Il rumore del vento di Izanami (/viewuser.php?uid=56939)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il rumore del vento ***
Capitolo 2: *** La brezza estiva ***
Capitolo 3: *** Come d'autunno le foglie... ***
Capitolo 1 *** Il rumore del vento ***
Il
vento le sfilava tra i capelli, le lunghe ciocche corvine ondeggiavano,
si drizzavano a mezz’aria e, come fili di seta nera,
luccicavano sotto il riflesso di uno dei primi limpidi tramonti di
primavera.
Aspirare ad occhi chiusi quell’odore di ciclamino e fiori di
pesco non poteva che inebriarle la mente e offuscarle i
pensieri… era rilassante stare seduta a gambe incrociate su
quella vecchia e larga panca di legno massiccio, spettatrice di tutte
le sue erranti emozioni passate.
Rifugiarsi li, davanti a quel piccolo pezzo di paradiso significava
riappacificarsi con i propri pensieri, allineare le emozioni e
riequilibrare la mente.
I raggi caldi di quel nitido tramonto le sfioravano le braccia e le
lunghe gambe scoperte rendendo la sua pelle chiara ancora
più lucente, un senso di quiete e distensione avvolgeva la
sua figura minuta accovacciata su quell’enorme piano legnoso.
Una folata di vento più forte la destò dalla
meditazione e con un sospiro profondo aprì gli occhi,
riempiendosi i polmoni spalancò le iridi non preoccupandosi
di incrociare quegli ultimi sprazzi di luce solare, ma il riflesso di
quest’ultima sulla calma superficie del lago le
rimbalzò sulle pupille, costringendola a socchiudere le
palpebre.
Non solo il vento ma un fruscio improvviso fu a scuoterla, un
calpestio molesto che schiacciava le poche foglie secche ancora reduci
dell’inverno passato… erano passi a lei familiari.
Sentì sfiorarsi le braccia da due grosse mani, senti due
gambe avvolgersi alle sue… arti fasciati da una ruvida e
grezza stoffa color arancio. Il profumo pungente di muschio selvatico
si insinuò surclassando quello dolce dei fiori di pesco,
avvertire il suo respiro sul collo le destabilizzò di nuovo
i pensieri e le emozioni cominciarono a sparpagliarsi per la mente.
< Ancora con la "posizione del loto"? > Le
sussurrò nell’orecchio.
< Mi rilassa! Dov’eri?>
< Da Genio! > Cominciò a sfiorarle le braccia
e risalire sul collo cercando di rendere il suo tocco rude un
po’ più delicato.
< Ah, capisco!>
Volto leggermente il viso, incrociò i suoi occhi tra le
proprie ciocche color carbone e si rigirò davanti
continuando ad ammirare il sole che cadeva nelle acque cristalline del
lago.
Da dietro, lui affondò il proprio mento tra il niveo collo e
la spalla appena scoperta da una t-shirt dal collo troppo largo.
< Profumi di buono!>
Sentì la mascella vigorosa muoversi sulla sua spalla, un
sorriso le attraversò le labbra.
< E’ il profumo dei fiori degli alberi! Forse hai
fame? >
< Forse…>
Una scia umida la fece rabbrividire… sentire la sua lingua
sulla sua pelle le stava quasi facendo perdere i sensi, chiuse gli
occhi buttandoli al cielo.
Dischiuse leggermente le labbra emettendo un gemito, sentì
che le forti braccia la strinsero ancora di più,
appoggiò la sua schiena al petto robusto dell’uomo
dietro di lei, lasciò cadere la testa all’indietro
poggiandola sul suo collo vigoroso.
Apri gli occhi solo quando lui smise di carezzarle ogni centimetro di
pelle scoperta.
Rialzò la testa e vide che il sole era quasi scomparso
facendo spazio al buio della notte.
< È l’ultimo spicchio di sole che cala nel
lago. >
Disse lui con voce roca e profonda, forse lei non l’aveva mai
sentito parlare così.
Si voltò e, un po’ per dispetto per averla
lasciata sola tutto il giorno e un po’ per divertimento, fece
per baciarlo ma ritrasse le labbra prima che lui le potesse fare sue.
Si alzo di scatto dalla panca, gli fece una linguaccia, un piccolo
sberleffo e si avviò verso la casupola a poche decine di
metri di distanza.
Con gli occhi spalancati che luccicavano alle prime ombre della notte
lui si portò una mano alla nuca non capendo cosa volesse
fargli capire la donna.
Uno sbuffo di vento lo fece leggermente rabbrividire, si
alzò dalla panca e stirò le muscolose braccia,
girò il collo a destra e a sinistra e si avviò
anch’egli verso la piccola dimora nel bosco.
OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO
Aprì la porta di casa, il silenzio aleggiava sovrano, la
cucina era quasi del tutto inondata dall’ombra notturna, un
cigolio attirò la sua attenzione: era l’anta della
finestra che veniva mossa dal vento, un po’ di inquietudine
trapassò il corpo dell’uomo… meglio
accendere le luci.
Aggrottò leggermente le sopracciglia quando la luce
artificiale delle lampadine inondò la stanza, si
voltò in cerca di una piccola figura familiare…
ma dov’era finita?
Salì con molta calma le scale che l’avrebbero
portato alle camere da letto e ai bagni, forse stava in camera? Magari
sotto la doccia?
Tese l’orecchio in attesa di scoprire la verità,
restò fermo dinanzi alla porta d’entrata del bagno.
Ebbe un sussulto quando due esili braccia lo tirarono e lo
trasportarono con non poca fatica nella camera da letto alle sue spalle.
Si lasciò portare, poi attraversata la soglia della stanza
la donna lo lasciò e lui potè voltarsi.
Accese la luce e la trovò con le mani sui fianchi, le lunghe
gambe piantate a terra una dietro l’altra in posizione da
combattimento e gli occhi neri rilucenti e birichini che lo scrutavano
in attesa.
La squadrò da capo a piedi, non l’aveva notata
prima, la “posizione del loto” e
l’imbrunire non gli avevano permesso di analizzare bene cosa
avesse indossato: una sottilissima t-shirt di cotone giallo,
era abbastanza lunga da poter essere indossata da sola, il collo era
slabbrato e cadeva sul lato scoprendole la spalla…
Le lunghe gambe scoperte… il tessuto sottile…
stava andando troppo oltre con la mente, meglio ascoltare
cos’aveva da dire.
< Sei arrabbiata con me? >
< Mi hai lasciata da sola tutto il giorno! >
Abbassò lo sguardo < Mi dispiace >
si morse le labbra, forse aveva ragione, non doveva lasciarla sola
troppo tempo.
Il cuore della donna ebbe un piccolo fremito, sentire la voce
dell’uomo più forte del mondo pronunciare quelle
parole era davvero molto strano.
< Non farlo mai più! > incalzò con
voce rotta abbassando le braccia lungo i fianchi.
Al suono esitante di quelle parole lui alzò lo sguardo, e in
quel momento, quando vide la sua donna con i pugni serrati e lo sguardo
abbassato senti qualcosa scoppiargli nel petto, il cuore non aveva
retto?
Lei sapeva di non essere del tutto convinta di ciò che aveva
detto, era impossibile che non l’avesse lasciata mai
più da sola in casa…
Tuttavia si ammorbidì quando senti il corpo caldo
dell’uomo avvicinarsi a lei e stringerla contro il suo petto,
una mano le prese la testa e l’appoggiò sui
pettorali scolpiti, l’atra mano le accarezzava la schiena e
le spalle.
< Mi dispiace > sussurrò di nuovo baciandole
la testa e appoggiandone il viso sopra.
Le piccole mani scorsero lungo la linea di quella angusta cintola blu
che indossava, ne trovo il nodo e la sciolse, la tuta arancione si
gonfiò quando la cinta si slegò e cadde a terra.
Staccò leggermente il viso e il corpo dall’uomo e
con quelle stesse mani impertinenti aprì la tuta per
accarezzargli il petto nudo.
Lui la lasciò fare, quando sentì poi la manina
della donna insinuarsi al di sotto del bacino la fermò, le
blocco i polsi e la costrinse a guardarlo, quando i quattro occhi neri
si incontrarono i loro respiri affannati si fecero ancora
più intensi.
Le alzò le braccia, si sporse in avanti per baciarla, lei
fece altrettanto...
“Il bacio è un dolce ritrovarsi dopo essersi a
lungo cercati”… mai massima è stata
più vera!
Quel gesto così inconsulto spazzò via tutte le
incertezze della donna e tutte le preoccupazioni dell’uomo.
La prese in braccio, lei aprì le gambe e lo
avvinghiò a se, continuavano a baciarsi e divoranti di
passione sospiravano e gemevano.
OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO
Una ventata spalanco la finestra facendo ondeggiare la leggera tenda.
I capelli corvini del ragazzo semi-sdraiato sul letto con una mano
dietro la testa, si mossero sotto il soffio imponente del vento.
Abbassò la testa e lo sguardo si posò su quella
esile ragazza che si era appena addormentata sul suo petto.
I lunghi capelli neri sparpagliati sulle piccole spalle ricadevano
fluenti come le onde alla foce di un fiume, il viso rilassato e gli
occhi chiusi la rendevano davvero indifesa.
Non erano i fiori degli alberi a profumare di buono…
Rialzò lo sguardo verso la finestra e vide oltre le ante il
lago calmo e tranquillo, nella sua superficie si specchiavano tutte le
miriadi di stelle di quella splendida notte di primavera.
Quando sentì una leggera pressione sulla pancia
abbassò di nuovo gli occhi e incrociò quelli
vispi della moglie.
< Che ore sono? Devo preparare la cena! >
l’estrema dolcezza con il quale pronunciò quelle
parole fece si che il marito le strappasse un bacio.
< Non è mai troppo tardi per mangiare! > le
disse l’uomo schioccandole un altro bacio.
Si alzò a mezzo busto coprendosi il seno con il braccio,
infilò gli indumenti ancora sul letto e si drizzò
in piedi.
Lui la vide scavalcare con un piede il suo corpo e piazzarsi davanti,
sentiva i piedi freddi sfiorarle i muscoli del bacino, la scrutava dal
basso in tutta la sua bellezza poi con un gesto rapido lei si
curvò su di lui con la schiena dritta e lo fissò
negli occhi
< Non credere che sei perdonato!>
Rimasero entrambi incatenati, occhi negli occhi, come se
un’attrazione sopita e un impulso irrefrenabile impedisse che
guardassero altrove.
Un piccolo sbuffo d’aria, entrò dalla finestra e
scostò il tessuto sottile della t-shirt sul fondoschiena
della moretta destandola dall’ipnotico sguardo del marito e
facendola rabbrividire.
Scattò come una molla e ritornò a sovrastare la
nerboruta figura dell’uomo sotto di lei che continuava ad
accarezzarle ogni parte del corpo con lo sguardo.
Con un piccolo saltello scese dal letto e si avvio versò il
piano di sotto.
< Sta molto attento!> si sentì in
lontananza.
OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO
Scese in cucina attirato da un profumino invitante, la vide trafficare
con padelle, pentole e tegami di vario tipo e genere, sempre con
indosso quel misero pezzo di stoffa.
Si appoggiò allo stipite della porta e continuava a
scrutarla.
Finito di cucinare, mise tutto sulla tavola e si sedette stizzita, lui
la raggiunse e insieme cenarono.
< Ehi, amore, mi spieghi cos’è
successo?>
Gli rivolse uno sguardo eloquente che celava mille interrogatori,
mentre lei continuava ad andare su e già dalla tavola al
ripiano della cucina.
Lei si bloccò e si voltò
< Come non noti nulla di diverso? > fece due passetti in
avanti, posò le mani sui fianchi e scostò la
testa.
< … hai tagliato i capelli? > disse
l’ingenuo marito grattandosi la nuca.
Si fermò di botto e lo fulminò con lo sguardo
< No! Non ho tagliato i capelli, vedi
meglio…> con una piroetta girò su se
stessa, la leggera t-shirt si riempi d’aria e i lunghi
capelli si alzarono leggiadri.
Non riusciva proprio a capire cosa ci fosse di diverso nella sua donna
quella sera, un solo pensiero era fisso nella mente: la t-shirt gialla
iper-leggera e cortissima.
< Beh, tesoro, non riesco proprio a capire!>
Lei sconfitta tirò giù le spalle,
rilasciò il fiato sospeso e si rigirò per
trafficare con i tegami di terracotta e le padelle in pietra lavica.
OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO
Dopo due ore era stesa di nuovo sul letto, stavolta con indosso una
leggera canotta e un pantaloncino e guardava il soffitto.
La luce della lampada illuminava solo metà stanza,
il vento passava attraverso la finestra socchiusa e
continuava a muove la sottile tenda... all’improvviso si
ricordò del marito e si affacciò proprio al bordo
del giaciglio coniugale e lo scorse intento a fare degli esercizi per
gli addominali.
< Ma davvero non hai capito nulla? > gli chiese mettendo
su un mezzo broncio.
< ..mmm…> fu la risposta, poi smise di
faticare e si alzò.
Scostò il lenzuolo e si stese sul letto, la moglie
scrutò tutti i suoi movimenti con fare interrogativo.
Con una dolcezza infinita prese la donna, la trascinò a
sé, la fece accomodare, di spalle, tra le sue possenti gambe
e l’abbracciò.
Affondò la bocca sotto il suo collo profumato e liscio, la
riempi di tanti piccoli baci, poi alzò la testa e disse:
< Se sarà maschio che dici di chiamarlo Gohan?
>
Un fremito passò nel cuore della donna, aveva capito!
Socchiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle forti braccia
del suo unico amore.
< Tutto ciò che vorrai, Goku! >
OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO
un figlio...
una parte di
me è in lei...
lei...
la mia donna...
mia moglie...
la mia
amante...
la madre di
mio figlio....
il mio
più grande amore!
Eccomi di nuovo con
una nuova One - Shot... stavolta Chichi/Goku.
che ne dite? Forse
non dovevo pubblicarla... se devo toglierla di mezzo basta dirlo!
Grazie. Un bacio iza
Altra questione...
la continuo?
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Capitolo 2 *** La brezza estiva ***
Ciao
a tutti, come avrete capito ho deciso di trasformare questa One
– shot in una raccolta. Brevi momenti della vita di questa
coppia che ho riscoperto da poco!
Ogni capitolo sarà a se stante ma si collegherà
con qualcosa a quello precedente… grazie per il
sostegno…
Buona lettura!
Il vento soffiava leggero in quella abbagliante
mattina d’estate, fiottoli d’aria roteavano
sfiorando il suolo e innalzando il polline di distese di colorate
peonie, folate calde turbinavano tra le fronde degli alberi di loto e
di cedro, i raggi infuocati filtravano tra i rami rigogliosi
riflettendo sui verdi fili d’erba piegati sul
terreno.
I grossi ciuffi di capelli neri si spostavano in avanti ad ogni
movimento del suo corpo, i colpi sferzati fendevano l’aria
come una katana rigida e inamovibile, perle di sudore sprizzavano
splendenti nell’etere ad ogni suo gesto.
Sentire contrarre e distendere i fasci muscolari, sotto quel caldo
asfittico, era adrenalinico e lo caricava ancora di più
colpo su colpo, minuto dopo minuto… tutto ciò lo
portava ad una idilliaca sensazione di benessere.
Tuttavia un leggero dolore articolare cominciava a manifestarsi dopo
ore e ore di estenuanti allenamenti, un gorgoglio all’altezza
dello stomaco gli fece capire che era ora di pranzo.
Con un ultimo pugno accompagnato da un urlo grave finì di
combattere contro un nemico immaginario e si
voltò…
Una figura esile e spigolosa, addolcita da un lieve rigonfiamento al
bassoventre era appoggiata ad un arbusto con le braccia
conserte.
Con i suoi occhi neri e rilucenti aveva seguito per un po’ il
duro e sfiancante allenamento del marito, aveva raggiunto quel luogo
angusto e poco adatto alla sua situazione, con non poca fatica.
I capelli erano raccolti in un instabile chignon con ciocche che
ricadevano ai lati del volto e aveva indossato un leggero vestitino di
seta con delle spalline sottili, il tessuto fine dell’abito
lasciava trasparire le sue condizioni… altri cinque mesi
ancora...
Resosi conto della piacevole presenza della donna smise di allenarsi e
le si avvicino con estrema calma, camminando la fissava e cercava di
catturare il suo sguardo attirato, invece, da una farfalla posata su un
fiore di loto.
Con le poderose braccia avvolse i fianchi della moglie che ebbe un
piccolo sussulto, smise di fissare l’insetto colorato
girò gli occhi incrociando quelli del marito.
< Buongiorno! > disse con voce calda sfiorandole le
labbra con la bocca e carezzandole la piccola pancia gonfia.
< Ciao > le rispose di rimando
Poi si staccò da lei e si chinò sul suo ventre e
lo baciò.
< Buongiorno anche a te bambino! >
La giovane seguì con lo sguardo traboccante
d’amore quei gesti così dolci e teneri.
< È pronto il pranzo tesoro. >
sussurrò al caro marito.
OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO
Rumori di piatti e forchette riecheggiavano nella spaziosa
cucina, una pila interminabile di ciotole era depositata al
lato dove il nerboruto uomo stava mangiando, con foga macinava tutto
ciò che la moglie aveva preparato con cura tutta la mattina.
Lei aveva finito di mangiare da un bel po’, stava a fissare
il ragazzone con occhi birichini e con il viso appoggiato sui palmi
delle mani.
< ahhh… > esclamò appoggiandosi
allo schienale della sedia soddisfatto del pranzo appena consumato, si
stirò le braccia e tentò di alzarsi da tavola.
< Fermo là! Devi aiutarmi a togliere questo casino
dal tavolo! > la moglie lo bloccò, ancora seduta, per
un braccio.
< Ma… >
< Niente scuse! Non vorrai farmi affaticare troppo? >
< No, no… > si ritrovò di nuovo
seduto a fissare tutto il disordine che imperversava sul tavolo con una
smorfia di disappunto.
Con la mano, gli sposto i neri ciuffi ribelli e lo costrinse a
guardarlo negli occhi.
< Ho anche una sorpresa per te. >
Il volto imbronciato dell’uomo si rischiarò ed
apparve un sorrisetto malizioso.
< No! Non quel tipo di sorpresa caro… è
un’altra cosa! > fece per offendersi la moglie,
drizzandosi in piedi e voltando la testa.
< eheh, d’accordo… >
acconsentì il ragazzo con una piccola risatina di
rassegnazione.
Come una piccola catena di montaggio sparecchiarono e riposero pentole,
piatti e posate al loro posto, ad ogni singolo pezzo di porcellana che
si passavano tra le mani, le loro dita si sfioravano e un brivido
d’eccitazione li percorreva lungo la schiena.
Posato l’ultimo piatto, nel mobile in basso lui
alzò lo sguardo, catturò quello della donna e
ancora accovacciato cominciò a sfiorarle le esili gambe
leggermente abbronzate.
Con un tocco ruvido ma lieve salì sempre più
sopra, rialzandosi e carezzandogli le braccia e il volto.
Sentire quelle ampie mani toccarla, prima con delicatezza e poi sempre
con più ardore dal basso verso l’alto era
seducente, a mano a mano che lui risaliva la testa diventava sempre
più leggera, i pensieri si diluivano come granelli di sabbia
nel mare.
La prese in braccio all’improvviso e lei sentì
come un piccolo senso di vuoto allo stomaco.
< Ma cos… >
< Shhh… > la zittì con un bacio e
l’appoggiò sul freddo ripiano di marmo del tavolo.
Un brivido scorse lungo il corpo della donna questo fece si che il
marito la stringesse ancora di più a se, riempiendola di
baci e carezze.
Il precario chignon si sciolse definitivamente, le dita si
facevano spazio tra quei fili neri e si inerpicavano mantenendo la
minuta testa della ragazza.
L’estiva quiete pomeridiana caratterizzata unicamente dallo
stridio dei grilli fu accompagnata da dolci sospiri e sguardi bramosi
di amore.
Il giorno in cui voi non
brucerete più d'amore, molti altri moriranno di freddo (François Mauriac)
OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO
Folate calde di vento entravano a fiotti dalla
grossa finestra che dava nel salone centrale.
Sentì qualcosa di umido posarsi sui suoi pettorali scoperti,
aprì lentamente un occhio poi anche l’altro,
ciò che vide lo allettò: due rosee labbra
continuavano a lambirlo con estrema dolcezza e delle dita impertinenti
disegnavano linee immaginarie sui suoi muscoli definiti.
Sperando che si destasse, la ragazza era concentrata nel fare tutto con
la massima delicatezza, quando una mano le si posò al lato
del viso, smise di toccare il marito e alzo il volto.
< Ti sei addormentato, non la vuoi più la sorpresa?
>
< Credevo che… > rispose l’uomo
stralunato
< Che sciocchino, te l’avevo detto che era
un’altra cosa! > si sporse per scoccargli un bacio
Si alzò di scatto e con piccoli passetti uscì di
casa lasciando entrare uno sbuffo di vento afoso dalla porta.
Drizzò le spalle sullo schienale del divano, e
fissò il punto in cui era sparita la moglie, attese non poco
e la vide arrivare accaldata e leggermente ansate con le mani nascoste
dietro la schiena.
La piccola pancia era più visibile in quella posizione.
Avanzava lentamente verso il divano e fissava il marito negli occhi
< Ieri sono andata in città con mio padre >
< davvero? > si allarmò il marito
< Si! Mentre tu eri sull’isola di Genio! >
rimbeccò lei con aria furbesca.
Continuava a camminare piano e i suoi minuti passi
l’avvicinavano sempre di più a quella figura
statuarie e forte.
< E allora… > s’interruppe
suscitando nel marito la più fervida curiosità
< E allora? Cos’è successo? > disse
insistendo
< E allora, mentre stavamo sorvolando la radura nella zona est
ho visto un luccichio e… >
S’interruppe di nuovo…
< E… > l’uomo
scostò la schiena dal divano impaziente.
< E Ho trovato questa! >
Con un veloce movimento delle braccia mostrò
all’uomo un qualcosa tra le mani.
I raggi di sole che inondavano la stanza riflettevano sulla superficie
di quello strano oggetto, preso dalla curiosità
s’alzò dal divano e si avvicinò.
Mise a fuoco nonostante la luce solare non permettesse e vide una
piccola sfera arancione e lucida che brillava tra le mani della sua
amata.
< È proprio la Sushinchu, la sfera dalle quattro
stelle! > disse lei gonfiandosi d’orgoglio.
Lo stupore iniziale fece spazio ad una felicità smisurata,
ritrovare la sfera di Nonno Gohan era per lui fonte di gioia pura.
La contentezza provata in quell’istante fu tale da non
contenere la sua forza, prese la moglie tra le braccia e la
sollevò in aria.
< Fa attenzione, Goku! > urlò
< Non preoccuparti amore mio…. Ahah…la
Sushinchu… ahah… la sfera di Nonno
Ghoan… ahah… >
Continuava a girare su se stesso con la moglie sollevata a
mezz’aria.
Poi all’improvviso si fermò di botto
< Ti amo! > le disse guardandola dritto negli occhi e
baciandola.
OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO
Era quasi l’imbrunire, l’aria
si era fatta più fresca e il vento era meno asfissiante,
stava seduto ai piedi del grosso albero di cedro dinanzi la propria
dimora, girava e rigirava tra le mani quel piccolo oggetto patinato,
scorreva con le dita lungo la sua superficie e rasentava il contorno
delle quattro stelle.
Ricordi gli affioravano alla mente: Nonno Gohan, il matrimonio, la
ricerca del ventaglio, il torneo di tenkaichi contro Piccolo, le
peripezie con Crilin, Bulma, Yamcha…chissà se
sarebbero tornate quelle avventure di un tempo…
< A cosa pensi? >
L’aveva abbracciato e si era accomodata proprio di fianco a
lui e adesso lo fissava in attesa della risposta alla sua domanda.
< Pensavo a Nonno Gohan, al torneo di Tenkaichi…
>
< Ah, capisco! > lei era consapevole che il motivo di
quella cupidigia era l’ozio e la
tranquillità… non era mai riuscito a stare fermo,
senza combattere e trovarsi in serie difficoltà.
Il suo uomo era un fiero combattente e nessuno avrebbe potuto
bloccargli la strada, forse questo bambino era uno sprono in
più per tenerlo con se…
< Non ti ho detto tutto di ieri… > fissava
l’erba umida con gli occhi ingenui di una bambina
Lui la prese per i fianchi e la posizionò, come al solito,
fra le sue gambe.
< Beh allora cosa hai omesso di dirmi? >
< Sono andata dal medico… > era quasi timorosa
nel dirglielo
< C’è qualche problema? > si
riscopri a dire allarmato.
< No, assolutamente, il bambino cresce sano e forte…
>
Sano e forte? Bambino?
Ma allora…
< È maschio Goku! Nostro figlio sarà uno
splendido maschio e si chiamerà Gohan! >
Il cuore nel petto dell’uomo ebbe un battito in
più, un figlio maschio, erede della famiglia Son, un piccolo
forte come il padre.
Ad un tratto si ricordò della sfera riposta tra le mani, la
portò dinanzi alla donna e lei attirata da ciò si
girò verso di lui.
Quando l’aveva di fronte la fermò con le mani, le
carezzò la pancia gravida, si avvicino ad essa e sussurro:
< Nonno Gohan l’aveva affidata a me, degno e unico
erede della famiglia Son, da adesso in poi questa sfera
apparterrà a te… piccolo figlio mio! >
un maschio...
un erede Son...
un figlio che potrò allenare...
il futuro della mia famiglia...
il mio Gohan!
Eccomi di nuovo, spero che il continuo sia degno del primo capitolo....
fatemi sapere! Grazie.
ringrazio sempre coloro che leggono
ringrazio chi recensisce:
cagina:
Grazie, per i complimenti e per avermi dato fiducia... spero
che questo sia un meritevole continuo della storia.^^
un bacio iza
jojoND: Oddio
sei un angelo... *-*, ti ringrazio tantissimo per i complimenti e sono
davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto così tanto,
mi auguro che anche questo secondo sia alla stregua del primo.^^ un
bacione
nanatsu: teso,
anche qui ti acchiappo... ebbè tanto lo sapevi che avevo
pubblicato... piaciuto il cappy? fammi sapere! un bacione Tadb zia iza
elvis93:
Grazie davvero ^^ felice che il capitolo ti abbia fatto battere il
cuore e che sia stato toccante. spero che anche questo non sia da meno.
^^ un bacio
|
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Capitolo 3 *** Come d'autunno le foglie... ***
Il vento
staccò e portò via con sé l'ultima
foglia del grosso albero di cedro che troneggiava dinanzi alla
caratteristica casa con l'ingresso a cupola, come un tappeto di
svariati colori dalle tonalità rossastre il fogliame ormai
secco giaceva ai piedi degli arbusti spogli e desolati.
I lembi e le punte delle foglie tremavano leggermente e tentavano di
alzarsi sotto gli sbuffi di un fresco venticello autunnale, i
rami degli alberi più grandi ondeggiavano e le gocce di
rugiada sulle loro punte luccicavano dinanzi ad un pallido sole
nascente.
Il cielo si rischiarava man mano che il sole sorgeva, un'alba fresca e
limpida si fece spazio purificando l'aria dall'oscurità
della notte, i deboli raggi tiepidi dissiparono gli ultimi sprazzi di
nebbia che aleggiava a mezza altezza tra gli alberi rendendo finalmente
nitido il paesaggio.
La calma e la tranquillità imperavano in ogni angolo della
casa, dalle lucide finestre sottili raggi filtravano illuminando
lievemente tutti gli oggetti inanimati, rimbalzavano sulla superficie
specchiata di un anta e sfioravano il tessuto molle e
leggiadro di una coperta color vaniglia.
Due figure, ancora immerse nel sonno, giacevano sotto le coperte. Come
due esseri mitologici stavano una nelle braccia dell'altro, lei
appoggiata con la testa sui pettorali dell'uomo e quest'ultimo le
contornava le spalle stringendola come se non volesse lasciarla andare.
Un flebile e fortuito raggio birichino andò a posarsi sugli
occhi dell'uomo facendolo leggermente sussultare, si destò e
apri lentamente un occhio, colpito dal fascio di luce scostò
subito la testa abbassò lo sguardo e fu
compiaciuto di ciò che vide: una splendida donna serenamente
addormentata su di lui... la sua donna...
Avvicinò lentamente le labbra alla sua testa e le diede un
tenero bacio sui capelli neri e lucenti, tirò un bel respiro
e con la massima calma si drizzò cercando di non svegliare
la sua adorata compagna.
I barlumi di quella tersa alba d'autunno arrivarono ad illuminare anche
il resto della stanza, le sbarre di legno facevano ombra e creavano sul
muro e sulla copertina azzurra strisce di due tonalità
diverse, la morbida trapunta arrivava a toccargli il mento ed era
davvero calda. Con le mani serrate a pugnetti e la bocca protesa in
avanti aprì gli occhi spalancandoli, vispe e sbarazzine
gemme nere si mossero ritmicamente in cerca di una figura familiare,
sgambettando, poi, riuscì a scostare le lenzuola e
allungò le braccine cercando di arrivare alle api di gomma
appese sopra di lui.
Emise un gorgheggio attirando l'attenzione del padre che stava
comodamente appoggiato al cuscino giocherellando con una ciocca di
capelli della moglie ancora appoggiata su di lui, lentamente fece
scivolare il busto della donna sul letto, si alzò e si
avvicinò alla piccola culla.
Con la coda avvolta intorno alla vita quel piccolo batuffolo scalpitava
e tentava di allungarsi per raggiungere i colorati insetti di plastica,
quando il padre avvicinò la sua grossa mano e tese un dito,
subito il pargoletto lo afferrò e, giocandoci,
tentò di metterlo in bocca.
< Buongiorno figliolo! > disse amorevolmente.
< Cos'è già hai fame? Beh anche io...
> staccò il dito dalla manina e lo prese dalla culla,
lo alzò in aria e lo girò verso il letto
matrimoniale.
< Guarda, mamma sta ancora dormendo, dovremo aspettare un po'
per mangiare.. >
il piccolo vedendo la madre si sporse in avanti per poterla raggiungere.
L'uomo più forte della terra fu sorpreso nell'essere tirato
in avanti da un neonato, credette che gli scivolasse dalle mani tanta
fu la foga con la quale si slanciò.
< Vuoi andare dalla mamma? ...Certo che sei forte piccolino!
>
scostò di nuovo le lenzuola, e lo appoggiò al
centro del letto e poi lui stesso si acquattò accanto al
piccolo esserino.
Dormiva a pancia in giù. Con gli occhi chiusi e il viso
rilassato: era davvero bella... i capelli neri scivolavano lisci e
lucidi sulle spalle e sulle coperte... le mani appoggiate sul letto
all'altezza del viso e le lunghe gambe si intravedevano dal tessuto
morbido delle cortine.
La rimirava da lontano attraverso lo sbracciare irrequieto del figlio
che un po' spazientito voleva essere coccolato.
Continuava ad attirare l'attenzione del padre ma con scarsi risultati,
allora un po' per istinto e un po' per la posizione si voltò
dall'altro lato e fu attratto da una cosa molto più bella:
la sua mamma!
Apriva e chiudeva le piccole mani dall'entusiasmo, cercava in tutti i
modi di agguantare il viso angelico della donna ma finì
soltanto per rifilarle una sonora sberla!
Senti un colpo proprio sulla guancia ancora intorpidita, ebbe un
sussulto e aprì leggermente un occhio poi anche l'altro,
vide due iridi sbarazzine fissarla, una bocca protesa in avantie due
guanciotte rosee e paffute... era davvero un amore!
Il bambino continuava ad agitare le manine per attirare l'attenzione
della madre che ormai sveglia si rigirò supina e
si alzò a mezzo busto.
< Buongiorno amore... > sentì una voce calda
provenire dall'altro capo del letto.
< Ciao tesoro > disse ancora assonnata e fissando il
vuoto davanti... svegliarsi di soprassalto era un davvero uno shock!
All'improvviso fu destata da quella stasi da una carezza del marito
sulla testa e da un suo bacio sulla guancia.
Arrossì leggermente e girò il volto osservando i
lineamenti marcati ma sensuali dell'uomo, era davvero bello... gli
scoccò un bacio sulle labbra!
Il neonato alzò la testa e fissò tutti i
movimenti dei genitori, ma resosi conto che le attenzioni non erano
rivolte a lui cominciò a sbuffare e gorgheggiare.
Attirati dalle moine del figlio entrambi abbassarono gli sguardi su
quella figurina piccola e tenera.
< Credo che abbia fame! E credo ne abbia un po' anche io...
> disse l'uomo un po' preoccupato.
< Bene! Adesso preparo una ricca e gustosa colazione per il tuo
Papà e una grossa e sostanziosa pappa per te piccolo mio!
> disse in modo amorevole rivolgendosi al più piccolo
dell'allegra famigliola, poi scese dal letto e lo prese tra le sue
esili braccia.
OoOoOoOoOoOoOoOoOoOo
Il cucciolo sgambettava felice e con occhi attenti scrutava tutto
ciò che c'era intorno...
Appollaiato sul divano osservava tutti i movimenti degli adulti con
vivo interesse, il padre seduto dietro a quell'enorme tavolo che
mangiava come un ossesso e la madre che andava avanti e indietro per la
cucina e avvicinandosi di tanto in tanto a lui per controllarlo.
Aveva quasi finito di preparare il biberon con latte e biscotti, lo
chiuse perfettamente e si avvicinò a quell'angioletto bruno.
Lo prese di nuovo in braccio e fece appena in tempo a mettergli in
bocca il biberon che il bambino già stava cominciando a
reclamare la colazione lamentandosi e sbuffando.
Lo allattava seduta su una sedia accanto al marito che guardava tutti i
suoi movimenti.
Appena finito di mangiare e soddisfatto si stirò le braccia
ed emise un gemito di approvazione per il pasto appena consumato.
< Adesso vado a pescare qualcosa per pranzo... >
< Va bene allora a dopo! Saluta Papà Gohan, fai
ciao... Ciao! > lo alzò e leggermente gli prese il
braccino e gli sventolò la manina a mo' di saluto.
< A dopo! > con un gesto veloce, apri la finestra e
spiccò il volo, lasciando entrare in casa un fresco vento
autunnale e un forte odore di legno bagnato.
OoOoOoOoOoOoOoOoOoOo
L'aria durante la mattina si era fatta più calda, il vento
adesso era quieto e il sole faceva capolino tra le nuvole diradate.
Calpestava quel manto di foglie secche e si avvicinava con fare furtivo
alla casa.
< Eccomi, sono tornato! > annunciò appena
entrato e posò il grosso pesce sul ripiano della cucina.
< Shhh, non urlare. Gohan si è appena riaddormentato!
> apparve sulla soglia la moglie allarmata e affannata.
Ebbe un piccolo fremito al bassoventre, vederla arrivare all'improvviso
ansante e corrucciata con indosso uno strano kimono rosa, lo
destabilizzò.
Ma cos'era quell'indumento? Era davvero strano: sembrava un kimono ma
era decisamente corto per esserlo ed era particolarmente scollato,
abbassando lo sguardo notò che aveva stretto in vita una
delle sue cintole blu, proprio per fermare l'apertura del vestitino.
Si rese conto di averla controllata per benino e si avvicinò
lentamente a lei per baciarla, ma appena fu ad almeno venti
centimetri...
< Oh, mio Dio Goku, Puzzi di pesce! > disse ritraendosi
la moglie
< Forse è meglio che vai a farti una doccia >
continuò voltandosi verso la cucina e cominciando a
camminare.
Le gambe scoperte e il tessuto morbido che risaltava il suo
fondoschiena lo portarono ad una brillante idea, così si
avvicinò di scatto a lei e la fece voltare...
< Ehi ma cosa vuoi fare... No! No! Lasciami... > riusci a
dire mentre l'uomo la caricava sulle spalle e la portava con se.
Continuava a dare pugni sulla sua schiena muscolosa, ma senza ottenere
risultati.
< Shhh, vuoi che Gohan si svegli? > la
rimproverò il marito con una punta di severità
nella voce.
Si arrese alla sua forza e allungò le braccia verso il
pavimento e si lasciò trasportare, non capendo dove volesse
arrivare.
Quando la mise finalmente a terra lei si rese conto di stare nella
vasca...
< Oh no, Goku, non vorrai davvero... > si
lamentò un po' allarmata.
< Beh.. si! > aprì la manopola dell'acqua e il
getto flebile andò proprio diritto sui capelli della donna.
Un brivido percorse la sua schiena ormai bagnata e cercò in
tutti i modi di scappare
< Questa me la paghi! > inveì prima che lui la
bloccasse e le prendesse il viso fra le mani.
< Voglio solo fare la doccia con te! > disse con una
sicurezza inaspettata, poi lentamente s'impossessò delle sue
labbra.
Lo strambo kimono era tutto zuppo e dal tessuto s'intravedevano tutte
le forme delicate e sensuali della donna, ciò non
poté far altro che aumentare la sua eccitazione.
Anche la tuta arancione di lui era completamente bagnata e lasciava
trasparire i lineamenti definiti dei muscoli scolpiti.
Con le doppie dita sciolse la sua cinta dalla vita della moglie
< Questa è mia... > disse e si
fermò a guardarla quando il vestito si aprì
completamente.
Lei ormai stordita dal desiderio fece altrettanto e con
leggiadria fece scivolare il tessuto doppio lungo le forti braccia
denudandolo completamente fino ai polpacci.
Ad ogni centimetro di pelle sfiorata entrambi avvertirono come una
scossa di desiderio, un piacere misto al dolore, la voglia di avere
l'altro e la paura di perderlo...
Tra gemiti e respiri affannati si accasciarono nella vasca, l'acqua
continuava a scendere sui loro corpi accaldati e carezzava i loro
movimenti carichi d'amore.
Si nutre l'anima d'amore
come il flauto di vento: vive di suono il flauto, vive d'amore il
cuore. (Baqi)
OoOoOoOoOoOoOoOoOo
Il vento aveva ricominciato di nuovo a soffiare forte tra le fronde
degli alberi.
Entrò nella cucina sbadigliando, il sonnellino pomeridiano
era sempre rigenerante, trovò la moglie seduta su un tappeto
di lana con il piccolo Gohan davanti a lei che la guardava perplesso.
< Ma – ma! Su Gohan, dai adesso sei un ometto dici:
Mamma! >
Si avvicino lentamente alle due persone a lui più care e si
abbassò a guardarle, la donna si girò e gli disse:
< Ben svegliato amore, stavo cercando di insegnare a Gohan a
dire mamma, adesso dovrebbe essere in grado di dirlo! >
Poi si voltò di nuovo verso il piccolo che invece di vedere
lei stava allungando le braccia verso la figura paterna.
< No, Gohan, aspetta, non pensare a papà, concentrati
dai ripeti mamma... ma – ma! >
Ma l'angioletto era ormai attratto da quel sorridente e forte
guerriero, con una smorfia aprì la bocca e disse:
< pa-pa >
La tua prima parola..."papà"...
solo
per me...
sono
orgoglioso di te...
figlio mio...
Ringrazio tutti quelli che leggono questi capitoli, chi ha
messo la raccolta tra i preferiti e da vicino chi recensisce:
Nanatsu :ciao Nipo allora? come
st'altro capitolo? degno dei due precedenti?
Elvis93.:Ciao, un'altra piccola scena
di vita familiare... che ne dici?piaciuto quest'altro capitolo? Un bacio
tenshifly:
Ciao,
sono davvero contenta che la fic ti piaccia, spero che il continuo non
sia stato deludente. Un bacio
jojoND:
Ciaooooo *-* me sempre più commossa dai tuoi complimenti...
mannaggia... non ci riusciamo mai a beccare su msn...uffa! Allora?
piaciuto quest'altro capitolo? Volevo pubblicarlo il giorno del tuo
compleanno ma non ho avuto il tempo. Cmq Auguri anche se in ritardo!!
Un bacione forte. Gio
cagina:Ciao,
sono contentissima davvero che il continuo ti sia piaciuto... Mi
piacciono troppo Goku e Chichi in
intimità e tenerezza! *-*
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