She Wolf

di nihaltali99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1: Occhi di brace ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2: La ferita ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3: Una casa per Jana ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4: Ostaggi ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PROLOGO

(Punto di vista di Amina)

Sono seduta sul mio trono, il posto accanto a me, come sempre è vuoto. Mio fratello mi diceva sempre che quando avrei trovato l'amore avrei trovato la ragione più importante per vivere. Io non ho trovato l'amore e francamente non voglio trovarlo. Ho perso troppe persone che mi stavano a cuore, non posso perderne altre.
Fra poco dovrò tenere un discorso davanti a tutto il popolo. A dire il vero non so cosa potrei dire, o meglio non so come dirlo. Sono mesi ormai che si verificano strani omicidi e tutti portano la firma di quelle strane ed orribili creature. Io le viste, ma avrei voluto non avere questa "fortuna". Ricordo ancora, Kalth inerme tra le mie braccia, le terribili ferite che ci erano state inflitte, il corpo di mia madre dilaniato dagli artigli di quei...quei...lupi? Che cosa sono? Non ne ho idea. Qualcuno li chiama Licantropi, ma come si chiamino non mi interessa, vorrei solo che nessun altro debba passare quello che ho passato io.
Dovrei pensare al discorso, a ciò che dovrò dire tra pochi minuti, ma i ricordi sono prepotenti e mi impossessano, non bado nemmeno al trono che mi sembra sempre troppo scomodo.

- E' una fresca mattina d'estate, il sole splende sul villaggio. Mi sono appena vestita e fra poco uscirò di casa, quando all'improvviso sento la porta cigolare e aprirsi, sto per andare a richiuderla convinta che sia stato solo un colpo di vento, ma un uomo mi precede ed entra prepotente nella mia stanza.
< Chi sei!? > eslamo preoccupata e già appoggio la mano sulla cintura stringendo l'elsa del mio pugnale, l'uomo è incappucciato, ma sono convinta che stia sorridendo
< Sono un messo del re Kalth della Terra del Sole > risponde senza smettere di sorridere, io rimango sorpresa, lo squadro da capo a piedi, è vestito di nero ed ha quasi l'intero volto coperto
< Sembri un assassino della Gilda più che un messo! > gli faccio notare e lui assume un'aria divertita, sto per piantargli il mio pugnale nel petto, ma mi trattengo.
< Hai ragione! È pessimo come travestimento! Ma le mie guardie dicono che senza metterei a rischio la mia vita e altre seccature varie > fa un gesto di non curanza con la mano e ridacchia tra se e se. Ho già sentito quella voce. In ogni caso non capisco di che diavolo stia parlando.
< Non capisco di cosa stai parlando > gli dico confusa, lui ride, ride a più non posso, io non capisco cosa ci sia di così divertente.
< Amina fai sul serio! Come fai a non riconoscere il tuo fratellino!? >
Non so come ma mi ritrovo a sorridere e pazza di gioia gli tolgo quello stupido cappuccio dal volto e lo stringo a me con tutte le mie forze.
< Kalth! Non posso crederci! Sei tu! Mi sei mancato tantissimo! Perché così tanto tempo!? Sono anni che non ci vediamo! > lo vedo sorridere, e abbracciarmi nuovamente. È cresciuto molto dall'ultima volta che l'ho visto, è molto più alto ed ora non ha più nulla di infantile. Mi appoggio con la testa al suo petto, felice che lui sia qui, mi accarezza la testa dolcemente, come faceva mio padre quando ero piccola, lui me lo ricorda molto.
< Scusa! Mi dispiace tantissimo! Purtroppo sono stato molto occupato, lo so che sarei dovuto venire prima, lo so che sono passati anni, ma ho viaggiato per quasi tutti i regni. È difficile ricostruire un mondo dalle ceneri di una guerra > so che ha ragione, ma non posso evitare di essere un po' arrabbiata. La gioia che provo nel rivederlo è più forte e copre quel ridicolo sentimento.
Dice che è venuta anche mia madre, nostra madre, che ci aspetta in una carrozza poco fuori dal villaggio. Lo seguo felicissima, non vedo mia madre da molti anni e anche lei, come mio fratello, mi è mancata tantissimo. -

Cerco di svegliarmi prima che sia troppo tardi, non voglio vedere come va a finire, non voglio, non posso, non adesso! Lacrime calde mi rigano il viso < No! > penso disperata.

- Siamo in viaggio verso Makrat, la capitale. Mi rendo conto solo ora di quanto ami la mia famiglia e ciò che significa per me. Mia madre mi riempe in continuazione di complimenti, è felice come un bambino il giorno del suo compleanno < Come sei bella! Come sei cresciuta! Sei proprio una donna adesso! > dice lei, io le sorrido riconoscente, ma non posso evitare di arrossire. Kalth dice che nostra madre non si è più ripresa da quando vide morire nostro padre per di un ragazzo che fino a quel momento lui aveva considerato un amico. Dice che vaga come un fantasma per il castello in cerca di lui. Mangia poco, non parla mai e passa l'intera nottata a singhiozzare. Perciò vederla così felice ci riempie il cuore di gioia.
Sento all'improvviso strani rumori, come se qualcuno ci stesse seguendo, poi un ululato irrompe nell'aria.
< Che cos'era!? > chiede Kalth spaventato, la carrozza frena di colpo, sentiamo il nitrito dei cavalli imbizzarriti, strani versi di sofferenza, ringhi, grida, poi più nulla, tranne il tonfo provocato da corpi che cadono al suolo. I cavalli suppongo, e il cocchiere? Dov'è? Erano sue le grida?
Non faccio in tempo a rispondermi che il cadavere del cocchiere viene sbattuto contro la carrozza, il sangue mi schizza addosso dall'apertura della carrozza. Mia madre grida terrorizzata, io sfodero il pugnale, Kalth mi guarda con decisione tenendo salda la sua spada. Una mano con artigli affilati e le vene nere in rilievo afferra mia madre e la tira a forza fuori dalla vettura. Io e mio fratello scendiamo rapidamente con il cuore in gola. Uno strano essere tiene per la gola mia madre, ha gli occhi gialli, inniettati di sangue, le vene sono scurissime e in rilievo sul viso e sulle mani. Altri quattro Licantropi ci saltano addosso, una donna molto giovane, all'incirca della mia età mi attacca, non mi reputano un problema perciò tre uomini attaccano Kalth e lei mi impedisce di aiutarlo. Voglio aiutare mia madre ma non posso, la donna mi ferisce in più punti, mi graffia e io perdo sangue dappertutto < Amina! Kalth! No! > sento gridare mia madre, il cuore mi si riempie di dolore, ma non posso andare da lei. Quando poi mi accorgo che la donna davanti a me sta mutando vado fuori di testa, adesso è un lupo, un orrendo lupo grigio scuro che mi sta puntando per sbranarmi. Mi morde ad una spalla, ad una gamba, sento fitte lancinanti ovunque, la vista si sta annebbiando. No! Non posso morire così! Io devo salvarli! Non so dove trovo la forza, ma il mio pugnale si conficca nel petto della lupa e lei muore. Mi lancio verso mia madre, l'uomo la sta ancora tenendo.
< Ferma! Sta Ferma o la uccido! > ringhia lui ferocemente. Lo guardo con odio
< Perché volete ucciderci!? Cosa volete da noi!? > gli chiedo con uno sguardo altrettanto feroce.
< Voi stupidi nobili! È colpa vostra! Voi ci perseguitate! Voi ci uccidete! Non siamo liberi e non potremo mai esserlo se non uccidiamo voi! > risponde urlando, o forse sta piangendo, non lo so. Getta un ultimo sguardo alla donna che ho ucciso, sono sicura che una lacrima stia solcando quel viso. Con un grido graffia la gola e il ventre di mia madre, poi le morde il collo con i suoi denti affilati, lei si accascia a terra senza un lamento.
< No! No! Bastardo! > mi sento morire, lei era una delle poche cose che mi erano rimaste. Mi getto come una furia sull'uomo, lui è forte, ma il mio odio di più, gli taglio la gola e provo piacere nel farlo. Sento un grido e vedo due lupi dilaniare Kalth. Mi lancio contro di loro senza pensare. Mio fratello è riuscito ad ucciderne uno e a ferire gravemente gli altri due. Io lo aiuto uccidendone uno e lui miracolosamente riesce a sconfiggere l'altro. Finita lo scontro cade a terra senza forze, mi giro verso di lui urlando
< Kalth! No ti prego! Non lasciarmi anche tu! > lo stringo forte a me anche se so che è troppo tardi, i denti dei lupi lo hanno preso al collo.
< Ti voglio bene > dice un attimo prima che il suo cuore smettesse di battere. -

Trattengo un urlo a stento, le lacrime escono a fiotti, sento le forze abbandonarmi. Sento qualcuno entrare nella sala del trono, mi asciugo le lacrime e cerco di darmi un contegno. È Bran, il mio attendente, ha due anni in meno di me, eppure mi ricorda il mio gemello, gli assomiglia molto.
< È ora mia signora! > dice inchinandosi umilmente. Gli sorrido < Grazie Bran > lui risponde al sorriso e arrossisce leggermente, come gli vedo fare spesso quando gli rivolgo la parola, non ho ancora capito bene il perché.

Sono sulla terrazza del palazzo e tutto il popolo mi acclama, comincio il mio discorso < Ho intenzione di istituire una nuova legge! > decreto < Da questo momento ogni creatura che sia stata creata dal Tiranno nella guerra che tutti noi conosciamo...sarà torturata ed eliminata in modo che non nuocia al benessere della comunità! Ovviamente i Fammin sono eccezionalmente riconosciuti abitanti del Mondo Emerso e a loro non verrà quindi fatto alcun male! > guardo la folla sottostante e vedo sguardi preoccupati, ma anche sguardi di approvazione, gioiosi. < Chiunque nasconda o aiuti una di queste crature verrà torturato e giustiziato con accusa di Alto tradimento! > finito il discorso vedo alcune persone in agitazione che cercano di scappare, con un mio gesto della mano vengono prontamente arrestate e presto verranno interrogate, o... uccise.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1: Occhi di brace ***


CAPITOLO 1
Occhi di brace

(Caleb)

- All'improvviso qualcosa mi sfiora. È buio e non riesco a vedere ad un palmo dal naso. Di nuovo quel qualcosa mi sfiora, è morbido, soffice, sembra fatto di velluto, sembra la coda fluente di uno scoiattolo, ma che cos'è che mi sfiora? Nonostante sembri apparentemente innocua io ho paura. Non capisco cosa abbia da temere, ma non posso evitare una spiacevole sensazione nel petto. Sto tremando, ma per cosa?
Improvvisamente appaiono due luci nella densa oscurità, talmente gialle e intense da sembrare fuoco vivo. Le guardo meglio incuriosito, non sono luci, sono occhi. Due meravigliosi occhi gialli che mi fissano irrequieti.
È strano. Più gli occhi si avvicinano più si crea una strana figura, man mano i contorni diventano chiari, nitidi, un muso allungato si forma, sembra apparetenere ad un cane, ma non lo è. La creatura si avvicina sempre di più e la paura mi assale, eppure rimango ipnotizzato, incapace di distogliere lo sguardo da lei. È un lupo, un meraviglioso esemplare di lupo femmina dal pelo rossiccio, un animale come quello è quasi impossibile da trovare.
È un attimo, lei si avvicina, comincia a ringhiare, mostra i denti e subito si getta su di me con la bocca spalancata, affonda i denti nella carne, è solo dolore ed io muoio. -

Mi sento scuotere leggermente, qualcuno chiama il mio nome. Afferro il mio pugnale e lo punto alla gola della persona che mi sta fissando
< Fermatevi vi prego! Sono io, Lila! > dice tremando una voce femminile. Sbatto le palpebre un paio di volte, finalmente metto a fuoco i contorni delle cose e la vedo
< Scusami Lila, non sapevo fossi tu > dico con la voce impastata dal sonno, lei scuote la testa arrossendo
< Perdonatemi voi per avervi svegliato! Ma vostro padre vi sta aspettando > dice abbassando il capo umilmente, non capisco perché si comporti in questo modo, di solito non è così servile, nonostante sia la mia attendente.
< Non preoccuparti, stavo facendo il solito incubo > le rivelo
< Ancora vi tormenta? > chiede dolcemente
< Si > annuisco < Ma ti prego Lila smettila di darmi del voi! Non ce n'è bisogno! Dammi del tu, siamo soli, non ci sente nessuno > le dico con un sorriso rassicurante, ma lei per mia sorpresa scuote la testa
< Ma non siamo soli, mio signore > mormora, io rimango sconvolto. Sul serio? Lila? Ha detto "mio signore"? A me? Questo può voler dire solo una cosa: mio padre non solo mi sta aspettando, ma è qui, fuori dalla porta della mia stanza.
< Capisco > dico e lei sorride, poi si avvicina al mio orecchio e sussurra < La prossima volta che mi punti addosso quella cosa giuro che ti sveglio a secchiate d'acqua! > mi fa una linguaccia, ecco la mia Lila, è tornata finalmente, rido a mezza voce, perché mio padre non mi senta, poi anch'io le sussurro qualcosa all'orecchio < Lo terrò a mente! >

Di corsa vado a lavarmi e a vestirmi, ma in quanto figlio del primo consigliere della regina, non mi è permesso fare nulla senza la mia servitù. Non posso neanche lavarmi da solo. Solitamente tre serve pensano a quello, perciò perché dovrei farlo io? Ringrazio mentalmente di non essere un principe, o al posto di tre persone attorno, ne avrei dieci. Il problema è che una di loro è Lila, la mia dolce amica, sinceramente per me è imbarazzante che lei mi veda nudo. Nonostante siano anni che va avanti così, mi sarei dovuto abituare, ma non è così e non penso che ci farò mai l'abitudine. Ogni volta cerco di non guardarla, di non guardare i suoi occhi scuri e i riccioli castano scuro che le cadono dalla crocchia che ha sulla testa, ma non posso fare a meno di farlo. Come se non bastasse è da un po' di tempo che lei ha uno strano atteggiamento con me, quando le sue dita sfiorano la mia pelle hanno un fremito ed il suo viso avvampa. Spero proprio di non piacerle, non voglio che ci sia una complicazione del genere tra noi.

Mio padre ha detto che vuole portarmi a caccia, dice che un guerriero deve saper fare qualunque cosa e non gli importa che oggi sia il mio giorno libero.
Mio padre è una persona molto esigente, mi sembra sempre di deluderlo, di non soddisfarlo abbastanza. È severo, molto, a volte forse persino crudele, o almeno credo, forse è solo troppo rigido nei confronti della servitù e anche nei miei. Tutto sommato però credo mi voglia bene.
Gli somiglio molto, stessi occhi marrone scuro, stessi capelli castano chiaro e credo che arriverò ad avere la sua stessa corporatura. Questa è una delle sue delusioni, il fatto che non somiglio per niente a mia madre, sperava in effetti che dopo la sua morte l'avrebbe vista in me, ma così non è stato.
Si chiama Yarin, ma nessuno, tranne la regina, usa quel nome.
Come sempre mi tratta con sufficienza, non che mi aspettassi qualcosa di diverso. Prendiamo i cavalli, già sellati dagli stallieri e partiamo. Mi dice che prenderemo strade diverse e che vuole che prenda più prede di lui, dice che ci reincontremo questa sera. Perciò dovrò cavarmela da solo per tutto il giorno.

Finora ho preso qualche scoiattolo e due tassi, è bello cacciare nella foresta, anche se preferisco quella della Terra del Vento, piuttosto che questa della Terra del Sole. La foresta della Terra del Vento è la più grande del Mondo Emerso, ci sono stato solo una volta ed è bastato perché mi entrasse nel cuore, immagino dovesse essere ancora più bella prima della venuta del Tiranno.
All'improvviso sento strani rumori, scendo dal cavallo e lo lego ad un albero, prendo l'arco e vado a braccare la mia prossima preda. Il problema è che non è una preda qualsiasi, è un lupo, il mio lupo, la lupa rossiccia che occupa i miei sogni. Indietreggio spaventato, incapace di fare nulla. Abasso l'arco, non voglio ucciderla, lei mi fissa con i suoi magnifici occhi gialli, talmente gialli da sembrare braci ardenti, occhi di brace, di una tale bellezza ed intensità che non ho mai visto. Si avvicina minacciosa, ringhia, fissando il mio arco. Lo getto via, lei si tranquillizza immediatamente, mi metto in ginocchio col capo chino, in segno di sottomissione. Amo i lupi fin da quando ero bambino e studio i loro comportamenti da sempre. La mia teoria di sottomissione funziona, ora non mi vede più come una minaccia, si avvicina e si strofina contro di me, si lascia accarezzare come se fosse un gattino, ma pretende il giusto rispetto che una creatura così bella come lei merita. La paura adesso non c'è più, non posso credere che il sogno si sia sbagliato così tanto, ma ne sono felice. La lupa si avvicina alla mia spalla e con un morso ruba lo scoiattolo morto che mi ero messo in spalla, mi fissa quasi divertita e se ne va come se nulla fosse, lasciandomi imbambolato a guardarla.

Verso sera penso di aver raccolto abbastanza scoiattoli e tassi e decido di tornare a casa, ma a quanto pare le sorprese non sono finite per oggi, sento delle grida improvvise, grida di una giovane donna, poi un vociare confuso di voci maschili.
< Damigella in periodo! > dico ridendo al mio cavallo che subito lancio al galoppo. Fortunatamente ho preso con me anche una spada oltre all'arco.
Finalmente li raggiungo, sono tre briganti che accerchiano una povera ragazza, avrà all'incirca la mia età, 17 anni. Sono in vantaggio dato che sono a cavallo mentre loro no, spero basti, anche perché io non amo uccidere, vorrei volentieri evitarlo, ma se dovrò diventare un guerriero questo succederà molte volte. Mi lancio verso di loro, ne prendo uno alla sprovvista che stava giusto per sverginare quella povera ragazza, lo infilzo nella schiena e lui muore con un grido di dolore. Gli altri due mi ricoprono di insulti e attaccano ferendo sia me che il cavallo, con un po' di difficoltà e l'aiuto degli zoccoli del mio amico riesco ad ucciderne uno < Piccolo bastardo! > ringhia l'altro, ferisce il cavallo che sgroppa pericolosamente disarcionandomi. L'uomo si getta su di me e mi pugnala ad una spalla, grido, cerco di levarmelo di dosso, ma è troppo forte e la spada mi è volata di mano. Mi preparo al colpo finale, ma non arriva, sento il suo corpo senza vita affluosciarsi su di me, la ragazza svella il pugnale dalla schiena del brigante e mi aiuta ad alzarmi.
Il dolore alla spalla è terribile e mi manda continue fitte lancinanti, sono madido di sudore, cerco di distrarmi parlando con la ragazza, ora che la guardo meglio mi accorgo che è davvero bella, capelli rosso fuoco, ricci e lunghi le ricadono sulle spalle e i suoi occhi sono azzurri con il ghiaccio, in qualche modo "freddi". Controllo che stia bene, a parte qualche graffio e qualche livido non ha niente di preoccupante, il suo vestito è praticamente stracciato e sembra soltanto molto spaventata.
< È tutto ok!? > le chiedo, annuisce fissando la mia spalla
< Io si, ma tu hai bisogno di aiuto > mi dice, mi sforzo di sorriderle
< Non preoccuparti, ti porto a casa? > chiedo
lei abbassa lo sguardo < No, io non ho una casa...e poi tu hai bisogno di aiuto non negarlo >
le sorrido di nuovo < Ok, allora ti ospitero' a casa mia e lì potrò anche essere curato...ti piace l'idea? > lei sorride e annuisce
< Come ti chiami? Sempre se non ti dispiace dirmelo > le dico sorridendo
< Jana, mi chiamo Jana >

NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti! :) Quanti nuovi personaggi eh...!!??? ;) Comunque! Volevo farvi un piccolo appunto: allora, il nome Lila si pronuncia esattamente come si legge, mentre invece il nome Jana si legge "Yana" o "iana" come preferite tanto non cambia molto ^-^
Recensite in tanti! Ok!? :) bacioni e alla prossima! ;)

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2: La ferita ***


CAPITOLO 2
La ferita

(Caleb)
Sono seduto vicino a Jana su una grossa roccia, non ho la forza di fare niente, vorrei solo rimanere fermo in eterno e dissolvermi nel nulla. La spalla continua a lanciarmi fitte di dolore lancinanti
< Io sono Caleb comunque > dico a fatica
< Lo so, lo hai già detto > risponde lei sorridendo, effettivamente è già da un po' che parliamo.
Faccio per alzarmi, ma dopo un solo passo cado rovinosamente a terra; sto perdendo troppo sangue e non ho la forza per reggermi in piedi. La ragazza subito corre ad aiutarmi
< Attento! Aspetta appoggiati a me > dice e premurosamente mi mette il braccio sano attorno alle sue spalle minute. Sorreggendomi mi porta fino al mio cavallo, Phobos*, ma non appena ci avviciniamo l'animale si innervosisce notevolmente, comincia a nitrire senza motivo e gira le orecchie all'indietro, di norma è sempre stato un fifone, ma aveva sempre avuto un motivo per cui avere paura, era come se percepisse un altro animale, forse un predatore.
< Smettila fifone non c'è niente di cui aver paura! > gli dico, noto Jana allontanarsi dal cavallo che la guarda minaccioso, poi si guarda intorno come se sentisse qualcosa, la fisso stupito
< Cosa fai? >
< In realtà c'è qualcosa di cui avere paura > mormora. In quel preciso istante si sente un forte ululato, rimango ancor più sorpreso
< Come hai fatto a percepirlo!? >
< Andiamo > non mi ha risposto, mi chiedo perché. Eppure non dico nulla, non ce la faccio più, ho bisogno di riposo.
Con non poche difficoltà montiamo in sella, sento Jana stringersi a me e questo mi mette in imbarazzo, ma non è il momento per perdersi in queste stupidaggini, così sprono il cavallo che parte immediatamente al trotto, mi rendo conto che non riuscirei a restare in sella se andasse al galoppo mentre io sono in queste condizioni. Dopo un po' il dolore alla spalla si fa più intenso e sono costretto a procedere al passo, anche se sostenuto, pur sempre al passo.
Finalmente arriviamo al punto di ritrovo che avevo stabilito con mio padre, ma lui non c'è. Comincio a preoccuparmi sul serio, anche perché la vista mi si sta annebbiando ed ha incominciato a piovere, come se non bastasse un vento gelido continua ad investirci e Phobos comincia a spaventarsi.
< Guarda! C'è un messaggio! > dice ad un certo punto Jana indicando un albero. Così dicendo strappa il foglio contenente il messaggio dalla corteccia e lo legge per me
< Non hai rispettato l'orario del ritrovo, per questo motivo ora te la caverai da solo. Io sono tornato al castello. Ti consiglio di fare lo stesso. >
< È tutto? > chiedo
< C'è la firma di un certo Yarin, ma si è tutto. Lo conosci? >
< Si, purtroppo si > mormoro. Non riesco a credere a quanto sia stupido e crudele mio padre. Come può essere tanto egoista da lasciarmi da solo al mio destino!? Come può essersene andato senza chiedersi dov'ero? Se stavo bene? Se avevo bisogno di aiuto? Perché non ero lì!?

Ci rimettiamo in viaggio e adesso ho come compagne oltre il dolore anche la rabbia e l'odio per mio padre. Dopo qualche ora raggiungiamo il castello. Non appena mi avvicino al portone le due guardie riconoscendomi mi aiutano, una si occupa di Phobos e l'altra aiuta Jana a portarmi dentro, inizialmente sospettoso nei confronti della ragazza, ma poi tranquillo notando che io non gli sto dicendo di attaccarla o di fermarla.
Non appena entro trovo Lila e la mia vecchia balia, Vadia, molto preoccupate, le vedo correre verso di me ed l'ultima cosa che riesco a vedere, mi accascio tra le braccia di Jana, la vista si annebbia ancora di più e dopo è solo buio.

(Lila)
Sto tremando come una foglia, è quasi notte e Caleb ancora non è tornato. E se gli fosse successo qualcosa?
Non potrei mai sopportare di perderlo. Per me lui è tutto. Nessuno riesce a rendermi felice come fa lui. Io lo amo, anche se lui non lo sa e forse, da un certo punto di vista, è meglio così, lui non mi vorrebbe mai e se anche così non fosse suo padre non ci permetterebbe mai di stare insieme.
Sono ore ormai che aspetto che torni. Cammino avanti e indietro in preda al panico, fuori si sente il rimbombo dei tuoni e si vedeno lampi squarciare il cielo, c'è una tempesta molto forte.
< Sta calma! Vedrai che arriverà! È un ragazzo in gamba > dice Vadia cercando di tranquillizzarmi
< Non lo puoi sapere > mormoro agitata.
Da qualche ora è tornato suo padre, ovviamente senza di lui e quando gli abbiamo chiesto spiegazioni abbiamo rischiato di prenderci qualche bastonata dato quanto era diventato furioso e ci ha urlato contro < Se è un incapace non è colpa mia! >
All'improvviso vedo entrare Caleb dal pesante portone di legno del castello, provo una gioia immensa e non vedo l'ora di buttargli le braccia al collo e stringerlo a me < È vivo! È vivo! > continuo a ripetere nella mia mente. Faccio per andargli in contro, ma mi blocco immediatamente quando vedo la ragazza che lo sta sorregendo. Mi domando chi sia e da dove venga, ma soprattutto se è colpa sua se lui ha tardato così tanto.
Una fitta di gelosia mi invade, ma la metto subito da parte non appena noto con orrore la ferita che Caleb ha sulla spalla e tutto il sangue che macchia i suoi vestiti.
< Caleb! > grido, mi lancio verso di lui, ma non riesco a raggiungerlo in tempo, lo vedo svenire e accasciarsi tra le braccia della ragazza sconosciuta.
Glielo strappo letteralmente dalle braccia e mi faccio aiutare da Vadia a farlo sdraiare su un divanetto dell'ingresso. Gli tolgo la camicia scoprendo la ferita, è piuttosto grave, ma non credo sia mortale, il problema è che ha perso molto sangue e sta rischiando grosso. Mando subito l'anziana serva a prendere tutto l'occorrente per curarlo e ago e filo. Passo una mano tra i capelli di Caleb < Non farmi brutti scherzi hai capito? > mormoro sul punto di piangere, la ragazza dai capelli rossi che lo accompagnava si avvicina silenziosa
< Non sei di qui vero? > chiedo facendola sussultare
< No, in effetti no > risponde titubante
< Da dove vieni? >
< Da un villaggio non molto lontano da qui >
< E come si chiama? >
< Non ha nome > la vedo molto agitata e nervosa e mi domando perché voglia nascondermi le sue origini, forse ci sono avvenimenti spiacevoli che non dovrei sapere, ma dopotutto ognuno ha un passato più o meno doloroso e a nessuno fa piacere ricordarlo, perciò faccio finta di niente.
Fortunatamente Vadia arriva in quel momento, faccio un respiro profondo e sono pronta, nonostante la mia giovane età sono una curatrice esperta e ormai certe cose non mi impressionano più.
Per prima cosa pulisco la ferita, poi scaldo la punta di un coltello sul fuoco di una delle torce che illuminano la sala e mentre è ancora caldo lo appoggio sulla ferita per disinfettarla. Caleb emette uno strano mugolio di dolore
< Gli fa male! > dice la ragazza
< Lo so, ma non c'è altro modo > mormoro tristemente, odio fargli del male, ma io non so usare la magia, perciò devo accontentarmi dei mezzi che possiedo.
Comincio a cucire la ferita, lui si lamenta e si agita leggermente, se fosse stato sveglio sarebbe stato peggio. Una volta finito applico un impacco di erbe per alleviare il dolore e gli fascio la spalla.
Gli appoggio una mano sulla fronte, scotta, ha la febbre. Chiedo a Vadia di portarmi una coperta e delle pezzuole bagnate e poi di occuparsi della ragazza dai capelli rossi.

Gli sistemo la coperta e comincio ad appogiargli una pezzuola sulla fronte per fargli scendere la febbre. Con un dito seguo il profilo del suo viso così perfetto innamorandomi ogni secondo sempre di più.
Ad un certo punto apre gli occhi, i suoi meravigliosi occhi marrone scuro, scuri e densi come pozzi in cui posso perdermi, mi guarda e il mio cuore si riempie di gioia.
< Ben svegliato > gli dico sorridendo
lui abbozza un sorriso
< Non farlo mai più ti prego, mi hai fatto morire di paura > sussurro e sono sicura che qualche lacrima mi stia scivolando giù per le gote. Caleb prova ad accarezzarmi il viso per asciugarmi le lacrime, ma è ancora troppo debole, così prendo io la sua mano
< Scusa, mi dispiace moltissimo > mormora < Mi hai curato tu vero? > chiede ed io annuisco
< Comunque grazie per avermi salvato la vita > mi dice sorridendo ed io rispondo al sorriso
< Di nulla > dico dandogli un piccolo bacio sulla fronte.

*Phobos: dal greco antico "φοβοσ" (fobos o phobos) che significa "paura"

NOTE DELL'AUTRICE:
Chiedo scusa per l'immenso ritardo nell'aggiornamento e anche dell'orario in cui sto pubblicando! Ma il capitolo si era cancellato tutto e ho dovuto riscriverlo! :( Comunque spero vi sia piaciuto! Bacioni! :)

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3: Una casa per Jana ***


CAPITOLO 3
Una casa per Jana

(POV. Caleb)
Sono ancora molto debole a causa della ferita alla spalla, ma adesso grazie a Lila sto molto meglio. Ieri ho rischiato di morire ed è solo merito suo se sono ancora qui.
Dato che ho ancora la febbre abbastanza alta e non riesco a rimanere in piedi per più di tre secondi, Lila mi rimane sempre accanto e mi aiuta a fare qualsiasi cosa.
In questo momento sono seduto su una sedia foderata di velluto nella mia stanza. Lila è seduta vicino a me e mi sta medicando la ferita, fa molto male nonostante lei cerchi di fare il possibile per non farmi sentire niente, ma la sua presenza mi aiuta.
Improvvisamente mi ricordo di Jana, la ragazza che ho salvato ieri e per la quale mi sono preso una coltellata. Mi chiedo dove si trovi e come stia. Mi rivolgo a Lila
< Lila? >
< Si? >
< Sai per caso dove si trovi Jana? >
< No >
La sua risposta mi lascia spiazzato. È così fredda, non è da lei. Sembra quasi come se non la voglia neanche vedere, ma per quale motivo?
< Come sta? > chiedo
< Sei tu il ferito, non lei! Perciò, sì! Credo stia bene > dice con una punta di gelosia e rabbia.
Ora capisco perché sia tanto arrabbiata; crede che sia colpa di Jana se ieri notte sono quasi morto! La guardo e capisco dalla sua espressione che ho ragione, anche se non è stata Jana, ma tecnicamente se lei non si fosse trovata insieme a quei briganti e io non l'avessi aiutata, tutto questo non sarebbe mai successo, quindi potrebbe essere anche colpa sua.
< So cosa pensi...non è stata lei > le dico in tono serio
< Immagino, ma rimane comunque colpa sua >
Il tono della sua voce non è normale. Lei non odia mai nessuno, Lila è sempre stata la persona più dolce e pacifica che io abbia mai conosciuto. Perché si comporta così!?
In quel momento qualcuno bussa alla porta e terminiamo la nostra conversazione.
< Avanti > dico
Mio padre entra nella mia stanza e questo mi sorprende parecchio. Non credevo gli importasse qualcosa dopo l'abbandono di ieri, per questo motivo non mi aspettavo una sua visita.
< Padre > dico chinando leggermente il capo
< Figlio... > risponde con il suo solito tono autoritario.
Lila si alza e fa un profondo inchino davanti a mio padre. Sul viso mi percorre un'espressione di disgusto. Non posso farne a meno. Non vorrei che si inginocchiasse e umiliasse in quel modo davanti a lui, ma so anche che se non lo facesse lui le farebbe del male e io non posso permetterlo.
La congeda con un semplice gesto seccato della mano.
< Esci! > ordina. Lei obbedisce immediatamente, ma io non voglio che se ne vada
< No, Lila, resta > dico in tono provocatorio. Mio padre stringe i pugni, non ammette che qualcuno (soprattutto io) lo contraddica. Lila invece fa passare lo sguardo confuso tra me e mio padre.
< Ho detto esci! > le grida lui con severità. La vedo tremare, non voglio che lui le metta anche solo un dito addosso, non posso trattenerla, così annuisco sorridendole incoraggiante. Lila capisce e si affretta a sparire, poco prima di andare le dico
< Più tardi manda a chiamare Jana >
< Sì, mio signore > dice chinando il capo, poi sparisce.
Mio padre ha un'aria un po' nervosa. Strano, lui non è mai nervoso. Possibile che abbia capito che ha sbagliato? Di solito è così orgoglioso.
< Cosa ci fai qui!? > lo dico con rabbia, perché capisca quanto odio provo per lui in questo momento.
< Sono venuto a vedere come stavi > risponde senza scomporsi
< Non sapevo ti interessasse qualcosa di me! > ribatto acido. Lui si morde un labbro. Credo che sappia di aver sbagliato.
< Sei il mio unico erede, certo che mi importa > vorrei che non lo avesse detto, perché ora sono furioso
< Certo! Cosa mi aspettavo! Per te conta solo il potere! Sono solo un oggetto per i tuoi scopi! > il mio tono di voce si alzato notevolmente
< Non era questo che volevo dire! > dice severamente < In ogni caso non ti deve interessare! Pur essendo tuo padre, rimango sempre un tuo superiore, ciò che comando non va discusso! > aggiunge, adesso è arrabbiato anche lui. Forse ho rovinato tutto. Forse si stava sforzando di scusarsi, stava cercando di comprendermi, di creare una sorta di rapporto con me, ma io e il mio stupido orgoglio abbiamo rovinato tutto.
< Lo so bene > rispondo distogliendo lo sguardo
< Comunque...sono venuto per dirti che se avessi saputo che eri in pericolo ti avrei aiutato > dice. Non so per quale motivo, ma mi metto a ridere, adesso tutta la mia rabbia e il mio odio esplodono
< Sta zitto! Non è vero e tu lo sai! Potevo morire e a te non è importato nulla! > lo dico urlando e quasi sputandoglielo in faccia
< Non sapevo che fossi in pericolo! > adesso anche lui sta urlando. Rido nuovamente, ma non è certamente una risata di divertimento
< Sta zitto! Avresti potuto immaginarlo! Se no per quale altro motivo avrei tardato!? > chiedo carico di disprezzo
< Adesso basta! > grida mettendomi a tacere < Non permetterti mai più di rivolgerti a me in quel modo! Per questa volta sarò clemente perché sei ferito, ma la prossima volta sta pur certo che le conseguenze non ti piaceranno! > detto questo si gira e se ne va. Stringo i pugni fino a farli sbiancare e a farmi male.

(POV. Lila)
Una volta uscita dalla stanza di Caleb scappo il più lontano possibile. Non sopporto sentire le loro litigate, Caleb soffre sempre moltissimo. Ogni volta diventa innavicinabile per almeno un'ora. Odio vederlo così sofferente. Scendo in cortile perché è lì che ho visto Jana per l'ultima volta. Non voglio che lei gli stia intorno, ma lui me lo ha ordinato e io non posso contraddirlo.
La trovo sdraiata sul prato come immaginavo. Si è rotolata nell'erba per ore, quasi fosse un cane. Non credo che sia molto apposto!
< Ehm ehm...Jana!? > lei si alza di scatto e viene verso di me
< Ciao! > dice gioviale
< Vedo che stai molto meglio... > dico un po' seccata. Lei ride e scherza, mentre Caleb soffre per la ferita che si è fatto a causa sua. Lei sorride e alza le spalle
< Non posso piangere in eterno! E poi questo giardino è meraviglioso e mi ha messa di buon umore!...vuoi sdraiarti con me!? > chiede eccitata prendendomi per le spalle. È completamente coperta di terra e fili d'erba. Mi stacco le sue mani sporche un po' disgustata
< No, non posso > dico, lei sembra prenderla male, così aggiungo < Devo lavorare, mi dispiace > lei scrolla di nuovo le spalle
< Aspetterò > dice
< Comunque ti ho mandata a chiamare perché il mio padrone vuole vederti > mi guarda confusa
< Padrone!? Parli di Caleb!? Non sapevo fosse così importante! > risponde con aria pensosa
< Lo è > ribatto
< Ma lui non mi sembrava una persona cattiva... > dice un po' delusa
< Un padrone non lo è per forza > le dico per cercare di rassicurarla, ma soprattutto per difendere Caleb, lui non è e non sarà mai crudele e cattivo come il padre. Jana scuote la testa
< Dove sono cresciuta mi hanno sempre detto che un padrone è crudele e basta, perché nessuno può appripiarsi di altre persone > ha ragione, ma io so che lui è buono.
< Caleb non è cattivo, lui non vorrebbe essere un padrone >
< Se ti fidi così tanto di lui...allora deve essere vero > dice facendomi arrossire inevitabilmente
< Che vuoi dire? >
< Che sei interessata a lui > risponde con non curanza
< No, non è vero! >
< Capisco se menti >
< Io non mento! > mi sto agitando e non va bene
< Sicura!? >
In questo momento la vorrei uccidere per la rabbia che provo, ma mi trattengo.
< Va da lui come ti ho chiesto e datti una ripulita! Sei impresentabile! >
< Che vuol dire? > mi guarda confusa. Io sospiro nervosa
< Per caso la tua famiglia era nomade? > chiedo, dato che cammina scalza, ha una specie di profondo contatto con la natura e non le importa come appare alla gente, inoltre questo desiderio di libertà è tipico dei nomadi
< No, perché? > chiede confusa. Scuoto la testa
< Non importa, vieni! >
La porto a sistemarsi e poi la mando da Caleb.

(POV. Maddlene)
Sbuffo spazientita. Il viaggio è piuttosto noioso. Sono seduta dentro la mia carrozza e guardo con aria assente il panorama che mi si pone davanti. Mi appoggio allo schienale.
< Tra quanto arriviamo!? > domando tra uno sbuffo e l'altro. La ragazza dai capelli rossi vicino a me si mette a ridere. È Shannon, la mia attendente, o meglio migliore amica.
< Non hai un briciolo di pazienza Maddie! > a questa affermazione cerco di nascondere il viso tra i miei capelli scuri, Shannon ride ancora di più.
< E dai viaggiamo solo da due ore! > esclama
< Solo!? >
< Vedila così; potevamo essere più lenti! > questa volta riesce a farmi ridere con lei.
< Avanti! Stai per vedere l'amore della tua vita! Non puoi essere così triste! > mi dice cercando di farmi ridere di nuovo, ma io non voglio proprio pensare al "perché" di questo viaggio.
< Caleb non è "l'amore della mia vita"! > ribatto un po' seccata. Shannon si finge sconvolta
< Ma come, mia cara contessina!? E vorreste far piangere il vostro bellissimo futuro marito!? Non si dicono queste cose! > dice ridendo, le do un pugnetto sulla spalla, anche se riesce comunque a strapparmi un sorriso
< Ma insomma! Come hanno potuto i miei genitori organizzarmi il matrimonio a soli sedici anni! E poi con uno sconosciuto! > dico scuotendo la testa
< Guarda che a sedici anni sei anche troppo vecchia, cara! > ribatte Shannon ridendo < E pensa che poteva andarti anche peggio! Insomma Caleb è piuttosto carino... > scoppio a ridere e mi fingo gelosa
< La smetti di sbavare per il mio fidanzato!? > Shannon fa le spallucce
< Oh non ci penso nemmeno! >
Scoppiamo a ridere entrambe. Almeno adesso non sono più agitata come prima. Come sempre Shannon sa come farmi sentire meglio.
< E comunque...quando ho detto "l'amore della tua vita" non mi riferivo a Caleb > dice ad un certo punto Shannon. La guardo confusa.
< E di chi parli!? > chiedo. Lei si stringe nelle spalle
< Ma...nessuno di importante...un certo scudiero biondo con gli occhi azzurro cielo che ogni volta fissi con occhi sognanti al posto di fissare Caleb > dice maliziosamente
< Iiiio...non so di chi tu stia parlando... > balbetto e sono sicura di essere arrossita fino alla punta dei capelli. Shannon sorride divertita
< Non fare la finta tonta...ti do un indizio! È sia lo scudiero che l'attendente del tuo dolce fidanzato e il suo nome è qualcosa tipo Rayan, Raimond, Rey... >
< Rhydian > la corrego sorridendo involontariamente e perdendomi nel suo ricordo. Shannon si mette a cantare vittoriosa
< Lo sapevo! Lo sapevo! Maddie vuole Rhydian! Maddie vuole Rhydian! >
Dopo la fine della sua sciocca canzoncina ridiamo entrambe, anche se io continuo a essere piuttosto imbarazzata.
Rhydian e io siamo molto più che amici, a lui ho dato il mio primo bacio. Inoltre nascondiamo lo stesso segreto, che mai nessuno dovrà scoprire, neanche Shannon sa la verità e figuriamoci se l'ho rivelato a Caleb!
Sono costretta a svegliarmi dai miei pensieri, perché siamo arrivati.

Scendiamo dalla carrozza e trovo qualche servitore ad accogliermi. Vedo tra loro Lila, l'attendente di Caleb. Le vado incontro e l'abbraccio anche se la sento rigida tra le mie braccia, non avrei dovuto abbracciarla, so che sta sorridendo.
< Ma quanto tempo è passato dall'ultima volta!? > chiedo sorridendo. La vedo leggermente a disagio, mi chiedo perché.
< Tanto tempo in effetti! > dice
< C'è qualcosa che non va? > chiedo preoccupata. Lei scuote la testa
< No, nulla di grave...è che ieri il mio padrone si è ferito ad una spalla ed è rimasto nella sua stanza per tutto il giorno...vedrò di farvi raggiungere in giardino, che ne dite? > mi chiede. Io rimango un po' sorpresa un po' dal modo di parlare così servile di Lila che mi da sui nervi anche se so che è costretta ad usarlo, ma anche da quello che è successo al povero Caleb.
< Mi dispiace > mormoro
< Vado a chiamarlo...nel frattempo può tenervi compagnia Rhydian > dice Lila sorridendo e io non posso fare a meno di arrossire e sorridere come una scema.
Rhydian si avvicina chiamato da Lila, saluta Shannon con un gesto della mano e mi rivolge un buffo inchino sorridendomi, non posso fare a meno di arrossire.
Lila ci saluta e scappa via, mentre Rhydian ci conduce verso il giardino. Con una scusa Shannon ci lascia soli e cominciamo a passeggiare mano nella mano lontano da occhi indiscreti.
< Come stai? > mi domanda con un po' di imbarazzo rompendo il silenzio che si era creato
< Bene, tu? >
< Bene >
Rimaniamo in silenzio senza sapere cosa dire. Poi lui comincia a fissarmi.
< Cosa c'è? > arrossisco
< Sei ancora più bella di come ricordavo > dice con un sorriso che mi scalda il cuore
< C'è qualcosa che non va, non è vero? Non sei contenta di vedermi? > chiede poi
< Certo che li sono, ma...ogni volta ho sempre più paura che ci scoprano e non voglio che ti facciano del male! Caleb non mi sembra malvagio, forse non farà niente, ma suo padre!... > mormorò tristemente
< Hey! Guardami! > mi dice dolcemente prendendomi il viso tra le mani e costringendomi a guardarlo negli occhi
< Non permettero' a niente! Niente! Di portarti via da me! Ok? >
< ok > rispondo sorridendo. Poi lui mi stringe di più a se e mi bacia. È come sempre una sensazione meravigliosa. Rhydian mi era mancato da morire e adesso finalmente è qui con me.
Dopo poco ci separiamo per non destare sospetti. Caleb starà per arrivare.

(POV. Caleb)
Dopo un po' che mio padre se n'è andato entra Jana.
Mi rendo conto che mi è mancata molto, nonostante l'abbia appena conosciuta, non vedevo l'ora di rivederla.
< Mi hai fatta chiamare? > domanda titubante, le sorrido incoraggiante. Sono ancora seduto sulla stessa sedia quasi da un giorno, ho fatto qualche passo, ma Lila mi imponeva di riposarmi perché non dovevo fare sforzi.
< Si, vieni, siediti anche tu > le dico indicando un'altra sedia, che lei prende e posiziona vicino a me. Comincia a tamburellare con le dita sul suo ginocchio nervosa
< Qualcosa non va? > le chiedo gentilmente notando quanto sembri preoccupata
< No...è che...è vero che sei un padrone? Lila ha detto che ti appartiene > dice un po' agitata. Ora capisco perché è così preoccupata, evidentemente da dove viene lei hanno imparato ad odiare i padroni, ma io non sono come loro
< Si... > sospiro e noto che lei si è irrigidita
< Ma credimi se ti dico che anche io trovo ingiusto tutto questo e che non vorrei affatto essere un padrone > le stringo la mano, ma lei è sempre più rigida
< Hai paura di me? > chiedo, Jana scuote la testa.
< In realtà no, ma non so ancora se crederti o no >
< Ieri ti sei fidata di me... >
< Si, ma non sapevo chi fossi realmente...voi rendete le persone schiave >
< No, non tutti, io no ad esempio...quelli che vivono qui sono servi, non schiavi, ed è molto diverso, i servi vengono pagati per il loro lavoro > dico cercando di essere convincente. Lei alza un sopracciglio
< Quindi posso fidarmi di te?... > chiede
< Certamente...e poi ieri ti ho per caso fatto del male? > le chiedo sorridendo. Jana scuote la testa imbarazzata
< Be' no! Certo che no! Tu mi hai salvata! >
< E mi sono pure preso una coltellata per te! > dico ridendo e facendo ridere anche lei
< Si, hai ragione, scusami! > dice arrossendo
< Figurati! Allora ti fidi? > chiedo. Lei sorride e annuisce
< Si, mi fido! >
All'improvviso rimaniamo fermi in silenzio. Io la guardo e comincio a "studiarla". Noto come siano belli i suoi lineamenti, quanto siano penetranti e particolari i suoi occhi, il colore acceso dei suoi capelli è meraviglioso, non ho mai visto un rosso così vivo, tranne, ora che ci penso, su quella bellissima lupa che ho visto ieri e che ogni notte viene per uccidermi. Il pelo della lupa è dello stesso colore dei capelli di Jana.
< Allora...se vuoi posso procurarti un cavallo e farti accompagnare dalla tua famiglia > propongo
< Te l'ho già detto, non ho un posto dove andare, sono stata...mandata...via ecco > dice tristemente, le accarezzo il braccio. Non deve essere facile venire scacciati dalla propria famiglia
< Mi dispiace...capisco > lei scuote la testa e mi sorride
< Non fa niente > dice. In quel momento mi viene un'idea
< Se vuoi ho la soluzione! > esclamo entusiasta
< Che cos'hai in mente? > chiede sorridendo
< Potresti vivere qui! Potresti lavorare qui così ti potrò dare "vitto e alloggio" credo che a queste condizioni mio padre potrebbe accettare! Certo sempre se ti va! > le dico un po' titubante
Jana mi guarda per un attimo pensosa
< Sì, si può fare! >
In quel momento entra Lila.
< Chiedo scusa per l'intromissione, ma è arrivata la vostra fidanzata > dice un po' agitata e io la guardo confuso
< La mia fidanzata? > chiedo
< Sì, la contessina Maddlene > risponde con un sorriso divertito per la mia faccia che sembra contenere un enorme punto interrogativo. Poi ricordo, quanto sono sbadato! Mi alzo di scatto e subito me ne pento perché sento una fitta alla spalla
< Lei è qui! Oggi! Perché io non lo sapevo!? > chiedo in preda al panico
< Perché voi siete uno smemorato! > esclama ridendo Lila e poi si affretta ad aggiungere < Dai, adesso ti aiuto a prepararti! > poi si rivolge a Jana < E tu? Vuoi aiutarmi? > le chiede
< Io? Io non saprei... > balbetta e io la incoraggio
< Se vuoi lavorare qui dovrai iniziare prima o poi! > dico facendole l'occhiolino. Jana sorride e annuisce.

NOTE DELL'AUTRICE:
Wow! Non aggiornavo da una vita! ( e quando ci ho provato si è cancellato il capitolo! -.-" ) XD Comunque...ecco tre nuovi personaggi presi dalla serie Wolf blood! :D Maddie, Rhydian e Shannon...anche se sono un po' diversi come carattere... :/ ma va be'! ;) (Inoltre anche Jana è presa dalla serie...perciò non è una mia creatura! :3 XD)
E poi ragazzi che complicazioni! -.-" Maddie e Caleb sono fidanzati, ma Maddie è innamorata di Rhydian, lo scudiero di Caleb, mentre invece Caleb sta cominciando a provare interesse per Jana. Jana sembra indifferente, mentre Lila è super gelosa e innamoratissima di Caleb! 0.o Ok!...che intreccio!!!! XD
Se avete dubbi chiedete pure! ;) Un bacio a tutti! :)
Ci vediamo nelle recensioni! ;)

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4: Ostaggi ***


CAPITOLO 4
Ostaggi

(POV Milo)
Non ho idea di dove mi trovi, ho un sacco di iuta sulla testa e non vedo al di là del mio naso, i lacci che mi legano sono molto stretti e mi provocano dolore. La piccola e flebile voce venata di paura del mio fratellino, mi arriva ovattata alle orecchie.
< Milo, ho paura! > dice il piccolo piagnucolando
< Non devi averne Philiph > cerco di nascondere il tremito della mia voce, ma mi riesce piuttosto male, infatti il bambino risponde subito con la sua voce innocente
< Ma tu ne hai e sei così forte, io come posso non averne? > domanda tristemente. Cerco di trascinarmi per avvicinarmi di più a lui < Hai ragione, per questo devi essere più forte di me > rispondo semplicemente.
Mio fratello è nato paralitico, non può muovere le gambe, è sempre stato il più debole e il più odiato da mio padre. Dice sempre che è inutile, che non dovrebbe essere vissuto per sei anni e non si spiega come ancora si possa trattenere dall’ucciderlo. Io odio mio padre, ci ha sempre visti solo come strumenti e come strumenti tratta chiunque. E ora non mi sorprende se quegli strani esseri ci hanno attaccati, me lo immaginavo, mio padre tortura i Licantropi da sempre, soprattutto da quando la Regina lo ha reso legale. L’ho visto trucidare persino bambini con la semplice scusa che erano mostri e che andavano eliminati per il bene della comunità.
< Milo, ci uccideranno vero? > Philiph non è mai stato così spaventato, eppure così calmo, come se sapesse già che la fine è inevitabile. Lui si appoggia a me e io vorrei poterlo abbracciare o consolare in qualche modo, ma non posso a causa delle corde che ci legano.
< Non lo so piccolo, forse a te non faranno niente > rispondo alla sua domanda con titubanza, in realtà non voglio pensare a cosa ci faranno e spero che almeno risparmino Philiph. E’solo un bambino, perché dovrebbero vendicarsi su di lui, ma forse lo useranno per vendicarsi di mio padre.
Ad un certo punto sentiamo dei passi avvicinarsi, saranno i nostri carcerieri.
< Milo, dov’è la mamma? > chiede mio fratello
< Non lo so, non so dove l’hanno portata > rispondo tristemente, il piccolo ricomincia a piangere bagnandomi tutta la maglietta.
< Su, forza, non piangere, la troveremo, ok!? > gli dico per tranquillizzarlo, lo sento annuire, ma non sembra convinto. < Voglio la mamma! > piagnucola e io non so come aiutarlo.
Uno dei carcerieri ci toglie i sacchi dalla testa, e tira un forte calcio al bambino, che subito lancia un urlo.
< Sta zitto moccioso! > sibila l’uomo, o meglio il Licantropo.
< Lascialo stare! > gli intimo guardandolo con odio e lui ride in risposta, con l’alito che gli puzza di morte.
< E che cosa vorresti fare stupido umano!? > chiede senza smettere di ridere, io continuo a guardarlo furente, mentre Philiph si stringe a me sempre di più. Ad un certo punto sento delle grida di donna, riconosco quella voce, è mia madre, Kara, e anche mio fratello la riconosce, infatti comincia a gridare anche lui.
< Mamma! Mamma! > continua a strillare senza sosta.
< Madre! > grido io. Il carceriere invece fa un sorriso sadico
< Ma guarda chi è arrivata! > dice lui sogghignando.
La stanno trascinando a forza e le stanno facendo male, ma non appena ci vede comincia a dimenarsi ancora di più per raggiungerci.
< Sta buona! Adesso ti portiamo da loro! > le dice con disprezzo una ragazza, avrà circa vent’anni come me, è anche lei un Licantropo, lo si capisce dagli inquietanti occhi gialli e dalle vene nere in rilievo, oltre che dalle zanne e dagli artigli bene in vista.
I Licantropi slegano mia madre e mio fratello, sono talmente deboli che non rappresentano una minaccia per loro, ma io si, per questo sono legato, per impedirmi di fare eventuali stupidaggini.
Mia madre ci abbraccia entrambi commossa < Pensavo che non vi avrei più rivisti > mormora piangendo, poi si rivolge ai nostri nemici < Vi prego, lasciateli andare, loro non hanno fatto niente, non hanno colpe! > supplica con disperazione perché ci salvino, non l’ho mai vista umiliarsi così.
< Sono figli di Yacon! Questa è una colpa più che sufficiente. Ma non preoccuparti, ora arriverà anche quel verme di tuo marito e riceverete tutti la giusta punizione > E’ stato il più anziano a parlare e presumo che sia il capo. Nonostante dimostri almeno una cinquantina d’anni, sembra più in forma di un ragazzo della mia età e forse con un pugnò potrebbe spaccare persino un masso. Il suo tono era sadico, allora Philiph aveva ragione; ci uccideranno. Guardo la mia famiglia, con la consapevolezza che potrebbe essere l’ultima volta, mi accorgo solo adesso di quanto mia madre e mio fratello si assomiglino, non solo fisicamente, hanno quel carattere dolce e ingenuo che è solo loro, gli stessi dolcissimi occhi verdi, la pelle pallida e i capelli di un castano così chiaro che a volte tende al biondo. Io invece sono come mio padre e questo non mi piace, ho gli stessi occhi e capelli neri e ho persino i suoi stessi lineamenti, almeno non ho ereditato la sua stessa indole malvagia, ma il suo desiderio di vendetta e la sua impulsività sì, per questo sono spesso intrattabile e provo sentimenti che non vorrei provare.
All’improvviso vedo che alcuni dei Licantropi trascinano mio padre verso di noi, non so perché, ma sono contento di vederlo in quello stato, pieno di lividi, con le vesti stracciate, ridotto all’ombra di se stesso, se lo merita. Dopo un bel po’ di chiacchere inutili, in cui mio padre continuava a contrattare per farsi liberare, finalmente i mostri si decidono a farlo stare zitto prendendolo a calci.
< Finalmente hai chiuso quella tua boccaccia! > gli dico con un tono carico di disprezzo ed odio, Yacon neanche mi guarda, sa che ho ragione ad odiarlo e perciò non mi risponde, forse in condizioni normali mi avrebbe punito, ma ora…
< Ma guarda, fai così schifo che persino tuo figlio ti odia > dice ridendo il capo, è una risata cattiva, come non ne ho mai sentite. Subito dopo mi si avvicina e mi prende il mento con una mano costringendomi a guardare mio padre
< Guarda Yacon! Guarda! Guarda il suo odio, te lo meriti tutto verme, morirai solo! > dice sadicamente, poi mi lascia e sono contento che l’abbia fatto perché cominciava a farmi male. Poi il Licantropo continua il suo discorso. < Ma prima di ucciderti vedremo di farti soffrire a dovere, cosicché tu capisca che cosa proviamo noi quando quelli come te massacrano i nostri figli > il sorriso crudele mi fa tremare quasi più di quello che ha detto, rimango immobile incapace di fare qualsiasi cosa, non possono farlo, mi trascino stringendomi a Philiph, mia madre comincia a piangere.
< Che cosa significa? > chiede lei, anche se conosce già la risposta. Il mostro fa un altro sorriso crudele
< Che li uccideremo… > risponde, Kara lancia un grido e piange, mio fratello sussulta e fa lo stesso, mentre nostra madre ci abbraccia.
< …Ma, Yacon, ti daremo la possibilità di salvarne uno, dovrai scegliere chi dei due morirà e chi vivrà > conclude il capo, i miei genitori strabuzzano gli occhi
< Non puoi chiedermi di scegliere! > grida mio padre, ma ai Licantropi non importa, dovrà scegliere tra me e Philiph, mi sorprende che fatichi a decidere, ha sempre monstrato odio per mio fratello, perciò non credevo gli importasse.
Mio padre continua a gridare che non può farlo, ma il capo lo minaccia dicendo che se non sceglierà ci ucciderà entrambi. Continuo a ripetergli di far uccidere me, non voglio morire, ma Philiph ha più diritto di me, non ha mai fatto male a nessuno, lui non può morire.
< Va bene d’accordo! Sceglierò > la voce di mio padre mi fa tremare il cuore, non può scegliere che Philiph muoia, non può!
< Philiph, uccidete lui > mormora e non voglio credere a quello che ha detto. < D’accordo > dice il Licantropo con non curanza e ordina ai suoi di strappare mio fratello dalle braccia di Kara che continua a piangere disperata. Adesso mio fratello è spaventato < No! Aiuto Milo! Aiuto! > grida dimenandosi come un ossesso.
< No! Fermi vi prego! È solo un bambino! Vi prego! È mio padre che ha ucciso i vostri compagni non lui! Vi prego! Uccidete me piuttosto! > credo di non aver mai urlato così tanto in vita mia e subito dopo urlo contro mio padre < Mostro! Come hai potuto farlo!? > grido, ma lui neanche mi guarda, se ne sta in silenzio senza avere il coraggio di guardare la scena. È la ragazza che tiene in braccio Philiph, le basterebbe poco per ucciderlo, è così fragile.
< Ti prego! > le sussurro piangendo, lei esita, guardando prima me e poi il bambino < Ulrick! Non c’è bisogno di farlo! È quell’uomo che vogliamo uccidere > dice la ragazza un po’ insicura. Ulrick, il capo, la guarda arrabbiato < Non devi provare pietà per gli umani chiaro!? > lei annuisce, ma non riesce ad uccidere Philiph < Tuttavia, dobbiamo dimostrare che siamo meglio di queste orrende creature, perciò Yacon, tuo figlio vivrà, ma tu… > a quelle parole mio padre comincia a tremare < … morirai! > conclude Ulrick, poi fa un gesto ai suoi che si trasformano in lupi e lo sbranano sotto i nostri occhi, poi lui si rivolge a noi, mentre mia madre è riuscita a riabbracciare mio fratello < Per quanto riguarda voi, vi terremo come ostaggi, i figli e la moglie di un duca ci possono fruttare un bel po’ di soldi >

Ora se ne sono andati tutti, tranne due di loro che continuano a fissarci. Dopo un po’ mio fratello e mia madre si addormentano e sento i due dei lupi che ci controllano parlottare tra loro, faccio finta di dormire, così saranno liberi di parlarsi e io di captare qualche informazione
< Secondo te la figlia del capo ce la può fare? > chiede uno,
< Ad uccidere il supremo generale e suo figlio? E a riportare un lupetto ribelle nel branco per farlo processare? No, non credo proprio > l’altro risponde con non curanza scoppiando subito a ridere, so di chi stanno parlando, di mio zio e di mio cugino Caleb e a quanto pare sono in pericolo
< Ma dai! Sua figlia è brava! Secondo me ce la può fare! > ribatte l’altro
< Nah! È troppo per una ragazzina e Ulrick lo sa, mi domando perché l’abbia mandata da sola > dice quello che stava ridendo, il suo tono è un po’ deluso.
< Sai, da quando quel ragazzino è scappato, ho perso un po’ di fiducia in Ulrick, se non sa farsi rispettare da un giovane lupo come può farsi rispettare dal branco? > dice poi riprendendo il discorso
< Temo che tu abbia ragione, se Rhydian non tornerà e non sarà punito, e se sua figlia fallirà, Ulrick non sarà più un capo branco > conclude l’altro. Rhydian, devo tenermi a mente questo nome, se mai uscirò di qui, lo farò catturare, perché a quanto pare si nasconde nel castello di Caleb e potrebbe attentare alla sua vita.

NOTE DELL’AUTRICE :
Ciao a tutti! Finalmente riesco ad aggiornare!!! Che bello! Sono contenta :D, comunque spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che vi piaccia il nuovo personaggio  :) E poi che scoperta! Rhydian è un Licantropo e la figlia di Ulrick si aggira per il castello della suprema guardia indisturbata, pronta ad uccidere sia Yarin (per chi non se lo ricordasse è il padre di Caleb) che Caleb! ;) Be’ se qualcosa non vi è chiaro chiedete pure! Alla prossima! Bacioni a tutti! :3 :) A proposito ho scelto i presta volto per i personaggi, ma mi mancano Amina e Milo, voi chi mi consigliate?

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