Rúnasaga

di LuciaDeetz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Þurs ***
Capitolo 2: *** Óss ***
Capitolo 3: *** Úr ***
Capitolo 4: *** Týr ***
Capitolo 5: *** Lögr ***
Capitolo 6: *** Bjarkan ***
Capitolo 7: *** Ýr ***
Capitolo 8: *** Fé ***
Capitolo 9: *** Maðr ***
Capitolo 10: *** Hagall ***
Capitolo 11: *** Íss ***
Capitolo 12: *** Reið ***
Capitolo 13: *** Sól ***
Capitolo 14: *** Kaun ***
Capitolo 15: *** Nauð ***
Capitolo 16: *** Ár ***



Capitolo 1
*** Þurs ***


ᚦ - Þurs
Gigante

 
Þurs er kvenna kvöl
ok kletta búi
ok varðrúnar verr.

 
Thurs è la tortura delle donne
e l'abitante delle colline
e il marito di una gigantessa

Disgrazia cadeva su chi deludeva le sue aspettative.
Che venisse da un congiunto, un amico o un sottoposto, nessuna invocazione di pietà sarebbe valsa a farlo retrocedere da una decisione.
Quanti crani asgardiani aveva visto volteggiare in aria, e quanti gli erano serviti a comporre la palizzata in difesa del suo popolo in tempo di guerra. Quanti ancora aveva reclamato lui stesso dai corpi dei proprietari maciullati sul campo! In poco tempo, si era fatto una nomea terribile e guadagnato il rispetto fra la sua gente.
Era stata formosa e in salute, Fárbauti. Forte e devota, doveva essere lei la prescelta, e lei aveva scelto per dare un'esistenza alla propria stirpe. Avrebbe tramandato i suoi pregi al futuro principe nel suo grembo.
Ma ora la gigantessa urlava di disperazione e seminava lacrime sul proprio cammino: a nulla avrebbero portato i suoi striduli pianti, perché il sovrano di Jotunheimr non si sarebbe rimangiato la sentenza.
Quello non era figlio di Laufey. Era un debole.
Un debole e basta.

 
Note d'autrice:
Nuovo capolavoro sonoro feat. Wardruna (su, forza, ascoltatemi!), nuova ondata di ispirazione, nuova storia.
Questa è la prima di sedici flashfic che spaziano da circa 150 a 300 parole l'una
. Ogni storia si basa su una runa dell'alfabeto norreno (nella variante più recente, composta appunto da sedici lettere) e sul suo relativo significato. Raggranellate tutte insieme, le storie ripercorrono un arco di tempo che parte dalla nascita di Loki e termina alla fine dello stesso in Thor I, ma ho preferito non etichettarle come una raccolta perché, sebbene il tema sia unico per ogni storia, devono essere lette in un certo ordine per essere comprese appieno. Il POV è salterino: quello dominante - ma c'è da chiederselo? - è il punto di vista di Loki, ma non manca quello onnisciente o quello di altri, nuovi personaggi che non si sono visti nel film e che ho deciso di aggiungere e far interagire con gli altri già presenti.
Le fic sono già state tutte scritte, quindi salvo terze guerre mondiali o esplosioni di computer la pubblicazione sarà regolare. Proprio riguardo a questo punto, vorrei lasciare a voi la libertà di decidere la frequenza di spammaggio nella sezione: ogni quanto volete che pubblichi i nuovi capitoli? Ogni cinque giorni potrebbe andarvi bene?
Volevo essere breve, ma ho visto che mi sono dilungata fin troppo...  quindi non mi resta che dire "spero vi sia piaciuta" e augurarvi un buon finesettimana!

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Capitolo 2
*** Óss ***


ᚬ - Óss
Dio

Óss er algingautr
ok ásgarðs jöfurr,
ok valhallar vísi.
Óss è il vecchio Gautr
e principe di Ásgarðr
e signore del Valhalla.

Durante il conflitto su Jotunheimr, Odino aveva vinto e perso al tempo stesso.
Aveva vinto una guerra ma perso il miglior soldato. Aveva vinto un ritorno nelle braccia della sua signora, ma aveva perso tanti affetti mentre batteva le terre dell'Est. Soprattutto, aveva vinto la vita ma perso un occhio, e con quest'ultimo anche un po' della sua divina preveggenza.
Perciò, quando alla fine si era ritrovato davanti quel frugoletto, nulla lo aveva avvisato della sorte che avrebbe gravato sul futuro di entrambi. Sorrideva, il signore del Valhalla, e gli accarezzava la testolina. Quel cosino vulnerabile, quell'erede trascurato, ora un misto di rosa e blu cobalto, gli aveva lavata via la foga del combattimento e riempito il cuore di pietà.
Così il vecchio Gautr lo aveva prelevato dall'urna e avvolto fra le falde del mantello. E mentre zoppicava via, incontro alla mancia di sopravvissuti e alla volta di casa, l'idea d'abbandonarlo al suo destino si tenne ben lontana dalla sua mente. D'altronde, non ci sarebbe stato posto per lei: i pensieri del re eran già tutti tesi ai piani per il futuro.
Oh, come le avrebbe subito procurato una sedia, se solo
avesse saputo! Ma, forse, sarebbe bastato anteporre l'animo del genitore a quello del politico.


Note d'autrice:
Sorridi, sorridi, che Loki t'accopperà.
Mi (s)piace pensare che Odino, 
pur di evitare di addossarsi la colpa e interrogarsi sulle sue effettive abilità genitoriali, si sia rammaricato di essersi lasciato intenerire da quel puffetto blu. Se avesse subito tenuto fede fin dall'inizio all'indole guerrafondaia e capricciosa del suo camerata norreno, a quel temperamento barbaro di cui si sono visti alcuni sprazzi in Thor II [vedere la scena del processo di Loki e "ucciderò ogni goccia di sangue asgardiano se necessario RRRAH!"], Asgard e Midgard avrebbero vissuto tempi felici ancora per un po'.
Ma si sa, è più facile puntare il dito verso gli altri che farsi un esame di coscienza.

Un grazie grosso così *spalanca le braccia* a chi ha recensito/seguito la storia o anche letto fin qui!
A lunedì col prossimo aggiornamento :3

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Capitolo 3
*** Úr ***


ᚢ - Úr
Pioggia

 
Úr er skýja grátr
ok skára þverrir
ok hirðis hatr.

 
La pioggia è il lamento delle nubi
e la rovina del raccolto di fieno
e l'odio del pastore.

Era successo nell'arco di un secondo, o forse anche di meno: si era sbilanciato con un piede e aveva esposto il lato indifeso. Da quel fallo in poi, l'andamento dell'esercitazione aveva imboccato la strada in discesa.
Si strofinò gli occhi con la manica e sputò il fango che gli era entrato in bocca dopo l'ultimo impatto col terreno. Poi, salutato dalle risate degli astanti, si resse di nuovo in piedi, lo scudo alto e la spada di legno pronta a privare di incisivi quel ghigno radioso del suo avversario.
«Vuoi proprio banchettare con la terra, eh?»
Altre risa.
Fu grato che le sue lacrime si mescolassero fra la pioggia. Ma non c'era tempo per piangere, no.
Attenzione, Loki. In posizione.
Voleva vincere. Non era forse questo, il traguardo di una guerra?
E com'era che diceva, quel dannato paragrafo? Massima focalizzazione e autocontrollo delle emozioni.
La pioggia batteva in sincrono con le sue palpebre per aiutarlo a lavare via quel velo di umiliazione.
Contròllati o sarai un debole.
Loki richiamò il seiður a sé e fissò gli occhi in quelli dell'altro.
Tutt'intorno a lui, davanti a lui e sopra di lui, lo scroscio della pioggia.
Poi Fandral scartò in avanti, mirando alle costole.
L'occasione che aspettava per mettere in pratica la teoria appresa dai libri.
Mentre il biondino si abbatteva sulla proiezione magica appena creata, Loki si portò alle sue spalle e gli inferse un colpo in diagonale sulla schiena.
La vittoria sollevò grida indignate.
Ma Fandral aveva mangiato fango, e tanto bastava a dar senso alla giornata.

 
Note d'autrice:
Salto temporale a un Loki in versione muddy kid.
Úr ha due definizioni: pioggia e scarto. Per questa occasione ho scelto di lavorare sulla prima accezione, ciò non toglie però che anche la seconda mantenga un certo legame con la scena descritta nella fanfic. Mi immagino i pensieri delle altre reclute all'arena che etichettano Loki come "scarto da combattimento".

Certo è che non dev'essere stato facile, per lui, sottoporsi alle regole di un'esercitazione tradizionale che non prevede l'ausilio di un pugnale nascosto e trucchetti di magia... s'è visto alla fine che tanto scarto non è: chiedetelo agli elfi oscuri.
Mille grazie ancora a tutti i lettori! :D

 

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Capitolo 4
*** Týr ***


ᛏ - Týr
Dio Týr
Týr er einhendr áss
ok ulfs leifar
ok hofa hilmir.
Týr è un dio con una mano sola,
e gli avanzi del lupo
e il principe dei templi.

"Non altri che il fango potrà macchiare il terreno della mia arena. Chi maneggia un'arma deve farsi scrupolo che l'avversario l'abbia sempre di fronte agli occhi, o il suo onore è morto. Qui ci si esercita a colpo pulito: questa è la mia regola. E chi avesse obiezioni è invitato a prendere la porta."
Da anni accoglieva le matricole con un fisso discorso di benvenuto. Mai fino a quel momento, però, gli era toccato assistere a un'aperta inosservanza delle sue disposizioni.
Diluviava. I due rotolavano ancora nella melma. Avevano gettato da parte le spadine, riducendosi a menarsi l'un l'altro con calci e pugni come due barbari fomentati da istinto animalesco.
Il rigore di maestro Týr era incompatibile con certi episodi di inciviltà.
«Ora basta!»
Sollevò il principe da terra, abbrancandolo con il braccio. Poi scese di nuovo con la mano a tirar su l'altro. Ansimavano, e avevano insozzato il cuoio delle armature. «Alle latrine, tutti e due.»
Ma mentre li guardava avviarsi alla toletta, si scoprì a pensare che se tempo addietro, su Jotunheimr, si fosse sporcato un po' l'onore come quel moro giovanotto, avrebbe ancora avuto abbastanza dita per impugnare una spada a due mani.

 
Note d'autrice:
Nella mitologia, Týr è ciò che era Marte per i romani: il dio della guerra. Il mito racconta di come abbia perso una mano fra le fauci di Fenrir, figlio di Loki, ma ho pensato di (stra)volgere un po' le cose per adattarle meglio al Marvelverse.
Un ringraziamento a chi si fermerà a leggere, e... spero vi piaccia!

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Capitolo 5
*** Lögr ***


ᛚ - Lögr
Acqua
Lögr er vellanda vatn
ok viðr ketill
ok glömmungr grund.
L'acqua è corrente vorticosa
ed un grande geyser
e la terra del pesce.

Di nuotare in quelle acque aveva fatto ormai costume.
Góðavatn, così aveva battezzato quel luogo d'incanto nel cuore della natura asgardiana. Protetto ai quattro lati da filari di tronchi, inaccessibile alla vista dai sentieri battuti, era per lei il punto di ristoro settimanale.
Ogni sabato si disfaceva delle vesti e si lasciava cullare dall'abbraccio dell'acqua. In compagnia di cuculi e pettirossi che giocavano a bagnarsi le piume sul pelo del laghetto, il tempo trascorreva lesto e si faceva subito meriggio.
Ma quella mattina c'era qualcosa nell'aria che esulava dal solito paesaggio.
Qualcosa – o qualcuno. Gli occhi di qualcuno.
Di un ragazzo che si era appena tradito, affacciandosi dal fusto di una grossa betulla all'estremità opposta del lago.
«Non aver paura, vieni fuori» gli disse lei, immersa fino alla clavicola.
Quando la chioma corvina si sporse ancora dal tronco, sollevò un braccio sulla superficie dell'acqua e, con un cenno della mano, invitò il ragazzo ad avvicinarsi.
Non dovette sollecitarlo una terza volta.

 
Note d'autrice:
Góðavatn: "Lago degli dèi".
Con questa flash si arriva a circa 1/3 della raccolta.
L'OC sulle cui spalle giace la telecamera del punto di vista non è mica tanto OC, nel senso che oramai è una realtà quasi canon del fandom di Thor. Da brava cattiva che sono, però, preferisco tenervi sulle spine e non rivelarvi il suo nome fino al prossimo aggiornamento! :P
Grazie come sempre a tutti i letthori, i seguithori, i ricordathori, i preferithori e i recensor- recensithori.
A martedì! :3

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Capitolo 6
*** Bjarkan ***


ᛒ - Bjarkan
Betulla
Bjarkan er laufgat lim
ok lítit tré
ok ungsamligr viðr.
La betulla è un ramo frondoso
e un piccolo albero
e un giovane e fresco arboscello.

«Ho la concessione di sapere qual è il tuo nome?»
Levato in alto sulla cupola di rami, il sole asciugava la sua schiena con calde striature di luce. Il corpo ansimante di lei giaceva sotto al suo.
«Perché, principe Loki?»
Piccole gocce di sudore si infiltrarono fra i suoi capelli simili a sottili fili di fuoco liquido. Giacevano scomposti sull'erba, inumiditi dall'acqua del lago, quasi a formare una criniera.
«Mia cara,» disse lui «è chiaro che tu hai un evidente vantaggio su di me. Sai chi sono e dove potermi ritrovare.»
Lei rise, e che sorriso luminoso!
«Tutti i sabati mattina potrai trovarmi qui. Non ti basta?»
«Non mi basta.»
Era sfuggente, la ragazza.
Lei alzò una mano a sfiorare una ciocca pendente dei suoi capelli. Rigirandosela fra le dita, il sorriso che ancora le brillava sulle labbra, disse: «Sigyn. Mi chiamo Sigyn.»
Loki contraccambiò il sorriso. «Ti si addice.»
E a quelle parole la strinse di nuovo a sé, in riva al lago, sotto la betulla testimone.

 
Note d'autrice:
Sigyn deriva da "vittoria".
Loki ha preso una bella sbandata...
Non ho altro da dire se non che non so contare fino a cinque. Ed è grave, eh, se si conta (giuro, il gioco di parole è stato involontario! XD) che ho passato le elementari da un pezzo ormai.
Spero vi piaccia e... non capiterà più, promesso. Credo che segnerò le date di pubblicazione sul calendario!

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Capitolo 7
*** Ýr ***


ᛦ - Ýr
Tasso
Ýr er bendr bogi
ok brotgjarnt járn
ok fífu fárbauti.
Il tasso è un arco ricurvo
e un fragile ferro
e il gigante della freccia.

Tre settimane dopo il loro primo incontro, Sigyn gli aveva confidato di essere figlia di un legnaiolo dedito alla costruzione di archi per la caccia. Alla domanda se lei avesse seguìto la vocazione del padre, imparando a tirar di freccia, lei aveva annuito e con un sorriso assicurato di essere invero la più abile cacciatrice della sua famiglia.
«Una donzella che sostiene di potermi insegnare qualcosa? Non si è mai udito prima.»
Sorrise, la presuntuosa! E disse: «Abbassa il canto della lingua, se non vuoi che la lezione si dia alla fuga.»
Giusto, la lezione.
Sotto le istruzioni di lei, si acquattò dietro l'arbusto, rinsaldò la presa sull'impugnatura dell'arco ed estrasse una freccia dalla farestra. Tenendola fra indice e medio, portò la cocca sulla corda e iniziò a tenderla verso di sé. Prese la mira. Sentì i muscoli contrarsi e il suo braccio irrigidirsi. L'arco era scosso da piccoli fremiti. Per tenderlo, era necessaria più forza di quanta ne avesse messa in conto.
Dopo qualche secondo tirò. Il dardo squarciò un tronco di striscio, spruzzò schegge nell'aria. Il daino, ovviamente, si dileguò con un fruscio nella foresta e l'arciere rimase a bocca asciutta.
«Peccato» disse Sigyn con un finto broncio. «Migliorerai.»
Lui abbassò l'arco e ricambiò la smorfia. «Millanti le tue capacità,» le disse «ma non mi hai ancora reso partecipe di questo talento.»
Sigyn rise, scuotendo il capo. «Oh, no. In realtà ho già teso la mia corda.» Gli si avvicinò e gli appoggiò una mano sulla casacca, in prossimità del cuore. «E ho fatto centro proprio qui, nella tua.»
Loki emise un finto sospiro e roteò gli occhi al cielo. «Che roba sdolcinata.»

 
Note d'autrice:
Ve lo ricordate il coniglietto di Robin Hood versione Disney? Quello de "che rrroba sdolcinata"!
Spero si sia capito che la "corda" a cui si fa riferimento nelle ultime righe è quella del cuore :D
Grazie ancora a tutti e... spero vi piaccia!

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Capitolo 8
*** Fé ***


ᚠ - Fé
Ricchezza mobile
Fé er frænda róg
ok flæðar viti
ok grafseiðs gata.
La ricchezza è fonte di discordia tra familiari
e fuoco sul mare
e sentiero del serpente.

«Da quand'è che sapresti cacciare con l'arco, tu?»
Capitava poche volte che Thor fosse invidioso nei suoi confronti. Sovente era il contrario. Quelle rade circostanze, tuttavia, meritavano la fatica di ore e ore di tiri andati a vuoto. Avrebbe ricordato l'espressione allibita di Thor per settimane a venire.
«Allora, me lo vuoi dire?»
«No. Zitto e ascolta. E sta' giù! Dovrebbe arrivarne uno a momenti.»
«Chi dovrebbe arrivare?»
«Non chi, piuttosto cosa.»
Avvertì un raspare e un gemito al suo fianco.
«Dovevi scegliere proprio un cespuglio d'ortiche come nascondiglio?»
Dopo quella rimostranza, Thor ebbe l'accortezza di tacere.
Nell'aria, il vento trasportò un odore muschiato e un rombo cupo.
Si sentì tirare per una manica della giubba. «Loki? Qualunque cosa sia, sta venendo verso di noi.»
«Lo so.» Tese l'arco.
«Sei impazzito?»
«È possibile.»
I sassolini che aveva deposto sul moncone di un tronco presero a sussultare. L'arco tremava nella sua mano, ma la presa era salda. Il tremore contagiò ogni cosa, perfino le foglie degli alberi.
Infine, dal fitto della boscaglia, rugliando e spargendo rami lungo la propria scia distruttrice, sopraggiunse il più cornuto e coriaceo pentapalmo che avesse mai calcato il suolo di Asgard. Un colosso con zampe larghe quanto il tronco di una quercia.
Una macchina implacabile contro una misera freccia.
«NON ASSISTERÒ ALLA MIA MORTE, LOKI!»
Lo ignorò. Dispose l'arma per fare centro nelle fauci spalancate. Poi scoccò.
Rombando come una slavina, il pentapalmo emise un ruggito di agonia e si abbatté al suolo a pochi metri da loro. Era morto al primo colpo.
«Fratello diffidente!» disse Loki alle proprie spalle, mentre si accostava al bottino. A occhio e croce, c'era di che banchettare per un anno.
«Non capirò mai come tu abbia fatto» brontolò Thor, raggiungendolo.
Una buona maestra è la chiave, Thor; una buona maestra e un pizzico di seiður. Avrebbe voluto dirglielo. Ma stette zitto, godendosi quella rara vittoria.

 
Note d'autrice:
Un biscotto virtuale a chi intercetta la citazione da Thor II! :D

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Capitolo 9
*** Maðr ***


ᛘ - Maðr
Uomo
Maðr er manns gaman
ok moldar auki
ok skipa skreytir.
L'uomo è delizia dell'uomo
e prodotto della terra
ed ornamento delle navi.

La transitorietà della giovinezza non risparmiava nessuno, neanche un Ase.
Nemmeno lui, il principe ereditario.
L'incoronazione era fissata per il giorno successivo. Da quel momento in avanti, tutti si sarebbero aspettati da lui disciplina e moderazione dei vizi, nonché una certa inclinazione a non distruggere i traguardi sofferti e raggiunti dai sovrani precedenti.
Per questo voleva rendere omaggio al proprio ego fanciullesco con un addio adeguato.
Era da poco calata la notte, e loro erano giunti ad appena metà dell'itinerario, quando Volstagg era collassato sull'acciottolato a ridosso della diciassettesima taverna.
Fandral e Hogun si erano precipitati a tirarlo su in piedi, ma quello non collaborava più, sfiancato dalla sbornia. In quello che era apparso a tutti come un enorme atto di abnegazione, era riuscito a biascicare un "Andae avanni sensa di ve" prima di chiudere gli occhi e sbavare dalla bocca.
Il giro delle bettole era una tradizione per chi s'apprestava a compiere la maggiore età. Ben pochi riuscivano a portarlo a termine, Thor stesso sentiva già la propria coscienza vacillare, ma tutti avevano scommesso su Volstagg quale vincitore indiscusso ancora prima che avessero messo piede nella locanda numero uno.
Quella capitolazione sul più bello parve quasi un brutto segno.

 
Note d'autrice:
Mai ignorare i  brutti segni, Thor. Mai, mai, mai!
Grazie mille a tutti i lettori e... a fra cinque giorni con "cosa succede quando si ignorano i brutti segni".

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Capitolo 10
*** Hagall ***


ᚼ - Hagall
Grandine
Hagall er kaldakorn
ok krapadrífa
ok snáka sótt.
La grandine è un chicco freddo
e una doccia di nevischio
e il male dei serpenti.

"Giganti di ghiaccio."
Tre parole impreviste, una scarica di grandine in un dì d'estate.
Le esultazioni della folla erano state inghiottite da un silenzio che amplificava i più piccoli sussurri degli arazzi oscillanti nel vento.
Vide ogni cosa con infinita lentezza.
Come suo padre stringesse il pugno su Gungnir; come scendesse la scalinata; come lo raggiungesse; come lo sorpassasse. Come venisse affiancato da due guardie e come, nel mutismo di tutti, abbandonasse la sala.
Come avesse interrotto la sua cerimonia, il suo giuramento.
Un mormorio si levò intorno a lui. Crebbe d'intensità, finché raggiunse quel gridare e quell'ansimare tipici del panico e della presa di coscienza di una minaccia dentro casa. Le fila si ruppero, la folla si sparpagliò: uomini, donne e bambini, tutti grigi, tutti seri, ronzavano per la sala in un turbine caotico di passi.
Al centro di tutto, invece, coperto da un mantello rosso, il quasi-re giaceva genuflesso con il fedele Mjolnir al fianco.
Mentre Frigga saliva i gradini per richiamare i sudditi all'ordine, Thor rinsavì e si affrettò a uscire, correndo incontro al padre.
Bastardi.
A fargli digrignare i denti, i pensieri di una tregua violata e di una mancata ascesa al trono.
Non sapeva dire quale dei due lo incollerisse di più.

 
Note d'autrice:
Ci si ferma sempre sul più bello...

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Capitolo 11
*** Íss ***


ᛁ - Íss
Ghiaccio
Íss er árbörkr
ok unnar þak
ok feigra manna fár.
Il ghiaccio è la scorza dei fiumi
e tetto dell'onda
e la distruzione del condannato.

S'era aspettato dolore, ma non questo.
Che cosa succede, Padre?
Alzò il viso su un paio d'occhi rossi.
E tu, perché mi guardi così?
Stringendo i denti, inferse una pugnalata al gigante inginocchiato di fronte a lui.
Che cosa mi sta succedendo, Padre?
Vene blu, epidermide blu. Blu come il panorama di quel mondo.
Volstagg ancora si contorceva nei momenti di riposo fra un colpo d'ascia e l'altro. Si soffiava sul braccio, poi calava l'arma sul primo nemico a tiro, infine soffiava di nuovo.
"Non fatevi toccare", aveva detto.
Era forse magia? Una protezione che lo rendeva invulnerabile al gelo?
Non più a contatto con la mano del gigante, la pelle dell'avambraccio si stinse gradualmente fino a riprendere le fattezze originali.
Fattezze originali.
S'era aspettato dolore, e il dolore arrivò.
Un'ustione da freddo sarebbe stata più gradita.
E mentre ammazzava intorno a sé, si rivolse un'altra domanda. L'ultima.
Che cosa mi hai nascosto, Padre?

 
Note d'autrice:
Una vera esplosione di allegria, questo capitolo...

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Capitolo 12
*** Reið ***


ᚱ - Reið
Cavalcata
Reið er sitjandi sæla
ok snúðig ferð
ok jórs erfiði.
Cavalcare è la gioia del cavaliere
e un veloce viaggio
e la fatica dei cavalli.

«Via! Via! Levatevi di mezzo!»
Con gli occhi della mente, vedeva ancora il soldato caracollare verso la scalinata del trono e riferire del pericolo. Non si era profuso in inchini perditempo, e per questo gliene era grato.
Pacato al di fuori, aveva subito dato disposizioni affinché gli sellassero il cavallo.
Frigga, però, era scivolata a terra, colta da malore, ed era forse questo il ricordo peggiore.
«Aprite i cancelli!»
Sleipnir ansimava e schiumava dalla bocca.
Davanti a entrambi, un cosmo trapuntato di stelle e una gara contro il tempo.
Mai il Bifrost era parso così eterno all'orizzonte.
Il cavallo percuoteva il vetro con gli zoccoli, filando come il vento.
Ma non era abbastanza, non era abbastanza!
Ogni rimbombo era un secondo che moriva.
Per un attimo, Padretutto temette che sarebbe arrivato a sciagura conclusa.
Thor! Loki!
Maledizione!
Aizzato dall'urgenza di un sovrano e dalla disperazione di un padre, Sleipnir corse, e corse, e corse a salvare la prole disgraziata.
Il cavaliere sarebbe giunto in tempo a salvaguardare la pace col nemico, ma per la quiete famigliare era ormai troppo tardi: Odino ancora non sapeva della rivelazione per mano di terzi.

 
Note d'autrice:
Dalla visione del film emerge un Odino che, appena approdato a Jotunheim, è ansioso di negoziare un nuovo trattato di pace coi giganti. Ma chissà come dev'essersi sentito, quando la guardia, sotto ordine di Loki, gli ha comunicato dove si fossero recati quei beduini dei figli!
Non dev'essere stato un bel momento.
A fra cinque giorni col nuovo capitolo :3

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Capitolo 13
*** Sól ***


ᛋ - Sól
Sole
Sól er skýja skjöldr
ok skínandi röðull
ok ísa aldrtregi.
Il sole è lo scudo delle nuvole
ed un raggio scintillante
e il distruttore del ghiaccio.

Tempo addietro, qualcuno gli aveva detto che la sua chioma era in realtà un frammento di sole disceso dal cielo apposta per lui.
Era gentile, Sif, nei rari momenti di femminilità strappati alla sua indole irruenta. Allora dalle sue labbra uscivano parole, non i soliti ringhi, e gli sfidanti potevano deporre gli scudi e riprendere a respirare.
Era gentile, Sif. E sapeva dire belle parole.
Lui, invece, non poteva che osservare un sole alla guida di quella strana scatola di ferro.
Quella definizione che era stata data a lui si adattava molto meglio a quella donna. Lui, dio della folgore, si era lasciato folgorare dal sole. Ironia voleva che si fossero incontrati – scontrati, a essere precisi – in totale assenza di luce.
Mentre viaggiavano per le strade polverose del Nuovo Messico, in direzione di Mjolnir, Thor osservava un sole illuminato dal sole del tramonto, e rifletteva su quanto fosse bella quella vista.

 
Note d'autrice:
Thor non  accusa colpi di fulmine, ma colpi di sole.

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Capitolo 14
*** Kaun ***


ᚴ - Kaun
Ulcera
Kaun er barna böl
ok bardaga [för]
ok holdfúa hús.
Ulcera, malattia fatale per i bambini
e punto doloroso
e dimora della mortificazione.

Il sole del tramonto gli feriva gli occhi. Il dubbio, lo stomaco.
E le incessanti rassicurazioni di Sigyn, le orecchie. Se non altro, la sua voce scacciava i ricordi di una lite fra un braciere, tre idioti e quattro canapé.
«Non darti la colpa per ciò che è successo, Loki.»
«Non mi sto dando la colpa.»
L'esilio di suo fratello era sceso all'ultimo gradino nella scala di priorità dei suoi problemi. Non che non gliene importasse, ma c'erano altri punti che esigevano la sua attenzione e gli impedivano di concentrarsi. Perché, da Jotunheim, aveva trascinato con sé un seme di dubbio che gli si era piantato nello stomaco e lo stava facendo marcire: qualcosa che lo spingeva a voler indagare sul proprio passato anziché sulle conseguenze del presente.
«Per uno che non si sente colpevole di nulla, hai un aspetto piuttosto tetro.»
Sigyn lo fissava con aria interrogativa.
Loki si tirò su a sedere, le mani che premevano sull'erba. «E chi ha detto che non mi sento colpevole di nulla?» disse. Si alzò, pulendosi casacca e pantaloni dai residui del prato.
«Dove stai andando?» La voce di Sigyn lo raggiunse quando si era già allontanato di qualche metro.
Loki si volse appena. «A liberarmi di una piaga» rispose.
Il sesto senso lo guidava alla sala delle reliquie.
«Quindi io sarei una piaga?»
Col gelo nelle membra, Loki si girò a guardare Sigyn che si addentrava, a passo di marcia, nella boscaglia ai limiti del campo.
«No, aspetta!» Le corse incontro, cercando di raggiungerla, ma quando arrivò ai piedi del bosco la donna era già scomparsa, come svanita fra i tronchi degli alberi.
A Loki sfuggì un sibilo. Nel suo petto, dolorante e marcescente, si era aperta un'altra ulcera, proprio sul cuore.

 
Note d'autrice:
Non ho rispettato l'ordine degli eventi qui, perché nel film la scena di Loki nella sala delle reliquie si svolge prima di quella dove Thor e Jane guidano incontro al Mjolnir... fate finta che non sia così! XD
Spero che abbiate passato una buona Pasqua!

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Capitolo 15
*** Nauð ***


ᚾ - Nauð
Bisogno
Nauð er Þýjar þrá
ok þungr kostr
ok vássamlig verk.
Il bisogno è l'affanno della serva
e uno stato di oppressione
e un lavoro penoso.

Non si poteva dire che gli atti di carità fossero per lui una costante della vita. Tutt'altro. Ma sarebbe sempre esistito un punto di svolta, e per un attimo Thanos si concesse d'essere sorpreso di se stesso.
Era piovuto dal cielo come un asteroide, impattando sulla roccia e sollevando polvere attorno a un cratere di tre metri. Almeno, stando al resoconto della guardia che per prima lo aveva avvistato.
Ora giaceva al suo cospetto, ai piedi del trono.
Valutandone le vesti sbrindellate e i capelli ingrigiti di pulviscolo, non gli era parso difficile credere alla cronaca. E già aveva l'avambraccio mezzo levato, per far segno che glielo togliessero subito dai piedi, che lo gettassero pure nel vuoto, con tanti saluti, quando l'alieno aveva fissato lo sguardo nel suo. In mezzo al sangue e allo sporco del suo viso scintillavano due strie rosa e due occhi infossati, vuoti di lacrime e pieni di bisogno. Di paura però no, non ce n'era cenno.
Poi quello, non incalzato, aveva iniziato a raccontare. Del suo rango, degli dèi, di Asgard, del trono. Vomitava parole come un vulcano erutta lava.
Lì, percepì, ebbe inizio la svolta. Il cervelletto di un principe ridotto a mendicare è malleabile e disperato e non si pone troppe domande sul contenuto d'una zuppa offerta.
Il suo bisogno era potere nelle mani di Thanos: e si sa, il potere è solo un mezzo per raggiungere un fine.

 
Note d'autrice:
Non riesco a credere di essere già arrivata al penultimo capitolo... ma sì, il prossimo chiuderà questa raccolta T.T
La frase finale è una rivisitazione di una citazione trovata qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Thanos

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Capitolo 16
*** Ár ***


Nota iniziale per una corretta comprensione di quanto segue!
Andhrímnir è il cuoco che, ogni giorno, cucina un cinghiale per gli affamati guerrieri della Valhalla. Sæhrímnir è, appunto, il povero cinghiale che viene cotto ogni giorno per resuscitare poi la notte: una riserva apparentemente infinita di carne suina.
ᛅ - Ár
Abbondanza
Ár er gumna góði
ok gott sumar
algróinn akr.
L'abbondanza è un beneficio per gli uomini
e una buona estate
e un florido raccolto.

La notte era calda dei bracieri che ardevano attorno alla sala e ai commensali.
Frigga, a sinistra del posto d'onore, osservò il cuoco portarsi al centro della tavola reggendo il piatto forte della serata.
Per la festa del ritorno del principe Thor, Andhrímnir non aveva lesinato con gli ingredienti. Addirittura, in onore del banchetto, s'era deciso di rompere la tradizione millenaria e spezzare il digiuno degli Einherjar ben prima che giungesse l'alba. Sæhrímnir il Cinghiale aveva così avuto vita corta: il tempo di riaprire gli occhi, e s'era tosto ritrovato la mannaia sotto il collo.
Con un inchino, Andhrímnir depose la portata al centro del tavolo, di fronte alla famiglia reale, e si congedò con una seconda riverenza.
Composizioni di frutta, stufato di montone, pentapalmo marinato alle erbe, anatra al miele, lombi di pecora, tartara di salmone, gamberetti al forno ripieni, paste di zucchero grezzo e botti di idromele ogni cinque posti: sotto l'abbondanza del banchetto, la tovaglia di lino era scomparsa.
Frigga guardò il marito alla sua destra. Poi si volse a guardare Thor che levava il calice in alto sulla testa. Spaziò con lo sguardo per il salone addobbato a festa e brulicante di figure tra servitori, invitati, cantori e mangiafuochi. Infine lo posò sul posto accanto a Thor.
La sala era piena. Il suo cuore, però, vuoto come quella sedia.

 
~fin~

 
Note d'autrice:
E così è giunta la fine.
No, non del mondo. Di questo viaggio. Che però potrebbe essere davvero comparato alla fine del mondo, giacché sono molto triste che sia già finito tutto.
Ma si spera che la divina ispirazione mi dia altre idee per tornare a importunarvi con altre storielle! :D
Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno recensito la storia, che l'hanno inserita fra le preferite/ricordate/seguite e tutti i lettori che, da gennaio a questa parte, hanno deviato dai propri compiti quotidiani e han deciso di sostare qui anche se per una manciata di righe. Grazie a tutti!
Ci si risente... in un futuro prossimo :3
Lucia

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