Love will remember

di blommie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One ***
Capitolo 2: *** Chapter Two ***



Capitolo 1
*** Chapter One ***


Chapter One


Camminava lentamente, avanti ed indietro per la stanza. Sentiva il legno cigolare sotto le proprie scarpe ed i capelli corvini accarezzargli la fronte. Continuava ad osservare il quadernetto dalla foderina rossa riposto sulla scrivania.
 -Lo leggo o non lo leggo?- continuava a ripetersi fra sé e sé. 
Le parole dell'infermiera gli risuonarono in testa. 
-Byun Baekhyun, paziente numero 336, amnesia post traumatica.- 
Amnesia post traumatica. Non sapeva cosa significasse, non sapeva cosa c'entrasse con lui. Non sapeva chi fosse Byun Baekhyun. E non ricordava neppure il proprio nome. Ma la sua testa era così leggera e priva di ogni preoccupazione, che quasi gli pesava cercar risposta a qualsiasi domanda gli annebbiasse la mente. Un po' come appena alzati, un po' come quando si viene al mondo, un po' come quando si fa uso di droghe. C'è il vuoto, prima di tornare cosciente. Bene, Byun Baekhyun viveva nel vuoto. Da più o meno due mesi. Non ricordava nulla di come ci fosse precipitato. Non ricordava di aver avuto una vita, prima di quel vuoto. In effetti, non ricordava proprio niente. 
Aveva passato i due mesi della sua permanenza in quella clinica a cercare di ricordare. 
-Leggi.- gli dicevano i medici, alludendo al quadernino rosso -Leggi e ricorderai.-
Ma ogni volta che prendeva in mano quel rilegato di fogli giallastri, si ritrovava con un immenso desiderio di strapparli, ridurli in mille pezzi, gettarli nel fuoco vivo della stufetta e dimenticarli per sempre. Ma non lo faceva mai. Per uno strano meccanismo nella sua testa che era legato a ciò che lo faceva soffrire. Si limitava a piangere, piangeva tanto. Si limitava a chiudere il quadernetto e fiondarsi sotto le coperte. Ed il giorno dopo, si ritrovava a fissarlo, a riaprirlo, a piangere. Fissarlo, riaprirlo, piangere. Fissarlo, riaprirlo, piangere. era un circolo vizioso, ormai. E tutti questi pianti gli avevano impedito di arrivare fino alla fine, di leggere quell'ultima pagina, di completare il puzzle e scoprire la verità.
Storse le labbra, esitando più del solito, aspettando ancora qualche secondo prima di raggingere la scrivania a passo lento e sedersi sulla piccola poltrona lì vicino, con quel maledetto quaderno fra le mani e gli occhi pronti a lacrimare.


1 gennaio 2015


Caro diario;

Sono le cinque del mattino, qui a New York, e mi chiedo cosa ci faccio sveglio a quest'ora dopo l'estenuante viaggio di ieri. Mi sento stupido, sai? Ma poi guardo fuori dalla finestra, e mi rendo conto che il sole che sorge dietro i grattacieli e illumina piano a piano ogni angolo della città con i suoi colori ancora tenui, vale molto di più di qualche ora di sonno. 
Sono qui a scriverti, dalla scrivania del mio appartamento newyorkese appena inaugurato. È il primo giorno di un nuovo anno, ed io sono in una nuova città, in una nuova casa, con una nuova vita davanti. Ed ho pensato che sarebbe carino tenere un diario. Sai, rileggerlo da vecchio, ai miei nipoti, sarebbe forte. 
Sono arrivato ieri, e devo ammettere che l'aria di qui é molto diversa da quella di Seul. La gente Newyorkese sembra amichevole, credo che non sarà poi così difficile rifarmi una vita. Erano le quattro e cinquantasei del pomeriggio, quando ho messo piede nel nuovo appartamento. È carino come posto, é molto piccolo, ma sto cercando di guardarne i lati positivi. Ho conosciuto il portiere del palazzo, appena arrivato. È stato molto cortese, mi ha aiutato a portare di sopra i bagagli, e mi ha invitato a chiamarlo per qualsiasi bisogno. Anche i miei vicini sembrano delle brave persone. Li ho conosciuti ieri, quando sono piombati davanti alla mia porta con una torta fatta in casa fra le mani. Sono rimasto un po' stupito, non me l'aspettavo. Ma ho apprezzato davvero, sai? Mi sento già a mio agio. Sono la famiglia Gray, comunque, nel caso volessi saperlo. 
La signora Gray è forse la donna più incantevole che io abbia mai visto. È alta, bionda, con gli occhi verdi. Ha una voce adorabile, sembra una persona di classe e molto attenta alle buone maniere, ma non posso esserne sicuro per il momento. Il marito, il signor Gray, è altrettanto attraente. Sembra essere un uomo d'affari, o almeno è l'impressione che mi ha dato. Portava i capelli castani ordinatamente pettinati all'indietro, mentre i suoi occhi scuri cercavano di guardare oltre la porta del mio appartamento. Non saprei che età dar loro, caro diario. Sembrano dei ragazzini, ma hanno già tre figli e credo che il signor Gray sia sulla quarantina, tanto per esagerare. Della signora non lo immagino neppure, è scortese cercare di darle un'età.
Hanno due gemelli, un ragazzo ed una ragazza. Anche loro sembrano molto piccoli, ma dovrebbero avere sui quindici anni, per quanto ho capito. La ragazza si chiama Evelin. Ha gli stessi occhi di sua madre, ma i lineamenti mi ricordano lontanamente il papà. I suoi capelli sono lunghi e castani, ieri erano legati in due trecce morbide che le ricadevano sulle spalle. Non è troppo alta, così come il fratello. La loro somiglianza mi ha quasi spaventato, sembrano due cloni. A differenza della sorella, però, Clark non porta le trecce. La sua acconciatura consisteva nel lasciare i capelli, arricciati e disordinati, ricadere sulla fronte. 
Il terzo figlio, invece, credo sia sulla ventina. È molto diverso da loro, ho la sensazione che i signori Gray non siano i suoi genitori biologici. Non ho afferrato il suo nome, ma sono certo che non fosse americano, no di certo. Anche i suoi tratti si distinguono da quelli del resto della famiglia. È alto anche lui, ma la sua carnagione è più scura, a confronto con quella quasi cadaverica dei presunti fratelli. Gli occhi sono neri, profondi, e le labbra così particolari che non saprei descriverle. Si è limitato a presentarsi (maledizione, devo ricordarmi il suo nome a tutti i costi) e mi ha sorriso, più o meno. Mi incuteva un certo timore, con quello sguardo nascosto dietro la frangia nera e obliqua che gli incorniciava il viso squadrato. 
Ad ogni modo, si sono trattenuti un po' da me, li ho invitati ad entrare, abbiamo preso un caffè ed abbiamo parlato un po'. O meglio, hanno parlato loro, dato che il signore e la signora Gray non volevano proprio saperne di chiudere il becco, ma a me non dava fastidio, preferisco ascoltare che parlare. 
Poi ci siamo salutati con due baci sulle guance, il che mi ha lasciato abbastanza perplesso, hanno dei modi strani questi newyorkesi. Ci farò l'abitudine, comunque.
Oggi ho intenzione di andare ad esplorare la città, e dovrei anche cercare un lavoro. 
Prometto di scriverti appena potrò, anche se credo che le mie giornate saranno davvero impegnative. Voglio impegnarmi a ricominciare da zero. Tagliare i ponti con il passato, oggi nasce un nuovo Baekhyun. Ora sarà meglio che mi sbrighi, il sole si sta alzando ed io sono ancora in pigiama. Ah, dura la vita. 

A presto diario, 
Tuo
Baekhyun.

P.s. la torta della signora Gray era davvero buona, è un peccato che i diari non possano mangiare.

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Capitolo 2
*** Chapter Two ***


Chapter Two


2 gennaio 2015

Caro diario;

Sono le due di notte e sì, è stata una giornata difficile e sì, dovrei essere a letto e sì, ho tanta voglia di scriverti. Sai, sono stato in giro per la città ieri. È tutto un altro mondo, qui. La gente ti sorride per strada, i bambini si rincorrono nei parchi pubblici e se fai attenzione, puoi anche beccare qualche uomo d'affari in giacca e cravatta farsi strada fra i passanti, con il cellulare all'orecchio e gli occhi fissi sull'orologio da polso. Lo vedi correre attraverso la folla, e raggiungere uno di quei grattacieli giganteschi dai vetri oscurati. E tu resti lì, a guardarlo sparire nella porta girevole e ti chiedi quale strano lavoro stia andando a compiere. Potrebbe essere un infiltrato dei servizi segreti, uno scienziato che sta per brevettare una macchina del tempo, il futuro presidente degli Stati Uniti, ma tu non puoi saperlo. Quando ti guardi intorno, vedi una miriade di persone; chi corre, chi ride, chi parla al cellulare, chi mangia un gelato, e ti rendi conto che ognuna di loro porta dentro di sé una storia unica, così come te. 
Tutto questo meraviglioso idillio, però, non sembra proprio volermi concedere un posto di lavoro. Ci ho provato, giuro. Ho cercato in lungo e in largo, ma vogliono assumere persone competenti, che abbiano già esperienze o con una perfetta conoscenza dell'inglese. Ed io parlo bene l'inglese, eh! Ma ho una sorta di panico da palcoscenico ogni volta che devo parlarlo davanti a qualcuno, soprattutto un madrelingua. Immagino che sia normale, sì. Ma qui non hanno bisogno di qualcuno che si faccia prendere dal panico anche se gli chiedono 'dov'é il bagno?'. Mi ci vedo ad arrossire e a gesticolare, mentre farfuglio cose senza senso. E ce lo vedo, anche il cliente, ad innervosirsi e a mandarmi a quel paese. O magari anche il capo a licenziarmi e... stop. 
Fatto sta, caro diario, che mi sto trovando davvero bene qui. Ci sono persone da ogni parte del mondo e mi sento quasi più a casa della mia vera casa. 
Però ho anche una buona notizia. O almeno, credo che lo sia. Ho scoperto il nome del ragazzo misterioso della famiglia Gray. E ci ho anche parlato! O meglio """parlato""".
È successo stamattina, quando sono sceso al bar sotto il mio palazzo. Non me la sento ancora di chiamarlo casa, però. 
Insomma, sono entrato nel bar e sono andato ad ordinare a bancone. C'era un buon profumo lì dentro, sai? Di caffè e brioches. Ma non era troppo forte, anzi, mi rilassava. E mi faceva anche venire fame, più di quanta già ne avessi. Ah, sto mangiando troppo in questi giorni, ma hanno talmente tante cose buone da mangiare, qui...ora capisco perché in America ci sia un così alto tasso di obesità. Credo che incrementerò anch'io la percentuale di ciccioni, se continuo a mangiare come un maiale.
Oh, ma perché divago sempre? Stavo dicendo;
Sono entrato nel bar. E c'era questo meraviglioso odore di cibo che mi fa pensare alle colazioni a letto negli alberghi di lusso, quelle con i croissant, caffè, marmellata e frutta. Mi sono seduto al bancone e ricordo che mi sono messo a guardare la serie infinita di macchine da caffè, di dolci e di impiegati (soprattutto) pullulare dall'altra parte. Ero perso nei miei pensieri, tamburellando sul legno del banco, quando ho sentito una voce. "Desidera?" 
E sono sobbalzato. Te lo giuro, mi ha spaventato. Mi sono voltato e mi sono sentito ancora più in soggezione a ritrovarmi davanti il figlio grande dei Gray. 
"Ciao." Gli ho detto. Ciao? Sul serio? 
Lui mi ha sorriso. 
"Ciao." Ha risposto. "Desidera?" 
"Come ti chiami?" 
Non posso credere di averglielo chiesto sul serio. Devo essergli sembrato proprio un idiota, insomma...oppure uno di quelli che ci prova spudoratamente. Credo di essere arrossito, subito dopo. Lui ha scosso la testa, sembrava divertito. Si è limitato a girarsi e a prendere una tazza. L'ha riempita di caffè e me l'ha messa davanti. Poi ha preso una brioche dal fornetto dietro di lui, l'ha messa su un piattino e l'ha posata affianco al caffé. 
Ehi, io volevo il cappuccino, veramente. Mi sono astenuto dal replicare, o mi sarei sentito rispondere una cosa tipo "se avessi smesso di fissare la mia faccia come un imbecille e mi avessi risposto, ora avresti il tuo cappuccino."
Ed invece ho solo ringraziato, timidamente, con un cenno del capo. 
"Mi chiamo Tao" ha detto lui. Ti dirò, mi sono sentito un tantino perplesso. Che razza di nome è, Tao? 
Ho annuito di nuovo, guardandolo. Devo ammetterlo, caro diario, sono un pessimo conversatore. Credo di averlo scocciato, perché poi mi ha fatto un cenno, con qualcosa di simile ad un sorriso, ed ha girato i tacchi, mormorando qualcosa tipo "buona giornata"; il che mi sapeva davvero di frase fatta. 
A me non piacciono le frasi fatte, avrei preferito un 'vai a quel paese', piuttosto. 
Ma chi se ne frega. Mi faccio sempre paranoie, sarà difficile sopportarmi. 
Il resto della giornata è stato davvero poco emozionante. Sono uscito dal bar, ho pagato e poi ho continuato a girovagare per New York, solo e infreddolito, fino a qualche ora fa. Ho mangiato un panino in un locale di cui non ricordo neppure il nome, uno di quelli che puzzano di alcol, dove ci vanno i motociclisti pieni di tatuaggi per bere e brindare, di quelli dove, se non hai una moto figa o il tatuaggio di un dragone su un braccio, ti guardano male manco avessi la peste. Credo d'ora in poi cenerò a casa, caro diario. Non voglio andare in giro da solo, di notte. 
Credo che domani tornerò al bar dove lavora Tao, magari cercherò di essere più socievole. E magari, fra un milione di anni, potrò anche dire di essere suo amico. Devo smetterla di fare l'asociale, non mi sopporto da solo. 
È ora di andare, comunque. Sono molto stanco ed in effetti dovrei fare una doccia, puzzo ancora di alcol e kebab.

Buonanotte, diario. 
Non so se abbia senso darti la buonanotte, intendo, i diari non dormono, no? Quindi per te la notte è come il giorno. Dovrei darti anche il buongiorno? 
Ora la smetto, filo sotto la doccia e mollo la penna.

A presto.

Tuo.

BaekHyun.

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