insaputa di Reneè, le fece il più bel regalo mai desiderato. Non le chiese di sposarla, non la portò a Parigi, non le regalò un diamante; semplicemente prese quel malloppo di fogli maculato di inchiostro blu e lo portò in una casa editrice e lo fece pubblicare. Non sapeva se Reneè ne potesse essere felice, se si potesse arrabbiare, lui voleva farlo, voleva regalare le sue emozioni, il suo amore e dolore scritto su pezzi di carta e farlo leggere al mondo. Quando lo disse a Louis, egli gli disse molto preoccupato che forse doveva accennare qualcosa a Reneè o magari farle un altro regalo, casomai prendesse
male la notizia; ma Niall era deciso, e non avrebbe mai pubblicato il suo libro a sua insaputa, ne avrebbe fatta fare soltanto una di copia, per regalarla a lei, e se ne fosse stata entusiasta, allora avrebbe dato il via al sogno che la sua splendida ragazza non aveva il coraggio di realizzare; perchè Reneè avrebbe voluto pubblicarlo, ma aveva paura, paura che non potesse piacere, paura che non sarebbe stata venduta nemmeno una copia, ma Niall non credeva a questa paura, Niall sapeva che Reneè aveva talento e che sapeva scrivere, Reneè sapeva farti venire brividi soltanto con una frase, e questo oltre ad essere talento, era vivere, sentirsi vivi e potenti, sentirsi amati e odiati, questo voleva dire che, quella ragazza dai capelli castani e gli occhi color caramello, aveva vissuto di tutto, dalla paura di restare sola, all'amore per la
sua famiglia; dalla forza alla debolezza, dai silenzi alle urla, dai pianti ai sorrisi, dall'odio all'amore; e questo era tutto scritto, era stato scritto da lei, e non avrebbe mai permesso a nessuno di oltrepassare il suo sogno, ovvero quello di sentirsi amata ed ammirata da chi al di fuori leggesse quelle parole, e capisse che non tutto è rose e fiori, ma non è neanche tutto buio e vuoto. Tutti dicono che la vita sia una grande avventura, per Reneè e Niall, la vita era una sfumatura, dal nero al bianco, e poteva anche essere banale come cosa, ma il nero per diventar bianco, doveva passare tanti di quei colori e tante di quelle sfumature che loro avrebbero apprezzato ed amato, insieme.


 
Ogni tanto, tornare indietro
non fa proprio male.
(Tessa)



Intanto Louis tornò a parlare con la sua famiglia, le sue sorelle iniziarono ad apprezzarlo di più ed a vederlo come il loro eroe ogni volta che le difendeva dalle prese in giro a scuola e quando i loro ex fidanzati continuavano a tormentarle. Iniziò a lavorare nell'azienda del padre e continuò, o meglio dire, iniziò da capo, gli studi che non aveva mai cominciato; all'università aveva conosciuto anche una ragazza, ed erano molto amici, anche se tutti erano sicuri al 100% che ci fosse qualcosa tra di loro e se ancora non c'era stata, sicuramente a breve sboccerà. Louis inizò ad amarsi edammirarsi per il ragazzo che era, non solo per la sua bellezza esteriore ma per la sua bellezza interna, di quelle persone buone e quasi uniche, beh certo, con Niall continuava a fare lo stronzo e trattarlo abbastanza male, ma lo aveva sempre fatto quindi perchè cambiare queste piccole sue tradizioni? Si rese conto che oltre a dare del bene, lo stava anche ricevendo ed era tutto molto più completo ora. Si fece dei nuovi amici all'interno dell'azienda dove lavorava, ma nessuno era confrontabile con Niall, lui era unico, o forse la loro amicizia, il loro legame era unico. Quella era la risposta a tutte le loro esperienze vissute, alle loro difficoltà, alle loro diversità, al loro dolore, alle cose passate, belle o brutte, la risposta era che loro erano ancora insieme, come ai vecchi tempi, perchè per quanto due persone possano essere diverse, ma se si trovano bene insieme, si capiscono e se ci sono uno per l'altro, allora niente potrà dividere quello splendido rapporto.

 
Vivi per quello che sei diventata,
goditi i giorni migliori,
non pentirti di nulla,
un giorno ne avrai nostalgia.
(Tessa)


In Grecia invece, Grace e Will erano in vacanza, Niall era molto titubante sul fatto di mandare la sua sorellina ormai maggiorenne da sola con il suo ragazzo, molto lontano dai suoi occhi, ma grazie a Reneè e gli occhi dolci di Grace, cedette e fece contenta sua sorella. Dopo essersi assicurata che Reneè stette bene, si trafserì di nuovo a casa sua e presentò Will ai suoi genitori, anche se già lo avevano conosciuto in ospedale, ma non era stata una cosa proprio ufficiale. La cotta per Louis era svanita quando capì che non poteva realmente funzionare, anche lei lo vedeva come un fratello maggiore e le sue fantasie su di lui sparirono quando al suo compleanno a sorpresa, quella sera si presentò Will
con due biglietti per la Grecia. Will e Niall si conoscevano da molto tempo ed era a conoscenza che il suo superiore avesse una sorella così fantastica e gli andava dietro da quando aveva sedici anni, ma Niall fortunatamente non se ne era mai accorto. Ora che Grace aveva diciotto anni, si era fatto avanti del tutto, anche se già da prima si sentivano e vedevano di nascosto; quando Niall venne a sapere tutta questa storia, che andava avanti da anni a sua insaputa, rimase sbalordito e si diede del coglione perchè non era mai venuto a conoscienza di nulla.

 
Il destino lo scriviamo noi stessi.
(Tessa)


Reneè, il giorno dopo del pomeriggio passato al 'The Temple Bar' andò al bar dove lavorara prima, da George, non per lui, ma per incontrare il vecchio Jack, e come ai vecchi tempi, lo trovò lì, seduto al tavolo al centro del locale, a sorseggiare il suo bicchiere d'acqua ed a leggere il suo giornale. Lui non si accorse di lei, solo quando si sedette di fronte a lui, spostò il giornare dai suoi occhi e le sorrise. Non capì mai il perchè quel signore le ricordava suo nonno, ma era così. Dopo averlo ringraziato per essere passato a trovarla in ospedale, e aver parlato di Niall per almeno un'oretta, lui le diede un bigliettino e le disse di aprirlo solo quando fosse ormai lontana da lui; lei lo fece. Appena uscì dal locale, girò l'angolo e lo aprì, dentro c'era una piccola frase, lei rimase sbigottita, inizialmente non sapeva cosa potesse significare ma quando riavvolse la pellicola dei suoi ricordi appena arrivata a Dublino, quasi cinque anni fa, capì e una piccola lacrima le rigò la guancia. Tornò indietro al locale, ma quando entrò, lui non c'era più; chiese a George dove fosse andato ma le rispose che era appena uscito, corse fuori, cercandolo, ma lo aveva perso di vista. Lo avrebbe ricordato, come lui le aveva chiesto di fare in quella piccola frase: “Il tuo destino è il tuo istinto, sei tu a deciderlo, nessuno lo scrive al posto tuo. Ricordati di me, piccola Reneè.” Il vecchio Jack rimarrà sempre una persona significativa nella sua vita, quella frase gliel'aveva detta una sera, quando gli raccontò di Ian, della sua vita, e lui aveva ragione. Lei aveva scritto il suo destino, aveva scritto in grande su un foglio bianco il nome della felicità; su quel foglio c'era scritto il nome di Niall.

 
Il romanticismo è come te lo fai,
niente è più romantico della tua fantasia.
(Tessa)


Il giorno di Natale, quando Reneè stava scartando il suo regalo, vide un libro, la copertina, una distesa di acqua, e due mani incrociate, poi il titolo “Scoprimi con gli occhi”, guardò Niall, poi lesse l'autrice e pianse: c'era il suo nome. Niall era molto felice che Reneè non gli avesse urlato contro per aver letto le sue cose e per aver pubblicato a sua insaputa il suo ipotetico libro, quando lui le disse che la prima copia l'aveva solo lei e che ancora niente era stato pubblicato, lei disse di si e non potè essere più felice. Niall non l'aveva pubblicato un po' per paura che a lei non andasse bene e un po' per il titolo del libro, non sapeva se a lei potesse piacere, ma semplicemente disse che era perfetto e che lei
non sarebbe riuscita a scegliere titolo migliore per la sua storia. Il suo libro era un diario, un'agenda dove scriveva le sue emozioni, le sue giornate, il dolore per Ian e l'amore per Niall. C'era la sua vita, e quello che colpì di più a Niall, fuleggere le sensazioni che provò Reneè, il giorno in cui si videro per la prima volta. Festeggiarono il nuovo anno tutti a Seattle dai genitori di Reneè, era passata a trovare suo fratello e finalmente poteva piangere di gioia e non di dolore quando tornava in quella casa. Dopo aver passato un buon capodanno, i familiari di Niall decisero di tornare a Dublino ma Reneè propose a Niall di partire, loro due avevano ancora due mesi di ferie, le avevano prese tutte insieme per via del viaggio a Seattle, per riposarsi un po' e staccare da tutto e stare insieme. Niall le chiese dove volesse andare e lei
disse che si sentiva in obbligo di fare qualcosa per qualcuno; qualcuno che aveva più bisogno. Dal ricavato della pubblicazione del suo libro che era davvero andato via in un batter d'occhio in quasi tutte le più grandi librerie, aveva bisogno di fare beneficenza. Era sempre stata una ragazza che si sentiva in obbligo ad aiutare gli altri e così fu, decise di andare in Brasile ad aiutare i bambini poveri, costruendo una scuola dove poter insegnare a loro, e portando acqua e cibo a volontà. In particolare si fermò più tempo in Piauì, che era il paese più povero del Brasile, era situato nella parte nord-orientale del paese, e vedere tutti quei bambini e le loro mamme felici, regalando sorrisi veri, la fece sentire meglio. Si sentiva amata e si sentiva bene con se stessa, stava facendo qualcosa per aiutare il prossimo, stava facendo quello che aveva sempre desiderato fare da bambina, quando guardava le pubblicità in tv di donazioni o adozioni di bambini poveri. Era sempre stato un suo obiettivo, e grazie all'aiuto di Niall, ce l'aveva fatta. Aveva scelto il Brasile per un valido motivo, quel paese le aveva salvato la vita, ed anche se lei pensava che era stato Niall a farlo, una piccola parte di lei era riconoscente a quelle terre calde. Dopo due mesi di volontariato, tornarono tutti e tre a casa. Tre, beh un po' strano vero? Niall propose a Reneè di adottare una bambina, era nata da tre settimane quando loro arrivarono in Brasile, sua madre era morta durante il parto, Niall era stato colpito da quella bambina dolce, gli piangeva il cuore lasciarla lì, senza una madre, l'avrebbero accudita altre madri, ma non sarebbe stata la stessa cosa. Reneè ci pensò per qualche secondo, poi guardò la dolce creatura in braccio a Niall, e non pensò nemmeno un minuto di più alla risposta. Quando furono arrivati a Dublino, andarono tutti e tre a fare vaccinazioni e analisi, non che non l'avessero fatte fare giù in Brasile, ma per la sicurezza della piccola, e si ripromessero che avrebbero avuto anche figli del tutto loro, perchè crescere un bambino dentro di se per nove mesi è la cosa più bella in assoluto. Mentre firmavano i documenti dell'adozione, c'era un piccolo spazio, dove sarebbe stato scritto il nome della bambina, si guardarono, occhi lucidi entrambi, e Reneè con la penna scrisse il nome della loro prima figlia: Soraya Horan.



Nota D'autore.

Non credo ci siano tante cose da dire su questo piccolissimo capitolo, avevo detto che avrei scritto un “continuo” alle loro vite ed eccolo qua. Definitivamente, The Royal Navy è finita. Grazie di cuore.

@niall_isapotato

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