Un natale pieno di sorprese di Lila_88 (/viewuser.php?uid=36821)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - Fine ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
UN NATALE PIENO DI
SORPRESE
Gus era da solo nel salotto di villa Spaulding. Si stava guardando in
giro, quando sentì dei rumori alle sue spalle. Voltandosi
vide che nella stanza era appena entrato suo fratello Alan Michael.
- Gus! Che sorpresa, sei venuto anche tu
nella tana del lupo?
- A dire la verità mi ha
chiamato zia Alex.
- Si, anche a me! Chissà che
vorrà.
- Forse farci qualche invito per Natale.
- Oh, ti prego! Non credo che ce la farei
a passare il giorno di Natale in questa casa, con mio padre.
Gus prese fra le sue mani una cornice dal mobile davanti a
sé. All’interno vi era una foto di Phillip. Alan
Michael, vedendola sbuffò. Gus notò la sua
reazione e si accigliò.
- Sai, zia Alex mi ha detto che tu e
Phillip non siete mai andati d’accordo.
- E ha ragione. Sai, per me è
sempre stato difficile essere uno Spaulding. Papà vedeva
solo Phillip e io non riuscivo a conquistarmi neanche un suo sguardo.
E, ovviamente, siamo sempre stati in competizione, anche se, lui era
sempre avanti a me di almeno due passi. Così, alla fine,
stufo di questa situazione, me ne sono andato. Io sono cresciuto con
mia madre, del resto. Venire qui a stare da mio padre è
stato un capriccio solo mio. Lei mi aveva messo in guardia. Sai che,
quando mi sono sposato con Harley, lei non è venuta neanche
al matrimonio, per non vedere Alan?
Gus alzò le sopracciglia, anche se un po’ gli era
sembrato strano sentire nominare Harley. A volte dimenticava che era
stata sposata con entrambi i suoi fratelli, prima di conoscerlo.
- All’inizio, appena arrivato a
Springfield, odiavo gli Spaulding. Figurati quando ho scoperto di
essere il figlio di Alan! Ci ho messo diverso tempo, prima di accettare
la cosa.
Alan Michael gli sorrise.
- Ecco perché tu mi piaci.
Sai, sono contento di averti come fratello. Finalmente qualcuno di
normale, in questa famiglia!
Alan Michael dette una pacca sulle spalle a Gus e i due ridacchiarono.
Alexandra fece il suo ingresso e si sorprese di vederli così
affiatati. Era raro vedere in quella casa un po’ di allegria.
A malincuore si schiarì la voce, interrompendoli.
- Ciao nipoti.
- Zia Alex!
- Come mai ci hai voluto qui?
- Volevo darvi questi e farvi gli auguri
di Natale.
Alexandra dette ai suoi nipoti due pacchetti.
- Zia Alex non dovevi!
- Grazie.
- Non c’è di che,
ragazzi miei. Ho anticipato un po’ le cose, ma ci tenevo a
vedervi prima di partire.
- Partire?
- Si, quest’anno
festeggerò il Natale in Europa, con Nick. Alan Michael, ti
ricordi quando abbiamo festeggiato il Natale in Francia insieme?
Alan Michael annuì. Certo che lo ricordava. Sembrava
un’altra vita, eppure non era passato poi tanto tempo da
quando abitava in Francia ed era sposato con Lucy. Gus ed Alan Michael
rimasero a parlare un po’ con Alexandra, poi la salutarono e
andarono via.
***
Ava si buttò sul letto. Era esausta di tutti quei
preparativi per la partenza. Inoltre, man mano che il momento di
trasferirsi si avvicinava, la sua insicurezza aumentava. Non era sicura
che partire per l’Inghilterra fosse esattamente la cosa
giusta per lei. Da una parte sentiva che allontanarsi da Springfield
fosse l’unico modo per ritrovare un equilibrio interiore.
Tutto quello che era successo negli ultimi mesi l’aveva
turbata molto. Però, allo stesso tempo, un po’ le
dispiaceva doversi separare dai suoi genitori, appena ritrovati. Di
certo non erano le persone più amabili che potesse sperare
di avere come padre e madre, ma erano pur sempre gli unici legami di
sangue che aveva. Voltando la testa vide un foglietto ripiegato
spuntare dai pantaloni che Coop aveva buttato con noncuranza sul letto.
Non resistette alla curiosità e lo prese per leggerlo. In
realtà, si trattava solo di un numero di telefono. A parte
quello, sul foglietto c’era un nome: Lucy. Chi era Lucy? Ava
non credeva di dover essere gelosa di Coop, perché era tanto
un bravo ragazzo! Eppure questo nome, a dire la verità, non
le era del tutto nuovo, anche se non riusciva proprio a ricordare dove
lo avesse già sentito. Mentre era ancora lì che
ci rifletteva su, entrò Coop. Lei si affrettò a
nascondere il foglietto, anche se Coop sembrò accorgersi di
qualcosa.
- Ciao.
- Ciao... Tutto bene?
- Si, perché?
- ...Niente. Allora, hai finito con i
bagagli?
- Quasi. Diciamo che mi ero appena presa
una pausa!
Coop sorrise, poi la raggiunse a sedere sul letto.
- Sicura che sia tutto apposto?
- Certo. Sono solo un po’
stanca. Mi sembra una corsa contro il tempo! Spero di farcela entro il
24!
- Ecco, a proposito di questo... Ci
sarebbe una cosa di cui ti dovrei parlare.
- Di che si tratta?
Coop si grattò la testa, come faceva quando non sapeva come
spiegare qualche guaio. Ava lo guardò di traverso,
già preoccupata che qualcosa, come al solito, non sarebbe
andato per il verso giusto. Prima che iniziasse a farsi idee troppo
negative, tuttavia, Coop si decise a parlare.
- Stavo pensando... Per te sarebbe un
problema rimandare la partenza alla prossima settimana?
L’espressione sul volto di Ava divenne subito più
rilassata. Dentro di sé era anche più sollevata,
a dire la verità.
- No, figurati!
- E’ che vorrei approfittarne
per passare il Natale in famiglia. Ovviamente te sei ufficialmente
invitata a casa di Harley con me!
- Oh, certo! Mi fa piacere passare il
Natale con Buzz e gli altri! Ormai per me siete una famiglia in tutto e
per tutto!
- Grazie, amore. Non sai cosa significa
per me!
Solo a quel punto, Ava riuscì a focalizzare
l’unico punto dolente, la cosa che, probabilmente, aveva
fatto esitare Coop.
- Certo, se siamo da Harley e
c’è tuo padre, allora questo vuol dire che ci
sarà anche...
- Si. Ci sarà anche Olivia.
- Oh... ok.
- Non è un problema?
- No.
- Sicura?
- Certo che sono sicura! Stai tranquillo!
Ava lo baciò. Forse non era un’idea
così brutta quella di passare il Natale con sua madre.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Gus
stava dando da mangiare alla piccola Sidney, quando Harley
entrò trafelata in casa.
- Ciao tesoro.
- Ciao. I bambini?
- Rick ha insistito per portarli con
sé al parco. Come va qui?
- Oh, io e la mia stellina ce la caviamo
egregiamente, vero Sidney?
Harley sorrise. Gus era così tenero con la bambina. Era
così felice di averne ottenuto la custodia. Finalmente per
la sua famiglia si prospettava un periodo di pace. Posando la borsa e
la giacca, si avvicinò a Gus e lo abbracciò da
dietro, mentre lui continuava a imboccare la piccola.
- Ci pensi, questo sarà il
nostro primo Natale in questa casa.
- E il nostro primo Natale con Sidney.
- Certo! E il nostro primo Natale
tranquillo dopo tante traversie.
- Potremmo denominarlo il Natale della
rinascita.
- Si, in fondo ce lo meritiamo tutti. A
proposito, il numero cresce!
- Cioè?
- Mi ha chiamato Coop. Ha detto che lui e
Ava vorrebbero rimandare la partenza per passare il Natale in famiglia.
- Quindi due in più.
- A dire la verità tre.
- Tre?
- Si, ha detto Coop che, se non ci
dispiace, vorrebbe portare una persona, anche se non ha voluto
assolutamente dirmi di chi si tratta. Ha detto che, in un certo senso,
è il nostro regalo di Natale.
- Ok, perfetto! Un po’ di
suspense non guasta! Senti, tesoro, riguardo agli invitati, vorrei
chiederti una cosa.
- Dimmi.
- Ti dispiacerebbe se anche io volessi
aggiungere un posto a tavola?
- No! Chi pensavi di invitare? Oppure
anche te hai in serbo sorprese?
- No, niente sorprese. Vorrei chiedere ad
Alan Michael di passare con noi il Natale, se per te non è
un problema.
- No, assolutamente. Anzi, mi fa piacere.
In fondo ci ha aiutato molto per l’affido della bambina.
- Si, poi sai, non mi dispiace avere
qualcuno di famiglia. E Alan Michael è l’unico che
vorrei. Anche perché ho saputo che zia Alex va in Europa a
trovare Nick. E Alan, ultimamente, sta dando segni di
instabilità che non mi piacciono per niente.
- Su questo ti do ragione. Comunque mi fa
piacere avere Alan Michael con noi.
- Lo dici da ex moglie o da cognata?
- Mmh... da entrambe, credo!
Gus fece una smorfia, e, fintamente offeso, prese Sidney in braccio e
si andò a sedere sul divano. Harley si mise a ridere, poi lo
raggiunse.
- Dai che scherzavo!
- Sai una cosa? Io ho la mia
principessina, quindi non m’importa!
Harley incassò il colpo, poi tornò a ridere. A
quanto pareva, doveva iniziare ad abituarsi all’idea di non
essere più l’unico esemplare femminile al centro
delle attenzioni di suo marito!
***
Alan Michael stava rientrando nella sua stanza al Beacon,
quando gli squillò il cellulare. Una volta trovato nella
tasca della sua giacca, rispose.
- Pronto?
- Hey, sono Gus!
- Ciao Gus! Come sta Sidney?
- Benissimo. Senti, che programmi hai per
Natale?
- Nessuno, a dire la verità.
- Bene, perché ti ho chiamato
per invitarti a casa nostra.
- Ah. Beh, allora ti ringrazio e accetto.
- Bene, mi fa piacere.
- Senti, Gus, ma Buzz ne è al
corrente?
- Si, lo sa, ma non credo che
sarà un problema, comunque. Con la faccenda di Sidney hai
riguadagnato punti fra i Cooper. Anche Harley è felice di
averti fra di noi per Natale.
- Ok. Allora grazie per
l’invito.
- Ci sentiamo, fratello.
Alan Michael terminò la comunicazione, poi si richiuse la
porta alle spalle. Non gli dispiaceva passare il Natale con la famiglia
Cooper. Sempre meglio che passarlo con Alan e Beth. Non era certo un
segreto che fra lui e suo padre non corresse buon sangue, ma adesso
poi, le cose erano ancora peggio. Alan era ossessionato dalla bambina
di Lizzie, mentre Beth... Beth proprio non gli piaceva. Aveva pensato
di andare da sua madre Hope, ma proprio il giorno prima aveva ricevuto
una telefonata da lei, in cui annunciava che avrebbe raggiunto lo zio
Ed e Michelle per passare le feste con loro.
***
Ava e Coop erano al Company. Frank li aveva raggiunti e tutti e tre
erano seduti a uno dei tavoli del locale. Buzz finì di
servire una coppia, poi si sedette con i suoi figli e con Ava. Stavano
discutendo del giorno di Natale, che ormai si avvicinava sempre
più. Quando il telefono di Coop squillò, a lui
bastò un’occhiata per vedere di chi si trattava e
si alzò.
- Scusate... Pronto! Hey, ciao, allora?
Mentre Coop si affrettò verso l’uscita, Frank e
Buzz osservarono l’espressione di Ava.
- Tutto bene?
- Si. E’ solo che Coop, in
questi giorni, è un po’ strano. E’
sempre al telefono e non riesco a capire cosa gli prenda.
- Probabilmente è ancora
agitato per il trasferimento in Inghilterra. So che si sta sentendo con
Rocky. Sarà impaziente di rivederlo. Sai, sono sempre stati
molto legati.
- Si, ma credo che ci sia
qualcos’altro sotto, oltre a questo.
- In effetti, ha detto Harley che le ha
chiesto di contare una persona in più al pranzo di Natale.
Coop non ci mise molto a tornare dentro e trovò tre paia di
occhi che lo guardarono incuriositi.
- Che c’è?
- Chi era al telefono?
- Niente di importante. Allora, di che
stavamo parlando?
Buzz si alzò e andò al bancone, dato che
c’era gente. In quel momento, fece il suo ingresso al Company
Alan Michael e si diresse direttamente da lui, non prima di aver
rivolto un saluto veloce ad Ava, Coop e Frank.
- Ciao.
Ava era leggermente in imbarazzo ogni volta che Alan Michael era nei
paraggi, mentre Coop era teso, perché sapeva quali
intenzioni l’uomo avesse nei confronti della sua ragazza.
- Buzz, mi fai un caffè
doppio, per favore?
- Ok.
- Senti, ti volevo dire che mi ha
chiamato Gus.
- Si, lo so: ti ha invitato a passare il
Natale con noi.
Al tavolo, Coop, avendo sentito, si voltò verso Frank con
sguardo perplesso e interrogativo.
- Che cosa? Lui sarà al pranzo
di Natale?
- Beh, in fin dei conti, è
sempre il fratello di Gus!
- Si, ma è... E’
Alan Michael!!
- Coop, tesoro, perché non ti
calmi? Gus e Harley hanno il diritto di invitare chi vogliono!
E’ casa loro. E poi Frank ha ragione, che ti piaccia o
meno,è il fratello di Gus. Inoltre non ci vedo poi niente di
così terribile in lui!
Coop scosse la testa. Si stava iniziando a pentire di aver rimandato la
partenza. Tuttavia, ricordandosi il motivo per cui aveva deciso
così, cercò di tranquillizzarsi. Anche se Alan
Michael non era stato previsto nei piani. Sperò solo che la
cosa non creasse problemi con la sorpresa che aveva preparato.
Buzz mise il caffè davanti ad Alan Michael.
- Spero che non ti crei qualche problema.
- Figurati. Devo ammettere che mi hai
stupito, aiutando Gus e mia figlia ad ottenere la custodia della
piccola Sidney. E poi, caro mio, chi è senza peccato scagli
la prima pietra! Anche io, in passato, ho fatto molti errori, eppure
non mi sono state negate delle nuove possibilità.
- Beh, ti ringrazio della fiducia, allora.
- Aspetta. Non vuol dire che sia tutto
dimenticato. Anzi, voglio metterti in guardia riguardo ad Ava. Lei
adesso sta con Coop, vedi di stare al tuo posto.
Alan Michael riconobbe la lungimiranza del suo ex suocero.
- Messaggio ricevuto.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
La
mattina di Natale era arrivata. Gus era già pronto con la
videocamera in mano per immortalare quel primo Natale con la bambina.
Harley entrò in salotto in quel momento, con la piccola
Sidney vestita di rosso e Zach e Jude al seguito. Cosa c’era
di più bello, del calore di una famiglia unita per
festeggiare una bella giornata come quella? Finalmente Gus poteva dire
di essere completamente soddisfatto della sua vita. Non avrebbe potuto
chiedere di meglio.
Il bussare poco gentilmente alla porta annunciò
l’arrivo dei primi ospiti. Spengendo la telecamera, Gus fece
segno ad Harley di stare tranquilla, sarebbe andato ad aprire lui.
Erano Frank, Rick e Marina. Dopo essersi scambiati gli auguri, Gus si
rivolse a Rick.
- Non ho capito perché avete
bussato. Dato che stai qui ed hai le chiavi, non potevate entrare
direttamente?
- Beh, oggi è il giorno di
Natale. E mi sento un invitato a tutti gli effetti, dunque volevo
essere gentile.
Jude corse verso il padre.
- Papà, vieni a vedere cosa mi
ha regalato Zach!!
- Fammi vedere, campione!
Marina, dopo aver abbracciato Harley, prese Sidney in braccio.
- Ma come è bella la mia
cuginetta!!
Passarono pochi minuti prima che qualcuno bussasse nuovamente alla
porta. Sempre Gus si diresse ad aprire. Stavolta era Jeffrey.
- Buongiorno Jeffrey. E auguri.
- Auguri a te e famiglia, Gus. Posso
entrare un attimo?
- Certo. Come mai da queste parti?
- Ti ho portato dei documenti per la
custodia. Magari ci potremmo dare un’occhiata.
Harley li raggiunse.
- Jeffrey, auguri! Come mai qui?
Prima che Jeffrey potesse risponderle, intervenne Gus.
- Oggi è Natale! Non possiamo
pensarci un altro giorno? Non hai qualcuno con cui passare questo
giorno?
- A dire la verità no. E la
cosa non mi dispiace poi più di tanto. Il Natale e le
festività in genere non mi sono molto gradite.
- Beh, oggi non lascerò che tu
stia da solo! Resta con noi!
Harley fece un cenno a Gus, non facendosi vedere da Jeffrey, ma non fu
compresa. Gus la guardò interrogativamente, poi mise una
mano sulla spalla di Jeffrey.
- Dai, ci farebbe molto piacere.
Jeffrey si girò verso Harley, che fece un sorriso il
più possibile tranquillo, poi tornò a guardare
Gus.
- Ok, va bene. Mi avete convinto. Grazie
mille.
Quando Jeffrey si allontanò per raggiungere Frank, Harley si
avvicinò al marito per dargli un pizzicotto sul braccio.
- Ahi! Ma che ti prende? Non ti fa
piacere averlo qui?
- Non è questo il problema!
Però ti ricordo che oggi ci saranno anche Olivia e Ava! Non
credi che ci sarà qualche imbarazzo?
- Beh, che piaccia o meno, quei tre sono
una famiglia! Forse non farà male a nessuno di loro passare
il Natale insieme!
- Lo spero per te! Vorrei una giornata
tranquilla oggi!
Harley si allontanò, lasciandolo a sospirare. Ma che
importava dei rischi? Quella famiglia era troppo speciale per farsi
rovinare il giorno di Natale!
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Capitolo 4 *** Cap. 4 ***
CAP.
4
Ovviamente, al
loro arrivo, né Buzz, né tantomeno Olivia furono
troppo entusiasti di vedere Jeffrey, soprattutto quando compresero che
avrebbe passato lì tutta il resto della giornata. Emma,
invece, si era subito unita a Zach e Jude, per aprire i regali e
giocare sulla morbida moquette del salotto.
Fuori dalla
casa di Gus e Harley, ci fu una situazione particolare. Infatti, Coop e
Ava arrivarono insieme ad Alan Michael.
- Buongiorno ragazzi e
buon Natale.
Coop
rispose in modo lievemente scocciato, mentre Ava si aprì in
un grande sorriso e si avvicinò a lui per dargli un bacio
sulla guancia. Solo incoraggiati dalla ragazza, i due si dettero una
stretta di mano. Alan Michael, poi, bussò alla porta, mentre
Ava che lo stava seguendo, si fermò quando vide che Coop
rimaneva fermo e dava occhiate nervose all’orologio e poi al
cancelletto dell’ingresso. Mentre Alan Michael
entrò, lei si avvicinò al proprio ragazzo.
- Hey, che succede?
- Oh, niente. Tu entra
pure, io devo fare un attimo una cosa.
- Ah, ok.
Ava
non era molto convinta, ma entrò comunque in casa. La
sorprese molto vedere Alan Michael in mezzo ai bambini, con in braccio
la piccola Sidney. Ma, ancor maggiore fu la sorpresa di vedere, oltre
Olivia, anche Jeffrey. Si avvicinò a Marina, che si stava
versando da bere.
- Scusa, Marina, posso
farti una domanda?
- Ciao Ava, buon Natale!
- Scusami, auguri anche a
te. Cosa ci fa Jeffrey qui?
- Era passato per motivi
di lavoro, poi Gus lo ha invitato a fermarsi qui con noi.
Lo
sguardo di sorpresa non abbandonò il volto di Ava, mentre
Harley e Frank osservavano, a bocca aperta, Alan Michael destreggiarsi
fra i nipoti e Jude.
- Non sono sicuro che
quello sia lo stesso uomo che ho avuto, per ben due volte, come cognato!
- In effetti è
molto strano. Alan Michael non ha mai amato troppo i bambini.
Però, a volte, le persone cambiano. Anche quelle
più impensabili.
Buzz,
intanto, aveva preso da parte Olivia, un po’ nervosa, per la
presenza di Jeffrey.
- Puoi venire un attimo
con me fuori?
- Perché?
- Ecco, io dovrei
parlarti di una cosa, ma vorrei farlo in privato.
- Va bene. Andiamo.
I
due uscirono e si trovarono davanti Coop, che continuava a osservare il
cancello di ingresso e il proprio orologio.
- Coop! Che fai, qui
fuori?
- Papà,
Olivia! Niente, prendevo un po’ d’aria. Comunque
auguri.
- Buon Natale, Coop.
- Senti, figliolo, io e
Olivia vorremmo rimanere un attimo da soli, non è che
potresti...
Buzz
lasciò la frase in sospeso, mentre indicava la porta. Coop
sospirò, poi annuì, anche se non troppo contento
di dover abbandonare la sua postazione.
Lanciando
un’ultima occhiata al cancello, Coop entrò.
- Ma che gli prende?
- Non ne ho idea! Senti,
Olivia, so che probabilmente, non ti aspettavi una cosa del genere,
soprattutto la mattina di Natale, tuttavia devo farti una domanda.
- Che tipo di domanda?
- Aspetta, aiutami. Forse
non ho più l’età, ma vale la pena
provarci.
Buzz
si appoggiò a lei per inginocchiarsi. Solo allora Olivia
iniziò a capire cosa stesse per succedere e
scoppiò in una risata di gioia.
- Olivia Spencer, vuoi
farmi l’onore di sposarmi?
- Si!!! Si, si, si!!!
Olivia
lo aiutò a rialzarsi, poi lo abbracciò stretto.
Dentro,
intanto, Harley si era avvicinata al fratello, appena entrato, per
salutarlo, ma aveva notato che il ragazzo era un po’ nervoso.
- Che succede?
- Niente.
- A proposito, ma tu non
avevi una persona in più da portare?
- Già, ma
è in ritardo, a quanto pare.
- Ok.
Harley
lo guardò sospettosamente.
- Non è che
hai voglia di dirmi di chi si tratta?
- No, è una
sorpresa. E’ il mio regalo di Natale per papà, e
per tutti voi. Anche se forse non per tutti, a pensarci bene. Ma non
importa.
Harley
non ci aveva capito molto, ma Coop si limitò a sorriderle,
poi si allontanò per abbracciare Marina.
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Capitolo 5 *** Cap. 5 ***
CAP.
5
Passò
un’altra mezzora, nella quale Buzz e Olivia rientrarono per
fare il loro annuncio. Jeffrey ne rimase perplesso, al punto di
decidere quasi di abbandonare la casa, ma prima di arrivare alla porta,
vide Ava avvicinarsi a lui.
- Ciao. Auguri.
- Auguri, Ava.
- Sai, devo ammettere che
mi ha sorpreso molto trovarti qui.
- Si, lo so. E’
stato Gus ad insistere, ma non sono sicuro che rimanere sia poi una
grande idea, pensandoci bene. Credo sia meglio che io vada.
- No.
Jeffrey
la guardò sorpreso.
- Per favore, rimani. A
me fa molto piacere che tu sia qui. E’ un po’
strano, avere qui sia te che Olivia, però non è
male. La famiglia Cooper è un po’ una famiglia
anche per me e così passare il Natale tutti insieme mi rende
felice.
Jeffrey
la guardò, un po’ pensieroso. Quella ragazza
continuava a sorprenderlo. Era molto tenace, sembrava non volesse
proprio abbandonare l’idea di costruire un rapporto con lui.
In fondo non è come se avesse avuto altri impegni per quella
giornata, così decise di accontentare sua figlia.
Gus si
avvicinò ad Harley.
- Direi che potremmo
intanto metterci a tavola.
- Stavo aspettando,
perché manca l’ospite a sorpresa di Coop.
- Ah, già! Non
viene?
- Coop ha parlato di un
ritardo e basta.
- Beh, io inizio a far
accomodare gli ospiti, ok?
- Va bene.
Proprio in quel
momento qualcuno bussò alla porta. Prima che Harley
riuscisse ad arrivare alla porta, Coop si precipitò per
anticiparla. Riuscì nel suo intento. Aprì la
porta di quel poco che bastava per poterne uscire, senza permettere
né ad Harley, né ad altri di vedere di chi si
trattasse. Fece un sospiro di sollievo nel vedere chi stava aspettando
davanti a sé.
- Finalmente, pensavo non
arrivassi più!
- Scusami,
c’era un po’ di traffico, poi mi sono diretta
subito al Company! Mi ero dimenticata che il pranzo era qui da Harley!
Inoltre, ci ho messo un po’ per trovare il posto! Ma non mi
fai entrare?
- Certo. Però
aspetta un attimo. Entra quando ti apro la porta io, ok?
Lei
annuì e guardò Coop rientrare e chiudersi subito
la porta alle spalle. All’interno della casa, tutti lo
stavano guardando molto curiosi.
- Si può
sapere cosa nascondi?
- Ecco, è
arrivata la mia sorpresa. Papà, vieni qui, per favore.
Buzz
sbuffò, però si avvicinò, come gli era
stato detto. Non riusciva a capire cosa avesse in mente suo figlio che,
in quel momento si aprì in un grande sorriso. Prima che
però avesse l’occasione di aprire la porta, la
piccola Sidney rovesciò un po’ d’acqua
addosso ad Alan Michael, che si era già seduto, con la
piccola in braccio. Doveva ammettere che era stata svelta ad acciuffare
il bicchiere posato lì davanti. Harley sorrise, poi prese la
piccola dalle braccia dell’uomo e gli indicò il
bagno, per asciugarsi. Poi mise la piccola nel seggiolone. Quando fu
conclusa questa piccola operazione, Coop aprì la porta e la
famiglia Cooper rimase a bocca aperta, vedendo chi, un po’
timidamente, entrava in casa.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo
6
Lucy, una volta dentro, sorrise.
Buzz
la abbracciò stretta e la sollevò per aria,
facendola girare.
- Oh mio Dio!! Non posso credere ai
miei occhi!
Anche
Frank e Harley si avvicinarono per abbracciare la loro sorella minore,
mentre anche i bambini, incuriositi, si erano avvicinati. Alan Michael
tornò in quel momento dal bagno e non comprese tutta quella
confusione. Vide solo Harley e Frank abbracciare qualcuno che
però non riusciva a riconoscere, mentre Buzz abbracciava
Coop, ringraziandolo della bella sorpresa. Solo quando Harley e Frank
sia allontanarono dalla figura, Alan Michael vide la sua ex moglie, con
quel suo solito sorriso dolce che stava salutando in quel momento,
Marina. Rimase fermo dove si trovava, mentre la osservava. Lei doveva
aver sentito il suo sguardo su di sé, perché si
voltò verso di lui e rimase altrettanto sbigottita nel
vederlo. Il sorriso le si spense un po’ sulla faccia, mentre
lui decise che non poteva rimanere lì immobile a vita.
Schiarendosi la voce, si avvicinò a lei. Lucy gli rivolse un
sorriso timido.
- Ciao.
- Ciao Lucy. Ti trovo bene.
- A- anche io. Auguri.
- Buon Natale.
Sempre
un po’ impacciati, i due si abbracciarono e Alan Michael non
resistette, infilando il capo fra la spalla e il collo di Lucy. Era una
cosa che faceva sempre, baciandola sul collo, quando erano sposati.
Tuttavia, questa volta, non la baciò, fermandosi giusto un
attimo prima. Aveva dimenticato quanto quel gesto per lui fosse
spontaneo e istintivo.
Tutti li stavano osservando. Ava si chiese come mai quella scena le
desse tanto fastidio, mentre Buzz non sapeva se essere felice o meno.
Harley si avvicinò a Coop, che la guardò alzando
le mani.
- Avevo architettato tutto prima di
sapere che ci sarebbe stato anche lui.
- Beh, non mi sembra che stia andando
male, dopotutto.
Quando
i due sciolsero il loro abbraccio, Lucy appariva in imbarazzo, mentre
Alan Michael sembrò vacillare per un momento. Poi si
riscosse e sorrise.
- Mi fa piacere rivederti. Non sapevo
che saresti venuta.
Fu in
quel momento che si intromise Gus, avvicinandosi ai due.
- A dire la verità non lo
sapeva nessuno. Coop ha voluto fare una sorpresa a tutti noi. A
proposito, noi non ci siamo ancora presentati. Io sono Gus, il marito
di Harley, e anche il fratello di Alan Michael.
- Piacere, Gus. Finalmente riusciamo a
conoscerci. Ho sentito molto parlare di te.
- Spero bene.
- Ovviamente.
Anche
Buzz, con Olivia per la mano, si avvicinò alla figlia.
- Tesoro, sono molto felice che tu sia
qui a passare il Natale con noi. Volevo presentarti Olivia che, presto
diventerà mia moglie.
- Lucy strinse la mano ad Olivia con
sorpresa.
- Che piacere! Allora congratulazioni!
Coop, non mi avevi detto niente!
- Beh, un’altra
novità di Natale, mettiamola così.
Harley
batté le mani.
- Bene. Adesso che siamo tutti, direi
che ci possiamo anche accomodare! Forza gente, forchetta alla mano e
vuotate i piatti!
Il pranzo andò più che bene. Anche Olivia e
Jeffrey avevano abbassato l’ascia di guerra. Ava era felice
di questa cosa, anche se era leggermente infastidita dagli sguardi che,
di soppiatto, Alan Michael lanciava a Lucy. Coop le aveva spiegato che
sua sorella Lucy ed Alan Michael erano stati sposati per diversi anni e
che lui era tornato in città dopo il loro divorzio. Eppure
gli occhi di Alan Michael mal celavano un po’ di nostalgia e
tanto sentimento. Tuttavia, si disse, cosa avrebbe dovuto importare a
lei? Stava con Coop e lo amava. Alan Michael con lei era stato sincero,
voleva solo portarsela a letto, ma lei aveva sempre rifiutato le sue
avances, perché innamorata di Coop.
Alan Michael non riusciva a tenere gli occhi lontani da Lucy troppo a
lungo. Rivederla era stato molto bello, ma ne era rimasto turbato.
Avevano divorziato amichevolmente perché entrambi erano
coscienti che i sentimenti che li avevano uniti non erano
più gli stessi da tanto tempo, ormai. Lui era partito subito
dopo e pensava di essersi lasciato alle spalle tutto quanto.
Però sapeva che, per lei avrebbe sempre avuto un affetto
molto grande. Intanto non gli era sfuggito il fatto che Ava sembrava
non gradire la presenza di Lucy. Era forse gelosa? Forse era sulla
buona strada per riuscire nel suo intento? Già, peccato che
entro pochi giorni lei sarebbe partita con Coop, se non avesse trovato
un modo per trattenerla.
Alla fine del pranzo, Buzz si alzò.
- Scusate, ma vorrei approfittarne per
dire due parole.
Frank
e Harley si guardarono negli occhi, poi iniziarono, con il sorriso
sulle labbra, a lamentarsi sul “sermone” che Buzz
stava per fare. Tutti ne risero, così Buzz cercò
di farli stare zitti, per poter, finalmente, parlare.
- Volevo, per prima cosa, ringraziare
Coop, perché mi ha fatto ben due splendidi regali: il primo
è aver rimandato la partenza per l’Inghilterra in
modo di passare il Natale con noi, il secondo è di aver
fatto venire qui anche Lucy. Adesso mancherebbe solo Rocky, per essere
al completo! Però avere i miei quattro figli
quest’oggi seduti a questo tavolo, per me è motivo
di grande felicità. Credo che, questo Natale, sia pieno di
speranza per tutti. La famiglia è la cosa più
importante di tutte, quindi cercate di non scordarlo mai.
Tutti
i presenti fecero un ultimo brindisi dopo quelle parole.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo
7
Coop cinse, da dietro, la vita di Ava.
- Che c’è? Sembri
molto pensierosa...
I due
erano nella stanza di Ava al Beacon.
- Stavo pensando alle parole che Buzz
ha detto a tavola. Sull’importanza della famiglia.
- Mio padre adora fare la parte del
saggio, nei momenti di unione. E’ sempre stato
così.
- Perché non mi hai detto
niente riguardo alla sorpresa che avevi in mente per lui? Sai,
l’altro giorno ho trovato un bigliettino con un numero di
telefono. Mi stavo giusto preoccupando per questa fantomatica
“Lucy”!
- Allora sei gelosa, eh? Hai ragione,
scusami, ero talmente preso da questa cosa, che non te ne ho parlato.
Coop
si allontanò un po’ da lei, per sedersi sul letto.
Ava lo guardò un attimo, poi decise di fare qualche domanda.
- E così, Lucy ed Alan
Michael sono stati sposati per anni, giusto?
- Si, poi hanno divorziato.
Però sono rimasti in buoni rapporti, come hai potuto vedere
ieri.
- Si, ho notato.
Ava
restò un po’ pensierosa. Ma che le prendeva? Come
mai, d’un tratto si sentiva così gelosa riguardo
ad Alan Michael?
Al Company, Buzz si stava dando da fare. Quel giorno il locale era
piuttosto pieno e il lavoro non mancava. Così, quando
entrò, Lucy vide il padre fare il via vai tra i tavoli e il
bancone. Cercando di non intralciarlo, la ragazza si
avvicinò.
- Ciao papà!
- Ciao tesoro!
- Dove tieni i grembiuli?
- I cosa?
- I grembiuli, vorrei dare una mano!
- Dici sul serio?
- Si! Tanto non ho niente da fare. Mi
fermerò almeno fino a fine anno, così potrei
darti una mano in questi giorni. Allora, questi grembiuli?
- Oh, sotto il banco! Ti ringrazio, ho
proprio bisogno di un po’ d’aiuto!
Lucy
sorrise, poi corse a prendere il grembiule, chinandosi sotto il bancone
per cercarli.
Alan Michael entrò al Company. Dal giorno di Natale non
aveva più rivisto Lucy. Si chiedeva se fosse ripartita
immediatamente e se abitasse ancora in Francia. Nonostante avessero
divorziato amichevolmente, dopo la sua partenza per Springfield non si
erano più sentiti, così Alan Michael non sapeva
se Lucy avesse cambiato qualcosa nella sua vita o meno, da quando lui
non ne faceva più parte. Con questi pensieri in testa, si
sedette al bancone, per prendere un caffè.
Lucy trovò finalmente quello che cercava, così
sorrise e si rialzò di scatto, trovandosi Alan Michael
seduto davanti. L’uomo fu sorpreso di vederla, almeno tanto
quanto lei, che non si aspettava di trovarsi il suo ex marito come
primo cliente.
Alan
Michael sorrise divertito.
- Ciao. Hai cambiato mestiere?
Lucy
allargò il suo sorriso.
- Forse! Ci sto pensando! In fondo,
questo è stato il mio primo lavoro! Fammi indovinare!
Caffè doppio, senza zucchero.
- Vedo che tieni a mente tutto!
- O forse sei tu che sei troppo
abitudinario!
Alan
Michael era sereno, mentre scherzava con lei. Buzz si
avvicinò a loro e lanciò uno sguardo di traverso
ad Alan Michael, mentre prendeva dei menù da portare a dei
nuovi clienti appena entrati. Poi li lasciò di nuovo soli.
- Pensavo che fossi già
rientrata in Francia.
- Oh, no! Mi fermerò almeno
fino a fine anno. Era davvero tanto tempo che non passavo un
po’ di tempo con mio padre e la mia famiglia. Così
ho deciso di approfittare di questa occasione.
- Buzz li interruppe nuovamente.
Lucy,
mi fai due cappuccini, per piacere?
- Certo, arrivano subito,
papà.
Il
telefono di Alan Michael prese a suonare. Il dialogo che Alan Michael
tenne fu breve e l’uomo riagganciò.
- Scusami, devo scappare a lavoro! La
nuova segretaria è un disastro! Non ne fa una giusta!
- Dalle tempo. Non è facile
starti dietro!
Alan
Michael alzò lo sguardo su di lei. Il sorriso sul suo volto,
lo fece sorridere a sua volta.
L’uomo
si alzò, tirando fuori il portafogli, ma Lucy gli fece cenno
di lasciar perdere.
Alan
Michael stava per andare via, ma, esitando un attimo, si rivolse di
nuovo a lei.
- Senti, ti va se un giorno di questi,
facciamo qualcosa insieme? Potremmo parlare un po’.
- Oh... Va bene. A cosa avevi pensato?
- Non so... Una cena?
- Ok. Che ne dici di domani sera?
- Ci sto. Stai qui o alloggi da qualche
parte?
- Sto al Beacon.
- Davvero? Anche io! Che strano, in
questi giorni non ti ho mai incrociato!
- Perché praticamente non ci
sto mai! Sono sempre o qui, o da Harley!
- Allora alle otto nel bar del Beacon,
ok?
- Si.
Sentendo
di nuovo il proprio cellulare squillare, Alan Michael
sbuffò.
- Devo andare. Allora a domani.
- Si, a domani! Buon lavoro!
- Anche a te!
Alan
Michael si diresse verso l’uscita, dove si scontrò
quasi con Ava.
- Buongiorno Alan Michael!
- Ciao Ava.
L’uomo
si voltò un’ultima volta per sorridere a Lucy e fu
prontamente ricambiato. Ava si scoprì ancora infastidita da
quello che vedeva, ma si sforzò di non darlo a vedere.
- Ciao Ava. Come va?
- Ciao Lucy. Bene. Te?
- Oh, benissimo! Springfield mi
mancava, solo che non me ne ero mai resa veramente conto fino a che non
ci ho rimesso piede. Allora, Coop mi ha detto che siete in partenza per
l’Inghilterra.
- Già.
Ava
fece un sorriso tirato.
Olivia uscì dalla sua stanza e si trovò davanti
Jeffrey. L’uomo sembrò un po’
contrariato, ma Olivia lo fermò.
- Posso parlarti un attimo?
Jeffrey
sospirò.
- Dimmi. Ma fai in fretta, per favore,
ho un appuntamento importante.
- Non ti preoccupare, non ci
metterò molto. Voglio solo sapere il motivo della tua
presenza il giorno di Natale a casa di Gus e Harley.
- Ero passato solo per mostrare dei
documenti a Gus e lui ha insistito affinché restassi.
- Ah, certo! E te non avevi altro da
fare che portare dei documenti a Gus proprio il giorno di Natale, vero?
- Senti, Olivia, non so
perché ciò ti crei tanti problemi, ma
è così che è andata. Se sono rimasto,
è solo per cortesia nei confronti di Gus e Harley che sono
stati così gentili ad insistere per farmi restare per
pranzo.
- Quindi non eri lì
perché c’era Ava?
- Ti assicuro di no! Inoltre ero
convinto che fosse già partita per l’Inghilterra.
Olivia
lo guardò, ancora fortemente sospettosa nei suoi confronti.
Jeffrey alzò gli occhi al cielo. Quella donna era
impossibile! Lo avrebbe di sicuro fatto diventare matto!
- Senti, adesso devo andare.
Senza
aggiungere altro, Jeffrey la lasciò da sola in corridoio.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Capitolo
8
Ava rientrò nella sua camera da letto al Beacon. Coop
sarebbe stato fuori ancora per un po’. Si guardò
in giro, la stanza era un po’ disordinata, così si
decise a fare un po’ di ordine. Cominciò dalla
scrivania. Nel radunare alcuni fogli che vi erano sparti sopra, le
cadde un fermacarte. Quando si chinò per raccoglierlo, vide
nel cestino una busta a lei sconosciuta. Tirandola fuori, comprese che
proveniva dalla Spaulding ed era intestata a lei. La guardò
accigliata. E quella, nel cestino, come c’era finita? Ma,
soprattutto, che cosa conteneva, dato che non l’aveva mai
vista prima?
Harley bussò piuttosto insistentemente alla camera di Lucy,
la quale aprì con circospezione. Quando vide che si trattava
di lei, la fece entrare. La ragazza indossava solo un asciugamano,
così Harley comprese il motivo di tanta accortezza.
- Ciao Harley, scusami, ma, come vedi
non sono presentabile.
- Non preoccuparti.
Harley
notò i vestiti sparsi sul letto e si incuriosì.
Lucy
fu in leggero imbarazzo, ma si schiarì la voce.
- A dire la verità, beh,
ecco, stavo scegliendo cosa mettere per cena.
Tirando
su un top molto elegante, Harley guardò sua sorella con un
sorriso insinuante.
Le
guance di Lucy divennero ancora più rosse e
abbassò gli occhi.
- Con Alan Michael.
- Con chi?
Il
sorriso scomparve dalla faccia di Harley per lasciare il posto ad
un’espressione alquanto esterrefatta. Lucy, vistosamente
nervosa, iniziò a rovistare fra i vestiti sparsi sul letto.
- Si, è solo una cena,
così, per parlare un po’! Però non
riesco a trovare niente di adatto!
- Una cena “per parlare un
po’”? Sei sicura di quello che dici?
- Certo, perché?
- Lucy la guardò, quasi nel
panico, ormai.
- Lui ha detto così! Pensi
che ci sia qualcosa, sotto?
- Ti ricordo che sei te che sei stata
sposata con lui per otto anni! Io ho divorziato molto prima! Lo
dovresti conoscere meglio di me!
- Lo so, è solo che... Non
pensavo che un invito a cena mi avrebbe agitato così tanto!
Lucy
sbuffò, buttandosi sul letto, in mezzo ai vestiti.
A passo svelto tra i corridoi delle Industrie Spaulding, Ava si diresse
verso l’ufficio di Alan Michael. Bussò ed attese.
Ava
entrò ed Alan Michael fu stupito di vedersela davanti.
- Ciao Ava. Che succede?
- Cos’è questa?
Con
non molta gentilezza, la ragazza buttò sulla sua scrivania
una busta un po’ spiegazzata, per poi sedersi davanti a lui.
Alan Michael la osservò.
- Allora l’hai ricevuta!
Pensavo non ti fosse arrivata!
- Che cos’è?
- Se l’hai aperta e letta,
come immagino, dovresti sapere di che si tratta.
- E’ un’offerta di
lavoro. Una vantaggiosissima offerta di lavoro.
- Esattamente.
- Io sto per andare in Inghilterra con
Coop.
- Lo so. Volevo solo che, prima di
partire, sapessi che qui potevi avere un futuro professionale
abbastanza buono.
- Cercavi di trattenermi qui?
Si,
avrebbe voluto risponderle Alan Michael. Anche se adesso non ne era
più molto convinto.
- Ascoltami, Ava. Cercavo solo di
mostrarti tutte le possibilità. Sei libera di vivere la tua
vita come meglio credi. Le scelte riguardo il tuo futuro sono solo
affar tuo.
- E dimmi, questa offerta sarebbe
ancora valida?
- Certo che si.
- E lavorerei per te o per Alexandra?
A
questa domanda, Alan Michael ebbe un’esitazione, prima di
risponderle. Quando aveva architettato quel piano, pensava ad un modo
per incatenare Ava a se stesso, tuttavia, ora, non gli sembrava
più tanto sensato.
- Beh, questo è ancora da
vedere. Ci sono alcuni criteri da valutare.
Ava
annuì.
- Posso pensarci?
- Certo.
- Va bene, grazie.
Harley era seduta accanto a sua sorella.
- Ok. Penso che a questo punto sia
lecita una domanda.
- No, ti prego!
- Invece si. Sorellina cara, sei ancora
innamorata del tuo ex marito?
Lucy
chiude gli occhi. Era ancora innamorata di Alan Michael? La sua vita
non era stata la stessa, da quando avevano divorziato. Quando Alan
Michael era tornato a Springfield, Parigi, per lei, sembrava aver perso
d’un tratto tutte le attrattive romantiche con cui
l’aveva sempre vissuta. La sua vita era stata avvolta da un
velo di grigiore. Certo, era andata avanti, aveva anche frequentato
altri uomini, ma sembrava sempre mancarle qualcosa. Se il matrimonio,
tuttavia, era finito, un motivo c’era. O forse ce
n’erano diversi. E poi... E poi adesso c’era Jean
Claude, l’uomo che frequentava da circa due mesi.
- No. Abbiamo deciso il divorzio di
comune accordo. Questa cena è solo un modo per passare un
po’ di tempo insieme. Da amici. Ti ricordo che, prima di
innamorarci, abbiamo vissuto insieme ed eravamo amici.
- Se lo dici tu. Ma se è
così, perché stai andando in paranoia?
- Non so andando in paranoia. Guarda,
metterò questo.
Lucy
prese dal monte dei vestiti un abitino nero, a fascia.
- Sopra metterò un copri
spalle. Andrà benissimo.
Ava si era già alzata ed era pronta ad andarsene, quando
tornò indietro e si sedette.
- Posso farti una domanda? E vorrei che
tu rispondessi in modo sincero.
- Chiedi pure tutto quello che vuoi.
- Mi hai proposto questo lavoro solo
per portarmi a letto?
Alan
Michael abbassò per un momento gli occhi.
- Si. Quando ho deciso di farti questa
offerta, era quello il mio scopo.
- Almeno tu sei sincero. Adesso devo
andare. Ciao.
Quando
l’uomo rimase da solo, diede un’occhiata
all’orologio. Non si era accorto che si stava facendo tardi.
Doveva andare, se voleva essere in orario per il suo appuntamento con
Lucy.
Al CO2, Olivia e Buzz stavano discutendo. L’argomento era
sempre il solito, l’unico che li faceva, ogni volta,
litigare: Jeffrey O’Neill. Buzz iniziava a stufarsi di tutto
l’impegno che Olivia metteva nell’alimentare il
proprio rancore nei confronti di quell’uomo. Olivia non
riusciva a lasciarsi il passato alle spalle e non poteva accettare che
Jeffrey non avesse ancora lasciato Springfield, come, secondo lei,
avrebbe già dovuto fare da tempo. Buzz avrebbe tanto voluto
che lei lasciasse perdere la questione e si concentrasse sulla loro
relazione, ma lei non ce la faceva. Coop li osservava a distanza,
mentre stava attendendo l’arrivo di Ava, con la quale aveva
un appuntamento.
- Non posso lasciar perdere, capisci?
Quell’uomo deve pagare per il male che mi ha fatto!
- Ma che senso ha, accanirsi in questo
modo su di lui, dato che ormai sono passati anni?
- Mi dispiace che tu non capisca, ma
per me ne ha! Eccome se ne ha!
- No, hai ragione, non capisco! Anche
perché O’Neill è totalmente
indifferente, nei confronti di Ava, se si esclude l’episodio
dell’aeroporto!
Olivia
lo guardò, senza capire, mentre invece Coop, poco distante,
imprecava sottovoce. Aveva detto al padre che Jeffrey era andato
all’aeroporto per dare un regalo ad Ava, ma lui non avrebbe
dovuto raccontarlo ad Olivia!
- Quale episodio, scusa tanto?
Visto
che i toni fra i due si stavano alzando e la cosa non prometteva niente
di buono, Coop decise di intervenire.
Olivia
si voltò verso di lui, puntandogli l’indice contro.
- Dimmi di cosa sta parlando tuo padre!
Scommetto che tu lo sai! Cosa è successo di preciso
all’aeroporto?
- Niente di che. Jeffrey è
venuto per dare un regalo ad Ava, abbiamo parlato, ma se
n’è andato prima che lei lo vedesse!
- Che cosa?
Coop
si voltò verso Ava, che aveva sentito quello che aveva
appena detto.
- Ava!
- Perché non mi hai detto
niente?
- Ecco, perché non mi
sembrava una buona idea.
- Che razza di risposta sarebbe questa?
Ava,
ferita, si era voltata per andare via, ma Coop cercò di
fermarla, prendendola per le spalle e costringendola a voltarsi.
- Lascia che ti spieghi come
è andata veramente.
- Sai una cosa? Non mi interessa sapere
come è andata. Sono stanca di sentire una bugia dopo
l’altra! Soprattutto da te!
La
ragazza riuscì a liberarsi dalla stretta di Coop e
scappò via.
Harley sorrise compiaciuta, osservando l’immagine di Lucy
riflessa allo specchio.
- Stai benissimo, non
c’è che dire!
- Grazie. Adesso devo solo abbinare le
scarpe.
Mentre
Lucy iniziava a cercare un paio di scarpe adatte, Harley
guardò l’orologio e vide che era ora di rientrare
a casa.
- Lucy, io devo andare. Ho lasciato la
bambina con Marina, ma questa notte è di turno, quindi
vorrà andare a casa prima di andare a lavoro. Mi raccomando,
poi voglio i dettagli!
Il
sorriso furbo di Harley fece imbarazzare Lucy che, tuttavia,
scoppiò a ridere.
- Quali dettagli? Non è un
appuntamento d’amore, solo una cena fra amici.
- Ed ex coniugi.
- Ehi, Alan Michael è anche
il *tuo* ex coniuge.
- Lo so, ma io non ci vado a cena,
infatti!
Prima
che l’altra potesse rispondere, Harley si avvicinò
per darle un bacio sulla guancia, poi la lasciò sola.
Alan Michael era appena arrivato al Beacon. Aveva giusto il tempo di
fare una doccia veloce e cambiarsi, per non fare tardi. Nella hall
quasi si scontrò con Harley.
- Ehi, magari guarda dove vai!
- Scusami, è che sono in
ritardo!
Sorridendo
scaltramente, Harley annuì.
- Si, non ti preoccupare. Devo andare!
Passa una buona serata! Ciao ciao!
- Ciao Harley.
Alan
Michael la osservò uscire tutta allegra, leggermente
perplesso. Poi si ricordò dell’appuntamento e
corse su per le scale.
Intanto, al CO2, mentre Coop era andato via per cercare Ava e chiarire
con lei, Olivia non mollava la presa con Buzz, nell’intento
di capire cosa fosse successo all’aeroporto.
- Allora, mi vuoi spiegare
cos’è questa storia?
- E va bene. Coop mi ha detto che
Jeffrey si è presentato all’aeroporto con un
regalo per Ava. Tuttavia, se n’è andato prima che
lei avesse modo di vederlo. Tutto qui.
- Tutto qui? Se fosse stata una cosa da
niente, non sarebbe scoppiato questo putiferio!
- Questo putiferio, come lo chiami,
è scoppiato solo perché tu non sai darti pace!
Basta guardare al passato! Ti ho chiesto di sposarmi, allora
perché non riesci a concentrare la tua attenzione sul nostro
futuro insieme, invece di tormentarti a cercare vendetta a tutti i
costi? Non capisci che così ti rovini tu per prima?
- Io...
Olivia
era rimasta senza parole. Buzz la guardò per un attimo, poi
si allontanò un po’ da lei.
- Ascoltami, Olivia, credo che sia
meglio che tu te ne vada, in questo momento. Forse occorre che ci
prendiamo del tempo per calmarci e discuterne meglio, va bene?
- Buzz...
- No, davvero. Continuare a discuterne
ora sarebbe inutile. Ne parliamo domani, magari, va bene?
Olivia
si limitò ad annuire. Erano poche le volte che aveva visto
Buzz così infuriato e comprese che lui aveva ragione. Non
aveva senso litigare in quel modo. Era meglio far sbollire la cosa.
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Capitolo
9
Alan Michael stava finendosi di vestire. Menomale che
l’appuntamento era direttamente nel bar del Beacon,
altrimenti non ce l’avrebbe mai fatta ad essere puntuale.
Davanti allo specchio, stava sistemandosi il colletto della camicia,
quando qualcuno bussò alla sua porta. Chi diamine poteva
essere? A meno che Lucy non avesse voluto anticipare le cose.
Andò ad aprire, convinto che fosse lei, però fu
non poco sorpreso di trovarsi davanti Ava, in lacrime.
- Posso entrare, per favore?
- Ehm... Certo.
Alan
Michael la fece passare.
Ava
si asciugò le lacrime che le scendevano sulle guance, poi
tirò su con il naso.
- Tu sei l’unica persona che
è sempre stata veramente sincera con me.
L’uomo
le mise le mani sulle spalle.
- Mi vuoi dire perché sei
qui e cosa è successo?
Ava
annuì, poi si sedette sul letto alle sue spalle e
iniziò a raccontare ad Alan Michael quello che era successo
al CO2.
All’interno del bar del Beacon, Lucy stava aspettando Alan
Michael. Guardò l’orologio e vide che era in
ritardo di qualche minuto, ma non si preoccupò. Mentre lo
aspettava, si era presa un drink. Ad un certo momento, vide Olivia
entrare e la salutò da lontano. La donna, malgrado avesse
una faccia triste, si avvicinò a lei.
- Ciao Lucy.
- Ciao Olivia, tutto bene?
- Diciamo di si. Ho avuto una piccola
discussione con tuo padre, ma niente che non possa essere sistemato.
- Bene, lo spero, perché
sembrate una coppia stupenda!
Lucy
le sorrise dolcemente e Olivia le rispose con un sorriso tirato.
- Che cosa fai qui tutta sola?
- A dire la verità, sto
aspettando Alan Michael, dobbiamo cenare insieme.
- Oh. Ti dispiace se, mentre aspetti,
ti faccio compagnia?
- No, figurati! Anzi, mi fa piacere.
Olivia
si sedette. Non voleva andare in camera sua, oppure sedersi a bere da
sola. Non era dell’umore giusto e aveva paura che, alla fine,
avrebbe ceduto alla tentazione di andare alla ricerca di Jeffrey per
dirgliene quattro. Invece si era accorta che, in fondo, Buzz aveva
ragione. Si stava talmente accanendo contro Jeffrey da non vedere e
apprezzare quello che di buono aveva intorno a sé. Inoltre,
quella giovane ragazza le stava simpatica.
- Posso chiederti una cosa, Lucy?
- Certo, dimmi pure.
- A quanto pare, tu ed Alan Michael
siete rimasti in buoni rapporti, dopo il divorzio.
- Si, più o meno.
- Come avete fatto? No,
perché sai, anche io ho degli ex mariti, ma con nessuno di
loro ho un simile rapporto!
Entrambe
sorrisero. Lucy si tirò una ciocca di capelli dietro
l’orecchio, prima di rispondere.
- Ecco, credo che sia
perché, prima di innamorarci, eravamo amici. Ho incontrato
Alan Michael appena sono arrivata qui a Springfield la prima volta, e
lui mi ha offerto un posto dove stare. Siamo diventati amici e, prima
di metterci insieme, ne abbiamo passate tante, così il
nostro rapporto era già molto consolidato ancor prima che
diventassimo una coppia vera e propria.
Lo
sguardo di Lucy si rabbuiò per un attimo, ricordando
l’episodio più brutto che avesse attraversato
nella sua gioventù con Brent, poi si rasserenò
pensando a quanto Alan Michael le fosse stato vicino anche in quel
frangente. Si accorse che Olivia la stava guardando con un pizzico di
apprensione.
- Lucy, che ti succede?
- Niente. Scusami. E’ che
quel periodo non è stato proprio del tutto felice,
però, in ogni modo, Alan Michael mi è sempre
stato molto vicino. E poi, con il tempo, ci siamo innamorati.
Lucy
terminò con un sorriso rassicurante. Olivia la invidiava,
perché sembrava una persona dolce, quanto sicura di
sé. E poi, sentiva di essere vicina a lei, come se, entrambe
avessero qualcosa in comune. Lucy guardò ancora una volta
l’orologio. Non si era accorta di come i minuti fossero
passati, mentre parlava con Olivia. Adesso il ritardo di Alan Michael
iniziava a farsi strano. Olivia notò quel gesto,
così si schiarì la voce.
- Preoccupata perché non
arriva?
- Beh, Alan Michael di solito
è molto puntuale. Mi sembra solo insolito, questo ritardo.
- Perché non provi a salire,
per vedere se è ancora in camera sua?
- Hai ragione! Grazie. Allora vado. Mi
ha fatto piacere parlare con te, Olivia. E spero che fra te e
papà si risolva tutto!
- Grazie. Corri, su!
Olivia
la guardò prendere la borsetta, alzarsi e andarsene. Dalla
stessa porta dalla quale uscì Lucy entrò, pochi
istanti dopo, Jeffrey O’Neill e gli occhi di Olivia si
restrinsero ad una fessura. Cosa avrebbe fatto, adesso? La voglia di
andare lì ed inveire contro di lui era tanta,
però voleva anche tener conto di quello che Buzz aveva
detto.
Ava aveva raccontato tutto ad Alan Michael e ora si asciugava le ultime
lacrime. Lui le stava accarezzando una spalla nel tentativo di
confortarla. Aveva sempre saputo che Coop non era il ragazzo giusto per
Ava. Non era un cattivo ragazzo. Era, tuttavia, troppo immaturo per
lei, che sembrava avere decisamente un’altra età.
Sbirciando per l’ennesima volta l’orologio si
accorse che, ormai, aveva accumulato un ritardo di mezz’ora
con Lucy. Il fatto è che gli dispiaceva lasciare Ava in
quelle condizioni. Sembrava veramente distrutta.
Ava, dal canto suo, sembrò accorgersi solo in quel momento
di come Alan Michael fosse vestito elegante e del modo in cui, spesso,
guardava che ora fosse.
- Ma tu avevi un appuntamento? Oddio,
mi dispiace!
Alla
svelta, Ava si alzò dal letto, ma Alan Michael, alzandosi a
sua volta, la fermò.
- Aspetta! Non ti preoccupare del mio
appuntamento, voglio che tu ti sfoghi e stia meglio. So che stai
passando un periodo infernale, con la storia dei tuoi genitori e adesso
ci si è messo pure Coop a nasconderti le cose... Ma dimmi
una cosa, tu vuoi andare davvero in Inghilterra con lui?
Ava
abbassò gli occhi.
- Non lo so. Mi sembra di non sapere
più cosa voglio. All’inizio mi sembrava
un’idea molto bella quella di partire, lasciandomi alle
spalle tutto. Poi, però, ho iniziato ad avere dei dubbi a
riguardo. Insomma, qui a Springfield ci sono gli unici legami di sangue
che mi rimangono. Non saranno perfetti e non saranno quelli che avrei
voluto, però Jeffrey e Olivia sono pur sempre i miei
genitori. Inoltre, non so, quando penso all’Inghilterra, mi
immagino che una vacanza lì deve essere stupenda, ma
viverci... L’idea mi spaventa un po’, devo
ammettere.
Alan
Michael le mise una mano sotto il mento, per farle alzare il viso.
- Ava, non sei obbligata a partire.
Devi decidere solo tu della tua vita. Non puoi permetterti che siano
Coop o i tuoi genitori a farlo. Devi fare quello che vuoi tu. Scegliere
te per il tuo futuro. Solo così potrai essere felice. Devi
diventare padrona del tuo destino.
La
ragazza lo fissava senza parole. In Alan Michael non aveva mai visto
tanta saggezza. Eppure sembrava essere l’unico che la capiva
veramente fino in fondo, che la spronava ad essere se stessa, che non
tentava mai di condizionare la sua vita e le sue scelte. Mordendosi per
un momento le labbra, avvicinò il proprio volto al suo, fino
a che le loro labbra si sfiorarono in un bacio. Come primo istinto,
Alan Michael rispose, tuttavia, dopo pochi istanti, ruppe il bacio e si
allontanò da lei. Ava era rimasta interdetta, era convinta
che lui non si sarebbe ritratto. Non ebbe, però, tempo di
parlare che udirono bussare alla porta.
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Capitolo
10
Olivia non aveva resistito e si era diretta al bancone, dove Jeffrey si
era fermato per ordinare qualcosa da bere. Quando l’aveva
vista, l’uomo aveva alzato gli occhi al cielo e si era
preparato mentalmente ad un’altra delle sue sfuriate.
Iniziava ad essere stufo di quella donna che lo incolpava per tutte le
disgrazie della sua vita!
- Buonasera Jeffrey.
- Ciao Olivia. Che cosa vuoi? Se
è ancora per la storia di Natale, ti ripeto, per
l’ultima volta sia chiaro, che non sapevo che Ava sarebbe
stata lì, in quanto ero convinto che fosse già
partita per l’Inghilterra assieme a Coop.
- Forse sarà anche
così, ma ciò non toglie che tu sei andato
all’aeroporto per salutarla, addirittura con un regalo di
Natale per lei!
Jeffrey
la fissò stupito. Come diavolo faceva a saperlo? Possibile
che non le sfuggisse mai niente? Olivia sorrise.
- Pensavi che non l’avrei mai
scoperto, eh? Invece ti sbagli! Come vedi, non mi sfugge niente!
Allora, Jeffrey, dimmi, quale parte del discorso “non ti
avvicinare ad Ava per nessuna ragione al mondo” non ti
è chiara?
- Sai una cosa, Olivia, penso che
adesso tu stia davvero esagerando, con questa storia! Che ti piaccia o
meno, Ava è anche mia figlia! E io inizio ad essere stufo
del tuo atteggiamento! Forse è il momento che noi due
mettiamo bene le cose in chiaro, una volta per tutte!
Jeffrey
adesso si era alzato ed aveva uno sguardo di sfida, a cui Olivia seppe
tener testa.
Alan Michael si voltò verso la porta. Si schiarì
la voce e fu contento di quel diversivo. Non sapeva neanche lui cosa
gli era preso. Erano mesi che cercava di attirare verso di
sé Ava, però, ora che sembrava essere riuscito
nel suo intento, non ne era per niente entusiasta. Non era
più quello che voleva. Lei non gli interessava
più. Quando aprì la porta, vide Lucy, bellissima
in un corto vestito nero che fasciava alla perfezione il suo corpo.
Ecco il motivo per perduto interesse nei confronti di Ava.
- Lucy!
- Allora ci sei! Scusa tanto, ma mi ero
stancata di aspettarti di sotto! Si può sapere come mai non
ti sei presentato? Potevi perlomeno avvertirmi!
Senza
tante cerimonie, Lucy lo fece scansare ed entrò nella
stanza. Solo allora si accorse della presenza di Ava. Lucy si
accigliò. Che ci faceva la ragazza di suo fratello
lì? E perché sembrava che avesse pianto a lungo?
Con uno sguardo interrogativo, si voltò di nuovo verso Alan
Michael, che stava chiudendo la porta dalla quale era entrata.
- Perdonami Lucy, il fatto è
che...
- E’ colpa mia! Sono piombata
qui all’improvviso per parlare con Alan Michael di una
questione di lavoro e non mi ero resa conto che lui stava per uscire!
Mi dispiace. Adesso è meglio se vado.
Alan
Michael aprì bocca per parlare, ma Ava fu più
veloce di lui, raccogliendo la sua giacca ed uscendo alla svelta dalla
stanza. Una volta fuori, si appoggiò con la schiena alla
porta. Ma cosa pensava di fare? Lei amava Coop, perché si
era ritrovata a baciare Alan Michael? Scuotendo la testa, decise che
forse era il caso di rifugiarsi nella propria camera. Si stava appunto
dirigendo in quella direzione, quando cambiò idea e decise
di fare prima un salto al bar.
Intanto, all’interno della camera di Alan Michael, Lucy si
guardava in giro, mentre cercava di capire cosa la presenza di Ava in
quella stanza potesse significare. E perché la cosa le dava
tanto fastidio. Alan Michael la osservava, era davvero stupenda, poi si
schiarì la voce, attirando l’attenzione della
donna.
- Questo vestito ti sta davvero bene.
Sei molto bella questa sera.
- Grazie. Allora, magari mi puoi
spiegare come mai mi hai dato buca?
- Beh, stavo per uscire quando Ava si
è presentata qui e...
- Si, ho notato. Mio padre ha detto
che, fino a qualche giorno fa, era la tua segretaria.
- Già. Ed è
appunto per questo che era qui. Il fatto è che non mi andava
di perdere una come lei. Vedi, è molto in gamba.
Così le ho fatto un’offerta di lavoro molto
vantaggiosa. E niente, voleva solo avere qualche dettaglio in
più.
- Ah, ed è per questo che
aveva appena finito di piangere? Forse la tua offerta non era poi
così vantaggiosa?
Alan
Michael aveva scordato che a Lucy non sfuggiva mai nulla,
così sospirò.
- Ok, diciamo che è una
lunga storia, va bene?
Lucy
abbassò gli occhi. Ma che stava facendo? Si stava
comportando come una moglie gelosa. Ma loro non stavano più
insieme. Non eravamo neanche più sposati, ormai.
- Senti, scusami. Non ho nessun diritto
di venire qui e farti il terzo grado. Sei libero di fare quello che
vuoi. Magari, però, la prossima volta, avvertimi prima,
così non passo la serata ad aspettarti sullo sgabello del
bar.
La
ragazza si avvicinò la porta, quando Alan Michael la
fermò, trattenendola per un braccio.
- Aspetta, non andartene. Siamo sempre
in tempo per recuperare la serata.
- No, senti, credo che andrò
in camera mia. Facciamo un’altra volta, va bene?
- Sei sicura? Possiamo mangiare
qualcosa qui in camera, se non hai voglia di uscire.
Lucy
sospirò. Aveva le idee un po’ confuse. La gelosia
che aveva provato nel trovare Ava nella stanza di Alan Michael
l’aveva un po’ destabilizzata. Tuttavia, non seppe
dire no al suo ex marito, così sorrise e annuì.
- Bene. Chiamo subito perché
ci portino la cena in camera!
Intanto, all’interno del bar del Beacon, Olivia e Jeffrey
continuavano la loro discussione.
- Ah, così vuoi mettere le
cose in chiaro? Pensavo che l’avessimo già fatto!
- No, tu avevi deciso come dovevamo
comportarci, per tutti e due. E non mi sta più bene.
- Beh, sono affari tuoi,
perché non ho alcuna intenzione di cambiare idea! Ti voglio
fuori dalla vita di Ava e su questo non si discute!
- E che diritto pensi di avere te, per
prendere una simile decisione?
- Sono sua madre! Inoltre, sono
convinta che tu abbia fatto già abbastanza male a me! Non
voglio che rovini la vita pure a lei!
- Oh, per favore! Ma non ti stanchi mai
di ripetere le stesse cose all’infinito? Comunque non mi
interessa cosa vuoi tu! Ava è mia figlia, punto e basta.
Anche se volessi costruire un rapporto con lei, non sarebbero affari
tuoi!
- Ti sbagli, caro mio! Non te lo
permetterò!
Jeffrey
sbuffò, nel tentativo di controllare la propria rabbia. In
fondo erano ancora in un luogo pubblico. Non voleva dare ulteriore
spettacolo di sé. Assumendo un atteggiamento perentorio e
quasi minaccioso, avvicinò il viso a quello di lei.
- Ok, ascoltami bene, Olivia. Questi
tuoi tentativi intimidatori mi hanno veramente stancato. Vedi di
piantarla.
- Altrimenti?
- Ma cosa ti credi? Di poter recitare
per sempre la parte della povera vittima e sfogare su di me tutti i
tuoi guai? Ti ricordo che fino a poco tempo fa io neanche sapevo di
avere una figlia, ma tu... TU l’hai sempre saputo! E cosa hai
fatto per lei? Non l’hai mai cercata! E adesso che le vostre
strade si sono nuovamente incrociate, invece di riallacciare i rapporti
con lei, che cosa fai? La usi contro di me, per ottenere vendetta!
Quindi chi ti credi di essere per potermi trattare in questo modo?
La
voce di Jeffrey si era alzata di qualche tono, tanto che anche Olivia
era indietreggiata di qualche passo. Nessuno dei due, tuttavia, si era
accorto di Ava, immobile a poca distanza da loro. Come primo istinto,
Ava avrebbe voluto girare i tacchi e lasciarli ad azzuffarsi ancora una
volta, ma iniziava veramente ad essere stanca di dover assistere a
quelle assurde discussioni, così decise di intervenire.
- Adesso BASTA! E’ arrivato
il momento di parlare. Tutti e tre.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
CAPITOLO
11
Olivia e Jeffrey rimasero, per una volta, in silenzio davanti alla
figlia, non prima di essersi scambiati fra di loro uno sguardo truce.
- Sono veramente stufa, ogni volta che
vi vedo, di dover assistere a queste stupide discussioni!
- Ava, ‘queste stupide
discussioni’, come le chiami tu, sono fatte per il tuo bene!
La
ragazza non poteva credere alle parole di Olivia.
- Ma davvero? Urlare fra voi e
insultarvi fino allo sfinimento lo chiamate il mio bene?
- A dire la verità, se posso
dire qualcosa anche io, è tua madre che crea tutte queste
storie, ogni volta!
- Ah, sarei io, eh? Se tu mi avessi
dato ascolto la prima volta che ti ho parlato, non ci troveremmo a
questo punto ogni santa volta!
Vedendo
che stavano ricominciando, Ava li prese da parte e li
trascinò fuori dal locale.
- Mettiamola così: adesso io
metto in chiaro il mio punto di vista su tutta questa storia,
così vi semplifico le cose, dato che, a quanto pare, pensate
di sapere quello che voglio! Soprattutto tu, Olivia!
Ava
rimase un attimo in attesa per vedere se le avrebbero dato retta,
invece di tornare ad urlarsi contro.
- Voi due siete mio padre e mia madre,
questo non si può cambiare. Sicuramente non fa piacere a
nessuno di noi. Non fa piacere a voi, perché è
evidente che vi odiate. Non fa piacere a me, perché non
è bello scoprire alla mia età che due perfetti
sconosciuti sono i miei veri genitori. Fatto sta, che le cose stanno
così e non si possono cambiare. Di certo nessuno pretende
che la realtà dei fatti faccia di noi un’allegra
famiglia. Chiarito questo, Olivia, ti chiedo di smettere di impedire a
Jeffrey anche solo di parlarmi. Come ho già detto, lui
è mio padre e ha il diritto di provare almeno a creare un
legame con me.
Olivia
stava per interromperla, ma Ava la anticipò.
- So che ce l’hai con lui per
quello che ti ha fatto in passato, ma tutti hanno diritto a una seconda
possibilità. Se ti stai chiedendo come mai sono
così benevola nei suoi confronti, rispetto a quanto lo sono
solitamente nei tuoi, ora ti spiego il motivo. A differenza di te,
Jeffrey non sapeva neanche della mia esistenza, fino a poco tempo fa.
Questo fa la differenza fra voi due. Se farai questo per me, se
eviterai di intrometterti fra me e lui, potrei anche provare a
perdonarti per avermi abbandonata. Anche se non pretendo che diventiamo
una famiglia, non voglio essere circondata dall’odio. Avete
capito?
Sia
Olivia che Jeffrey annuirono. Non andava a genio a nessuno dei due il
fatto di doversi ‘sopportare’, ma entrambi capivano
che era l’unico modo per non perdere Ava.
Alan Michael e Lucy avevano terminato la loro cena. Erano seduti
entrambi sul letto e sembrava che avessero fatto un passo indietro nel
tempo. Passati gli iniziali imbarazzi, infatti, si erano trovati a
parlare e scherzare come era successo la mattina del giorno precedente
al Company. Avevano ripercorso tutti i bei momenti passati insieme ed
erano arrivati a parlare del loro sontuoso e
‘cinematografico’ matrimonio. Ad Alan Michael non
erano sfuggiti gli occhi ancora sognanti dopo anni di Lucy,
così come a lei non era sfuggito il luccichio particolare
negli occhi di lui. Lucy gli sorrise, e anche in quel caso, Alan
Michael riconobbe il sorriso dolce con cui lo accoglieva sempre quando
stavano insieme. Era strano ritrovarsi dopo tutti quegli anni
là, in quella stanza di albergo a ridere e scherzare come se
niente fosse. Ne avevano passate veramente tante insieme, e non tutto
era stato rose e fiori. Lucy si alzò dal letto,
d’un tratto di nuovo impacciata. Toccare
l’argomento matrimonio non era stata una buona idea. Forse
per lei era arrivato il momento di tornare nella sua camera.
- Credo che adesso farei meglio ad
andare nella mia stanza.
- Ok, va bene.
Anche
Alan Michael provava lo stesso turbamento, così non ebbe
molto da protestare. Tuttavia, quando Lucy ebbe recuperato la sua
giacca e la sua borsa e si avvicinò a lui per dargli un
bacio sulla guancia, non seppe controllarsi. Fu così che, un
bacio dopo l’altro, si ritrovarono sdraiati sul grande letto
al centro della stanza.
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Capitolo
12
Dopo aver chiarito le cose con Jeffrey e Olivia, Ava si
sentì molto meglio e, per la prima volta dopo tanto tempo,
si sentì sicura riguardo a ciò che voleva
veramente. Fu così che decise di andare subito a cercare
Coop. Lo trovò al CO2, intento a mettere le ultime sedie sui
tavoli. Ava controllò l’ora, non si era accorta
che fosse già così tardi. Quando la vide, Coop le
sorrise, anche se un po’ impacciato. Forse aveva paura che
lei fosse ancora in collera con lui.
- Ciao.
- Ciao Coop. Noi due dobbiamo parlare.
- Certo, lo so. Vorrei, per prima cosa,
chiederti scusa per non averti detto che Jeffrey era venuto
all’aeroporto. Mi dispiace di averti mentito.
- Non preoccuparti. So che tu, in
fondo, volevi solo proteggermi.
Coop
si sentì sollevato, alle sue parole. Per fortuna aveva
capito che lo aveva fatto a fin di bene. Aveva paura che non
l’avrebbe perdonato tanto in fretta e la loro partenza era
vicina, non voleva doverla rimandare ancora a lungo per delle
incomprensioni.
- Oh, menomale, Ava. Non sai come sono
contento di sentirti dire queste parole!
- Aspetta, vorrei che tu mi lasciassi
parlare un attimo, senza interrompermi.
Un
po’ confuso, non presagendo niente di positivo
all’improvviso cambio di tono nella voce di Ava, Coop
annuì, facendole segno di parlare. Ava sospirò.
Coop, anche se so che tu mi hai mentito per una buona ragione, non
avevi alcun diritto di farlo. Jeffrey e Olivia sono i miei genitori e,
potranno non essere perfetti, ma sta a me decidere se includerli o meno
nella mia vita. Inoltre, devo chiederti un’altra cosa e
vorrei che tu fossi sincero con me.
- Dimmi tutto.
- Sei stato tu a gettare nel cestino la
busta della Spaulding intestata a me, senza dirmi niente?
Gli
occhi di Coop si fecero subito colpevoli. Ava lo guardò,
ancora più ferita.
- Perché l’hai
fatto?
- Perché quella busta veniva
da Alan Michael, ed io non mi fido di lui!
- Così, ancora una volta,
hai preso una decisione per me! Sulla busta c’era il mio
nome!
- Ava, per favore, cerca di capire!
- No! Mi sono stufata di cercare sempre
una giustificazione ai tuoi comportamenti! Io non posso andare avanti
così! Devo avere la possibilità di scegliere cosa
fare. Tutte quelle decisioni, se accettare di vedere mio padre
all’aeroporto, o aprire quella dannata busta, spettavano a
me! Invece tu mi hai tenuto nascosto tutto. Così non
può andare avanti, fra noi.
- Cosa stai cercando di dirmi?
- Che tu non sei la persona giusta per
me. Ho bisogno di qualcuno di cui fidarmi, qualcuno che non mi menta e
non mi impedisca di fare le mie scelte.
- Suppongo che tu non abbia intenzione
di venire in Inghilterra con me, quindi.
- Credo che dovresti partire da solo,
si. Io ho bisogno di trovare la mia strada. Da sola.
Senza
aggiungere altro, Ava se ne andò, lasciando Coop da solo.
Mentre si allontanava, Ava sentì di aver fatto la scelta
giusta e comprese che doveva ringraziare Alan Michael, che
l’aveva fatta riflettere su quello che voleva davvero.
Rendendosi conto che quello che provava per lui non era semplice
gratitudine, ma qualcosa di più, Ava decise di non poter
aspettare la mattina successiva per andare da lui. Tornò in
fretta al Beacon e salì le scale quasi correndo. Quando
arrivò nel corridoio dove si trovava la camera di Alan
Michael, tuttavia, ebbe una brutta sorpresa. Sentì infatti
aprirsi la porta della stanza e riuscì a nascondersi in
tempo, quando udì una risata femminile. Vide Lucy uscire,
con i capelli in disordine e le scarpe in mano. Alan Michael, rimasto
sulla soglia, aveva solo un paio di boxer e i due si stavano
sbaciucchiando, parlottando a bassa voce.
- E dai, rimani a dormire qui!
- No, per favore, fai il bravo e
lasciami andare!
Dopo
essersi baciati un’ultima volta, Lucy si allontanò
nella direzione opposta rispetto a dove si trovava Ava e Alan Michael
tornò nella camera, chiudendosi la porta alle spalle. Ava
rimase appoggiata contro la parete, dandosi della sciocca. Avrebbe
dovuto immaginare che fra lui e Lucy sarebbe finita così.
Finiva sempre così, per lei. Anche se non era detto che
dovesse sempre gettare la spugna. Per Alan Michael avrebbe dovuto
lottare, non rinunciare alla prima difficoltà. Decise che,
questa volta, non si sarebbe data per vinta.
Buzz era già a letto, quando udì dei colpi alla
porta di casa. Chi poteva andare a bussare a quell’ora? Una
volta aperta la porta, guardò in cagnesco Olivia, che lo
guardava, speranzosa di non essere respinta in malo modo.
- Non ti sembra un po’ tardi
per presentarti a casa delle persone? Soprattutto se sai che sono
arrabbiate con te?
- Beh, a dire la verità,
speravo che non fosse troppo tardi per delle scuse. Ho parlato con
Jeffrey e con Ava. Ho capito gli sbagli fatti e mi dispiace di
essermela presa con te. E non potevo aspettare domani per dirtelo,
perché ti amo e non voglio perderti.
Buzz
sospirò. Non riusciva a restare in collera con lei troppo a
lungo. Dopo un altro sguardo di traverso, le fece cenno di entrare.
- Sono perdonata?
- Ah, con calma. Mi hai comunque
svegliato a quest’ora della notte, così penso che
ti farò stare un altro po’ sulle spine.
Olivia
sorrise, poi lo abbracciò.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Capitolo
13
Lucy
esitò un attimo, prima di aprire il cancello che portava
alla casa della sorella. Forse era troppo presto per presentarsi a casa
di Harley e Gus, ma aveva passato la notte insonne e aveva bisogno di
un consiglio. Fu Gus ad aprirle, quando bussò.
- Buongiorno.
- Lucy! Buongiorno.
- Scusa per l’ora, spero di
non disturbare. Harley è in casa?
- Si, entra pure. Vado a chiamarla, si
sta occupando dei bambini.
Lucy
fece un cenno a Rick, che stava facendo colazione. Gus le
indicò la tavola imbandita.
Lucy
lo ringraziò, anche se non aveva molto appetito. Si sedette
comunque vicino Rick e i due si misero a fare conversazione, in attesa
di Harley, che ci mise solo qualche minuto per entrare in cucina.
- Lucy! Tutto bene?
- Si. Possiamo parlare un attimo?
Lucy
si alzò e diede un’occhiata veloce a Rick.
L’uomo
comprese subito e si alzò.
- Credo che andò a prendere
le mie cose, fra poco devo essere in ospedale.
Una
volta rimaste sole, Harley fece segno a Lucy di risedersi e prese anche
lei posto al tavolo.
- Allora, che succede? Si tratta forse
del tuo appuntamento con Alan Michael?
Lucy
annuì, sospirando.
- E’ andato così
male?
- Oh, no, no! Tutt’altro! E
forse è proprio questo il problema.
Harley
la guardò, comprensiva e con un pizzico di malizia, allo
stesso tempo.
- Te l’avevo detto che ci
sarebbero stati dei dettagli di cui discutere!
- L’unico dettaglio che mi va
di discutere è la confusione che ho in testa!
- Tesoro, è normale che tu
ti senta confusa. Voi due siete divorziati e non vi siete visti per
tanto tempo. Anche se avete fatto in fretta a recuperare il tempo
perduto!
Lucy
la guardò male per la battuta infelice.
- Ok, la smetto! Lascia però
che ti faccia la stessa domanda che ti ho fatto ieri sera: ami ancora
il tuo ex marito?
Lucy
rifletté a lungo, prima di rispondere a quella domanda. A
dire il vero ci aveva già riflettuto per buona parte della
notte, senza trovare una risposta.
- Che importanza ha? Ci abbiamo
già provato una volta e non ha funzionato. Ci amavamo tanto
e ci sembrava di vivere in una favola. Era tutto perfetto, poi
è finita.
Harley
la guardò, accigliata.
- Quindi non daresti un’altra
opportunità alla vostra storia in ogni caso? E’
questo che stai dicendo?
- Non lo so, Harley. Per me lui
è stato importante, insieme a lui sono maturata e sono
cambiata tanto. Penso ancora, dopo tutti questi anni, che il periodo
che abbiamo vissuto insieme a Springfield prima di trasferirci a Parigi
sia stato il più intenso della mia vita, nonostante siano
accadute anche cose brutte. Ho sofferto molto per fine della nostra
storia, anche se è stata una decisione comune. Non ci
amavamo più, era la scelta migliore da fare, in quel
momento.
- Appunto, in quel momento
può darsi che quella fosse la decisione più
giusta da prendere, ma chi dice che adesso le cose fra voi non possano
essere diverse?
Ancora
una volta, Lucy si prese del tempo per riflettere sopra a quelle
parole. Alla fine, scosse la testa.
- Siamo cambiati, abbiamo preso delle
strade diverse e ognuno ha ricostruito la propria vita.
- Però, alla prima
occasione, siete finiti di nuovo l’uno fra le braccia
dell’altro. Dovrà pur dire qualcosa questo, no?
- Forse è stato solo un
momento di nostalgia. Non ci siamo visti per tanto tempo e ci siamo
lasciati in buoni termini. Credo che l’affetto fra di noi
rimarrà sempre.
Harley
si arrese, sua sorella non voleva proprio cedere.
- Tanto per curiosità, come
siete rimasti fra voi?
Lucy
si imbarazzò.
- Sono tornata in camera mia subito
dopo. Gli ho detto che avevo bisogno di tornare in camera e che
preferivo dormire lì per non fare avanti e indietro!
- Lucy!
- Non sapevo che fare, in quel momento!
avevo bisogno di stare da sola!
- Bene, allora, cosa pensi di dirgli,
quando lo vedrai?
Lucy
sospirò. A quello non aveva ancora pensato!
Alan Michael
scese le scale del Beacon. Aveva provato a bussare alla porta di Lucy
ma non aveva ottenuto risposta. O stava ancora dormendo, o era
già uscita. C’era anche una terza opzione, che lei
non volesse vederlo. La sera prima gli era sembrata un po’
frettolosa, nel volersene andare a tutti i costi, ma come darle torto?
Anche lui non si era aspettato che le cose finissero n quel modo, ma
non poteva dirsi completamente dispiaciuto. Sapeva che, prima o poi,
dovevano parlarne. Era sicuro che lei avrebbe voluto dei chiarimenti,
anche se lui stesso non sapeva come doveva sentirsi. Era stato tutto
talmente naturale. Con lei si era sentito lontano dall’uomo
che era diventato da quando aveva rimesso piede a Springfield. Era come
se lei tirasse fuori la sua parte migliore. Era sempre stato
così, fra di loro. Preso dai suoi pensieri, non
sentì che Ava, dietro di lui per le scale, lo stava
chiamando. Solo quando riuscì ad afferrargli un braccio per
bloccarlo, Alan Michael si accorse di lei.
- Ehi! Non hai sentito che ti stavo
chiamando?
- No, scusami. Avevo la mente altrove!
Ava
immaginava a cosa lui potesse riferirsi, ma decise di non indagare.
- Senti, volevo dirti che ho deciso.
Non andrò in Inghilterra con Coop.
Alan
Michael ne fu molto sorpreso, anche se quasi compiaciuto dalla notizia.
- Davvero? Mi fa piacere per te, se
è questo ciò che vuoi.
- Si. La tua offerta di lavoro
è ancora valida?
- Certo. Anzi, perché non
passi nel pomeriggio, così ne parliamo meglio?
Ava
gli gettò le braccia al collo, non trattenendo volutamente
il suo entusiasmo. Aveva deciso di conquistarlo, quindi doveva giocare
ogni carta che poteva. Lui si staccò da lei, in leggero
imbarazzo.
- Bene. Adesso devo andare. Ci vediamo
nel pomeriggio, ok?
L’uomo
si dileguò in fretta, lasciando Ava un po’ delusa.
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
Capitolo
14
Al Company la
ritrovata armonia fra Buzz e Olivia era sotto gli occhi di tutti.
Quando Coop entrò nel locale e li vide amoreggiare al
bancone, sbuffò. Almeno suo padre era riuscito a sistemare
le cose con Olivia e non era stato scaricato su due piedi come era
successo a lui la sera precedente. Notando il figlio e il suo umore a
terra, Buzz si staccò da Olivia e gli si avvicinò.
- Ehi figliolo, tutto bene?
- Non proprio. Comunque sono passato
per dirti che ho l’aereo per l’Inghilterra
già prenotato per domani.
A
sentire quelle parole, si avvicinò anche Olivia.
- Cosa? Partite domani? Pensavo che, a
questo punto vi sareste fermati fino alla fine delle feste.
- Parto da solo. Ava ha deciso di
rimanere qui.
- Che cosa?
- Si, ci siamo lasciati, è
per questo che voglio partire il prima possibile.
Olivia
e Buzz si scambiarono uno sguardo perplesso fra di loro.
- Ma che cosa è successo?
Non dirmi che è per la storia dell’aeroporto?
- Non è solo per quello. A
quanto pare, Ava ha deciso che il suo posto è qui a
Springfield e pensa che io cerchi sempre di controllare la sua vita.
Comunque non mi va di parlarne. voglio solo andare via da qui.
Coop
si allontanò, facendo capire che considerava concluso il
discorso intorno a quella faccenda.
Ava si
passò le mani fra i capelli, sperando di essere in ordine.
Era già all’interno degli edifici della Spaulding
e stava per andare a bussare all’ufficio di Alan Michael,
quando una giovane ragazza le si avvicinò.
- Mi scusi, lei è la
signorina Peralta?
- Si, sono io.
- Bene, mi segua allora.
Ava
fu scortata fino all’ufficio di Alan Michael, dove la ragazza
le fece segno di entrare.
- Il signor Spaulding la sta
aspettando.
Tutta
quella formalità la fece sentire per un attimo a disagio.
Entrò e si richiuse quasi con sollievo la porta alle spalle.
Sperò di non dover lavorare a stretto contatto con quella
ragazza perché, a pelle, non le stava molto simpatica. Alan
Michael, al telefono, le fece un cenno di saluto.
- Ho capito. Appena la vede,
può dirle che l’ho cercata? Si, se mi fa
richiamare mi fa un favore. Grazie.
Un
po’ scocciato, Alan Michael posò la cornetta.
Aveva provato a mettersi in contatto con Lucy per tutta la mattina e
parte del pomeriggio. Al Beacon non l’avevano vista in tutto
il giorno e alla fine si era deciso a chiedere alla receptionist di
lasciarle un messaggio. Forse c’era una spiegazione
più logica, ma ad Alan Michael sembrava che Lucy cercasse di
evitarlo e non capiva il motivo. Per lui la sera precedente era stata
speciale, come un salto nel suo miglior passato. Riportando
l’attenzione su Ava, cercò di evitare di pensare
ancora alla sua ex moglie. Adesso aveva un’altra faccenda di
cui occuparsi. Aveva cercato in tutti i modi di attirare Ava il
più vicino a sé per mesi e, ora che
c’era apparentemente riuscito, non si sentiva soddisfatto. Il
ritorno di Lucy aveva azzerato il suo interesse per la bella moretta,
tanto che non sapeva come gestire la cosa. Per fortuna, in suo aiuto,
quella mattina stessa, era accorsa, inconsapevolmente, sua zia Alex,
rientrata da Parigi subito dopo Natale.
- Accomodati pure, Ava. Ho buone
notizie per te.
- Lo spero, dato che, avendo deciso di
rimanere a Springfield, ho bisogno di un buon lavoro.
- Ed io ho quello che fa per te. A dire
la verità, non lavorerai per me, ma per mia zia Alexandra.
La sua segretaria è appena andata in maternità e
lei ha assoluto bisogno di un rimpiazzo.
Ava
cercò di nascondere la sua delusione. Lavorare per Alexandra
non era quello che aveva sperato, ma cercò di accontentarsi.
Era comunque un primo passo per avvicinarsi ad Alan Michael.
Lucy
entrò al Beacon, sperando di non incrociare Alan Michael. Si
sentiva un pò sciocca a comportarsi in quel modo, tuttavia
non sapeva ancora come avrebbe reagito nel trovarselo davanti. Stava
per sgattaiolare in camera sua, quando fu richiamata dalla
receptionist, che la pregò di avvicinarsi al bancone.
- Signorina Cooper, ho un messaggio per
lei. Il signor Alan Michael Spaulding l’ha cercata diverse
volte, oggi. Mi ha chiesto, infine, di avvertirla e di chiederle se
può richiamarlo. Mi ha lasciato il numero del suo ufficio.
Ecco qua.
- Oh, la ringrazio. Lo farò.
- Se vuole, può telefonare
anche da qui.
- Preferisco andare in camera mia.
- Come preferisce.
Lucy
salì nella sua stanza, sapendo che era inutile evitarlo.
Prima o poi avrebbero dovuto parlare. Inoltre, non avevano fatto nulla
di male. Erano entrambi adulti e sapevano cosa facevano.
Girò la chiave nella serratura della porta, sempre
più decisa a risolvere quella questione. Appena fu dentro la
camera, chiuse la porta, posò la borsa e andò a
comporre il numero di Alan Michael.
Ava stava
sorridendo cortesemente ad Alexandra, che Alan Michael aveva chiamato
affinché li raggiungesse per discutere i termini del
contratto che avrebbe firmato Ava. Poche cose cambiavano dalla bozza
che Ava aveva trovato nella sua camera qualche giorno prima. Il lungo
discorso di Alexandra fu interrotto dal telefono che prese a squillare.
Alan Michael rispose, scusandosi con la zia.
- Industrie Spaulding, chi parla?
- Alan Michael, sono Lucy.
- Lucy! Finalmente!
A
sentire quel nome, entrambe le donne presenti nella stanza, alzarono la
testa di scatto. Alexandra, che non sapeva del ritorno di Lucy,
pensò in un primo momento di aver capito male, poi si
convinse che c’erano poche probabilità che si
trattasse dell’ex moglie del nipote. Ava, che al contrario
sapeva benissimo chi c’era dall’altra parte del
ricevitore, si ingelosì nel sentire il tono premuroso di
Alan Michael. Con due paia d’occhi puntati addosso, Alan
Michael si scusò un attimo con la sua interlocutrice,
posando la mano sul telefono.
- Potete lasciarmi un attimo da solo?
Si tratta di una cosa personale.
Le
due donne lasciarono la stanza, così Alan Michael si
rilassò.
- Lucy, ma che fine avevi fatto?
E’ tutto il giorno che cerco di parlare con te!
- Scusami. Sono andata da Harley questa
mattina per passare del tempo con lei e Sidney e non mi sono resa conto
del tempo che passava!
- Capisco. Senti, io fra poco esco da
lavoro, ti va se ci vediamo?
- Si, anzi, credo che dovremmo parlare.
- Si, anch’io.
- Va bene, allora mi troverai qui, al
Beacon, va bene?
- Certo. A più tardi.
Alan
Michael riattaccò. Aveva avuto tempo per pensare,
nell’arco della giornata. In qualche modo vedeva davanti a
sé una seconda opportunità, con Lucy e non aveva
intenzione di sprecarla.
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
Capitolo
15
Ava uscì dagli edifici della Spaulding senza essere rimasta
soddisfatta. Non solo non avrebbe lavorato a stretto contatto con Alan
Michael, ma le sembrava evidente che l’uomo non avesse alcun
interesse per lei. Aveva forse sprecato la sua occasione, respingendo
Alan Michael una volta? L’uomo aveva in testa solo la sua ex
moglie. Si stava chiedendo se non era stata troppo precipitosa a
troncare le cose con Coop. Si, le aveva mentito e aveva preso delle
decisioni per lei, ma non si poteva certo dire che l’avesse
fatto con cattiveria. In fondo, voleva solo proteggerla cercando di
tenerla lontana dalla famiglia Spaulding. La giovane donna
sospirò, non sapendo cosa potesse fare d’ora in
poi. Non era molto contenta di dover lavorare per Alexandra Spaulding,
dato che l’unico motivo per cui aveva preso in considerazione
l’offerta di lavoro era la speranza di poter conquistare Alan
Michael. Tornare con la coda fra le gambe da Coop, quando ancora non
sapeva cosa voleva di preciso, non le sembrava la cosa giusta da fare.
Si avviò, più confusa che mai alla sua auto.
Alan Michael arrivò fino alla stanza di Lucy quasi con il
fiatone. Aveva corso per le scale perché voleva vederla. Di
tutte le sue ex mogli (ne poteva vantare ben quattro!), Lucy Cooper era
quella che non avrebbe mai smesso di amare. Ora lo sapeva e non voleva
perdere l’opportunità di riaverla. Aggiustandosi
la giacca, bussò alla porta che aveva davanti.
Alan
Michael aprì e rimase molto sorpreso vedendo Lucy mettere le
sue cose nella valigia posata sul letto.
Lucy
mollò la sua attività e si voltò a
guardarlo. Dopo aver riflettuto a lungo, era arrivata alla conclusione
che, se davvero non poteva dare un’altra
possibilità alla loro storia, non c’era modo per
lei di rimanere in quella città.
- Torno a Parigi. Ho un lavoro che mi
aspetta.
E un
uomo, ma questo non lo disse. Anche perché la prima cosa che
avrebbe fatto una volta tornata a casa, sarebbe stata troncare quella
relazione. Aveva bisogno di stare un po’ da sola, quella era
l’unica cosa di cui era certa in quel momento.
- Ah. Pensavo che ti saresti fermata di
più. Avevi detto che volevi passare un po’ di
tempo con la tua famiglia.
- Lo so, ma ho degli impegni che non
posso rimandare.
La
delusione era stampata sul volto di Alan Michael. Voleva disperatamente
chiederle se per lei la notte che avevano passato insieme non volesse
dire niente, ma l’orgoglio glielo impedì. Il fatto
che lei fosse pronta ad andarsene rispondeva già alla sua
domanda. Lucy, dal canto suo, prese il silenzio di Alan Michael come
una prova che anche per lui andasse bene lasciarsi alle spalle quello
che avevano condiviso.
- Così... Quando partirai?
- Ho dato un’occhiata e ci
sarebbe un aereo domani mattina.
Alan
Michael annuì, cercando di non far trapelare la sua
delusione.
- Quindi volevi parlarmi per dirmi
questo.
- Si, non mi piaceva l’idea
di andarmene senza salutarti.
- Capisco.
- E tu? Per telefono hai detto che
anche tu volevi parlarmi.
Alan
Michael raccattò velocemente le sue idee nella testa.
- Si, volevo dirti che stanotte
è stato come fare un salto nel passato, ma niente di
più. Non voglio che fra noi si creino inutili
fraintendimenti.
- Bene, allora la pensiamo allo stesso
modo.
Entrambi
riuscirono a fare un sorriso tirato, anche se, in cuor loro, sapevano
di mentire, soprattutto a loro stessi. L’uomo decise che,
ormai, non c’era molto altro da dire.
- Allora suppongo che dovremmo
salutarci, arrivati a questo punto.
Lucy
annuì, anche se non si mosse. Una parte di lei sarebbe stata
per sempre legata a quell’uomo. Si riscosse, pensando che
partire era comunque la decisione più giusta. Si
avvicinò quindi ad Alan Michael con il cuore pesante. I due
si scambiarono un abbraccio, che forse durò più
di quello che avevano potuto immaginare. Alan Michael la strinse forte,
cercando di allontanare la malinconia che sentiva crescere dentro di
lui. Lucy ricambiò la stretta con altrettanta forza, sapendo
quanto gli sarebbe mancato. Quando si separarono, un po’ a
malincuore, Lucy aveva gli occhi lucidi. Alan Michael le
accarezzò la guancia, sorridendole tristemente.
- Fai buon viaggio, Lucy.
- Grazie. Spero di rivederti, un giorno.
- Certo, perché no?
Alan
Michael si avvicinò a lei un’ultima volta per
darle un bacio sulla fronte, poi andò deciso verso la porta
e, senza voltarsi indietro, uscì. Lucy lasciò
allora che le lacrime scendessero dai suoi occhi, mentre Alan Michael,
dall’altra parte, si era appoggiato contro il muro, a lato
della porta. Non era così che aveva sperato finisse.
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 - Fine ***
Capitolo
16
Lucy sorrise al tassista che stava caricando i suoi bagagli per
portarla all’aeroporto. Non era ancora partita e
già sentiva la nostalgia della sua famiglia e di Alan
Michael. La sera prima era andata a salutare suo padre, che era triste
dovendo assistere alla partenza sia di lei che di Coop. Dopo era
rientrata nella sua stanza al Beacon, dove aveva solo mangiucchiato la
cena ordinata. Poi aveva passato una notte insonne, pensando e
ripensando all’ultima conversazione avuta con
l’uomo. Sapere che anche per lui quello che era successo fra
di loro era solo una parentesi che si era già chiusa, le
faceva pensare di aver preso la decisione giusta. Una parte di lei
aveva sperato che lui le chiedesse di rimanere, che le dicesse che per
lui quel breve momento era stato importante. Con il cuore pesante, Lucy
salì a bordo del taxi. Dalla finestra della sua camera, Alan
Michael osservò la scena e rimase a guardare mentre il taxi
partiva portandosi via Lucy.
Coop guardò l’orologio. Finalmente il suo aereo
stava per partire. Suo padre aveva insistito per accompagnarlo, anche
se ciò aveva significato essere lì con un largo
anticipo. Per una coincidenza, quel giorno anche Lucy era in partenza
per Parigi, così suo padre era un po’
giù di morale e lui aveva deciso quindi di assecondarlo.
Aveva aspettato con così tanta ansia di partire per
l’Inghilterra, anche se il suo entusiasmo era scemato quando
Ava aveva rinunciato, per giunta ponendo fine alla loro relazione. Si
rendeva conto di aver prevalso su di lei in un paio di occasioni e aver
preso delle decisioni che non gli spettavano, eppure lo aveva sempre
fatto solo ed esclusivamente per il bene di Ava, cosa che lei non aveva
capito. Ed era un peccato, perché lui l’amava e
sarebbe stato difficile iniziare una nuova vita da solo.
Ava aveva avuto modo di riflettere tutta la notte, dato che non era
riuscita a prendere sonno. Era stata una sciocca ad illudersi di poter
conquistare Alan Michael. L’unica donna che sembrava riuscita
nell’intento, era l’esatto opposto di lei, sia
caratterialmente, che fisicamente. Forse, se avesse perseguito nelle
sue intenzioni, sarebbe riuscita a portarselo a letto e, magari, a
intraprendere con lui una breve relazione, senza che però
ciò portasse a niente di concreto. Così, per
quella storia senza sbocco alcuno, aveva buttato all’aria la
sua relazione con Coop che, certo non era perfetta, ma almeno era fatta
di un amore reale. Coop la amava e era stato spinto dal suo istinto di
protezione a fare cose che l’avevano fatta infuriare. A mente
fredda, tuttavia, Ava si rendeva conto che, invece di aggredirlo,
avrebbe potuto dargli la possibilità di spiegarsi. Avrebbero
fatto pace e lui avrebbe capito che certe cose non doveva
più farle. Tutti quei pensieri l’avevano spinta a
cercarlo, magari potevano ancora sistemare le cose. La giovane ragazza
entrò al Company, sperando di trovarlo lì, invece
incappò in Olivia, che, stranamente, indossava un grembiule
e serviva ai tavoli. Forse la notte insonne le stava giocando dei
brutti scherzi.
- Olivia! Che stai facendo?
- Buzz è in ritardo! Ha
chiamato per dirmi che c’è un incidente stradale
ha creato un ingorgo proprio all’esterno
dell’aeroporto! Spero che arrivi presto!
- Aeroporto?
- Si, è andato ad
accompagnare Coop...
Quando
ormai le parole le erano uscite di bocca, Olivia comprese che forse
avrebbe dovuto fare un po’ di attenzione. Infatti, Ava rimase
sorpresa.
- Che cosa? E’ già
partito?
- Mi dispiace, tesoro, non ci
pensavo... Si, ha deciso che era meglio andare via il prima possibile.
Credo che il suo aereo stia per partire, ormai.
Ava
pensò in fretta, forse era ancora in tempo!
- Devo andare!
- Ma sei appena arrivata!
Senza
preoccuparsi di rispondere alla madre, Ava corse fuori dal locale.
Alan Michael stava tamburellando sul davanzale della finestra, davanti
alla quale era rimasto per un po’. Non poteva credere che
Lucy fosse partita e lui non avesse fatto niente per impedirlo. Lei era
una delle poche cose belle che aveva avuto dalla vita e
l’aveva persa una seconda volta. La delusione e
l’orgoglio gli avevano impedito di dirle quello che provava
veramente e quanto ancora la amasse. Adesso sarebbe dovuto tornare alla
sua vita grigia. Quella prospettiva gli appariva quanto mai desolante.
No, non poteva farlo. Prendendo una decisione improvvisa, prese la sua
giacca e le chiavi dell’auto. Avrebbe avvertito la sua
segretaria che non sarebbe andato in ufficio strada facendo.
Fortunatamente, l’ingorgo che aveva bloccato Buzz nel
traffico si era dissolto prima che Ava e Alan Michael, in auto e
momenti differenti, raggiungessero l’aeroporto. Entrambi
erano animati dalla speranza che non fosse troppo tardi per avere una
nuova possibilità con le persone che amavano. Per una serie
di fortuiti casi, i due non si incrociarono, pur raggiungendo entrambi
i loro obiettivi.
Ava vide Coop mentre stava per imbarcarsi e, non vedendo altre
soluzioni, dato che raggiungerlo era impossibile, si
precipitò a comprare un biglietto per
l’Inghilterra. Se non poteva raggiungerlo prima, allora tanto
valeva fargli compagnia durante il viaggio. La sorpresa di Coop di
trovarla sull'aereo fu tanta.
Ava!
- Ciao Coop.
- Che ci fai qui? Pensavo che fossi
stata molto chiara e che non volessi più vedermi.
- Mi dispiace! Io... sono stata una
sciocca. Tu hai sempre cercato di difendermi e di fare il mio bene, e
io ti ho ripagato urlandoti dietro e dicendoti quelle cose orribili!
Puoi perdonarmi?
Coop
la guardò stranito, non sapendo di preciso come interpretare
le sue parole.
- Cosa vuol dire esattamente?
- Vuol dire che ti amo e che vorrei che
tu mi dessi un’altra opportunità.
Coop,
a quel punto, la attirò verso di sé per baciarla.
A malincuore, tuttavia, sapeva che c’erano altre cose di cui
dovevano parlare, così si scostò da lei.
- Ma tu hai detto che non volevi venire
in Inghilterra e io ormai devo andare. Anche io ti amo, ma non posso
rinunciare a questo viaggio.
- Troveremo una soluzione. Magari
potrei passare un po’ di tempo a Springfield per legare con i
miei e raggiungerti in un secondo momento a Londra.
- Ava, tutto questo è molto
interessante, ma l’aereo sta per decollare. Forse dovresti
andare. Possiamo continuare questo discorso per telefono.
Ava
sorrise e gli mostrò il biglietto.
- Direi che, al contrario, possiamo
continuare a parlare durante il viaggio. D’altronde, non
avevo altro modo per fermarti!
I due
si abbracciarono, di nuovo felici.
Alan Michael, al contrario di Ava, non ebbe bisogno di salire su un
aereo per fermare Lucy. La trovò nella sala
d’attesa, mentre leggeva un libro nell’attesa che
il suo volo venisse annunciato.
Lucy
alzò la testa sorpresa. Avrebbe voluto chiedergli il motivo
della sua presenza lì, ma le parole non trovarono la strada
per uscire dalla sua bocca. Alan Michael sapeva che quel momento
sarebbe stato determinante e non voleva sprecarne neanche un minuto,
così decise di dirle tutto quello che avrebbe dovuto dire il
giorno precedente.
- Questi ultimi anni senza di te sono
stati grigi. Non me ne sono mai reso conto, ma quando ti ho rivisto, a
casa di Harley il giorno di Natale, è stato come se una
parte di me, che non sapevo di aver accantonato, si risvegliasse. Tu
hai riportato la luce e i colori nella mia vita. Non
è vero che il tempo che abbiamo passato insieme è
stato poco importante per me. E’ stato il più bel
dono che potessi augurare a me stesso per questo Natale. eppure non
posso fare a meno di pensare che non voglio accontentarmi di questo
dono, che non posso vederti partire. Non voglio tornare alla vita che
mi sono costruito qui, alla quale mancava qualcosa. Non
l’avevo mai capito, ma tu mi sei mancata. Questo
perché io, senza di te, mi sento incompleto. Spero che tu
non salga su quell’aereo, perché altrimenti mi
costringerai a seguirti anche in capo al mondo, perché ti
amo e non posso più fare a meno di te.
A
Lucy sembrava di essere in un sogno. Un bellissimo sogno in cui
l’amore della sua vita le dichiarava tutto il suo amore. Un
sogno dal finale delle favole, quello del “vissero felici e
contenti”. Era talmente stupita dalle sue parole, che non
riusciva neanche ad articolarne una di senso compiuto. Alan Michael
davanti a quel silenzio prolungato, pensò che forse non era
quello che voleva anche lei. Stava per battere in ritirata, con
l’unica consolazione di aver tentato fino in fondo, quando
lei, finalmente, si alzò e si decise a parlare.
- Anch’io ti amo. E anche per
me ritrovarti è stato un bellissimo regalo di Natale.
Alan
Michael le prese il volto fra le mani, baciandola teneramente. Mentre i
due innamorati erano presi dal loro bacio, il volo diretto per Parigi
decollò dietro la vetrata alle loro spalle. Quel Natale la
famiglia Cooper lo avrebbe ricordato a lungo come uno dei
più felici.
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