nuova scuola, no problem

di Classicboy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap.1: Nevrosi e gentilezza ***
Capitolo 3: *** Cap.2: Infermiere affascinanti, giocatori permalosi e coinquilini fotomodelli ***
Capitolo 4: *** Cap.3: Primo giorno, prima ora, prima lezione... già nei guai ***
Capitolo 5: *** Cap.4: Non ci posso credere! Tu qui?! ***
Capitolo 6: *** Cap.5: Olympus College? Io direi Club College ***
Capitolo 7: *** Cap.6: La goccia che fa traboccare il vaso ***
Capitolo 8: *** Cap.7: Al lavoro col nemico... o forse no? ***
Capitolo 9: *** Cap.8: Come ottenere delle informazioni in cambio di... una pizza! ***
Capitolo 10: *** Cap.9: Fase tre, o la va o la spacca! ***
Capitolo 11: *** Cap.10: Trasformazioni ***
Capitolo 12: *** Cap.11: Non lasciarmi sola. Non di nuovo + Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


NUOVA SCUOLA, NO PROBLEM

 

 

PROLOGO

 

Leo se ne stava seduto sul treno che l'avrebbe portato verso la sua nuova prigione, pardon, scuola scelta per lui dalla madre.

Guardo stizzito il panorama esterno << Un college! Non mi è mai piaciuta nessuna delle scuole in cui mi ha mandato ed ora si aspetta che io faccia i salti di gioia visto che mi manda via di casa in una città dove non sono MAI stato ed in un posto dove non conosco NESSUNO! >> pensò mentre giocava distrattamente con delle viti prese dalla sua inseparabile cintura degli attrezzi.

Non fraintendetelo! Leo voleva bene a sua madre, solo che quando qualcuno ti annuncia repentinamente, senza consultarti, che ti trasferirai in una città di cui non hai mai sentito parlare e che ci rimarrai per praticamente tutto l'anno scolastico senza più vedere nessuno che conosci... beh chiunque sarebbe leggermente irritato.

Il treno si fermò. Leo prese la sacca che si era portato dietro e scese. Scrutò i vari tassisti che aspettavano i propri clienti finché non vide il proprio nome e cognome stampato a lettere cubitali su di un cartello tenuto da un ragazzone biondo in perfetto stile californiano.

Il cartello diceva: “LEO VALDEZ, HOUSTON, DESTINAZIONE: OLYMPUS COLLEGE”.

Sospirò. E così incominciava la sua nuova vita, sperò solo che fosse più decente della precedente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

IO ESISTO! Scusate l'assenza, ma sto cercando di fare in modo di non strappare delle versioni di Cesare (odio il liceo classico).

Questa è la mia prima storia a più capitoli. Lo so che l'inizio è un po fiacco, ma vedrete che i prossimi capitoli saranno pieni di azione e sorprese.

Cercherò di aggiornare ogni settimana o giù di lì, tanto ho già praticamente pronta tutta la storia. Bye!!!!!

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Capitolo 2
*** Cap.1: Nevrosi e gentilezza ***


                             CAP.1: NEVROSI E GENTILEZZA

 

 

Il ragazzo si chiamava Argo. Leo lo sapeva per via della targhetta con il nome, non perché glielo avesse detto. Al contrario: il suo compagno era stato silenzioso per tutto il tragitto, nemmeno le sue battute erano riuscite a strappargli una risata, e quando gli doveva parlare lo faceva per grugniti o gesti.

<< Chissà, forse è muto >> pensò Leo, prima che l'auto si fermasse di fronte alla porta della scuola e lui scendesse.

Tramite gesti e l'aiuto di un paio di ragazzi del ultimo anno che passavano di lì per caso, Argo poté portare la valigia del ragazzo fino in camera sua, mentre lui si dirigeva in segreteria a confermare la sua iscrizione. L'unico problema? Quella scuola era enorme! Un gigantesco insieme di alloggi, campi sportivi, laboratori e aule. Dopo tre minuti Leo si era già perso.

“Dovrò farmi dare una cartina di questo posto” borbottò il ragazzo, prima che una voce stridula lo facesse sobbalzare: “Tu, teppistello, identificati!”

Il “teppistello” si voltò e si trovò faccia a faccia con un uomo alto e allampanato. I ricci neri erano tagliati con precisione maniacale, mentre i vestiti erano disposti in maniera impeccabile, quasi malata. La faccia era quella di uno che aveva subito varie crisi di nervi e che non era intenzionato a ripeterle.

“Allora!” chiese “Che cosa stai facendo qui impalato?”

Leo deglutì: “Sono un nuovo studente, mi chiamo Leo Valdez. Sto cercando la segreteria, ma temo di essermi perso.”

Sentì l'uomo borbottare “Matricole” per poi continuare ad alta voce “Io sono il professor Terminus, insegnante di Scienze Sociali. Per giungere in segreteria devi scendere le scale, andare dritto, e svoltare a destra nel secondo corridoio.” Si fermò e lo guardò intensamente “ Non so chi tu sia, ma sappi che ti tengo d'occhio. Non mi piace la tua faccia.”

E così detto se ne andò lasciando un interdetto Leo. Se tutti gli insegnanti erano dei nevrotici come quello, allora, poco ma sicuro, sarebbe stato a casa per le vacanze di Natale.

 

Giunto di fronte alla segreteria Leo bussò. Una voce gentile disse “Avanti” e lui entrò nella stanza più sobria che avesse mai visto. L'arredamento era formato da una gigantesca scrivania ingombra di fogli e computer, disposti però con ordine e precisione. La parete dalla quale era entrato non aveva ornamenti, a parte un orologio ed un calendario, quella di fronte era occupata da una libreria piena zeppa di volumi, alla sua destra c'erano delle finestre che si affacciavano sul cortile interno, ed alla sua sinistra vi era un'altra porta che portava chissà dove.

Seduta dietro al computer se ne stava una donna in perfetta sintonia con l'ambiente: i capelli marroni erano legati in una coda, il vestito era severo ed essenziale, gli occhi erano di una sfumatura marrone talmente particolare da sembrare rossi, ma nonostante questo, guardandola Leo non poteva che sentirsi protetto.

Lei lo guardò sorridente: “Ciao, come posso esserti utile?”

“Sono uno studente nuovo, e...”

“Sei venuto qui a confermare la tua iscrizione” completò lei “Prego, avvicinati. Io sono Estia, la segretaria della scuola”

“Leo Valdez” si presentò lui. Le diede il foglio dell'iscrizione. Dopo pochi minuti, la donna gli restituì il tutto.

“Ecco fatto, adesso sei regolarmente iscritto al Olympus College. E questa è la tua tessera da studente”

Lui la prese dubbiosa: “Tessera... da studente?”

“Non ne hai mai avuta una vero?” chiese lei con tono divertito. Lui fissò per terra imbarazzato. Odiava non sapere come funzionavano le cose! Con una madre meccanico ed un padre ingegnere, solitamente sapeva cose che sfuggivano persino agli adulti. Invece ora era messo in difficoltà da uno stupido rettangolo di plastica.

Estia continuò: “Quella tessera contiene tutti i tuoi dati personali: data di nascita, classe, numero della stanza e cose del genere. La puoi usare per usufruire di vari servizi al interno del campo, come l'uso di piscine ed infrastrutture in orario extrascolastico. Puoi anche caricarci dei soldi sopra per prenderti qualcosa dalle macchinette o dai negozi. Insomma, si tratta della conferma che sei uno studente di questa scuola.”

Leo guardò la sua tessera. Se la mise in tasca. “Va bene, grazie. Ora vorrei andare in camera mia. Dov'è?”

Beh, se c'era una persona simpatica ogni individuo antipatico, allora forse quella scuola non era poi così male.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Visto che mi pare inutile lasciare una storia con su solo il prologo eccoci già il primo capitolo.

Ho incominciato ad ampliare la nostra rete di personaggi, ma sappiate già che si tratta solo di elementi secondari, la loro influenza sul corso della storia sarà minima. Per quanto riguarda le descrizioni dei personaggi non le curerò più di tanto, perché comunque si tratta di individui già conosciuti. Ricordatevi inoltre il fatto che la scuola è gigantesca, avrà un ruolo fondamentale.

Ed infine spoiler sul contenuto: nel prossimo capitolo Leo farà la conoscenza con tre dei personaggi che ho citato nell'apertura. Chi saranno? Lo scoprirete appena avrò voglia di aggiornare. Bye!!!!!!

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Capitolo 3
*** Cap.2: Infermiere affascinanti, giocatori permalosi e coinquilini fotomodelli ***


Però, certo che in questa scuola c'è proprio di tutto”

CAP.2:
INFERMIERE AFFASCINANTI, GIOCATORI PERMALOSI E COINIQUILINI FOTOMODELLI

 

 

Neanche a dirlo, dopo cinque minuti Leo si era già perso.

<< Questa scuola è DECISAMENTE troppo grande. Potrei usarla come un hangar per quattro portaerei, tre aeroplani, sette carri-armati e due motorini (di quelli piccoli) e mi avanzerebbe ancora spazio >> Senza contare gli studenti. Ad un certo punto aveva incontrato una ragazza e le aveva chiesto delle indicazioni, alle quali però lei aveva fatto orecchie da mercante. Aveva i capelli neri, indossava una camicetta con sopra disegnato un fiocco di neve ed aveva un volto regale.

<< Un volto scostante di chi si ritiene superiore agli altri, in perfetta sintonia col carattere. Completamente odioso! Insomma, mi sono innamorato >> pensò lui.

Non sapeva come, ma adesso si trovava al esterno.

<< Mi pare che Estia avesse detto che bisognava uscire per raggiungere i dormitori. >> Stava passando accanto a vari campetti da calcio, da basket, da football. << Certo che a questa scuola non devono mancare i fondi se possiede delle attrezzature così all'avanguardia >> Stava guardando una ragazza grande e grossa che stava cercando di far ingoiare un pallone da basket ad un ragazzino perché l'aveva presa in giro quando sentì “Attenzione!”

Troppo tardi! L'attimo dopo Leo si ritrovò seduto per terra, con un bernoccolo in testa ed un pallone da rugby accanto a sé.

Arrabbiato e malconcio alzò lo sguardo. Un ragazzo in tenuta da football, con tanto di imbottitura e caschetto, gli si stava avvicinando. Anche senza divisa doveva avere un fisico atletico da sollevatore di pesi, la faccia però stonava con il resto. Era paffuta, da bambino. Aveva dei tratti orientali. Gli si accostò e gli porse la mano per aiutarlo a rialzarsi.

“Scusami.” disse con la voce interrotta dai respiri per riprendere fiato “Ho fatto un passaggio troppo lungo. Non era mia intenzione ferire qualcuno. Stai bene?”

Leo sentì l'irritazione salirgli. Sua madre che in pratica lo cacciava di casa, quel professore che l'aveva subito preso in antipatia, anche se lui non aveva fatto nulla, la regina di ghiaccio che lo trattava come se fosse chissà quale orrendo insetto, e adesso quel ragazzo che, dopo averlo centrato con una pallonata, gli chiedeva se stava bene?! Questo era troppo: “No, guarda. Sono seduto per terra perché è una bellissima giornata e volevo prendere il sole.” disse con voce grondante di sarcasmo.

Lui si corrucciò: “Ti ho chiesto scusa, ma non mi sembra il caso di...”

“Oh, ma allora visto che mi hai chiesto scusa adesso è tutto sistemato, no? Anzi, ora siamo amiconi. Lascia che ti offra qualcosa!”

Il ragazzo perse il controllo: “Adesso stai esagerando! Mi sono scusato, mi sono offerto di aiutarti, che altro vuoi?!”

“Qualcuno che mi pulisse le scarpe sarebbe molto utile”

“La mia era una domanda retorica. E poi si da il caso che non è esattamente salutare passeggiare con la testa tra le nuvole a neanche due metri dal campo!”

Leo stava per ribattere, quando sentì una voce: “Allora Frank?! Ti sbrighi?!”

Il ragazzo, Frank, si chinò a raccogliere la palla. Poi lo guardò e gli disse tra i denti: “Ad ogni modo, se devi andare in infermeria sappi che è quel edificio laggiù. E già che ci sei va a farti curare la tua buona educazione.”

E si allontanò. A Leo quella scuola piaceva sempre meno. Vero è che non si sarebbe dovuto comportare in tal modo con una persona che gli aveva offerto gentilmente il suo aiuto. Sbuffò. La testa gli faceva davvero male. Quasi quasi un salto in infermeria l'avrebbe fatto.

 

Entrò titubante nel edificio. Il ragazzone di prima gli aveva detto che quella era l'infermeria (e la gigantesca insegna gli dava ragione) però Leo si sentiva comunque preoccupato. Lì non c'era nessuno. Vide una porta socchiusa dal quale usciva un rumore attutito di musica. Bussò ed entrò senza aspettare una risposta: “Salve, scusi il disturbo. Sono appena stato centrato da una palla (un'esperienza di cui avrei fatto volentieri a meno, ad essere sincero) e quindi ho pensato diiiiii...” Le parole gli morirono in gola.

Davanti a lui se ne stava la più bella ragazza che avesse mai visto. Indossava dei jeans ed una semplice magliette bianca a maniche corte, la pelle era abbronzata, i capelli color caramello legati in una strana treccia. Sul suo viso c'era un espressione di sorpresa.

<< Già, immagino che ritrovarsi con un perfetto sconosciuto che si mette a dire cose a vanvera sia un esperienza un po destabilizzante >> pensò Leo, prima di aggiungere in fretta e furia: “Scusa, pensavo ci fosse il dottore e...”

“Questo l'avevo immaginato” mormorò lei ancora un po shockata “Comunque se si tratta solo di un bernoccolo posso occuparmene anch'io. Prego, siediti sul lettino” e gli mostrò il giaciglio.

Il ragazzo prese posto. Lei gli tastò un po la testa finché lui non mugolò per il dolore. “Ahi!” protestò, prima di essere zittito.

“Però, proprio un bel bozzo”

“Se hai finito di esaminarmi come una cavia da laboratorio gradirei una cura... e magari anche il tuo numero di telefono. Fai qualcosa sabato sera?”

Lei sorrise sarcastica “Davvero? Ci conosciamo da neanche cinque minuti, e siamo già arrivati al numero di telefono? Spiacente. Per quanto riguarda la cura invece, tieni questa pastiglia, placherà il mal di testa. Altro non posso fare.”

Leo prese la caramella che la sconosciuta gli porgeva e si avviò verso l'uscita. Arrivato di fronte alla porta si voltò “A proposito, non ti ho neanche chiesto come ti chiami. Devo conoscerti come la ragazza della pastiglia?”

“Preferirei di no. Anche perché in tal caso tu saresti il ragazzo del numero di telefono” gli sorrise in modo sincero e divertito, al punto che Leo la paragonò ad un raggio di sole “Io mi chiamo Calipso, e frequento il terzo anno.”

“Leo. Vado al secondo anno, e mi sono appena iscritto” e se ne andò.

 

Alla fine con MOLTA fortuna e MOLTI aiuti da parte di persone più o meno amichevoli, Leo riuscì ad arrivare fino alla sua camera. Fece un respiro profondo << Su fatti forza. Non siamo certo in un film horror di serie zeta, anche se l'ambientazione e il panico che si respirano in questo luogo sono quelli >>

Bussò. L'attimo dopo gli aprì la porta un ragazzo. Rimase una attimo interdetto. L'avevano messo in camera con un foto modello, o almeno il genere era quello. Alto, biondo, occhi azzurri, fisico atletico, gli mancavano solo lo sfondo vista mare ed una ragazza in stile Baywatch e il gioco era fatto. Il biondo lo guardò con aria interrogativa: “C'è qualcosa che non va?”

L'ispanico si riscosse: “No no, scusami. Io sono Leo Valdez il nuovo...”

“Il nuovo compagno di stanza!” completò l'altro sorridendo “Entra. Io sono Jason. Argo mi ha informato, per modo di dire, del tuo arrivo, ma ti aspettavo ormai da cinque.”

“Mi sono perso” replicò “Solamente un avventuriero esperto riuscirebbe ad orientarsi in luogo così vasto”

“Ai primi tempi è un po difficile, ma poi ci si abitua”

Leo si guardò intorno. La stanza era piuttosto grande con un letto a castello addossato ad una parete ed un letto singolo su di un'altra. Una spaziosa finestra mostrava uno dei tanti campetti. Le pareti erano colorate di blu e qua e là erano appesi poster di vari film, perlopiù mitologici, d'azione o di guerra. Da un lato si poteva anche accedere ad un piccolo bagno. Il ragazzo tornò a posare lo sguardo sul suo compagno: “Allora, che ne pensi?” chiese lui.

Leo non sapeva cosa dire. Per una volta era rimasto senza parole.

“Beh, spero che ti piaccia, perché qui è dove dovrai vivere per i prossimi mesi, e non si accettano proteste.” Finita la frase Jason si arrampicò velocemente sul letto a castello, dove erano disseminati libri, quaderni e qualche spuntino: “Mettiti dove vuoi. Il letto di sopra è MIO però gli altri due sono liberi”

“Vuoi dire che non c'è nessun altro?”

Scosse la testa: “No. Gli altri due ragazzi hanno finito l'anno scorso, quindi già progettavo di avere la stanza tutta per me. Adesso invece dovrò rivedere i miei piani”

“Scusami tanto, allora” replicò Leo divertito mettendosi a sedere nel letto sotto a quello del suo nuovo amico. Quel ragazzo gli stava simpatico.

Jason scrollò le spalle: “Per questa volta ti perdono. Ma che non succeda più.” e scoppiarono a ridere. Se non altro, si era già fatto un amico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Gioisci popolo perché ho deciso di pubblicare oggi il nuovo capitolo. Chiunque abbia risposto alla domanda della settimana scorsa con l'infermiera, l'atleta ed il compagno ha fatto centro.

Probabilmente adesso mi ritroverò con delle fanatiche della LeoxCalipso alle calcagna perché pubblichi un nuovo momento, ma cos'è la vita senza un po di rischio?

La regina di ghiaccio citata ad inizio capitolo è Chione, mentre la ragazza che fa ingoiare palloni è Clarisse (nel suo stile, eh?).

Avviso inoltre che non mi concentrerò sulla coppietta per ora, e che questo racconto sarà completamento Calipso orientato, quindi non fatevi ingannare dai pensieri di Leo.

Infine vorrei ringraziare tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite, tra le ricordate e tra le seguite ed un ringraziamento speciale va a tutti quelli che hanno commentato i capitoli precedenti: sul serio ragazzi non mi merito tutte queste attenzioni.

Ed ora andate in pace, vi saluta il supremo signore di questo AU.

CharlieC

P.S: la parte ad inizio capitolo è un idea nuova, leggetela assieme al titolo e troverete i pensieri di Leo nel corso della trama. Bye!

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Capitolo 4
*** Cap.3: Primo giorno, prima ora, prima lezione... già nei guai ***


Penso di aver stabilito un nuovo record”

CAP.3: PRIMO GIORNO, PRIMA ORA, PRIMA LEZIONE... GIA NEI GUAI

 

 

Piper se ne stava seduta a fissare annoiata la penna. Odiava la prima ora del lunedì! In generale odiava la prima ora (e del resto chi non la odia). Quel giorno in particolare però era piuttosto insofferente.

<< Non vedo l'ora che inizi questa tortura >> prima incomincia prima finisce era uno dei suoi motti. Finalmente la campanella suonò, e con velocità sovrannaturale l'insegnante di matematica, la professoressa Dodds, si materializzò, sbatté la porta ed intimo il silenzio più totale. Si diresse poi verso la cattedra ed incominciò a spiegare il nuovo argomento, qualcosa sulle equazioni. Piper però non la ascoltava, era completamente in coma. Quanto avrebbe voluto che succedesse qualcosa per svegliarla definitivamente. Detto fatto. Dopo cinque minuti la porta della classe si aprì di scatto facendo vedere sul uscio un ragazzo che lei non aveva mai visto. Sembrava avere origini ispaniche, era piuttosto basso, aveva i capelli castani e ricci ed un'aria da folletto. Aveva il fiatone: “Mi-mi scusi per il ritardo... Anf... la scuola è grande e...”

“Silenzio!” sibilò la Dodds. Poi gli punto un artiglio, cioè un dito, contro e chiese: “Come ti chiami, tesoro?”

Il ragazzo deglutì preoccupato: “L-Leo Valdez, signora.”

“Bene, Valdez. Visto che sei nuovo chiuderò un occhio sul fatto che sei entrato in ritardo”

“Grazie signora”

“Però!” continuò lei “La prossima volta che succede sappi che ti mando diritto dal preside. E sento che questa non sarà l'ultima volta.” e lo mandò a sedere affianco a Piper in primo banco. Lui si sedette mentre l'arpia continuava la spiegazione.

“Ciao” disse lui prendendo posto

“Ciao” rispose “Perché sei entrato in ritardo?”

“Questa scuola è troppo grande! Basta, da oggi in poi vado in giro armato di bussola e navigatore satellitare”

Piper ridacchiò prima che una voce la riportasse alla realtà: “Signorina McLean? Trova la mia lezione divertente, per caso?”

Lei si bloccò: “N-no signora, tuttaltro. Il fatto è che...”

“Penso che se ci sia qualcuno interessato alle sue motivazioni quello è il preside”

“No, la prego!”

“E invece si, tesoro. In presidenza. ORA!”

Piper stava già per rassegnarsi quando, affianco a lei, Leo parlò: “La prego. È tutta colpa mia.”

Il mostro socchiuse gli occhi: “Davvero?”

“Si. Nella mia vecchia scuola non ero ancora arrivato a questo punto, e pertanto le ho chiesto di spiegarmi le cose precedenti”

La scusa era fiacca, però reggeva. La Dodds non poteva provare il contrario e pertanto tornò a concentrarsi sulla lezione.

Leo fece un respiro profondo. “Grazie per avermi salvato.” gli sussurrò la sua compagna di banco

“Figurati, non è la prima volta che inganno un insegnante. È stato un piacere.” le sorrise e lei fece altrettanto. Poi però decisero di smetterla, viste le occhiatacce che la professoressa lanciava nella loro direzione.

 

Leo se ne stava seduto su di un muretto durante la pausa pranzo. Jason era dovuto andare in non si sa bene quale luogo e l'aveva lasciato completamente solo. E non avere nessuno con cui parlare per lui era una tortura.

<< Beh, se non altro il pranzo è buono >> pensò addentando il taco che si era portato dietro.

Ad un tratto sentì una presenza affianco a lui. Alzò la testa e si ritrovò a guardare dentro a degli occhi caleidoscopici.

“Ciao, posso sedermi qui?” era la sua compagna di banco, la ragazza che aveva salvato da una gita in presidenza.

Le sorrise: “Prego, fa come se fossi a casa tua. La taverna di Leo è sempre pronta ad ospitare i viandanti in difficoltà.”

Lei rise e si accomodò affianco a lui. Leo non l'aveva notato, ma era davvero bella. << Chissà, magari in questa scuola accettano solo ragazze che raggiungono un certo standart in fatto di bellezza >>. Dopo un silenzio imbarazzato riuscì a parlare: “Scusa, ma non ho ben capito il tuo nome quando ti ho salvato dall'arpia.”

“Piper McLean.”

“McLean, McLean... Ma non c'è anche un attore con questo cognome?”

La ragazza pareva imbarazzata: “Si, è mio padre.”

“Aspetta! Mi stai dicendo che...!”

“Shhh!” lo ammonì lei “Zitto ti prego! In pochi sanno che sono sua figlia. Non so neanche perché te l'ho detto.”

“Che razza di domande sono?” replicò Leo “È ovvio che l'ho hai fatto perché mi trovi assolutamente irresistibile” e cercò di darsi delle arie. La ragazza soffocò un sorrriso.

“Non mi ero sbagliata. Sei proprio un tipo simpatico Leo Valdez”

“Grazie.” gli piaceva far ridere la gente, e Piper aveva proprio un sorriso carino “A proposito, perché ti sei voluta sedere con un semi-sconosciuto? Non hai degli amici con cui pranzare di solito?”

“Si, l'unico problema è che stanno assieme e pertanto stare con loro è come essere soli. Poi ti ho visto qui senza nessuno che ti tenesse compagnia e ho pensato che fosse un buon modo per sdebitarmi per la faccenda della Dodds”

“Di nulla. Ma è fissata con la presidenza quella là? È tutto il tempo che minaccia di mandarci gente se non si fa quello che vuole lei”

Rise: “Chissà? Ma tu perché sei da solo? Non hai un compagno di stanza con il quale mangiare?”

“Si, solo che è dovuto andare da qualche parte e mi ha lasciato qui”

“Come si chiama?”

“Jason Grace”

A quelle parole Piper per poco non cadde dal muretto.

“Tutto bene?” chiese Leo.

“SI! STO BENE!” replicò lei con voce stridula. Il ragazzo era sorpreso da quella reazione. Vuoi vedere che...

In quel momento suonò la campanella che annunciava l'inizio delle lezioni pomeridiane. Piper finì velocemente il pranzo. “Su andiamo. La prossima ora abbiamo ginnastica, ed il coach Edge non è esattamente il tipo di persona che vorresti avere contro”

“Sarebbe solo l'ennesimo nemico di una lista fin troppo lunga” replicò il ragazzo ingoiando in un solo boccone quello che rimaneva del taco prima di fiondarsi dietro all'amica.

 

“Pronto? Oh, ciao mamma!” rispose Leo quando, quella sera, gli squillò il telefono. Era in camera intento a guardare la miriade di compiti che avrebbe dovuto fare per l'indomani. Jason era sotto la doccia pertanto poteva parlare senza problemi.

“Com'è andato il primo giorno nella scuola nuova? Piuttosto bene. Si, ho cercato di mantenere un profilo basso (pietosa bugia). Come dici? No, certo che non ho già fatto arrabbiare i professori con il mio comportamento (presto gli si sarebbe allungato il naso)! Il fronte amici? Quello va più che bene. Il mio coinquilino è un tipo a posto e la mia compagna di banco sembra una persona simpatica. Si, lo so che mi vuoi bene, e no non son arrabbiato con te per avermi rinchiuso in questa sorta di carcere. Ma sarà meglio fare in fretta. Il secondino mi sta facendo segno che presto finiscono i miei minuti di chiamata giornaliera. Come dici? Presto mi manderai una torta con dentro una lima? Ha ha, mamma, molto spiritosa. Ad ogni modo ora devo andare. Stammi bene, e salutami 'pà. Ciao”

Chiuse la telefonata. Jason uscì fischiettando dal bagno e lo vide fermo con il cellulare in mano: “Amico, tutto bene?”

Leo strinse forte l'apparecchio. Era triste, gli mancava casa e gli mancava sua madre. Ma non per questo avrebbe mostrato agli altri le sue debolezze. Si sforzò di sorridere e alzò la testa: “A meraviglia. Mia madre sta già mettendo a punto un piano per farmi evadere. A proposito, non è che mi aiuteresti con i compiti? Non ci ho capita un acca”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A. autore:

Scusate il ritardo.

Sono un idiota.

Vedrò di rimediare durante le feste.

Recensioni e critiche più che gradite.

Prossimo capitolo: Leo incontrerà una persona importante, qualcuno che ho già citato ma che non ho ancora presentato. Chi sarà? Sta a voi scoprirlo. Bye!!!

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Capitolo 5
*** Cap.4: Non ci posso credere! Tu qui?! ***


Ogni tanto penso che qualcuno lassù mi odi”

CAP.4: NON CI POSSO CREDERE! TU QUI?!

 

 

Erano ormai passati alcuni giorni da quel traumatico primo giorno e Leo si stava pian piano adattando alla vita scolastica.

Oltre a Jason e Piper aveva fatto amicizia anche con la migliore amica, e compagna di stanza, di quest'ultima ed il suo ragazzo. Si chiamavano Annabeth Chase (che a Leo metteva un po di inquietudine) e Percy Jackson (Leo non sapeva perché ma trovava che quel nome avesse un che di epico).

Oltre alla Dodds e a quel professore maniaco del primo giorno, Terminus, Leo aveva incontrato vari professori; alcuni erano a posto ,come il professor Apollo di arte, che però aveva una passione maniacale per gli haiku, e la professoressa Atena di storia, brava ma severa e che sembrava provare una strana antipatia per Percy. Altri invece gli stavano decisamente antipatici come la professoressa Era di letteratura inglese.

Un giorno il ragazzo se ne stava a mangiare sul solito muretto assieme a Piper, mentre, nel frattempo, si raccontavano aneddoti divertenti. Almeno fino al arrivo di Jason.

“Ciao ragazzi” disse il biondo. Leo rispose al saluto senza problemi, mentre Piper cominciò ad agitarsi, fino ad andare nel pallone quando il ragazzo si sedette accanto a lei. Quello però sembrava non notarlo affatto. L'ispanico ruotò le pupille esasperato. La sua prima impressione aveva trovato conferma nei giorni precedenti: a Piper piaceva Jason! Ogni volta che lo menzionavano o lui si avvicinava per parlargli lei incominciava a deglutire e diventava un'altra persona, molto più timida ed impacciata. Al ragazzo dispiaceva, sia perché era sua amica sia perché trovava che i due sarebbero stati molto bene insieme.

Cercò di alleggerire l'atmosfera con qualche battuta: “Allora, mio prode Virgilio, in quale girone ci stiamo per addentrare e quali immonde creature incontreremo?”

Piper rise: “Qualcuno qui ha studiato la Divina Commedia, oserei dire”

Jason annuì: “Ieri era tutto il tempo che ne recitava paragrafi interi. Non riuscivo più a sopportarlo”

“Guarda il lato positivo: se non altro sono riuscito a prendere 8 nell'interrogazione. Ad ogni modo, sul serio che cosa abbiamo la prossima ora?”

“Fammi prendere l'orario... Ecco qui! Storia.”

“O quoque tu Bruto, filii mi!” recito Leo come se si trovasse su di un palcoscenico, tendendo la mano in avanti e appoggiandosi l'altra sulla fronte con fare teatrale.

Jason sghignazzò: “Mi sa che ti stai confondendo con latino. Comunque ti sei ricordato di prendere la ricerca, vero?”

Il sorriso di Leo gli si gelò sul viso: “Di quale ricerca parli?”

“Di quella che avresti dovuto consegnare già tre giorni fa, ma che hai convinto l'insegnante a darti più tempo. Ce l'hai vero?” C'era un tono allarmato nella voce di Jason.

L'altro scosse la testa: “No”

“Ma te l'avevo anche ricordata stamattina prima che uscissimo!”

“Avevo la testa fra le nuvole!” Ormai c'era il panico sul volto del ragazzo “Se non gliela porto quella lì mi mette 2, e lo fa pesare nella pagella di metà semestre”

Subito prese lo zaino e guardò l'ora “Ho ancora alcuni minuti prima del inizio delle lezioni. Vado in stanza e torno.” E così detto si fiondò verso l'interno del edificio.

Piper provò a fermarlo: “Aspetta Leo! Tu non sai... ancora orientarti bene al interno della scuola”

 

Leo correva! Come aveva fatto a dimenticarsi la ricerca?! Si meritava un cappello da somaro, di quelli che usavano negli anni '40 per punire i ragazzi che non ascoltavano. Se la memoria non lo ingannava da qualche parte in soffitta aveva una foto del suo bisnonno con indosso proprio quel buffo copricapo.

Si riscosse << Concentrati! Adesso vai in camera, prendi la ricerca, entri in classe ed impedisci a quella pazza amante dell'architettura greca di metterti 1 >> ma era più facile a dirsi che a farsi.

Leo si fermò. Dove doveva andare? Destra, sinistra o salire le scale?

<< Mi sono perso di nuovo?! Non è possibile! >> pensò esasperato il ragazzo. Inoltre si trovava in una zona in cui non era mai stato, probabilmente quella delle medie (si, perché la scuola ospitava elementari, medie e superiori).

Ormai aveva perso le speranze, quando vide una ragazza uscire da una porta poco distante. Le si avvicinò trafelato: “Scusa mi sono perso, non è che sapresti...” la ragazza si girò e le parole gli morirono in gola.

La pelle era scura, i capelli ricci e lunghi erano castani e le conferivano una certa aria di mistero, indossava una felpa con sopra un ferro di cavallo e dei jeans. Ma erano gli occhi ad aver attirato la sua attenzione: erano gialli come l'oro, erano occhi che lui conosceva bene.

“Hazel Lavesque!” esclamò sorpreso.

“Leo Valdez?!” replicò l'altra sbigottita. Era proprio lei.

“Però, sei cresciuta. Mi sembra che siano passati 12 anni dall'ultima volta che ci siamo visti”

“Ed è così infatti. Però a quanto pare tu sei sempre il solito folletto in vena di scherzi”

“Squadra che vince non si cambia” replicò l'altro, mentre lei sorrideva “Come stai? È da quando mi sono trasferito da New Orleans per andare a vivere a Houston che non ci vediamo”

“Sto bene grazie. Ma che ci fai tu qui? Non ti ho mai visto tra gli studenti della scuola, e la frequento ormai da quattro anni”

“Mi sono iscritto solo qualche giorno fa e...”

“Hazel!” chiamò una voce dietro alla ragazza. Leo alzò lo sguardo e vide un giovane, della sua età circa, che si avvicinava a loro. Aveva un'aria familiare, ma solo quando l'amica lo chiamò per nome lo riconobbe: “Frank!”

Frank?! Ma certo, il giocatore di rugby che l'aveva spedito in infermeria. In un primo momento non l'aveva riconosciuto, e probabilmente lo stesso valeva per l'altro. Infatti man mano che si avvicinava il suo sorriso andava afflosciandosi, fino che, quando li raggiunse, la sua faccia non era diventata una maschera di pietra.

Hazel parve accorgersi dell'atmosfera carica di tensione che andava formandosi fra i due: “Ehm, Frank lui è Leo Valdez, un mio vecchio amico d'infanzia. Leo, lui è Frank Zhang, un mio caro amico.”

“Ci siamo già conosciuti” replicò gelido Frank.

Leo annuì: “E quando è successo il ragazzone qui per poco non mi ha spaccato la testa con un tiro impreciso”

“Tanto è vuota, pertanto non ci sarebbe stato nessun danno” ringhiò l'altro in risposta, e lo scambio di battute e minacce sarebbe continuato se Hazel non fosse intervenuta in tempo: “Allora, Leo! Non hai detto che ti servivano indicazioni perché ti eri perso?”

Il ragazzo sembrò riscuotersi: “Giusto, devo tornare al più presto ai dormitori. Sapreste indicarmi la via più veloce per raggiungerli?”

Frank grugnì: “Scendi le scale, gira a sinistra ed entra nel terzo corridoio alla tua destra, esci dalla porta e continua fino a che non vedi di fronte a te il padiglione della mensa. I dormitori sono a destra andando sempre dritto.”

“Grazie mille per l'esauriente spiegazione generale. Spero che ci rivedremo Hazel, sono proprio curioso di sapere come te la sei passata in questi anni. E spero di rivedere anche te gigante, si sa mai che abbia bisogno di fingere del mal di testa per saltare una lezione” e scappò prima di sentire la risposta che gli urlò di rimando il ragazzo.

Fece tutto come indicato ed arrivò fino in camera sua. Prese la ricerca e, veloce come il vento, si diresse in classe, proprio l'attimo prima che l'insegnante chiudesse la porta per dare inizio alla lezione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Come ho già detto, mi faccio perdonare. Ecco qui il nuovo capitolo!

Inoltre avviso che la storia è completa e devo solo pubblicarla, quindi gioite.

Hazel era la risposta, e come vedete c'è sempre più astio tra Leo e Frank.

Avviso: nei prossimi capitoli ci saranno vari slittamenti temporali, quindi passeranno anche mesi (virtualmente parlando) tra uno e l'altro.

Recensioni e critiche più che gradite.

Nel prossimo capitolo: nuovi incontri e scoperte renderanno la vita di Leo all'Olympus sempre più intrigante. Sta a voi scoprirle. Bye!!!

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Capitolo 6
*** Cap.5: Olympus College? Io direi Club College ***


Io lo dico e lo ripeto”

CAP.5: OLYMPUS COLLEGE? IO DIREI CLUB COLLEGE

 

 

I due rimasero in contatto. Leo ogni tanto andava a mangiare con lei (il che era anche una buona scusa per lasciare Piper e Jason da soli) e si divertivano molto. Hazel non era cambiata in quegli anni in cui erano stati separati: taciturna e riflessiva, era la stessa ragazzina più giovane che lo aiutava a cacciarsi fuori dai guai. Però notava in lei qualcosa di diverso: era più aperta, come se, quando erano bambini, lei si fosse sempre trattenuta. Leo credeva che fosse perché aveva avuto una cotta per lui, però adesso sembrava esserle passata. << Chissà chi è che ha conquistato il tuo cuore >> pensava ogni tanto.

Era inoltre stato costretto ad informarsi anche su Frank Zhang: aveva la sua età, solo che frequentava la sezione opposta alla sua, faceva parte della squadra di tiro con l'arco della scuola e, questo proprio non se lo sarebbe mai immaginato, era uno dei due compagni di stanza di Percy, assieme ad un ragazzo di nome Grover.

<< Penso proprio che mi dovrei informare meglio sulla vita dei miei amici >>

 

Leo se ne stava seduto intorno ad un tavolo affianco a ad uno dei prati che circondano la scuola assieme a Jason. Erano intenti a ripetere, o meglio, il biondo era intento a spiegare per la quarta volta al amico la conformazione geografica dell'Asia in vista del test che avrebbero dovuto presto affrontare: “Allora, Leo, l'Asia è una regione molto vasta, che comprende al suo interno anche la più alta montagna del pianeta, che è?”

“Il monte Tam?”

“No, no e ancora no! Il monte Tam è in America,e..!”

“Tranquillo, amico. Stavo scherzando. Il monte più alto del pianeta è l'Hymalaia, una cosa nota anche ai sassi.”

“Bene, sono felice che in un'ora e mezza almeno qualcosa siamo riusciti a tirarla fuori. Adesso, passiamo ad altro che sennò io qui perdo la testa. La Cina fonda la sua economia su...” ma fu interrotto da una voce femminile che gridò: “Arruffata a sorpresa!”

L'attimo dopo il collo di Jason fu circondato con una mossa di wrestling, la sua testa fu fatta chinare ed un pugno si abbatte sui capelli biondi incominciando a girare.

“Talia! Basta, ti prego smettila! Avanti, smettila!” urlò Jason disperato, come se il fatto che una ragazza in tenuta goth e capelli neri che gli prendeva la testa e lo torturava senza pietà fosse una cosa da tutti i giorni. Lei lo lascio andare ridendo, mentre lui si metteva una mano sulla testa, come se temesse un altro attacco e la guardò male: “Lo sai che odio quando lo fai.”

“Oh, andiamo Jas. Sono certa che in realtà è una cosa che adori. E poi era troppo tempo che non ti davo una scompigliata come si deve.” replicò lei sedendosi affianco ai ragazzi.

Leo tossicchiò imbarazzato per ricordare gli altri della sua presenza. Jason sembrò riscuotersi: “Leo, lei è mia sorella maggiore Talia. Talia, lui è il mio nuovo compagno di stanza, Leo Valdez.”

“Molto piacere.” disse lei con un sorriso sarcastico, che la marcò nella mente di Leo come una ribelle “Adesso stammi a sentire Leo. Tu non lo sai, ma stare in stanza con Jason è un privilegio raro, e pertanto io riscuoto un pedaggio per questo. Solitamente è piuttosto alto, ma visto che mi stai simpatico, ti farò uno sconto speciale.”

“Talia, smettila ti prego” mormorò il fratello. Ma a Leo non interessava. Quella ragazza era sexy, non rispettava le regole e pure spiritosa: era lei la prescelta per diventare la nuova ragazza di Leo. Si schiarì la gola pronto per trovare una nuova battuta per rimorchiare che aveva inventato nei giorni scorsi, invece di studiare geografia, quando si sentì una voce: “Talia, finalmente ti ho trovato!”

Leo si voltò e vide una ragazzina che aveva circa la sua età con la pelle olivastra ed i capelli neri che veniva incontro a loro. Rimase sorpreso: “Bianca di Angelo?”

“Leo Valdez?” replicò lei.

<< Va bene un fantasma dal passato, ma due mi paiono un po troppi. E adesso chi altri spunterà? Magari quella vecchia baby-sitter psicopatica che avevo da bambino e che provò a cuocermi a fuoco lento? Ah, che bei ricordi... >> pensò prima di riprendersi e di domandare: “Frequenti anche tu questa scuola come Hazel?”

Lei annuì: “L'hai già incontrata? Comunque si, la frequento da quattro anni assieme a lei e Nico. Sai bene che nostro padre, nonché zio e tutore legale di Hazel, non è mai stato un tipo amorevole.”

“E già, ricordo quella volta in cui...”

Stavolta fu il turno di Talia di schiarirsi la voce per attirare l'attenzione: “Il fatto che vi siate rincontrati dopo tanto tempo è commovente, dico davvero, ma gradirei che vi scambiaste i vostri racconti da ex-veterani di guerra in un altro momento. Che cosa c'è Bianca?”

“Giusto. Ti volevo avvisare che la riunione è incominciata da ormai cinque minuti è stiamo tutte aspettando te?”

“La riunione era oggi?”

“Si, andiamo. Ti ho mandato una mail...”

“Il computer è rotto.”

“Scritto un messaggio.”

“Ho perso il cellulare.”

“L'ho scritto sulla bacheca della scuola.” implorò la ragazza gemente.

“Oh, andiamo Bianca. Chi legge la bacheca della scuola?”

“Fatto sta!” la fermò l'altra prima di perdere completamente le staffe “Che la riunione è incominciata e che ti devo accompagnare lì”

Talia giunse le mani in preghiera: “Non posso saltare per questa volta? Ti preeego”

“No. Lo sai che da quando Zoe si è diplomata l'anno scorso sei tu il nuovo capo del “Club delle Cacciatrici”. Quindi adesso vieni senza fare storie.”

Lei sia alzò sbuffando: “E va bene, va bene. Ciao, Jason ci becchiamo in giro. Ed anche con te Valdez” e se ne andò seguendo la corvina che era già sfrecciata in avanti. I due le salutarono con la mano.

“Però!” disse Leo “Che tipina tutto pepe che è tua sorella. Ce l'ha già il ragazzo?”

“No, ma è anche inutile che tu ci provi. Ti dirà di no.”

“Perché?” chiese lui in tono interrogativo.

“Perché fa parte delle Cacciatrici. Per loro non è proibito avere dei ragazzi, però è una cosa che cercano di evitare, poiché ci ritengono soltanto una fonte di distrazione”

Leo si prese il mento tra le mani con fare dubbioso: “Uhm... Sai, questa cosa l'avevo già notata, ma in questa scuola siete fissati coi club?”

“Perché lo chiedi?”

“Oh, non so. Fa un po tu.” gli rispose sarcastico, mentre, con un ampio gesto della mano, indicava una delle pareti della scuola tappezzata di annunci ad entrare nei più svariati gruppi.

Jason sorrise: “È una cosa un po complicata da spiegare ma cercherò di essere il più esauriente possibile”

“Ti prego, adoro quando sei esauriente. Sono tutto orecchi.”

Il coinquilino fece finta di non sentirlo: “Allora, come ben sai questa scuola è un college, e pertanto noi studenti siamo costretti a starcene qui tutti il tempo.”

“Non ti ho chiesto tutto l'excursus storico. Vai diritto al punto.”

“L'introduzione serve per spiegarti al meglio, ed ora se posso continuare senza interruzioni...” il ragazzo gli fece cenno di andare avanti “Grazie. Fatto sta che per impedire agli studenti di sfasciare la scuola per la noia, gli insegnanti ed il preside decisero di istituire dei club per tenere impegnati i ragazzi. L'idea ebbe successo, e ben presto le varie congregazioni si diffusero a macchia d'olio. Al giorno d'oggi i club sono oltre un centinaio e raccolgono i più svariati interessi. In tutto sono suddivisi in due grandi gruppi a cui fanno capo: il gruppo mezzosangue ed il gruppo romano”

“Ma perché sembrate tutti esserne fissati?”

“È un buon modo per partecipare alla vita sociale della scuola. Siamo in tanti, e l'unico modo che si ha per incontrare gente al infuori dei ragazzi della propria classe e dei propri coinquilini è proprio quello di frequentare i club. Inoltre i professori ne tengono conto, poiché tutti loro hanno frequentato questa scuola e tutti loro hanno frequentato almeno uno dei club.”

“Insomma, è un modo come un altro per riuscire a strappare una sufficienza in una materia che non sopporti.”

“Si, ma dopo un po che fai parte del gruppo te ne dimentichi. È un'attività coinvolgente. Ho deciso. Appena abbiamo un po di tempo libero decideremo in che club iscriverti!” lo disse come se stesse proclamando la dichiarazione di indipendenza, con tono solenne e pieno di pathos.

Leo si strinse le spalle: “Se proprio ci tieni. Sai, credevo che questa scuola fosse una pizza, ma questa faccenda dei club sembra interessante. Andiamo!” prese lo zaino da terra.

“Fermo lì!” lo ammonì Jason “Dove credi di andare senza prima aver finito di ripassare geografia?”

“Alla ricerca di un club in cui si inventano scuse per impedire ai professori di metterti l'insufficienza nei test perché non hai studiato?” disse speranzoso Leo.

“Non c'è e adesso torna a sederti. Allora, l'economia della Cina si basa prevalentemente su...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autore:

Questo capitolo è solo di passaggio e non ha una vera e propria conseguenza sulla storia globale.

Vi è piaciuto?

Si, no, forse, fa schifo e dovresti andare a nasconderti dopo una roba del genere?

Talia è OOC, ma volevo renderla un po più allegra e spensierata, una tipica ribelle.

Per chi ancora non l'avesse capito i club svolgono la funzione delle cabine del campo mezzosangue.

Help: come si potrebbe chiamare un club che ha le stesse caratteristiche della cabina di Ares? Aiutatemi, mi serve per il prossimo capitolo!

Inoltre ho scelto di far ripetere geografia perché è una delle materie che più odio e pertanto so come deve sentirsi Leo.

Ed ora: nel prossimo capitolo le cose si movimenteranno, e Leo capirà che se la tendi troppo una corda finirà con lo spezzarsi. E poi diciamocelo, a chi piacciono le storie senza intoppi narrativi?

Ed ora vi lascio. Bye!!!!!

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Capitolo 7
*** Cap.6: La goccia che fa traboccare il vaso ***


ATTENZIONE! A fine capitolo Leo molto OOC. Per motivazioni vedere N.d.A.

 

Perdonatemi per aver versato”

CAP.6: LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO

 

 

Alla fine Leo si iscrisse al “Club 9”. Dopo aver consultato l'elenco di tutte le varie associazioni della scuola aveva scelto quello guidato dal istinto. Il 9 era da sempre uno dei suoi numeri preferiti, inoltre consultando meglio l'opuscolo aveva scoperto che si trattava di un club nel quale i ragazzi imparavano a costruire e progettare oggetti utili e non. E, guarda a caso, fare l'inventore era sempre stato l'hobby preferito del ragazzo.

Entrarci fu più facile: il capo del club, Charles Beckendorf, era un buon amico di Percy ed Annabeth e quindi bastò una loro buona parola e progettare un rivoluzionario cacciavite-penna per farlo accettare. Ben presto constatò che Jason aveva ragione. Le attività che si svolgevano lo tenevano occupato e lo divertivano. Fece amicizia con vari ragazzi del club, in particolare con una ragazza chiamata Nyssa ed un giovane chiamato Jake. Alla fin fine, doveva ammetterlo, quella scuola era davvero forte.

 

Passarono i mesi e con essi le feste: Halloween (durante il quale tutta la scuola si agghindò con maschere e decorazioni spaventose), il giorno del ringraziamento (tacos di tacchino a volontà!) e Natale (durante il quale, con l'aiuto di vari amici, riuscì a far si che Jason baciasse Piper, un'altra vittoria per Leo Cupido).

Erano ormai i primi di Marzo ed incominciava a sentirsi la primavera e l'ansia per gli esami. Hazel non poteva più passare tanto tempo con lui visto che doveva affrontare gli esami di terza media, ed i suoi due migliori amici si erano avvicinati molto da dopo le vacanze di Natale (chissà perché?) e Leo non voleva disturbare il loro nascente amore. Pertanto ormai passava tutto il suo tempo libero nella sala di lavoro del Club 9, da tutti chiamata amorevolmente “Bunker”.

Un giorno stava dando gli ultimi ritocchi ad un progetto che aveva portato la scuola a vincere il primo premio di un concorso regionale: un modellino semovente di un drago di bronzo, che Piper aveva chiamato amorevolmente Festus. Era lì con in mano riga e gognometro quando fu chiamato dal capo club: “Leo, ti dovrei parlare.”

Il ragazzo posò gli arnesi e lo guardò: “Non c'è problema Beckendorf, vieni pure”

Il ragazzo grugnì qualcosa di risposta e prese una sedia: “Allora, innanzitutto ti faccio i complimenti per il progetto, ho saputo solo oggi che ti avevano premiato.”

“Grazie.”

“Secondo, avrei un favore da chiederti”

<< Lavoro in vista! >> pensò Leo, perché non poteva certo rifiutare un favore a quello che era, di fatto, il suo capo. Si costrinse a sorridere: “Chiedi e ti sarà dato, o padrone.”

“Smettila. Comunque come ben sai la scuola e gli altri club di fatto ci sfruttano per avere dei lavoretti gratis”

“Da cui però veniamo ampiamente risarciti con laboratori e materiali di prima qualità per i nostri progetti”

“Esatto. Comunque il “Club Ares” ci ha chiesto di aiutarlo a risolvere un problema che hanno con i condizionatori: emettono troppa aria fredda e la cosa rischia di creare problemi quando fanno gli allenamenti”

“Club Ares? Ma non è quel gruppo di montati attaccabrighe con la mania per la forma fisica? Sono dei veri antipatici. Perché dovremmo aiutarli”

“Perché a chiedermelo è stata il capo club: Clarisse” Questa frase potrebbe sembrare senza senso, ma Leo capì comunque: Clarisse LaRue era la migliore amica di Silena Bauregard, presidentessa del “Club delle colombe”, che si occupava di flirt al interno della scuola e della moda del istituto, nonché ragazza di Beckendorf. E quando è la tua ragazza o la sua migliore amica a chiederti il favore non puoi certo dire di no.

L'ispanico sospirò: “E va bene. Fammi prendere la cassetta degli attrezzi e mi fiondò lì a riparare l'impianto di quella sorta di gorilla in canotta”

 

Leo riuscì a raggiunger in fretta il club, ormai sapeva orientarsi al interno del campus alla perfezione. Si stava guardando intorno cercando di ricordare ove fosse di preciso quel covo di muscoli e sudore quando si scontrò con qualcuno. Si trattava di una persona leggera, probabilmente una ragazza, e pertanto l'urto lo fece soltanto arretrare di pochi centimetri. La cosa andò peggio alla sua speronatrice, che si ritrovò sdraiata per terra. “Ahi, guarda meglio dove cammini!”

Leo riconobbe subito quella voce: “La ragazza della pastiglia?”

Anche Calipso parve riconoscerlo e, dopo un attimo di smarrimento, lo guardò con un sorriso ironico: “Eravamo d'accordo che non ci saremmo chiamati così, ragazzo del numero di telefono.”

“Vero. Vero è, però, che non ci siamo neanche accordati sul fatto che tu mi venga addosso senza preavviso. Che c'è? Sei stata affetta da una sindrome di astinenza da Leo dopo tutti questi mesi?”

“Ti piacerebbe, eh? No, sono qui perché devo incontrare un'amica.”

Leo le offrì il braccio per aiutarla a rialzarsi e lei lo prese volentieri. “Beh” disse Leo “Hai per caso bisogno di una sexy guida che ti porti dove vuoi?”

“No grazie, mister Valdez” Leo fu sorpreso che lei sapesse il suo cognome, perché non glielo aveva mai detto.

Lei sorrise: “Si, conosco il tuo cognome. E lo so perché ormai sei noto in tutta la scuola per il tuo modellino. E poi sono una a cui piace tenersi informata.” guardò l'orologio “Ora comunque devo scappare, sono in ritardo” e se ne andò.

Leo le urlò dietro: “Aspetta, io non conosco il tuo di cognome! Qual'è?!”

“Spiacente. Come il mio numero è off-limits!” urlò di rimando Calipso, lasciandolo fermo e spaesato intento a ricordarsi come respirare. Quella ragazza era davvero il suo tipo, ma al contempo era un po seccato: solo lui poteva fare delle battute del genere!

Si riprese e si diresse con la testa fra le nuvole fino alla palestra, sede dell'associazione.

Riparò il tutto il più in fretta possibile, ansioso di lasciare quel posto. Terminato si diresse verso l'uscita.

Quello doveva essere il suo giorno sfortunato, perché finì di nuovo contro qualcuno, solo che stavolta si trattava di un qualcuno di peso uguale e superiore al suo. Risultato: finirono entrambi col sedere per terra.

Leo alzò gli occhi e rimase sorpreso: “Frank?”

“Leo?” rispose l'altro altrettanto sbigottito “Che ci fai tu qui? Non sei iscritto a questo club!”

Lui si alzò spolverandosi la maglietta: “Grazie al cielo no. Mi hanno mandato qui a riparare il condizionatore” poi lo guardò e un'idea perfida gli balenò in testa: si stava annoiando, non aveva fretta e Frank era la vittima preferita dei suoi scherzi. Perché non approfittarne?

“Sai la tua dev'essere proprio un'abitudine.” cominciò.

“Che intendi dire?”

“Ogni volta che ti vedo mi stendi. Oh, e fidati non mi riferisco solo a quando attenti alla mia vita. Non sai come si fa una doccia, King Kong?”

“Valdez, smettila” disse lui a denti stretti.

Una voce dentro al ragazzo gli disse di dargli retta, ma lui non voleva, si stava divertendo troppo! “A proposito, non sapevo che frequentassi anche questo club. Ma del resto dovevo immaginarlo: dev'essere l'unico club il cui test d'intelligenza non ti sia risultato troppo difficile”

“Piantala!”

“Sai, mi è venuto in mente perché ti ho paragonato a King Kong e pertanto pensavo che magari prendere una banana non fosse così difficile per te, oppure...”

Frank non resistette più. Mollò il borsone che si era portato dietro per esercitarsi e si gettò con un ruggito da leone verso Leo. Il ragazzo fu colto alla sprovvista. Mai si sarebbe aspettato una reazione del genere da parte di un ragazzo che gli era sembrato così tranquillo. Rotolarono per alcuni metri, durante i quali i ragazzi incassarono e ricevettero parecchie botte. Ad un tratto furono separati con forza dai ragazzi del Club Ares. Leo riprese fiato mentre guardava il suo assalitore scrutarlo con occhi da pazzo. Ma un'altra era la sua preoccupazione in quel momento: di fronte a loro se ne stava la professoressa Era. I suoi occhi lanciavano biasimo da tutte le parti.

“Valdez! Zhang! Spero che la professoressa Dodds non si arrabbi perché le ho rubato la battuta, ma adesso entrambi verrete con me in presidenza!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Per prima cosa mi pare giusto specificare il motivo del perché Leo si sia comportato in una maniera così odiosa e decisamente poco degna di lui. A me piace come personaggio, solo che la mia simpatia va maggiormente a Frank, poiché mi ci immedesimo. Pertanto ho pensato a cosa mi avrebbe fatto davvero arrabbiare, ed ecco come nascono gli insulti (e ciò che fa Frank è anche ciò che vorrei fare io al mio compagno rompiballe).

Comunque, per il resto, il nostro meccanico incontra i membri della capanna di Efesto ed ha un secondo incontro con la nostra bella Calipso, che d'ora in poi sarà più presente.

Ed ora (tira fuori un organo e si mette a suonare musica da suspense): cosa accadrà a Leo e Frank? Il preside potrebbe punirli in molti modi forse anche con (altro accordo di organo)...la sospensione! Che indicibili torture gli attendono?

Questo ed altro nel prossimo capitolo.

Bye!!!!!

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Capitolo 8
*** Cap.7: Al lavoro col nemico... o forse no? ***


E adesso mi tocca anche andare”

CAP.7: AL LAVORO COL NEMICO... O FORSE NO?

 

 

Il preside Zeus li scrutava da dietro la scrivania con i suoi penetranti occhi azzurro elettrici. I due contendenti se ne stavano mogi mogi a fissare il pavimento, mentre si riprendevano dalle conseguenze dello scontro. Frank aveva il labbro spaccato ed un taglio sulla fronte, Leo non se l'era cavata meglio con un occhio nero e vari bernoccoli.

Zeus respirò a fondo. Leo ne aveva incontrati di presidi, metà del suo anno scolastico tipo consisteva in continue gite in presidenza, ma lui era diverso: a guardarlo lo si poteva paragonare ad una tempesta pronta a scoppiare.

“Ragazzi, sono molto deluso da voi!” incominciò con l'attacco tipico delle ramanzine scolastiche: “Leo Valdez! Sapevo che eri un elemento problematico, sin da quando ho scrutato la tua scheda con i vari dati delle tue esperienze scolastiche. Però avevo incominciato a pensare che eri cambiato: in tutti questi mesi non ti sei messo nei guai e, anzi, hai portato alla scuola molto prestigio col tuo progetto. Pensavo che stare in stanza con mio figlio fosse un buon metodo per farti stare calmo. Ma si sa: il lupo perde il pelo ma non il vizio!”

Leo non disse nulla, era troppo shockato dalla notizia. Avevano una scheda su di lui? E poi, aspetta un attimo? Jason è il figlio del preside?!

Quello intanto era già passato ad altro: “Frank Zhang! Studente diligente, campione di tiro con l'arco, membro del comitato di gestione dei club. Ragazzo, io ti conosco, e tu conosci me. Che cosa ti ha spinto a comportarti così? Tuo padre non la prenderà bene, lo sai”

Frank impallidì ma continuò a tenere il capo chino e sussurrò: “Non so che cosa mi sia preso signore.”

“Io lo so: un attacco d'ira!” continuò il preside imperterrito “Ascoltatemi bene ora. Entrambi! Non vi metterò una nota ma vi costringerò ad andare d'accordo”

Leo deglutì. Avrebbe preferito ricevere la nota, sinceramente.

Il signor Grace si adagiò sullo schienale della sedia: “Non so se lo sapete, ma tra qualche giorno ci sarà qui a scuola una conferenza tenuta dalla professoressa Atena in cui parteciperanno vari studiosi da tutto il paese. La conferenza si terrà nel padiglione azzurro, di fianco all'entrata. Un evento così prestigioso deve essere presentato nel modo migliore possibile. E di questo vi occuperete voi due.”

I ragazzi ci misero un po a collegare tutti i pezzi del puzzle.

“Aspetti, lei ci sta chiedendo...”

“...di riordinare, noi due completamente da soli, un'intera sala conferenze?”

Zeus annuì: “Felice che abbiate compreso. Lo farete questo sabato.”

L'ispanico si sentì sprofondare ancora di più: “Ma signore! Questo fine settimana è festa. Nel caso in cui avessimo già impegni...”

“Li annullerete. Così magari, la prossima volta, ci penserete due volte prima di provocare le persone e di reagire con le mani agli insulti.”

Si mise poi a scartabellare con alcune carte: “Ah, e fino ad allora consideratevi reclusi nelle vostre camere. Niente uscite nei club, ma solo per andare a lezione. Il giorno della punizione un insegnante verrà a prendervi per portarvi fino al luogo convenuto. Ora potete andare”

La riunione era conclusa.

 

“Lui ha fatto cosa?!” chiese Jason dal letto di sopra guardando Leo che giocava con una delle sue viti. Una volta tornato in camera aveva spiegato tutto al amico, con conseguente reazione.

“Mi ha relegato in camera fino a sabato e questo week-end sono costretto a lavorare per sistemare la sala conferenze con pazzo-Zhang” poi gli puntò contro un dito accusatore “Non mi avevi detto che il preside di questa scuola era tuo padre.”

Jason pareva imbarazzato: “Non è una cosa che mi piace dire in giro, altrimenti tutti penserebbero che ho un trattamento di favore. Ma in verità il rapporto tra me e mio padre è sempre stato, come dire, difficile. Ci parliamo poco o niente. Figurati che con Talia ci parla soltanto durante le festività, per il resto neanche un saluto.”

“Uao! E io che pensavo che fossero Piper e Bianca quelle con un problema a relazionarsi con il proprio genitore.”

Il biondo annuì: “Comunque, tornando al problema più urgente, perché te la sei presa con Frank? Non ti ha fatto nulla.”

“Lo so, non so cosa mi sia preso. E poi chi si aspettava che avesse questi sdoppiamenti di personalità. Sapevi che il padre di Frank ed il tuo si conoscono?”

“No, ma adesso non cambiare discorso. La tua punizione cade proprio male. Adesso né tu né Frank potrete venire all'acqua park con noi.”

“Già, questo è il vero problema. Mentre il fatto che sto rinchiuso tutto il giorno con un lunatico che rischia di uccidermi è soltanto un problema secondario e di scarsa importanza.” disse Leo sarcastico.

“Guarda che Frank non è un cattivo ragazzo.”

“Mi ha fatto un occhio nero!”

“E tu gli hai rotto il labbro e lo hai provocato con degli insulti.” sospirò “Leo, io non potrò fare nulla, ma te lo chiedo come amico e per preservare la pace al interno del nostro piccolo gruppo: prova ad andare d'accordo con Frank. Sono certo che insieme vi divertireste”

Leo accolse quelle parole con un silenzio meditativo. Jason seppe di aver fatto il possibile e si avvicinò alla lampada: “Bene, e dopo l'ennesimo discorso rincuorante direi che è giunto il momento di spegnere le luci”*

 

Il resto della settimana fu per Leo uno schifo. Quando passava per i corridoi sentiva gli altri studenti sussurrargli alle spalle. Inoltre era stato ammonito da Beckendorf in seguito al suo comportamento, ed anche gli altri suoi amici ce l'avevano con lui. Percy in parte era obbligato dal fatto che Frank era un suo compagno di stanza, Annabeth cercava di non parlargli, Piper invece gli parlava anche troppo partendo con filippiche sul perché aveva attaccato briga con un ragazzo così dolce, pure Hazel lo evitava! Spesso diceva che doveva andare a studiare o a fare i compiti, ma Leo capiva che erano solo scuse per non passare del tempo con lui. Il suo unico amico in quei giorni bui era Jason, che cercava di consolarlo e di fargli capire che, presto o tardi, tutto sarebbe finito: lui stesso il primo anno delle superiori aveva fatto una rissa con Percy ed ormai nessuno più se ne ricordava.

Ma Leo voleva solo che venisse il fine settimana per mettere le cose a posto.

Così quel sabato si fece trovare subito pronto quando, circa per le 10, qualcuno bussò alla sua porta. Leo andò ad aprire, contento del fatto che finalmente avrebbe avuto una persona con cui interagire. Gli altri se ne erano andati ormai da un'ora diretti all'acqua park, e l'avevano lasciato solo, dopo vari ammonimenti sul non fare casini e minacce di morte nel caso in cui avesse irritato di nuovo Frank. Aprì la porta. Di fronte a lui se ne stavano il cino-canadese che svettava in tutta la sua altezza sopra ad un uomo basso e dall'aria burbera in tuta da ginnastica e con una mazza da baseball.

“Coach Edge?! È lei il nostro sorvegliante?!”

L'uomo sorrise con aria folle: “Esattamente angioletto. Ne avrei fatto volentieri a meno, però non ti viene certo data tutti i giorni l'opportunità di usare una mazza come arma impropria”

Il ragazzo deglutì. Per quel giorno era meglio rimanersene buoni.

Seguirono l'insegnante di ginnastica fino al padiglione. Lì trovarono l'enorme sala da riordinare, c'era: da spazzare il pavimento, pulire le gigantesche finestre, mettere a posto le sedie e riordinare il palco. Il coach li lasciò lì dicendo che lui sarebbe stato lì fuori e sarebbe intervenuto nel modo da lui ritenuto più opportuno (ovvero con una mazzata in testa) al minimo rumore di zuffa.

Frank sospirò: “Io pulisco le finestre mentre tu ti occupi del palco?”

Erano le prime parole che gli rivolgeva in tutta la giornata. Leo non ebbe nulla da ridire, e così si misero al lavoro.

Impiegarono tutta la mattina a compier quei due lavori. Al ora di pranzo il coach entrò con le pietanze della mensa che, poco prima, i ragazzi gli avevano chiesto di andare a prendere: “Va bene angioletti, visto che avete fatto un buon lavoro direi che potete concedervi una pausa per il pranzo. E voglio sentirvi interagire” e pronunciò quest'ultima frase sottintendendo una lieve minaccia.

I due si sistemarono in mezzo alla stanza dopo aver preso delle sedie. Dopo un attimo di silenzio imbarazzato fu Frank a parlare: “Hai fatto un buon lavoro con il palco”

“Grazie. Anche tu tu sei stato bravo con le finestre. Dovresti farti ingaggiare come lava finestre della scuola. Se non altro sarebbero più decenti”

Il ragazzo gli sorrise: “Lo prendo come un complimento”

“E lo è, fidati” poi guardò per terra imbarazzato “Senti, mi scuso per l'atteggiamento che ho avuto l'altro giorno, ed anche per tutte le altre volte che ci siamo incontrati, ma soprattutto per l'ultima volta. Ho passato il limite.”

“Fa nulla. Anch'io avrei dovuto sapermi controllare, scusa. Ma c'è una cosa che non capisco: perché, la prima volta che ci siamo incontrati, ti sei comportato in maniera così odiosa?”

“Ah già, la prima volta che mi hai spedito al ospedale” poi si riprese “Scusa, fare battute è più forte di me. Comunque era il mio primo giorno, e non è che le cose fossero proprio rosa e fiori” ed incominciò a raccontare della madre, di Terminus, della ragazza scontrosa.

Frank annuì alla fine del racconto: “Ora non mi sorprende la tua reazione. Anch'io probabilmente avrei cercato la prima valvola di sfogo disponibile. Certo che però incontrare Terminus il primo giorno di scuola è un'esperienza che non augurerei a nessuno.”

“Ma che cosa gli prende a quello? Sembra quasi che se qualcuno dovesse mai fare una cosa al di fuori delle regole lui scoppi”

“Già, a volte sembra quasi che si dimenticato che anche lui una volta è stato ragazzo”

“Secondo me non lo è mai stato”

I due scoppiarono a ridere. Leo si asciugò una lacrima: “Scusa, se te lo chiedo, ma che cosa ci facevi al Club Ares quel giorno? Tu frequenti il club di tiro con l'arco e quello di football”

“Anche. L'arciere è una cosa che faccio da quando sono bambino, ma mio padre e mia nonna hanno insistito perché frequentassi anche quei due posti pieni di muscoli”

“Non la fai suonare una cosa piacevole. Perché non hai detto ai tuoi che non volevi?”

“Oh, gliel'ho detto, ma fidati, convincere mia nonna a fare qualcosa contraria a quella che vuole lei è più difficile a dirsi che a farsi”

I due continuarono a chiacchierare. Sembrava che entrambi si fossero dimenticati dei contrasti che fino a ieri li dividevano. Ad un tratto il Coach Edge li costrinse a tornare al lavoro, ma i due continuarono a parlare mentre sistemavano la sala.

Ad un certo punto a Leo venne da pensare ad Hazel e cominciò a ricordare il modo perentorio in cui lo aveva ammonito sul fare amicizia con Frank e al suo comportamento quando vedeva il ragazzo. E se...

“Frank, posso farti una domanda personale?”

“Certo”

“Tu ed Hazel state insieme?”

Per poco il ragazzo non ribaltò le sedie che doveva mettere a posto. Lo guardò, rosso come un peperone: “NO! Che cosa te lo fa pensare?! Io e lei siamo solo amici! E poi...”

“Tranquillo. Ho capito” si affrettò ad aggiungere Leo.

Quindi a Frank piaceva Hazel, e lui sospettava che anche la ragazza provasse qualcosa per l'amico. Era lui che aveva preso posto nel suo cuore. Doveva fare qualcosa, sia perché aveva già fatto mettere insieme Jason e Piper e pertanto ormai si sentiva un esperto, sia perché voleva farsi perdonare per il suo comportamento decisamente poco amichevole. “E solo che mi è venuto da pensare, perché mi sembrava che Hazel provasse qualcosa per te”

Lui lo guardò con aria sospettosa: “È la verità? Non mi stai prendendo in giro?”

“Fidati, e poi io la conosco da quando era bambina. Dovresti dirglielo. Ma aspetta la situazione giusta”

Il ragazzo gli grugnì qualcosa in risposta, e, rosso in viso, tornò a concentrarsi sulle sedie.

A fine giornata tutto era a posto: la sala conferenze risplendeva. Coach Edge si complimentò con loro e li rimandò nelle loro stanze.

Durante la strada del ritorno a Leo venne in mente un'altra domanda: “Frank, tu per caso hai mai sentito parlare di una ragazza di nome Calipso?”

“Si” pareva imbarazzato.

“E sai per caso se ha già il ragazzo?”

“No, non ce l'ha” era decisamente imbarazzato.

“Se c'è qualcosa di terribile che devi dirmi sul suo conto, tipo che dorme con il pigiama di flanella, spara!”

“Ecco, il fatto è che io non ci proverei con lei. È appena uscita da una relazione con una persona e non si è ancora ripresa”

“E chi è questa persona? La conosco?”

“Oh si. È il mio compagno di stanza: Percy Jackson”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*battuta di Percy a Frank in “Il figlio di Nettuno”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Sono tornato con un nuovo capitolo. Alla fine Leo e Frank hanno fatto amicizia, senza che la cosa sia costata granché difficile per nessuno dei due.

Sappiate che d'ora in poi la Caleo regnerà sovrana in questa storia.

Non so che altro dire a parte ringraziarvi di aver letto.

Ed ora: come reagirà Leo allo scoprire che Calipso si è da poco lasciata? E che tra l'altro il suo ex è Percy Jackson?

Lo scoprirete presto, forse.Lasciate un commento.

Bye!!!!!

 

 

 

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Capitolo 9
*** Cap.8: Come ottenere delle informazioni in cambio di... una pizza! ***


Procedura standard”

CAP.8: COME OTTENERE DELLE INFORMAZIONI IN CAMBIO DI... UNA PIZZA!

 

 

Dopo la faccenda dell'allestimento le cose per Leo migliorarono. Una volta che tutti seppero che lui e Frank erano diventati amici tutto si sistemò: i ragazzi ripresero a salutarlo per i corridoi, i suoi amici gli parlarono di nuovo, anche Hazel tornò a sorridergli. Ma questo a Leo non interessava. In quel momento l'unica cosa che occupava la sua mente era Calipso. Si doveva assolutamente informare il più possibile su quella ragazza che ormai per lui stava diventando un'ossessione.

E quale fonte di informazione migliore se non un membro del Club delle colombe, che era anche la sua migliore amica? Leo si rivolse a Piper e seppe varie cose sul suo conto: si chiamava Calipso Esperis, il padre era greco, frequentava vari club, soprattutto quello di giardinaggio e di medicina, era una studentessa brillante e dal carattere dolce ma deciso (il ragazzo non avrebbe mai e poi mai usato il primo aggettivo per definire una ragazza che gli era sembrata una vera tosta). Inoltre quello che Frank gli aveva detto era vero: era l'ex ragazza di Percy. Erano stati insieme per tutto il secondo anno, poi alla fine dell'estate il ragazzo le aveva confessato di essere innamorato di Annabeth, e i due si erano lasciati nella più completa amicizia.

Ora l'ispanico aveva abbastanza informazioni per non arrivare impreparato ad un prossimo incontro con lei, ma lui voleva andare oltre. Voleva sapere di più sul suo conto. E l'unica persona a cui poteva chiedere una cosa del genere era il suo ex.

 

Erano ormai passati vari giorni e molti, in vista delle vacanze di Pasqua, se ne erano tornati a casa, ma non Leo. Per quanto volesse bene ai suoi genitori preferiva passare quelle vacanze lontano da qualunque fonte di distrazione, visto che aveva anche alcune materie da recuperare.

Un giorno di quelli si ritrovò a passeggiare per il campus, in una delle sue molteplici pause tra un libro e l'altro. Stava passando affianco alla piscina con la testa fra le nuvole quando sentì il rumore di un tuffo. Incuriosito entrò e vide un ragazzo sfrecciare sulla superficie dell'acqua. Non aveva mai visto qualcuno di così veloce. Dopo aver fatto un altro paio di vasche il siluro si fermò col fiatone. Si tolse gli occhialini e guardò nella sua direzione notandolo per la prima volta. Leo vide degli occhi verdi come il mare. Dopo un attimo di sorpresa il nuotatore alzò la mano e col sorriso sul volto lo salutò a gran voce: “Hey, Leo che ci fai qui?”

Il ragazzo si avvicinò al misterioso nuotatore, che altri non era se non Percy. Quest'ultimo si tirò fuori e prese un asciugamano: “Allora?”

L'ispanico scrollò le spalle: “Avevo sentito un rumore e mi ero incuriosito. Mi avevano detto che eri un bravo nuotatore, ma non mi aspettavo certo questo! Sicuro di non essere un ibrido mezzo uomo mezzo pesce?”

“Annabeth mi dice spesso che sono una testa d'alghe, ma non credo di avere delle vere e proprie parentele col mare.”

Leo sorrise, ma presto si bloccò rendendosi conto della situazione: erano lui e Percy da soli, aveva finalmente la possibilità di interrogarlo.

Si sentiva leggermente imbarazzato, ma del resto era normale: stava per chiedere ad un suo amico delle notizie su di una ragazza da cui si era mollato da neanche un anno. Prese coraggio e parlò: “Senti Percy, avrei delle domande da farti.”

“Riguardo cosa: la scuola? Io non sono proprio un asso. Annabeth è il vero genio in quel campo, al massimo ti so dire come salvarti il collo riducendoti a studiare al ultimo”

“No, non riguarda la scuola. Riguarda una persona che conosci bene”

“E chi? Frank? Mi pare che tra voi le cose vadano più che bene. Ho notato però che sei un po' spaventato da Annabeth e...”

“NO, NON RIGUARDA ANNABETH! Insomma, possibile che lei sia presente in ogni tua singola frase? Ancora un po e dovrai andartene in giro tenendo un pupazzo che la raffigura perché senza ti sentirai perduto!”

L'altro lo guardò allibito. Leo guardò per terra imbarazzato: “Scusami, e che sono nervoso. La persona di cui ti voglio parlare è Calipso.”

Un silenzio mortale piombò nella palestra. L'unico rumore che si sentiva era quello dell'acqua sui bordi della piscina. L'espressione di Percy era indecifrabile. Dopo alcuni minuti che a lui parvero secoli, Jackson andò verso la propria sacca, prese una bottigliette d'acqua e parlò: “Frank mi aveva detto che nutrivi interessi per Calipso”

Leo era a disagio: il tono di voce dell'altro non era più tanto gaio e festoso, all'incontrario pareva ottimo per la processione di un funerale. Bevve un paio di sorsi e continuò: “Se credi che ti darò delle informazioni solo per permetterti di fare lo stupido con lei, allora ti sbagli di grosso.”

Ebbe la sensazione che qualcuno gli passasse sopra con un autotreno: “Che cosa?! Io non farei mai e poi mai una cosa del genere!”

“Ho visto come ti comporti con le ragazze carine” replicò con tono rabbioso “Le abbordi e incominci a fare lo stupido per far si che escano con te. E, mi dispiace, ma Calipso è una ragazza fantastica, dolce e premurosa ed io non permetterò che si innamori di te per poi avere il cuore affranto!”

“Cioè non vuoi che lei provi lo stesso dolore che TU le hai arrecato?!” chiese arrabbiato dal comportamento infantile dell'altro.

Un nuovo silenzio calò tra di loro. Leo pensò di essere andato troppo oltre, ma il ragazzo si limitò a guardare altrove: “Abbiamo avuto delle divergenze. Le voglio bene, ma è solamente un'amica, e avrei voluto scoprirlo prima di comportarmi con lei come un mostro”

Il tono era fievole. Per un attimo pensò che sarebbe scoppiato a piangere: “Senti Percy. Mi spiace per quello che ho detto, ma ti prego: dimmi come conquistare Calipso. Lei è bella ed è la ragazza giusta.”

L'altro non pareva convinto e così prese una decisione. Portò la mano sul cuore e proclamò: “Giuro sullo Stige che non farò mai e poi mai lo stupido con Calipso, e che se mai dovessi spezzarle il cuore quello sarà il giorno in cui porrò fine alla mia vita”

Percy pareva colpito. Non aveva mai sentito l'amico fare una dichiarazione con un tono tanto solenne.

Sorrise: “Giuro sullo Stige?”

“L'ho studiato da poco. Gli antichi credevano che un giuramento sullo Stige fosse vincolante per l'eternità”
“Non ce n'era bisogno. Dal tuo tono ho capito che sei serio. E poi da come Calipso ti descrive direi che forse darti quelle informazioni sia più che lecito”

Quello era il giorno degli autotreni che schiacciavano Leo Valdez. Era senza parole, ma presto le ritrovò: “Come? Lei ti ha parlato di me?”

Sorrise: “Uno dei primi giorni di scuola mi disse di aver incontrato un bizzarro ragazzino in infermeria che aveva subito cercato di attaccare bottone con lei, senza riuscirci. Dopo un po ti ho incontrato di persona, ed in seguito ad alcune ricerche ho avuto la conferma che parlava di te.”

“E ha detto qualcos'altro su di me?”

Stava morendo dalla curiosità. L'altro continuò: “Beh, ti trova simpatico, anche se talvolta irritante. Ma ha detto che questa tua peculiarità l'ha colpita in modo particolarmente positivo.”

“Quindi per te come mi dovrei comportare?”

“Rimani te stesso. Lei odia chiunque finga di essere qualcosa di diverso da quello che è in realtà. Interessati quel tanto che basta di giardinaggio; le piacciono soprattutto le piante da fiore. E, cosa più importante, non irritarla. E, soprattutto, non nominare mai e poi mai davanti a lei Annabeth: anche se si parlano da quando ci siamo lasciati lei non riesce a sopportarla.”

“Ok, grazie per le informazioni, grande guru. Non potrò mai e poi mai ricompensarti per quello che hai fatto per me”

“Beh, un modo ci sarebbe: Grover e Frank sono tornati a casa ed io non ho nessuno con cui passare le serate. Ti andrebbe di venire a mangiare una pizza con me”

“Ci sto”

“Fantastico, anche perché dovrai pagarmela tu”

“Che cosa?!”

“Bello, volevi le informazioni? Ora mi offri la pizza. Ed anche due lattine di Coca”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Ed eccomi qua * squillo di trombe *! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho cercato di descrivere il carattere di Clipso il meglio possibile, e spero di non aver commesso alcun tipo di imprecisione.

Ed ora: come si comporterà Leo dopo aver ricevuto i consigli di Percy? Si atterrà ad essi o farà di testa propria?

Lo vedrete presto. Bye!!!!!!

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Capitolo 10
*** Cap.9: Fase tre, o la va o la spacca! ***


Ed ora”

CAP.9: FASE TRE, O LA VA O LA SPACCA!

 

 

Al rientro dalle vacanze Leo cominciò a pianificare il tutto. Si diede da fare indagando sugli orari dei vari club e, al contempo, controllando in che giorni Calipso avesse verifiche o test, così da riuscire a parlarle senza alcun tipo di problema.

“Amico, temo che la faccenda ti stia sfuggendo di mano” gli disse Jason una sera in cui l'altro trafficava senza sosta prendendo tabelle, consultando grafici e scrivendo appunti sul computer. Il ragazzo alzò gli occhi iniettati di sangue e contornati da delle occhiaie tremende dovute alle troppe poche ore di sonno: “Jason, non ho il lusso del tempo. Ogni minuto che passa è un minuto in più verso la fine della scuola (e quindi verso la fine della possibilità di vederla) ed un minuto in più in cui possono farsi avanti altri eventuali pretendenti!”

“Hai mai pensato al caffè decaffeinato?”

“Oh, ma io non bevo caffè*” tornò a concentrarsi sui fogli “Ci sono così vicino: ho calcolato con precisione giorno, ora e luogo dell'incontro, ma non riesco a trovare un movente”

“Sembri un detective che cerca delle prove per incastrare un colpevole” Jason si mise a riflettere. Voleva aiutarlo, di più: si sentiva in dovere di farlo in seguito al contributo fondamentale di Leo per la sua relazione. Si illuminò: “La festa di Maggio!”

“Che cosa?”

“Si tratta di un party organizzato dal Club dei due serpenti”

“Quello di cui fanno parte gli Stoll? Il club dei cleptomani?”

“Si. Ogni anno alla fine di Aprile e agli inizi di Maggio organizzano una festa che viene quasi definita la festa per la chiusura della scuola. Potresti proporle di andarci insieme!”

“È perfetto!” disse sorridente “Ed ora non mi resta che chiederglielo, potrebbe anche scoppiarmi a ridere in faccia o rifiutarsi di venire, ma come si dice: o la va o la spacca!”

“Bene, ed ora a letto che sono già le 23 e domani ci aspetta una giornata dura”

 

Leo era emozionato. Continuava a mettersi a posto nervosamente la camicia mentre aspettava Calipso. A quel ora se i suoi calcoli erano esatti, e lui era certo che lo fossero, la ragazza sarebbe dovuta tornare dal Club di giardinaggio. Infatti dopo alcuni minuti la vide camminare su per la via. Quatto quatto le si avvicinò alle spalle per prenderla di sorpresa, le si accostò all'orecchio e le sussurrò: “Come si dice: non c'è due senza treeee...!”

L'urlo era dovuto al fatto che lei lo aveva afferrato per una mano e, con una perfetta mossa da film di arti marziali, lo aveva portato oltre la sua spalla sbattendolo violentemente per terra. Quando la guardò con gli occhi colmi di dolore, Leo notò una luce pericolosa nei suoi occhi e sentì il cuore venire meno. La ragazza rimpiazzò l'espressione guardigna con una di stupore, comprensione e, soprattutto, rabbia: “Valdez!”

“Lieto che ti ricordi il mio nome, sennò chissà che mi facevi. Probabilmente mi spappolavi la milza con un pugno”

“Che diavolo stavi cercando di fare prima?!” rispose lei ignorandolo, rossa come una ciliegia. Gli porse la mano e lo aiutò a rialzarsi. Notò che aveva i capelli in disordine ed il viso sporco di terra. Inoltre sulle mani presentava vari graffi. Era bellissima: tutte quelle imperfezioni la rendevano più vera, la facevano assomigliare alla ragazza che aveva incontrato la prima volta.

Si riscosse: “Volevo parlarti, e mi pareva bene incominciare il colloquio con una nota allegra”

“Allegra?! Per poco non mi facevi venire un infarto! Pensavo fossi un maniaco!”

“Maniaco della bellezza di sicuro, perché altrimenti non mi ritroverei qui a parlare con te, non trovi?”

Lei spostò lo sguardo stizzita e per nulla impressionata dal numero di apertura. Doveva riguadagnare terreno. Si schiarì la voce: “Senti, mi dispiace. Però non mi aspettavo neanche una reazione del genere da parte tua. Non sapevo facessi arti marziali”
Lei parve rilassarsi: “Frequento il Club di lotta orientale. Ho all'attivo cinque tornei, due medaglie d'oro ed un riconoscimento a livello nazionale”

“Cinque tornei?!” era spiazzato. Si costrinse a tornare a concentrarsi sul suo vero obbiettivo: “Beh, adesso, se non altro, saprò chi chiamare quando avrò un problema di natura fisica”

“E fai bene, con il fisico gracilino che ti ritrovi”

“Ehi, guarda che stai parlando della carrozzeria del Bad-boy supreme Leo Valdez. Guardi qui, miss Esperis: ciò che vede è poco ma buono” e cominciò a flettere i muscoli.

Lei portò elegantemente la mano sulla bocca per impedirsi di ridere: “Vedo. Noto che sei riuscito a scoprire il mio cognome. Che fai mi stalkeri?”

“Nah, sono semplicemente uno a cui piace tenersi informato.”

“Questa mi suona decisamente familiare. Guarda che ti denuncio per plagio”

“Sarebbe solo il secondo dopo quello Narciso che mi accusa di avergli rubato la bellezza”

Risero di gusto entrambi. Leo guardò in quegli occhi scuri. Erano bellissimi e lui si ritrovò a sorridere come un ebete per la felicità.

Calipso lo guardò: “Allora?”

“Cosa?” chiese lui con la classica aria sognante e un po stupida dell'innamorato.

“Prima hai detto che volevi parlarmi. Sputa il rospo”

Lui tornò bruscamente coi piedi per terra. Prese coraggio, si schiarì la voce ed incominciò a parlare: “Allora, io sono nuovo in questa scuola, però mi è stato detto che presto ci sarà una festa...”

“La festa di Maggio del Club dei due serpenti, si” poi aggiunse con aria di attesa “E allora?”

“Beh, ecco io pensavo, se non avevi già altri impegni con qualcun altro bada bene, che... chemipiacerebbeandarealballoconte!”

Lo disse tutto ad un fiato e la ragazza rimase spiazzata: “Come?”

“Ho detto.... che mi piacerebbe andare al ballo con te. Ci stai?”

“Ma ci conosciamo appena”

“Ci siamo incontrati ben tre volte, è un numero fortunato. E poi pensavo che sarebbe stata una buona occasione per conoscerci meglio, come amici”

“Quindi non mi stai chiedendo un appuntamento?”

“No no, cioè a meno che tu non voglia vederlo come tale, perché altrimenti...”

“Leo!” lo fermò lei esausta dalle continue chiacchiere del ragazzo, e perché non voleva che gli svenisse di fronte “Ci sto”

Era allibito: “Come?”

“Ho detto che ci sto, vengo al ballo con te” poi gli sorrise e prese le sue cose dirigendosi verso la sua stanza. Si fermò e lo guardò: “La festa è il prossimo sabato. Ti va bene se mi vieni a prendere in camera mia per le 19:30 circa? È la 106”

“O-okay” disse salutandola. Mentre tornava Leo non poté fare a meno di sorridere. Aveva appena ottenuto un appuntamento con la ragazza più bella della scuola (a suo parere), e sarà stato anche solo un incontro tra amici, ma erano pur sempre solo loro due.

A quel punto una terribile verità gli si affacciò nella mente. Col cuore a mille si diresse verso la sua stanza

<< Perché non ci ho pensato prima? Ho urgente bisogno di Jason! Non c'è un minuto da perdere! È una questione di vita o di morte >>

 

 

 

 

 

 

 

 

*battuta da “Cappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti”

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Ehilà! Questa settimana ho deciso di aggiornare prima per impegni di tipo... teatrale (faccio parte di una compagnia e nei prossimi giorni ci dobbiamo preparare, per tanto non vedrò il computer neanche col canocchiale).

Comunque, che ve ne pare del terzo incontro tra il nostro Bad-Boy supreme e la bella Raggio di Sole? Da togliere il fiato, eh? ;)

Mi sono attenuto molto al libro per descriverli, spero vi piacciano comunque.

Ed ora: qual'è il terribile problema di Leo? Riuscirà a risolverlo? E soprattutto, come andrà la serata con Calipso? Questo ed altro nel penultimo (perché alla fine ho deciso di unire l'ultimo capitolo con l'epilogo) episodio.

Bye!!!!!!!

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Capitolo 11
*** Cap.10: Trasformazioni ***


Giù le mani, streghe!”

CAP.10: TRASFORMAZIONI

 

 

“E quindi lei ti ha sbattuto a terra con una mossa di kung fu?” chiese Percy a metà tra l'incredulo ed il divertito.

Una volta tornato in camera Leo aveva chiesto a Jason di chiamare Percy e Frank per una riunione urgentissima. Ora i tre si trovavano nella stanza da cui era partita la richiesta d'aiuto: i due coinquilini sui rispettivi letti, Testa d'alghe sul letto singolo vuoto e Zhang seduto sulla sedia della scrivania.

Leo guardò l'interlocutore seccato: “Si, mi ha steso con una mossa alla Bruce Lee, ma ora ascoltatemi vi prego. Dopo un po sono riuscito a rompere il ghiaccio...”

“Dopo che lei ti ha rotto le ossa” mormorò il moro malignamente beccandosi un'occhiataccia dall'ispanico.

“Comunque!” disse facendo intendere che non avrebbe tollerato un'ulteriore interruzione “Tra una parola e l'altra sono riuscito a chiederle di andare al ballo con me come amici, e lei ha accettato.”

“Amico è fantastico!” esclamò il biondo con un sorriso, mentre gli altri due annuivano.

Frank però notò che l'altro non pareva troppo contento: “Ehi, qual'è il problema? Sei riuscito a chiederglielo e lei ti ha detto di si. Cosa c'è che non va?”
“Beh, ecco quando tornavo qui mi sono accorto di una cosa terribile!”

“Quale?”

“Senza di voi penso che non potrò fare niente”

“Sputa il rospo, non tenerci sulle spine!”

Li guardò disperato e, finalmente, parlò: “Io non sono mai uscito con una ragazza!”

I tre lo guardarono per un attimo, poi, capendo che era serio e non stava scherzando, scoppiarono a ridere. Percy si buttò disteso sul letto tenendosi la pancia e lamentandosi per il dolore, Jason sopra di lui rideva con le lacrime agli occhi, e perfino Frank tentava di evitare di scoppiargli a ridere in faccia, con esito pietoso.

Leo li osservò indignato e un po rosso in viso: “Ma bravi! Io vi chiedo di aiutarmi e voi avete attacchi di crisi isteriche! Begli amici che ho, davvero! Spero che moriate soffocati!”

I tre si calmarono. A parlare fu Percy: “Scusa, scusa” disse ancora scosso da tremiti “E che ci aspettavamo chissà che cosa, e tu ci vieni fuori con questa sciocchezza. E poi se si associa il fatto che a dirla sei stato tu che fai il grande navigato in fatto di donne...” si dovette fermare per un ulteriore attacco di risa.

“Beh, adesso basta ridere!” esclamò Jason risoluto. Saltò giù dal letto e si girò verso Percy e Frank: “Signori, ai posti di combattimento. Abbiamo una missione da portare a termine. Centurione Zhang, vada a chiamare Annabeth, Hazel e, soprattutto, Piper”

“E perché, se mi è permesso chiederlo?”

Il biondo si girò verso Leo, e lui sentì un brivido di preoccupazione scendergli lungo la schiena, quando l'amico lo guardò con un sorriso a dir poco inquietante: “Perché dobbiamo operare una trasformazione: da ragazzo dell'officina a gentleman”

 

Calipso si diede un'ultima occhiata allo specchio. Prese un elastico pronta a farsi la sua solita complicata treccia, ma alla fine rinunciò per due motivi: uno, trovava che i capelli sciolti si adattassero meglio ad un'occasione come una festa, e, due, era troppo agitata per farsela. Era sabato sera, ed erano le 19:25. La ragazza stava aspettando impaziente il suo cavaliere, mentre le sue compagne si erano già dirette con i loro accompagnatori. Tutt'a un tratto si ritrovò a canticchiare la canzoncina di Hercules, Ti vada o no:

Se esiste un premio per gli ingenui,

Io l'ho già vinto da tempo.

Ma nessun uomo vale tanto

Di delusioni ne ho avute troppe”

Si riscosse. Era vero che era di origini greche, ma a volte pensava che la patria del padre la influenzasse un po troppo.

Sentì bussare e, nervosa, si diresse verso la porta. Trasse un respiro profondo e aprì.

Rimase senza fiato.

Di fronte a lei se ne stava Leo, ma era diverso dal solito: indossava una camicia bianca con delle bretelle, pantaloni color crema ed un cappello nero sopra ai ricci castani. Pareva aver fatto tre giri in un centro estetico: era esteticamente perfetto.

“Stai... bene!” disse lei, non trovando un aggettivo adatto per descrivere l'emozione che la prendeva ogni volta che lo vedeva.

“Mai quanto te” replico lui. Ed era vero: la ragazza aveva addosso un vestito bianco senza maniche con la gonna che le arrivava poco oltre le ginocchia, i capelli erano sciolti, aveva degli elaborati sandali di cuoio (comprati appositamente dal padre durante il suo ultimo viaggio in Grecia) ed un paio di semplici orecchini d'argento.

Leo imbarazzato le porse un mazzo di fiori bianchi che sembrava brillare: “Tieni, queste sono per te”

“Trine di luna!” esclamò lei prendendole sorpresa “Sono i miei fiori preferiti, come...”

“Mi è bastato informarmi” cercò di mascherarsi lui. Poi le porse la mano: “Vuole seguirmi, madame?”

Lei, stupita di trovarsi di fronte ad un atteggiamento del genere, accettò il braccio e si diresse con lui verso la festa.

 

A chiunque possa sembrare strano il cambiamento di Leo, suggerirei di fare un salto indietro.

Dopo aver chiamato le ragazze, l'ispanico si era ritrovato a dover fare un cambiamento completo.

Le sue amiche si erano lasciate prendere la mano diventando delle demoniache fanatiche del restiling e facendogli provare ogni genere di vestito.

Qui sotto verranno riportate alcune trasformazioni e le conseguenti reazione dei tre ragazzi che dovevano fare da giudici:

-il rapper (vestiti neri e giubbotto di pelle);

Jason: “Adatto al tuo stile chiassoso, ma no”

Percy: ride

Frank: “Non sono convinto”

 

-l'hippie (parrucca, vestiti vintage e chitarra);

Jason: “Decisamente no”

Percy: ride

Frank: “Troppo impegnativo”

 

-lo stiloso (vestito gessato con cravatta e scarpe di pelle);

Jason: “Beeeep!”

Percy: ride

Frank: “Va subito a cambiarti!”

 

-lo sportivo (felpa della scuola, maglietta attillata, jeans);

Jason: “Capisce subito che stai fingendo”

Percy: ride

Frank: “No. Ed ora posso riavere la mia felpa?”

 

-l'impegnato culturale (con tanto di libro ed occhiali);

Jason: ride

Percy: ride

Frank: ride

 

Andarono avanti per alcune ore, fino a trovare il giusto mix nell'accostamento visto da Calipso.

Migliorare il carattere fu il passo successivo, forse ancora più complicato. Secondo le ragazze Leo era “carino, si, ma sei un tipo troppo sincero e la cosa può essere scambiata per rozzezza, e punti troppo sulle battute, rischiando di diventare volgare e irritante”.*

Ecco i consigli degli esperti:

-Jason: “Mostrale che sei un tipo affidabile, uno su cui lei potrà sempre contare”

-Piper: “Fa si che veda in te le qualità che cerca, ma non per questo devi creartele sul momento”

-Percy (dopo aver smesso di ridere): “I miei consigli te li ho già dati: cerca di attenerti il più possibile al tuo carattere limitandoti il più possibile”

-Annabeth: “Mai fingere! È una ragazza intelligente, ti scoprirebbe subito”

-Frank: “Trattieni il più possibile la tua esuberanza, o rischierai che lei ti stenda di nuovo”

-Hazel: “Cerca di divertirti e di farla divertire, senza però esagerare”

E fu così che Leo venne preparato per il suo incontro galante.

 

 

 

 

 

 

*Appunto preso da Big Time Rush

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Hola, eccomi tornato! Ho cercato di mettere il capitolo su di una linea il più comica possibile, spero di non aver fallito miseramente.

Gli abiti di Leo sono stati scelti completamente a caso, mentre la canzoncina di Calipso è venuta fuori perché adoro Hercules come cartone della Disney.

Spero vi sia piaciuto, ed ora: come andrà l'appuntamento tra i due? A Calipso piacerà il nuovo Leo, o lo detesterà? E soprattutto il cuore della ragazza è pronto per una nuova avventura romantica?

Questo ed altro nel prossimo ed ultimo capitolo di “Nuova scuola, no problem”!

Bye!!!!!!!

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Capitolo 12
*** Cap.11: Non lasciarmi sola. Non di nuovo + Epilogo ***


Non lo permetterò mai”

CAP.11: NON LASCIARMI SOLA. NON DI NUOVO

 

 

Giunsero quando la festa era già incominciata. La musica suonava a palla negli amplificatori di quel club che si poteva anche chiamare confraternita. Gli stuzzichini erano onnipresenti, e così l'alcol (ammesso solo perché l'avevano introdotto senza che i professori se ne accorgessero).

Leo era imbarazzato e così Calipso. Lui perché non aveva il coraggio di dire qualcosa, lei perché non si aspettava un carattere del genere dal suo accompagnatore. Le sembrava distante, diverso, troppo perfetto per interessarsi ad una come lei. Insomma, era troppo simile a lui.

L'ispanico si ricordò le dritte dategli dagli amici. Sorrise e le parlò: “Vuoi che ti vada a prendere del punch?”

“No, grazie” rispose l'altra secca.

“Allora qualcosa da mangiare?”

“Sono a posto, davvero”

“Vuoi andare a ballare?”
“Non particolarmente”

“Desideri che andiamo in qualche altra stanza a chiacchierare?”

“Mi è indifferente”

“Allora...”

“Leo” lo fermò lei guardandolo con decisione. Era stanca di quella messinscena: “Che cosa diavolo stai facendo?”

Era spiazzato: “Non capisco che cosa stai dicendo, ma se ti ho arrecato disturbo in qualche modo, posso sempre provare a rimediare”

Lei lo guardò scettica e gli imitò la voce: “Se ti ho arrecato disturbo in qualche modo... Andiamo, ma ti sei sentito? Questo non sei tu! Sai perché ho accettato di uscire con te? Perché da quando ci siamo incontrati mi ha colpito il tuo carattere schietto ed esuberante. Mi hanno steso le tue battute e la tua voglia di vivere. Standoti affianco mi sembrava di stare ad osservare un gruppo di bambini chiassosi: snervanti si, ma dolci e amabili. Mentre adesso, adesso standoti vicino mi sembra di essere ad una conferenza sulle amebe del paleozoico. Stai fingendo di essere qualcuno che non sei, e, se davvero ti fossi informato sul mio conto, sapresti che è il genere di persone che più odio. Percy mi aveva avvisato di non uscire con te, ma io, stolta come sono, non gli ho dato retta. Addio, me ne torno in camera!” la rabbia nella voce era palpabile. Un altro ragazzo che l'aveva delusa.

Stava per andarsene, quando Leo le afferrò il polso.

“Lasciami! Molla la presa o ti stendo di nuovo!”

Guardò nei suoi occhi e smise di lottare. In essi ardeva un fuoco diverso, il fuoco del divertimento.

Lui la guardò divertito: “Una conferenza sulle amebe del paleozoico? Guarda che qui l'unico che può permettersi di fare delle battute del genere è il sottoscritto”

La ragazza sentì la tensione sciogliersi. Quello era l'uomo con cui aveva deciso di andare alla festa, non una sua pessima controfigura.

Lui continuò: “Senti, mi dispiace (però, sto incominciando a diventare ripetitivo!). Ero agitato per l'incontro di stasera, e così mi sono ritrovato a prendere consigli su come migliorare comportamento e aspetto. Ma, a quanto pare, si è trattato del più grosso errore della mia vita. Ti va di rimanere? Così magari scoprirai definitivamente il vero me”

Gli si avvicino: “Non vedo l'ora”

Era raggiante: “Perfetto! Allora tu aspettami qui mentre io vado a prendere dei bicchieri e qualcosa di analcolico, sempre che ci sia” e sgusciò tra la folla.

Tra una bottiglia di Merlot ed una di spumante riuscì a trovare delle lattine di Coca Cola. Le prese e si affrettò a tornare, contento di poter finalmente essere di nuovo sé stesso. A pochi metri dal traguardo venne però fermato da una ragazza coi capelli neri ed il viso di una protagonista di videogiochi d'azione.

“Ehi, Leo”

“Nyssa, ciao!”

“Non sapevo che fossi qui, come ti va?”

Era preoccupato. La ragazza lo stava guardando con un'espressione da ebete, nei suoi occhi c'era una strana luce offuscata e, soprattutto, gli stava sorridendo, e Nyssa non sorrideva mai! Soprattutto a lui!

“Nyssa, tu sei ubriaca!” esclamò shockato di trovarsi di fronte la persona più composta che conosceva in uno stato del genere.

Lei lo guardò per un attimo come per afferrare il significato delle sue parole, confermando i suoi più oscuri timori. Poi gli parlò con un tono a metà tra l'offeso e il divertito: “E allora? Siamo ad una feestaaaa! Non fare il noioso”

“Senti, sono certo che tu sia venuta qui con un accompagnatore, ed io avrei un po di fretta, quindi se non ti spiace...” e fece per scansarla.

“Ma no, figuratiiii...” la ragazza perse l'equilibrio e gli cadde addosso. Lui non poté fare altro che afferrarle al volo. Poi la guardò imbarazzato: “Avanti, alzati, sennò...”

Ma prima di poter terminare la frase lei si sporse e lo baciò sulla bocca. Leo rimase interdetto, ma la stacco quasi subito. Lei lo guardò divertita, mentre il ragazzo si osservava intorno sperando che nessuno gli avesse visti.

Però i suoi occhi incrociarono presto il suo sguardo. Calipso se ne stava ferma, le braccia abbandonate lungo i fianchi, il viso era quello di una persona scampata ad un pericolo mortale ed intenta a metabolizzare l'esperienza vissuta. Poi i suoi occhi divennero di pietra, lo osservò per un attimo, poi la vide sillabare “ti odio” prima di voltarsi e scappare con le lacrime che incominciavano a sgorgarle dal viso.

 

“Calipso! Dove sei?!”

Erano ore che Leo cercava l'amica, senza successo. Quando era scappata aveva provato a seguirla, però lei era scomparsa inghiottita dalla folla. Non aveva detto nulla agli altri, sia perché era un problema che riguardava solo lui, sia perché non voleva disturbarli in una serata del genere, sia perché si ricordava la promessa fatta a Percy e non voleva ammettere di fronte a lui di averla infranta.

Si trovava nell'atrio. Si guardò intorno per vedere se c'era da qualche parte senza successo. Frustrato diede un pugno con forza sul muro. Doveva trovarla!

“Hey, Leo. Che succede?” chiese una voce dietro di lui. Il giovane sobbalzò. Giro spaventato la testa e si trovò di fronte un ragazzino coi capelli neri e la pelle magra e olivastra. Si rilassò.

“Nico. Mi hai fatto prendere un colpo”

L'italiano strinse gli occhi in due fessure: “Solamente coloro che si sentono in colpa sono così tesi. Che cosa hai fatto Leo? E, soprattutto, dov'è Calipso?”

Lui deglutì. Non sapeva cosa fare. Quel tipo gli faceva paura. Poi si decise: si trattava pur sempre di Nico, un ragazzino che conosceva da anni. Gli disse la verità, tutta senza omettere nessun particolare: il restiling, lo smascheramento da parte della sua accompagnatrice e il terribile bacio di Nyssa.

Lui lo guardò per tutto il tempo con uno sguardo di ghiaccio. Poi gli si avvicinò e gli sussurrò all'orecchio: “Tetto, dietro ai comignoli” e se ne andò per tornare alla festa.

Leo lo guardò allontanarsi confuso, poi capì: gli aveva appena detto dova poteva trovare Calipso.

Alla velocità della luce si fiondò su per le scale.

<< Ma certo, il tetto! Come ho fatto a non pensarci prima? Sono proprio uno stupido! >>

Arrivò trafelato in cima. Aprì di scatto la porta e fu investito da una raffica di vento gelido. Si guardò intorno e sentì dei singhiozzi provenire poco distante da lui, dietro ai comignoli. Si avvicinò e vide lì la ragazza. Era seduta con le gambe attaccate al petto e la testa china intenta a piangere.

Le si sedette affianco. Lei alzò la testa e sussultò nel vederlo. Rapida si asciugò gli occhi e guardò altrove.

Lui fece per fare una battuta per alleggerire l'atmosfera, ma si fermò. Non era il momento. Intorno al tetto era disposta una rete che permetteva di vedere tutto il campus circostante.

“C'è una bella vista” disse senza ottenere risposta. Sospirò: “Calipso, ascolta, anche se probabilmente non vorrai farlo. Sei arrabbiata, ed hai tutti i diritti di esserlo. Ma devi credermi: io non volevo baciare Nyssa, e, ti giuro, neanche lei. Era completamente ubriaca”

“In vino veritas” recitò l'altra.

“Se non altro sono riuscito a farti palare. Ma non è così. Lei a malapena mi sopporta! Non volevo farti del male, me ne vergogno tremendamente” la voce divenne un sussurro “Tu ti meriti una persona migliore, qualcuno che sia affidabile. Scusami se ti ho importunata, ma credevo di provare davvero qualcosa per te, e pensavo fosse ricambiato. Però forse non è così. Scusami. Adesso me ne uscirò per sempre dalla tua vita. Non mi vedrai mai più” le prese la mano, le diede un lieve bacio e se ne andò.

Arrivato alla porta sentì però una debole voce che lo chiamava: “Leo”

Si girò e vide Calipso che lo guardava con occhi tristi e sperduti: “Ti prego, rimani” e allungò le braccia verso di lui, in cerca dell'abbraccio di un amico.

Lui le si sedette accanto e lei gli seppellì il viso sulla spalla e liberò tutte le sue lacrime.

Rimasero così per alcuni minuti, poi lei parlò: “Eri così simile a lui”

La guardò con aria interrogativa, ma lei continuò imperterrita: “La prima volta che lo incontrai ero troppo timida per parlargli. La mia prima occasione è arrivata quando ci chiesero di fare un progetto di scienze insieme. Ci conoscemmo meglio e diventammo amici” rise con tristezza “Ero così felice”

Leo intuì che stava parlando di Percy. Gli stava spiegando come si erano incontrati e come avevano incominciato la loro storia.

Lei continuò: “Rimanemmo amici per tanto tempo. Mi piaceva, ma non riuscivo a fare il passo avanti, ce la feci soltanto all'inizio del secondo anno. Furono i più bei momenti della mia vita” i suoi occhi si scurirono “Poi avvenne il fatto. Incontrò un'altra. La versione che ti diranno è che lui mi ha lasciato, ma è falsa. Sono stata io a farlo. Lo incontrai un giorno di fine estate e gli dissi che era tutto finito”

Era shockato: “Perché l'hai fatto? Tu l'amavi”

“Si, ma amare significa anche saper lasciar andare. Bisogna saper dare al proprio partner la libertà di scegliere”

La guardò ammirato. Quella ragazza era talmente forte e teneva così tanto a Percy da anteporre la sua felicità alla propria. Le appoggio la testa sui capelli e annusò l'odore di fiori e di terra: “Sei la persona più coraggiosa che conosca. Chiunque sarebbe fortunato ad averti”

“Forse” lo guardò negli occhi “Ma capisci che cosa voglio dire? Ho paura di riottenere la felicità che avevo con lui da non volerci provare con altri e da credere che alla fine tutti mi deluderanno. Forse mi sono sbagliata su di te, se è così allora ti prego, non lasciarmi sola. Non di nuovo”

Le prese il mento tra le dita e la guardò negli occhi: “Non lo farò mai” e la baciò.

E quando si staccarono rimasero lì, l'uno attaccato all'altra, ad osservare la pallida luna che continuava il suo corso in quella notte incantata.

 

 

 

 

EPILOGO

 

 

<< È tutto finito >> pensò Leo mentre metteva l'ultima magliette nella valigia.

Era l'ultimo giorno di scuola, e lui si stava preparando per tornare a Houston. Il giorno dopo alla festa aveva chiarito le cose con Nyssa, la quale si era scusata moltissimo con lui e Calipso, dicendo che non era affatto sua intenzione. Loro avevano accettato senza problemi, e ne avevano approfittato per annunciare a tutti il loro fidanzamento.

Guardò ancora una volta la camera, ricordando quel fatidico primo giorno, gli incontri fatti e le emozioni provate.

“Allora sei pronto?” gli chiese Jason dalla porta con la valigia pronta.

“Si, arrivo” rispose lui seguendolo.

 

“Allora, hai progetti per questa estate?” domandò il biondo all'amico, mentre si dirigevano verso l'atrio.

Lui sollevo le spalle: “Non proprio. Perché?”

“Ecco, il signor Ade, vista la promozione coi massimi voti di Nico ed Hazel, in un momento di buonismo, ha lasciato loro libera la sua villa al mare, permettendogli di invitare chi volevano, ed Hazel mi ha chiesto di dirti che sei tra gli invitati”

“Grazie, ma non so se...”

“Ehi, state parlando dell'invito di Nico?” chiese Percy affiancandoli con la sua valigia blu.

“Si, ma Leo non sa se venire o meno”

“Oh, andiamo vieni. Vedrai che ti divertirai”

“E va bene” esclamò esasperato “Ma solo se può venire anche Calipso”

“Certo, non ci sono problemi. Quella casa è enorme” poi il moro lo guardò con occhi gioiosi “Così magari incontri anche i loro vicini. Sono gente fantastica!”

“Sono incuriosito. Come si chiamano?”

“Carter e Sadie Kane”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ultimo angolo autore:

E così è finita! (piange)

Beh, adesso torniamo ad essere seri (non ce la fa e scoppia a piangere di nuovo)

Scusate, scusate. Comunque spero che il colpo di scena finale vi sia piaciuto. Carter e Sadie Kane, per chi non lo sapesse, sono i due protagonisti dell'altra serie di Rick Riordan “The Kane Chronicles”.

E che ve ne pare della rivelazione di Calipso sulla fine della sua storia con Percy? E del momento Caleo?

It's the fluff power, baby!

Ho scelto Nyssa come personaggio che baciava Leo perché Chione la trovavo poco adatta, Piper neanche tra cento anni e Talia secondo me regge molto bene l'alcol.

Comunque, direi che è arrivato il momento dei ringraziamenti finali.

 

Angolo ringraziamenti (i ringraziamenti vanno per ordine alfabetico, quindi non pensiate che stia facendo preferenze, alcuni nomi si ripeteranno):

Ringrazio Alohomora, Anny2001, Edvige, Ginny-Valdez-Katniss, LoveNico, Taine, testa d-alghe, Vane Herondale-Jackson per aver messo la mia storia tra le preferite.

Ringrazio Edvige, Ginny-Valdez-Katniss e Regretmessage per aver messo la mia storia tra le ricordate.

Ringrazio Alexandros-95, AliNicoKITE, Edvige, Effe-95, Ginny-Valdez-Katniss, GossipGirl88, Lettricesilenziosa27, moon-26, Nami93, Percy-daughter, PotterJacksonBaggins, princess-of-the-flames, Queen of Games, Sabaku No Konan Inuzuka, Vale-Caleo 2000, nevertrustaduck e qwert-y per aver messo la mia storia tra le seguite.

Inoltre un ringraziamento super speciale va a coloro che hanno trovato il tempo di lasciare un recensione alla mia storia, in particolare il mio grazie va a Just me-Ilaria (ex Porporaassenzio) e a Vale-Caleo 2000, che hanno recensito buona parte dei miei capitoli.

Vi adoro tutti/ tutte dal primo all'ultimo.

 

Davvero adesso finisco, ma aspettatevi di rivedermi presto, perché ho già un'altra storia in cantiere (purtroppo non vedrà Leo come protagonista, ma ci sarà comunque) e mi accingo presto a pubblicarla.

Davvero grazie.

Bye!!!!!!!!

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