Music+Bang= Love or...hate?

di Therys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tranello ***
Capitolo 2: *** Problems and Reality About Past ***
Capitolo 3: *** Stupida ***
Capitolo 4: *** Quando tutto cambia ***
Capitolo 5: *** La tentazione della Vendetta ***
Capitolo 6: *** Il Regalo più Bello ***
Capitolo 7: *** Festeggiamenti al Covo ***
Capitolo 8: *** Complicazioni ***
Capitolo 9: *** Sorprese di compleanno ***



Capitolo 1
*** Tranello ***


Rabbrividii per la terza volta

Salve! Questa che segue è una fan fiction che avevo cominciato a scrivere mesi fa, e poi ho abbandonato. Secondo voi dovrei continuarla? Non è un gran che, e per questo vorrei sapere cosa ne pensate. Da qui potrebbe nascere una storia molto interessante, secondo quello che ho in mente. Vi avverto che ci potrebbero essere degli errori perché il mio pc fa la correzione automatica! Fatemi sapere cosa ne pensate! **Therys**

 

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Rabbrividii per la terza volta. Augurai a  Pain e la sua giovane (o vecchia che sia) vita che ci fosse un valido motivo per averci trascinati lì. Eravamo nel Villaggio della Nuvola, e chissà per quale stupido scherzo del destino nevicava nonostante fosse settembre. Per la prima volta dopo tanto tempo, Pain e Konan si erano scomodati a uscire dal nostro caldo e accogliente covo- che in quel momento rimpiangevo- per accompagnare me, Sasori, Itachi e Kisame in questa missione. Ebbene si. Aveva mobilitato metà dell’organizzazione per questa missione. La cosa peggiore era che nessuno di noi, se non Pain e Konan, aveva idea di cosa facessimo lì. Vedere Sasori e Itachi indifferenti come al solito mi mandava in bestia. Solo Kisame sembrava soffrire il freddo quanto me. “Insomma, Pain, si può sapere che cavolo stiamo facendo qui?” chiesi in preda ad altri brividi di freddo. “Tutto a tempo debito, Deidara” rispose. Lo detesto quando fa così!

“E quando sarebbe il tempo debito, di grazia?”

“Fra…due minuti” disse dando un’occhiata ad un orologio da polso che mai avevo notato. Ad un tratto,  fra la neve comparve una figura. Non avevo idea di come e quando fosse arrivata lì. Ci dava le spalle. Non riuscivo a vedere nulla…se non che aveva i capelli corti. Pain si fermò ad un metro dalla figura. Questa si irrigidì e si voltò di scatto puntando una spada alla gola di Pain. Dall’abbigliamento e dalla maschera che indossava era chiara la sua provenienza: un Anbu del villaggio. Vidi Kisame, come me, prepararsi allo scontro. Cosa poteva fare mai un misero Anbu tutto solo contro noi sei? Assolutamente nulla. Konan alzò una mano, in un tacito invito a fermarci. Si era bevuta il cervello? Spostai lo sguardo da lei a Pain , che aveva ancora la spada dell’Anbu puntata alla gola. Contro ogni aspettativa, l’Anbu si rilassò e rinfoderò la spada. Rise sotto la maschera. “Hai mobilitato metà Akatsuki? Davvero speri che così mi convincerai?” l’Anbu portò una mano alla maschera e la tolse, abbassò anche il fazzoletto nero che copriva la bocca. “Sei uno sciocco, Pain” dire che rimasi sconvolto è poco. “Aspetti da tanto, Shiori?” chiese Pain. La donna che gli stava di fronte sorrise maliziosamente. “Non poi così tanto…un paio d’ore” aveva i capelli biondo cenere, lisci, che non sfioravano le spalle per pochissimi centimetri, un ciuffo le ricadeva sulla guancia destra, coprendo un po’ l’occhio...le sue iridi erano verdi, con sfumature azzurrognole. In quel momento…era la cosa più artistica nel raggio di chilometri. “Perdona il ritardo, ma qualcuno era troppo impegnato a lamentarsi per camminare velocemente” Pain mi lanciò un’occhiata torva, Shiori seguì il suo sguardo, incrociando i miei occhi. Si…era davvero artistica! Talmente bella da sembrare un dipinto. Poi tornò a Pain. “Capisco. Adesso mi è dato sapere il motivo della vostra visita, che dubito sia di pura e semplice cortesia?” chiese. Mi stavo facendo la stessa domanda.

“Diciamo che sono qui per lanciarti un ultimatum.”

“La risposta è no”

“Non vuoi nemmeno pensarci?” chiese Konan. E chi l’aveva mai sentita la sua voce?!

“Perché dovrei? Datemi un valido motivo per cui dovrei unirmi ad una…una…balbettante, bambocciona, banda di babbuini!” disse quasi con disprezzo. Si riferiva a noi?!

“Ehi!” sbottai contemporaneamente a Kisame e Sasori, che sembrava essersi svegliato. Chissà perché, però, l’occhiataccia di Pain, Konan e Shiori me la guadagnai soltanto io. Infami! “Bada a come parli, siamo gente di tutto rispetto” disse Kisame.

“Oh, ma davvero? Chissà perché ma non me n’ero accorta! Tsk…”

Bella quanto bella potrei odiarla questa tizia qua! “Taci Kisame. Tornando a noi, Shiori…dovresti essere fiera di questo invito. Non accogliamo chiunque.”

“Che mi importa? Preferisco agire da sola”

“Spero tu abbia un piano”

“Certamente. Ed è anche molto efficace.”

“E il primo passo sarebbe fare la lecchina del consigliere del Raikage?”

“Io non faccio la lecchina di nessuno. Cerco solo di convincerlo a farmi parlare con il Raikage privatamente”

“Capisco. Allora, ascoltami bene. Tu ci hai appena definiti una balbettante bambocciona banda di babbuini…il che fa presupporre che ti consideri migliore di noi…”

“Non mi considero migliore…lo sono!”

“Tsk! Ma sentila!” ecco un’altra occhiataccia di Konan…cavoli, fa paura quella donna!

“Perfetto. Su qualcuno potrei darti ragione, ma appunto per questo ci serve gente competente. Gente come te. Sai bene che non ho mai visto nessuno con le tue potenzialità, con la tua agilità, bravura, temperamento, intelligenza…nessuno che usa un jutsu come il tuo…sei l’unica sulla faccia della terra rimasta con tali potenzialità. E ho bisogno di te”

“Non fare il ruffiano”

“Non sto facendo il ruffiano. Ti sto elogiando per le tue doti. Ma adesso stammi a sentire. Ti propongo un patto: se entro stasera tu riuscirai ad attuare il tuo piano, da sola, vuol dire che sei davvero migliore di noi e quindi potrai fare quello che ti pare. Ma se fallirai…allora devi venire con noi e unirti all’Akatsuki”

“Questo è il patto?”

“Esatto”

“A me sembra più una minaccia mal riuscita…”

“No, più propriamente è una sfida”

Vidi una luce illuminare gli occhi verdi di Shiori. Una reazione alla parola “sfida” immagino. Sorrise. “Ok, prenderò questo aborto di minaccia come una sfida. Ma alziamo la posta in gioco. Se riesco a portare il piano a termine…prendo due a caso di voi, li faccio fuori e mi prendo gli anelli”

“Mi dispiace, ma i miei mi servono ancora per un po’…”

“Ma se non ci riesco…dovrò prestare servizio all’Akatsuki per sempre”

“Bene…interessante. Ci sto”

I due presero un kunai e si fecero un piccolissimo taglio sul palmo destro. “Prometti che se riuscirò a compiere la mia missione entro la mezzanotte potrò uccidere due di voi e impossessarmi degli anelli?”chiese Shiori.

“Lo prometto. E tu prometti che se non ci riuscirai ti unirai all’Akatsuki?”chiese Pain.

“Si, lo prometto”

I due si strinsero la mano destra. Non avevo mai assistito ad un giuramento con il sangue. Sapevo che si faceva quando si mettevano in gioco cose molto importanti, come la propria libertà o la vita di qualcuno. Devo dire che è straordinario! O per essere più precisi…è artistico!

“Ok. Allora vado a prepararmi...le mie lame avranno un bel lavoretto da fare, per uccidere tre persone…a stasera”

“A stasera”

Shiori fece un passo indietro, alzò le braccia verso il cielo facendo un ampio movimento dalle gambe su cui erano poggiate prima, fino a sopra la testa. Una spirale di neve la avvolse e quando scomparve, sulla schiena della donna erano comparse delle ali bianche. Giuro, in vita mia non avevo mai visto nulla di simile. Shiori sorrise, con mio sommo stupore si voltò verso di me, mi squadrò da cima a fondo, mentre io arrossivo fino alla punta dei capelli. Poi sorrise scettica. “Ci si vede” disse a Pain, poi con un salto prese il volo, veloce come un drago. Potrei giurare sulle mie doti artistiche che prima di prendere il volo mi strizzò l’occhio. Ripeto: non avevo mai visto nulla di simile. “Cosa hai intenzione di fare, Pain?” chiese Konan.

“Esattamente seguire i miei piani. Che ve ne pare?”

“Chi diamine è?” chiesi sconvolto.

“È una ragazza fuori dal comune…”

“Come se non l’avessi capito”

“Si chiama Shiori” iniziò Konan “…ha diciassette anni…”

“Diciassette?! Quella cosa è più giovane di me?” chiesi sbalordito. “Insomma una mocciosa?!”

“Hai visto cosa sa fare, no? E questa è solo una misera parte delle sue capacità. È nata in questo villaggio, orfana di entrambi i genitori è stata adottata da una famiglia benestante. Rimase nuovamente orfana a 10 anni, da allora nutre un profondo odio verso il villaggio e il Raikage. È diventata Anbu a 14 anni, e il suo unico scopo è quello di guadagnarsi la fiducia del Raikage…per vendicarsi. È una vendicatrice disposta a tutto pur di fare giustizia a ciò di cui è stata privata.”

“Wow…interessante…e il piano di cui parlava poco fa…”

“Si, è un piano per assassinare il Raikage. E purtroppo…è un piano a dir poco perfetto. Non fa una piega.”

“E in tutto questo noi che ci facciamo qui? Tu e Pain non potevate sbrigarvela da soli?”

“Non proprio. Kisame e Itachi servivano a metterle paura…tu e Sasori…ci servite per sabotare il suo piano”

“Sabotare il suo piano?”

“Esatto. Non penserai mica che ce la facciamo scappare così!”

“Mm…mi piace come idea…sabotare…suona artistico!”

“Oddio, non ricominciare” sbuffò Sasori. Lo detesto! “Sta zitto, che tu di arte non ci capisci niente!” sibilai con fare minaccioso.

“Su, basta perdere tempo. Dobbiamo agire. Missione 009: operazione Recuperiamo-Shiori!” ci voltammo tutti contemporaneamente verso Pain. “Che c’è? Che ho detto?” chiese intimidito. “Missione 009?” chiese Konan.

“Operazione Recuperiamo-Shiori?” chiese altrettanto sconvolto Itachi. Toh! Ma tu guarda chi si era deciso ad aprir bocca!

“Che male c’è?” chiese Pain.

“Niente, lasciamo perdere”

Più tempo passa e più mi convinco di essere in mezzo a dei pazzi! Ma chi me lo ha fatto fare? Dannato Itachi! Stavo morendo di freddo e di sonno…non vedevo l’ora che tutto questo finisse. Ma devo ammettere che il caso Shiori mi allettava. Sembrava una tipa interessante. Una vendicatrice, uhn? La vendetta è così artistica! Staremo a vedere se è degna della sua fama…

 

*Erano le 22:15. Vagavo sicura all’interno dell’abitazione del Raikage. Nulla mi avrebbe impedito di compiere la mia vendetta e mostrare a quegli scimmioni dell’Akatsuki le mie capacità. Era una serata perfetta per il piano. Cielo nuvoloso, neve che imbiancava tutto, freddo pungente. Si…era perfetto! Giunsi nei pressi degli alloggi del Raikage. Le luci erano ancora accese...come avevo previsto, era ancora nel suo ufficio. Ma prima c’era un altro enorme ostacolo da superare, ma sapevo bene cosa fare. Bussai alla posta della  ricevitoria. Bisognava passare necessariamente da lì per giungere al Raikage. “Avanti!” disse una voce all’interno. La conoscevo bene…e l’avevo sempre odiata! Misi su il mio sorriso migliore, poi aprii la porta. “Buonasera Toshio!” dissi.

“Ah, sei tu, Shiori! Accomodati pure” disse. Toshio era la persona più vicina al Raikage in assoluto. Il suo consigliere. Stravedeva per me, ed era stupidamente convinto che anche io stravedessi per lui…idiota! Ma devo ammettere che questo giovava a mio favore. Mi avvicinai alla scrivania su cui era seduto. Gli porsi una mano, ma lui come sempre, invece di stringerla la portò alle labbra e la baciò. Che schifo! “Dimmi, cosa ti porta nel mio studio a quest’ora?” chiese.

“Nulla di importante…volevo solo tenerti compagnia”

Certo, come no! “E ti ho portato un regalino!” dissi esibendo una grandissima bottiglia di vodka alla pesca. Lui adora gli alcolici…e anche questo giovava perfettamente a mio favore. “Bricconcella che non sei altro! Vuoi farmi licenziare? Lo sai che se mi beccano a bere sul lavoro…”

“Non sarebbe la prima volta, Toshio” mi sedetti sulla scrivania, accavallando le gambe. Non sarebbe mai e poi mai riuscito a resistere alle due cose che più adorava messe insieme. Mi guardò famelico. Quasi mi faceva pena! Si stava illudendo per nulla. Gli versai un bicchiere di vodka e glielo porsi. “Suvvia, non vorrai farti pregare, spero”

“Mi stai tentando, Shiori…”

“Non mi risulta che le mie tentazioni ti infastidiscano…”

“No, anzi…al contrario”

Allungò lentamente una mano verso le mie gambe. Eh  no, bello! Neanche hai bevuto e già ci provi?! “Non credo di essere abbastanza brilla da concedermi a te, Toshio…” dissi.

Mi porse un bicchiere di vodka. Ma allora è scemo! “E allora datti da fare a bere questo affare” disse. Bleah! È proprio convinto! Sorrisi con malizia e finsi di bere il liquore. Lui ingoiò il primo bicchiere tutto d’un fiato. Sorrisi. Il piano stava andando alla grande.

Ore 22:53. Toshio aveva fatto fuori da solo ben tre bottiglie di vodka. Era fuori come un balcone! Stava dando i numeri. “Ma lo sai che sei proprio bellissima?” chiese con voce impastata d’alcol.

“Si, tesoro, lo so!”

“Non essere modesta! Dico sul serio! Sei la più bella del mondo”

“Si, si, certo. È rimasto l’ultimo bicchiere. Mandalo giù…se mi vuoi tutta per te” inutile dire che mi strappò il bicchiere dalle mani per berlo tutto in una volta. Ma eravamo arrivati a quota 23, ragion per cui il consigliere-maniaco, si addormentò d’un colpo, battendo violentemente la testa sulla scrivania. “Molte grazie Toshio. Sogni d’oro!” sussurrai. Mi voltai verso lo studio del Raikage. Ormai non c’era più nessuno a proteggerlo! Non potevo chiedere di meglio. Entrai nello studio senza nemmeno bussare. A che servono le buone maniere quando stai per uccidere qualcuno? “Shiori cara! Qual buon vento?” con che coraggio chiamarmi cara?

“Salve signor Raikage. Bella serata, non trova?”

“Stupenda. La neve è incredibilmente affascinante”

“Si…molto. Ma…è anche piuttosto letale…”

Mi bastò un cenno della mano, la neve poggiata sul davanzale delle finestre si allungò verso il Raikage, afferrandolo per polsi, caviglie e collo e tenendogli chiusa la bocca. E bravo il mio elemento! Il Raikage mi guardava sconvolto, gli occhi sgranati, emetteva mugolii e versi. “Sai perché è una bella serata?” sfoderai la mia spada, massaggiando il collo dell’uomo con la lama. “Perché finalmente, dopo sette lunghi anni sarà fatta giustizia.” Sgranò ulteriormente gli occhi, in preda al terrore. Sorrisi. “Te li ricordi Shuro e Theana? Si, i miei genitori adottivi…quelli che avete fatto giustiziare prima dell’orario previsto dalla condanna…ricordi com’è andata? Accusati di reati mai compiuti, chiusi in carcere per poche settimane…e la sentenza di condanna a morte? Era prevista per il 16 settembre alle 09:30 del mattino. E tu cosa hai fatto? Li hai fatti giustiziare alle 19:30 del 15 settembre. E guarda un po’…oggi è giorno 15. Che destino infame…morire il loro stesso giorno. Non ne saresti degno! Ricordi cosa è accaduto alle 20:00 del 15 settembre? È arrivata una lettera da parte dei giudici…che affermava la loro innocenza e la cattura dei veri responsabili dell’omicidio a Konoha. Mezz’ora…sarebbe bastata quella per farli sopravvivere! Ma tu avevi fretta, dico bene?”

L’uomo non disse nulla, ormai in preda a spasmi di terrore. Sferzai l’aria davanti a lui, incidendo un profondo taglio su entrambe le sue gambe. Cadde al suolo, mentre le prime tracce del suo sangue arrossavano il pavimento. Un altro cenno della mano, la neve attorno alla sua bocca si dissolse. Gli puntai la lama al collo. “Se tu osi gridare, non avrai nemmeno il tempo di renderti conto di essere in punto di morte.” Minacciai. Gemeva…tremava…quale soddisfazione migliore? “Implora pietà…” sussurrai.

“Ti supplico, Shiori, sii ragionevole! Non uccidermi, ti prego! Abbi pietà! Ero ai primi anni nel mio ruolo, volevo solo cercare di mostrare a tutti che ero capace di punire chi sbagliava…ma ti supplico, non uccidermi!”

“Guardati…tremante e indifeso…implori pietà, strisci ai piedi di una ragazzina…saresti il Raikage? Il ninja più forte del villaggio? Semplicemente mi disgusti! Dov’è il tuo onore? La tua dignità è sempre stata pari a quella di un viscido verme. Meriti più di ciò che sto per infliggerti!”

“No, ti supplico, non farlo!”

Lo afferrai per il collo, sbattendolo violentemente contro la parete. Strinsi sempre di più. Le sue vie respiratorie si chiusero lentamente, annaspava alla ricerca disperata di aria. Conficcai la spada nella sua spalla, mentre la neve, mia complice, gli tappò la bocca. “Speravi forse che ti avrei ucciso subito?  No, mio caro, ti sbagli! Prima…dovrai soffrire!”

Lo scaraventai dall’altra parte della stanza. Infranse uno specchio e cadde a terra agonizzante. Mi avvicinai a lui con passo lento, ma deciso. “Osservati…osserva come ti sei fatto ridurre da una ragazzina in dieci minuti…è uno spettacolo penoso! TU sei penoso…e sono stanca di vederti in vita”

Alzai le braccia, impugnando la spada con entrambe le mani. “Addio, signor Raikage!” dissi. Risi malignamente. Caricai il colpo, ma qualcosa mi bloccò a pochi centimetri dal Raikage. Dei fili di chakra trattenevano la mia spada e i miei polsi, impedendomi ogni movimento. “Ma cosa…?” mi voltai verso la finestra. Loro?! Che facevano loro lì? Che volevano?! Sulla finestra stava uno dei membri dell’Akatsuki, capelli rossi, occhi nocciola, era lui a controllare i fili di chakra…il marionettista di cui ignoravo il nome. Dietro di lui…il biondino sorrideva sadico e soddisfatto. Che aveva da ridere?! E perché quell’idiota mi stava trattenendo?

“Che diamine volete voi due? Levatevi dai piedi!” sibilai minacciosamente. Il rosso entrò nella stanza, indifferente, concentrato sulla sua azione. “Da qui in poi fai tu, Sasori” disse il biondo. Ancora non riuscivo a capire. “Lasciami!” ordinai al tipo chiamato Sasori. Evidentemente detestava gli ordini, perché mi guardò parecchio male. Ma figuriamoci se io, Shiori, mi lascio impressionare da un’occhiataccia. Sasori mi si avvicinò, mi strinse un polso con tale forza che fui costretta a lasciare cadere la spada. A quel punto, lui mi afferrò per un braccio e mi strattonò verso il compare biondo. “Tutta tua…” disse. Non ebbi nemmeno il tempo di muovermi, di pensare. Il biondo mi aveva afferrata per entrambi i polsi, portandomeli dietro la schiena. Non potevo muovermi. “Che storia è questa? Lasciami immediatamente!” urlai.

“Tu adesso vieni con me, senza fare storie, ok?”

“Ok un corno, razza di imbecille! Lasciami andare!!”

Mi puntò minacciosamente un kunai alla gola. “Forse non ti è chiaro con chi hai a che fare, ragazzina! Vedi di moderare i termini e non farmi arrabbiare! Non ci sto nulla a farti saltare per aria”

Ma senti questo che osa minacciarmi! “Bastardi!” sibilai. Lui sorrise malignamente. Ma che cazzo vogliono questi da me? Il biondo mi trascinò con sé su un enorme uccello bianco. Era talmente grande da farmi paura. All’ordine del tizio, l’uccello partì velocemente, sferzando l’aria con le ali immense. Fui costretta a chiudere gli occhi. Sentivo il respiro calmo del biondo sui miei capelli. Era rilassato, come se fosse routine. Diedi una sbirciatina giù…non era poi così alto…e poi potevo volare anche io…ma avevo le mani legate nel vero senso della parola! Quel bastardo aveva una presa talmente salda che sentii la circolazione bloccarsi. E con le mani bloccate non potevo fare nulla. Provai a dimenarmi, mi agitai ripetutamente, sotto la sua stretta. “Siete dei sudici ignobili bastardi! Siete sleali! I patti erano diversi!” urlai.

“Criminali” rispose semplicemente. Sorrise soddisfatto. Provai dentro un forte desiderio di fargli sparire quel sorrisetto una volta per tutte! “Questo non è giusto! Lasciami andare!”

Mi misi a scalciare, e credo anche di averlo colpito, visto che mi afferrò per i capelli, portandomi la testa indietro a pochi centimetri dal suo viso. “Ti ho già detto di non farmi arrabbiare, signorina. Davvero, non ti conviene! Fai la brava”

“Siete spregevoli”

“Neanche tu sei una santa”

“Ma i patti erano chiari! Non è giusto!”

“Beh, c’è stato un cambio di programma, questo è il nuovo piano. Se ti sta bene perfetto, se non ti sta non me ne fotte niente, ok? E se forse non te ne sei accorta la vita non è giusta!”

Non risposi. Come dargli torto? Il mio respiro affannoso era in perfetto contrasto con il suo calmo. Non riuscivo a pensare, a fissare altro che non fossero le sue iridi azzurre. Smisi di dimenarmi…in fondo era inutile. Lentamente lasciò la presa dai miei capelli, ma mai dai miei polsi. “Ecco, da brava…stai buona, rendi tutto più semplice” rimasi zitta e immobile, lo sguardo fisso sul paesaggio che scorreva sotto di noi. Alzai per un istante lo sguardo sul biondo…lo avevo già visto…ma  dove? “Tu…sei Deidara, dico bene?” chiesi.

“Mi conosci, vedo…” sembrava compiaciuto.

“Ho letto il tuo profilo nel catalogo dei ricercati del Raikage. Non c’è scritto nulla, se non che sei del Villaggio della Roccia, ex-terrorista, attuale membro dell’Akatsuki  e altamente esplosivo

“Davvero c’è scritto così? Yeah!”

“Non proprio così, ma il nesso è quello. Sei tu, quindi?”

“Temo di si…”

“Capisco…un tempo ti ammiravo…prima che tu trovassi divertente rapirmi”

“Non ti ho rapita, ti ho solo prelevata”

“Certo, come no…razza di inutile Emo-Platinato”

“Guarda che ti butto giù e ti faccio saltare in aria come un petardo!”

“Non lo faresti! Pain ti ucciderebbe!”

“Sei sicura che non mi abbia ordinato di ucciderti?”

“Lo avresti già fatto”

Deidara strinse ulteriormente la presa attorno al mio polso…evidentemente non era abituato a perdere le sfide verbali e non. Chi se ne importa? Il pennuto su cui viaggiavamo scendeva di quota. Giungemmo all’ altezza delle abitazioni, di una in particolare. La mia. La finestra della mia camera era aperta. Deidara mi spinse dentro con poca grazia, tanto che caddi per terra, sbattendo la testa su un mobile. “Ascoltami attentamente. Ci sono due dei nostri al piano di sotto, tentare la fuga è inutile. Adesso prendi la tua roba, più velocemente possibile. Prendi lo stretto necessario, non ho intenzione di aspettare i tuoi comodi.” Lo fissai con rabbia. Aveva quella dannata aria superiore. Mi alzai e sbuffando misi i miei effetti in uno zaino. *

 

Ero su quella finestra da pochi secondi, eppure ero già stanco di aspettare. Non c’era proprio nulla da far saltare per aria? Shiori si muoveva per la stanza, raccogliendo pochi oggetti. Armi per lo più, e indumenti. “Qui manca della roba” disse osservando un cassetto vuoto. “Konan è stata qui e ha preso qualcosa” risposi. Lei sbuffò nervosamente. Prese una fotografia e due custodie nere di diverse dimensioni. “Suoni?” le chiesi fissando il pianoforte al centro della stanza e le due custodie che aveva preso. “Secondo te?”

“E i tuoi strumenti sono indispensabili?”

“La musica è la mia vita, Emo-psicopatico!”

“Bada a come parli e datti una mossa”

La musica era la sua vita…da come lo aveva detto, sembrava che davvero non potesse farne a meno. E in fondo capivo il suo attaccamento ai suoi strumenti. Shiori sta a musica come Deidara sta ad esplosione. Nulla di più facile. Ho sempre pensato che la musica fosse una forma d’arte di tutto rispetto. Un’artista anche lei. “Ho finito” disse. La guardai. Uno zaino con indumenti, uno con armi e la custodia nera più piccola, l’altra in spalla. “Hai più armi che abiti?”

“Fatti miei”

Si avvicinò alla finestra, scrutandomi. Presi i suoi effetti posandoli sulla mia opera d’arte volante, poi la presi bruscamente per un braccio “Faccio da sola, non c’è bisogno che mi tratti così!” protestò.

“Non voglio correre rischi” risposi. Avrebbe potuto spiccare il volo se le avessi lasciato le mani. Ci librammo sopra le abitazioni. “Aspetta! Fermati” disse Shiori.

“Che c’è? Hai dimenticato qualcosa?” chiesi scocciato.

“No…devo chiederti un favore”

“E speri che io te lo faccia?! Tsk”

“No, ascoltami prima. Potrebbe divertirti. Hai detto che puoi creare delle esplosioni, no?”

“E allora?” improvvisamente ero curioso di sapere la sua richiesta.

“Fai esplodere casa mia…e cerca di portare con lei più persone possibili!”

Sorrisi. Non avevo aspettato altro per tutto il giorno. Il suo sguardo era colmo di rabbia e rancore, lo desiderava davvero. “Ne sei sicura?”
”Sicurissima”

“Perché?”

“So che mi avete rapita perché mi volete con voi. Io ho promesso che il giorno in cui avrei lasciato questo villaggio, sarebbe stato per sempre e non avrei lasciato nessuna traccia di me, del mio passaggio. Sarebbe stato come se non fossi mai stata qui. Devo spezzare il legame con questa gente, e l’unico modo è quello di liberarmi della casa. Falla esplodere…te ne prego”

La guardai fisso negli occhi. Possibile che una ragazza così giovane portasse dentro tutta questa rabbia? Tutto quest’odio? Che facesse riflessioni così profonde? Non smetteva di stupirmi. Pain aveva detto di non fare esplodere il villaggio…me lo aveva vietato…ma per una piccola casetta isolata…chissà, forse avrebbe chiuso un occhio. “Sappi che lo faccio solo perché è divertente” mentii. Infilai una mano nella sacca che avevo alla cintura, plasmai un piccolo fringuello bianco. Shiori lo guardò ammaliata, boccheggiando un ‘wow’ appena percettibile. Eh, si…devo ammetterlo, sono un vero artista! “A te l’onore” dissi. Le liberai una mano, lei la aprì e il fringuello si posò sul suo palmo. “Questo…è magnifico…” disse. Senza nemmeno accorgermene le liberai anche l’altra mano, con la quale Shiori accarezzò il fringuello, studiandone ogni dettaglio. “Che peccato sprecarlo…è così…così…”

“Artistico?” suggerii. Shiori sorrise. Annuì.

“Già…artistico”

Shiori lasciò volare il fringuello, che andò dritto verso la sua abitazione. “Vedi, Shiori, secondo la mia filosofia, l’arte…”

Vi fu un gran boato, la splendida luce che solo la mia arte riusciva a creare, sentii un fremito, accompagnato dall’adrenalina che mi scorreva nelle vene. “È un’esplosione…” conclusi. Lei guardava ammaliata lo spettacolo che si presentava ai suoi occhi. Sorrideva. “Mi piace questa forma d’arte…” disse. Io sorrisi. Le afferrai nuovamente i polsi. “Andiamo, è tardi”

Durante tutto il tragitto non disse una parola, stava immobile fra le mie braccia, tanto che pensai si fosse addormentata. Appena giungemmo dagli altri, però, si irrigidì. Non appena  mise piede a terra, Itachi la afferrò per la maglietta con poca grazia e la scaraventò verso Pain. Lo fissai torvamente. Shiori stava già collaborando, perché trattarla così? “TU! Lurido bastardo!” inveì la giovane puntando un dito contro Pain. “I patti erano chiari, o sbaglio?”

“Si, erano chiarissimi. Sei riuscita ad uccidere il Raikage?”

Shiori si bloccò, arrossendo. “No, ma se non fosse stato…”

“Ok, perfetto. Hai perso, ti toccherà unirti a noi”

“Ma che discorsi sono?! Sono intervenuti i tuoi tirapiedi! Se non fosse stato per loro il Raikage sarebbe bello che morto!”

“Ma non lo è, quindi hai perso la sfida. Secondo i patti ti tocca unirti a noi a vita”

“Voi i patti non li avete rispettati, perché io dovrei?”

“Tu hai promesso che ti saresti unita a noi se non fossi riuscita nella tua impresa, non hai specificato che non ci dovevamo intromettere per ostacolarti”

Shiori lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi, sconfitta. “Sei un infame” sibilò.

“No che non lo sono. I patti sono patti”

La ragazza abbassò lo sguardo. In un certo senso mi faceva pena. Sapevo come ci si sentiva ad essere obbligati. “Va bene…rispetterò il giuramento e mi unirò a voi. Ma vi avverto. Io non sono dalla parte del bene e nemmeno dalla parte del male. Io agisco secondo ciò che ritengo giusto, senza considerare se sia una cosa buona o cattiva. Se mi ordinate qualcosa e io non la riterrò giusta…non la farò.”

“Perfetto. Chiarito questo, possiamo anche tornare al covo”

“Ma è tardi, non ci potremmo riposare un po’?” chiese Kisame.

“Non se ne discute. Partiamo subito”

E che palle! Mai un minimo di riposo! Che vita straziante, la vita da criminale! Vidi Konan avvicinarsi a Shiori, ancora immobile e a testa china. Le porse un comune mantello nero, invitandola a indossarlo. Shiori glielo strappò dalle mani e lo indossò. Dopo meno di un quarto d’ora cominciammo a camminare verso casa.

Camminammo tutta la notte senza sosta, in silenzio. Solo Kisame parlava di tanto in tanto e Sasori mi rimproverò per la mia piccola adorabile esplosione, definendola stupida e indecorosa. Ed eccoci di nuovo a litigare come due bambini. Indecorosa?! La mia arte?! Ma io gli stacco la giugulare a morsi! Ah…lui non ha giugulare…vabbè, lo uccido! Konan parlava sommessamente a Shiori, che però non accennava a risponderle né a parlare. Camminavamo da dodici ore quando Pain si fermò d’improvviso. “Che ti prende?” chiesi. Ma Pain non mi ascoltò. Si voltò verso Shiori. Le tolse il cappuccio e le sollevò il viso. Lei lo fissò torva. “Da quanto non dormi?” le chiese Pain.

“È mezzogiorno…sono ventisette ore…” ammise Shiori. Cosa?! Ventisette ore?! E si reggeva ancora in piedi? Io il giorno prima avevo dormito in attesa di attuare il piano…lei evidentemente no…poverina! “Così rischi un collasso…Itachi, prendila”

“Non mi serve il vostro aiuto, non sono stanca, riesco a camminare!”

Pain sbuffò. “Voi donne e il vostro dannato orgoglio…” borbottò. Si tolse l’orologio da polso, lo fece dondolare davanti agli occhi di Shiori e lo lasciò cadere. Mi aspettavo che lei lo prendesse al volo, e doveva esserne sicura anche lei perché chiuse la mano. Ma l’orologio cadde per terra. “No…non sei stanca, sei sfinita! Itachi…”

“Ma…”

“Niente ma…”

Itachi si avvicinò a Shiori, che lo guardò male. Sbuffò quando Itachi la prese sulle spalle. Gli cinse il collo con le braccia e la vita con le gambe. Lui la sorreggeva senza dare segni di emozione. “È così imbarazzante…” sussurrò Shiori.

“Suvvia, è per il tuo bene, non fare storie! Però…sei leggera! Ma mangi?” chiese Itachi. Cavoli, questo è un trauma! Itachi che usa ben 14 parole di fila. È un record! Devo appuntarmi questo giorno. “Si, anche troppo” rispose Shiori. Appoggiò la guancia sulla nuca di Itachi, mentre gli occhi le si chiudevano lentamente. “Dormi, che è meglio” sussurrò Itachi…oggi mi stupisce! Inizialmente lei cercò di stare sveglia. Io non smettevo di fissarla, approfittando di essere dietro Itachi e del ciuffo che mi copriva gli occhi. Chissà per quale ragione ma ero un po’ infastidito. Non so da cosa, né il perché…ad un tratto incontrai gli occhi verdi di Shiori. Mi guardava. Ricambiai lo sguardo, ma mi sentivo perforare l’anima. Fui costretto ad abbassare gli occhi, con le gote in fiamme. Dopo venti minuti, il respiro di Shiori si fece regolare e i suoi occhi si chiusero definitivamente. Dormiva. Itachi la strinse maggiormente per evitare di farla cadere, visto che dormendo non si reggeva da sola. Io sentii qualcosa muoversi nel mio petto, sbuffai nervosamente. “Ti brucia, eh?” chiese una voce improvvisa. Mi voltai verso Sasori. Sorrideva maliziosamente. “Cosa mi dovrebbe bruciare?”

“Non fare lo scemo con me…sai a che mi riferisco…”

“Ho sempre pensato che tu fossi un idiota, danna, ma adesso ne sono del tutto certo…”

“Ok, nega pure quanto vuoi…ma giuro su Hiruko che riuscirò a farti sputare la verità…”

Lo guardai senza capire. “Eh?” chiesi.

“Va bene, Deidara, lascia perdere…”

Chi lo capisce è proprio bravo! Ma bravo forte! Dopo un’altra ora di totale silenzio, Pain si voltò verso Itachi, senza però fermarsi. “Dorme?” chiese. Itachi annuì. “Perfetto…Deidara, renditi utile…portala tu…”

“Ma io mi stanco…” obiettai. Non era vero…ho sempre avuto un’ottima resistenza fisica, ma non volevo darla vinta a Sasori, che aveva sogghignato appena mi aveva visto arrossire. “Non così, idiota! Intende che devi fare una delle tue porcherie svolazzanti!” precisò Sasori. Porcherie?!

“PORCHERIE?!” urlai.

“Shhhh! La svegli!” dissero quattro voci contemporaneamente.

“Fallo e basta! Non dici che sei stanco? Così ne approfitti per riposarti” disse Kisame. Sbuffai. Mi fermai, plasmai una meravigliosa civetta, le feci assumere dimensioni mastodontiche. “Splendida come sempre!” dissi compiaciuto. Poi raggiunsi Itachi e sospirai. Presi Shiori in braccio, e per chissà quale stupido motivo arrossii. Itachi aveva ragione…era leggerissima! La portai con me sulla mia meravigliosa civetta. Shiori strofinò la testa sul mio petto e mi strinse le braccia al collo. Credo di essere arrossito ulteriormente, perché provocai i risolini di Sasori, ma cosa peggiore anche di Kisame, Konan e soprattutto Pain. Non li degnai di attenzione e feci spiccare il volo alla mia civetta. Faceva un freddo terribile lassù, nonostante fosse settembre. Cercai di concentrarmi su altro, ma la mia mente andava sempre a finire sulla figura seduta davanti a me, con entrambe le gambe da un lato, e la testa sul mio petto. La vidi rabbrividire. “Deidara…” sussurrò.

“Che vuoi? Dormi!”

“Deidara…” mi chiamò di nuovo.

“Dimmi…”

“Sento freddo” era in dormiveglia, più di là che di qua. Sospirai. Badando a non svegliarla definitivamente mi tolsi la giacca a nuvole rosse e gliela misi di sopra. Lei sorrise e si strinse di più a me. “Grazie…” sussurrò.

“Di niente” ma dubito mi avesse sentito…già dormiva.

 

*“Signori, un attimo di attenzione, per favore” disse Pain entrando nella cucina del covo. Strano a dirsi, ma hanno una cucina anche loro. Che stupida, Shiori, è ovvio! Sono criminali, ma ciò non significa che non mangiano! Nove paia di occhi si voltarono verso di noi, e io sentii il sangue fluire velocemente verso le guance. Eravamo arrivati un paio d’ore prima, ma Pain mi aveva subito trascinata nel suo studio per parlare. Mi aveva spiegato le regole, quali erano i miei limiti, la loro missione, e aveva pienamente concordato sulla mia regola personale: se qualcosa non mi va non la faccio! Poi ero stata trascinata da Konan, leggermente entusiasta, in una camera, dove mi aveva procurato abiti nuovi. Insieme avevamo modificato la mia giacca nera a nuvole rosse. “Bene. Da questo momento in poi, Shiori è ufficialmente una di noi. Mi raccomando non lasciatevi incantare dal suo visino angelico…è molto più potente di quanto dimostri. Detto questo, Shiori, fa come se fossi a casa tua”

Decisi di non ascoltare i loro saluti e auguri…perciò mi diressi in quella che sarebbe stata la mia stanza. Vale a dire, la stanza del terrorista biondo e del rossino asociale. Ebbene si. Avrei fatto squadra con loro. Perché, poi? Pain sapeva bene che preferivo lavorare da sola, e invece di darmi un compagno…me ne da due! Che antipatico! ‘Il lavoro di squadra è molto importante, devi impararlo!’ aveva detto. Evidentemente, il suo concetto di ‘squadra’ si riferiva anche a condividere la stanza con due persone di sesso opposto. Addio privacy! Per non parlare del caldo infernale che c’era! Passare dal gelo del mio villaggio all’afa del covo…era struggente. Io e il caldo non andavamo d’accordo nemmeno un po’! Arrivata in stanza ovviamente la trovai vuota. C’erano tre letti. Uno nella parete di fronte, uno alla mia destra e uno alla mia sinistra. Ma…avevo capito male o il rossino non dormiva? “Hai ragione, lui non dorme, quel letto è per figura…”

“O per quando Deidara fa esplodere il suo…”

“Ehi!”

Due voci alle mie spalle. Mi voltai verso quelli che sarebbero stati i miei concubini. Sembravano entusiasti quanto me della convivenza. Avevo già sistemato i miei effetti fra cassetti e armadio, sotto il mio letto avevo messo la mia chitarra ultra meravigliosa e il violino di mia madre. Lei era una musicista professionista, mi aveva insegnato a suonare quando ero una bambina. Sasori e Deidara erano alle prese con una discussione che per me non aveva né capo né coda…mi sarei mai abituata? Sbuffai. Ad un tratto Deidara zittì Sasori con aria di chi si era appena ricordato una cosa fondamentale. Si voltò a guardarmi. “Prima che me ne dimentico…dobbiamo stabilire le regole!” disse.

“Lasciala in pace, Deidara” sbuffò Sasori. Il biondo si tolse la giacca, la lanciò sul letto e si piazzò di fronte a me, che lo guardavo indifferente. “Bene, iniziamo: tutto ciò che è in mio possesso non-si-tocca-nemmeno-con-lo-sguardo!”

“Figurati se vengo a toccare la tua roba” dissi.

“Non devi mai e poi mai disturbarmi mentre sono alle prese con un’opera d’arte!”

“Se così si possono definire…” commentai. Avevo voglia di stuzzicarlo.

“Prova a ripeterlo!”

“Se così si possono definire”

Sasori ridacchiò. “Potresti farmi simpatia, ragazzina” disse.

“Io ti uccido!” minacciò il biondo.

“Fai pure se ci tieni a farti trucidare da Pain” dissi.

Deidara sembrava sull’orlo della sfuriata. Prese a camminare su e giù per la stanza. “Mantieni la calma, non farla esplodere, ti vendicherai a tuo tempo, mantieni la calma!” si ripeteva. A me veniva da ridere. Si fermò, sospirando. “Tornando alle regole: non devi parlarmi se non è strettamente necessario, non devi confinare nel mio territorio, non devi toccare ciò che è mio”

“Ti stai ripetendo, biondino”

“WAAAAAA! Stai zitta!”

“Come sei noioso! Passiamo alle mie di regole!” dissi. Lo spinsi sul letto. “Non guardarmi, non avvicinarti alle mie cose, non stare mai a meno di un metro di distanza da me, non mi parlare perché la tua voce mi dà fastidio, non mi disturbare qualsiasi cosa faccia,  non ti azzardare a fare apprezzamenti sulla sottoscritta se non vuoi essere sbranato, non fare esplodere le mie cose perché altrimenti io faccio esplodere te! Non giudicare mai, MAI, ciò che dico, faccio o penso, non mi stuzzicare e non rompermi le scatole con le tue regole del cavolo, ok?” citai le me regole con tale violenza che mi guardava sconvolto. Annuì lievemente. Sorrisi. “Bene!”

“Bene!” rispose lui. Incrociò le braccia al petto e si girò imbronciato. Io mi sedetti sul mio letto. Sasori ridacchiava. “E tu che hai da ridere?” sbottò Deidara.

“No, niente…penso solo che mi divertirò a vedere Shiori che ti tiene testa…”

“Vedremo chi l’avrà vinta”

Stavo ancora guardando male Deidara quando bussarono alla porta. “Deidara-senpaaaaiiiiii!!!” cantilenò una voce dietro la porta. “Oh no! Lui no!” disse il biondo. Mi apprestai ad aprire la porta. “Non aprire!” ordinò Deidara.

“Perché non dovrei, è anche camera mia, adesso!”

“Ma io non voglio che tu apra!”

“E io invece voglio aprire!”

“No, non lo farai!”

“Chiediamo al terzo concubino. Sasori?”

Deidara guardò con fare omicida Sasori, che sorrise. “Apri pure, Shiori”

“La maggioranza vince!” dissi soddisfatta. Aprii la porta. Una figura si lanciò dentro con le braccia spalancate. Si gettò a capofitto su Deidara, abbracciandolo e lasciandosi dietro una scia di cuoricini. “Deidara-senpai! Siete tornato! Tobi è tanto felice!” disse il tipo con la buffa maschera arancione. Deidara sembrava stesse per soffocare. “Lasciami Tobi! Lasciami ho detto!” disse con voce strozzata. Io scoppiai a ridere, Sasori si limitò a sogghignare. Tobi sciolse l’abbraccio con Deidara che lo fulminò con lo sguardo. Si voltò verso di me, che ancora ridevo. “Tobi è molto contento che Shiori-chan sia nostra compagna!”

“Si, anche io…” disse sarcastico il biondo.

“Tobi pensa che lui e Shiori-chan diventeranno tanto amici!”

“Si, lo penso anche io Tobi!” dissi sorridendo. Lui batté le mani contento. “Sapete, Deidara-senpai, Tobi in vostra assenza si è preso cura della vostra stanza! Tobi ha pulito, sistemato, spolverato, e ha messo via tutta quella roba bianca! Perché Tobi è un bravo ragazzo!”

“Roba bianca?!”

“Si, era pieno! Ma Tobi ha pulito!”

“COOOOSAAAA?! Tobi quella era argilla!!!!!!”

“Ah…davvero?”

“Davvero?! Ma io ti SBRANDELLO!!!!!”

L’aria indemoniata che assunse Deidara mi mise paura. Tobi prese a scappare, con il biondo alle calcagna. “SE TI PRENDO È LA VOLTA BUONA CHE TI AMMAZZO!!”

“Chiedo perdono!! Tobi non voleva farla arrabbiare! Giuro, non voleva!”

Io li guardai sparire oltre il corridoio, ridendo. Forse non era poi così male stare là. “Cavoli, si vede che Deidara è tornato…” commentò un tipo alle mie spalle. “O meglio…si sente” aggiunse un altro al suo fianco. “Salve signorina, benvenuta nell’Akatsuki! Sai, credo proprio che a Jashin piacerai! Tu credi in Jashin? Io credo in Jashin! È proprio onnipotente Jashin! Devo ringraziare Jashin per averci donato la tua sublime presenza! È stato Jashin a mandarti, lo so, me lo sento, ne sono certo!”

“Hidan, dacci un taglio! Perdonalo, è un idiota! Piacere, sono Kakuzu, tesoriere dell’Akatsuki! Benvenuta fra noi!”

Strinsi la mano a entrambi. “Piacere mio!” dissi.

“Beh…se dovesse servirti qualcosa…se vuoi convertirti…mi trovi in giro!” disse Hidan.

“E se cerchi me per depositare denaro, mi trovi con lui!”

“Ok, me ne ricorderò! Molte grazie!” dissi. Poi entrai in camera. “Ma chi me lo ha fatto fare?!” chiesi.

“Me lo chiedo anche io!” disse Sasori. Beh, tutto sommato, direi che potrei sopravvivere qui. Mi aspettavo che i criminali fossero un po’ più…più…criminali! Lì mi sembrava di essere in mezzo a dei ragazzini del liceo! E dire che erano tutti più vecchi di me! Ma non era poi così male. Tobi mi faceva simpatia, e Sasori sembrava essere dalla mia parte. Speravo solo che sarei riuscita ad andare d’accordo anche con gli altri! E chissà, magari con un po’ di fortuna ci sarei riuscita.

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Ebbene, questo è il primo chappy! Spero vi sia piaciuto! Devo continuarla? Sono indecisa! Che ne pensate? Ho segnato con degli asterischi le parti raccontate dal punto di vista di Shiori! ^^ Accetto commenti negativi o positivi e soprattutto accetto volentieri consigli! Fatemi sapere il vostro parere! Grazie! 

   

  

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Capitolo 2
*** Problems and Reality About Past ***


Ebbene si

Ebbene si! ho deciso di continuarla! Non solo perché ne ho voglia, ma anche per le uniche due persone che hanno recensito! Liby_chan e Itasasodei! GRAAAAAAZIEEEEEE! Me si prostra ai vostri piedi! Eccovi un bel capitoluccio! È un po’ pesante, vedremo la prima di una serie di litigate stratosferiche, ma alla fine ci sarà qualcosa che potrebbe risultare positivo…^^ buona lettura!

 

Ok, devo ammetterlo…in parte mi sono dovuto ricredere. La convivenza con la mocciosa fino ad allora non era stata poi così terribile. Era irriverente,certo, e non faceva che stuzzicarmi, ma cosa peggiore era alleata di Tobi. Uhn, me misero! Era un’avversaria difficile da contrastare! Aveva sempre la risposta a tutto e non faceva che indirizzarmi quei sorrisi maliziosi e sadici che mi mandavano in bestia! E dire che Sasori la adorava è poco! In quelle due settimane di convivenza ho visto Sasori più attivo di quanto non lo sia mai stato in vent’anni di servizio nell’Akatsuki! Non lo capirò mai! Ma a parte questo, però, Shiori era abbastanza sopportabile. Si faceva i fatti suoi, a meno che non volesse stuzzicarmi non apriva quasi mai bocca e fino ad allora non aveva causato problemi. Konan era super felice di avere un’altra donna nell’organizzazione. Anche perchè quella poverina di Shiori sentendosi a disagio si era affidata pienamente alle cure della compagna del capo. Ad esempio, la sua giacca a nuvole rosse era finita nelle grinfie di Konan, che l’aveva modificata esattamente per come credeva le sarebbe stata meglio. Konan aveva di certo avuto stile nel modificarla così, ma Shiori ne aveva molto di più a indossarla così bene. Era più stretta di quelle normali, molto più stretta! Tranne le maniche, che quella stolta non era stata in grado di modificare. Ma la diciassettenne sapeva come compensare l’errore di Konan. Teneva la giacca chiusa dal seno fino alla vita, lasciando le gambe, che oserei definire artistiche, perennemente scoperte, indossando null’altro che dei pantaloncini di pelle. Sopra la maglietta a rete, invece, non indossava che un corpetto nero con i lacci rossi. La sua spada era sempre attaccata al fianco sinistro, ai polsi aveva dei bracciali di cuoio e al collo uno shuriken. Beh…inutile dire che attirava molti sguardi, la giovincella. Ma non il mio…

“Deidara…la stai fissando!” mi fece notare Konan dandomi una poderosa gomitata.

“No, non è vero” dissi, senza però distogliere lo sguardo da Shiori. Era un giorno come tanti, nessuna missione importante, quiete più totale…non sapevo che quel giorno avrebbero avuto inizio i problemi con quella mocciosa. Era seduta sul divano con entrambe la gambe rannicchiate quasi al petto, era immersa nella lettura di un libro. Ok, lo ammetto…neanche io riuscivo a non guardarla. La cosa che più mi piaceva di lei…erano i suoi sbalzi di umore tipicamente adolescenziali. Bastava nulla per trasformare quella ragazzina docile che leggeva in una bestia assetata di sangue…solitamente il mio! Tobi era seduto a terra davanti al divano. Faceva da me a Shiori con la testa. “Deidara-senpai, perché guardate Shiori-chan?” chiese all’improvviso. Razza di idiota menomato! Konan, Hidan e Kisame risero. “Sta zitto, Tobi” dissi semplicemente, promettendomi però una vendetta. “Shiori-chan, perché Deidara-senpai ti guarda?” ma quanto è idiota? Shiori non distolse gli occhi dal libro. Tobi attese qualche istante la risposta. “Shiori-chan, vieni con Tobi a…” Shiori alzò una mano verso di lui, invitandolo a tacere. “Lasciala stare, Tobi, non lo vedi che oggi morde più del solito?” dissi. Sempre senza smettere di leggere, Shiori spostò la mano che aveva usato per zittire Tobi in mia direzione e alzò lentamente il medio, al quale stava l’anello. “Se vuoi ti suggerisco un posticino dove mettere quel dito, che ne dici, uhn?”

“Non ho intenzione di toccare il tuo didietro, onestamente!”

“Guarda che mi riferivo al tuo”

“E io a quello della tua fottuta arte!”

Mi alzai di scatto, lei alzò gli occhi dal libro. “Si, Shiori! Tu si che sai come imprecare!” disse Hidan facendo il tifo. “Cosa hai detto?” chiesi con fare minaccioso.

“Non ci senti?”

“Perché non alla tua musica?”

“Perché la mia musica è troppo superiore alla tua arte! È una signora!”

“E allora che ne dici di tua madre?” ok, avevo esagerato di brutto, lo so. Ma ero troppo arrabbiato! Le sue iridi verdi si puntarono sulle mie, il suo sguardo lasciava intendere solo una cosa: l’avevo fatta incazzare. Il suo libro mi colpì in fronte con una tale violenza che caddi all’indietro, tra le risa generali. Si alzò dal divano e camminò verso di me. “Picchialo, Shiori, picchialo!” disse Hidan. Per un attimo ebbi il timore che lo prendesse in parola…invece semplicemente si chinò a prendere il libro e a puntarmi al collo la spada. “Se tu osi di nuovo dire una cosa simile o infangare il nome di mia madre o padre che sia…giuro che questo bel collo tenero lo taglio a cubetti e lo faccio mangiare a Zetsu! Bada a come parli con me, biondino” rinfoderò l’arma e allontanandosi provvide a pestarmi la mano sinistra. La guardai torvamente mentre ancheggiando usciva dalla cucina. “Ok…hai esagerato…” disse Konan.

“No che non ho esagerato! È stata lei a cominciare!”

“Sei stato tu a dire che morde più del solito”

Tobi teneva lo sguardo fisso sulla porta. “Uffa…si è arrabbiata…” disse.

“Potresti almeno scusarti, no?” suggerì Hidan.

“Scusarmi? Io?” scoppiai in una risata fragorosa. Ma che aveva in testa? Segatura? Io scusarmi con quella ragazzina viziata? Nemmeno se crollasse il mondo! Sasori entrò in cucina, osservando il corridoio. “Che le hai fatto?” mi chiese.

“Niente, le ho solo ricordato che è un animale  imbestialito” dissi in modo che mi sentisse.

“Crepa!” urlò la sua voce qualche stanza più in là. Sasori sogghignò. “Dovresti sentire quante minacce di morte borbottava…” aggiunse. “Cavoli, è qui da due settimane e finora non avete fatto che litigare…”

“Non ci posso fare niente se è un’arpia” dissi di nuovo con lo scopo di farmi sentire.

“Artista fallito!” urlò lei in risposta.

“Sei sempre tu che la stuzzichi…non è che per caso sei innamorato di lei?” chiese il danna ammiccando.

“PROVA A DIRLO DI NUOVO E TI STACCO L’AORTA A MORSIIIIIIII!” ma che gli è saltato in mente a quest’altro?!

“Io non ho aorta, Deidara…”

Mi bloccai…ah, già…era vero. Hidan scoppiò a ridere. “Cazzo, fratello, ma tu dov’eri quando Jashin divideva i cervelli?”

“Al cesso o a pistrarsi i capelli facendosi la manicure!” disse Shiori.

“VIENI QUI E RIPETILO RAGAZZINA!!!”

La sentii ridere. Che antipatica! La detestavo. Mi gettai sul divano cercando di mantenere la calma. “Calma, calma, calma…non serve a niente arrabbiarsi, così fai il suo gioco, Deidara…” mi ripetevo. Mi sentivo un tale idiota! Rammaricarmi per una ragazzina…Tobi mi guardava e diceva cose che non capivo. “Che dici?” gli chiesi.

“Niente…Tobi non ha detto niente…” disse.

“Bene, meglio così…”

Konan sussurrò qualcosa a Pain ed entrambi sogghignarono…che strazio non riuscire a capire cosa passava per le loro menti chiuse! “SHIORI!!! È pronta la cena!” urlò Konan. Lei arrivò quasi subito. Era strana però…aveva gli occhi leggermente arrossati, ma non mancò di guardarmi male, prima di accomodarsi per cenare.

 

*Eravamo seduti a tavola, si parlava del più e del meno. Io fissavo di sottecchi Deidara. Non ero ancora riuscita a perdonarlo. Non era tanto per ciò che aveva detto a me, tanto era da due settimane che non facevamo altro che stuzzicarci a vicenda…mi aveva dato fastidio il fatto che avesse immischiato anche mia madre. La pagherai, biondino, stanne certo! Ero seduta fra lui e Sasori, sentivo che anche Deidara mi lanciava occhiatacce di tanto in tanto. Lo de-te-sto! Ad un tratto lo vidi sorridere. “Vuoi la salsa, Sasori? Certo che te la passo, con piacere!” disse. Sasori lo guardava stranito…non gli aveva mai chiesto la salsa. Il biondo prese la salsa e allungando il braccio verso Sasori la versò ‘accidentalmente’ sul mio petto. “Oh, ma che sbadato! Perdonami, non l’ho fatto a posta…” disse fingendosi dispiaciuto, ma se la rideva alla grande. “Figurati, Deidara! Non è nulla” dissi acidamente. Mi stava facendo perdere le staffe! “Se vuoi Tobi ti aiuta a pulire!” disse Tobi raggiante. “No, grazie mille, faccio da sola!”  Presi un tovagliolo e pulii il danno. Una chiazza scura troneggiava sul mio petto. A tavola era calato uno strano silenzio, a parte i risolini del biondo. “Ho visto le tue marionette, Sasori! Devo ammettere che sono meravigliose!” dissi. “O meglio…artistiche!” Deidara si irrigidì.

“Davvero?” disse il rosso.

“Certo! Hai talento...si, perché ci vuole davvero tanta bravura per creare delle cose così perfette…non come creare delle esplosioni che anche un bambino sarebbe in grado di fare…”

“La prossima volta casa tua  te la fai esplodere da sola…” sussurrò Deidara.

“Basta un po’ di benzina e un fiammifero”

Ci fissammo torvamente per parecchi istanti. Konan, di fronte a noi ci guardava temendo una sfuriata. “Prendiamo il dolce?” chiese cercando di rilassare la tensione che si era creata. “Si! Il dolce!” esclamò Tobi.

“Non vi scomodate! Lo prendo io!” dissi. Mi alzai e presi il dolce che avevo preparato con Tobi nel pomeriggio. Panna, miele, crema al cioccolato, un pizzico di cannella e caramello. Un dolce ammazza - fegato che Tobi aveva insistito per avere. Ad un tratto mi balenò in mente un’idea subdola. Sorrisi fra me. Presi il dolce e mi avvicinai alla tavola. Stavo per sedermi al mio posto, ma il dolce mi scivolò ‘accidentalmente’ sulla testa platinata di Deidara, e sempre accidentalmente la mia mano fece spiaccicare il dolce anche sul viso del biondo. “Ops! Ma che sbadata! Perdonami, non l’ho fatto a posta!” dissi in una sua perfetta imitazione. I commensali a stento trattennero le risate. Lui strinse i pugni. “Ma che peccato…tu che hai i capelli così belli…ti ci vorranno settimane per togliere l’odore della cannella e il cioccolato li potrebbe macchiare…per non parlare del miele e del caramello, che renderanno il tuo faccino perfetto così appiccicoso da poter passare per un accalappia - mosche…e la panna, poi…sono così addolorata” dissi portando le mani al petto. “E pensa, biondo, questo è solo l’inizio” aggiunsi. Cambiai tono, dall’ironico divenne arrabbiato. “Tobi, se vuoi in frigo c’è un altro dolce, Konan, grazie per la cena.” Poggiai l’indice sul naso di Deidara, sporcandomi il dito di panna montata, poi mi leccai il dito e senza aggiungere altro mi diressi in camera. “Potrei sposarla, quella tipa…” disse Sasori scoppiando a ridere. “Che Jashin la benedica” aggiunse Hidan, ridendo a sua volta. “Questo è troppo, stiamo oltrepassando il limite” disse Deidara. Lo sentii alzarsi dalla sedia e camminare. Per un attimo pensai che sarebbe venuto in camera ma non accadde.  Cosa voleva questo tizio? Perché non faceva che attaccare briga? E perché…il suo sguardo mi faceva rabbrividire? Cercai di non pensarci e tornai a concentrarmi sul libro.

Passarono un paio d’ore. Sentii dei passi nel corridoio. Io ero già sotto le coperte, ma continuavo a leggere. Mi appoggiai e finsi di dormire. Riconobbi distintamente la voce di Deidara e Sasori. “Assumiti le tue responsabilità, Deidara…sei stato tu a iniziare”

“No, danna! Lei ha esagerato! Quella del dolce è stata pessima!”
”A me ha fatto ridere”

“Tu sei un caso patologico, non fai testo! Quando devi ridere non ridi, e ridi quando non devi!”

Entrarono in camera. “Ecco…dorme come se nulla fosse, e a chi importa se sono stato due ore sotto la doccia, uhn?”

“Parla piano che la svegli”

“Non mi interessa! Io questa tizia qui non-la-voglio! Da quando è arrivata lei sono cambiate troppe cose…tu che ridi, Itachi che parla, Konan che cuce…”

“E tutto questo non ti sembra positivo?”

“No, perché ciò che è positivo per voi non lo è per me! Non ho più privacy, devo condividere la stanza con una donna, devo sempre stare attento a non perderla di vista come ha ordinato Pain, devo sopportare le sue critiche! Non posso andare avanti”

“Come sei melodrammatico, Deidara! La verità è che ti brucia che qualcuno ti tenga testa!”

“Non c’entra niente, danna! È lei che mi da fastidio!”

“Credo sia un sentimento reciproco!”

“Non può che farmi piacere! Io non la volevo nell’organizzazione, te lo avevo detto subito, no? Avremmo dovuto ammazzare lei quella sera piuttosto che il Raikage.”

Quelle parole mi colpirono come uno schiaffo. Non mi era mai importato cosa diceva Deidara di me, ma quelle parole furono taglienti. Mi alzai di scatto afferrandolo per la maglietta. “Primo: se forse non ti ricordi non sono stata io a venire qui! Neanche io ci voglio stare, detesto tutto in questo posto, te per primo! Fosse per me sarei andata via da tempo! Secondo: se davvero mi vuoi ammazzare fallo qui e adesso! Terzo: se quella sera avessi ammazzato me, mi avresti solo fatto un favore!”  dissi. Non aggiunsi altro, tornai a letto, spensi il lume e mi voltai verso la parete opposta, dando le spalle a entrambi e sentendo i loro sguardi puntati su di me. “Vai a dormire anche tu, Deidara…” disse Sasori. Il biondo non rispose. Forse lo avevo colpito duramente con quelle parole. Oppure lo avevo fatto colpire dal senso di colpa. Per non so quale ragione il sapore salato delle lacrime giunse fino alle mie labbra non appena Sasori uscì dalla stanza spegnendo la luce. Sentivo Deidara girarsi e rigirarsi nel letto. Si…avevo smosso in lui abbastanza senso di colpa. Ma allora…perché piangevo?*

 

Mi svegliai di soprassalto. Non sapevo cosa avevo sognato, ma qualunque cosa fosse mi aveva reso nervoso. Guardai l’orologio…le due di notte. Avevo dormito solo tre ore? uffa! Cercai di riprendere sonno, ma mi accorsi di qualcosa di strano…silenzio. C’era troppo silenzio. Nessuna coperta in movimento, nessun respiro regolare. Mancava qualcosa. Mi voltai dal lato opposto. Il letto di fronte a me era vuoto. Le coperte erano scombinate e sopra vi stava una delle custodie nere di Shiori. Lei dov’era? Non che mi importasse di quella ragazzina…ma devo ammettere che le sue parole erano state dure. Pesanti. Il letto di Sasori era perfettamente intatto, come sempre del resto. Di lui nessuna traccia. Probabilmente era nel suo laboratorio a fare chissà cosa. Ma di lui al momento non mi importava. Mi alzai dal letto e silenziosamente uscii dalla stanza. Continuavo a chiedermi cosa stessi facendo…appunto…cosa diamine stavo facendo? Che mi era saltato in mente? Non stavo cercando Shiori…no, assolutamente! Ecco cosa stavo facendo! Stavo andando a bere qualcosa! Faceva un caldo infernale! Camminai verso la cucina. La porta era socchiusa e c’era la luce accesa. Dentro, però, nessun rumore. Spinsi leggermente la porta. Sul davanzale interno della finestra stava seduta Shiori. Suonava il suo violino con gli occhi chiusi, lasciandosi trasportare dalla melodia, muoveva l’arco sopra le corde come se avesse suonato quella  stessa canzone mille e mille volte. Io non sentivo nulla, però. Entrai nella stanza, badando a non farmi vedere, fu come attraversare un velo…solo allora riuscii a sentire la melodia. Era triste e malinconica, nelle sue note si poteva cogliere il grido disperato di chi soffre, di chi ha paura…di chi viene strappato da qualcosa che ama. In quel momento vidi qualcosa di brillante scivolare sul viso della diciassettenne. Una lacrima? Rimasi immobile a fissarla, senza muovermi di un centimetro, trattenendo il respiro. Era la cosa…più bella che avessi mai visto. La luce della luna illuminava il suo viso e le sue lacrime, creando un effetto chiaroscuro tale da sembrare una fotografia e cadeva esattamente sulla sua figura coperta solo da un top e una culottes rosso fuoco, dando ai suoi capelli una sfumatura argentata. Il mio cuore smise di battere, le mie mani ebbero un lieve tremito. Il tempo parve fermarsi.  Fui completamente rapito da quell’immagine che rimarrà per sempre nella mia testa. E quella melodia così struggente…la ricorderò fino alla fine dei miei giorni…riusciva ad arrivare fino alla mia anima, sfiorarla, attraversarla, esplorarne gli angoli più nascosti. Credevo…anzi no, ne ero certo…non mi ero mai sentito in quel modo prima d’allora. Shiori si morse le labbra, forse per lo sforzo di non piangere. Finita la melodia sospirò. No, ti prego, continua a suonare…avrei voluto dirglielo, ma ero paralizzato. Aprì gli occhi, mentre altre lacrime scorrevano sul suo viso. Mi notò dopo pochissimi istanti. Sgranò gli occhi e arrossì violentemente. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e si voltò dal lato opposto lentamente, nascondendosi. Non parlò e io non mi mossi. La vidi stringere una cosa al ventre, forse per nasconderla…una fotografia. “I - io….” Dissi. Beh…non sapevo cosa dire! Per la prima volta in vita mia…devo ammettere che è terribile non sapere cosa dire! “Io…c’è caldo…” ma certo che sei un genio, Deidara, dire qualcosa di intelligente ti risulta così difficile?  Ma certo! Idiota come sei! Ecco…ci mancava solo che mi rimproverassi da solo per fare tombola! “Lo so…” disse Shiori con una nota strana nella voce. “Prendo qualcosa da bere…e torno di là…” dissi. No…non volevo andarmene sul serio…non volevo andarmene affatto! Il perché? Non lo so nemmeno io. Mi avvicinai al frigorifero e afferrai con mani tremanti del tè ghiacciato. “Vuoi?” chiesi. Lei non si voltò a guardarmi, si limitò ad annuire, tenendo il viso nascosto. Ne versai un po’ per me e un po’ per lei. Trattenendo il respiro mi avvicinai a Shiori. Lei prese il bicchiere sussurrando appena un grazie. “Vado a letto…” dissi. Mi avvicinai alla porta con il mio bicchiere, ma non appena poggiai la mano sulla maniglia capii che anche se avessi voluto dormire non ci sarei riuscito. C’era qualcosa che mi richiama irrimediabilmente verso di lei. Mi voltai a fissarla. Stava guardando il tè. “Guarda che non è avvelenato…” dissi.

“Lo so…”

Mi riavvicinai a lei e mi appoggiai alla parete accanto alla finestra, osservandola. Carezzò la condensa sul bordo del bicchiere, poi bevve. Una gocciolina fredda scese lungo il suo mento, verso il collo, per poi sparire dispettosamente sul suo seno. Poggiai un dito sulla gocciolina e feci il suo stesso percorso a ritroso, per giungere infine sulle sue labbra. La vidi rabbrividire, ma non mi guardava. Aveva gli occhi fissi sul bicchiere. “Ti ho sentita suonare” dissi. Lei alzò la testa di scatto, mostrando gli occhi leggermente arrossati. “Ti ho svegliato? Scusa, e dire che avevo insonorizzato la cucina…” disse. Ecco cosa era quella strana sensazione entrando. “No, non mi hai svegliato tu…avevo caldo e sono venuto a prendere qualcosa da bere”

“Ah…” sussurrò, poi si voltò ad osservare la luna.

“Non credevo che suonassi così bene. Devo ammettere che mi hai fatto rabbrividire.”

“La musica produce un piacere di cui la natura umana non può fare a meno…”

“Questo è vero, ma serve un buon musicista per provocare questo piacere…”

Sorrise lievemente. “Ho visto che…mentre suonavi piangevi…”

Shiori arrossì violentemente. “Pensavo” rispose.

“A chi?”

Strinse maggiormente la foto. “A tante cose…o meglio, a tante persone”

Faceva un certo effetto sentirla parlare con voce così velata…quando litigavamo la sua voce non era affatto così. “Posso?” chiesi accennando alla foto. Lei allentò la presa e io la guardai. Un uomo, una donna, e al centro una bambina. Lei e i suoi genitori. “Avevo tre anni qui…” disse con un sorrisino. “Si vede…avevi lo sguardo meno omicida…” dissi. Sorrise di nuovo.

“Non avevo sete di vendetta…tutto qui”

“So che ti hanno adottata…”

“Già. Il mio vero padre è morto prima della mia nascita, mia madre mettendomi al mondo. Shuro e Theana non potevano avere figli, e quando mi videro fu un colpo di fulmine. Io ho sempre saputo che non erano i miei veri genitori, ma non mi hanno mai fatto pesare ciò. Ero molto affezionata a loro. Erano due persone straordinarie. Mia madre non faceva che suonare e cantare…e insegnarmi a fare lo stesso. Mio padre, invece, era un insegnante di arti marziali, mi insegnava a combattere soprattutto con le spade, ma più di tutto amava cucinare! Il suo sogno è sempre stato quello di aprire un ristorante multi-etnico. Sapeva cucinare di tutto e di più.”

La guardai mentre raccontava. Era persa in chissà quali ricordi, i suoi occhi brillavano e sorrideva con nostalgia. Doveva essere molto affezionata a loro…mi sentii uno stronzo ad aver detto quella cosa su sua madre, quel pomeriggio. “Io…non vorrei essere invadente, ma…cosa è successo di preciso?” chiesi.

“Beh…eravamo in viaggio, a Konoha. Mia madre doveva esibirsi e mio padre partecipare ad un torneo. Erano amici del clan Uchiha, e soggiornavamo in casa loro. Quella notte i miei genitori erano andati a cena fuori e io a causa di problemi di salute ero rimasta in casa Uchiha. Mi ricordo che avevano due figli…ma non ricordo né i nomi né i volti. Stiamo pur sempre parlando di sette anni fa. Io dormivo. Non ricordo quasi nulla di quella sera. Ricordo soltanto un urlo. Corsi fuori dalla stanza in cui dormivo. Era l’inferno! Sangue…morte…scesi le scale in cerca di vita, tramortita. Poi ricordo i due figli…il minore contro la parete, traumatizzato e scosso. Il maggiore invece stava uscendo dalla casa. Non ricordo il suo viso, come ho già detto, né quello del fratello. Ricordo solo i suoi occhi. Rossi come il sangue che avevano versato. Dopodiché ho un vuoto…probabilmente svenni. Mi svegliò un altro urlo. Quello di mia madre. Non appena giunsero le forze dell’ordine i miei genitori, trovati gli unici in vita e sporchi di sangue, furono considerati i responsabili e arrestati. Io dissi che non c’entravano nulla, ma la parola di una bambina e per giunta  figlia dei presunti colpevoli non valeva nulla. Aspettavano di sentire l’unico altro superstite, ma era talmente scosso che non parlò per giorni. Intanto, per i miei genitori scelsero la condanna a morte. Il Raikage agì con un giorno di anticipo e li fece giustiziare. Mezz’ora dopo arrivò una lettera che scagionava i miei genitori e con la cattura di altri due tizi…dopo tre giorni, il piccolo Uchiha riprese l’uso della parola  e disse che era stato il fratello maggiore a commettere la strage. Ma era troppo tardi. I miei genitori, ormai erano stati giustiziati. Le sue parole non me li avrebbero portati indietro. Sarebbe bastata solo mezz’ora…non di più…”

Cazzo…parlava di Itachi…Itachi è stato la causa di tutto. Che dovevo fare? Dirglielo? No…avrei solo creato problemi in più. “Da allora detesto il mio villaggio, il Raikage, il piccolo Uchiha che ha parlato tardi e quel bastardo di suo fratello…che per la sua pazzia ha causato la morte di due anime innocenti. Non si sa che fine abbia fatto dopo di che. È sparito nel nulla.”

“Mi dispiace che sia andata così…”

“Grazie…dispiace anche a me…”

“E inoltre…mi dispiace anche per quella cosa…che ho detto questo pomeriggio…sono stato…”

“Uno stronzo, insensibile, bastardo privo di tatto e uso della ragione?” suggerì. Io sorrisi.

“Si, esatto.” Sorrise anche lei.

“Non importa.”

Shiori si alzò e dal davanzale si trasferì sul divano, sotto la finestra. Mi fece cenno di sedermi. Io, chissà perché, obbedii. Lei si girò con i corpo verso di me, e io verso di lei, in modo che fossimo  l’uno di fronte all’altra. “E tu? Che mi dici di te? Come mai sei diventato il pazzo dinamitardo ossessionato dalle esplosioni che sei adesso?”

Sorrisi. “Diciamo solo che non tutti apprezzavano le mie capacità e le mie…ecco…diversità” dissi guardando distrattamente il palmo della mia mano destra. “Posso?” chiese. Io annuii senza capire a cosa si riferisse. Arrossii quando Shiori mi prese la mano e cominciò ad esplorarla. Passò un dito sul mio palmo, studiando ogni dettaglio delle labbra che vi erano impresse. “Per me è una figata vera e propria” disse sorridendo. “Pensa, chi riuscirebbe a creare delle esplosioni così?”

“Un bambino” dissi facendole il verso. Lei rise.

“No…un bambino non potrebbe utilizzando la tua stessa tecnica. E non potrebbe nemmeno fare delle opere d’arte come le tue…”

“Grazie” dissi semplicemente. Era concentrata sulla mia mano… “Oggi la pensavi diversamente”

“No, l’ho sempre pensata così…ho detto diversamente, non pensato”

“Certo che te sei subdola e contorta!”

“E anche pazza, aggiungerei”

Entrambi scoppiammo a ridere. Parlammo parecchio, delle cose più insensate. Ma stando con lei persi la cognizione del tempo e della stanchezza, non sentivo niente se non la sua voce. E non volevo sentire altro. Andammo a letto che erano quasi le cinque del mattino. Sasori non era in camera…figuriamoci! “Ok…grazie per la chiacchierata. Buonanotte, Capo” disse Shiori.

“Capo?!”

“Si, capo! Ricordati che sono affidata a te, sei un po’ il mio maestro”

“Wow…mi sento lusingato”

“Non montarti la testa, scendi dal piedistallo, biondino”

Rise. Che bella risata…le poggiai una mano sulla guancia, e lei mi puntò addosso i suoi occhi. Ritrassi la mano come se mi fossi scottato. “Buonanotte, Shiori” dissi imbarazzato.

“Eh no! Così non vale!”

“Eh?”

“Così è come se tu mi avessi dato un bacio! Non è giusto!” disse. Si alzò un pochino e mi stampò un bacio sulla guancia. “Ora siamo pari! Notte Maestro Artistico!”

“Notte”

Mi misi a letto un po’ stordito, mentre il punto in cui le sue labbra mi avevano sfiorato bruciava. Sorrisi. Maestro Artistico, eh? Non sapevo spiegare cosa fosse successo quella notte. Sapevo solo che sarebbe stato l’inizio di molte cose…belle, forse. Ma non credevo che proprio da quella bella esperienza sarebbero iniziati i miei dilemmi.

 

Fine chappy! E allora? Che ne dite? Si lasceranno andare alle sensazioni? Sono stata troppo crudele con Shiori? Come sempre accetto commenti positivi, negativi e consigli! Grazie per aver letto! **Therys**

P.s: probabilmente aggiornerò ogni lunedì! ^^

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Capitolo 3
*** Stupida ***


Ladies and Gentleman, la “Therys-scrive-su-EFP” corporation è orgogliosa (più o meno) di presentare…

Ladies and Gentleman, la “Therys-scrive-su-EFP” corporation è orgogliosa (più o meno) di presentare….un nuovo capitoloooooo! Credevo che non ci sarei arrivata questa settimana! Sono stata indaffaratissima! Vi avverto sin da subito che non è il massimo come capitolo, ma mi serviva come passaggio per il prossimo! Inoltre, l’ho scritto con 38 di febbre, quindi aspettatevi di tutto e di più! Spero sia di vostro gradimento! Sapete, pensavo che non avrebbe avuto successo, invece devo dire che sono rimasta stupita! Grazie mille a tutte voi che avete recensito, che seguite la mia storia e che mi avete dato tanto consigli molto utili! Harigatò! Me si inchina! Ok, ok, adesso la smetto di blaterare! Ecco il capitolo! Buona lettura e grazie tante!

p.s: potreste trovare degli errori perché quel frocio del mio pc fa la correzione automatica! -.-‘’’

**Therys-con-38-di-febbre**

 

*”Uffa! Sto morendo di fame! Sento freddo! Sono bagnato come un pulcino! Ho sonno! È mai possibile che non mi deve andare nulla per il verso giusto, uhn?!” sbraitò Deidara. Ero giunta al culmine, ormai. “ORA BASTA!” urlai. Sasori mi guardò spaventato,  Deidara era furente e mi lanciò un’occhiata torva. “Smettila di lamentarti! Sta zitto una volta per tutte! È tutta la giornata che ti lamenti! Sei un tormento! ‘Questo non va bene! Questo non mi va! Questo non lo voglio! Questo deve essere in questo modo e non in quell’altro! Shiori sei stupida, Danna sei idiota! Uhn, uhn e ancora uhn!’ E che palle, Deidara! Sei insopportabile! Sono stufa di sentirti piagnucolare! Sei peggio di un bambino!” sbottai.

“Sta zitta, stupida! Non capisci!” ecco, giusto per restare in tema.

“Cosa c’è da capire? Che senti freddo? Non hai detto altro per tutta la missione! Cavolo, taci una buona volta!”

Sicuri di volere sapere cosa mi stava facendo urlare come una forsennata? Semplice: eravamo in missione, a inizio Novembre, sotto la pioggia, con un freddo cane e questo al signorino non aggradava! “Ma sentila! Chi è che se ne sta zitta tutto il tempo  guardando tutto e tutti  in modo ostile senza sorridere nemmeno se ti fanno un complimento, uhn?” Ecco…doveva continuare ancora con questa storia?! Uff…quella mattina, all’inizio della missione, Sasori mi aveva fatto un complimento piccolo e innocente per il mio sorriso. Sull’istante mi ero imbarazzata così tanto da non averlo nemmeno ringraziato, ma poi ho rimediato…e l’ho anche abbracciato, tanto per rendere l’idea. Ma il terrorista era troppo impegnato a lamentarsi per accorgersene, e non aveva fatto altro che rinfacciarmi la mia ‘maleducazione’.

“Questi non sono affari tuoi, biondino! E poi  io perlomeno sto zitta e non tormento nessuno con le mie lamentele!”

“Waaaa! È inutile parlare con te! Sei solo una stupida ragazzina viziata!”

“E tu sei un bambino capriccioso!”

“Ragazzina viziata!”

“Bambino capriccioso!”

“Sei una stupida!”

“E tu un pirla!”

“Modera i termini”

“Moderali tu!”

“Ti detesto!”

“Ti  odio!”

“Crepa!”

“Fatti esplodere!”

“WAAAAA! Sei insopportabile!”

“NON SONO IO CHE MI LAMENTO TUTTO IL GIORNO!”

“STAI ZITTA PRIMA CHE TI SBRANO!!!!”

Rimanemmo a fissarci torvamente, ringhiando. Sasori sbuffò. “Ne avete ancora per molto?” chiese. “E tu stanne fuori!” sibilammo c contemporaneamente. Se avesse potuto, Sasori sarebbe sbiancato. “Siete senza speranze…” disse. “Comunque, che ne direste di riprendere a camminare? La missione è conclusa, litigando abbiamo già perso mezz’ora! Lo sapete che detesto aspettare!”

“Si, si, ok, Danna, andiamo ma falla tacere!”

“Verrò solo dopo che lo avrai imbavagliato!” dissi. Ma quanto era insopportabile! E dire che pensavo di essermi ambientata bene…con lui era tutto un altro paio di maniche! “Se davvero esiste quello stupido Jashin per quale cazzo di motivo non ti ha ancora fatta morire?” chiese il biondo fra sé.

“Deidara, stai esagerando” disse Sasori. Noooooo! Non stava esagerando! Mi stava semplicemente logorando con le sue speranze nella mia morte! Strinsi i pugni, ogni volta che diceva cose simili mi sentivo punta nel vivo, mi sentivo avvampare da una tale rabbia che avrei distrutto tutto. “Come ho già detto e ripetuto non è colpa mia se sono viva!” sibilai.

“Si, certo, parla sola tanto non ti sento” disse il biondo riprendendo a camminare. Davvero non capiva che così avrebbe finito per uccidermi davvero? “Lascialo stare, non lo pensa per davvero” disse Sasori poggiandomi una mano sulla spalla. “Si che lo pensa. Non ripete altro” dissi.

“Lui è fatto così. Sempre, dannatamente esagerato. Ma credo che sotto sotto ti vuole bene”

“Non dire fesserie Sasori…mi detesta.”

“No, tranquilla che ti vuole bene”

“Non c’è bisogno che mi consoli, Sasori, tanto a me va più che bene questa situazione!” ripresi a camminare, tenendomi a debita distanza da Deidara. Non volevo essere scorbutica con Sasori, ma ero troppo nervosa. Perché poi? Stavo davvero bene…oppure no? “Convinta te…” disse Sasori camminandomi accanto. Strano…parlò contemporaneamente ad una vocina nella mia testa. In entrambi i casi era con tono di scherno. Decisi che era meglio evitare discussioni. Mi sarei fatta sentire più tardi, sia con il rossino che con la signora vocina nella mia testa.  Ecco, ora che avevo deciso di farla pagare a me stessa potevo dire con certezza una cosa: ero  pazza! Lo avevo sempre sospettato, ma adesso era troppo evidente! “Stupido Deidara…” mormorai. Ad un tratto udii qualcosa. Fui pervasa da una strana sensazione. Negativa. Troppo opprimente per essere ignorata. Stava per succedere qualcosa!*

 

Stupida, inutile, ragazzina buona a nulla, impertinente e antipatica! Quanto la detestavo! Se non fosse una donna l’avrei già picchiata! Stiamo davvero oltrepassando i limiti. Stavo ancora borbottando imprecazioni, quando la sentii fermarsi. Poco dopo si fermò anche Sasori. “Perché vi siete fermati?” chiesi. Mi voltai. Capii subito cosa li aveva bloccati. Erano in quindici. Anbu del villaggio dal quale eravamo appena fuggiti. Armati fino ai denti, ci accerchiavano. “Perfetto. Quindici. Cinque l’uno, uhn!” dissi con un sorrisino. Ma Shiori sembrava stranamente preoccupata. Me ne infischiai. Lo scontro mi era sempre piaciuto. Ci attaccarono senza troppi preamboli. Devo dire che fu abbastanza semplice. Nel furore dello scontro, però, persi di vista i miei compagni. Non temevo per loro. Sasori era un portento, Shiori…era Shiori! E non mi importava. Tutto era filato liscio fino a quel momento. Ma accadde l’imprevisto. Bastò una semplice distrazione, un attimo durante il quale non mi resi conto della presenza alle mie spalle. Con la coda dell’occhio vidi uno dei tanti Anbu lanciarsi all’attacco sul sottoscritto. Merda. Ero già impegnato contro due contemporaneamente! Feci esplodere i due di fronte a me, mi voltai ma mi resi conto che potevo fare ben poco ormai. Chiusi gli occhi, temetti il  peggio per un istante. Che morte stupida! Ma nel preciso istante in cui la spada avrebbe dovuto colpirmi sentii un movimento, il rumore delle lame che si incrociano. Aprii gli occhi appena in tempo per vederla. Shiori? Si…era lei. Davanti a me, aveva parato il colpo. Ma la spada dell’anbu scivolò sulla sua e si conficcò nel suo fianco sinistro. Un gemito. I suoi occhi verdi si sgranarono e la spada le cadde di mano. Non era nulla di che, un taglio superficiale e poco profondo. Ma c’era molto di più nella spada di quel bastardo. La pozzanghera ai piedi di Shiori si sporcò del suo sangue…e di un liquido blu. Solo allora capii e sbiancai. Stupida! Che cosa le era saltato in mente? Che aveva fatto? Idiota! Shiori era immobile, lo sguardo fisso nel vuoto. “Bastardo!” dissi carico di collera. Bastò un minuscolo ragnetto per farlo saltare in aria come un petardo. Ma ero troppo scosso per godere di quella meravigliosa opera d’arte. Shiori era ancora in piedi, ferma. Alzò gli occhi su di me, poi prese a respirare affannosamente. Sasori la afferrò al volo, prima che il suo corpo, cedendo, cadesse al suolo. A quel punto mi ripresi. Shiori sbiancava a vista d’occhio, il respiro da affannoso era diventato improvvisamente appena percettibile, delle ombre viola si disegnavano attorno ai suoi occhi. Sasori la distese a terra, preoccupato. Stentavo a riconoscerla…era così pallida. “Dobbiamo muoverci!” disse Sasori atterrito. “Questo è un veleno” aggiunse sottovoce, come se lui stesso temesse quelle parole. Lo sapevo…lo avevo riconosciuto. Ma nonostante tutto posi quella domanda: “Potrebbe ucciderla?” sussurrai.

“No…non potrebbe…la ucciderà”

Sapevo anche quello. Ma fu lo stesso una pugnalata. Fu come cadere nel vuoto. Nessun pensiero. Silenzio, vuoto. E la paura. “Non tutto è perduto…” dissi. “Non tutto è perduto, Sasori! Cazzo, non deve ucciderla!” urlai in preda alla rabbia. Subito, plasmai una civetta, afferrai Shiori. Era fredda, gelida, il suo corpo era cedevole. Ma aveva gli occhi aperti. Non parlava. Non spiccava parola. Aveva ripreso ad annaspare. Se respirava, era ancora viva. “Finché resta sveglia si può fare qualcosa” disse Sasori. Per la prima volta in vita sua toccò una delle mie opere. Senza pensarci salì con me e Shiori sulla civetta. Ma avevo troppa paura per poter esultare. Shiori era la mia unica preoccupazione. Prendemmo il volo a gran velocità, verso il covo. “Non ce la farà…”disse Sasori tremante, poggiando una mano sul suo collo. “DEVE farcela” lo corressi.  Non me lo sarei mai perdonato. “Che cazzo hai fatto, stupida ragazzina?!” Non doveva morire! No. Non così. Non adesso. Non per colpa mia! 

 

* Non doveva finire così. No…perché? Quella sensazione di impotenza, quella struggente e orribile voglia di svegliarmi senza risultati, l’essere conscia del mio corpo inerte, volerlo muovere nonostante la mente non fosse più padrona. La tensione, la paura, l’angoscia di una missione che non volevo fare. Non sentivo nulla. Il mio corpo era freddo. Nessuna sensibilità fisica, nessuna sensazione. Solo quelle braccia che mi tenevano stretta per non farmi cadere. Sapevo che c’erano ma non perché lo provavo…solo perché era la mia mente a comandare così e perché un’ombra mi stava di sopra. Non ne vedevo che i contorni, il suo tocco non lo sentivo, ma sapevo che c’era. E questo mi bastava. Ero sempre stata una di quelle persone che per quanto detestino il mondo non si stancherebbero mai di guardarlo. E quel buio opprimente era come essere incatenata. Non so di cosa…ma avevo paura. Il buio si faceva più intenso. “Non chiudere gli  occhi, resta sveglia, ci siamo quasi!” urlò una voce angosciata accanto a me. Perché, davvero avevo gli occhi aperti? “Avanti Shiori! Sii forte, cazzo! Tieni aperti quei dannati occhi e non crollare!” Scusami Deidara…ma era più forte di me…non sentivo il mio corpo, a stento sentivo la mia mente. E quell’impossibilità di vederti mi rendeva completamente fuori di testa. Tu? Eri davvero tu che ti angosciavi per me? Tu che in quei due mesi non avevi mai detto nulla di positivo su di me? Tu che eri sempre lì pronto a stuzzicarmi con quell’aria di sfida? Tu che difendevi con tutte le tue forze il tuo concetto d’arte? Tu che fino a poche ore fa mi auguravi la morte? In realtà un po’ mi rendeva felice quella tua angoscia.. Vuol dire che qualcosa di me ti importava. Ma…a me cosa importava se eri interessato o meno alla mia incolumità? Troverò mai una risposta? Forse…ma chi lo sa dire? La vita è così imprevedibile. Si…diceva sempre la mia mamma che l’inconsapevolezza del domani è il più grande dono concesso all’umanità. Ho sempre concordato su ciò. Chi lo avrebbe mai detto che sarei entrata in un’organizzazione criminale? Chi l’avrebbe mai detto che avrei trovato interessante qualcosa di rumoroso, e del tutto in contrasto con la mia musica, come un’esplosione? Chi l’avrebbe mai detto che mi sarei ritrovata a morire fra le tue braccia? Beh…non era questo il mio concetto di morte. Non me ne ero mai resa conto prima…ma volevo vivere! Vivere, vivere e ancora vivere! Il destino non era mai stato cortese con me…ma doveva essere crudele anche nella mia morte? Doveva farmi morire in quel modo? Per una tragica distrazione? Fra le tue braccia mentre mi supplicavi di non cedere? Che destino bastardo…la mia mente si andava annebbiando sempre di più, il buio sempre più denso. “Stiamo arrivando…ancora pochi minuti…hai affrontato cose peggiori, Shi, non puoi morire per una simile idiozia, uhn! Resisti!” Parlavi con me? Shi…non te lo avevo mai detto, ma il modo in cui pronunciavi “Shi” mi piaceva da matti…chissà se sarei riuscita a sopravvivere per dirtelo. I sensi mi abbandonarono ulteriormente. Non udivo più il rumore del vento, il fruscio delle ali della tua civetta, il tuo respiro per la prima volta affannoso…stavo cadendo. Cadevo nel buio, nell’oblio. Nonostante fosse parzialmente indolore non credevo che la morte potesse essere così dolorosa psicologicamente. Mi spegnerò nel silenzio più totale? E dire che il mio sogno era sempre stato quello di morire sulle note della musica. Ma come ho già detto il destino non è mai stato clemente con me nel corso della mia vita…perché mai dovrebbe esserlo nella morte?*

 

“Dannazione apri gli occhi! Merda!” imprecai. Mancava così poco! Dovevi cedere proprio a pochi istanti dal covo, maledetta ragazzina incosciente? Era così fredda, così spaventosamente pallida! Non doveva morire! Non me lo sarei perdonato mai! I suoi occhi che finché aperti erano vuoti, da chiusi erano circondati da un alone violaceo. Ma perché? Perché era stata così stupida? E perché io lo ero stato più di lei? Lei lo aveva detto che non voleva venire, aveva una strana sensazione. Ma io e la mia inutile fissazione che il lavoro viene prima di tutto l’avevo ignorata. Era una missione così stupida, semplice routine, roba da principianti! Ma io ero troppo stupido…avevo sempre sottovalutato le missioni semplici, anche se Sasori-danna mi ripeteva sempre di non sottovalutare nemmeno una passeggiata. Come diceva, bastava un errore, una distrazione per rimetterci la vita. E quell’errore lo avevo commesso. Ma a rimetterci era stata lei. Lei che meno di tutti doveva rischiare. No…non avrei permesso la sua morte! Mai! Visto come mi avevi ridotto in due mesi, stupida? Erano bastati due mesi per farmi provare sensazioni estranee. La paura di perdere, l’angoscia, la preoccupazione, la rabbia per la mia imprudenza. Non ti perdonerò. Mi stai facendo tremare…per colpa tua ho PAURA. Io…che avevo sempre sfruttato la paura come mia alleata…adesso non sapevo come gestirla. Nella mia mente non c’era spazio per pensare, tutto era occupato da una sensazione talmente orribile da farmi voltare lo stomaco. La paura di perderti. Cosa mai mi era importato di te? Non ti avevo augurato la morte, anche se non sul serio? Per quale stupido motivo tremavo e mi dibattevo per salvarti? Mi sentivo responsabile? Certo, questo è sicuro. Ma non era il senso di colpa a rodermi. Non era perché qualcuno era in punto di morte per causa mia che stavo male. Stavo male perché eri TU a rischiare la vita per colpa MIA! Ma perché? Perché, perché, perché?! Della morte non mi era mai importato! Che fosse la mia o quella altrui. E allora cosa era che mi spingeva a fare l’impossibile per salvarti? Cosa? Eccolo lì, il covo. Scendemmo in picchiata, afferrai il suo corpo e la strinsi a me. La mia civetta non aveva nemmeno toccato terra che saltai giù. Mi diressi correndo come una furia verso il covo, con Sasori accanto. Era atterrito quanto me, stanco e ferito dopo quello stupido errore. Ci precipitammo dentro. Shiori era così fredda che mi aveva congelato le mani, le braccia e il petto. Una volta dentro, con lo sguardo inquadrai subito Konan. “Salvala” dissi. Dalle mie labbra non uscì altro suono. Se avessi potuto avrei urlato. Subito, senza perdere tempo, la condussi in camera e la distesi nel letto. Konan le tolse corpetto e maglia a rete, ed esaminò la ferita che le squarciava il fianco sinistro. Era piena di sangue e circondata da una sfumatura quasi nera. Zetsu sgranò gli occhi. Si chinò anche lui ad esaminare la ferita. “È veleno” disse.

“Lo so che cosa è!” sbottai in preda ai nervi.

“Non è questo che mi interessa! Salvala e basta!” disse Sasori stringendo i pugni.

Konan impallidì. “Forse è troppo tardi…” disse. Quelle parole erano peggio di una qualsiasi offesa, peggio di un ceffone in pieno viso. “No! Respira ancora! Devi provarci almeno! Fa qualcosa! Qualsiasi cosa ma non lasciarla morire così!” dissi. Konan squadrò la ferita per un istante. “Ok…proviamoci. Zetsu, mi serve il tuo aiuto. Conosci questo veleno?”

Zetsu poggiò una mano sulla ferita di Shiori, annusò il sangue che gli aveva sporcato il dito, lo leccò. “Si…”

“Sai come curarlo?”

“Quanto tempo è passato?”

“Qualche ora…non so quanto” disse Sasori. Ma perché si perdevano in chiacchiere? Curatela, dannazione!

“Più o meno di cinque ore?”

“Meno”

“Ok…forse non tutto è perduto…”

Zetsu si precipitò fuori dalla stanza, alla ricerca di chissà quale diavoleria erbacea. “Ok, è meglio che uscite. Aspettate in corridoio.” Lentamente uscirono tutti dalla stanza. “Konan” chiamai prima di uscire. “Ti supplico…fa qualsiasi cosa per salvarla. Se Shiori muore…non ti darò pace” sibilai. Poi uscii dalla mia stanza, nell’esatto istante in cui Zetsu entrava, carico di erbe e foglie. Nel corridoio calò il silenzio. Mi sedetti per terra, la schiena contro la parete e la testa fra le ginocchia. Sasori iniziò a fare da una punta all’altra del corridoio…detestava aspettare. “Povera Shiori-chan” disse Tobi preoccupato. Hidan cominciò a pregare Jashin in una lingua che somigliava all’ostrogoto. “Cosa è successo di preciso?” chiese Pain.

“Eravamo nel villaggio della nebbia, come ci avevi ordinato, avevamo appena concluso la missione e stavamo per andarcene ma ci siamo trovati davanti quindici Anbu.” Iniziò Sasori, la sua voce era tesa e nervosa…sapeva ancora provare emozioni? “E poi?”

“Credevamo di farcela, e ci stavamo riuscendo, in effetti, ma…” il mio compagno si fermò e puntò lo sguardo su di me che strinsi i pugni. “Non è stata colpa sua…ma Deidara si è distratto e stavano per colpirlo a tradimento. Shiori pensava di riuscire a parare il colpo con la sua spada…ma le è bastato mettere un piede in fallo per sbagliare la mira ed è stata colpita dalla spada, che si è rivelata essere impregnata di veleno. Deidara li ha fatti saltare tutti per aria per quanto era arrabbiato. Ma Shiori ha subito manifestato i sintomi e siamo corsi qui. Ha perso i sensi strada facendo”

“Ah…capisco…” disse semplicemente Pain. “Capisco? È tutto quello che sai dire? No! Tu non capisci! Non lo sai che significa vedertela morire davanti! Come cavolo fai ad essere così calmo quando sai che potrebbe non farcela? In fondo è colpa tua e delle tue missioni inutili! Lei lo aveva detto che non voleva venire, si sentiva strana! Guarda che se muore io ti giuro che….ti giuro che…” la frase mi morì in gola. Sferrai un pugno alla parete. “Ma chi voglio prendere in giro? È colpa mia…” dissi. Mi guardavano tutti come se fossi indemoniato.

“Suvvia, fratello, non ti preoccupare! Jashin…”

“Se davvero esiste quest’ idiota di Jashin perché non la salva, cazzo?!” sbottai. Non avevo detto l’esatto contrario, qualche ora fa? Hidan mi guardò stupito. Non era da me rivolgermi così. Ma la paura…la paura rende ciechi! Senza nemmeno accorgermene avevo cominciato a tremare. Nascosi il viso fra le ginocchia, cercando di impormi la calma. “Ce la farà…” mi ripetevo. Doveva farcela. “Ascoltami Deidara…forse è meglio che ti riposi un po’ e ti fai curare…” disse Kakuzu osservandomi. Farmi curare? Non ci avevo fatto caso, ma stavo sanguinando. Un taglio allo zigomo, nulla di che. Anche se bruciava, però, il dolore psicologico era molto più insopportabile di quello fisico. “Dormici su…” disse Pain, freddo come sempre. “Non voglio dormire. Voglio solo che mi lasciate in pace…” si…lasciatemi in pace…lasciatemi da solo con il mio senso di colpa.  Mi alzai e presi a camminare nel corridoio. “Ehi, che succede?” chiese Kisame, affiancato da Itachi, venendo in direzione opposta alla mia. Li scansai con mala grazia e li superai a grandi passi. Mi diressi fuori dal covo. Aveva smesso di piovere, l’aria sapeva di terra bagnata e tirava un vento gelido.  Non so per quanto tempo rimasi lì fuori a dannarmi. Avevo paura, il pensiero che Shiori potesse morire mi rendeva inquieto, non riuscivo a pensare ad una cosa simile. Quando era stata l’ultima volta che mi ero affezionato così tanto ad una persona? E poi soprattutto a lei? Quella insulsa e stupida ragazzina? Il paesaggio attorno a me divenne sfocato. Benedetto cielo…stavo forse piangendo? No! Io non piangevo! Per cosa avrei dovuto piangere? Perché Shiori era in punto di morte? Macchè! Io sono Deidara! Un mukenin di livello S, ricercato ovunque, un artista letale! Non potevo mica piangere! Rabbrividii quando la prima lacrima mi carezzò il viso. In quello stesso istante maledissi Shiori…lei che era stata così stupida da mettersi in mezzo, da entrare nella mia vita, da farmi piangere! “Deidara…” una voce dietro di me. “Che vuoi Konan?” chiesi tirando su con il naso.

“Io…”

“Dimmi solo come sta”

“Abbiamo fatto tutto il possibile…” ecco. Una potente fitta al cuore, lancinante, dolorosa. Conoscevo il significato di quell’inizio. Un’altra lacrima scivolò lungo la mia guancia.  “Era ridotta davvero male…il veleno era entrato in circolazione…stava soffrendo…sarebbe morta comunque, prima o poi…”

“Non voglio sentire altro…”

“Sarebbe morta…se Zetsu non fosse esperto in veleni e se tu non l’avessi portata subito qui. È viva…”

Ebbi un sussulto. Il mio cuore accelerò i battiti. Viva. Era ancora viva. “È ancora presto per dire se si salverà o meno. Zetsu le ha somministrato un antidoto, ma questo agisce lentamente. Se entro le prossime dodici ore sarà ancora viva…allora è salva. Ma non voglio darti false speranze. Potrebbe morire ugualmente. Gli effetti del veleno svaniranno lentamente. Ha ripreso a respirare con calma, adesso.” sorrisi. Il mio sorriso si trasformò in una risata, una risata ilare, una risata di sfogo. Sentivo che Konan mi guardava interrogativa. Forse pensava fossi impazzito…e del resto lo stavo cominciando a pensare anche io. “Non importa cosa accadrà…è viva! È ancora viva!” dissi. Mi voltai a guardarla. Sorrise anche lei. “Grazie Konan…”

“Non è me che devi ringraziare. Ma adesso che ne diresti di andare a riposare? Sei qui fuori da due ore e mezza” effettivamente cominciavo ad avere freddo. Entrai nel covo. “Shiori-chan è viva! Shiori-chan è viva!” urlava Tobi correndo da una parte all’altra del covo e agitando le braccia con schizofrenia. Ero così felice da dimenticarmi di dargli dell’idiota e picchiarlo. “Oh, Jashin, ti ringrazio per aver risparmiato lo splendido angelo che tu stesso chi hai mandato! A te immolo questa vittima, come segno di gratitudine!” disse Hidan inginocchiato a terra, che stava per colpire la sua ‘vittima sacrificale’

“Hidan, quello è Kakuzu, lascialo stare!” gli fece notare Kisame. Riuscii a sorridere. Non appena incontrai Zetsu ringraziai anche lui. “Nulla di che, è stato un piacere” disse lo Zetsu bianco. “Parla per te!” disse quello nero. “Sarebbe stata un ottimo bocconcino!” risi, e mi diressi verso la camera. La porta era aperta. Nella stanza c’era Sasori, seduto sul letto di Shiori, senza toglierle gli occhi di dosso un istante. Sul MIO letto, invece, stava seduto…niente meno che Itachi! Quando mai era entrato nella mia stanza? E adesso era seduto sul MIO letto, con i gomiti sulle ginocchia e la testa poggiata sulle mani, fissava insistentemente Shiori, mentre parlava con Pain. Mi soffermai solo pochissimi istanti su di loro, poi mi concentrai su Shiori. Aveva gli occhi chiusi, il respiro regolare. La guancia sinistra ed entrambe le braccia poggiate sul cuscino. Sembrava dormisse, ma era ancora molto pallida e gli aloni neri attorno gli occhi si erano sbiaditi di poco. “Se sopravvive dovrebbe acquistare conoscenza domani mattina…” disse Pain. Ma chi lo ascoltava? Mi sedetti anche io sul suo letto. Ero molto tentato di toccarla…abbracciarla. Ma c’era troppa gente. Alzai gli occhi su Sasori…solo allora mi accorsi che…le stava carezzando il viso. Con la punta delle dita sfiorava la guancia di Shiori. Rimasi shockato, devo ammetterlo. Ma ero troppo felice anche per badare allo shock. “Beh…è una ragazza forte. Si salverà…” disse Itachi. Era incredibile quanto fosse diventato chiacchierone negli ultimi mesi! “Ok…tutto è bene quel che finisce bene. Andiamo a dormire che è tardi. Su, Itachi, usciamo” disse Pain. Il moro sbuffò prima di alzarsi, poi fece per seguire il capo. “Notte” disse, e prima di uscire lanciò una lunga occhiata a Shiori. “Tenetela al caldo…” aggiunse. Infine uscì e si chiuse la porta alle spalle. “Hanno ragione…meglio dormire” disse Sasori. “Da quando in qua dormi?” chiesi.

“Guarda che parlavo per te, genio!”

“Ah…capisco…”

Non mi mossi. Sfiorai una mano di Shiori. Era gelida. Ma lei si mosse, disturbata nel sonno. Dovevo aver sorriso, perché anche Sasori sorrise. “Si…sono felice anche io…e tu non hai di che sentirti in colpa” disse.

“Chi ti ha detto che mi sento in colpa?” Deidara, sei ufficialmente un idiota! Dopo anni non hai ancora capito che a Sasori non si può nascondere nulla?

“Parli perché non ti sei visto oggi pomeriggio. Eri distrutto. E ora fila a letto. È tardi!”

“Ok, come vuoi, danna”

Mi fissò un attimo, dubbioso. “Ma…hai pianto, Deidara?” chiese. Arrossii.

“Ma che ti salta in mente, uhn! io piangere? Tsk! Mai!”

“Se lo dici tu…” disse con poca convinzione.

Feci per mettermi a letto. “Aspetta un attimo…” mi fermò Sasori. Mi voltai a guardarlo. Stava ancora carezzando Shiori. “Che c’è?”

“Beh, ecco…Shiori è fredda” disse un po’ in imbarazzo. “Se tu le stessi accanto chissà, forse un po’ si riscalderebbe…”

“Tu non basti?” non che l’idea non mi allettasse…

“Tu hai un calore che io non posso darle, Deidara. Tu sei umano…” disse abbassando gli occhi. Mi sentii un po’ colpevole. “Cosa devo fare?” chiesi comprensivo.

“Distenditi accanto a lei…dormi con lei…”

“Dormire con una donna?”

“L’idea ti disgusta tanto?”

“No, non l’idea di dormire con una donna…l’idea di dormire con lei!”

“Suvvia, mica devi scopartela! Devi solo riscaldarla. Lo farei io, ma sai com’è, non credo che lei starebbe meglio…” sospirai.

“Va bene…” sussurrai. Sasori mi guardò tristemente, mentre mi distendevo sotto le coperte del letto di Shiori. Era parecchio imbarazzante, la situazione, ma mi sentivo appagato! Non appena la toccai mi accorsi che era davvero congelata! Ma viva. Respirava, le labbra leggermente socchiuse, gli occhi rilassati, il viso da bambina pallido e stanco. Approfittando che le coperte mi nascondevano, agii d’istinto e feci ciò che desideravo fare da ore. la abbracciai. Lei si mosse nel suo stato di incoscienza, si girò su un fianco, poggiò la testa sul mio petto e mi abbracciò. Arrossii così tanto che mi parve di andare a fuoco. Sentii Sasori sospirare. “Notte” disse.

“Buonanotte” risposi piano. Poi il danna spense la luce e uscì dalla stanza. Rimasi sveglio per un po’, ad osservare Shiori. Era incredibile quanto fosse stata vicina alla morte. E mai mi ero sentito così vuoto. Forse avrei dovuto riflettere su tutto ciò. Stavo provando troppe sensazioni strane e troppo velocemente. Ma lo avrei fatto un’altra volta. Avevo troppo sonno. Così, sollevato per pericolo scampato, mi addormentai.       

 

*La prima cosa che sentii fu un profumo. Un profumo talmente buono da risultarmi paradisiaco. Avevo le mani e il corpo caldi, quasi bollenti. Sotto il mio orecchio sentii un battito regolare. Un cuore. Poi il ritmico su e giù di un petto. Non riuscivo ad aprire gli occhi. Sentivo il calore del sole sulla mia pelle. Era mattina, allora. Il respiro regolare si spezzò. Chiunque fosse disteso al mio fianco doveva essersi svegliato. In quell’istante, la sveglia cominciò a suonare.  Un colpo, una piccola esplosione. “Quanto odio le sveglie…che palle! Sono già le nove, uhn!” disse una voce sopra di me. Possibile che fosse davvero lui? Deidara sbuffò. Poi tacque. Improvvisamente sentii la sua mano poggiarsi sulla mia guancia. “Missione compiuta…riscaldata per benino” disse soddisfatto. Ridacchiò. Ero in dormiveglia, forse per questo non riuscivo né a muovermi né ad aprire gli occhi. Ma sentii ugualmente un brivido quando la sua mano si poggiò sulla mia testa. “Respira ancora…direi che è salva…certo che sei fortunata, ragazzina” sussurrò. Se fossi stata sveglia sarei arrossita, quando le sue labbra calde si poggiarono sulla mia fronte. “Beata te che puoi dormire anche tutto il giorno…” disse. Ero sicura che stesse sorridendo. Poi si alzò, badando a non muovermi troppo. Mi coprì ulteriormente e uscì chiudendosi la porta alle spalle. Di nuovo, l’incoscienza ebbe il sopravvento.

“Ehi…sei sveglia?” chiese una voce al mio orecchio. “Sono le undici…dovresti tipo svegliarti…” Mugugnai. “Altri cinque minuti…”

“Allora sei sveglia per davvero!” qualcuno rise.

“Chi sei?” chiesi.

“Apri gli occhi e mi guardi”

“Non ci riesco ad aprire gli occhi” ed era vero…proprio non ci riuscivo. Erano così pesanti.

“Sono alla tua destra” disse la voce. Mi voltai a destra. A malincuore uscii dalle coperte le braccia, e poggiai le mani su un viso che mi stava accanto. Capelli corti…lineamenti delicati ma duri…un leggero sorriso…”Sasori?” chiesi.

“Esatto! Ben svegliata”

“Grazie”

“Come stiamo?”

“Non ci vedo, come vuoi che stia?”

“Zetsu aveva detto che c’era questa possibilità…aspetta, rimediamo subito”

Lo sentii alzarsi e trafficare con non so cosa. “Dove l’hai messo?” chiese Sasori.

“Esattamente dove mi hai detto tu” rispose una voce scocciata.

“Itachi?” chiesi. Non mi rispose.

“Si, è lui, ma è poco collaborativo. Ah! Trovato!” disse Sasori. Mi avvicinò qualcosa di caldo e con un forte profumo di erba. Delicatamente mi passò un panno caldo su gli occhi. Bruciava maledettamente, ma mi limitai ad una smorfia. “Vedrai che passa tutto in fretta…” disse Sasori con fare fraterno. Non appena tolse il panno dagli occhi, già li sentivo più leggeri. Li aprii e presero a lacrimare. “Capisco che sei contenta di vedermi, ma non ti commuovere!” disse Sasori scherzosamente. “Che hai capito? Piange perché ti ha visto!” disse Itachi. Ma guardali questi due quanto sono fatti scherzosi! Inizialmente vidi tutto sfocato, poi però misi a fuoco il viso di Sasori, a pochi centimetri dal mio. Era sempre stato così carino? “Buongiorno!” disse.

“Ehi, ciao!” dissi io.

Mi poggiò una mano in fronte. “Hai un po’ di febbre…passerà!”

“Vado a chiamare gli altri” disse Itachi uscendo dalla stanza. Sasori mi aiutò a mettermi seduta. “Ti fa male qualcosa? Ti gira la testa? Hai la nausea?”

“Ho solo male al fianco…ma sto bene, grazie!”

“Sei pallida. Fai paura!”

“SHIORI-CHAN!!!” Senza nemmeno accorgermene Tobi mi si gettò di sopra stringendomi in un abbraccio. Ora capii come si sentiva Deidara. Stavo per morire soffocata! “Lasciala idiota! La uccidi!” dissero quattro voci contemporaneamente. Tobi si allontanò da me, ma rimase sul letto, l’unico occhio visibile era lacrimoso. “Tobi è tanto tanto felice che Shiori-chan sta bene! Tobi aveva paura!” Sorrisi, poi volsi lo sguardo verso Konan, che sorrideva abbracciata a Pain. “Hai rischiato grosso…ma sei viva…” disse Kisame asciugandosi le lacrime con un grosso fazzoletto bianco con dei pesciolini rossi. “Hidan! Ti ho detto che quello è Kakuzu, non puoi sacrificarlo!” urlò Zetsu al religioso che in un angolo bisbigliava in aramaico. Risi. “Shiori! Sono così felice che stai bene! Ho pregato giorno e notte, notte e giorno! E alla fine Jashin ha accolto la mia preghiera! Sono così feliiiiiiiiice!” disse Hidan abbracciandomi a sua volta, con due grossi lacrimoni agli occhi. “Ve lo avevo detto che non è da sottovalutare. Ci vuole ben altro  per farla fuori, vero Shiori?” disse Pain.

“Puoi dirlo forte!” dissi facendo capolino dalla spalla di Hidan.

Guardai Zetsu. “Grazie mille…so che è merito tuo!” dissi.

“Tranquilla, è stato un piacere!” disse la sua parte bianca.

“Mi devi un favore bello grosso, signorina!” ribatté la parte nera. Risi. “HIDAN! PROVA UN’ALTRA VOLTA A SACRIFICARMI E TI GETTO IN PASTO AGLI SQUALI!” urlò Kakuzu. “Oh-oh…” sussurrò sulla mia spalla Hidan. Prese a scappare. “TORNA QUI!” urlò il tesoriere. “CHE HAI CONTRO GLI SQUALI?!” urlò Kisame lanciandosi dietro ai due. Scoppiai a ridere, accompagnata da Sasori, Pain, Konan e Itachi che accennò un sorrisino. Ma dov’ero capitata? “Deidara-senpai…” sussurrò Tobi guardando  la porta dalla quale i tre erano appena spariti. Alzai gli occhi anche io. Cavolo…anche lui era sempre stato così…così…bello? canottiera nera e pantaloni in pieno novembre. Doveva essere appena uscito dalla doccia per girare così scoperto. Aveva i lunghi capelli biondi sciolti ma perfettamente in ordine e mi guardava male. “Deidara…” chiamai.

“Razza di stupida ragazzina che non sei altro…”sibilò. Dovevo essere sbiancata ulteriormente. Mi sentii trafiggere dal suo sguardo. “Che diamine ti è saltato in mente? che credevi di fare?” urlò minacciosamente. “Io…”

“Deidara, smettila” disse Sasori.

“Non ti immischiare, danna! Ti rendi conto o no del rischio che hai corso? Sei una stupida! Chi ti ci porta a metterti in mezzo, eh? Potevi morire, cazzo! Eri a un passo dalla morte!” urlò ulteriormente. Io mi sentii svuotata di ogni emozione. Ero imbarazzata e triste. “Maledizione! Devi agire con più responsabilità! Spiegami cosa cavolo volevi ottenere! Per quale ragione lo hai fatto?”

“Su, adesso basta, dacci un taglio” disse Sasori alzando la voce.

“Ti ho già detto di stare zitto! Aspetto una risposta, Shiori!”

Per un attimo vidi la stanza sottosopra, mi persi negli occhi azzurri e furenti di Deidara. Abbassai gli occhi. “I - io…non lo so perché l’ho fatto…”

“Non lo sai? Se non lo sai sei ancora più stupida di quanto credessi! Mai e poi mai bisogna agire senza essere motivati!”

“Io ero più che motivata!”

“E allora illuminami!”

“Io…è solo che…non volevo che ti facessi male! E quando ho visto che la spada ti avrebbe colpito…non potevo stare a guardare! Ero sicura di parlarla, ma non è stato così!”

“Ma perché? Potevo cavarmela da solo!”

“Non che non potevi! Ti avrebbe colpito!”

“Certo ed è stato molto meglio farti colpire tu, invece, vero?”

“Sicuramente meglio che vedere che colpiva te e sapere che avresti passato ciò che ho passato io!” urlai. Cadde il silenzio. Deidara mi guardava sconvolto, io ero sull’orlo delle lacrime. “Sei un ingrato” disse Sasori con tono di accusa. “Dovresti ringraziarla, non aggredirla così!”

Ma Deidara non lo ascoltava. Non smetteva di fissarmi. “Sei solo una stupida!” disse. Poi si voltò e uscì dalla stanza. “Distenditi, Shi, sei pallidissima” disse nervosamente Sasori. Seguii il suo consiglio. “Ma che gli salta in mente?” chiese Zetsu.

“Non è che uno stupido…” disse Itachi.

“No…non è così. era solo molto preoccupato per Shiori…non l’avevo mai visto in quelle condizioni…” disse Pain. Preoccupato? Deidara era preoccupato per me?

“Eravamo tutti preoccupati, Pain! Nessuno però ha fatto scenate simili!” riprese il moro.

“Deidara-senpai si sente in colpa…si sente responsabile…Tobi lo ha visto ieri pomeriggio. Era triste…” in colpa? Per una cosa che avevo fatto io? Che stupido! Per tutto il giorno non si fece vedere. Sasori, invece, non si mosse un solo istante. Tobi mi aveva portato pranzo e cena a letto, e mi aveva tenuto allegramente compagnia per tutta la giornata, facendomi ridere con la sua ingenuità e allegria. Anche gli altri venivano a farmi visita spesso. Tranne Deidara. Erano le undici di sera quando entrò in camera evitando di guardare sia me che Sasori. “Io vado un attimo di là…torno subito. Non ti alzare!” mi disse il rosso. Quando usci, nella stanza cadde il silenzio. Davanti allo specchio, Deidara scioglieva i capelli, sistemandoli. Era teso quanto me. con una fitta atroce portai le ginocchia al petto e le cinsi con le braccia. “Deidara…”dissi.

“Chiudi il becco” rispose seccamente.

“Io…non voglio che tu ti senti in colpa. È stata una scelta mia…l’ho fatto di mia volontà, e l’ho fatto per te…” dissi. Arrossii. Non era programmato che dicessi quelle parole. Mi erano scappate di bocca. Mi guardò. Sospirò e si sedette sul letto, con una mano in fronte. “Ti rendi conto che potevi morire?” chiese.

“Si, lo so…ma se devo essere sincera sono contenta di ciò che ho fatto. Perché dopo aver provato sulla mia pelle ciò che avresti provato tu se non fossi intervenuta…sono sicura di aver fatto la cosa giusta…” mi fissò con tale intensità che fui costretta ad abbassare gli occhi.

“Devo essere impazzito…” disse, poi mi abbracciò. Io, dal  canto mio, ricambiai l’abbraccio. Come una ragazzina immatura e iper-sensibile, presi a singhiozzare, dandomi ripetutamente dell’idiota. Lui sorrise, ne ero certa. Mi carezzò i capelli. “Ma quanto sei stupida, eh Shi? Quanto?”

“Troppo…” risposi. “Sei ancora arrabbiato?”

“No…ho solo avuto paura, idiota di una ragazzina…ho avuto paura di perderti…tu sia maledetta, stupida musicista!”

“Altrettanto tu, artista fallito…” dissi fra le lacrime. Deidara sorrise ancora e mi strinse di più. “Non provare mai più a morire, ok? Non voglio più sentirmi in quel modo…” mi sussurrò. io annuii e mi asciugai le lacrime con la mano. “E ora dormi che se Sasori ti trova sveglia ti fa fuori” disse. Mi misi a letto, lui mi coprì e mi stampò un bacio sulla fronte. “Ehm…Deidara…”

“Dimmi”

“Io…ho freddo…”

“Vuoi un’altra coperta?”

“Beh…forse…basterebbe che tu dormissi con me per scaldarmi…”

Lo vidi sorridere. Aveva un sorriso così bello… “Ok, va bene. Ma solo perché sto caldo pure io e perché è artistico! Ma non farci l’abitudine, uhn!” disse. Cosa c’era di artistico nel dormire con me? bah! Certo che di normale non aveva proprio nulla! Non appena lui si distese accanto a me, fui pervasa da una tale calma che riuscii ad addormentarmi subito.*

 

Toh…si era addormentata! Povera…doveva essere molto stanca! Approfittai della sua incoscienza per accarezzarle i capelli. La strinsi a me, donandole tutto il mio calore. Dopo quello che aveva fatto per me, oltre al mio calore le avrei dato anche la mia anima! La porta della stanza si aprì. Sasori fece per entrare, ma si bloccò sull’uscio. La coperta che aveva preso per Shiori gli fremette fra le mani. Non entrò. Direttamente chiuse la porta e se ne andò. Rimasi a lungo a fissare il punto in cui prima stava lui. Non gli avevo mai visto in viso quell’espressione! Era…ferito? Triste? Sasori? Il danna? Lui che prova sensazioni come tristezza e dolore? Per cosa, poi? No. Di sicuro mi ero sbagliato! “Deidara…” sussurrò Shiori nel sonno. Mi voltai a guardarla, era così rilassata. “Spero di sognarti anch’io…” dissi. E quella notte, fu la prima delle tante in cui la splendida musicista con il suo sorriso d’angelo apparve nei miei sogni.  

E allora? Che ne dite? Come vi avevo detto non è il massimo, lo so. Ma ci sono alcune cose che dovete inquadrare bene in questo capitolo, alcuni atteggiamenti strani dei personaggi. Nel prossimo capitolo ne capirete l’importanza, vi assicuro che ne vedremo delle belle! E vi prometto che sarà moooolto più interessante di questo! Giuro! Beh, spero lo stesso che vi sia piaciuto! Recensite e continuate a dare consigli! Me è aperta a nuove idee! Grazie!

**Therys**

 

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Capitolo 4
*** Quando tutto cambia ***


Incredibile ma vero, ce l’ho fatta

Incredibile ma vero, ce l’ho fatta! Sono riuscita ad aggiornare anche oggi! cavoli, ho passato una settimana terribile! Piena di compiti, senza luce, senza pc! Orribile!! Ma da brava ragazza quale sono, aggiornerò anche oggi! vi avverto sin da ora che questo capitolo è molto importante, ma per mancanza di tempo non ho potuto finirlo…infatti pubblicherò il seguito al più presto, spero mercoledì, per farmi perdonare! ^^’

Ne vedremo delle belle! Come promesso, questo è un bel capitolo! Buona lettura! *Therys*

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* Tutto questo non è giusto! Uffa! Uffa! Uffa! Ero condannata su quel letto da quasi due settimane, la ferita mi procurava ancora delle fitte, ma stavo iniziando a stancarmi! Guardavo Sasori e Deidara che trafficavano per la camera, seduta sotto le coperte, le braccia incrociate al petto, le guance rigonfie d’aria e il labbro inferiore leggermente sporto. Ero arrabbiatissima e offesa! Deidara scoppiò a ridere, guardando la mia espressione. “E dai! Staremo via per poco!” disse. “Non m’importa! Voglio venire anch’io!” dissi. Deidara continuava a ridere, divertito. Brutto antipatico. “Mi dispiace, ma questa volta non puoi venire” disse Sasori. “Credimi, dispiace più a noi che a te!”

“A me non dispiace affatto…” disse il biondo, guadagnandosi una pessima occhiata e un cuscino in faccia dalla sottoscritta. “Vi prego! Portatemi con voi! Per favore! Saso-saso!”

“Non funziona!” disse Sasori.

“Ma sto bene!”                       

“Devo ricordarti il tuo tentativo di ieri di stare in piedi?”

Arrossii. Ok, va bene…il mio primo e unico tentativo di rimettermi in piedi dopo la ferita era stato davvero tragico. Dico solo che ho fatto una caduta degna da filmino, davanti a tutti, con tanto di versamento del pranzo su me e Sasori, livido sulla gamba, riapertura della ferita, slogatura al polso e capocciata sul comodino. Giusto per rendere l’idea, Itachi ha riso fino alle lacrime per ore! E stiamo parlando di Itachi, non so se mi spiego! Quell’altro scimmione, Mr.Simpatia-Pain, ha deciso di mandare in missione Sasori e Deidara…senza me! “Dei…tu che mi vuoi bene? Mi porti con te?” chiesi con occhi lacrimosi.

“Chi te lo ha detto che ti voglio bene?”

Deidy…ti supplico! Sarò la tua serva personale per tre mesi!”

“Almeno sei!”

“Va bene!”

“Ci sto!”

“NON SE NE DISCUTE!!!” disse Sasori. Rivolsi anche a lui la mia espressione lacrimosa.

Saso-saso! Me ti sta supplicando!”

“No, no e poi no! Non guarirai mai se non ti riposi!”

“Mi vuoi bene, Saso?”

“Non fare domande idiote!”

“Significa che non me ne vuoi?”

“Esatto!”

Accentuai l’espressione. “Cattivi…” dissi. Sasori sorrise. “Credimi, lo faccio per te!”

“No! Tu non mi vuoi bene!”

“Non è vero, lo sai!”

“Ah, davvero?” chiese Deidara. Sasori lo guardò male, poi tornò a fissare me. “Allora, mettiamola così…appena torniamo, ti prometto che ti faccio alzare, camminare, ci alleniamo insieme e ti cucino tuuuuuutto quello che vuoi, ok?”

“Anche il sushi?”

“Ti farò tanto di quel sushi da saziarti a vita”

“E…mi pettini i capelli prima di andare a dormire per una settimana?”

“Questo lo scarico a Deidara…la sera ho da fare, lo sai…”

“Che c’entro io?” chiese il biondo, colpito successivamente da un pugno di Sasori.

“E poi…ti fai dare il bacio della buonanotte senza innervosirti e imbarazzarti come fai di solito?”

“Promesso!”

“Il bacio de che? Che storia è questa?” chiese Deidara cercando di riprendersi.

“Ti prometto tutto questo se tu mi prometti che stai qui, senza fare storie e senza cacciarti nei guai, ok?”

“Ok”

Ci guardammo, poi scoppiammo entrambi  a ridere. Mi sentivo come una bambina. Sasori mi scombinò i capelli, poi si ricompose. “Bene…adesso temo sia ora di andare. Prima partiamo, prima torniamo” disse.

“Va bene…fate buon viaggio e state attenti…o meglio…prenditi cura del biondo psicopatico…”

Deidara mi fece una smorfia. “Credo voglia salutarti anche lui…” mi sussurrò Sasori, poi sorrise e uscì dalla stanza, salutandomi un’altra volta. “Beh…senza te fra i piedi sarà tutto più facile…” iniziò Deidara. Sorrisi. Tradotto, significava che gli sarei mancata. “Però…mi mancherà qualcuno da stuzzicare strada facendo. Sasori non ha mai voglia di litigare!”

“Io invece credo che mi passerò il tempo pianificando con Tobi qualche subdolo piano ai tuoi danni…”

“Rischiati e ti friggo…”

“E Sasori e Mr.Simpatia ti fanno fuori!”

Rise. Si chinò su di me, poggiandomi un bacio sulla fronte. “Abbi cura di te e cerca di rimetterti in sesto. Fra due giorni ti voglio attiva e scattante! E non cadere in mia assenza! Me le voglio vedere tutte le tue cadute!”

“Antipatico…”

Sorrise di nuovo, abbagliandomi con la perfezione dei suoi lineamenti. “Ci vediamo fra due giorni”

“Stai attento, questa volta non ci sono io a proteggerti”

“Sopravvivrò”

Si fermò davanti la porta, fissandomi insistentemente. Mi persi nei suoi occhi, mentre lui mi squadrava come a volersi imprimere in mente ogni dettaglio di me. poi fece un cenno con la mano e uscì dalla stanza sorridendo. A quel punto, feci chiarezza su ciò che mi aspettava: la solitudine! Miiiiiiii! Mi appoggiai violentemente, le molle cigolarono e fui colpita da una tremenda fitta. Ma quando finirà questo calvario? Due giorni…posso resistere per due giorni! Sono stata sette anni da sola, cosa saranno mai due miseri giorni a confronto? Mi troverò un da fare! Per tutto il giorno fu un susseguirsi di tentativi inutili. Leggere? No…già letto il libro tre volte! Suonare? Vietato…troppo scomodo. Mangiare? Magari…se solo potessi alzarmi! Così, decisi di ingaggiare qualcuno per divertirmi un po’. Dopo questa decisione, devo essere sincera, è stato tutto più facile! I membri dell’organizzazione sono molto gentili con me, e non mi hanno fatto mancare nulla per tutto il giorno. Compagnia, divertimento, risate e tanto, tantissimo cibo! La solitudine tornò  a pesare la sera. Ognuno aveva i suoi impegni criminali…dormire! Guardai l’orologio, notando che non era neanche mezzanotte. Sbuffai. Che palle! Ad un tratto, mi venne in mente un’idea geniale! Ero sola…nessun rischio di essere derisa…potevo  provare ad alzarmi! Tirai le coperte. Mi sorressi al letto e a una sedia. La prima volta mi cedettero le gambe e ricaddi miseramente sul letto. Poi, già dal secondo tentativo, presi un po’ più controllo di me. l’unico dilemma era l’equilibrio e le fitte atroci al fianco. Come diamine si poteva sudare a Novembre? Ebbene…io ci sono riuscita! Sorreggendomi alla parete e ad una stampella che Sasori aveva preparato durante il mio primo tentativo, riuscii dopo circa 17-18 minuti ad arrivare alla finestra della stanza. Mi sedetti sul davanzale interno, respirando con affanno per la fatica. Fuori pioveva. Amavo la pioggia! Lei che lavava via i peccati e i mali del mondo. O almeno, che illudeva di ciò. Come lei amavo tutto ciò che avesse a che vedere con il freddo, che mi rappresentasse. Ero così concentrata a fissare la pioggia, che non mi accorsi che qualcuno era entrato alle mie spalle. “Sei riuscita ad alzarti senza cadere…complimenti!” mi spaventai. Scattai in piedi, arrossendo, ma per il brusco gesto mi cedettero le gambe e sarei crollata al suolo se le braccia calde di Itachi non mi avessero afferrata cingendomi la vita. La sua stretta era salda, sentivo le sue mani sulla mia schiena, ma delicatissima in corrispondenza delle fasce bianche che coprivano la ferita. mi trovai a pochi, pochissimi centimetri dal suo volto, i ciuffi corvini che gli ricadevano sul viso, sfioravano la mia fronte, leggeri e delicati come la pioggia. Belli come essa. Ma non erano solo i suoi capelli…era lui ad essere bello! Sarà perché non l’avevo mai visto così da vicino, ma mi resi conto che era davvero affascinante. Mi mise in piedi, sorreggendomi sempre per la vita. Io poggiai le mani sulle sue braccia, in corrispondenza dei gomiti, usandolo come appiglio. In realtà ero indecisa se allontanarlo o meno. “Tutto a posto?” mi chiese con voce calda. “S-si, tutto bene, grazie”

“Ti sei fatta male?”

“No, no, davvero, sto bene…ma cosa fai qui?”

“Beh…non avevo sonno…pensavo che ti sentissi sola e ho deciso di venire a farti un po’ di compagnia…ti dispiace?”

“No, figurati…hai ragione…mi sentivo un po’ sola, in realtà…Quando Deidara non c’è il covo è così silenzioso! Nulla che esplode, nessuno che insegue Tobi, che urla minacce, che deride…è triste”

“Non ho voglia di parlare di lui…parliamo d’altro…”

Iniziammo a parlare anche di cose futili o addirittura prive di senso. Però devo ammettere che fa bene al cuore vederlo ridere. Strano…e dire che io non sono spiritosa. Ma tra risate e varie fesserie passò un’ora e mezza. Ma io non ero stanca di fissare il suo viso, seduta sul davanzale interno. “Ho notato che osservavi la pioggia, poco fa…” disse.

“Ehm…si. È un elemento che mi piace molto. Mi affascina.”

“Già…è stupenda. Lava via i peccati e i mali del mondo…”

Sgranai gli occhi. Mi aveva forse letto nel pensiero? Sorrise, guardando la mia espressione. “Che c’è? Ho detto qualcosa di strano?”

“No…è solo che…la penso esattamente così anche io…”

“Vedo che abbiamo qualcosa in comune…è un buon inizio, non trovi?”

“Certo…”

“Sai cos’è che mi piace di più della pioggia?”

“No, non lo so…”

“Le stelle…e sai cos’è che mi piace più delle stelle?”

“Non so nemmeno questo…”

“…Tu…”

Non appena ebbe pronunciato quel monosillabo, non mi diede nemmeno il tempo di rendermene conto, di pensare, di capire e reagire. Mi poggiò contro la parete e premette le labbra sulle mie. Erano tiepide e sicure, come se avessero fatto quello stesso gesto chissà quante volte, al contatto con le quali, le mie inesperte e colte alla sprovvista, presero a tremare. Non riuscivo a formulare alcun pensiero.“Nervosa?” sussurrò sulle mie labbra, sorridendo appena. “Non ne hai motivo…” aggiunse. Poi di nuovo, tornò a baciarmi. Dopo un po’, leccò le mie labbra, trasmettendomi un brivido, come se stesse chiedendo il permesso per accedere. A quel punto, incuriosita dalla novità, dischiusi le labbra e ricambiai il suo bacio. Devo ammettere che ero così nervosa che mi stupii di agire con tanta sicurezza, ma a lui la cosa non dispiacque affatto. Ero prigioniera delle sue braccia, vittima delle sue labbra, stordita dal suo profumo. Non appena si allontanò dalle mie labbra avevamo entrambi il respiro affannoso, occhi negli occhi. Mi persi. Ricevetti come una scossa elettrica, che mi attraversò tutto il corpo. Quegli occhi…dove li avevo visti? Era come…come…non riuscire a ricordare una cosa che avevo pregato per dimenticare e che ora mi tornava utile. Dove? Dove e quando li avevo  visti? Persi la cognizione del tempo…ero così stordita! Ma capii che non era passato poco quando iniziarono a cedermi le gambe per la stanchezza. Anche lui se ne accorse. “Su…adesso a letto, signorina, è tardi…” sussurrò. Mi prese in braccio, mi distese sul letto e mi coprì. Poi si distese accanto a me, fuori dalle coperte e mi abbracciò. “Così starai calda” mi disse. Mi baciò un’ultima volta, poi mi incitò ad addormentarmi. Prese a massaggiarmi la schiena, carezzarmi i capelli e stamparmi baci. Sentivo incessantemente il suo respiro sul collo. Eppure ero così confusa. Non riuscivo a fare mente locale. Mi addormentai con un gran mal di testa. La mattina dopo non trovai Itachi nel mio letto, e per tutto il giorno si comportò come se nulla fosse. Ma spesso e volentieri mi lanciava occhiate che mi facevano arrossire come un pomodoro. Non mi stupii quando anche quella sera venne a trovarmi. Non mi salutò nemmeno, direttamente si poggiò su di me e incollò le labbra sulle mie. Non si spinse mai oltre ciò. Ci andava anche molto piano con le mani. Non toccava mai dove non doveva, si limitava soltanto ai miei fianchi, alla schiena e alle gambe. Non aveva intenzione di correre. Io…non ero propriamente dispiaciuta delle sue visite. Insomma…Itachi…è Itachi! Così bello…forte…caldo…e così tremendamente sexy! Ma quella sera…ebbi uno strano flash. I suoi capelli erano improvvisamente diventati biondi, i suoi occhi magicamente azzurri, il suo viso delicato e angelico. Fu questione di un solo istante, un minuscolo, piccolissimo istante…ma mi trasmise una serie di brividi davvero spaventosa. Neanche quella mattina lo trovai sul mio letto. Ma sorrisi lo stesso, non appena sveglia. Quel pomeriggio, Deidara e Sasori sarebbero rientrati. Ma cosa avrei fatto? Avrei dovuto dirglielo? Beh…in fondo…erano un po’…i miei migliori amici…erano quasi dei fratelli, per me. Ma forse la cosa non gli sarebbe piaciuta. E Deidara mi avrebbe sicuramente presa in giro. Ma mio malgrado sono donna. E noi donne, si sa, quando siamo felici fatichiamo a tenere nascoste le cose.*

 

Casa dolce casa! Non appena scorsi il covo da lontano accelerai il passo. “Hai fretta?” mi chiese Sasori sorridendo. “Voglio solo avere un letto comodo su cui dormire” dissi.

“E rivedere Shiori, non è così?”

“Che c’entra Shiori? Non dire stupidate, uhn!”

Ecco…secondo me, quella dannata marionetta da quattro soldi sapeva leggere nel pensiero! Con lui non si poteva fingere né mentire! Che strazio per un uno come me che non ama mostrare le sue debolezze e i suoi pensieri! E anche quella volta, aveva ragione! Chissà perché, per quale stupidissimo scherzo del destino, avevo una voglia matta di vedere Shiori! Quei due giorni mi ero sentito…come privato di una parte importante di me. Ero…vuoto! Ma non di certo a causa di quella insulsa bestiolina musicista! Tsk! Figuriamoci! Non appena fui davanti all’entrata, mi accorsi che qualcosa non andava. Improvvisamente ero stato attanagliato da una strana inquietudine. A cosa era dovuta? Avevo il presentimento che fosse successo qualcosa…qualche guaio bello e buono! “Che c’è? Non hai più tutta quella voglia di vederla o stai pensando a come giustificarti per quando le salterai addosso?” mi chiese Sasori sghignazzando.

“Non costringermi a farti saltare per aria…piuttosto…non lo senti?”

“Cosa? L’odore di guai? L’ho sentito appena ho visto il covo da lontano…”

“Tipo avvertirmi no, uhn?”

“Non volevo allarmarti…magari non è nulla di che…”

Entrammo nel covo. Per la prima volta da quando lavoro per questi pazzi, Tobi non mi si gettò addosso all’ingresso! Edizione straordinaria! Quasi mi commuovo! Avrei dovuto essere felice, invece…mi spaventai! “Bentornati. Com’è andata?” chiese Konan, intenta a preparare il pranzo.

“Bene, bene, grazie! Shiori?”

“Dove l’hai lasciata”  

Senza perdere tempo mi diressi in camera. Aprendo la porta, mi trovai davanti lo spettacolo raccapricciante di Tobi che faceva il giocoliere con sette palline, tenendo un bastone in equilibrio sulla maschera. Sasori si sbatté una mano in fronte. “Jashin salvami…” sussurrò. Tobi si voltò, notando la mia presenza. Lasciò cadere le palline e il bastone. “Senpaiiiiiiiiii!” urlò. Ecco, te pareva…per l’ennesima volta mi trovai in punto di soffocamento fra le sue braccia stritolatrici. “Tobi! Lasciami!” boccheggiai. Smisi di dimenarmi non appena udii due risate. Facendo capolino fra le braccia di Tobi, osservai il letto. Shiori era seduta e rideva di gusto, illuminando la stanza con la sua bellezza, ma non fu lei a lasciarmi di stucco. Itachi, seduto al suo fianco…rideva anche lui e teneva una mano su quella di Shiori e una sul suo ginocchio. Il mio stomaco fece una capriola. “Suvvia, Tobi, lascialo andare!” disse Shiori ridendo. Non appena il piccolo mostro mi liberò dalla sua stretta, mi guardai con Sasori. Anche lui era stranito. “Cosa fate voi qui? Vi aspettavo nel pomeriggio!” disse Shiori.

“Missione compiuta prima del previsto…ti dispiace?” chiese Sasori cercando di sorridere, ma era nervoso, e si vedeva.

“Certo che no! Sono felicissima!” disse giuliva. Lanciò le coperte e si mise in piedi. Sperai in una sua caduta, che non arrivò. “Ci sono riuscita, Sasori! Cammino senza cadereeeeeee! KYAAAAAAAAAH!” inciampò in una delle palline di Tobi. Feci per afferrarla, ma Itachi fu più veloce e le evitò la caduta prendendola per la vita. Sasori si irrigidì. “Grazie Itachi” disse Shiori dolcemente. Lui sorrise.

“Di nulla” disse.

La rimise in piedi e lei ci venne incontro. Gettò le braccia su Sasori, stringendolo in un caloroso abbraccio. Poi, con mio enorme stupore, abbracciò anche me. “Mi siete mancati così tanto!” disse. Mi stampò un bacio sulla guancia, facendomi arrossire. Poi abbracciò nuovamente Sasori, e diede un bacio anche a lui. Sono sicuro che se avesse potuto, sarebbe arrossito. “E allora? Com’è andata?” chiese Shiori giuliva.

“Egregiamente, come sempre quando non ci sei tu, del resto” dissi.

“Ma sentilo!” disse Shiori fissandomi torvamente. Sasori sorrise. “Tradotto,Shiori, significa che gli sei mancata…” disse. Arrossii più di prima e fissai in cagnesco il danna.

“Oh…ma che carino che sei!” disse Shiori cambiando decisamente tono. Mi diede un altro lungo bacio sulla guancia, e sinceramente ebbi la strana sensazione di andare a fuoco. “Voglio sapere tutto nel dettaglio” disse Shiori.

“Ma rimettiti a letto che ti stanchi” disse Itachi. Lei gli sorrise ed eseguì.

“Come vuoi…” disse. Da quando in qua Itachi fissa così a lungo e così…adorante qualcuno? E da quando…Shiori si fa comandare a bacchetta? Sasori doveva essere confuso quanto me…guardava Shiori mettersi a letto e Itachi sedersi al suo fianco con la mia stessa incredulità. Lasciai a Sasori il compito di raccontare la missione, mentre io studiavo attentamente lo strano comportamento di quei due. Era Itachi a cercare sempre, costantemente un contatto fisico con Shiori. Le sistemava i capelli, la maglietta, le spostava ciuffi ribelli…mi innervosii di brutto quando Itachi strinse la mano su quella di Shiori. Sia Sasori che la diciassettenne mi guardarono straniti. “Continuate pure” dissi. Itachi mi lanciò uno sguardo di sfida…aveva forse capito il mio fastidio? Dal canto mio ricambiai lo sguardo con la stessa identica espressione. Era soddisfatto, quel dannato Uchiha…era come…se avesse ottenuto qualcosa che io bramo da sempre. L’ho sempre detestato…non siamo mai andati d’accordo, io e lui…ma in quel momento più che mai avrei voluto cancellargli quell’espressione dal viso! Credo di aver persino ringhiato a un certo punto…Sasori infatti mi diede una gomitata e approfittando di una risata di Shiori mi sussurrò: “Contieniti” ma come potevo? Come potevo stare calmo a fissare quell’idiota che mi fissava così soddisfatto? Avrei tanto voluto farlo saltare per aria…ma forse sarebbe stato un affronto alla mia arte! Ma che bel botto, avrebbe fatto! Muahahahah! Ok…sto dando di matto…ma non posso stare qui con le mani in mano! “E tu? Che hai fatto di bello in questi due giorni?” chiese Sasori.

“Beh…sono riuscita a camminare. Ma solo per poco…Itachi non mi faceva mai stare in piedi troppo a lungo…”

“Quindi lei hai tenuto compagnia tu, in nostra assenza?” chiesi a Itachi cercando di essere più calmo possibile. “Si…sono stato...beh, come dire…la sua ombra! Appiccicato a lei tutto il tempo! Si sentiva così sola, poverina…” disse sempre con quell’aria soddisfatta. Se le aveva messo le mani addosso giuro che…lo uccido! “Ah…grazie mille, davvero! E dire che io e Deidara temevamo che stesse sola…vero Dei?” chiese Sasori distraendomi dal mio sguardo assassino. “Si, certo…”dissi. Continuai a guardare male Itachi, quando la porta si aprì.

“Ehi, moro, ci vuole il capo…oh, bentornati!” disse Kisame facendo capolino nella stanza. “Grazie Kisame!” disse Sasori con un sorriso tirato.

“Ehi, bionda, come stiamo oggi?”

“PARLI DI ME?????” chiesi afferrando minacciosamente la spada di Shiori.

“Ma chi ti ha nominato? Ma chi ti ha visto? Parlavo con Shiori, deficiente!” disse Kisame. Sasori, Shiori e Itachi risero.

“Ah…ma lei non è bionda”

“Si che lo è, daltonico!”

“Biondo cenere…”

“Sempre bionda è! Scemo!”

“Ma io sono più biondo!” dissi incrociando le braccia al petto con fare superiore.

“Ma lei è più bella!” disse Kisame. Sasori trattene una risata.

“Attento, Kisame, potrei farti diventare un bel piatto di sushi” sibilai.

“Provaci, nanerottolo! Tornando a Shiori…come va?”

“Bene, fishy, grazie!” rispose Shiori. Fishy?!

Fishy?! Ahahahahahahah!” presi a rotolare per la stanza dalle risate. “Fishyyyyy!”

“Piantala idiota!” sbottò Kisame. “Su, Itachi, andiamo!”

“Ok, capito. A dopo” smisi di ridere quando vidi Itachi stampare un bacio sulla guancia di Shiori, molto, troppo vicino alle labbra. Itachi mi lanciò un ultimo sguardo compiaciuto, poi seguì Kisame. Nella stanza calò il silenzio. “Shiori…ehm…che mi sono perso?” chiese Sasori fingendosi soltanto confuso, quando in realtà era decisamente infuriato. Shiori arrossì violentemente. “Nulla…” disse.

“No, non me la bevo! Avanti, spara!” dissi. Sasori mi diede una gomitata.

“Fingiti interessato positivamente…” mi sussurrò talmente piano che Shiori non lo sentì. Presi esempio da lui. “E allora? Che è successo?” chiese ammiccando e sorridendo maliziosamente. “Di che parli?” chiese Shiori ancora più rossa di prima.

“Suvvia, Shiori, ti sembro così stupido da non notare che Itachi stava letteralmente sbavando?” chiese. Il colorito della ragazza divenne tendente al viola. “Cosa è successo tra voi, voglio sapere!” dissi come una ragazzina interessata ad un pettegolezzo. Ma quanto si cade in basso?!

“Ok…è successo qualcosa…ma voi mi dovere promettere che non giudicherete!”

“Ti sembro tipo?” disse Sasori.

“Va bene…allora. Tutto è iniziato quando siete andati via. Mi sentivo tanto sola, soprattutto la sera. Quindi, mentre provavo disastrosamente a camminare, è venuto a farmi visita. Io stavo per cadere, ma lui mi ha presa al volo…ero a pochissimi millimetri da lui…e cavolo…è così affascinante…” disse con aria sognante. Sasori sorrise incitandola a continuare. Io dovetti faticare un bel po’…ero nervoso!immaginavo già cosa stava per dire. “E poi? Dai, non tenermi sulle spine” disse Sasori. Ma vedevo che stringeva un lembo della coperta con forza. Povero danna! “Beh…abbiamo parlato un po’…della pioggia…mi ha detto che gli piace…ma che gli piacciono di più le stelle…e più delle stelle…gli piaccio io…”

Me lo aspettavo. Tipico atteggiamento sviolinante da Uchiha. Ma nonostante tutto…fu un brutto colpo. Sentii qualcosa di strano bruciarmi in petto…rabbia! Sasori sorrise ma tremava…mi chiesi se Shiori fosse così presa dal ricordo da non accorgersene. Era così evidente! “Wow…” sussurrò

“Già…Wow…”

“Tutto qui? Non ha fatto altro…”

Shiori arrossì. “Beh…” prese a giocare con una ciocca di capelli. “Poi…mi ha…mi ha…b-ba...cioè…”

“No! Non mi dire! Ti ha baciata?!” chiese Sasori, sempre atteggiandosi da amico interessato ad un pettegolezzo. Sentii una fitta al petto quando Shiori annuì. “Complimenti, Shi! beh, ce ne vuole per stregare il cuore di uno come Itachi! Complimenti davvero! Ma in fondo…sei così bella che è comprensibile! Sono contento per te”

“Grazie Saso…”

Ma chi volevi prendere in giro? Contento? No…non lo eri, stupido danna! Si vedeva eccome! Si sentiva esattamente come me…deluso, arrabbiato…geloso! “E quindi adesso…insomma…state…insieme?” chiesi.

“In effetti…non so! Lui è sempre molto premuroso con me…è gentile, dolce…non mi fa mancare nulla. Ma parlando con voi…principalmente è una cosa…fisica!”

Un atroce dubbio si insinuò nella mia mente. “Non avrete mica…?”

“No, Deidara! Certo che no! Ma che vai a pensare!” disse tirandomi un cuscino.

“Siamo contenti per te…sul serio…” dissi con un sorriso triste. Lei ricambiò con un sorriso riconoscente. Se mi sorrideva così…non potevo essere arrabbiato con lei. In fondo che colpa aveva? Era stato lui, no? A lei piaceva, ma non per questo era colpevole. Ma sono certo…che se Shiori sapesse chi è veramente Itachi…se sapesse che è la principale causa di tutti i suoi problemi…forse cambierebbe idea! ma non ho il coraggio né la voglia di spezzarle il cuore così. no…non lo farò. Itachi fece capolino nella stanza, rivolgendo a Shiori un sorriso. “Deidara, Sasori…vi vuole il capo” disse. Che scusa inutile Itachi…io e Sasori avevamo già spiegato tutto al capo tramite lettera. Non era una missione importante, quindi avevamo deciso di correre il rischio. Mi stava sbattendo fuori…dalla MIA stanza! “Andiamo Deidara…a dopo Shi” disse Sasori sorridendole. Lei sorrise di rimando e ci salutò con la mano. “Tornate, mi raccomando!” disse. Io non la guardai nemmeno per un istante, ma non mancai di guardare in cagnesco Itachi, passandogli accanto. Io e Sasori percorremmo il corridoio silenziosamente, senza nemmeno guardarci. “Dove andate?” chiese Konan.

“A fare due passi, torniamo subito” rispose Sasori.

“Fate presto che fra un po’ si pranza”

“Capirai, per me non è un problema” disse Sasori. Uscimmo dal covo, e ci allontanammo di poco. il cielo era pieno di nuvole. Avrebbe piovuto di lì a poco. ci fermammo sotto una betulla, sulla quale sferrai un pugno carico di rabbia. “Calma, calma, calma! Mantieni la calma, Deidara! Non ti servirà a nulla arrabbiarti”

“Sta zitto Sasori! Lo so che stai male quanto me! Ma tu riesci a non sfogarti e a rimanere sempre impassibile! Io no! Se non mi sfogo adesso rischio di staccargli il collo a quel maledetto!”

“Se anche lo uccidessi che cosa risolveresti? La situazione è questa!”

“No, tu non capisci, danna!”

“Si che capisco! Lo hai appena detto tu stesso che sto male quanto te! Ma adesso rispondi alla mia domanda: perché stai così male, eh Deidara?”

“Potrei farti la stessa domanda”

“Io non ti saprei rispondere, perché non lo so nemmeno io il motivo!”

E io? Il motivo lo sapevo? Si che lo sapevo…eccome! Più chiaro di così…ma non riuscivo ad ammetterlo. Né a  me stesso né tanto meno a Sasori. “Beh, non lo so neanche io!” dissi.

“Perfetto, io e te siamo sulla stessa barca! Abbiamo entrambi lo stesso problema, che ha un nome: Shiori”

“No, Sasori. Il mio problema non è lei…è lui! È Itachi! Perché di tutti proprio lui? Perché lui e non Hidan, o Pain? Avrei preferito perfino vedere Tobi al suo fianco piuttosto che lui! Perché proprio lui, cazzo? Lui che ha rovinato la vita a me e a lei?”

“A lei?”

“Sasori…detesti itachi quanto me, questo è chiaro! Ma c’è una cosa che tu non sai! un altro motivo per odiarlo!”

Gli raccontai tutto ciò che Shiori mi aveva raccontato due mesi fa. Sasori mi ascoltava agghiacciato. Era arrabbiato quanto me per questa storia…per ciò che aveva fatto a Shiori. E dopo tutto ciò aveva il coraggio di avvicinarsi a lei? Anche solo di guardarla in viso? Che vile!

“Lei lo sa?” mi chiese.

“No. E non lo deve sapere”

“Invece deve! Non può…non può stare con la causa di tutti i suoi mali! Deve saperlo”

“Hai visto anche tu come era felice Sasori! Davvero avresti la forza di spezzarle il cuore?”

Non rispose. Abbassò gli occhi.  “Mi sembra una scorrettezza nei suoi confronti, però…”

“Lo so, Sasori. Ma cosa dovrei fare? Non voglio dirglielo…non adesso”

“Prima o poi lo scoprirà e soffrirà di più.”

“Che si fa?”

“Non so…”

Ehiiiii! È pronto il pranzo!” urlò Konan.

“Intanto andiamo…cerca di essere indifferente, Deidara. E ignora le provocazioni di Itachi”

“Fosse facile”

Rientrammo nel covo. Shiori era seduta a tavola, per la prima volta dopo settimane, avvolta in una vestaglia. Itachi era alla sua sinistra…esattamente in quello che per anni era stato il mio posto! Ringhiai sommessamente, e Sasori, intuendo il mio fastidio, mi cedette il suo. Non fu semplice fingere di non vedere la mano di Itachi poggiata sul ginocchio, o sulla spalla o sulla mano di Shiori. Davvero molto, molto difficile.  Ma arrabbiarmi sarebbe servito a poco. cercai di trascorrere poco tempo con Shiori. E devo dire che non mi è piaciuto affatto. La sera mi toccò appoggiarmi nel mio letto, solo e morto di freddo, occupando tutto lo spazio possibile. “Fingi di dormire quando arriva Shi…così evitiamo disguidi…” disse Sasori. Così feci. Ma fu terribile sentire Shiori guardarmi tristemente. “Dorme già?” chiese a Sasori. Il danna annuì. “Peccato…così non dorme con me?” avrei voluto, Shiori. Ma non era il caso…

“Era stanco…è crollato subito…”

“Capisco. Sai, Saso, sono contenta che siete tornati…mi siete mancati tanto…si, anche Deidara mi è mancato…tanto, tanto, tanto…”

Anche lei mi era mancata. Eccome!

“Ci sei mancata anche tu, Shi…”

Ero sicuro che Shiori stesse sorridendo, e avrei tanto voluto girarmi e godere di quella visione. Il suo sorriso…mi scioglieva il cuore! Cosa?! Waaaaaaaaaa! Ma che vado a pensare?! Ricordati chi sei, dannazione! Sei Deidara! Non puoi…pensare mielosità simili! Che fine ha fatto il tuo spirito da criminale, eh? L’hai sotterrato o l’hai fatto esplodere? Nooooooooooo! Mi stavo rammollendo come un ragazzino innamorato! Che schifo! Alt! Ragazzino innamorato? Forse…forse in fondo sono soltanto questo! Innamorato…naaaaaaaaaa! Macchè! Innamorato? Io? Tsk! Giammai! E allora…per quale razza di stupido inutile motivo mi ero girato a guardarla mentre dormiva con il rischio che fosse ancora sveglia? Perché non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso? E perché il cuore mi batteva con una velocità così assurdamente sconsiderata? Provai a prendere sonno. Lentamente l’incoscienza ebbe il sopravvento. Ma nello stato fra sonno e veglia che precede il sonno vero e proprio, vidi chiaramente Sasori, seduto sul suo letto, con le ginocchia al petto e la testa fra le mani. Fissa intensamente Shiori, come se fosse ipnotizzato. Dopo aver abbassato anche io gli occhi sulla ragazza che dormiva di fronte a me, mi addormentai.

“Deidara….” Chiama una voce insistente. “Deidara” Chi è che mi chiama? Che bella voce…così dolce…”Sono qui, Deidara” mi volto e vedo lei. Shiori. È semplicemente stupenda! Ha solo un corto e semplice abito bianco. Mi sorride e mi accarezza il viso. “Dei…mi vuoi bene?”chiede.

“Tu me ne vuoi?” scuote la testa.

“No, Dei…io non ti voglio bene…io ti amo” dice. Si avvicina e poggia le labbra sulla mie. Che bella sensazione! Ha le labbra così tenere e calde! Mi stringe a sé come se fossi la sua ancora di salvezza. Shiori si allontana lentamente dal mio viso, mi ritrovo davanti ai suoi splendidi occhi…verdi con quelle adorabili screziature azzurre. È serena e mi sorride. Sta per baciarmi di nuovo, ma qualcosa la ferma. Abbassa gli occhi su una bambina bionda. Ha i suoi occhi. “Mamma!” chiama la bambina. Shiori la prende in braccio e la stringe. Solo allora mi accorgo che lo scenario è cambiato. Siamo davanti ad una casa. Bellissima, a due piani, bianca come la neve e con un grande giardino. La bambina si volta a guardare me. “Papino!” parla con me? ad un tratto tutto si ferma. Sento come il rumore di qualcosa che si infrange e tutto ciò che ho davanti va in pezzi come uno specchio. Sono confuso. Che succede? Dov’è Shiori? Dov’è la bambina? Tutto si ricompone poco dopo. Siamo davanti ad un’altra casa, su una lanterna troneggia il simbolo degli Uchiha. Probabilmente siamo a Konoha. Shiori è di nuovo davanti a me, ma non ne vedo il viso. Ha la bambina in braccio. “Papà!” chiama di nuovo la piccola. Shiori la poggia a terra e la lascia andare. La biondina corre verso qualcosa alle mie spalle. Mi giro. Itachi si abbassa e le carezza la testa. “Papino! Bentornato!” dice la bambina abbracciandolo. Mi volto verso Shiori, come a chiedere spiegazioni. Ha la testa bassa…piange. “Shiori…non piangere…” le dico. Allungo una mano verso di lei ma si scansa. “Devi dimenticarti di me, Deidara! Tu non mi ami!”

“Non è vero, Shiori, lo sai”

“Me lo ha detto Itachi! Tu non mi ami! Vattene via! Non ti voglio vedere!”

“Non devi ascoltare lui, Shi! io…”

“Mi ami? Dimmelo!”

Non rispondo. Cosa dovrei rispondere? Non lo so…non lo so davvero! “Visto? Itachi ha ragione!” dice arrabbiata. Sta per andarsene, ma io la fermo. “Si, ti amo Shiori” dico. Lei alza gli occhi su di me. “Questo non lo dovevi dire…” dice. Si libera dalla mia presa e corre verso Itachi. Si abbassa anche lei e si lascia abbracciare dall’Uchiha. Si stringe al suo petto e piange. “Shiori…” sussurro.

“Visto Deidara? Ho vinto io…” dice Itachi sorridendo. “Lei è mia…solo mia! E tu non l’avrai mai!”  bastardo! L’ha portata via da me… guardo la bambina bionda fra le sue braccia. Sorride malignamente come Itachi. Trasalgo. Ha gli occhi rossi…lo Sharingan. L’immagine si allontana lentamente da me. “Shiori!” chiamo. “Ascoltami Shiori! Lui non ti ama! È lui la causa di tutto! lui ha permesso che i tuoi genitori fossero incastrati al suo posto! Shiori ascoltami, cazzo!” ma lei non mi ascolta. Non si muove. Continua a piangere. Si allontana sempre di più. “Shiori! Devi ascoltarmi! Io…io ti amo, Shiori!” urlo a squarcia gola. Si volta lentamente a guardarmi. Le lacrime scorrono sul suo volto. È pallida e ha lo sguardo perso, gli occhi di un verde talmente scuro da sembrare nero sono vuoti, l’espressione è quella di un corpo senza anima. “Io no” sussurra. Poi il buio.

Aprii gli occhi di scatto. Avevo il respiro affannoso la fronte imperlata di sudore. Tremavo. Poggiai una mano sul petto, il cuore mi batteva impazzito. Mi guardai attorno. La stanza era vuota e illuminata dal sole. Era mattina. La porta si aprì lentamente “Tutto ok?” chiese Sasori.

“Si…”

“Hai urlato…un incubo?”

“Purtroppo si…”

“Hai urlato il suo nome, Deidara…”

Arrossii violentemente. Sentii dei passi veloci per il corridoio, Sasori si spostò appena in tempo. Shiori si fermò davanti la porta preoccupata, era un po’ pallida e respirava come se avesse partecipato ad una maratona. “Che succede?” chiese spaventata.

“Quante volte ti ho detto di non correre, Shi? Sei sfinita…” disse Sasori. Ma lei non lo ascoltava.

“Tutto a posto? Stai bene?” chiese guardandomi.

“Si” mentii.

“Ne sei sicuro? Sei pallido!”

“Ti sei guardata allo specchio? Siediti, stupida!” disse Sasori. Shiori si avvicinò al letto e si sedette al mio fianco. “Guardati! Sei bianco come la carta! Saso, vai a prendere un po’ d’acqua”

“Agli ordini, miss”

Sasori uscì dalla stanza. “Qualcuno stava cercando di ucciderlo?” chiese Hidan.

“No…” rispose Sasori sbuffando.

“Che peccato!”

Shiori ringhiò, poi sbatté la porta violentemente. Si risedette accanto a me. “Stupido jashinista…” sussurrò. “E allora? Che è successo?” mi spostò il ciuffo dal viso.

“Niente, Shi, non preoccuparti…”

“Mi hai chiamata…mi sono spaventata a morte! Per un attimo ho pensato anch’io che ti fosse capitato qualcosa”

“No, era solo un brutto sogno…”

“Ah…meglio così”

Mi passò una mano sulla fronte e scese poi sulla guancia. Aveva le mani calde che erano un toccasana per le mie guance ghiacciate. “Posso chiederti una cosa?” sussurrò, tenendo sempre la mano sul mio viso.

“Dimmi pure”

“Non vorrei imbarazzarti ma…cosa hai sognato?”

“Posso anche non rispondere?”

“Si, scusa… non avrei dovuto chiedertelo. È solo che…mi sono preoccupata”

Sorrisi. “Grazie…” Shiori mi abbracciò, e io sentii le gambe sciogliersi. Mi rilassai. Non c’era nulla che mi facesse stare meglio del suo profumo! “Vado a prepararti un bagno caldo, così ti rilassi, ok?”

“Va bene, grazie”

Mi diede un bacio sulla guancia, poi uscì dalla stanza, nel preciso istante in cui Sasori entrava. “Io non le ho detto niente, ma stanotte piangevi…”

“Bugiardo! Io non piango…”

“Non da sveglio…”

Mi passai una mano fra i capelli. “Ho parlato nel sonno?”

“Un po’…”

“Merda…che ho detto?”

“Shiori…non dicevi altro. Ho contato quante volte l’hai detto in un’ora…ti stupirai”

“Oddio…stupiscimi!”

“87! Gran bel numero, eh? Giocalo alla lotteria, magari vinci qualcosa!”

“Spiritoso!”

“Dico sul serio! Poi…hai blaterato cose senza senso…qualche ‘no’ e poi…credo di aver capito qualcosa tipo…’ti amo’…”

“Non dire idiozie! Io non ho mai detto nulla di simile né sognato qualche ‘ti amo’!”

Mi guardò scettico. Porca capretta! Se mi becca sono finito! “Eppure io l’ho sentito…”

“Avrai capito male, danna! Non sei infallibile!”

“No, non lo sono…ma ci sento bene!”

“Sasori! Smetti di stressare il mio Dei-Dei!” ringhia Shiori entrando nella stanza. Sasori rise, mentre la ragazza lo fissava in cagnesco. “Sasori, vuoi fermarla? Non mi ascolta! Finirà per stancarsi!” disse Itachi entrando nella stanza. LUI! Quell’infido lurido bastardo…

“Ha ragione lui! Dovresti fermarti…” disse Sasori.

“Sto benissimo! Non rompete!” rispose Shiori sbuffando.

Solo allora mi accorsi che, pallore a parte, era tornata come prima! Addio camicia da notte! Bentornati corpetto e pantaloncini! Per coprirsi dal freddo indossava una giacca di lana lunga fino al ginocchio, aperta, che svolazzava quando camminava. Era stretta e risaltava il suo bel corpo. Ma non sentiva freddo? Io stavo gelando!

“È da stamattina alle sei che non ti fermi un minuto! Hai ancora i punti di sutura!”

“Ma sto bene, Itachi! Non mi fa male!”

Sasori premette un dito sul fianco destro di Shiori che trasalì dal dolore. “Adesso si!”

“Sei un infame, Sasori! Vieni, capo, il bagno è pronto!”

“Capo?!” chiesero all’unisono Itachi e Sasori.

“Si…lui è il mio capo-maestro artistico!” sorrisi.

“Su capo e maestro potrei sorvolare…ma…” disse Sasori.

“Ma se è artistico lui io sono Buddista!” concluse Hidan passando davanti la stanza. Uno stivale di Shiori lo colpì in testa. “Oggi mi stai innervosendo, stupido Jashinista dei miei stivali!” sbottò. “È proprio il caso di dirlo visto  che gliene hai appena tirato uno…” sussurrò Sasori ridendo. “In nome di Jashin come hai osato?!?!?!?!” urlò l’albino.

“Ho osato con il potere conferitomi dagli stivali!”

“AAAAHHH! Zoccola di un’ereticaaaaaaaa!”

“Cosa hai detto?!” chiesero quattro voci assassine con sguardo omicida. Io, Sasori, Itachi e Shiori, che già brandiva l’altro stivale. Fossi stato in Hidan sarei già scappato. “Ehm…ecco…sei un’eretica!”

“Prima di eretica come mi hai chiamata?”

“Io…beh…Oh potente Jashin, salva me dall’ira funesta di codesta eretica non credente” si mise in ginocchio, blaterando in aborigeno antico. “HIDAN IO TI AMMAZZO!!!” urlò Shiori in preda ad una crisi isterica. Hidan scattò in piedi, urlando. Afferrò qualcosa per farsi scudo. Quel qualcosa si rivelò essere Tobi. Shiori fermò il colpo a mezz’aria, lo sguardo fisso sull’unico occhio visibile di Tobi…che la guardava con sguardo…puccioso!

“Shiori-chan, vieni a giocare con Tobi?” chiese. Gli occhi di Shiori presero a brillare e due pomelli rosa spuntarono sulle sue guance. “Come sei cariiiiinooooo!” disse abbracciando Tobi. Una gocciolina scese lungo la mia testa e quella di Sasori e Itachi. Hidan, intanto, se la squagliava. “Si che vengo a giocare con te! Ma prima devo accompagnare Deidara-senpai e fare fuori il buddista, ok?” disse poggiando un piede sulla cappa di Hidan in modo che non potesse scappare. “Ereticaaaaaaaa!!!!”

“Sta zitto o prima di accompagnare Deidara me la sbrigo con te!” disse Shiori. Hidan tacque spaventato.

“Ok! Tobi può dare una mano a Shiori-chan?”

“Certo! Comincia a perseguitare Hidan cercando di ucciderlo, ok?”

“Ok!”

Hidan cominciò a scappare, inseguito da Tobi che brandiva la spada di Kisame. “Che fai con la mia spada, mostriciattolo!”

“Sta zitto Fishy, o inseguo anche te!” disse Tobi con voce d’oltre tomba fissandolo con fare omicida. Kisame arretrò spaventato. “O-ok….come…come vuoi…ma non romperla, eh!” detto questo filò in camera atterrito. Giorno dopo giorno ne sono sempre più convinto: sono in mezzo ad un branco di pazzi! Shiori guardò soddisfatta Tobi, poi tirò via le mie coperte e mi porse una mano. “Su che l’acqua si raffredda!” disse. Io presi la sua mano, sotto lo sguardo impotente di Itachi, e mi tirai su. “E tu intanto rifai i letti!” disse Shiori con lo stesso tono che aveva utilizzato Tobi con Kisame. Sasori annuì. “Come ordini!” disse. Shiori sorrise. “Bravo Saso!” disse. Gli diede una pacca e mi trascinò in bagno senza mollare la mia mano. Aprendo la porta sentii un piacevole tepore, vedevo poco a causa del fumo. Ma sentii distintamente il profumo di cannella. “So che dopo che ti ho…ehm…spiaccicato il dolce in testa hai comparto lo shampoo alla cannella!” disse Shiori ridendo. Anche io risi.

“Beh, ha un buon odore…”

“Lo so! Infatti mi sono permessa di accendere una candela profumata…alla cannella…ma se ti infastidisce puoi sempre spegnerla…”

“No, non mi dispiace affatto!”

“Bene…ho preparato tutto lì all’angolo…vestiti, accappatoio eccetera…alla biancheria ha pensato Sasori…non mi sarei mai permessa! Beh…buon bagno! Se ti serve qualcosa chiama pure, smetterò di uccidere Hidan se è il caso”

“Uccidilo anche da parte mia”

“Contaci”

Rimasi lì a fissarla per una manciata di minuti. Lei ricambiava lo sguardo, ma finì per arrossire. “Vado…” disse. Fece per uscire dal bagno, ma io poggiai una mano sulla porta bloccandola. Lei si voltò a fissarmi interrogativa. Io la abbracciai. “Grazie Shi…grazie mille…” in un primo momento non rispose. Poi mi strinse. “Per così poco?” disse sorridendo. No…non aveva capito…grazie di esistere, Shiori…non per il bagno… Avvicinai il mio volto al suo, ma il mio buon senso mi bloccò a pochi millimetri da lei. “Io…”

“Si?”

“Ecco…io…ti voglio bene…”

“Anche io, Deidara!”

Mi diede un bacio sulla guancia. “Buon bagno!” disse. Poi uscì velocemente. No…non ancora… non era ancora il momento di fartelo sapere…quanto sei speciale. Il bagno mi occupò per una buona mezz’oretta. Che belloooooo! La cannella ha un profumino così buono! Puff! Soddisfatto! Grazie, Shiori, ricordami di ringraziarti…uscii dal bagno sospirando. Ero nel corridoio che mi dirigevo verso la mia camera, ma notai qualcosa. Itachi, era un po’ nervoso e trascinava con sé Shiori per una polso. “Itachi, che ti prende?” chiese Shiori.

“Sta zitta e cammina” rispose.

Il mio cervello lavorava freneticamente per trovare un motivo di tanta fretta e nervosismo. Shiori si fermò. “Mi rifiuto di camminare se non mi spieghi che succede!” disse. Itachi le diede un bacio a fior di labbra, mentre il mio stomaco si intrecciava provocandomi una terribile fitta. Shiori continuava a guardarlo interrogativa. “Devo dirti una cosa…” disse semplicemente Itachi, poi la condusse nella sua stanza e chiuse la porta a chiave. Io, da bravo criminale geloso quale sono…mi appostai dietro la porta, accostando l’orecchio per sentire.  

 

Ta daaaaaan! Che ve ne pare? Sono stata di parola o no? Spero di si! da questo capitolo in poi cambia davvero tutto e nel prossimo aspettatevi guai! Muahahahahah! [risata perfida] Beh…fatemi sapere che ne pensate! Un grosso, grossissimo bacio a tutti quelli che hanno letto, recensito e aggiunto la mia ff ai preferiti! Grazie mille per il vostro sostegno! Spero di non deludervi!

1 - agentekuruta

2 - Jayden Akasuna

3 - Liby_chan

4 - piccola teddy

5 - VoldiSplatter

Vi voglio bene! Baci baci!

*Therys*

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Capitolo 5
*** La tentazione della Vendetta ***


Lo so, lo so, avete ragione

Lo so, lo so, avete ragione. Vi avevo promesso che avrei aggiornato ieri e non l’ho fatto! Scusate tanto! è solo che ho avuto dei gravi problemi in famiglia e non ho avuto il tempo materiale! Ma per farmi perdonare, per la settimana di Natale ho in mente un bel regalino per voi! Intanto, godetevi questo bel capitolo!

*Therys*

_____________________________________________________________________

 

* Itachi mi trascinava per il corridoio senza alcun motivo valido. Mi sforzavo di capire che gli fosse preso così all’improvviso…ma dopo i baci di Itachi è molto difficile ragionare! Mi spinse nella sua camera, chiuse la porta a chiave con tale ‘grazia’ che la chiave cadde per terra. “E allora?” chiesi. Lui mi abbracciò con forza, e subito dopo mi baciò con passione. Con molta, molta più passione di quanto non avesse mai fatto. Mi spinse delicatamente sul suo letto, senza mai allontanarsi dalle mie labbra. Sentii il suo respiro un po’ affannoso, con le mani percorse i miei fianchi, ma questa volta salì anche un po’ più su. Giunse fino al seno, poggiandovi sopra le mani. Con le labbra scese sul mio collo, sul petto…si fermò sotto il mio orecchio destro, mentre anche io iniziavo a respirare con affanno. “Devo partire, Shiori…per una missione…potrebbero volerci giorni…o addirittura settimane. E io non posso sopportare di stare lontano da te…”                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                sussurrò. Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere. Di nuovo mi chiuse le labbra con un bacio. Sentivo caldo…il suo corpo sopra il mio, le sue mani che mi esploravano pezzo per pezzo, le sue labbra calde e dolci…potrei perdere la testa. “Se davvero dovremo stare lontani per così tanto tempo…quanto meno…voglio salutarti come si deve…e ricordarti a chi appartieni…” disse. Una sua mano si diresse verso i miei pantaloncini, insinuandosi fra essi e gli slip. Presi a tremare. L’altra sua mano, corse invece al mio corpetto e prese a slacciarlo lentamente. “Tu sei mia, Shiori…mi appartieni…” disse. Delle voci nel corridoio, la serratura scattò una volta. “Chi ha chiuso a chiave?” chiese una voce. La porta si aprì e sulla soglia apparve Kisame. “Ops…ehm…scusate! Non vorrei interrompere le vostre effusioni, ma…Itachi, è ora di andare!”

“Esci un attimo, Kisame!”ordinò Itachi.

“Ok…ma sbrigati.”

Sentii un’altra voce…e il mio cuore si fermò. “Shiori è lì?” chiese Deidara come se mi cercasse da ore. “Si ma è un tantino occupata…” Kisame chiuse la porta. Io ero rossa come un peperone! Itachi mi diede un altro bacio appassionato. “Purtroppo è già ora…ma visto che non ho potuto salutarti…non mi dispiacerebbe un benvenuto degno di questo nome…” disse con voce suadente.

“Dimmi cosa vuoi che faccia…” sussurrai. Ma certo, Shiori…comportati pure da cagnolino servizievole!

“Mi basta solo trovarti su questo letto appena torno…”

“Vuoi che mi vesta in qualche modo particolare?” chiesi ingenuamente. Ma certo che sono una Baka! Vuoi che ti pulisco le scarpe, Itachi? Che genio che sei, Shi!

“No…anzi…è meglio se non ti vesti direttamente…”

A quel punto le mie guance andarono in fiamme. Bene…perfetto! Prima proposta indecente dopo appena tre mesi che sono qua! Chissà da quanto tempo non vede una donna questo qua! Si avvicinò lentamente al mio collo, poggiò le labbra sulla mia pelle, avvertii un piccolo fastidio…ah, ora si che siamo a posto se comincia anche con i succhiotti! “Questo è giusto per rammentarti a chi appartieni…a presto…” mi stampò un ultimo bacio sulle labbra, poi si alzò ed uscì, seguendo Kisame e lasciando me, distesa sul suo letto, con il corpetto semi aperto, un succhiotto e totale rincoglionimento!

“Shiori? Sei qui?” chiese Deidara facendo capolino. Sembrava un po’ nervoso. Io richiusi il corpetto in fretta e furia. “Tutto ok?” chiese.

“Si…bagno finito?”

“Si, grazie, molto rilassante! Vieni, è pronto il pranzo”

Mi tese una mano che io afferrai. Ci incamminammo verso la cucina. Lui era strano, molto strano era come se avesse ricevuto una mazzata. Parlò con indifferenza, ma si notava il suo strano umore. Che fosse dovuto all’incubo di questa notte? Mah…chissà! Il pranzo fu ottimo come sempre, ma non sapevo dire con precisione cosa avevo mangiato…ero totalmente presa da altri pensieri! Era pomeriggio. Eravamo quasi tutti in cucina. Sasori e Kakuzu giocavano a carte con ingenti somme di denaro, Hidan cercava di convertire Zetsu, Deidara creava statuette d’argilla sotto lo sguardo ammaliato di Tobi che non lo lasciava in pace con i suoi commenti, Konan e Pain…erano nella loro camera e non oso immaginare cosa stessero facendo. Io stavo mangiando i biscotti che avevo preparato, ovviamente con Tobi, e guardavo fuori dalla finestra la pioggia che cadeva incessante. Pensavo…e dovevo avere un’aria piuttosto scema, dato il soggetto dei miei pensieri! E pensare che era stato proprio grazie alla pioggia che era nato tutto ciò! “Ah, sono stufo Zetsu! Te e Jashin non siete compatibili!” sbuffò Hidan. Si avvicinò e prese anche lui un biscotto. Sorrise. “Tsk…ma guardala! A fantasticare sul suo principe azzurro! O forse dovrei dire…nero a nuvole rosse! Ahahah!” lo avrei guardato male se non fossi stata troppo presa dai miei pensieri “Ma quanto sei scemo, Hidan…” disse Deidara.

“Perché? Era una battuta carina!”

“Ringrazia che Shiori non ti ha ancora sbranato…”

“Come potrebbe? È così presa dalle sue fantasticherie adolescenziali che non reagirebbe nemmeno se le togliessi il biscotto dalle mani! Tsk! Deve averla proprio stregata quel bastardo di un Uchiha…” trasalii nell’udire quel nome. In un istante tutto fu chiaro! Quel viso, quegli occhi iniettati di sangue! La mia mente volò velocemente verso Konoha, sette anni fa, in quella casa…Deidara alzò preoccupato lo sguardo su Hidan. Smise di lavorare sulle sue creazioni. Anche Sasori si distrasse dalle carte. “Hai detto…Uchiha?” chiesi.

“Certo! È un fottuto Uchiha! Non si nota?”

“Hidan, sta zitto” disse Deidara con una strana tonalità nella voce.

“Da cosa avrei dovuto notarlo?” chiesi.

“Dagli occhi, no? Ha lo Sharingan, genio!” rispose l’albino.

“Lo Sharingan?”

“Cazzo, Shiori, ma te vivi fuori dal mondo?”

“Lo so cosa è lo Sharingan, idiota! È solo che…non è chiaro…”

“Lo Sharingan lo possiedono solo gli Uchiha…”

“Ho detto di stare zitto, Jashinista!” disse Deidara.

“Hidan, vieni a giocare al posto mio, a me è scocciato…” disse Sasori.

Deidara si alzò e si avvicinò al tavolo. “Non potremmo parlare di altro?”

“No, voglio sapere! Hidan, come ha fatto Itachi ad attivare lo Sharingan?”

“Non dirglielo” disse il biondo. Mi alzai e mi piazzai di fronte l’albino.

“E allora Hidan?”

“Beh, è semplice! La sua storia è più che conosciuta! Ha fatto fuori…”

“Hidan!” lo richiamò Deidara.

“Tutto il suo clan!”

Per me fu come una mazzata. Come era possibile? Come? Per tre mesi ho avuto sotto gli occhi la causa di tutto…avevo persino una relazione con lui! Poche ore prima le sue labbra erano sulle mie! La labbra di quell’assassino! Ebbi un capogiro, portai una mano alla tempia. “Quanto tempo fa è successo?” chiesi.

“Beh…circa sette anni fa…”

In quel momento provai così tante emozioni contemporaneamente che sarei potuta scoppiare come una statua di Deidara! Rabbia, rancore, tristezza, delusione…sete di vendetta! Anche Sasori si era alzato e faceva da me a Deidara con lo sguardo. “Ho bisogno di una boccata d’aria” dissi. Feci per uscire ma Deidara mi afferrò per un braccio. “Shiori…” disse. Io mi voltai e gli diedi un potente schiaffo, che risuonò nel silenzio del covo. Tutti tacquero, mi fissavano con gli occhi sgranati. Anche Deidara mi guardava, ma diversamente. Era in colpa. E faceva bene! Sentii gli occhi bruciare, le lacrime premevano per scendere. Il punto in cui l’avevo colpito era rossissimo, in contrasto con la sua pelle diafana. Mi morsi le labbra in un tentativo di trattenere le lacrime. Mi scrollai dal biondo e corsi fuori dal covo. La pioggia bagnava il mio corpo, mi inzuppava da capo a piedi. Era fredda, l’unica cosa che in quel momento mi teneva aggrappata alla realtà…la mia mente era troppo affollata. Deidara mi correva dietro, mi chiamava. Ma era l’ultima persona che volevo vedere…dopo Itachi. Quando mi raggiunse eravamo sotto una betulla, come poco prima mi afferrò per il polso. “Shiori, ascoltami…io…” e come poco prima io mi voltai di scatto. “Tu lo sapevi! Tu sapevi tutto! lo hai sempre saputo e non mi hai detto niente!” urlai. Non rispose. “Negalo se hai il coraggio!”

“No, non lo nego. È la verità, lo sapevo. Ma non ho voluto dirti nulla…”

“Perché, cazzo? Per quale razza di motivo non mi hai detto nulla?!”

“Non volevo farti soffrire”

“Certo, quindi è meglio così, vero? Meglio che io ho continuato a vivere con l’assassino dei miei genitori come se nulla fosse! E hai perfino permesso che io e lui avessimo una relazione! Non hai fatto nulla per impedirmelo! E se penso che…quelle stesse labbra che fino a due ore fa mi baciavano, quella notte sorrisero maliziosamente della mia espressione impaurita…del destino dei miei genitori…” portai entrambe le mani alle tempie, nervosa, cercando di fare ordine in quella mente così confusa. Mi voltai dal lato opposto. “Hai ragione tu…scusami. Ma se io te lo avessi detto…tu avresti solo sofferto. E io non volevo…Itachi non merita il tuo dolore…”

“Ma lui? Lui si ricorda di me? Si ricorda di quella notte?”

“Non lo so…non gli ho mai detto nulla…”

“Tutti cercate sempre di fare il mio bene, ma finite sempre per distruggermi doppiamente! Fatevi i cazzi vostri, che è meglio! Non ho bisogno del vostro aiuto! Non ho bisogno di niente e nessuno!” gridai. Ero arrabbiata con lui. Molto arrabbiata.

“Non ti ho detto nulla spinto dallo stesso motivo che ha spinto te a metterti fra me e la spada due settimane fa!” disse lui con rabbia. Io a quelle parole mi bloccai. Sgranai gli occhi. Forse…l’aveva davvero fatto per il mio bene. Voleva salvarmi da me stessa. Ma avevo bisogno di stare da sola e sfogarmi per venirne a capo.

“Vai via Deidara! Non ti voglio vedere”

“Non ti lascio qui da sola”

“Ho detto vai via!” urlai voltami e tirando fuori la spada. Senza volerlo gli graffiai uno zigomo. Lo stesso che avevo colpito prima. Da una sottile striscia vermiglia, cominciò a scolare sangue. Lui mi guardava fissa, con quegli occhi azzurri. Io lasciai cadere la spada…non volevo colpirlo…non volevo fargli male…cominciai a tremare, lo sguardo che andava dal sangue sul suo viso ai suoi occhi. “Io…io non volevo…” sussurrai tremante. “Adesso…che devo fare? Ho trovato la causa di tutto…dovrei essere felice…ma ti ho fatto male…io…non capisco più nulla…che devo fare? Dimmelo tu, che devo fare? Sto diventando pazza…ti ho fatto male…io ti giuro che non volevo…” cominciai a sussurrare frasi sconnesse, continui “non volevo” e “che devo fare?” ma ero così confusa! Cosa diamine dovevo fare? Le lacrime cominciarono a scendere lungo le mie gote. Deidara  era ancora lì, davanti a me, che mi fissava sbalordito. Quando guardai nuovamente il graffio che gli avevo procurato caddi in ginocchio, scoppiando in singhiozzi. Se ne sarebbe andato…mi avrebbe lasciata lì a piangere come una bambina…mi avrebbe odiata! Quale ingrata lo feriva perché  lui mi aveva solo protetta? Io…avrebbe avuto tutte le ragioni di farlo e mille motivi…ma non lo fece. Si inginocchiò davanti a me e mi abbracciò. Io gli gettai le braccia al collo e presi a singhiozzare di più. “Scusami…” disse. Io lo strinsi maggiormente. Dissi solo una parola, nella rabbia e nel dolore del momento: “Uccidimi” lo sentii irrigidirsi. “Non lo farei mai!” 

“Devi!”

“Non essere stupida!”

“Ti rendi conto? Per anni ho cercato di vendicare i miei genitori, sulla loro tomba ho promesso che li avrei vendicati …e cado fra le braccia del loro assassino! Poi…ho ferito te che non c’entri nulla e che hai solo cercato di proteggermi fino ad ora! Non riuscirò a controllarmi…per anni ho giurato che lo avrei ucciso un giorno…”

“Non devi farlo…tu sei diversa da lui…sei diversa da tutti noi, anche da me! Sei ancora pura! Non hai mai versato sangue, non hai mai ucciso in vita tua! E proprio perché sei diversa non devi farlo! Anche se lui è stato la causa della morte dei tuoi genitori, anche se ha sterminato il suo clan…tu non devi essere come lui! Né tanto meno come me! Non devi ucciderlo…”

“E allora uccidimi, dannazione! Non riuscirò a fermarmi trovandomelo davanti!”

“Non ti ucciderò, Shiori! Né adesso né mai! Ma ti prometto…ti giuro sulla mia vita…che farò di tutto per impedirti di fare cose di cui ti pentiresti! Ti impedirò di infangarti l’anima! Tu non ucciderai, fosse l’ultima cosa che faccio”

Lo guardai dritto negli occhi, perdendomi nelle sue profondità. Passai una mano sul graffio, asciugando il rivoletto di sangue. “Grazie Deidara…” dissi. Guardai la mia mano sporca del suo sangue. Poggiai la testa sulla sua spalla e ripresi a piangere. “Perdonami…” dissi fra i singhiozzi. Lui mi accarezzò i capelli. “Non è nulla…non devi scusarti di niente…”

Alzai di nuovo la testa per guardarlo…nonostante fosse infradicito quanto me dalla pioggia, notai distintamente un paio di lacrime scendere lungo il suo bel viso. Asciugai anche quelle e poggiai le labbra sul taglio. “Ti voglio bene…” dissi. Lui mi spostò dei ciuffi dal viso. “Anche io te ne voglio…” sorrise. Che bel sorriso…mi soffermai a fissare le sue labbra…avevo una tale voglia di baciarti, Dei…ma non potei realizzare questo mio desiderio. “Torniamo dentro…fa freddo qui…” disse il biondo. Mi mise un braccio attorno alle spalle e camminammo verso il covo. Io mi strinsi al suo petto, inspirandone il profumo e il calore. Una volta dentro nessuno chiese niente. Io e Deidara ci dirigemmo in camera senza guardare in faccia nessuno. A me personalmente non importava nulla degli altri. Erano preoccupati? Li avrei rassicurati dopo! L’unica cosa che volevo vedere e sentire in quel momento era lui. Null’altro. Solo dopo cena Sasori entrò in camera. “Tutto a posto?” chiese premuroso come sempre.

“Si….grazie…”

“Bene…ti lascio in buone mani…buonanotte”

Troppo veloce e sbrigativo…Sasori era quello che mi tartassava di domande fino allo sfinimento. “Lascialo stare…è solo nervoso. E tu hai bisogno di dormire. A nanna, signorina…”

“Va bene…”

Per tutto il pomeriggio Deidara era stato molto dolce con me, andando contro le sue abitudini, il suo solito atteggiamento. E devo dire che era un vero tesoro. Lo osservai mentre si infilava sotto le coperte. Poteva davvero esistere un essere umano così perfetto? Nonostante la rabbia e il dolore che per tutto il giorno mi avevano attanagliato lo stomaco, mi bastava guardare i suoi occhi per trovare una luce in fondo a quel tunnel nero. “Deidara…”

“Dimmi”

“Io…sento freddo…”

“E quindi?”

Disse anche quelle due parole in modo stranamente dolce. Mi guardò, mentre con gli occhi bassi mi intrecciavo la dita. Sorrise. “Ok, ho capito. Vieni, ti faccio spazio…” disse. Io sorrisi e mi appoggiai accanto a lui, non gli diedi nemmeno il tempo di sistemarsi sotto le coperte che subito lo abbracciai. Io avevo BISOGNO di lui. Lui che arrossiva sempre quando lo abbracciavo o lo fissavo troppo a lungo. Lui che anche in quel momento, anche dopo che io lo avevo schiaffeggiato e ferito mi abbracciava trasmettendomi il suo calore. Di nuovo stampai un bacio sul graffio che io stessa gli avevo procurato. Bastò pensare a ciò che avevo combinato nel pomeriggio per farmi bruciare di nuovo gli occhi. Lui se ne accorse subito, e impedì alle lacrime di scendere poggiando le labbra ai lati dei miei occhi. “Non ci pensare, Shi…ti ho già detto che non è nulla” disse. “Dormi…Buonanotte”

“Notte”

E fra le sue braccia sorrisi. Itachi non era mai riuscito a riscaldarmi come lo faceva Deidara. Non solo perché il biondo metteva il cuore in quello che faceva…ma anche e soprattutto perché quel calore proveniva da dentro me…un calore che solo Deidara riusciva a destare nel mio cuore di ghiaccio…che stava cominciando a sciogliersi.

Per una settimana filò tutto liscio. Per me non esisteva altro: io e lui, lui e io. E anche Sasori, ovvio. Solo che il rossino spesso e volentieri tirava fuori una strana freddezza. Tanto che mi trovai a pensare che fosse arrabbiato con me. ma quella mattina c’era qualcosa di strano troppa tensione. Uscita dalla doccia, mi vestii e feci per uscire dalla camera, ma trovai Sasori e Deidara lì, uno sul mio letto, l’altro davanti la porta. “Che succede?” chiesi.

“Shiori…sapevi che sarebbe successo. Ma ti devo chiedere di non fare cazzate…” disse Deidara.

“Tradotto?”  

“Itachi è tornato mezz’ora fa…con Kisame. Ti cerca, stiamo facendo di tutto per tenerlo quanto più lontano possibile da te…ma non potremo continuare a lungo.” Disse Sasori. Io sentii nuovamente quella scarica elettrica attraversarmi il corpo. Era tornato…mi irrigidii sentendo l’adrenalina che solo  la vendetta procura scorrermi nelle vene velocemente. “Shiori, ne abbiamo già parlato…non ne vale la pena…” mi voltai verso Deidara. C’era solo  lui fra me e la vendetta. Cercai di riprendere il controllo di me. “Ditegli che ho la febbre alta e sono molto contagiosa. Non voglio vedere nessuno perché sto dormendo, ok?” dissi.

“Come vuoi…” disse Sasori.

“Shi?” mi chiamò Deidara. Sorrise. “Ce la farai! Sei forte…” disse. Anche Sasori sorrise.

“Detesto doverlo dire, ma il moccioso ha ragione. Hai affrontato cose ben peggiori. Riuscirai a resistere alla tentazione di ucciderlo. Ma se vuoi agisco io al posto tuo!”

“Grazie Sasori, ma se deve morire sarò io a ucciderlo”

“Non dire fesserie!” disse Deidara fissandomi male. Io sorrisi con fare angelico.

“Tranquillo, te l’ho promesso! Ma tenetemelo lontano!”

Passarono due ore…il pranzo me lo portò Sasori in camera, giusto per tenere in piedi la scena. Ma sentire la sua voce, avvertire la sua presenza…era davvero insopportabile.*

 

Stavo andando in camera a trovare Shiori per portarle la cena. Era stata tutto il giorno in camera, ed era meglio così. anche io sapevo bene che se si fosse trovata faccia a faccia con Itachi non si sarebbe trattenuta. Ma non poteva avere la febbre per sempre. E Itachi faceva già troppe domande…”Ehi, biondo aspettami” disse Sasori raggiungendomi.

“Anche tu hai voglia di vederla?”

“Si…è triste non averla per il covo”

“Già…”

Aprii la porta. Il mio cuore perse un battito. Vuota. “Magari è in bagno” disse Sasori. Aprì la porta del bagno…vuoto.

“Dove sarà andata?”

Domanda stupida…molto stupida! C’era solo un posto dove poteva essere andata.

 

*Itachi entrò e chiuse la porta senza nemmeno notarmi. Chiusi la porta a chiave e gli puntai la spada alla schiena. Lui si fermò e sorrise. “Credevo avessi la febbre…”disse. “Mi sei mancata…”

“Tu no…” risposi gelida…feci una piccola pressione sulla sua schiena con la lama.

“Mm…non è che io sia amante del sadomaso… ma sembra eccitante…”

“Ti faccio vedere io cosa è eccitante…”

Non appena si voltò gli diedi un pugno in viso, scaraventandolo contro la parete. L’umidità che si era formata si solidificò in ghiaccio, che gli bloccò le mani. Presi a tremare convulsamente. “Tu…bastardo…” dissi. Gli diedi un calcio nello stomaco. Con mio sommo stupore non reagiva.

“Alla fine ti sei ricordata di me, Shiori…”

“Come hai potuto…” sibilai. “Come hai potuto permettere che incastrassero loro! Perché, dannazione! Se sei psicopatico e volevi far fuori il tuo clan sono fatti tuoi, ma perché immischiare loro?”

“Non era nelle mie intenzioni”

“Ma è successo! Fatto sta che è così! E per colpa tua…” gli diedi un altro calcio “Loro…” un altro ancora “Sono…” ancora uno “MORTI!” ormai piangevo. “Perché non mi hai uccisa direttamente allora? Mi avresti risparmiato questo inferno!”

“Non eri tu nel mio mirino”

“Ma tanto ci sono finita lo stesso! Perché per sette anni, giorno dopo giorno io morivo!”

“Mi dispiace”

“Ti dispiace? Pensi che dispiacerti cambi la situazione?”

Taceva e non reagiva. Avrebbe benissimo potuto usare quel suo maledetto Sharingan, ma non lo fece. Si sentiva in colpa? Sapeva di essere nel torto?

“Cosa stai aspettando? Se devi farlo fallo adesso”

“Perché ucciderti subito quando potrei farti soffrire lentamente come ho sofferto io per sette anni, eh?”

Dalle mie labbra uscì una risata strana…perfida! Un suono che mi agghiacciò. Volevo vederlo soffrire, volevo solo che provasse ciò che provavo io. Chissà per quanto tempo lo picchiai. Non volevo usare una delle mie tecniche…no! Dovevo ucciderlo con le mie mani! “Io ti odio, Itachi…ti odio…”

“Mi odio anche io…”

“La melodrammaticità non ti servirà a nulla!”

Presi la spada, impugnandola con entrambe le mani. Fui colta da un’esplosione. La porta saltò e sull’uscio, fra la polvere apparve lui…Deidara. Respirava con affanno ed era pallido. “Posa la spada Shiori” disse.

“Perché dovrei? Lui deve morire…l’ho promesso ai miei genitori!”

“Hai promesso loro di diventare un’assassina?”

A quelle parole mi bloccai. “Non sarò io a fermarti…ma pensaci. Loro avrebbero voluto questo? Loro ti hanno insegnato questo? Loro vorrebbero che tu ti sporcassi le mani con l’omicidio?”

“Stai zitto Deidara”

“No che non sto zitto. Credimi, in questo momento ti invidio, vorrei tanto essere al tuo posto, averlo pesato a sangue per benino, e vorrei anche io essere in procinto di ucciderlo. Ma rifletti…ne vale la pena? Hai sempre detto che avresti fatto di tutto pur di renderli fieri di te. Dubito che sarebbero fieri di vederti uccidere”

Perché mi stava confondendo così tanto? Basta! Sta zitto! Lasciami uccidere! “Non rispondi…lo sai anche tu, Shiori. Non vorrebbero. E nemmeno tu vuoi. Lo so. Perché sei un essere troppo puro per poter desiderare davvero la morte di qualcuno”

“Ti sbagli! Io desidero la sua!”

“Non è vero! Altrimenti non avresti perso tempo e lo avresti già ucciso. E non saresti qui ad ascoltarmi…gli staresti già tagliando la gola!”

“Lasciami fare…solo così starò meglio”

“Credi davvero che ucciderlo risolverebbe qualcosa? Ucciderlo non ti servirà a riavere indietro ciò che hai perso! A che serve? A corroderti l’anima e basta! E ne vale davvero la pena? Ascoltami. Posa quella spada…sei l’unica qua dentro che si può ancora salvare. Uccidere non ti fa stare meglio. Ti logora giorno dopo giorno con il suo peso. E alle volte io mi chiedo: chi siamo noi per decidere chi deve vivere e chi morire? Chi sei tu per venire qui e uccidere Itachi? Chi ero io per uccidere tutti quelli che ho ucciso? E anche se potrebbe non sembrare, l’omicidio pesa e ti spezza l’anima. Ma per me non c’è più nulla da fare. La mia anima è così logora che ormai non posso più salvarla e con il passare del tempo, assassinio dopo assassinio ho imparato a  sopportare il dolore dell’omicidio. Ma io non voglio che tu finisca così. Sei ancora in tempo per salvarti. Abbassa la lama…”

Aveva ragione. Se anche io lo avessi ucciso…loro non sarebbero tornati. E le sue parole, dalla prima all’ultima, mi avevano colpita come le frecce di un bersaglio. Davvero tu che eri sempre così indifferente in tutto quello che facevi…soffrivi quando uccidevi? Quando decretavi il destino di qualcuno? Giudici illegittimi della vita altrui, scelti dal destino infame per andare contro ad esso. Ecco cosa sono i membri dell’Akatsuki. E io facevo parte di questo mondo ma solo per metà. Tante volte avevo giudicato…tante volte avevo pensato di essere degna di decidere la morte di qualcuno. E credevo di essere un po’ una prescelta, nata per punire chi non era meritevole di vivere…ma dopo quella sera, dopo aver sentito le tue parole…capii che non eravamo dei prescelti. Bensì dei dannati, castigati a vedere il male del mondo, provarlo sulla nostra carne e diventarne complici. E noi per primi che ci sentivamo in dovere di giudicare…eravamo degni di vivere? Lentamente abbassai la spada e la misi nel suo fodero. Deidara riprese a respirare normalmente. “Brava, Shi” disse. Liberai Itachi ma non lo guardai né gli rivolsi la parola. Deidara mi cinse le spalle con un braccio. “Andiamo…” disse. Solo allora mi accorsi che c’era tutta l’organizzazione al completo davanti la stanza di Itachi. Anche Sasori questa volta mi raggiunse, mi cinse la vita e tutti e tre ci dirigemmo in camera senza una parola.

“Sapevo che ce l’avresti fatta…” disse Sasori. “Sei stata brava…”

“Merito suo…” indicai Deidara. Ma lui non rispose. Era perso nei suoi pensieri. Una volta davanti la stanza, Sasori non entrò. Mi diede un bacio sulla guancia. “Mi sono appena ricordato che devo dire una cosa importante a Pain. Impiegherò tempo, quindi Buonanotte” disse.

“Notte Saso…”

“Notte danna…”

Sasori lanciò una strana occhiata a Deidara…ma non riuscii a decifrarla. Fra noi due regnava un silenzio teso. Era arrabbiato con me? “Non sono arrabbiato con te, se è questo che stai pensando” disse.

“No?”

“No. Dovrei?”

“Beh…ho infranto una promessa…”

“Sapevo che lo avresti fatto, ma non per scarsa fiducia. È solo che conosco la vendetta meglio di quanto sembri. Ero certo che non avresti resistito al richiamo”

“Mi dispiace…ti ho deluso…”

“No, affatto! Anzi sono fiero di te. Ti sei fermata, hai avuto un grande autocontrollo. Non hai fatto stupidate. E poi…lo hai pestato a sangue e questo è il mio sogno da una vita!”

Risi. Lo guardai. Era di spalle, che lentamente si spogliava per la notte. Aveva i capelli sciolti, leggermente agitati dal venticello gelido che entrava dalla finestra semi aperta. Picchettai nella sua spalla e non appena si girò lo abbracciai. Lo strinsi così forte da farmi male. “Grazie…mi hai impedito di fare cazzate…e le tue parole mi hanno colpita molto…sarei persa senza te…”

“Lo so…nessuno può fare a meno di me!” disse sorridendo.

“Io no di certo” dissi.

Mi fissò con uno di quei suoi sorrisi meravigliosi. “Ehm…senti, Shi…stasera non senti freddo?”

Ridacchiai. “Sto gelando!”

“Perfetto! Dormi con me? Chissà, magari ti riscaldo”

“Chissà. Provare per credere!”

 Restammo per molto in silenzio, distesi sul letto. Io tenevo la testa sul suo petto, come sempre, contando i battiti del suo cuore. Con un dito tracciavo curve immaginarie sul suo petto. Lui, intanto, mi carezzava i capelli. “Deidara…secondo te…noi che tendiamo a giudicare chi deve morire…siamo degli di vivere?”

“Secondo te?”

“Beh…io non lo so! So solo che…anche quando sbagliamo possiamo rimediare…possiamo cambiare. E poi…se nasciamo vuol dire che siamo degni di vivere, correggimi se sbaglio.”

“No, non sbagli. Ma dipende come si vive…”

“Siamo noi padroni della nostra vita. Siamo noi che scriviamo le pagine del nostro destino. Anche vivendo da assassini o malfattori…possiamo cambiare. Basta volerlo…”

“Oddio, ti puoi stringere la mano con Sasori. Sei filosofa quanto lui…”

“Lui è filosofo?”

“Fa discorsi così profondi che mi sono convinto di si…ma gli devi dire di stare attento, perché tu gli fai concorrenza!” entrambi scoppiammo a ridere.

“Ma dai!”

“Sul serio…però devo ammettere che la tua visione della vita potrebbe piacermi”

Alzai il viso e gli diedi un bacio sulla guancia. Anche se con Itachi avevo avuto una relazione-lampo, il nostro rapporto non era neanche lontanamente paragonabile a quello che avevo con Deidara. Lo stimavo, lo apprezzavo come persona e come artista, nutrivo per lui un profondo rispetto, anche se glielo dimostravo molto di rado…uhuhuh! Ma cosa più importante…gli volevo un bene che per Itachi non avrei provato nemmeno fra cento anni! Quella notte, per la prima volta dopo sette anni mi sentii veramente a casa…e riscoprii cosa significa…amare!  

 

E allora? Mi sono fatta perdonare? Sono stata abbastanza bravina? Voglio sapere cosa ve ne pare! Beh, devo ammettere che è un po’ troppo triste, forse,e mi dispiace che fra Itachi e Shiori sia finita in modo così tragico, anche perché me ama perdutamente Itachi…però ho scritto il capitolo inun momento di sconforto, quindi mi sono sfogata! Chiedo scusa! Ma comunque, prometto che i loro rapporti torneranno tutto sommato buoni, certo, orami Itachi non ha speranze di riconquistarla, però faranno pace! Sono o non sono troppo pucciosi il mio Deidei e Shiori?? Siiiiiiiiiiiii! Vi prometto taaaante belle sorpresine per il prossimo capitolo! Non vi anticipo nulla, se non un piccolo particolare…si avvicina Natale anche per loro…muahahah! [Therys fa una risata maligna e sparisce in una nuvola di  fumo bianco e riappare 5 cm più in là -.-‘][E da quando noi festeggiamo in natale? ndAka][Da ORA! ndTherys][Per me è un’eresia…ndHidan][ Ora te la faccio vedere io un’eresia se tu non festeggi il natale il prossimo capitolo! ndTherys-che-afferra-Hidan-per-il-collo][Come vuoi! Sei tu la scrittrice! ndHida-spaventato]

Ok, adesso che sono tutti consenzienti e non vedono l’ora di festeggiare il natale [si, certo, come no…ndAka] vi lascio! A presto! Buon fine settimana e grazie mille! Recensite, mi raccomando! Baci!

*Therys*

 

      

    

 

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Capitolo 6
*** Il Regalo più Bello ***


Cavoli che fatica

Cavoli che fatica! Ero sicurissima di non riuscire a pubblicare questa settimana, ma qualcuno deve volermi bene e avermi fatta finire in tempo! Bene! Come promesso, questo capitolo contiene un bel regalino per voi! Leggete e commentate!

*Therys*

 

Era passato quasi un mese da quella sera. Fuori aveva perfino preso a nevicare e faceva un freddo boia! In quel mese era cambiato qualcosa…Shiori, ad esempio, aveva ripreso la vita di sempre, camminava, saltellava, scorazzava per il covo come se non fosse mai stata ferita. sul fianco le era rimasta solo una cicatrice, ormai. Per la sua gioia avevamo fatto tre missioni solo questo mese, e non credo di aver mai visto qualcuno dell’organizzazione così felice di andare in missione. I suoi rapporti con Itachi…beh, somigliano molto a quelli iniziali. Totale indifferenza. Shiori cercava di considerarlo il meno possibile, evitava di parlare con lui, e lo ignorava. Ma io sapevo bene che anche se si fingeva così forte, dietro quella indifferenza si celava una grande rabbia e un grande dolore. Ero certo che ogni volta che lo guardava provava una fitta allo stomaco. Spesso la vedevo irrigidirsi quando era costretta a parlargli…povera! Ma comunque, si era sempre trattenuta dal fare scenate e roba simile. Inoltre, ho notato che da un mese a quella parte…era molto più rilassata e serena. Sorrideva spesso, si rivolgeva agli altri con toni gentili ed era sempre disponibile. Aveva riallacciato i rapporti con Sasori, che si era allontanato da lei di sua volontà. Non ero mai riuscito a farmi spiegare perché cercasse di starle lontano! Però, anche se lui non era pienamente umano, non era riuscito a resistere alla gentilezza di Shiori, ed è stato costretto, volente o nolente, a tornare con lei l’amico di sempre. Ma anche se erano cambiate molte cose…altre erano rimaste esattamente come prima…

“Per gli slip a pallini di Orosaiwa! Stupido artista fallito! DEIDARAAAAAA!” questo, ad esempio. Con tutto che era tornato alla normalità…anche i nostri litigi erano tornati frequenti, seppur  meno violenti. “Che hai da urlare, bertuccia?”

“Che ho da urlare?! CHE HO DA URLARE?! Cosa è successo alla mia scatolina?!”

Mi mostrò ciò che restava della scatola che di solito utilizzava per contenere i suoi 237 plettri. Un mucchietto di cenere. “Beh…sembrerebbe bruciata…” dissi.

“Bruciata o ESPLOSA!!!”

“Ok, sono stato io, ma quella scatoletta era orrenda! Non era per niente artistica e io ti avevo detto che non la volevo sulla scrivania! Siccome non mi piaceva l’ho fatta esplodere, uhn!”

“RAZZA DI IDIOTA DINAMITARDO! PORCO MONDO CANE BOIA! DENTRO C’ERANO I MIEI PLETTRI!!!!”

“Ah…beh, erano orrendi anche quelli!”

“DEIDARA IO TI CASTRO!”

“Non li ho fatti esplodere tutti…solo quelli più brutti! Tipo quello con disegnato quella sottospecie di porcellino rosso con le ali…”

“CRETINO! Quella era una fenice! SCEMO!!!”

“Oh…davvero? Ma sembrava un maiale!”

“Tu sei un MAIALE!”

“COOOSA???”

“Hai sentito bene porky-Dei!”

“Sta zitta, anatra spennacchiata!”

“ANATRA COME????!!!”

“Non ci senti? SPENNACCHIATA!”

“Maiale castrato!”

“Anatra spennacchiata!”

Ci stavamo fulminando con lo sguardo in malo modo, mentre saette andavano dai suoi occhi ai miei e viceversa. Ad un tratto sentimmo un rumore strano proveniente dalla cucina. “Ahi, Tobi, razza di cretino menomato, così mi fai male!” urlò Hidan esasperato.

“Scusa! Tobi non voleva!”

Nemmeno il tempo di dirlo che si udì un secondo tonfo. “AHIA!” io e Shiori ci guardammo incuriositi. Decidemmo di rimandare a dopo la nostra amorevole discussione e andammo in cucina. Lo spettacolo che si presentò ai nostri occhi era a dir poco raccapricciante! Tobi canticchiava una canzoncina, decorando la stanza allegramente con ghirlande, luci, nastri colorati e delle erbacce. In un angolo, Konan, Pain e Kisame…addobbavano un albero enorme, e cosa peggiore, Sasori, QUEL Sasori, il mio Danna…aiutava Tobi canticchiando la sua stessa canzone. Tutti, compreso Hidan, avevano in testa un cappello di Babbo Natale. “Oh santa esplosione…” sussurrai. “Senpai!” urlò Tobi giulivo.

“Si può sapere che state facendo?!”

“Semplice, Senpai! Si avvicina Natale!”

“Oddio…ogni anno la stessa storia!”

Shiori, al mio fianco, guardava la cucina con una strana luce negli occhi e un gran sorriso. “Voi…voi festeggiate il Natale?” chiese.

“Certo! Siamo criminali, ma ciò non ci impedisce di festeggiare il Natale, no?” disse Konan. Shiori rise. “Lo so, hai ragione, è orribile…” dissi.

“Ma che dici? È meraviglioso!”

“Come sarebbe a dire?”

“Mi ricordo che prima anche io festeggiavo il Natale con i miei genitori e i miei amici! Mi ricordo…la casa decorata…quel profumo di festa nell’aria…quell’allegria…sono sette lunghi anni che non provo queste sensazioni!”

Sorrisi. Le avrebbe sicuramente fatto piacere festeggiare il Natale…e se lei era felice…io avrei benissimo potuto sopportare questa festa. “Non ci credo! Quello è vischio,Tobi?” chiese Shiori guardando le erbacce che il mostriciattolo appendeva al soffitto ogni dieci centimetri. “Siiiii!” disse Tobi entusiasta. “Tanto, tanto vischio per tanto, tanto amore!”

“Oh, ma come sei caruccio, Tobi!” disse Shiori sorridendo.

“Scusa la domanda, piccolo scemo: a che serve il vischio in un covo di criminali, dove l’organizzazione è prevalentemente maschile?”

“Ma l’amore mica esiste solo fra maschi e femmine!”

“Tobi, così mi fai paura!”

“No, senpai non deve avere paura! Tobi è un bravo ragazzo! E poi…beh, ci sono Konan e Shiori-chan che sono donne!”

“Ma Konan è…un po’ impegnata, Tobi!” mi guadagnai una mala occhiata dalla donna e dal capo.

“Lei si…ma Shiori-chan no! Chi primo arriva meglio alloggia!”

Shiori diventò rossa. “Chi primo arriva cosa?” chiese.

“No, niente, lascia stare Tobi, Shiori-chan!” disse il mostriciattolo arancione in previsione del pericolo.

“Beh, aspettati solo di essere baciata a tradimento da un momento all’altro…”disse Pain sorridendo. Che uomo contorto!

“Ma che c’entra, secondo la leggenda il bacio sotto il vischio porta l’eterno amore se esso avviene per pura casualità. Se due persone si baciano sotto il vischio senza accorgersi della sua presenza…”

“Mah…fossi in te però starei attenta…”

“No, tranquillo Pain, nessuno oserà…altrimenti dovrete vedervela con la temibile ira di Shiori che vi sconsiglio vivamente!”

Disse la bionda con una nota di minaccia. Dopo aver recuperato un cappello da Babbo Natale, anche lei aiutò gli altri nei preparativi. A fine giornata, il covo che essendo di criminali dovrebbe essere cupo e spaventoso…era diventato un’esplosione di colori, luci e ghirlande. E beh, è più che risaputo che a me le esplosioni piacciono da impazzire! Mancava poco più di una settimana a Natale…per Shiori era il primo Natale dopo sette anni, e cercava di fare le cose per bene in modo da goderne ogni istante. Ma questo suo perfezionismo la portò a qualcosa che solitamente sconsiglierei a chiunque, e che la mattina dopo mi svegliò bruscamente. “SCORDATELO!” urlava una voce furiosa.

“Come sarebbe a dire! DEVI!”

Mi svegliai di soprassalto, spaventato da quelle urla disumane. Di solito ero io quello che faceva urlare Shiori…evidentemente non ero l’unico. Mezzo stordito dal sonno e dal brusco risveglio, entrai in cucina. Shiori era di fronte a Kakuzu…litigavano? Loro due, che non si erano mai filati manco di striscio?

“Kakuzu non farmi arrabbiare! Me li devi dare!”

“Non ho nessun obbligo!”

“DAMMI I SOLDI!”

“NO! SONO MIEI!”

“NON SONO TUOI!”

“SI INVECE!”

“KAKUZU NON FARMI INCAZZARE!”

“SEI GIA’ INCAZZATA!”

“E’ COLPA TUA!”

Li guardai senza capire. “Posso sapere a cosa ti servono?” chiese Kakuzu.

“L’ho già detto tre volte!”

“No! Spenderesti troppo!”

“E dai! In nome del Natale!”

“No!”

Mmm…facciamo così. Una scommessa! 1500 ryo che riesco a fare arrossire Deidara e perfino a fare diventare rosse le guance di Sasori!”

Sasori la guardò senza capire, vagamente inquietato. Sarebbe già arrossito se fosse dipeso da lui! Kakuzu guardò male Shiori, poi scoppiò a ridere. “Vuoi proprio perdere, eh?”

“Ci stai o no?”

“Certo! Tanto ormai ho vinto!”

Shiori sorrise. Si voltò verso di me, sorrise maliziosamente. “Ah, vedo che ti sei svegliato, Dei…buongiorno!” ecco, calzavo proprio a pennello! Cosa vuoi di più dalla vita? Mah! Mi si avvicinò con quella camminata che, anche se non lo sapeva, mi mandava in fibrillazione. Mi sistemò i capelli e io ebbi un incontro molto, molto ravvicinato con il suo…seno! Ma devo ammettere che non mi dispiaceva poi così tanto, anche se sentivo il sangue fluire verso le guance. Dopo aver finito con i capelli, mi stampò un bacio sotto l’orecchio sinistro, provocando una serie di brividi lungo la schiena. Poi mi guardò fisso. “Lo sai che sei terribilmente sexy con i capelli sciolti?” mi fece l’occhiolino. A quel punto, ogni mia difesa cedette e arrossii violentemente. Lei sorrise. “Fuori uno” disse. Io rimasi lì a guardarla mentre si avvicinava a Sasori con sguardo vagamente malizioso, ancora più stordito di prima. Perché dovevo essere io a guardarla come un emerito cretino, arrossendo come una ‘ragazzina’? Ma siamo matti?! Dovrebbe essere lei ad arrossire! È lei la ragazzina! “E allora Sasori…che ne dici, vuoi farmi vincere? Ti ricambierei come meriti, te lo assicuro…” disse con voce suadente. Sasori era nervoso… stringeva i pugni. “Non adesso, Shi…sto leggendo…” disse sfogliando velocemente una pagina. Lei gli tolse il libro dalle mani e…dannata lei e lui! Si sedette sulle sue ginocchia. A quel punto, Sasori era così nervoso, ma così nervoso che nemmeno riusciva a muoversi. Come dargli torto? “Hai fatto colazione, Sasori?” chiese Shiori a pochi centimetri da lui.

“E da quando io mangio?”

“Non vuoi assaggiare?” afferrò il barattolo di marmellata di fragole con cui Konan stava facendo colazione, osservando la scena divertita, e vi infilò un dito. Poi lo avvicinò lentamente alle labbra di Sasori, che probabilmente in quel momento nemmeno ragionava. Shiori si fermò a pochissimi millimetri dalle sue labbra, poi portò il dito sulla guancia destra di Sasori, poi su quella sinistra, sporcandole entrambe. Non appena capii il suo piano, presi a ridere, insieme a Hidan e Konan. “Fuori due!” disse Shiori soddisfatta. Leccò via la marmellata (e a quel punto smisi di ridere, visto che leccò anche quella dalle guance di Sasori!) e si diresse trionfante verso Kakuzu. “Ho vinto!”

“Non vale! Quella era marmellata!”

“Mica hai specificato in che modo dovevo rendere rosse le sue guance!”

Hidan rotolava per la stanza dalle risate, Konan altrettanto, Sasori cercava di fare ordine mentale. Kakuzu la guardava sconvolto. “Sei terribile! Mi hai fregato!” disse dandole un grosso mazzo di denaro. Lei sorrise. “Criminale!” rispose. Poi uscì dalla cucina saltellando, dopo avermi stampato un bacio sulla guancia. “Lei si che ci sa fare, cazzo!” disse Hidan. Quando tornai in camera, la sentii cantare a squarcia gola sotto la doccia. Sorrisi. Eppure cantava bene! Beh, in fondo era una musicista…uscì dal bagno già vestita e sistemata, con una strana arietta angelica, mentre io lavoravo ad una delle mie opere. Lei si sedette accanto a me e mi fissava. Io feci finta di non notarla. “Certo che sei proprio bravo!” disse.

“Lo so…”

“Ah…ti voglio bene, lo sai?”

“Grazie…”

“Tu me ne vuoi, Dei-dei?” cominciò a giocare con una mia ciocca di capelli, rigirandosela fra le dita. Era incredibilmente vicina. Sentivo il suo respiro sulla mia pelle. “Che ti serve, Shi?”

Si inginocchiò sopra il mio letto, giunse le mani. “Ti prego, ti prego, ti prego! Vieni con me?”

“A fare cosa?”

“Beh…si avvicina Natale, quindi…pensavo di fare un po’ di shopping!”

“Shopping?! Ma sei scema o cosa?!”

“Ti prego! Per favore!”

“Scordatelo!”

“Che male c’è? Please!!”

“Shiori, ti rendi conto che siamo criminali? Noi non ci facciamo i regali e nemmeno andiamo a zonzo per negozi!”

“Mica ci dobbiamo fare i regali! Solo che IO voglio farveli!”

“Non possiamo andare in giro, ci riconoscerebbero!”

“E se lasciamo a casa le cappe a nuvole? Eh?”

“No, Shiori!”

“E daaaaaaiiiiiiiii!”

“NO!”

“Per favooreeeeeeeeeee!”

“No, puoi scordartelo!”

“Perché?”

“Chiedilo a Sasori!”

“Già fatto, non vuole venire!”

“Chiedilo a chiunque altro! Io da qui non mi muovo!”

“Ma io voglio andare con Te  a fare acquisti! Ti supplico!”

Mi voltai a guardarla. Gli occhi le brillavano e aveva il labbro inferiore leggermente sporto…sembrava un cucciolo bastonato. “Quando?”

“Oggi!”

Uff...va bene, ok, vengo con te, ma mi devi un favore, uhn!”

Il suo viso si illuminò. “Grazie Dei!!!!” mi abbracciò così forte da soffocarmi…aveva una stretta peggio di quella di Tobi! “Si! Che bello! vado a dirlo agli altri!!” disse felice. Sono certo che se avesse una coda scodinzolerebbe! Però sorrisi nel vederla così euforica. Tornò in stanza  pochi istanti dopo con in mano degli abiti. “Se indossi questi passeremo inosservati!” disse. Era così felice! Guardai i vestiti che aveva procurato…niente male…ha stile, l’ho sempre detto. Pantaloni scuri e una maglia bianca. Si…niente male. Anche perché, modestamente parlando, il bianco mi dona! Subito dopo pranzo si chiuse in bagno, mentre io mi cambiavo. Lei uscì mezz’ora dopo. Io e Sasori rimanemmo a fissarla imbambolati per una decina di minuti. Indossava una maglia nera con le maniche rosse, una gonna nera, degli scaldamuscoli rossi ai polpacci e un foulard, anch’esso rosso, al collo. I capelli erano più luminosi e lisci del solito, sulla maglietta riluceva scintillante e letale lo shuriken che portava al collo. Dire che era stupenda era una blasfemia! Era a dir poco divina! Mi guardò sorridente. “Ti stanno benissimo i vestiti!” disse giuliva. Ero così rincretinito dalla sua figura che nemmeno la ringraziai. Poi mi guardò notando qualcosa. Si avvicinò e mi tolse il copri-fronte. “La gente noterebbe di sicuro il taglio” disse. “E per non incuriosire la gente con la nostra mancanza di copri-fronte…tieni questo!” me ne porse uno con il simbolo del villaggio della pioggia, probabilmente preso in prestito da Konan. “Per oggi io e te saremo due viaggiatori dal villaggio della Pioggia!” disse sorridendo. Aveva calcolato tutto nel dettaglio. “E infine, per evitare inconvenienti, metti anche questi!” mi consegnò un paio di guanti. Si…aveva pensato proprio a tutto! In conclusione mi diede una giacca nera lunga fino alle ginocchia e ne indossò una simile. “Andiamo!” disse contenta. Uscì dalla stanza saltellando. Feci per seguirla, ma Sasori mi fermò. “Aspetta un attimo, Deidara”

“Cosa c’è?”

“Mi raccomando, sta attento a lei! Non mollarla di vista un secondo e proteggila!”

“Si, tranquillo, Danna!”

“Cosa ancora più importante…tieni le mani a posto...e non mi riferisco alle tue sculture!”

“Ma che pensi, che sono un maniaco?” mi guardò scettico.

“Vattene che è meglio!”

“Buona giornata”

“Divertitevi…”

“Deidara! Muoviamoci che è tardi!” urlò Shiori. La raggiunsi fuori dal covo, dove ascoltava le raccomandazioni di Konan. “Si, non ti preoccupare, non ci scopriranno

“Scusa la domanda, scimmia, ma dove andiamo?”

“Pensavo al Vilaggio della Nebbia! Non è molto distante e Kisame dice che ci sono tanti bei negozi!”

“Non è distante?! Saranno un centinaio di leghe!”

“Arriveremo in 15 minuti”

“A piedi ci vorranno giorni!”

“Chi ha detto che andremo a piedi?”

La guardai senza capire. Lei sorrise e come quando l’ho conosciuta, una spirale di neve si avvolse attorno al suo corpo. Quando scomparve, due ali sbucavano dalle sue spalle. “Non vorrai…” dissi. Troppo tardi! Mi cinse la vita e spiccò il volo. Mi aggrappai al suo collo spaventato. Parliamoci chiaro…volare in groppa ad una civetta è una cosa…ma volare con il vuoto sotto…è completamente diverso! “SHIORI FAMMI SCENDERE!” urlai.

“Sta calmo, non ti lascio cadere!”

“Mettimi giù immediatamente!”

“Arriveremo in poco tempo, tranquillo!”

“Non sto tranquillo, cazzo!”

“Non ti agitare! Così cadi!”
”Giuro che se muoio per colpa tua ti perseguiterò dall’oltretomba!”

“Fidati di me, non ti faccio cadere”

“No non mi fido di te!”

“Smettila di fare il bambino…”

Disse l’ultima frase con tale autorità che fui costretto a tacere. La paura svanì  lentamente. Doveva essere bello avere le ali. Dava un tale senso di libertà poter volare! Abbassai lo sguardo. Il paesaggio sotto di noi era minuscolo e scorreva a gran velocità! Chissà a quanti chilometri orari stavamo procedendo! Dal basso ci avrebbero sicuramente scambiati per qualche strano uccello. Però era bello. mi sentii svuotato da ogni cosa, da ogni pensiero. Provavo solo un senso di libertà e ciò mi rilassava. Dopo un po’ cominciai a desiderare di trovarmi per sempre in quella situazione. Fra le sue braccia, guardando tutto e tutti dall’alto, così libero e sereno. E poi…Shiori era semplicemente bellissima! Sembrava…sembrava…un angelo! Alzai gli occhi per guardarla. Aveva anche lei un’espressione serena e rilassata. Sorrideva. “Non è meraviglioso?” chiese.

“Si…” risposi.

Cinque minuti dopo, Shiori cominciò a scendere di quota. “Siamo quasi arrivati!” disse la bionda contenta. Il paesaggio era sempre più vicino. Non appena toccai il suolo ebbi un capogiro, ma Shiori mi sorresse. “Scusa, forse avrei dovuto rallentare” disse.

“No, sto bene”

“Sicuro? Vuoi un po’ d’acqua?”

“No, sto benissimo! Quand’è che lo rifacciamo?”

“Tutte le volte che vuoi!”

“Wow…è stato bello!”

“Lo so, lo so…let’s go!”

Ci incamminammo verso il villaggio della Nebbia, che raggiungemmo in cinque minuti. Il villaggio era addobbato a festa, pieno di luci colorate e le vetrine dei negozi erano illuminate e decorazioni natalizie. Shiori si guardava attorno sorridente. “Che bello!” disse. Per la prima volta in vita mia non attiravo sguardi indiscreti. La gente ci guardava come se fossimo…normali! E devo ammettere che dava una bella sensazione. Ad un tratto Shiori si fermò davanti ad una vetrina. “Wooow! Quante belle cose! Entriamo!” disse. Stette mezz’ora a provare abiti su abiti, entrava e usciva dal camerino sempre con quel sorrisino felice sulle labbra. E io non potevo fare a meno che osservare come qualsiasi cosa le stesse bene e sorridere a mia volta. “Come sto?”

“Benissimo…”

Mille volte ci scambiammo quelle parole! Ma io non mi stancavo di vederla uscire sempre vestita in modo diverso. Uscimmo dal negozio con tre sacchi in mano. Mi trascinò do negozio in negozio per centinaia di volte. Per ben due volte toccò a me fare da modello. Persi il conto di quanti vestiti mi obbligò a comprare. Ma aveva buon gusto. Entrammo anche in una profumeria dove comprò un profumo alla cannella e un regalo per  Konan. Entrò poi in una libreria. Fece impazzire la commessa, cercando libri per sé stessa e ne comprò uno per Hidan e uno per Tobi. “Perché, Tobi sa leggere?” chiesi. Lei rise per chissà quanto tempo.

“Non essere cattivo! Lui ti vuole bene!”

Puah! È un idiota!”

“Da quale pulpito viene la predica…”

“Come dici, scusa?”

“No, niente, lascia stare!”

Dopo essere stati anche in una gioielleria e in tanti altri negozi, si fermò davanti all’ennesima vetrina. Ma devo ammettere che mi stupii quando lesi l’insegna. Era un sexy shop. Arrossii e non poco! anche lei era leggermente rossa. “Ehm…senti, io devo entrare un attimo. Pain mi ha consigliato di regalare a Konan uno di questi…” indicò un completino sexy che erano esposti in vetrina. “Non sei obbligato ad entrare…”

“Ti aspetto alla cassa, uhn?”

“Si, mi sa che è meglio…”

Entrammo. Shiori si fece aiutare da un commesso a scegliere un completino adatto a Konan. Il commesso le consigliò di usare sé stessa come modello, e il solo pensiero di Shiori con uno di quei cosi addosso mi rese nervoso. “Non so decidermi. In fondo non so cosa sta bene a Konan…” disse Shiori al commesso.

“Se vuole un consiglio maschile, penso che questo sia uno dei migliori…”

Le indicò un completino che avevo osservato già prima immaginandolo addosso a Shiori. Era…sexy, ovviamente! Era rosso e nero. Proprio per questo lo avevo immaginato su Shiori…sono colori che lei usa spesso, se non sempre. Era di seta rossa, formato da un bustino che copriva per circa tre centimetri sotto il seno, chiuso da nastrini neri, e le coppe erano contornate da un merletto nero. Gli slip erano rossi e anche loro contornati da merletto nero, e avevano un fiocco nero sul davanti. Shiori arrossì nel vederlo. Si rivolse a me. “Tu che ne pensi?” chiese.

“Beh…è molto…molto…wow! Ma non da Konan” risposi. “Concentrati su qualcosa di più…tradizionale”

Lei ci pensò su per un po’, poi prese a bisbigliare con il commesso, guardando diversi modellini. Io cercai di distrarmi. Non volevo immaginare nulla di tutto quello addosso a Konan! Bleah! Shiori andò accompagnata dal commesso nel camerino per provare le misure. La sola idea che quel…quel dannato commesso potesse anche solo vederla…ah! Meglio non pensarci! Quando Shiori e il commesso tornarono, il ragazzo era parecchio rosso e imbarazzato. Mentre Shiori pagava, il commesso mi si avvicinò. “Cavolo, amico, sei fortunato! Faccio questo lavoro da ventidue anni, ho visto mille e mille donne di tutte le età…ma non ho mai visto un corpo come quello della tua ragazza! Sei fortunato!”

Ragazza? Alt! Qui c’è un malinteso bello grosso! “Ehm…lei non è la mia ragazza!” dissi.

“Suvvia, che male c’è? Si vede da come la guardi!”

“Come la guardo?”

“Come un giovane innamorato!”

“Senti qua, non farmi arrabbiare! Lei non è la mia ragazza, punto!”

“Ok, come dici tu! Tornate presto, mi raccomando!”

Io e Shiori uscimmo dal negozio. “Con tutto questo shopping mi è venuta fame! Pausa sushi?”

“Pausa sushi…”

Per chi non lo avesse capito, Shiori amava il sushi! Ero carico di pacchi e sacchetti, che lasciai cadere a terra quando entrammo nel locale. Ci sedemmo di fronte, e ordinammo. “Sai, non credevo che fare shopping fosse così stancante!” dissi. Lei sorrise.

“Però è divertente, vero?”

“Abbastanza. Mi aspettavo di peggio!”

“Io non sono una di quelle ragazze che fanno shopping ogni giorno…ma almeno prima di Natale ci sta!”

“Certo, hai ragione! Preso tutti i regali?”

“Pare di si…ed è pure tardi! Dovremmo incamminarci verso il covo…”

“Non prima di un bel gelato!”

“E non prima del sushi!”

“Ovvio!”

Mentre mangiavo la mia porzione di Okonomiyaki, guardavo lei che si sfamava con il sushi. Era semplicemente beata. “Wow! È così buono! Tieni, assaggia!” mi imboccò con le sue bacchette. Non che la cosa mi dispiacesse, ovviamente, ma mi imbarazzò un tantino. “Buono?”

“Buonissimo” risposi. E buono lo era davvero! Ma forse era il sapore di lei a renderlo così! Dopo aver divorato tre porzioni di sushi lei e due di okonomiyaki io, prendemmo un gelato che mangiammo strada facendo. Aveva cominciato a nevicare, e piccoli e morbidi fiocchi, cadevano silenziosi sulla strada e sul nostro ombrello. Ad un tratto, per la milionesima volta oggi, Shiori si fermò. “Che hai visto?” chiesi. Seguii il suo sguardo. Era un negozio di musica. In vetrina era esposta una chitarra…era molto bella, devo ammetterlo. Al centro era azzurra, poi man mano che si allontanava dal centro diventava più scura, sempre di più, fino a diventare nera. Shiori la guardava ammaliata. “Caspita! È bellissima!” disse.

“Già…è bella!”

“Non ho mai visto nulla si simile! Nel Villaggio della Nuvola non i trovavano negozi musicali!”

“Immagino…beh, mi dispiace dover interrompere la tua contemplazione della chitarra, ma è davvero tardi…”

“Si, hai ragione, è vero. Andiamo” lanciò un ultimo sguardo alla chitarra, poi uscimmo dal villaggio. Per il ritorno trovammo molto più comodo usare una delle mie civette. Eravamo così carichi di pacchi che Shiori non avrebbe retto il peso. La neve rese un po’ più lento il viaggio, ma di certo non più freddo. Io e Shiori eravamo abbracciati così stretti da non sentirne minimamente. Una volta arrivati al covo, Tobi iniziò a strepitare per capire quale dei tanti fosse il suo regalo, ma Shiori fu irremovibile. Sasori pretese un resoconto della giornata. Shiori raccontò tutto allegramente, nel dettaglio ma senza accennare ai regali. Era davvero felice della giornata trascorsa, ma anche stanca, ragion per cui si addormentò prima del dovuto, come ogni sera fra le mie braccia. “Direi che vi siete divertiti…” disse Sasori. Annuii.

“Devo ammetterlo. Lo shopping con Shiori è divertente”

“Immagino…”

“Saresti dovuto venire”

“Avevo altro da fare…”

Ad un tratto, guardando Shiori mi venne in mente una cosa. “Danna…”

“Si?”

“Io…come guardo Shiori?”

“Con gli occhi, forse?”

“Ma và! Intendo…la guardo in modo strano?”

“Devo essere sincero?”

“No”

“Allora la guardi normalmente”

“Ok, sinceramente?”

“Beh, ecco…è un po’ come Hidan guarderebbe Jashin…come Kakuzu guarda i soldi…o meglio…come Pain guarda Konan…la guardi con fare…adorante”

“Adorante?”

“Esatto. Anche quando litigate la guardi così. Ma oltre a questo sguardo adorante c’è anche…protezione…la guardi come un genitore guarderebbe un figlio”

“Stai scherzando, spero”

“No, non scherzo. Ne parlavamo oggi a cena, mentre voi non c’eravate. Lo hanno notato tutti!”

“Tutti?!”

“Si! Pensa che è stato Tobi a iniziare il discorso!”

“Tobi? Il mostriciattolo?”

“Conosci altri Tobi?”

“Cazzo…mi sa che la situazione mi sta sfuggendo”

“Beh, non sono affari che mi riguardano. Devi sbrigartela da solo. Vado. Tienila calda che fa freddo, mi raccomando”

“Ok, notte”

“Notte”
Sasori uscì dalla stanza, nuovamente con quella strana espressione che da un po’ di tempo spuntava spesso sul suo viso. Quell’espressione che non ero ancora riuscito a tradurre.

 

I giorni passarono in fretta. Con una velocità inaudita arrivò la vigilia di Natale. Sin dalla mattina erano tutti parecchio agitati, soprattutto Tobi, che fremeva per aprire i regali. “Qualcuno ha visto Shiori?” chiesi.

“L’ho mandata a comprare gli ingredienti per il pranzo di domani” disse Konan.

“Da sola? Con questo freddo?”

“Vabbè, tanto lei il freddo non lo soffre” disse Pain. Aspetta! Non soffre il freddo? Mi voltai a guardarlo. “Come dici?”

“Shiori non soffre il freddo, non è una novità”

“Non soffre il freddo?”

“Certo che no! Ricordiamoci che per le sue tecniche sfrutta tutto ciò che c’è di freddo. L’acqua, la pioggia, la neve, il ghiaccio. Pronto! Sveglia Deidara!”

Era vero! Lei sfruttava il freddo a suo favore…”Non capisco…”dissi confuso.

“Deidara! Buongiorno! Benvenuto fra noi! Il freddo fa parte di Shiori! Per questo lo sfrutta! E siccome fa parte di lei, Shiori non lo soffre!”

E allora tutte quelle notti? Ha solo…fatto finta? Erano mesi che dormivamo insieme, perché lei sentiva freddo! E lei…in realtà il freddo non lo soffriva! A quel punto furono chiare molte cose! Ad esempio perché camminasse sempre mezza nuda senza risentirne! Tornai in camera e attesi lì il suo arrivo.

 

* Caspita! Certo che ci volevano un sacco di cose per il pranzo di Natale! Avevo sborsato un capitale! Kakuzu mi ucciderà! “Sono tornata!” urlai non appena entrai al covo. Subito Hidan e Tobi vennero ad aiutarmi con i sacchi. Io mi diressi in camera, volevo cambiarmi e dovevo riprendere fiato. Non appena entrai, trovai Deidara seduto sul mio letto, con le braccia conserte. “Ciao capo!” dissi.

“Quando avevi intenzione di dirmelo?”

“Che cosa?”

“Che non soffri il freddo!”

Arrossii. Cazzo! Beccata! Complimenti Shiori. E ora che fai? “Beh…ecco…”

“Finora mi hai sempre mentito?” non era arrabbiato sul serio. Ma la cosa doveva averlo infastidito! Eppure non potevo dirgli che avevo finto di sentire freddo per stargli vicino. Or forse si?

“Scusa Dei, hai ragione…ho sbagliato”

“Certo che hai sbagliato! Perché non me lo hai detto?”

“Ehm…io…vedi…”

“Rispondi”

“Ok, va bene, l’ho fatto solo perché volevo stare vicino a te, contento?” la sua espressione cambiò. Divenne sorpreso, poi si addolcì. “E non potevi dirmelo e basta?”

“Avresti riso di me”

“Si…hai ragione…avrei riso di te…”

Tsk! Cattivo!”

“Però…per questa volta ti perdono, ma solo perchè eri spinta da validi motivi”

Sorrisi e lo abbracciai. “Ma quanto ti voglio bene!”

“Lo so, anche io me ne voglio…”

“Viva la modestia!” scoppiò a ridere.

“SHIORIIIIIII! VIENI A DARE UNA MANO!” urlò Konan dalla cucina.

Ops…il dovere mi chiama!” gli stampai un bacio sulla guancia e corsi ad aiutare Konan. Per tutto il pomeriggio stetti ai fornelli con Kisame e Konan, senza fare nemmeno una pausa. Era difficile cucinare e cercare in ogni modo di allontanare gli avvoltoi Hidan e Tobi che volevano assaggiare. Tobi si calmò quando gli proposi di aiutarmi a preparare il dolce. E devo dire che è venuto fuori un vero capolavoro. Avevamo preparato un bel banchetto Natalizio degno di questo nome. Ero così stanca che mi ero addormentata vestita sul divano della cucina. Mi ero appena risvegliata bruscamente, a causa di un incubo che nemmeno ricordavo e nonostante la stanchezza, proprio non riuscivo a dormire. Deidara respirava regolarmente da quando mi ero svegliata, immerso nei suoi sogni. Sasori, ovviamente non era in camera. Io avevo provato a riaddormentarmi con tutti i mezzi. Contando capre, stelle, pecore, vitelli, pulcini, l’intera fattoria, i respiri di Deidara. Ma proprio non-ci-riuscivo! Sbuffai. Decisi di alzarmi. Feci molta attenzione a non muovere Deidara per non svegliarlo. Povero, era stanco anche lui! Notando di essere ancora vestita (segno che nessuno aveva approfittato della mia incoscienza per spogliarmi) sgattaiolai fuori dalla stanza, chiudendo delicatamente la porta. Camminai verso la cucina. Non accesi le luci. Stavo meglio al buio, e comunque la cucina era leggermente illuminata dalle luci di Natale dell’albero. Aprii il frigorifero, bevvi un po’ d’acqua e mi poggiai alla finestra. Nevicava. Era così bello! Era davvero piacevole riscoprire il Natale. E poi, mi trovavo in buona compagnia. All’inizio pensavo che entrare a far parte di un’organizzazione criminale sarebbe stato difficile, triste…invece mi sbagliavo! In quei mesi mi ero resa conto che non era poi così malaccio. Nemmeno sembrava di essere in mezzo ai criminali! Vedevo la situazione più come una convivenza fra amici. Beh, dopo quattro mesi potevo definirli amici! Quattro mesi…era davvero passato così tanto tempo? E ne avevo passate così tante? Cavoli, il tempo vola! Il mio sguardo venne catturato dalle ciliegie candite poggiate sul tavolo accanto a dei cioccolatini…le ciliegie erano rimaste dal dolce che io e Tobi avevamo preparato. Avevano un aspetto così invitante…e io avevo una tale fame! Nessuno si sarebbe accorto della loro assenza! Mi avvicinai al tavolo e presi il barattolo. Mi sedetti nel divano, con le ginocchia che poggiavano sullo schienale, e con lo sguardo perso oltre la finestra presi a mangiarle. Erano così buone! Con quel sapore dolce…mmm! Che bontà!

“Trovata finalmente! Mi hai fatto spaventare! Sei sparita così all’improvviso!” trasalii e mi voltai verso Deidara che mi squadrava dalla porta.

“Oh…scusa! Giuro che la prossima volta ti avvertirò.” dissi arrossendo. Ammettiamolo…faceva un certo effetto vederselo spuntare davanti così!

“Non ti preoccupare. Che fai sveglia?”

“Potrei chiederti la stessa cosa! Fino a cinque minuti fa dormivi beatamente!”

“Ti ho sentito chiudere la porta…”

“Ah…mi dispiace! Non ti volevo svegliare!”

“Vabbè, non importa” si avvicinò al tavolo, prese un cioccolatino (che mangiò durante il tragitto fra tavolo e divano) e si sedette accanto a me a gambe incrociate in modo che fossimo di fronte. Il mio occhio cadde sull’orologio. “Fra mezz’ora è Natale…” commentai mangiando un’altra ciliegia.

Tsk…che felicità” commentò lui sarcasticamente.

“Ho notato che non ti piace tanto il Natale. Come mai?”

“Sarò sincero. Io detesto ogni festa di questo tipo! In teoria sono feste che si fanno in allegria, felicità…ma penso sia una vera ipocrisia festeggiare e fingersi felici e contenti quando tutto va male! Insomma…c’è troppa merda in questo mondo! Ma si, dai, festeggiamo felicemente e in allegria quando il mondo va a rotoli e la vita fa schifo!”

“Non posso dirti che non approvo, perché sarebbe una bugia, ma pensaci…appunto perché il mondo fa schifo e il destino è sempre avverso bisogna festeggiare. Non credere che io sia felice, che tutto mi vada bene, perché sai bene che non è così. Credo di essere un po’ una calamita…una calamita per le sventure e i guai! Non me ne va una giusta. Ma appunto perché il destino mi viene contro, io non voglio dargli la soddisfazione di buttarmi giù! Anzi, voglio dimostrargli che per quanto lui voglia distruggermi io riesco sempre ad andare avanti e che riesco ad essere felice…”

“L’ho già detto e lo ripeto…fai concorrenza a Sasori come filosofa” ridemmo entrambi.

“Ma a proposito che fine ha fatto?”

“Ah, ma che ne so! In tutto questo tempo non sono mai riuscito a scoprire che cavolo fa! Starà lavorando a qualche marionetta”

“Capisco…” misi in bocca una ciliegia.

“Certo, mangia che prima o poi ingrasserai così tanto che rotolerai per il covo!”
gli diedi una colpo di cuscino. “Ma sta zitto! Neanche tu scherzi…”

“Io non mangio così tanto!”

“Ah, già, tu mangi il doppio!”

“Non è vero!”

“Invece si!”

Altra ciliegia. Poi mi alzai e poggiai il barattolo sul tavolo. Rimasi lì a fissarle. “Sai, ricordo che a mia madre piaceva molto la frutta candita.”

“Davvero? Direi che hai preso da lei se non fossi stata adottata…”

“Già, mio padre lo diceva sempre. Ogni volta che lui cucinava dolci io e mia madre rubavamo tutte le ciliegie candite e le mangiavamo. E lui come rideva…” risi anche io nostalgicamente. Deidara mi guardava insistentemente mentre mi avvicinavo al divano. “Mi hai fatto venire voglia di ciliegia…” disse. Mi bloccai in piedi davanti al sofà guardandolo trucemente

“Potevi dirmelo prima! Ora ti alzi e vai a prendertele!” sorrise.

“No…c’è un modo molto più comodo e buono…”

Si alzò, sempre con quel bellissimo sorriso sulle labbra, mi tirò a sé cingendomi la vita e poggiò dolcemente le labbra sopra le mie. Per me il mondo si fermò. Si fermò tutto. Il tempo, la neve, e anche il mio cuore perse un battito, per poi ripartire ad una velocità sconsiderata. Fui percorsa da un centinaio di brividi e presi a tremare. Le sue labbra erano così calde…le mie braccia corsero istintivamente verso il suo collo, cingendolo delicatamente. Non era come con Itachi, non avevo paura…non sentivo altro che me e lui, lui e me. Solo la consapevolezza di noi due. Presi io l’iniziativa, dischiudendo le labbra e leccando le sue che si dischiusero al mio tocco. Fui percorsa da un’altra serie di brividi quando incontrai la sua lingua.  Credo di non aver mai assaggiato in vita mia nulla di così buono! Aveva un dolcissimo retrogusto di cioccolato. Le sue mani carezzarono i miei fianchi, io affondai le mie nei suoi capelli biondi e setosi. Quando sentii l’aria venir meno mi allontanai a  malincuore dalle sue labbra. Lo guardai dritto negli occhi, perdendomi come sempre nelle sue profondità. Sorrise e si leccò le labbra. “Visto? Sai di ciliegia…” sussurrò a pochi centimetri da me. io sorrisi.

“Non è che ti andrebbe un’altra ciliegia?” chiesi.

“Ne mangerei all’infinito…” rispose lui. Di nuovo le nostre labbra si incontrarono, per un tempo ancora più lungo. Tutta la timidezza e il contegno di prima erano spariti, lasciando posto solo alla sfrenata passione. Deidara si sedette sul divano, io mi accavallai sulle sue gambe. Sentivo il mio corpo sfuggire alla razionalità, ma non mi dispiaceva. Le sue mani percorsero le mie gambe scoperte, si soffermarono sui pantaloncini di pelle e vi indugiarono sopra per parecchio. Si allontanò dalle mie labbra, per scendere sul collo e sul mio seno, tracciando un percorso invisibile con la lingua. Dalle mie labbra sfuggì un gemito. Tornò sulle mie labbra, mentre le mie mani, inconsapevolmente si erano poggiate sulla fibbia dei suoi pantaloni, esprimendo il desiderio che la mia mente faticava ad accettare. Sentivo uno strano calore al basso ventre, i pantaloncini erano diventati scomodi e improvvisamente troppo stretti. Cercai di distrarmi dal pensiero di strappargli i vestiti di dosso e fare lo stesso con i miei. Agii con calma, per non perdere il controllo delle mie azioni. Sfibbiai i suoi pantaloni, e lo sentii chiaramente irrigidirsi quando vi infilai la mano destra. La sua eccitazione era tangibile sotto le mie mani, anche a lui sfuggì un gemito e le sue braccia si strinsero attorno ai miei fianchi. Il mio essere musicista mi aveva resa incredibilmente ‘abile’ con le mani, e lui era il primo a constatarlo. Mi fermai a un passo dal fargli raggiungere il massimo del piacere. Nulla per nulla, caro mio! Gli sfilai la maglia, osservando il suo fisico ben scolpito dai lunghi anni di allenamento. Mi guardò fisso negli occhi, il respiro affannoso. Uno strana luce illuminò i suoi occhi. Con uno scatto mi portò sotto di lui, mi trovai distesa sul divano, con le sue labbra di nuovo sulle mie. “Adesso tocca a me dirigere il gioco…” sussurrò al mio orecchio. Percorse i miei fianchi, si soffermò sul mio seno. Il calore al mio basso ventre aumentava pericolosamente. Dopo aver esplorato ogni centimetro del mio corpo, Deidara trovò ciò che cercava…sfibbiò i miei pantaloncini e io sospirai sollevata. Erano diventati insopportabili! Trasalii quando la sua mano fredda oltrepassò gli slip. Provai a trattenere un gemito, ma con scarsi risultati. Le labbra impresse nelle sue mani non solo riuscivano a fare esplodere l’argilla…ma anche il mio piacere. Pensai di essere sull’orlo della pazzia quando iniziò a stuzzicare con esse il mio intimo. Strinsi le mani sul divano. Con l’altra mano, Deidara prese a slacciare le stringhe del corpetto, fino a privarmi completamente di esso. Sorrise. “Hai comprato quel completino?” chiese osservandomi. Io arrossii. “Avevi detto che era Wow, no?” poggiò le labbra sulle mie.

“Lo avevo immaginato addosso a te…e devo dire che avevo immaginato bene…è molto eccitante come ti sta…” mi baciò il collo e il petto.

Gemetti più forte quando un suo dito entrò dentro di me. Nessuno aveva mai toccato così tanto e così bene il mio corpo...ma ero contenta che il primo fosse lui. Lo volevo! Lo desideravo! In quel momento non avevo bisogno di nient’altro! Solo di lui! E perché continuava a farmi agognare? Perché indugiava? Perché non mi prendeva? Fammi tua, ti prego…ti supplico! Insinuò dentro me un secondo dito, e il piacere aumentò ulteriormente. Gemetti e ansimai. Avevo la fronte imperlata di sudore. “Deidara…” chiamai gemendo. Lui mi zittì con un bacio. “Buon Natale” sussurrò sulle mie labbra. L’orologio batté la mezzanotte. Deidara sorrise, poi tornò a baciarmi. Intanto, una sua mano lavorava sul mio petto, mentre l’altra continuava il suo da fare più in basso. Ma oltre al piacere carnale c’era altro. Non era tanto per ciò che stava facendo che ero felice…ma perché a farlo era lui! Ti amo…ti amo, Deidara…ti amo…ma cazzo, prendimi! Voglio essere tua! Solo tua! Ti amo! Pensai. “Deidara…io…io ti…” stavo per rendere pubblico ciò che avevo pensato prima,  ma all’improvviso la porta della cucina si aprì, rivelando la figura di Pain. Guardò il divano con gli occhi sgranati. Sentii il sangue fluire velocemente verso le guance. Pain si voltò e arrossì anche lui. “Io…avevo sentito dei rumori…scusate…” disse. Anche Deidara era sconvolto. Velocemente me lo scrollai di dosso e imbarazzata mi ricomposi. Avevo i capelli scarmigliati, ed ero mezza nuda! Che imbarazzo! Pain continuò a non guardarci. Dopo esserci rivestiti entrambi uscimmo dalla cucina. Vidi una cosa che mi fece bloccare. Sasori era appoggiato alla parete accanto alla porta della cucina, teneva lo sguardo basso. “Buonanotte…” disse Pain dileguandosi imbarazzato quanto noi. “Andiamo a letto che è tardi…” disse Sasori senza guardare nessuno dei due. Una volta in camera io mi cambiai in bagno, nel silenzio più totale. Tornando in camera trovai Deidara già a letto e Sasori seduto sul suo che lo fissava in cagnesco. Mi distesi sul mio letto, augurai la buonanotte a Sasori, che ricambiò con una certa freddezza. Mi soffermai solo una volta a guardare Deidara. Ammetterlo era stato difficile, ma adesso era tutto chiaro. Lo amavo. Incondizionatamente, senza limiti! Si…lo amavo. E quella sera, mi aveva fatto il più bel regalo che io abbia mai ricevuto in 17 anni! Mi addormentai con il sorriso sulle labbra, il suo profumo addosso e il suo viso nella mente.*

 

Ta daaaaaaaaaaaaaaaaan! Che ve ne pare? Vi è piaciuto il mio regalino? Capisco che non è il massimo, ma Shiori e Deidara lo hanno gradito molto! Ahahah! Sul serio, spero di non aver esagerato…è stato molto imbarazzante scrivere questo capitolo! Oddio! Direi che è stato terribile! Spero vi sia piaciuto, quantomeno! So che state pensando al povero Sasori, ma vi assicuro che sarò più buona con lui in futuro! Beh, fatemi sapere che ne pensate! Vi auguro un Buon Natale! Ricco di felicità, serenità, amore e tante cose belle! Auguroni e grazie a tutti voi che commentate e che avete aggiunto ai preferiti la storia! Grazie, grazie, grazie! Ancora tanti auguri!

*Therys-con-cappello-di-Babbo-Natale*

    

      

    

 

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Capitolo 7
*** Festeggiamenti al Covo ***


Ok

Ok! Avete perfettamente ragione! Sono in un ritardo davvero assurdo! Me implora pietà! È solo che sono stata molto, molto impegnata! Inoltre ero a corto di fantasia a causa del pessimo Natale che ho passato. Spero che voi abbiate passato delle buone feste! Beh, che dire? È l’ultimo giorno dell’anno, quindi ne approfitto per farvi gli auguri. Anche questo capitolo non è dei migliori, dato che non sono nel pieno di me, ma comunque, giudicate voi! Grazie mille!

*Therys*

 

* “SVEGLIAAAAAAAA! È NATALEEEEE! I REGALI! I REGALI! I REGALI!!!!” la porta si aprì di scatto, e Tobi entrò nella camera urlando a squarcia gola. Mise sottosopra l’intera stanza, svegliandomi bruscamente. “Tobi! MALEDETTO COSO!” urlò Deidara, arrabbiato per il ‘dolce’ risveglio. Io sorrisi alla scena. Tobi saltava per tutta la camera. “Natale! Natale! Natale!” urlava. “Ok, sono sveglio ma sta ZITTO!” gridò il biondo lanciandogli contro qualcosa, che identificai come una scarpa. Sasori guardava la scena divertito dal suo letto, leggendo distrattamente un libro. Tobi uscì dalla stanza come un uragano, lasciandosi dietro una scia di fumo e cuoricini. Io scoppiai a ridere. Deidara mi guardò e scoppiò a ridere anche lui. “Oddio, che pazzi che siete…” dissi.

“E questo non è nulla...” disse Deidara. Rimanemmo a fissarci, senza dire una parola. Nella camera cadde il silenzio. “Comunque buongiorno e auguri!” disse Sasori interrompendo il nostro scambio di sguardi. “Auguri anche a te, Sasori!” dissi. Mi alzai e gli stampai un bacio sulla guancia. “Si…che felicità, è Natale…auguri” disse Deidara con ironia.

“Ma almeno fai finta di essere felice” disse Sasori.

“Non sono convincente?”

“Non abbastanza…”

Risi nuovamente. “REGALIIIIII!” urlò Tobi nel corridoio.

“Ok, arriviamo…prima però mi serve il bagno” dissi. Entrai nel bagno della camera. Mi diedi una sistemata…la mattina ero davvero indecente! Con tutti i capelli scombinati…puff! Lavai i denti per benino, sistemai i capelli e indossai una vestaglia giusto per non essere eccessivamente impresentabile. Stavo per uscire da bagno, ma sentii Sasori e Deidara parlare. Sasori era molto, molto arrabbiato. “Te lo chiedo per l’ultima volta, Deidara…e vedi di rispondere! Che cosa cazzo stavi facendo ieri sera con Shiori?” chiese bruscamente. Arrossii.

“Te lo dico per l’ultima volta, Danna: non stavo facendo nulla!” rispose Deidara pacato.

“Non provarci, Deidara! Io vi ho visti! Stavo andando in cucina, ma ho sentito dei rumori…ho sentito le vostre voci…la porta era un po’ aperta e ho controllato che succedeva. Poi è arrivato Pain, io gli ho detto di non entrare, ma mi ha ignorato. Io ho visto TE sopra di lei! La stavi…la stavi…” Sasori si bloccò. “Cazzo! Mi hai capito! Lo sai che le stavi facendo! E anche se avessi cercato di ignorare ciò che stavano facendo le tua mani, era impossibile non notare che la stavi baciando! Non devi dire che non è successo niente! Ci mancava poco e voi…”

“Si, va bene, è così! ci mancava poco e l’avremmo fatto, e con questo?” Arrossii ancora di più…in effetti…se Pain non fosse entrato…

“Tu eri più che consapevole di quello che stavi facendo?” chiese Sasori stupito.

“Certo che lo ero!”

“Ma che cazzo ti è saltato in mente?! con Shiori! Deidara sei uno stupido!”
”Si, con Shiori! Ripeto: e con questo?”

“Che cavolo ti è preso? Stiamo parlando di Shiori! Quella Shiori! Non puoi davvero aver cercato di…”

“Suvvia, come la fai lunga! Volevo soltanto divertirmi un po’!”

A quel punto, sentii il cuore perdere un battito. Voleva solo…divertirsi un po’? io…io…ma che stronzo!

“Divertirti? La stavi usando…per divertirti?”

“Mettiti nei miei panni, danna! Non tocco una donna da quando sono entrato nell’organizzazione! Lei non sembrava poi così dispiaciuta, anzi…era più che consenziente!”

Provai dentro una tale rabbia che strappai la vestaglia stringendola. Sentii le lacrime pulsare per scendere. Per chi mi aveva scambiata? Per una troia? Lanciai la vestaglia e cercai di impormi la calma. Non dovevo farmi vedere in quello stato da lui! No! Mai! Asciugai le lacrime, cercai qualcosa per coprirmi, ma essendo la vestaglia strappata visibilmente decisi di uscire dal bagno per come ero, con una camicia da notte corta e con una camminata non da me…troppo accattivante per i miei canoni. I due tacquero subito. “Andiamo ad aprire i regali, Sasori” dissi. Lo presi per mano e me lo trascinai dietro, ignorando Deidara che era sbiancato non appena mi aveva vista uscire dal bagno. Arrivammo in cucina, dove tutti attendevano (in pigiama) di aprire i regali. Deidara ci raggiunse pochi istanti dopo. Era parecchio scosso, ma non mi importava. Tobi, aprì subito il primo regalo…quello mio! Era un peluche troppo carino, un cagnolino bianco, che aveva sul muso una maschera in tutto e per tutto identica alla sua, insieme ad un libro di favole, che lui adorava. Si commosse così tanto che mi sommerse di lacrime. Mi strinse in uno dei suoi abbracci stritolatori. A Konan regalai un profumo e un completino intimo, ricevendo ringraziamenti sia da lei che soprattutto da Pain. Hidan mi sollevò da terra con un abbraccio quando scartò Il Diario di uno Jashinista ossia il primo libro d’azione raccontato da un guerriero Jashinista. A Sasori regalai un orologio originale e particolare. “Così potrai contare la tua eternità” gli dissi. Scoppiarono tutti a ridere, lui compreso, che mi ringraziò mille e mille volte. Devo ammettere che lo avevo sentito parlare con Pain di orologi, e lamentarsi di non averne uno. A Zetsu regalai una piantina esotica molto rara, assolutamente introvabile senza le giuste conoscenze. Aveva poteri curativi e velenosi, a seconda dell’uso. Riuscii a commuovere anche la sua parte nera! Ahahah! A Kisame regalai uno speciale lucido per spade, costosissimo e capace di far brillare più del sole qualsiasi tipo di lama rendendola ancora più forte. A Pain regalai un kit per i piercyng fai da te. A Kakuzu un nuovo portamonete con una stilizzata K incisa sopra. Mi abbracciò così forte che rischiai un blocco polmonare. A Itachi regalai un polsino con su ricamato lo stemma degli Uchiha, comprato in un negozio di antiquariato. “Pensavo che ti sarebbe potuto piacere” gli dissi atona. Lui, nonostante tutto sorrise. Mi guardò con fare riconoscente e sempre con quel senso di colpa stampato in viso. Allargò le braccia verso di me imbarazzato e mi abbracciò. Io ricambiai la stretta. In fondo…se mi mettevo di impegno potevo passare sopra a tutto quello che era successo. Scartai anche io i regali. Ricevetti un nuovo fodero per la spada con su inciso il mio nome da Kisame, Itachi, e Hidan, un libro di botanica e veleni da Zetsu, uno di avventura da Tobi, seguito di quello che stavo leggendo. Solo allora mi ricordai una cosa molto importante. Mi sbattei una mano in fronte. “Che stupida! Ho lasciato in camera un regalo importante. Vado a prenderlo!” dissi. Sasori sorrise. “Vai pure.” Disse. Corsi in camera, cercando di fare quanto più veloce. Presi il regalo per  Deidara da sotto il letto, ma mi accorsi di qualcosa di strano. Una custodia nera vellutata sopra il mio letto con sopra un grande fiocco rosso. Su un bigliettino c’era scritto il mio nome. “Aprilo” disse Deidara comparso sulla porta, insieme a Sasori, Pain e Konan. Io arrossii. “Su, che aspetti. C’è scritto il tuo nome” disse Konan sorridendo. Io tolsi il fiocco da sopra la custodia e la aprii timidamente. C’era un panno di velluto. Sopra di esso c’era un diapason color argento, e accanto ad esso un bigliettino: finanziato da Pain. C’era scritto. Sorrisi. Poi c’era una scatoletta, che aprendola scoprii essere piena di plettri: finanziati da Konan. Sul velluto del panno e della custodia era inciso il mio nome con una grafia elegante, e accanto ad ogni scritta c’era un bigliettino: custodia anti-polvere e anti-corrosione nel tempo + scritte: finanziate da Sasori. Tolsi il panno di velluto e mi si mozzò il fiato. Una chitarra. Ma non una qualsiasi! La chitarra più bella del mondo. Dal centro era blu e poi scuriva fino a diventare nero sulle estremità…la chitarra dei miei sogni! Anche lì era inciso il mio nome, ma con un carattere più stilizzato e che mi rispecchiasse. Non fu necessario leggere alcun bigliettino per sapere chi era artefice di quello splendore. I miei occhi si riempirono di lacrime. I quattro sulla porta sorrisero”Se potessi abbracciarvi tutti insieme lo farei!” dissi. Poi mi gettai su Deidara e Sasori, i più vicini, e li strinsi in un abbraccio pieno di amore e gratitudine e se Sasori non mi avesse asciugato le lacrime non appena le aveva viste avrei pianto per tutto il giorno. “Grazie! È magnifica!” dissi. Abbracciai singolarmente Konan e Pain, poi un’altra volta Sasori. Esitai prima di abbracciare Deidara. Ma se devo essere sincera, quel regalo aveva annullato tutto il mio rancore. Per il momento. Lo abbracciai, inebriandomi del suo profumo. “Sei un infame! Sarà costata un botto!”

“Un’esplosione, semmai, non un botto!” risi.

“Che scemo che sei…” gli altri tornarono in cucina, io e Sasori restammo soli, mentre Deidara entrava in bagno. Io guardai la scatolina contenente il regalo che avevo comprato per Deidara…

“Hai intenzione di darglielo o no?” chiese Sasori.

“Io…non ne sono sicura”

“Perché?”

“Insomma…dopo il suo regalo…così bello…mi sembra un po’ una cosa banale…”

“No, tranquilla! Gli piacerà, vedrai…è un regalo molto bello, secondo me”

“Il fatto è che…non so…”

“Suvvia! Non ti preoccupare!”

“Ok, glielo do…ma tu resta qui! Mi serve sostegno!”

La porta del bagno si aprì e ne uscì Deidara in tutto il suo fascino. “Vado di là…” disse Sasori uscendo dalla stanza. Mi sorrise maliziosamente prima di chiudere la porta. Questo perché doveva rimanere con me, l’infame! “Andiamo anche noi” disse Deidara.

“No, aspetta” lo fermai. Arrossii violentemente, mentre lui mi si avvicinava.

“Che c’è?” chiese senza capire.

“Ehm…ecco…io…questo…è per te” dissi abbassando lo sguardo imbarazzata e porgendogli il pacchettino. Lui arrossì altrettanto. “Shiori…non dovevi! Ti avevo detto niente regali!”

“Anche io te lo avevo detto…ma poi…è un pensierino…o meglio…una cazzata bella e buona”

Sorrisi per rilassarmi. Tenni lo sguardo basso intrecciandomi le dita, mentre lui apriva lentamente il regalo. Trattenne il fiato quando lo guardò. “È l’unione delle tre forme d’arte” dissi. Alzai lentamente lo sguardo. Era sconvolto, teneva lo sguardo fisso sulla collana con il ciondolo a forma di plettro d’acciaio. Sul plettro c’era una scritta: I’m an artist. “La musica, l’eternità…” toccai il retro del ciondolo. “Katsu” dissi. Fu come lo scoppio di un petardo. Rumoroso ma innocuo. Quando la piccola colonna di fumo sparì, sia io che lui, che il ciondolo eravamo perfettamente intatti e come prima. “E l’attimo di effimero splendore” conclusi. Lui mi guardava sconvolto. “Suvvia, non guardarmi così…non so usare la tua tecnica. È il comando vocale! Il plettro rappresenta la musica, il ciondolo in sé rappresenta l’eternità, e l’esplosione…il tuo concetto d’arte. È una cosa stupida da morire, davvero. Un’idiozia cronica, ma mi è piaciuta come idea. non sei obbligato a metterla, se ti va puoi anche gettarla nel primo cassonetto che incontri, ma è la dimostrazione pratica che anche concetti opposti possono andare d’accordo…e io…” mi abbracciò così forte che smisi di parlare. Le sue braccia mi stringevano saldamente, come se non volessero più lasciarmi andare. “Grazie” sussurrò accanto al mio orecchio. Io arrossii. “È…bellissimo! Un regalo meraviglioso…grazie, grazie infinite” nel suo tono notai una cosa strana…la sincera gratitudine. Era lo stesso tono che mi avrebbe riservato un povero se gli avessi regalato un biglietto vincente della lotteria. Continuava a stringermi. “Ti sarà costato una cifra…”

“Più o meno quanto sarà costata a te la chitarra”

Si allontanò un po’ da me. d’istinto, come se fosse una cosa naturale, ci avvicinammo l’uno alle labbra dell’altra, ma contemporaneamente ci fermammo,a pochissimi millimetri di distanza. Le sue braccia mi lasciarono e le mie mani si spostarono dal suo petto. Abbassai lo sguardo imbarazzata. “Senti, Shiori, so che hai sentito quando stamattina ho parlato con Sasori, ma…”

Shhh! Per favore! Non dire niente. Davvero, non c’è nulla di male a volersi divertire un po’…in fondo…era anche il mio obiettivo!” gli impedii di parlare, imponendo la mia voce sulla sua. Ma non con tono di accusa…con calma. “Anche…anche il tuo obiettivo?” chiese.

“Si…immagino che tu mi capisca…è da un bel po’ che non tocco un ragazzo…” detesto mentire! L’ho sempre detestato! Ma che dovrei fare? Dirgli che sono perdutamente innamorata di lui? Con quale scopo? Con quello di sentirmi sbeffeggiare? No…di me non gli importa, ero solo un passatempo. Continuerò come ho sempre fatto…continuerò ad amarlo in silenzio.*

 

Ormai è ufficiale: sono un emerito IDIOTA! Ho sprecato l’occasione della mia vita! Ho mandato tutto a monte! Maledizione…ma in fondo che dovevo fare? Dire a Sasori che sono terribilmente attratto da Shiori? Dirgli che il giorno prima l’avevo baciata perché ogni volta che la vedo il mio autocontrollo vacilla? Dirgli che Shiori mi fa rabbrividire e mi fa battere il cuore? Dirgli che mi sono preso una bella sbandata per lei? No! Non volevo dargliela vinta! Era da mesi che Sasori non faceva che ripetermi che secondo lui sono cotto di Shiori, se gli avessi detto la verità mi avrebbe preso in giro fino alla morte! Però…però era stato così bello! avevo provato così tante emozioni…le mie labbra sulle sue…il suo corpo sotto il mio…non mi ero mai sentito così vivo e allo stesso tempo estraneo da me! quella mezz’ora in sua compagnia mi aveva reso…felice! Come se avessi creato l’esplosione più potente della terra! E da quanto tempo non mi capitava di essere così felice? Ero sicuro che sarebbe cambiato tutto da quel bacio, che lei avrebbe capito i miei sentimenti, che saremmo…stati insieme…e invece ho mandato tutto a puttane! Lei non avrebbe dovuto sentire ciò che ho detto a Sasori…perché era una grossa, grossissima cazzata! Io non volevo divertirmi…io volevo solo farle capire quanto tenevo a lei. Merda…bravo, Deidara, meriteresti il Premio Nobel per la stupidità! E quel regalo…Dio, quanto mi piaceva! Non solo aveva un ottimo design, una bella forma ed era artistico…ma anche per ciò che rappresentava e soprattutto perché me lo aveva regalato lei. “Mi metti la collana, Shi?” chiesi.

“Certo” disse lei ancora imbarazzata. Mi fece voltare, si alzò leggermente sulle punte e mi mise al collo la collana. Io rimasi fermo, ascoltando il suo respiro fra i miei capelli, e sentendo il suo profumo. Sentii un brivido corrermi lungo la schiena quando mi diede un bacio sulla guancia e mi guardò dritto negli occhi con quel suo sorriso splendido e soddisfatto. Perché? Perché mi faceva quest’effetto? Cosa aveva di diverso dagli altri? Guardandola mi ritrovai a pensare una cosa un po’…strana per i miei gusti. Io…per lei farei di tutto…per vederla sorridere, per saperla felice. E se lei voleva solo divertirsi con me, se lei è felice senza me al suo fianco…allora non ho intenzione di dirle ciò che provo. La metterei a disagio e la rattristerei. E proprio non ne ho voglia. Quando tornai in cucina, mentre parlavo con Hidan vantandomi del mio nuovo ciondolo stupendo, notai una cosa che mi lasciò di stucco: sopra il divano galleggiavano quattro ramoscelli di vischio, attaccati premurosamente al soffitto da Tobi. Sorrisi. Avevo baciato Shiori sotto il vischio…e non me n’ero reso conto nemmeno lontanamente!  Secondo la leggenda il bacio sotto il vischio porta l’eterno amore se esso avviene per pura casualità. Se due persone si baciano sotto il vischio senza accorgersi della sua presenza…ricordavo le parole di Shiori come se le avessi appena sentite. Inizialmente sorrisi, poi allontanai quegli assurdi pensieri dalla mia mente. Finalmente fui distratto dal richiamo di Konan. Da ora di pranzo in poi, prendemmo posto fisso a tavola. Prima dell’arrivo di Shiori, non avevo mai mangiato così tanto in un giorno solo! Lei e Konan avevano preparato un pranzo davvero divino. Ogni portata era migliore di quella precedente, e di tutto ciò che avevano preparato non è rimasto nulla! La giornata trascorse veloce, fra risate, brindisi e giochi. Certo, giocare a carte con Kakuzu non è il masso, dato che se perde fa una sfuriata secolare, ma devo ammettere che tutto sommato era divertente. Inoltre, non avevo mai visto i miei compagni così sereni. E parlo di tutti loro! Ma proprio tutti! Perfino Itachi, dopo essersi riappacificato con Shiori si è mostrato spontaneo e sorridente. E anche Sasori, che fino a questa mattina aveva istinti omicidi, era lì a ridere e scherzare con gli altri. L’anima del gruppo, inutile dirlo, era Shiori. Era semplicemente al settimo cielo per aver riscoperto i piaceri del Natale e si stava godendo la giornata. Faceva battute, poi prendeva a cantare, poi le veniva in mente qualcosa di divertente da raccontare, poi prendeva in giro il sottoscritto…beh…parliamo chiaramente…è stato un toccasana per tutti questa festa. Si, anche per me che la odio! non avevo mai visto prima Pain, Kisame e Itachi sbellicarsi dalle risate come stava accadendo. Quel giorno eravamo tornati quelli di un tempo…non più i criminali membri dell’Akatsuki che vogliono conquistare il mondo…ma semplicemente noi stessi! Ed è stato davvero bello! nel covo aleggiava quell’aria…puramente natalizia! Il che è alquanto strano in un covo di criminali. Però, quella sera, dopo esserci saziati a volontà ed esserci divertiti così tanto ci addormentammo tutti con il sorriso.

 

6 Giorni dopo…

 

BOOOM! Il dolce, sublime boato…l’odore di zolfo, l’adrenalina che scorre nelle vene, quel piacere così intenso da sembrare quasi carnale…non c’è modo migliore di cominciare la giornata se non con un’esplosione. Soprattutto, se è un giorno così speciale. “Ma che ti salta in mente, Deidara?!” la voce furiosa di Shiori giunse alle mie orecchie non appena la musicista apparve sulla soglia, accigliata.

“Che vuoi? Lasciami in pace…”

“E lasciarti distruggere il covo? No, grazie!”

“Tranquilla, non lo distruggo”

“E allora mi spieghi per quale razza di inutile motivo hai fatto esplodere quel barattolo di vernice sul letto di Sasori?”

“Suvvia, tanto lui non lo usa! E poi era un colore così…orrendo! Per niente artistico!”

“Non vorrei deluderti ma è lo stesso colore dei tuoi occhi…”

“E allora? Sui miei occhi sta bene, sul suo letto no!” Shiori spostò lo sguardo sull’enorme macchia azzurro cielo sulle lenzuola di Sasori. Sbuffò e scosse lievemente la testa. “Lo sai che ti ucciderà, vero?”

“Non se tu mi proteggi”

“Chi ti ha detto che ti proteggo?”

“Mi lasci nelle sue grinfie?”

“Certo che si! Te lo avevo detto di non farlo esplodere perché serviva a Sasori per le sue marionette, ma tu non mi ascolti mai!”

“Era un richiamo così…irresistibile! E poi oggi è il Mio giorno preferito dell’anno! Fammelo godere!”

Ebbene si! Era il giorno in assoluto più bello: 31 Dicembre! Ossia, l’ultimo giorno dell’anno. Perché è il mio preferito? Semplice: posso fare esplodere di tutto e di più, perché le esplosioni sono alla base di questa giornata! È la giornata più ARTISTICA dell’anno! Shiori mi guardò, alzando scetticamente un sopracciglio sottile. “Convinto te…ma ciò non ti salverà da Sasori…e vestiti che fra un po’ si pranza!”

Anche per oggi era stato preparato un pasto degno di un re, per festeggiare la fine dell’anno. Come da tradizione avremmo dovuto indossare tutti qualcosa di rosso…ma Konan, terribilmente distratta dall’aria festiva, facendo il bucato aveva fatto scolorire tutti i nostri indumenti rossi…come ci sia riuscita, proprio non so spiegarlo! Shiori si è salvata perché i suoi indumenti se li lava da sé…ma noialtri abbiamo detto addio a tutto ciò che è rosso. Così, abbiamo optato per un altro colore: il bianco. Chi si era salvato indossava almeno un indumento rosso…Shiori, ad esempio, sotto il corsetto indossava una camicetta rosso acceso. E dire che era bellissima è davvero poco. Io misi la felpa bianca che Shiori mi aveva procurato e dei pantaloni che mi aveva convinto a comprare durante la nostra unica maratona di shopping. Il plettro brillava splendido e artistico sul mio petto. Entrando in cucina, era tutta una distesa bianca e rossa. Shiori era affaccendata con Konan nella preparazione della tavola. Konan sorrideva felice, con la sua gonna rossa, e ad ogni occasione baciava dolcemente Pain che indossava un mai visto maglioncino bianco…quando mai avevano fatto una cosa simile in pubblico? Mah! “Si, lo so…è da stamattina che fanno così…” disse Sasori spuntando al mio fianco, con addosso la camicia bianca che Shiori gli aveva comprato durante il nostro shopping. “Ma sono…disgustosi!” dissi.

“No, non è vero…sono carini. Sono usciti allo scoperto, no? Dopo un bel po’ di anni! Vado in camera a prendere una cosa…”

“NO! Non andare!” dissi atterrito. Sasori era troppo di buonumore. Se fosse entrato nella stanza e avesse visto il disastro che avevo combinato sul suo letto, come minimo, avrebbe scagliato tutte le sue marionette contro di me! Mi guardò stranito.

“Perché non dovrei?” chiese dubbioso.

“Ehm…perché…ecco…” una scusa, Deidara! Trova una dannata scusa!

“Perché c’è il pavimento bagnato! L’ho appena pulito io” disse Shiori. Sia benedetta! Che le facciano un monumento d’oro!

“Ecco! Esatto! Per terra è bagnato, uhn!”dissi.

“Ah…ok, ci andrò dopo…”

Sospirai sollevato. Mentre Sasori chiacchierava con Hidan, che indossava i suoi nuovissimi pantaloni rosso fuoco presi in prestito da Pain, io mi avvicinai a Shiori, ancora indaffarata i fornelli. “Vuoi assaggiare?” chiese indicandomi il condimento per il sushi. Io annuii, mentre lei mi imboccava. “Com’è?”

“Perfetto”

“Manca sale?”

“No, dico che è perfetto…”

“Menomale! Sono brava a mangiarlo, il sushi, ma cucinarlo è un’altra cosa”

Ridemmo entrambi. “Ah, comunque grazie per avermi salvato da Sasori!” sussurrai al suo orecchio.

“Di nulla. Ho mandato Konan a cambiare le lenzuola…”

“Grazie! Sei una santa!”

Le stampai un bacio sulla guancia, e per un attimo ebbi la vaga sensazione che fosse arrossita. “Non vale, pure io voglio assaggiare!” disse Itachi, con i pantaloni bianchi in netto contrasto con la maglia nera e i capelli del medesimo colore. Assaggiò il riso che stava per assaggiare Shiori

 -con l’intento di testarne la cottura- guadagnandosi un’occhiata truce dal sottoscritto. “Mmh…buono!” disse. “Brava Shi!” le diede un buffetto sulla testa.

“Solo io e Sasori possiamo chiamarla Shi…” sibilai.

“Ma sentilo!” disse Itachi.

“Si da il caso che questo nomignolo è di invenzione dell’artista: me!”

“E allora? Io lo uso lo stesso!”

“Non puoi! E comunque a me ha fatto assaggiare il sushi che è più buono del riso non ancora condito…”

“Il riso era buonissimo, molto più del condimento senza sushi!”

“No, non è vero!”

“Si che è vero!”

“Oh, ma sta zitto, Emo-rroide!!”

“Stia zitta lei, SIGNORINA!”

“COOOSA???”

Shiori rideva di gusto. “Suvvia, smettetela!” disse ridendo. “Itachi, tu non sei un Emo-rroide, e Deidara, non sei una signorina, smettetela di fare i bambini”

Mi voltai dal lato opposto offeso. “Tanto il riso è meglio…”

“No, il condimento del sushi!”

“Giudica Tobi!” il mostriciattolo sbucò fra me e Itachi, facendoci indietreggiare entrambi. Si avvicinò a Shiori e assaggiò entrambe le cose contemporaneamente. “BUONIIIII!” disse agitando le braccia. “Tutte cose buone! Shiori-chan cucina tanto bene!!!”

“Grazie Tobi!” disse Shiori carezzandogli i capelli.

“DEIDARA! VIENI SUBITO QUI!” urlò Sasori dalla nostra stanza. Chissà perché, ma quel tono mi fece paura. Feci per uscire dalla cucina, mentre Itachi sostava sulla porta guardandomi con un sorriso sadico. Si fece da parte. “Prego, passi pure, signorina…” disse.

“Chiedilo a Shiori se sono una signorina o meno, Itachi…vediamo che ti risponde…” dissi maliziosamente. Lui sgranò gli  occhi e mi seguì con lo sguardo mentre mi dirigevo in camera. Beh, diciamo che grazie a Pain tutti, ma proprio tutti, erano a conoscenza di ciò che era accaduto fra me e Shiori la vigilia di Natale. Nessuno ne aveva mai fatto parola in presenza mia o di Shiori, ma li avevo sentiti parlare dell’argomento più di una volta. Con loro non mi ero mai vantato di questo, né avevo mai fatto riferimenti sull’accaduto…ma non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di mettere a tacere Itachi. Giunto davanti alla camera, trovai un Sasori livido di rabbia, e una Konan spaventata spiaccicata contro la parete. Aveva in mano le lenzuola con l’enorme macchia azzurra. “Mi dispiace, stavo cambiando  le lenzuola e lui è entrato!” disse atterrita. Sasori si voltò lentamente a guardarmi con aria indemoniata. “Deidara…” sibilò. Io sbiancai. “AIUTOOOOO!” urlai piombando in cucina, inseguito da Sasori che brandiva la spada di Shiori. Mi nascosi dietro quest’ultima. “Mi vuole uccidere, Shiori!” piagnucolai. Shiori poggiò una mano sulla spalla di Sasori. “Suvvia, Saso…lo sai com’è fatto…non ha resistito! Può succedere, no?”

“Quel piccolo esserino biondo…io lo sviscero!”

“No, non ti agitare! Sorridi, che sei così carino con il sorriso! Avrai modo di comprare dell’altra vernice, vedrai!”

A quel punto, Sasori abbassò lentamente la spada…mi guardò furente un’ultima volta, poi guardò Shiori e si rilassò, sospirando. “Bravo Saso!” disse lei. “Fammi un bel sorriso!” suo malgrado, il danna sorrise. Dopo che Shiori si avvicinò alla tavola per servire il pranzo, Sasori mi sussurrò: “Poi facciamo i conti” e si accomodò senza aggiungere altro, triste di non potere mangiare tutto quel ben di ‘Jashin’. Finimmo di pranzare addirittura alle 16:30 del pomeriggio, e riprendemmo a chiacchierare e giocare a carte. Anche questa giornata trascorse in fretta, ma io attendevo con ansia una cosa in particolare…la mezzanotte! Che purtroppo per me, sembrava non volere arrivare mai! Gli ultimi cinque minuti furono i più lunghi e snervanti! Tutti si affrettavano a preparare lo spumante e i bicchieri, Pain e Hidan litigavano per chi dei due dovesse aprire la bottiglia, Sasori non smetteva di fissare l’orologio regalatogli da Shiori. Tobi era elettrizzato e scorazzava per la cucina. La tensione si sentiva nell’aria. “Mancano trenta secondi” ci avvertì Sasori. Shiori mi porse un bicchiere, che afferrai con mani tremanti. Chissà perché ero così nervoso! Ci riunimmo attorno al tavolo, mentre Pain, dopo aver minacciato Hidan, stappava lentamente la bottiglia. “Meno 20…” disse Sasori. L’adrenalina saliva. “10…9…8…” iniziò Sasori. Ad una sola voce fecero il conto alla rovescia. Io no…tenevo gli occhi fissi su Shiori, al mio fianco, e avevo un groppo alla gola. “...7…6…” sorrideva, gli occhi fissi su Pain. Era così che volevo iniziare il nuovo anno: guardando lei “…5…4…” mi sarebbe piaciuto restare a guardarla così, godendo della sua visione, provando gioia nel sentire le mie viscere contrarsi “…3…2…” in quel momento pensai una cosa che mai avevo pensato prima. Ed era la pura e semplice verità “…1…” Ti amo, Shiori!

Il tappo della bottiglia di spumante schizzò fino al tetto, mentre il covo si riempiva di urla di giubilo. Shiori si voltò verso di me, con quel sorriso stupendo ed euforico. Mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia “Auguri, Dei” mi disse. Lo spumante, intanto scivolava dentro i nostri bicchieri. Bruciava nella gola, pizzicava, ma nonostante ciò era buonissimo! Non appena posai il bicchiere, sentii una mano stringersi attorno alla mia. “Vieni con me” disse Shiori, e mi trascinò con sé fuori dalla cucina. Corse, aprì l’entrata del covo, e uscimmo nel gelo della notte. “Dove mi porti?” chiesi, correndo.

“Sbrigati, non c’è tempo da perdere!” disse sorridendo. Andavamo molto velocemente, tanto che temetti che Shiori volesse spiccare il volo. Mi condusse su una rupe, alle spalle del covo. Lì si fermò, con il respiro affannoso per la corsa. A quel punto vidi qualcosa di colorato illuminare la volta celeste, proveniente da terra. Poi un esplosione, uno, due, tre, quattro cerchi di colori diversi si aprirono su di noi, fontane d’oro, d’argento e scarlatte allungarono le loro braccia verso terra, fino a quasi sfiorarci. Il villaggio ai piedi della rupe, centinaia di metri più in basso di noi, si colorava e si illuminava ad ogni botto. I giochi pirotecnici. Shiori sorrise, guardandoli. Io ero letteralmente ammaliato. Era meraviglioso! Quello splendore, che durava solo pochi istanti, mi faceva rabbrividire. “Volevo che li vedessi dall’inizio…” disse Shiori con il respiro ancora affannato. “È mezzanotte e due…ce ne siamo due minuti! Mi dispiace…” aggiunse. Distolsi lo sguardo dallo spettacolo pirotecnico per guardarla. Teneva il naso all’insù, guardando anche lei ammaliata il cielo colorarsi di mille colori. Sorrideva. Nei suoi occhi limpidi si rifletteva ogni esplosione. Teneva ancora la mia mano, stringendola dolcemente. Era calda, nonostante l’aria fosse gelida. La tirai leggermente a me e le cinsi la vita da dietro, inspirando il profumo dei suoi capelli. “Grazie Shiori” dissi. Non la vedevo in viso, ma sapevo che stava sorridendo. Mise le braccia sulle mie, che la abbracciavano, consentendomi di stringerla di più, poi cercò una delle mie mani e intrecciò le dita con le mie. “Auguri Deidara…”

“Auguri Shi…” le diedi un bacio sulla guancia. Fu in quel momento, sopra quella rupe, sotto il cielo stellato illuminato dai giochi pirotecnici, tenendo Shiori stretta fra le mie braccia che capii di aver pensato la cosa giusta: la amavo! E per quanto potevo negarlo agli altri…non potevo farlo con me stesso. Era così e basta. Si…è così! Io, Deidara, un mukenin di livello S, membro dell’Akatsuki, Artista di prima categoria…amo Shiori!  

 

Tornammo al covo a mezzanotte e un quarto, e trovammo l’osceno spettacolo dei nostri compagni che giravano per tutto il covo sulle note di una musica parecchio allegra, formando un trenino. Tutti avevano il bicchiere in una mano (tranne Sasori che però sventolava una bandierina con scritto “buon anno”) e gironzolavano a mo di conga. Io e Shiori ci guardammo e scoppiammo a ridere. Erano tutti sobri, al momento, anche se stavano già provvedendo a non esserlo più, e questo mi preoccupò…voleva dire che quel comportamento era spontaneo. Vedere Itachi che cantava e ballava con lo spumante in mano mi fece ridere per chissà quanto tempo. E Sasori…Sasori non poteva ubriacarsi…ma stava ballando nel trenino e addirittura cantava! E Zetsu! Perfino la sua parte nera cantava! “Dai, balliamo anche noi!” disse Shiori.

“Scordatelo, uhn!”

“Suvvia, è divertente!” disse Pain in testa al trenino.

“Buon NATALEEEEEE!” urlò Tobi dietro Pain.

“Tobi, cretino! Non è Natale! È Capodanno!” sbottai. Shiori scoppiò a ridere.

Aaaaaaaaah! Capito! Buon Caponatale!” urlò Tobi giulivo. Ok, meglio non considerarlo…rischiavo di picchiarlo il primo giorno dell’anno! Alla fine, ci ritrovammo tutti (e includo anche me, Sasori e Itachi!) a ballare come degli idioti, scolando fiumi di spumante che non finivano mai. Ma devo ammetterlo…era davvero divertente. Verso le due di notte, però, l’effetto di tutto quello spumante cominciava a sentirsi. Mi girava parecchio la testa e non ragionavo con lucidità. Eravamo seduti a tavola, e continuavamo a bere, dicendo cose parecchio assurde. Shiori aveva una paurosa sfumatura rossa sulle guance e gli occhi lucidi. Ho perso il conto dei bicchieri che ha bevuto! La cosa peggiore…era che anche lei aveva cominciato a sparare cazzate! Stava finendo di ridere ad una battuta particolarmente stupida di Hidan. “Ehi, Ehi, Hidan…senti questa…lo sai com’è nato il puré?” chiese. Hidan rise.

“No, non lo so!”

“È nato perché un servo ha sputato al re! Pu…!”

Giuro, se fossi stato in me non avrei riso…ma siccome non lo ero, risi come tutti gli altri, Shiori compresa. Sasori, l’unico perfettamente lucido, ci guardava spaventato. “Ahahahahah! Shi, lo sai cosa dice un puzzle dopo una notte insonne? Eh? Lo sai?” chiese Hidan.

“No, cosa dice?”

“Oggi mi sento proprio a pezzi! Uahahahahah!”

Shiori scoppiò a ridere sonoramente. Anche io, e tutti quanti. Battuta vecchia e stupida…Sasori stava per urlare, secondo me…

“Sai, alla mia mammina piacevano tanto i puzzle!” disse Itachi.

“Si…me la ricordo la mamma…” disse Shiori.

“Anche io ricordo la mia! Mi ha insegnato tutto lei!” disse Hidan.

“Già…la mamma è l’unica cosa che mi fa rimpiangere di essermene andato dal mio villaggio natale…” disse Kisame. Shiori sorrise.

“Ehi, Hidan…secondo te…se esiste il villaggio natale…esiste anche il villaggio Capodanno? Ahahahahah!” scoppiammo tutti a ridere, questa volta anche Sasori.

“Questa è bella! Questa è troppo bella!” disse Pain ridendo.

Fra le risate si udirono tre russi…Tobi dormiva per terra, con entrambe le gambe sul divano, Kakuzu era sotto l’albero di natale, mentre Konan si era addormentata con la testa sul tavolo e il bicchiere in mano. “Ehi, Deidara prendi l’ultima bottiglia, così le finiamo…” disse Pain.

“Non mi sembra proprio il caso!” disse Sasori.

“Oh, sta zitto, danna!” dissi. Mi alzai lentamente, ma ebbi un forte capogiro, vidi la stanza al contrario. Camminai verso il frigo, ma inciampai su Tobi e caddi con il viso per terra, mentre gli altri scoppiavano a ridere. “Shiori, aiutalo!” disse Sasori esasperato. Shiori si alzò dalla sedia e mi si avvicinò. Si abbassò su di me, che non riuscivo a muovermi. “Ehilà! Dei-Dei…” mi diede un colpetto sulla spalla, ma io non mi mossi. “Non sarà mica morto…” disse Shiori.

“No che non è morto, Shi! aiutalo ad alzarsi!” disse Sasori.

“Va beneeee! Ok!”

E chissà, magari ci sarebbe riuscita, se non fosse anche lei caduta sulla mia schiena. Scoppiò a ridere. “Sta russando…dormi, Dei?” chiese. Io non risposi…non ci riuscivo…forse ero davvero mezzo addormentato…per cinque minuti vidi solo buio. Poi sentii gli altri ridere. “Shiori…che cazzo ci fai sopra di me?” chiesi con il naso spiaccicato a terra.

“Ah, boh! Non lo so!” disse lei.

“Alzati…”

“Ok…”

Dovette farsi dare una mano da Sasori per mettersi in piedi. Non appena mi alzai, mi resi conto di essere più lucido. Avevo la mente un po’ annebbiata, certo…ma riuscivo a ragionare e a comandare di nuovo il mio copro. “Lì c’è del caffé, amico…prendine un po’ e dammi una mano…” disse Sasori. Seguii il suo consiglio. Il caffé era caldo e dolce, e dovetti svuotare mezza caffettiera per riprendere almeno un po’ il lume della ragione. “Dai Shiori, a letto che è tardi. Vai là dentro, spogliati e dormi” disse Sasori.

“Spogliarmi? Ok!”

Prese a slacciarsi il corpetto, e lo tolse, rimanendo con la camicetta e i pantaloncini. Sasori si voltò appena in tempo, e non appena notò che stava sbottonando la camicia, la fermò. “No! Non qui! In camera!” disse esasperato.

“Ah no? Perché no? Siete amici, mica mi stuprate!”

“Si, lo so, ma è meglio se vai in camera, Shiori!”

Noooo! Ma io voglio vederla senza! Toglila, Shiori!” disse Itachi. Sasori dovette fermare nuovamente la ragazza, che aveva ripreso a sbottonare la camicia. “Cazzo, Itachi, non fare il maniaco” dissi dandogli un potente scappellotto. Se fosse stato lucido mi avrebbe ucciso, ma per fortuna non lo era. “Dai, Shi, andiamo in camera” dissi.

“Ecco, tu accompagna lei, che io penso agli altri, ok?”

“Ok…”

“Ti senti bene, Deidara?”

“Mi gira un po’ la testa…”

“Ma sei lucido?”

“Credo di si…”

“Quanto fa 1+1?”

“Quattro!” rispose Hidan.

“Fa due, Sasori…”dissi.

“Ok…e cosa è l’arte?”

“Che razza di domande! Un attimo di effimero splendore! Una sublime esplosione!”

“Ok…stai bene…portala in camera…e tieni le mani a posto!”

“Si, tranquillo” sorrisi, poi trascinai Shiori fuori dalla cucina. Il tragitto lungo il corridoio fu più lungo del previsto. Shiori era un po’ barcollante e si sorreggeva a me e alla parete. Rideva, parlava di cose senza senso. Una volta in camera, fece entrare prima me, poi entrò lei e chiuse la porta. Mi guardava intensamente, gli occhi brillavano di alcol. Girò la chiave nella toppa per due volte. “Che fai, Shi? Apri…” scosse la testa.

“No” disse.

“Allora dammi la chiave che apro io…”

Sorrise, poi infilò la mano dentro la camicia e depositò la chiave all’altezza del seno. “Se la vuoi prendila, Deidara…” mi spinse sulla sedia e si chinò su di me. Mi tolse la felpa, lasciandomi con addosso una canottiera nera. Mi guardò e si leccò le labbra… “Vuoi giocare con me, Deidara?” chiese. Leccò le mie labbra. Io in quel momento avrei voluto baciarla, dirle ciò che mi premeva…ma non potevo. Mi alzai e feci per uscire, ma la porta era chiusa a chiave. Mi voltai e mi trovai Shiori davanti. Mi spinse contro la parete e mi baciò con passione. Io ricambiai il suo bacio, e assecondai i suoi gesti. Lei scese con la lingua fin sul mio collo, poi mi privò anche della canottiera e tracciò una lunga serie di baci ardenti sul mio torace, scendendo sempre di più con le labbra. “Che…che stai facendo, Shi?” chiesi con il respiro improvvisamente affannoso. “Indovina un po’…” disse lei.  Abbassò di pochi centimetri i miei pantaloni, e stampò dei baci nel mio basso ventre, così in basso da essere prossima alla mia intimità. I pantaloni divennero stretti sul cavallo. Troppo stretti, quasi facevano male. Shiori li sfibbiò, senza mai allontanare la labbra dal mio bassoventre. Io le poggiai una mano fra i capelli, il respiro ancora più affannoso, preparandomi a imporle i mio ritmo qualora avesse raggiunto la mia intimità. Ad un tratto…un barlume! Che cazzo stavo facendo? No! Non dovevo! Shiori non era in sé, non potevo approfittarne! La allontanai dai miei pantaloni, con un grande sforzo…la tentazione era così forte! Lei mi guardò. “Che c’è?” chiese.

“No, Shiori…”

Si alzò e poggiò il suo corpo contro il mio, opprimendomi. “Perché no? Io voglio farlo, Deidara…voglio farlo con te” a quelle parole tentennai. Se voleva perché trattenersi? No, dannazione! Non era in sé! Non lo voleva per davvero! “No” dissi “Se tu fossi lucida sarebbe diverso…ma visto che non lo sei non voglio che tu faccia cose di cui ti pentiresti” le poggiai una mano sul viso. Lei la afferrò e se la portò al seno. “No, Deidara! Io voglio farlo!” disse. La tentazione…cielo, quanto era difficile respingerla! Il suo seno era caldo e morbido…indossava quel completino… “Ho detto di no, Shiori!” dissi. La spinsi delicatamente di lato e  mi allontanai da lei. Abbassò la testa e qualcosa luccicò sul suo viso. “Deidara…è perché sono brutta?” chiese con voce tremante.

“No, Shiori! Tu non sei brutta! Anzi…sei bellissima! E mi piaci così tanto…è solo che…non posso…” dissi. Domani non ricorderà nulla di ciò che ho detto…ma allora perché non assecondarla? No,Deidara, no! “Non è vero…non ti piaccio!”

“Si che mi piaci, Shiori! Non sai quanto! E Pagherei perché tu fossi lucida e mi stessi ascoltando!” indossai di nuovo la canottiera e mi sedetti sul letto, sfinito. Lei si sedette sulle mie gambe e mi abbracciò.

“Deidara…sei cattivo con me…” disse piangendo.

“Scusami, ma oggi devo esserlo…” dissi, carezzandole i capelli. La sua camicetta era aperta, la sua vita era sulla mia, il suo seno sul mio petto…di nuovo, la lucidità sembrò volermi abbandonare. Le carezzai il ventre, salendo fino al seno. Le provocai un brivido. Le asciugai le lacrime con le labbra (quelle fra mento e naso, si intende), poi scesi sul suo collo, sulle sue spalle. Il suo respiro divenne affannoso. Mi distesi sul letto, lei sopra di me. Le nostre labbra si incontrarono, sentivo il sapore delle sue lacrime. Lei strusciava la vita sulla mia, e di nuovo i pantaloni divennero stretti. Il suo respiro e i suoi gemiti compiaciuti mentre le toccavo il seno mi eccitavano all’inverosimile. Le mie labbra si scostarono dalle sue, per scendere sul suo collo, e sul suo seno, dove si fermarono. “Deidara…” gemette. “Ti prego, prendimi” disse. Io la strinsi a me. “Facciamolo Dei…ti supplico…per favore…” sentirla che mi supplicava in quel modo mi eccitò ulteriormente, ma riecco il barlume. Interruppi ogni attività e la guardai negli occhi, prendendole il viso fra le mani. “No, Shiori”

“Perché no? Perché?” riprese a piangere.

“Non voglio approfittare di te! Te ne pentiresti! E io non voglio costringerti a fare cose che non vuoi fare!” mi abbracciò, poggiando la testa sul mio petto e singhiozzando.

“Tu non puoi giocare con me così! Non puoi prima illudermi, baciarmi, toccarmi e poi tirarti indietro! Non puoi!”

“Scusami, hai ragione…ma non posso nemmeno fare sesso con te”

“Perché no, Deidara? Io ti amo…e tu mi tratti sempre male!”

“No…non mi ami…sei solo sbronza, tutto qui…domani avrai già dimenticato tutto…”

A quel punto mi guardò dritto negli occhi. Era arrabbiata, ma continuava a piangere. “Questo non è vero! Io ti amo, Deidara! Ti amo! Perché non mi credi?”

Si appoggiò nuovamente sul mio petto, riprendendo a singhiozzare. Era una terribile tortura vederla piangere e sapere di esserne la causa. “Sei solo sbronza…” sussurrai carezzandole i capelli. “Ti amo” disse fra i singhiozzi, provocandomi una fitta al cuore. Era ubriaca…era solo ubriaca! Non dovevo illudermi! Mi abbracciò più forte, bagnando di lacrime la mia canottiera. Ripeté di amarmi un’altra volta, poi nella stanza cadde il silenzio, interrotto solo dai suoi singhiozzi. Il tempo andava ad una lentezza assurda…ogni minuto sembrava un’ora. Dopo quella che mi parve un’eternità, Shiori smise di singhiozzare e il suo respiro si fece regolare. Dormiva. Mi stringeva così forte da sembrare incollata a me. Sorrisi. Era così bella! E dopo aver pianto per tutto questo tempo, aveva un’aria così da bambina…le carezzai i capelli. La presi in braccio delicatamente, badando a non svegliarla. La misi nel suo letto e la coprii con cura. Vidi qualcosa scintillare sul suo petto…la chiave! La presi, facendo attenzione a non toccare troppo Shiori e finalmente aprii la porta. Guardai di nuovo Shiori…mi faceva tenerezza, poverina! Cercava qualcosa, accanto a sé. Solitamente in quel posto dormivo io…cercava me. mi sedetti accanto a lei, le presi una mano, facendo notare al suo subconscio la mia presenza. Lei la strinse e si accoccolò, portando la mia mano al viso. Ero abituato a vederla esuberante, forte, determinata…in quel momento invece sembrava fragile e vulnerabile…vederla così mi fece star male. Come vorrei poterti parlare, Shiori…spiegarti tutto, essere davvero sincero con te. Farti capire quanto mi stai a cuore…vorrei tanto, ma non posso…le sistemai i capelli che le ricadevano sul viso, e le carezzai una guancia. “Ti amo…” quel sussurro uscì dalle mie labbra con non poche difficoltà…un sussurro così flebile che nessuno lo sentirà mai. Poggiai le labbra sulla fronte di Shiori. “Buonanotte, piccola mia…” sorrisi. Maledetto io quando divento mieloso, uhn! È insopportabile essere innamorati! Si pensano tante di quelle cose stupide! Però…le sensazioni che si provano, sono così complesse da non poter essere descritte a parole. Dopo averle lanciato un’ultima occhiata, mi distesi sul mio letto. L’anno appena concluso era stato un anno strano, bizzarro! Mi aveva portato tante novità…ma la più bella in assoluto, era stata lei: Shiori. Ripercorsi mentalmente il nostro primo incontro. Sembrava appartenere ad una vita fa…e dire che sono passati solo pochi mesi! Con lo sguardo fisso su Shiori,  mi addormentai, sognando una vita felice con lei.

 

* “AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!” oddio! Oddio! Oddio! ODDIO!

Mmh…Shiori, non urlare…ho mal di testa…” disse Deidara.

“Che ti prende?” chiese Sasori.

“Che cosa è successo? Che cazzo è successo?” chiesi sclerando.

“Sono io che ho chiesto a te che è successo…”

“Sasori! Spiegami per quale razza di motivo sono mezza nuda!” urlai. Avevo la camicia aperta e i pantaloncini sfibbiati. Sono sicura  che Sasori sarebbe arrossito…se avesse potuto. “E lo chiedi a me?” chiese Sasori nervosamente.

“Io…io non ricordo niente, Sasori! Oh cielo…non avremo mica…”

“Non con me, puoi starne certa!”

“Cazzo…non mi ricordo niente…” mi passai una mano fra i capelli. Ero seduta sul letto a gambe incrociate…avevo un tale mal di testa! Cercavo di ricordare che cosa fosse accaduto…ma l’ultima cosa che ricordavo era il trenino conga! “Ahi…che mal di testa!” mi appoggiai di peso.

“Bevi ancora un po’ che ti fa bene…” disse Deidara sghignazzando. Anche lui era ancora a letto, seppure sveglio. Gli lanciai un libro centrandolo in testa. “Sta zitto, stronzetto…”

“Che palle, Shiori, ho mal di testa, non tirare cose e non urlare…”

“Anche io ho mal di testa…” affondai la testa nel cuscino e mi coprii fin sopra i capelli, mugugnando. Ad un tratto, sentii qualcosa nel mio stomaco. “Oh cazzo…” dissi. Lanciai le coperte e corsi verso il bagno cercando di trattenermi. Ebbi un conato così violento che per un istante ebbi la sensazione che avrei vomitato anche l’anima. Deidara rideva. “Mi devi 10 verdoni, Sasori…” disse. Idiota! “Fottiti, Deid…” non riuscii a finire la frase, colta da un altro conato. Le tempie pulsavano provocandomi fitte atroci. Inoltre mi bruciava il petto e lo stomaco. Mi sedetti accanto al water, con la testa fra le mani…che dolore!

“Tutto ok?” chiese Sasori facendo capolino in bagno.

“No, per niente…” risposi.

“Hai finito?”

Stavo per rispondere di si, ma ecco un terzo conato, violento quasi quanto il primo. Si…probabilmente nel cesso era finita anche la mia anima! Sasori mi si avvicinò, mentre, seduta a terra, mi lavavo i denti. Dovevo somigliare ad un fantasma…mi sentivo stanchissima…

“Giuro che io ho provato a farti smettere…ma con scarsi risultati…”

“Grazie lo stesso, Sasori…” risposi. Quando fui sicura che non avrei più vomitato, o almeno non per il momento, Sasori mi diede una mano ad alzarmi e mi ricondusse in camera. Deidara non era in condizioni tanto migliori…era un po’ pallido anche lui ed ero sicurissima che anche lui avesse dato di stomaco prima di me…Sasori mi fece sedere nel letto di Deidara. “Vado a prendervi una tazza di tè caldo…alternato all’acqua fredda riesce a smaltire la sbornia…” disse.

“Questa mi è nuova…” dissi.

“Rimedio della nonna…cielo, ma quanto era simpatica mia nonna…” disse sarcasticamente uscendo dalla stanza. “Che mal di testa…” mi lamentai.

“A chi lo dici…”

“Quantomeno tu ricordi qualcosa di ieri sera, no? Io ho un vuoto totale!”

“Io ho solo ricordi molto vaghi e annebbiati…”

“Ma li hai! Io temo di aver fatto qualche cazzata bella e buona…ho questa vaga sensazione…”

Mi guardò in modo strano. “No, non hai fatto nulla di che…hai sclerato, ma dopo tutto lo spumante che hai bevuto sfido chiunque a restare lucido…”

“Oddio, ho detto minchiate?”

“Un bel po’…battute stupide, e ridevi molto…”

“Ma…ho fatto qualcosa di sbagliato? Qualcosa che da lucida non avrei mai fatto? Ho fatto del male a qualcuno?”

Si fermò a guardarmi. Era uno sguardo che non  riuscii a decifrare. “No…non hai fatto del male a nessuno. Qualcosa che da lucida non avresti fatto…ridere alle battute di Hidan e tentare uno spogliarello in cucina…”

“Ho tentato cosa?!”

“Ti ha fermata Sasori, tranquilla. Poi in camera ti sei ridotta per come ti sei trovata stamattina…mezza nuda. Ma hai fatto tutto da sola, giuro…”

“Davvero? Cielo, che figura!”

“Tranquilla! Non ho guardato…”

“Grazie…però…io continuo ad avere la sensazione di avere detto qualcosa di sbagliato…”
”No, anzi…sei stata molto…affettuosa, direi”

“Non ci ho provato con qualcuno, vero?”

“No, non affettuosa in questo senso…mi hai abbracciato e mi hai detto che mi vuoi bene, tutto qui…”

“Vabbè, questo lo faccio anche da lucida!”

Lo abbracciai con forza. “Ti voglio bene!” dissi. Lui sorrise.

“Anche io”

Rimanemmo abbracciati fin quando Sasori non portò in camera il suo rimedio, borbottando imprecazioni contro sua nonna. Per quanto Deidara lo negasse, io continuavo ad avere quella certezza! Ricordavo di aver detto e sentito un ‘ti amo’…ma non so né a chi l’ho detto né di chi sia stato a dirlo a me! mia mamma diceva sempre che quando si è sbronzi si è più sinceri…che io abbia detto a Deidara di amarlo? No…spero di no! Anche perchè conoscendolo me lo avrebbe detto e forse mi avrebbe anche presa in giro. Chissà magari sull’averlo detto mi sbaglio, ma di averlo sentito sono certa al 100%! Era un sussurro...e beh, forse era un sogno…ma io quella voce la associo a Deidara…ma si…era sicuramente un sogno…uno splendido, bellissimo sogno che riflette il mio più grande desiderio…essere amata da lui. Ero contenta di cominciare l’anno nuovo fra le sue braccia…chi abbraccia Deidara a Capodanno, lo abbraccia tutto l’anno…ahahah! Che sono scema! No…forse non sono scema…forse sono semplicemente innamorata…sorrisi fra me…avevo sempre allontanato da me sentimenti come l’amore, l’affetto e la felicità…e adesso, proprio io che mi ero sempre crogiolata nell’odio e nella vendetta…stavo rimanendo vittima de sentimenti che avevo sempre rinnegato…la vita è così bizzarra! Ma sono felice di non essere morta dopo essermi messa fra Deidara e quel bastardo di un Anbu…perché altrimenti non avrei potuto godermi tutto questo…che bel dono, la vita!*

 

Voilà! Fine capitolo! Finale ac/dc (a ca**o di cane xD) ma come ho già detto, non sono nel pieno di me, ultimamente. Spero che vi sia piaciuto! Fatemi sapere cose ne pensate, mi raccomando! Troppo gnocco Sasori con la camicia bianca…*q* [Therys si fa flash osceni]! Beh, che altro dire? Auguro a tutti voi un anno nuovo ricco di belle esperienze, serenità, amore, salute, divertimento e spero che tutti i vostri sogni si realizzino! Auguri dal profondo del cuore a ognuno di voi! Grazie perché grazie a voi e alla soddisfazione che mi date leggendo, commentando, dandomi consigli e aggiungendo ai preferiti le mie fan fiction, mi avete risollevato il morale in molte occasioni e mi avete fatto capire che forse sono in grado di fare qualcosa di utile! Grazie perché a modo vostro avete reso + leggero questo pessimo anno appena trascorso! Vi mando i miei più sentiti auguri! Buon 2009 a tutti! Baci!

*Therys*

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Capitolo 8
*** Complicazioni ***


Ok

Ok! Avete perfettamente ragione! Sono in ritardo di + di un mese! Me implora pietà gettandosi con il viso per terra e pregando i lettori di non ucciderla in tutte le lingue del mondo! Purtroppo è stato un mese davvero infernale, ho avuto mille e mille impegni, fra scuola, casa, amici, compleanno (il 21 gennaio *-*) e influenza! Non ho avuto nemmeno il tempo di respirare, figuriamoci scrivere! Infatti, questo capitolo non è un granché, ho avuto poco tempo per scriverlo e revisionarlo! Ma comunque, è un capitolo molto importante. Spero vi piaccia, almeno per farmi perdonare dell’enorme ritardo! Ok, mi sto dilungando molto e voi vorrete sicuramente leggere. Vi lascio al capitolo! ^^’

*Therys*

 

*”No! No! E ancora no!”

“Si! Si! E di nuovo si!”

“No! Non dire idiozie! Ho ragione io uhn!”

“E invece ti sbagli! Sono io che ho ragione!”

“INVEVCE NO!”

“INVECE SI!”

“Si può sapere che avete da urlare?!” chiesi entrando in camera. I miei concubini erano l’uno di fronte all’altro, si guardavano con fare omicida. Erano entrambi parecchio arrabbiati. Si voltarono verso di me. “E allora? Che vi prende?” chiesi.

“Nulla, è solo che Deidara spara cazzate!” disse Sasori incrociando le braccia al petto.

“SAREI IO CHE SPARO CAZZATE?!”

“Insomma! Smettetela! Che avete da litigare?” cercai di farmi sentire.

“Sasori dice che la mia arte è indegna e che la vera arte è quella che si protende nell’infinità” disse facendo il verso al rossino “Mentre è più che risaputo che l’arte è UN’ESPLOSIONE!”

Mi spiaccicai una mano sulla fronte. “E litigavate per questo?” chiesi. “Cavoli, ragazzi, siamo appena tornati, sono sfinita, e voi a che pensate? A litigare!” dissi. Gennaio era giunto al suo 20esimo giorno. Eravamo appena tornati da una missione molto importante, che riguardava la cattura di una delle ‘Forze Portanti’. Si…collaboravo anche io in quel folle piano. Beh, parliamoci chiaro…a me non importava un cappero sotto sale di conquistare il mondo! Ma in fondo ero stata reclutata per questo, no? Era questo il mio lavoro, e lo compivo con indifferenza. Non m’importava più di tanto! Non ero né favorevole né contraria. Ero assolutamente neutrale. Lo so, magari potrebbe risultare un comportamento immaturo e che mi farebbe passare per il cagnolino che esegue gli ordini, ma non è così. Come avevo già detto e ripetuto, io agivo in base al mio giudizio sull’azione. Ma in questo caso, la situazione mi era totalmente indifferente. Quindi agivo e basta. Non sapevo cosa succedeva ai ‘contenitori’ dopo che veniva estratto da dentro loro il demone, chissà perché Sasori me lo teneva nascosto. Ma essendo io neutrale in questa questione, non m’interessava più di tanto. Inoltre, le missioni erano un buon pretesto per cacciare la monotonia e passare un po’ di tempo con i miei due compagni di squadra. Ma da un po’ di tempo, avevo notato qualcosa di strano. Una irritante e fastidiosa tensione. Vi erano frequenti istanti di silenzi imbarazzanti, attimi durante i quali sentivo i loro sguardi puntati addosso, altri in cui i due artisti si fissavano in cagnesco…ma la cosa più insolita di tutte era una: Sasori! Insomma…lui è sempre stato…il papà della situazione! Quello maturo, quello con cui poter parlare di tutto…l’amicone! Ma nell’ultimo periodo era diventato…lunatico! Lui che fra tutti era uno dei pochi normali -normali? Tsk! Parola grossa se ci si riferisce a noi membri dell’Akatsuki!- tutto ad un tratto era cambiato! Alternava momenti di simpatia, affettuosità e ‘ricerca di coccole presso Shiori’ a momenti di freddezza e distacco, durante i quali mi trattava con stizza e mi parlava in malo modo. E soprattutto, se la prendeva con Deidara senza motivo, e cominciavano a litigare furiosamente. I primi giorni decisi di ignorare quella situazione, ma con il passare del tempo diventava sempre più fastidiosa…ne avevo parlato con Deidara, anche lui aveva notato questo strano atteggiamento, ma neanche Mr.So-tutto-io questa volta sapeva darmi spiegazioni. Quel giorno Sasori era nella fase No. E io ero un tantino su di giri…era sempre così quando si avvicinava il mio compleanno, se poi si aggiungeva anche l’umore pessimo e intrattabile di Sasori, facevamo tredici! Eh si…il mio compleanno…a sentire i presenti, il 21esimo giorno di gennaio di diciotto anni fa, sul Villaggio della Nuvola si abbatteva il peggiore inverno mai sentito. Mi hanno detto che quella notte c’erano 12 gradi sotto lo zero, nevicava così fittamente che dalle finestre non si vedeva nulla. Il vento soffiava forte, il freddo congelava le ossa. Quale giorno migliore per nascere? E voilà! Ecco la neonata più fredda e musicale del secolo!  Secondo alcuni è proprio per questo che mia madre perse la vita…per il freddo. E sempre secondo alcuni, è proprio per questo che la neve e tutto ciò che ha a che vedere con il freddo caratterizzano le mie tecniche. Mi hanno detto che da allora gli inverni nel nostro villaggio furono sempre più freddi della norma, ma mai quanto quella notte. Per questo già a settembre spuntava la prima neve. Per me era puro caso…ma secondo gli abitanti era tutto merito mio…ne vado fiera, onestamente! Poi mi hanno detto che ho sempre avuto la musica nel sangue…non appena venni al mondo emisi un vagito così dolce che sembrava che stessi cantando. Risi quando me lo raccontarono. Io odio il pianto dei bambini! Ma mio padre mi raccontava che in ospedale, quando piangevo, quelle simpaticone di  infermiere non intervenivano per ascoltare la mia voce…fico, eh? Si, lo so, modestamente mi sono sempre distinta da tutto e tutti…peccato solo che rimanevo ore a crepare dalla fame per far ascoltare la mia voce a quelle infermiere! Forse è per questo che ora mangio a quintali! Si…sicuramente è per questo! Ahahah! Se ci penso rimango stupita…diciotto anni…ho già vissuto così tanto? Beh…non è poi così tanto, insomma…ho ancora una vita davanti…ma è strano…sono già passati diciotto anni…due dei quali non ricordo-si, non ricordo quasi nulla dei miei primi due anni di vita, tu si per caso?- e altri sette li ho sprecati a cercare vendetta…ma che bella vita ho fatto, eh? E adesso, sprecherò il resto della mia vita in un’organizzazione di pazzi…wow…allegria…sorridi Shiori, ti aspetta una vita meravigliosa! Bah! Ma in fondo a me è sempre piaciuta la vita movimentata, avventurosa! Non la sedentarietà e la monotonia! Però…devo ammettere che non mi dispiacerebbe poter fare certe cose, cose anche banali, tipo andare a fare compere con le amiche, uscire con i ragazzi, andare alle feste con amici, organizzare una mega-festa per il mio diciottesimo compleanno…beh, 18 anni sono importanti! E poi…perché no, magari un giorno mettere su famiglia! Abitare in una bella casa, con un paio di bei bambini, e un marito così bello da farmi invidiare da tutti al villaggio! Chissà…magari un bel marito biondo…con gli occhi azzurri…un artista…No! Shiori no! Ritira subito quello che hai detto! Ma non l’ho detto…l’ho pensato! Ritira subito quello che hai pensato, allora! Che razza di cose pensi? Ci manca solo che cominci con i pensieri da ragazzina stupida e innamorata! Che schifo! Ma che c’è di male? Che c’è di male?! CHE C’E’ DI MALE??  Shiori, dannazione! Hai appena pensato al matrimonio! Al matrimonio con LUI! Scusa…non l’ho fatto di proposito! Scusa un corno! Ma siiii, dai, litighiamo con la coscienza! Che male c’è? Anzi, è così normale prendersi a parole da sola! Si…davvero normale…MA IN UN MANICOMIO! Cielo, questa situazione mi sta davvero distruggendo!  Mi comincio a chiedere se ne uscirò viva o meno…tsk…intanto, ho solo bisogno di qualcosa da mangiare! Era tardo pomeriggio, ero stanchissima a causa della missione conclusa, nervosa, e affamata come una lupa che non mangia da tre mesi! Mi diressi lentamente in cucina, lasciando i due artisti a fissarsi male. Arrivata lì, preparai un enorme, grandissimo panino con nutella e presi a divorarlo immersa nei miei pensieri, per poi prendere a svuotare il barattolo con un cucchiaio…non c’è rimedio più efficace della nutella per curare tutti i mali!*

 

Shiori era appena uscita dalla stanza. Sia io che Sasori guardavamo il punto dove prima stava lei. Dalla porta spostai lo sguardo sul danna. Negli ultimi giorni era veramente strano! Lui che non rispondeva mai alle provocazioni, che non aveva mai voglia di litigare, che se ne stava sempre per i fatti suoi…da qualche settimana non faceva che urlarmi contro per ogni scusa! Nelle ultime settimane avevamo litigato seriamente il doppio di quanto non sia mai accaduto da quando siamo compagni di squadra. Non facevo che cercare con ogni mezzo di capire cosa lo avesse reso così ostile. Eppure, non riuscivo a trovare una ragione valida. Teneva ancora lo sguardo sulla porta, sempre con quella strana espressione che non riuscivo a decifrare. Era inutile fargli domande…non avrebbe mai risposto con sincerità… “Ok, per questa volta concludiamo qui la questione…vado a fare una doccia” dissi. Mi diressi in bagno.

“Aspetta un attimo, Deidara” mi fermò Sasori.

“Che c’è? Veloce, che ho poco tempo”

“Ascoltami bene, perché non ho intenzione di ripeterlo”

Cominciai a preoccuparmi. “Ok, ti ascolto”

“Perfetto…sei interessato a lei,correggimi se sbaglio”

Trasalii. Non era una domanda, ma un’affermazione. Sbiancai. “Lei chi?” chiesi.

“Non fare il finto idiota. Sai che mi riferisco a Shiori…e non provare a negarlo!”

“Io…”

“Ho detto non provare a negarlo!”
Non lo avevo mai visto così determinato e soprattutto arrabbiato. Sembrava che mi volesse incenerire con lo sguardo “Non sono affari tuoi” dissi semplicemente.

“Si che lo sono! È una nostra compagna e…”

“E?” Sasori esitò qualche istante.

“E io non posso permetterti di stare con lei”

“Non puoi o non vuoi, Sasori?”

“Non posso perché non voglio!” ringhiò.

“E perché non vuoi?” stavo cominciando a innervosirmi.

“Perché no e basta!”

“Senti, me ne sbatto di quello che vuoi o non vuoi, ok? E poi che ti prende? Sei forse geloso?”

“Geloso? Di te? Ma non farmi ridere!”

“Sai com’è, non trovo altra spiegazione al tuo comportamento”

“Sto solo cercando di proteggerla tutto qui!”

“Proteggerla? O stai solo cercando di allontanarmi per averla tutta per te, uhn?”

A quel punto si bloccò. “Cosa…cosa hai detto?”

“Lo so bene, che credi? L’ho capito da tempo che sei pazzo di lei! Lo so da mesi!”

“Mesi?”

“Si, mesi! E prova a dire il contrario se hai il coraggio”

Tacque. Mi fissò con una strana  espressione, era come se stesse…soffrendo. Ma lui era ancora in grado di soffrire? Beh…in fondo aveva ancora un cuore…si portò le mani alle tempie, come se avesse mal di testa. “Ho ragione, allora…stai cercando di allontanarmi da lei, vero?”

“Sta zitto, cazzo! Tu non capisci! Tu non sai! Che altro dovrei fare? Lasciarmela soffiare via in questo modo? Vedere che si allontana da me giorno dopo giorno per avvicinarsi a te? Sono stanco, Deidara! Stanco! Stanco di guardarla mentre dorme fra le TUE braccia, stanco di vedervi ridere e scherzare, stanco di osservarla da lontano senza potere agire! Sono stanco di essere ogni giorno sempre più attratto da lei! Perché? Perché non posso essere io a riscaldarla la notte? Perché non posso dirle ciò che mi preme? Perché non sono libero di provare per lei dei sentimenti? Perché mai dovrei nascondermi e guardare che TU me la porti via?”

Rimasi in silenzio per parecchio. Provavo dentro tante emozioni contemporaneamente. Rabbia, confusione, tristezza, e tenerezza. In fondo… Sasori era nella mia stessa condizione …solo che lui soffriva perché non accettava ancora i suoi sentimenti, non li comprendeva, era confuso. Penso che in quel momento, se avesse potuto…avrebbe pianto. Non lo avevo mai visto così…mai! E speravo di non vederlo mai più in quelle condizioni…era pur sempre un mio amico, forse il migliore…ed ero combattuto…fra amicizia e amore. Cosa dovevo fare? Conservare l’amicizia con Sasori ma rinunciare a Shiori o viceversa?

“Sasori…la ami?”

“Tu la ami, Deidara?”

“Non lo so…”

“Nemmeno io! Ma perché non dovrei amarla? È bella…simpatica…dolce…perfetta!”

“Già…ma dimentichi una cosa importante Sasori…tu hai 35 anni…lei 17…”

“Cosa importa l’età, Deidara?”

“Il fatto che potresti essere suo padre!”

“Credi che non ci abbia pensato? Credi che non abbia cercato di pensare ad altro? Di concentrarmi altrove? Di non volerle bene? Ma che cazzo, è più forte di me! Non ho scelto io questa situazione! Non ho scelto io di provare questo per lei!” Sasori parlava così forte che quasi urlava.

“Ehi voi due! Smettetela di litigare o vengo lì e vi prendo a calci nel sedere!” urlò Shiori dalla cucina. Sasori si fermò. Poi sorrise con amarezza. “Lo vedi? Lo vedi che succede, Deidara? Guarda come mi sono ridotto…” osservai le sue mani tremanti. Mi prese una mano e la poggiò sul suo petto. Sentivo l’unica parte umana di lui, il cuore, battere ad una velocità assurda. “Lo senti come batte? Ed è sempre così! Sempre! Quando sento la sua voce…quando la guardo…quando le parlo…e io non posso continuare così! Le cose sono due: prendere o lasciare! Prendermi Shiori…o dimenticarla per sempre! E io, onestamente sono più propenso per la prima che per la seconda!”

“Mi stai lanciando una sfida, Danna?”

“Prendila come cazzo ti pare! Ormai è chiaro…vogliamo entrambi la stessa cosa, ma sappi che ho intenzione di usare ogni mezzo per averla”

“Lo stesso vale per me…i miei sentimenti sono troppo forti per essere ignorati”

“Bene…non ti lascerò vincere facilmente, Deidara! Buona fortuna…e che vinca i migliore”

Senza mai aver cancellato dal viso quella strana espressione uscì dalla stanza. Io rimasi lì dov’ero per parecchi minuti, incapace di pensare. Sferrai un pugno alla parete fino a farmi male. Non ero l’unico…c’era da aspettarselo! Ma dovevo scegliere fra due cose troppo importanti…e vedere Sasori in quelle condizioni mi aveva fatto sentire una merda! Cosa dovevo fare? Non era colpa mia se provavo qualcosa per Shiori…e non era nemmeno colpa di Sasori se provava lo stesso sentimento per la stessa persona. Non volevo perdere né lei né Sasori. Quale era la scelta giusta da fare? Forse…forse dovevo mettermi da parte. Insomma…Sasori era comunque una brava persona, criminalità a parte, e di certo avrebbe reso Shiori felice. Ma ero disposto a rinunciare alla prima e unica persona che mi ha fatto pensare e peggio ancora dire ‘ti amo’? Ero disposto a rinunciare alla prima e unica persona…che avessi  mai amato?

 

*Finalmente sembrava avessero smesso di litigare! Che sollievo! Quando volevano sapevano proprio essere insopportabili! Intanto, avevo fatto fuori mezzo barattolo di nutella…mi sentivo una ragazzina depressa! E forse ero una ragazzina depressa…bah, chissà! Nella cucina entrò Sasori, indifferente, ma visibilmente nervoso. Ecco…era, come avevo già detto, nella fase No. “Ciao scricciolo” dissi. Mi lanciò un’occhiataccia.

“Scricciolo?”

“Si…sei piccino, sai?”

“Spiritosa” disse con ironia.

“Suvvia, non ti arrabbiare! Quando ti ci chiama Hidan non ti offendi!”

“Non sono scricciolo!”

“Scusami…voleva solo essere un soprannome carino”

Abbassai lo sguardo. Che palle vederlo di cattivo umore! Un mese fa avrebbe riso con me e avrebbe ribattuto con qualche altro nomignolo per la sottoscritta. In cucina cadde il silenzio per un po’.

“Beh…è carino…ma non per uno della mia età”

“Suvvia, mica sarai così vecchio!”

“Lasciamo perdere, và che è meglio”

“Quanti anni hai, Sasori?”

“Ti dico di lasciar perdere e fai domande?”

“Scusa…”

Abbassai nuovamente lo sguardo. Uffa! Mi concentrai sulla nutella giusto per evitare discussioni. Sentivo il suo sguardo puntato addosso. Ero seduta sulla sedia dove solitamente sedeva Konan, tracciando curve immaginarie sul tavolo. Ad un tratto, però, Sasori si sedette accanto a me, sopra il suddetto tavolo. Alzai gli occhi su di lui…sorrideva? Non era su di giri? E ora sorrideva?! Alla faccia della stramberia! “Ti stupiresti di sapere quanti anni ho” disse. Mi poggiò una mano sulla testa, scompigliandomi un po’ i capelli. “Potresti essere mia figlia”

“Ma no! Dai!”

“Secondo alcuni si”

“Così mi incuriosisci e mi hai detto di non fare domande, quindi…”

“Ne ho 35.”

“No! Sul serio?”

“Si…bell’affare, eh?”

“Stupendo! Dimostri la mia età e ne hai il doppio! Troppo forte! Vuoi vedere che sei tu che mi hai concepito con mia madre e poi sei sparito?”

“Ma smettila!” rise, e io con lui.

“Posso chiamarti papà?”

“Non ti azzardare…”

“Ok, come vuoi. Ma ripensandoci…dovresti avermi concepita a 17 anni e qualche cosa…no…non sei mio padre! Peccato!”

Di nuovo mi carezzò i capelli ridacchiando. Mi fissava così intensamente che ad un certo punto arrossii. Era sempre così quando mi sentivo troppo osservata. Misi in bocca il cucchiaio con la nutella. “Non mangiarne troppa che ingrassi”

“Sai che m’importa…è buona!”

Ad un tratto riprese a ridere. Mi alzò il viso, facendomi arrossire di nuovo. “Sei sporca!” mi poggiò un dito sul naso, ridendo. “Avevo della nutella sul naso?! E come ci sarebbe arrivata?”

“Che ne so! Sei tu che mangi, non io”

Osservò la nutella sul suo indice. “Mm…è un peccato sprecarla, no?”

“Già, un vero peccato”

Portò il suo dito vicino alle mie labbra. Avevo una strana sensazione, ma con indifferenza leccai via la nutella. Non era la prima volta…ma era la prima che mi innervosiva così tanto! Avevo una sensazione davvero strana. Alzai gli occhi su Sasori. Non smetteva di fissarmi e sorrideva. Abbassai gli occhi concentrandomi sulle mie mani…fissai l’anello che portavo, per mia scelta, nel medio destro, nonostante dovesse andare nel mignolo. Troppo scomodo per me! “Sasori?”

“Si?”

“Senti…prima di me…di chi era l’anello?”

“Del mio compagno di squadra”

“Di Deidara?”

“No! Lui è ancora un moccioso…prima di lui c’era un altro”

“Che fine ha fatto?”

“Si da alla latitanza, ma negli ultimi anni ha combinato un paio di casini”

“Ti manca?”

Alzò le spalle. “Non proprio…era solo un compagno di squadra, ma alle volte era insopportabile!”

“Come si chiamava?”

“Come si chiama, semmai…è ancora vivo Shiori”

“Ah…e sarebbe?”

“Lo conosci già: Orochimaru”

“Questo coso era di quella serpe?!” chiesi disgustata. Sasori annuì.

“Tipo dirmelo no, vero?”

“Non era strettamente necessario che tu lo sapessi”

“Ma…io credevo che l’anello non lo avesse restituito,che se lo fosse portato”

“Chiamasi ‘intrufolarsi a casa dei traditori e rubare ciò che ci appartiene’, Shi…semplice”

“Un giorno me lo spiegherai come avete fatto”

“Ti racconterò tutta la storia…un giorno”

“Ma…noi siamo undici e gli anelli solo dieci”

“Al momento a Tobi non ne serve uno”

“Perché?”

“Perché quando sarà necessario userà il tuo”

“No! È mio!” dissi scherzosamente. Lui rise.

“Ti sei accorta tu stessa che è stancante estrarre i demoni dai Jinchuuriki

“L’ultima volta ho resistito!”

“Certo…e poi sei svenuta”

“Uffa! Non prendermi in giro!”

“Sei caduta come una pera cotta!”

“Non è vero!”

“Parli perché non ti sei vista”

“Cattivo Sasori”

Incrociai le braccia al petto. “Shiori! Vieni qui, cazzo!” urlò Hidan due stanze più in là.

“Che vuoi?”

“Convertirti, ovviamente! Testa di…”

“Scordatelo!”

“Sto scherzando! Ti cerca Konan”

“Dille che arrivo!”

Mi voltai a guardare Sasori. “Vado a vedere che vuole Konan” dissi. Posai nutella e cucchiaio, poi abbracciai Sasori. Per un po’ non si mosse, poi mi spinse via. “Spostati” disse. Lo guardai senza capire. “Che c’è?” chiesi.

“Niente, và da Konan” disse bruscamente.

“Ma…”

“Ho detto vattene da Konan!”

Come si fa a cambiare umore così all’improvviso? Mah… uscii dalla cucina senza aggiungere altro. Konan mi chiese se qualcosa non andasse, ma io stessa non sapevo cosa c’era che non andava. Quindi dopo averla aiutata a scegliere un completino da notte carino da indossare in occasione dell’anniversario di lei e Pain (si, esatto…mi aveva chiamata per questo! E di nuovo esatto…lei e Pain festeggiavano gli anniversari!) tornai sconfitta in camera. Lì, ebbi la celestiale visione di Deidara con i capelli sciolti e bagnati appena uscito dalla doccia con addosso quella canottiera che adoravo. “Che faccia che hai, bertuccina! Su col morale, che ti prende?”

“Niente…tutto ok”

“Sicura?”

“Si”

“Giuri?”

“Quanto è vero che Jashin non esiste è tutto ok”

Dalla sua stanza giunse la voce dell’immortale “ERETICAAAAAAAA! Sei una sporca eretica del cazzo!”

“Come hai chiamato Shiori-chan?” chiese Tobi con voce d’oltretomba.

“WAAAAA!”

Ecco… era da un po’ di tempo che Hidan le prendeva da Tobi.

“Non vorrei essere al posto dell’albino”disse Deidara sorridendo.

“Idem”

“Torno subito”

Si richiuse in bagno, probabilmente per asciugare i capelli. Io rimasi seduta sul letto a fissare il vuoto. Nella mente avevo ancora stampato Dei con i capelli bagnati…poi il pensiero cambiò e andò a Sasori e i suoi sbalzi d’umore…poi andarono al mio imminente compleanno…per tornare di nuovo su Deidara. Cavolo, non riuscivo a formulare pensieri di senso compiuto! Ero così confusa! Dovevo fare ordine nella mia mente e conoscevo solo un modo. Afferrai la custodia della chitarra che mi aveva regalato Deidara per natale. Era accanto al letto, appoggiata alla parete. Non volevo che stesse sotto il letto! Si sarebbe potuta impolverare! Aprii il fodero leggendo tre volte il mio nome, ricordando con amarezza che me lo aveva regalato Sasori, poi tirai fuori lo strumento in tutta la sua bellezza. La osservai. Era  la chitarra più bella del secolo! Presi un plettro e iniziai a strimpellarla. Inizialmente accostai note ad altre note, senza seguire un ritmo in particolare…ero confusa! Poi mi venne in mente una cosa, le note di una canzone. Le stavo suonando senza rendermene conto. Beh…era un arrangiamento…con una batteria e un basso sarebbe venuto fuori un capolavoro. Iniziai a canticchiare.

“How can I decide what’ right? When you’re clouding up my mind? Can’t win your losing fight all the time…”

Come posso decidere cosa sia giusto quando tu stai offuscando la mia mente? Non posso vincere la tua battaglia persa tutte le volte

Chissà perché ma cantando queste parole mi venne in mente subito Deidara.

“Not gonna ever own what’s mine…”

Non possiederò mai quel che è mio…tu sei mio Deidara…perchè sei nel mio cuore e questo cuore è mio…di conseguenza sei mio anche tu! Ma non potrò mai averti. AAAAAAAAAAAAH! Ma che cazzo vado a pensareeeeeeeee!

La mia canzone fu interrotta dalla porta del bagno che si apriva. Deidara fece capolino con i capelli ancora umidi e un’espressione sconvolta. Arrossii e smisi di suonare. “Non ti azzardare! Continua! Io amo questa canzone!” disse. Sorrise. “Che aspetti? Suona, no? E canta!”

Impiegai qualche secondo a reagire. “Ah…certo” ripresi la canzone da dove l’avevo lasciata, ma ero parecchio nervosa e il plettro minacciò di sfuggirmi dalle mani due volte. Sentii un brivido quando Deidara entrò in camera cantando all’unisono con me.

  “Not gonna ever own what’s mine… when you’re always taking sides. You won’t take away my pride…no, not this time…not this time”

Non possiederò mai ciò che è mio, quando tu stai prendendo sempre le parti. Tu non porterai via il mio orgoglio…no, non questa volta…non questa volta…

Orgoglio? Lo hai già portato via una volta, riducendomi a comportarmi come una ragazzina. Riducendomi a fare certi pensieri su di te…e adesso dovrei anche venire a dirti la verità? No, Deidara…ho ancora un pizzico di orgoglio da conservare!

Cantammo a squarcia gola il ritornello della canzone. Le nostre voci echeggiavano nel covo come se non ci fosse nessuno a parte noi. Pessima figura direi…ma non mi importava! In quel momento mi interessava solo la voce di Deidara che cantava accostata alla mia! L’avreste mai detto che cantava così bene da mettermi in imbarazzo? Cavoli, se la cavava eccome! Cantava come se anche lui sentisse quelle parole come sue.

“But you think that I can’t see what kind of man that you are…If you’re a man at all”

Ma tu pensi che io non riesca a vedere che tipo di uomo sei…se sei un uomo davvero. Ripensandoci tu non sei un uomo…credo che tu sia un angelo. Rompipalle, certo! E un tantino criminale! Ma non esistono solo gli angeli buoni! E provo disgusto verso me stessa nel pensare cose simili…ma tu sei il MIO angelo cattivo! (Salvatemi! Sto diventando un barattolo di miele!)

“Well, I will figure this one out on my own…(I’m screaming ‘I love you so…’)on my own... (But my thoughts you can’t decode)”

Bene, questo lo capirò da solo…(Sto urlando ‘ti amo cosi tanto’…) da solo… (ma tu non puoi decifrare i miei pensieri)

Qui le nostre voci si separarono e anche se sottoforma di canzone, ti espressi i miei più nascosti pensieri. Si, sto urlando che ti amo! Lo urlo nella mente, lo urlo nel cuore! Ma tu non puoi saperlo…perché non puoi leggere i miei pensieri…per fortuna!

“How did we get here? I use to know you so well! How did we get here? Well, I think I know

Come siamo arrivati qui? Ti conoscevo così bene! Come siamo arrivati qui? Bene, penso di saperlo.

Già! Come abbiamo fatto a ridurci così? O meglio…come hai fatto tu a ridurre me in questo stato? Credevo di conoscerti a fondo, invece conoscevo solo la parte che mostri di te. E adesso che conosco il vero te,quello sensibile, che fa discorsi profondi, dolce, protettivo… accostato a ciò che per me eri prima, ossia il pazzo dinamitardo, irascibile, ironico, cinico, con manie di persecuzione verso Tobi…so perché sono arrivata a questo punto…perché ti amo!

 

“Do you see what we’ve done? We’re gonna make such fools of ourselves…Do you see what we’ve done? We’re gonna make such fools of ourselves…”  

Vedi cosa abbiamo fatto? Ci stiamo rendendo così ridicoli!

La domanda giusta sarebbe: vedi cosa HAI fatto? Mi sento terribilmente ridicola! A provare per te sentimenti che tu non potrai mai ricambiare! A rabbrividire ogni qualvolta che tu mi fissi, mi abbracci, mi sfiori! Mi sento così stupida quando ti sogno la notte, quando mi blocco a fissarti, quando sento le gambe tremarmi ad ogni tuo sorriso! Mi sento così ridicola…ad amarti.

Conclusa la canzone mi guardò sorridendo. “Canti benissimo…” dissi senza distogliere lo sguardo da lui. “Certo, come una gallina strozzata”

“No, dico sul serio! Canti bene, Dei”

“Mai quanto te, lasciatelo dire!” arrossii.

“Io non canto! Io gracchio!”

“Certo, Shiori, come no” mi diede un buffetto sulla testa. “Comunque…è bello cantare con te!”

“Si…dovremmo farlo più spesso”

“Già! Mi è piaciuto un sacco!”

Nooooooo! Hanno smesso!” disse una voce dietro la porta.

“Sta zitto, idiota! Ci beccano!” disse un’altra.

“Ma Tobi vuole sentirli cantare!!”

“Chiudi quella cazzo di bocca, stronzo di un mostriciattolo rompicoglioni!”

“A Hidan, non conviene fare arrabbiare Tobi!”

“Statevi zitti, mentecatti!”

Deidara all’inizio arrossì, poi si avvicinò alla porta e la aprì. Konan, Kisame, Tobi, Hidan e Kakuzu caddero dentro la stanza. Pain, che aveva avuto il buon senso di non appoggiarsi alla porta, li fissava ridacchiando. “Si può sapere che caspita stavate facendo spiaccicati contro la porta della mia camera?” chiese Deidara in tono tutt’altro che amichevole.

“Niente! Passavamo di qui” disse Kisame.

“Ah…tutti insieme?” chiese il biondo con sarcasmo.

“Sarà stato un caso”

“Certo”

“Una cosa è certa! Tobi e i suoi compagni non si erano appoggiati per ascoltare Deidara-senpai e Shiori-chan che cantavano!” disse Tobi con aria innocente.

“Cazzo, ma sei cretino o cosa?! Oh benedetto Jashin!” sbottò Hidan.

“Fuori dalla mia stanza! Subito!” ordinò Deidara. “E se vi becco un’altra volta a origliare, come minimo vi faccio esplodere tutti quanti! Uno per uno!”

La minaccia di Deidara li convinse a dileguarsi all’istante. Ma mentre preparavo la cena con Konan, dovetti affrontare un terzo grado.

“Come va con lui?”

“Con chi?”

“Con Deidara, ovvio!”

“Come vuoi che vada? Come sempre!”

“Ok, mettiamola così…io faccio domande, tu rispondi solo si o no”

“Ma…”

“Ti sembro stupida?”

“No”

“E pensi che io non abbia capito?”

“Cosa c’è da capire?”

“Rispondi con si o no!”

“Ok, scusa…”

“Avete cantato oggi”

“Si, ma questa è un’affermazione, non una domanda”

“Per te è stato piacevole?”

“Si”

“Arrossisci sempre quando ti guarda”

“No!” altra affermazione.

“Non mentire!”

“Ok, si”

“E ti fa impazzire quando ti chiama Shi o dice uhn”

“N…si” ammisi, arrossendo.

“E quando senti pronunciare il suo nome trasali”

“Si” inutile mentirle. Era troppo sveglia.

“Adori farlo arrabbiare e quando ti stuzzica”

“Si”

“Più di una volta ti sei fatta dei flash su di lui, soprattutto quando ha i capelli sciolti e, perché no, bagnati”

“………” non risposi. Arrossii. Non erano domande, cazzo! Erano affermazioni! La miseria, era  tutto così evidente?

“E allora?”

“Io…si”

“Conclusione: Sei innamorata di lui”

“Konan, se lo dici a qualcuno io giuro che ti sbrano!”

“Tranquilla, non lo dirò ad anima viva”

“Nemmeno a Pain!”

“Pain non lo deve sapere per nessuna ragione al mondo!”

“Konan io…non so che fare! È una situazione così complicata! Non so come comportarmi! Non ci capisco niente di queste cose! Non ho mai avuto un ragazzo!”

“Shiori, non c’è  niente da capire! L’amore è irrazionale e incondizionato! Lo ami, punto. Lo hai capito, te ne sei resa conto, hai accettato questo sentimento. Non c’è nient’altro da capire!”

“Davvero?”

“Secondo me si”

“E io cosa dovrei fare?”

“Aspetta! Aspetta il momento giusto, e poi lanciati!”

“Che avete da blaterare, voi due donne?” chiese Pain.

“Niente, caro…cioè, voglio dire…capo!” disse Konan arrossendo. Io sogghignai e ripresi a cucinare. Aspettare. Dovevo solo aspettare.

A cena la situazione si presentò un po’ strana. C’era una strana tensione, soprattutto fra Deidara e Sasori. Ma io non riuscivo a capire il perché. Sasori era ancora nella fase negativa e devo ammettere che il suo atteggiamento stava cominciando a innervosirmi. Per questo aspettai sveglia che tutti fossero andati a letto. Dovevo parlargli. Dovevo capire cosa gli era preso, o sarei diventata matta! Eravamo in cucina…io avevo usato la scusa di bere una camomilla, lui guardava il vuoto fuori dalla finestra. Ma tu guarda che novità! Nevicava! Ancora! Non sapevo come introdurre il discorso. Non volevo farlo arrabbiare ulteriormente. “Sbrigati con quella maledetta camomilla, Shiori!” sbottò ad un certo punto arrabbiato.

“Hai problemi se resto qui?”

“Si, ho problemi”

“Non m’interessa, è anche casa mia sto dove mi pare!”

“Ma sta zitta, stupida ragazzina”

Ecco, ora mi ricordava vagamente Deidara, e questo non andava bene! Sbattei la tazza fumante sul tavolo, e mi stupii quando non si ruppe. Solo allora si degnò di alzare gli occhi su di me. “Insomma, Sasori mi stai facendo incazzare! Si può sapere che cavolo ti è preso così tutto ad un tratto?”

“Niente…assolutamente nulla”

“Non prendermi in giro Sasori! Puoi rifilare cazzate a chi vuoi, ma con me non ci provare nemmeno!”

“Senti, sbrigati e vattene a letto, per favore!”

Era forse una supplica? Sasori mi stava supplicando di levarmi dai piedi? No! Questo non era da lui! “Lo farò, ma non prima di aver capito cosa ti passa in quella testa di legno! Non ti riconosco più! Forse tu non te ne rendi conto, ma il tuo atteggiamento è diventato insostenibile!”

“Lo so…” sussurrò.

“Spiegami che cosa succede! È evidente che hai qualche problema, che qualcosa ti turba! Insomma, cambi atteggiamento nel giro di pochi minuti, da affettuoso e carino diventi scontroso e antipatico! Che fine ha fatto Sasori? Quello vero! Se c’è qualcosa che non va parliamone, troveremo una soluzione, vedrai! Ti aiuterò volentieri se posso! Ma per favore, non farti vedere così, perché è triste per me!”

Nei suoi occhi balenò una luce strana. Forse stupore, misto a rabbia. Si alzò di scatto. “Vuoi sapere qual è il mio problema?” chiese arrabbiato.

“Ceto! Ma solo per aiutarti!”

“Bene. Il mio problema sei tu! Come la mettiamo?”  A quel punto iniziai a confondermi.

“Io?” chiesi.

“Si, esatto! Tu!”

Gli avevo forse fatto qualcosa? Aveva frainteso qualche mio gesto, qualche mia parola? Gli avevo fatto del male senza volerlo?

“Io…cosa ho fatto? Mi dispiace, se sono la causa delle tue sofferenze. Ti giuro, qualunque cosa abbia fatto o detto non era con l’intento di farti del male! Se posso rimediare in qualche modo…”

“No, Shiori! Tu non hai fatto nulla volontariamente! È semplicemente il fatto che sei nata!”

Per me fu come un ceffone. Lo guardai a metà fra lo shockata e il triste.

“Per favore, ti supplico, non mi guardare così Shiori! Non hai capito! Non è questo che intendo! Non è la tua presenza, o meglio lo è ma il problema non sei tu! Ma che dico, certo che sei tu il problema, ma forse sono io, tu in fondo non hai colpa…oddio!” si passò una mano fra i capelli rossi come il fuoco e si voltò dal lato opposto, con fare esasperato. “Io…mi dispiace se ho fatto qualcosa che non dovevo…e mi dispiace essere la causa di tutto” dissi.

“Non sei tu che devi sentirti in colpa! Sono io! Io! Il problema di tutto sono io! Tu sei colpevole solo di essere così!”

“Scusami, Sasori…ma non riesco proprio a capire!”

“Credimi, è meglio così. Lasciamo perdere!”

“No! Visto che non capisco spiegami! Esprimiti! Dì ciò che ti passa per la testa!”

“Cosa ti dovrei spiegare, Shiori? Non lo so nemmeno io! So solo che il problema sei TU!”

“Ma io cosa avrei fatto?”

“Hai visto in che condizioni sono? Sono così confuso! Non riesco a pensare! Non so cosa fare! E tu in tutto questo tempo non l’hai ancora capito!”

“Ma capito cosa?”

“Che sono pazzo di te, Shiori! Cazzo!”

E qui, il mio cervello prese a formulare così tanti pensieri che non riuscii a coglierne nemmeno uno razionale. Sasori era così nervoso…per me!

“Lo so che è sbagliato! Lo so che è da stupidi! Ma è colpa tua! Colpa tua che sei così perfetta! Che sei così…bella! Che fai battere l’unica parte viva di me con ogni sorriso, ogni gesto, ogni parola! È colpa tua che mi stai facendo perdere la testa! Ed è anche colpa mia perchè ti ho permesso di farlo!”

Diede un calcio ad un mobile e prese a camminare su e giù per la cucina, senza mai guardarmi. “Io sono stanco, Shiori. Sono stanco da morire! Sempre a stare lì a guardarti da lontano mentre scherzi e ridi con Deidara, a vederti  ogni sacrosanta notte abbracciata a lui, a vedere che ti comporti con me come con un amico, che  mi abbracci e non poterti toccare, sopportare tutte le tue attenzioni, senza mai poterti prendere il viso e baciarti come mille volte ho desiderato! Sono stanco di essere ogni giorno più dannatamente infatuato di te!”

Io rimasi lì a fissarlo come una cretina! Perché non reagivo? Perché non gli dicevo nulla? Forse…perché non sapevo cosa dire. Insomma…Sasori? Io non lo avevo mai visto sotto quell’aspetto! Per me lui era sempre stato un amico…un caro, carissimo amico. Ma non potevo immaginare che con la mia amicizia gli stessi facendo così male…perché per quanto gli volessi bene…non lo amavo! Lui mi fissava semi-sconvolto. Probabilmente tutto quel fiume di parole era un fuori programma. Mi guardava attendendo qualcosa…una risposta, un segno, la più minuscola reazione. Ma io non riuscivo a muovere un dito. Ero colta alla sprovvista e mi sentivo dannatamente in colpa. La vista mi si offuscò. Lacrime? Temo di si! Vidi il senso di colpa attanagliare anche Sasori. Sembrava aver perso tutta la sua bravura nel nascondere le emozioni. Sorrise amaramente. “Scusa. Ti avrò sconvolta” disse.

“Sasori, io…” dalle mie labbra uscì solo quell’impercettibile sussurro.

“Lascia perdere, Shiori, davvero. Ne riparleremo”

“Ma…”

“Ma non adesso. Stai tremando e sei pallida. Detesto vederti così. Vai a dormire, è meglio. Ti prometto che ne riparleremo” stavo per parlare, ma con un gesto della mano mi zittì.

“Sul serio, non preoccuparti. Va tutto bene! Io sto benissimo, e tu non devi dire niente. Pensa solo ad andare a letto e dormire” abbozzò un sorriso. Cercai di trattenere le lacrime e annuii. Lui sorrise. “Bene. Buonanotte, Shiori”

“Notte” dissi sbrigativamente. Gli stampai un bacio sulla guancia e corsi in camera, sentendo sempre più forte l’impulso di piangere. Mi dispiaceva così tanto per Sasori! Io non sapevo! Era terribile sapere di essere la causa del suo nervosismo! E sapere che purtroppo non avrei mai potuto cambiare ciò! Per lui sarei sempre stata fonte di dolore…perché purtroppo, non avrei mai, MAI potuto amarlo come amavo Deidara. Avrei continuato a fargli del male giorno dopo giorno! Una volta in camera chiusi la porta, mi lasciai scivolare lungo di essa fino a trovarmi seduta sul pavimento. “Benedetta esplosione, quanto sei pallida! Che è successo?” chiese allarmato Deidara distogliendo lo sguardo da un disegno su cui lavorava da giorni. Cazzo, proprio adesso doveva essere in camera?! Mi guardò spaventato. “Ehi…che c’è?” chiese. Ma io non riuscivo a parlare, non riuscivo a spiccicare parola. Non riuscivo nemmeno a piangere, per quanto le lacrime premessero per scendere. Mi sentivo troppo in colpa. Non potevo farci nulla se non ero innamorata di Sasori! Ma mi sentivo colpevole della sofferenza che gli stavo recando e che avrei continuato a recargli. “Shi?” chiamò Deidara. “Dì qualcosa per favore…mi stai mettendo paura!” Si inginocchiò davanti a me e mi poggiò una mano sulla spalla. “Shiori, dico sul serio, mi spaventi…sei stravolta! Che cosa è successo?” mi appoggiai sulla sua spalla, alla disperata ricerca di sostegno. Due lacrime scesero lungo il mio viso. Ero così confusa! Così in colpa! Avrei voluto singhiozzare, frignare come una bambina! Mi sarebbe servito a sfogarmi, ma non riuscivo a fare nulla, se non rendermi conto delle lacrime che mi solcavano le gote silenziosamente. Come potevo essere così silenziosa quando dentro di me urlavo? Deidara mi strinse a sé e mi carezzò i capelli. “Perché piangi?”

“Mi dispiace…mi dispiace così tanto” riuscii a dire soltanto questo, nulla di più.

“Per cosa?”

“Non è colpa mia…non posso…mi dispiace” continuavo a ripetere le stesse frasi, quasi ossessivamente. Cominciai a pensare che non ci fosse peggior dolore di quello provocato dalla consapevolezza di fare del male ad una persona cara. “Ok, non vuoi parlarmene. Ma smettila di piangere, per favore! O mi costringerai a richiedere l’intervento di Sasori”

“NO!” quasi urlai. Deidara mi guardò dubbioso.

“Ti ha fatto qualcosa?” chiese alterandosi.

“No”

“Ti ha fatto del male, Shi? Rispondi!”

“No”

Appunto…ero io che avevo fatto del male a lui! Che sensazione orribile! “Shiori? Perché non mi dici quello che è successo?”

“Domani, per favore. Ho bisogno di dormire” dissi cercando di ricompormi. Asciugai le lacrime con il dorso della mano. Deidara continuava a guardarmi dubbioso. “Ok…come vuoi” disse. Mi fece distendere sul suo letto e si sedette accanto a me, continuando quel disegno che mi proibiva di vedere. Osservandolo, caddi in un sonno inquieto.

 

Ta daaaaaaaaaan! Che ve ne pare? Spero che non faccia troppo schifo! Alloooooooora…qui saltano fuori un bel po’ di problemucci, primo fra tutti Sasori [il mio puccioooooo!] che poverino non sta passando un gran bel momento. Inutile dire che si è creata una situazione davvero complicata e difficile [non si è creata…l’hai creata tu…è.é ndSaso] e spero di avervi incuriositi. La canzone che cantano Dei e Shi è “Decode” dei Paramore, che mi è piaciuta moltissimo per il significato e mi è sembrata sufficientemente azzeccata per la questione. Beh, ancora una volta ringrazio tutti quelli che seguono la mia ficcy e l’hanno messa tra i preferiti. Non so con precisione quando aggiornerò, ma spero di trovare un po’ di tempo! Vi lascio con queste domande: cosa deciderà di fare Shiori? Smetterà mai di litigare con la sua coscienza? Sasori come rimedierà alla confusione che ha creato [che TU hai creato! Non io! ndSaso] dichiarandosi a Shiori? E il povero Dei? Cosa sceglierà fra amore e amicizia? E Hidan continuerà a prenderle da Tobi? Come avranno festeggiato Konan e Pain l’anniversario? [Non vorrei dirtelo, ma stai dando i numeri -.-“ non importa a nessuno! ndPain] [A me importa! u.u ndMe] E Therys riuscirà mai a scrivere un capitolo come si deve? Infine, l’ultima domanda, la più terribile: qualcuno sarà così buono da recensire e dirmi cosa ne pensa? Le risposte a tutte queste domande nel prossimo capitolo! Baci baci! *-*

*Therys*

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Capitolo 9
*** Sorprese di compleanno ***


*Mi accorsi che qualcosa non andava sin da quando aprii gli occhi

Perdono! Perdono! Perdonooo! Vi imploro perdono! Ma davvero, nell’ultimo periodo sono così impegnata che non ho avuto proprio tempo! ç____ç Ma non pensate che vi ho abbandonati, lettori silenziosi e non. In questo tempo non ho fatto che scrivere ogni volta che avevo un po’ di tempo a disposizione. Capisco anche di aver lasciato il tutto ad un punto davvero importante, ma finalmente ecco il tanto atteso 9 °capitolo. È leggermente più lungo dei precedenti, ma davvero ricco di sorprese. Spero vi piaccia e che basti a farmi perdonare per l’incredibile ritardo! Buona lettura ^^*Therys*

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*Mi accorsi che qualcosa non andava sin da quando aprii gli occhi. La stanza era vuota e dalla finestra non si vedeva quasi nulla a causa della pioggia. Ma la cosa che mi aveva stranita era una, e anche molto evidente: il silenzio! C’era un silenzio innaturale! Nessun urlo o schiamazzo, nessuna esplosione, nessuna preghiera nell’aria, nessun rumore. Il che era molto, molto strano. Ma ero troppo stordita per trovare una spiegazione a tutto ciò. Avevo passato una notte infernale, mi ero svegliata centinaia di volte, e quel poco che avevo dormito avevo fatto sogni strani e confusi, che mi riempivano di angoscia. Avevo sperato che la mattina non arrivasse mai, così non avrei dovuto affrontare tutti i problemi che essa portava con sé. Ma purtroppo non sono ancora in grado di sperimentare una tecnica per prolungare all’infinito la notte. Presi un respiro profondo,  inspirando l’inebriante profumo delle lenzuola, nonché quello di Deidara, poi mi alzai. Avevo un mal di testa insopportabile, così forte e lancinante che mi provocò un capogiro, facendomi ricascare sul letto. Aspettai che la fitta scemasse. Per un attimo pensai di essere tornata indietro nel tempo, alla sbronza di capodanno…e forse sarebbe stato meglio, così non avrei ricordato nulla della sera prima. Invece ricordavo tutto, e anche troppo bene! Scossi la testa per allontanare quei pensieri e riprovai ad alzarmi, ma più lentamente per evitare ulteriori capogiri. Entrai in bagno, beandomi per qualche istante di quel silenzio. Mi sciacquai il viso con acqua gelida, ma piacevole. Mi soffermai per un po’ sorreggendomi con le mani al lavello, osservando l’acqua che scorreva. Nel silenzio udii dei sussurri, ma non vi badai. Uscii dal bagno, trovandomi nella mia stanza. Lo sguardo mi cadde sulla cappa a nuvole rosse poggiata sul letto di Sasori…le sue parole continuavano a echeggiare nella mia mente. Decisi di provare a distrarmi uscendo dalla camera. Non incontrai nessuno nel corridoio, ma i brusii si fecero più intensi. Chissà perché, ma avevo la vaga sensazione di stare dimenticando qualcosa di veramente importante…inoltre avevo un caldo pazzesco, anche se probabilmente c’erano 9 gradi o giù di lì. Cercando di ricordare cosa stavo dimenticando, entrai in cucina e rimasi bloccata sull’uscio. A capotavola era stata allestita una colazione ricca e decorata, con tanto di nastrini attorno alle posate e al bicchiere. Lungo il lato del tavolo erano schierati i membri dell’organizzazione, che probabilmente in teoria sarebbero dovuto essere zitti e ordinati; stavano bisticciando cercando di parlare piano. Non appena mi notarono smisero di litigare, si misero in ordine e sorrisero. Allora capii cosa avevo dimenticato…

“Buongiorno e buon compleanno!” dissero ordinatamente e all’unisono. Io arrossii.

“Ehm…grazie!” dissi. Ad un cenno di Konan, ognuno di loro si mosse in direzioni diverse. Hidan mi mise addosso una vestaglia, Pain mi accompagnò al tavolo, dove Itachi scostò la sedia per farmi accomodare. I restanti presero a servirmi cibo, caffè e spremute. “Ma perché tutto questo? Davvero, non era il caso!” dissi un po’ commossa.

“Certo che era il caso, uhn! Mica si compiono 18 anni tutti i giorni!” disse Deidara con uno dei suoi sorrisi abbaglianti. “Giusto! E poi te lo meriti” aggiunse Sasori. I nostri sguardi si incontrarono e sentii una morsa allo stomaco. Sorrideva, ma era il sorriso più falso che avessi mai visto. “Grazie mille…a tutti voi” dissi. Ad un tratto, però, notai che mancava qualcosa…o meglio, qualcuno.

“Dov’è Tobi?” chiesi. Si guardarono intorno, alla ricerca del membro mancante.

“Ditemi che se n’è andato! Vi prego!” disse Deidara raggiante alla sola idea. Perfido! Ma le sue speranze erano del tutto vane. La porta della cucina si aprì, rivelando una figura. “Oddio! Vi prego, ditemi che non è vero!” disse Deidara con tutt’altro tono. Attorno alla maschera di Tobi, e quindi al suo viso, c’erano 7 grossi petali di cartone rosa, a formare un fiore, su ognuno dei quali era scritta una lettera a formare la scritta AUGURI. Sull’ultimo petalo, però, c’era scritto il mio nome. Tobi mi si avvicinò porgendomi un grande mazzo di rose rosse. Non disse nulla. Io lo guardavo sconvolta, presi i fiori e lessi il bigliettino:

Tanti auguri di buon compleanno! Per la mia cara Shiori-chan, 18 splendide rose rosse. 18 perché sono gli anni che compie, rose perché Shiori-chan è la rosa dell’Akatsuki, che dietro a tutte quelle spine nasconde bellezza, delicatezza, fragilità e bisogno di affetto e protezione! Ti voglio tanto bene! Il tuo amico Tobi^^

P.s: Tobi è un bravo ragazzo!

Leggendo quelle parole mi si riempirono gli occhi di lacrime. Scattai in piedi e abbracciai Tobi con forza. “Grazie, Tobi! Grazie!”

“Tobi voleva fare a Shiori-chan un regalo più bello, ma Tobi ha avuto tanto da fare e non ha potuto!”

“Ma no, va benissimo così, davvero! Grazie infinite!”

“Tobi è tanto felice!”

Anche io lo ero, e giuro che quel bigliettino mi aveva intenerita così tanto che mi veniva da piangere! Gli altri, che mi avevano guardata male non appena ero saltata al collo di Tobi, adesso stavano leggendo il bigliettino causa del mio intenerimento. Vidi i loro sguardi divenire…beh..direi pucciosi! Qualcuno, come ad esempio Deidara, Sasori e Pain, cercarono di mantenere un certo contegno, ma sicuramente erano inteneriti almeno quanto me. Konan mi restituì il biglietto e dopo averlo riletto, il mio impucciosimento mi indusse ad abbracciare nuovamente Tobi. “Tanti auguri Shiori-chan!” disse giulivo, con quel suo sguardo così tenero! Lo abbracciai ancora più forte, poi gli spostai leggermente la maschera dal viso e gli stampai un bacio sulla guancia. Nella cucina cadde il silenzio. Probabilmente ero la prima nella storia dell’Akatsuki a osar fare una cosa simile, e sinceramente ebbi un po’ paura di quella che sarebbe potuta essere la reazione di Tobi. Il silenzio fu interrotto dalle urla di quest’ultimo. Scoppiammo tutti a ridere, mentre Tobi prendeva a scorazzare felice per il covo urlando come un matto. Dopo aver ringraziato tutti i miei compagni, optai per una doccia. Mi ci voleva proprio per rilassarmi! Guardai il mio riflesso nello specchio del bagno. Beh, avevo un anno in più, eppure mi vedevo esattamente uguale al giorno prima. E anche interiormente non sentivo alcuna differenza…bah! Forse ero io che non andavo! Dopo mezz’ora sotto l’acqua e dopo essermi vestita, tornai in camera per rifare il letto ma trovai Konan già intenta a sistemare. Stava finendo di spolverare il comodino, e non appena mi vide si sedette sul letto, invitandomi a fare altrettanto. “Che c’è?” chiesi senza capire.

“Qui sono io quella che deve farti un paio di domande! Cosa è successo? Racconta”

“Di che parli?”

“Non prendermi in giro, Shiori. È evidente che non stai bene! Deidara ha detto che hai avuto il sonno agitato stanotte, hai i nervi a fior di pelle, tu e Sasori vi lanciate occhiate strane, lui dice di non sapere nulla e per giunta tace quando si parla di te, cosa che non faceva fino a due settimane fa! Per non parlare dei suoi fastidiosi sbalzi d’umore in stile ‘sindrome premestruale’! È successo qualcosa con lui?”

Mannaggia, non le sfugge proprio nulla! Esitai qualche istante, poi mi resi conto che avevo bisogno di parlarne con qualcuno, di sfogarmi e chiedere consiglio, perché da sola non riuscivo a trovare alcuna soluzione. Mi resi anche conto del fatto che quelqualcuno’ non poteva assolutamente essere Deidara! Per cui, mi arresi. Mi sedetti accanto a Konan e le raccontai la discussione della sera prima con Sasori. Lei non lasciò trapelare alcuna emozione, se non puro e semplice stupore. Non appena terminai il racconto si passò una mano fra i capelli. “Gran bel casino” commentò.

“A chi lo dici! Ma io adesso che dovrei fare?”

“Esprimi alla vecchia Konan le tue riflessioni e i tuo pensieri” disse atteggiandosi da psicologa.

“Beh…io voglio bene a Sasori. Gli voglio molto, molto bene! Un bene dell’anima!”

“E Deidara?” ecco! La stessa domanda che mi ponevo io!

“Io…voglio bene anche a lui!”

“No! Risposta errata! Tu non gli vuoi bene! Tu lo ami! Si, lo ami! Non solo lo hai ammesso, ma si vede! Dai tuoi gesti, dai tuoi sguardi! Lo ami perdutamente, Shiori! Perché ti ostini a mentire a te stessa?”

“Cerchiamo di essere obiettive Konan! Con Deidara non ho uno straccio di speranza! È una storia destinata a non decollare. Mentre Sasori…lui mi ama…e io amo lui”

“Ma non quanto ami Deidara!” Tacqui. Era vero! Per me Sasori era come un fratello, ma nulla di più. Purtroppo.

“Chissà forse…se io provassi a stare con lui…riuscirei ad amarlo di più” sussurrai sconfortata.

“No! No, no, no, no! Assolutamente no! Questa è la cosa più sbagliata che tu possa fare! È una lama a doppio taglio! Farà male sia a te che a lui. Tu vuoi dargli una possibilità perché ti senti in colpa e non vuoi che lui stia male per te. Ma se tu diventassi la sua donna pur essendo innamorata di Deidara finirai per logorarti ogni giorno sempre di più, soffriresti e diventeresti un corpo senza anima! E Sasori non è stupido! Non lo è affatto! Capirebbe che stai soffrendo prima ancora che tu stessa te ne renda conto, e starà male di conseguenza

“Gira e rigira Sasori soffrirebbe!” sbottai con rabbia.

“Non è detto. Chissà, magari la prenderà bene”

“Konan, tu ieri non lo hai visto! Stava male! Soffriva! Per colpa mia! MIA!”

“Soffrirà molto di più se segui quel tuo piano assurdo

“Che devo fare, Konan? Io non voglio che soffra!”

“Vuoi un consiglio? Sii sincera con lui sin da ora”

“Ma soffrirà”

“Questo è inevitabile! Ma lui è un uomo maturo, dato che forse hai scordato la sua età! Prima o poi gli passerà! Sarà solo questione di qualche giorno! E prima o poi ti ringrazierà per essere stata sincera con lui

Guardai Konan negli occhi. Aveva ragione, non c’era ombra di dubbio. Ma per Sasori mi dispiaceva troppo!

“Riflettici su, Shiori!” disse Konan poggiandomi una mano sulla spalla. Sospirai.

“Grazie del consiglio, Konan” dissi. Lei sorrise.

“Figurati!”

Shioooooooriiiii!” urlarono tre voci nel corridoio. Dopo pochi istanti Deidara, Hidan e Tobi fecero capolino nella stanza. “Si?” chiesi.

“Pain ci ha detto di distrarti…ehm, cioè…farti compagnia!” disse Hidan. Konan lo guardò male. “Vado a preparare il pranzo” annunciò alzandosi dal letto.

“Ti do una mano” dissi, ma Konan mi fermò.

“No, oggi sei la festeggiata! Riposa!” disse con un gran sorriso, poi uscì dalla camera, lasciandomi sola con quei tre matti. “Tobi, giuro che se non ti togli all’istante quei petali dalla testa prima ti faccio sacrificare da Hidan, poi faccio esplodere i tuoi resti” minacciò Deidara. Notai che in effetti Tobi aveva ancora i petali attorno alla maschera e scoppiai a ridere. “Se a Shiori-chan piacciono, allora Tobi li tiene!” esclamò convinto. Deidara si spiaccicò una mano in fronte, poi mi guardò e rise anche lui, e di conseguenza anche Hidan. Cominciammo a scherzare fra noi e chissà per quale razza di motivo, e soprattutto come, mezz’ora dopo ci trovammo a cantare sulle note di  It’s raining man e a fare parodie dei Backstreet Boys. Mi sentivo una perfetta idiota, ma devo ammettere che mi sono divertita e vedere Hidan, Tobi e soprattutto Deidara ridere in quel modo è stato un vero toccasana.

“A tavola!” urlò Konan dalla cucina.

“Cazzo, finalmente! Stavo morendo di fame,santo Jashin!” disse Hidan uscendo dalla stanza.

“Tobi va a mangiare! Perché Tobi è un bravo ragazzo!” disse Tobi seguendo Hidan. Io stavo per andare con loro, ma…

“Aspetta un secondo, Shi” mi voltai verso Deidara.

“Che c’è?” chiesi voltandomi verso di lui con un gran sorriso. Era mia impressione o era arrossito?

“Ehm…ecco, senti…” si bloccò.

“Si?”

“Io non vorrei forzarti, ma…spero che tu non pensi che ieri mi sia bevuto la cazzata che era tutto a posto. Beh, nulla di male se non vuoi parlarmene, è solo che…

“Ben detto, non mi va di parlarne” dissi improvvisamente ostile. Mannaggia! Se n’era accorto anche lui! Feci per uscire, ma mi trattenne. “Scusa, non volevo farti arrabbiare! E solo che ieri mi ha fatto male vederti in quelle condizioni, perciò…cerca di non ridurti più in quello stato, d’accordo?

Il mio sguardo si addolcì all’istante. “Oh, Deidara” gli carezzai il viso. “Mi vizi troppo con le tue preoccupazioni!” dissi. Lui sorrise. “ Comunque grazie. E ti prometto che non mi ridurrò più così, ok?” il suo sorriso si allargò.

“Ora sono più tranquillo” disse.

“Perfetto”

“Aspetta…non ho ancora finito” arrossì di nuovo. “Ecco, oggi è il tuo compleanno, per cui io…

“Shiori-chan, fa presto! Il pranzo si raffredda!” Tobi irruppe nella stanza e mi trascinò via prima che Deidara finisse la frase. “Razza di cretino!” urlò il biondo. Giunta in cucina, trascinata da Tobi, osservai stupita il tavolo, sul quale stava la metà dei miei piatti preferiti. Ringraziai Kisame e Konan, artefici di quel banchetto, poi dopo aver brindato ‘alla mia salute’ divorai tutto ciò che mi misero davanti. Mi ridussi completamente sazia! Nel pomeriggio, parlai con i miei compagni dei loro compleanni passati, poi cantai a squarciagola in preda a una strana euforia, e alla fine mi convinsero a vedere uno di quei film strappalacrime ma al contempo avventuroso. Tutto questo accadde sotto il costante e imbarazzante sguardo di Sasori. Non mi rivolse la parola per tutto il giorno, ma non distolse lo sguardo da me nemmeno per un istante. Alla fine del film, stufa di sguardi indiscreti, mi dileguai in camera. Non volevo sentirmi osservata per almeno 5 minuscoli minuti. La porta si aprì dopo pochi istanti, e Deidara entrò, chiudendosi poi la porta alle spalle. “Finalmente soli!” esclamò. Lo guardai interrogativa. “Non ho ancora finito di parlarti, ma se mi perdo nei meandri dei miei discorsi non ne usciamo più!” aprì un cassetto e ne uscì una scatolina con sopra un fiocco.

“Non dirmi che hai osato!” dissi. Lui sorrise.

“Suvvia, è solo un pensierino!”

“Giuro che sei hai speso molto, io…”

“Guarda che questa volta non ho speso nulla

Lo guardai con circospezione, cercando di capire se stesse mentendo o meno. Sospirai e molto lentamente aprii il pacchettino.

Si, ok, hai ragione è orribile! Si! Decisamente orribile! E non so nemmeno perché alla fine ho deciso di dartelo, insomma è una cosa così stupida! Solo che l’ho fatta pensando a te quindi credevo che questo avrebbe reso il regalo…più carino e artistico! Ma di artistico non ha davvero nulla! Nemmeno esplode, capisci? Non esplode! Ti ho regalato una cosa che non esplode, ma sono scemo o cosa? Scusami, non avrei nemmeno dovuto mostrartelo” era decisamente nervoso. Parlava a vanvera, mentre io rimanevo a fissare ammaliata la statuetta bianca che avevo fra le mani. Eravamo noi due. Io e lui. Abbracciati, sorridenti, precisi nel più minuscolo dettaglio. Era una statuina davvero magnifica! Intanto quel pazzoide continuava a blaterare. Senza dare ascolto alle sue suppliche di non guardare cos’altro ci fosse all’interno del pacchetto, afferrai il foglio ripiegato che si trovava in fondo alla scatolina. Deidara arrossì violentemente non appena lo aprii. E forse si aspettava urla o chissà cosa. Ma si sbagliava se contava in una mia reazione violenta! Si sbagliava di grosso! Era di sicuro il disegno sul quale lavorava da giorni…ed era stupendo! Ritraeva me! Si, esatto, proprio me! In tutte le mie fasi: mentre dormivo, mentre pensavo, mentre leggevo, triste, arrabbiata, sorridente, mentre suonavo, cantavo, giocavo a nascondino con Tobi (si…gioco a nascondino con Tobi, qualcosa da obbiettare? Sappi che non ti conviene contraddirmi!), mentre cucinavo e perfino mentre picchiavo Hidan. Erano almeno 50 disegnini in un unico, grande foglio. Era un collage di tutti i momenti della mia giornata. Non potevo non adorarlo! Era così fedele alla realtà e così bello! Deidara ormai era cremisi, continuava a parlare nervosamente e devo ammettere che avevo perso il filo del suo discorso (che a essere sinceri un filo logico non lo aveva mai avuto). Lo abbracciai così forte che le parole gli morirono in gola. Gli si mozzò il fiato. Ero così felice che mi si riempirono gli occhi di lacrime. Dannazione, sto diventando troppo sensibile! Negli ultimi tempi piango come una vecchia in menopausa depressa! E questo non va bene per niente! No, no, no, no! Mi servono lezioni di ‘trattenimento lacrime’!

“Fa così schifo da farti piangere?” chiese il biondo, notando le mie stramaledette lacrime.

“No, no, al contrario! È un regalo stupendo! È bellissimo! Grazie! Sei davvero un artista, devo ammettere che mi hai stupita!

“Hai mai dubitato che io fossi un artista?” ridacchiò.

“Certo che no!”

“Beh, avrei anche io voluto regalarti qualcosa di più. Ma ho avuto lo stesso, identico problema di Faccia a Rotella…siamo tornati ieri dalla missione, quindi…

“Ma no, non devi assolutamente preoccuparti! Penso che questo sia meglio di qualsiasi regalo costosissimo. Grazie ancora!”

Gli diedi un bacio sulla guancia, poi provvidi a trovare una cornice carina per il disegno, e lo appesi accanto al mio letto. “Davvero ti piace così tanto?”

“Da impazzire!”

“Bah! Che gusti strani che hai! Ma sto morendo di fame. Andiamo a vedere se la cena è pronta”

Mi afferrò per mano e mi trascinò fino alla cucina. Una volta entrata, mi piovve addosso una marea di coriandoli colorati e sul tavolo galleggiava uno striscione con su scritto ‘Buon compleanno’. Sorrisi felicissima, notando il secondo banchetto della giornata che era stato allestito. Tra feste e compleanno sarei ingrassata come una balena per davvero! “C’era bisogno di tutto questo? Tutto il giorno mi avete riempita di attenzioni…così mi viziate!” dissi facendo fuori la torta, dopo aver spento con un soffio e con la canzoncina di sottofondo ben 18 candeline rosse. “In che lingua dobbiamo dirtelo?” chiese Konan.

“Te lo meriti!” dissero tutti all’unisono. Io scoppiai a ridere, sorseggiando un po’ di birra. La serata trascorse allegra e divertente. Scherzammo, parlammo tutto il tempo. Ma io ero nervosa, con quel paio di occhi nocciola perennemente puntati su di me. Mi sentivo osservata, spiata…violata della mia privacy! “Ehm…scusate…bagno!” dissi. Già, troppa birra stimola la diuresi…come Rocchetta! Plin plin! Ok, ok, la smetto! Sto cominciando a pensare che non reggo tanto bene l’alcool…sarà impressione mia? Boh! Uscii dalla cucina, sempre con quei fari nocciola addosso. Sarebbe stato più vicino il bagno del corridoio, ma avevo bisogno di isolarmi una manciata di minuti, giusto per rilassarmi e non sentirmi troppo osservata. Camminavo lentamente lungo il corridoio. “Vogliate scusarmi, torno subito” disse  una voce facendomi trasalire.

“Dove vai, Danna?” a quella domanda, forse per nervosismo, forse per paura, mi misi a correre. Non sentii nemmeno la risposta. Arrivata in camera mi sigillai in bagno chiudendo a chiave. Mi poggiai contro la porta, respirando con affanno. Razza di fifona che non ero altro! Ma per quale motivo mi stavo angosciando così tanto? Di cosa avevo paura? Di  Sasori? Ma dai! Poteva aver avuto migliaia di motivi per alzarsi da tavola! Magari voleva sgranchirsi le gambe, o andare in bagno! Ceeeerto…perché ora Sasori ha bisogno di sgranchirsi le gambe e andare in bagno! Si, Shiori, sei la numero uno! Di sicuro stava andando in bagno! Perché le marionette vanno in bagno! Certo! E Kisame odia l’acqua! Aaaaah! Ok, mi stavo facendo prendere troppo dal panico! E ciò solitamente mi portava a fare e dire idiozie! Già che ne dico troppe normalmente, figurarsi quando ero in preda al panico. No, dovevo calmarmi! Cosa mi faceva pensare che si fosse alzato da tavola per seguire me? Stavo diventando un po’ troppo egocentrica, forse. Figurarsi se Sasori, con tutte le cose che aveva da fare, si metteva a seguirmi! Non era mica un ragazzino immaturo. Si, non avevo di che preoccuparmi, di sicuro si era alzato per altri motivi! Rincuorata in parte da questo pensiero, mi ricordai perché ero in bagno, ed eliminai un po’ di birra dal mio corpo. Mi sistemai i capelli e cercai di rendere il mio viso meno pallido e sconvolto. Si, anche uno scemo si sarebbe accorto che qualcosa non andava! Il mio viso era un libro aperto! Provai a sorridermi allo specchio, ma quella sembrava più una smorfia di dolore che non un sorriso. Sbuffai arresa e uscii dal bagno. Mentre aprivo la porta, contemporaneamente qualcun altro faceva lo stesso da fuori. Risultato? Finii addosso al suddetto qualcuno, che si rivelò essere Sasori. Il mio stomaco fece una capriola con doppio avvitamento, e di sicuro ero arrossita. “Oh, scusa! Credevo fossi nell’altro bagno” si scusò con un sorriso.

“No…f-figurati! T-tanto avevo…avevo già finito” smettila di tremare e balbettare Shiori! Smettila subito! Di cosa hai paura? Sta calma! Rilassati!

“Menomale. Io dovevo soltanto prendere il disinfettante, Tobi si è graffiato con un coltello ed è messo che frigna come un bambino” ridacchiò.

“Oh povero”

Si, povero. Mi aspetti o preferisci andare?”

Se gli dicessi che volevo assolutamente allontanarmi probabilmente ci sarebbe rimasto male o, peggio, avrebbe capito tutto.

“No, no, ti aspetto” dissi frettolosamente. Mi appoggiai alla parete del bagno, accanto alla porta, mentre lui cercava di prendere il disinfettante, messo forse troppo in altro per entrambi. Ma i pregi dell’essere un marionettista sono tanti, come ad esempio poter prendere gli oggetti a parecchia distanza con i fili di chakra. Ero così nervosa che quasi nemmeno lo guardai, riflettendo sul fatto che era quasi del tutto impossibile che Tobi si tagliasse con un coltello e avesse bisogno di disinfettante…insomma, ho sempre pensato che dietro quella maschera si nascondesse un vero e proprio talento! Uno shinobi degno di questo nome, e tutt’ora rimango delle mie convinzioni. Ma ciò, tradotto, significava che quella di Sasori era soltanto una scusa.  Ragion per cui, non appena ebbe preso il disinfettante feci per precipitarmi fuori dal bagno, allungai una mano verso la porta, ma non riuscii ad afferrare quella maniglia. Un filo di chakra si avvolse attorno ad essa, e la porta si chiuse di scatto. Cominciarono a tremarmi le gambe. Non ci voleva un genio a capire che era Sasori a comandare quel maledetto filo! Feci per aprire la porta, ma non ci riuscivo. “Ok, scherzetto divertente, Sasori. Adesso apri” dissi, voltandomi nervosamente verso di lui. Sorrideva. Ma era un sorriso strano, uno di quelli che solitamente rivolgeva ai suoi nemici.

“Nervosa, Shiori?” chiese.

“Certo! Soffro di claustrofobia, mi danno fastidio le porte chiuse!” improvvisai. Il tremore si era sparso anche nel resto del corpo, mi tremava anche la voce. “Se davvero tu soffrissi di claustrofobia non potresti stare nel covo” disse avvicinandosi un po’ a me. Io non risposi. Portai istintivamente la mano al fodero, ma non trovai la mia spada. La portavo sempre con me, ovunque, anche in bagno! Ma quel giorno proprio l’avevo lasciata in camera! Maledizione!

“Hai paura di me, Shi?”

“No, certo che no, perché dovrei?” bugiarda! In quel momento avevo una paura terribile. Ma perché? Cosa poteva mai fare?

“Mi chiedo la stessa cosa. Non voglio mica farti del male. Voglio solo parlare un po’ con te, posso?

“Se vuoi soltanto parlare potremmo anche tornare in camera

“Non mi va che qualcuno si metta a origliare. Voglio parlare con te e te soltanto”

“Ok, parliamo! Come va, Sasori?” dissi fingendomi calma e rilassata, ma con voce tremante. Continuava ad avvicinarsi. Sorrise.

“In questo momento va benissimo. E tu? Come procede il diciottesimo compleanno?”

“Una meraviglia! Che mi racconti di bello?”

“Che per la prima volta in cinque mesi sono da solo con te per davvero. Finalmente” mi uscì dalle labbra una risatina nervosa.

“Già, è vero, è da tanto che non parliamo da soli
“Non sai che tortura che è stata per me dovere aspettare così tanto! Cinque mesi…io odio aspettare!”

“Ma odi anche fare aspettare la gente, no? Allora perché non mi dici cosa vuoi così me ne vado?” tipica frase di quando ero spaventata. Il suo viso assunse una strana espressione.

“Hai davvero paura di me? Pensi che potrei mai farti del male? Alla mia piccola? Al mio prezioso diamante?” mi carezzò il viso e io arrossii violentemente. Risi nervosamente per la seconda volta.

“No, non ho paura! Davvero”

“E allora perché stai continuando a tremare?”

“Non ne ho idea” improvvisamente si fece serio. Poggiò definitivamente la mano sulla mia guancia.

“Vuoi forse prendermi in giro? Hai paura. Non ti farò del male, giuro. Come ho già detto voglio solo parlare”

Si ma…allora sbrigati a dirmi cosa vuoi, perché mi stai facendo preoccupare”

Continuavo a tenere una mano sulla maniglia, ma quel filo di chakra era troppo resistente per me. Non riuscivo ad aprire.

“Siamo impazienti, eh?”

Si, sono tanto impaziente, Sasori! Tantissimo!”

“Rilassati”

Prese a massaggiarmi le spalle, e io sospirai. Ero nervosa, ma dovevo mostrarmi calma per convincerlo a dirmi cosa voleva, anche se una mezza idea l’avevo. “Questa notte eri molto nervosa…come mai?”

“Tanti motivi”

“C’entra la discussione di ieri?”

Si, non ho intenzione di mentire”
“Mi dispiace. Non avrei dovuto dirti nulla”
“No, hai fatto bene secondo me”

“Ieri non ti ho dato il tempo di parlare. Mi sentivo in colpa per essere stato così debole.

“Non devi sentirti in colpa” Già…tu non devi! Sono io il mostro fra i due. Mi ostinavo a tenere il viso basso. Dovevo parlargli, era il momento giusto. Ma non volevo. Non me la sentivo di distruggerlo. “Per favore, mi fai uscire?” chiesi sentendo l’imminente bisogno di piangere.

“Non capisco perché continui ad aver paura…
“Non ho paura di te, Sasori. Ho paura di me stessa.”

“C’è…c’è qualcosa che devi dirmi?”

“Si…ma non so come”

Sorrise. “Spesso le parole sono inutili. I gesti servono molto di più” sperai in vano che non avesse frainteso. Mi alzò il viso e con molta, molta delicatezza e discrezione, ma soprattutto con insicurezza, mi baciò. Ecco. Aveva frainteso. Pensava che volessi dirgli che ricambiavo il suo sentimento? Maledizione a me. Avrei dovuto respingerlo! E dovevo farlo se non volevo che la situazione prendesse una brutta piega. Ma non ci riuscivo. Gli avrei spezzato il cuore. Come potevo? Stupidamente ricambiai il suo bacio, seguendo il mio piano, piuttosto che quello di Konan. Non appena dischiusi le labbra, mi abbracciò e approfondì il bacio quasi con disperazione, facendomi sentire un vero schifo. Lo avrei distrutto. Se gli avessi trafitto il cuore con la spada avrebbe sicuramente sofferto di meno.  Gli occhi mi si riempirono di lacrime, per la centesima volta quel giorno. Appena si allontanò dalle mie labbra non ebbi nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi. “Non sai quanto ho aspettato questo momento” sussurrò, per poi riprendere a baciarmi. Il senso di colpa aumentava istante dopo istante. Quando per la seconda volta si distaccò da me, dalle mie labbra uscì un singulto trattenuto. “Che c’è?” mi chiese dolcemente. Era così gentile e amabile. Perché tutte a me?

“Scusami” singhiozzai. “Scusami tanto, Sasori. Perdonami”

“Perché ti scusi?” mi asciugò le lacrime.

“Perché…ti amo…”

“Anche io ti amo, non devi scusarti” sorrise.

“No, Sasori…io ti amo…ma non come vorresti tu

La sua espressione cambiò di nuovo. “In che senso?”

“Come puoi amare una stronza come me? Dovresti odiarmi, e forse sarebbe meglio così

“Non potrei odiarti nemmeno se mi uccidessi

È quello che sto per fare…anche se non fisicamente.  “Dovresti”

“Ho già detto che ti amo, non potrei mai odiarti, neanche fra cento anni.”

“Devi odiarmi, Sasori! Perché io…io ti amo, ma non come tu ami me

Mi alzò il viso costringendomi a guardarlo. “Shiori…”

“Io ti amo come un amico, ti amo come un fratello, e non potrei fare a meno di te. Ti devo molto, hai sempre fatto tanto per me da quando sono qui, e giuro che non vorrei dirtelo…ma non ti amo come vorresti…non ti amo in quel senso” non disse nulla, forse troppo ferito e sconvolto o forse intenerito dalle mie lacrime.

“Perdonami. Scusa, ti sto spezzando il cuore. Sono un mostro” presi a singhiozzare nuovamente.

“No, non sei un mostro…sei soltanto sincera. Grazie.”

“Tu meriti molto di più. Meriti qualcuna che ti ami per davvero e come meriti. Io giuro che vorrei poterti rendere felice, amarti fino a farmi esplodere il cuore, donarti ogni giorno della mia vita…è solo che…

“Che non sono Lui, dico bene?”

Lo guardai. Sorrideva amaramente. “Lui chi?” chiesi.

“Deidara. È perché non sono lui, vero?”

Lo abbracciai e continuai a piangere sulla sua spalla. “Mi dispiace. Scusami” Dissi fra i singhiozzi.

“Non devi scusarti. Davvero, non sono arrabbiato con te. Ma dimmi la verità: sei innamorata di lui?

Senza smettere di piangere, annuii. Mi strinse a sé come un padre che vede la figlia piangere. “Su, smetti di piangere. E soprattutto smetti di sentirti in colpa. Hai fatto la cosa giusta.”

“Ma stai soffrendo”

“Avrei sofferto di più se tu non mi avessi detto nulla. E ora basta lacrime. Non roviniamo la serata” mi asciugò le lacrime con tutta la dolcezza che possedeva. Perché? Perché ero innamorata di Deidara che non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti e non di Sasori? Perché dovevo essere io a far soffrire lui e non viceversa? Poggiò le labbra sulla mia fronte, carezzandomi i capelli. “Non piangere più, ok? Non ne hai motivo. Giuro su Hiruko e tutte le mie marionette che non sono arrabbiato con te. Continuerò a volerti bene, sarà come se non fosse successo nulla. Ti supplico, smetti di piangere” cercai di impormi un po’ di contegno.

“Vado a prenderti un po’ d’acqua va bene?” mi chiese.

“Si”

“Ok, non ti muovere”

Sorrise, mi diede un secondo bacio in fronte e fece per uscire.

“Sasori” chiamai.

“Dimmi”

“Grazie…per essere stato comprensivo”

“No, grazie a te per essere stata sincera

Mi rivolse un altro sorriso e uscì dal bagno e poi dalla camera. Ripresi a piangere. Per quanto lui cercasse di negarlo, era molto deluso e triste. Era evidente. E io, per quanto le sue parole potessero essere dolci, continuavo a sentirmi un mostro.*

 

“Certo che sono via da un po’ quei due, eh?” disse Hidan esprimendo ad alta voce i pensieri di tutti. “Beh, considerando che Shiori ha fatto fuori quattro bottiglie di birra è normale che stia in bagno a lungo” osservò Konan.

Si, ma Sasori? Quello mica va in bagno!” riprese l’albino. Io non dissi nulla. Avevo una strana sensazione. Le parole di Sasori mi avevano sconvolto così tanto e colto alla sprovvista che non sapevo più cosa aspettarmi dal mio Danna. Nella peggiore delle ipotesi aveva deciso di dichiararsi a Shiori, lei gli era saltata al collo e in quel momento stavano pomiciando felicemente, magari sul mio letto. La sola idea mi fece rabbrividire. Decisi di distrarmi e non pensarci. Mi concentrai sull’ennesima ipotesi tirata fuori da Hidan. Konan era molto strana. Era come se sapesse qualcosa, ma non poteva dirla. E conoscendo quanto era sveglia Miss. Origami-fra-i-capelli non mi sarei affatto stupito. Non appena udimmo dei passi nel corridoio, cadde il silenzio. Di una cosa ero certo: Non era Shiori. Lei camminava sempre in modo fluido ed elegante, e anche quando era arrabbiata aumentava solo un po’ il passo. Ma anche Sasori solitamente era molto pacato. Quelli erano passi nervosi, quasi una marcia. Ci guardammo l’un l’altro, senza sapere che aspettarci. Come previsto era Sasori, ma non era in sé. Camminava a testa bassa. “Ehi, che succede, scricciolo? Tutto bene?” chiese Hidan. Sasori non lo guardò, non lo degnò nemmeno di attenzione. Si voltò verso la parete e sferrò un pugno così potente che essa si riempì di crepe. Trasalimmo tutti. “Sasori, per l’amor del cielo!” disse Konan spaventata. Ma anche questa volta lui non prestò attenzione. Scostò la mano dalla parete e si voltò verso di me, seduto a due passi da lui. Con uno scatto fu accanto a me, mi afferrò per il collo con violenza quasi brutale. Non riuscivo a respirare, aveva una presa saldissima. Sentivo gli altri urlare, dire chissà cosa, ma non riuscivo a capire nulla, bloccato dallo sguardo carico di odio di Sasori. “Tu sia maledetto! Bastardo! Maledizione a te che riesci sempre a ottenere ciò che vuoi! Tu sia Maledetto!”

Non riuscii a cogliere il significato delle sue parole. Cercavo di respirare, provare a reagire, ma senza risultati. Sentivo che se fossero trascorsi altri due minuti come minimo sarei morto. Pain si avvicinò a Sasori e gli strinse il polso. “Lascialo subito, Sasori! Questo è un ordine!” sibilò guardandolo male. In risposta il Danna strinse ulteriormente la presa attorno al mio collo. Konan urlò qualcosa. Hidan poggiò una mano sulla spalla di Sasori. “Avanti amico, non fare scherzi lascialo andare! Cazzo, così lo uccidi!” con mio sommo stupore intervenne anche Tobi che si lanciò su Sasori spostandolo via bruscamente. Tossii e presi a respirare con affanno, portandomi una mano al collo finalmente libero. Non ero mai stato così felice di saper respirare.“Adesso smettila di fare cazzate! Che ti passa in quella testa? Stavi per ucciderlo, razza di cretino!” urlò Tobi. Mi stupii. Non aveva mai parlato con tali termini da quando lo conosco. Non aveva mai parlato con autorità. Non aveva mai detto qualcosa seriamente. “Tutto ok?” mi chiese Konan premurosamente. Annuii, cercando di trovare un senso a tutto ciò. “Che diamine credevi di fare? Se lo uccidevi, come minimo…Shiori” Pain interruppe il suo discorso non appena notò Shiori sulla soglia della cucina. Sasori si voltò a guardarla. “Shiori, io…”

“Lo avevi giurato! Avevi giurato di non essere arrabbiato, avevi giurato che era tutto ok, che sarebbe tornato tutto come prima!” urlò Shiori sull’orlo delle lacrime. Stava per continuare a parlare, ma fu colta da un singhiozzo. Si passò una mano fra i capelli e corse fuori. “Shiori! Torna qui!” urlò Konan correndole dietro. “Mi dispiace…ma soltanto per lei.” disse Sasori. Mi guardò con odio. “Tu adesso vieni con me, testa di legno! Parliamo!” urlò Tobi. Afferrò Sasori per un braccio e lo trascinò con sé chissà dove. Nella cucina cadde il silenzio. Ero così confuso. Non capivo nulla. Cosa era successo? Perché Sasori era arrabbiato? Perché Shiori piangeva? Cosa si erano detti?

“Io personalmente facevo il tifo per il rossino” disse Itachi rompendo il silenzio. Si beccò uno scappellotto da Kisame. “Fai tanta scena ma sei stato il primo a scattare in piedi quando Sasori ha afferrato Deidara” disse Kakuzu ridendo.

“Che c’entra, era per aiutare Sasori” disse l’Uchiha.

“Certo, e allora perché ti si è attivato lo Sharingan?”

Itachi arrossì. “Ma smettila!”

“Tutto a posto?” mi chiese Pain.

“Più o meno” risposi. “Sono ancora confuso. Non riesco a capire.” Dissi.

“Beh, è una storia complicata. Non fare domande”

“Credo di averne il diritto visto che stavo per rimetterci io!”

“Non posso risponderti” tagliò corto Pain. Io tacqui. Solitamente Pain non prendeva le parti di nessuno, ma se non voleva rispondermi, sotto c’era qualcosa di importante. Decisi di restare in silenzio, a scavare nella mia mente alla ricerca di un motivo. Davvero, non riuscivo a capire nulla! Per me era tutto assurdo! Sapevo solo che ripensando a Sasori e ciò che aveva fatto poco prima…mi veniva quasi da piangere.

 

***L’aria era gelida e il vento soffiava con insistenza contro le pareti. Fuori dalla finestra era ben visibile il paesaggio che era stato nuovamente imbiancato dalla neve che era scesa nel pomeriggio in morbidi fiocchi. Tobi camminava nervosamente su e giù per la stanza, atteggiandosi da vero sé stesso e mettendo da parte l’atteggiamento giulivo ed esaltato che assumeva di solito. Io intanto stavo seduto su quel letto, tenendo lo sguardo fisso nel vuoto. Tobi si fermò di scatto e mi guardò trucemente. “Ora, si può sapere cosa diamine ti è saltato in mente?” urlò quasi fuori di sé. “Potevi ucciderlo, maledizione!  Stavi per ucciderlo!” parlava come se io non fossi a conoscenza di ciò che avevo fatto. Ma lui non capiva…non poteva capire come mi sentivo! Volevo urlare, ma non lo facevo per orgoglio. Volevo uccidere, ma non lo facevo per divieto altrui. Volevo piangere, ma non lo facevo perché non avevo più lacrime per farlo ormai da anni. “Ma mi stai ascoltando?” sbottò Tobi. Io annuii distrattamente. “Cosa è successo, Sasori?” chiese.

“Lo odio” risposi semplicemente.

“Anche se ciò non giustifica il tuo comportamento…comunque, perché?”

“Perché è così e basta! Lo odio! Lo odio! Lo odio!”

“Invece di blaterare, perché non mi spieghi cosa è successo?”

“Ottiene sempre ciò che vuole quel fottuto moccioso! E questo mi fa incazzare! Io dalla vita non ho mai avuto niente e non ho mai chiesto nulla di speciale! Ho patito le pene dell’inferno senza mai lamentarmi! E la prima volta che chiedo un pizzico di felicità, che chiedo di potere fare una cosa semplice come amare liberamente mi viene negato anche questo!” urlai.

Basta! Non ne potevo davvero più! Ero stanco di subire le ingiustizie di questa vita! E proprio io che mi ero trasformato in arte pur di sfuggire alla morte…adesso avevo una voglia matta di incontrarla. Ma davvero l’amore porta a tanto? Davvero io stavo soffrendo così tanto…solo per amore? Oppure ero sempre stato insoddisfatto della mia vita, e il rifiuto di Shiori era stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso?

“Le hai parlato?” chiese Tobi sconvolto “Non ci posso credere! Le hai parlato sul serio! Ti avevo detto di non farlo! Di aspettare!”

“Lo so cosa mi avevi detto, ma io odio aspettare! È stato più forte di me! Le ho detto tutto, senza tralasciare nulla…e lei…lei è stata così dolce e comprensiva…” mi raddolcii al solo ricordo. Le sue lacrime mi avevano fatto più male del suo rifiuto!  “Sapevo che sarebbe andata così, Mad…cioè…Tobi…sapevo che sarebbe andata male. Ma non mi aspettavo né le sue lacrime, né tutta quella dolcezza, né che avrei trovato conferma della mia tesi

“Raccontami tutto, Sasori. Nel dettaglio.” Disse Tobi sedendosi di fronte a me, pronto ad ascoltarmi con tutta la serietà che nascondeva dietro quella maschera. Io sospirai e presi a raccontare tutto nel particolare, mentre lui si limitava ad annuire di tanto in tanto. Quando ero in procinto di finire mi interruppe: “Beh, Shiori è fatta così. Si sarà sentita in colpa e di certo sarà confusa. Per questo piange. Non vuole vederti soffrire, è ovvio. Anche se…se non ricambia…sei molto importante per lei, non fa che ripeterlo.”

“Lo so, ma io non voglio che si senta in colpa. Non è colpa sua se la amo, e nemmeno se lei non ricambia. I sentimenti non si possono comandare. Purtroppo”

“Sarebbe tutto troppo facile se i sentimenti si comandassero, Sasori. Vivere sarebbe troppo, troppo semplice. Ma ancora non mi hai detto qual è stata la tua ‘scioccante scoperta’…certo, se non vuoi dirmela…

Abbassai gli occhi e in preda ad un altro attacco di rabbia sferrai un pugno all’armadio. Tobi trasalì e io, incredibile ma vero,  provai un dolore acuto alla mano. “Ama lui” dissi con una voce che nemmeno sembrava la mia. Avevo un groppo alla gola, che si sciolse facendomi male e facendo uscire dalle mie labbra un verso che identificai come un singhiozzo.  E questa che novità era? Io, Akasuna no Sasori piango? No…impossibile! Io non piango! Non piango! “Shiori è innamorata di lui, capisci? Di Deidara!” dissi con la voce spezzata da quei maledetti singhiozzi, sfogandomi in un pianto privo di lacrime. Tobi mi guardò semi-sconvolto. “Sapevi che era così” sussurrò.

“Si che lo sapevo…ma è una cosa che odio!” sferrai un secondo pugno all’armadio. Tobi mi si avvicinò lentamente e mi poggiò una mano sulla spalla. “Mi dispiace…ma lo hai detto anche tu stesso: i sentimenti non si possono comandare

“Infatti…è proprio questo che fa più male

“Lo so, ti capisco. Ma se tu la ami davvero come dici…”

“Dovrei solo cercare di renderla felice. E sei lei è innamorata di Deidara…non posso che mettermi da parte

“Sarà dura, Sasori. Ma puoi farcela. Sei un uomo forte…dimostralo anche questa volta

Lentamente i singhiozzi si spensero, fino a sparire del tutto. Con loro sparì anche la rabbia, e in parte anche il dolore. Tobi non si era mosso da lì. Stava accanto a me, comprensivo e bravo consigliere, da buon amico. “Va un po’ meglio?” chiese.

“Si” risposi semplicemente.

“Un’ultima cosa, Sasori…giura che non farai cazzate, intesi? Nessuna scenata, nessuna depressione, nessuna sofferenza…non ti dico di farlo per me, perché in fondo non sono che un amico come tanti…ma di chiedo di farlo per lei

Sorrisi. “Tranquillo. Farò il bravo, giuro”

“Bravo! E ora lo vuoi un abbraccio?” due pomelli rosa spuntarono in corrispondenza delle sue guance e allargò le braccia verso di me. Ecco…era rimasto serio per troppo tempo! Ed eccolo tornare il Tobi di sempre. “E allora? Un abbraccino piccino picciò?”

“No, Tobi, grazie. Mi hai già aiutato fin troppo”

“Almeno il cinque me lo dai?”chiese speranzoso. Io  risi, poi lo accontentai colpendo la sua mano con la mia. “Yeeeeeeee!” saltellò giulivo.

“Adesso vado a sbrigare una cosa. A dopo, Tobi. E grazie”

Prego, Sasori”

Ridacchiando uscii dalla stanza. Il corridoio era vuoto, ma sentivo le voci degli altri in cucina. Non appena entrai tacquero tutti. Con lo sguardo cercai Shiori, ma non trovai né lei, né Konan e nemmeno Deidara.  “Se è lei che stai cercando è ancora fuori con la mia Konny…ehm…con Konan” disse Pain arrossendo un po’.

“Grazie dell’informazione” dissi, poi mi diressi verso l’uscita del covo.

Konny? Ahahahahahah!” disse Hidan scoppiando a ridere, seguito dagli altri.

“Dacci un taglio, idiota!” ribatté Pain. Mi concessi  un sorriso, prima di uscire nell’aria gelida di gennaio. Le notai quasi subito. Erano sotto la betulla che cresceva rigogliosa poco distante dal covo. Shiori era seduta per terra, rannicchiata su sé stessa, Konan in ginocchio accanto a lei, le dava pacche sulla spalla, sussurrandole chissà cosa. Entrambe mi davano l e spalle. Fu la più grande ad accorgersi per prima della mia presenza. “Chi è, Konan?” chiese Shiori con voce tremante. Provai una fitta al cuore. Konan mi guardò come a chiedere il permesso, e io annuii. “Sono io, Shi…” dissi. Lei non rispose. Si rannicchiò di più, diventando se possibile ancora più piccina. Sospirai e mi inginocchiai accanto a Konan, carezzando i capelli di Shiori. “Avevi giurato che non eri arrabbiato!” disse Shiori, in un freddo rimprovero.

“Lo so, ho sbagliato. Perdonami”

Konan spostò lo sguardo da me a Shiori un paio di volte, poi si alzò “Vi lascio soli” disse, poi rientrò al covo. Io attesi una risposta, che non arrivò mai. Stanco di quella situazione, presi l’iniziativa (cosa che quella sera avevo fatto troppe volte) e la abbracciai. “Scusami, Shiori. Non volevo fargli del male…e non volevo farne nemmeno a te

“Ma lo hai fatto”

“Lo so bene, e mi dispiace. Non ero in me. Ma purtroppo a cuor non si comanda. So cosa provi per Deidara, e rispetto i tuoi sentimenti. Per questo ti chiedo di dimenticare ciò che è successo questa sera, e tornare ai vecchi tempi. Alla vecchia amicizia. Mi basta questo. Ti prego, Shi…”

Non sapendo cos’altro dire, attesi nuovamente una sua risposta.

“Questa è forse una supplica, Vecchio?” chiese ridacchiando.

Si, in effetti. Non voglio rovinare tutto ciò che ho costruito con te. Per vivere mi basta la tua amicizia, il tuo affetto. Non chiedo altro”

“Mi vuoi davvero così tanto bene da chiedermi questo dopo che ti ho spezzato il cuore?”

“Non hai spezzato un bel niente. Sono io che ho sbagliato, non tu. E voglio rimediare…e allora? Mi perdoni o no?”
“Non hai nulla da farti perdonare”

“Certo. Nulla a parte che ti ho rovinato il compleanno e ho quasi fatto fuori il ragazzo che ami” dissi sarcasticamente. Shiori alzò il viso e mi guardò, sorridendo. “Scemo” disse poggiando la testa sul mio petto. Devo ammetterlo. Rabbrividii a quel contatto. Ma mi fece rabbrividire di più l’idea che Shiori sorridesse. “Quindi ristabiliamo la vecchia alleanza?” chiese ridacchiando.

“Certo, senza rancori né robaccia simile”

“Affare fatto, scricciolo” mi strinse la mano.

Affare fatto, scimmietta

“Scimmietta?!

Si, esatto”

“Perché scimmietta?”

“Perché scricciolo?”

“Perché sei piccino!”

“E tu scimmietta perché sei una scimmia”

Miiiii!” scoppiò a ridere, e io sentii un’incredibile pace interiore. Il suo sorriso era un vero toccasana. “Ora che abbiamo ristabilito l’armistizio…credo di dovere andare a scusarmi con il biondo” dissi. Le diedi un bacio sulla tempia, poi mi alzai.

“Dì a Konan che resto qui ancora un po’, giusto il tempo di godermi un po’ di fresco.”

“Ok, basta che non ti becchi la polmonite

“Tranquillo” ci scambiammo un sorriso.

“Un’ultima cosa, Shiori”

Dimmi, Vecchio”

“Riguardo Deidara…” la sua espressione si fece curiosa.

“Si?” chiese.

“Voglio che tu mi prometti una cosa.”

“Ok…spara”

“Promettimi…che farai di tutto per conquistarlo ed essere felice con lui. Promettimi che userai ogni mezzo, che giocherai tutte le tue carte, che darai anima e corpo per conquistarlo. Se non potevo averla io…volevo almeno che fosse felice e con la persona che veramente amava. Il suo viso divenne cremisi. “C-cosa?” chiese sbalordita. Io sorrisi.

Si, hai capito bene. Lo prometti?” nonostante il rossore sulle guance, sorrise e annuì.

Si, lo prometto, Sasori”

“ Molto bene” le rivolsi il mio sorriso più sincero, poi  tornai dentro. Konan bisbigliava qualcosa che non capivo a Pain e gli altri,  ma non me ne curai. Percorsi il corridoio fino alla mia camera. Aprendo la porta, trovai Deidara seduto sul letto di Shiori, che si girava fra le dita il plettro che la mia musicista preferita gli aveva regalato per Natale. Teneva lo sguardo basso, e in un primo momento nemmeno si accorse della mia presenza. Spinsi la porta, che si chiuse con un tonfo. Allora Deidara alzò gli occhi su di me. “Danna…” sussurrò. Sembrava spaventato. Dovevo avergli messo paura prima, con il mio tentato omicidio. Mi sentivo tremendamente in colpa. Mi sedetti di fronte a lui, con calma e pacatezza, cercando di fargli capire che non ero lì per concludere l’opera. Mi guardò senza capire, ma restò in silenzio. Fui io il primo a parlare. “Scusami” dissi, guadagnandomi uno sguardo stupito e perplesso. “Sono stato un perfetto idiota. Non volevo farti del male, prima. Ho perso il controllo…” provai a spiegare, ma non trovai le parole adatte.

“Ma danna, io…?”

“Non fare domande, per favore. Semplicemente accetta le scuse di un vecchio idiota, se puoi. E non ti chiedo di scusare soltanto il mio gesto di prima ( che fra l’altro è stato davvero stupido e osceno), ma…anche il mio comportamento degli ultimi tempi. Non mi rendevo conto di ciò che facevo. Non mi rendevo conto che facevo del male alle due persone più importanti della mia vita: te e Shiori. E pensavo che trattandola così le avrei forse dimostrato il mio affetto? Idiota che non sono altro! Pensavo perfino di odiarti, per ciò che provi per lei, non capendo che in fondo…stai esattamente come me. Forse mi infastidiva il fatto che tu fossi un passo avanti a me…che avessi ottenuto le sue labbra, almeno una volta. Che tu possa darle ciò che io non ho più. Ma adesso, dopo aver combinato questo bel casino, ho capito. Ho capito che, nella tua idiozia, nella tua ‘purezza’ da ragazzino, nella tua…emerita deficienza…puoi renderla più felice di quanto non potrei fare io. E ti chiedo scusa per averlo capito così tardi.

Deidara mi guardava sconvolto, con gli occhi azzurro cielo che brillavano di stupore ed emozione ( credo proprio  che siano stati i suoi occhi i primi a fare perdere la testa a Shiori!). “Io…ma dico, vuoi farmi piangere, vecchio idiota?” sbottò cacciando via le lacrime.

“Ci ho provato” ammisi.

“Sei uno stupido! Beh, lo sapevo già, ma non credevo lo fossi così tanto!

“Che ho detto di stupido?”

“Tutto! Dalla prima all’ultima parola, uhn! Non ti devi scusare di nulla!”

Sorrisi. Sempre il solito baka!

“Io credo  proprio di si…”

“E hai anche detto…che sono importante per te?”

“Certo. Sei il mio nemico per eccellenza, mio rivale artistico, un vero baka che non riesce nemmeno a capire il vero concetto di arte…e sei anche….il mio migliore amico. È ovvio che sei importante, no?” Cielo, quanto mi costa dirlo! Io odio dire queste cose! Soprattutto a lui! Eppure, i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime, che cacciò via all’istante. È sempre stato troppo orgoglioso per lasciarsi commuovere. “Sei tu che non capisci l’arte, Danna...perchè l’arte è…”

“Un’esplosione, lo so”

Mi guardò stupito. “L’hai detto! Hai detto che l’arte è un’esplosione! L’hai detto davvero!” disse.

“No, Alt! Mettiamo i puntini sulle i! Secondo TE l’arte è un’esplosione! La vera arte è quella eterna!”

“Non mi stuzzicare, Danna! L’arte è esplosiva!” mi guardò male. Io rimasi a fissarlo, poi scoppiai a ridere. “Ma è mai possibile che cinque minuti senza litigare non possiamo stare?” rise anche lui.

“Sarà perché…in fondo ci vogliamo bene”

“In fondo. Ma molto in fondo”

“In fondissimo! Mooolto mooooolto in fondissimo!”  

Sorrisi. Era bello avere attorno persone così comprensive. E dire che mi aspettavo una sfuriata secolare, o un agguato!

“Posso considerarmi perdonato o no?” chiesi. Lui portò una mano al mento, fingendosi pensieroso. “Mmh…fammi un po’ pensare…solo se ammetti di nuovo che l’arte è un’esplosione” ecco, qualche idiozia dell’ultima ora ci stava!

“Te lo scordi, Deidara! Tutto tranne questo”

“Ok…allora considerati perdonato, Danna” sorrise (Il suo sorriso era di certo la seconda cosa che aveva stregato Shiori! Odio dirlo, ma aveva un gran bel sorriso, il biondo). Ci guardammo per qualche istante. “Ehm…a questo punto che dovrei fare?” chiese.

“Beh…solitamente ci si abbraccia a questo punto…

…………….

…………….

…………….

Naaaaaa! Va bene così” dissi all’unisono con lui. Ridemmo. Mi alzai lentamente. “Vado di là. Credo che abbiano appena intrapreso un torneo di ‘ruba mazzetto’ e non ho intenzione di perdermelo” dissi. Non è che fosse del tutto vero…ma non ero mai stato capace di trattenere conversazioni così a lungo. E per quella sera, avevo parlato anche troppo. “Ok…vai e vinci, Danna. Vinci questa battaglia anche per me” disse Deidara con atteggiamento da ‘comandante di una legione di soldati’.

“Tu non vieni?”

“No, sto qui in camera ad aspettare Shi”

“A proposito di Shiori” mi  puntai gli occhi nei suoi.

“Si?” chiese.

“Voglio che tu mi prometta una cosa.”

“Ok…dimmi”

“Promettimi…che farai di tutto per conquistarla, essere felice con lei e soprattutto renderla felice! Promettimi che userai tutti i mezzi, che giocherai tutte le tue carte, che darai anima e corpo per conquistarla. Promettimi che la proteggerai e la renderai la donna più felice della terra. Vinci questa battaglia anche per me, Deidara.

Il biondo arrossì violentemente. Stessa identica reazione di Shiori allo stesso, identico (non del tutto) discorso. Sorrise. “Promesso. Puoi giurarci, Danna.”

“Guarda che ci conto” feci per aprire la porta. “Ah…e se per caso tu la fai soffrire…io ti castro con le mie stesse mani! E poi ti faccio fuori!”

Scoppiò a ridere, e annuì. “Tranquillo. Non potrei mai farle del male”

Gli rivolsi un ultimo sorriso, poi uscii dalla stanza. Sospirai sollevato. Per la prima volta dopo chissà quanto tempo, mi sentivo appagato! Contento delle mie azioni. Ero soddisfatto, e anche piuttosto felice, direi. Era come…se avessi raggiunto lo scopo della mia vita. Strano, direi. Con quel senso di vaga felicità, saltellai (ebbene si! saltellai!) in cucina.***

 

Ebbene questo è quello che sono riuscita a combinare durante il mio poco tempo libero. Spero sia venuto fuori qualcosa di leggibile, almeno, e soprattutto spero di avervi stupiti almeno un po’. Beh, adesso siete liberi di picchiarmi o insultarmi per il triste destino di Sasori, ma uccidervi ve lo sconsiglio per tanti motivi: 1. qualcuno deve pur mandare avanti questa follia, e solo io so come andrà a finire ^^ 2. beh…credo che avrete più voglia di uccidermi dopo il prossimo capitolo, che giuro, sarà ben peggiore di questo! Anche questa volta ringrazio tutti, ma proprio tutti i lettori, sia quelli che recensiscono, sia quelli che non lo fanno! Un grande bacio anche a tutti coloro che hanno aggiunto ai preferiti il frutto della mia mente bacata. Beh, che dire? Se siete arrivati a leggere fino al 9° capitolo avrete sicuramente tanta pazienza, per sopportarmi! Comunque vi ringrazio perché state accompagnando me e la cara Shiori in questa avventura e perché date a entrambe la forza di andare avanti con le vostre recensioni (è vero! Grazie, cari! T.T sono commossa! N.d.Shi). Anche questa volta purtroppo non so con precisione quando aggiornerò, ma spero di farlo al più presto! Tanti baci e tante grazie! Recensite, mi raccomando! ^^

*Therys*

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