Una Serpe nel letto

di Alia Corrino
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Convocazione al Maniero ***
Capitolo 2: *** Matrimonio Combinato ***
Capitolo 3: *** Una Madre Chiacchierona ***
Capitolo 4: *** Notte al Maniero ***
Capitolo 5: *** Ritorno alla Tana - La Reazione di Ron ***
Capitolo 6: *** Una serata al Maniero ***
Capitolo 7: *** Una nuova rivale? ***
Capitolo 8: *** Il festino delle Serpi ***
Capitolo 9: *** Note dell'Autrice, ergo alle 2.00 di notte sono troppo scema per dormire! xD ***
Capitolo 10: *** La Cerimonia di Iniziazione delle matricole ***
Capitolo 11: *** CHIARIMENTI (x Acquamarine_ e x tutti) =) ***
Capitolo 12: *** Caccia agli abiti per la cerimonia ***
Capitolo 13: *** Fiabe Babbane e aerodinamicità ***



Capitolo 1
*** Convocazione al Maniero ***


1. Convocazione al Maniero
 
 
Quando Lucius l’aveva convocata per la prima volta non voleva andare.
Poi capì che lo doveva fare, come minimo per Harry e Ron. Si erano impegnati tanto per la guerra che si era da poco conclusa, erano riusciti a imprigionare la maggior parte dei Mangiamorte e Harry aveva ucciso Voldemort. A soli diciott’anni avevano vissuto tutte le emozioni di un una vera guerra sulla loro stessa pelle. E se ora Lucius Malfoy voleva dirle qualcosa che ancora non sapevano sul mondo di cui aveva fatto parte finché a lui e al suo odioso figlio era venuto comodo, beh, allora dovevo andare a sentire cosa avesse da raccontarle.  Harry e Ron erano davvero preoccupati per lei, avevano tentato di convincerla a declinare l’invito, o semplicemente a non presentarsi. Al suo fermo rifiuto si erano offerti di accompagnarla, o perlomeno di scortarla fino a quando non avesse fatto il suo ingresso nell’antico maniero. Non cedette, seppur lusingata dalle loro attenzioni. Era una cosa che doveva fare da sola. Sembrava strano da dire ma Lucius Malfoy in persona voleva vedere proprio lei. E se si fosse portata dietro la scorta sarebbe finita male, soprattutto conoscendo il carattere dei due. Inutile che perdesse tempo a ricordar ai suoi amici che era sempre stata lei, la più equilibrata.
La mattina che precedeva il suo incontro pomeridiano con Malfoy Senior, lo stesso Draco Malfoy, lungo i corridoi di una Hogwarts tenuta ancora sotto controllo dagli Auror e sfollata dei suoi studenti, l’aveva squadrata con fare altezzoso, mentre saliva le scale, e le aveva ricordato l’appuntamento col padre. -Sii puntuale Mezzosangue- le aveva detto -E vedi di venire da sola! - aveva aggiunto con un ghigno che le faceva venire voglia di avada-kevadrizzarlo all’istante. -Sono gli ordini di Lucius- aveva aggiunto, prima di proseguire lungo l’esile corridoio e sparire dalla sua vista, seguito dallo svolazzare del proprio mantello.
     
Quando si smaterializzò a poche decine di metri dalla salita che conduceva al maniero, maledisse la sua coscienza per costringerla a fare sempre "la scelta giusta”. La verità è che aveva una paura maledetta! Si incamminò a capo chino e al suo arrivo nei pressi del gigantesco cancello che la sovrastava in tutta la sua imponenza, con certe inferriate che terminavano in punte apparentemente parecchio acuminate, non fece in tempo a cercare intorno a sé un qualche modo per richiamare l’attenzione di chi stava là, molti metri più in su, poiché lo sbarramento si aprì da solo, ovviamente cigolando. Rimase a bocca aperta, sentendosi incredibilmente stupida e anche parecchio osservata. Mormorò a mezza voce un “Ron, perché non sei qui con me? “ ed entrò, proseguendo per quella salita sempre più ripida.
     
Stava insieme a Ron da qualche mese ormai, il loro era un legame solido e fatto per durare.
O almeno, questo era ciò che dicevano tutti, e con tutti si intendeva Ginny, Harry, la signora Weasley, Fred e George, qualsiasi altro rosso famigliare dei componenti della Tana, nonché lei stessa. Se lo ripeteva nei momenti di sconforto, le (non) poche volte in cui si era chiesta se avesse fatto la scelta giusta a “sacrificare” la loro casta amicizia per un “salto di qualità”. A diciotto anni, o poco meno, nel mondo Babbano sarebbe stata considerata più che giovane, quasi una bambina, razionalmente sapeva che aveva l’età giusta per compiere degli errori belli grossi, in campo sentimentale. Non era solo un suo diritto, era quasi inevitabile, e mettersi con la persona con cui si era convinti si sarebbe finiti per condividere la propria intera vita, subito dopo una guerra, quando aveva bisogno di spensieratezza e non era sicura che le sue scelte potessero essere attendibili come suo solito, capitava che non le sembrasse più una grande idea.
Si sentiva come se la loro relazione dovesse ingranare subito e al meglio o sarebbe andato tutto a farsi benedire, e a volte si chiedeva se averci tentato così presto non fosse stato uno sbaglio, si chiedeva se avrebbero potuto riprovarci più avanti, nel caso non avesse funzionato, o se la loro unica possibilità di stare insieme se la stessero giocando ora. Comunque, quando ci pensava a mente lucida, non trovava nessun motivo razionale per cui non sarebbe dovuto andare tutto per il meglio, non c’era nessuno di più adatto a lei. Forse l’unico problema stava nell’aggettivo “razionale”.  Voleva bene a Ron, lo adorava, avrebbe dato la vita per lui, come d’altronde l’avrebbe data anche per Harry o per Ginny. Quando vedeva i futuri coniugi Potter vicini, impegnati a coccolarsi, non riusciva a riconoscere nel loro trasporto gli attimi di tenerezza incerta che condivideva con Ron. Dava la colpa alla sua impacciataggine e alla propria presunta freddezza, lui per scherzo la chiamava “frigida”, ma a lei non faceva tanto ridere.
     
Una volta avevo chiesto a Ginny quando aveva deciso che Harry sarebbe stato il ragazzo con cui avrebbe voluto passare il resto della propria vita (quei due guardavano già molto più avanti, per Ron ed Hermione i progetti a lungo termine riguardavano il week-end seguente). Ginny l’aveva guardata con un piccolo sorriso tra il divertito e l’imbarazzato, quasi come se una domanda del genere non potesse esserci una risposta esaustiva. Disse che lei non lo aveva “deciso”, semplicemente l’aveva capito, era successo. Con tono solenne le aveva detto -Ma, Herm, non si sceglie mica d’innamorarsi di qualcuno, non lo si decide, capita e basta! - Hermione aveva riso con lei, assentendo, già, che razza di domande andava a fare! Ma era rimasta con l’idea che per ogni persona funzionasse in maniera differente, nella sua vita, ad esempio, tutto doveva essere meticolosamente preso in esame. Ron aveva delle qualità, quasi dei requisiti, che lo rendevano l’uomo perfetto per lei, la compensava. Era accomodante, istintivo nelle cose che faceva e ridanciano. Amava Ron. O almeno ne era abbastanza certa per la maggior parte delle volte in cui veniva assalita dai dubbi.
     
Ovvio che invocare il suo nome in un momento di paura non le diede chissà quale rassicurazione.
Primo perché non l’avrebbe di certo sentita. Secondo perché non avrebbe potuto fare un bel niente, tanto più che in quella situazione ci si era cacciata da sola, quando avrebbe semplicemente potuto scordarsene casualmente – sebbene sarebbe certamente stata prelevata da dovunque si trovasse e recapitata al maniero, in un’eventualità del genere. Terzo, c’era da dire che, se fosse stato lì con lei, sarebbe toccato a lei l’arduo compito di rincuorarlo, prima, e di limitare i danni della sua irruenza, dopo. Perciò prese a invocare il nome di Harry sottovoce, il che l’aiutò un po’ di più, continuando a camminare nella candida neve che formava un morbido manto in cui affondava fino quasi al polpaccio. Aveva sentito il pesante cancello in ferro chiudersi alle sue spalle con un frastuono degno di un temporale e la cosa l’aveva fatta sobbalzare leggermente. Una risata strascicata e fin troppo nota giunse alle sue orecchie. Si rese conto di avere i sensi volti a captare ogni più piccolo rumore e i nervi a fior di pelle. Tremava leggermente, quando si voltò verso la sua destra. 
    
Su una panchina di pietra, sostenuta da dei leoni in pietra dall’aria sofferente avvolti nelle spire di grossi serpenti dello stesso materiale, sedeva l’Essere, meglio conosciuto come Draco Lucius Malfoy l’Egregio Rompipalle. Hermione sibilò -Malfoy, che cazzo, mi hai fatto prendere un colpo! - ma ciò non fece altro che aumentare le sue grasse risate. Non aggiunse altro e si limitò ad osservarlo per bene, era diventato un ragazzo dalla bellezza sprezzante, se ne stava stravaccato sulla suddetta panchina, con l’aria di poter prendere tra le mani l’intero pianeta e giocarci a pallacanestro, se solo avesse voluto. Indossava una leggera camicia nera, sbottonata per i primi tre bottoni, con l’autocompiacimento di chi sta mostrando i suoi addominali al mondo per il gusto di provocare gli ammiccamenti delle donzelle. Il mantello era gettato alla sua sinistra e i capelli di un biondo più scuro di quanto non fossero quando avevo avuto “l’onore” di conoscerlo a undici anni, finalmente liberi dal gel e leggermente più lunghi di quando li teneva pettinati all’indietro, gli ricadevano, spettinati, sulla fronte, fin quasi negli occhi. Occhi impenetrabili come al solito.
     
-Hai finito di farmi la lastra? Tutto a posto? Se vuoi una foto autografata, Granger, non fare complimenti! Ora possiamo andare? Avrei una certa fretta di rientrare, qua fuori si gela – l’aggredì, con la sua classica aria sfacciata. Hermione non lo degnò di alcuna risposta, riprese il suo faticoso cammino verso la porta del maniero e lo sentì chiaramente alzarsi e seguirla. Quando salirono i pochi gradini che rialzavano l’ingresso dal terreno e lo vide sbattere via lo sporco e la neve dal mantello che trasportava ripiegato sul braccio, gli chiese -Non ti sembra un po’ incosciente stare in maniche di camicia, quando fuori nevica? - La poca stoffa che indossava era arrotolata sugli avambracci, lasciava scoperte due mani grandi, attraverso la cui pelle candida s’intravedevano le vene, e due braccia robuste.  -Non sei già stufa di fare la mamma a Lenticchia e Sfregiato? La devi fare anche a me? - la zittì lui. Stizzita, decide di non contro ribattere, che morisse assiderato, se era scemo non ne poteva niente nessuno!
Quando finalmente Malfoy si decise a spingere il portone in legno scuro, che lei pensava essere chiuso dall’interno, e a farle cenno di entrare, Hermione prese il più grande scivolone della propria vita. Si trovò col sedere a terra su quell’ultimo, spesso, duro, gelido gradino. Draco, che stava giusto di fianco a lei, la soppesò per qualche secondo con lo sguardo, prima di scoppiare in una risata che sapeva più di derisione, che di reale divertimento. Le passò oltre e varcò l’ingresso del maniero, dolorante lei si alzò e fece lo stesso, con uno slancio impostole dalla vergogna. Il parquet di legno, sotto le sue suole innevate, la fece vacillare nuovamente, prima che potesse rovinare a terra per la seconda volta, portandosi dietro metà della mobilia a cui, per frenare la caduta, si sarebbe istintivamente aggrappata, venne riacciuffata per un gomito dal coetaneo, che fece forza sulla propria presa per non essere trascinato giù con lei. Mentre Hermione cercava di ritrovare un proprio equilibrio, la mano che, in concomitanza, aveva aiutato a sostenerla, scivolò via dal fianco su cui si era appoggiata. Con orrore, la Grifona seppe di aver registrato la robustezza del corpo caldo di Malfoy e sapeva di averne sondato la solidità col tatto. Guardò la propria mano appoggiata al suo petto come se non le appartenesse, sentì lo sguardo di Malfoy su di sé mentre si allontanava con tutto il corpo, ormai lasciata libera di muoversi. -Ti hanno almeno insegnato a camminare, lurida Mezzosangue? - le sputò addosso, con disprezzo. Si sentì umiliata e gli diede le spalle, mentre si rassettava i vestiti, decisa a non rivolgergli mai più parola per tutto il resto della propria “visita”. Quell’essere spocchioso la precedette per un intrico di corridoi che la fecero addentrare sempre più a fondo all’interno del maniero. Le porte di tutte le stanze erano serrate, i corridoi assomigliavano l'uno all'altro, un brivido le passò lungo la schiena e per un attimo l’irrazionalità d’un pensiero fugace ebbe il sopravvento: poteva anche essere, si disse, che, in un posto come quello, nessuno fosse più in grado di ritrovarla.
   
* * *
 
Data di pubblicazione:  28/11/2008
Edit: 20/06/2015

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Capitolo 2
*** Matrimonio Combinato ***


2. Matrimonio Combinato
 
 
Erano giunti infine davanti ad una porta che, a differenza delle altre, aspettava di essere varcata. Draco aveva rovistato vicino alla serratura dandole le spalle. Il pesante serramento in legno aveva ceduto e si era spalancato con uno scatto. Nel tempo che avevano impiegato per giungere a destinazione (pochi minuti che le erano sembrate ore) aveva potuto osservare un arredamento elegantemente vetusto, il tipo di mobilio che trasmetteva il chiaro messaggio “siamo i padroni indiscussi di tutto questo da secoli e tu sei nessuno, sentiti piccolo e non fare rumore”. Il maniero era enorme, i suoi genitori abitavano in una villetta negli anni in cui lei era ancora molto piccola ed era ovviamente stata più e più volte alla Tana, ma nulla sembrava reggere il confronto con tutta quella magnificenza. Aveva ammirato silenziosamente i mobili lavorati e i dipinti di illustri sconosciuti appesi alle pareti. Neanche a dirlo, Malfoy era passato oltre senza degnare d’una sola occhiata niente di tutto quel che lo circondava. Ora, prima che lei o la Serpe avessero il tempo di fare il loro ingresso nella stanza, un rumore catturò la loro attenzione, un elfo domestico a capo chino comunicò, con aria mesta -Il padrone vi attende-
 
-Prima andiamo, prima finiamo- decretò il biondo -Vieni Mezzosangue, attenta a dove metti i piedi! - non mancò di raccomandarle. Entrarono in uno studio tetro ed Hermione capì che cosa aveva fatto la differenza, fino a quel momento. I fiori. Ovunque fossero passati, appoggiati su tavolini bassi e altre superfici se ne stavano numerosi vasi di fiori. Nonostante quella profusione di petali e corolle, non si era percepito alcun odore gradevole, né l’abitazione riusciva a trasmettere un po’ di joie de vivre ai suoi ospiti ed abitanti, ma l’aspetto d’insieme ne ricavava, perlomeno, una vaga, quasi dimenticata, gentilezza, di cui era totalmente priva questa grigia stanza che era la sua destinazione finale. Al maniero era tutto troppo massiccio per pensare di essere alleggerito da poche, fragili rose, la stanza in cui Malfoy si occupava dei suoi “affari” era più austera di tutte le altre. L’elfo si stava torcendo le mani sbirciando la porta lasciata aperta, era ormai chiaro chi mancasse all’appello. Hermione cercò di concentrarsi sulla presenza del piccolo esserino, per non perdere dell’inutile tempo a interrogarsi su quale tipo di conversazione l’attendeva. Di lì a poco, in ogni caso, l’avrebbe scoperto, così si rivolse al ragazzo, che aveva dipinta in volto un’aria annoiata, e gli disse -Lo sai che sono per il C.R.E.P.A, io! -
-Io invece sono per l’Avada Kevadra!- rispose lui con un quarto di ghigno e l’evidente intento di sfotterla,
-Ah ah ah! Molto spiritoso, Malfoy! – si concentrò nuovamente sulla pesante scrivania di mogano che stava di fronte a lei, a malapena occupata da un calamaio e un paio di libri. Ordine e rigore a casa Malfoy, esattamente come essere alla Tana, la stessa identica sensazione, ironizzò tra sé e sé.
 
D’un tratto sentì la piccola creatura ai loro piedi trasalire e uno spostamento d’aria provenire dalla porta, su cui si era affacciato un uomo dai capelli color platino, lisciati fino alle spalle. Vestiva di nero, aveva un bastone da passeggio per le mani (inconsueto, visto che presumibilmente proveniva da qualche altra stanza dell’edificio) e aveva un sorriso che non trasmetteva nessuna gioia. Gli occhi gelidi, quasi immobili, circondati da una ragnatela di piccole rughe, si presero il tempo di soppesare entrambi. Con un gesto annoiato della mano, sul cui mignolo se ne stava un anello con un serpente in rilievo, accomiatò l’elfo domestico, che uscì rispettosamente, chiudendosi la porta alle spalle. Lucius Malfoy si avvicinò alla scrivania, ne fece il giro e si accomodò sull’accogliente poltrona che lo attendeva, prese un paio di carteggi e li studiò in silenzio. Non portava occhiali, leggeva agevolmente senza bisogno di alcuna lente. Quando ebbe finito, ripose i fogli in un cassetto e si accomodò meglio, la mano sinistra, il cui gomito era appoggiato al bracciolo, che sorreggeva con delicatezza la tempia.
 
-Sembrate abbastanza a vostro agio – proferì – Ne sono felice, c’è bisogno di collaborazione per quello che ci apprestiamo a fare-
-E cosa ci stiamo apprestando a fare? - domandò Hermione, allarmata.
Draco, che, quasi volesse tenere d’occhio da lì tutta la situazione, era arretrato e ora poggiava le spalle, il posteriore e uno dei due piedi alla parete di fondo, con la gamba rimasta libera sorreggeva il proprio discreto peso, le mani in tasca facevano in modo che i gomiti ai lati del busto gli conferissero maggior stabilità, aprì bocca come per dir qualcosa, con l’aria fortemente corrucciata di chi ha sorpreso qualcuno nel fare ciò che non dovrebbe, ma il padre lo precedette. -Lascia, lascia che m’interrompa. Lascia che chieda! - disse rivolto al figlio con un lampo di sadico divertimento negli occhi, che a Hermione proprio non piacque. Dopodiché, come accortosene solo in quel momento, cambiò espressione e indugiò un ulteriore momento sulla figura del figlio -Draco, per l’amor di Salazar, non ti appoggiare con quelle tue luride suole alla mia parete. Non siamo in uno degli squallidi corridoi di Hogwarts, non voglio pedate sulla mia tappezzeria- lo redarguì, con un timbro di voce che sembrava non ammettere repliche. Draco parve, agli occhi di Hermione, che si era istintivamente girata ad osservarlo, sfidare il padre col proprio sguardo per una manciata di secondi, prima di far scivolare a terra l’arto incriminato, sfilando le mani dalle tasche e incrociando le braccia al petto, nell’universale atteggiamento fisico di difesa.
 
La riccia cercò i suoi occhi, istintivamente, in cerca di supporto e offrendo la propria muta comprensione. Strano a dirsi ma, tutto d’un colpo, percepiva Malfoy Senior come una minaccia comune, qualcuno contro cui allearsi perfino con la persona che, per anni, a scuola, l’aveva tormentata coi peggiori insulti. Strano anche che, proprio lei, avvertisse, come mai prima d’allora, l’impellente bisogno di un aiuto o un suggerimento per cavarsela, d’altronde non si studiava sui manuali come trattare con Lucius Malfoy. Quell’uomo le piaceva sempre meno ad ogni minuto che passava. Comunque il ragazzo non le prestò attenzione, chiuso nel proprio ostinato silenzio, la fulminò con lo sguardo, quando si accorse che lei era voltata dalla parte sbagliata.
Era diventato apatico tutto d’un colpo, alla presenza del padre viveva quasi per inerzia. I suoi occhi erano più duri e più vuoti di quanto non fossero mai stati, mentre fissava il vuoto davanti a sé, in silenzio, senza neanche sforzarsi di mostrare l’ombra d’un qualunque sentimento. Hermione sentì il risentimento dipingerlesi in faccia e si voltò per ascoltare quella che aveva tutta l’aria di essere una proposta che Lucius voleva farle, in cambio di qualcosa che, con tutta evidenza, poteva ottenere solamente da lei.
 
-Il punto è, mia cara- proferì Lucius, e lei avrebbe tanto voluto dirgli di non osare assolutamente chiamarla “mia cara” -che noi siamo ex Mangiamorte- stava proseguendo il capofamiglia, ma qui fece una pausa, come se si aspettasse qualche commento, anche se dalla sua espressione sembrava più che altro che stesse per ricevere una congratulazione. Hermione decise di rimanere in silenzio.
-Dato che non lo siamo più da tempo e abbiamo inoltre collaborato con gli Auror più illustri per riscattarci, trovo ingiusta questa forma di razzismo che sembra esistere ancora nei confronti della mia famiglia- Hermione alzò brevemente un sopracciglio.
Lui trovava ingiusto che la gente lo additasse, che lo disprezzasse? Lo chiamava razzismo? Stava per vomitargli addosso tutto il suo disprezzo, ma si trattenne solo perché la incuriosiva ciò che voleva proporle. -Lei ora capisce che io non posso sopportare di vedere la mia vita privata sotto i riflettori, spiattellata su un qualsiasi quotidiano. Rischio davvero che tutti i miei affari, per non parlare dei commerci futuri, vadano a rotoli. E per cosa? Per delle voci. Noi ci siamo riscattati a dovere, e ora voglio che tutti i maghi e le streghe del mondo sappiano che i Malfoy hanno commesso uno sbaglio e ne hanno pagato le conseguenze! – concluse.
-In poche parole mi sta dicendo che vuole una mia dichiarazione scritta, un articolo da pubblicare in tiratura mondiale nel quale dichiaro quanto sia stato prezioso il vostro aiuto per noi Auror? – domandò la riccia. Quella spocchia, quelle bugie, la irritavano, ma ammise, tra sé e sé, che sembrava ancora uno sforzo fattibile.
 
-Oh, nono, mia cara! Non mi interessa un appoggio così esplicito. La gente penserebbe che io abbia pagato per questo, sono così crudeli nel giudicare un pover uomo che ha sbagliato! Non voglio implorare il perdono di nessuno, non ce n’è bisogno! Voglio solo che il messaggio che la famiglia Malfoy è quella rispettabile di sempre si faccia largo, bello chiaro, nelle convinzioni della gente- la riccia, che seguiva il discorso pensando solamente a quanta fame di potere avesse quell’uomo e a quanto fosse leccapiedi, annuì distrattamente -Ed è per questo che, lei, mia cara signorina Granger-  Hermione pensò che avevano ri-iniziato con la farsa del “mia cara” e per un attimo non recepì le parole che seguirono.
-  …e il mio amato figlio, Draco, vi sposerete! - Lucius le sorrideva soddisfatto.
 
-COSA?!?!- urlarono i presenti, tanto da far accorrere una decina di elfi domestici, o poco meno.
Draco era passato dalla sua aria, svogliata e annoiata, ad una esterrefatta e schifata.
Si era allontanato del muro, portandosi al fianco della mezzosangue, fronteggiava il padre, guardandolo come se fosse impazzito tutto d’un colpo. Hermione si accorse di star boccheggiando per lo schiaffo che quella dichiarazione le aveva assestato.
-Vedete? La vostra coordinazione è splendida! – sogghignò quel Diavolo incarnato.
-Padre, non dire sciocchezze! - urlò, ancora scosso, Draco -Io non posso stare con una mezzosangue, scordatelo, il nostro sangue…  - e si era avvicinato tanto alla scrivania, da poggiare le palme delle mani sulla sua superficie, chinandosi a fronteggiare Lucius faccia a faccia.
-Il nostro sangue è puro ma i nostri affari sono in crisi- rispose quest’ultimo, senza scomporsi -E tu, Draco, farai esattamente quello che io ti dico, se vuoi ereditare. E posso assicurarti che, se non intraprendiamo questa via, non ci sarà proprio niente da ereditare! – lo redarguì sbrigativamente.
 
Poi si aprì in un sorriso e proruppe, rivolto ad entrambi -Suvvia, calmatevi, il matrimonio non si dovrà celebrare per forza oggi! Avrete tempo per assimilare le novità! E comunque, pensateci bene, e scoprirete che è la decisione migliore per tutti! -
-Draco- aggiunse poi rivolgendosi unicamente al figlio che lo fissava, ancora incredulo -Tu avrai il futuro assicurato, potrai cimentarti in qualsiasi ramo d’affari t’interessi. Potresti perfino insegnare, o anche vivere di rendita. Fare ciò che vuoi. Pensaci. Partecipare alle cene di gala… Tutti si fideranno di te, proprio perché ti avrà sposato la castissima, educata, matura signorina Hermione Granger, l’amica di- fece una smorfia -Potter. Anche la tua fama di rubacuori ne risentirà positivamente: sarai riuscito a farla cadere ai tuoi piedi! E tutto ciò che dovrai fare sarà solo farti vedere con lei nelle cene ufficiali, abitarci insieme in un maniero così grande da non riuscirvi ad incrociare nemmeno per caso, a meno che non lo vogliate, e fare un paio di foto con il salvatore del mondo nostro signore salvatore Potter- ovviamente pronunciò queste ultime parole marcando con disprezzo sull’appellativo riservato ad Harry. Fece poi il giro della scrivania, lasciando il figlio a meditare su una proposta che, messa giù così, non sembrava nemmeno troppo maligna, e prese, tra le sue, la mano sinistra di Hermione, quella dove la ragazza portava l’anello che simboleggiava il fidanzamento con Ron.
-E lei, Miss Granger, potrà sposarsi con un bel giovanotto. Potrà mantenere i rapporti con i suoi amici di sempre, anzi, più si farà vedere in giro con loro, più sembrerà che la famiglia Malfoy si sia definitivamente riabilitata da quel brutto periodo in cui il Signore Oscuro ha dominato le loro menti e le loro volontà! - la sua voce stava assumendo toni esaltati -Sarà ben sistemata, non dovrà avere nessuna preoccupazione economica. Se lo vorrà, lavorerà, ma solo per sport. Avrà una parte delle ricchezze di famiglia, dei guadagni, da investire come meglio crede, magari nel volontariato. Coltiverà i suoi hobby, otterrà senza nessuno sforzo tutto ciò di cui avrà bisogno o che desidera. Giocherà a fare la signora, la mogliettina perfetta, nelle cene di gala e poi potrà tornare nei suoi appartamenti a ricamare, dipingere o a studiare. Qualunque cosa- nei suoi occhi c’era uno sfavillio preoccupante -Certamente si adopererà per renderai la libertà a una cospicua percentuale di elfi domestici, immagino che possieda abbastanza indumenti a questo scopo-
Fu forse quest’ultima parte a impedire a Hermione di far internare il padrone di casa nella sezione malattie psichiatriche del San Mungo.
-Io… Io ho solo diciott’anni! - la voce le venne fuori più tremula di quanto non avesse voluto.
-E io sono fidanzato con Pansy! - intervenne con rinnovato vigore Malfoy Jr, che in tutto quel tempo doveva essere riuscito a formulare quell’unico pensiero coerente.
-E poi… Perché dovrei aiutarvi? – rincarò la Grifona, con maggior vigore.
-E la mezzosangue sta con Lenticchia! - aggiunse Draco, come se questo potesse importare al padre o potesse impedirgli di attuare i suoi febbrili piani, per uno scrupolo d’onore.
 
Già, Ron. Hermione non ci aveva minimamente pensato.
C’erano mille cose che la spaventavano di più dell’astinenza forzata ai baci di Ron.
Lucius sopirò, massaggiandosi la fronte con due dita, come se faticasse a preservare la propria pazienza.
-Per rispondere alla signorina Granger, il motivo per cui ci è quasi indispensabile il suo aiuto lo sa già. Esistono milioni di streghe più ricche, avvenenti o in carriera di lei. Ma lei è l’amica di Potter ed è incredibilmente… ponderata nelle sue scelte- lo disse quasi come un insulto, arricciando il naso -Tutta la sua vita lo è. E tutti prenderanno come una garanzia il fatto che una ragazza equilibrata come lei, una persona che non cede alle passioni di un momento, abbia scelto proprio mio figlio come marito. Rinnoveranno la loro fiducia nelle capacità della nostra famiglia. Gli svantaggi di per sé saranno pochi per entrambi. Si dovrà limitare, come già detto, a vivere qui. Io e mia moglie ci trasferiremo, stia pure tranquilla. Dovrà forse frequentare qualcuno degli amici di mio figlio e portare rispetto per ciò che significa essere un Serpeverde ed un Malfoy, ma il motivo principale per cui sono sicuro che ci darà una mano è questo... - detto ciò schioccò le dita e un pezzo di parete, alle sue spalle, si aprì letteralmente, rivelando essere una cassaforte a muro. -Lì dentro c’è la documentazione su certi Mangiamorte, saranno una decina, della cui esistenza voi non siete nemmeno a conoscenza. Pezzi grossi ai tempi dell’Oscuro, i più fidati e i più segreti. Gente come me era la copertura per esseri come loro. Era tutta un’apparenza, e anche voi giocherete sull’apparenza. Dovrete sembrare felici e innamorati e, se mi darà una mano, signorina Granger, quelle carte saranno vostre e dell’Ordine della Fenice. Pensate che ulteriore svolta di carriera sarebbe, per Harry Potter, prenderli di sorpresa e sbatterli in una cella in attesa del Bacio di un Dissennatore. Cosa ne dice? -  Prese in mano i documenti e li mostrò a Hermione, poi con voce suadente aggiunse –Mettere al sicuro l’umanità… Non è il vostro compito? – vedendola incerta, aggiunse -Suvvia, signorina, non pensi sempre male! Lo riconosco quello sguardo: lei ha paura di un imbroglio. Ma non pensa che la posta in gioco sia troppo alta persino per me? L’onore della mia famiglia. Le do la mia parola, ora si concentri solo nel prendere la decisione giusta per tutti noi-
 
La Grifona si era accomodata su una piccola poltroncina e con aria leggermente più sciolta (dopo essersi scolata un paio di Whisky Incendiari), guardò negli occhi l’uomo che le stava nuovamente seduto di fronte e chiese forse un po’ troppo sfacciatamente -Com’è che non lo fa sposare con la Parkinson? - rivolgendosi a un Draco che era presente nella stanza con loro e che da molto tempo, ormai, non dava più segno di vita.
Quest'ultimo si era limitato a scolarsi una buona porzione di rhum per digerire i nuovi progetti che il padre gli aveva tenuto nascosti, a quelle parole fece appena lo sforzo di alzare la testa, aspettando la risposta.
-La facevo più intelligente- Lucius la soppesò con una leggera punta di disprezzo -Come faccio a riscattare il nome di un’intera famiglia senza un gesto eclatante, rimanendo nel mio brodino di matrimoni combinati fra famiglie di purosangue benestanti? Si immagini i titoli dei giornali: “Purosangue con Mezzosangue; Serpeverde con Grifondoro; Malfoy con la Granger”. La gente impazzisce per notizie come questa! –
Hermione si limitò a fare un breve cenno d’assenso con la testa.
-In ogni caso voglio esser buono, seppur non creda a queste sciocchezze come l’amore e i sentimenti, è quasi scontato che, anche una volta sposato, un Malfoy faccia quello che vuole nella propria camera da letto. E intendo con le donne. Ma non è un’ovvietà che sua moglie faccia altrettanto. Ebbene lei avrà questa libertà, potrà frequentare il suo Weasley anche per tutto il resto della sua vita, l’importante è che nessuno lo venga a sapere. Ricordi che un Malfoy non può accettare d’esser tradito, e men che meno può accettare di non vendicarsi se scopre un tradimento. Se la notizia si sapesse in giro sarebbero guai seri per lei e per il suo ragazzo, dovremmo agire come ci si aspetta da quelli come noi! -
 
-Non penso di poter tradire nessuno- decretò Hermione -Quando prenderò una decisione non tornerò indietro. Non ci saranno ripensamenti e non ci saranno sotterfugi-
Lucius alzò le spalle per dimostrare quanto poco fosse interessato alla vita sentimentale della giovane.
-Ma- aggiunse quella -Non posso nemmeno sopportare di essere tradita, non voglio che mio marito mi faccia le corna. È degradante! - disse, cercando di trovare le parole giuste e facendosi seria in volto.
Il volto dell’uomo si illuminò -Vuol dire che accetta? -
-Vuol dire semplicemente ciò che ho detto- ribadì seccatamente la Grifona.
-Beh, tanto cosa le importa di un uomo che non ama?! Metta da parte l'orgoglio e le questioni di principio, Miss Granger, si tratta di apparenza, gliel'ho già detto! Deve sempre tenere presente che quella che si impegnerà a vivere sarà una commedia. La facciata che tutti vedranno. Ai suoi amici potrà raccontare ciò che vuole, anche la verità. A patto che sappiano mantenere un segreto- l’uomo sembrava entusiasta, nel tentativo di convincere definitivamente la riccia ad accettare. -E a me nessuno chiede cosa ne penso? - la voce strascicata di Draco giunse alle loro orecchie come un lamento. -No- il padre gli prestò tanta attenzione quanta gliene bastò per dargli quella risposta seccata, pronunciata in un sibilo, poi tornò a scartabellare fogli dove erano state buttate giù bozze di accordi prematrimoniali.
 
Tempo una mezz’ora dopo e Lucius si stava congedando dai due ragazzi, stringendo la mano a Hermione, con la promessa che la ragazza si sarebbe fatta viva presto con una decisione, cercando di irretirla con un “Non se ne pentirà. Vivrà una favola. Avrà i soldi, avrà le copertine dei giornali. Vivrà una vita da principessa!”. Hermione pensò con tristezza che non gliene importava nulla, lei voleva solamente quiete e amore, ma per Harry sarebbe stato importante poter mettere le mani su quei Mangiamorte. La cosa che la inquietava di più era l’aver notato che il pensiero di dover rinunciare a Ronald non le pesava tanto quanto si sarebbe aspettata accadesse, mentre lui, quella stessa mattina, a colazione, stava parlando di costruire una casetta, per loro due soltanto, a poca distanza dalla Tana. Ciò che la preoccupava era altro, la falsità a cui andava incontro se avesse accettato, la disapprovazione dei suoi amici, Ron compreso, la mancanza di affetto e la freddezza di quella casa in cui avrebbe teoricamente abitato. Si sarebbe sentita terribilmente sola. Ma l’accordo era ragionevole: non poteva non accettarlo! Ancora una volta avrebbe fatto la scelta giusta. Era nata per quello.
 
Ormai era sulla porta quando un -Ah! Ancora una cosa…! - di Lucius, li fece voltare entrambi.
-Ovviamente dovrete sfornarmi un bell’erede! Commuoverebbe tanto un bambino tutto vostro… - disse, come se parlasse di una piccola nota a margine del suo bel programma, qualcosa che si era dimenticato di dire, un particolare talmente ovvio nella pianificazione da passar inosservato.
Alla parola “erede” Hermione non aveva avuto nessuna reazione apparente.
Poi aveva connesso e, se non fosse stato per Draco, che, nonostante tutto l’alcool ingerito, aveva avuto la prontezza di afferrarla da sotto le braccia, sarebbe andata bell’e lunga per terra.
 
* * *
 
Data di pubblicazione: 29/11/2008
Edit: 20/06/2015

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Capitolo 3
*** Una Madre Chiacchierona ***


3. Una Madre Chiacchierona
 
 
-Un… un erede- borbottava Hermione sul bordo del letto dove aveva ripreso conoscenza, con una tazza piena di un intruglio fumante, a lei sconosciuto ma molto buono, tra le mani e l’aria smarrita.
-Signorina, si calmi, la prego! - arrivò alle sue orecchie la voce premurosa di Narcissa Malfoy, sulla quale la riccia posò il suo sguardo ancora imbambolato. Si era svegliata da pochi minuti, coricata sul sontuoso letto di quella lussuosissima stanza, che aveva scoperto essere semplicemente una delle camere per gli ospiti, e neanche tra le più belle. Narcissa era già lì, che la guardava con un’espressione diversa da quella di disprezzo e indifferenza che si leggeva sui volti del marito e del figlio. Era stata lei stessa ad allontanarsi e ricomparire poco dopo con quella tazza di ricostituente, perché di ciò si trattava. Sempre lei le aveva riassunto cosa era successo di tanto spiacevole da farle perdere i sensi, sembrava che dovesse proprio ringraziare Malfoy Junior per averle evitato un trauma cranico per la seconda volta in meno di ventiquattr’ore. Le era stato anche riferito che lo stesso principino di casa l’aveva trasportata di peso fino alla camera più vicina, ovvero quella dove si era risvegliata, seppur sbuffando come un treno e abbandonandola poi alle cure degli elfi domestici.
 
 Il biondino intanto stava discutendo animatamente col padre nello studio di quest’ultimo. Hermione sentiva di nuovo il bisogno di affidarsi ciecamente alla sua retorica. In fondo, ad Hogwarts, la spuntava sempre con tutti gli insegnanti. Purtroppo aveva un brutto presentimento…
-Sono entrambi molto testardi- aveva proferito l’elegante donna, della cui presenza Hermione si era quasi scordata -Fa parte dei Malfoy, come il loro assurdo ghigno o il loro incredibile fascino… -
-Ogni volta che Lucius mi fa andare fuori di testa mi chiedo perché mai mi sia lasciata corrompere da lui, perché mai abbia acconsentito a sposarlo… - la Grifona la guardò interessata - …E ogni volta mi rispondo che è solamente perché sono sempre stata innamorata persa di lui- la risposta non sembrò soddisfare molto la riccia, nonostante la padrona di casa avesse un’espressione sognante. Sperava in qualcosa di più drammatico, come un Imperius, il motivo per cui una donna bella e determinata, come le pareva essere Narcissa, si fosse andata a cacciare in quella casa di matti, non poteva essere l’amore! Escluso in partenza: una persona con un minimo di sale in zucca non si sarebbe mai andata a cacciare in un mare di guai solamente a nome di quello stupido sentimento.
 
-I Malfoy sono così- sospirò la donna -Ti colpiscono al cuore quando meno te lo aspetti e poi ti fanno innamorare sempre più. Non accade a tutte le donne che fanno su, poche hanno il coraggio di amarli per ciò che sono veramente, molte altre sono colpite solamente dal fascino esteriore, ma ciò che hanno dentro, i loro sentimenti contrastanti, la loro capacità di stupirti, sono la cosa che più te li fa sentire vicini e distanti al tempo stesso. Sono complicati e poche persone scoprono come decifrare i loro umori alterni, i loro scatti di rabbia apparentemente ingiustificati, la loro scontrosità e i loro silenzi forzati - Hermione la guardava un po’ stranita. Aveva sentito parlare tante donne innamorate, ma questa qua le sembrava particolarmente persa per l’uomo che aveva sposato. Era una donna forte, ma si era lasciata soggiogare completamente dal suo stesso sentimento, com’era possibile provare qualcosa di tanto forte? Soprattutto nei confronti di un Malfoy.
 
-Scusa se ti do del tu, ma sei talmente giovane che mi viene naturale. Vedo che mi guardi un po’ scettica. Non ti sei ancora innamorata, presumo. Ma vedrai che capiterà anche a te e, molto prima di quanto tu possa immaginare, imparerai a rispettare questo sentimento. Personalmente non do mai giudizi quando si tratta di amore, ha molteplici aspetti ed è anche molto capriccioso, credo sia il sentimento più imprevedibile di tutti. Non si può controllare, è così e basta. A volte arriva all’improvviso, così forte da farti male. A volte se ne va lentamente, a volte semplicemente scompare e non lo provi mai più. Ci sono persone estremamente puntigliose che vengono completamente stravolte. C’è chi si innamora anche di più persone in contemporanea e chi sente che sarà “per sempre”. Tu ora mi guardi così, e ti capisco, anch’io pensavo che fossero un mucchio di scemate quando ero più giovane. Ti posso solo dire di vivere la tua vita come hai sempre fatto, senza cercare disperatamente questo sentimento nelle persone che ti sembrano più adatte a te. Arriverà da solo, magari sotto l’aspetto di chi non ti saresti mai immaginata. E ti posso assicurare che, dopo, non vorrai più fare a meno delle sensazioni che ti dona giorno per giorno-
 
Effettivamente per tutto il tempo in cui la donna parlò Hermione si era detta che in quella famiglia tutti, ma proprio tutti, avevano qualche rotella fuori posto. In qualche modo però le parole di una signora così apparentemente ponderata l’avevano colpita. E non poco. Continuava a riflettere su ciò che aveva appena sentito. Quando poi il suo volto pensoso si andò a posare su quello sorridente della donna, accomodata in una poltrona poco distante al letto, non riuscì a evitarsi di ricambiare con un piccolo sorriso.
-Hai qualcosa che ti turba, piccola. Dimmi tutto: cos’è che non ti convince? - le disse la donna, sorridendo incoraggiante. Sotto il penetrante sguardo della donna, ammise -E’ solo che io sono fidanzata… E ho un’altra concezione del sentimento di cui stavamo parlando-
La donna scoppiò a ridere -Mia cara. Non prendere troppo sul serio le parole di una sentimentale come me… Può essere che tu ami alla follia questo ragazzo e poco importa se io, solamente guardandoti in viso, ti ho detto che mi sembra di non scorgervi l’amore per lui- nonostante le parole appena pronunciate dessero poco peso alle precedenti affermazioni, quei due occhi color del cielo continuavano a scrutarla attenti, come a lanciare un messaggio del tutto differente da quello formulato a parole. Era inutile: quella donna era convinta che lei non fosse innamorata di Ron. Infatti di lì a poco arrivò la frecciatina, seppur con un sarcasmo trattenuto -Ragazza mia, sii più sicura di te e dei tuoi sentimenti. Non puoi essere così incerta su ciò che provi, devi essere prima di tutto onesta con te stessa, solo allora le parole di chiunque oserà distoglierti dai tuoi progetti passeranno inosservate sia al cuore sia alla mente! –
 
Hermione annuì piano, ma ora era davvero stufa delle prediche di una donna che non aveva mai visto prima. Forse credere che per la ragazza non ci fosse nessun legame sentimentale a fare da incomodo rendeva ai suoi occhi più fattibile il folle progetto dell’altrettanto folle marito, ma lei non aveva ancora deciso se accettare quell’offerta o meno. E soprattutto aspettava sviluppi sulla spinosa questione “erede”.
-Sa quando le ho detto tutte quelle cose sui Malfoy, su come sono fatti… le mie considerazioni? - Narcissa era tornata a un tono più formale, forse imbarazzata dal silenzio in cui era calata la stanza. Hermione annuì impercettibilmente, degnandola di poche attenzioni, mentre fissava, esasperata e tesa al tempo stesso, la porta, ermeticamente chiusa, dello studio Malfoy. O almeno il piccolo ritaglio di porta che riusciva a scorgere da dove si trovava. -Bene, non volevo spaventarla. So che ora è in ballo questa questione sul figlio che dovreste… mmm… concepire, lei e Draco… e se la consola ho constatato di persona che i Malfoy migliorano, di generazione in generazione, e forse è anche un po’ merito delle madri. In ogni caso Draco è di molto migliore di suo padre- Hermione alzò un sopracciglio, attenta a non farsi vedere. Se Draco era migliore del padre ringraziava il cielo di non essere andata a scuola con Lucius.
-E sicuramente il vostro bambino lo sarà ancora di più!-
 
Hermione tornò di schianto alla realtà. Cosa cosa cosa?!
Il bambino sarà un corno… Perché il bambino non ci sarà proprio!” pensò immediatamente, cercando poi di rendere quel pensiero formulabile a parole che non fossero al 90% imprecazioni. Narcissa la guardò imbarazzata -Insomma, non volevo essere affrettata ma purtroppo conosco bene mio marito… So che non cederà a compromessi tanto facilmente! -
-Signora, le posso parlare da donna a donna?!- chiese Hermione, guardandola tetra in volto.
-Ovviamente- annuì quella.
-Io non penso di voler mettere al mondo un bambino con suo figlio. Mi parla di amore, e forse dovrei essere libera di cercarlo questo sentimento… Ora, mi dica, come faccio a pretendere di provarlo, ammesso e non concesso che non rappresenti già tutto quello che provo ora per il mio fidanzato, quando, non solo dovrei sposarmi per pura apparenza con un uomo che non amo, ma dovrei pure metterci al mondo un figlio assieme! Insomma un figlio è una grossa responsabilità, a qualunque età-
 
 - …e vorrà dire che lo crescerò io, Mezzosangue, cosa vuoi da me?! Tu vivi pure la tua vita in tutta libertà, pensi che io non abbia tentato di far ragionare mio padre? È irremovibile. Un erede serve. Un erede serve sempre, a suo parere! - la voce tetra del biondino si fece largo nella camera, propagandosi dalla cornice della porta dove lo stesso era comparso all’improvviso, non sentito. Entrò con passi misurati all’interno -Salve madre- baciò sul capo la donna e tornò a guardare fisso la riccia, con un odio quasi tangibile. La Grifona ricambiò lo sguardo per qualche frazione di secondo poi, sospirando, tornò a osservare la tappezzeria del muro di fronte a lei.  -Innanzitutto ribadisco che io non ho ancora accettato… - proclamò, ma nessuno sembrò prenderla troppo in considerazione. Narcissa era tutta presa a scrutare con preoccupazione il volto del figlio. Dopo qualche attimo di silenzio, la voce tagliente del biondino decretò -E allora? Scappa, Granger, vai via da questa casa, dimentica la proposta, sposati con Lenticchia… Il mio problema non sei tu, è mio padre! Quello mi vuole far sposare a forza con qualcuno che possa ridare prestigio al nostro nome, e se non sei tu sarà qualcun'altra, magari peggiore, come Lunatica Lovegood! - poi, rivolto alla madre, proseguì -E’ completamente ammattito, dice che vuole fare un favore a me! Il fatto è che pensi solo ai suoi affari, senza preoccuparsi se io ho una fidanzata a cui annunciare “Cara? Ti mollo”, dovrebbe essere un favore A ME! – alzò progressivamente il tono di voce. Urlato ciò, sospirò, si appoggio con la schiena alla parete laterale, incrociò le braccia al petto e chinò il capo, studiandosi i piedi.
 
-Draco - lo chiamò con dolcezza la madre che fino a quel momento era stata in silenzio.
-Draco- ripeté -Lo sai che tuo padre lo fa con le migliori intenzioni. Proverò a farlo ragionare… Vedremo cosa riuscirò ad ottenere, ma prima vedi di non trattare così male la signorina… Mi sembra che sia lei la scelta migliore che tu possa fare… Non so chi sia questa Luna, ma la signorina Granger è educata e determinata… Doti che i Grifondoro e i Serpeverde condividono, perciò trattala con rispetto! - detto ciò si alzò e li lasciò da soli. Il biondo constatò con disprezzo -E così hai conquistato mia madre, i miei complimenti- poi si lasciò cadere sul letto, a debita distanza da Hermione. Le molle cigolarono, rispondendo alla pressione esercitata dal suo corpo con un lieve rimbalzo.  -Fa una dieta, Malfoy! - lo riprese acida Hermione.
-Quando aspetterai nostro figlio sarai tu a sfondare tutti i posti dove andrai a poggiare il tuo culone- rispose lui con tono funereo.   -Io non ho il culone! - fece Hermione, indignata.
-Ce l’avrai quando aspetterai un figlio- fece laconico l’altro, che intanto si era lasciato cadere sulla schiena, guardandola per la prima volta.
 
-Io non ho intenzione di aspettare un figlio a diciott’anni. Ho troppe cose da fare prima! -
 -Tipo convincere Lenticchia che avere un marmocchio tutto vostro sarebbe una cosa ME-RA-VI-GLIO-SA? - scandì l’altro, alzando un sopracciglio -Pensavo che Weasley non volesse bambini per casa. Mi dava l’idea di essere rimasto traumatizzato da tutti i suoi fratelli! - Hermione gli regalò il primo sorriso sincero da quando si erano conosciuti, poi il riso si spense sulle sue labbra e sul suo volto si dipinse un velo di tristezza.
-Infatti- mormorò piano, poi si riscosse -E la Parkinson? - tornò a guardarlo -Pensavo volesse i tuoi figli-
-Pansy vuole altro, da me- il biondo sogghignò, compiaciuto. Poi, notando l’espressione della sua interlocutrice, diede voce alla reale risposta -Ovviamente non a diciott’anni, non penso, nessuno vuole un bambino alla nostra età. E comunque non gliel’ho mai chiesto! – concluse -Cos’è questo, un interrogatorio, Granger? – la sgridò, per smorzare quell’atmosfera troppo confidenziale. Hermione stava ancora ripensando a quello che lui le aveva detto, tanto che non fece caso agli insulti. La Parkinson da lui voleva altro. Ovvio. Ed effettivamente, se solo se ne fosse stato zitto, sarebbe perfino stato possibile considerarne la bellezza, ignorando le sue origini aristocratiche e il suo caratteraccio. Non le era mai capitato di stargli così vicina, su di una superficie morbida e invitante come il letto sul quale erano coricati. O meglio, lui era coricato, con i capelli scarmigliati, l’espressione pensosa ed abbattuta, le braccia incrociate sotto la testa, a sorreggerla.
A Hermione scappò detto -Beh, tu vorresti sicuramente un erede… E non intendo quello che tuo padre vorrebbe da me, parlo di qualcuno degno di essere il nuovo Malfoy, figlio di un legame con qualche famiglia rispettabile-  Draco ridusse gli occhi a due fessure -Io tra qualche anno vorrò un figlio, non un erede, è diverso-
 -E che differenza c’è? –
 
-Se non lo capisci da te, Granger, è inutile che continui a vantarti così tanto dei tuoi risultati scolastici-
-Io non mi vanto assolutamente dei miei brillanti risultati scolastici… - ma lui, dopo averle indirizzato un’occhiataccia, la interruppe -La differenza sta nella madre del bambino. Vorrei avere un figlio da una donna che mi sono scelto, non da quella che mio padre ha scelto per me. Ma se così dev’essere, che mio padre scelga pure la donna, a crescere il bambino ci penserò io. Tu, Mezzosangue, pensa solo a sfornarlo, nel caso fossi interessata all’affare. Lo so che non vedi l’ora di fare la figurina dell’eroina con Pottypotty, portandogli quelle preziose informazioni- detto ciò si alzò e sparì nel corridoio.
 -Sarebbe mio figlio e sarei io a crescerlo! - gli urlò dietro Hermione.
 Odiava quel ragazzo, riusciva a farla sentire inferiore in tutto. La escludeva dai suoi progetti, come se fosse soltanto un’incubatrice, ai suoi occhi. L’incubatrice del prezioso patrimonio genetico dei Malfoy.   
 
A quest’ora sarebbe dovuta essere a casa sua, eppure non aveva idea di cosa fare. Forse l’unica era smaterializzarsi senza dire nulla a nessuno e lasciare che la famiglia Malfoy si occupasse dei suoi problemi senza coinvolgerla. In fondo un plico di fogli con qualche notiziola per Harry Potter, non valeva un figlio con Draco Malfoy. Ma forse una vita in più al mondo poteva salvarne molte altre, le sussurrò un’irritante vocina nella sua testa. Sì, ma chissà che piccolo mostro si sarebbe venuto a creare col sangue dei Malfoy in circolo, si buttò sul materasso come aveva fatto poco prima il biondino e premette le mani sugli occhi fino a quando non iniziò a vedere un caleidoscopio di piccoli flash e puntini luminosi turbinarle davanti agli occhi. Un forte odore di menta le invase le narici ma lei, ormai nel dormiveglia, non si accorse di star respirando il penetrante profumo della fonte di tutti i suoi problemi da sette anni a questa parte.
 
Una mezz’ora dopo un tocco insistente sulla spalla le fece aprire gli occhi svogliatamente, un elfo domestico dalle enormi orecchie e il naso appuntito la guardava curioso. Si alzò portandosi una mano agli occhi, per schermarli dalla luce delle innumerevoli candele. Quanto aveva dormito? Guardò fuori dalle vetrate della camera e vide che non aveva ancora smesso di nevicare e che i piccoli fiocchi bianchi danzavano su uno sfondo color della pece. Sembrava essere notte fonda, ma era semplicemente ora di cena.
-I padroni mi hanno pregato di svegliarla e di condurla nel salone dove verrà servita la cena. Hanno detto di riferirle che se vuole rinfrescarsi il bagno è quello nella stanza accanto e che ci sono degli abiti puliti in quell’armadio. Se avesse bisogno di qualcosa non esiti a chiamare- e l’elfo scomparve in uno schiocco di dita. Hermione ancora insonnolita si chiese “Chiamarti come, esserino? Non mi hai detto il tuo nome! E soprattutto dov’è la sala da pranzo?” poi si trascinò giù dal letto e si diresse fuori dalla stanza osservando il lungo corridoio, illuminato da qualche sporadica torcia infilata nei sostegni alle pareti. L’atmosfera non era molto diversa dalla Hogwarts notturna, le rare volte che si era aggirata da sola oltre l’orario, prima di diventare Prefetto. Solo che in questo, di castello, tutto era molto più angoscioso. Si incamminò esitante, in cerca del suddetto bagno, poco dopo passò davanti a una porta socchiusa, da cui usciva un fascio di luce. Udì e riconobbe la voce di Malfoy e si fermò. Il ragazzo stava parlando qualcuno di non meglio identificato, ma con cui sembrava avere una grossa confidenza.
 
-Capisci? Con la Mezzosangue in persona! E secondo mia madre è stata ancora una fortuna che non ci abbia presi per pazzi e che non sia scappata via come ha sentito la proposta, perché è una ragazza “fine ed educata”. “Quello che ci vuole per la futura sposa di un Malfoy”, ha osato dire! Ma io ho provato a parlarne con mio padre, sai? E lui niente. Non vuol sentire ragioni! “È quello che ci serve”, ha detto. E mia madre che mi ripete sempre che lui mi vuole bene, a modo suo. Sai che ti dico? Ha uno strano modo di dimostrarlo! Io a quest’ora starei con Pansy, tranquillo e beato. Mi spieghi cosa le dico a quella benedetta ragazza, dopo tutte quelle che le ho combinato ai tempi di Hogwarts?! Non mi rivolgerà più la parola, altroché. Mi castrerà, e poi vorrò ridere quando verrà il momento di sfornare il marmocchio! - fece una pausa -Ci pensi? Un piccolo mostriciattolo per la casa, non credo di essere pronto. Dovrei mettere su cantiere con la Mezzosangue, mi dici come è possibile? Bisognerebbe prima poter trovare l’entrata, per poter far crescere qualcosa di vivo lì dentro. Immagino che abbia le ragnatele, da tanto Weasel si sarà impegnato a condurre i giochi. Quella donna è impossibile da ammansire! – Draco stava sproloquiando da interi minuti e non accennava a smettere, ignaro che lei sentisse ogni singola parola. “Le ragnatele, Malfoy, davvero?” pensò Hermione.
 
Sentì anche che l’interlocutore mormorava qualcosa, ma non capì cosa perché era molto più distante dalla porta e parlava con un tono di voce più contenuto -Non sono domande che si fanno ai Malfoy, queste. Se la amo, non siamo fatti per amare, certo è che Pansy… - riprese la Serpe, ma fu nuovamente interrotto e questa volta la riccia avvertì solo qualche spezzone di frase che suonava come “non so quanto affetto si possa provare per il proprio figlio, se il sangue che scorre nelle sue vene è stato contaminato, ma certo sarei presente nella sua vita, potrei sempre correggere con l’educazione quello che la natura avrebbe corrotto” e poi qualche movimento. Temendo che il Principino di casa e il suo misterioso ospite si stessero avvicinando alla porta, decise di allontanarsi in fretta. “Brutto Furetto! Ti tirasse sotto una macchina!” non si esimette dal pensare. Allontanandosi lo sentì infierire ulteriormente -Il peggio sarebbe condividerci il letto, l’hai vista quando dorme? Sbava! – Hermione si portò una mano alla bocca, lei non sbavava assolutamente. Forse un pochino. Ma non era affare di quella Vipera, non avrebbero mai e poi mai condiviso lo stesso letto. E poi, perché la guardava mentre dormiva? Quello era stalking, era da denuncia. Certo, non ci si vedeva molto ad andare in una stazione di polizia Babbana a denunciare l’erede di una nobile casata di maghi per averla osservata dormire. Ma si sarebbe vendicata, in particolare modo per quello che aveva detto sul loro ipotetico figlio.
 
Si era allontanata di un paio di passi appena, ma sentì che nella stanza le voci ancora si rincorrevano e tese l’orecchio per origliare un altro poco -E adesso che farai? - questa domanda era riuscita a sentirla chiaramente, era troppo curiosa per dare ascolto al buonsenso e allontanarsi definitivamente da lì, prima che la scoprissero. -Adesso cercherò di parlare ancora con mio padre… E’ assurdo che proprio lui che mi ha inculcato tutti i valori dei Malfoy possa accettare, anzi no, decidere, di avere un bastardo come nipote… Insomma se avesse saputo quante figlie di Babbani mi sono scopato a Hogwarts sarebbe andato fuori di sé! E ora vuole che ci faccia addirittura un figlio, che me la sposi! Te lo dico io: si è completamente ammattito da quando Pottypotty e la sua combriccola hanno fatto fuori quell’esaltato del Lord Oscuro! Almeno finché c’era lui si viveva bene, con dei principi… Ora è tutto lasciato al caos… Meno male che ci sei tu… - ma Hermione non seppe mai quale fu il nome del confidente di Malfoy, perché l’elfo di prima pensò bene di riapparire proprio in quel momento, intimandole di sbrigarsi se non voleva far aspettare i “signori padroni”.
 
Quando scese nella sala da pranzo la signora Malfoy la guardò compiaciuta. Si era cambiata i vestiti che aveva indossato per venire nel covo del nemico, ormai umidi di neve e stropicciati per la dormita fuori programma, nonché per la sudata che si era fatta collassando di colpo fra le braccia di Malfoy, ed ora era avvolta da uno degli elegantissimi abiti che Narcissa le aveva messo a disposizione. Era un abito leggero, di un lucidissimo grigio scuro, le arrivava al ginocchio, fasciandola fino alla vita e poi ricadendo, morbido, in tante pieghe. Non troppo scollato e con le corte maniche a sbuffo. Sotto aveva indossato un paio di pesanti collant neri e un paio di scarpe col tacco che la alzavano di qualche centimetro, la collana di sempre, un regalo di sua madre che restava purtroppo quasi sempre nascosto dai maglioni, le penzolava tra i seni. Con un piccolo incantesimo mormorato a fior di labbra, sotto gli occhi increduli di quel piccolo elfo che era rimasto per assistere alla sua trasformazione in onore della serata, aveva raccolto i capelli in un’acconciatura semplice, pratica ed elegante. Si sistemò impacciata e si avvicinò di un altro paio di passi alla tavola imbandita, attorno alla quale stavano i coniugi Malfoy, col figlio e Blaise Zabini. Ecco di chi era la misteriosa voce che le era parso di riconoscere ma che, troppo ovattata, quando era giunta alle sue orecchie, non era riuscita ad abbinare a nessuna faccia conosciuta.
 
Adesso, di fronte a loro, si sentiva osservata, come se fosse nuda. Un’orribile sensazione, per la verità. Il signor Malfoy aveva stampato in faccia un ghigno compiaciuto. E la fanciulla notò con crescente imbarazzo di essere soppesata ad ogni movimento che compiva, il ché aumento il suo disagio. Fortunatamente Narcissa si alzò per venirle incontro in un turbine di velluto nero, dando, accidentalmente, una gomitata al marito. Con un sorriso gioioso le prese le mani, arretrando di qualche passo e allargando le braccia, per ammirarla meglio. La ragazza di sentì in dovere di mormorare -Spero che non le dispiaccia se ho approfittato della sua offerta e mi sono messa addosso qualcosa di un po’ più adatto! -
La donna scoppiò in un’allegra risata -Ragazza mia, ha presente cosa vuol dire crescere con due sorelle che ti rubano tutto ciò che hai di bello nell’armadio? Oramai sono abituata ai prestiti, persino quelli fatti alle fidanzate di mio figlio. Anzi, soprattutto a loro! Perciò perché mai non dovrei prestare qualcosa di elegante a una signorina tanto educata? -
 
Detto ciò l’accompagno a tavola, lasciandole la mano all’ultimo e tornando a sedersi al suo posto, a capotavola. Di fronte a lei c’era il marito, e sui lati era apparecchiato per i giovani, Malfoy Jr condivideva il suo lato di tavolo con Blaise e lei li fronteggiava, essendo, il suo coperto, stato sistemato in maniera più centrata, in prospettiva dei loro. Blaise le sorrideva, incoraggiante come la signora Malfoy, e, quando si accorse di essere guardato, le fece un piccolo cenno con la testa. Hermione spostò gli occhi su Draco.
Notò che il coetaneo era estremamente concentrato sulla sua scollatura, Blaise si schiarì la gola e l’amico, riscossosi, prestò un improvviso, quanto insolito, interesse per il mobilio schierato con eleganza sulla parete di fondo, alle spalle della ragazza, sebbene fosse semi-avvolto dall’oscurità che avvolgeva i confini lontani dal salone. Alla luce delle candele che illuminavano gli eleganti piatti di porcellana e che si riflettevano sul vetro dei calici, il biondino agguantò a tentoni un bicchiere ricolmo di vino e ne ingollò in un sol sorso il contenuto. Quando si voltò nuovamente verso di lei aveva un sorrisetto impertinente sulle labbra, stemperato dagli occhi liquidi e vagamente arrossati. Era da quel pomeriggio che beveva senza interruzioni. Come facesse Narcissa a vivere con due simili deviati ubriaconi fu ciò che Hermione si sarebbe domandata per sempre.
 
Per tutto il resto della serata la conversazione fu portata avanti da Lucius e per Hermione fu, in un certo senso, un sollievo. Non le andava di discutere ancora del loro contratto in sospeso, Malfoy Jr, d’altro canto, sembrava altrettanto poco collaborativo, aveva evitato accuratamente di proferire parola o di guardarla negli occhi per tutto quanto il tempo che ci era voluto perché le numerose portate venissero consumate una dopo l’altra. Come facevano ad essere così atletici con tutto il cibo che ingoiavano? si domandò la Grifona, osservando la Serpe e il suo compagno di Casa. Ma si rese ben presto conto che la stessa domanda le nasceva spontanea osservando, al tavolo della Tana, i viaggi compiuti dal cibo, dal piatto di portata alle scodelle di Ronald e Harry. Le due rapide occhiate che il biondino aveva azzardato a qualcosa che non fosse un utensile, erano state indirizzate alla riccia, ma non erano risalite più in su del suo collo. Meno male che solamente mezz’ora prima l’allupato, il quale ora stava cercando di quantificare quale fosse il tasso massimo di alcool che il suo organismo fosse in grado di reggere, si stava lamentando di quanto gli avrebbe fatto schifo toccarla, o anche solo guardarla dormire. Ora, invece, sembrava starsela mangiando con gli occhi al posto delle pietanze servite in tavola. La riccia lanciò uno sguardo alla padrona di casa, ma questa stava osservando il figlio con aria divertita, e, con lei, Zabini. Malfoy Senior, prima compiaciuto, ora era troppo preso dai propri sproloqui. Fu davvero una lunga cena, e la vista degli elfi domestici-camerieri non la rasserenava certamente.
 
 Avendo terminato, Lucius si alzò da tavola, porgendo le sue scuse più formali ed adducendo che doveva andare a ricevere un ospite. Poco dopo anche gli altri commensali, terminato il dolce, si alzarono da tavola. Draco fu il primo ad allontanarsi senza una parola, Narcissa invece si alzò in tutta calma, posando il tovagliolo che teneva in grembo vicino al piatto e scrollandosi con la mano briciole invisibili dal vestito -Ero preoccupata- annunciò -Per tutta questa storia, soprattutto perché mio figlio mi sembra molto legato alla piccola Pansy- Hermione si voltò sorpresa, effettivamente non aveva mai saputo cosa pensassero i genitori di Draco della sua eterna ragazza. A scuola erano tutti convinti che si sarebbero sposati, certo nessuno avrebbe azzardato così tanto, con l’immaginazione, da credere che la possibilità d’una cosa, come quella che stava avvenendo, potesse realmente presentarsi all’orizzonte.
 
La donna stava proseguendo, per l’appunto dicendo -E poi mi sento in colpa nei suoi confronti. Nei confronti di Pansy, voglio dire. Quella povera ragazza mi è sempre sembrata molto presa da mio figlio, c’è voluto tantissimo tempo per cercare di convincerlo a trattarla con un po’ più di rispetto, e sono dell’idea che mi abbia tenuto all’oscuro di gran parte delle occasioni in cui ha avuto modo di ferirla. Io, quello che ho saputo, l’ho scoperto quasi per caso, ma non fatico a immaginare come possa comportarsi Draco lontano dalla mia supervisione… Basta ricordarsi com’era… com’è- si corresse, in una smorfia -suo padre! E quella ragazza è sempre stata tanto presa da non osare fiatare, almeno fino a qualche tempo fa. Ora che stanno insieme, invece, sembra abbia tirato fuori un po’ di grinta… In ogni caso sarà un duro colpo, poveretta, sia che accetti di… diciamo, dividere… Draco con te, sia che decida di mollarlo- si riscosse, colta da un nuovo pensiero -Sai che c’è? - le disse, come se lei davvero avrebbe potuto prevedere la sua prossima affermazione.
Stava raccogliendo le briciole sparse per la tavola, accatastandole in un piccolo mucchietto accanto al piatto, per dimostrare come fosse molto più concentrata e interessata a quell’inutile occupazione, che ad ascoltare il resoconto delle relazioni sentimentali del giovane, con annessa opinione materna al riguardo. Narcissa, intanto, si era presa la libertà di continuare per proprio conto -Non ho mai capito se fosse veramente innamorata di mio figlio, o no. Insomma, penso che la persona con cui condividere tutta la sua vita, quella ragazza, non l’abbia ancora trovata… Draco è il suo primo amore, ma entrambi devono ancora trovare la persona giusta- decretò. Hermione iniziava a irritarsi: perché questa donna dava pareri, giudizi e consigli non richiesti su tutto e tutti? Perché la coinvolgeva? Lei non avrebbe dovuto sapere niente di tutto ciò che le andava dicendo, si sentiva incredibilmente “sporca” a ficcare il naso nella vita privata di Malfoy e della Parkinson, soprattutto perché quell’argomento iniziava a interessarle. Provò pena per sé stessa, e anche per Faccia-di-Carlino-Parkinson, protagonista di discussioni sulla sua vita privata tra persone a cui non avrebbe dovuto riguardare. O meglio, a lei sarebbe apparentemente riguardato di lì in avanti. Forse.  
 
-Scusa, ti sto mettendo a disagio- sorrise benevola la signora –Il fatto è che a stare sempre in queste quattro mura sono diventata una gran chiacchierona, avendo un unico figlio maschio… Sto letteralmente approfittando di te. Ora inizia pure ad andare in sala, vi raggiungerò appena avrò finito di sparecchiare. E dimentica pure tutto ciò che ho detto, molto probabilmente la mia coscienza è inquieta. Voglio molto bene a Pansy, conosco i suoi genitori, brave persona, ma educate alla vecchia maniera, molto fredde. Quella ragazza è diventata un po’ come una figlia, è un’ospite fissa e vorrei il meglio per lei. Vorrei che non avesse da soffrire. Beh, ora vai, cara- detto ciò le fece un gran sorriso, prendendole i piatti dalle mani -Non stupirti se in questo castello d’altri tempi sono io a portar via i piatti da tavola, ovviamente ci pensano gli elfi a lavarli e a pulire il pavimento e le tovaglie, ma rimanere in cucina, immersa nel silenzio, è una cosa che mi dà il tempo di riflettere. Draco ora è un uomo, qualche volta me ne dimentico. Non ha più bisogno che qualcuno lo accudisca o si intrometta nei suoi affari- e, dicendo ciò, uscì dalla stanza attraverso una porta, alla quale si era avvicinata, portando con sé la piccola pila di piatti che teneva per le mani.
 
 Fece per incamminarsi, quando la donna sbucò di nuovo dall’angolo in cui era svanita -Ancora una cosa, cara, anzi, due! - La riccia alzò gli occhi al cielo “Dio, che incubo!” pensò, -Si? - chiese poi educatamente.
-Sono preoccupata per Pansy, ma tu mi stai diventando incredibilmente simpatica. Non mi dispiacerebbe averti come nuora, sono poche le ragazze sincere come te, hai l’animo buono e quasi mi dispiace darti in pasto a quel cuore di ghiaccio che è mio figlio! In ogni caso volevo ringraziarti per la chiacchierata, in futuro saprò contenermi. Alle cene di gala non ci si può mai addentrare nei propri problemi famigliari, devi dare l’impressione che la tua vita sia una favola perenne, te ne accorgerai, se mai i piani di Lucius andranno un’altra volta in porto. E poi volevo dirti che quel vestito ti sta troppo bene, devo assolutamente regalartelo! -
-Cosa?!- chiese Hermione, che rimaneva ogni volta colpita dalle mille sfaccettature di questa donna, che si rivelava sensibile, materna, determinata, innamorata, esasperante, sola, schietta, tutto assieme. Una sola cosa era certa da quando era entrata lì dentro: quella donna aveva urgente necessità di una costante presenza femminile nella propria vita, e realizzò che quella costante avrebbe potuto anche essere lei.
 
-Non prenderlo come un modo per corromperti, o comprarti. Un abito non vale la decisione di una vita, io stessa non saprei che fare al tuo posto. E anche Draco mi sembra molto spaesato. Comunque sia, sarà il nostro piccolo segreto. Penso ti risalti molto, qualcuno qui non riusciva a toglierti gli occhi di dosso! – comprendendo di averla presa alla sprovvista, proseguì -Non l’ho mai visto buttar giù tanto alcool quanto stasera- stava parlando, molto evidentemente, del proprio figlio, e aggiunse -Anche se non mi preoccupo più per il suo fegato da anni, ormai. Chissà quanto diamine beveva durante quei festini che faceva nei sotterranei ad Hogwarts… Fuma di nascosto e pensa che non me ne accorga, sento l’odore già a dieci metri di distanza. Mi sto di nuovo perdendo in chiacchiere, tu prendilo ok? - e le fece un occhiolino, sparendo nuovamente alla sua vista. Hermione, attonita, girò su sé stessa e, come in un sogno, si allontanò da quella stanza, prima che Narcissa ci ripensasse e la travolgesse nuovamente col suo incessante flusso di parole.
 
 Fatti pochi passi in corridoio, si sentì afferrare per un braccio e trascinare contro il muro alla sua sinistra, o meglio, contro Draco Malfoy che stava appoggiato al muro alla sua sinistra.  -Mezzosangue, un avvertimento- la minacciò, con la voce impastata -Non origliare più le mie conversazioni quando gironzoli per i corridoi accompagnata dai tuoi amici elfi, tutto chiaro? – Il suo alito caldo le solleticava la guancia, sapeva di alcool. Se avesse alzato gli occhi ci avrebbe visto doppio, per tanto erano vicini, perciò focalizzò sul petto di lui che si alzava e abbassava un pelo troppo velocemente, sotto il maglione di lana nera che aveva indossato per la cena. Sembrava più alterato di quanto avesse voluto mostrarsi, il suo volto solitamente pallidissimo, era sorprendentemente rosato sulle guance e gli occhi erano ancora più vacui di quando avevano iniziato a cenare. Eppure sembrava pienamente consapevole delle proprie parole, anche se la mano che le aveva stretto il polso, attirandola a sé, non aveva ancora mollato la presa, che si era, anzi, dolorosamente stretta. La Grifondoro fece mente locale su quanto avesse bevuto lei per sentirsi così innaturalmente tranquilla in una situazione come quella, a un palmo di naso da un Malfoy più minaccioso e determinato del solito, che aveva rotto le barriere del contatto fisico, erette fra loro lungo sette anni di scuola, per l’ennesima volta, quel giorno.  -Furetto, mi stavi aspettando per caso? - domandò, con aria di sfida. Quasi non riconobbe la propria voce.
 
-Non ti pare ovvio? - rispose lui con una smorfia, dopodiché si allontanò con passo felpato, lasciandola sola, addossata a una parete, a guardarlo svanire nel buio e a ripetersi che, si, stava aspettando lei. Il cuore le batteva veloce e gli zigomi le si erano imporporati, scuotendo la testa, si incamminò lungo la stessa strada percorsa da lui pochi minuti prima e, ripetendosi che la sua reazione era semplicemente dovuta alla paura che le aveva fatto prendere quel cretino, tentava di ignorare l’insistente, fastidiosa vocina nella sua testa che le faceva presente non si era mai sentita tanto al sicuro quanto pochi istanti prima, mentre lui le teneva stretto il polso e l’unico rumore che sentiva era quello dei loro respiri.
 
* * *
 
Data di pubblicazione: 06/02/2009
Edit: 20/06/2015

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Capitolo 4
*** Notte al Maniero ***


4. Notte al Maniero
 
Sicura. Come poteva Hermione Granger sentirsi sicura a un centimetro dal naso di quella Serpe. Doveva dare più peso alle parole. Ora si sentiva incredibilmente spaurita nel percorrere quel lungo corridoio, dalle pareti in pietra imponenti ed incredibilmente umide, nonostante i quadri e gli arazzi che le ricoprivano. Gli enormi finestroni alla sua destra facevano intravedere una luna semi-nascosta da nuvoloni carichi di pioggia e tutta l’atmosfera mancava di rassicurarla. Si sentiva agitata, iniziava a pensare di aver vissuto davvero troppe emozioni per quella sola giornata. Le piccole torce magiche agganciate alle pareti contribuivano a rischiarare malamente il rudimentale pavimento dove camminava svelta, producendo un lieve scalpiccio coi tacchi.  Si stava dirigendo verso l’ipotetico salone che immaginava essere in fondo a quel corridoio, dove aveva visto sparire la Serpe. Sperava solo non ci fossero diramazioni, perché proprio non avrebbe saputo come raccapezzarsi. Fortunatamente non esisteva nulla del genere, il lungo corridoio compiva un angolo e svoltava a sinistra, ma offriva anche alla vista due ampie e pesanti porte in legno, dietro alle quali sicuramente era sparito Malfoy. Si fece coraggio e spinse con forza una di queste, constatando che i cardini perfettamente oliati giravano senza nessuna apparente fatica, si spore col busto per sbirciare all’interno, facendo timidamente capolino con la testa e vide che tutti i presenti erano radunati su poltrone e poltroncine ai piedi di un caminetto, dove scoppiettava un invitante fuocherello. Le fiamme sembravano quasi mutare di colore e ben presto divennero color turchese, viola scuro e verdone, facendo sì che la riccia lo identificasse come un Fuoco Magico, simile per certi versi ai fuochi fatui che da piccola l’avevano sempre molto affascinata. Tutti gli occupanti della stanza si erano voltati ad osservarla, zittendosi.
 
Ora immaginatevi una stanza enorme, grande quanto più vi è possibile delinearla con chiarezza nella vostra mente, uno di quelli stanzoni degni di una Reggia, con innumerevoli quadri dalle cornici d’oro massiccio appesi alle pareti e un susseguirsi di tappeti che non lasciano quasi intravedere il pavimento. Antichi mobili lavorati, intarsiati e impreziositi da piccoli disegni ottenuti con qualche strumento simile all’aerografo Babbano, o forse grazie alla magia. Alle pareti erano appesi non solo ritratti, ma anche pesanti specchi, che riflettevano i visi cupi, austeri e indagatori di quelli che sembravano essere gli avi di una grandissima dinastia di Purosangue. Anche gli abitanti dei quadri si voltarono, al suo ingresso. Hermione fece qualche timido passo all’interno della stanza, respirandone la sontuosità e la decadenza, come se fossero profumi. Non vi era polvere a terra ma i bordi dei tappeti erano consunti, i quadri avevano toni più scuri degli originari colori pastello e alle volte v’era qualche vuoto che indicava l’assenza di questo o quel dipinto, altri erano privi del personaggio originariamente ritratto al loro interno. Cercò di concentrarsi esclusivamente sui quattro uomini che aveva davanti, ignorando le decine d’altre figure che scambiavano bisbigli da una parete all’altra, e già così si sentì parecchio in soggezione. Non vedeva l’ora di avvicinarsi al fuocherello e di essere riscaldata, ma soprattutto di uscire da quell’inquietante angolo d’ombra in cui era immersa; allo stesso tempo sperava di far durare quel breve tratto il più a lungo possibile. Sembrava si dirigesse verso un piccolo patibolo personale, e non aveva idea di cosa sarebbe successo una volta che avesse raggiunto quei quattro. La tentazione di smaterializzarsi a casa propria era molto forte, purtroppo sapeva di non disporre di energia e tecnica sufficienti per un viaggio tanto lungo. Quelli intanto non davano cenno di riprendere qualunque fosse la discussione che li aveva tenuti impegnati fino al suo arrivo.
 
-Ehm… Salve- disse, accennando un timido movimento della mano.
Quando fu abbastanza vicina per scorgerli in volto, vide Blaise Zabini sorriderle, accomodato sul bracciolo di una poltrona, in cui sedeva Draco. Dopodiché venne distratta da un uomo, a lei sconosciuto, che si alzò dalla poltrona posizionata lì di fronte, porse cordialmente i propri saluti e, richiamato un elfo domestico perché gli portasse tuba, bastone e mantello, la abbandonò al suo destino in compagnia dei due coetanei e di Lucius. Mentre Hermione rimuginava sulle implicazioni che la sua presenza avesse potuto avere sulla fuga dello sconosciuto individuo, Blaise continuava ad osservarla, perfettamente a suo agio e molto divertito. Lucius, da quando si era convinto che lei avrebbe accettato la proposta fattale, continuava a riservarle uno sguardo compiaciuto, che non contribuiva a rilassarla. Il giovane Malfoy, invece, non lasciava intravedere nessuno dei pensieri che sicuramente gli stavano ronzando per la testa, per una frazione di secondo, nel vederla fare il proprio ingresso, aveva permesso ad un’espressione vagamente seccata di palesarsi sul suo volto, ma per il resto del tempo mantenne solo un atteggiamento altezzoso ed annoiato. Non disse niente.
 
Blaise le posò una mano sulla spalla nuda, facendola sobbalzare e ridendo, senza cattiveria, della sua tensione. Lucius si era mosso per andare ad occupare la poltrona lasciata libera dal suo ospite, con un piccolo ghigno che tradiva volontariamente il suo divertimento, la invitò a sedersi dove preferiva. Non le risparmio neppure il solito “mia cara”.  -Prego, mia cara, si accomodi dove meglio crede-
Zabini con un risolino, intervenne a risolvere la questione, dirigendosi verso un angolo buio al capo opposto della stanza, da cui trascinò fuori, e poi fin davanti al cammino, una terza poltrona. Draco, al trambusto prodotto dal compagno, proruppe in una smorfia di dolore, affondando la fronte contro il palmo d’una mano, e riprese l’amico con tono infastidito -Blaise, potresti, per piacere, usare la magia? –
-Ho fatto- concluse quello, con grande soddisfazione.
Sotto gli occhi di Hermione, ch’era rimasta ad osservarlo per tutto il poco tempo necessario, si accomodò sul morbido cuscino che ne copriva la seduta. La Grifona, sconcertata, ebbe il tempo di formulare un indegno pensiero, che comprendeva perlopiù insulti indirizzati a tutti quanti gli occupanti della sala “crederanno mica che mi sieda in braccio a uno di loro?”, si domandò allibita e schifata. Poi Zabini batté un paio di colpi leggeri sul bracciolo della propria poltrona, per richiamare la sua attenzione e lasciarle intendere che si aspettava lei si appollaiasse lì. Un po’ di malavoglia, obbedì, in silenzio. Trasalì nuovamente quando la mano fresca di Zabini si poggiò leggera e noncurante sul suo fianco, avvolgendole i fianchi con una presa decisa. Era per caso diventata il giocattolino preferito delle Serpi nel giro di un giorno soltanto o quello era il trattamento standard per qualunque malcapitata donna varcasse la soglia di uno dei posti che erano soliti frequentare? si chiese.
 
Blaise era un bel ragazzo, più alto di Malfoy, scolpito ma non eccessivamente muscoloso, scuro di capelli e con due occhi profondi. Possedeva molte doti che andavano al di là della semplice bellezza, sapeva ascoltare e dialogare, era sicuramente una persona paziente per aver sopportato così a lungo tutte le altre, ben più rozze e impulsive, Serpi. Soprattutto, raramente esprimeva giudizi, anche se si trattava di discendenze o case di appartenenza. Era l’unica persona sincera con Malfoy, l’unica che lui rispettasse, il suo migliore amico e più grande confidente. Hermione aveva avuto modo di scambiarci qualche parola di rado, e in quei casi Zabini l’aveva trattata con grande cordialità, arrivando a chiamarla per nome e provocando grande gelosia nel rosso fidanzato della ragazza, che, un po’ a giusta ragione, diffidava soprattutto della fama di playboy che vantavano i più attraenti Serpeverde. Certo Hermione non era rimasta del tutto indifferente al suo fascino, e usciva da quei brevi incontri sempre un po’ stordita, un effetto che imputava al disorientante binomio “Serpeverde amichevole”. Ma rincuorava sé stessa, pensando che, a differenza di Ginny, lei non si era mai interessata alle beltà color verde-argento, e in particolare, sempre a differenza di Ginny, non le era mai capitato di rimuginare sui suoi incontri con Zabini, più a lungo del tempo necessario a svoltare l’angolo. Tutte le ragazze della scuola sapevano che per quanto “avvicinabile” potesse sembrare Blaise, rispetto ai suoi pari, apparteneva comunque alla Casa di Salazar e abbondava di vizi, primo fra tutti la vanità. Poi il tagliente sarcasmo, che lo rendeva tanto amico di Malfoy, e che talvolta non aveva mancato di usare contro Ronald o Harry. Inoltre, il lato caratteriale più spiccato e pericoloso era la sua promiscuità, i festini proibiti, le bevute, le nottate di pure follia nei sotterranei, le relazioni parecchio peccaminose con qualunque studentessa decidesse di concederglisi (e non erano poche) e chissà cos’altro. Quella mano sul suo fianco pareva bruciare, la distraeva da qualunque altra cosa. Si domandò se era uno dei giochetti da pervertiti delle Serpi, qual era il gioco, qual era la scommessa? Quale la posta? Rabbrividì, forse era lei, la posta in palio.
 
Lucius stava giusto rompendo il silenzio, raccontando di come Zabini fosse aggiornato su tutti gli eventi della giornata. -Volevo un parere sincero e disinteressato da qualcuno che vede il mondo ancora con occhi giovani, per questo ho fatto in modo che il caro Blaise si presentasse al maniero in tempo per la nostra prima cena di famiglia- Hermione rabbrividì, Blaise se ne accorse e alzò la testa verso di lei, stringendole il fianco con delicatezza, come volesse ricordarle la sua presenza. Ottenne l’effetto sperato solamente in parte, Hermione cercò di mantenere l’autocontrollo, ma ancora sentiva estranea quella mano, seppure il calore che le trasmetteva non fosse del tutto spiacevole. Il moro, dal canto suo, non sembrava per niente a disagio, neppure in presenza di una persona dai modi tanto illustri e distinti qual era Malfoy Senior. Sembrava fosse abituato ad avere intorno il padre dell’amico, e per quanto ne sapeva lei poteva anche essere così.
-Io dico che sarebbe un esperimento interessante e redditizio per entrambe le parti in causa- si decise a dire Blaise ed Hermione, nuovamente, lo guardò, con espressione ferita.
-Certo. Ci sarebbe un po’ da discutere sulla faccenda del figlio, Draco non mi sembrava molto d’accordo, e penso che nemmeno la signorina Granger vada matta all’idea… Ma per il resto mi sembra ok- proseguì.
Hermione appurò che Zabini non avesse idea di che cosa significasse “tutto ok”. Nulla era okay.
 
Valutò la possibilità di mettersi a strillare e protestare, non voleva il parere di nessuno, tutte quelle persone le stavano confondendo le idee, e forse lo scopo era proprio quello. Lei voleva pensarci. Sposarsi. Non era una decisione da prendere così su due piedi, per non parlare del puramente ipotetico figlio. Brontolò. -Aspettate, io non ho deciso ancora niente, intesi? Tra poco dovrò riprendere la mia vita di sempre ad Hogwarts, frequentare le lezioni, preparare gli esami… Come farei ad organizzare un matrimonio? Mi rovinerebbe l’intera media scolastica, la carriera, la vita! Come potrei cercare un lavoro se devo badare alla casa e partecipare alle feste e alle cene? –
 
-Pensavo che un marito, una catapecchia e qualche nidiata di pargoli fossero il tuo sogno- celiò Draco, aprendo becco per la prima volta da quando lei lo aveva docilmente seguito in quella stanza, invece che tentare la sorte nell’intrico di corridoi per ritrovare la camera degli ospiti in cui aveva riposato prima di cena. -Hai poco da ridere, caro il mio Furetto Platinato, se tutto questo dovesse prendere vita ci saresti di mezzo anche te, non dimenticarlo! - lo fulminò Hermione, facendolo zittire di botto. Zabini sogghignò dietro a una mano, al sentire quell’insulto. Hermione si rese conto di aver esagerato, essendo un’ospite ed essendo stata trattata con riguardo. Diventò paonazza, col compiacimento evidente di Draco, e d’un tratto gli parve che sull’intero edificio fosse calato l’abbraccio della più afosa fra le estati. Moriva di caldo. Guardò verso il fuoco, ma si accorse che continuava a scoppiettare tranquillo e contenuto, nessuno lo aveva ravvivato.
 
-Ragazza mia, se tu fossi la moglie di un Malfoy non avresti bisogno di lavorare- cercò di ingentilirsela Lucius, era incredibile quanto affabile diventasse quando tentava di perseguire un obbiettivo. Hermione aveva il sospetto che tutta quella disponibilità fosse l’anticamera della più bieca vendetta, se le cose non fossero successivamente andate secondo i suoi piani. Ebbe paura.
-E se proprio sentissi la necessità di renderti utile, per così dire, potresti trovare lavoro in un battibaleno, con le mie conoscenze – la rincuorò.
-Mi permetto di interromperla signor Malfoy- si intromise Zabini -Ma non penso che la nostra Hermione accetterebbe di rubare il posto a un povero mago qualunque, che ha raggiunto un eccellente risultato nel proprio campo con le sue sole forze. La Granger è una ragazza onesta che ama ottenere solamente ciò che le spetta e che può dire di meritare. Mi sbaglio? – le chiese, con un magnifico sorriso stampato in volto. La Grifoncina davanti ai suoi occhi limpidi e alla sua padronanza della situazione, si imbarazzò, limitandosi ad annuire. Draco, che osservava la scena, si sporse lentamente verso un tavolino lì vicino e, agguantato un grosso bicchiere pieno di un liquido scuro, trangugiò il contenuto in un paio di sorsate.
-Smettila di bere, figliolo! - lo rimproverò una voce di donna, mentre Narcissa si faceva largo e raggiungeva la piccola cerchia di persone, andando ad accomodarsi sul bracciolo della poltrona occupata dal marito. Riservò un’occhiataccia al figlio che, con gesto meccanico, mise a posto il bicchiere. Vuoto.
 
 
  * * *
 
 
-Signorina Granger, ora mi deve una risposta- dichiarò Lucius dopo mezz’ora di animata discussione, durante la quale la riccia e il giovane Zabini si erano scambiati qualche occhiata complice, che non era passata inosservata e aveva provocato un evidente nervosismo nel capo famiglia. Hermione venne colta di sorpresa -Aveva detto che avrei avuto del tempo per pensarci… -
-Lo so. Ma sono impaziente di conoscere la risposta-
-Io… Io proprio non saprei… - balbettò.
Lucius volse lo sguardo al figlio, che, dopo essersi trattenuto per qualche tempo, aveva ripreso a sollazzarsi con vino di ottima qualità ed annata e di non pochi gradi, senza più smettere. Stava per sposare un alcolizzato? Questi, con gli occhi vacui e l’aria imperscrutabile (forse perché aveva smesso di pensare razionalmente già da un po’), appariva stanco e leggermente insofferente. Rivolse uno stanco gesto della mano verso i genitori e con la voce leggermente alterata, ma pur sempre ghiacciata, biascicò -Non me ne frega niente. Se questo è il vostro desiderio, Padre, che sia: sposerò la Mezzosangue e ci farò una nidiata di bambini, se ciò può renderti contento. Basta che ora mi lasciate dormire in pace- e, alzandosi a fatica dalla sedia, si allontanò diretto verso la porta, infilando, una volta uscito, una rampa di scaloni di marmo poco lontano. Zabini soffocò a stento le risa, mentre Hermione lo guardava uscire senza poter credere alla resa incondizionata che aveva udito. Vendersi per quattro ore di sonno, al prezzo di una sbornia, questo era l’esatto momento in cui Draco Malfoy aveva toccato il punto più basso della sua intera carriera di essere umano privo di raziocinio.
 
-La mia risposta rischia invece di divenire un “no” se non mi lasciate il giusto tempo per pensare, e a quel punto non tornerei più indietro, sia chiaro- minacciò con una sicurezza che non capì da dove mai provenisse. Poi si alzò da dov’era rimasta fino a quel momento, scoprendo di avere tutti i muscoli indolenziti, e fece per dirigersi fuori dalla porta. Blaise si alzò con lei e, asserendo di essere molto stanco, annunciò che si sarebbe ritirato anche lui, assieme agli altri. La raggiunse rapidamente e, con lei, si diresse alla massiccia scalinata. Sulla faccia aveva dipinto un sorriso sornione.  -Quale pensi sarà la tua risposta definitiva? - le chiese, sinceramente incuriosito. -Non ne ho idea- sospirò lei, accorgendosi di aver abbassato tutte le sue difese, alla presenza di lui soltanto, privo del suo seguito.  -Pensaci bene, mi raccomando. Draco è un partito rispettabile, e un’occasione come questa non capita tutti i giorni, so che il tuo contributo potrebbe essere essenziale per l’Ordine. E poi è l’opportunità per un matrimonio migliore di tanti altri-
-Allora perché mi scoccia sia capitato proprio a me? - proruppe la Grifondoro, prima di assumere un tono più cauto, che tradiva la stanchezza, nel confessare -Lo so quel che è importante per Harry, per gli Auror…  Solo che si tratta della mia vita, della mia intera vita a fianco di una Serpe che mi odia-. Il moro ignorò le sue proteste e, prima di precederla nel salire le scale, constatò -Non penso ci sia niente di meglio in giro, soprattutto dopo la guerra, ad eccezion fatta per me- le ammiccò e svanì velocemente in cima alla scalinata e nel buio in cui erano immersi i corridoi che intravedeva riprendere il loro groviglio là in cima.
 
Fortunatamente trovò la camera degli ospiti al primo colpo, si struccò velocemente, lasciò cadere i morbidi ricci sulle spalle, si sfilò il prezioso abito, sistemandolo nell’armadio come l’aveva trovato, e fece materializzare un pigiama. Si stese sul letto, chiudendo gli occhi con un gran malditesta, si addormentò quasi istantaneamente, ben decisa a tornarsene a casa di prima mattina, non appena avesse riacquistato un po’ di energie. Quando si svegliò, però, lo fece quasi di soprassalto, col cuore a tremila. Si sentiva osservata e voltandosi notò un’ombra scura nel buio della stanza, seduta sul bordo del suo materasso. Non capiva se era di schiena o se era voltata verso di lei, ma non fece nemmeno in tempo a formulare la domanda nella sua mente che già stava lanciando un acuto e del tutto spontaneo grido.
-Calma, calma! Sono io- l’estraneo, che aveva la voce di Zabini, e che probabilmente era Zabini, si portò le mani all’altezza del petto, coi palmi rivolti verso di lei, come a volerla rassicurare, e i suoi contorni divenivano già più definiti nel buio. La ragazza si tirò su a sedere -Zabini? - ripeté -Che ci fai qui? -
-Borbottavi nel sonno chissà che cosa e sono venuto a vedere se stessi bene… -
-Ah! –
 
Davvero non sapeva cosa dire, e non le era mai capitato di sentirsi dire che borbottava nel sonno.
-Mm… Ma visto che stai bene… Io… Me ne vado! - annunciò lui e lei, ancora attonita, non rispose niente.
Il ragazzo si alzò titubante, osservandola, e avvicinandosi alla porta della camera. Hermione lo osservava confusa e lui, molto lentamente, prese ad uscire. Quando scomparve nel buio del corridoio alla Grifoncina venne in mente che forse avrebbe dovuto fermarlo e approfittare di quella inaspettata visita notturna per chiarirsi le idee. Ma Zabini non era la persona adatta a cui proporre una chiacchierata notturna senza possibilità di fraintendimento. Già era strano che si fosse presentato nella sua camera. Anzi, ben pensandosi, dire strano era dire poco. Era il confidente di Malfoy, custodiva i segreti di Malfoy, non poteva certo capitanare due tifoserie rivali. Aveva solo bisogno di tornarsene a dormire, aspettare l’indomani e parlare col suo migliore amico. Harry avrebbe certamente avuto un ottimo consiglio da parte per lei. Guardò fuori dalla finestra, nella fessura lasciata libera dalle tende, per capire quanto ancora le era rimasto per dormire. Sembrava essere notte inoltrata, calcolò che come minimo quattro ore di sonno le aveva tutte per sé, tornò a stendersi sotto alle coperte, accomodandosele meglio. Non riuscendo a prendere sonno, ipotizzò quale potesse essere la reazione dei suoi amici, Ronald e Ginny sarebbero caduti in preda agli isterismi anche solo ascoltando il primo quarto del suo intero racconto, Harry, più concreto, più coraggioso, l’avrebbe illuminata con il proprio parere. Solo dopo si sarebbe presa il tempo per decidere in tutta autonomia. Un tempo le era capitato di credersi innamorata di lui, possedeva qualità che Ron non aveva. Era sempre a sua disposizione, le trasmetteva sicurezza. E perfino il disagio di un’infanzia Babbana pesava ad entrambi sulle spalle, accomunandoli. E pensando a quanto fragile fosse il confine fra una sconfinata amicizia e un grande amore si alzò dal letto, infilò le ciabatte e decise di andare in cerca della cucina, a tentoni, per bere qualcosa, qualsiasi cosa che le conciliasse nuovamente il sonno, altrimenti, di questo passo, l’indomani sarebbe stata più stanca ancora.
 
Nelle scale che andavano nella direzione opposta alla lunga serie di camere degli ospiti, incappò in qualcosa di morbido, caldo, appallottolante e mugugnante. Si chinò a tastare l’essere e ricevette un grugnito in faccia: era Draco Malfoy, completamente ubriaco e bell’e collassato a terra, tra un gradino e l’altro. Per un attimo pensò se non fosse il caso di lasciarlo lì a terra, con i relativi reumatismi che il freddo del pavimento gli avrebbe regalato il giorno dopo, poi si accovacciò meglio e cercò di sollevarlo, afferrandolo da sotto le ascelle. Il ragazzo aprì gli occhi color del ghiaccio d’un colpo, trasalendo e spaventandola, portandola a mollare la presa di colpo, tanto che lui ricadde con la testa sopra uno dei tanti gradini. Si rialzò col solo busto alla velocità della luce, rivelando dei riflessi che Hermione non pensava potesse avere, in quello stato comatoso in cui si trovava. Imprecò rumorosamente, massaggiandosi la parte lesa e, subito dopo, mettendosi ad abbaiare al suo indirizzo.  -Ma sei scema Mezzosangue? Cosa diavolo volevi fare, per Merlino, uccidermi? Volevi ereditare i miei averi, prima ancora di convolare a giuste nozze? Ci sei quasi riuscita, per Morgana. Mi hai fatto un male bestia, Divino Salazar! - e altri sproloqui di questo genere.  
 
La ragazza lo zittì, portandosi un dito alle labbra e facendo segno con l’altra mano di abbassare il volume -E’ notte fonda- disse a mo’ di spiegazione.  -E che me frega?!?- rispose quello, impassibile. Si guardò intorno e, riconoscendo il corridoio, non trovò niente di meglio che domandare ugualmente e con grande circospezione -Dove sono? – come se fosse colpa della strega se lui aveva scambiato, in un momento non meglio precisato della notte, gli scalini per un comodo e morbido letto.
-Svenuto su delle scale che portano chissà dove- fu la laconica risposta che ricevette.
-Ma quanto ho bevuto? - si massaggiò le tempie e poi passò a strofinarsi gli occhi.
-Tanto. Hai perfino accettato la proposta di tuo padre, quella del matrimonio… - lo informò in tono piatto.
Il ragazzo la scrutò per qualche secondo, mentre si portava a sedere con la schiena contro la parete, poi chiuse gli occhi, sbattendo la nuca all’indietro contro il muro e schiaffandosi una mano in fronte -Merda! - proclamò. Hermione si dipinse in volto un’espressione di compassione. Non per le loro comuni sorti, quanto per l’evidente mancanza di lungimiranza e di materia grigia di cui disponeva. Con tono saccente, replicò -Merda, seppur volgare, mi sembra il commento più azzeccato, in effetti- Lui la ignorò, e si precipitò ad informarsi -Ho firmato qualcosa che tu sappia? C’era qualche clausola in piccolo? –
 
-Non che io sappia- rispose cauta, e si astenne dal chiedere ad alta voce quale padre facesse documentare degli accordi presi col figlio e riguardanti la sfera privata di quest’ultimo.
-Grande Salazar, grazie. Devo aver perso conoscenza prima! E tu? Hai mica firmato qualcosa? Qualsiasi cosa? - e tornò ad osservarla sospettoso.
-No- rispose quella freddamente. Iniziava ad averne abbastanza di questa pomposa piccola nullità che pensava, essendosi ubriacato, tutti fossero sprovveduti come lui. In quel mentre Draco fece per alzarsi, barcollando. Lei si alzò a sua volta e gli tese una mano, per la pietà che gli ispirava e per evitargli una caduta accidentale giù lungo un’intera rampa di scale. Il biondo rifiutò, guardandola schifato.
-Guarda che se vogliamo uscirne vivi dobbiamo collaborare- disse lei.
-Hai intenzione di accettare la proposta di mio padre? Perché se non lo fai non ci sarà bisogno di alcuna collaborazione -
-Quei documenti sono troppo importanti per Harry – iniziò lei.
-Quindi è un sì? - ne dedusse lui, con quello che sembrava autentico sconforto. Non gli rispose.
 
Hermione fece dietrofront e iniziò a incamminarsi verso la direzione da cui era venuta.
La voce del giovane Malfoy la raggiunse -E come la risolviamo la faccenda dell’erede? -
-Non ne ho idea- rispose senza girarsi -Magari il tuo amico Blaise ha qualche idea- e non capì da dove le era uscito quel nome.
-Guarda che lui, quando se le scopa, le ragazze, usa le dovute precauzioni. Non è mica un esperto di pappe e pannolini, di sicuro non ha consigli utili al riguardo-
-A me sembra essere una persona con la testa sulle spalle- rispose lei, voltandosi indietro verso Malfoy che, a quella distanza, era tornato ad essere una figura offuscata dal buio. -Quello con la testa sulle spalle sono io- lo sentì decretare con fare altezzoso. -Si vede- fece ironica -Soprattutto da quanto bevi! - e non fece in tempo a completare la frase che quello le schizzò di fianco, con l’agilità di un corridore alle Olimpiadi Babbane. La riccia intuì il motivo del malessere e lo seguì per il corridoio sconsolata. Arrivò sulla soglia di una piccola porta laterale nella quale si era fiondato il giovane e lo vide chino sulla tazza del water, con un colorito verdastro in volto, intento a dar sfogo al proprio malessere. Con un sospiro la ragazza si avvicinò titubante, mentre lui le gesticolava perché se ne andasse. Si accovacciò dietro di lui e prese a tenergli la testa con la mano affusolata, scostandogli la frangia dagli occhi e facendo passare i suoi capelli sottili tra le dita. Erano morbidi e setosi, la fronte invece era calda e sudaticcia. Anche le guance avevano preso colore, il suo organismo non aveva retto il troppo alcool e ne stava rigettando quanto più gli fosse possibile, ribellandosi. Il torace si alzava e abbassava a scatti sotto la pressione dei conati e nei brevi momenti in cui non era riverso verso la tazza il biondo non smetteva di stringere convulsamente qualsiasi cosa gli capitasse sotto tiro, prendendo lunghe boccate d’aria, producendo un rumore a risucchio.
-Respira… Respira… Respira, ho detto! - gli ordinava con voce autoritaria la ragazza che lo osservava preoccupata e un po’ scocciata.
-Non sto partorendo! - grugnì lui, prima di slanciarsi nuovamente in avanti.
 
Quando si fu un po’ ripreso la ragazza lo fece appoggiare contro un enorme vasca in marmo e gli tamponò viso e fronte, poi lo accompagnò in una qualsiasi camera nei paraggi, dove lo fece sdraiare, ancora vestito. Quando sembrò che stesse chiudendo gli occhi si allontanò verso la porta, in punta di piedi. Una volta che l’ebbe raggiunta, si sentì richiamare -Mezzosangue? - si voltò, scocciata a causa dell’odioso nomignolo.
-Non saresti male come moglie devota! - lo disse con un accenno di ghigno, richiudendo gli occhi.
Lei si limitò a contro ribattere con un imperioso -Dormi! -
-Comunque saresti una gran brava madre, nel caso nostro figlio prendesse dal padre e desse fondo alle bottiglie di liquore-  lo disse a bassa voce mentre lei si stava allontanando, ma lo sentì ugualmente e questa volta regalò un vero sorriso all’oscurità. Certo che se la sua carriera di mogliettina perfetta iniziava soccorrendo un diciottenne, che si era ubriacato perché non la voleva sposare, poteva solo temere quale potesse essere il seguito.
 
Si diresse in camera, completamente sveglia. Si era rimessa in forze e non vedeva l’ora di allontanarsi da quel posto per raggiungere casa, dove avrebbe potuto rilassarsi per davvero. Quando vi fece il suo ingresso notò un biglietto sul letto “Ero venuto a controllare se sbavassi veramente, la notte, ma non sembrerebbe. In compenso russi un pochettino, nulla di fastidioso, tranquilla. Sei davvero carina. Un bacio, Blaise”.
Rimase a rigirarsi il biglietto tra le mani per un tempo interminabile, interrogandosi sui mille e più significati che potevano celarsi dietro quelle parole, e le intenzioni che lasciava trapelare. E quel complimento “sei carina”. Perché Blaise desiderava confonderle così tanto le idee? E perché al pensiero di lui che la osservava dormire si sentiva in evidente imbarazzo, con la bocca prosciugata e un nodo allo stomaco?
Dei ragazzi che aveva conosciuto ultimamente era l’unico che aveva confermato quella che era stata la prima apparenza e non si era rivelato un piccolo mostro, era affascinante e misterioso, probabilmente un amante focoso. Per il resto: il suo fidanzato ufficiale le donava gli abbracci di un migliore amico; il suo migliore amico la sicurezza di un fidanzato secolare e il suo futuro marito, che tra parentesi detestava e da cui era detestata, superava i postumi di una sbornia abbracciato alla tazza del water, mentre lei cercava di aiutarlo per quanto possibile, trasformandosi, nell’arco di una notte, in madre amorevole. In un certo senso l’affascinava la schiettezza e la semplicità con cui Blaise era entrato nella sua vita in meno di dodici ore, facendo leva su una conoscenza superficiale ma che, a ben pensarci, durava da ben sette anni. La trattava come se fossero stati abituali compagni di merende dall’età di undici anni ad oggi. E in più la trovava carina.
 
Piegò il bigliettino, se lo mise in tasca e al suo posto, sul letto, ne fece comparire un altro, indirizzato ai coniugi Malfoy, che diceva “La risposta per il momento è sì, ma tornerò presto a discutere la clausola sulla possibile prole. Grazie per l’ospitalità”. Poi, sentendosi abbastanza in forze, si smaterializzò, avendo in mente un luogo ben preciso in cui dirigersi.
 
* * *
 
Data di pubblicazione:  08/02/2009
Edit: 20/06/2015

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Capitolo 5
*** Ritorno alla Tana - La Reazione di Ron ***


Questo capitolo è stato pubblicato ieri sera, volevo anticiparvi che oggi l'ho riletto e ho apportato qualche leggera modifica per renderlo + scorrevole. La trama comunque non ha subito nessun tipo di modifiche. In fondo alla pagina ci sono alcune note e i Ringraziamenti per chi ha commentato il capitolo "Notte al Maniero".
Bacioni e Buona Lettura!

Hermione cadde. Cadde a terra, malamente, riversa sul pavimento, quasi raggomitolata su se stessa.

Il faticoso viaggio da Malfoy Manor alla Tana aveva richiesto parecchie energie per una ragazza stanca come lo era lei quando aveva deciso di partire. Per un attimo aveva temuto di non arrivare, di materializzarsi da qualche parte, a metà strada, al freddo, al buio, semi-incosciente come adesso. Sarebbe potuta accadere qualunque cosa e invece ci era riuscita: era arrivata nel salotto buono dei signori Weasley.
Il caminetto era spento, il tappeto, uno solo, stava ai piedi delle poltrone lì vicino, ma lei era abbastanza distante e sentiva il vecchio pavimento, composto da travi scricchiolanti, premerle contro lo stomaco.
Non aveva la forza di alzarsi, men che meno di voltarsi da quella scomoda e scomposta posizione in cui era piombata. Semplicemente alzò la testa per guardarsi intorno e, constatando di aver raggiunto la meta, la ri-appoggiò al suolo con delicatezza, chiudendo gli occhi, mentre si concedeva un leggero sospiro e tutto il suo corpo si faceva meno teso.
Quando li riaprì era passata una mezz’ora abbondante, aveva cercato di muoversi, come se fosse in un letto, e aveva fatto velocemente mente locale. Era ancora coricata sul fianco sinistro, le gambe semi piegate e poco distanti dal resto del corpo, le braccia leggermente incrociate, le mani vicine al viso si sfioravano. La prima cosa che fece fu attirare le ginocchia verso il petto, poi con destrezza si era data una piccola spinta, portando le palme a terra e trovandosi a carponi.
Infine si era alzata, spolverandosi i pantaloni, le mani e la maglietta.
Notò subito l’ora tarda e decise che era meglio tornare in camera e infilarsi sotto le coperte, senza fare rumore, ammesso di non averne già fatto abbastanza con la caduta.
Appena si mosse andò a sbattere contro un tavolino. Qualcosa tintinnò e cadde a terra, qualche moneta forse, una catenina di Ginny, un orologio… Hermione non fece in tempo a piegarsi per raccogliere l’oggetto che una luce si accese da in cima alle scale che davano sul corridoio lì dietro. Dalla sua posizione, attraverso la porta spalancata, riuscì a distinguere perfettamente la figura di Ronald Weasley, mentre si precipitava giù dalle scale, in canottiera e pantaloni del pigiama, e si fiondava su di lei, travolgendola quasi.
-Amore, Hermione! Meno male che sei qui! Come stai? Iniziavo a temere che quella Serpe di Malfoy ti avesse fatto del male… E invece sei qui! Stai bene, no? Ora posso finalmente dormire tranquillo! Perché non ti sei più fatta viva? Lo sai che ci hai fatto preoccupare tutti? Ma ora non ti lascerò più andare! Come ho fatto a lasciarmi convincere… Mandarti tutta sola in quel covo di… di… - e più parlava, più la teneva stretta, circondandole le esili spalle con le sue braccia e poggiando la testa sulla sua spalla.
Hermione chiuse gli occhi e trasse un profondo e silenzioso respiro, senza farsi vedere.
Per fortuna Ron fu costretto a mollare la presa quando per le scale si sentirono rumori di passi e di voci.
Harry, Ginny, i coniugi e i gemelli Weasley si stavano tutti dirigendo verso di loro.
Il ragazzo, che fino a un attimo prima le stava incollato addosso, si staccò altrettanto velocemente, accogliendo i famigliari con un sorriso euforico e un tantino inquietante -E’ tornata!!- annunciò, come se non fosse abbastanza chiaro dal casino che aveva fatto.
La signora Weasley sorrise dolcemente alla ragazza, come a darle l’ennesimo benvenuto tra le sue mura, mentre la piccola di casa e il salvatore del mondo le si avvicinarono per salutarla a dovere.
Quindi il rosso riprese a sfogarsi, cercando di coinvolgere amico e famiglia in un’enorme predica che fungeva anche da monologo e tante altre cose insieme.
La Grifona non si risparmiò un accenno di smorfia quando udì per l’ennesima volta che non si sarebbe più potuta muovere di casa senza il permesso del fidanzato. Certo, tutte quelle attenzioni la lusingavano, ma la infastidivano anche, e molto più di quanto non la facessero sentire al sicuro. Semplicemente le sembrava una limitazione alla sua libertà personale, e seppur comprendesse le ragioni che avevano portato l’amico, pardon, il suo ragazzo a uno sfogo simile, proprio non le condivideva.
La signora Weasley forse si accorse del fastidio della giovane perché propose a tutti di tornare nei rispettivi letti per una buona notte di sonno, ora che si era tutti più tranquilli. Il marito capì al volo le sue intenzioni e, scoccando uno sguardo complice alle due ragazze e all’amico del figlio, prese quest’ultimo per un braccio, mentre ancora blaterava, e conducendolo verso il piano superiore, dove erano sistemate le camere da letto.

 

-Aspettate!- li fermò Hermione. E tutti si voltarono curiosi.
La ragazza aveva la fronte corrucciata, era stanca e soprattutto confusa, ma capiva che non sarebbe riuscita a dormirci su. L’unica possibilità era quella di improvvisare un rapido discorso, cercando di far apparire la proposta di Malfoy Senior, quella che aveva accettato con un po’ troppa impulsività, il più normale possibile.
Ronald si voltò di scatto, sfuggendo alla presa del padre e precipitandosi verso di lei.
-Che c’è amore? Ti fa male da qualche parte? È colpa di Malfoy? Ha osato sfiorarti…? Io lo ammazzo, sai?!-
Il rosso era nuovamente infervorato e sembrava non aver intenzione di ascoltare quello che aveva veramente da dire, la riccia decise di provare con le maniere dolci e gli portò una mano sulla bocca perché tacesse.
Fortunatamente funzionò e, senza soffermarsi troppo sulle parole appena udite (che le richiamavano alla mente il polso afferrato e tenuto stretto da Malfoy e il suo fiato sulle guance, appena fuori dalla sala da pranzo), buttò fuori tutto d’un fiato: -Lucius Malfoy mi ha fatto convocare perché vorrebbe organizzare un matrimonio tra me e il figlio- Poi aspettò la reazione, che non tardò ad arrivare.
Infatti, dopo i primi secondi di sconcerto generale e di profondo silenzio, nei quali tutti gli occhi erano puntati su di lei, Ginny scoppiò a ridere di una risata stridula e convulsa che aveva ben poco di femminile; Harry le portò una mano sulla schiena, assestandole qualche piccola pacca perché non si strozzasse nella foga, mentre osservava la migliore amica con l’aria di chi ha appena visto internare qualcuno nel reparto psichiatrico, con gli occhi spalancati dietro le piccole lenti rotonde e la bocca semi-aperta.
I signori Weasley stavano in silenzio mentre i figli più grandi si rotolavano a terra dalle risate, tenendosi stretta la pancia e gridando -Herm! Che bella battuta! Dovremmo copiartelo questo scherzo, peccato essere maschi, fa troppo spaccare!!-
Ron era stranamente tranquillo, stava in piedi, immobile, puntava i suoi occhi dritti in quelli della ragazza -che ormai iniziava a sentirsi a disagio- e aveva la faccia di chi ha appena ingoiato una rana. Viva.
Tutto ad un tratto cascò a terra, di botto, esattamente come un sacco di patate semi-vuoto e un po’ logoro.
Cadde di lato, senza neanche mettere le mani, picchiando la testa contro il pavimento.
Hermione lo osservò sbigottita, mentre i genitori gli si affaccendavano intorno per farlo rinvenire e i fratelli ridevano ancora di più. Da parte sua Harry non fece una piega, spostando semplicemente lo sguardo sulla scena che si stava svolgendo a pochi passi da lui, mentre Ginny rialzava la testa, tutta rossa e ancora con le lacrime agli occhi dal gran ridere, facendo di tutto per trattenersi da una nuova crisi -che l’avrebbe sicuramente portata al soffocamento- alla vista di suo fratello versione straccio per pavimenti.
Quando finalmente Ron fu trascinato sopra un divano e lo si fu fatto riprendere, Harry ebbe il coraggio di mormorare un più che esterrefatto -Co-cosa??-
Ginny rincarò la dose –Già, spiegaci meglio, Herm, cosa intendevi con ‘matrimonio’?!-

 

La Grifona valutò la possibilità di andare a prendere un dizionario della lingua italiana, ma si morse la lingua, vedendo che i suoi amici erano già abbastanza provati dalle poche parole di spiegazione che era riuscita a dare fino a quel momento. Perciò cercò di essere il più elementare possibile.
-Parlavo di ‘nozze’, cos’altro avrei potuto intendere?!- disse, pazientemente.
Poi aspettò per qualche momento una qualsiasi reazione, ma non registrò nulla che potesse assomigliarvi, perciò aggiunse semplicemente -Io e Draco Malfoy ci sposiamo- e, nel dirlo, le venne istintivo guardare dritto negli occhi il suo ragazzo, come per scusarsi e insieme constatare le ripercussioni che avrebbe portato su di lui il suo brevissimo annuncio.  
Ci fu ancora silenzio per qualche frazione di secondo, poi il giovane Weasley cadde nuovamente svenuto, picchiando una sonora craniata contro il bordo del tavolino lì a fianco.
E questa volta nessuno si occupò di lui. Ginny aveva smesso di ridere e si era fatta seria.
-Herm, stai scherzando, vero?- chiese, facendola voltare e fissando i suoi enormi occhioni in quelli altrettanto grandi dell’amica.
Harry Potter le si era fatto subito dietro -Ma… precisamente… cosa intendi per ‘ci sposiamo’?!- chiese titubante. Si sentì il signor Weasley chiedere alla consorte -E’ un incubo?!- ma quella non gli rispose, rivolgendosi invece ad Hermione -Piccola, dici sul serio?-
La riccia si sentiva al limite e stava lottando contro sé stessa per non scoppiare a piangere davanti a loro, voleva semplicemente andare a dormire e riflettere sugli ultimi avvenimenti, ma capiva che era impossibile abbandonarli tutti lì, senza una risposta.
Intanto il suo fidanzato si era ripreso e si stava arrampicando nuovamente sul divano, con due occhi spalancati come fanali e un bernoccolo sulla tempia sinistra.

 

-Sono molto stanca, perciò sarò breve- tutti annuirono -Il signor Malfoy mi ha fatto convocare perché dice che un’unione tra il suo unico erede e una figura famosa come la mia per essere la confidente del salvatore del mondo magico, nonché una persona abbastanza equilibrata, bhè, sarebbe un’ottima pubblicità per il loro cognome… Dice che si sono riscattati perfettamente dalla fine della guerra, che hanno pagato per gli sbagli commessi quando le loro menti erano offuscate da Lord Voldemort e… -
Il signor Weasley la interruppe, indignato -Ma che menti offuscate e menti offuscate! Quelli non hanno un cervello da offuscare! Sono solo degli esseri ignobili e…- ma la moglie gli rifilò una gomitata per farlo tacesse, invitando la giovane a continuare con un impaziente cenno del capo. Hermione annuì e riprese la spiegazione da dove l’aveva lasciata -Il concetto è semplice, e ammetto che il signor Malfoy è molto astuto, se rendessimo pubblica una notizia simile tutti penserebbero che la sua famiglia si debba essere riscattata per davvero… Gli svantaggi, a conti fatti, sarebbero pochi… - ma mentre parlava la Grifona perdeva un po’ della sua iniziale convinzione -Potremmo abitare in due ale separate del castello, farci vedere insieme solo nelle cene e nelle occasioni che lo richiedono, evitarci quanto più possibile… Insomma, sembra abbastanza ragionevole come accordo e io in cambio otterrei delle carte su certi Mangiamorte che Harry e l’Ordine della Fenice potranno catturare con l'effetto sorpresa… - concludendo il suo discorso si voltò quindi verso il ragazzo, che la osservava attonito.
-Ma Harry non ti obbligherebbe mai a… sposare… Malfoy per delle stupide carte, vero, Harry?!- chiese Ginny voltandosi verso di lui, mentre questi si limitava ad annuire, ancora troppo sconvolto per aprir bocca.
-Già… Io… Herm… Non devi farlo!- balbettò infine.
La ragazza sorrise, intenerita e rincuorata -Ma Harry io voglio, per te, per il mondo magico e quello babbano. Voglio che la gente come me sia finalmente al sicuro… -
-Ragazza mia, pensaci!- intervenne la donna di casa.
-Oramai ho accettato!- disse Hermione facendo spallucce, mentre aspettava con ansia la risposta.
Ancora una volta cadde il silenzio, e si sentì solamente Ron aprire bocca e pronunciare un flebile -Ma… - prima di richiuderla e riaprirla un altro paio di volte, senza che ne uscisse altro suono.
-Hai già firmato un contratto?- chiese, pratico, il signor Weasley.
La riccia scosse la testa -No. Ma molto presto mi recherò là nuovamente per mettere tutto in regola… -
-Allora sei effettivamente ancora in tempo per pensarci su, ragazza mia… - disse lui, quasi con sollievo, mentre la osservava preoccupato.
-Già… - rispose lei, intimidita -Ma ora voglio solo andare a riposare!- annunciò e la madre di famiglia si riscosse -Allora ti preparo il letto per bene, vuoi qualcosa da bere? Una tazza di latte? Harry mi ha insegnato come farla… - e gli sguardi di tutti si posarono su quest’ultimo, come a distrarsi, mentre egli stava immobile, perfettamente incredulo.


-Hermione… - la chiamò debolmente il rosso ragazzo che da alcuni mesi a questa parte le stava più addosso del solito. E la Grifona odiò ogni singola sillaba del suo nome, mentre veniva pronunciato in un tono così sommesso da essere straziante.
-Si?-
Immaginava già cosa le avrebbe chiesto e avvertiva un nodo in gola mentre pensava a cosa potesse mai rispondergli, per rendere più accettabile una logica che sapeva non avrebbe cambiato, una volta deciso il da farsi.
Anche questa volta vide giusto, seppur con grandissimo rammarico, e la domanda giunse come un pugno in pieno stomaco.
-Ma… Se tu ti sposassi per davvero con Malfoy… Io e te… Insomma… Staremmo comunque insieme, vero?!?- la guardava implorante, come un enorme cucciolo affettuoso, e in quel momento le fece veramente pena. Tutti trattennero il fiato, quindi la riccia prese un grosso respiro e dolcemente pronuncio una sola sillaba -No-

 

Cercò di fare una valutazione approssimativa dei danni arrecati a quell’esemplare di maschio così fragile, nonostante le guerre e gli scontri a cui aveva assistito nella sua giovane vita. Forse quella era una di quelle doti che apprezzava di lui: la delicatezza che bisognava usare quando si trattava con lui. La apprezzava, ma non si sentiva per niente brava nel rapportarsi con lui. Per l’ennesima volta pensò a come tutto fosse molto più semplice quando ancora non stavano insieme e potevano arrivare ad offendersi, senza soffrire troppo.
Per un attimo pensò che forse non essere più la sua ragazza avrebbe fatto bene a entrambi.

 

-No, Ron, non sarei più la tua ragazza- aggiunse con dolcezza.
Il rosso diventò dello stesso colore dei capelli e iniziò a strepitare, spaventando tutti i presenti.
-Hermione, tu non puoi farmi questo, non puoi! Io ti amo! Pensi che a Malfoy importerebbe qualcosa?! Perché?! Dimmi, perché non saremmo liberi di frequentarci?! È un’altra delle condizioni di quel vecchio senza cuore?! Dimmi!-
-Calmati!- ordinò lei imperiosa, e in un certo senso sembrò quasi recuperare il controllo di sé, oltre che della situazione. Immediatamente il ragazzo smise di sbraitare e lei si sentì più tranquilla, nuovamente determinata e grintosa come suo solito, anche se parecchio spossata.
-Ron non è una condizione che ha messo il padre di Malfoy, perciò rilassati! So benissimo che mi sto apprestando a diventare la moglie cornuta del Furetto, cosa credi, che sia una sprovveduta come la Parkinson? Semplicemente non mi sentirei a posto con la coscienza, a differenza del mio futuro marito, tutto qui-
-Promettimi che ci penserai-
-Prometto-
-Ok-
Hermione sbuffò fuori un po’ d'aria, tornando a rilassarsi.
Poi sentì Ginny dire -E cos’altro vorranno da lei? Che ci faccia un figlio?! Bleah…!-
La riccia fece finta di niente, ne aveva avuto abbastanza per quella sera, ma tutti puntarono nuovamente lo sguardo su di lei, come in cerca di una rassicurazione.
-Okok… Si è parlato anche di questo, ma stiamo cercando di scendere a patti… - ammise, e si maledisse per non riuscire a mentire alle persone che più amava.
Si fece condurre fuori dalla stanza fin di sopra da una signora Weasley, solitamente così allegra, molto più che silenziosa. Avvertiva la preoccupazione e la sua disapprovazione in tutta quella faccenda, eppure lei era abbastanza convinta di star facendo la cosa giusta.
-Tua madre lo sa?- chiese la donna dopo averle fornito un pigiama pulito e aver rassettato velocemente la camera che la giovane aveva lasciato ormai più di ventiquattr’ore prima.
Hermione si trovò costretta a scuotere la massa di ricci -I miei ignorano ancora molte cose del mondo magico. Un giorno di questi sarò costretta a spiegar loro tutto con molta calma-
L'altra annuì -Ok. Ora pensa solo a riposare e recuperar forze, bimba mia. Domani mattina farò in modo che nessuno ti svegli!- poi se ne andò, chiudendo la porta dietro di sé.
La Grifona affondò nel cuscino e scoprì ben presto di non riuscir a prendere sonno.
Da sotto arrivavano le urla di un Ron molto più che isterico. Forse del bambino avrebbe dovuto parlargliene domani, chissà.
Poi riuscì a distinguere, tra gli altri, un rumore diverso, come di qualcosa che batte contro un vetro.

Si alzò dal letto, a piedi scalzi, avvicinandosi alla finestra e notando un grossissimo ed elegante gufo color marrone scuro, col petto grigio cosparso di piccole macchie nere. Era molto grosso e, quando gli aprì la finestra, lasciò cadere sulla piccola scrivania a muro una pergamena arrotolata e fermata da un fiocco rosso, prima di andare ad accomodarsi, in un veloce sbattere d'ali, sul suo braccio destro. Evidentemente era addestrato. E anche molto bene.
Al collo aveva una piccola medaglia in argento su cui vi era inciso solo il nome di chissà quale pregiata razza. Hermione la prese delicatamente in mano e, alla debole luce di una candela, la fece passare tra le dita, osservandone il retro. Arrivava direttamente dagli allevamenti appartenenti ai Malfoy, e probabilmente era uno di quelli che tenevano a disposizione per la loro corrispondenza.

L’animale lanciò un piccolo e acuto richiamo, guardando torvo la missiva, la riccia capì che aspettava la risposta.
Perciò si accinse timidamente a sciogliere il piccolo nodo e si accorse di tremare impercettibilmente.
Eppure aveva chiuso la finestra dopo che l’uccello era entrato…
Il contenuto era breve e scritto in bella grafia, diceva semplicemente:

 

“ Di solito non ci si allontana dal maniero senza congedarsi, sai?!
Soprattutto reputo una mossa alquanto stupida quella di andarsene smaterializzandosi nonostante la fatica e la stanchezza di una giornata così lunga.
Quindi, Granger, vedi bene di scrivere due righe di risposta, cosicchè domani io possa avvertire mio padre che sei arrivata a casa di quegli straccioni dei Weasley tutta intera.
La prossima volta evita di lasciare un bigliettino come fanno le cameriere, stai per entrare a far parte di una famiglia d’alto livello, tienilo ben presente!
E sbrigati con quella risposta, non devi comporre un poema, e io voglio tornarmene a letto!!
P.s. Blaise ti porge i suoi saluti, o almeno immagino, dato che quando sono andato a svegliarlo per dirgli con quanta maleducazione tu sia scomparsa, si è messo a ridere e si è voltato dall’altra parte…
P.s. numero 2 Immagino anche tu abbia già avvertito Potterino e Lenticchia dei piani sconclusionati di mio padre. Avrei pagato per vedere la loro faccia!!!
 
D.L.M.”

 

 

Hermione lesse e rilesse la lettera, sconcertata, lusingata e indignata, giusto per riassumere solamente le emozioni principali, tra quelle che le turbinavano in una parte imprecisata del corpo tra il petto, lo stomaco e la gola. Il gufo richiamò poi la sua attenzione, così si decise a prendere carta e penna e buttar giù due o tre righe di “disinteressata rassicurazione” per l’essere che, bene o male, stava aspettando sveglio una sua risposta.

 

 

“Carissimo (?) Malfoy,
Tranquillo, sono viva e vegeta per tua sfortuna. A dire il vero anche un po’ insonne, colpa del mio incubo ricorrente che sta per trasformarsi in realtà: sposarmi con te.
Eh già, terribile! Sono stata costretta a dirlo ai miei amici che, per inciso, si chiamano Harry e Ron… Le loro facce… Bhè, non posso darti torto, erano impedibili a dir poco! Mi dispiace per te, uno spettacolo come quello di stasera non penso ricapiterà mai più… Ora che ci penso avremmo potuto dare l’annuncio insieme, ma dubito che ne saresti uscito vivo! Sai, Harry sa essere molto potente quando gli toccano qualcuno di caro… In ogni caso puoi stare tranquillo e riferire ai tuoi che tornerò per approfondire meglio tutto ciò che necessita di un chiarimento, e che la questione ‘erede’, per me, non si può certo dire ancora conclusa.
Ricambio i saluti di Blaise. E sappi che, maniero o no, io me ne vado come e quando voglio.
Ah, ancora una cosa, Malfoy! …Gentile per preoccuparti di me, anche se non lo vuoi dare a vedere… ^^
La tua futura moglie…
H.J.G.”

 

 

Hermione arrotolò il foglio di pergamena che aveva usato per scrivere la risposta, lo fermò col nastrino e lo affidò nuovamente al gufo, poi si avvicinò alla finestra e, tendendo il braccio fuori, aspettò di vedere l’uccello spiccare il volo e scomparire nel buio della notte.
Spense la candela con un soffio, prima però diede ancora un occhio al foglietto firmato da Malfoy, lo nascose al sicuro nel cassetto del comodino, decisa chissà perché a conservarlo. Come mezzo per un futuro ricatto, certamente. Già…
Si stese sul letto, col cuore che batteva a tremila, piombando nell’improvviso silenzio della casa, che le faceva fischiare le orecchie, fermandosi a riflettere su quello veloce scambio di parole taglienti e allusive. Aveva sbagliato ad essere così acida con lui? O era stata troppo dolce, considerando chi avrebbe dovuto ricevere quella pergamena? Ma no, troppo dolce no, erano persone adulte, non potevano certo rivivere i loro dodici anni, insultandosi senza alcun ritegno…
I minuti parevano ore, la sua sveglia babbana sembrava essere stata vittima di un sortilegio e lei continuava a girarsi nel letto senza prendere sonno. La stanchezza si faceva sentire nei muscoli e nelle giunture, le orecchie erano tese alla ricerca del canto dei grilli o di un miagolio di qualche gattino, ma Madre Natura sembrava essere andata in vacanza e con lei ogni rumore. Hermione scalciava nel letto, soffocava tra le ‘spire’ del lenzuolo, che le avvolgevano le gambe e la imprigionavano quanto più si dibatteva. Niente.
Prese in considerazione di scendere a bere, o di fare quattro passi, andare a leggere un libro… Ma era troppo stanca per qualsiasi cosa e non voleva rischiare di imbattersi in un ancora inferocito Ronald Weasley.
D’un tratto sentì nuovamente quel rumore, lo stesso di prima. Scattò fuori dal letto come una molla e si precipitò alla finestra in una nuvola di lana.
Aprì la finestra e l’uccello le si andò a posare nel medesimo posto di prima, la ragazza si avvicinò alla piccola luce della candela, un po’ preoccupata, e lesse:

 

“Ah! Ah! Molto divertente, Granger! Io di certo non mi preoccupo per te, ormai ho imparato che i Mezzosangue sono duri a morire… Ma se mio padre domani non saprà esattamente dove sei e vedrà sfumare il suo grande piano chi ci andrà di mezzo sarò io. Tutto chiaro? Facciamo conto che tu mi abbia detto di si. Ora cerca di riposarti, perché tra due giorni sei convocata di nuovo da lui, sicuro come l’oro. Anzi, ci metto la mano che vorrà vederti già domani, ma io e Blaise cercheremo di convincerlo a posticipare. Tu preparati un discorso. E che sia inattaccabile, mi raccomando! Sennò tutte quelle ore di studio ad Hogwarts mentre noi facevamo la ‘bella vita’ a cosa ti sono servite?! Convinta, eh! Se ci facciamo vedere insicuri è la fine e fidati che so di cosa parlo… Sarebbe capace di pretendere una squadra di calcio, altro che erede. Perciò la parola chiave sarà: irremovibili. Ora, per piacere, vedi di non scrivere altro che necessiti di urgente risposta, sono stravolto, ho dormito malissimo, e se hai voglia di qualche botta e risposta vai da Weasley.
P.s. Pensavo che solamente ‘Harry’ fosse tuo amico, e che Lenticchia fosse il fidanzato del secolo… ?!
Ancora una cosa, già che ci siamo… Potterino lo batto come e quando voglio in un qualsiasi duello tra maghi… Questo ricordatevelo tutti!!
 
Draco Lucius Malfoy…”

 

“Ma guarda te che esaltato!” pensò Hermione. Poi, preso un foglio nuovo e impugnata la penna, si mise a scrivere una brevissima risposta.

 

 

“Malfoy, ho sonno! Piantiamola con i battibecchi!
Per tuo padre non ti preoccupare, di certo non ci tengo a sembrare una mongolfiera ambulante per ben nove mesi, sarò MOLTO più che irremovibile.
Per valutare chi batterebbe chi in un duello tra te e Harry basta che tu ti faccia trovare alla Tana domattina, immagino sarà ancora abbastanza irritato per farti a fette senza pensarci troppo su…
E il mio rapporto con Ronald non è affar tuo.
Ora piantala di interessarti a me e vai a dormire, così domani ti renderai utile a Blaise (per quanto sia possibile).
Fatemi sapere a quando la ‘convocazione’.

 
Hermione J. Granger”

 

Il gufo partì e ovviamente non fece più ritorno, ma almeno Hermione riuscì a prendere sonno.

 

* * *

 

Draco malfoy sospirò, accogliendo il suo animale preferito e una buona ventata di aria fresca nella sua camera da letto. Quella Mezzosangue era così prolissa…! Parlava, parlava, parlava… Anche per iscritto.
Di certo adesso capiva perché Lenticchia aveva i padiglioni auricolari così sviluppati.
Weasley la stava sempre ad ascoltare! Assurdo!
Ma quel che era peggio è che lui, Draco Malfoy, non era riuscito a tornarsene a letto.
Si era sforzato, aveva spento la flebile luce proveniente da un paio di candele poste sul comodino, aveva continuato a voltarsi, intrufolando la testa sotto il cuscino, fin quando, irritato così tanto da sentire le tempie pulsare, si era alzato a sedere di scatto e lo aveva sbattuto per terra senza alcun riguardo.
Non era preoccupato per il gufo, quello era uno dei più intelligenti animali in commercio.
Conosceva la strada per tornare da solo nella gufiera, in caso non fosse riuscito ad attirare la sua attenzione.
Quindi era evidente che stava aspettando una risposta. E questo nonostante ormai sapesse che la Mezzosangue era viva e suo padre non gli avrebbe staccato la testa il mattino seguente.
Quello che rimaneva da chiedersi era ‘Perché?!’.
Sospirò, fin quando non si rese conto che là fuori al gelo stava il suo gufo.
Lesse velocemente quelle poche righe scritte in una calligrafia minuta e precisa. Come previsto non c’era bisogno di una risposta, meno male, Lui voleva dormire. Lui doveva dormire, o il giorno dopo si sarebbe ritrovato ridotto a uno strofinaccio.
Una frase lo fece sorridere al buio quando ormai era tornato a coricarsi sotto il pesante piumone.
‘Il mio rapporto con Ronald non è affar tuo’ tosta, la ragazza.
Un pensiero veloce si fece largo nella sua mente, l’attimo prima di perdere coscienza e cadere nel mondo dei sogni, e fu talmente veloce da non poterci riflettere su:

 

Tanto sarai mia, Mezzosangue!

Piccola precisazione: non sapevo quantificare per bene la distanza tra il Maniero e la Tana, so solo che a mio parere sono distanti, molto distanti.
Ma non abbastanza perchè un gufo non  ci arrivi! E poi l'idea mi piaceva troppo e ormai ero lanciata. XD
Comunque ho cercato di lasciare indeterminata la quantità di tempo che 'sto benedetto gufo (poveretto... -.-'') ci mette a fare avanti e indietro.
Spero di non essere risultata banale con la reazione di Ron...
A proposito nella mia storia i gemelli Weasley sono ancora entrambi in vita...

Ringraziamenti:


brybry85: Sai, io seguo molto l'ispirazione, cerco di tenere le idee ben presenti ma non mi faccio molti schemini o tabelle (e forse si vede -.-''... ^^).
Però, ora che ho riletto x bene tutti i commenti ricevuti, mi sono accorta di averti comunque fornito la risposta a ciò che mi chiedevi: come avrebbe reagito Draco. Spero di averti soddisfatta. Un bacio. Lady Style

sanguisuga: Grazie, grazie, grazie x tutti i complimenti che mi fai. Spero di non averti deluso con questo capitolo. Certo, Herm non è indifferente al fascino del biondino, ma continua pur sempre a considerarlo un emerito cretino. In questo veloce scambio di lettere gli affida i suoi saluti rivolti a Blaise... Vedremo quando farà ritornò al maniero se il moretto sarà + 'esplicito' ancora... Per quanto riguarda Ron... In pratica gli ha annunciato che il matrimonio molto probabilmente si farà, e che in quel caso torneranno ad essere semplici amici... Ora aspettiamo solo di vedere se riuscirà a scendere a patti con Lucius, o se salterà tutto all'aria...
Un bacio anche a te. Lady Style.

deaselene: Hermione è tornata a casa dei Weasley perchè mi sembrava più logico che i ragazzi, la notte, dormissero come tutti a casa propria o quasi. Ma non ti preoccupe: Hogwarts, bene o male, farà il suo ingresso nella storia molto presto ;-) Un bacio.

erigre: Spero di aver fatto abbastanza in fretta ;-)

crici_82: Non ti preoccupare, di sicuro non mi monto la testa e qualche rassicurazione mi fa sempre piacere ^^. Grazie ancora x seguirmi. Bacione. Lady Style.
P.s. Si, Hermione farebbe bene a stare attenta nei riguardi di Blaise... Però non mi stupirei neanche se cedesse alle lusinghe del primo maschio che la tratta da 'donna'... ;-) Di nuovo saluti. A presto

Jules Miss Ribellina: Ammmora!!!! Bhè, con te ho parlato in lungo e in largo di questa shot, anche se non ti ho mai anticipato nulla, com'è giusto che sia XD
Grazie x esserla venuta a leggere... E x tutti i paragoni con i "boyz"... P.s. Vedi che ti sto facendo appassionare alle Draco-Hermione??? ^^
Un bacio. Lady Style... O più semplicemente la tua eterna compagna di banco Alessia ;-)
P.s. E come ti avevo già detto dopo aver letto il tuo commento: Spero che tu capisca COSA vuol comunicarti, tanto da qui alla fine è lunga!!
Grazie x volermi seguire. Kiss

I ringraziamenti x tutte quelle persone che già hanno iniziato a commentare questo capitolo al successivo. Un bacione one. Ciaooooo....




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Capitolo 6
*** Una serata al Maniero ***


Sono sparita per un sacco di tempo e, no, non ho giustificazioni, tranne, forse, per il fatto che son successe un sacco di cose.. ^^'''
Chiedo perdono, anche se non è la prima volta che mi scuso.. Spero almeno ci sia ancora qualcuno con la voglia di leggere.. E, nel caso, che questo capitolo vi piaccia... ^^
Volevo anche dirvi che, quantomeno, la storia è ancora viva dentro alla mia testa e man mano che ci penso e la scrivo prende forma, si delinea e vengono aggiunti dettagli... 
Al solito ditemi cosa ne pensate con sincerità! ^^
Un bacio. Lady Style.
P.s. Purtroppo penso di aver capito, io con voi, che non son fatta per le storie "a scadenza", o meglio "ad appuntamento", settimanale o meno che sia... Forse sarebbe il caso che, dopo questa, e finchè non imparo il metodo per costruirmi una valida tabella di marcia e non ho la possibilità di rispettarla, io pubblichi solamente storie che siano già concluse! xD
Buona Lettura! ;-)
 
 
Due giorni dopo, come previsto, Hermione era nuovamente fuori dal Maniero dei Malfoy.
Questa volta non si spaventò per il cancello che si aprì da solo, sempre cigolando.
Entrò a passo di marcia, percorrendo il giardino che la separava dalla pesante porta in legno dell’abitazione. La neve era sparita quasi del tutto e l’opaco sole invernale faceva risplendere quel verde che la circondava, intenso. Non vedeva l’ora di concludere “l’affare” in maniera il più possibile rapida e indolore, anche perché iniziava a non poterne veramente più di affrontare certi discorsi.
 
La mattina prima si era svegliata alla Tana intorno a Mezzogiorno, si era stirata, ancora avvolta dalle lenzuola e intorpidita dalla lunga dormita. Era scesa per la traballante scala di legno a chiocciola, a disagio per aver riposato così tanto a lungo senza essere malata, e aveva fatto il suo ingresso nella cucina disordinata e pittoresca. Di spalle, in fondo alla stanza, accanto al lavello, la Signora Weasley stava riempiendo d’acqua un mastodontico pentolone, in vista del pranzo che la famiglia avrebbe evidentemente consumato di lì a poco. Da quando Harry aveva iniziato a frequentare, d’Estate, la Tana, la Signora Weasley si era appassionata alla cucina Babbana, aveva comprato volumi su volumi contenenti ricette e consigli, ma la sua vera passione erano le lezioni, arricchite di dimostrazioni pratiche, che le teneva Harry. Da un paio d’anni ormai si contendeva con la figlia il tempo libero del ragazzo, ben consapevole che Hermione, per quanto Babbana pure lei, era una vera frana ai fornelli.
Al rumore dei gradini scricchiolanti la sorridente padrona di casa si era voltata e, come se niente fosse, aveva ridacchiato con la giovane ragazza indicando il pentolone che teneva tra le braccia e spiegando che era appartenuto a una vecchia zia dei ragazzi, lo usava per i suoi esperimenti ed incantesimi, ma a casa Weasley aveva assunto un ruolo molto più pratico.
Giusto in quel momento alle spalle di Hermione era sopraggiunto Ron, non l’aveva degnata di uno sguardo, con gli occhi rossi e gonfi di chi ha passato tutta notte insonne.
Hermione aveva provato una stretta al cuore, ma in un certo senso sentiva pesare tutte le responsabilità che si era assunta nei confronti di quel ragazzo eternamente bambino.
-Ron.. . - aveva mormorato, con voce supplichevole.
-Volevo invitare Lavanda Brown per passare il pomeriggio con noi, quest’oggi.. - la interruppe lui, rivolgendosi alla madre -Ma Harry non ha voluto. Sciocco sentimentale! Pensa che io possa ferire qualche d’uno… - e sottolineò le ultime parole, palesemente riferite alla sua fidanzata.
-Ronald.. - lo ammonì la madre con tono stanco, poi gettò uno sguardo sconsolato alla coppia e si rigirò verso i fornelli. Si vedeva che nemmeno lei apprezzava la decisione presa dalla sua figlioccia, ma rispettava le motivazioni di quest’ultima e i suoi silenzi in proposito.
-Che c’è?!- sbottò il figlio. In quel mentre fecero il loro ingresso nella stanza anche gli altri piccioncini di casa, una coppia decisamente più serena, stabile e meno burrascosa.
Harry avvertì subito il crescente disagio, avendo anche udito la discussione mentre si avvicinava, così s’intromise lui pure –Si, Herm, ho detto a Ron che non mi sembrava una grandiosa idea, visti i precedenti.. - si riferiva al periodo scolastico in cui Ronald e Lavanda erano usciti insieme, ed Hermione aveva parecchio sofferto per questo.
Si, forse lei amava Ronald da molto più tempo di quanto lui non l’amasse, e forse, in tutto questo tempo, il suo amore per lui aveva anche fatto in tempo a estinguersi, o comunque a venir meno.
Ron, poi, non era di certo un ragazzo particolarmente passionale, un ragazzo a cui lasciare il compito di ravvivare la fiamma del loro sentimento, e Hermione era abbastanza fredda da non riuscire più a “riaccendersi”, una volta che la sua passione iniziale si era spenta definitivamente, chissà quanto tempo prima.
Forse non erano adatti per stare insieme. E con questi pensieri per la testa Hermione riportò lo sguardo sul ragazzo che fino a poco tempo prima pensava sarebbe diventato suo marito. Ron la stava giusto fissando, curioso, e non gli piacquero i cupi pensieri che vide riflessi negli occhi della riccia.
Era forse un po’ infantile, e anche parecchio pasticcione, ma non stupido, e riconobbe in lei la stessa determinazione di sempre. Non sarebbe tornata sui suoi passi. Non l’aveva mai fatto per nessuno, lui non faceva eccezione.
 
Ginny tentò allora di alleggerire la tensione sedendosi al tavolo e guardando Hermione con un sorriso stentato, fingendo allegria e interesse per il futuro più prossimo dell’amica.
-E quindi Herm? Com’è casa dei Malfoy? Bella? Immensa? Grandiosa? Spettacolare? Hai visto qualche particolare interessante nei tuoi vagabondaggi o non ti hanno lasciata un momento sola? È cupa? Ci sono le segrete?- si vedeva che non era sinceramente interessata a nessuna delle risposte che la ragazza avrebbe potuto fornirle, ma l’intento era buono. Anche Harry si sedette su una sedia poco distante, pronto ad ascoltare i discorsi delle due, intrisi allo stesso tempo di tristezza, disagio e nervosismo.
Ma Ron non diede a nessuno la possibilità di fare conversazione, si alzò di scatto, facendo strisciare i piedi della sedia sul pavimento in legno e sbattendo i palmi delle mani sul tavolo traballante. Una tazza si rovesciò di lato, spargendo il suo contenuto sulla superficie levigata, prendendo a rotolare fin oltre il bordo e infrangendosi al contatto col suolo.
-E’ così dunque? Te ne vai alla ricerca del lusso e del fasto? Hermione pensavo che i Malfoy incarnassero tutto ciò che tu disprezzavi! Era questo quello che ricordavo: una ragazza che voleva vivere la sua vita discretamente e non sotto la luce della ribalta! Cosa ti hanno fatto? Oppure sei sempre stata così? Hai mentito? Sei sempre stata assetata di gloria? Non ti bastava la banalissima vita che ti poteva offrire un povero diavolo come me, vero? Tu miravi molto più in alto, dovevo saperlo.. Con tutta la tua smania di studio..! Volevi essere alla loro altezza! Altro che lavoro sicuro, vita tranquilla… Balle! Tutte balle! Tu vuoi danze in maschera e super alcolici… Tanti soldi da potertici pulire il culo! Servitori pronti a scattare ad ogni schiocco di dita e amiche pettegole, false e ipocrite ma tanto, tanto belle, e che sappiano stare al mondo!- si allontanò dalla Tana furente, sbattendo la fragile porta in legno e facendo ritorno solo a sera tarda con la camicia che puzzava di fumo e di alcool e il passo traballante. A quell’ora Hermione era già a letto, dopo un’estenuante giornata passata a parlare e riflettere con i due amici che le erano rimasti: il Bambino, ormai uomo, Sopravvissuto e la sua ragazza. Ginny aveva pianto, Harry si era passato le mani sui capelli talmente tante volte da farseli quasi cadere, ma alla fine avevano dovuto cedere: sapevano anche loro che, ancora una volta, Hermione aveva preso la decisione migliore. La sera, a cena, era arrivato un gufo dal Maniero, con la convocazione per il giorno seguente. Sarebbe stato tutto deciso, accertato, stipulato, firmato. E non si sarebbe più tornati indietro. Mai più.
Hermione si sentiva a disagio, ma anche come se la sua vita stesse per fare un grosso, grossissimo salto. Presto avrebbe capito se si era tuffata, di testa e di sua spontanea volontà, nella fossa dei leoni.
Quella notte, Ron, ancora brillo ma quantomeno cosciente, era entrato di soppiatto in camera sua, facendo parecchio rumore e probabilmente svegliando tutti gli abitanti della casa, non solo lei.
L’aveva pregata, implorata, aveva anche tentato di amoreggiare e infine aveva pianto e si era quasi reso ridicolo. Hermione aveva provato pena ma anche fastidio per quell’essere in ginocchio sul tappeto che cercava a tutti i costi un contatto fisico e puzzava di Brandy andato a male. Ron  l’aveva scongiurata e alla fine si era dileguato più incazzato di prima. La mattina non si era visto, probabilmente smaltiva i postumi delle innumerevoli bevute dormendo fino a tardi. Hermione si era smaterializzata dalla Tana un po’ preoccupata per lui.
C’era stata solamente una cosa, che lui le aveva detto, che le aveva fatto avvertire un nodo alla gola, sempre più stretto. E la mattina dopo avvertiva, in tutti quegli sguardi spiaciuti, lo stesso pensiero che solamente Ron aveva avuto il coraggio, o la sfrontatezza, di esprimere a parole. Anche se probabilmente era solamente una sua impressione e nessun’altro abitante della Tana pensava veramente ciò.
Ronald le aveva rinfacciato, in uno scatto di rabbia, che la sua volontà di sposare veramente Malfoy Junior dipendeva soltanto dal fatto che lei, in fondo, per quanto si lamentasse e giurasse di voler far cambiare idea a quello stronzo del suo (quasi) suocero, volesse veramente un figlio. E lo volesse così tanto da accettare perfino di dargli vita con l’aiuto del suo peggior nemico di sempre!
Ronald glielo aveva sputato in faccia, incazzato, nero, anzi, rosso di rabbia (e di vino). Ma poi aveva cambiato tono di voce, era diventato dolce (troppo) e mellifluo, aveva detto che, ok, se questo era il suo desiderio si sarebbero sposati, il prima possibile, e avrebbero avuto anche loro dei bambini, quanti Hermione ne avessi voluti, tanti da formare un’intera squadra di Quidditch, basta che la sua amatissima ragazza non si gettasse tra le braccia del Furetto platinato!
Hermione aveva odiato la sua sottomissione, gli aveva risposto che doveva avere gravi problemi di autostima per ragionare così e non difendere le sue scelte, come l’iniziale decisione di non avere figli. E che di certo non avrebbe voluto uno o più figli con lui, lui che l’avrebbe fatto solo per salvare un fidanzamento che, forse, non era mai stato in piedi da solo e che probabilmente era destinato a crollare. Aveva detto proprio così e subito dopo si era amaramente pentita, aveva visto la delusione e la cieca rabbia, quella rabbia sottile, crudele e silenziosa, negli occhi di lui.
Ronald si era quindi convinta che lei, sempre inconsciamente, amasse Malfoy da anni, ne fosse attratta e lo odiasse solo perché inarrivabile, fino ad ora. La litigata si era conclusa nella sua apoteosi di malintesi e cattiverie represse. Il rosso aveva lasciato la stanza e la riccia aveva perso definitivamente il sonno.
 
Per questo si accingeva ora ad entrare nello studio di Lucius più stanca di quando aveva lasciato quella casa, per colpa dello stress, della mancanza dell’affetto che di solito la circondava e di comprensione. Quantomeno non sentiva di aver più niente in sospeso con Ron. Oramai si erano lasciati. Era chiaro a tutti.
Quando aprì la porta constatò che, all’interno, vi erano già entrambi i Malfoy ad aspettarla.
-Benarrivata!- la salutò Lucius con un ghigno.
-Sei in ritardo!- disse invece Draco.
Hermione lo incenerì con lo sguardo -Ho lasciato Ronald!- annunciò, come a far notare che si aspettava un pelo più di comprensione da parte loro, e anche di buone maniere.
-Non è affar che ci riguardi!- sentenziò il giovane, gelido, mentre negli occhi del padre passò un lampo di compiacimento che schifò la ragazza.
 
Cinque minuti dopo Hermione era seduta su una delle due comode poltrone in pelle al di qua della scrivania. L’altra era occupata dal giovane Malfoy ed entrambi erano in silenzio, fissando il patriarca della famiglia.
-Vede, Signorina Granger, ho a lungo discusso con mio figlio riguardo alla parte della mia proposta che meno vi alletta: quella di procreare. E ho avuto anche la possibilità di ascoltare l’opinione di mia moglie in merito. Effettivamente siete molto giovani, avete l’ultimo anno di scuola da finire e ci sarebbe comunque il matrimonio, come gradito evento, quest’anno. Per questo motivo… -
Entrambi lo fissarono, ansiosi.
-…Per questo motivo ritengo mi sia possibile darvi un anno di tempo. A partire dal giorno in cui si celebreranno e le nozze ed entro il quale voi dovrete farmi, come dono ben’accetto, quello di uno splendido nipotino in cui scorra, per metà, il sangue dei Malfoy, e per metà il vostro, signorina Granger – annuì, mentre parlava, guardando ora l’uno ora l’altra.
-Che dice accetta?- alzò un sopraciglio, con aria calcolatrice e soffermandosi con lo sguardo solamente sulla sua presunta futura nuora. –Mi dispiace non farle dono di altro tempo per pensarci ma mi vedo costretto a richiederle una risposta. Se, disgraziatamente, lei non dovesse accettare dovrei procurarmi un’altra giovane, adatta a tale richiesta. Necessiterei di tempo… -
-La capisco- annuì la giovane, e in un certo senso lo capiva davvero. Si sentiva stranamente tranquilla e avvertiva, di nuovo, il respiro leggero di Draco, seduto accanto a lei, su una sedia a parte.
-Avrei solo una domanda da porgerle, Signor Malfoy-
-Prego. Chieda pure. Tutto quello che vuole-
-Se io non accettassi… - lasciò risuonare quella prima frase nel silenzio dello studio -A che cosa andrebbero incontro i miei parenti, i miei amici? Tutte le persone a cui voglio bene, insomma?-
Il Signor Malfoy si fece scuro in volto -A nulla, signorina Granger. Mi vedo costretto a farle nuovamente presente che non siamo nella posizione più adatta per dare vita a stupide vendette, laddove non vengono molto più che utili. E non è il suo caso, non è così importante, mi dispiace deludere la sua vanità!- e fece un sorrisino di superiorità, al quale Hermione rispose con uno molto più sincero e divertito.
-Quindi la tua risposta è un no, Granger?- si intromise il più giovane tra i Malfoy, che ormai si era abituato a pensare che sarebbe stata lei la donna “da sopportare” ed era quindi preoccupato di quale sarebbe stata la sua alternativa, sapere chi avrebbe quindi dovuto sposare, una volta che lei avrebbe rifiutato.
-Quindi la mia risposta è un si- rispose invece la riccia, fissando Lucius che ridacchiò compiaciuto.
-E come la mettiamo con la storia del neonato?- chiese nuovamente Draco, parecchio incredulo.
-Ronald ha detto una cosa che mi ha fatto molto pensare ma si è rivelata poi corretta… -
-E sarebbe??- chiese Draco, scettico.
-Io voglio un figlio- Hermione mentre lo diceva annuì.
-Certo, lo vorrei dall’uomo che amo e questo non me lo potrò più permettere, sposando te. Per quanto io abbia la libertà di frequentare altri uomini e per quanto sia una mia scelta quella di far fruttare questa minuscola clausola o meno.. Bhè.. Non potrei certo dire al mio ipotetico.. amante.. ‘Facciamo un figlio!’- Lucius annuì, come a dire che questa possibilità era fuori questione.
Hermione, dunque, riprese -E comunque Ronald non avrebbe mai voluto veramente dei figli con me! Inutile sperare che cambiasse idea! Era contrario all’idea della famiglia che avevo io.. -
Draco borbottò -La Famiglia del Pozzo?-
Hermione lo osservò confusa -Che stai dicendo?-
-Alcune delle ragazze Mezzosangue che ho frequentato a Hogwarts.. - ma fu interrotto dal padre
-Tu hai frequentato chi???-
Il figlio fece un rapido gesto con la mano, come a scacciare una mosca -Ora non ha importanza!- decretò, poi riprese -Alcune delle Mezzosangue di Hogwarts parlavano di questa famiglia ideale.. -
Hermione scoppiò a ridere -Massì, tu intendi la Famiglia del Mulino Bianco. È una pubblicità Babbana!! Ottimo esempio!- gli regalò un sorriso sincero e Draco si voltò verso il padre, quasi imbarazzato, sgolandosi un bicchiere poggiato sulla scrivania lì di fronte.
-Per concludere signorina Granger?- chiese quindi l’uomo.
-Per concludere, se rifiutassi l’affare che Lei mi propone per stare con Ronald non avrei la certezza di realizzare i miei sogni più segreti, con lui. Mentre, glielo dico, Signor Malfoy, Lei mi da la possibilità di realizzarli più di quanto non ne avessi la speranza di riuscirci stando col mio ex ragazzo!-
-Ne sono felice, mia cara Hermione. Metta una firma qui e… - iniziò l’uomo chiamandola per nome. La riccia si chinò per firmare, passando poi i moduli al ragazzo al suo fianco, ancora in silenzio, perché firmasse. E così fece lui pure.
-…Benvenuta in famiglia!- aggiunse Lucius, soddisfatto, dopo aver controllato che le due firme fossero ormai indelebili, nero su bianco.
 
I due ragazzi uscirono dalla stanza, lasciando l’uomo alle sue faccende.
Hermione si concesse un sospiro e anche un breve sorriso. Ormai, in qualche modo, era stato tutto deciso! Ora, bando alle preoccupazioni, non doveva più arrovellarsi il cervello su cosa fosse meglio per lei e i suoi cari.
-Non dirmi che sei soddisfatta, Granger?- chiese il giovane al suo fianco.
Hermione sorrise ancora e pensò che, soddisfatta forse no, ma come liberata da un peso si.
-Diciamo che non mi sono ancora pentita- disse soltanto.
-Io non sono esattamente tutto quello che hai sempre sognato- decretò lui -Quindi.. Dimmi il vero perché!- si era fermato e ora la fronteggiava, proprio lì, in mezzo al corridoio, e con un’espressione impenetrabile. Le sue parole tradivano comunque una grande confusione interna. Mai avrebbe pensato che la Granger e suo padre potessero trovarsi così tanto in accordo!
-E’ vero- rispose Hermione, quasi intenerita -Non c’è niente, qui, che io abbia mai anche solamente sognato o desiderato. Non sono per il fasto, per la vita lussuosa.. Vorrei solo un’esistenza tranquilla.. - Draco abbassò per una frazione di secondo lo sguardo, e con quello le sue difese, evidentemente capiva cosa voleva dire essere alla ricerca della quiete e anche della noia.
-Comunque- continuò Hermione per evitare l’imbarazzo che sarebbe susseguito a un suo silenzio
-E’ anche vero ciò che ho detto a tuo padre. Voi, questo contratto, questo matrimonio… Mi danno la certezza che, prima o poi, non so in che modo, realizzerò quello che volevo. Bene o male avrò una famiglia. Un figlio!-
-L’avrai con me, però!-
-Non importa con chi! Sarà per metà mio!- affermò, sicura.
-Se le cose non dovrebbero andar bene, tra noi.. Non credo che mio padre ti lascerebbe tenere il bambino, educarlo come ti pare, crescerlo come meglio credi e come sembra giusto a te.. Non sarebbe in ogni caso la vita che vuoi!-
Le sicurezze di Hermione sembrarono vacillare per un attimo, poi il suo sguardo si fece duro e il suo tono di voce piatto -E allora vediamo di far funzionare le cose tra noi!- lo minacciò.
Poi si allontanò per il corridoio.
Effettivamente quella metà a cui sarebbe appartenuto suo figlio l’avrebbe limitata non poco nelle decisioni che si sarebbe apprestata a prendere. E per un attimo si immaginò la fotocopia formato mignon di suo figlio, uguale al 100% a Malfoy, lo stesso ghigno, i capelli platinati, lo stesso carattere lunatico, il modo di fare insopportabile, viziato, arrogante e spocchioso. Serpeverde, ovviamente. E avido sfruttatore delle vite di alcuni poveri Elfi innocenti, suoi servitori dalla più tenera età… Sarebbe stato un despota senza clemenza!
Con ogni probabilità avrebbe odiato quel bambino! I Malfoy l’avevano incastrata alla perfezione.
E ancora una volta pensò -Oh Harry… Aiutami, ti prego!-
 
La sera seguente era ancora una volta invitata al Maniero. Questa volta per una cena di gala in piena regola. Avrebbero annunciato il fidanzamento, niente di più urgente agli occhi di Lucius. Ovviamente ci sarebbe stata mezza scuola, quasi tutti Serpeverde, pochi i Tassorosso e i Corvonero ma, soprattutto, quasi inesistenti i Grifondoro.
I Signori Weasley non si sarebbero certamente presentati, neanche sotto invito, e Hermione aveva pensato che sarebbe stato meglio non mettere nemmeno Harry o Ginny nell’imbarazzo della scelta tra accettare un invito parecchio sgradito e rifiutare l’offerta (o forse la richiesta d’aiuto) dell’amica. I suoi genitori, i Signori Granger, erano ancora all’oscuro di molte cose all’interno del Mondo Magico e per niente in grado di poter reggere una cena lì dentro. Aveva però invitato i gemelli Weasley.
Ci sarebbero stati, inoltre, molti degli amici d’alta classe dei coniugi Malfoy e i professori di una Hogwarts ancora chiusa. Tutto sommato un quadretto parecchio pittoresco e quanto di più compromettente quelle mura avessero mai visto!
Insomma, mai prima d’allora qualcuno esterno alla ristretta cerchia di Purosangue Mangiamorte Serpeverde aveva messo piede lì dentro. Era come se Hermione avesse spalancato, più o meno metaforicamente, il portone di quella casa chiusa al pubblico.
Probabilmente, pensò la ragazza, molti venivano per sficcanasare, mentre, come aveva predetto il Signor Malfoy, nessuno della sua vecchia casta d’amicizie e compagnie varie avrebbe avuto il coraggio di criticarlo per le azzardate scelte in campo sentimentale prese, questa doveva essere l’impressione che dovevano dare a tutti, dal tanto amato e unico suo figlio, Draco.
Anzi. Come predetto dall’abile Lucius molte personalità di spicco ai tempi dell’Oscuro avevano accettato l’invito per quella cena e assicurato la loro presenza giusto per mettersi in risalto e ridonare una luce positiva al nome della propria discendenza agli occhi di chi ora contava veramente nel Mondo Magico.
Tra tutti i Buoni di sempre capeggiava il nome, tra quello degli altri invitati, della Preside, la Professoressa McGranitt, tra l’altro storica Grifondoro e una dei pochi di questa Casa presenti a quella serata.
 
Hermione aveva promesso di arrivare in tempo per sistemare la sua roba in una delle stanze nell’ala dove risiedevano anche gli appartamenti dei padroni di casa (non si sapeva prevedere con esattezza a che ora si sarebbe conclusa la festa e, pertanto, la ragazza avrebbe soggiornato lì fino all’indomani) e per imbellettarsi e ricevere gli invitati insieme al suo “fidanzato”.
Si presentò, però, forse troppo presto, a causa del puntiglio che metteva in tutto ciò che compiva.
Lucius era fuori casa per affari e Dio solo sapeva di che tipo, Hermione sperava solo di non essersi fidanzata ufficialmente, peggio, pubblicamente con il figlio del corrispondente di un mafioso Babbano. Narcissa era, invece, in cucina a dirigere i lavori e controllare le pietanze per la lunga cena di quella sera. Ma la situazione che mise maggiormente in imbarazzo Hermione fu quando la ragazza andò alla ricerca del suo promesso sposo.
Si diresse, grazie alle indicazioni di qualche Elfo Domestico tra i più docili o scazzati incontrati in quei lunghi corridoi deserti, alle stanze private del principino di casa e, ancora pensierosa per quella sera, non fece caso alle voci alterate che provenivano all’interno della stanza, al di là della porta chiusa. Quando aprì la suddetta, comparendo sull’uscio, pensò di essere piombata all’Inferno.
Una ragazza, di spalle, di corporatura minuta e dal caschetto nero stava giusto urlando in faccia a un Draco Malfoy con l’aria contrita -Dimmi! Spiegami il perché! Sono proprio curiosa! L’hai messa incinta, per caso?-
Lo sguardo di Draco si posò appena sulla nuova venuta, mai Hermione lo aveva visto in un atteggiamento tanto sottomesso.
-No, certo che no! Non l’ho neanche mai sfiorata, Pansy, lo sai.. –
-Cosa so?-
-Che io sono innam.. - non concluse la frase.
Pansy si girò e Hermione quasi retrocedette di un passo nel vedere gli occhi scuri della sua ‘rivale’ fiammeggiare, stretti in due sottili fessure. Non poteva certo dire che fosse divenuta una brutta ragazza: aveva la pelle luminosa e diafana, che contrastava col nero corvino e lucente dei capelli e anche con gli occhi. Era veramente molto sottile, come un giunco, ma con le giuste forme. Una terza di seno, probabilmente, e due fianchi stretti e spigolosi. La gonna che indossava le cadeva bene, parecchio più alta della classica gonna che imponeva la divisa di Hogwarts. Questa lasciava scorgere un bel pezzo di gamba, prima che gli arti inferiori venissero mascherati nuovamente da un paio di parigine. Il naso un po’ a patata le era rimasto uguale a prima, ma in qualche modo le donava. Hermione non poté ammirarne la dentatura perché in quel momento la ragazza si stava impegnando a fissarla con astio, ma senza proferir parola. Le erano comunque rimaste, registrò Hermione, le guance rosate da eterna bambina che contrastavano con la sua fama da porno-diva Hollywoodiana.
Hermione non si stupiva che, col tempo, Draco avesse imparato ad apprezzare questa ragazza. Aveva un bel corpo ma aveva dimostrato di possedere anche un cervello, da quando aveva deciso di smettere di fare la serva di Malfoy e iniziare a prendere la scuola sul serio, negli ultimi due anni. Evidentemente aveva tirato fuori anche il suo lato più grintoso e, la litigata in mezzo alla quale era capitata la riccia Grifondoro, era un esempio di come la Parkinson ex-Carlino Petulante si stesse vendicando, forse senza neanche accorgersene, di anni di soprusi e tradimenti.
Draco, dal canto suo, si stava prendendo la sua bella batosta senza neanche sforzarsi di reagire.
Il primo pensiero della Granger fu chiedersi perché Draco Malfoy, con lei, fosse sempre così aggressivo, quando c’erano delle donne, come la Parkinson o Narcissa, che riuscivano a zittirlo con la loro sola presenza. In secondo luogo si chiese se davvero volesse al suo fianco una personalità così smidollata come quella che Draco dimostrava con tutte le donne per le quali provava qualcosa che non era disprezzo e odio. Insomma, se davvero dovevano imparare a sopportarsi, di certo lui non poteva odiarla per il resto della loro vita, e allora sarebbe subentrata l’indifferenza. Ma c’era un’alternativa che poteva definirsi quasi peggiore: Malfoy avrebbe potuto affezionarsi a lei (anche se sembrava impossibile il solo pensiero) e ridursi a un essere amorfo come quello che stava di fronte alla Parkinson in quel momento. Un essere che non osava controribattere, attaccare e nemmeno difendersi dalle accuse che gli venivano attribuite. E tutto questo solo per devozione -nel caso di Pansy- o per completa apatia e indifferenza, in un loro probabile futuro di coppia.
Hermione, tra le tante cose che la spaventavano, capì che questo era proprio quello che non poteva sopportare e, con sofferenza, si rese anche conto di associare il suddetto comportamento a Ronald Weasley. Tutta quella situazione era insopportabile, anche solo da immaginare, quindi Pansy le fece quasi un favore nel distrarla dai suoi pensieri.
-A che mese sei?- chiese in un sibilo di cattiveria.
-Eh?- fu la sola risposta che poté dare la ragazza, prima che Malfoy intervenisse al suo posto, ma non in sua difesa, quanto, più che altro, nella difesa di sé stesso e nella difesa di alcune parti di sé che Pansy dava l’impressione volergli tranciare nel più brutale dei modi, e senza rimpianti, se solo ne avesse avuto l’occasione.
-Non è incinta. Ma, a tal proposito.. -
-Cosa? Cosa? Lo state programmando, per caso?-
-Non noi. Mio padre vorrebbe che, una volta sposati, noi… -
Pansy fece una faccia incredula, poi una smorfia, roteò gli occhi e si lasciò cadere, esasperata, a terra -Malfoy e quando aspettavi per dirmelo?-
-Si è deciso tutto ieri.. – intervenne Hermione.
-Stanne fuori, Mezzosangue!- la ammonì Draco e la riccia si stupì di quanto il suo tono fosse tornato duro, nei suoi confronti. In quei giorni si era sforzato per trattarla almeno con un minimo di rispetto e la sua presenza, all’interno del Maniero, si era rivelata quasi meno sgradita del previsto per entrambi. Ma ora sembrava che un accavallamento spazio-temporale li avesse di nuovo catapultati agli anni d’oro ad Hogwarts.
-Vuoi un figlio da lei?- stava chiedendo in quel mentre la Parkinson a quello che considerava da sempre, e fino a quel pomeriggio, l’uomo con cui lei stessa avrebbe creato una famiglia tutta sua, prima o poi. Il suo sguardo ora aveva un ché di veramente sconsolato, che ispirava quasi tenerezza. Come tutte le donne sapeva già che cosa sarebbe successo di lì a poco, come tutte le donne percepiva il rapido evolversi degli eventi e ne soffriva perché, evidentemente, anche le Serpi avevano un cuore, si disse Hermione, e nessuno di quei due ragazzi voleva o avrebbe mai immaginato una situazione simile.
Hermione aspettò  in silenzio la risposta di Draco. Come alla vista di una commedia tragico-romantica, si sentì in tutto e per tutto, col cuore e la mente, dalla parte di quei due poveri diavoli e della loro struggente storia d’amore. Attese, palpitando lei stessa, che il ragazzo che avrebbe dovuto sposare aprisse bocca e confessasse - ancora una volta - il suo amore per la sua ragazza di sempre, optando per una fuga romantica al calar del sole…
Si era quasi persa in queste altruistiche fantasie quando la voce fredda di Draco la riportò alla realtà.
-Non è così. Non sono io che voglio un figlio da lei. È mio padre che vuole un figlio da noi due!-
Nella voce risuonava tutta la rabbia verso il genitore, ma negli occhi si rispecchiava la sofferenza per quell’imminente addio che tutti, lì dentro, avvertivano. Hermione pensò che quegli occhi, privati del gelo che emanavano solitamente e di quel muro di difese che il loro proprietario si costruiva attorno, schermandosi al mondo e celando alla vista i suoi pensieri ed emozioni più intimi, potevano essere dannatamente belli. Dannatamente.
-Cambierà anche il concetto, Draco- disse Pansy con un tono di voce insolitamente calmo e rassegnato che, inizialmente, sorprese Hermione -Ma il risultato dell’addizione non cambia! Tu sposerai lei. Tu avrai dei figli con lei. E io non posso accettarlo, lo sai. Non siamo più ragazzini di dodici o tredici anni. Io non voglio essere l’amante focosa e passionale. Quella che si risveglia la mattina dopo sentendosi uno straccio e dovendo sgattaiolare via dal tuo letto. Quella che non può raccontare nulla a nessuno per paura di venire scoperta e mettere nei guai anche l’uomo che ama inutilmente. Non voglio essere quella che si illude, giorno per giorno, che lascerai l’altra. Almeno negli anni passati, ad Hogwarts, ero io l’altra, quella ufficiale, che non avresti lasciato per nessuna di loro. Lo sai che non posso fare tutto questo. Quindi non chiedermelo. Addio- si allontanò con una tale dignità da quella stanza, a testa alta e nonostante le lacrime che le rigavano le guance, che Hermione la ammirò e quasi si dimenticò di non essere per davvero a casa sua, sopra una poltrona Babbana e davanti allo schermo di un televisore, ad assistere alla parte culminante di un DVD appena comprato.
 
Draco, seduto, piegò la testa verso il pavimento e si passò una mano tra i capelli.
Hermione si chiese quali pensieri stessero passando per la testa al giovane.
Ma quando Malfoy rialzò la testa per osservarla la riccia lesse odio nei suoi occhi e la solita espressione impenetrabile. Aveva perso al momento il suo ghigno beffardo, ma i suoi occhi erano di nuovo schermati come da una patina di ghiaccio, invalicabile a chiunque non avesse toccato, chissà come, il suo cuore. E, probabilmente, quelle persone si potevano contare sulle dita di una sola mano.
 
-Bene- disse, acidamente -Divertita? Soddisfatta? Hai assistito al tuo melodramma giornaliero? Ora puoi anche andartene, no? Che ci facevi qui?-
-Malfoy.. Che stai dicendo?-
-Nulla. Solo che i Grifoni sono degli idioti ficcanaso, ecco cosa-
-Io.. non sapevo- si giustificò Hermione, a disagio e presa totalmente alla sprovvista.
-Cosa? Che volevo rimanere solo per discutere in privato con la mia ragazza? Non è decisamente ovvio?-
Ora che ci pensava si…
-Scusami… - mormorò contrita. Era veramente dispiaciuta e istintivamente chinò con leggerezza il capo.
Malfoy non rispose nulla per un’eternità e rimasero così, in silenzio.
Poi la superò con due veloci falcate, uscendo dalla sua stessa stanza, senza proferire una parola, né darle istruzioni riguardo a come si sarebbe dovuta comportare nei suoi confronti quella sera.
In fondo era andata lì per quello, per istruirsi. Per prendere ordini, come una marionetta.
Doveva fare la glaciale, l’indifferente? La classica faccia insofferente di chi va incontro a un matrimonio combinato e poi far vedere che il loro amore si cementava col tempo? O forse, più probabilmente, doveva fingersi fidanzatina amorevole e innamorata? Doveva stare appiccicata a lui, seguirlo passo per passo? O mostrarsi indipendente e perfettamente a suo agio in quell’ambiente e in mezzo a quella gente? Doveva mangiare poco e chiacchierare meno o sorseggiare tranquillamente un Brandy a fine pasto in compagnia di quegli allupati degli amici di Malfoy Senior e Junior? E se qualcuno le avesse chiesto qualcosa? Doveva raccontare di un colpo di fulmine? Inventarsi una relazione clandestina fatta di incontri roventi negli sgabuzzini della scuola? Doveva anche nominare la Stanza delle Necessità?
Come al solito avrebbe dovuto cavarsela da sola.. E improvvisare.
 
Hermione si era poi ritirata nella sua stanza. Un enorme pacco era poggiato sul letto.
Alcune scatole più piccole impilate lì intorno e una scatola da scarpe, ancora chiusa, sul pavimento.
Un caminetto acceso stava sulla parete destra della stanza e rischiarava l’ambiente circostante, ma appena la ragazza mise il piede all’interno si accesero di colpo mille candele sospese a mezz’aria.
Non vi era dubbio: i Malfoy avevano buon gusto, quando veniva loro comodo. Hermione sospettava che ci fosse, più di tutti, il tocco dell’elegante madre del suo fidanzato.
Che strano dirlo, o anche solo pensarlo: lei era fidanzata con Draco Malfoy, l’algido Principe delle Serpi. Mai in vita sua avrebbe predetto qualcosa di così totalmente impensabile!
Perfino agli occhi dell’odiata Professoressa Cooman e delle sue più fedeli e ocheggianti seguaci tutto ciò sarebbe stato assurdo!!
Si avvicinò cautamente all’imponente letto a baldacchino, come se tutto ciò che vi era posato sopra, compreso il gigantesco scatolone, potesse prendere fuoco da un momento all’altro.
Si sedette sul bordo e sospirò per un secondo guardando i vari pacchettini sparsi qui e là.
Questa era la vita che l’aspettava d’ora in poi? Si sentiva parte di una metafora, come se fosse in posa per scattare una fotografia. Fotografia che sarebbe poi divenuta illustrazione per qualcuno di quei vecchi libri polverosi che amava leggere.
La vita dei ricchi, era il titolo di quel librone che la mostrava sola in una lussuosissima e apparentemente molto accogliente stanza da letto. Ma sola.
Era quella l’unica parola che la spaventava. Non Voldemort. Né tantomeno Ronald. Nemmeno matrimonio, seppur associata a quel branco di Serpi che rappresentavano il marito e gli amici degli sposi. Ma la solitudine, oh, quella era il suo evidentissimo punto debole!
Aveva paura di perdere tutti i suoi amici, e di non trovarne di nuovi.
Aveva paura di sposare una persona che avrebbe odiato.
Paura di avere due mostri di suoceri che avrebbero cresciuto il suo bambino come più li compiaceva.
Aveva paura di arrivare ad odiare la sua intera esistenza e pure sé stessa.
Sospirò e lo sguardo corse lungo la stanza e poi fin sul bordo di quello scatolone..
Decise che, nonostante tutto, doveva distrarsi. E poi era veramente curiosa! Così prese ad armeggiare con quell’enorme contenitore di cartone, tentando di indovinare cosa potesse contenere… Forse qualcosa da indossare.. Un mantello, uno scialle.. Qualcosa di così tradizionalmente Purosangue e snob da farla nauseare.
Ma quello che vide, una volta vinta la sua personalissima battaglia contro il nastro da imballaggio, la lasciò senza parole. Raccolse con le braccia, affondate all’interno dello scatolone, qualcosa di così morbido e fresco da sembrare inconsistente e ne tirò fuori un preziosissimo abito di seta.
Era rosso, rosso sangue, quasi lucente e così semplice ed elegante al tempo stesso da essere pensato apposta per fasciarla nelle sue forme da donna e risaltarla nella sua femminilità, troppo spesso nascosta.
Non era uno di quegli abiti talmente arzigogolati da far perdere interessere per chi li sta indossando. Era splendido.
In una delle scatolette a fianco trovò una piccola coroncina argentata con cui avrebbe potuto elaborare qualsiasi tipo di acconciatura per far risaltare i suoi lunghi ricci color del cioccolato. C’era anche una scatola dei trucchi, con tonalità color pastello quasi impalpabili. Evidentemente nessuno in quella casa pensava che necessitasse grossi ritocchi.
Infine le scarpe, seducentissime scarpe nere con un tacco di dieci centimetri, per nulla volgari.
Hermione rimase sorpresa per il buon gusto di chi le aveva fatto trovare quel ben di dio nella sua stanza e prese, piano piano, a prepararsi, prima con la paura di rovinare qualche cosa, poi mettendoci sempre più passione.
Quando l’opera si poté dire completata Hermione sembrava un’altra persona rispetto alla timida ragazza che girava per Hogwarts in jeans e maglione scollo a V.
Quella sera era un’affascinante donna di classe sicura di sé e del proprio charme irresistibile, o così si immaginò, intenta a scendere nel salone sottostante, mentre, ridacchiando, si guardava allo specchio per controllare che non vi fosse nulla fuori posto.
In quel mentre bussarono alla porta e la ragazza, ora leggermente imbarazzata all’idea di farsi vedere così trasformata, andò ad aprire, titubante. Era un Elfo Domestico che le portava un piccolo scialle nero. La ragazza lo indossò immediatamente per coprire le esili spalle e si accorse che era una scialle magico poiché, ad ogni suo movimento, tante piccole farfalline nere seguivano il tessuto creando un effetto ottico veramente meraviglioso a vedersi, mentre, se decideva di stare ferma, le farfalline alleggiavano in continuo movimento sull’orlo dello scialle, senza mai posarsi.
Qualche minuto dopo era pronta per uscire dalla sua camera ma, fatti pochi passi in corridoio, si incrociò con Blaise Zabini.
Il ragazzo portava nella mano destra un bicchiere di champagne ma quando la vide si arrestò di colpo, le pupille dilatate e la bocca semi-aperta. Anche Hermione si fermò, distante da lui di pochi passi, arrossendo un pochettino e abbassando la testa per studiarsi, prima di riportare lo sguardo su di lui, confusa e lusingata.
Il ragazzo aveva pericolosamente inclinato il bicchiere in cui il liquido color dell’oro stava per strabordare e gocciolare sul pavimento. Con delicatezza Hermione allungò una mano per correggergli la posizione del polso e riportare il bicchiere in una posizione più idonea.
Per qualche altro secondo il moro rimase in silenzio, poi, riscuotendosi, si schiarì la gola -Stavo venendo ad avvertirti che i primi invitati hanno già iniziato a presentarsi ed è il momento che tu faccia il tuo ingresso in sala.. ma.. sei bellissima!- disse, ammirato e quasi compiaciuto.
-Speriamo.. - si schernì la riccia, facendo per aggiustarsi i capelli e guardando nuovamente come le cadeva il vestito sui fianchi. Aveva la fortuna di aver perso qualche chilo e quel vestito, così aderente, mostrava una pancia piatta e un seno prosperoso. Non era così scollato da essere volgare, ma un gioco di nastri che si incrociavano dietro al suo e collo e poi ancora una volta sulla schiena, dando l’impressione di reggere con delicatezza tutto il peso della stoffa sottostante -mentre invece esisteva una minuscola cerniera su un lato, quasi invisibile ad occhio nudo-, facevano si che l’occhio cadesse proprio sulla porzione di petto lasciata in bella mostra di sé.
Il vestito terminava all’altezza della caviglia, estremamente semplice nella sua linearità. Vi era solo un piccolo spacco sul lato sinistro, che arrivava a metà polpaccio e mostrava ben poco delle gambe, ma che a suo modo, valorizzando quelle vertiginose scarpe, si rivelava seducente e, particolare che non era da trascurare, permetteva alla ragazza di muoversi con più agilità. Vi era il poco trucco, il particolare dello scialle e i capelli, resi più morbidi, quasi boccolosi, da un giusto shampoo, erano stati raccolti e ornati con la coroncina di gusto raffinato, forse vero argento.
Blaise continuava ad osservarla -Una vera favola, Hermione. Un incanto, direi quasi!-
-Blaise, ti prego, sembri uno stilista gay! Sii naturale!-
-Penso che nessun uomo in tua presenza, stasera, si comporterà nel modo che tu definisci ‘naturale’. Ma ti posso anche assicurare che la reazione di tutti i maschietti in sala sarà qualcosa di ancestrale, un istinto senza il quale nessuno di noi sarebbe presente perché nessuno dei nostri progenitori in passato avrebbe sentito la necessità di accoppiarsi e riprodursi.. Ho reso l’idea di che razza di torbidi pensieri ti fai carico di suggerirci, seppure involontariamente? Però però.. - aggiunse,due volte, prendendo fiato e tornando a guardarla negli occhi, con un’aria leggermente più contenuta
-Se Draco è l’uomo d’onore che ha già mostrato di essere in passato, non lascerà che nessuno ti sfiori, nemmeno con un dito!-
-Perché? C’è il rischio che qualcuno voglia mettermi le mani addosso?!?- chiese la ragazza, impaurita. Pensava di essere in procinto di presentarsi alla festa privata di alcuni uomini di classe, non di un gruppo di allupati!
-Bhè.. Non posso negarti che qualcuno ci farà un pensiero.. Ma ai desideri più urgenti dovrebbe comunque provvedere Pansy.. - rifletté con un’aria pensosa e maliziosa al tempo stesso.
Hermione s’indignò -Stai parlando di una ragazza.. -
- ..a cui è sempre piaciuto divertirsi!- aggiunse Blaise, malizioso -Tu non hai idea di come sono le nostre feste private ad Hogwarts, vero?- chiese, sconcertato dall’innocenza di quella fanciulla.
-Effettivamente no.. - ammise Hermione, suscitando l’ilarità del giovane.
-Oh bhè.. Penso che avrai l’occasione di scoprirlo da te.. Ora mi permette di scortarla di sotto, madamigella?- e mentre la ragazza si domandava quale persona potesse passare a dei modi così cavallereschi dopo aver parlato di sesso, seppur con le dovute allusioni, Blaise le porse il braccio sinistro che lei accettò, tenendo con l’altra mano, l’orlo del vestito.
-Sei molto elegante, stasera, Zabini!- disse, ammirata, con l’intento di far conversazione e chiamandolo per cognome, com’era solita fare dentro le mura della loro comune scuola.
Ma Blaise si limitò a sogghignare maliziosamente nella sua direzione.
Inutile. La vanità era parte di ognuno di loro. Probabilmente il verbo “schernirsi” non esisteva nei sotterranei Serpeverde. Lì ogni complimento non era ben accetto: era dovuto.
Detto ciò,  Blaise era veramente elegante. I cappelli leggermente spettinati, la giacca nera aperta, i pantaloni del medesimo colore e dal giusto taglio che lo fasciavano comodamente, la camicia bianca d’obbligo e la cravatta azzurra allargata, probabilmente di proposito, come se gli si fosse rovesciata addosso un’improvvisa ondata di calore. I suoi occhi, irrequieti, scrutavano tutti con euforia e curiosità. Probabilmente aveva fascino agli occhi delle ragazze per il suo carisma e la sua vivacità. Oltre che per aver sempre la battuta pronta, essere una persona a tratti ragionevole, possedere un bel didietro e ispirare sesso ad ogni movimento, naturalmente!
 
Quando furono nella giusta posizione per guardare senza essere visti, Hermione tentò di sbirciare al piano sottostante. Riconobbe la sagoma minuta di Pansy fasciata in un attillato vestito dello stesso nero pece dei suoi capelli, disarmante nella sua semplicità e parecchio corto sopra la classica altezza ginocchio. Ai piedi aveva un paio di scarpe nere col tacco, ma le sue erano ‘a spillo’ e Hermione si interrogò su quale legge di gravità stesse sfruttando quella benedetta ragazza per non cadere da quei trampoli.
Vide anche i gemelli Weasley, euforici e già mezzi brilli, con i capelli arancioni così evidenti in quella massa confusa di persone in movimento. Risultavano parecchio pittoreschi, e forse anche un po’ fuori luogo. Fred indossava un completo arancione come la sua testa, George uno blu. Avevano entrambi un cravattino al collo, già storto, sorridevano estatici e salutavano qualcuno qui e là. Avevano entrambi un bicchiere mezzo vuoto in mano e Fred si stava ingozzando di cibo. Si giravano qui e là a ridere di qualcuno o a sbeffeggiare qualcun altro. Le loro camicie non erano molto eleganti ma quasi contadinesche, a quadri. Quadri molto grandi.
Hermione sorrise intenerita e il suo sguardo si posò su un’altra figura che conosceva abbastanza bene, snella come quella di Pansy, ma a differenza di quest’ultima più alta e filiforme. I lunghi capelli biondi ricadevano morbidamente oltre le spalle, fermati solamente da un’unica molletta a lato della fronte, e arrivavano ben oltre la metà della schiena. Era una ragazza molto aggraziata, dall’aspetto quasi etereo e dalle movenze feline. I suoi modi erano da sempre raffinati e talmente pacati da non farla sembrare quasi una Serpeverde, ma lo era in maniera forse più subdola, forse semplicemente più scaltra, di tanti altri. Si chiamava Daphne. Daphne Greengrass. E tutto in lei ispirava quasi una dea.
Il suo volto sembrava quello di una bambola di porcellana e, a differenza di Pansy, che aveva imparato i segreti dei cosmetici solo col tempo, Daphne si truccava graziosamente, facendo risaltare i propri lineamenti delicati e sognanti, imbellettando appena le guance e le labbra, utilizzando i toni più caldi e studiando al dettaglio i giochi di luce e ombra. Aveva sempre saputo utilizzare al meglio le sue possibilità, in tutti i campi, scuola e ragazzi compresi. Era vergine, si mormorava tra i Grifondoro, e certo non forniva certi servizietti per cui molte ragazze della sua Casa si erano guadagnate una nomea che poco avrebbe dovuto piacere a delle esponenti di famiglia così note nel loro ambiente. Conosceva i modi per far perdere la testa a un ragazzo, bilanciando comportamenti da donna del mistero, irraggiungibile e così dannatamente bon-ton, con atteggiamenti aggressivi ed esperti. Il tutto con la massima naturalezza possibile, s’intende, e senza mai svelare il segreto delle sue arti di ammaliatrice. Probabilmente era una valida alleata per pochi eletti, e una pericolosa rivale per tutti gli altri. A quanto si ricordava Hermione non andava male negli studi e non era solita trattare le persone con particolare cattiveria, anzi, si poteva dire che si limitasse a civettare con i ragazzi della sua Casa.
Forse, in definitiva, era una viziata, una cocca di papà e niente di più, pensò la riccia.
Quando la bionda si voltò Hermione si fermò ad osservare la figura di una ragazza alle spalle di Daphne, una ragazza che non aveva mai notato prima. Era molto simile alla Greengrass. Lo stesso naso e gli stessi capelli biondi e lisci, ma i suoi sembravano più dorati e i lineamenti erano più decisi. Anche la statura era differente, la ragazza in questione era di poco più bassa e in qualche modo sembrava anche più aggressiva. Erano comunque entrambe vestite e truccate con eleganza e parsimoniose di sorrisi. Non si scomponevano nemmeno quando qualcuno di passaggio si fermava a scambiare due parole, e questo succedeva spesso. Non si sdilinquivano in abbracci o gridolini. Comunque non sembravano a disagio, né tantomeno si muovevano con circospezione, erano, anzi, a loro agio in mezzo a tutta quella folla di importanti maghi e streghe, come se ci fossero cresciute in mezzo.
Blaise si fermò accanto a Hermione e, in un soffio che la fece rabbrividire, da sopra la sua spalla, mormorò -Quella è Astoria Greengrass-
-La sorella minore di Daphne- aggiunse, vedendo che il nome non sembrava noto alla Grifona.
-La sorella minore?-
-E’ al terzo anno-
-Davvero? Non l’ho mai vista.. –
-Nella nostra Casa è già una leggenda. È molto più.. mmm.. generosa di sua sorella. Certo, le attenzioni di Daphne sono un bene molto più raro e, perciò, anche più prezioso- e qualcosa, nel modo in cui sorrise maliziosamente, fece capire a Hermione che lui era uno dei pochi eletti che aveva potuto rapportarsi molto più intimamente di quanto non si sapesse in giro con la fortunatissima primogenita di casa.
-Comunque Astoria ha tutte le carte per diventare una star anche da voi Grifoni.. –
-Intendi seguendo le orme di Pansy?!- si lasciò sfuggire Hermione, e qualcosa nel modo in cui lo disse, arricciando il naso e il labbro superiore fece capire, senza bisogno di esplicitarlo, che la reputazione della Parkinson non era di quelle facilmente apprezzabili ai suoi occhi.
-Non eri tu che la difendevi poco fa per il modo in cui parlavo? E comunque nel campo dell’intrattenimento serale Pansy non aveva molte rivali prima che decidesse malauguratamente di mettere la testa a posto.. -
-E’ solo che non ne farei un vanto, se fossi nei suoi panni.. -
-Infatti sarebbero gli altri a farne un vanto al posto tuo, come è successo a lei!-
-In ogni caso non la farei passare per la povera vittima innocente.. Se rendeva certi servizi sarà stato perché le piaceva e le piace vivere in questo modo. Anzi, a tutti voi piace!-
Blaise alzò le mani in segno di arresa e ridacchiò -Okok, cara la mia santarellina. Ne deduco che sei ancora molto lontana dal capire il modo in cui noi viviamo, anche se talvolta è meglio dire “nel modo in cui sopravviviamo”- si voltò -E comunque non sarò io a difendere lo sregolato stile di vita di Pansy. Come hai fatto notare tu, tutti sanno per cosa è diventata famosa in passato.. -
 
Le evoluzioni e le prestazioni della Parkinson erano diventate una leggenda, tra le mura di Hogwarts. Si diceva perfino che nessuna ragazza aveva potuto vantare, per così dire, un simile curriculum, all’interno di quella stessa scuola. E questo tenendo conto di tutte le studentesse presenti fin dai tempi della fondazione.
Ma era passata alla storia anche per la sua innata capacità di cacciarsi nei guai e a causa della sua ossessione -così veniva chiamata- per Draco…
 La fauna maschile della scuola era rimasta parecchio delusa quando, all’inizio dell’anno precedente, era circolata la notizia che le cose con il giovane Malfoy si stavano facendo serie e che Pansy avrebbe metaforicamente chiuso la sua attività d’intrattenimento notturno, e anche diurno.
Ciò che, tempo addietro, aveva sorpreso Hermione era stato scoprire che anche i più intelligenti tra i ragazzi che conosceva, vale a dire Ron e soprattutto Harry, avevano confessato, in un paio di occasioni, di averci fatto un pensiero, in qualche momento della loro vita dove le frequentazioni scarseggiavano e sentivano l’istinto ribellarsi a quella deprimente solitudine..
Davvero, come donna e pertanto credendosi certamente priva di determinate pulsioni, si sentiva di molto superiore a chi rispondeva solamente dei propri ormoni, in casi simili.
 
Blaise era tornato ad offrirle il braccio e avevano preso a scendere la sontuosa gradinata in marmo bianco. Mentre scendeva Hermione si chiese se avrebbe mai incontrato un ragazzo capace di andare oltre le apparenze e ai desideri e le pulsioni istintive, ma che cercasse anche qualcosa di più. Si domandò quanti candidati a questa sua immagine di ‘ragazzo perfetto’ avrebbe potuto trovare, lì, quella sera. Quanti che sarebbero stati interessati a lei e non solo alla sua scollatura. E si chiese quanto avrebbe dovuto aspettare per trovare questo magnifico esemplare di ragazzo perfetto: intelligente, carino, dolce, sensibile… e single! Poi vide tutti gli sguardi della gente in sala, e anche di quelli che stavano entrando nella dimora dei Malfoy in quel preciso momento, puntarsi su di lei e si ricordò. Si ricordò che era fidanzata ufficialmente. E che stava per annunciarlo. Si ricordò che aveva posto la sua firma su un contratto. E che ormai la sua vita sentimentale si poteva dire conclusa. Aveva messo la parola fine alla sua vita da single e alle sue speranze di coronare un sogno che aveva, come molte altre donne, fin da bambina. Aveva messo fine alle sue speranze. Anche avesse trovato l’uomo perfetto, ora, non lo avrebbe mai più potuto sposare, né frequentare liberamente, alla luce del sole e senza impicci. Niente casa, niente caminetto acceso al sabato sera con un libro in mano, una buona bottiglia di vino, una coperta, una culla accanto, un cane ai  piedi e le gambe stese sulle sue ginocchia. Niente massaggi, abbracci o affettuose abitudini domestiche. Niente dichiarazioni, fiori o grandi gesti d’amore. Nessun momento di intimità vissuto senza sensi di colpa o tristezza o la paura di venir scoperti dalla persona sbagliata.
La riccia sentì il peso di tutto questo gravarle, di colpo, sulle spalle e iniziò a sentirsi agitata anche per l’impegno che si era presa per quella sera, oltre che per tutta una vita. Doveva reggere un’intera serata con quella gente e l’unica cosa che voleva veramente fare era scappare, buttarsi su un letto e piangere, nascosta dalla vista di tutti.
Chiuse gli occhi e prese un bel respiro, poi si accorse che Blaise la stava guardando, ma non fecero in tempo a dirsi nulla perché lo scalone era terminato e lei si trovava finalmente alla stessa altezza di quella gente che la scrutava curiosa e più o meno sorridente.
Blaise non le lasciò andare il braccio ma, anzi, la strinse di più a sé e Hermione ne trasse un po’ di conforto. La Serpe la guidò da un gruppo di invitati che erano appena giunti in quel momento e fu il primo a scambiare qualche parola di saluto, una battuta, un commento sul tempo o sull’ultima partita di Quidditch. Era estremamente cordiale e ammaliante. A suo agio. Ammiccava alle signore, specie a quelle attempate e più bisognose che mai di sentirsi ancora delle vere femme fatali, nonostante il sederotto tondo e il trucco troppo pesante, si complimentava e socializzava con i mariti, ricevendo e somministrando sonore pacche sulle spalle. In qualche occasione fece il galante con qualche signorinella di passaggio, tanto da far arrossire le più timide tra queste, e, durante quella prima mezz’ora, non lasciò mai il braccio di Hermione, guidandola per la sala.
La riccia si limitava a sorridere parecchio, stupidamente e timidamente. Arrossiva per qualche complimento che suonava più sincero degli altri riguardo alla sua bellezza e tentava di sentirsi a suo agio. Evitava gli sguardi più penetranti e si limitava a rispondere alle domande o a salutare cortesemente. Si vedeva lontano un miglio che rimaneva e sarebbe rimasta per tutta sera l’attrazione principale di quella festa.
 
D’un tratto vide Malfoy superarla alla sua sinistra e fece per parlargli, ma quello andò spedito da Blaise, mormorandogli qualcosa all’orecchio. Confabularono per qualche minuto, poi Zabini si allontanò. Hermione e Draco rimasero in silenzio, il biondo la squadrò, quasi soppesandola, ma non disse assolutamente nulla. Poi le fece cenno di seguirlo.
-D’ora in poi dobbiamo farci vedere insieme. Che coppia saremmo se tu stai tutto il tempo con Blaise? La gente si insospettirebbe.. E ora andiamo a ricevere!-
Hermione passò dunque la seguente ora a sorridere a gente sempre nuova e sconosciuta, ma questa volta, invece che farlo aggirandosi per una sala gremita di folla, lo faceva sull’uscio di una casa.
Sembravano il prototipo di una novella coppietta, come se li avessero stampati in serie, felici, uniti e sorridenti, in qualche fabbrichetta e poi recapitati lì, a Malfoy Manor. Si poteva sospettare che ci fossero altri due come loro, della stessa serie, da qualche altra parte, nel mondo.
In piedi, l’uno accanto all’altra, scambiavano qualche parola con gli invitati.
Hermione in particolare si era appiccicata un sorriso, che voleva essere raggiante ed emozionato, sul viso. Quella orribile scena le sembrava indicativa di tutta la sua vita da lì in avanti: intrisa di finzione, e le metteva addosso una terribile tristezza.
 
 
Dopo un’ora abbondante di saluti e convenevoli una sinuosa e languida figura si fece largo tra la folla, avanzando verso di loro con un bicchiere in mano pieno di un liquido dorato che richiamava il colore dei suoi capelli. Ora che Hermione se la trovava di fronte poteva constatare quanto fosse effettivamente più alta di lei, tacchi a parte. Magra come una modella, con un incarnato che sprizzata salute, appena velato di trucco. La linea morbida delle spalle e la sensuale curva del suo generoso lato B andavano a completare l’anteprima data dall’altrettanto generoso decolleté. Le delicate mani dalle dita affusolate stringevano con grazia il flute contenente, con tutta probabilità, champagne. Era avvolta da una nuvola di profumo leggero e da un vestito di seta, lungo fino ai piedi. Un leggero spacco interrompeva la monotonia, per così dire, della stoffa. Le scarpe non erano così celate alla vista, ma messe ben in mostra da movimenti e passi aggraziati.
Qualcosa cambiò nello sguardo di Draco, da seccato e annoiato si fece seducente predatore e si avvicinò, scivolando come un serpente, al Frutto Proibito dell’intera Hogwarts: la Vergine della Notte, l’ammaliante Daphne.
C’ era qualcosa in lei che rendeva elegante, degno di rispetto e in qual modo aristocratico tutto ciò che indossava: i vestiti, il suo stesso cognome, la sua reputazione intaccabile e quello stesso soprannome che le conferiva l’ambito ruolo di bella tra le belle, irraggiungibile, inarrivabile, Regina di una scuola che dominava col solo fascino, senza cedere a compromessi e squallidi incontri sfuggenti.
Hermione era ricordata invece come la Verginella di Ghiaccio. E già quel vezzeggiativo, tra l’altro parecchio ironico, faceva notare la differenza tra lei e quella Dea scesa sulla terra.
Si chiese se esistevano scuole per diventare come Daphne o se era tutta una combinazione fortuita di cromosomi e di buona educazione. E poi il modo in cui la catalogavano come secchiona e frigida, tra le pareti scolastiche, sottolineava maggiormente come Daphne fosse una ragazza considerata parecchio sensuale ma che negava il piacere ai maschi per preservare sé stessa, mentre Hermione era tale solo perché troppo infantile, troppo poco capace.. E fondamentalmente perché non richiesta da nessun ragazzo che non fosse lo storico pel di carota Weasley.
In un attimo si sentì prima riempire di rabbia e disprezzo per quell’ambiente così troppo mondano, e immediatamente dopo si sentì anche incredibilmente goffa e fuori luogo.
Fino a poco prima, fin quando non aveva dovuto misurarsi con nessuna ragazza, fin quando non esistevano che termini di paragone astratti e lontani dalla sua figura, pensava di star riuscendo a far un buon lavoro, di essere credibile e anche discretamente bella ed elegante. Ma ora che notava la complicità di sguardi tra il suo (ex) peggior nemico e promesso sposo e quello splendore di ragazza, capiva che mai sarebbe riuscita a produrre niente di simile.
Lei era Hermione, l’arruffata, impacciata, pensierosa, ponderata, saggia Hermione, dall’aria sempre un po’ sbattuta e i capelli mai a posto. Mai truccata, con jeans comodi e maglioni sformati, le scarpe da ginnastica e priva di qualsiasi monile e accessorio non conforme all’ordinamento scolastico o semplicemente superfluo.
 
 
Si apprestò quindi con pazienza a sentire cosa aveva da raccontare la Regina del Glamour a quella Serpe che era Malfoy.
-Daphne!-
-Draco, Hermione! Vi trovo bene!- sorrise la giovane ereditiera di casa Greengrass, e le sue labbra si piegarono nella curva di un sorriso rosso fuoco che lasciava intravedere i denti, piccoli, bianchi e perfetti. Aveva le ciglia lunghe e due occhi grandi. A guardarla bene si intravedeva anche una leggera peluria bionda lungo il collo e sulle braccia scoperte.
-Draco- ammiccò poi, trattenendo a fatica quella che sembrava una risata -C’è anche mia sorella in giro da queste parti.. - e fece per guardarsi intorno, ruotando lievemente il lungo collo e agitando così involontariamente la massa di crini dorati.
-Oddio.. In verità lo sospettavo e mi auguro dal profondo del cuore di.. NON incontrarla, per carità!- Draco alzò gli occhi al cielo. Daphne ridacchiò.
-Troppo tardi. Sta arrivando!- poi diede uno sguardo a Hermione e con fare complice sussurrò
-Astoria Greengrass. La piaga della società magica aristocratica Inglese!- poi serrò le eleganti labbra e sorrise alla ragazza che le si era avvicinata.
La nuova arrivata non ricambiò il sorriso fraterno e, nonostante tutto, sincero di Daphne, guardò, anzi, con astio Draco e ignorò palesemente Hermione. Sembrava disprezzasse tutto, lì dentro, e si sentisse incredibilmente superiore a ognuna delle personalità presenti nella sala, se non nell’intero maniero. Sembrava anche stesse per lanciarsi in una lunga e polemicizzante critica sulle doti, i gusti e l’aspetto del padroncino di casa, da come lo guardava con sospetto misto a indignazione, spregio e stizza.
-Astoria! Quale onore! Erano.. mesi, temo.. che non ci si incontrava!- l’anticipò Draco con fare magnetico. Forse sperava di ingraziarsela con qualche moina. Daphne trattenne un sorrisetto ironico, lanciò uno sguardo a Hermione e si allontanò stringendo a sé il bicchiere, le spalle che fremevano leggermente come per un moto di allegria trattenuto. Hermione accennò un sorriso e fu fulminata dallo sguardo indagatore e color cobalto di Astoria.
Era d’età inferiore a lei, alta tanto uguale a parità di tacco, vestita in maniera più sobria sui colori del blu. Così scuro da sembrare nero. Gli accessori erano limitati a una sola collana, peraltro di gusto molto raffinato, per il resto totalmente inesistenti. Aveva forse una stola, così come la sorella, ma erano state lasciate entrambe nel guardaroba all’ingresso. I capelli erano di una tonalità più scura, lasciati liberi. Tutto l’insieme dava un risultato poco meno armonioso di quello che infondeva la figura di Daphne con il suo sorriso e i modi di fare nonostante tutto amichevoli.
Certo era bella, non lo si poteva negare. Ma di una bellezza sfuggente, effimera, d’insieme. Tutto il disprezzo e lo sdegno che trapelava dal modo in cui arricciava il piccolo naso dalla linea dritta e le labbra piene a forma di cuore, struccate e il modo in cui i suoi occhi grandi e profondi indagavano ciò che v’era intorno, con l’aria accigliata, mascheravano in parte quella bellezza naturale.
-Certo non mi sorprende visto che non ti sei più presentato ad alcun avvenimento mondano, solo per il gusto di stare con quella burina della tua ragazza. O dovrei dire ex ragazza, visto che ti vedo accompagnato da chi non mi sarei mai aspettata di vedere al tuo fianco. Me lo avevano detto, al mio primo anno, di stare attenta ai Grifoni… E specialmente ai Mezzosangue!- arricciò ancor più il naso. Hermione sussultò, ferita nell’orgoglio dalle parole di chi neanche la conosceva.
Come si permetteva di giudicare?
-Eh, già. Sono le novità della vita, Astoria. Anzi, spero di vederti presto accoppiata a un bel giovanotto, un gentiluomo che sappia apprezzare il tuo sottile sarcasmo e la tua velatamente ironica visione del mondo e della nostra società in particolare. In ogni caso ti prego di non offendere l’onore della mia, si, ormai ex ragazza. Quantomeno in mia presenza. E per concludere, ti presento Hermione Granger. Sicuramente non avrai mai avuto il piacere di provare il vero onore che è conoscerla di persona. Una strega molto in gamba e una preziosa amica, nonché mia promessa sposa. Trovo che la sua visione del mondo potrebbe giovare molto a questo antiquato mondo di maghi e streghe buonisti. Ti troverai d’accordo con me, credo- Hermione rimase colpita da questo discorso così diplomatico e forbito, ma rimase ancor più scossa dal fatto che, nel pronunciarlo, Draco ad un tratto le cinse la vita con il braccio. Era il contatto più intimo che avessero mai intessuto, fino a quel momento. Per un attimo fu sul punto di allontanarsi, colta di sorpresa, ma fece mente locale per tempo, ricordandosi che scostarsi tutto d’un tratto dal proprio fidanzato non era esattamente la reazione più conforme al momento e alla situazione in cui si trovavano.
Gli occhi di Astoria la penetrarono fin quasi dentro le ossa. Hermione si sentì incredibilmente a disagio, ma sostenne lo sguardo. Quando Astoria tornò a rivolgersi a Draco, la riccia sentì gli occhi bruciarle per lo sforzo.
Subito dopo si riscosse al suono della voce del giovane Malfoy che le presentava la sua interlocutrice -Amore ti presento Astoria. È una giovane strega dell’alta società, per la precisione la graziosa e adorabile sorella di quella splendida creatura che è Daphne Greengrass. Purtroppo, alcuni avvicendamenti poco piacevoli nella sua vita l’hanno resa persona schiva e apparentemente un po’… - fece una pausa come per trovare la giusta definizione -..antisociale. Daphne ce l’ha sempre presentata come grande modello di eleganza e anche maestra di pensiero, suppongo neo-femminista. Anch’io rimango convinto tutt’ora, sebbene nel profondo, che Astoria sia a suo modo una perla rara- Hermione lanciò dunque uno sguardo ad Astoria e la vide mascherare un sorriso compiaciuto. La ragazza mantenne il suo tono distaccato, indice di grande serietà, ma divenne in qualche maniera più affabile. Allungò per prima la mano destra verso Hermione e gliela strinse, avvicinandosi poi per accostare la propria guancia a quella della ragazza, che rimase incerta e ferma al suo posto. Certo, Astoria non appoggiò la propria pelle su quella rosea dall’imbarazzo di Hermione, né tantomeno le regalò un vero bacio. Ma il gesto fu apprezzabile.
Alle spalle della ragazza Hermione scorse, a distanza, Daphne che le regalò un sorriso sincero.
Astoria si congedò ed Hermione si accorse di non avere più il braccio di Draco che le cingeva la vita, così che si trovava nuovamente libera nei movimenti. Per uno strano attimo provò un vuoto, una veloce vertigine, come se le mancasse l’appoggio e stesse per cadere a terra dai suoi stessi tacchi, ma si riprese. Draco le si era allontanato quando Astoria aveva finalmente trovato la forza di presentarsi e anche in quel momento appariva perfettamente a suo agio e in completa sintonia con l’ambiente circostante, mentre assaporava un bicchiere di vino rosso preso dal vassoio di qualche Elfo Domestico nei paraggi.
-Andiamo- le disse con un tono di voce completamente privo di qualsiasi intonazione.
-Dove?- chiese Hermione. La stava trascinando fuori dalla stanza, sfiorando appena con le lunghe e curate dita il gomito di lei, lasciato scoperto dall’abito.
Si allontanarono dalla sala a passo sostenuto, imboccarono i gloriosi scaloni in marmo e sorrisero a qualche ospite che ne stava giustappunto scendendo.
Appena furono soli Hermione si decise a chiedere spiegazioni.
-Mi sono dimenticato una cosa importante- fu la laconica risposta di Draco.
-L’educazione?- borbottò Hermione.
-No, per quella basti tu! Sei così dannatamente pacchiana e fuori luogo in quella sala, tutta sorrisini e civetteria. Cosa vuoi dimostrare? Di essere più falsa e ipocrita di loro?-
Hermione rimase a bocca aperta per lo stupore -Ma di che parli?- balbettò.
-A dire il vero mi riferivo al tuo comportamento con Daphne, Astoria e Blaise- e la sua voce risultò, per un attimo, più stizzita del solito.
-Non penserai mica che ti voglia rubare gli amici, mi auguro! Io gli ho già dei VERI amici grazie tante!- lo rimbeccò Hermione.
-Non penso niente!- ringhiò lui, fermandosi e voltandosi a fronteggiarla.
-Ecco, infatti! Chissà poi perché… -
 A questa frecciatina il biondo decise di non rispondere, o forse molto più semplicemente non sapeva cosa ribattere. Si incamminò nuovamente lungo il corridoio deserto e malamente illuminato.
Hermione lo seguì infuriata, in quella sala aveva cercato di eseguire gli ordini e dare il meglio di sé. Si era sentita goffa, inutile e a disagio. Spersa e senza protezione. Si era sentita facile bersaglio per un mare di critiche che l’avrebbero sopraffatta appena avesse abbassato la guardia.
Certo non era lì per stringere amicizie o alleanze. Né tantomeno pensava di essersi comportata da vecchia snob spocchiosa. Aveva dato il suo meglio per sembrare amichevole, tranquilla e inoffensiva. Malfoy era un gigantesco cafone a non riconoscerle l’impegno che ci aveva messo!
-Qui non è come a Hogwarts, bellezza!- le disse lui in quel momento, tenendole aperta una porta.
Hermione entrò nella stanza adiacente al corridoio che stavano percorrendo -Non chiamarmi bellezza!- lo ammonì.
Draco, che era entrato subito dopo di lei e si era messo a frugare nel secondo cassetto di un imponente comò in legno, si girò a soppesarla e poi con un mezzo ghigno le fece eco
-Effettivamente non ho motivo per chiamarti così! Siediti!- le ordinò poi, imperioso.
Hermione fece caso a un letto a baldacchino alle sue spalle e si accomodò sul bordo, più per paura di stropicciare l’elegante abito, che per il dispiacere di rovinare la perfetta disposizione delle coperte.
-In ogni caso che significa che qui non è come ad Hogwarts?- chiese.
-Semplicemente devi imparare qual è la vita vera!-
-Ho combattuto una guerra, penso di aver capito qual è la vita vera!- disse Hermione orgogliosamente.
-Non hai mai capito come si vive in società!- l’accusò lui -Dio- aggiunse -Sei così… provinciale!-
Hermione si ritrasse, ferita, mentre Draco tornava a volgerle le spalle.
-Devi fare buon viso a cattivo gioco per sopravvivere d’ora in poi, non puoi tentare di essere amichevole con chiunque incontri. Devi essere sicura di te stessa.. Anche se non ho idea di cosa ti possa infondere fiducia nelle tue capacità, ora che non hai più i voti dei tuoi amati professori a valutarti come la migliore. E comunque devi metterci tutto l’impegno che puoi!-
-I miei voti li riavrò presto indietro! La scuola sta per ri-iniziare! E poi io ce la sto già mettendo tutta!-
-Bhè.. Evidentemente non basta! Non voglio passare la vita a proteggerti da chi ti può giudicare talmente smaliziata da poter essere giocata con due belle parole e un mazzo di fiori. Sii cauta e non dare confidenza, capito? ..Oh eccoli qua, finalmente!-
-Che cosa hai trovato?-
Draco si voltò verso di lei -Dammi la sinistra!- disse, poi, senza aspettare che la ragazza tendesse il braccio, la prese per l’avambraccio e la fece alzare, tirandola malamente. Quando Hermione fu in piedi Draco fece per infilarle all’anulare un piccolo cerchio metallico. Hermione ritrasse la mano.
-E ora che hai?- chiese, spazientito, fissandola rabbioso.
-Cos’è?-
-Cosa ti sembra? Un anello di fidanzamento! Me lo ha dato mio padre, me ne ero scordato prima di vederlo al dito di qualche donna sposata… - fece per agguantare nuovamente la mano della ragazza, ma Hermione tese la destra.
-Dammelo! Faccio da me!-
-E perché mai?- chiese Draco passandogli il piccolo anello.
-Non me la sarei mai immaginata una proposta di fidanzamento più squallida di questa!- rispose lei.
-Che significa?- Ora Draco la fissava senza capire e all’apparenza ancora in parte scocciato da tutte quelle resistenze provenienti dalla sua nuova compagna di vita.
-E’ solo un anello- aggiunse.
-Tu non riesci ad andare oltre le apparenze proprio in nessuna occasione, vero?- lo aggredì Hermione -E’ ciò che simboleggia che conta, non l’anello!-
-Non è mica un anello falso!-
-E’ tutto il nostro fidanzamento che è falso!-
-E cosa cambiava da se te lo avessi fatto trovare insieme al vestito?-
Ora Draco la fissava senza capire bene, ma comunque arrendendosi all’evidenza che le donne erano creature più complicate che mai. Scese il silenzio.
-E’ opera tua.. questo vestito?- chiese Hermione, sorpresa.
-Si- annuì l’altro con indifferenza.
-Sorpresa dal mio raffinato senso dell’eleganza e dal mio buon gusto in campo estetico, Granger?-
-Sorpresa che tu possa aver pensato a qualcosa che dovrebbe apparirti solamente futile- ammise.
-Dovevi comunque presentarti al mio fianco. Dovevi essere presentabile!-
-E ci sono riuscita?- chiese Hermione, non predisponendosi nell’animo a tenere troppo in conto la risposta di lui, sicuramente più sarcastica e offensiva che mai. Fu invece sorpresa: Draco ghignò.
-Direi di si!- e per la prima volta in tutta la sera sembrò guardarla più a lungo e più a fondo.
-Merito mio!- aggiunse in conclusione.
-Ho un fidanzato che ha talento nel vestire le donne con begli abiti- ghignò Hermione -Vorrà dire che mi sarà risparmiato l’appellativo di fidanzata stracciona!- aggiunse sarcasticamente.
-Non ti potranno mai offendere finché sarò a portata di orecchio. Non se lo permetterebbero mai! Abbiamo ancora una certa influenza in questo ambiente, noi Malfoy. E sappiamo come far ripagare le offese!- decretò Draco, poi il suo tono si addolcì impercettibilmente -E comunque non hai ancora un fidanzato, a quanto mi risulta!- Hermione lo osservò curiosa e Draco aggiunse -Non porti ancora alcun anello al dito, sei ancora legalmente libera!-
-Ho firmato un contratto- rispose sbrigativamente lei.
-Puoi ancora fregartene di quel maledetto contratto e scappare lontano da qui! Non ci sei ancora dentro fino al collo, nessuno ti ha ancora visto in atteggiamenti compromettenti o con un anello al dito. Non hai percorso una navata vestita di bianco, non hai figli né legame alcuno con tutti i presenti giù in sala. Hai sentito quel che ha detto mio padre: non avrebbe il tempo, la forza, il potere o il denaro per vendicarsi se tu ora ti smaterializzassi a casa di Weasley. Perché non lo fai?-
Draco aveva mantenuto per tutta la durata del discorso un’aria distaccata, solo i suoi occhi sembravano mari in burrasca, ma allo stesso tempo non lasciavano trasparire nessuna particolare emozione, solo un accenno di fervore dovuto a quel discorso, a suo modo così accalorato.
Hermione si concesse qualche secondo per studiarlo con attenzione, poi prese a parlare lentamente, ma con convinzione.
-E’ da quando ho preso la decisione di fare ciò che andava fatto che continui a spingermi nella direzione opposta a quella che mi sono decisa a percorrere. Non capisco se tu lo faccia perché sei terribilmente altruista o perché sei terrorizzato all’idea che io possa rovinarti la vita… Qualunque sia il motivo, Draco, perdonami ma non torno indietro ormai!- negli occhi Hermione aveva quella luce che i suoi amici conoscevano bene. Era una ragazza parecchio determinata e si poteva contare su tutto ciò che diceva e decideva.
-Allora siediti!-
Hermione eseguì.
Draco la fissò ancora per un attimo, dritto negli occhi e impassibile come non mai.
Dopodiché sospiro e si inginocchiò, con grande sorpresa di Hermione che aprì bocca per protestare -Ma cosa hai intenzione di fare…?-
Draco fece un gesto come a intimarle il silenzio, le prese dalle mani il piccolo oggetto che ancora si stava girando tra le dita, lo osservò alla fioca luce di una lampada e guardò la ragazza.
-Hermione Granger mi vuoi sposare?-
La frase non era intrisa di sentimento, né  i suoi occhi brillavano di desiderio, né tantomeno le sue mani tremavano per l’agitazione o il cuore dentro al petto batteva al ritmo di una grancassa.
Ma era un gesto molto altruista e molto nobile, per un Malfoy.
Hermione ne rimase colpita, anche se non lo diede a vedere.
-Si- rispose solamente, con semplicità e un’espressione del viso seria e neutrale.
Draco le prese con la sua naturale eleganza la giusta mano e infilò il cerchio di metallo al penultimo dito della ragazza. Hermione rimase per un attimo a fissarlo nella penombra della stanza, poi prese il braccio che il giovane le stava offrendo e con grazia si allontanarono entrambi lungo il corridoio che li avrebbe riportati tra la folla di persone festanti. Questa volta in silenzio.
Ringraziamenti:

@deaselene: No, Sara, non me ce li vedo i Malfoy vicini di casa dei Weasley, hai ragione!!!! xD
La vita di coppia e anche il matrimonio ti prometto che arriveranno! Ho già delle idee al riguardo… Ma proseguo con ordine!!  ;-) Baci
 
@crici_82: Oddio… *Me ridacchia nervosamente*… Bhè… Alla fine sei riuscita a scoprire cosa succedeva nel capitolo dopo, solo che… ehm… nel frattempo avrai anche fatto in tempo a metter su radici, eh già! =S
In ogni caso sono contenta che la scena in cui Hermione da l’annuncio ti sia piaciuta, xk avevo paura di averla resa troppo poco realistica! ^^ Un bacio
 
 
@stellabella: Non prometto niente riguardo i tentati/mancati/compiuti omicidi che potrebbero venir fuori una volta messi questi due sotto lo stesso tetto e x di + a tempo indeterminato… Ma son contenta che dopo aver seguito per un po’ di tempo la mia storia tu abbia deciso di lasciare un commento. I commenti danno sempre la carica! ;-)  Baciiino!
 
 
@erigre: che posso dire + che grazie? ^^ Grazie di cuore!! Bacioni anche a te ;-)
Ps. Immagina, immagina pure il futuro… X come la vedo io gli imprevisti sono sempre dietro all’angolo con questi due qua! Hihi…
 
@Kitty-Cullen: “Scusascusascusa” tuuuu????  E io che dovrei dire????? *Me si nasconde*  ^^
Son contenta che Draco sia stato reso in modo “sbav”, vedo che Blaise ha sortito l'effetto sperato, lusingata per il conclusivo “WOW”.. E per quanto riguarda Ron… Grazie x il consiglio ;-)
Effettivamente Ronald è una “testa calda” a suo modo, cercherò di tenere presente il + possibile anche questo suo aspetto, in futuro, x renderlo al meglio! ^^
Ps. Oramai è passato un sacco di tempo, lo so, ma spero lo stesso tu ti sia divertita in montagna! ^^ Bacio anche a te
 
 
@bribry85: Si, effettivamente è esattamente l'idea che volevo dare….  ;-)  =D =D  Kiss!
 
@sanguisuga: Che dire?? Che dire che dire che dire? Sono contenta che ti sia piaciuta quella scena e anche la reazione un po’ tutta particolare di Ron.. Per quanto mi riguarda… Non so, non l’ho progettata a tavolino ma mi sembrava potesse funzionare!  =) Sarà che nemmeno io ho mai avuto un debole x lui! ;-) =) Baci anche a te
 
 
@Jules: …..Ciao! Chi si vede!! xD  Questo commento me l’ero perso…! Bhè… Grazie x quello che hai detto! =) =)   ..Ci vediamo!! Kiss  Ps. L’erede/Gli eredi arriverà/eranno ;-)
 
 
@Lilian Malfoy: Grazie x ciò che hai detto riguardo alla ficcy… E cmq hai ragione… Ero incasinatissima e ho "lasciato momentaneamente indietro" alcune cose, come questa storia… =(  In effetti mi è dispiaciuto! Cmq ora riprendo x bene e tento di recuperare il tempo perso, davvero! ^^   Sperando solo che l’Ispirazione nn m’abbandoni… Xò ho un sacco di idee, quindi nn penso accada presto! =)  Kissoni!
 
@JessyInPink: Sono lenta a postare, distratta, disorganizzata… Ma stufa assolutamente no!!! ;-)
Grazie x l’entusiasmo Jessy! Un Bacio
 
 
@sanguisuga (2 – La Vendetta): Sono senza parole  nel leggere di qualcuno che aspetta qualcosa scritto da me…. WOW!!! No, nono! Sono tutto tranne che stufa! Avevo la testa da un’altra parte x un sacco di motivi, questo si… Ma ora sono qui, determinata a postare! =)  Speriamo senza troppi inconvenienti!!! ^^   Kiss!!!

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Capitolo 7
*** Una nuova rivale? ***


Mmmm… Potrei stare a parlare per ore… Dicendo che mi spiace. Ancora. Infinitamente.
Dicendo che tra la scuola, gli amici, i ragazzi, qualche inceppo di carattere generale, qualche problema anche un poco più grave delle ben più classiche problematiche adolescenziali.. In mezzo a tutto questo, mi sono ritrovata a NON pubblicare nuovamente. Per quasi un secolo.
Potrei anche dire che, al di là di tutto, sono incostante e incapace di mantenere con regolarità un impegno, e che me ne dispiace.
La verità è che preferisco lasciarvi a questo aggiornamento che avevo già scritto molto tempo fa, appena dopo la pubblicazione del capitolo precedente, e che ho recuperato e corretto e che oggi mi accingo a somministrarvi, se ancora avete voglia di provare a dargli un occhio.
La verità è -anche- che preferisco limitarmi ad annunciare che ci ritroviamo in fondo per i DOVUTISSIMI ringraziamenti!!
Spero solo di avere tempo, modo e forza per farmi sentire presto. Con costanza.
E spero che qualcuno abbia ancora così tanta bontà d’animo da riprendere in mano questa storia, se io riesco nell’intento! ^^
 
Un bacio.
 
 
Quando erano sul punto di imboccare nuovamente lo scalone con il quale si erano allontanati dalla festa e stavano per tornare alla vista di tutti gli invitati Hermione gli chiese, a suo parere, cosa si fossero domandati tutti quanti nel non vederli tornare prima di una mezz’ora abbondante.
Draco sogghignò con l’aria di chi la sa lunga -Siamo una coppia di neo-fidanzati pazzi d’amore, a quanto mi risulta…  - e lasciò in sospeso la frase. Hermione arrossì appena, aveva ragione, nessuno avrebbe sospettato alcunché! Era più che normale, per una coppia appena formata e finalmente ufficializzata, allontanarsi per avere un po’ di privacy!
-Non mi hai ancora raccontato la storia del nostro primo incontro!- lo schernì lei, con un sorrisetto dipinto sulle labbra. Draco la guardò per qualche secondo -Non ora! Decideremo in seguito, al momento non penso ci faranno troppe domande.. Ci son tante cose a cui pensare, vedrai!-
Stavano ora scendendo per i raffinati scalini, così bianchi da risultare accecanti alla vista, con piccole venature color del rame e coperti da un tappeto rosso bordato d’oro.
-Il tuo elegantissimo tappeto da Gran Galà è in tema con la mia Casata, sai?- disse Hermione volendo provocare il suo accompagnatore e riconoscendo in quei colori lo stemma dell’ammirevole (ai suoi occhi)  Godric Griffyndor. Draco non le rispose, gelando l’intera sala con il suo sguardo.
Aveva la stessa consistenza del ghiaccio e ispirava lo stesso gelo, la sua intera presenza talvolta era paragonabile a un iceberg: non si sapeva contro cosa si sarebbe incagliato e se avrebbe premesso una navigazione piacevole o avrebbe, invece, creato qualche problema lungo quella che era, fino a poco prima, una rotta tranquilla.
-Quando arriveremo agli ultimi gradini.. - mormorò -Dovremmo smaterializzarci proprio in mezzo alla sala-
-Cosa?!- disse Hermione, iniziando ad agitarsi per questo ennesimo fuoriprogramma.
-Dobbiamo dare l’avvio alle danze- fu la spiegazione del giovane Malfoy.
Arrivarono al terzultimo gradino, Hermione avvertì il braccio di Malfoy, su cui poggiava la propria mano, serrarsi impercettibilmente verso il resto del suo muscoloso corpo e avvertì quella leggera vertigine, tipica della Smaterializzazione, pervaderle le membra, fino a intontirla, seppur lievemente.
Si riscosse un istante dopo, trovandosi tra le braccia del biondo, in piedi sulle sue stesse gambe e con le proprie scarpe ancorate a un pavimento solido e apparentemente stabile. Una musica leggera la avvolgeva con dolcezza e tutti i rumori della Sala le arrivavano ovattati. Pian piano riprese la giusta lucidità, i colori si fecero più accesi, i rumori più forti e quell’atmosfera da sogno un po’ meno irreale e fiabesca. Stava comunque iniziando a ballare, senza quasi accorgersene, un lento e dolcissimo valzer con il ragazzo che l’aveva scortata fino a quel momento. Draco la guardava impassibile, guidandola come avrebbe potuto fare solamente un vero maestro di ballo.
La sua mano, sulla schiena in parte scoperta, si appoggiava lievemente, impercettibile, solleticandola quasi, ma comunque sorreggendola, con decisione. Il braccio sinistro, teso, guidava la ragazza nella giusta direzione.
Hermione notò vagamente come, pian piano, la pista, che in realtà altro non era che l’immenso salone dove avevano ricevuto e fatto accomodare gli ospiti, si stava riempiendo di coppiette sempre più divertite e affiatate. La stanza si riempì nuovamente del rumore delle risate e di quel chiacchiericcio insistente a cui, a lungo andare, non si faceva quasi più caso. Si sentiva anche il tintinnare di qualche bicchiere e il vociare, nella sala adiacente, di chi si era allontanato per sprofondare in una comoda poltrona, un po’ in disparte, e fumarsi una sigaretta, scambiando qualche parola con vecchi e nuovi amici e amoreggiando con la compagna ufficiale del momento.
 
Alla fine di quel giro di valzer Draco Malfoy si fermò, facendo fare lo stesso alla dama che stava elegantemente portando.
-Te la cavi decentemente- ammise.
La verità era che Hermione aveva ballato solamente nelle feste di paese, quand’era bambina, e anche all’epoca il suo era più un dimenarsi, piuttosto che un vero e proprio interesse nell’imparare i giusti passi.
Alle volte suo padre l’aveva fatta salire sui propri piedi, guidandola in quel buffo modo di cui sono capaci i papà, nulla più.
Malfoy le fece poi un leggero inchino, lasciandole andare la mano che aveva trattenuto nella sua per tutta la durata della danza che avevano eseguito, Hermione si ritrovò a fare una piccola riverenza, a disagio.
Il ragazzo, quindi, si allontanò lasciandola sola in mezzo all’intero stanzone, circondata da coppie intente in una nuova danza. Draco si avvicinò ad uno degli angoli della stanza, per fare gli onori di casa e invitare qualche giovane ospite in una danza poco compromettente. Era un’abitudine che anche Hermione riconosceva come suggerita da tutti i libri di Galateo e dagli educatori che aveva sentito disquisire sull’importanza delle buone maniere. Era un modo per rendere partecipe chiunque all’interno dell’intera proprietà e rendere il più piacevole e gradita possibile quella serata ad ogni ospite lì presente.
Hermione valutò che fosse molto meglio per lei levare le tende da in mezzo alla pista e andarsi ad accomodare da qualche parte, leggermente in disparte, sorseggiando tranquillamente qualcosa di molto forte e facendosi vedere, al contempo, raggiante, emozionata e a proprio agio, così come credeva di doversi comportare in quando novella fidanzata.
 
Nell’avvicinarsi a uno degli angoli meno illuminati della stanza, notò Pansy.
D’istinto le si fece incontro, ma, quando mancavano pochi passi, notò lo sguardo ferito e ancora intriso di rabbia di lei e si fece titubante.
Nel vederla incerta, comunque, la Parkinson parlò per prima -Hai paura di me, Mezzosangue? Non ci credo! Sei una donna senza scrupoli, devo farti i miei complimenti!- la apostrofò.
-E’ tutto il contrario, Pansy- mormorò la riccia, con disappunto e allo stesso tempo ferita per quell’odio così spropositato e, in un certo senso, giustificabile, che la Serpeverde covava nei suoi confronti.
-Non si balla un valzer nella sciocca maniera in cui l’hai ballato tu! Eri troppo rigida con lui, sembravi un manico di scopa! Si capiva subito che non avete mai avuto un contatto più intimo di una banale stretta di mano! E qui la gente è facile che le noti subito queste cose! Ti conviene imparare alla svelta, non sarà sempre come stasera, non ti daranno per sempre il beneficio del dubbio, pensando che sei emozionata e a disagio!-
Qualcosa fece intuire a Hermione che la ragazza stava tentando, a suo modo, di rompere il ghiaccio, così decise di buttare il tutto sul ridere e decretò -Abbiamo sempre ridotto al minimo i nostri rapporti, specie il contatto fisico era azzerato, questo è vero, ma una volta, quantomeno, l’ho schiaffeggiato!- sorrise e per qualche secondo Pansy ricambiò a sua volta lo sguardo e il sorriso, seppur beffardamente.
-Me lo ricordo!-
-E mi ricordo- aggiunse -Che tutte noi ragazze sfruttate da Draco per i suoi bisogni avremmo voluto essere, per quel giorno, Hermione Granger, l’unica capace di rimetterlo in riga!-
- Tornò al dormitorio infuriato come mai prima d’allora!-  concluse, infine, come se stesse ricordando solo in quel momento l’episodio per intero.
Hermione si sorprese. Pansy si riscosse da quei ricordi e aggiunse ancor più glacialmente -La ragazza che, ora, se lo sta anche per sposare!-
-Pansy, mi dispiace!- disse Hermione senza riflettere. Era veramente dispiaciuta e sentiva un malessere diffondersi per tutto lo stomaco.
-No, non è vero. Tu non mi conosci, non puoi dispiacerti!- la rimbeccò Pansy -E nemmeno quello stronzo del vecchio Lucius si dispiace! È con lui che devo avercela!- aggiunse con amarezza.
-Allora tu sai proprio tutto?- si sorprese Hermione.
-Draco quando prova dei sentimenti per qualcuno è tutta un’altra persona! Non avrebbe mai voluto avere questo genere di segreto con me! Mi ha voluto almeno raccontare tutta la verità, e per questo gli sono grata, nonostante la mia spropositata reazione di oggi!- decretò la Parkinson, sicura di sé.
-Ammetto,però, che non credo mi amasse realmente- e lo disse con un tono che parve quasi una confidenza.
-Non dire così! Io penso realmente che lo fosse! Innamorato di te, intendo.. - balbettò Hermione, presa alla sprovvista.
-Era innamorato dell’idea di noi due come coppia, dopo così tanti anni di corteggiamento si era lasciato convincere che fosse una combinazione perfetta. Ma ci ha messo troppo tempo per lasciarsi coinvolgere, me ne ha fatte passare troppe e, tutto d’un tratto, ha detto di aver capito che sbagliava ed è diventato perfetto, veramente perfetto! Questo è amore per un ideale, per un sentimento.. Non per una ragazza. Chi ama sbaglia anche, Granger, ne sono pienamente convinta! Io, da quando mi sono innamorata di Draco a oggi, di errori ne ho fatti tanti! Un ulteriore errore non sarà quello di mettermi in mezzo al vostro matrimonio combinato. E puoi scommetterci che anche su questo vostro segreto terrò la bocca chiusa. Ora non credere che mi sei diventata simpatica, lo faccio per lui!- disse.
Hermione pensò che fosse coraggiosa, ma preferì non dirglielo. Pansy era comunque una ragazza imprevedibile e vanitosa. Se la ricordava ancora bene come una studentessa svogliata e capricciosa.
In quel mentre a loro si avvicinò Daphne. Le due Serpeverdi si illuminarono di un sorriso che difficilmente poteva dirsi falso.
-Avete visto il vostro cavaliere come balla bene con la mia dolce sorellina?- chiese, tutta allegra.
In quel momento si girarono tutte e tre ad osservare Draco che conduceva con grazia Astoria lungo la pista. La ragazza volteggiava con facilità e destrezza, quasi priva di costrizioni quali la scomodità delle scarpe, gli impedimenti dovuti alla stoffa del vestito troppo fasciante (così immaginava Hermione) e alla semplice e banale forza di gravità. Non sembrava neanche che, con tutto quel volteggiare, a uno dei due girasse la testa.
 
Hermione si sentì di far sempre meno parte di quella piccola casta di fanatici stralunati e privi di qualsiasi richiamo della natura, come il richiamo del cibo, per esempio, -mentre alla Tana, alle volte, c’erano certe abbuffate che i giovani figli del Signore e della Signora Weasley sembravano non aver toccato cibo da due/tre mesi-; in questo nuovo mondo da copertina patinata, invece, facevano solamente eccezione alcune attività ludiche da svolgersi in camera da letto, l’unico istinto primordiale che, questi esseri paragonabili per perfezione solo ai più sofisticati androidi, avvertivano con chiarezza!
Anche le abituali reazioni fisiche dovute ad ambienti con una temperatura troppo alta o troppo bassa, alcuni malesseri come l’emicrania, una semplice sudorazione eccessiva o una comunissima indisposizione sembravano non essere presenti e, molto difficilmente, si scorgevano in pubblico smorfie di dolore sugli idilliaci e raggianti volti di una dama o di un gentleman.
Un paio di scarpe troppo strette o un giramento di testa provocavano sintomi che erano bellamente ignorati e abilmente camuffati. Stare male non era chic, concluse la ragazza tra sé e sé.
Potevano bere, ballare e non mangiare nulla; stare svegli fino a tardi o svegliarsi all’alba, fumare sigarette su sigarette, e apparivano sempre splendidi! Di certo non erano umani, pensò la ben più “banale” Hermione.
-Astoria cosa pensa di ottenere da Draco?- chiese in quel mentre Pansy, e Hermione si fece attenta alla conversazione.
-Nulla. Dice di sapere perfettamente che i progetti di entrambi proseguono da sempre su strade molto diverse ma, per quanto sproloqui, penso che anche lei non sia rimasta indifferente al fascino del vecchio Dray!-
-Tua sorella è una vera forza della natura. Ancora non capisco perché si nega in quella maniera!-
-Astoria ha progetti ambiziosi e tutte le carte in tavola per ottenere ciò che vuole. Non gli mancano gli assi nella manica, le giuste conoscenze, determinazione e una buona dose, direi quasi massiccia, di autostima e di fiducia nelle proprie potenzialità! Son felice che non si sprechi pensando solamente a svendersi.. -sentenziò Daphne da perfetta sorella maggiore, in qualche qual modo premurosa e protettiva.
-Lo sai che noi due abbiamo una politica molto diversa, al riguardo.. - decretò Pansy, come per non voler rivangare vecchie discussioni.
-Tu hai una gran dote, Pansy, te l’ho sempre detto! Giochi di continuo sul filo del rasoio, rischi di cadere ma in verità non hai mai bisogno di rialzarti perché, molto semplicemente, non oltrepassi mai esplicitamente il limite del buongusto. Non so come tu faccia! La tua pubblica reputazione è, in qualche maniera, sempre salvaguardata, ciò che si sente sono solamente voci di poca importanza. E ne girano parecchie di voci su di te! Ogni ragazzo associa il tuo nome all’idea del massimo divertimento che si può ottenere ad Hogwarts, eppure nessuno ha mai acquisito il diritto di chiamarti con appellativi riprovevoli. Bhè, a parte l’irrispettoso Draco Malfoy vecchia versione. Comunque sia, te l’ho sempre detto che non amo vederti giocare in questa maniera con la tua reputazione e il rispetto che si ha per te, ma ammetto che sei bravissima a farlo! Ciò non toglie che non voglio ASSOLUTAMENTE vedere Astoria imparare questo tipo di giochetti!-
-Mi stai chiedendo di non portarla sulla cattiva strada?- chiese Pansy facendosi seria quanto la sua amica, alzando un sopraciglio e girandosi con tutto il delicato corpicino verso la bionda. Hermione trattenne il fiato.
-Esattamente Pansy! Non insegnarle nulla di quello che hai imparato tu col tempo e con l’esperienza! Te ne sarei grata!- annuì Daphne.
“Ci siamo” pensò Hermione “Le ha appena dato della poco di buono, seppur con grande stile. Ora scoppia una rissa, minimo!”
Invece, stranamente, vide Pansy scoppiare in una risata cristallina e Daphne sorridere con tranquillità.
Nessuna delle due pareva offesa o preoccupata, l’unica tesa , tra loro, era proprio Hermione!
-Okok.. - disse Pansy -Dovrò trovare qualche altra nobile anima da deviare!- e ghignò in una maniera che, a definirla subdola, non si rende bene l’idea, ma si capiva lo stesso che scherzava, tanto più che Daphne le strizzò l’occhio e aggiunse, guardando Hermione -Si, ma la nostra Hermione escludila in partenza perché deve diventare una mogliettina fedele e premurosa!- e le sorrise, come per invitarla in quello scambio di battutine pungenti e constatazioni amichevoli.
Hermione si imbarazzò e non seppe che cosa dire. Pansy sembrò tornare, almeno in parte, sulla difensiva, comunque aggiunse, come per tranquillizzarla -Daphne sa tutto!-
-Come.. sa..? Sa tutto cosa?- incespicò Hermione, presa alla sprovvista, e guardando ora l’una, ora l’altra, senza capire.
-Di te e Draco- spiegò Pansy, dando segno di spazientirsi. Hermione, invece, si allarmò e guardò la bionda con tanto d’occhi. Daphne dissimulò, spostando lo sguardo verso la pista e sorridendo. Anche Pansy fece un mezzo sorriso complice alla sua amica.
-Ma.. Draco non voleva che.. - Pansy si voltò a guardarla stranita, nel sentirla pronunciare quel nome con facilità.
-Tranquilla! Draco ha già capito… - e la giovane marcò sul nome del proprio ex -Io e Daphne non abbiamo segreti. E non c’è pericolo che questa cosa esca di bocca a una di noi. Siamo abituate a tenere nascoste le cose veramente importanti! Ma non tra noi. Io, Draco, Blaise e Daphne eravamo una compagnia molto unita… - lasciò inteso Pansy, e qualcosa, nel modo in cui disse quelle ultime parole e nel fiammeggiare del suo sguardo, fece intuire a Hermione che quelle quattro persone erano state davvero davvero molto unite in tutti i sensi! L’idea la schifò quasi. Anzi, senza il quasi.
Inoltre Pansy sembrava quasi gelosa, come se pensasse che ora l’intrusione di Hermione avrebbe rovinato tutto, specie per il fatto che la riccia Grifona sembrava andare a genio sia a quella bellezza nordica che era la giovane ereditiera di casa Greengrass, sia a Zabini… E stava per sposare Malfoy, ovviamente!
Quello che più scocciava la Parkinson, probabilmente, era il fatto che non fosse un comune tradimento. Hermione non era la solita sciacquetta scivolata nel letto di Draco come per sbaglio e svanita dalla sua vita nel giro di breve e in un mare di lacrime. Hermione pareva quasi, ai suoi occhi, un modo -più o meno volontario- per sostituirla.
 
La Grifona fece tutti questi ragionamenti senza quasi accorgersene e si vide, in un lampo, con gli occhi di Pansy, prendere il suo “ruolo” in quella strana compagnia, partecipare a passatempi giudicati poco piacevoli (per non dire riprovevoli) secondo il suo personale punto di vista… Rabbrividì.
Pansy non doveva aver paura! Non si sarebbe mai divertita con un gruppetto di Serpi, poteva tenersi stretto stretto il suo ruolo! Hermione si sarebbe limitata ad avere un anello al dito e un pupo tra le braccia, mentre loro sarebbero andati a gozzovigliare in giro… Questo, si, le si addiceva di più!
Oppure la Parkinson pensava che, al contrario, che Draco avrebbe messo la testa a posto, abbandonando il lusso, i piaceri, i divertimenti e tutto quanto il resto per stare a casa a giocare con un neonato mentre sua moglie leggeva Il Giovane Holden davanti al caminetto? Improbabile che questa infondata paura si sarebbe potuta tramutare in realtà…! La ragazza dai capelli corvini poteva anche stare tranquilla: agli occhi di Hermione poco o niente sarebbe cambiato per la giovane che ora le stava davanti, sovrastandola col suo sguardo carismatico e il sottile e ambiguo fascino!
Anche la vita di Draco sarebbe rimasta quasi uguale a prima con tutta probabilità, l’unica a uscire stravolta da tutti quegli avvenimenti sarebbe stata Hermione stessa, ne era fermamente convinta!
 
Decise di distrarsi parlando d’altro e domandò alle ragazze -Quindi.. Oltre a me, Malfoy e i suoi genitori, i signori Weasley e prole, Harry, voi due, Blaise e Astoria.. Nessun altro sa?- la sua era perlopiù una domanda retorica, dava per scontato, anzi, si può dire che sperasse ardentemente che le due confermassero, senza aggiungere altri nomi alla lista. Già nell’elencare tutte quelle persone e rendendosi conto della quantità numerica che rappresentavano, le era quasi preso un attacco di panico e la sua voce si era incrinata.
Quell’accordo, nato come privato, era già a conoscenza di troppe persone! Hermione si sentiva in pericolo, sul punto di essere smascherata da gente che magari lei stessa neanche sospettava che sapesse la verità.
Poi rifletté e penso che c’era chi rischiava ancor più di lei! I Malfoy non ci avrebbero rimesso solo la reputazione se qualcuno di veramente pericoloso, come un Mangiamorte, avesse scoperto segreti compromettenti riguardo le loro trame… No, Lucius non avrebbe permesso a nessuno di fiatare, e la notizia dell’accordo tra lei e quella facoltosa famiglia non sarebbe andato diffondendosi, poteva strane tranquilla! O, per meglio dire, relativamente tranquilla, d’altronde Hermione era sempre stata una ragazza con l’attitudine a rimanere all’erta 24 ore su 24, diffidando parecchio di chi non conosceva.
Le due giovani la guardarono strano.
-Astoria non sa assolutamente nulla, che Merlino ce la scampi! Non elencarla neanche!- sbottò Pansy, poi aggiunse -No, dico, ma sei scema?? Come ti è venuta in mente un’idea simile?!?- e scoppiò in una tremula risatina nervosa, guardandosi intorno circospetta come se chiunque, lì intorno, potesse seguire i loro intricati discorsi. E forse era effettivamente così, per quanto in disparte fossero. Hermione, suggestionata, ripeté il movimento della Parkinson, gettando un occhio alle sue stesse spalle.
Anche Daphne ridacchiò lievemente, ma non appariva divertita, sembrava più che altro sorpresa.
-Bhè… E’ tanto amica vostra… - si giustificò la Grifona.
-Per caso ho parlato anche di lei, quando ti spiegavo che io, Daphne, Blaise e Draco siamo l’élite tra i Serpeverde in quella catapecchia che è, ormai, Hogwarts?- domandò Pansy con arroganza.
-No.. - fu costretta ad ammettere Hermione, a cui piaceva sempre meno il tono che la sua “rivale” stava usando per parlarle insieme.
-Mia sorella è una peste!- si intromise Daphne -Se solo sapesse.. Sarebbe capace di sputtanare te e Dray in un attimo, senza pensarci, per puro capriccio. E difficilmente se ne pentirebbe!- la informò la bionda.
In quel momento la Parkinson alzò gli occhi al cielo e tornò ad aggredire Hermione in malo modo -Andiamo! Ma lo sai chi è?-
-Astoria?- chiese Hermione, che pensava di essersi persa il soggetto di quello che aveva tutta l’aria di essere un nuovo discorso.
-Eh- confermò ben poco finemente la ragazza in piedi di fronte a lei, spazientendosi.
-Sua sorella.. - disse Hermione, accennando a Daphne.
-Si, vabbè, questo lo sappiamo! E poi?-
Hermione pensò che Pansy stesse iniziando a perdere colpi, e pensò anche che la Serpe non avrebbe mai potuto fare l’insegnante con così poca pazienza!
-Un’ereditiera?!- tentò.
 -Ma smettila di sparare baggianate!- l’aggredì allora la sua interlocutrice -Questo è ovvio! Ma era anche la promessa di Draco, in passato!-
-La promessa..?- ripeté Hermione senza capire.
-La promessa sposa- intervenne Daphne.
Ci fu qualche secondo di silenzio in cui Hermione assorbì le nuove informazioni e fece mente locale.
-Chee?!?- chiese, infine.
 
 Le due ragazze sembrarono sorridere sotto i baffi: avevano compiuto il loro dovere: avevano spettegolato e, al contempo, erano riuscite a sbalordire quella novellina con poche, semplici informazioni. E dire che quelle cose succedevano tutti i giorni nel loro mondo: fidanzamenti, sfidanzamenti, coppiette, promesse di  matrimonio, nozze e cerimonie d’ogni tipo… Quel gossip in particolare aveva fin fatto il suo tempo. Ormai era storia antica! D’altronde tutto ciò era successo più di due anni prima!
Ma ovviamente i Grifoni, poveri ignoranti, non ne sapevano niente!
Pansy la guardò quasi con pietà, Daphne lasciò appena intravedere un accenno di quello che sembrava un sorriso intenerito dall’evidente stato confusionale della riccia.
In quel mentre passò loro accanto un Elfo Domestico con un vassoio recante, sopra, numero cinque bicchieri di champagne. Il ricevimento stava per concludersi, di lì a poco ci sarebbe stata la cena.
Pansy prese un bicchiere senza degnare di uno sguardo il povero Elfo-cameriere, Daphne si servì di due bicchieri per sé e ne afferrò un terzo per Hermione, che, a disagio, le seguì di malavoglia verso un tavolino rotondo coperto da una tovaglia bianca, dai bordi ricamati. Stringeva ora tra le mani quel bicchiere che le aveva passato Daphne, e aveva preso a fissare quella coppia che danzava per la sala da un po’ troppo tempo. Nonostante i litigi e i battibecchi, le frecciatine e gli atteggiamenti di superiorità che contraddistinguevano entrambi, sembravano intendersela e ogni tanto uno sguardo si faceva più luminoso dei precedenti o appariva l’ombra di un sorriso malcelato.
 
La riccia era ancora in piedi, come incantata nell’osservarli e immersa in confusi pensieri.
Pansy richiamò malamente la sua attenzione, poi gettò un’occhiata alla sua compagna di Casa apparentemente per sfottere la riccia, dall’alto della sua pluriennale esperienza in quel mondo dove tutto era, per Hermione, così nuovo ma, soprattutto, inaspettato, e dove i colpi di scena si susseguivano ad una velocità vertiginosa.
Hermione si sentì ferita da una ragazza a cui non aveva mai dato troppo peso o importanza, ma che ora la trattava come se fosse una povera sprovveduta. Ed effettivamente si sentiva tale.
Si sedette comunque al loro tavolo, poggiando il bicchiere, intatto, davanti a sé e continuando a gettare un occhio a Draco e Astoria, abbracciati per l’ennesimo valzer.
Incrociò lo sguardo di Daphne che le sorrideva più apertamente di quanto non facesse la ex di Malfoy.
-E’ il terzo, che fanno- le disse quasi con noncuranza, seppur accompagnando la frase a un cordiale sorriso.
Hermione soppesò la sorridente ragazza alla sua sinistra e pensò alla sua acida sorella minore; poi guardò di sottecchi pure la Parkinson e capì una cosa relativamente importante: a Draco piaceva sempre lo stesso tipo di donna.
Un tipo di donna che, con lei, non aveva niente a che fare.
 
 
-Così… Astoria stava con Draco?- chiese, fingendosi interessata. E -forse- un pochettino lo era sul serio!
Tutte quelle storie intricate, gli intrighi, tutto la solleticava in una maniera che, vivendo a stretto contatto solamente con Ron e Harry, non aveva potuto conoscere prima di quel momento e si sorprendeva di iniziare a prendere così tanta confidenza, in un’unica serata, col mondo dei pettegolezzi.
Si disse che doveva ASSOLUTAMENTE raccontare tutto a Ginny che, per questo tipo di informazioni, si esibiva sempre in una serie di gridolini e risatine.  A parte il trascurabile particolare che, solitamente, lo faceva con le gemelle Patil, più adatte a questo scopo, o, alla meno peggio, con Lavanda Brown.
Poi si ricordò che forse era meglio non divulgare certe notizie e che, in ogni caso, non avrebbe potuto pensare che Ginny se ne interessasse, tanto quel mondo era lontano da lei, e avvertì una stretta allo stomaco. Si dispose ugualmente ad ascoltare il racconto delle due, forse, ora, leggermente meno interessata, ma comunque abbastanza incuriosita.
Alla sua domanda le due Serpi s’erano scambiate un breve sguardo complice: non aspettavano altro che quell’esatto momento!
Daphne finì d’un sorso il suo primo bicchiere di champagne, allontanandolo con la mano, ed entrambe si girarono un po’ più verso di lei, dando le spalle all’immenso salone.
 
 
-Successe anche più di due anni fa- iniziò Pansy, come se la datazione fosse la cosa più importante per un’esposizione ordinata di quello che, visto le premesse, si preannunciava come un lungo e complicato racconto.
-Mia sorella gode di buona fama- si intromise Daphne -Come me- aggiunse, e si scambiò uno sguardo con quella che le sedeva di fronte. Hermione, che era seduta proprio in mezzo a questi due uragani, non poté far altro che seguire il percorso compiuto dai grandi occhi (apparentemente) innocenti della Greengrass, e vide quindi Pansy alzare un sopraciglio, fugacemente.
-Ok, un po’ meno di me!- concesse la bionda.
-Anche tu non sei una santa..!- la ammonì l’amica. Daphne inscenò un’espressione corrucciata.
-Daphne Greengrass non pecca mai!- recitò con voce falsata. Sembrava lo slogan per una pubblicità di basso lignaggio.
La Parkinson, evidentemente satura di queste moine da donna di buona famiglia, decise che era arrivato il momento di prendere a punzecchiarla e con tono suadente fece un solo nome, seguito dal cognome, di quella nota figura che era -Blaise Zabini-
Daphne arrossì e troncò ogni protesta -Si parla di Astoria, comunque. Non di me-
Le due distolsero lo sguardo l’una dal viso dell’altra e tornarono a rivolgersi a Hermione, riprendendo il filo del discorso.
-Curriculum della ragazza- anticipò Pansy e Daphne annunciò prontamente -Qualche breve relazione quasi segreta. Tutte quante arricchite di grandi gesti d’amore: rose, cioccolatini, pergamene…  L’alto livello di corteggiamento del mago in questione era direttamente proporzionale alla poca importanza che lei provava per quella tresca! - e fece una risatina.
-Ora fa il quinto anno- disse Pansy -Ma quando era al primo ha avuto una focosa relazione con un Corvonero di genitori Serpeverdi -
Daphne si intromise -Un successone agli occhi delle sue compagne, sbalordite dalle capacità di seduzione sfoggiate da una ragazza ancora così piccola- Daphne sembrava orgogliosa della sua stretta consanguinea e Pansy ridacchiò nel sentir ricordate quelle “storiche imprese”. Tutto ciò, per le Serpeverdi, era leggenda.
-L’anno seguente ha frequentato giusto qualcuna tra le più innocue feste organizzate dalla Casa e si sarà vista in un paio d’occasioni, non di più, in giro con Daph-
La bionda annuì alle parole dell’amica.
-Malfoy se le passava tutte e Pansy era la sua cocca, ma nulla più, le cose all’epoca stavano così e basta- disse, prendendo la parola, e toccò alla Parkinson annuire, ostentando indifferenza, come se non si stesse parlando proprio del suo, di passato.
-In ogni caso Draco non se la filava- arrivò la frecciatina di Pansy -Si interessava solo alle primine più disinibite, che pensavano di impressionarlo e conquistarlo col loro corpo o le loro affinate capacità seduttive. Alcune avevano passato tutta Estate a svendersi per imparare cosa può piacere a un uomo!- e scoppiò in una gelida risata. Hermione si chiese in che razza di scuola fossero vissute, quella NON era la sua Hogwarts!
-Poi c’erano alcune altre, le più erano del nostro stesso anno, che lo frequentavano già precedentemente… E poi c’ero io!- lo disse come se lei sovrastasse tutte le altre per importanza.
Daphne, forse, intuì qualcosa dal suo sguardo perché fece un cenno d’assenso con la testa, a confermare ciò che aveva appena udito -Pansy era quella che una sera su tre stava in camera da Dray… Io, che ero la compagna di stanza ufficiale, la vedevo meno di lui!- sostenne la bionda -Comunque- aggiunse, puntigliosa -Neanche mia sorella se lo filava Draco! Devo, anzi, dire la verità: mia sorella era ancora persa per un mascalzone della nostra Casata, che stava all’ultimo anno e aveva più muscoli che buone maniere e utilizzava il cervello solo per scegliere con cosa fare colazione. Uno zotico. Comunque Astoria non avrebbe ammesso questo suo interesse nemmeno sotto Imperius!- e fece una smorfia sconsolata all’idea di quanto la piccola di casa fosse cocciuta e orgogliosa.
 
-Arriviamo al suo terzo anno, che corrisponde al quinto di tutte le presenti- riprese invece la più minuta delle tre -E’ l’anno in cui ho dato l’ultimatum a Dray: o si metteva seriamente con me e la piantava con l’ostentare quante ragazze riuscisse a far cadere lunghe distese sopra un letto, oppure lo mollavo definitivamente e non sarei più stata ai suoi stupidi giochetti!- raccontò con orgoglio.
Il filo del discorso fu ripreso dall’altra Serpe seduta a quello stesso tavolo -Dray ci pensò tutto un giorno e una notte. Non dormì, fu Blaise a confidarcelo. La risposta la sapeva fin da quando Pansy gli aveva fatto il suo discorso, nel pomeriggio, ma non voleva accettare di porre fine a una lunga carriera da playboy per una ragazza! Infine si arrese e decise per il meglio. Ogni commento di quelle pietose cagnette rimaste senz’osso fu messo a tacere con una gelida occhiata- Hermione se lo immaginava, figurarsi!
-Pansy era così felice!!- raccontò Daphne, sciogliendosi in un tenero sorriso e, l’interessata, distolse lo sguardo, imbarazzata.
La Grifona iniziò a capire che alla prima piacevano da matti le storie romantiche a lieto fine e che la seconda era, fondamentalmente, una ragazza fragile e disillusa, che nascondeva con l’arroganza le sue debolezze.
Quest’ultima si schiarì la voce e riprese, prima ancora di tornare a sostenere lo sguardo di Hermione, ora sembrava che i ricordi stessero riaffiorando sempre più vividamente e quel racconto non sembrava più finalizzato unicamente a informarla di ciò che era stato prima, ma anche a ricordarlo a sé stessa -E’ filato tutto liscio per un annetto- cominciò -Poi, però, i genitori di Draco, quello squinternato di Lucius più che altro, ha pensato bene che io non fossi abbastanza per suo figlio!-
-Ha pensato che un accordo matrimoniale con la nostra famiglia avrebbe donato lustro alla loro- si intromise Daphne -Nostro padre ce lo raccontò a cena, l’Estate tra il quinto e il sesto- spiegò, poi guardò Pansy, come a scusarsi per l’intromissione nella sua storia personale.
-Racconta tu, questa parte la conosci meglio!- disse però l’altra e Daphne riprese a parlare, mentre Pansy si scolava i fondi del bicchiere in cui mezz’ora prima vi era lo champagne.
-Astoria fece una scenata assurda!- ricordò la bionda -Aveva appena iniziato a vedersi con un altro Corvonero di cui le interessava poco, se non per il fatto che le forniva la scusa per evadere ogni week-end da casa e andare in giro sui manici di scopa, visitando tutti i cieli che sovrastavano i possedimenti di maghi e streghe benestanti, lanciando lattine sui loro giardini ben curati e ridendo forte. Questo ragazzo era un mezzo matto, predicava non so quali ideali di pace, amore libero, fraternità, uguaglianza… Forse sono più concorde io a certune di queste sue idee rivoluzionarie, di quanto non lo fosse stata mia sorella, ma lo tengo per me. Il punto è che ad Astoria piaceva soltanto impossessarsi di una certa quantità di libertà per sé stessa, per essere libera di fare ciò che più le andava, come era abituata a fare a scuola, lontano dall’ossessivo controllo dei nostri genitori. A mamma prendeva un colpo ogni volta che la vedeva rientrare a casa! Più volte hanno rischiato di essere beccati in volo sopra zone abitate da Babbani, non me lo ha mai confessato ma ho un forte sospetto al riguardo e ho udito voci quasi certe che lo confermano-
Hermione rimase a bocca aperta: era pericolosissimo fare una cosa simile! Mai aveva pensato esistessero sul serio certi maghi e streghe così irresponsabili! E questo ragazzo che Astoria frequentava, capì, doveva avere origini Babbane ed essere un mezzo hippie.
 
-Lo so che l’idea che ti sei fatta di lei non è positiva- disse Daphne -E’ una brava ragazza, ma tende a voler deludere la gente per sentirsi, poi, libera di fare ciò che le piace, senza responsabilità. Questo ragazzo era figlio di due Londinesi Babbani e lei lo frequentava per fare dispetto a nostro padre. E a mamma, perché era un mezzo ribelle e anche teppista, dalle sue parti, e mamma è così graziosa e posata! Aveva preso a bere, e anche tanto! Forse è anche per tutti questi motivi che papà ha accettato subito l’offerta di Lucius, senza chiederle cosa ne pensasse, o cosa volesse fare della sua vita! D’altronde le nostre famiglie si conoscevano tutte da molto tempo… Ma Astoria giurò che mai e poi mai avrebbe eseguito gli ordini e sposato questo ragazzo che conosceva di nome, ma non  d’aspetto. Di fama, e non di persona. Furono settimane terribili: si litigava sempre e gli Elfi si coprivano le orecchie a punta e borbottavano- mimò buffamente il gesto, poi tornò seria -Astoria diceva che papà preferiva me e papà diceva a lei che era una viziata, cocca di nostra madre e della balia. Le diceva di prendermi a esempio, di fare come me e non dare problemi. Astoria mi accusava di ubbidire a tutto, non capiva che, per sopravvivere, alle volte devi fingere!- Pansy, a quelle parole, annuì vigorosamente.
-Effettivamente- rifletté Daphne -Papà non ha mai deciso della mia vita e ha sempre preso in considerazione i miei desideri e le mie opinioni, ma io ho dimostrato quanto più possibile un atteggiamento responsabile- decretò in conclusione ai suoi pensieri.
-…Davanti a loro- disse invece Pansy.
-…Davanti a loro!- confermò Daphne con una mezza risata.
 
 
-In definitiva… - riprese Pansy -Io fui avvertita d’urgenza da Draco, e subito dopo dalla stessa Daphne. I genitori si stavano già muovendo per far si che tutto fosse combinato al più presto. Mi incazzai parecchio, anche con lui, che in quell’occasione non centrava poi molto!- Pansy sorrise subdolamente nel ricordare quell’episodio tanto lontano.
-Io parlai con mio padre… - intervenne la bionda.
-E Draco parlò con Lucius. Narcissa si oppose al matrimonio e convinse la signora Greengrass a fare lo stesso, con la ferma collaborazione delle due figlie.. -
-Astoria capì che era meglio aiutarci e smise di frequentare Rabbit, ecco come si chiamava quel ragazzotto campagnolo e mezzo matto- raccontò la sorella.
-Morale… Il pericolo fu scampato, ma nel frattempo Draco e Astoria avevano avuto modo di conoscersi in un paio di incontri combinati. Mi pare.. Uno qui al Maniero, e uno a casa Greengrass-
Daphne confermò con un cenno del capo e fece presente -Io presenziai solo a quello avvenuto tra le nostre mura, qui al Maniero non fui portata, in occasione del loro primo incontro. Mia sorella, in seguito, mi disse che Draco era “un gran cafone, presuntuoso e maleducato”. Ma anche “figlio unico viziato”, convinto di sé e di tutti i pregi che credeva di possedere, disse. Aggiunse che aveva tentato -senza riuscirci- di affascinarla con qualche mezzuccio da quattro soldi. In definitiva: una grossa delusione, o così la definì. Mi disse che era ben ben contenta di non sposarlo e che non ci avrebbe mai e poi mai ripensato! Disse anche che le sembrava un tipo molto noioso …e pigro! E… Non ricordo che altro!- ridacchiò Daphne, nel concludere questo sproloquio fatto di insulti e pareri molto più che negativi, che era stata la relazione di Astoria a fine giornata. Hermione tentò di immaginare cosa si fossero mai detti!
-In ogni caso… - ammiccò la bionda -Tutte queste frottole non mi convinsero allora, e non mi convincono tutt’oggi! Ogni volta che lo incontra, torna a casa e ha da ridire per più di un’ora d’orologio su quello che ha fatto o detto, o NON fatto o NON detto, e su come è stato maleducato e privo di tatto, e su come la sua cultura riguardo alla moda francese sia così lacunosa… - nel dire tutto questo Daphne fece palesemente il verso alla sorella minore, seppure scherzosamente, aggrottando la fronte come avrebbe fatto lei e prendendo a gesticolare, ma con un sorriso trattenuto a forza che continuava ad affiorare sulle labbra a causa della sua stessa, azzeccatissima parodia.
Anche Pansy sorrise leggermente.
-Si è presa una cotta, quindi?-
-Non dirglielo perché ti Crucierebbe all’istante!- l’avvertì la bionda, ora ridendo apertamente, e confermando così quello che lei stessa aveva dato da intendere fin dalla metà di quel discorso che portava avanti con la compagna di Casa.
-Il punto in fin dei conti non è lei… - disse allora quest’ultima, scura in volto.
-Draco non è mai stato innamorato di Astoria, dai! Lo sai!- asserì, convinta, la prima, prendendo a rivolgersi all’amica, come a rassicurarla, quasi che ella avesse ancora da preoccuparsene.
 
In quel mentre arrivò un ragazzo ben noto a tutte e tre.
-Eccovi qui!- affermò Blaise con tono pimpante, sfoderando uno dei suoi sorrisi ammaliatori.
Hermione lo guardò, aprendosi di rimando in un enorme sorriso, che non passò inosservato agli occhi dell’ex Carlino di Hogwarts. La Grifona, accorgendosi dell’espressione perplessa e indagatrice della ragazza alla sua destra, arrossì leggermente, peggiorando la propria situazione.
-Ciao Blaise- lo salutò Pansy, per l’appunto, e pronunciò la frase con tono quasi suadente, forse facendolo apposta, forse perché era il tono con cui normalmente si rivolgeva ai ragazzi, chi lo sa, ma subito dopo lanciò un’altra occhiata alla Grifona, da cui trapelava una sicurezza di sé che certo Hermione non conosceva.
Blaise in quel momento sembrava, però, avere occhi solo per Daphne, la cui espressione non si poteva vedere perché dava le spalle alle due amiche, volta verso il giovane compagno di studi e di relax (soprattutto di relax). Sicuramente rispecchiava quella compiaciuta e oscenamente estatica del moro.
La riccia avvertì una leggera sensazione di disagio. Forse, per un attimo, e in modo totalmente inconscio, aveva pensato che Blaise fosse venuta a prelevare lei per distrarla, forse aveva pensato che si fosse ricordato di controllare che si sentisse a suo agio e non le mancasse niente, anzi, forse aveva addirittura sperato che la prendesse nuovamente sottobraccio, accompagnandola lungo la sala o fuori, a prendere un po’ d’aria fresca.
Pansy cambiò il suo modo di fare nel giro in un nanosecondo, come se avesse capito che, per lei, in quel momento, Blaise non avrebbe dispensato attenzioni, e ritenesse sciocco perdere tempo cercando di conquistarsele in qualche maniera. Quella momentanea perdita non sembrava causarle sofferenza, sembrava davvero che lei e Daphne fossero abituate a condividere un po’ tutto. Coroncina di Reginetta della Serata e relativo Principe di turno, compresi.
-Posso scortare una tale bellezza al suo posto a tavola? Anzi! Posso avere l’onore di sederle accanto alla suddetta tavolata?- chiese Blaise con un sorriso in parte sornione, ma comunque sincero e pur sempre raggiante e ammaliatore. Daphne ridacchiò imbarazzata e annuì, accettando con grazia la mano che lui le offriva per alzarsi. Blaise guardò le due ragazze quasi senza far caso a chi in realtà fossero (due sue care amiche, così annunciava), o comunque questa fu la sensazione che avvertì Hermione, delusa, mentre il moro annunciò loro -Come avrete capito la serata sta per avere inizio. La cena è in tavola, o così si dice- ammiccò e sparì con la sua dama in uno slalom di tavolini bassi provvisti di bicchieri, perlopiù vuoti, abbandonati confusamente sulle superfici coperte di candide tovaglie, e prontamente ritirati dagli Elfi che si aggiravano lì intorno. Attraversarono anche la sala ormai privata delle coppie danzanti, che si stavano invece dirigendo verso le porte conducenti nella sala da pranzo. Hermione notò che erano quasi rimaste sole in quella stanza, sicuramente le uniche ancora sedute, e la musica era cessata. Riportò lo sguardo su Pansy che sorseggiava tranquilla dal secondo bicchiere di Daphne, quello ancora mezzo pieno di un liquido che ora appariva ambrato, sotto le luci che, da accecanti, si erano fatte soffuse.
Sembrava perfettamente a suo agio, mentre la Grifona iniziava ad allarmarsi: cosa avrebbe dovuto fare ora? Per un attimo sentì una morsa d’invidia nei confronti di Daphne che era stata elegantemente condotta via e per la Parkinson che sembrava così dannatamente padrona della situazione, e perfino di quella stessa casa, in cui doveva aver passato chissà quanto tempo!
 
 
Non ti interessa sapere se Astoria sarà un pericolo per il vostro matrimonio?- chiese la giovane tranquillamente, attirando l’attenzione di Hermione.
-Lo sarà?- chiese, poco convinta. La ragazza dai capelli color pece alzò le spalle, imbronciando appena il labbro inferiore.
-E comunque- aggiunse la Grifona -Non credo mi importi con chi mi tradirà Draco, se con te o con lei o con Daphne, o con chi gli pare…! Non mi importa neanche se me lo nasconderà o se se ne vanterà sotto al mio naso! Abbiamo firmato un contratto, non abbiamo mica dato il via a una cerimonia segreta nella Foresta Proibita, legandoci indissolubilmente o che so io!-
Pansy sorrise sotto i baffi che non aveva -Hai ragione! Sei tosta! Potresti quasi, e dico quasi, e lo sottolineo anche, essere una Serpeverde!-
-Non ti ho fatto niente per essere offesa!- sorrise Hermione.
Pansy le regalò uno sguardo indecifrabile, poi aprì bocca e disse -Stai per sposare il mio, ormai, ex ragazzo!-
Rimase ancora un attimo seria, poi sorrise, quasi complice. Hermione rimase interdetta per quei pochi attimi in cui non seppe come decifrare quelle parole, infine si aprì anche lei in un sorriso, vedendo l’altra fare lo stesso.
Pansy finì il contenuto del bicchiere -Non sarà un pericolo- disse, e si alzò.
-Cosa?-
-Astoria-
-Davvero?- domandò scettica Hermione, ricordandosi dell’espressione sui volti e dell’affinità di movimenti che avevano i due durante il ballo.
-Per principio nessuno dei due avrebbe accettato quel matrimonio. Ma, a differenza di Astoria, che se ne è quasi innamorata, Draco è davvero indifferente nei confronti di quella ragazzina. L’affinità che hanno è innegabile, ed è un qualcosa di fisico che Draco un tempo avrebbe manifestato portandosela a letto, ma che, invece, ha represso per amor mio. Lo ha imparato tardi ma, da quando ha capito che io ero abbastanza importante per lui da meritare rispetto, non ha più ceduto a delle stupidisse tentazioni. E io ho imparato ad essere poco possessiva nei suoi confronti solo di recente, bisogna ammetterlo. Dopo i primi anni passati insieme non mi fidavo più, nonostante tutte le sue successive promesse, per quanto le abbia effettivamente mantenute, una volta formulate, essendo un ragazzo estremamente di parola, e anche d’onore- raccontò, mentre anche Hermione si era alzata, accostandosi a lei e incamminandosi lentamente verso una delle porte, lasciando che la gente facesse la sua uscita di scena con calma. La cena sarebbe stata servita solamente quando anche l’ultimo dei presenti avesse preso posto a tavola. Erano operazioni molto lunghe quelle finalizzate allo spostamento di una massa così grande di persone da un ambiente a un altro.
-Io e Astoria non ci vediamo comunque di buon’occhio- ammise senza problemi Pansy -Dopo quell’Estate ha preso magicamente a frequentare di più la nostra piccola cerchia privata, con l’arrivo del nuovo anno scolastico intendo- si vedeva che la cosa le andava poco giù -Draco è sempre stato cortese ed educato con lei, ma non ha mai fatto intendere di avere interesse verso di lei. Io ero nervosa, ho sempre sospettato che non vedesse l’ora di un allontanamento mio e di Dray per approfittarne e impossessarsi, così sicuramente credeva lei, del tuo nuovo fidanzato- Hermione, a quelle parole, la guardò sorridendo, ma la ragazza rimase impassibile, come se fosse la semplice constatazione dei fatti. E, in un certo senso, effettivamente così era.
-Io tempestavo Draco di dubbi e paranoie ogni santissimo giorno, in quel periodo. Siamo quasi entrati in crisi, come lei avrebbe voluto. Avevamo ingranato da poco meno di un anno, ora che tutte queste novità hanno posto fine a tutto per l’ennesima e definitiva volta- e, man mano che concludeva le frasi, usava un tono sempre più neutrale e distaccato, evitando accuratamente di far trasparire le emozioni che sicuramente provava.
-Ultimamente Astoria era parecchio… presente, nelle vostre vite?- domandò istintivamente Hermione.
-No. A mio parere si era arresa all’evidenza che, al momento, nulla potesse contro un legame, nonostante tutto, parecchio consolidato. Erano mesi che lei e Dray non si vedevano, specie dopo tutta la confusione conseguente alla Guerra e… -
-Suo padre non è nei registri elencanti i Mangiamorte catturati, imprigionati o… uccisi- disse Hermione, pentendosi subito dopo di aver tirato fuori quel preciso argomento, mentre si vedeva costretta a concludere così brutalmente la propria frase.
-No, suo padre non è mai stato un Mangiamorte marchiato e ufficializzato- si limitò a commentare la giovane. Hermione capì che, probabilmente, il ricco padre delle due ragazze era un fervente sostenitore del Lord Oscuro, con qualche incarico forse più importante, o forse solamente più segreto degli altri. Era sicuramente sceso a patti, come pure era successo per la famiglia con cui andava imparentandosi, quando la Guerra era palesemente sul punto di essere vinta dall’Ordine. Nulla sapeva nemmeno riguardo ai Signori Parkinson e ai Signori Zabini che, ora che ci pensava, poco aveva sentito nominare rispetto, invece, ai facoltosi genitori delle due sorelle Serpeverde. Ma tenne le domande per sé.
Decise che era il caso di riportare la conversazione su argomenti meno compromettenti per entrambe -In ogni caso nulla mi fa pensare che ora Draco non possa interessarsi alla sorella di Daphne- disse.
Non le importava particolarmente, e anche Pansy dimostrò il suo scarso interesse per quel commento, evitando di rispondere.
Ormai la conversazione andava spegnendosi, anzi, si poteva dire spenta del tutto.
Rimasero in silenzio, varcando la soglia della porta per ultime.
 
 
Come apparvero nel lungo corridoio illuminato da alcune fiaccole incastrate negli infissi sulle mura, Hermione fu presa per il braccio nudo e strattonata all’improvviso.
-Si può sapere dove ti eri cacciata?- chiese la voce fredda, e ora anche incazzata, di Draco Malfoy.
Il ragazzo la teneva stretta a sé e la guardava stizzito, poi allentò la presa e volse uno sguardo incerto alla sua scompagnata di Casa, ferma accanto alla Grifona. Pansy scambiò un breve cenno del capo e proseguì da sola. Hermione tornò a voltarsi verso quello stronzo del suo fidanzato.
Aveva ragione Astoria a definirlo cafone! Era certo privo di fascino, fatta eccezione per il fatto che era vagamente carino, non vantava nessun pregio particolare. Come l’educazione, per esempio, e la galanteria!
Non aveva gli occhi irrequieti di Blaise, i suoi erano immobili e fissi, magnetici forse per questo stesso motivo. Non aveva la vivacità che contraddistingueva i modi di fare del suo amico, né quel sorriso gioioso che il moro Serpeverde regalava a tutti. Il sorriso di Malfoy l’avevano visto in pochi, e forse non erano neanche sopravvissuti al suo caratteraccio per poterlo poi raccontare in giro!
-Tu devi stare con me! Non mi sembra un concetto tanto difficile!- sbottò il biondino in uno scatto di nervi, ma lasciandole, quantomeno, andare il braccio, che ricadde per inerzia lungo il morbido fianco della giovane.
-Ma se tu eri in giro per la sala a far ballare quella piccola snob di Astoria Greengrass!- lo rimbeccò lei.
Per un attimo si fronteggiarono in silenzio, straniti, mentre quell’ultima frase, pronunciata con stizza, risuonava loro nelle orecchie. Probabilmente entrambi ebbero lo stesso pensiero, l’una immedesimandosi in ciò che, tempo addietro, avrebbe potuto anche aver detto Pansy Parkinson, in una delle sue scenate di gelosia isterica, l’altro rivivendo per una frazione di secondo i bei tempi andati delle litigate con una fidanzata scelta da sé per sé e non da suo padre per chissà quale convenienza.
Certo che il vecchio Lucius nei confronti di Pansy si era sempre fatto ben pochi scrupoli, ecco forse spiegato il motivo per cui Narcissa Malfoy si era tanto affezionata ad ogni giovane ospite che le girava per casa.
 
-Comunque sia ora facciamo il nostro ingresso di là e tu te ne starai buona. Dobbiamo sembrare una coppia!-
-E allora tu piantala di svolazzare in giro!- lo ammonì lei, con un tono di voce un po’ meno perentorio, ora che iniziava a sentirsi imbarazzata per quelle parole sputate fuori quasi per caso appena qualche minuto prima.
-Signorina Granger si sta immedesimando alla perfezione nella parte assegnatale!- giunse loro alle orecchie una voce quasi lasciva nel pronunciare le parole, queste come tutte quelle che uscivano da quella bocca.
Lucius Malfoy si avvicinava ai due giovani, pronto a entrare in sala per ultimo, con la moglie a braccetto. Non si erano ancora visti in tutta la serata: aspettavano quel momento per un trionfale quanto scenografico ingresso in scena.
Narcissa sorrise complice alla riccia che, però, non si sentiva in vena di intessere ulteriori rapporti di confidenza e famigliarità con chicchessia, quella sera.
Il tutto le stava pensando più di quanto non avesse creduto!
 
-Venite, venite..!- li invitò Lucius, pregandoli di far loro strada, così che egli stesso e la moglie fossero matematicamente e in tutta sicurezza gli ultimi a varcare la soglia.
La discussione dei giovani pseudo-piccioncini fu messa quindi a tacere e non venne ripresa per tutta la durata della serata, tenuti sott’occhio da così tante persone!
Entrarono, per l’appunto, seguiti da centinaia di sguardi, e andarono a sedersi. A capotavola stava il pater familias, alla sua destra l’amata consorte, alla sinistra il loro unico figlio e alla destra di quest’ultimo sedeva Hermione, di cattivo umore e sempre più con addosso la sensazione che quella cena servisse anche a giudicare quanto fosse credibile nei panni di adorata e adorabile neo-compagna di vita di Draco.
La cena fu devastante. Più lunga di qualsiasi evento a cui la giovane avesse mai partecipato!
Le portate si susseguivano con una lentezza indefinita e vi erano almeno tre tipi diversi di antipasto, di primo e di secondo di cui servirsi. Bisognava riempirsi il piatto di piccole porzioni, masticare lentamente, mostrando di gustare il tutto.
Hermione a neanche metà della serata iniziava a sentirsi irrequieta, oltre che sazia, e fu fulminata più volte con gli occhi dal suo fidanzato. Narcissa, che sedeva di fronte, le sorrideva tranquilla, perfino Lucius le rivolgeva sguardi benevoli. La tavolata era immensa, sicuramente una magia apportata a quella stanza, già gigantesca di suo, aveva fatto sì che potesse contenere tutti gli ospiti insieme con la lunga struttura in legno massiccio che fungeva da tavolo e che pareva un’illusione ottica, da tanto era sterminata se ci si voltava verso il punto in cui avrebbe dovuto terminare.
Gli Elfi entravano e uscivano da delle porte laterali che portavano nelle Cucine, estese lungo due piani, e si aggiravano, percorrendo grandi distanze, sempre di fretta, ma altrettanto silenziosamente.
Hermione si chiese se, tra essi, ci fossero anche quelli che avrebbe liberato, una volta sposata con Malfoy.
Quando anche l’ultimo piatto contenente il minimo avanzo di pesce (questo era l’ultima pietanza di quella sontuosa cena) fu portato via e l’Elfo che reggeva il vassoio sparì dietro le porte della Cucina, Hermione dovette ancora attendere il momento in cui arrivarono i formaggi, dopodiché il dessert e la frutta, per concludere col caffè e il digestivo, un amaro o un bicchiere di limoncello.
D’un tratto si udì una musica coinvolgente e la Grifona quasi non credette ai suoi occhi quando vide Draco, alla sua sinistra, alzarsi e posizionarsi in modo da essere voltato esattamente verso di lei, per poi porgerle la mano per invitarla a fare altrettanto.
Temeva, da tanto si sentiva piena, che, se avesse guardato verso terra, la pancia le avrebbe oscurato la vista dei suoi stessi piedi. Fortunatamente non era così.
-E ora?- mormorò a Draco, mentre si avviavano lungo il corridoio di prima, percorrendolo per quasi tutta la sua lunghezza, seguiti da molti, anzi, da tutti.
-Ora l’annuncio ufficiale di fidanzamento, i balli… Immagino che gli uomini si accomoderanno a fumare seduti in poltrona e le donne in un altro angolo, a conversare. Ma i giovani scapperanno a casa appena cesserà la musica e anche noi potremo dileguarci, o almeno spero!- Hermione si sentì svenire da tanto ancora l’attendeva. Come caspita facevano a reggere quei ritmi?!
 
 
Forse fu stordita dalla musica o dal tutto l’alcool che assunse di lì in poi, o forse, molto più semplicemente, era riuscita a trovare la parte divertente di quella infinita serata e aveva capito come godersela, fatto sta che il resto di quella giornata passò molto più velocemente di tutto ciò che l’aveva preceduta.
Il loro annuncio fu fatto appena tutti si furono radunati in un’altra sala, questa volta priva di tavolini o posti a sedere, ma per il resto del tutto assomigliante a quella in cui avevano sorseggiato lo champagne (e solamente dopo la fastosissima cena Hermione capiva perché, insieme allo champagne, non erano girati degli stuzzichini! Ci mancava solamente che gli invitati si presentassero già sazi di fronte a tante portate come quelle che aveva visto tutte riunite lì, su un unico tavolo! Ora le rimaneva soltanto da chiedersi come mai tutte le aristocratiche Serpeverdi di sua conoscenza potessero essere così magre, con tutto quel cibo che girava alle feste che loro frequentavano così tanto assiduamente?!?).
Draco comunque la invitò su una specie di palchetto improvvisato, tendendole la mano per farle salire al meglio gli scalini. Un colpo di bacchetta aveva reso la sua voce nitidamente udibile in ogni anfratto del salone.
Hermione si sentiva imbarazzatissima e tentava di non focalizzare lo sguardo su nessuno in  particolare, ma avvistò ugualmente i coniugi Malfoy che la scrutavano con attenzione, Pansy che li fissava con un’espressione fin quasi annoiata, mentre Hermione immaginava bene che non potesse non essere almeno un poco triste, vide Daphne e Blaise in piedi affiancati, più vicini che mai, e si chiese se i due, per caso, non fossero la nuova coppia di quella loro cerchia sociale. Infine scorse Astoria, che la fissava truce, ma ostentando finta indifferenza. La giovane principessina di casa era in piedi di fronte a un uomo e una donna relativamente giovani, ma recanti comunque alcuni segni del tempo sui rispettivi volti, erano di una bellezza nordica e la riccia immaginò fossero gli ormai famosi coniugi Greengrass. Se li immaginò genitori severi e anche un po’ paranoici.
Fu riscossa dalla voce di Draco che aveva iniziato ad annunciare, senza esitazione, ma forse un po’ troppo freddamente -Siamo qui e siamo onorati di avervi come nostri graditi ospiti, io, mio padre, Lucius Malfoy, mia madre Narcissa e, soprattutto… Questa è una notizia molto importante, per me, da darvi, e ormai sarà già giunta alle vostre orecchie, immagino… La mia fidanzata Hermione. Esattamente! Hermione Granger. Volevamo annunciarvi, inoltre, che questa unione per noi e le nostre famiglie è qualcosa di davvero molto importante e sarà ufficializzata con un matrimonio in piena regola, quanto meno entro l’anno!-
Hermione guardò quella massa di persone, sempre più a disagio.
Draco in quel momento la richiamò all’ordine -Hermione, vuoi aggiungere qualcosa?- e con gli occhi, in modo che solo lei potesse vedere, le fece cenno di proseguire quel suo discorso così facilmente improvvisato.
Hermione non si era preparata nulla da dire a quel tumulto di uomini e donne affamati di gossip. Si schiarì la voce imbarazzata -Ehm… Si… -
Poi prese coraggio e fece un respiro profondo -Sono molto imbarazzata, in effetti- disse. Perché negare l’evidenza? Quindi proseguì -Ho sempre vissuto in una realtà molto diversa da quella che mi si è presentata davanti, tutta ad un tratto, stasera! Per fortuna ho al mio fianco chi mi guida attraverso tutte queste novità, devo dire anche piacevoli, e lo fa con sicurezza, confortandomi le volte in cui temo di poter dare un’impressione sbagliata di me … - tentò di restar sul vago, pensando a cosa avrebbe potuto far piacere loro sentirsi dire e mescolando in questa figura-guida, che non aveva specificato chi fosse perché tutti davano per scontato fosse il “suo” Draco, elementi presi da Harry e da Blaise. Notò, comunque, che lo stesso Malfoy Senior la guardava incuriosito, sorpreso e quasi incerto, sempre pronto a intervenire, se avesse sentito pronunciare parole compromettenti davanti a una così vasta platea.
 
Se quella era la prima prova da superare per entrare a pieno titolo in una famiglia di imbroglioni, Hermione ottenne il miglior punteggio possibile, reggendo il confronto con generazioni intere di ipocriti e bugiardi, e questo poiché mentì a regola d’arte, concludendo il suo discorso con un semplice ed efficace augurio per un “buon proseguimento di serata”, mostrandosi desiderosa di passare il tempo rimanente con Draco, che trascinò giù dal palco con sé, ponendo fine a quell’imbarazzante scenetta, salvo mollargli il braccio immediatamente dopo essere nuovamente ad altezza uomo, invece che sbattuta su un cubo di legno al livello del collo di una giraffa.
Come mise piede per terra vennero loro incontro Zabini e Daphne che si complimentarono per la “recita”, anche i genitori e la sorella di quest’ultima vennero a fare i loro auguri per una felice vita di coppia, tutti molto cupi, i coniugi perché perdevano la possibilità di sposare la loro amata figlia a un buon partito, Astoria per ragioni che non avrebbe mai ammesso. Pansy preferì girare al largo, Daphne fece sapere ad Hermione, in totale confidenza, che anche quella sera i genitori della ereditiera di casa Parkinson non si erano presentati. Dalla fine della Guerra si erano visti sempre meno in pubblico, covavano troppo rancore per pensare di sbandierare pubblicamente il loro odio per chi, in verità, avevano sostenuto tanto fedelmente e ora era stato sconfitto e ucciso definitivamente da Harry Potter.
Hermione prese a girare per la sala, salutò di sfuggita la propria Preside, troppo imbarazzata per avvicinarsi e doverle mentire, si accorse del professor Piton, con cui scambiò un rapido cenno con la testa, anche perché, alla sua vista, la colpì una sensazione di disagio, come se il professore sospettasse di lei e della veridicità dei suoi sentimenti; e in effetti così sembrava, da tanto intensamente pareva scrutarla.
Non voleva rischiare di tradirsi, intavolando con lui un discorso qualunque, solo per aver conferma dei suoi sospetti.
I Gemelli Weasley la salutarono poco dopo l’annuncio del suo fidanzamento, per tornare alla Tana e salirono sulla pericolosissima auto volante del padre, sembravano turbati. Hermione pregò di saperli arrivati a destinazione, almeno entro il giorno seguente!
 
-Allora, signorina Granger!- la richiamò una voce autoritaria.
Hermione si voltò con la sensazione di essere stata colta in fallo -Professore!- si finse radiosa, ma il sorriso falso in cui le sue labbra si stavano incurvando,  morì sul nascere, vedendo il cipiglio severo di Piton.
-Mi dica un po’… Com’è che lei e il signorino Malfoy avete tenuto bene nascosto questo vostro segretuccio di così poca importanza per così tanto tempo…?! - la sua voce era sarcastica, lo sguardo ferreo, i capelli unticci.
Hermione tentò, come sempre, di non fissarne troppo a lungo la capigliatura. O il naso.
Bhè, qualunque cosa avesse guardato l’avrebbe messa a disagio ugualmente, e non poteva permettersi di farsi scoprire incapace di sostenere qualche domanda e il peso di quei due occhietti neri.
Eppure non riusciva a non vagare nervosamente con lo sguardo lungo il mantello dell’uomo, scuro come la notte, lungo gli sfocati colori dei vestiti, indossati da chi stava alle spalle del suo imponente interlocutore, lungo le pareti, il pavimento, le proprie mani, mai così curate come in quel giorno…
-Professore… Immagino sappia come funziona a.. a Hogwarts- balbettò -Gli screzi tra gli studenti di Case differenti, gli scherzi e le battutine crudeli… - un lampo di indignazione si accese nello sguardo del Professore -E poi la Guerra… I Mangiamorte… Tutti gli ultimi avvenimenti… -
-Era meglio mantenere il segreto- concluse. Poi riacquistò un po’ più di sicurezza e decise di giocare il tutto per tutto, sfoggiando un nuovo, timido sorriso, per quanto incerto e dicendo -Ma quando abbiamo deciso di venire fuori allo scoperto abbia incontrato tanta comprensione e gentilezza da domandarci perché mai non lo avessimo fatto prima. È successo così e basta!-
Piton continuava a guardarla, lugubre.
Hermione prese a imprecargli dietro “Che cazzo vuoi da me, bastardo? Fatti una vita!” mentre continuava a sorridergli nel modo più affabile che le riusciva.
Il Professore parve scrutarla per un’infinita -Mi dica, gioia, com’è stato il vostro primo incontro?-chiese una donna, titubante e vagamente nervosa, che si era appena affiancata al suo insegnante sfavorito.
Non la conosceva, aveva la faccia di chi è troppo timido e perbenista per poter sopravvivere in mezzo a un branco di famelici esseri come quelle Serpi, e comunque Hermione già la odiava per quella domanda.
“Perfetto. Dalla padella alla brace!” pensò.
L’amato professore s’intromise con un odioso sorrisetto, senza mai guardare la sconosciuta e fissando intensamente Hermione -Già, mi dica, Granger, sono curioso anch’io! Com’è sbocciato questo vostro amore?-
-Oh, Signor Piton! Non la facevo di animo così nobile e romantico!- scherzò l’anziana donna al suo fianco.
Piton non smise di guardarla nemmeno in quell’istante, mentre rispondeva -Le assicuro, signora, che il mio è un interesse di carattere scientifico-
La donna rimase perplessa per qualche minuto, poi decise che era più interessante tornare a volgersi alla riccia, immersa in un bagno di sudori freddi.
 
-Professore!- una voce totalmente apatica la raggiunse da dietro le spalle, mentre lo sguardo di Piton si spostava finalmente da addosso a lei!
-Salve, signor Malfoy! La vedo bene! Il fidanzamento l’ha ringalluzzita!- si illuminò la donna.
Draco le rivolse appena uno sguardo impenetrabile, e un gesto d’accenno col capo platinato.
-Mi dispiace Contessa ma mi preme avvertirla che suo marito la stava giusto cercando..!- disse, senza nessuna particolare intonazione di voce. Sembrava, semplicemente, annoiato da tutto ciò che lo circondava.
Hermione scorse appena l’espressione impressa sul suo volto, mentre si voltava nell’udirne la voce.
Un’impercettibile pressione, impostale dalla mano del fidanzato, dolcemente (?) posata sulla sua spalla e in parte dietro al collo, le impose di voltarsi nuovamente verso il Professore e la donna, che ora stava perdendosi nella sua stessa agitazione, mormorando che doveva immediatamente ritrovare il consorte in mezzo a quella calca, nonostante le dispiacesse abbandonare in quella maniera i due giovanotti, senza neanche aver scambiato due parole in maniera più conveniente.
Draco non le offrì di restare e farsi aiutare a mitigare il marito quand’egli l’avesse finalmente trovata, anzi le indicò con determinazione la direzione in cui si sarebbe dovuta assentare.
Portò poi lo sguardo, e con esso il viso per intero, all’uomo che lo fronteggiava.
Hermione era rimasta imbambolata ad osservare tutta la scena e a sorridere vagamente alla donna intenta nella sua precipitosa fuga.
-Malfoy- disse solamente l’uomo, aprendo per la prima volta bocca dall’arrivo del giovane Principino delle Serpi.
-Professore. La vedo bene. Mi auguro che abbia approfittato di questo periodo di riposo forzato per raccogliere le energie necessarie a torturare un po’ di più i Corvonero e i Tassorosso, al ritorno sui banchi di scuola- parlava tranquillamente, con estrema naturalezza.
Piton fece una leggera smorfia, quello che per lui doveva essere, con tutta probabilità, un accenno di sorriso. Sembrava avesse i muscoli del volto atrofizzati da quanto poco li muoveva.
Draco aggiunse -Non nego che apprezzerei la gentilezza di chi sarà così signorile da comportarsi educatamente con la mia Herm, ma per quanto riguarda i Grifoni, Professore, è pronto a strapazzarli un altro po’?- sogghignò e aggiunse immediatamente -Perdonami Amore!- chinandosi in avanti per scoccarle un leggero bacio sulla guancia e rialzandosi a scoccare un’occhiata al Professore, come per dimostrargli quanto reale fosse, nonostante tutto, il loro rapporto.
Il Professore si irrigidì appena e annuì, aggiungendo con voce grave e un’ombra di sorriso -Sono prontissimo a dare filo da torcere a chiunque se lo meriterà!-
Marcò sulla parola “chiunque”, abbassando lo sguardo sulla piccola Grifondoro.
-Bene, Professore. Noi andiamo. Grazie ancora per essersi presentato a questa piccola riunione tra amici- proferì il biondino, facendo scendere la mano lungo il braccio di Hermione e intrecciando le sue dita con quelle della ragazza, lievemente.
Poi la fece allontanare con sé.
 
Si aprirono un varco tra la folla, giungendo a quelle scale percorse così tante volte in una giornata soltanto.
Rimasero in silenzio per tutto il tempo.
-E ora?- chiese Hermione.
-Ora dobbiamo raccontarci la storia della nostra vita- fece laconico lui -E poi potremo anche riposarci fino a domattina-
-Entra- le soggiunse, aprendo una pesante porta laterale, nascosta dall’ombra, dai pesanti pannelli in legno lavorato che impreziosivano le pareti e dagli arazzi e i dipinti vari sparsi per gli ombrosi corridoi.
 
 
 
Oddio…
Mi sono commossa a vedere i commenti…
Durante il periodo scolastico avevo perso la motivazione.. Ho deciso di aspettare l’Estate.. Con l’Estate ho pensato che tanto a chi mai poteva fregare di questa mia stupida storiella?!?
Poi ho letto qui, dopo un sacco che non venivo a sbirciare tra i commenti.
Che dire…
 
@ didi_coldone : se per caso capiterai ancora dalle mia parti, ora o in futuro, potrò solo esserne felice.
Per il resto posso dire che mi spiace e che capisco nel caso tu, da un anno all’altro, ti fossi presa bene a seguire esclusivamente storie ben scritte e regolarmente postate.   =)
Chissà.. se ci si vede (/legge) ancora, sarò ben lieta di sapere quali sono le tue idee in proposito alla storia ^^
Ci terrei, anche se capisco il disagio di una lettura così diluita nel tempo.
Un bacio.
 
@ bella1989 : grazie x i complimenti. Davvero   =)
Purtroppo la storia perde molto, vista la facilità con cui mi scoraggio e, facendomi travolgere dai quotidiani impegni -che autrici molto + brave di me riescono a conciliare con la loro produzione letteraria-, pianto lì di proseguirla per mesi e mesi. Draco e Hermione sicuramente mi odieranno per dare voce alla loro storia così saltuariamente! ^^’’’’    =P
Un bacio
Spero ci si senta ancora.
 
@ lovers : grazie anche a te per aver detto di aver apprezzato ed esserti appassionata alla mia fic! =)
Purtroppo il capitolo, no, non è arrivato presto. Direi tutt’altro.
Se ci sei ancora e non sei troppo incavolata per il ritardo, batti un colpo! ;-)
Un bacio.
 
@ Blondie : Leggo con molto ritardo, ma non mancherò a passare a dare un occhio ai tuoi scritti! ;-)
È questa è una promessa che sono certa di mantenere.
Anzi, ti dirò, andrò subito! ^^
XOXO anche a te.   =)
Ps. Ovviamente ti ringrazio x esserti complimentata per la mia storia =)
 
@ sanguisuga : penso che, se mai ti capiterà ancora di finire dalle mie parti, sarai sorpresa un’altra volta.
Temo, però, che a forza di sorprese non ti stupirò più in bene, quanto invece sarò odiata per la mia completa incostanza!  -.-‘’
Spero almeno che anche questa mia nuova “sorpresa” si riveli piacevole alla lettura.. Almeno questo!
Un bacio.
 
@ flopi : il tuo è stato il commento che mi ha fatto intenerire maggiormente!
A parte il fatto che anche tu, a distanza di tempo, hai avuto modo di ricapitare dalle mie parti, il ché, quando succede, mi lascia sempre piacevolmente sorpresa… Mi ha anche rincuorato leggere che la mia fic è considerata ad un livello da essere mantenuto come tale… Nonostante tutte le ragioni che hai -come gli altri lettori- riguardo la mia già sopracitata incostanza, devo dire che mi farebbe piacere sapere che hai letto anche questo nuovo capitolo e vedere cosa ne pensi, in tutta sincerità! =)
Un bacio.
 
@ crici_82 : il tuo commento mi ha fatto davvero sorridere! =)=)
Per la tirata di orecchie.. Quando vuoi! ;-)
Mi merito una strapazzata doppia, con fiocchi e controfiocchi.
Il primo passo per cambiare è esserne consapevoli, o almeno così mi ripeto.
Ora devo solo trovare una soluzione a questo mio “piccolo” problema…   -.- ‘’’’’’’’
Grazie, grazissimo e grazierrimo! xD
Un bacio.
 
@ Jake, tesoro mio! xDDDD
Che dire? Non serve neanche il nick.. Ci sentiamo ogni santo giorno e, nonostante ciò, hai dovuto aspettare anche tu mesi e mesi per vedere pubblicato il seguito.. Bhè, giustamente. Anche perché se l’avessi fatto leggere a te, sarebbe anche stato pronto per essere pubblicato, mi sembra logico.
E invece no, continuava a essere da rivisitare. E ora, finalmente, l’ho fatto..! =)
Spero sia valsa la pena per te, come per gli altri, di pazientare.
Il popolo di EFP è fatto di santi! =)
Nel tuo caso, comunque, ho il solo privilegio di poterti venire ad avvertire su msn, tra 5 minuti, per dirti di buttare un occhio al nuovo capitolo appena postato.
Come ho già avuto modo di fare ti ringrazio nuovamente per tutti i complimenti..! =)
Ti voglio bene, un bacio.
Ps. 4 volte??? 4???? o.O   
Continuo a non sapere che dire…!
 
@  Ghily89 : Ti credo, ciecamente =)
E proprio per questo sono rimasta meravigliata e lusingata, alla lettura del tuo commento…
Aver provocato il “bisogno” di lasciare una recensione… Wooooow!
Sono lusingata. Proprio lusingata.
Chissà se avrai ancora la voglia e l’occasione di commentare questo capitolo...  =)
Io lo spero.  =)
Un bacio.
 
@ Leryn : le speranze ci sono SEMPRE.  E, insieme alle tue, ci sono le mie, questo te lo giuro.
L’intenzione di proseguirla c’è sempre anche quella, ma mi perdo lungo il tragitto….    =(
In ogni caso tenterò di impegnarmi mooolto più di prima per proseguirla con più regolarità.
Ci spero io per prima.
Ps. Devo inoltre dirti che il tuo commento è quello che mi ha fatto decidere DEFINITIVAMENTE che, si, dovevo postare questo “maledetto” nuovo capitolo, e poi un altro ancora e così via.. Ci sono persone che ancora recentemente hanno letto e apprezzato la mia storia. Io stessa mi ci sono affezionata. Perché sprecare 6 o 7 capitoli scritti discretamente concludendo il tutto in un nulla di fatto?
Meglio una storia imperfetta, pubblicata a fatica ma vittoriosamente conclusa…! =)
Le speranze io le ho sempre quindi!  =)
Un bacio.

Piccole note:  Pensandoci, ho dovuto cambiare l’età di Astoria.

Precedentemente avevo detto che frequentava il terzo anno, e invece in questo capitolo leggerete che frequenta il quinto. Ha cioè due anni meno di Hermione, Draco e gli altri.
 
Inoltre, proseguendo nella lettura dei capitoli, potreste trovare Blaise descritto con gli occhi blu; mentre in precedenza avevo affermato gli avesse marroni. Ho notato di aver acquisito l’abitudine di descriverlo con gli occhi chiari, recentemente. Perdonate anche questo fuoriprogramma.
 
In un punto della storia si parla di “direttamente proporzionale” mentre avrei dovuto scrivere “inversamente proporzionale”. Me ne sono accorta in seguito! =)

Buona Lettura!!

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Capitolo 8
*** Il festino delle Serpi ***


Ok, iniziamo meglio del solito perché, una volta tanto, non sono particolarmente in ritardo.
Inoltre è abbastanza lunghetto, come capitolo, quindi se per caso fosse di vostro gradimento, allora potrebbe anche ipoteticamente essere un buon regalo di Ferragosto.
Il problema sorge nel caso vi facesse schifo. Perché ‘lungo’ non significa necessariamente che è pure ‘bello’.
Anzi, per ingranare abbastanza decentemente ho dovuto fare un paio di tentativi… Quindi… Non so… E’ anche una specie di esperimento.
Insomma, ditemi voi, ok?  =)
I commenti sono sempre moooolto ben accetti, sia che contengano complimenti, sia che contengano critiche. Quindi, bho, ditemi un po’ cosa ne pensate!   =)
 
Ah! Essendo in astinenza da “momenti Dramione” qui ne troverete una buona dose ;-)
Un bacio a tutti
 
Lady Style
 
Buona Lettura!!  =)
 
 
 
-Mione… -
-Harry, entra!- la riccia accolse l’amico con un sorriso.
Era piegata sul letto intenta a riporre i propri vestiti dentro una valigia che pareva aver visto tempi migliori.
-Hai saputo, quindi- commentò il moro con un sorriso incoraggiante, muovendo appena la mano destra, che teneva tra le dita una busta bianca e aperta, per poi voltarsi e chiudere la porta alle proprie spalle.
La ragazza lo guardò appena, annuendo con l’aria rilassata, e tornando a occuparsi degli indumenti
 -Si, non vedevo l’ora!-
Dal suo piccolo viso sembrava essere sparita ogni tensione. Il ragazzo, invece, fece vagare nervosamente lo sguardo lungo le quattro pareti, non visto dall’amica, prima di avvicinarsi al letto e sedersi sul lato opposto a quello dove Hermione stava trafficando.
 
Sospirò.
La Grifona portò su di lui uno sguardo interrogativo.
-Qualcosa non va?-
-Cambierà tutto, vero?- chiese, con aria mesta.
La riccia si rabbuiò.
-Immagino di si, Harry. Ma non proprio tutto! Staremo ancora insieme, noi quattro, come sempre-
-Mi sembri felice!- disse l’altro, con tono accusatorio. I suoi occhi la squadravano con aria afflitta.
-Harry, dai, te l’ho detto! Mi dovrò solo abituare a qualche novità, non ce ne accorgeremo quasi!-
-E poi- aggiunse -Hogwarts riapre! È una gran bella cosa! Da quanto ci speravamo?!- un nuovo sorriso le illuminò il volto.
Per tutta risposta Harry abbozzò una smorfia di assenso.
-E’ vero.. - mormorò infine -La guerra è finita-
-Già- Mione era abbastanza soddisfatta per colmare tutta l’apatia dimostrata dal Bambino Sopravvissuto.
-Mi hanno portato via la migliore amica, quei schifosi luridi bastardi!- sbottò il moro infine, rivelando quali erano i suoi veri pensieri.
La riccia lo osservò sorpresa -Non dire così!-
Per tutta risposta il ragazzo domandò -Come vi siete messi d’accordo tu e Malfoy?-
La riccia arrossì istintivamente, bofonchiando com’erano andate le cose qualche sera prima, alla fine del ricevimento.
 
 
 
Inizio Flashback
 
 
-Entra- le disse il biondo, freddamente, dopo aver aperto un invisibile porta a muro.
Hermione stava ferma sulla soglia. Il ragazzo la precedette all’interno e a lei non rimase che fare altrettanto.
-E ora?- chiese, quando ebbe fatto il suo ingresso e chiuso la porta, su muto invito del biondo.
Draco sospirò, guardandola per un attimo, entrambi in piedi in mezzo alla stanza. Poi si diresse a passo deciso verso il baldacchino e vi si sedette.
Sembrava che ogni stanza, tra quelle maggiormente al riparo dagli sguardi, contenesse un letto.
Hermione si andò ad accomodare su una poltrona in velluto verde nell’angolo accanto alla finestra.
-Dobbiamo progettare qualcosa di buono- mormorò il biondo tra sé e sé, facendo vagare lo sguardo.
-Progettare che cosa?- chiese la riccia con noncuranza.
-La nostra relazione-
-Ah- annuì lei -Ti sei deciso!- aggiunse poi, ma Draco non la degnò di risposta.
-Facciamo che.. - iniziò invece a dire, guardando il pavimento ai suoi piedi.
-Facciamo che tu sei venuta da me una sera in cui hai litigato con Lenticchia..  E io.. – pensò ad alta voce.
-Cosa?? CHE COSA?!?- Hermione si era voltata a guardarlo stizzita -Non mettere di mezzo Ron!-
Il biondo la osservò scocciato -Hai qualcosa di meglio da proporre?!- chiese, alzando un sopraciglio.
-Intanto non sarei MAI venuta da te, le sere in cui litigavo con Ron!- disse di getto la Grifona.
Un lampo di compiacimento misto a sarcasmo passò negli occhi chiari della Serpe -Ah! Ma allora ci litigavi!- disse, tutto trionfo.
Hermione non rispose, vagando nervosamente con gli occhi per la stanza color panna.
-Non sono affari tuoi- mormorò dopo qualche minuto di silenzio, ma la sua voce si estinse prima che l’ultima sillaba fosse pronunciata.
Draco appariva decisamente divertito.
-E da chi andavi a farti consolare?!? Dalla sorellina di Lenticchia?! Immagino che ti compatissero tutti, povera Hermione!- le fece il verso, sempre ghignando compiaciuto, per poi portarsi una mano al cuore in un gesto molto teatrale. Spinse il capo all’indietro e alcune ciocche di capelli gli scoprirono il candido collo.
-Se solo fossi un Animagus ti avrei già fatto fuori!- sbottò Hermione, rabbiosa, alla vista di quel patetico teatrino inscenato dal suo -purtroppo- neofidanzato.
-Certo.. Una povera bestiola... Un cerbiattino... Un micetto... - Malfoy continuava a ridere a più non posso.
-Ti odio!- si limitò a constatare la Grifona, con voce atona.
-Comunque, in passato hai avuto modo di mitigare le tue pene anche con Krumiro!!- si ricordò l’altro all’improvviso, e la sua espressione mutò in una di completa derisione.
-Era prima di Ron. E devo forse ricordarti quante puttanelle sono passate per le tue lenzuola?!- rispose, piccata, la fanciulla.
Malfoy smise di ridere e prese a osservarla, con un sopraciglio alzato e l’aria di chi sa di meritarsi un complimento appena ricevuto.
Il suo voltò cambiò espressione repentinamente quando Hermione, incurante, prese a elencare -Pansy, Astoria… Forse perfino Daphne!-
-Hey! Hey! Frena!- Draco balzò giù dal letto, avvicinandosi pericolosamente.
Hermione, rossa in viso per la stizza, si alzò di scatto dalla poltroncina, fronteggiandolo.
-Cosa hai detto? Ripeti!- sibilò il ragazzo a un centimetro dal suo piccolo naso.
Hermione, nonostante fosse sovrastata da qualcuno decisamente più alto di lei, non perse la calma che tra l’altro NON aveva. Era troppo stanca, incazzata. Lo odiava, sentiva di odiarlo per davvero, come mai prima d’allora.
-Ho detto che le tue cocche, le prescelte, erano, e sono, sicuramente Pansy, Astoria e Daphne, e chissà quante altre sgualdrine hai avuto…!- ripeté, elencando disinvolta quegli stessi nomi.
Draco rimase ancora un attimo immobile dov’era, fremente, poi allungò una mano di scatto.
La prese alla gola, bloccandogliela tra l’alluce e le altre dita, premendo leggermente la fece arretrare fino a sbatterla al muro e, sempre tenendola ferma in quella maniera, abbassò il volto alla sua altezza e sibilò -Pansy non era una qualunque. Daphne neppure. Sono due mie care amiche, non ti permetto di infangare il loro onore in questa maniera, lurida Mezzosangue. Devi solo stare zitta davanti a due come loro. Tu non hai idea, no che non ce l’hai, di come sia la vita vera. Pottypotty e tutti i tuoi altri amichetti dovrebbero solo starsene zitti, e considerarsi meno eroi di quanto non lo sia un qualunque troll ripescato dalla sua fetida palude. E per quanto riguarda Astoria… Non so di che diamine parli, ma vedi di lasciare in pace pure lei. Sono stato chiaro?!- rimase immobile per qualche secondo, poi mollò la presa, voltandosi di scatto.
Hermione si portò una mano alla gola arrossata, boccheggiando e lasciandosi cadere lungo il muro color crema.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, mentre la riccia assaporava l’aria.
Qualche goccia di saliva le andò di traverso, prese a tossicchiare nervosamente, mentre con la destra si massaggiava ancora il punto dolente. Gli occhi iniziavano a pizzicarle per la stanchezza, il nervoso, lo spavento. Trattenne un singhiozzo, e poi un altro.
Un attimo dopo era riversa in avanti sulle sue stesse ginocchia, ripiegate contro il piccolo corpo; alcune ciocche di capelli, scivolatele davanti al viso, si erano impregnate di lacrime e il suo ventre era scosso da singhiozzi tanto forti da farla tremare tutta.
Ad ogni movimento altre ciocche di capelli scivolavano via dall’acconciatura, lungo la schiena, oltre le piccole orecchie.
Draco si era nuovamente seduto sul bordo del letto, ma in modo da darle le spalle, la fronte affondata in una mano, i gomiti puntellati alle gambe.
Hermione pianse sommessamente per qualche minuto, poi tentò di parlare ma la gola le faceva troppo male sia fuori sia dentro, per via della stretta presa del ragazzo sulla fragile pelle e degli stessi singhiozzi che le raschiavano il cavo orale.
-T-tu.. sei solo u-un.. un mostro!- biascicò appena, alzando gli occhioni arrossati su di lui.
Draco mosse la testa, ma non la volse verso la giovane. Poi tornò a starsene immobile, e in silenzio.
Dopo qualche altro attimo, scandito solo dagli incerti singhiozzi di lei, si alzò e si voltò con disinvoltura. Un’espressione indecifrabile aleggiava sul suo volto serio, estrasse la bacchetta dall’interno della giacca e materializzò un bicchiere d’acqua. Glielo porse.
Hermione avvolse con riluttanza la mano intorno all’oggetto, e lo avvicinò alle labbra gonfie, tracannando metà del contenuto in un sol sorso.
 
Malfoy si sedette per terra dinanzi a lei, allungando le gambe ai lati del fragile corpo accoccolato al suolo.
Non proferì parola, mentre la riccia posava il bicchiere a terra. Poi si allungò col busto e sfiorò appena, con la punta dell’indice, il contorno delle  morbide labbra della Grifona che gli era capitata in sorte, una ciocca di capelli ricci, che si avvolse intorno al suo dito, solleticandolo leggermente, concluse il percorso, scendendo fin sulla gola. Sfiorò i segni rossi, che andavan sbiadendosi, impressi dalle sue stesse mani. E ritrasse il dito. Hermione lo guardava spaventata, tremando appena, ma senza osare muoversi, limitandosi a respirare sommessamente.
-Non succederà ogni volta che litigheremo…  Vero?- chiese poi, titubante, specchiandosi negli occhi immobili del coetaneo. Aggiunse, incerta -Non te lo permetterò- ma non sembrò convincere nemmeno sé stessa.
In altri momenti sarebbe apparsa decisamente più sicura di sé, in altri momenti, forse, avrebbe anche reagito o tentato di ribellarsi. Ma era troppo sorpresa, e spaventata, per poter fare qualunque cosa.
Solo, guardarlo.
Dopo qualche altro attimo passato senza aver ricevuto risposta alcuna, il giovane portò nuovamente lo sguardo sul piccolo collo martoriato.
-Non farò mai più niente del genere, Granger- disse solamente.
Poi sussurrò nuovamente, in maniera appena udibile -Mai più-
Ripiegò le ginocchia, puntellando i piedi al suolo e, alzandosi a mezzo busto, tese una mano alla ragazza perché si lasciasse aiutare nel fare altrettanto.
 
Cinque minuti dopo sedevano sul letto, Draco stava appollaiato sul bordo, le gambe elegantemente accavallate, la schiena poggiata a una delle quattro colonnine del baldacchino.
Hermione se ne stava seduta a gambe incrociate nel centro del materasso.
Non avevano più parlato.
-Potremmo dire che ho iniziato col darti ripetizioni- iniziò a dire lei, giusto per rompere quel silenzio gravoso.
Il biondo la guardò distrattamente -Vai meglio di me in Babbanologia sicuramente- le concesse.
-E poi… Potrei aver trovato piacevole passare qualche ora con te a riprovare le pozioni assegnateci da Piton- aggiunse la Grifona, incerta -Ha sempre odiato noi Grifondoro. Non sarebbe strano se io avessi desiderato fare pratica e diventare veramente perfetta. Per non far perdere punti alla mia Casa- spiegò.
-Tu sei già perfetta in Pozioni- rispose il biondo, laconicamente.
Hermione arrossì vagamente e distolse lo sguardo, sotto quello austero del ragazzo.
-Ti ringrazio- mormorò, ma il giovane quasi la precedette nel vedere la sua reazione, rispondendo freddamente -E’ una semplice constatazione dei fatti-
-Il tuo Professore non sembra pensarla così- rispose, allora, la riccia, correndo col pensiero al severissimo Piton.
-E’ per questo motivo che gli ho fatto intendere di rispettarti di più. Come maga sai il fatto tuo!-
-Non era solo una sceneggiata per mostrarti affettuoso e protettivo nei miei riguardi? Per calarti meglio nel ruolo del fidanzatino amorevole?- si sorprese lei.
-Anche-
-Oh- detto ciò rimase in silenzio a rimirare quel pensiero.
Draco Malfoy la stimava come strega. Assurdo.
 
-Non sono solo una stupida Mezzosangue?- domandò, prima di potersi impedire di farlo, e senza nascondere un velo di ironia. Ironia che Draco Malfoy non volle cogliere.
-Sei una Mezzosangue che ha colmato appieno le sue lacune per quanto riguarda la teoria. Per la pratica non hai grosse difficoltà, non in Pozioni almeno. Ma dovresti imparare a cavalcare una scopa-
Calò un breve silenzio, prima che il biondo continuasse -Comunque la tua idea è abbastanza buona da essere utilizzata. E poi che è successo?-
-Dopo le ripetizioni?-
-Si. Ammettendo che io ti abbia sfidato a insegnarmi qualcosa che già non sapessi, e che tu ci sia riuscita. Poi?-
-Poi… Avrei scoperto il tuo lato divertente. E tu avresti apprezzato qualcosa di me… La mia sensibilità, per esempio. O la mia disponibilità, prima come amica, e dopo come… ragazza-
-Ma saremmo stati comunque ancora fidanzati con Pansy e Weasley. E a quel punto che avremmo fatto?-
-Avremmo tenuto il nostro amore segreto. E nient’altro- rispose lei, fermamente convinta.
-Fugaci incontri nella Stanza delle Necessità?- ipotizzò lui, scetticamente.
-Malfoy!- lo ammonì la giovane, scandalizzata -Intendo romantici baci a fior di labbra, mani che si sfiorano, fugaci sguardi durante le cene ad Hogwarts… - assunse un’aria romantica, mentre Draco trattenne a stento un gemito.
-Impossibile!- dichiarò quindi il Furetto.
-Se tu mai mi fossi interessata, avrei fatto di tutto per portarti a letto, altro che morbidi baci a fior di labbra!- soggiunse brevemente, ostentando sicurezza.
-Non avresti mai osato invece, se solo tu fosti stato innamorato seriamente! Per rispetto a Pansy. E per rispetto a me. E poi perché Harry e Ronald ti avrebbero ucciso- si affrettò ad aggiungere con un sorrisetto lezioso e provocatore.
-E tu mi avresti lasciato uccidere da quei due rincoglioniti?!- sorrise di rimando lui, senza accentuare la solita aria di disprezzo che prendeva quando si nominavano i famosi Grifondoro.
-Certo che si!- ridacchiò lei -Una morte onorevole-
-Senza neanche aver ottenuto un premio in cambio! Leggi troppi romanzucoli, cara la mia Gryffindor, non funziona così!-
-Quale “premio” avresti voluto, sentiamo- Hermione finse di spazientirsi, mentre quel piccolo sorriso si allargava sul suo viso.
Draco la osservò per qualche attimo, poi si chinò in avanti, senza toccarla, fin quando non furono le loro stesse labbra a sfiorarsi. Il biondo si avvicinò ancora qualche centimetro, tanto da sentire nitidamente il contatto della morbida bocca della giovane premere sulla sua.
Imprigionò il labbro inferiore della Grifona tra le sue, succhiandolo lievemente. Poi aumentò la pressione della bocca alle sue labbra schiuse, catturandole, sentendole muoversi al suo tocco.
Una mano si infilò nella massa dei capelli ricci e ne estrasse rapidamente un fermaglio.
Poi ritrasse il braccio e si allontanò dolcemente, rimanendo qualche secondo appena alla giusta distanza perché i loro nasi  ancora si sfiorassero e i respiri si facessero meno intensi.
Si ritrasse del tutto. Aveva riconosciuto il calore della sua pelle, aveva conosciuto un dolce sapore di fragola, mentre un fresco aroma di vaniglia gli aveva invaso la narici.
La guardò boccheggiare in silenzio, le labbra ancora schiuse, gli occhi sgranati, in una vaporosa nuvola di capelli ricci. La guardò mentre le sue gote prendevano a tingersi di un rosso acceso.
Poi distolse lo sguardo, alzandosi dal letto.
 
-Mi avresti negato un simile premio, se ci fossimo segretamente frequentati?-
Ora in piedi, lì di fronte, richiamò la sua attenzione con queste parole, guardandola con il suo classico ghigno Made By Malfoy e un’aria maliziosa stampata in volto.
-Chi sei?- mormorò Hermione,ancora imbambolata, ma prendendo a guardarlo sospettosa.
-Come scusa?- chiese il biondo, spaesato.
-Mi aggredisci, mi snobbi, mi difendi, mi baci. Chi sei?-
-Il tuo futuro marito- rispose, tagliente.
La riccia aveva uno strano sguardo negli occhi.
-No. Chi sei, VERAMENTE?-
-Un Malfoy.. - fu interrotto.
-Al di là del cognome. Che altro sei? Hai mollato da un giorno la tua fidanzata e baci me. Hai schifato per tutta una vita i Mezzosangue e induci Piton a portarmi rispetto. Mi forzi la gola contro un muro e poi ti comporti come se fossi una tua pari. Chi sei?- il suo tono si faceva sempre più nervoso.
-Hai ragione. Ho sbagliato- il biondo fece per allontanarsi.
-Sei un codardo-
-Sono stufo- ribatté lui, sibilando e riducendo gli occhi a due fessure, mentre tornava a voltarsi per guardarla, scarmigliata e sola, su quel maestoso letto.
Rimasero occhi negli occhi per qualche secondo.
 
-Ragazzi, scusate!- una voce bussò alla porta.
 
 
Fine flashback
 
 
La madre di Draco era poi venuta a interrompere la loro “chiacchierata”, invitandoli a prendere posto nella camera da letto loro assegnata.
-Ti ha baciato?!?!??!!- Harry s’era alzato di botto in piedi, mentre Hermione teneva lo sguardo fisso al pavimento.
-Ti ha messo le mani addosso?! E poi ti ha baciata?!??! Io giuro che quello lo ammazzo!!- e detto ciò si era diretto a passo deciso verso la porta, pronto a uscirne fuori e affrontare dozzine di Voldemort, piuttosto che accettare l’idea che quella lurida Serpe schifosa aveva osato toccare la ‘sua’ Mione.
La Grifona comunque lo ripescò per la manica della camicia.
-Harry, ti prego!- disse implorante -Calmati!-
-Io quello lo ammazzo, Mione. Io lo uccido! T’ha messo le mani al collo, ma ci rendiamo conto?!-
Era totalmente fuori di sé.
-Harry, Harry! Ascolta! Calma! Mi ha detto che non lo farà mai più, dai, su, calmati!-
Il ragazzo strattonò via il braccio dalla stretta dell’amica, e poi rimase fermo dov’era, a guardarla.
-E tu ti fidi di quello schifoso essere?! Chi ti dice che non farà mai più niente del genere?!-
 
Hermione si allontanò d’un passo, sospirando.
Allargò le braccia -Non lo so. Voglio fidarmi. Non posso vivere nell’angoscia continua! Sembrava sincero-
-Sincero! Tzk! Sincero!- iniziò a dire Harry, a voce sempre più alta, e sbracciandosi -Le bestie non son mai sincere!-
-Harry, te l’ho raccontato perché me l’hai chiesto. E anche per parlarne con qualcuno di cui mi fido. Ora calmati! Non puoi farci niente, per Merlino!-
-Posso andare a spaccargli la faccia, altroché!-
-Harry!!! Comportati da persona matura, ti prego!- lo implorò lei in un ultimo tentativo.
Il moro rimase a guardarla per alcuni minuti -Ok… - e tornò a sedersi sul letto.
 
-Che è successo dopo?-
-Siamo andati a dormire-
-Nella stessa stanza?!?-
-Si. Quando sono uscita dal bagno dormiva già. Io, invece, mi son rigirata tra le lenzuola per tutta la notte-
-Hermione, mi dispiace… E’ tutta colpa mia! Se non fossi mia amica non saresti in questo guaio!- si commiserò il Bambino Sopravvissuto.
-Già. Non conoscerei te, Ronald, Ginny, Neville, Luna… Si, starei da Dio, hai ragione. Ma dai! Fammi il favore!- lo schernì lei, strappandogli un fugace sorriso.
-La mattina dopo- proseguì -E’ arrivato un gufo. E poi un altro. E un altro- fece una pausa -E la notizia che Hogwarts riapriva! Non ci potevo credere. Non ci posso credere tutt’ora! Sono così contenta!- il suo volto tornò a illuminarsi.
-Mancano pochi giorni. Che hai intenzione di fare?-
-Andrò al binario con voi, e poi si vedrà. Non mi hanno dato istruzioni precise- sembrò rifletterci su -L’unica cosa che mi ha detto Draco è che, una volta a scuola, ‘Mi insegnerà com’è che vivono le Serpi’-
-Oddio!- in un gemito Harry sprofondò all’indietro sul materasso.
 
 
* * *
 
 
Neanche tre giorni dopo, al binario 9 e ¾ , Harry e Ginny, Hermione, Ron, e pure Lavanda, stavano schierati in attesa del treno. Dietro di loro i gemelli Weasley con annessi genitori, intenti a sorbirsi prediche, buffetti e raccomandazioni.
Tra i più giovani del gruppo era calato un profondo, imbarazzato silenzio.
Hermione ignorava la Brown e il proprio, ormai ex, ragazzo. Ginny lanciava preoccupate occhiate al proprio fidanzato, ed entrambi scrutavano ansiosi la loro intima amica, preoccupati che la troppa tensione non la portasse a qualche azione sconsiderata.
Finalmente il treno arrivò sferragliando, fermandosi davanti a loro.
Nella confusione generale la Brown prese, veloce, la mano del rosso nella sua.
Un’ombra passò nel campo visivo di tutti loro, nitida sulla pavimentazione chiara della banchina.
Hermione si voltò, seguita da tutti i suoi amici. Un ragazzo alto e biondo era stagliato di fronte a lei e la chiamava per cognome -Granger… - poi quello stesso ragazzo buttò un’occhiata a Lavanda e si corresse
-Mione… Vieni?- chiese, cercando di addolcire il tono, normalmente acido.
Ronald nel sentire quel nomignolo affettuoso strinse convulsamente la mano che aveva nella sua quella della Brown.
Affianco al ragazzo biondo platino comparvero poi Pansy, Blaise e Daphne, così stretti da sembrare quasi abbracciati, e Astoria, che pareva scortata da Tyger e Goyle.  In poche parole quasi tutto il settimo anno Serpeverde, con annessa una piccola guest star.
Hermione lanciò un breve sguardo alla sua sinistra, dov’erano Harry e Ginny, ignorando il fratello di quest’ultima, che se ne stava invece, con annessa ragazza-ventosa, sul suo lato destro. Poi annuì, allontanandosi, in un frusciar di mantelli, con i suoi peggior nemici come nuovi compagni di viaggio.
 
Presero posto in uno scompartimento vuoto.
Daphne si accoccolò con movenze feline in un angolino, accanto al finestrino, da cui poteva scorgere, indisturbata, il paesaggio muoversi dinanzi a lei, che era seduta dal lato della macchina motrice.
Lì a fianco, manco a dirlo, si accomodò Blaise e accanto ancora si piazzò Draco, con la flemma di chi sa di essere il padrone dell’intero spazio circostante.
Prima che chiunque altro potesse muoversi Pansy e Astoria si avvicinarono ai posti a sedere lì a fronte, ma, dopo che si trovarono improvvisamente vicine, Pansy lanciò uno sguardo glaciale al suo ex ragazzo.
Draco allungò le gambe, pigramente. Pansy guardò altrove, come se l’intera faccenda fosse ormai risolta.
E in effetti Draco si alzò in piedi, avvicinandosi a Hermione, spettatrice di quel caotico via vai.
I due energumeni (leggasi: Tyger e Goyle) avevano tirato avanti. L’algida Serpe buttò un occhio alla Parkinson -Pansy, scusa, ti spiacerebbe prendere il mio posto. Vorrei stare vicino a Hermione-
Una sommessa risata parve giungere da Blaise. Pansy guardò il ragazzo come fosse sorpresa, per poi scambiarsi di posto. Astoria aveva tenuto la testa china tutto il tempo, e non nascose un ghigno, celato malamente dai lunghi capelli biondo cenere che le ricadevano sulle spalle.
-Astoria, scaleresti? Guarda, è libero il posto accanto al finestrino!- le chiese Draco, con sospetta gentilezza, lanciando uno sguardo alla sorella dell’interpellata, che si morse un labbro per non parlare.
Astoria levò il capo verso la coppietta ancora in piedi. Li guardò gelidamente.
Dopo un’eternità rispose -Ma certamente- e si fece di qualche millimetro più in là.
 Hermione guardava tutti quegli spostamenti, presa in contropiede dalle risatine, gli ammiccamenti e, al contempo, il gelo degli sguardi e la flemma degli atteggiamenti. Era abituata a situazioni più caotiche eppure più gradevoli.
Il biondo accanto a lei, di fronte all’ironia dimostrata dalla piccola del gruppo, non si scompose.
Si sedette al suo presunto posto, tra le due ragazze, e facendo accomodare la fidanzata al suo fianco.
-Mione non pensi che staremmo più comodi se venissi sulle mie ginocchia? Questi vagoni sono sempre più stretti. Pare proprio che chi li costruisce si diverta a inventar modi per restringere gli spazi- si lamentò Draco con un tono di voce palesemente fasullo. Voleva apparire bonariamente contrariato. Hermione non ne capiva lo scopo, ma comprese sicuramente che, seppur le parole fossero a lei rivolte, chi doveva realmente ascoltare non era lei. Perciò decise di rimanere ferma e in silenzio, notando appena gli sguardi che Daphne lanciava alla sorella.
-Mione cara, cos’è questa? La tua coscia?-
La riccia lo guardò con tanto d’occhi. Erano appiccicati, d’accordo, ma le mani di Draco erano molto lontane dalle sue gambe. Proprio non capiva.
-Mi fa male un fianco. E anche la schiena. Se mi volto hai abbastanza spazio per alleviarmi un po’ di dolore con uno di quei tuoi fantastici massaggi alle spalle?-
Ma cosa diamine stava dicendo?!? o.O
 
Poi comprese.
Alla destra di Draco qualcuno si spostò rumorosamente, avvicinandosi il più possibile alla parete in ferro della locomotiva.
Astoria, nel muoversi tanto bruscamente, si limitò a dire -Va bene! Va bene! Ho capito!!- prima di lasciar loro un’abbondante spazio perché se ne stessero comodi e soprattutto lontani.
Malfoy si voltò verso di lei con un dolce, quanto ironico, sorriso stampato in volto.
-Grazie Astoria, ero certo che avresti capito prima di arrivare a Hogwarts!-
Daphne, Blaise e pure Pansy scoppiarono a ridere, senza neanche preoccuparsi di non darlo troppo a vedere.
Hermione tentò di guardare fuori dallo scompartimento, attraverso la porta in vetro e plastica, per vedere se riusciva a scorgere i propri amici salire sul treno.
Non ci riuscì.
 
* * *
 
-Io vado a controllare!- ripeté Harry Potter, per la terza volta da quando si era seduto nello scomparto, appena cinque minuti prima.
-Lascia stare!- intervenne Ginny -Rimani qui!- e gli prese una mano tra le sue.
La turbava vederlo così inquieto. Soprattutto quando lei stessa era nervosa.
-Chissà cosa sta succedendo, là!- riprese a lamentarsi il suo fidanzato. Non aveva ancora smesso da quando Hermione si era allontanata con quelle Serpi.
Ronald se ne stava chiuso in un cupo silenzio, abbracciato a Lavanda, che era in ogni caso troppo felice per parlare.
-Non può succederle nulla di male- disse Ginny per convincere tutti, sé stessa compresa.
-Non finché siamo sul treno, almeno- aggiunse, a voce più bassa.
Harry le rivolse un breve, veloce sorriso leggero. Per poi tornare a scrutare ansiosamente il corridoio attraverso la porta in vetro dello scomparto.
 
* * *
 
Il treno raggiunse la destinazione in perfetto orario.
Una voce metallica iniziò ad annunciare che era previsto lo sgombero totale del mezzo, essendo, questo, giunto al suo capolinea.
Tutti gli studenti si apprestarono a scendere, in un crescente brusìo, composto di parole, gridolini, risate, lamentele, starnuti e quant’altro.
Le Serpi rimasero comodamente sedute ai loro posti.
Daphne aveva preso a limarsi le unghie, già perfette.
Pansy, invece, aveva tirato fuori uno specchietto e con la mano libera si dava leggeri colpetti alla capigliatura.
Astoria aveva preso a sfogliare, interessata, un giornale da metà del viaggio, e ancora pareva rapita dalle pagine stampate fitte.
Blaise e Draco discorrevano di Quidditch, di scope aerodinamiche, di giocatori professionisti d’alto e basso livello, di punteggi passati e obbiettivi futuri.
Hermione guardava i ragazzi affollarsi all’esterno del treno, ansiosa, torcendosi le mani e mordendosi un labbro. Per tutto il viaggio non aveva parlato. Le altre ragazze, fatta eccezione per Astoria, avevano chiacchierato tra loro, seppur non con la stessa gioia con cui Mione era abituata a parlare insieme alla sua amica del cuore.
Ogni tanto, poi, Daphne e Pansy erano riuscite a strappare i maschi dalle loro noiose argomentazioni, coinvolgendoli brevemente in qualche scambio di battute pungenti e commenti sulle ultime notizie di carattere generale.
La Grifona non aveva osato fiatare, e dopo qualche momento iniziale aveva di gran lunga preferito starsene in disparte, zitta, piuttosto che essere coinvolta nella conversazione da gente così diversa da quella che frequentava abitualmente. Era quella, quindi, la prospettiva che le offriva Hogwarts l’ultimo anno?
Astoria, invece, s’era incupita dietro le sue letture, sentendosi esclusa, o volendo escludersi. Pareva parecchio rabbiosa, ma nessuno dava peso alla questione.
Hermione si stupiva quasi che avesse viaggiato con loro. Effettivamente non l’aveva mai notata, e di certo non era stata appresso a quell’infido gruppo di Serpi così tanto da poter essere catalogata come seguace di Mister Malfoy il Perfetto Odioso, negli anni precedenti.
 
Quando la riccia si era quasi decisa a chiedere “Non ci muoviamo?”, a costo di sembrare apprensiva e noiosa, arrivò sulla soglia dello scomparto un nuovo gruppetto di facce note.
Vestivano i colori della Casa si Salazar, erano: Tyger e Goyle, la Bulstrode, Marcus Flint, Adrian Pucey e Theodore Nott.
-Sapevo di trovarvi qui!- ghignò la ragazza, posando poi il suo sguardo prepotente su Hermione, ancora seduta come tutti, nello specifico accanto a Malfoy. Quest’ultimo notò lo sguardo insistente della Serpe sulla giovane proveniente dalla Casa rivale e avvicinò a sé la Griffyndor, cingendole le spalle con un braccio, mentre guardava i nuovi arrivati a uno a uno, con uno sguardo rilassato ma che sottintendeva un messaggio bello chiaro: lei è con noi. Se la toccate dovrete poi fare i conti con me.
Proprio come si addiceva a un fidanzatino.
Hermione a quel contatto si rilassò un poco, istintivamente. E prese anche lei a soppesare con gli occhi i componenti di quella parata verde-argento.
All’arrivo del variopinto gruppetto Pansy aveva alzato l’angolo della bocca in un ghigno, esclamando -Millicent!- alla vista della ragazza -Sei sempre uguale!- aveva aggiunto, con una punta di sarcasmo che aveva fatto sorridere, o per meglio dire ghignare, tutti gli altri. Non che la ragazza avesse fatto caso alla pungente battutina.
La Bulstrode era, in effetti, una specie di carro armato su gambe. Era di corporatura massiccia, non molto elegante nei movimenti; non celava una certa cattiveria, che andava anzi risaltando con la perenne espressione in volto di chi è pronto per fare a pugni. Non era particolarmente graziosa e nemmeno intelligente, non era astuta. Era, anzi, un po’ ottusa, ma non tanto quanto i due gorilla che le stavano alle spalle. Tyger e Goyle erano rimasti gli stessi di sempre, imponenti ma totalmente ignoranti e bamboccioni.
Poi c’erano Marcus, Theodore e Adrian.
Marcus non possedeva ciò che si può definire ‘bellezza’. Era alto, snello. Longilineo, ecco.
Ma aveva tratti del viso troppo acuminati e sopraciglia troppo folte. Per non parlare degli incisivi un pelo sporgenti. Sembrava una via di mezzo tra chi è stolto e chi è cattivo, come la Bulstrode, solo che Millicent era più sgraziata e “grezza” di lui, sia fisicamente che caratterialmente.
Marcus aveva l’intelligenza, per così dire, di far uso della cattiveria in momenti vagamente appropriati, come su un campo da Quidditch. Momenti ‘appropriati’ per il punto di vista delle Serpi, s’intende. Quando, insomma, riduceva di molto il rischio di essere notato e spedito dalla Preside.
Era una specie di bulletto abbastanza intelligente per operare i suoi colpi bassi nei momenti di massima distrazione generale. E in più capiva a chi doveva portare un certo rispetto, come a Malfoy, per esempio.
Quindi Hermione non doveva temere nulla da lui, così come non doveva avere paura nemmeno dei due sgherri tutto-fare di cui le Serpi disponevano, Vincent e Gregory, questo Hermione l’aveva capito.
Per quanto riguardava Adrian Pucey era un tipo abbastanza tranquillo e riservato. Si muoveva con la massa dei suoi compagni di Casa, ma da solo non faceva alcun tipo di danno. La sua fedina penale era forse la più pulita in assoluto che Serpeverde avesse mai visto.
E Nott ricordava vagamente, per atteggiamento e anche per aspetto, Blaise Zabini.
Altezzoso e vanesio, era un tipo ben piantato, alto e scuro d’occhi e di capelli, con una zazzera spesso disordinata e un’aria compiaciuta stampata in faccia. Aveva lineamenti delicati e pelle chiara. E veniva trattato da Malfoy e Zabini come loro perfetto pari.
No, Hermione non avrebbe avuto grossi problemi nemmeno con loro due.
Riportò lo sguardo su Millicent. Era l’unica, lì dentro, a non saper celare i propri sentimenti.
Tyger e Goyle erano troppo stupidi per odiare qualcuno di loro iniziativa, e tutti gli altri sapevano bluffare alla perfezione, sorridendo e ammiccando quando un Grifone qualunque avrebbe strepitato e Schiantato.
Millecento era la perfetta incarnazione dell’impulsività in un mondo fatto di glaciali cortesie e convenzionale buon educazione, fatto di macchinazioni, intrighi e tradimenti. Lei risolveva nella maniera più semplice, l’unica di cui fosse capace: passando all’azione.
Si leggeva chiaro in volto che già odiava quell’intrusa, e non riusciva a nascondere il proprio ribrezzo come tutti gli altri, all’apparenza impassibili.
Hermione si chiese cosa potesse realmente fare la Bulstrode per rovinarle l’esistenza, e poi si domandò se anche gli altri, che fingevano così bene, provavano almeno la metà del rancore che Millicent dimostrava.
Stando con persone così brave a fingere, così abituate a vivere in un’esistenza menzognera, Hermione temeva di perdere la giusta percezione della realtà, di lasciarsi fregare nel momento meno opportuno da un nemico sottovalutato. Fu presa dal panico e quasi non sentì Millicent che dopo qualche attimo di silenzio, nel guardarla, s’era decisa a dire -Allora è proprio vero che state insieme, ora? E come sta la micetta qui presente, bene?- si era poi aperta in un gustoso ghigno, compiaciuta nel ricordare a tutti l’episodio (ormai noto) avvenuto anni prima: quando Hermione, per motivi che mai furono chiari alle Serpi, aveva tentato di trasfigurarsi in lei, riuscendo a rubarle quello che credeva essere un suo capello e che si rivelò, poi, soltanto un pelo della sua gatta. Inutile dire che la Grifona per un numero imprecisato di ore aveva assunto le sembianze di un micio, con tanto di orecchie, baffi e coda.
Come avesse fatto la storia a spargersi per tutta scuola non si seppe mai.
 
Hermione la fulminò con lo sguardo, mentre tutti quanti scoppiarono a ridere (Astoria con particolar gusto), l’unico che non diede segno di apprezzare il sarcasmo fu Draco, che se ne stette in silenzio.
Ciò indusse tutti i presenti a mascherare i residui della risata, camuffandoli in brevi colpi di tosse, mentre i ragazzi si riappropriavano di un certo contegno.
-Sto bene, grazie. Sai com’è, quel pelo era così simile ai tuoi capelli che mi sono sbagliata. D’altronde ora mi sembrano molto migliorati, sono ancora un po’ stopposi, ma immagino che sia l’effetto di qualche nuovo shampoo. Che balsamo usi? Non vorrei mai doverlo usare per sbaglio, mi piace avere una chioma bella idratata, sembra che anche i ragazzi apprezzino dei bei capelli morbidi da accarezzare, senza tagliarsi una mano- disse Hermione, fingendosi amichevole. Il sorriso sulle sue labbra era congelato, i suoi occhi la fissavano, gelidi.
Sentì il braccio di Draco stringersi a lei e il corpo caldo del ragazzo che la avvicinava a sé.
-Ok, ok! Basta con le considerazioni circostanziali. Voglio informazioni- intervenne Pansy -Com’è la situazione fuori?-
-La ressa si sta disperdendo- annunciò Flint, guardando fuori da un finestrino.
Millicent continuava a fissare la coppietta con odio, Draco intanto aveva chinato la testa all’altezza di quella della Grifona, sussurrandole tra i capelli -Brava-
Hermione non nascose un sorriso (che NON passò inosservato) e si accoccolò meglio, lì dov’era seduta.
Nott intanto rivolse loro la sua attenzione.
-Non credevo vi foste fidanzati realmente, quando mi è giunta la notizie. Poi ho saputo della festa di fidanzamento. Non siamo venuti perché io e Pucey eravamo impegnati con due Corvonero da schianto-
Adrian guardò a terra. Nott continuò -Oramai bisogna allargare gli orizzonti, eh, Drake? Per divertirsi non bastano più le Serpeverdi, ce le stanno rubando tutte sotto il naso. Bisogna guardare oltre!- e scoppiò a ridere.
-Se ti guardi bene intorno magari scoprirai che qualcuna è già stata scelta per te, Theo- commentò Draco con un’alzata di spalle. Hermione si voltò a guardarlo, ma il biondo non ricambiò lo sguardo.
-Dal destino, Drake?- si intromise Daphne, ridacchiando. Nott rise con lei e guardo verso Malfoy.
-Non dirmi che ti sei rimbecillito così tanto da credere all’anima gemella, Draco- spostò poi lo sguardo verso Hermione -Con tutto rispetto parlando, s’intende-
La riccia manifestò il suo scarso interesse per la questione con un’alzata di spalle, come fatto dal suo accompagnatore poco prima. Draco rispose con una punta di sarcasmo nella voce -Io mi riferivo a tuo padre, Nott!-
Il moro si rabbuiò -Ah, il vecchio…! Oh si, quello è capace di farmi sposare anche domani!- e si mise a ridere nervosamente -Ma nel frattempo- aggiunse -Voglio divertirmi. E finché le signorine qui presenti non sono disponibili, le Corvonero e le Tassorosso possono benissimo supplire per le esigenze più impellenti!- e giù a ridere.
Daphne concentrò il suo sguardo sul ragazzo così somigliante a quello che aveva seduto affianco.
-E chi ti dice che noi, qui, si è impegnate, Nott caro?- lo provocò, mettendo su un’aria civettuosa.
Astoria, finalmente, aprì bocca -Si è tutte libere-
I ragazzi scoppiarono a ridere, anche Adrian, seppur più timidamente -Ma davvero?!- domandò Nott.
Blaise appariva pensieroso, mentre Daphne rideva -Davvero, davvero- disse la bionda.
A quel punto Pansy lanciò uno sguardo a Malfoy e si alzò, avvicinandosi a Nott, posandogli una mano sul petto.
-Guarda- disse, come soppesando le parole -Anche la nostra Milly è libera. Non ti pare un bel bocconcino?- scoccò un sorriso a Millicent e passò oltre. Nott si mise a ridere guardando la mora allontanarsi e fischiandole dietro appena.
Come fosse un segnale, tutti nello scomparto si alzarono.
Astoria commentò -A quest’ora i bagagli son già nelle nostre stanze-
Daphne invece sospirò, lamentandosi -Come al solito dovremo scombinare tutti e riorganizzare i posti letto come diciamo noi!-
Malfoy si era allontanato da Hermione e Blaise, avvicinandosi, gli assestò una pacca sulla spalla.
-Amico, io e te in stanza assieme come sempre? Non si scampa a questo supplizio?- e i suoi occhi chiari ridevano.
Malfoy accennò un ghigno -Io, te e Nott- confermò.
 
Scesero dal treno in gruppo compatto.
Astoria s’era avvicinata alla sorella, che stava affiancando Pansy.
Quest’anno avrebbe diviso camera con loro, era l’ultimo che le sue due uniche “amiche” passavano a Hogwarts, e volevano goderselo tutte fino in fondo.
Millicent avrebbe diviso stanza con un paio di povere studentesse di prima o di seconda, giusto perché si facessero subito le ossa, conoscendo il peggio dell’ambiente.
Marcus e Adrian avrebbero avuto camera doppia; idem Tyger e Goyle.
Sembrava che nulla potesse sconvolgere tale equilibrio.
 
Hermione camminava accanto a Malfoy e Blaise, ascoltandoli parlare, quando, appena toccato il suolo, un uragano in vestiti e mantello piombò su di loro.
-Harry!- esclamò la giovane, sorpresa.
Malfoy lo guardò con una smorfia in volto.
-Dov’eri finta, eh? T’abbiamo aspettata, e poi cercata. E poi ci siamo preoccupati!- la aggredì, mentre veniva raggiunto da una dispiaciutissima Ginny.
-Harry, caro!- continuava a dire. In momenti simili ricordava dannatamente Molly Weasley.
-Hermione- disse poi, rivolta all’amica -E’ vero: ci hai fatto stare in pensiero!-
Le Serpi amiche di Malfoy si erano fermate tutte qualche passo più in là, ad assistere, ridendo.
Draco prese la mano alla sua fidanzata, che tentava di spiegare e scusarsi.
-Weasel- disse, rivolto alla ragazzina -Potter!- aggiunse poi, assumendo un’aria minacciosa.
-Mai più- scandì bene le parole -Mai più una simile scena. Mi sono spiegato?- disse, con tono freddo e neutrale.
-Hermione sta bene. E sta con me. Spero che ti sia chiaro! Andiamo!- soggiunse, rivolto alla riccia, guardandola appena.
Hermione, intanto, aveva scorto alle spalle degli amici Ronald che se ne stava abbracciato a Lavanda, allontanandosi baldanzoso, mentre la castana abbarbicata al suo braccio guardava indietro verso di loro, ridendo. La Grifona si incupì.
-Vedo che eravate tutti realmente preoccupati!- disse.
-E comunque sto bene. Ha ragione Malfoy: Harry questa volta hai esagerato!- e si allontanò con il biondo.
 
-Hai sentito? Hai sentito?!?- iniziò a gridare Harry -Io ho esagerato! Io! Io sono l’esagerato!-
Ginny tentò di applicare l’arte di mimetizzarsi con l’asfalto, diventando via via del colore dei suoi stessi capelli per l’imbarazzo.
 
* * *
 
Mentre si avviavano all’ingresso del castello, Draco la trasse da parte.
-Ora non siamo più semplici studenti. Siamo fidanzati, dobbiamo comportarci come tali- la informò con aspetto funereo.
-Lo so- replicò lei, ancora ingelosita dalla visione di Lavanda abbracciata al ‘suo’ Ron.
Le cose tra lei e il rosso non andavano bene, ok, e lei lo aveva praticamente lasciato. Ma non si poteva dire che quell’oca avesse perso tempo!
-Hermione!- la richiamò il biondo -Dobbiamo prendere l’abitudine di chiamarci per nome, non litigare mai in pubblico e, soprattutto- fece una piccola pausa, ottenendo di essere ascoltato con maggiore attenzione -Non devi dare segno di essere gelosa di quell’oca della Brown e quel pezz.. E di Weasel- si corresse all’ultimo.
 -Sono stato chiaro?- domandò, senza aspettarsi una reale risposta.
Hermione lo guardò stizzita, se lui era così privo di sentimenti da poter celare le poche emozioni provate, e manifestarne altre, totalmente finte, bhè, peggio per lui. Lei non era così. Vedere Lavanda e Ronald, insieme, la faceva stare male!
-Cristallino!- ringhiò.
-Seriamente- la riprese lui.
-Glaciale. Sei stato a dir poco glaciale. Sta tranquillo, sarà fatto!- lo ‘rassicurò’ lei.
-E’per il bene di entrambi- sospirò il biondo, guardandola male.
Raggiunsero la folla intorno all’ingresso della Sala Grande. Lì si sarebbero divisi.
-Stasera ci sarà una festicciola nei sotterranei di Serpeverde, in onore delle nuove reclute. Vienici! Alle 11-
Non era un invito, quanto un ordine. Detto ciò si dileguò in perfetto stile Malfoy, senza attendere risposta.
 
Hermione fece il suo ingresso, si accomodò accanto a Ginny e assistette alla cerimonia dello smistamento in silenzio; silenzio che durò per tutta l’intera cena. Ora anche Harry le teneva il muso. Anzi, solo Harry.
Ronald era troppo impegnato a chiacchierare con una Brown più oca del solito, e Ginny osservava tutto a disagio. I gemelli erano più in là, intenti a parlar di Quidditch.
Quando eran giunti al secondo, a fine portata, Lavanda decise che era il suo momento di gloria e, con perfetta nonchalance, degna dei Serpeverde in effetti, ma dettata dalla più semplice ignoranza, ignorando appunto di darle solo un dispiacere in più, si volse verso Hermione e chiese, candidamente -Com’è organizzare un matrimonio? Eccitante?-
Calò il silenzio in quel minuscolo pezzetto di tavolata.
Gli sguardi erano tutti puntati sulla riccia; ora anche Ronald la guardava, cinereo in volto.
-Non mi sento tanto bene, scusate!- mormorò Hermione, e si allontanò tempestivamente dalla Sala, raggiungendo i dormitori.
Trovò con facilità la propria stanza, la migliore ora che erano all’ultimo anno.
Vi era la propria roba, quella di Ginny e, cazzo!, quella di Lavanda.
Troppo stanca per protestare o progettare qualunque cosa si addormentò sul letto a lei assegnato.
 
* * *
 
Riaprì gli occhi stancamente.
Sentiva rumori provenire dalla Sala Comune, la cena era terminata.
Quando mise a fuoco la sfuocata macchia rossa che le si era parata davanti, riuscì solamente a esclamare -Ginny!- poi si tirò su, stirandosi e stroppicciandosi gli occhi coi pugni chiusi.
Continuò a sbadigliare per un buon paio di minuti.
-Che ora è?- chiese infine.
-Le 10-
-Oh merda!- balzò giù dal letto di colpo.
-Che succede?- domandò Ginny, già in pigiama, guardandola sorpresa e spaventata.
-C’è una festa. A Serpeverde- disse l’amica, correndo in bagno -Devo andarci. Ordini di Malfoy. È alle 11-
Continuava a fornire informazioni sconnesse, mentre si lavava i denti.
-Lavanda?- chiese, uscendo dal bagno e dirigendosi all’armadio.
-Mi sono permessa di sistemare anche i tuoi vestiti, con un colpo di bacchetta- la informò la rossa.
Hermione la guardò, sinceramente grata di quella gentilezza -Ti ringrazio! Ero stanchissima-
Ginny sorrise -E’ in Sala Comune, in ogni caso- vedendo lo sguardo smarrito della Grifona, specificò -Intendo dire Lavanda, è di là!- e accennò con la testa alle scale che scendevano verso la fonte di quell’insistente brusìo.
-Meglio- Hermione liquidò la faccenda con un’alzata di spalle, e buttò poi un occhio ai vestiti -E ora che diamine mi metto?- chiese, con un tono di voce disperato.
Iniziò a prendere abiti dalle stampelle e, avvicinandoli a sé, gettava occhiate critiche allo specchio.
Ginny se ne stava sul letto alle sue spalle -Organizzano una festa?- chiese.
-Si, per i nuovi ‘eletti’- Hermione alla vista della propria immagina riflessa nello specchio, con abbinata un’orrenda gonna, alzò gli occhi al cielo.
-Ogni anno?- domandò ancora la rossa.
-Bho. Penso di si-
-Perché ci vai?- chiese ancora, conoscendo già la risposta.
La riccia ci mise molto più tempo a riemergere dall’armadio e risponderle -Perché sono la tipa del boss- disse infine, voltandosi verso di lei, con un accenno di sorriso e un’espressione alla ‘il boss mi ucciderà quando arriverò in jeans, perché non posseggo vestiti adeguati a un festino’.
La Weasley si mise a ridere -Ok, ok così non ci siamo. Vieni!-
Andarono verso il baule della più piccola e lei ne tirò abilmente fuori alcuni micro-vestiti graziosi e, a loro modo, pseudo-eleganti.
-Ommiodio, Ginny!- esclamò l’altra.
-Che c’è?- chiese lei, innocentemente.
Hermione prese in mano uno di quei cosi, scuotendo delicatamente la testa -No, no.. Non ci posso credere!-
-Ma cosa?-
-Mi sembra ieri il primo anno in cui avevi le salopette e volevi prendere con noi il treno per Hogwarts, e ora guarda! Indossi questi!-
-Oddio, Herm! Sembri mamma!-
La riccia scoppiò a ridere -Hai ragione!- cambiò poi espressione, divenendo nuovamente incerta -Quale provo?-
-Questi tre: nero, bianco e rosso. Uno dei tre ti andrà sicuramente bene!-
Sfilò dentro e fuori dal bagno quattro volte, prima di decidersi per un vestitino leggero e aderente, color azzurro sfumato, leggermente scollato, più sulla schiena che sulla scollatura in verità.
Ginny le si avvicinò, brandendo la bacchetta, con un’espressione seria.
-Che vuoi fare?- ridacchiò Hermione, ma l’amica era troppo presa a recitar formule a denti stretti.
D’un tratto comparvero, ai piedi della riccia, un paio di tacchi non troppo alti e assolutamente NON a spillo, ma dello stesso medesimo colore dell’abito.
-Ma.. Ginny! La magia per un paio di scarpe! Potevo mettere benissimo… -
Fu interrotta -Cosa? Le sneakers? Dai, Mione! Devi stenderli!! E ora vieni qui!-
I successivi dieci minuti li passò a truccarla coi proprio personali trucchi, dipingendole le palpebre d’azzurro sfumato e d’argento, stendendole un lieve strato di colore sulle guance e mettendole in mano un lucidalabbra trasparente.
-Perfetta!- proclamò infine -Guardati!- e le piazzò in mano uno specchio, davanti al quale Hermione si passò il lipgloss.
-Non abbiamo tempo per strigliarti i capelli!- disse Ginny, guardando l’orologio.
Hermione, ancora intontita davanti lo specchio, agguantò la bacchetta e fece comparire dal nulla una molletta intonata all’abito e alle scarpe. Si ravviò una ciocca di capelli al lato del viso, fermandola con l’accessorio. Ginny la guardava compiaciuta, e intanto si era avvicinata con un braccialetto -Tieni! È il regalo di Harry per il nostro ultimo mesiversario. È d’argento e s’intona bene. te lo impresto volentieri!-
Hermione la guardò sorpresa -Ginny! Non è il caso! Sono già abbastanza agghindata!-
Portava la collana con la coccinella, datale dalla madre, e l’anello di fidanzamento di Draco al dito.
-Non fare storie. Insisto! E ora vai, che sei in ritardo! Ah e portati la bacchetta, non si sa mai!- le strizzò l’occhio, porgendogliela. Hermione scoppiò a ridere -Non sia mai che qualcuno faccia del male alla lady del boss, mia cara!- proclamò, inscenando un’espressione indignata.
Ginny ridacchiò, entusiasta per la buona riuscita delle operazioni -Aspetta che ti accompagno giù! Ci son tutti, voglio vedere le loro facce!- e saltellando accompagnò l’amica da basso.
 
* * *
 
Nel vedere apparire quella visione vestita d’azzurro le reazioni furono molteplici.
I primini la guardarono meravigliati. Tutti quelli che la conoscevano, dal secondo al sesto anno, erano rapiti.
Qualche suo compagno di corso le si avvicinò titubante.
Ginny rimase qualche passo indietro, compiaciuta e soddisfatta del risultato.
Mione, così sicura di sé in quella nuova mise, si godette il suo attimo di gloria.
 
-Herm, che fascino! Ma dove vai?-
-Hermione! Che bella!!-
-Hermione vai dal tuo ragazzo?-
-Ma che splendore! Dove sei diretta?-
 
Le chiedevano tutti.
Harry la guardò truce, in silenzio. Lavanda le fece il primo sorriso sincero di sempre. Ora che la sua rivale aveva sgombrato il campo non le importava più quanto potesse essere bella, affascinante, simpatica, intelligente. E neanche quanto potesse essere ambita dai ragazzi o quante amiche avesse, quali voti e che tipo di fidanzato. A lei interessava Ron, e ora lo considerava suo.
Quest’ultimo, invece, fu il primo, tra i conoscenti stretti d’Hermione, a parlare.
-Vai da Malfoy? Cosa sei la sua puttanella ufficiale? Ti devi mettere tutta in ghingheri per vederlo? Sei diventata la Parkinson , per caso?- borbottò, pieno di disprezzo.
 
La magia si ruppe e Hermione lo guardò, odiandolo sinceramente, mentre tutti si dileguavano.
-Ron, non dire così!- si insinuò la sorella nella conversazione -Mione va a una festa, ed è splendida!-
-Cos’è? Mi tradisci anche tu? Sei gelosa? Vorresti essere anche tu come la tua cara amica?- le chiese, rabbioso, il fratello.
Hermione si voltò verso Ginny, baciandola su una guancia -Io vado- e uscì dalla Sala Comune senza aggiungere parola.
 
Finalmente sola, nel silenzio e nel freddo dei corridoi, camminando incerta sui tacchi, non si sentiva più così tanto sicura di sé. Più volte pensò di tornare indietro, ma poi rifletté. Aveva affrontato, sola, Lucius Malfoy e le sue insane proposte, aveva trovato un accordo e retto una festa di fidanzamento ufficiale. Perché non doveva sopportare un festino qualunque, per qualche ora?
Anche a Grifondoro ne avevano date, di feste private. Non era poi la fine del mondo.
Cercò di convincersene, girando per la scuola deserta, raggiungendo i sotterranei e pregando di non incappare in Gazza.
Trovò l’ingresso alla Sala Comune Serpeverde con relativa facilità.
Giunta davanti al ritratto, per giunta privo del suo consueto abitante, si domandò solamente -E ora?-
Poi quella sottospecie di buco nel muro in pietra, tenuto coperto dal ritratto vuoto, si aprì da sé e si vide comparire davanti Flint e Nott, ghignanti e con l’aria soddisfatta.
I due energumeni le si avvicinarono. Erano entrambi magrolini, ma avevano i muscoli dei giocatori di Quidditch, erano più veloci e allenati di lei, non portavano i tacchi, erano sbronzi e parecchi centimetri più alti. Hermione tenne stretta la bacchetta nella mano sudata, di certo non poteva voltarsi e correre via.
Non aveva nemmeno ancora i motivi per scappare, a dire il vero, ma sperava di non trovarne tanto presto!
 
Flint le era addosso al fianco sinistro, Nott le si pose frontalmente, commentando -Ma come siamo tirate a lucido! Ci siamo fatte carine per il fidanzatino, vedo!- ed entrambi scoppiarono a ridere di quella loro risata vuota e strascicata.
-E dov’è il ragazzo, si è già stufato di star con te e t’ha lasciato sola?!- domandò Flint -E’ un vero peccato…!-
E le sfiorò, forse accidentalmente, un fianco, attraverso la stoffa leggera dell’abito.
Hermione tentò di mantenere la calma e la propria mente lucida -Me lo dovreste dire voi, dove si trova Draco!- cercò di apparire sicura di sé.
-Ma certo! Vieni, entra! Entra!- la esortò Nott, e uno strano luccichio nei suoi occhi le fece abbinare quel lurido posto alla casa del lupo.
Augurandosi che davvero la scortassero da Draco, si allontanò con loro, il ritratto che si richiudeva alle loro spalle con un tonfo, il rumore dei passi che rimbombava sulla grezza pavimentazione in pietra, il fresco che entrava nelle ossa, l’inquietanti figure accanto a sé e le loro risate che le penetravano nelle orecchie.
 
Fu quasi con un iniziale sollievo che si addentrò nel pieno della festa, prima di essere presa dal panico.
Con un’elaborata magia avevano reso quanto più contenitiva possibile quella stanza, affollata di tutti gli studenti Serpeverde, dal primo all’ultimo, più qualche imbucato delle altre case.
Nessuno pareva badare a loro. Vi era musica a tutto volume, cibo e alcolici su delle lunghe tavolate che fiancheggiavano le pareti, e poi un mobilio dai colori tetri, composto perlopiù da divani e poltrone, disseminati per tutta la stanza. Vi erano festoni nei colori del verde e dell’argento, e palloncini.
Un gran chiacchiericcio di gente che cercava di farsi capire al di sopra del livello della musica.
Hermione capì che con un’altra magia avevano reso l’acustica migliore e insonorizzato le pareti.
Dovevano esserci dei gran esperti di feste e festini, lì dentro.
Seguì in mezzo alla calca i due ragazzi, che ora le stavano davanti, voltandosi verso di lei ogni tanto, per assicurarsi che li seguisse. Hermione aveva già perso l’orientamento e non avrebbe saputo dove altro andare.
Sulla destra c’era un gruppo compatto di persone che si dimenavano a suon di musica, tracannando cocktail. Più indietro un bancone da bar, senza barista. Nell’angolo più tetro e privato una marea di coppiette pomiciavano in modo più o meno spinto.
Alcuni si allontanavano sulla sinistra, verso i dormitori, sparendo alla vista dietro una fila di colonne portanti.
Si avvicinavano a un punto dove più poltrone erano state accatastate in circolo, a rubare un poco di spazio alla folla festante. Una specie di zona relax.
I due ragazzi che la precedevano le occupavano la vista, qualcuno la spintonò per sbaglio, mentre si avvicinava alla ‘zona protetta’, facendola quasi cadere. Qualcuno la guardò sorpreso, riconoscendola.
La Grifona si sentiva terribilmente a disagio. Aveva visto alcuni tra i Corvonero più arditi, e Tassorosso che non conosceva bene. Le imbucate erano perlopiù femmine. Ochette festanti e dalla risata facile, che, in tutta probabilità, regalavano facilmente non solo una risata!
Di Grifondoro sembrava non essercene manco uno!
 
-Eccotela qua, Drake!- sentì dire da Flint, che era quello più avanti di tutti, mentre si rivolgeva al biondo stravaccato su una poltrona.
Nott la fece passare davanti a sé, ghignando perché lo spazio tra lui e la poltrona era così stretto da obbligare la giovane a strusciarsi leggermente contro di lui, nel muoversi per raggiungere il campo visivo di Malfoy, anche ancora non s’era mosso.
Lo vide con la camicia bianca aperta per i primi tre bottoni sul petto, i pantaloni neri e un paio di scarpe ai piedi, comodamente poggiati su un tavolinetto basso lì a fronte.
Sulla poltrona accanto c’era Pansy, completamente rilassata, gli occhi chiusi, apparentemente padrona del mondo. Indossava un attillatissimo tubino nero privo di spalline.
In quel perfetto semi-cerchio di poltrone, la poltrona alla destra di Pansy era occupata da Daphne, discinta, nel suo leggero vestito pseudo-primaverile, provvisto di qualche leggera balza all’altezza della vita, che fungeva da gonna in un sostanziale multistrato fatto di veli, donando alle sue chilometriche gambe l’effetto vedo-non vedo.
Ancora più a destra Blaise, elegante quanto l’amico, sobriamente vestito come tutti i ragazzi presenti in sala e, come tutti loro, con la camicia sbottonata, ma provvisto di cravatta, dal nodo parecchio allentato.
I suoi occhi azzurro-intenso brillavano anche nell’oscurità, un lieve rossore sulle guance indicava il tasso alcolico presente nel suo organismo, che pure non sminuiva l’abbagliante e confortevole sorriso che dedicò all’arrivo di Hermione.
L’ultima poltrona in pelle nera, ancora più a destra di Blaise, sorreggeva un’Astoria più scomposta e meno arcigna del solito. La ragazzina brandiva una bottiglia di Whiskey nella mano sinistra e aveva un accenno di sorriso dipinto in volto, i capelli lasciati sciolti sulle spalle e due sole mollettone piene di strass che le ravviavano i capelli sul lato del viso. Vestiva una gonna decisamente ‘mini’ e una maglietta informe, di una taglia più grande, che le ricadeva da sopra le spalle, lasciandogliele scoperte.
In quel mentre la ragazza portò la bottiglia alle morbide labbra color del caramello, il whiskey che per sbaglio le colò sulla maglia le donò un ‘simpatico’ effetto bagnato, che rese il tessuto semi trasparente.
Nonostante le sue forme generose era priva di reggiseno.
Hermione inorridì davanti a tanto irresponsabile svago.
 
-Ciao- le disse il biondo.
-Non avresti dovuto venire ad aspettarmi fuori?!- domandò stizzita la ragazza.
Nott e Flint si allontanarono, ridacchiando.
-E perché mai avrei dovuto? Non hai le gambe?!- chiese lui, con un’alzata di spalle.
Nessuno commentò il suo abbigliamento, nessuno le disse che era splendida.
Non era più scintillante, non era più mozzafiato: era una tra le più vestite in quella massa di ochette scodinzolanti. E basta.
Si accomodò sul bracciolo dell’accogliente poltrona occupata dal suo partner, guardandosi ancora attorno circospetta.
Nel frattempo Astoria si allungò per passare la bottiglia a Draco, mostrando una generosa porzione di pelle, a cui il biondo parve non fare caso, anche se, portandosi il collo della bottiglia alla bocca, incurvò le labbra in un leggero ghigno.
Hermione lo guardava ancora scocciata. Blaise commentò -La prima lite fra fidanzatini! Tutta per noi, che onore!- e rise. Daphne si voltò verso di lui nel fare altrettanto. Pansy era sempre immobile, ad occhi chiusi e labbra serrate.
Sotto lo sguardo esasperato della riccia, Draco prese a sorseggiare dal contenitore in vetro come fosse acqua.
Poi allungò elegantemente la mano sinistra verso la sua vicina, Pansy aprì un occhio e si appropriò del Whiskey Incendiario, sgolandosene una sorsata in un sol fiato; Daphne poggiò due o tre volte le delicate labbra color cremisi, lasciando una piccola impronta del suo passaggio, sorseggiando in maniera più contenuta, degustando il liquido. Quando arrivò a Blaise questi se ne prese una generosa porzione, bevendo a gomito, di getto, e raddrizzando il volto che era più rosso di prima, mentre sfoggiava due occhi particolarmente ‘accesi’ e lucidi. Si passò una mano tra i capelli, scarmigliandoli, si allentò ulteriormente il nodo della cravatta. La bottiglia ritornò nella mani di Astoria. Non posò la bottiglia, come avrebbe dovuto fare, ma riprese a berne un sorso.
Hermione aveva osservato quell’ossequioso giro in silenzio.
-Draco… - iniziò a dire.
Era davvero così che passavano le loro serate?! Ubriacandosi?! o.O
Era squallido, a dir poco.
La musica le martellava le orecchie e la testa. Già non ne poteva più.
 
Il biondo recuperò la bottiglia, piena a metà, ne prese una sorsata e poi la tese a lei.
Hermione lo guardò schifata e sorpresa.
-Io? Cos..? Io assolutamente no! Sono quasi del tutto astemia!- protestò.
Draco continuava a guardarla, tendendola la bottiglia, mentre con l’altro braccio le aveva cinto i fianchi.
Blaise ridacchiò -Ecco, appunto, ‘quasi ’! E poi potrebbe essere il momento buono per iniziare a bere qualcosa!- e si accese una sigaretta.
Astoria la guardò come per compatirla, dietro quell’aria arruffata da bambina vissuta.
Daphne si limitò a portare i suoi occhi su di lei, ma fu Pansy a parlare per ultima, tenendo gli occhi chiusi mormorò -Non ci avevi detto che te la facevi con una santarellina, Drake!-
-Io non sono santa!- protestò Hermione.
-Bevine un sorso!- intervenne Draco, con tono imperativo. Il suo sguardo non ammetteva repliche.
La bottiglia ancora inclinata verso di lei.
La afferrò titubante, portò le labbra al collo della bottiglia, ve le poggiò sopra sentendo il freddo contatto col vetro. La presa era incerta, sentiva i polpastrelli scivolare sull’etichetta umida, inzuppata del whiskey fuoriuscito. Inclinò il contenitore verso di sé, sentendo il liquido sfiorarle le labbra, scivolare dentro.
Ritrasse quasi subito il braccio, allontanando il recipiente da sé, strizzando gli occhi mentre buttava giù quel liquido caldo. Avvertendolo nitidamente mentre le scendeva per la gola, mentre si allungava per passare contenuto e contenitore a Pansy. La mora, molto più fluidamente di lei, prese un’altra sorsata e fece nuovamente girare il whiskey. Blaise, impegnato a fumare, saltò un giro.
Nel frattempo Hermione aveva guardato Draco -E se mi ubriaco?-
Draco aveva fatto spallucce. Aveva guardato Blaise, che fumava tranquillo, Daphne che sfoggiava ora un’aria comprensiva, infine Pansy che aveva risposto con un’identica scrollata di spalle.
-Che dite la tranquillizziamo?- chiese, con un sogghigno.
-Massì, dai, per forza di cose fa parte della cricca!- decide Blaise, sorridendole.
Ma di che diamine parlavano?!
 
Draco sospirò, si voltò a guardarla dal basso, con aria tranquilla -Prima di tutto anche se ti ubriacassi ci sono io-
-Draco non si ubriaca facilmente!- annuì Pansy.
-Al massimo se ne va a letto. Da solo- sogghignò Blaise -Cosa strana, per lui. Bhè… - aggiunse -Prima che arrivassi tu, s’intende!- e le fece l’occhiolino.
Pansy ridacchiò.
-Draco io t’ho visto ubriaco e..!- protestò Hermione.
-Ah ma davvero? E quando? Non ci invitate per un simile spettacolo?- iniziò a protestare Daphne, sinceramente divertita. Gli altri guardarono Hermione, sorpresi e incuriositi.
-Che faceva?- si volle informare Blaise.
Malfoy fece un cenno di diniego con la mano, deludendoli nello spiegare la vicenda a suo modo -Ero brillo, dopo alcune indecenti proposte di mio padre… - lasciò la frase in sospeso in modo che tutti, tranne Astoria, potessero capire -E mi sono addormentato. Fine della storia-
Hermione evitò di riaccendere la loro curiosità, aggiungendo che il ragazzo s’era addormentato, si, ma sulle scale. E che poi era corso in bagno a vomitare, facendosi soccorrere da lei.
-Comunque sia- riprese il biondo -Se avessi bisogno, noialtri saremmo in grado di evitarti il coma etilico-
La Grifona non ne era molto convinta. Le sembrava più che altro che fossero troppo impegnati a ubriacarsi per proprio conto.
La bottiglia tornò tra le sue mani, dopo che Draco la ricevette e ne bevve un sorso, di mala voglia buttò giù anche lei una piccola quantità d’alcool, per dimenticarsi dov’era, mentre ascoltava il resto.
-Poi- soggiunse Malfoy, deglutendo -Se noti stiamo bevendo da una sola bottiglia in sei, ora che sei arrivata tu. Non abbiamo ancora mischiato il whiskey con altri alcolici, e siamo per giunta tutti placidamente seduti-
Blaise annuì a quelle parole -E’ vero- si rivolse a Hermione -Beviamo pochi sorsi a testa. L’alcool ha tutto il tempo per entrare gradualmente in circolo-
Si intromise Pansy -Inoltre dal momento in cui mandi giù una sorsata, a quello in cui la bottiglia tornerà tra le tue mani, dovrai aspettare che sia passata a tutti, ciò permette di mantenere una certa regolarità delle dosi in cui ingerisci il liquido e dei tempi in cui lo fai- e si scolò la sua razione dalla bottiglia.
Draco nel frattempo si accese la sigaretta -Devi rilassarti, Mione! Devi semplicemente rilassarti!-
Poi gliela porse con uno sguardo che stava a indicare ‘prendine una boccata, non mi dirai che hai paura anche di questa, vero?’. Hermione la rifiutò lo stesso, con un cenno del capo, trovando la comprensione di Daphne -Schifano anche me!-
Pansy si allungò dalla sua postazione e fece un tiro direttamente dalla sigaretta che Malfoy aveva ancora tra le mani, facendo fuoriuscire dalla bocca schiusa un leggero fumo, che tramutò poi in tanti piccoli anelli, plasmati col movimento delle labbra.
 
Malfoy, al quarto giro di Whiskey Incendiario da quando Hermione presenziava, si trascinò addosso la Grifona, che si accomodò meglio, allungando anch’ella i piedi sul tavolino lì a fronte e stando riversa sul petto del biondo, un poco brilla, appoggiando la testa sulla sua spalla e la mano destra nel punto in cui la camicia lasciava spazio alla pelle diafana della Serpe. Per fortuna che le poltrone erano larghe e comode abbastanza.
Sentire quel tepore sotto le dita, insieme al movimento regolare del petto, che si alzava e abbassava, e sentire il respiro regolare che le scompigliava i capelli, le fece perdere il contatto con la realtà e pure la percezione del tempo.
-Ahia! Cos’è questa?- si lamentò d’un tratto Draco, muovendosi dalla sua postazione, risvegliandola.
Ne tirò fuori la bacchetta della giovane. L’aveva ancora in mano, ma nel dormiveglia aveva allentato la presa e la bacchetta era scivolata tra i loro corpi vicini.
-Stava tentando di valicare confini inesplorati!- ridacchiò Blaise.
-Si può sapere che te ne fai, a una festa?- chiese il biondo, sventolandola sotto il naso della proprietaria.
Hermione non rispose, preoccupata che il biondo non le restituisse ciò che le apparteneva.
Invece il ragazzo, per niente turbato, gliela riconsegnò, lasciando che la riccia la incastrasse verticalmente tra lo schienale e il bracciolo della poltrona, così che quasi sparisse tra i pesanti cuscini in pelle.
Ora che si era destata dal torpore vide che la bottiglia, quasi finita, era ancora in circolo. Le sigarette fumate e spente erano state schiacciate in un portacenere.
Le venne offerto altro whiskey.
-Meglio di no. Mi gira già un po’ la testa!- disse, reclinando l’offerta.
-C’è un trucco- disse Pansy; Daphne strizzò l’occhio alla sorellina -Astoria è una vera campionessa!-
La Grifona le guardò, interessata.
-Se prendi la bottiglia e non bevi veramente, non deglutisci, oppure tenti di limitare la quantità di liquido che dovresti bere, allora ce se ne accorge facilmente!- detto ciò prese una vera e propria sorsata, e passò a Daphne che, inaspettatamente, si alzò e la porse alla sorella, rimando in piedi accanto a lei, mentre parlavano.
-Se invece- continuò la bionda ora in piedi -Temi di ubriacarti e non vuoi alzare troppo il gomito, esiste un trucchetto che vale solo per noi donne-
-Inclini la bottiglia verso di te- seguiva dimostrazione pratica di Astoria, che tentata di non ghignare troppo, nell’eseguire le istruzioni della sorella -Ma all’ultimo- continuava Daphne -Inclini la bottiglia più del necessario. Metà del liquido sarà ingerito, l’altra metà finirà meticolosamente sulla maglietta, dai toni chiari. Anzi, possibilmente bianca-
Hermione fece caso al bianco smagliante della maglia di Astoria e iniziò a intuire…
-Nessuno avrà da lamentarsi dello spreco del liquido, o dell’incapacità della nostra astuta giovine.. Poiché l’effetto trasparente ripagherà largamente lo spreco della preziosissima bevanda- e scoppiando a ridere Daphne si riappropriò della bottiglia e tornò al suo posto.
Mione alzò gli occhi verso Malfoy, ancora ammirata da tanta scaltrezza, e confusa all’idea che ci fossero ragazze disposte a concorrere per Miss Maglietta Bagnata, piuttosto che rifiutare del whiskey.
Il biondo restituì lo sguardo, ghignando. La Grifona guardò le goccioline che scendevano dal mento di Astoria, lungo il collo, oltre la maglietta.
-Prova, Mione!- la invitò Daphne.
-Non ti succede mica niente, devi solo NON bere!- rincarò la dose Astoria.
Hermione provò a fare ciò che le era stato insegnato: inclinò la bottiglia ad un’angolatura maggiore di quella necessaria, si lasciò scivolare metà del liquido in gola, metà lo avvertì nitidamente scendere lungo il collo, innondarle il povero vestito azzurro di Ginny.
Forse aveva esagerato.
Ritrasse in fretta la bottiglia, Malfoy la passò a Pansy senza neanche guardarla.
Anzi, senza neanche guardare la bottiglia.
Continuava a guardare lei.
Hermione era intontita, ma accennò un timido sorriso.
Di colpo iniziava ad avere caldo, fin troppo. Non poteva, non riusciva a staccare gli occhi da quelli del suo ragazzo. Tutto intorno perse per un attimo di importanza. Sentiva riecheggiare, ovattate, le risatine e le voci delle ragazze e di Blaise. E anche tutto il rumore circostante, compresa la musica.
Sentì che qualcosa la turbava profondamente in quello sguardo, la immobilizzava lì dov’era.
Molto lentamente, impiegando quelli che furono pochi secondi, ma che a lei parvero un’eternità, Malfoy passò dall’osservarla al chinarsi verso di lei.
Passò rapidamente la lingua sul suo piccolo mento, appena sotto la bocca, ne catturò alcune goccioline di quell’ambito superalcolico. Si allontanò di qualche millimetro, ma in realtà non si ritrasse poi molto, perché il suo respiro ancora si infrangeva sulla pelle arrossata di Hermione.
Draco si passò rapidamente la punta della lingua sulle labbra morbide, poi si chinò a saggiare la gola della ragazza. Hermione istintivamente si ritrasse un poco e le sue mani andarono ad artigliargli le spalle, scostandolo con poca convinzione. Malfoy allora si allontanò da lei, per poi catturarle le labbra e farsi strada con la lingua nella sua bocca, con decisione e dolcezza.
La baciò a lungo, lentamente, mentre la riccia si ritrovò a rispondere al movimento delle sue labbra e della sua lingua fin dal primo istante. Non riusciva più a pensare, a capire niente. Sentiva solo caldo e la voglia di avere quel corpo il più possibile vicino al suo.
Non capiva quasi più dov’era, registrò una risata sommessa, forse quella di Blaise, e solo dopo qualche istante si rese conto che le mani di Draco erano ora sulla sua schiena, in zona neutra, e tra i suoi vaporosi capelli.
Malfoy la stava baciando così come faceva tutte le altre cose: senza incertezze.
Sembrava non avere il minimo dubbio che lei avrebbe ricambiato.
E certo! Dovevano sembrare due fidanzatini! Ecco perché la stava baciando! Come aveva fatto a non pensarci prima?! L’aveva tenuta vicina, stretta a sé, anche consolata in un certo senso.  E ora la stava baciando. Che stupida, ma perché non ci aveva pensato?! Fece per staccarsi, ma prima che potesse muoversi, fu Draco ad allontanarsi da lei, troncando di netto quel contatto che c’era stato tra loro, lasciandola con una fugace sensazione di vuoto e di delusione.
 
La Serpe si era subito voltata verso Blaise.
Astoria a differenza della sorella, che pareva soddisfatta per quel romantico spettacolino, la fissava con odio. Pansy la guardò, dalla sua postazione alle spalle dell’ex fidanzato, senza manifestare alcuna reazione apparente.
La riccia tornò ad osservare il biondo, aveva ancora una sua mano sulla schiena.
Ne seguì il profilo con lo sguardo, la fronte spaziosa, la linea retta del naso che si concludeva curvando dolcemente. Guardò le labbra carnose, leggermente gonfie. Prima che potesse tornare padrona dei propri movimenti posò un dito sul contorno di quella morbida bocca, sfiorandolo.
Lo sentì sussultare leggermente, mentre si voltava a guardarla, con uno strano sguardo negli occhi.
Tentò di capire cosa volessero esprimere: stupore? Desiderio? Rabbia?
Ma prima che potesse comprendere, si velarono nuovamente, tornando ad essere i soliti occhi inespressivi di sempre, mentre il suo proprietario riprendeva il filo di qualche noioso discorso con Zabini.
 
 
* * *
 
Poco dopo si alzò, allontanandosi con una scusa, portandosi via la bacchetta.
Fu raggiunta alle spalle mentre si aggirava per la sala, priva di idee riguardo a dove fosse esattamente e dove dovesse andare.
Draco le piombò alle spalle, ghignando -Scappi?-
 -Dovremo dar spettacolo tante altre volte?- lo aggredì lei. Si sentiva arrabbiata da quando il bacio s’era interrotto.
-Un bacio è solo un bacio- minimizzò lui.
-Il bacio non era l’apostrofo rosa tra le parole ‘t’amo’ ?- domandò lei, furente, senza aspettarsi realmente una risposta.
-Il bacio è solo il preambolo di una scopata!-
-Ah! Così ora scopro che vuoi anche scoparmi! Bene!- il tono con cui pronunciò queste parole era altamente sarcastico.
-No. Lo sai benissimo che l’idea non mi alletta. Ma dovrò farlo!- borbottò, truce, il biondo.
-Ti facilito il lavoro, allora. Prendimi. Qui. Ora!- e lasciò cadere le braccia con le quali stava gesticolando animatamente, compresa quella dove teneva stretta la bacchetta, pronunciando quelle parole senza alcuna intonazione vocale, anche se ogni sillaba grondava una rabbiosa furia, che non era ancora stata scaricata.
Nemmeno lei credeva realmente a quello che aveva detto solamente per il gusto di provocarlo.
Non riteneva possibile che lui facesse una cosa simile, pertanto si sorprese e si spaventò moltissimo quando Malfoy le afferrò, inaspettatamente, i polsi e la costrinse a retrocedere conto una colonna.
Ce la sbatté contro di malagrazia, imprigionandole la bocca per l’ennesima volta, prendendo a morderle le labbra coi denti, scendendo lungo il collo e succhiandole la pelle.
Hermione, avuta nuovamente libera la cavità orale, fu tentata di urlare, di richiedere aiuto. Qualcuno, magari, si sarebbe mosso. Invece si limitò a emettere qualche gemito di disappunto, misto a piacere.
Una mano del ragazzo prese a sfiorarle appena la coscia, per poi afferrarle la gamba quando ripresero a baciarsi. Questa volta anche Hermione rispose al bacio, lasciando cadere la bacchetta ai loro piedi e portando le mani al petto del ragazzo, afferrando la leggera stoffa della camicia, facendo scorrere le mani al di sotto della stoffa, sulla pelle nuda.
-Non sembra ti spiaccia però!- mormorò maliziosamente Malfoy al suo orecchio.
Avevano entrambi il respiro pesante, ma i sospiri della Grifona erano più sconnessi, mentre il piccolo petto si alzava e abbassava velocemente.
-Oh ma vaffanculo!- rispose, continuando a farsi martoriare il collo, rovesciando la testa all’indietro.
Ma che le stava succedendo? Perché reagiva così?
-Mi dispiace- disse Malfoy, allontanandosi con un ghigno.
-C-cosa?- la riccia lo guardò, spaesata.
-Avrei anche potuto prenderti. Qui e ora- continuò lui, facendole il verso -Ma la mia voleva solo essere una dimostrazione, non sono così impaziente di concludere con te, te l’ho detto!- e le scoccò il classico ghigno Made By Malfoy.
Hermione non si rese neanche conto di quanto fosse arrabbiata, almeno non prima di percepire il suo stesso braccio destro alzarsi e piombare sulla guancia del ragazzo con un sonoro rumoraccio dovuto all’impatto.
Draco la guardò sconvolto, afferrandola per il polso -Hey! Come osi..?-
-Non sono un oggetto, sai? Non sono mica la tua bambola gonfiabile, che con me fai quello che vuoi, quando vuoi… Ti ho già dato un pugno. Non sfidarmi a dartene un altro, la prossima volta che succede una cosa simile. Anzi! Una prossima volta non deve neanche esserci!- iniziò a strepitare, sovrastando quasi con la propria voce il rumore della festicciola.
Il ragazzo la riacciuffò prima che potesse allontanarsi.
-Aspetta un secondo!- le disse, scandendo bene le parole -Qui funziona così: tu mi hai sfidato e io ho eseguito! Fine della questione. E ora vieni- si chinò a prendere la bacchetta della ragazza, prima di prendere la ragazza stessa per un polso e tirarsela dietro verso un posto ancora più al riparo di quello: la propria camera.
Una volta dentro recuperò al volo la sua bacchetta e con una formula pratica e veloce rinnovò almeno in parte il look della fidanzata. Hermione si trovò i capelli raccolti in un resistente e scompigliato chignon sostenuto dalla sua stessa bacchetta, usata come fermaglio per bloccare i capelli. Alcune ciocche le sfuggivano ai lati del viso. Malfoy le si avvicinò pensoso -Così risolviamo due problemi in uno-
Poi rivolse la sua attenzione al leggero vestitino azzurro -Così non va-
Si chinò verso l’orlo del vestito, che arrivava appena oltre le ginocchia, e, prima che la Grifona potesse dire alcunché, aveva già tirato via un’abbondante porzione di stoffa, scoprendole le gambe.
-Hey!!!- protestò, inascoltata.
-Ginny mi ammazzerà!- borbottò a mezza voce. Nel mentre Blaise fece il suo ingresso in camera.
Il mago appena arrivato portò l’attenzione al nuovo look, soffermandosi, poi, con lo sguardo sulle scarpe.
-Ok- commentò ridendo -O i tacchi a spillo o per tanto così giri scalza che è meglio!-
-Vuoi avere l’onore?- chiese Draco, seguendo lo sguardo dell’amico fino ai piedi di Hermione.
-Fai pure tu che hai già la bacchetta pronta!- lo esortò l’altro e in meno di una rotazione di polso, Hermione si trovò a oscillare su ciò che lei definiva ‘trampoli’.
-Siamo pronti per andare!- decretò Blaise -Ero venuto a chiamarvi, sperando di non interrompere niente- e qui sogghignò -Per avvertirvi che inizia lo spettacolo…!-
-Che spettacolo?- chiese Hermione, ancora sotto shock, mentre si guardava ciò che restava del vestito.
-Vedrai- e Draco se la trascinò via per l’ennesima volta.
 
* * *
 
 
@ Saphiras : Grazie, grazie e ancora grazie per l’incoraggiamento! Lo terrò presente nei momenti di sconforto! ;-)  Spero ti sia piaciuto anche questo, di capitolo. Incrociando le dita ti saluto… Un bacio!
 
@ Jake the aka : Bhè, ti ho ringraziato per quello che hai detto dei miei scritti fin’ora, e torno a ringraziarti! E spero tu abbia voglia di lasciare un commentino anche a questo capitolo, quando ne hai la possibilità! =)
Un bacio
 
@ didi_coldone : No, no, non sbagli! ;-)
L’intenzione è quella di “farvene vedere delle belle” per davvero!  ;-)
E quando hai scritto “e ci hai messo anche molto meno tempo” !!!  xDDD
Son contenta di aver visto che ancora mi segui, che bello! =)
Un bacio
 
@ n3n4 : Per il momento non è passato troppo tempo, dai! ;-)
Faccio procedere le cose un po’ lentamente perché mi sto gustando anch’io i vari ‘momenti’, tanto c’è tempo per tutto e.. tutti i nodi verranno al pettine, promesso! =)))
Un bacio anche a te
 
@ Ghily89 : Nono, niente allucinazioni, tranquilla!  xDDDD
In compenso io mi sono proprio commossa per il tuo incoraggiamento! Ti ringrazio! =)
Spero solo che la storia non peggiori nel tempo…    =S
Se ti va fammi sapere come hai trovato questo capitolo!
Bacio
 
@ The_WerewolfGirl_9 : E’ sempre bello avere nuovi ‘seguaci ‘   ^^
Ho aggiornato abbastanza velocemente questa volta, che miracolo! xD
Spero ti piaccia anche quest’ultimo capitolo.
Un bacio!
 
Ringrazio anche tutti i lettori anonimi, chi inserisce questa storia tra le seguite, le storie da ricordare, preferite, ecc ecc    ^^
Un grazie a tutti!
 
Ci vediamo alla prossima, se ancora bazzicherete per di qua! ;-)
Kisses
 
Lady Style

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Capitolo 9
*** Note dell'Autrice, ergo alle 2.00 di notte sono troppo scema per dormire! xD ***


QUESTO CAPITOLO è DEDICATO UNICAMENTE ALLE NOTE DELL’AUTRICE E CONTIENE SPOILER SUGLI AVVENIMENTI DESCRITTI NEI CAPITOLI PRECEDENTI. VI INVITO QUINDI A LEGGERE L’8 CAPITOLO IN PARTICOLARE, PRIMA DI BUTTARE UN OCCHIO A Ciò CHE SEGUE!   =)
 
 
 
 
Ciao a tutti! Questo è un fuoriprogramma anche per me!  =)
 
Nel leggere il commento lasciato da SAPHIRAS nel capitolo precedente mi sono ritrovata a chiedermi cosa EFFETTIVAMENTE avessi inconsciamente deciso, riguardo il rapporto Draco/Herm, perché perlopiù scrivo di getto, senza progettare alcunché.
E la risposta è stata, appunto, che non avevo ancora deciso proprio nulla, su chi dei due dovesse rendersi conto per primo di provare qualcosa, lo dico sinceramente. Non lo so.  =)
Per il momento ho solo messo su carta quelle che pensavo fossero le emozioni dei personaggi, insomma, così come mi immaginavo le provassero, le loro reazioni, ecc… Però non ho deciso niente, lascio all’ispirazione, all’immaginazione, allo scorrere delle parole… Divertendomi a immaginare scenari e situazioni; sperando di divertire almeno un po’ anche voi! =)
 
Analizzando quello che ho fatto fare/dire ai personaggi nel capitolo precedente, e anche in quelli postati prima ancora, mi son trovata a chiedermi se per caso Hermione non fosse apparsa, ai vostri occhi, più accondiscendente del solito, troppo poco combattiva o, che so, facile preda di ansia e agitazioni varie.
Se è così vi posso solamente dire che nelle scene descritte la immaginavo comportarsi nel modo in cui l’ho descritta a voi. Ma se avete un’idea diversa riguardo agli atteggiamenti che dovrebbe tenere la nostra ‘eroina’ e volete condividere la vostra idea, sentitevi ovviamente liberi di farlo! Ogni commento e consiglio o parere è sempre sempre sempre ben accetto! ^^
 
Nello specifico io ho sempre avuto idea che Harry e Ron fossero quelli impulsivi, Hermione no. Hermione è, ai miei occhi, la voce della coscienza, la ragazza ponderata che tenta di razionalizzare tutto. Poi succede qualcosa, un avvenimento di solito legato a Malfoy, che sconvolge il suo tran-tran, ma non cambia di botto tutto il suo io. Insomma, forse perché sono femmina e mi ci immedesimo meglio, va a sapere, me la immagino spaesata e impaurita, se circondata da un branco di scalmanati mezzi ciucchi, e il suo coraggio non sta nel rispondere vaffanculo a destra e a manca, ma nello sforzarsi di rimanere, fin quando le è possibile, lì dov’è. E tentare di uscirne viva! xD
 
Se invece viene baciata da Malfoy… Non saprei dire con certezza… Scrivo di emozioni confuse (quelle che immagino siano le sue), scrivo senza progettare nulla, senza decidere… Tento di immaginare cosa potrebbe sentire, avvertire, provare… Hermione voleva allontanarsi da Malfoy, mentre lui la baciava sulla poltrona, circondati da tutte quelle Serpi; voleva allontanarsi, ma allo stesso tempo trovava piacevole quel contatto. Questo non ci dice con CERTEZZA ASSOLUTA che se ne stia innamorando, anche se in passato aveva detto, a Malfoy Manor, di essersi sentita sicura, vicino a lui. Sarà squallido a dirsi ma anche noi ragazze abbiamo piacere ad essere coccolate da un figo della madonna, se capita! Anche perché non parlo mica dell’andarci a letto, ma un bel bacio, qualche languido sguardo…  ‘Nsomma…   xD
 
Malfoy ha troncato il bacio per primo. Questo, ok, è un dato di fatto.
Va a capire perché.
Cioè, nemmeno io, nello scrivere, l’ho capito/deciso con certezza. Una delle risposte potrebbe essere che si sia allontanato bruscamente nell’avvertire la riccia tentennare, a metà tra la tentazione di ribellarsi e quella del rimanere dove si trovava, e per non passare per il coglione di turno, respinto dalla fanciulla, e prima che Hermione potesse comportarsi in modo NON consueto a una fidanzatina, dato che, ricordiamocene, devono dare l’impressione di andare d’amore e d’accordo, ha troncato lui.
Quindi, per evitare gaffe e/o per orgoglio (maledetto orgoglio! xD).
 
Mione è incazzata perché fondamentalmente se ne stava pure bene lì, o perché anche lei è solamente tanto, tanto (tanto!) testarda e voleva che toccasse a lei decidere quando dire stop alle effusioni… Chi lo sa.
Oppure è solamente brilla e infastidita dal dover dar spettacolo di fronte a dei perfetti sconosciuti. Potrebbe anche darsi che sia questo, il problema, essendo lei persona discreta e riservata.
 
Inoltre il biondino è VERAMENTE stronzo, ma non sempre tutto ciò che dice coincide con ciò che pensa.
Offese gratuite, battutine pungenti e ciniche argomentazioni offrono un riparo dai sentimentalismi che tanto lo spaventano, non essendoci poi così abituato.
Senza contare che è riuscito a dimostrarsi sostanzialmente gentile in qualche rara occasione.
Dopo averle fatto male, afferrandola per la gola, a Malfoy Manor, (scena che non so da dove mi sia uscita, lo giuro  o.O     xDD!); quando Millicent, sul treno aveva guardato in cagnesco la Grifona; quando ha deciso di porre fine alle lamentele di Mione, cercando di convincerla sul fatto che un po’ di whiskey non l’avrebbe uccisa e che poteva starsene tranquilla e rilassata, finché c’era lui, insieme con tutti gli altri.
 
Si, ok, tutta questa provvisoria ‘gentilezza’ (che non è poi nulla di ché. Noi lo sappiamo che potrebbe fare molto, molto meglio!  ;-)) viene fuori quando si sente tanto -ma tanto!!- in colpa per qualcosa (‘sto stronzo ce l’ha quasi strangolata! xD), quando deve recitare la parte del futuro maritino davanti a tutti, e quando è stufo di sentirla borbottare… Certo, potrebbe sempre essere un inizio per qualcosa, come potrebbe NON esserlo. Ah! E anche in questo caso sottolineo ovviamente che essere ‘civile’, o essere ‘gentile’, non significa essere ‘innamorato’, me ne rendo conto, ma potrebbe almeno stare a significare che è disposto ad accettare, a suo modo, la presenza della Grifona al suo fianco. Forse.  O =P
 
Certo, il profondo, incorreggibile ‘lato Malfoy’ viene fuori quando la Serpe si sente provocata.
Quando la bacia la terza (e ultima, per ora) volta, dietro le colonne, è solo perché lei lo ‘sfida’, stuzzicandolo, prendendolo per il culo. Poi, nel suo più profondo subconscio (molto profondo) magari Malfoy ha un debole per la Grifona, cosa possiamo saperne noi?! xD
Però, direi che, a mio parere, ha ancora da sviluppare questo suo ‘interesse’. Tutta questa ammirazione, questo desiderio devono essere ridestati da qualcosa. Non so se prima o dopo che succeda lo stesso a Hermione, ancora non ne ho idea.
Come dicevo prima: nulla ho deciso   *faccina spaesata*
 
Fondamentalmente penso che se Hermione dice di stare male alla vista di Ron e Lavanda, e ancora si incazza vedendoli vicini-vicini; e se Draco e Pansy ancora si capiscono al volo (quando decidono di fare tutto il loro bel discorso alla riccia sull’organizzazione delle loro serate tra compagni di bevuta; quando Draco ha intenzione di passarle qualcosa, come la bottiglia o la sigaretta, dove appaiono in perfetta, armoniosa sincronia; quando in treno Pansy gli fa intendere con un solo sguardo di voler cambiare di posto a tutti i costi), bhè, se tutto ciò ancora accade, ci sarà un motivo, per quanto si senta aria di definitiva crisi in queste coppiette letteralmente stroncate dagli ultimi avvenimenti.
 
Forse il motivo di tutto ciò è solamente che la scrittrice qui presente, che è sempre molto prolissa in tutto ciò che dice o scrive (si sarà notato), ancora non ha ben deciso. Non che sia così pigra da tirarla per le lunghe senza prendere alcuna iniziativa, sia chiaro, ma sta svolgendo il nastro del film nella sua testolina bacata, mettendo tutto in parole, nero su bianco, nei tempi che lei reputa ‘adatti’, seguendo il tranquillo, pacato svolgersi degli eventi, senza volerli affrettare. Tutto ciò che ha scritto fin’ora prelude ad eventi più movimentati, ma appartiene ancora a una fase di stallo non ben definita dove i suoi due amatissimi protagonisti si stanno ambientando e abituando alla presenza l’un dell’altra (non senza problemi! xD), ed eppure nulla di tanto sconvolgente ancora è accaduto!
 
Si vedrà! ;-)
Cercherò di ingegnarmi, promesso, anche se vi anticipo che di idee ne ho parecchie per la testa! =)
 
Tornando a Saphiras… Ti ringrazio moltissimo per avermi detto la tua opinione in merito al rapporto Draco/Herm, riguardo a come ti piacerebbe che si svolgessero le cose, hai fatto più che bene! Prometto che prenderò seriamente in considerazione la tua affermazione! =)
Se hai altre critiche/commenti/consigli/opinioni/suggerimenti/quellochevuoi fammi sapere! =)
 
[  Ovviamente rivolgo questo invito anche a tutti voialtri!!  =)))))  ]
 
Per quanto riguarda il mondo delle serpi, mi ha sempre affascinata, lo ammetto  ^//^
Spero non vi appaia tutto troppo noioso, inutile e/o troppo descrittivo, ma raccontarvi come mi immagino io l’ambientino, laggiù nei sotterranei, è una tentazione a cui fatico a resistere! E se, per l’appunto, vi piace il mio modo di vedere le cose, ne posso essere solo ben contenta!!  =)=)
 
 
Invito tutti quelli che si sono lasciati “distrarre” da questa mia iper-mega riflessione esistenziale (xD) a lasciare un commento qui, se hanno qualcosa da aggiungere o su cui ribattere, ma, soprattutto, li invito a lasciare una loro opinione al capitolo numero 8, l’ultimo postato al momento! =)
 
 
Per quanto riguarda i ringraziamenti rivolti a tutti gli intrepidi lettori della fanfic, che lasceranno (o hanno già lasciato) il suddetto commentino alla storia… Ci vediamo nelle Note dell’Autore del prossimo capitolo! ;-)
 
A presto, spero.
Un bacione a tutti-tutti.
 
 
Lady Style



Ps. Mi sono accorta ora che sono le 2.00 di notte   =S
Non sono così psicopatica da controllare ossessivamente ogni 5 minuti netti i commenti ad ogni mio capitolo postato, sono tornata tardi da una cena e ho buttato un occhio per lecita curiosità, poi mi sono addentrata nelle mie elucubrazioni mentali, e ho pensato che fosse corretto rendervi consapevoli di quanto fossi pazza! xDD

=)

A-ri-ciao!   ;-)

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Capitolo 10
*** La Cerimonia di Iniziazione delle matricole ***


Mi sa che, se mai finirò questa long-fic, tutto ciò che mi verrà in mente di pubblicare in seguito, sarà postato solo una volta che sarà completato per intero sul mio pc. Sono realmente troppo incostante.
Sono successe tantissime cose, nel frattempo, questo è vero, alcune belle, altre no. Una realmente spiacevole.
Comunque, il fatto è che se qualcuno mai avesse ancora voglia di leggerlo, questo nuovo capitolo ora è qui.
Non ho parole per ringraziare chi segue la storia, nonostante venga centellinata in maniera simile.. Siete davvero pazienti. Grazie a tutti.
Lady Style.
Ps. Almeno un altro capitolo dovrebbe arrivare in fretta, di questo sono abbastanza sicura! ;-)
 
Come cavolo poteva camminare su quei ‘cosi’, su quei trampoli che le avevano messo ai piedi?
Come? Come poteva?
Non era sicura di farcela.
Almeno, non per tutto il resto della serata, che si preannunciava ancora parecchio lunga.
Hermione avrebbe pagato oro per sapere che ora s’era fatta. Stava crollando dal sonno..
Le luci soffuse che li accolsero quando riapparvero nella Sala Comune non la aiutarono per nulla.
Voleva solo togliersi quelle maledette scarpaccie, coricarsi su un divanetto qualunque e perdere di conoscenza per almeno un paio d’ore.
-Draco.. - mormorò, tirandogli una manica della camicia -Che succede adesso?-
Il biondo non la degnò di uno sguardo, stava ghignando col suo degno compare. Gli occhi di entrambi brillavano, eccitati, alla luce delle candele che lievitavano intorno alle loro teste e a quelle di tutte le altre Serpi.
Sarà stata la sonnolenza o l’alcool in circolo ma Hermione provò la netta sensazione che il silenzio e il buio fossero calati come una coltre sui presenti. Nessuno osava parlare più ad alta voce, si udivano soltanto flebili bisbigli e la musica era stata interrotta, presumibilmente mentre lei era stata condotta a rinnovarsi il look.
D’un tratto vide quelle Tre -discinte- Marie di Pansy, Astoria e Daphne avvicinarsi a loro.
-Drake.. Che dici? Diamo inizio alla Cerimonia?- miagolò Pansy, guardandolo da sotto le ciglia, e poggiandogli con leggerezza una mano sul petto. Draco la raccolse nella sua, portandosela al viso e sfiorandone il dorso con le labbra, lasciando andare, per compiere quel gesto, quella di Hermione, che ricadde nel vuoto fra i loro corpi, distanti.
-Pronta, micetta?- soffiò, invece, Zabini al suo orecchio, con una nota di umorismo -dovuta alla presenza della Bulstrode a pochi passi da loro- e una punta di dolcezza, appena percettibile e quasi sempre presente nelle sue parole. Aveva qualcosa di raffinato, di elegante, Zabini, qualcosa che permetteva alla sua anima di non cedere mai del tutto alle perdizioni, cui erano condotte per natura tutte quante le altre Serpi.
Zabini conservava un lato umano; era maledettamente affabile, sorprendentemente affascinante.
Draco mostrava di essere solamente il gelido calcolatore che era stato educato ad essere, pensò Hermione, guardandolo muoversi sui lussuosi tappeti, fra le sue coetanee maggiormente disinibite, mentre elargiva ghigni compiaciuti a chiunque e strizzava l’occhio a Flint e a Nott, dall’altro capo della sala.
Daphne si parò davanti a loro nel momento stesso in cui Blaise posò le mani sui fianchi della Grifona.
-Vieni con noi- trillò, allegra, e se la tirò via.
Nell’allontanarsi si voltò e scoccò un’occhiata complice al suo compagno di Casata.
La trascinò fino al punto dove Astoria stava aspettando, palesemente spazientita, in compagnia della Parkinson. Il piccolo volto ovale di quest’ultima era adombrato da un piccolo sorriso perfido, che le incurvava i lati della bocca. Sulle guance di Daphne apparvero due leggere fossette, mentre sorrideva, apertamente divertita.
Sembrava che tutti, lì dentro, stessero aspettando, con trepidazione, l’inizio di qualche spassoso appuntamento annuale; qualche eccitante divertimento che non era loro concesso tanto spesso quant’era desiderato. Parevano dei bambini in attesa del suono della campanella, che avrebbe sancito l’agognato momento di svago. Delle ragazzine anelanti una telefonata d’amore.
Pareva che dovesse arrivare Babbo Natale, da un momento all’altro, a distribuir doni e caramelle.
E invece, Flint, e non Babbo Natale, salì su un piccolo palchetto in legno, sistemato, chissà quando, di modo da essere visibile a tutti.
-Ragazzi- disse -Diamo pure il via alla Cerimonia di Iniziazione!-
Si levò un urlo di giubilo.
-Mie Bellezze, mie Dee qua presenti, stasera, miei Adoni e Marcantoni- declamò con fare volutamente altisonante -Prendete in mano coperte e cuscini, patchwork e piumoni, lenzuola di raso, di lino e di seta; agguantate le trapunte di pile e i guanciali sopra cui siete soliti addormentarvi. Perché stasera… NON DORMIRETE!-
Dalla sala si levò un altro urlo disumano, un urlo di acclamazione.
-Non voglio vedere nessuno, in sala, senza una dama o un cavaliere a portata di mano. Si da ufficialmente il via.. alla.. maratona di sesso più sfrenata di sempre!!!- urlò a pieni polmoni.
Hermione sentì il sangue gelarsi nelle vene.
-Pertanto agguantate il vostro partner e cercatevi un posticino intimo perché tra poco l’atmosfera si farà mooolto.. calda- modulò il tono di voce fino a renderlo il più suadente possibile, mentre ammiccava da una parte all’altra della stanza.
-Ma prima. MA PRIMA!- sventolò le mani per attirare ancora l’attenzione su di sé e quietare la frenesia che s’era impossessata del sotterraneo.
-Prima bisogna, com’è tradizione, fare in modo che siano i più.. - e qui ghignò -I più inesperti, ad aprir le danze.. - si udì qualcuno ridere di gusto. Nott stava scompisciandosi, accasciato contro uno dei freddi muri in pietra.
-Invitiamo quindi, qui, sul palco, cari amici e gentili amiche, le guest stars della serata.. Signori e Signore.. I nuovi eletti, i neo-Serpeverde.. Gli studenti del primo anno, ragazzi e ragazze! Tutti qui! Vi vogliamo sul palco! Forza, fate presto!-
Alcuni, giovanissimi studenti furono spinti malamente verso la precaria struttura in legno, fatta materializzare da qualche “organizzatore”, e poi sopra quella, accanto a Marcus, che esordì, nel vederli sfilare -Ahiahiahi! Vedo molti più maschietti che femminucce.. Non va bene, no no!- e prese a scuotere la testa, con aria contrita -E ora come facciamo, eh, Malfoy, come facciamo??- chiese, con un lampo di sadismo negli occhi.
-Potremmo fare accoppiare qualche gentile fanciullo con qualche suo compare, tu dici?- infierì ulteriormente, passandoli in rassegna, camminando alle loro spalle come un boia dietro le file di condannati.
-Cosa..?! Cosa volete farli?!- la voce di Hermione era strozzata; la Grifona, che aveva assistito in silenzio, incapace di credere a quello che vedeva, era totalmente scandalizzata. Percepiva chiaramente il proprio cuore pomparle nel petto, avvertiva nitidamente il sangue raggiungergli a ondate la gola, lo avvertiva mentre veniva spinto con forza dentro l’arteria e affluiva al viso, arrossandolo per lo sdegno e per la preoccupazione.
Draco la degnò appena di un’occhiata in tralice, da quando l’aveva raggiunta, lì, sotto al palchetto, aveva preso a gustarsi tutto lo spettacolino, apparentemente tranquillo e compiaciuto.
-Non ti preoccupare. Si divertiranno!- ghignò -A nostro tempo è successo pure a noi di essere festeggiati in questa maniera- il ghignò si allargò sul suo volto -Quello con Pansy, come ti dicevo, era un sodalizio di lunga data.. -
La lasciava completamente interdetta la maniera, totalmente irresponsabile, con cui i Prefetti e gli studenti dell’ultimo anno trattavano le matricole!
Flint, raggiunto da Nott, stava facendo in modo di sistemare a coppie più ragazzi e ragazze possibili. Non che fosse esattamente un lavoro pesante, le matricole in genere, quell’anno, erano molte meno che negli anni precedenti, specialmente le matricole Serpeverde.
Rimasero spaiati solo un paio di ragazzetti dall’aria meno sgamata dei loro compagni.
Un paio di Tassorosso e Corvonero del secondo e terzo anno furono reputate idonee -ovvero, abbastanza brille- per adempiere al compito che in altre circostanze sarebbe spettato alle Serpeverde novizie.
Furono spediti in uno stanzone buio a divertirsi.
Hermione rimase a boccheggiare in silenzio. Molti ragazzi più grandi, tra cui Flint e Nott, andarono a origliare dietro il pesante serramento in legno massiccio. Il palchetto fu fatto smaterializzare.
-Voi.. voi.. - balbettò nuovamente con aria incredula e guardò Daphne che fece un cenno di diniego con la testa.
-Non ti sto a spiegare come, ma no, io, no- proferì la bionda, scuotendo appena la chioma.
-La raccomandata. La cocca del papi!- la prese in giro affettuosamente Zabini, abbracciandola.
-Il papino sapeva delle nostre usanze.. Ha vietato di darle qualsiasi tipo di accoglienza..!- la schernì la Bulstrode, rimasta in un compiaciuto silenzio fino a quel momento -E ovviamente lo stesso trattamento fu riservato anche alla sorellina. Le sorelle Greengrass: guardare, e non toccare-annunciò, guardando entrambe le ragazze quasi con disprezzo.
Zabini fece finta di scottarsi e ritirò il braccio dal collo dell’amica, tra le risate generali.
Astoria aveva un’aria annoiata dipinta in faccia.
-Hey, questi ci danno dentro!- urlò Nott dalla porta contro la quale aveva schiacciato il proprio orecchio.
Malfoy si stiracchiò. Era chiaro che lui e Pansy avevano avuto la loro Iniziazione insieme.
Blaise affondò il naso nei rimasugli di vino del suo bicchiere -Io- disse, poi bevve l’ultimo sorso -Io non ricordo neanche. Troppo ubriaco!-e scoppiò a ridere.
Hermione guardava ora l’uno, ora l’altro, truce.
Zabini le dedicò un sorriso che scoprì i denti perfetti -Guarda che si possono rifiutare- le disse, allungando una mano per darle un buffetto.
Malfoy al suo fianco non si trattenne -Solo che non lo sanno!- berciò, e tutti scoppiarono nuovamente a ridere, più forte di prima.
-Lo trovate divertente?- li accusò Hermione, sempre più indignata, alzando un sopraciglio e serrando le braccia.
-Certo!- Pansy la raggelò con lo sguardo, come a intimarle di ricacciarsi nel suo angolino e non osare più intervenire a sindacare i loro svaghi.
-Fanno solo un po’ d’esperienza, bambina, tutto qui!- disse Nott, facendo spallucce, mentre si avvicinava a loro.
-Ora che ci penso..  - Flint si era avvicinato con aria insinuante alle sue spalle, le poggiò le mani alla base del collo scoperto, strinse appena la presa dei polpastrelli sulla pelle nuda.
-La bambina, qui, è stata inaugurata, Malfoy? È quasi una di noi, una neo-Serpeverde... -
Il biondo dedicò uno sguardo distratto e appannato ai movimenti dell’amico, poi li riportò al bicchiere che teneva in mano.
-Dubiti delle mie doti di amatore?- domandò, apparentemente quasi distratto, e solo dopo qualche secondo alzò gli occhi, ridotti a due fessure, puntandoli in quelli scuri dell’altro.
-No, certo- si affrettò a negare Marcus, pur senza togliere le mani di dosso alla Grifona -Ma in caso contrario avrei saputo cosa fare.. - ridacchiò.
-Cosa, Flint?- il tono del Principe delle Serpi era diventato gelido tutto d’un colpo.
-Una cosetta.. Magari a tre.. Vero, Nott? La tua ragazza non ha un brutto fisico, deve solo essere addestrata un po’..!-
-Non certo da uno zotico come te, Marcus. E ora leva le zampe dalla mia futura moglie, se non ti spiace!-
Malfoy si avvicinò e passò un braccio sulla vita di Hermione. Flint fece uno scatto indietro. Il biondo la attirò a sé.
-Ragazzi, quando inizia la vera festa anche per noi?- chiese Nott, ignorando il gelo che era calato nel capannello di persone, e puntando gli occhi sulla più giovane delle sorelle Greengrass.
-Anche subito!- rispose, ridendo, Zabini e prese per mano Daphne.
Pansy guardò Adrian -Pucey, non credo di voler passare la serata da sola.. E neanche tu, scommetto!-ammiccò.
Si allontanarono.
 
Hermione non pensava veramente di poter riportare alla ragione quella Serpe che si trovava davanti. Onestamente, non ne aveva neanche la forza. La serata era stata incredibilmente lunga. Incredibilmente.
Non poteva tantomeno avvicinarsi ad aprire quella maledetta porta e scacciare via da dentro tutte quelle piccole Serpi compiaciute delle loro stesse, precoci, esperienze. Si sarebbe trovata tra due fuochi nemici: gli studenti di lunga data l’avrebbero fischiata come guastafeste e gli studenti del primo anno, indottrinati a perfezione da fratelli e sorelle maggiori, trovando tutto ciò normale, non le avrebbero certo chiesto di aiutarli ad organizzare una ribellione. Anzi. Avrebbero cercato l’approvazione degli studenti più anziani schernendola anche con maggior astio.
Si limitò a lanciare un’occhiata malinconica là dove le matricole erano state rinchiuse come conigli in gabbia. Poi disse soltanto -Come potete essere così.. così.. -
Draco si girò apposta per guardarla negli occhi color del caramello.
-Granger, pensi di avere così tanta confidenza con me, da poterti lamentare dei miei amici e delle nostre abitudini non appena loro voltano l’angolo? Ti sei proprio sbagliata!- e si allontanò lui stesso, senza aggiungere alcuna parola circa le sue intenzioni, mollandola lì, sola.
Uno strano silenzio l’avvolgeva, dopo tutte le urla delle ore precedenti le sembrava quasi irreale la calma placida circostante. L’assenza di suoni le rombava nelle orecchie.
 
Hermione reputò la sua serata conclusa. Fece per allontanarsi.
Tutti quanti gli studenti degli altri anni avevano lasciato la sala in favore delle loro personali camere da letto. I rimasugli di vino, Whiskey Incendiario e Burrobirra nei bicchieri sparsi per tutta la sala e poggiati su ogni superficie libera confermavano quello che già i festoni calpestati a terra o penzolanti dalle pareti, i palloncini sgonfi, le briciole e le tartine tristemente schiacciate a terra facevano supporre: i Serpeverde, e lei stessa, l’indomani mattina non sarebbero stati pronti ad affrontare la prima giornata di studio intensivo!
Hermione si portò la mano destra sulla fronte, massaggiandosela e, al contempo, sospirando.
Subito non capì cosa, esattamente, attirò la sua attenzione; la pelle del braccio era candida e liscia, senza alcun graffio. Non c’era niente che non andava in quella porzione d’epidermide. Non c’era niente……
Poi se ne accorse: mancava il bracciale di Ginny! Quello che Harry le aveva regalato e che la sua migliore amica aveva deciso di imprestarle!
Doveva essersi strappato una delle tante volte che era stata strattonata dai suoi nuovi ‘amici’.
Ora giaceva sicuramente da qualche parte nella Sala Comune, calpestato, schiacciato, probabilmente rotto.
Tentò un Incantesimo di Appello.
-Accio- mormorò più volte, puntando tutt’intorno la bacchetta che aveva maldestramente sfilato dai capelli -Accio- ripeté, disperata.
Lei, però, era stata anche in camera di Malfoy, si ricordò d’un tratto.
Probabilmente aveva perso il bracciale mentre era là.
Salì le scale, circospetta, nel terrore d’imbattersi in qualcuno di spiacevole.
Bussò alla porta e non ottenne risposta. Abbassò la maniglia e il pesante serramento non ruotò sui cardini come avrebbe dovuto. Le parole chiusa a chiave comparvero, nitide, nella sua testa. Eppure non riuscì ad utilizzare il suo famoso raziocinio per comprendere cosa realmente potesse significare quell’ultimo intoppo, semplicemente lei aveva bisogno di quel bracciale. Senza, non poteva tornare al suo dormitorio.
Non si fece problemi: -Alohomora!- sussurrò, la bacchetta puntata sulla serratura.
La porta si spalancò da sola, Hermione fece prontamente un passo in avanti, ma poi fu costretta a fermarsi sulla soglia.
Draco Malfoy addossato al corpo di Pansy Parkinson stava depositando alcuni baci sulla bocca di quest’ultima, entrambi premuti contro la parete alla sua sinistra.
Hermione boccheggiò.
-Sempre più impicciona, Granger- commentò Pansy, riassettandosi, scostando da sé l’algido Principino.
Come?
Come aveva potuto pensare che.. Che loro non avrebbero.. Come aveva potuto crederlo?!  si chiese.
-Mione, tesoro- la voce di Draco si rovesciò su di lei come una secchiata d’acqua gelida, era ironico, platealmente sarcastico, mentre la chiamava tesoro. L’ironia, che cosa meschina!
-Mammina non ti ha insegnato che si usa girare al largo dalle porte chiuse a chiave? Perlomeno in questo dormitorio funziona così.. -
Hermione chiuse la bocca, e anche la porta alle sue spalle. Non fiatò, non disse nulla. Qualsiasi parola l’avrebbe coperta -ulteriormente- di ridicolo.
Mentre se ne andava udì Pansy chiederle: -Non pensavi che potessi veramente passare la notte con Adrian Pucey?! Quell’angioletto andrebbe molto meglio per te, che per me..!- e uscì di scena seguita dalla sua risata e dallo scatto della serratura.
Avrebbe preferito sorprenderli altre mille volte a litigare, piuttosto che una sola mentre erano in intimità, si scoprì a pensare. E quel pensiero pulsava nella sua testa, come il sangue nelle sue vene poco prima.
Impulsiva, stupida, Grifondoro. Non avesse aperto quella cavolo di porta ora non avrebbe avuto l’immagine di quei due a ronzarle nella testa.
Non bastavano Ron e Lav-Lav! No!
 
Veloce. Sempre più veloce.
Percorse i corridoi deserti velocemente.
Voleva solo buttarsi a letto.
Che serata disastrosa.
Totalmente mostruosa.
Era come se, invece che arricchirsi, lei, di esperienza, fosse stata quella serataccia a impossessarsi di tutto ciò che di buono lei custodiva nell’animo, rubandoglielo, svuotandola e poi rispedendola a casa, sconfitta, delusa.
Le serate a Grifondoro erano più intime, più accoglienti, più piacevoli. Erano familiari. Private, pulite.
Le immagini di tutto ciò che faceva parte del mondo di Malfoy, e si discostava alquanto da tutto ciò con cui era cresciuta in quegli anni, venivano proiettate nella sua testa inarrestabilmente, a ciclo continuo.
Astoria con la maglietta bagnata, Astoria che rideva di lei.
Pansy che si aggirava tranquilla, sicura di sé, che gustava il Whiskey ad occhi chiusi, senza trucchi, lo buttava semplicemente giù per la gola. Pansy che la guardava con i suoi occhi neri, troppo sicura di sé per essere reale.
Le mani di Zabini sui suoi fianchi, e Zabini che si eclissava ogni qual volta che compariva Daphne.
Non aveva nessun amico là dentro. Non poteva neanche pensare di avere amici, là dentro!
Un covo di dannatissime Serpi non poteva celare belle sorprese.
Ripensava ai ragazzini “iniziati” alle gioie della vita, alle loro espressioni fiere, maschere che portavano da undici anni di vita, ma che non celavano del tutto lo smarrimento.
Ripensò agli sguardi viscidi di Flint, alle sue mani dal tocco così diverso da quello di Blaise, da quello di Draco.
Ripensò alla Bulstrode che la fissava, con cieco odio. A Nott, che rideva sguaiatamente e origliava alla porta.
Ripensava a Tyger e Goyle. A Pucey.
Pensava e camminava il più in fretta possibile.
Arrivò davanti al ritratto della Signora Grassa e farfugliò così tanto, nel dire la parola d’ordine, che dovette ripeterla.
 
Entrò come una furia nella propria camera, sbatté involontariamente con un fianco contro un comodino.
-Hermione!- Ginny alzò la testa dal cuscino all’improvviso, svegliata dal baccano. Si tuffò fuori dal letto.
Lavanda si alzò pigramente a mezzo busto, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando.
-Ma che ora è?- chiese.
-E’tardi!- rispose Ginny, acida. Ma Hermione capì che quella cattiveria era indirizzata a lei; lei che l’aveva fatta preoccupare, l’aveva fatta rigirare nel letto senza riuscire a prender sonno, in pensiero perché non le succedesse nulla di grave in un posto tanto sconveniente. Un posto dove non avrebbe neanche dovuto essere. Un posto nel quale Ginny non poteva confessare a nessun professore che era andata, per farsi aiutare a cercarla, se ce ne fosse stato il bisogno, perché avrebbero tolto punti a tutta la Casa Grifondoro e avrebbero punito Hermione e tutti quelli che l’avevano vista uscire senza fare nulla.
Hermione scoppiò a piangere di botto, accasciandosi al suolo.
Ginny, implacabile, la guardava ora con occhio critico, alla luce sommessa dell’abat-jour.
-Guarda come sei ridotta! Guarda il mio vestito! Che gli hai fatto, Herm? E che scarpe sono queste? Ci credo che ci hai messo mezz’ora solo per tornare, sicuro! Come potevi camminare su questi trampoli?!-
Poi se ne accorse. E trattenne il fiato.  -Herm! Dov’è il mio braccialetto??-
 
Quando Hermione aprì gli occhi, appena due ore dopo, si trascinò in bagno e non ebbe quasi il coraggio di guardarsi allo specchio. I capelli cespugliosi, le evidenti occhiaie, l’alito impastato, tutto contribuiva a farla sentire più verme di quanto già non si sentisse.
Non appena reputò di essere almeno vagamente presentabile scese in Sala Comune. Trovò Harry Potter che le venne incontro con aria furente.
-Dimmi solo che non è vero- chiese.
-Cosa?- mormorò la Grifona, abbassando istintivamente lo sguardo.
-Il bracciale, Herm. Dov’è?-
-Non ne ho idea.. -
-Come fai a perdere una cosa simile, Hermione? Ginny te l’ha imprestato perché si fidava di te, non perché glielo perdessi! Ci teneva tanto! Era il mio ultimo regalo. Era per un’occasione speciale. Non lo metteva mai per la paura di rovinarlo! Sai quanto mi è costato? Ne hai una vaga idea??-
Hermione incassò ancor più la testa nelle spalle..
-No.. - biascicò.
-Non ha importanza! Devi stare più attenta, Mione. Certe cose, per noi, valgono parecchio..!- la rimbrottò l’amico, malamente.
Hermione si sentiva esclusa da quel noi appena udito dalle sue orecchie.
Come se Harry in realtà le stesse dicendo: Mione, capisco che ora che sei una vip puoi anche permetterti di perdere o rompere tutti gli oggetti preziosi che ti capitano a tiro, tanto paparino Lucius Malfoy te ne comprerebbe di altri e più costosi, fosse anche solo per dimostrare con quanti agi viene trattata la sua dolce nuora, ma per noi, maghi e streghe qualunque, non è la stessa cosa. I pochi gioielli che abbiamo li trattiamo con cura, molta cura; ci mettiamo tutta quell’attenzione che tu non sei più capace di dare alle cose preziose, come quel braccialetto o come la nostra amicizia, Hermione.
-Scusa, Harry- disse, con gli occhi lucidi.
Non era mai stata un tipo piagnucoloso. Ma non sopportava il modo in cui i suoi amici si rivolgevano a lei, negli ultimi tempi. Solo per accusarla, o rimproverarla. E anche se lei aveva sbagliato, di certo non lo aveva fatto apposta. E voleva fare tutto il possibile per rimediare.. Ma loro dovevano concederle un’altra chance.
Una seconda occasione la meritavano tutti, no? L’avevano meritata anche i Malfoy, o no?!
 
Si trascinò stancamente nella Sala Grande. Non mangiò quasi niente. Ron e Lavanda erano sempre più stucchevoli. Ginny faceva quasi finta di non vederla. Harry la soppesava con astio. Lavanda stava seduta al tavolo dei Corvonero. Neville era molto più in là. I gemelli troppo intenti a elaborare tattiche di Quidditch.
Era sola.
La prima ora di lezione la teneva la McGranitt in persona.
Hermione si accomodò al suo posto e aprì il libro alla pagina indicata dall’insegnante, dopodiché cercò di concentrare la sua attenzione sulle parole stampate sotto al suo naso, ma i suoi occhi iniziarono a confondere i caratteri stampati sulla spessa e ruvida carta del volume. Continuò a fissare la pagina, con crescente intensità, cercando di afferrare il senso di qualcuna di quelle parole, ma la vista le si annebbiava sempre più, fintanto che la testa non le ricadde con un sonoro tonfo sul tavolo.
Riaprì gli occhi, dolorante, e subito dovette chiuderli. Li riaprì e li richiuse.
Non riusciva a stare sveglia, neanche l’avessero drogata. Aveva sonno. Tanto sonno.
Era entrata nel suo letto alle cinque di mattina, e ne era uscita alle sette.
Non era pronta per affrontare una giornata di incarichi, compiti e lezioni.
La professoressa si accostò al suo banco -Signorina Granger- non ottenne risposta alcuna.
-Signorina!- la richiamò una seconda volta.
-Capisco che la vita coniugale possa essere stressante, signorina, ma non mi sembra assolutamente il caso di addormentarsi durante una mia lezione. Esca. Utilizzi quel che rimane dell’ora per darsi una bella rinfrescata, e che non accada mai più! Sono stata chiara? Non voglio nessuno a russare sui banchi fintanto che sono presente in quest’aula e in questa scuola..!-
Hermione si alzò a fatica dalla panca, raccolse i suoi libri e se ne andò, umiliata, sotto gli sguardi di tutti i ragazzi e le ragazze presenti. Avrebbero avuto di che parlare per il resto della giornata, se non dell’intera settimana!
Utilizzò la mezz’ora abbondante che le rimaneva per andare nei bagni dove stava Mirtilla Malcontenta a gettarsi dell’acqua fresca in faccia, per svegliarsi. Vi riuscì a fatica.
Non aveva voglia di vedere anima viva.
 
L’ora dopo era di Pozioni. Con Piton. E con i Serpeverde.
Si avvicinò all’aula dove si sarebbe tenuta la lezione e la voglia di girare sui tacchi e scappare aumentò esponenzialmente mentre notava, da lontano, i suoi amici, quelli di sempre, Ginny, Harry e Ron (con la Brown al seguito, come sempre negli ultimi giorni), che parevano aspettarla, lo sguardo truce, la fronte aggrottata.
-Hermione che figure ci fai fare con la McGranitt!- la aggredì Ronald.
-Ringrazia che non ci abbia tolto dei punti per colpa tua!- rincarò la dose Harry.
-Potresti anche tornare prima, la sera, se sai di non reggere ritmi di vita che non ti appartengono!- esclamò perfino Ginny, in una versione di sé che ricordava molto una Molly Weasley contrita e amareggiata per qualche brutto voto dei gemelli o di Ronald.
Hermione passò oltre senza dar risposta a nessuno di loro.
Giunse davanti ai pochi gradini che introducevano all’aula di Pozioni allo stesso tempo dei Serpeverde del suo stesso anno. Malfoy l’afferrò per un braccio, l’attirò a sé e le stampò un leggero bacio a stampo sulle labbra.
Hermione fece per alzare il braccio e piantargli una cinquina, quando il biondo la fulminò con lo sguardo e, nel contempo, sibilò -Buongiorno amore!-
Dovevano riprendere la loro recita.
Hermione non ne aveva nessuna intenzione, ma dovette fare buon viso a cattivo gioco.
Tramutò lo schiaffo in un  buffetto quanto più doloroso possibile, tanto che l’espressione ghignante del suo fidanzato si tramutò in una smorfia di dolore.
-Buongiorno- mormorò tra i denti.
-Non ti preoccupare per la figuraccia di stamattina- la informò lui, affiancandola -Ho risolto tutto. Perlomeno non avrai di che preoccuparti per quanto riguarda i pettegolezzi della marmaglia. Ho messo in giro la voce che dopo una nottata con il sottoscritto nessuna donna, e sottolineo nessuna, ne uscirebbe fresca e riposata.. Non ci è voluto molto perché chiunque credesse ciecamente a quello che presumibilmente abbiamo fatto stanotte. Specie dopo il festino di ieri sera, di cui l’intera scuola è a conoscenza!- ghignò.
Hermione non ebbe il tempo di reagire, o di replicare, perché aveva  preso posto, senza quasi accorgersene, accanto a lui, nel lato dell’aula occupato dai Serpeverde. Non che la cosa le dispiacesse particolarmente, visto che dal lato dei Grifoni non aveva nessuno accanto a cui sistemarsi.
Piton fece il suo ingresso scenografico, sbattendo la porta alle sue spalle con un colpo di bacchetta e posizionandosi in piedi di fronte agli alunni della sua Casa, ignorando palesemente i Grifoni.
Alla vista dei colori rosso e oro che trionfavano sotto alla sua appendice nasale, in un mare di verde e di argento, alzò appena un sopraciglio. Ma non commentò oltre.
Iniziò la lezione, invitando gli alunni a preparare un composto, a suo dire, facilissimo.
Hermione e Draco armeggiarono per un po’ in silenzio con ampolle e boccette varie.
Piton prese a girare per l’aula, storcendo il naso.
-Le sembra che il suo preparato sia del colore indicato in precedenza dal sottoscritto, signor Potter?- chiese con arroganza, mettendo in evidenza una nota di disprezzo nel pronunciare il cognome dell’allievo.
Malfoy, accanto a Hermione, ridacchiò impercettibilmente.
-E lei, Weasley, pensa di gingillarsi ancora per molto con quella dolce bambolina che è la Brown, oppure reputa idoneo dedicarsi anche alla sua pozione magica, in quest’ora di lezione?-
Gironzolò ancora per un poco in mezzo alle file di studenti e alla fine esordì compiaciuto -E’ evidente che i Grifondoro, oggi, reputano che non sia il caso di dedicarmi attenzione sufficiente. Pertanto toglierò 80 punti complessivi alla loro Casa-
Malfoy ridacchiò sommessamente una seconda volta. Hermione nel voltarsi per prendere un ingrediente gli urtò accidentalmente il fianco con il gomito appuntito.
 
Piton passò poi a notare i progressi dei Serpeverde e per ognuno ebbe parole di elogio.
In casi disastrosi come quello in cui vertevano Tyger e Goyle fece solamente finta di non vedere.
Giunse poi alla pancata di Hermione e Draco.
-Malfoy, mi congratulo, una pozione più che riuscita! Altri cinquanta punti a Serpeverde!-
Hermione non sapeva cosa aspettarsi.
-Per quanto riguarda lei, Signorina Granger, niente male, in effetti. Noto con piacere che è molto migliorata, e anche la sua pozione è perfetta. Cinquanta punti a Grifondoro- sibilò a fatica tra i denti, senza mai guardarla. Aveva appena appena gettato un’occhiata dentro al calderone della Grifondoro.
E anche se Hermione sapeva che la pozione era realmente ben riuscita, comprese immediatamente che quello di Piton era un favore personale che faceva a Malfoy, e che in circostanze diverse le sue opinioni su di lei e le sue capacità sarebbero rimaste immutate.
Il professore si voltò e annunciò la fine della lezione.
Alla sua destra Malfoy sogghignava compiaciuto. Sapevano entrambi che era solo merito suo.
-Andiamo cara- disse, cingendole il collo con un braccio e facendola sfilare sotto il naso dei suoi ex amici.
Hermione avrebbe giurato di aver visto le narici di Ronald fremere per la rabbia, e sicuramente Harry aveva i pugni serrati, le nocche sbiancate.
Uscirono dall’aula e avvertì dei passi affrettarsi alle loro spalle.
-Hermione-
Draco si voltò serenamente, Hermione con lui.
-Grazie, eh!- il tono era sarcastico.
-Harry..?- domandò.
-Ho fatto guadagnare cinquanta punti a Grifondoro. Perché mi guardi così?- chiese, perplessa.
Non si aspettava gli applausi, ma almeno un po’di gratitudine.
-E cosa avresti fatto per meritarteli, sentiamo? Quanto ha sborsato il tuo fidanzatino?- intervenne Ron.
-Pezzente, non funziona dappertutto come nel tuo mondo da campagnolo cresciuto male. Non esiste sempre e solo il baratto- esordì Pansy, arrivandogli alle spalle e superandolo, sistemandosi dall’altro lato di Malfoy e incrociando le braccia al petto.
-Tieni, Weasel, questo dovrebbe essere tuo!- Malfoy si cavò di tasca un mucchietto color argento, e lo tirò addosso a Ginny, o quasi. Era il suo bracciale.
-L’ho trovato nel mio letto, fra le mie lenzuola. C’era quella stupida scritta incisa sul retro e così ho scoperto che era tuo. I Malfoy non hanno bisogno della carità, specialmente non della vostra!- strinse ancora più a sé Hermione. Harry non riuscì a nascondere una smorfia di disgusto alle parole letto e lenzuola.
La riccia adocchiò anche l’espressione ferita di Ronald, sapeva che Malfoy aveva scelto quelle parole non a caso, per insinuare il dubbio, fra i suoi amici, che lui ed Hermione avessero una relazione parecchio più intima di quanto non fosse in realtà. Un conto era violare la sua bocca davanti a tutti gli studenti della scuola, per far apparire le cose fra loro normali, per quanto potessero esserlo, un altro conto sarebbe stato rapportarsi l’uno all’altra in situazioni che Hermione preferiva non immaginare nemmeno, da tanto la turbavano.
I Malfoy, aveva detto Draco. Lei comunque era una Malfoy. O almeno, stava per diventarlo.
Harry aggiunse, al disgusto, la rabbia.
Sul retro del bracciale, intatto, vi era scritto Harry+Ginny forever. Hermione se ne ricordava a malapena.
Ginny stava riallacciando il gioiello al polso, con premura. Hermione provò un moto di fastidio.
Era quello il solo e unico, grande problema nella vita di Ginny? Riavere il suo prezioso amuleto indietro??
Si lasciò trascinare via da Malfoy in silenzio, sotto lo sguardo severo dei soliti quattro amici di sempre.
Le uniche persone che aveva frequentato fino a quell’anno, e che non facevano nulla per farla sentire meglio in un momento così difficile e complicato della sua vita.
Come voltarono l’angolo Malfoy mollò la presa.
-Stasera passerai parte della tua serata con noi, Granger, al nostro dormitorio. Diciamo subito dopo cena fino a Mezzanotte circa, come minimo- annunciò.
-No, Draco, io.. -
-Niente ‘ma’. Non voglio repliche. Si fa come dico io- e la lasciò sola. Un’altra volta.
 
 
* * *
 
-Esci? Di nuovo?- chiese Lavanda. Ginny non le rivolgeva parola.
Probabilmente aveva ricevuto ordine di non farlo dal fratello o dal proprio ragazzo.
Hermione era talmente inviperita da ripetere a sé stessa, ossessivamente, che a lei non importava se i suoi amici avevano deciso di non parlarle più.
Siccome Ginny non le avrebbe certo imprestato più nulla, indossò un semplice paio di jeans e la camicetta della divisa. Una volta rientrata dalla cena in Sala Grande si era tolta il maglione e la gonna dell’uniforme, aveva fatto una veloce tappa in bagno e scelto i jeans puliti nel suo armadio. Poi era uscita.
Draco le aveva lanciato uno sguardo d’intesa prima di lasciare la Sala con gli amici.
E lei, puntuale, si trovava ora a bussare al quadro, vuoto, nuovamente, che celava l’ingresso ai sotterranei.
Adrian sopraggiunse alle sue spalle.
-Aspetta, ci penso io!- le disse.
Hermione sobbalzò -Pucey, non ti avevo visto!- si portò una mano al petto.
Intanto il ragazzo aveva scostato a forza il pesante quadro appeso alla parete, scoprendo un varco dietro la tela.
Fecero il loro ingresso, l’una dietro l’altro.
Pucey portava con sé qualche bottiglia di Burrobirra.
Il disastro della sera prima era stato ripulito, di sicuro grazie all’aiuto della magia.
L’ambiente circostante sembrava un altro. La tappezzeria verde-argento e, dove li si poteva scorgere, i muri in pietra erano gli stessi, così come i lussuosi tappeti e il colonnato in marmo da un lato della stanza, e anche il camino. Le lunghe tavolate piene di bottiglie d’alcolici vari erano scomparse. Le poltrone erano pigramente sistemate davanti al Fuoco Magico che avvampava nel focolare, i loro occupanti erano altrettanto pigramente sistemati al loro interno.
Draco stese un braccio verso di lei -Mione- disse.
Ogni volta che la chiamava così Hermione avvertiva una piccola scossa. Lo faceva in un modo tutto suo, i suoi amici ormai usavano quel diminutivo frettolosamente, in modo meccanico, ripetitivo.
Anche durante le litigate. Mione non puoi dirmi così, Mione non puoi fare cosà.. Era abituale tra loro, ormai.
Anche per farsi passare il sale da un capo all’altro della tavola la chiamavano così.
Lui lo usava solo in certi momenti. Peccato che quei momenti coincidessero con le loro recite a beneficio altrui. Quando dovevano recitare il ruolo della coppietta innamorata a tutti i costi.
Si avvicinò e si accoccolò in una poltrona vuota, in silenzio. Non aveva voglia di ascoltare le chiacchiere di nessuno, ma doveva presenziare. Si dispose a vedere trascorrere il tempo, pensando agli affari suoi, rannicchiata in quella poltrona.
Blaise era assorto e silenzioso. Stranamente sobrio. Guardava il fuoco crepitare.
Daphne gli occhi chiusi e la bocca socchiusa, dormicchiava, fiduciosa. Nulla le sarebbe successo con Malfoy e Zabini vicino, questo anche Hermione lo aveva capito. La più anziana (per modo di dire) delle Greengrass godeva di privilegi particolari. Uno dei quali era avere due veri e propri angeli custodi che vegliavano su di lei e la sua incolumità.
Hermione non avrebbe saputo elencare tutte le cose che avrebbero potuto accaderle, anche solo per gioco, là dentro, se solo lei si fosse permessa di abbassare la guardia qualche minuto, come faceva Daphne.
Pansy e Astoria non c’erano.
Flint e Nott neanche. Hermione non sentiva la mancanza di questi ultimi due maschi-alfa, in effetti.
Adrian aveva posato le bottiglie su un tavolinetto basso lì vicino e s’era seduto nell’ultima poltrona lasciata libera.
Rimasero in silenzio per un’eternità.
-Che si fa stasera, Blaise?- chiese Adrian, senza nessun particolare interesse.
Hermione se ne sorprese quasi, da quello che aveva capito Adrian non era esattamente il tipo che partecipava alle loro scampagnate.
-Aspettiamo l’arrivo di Pansy, Astoria, Marcus e Theo e poi si vedrà- rispose l’altro, stirandosi pigramente.
Daphne aprì un occhio, poi aprì l’altro.
Non una sola ruga, non un solo brufolo, non un’occhiaia. Niente. La sua pelle era perfetta.
Pallida, ma non emaciata. Morbida. Vellutata. Rosata sulle guance. Appariva sempre perfettamente riposata. Certamente dormiva sonni tranquilli, a differenza di Hermione, che non riusciva a rilassarsi completamente in nessun momento della giornata, figurarsi se riusciva a dormire serenamente con tutti i pensieri che aveva!
Ad ogni modo, sembravano senz’anima, quelle Serpi. Mai stanche. Mai malate. Avevano venduto di sicuro l’anima al diavolo per essere così perfette in ogni occasione. Forse l’avevano venduta a Voldemort!
La porta d’ingresso si aprì, ne entrarono i sopracitati individui.
-Nulla. Serata piatta. Nessuna festa a cui imbucarsi. Nessun progetto. Niente di niente. E quelli del primo anno sono troppo stravolti perché si possa organizzare qualcosa di decente qui da noi, si farebbero subito beccare dall’arpia domani- annunciò l’ex carlino.
La Grifona immaginò che l’arpia potesse essere la preside che una volta tanto ammirava.
Ma quella mattina era stata acida come una zitella Babbana, e lei, pur sapendo di essere in torto, non riusciva più a perdonare nulla a nessuno.
-Ragazzi, per tanto così, mi ritiro nelle mie stanze- mormorò Daphne, si alzò in un turbinare di veli e si allontanò.
-Mi dispiace, ma stasera è veramente una palla- disse Pansy e la seguì insieme ad Astoria.
-Se le belle se ne vanno a dormire, io e Theo andiamo a caccia di qualche Tassorosso o Corvonero un po’ meno sofisticata. Tanto, basta che aprano le gambe e chiudano la bocca per quel che m’importa!- Flint diede di gomito a Nott e con lui se ne andò dal varco dietro al ritratto.
-Malfoy, che fine ha fatto l’abitante del quadro?- chiese la Grifona, ricordandosene improvvisamente.
-L’abbiamo levato dalle palle, quel rompiscatole!- le disse Adrian -L’abbiamo semplicemente spedito altrove- fece spallucce. Si alzò e si dileguò pure lui.
-Che ne dite di una cosetta a tre fra di noi?- chiese Zabini, scoppiando successivamente a ridere di gusto.
-Io e gli sposini, quasi quasi mi farei una foto ricordo con voi, con tanto di autografo-
Malfoy alzò un sopraciglio -Saresti così generoso anche da lasciarci la camera per qualche ora?- chiese.
Zabini si zittì e fece una faccia eccessivamente sorpresa, insinuando-Che intenzioni avete?- e ammiccò.
Il biondo tagliò corto -Ci sarebbero un paio di questioni da chiarire.. Vieni anche tu con noi, se vuoi. Non ho segreti-
 
-Mezzosangue, mio padre ha tutta intenzione di parlare con la McGranitt per fare in modo che tu venga trasferita- annunciò.
Zabini seguiva, interessato, la conversazione da sopra il suo letto.
Hermione spalancò gli occhi -Dove?- chiese.
-Qui-
-Eh?-
A quel punto intervenne anche Blaise.
-Draco, qui dove?-
-Qui, in camera mia, cioè, nostra. Diventerà la camera mia e della Mezzosangue. Tu e Nott prenderete una doppia da qualche parte e qualche ragazzo del primo anno dovrà stringersi un po’. Niente di importante-
-Quando?- chiese Blaise.
-Probabilmente non prima del matrimonio- Draco fece spallucce -Sono così vecchi e rompipalle da pensare che due ragazzi non scopino con nessuno prima delle nozze, e anche così scemi da pensare che potrei realmente portarmi a letto la Granger, se solo l’avessi in camera mia per qualche notte-
-Hey!- Hermione volle ricordare loro la sua presenza, nonostante lo stato catatonico in cui era caduta.
-Ma è.. impossibile- cominciò a dire -Io sono una Grifondoro-
-So benissimo cosa sei. Purtroppo- la interruppe Draco -Ma mio padre vuole un erede, e di certo non possiamo generarlo col pensiero. Ok che dopo questo nostro ultimo anno a Hogwarts vivremo a Malfoy Manor. Ma nel frattempo? Pensi che non abbia tutta l’intenzione di giocare ogni carta a sua disposizione perché il fottutissimo erede nasca al più presto?! Spera di farci accoppiare a forza.. Ma potremmo anche rimandare lo spiacevole episodio.. Basterà inventare qualche scusa.. Il modo si troverà, non muoio dalla voglia di toccarti, Mezzosangue! Dividere la camera mi sembra il minore dei nostri guai, tutto sommato!- fece una smorfia.
-Ma come farò? Cosa dirò alle mie compagne di stanza? E non è contro le regole?-
-Non c’è scritto da nessuna parte che moglie e marito non possano dividere il letto. E comunque non mi sembra che tu vada troppo d’accordo con la Piattola e Miss Oca Brown, ultimamente. Forse star loro lontana ti farà solo bene! E comunque manca ancora del tempo.. Dobbiamo decidere la data delle nozze. E presto!-
Zabini ascoltava in silenzio.
-Quanti mesi ci vogliono per organizzare un matrimonio?- chiese.
-Normalmente o coi tempi di mio padre? Vuole che io abbia un anello al dito entro e non oltre due mesi-
-COSA?!- Hermione non poteva crederci -Non c’erano note a margine che prescrivevano un limite massimo di tempo entro il quale sarei dovuta diventare tua moglie!- protestò.
-Due mesi è il tempo che ci mettono per farci arrivare le fedi. Son felice quanto te!- rispose il biondo, sarcastico.
-In che guaio ti sei cacciato, amico!- commentò Zabini -Proprio un bel guaio!-
-Hey, cavolo, io son qui!- protestò ancora  la riccia.
Blaise le rivolse un sorriso più spento del solito, stanco.
-Non ce l’ho con te, Hermione, non fraintendermi, sei una ragazza splendida.. - Draco sollevò le sopraciglia, palesando il suo scetticismo -Ma non è bello essere manovrati come marionette. Lo so per esperienza- continuò il moro.
Malfoy rimase in silenzio.
-Torna nel tuo dormitorio- disse alla ragazza -Io e Blaise dobbiamo farci una chiacchieratina in privato. Inoltre è molto poco elegante addormentarsi in aula.. Meglio che tu ti riposi, per evitare altri incidenti- sogghignò.
-Potremmo sempre dire che abbiamo replicato l’impresa titanica che ci ha visti coinvolti ieri sera- ribatté stizzita Hermione -Non ti pare? Sembra che sia una scusa alquanto credibile, dalle tue parti-
Il biondo la guardò truce, Blaise rise -Sta crescendo bene, la piccola-
-Non ho intenzione di mettere in giro la voce che per te faccio gli straordinari ogni sera, Mezzosangue. Certe attenzioni, una donna, da me, se le deve meritare-
-E cosa ha fatto Pansy per meritarsi le tue amorevoli attenzioni, ieri sera?- insinuò la riccia.
Da troppo tempo quel tarlo la rodeva da dentro.
-Uh-uh!- esclamò Blaise, ridacchiando sempre più per quel pungente scambio d’opinioni -1 a 0 per la Granger- annunciò più a sé stesso, che agli altri.
-Pansy sa come soddisfare le fantasie di un uomo, Zannuta. Ci vediamo domattina a lezione. Vedi di non farmi fare altre figuracce, te l’ho già detto- e, con questo avvertimento, le chiuse la porta sul naso.
Quindi si voltò verso l’amico.
-Ti sa tenere testa, Dray, ammettilo!- Blaise ancora sorrideva, soddisfatto da quel teatrino.
Il biondo sbuffò.
-Che è successo con Pansy ieri sera, amico? Pensavo ti avesse chiesto di non creare più illusioni, tra voi.. Pensavo che alla fine il messaggio fosse di non toccarla più, o avevo capito male?- chiese, con aria interrogativa, aggrottando la fronte.
Draco fece spallucce -E infatti. Ho ottenuto solo un paio di insignificanti bacetti, poi è arrivata la Granger, e in ogni caso, dopo, Pansy se n’è andata. Se ne sarebbe andata comunque-
Zabini annuì.
Se la Mezzosangue credeva che lui ancora si scopasse la sua ex fidanzata, tanto meglio.
Di sicuro non poteva portare a nulla di male, anche se lei credeva una cosa simile!
-Sai mica quando vuole organizzare la festa d’inizio anno la vecchia?- domandò a Blaise.
Avrebbe dovuto portarci la sua “ragazza”, ma ci sarebbe stata comunque tutta la scuola, compresi i suoi amici. Ci sarebbe stato dell’alcool e magari a quelli del primo, secondo e terzo anno sarebbe stato vietato di rimanere alzati oltre una certa ora. Draco aveva bisogno di svagarsi, decisamente.
 
 
 
Siete giunti fino a qui sani e salvi?
Se si, vorrei fare due piccole annotazioni prima di passare ai ringraziamenti..
Di nuovo, non saprei come giustificare ritardi di tale portata nella pubblicazione dei vari capitoli.
In realtà la spiegazione è semplice.. Non è che manchi sempre materialmente il tempo per mettersi dietro al pc a scrivere. E non si tratta neanche sempre di mancanza di ispirazione.. E’ un’insieme di fattori, quello che mi frega, che comprende anche i due problemi appena sopracitati, comuni a molti writers, ma che ingloba pure il deprecabile vizio di rimandare sempre tutto al giorno seguente, prima perché è troppo presto, ho appena pubblicato, dopo perché è passato troppo tempo, mi vergogno un sacco a rispuntare fuori dal nulla come se, dopo aver fatto i miei porci comodi, ora pensassi ‘che faccio? Massi vado a rompere su EFP..’  xD
Certo, se mi auto-fissassi delle scadenze entro cui pubblicare il capitolo successivo andrebbe meglio..
Non riesco.. =S
Andrebbe che qualcuno di voi si appostasse fuori da casa mia a tirarmi le orecchie quando i tempi si dilatano eccessivamente..! xDD
Fateci un pensierino..! ;-)
 
Seconda cosa, stavolta per quanto riguarda la storia.. Io non sono un’esperta del mondo di HP, come magari lo sono di altre cose, o come lo sono invece quasi sicuramente alcune di voi. ^^
Semplicemente mi piace, amo in particolare alcuni personaggi (Draco *sbav* xD) e mi diverte molto scrivere qualche fanfic al riguardo.. Però è facile che possiate trovare delle incongruenze.. Che so.. Magari siete più informati di me e non vi tornano i conti con l’età di Astoria, o per esempio Piton all’ultimo anno non era lì a insegnare Pozioni, nonostante io ce l’abbia ficcato di tutta forza. La verità è che il personaggio di Astoria mi incuriosiva parecchio, come ora, ho notato, incuriosisce anche qualcun’altra di voi, non potevo rinunciare all’idea di inserirla,e fare in modo che fosse abbastanza ‘grande’ da frequentare la cricca di Malfoy, Zabini e la Parkinson. Per quanto riguarda Piton, è un personaggio che non amo particolarmente, in sé, ma a cui sono affezionata come scrittrice. Il sodalizio tra lui e Malfoy era un topos che non si poteva ignorare! xD
Probabilmente c’è chi, già ora, troverà irritanti queste incongruenze con la reale trama del libro, esisterà anche il FanClub di Lumacorno, e magari io stessa, rileggendo questa storia fra tre anni, la troverò piena zeppa di errori di ambientazione.. Però.. Non so.. E’ tanto un problema secondo voi? ^^
Mi dispiaceva rinunciare al pathos di Piton..  =P
 
Aspetto le vostre opinioni ^^
 
Passiamo ora ai ringraziamenti…
 
@HailieJade: grazie x i complimenti, l’intenzione in effetti era quella di rendere Draco molto “sbav”. Mi dispiace solo che non sono stata certo veloce a pubblicare qualcosa di nuovo.. Se ci sei ancora batti 1 colpo! ;-)
@Nerazzurra: ecco.. sulla frequenza di pubblicazione proprio non ci siamo.. magari sulla lunghezza del capitolo mi riscatto un po’! =D
@Maka27: il tuo commento mi ha fatto parecchio piacere perché adoro quando un lettore accenna cos’è in particolare che l’ha colpito del capitolo appena letto. Son contenta di averti lasciato a bocca aperta. Vedremo se anche questo capitolo è riuscito a sorprenderti, nel caso tu sia passata per di qua.. ^^
@Saphiras: Oh povera te, addirittura un capitolo interamente dedicato alle Note dell’Autrice ti sei dovuta sorbire x colpa mia! xD Comunque.. Non perdere le speranze.. Il fascino del biondino è innegabile, ma immagino che anche Hermione abbia i suoi assi nella manica.. =P
@n3n4: il tuo commento mi ha fatto veramente brillare gli occhi per tutto l’entusiasmo che traspariva da ciò che hai scritto.. ^//^  *me onorata*  In ogni caso: hai ragione.. la neo-coppia pare avere fatto meno scandalo di quanto non si sarebbe potuto prevedere.. Forse gli scagnozzi di Malfoy hanno fatto terrorismo psicologico, minacciando di morte chiunque decidesse di andare a rompere le scatoline al Principino con seccanti e inopportune domande.. C’è anche da dire che il pubblico annuncio del fidanzamento è avvenuto sotto gli occhi di tutte le famiglie più snob della società magica, i cui rampolli appartengono alla Casa di Salazar, luogo in cui Hermione ha passato molto del suo tempo, recentemente.. La loro curiosità, forse, è stata abbastanza soddisfatta da tutti i discorsoni fuoriusciti dalla bocca di Lucius.. E poi, dubito che vogliano dare tutta questa soddisfazione a Hermione, facendola sentire al centro dell’attenzione.. E’ più conveniente ignorare una “sporca Mezzosangue” che si trovano ad avere fra loro e a dover rispettare soltanto x convenienza.. Per quanto riguarda i Grifoni.. Bhè, i Weasley, Potter e la Brown di certo non hanno mascherato le loro emozioni più recondite..!     =)
Immagino che tutto il loro affetto, nei momenti di concordia, e il loro astio, nei momenti di disaccordo, abbia un po’ offuscato tutti gli altri studenti. Magari anche chi aveva voglia di fare due paroline con Hermione, vedendola sempre così sconvolta, o triste, o incavolata, ha deciso di girare sui tacchi…
Vedremo quali saranno le reazioni di Tassorosso e Corvonero appena Mione si troverà ad avere a che fare con qualcuno di loro! ^^
@didi_coldone: un altro di quei commenti che mi hanno fatto sorridere parecchio! Ogni tanto anche Draco capisce che qualcuno dei suoi “amiconi” ha bisogno di una bella rimessa in riga. Per fortuna Hermione ha le palle per provvedere anche da sé. ^^
@barbarak: il tuo è stato uno dei commenti che + mi son rimasti impressi. Hai colto esattamente quello che io volevo far notare!! Ti adoro, e con te tutti quelli che hanno notato come la percezione del giusto/sbagliato, del bello/brutto sia assolutamente diversa nei Grifoni e nelle Serpi. Hermione dovrà abituarsi anche a questo, per inserirsi al meglio nel mondo del suo ragazzo! Un’altra cosa che hai immediatamente colto, e che io sto cercando di lasciar trasparire al meglio delle mie possibilità, è come, nonostante i baci e il tempo che devono forzatamente passare insieme, il loro rapporto non è ancora sostanzialmente mutato. Si stanno conoscendo, giusto, ma sono ancora in una fase dove nulla è deciso... ^^
Grazie x il brillante spirito d’osservazione! ^^
@Ghily89: sul “speriamo di risentirci presto” devo a te, e a tutti gli altri, delle sentite scuse.. Però posso quantomeno dirti che se trovi il modo x partecipare a qualcuno di quei festini devi ASSOLUTAMENTE invitare me e, immagino, anche un’altra mezza dozzina di persone! xDD
@jake the aka: bhè, noi possiam parlarci quando vuoi.. inutile che stia a blaterare a lungo qua sopra! Ti voglio bene e ti ringrazio come sempre! ;-)            >SMACK!<
@arya25: eheheh! Onestamente ho pensato che, dopo una manciata abbondante di anni in cui si erano reciprocamente usati, un qualche legame doveva essersi venuto a creare tra due persone che avevano condiviso tanto, per tanto tempo, in un ambiente simile. Anche solo per istinto di sopravvivenza, e perché chi meglio di una Serpe può comprendere un’altra Serpe?! D’altronde l’amicizia sincera che lega Draco a Blaise è fuori discussione, e se, in fondo, in fondo, Draco è capace di affezionarsi tanto a un suo ‘commilitone’, perché non potrebbe affezionarsi anche a una ragazza che ha visto crescere, a momenti, nel suo stesso letto?! E viceversa, insomma, che Pansy sia -stata- innamorata di Draco x davvero fa sorprendere sempre molto meno. Ma ho voluta renderla al contempo ben consapevole di quello che sta vivendo, e di dove lo sta vivendo. In un mondo dove i sentimenti sono più pericolosi dei non-sentimenti, probabilmente..
C’è anche da dire che la sfiga pare averli parecchio perseguitati, pure questi due, specie Pansy.. Chissà se è arrivato il momento del riscatto x lei, o no? Bho! ^^
Per quanto riguarda il personaggio di Narcissa, sono felice di averlo azzeccato! ^^
Astoria, Flint, Nott.. Non credo si aggirino di continuo intorno al collaudato quartetto Malfoy-Zabini-Greengrass-Parkinson con l’intenzione di non combinare nulla.. Sicuramente avranno le loro splendide macchinazioni da mettere in atto, prima o poi, ai danni o a favore degli altri, ancora non si sa.. xD   ^^
@LadymE: ok, aggiornare le fanfic in tempo, lo abbiamo appurato, non è il mio forte. Comunque, prima o poi, anche in questo caso, arriveremo a buttare un occhio alla vita da sposini di Dray e Mione.. Quantomeno, salvo imprevisti..! ;-)   
@Leryn: l’ambientazione nei sotterranei di Serpeverde continua… ahahah! xD
A quanto ci dice Malfoy, arriverà un periodo in cui Mione passerà ogni suo momento libero nel proprio nuovo dormitorio.. A meno che non escogiti qualcosa per mandare all’aria l’ennesimo, strampalato piano di Lucius! Concordo su quanto hai detto nel resto della tua recensione. Se sei passata da queste parti aspetto una tua nuova opinione! ^^
@ashar: in assoluto la recensione + divertente degli ultimi due capitoli! xD Ti stimo un sacco! xD
@SilviL7: e io ti ringrazio assolutamente! ^^
@taltaluga: come già detto a arya25, se non sbaglio, avete colto entrambe nel segno, ragazze. Quella coppia di combinaguai non se ne starà tanto a lungo con le mani in mano, e probabilmente nemmeno la Bulstrode e Astoria..!! =P
Per quanto riguarda Ronald.. Ora sembra molto preso dalla Brown.. Certo, vedere Hermione aggirarsi x i corridoi col biondino non pare fargli molto bene alla salute.. Ma forse al momento non c’è pericolo che metta da parte l’orgoglio e le scopate-facili con Lavanda x gettarsi nuovamente ai piedi di Hermione, o così, almeno, sembra..! ^^
@sarina95: continuarla, certo!!!! È il “presto” che mi spaventa. Devo ancora lavorarci su quell’avverbio lì..! =S  
@pennychella: (scusa, la parentesi è doverosa: hai un nick-name davvero originale! ^^), eleggo la tua recensione a “recensione che mi ha fatto maggiormente arrossire”, prima di tutto x i complimenti: i personaggi non sono OOC, non ci sono Mary Sue..  Awwww! Che bello! Fosse anche che questa mia long fic si rivelasse un disastro, da questo nuovo capitolo in poi, x me rimarrebbe comunque un successo sapere che, i primi 8 capitoli, si possano dire + o meno riusciti! ^^  
E poi non ti dico come mi son sentita nel leggere che la mia ‘fan numero uno’ si era sentita ‘mandata a quel paese’ dall’improvvisa e brusca interruzione della storia… xD  Che disastro che sono! Si, che meglio tardi che mai.. In effetti se mi spicciassi un po’ di più -però- non sarebbe sgradito a nessuno, credo! xD
A presto! (spero) ^^
@virby: *____*   Grazie x non esserti dimenticata..  ;-)  Mi son di nuovo aquì, se ti va di leggere…! ^^
@prettyvitto: non so se, x ora, Hermione si reputa tanto fortunata.. Ma comunque farà solo del bene alla comunità magica ottenendo quei registri segreti di Malfoy Senior.. Harry Potter forse dovrebbe ricordarselo.. Prima di trattarla male.. Ma si sa, la gelosia è una cattiva consigliera! ^^
 
Bacino a tutte, ragazze.
Lady Style **

 

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Capitolo 11
*** CHIARIMENTI (x Acquamarine_ e x tutti) =) ***


È stato un caso se sono passata da EFP in questi giorni.

Un caso perché come avrete notato sono molti e molti mesi che questa storia non procede.

È stato dunque un caso aver letto la recensione di Acquamarine_

Io ho alcune colpe, che vanno ammesse, ed è per questo che scrivo qui ora.

Prima di tutto è dall'inizio di questa storia che manco di rispetto ai lettori, sia a quelli a cui la storia fin'ora è piaciuta, sia a quelli a cui la storia non è piaciuta, e questo per via dei mancati aggiornamenti. Una storia per essere piacevole deve essere aggiornata con una certa regolarità.

Di questo quindi devo chiedere scusa.

In secondo luogo ammetto il mio rapporto conflittuale con EFP.

Trovo sia un ottimo luogo dove poter condividere le proprie passioni, i propri sogni, le fantasie e ovviamente l'amore per la scrittura che accomuna tutti gli utenti.

Il punto forse è che EFP dovrebbe essere anche una sorta di 'palestra' no? Un luogo dove puoi verificare e confrontare le tue capacità, tenendoti allenato, pubblicando, scrivendo, ripubblicando.. ma come si è soliti frequentare con regolarità una palestra con gli attrezzi bisogna farsi vivi con tenacia, ostinazione e determinazione (scusate la rima) anche qui.

E arriviamo alla mia difficoltà. Qui ci sono persone che ci tengono molto a questi personaggi e a questi bellissimi mondi inventati da menti come la Rowling, e vale anche per me.

Anch'io mi diverto a fantasticare al riguardo ma da sempre combatto contro una parte di me che invece fatica a scrivere di personaggi che non sono i suoi. Mi piacciono, adoro scrivere di loro, ma sono cosciente di come siano stati partoriti da altre menti e quasi mi dispiace di appropriarmene indebitamente... Questo è uno dei motivi per cui fatico ad aggiornare. Mi piace scrivere e mi diverte molto poter usare la scrittura come tramite per rivivere in mondi dove mi è piaciuto farmi trasportare dall'autore/autrice, ma mi sento quasi sbagliata a usare quei personaggi. Per quanto sia il principio stesso delle fanfic : poter usare senza scopo di lucro personaggi che qualche mente brillante ha ideato e poter 'giocare' con loro.

Ecco. Se leggo le fanfic di qualche altro autore semplicemente mi diverto.

Se tocca a me scriverne iniziano i problemi. Ho le idee, trovo le parole.. Idee che magari non piacciono (ne parlerò dopo) e magari non sono le parole migliori quelle che scelgo.. Ma la mia difficoltà non risiede in questo, bensì nel "senso di colpa", per così dire, nell'usare personaggi che qualcuno di moooooolto più bravo ha inventato. È anche un po' stupido a pensarci.

Parlo come se facessi qualcosa di sbagliato e invece esistono interi siti come EFP dove tanta gente si diverte facendo la stessa cosa...  Che stranezza! Non so neanche se mi sono fatta capire...

In secondo luogo, a parte forse la pigrizia e le motivazioni personali (accadono tante cose nella vita di ognuno di noi, il ché é una banalità ma è anche essenzialmente una cosa vera), il secondo grande motivo per cui faticavo ad aggiornare sta nel fatto che dopo aver pubblicato un capitolo facevo passare del tempo.. pensavo...  ok, ora è presto, aspetto a scrivere un altro capitolo... e poi passava troppo tempo e allora iniziavo a pensare... ok, è passato troppo tempo, ora con che coraggio mi faccio viva di nuovo, cosa gliene fregherà alla gente di una stupida storia, ce ne sono tante altre scritte meglio... e magari leggevo recensioni positive ma retrodatate e pensavo anche... ok... questa persona ci teneva... è passato così tanto tempo, l'avrò sicuramente delusa....

Insomma controproducente e basta. Razionalmente lo so anch'io che sarebbe bastato e sarebbe stato più semplice mettersi a scrivere e basta.

In terzo luogo ogni volta che torno a rileggere, magari a distanza di mesi, ciò che ho pubblicato fino a quel momento, nulla mi soddisfa. Nell'arco dei mesi il mio stile si evolve o semplicemente cambia.. Quel che ho scritto prima magari lo riscriverei diverso e finisco per abbattermi e dire: ok ora però non ha senso continuare una storia che ogni due mesi riprenderei da capo e modificherei ancora e ancora e ancora...

Non sono quasi più venuta su EFP, ma quando vengo ovviamente vedo i nuovi commenti..

Li ho letti tutti, non solo quelli di Aquamarine_

Il suo mi ha colpito perché è molto recente e sembrava proprio disgustata.

Per questo volevo scusarmi con lei direttamente e con tutti quelli che potrei aver contrariato.

Pensando a quello che dici hai ragione a dire che la storia ha bisogno dell'avvertimento OOC.

Effettivamente gli avvertimenti li ho messi quando ho iniziato la storia, con la pubblicazione dei vari capitoli forse non ho più adeguatamente riflettuto se andassero modificati o meno.

Mi ha urtato la parte in cui parli delle generazioni di adolescenti di oggi e di qualche anno fa.

Accetto le critiche alla storia, tutte le critiche che vuoi, anzi, credo mi facciano bene.

Sono sincera. Però vorrei dividere quello che è finzione da ciò che è reale.

Se parliamo di fantasia, hai ragione. Se parliamo della realtà allora aspetta un secondo.

Anch'io sono giovane, ma nemmeno io mi immedesimo nelle Serpi che ho descritto.

E neanche volevo fare il ritratto di una generazione. Credo ci siano molte adolescenti un po' facili in giro e molti maschi non da meno. Ma di gente così io non ne conosco.

Non sono certo i miei amici quelli che ho descritto!

Forse ho appunto esagerato proprio perché è tutta fantasia e non ho fatto appiglio a nessuna reale conoscenza. Forse è diventato surreale, questo capitolo, proprio perché non conosco quali siano i limiti delle persone così.. Magari (lo spero!!!) di adolescenti così neanche ne esistono.

Per quanto riguarda il capitolo in sé mi dispiace davvero se ho esagerato. Mi scuso.

Non volevo scadere nel volgare volontariamente. L'intento non era quello di "scandalizzare" solo per colpire il lettore. Non volevo invogliare i giovani all'alcool, al sesso, alla droga... Nulla di tutto ciò. Mi dispiace tanto se ho rovinato un mondo che tutti conservano con amore dentro di sé, un luogo pulito e felice. Non volevo. Anzi, forse volevo solo esagerare il contrasto luce/ombra, in questo caso Griffondoro/Serpeverde. Tutto qui.  (Serpeverde negli originali della Rowling rimane una casa rispettabilissima, è chiaro!)

Prendilo per quello che è: un capitolo venuto male di una fanfic o presunta tale.

Però non credere che quella sia davvero l'unica e sola realtà che gli adolescenti di oggi possano vivere.

 

Detto ciò andrò a mettere il raiting rosso alla storia e aggiungerò due avvertimenti: OOC e storia incompleta.

 

A dire il vero già da tempo pensavo di eliminare tutto quel che ho pubblicato fin'ora sul sito.. comunque non lo farò ancora per qualche tempo perché è giusto che questi chiarimenti possano essere letti da chiunque lo voglia.

(avrò scritto male perché sono davvero molto di fretta, sono con un computer non mio... spero che il senso di ciò che volevo dire si sia capito ugualmente)....

La storia non credo sia il caso di proseguirla... non lo so più.... come scrittrice a puntate già non vado troppo bene, ci manca solo che io disgusti la gente. È l'ultima cosa che voglio! Mi spiace seriamente, non volevo sembrare "torbida" a tutti i costi. Per ora comunque non cancello ancora nulla.. Un bacio.. Lady Style!

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Capitolo 12
*** Caccia agli abiti per la cerimonia ***


Ragazze molti dei  commenti li ho letti ora... Mi avete sbalordito... Io non pensavo che ci teneste così tanto, davvero!!!!
       La ripendo, ok, e la finisco, costi quel che costi. Se ancora ci siete battete un colpo!!!! Speriamo bene!!!!!
Questo capitolo è venuto di getto, probabilmente sarà tutt'altro che soddisfacente... comunque è un (nuovo) inizio, no? Ok.. dai. Tentiamo! :)
           
                                             Buona lettura! Lady Style
Hermione sospirò, allentandosi il nodo della cravatta che portava al collo.
I quattro spessi volumi che reggeva col braccio sinistro le stavano bucando la pelle sottile, le maniche arrotolate della camicia lasciavano intravedere la curva del muscolo teso per lo sforzo. Con l'altro braccio riagguantò la borsa che teneva tra i piedi. Il busto riacquistò la posizione eretta, barcollando leggermente, mentre con la destra tornava a sollevare a fatica quel quadrato di tessuto con cerniera che conteneva la sua intera vita scolastica, i fogli e l'appunti su cui studiava incessantemente.  Riprese a camminare lungo il corridoio, le lezioni erano appena finite e lei doveva attraversare la scuola e salire di un paio di piani per andare in biblioteca, a continuare a studiare. Non stava facendo altro, negli ultimi giorni.
Draco continuava a volerla accanto a sé nelle lezioni che le Serpi avevano in comune coi Grifoni, ma per il resto la lasciava molto più libera di gironzolare sola per la scuola di quanto non facesse i primi giorni.
La sera non era stata più invitata a feste spudorate e pericolose; talvolta passava un paio di ore nella sala comune delle Serpi e poi rientrava nel suo dormitorio, dove si concedeva lunghe dormite, anche perché non aveva più amici fidati con cui scambiare chiacchiere o giocare a qualche gioco di società.
Si impigriva a letto dalla tarda sera fino al mattino, quando si svegliava assolutamente riposata, fin quasi annoiata da quella forzata inattività. Non era mai stata una persona spericolata per indole e natura, ma era anche vero che da quando aveva conosciuto Harry, Ron e Ginny non aveva mai più vissuto un così lungo periodo di dolce far nulla. C'era sempre qualche stupido guaio o qualche crudele duello in cui veniva cacciata per forza di cose. Che fosse aiutare Ronald a studiare Pozioni o che fosse sconfiggere il Signore Oscuro, il tempo la travolgeva, la cambiava, cambiava quel che era il mondo intorno a lei, lasciandola di volta in volta diversa, più matura, più riflessiva, più adulta.
Fin da quando era stata coinvolta in questa assurda storia di sposare Malfoy non aveva avuto un attimo per pensare, le prime settimane erano schizzate via prima che potesse ragionarci su. Tutto era così veloce da non sembrare reale.
Ora, invece, il Principe delle Serpi le concedeva, chissà perché, ore e ore da trascorrere sola, più per menefreghismo nei confronti della sua persona, che per altruismo. Non pensava che lei avesse bisogno di tempo per riflettere, semplicemente non sentiva la necessità della sua compagnia, al momento.
Certo sarebbe arrivato il momento in cui l'avrebbe convocata, e allora lei sarebbe dovuta scattare. Questa almeno era l'idea della Serpe. Ma per ora la presenza della Grifona non sembrava essere tollerata più che per la durata necessaria a far credere che le cose stessero procedendo secondo il naturale evolversi del loro presunto amore.
Hermione, da una settimana abbondante a questa parte, aveva trovato un suo ritmo di vita, non molto dissimile da quello che conduceva quand'era esclusivamente l'amica di Potter e la fidanzata di Ronald, decisamente diverso da quello a cui Draco l'aveva costretta i primi tempi, occupandole qualunque ora del giorno e della notte, e comunque nuovo, diverso. Ora lei passava, sì, molto tempo a studiare, come prima, forse anche più di prima, ma quando staccava, quando anche l'instudiabile era stato studiato, si trovava di nuovo sola. Draco non la chiamava, i suoi amici non la volevano.
Talvolta andava a zonzo per i corridoi, aspettando che qualche piccola, timida pettegolina del primo o secondo anno la fermasse e le chiedesse 'E' vero?' oppure 'Ma com'è?'.
E' vero che sei promessa in sposa a Draco Malfoy, Hermione? E' proprio vero?
Ma com'è essere sul punto di sposarsi con lui?
Se non incontrava nessuno se le faceva da sola le domande, nella propria testa.
Lo vedeva talmente poco che non sapeva neanche più rispondersi.
Lo vedeva talmente poco che il pensare di essere legata a lui non le sembrava più strano, fastidioso, indicibile come i primi tempi. Ora era solo irreale. Come se fosse frutto di un sogno/incubo da cui ancora non si era ben svegliata, come se continuasse a confondere i tratti dell'irreale e quelli della realtà, mescendoli insieme. Più come un sogno ad occhi aperti che come una fantasiosa elaborazione della sua mente nel sonno. Sembrava più facile credere che si fosse messa a fantasticare nel dormiveglia e che Ginny la dovesse richiamare con un pizzicotto alla realtà vera da un momento all'altro.
Eppure le lunghe ore in cui tutti la lasciavano sola si srotolavano infinite e minacciose davanti a lei, a ricordarle che qualcosa era cambiato per davvero, nella realtà vera, non solo in un sogno dentro la sua testa. E quelle ore, il più tanto delle volte, le passava a dormire nel proprio letto, a girarsi su un fianco e poi sull'altro, posando la testa sul braccio detro, e poi sul sinistro, talvolta scalciando via le coperte, poi ritirandole su con le mani, e così via, infinitamente, fino a che non cadeva in un sonno nervoso.
Aveva accumulato talmente tanto riposo da poter fare la veglia per un mese di fila senza patire, ma le ore erano interminabili e non aveva altro da fare, finiti i compiti, se non rintanarsi in camera, e da lì sotto le coperte.
Certo, al mattino era sicuramente più riposata, brillava alle lezioni come, se non più di prima.
Studiava da morire, ma ora che non aveva più da aiutare Harry o Ron, ora che conosceva un Draco e un Blaise che potevano fare da soli e senza fatica, si trovava spesso a finire troppo presto. E allora che fare?
Tutto quel tempo, era sicura, le sarebbe potuto servire per pensare. Alla sua situazione. A tutto ciò che l'aspettava. In verità, stranamente, si scopriva a non pensarci mai.
Era ossessionata dall'idea che non riusciva a riflettere su ciò che stava vivendo.
Continuava a dirsi: dovrei mettermi qui e pensare per bene, a quel che mi sta capitando, devo pensarci e...
E poi non sapeva a cosa le sarebbe servito rifletterci. E si risolveva a non pensarci affatto.
Inutile chiedersi perché Draco non la cercasse, inutile chiedersi perché fosse necessario affrettare i tempi del loro matrimonio, inutile chiedersi perché i suoi amici non riuscissero a perdonarle un cambiamento contro cui lei non poteva opporsi..? O meglio, avrebbe potuto opporvisi, mandando all'aria però la sola e unica possibilità di consegnare alla giustizia gli ultimi tra i Mangiamorte che avevano sconvolto il Mondo Magico. E se anche Harry non ci teneva, non abbastanza comunque da perdonarle di essere scesa a compromessi, lei comunque sapeva che non era solo l'opinione di Harry che contava. O quella di Ron. O di Ginny. Contava solo che quei Mangiamorte non potessero più nuocere a degli innocenti.
Le sembrava allora inutile pensare a come avrebbe dovuto condurre la sua vita d'ora in poi, era inutile fare l'egoista e credere che sposare Malfoy non valesse la vita di tutti quei maghi e streghe che sarebbero stati in serio pericolo, se i Mangiamorte fossero riusciti a ricostituirsi come armata.
D'altronde, in cambio non le era stata chiesta la vita, le era stata chiesta la mano.
Aveva studiato storia nelle scuole Babbane per troppi anni per non sapere che, in passato, molte donne erano state promesse in spose dai loro padri a uomini che odiavano per molto, molto, molto meno.
Ed erano sopravvissute. E sì, avevano avuto dei figli, e magari erano anche riuscite ad essere felici, prima o dopo.
Sospirò. La borsa pesava così tanto che le sembrava dovesse, con tutto il suo peso, romperle la spalla in un unico, secco, spaventoso attimo. Si aspettava quasi di sentire il rumore dell'osso che usciva dalla sua naturale posizione e già immaginava il dolore atroce che le sarebbe toccato di percepire.
La sua mente ultimamente vagava spesso, perdendosi in qualsiasi genere di pensiero inutile.
La verità era che le servivano stimoli, gente che le parlasse, le desse informazioni qualunque da elaborare.
Avere un dialogo solo con sé stessa la stava rendendo instabile mentalmente, si sentiva sempre più nervosa e affaticata, mentre il suo corpo mandava segnali del tutto contrari. Fresco, riposato e inutilizzato. Il suo fisico si stava ribellando, necessitava di muoversi in qualche modo, di scaricare le energie che incassava con la continua assunzione di cibo, che non bruciava, costretto a letto, in ore di sonno che non servivano a riprenderlo da sforzi che non aveva compiuto. Un vicolo cieco.
Aveva rallentato il passo e la borsa ormai strascicava terra, il braccio non riusciva più a tenerla sollevata di modo che il fondo non ripulisse tutta la pavimentazione di Hogwarts.
Un braccio si allungò alle sue spalle e le rubò la borsa di mano, nel mentre si girava guidata dall'istinto, le si affiancò la figura di Blaise, fresca, riposata, con un largo sorriso stampato in volto e due occhi accesi che brillavano sotto i raggi del sole. La luce penetrava dalle finestre del corridoio, illuminando il pulviscolo che vibrava e vorticava nell'aria, Blaise aveva la sua borsa e continuava a sorriderle.
-Draco e te, oggi, a Diangon Alley- disse
-Eh?- farfugliò Hermione, poi si schiarì la voce che le era uscita di gola gracchiando.
-Dovete fare acquisti- continuò quello, tutto giulivo -Mi ha detto di fartelo sapere-
-Io oggi dovrei..  -
-Mezzosangue- la interruppe il biondino, sbucando dal nulla, come suo solito.
Guardò lei e guardò la borsa che Blaise portava senza alcuno sforzo. Non gli passò neanche per l'anticamera del cervello di addossarsi il peso della cultura della sua futura mogliettina.
Il corridoio era deserto e lui poté continuare col suo fare sarcastico, rifacendosi di tutte quelle volte che in pubblico aveva dovuto trattenersi dal commiserarla o schernirla.
-Cosa devi fare di così urgente? Vedere i tuoi amici non credo. E neanche studiare, visto che hai passato dieci giorni chiusa in una polverosa biblioteca. Se già mi attiravi poco mi chiedo come tu possa pensare di attirarmi adesso, ammuffita come sarai. Hai mai visto la luce del sole da quando è ri- iniziata la scuola? Che altro potresti voler fare? Sport? Manco a parlarne! Uhhh! Una scopa aiuto!!!!- le fece il verso, gesticolando come una femminuccia e assumendo una faccia come di chi avesse visto un troll.
-Hai dormito e oziato fin troppo, oggi dobbiamo comprare un vestito-
-Quale vestito?- chiese la riccia, rivolgendosi volutamente a Zabini e dando le spalle al suo fidanzato.
-Da sposa- fu la secca risposta di Draco, prima che Blaise potesse anche solo aprire bocca.
Hermione fu costretta a girarsi a guardarlo, scioccata.
-Pensavo..  -
-Di andarci con la tua amichetta? La nanetta rossa?- Draco alzò un sopraciglio -Mi risulta non ti parli più assieme. Ma se hai bisogno di un parere femminile ti annuncio che ci saranno le ragazze con noi-
Le ragazze. Le ragazze nel linguaggio di Draco e degli altri indicava le uniche femmine degne di attenzione, le uniche donne di lignaggio della scuola, le Serpi, e, più precisamente, indicava Pansy, Astoria e Daphne.
Poi fece un cenno a Blaise -Tu, io, Nott, Adrian e Flint potremmo concederci due o tre ore di Burrobirre, prima che le fanciulle abbiano finito di renderla degna di un matrimonio in stile Malfoy-
-Oggi non è un giorno in cui si possa... -
Draco estrasse un foglio di tasca, spiegazzato ma assolutamente leggibile. La preside acconsentiva alla loro mezza giornata di shopping, adducendo incontestabili motivi, in altre parole il tempo stringeva e a tutti conveniva che questo matrimonio si celebrasse nei giorni stabiliti.
I ragazzi potevano portarsi dietro testimoni, valletti, damigelle e tutti coloro si reputava necessitassero un abito adatto per la cerimonia.
Hermione alzò lo sguardo sui due ragazzi, Blaise le fece un timido sorriso, alzò la mano come per un appello, ma invece che pronunciare 'Presente!' si limitò a dire -Testimone dello sposo!-
-Eh no. No no, non esiste, damigelle e testimone li scelgo io! Non s'è mai visto!-
-Ok, tesoro- il corridoio si stava popolando di nuova vita, Draco la ammansì prendendo a recitare la parte del fidanzato premuroso e innamorato -Vai dai tuoi amici, se riesci a convincerli te li puoi anche portare dietro. Sappi però che tra mezz'ora si parte. A presto!- e le scoccò un bacio sulla guancia che risuonò nell'aria, seguito dalle risatine di tutte le studentelle patite di gossip nei dintorni.
Hermione girò sui tacchi e corse a perdifiato verso la Sala Comune dei Grifoni.
I suoi amici avrebbero dovuto dimostrarle che erano lì per sostenerla, questa era la loro occasione per redimersi, perdonarla e venirle in soccorso.
 
-Ragazzi- ansimò, fradicia di sudore e senza fiato, irrompendo nella Sala Comune.
Alzò lo sguardò e trovò solo Lavanda, che la guardò stranita.
-Tutto bene cara?- pigolò.
Hermione la guardò accigliata, senza degnarsi di risponderle. Passando oltre si diresse verso la propria camera, nella speranza di trovarci Ginny.
-Sono tutti via, cara- le urlò dietro Lavanda -I ragazzi avevano allenamento e Ginny è in prima fila sugli spalti ad assistere. Io non ci sono andata perché ultimamente il Quidditch mi annoia terribilmente- e con fare teatrale sospirò, riprendendo a sfogliare la rivista patinata che teneva tra le mani.
Hermione tornò sui suoi passi, sconfitta, si lasciò cadere su un divanetto e buttò la testa all'indietro.
Lavanda alzò gli occhi, in cerca di news più gustose di quelle di cui stava leggendo fino a poco prima.
-Tutto bene?- ripeté, studiandola a lungo.
-No. Mi devo sposare. Oggi devo comprare un vestito e ho assoluto bisogno che i miei amici vengano con me, se voglio che mi facciano da testimoni e da damigella d'onore-
-Ohhh ma potevi dirlo subito!- trillò la Brown, si alzò di scatto, afferrandola per un polso e trascinandola via.
-Dove andiamo?- boffonchiò Hermione, cercando di starle al passo.
-Interrompiamo l'allenamento, ovvio!- squittì quella mentre percorreva i corridoi di gran carriera.
 
Cinque minuti dopo erano in mezzo al campo da Quidditch, Lavanda si sbracciava come un'ossessa.
Ronald atterrò davanti a loro, appoggiando il peso sulla scopa che teneva con la destra e scostandosi un ciuffo rosso dagli occhi con la sinistra. Madido di sudore, guardava solo Lavanda, con aria preoccupata e circospetta, ignorando Hermione. La riccia sbuffò.
Harry, con aria altrettanto preoccupata, fece un segno a Ginny e atterrò davanti a loro, guardando la riccia alla ricerca di spiegazioni. La rossa arrivò di corsa -Che è successo?-
-Hermione ha bisogno di noi!- Lavanda era incontenibile.
Prima che chiunque altro potesse dire qualsiasi cosa, Lav aveva già spiegato tutto.
Ron continuava a scuotere la testa -Non esiste- disse soltanto.
-Dai, Ron-Ron, mi piacerebbe tanto fare da damigella a un matrimonio così bello-
La Grifona si voltò a guardarla indignata: chi mai aveva detto che Lavanda avrebbe potuto farle da damigella????????
Ginny soffocò una risatina vedendo la faccia della sua amica, insomma, non è che a lei Lavanda stesse poi così simpatica, le andava bene che facesse felice suo fratello, ma da lì all'esserne amica ce ne correva.
-Io ci sono- disse dunque. Hermione si girò sorpresa, guardandola con profonda riconoscenza.
Ginny le sorrise, le si avvicinò, le mise un braccio intorno alle spalle e strinse forte verso di sé.
Lavanda squittì di gioia, battendo le mani e saltellando a piedi uniti.
-Ron-ron! Dai Ron-ron! Tua sorella ci viene! E anch'io!-
-E anch'io- disse Harry, lo sguardo a terra. Poi lo sollevò e incontrò gli innamoratissimi occhi di Ginny, le sorrise dal profondo del suo cuore di fidanzato devoto e quando spostò lo sguardo su Hermione il sorriso rimase sulla sua faccia. Hermione sorrise di rimando.
Quando aveva percorso a grandi falcate i corridoi della scuola pensava solo a sé, a come l'avevano trattata, a come si sentiva ferita, a che cosa le dovevano.
Le dovevano di esserci, di aiutarla, di accompagnarla all'altare. Glielo dovevano.
Quando poi li aveva visti dal vivo non si era più sentita nella posizione di pretendere niente.
Semplicemente sentiva che se l'avessero cacciata via il suo cuore si sarebbe spezzato definitivamente.
Ora si sentiva profondamente grata, perché le avevano salvato la giornata, il matrimonio e il cuore.
La stavano facendo sentire di nuovo parte di qualcosa, la stavano facendo sentire come se non fosse mai uscita dalla loro sfera di affetti.
Ronald rimase zitto per un'eternità.
-Scordatevelo!-
Riprese la scopa e si alzò in volo.
Lavanda fece spallucce -Allora, Herm, andiamo????-
-Fatemi solo cambiare- boffonchiò Harry.
Cinque minuti netti dopo le tre ragazze erano in Sala Comune, il Bambino Sopravvissuto sotto la doccia e qualcuno bussava al ritratto della Signora Grassa per essere annunciato.
La Signora Grassa che era immersa in un bellissimo sogno fu presa in contropiede, alla vista del verde e dell'argento iniziò a strillare senza ritegno -Le Serpiiiiii! Ci assaaaaalgono! Aiuto! Sveglia! Aiuto!-
Hermione si precipitò alla porta, Lavanda tutta eccitata le tenne dietro, nella speranza di vedere il futuro marito della sua compagna di Casa.
Quando Hermione riuscì a farsi aprire si trovò di fronte solamente Blaise Zabini, con uno smagliante sorriso e la sua borsa piena di cianfrusaglie scolastiche. Hermione se ne era completamente dimenticata.
La prese sorridendo -Grazie!-
-Se vivessi già con noi nel sotterraneo sarebbe molto più semplice farti questo tipo di commissioni, non credi?- e le strizzò l'occhio.
In quel momento una furia in rosso, molto rosso, e oro passò loro di fianco.
Ronald sporco di fango, rosso di divisa, rosso di capelli e rosso in faccia schizzò loro a fianco urlando isterico: -Prenditi la mia ex, ma stai lontano dalla mia fidanzata! Harry! Libera il bagno subito!- e mentre urlava tutto ciò, entrò nella Sala Comune dall'apertura dietro il ritratto della Signora Grassa, spintonando accidentalmente Blaise ed Hermione e trascinandosi appresso Lavanda che era lì a pochi passi.
Hermione rimase chiusa fuori, mentre Blaise la guardava stranito.
-I tuoi.. ehm.. amici oggi vengono?-
La Grifona annuì -Tutti loro- disse e non riuscì a nascondere un sorriso.
Non importava i colori che Blaise aveva indosso. Era una persona civile, se tenuta lontana dalla sua compagnia, e lei ancora avvertiva bruciare nel cuore quella sensazione che aveva provato poco prima all'allenamento dei Grifoni, si sentiva a casa, si sentiva protetta. Era fiera dei suoi amici, del fatto che oggi sarebbe stata nuovamente con loro. Una Grifona, nonostante tutto.
Anche Blaise le sorrise.
-Ne vedremo delle belle!- e le strizzò l'occhio.
 
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-Alla buon'ora!- Draco era spazientito.
-Siamo in perfetto orario, amore- disse Hermione avvicinandosi fino ad averlo di fronte al proprio naso.
Draco era seduto su una panchina di pietra nel chiostro di Hogwarts, a pochi metri da loro l'enorme portone delimitava il dentro e il fuori.
L'algida Serpe si alzò in piedi, sovrastandola.
Hermione gli si era avvicinata sentendosi forte della schiera di persone, che come un'ala dell'esercito, le venivano dietro. Si sentiva forte come un lupo nel proprio branco, si era piazzata davanti al biondino, vedendo che poteva guardarlo direttamente negli occhi, il proprio naso era perfino più in alto di quello di lui, ora era lei a dettare le regole, a guardarlo dall'alto in basso, a rimetterlo in riga, a trattarlo con sufficienza. Lei poteva farlo.
O forse no.
Lui si alzò in piedi sovrastandola di parecchi centimetri, fiero e nobile come sapeva essere, come gli avevano insegnato ad essere da quand'era nato. Forse fisicamente, forte mentalmente, con la schiena dritta, il petto in fuori, il ghigno dipinto sulle labbra, i denti che luccicavano chiari nell'aria fredda dell'inverno in arrivo. Gli occhi ridotti a due fessure, come diamanti inscalfibili.
Soppesò con un unico sguardo la compagnia alle spalle della ragazza. Ghignò in silenzio.
-Andiamo!- e girò sui tacchi.
Ronald era venuto ("solo per Lavanda. Non la lascio in mano a quelle Serpi diaboliche!") ed Hermione non dubitava che le sue motivazioni fossero reali. Si stavano aggrappando l'un l'altra con sempre più sincero trasporto negli ultimi mesi, il loro affetto reciproco era evidente, nonostante le enormi differenze caratteriali, nessuno osava più dire che quella coppia era destinata a fallire.
Comunque nessuno l'avrebbe detto neanche di lei e Ronald. Quindi.
Ora il rosso stava, truce, dietro di lei, mai le si era affiancato, camminava sempre due o tre passi dietro.
Lavanda gli stava fedelmente abbarbicata addosso, felice e rumorosa come sempre.
Ginny invece le sorrideva ogni volta che poteva, incoraggiandola, e così Harry, anche se più timidamente.
I due camminavano un po' indietro, tenendosi per mano, un po' accanto a lei, affiancandola dai due lati.
Le facevano sentire la loro presenza ed Hermione era felice di averli vicini, specie da quando si erano trovati nel chiostro con le Serpi.
Flint e Nott sembravano tramare qualcosa, aprivano la fila e confabulavano. Millicent camminava poco distante da loro, apparentemente innocua. Dietro, le sorelle Greengrass e Pansy sculettavano nei loro corti cappotti che coprivano i corti vestiti. Draco stava in silenzio affiancando Blaise e Pucey, poi c'erano Hermione e i suoi amici.
Sembrava quasi che dalle finestre della scuola che si affacciavano sul chiostro tutti gli studenti fossero affacciati a guardarli varcare il portone e allontanarsi.
 
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Diagon alley. Hermione non la ricordava così vivace, colorata, rumorosa.
Per un attimo dimenticò con chi fosse  e perché fosse lì e si godette gli schiamazzi della gente, la corsa alle vetrine delle caramelle, il frusciare di mantelli, lo svolazzare di sciarpe di lana, il ramazzare dei proprietari dei negozi sulla porta d'ingresso, il cigolio insistente delle insegne mosse dal vento, lo sbattere dei boccali di Burrobirra sui banconi, le risate che echeggiavano da una parte all'altra della strada, rimbalzando contro i muri di mattoni e disperdendosi tra gli altri rumori prodotti dalla folla. Ogni minuto si sentivano porte che venivano aperte, facendo vibrare il cordoncino legato a una campanella che avvisava dell'arrivo di un nuovo cliente e porte che invece venivano sbattute con furia o per distrazione.
Lavanda continuava a lanciare gridolini misti a commenti su tutto ciò che era esposto in vetrina.
Flint e Nott, sguaiati, fischiavano a tutte le gonnelle che vedevano ancheggiare.
La gente che vedeva Pucey, Millicent o una qualunque Serpe si scostava, sospettosa.
Era facile che nella testa di tutti si formulasse ancora la stessa equazione: Serpeverde --> Mangiamorte--> Coluichenondev'esserenominato.
Le cose comunque cambiavano quando a pochi metri di distanza sopraggiungevano Draco e poi Hermione.
La vista del Principe delle Serpi metteva sul chi va là, la curiosità iniziava a prendere il soppravvento sulle remore, le supposizioni, i sospetti. Alla vista della riccia la folla cadeva direttamente in deliquio.
Tutti sapevano del fidanzamento, tutti volevano vedere se era vero, tutti volevano credere che potesse essere vero. Era una novità assolutamente eccitante e sarebbe stato di buon augurio poter pensare che non tutte le Serpi erano poi così perfide, che una vita al loro fianco fosse possibile. Era una splendida pubblicità, una bellissima favoletta. C'era bisogno di Hermione, però, perché potesse essere credibile.
ll biondo aveva rallentato il passo apposta per farsi affiancare dalla Grifona.
Se Draco fosse andato in giro da solo il massimo che avrebbe ottenuto sarebbe stato silenzio e forse rispetto, per il nome che portava, per la sua aria altezzosa. Ma l'ombra del sospetto lo avrebbe coperto, consumato, i pettegolezzi avrebbero sostituito le lodi di un tempo, di coloro che servivano suo padre e il Signore Oscuro. Forse tutto ciò non avrebbe intaccato il suo temperamento, ma di certo avrebbero, a lungo andare, scalfito la sua immagine. Hermione era come un raggio di sole che, per il solo fatto di incedere al suo fianco, spazzava via tutte le nubi. Il disagio, la diffidenza, tutto svaniva nel vederla camminare al suo fianco, così fiduciosa. Tutti credevano (o volevano credere) che quel fidanzamento sancisse la fine di un periodo tetro, preannunciano un'era all'insegna dei buoni sentimenti.
 
Draco la prese sottobraccio, con aria altezzosa e fiera.
-Comportati da Malfoy- le sussurrò.
-Se mi comportassi da Malfoy nessuno ci guarderebbe con così tanta curiosità e riconoscenza. Se mi comporto per ciò che sono, una vera Grifondoro, posso offrirti la possibilità di riacquistare il tuo onore, quello del tuo cognome e della tua famiglia- sussurrò lei di rimando.
Draco rimase in silenzio, senza guardarla. Lo sapeva, pensò.
Anche lei lo sapeva,aveva avuto il battesimo col fuoco, uscendo allo scoperto con lui dopo l'annuncio del loro fidanzamento, se ne era resa conto di quanto fosse necessaria per la sopravvivenza della loro famiglia.
Lei restituiva credibilità ed onore all'immagine dei Malfoy, riequilibrava l'opinione pubblica in loro favore.
La gente li ammirava passare per le strade, li guardava e sorrideva perché c'era lei. Se fosse stata un'altra al suo fianco, si sarebbero limitati a soppesarlo con sospetto.
Se la gente sorrideva era perché funzionavano, funzionavano insieme.
Fino a quel momento non aveva realizzato l'astuta mossa politica del padre. Un vero leader.
Sogghignò. In perfetto stile Malfoy, un calcolo preciso e perfetto, Lucius aveva previsto tutto questo!, pensò.
 
Hermione lo vide con la coda dell'occhio camminare fiero e compiaciuto.
Compiaciuto.
Di lei? La sfoggiava come un ornamento, questo sì, ma era difficile credere che potesse essere realmente fiero di qualcosa che lei aveva fatto. Che poi lei non stava facendo niente. Bastava la sua presenza, la sua reputazione. La gente si fidava del suo giudizio. Se lei aveva scelto un Malfoy, la famiglia Malfoy doveva, allora, essere affidabile e irreprensibile. Senza ombra di dubbio. Hermione Granger non si sarebbe mai fatta abbindolare dalla ricchezza, da un ricatto, dallo sfarzo e il lusso dei loro possedimenti. Le persone avevano fiducia in lei, la conoscevano per il ruolo fondamentale che aveva avuto nella lotta al Signore Oscuro, al fianco di Harry, dei Weasley e degli altri. La gente credeva in lei, di conseguenza credeva nei Malfoy, se lei aveva deciso di votare la sua vita al compiacere uno di loro, come moglie e compagna.
Era uno schema imprescindibile. Lei era bastevole come garante, dava credibilità a quell'intera famiglia per il solo fatto di essere lì, con lui, in quel momento. Malfoy già brillava di luce riflessa. Quello che non faceva la presenza della Grifona contribuiva a farlo il suo naturale charme. Nel momento in cui la gente decideva che si sarebbe fidata di quel cognome, e delle persone che lo portavano, non ci metteva molto di più a rimanere abbagliata dall'eleganza e la raffinatezza con cui si atteggiava lungo le strade di Diagon Alley.
Quasi sembrava loro di capire perché Hermione l'avesse scelto. Partendo dal presupposto che fosse onesto, potevano poi sbizzarrirsi a commentare cose che loro stessi appuravano coi loro occhi: quant'era bello, prestante, elegante e così via.
La Grifona d'un tratto si sentì male. Lei stava facendo da garante a una famiglia per cui aveva ben poco da garantire. Innanzitutto nulla sapeva dei loro traffici e commerci. Con chi fossero amici? Perché? Per quale losco giro di affari intessessero amicizie con taluni piuttosto che con tal altri non era affar suo, stava tutto nelle mani di Lucius, e non poteva sperare di avere mai voce in capitolo al riguardo, sposata al discendente della loro stirpe o meno che fosse. In secondo luogo lei era veramente vittima di un ricatto.
Non era impura come credevano i maghi e le streghe che la guardavano con rispetto. Lei, seppur a fin di bene, era una pedina in un tremendo gioco di mosse e azzardi politici. Doveva ingannare la gente, far loro credere che valesse la pena riporre fiducia in una delle peggiori famiglie Serpeverde della storia, e doveva farlo per -al contempo- proteggerli da una minaccia più grande, formato Mangiamorte, nascosta chissà dove. Infine lei non aveva scelto Draco per le sue qualità, a parte una certa indiscutibile avvenenza, che non l'avrebbe tra l'altro indotta nemmeno a farselo amico, lei non vedeva alcuna qualità in quel ragazzo.
Ne diffidava lei stessa, avrebbe voluto gridare a tutti i suoi conoscenti, tutti quelli che non sapevano del loro segreto, di non fidarsi, girare lontani, che con un Malfoy si rimane sempre fregati.
Ma come poteva farlo? Se voleva salvare il mondo magico dai Mangiamorte, il ruolo che le spettava era restituire credibilità a quei furfanti. E lo stava facendo bene, una minuscola parte di sé gongolò per la soddisfazione che traeva nell'appurare che bastasse la sua presenza. Lei bastava per ridare lustro a un'intera stirpe di veri demoni. La gente si fidava a tal punto del suo giudizio..... ricominciò a sentirsi male.
Si voltò a guardare i suoi amici e gli amici del suo promesso sposo.
Blaise aveva un sorriso un po' spento addosso, tra il contrito e l'intimidito. Probabilmente stava riflettendo su quanto tutti loro abbisognassero una lustratina al proprio cognome. Ogni Serpeverde lì presente stava pensando, anche se mai lo avrebbe ammesso, a quanto sarebbe stato diverso il loro trionfale ingresso a Diagon Alley senza la Granger, Potter, i Weasley e perfino la Brown. Ognuno di loro immaginava uno scenario peggiore di quello fantasticato dal proprio compagno di Casa.
Gli unici che non si facevano di questi problemi erano Flint e Nott, largamente evitati dalla folla che li individuava per primi, molti passi più avanti di tutti gli altri, venivano lasciati a camminare nel mezzo della strada, mentre le persone se ne allontanavano inconsciamente, guardandoli trucemente.
Essi, consapevoli, ne gongolavano apertamente, lanciando ingiurie, sputi e insulti a quella che consideravano un'insulsa marmaglia non degna di attenzione; camminavano come Mosè tra le acque, spartendo la folla, che andava a richiudersi alle loro spalle. Erano diretti al Paiolo Magico e avevano fretta di arrivarci.
Hermione spostò lo sguardo da quei due delinquenti, ormai quasi spariti all'orizzonte.
Inconsciamente si era voltata a guardare dove stava andando, per la paura di mettere i piedi in fallo, e aveva potuto notare che le quattro ragazze Serpeverde le davano le spalle ed erano anch'esse molto più avanti di loro. Tornò a voltarsi indietro, guardando da sopra la spalla gli altri Grifoni. Pucey trascinò Blaise verso una vetrina di articoli sportivi, lasciandole campo libero per scambiarsi un'occhiata con Ginny.
La piccola Weasley le strizzò l'occhio, incoraggiante. Anche Harry le fece un mezzo sorriso, dalla sua faccia si capiva benissimo che provava una vasta gamma di emozioni che andavano dal disagio all'irritazione.
Lui e Draco ancora non avevano scambiato parola. Harry sembrava non aspettare altro per poterlo insultare. Ginny ora gli stava più vicina, cercando di distrarlo con la sua dolcezza e parlando di cose inutili.
Lavanda era assolutamente su di giri e continuava a squittire, avvicinandosi a tutte le vetrine e dimenticandosi per lunghi periodi di abbarbicarsi al braccio di Ronald, quest'ultimo incrociò il suo sguardo e la sorprese tenendo fissi gli occhi nei suoi. Sembrava disapprovare assolutamente tutta quella messinscena ed era palese quanto odiasse essere lì con loro.
 
-Eccoci- annunciò il biondo.
Pansy, Astoria, Millicent e Daphne stavano facendo la posta già da qualche minuto davanti a una vetrina di vestiti da sposa. Vedendoli arrivare in gruppo compatto (anche Blaise e Pucey li avevano raggiunti dopo una breve sosta a guardare le scope da Quidditch esposte in una vetrina poco distante) Pansy aprì la porta ed entrò. Una signora grassa coi ricci capelli rossi fermati da un gigantesco fermaglio a forma di rosa bianca si avvicinò loro, presentandosi come la proprietaria del negozio.
-Tu sei sicuramente la sposa- disse, rivolta a Daphne. La ragazza ridacchiò, arrossendo e facendo un cenno di diniego con il capo. Astoria alzò  gli occhi al cielo, Blaise guardò la maggiore delle Greengrass con un luccichio di adorazione negli occhi, Lavanda iniziò a sbracciarsi: -E' lei!! E' lei!!!!-
Hermione, spinta in avanti in malo modo da Draco, avrebbe voluto sprofondare.
La signora la guardò benevola -Non male- sorrise -Per un attimo ho temuto fosse quell'altra che si doveva sposare, allora sì che sarebbe stata dura!- e con un cenno del capo indicò Millicent.
Pansy, appoggiata alla parete con le braccia conserte e il petto in fuori che sporgeva, vistoso, dalla camicetta sbottonata e il cappotto a cui aveva già sganciato i bottoni, guardò la robusta compagna di casa con aria di sufficienza, mentre quest'ultima arrossiva di rabbia ed estraeva la bacchetta, pronta a trasformare la signora col fermaglio in un gigantesco rospo.
Lavanda stava ridendo senza ritegno, contagiando perfino Ronald in quello che fu il primo e ultimo suo sorriso nell'intera giornata. Harry e Ginny cercarono di darsi un contegno, mentre i loro volti si torcevano nel disperato tentativo di non scoppiare in grasse risate.
Pucey e Zabini fermarono Millicent appena prima che pronunciasse un qualunque incantesimo tra i pochi che annoverava la sua memoria. Draco alzò un sopraciglio e seguì la fidanzata, che a sua volta seguiva la proprietaria del negozio.
Quest'ultima lo degnò appena di uno sguardo.
Dava l'idea di una zitella incallita con una scarsa propensione alle relazioni col sesso forte, non a caso aveva aperto un negozio di vestiti per spose.
-Voi ragazzi potete andare per di là, c'è una sezione dedicata ai completi da uomo in occasione della cerimonia nuziale. Philip!- chiamò poi rivolta a una tenda di velluto verde, dalla quale apparve un piccolo ometto occhialuto e zoppo.
-I signori hanno bisogno di una mano per prepararsi al grande evento, vedi cosa riesci a fare!- e scrutò con aria critica i cinque giovanotti che le sfilarono accanto, sparendo dietro la tenda.
-E ora a noi!- disse, rivolta alle fanciulle rimaste in sua compagnia.
Draco riapparve e guardando Millicent ordinò con fare imperioso -Vai a richiamare Nott e Flint. Portali qui! Sai dove trovarli!- e scomparve nuovamente dietro il pesante tendaggio.
La Bullstrode fece spallucce e uscì dalla porta principale senza neanche salutare, diretta al Paiolo Magico.
La proprietaria del negozio mormorò, più a sé stessa che alle altre -Così quella poi torna?! E si porta appresso altri due giovanotti?! Oh Buon Dio!-
Hermione pensò che decisamente alla proprietaria non dovessero andare a genio i ragazzi e le persone sovrappeso. Un posto meno snob Draco non avrebbe saputo sceglierlo.
 
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Circa un'abbondante mezz'ora e venti vestiti dopo, Hermione riemerse dal camerino più stufa, stanca, sudata e depressa che mai. Avvolta in un abito gonfio come una mongolfiera, con un merletto che le infastidiva il collo e la faceva grattare come una scimmia con le pulci, pestò i piedi e cercò lo sguardo di Ginny.
La signora, Miss Parrot, le si affaccendava intorno. La sua amica dai fulvi capelli era affondata in una poltroncina, semi affogata nel suo bicchiere di Whiskey Incendiario (la proprietaria vedendo che le cose si sarebbero protratte per le lunghe aveva offerto un giro a tutte, tranne che alla futura sposa: "lucidità, lucidità serve per scegliere un abito adatto!" aveva detto) . Evidentemente loro si erano già sbronzate, pensò Hermione, per offrirle di provarsi abiti così orrendi. E certamente, pensò ancora, lei stessa doveva avere una certa dose di masochismo che le scorreva nelle vene, per accettare di indossarli il tempo necessario per far capire a tutti quanto orrendi fossero.
Certo, già solo il fatto che stava lì apposta per organizzare un matrimonio che non voleva con un uomo che non amava faceva capire quanto masochista fosse.
Lavanda e Miss Parrot avevano il gusto dell'orrido, Ginny era troppo stanca per protestare oltre e non si sarebbe stupita nel prendere seriamente in considerazione che le tre fanciulle Serpeverdi rimaste con loro stessero scegliendo gli abiti più brutti del negozio apposta perché lei accettasse, sfinita, di comprarne uno a caso, finendo così per sfigurare al proprio matrimonio, a cui loro sarebbero state le scintillanti ed attraenti invitate.
I ruoli di ognuna delle presenti non erano ancora stati definiti.
Miss Parrot aveva decretato che qualunque cosa abbisognassero (un vestito da damigella, per esempio?) avrebbero dovuto aspettare, la precedenza andava alla sposa.
 
Il campanello risuonò, seguito a ruota dalle risate di Nott e Flint.
Millicent li aveva recuperati e convinti a venirsi a provare un abito per le nozze, e ora stava rientrando nel negozio con loro.
I due si avvicinarono a Hermione mentre Miss Parrot prendeva le distanze, schifata dal testosterone e anche un po' dall'alito ad alto contenuto alcolico dei due.
Hermione continuò ostinatamente a guardare la sua immagine nello specchio di fronte a sé, mentre i due le si affiancavano e prendevano a sbeffeggiarla.
-Hei, che bambola!- rise uno.
-Una vera bomba!- sghignazzò l'altro.
-Sembri una nuvola.. -
-..una nuvola di panna..-
-una meringa-
-un babà-
-un.. -
 
Draco scostò la tenda e comparve, più magnifico di prima, fasciato da un completo nero sopra una camicia bianca inamidata. Il cravattino nero che aveva intorno al collo era ancora da legare, le sue mani lasciarono andare la tenda per afferrarne i lembi nel tentativo di fare un nodo.
-Voi due. Dentro- disse rivolto ai compagni di Casa.
Pansy gli si avvicinò silenziosa, gli mise una mano sul petto, lui lasciò cadere le proprie braccia e lei iniziò a trafficare col cravattino. In un attimo un nodo perfetto chiudeva il colletto della camicia.
Draco la guardò con un mezzo sorriso, dandole un buffetto. Fece per rientrare nella sua parte di negozio, ma lanciò un ultima occhiata ad Hermione: -Non osare venire con quel vestito al mio matrimonio- e sparì.
La riccia guardò la signora Parrot che sembrava profondamente offesa.
-Adesso si occupi di loro, qui faccio io!- e prese ad aggirarsi a passo di carica per tutto il negozio, ancora travestita da nuvola, alla ricerca di qualcosa di più idoneo.
La signora sbuffò, poi guardò cosa le era rimasto per le mani da plasmare a sua immagine e somiglianza.
Vide Ginny affondata tra il tulle e i vollant, scarmigliata ed esausta. Vide Millicent in tutta la sua imponenza. Vide Lavanda col suo sorriso estatico in volto e un capo che la stessa Miss Parrot riteneva improponibile tra le mani.
Sbuffò.
Poi vide Pansy, Astoria e Daphne e si rallegrò assai.
-Ok, ragazze? Damigelle?-
Le tre si scambiarono uno sguardo -per la prima volta nella loro vita- terrorizzato.
Lavanda a quel punto iniziò a pigolare -Sarò una damigella, che bello!!-
Hermione sbucò dal nulla accanto a Ginny, le mise una mano sulla spalla.
-Miss Parrot, la mia amica qui sarà la mia testimone di nozze, faccia in modo che sia stupenda!-
Ginny la guardò sorpresa, regalandole un meraviglioso sorriso.
Miss Parrot la studiò -Allora iniziamo da te, mia cara. Niente di rosa, visti i tuoi bellissimi capelli-
Il sorriso di Ginny si trasformò in una smorfia di terrore mentre veniva cacciata dentro al camerino con una scorta annuale di vestiti orrendi tra le braccia.
Mentre seguitava a provare il primo Miss Parrot si rivolse a Hermione -Le altre che ruolo avranno nella cerimonia?-
-Saranno le mie damigelle, suppongo- rispose la riccia.
Daphne le sorrise, Pansy e Astoria assunsero un'espressione impenetrabile.
-Venite ragazze, cerchiamo un vestito che si addica a tutte e tre. Col vostro fisico non dovrà essere un compito difficile!-
Lavanda si avvicinò alla Grifona.
-Ti tiro giù la lampo, vuoi?- Hermione la guardò pensierosa.
-Certo, grazie. E.. senti Lavanda.. Pensavo che Ginny e Harry mi potessero far da testimoni.. vuoi farmi da damigella anche tu?-
Il volto di Lavanda si illuminò -Signora Parrot- iniziò ad urlare -Signora Parrot prepari un quarto vestito!!-
 
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Hermione era felice.
Più di quanto si sarebbe aspettata.
Non amava lo shopping, non di solito. Ma ora che lo aveva trovato si sentiva bene, più che bene.
Quello era il suo. Il suo vestito da sposa.
Uscì dal camerino raggiante, fasciata in un abito bianco che ne sottolineava le curve.
Dalla cintura in giù l'abito cadeva in morbide pieghe lungo i fianchi, alle sue spalle formava un leggero strascico di lucida seta; dalla cintura in su si trasformava in un corpetto ricamato che le lasciava le spalle nude. Si voltò per ammirarne il retro allo specchio, il negozio era vuoto, agguantò la bacchetta e con un veloce incantesimo si acconciò i capelli, tanto per avere un'idea di come sarebbe stata con uno chignon che lasciava scivolare qualche ciocca ai lati del viso. Si guardò meglio. Con un altro incantesimo aggiunse qualche perlina all'intreccio di capelli sulla nuca. Perfetto!, pensò.
 
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Draco si ammirò un'ultima volta nello specchio che ricopriva quasi per intero una delle quattro pareti del laboratorio di quello strano ometto. Il tizio non aveva l'aria di essere un genio, era abbastanza viscido e piccoletto e anche un po' storpio. Insomma, non roba d'élite. Non uno che avresti voglia di presentare come il tuo sarto personale, con quell'orribile tic che aveva, poi! Continuava a sistemarsi gli occhiali più su sul naso, spingendoli con l'indice e infossandoli sempre più in cima a quell'orribile appendice ricurva che si trovava nel pieno della sua faccia. E il bello era che quegli antiestetici occhialetti tondi non ne volevano sapere di scendere, quindi tutto quel suo affaccendarsi era inutile!
Comunque ci sapeva fare.
Già il primo vestito che gli aveva fatto provare non era male, ma quest'altro, oh, quest'altro era splendido!
Nero come il precedente ma con dei piccoli ricami a vista verdi sull'orlo delle maniche e lungo il bordo delle tasche anteriori dei pantaloni. Si era poi tutto scompigliato per raggiungere la cima di un armadio (il tipo non era molto alto, ma ce l'aveva fatta ugualmente spingendosi in su coi piedini) e procurargli un fazzoletto di seta argento che ora portava in vista nel taschino sulla sinistra della sua giacca.
La camicia bianca era rimasta tale, il tizio gli aveva anche venduto il cravattino nero che Pansy gli aveva legato con tanta cura quando aveva provato il primo completo. Comunque gli aveva suggerito di fare le prove, in dormitorio, con la cravatta della divisa Serpeverde, per vedere se riprendendo i colori verde e argento del fazzoletto e delle impunture il risultato poteva dirsi ancora migliore.
Blaise era uscito dal camerino da un bel pezzo, ora stava pigramente seduto su una poltrona di cuoio consunto, le gambe accavallate. In qualità di suo testimone portava un abito pressoché identico, aveva preferito però infilare una rosa rossa nel taschino e procurarsi una cravatta argentata che compensasse all'assenza di un fazzoletto uguale a quello di Malfoy.
Il Principe delle Serpi era impareggiabile nell'eleganza dell'abbigliamento e del portamento, prediligendo uno stile classico e sobrio; Zabini aveva, però, sicuramente gusto nello scovare piccoli tesori in negozi come quello. Si era procurato un Borsalino nero che ora portata calcato in testa in modo da mettere in ombra metà del viso, accessorio che gli donava una certa dose di misterioso fascino, e aveva fatto aggiungere al conto-spesa totale un paio di candide ghette dai bottoni neri, che ora indossava orgoglioso sopra le scarpe.
Adrian Pucey si impigliò nella tenda del camerino nel tentativo di uscirne, sbuffò, girandosi verso gli amici.
Si riavviò i capelli spettinati e fece un incerto giro su sé stesso: scarpe di vernice nere come i due amici, pantaloni e giacca neri, cravatta verde smeraldo su una camicia color argento e, dettaglio di classe, un panciotto nero dall'aria vagamente comoda.
-Pucey sei magnifico!- Zabini non risparmiava mai i complimenti quando qualcosa lo entusiasmava, a differenza di Draco, che non si spendeva in lodi gratuite. Lo sguardo di entrambi era comunque soddisfatto.
Il biondo si limitò ad avvertirlo -Sai che ti voglio come mio secondo testimone di nozze, vero?-
-Che intendi?-
-Lo sposo e la sposa possono avere due testimoni ciascuno. Blaise è il mio primo testimone, tu mi farai da secondo- per meglio sottolineare il concetto Zabini gli si avvicinò e gli assestò una poderosa pacca sulla schiena -Saremo fantastici lì davanti, in bella vista. Sai quante donzelle si innamoreranno di noi vedendoci così beli e smaglianti e sapendoci liberi da ogni vincolo matrimoniale?- e ridacchiò.
Draco si avvicinò a una sorta di portaombrelli e prese a tirarne fuori tre bastoni da passeggio.
Philip si fece vivo proprio in quel momento ripiegando i due semplici completi neri provati da Flint e Nott.
I due avevano fretta di andarsene ed essendo lì in qualità solamente di invitati a nozze se l'erano potuta cavare in breve, col beneplacito di Malfoy, provando due semplici completi neri e svignandosela alla chetichella poco dopo.
Il commesso osservando i tre sorrise compiaciuto del proprio lavoro, poi, notato l'interesse di Draco per i bastoni da passeggio, li informò che, con un piccolo extra, avrebbe potuto far arrivare e intagliare per tempo tre bastoni con un effige a loro piacimento nel punto dell'impugnatura.
Draco annuì distrattamente e decise che ne avrebbe voluto uno d'ebano. Al posto del pomello voleva la Serpe della sua Casa. Blaise e Zabini chiesero di avere incise le loro iniziali.
Philip si allontanò con gli ordini e da un altro camerino uscirono Harry e Ron.
-Mi chiedo con che razza di soldi.. - iniziò Ronald, zittito da una gomitata dell'amico.
Draco con sufficienza e dando loro le spalle si limitò a rispondere -Quelli della famiglia Malfoy, rilassati Pezzente!-
-Non voglio che tu mi offra nulla!- si infervorò il Bambino Sopravvissuto.
Draco gli si avvicinò sibilando a pochi centimetri dalla sua faccia -Un matrimonio non era nei piani di Hermione, che di certo non ha risparmiato in tutti questi anni per una simile evenienza, ti pare? Il minimo che possiamo fare, vista la situazione, è sobbarcarci ogni tipo di spesa imprescindibile. Direi che i vestiti fanno parte delle spese imprescindibili, a meno che tu e il tuo amichetto non vogliate venire al ricevimento con uno dei vergognosi maglioni che Mamma Weasley confeziona per voi ogni santo Natale, ok? Se poi tu e il tuo amico testa di rapa decidete di presentarvi a cavallo di un tirannosauro rex allora le spese per comprarvelo ricadranno sicuramente sulle vostre deboli spallucce. Ma finché si tratta di due abitini qualunque non pensiate che la famiglia Malfoy abbia problemi a tirar fuori i soldi necessari!- poi, alzando il tono di voce per farsi sentire e anche lo sguardo oltre le spalle di Harry, richiamò il commesso.
 
Harry si voltò a guardare Ron.
-Tanto non ci volevo neanche venire, è il minimo che ci pensi lui!- borbottò il rosso.
-Comunque siamo proprio due figurini!- gli sorrise Harry attraverso lo specchio -Chissà cosa direbbero Ginny e Lavanda-
-Chissà cosa diranno- lo corresse il rosso -A breve ci vedranno!- e si sistemò i lembi della giacca.
Weasley non aveva quello che si suol chiamare buongusto, anche se l'esperto Philip aveva limitato i danni.
Il rosso si era ostinato su un completo giallo ocra che ricordava l'oro della sua Casa, nel taschino aveva infilato un fazzoletto rosso e solo con grande sforzo Philip lo aveva indotto a optare per un colore neutro per le scarpe e la camicia. Harry era vestito come un perfetto pinguino, ma il risultato su di lui era ottimale.
Portava un completo nero, pantalone e giacca con la coda di rondine, in memoria del Ballo del Ceppo.
Scarpe lucidate ad arte, cravatta Grifondoro su camicia bianca, un candido fazzoletto al taschino e, sotto suggerimento di Blaise, un paio di ghette altrettanto bianche sopra le scarpe.
Si sistemò gli occhiali mentre Ron si scompigliava il ciuffo.
Draco intanto stava parlando con Philip.
-Mantelli ragazzi? Anche voi volete dei mantelli? Bastoni da passeggio?- Philip aveva finito di appuntarsi le richieste delle Serpi, per ordini particolari ci voleva tempo, bisognava far arrivare il materiale più idoneo, assembrarlo o cucirlo. I due Grifoni si guardarono complici, avevano in mente una certa idea...
 
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Pansy e Daphne si guardarono sconsolate, dopo averle vestite di blu, di rosa confetto e di giallo limone, Miss Parrot se ne era andata, scocciata ed amareggiata, a controllare come stessero andando le cose nel camerino della testimone di nozze. Astoria emerse da un mare di tulle che sembrava godere di vita propria.
-Così non va!- annunciò ad alta voce.
Daphne scosse la testa, Pansy osservò quel marasma di capi improponibili con aria pensosa.
Astoria continuò inarrestabile -Quali altri orridi colori ci proporrà? Il menta? L'avorio? Panna? Fragola? Pensa solo al cibo?? Abbiamo un problema serio- e sputò via la piuma che era volata via da un cappello a falde larghe lì vicino.
 
-Ci vuole del nero- disse Pansy.
-Pansy cara, non andiamo a un funerale!- protestò Daphne.
La minore delle Greengrass borbottò: -Draco si sposa. Questo è un funerale!- e rientrò nel camerino con l'intento di spogliarsi.
-Ferme dove siete. Me ne occupo io!- disse la Parkinson, scomparendo tra i pizzi e i ricami.
Pochi minuti dopo era tornata con tre tubini da cocktail neri e smanicati, di un tessuto lucido che quasi rifletteva la luce artificiale delle lampade.
Ognuna si sistemò nel proprio angolo, quando ne riemersero, pochi minuti dopo, si sentivano vagamente rinfrancate.
Astoria si sistemò le pieghe sul ventre, guardando in basso -Siamo ancora lontane dalla perfezione comunque..  -
-Diciamo che speravo di risultare un po' più meravigliosa di così!- aggiunse Daphne sorridendo debolmente.
-E' solo un tubino nero- rincarò la sorella.
-E' troppo semplice. Lo metterei per un picnic al prato- fece eco l'altra.
-Se la  piantaste un attimo. Sto pensando- Pansy sapeva essere minacciosa -Intanto abbiamo fatto dei miglioramenti notevoli, ora ci possiamo lavorare su- e per dare l'esempio agguantò il cappello nero a testa larga con le piume posato lì accanto e se lo calcò in testa, poi si guardò allo specchio.
-Non male!-
Con la bacchetta materializzò un paio di occhiali dalla montatura imponente e le lenti scure e se li appoggiò sul naso, poi scovò  un paio di guanti neri lunghi fino al gomito e li indossò. Si guardò di nuovo allo specchio. Agitò la bacchetta e un filo di perle bianche ornava ora il suo collo sottile. Si voltò trionfante.
Daphne prese la bacchetta e formulò un veloce incantesimo, l'amica ebbe in un lampo le labbra tinte di rosso fuoco. Pansy sorrise alla sua stessa immagine riflessa -Grazie cara-
-Non credi sia eccessivo per un matrimonio?- chiese Daphne
-E perché mai?- e con un ultimo colpo di bacchetta fece prendere forma ai suoi piedi un paio di decolleté nere tacco 15.
-Vado a vedere se trovo un cappotto o qualcosa di simile- e si allontanò ondeggiando seducente.
Astoria rise di gusto, divertita ed eccitata dalle infinite possibilità che le si stagliavano davanti.
Due minuti dopo aveva i capelli sollevati in un morbidissimo chignon e un paio di perle ai lobi delle orecchie. Agguantò un boa di struzzo azzurro e se lo mise intorno al collo, affondando con le guance nelle piume tinte.
Pansy tornò indietro di gran carriera -Quel tipo, Philip, mi ha detto che i nostri compari hanno abiti neri con dettagli argento-verde, in onore alla Casa. Che dite,ci manteniamo in tema anche noi?- e con la bacchetta cambiò il colore del boa di Astoria da azzurro ad argento. La giovane Greengrass si guardò le estremità e si fece comparire un paio di plateau nere con un fiocco verde all'altezza del dorso del piede, poi puntò la bacchetta alla testa e in un attimo ebbe dei pendenti di smeraldi ai lobi e dei fermagli d'argento a trattenerle dolcemente lo chignon.
Fece una piroetta estatica -Magnificamente pronta!- disse, e si strinse nel boa.
Pansy guardò Daphne -Forza!- e con un colpo di bacchetta mutò il colore delle décolleté, da nere ad argento; le piume del suo cappello divennero verdi pochi secondi più tardi. Si sbarazzò degli occhiali e si guardò intorno -Dov'è finita quell'ochetta d'una Grifondoro?-
-Lavanda? Svanita!- le rispose Daphne assorta nella contemplazione della sua stessa immagine.
Poi, come se si fosse di colpo riscossa dai propri pensieri, agguantò la bacchetta.
I capelli sciolti rimasero trattenuti da un cerchietto smeraldo, un trucco sfumato dello stesso colore fu applicato agli occhi grazie alla magia, una leggera nuance rosa le copriva invece le labbra carnose.
Il tubino nero le sottolineava le forme, le gambe affusolate si infilavano poi in un paio di luccicanti scarpe alte color smeraldo. Un paio di guanti lunghi fino al gomito, identici a quelli di Pansy, furono tramutati nel colore, per poi essere sfoggiati nella loro variante color argento.
-Siamo impeccabili anche questa volta!- sorrise Daphne al riflesso dello specchio che le raffigurava una in piedi di fianco all'altra.
 
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Ginny riemerse dal camerino e raggiunse l'amica.
-Oh!!- si coprì la bocca con una mano, arrestando il passo.
Hermione si voltò verso di lei.
La rossa riprese a muoversi verso di lei, con gli occhi lucidi -Sei bellissima!!!!- e l'abbracciò.
La riccia la strinse forte a sé.
-Aspetta che ti vedano Harry e Ron e mamma, papà e..  -
-Anche tu sei stupenda, Ginny!- la Grifona le sorrise complice.
-Ti piace?- la piccola di casa Weasley fece un giro su sé stessa, ammirevole nel suo vestito color oro stretto in vita, i capelli trattenuti ad un lato da un fermaglio rosso a forma di piccolo cuore e le scarpe altrettanto rosse che spuntavano da sotto le pieghe della gonna.
-Sei davvero incantevole! Come mai questi colori?- ridacchiò Hermione guardando con più attenzione l'accostamento oro-rosso che le era ben noto.
-Bhé tra un orrido vestito e l'altro ho parlato con Harry, a quanto pare tutti gli altri hanno l'intenzione di rendere omaggio alla propria Casa- sorrise -Sei troppo bianca, Herm, ci vuole qualcosa di rosso e oro anche per te!- e impugnò meglio la propria bacchetta, meno male che per diffidenza l'aveva portata via con sé quand'era uscita dal camerino, così ora non doveva tornare indietro a prenderla camminando su quegli orridi strumenti di tortura che portava ai piedi.
Le perle che Hermione portava tra i capelli si sfumarono in un attimo , passando dal bianco all'oro e al rosso, mentre gli intrecci dei ricami sul corpetto facevano lo stesso. Alle orecchie due pendagli color rubino di materializzarono solleticandole le guance mentre dondolavano al ritmo dei movimenti della sua testa e le scarpe non troppo alte che si era scelta divennero di colpo color dell'oro.
-Non si può certo dire che non sarà una festa a tema!- sorrise.
 
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Lavanda corse loro incontro.
Oh mio dio!, pensarono entrambe, senza però avere il coraggio di parlare.
Sembrava una versione rivisitata di Ginny, con molta meno grazia e molta più goffaggine.
-Cosa ne pensate?-
-Ehm..  - Hermione fu interrotta da Millicent.
-Granger dì a Malfoy e agli altri che ho provato un semplicissimo vestito e che ora me ne sto andando. Non mi va di fare da damigella, ce ne sono già troppe, ora me ne vado- e senza aspettare oltre Millicent, che aveva già rivestito i panni con cui era arrivata, non grugnì altro e se ne andò.
Lavanda fece spallucce e tornò alla carica -Allora??? So per certo di essere assolutamente in tema col mio Ron-ron!!!!-
-Lavanda sei.. uhm.. eccezionalmente in tema con Ron e con la nostra Casa- disse Ginny.
Hermione si limitò a sorridere ed annuire mentre osservava meglio la sua "rivale".
La Brown aveva scovato da qualche parte un abito estremamente gonfio e ricco di sottovesti che aveva con molta probabilità tramutato da un originario color avorio o crema in un oro traslucido, quasi abbagliante.
Il materiale del vestito non si prestava bene a un colore così acceso, poiché già di per sé rifletteva qualunque fonte di luce nel raggio di un chilometro. Le scarpe rosse scelte da Lavanda erano delle ballerine che l'abbassavano esponenzialmente, specie se indossate in aggiunta a un vestito tanto gonfio. Sembrava una versione ancor più spettacolare della bambina de Il mago di Oz.
I bei capelli castani ricadevano a ricci sulle spalle, tirati all'indietro da un cerchietto color sangue.
La Grifona si osò di chiedere -Vuoi che proviamo a cercare ancora qualcos'altro? Magari.. -
Ma Lavanda la interruppe troppo presa dal proprio entusiasmo -Questo è quello giusto, me lo sento!- e svanì nel nulla. Le due ragazze si guardarono sconsolate.
-Quella sarà accanto a noi al tuo matrimonio- disse con aria funerea la più piccola delle due.
Hermione scoppiò a ridere nervosamente -Lo so-
 
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Per una convenzione non scritta i ragazzi e le ragazze non si rividero fino a quando non ebbero ri-indossato gli abiti con cui erano giunti fin lì.
Quando uscirono fuori si dispersero in piccoli gruppi, respirando a grandi boccate l'aria fresca.
Ginny guardò l'ora, si era fatto parecchio tardi ed era assetata, pertanto trascinò il fidanzato, il fratello e Lavanda al Paiolo Magico per dissetarsi, con la speranza di non incontrare Flint e Nott.
Millicent con tutta probabilità aveva già fatto ritorno per proprio conto. Pucey, Zabini e Astoria decisero di imitarla, mentre Pansy e Daphne mai esauste in tema d'abiti si diressero a ispezionare le vetrine di altri negozi d'abbigliamento, più alla moda e che non fossero esclusivamente a tema cerimoniale.
I due fidanzatini rimasero soli.
-Io vado al Ghirigoro- annunciò Hermione.
Draco sospirò -Vengo con te, ci stanno guardando- il ché era se non altro vero.
La libreria era abbastanza affollata, comunque Hermione constatò con una certo compiacimento che tutti le sorridevano e si scostavano per farle largo. Respirò con enorme soddisfazione il buonissimo odore di libri e inchiostro, carta e rilegature. Era un po' come essere a casa. Un po' come essere nella biblioteca di Hogwarts. Un po' come essere in un posto qualunque tra quelli che la facevano stare realmente bene.
Draco la seguiva sfogliando qualche libro qua e là, scostando a volte la copertina, per poi lasciare immediatamente richiudere il libro, talvolta afferrando qualche volume.
Qualcosa attirò ad un tratto l'attenzione di Hermione: una pila di volumi sistemata a fianco del bancone con un enorme cartello che recitava: Novità unica nel suo genere! Fiabe babbane europee originali!!
La riccia si precipitò ad osservare di cosa si trattasse, prese tra le mani un volume con lo sguardo rapito e iniziò a sfogliarlo, constatando che le singole fiabe erano accompagnate da squisite illustrazioni.
Draco Malfoy la osservava vagamente colpito per la prima volta nella sua vita dal trasporto, l'orgoglio e la passione che leggeva in quegli occhi luccicanti. Più che il libro, infatti, al di sopra della sua spalla stava osservando lei. Hermione gli sorrise rimettendo il libro sulla cima degli altri -Tutte fiabe che già possiedo, a casa mia, nel mondo Babbano- sorrise ancora -Sono bellissime!- e si allontanò a ispezionare un altra ala del negozio. Era il primo riferimento diretto che faceva alle sue origini Babbane mentre parlava con lui.
Draco la guardò per assicurarsi che fosse sparita tra la folla, poi agguantò il libro che lei aveva tenuto tra le mani fino a pochi secondi prima e, d'istinto, andò alla cassa a pagare.

 

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Capitolo 13
*** Fiabe Babbane e aerodinamicità ***


Non credo sia un grosso problema se posto subito un altro capitolo :)
Per chiunque non abbia letto quello precedente sappiate che ce n'è un altro appena prima di questo :)
Per gli altri buona lettura.. Continuate a darmi i vostri pareri :)
                                        Lady Style
-Raccontami le novità, non tenermi sulle spine!-
Era bello essere tornate a comportarsi da vere amiche l'una per l'altra. Ginny era una valanga inarrestabile.
-Ma nulla, mi hai visto: ero spesso da sola!-
-Non ti vuole più? Sei libera finalmente??-
-No, ma và. Sarebbe un sogno, ma il contratto rimane. Ieri cos'avremmo comprato i vestiti a fare altrimenti?-
-Ah, già. Hai ragione- la rossa aveva un tono deluso.
Le due stavano confabulando da tutta quanta la prima ora di lezione.
La riccia non aveva voluto sentire obbiezioni e si era seduta accanto alla sua migliore amica rosso fuoco.
Draco le stava osservando da quando la McGranitt aveva iniziato a blaterare di cose a caso.
La preside guardò dalla loro parte e -con enorme soddisfazione di Malfoy- le riprese pubblicamente.
-Signorine!- alzò il tono di voce in maniera imperiosa -Adesso basta! Non voglio più sentire volare una mosca! Cinquan.. ehm.. venti punti in meno a Grifondoro. Dieci a testa-
Le due abbassarono lo sguardo contrite -Scusi, professoressa!-
-E ora fuori di qua-
Hermione presele sue cose e scivolò fuori dal banco, Ginny fece lo stesso.
La mattinata trascorse pigramente ma il pomeriggio lo passarono a commentare qualunque avvenimento le avesse tenute separate negli ultimi giorni.
 
Draco rientrò nella sua camera nei sotterranei, riagguantò il libro e si buttò a peso morto sul letto.
-Che cosa leggi?-
-Nulla di ché, Zabini-
Il moro si avvicinò e chinò la testa per vedere il titolo.
-Occlumanzia? Ma a che ti serve, non abbiamo esami-
-Tanto per leggere qualcosa, Blaise, e chiudi la porta quando esci-
Il moro fece spallucce e se ne uscì lasciando la porta aperta.
Draco sospirò e con un colpo di bacchetta chiuse il pesante pannello di legno, con un altro sottile movimento fece girare la chiave nella serratura. Per fortuna aveva trasfigurato il titolo.
Con un nuovo sospiro tornò alla lettura delle fiabe babbane.
Stava iniziando a non capire più nulla, c'erano un sacco di personaggi diversi con nomi tanto strani: Cappuccetto Rosso, Cenerentola, Biancaneve.. avrebbe voluto stringere la mano a chi li pensava nomi così strani. Nel complesso comunque non erano poi tanto male.
Lo incuriosiva per esempio Grimilde, la strega cattiva che doveva vedersela con quella pazza che abitava con sette nani. Che poi, sette nani, sette? Sì che erano nani, i nani lui li conosceva abbastanza bene, e sette erano veramente tanti da sopportare, tutti assieme.
 
Nel tardo pomeriggio Hermione era nuovamente in biblioteca, stava studiando da una mezz'oretta e aveva decisamente la testa da un'altra parte. Continuava a ripensare al suo vestito bianco. Che strano vedersi riflessa nello specchio con quello addosso! Stiracchiò le braccia e inavvertitamente colpì il boccettino d'inchiostro che in un lampo si rovesciò spandendo il liquido nero sul tavolo, sui fogli, sulla panca vuota di fronte alla sua, dappertutto insomma, colando stava iniziando anche a spargersi sul pavimento.
Hermione si alzò di corsa, ne tornò poco dopo con gli stracci che la bibliotecaria era riuscita a procurargli, mentre quella andava alla ricerca di un secchio da riempire con dell'acqua.
La riccia tamponò l'incubo formato chiazza che s'era riversato sui suoi appunti, tutta roba poco importante per fortuna, poi si inginocchiò e prese a strusciare a secco le piastrelle, per vedere se riusciva ad assorbire parte del liquido con gli stracci che aveva per le mani.
Due piedi spuntarono sotto al suo naso.
-Mezzosangue- la voce suonava incerta, alzò il naso e Draco la stava guardando attonito.
-Ti stai trasformando in Cenerentola?- chiese, e poi si morse la lingua.
 
Hermione rimase sbigottita a guardarlo per qualche minuto. La bibliotecaria arrivò col secchio e nuovi stracci e la allontanò con un gesto infastidito della mano. La riccia si alzò in piedi, ripulendosi le mani contro la gonna, che tanto era da lavare, e guardando Draco gli fece segno di spostarsi più in là, quindi agguantò le sue cose e si allontanò dalla biblioteca in sua compagnia.
Appena furono fuori riprese a guardarlo con aria scettica -Cenerentola?- chiese -Che ne sai TU di Cenerentola, spiegami!-
Lui evitava il suo sguardo e fece spallucce -Cose che mi son giunte così, all'orecchio.. Non avrei dovuto dirlo-
La riccia si illuminò -Il libro! Al Ghirigoro, ieri!- aveva un'espressione meravigliata.
Il biondo la guardò di sottecchi e sogghignò -L'ho sfogliato- disse
-L'hai comprato!- lo accusò lei.
-Non è vero!- si mise sulla difensiva la Serpe.
-Sennò che ne sapresti di Cenerentola e tutti gli altri.. I cinque porcellini e i nove nani di Biancaneve?!-
-A parte che i porcellini erano tr.... - il biondo si accorse dell'occhiata trionfante della Grifona e capì di essersi dato scacco da solo ammettendo di sapere che i porcellini erano solo tre.
-Maledizione, Granger!- disse, alterato. Ma dalla sua faccia si capiva che stava tradendo un certo imbarazzo.
Rimase in silenzio qualche tempo.
-Non sono male- ammise infine in tono neutro.
La riccia cominciò ad esultare, saltellando e piroettando e ridendo forte.
Ridava talmente tanto che lo contagiò, ora anche lui si sentiva un po' più rilassato e camminava sciolto tenendo senza fatica il passo dei suoi volteggiamenti.
Lei gli si  fece addosso -E cos'altro hai letto?-
-Di quei due bambini persi nel bosco.. che la strega vuole mangiare.. - bofonchiò lui.
-Hansel e Gretel- Hermione si illuminava ad ogni parola.
Lui per frenare il troppo entusiasmo della ragazza decise di virare su toni polemici e iniziò a disquisire sull'ingiustizia di certi stereotipi: -Non capisco perché le streghe vengano rappresentate sempre come malvagie e cannibali-
-Bhé, se vuoi un mago buono dovresti leggere di Merlino. Anche se pure lì si parla di una controparte magica abbastanza negativa.. nella letteratura classica è rappresentata da sua sorella, la Fata Morgana, comunque.. c'è la Fata Buona di Cenerentola e le tre Fatine della Bella Addormentata. Anche lì, però, c'è l'uso della magia per scopi crudeli.. come nel caso della Fata che non era stata invitata e che.. -
-Sìsì, l'ho letta tutta la storia. Vedi? Ci dipingono crudelmente!-
Hermione mise su un certo cipiglio -Che ti aspettavi? Avranno conosciuto i Mangiamorte prima di mettersi a scrivere favolette-
Calò il silenzio.
-Scusa, io non..   -
-Comunque c'è una favola che ti rispecchia fedelmente- disse il biondo interrompendola prima che si prodigasse in mille scusa, e la soppesò con lo sguardo.
-Mh?-
-Il brutto anatroccolo-
-Ma che razza di..... -la riccia lo fulminò, inviperita.
-Che c'è?-
-Come 'che c'è'? Mi hai appena paragonata a uno sfigatissimo anatroccolo, razza di..!-
-Dipende da se reputi di esserti già trasformata in cigno oppure no- e se ne andrò a grandi falcate lungo il corridoio, lasciandola sola a riflettere.
 
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-Mione, noi stasera non ceniamo- Draco era in piedi accanto a lei che si era appena messa a sedere al proprio tavolo in Sala Grande. Le stava porgendo la mano.
-Come non ceniamo?!-
-Se ti dicessi che la McGranitt ha chiesto ad Hagrid di portarci un paio d'ore a Diagon Alley a scegliere le fedi nuziali in un negozio che sta tenendo aperto apposta per noi ti sbrigheresti?!-
-Cheeee? Non esiste. La McGranitt non lo farebbe mai. Io ho fame e perdipiù.. ma perché tutta sta fretta??-
-Per il semplice fatto che mio padre domani sarà qui-
-Cosa scusa???-
-Vuole la lista dei nostri invitati e vuole parlare con la McGranitt-
-Non può presentarsi qui da un momento all'altro, non è mica un albergo-
-Non è neanche una prigione, se è per questo. Ti spicci o no? Mi serve il tuo anulare, quindi: o te lo stacchi o vieni anche con tutto il resto della tua persona. A te la decisione-
La riccia si alzò di malumore.
-Ho fame-
-Vorrà dire che se ci sbrighiamo mangeremo là. Il tuo amico starà sempre con noi e abbiamo il coprifuoco per una certa ora-
-Quando lo hai saputo che tuo padre arriverà domani?-
-Adesso-
-Tu e tuo padre non vi parlate mai?!- gli chiese, scocciata. Possibile che pure lui non sapesse mai nulla?!
-Diciamo che non intratteniamo tutta questa corrispondenza- rispose, piccato.
-E le fedi non le potevamo prendere un altro giorno?-
-No-
-Perché no?-
-Perché non cammini un po' più svelta?- erano già ben lontani dalla Sala Grande.
La ragazza non lo degnò più di risposta nel vedere il suo amico gigante vicino alle porte di Hogwarts.
-Hagrid!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- urlò, correndogli incontro e buttandogli le braccia al collo.
-Ragazza mia- rise il vecchio gigante -Sei sempre più bella!-
Poi vide sopraggiungere il biondo -Forza andiamo- disse, riacquistando il suo cipiglio risoluto e lasciandola andare -Abbiamo una carrozza da prendere-
Draco fece una smorfia e rimase in silenzio, seguendoli fuori dalle mura del castello.
 
Diagon Alley la sera tardi era molto meno chiassosa, molto diversa.
Hermione sarebbe stata a disagio a girare per quella zona se non avesse avuto Hagrid che svettava al suo fianco. Era così diverso essere in giro da soli -o quasi- la notte, ormai un cielo così nero lo vedeva solo schermato dai vetri delle finestre di Hogwarts.
-Allora- proruppe il gigante, fermandosi -Questo è il negozio. Io vi aspetto qua fuori. Fare presto e non fate danni-
Draco lo guardò con aria di sufficienza, precedendo la ragazza all'interno dell'edificio.
Hermione sorrise al gigante e lo seguì. Hagrid la guardò andar via con una sorta di sensazione nostalgica che lo prendeva all'altezza dello stomaco.
-La mia bambolina che si sposa- disse tra sé e sé con le lacrime agli occhi -La mia bambolina si sposa con quella brutta bestiaccia- e con la manica si asciugò l'angolo dell'occhio.
 
Il negozio era deserto, Malfoy si avvicinò al bancone e ci posò gli avambracci sopra, sporgendosi avanti col busto e sospirando.
-Che hai in mente?- chiese Hermione, tornando seria.
-C'è un ballo per l'inizio dell'anno alla fine di questa settimana- disse lui -Lo ha organizzato la vecchia racchia-
-Parlavo delle fedi. E comunque l'anno è già iniziato da un po', non credi?-
-Dillo alla racchia. Comunque ci vieni con me-
-Ho altra scelta? E in ogni caso ha un nome, si chiama Professoressa McGranitt-
-E' la stessa che ti ha tolto venti punti perché chiacchieravi, vorrei ricordartelo!-
-E ha fatto bene-
-E su questo hai perfettamente ragione. Avrebbe dovuto togliervene di più!-
-Non iniziamo-
-Potremmo farci fare un rilievo sopra, a forma di Serpe-
-Di che parli?-
-Delle fedi-
-La smetti di saltellare da un argomento all'altro?! E comunque te lo scordi!-
-Tu potresti farci incidere un Grifone, se proprio insisti-
-E' una pacchianata unica-
-Uhm, si, hai ragione. Era tanto per dire in effetti-
-Spero che tu non voglia cose strane in bronzo, rame, metallo o chessoio.. -
-Dov'è finito l'anello di fidanzamento? L'hai perso?-
-..perché sono abituata alle fedi dei miei, semplicissime, in oro giallo e.. -
-Non l'hai più messo-
-Ma cosa?-
-L'anello di fidanzamento-
-L'ho messo via, pensavo che se te l'avessi scheggiato mi avresti cavato un occhio-
-E levati quell'affare dal collo, che mi sembri una che vende amuleti-
-La collana di mia madre non si tocca. La coccinella mi porta fortuna. Anche se inizio a pensare che abbia perso tutta la sua buona sorte, visto dove sono ora e perché.. -
-Dovrebbe dimostrare che siamo fidanzati, quindi dovresti indossarlo-
-Cosa??-
-L'anello di fidanzamento che ti ho dato a malincuore-
Si era voltato e ora posava i gomiti sul bancone, scaricando sul vecchio legno consunto tutto il suo peso e fronteggiandola. Lei era a pochi metri dal suo naso, appoggiata di schiena contro il muro scrostato del negozio.
-Dov'è il tipo?-
-Ha detto che sarebbe arrivato. E noi lo aspettiamo-
-Non avevo intenzione di andarmene. Ho solo fame-
-Vedi di non ingrassare troppo in vista del matrimonio, piattola, vorrei che fossi almeno lontanamente fotogenica-
-Sono già un brutto anatroccolo, no? Dovresti essere rassegnato!-
-Oppure un cigno. Ma se il cigno diventa troppo pasciuto poi si potrebbe pensare che l'abbiamo messo all'ingrasso per potercelo mangiare-
-Non è metaforicamente quello che state facendo veramente?-
-State?-
-Voi. Voi Malfoy-
-Stiamo per mangiarti? Interessante.. non ne sapevo nulla. Un altro dei piani di Lucius di cui non ero informato- e sogghignò.
Hermione rise -Tuo padre proprio non ha intenzione di farti sapere cosa trama, eh?-
Lui fece spallucce -Meno male che ci sei tu che sai che mio padre vuole cucinarti.. sai anche per quale occasione in particolare? Magari direttamente per il pranzo di nozze?!-
-Intendevo che metaforicamente mi avete messo all'ingrasso, a fare bella mostra di me. Come il pastore che si vanta delle proprie greggi e magari per far apparire belle, sane e floride le proprie bestie si priva lui del proprio cibo. Una questione di orgoglio-
-Granger, stai delirando-
-Sto solo dicendo che.. -
-Dammi il dito!- ordinò lui, allungando una mano.
Istintivamente Hermione gli porse l'anulare, pensando che la richiesta avesse a che fare col motivo per cui erano lì: comprare le fedi.
Invece Draco tastò il dito e con la voce camuffata pigolò, nel tono rauco e gracchiante che ipotizzava potesse essere quello usato da una vecchia strega cattiva e malaticcia: -No, Gretel, non ci siamo, ancora troppo magra..!-
Hermione lo guardò per un attimo, contraddetta, poi scoppiò a ridere di gusto, e lui con lei.
-Ma tu non sei normale! Occhio che ti butto nel forno, eh!-
-Nel forno?-
-Massì, sai che Gretel per salvare sé stessa e suo fratello spinge la strega nel forno acceso..  -
-E la mela?-
-La mela?-
-Sì, la mela-
-Ma quella è un'altra storia. Grimilde e Biancaneve, i nani, il Principe Azzurro, la mela avvelenata.. -
-Ah già. Ci hai mai fatto caso che i buoni delle favole vengono sempre attirati nella tana con del cibo? Quando si dice essere morti di fame.. -
-Che scemo!- Hermione scosse la testa, riprendendo a ridacchiare.
Draco la guardò come un bambino quando non viene preso sul serio dai propri genitori -Ma è vero!-
-Allora tutti lì a morire dietro a una mela rossa e gustosa o a una casetta di pan di zenzero.. La gola fa male, è peccato capitale-
-Parli tu di cos'è peccato capitale e cosa no!- Hermione rideva sempre più forte -Poi magari la mela è simbolo di qualcos'altro-
-Ah si?-
-Di perdizione. Come la mela di Adamo ed Eva per esempio-
-Ne ho sentito parlare, ma allora non si spiega la casetta di pan di zenzero. Quella non è simbolica!-
-Ma perché devi fare la punta alla matita su una favoletta qualunque- Hermione gli sorrise.
Lui alzò nuovamente le spalle -Era tanto per dire-
-La strega offriva tutti quei dolciumi, erano due bambini, ci sono cascati. La morale è di stare attento a chi offre troppo gratis, c'è sicuramente sotto qualche strano interesse. Da piccola mia madre mi diceva di non accettare le caramelle dagli sconosciuti, avrebbero potuto essere drogate-
-Mi chiedo chi avrebbe voluto rapire una zannuta come te!-
Hermione alzò lo sguardo risentita ma si accorse che il biondo -che sembrava essere tornato bambino- le stava facendo la linguaccia, come a dire 'Ti ho fatto incazzare eh'
Gli si scagliò addosso iniziando a tempestarlo di pugni. Lui rideva convulsamente.
-Tranquilla, tranquilla, il Principe Azzurro ti sarebbe venuto a salvare con un bel bacio. Che insolito cliché-
Lei continuava a menare le mani, ridendo, col fiato spezzato -Perché? Il Principe è nobile d'animo!-
-Ma cosa gliene frega al Principe di una ragazza qualunque?-
-Le ragazze qualunque magari sono più spontanee di quelle artificiose principessine- disse Hermione, fingendosi risentita, mentre si allontanava, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi. Non sapeva più esattamente di cosa stessero parlando.
-E un Principe che si innamora di una fanciulla che sa cavarsela benissimo da sola come potrebbe fare? Dovrebbe metterla in pericolo lui stesso per poterla salvare?-
Lei ridacchiò nervosamente -O potrebbe semplicemente dichiararsi, perché farla tanto lunga, non credi?-
Lui allungò pensosamente una mano e le tirò una ciocca di capelli, lei reagì tentando di dargli uno schiaffo sul braccio, lui però fu più veloce e le immobilizzò il polso, poi con l'altra mano le agguantò anche l'altro braccio, si sporse verso di lei e la baciò.
 
Fu strano. Nel senso, avere le sue labbra contro le proprie.
Non era esattamente la prima volta, ma era la prima volta che si trovavano da soli, senza nulla da dimostrare a nessuno.
Sentì un tremito lungo tuuuuutta la colonna vertebrale, come di un filo elettrico che si fosse staccato dal suo cervello e che scivolando giù le desse la scossa ad ogni singola vertebra, facendola tremare.
La cosa più strana di tutte fu non essere violata con forza, come a dire che il biondino tenne la propria lingua dentro la propria bocca, l'unica cosa che muoveva dolcemente erano le labbra.
Non durò in eterno e per fortuna fu proprio l'arrivo del proprietario ad interromperli, sennò, staccandosi, non avrebbero saputo che dirsi.
-Ma che bella coppietta!- squittì l'uomo, un tizio allampanato e brizzolato.
Draco si staccò e si trovò a guardarla negli occhi per un microsecondo, poi si voltò e tornò alla messinscena per come la conoscevano entrambi.
-E così vi sposate, eh?- chiese il tizio. La Serpe alzò un sopraciglio -Infatti-
-Due fedi d'oro, normalissime ma belle, mi raccomando. Prenda le misure e ci faccia scrivere dentro i nomi e la data del matrimonio. Nulla più-
-Perfetto- il tizio, tutto giulivo, fece le prove per individuare quale fosse la circonferenza dei loro anulari, si appuntò i loro nomi e i vari dati, congedandoli nel giro di venti minuti al massimo.
Uscirono senza parlare.
 
Hagrid stava appoggiato al tronco di un alberello ormai quasi sradicato sotto al suo peso.
Aveva visto tutto. Dalla sua posizione riusciva perfettamente a vedere attraverso la porta a vetri del negozio e si era goduto la scena dell'iniziale disagio, del battibecco, della finta rissa e del bacio. Nonché il noioso seguito di quel tizio che faceva le prove per capire quanti millimetri in più o in meno sarebbe dovuto essere largo quel cerchietto che si apprestava a fondere per l'occasione.
Vedendoli arrivare, silenziosi ed assorti, decise di non dire assolutamente nulla al riguardo.
-Fame?- chiese.
Hermione si riscosse e gli sorrise -Una cifra-
-Allora conosco un posticino adatto-
 
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Il gigante, sprofondato nella sedia con le piccole gambe rinforzate e una targhetta con inciso il suo nome sull'asse contro la quale poggiava la schiena, estrasse un pesante orologio a cipollotto e lo consultò, sorridendo soddisfatto -Siamo in perfetto orario!-
Hermione si guardava attorno, completamente a suo agio, godendo del tepore che emanava il fuocherello scoppiettante nel camino poco distante; Draco si guardava attorno con una smorfia disgustata.
Quasi subito un baccano infernale li sorprese, mentre dal camino usciva fuori, tossendo, sputacchiando e scrollandosi di dosso la cenere dai vestiti, un viaggiatore che aveva appena utilizzato la Polvere Volante.
Hermione si girò meravigliata -E' appena passato dentro al fuoco-
-E' un fuoco fatuo, non brucia-
Alla paziente spiegazione del gigante si voltò ancora ad osservare il viaggiatore che ora, sano e salvo, si dirigeva al bancone, a chiedere da bere. Draco nel vederselo passare vicino si incassò ancor più nella propria sedia, nel tentativo di mantenere le distanze.
Hagrid, tutto giulivo, richiamò la loro attenzione -Allora, piccioncini, come vanno i preparativi?-
Hermione gli sorrise di rimando, timidamente e un po' incerta.
-Dobbiamo ancora fare la lista degli invitati- spiegò
Hagrid si tastò le varie tasche che aveva indosso e ne estrasse dei fogli di pergamena e una biro.
-Gran bella invenzione- disse, facendo l'occhiolino ad Hermione, che aveva resa nota l'esistenza di un modo per scrivere più pratico di quanto non fossero penna e calamaio.
Spinse il tutto verso di lei: -Mentre aspettiamo di ordinare puoi iniziare a pensarci!-
-Ok, allora.. bhè..  Harry e Ginny e Ron con Lavanda-
Hagrid la scrutò in volto, ma non osò fiatare mentre lei pronunciava il nome della fidanzata del suo ex.
-Poi Luna e Neville, ovviamente-
-Noo! Quell'impiastro rosso-oro no ti prego!- Draco strisciò la sedia vicino alla sua, in modo da affiancarla.
-Non è un impiastro!-
-Da' qua- e le prese la biro di mano, girandosela tra le dita per osservarla meglio, poi agguantò anche i fogli e continuo l'elenco a suo modo -Pansy, Blaise, Adrian, Theodore, Marcus, Millicent e ovviamente Daphne e Astoria- finì di vergare i nomi in bella grafia elencandoli uno sotto l'altro mentre la riccia alzava gli occhi al cielo e si riprendeva carta e biro, dandogli una gomitata.
-Ahio!-
-Poi.. tutta la famiglia Weasley e anche Hagrid e la McGranitt-
-E i Malfoy e Piton e -
-E... -
-Ragazzi, calmatevi- rise Hagrid -C'è tempo per fare le cose con calma, tranquilli-
Per il resto della cena i due continuarono ad aggiungere nomi man mano che sovvenivano alla loro mente e in tutto quel trambusto Draco si dimenticò di fare commenti sul cibo, che divorò con gusto.
 
-Volete un piccolo digestivo?- il gigante strizzò loro l'occhio.
-No grazie Hagrid- Hermione sorrise.
-E perché no?- Draco lo guardò con aria di sfida.
-Agli ordini- rispose l'altro gioviale, senza minimamente lasciarsi intimidire -Ormai sei un ometto, stai per convolare a nozze. L'alcool è il migliore amico di un marito- e rise della sua grassa risata cavernosa.
-Hagrid!!!- la riccia lo riprese piccata.
-Oh tesoro, ma tu sei adorabile!- gli rispose dolcemente il gigante, facendogli un buffetto con le sue enormi dita tozze.
-Invece credo che per sopportarla mi servirà un Whisky Incendiario liscio e doppio ogni sera, forse due-
-Ma che razza di.. - Hermione lo fulminò con lo sguardo senza trovare le parole.
-Che razza di.... - le fece il verso l'altro -Che razza di cosa?-
-Siete così piccoli- disse Hagrid, studiandoli nostalgico.
Draco prese a bere con gusto dal bicchiere che la cameriera gli aveva posato davanti -Piccoli?- chiese -Non direi!- poi guardò allontanarsi di spalle la giovane ragazza parecchio carina che gli aveva serviti, fischiò e commentò, osservando il fondo del proprio bicchiere e ripulendolo delle ultime tracce di liquido con un teatrale movimento del gomito -Gran culo davvero!-
Hermione si alzò adirata, facendo strisciare la sedia.
-Vado al bagno- annunciò e scomparve in una nuvola di capelli.
Draco la soppesò mentre si allontanava.
-Bel colpo amico- disse Hagrid e gli fece un occhiolino per sdrammatizzare.
-E' lei che se la prende per tutto- il biondo si esibì per l'ennesima volta in ciò che meglio gli riusciva: fare spallucce, incassando velocemente la testa nel collo in un fluidissimo movimento, mentre con una scrollatina di spalle si liberava la coscienza -Anche lei ha un bel culo, non dovrebbe farsi i complessi-
Poi alzò un braccio per richiamare l'attenzione della cameriera e farsi portare un altro bicchiere.
Sembrò ripensare a ciò che aveva appena detto e portò lo sguardo fisso sul gigante -Oh però non dirglielo!-
Hagrid rise e annuì: forse i due avevano più feeling di quanto non volesse credere quando gli era giunta la notizia.
 
Hermione tornò al tavolo euforica.
-Che hai incontrato al bagno? Un troll?- chiese sarcasticamente il suo fidanzato.
-Mi è venuta una splendida idea-
-Sarebbe?- chiese alzando un sopraciglio, mentre Hagrid si torceva sulla sedia per ascoltarla meglio.
Quella prese la carica e fece il giro del tavolo per arrivare al suo posto, dove si sedette con un tonfo,  a cui Draco rispose con una rotazione delle pupille verso il soffitto.
-Penso che il viaggio di nozze lo si potrebbe fare a Paigi-
-Parigi- ripeté quello, senza dare alcuna intonazione alla propria voce.
Poi aggiunse -Andiamo anche in viaggio di nozze, perché?-
Lei sembrò delusa -Perché no?-
-Pensavo volessi starmi il più lontano possibile, no?-
Lei si stampò un sorriso tiratissimo sulla faccia e con la testa accennò al gigante che nulla sapeva del loro accordo.
-Ma che dici? Che ti sposo a fare allora?!-
-Non gliel'hai detto al tuo amico?- Draco era imperturbabile.
Hermione sbarrò gli occhi, seccata.
-Ragazzi che succede??-
-Ci sposiamo sotto contratto- e buttò giù il suo secondo Whisky Incendiario.
Hermione non osò guardare il suo stupefatto amico negli occhi, e prese a spostare tutti gli oggetti sul tavolo con aria stizzita.
-Che c'è?- chiese la Serpe.
-Pensavo che meno persone possibili avrebbero dovuto saperlo!-
-Che me ne frega, lui mica sta a scuola con noi, ti pare? E non frequenta i giri di mio padre. E.. - aggiunse con un leggero ghigno dipinto in volto -Inizio ad essere vagamente brillo- e ghignò.
-Ragazzi, mi spiegate?!-
Hermione tornò alla carica, ignorando il gigante -Lo trovi divertente?-
-Trovo che tutto questo sia vagamente divertente, ora come ora, con un po' di alcool a far da filtro- e alzò gli occhi chiari, vagamente acquosi, per incontrare quelli di lei. Le pupille che, nonostante tutto, rimanevano ferme nelle sue.
-Bene, mi fa piacere notare che per accettare l'idea hai bisogno di buttare giù sta schifezza che, per inciso, neanche sai reggere-
-L'idea di sposarti?-
-Esattamente-
-Non accetterei l'idea neanche da ubriaco fradicio. Me la faccio andar bene-
-Hermione!-
La voce del gigante era risuonata imperiosa. Accorgendosi di aver richiamato l'attenzione anche degli avventori ai tavoli vicini, abbassò di nuovo il tono, dedicando appena un'occhiata al ragazzo alticcio che sembrava preda di foschi pensieri e che fissava il secondo bicchiere vuoto con la fronte aggrottata, e dedicandosi solo alla ragazza.
-Spiegami- disse dolcemente.
A spiegazione avvenuta rimase silenzioso, raccolto nei suoi pensieri.
Hermione si sentiva a disagio, riprese a giocare con tutto ciò che le capitava tra le mani, principalmente la saliera e qualche briciola.
-E a te sta bene?- chiese infine Hagrid, dolcemente.
-No- non alzò lo sguardo nel suo, continuò a giocare con le briciole.
-Neanche a me- aggiunse il biondo.
-A te però nessuno lo ha chiesto!- lo riprese il gigante, accompagnandosi con un gesto della mano che avrebbe dovuto, nelle intenzione, zittirlo come una mosca fastidiosa.
-Comunque me lo devo far andare bene- disse Hermione, con quell'aria da Grifona in piena missione segreta, che Draco tanto le odiava.
-Per inciso non è che ci stiamo granché simpatici-
-Per inciso non è che abbia tutta sta voglia di averla tra i piedi- aggiunse Draco.
Hagrid lo guardò con gli occhi ridotti a due fessure, poi, indicandolo col pollice, disse a Hermione, come se fosse una confidenza: -Per inciso lui comunque ti trova attraente- e si alzò per andare a saldare il conto.
-Eh?! Non è affatto vero! Io non ho mai detto questo! Ho solo detto che dovrebbe avere più fiducia in sé stessa-
Hermione lo lasciò al tavolo e se ne uscì dal locale.
Due minuti dopo arrivò anche la Serpe.
-Non ho mai detto che.. -
-Farò finta di non aver sentito- disse Hermione.
-Ho solo detto che hai un bel culo, ma lo dico di tutte quelle che hanno un bel culo-
-Sarebbe un po' inappropriato dirlo di quelle che non ce l'hanno o che non ce l'hanno a tuo parere-
-Vabbè, a mio parere, rientri in quelle che se ne possono vantare. Ma con riserbo-
-Bene, hai dato una risposta ai miei perché-
-In che senso?-
-Tipo quando mi chiedo perché Ron stesse con me.. Ora tra le mie qualità so di poter vantare un bel culo. È gratificante, no?- sembrava sarcastica, altamente sarcastica.
-Detto così sembra più che altro degradante-
-Essere prese in considerazione come esseri viventi solo perché si ha un culo che rispetta certi canoni estetici?? Degradante?! Ma no.. Che dici mai!-
-Ok, sei sibillina-
-Non sono sibillina. È una qualità e credo che nel tuo mondo sia anche molto apprezzata. Sono felice di poterti far fare bella figura coi tuoi amici, almeno per questo verso-
Il biondo le guardò la scollatura, sogghignando -Con un po' di impegno potresti farmi fare bella figura anche per l'altro verso-
Hermione, spazientita, alzò il braccio di scatto con tutta l'intenzione di dargli una cinquina.
Lui le afferrò il braccio -Sai com'è finita l'ultima volta- l'avvertì, il fiato più vicino alla sua faccia di quanto non fosse pochi secondi prima, caldo e alcolico.
-Già. Mi hai baciato perché trovi che abbia un bel culo -
-L'unico motivo al mondo per cui le persone si baciano- rise lui con gusto, mollando la presa e infilando le mani nelle tasche del cappotto.
-Non credo- lo fulminò.
-Ah si? Il Principe bacia la fanciulla perché la trova attraente, non perché sia a conoscenza di quant'è intelligente, audace, astuta o coraggiosa-
-Bhé, non mi piace questa versione della favola!-
-Ah sì? E perché? Perché é più vicina alla realtà dei fatti?-
-Nella realtà dei fatti le persone si sposano perché si amano e si amano perché apprezzano quel che è l'altro. Ma io non ti apprezzo affatto per come sei dentro e di come sei fuori me ne faccio ben poco; se ti sposo é per uno stupido pezzo di carta. Quindi direi che la mia vita non è affatto vicina alla realtà dei fatti: è solo una stupida parodia di come dovrebbero stare realmente le cose!-
-Credi che dovrei apprezzare la tua intelligenza, Mezzosangue?-
-Non ne saresti in grado, intellettualmente inferiore come sei!-
-Perché tu dovresti, allora, apprezzare il mio stomaco di ferro-
-Dovrei reputarmi repellente per apprezzare il tuo presunto stomaco. Invece dovresti ammettere che il mio sangue, tanto impuro, rimane bello freddo anche in quest'evenienza. Ammettilo, chiunque altra sarebbe scappata dopo aver avuto a che fare con te e mi ricordo cosa mi hai detto al Maniero quella prima volta: tu ci sei dentro, io avevo la possibilità di tirarmene fuori e a te chissà chi sarebbe capitata. Ma tu, tu ci saresti stato dentro comunque, contro la tua volontà! Mi devi un favore, Draco-
-Chi hai mai detto che chiunque altra non sarebbe stata meglio di te?!- si infervorò lui -Forse eri proprio tu che volevo evitare!-
-Bene. Potresti prenderti Lavanda, che dici? Ti sei mai fatto una Grifondoro? Potresti iniziare con una come lei-
-Hai firmato un contratto-
-Me ne sbatto-
-Che significa?- si alterò il biondo.
-Che se vuoi puoi cambiare dama, visto che io non rispondo alle qualità necessarie secondo il tuo umile e modesto parere. Culo a parte, s'intende-
-E dopo che siamo venuti allo scoperto con tutta la scuola? Così dovrei farmi la fama di quello che viene abbandonato in prossimità delle nozze? Bello. Mi saresti proprio tanto di aiuto, sai?- ironia, tagliente per giunta.
-Potresti lasciarmi tu. Vedo già i titoli sui giornali 'Innamorato di un'altra'-
-Io non ti lascerò mai- sibilò lui arrivando a pochi centimetri dalla sua faccia, gli occhi socchiusi.
-La prendo come una minaccia-
Calò il silenzio. Hermione continuò, infervorata -L'accordo non salterebbe mica, sai? Ti troveresti sposato comunque, ma con qualcuno di più gradevole. Scegliti una gradevole controparte tra le Grifone. Chi l'ha detto che devo essere per forza io?!-
-Cos'è Granger? Vuoi sentirti dire che sei unica e speciale? Sai che non funziona così! Sei l'amica di Potty-potty, sei una garanzia-
-Lavanda saprebbe ricoprire questo ruolo come e meglio di me. Lei vive per poter navigare nell'alta società, è il suo sogno. È una Grifondoro, è fidata, è abbastanza rispettabile.. -
-Ed è la ragazza del Pezzente. Rivuoi Weasley indietro? Basta dirlo. Fattelo amante!-
-Andrebbe contro i miei principi e di Ronald mi importa ben poco ormai-
-Se devo iniziare a farmi la reputazione di quello che ha scovato il buono tra i Grifoni direi che una della vostra razza mi basta e avanza. Vanto con clamore di non essermi mai abbassato a spendere il mio tempo con nessuna della tua splendida Casa. Troppa fatica, tutte uguali, troppo suore. Esattamente come te-
-Lavanda non è poi così.. -
-Ancora con questa piattola della Brown?! La stai pubblicizzando tanto, perché?-
-Non lo so. Forse perché é più nei tuoi standard: oca giuliva, sgallettata, con poco cervello insomma-
-Sei veramente poco sensibile nei confronti della tua amica, Granger. E ti assicuro che nessuna Grifondoro sarà mai all'altezza dei miei standard!-
-Buono a sapersi. Almeno le tue amanti saprò di trovarle sempre nella Sala Comune Serpeverde-
-Gelosa Mezzosangue?-
-Di te?! Mai-
-Meglio. Ho una vita privata e lo sai-
Hagrid scelse quel momento per uscire -Che sta succedendo ragazzi?-
-Divergenze d'opinione, le chiamerei- rispose il biondo, prendendo a incamminarsi.
Hermione scrollò le spalle e lo seguì a passo di carica. Il gigante dietro di loro scosse la testa.
 
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Il giorno dopo Grifondoro non aveva lezioni con Serpeverde, pertanto Hermione dovette aspettare fin dopo pranzo per fare ciò che aveva in mente. Aspettò che Serpeverde concludesse il suo allenamento di Quidditch nel primo pomeriggio, quando ancora c'era abbastanza sole, e si diresse verso il campo di allenamento con un pacchetto rettangolare in mano.
-Tieni- sbatté il pacchetto tra le mani del suo fidanzato.
-Che cos'é?-
-L'ho preso direttamente tra i libri che mi son portata da casa, vedi di non sciuparmelo. Visto che le uniche cose di cui riusciamo a parlare ultimamente son le favole babbane ho deciso di imprestarti un altro volume. Così magari le nostre prossime conversazioni saranno meno impegnative e leggermente più divertenti-
-Anch'io ho un pensiero per te- Hermione si fermò sorpresa e anche molto sospettosa.
-Di che si tratta?-
Draco agguantò una scopa da Quidditch appoggiata al muro lì a fianco.
-E' la mia vecchia Nimbus 2000. Ne ho cambiate un paio da allora, ma funziona ancora bene-
-Che vuoi farci?-
-Ci divertiamo-
-Non esiste-
Hermione aveva solo brutti ricordi legati a quella cavolo di scopa.
Innanzitutto la prima e unica volta in cui Draco l'aveva fatta piangere impugnava per le mani quella cosa.
-Come credi di convincermi?- lo sfidò.
-Dicendoti che sei un'incapace?- la apostrofò lui.
-Sai bene che nessuno mi ha mai più convinta a mettere mano a quell'affare-
-Allora non si può certo dire che tu sia qualcosa di più che una sporca perdente, una non-strega, un'incapace, un..  -
-Non farti bello solo del fatto che sai sfrecciare a 50 km/h a mezz'aria. Non serve a niente-
-Serve molto più di tutto quel che puoi imparare sui tuoi amati libri-
-Non credo proprio-
-Ne riparleremo il giorno in cui saremo messi in condizione di dover scappare a folle velocità e il più in fretta possibile da un posto infestato da troll puzzolenti-
-Mi smaterializzerei-
-Certo. E se non potessi? Se fossi troppo debole o se il posto in cui fossi avesse un campo di..  -
-Correrei a perdifiato-
-Utile. Utile davvero, mi han detto-
-Io non ci volo su quell'affare-
-Non saremo mai alla pari fintanto che non saprai fare anche tu quel che so fare io. Non puoi pretendere che ti tratti con rispetto se sei la prima che si mantiene in una condizione di inferiorità-
-E' un vecchio stereotipo pensare che una strega abbia bisogno di volare su una ramazza. E lo sai-
-Certo, allora continua a usare le scope per scopare il pavimento..  -
-Sarà quel che farò infatti-
- ..anche perché di scopare un uomo non credo che se ne parli, visto il caso disperato che sei-
Hermione agguantò la scopa con rabbia, marciando alla volta del cielo aperto e la distesa verde del campo di Quidditch. Draco la seguiva, la sua scopa alla mano e ancora la divisa addosso, ridendo.
Hermione lasciò cadere il manico inerme ai suoi piedi, ci stese sopra la mano e sussurrò l'incantesimo per far sì che l'impugnatura le si consegnasse tra le dita.
-Mi chiedo cosa devo dimostrarti-
Draco lasciò cadere la sua scopa a terra, ridendo, e si avvicinò alle sue spalle.
Stese il braccio verso terra col palmo aperto e l'aria imperiosa, la scopa rispose subito ai suoi comandi.
La lasciò cadere.
Hermione ritentò, lui continuava a stare dietro di lei.
Provò ancora una volta poi due, tre, cinque, otto, alla decima si girò di scatto, infuriata con sé stessa.
Il vero motivo per cui non aveva più voluto avere niente a che fare con le scope é che la destabilizzavano emotivamente, la facevano proprio stizzire. Essere impotente in quella maniera di fronte a un oggetto che avrebbe dovuto rispondere ai suoi comandi la faceva sbottare, valeva lo stesso per le lezioni di Divinazione.
Nel voltarsi bruscamente si trovò col naso che affondava nel petto del ragazzo. Non aveva fatto caso al fatto che fosse così vicino.
Lui la prese per le spalle e la rivoltò di forza verso il lato dov'era abbandonata la scopa.
Il sole era meno luminoso di quanto non fosse prima, il tardo pomeriggio si stava manifestando con una luce bruciaticcia che bagnava la terra vicino a loro e che pareva non scaldare più nulla.
Il ragazzo pronunciò l'incantesimo per far sì che la scopa si sollevasse, la passò di mano a lei e recuperò la propria. Si mise a cavalcioni della propria scopa e si alzò in volo di qualche spanna.
-Ci vuole un po' di fiducia-
-Ma di che parli?-
-Non le dai fiducia-
-Davvero parli della scopa come di una persona?-
-E' così difficile, per te, credere di potercela fare?-
-Sì- rispose, spazientita.
-Potresti almeno mettertici sopra a cavalcioni, per piacere?-
Lei lo guardò impassibile.
-Dovresti solamente sollevare una gamba e farla passare al di là del manico. Non è chiedere tanto. In ogni caso sei convinta che non si solleverà mai, che ti cambia a questo punto?-
La riccia sospirò ed eseguì.
-Afferra bene il manico però- la guardò -Tienilo bene ho detto! Con due mani- la riprese.
-Ok, ok, fatto. Ti va bene?-
-Si. E chiudi gli occhi-
Lo guardò allarmata -Che hai intenzione di fare? Non tirarmi, trascinarmi o altro, sai?-
-Tranquilla- si alzò in volo un altro poco, guardandola dall'alto e alzando entrambe le braccia in segno di resa per farle vedere i palmi delle mani, come a dimostrare la sua inoffensività -O ci riesci da te o di sicuro non faccio la carità io. Avrò solo modo di prenderti in giro più di quanto non facessi prima- e ghignò.
-Ah ah ah, molto divertente-
-Li chiudi questi occhi?-
Hermione chiuse gli occhi.
-E ora spiegami-
-Cosa?!- rispose stizzita.
-Perché non riesci a immaginarti a volare sopra quella dannata scopa-
Lei scrollò le spalle nervosamente, stava stringendo spasmodicamente il manico della Nimbus. Stare lì la metteva a disagio, la faceva sentire nervosa.
-Come ti senti?- le chiese lui, come leggendole dentro.
-Irritata. Da te- aprì un occhio.
-Non sbirciare!- la redarguì.
Constatando che lui era ancora dove lo aveva lasciato, apparentemente innocuo, richiuse l'occhio, leggermente più fiduciosa. Iniziò a respirare a fondo l'aria fresca per rilassarsi almeno un poco.
-Mi sento a disagio, nervosa, irritata. Sensazioni spiacevoli-
-E' lì il problema! Dovresti liberartene! Dovresti sentirti come minimo libera, leggera e felice. Viaggiare su una scopa ti dà il senso di potere, di libertà. Puoi fare tutto, muoverti dappertutto: in alto, in basso, a destra, a sinistra.. a tutte le velocità che vuoi. Come e meglio che in acqua-
La riccia rimase pensierosa a riflettere sulla sensazione che provava le estati al mare da ragazzina.
All'inizio era sfiduciata nei confronti di quella grande massa d'acqua, aveva idea di poterci sprofondare dentro, venendone soffocata. Poi aveva capito che le onde erano sue amiche, la spingevano verso l'altro, verso l'ossigeno, la sostenevano, la dondolavano e cullavano. E lei poteva scendere ad esplorare gli abissi profondi e poi risalire. Si sentiva libera, leggera e bella. L'acqua era un'alleata fedele. L'aria. L'aria serviva per respirare, e nient'altro.
Una vocina obbiettò dentro di lei: e l'acqua pensavi servisse soltanto da bere, eppure ti sei trovata sul fondo del lago nel Torneo Tremaghi. O no? E ne sei sopravvissuta o no?
Draco la vide assorta e sogghignò in silenzio.
-Devi immaginare l'aria tra i capelli, il fruscio del mantello che svolazza dietro di te. Sotto i piedi non hai più il terreno, è vero, ma che ti importa? Insomma, é come dondolarsi su un albero, no?-
O su un'altalena, soggiunse mentalmente Hermione, ricordandosi com'era bello dondolarsi al parchetto vicino a casa, quand'era piccola. Devo tornare su un'altalena, pensò, mi manca la sensazione di scalare il cielo con le punte dei piedi. Quasi riusciva a risentire addosso a sé quelle sensazioni come reali.
Sentì una leggera risatina di Draco, ma non ci fece caso, assorta com'era.
-E poi- continuò lui -Devi avere presente anche l'aria contro la faccia, una leggera, piacevole brezza che ti rinfresca e ti solletica quando ti sposta i capelli dalla fronte. E devi pensare a come puoi sentirti forte e sicura di te, così in alto, dove tutto è possibile. E devi sempre tenere a mente che per qualunque cosa hai il manico levigato della tua scopa, tra le mani. Non ti lascia cadere, sei stabile, sei forte, sei potente. Puoi dirigerti dove vuoi e scendere in ogni momento, è il tuo timone-
Hermione aprì gli occhi, un certo benessere che la invadeva tutta. Le sembrava di percepire il vento che le solleticava i capelli. Si chiese com'è che fosse scesa quell'arietta, così, tutto d'un colpo.
Si guardò intorno e vide Draco alla sua stessa altezza, comodamente seduto sulla sua scopa, che sogghignava incessantemente. Guardò verso il basso e lanciò un urlo acuto.
I suoi piedi erano ben lontani dall'essere appoggiati al manto erboso. La scopa s'era sollevata e ondeggiava dolcemente.
Le nocche sbiancarono quando le mani presero a stringere spasmodicamente il manico della Nimbus.
Il suo corpo prese a vacillare pericolosamente e più si rendeva conto di non avere alcun tipo di appiglio ai lati, più tendeva a sbilanciarsi, prima a destra, poi a sinistra. Diede uno strattone con le braccia per mantenersi in sella e la scopa virò, sobbalzando.
Hermione ebbe la netta e spiacevolissima sensazione di star per precipitare nel nulla alla sua destra.
-Ouh ouh ouh!!! Piano!- Draco si tuffò con la propria scopa per correggere la direzione di quella di Hermione che stava andando a schiantarsi sul terreno. D'un tratto l'erba appariva meno morbida, il terreno dava l'idea di essere qualcosa di molto duro su cui schiantarsi contro.
-Tieni entrambe le mani sul manico!- sbuffò lui relativamente compassato.
La riccia aveva avuto idea, in quei pochi secondi di terrore, che stendere un braccio e tenerlo teso verso il pavimento fosse un buon di fermare la propria caduta e reggere tutto il peso del proprio corpo, senza rompersi un polso e rotolare molti metri più in là.
Dopo che la Serpe ebbe afferrato il manico della vecchia Nimbus re-indirizzandola per il dritto ancora a molte spanne da terra, Hermione smise di urlare sole vocali e prese ad articolari suoni compiuti -Pazzo pervertito maniaco!- esordì -Mi vuoi far ammazzare???-
Draco si limitò a librare a mezz'aria, osservandola seria.
C'erano state occasioni in cui si era effettivamente comportato da pazzo pervertito maniaco.
Quella non rientrava, però, nell'elenco.
-Hai volato- disse, semplicemente.
-Se lo chiami volare- la ragazza cercò di scostarci un ciuffo di capelli dagli occhi sbuffandosi aria in faccia.
-Direi che possiamo scendere- detto fatto la Serpe aveva i piedi piantati a terra.
-Basta che indirizzi dolcemente il manico verso il basso, senza inclinarlo troppo di colpo-
Lei eseguì, scendendo a una lentezza esasperante e controllando il movimento ossessivamente, ristabilizzando il manico ogni 5 secondi su una traiettoria orizzontale e arrestando la discesa del mezzo.
Quando infine coi piedi tocco terra ne scese di gran carriera, lasciandola cadere e allontanandosi come se l'avesse morsa.
-Che razza di sortilegio..  ?- iniziò
-Hai fatto tutto da te. È bastato immaginarlo, volerlo, e ti sei librata in volo senza neanche accorgertene. Non così terribile, dunque?-
Lei guardò la scopa, inerme, con diffidenza: -Questo lo dici tu!-
-Bene. Ma almeno ci hai provato e ci sei riuscita. Ora sai cosa provano Harry e Ron a sfrecciare su e giù per il cielo-
-E voi andate anche a quelle pazze velocità per tutto il tempo-brontolò lei -Ma cos'avete in testa?! Se solo cadeste potreste ammazzarvi! Mi ricordo la prima lezione: tu e quell'incosciente di Harry che vi siete librati in volo, a quell'altezza, a undici anni e vi fiondavate su e giù per recuperare quel cavolo di gingillo di Neville-
-Direi che ci sia successo di peggio, in seguito. Non credi?-
-Oh si. Ma nulla a che vedere con l'alzarsi in volo-
-Bhé di peggio c'è stato che fino all'anno seguente non ho potuto giocare a Quidditch. Gran brutta storia quella! Da quando ho imparato a volare.. e chi mi ha più tenuto lontano dalle scope?!- rise.
-Sembri Ron ora. Lui che vuole diventare giocatore professionista-
-Oh no per carità, non potrei più seguire il Campionato! Quindi? Non volerai mai più?-
Per tutta risposta Hermione si avvicinò diffidente alla Nimbus coricata sul manto erboso. La scrutò.
-Ad ogni modo ora è tardi, si sta facendo buio- la avvisò lui -Non ho tempo di insegnarti altro-
Con un'aria vittoriosa accolse la delusione sul viso della Grifondoro.
-Non è l'ultima occasione che hai di volare, ma se vuoi posso portarti io a fare l'ultimo giro della giornata-
Detto ciò, montò sulla scopa e si alzò in volo, avvicinandosi.
-Come monto?- chiese lei, sorprendendolo. La sua offerta era sincera, ma pensava di dover insistere più a lungo.
Lui abbassò la scopa fino a toccare terra con la suola delle scarpe e le tese una mano.
-Salga sul destriero, madamigella- ghignò.
Lei accettò l'aiuto, si issò su e si mise seduta davanti a lui, all'amazzone.
-Non rischio di ammazzarmi per davvero?- chiese, titubante.
-Ci sono io che ti tengo, no?- e detto ciò la circondò con le braccia per impugnare il manico poco più avanti.
Si librarono in volo e la scopa sotto al doppio peso oscillò leggermente.
-Peso troppo- constatò lei, sempre più incerta.
-Ci credo, con quel culone che ti ritrovi!- ribatté lui, guardandola di sottecchi e ridendo.
Lo colpì al petto. Lui si portò una mano ai pettorali ed entrambi oscillarono leggermente, sbilanciandosi.
-Ehi, piano. Attenta!- ridacchiò lui.
Hermione già aveva lanciato uno strillo e si era aggrappata con le mani al suo collo e al gilet di cotone.
-Ma sta un po' tranquilla e goditi il volo-
Lei arrossì leggermente e decise di fargli il verso: -La Compagnia è lieta di annunciare che il volo sta procedendo secondo i piani.. le uscite di sicurezza sono localizzate qua, là e ancora là- proferì con una vocina leziosa, ma non osò staccare le mani per imitare al meglio la hostess che aveva deciso di interpretare.
Lui la guardò confuso -Ma che stai dicendo?- e rise.
-Un giorno ti porterò su un aereo. E anche in altalena- gli annunciò lei, ridendo della sua stessa imitazione.
-Uhm.. ok-  staccò gli occhi dalla porzione di cielo che aveva davanti per guardarla e sorrise, ancora confuso.
Tornò a guardare davanti a sé -Che fiabe ci sono in quel librone immenso?-
-Quello che ti ho portato?-
Lui annuì.
-Mmm Pollicino, Jack e la pianta di fagioli.. -
-Cheee? Ma che cosa leggete voi Babbani?-
-Jack trova dei semi che se piantati fanno crescere una pianta di fagioli alta fino al cielo-
-E cosa se ne fa?-
-Ci si arrampica-
-Perché?-
-Per recuperare la gallina che fa le uova d'oro-
-Io credo di non volerlo leggere il tuo libro, sai?!- e rise.
-C'è anche la Bella Addormentata nel bosco-
-Quella già la so. La Bella dorme cent'anni e poi arriva il Principe sul cavallo-
-Che la bacia e la sveglia, bravo-
-Il bacio della buonanotte, il bacio del Principe che ti risveglia, c'è un bacio per tutte le occasioni nelle vostre favolette-
-Poi c'è anche la storia della Bella e la Bestia-
-Altri baci?- chiese, ironico, alzando un sopraciglio.
-No.. la storia di una bellissima ragazza di paese che per riscattare un debito del padre è obbligata ad andare a vivere nel castello di un'orribile bestia..  -
Draco iniziò a perdere quota, manovrando la discesa perché la scopa si mantenesse stabile.
-Mi ricorda qualcosa- borbottò -Il castello era per caso un Maniero?-
-Non sai ancora come finisce però!-
-Fammi indovinare: il popolo arriva con forconi e torce a liberare la bella fanciulla?- e ghignò.
-No. La ragazza si innamora della bestia, per quella che é. E innamorandosene spezza un antico incantesimo che tiene legata la bestia a quelle mostruose fattezze, in verità, amato per com'è nell'animo, il Principe, che tale era, torna ad avere sembianze umane. E i due possono finalmente vivere insieme, felici e contenti-
Ormai Hermione toccava terra coi piedi, scese dalla scopa.
Draco la stava scrutando attentamente, con un'espressione indecifrabile.
-Ok, lo leggerò. Tu però impara a librarti in volo per tuo conto-
-Ti conviene leggerlo: noi abbiamo conversazioni civili solo quando parliamo di questo genere di cose!-
E ridendo Hermione fece per allontanarsi.
Draco si incamminò laddove avevano abbandonato la Nimbus.
Hermione si voltò di scatto e gli buttò le braccia al collo -Comunque grazie!- gli disse -E' un gran giorno per me. Essere andata lassù- e con un brivido guardò verso l'alto.
Si staccò -Tuo padre?-
Una voce li richiamò: -Hermione, Draco-
Era la McGranitt.
Malfoy commentò: -Eccolo-

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