30 Days PruHun Challenge

di hanaemi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4 ***
Capitolo 5: *** #5 ***
Capitolo 6: *** #6 ***
Capitolo 7: *** #7 ***
Capitolo 8: *** #8 ***
Capitolo 9: *** #9 ***



Capitolo 1
*** #1 ***


15 -  In a different clothing style (Visual Kei, gyaru, lolita, etc.)

{182 words.}

Gilbert sospirò. Ma perché si ostinava a dargliela vinta sempre? La amava, sì, ma questa volta era davvero troppo. Sollevò il capo, rimirandosi allo specchio per l'ennesima volta. Aveva avuto il coraggio di conciarlo come una gothic lolita, rendiamoci conto. E lui non aveva pronunciato parola, troppo spaventato dalla padella che la ragazza aveva sempre a portata di mano. Ma perché, buon Dio, perché? Afferrò la gonna nera al ginocchio per due lembi e fece un mezzo giro, mantenendo gli occhi fissi sullo specchio.

"Beh...fa davvero schifo. Il Magnifico Me non può indossare questa roba! Su Eliza starebbe diecimila volte meglio..."
"Era ciò che volevo sentirti dire!"
fece una voce in risposta, che precedette l'entrata di Eliza in bagno. All'albino si rizzarono i capelli in testa e un brivido gli attraversò la schiena.

"Sul serio?"
"Ja!"
rispose la ragazza, annuendo con decisione.

"E allora perché mi hai combinato così?"
"Per farti capire che ti amo anche se ti vestissi da donna, idiota....!"
"Oh...Anch'io ti amerei se ti vestissi da donna, cara--!"
"GIIIIIILBEEEEERT!"


E con quella frase buttata lì, Gilbert si rovinò, facendo scoppiare il putiferio. Ma questa è un'altra storia.....

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Capitolo 2
*** #2 ***


19 - In formal wear

{343 words.}

Finalmente era arrivata. Gilbert la stava aspettando da più di tre quarti d'ora sotto casa, chiuso nella macchina, morto dal caldo. Era pieno agosto, c'era un'afa tremenda, il condizionatore della macchina non funzionava e lui era lì ad attenderla. Il motivo? Un matrimonio a cui erano stati invitati e a cui erano obbligati ad andare perché amici stretti. Ma Eliza, come al solito, ci stava mettendo un sacco di tempo ed erano in enorme ritardo, la messa era cominciata da circa mezz'ora.

"Dio buono, Eliza, muoviti!" pensava tra sè il povero ragazzo, facendosi aria con la mano e allentando il nodo alla cravatta per evitare di soffocare, mentre la osservava chiudere la porta di casa a chiave. Era davvero bella con quel vestito azzurro cielo che le metteva in risalto le curve e con quel leggero velo di trucco. Ma già se la immaginava ridotta a burro fuso, dopo il breve tragitto fino alla chiesa in quella palla di fuoco che era ormai diventata la sua automobile.

"Eccomi!" disse la ragazza, quando raggiunse la vettura e vi salì.
"Dio sia lodato!" esclamò Gilbert sollevato, per poi mettere in moto.

"Ehi, ma...fa caldo qui!"
"Sssh, vediamo di muoverci e non fiatare, per favore."


Una volta arrivati alla chiesa e scesi dalla macchina in fretta e furia, ridotti entrambi come delle spugne pronte a essere strizzate, non trovarono nessuno lì. Nessun tappeto rosso, niente fiori all'entrata, nè una damigella che si fosse persa e gironzolasse da quelle parti, neanche una, manco a pagarla oro. C'era solo un netturbino davanti all'ingresso che stava dando una spazzata.

Gilbert si avvicinò, passandosi una mano tra i capelli madidi di sudore.
"Scusi, ma...il matrimonio che doveva tenersi oggi?"
"Quale matrimonio?"
"Ma sì, oggi doveva tenersi un matrimonio, qui...Vede"
rispose, tirando fuori la partecipazione "20 agosto ore 10.30. Ora sono le 11.10, ma oggi è il 20 agosto, quindi non credo possa essere già finito--!"
"Sì, signore, non è tanto in ritardo...ma il matrimonio è tra dieci giorni, oggi è 10!"


Gilbert rimase lì, come un ebete, a fissarlo. Poi si voltò in direzione di Eliza, che era incavolata come non mai.


"Ops...!"

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Capitolo 3
*** #3 ***


5 - Kissing

{291 words.}

Eliza intrecciò le mani in grembo, tenendo il capo chino. Non voleva che la vedesse piangere. Doveva essere forte, per lui. Gilbert le andò vicino, con l'espressione più dolce che gli avesse mai visto in volto.

"Hey, Eliza..." sussurrò, prendendole il mento tra pollice e indice e facendole sollevare la testa per guardarla negli occhi. "Stai piangendo?"

La ragazza scosse il capo, anche se era ben evidente che stava negando a causa dei lacrimoni che le stavano scorrendo giù per le guance.

Il ragazzo posò i pollici sulle sue gote e gliele asciugò, restando poi a guardarla.

"Sei bellissima anche dopo aver pianto!" fece, ridacchiando appena.

Eliza abbozzò un sorriso, con gli occhi un po' appannati per via di alcune lacrime ancora intrappolate tra le ciglia.

"E tu sei un cretino!"
"Ah sì? Allora sono un cretino innamorato."
E la baciò, impedendole di ribattere.

Eliza rimase stupita dal gesto, non si era mai azzardato a fare una cosa simile! Ma si piacevano, dunque che importava? Chiuse gli occhi, stringendolo in un abbraccio, senza staccarsi dalla sua bocca. Le labbra di lui erano morbide e calde, così invitanti...Vi sarebbe rimasta appiccicata per sempre, se non fosse stato per il problema della respirazione. Infatti dopo qualche minuto dovette allontanarsi per riprendere fiato, mentre un sorriso spontaneo sorgeva sul suo volto.

"Allora, contenta adesso?"

La ragazza annuì, con fare quasi timido, mentre le guance le si coloravano leggermente di rosso. Gilbert abbozzò un sorriso furbo, dandole un lieve pizzicotto sul naso.

"Questo bacio ti ricorderà che penso sempre a te e non ti dimenticherò, va bene?"
"Sì."
"La guerra finirà presto, Eliza. E io tornerò ancora prima che finisca!"

"Croce sul cuore?" chiese ella, titubante.

Gilbert sorrise. Anche quando erano bambini e doveva prometterle qualcosa faceva così. Posò la mano sinistra sul cuore e l'altra la sollevò.

"Croce sul cuore."

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Capitolo 4
*** #4 ***


18 - Doing something together

{65 words.}


Liz sospirò, guardando titubante Gilbert.

"Farà male?"

"Liz, tranquilla, cercherò di essere più delicato possibile."

"Mi raccomando, eh!"

"Sì, sì, fidati di me, dai!"

"Vedi di muoverti, non ce la faccio più!"

"Okay, okay...vediamo..."

"AH!"
gemette la ragazza, chiudendo gli occhi e mordicchiandosi il labbro.

"Hey, Liz, sto tentando di fare piano!"

"Idiota...credevo facesse meno male..."

"Almeno ora abbiamo risolto! Visto che bravo?"

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E le mostrò trionfante la scheggia di legno che prima aveva sul dito.



Angoletto dell'autrice
Okay, questa è nata mooolto di getto xD infatti è cortina, sorry :c spero di essere riuscita nell'effetto "sorpresa", però xD e spero vi sia piaciuta! =D

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Capitolo 5
*** #5 ***


30 - Doing something hot

{154 words.}

La tensione erotica che si era creata riempiva l'aria, la faceva vibrare, la tagliava come una lama sottilissima ma ben affilata. Gilbert sorrise maliziosamente, avvicinandosi in modo furtivo alla sua bella e passandole un braccio attorno ai fianchi per attirarla a sé, avvolgendola come un serpente stringe tra le spire la sua preda. Eliza sorrise di rimando, avendo capito l'antifona, mentre gli accarezzava in modo infinitamente lento le spalle e il petto.

"Cosa ne dici se mi spieghi più approfonditamente quello che intendevi dire in camera da letto, huh?" le sussurrò all'orecchio, prima di lasciarle un rovente bacio sul collo.

"Va bene, Gil, va bene..ti darò la dimostrazione pratica di ciò che intendevo." rispose lei, prendendogli il mento tra pollice e indice e sorridendo in modo furbo.

"Proprio ciò che volevo sentirti dire!" ammise il ragazzo, sogghignando.

E dopo averle fatto allacciare le gambe intorno al suo bacino, se la portò in braccio fino alla loro stanza.

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Capitolo 6
*** #6 ***


28 - Doing something ridiculous

{185 words.}


"Psss! Psss! Eliza!"

L'ungherese si affacciò alla finestra, sentendosi chiamare. Sotto casa c'era Gilbert, che si guardava intorno con aria circospetta.

"Ti andrebbe di fare uno scherzo con me?"

La ragazza si guardò attorno, quasi temendo che qualcuno potesse sentirla, per poi poggiarsi con i gomiti sul davanzale.

"Che genere di scherzo?"

L'albino sogghignò: era riuscito a intrigarla.

"Uno scherzo a Arthur! Scriviamo una finta lettera mandata da Hogwarts e gliela spediamo. Che ne pensi?"

"Uhm..." Eliza si grattò il mento, cogitabonda.

"Ok, ci sto."

"Evviva!" Il prussiano salì in casa e subito i due si misero a preparare la missiva, con tanto di sigillo in cera, pergamena e nastro per legarla. Per recapitargliela riuscirono persino a farsi prestare una civetta ammaestrata da Romania, in modo da far sembrare il tutto più realistico possibile. Solo una cosa variava rispetto all'originale: poco sotto alla firma del preside c'era un P.S., che recitava pressappoco così:


"Naaah, era tutto uno scherzo. Ti vogliamo bene, Arthur!

Firmato,
Gilbert & Eliza."


E quando Arthur la ricevette, le sue urla rivolte al prussiano e all'ungherese si sentirono per parecchi chilometri, e l'eco si espanse anche più in là, facendo morire dal ridere i due monellacci.

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Capitolo 7
*** #7 ***


8 - Shopping
 
{279 words.}

“Eliza, oggi andremo a fare shopping!” disse Gilbert alla fidanzata, intenta a fare le parole crociate spaparanzata sul divano.
 
La ragazza alzò gli occhi in sua direzione, inarcando un sopracciglio.
 
“Perché, scusa?”
“Beh, ovvio! Sta arrivando l’inverno, c’è bisogno di comprare felpe e maglioni! E poi, dovresti rinnovare un po’ il tuo guardaroba…”
“E se ti dicessi di no?”

 
Il prussiano sospirò, scrollando il capo. Ogni volta la stessa storia: non riusciva mai a convincerla ad andare a fare spese, né con le buone, né con le cattive. E si ritrovava sempre ad andare da solo per negozi, purtroppo.
 
“Se vieni ho una sorpresa per te!”
Eliza posò il giornale in grembo e incrociò le braccia.
 
“Che sorpresa?”
“Vedrai a fine compere, vedrai…”
“E va bene!”

Il giovane esultò mentalmente: stranamente ce l’aveva fatta!
 
E riuscì anche a portarla nei negozi che aveva deciso: le comprò un bell’abito, delle scarpe, e la convinse anche ad andare in una profumeria a farsi mettere un po’ di trucco. Infine la condusse dinanzi al castello di Buda, facendola appoggiare alla ringhiera che divideva il resto dal fiume e sorrise, poggiandole una tiara di plastica colorata d’argento sulla testa.

“Magnifica.” Sussurrò, osservandola.

Eliza si passò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, imbarazzata. Non era abituata a ricevere tutte quelle attenzioni, specie da Gilbert. Ed erano fidanzati, eh! Sussultò quando lo vide inginocchiarsi davanti a lei, e si sciolse in un dolce sorriso quando le fece la fatidica domanda.
 
“Mia principessa, vuoi sposarmi?”
 
Gli si gettò praticamente al collo, stampandogli un bacio sulle labbra.
“Igen,  mio principe.
L’albino si rallegrò e le infilò l’anello con un piccolo smeraldo all’anulare sinistro, per poi carezzarle una guancia.
 
“Non è stata poi così male questa giornata di shopping, no, liebe?” sussurrò, sorridendole.
L’ungherese ridacchiò. “Affatto, affatto!”

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Capitolo 8
*** #8 ***


21 -  Cooking/baking

{429 words.}
 
Era tutto perfetto, aveva organizzato ogni dettaglio a puntino per il loro anniversario. Il tavolo rotondo, sistemato per l’occasione nel salotto, era coperto con una sobria tovaglia bianca, poi al centro vi era una candela sul lilla, che avrebbe acceso solo dopo, e un vaso con delle campanule, i fiori preferiti di Elizaveta. Gilbert, con le mani sui fianchi, rimirava la sua opera dalla soglia della cucina, un gran sorriso soddisfatto in volto. Aveva finto tutta la mattina di non ricordare che giorno fosse, scatenando le ire della ungherese la quale, per evitare di riempirlo di padellate costringendola, così, a portarlo in ospedale, se ne era andata al cinema con Belgio, giusto per smaltire la rabbia. Tuttavia il prussiano sapeva che sarebbe tornata per cena, non l’avrebbe mai lasciato da solo per troppo tempo, specie se gli veniva fame e si avvicinava ai fornelli!

“Che donna malfidata”, pensò tra sé e sé l’albino, scrollando la testa e ritornando a cucinare. La cena prevedeva currywurst, polpette e per concludere la Schwarzwälder Kirschtorte, che tanto piaceva a Eliza e che lui si era precipitato ad ordinare in pasticceria il giorno prima, non essendo propriamente esperto di dolci. Il tutto condito dalla Berliner Weisse, ovviamente! Controllò l’orologio appeso alla parete: le otto.

Sarà già sulla via del ritorno, me lo sento!” fece nella sua mente, immaginandosi il viso arrabbiato della ragazza mutare in un’espressione di sorpresa alla vista di quello che aveva preparato. A quel pensiero, una risatina gli sfuggì dalle labbra. Ci sarebbe rimasta davvero di stucco!


Ma così non fu. Passarono le otto, le nove, le dieci e poi le undici. Di Elizaveta nessuna traccia. Il prussiano, seduto al tavolo, giocherellava con alcune campanule, ormai rassegnatosi al fatto che l’ungherese gli avesse dato buca e probabilmente avrebbe dormito dalla belga. Sospirò, alzando le braccia al cielo e sbadigliando, per poi allungare una mano a sbloccare lo schermo del cellulare, cercando di chiamarla per l’ennesima volta. E per l’ennesima volta non rispose, ovviamente. Il prussiano lanciò il cellulare sul divano, visibilmente spazientito, e si alzò, andando a mettersi il giubbino e recuperando le chiavi della macchina dallo svuotatasche sul mobile dell’ingresso. Sarebbe andato a cercarla e l’avrebbe riportata a casa, volente o nolente. Ma proprio quando aprì la porta…

“Eliza!”
“Gilbert!”
“Ti ho aspettato per ore…dove diavolo eri finita?”
“Oh, sono andata al cinema e poi in un locale lì vicino a mangiare qualcosa con Belgio…d’altronde era una /giornata normale/, no?”


L’ungherese allungò il collo, cercando di vedere oltre il giovane, e un mezzo sorriso le solcò il volto, le mani sui fianchi.

“O forse no?”  

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Capitolo 9
*** #9 ***


7 - Cosplaying
 
{264 words.}

Gilbert raggiunse Elizaveta in cucina, dove la ragazza, seduta a un tavolino accanto alla finestra, era intenta a cucire a macchina. Erano svariati giorni che passava ore intere lì, china in quell’angolo, a tagliare, cucire e sistemare gli abiti che avrebbero dovuto indossare alla festa organizzata da Kiku che si sarebbe tenuta due settimane dopo.

“Eliza, ma ne sei davvero sicura? Cioè—non mi pare poi così necessario doverci travestire-

“Kiku ci ha invitato a una festa in cosplay e in cosplay andremo! Visto che siamo fidanzati, poi, perché non approfittarne per fare un cosplay di coppia? Non è un ragionamento logico?” ribadì l’ungherese, stringendosi con noncuranza nelle spalle.

Il prussiano sospirò: in fondo la ragazza aveva ragione, se Kiku aveva richiesto il cosplay non potevano presentarsi vestiti normalmente. Provò ad allungare il collo per dare un’occhiata, ma la giovane lo cacciò via in malo modo. Aveva cercato in tutti i modi di scoprire cosa stesse architettando ma invano, e anche quella volta non fece eccezione.

“Via, via, lasciami lavorare! Quando avrò finito ti chiamerò. E non provare ad infilarti in cucina, altrimenti guai a te!”

“Agli ordini, capo!” rispose lui, facendo una sorta di saluto militare prima di andarsene nel salotto.





Dopo qualche ora, la vocetta dell’ungherese lo richiamò. Gilbert, in quel momento spaparanzato sul divano a leggere, richiuse con cura il libro e lo posò sul basso tavolino dinanzi al sofà, per poi dirigersi dalla fanciulla.

“Dimmi tut- woah.”

Elizaveta, in uno scintillante abito lungo rosso con scollo a cuore e spacco vertiginoso, sorrideva trionfante con le mani chiuse a pugno sui fianchi.

“Allora?”
“…Questa cosa dei cosplay penso che mi piacerà, sai?”




 

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