Tauriel

di Legriel_2002
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** figlia della foresta ***
Capitolo 2: *** La collanina ***
Capitolo 3: *** La proposta che potrebbe cambiare tutto ***
Capitolo 4: *** Incontri e...stelle (parte 1) ***
Capitolo 5: *** Incontri e...stelle (parte 2) ***
Capitolo 6: *** La fuga ***



Capitolo 1
*** figlia della foresta ***


Capitolo 1
 
Gli orchi non erano mai entrati a Bosco Atro perché venivano fermati dalle guardie esposte ai loro confini e lungo il fiume. Il loro Re, Thranduil, era molto serio, ma anche un bravo sovrano. Tuttavia cercava sempre un modo per riconquistare la cosa a cui più teneva. La collana di sua moglie. Non riusciva a pensare ad altro. Sarebbe disposto a tutto per recuperare quella collana, rubatagli dai nani.
Per lui crescere suo figlio da solo e governare un regno non era affatto facile. Aveva l’appoggio del popolo, ma provava ancora un dolore nel suo cuore.
Un giorno, dopo una lunga riunione con Re Elrond, Re Celebron e Dama Galndriel, uscì dal regno con il suo cavallo per prendere un po’ d’aria. I raggi del sole, che penetravano tra le foglie verdi degli alberi, illuminavano il suo volto.
Il suo colore gli infondeva tranquillità e pace, che tuttavia venne interrotto da delle grida d’aiuto e da versi di orco. Cercò di raggiungerle per capire di chi fossero quelle grida e, magari, se avrebbe potuto aiutarli, ma quando arrivò era troppo tardi.
Vide i corpi di una coppia di elfi a terra.
Erano morti.
Ma quando si avvicinò per vedere i loro volti, il suo cuore si bloccò. In mezzo a loro c’era un elfa neonata che piangeva. La raccolse da terra per cullarla, infatti, si tranquillizzò e si addormento fra le sue braccia.
Non ci pensò due volte, il re, che si sarebbe preso cura di lei.
Certo, sarebbe stato un peso in più, ma quella neonata aveva perso i genitori e lui non sarebbe mai riuscito ad abbandonarla lì.
Si incamminò verso casa e in quel momento il pensiero della collana se l’era portato via il vento.
Appena entrò, ordinò ad un’ancella di portare una culla nella sua stanza. Nella sala entrò suo figlio, Legolas. Aveva ancora milleseicento anni, quasi un preadolescente, ma appena vide suo padre con in braccio un fagottino, non sapeva cosa dire, anche se la sua curiosità aumentava ogni minuto che passava. Seguì il genitore fino alle sue stanze, che fino a quel momento, non gli aveva ancora rivolto nessuna parola, così decise di parlare lui per primo.
< Ada…chi è il neonato che hai portato? > a quella domanda cercò disperatamente una risposta.
< E’ un elfo femmina e vivrà qui con noi perché ha perso i suoi genitori >
“Vivrà con noi” quel pezzo di frase rimbombava nella testa del principe e quando si voltò verso la neonata, ne rimase incantato. In qualche modo sentiva dentro di sé che quell’ elfa gli avrebbe la vita.
< Per te sarà come una sorella, niente di più >
Non fece caso a quello che gli aveva detto il padre, in quel momento stava avvicinando la sua mano a quella della piccola orfana.
< Come si chiama? >
Re Thranduil era talmente impegnato a procurarsi il necessario della neonata che non ci aveva neanche pensato al nome, ma rispose comunque alla sua domanda.
< Tauriel >
Visto che era orfana e l’aveva trovata nel cuore della foresta la chiamò “figlia della foresta”.
Col passare degli anni Tauriel, secondo Thranduil, era divenuta l’ elfa più bella del regno. I suoi capelli erano color fuoco, gli verdi come le foglie d’estate illuminate dal sole.
Il re si era affezionato a lei, nonostante non fosse sua figlia. L’allenava personalmente e si rese conto che l’ elfa aveva un grande talento nelle lotte con i pugnali, anche se, se la cavava anche con l’arco.

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Capitolo 2
*** La collanina ***


Capitolo 2
 
 
Un giorno, il re e l’ elfa avevano appena finito l’allenamento con l’arco e le frecce e si erano seduti sotto un albero finche non si misero a chiacchierare sulla storia degli elfi grigi, come loro.
Tauriel rimaneva sempre incantata da quelle antiche guerre, combattimenti e conflitti. Anche contro altre razze, finche non fece una domanda che al re colpì molto, soprattutto per la sua giovane età.
< che cos’è la morte per noi? >
Fin da quando era piccola le aveva insegnato a combattere, uccidere e odiare la razza degli orchi e dei nani, ma quella domanda, da parte di un’ elfa, aveva un suono strano. Tuttavia dopo averci pensato un po’, decise di rispondere.
< perché questa domanda? >
< …curiosità. Cosa si prova quando si va incontro alla morte >
< per noi elfi, la morte, è come se non esistesse cioè…è molto lontana.  Siamo immortali, anche se, a volte… > fece una breve  pausa, poi riprese.
< …è più vicina di quanto pensiamo . Al momento, tutte le emozioni, tornano in superfice. E’ un momento unico nella vita di un elfo >
Dopo quel giorno, Tauriel si sentiva più attratta dal pericolo, ma soprattutto dalla morte. Diventava sempre più spericolata , come fare allenamenti rischiosi che nessuno aveva mai osato o riuscito a fare. Con il figlio del re, Legolas aveva un buon rapporto. Lui era l’unico, dopo Thranduil, a capirla, la consolava quando si sentiva triste o quando sentiva la mancanza dei suoi genitori.
Una notte, era il suo compleanno di Tauriel e anche se gli elfi non festeggiavano quell’ evento, uscì, nonostante non avesse il permesso di farlo per avere solo quattro centonovant’ anni.
Legolas era appena, tornato da una riunione con suo padre e, vedendola sola in corridoio, decise di seguirla.
Sapeva che quello che stava facendo era sbagliata, ma aveva sempre sognato di uscire la notte, sentire il suono del vento contro le foglie degli alberi, i suoi capelli e il suo viso. E difatti la pace che provava era infinita e indescrivibile. All’ improvviso ogni dubbio e preoccupazione erano scomparsi. E la luna così pura, dolce e tranquilla…
L’aveva seguita fin lì. Era così bella illuminata dalla luna. Decise di uscire allo scoperto e parlarle.
< ciao, che ci fai qui? >
Sentire la voce del suo amico la spaventò, pensava di essere sola e poi aveva la testa altrove.
< oh ciao! Potrei farti la stessa domanda. Scusa ma volevo vedere il cielo notturno >
Lui le si avvicinava sempre di più quasi a sentire il suo respiro addosso e questo la allarmava.
< solo perché oggi è il tuo compleanno , non vuol dire che puoi uscire nel cuore della notte. Per te potrebbe essere molto pericoloso e poi…scommetto che non sai come tornare indietro >
Quello che le aveva detto era vero. Era uscita dal regno cercando un prato libero su cui poteva sedersi ed ammirare le stelle, ma non ricordava la via di ritorno, ma nonostante questo il suo desiderio si era avverato. Sarebbe voluta rimanere ancora un po’ ma sapeva che non era possibile. Era disarmata e per di più ai confini del regno.
Legolas sembrava aver intuito il suo pensiero.
< se vuoi puoi rimanere ancora per un po’, ma io resterò con te. Non ti lascerò da sola. >
Detto questo, il principe si sdraiò accanto all’ elfa. Restarono lì per un sacco di tempo ad ammirare il cielo stellato finche non calarono insieme nel dormiveglia.
Il giorno dopo, lei si svegliò per prima e si accorse che lui la stava abbracciando. Provò un emozione d’imbarazzo tanto che si alzò di scatto e lo svegliò.
< scusa non volevo svegliarti ma…tu.. ecco…lascia stare >
Sentiva le guance andare a fuoco e proprio non riusciva a guardare l’elfo negli occhi, intanto, sedendosi di nuovo a terra riprese il suo mantello e se lo mise attorno alle spalle. Il silenzio divenne padrone del momento. Legolas si alzò aiutando anche lei porgendole la mano.
< meglio tornare indietro >
Disse e lei, sentendolo, iniziò  a preoccuparsi. Aveva messo in pericolo il suo amico e se stessa, continuava a pensare alle conseguenze. Cosa le avrebbe fatto il re? Il giovane elfo sembrò percepire il suo pensiero e così cercò di rassicurarla sul fatto che non sarebbe successo nulla.
< tranquilla…era la tua serata ieri e avevi tutto il diritto di avverare il tuo desiderio nonostante non avessi il permesso di mio padre, c’ero io con te e dovrebbe bastare >
Sentire quelle parole, la commosse. Lui era l’unica persona che la trattava bene e non si arrabbiava troppo, anche se a volte faceva qualcosa di  sbagliato, tanto che iniziò a insospettirsi sul suo comportamento. E se non la considerava solo come una sorella?
< posso farti una domanda? >
Lui le fece un mezzo sorriso ed annuì.
< perché sei sempre così buono e gentile con me, anche quando faccio qualcosa di sbagliato? >
Quella domanda sembrava così facile da rsipondere, tuttavia anche difficile. Si, provava un certo affetto nei suoi confronti, ma come dirglielo?
< perché per me sei come…una sorella, migliore amica e poi credo che anche tu faresti lo stesso per me>
Lei, dopo un breve sorriso, annuì.
Quando tornarono nel regno, il sole stava appena sorgendo. Per fortuna, nessuno si era accorto della loro assenza, quella notte, ne del loro ritorno. Prima di separarsi, Legolas le si avvicinò lentamente e la baciò sulla guancia, sussurrandole:
< avvertimi la prossima volta che vorrai uscire la notte…ti accompagnerò io stesso senza che nessuno ci scopra >
Quelle parole erano talmente dolci che non riuscì a non arrossire, ma allo stesso tempo le sembravano così strane…
Cosi incomprensibili…
Quel “senza che nessuno ci scopra” voleva dire che avrebbe rischiato il tutto per tutto per lei?
Sarebbe stato anche disposto anche a rischiare anche l’ira di suo padre?  
Ormai quelle domande e le risposte da lei ipotizzate le facevano venire troppe illusioni.
 
                                                  ***
 
Durante la giornata, Re Thranduil passò molto tempo con figlio per istruirlo ed allenarlo. Non era affatto preoccupato che il principe potesse iniziare a provare qualcosa di più di una semplice amicizia nei confronti della sua amica d’infanzia. Anzi, per il momento ne era certo.
Padre e figlio rientrarono verso sera, fin che non vennero a sapere da un’ elfo che, durante la loro assenza, un branco di orchi avevano attaccati gli elfi. Questo aveva una lunga ferita sulla tempia che scendeva per la guancia e non smetteva di sanguinare.
Loro stessi avevano avvertito varie presenze anonime nel loro territorio, ma le creature erano riusciti a mimetizzarsi molto bene.
A quella notizia Legolas, preoccupato, si ammutolì per qualche secondo, ma subito dopo chiese, se avevano perso molti guerrieri e di Tauriel.
< Gli orchi erano appena entrati e subito tutti noi abbiamo iniziato a difenderci come potevamo, visto che siamo stati colti di sorpresa. Tra di noi sono riuscito a vedere che anche Tauriel si era unita e, da come combatteva sembrava furiosa >
< cosa? >
Thranduil si voltò verso il figlio il cuale aveva il volto preoccupato, teso…
L’elfo proseguì. Dentro di se stava ancora rivedendo la scena del combattimento.
< In seguito ho sentito un orco che mi veniva addosso e all’improvviso non vedevo più nulla. Quando mi sono ripreso non vidi più l’ elfa perché c’erano dei morti attorno a me, ma, poco prima che arrivaste, li contai… sono pochi. Una ventina al massimo. >
I due elfi si scambiarono uno sguardo e, insieme al ferito, si misero a cercare Tauriel.
Non la trovarono.
A Legolas gli strinse il cuore al solo pensiero che poteva essere…no. Non poteva esserlo. Conosceva le sue abilità come combattente e soprattutto…la sua forza. Tuttavia stava iniziando anche lui a perdere la speranza che lei fosse viva, quando videro una figura che si stava muovendo.
Aveva la chioma color arancione e sotto di essi delle macchie rosse.
Legolas, sicuro di chi  si trattava, le andò incontro e l’abbraccio, appena essa si mise in piedi. Si stacco e si commosse nel rivedere il viso della sua amica dolente, stanca, mezza cosciente, ma era felice di sapere che non era tra i morti.
Il suo sguardo si abbassò sul suo collo e s’accorse che aveva una lunga ferita sanguinante e si preoccupò.
< come te lo sei fatto? >
Le chiese cercando di non toglierle gli occhi di dosso.
< non preoccuparti…non è grave. Tu come stai? >
Rispose, ma iniziò ad avere timore della loro distanza corporea. Le stava talmente vicino che ormai riusciva sentire il suo fiato.
< io sto bene, ma ora, quella importante sei solo tu >
Thranduil, che nel frattempo si era avvicinato a loro, chiese all’ elfa di seguirlo con alcuna ancelle che l’avrebbero curata.
Il giorno dopo, il re, le fece visita per assicurarsi che stesse bene. Lei, annoiata perché le avevano proibito di uscire, passava per i corridoi e casualmente si incontrò con Legolas.
< come ti senti oggi? >
Le chiese posando una mano sulla sua guancia, che lentamente stava diventando color porpora.
< meglio rispetto a ieri >
Rispose sospirando.
Avrebbe voluto allungare la conversazione con lui in qualche modo, ma non sapeva che dire. Fu lui ad interrompere il silenzio.
< ecco io volevo parlarti >
< dimmi >
< l’altro giorno ho passato la giornata con mio padre ad allenarmi nonostante fosse il tuo compleanno e anche se abbiamo passato la notte insieme…mi sono dimenticato di darti una cosa>
< che cosa? >
< chiudi gli occhi >
Gli disse con lo sguardo che si rifiutava, ma lui la convinse dicendole di fidarsi.
All’improvviso sentì come una linea fredda circondarle il collo.
< ora aprili >
Appena li aprì vide, attorno al collo, una collanina con uno smeraldo nella parte davanti.
< forse è troppo tardi per dartela, ma volevo aspettare che fossimo soli e…>
Non fece in tempo a finire la frase che l’ elfa lo abbracciò sussurrandogli nell’orecchio:
< è il miglior regalo ricevuto in vita mia…grazie >
Ricambiò l’abbraccio. Non si sarebbe mai voluto staccare da lei, ma dovette farlo e, per tutta la giornata, le fece compagnia.
Da quel giorno, Tauriel indossò sempre quella collanina che le aveva regalato il suo amico, che ben presto iniziò a trasformarsi in qualcosa di più nel suo cuore.

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Capitolo 3
*** La proposta che potrebbe cambiare tutto ***


Capitolo 3
 
Legolas, ogni volta che vedeva Tauriel, la considerava goni giorno sempre più bella. Quel sentimento, che suo padre gli aveva proibito di approfondire, ormai era venuto a galla e non poteva più affogare.
Ogni momento che passava con lei, per lui, era sempre speciale. Col tempo, l’elfa, da ragazzina si era trasformata in una donna, bella e meravigliosa, gentile, a volte un po’ aggressiva, soprattutto quando si parlava degli orchi o delle sue origini.
Un giorno, Thranduil la convocò nella sala del trono per parlare di una cosa molto seria, almeno questo è quanto le aveva riferita un’ancella.
Entrò nella sala del trono. Non c’era nessuno, apparte quanlche guardia che sorvegliavano il luogo. Non sapeva che dire o fare. Era molto, troppo tesa.
< volevo parlarti di qualcosa che ti riguarda >
Quella voce la fece voltare di scatto e se lo ritrovò davanti, sempre con il suo sguardo serio e i suoi occhi agghiaccianti.
Fece velocemente un inchino.
< mi avete convocata, mio signore? >
Intanto il re, come faceva con altri, continuava a camminarle intorno, come se volesse interrogarla. Il suo cuore era in preda alla paura e batteva ad un ritmo irregolare.
< volevo farti una proposta >
< che genere di proposta? >
< te la sentiresti di diventare un Capitano della Guardia >
Quello che le aveva appena chiesto, in qualche modo l aveva messa a disagio. Cosa doveva rispondere? Era ancora giovane. Sarebbe mai riuscita a reggere tanta pressione? Certo, era un onore avere un posto simile, ma dovrebbe avere molta responsabilità ed esperienza.
< mio signore, non so cosa rispondere… non penso di esserne all’altezza>
< anche se dubiti di te stessa, io sono sicuro che tu lo sia, invece. Ti conosco. E credo che ti aiuterebbe molto, questo incarico, nel diventare più responsabile. Anche nel combattimento. >
Tra i due elfi piombò il silenzio. Thranduil era cosciente del fatto che Tauriel era ancora, quasi, una bambina, ma sperava che in questo modo, l elfa, sarebbe maturata nel carattere. Lei ci pensò, ma non poteva prendere una decisione troppo affrettata.
< ti darò tempo fino a domani. Hai tutto il tempo per decidere >
Detto questo si ritirò dalla sala.
Lei ripensò a quella proposta, ma non sapeva cosa fare. Iniziò a sentire una presenza. Non le ci volle molto nel capire di chi si trattava.
Lì comparve Legolas che subito si sedette accanto a lei.
< ciao >
Lui non le rispose ma continuava a fissarla con aria malinconica.
< so tutto…l ho saputo da mio padre e, se devo essere sincero, non vorrei che tu accettassi>
< perché dici questo? E poi non ho ancora preso una decisione, ma credo che accetterò >
< se non te la senti, non sei obbligata >
< il re crede che io ne sia all’altezza e sembra che con questo compito che mi sta offrendo, lui si fidi molto di me >
< e va bene… qualunque sarà la tua scelta, io ti appoggerò e ti starò accanto >
< ti ringrazio >
< solo…volevo chiederti una cosa >
< che cosa? >
< se accetterai di diventare un Capitano della Guardia, vuol dire che dovrai avere un comportamento molto più duro e rigido, cioè…dovrai cambiare tutto di te. Ecco…il punto è che vorrei che tu rimanessi la stessa di sempre. >
A quelle parole Tauriel aveva già capito cosa le stava chiedendo e che aveva paura per lei. Iniziò a preoccuparsi per se stessa.
Di sicuro avrebbe fatto di tutto per non distruggere l’amicizia che aveva con Legolas, anche se sapeva che dentro di sé si stava trasformando in qualcosa di più che un semplice amico e ora che probabilmente avrebbe accettato la proposta del suo sovrano sarebbe dovuta rimanergli accanto, quasi, tutto il tempo.
< te lo prometto >
Dopo di che si abbracciarono, lui la strinse a se come se temesse di perderla ed affondò il viso nella sua spalla. Quello sarebbe stato il loro ultimo abbraccio.
A malincuore si staccarono e tornarono dentro visto che ormai stava iniziando a fare buio
Quella notte Tauriel, fece fatica a calare nel dormiveglia. Continuava a pensare a come diventerà la sua vita dopo aver accettato l’incarico del re.
Il sentimento che iniziava a provare per Legolas sarebbe aumentato? E se si, sarebbe riuscita a controllare i suoi atteggiamenti? Queste domande la tormentarono a lungo.
Il giorno dopo andò da re Thranduil con lo sguardo deciso e sicuro.
< accetto la vostra proposta, mio signore >
Il re fu felice della sua scelta ed era molto orgoglioso di lei.
< ne sono felice, nessuno è alla tua altezza e credo proprio che svolgerai quest’incarico come si deve >
< vi ringrazio >
Per quel giorno le diede il tempo sufficiente per prepararsi. All’inizio si sentiva un po’ insicura, ma col tempo cominciò a non solo ad abituarsi, ma anche mantenere il giusto comportamento. Ma la situazione le scivolò dalle mani.

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Capitolo 4
*** Incontri e...stelle (parte 1) ***


Capitolo 4
 
 
Passarono altri anni e Tauriel svolgeva i suoi compiti molto meglio di come se lo aspettasse il re. Ma la cosa triste è che accadde proprio quello che Legolas temeva.
Era cambiata.
Lui fu il primo ad accorgersene, ormai era diventata dura, fredda, proprio come suo padre, e molto spesso anche distaccata col pensiero e lui, ogni volta che la incontrava finiva col discuterci.
< posso parlarti >
 
< ditemi > ormai non gli dava neanche del “tu”.
 
< potresti evitare di parlarmi evitando di darmi del “voi” >
 
< è un ordine del re >
 
< ordine del re o no smettila > a quello segui una breve pausa.
 
< va bene, come vuoi >
 
Detto questo se ne andò da altre guardie, dando loro degli ordini. Legolas temeva che sarebbe successo, ma non sapeva cosa fare per farla tornare in sé. Aveva notato, anche, che cercava di evitarlo.
Il sentimento che provava per lei era cresciuto in modo devastante e ormai anche se lo avesse voluto  lui stesso, non era più rimovibile. Era cosciente che se suo padre lo scoprisse, sarebbe stata lei a rimanerci.
Cercò di approfittare del suo comportamento ostile per allontanarsene ma senza alcun risultato. Ogni volta che doveva difendere il suo popolo dai nemici insieme a lei, non poteva evitare di ammirarla per il suo grande talento con i pugnali. Nonostante questo, riusciva sempre a rimanere concentrato.
Un giorno il re li convocò. A Tauriel pareva molto strano, non accadeva mai senza che lui gli anticipasse qualcosa sull’argomento di cui doveva parlare. Questa volta invece li aveva convocati e basta.
Stava passando per il corridoio, illuminato da lanterne rosse con tratti color giallo, quando si ritrovò davanti il principe e, senza rendersene conto, rimasero a guardarsi negli occhi per chissà quanto tempo, finche non riprese il controllo di sé stessa e permise a lui di entrare nella sala del trono per primo.
Quando entrarono lì li attendeva re Thranduil con la corona sul capo. Il suoi volto era come sempre. Serio, freddo e inquietante. Entrambi accennarono un inchino e il sovrano andò verso di loro.
 
< quello che vi dirò sarà molto breve > a quelle parole seguì una breve pausa poi continuò.
 
< riunite alcuni soldati e addentratevi nel bosco…una presenza sta invadendo il nostro territorio >
 
I due elfi rialzarono subito il capo come sorpresi da quello che gli aveva detto il loro re. Dopo essersi ritirati, convocarono una decina di elfi guerrieri armati di tutto punto. Appena uscirono dal regno si divisero, in questo modo avrebbe potuto circondare il nemico per poi attacarlo.
All’ inizio non avvertirono nulla, qunado un elfo trovò una borsa un po’ strana.
 
< capitano, devono esserci dei nani da queste parti >
 
< come fai a dirlo? >
 
< ho trovato una borsa di tabacco >
 
Tauriel lo osservò attentamente, non ne aveva mai visto uno e soprattutto…non aveva mai visto un nano.
Da piccola, le avevano raccontato che fra nani ed elfi non c’era affatto un buon rapporto. Non ne aveva mai conosciuto la causa, ma nonostante questo, non la vedeva come una razza nemica, anzi la sua curiosità di vederne uno cresceva sempre di più.
Non riusciva più a staccare gli occhi da quell’oggetto come se ne fosse incantata, finche Legolas non glieo strappo di mano.
 
< potrebbe essere pericoloso…meglio cominciare a cercare. Non dovrebbero essere molto lontani da qui >
 
Si trattenne dal rispondergli perché quello che le aveva detto l’aveva infastidita molto, tuttavia la rabbia le passò in fretta.
All’improvviso sentirono delle voci dire: Ritrovate il sentiero!
Si diressero subito verso la direzione da dove venivano quelle grida.
Legolas, appena individuò i nani, gli puntò contro al capo della compagnia una freccia, minacciandolo.
Velocemente riuscì a contarli. Erano in dodici, ma subito dopo si sentì un grido dispertato.
 Tauriel era fra loro, ma quando sentì quel suono, cerco di raggiungerlo per aiutare chi si trovava in pericolo. In un batter d’occhio si ritrovò nell’affrontare dei ragni giganti. Con la cosa dell’occhio intravide un nano dai capelli ed occhi scuri. Era sporco di ragnatela. Mentre combatteva le chiese:
 
< lanciami un pugnale! Presto! >
 
< se pensi che ti dia un’arma nano ti sbagli di grosso >
 Il suo respiro diventò ansante per i veloci movimenti che aveva fatto per uccidere i ragni.
Si guardarono negli occhi, soprattutto lei. Per la prima volta si trovò faccia a faccia con nano. Era molto carino, cioè aveva un suo fascino. Gli arrivava poco sotto la spalla. Almeno sullo stomaco. Poco dopo sentì l’ordine del suo amico dire in elfico “perquisiteli”. Prese il nano, che aveva salvato, e lo riunì insieme agli altri e vide Legolas andargli incontro.
Dopo una piccola conversazione sui ragni lui aggiunse:
 
< cosa stavi facendo con quel nano? >
 
< l ho salvato > a quella risposta, il principe, lanciò un occhiataccia al nano, ma si trattenne dal fare qualsiasi cosa. Dopo un po’ si incamminarono per portare la compagnia nel regno. Durante il cammino, Legolas continuava a sentire un’altra presenza che tuttavia non riusciva a vedere.
Appena arrivarono alle prigioni, li rinchiusero nelle celle. Il capo lo avevano messo da parte per portarlo dal loro sovrano.

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Capitolo 5
*** Incontri e...stelle (parte 2) ***


Capitolo 4
 
 
 
Il principe osservò in particolare Tauriel e si accorse che stava parlando con il nano di prima.
Usando il suo udito acuto, ascoltò la conversazione difficilmente visto che gli altri continuavano a gridare di liberarli. Alla fine riuscì a sentire solo “o niente” e proveniva dalla bocca di lei che alla fine si decise dal chiuderlo dentro.
Quel nano, era cosciente di questo, ci stava provando, tuttavia non poteva neanche negare che, anche se le aveva rivolto solo due parole, lui era diverso dagli altri. Non si era ribellato o messo a gridare.
All’improvviso, mentre camminava, sentì chiamare il suo nome che la fece tornare alla realtà. Lei e Legolas iniziarono a parlare in elfico.
 
< perché quel nano ti stava parlando, Tauriel? >
 
< non lo so…anche se…è un po’ altino per essere un nano > senza accorgersene stava sorridendo < non credi? >
 
Da dove le erano uscite quelle parole? Quei pensieri doveva tenerli per sé. Allora perché ha parlato?
 
< vero…ma è brutto lo stesso >
 
Quella risposta la fece ridere, ma si trattenne finche non se ne andò dalle prigioni.
Era troppo curiosa di ascoltare l’interrogatorio del nano a capo della compagnia e il suo sovrano.
Si nascose dietro una colonna, rimase in silenzio ed ascoltò.
Le sembrava ingiusto da parte di entrambi quello che stavano facendo. I nani avevano derubato al regno di Bosco Atro tuttavia anche re Thranduil era un po’ ingiusto. Quando lo fece rinchiudere in una delle celle, era decisa a dare una sua opinione a lui, ma non trovava il coraggio per farlo. D’altronde lasciando perdere il suo carattere irascibile, negli aveva un sguardo talmente inquietante da mettere a disagio chiunque. Lei ne era abituata ma trovare le parole giuste era come cercare un ago in un pagliaio.
Di colpo sentì la sua voce dire:
 
< so che sei lì…perché indugi nell’ombra? >
 
Una volta venuta fuori iniziarono a parlare dei ragni che avevano incontrato durante la loro imboscata. Lei continuava ad insistere sul fatto che non potevano lasciare che i ragni vaghino in libertà, ma sembrava che al re non importasse. Come poteva comportarsi così nei confronti degli altri regni? Abbassò il capo e fece per andarsene quando l’ elfo si voltò verso di lei dicendo:
 
< Legolas ha detto che hai combattuto bene oggi > si sforzò di sorridere cercando di non pensare alla conversazione di prima.
 
Le faceva sapere che il suo amico d’infanzia aveva una bella opinione su di lei, ma perse il sorriso quando aggiunse una cosa che la sconvolse molto:
 
< si è molto affezionato a te >
 
A quelle parole sapeva cosa intendeva ed era decisa a chiarire tutto.

< vi assicuro, mio signore…Legolas mi considera solamente un capitano della guardia >
 
< forse si una volta…adesso non ne sono più sicuro >
 
Cosa? Tauriel non riusciva ancora a crede che Legolas potesse provare qualcosa di più di una semplice amicizia. Come poteva essere che non se ne fosse neanche accorta? Sapeva perfettamente che loro non potevano stare insieme. Thrnaduil non avrebbe mai accettato un nobile con un silvano. Una parte del suo cuore era un po’ felice, ma cosa avrebbe dovuto rispondere al suo sovrano? Non poteva di certo dirgli quello che provava per suo figlio.
 
< io non credo che tu concederesti a tuo figlio di impegnarsi con un umile elfo silvano > in quelle sue parole, si era accorta che era un po’ ironica e che avrebbe voluto che fosse così. Sapeva che era una cosa un po’ impossibile.
 
< no, hai ragione non lo farei. Tuttavia lui tiene a te. Non dargli speranza la dove non c’è >
 
Capì all’istante cosa le stava chiedendo, anzi ordinando, ma come poteva fare se ricambiava i sentimenti del principe? Era disperata. Impossibile descrivere la confusione che tormentava la sua testa e ,soprattutto, il suo cuore. Stranamente da parte sua, decise che avrebbe cercato di eliminare quel sentimento che per molti anni si era accumulato dentro di sé, ma per la prima volta stava ubbidendo ai suoi ordini. Non l’aveva mai fatto prima d’ora.
Dopo un po’ si recò in camera sua, si buttò sul letto e continuò a rammentare nella sua mente quello che le aveva appena detto il re. La tristezza era troppa. La indeboliva sempre di più. Non trovava neanche la forza per mettersi a piangere.
Come un flashback, rammentò tutti i bei momenti che aveva passato con lui. Di come lui la difendeva da tutto e da tutti e di come era premuroso con lei.
Tutto questo prima che venisse nominata capitano delle guardie. Erano passati molti anni dall’ultima volta che erano riusciti a parlare da veri amici e non compagni di guerra.
Si, Legolas aveva ragione. Era cambiata e solo in quel momento se ne rese conto, ma era decisa a mantenere questo comportamento, anche se avrebbe sofferto molto. Avrebbe potuto mettere in pericolo lui e se stessa.
Uscì dalla sua stanza e decisa di andare a controllare le prigioni. Tuttavia dentro di sé sentiva anche un piccolo bisogno di rivedere quel nano.
Scese per le scale e, con la coda dell’occhio, vide che aveva una pietra. Ci stava giocando, mentre era seduto per terra. I suoi capelli scuri, ancora sporchi di ragnatela, gli copriva gran parte del viso. Appena gli si fermò davanti, lui nascose la pietra fra le mani facendo finta di nulla.
 
< la pietra che hai in mano, che cos’è? >
 
< è un talismano? >


Lei conosceva i talismani che splendevano come luce del sole e sapere che ne esistevano anche di color scuro la incuriosiva sempre di più.
Lui, capendo cosa voleva chiedergli, cercò di approfondire, anche se, per farle uno scherzo, trovò una maniera tutta sua per farsi conoscere.
 
< un potente incantesimo l’avvolge, se qualcuno oltra ai nani leggesse queste rune…sarebbe eternamente dannato >
 
Lei a quelle parole fece per andarsene quando sentì la sua voce dire:
 
< o no…dipende se credi in quel tipo di cose. È solo un ricordo > a quello seguì un sorriso simpatico il quale ricambiò mentre lui continuava parlare.
 
< è una pietra unica. Me l ha data mia madre perché ricordassi la mia promessa >
 
< quale promessa? >
 
< che sarei tornato da lei >
 
A Tauriel faceva pena quel nano. Il re li aveva messi in gabbia per cento anni e lui non sarebbe più potuto tornare da sua madre…lui che ancora l’aveva.
 
< si preoccupa…mi ritiene spericolato >
 
< e lo sei? >
 
< no >
 
Per suo errore, lanciò la pietra troppo in alto così uscì dalla cella. Per sua fortuna l’ elfa riuscì a prenderla roima che cadesse nel fiume. Alzò l’oggettino verso l’alto per vedere cosa ci era inciso sopra. C’era scritto memoria.
 
< sembra che stiate facendo una gran festa lassù >
 Lei gli rispose col nome della festa che però non riuscì a comprendere. Mentre parlava si stupì dallo scoprire che gli elfi silvani amavano la luce delle stelle.
 
< l ho sempre trovata una luce fredda…remota e molto lontana >
 
< essa è memoria…preziosa e pura >
Ricordò, purtroppo per lei, la notte che aveva passato insieme al suo principe a guardare le stelle.
La notte del suo compleanno e casualmente, la festa, era quello stesso giorno. Sentì le lacrime agli occhi, però si trattenne e riuscì a mantenere quel suo viso bello e sereno, nonostante dentro di sé la sua disperazione e tristezza era infinita. Ritornò in se e riprese a parlare.
 
< come la tua promessa >
 
Gli porse la sua mano con sopra la pietra e lui la riprese allungando la sua attraverso le sbarre della cella.
Gli sembrava che Tauriel volesse consolarlo, ora che non poteva più uscire da lì, forse loro due sarebbero potuti diventare amici.
Quando lui, suo fratello e il resto della compagnia erano stati catturati dagli elfi di Bosco Atro, sentì il suo nome uscire dalla bocca del principe. Da quel momento non se lo scordò più. mentre venivano disarmati, lui osservava le altre elfe, ma nessuna era al livello di lei in bellezza. Aveva le labbra rosse e i suoi capelli color fuoco sotto il sole ma nell’oscurità si avvicinava al color rame. Le arrivavano fino alla schiena e sul capo c’erano delle trecce.
 
< sono andata lì qualche volta > glielo disse come se volesse confessargli un segreto < oltre le foreste sulle montagne di notte. Ho visto il mondo cadere via e la luce dell’eternità riempire l’aria >
 
Il nano rimase incantato dalla sua “confessione”. Lui era cosciente che gli elfi Silvani di Bosco Atro erano meno saggi e più pericolosi, almeno questo gli aveva riferito Beorn, ma lei era diversa. Non era fredda, dura. Lei provava sentimenti buoni, dolci e sereni. Certo per il suo incarico doveva comportarsi in un modo del tutto diverso, ma quando mostrava il suo vero carattere nessuno poteva non innamorarsi di lei.
Decise di raccontarle qualcosa che centrava con il cielo.
 
< ho visto una luna di fuoco una volta. Si era levata a  un passo vicino a Tunland…enorme. Rossa e dorata era limpido il cielo >
 
Continuò a raccontarle come videro quella luna e lei, che fino a quel momento era rimasta in piedi, si sedette sui gradini in preda alla curiosità. Non si era neanche accorta, nemmeno con il suo sesto senso, che qualcuno li stava osservando.
 
< prendemmo il verde cammino a Sud, tenendo la montagna sinistra…e poi apparse. Un enorme luna di fuoco. Illuminava il sentiero. Magari potessi mostrarti le caverne sotto quelle montagne >
 
Legolas era lì.
Li stava osservando dall’alto e per la prima volta confermò di amare Tauriel per la gelosia che provava nel vederla conversare con quel nano.
Decise di non reagire, se lo avesse fatto le avrebbe mostrato quanto tenesse a lei e probabilmente non lo avrebbe ricambiato.
Se ne andò dimenticando di essere stato lì. 

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Capitolo 6
*** La fuga ***


Ciao a tutti. Sono ancora viva tranquilli. Spero solo che Sara_3210 non  legga questo capitolo per vari motivi che, forse, farei bene a non dire. Spero anche che questo capitolo vi piaccia. Ho cercato di scriverlo anche di nascosto. Hahaha. Beh. Buona lettura ;)
ULTIMO AVVERTIMENTO PER SARA_3210!! NON LEGGERLO!!!
 
 
 
Capitolo 5
 
 
 
 Dopo il suo racconto, se ne andò. Ci era andata per controllare, non ad ascoltare la promessa di un nano fatta alla madre. Si riproverò da sola per aver rivolto la parola a quella creatura , ma nonostante questo non smetteva di pensare a lui. L’aveva trattata come un’amica. Non era come gli altri. I suoi compagni erano ribelli e scontrosi, lui invece si era consegnato a lei senza far nulla.
Stava risalendo le scale per uscire dalla sala delle prigioni e, sorpresa, s’incontrò con Legolas.
 
< che ci fai qui? >
 
< ero venuta a controllare >
 
< allora non ce né bisogno che scenda anche io >
 
< no >
 
Detto questo tornò in camera immersa nei suoi pensieri. Non smetteva di pensare a quel nano, di cui non conosceva ancora il nome, e, soprattutto, alla sua promessa.
Le dispiaceva tenerlo lì.
All’improvviso sentì una voce
 
< Guarnùn >
 
Una delle sue guardie la stava chiamando.
Tornò alle prigioni.
Le celle erano vuote!
 
< dov’è il custode delle chiavi? >
 
< nelle cantine capitano >
 
< nelle cantine? >
 
Velocemente il capitano e le sue guardie si diressero lì. Tauriel, scendendo le scale, fece in tempo a vedere che la porta, da cui i barili di vino vuoti, si era appena chiusa.
Sotto quella porta si trovava un ruscello che portava al fiume vicino ai confini, ma per loro fortuna dovevano  passare anche sotto un ponte, il quale era sorvegliato da guardie.
 
< devi dire al Principe di dare l’allarme alle guardie che si trovano sul confine vicino al fiume. Ordina loro di chiudere il ponte >
 
L’ elfa uscì immediatamente per poter raggiungere il fiume e proprio in quel momento sentì l’allarme in lontananza. Mentre correva per la pianura sentì un nano gridare.
 
< Kili! >
 
Non sapeva il perché, ma in qualche modo aveva capito che il nano, con cui aveva conversato, si trovava in pericolo e, ancora una volta, si sentì in dovere di salvarlo.
Arrivò sul posto e fece appena in tempo a scoccare una freccia su un orco che si stava avventando sul nano, che riconobbe all’istante.
Poco dopo sentì uno di loro ordinare ai suoi seguaci qualcosa che non poteva capire, visto che quella che parlavano era lingua nera., ma dopo due  secondi si ritrovò circondata da almeno una decina di orchi. Non riuscì a contarli.
Per fortuna Legolas e altri soldati erano arrivati e la stavano aiutando a ucciderle le creature attorno a lei.
Riuscì a difendersi come poteva, usando con forza i suoi pugnali. L’arco lo usava per le grandi distanze. Infine si accorse che il cancello, sotto il ponte, si era aperto e che Kili stava fuggendo, con la compagnia ancora ferito. Questa la fece distrarre il tempo sufficiente per permettere a un orco di andarle addosso, tuttavia riuscì a rendersene conto anche se all’ultimo momento, rischiando dci cadere nel fiume. Lei e il suo compagno si unirono per combattere gli orchi e difendere la compagnia.
Uno dopo l’altro. Stavano finendo.
Si sentiva un po’ strana nel seguire sempre Legolas. Ovunque andasse doveva corrergli dietro. Le venne quasi un colpo nel vederlo attraversare il fiume correndo sulle teste dei nani.
Si trattenne  dal ridere.
Era troppo divertente.
Mentre combatteva vide che un orco era più grande degli altri. Di sicuro era il capo. Infatti continuava a dare ordini con tono rabbioso.
Era irritante.
Provò a batterlo, ma non fu possibile. Lui era troppo forte tanto che  l’aveva scaraventata a terra. Non riuscì a vedere dove andò, ma si riprese subito.
Era in cima alla collina e fece scattare una freccia per deviarne un’altra, che era diretta verso il Principe, da parte di un orco. Dopo avergli provocato dolore, gli mise il pugnale sul collo.
 
< Tauriel! Ferma > le ordinò l’amico
 
< è uno di loro. Lo interrogheremo >
 
Ne rimase infastidita. Voleva finirlo in quel momento, ma poi si rese conto che aveva ragione. Per quale motive gli orchi stavano inseguendo i nani? A quella domanda le tornò in mente Kili.
Era preoccupata per lui. Era ferito e non sapeva come medicarsi. Senza rendersene conto, stava fissando il fiume che si stava portando via i prigionieri. Un colpo allo stomaco la fece riprendere, tuttavia nel modo più doloroso.
Si portò una mano dove aveva ricevuto un colpo molto forte e si rese conto di perdere sangue. Sentì il suo corpo diventare sempre più freddo mentre la sua vista si offuscava. Le girava la testa  e non riusciva più a stare in piedi, tanto che cadde a terra.
 
Lui aveva sentito solo un gemito di dolore e si volto di scatto. Riuscì a fermare l’orco e a consegnarlo alle guardie, subito dopo corse dalla sua amica, che non aveva più aperto gli occhi.
 
< Tauriel…ti prego svegliati… >
 
Ma era inutile. Vide di fianco al suo corpo una freccia, pero era diversa dalle altre , che dopo qualche instante si trasformò in polvere.
Si sentiva in colpa per quello che le era successo anche se non ne aveva alcuno motivo, ma l’aveva lasciata  sola e non aveva neanche controllato se era disarmato o no. La sua ferita era abbastanza profonda quindi era stato lui a colpirla.
Senza perdere tempo la prese in braccio e tornarono tutti dentro il loro regno. Continuava a sanguinare e la cosa lo preoccupava ogni minuto che passava. Sentì il suo cuore battere fortemente. Quando arrivarono, consegnò la sua amica ad un’elfa guaritrice, che la portò in una stanza.
Il Principe, intanto, aveva rinchiuso l’orco dentro una cella finche il re non avrebbe deciso di interrogarlo.
 
 
 
 

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