Una rosa senza spine intrisa di sangue

di Kyuri_Zaoldyeck
(/viewuser.php?uid=738799)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: La Chat Room ***
Capitolo 2: *** Chapitre 1 - IL BLOG ***
Capitolo 3: *** Chapitre 2 - IL DANNATO FONDATORE ***
Capitolo 4: *** Chapitre 3 - VIVA, MIRACOLOSAMENTE, E SENZA DUBBIO ***
Capitolo 5: *** Chapitre 4 - INCONTRI RAVVICINATI ***
Capitolo 6: *** Chapitre 5 - RIVOLTA DIURNA ***
Capitolo 7: *** Chapitre 6 - UNA ROSA ROSSA SENZA SPINE ***
Capitolo 8: *** Chapitre 7 - Tensione al ballo ***
Capitolo 9: *** Chapitre 8: Starò con te, sempre e comunque ***
Capitolo 10: *** Chapitre EXTRA 1 ***
Capitolo 11: *** Chapitre 9 - ORE DECISIVE ***
Capitolo 12: *** Chapitre 10 - Lui ha il potere che nemmeno Dio possiede. ***
Capitolo 13: *** Chapitre EXTRA 2 - Amici ***



Capitolo 1
*** Prologo: La Chat Room ***


-Un blog sul suicidio?-
-Già, sembra sia stato fatto da poco, ma che abbia già un migliaio di followers-
-Impressionante, e di cosa si parla?-
-In realtà può vederlo solo chi è registrato, ma non so se avrei voglia di curiosarvi-
-E come mai?-
-Credo sia qualcosa…di losco, e fin troppo serio. Come se la gente vi entrasse per parlare di morte e di suicidio.-
- Perdonate la mia intrusione e spavalderia, ma io sono curiosa!-
-Anche io, effettivamente-
- Francamente non capisco perchè mai così tanta gente vorrebbe uccidersi…-
-Io credo invece che ci sia una ragione diversa per ogni persona lì dentro-
- D’accordo, ma qui si oltrepassa l’estremo!-
-Non credo…per alcuni la morte è la soluzione a quel grosso problema di nome vita-
-Salve, mister positività!-
-Ezra-san, non abbiamo ancora un tuo completo parere, e ci farebbe piacere-
- Io penso che se uno vuole uccidersi non occorre che si iscriva ad un blog, è un gesto stupido, e possiamo dire un passaggio inutile, chi vuole farlo lo fa e basta. Per me è solo una balla, o almeno un mezzo di solo sfogo pe persone disagiate, forse per condurle a non suicidarsi. Per me è soltanto un forum, un consultorio.-
-Diamine, Ezra-san, hai ragione!-
-…non ho detto che non possa anche essere un incentivo per trovare forza e coraggio per uccidersi…-
-Hai ragione ancora-
- Tanto varrebbe guardare, e nel caso poi ci possiamo cancellare-
-Akuma-san, c’è un altro fatto strano. Il blog non ha mai perso un follower, mai-
-Forse ormai non possono più cancellarsi. Io ci credo, ma non mi immischierò nell’ordine delle cose, a meno che non ne senta il bisogno-
-Ti appoggio pienamente. Ma è stato bello parlare dell’ennesima cosa occulta assieme a voi. Vado a letto. Buonanotte!-
-Oyasumi, Yukimura-San-
-Anche io mi ritiro. Buonanotte.-
-Ciao a tutti!-
-Buonanotte anche a te, Akuma-San-
 
La chat room si chiuse.
Parlare con loro era un passatempo che mi teneva grande compagnia in queste serate vuote. Spesso parlavamo per ore, dal pomeriggio fino a notte fonda. E parlavamo di cose occulte, leggende metropolitane e fatti che accadono qui, nella nostra città, Ikebukuro. E a volte mi veniva da pensare che non eravamo poi così distanti come la chat room ci faceva credere. Ogni giorno avevo la possibilità di avere davanti Ezra-San, Yukimura-San o Akuma-san. Ma non potevo saperlo… in fondo quelli sono solo degli username, e nessuno si è mai visto in faccia, anzi le regole della chat room lo proibirebbero.
A Ikebukuro di cose strane ne succedono sempre, e parlarne tra di noi esponendo le nostre idee era una cosa che adoravo.
Stavo andando a letto anche io, quando il computer emise un suono. Qualcuno mi aveva contattato in chat privata. Era Akuma-San:

-Tu che dici?- mi scrisse, e io mi sedetti nuovamente al pc, strofinandomi gli occhi e togliendomi gli ultimi residui di trucco rimasto.
-?- fu la mia risposta
-Ti iscrivi a quel blog? Io e te siamo sempre sulla stessa linea, quindi ho pensato di parlartene-
- Ho paura anche io che sia qualcosa di losco…-
-Pensaci un attimo, cosa non è losco in realtà in questo mondo? E siamo nella regina delle città “losche”. Il problema è che io odio la mia vita di routine, voglio cambiarla ogni tanto, darle una scossa.-
-Akuma-san, anche io sono curiosa…- le lasciai intendere che ero interessata ma comunque con i piedi per terra, certamente più di lei!
-Yay! Ok iscriviamoci insieme!-
Così aprii il link che Yukimura-San ci aveva mandato, che portava direttamente al blog. Il blog si aprì. La Skin era nerissima e senza contenuti, solo al centro c’erano due barre, con sfondo nero e testo bianco: “Nome”, “Telefono”. La chat suonò.
-Non chiedono neppure la mail! Ok, inseriamo i dati!- cambiai di nuovo schermata, e dio, quel blog mi metteva una tale angoscia addosso, con quel suo sfondo nero privo di effetti visivi. Mi resi conto di quanto essi possano contare e condizionare la mente di una persona, proprio su me stessa.
Una volta inseriti i dati, la Skin divenne totalmente nera, attesi un caricamento inesistente, prima di accorgermi che non poteva che essere un bug. Tornai alla chat:
-Akuma-San, hai visto?-
-Sì…-
-Mi dispiace, una vera delusione. Beh, buonanotte e grazie per averci provato con me-
-Buonanotte Akuma-San-  sotto sotto anche io ero dispiaciuta che fosse tutto un bug. Chiusi il pc e andai a letto

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapitre 1 - IL BLOG ***


Mi alzai da letto in quel gelido venerdì, avevo deciso di non andare a scuola, di nuovo.
IL mio telefono aveva stranamente un messaggio da un numero privato. Lo lessi e non potevo crederci. La Skin del telefono da bianca divenne nera, e il messaggio riportava un benvenuto nel blog del suicidio. Ricordai che la notte prima avevo fatto l’iscrizione assiame ad Akuma-San. Balzai giù dal letto e accesi il pc, tornando al link del blog.
Ora il sito era cambiato. La Skin era sempre nerissima, aveva al centro delle schede grigie con dei post, messi sicuramente da altre persone. La cosa che mi inquietò di più fu che nessun utente aveva una foto, e al posto dell’username aveva una composizione di 6 numeri, di cui i primi 3 erano tutti zeri. In alto c’era il mio username: 001200, e dall’altro lato il numero di followers atuali: 1200. Quindi la numerazione andava a salire, nel più semplice dei modi. Dedussi dal numero delle cifre di ogni username che il proprietario non contava di superare il milione. Al centro c’era una barra nera con scritto nel mezzo: A cosa stai pensando?
Aprii velocemente la chat con Akuma-San, fortunatamente era attiva.
-Akuma-San, hai visto?-
-Sì! Esiste davvero!! Hai letto qualche post? Io li leggo da stamattina-
-Ancora no.
-Sai, alcuni, quelli più filosofici, sono commentati da un certo utente 000000, deve essere il direttore, in ogni commento prende appuntamento con loro!-
-Sul serio??-
-Sul serio! Sembra che la gente ritenuta idonea possa incontrarlo, chissà, magari li aiuta a cambiare idea! Ho letto post di ringraziamento. Sarebbe molto semplice, visto che il direttore riceve solo a Ikebukuro, ovvero qui!!- strabuzzai gli occhi, il direttore di questo blog viveva qui? Beh non c’era da stupirsi, queste cose strane e contorte possono nascere solo qui!
-E se lo incontrassimo?-
-Non sarà pericoloso?-
-Forse dovrei fare un copia e incolla del discorso di ieri sera? Ricorda che qualsiasi cosa accada, né io né te abbiamo nulla da perderci…-
Aveva ragione. Akuma-San non ha mai conosciuto sua madre, e ha un padre collegato all’alcool e alla malavita dei bassifondi. Ed io, Haruka-San, li avevo persi entrambi da piccola in un’operazione della Yakuza, mi restava solo il mio alquanto inutile fratello 23enne, il cui unico obiettivo è studiare, non torna spesso a casa. Essendo state lasciate “allo stato brado”, quando non abbiamo voglia non andiamo nemmeno a scuola, siamo molto simili io e lei. Insomma, anche io sentivo nella mia indole di dover movimentare un po’ la mia vita.
-Hai ragione, facciamolo!-
-Dovremo convincerlo con strane congetture filosofiche!-
-Chiediamo a Ezra-San di comporci un post convincente!-
-Bene! Gli scriverò io! Sentiamoci più tardi!-
 
Quel pomeriggio alle 3 il mio telefono suonò. Cosa molto strana perchè avevo la rubrica totalmente priva di numeri tranne quello di mio fratello, che non mi contattava quasi mai. Un nuovo messaggio da un numero privato:
“Caro Utente 001200, è stato fissato per te e per l’utente 001199 un appuntamento  per stasera. Alle ore 21 al pub Red di Ikebukuro. Il direttore 000000.”
Incredibile, Akuma-San ce l’aveva fatta! Ci concordammo per vederci alle 20:50 davanti al Red. Chiusi la chat room, caricai la sveglia alle 8 e mi addormentai.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapitre 2 - IL DANNATO FONDATORE ***


Pensai, non volevo morire stasera, come era scritto in quel blog, e ammetto che mi venne un po’ di paura.
Ero sicura che potesse esserci dietro qualche adulto o vecchio datato con ignobili intenzioni, poteva essere chiunque…
Certo, non potevo lasciare Akuma-san da sola, così alle 8 in punto mi alzai e mi preparai.
Per non essere troppo appariscente indossai esclusivamente i capi maschili di mio fratello.

Uscii di casa, a Ikebukuro le notti erano sempre le stesse, ed era pieno di gente anche dopo la mezzanotte, spesso pensavo che New York in confronto mi avrebbe delusa…
Il pub Red era vicinissimo a casa mia, così ci arrivai in meno di 5 minuti, e pensai immediatamente a come incontrare Akuma-san, visto che non conoscevamo né i nostri volti né i nostri nomi. Poi sentii gridare da un punto indefinito: “Haruka-chaaaaaan”: era una ragazza di bassa statura, dai lunghi capelli biondi legati in una coda di cavallo, con un vestitino verde a fiori bianchi, abbinato perfettamente agli stivali, ai guanti e ai copri orecchie bianchi. Mi avvicinai a lei con cautela inspiegabile:
-Akuma-san?- domandai timidamente.
-Haruka-chan! Sei tu! Come sei carina- quel complimento mi fece piacere visto che lei era davvero bella. Io non mi vedevo carina, ero fin troppo semplice: avevo i capelli lunghi e neri, e neri erano anche gli occhi, a contrasto c’era solo la pelle bianca. Lei mi tese la mano e mi fece un gran sorriso
-Prima di entrare, qual è il tuo vero nome?- chiese curiosa.
-Yuki, e il tuo?-
-Neve! Io amo la neve! Comunque io sono Mary, vengo dall’America!- disse in tono orgoglioso.

Entrammo nel locale e subito una signorina ci accolse portandoci in una sala privata, quella che di solito era la cabina per fumatori, dove i muri conservavano sempre quel tanfo di fumo orribile.
Con grande sorpresa notai che nella stanza ad attenderci non c’era né una donna, né un vecchietto, né un bambino, ma un ragazzo sulla ventina, coi capelli neri e corti e gli occhi scurissimi, e si poteva dire che fosse anche carino! In ogni caso decisi di stare sulla difensiva, non potevo sapere certo le sue intenzioni.
Immediatamente Mary ruppe l’ambiente teso:
-CIAO!!- urlò. Io le strinsi la mano come per punirla del gesto e per metterla in allarme.
-Bienvenues, mademoiselles- disse inchinandosi lui.
-Oh my God, ma tu sai il francese- Mary già si sentiva come a casa sua!
-Dovere! Le signorine vanno trattate sempre in modo speciale, ovvero ciò che si meritano sempre- sorrise lui.
Continuavo a guardarlo, dai suoi occhi e le sue espressioni non traspariva nulla. Mio fratello studiava psicologia e mi aveva insegnato alcune nozioni base di comportamento umano, ero sempre molto attenta ai particolari e ai movimenti delle persone, ma ripeto che da lui non traspariva nulla, ogni suo movimento pareva perfetto e quasi studiato.
-Oh, ma al diavolo l’età, qui serve da bere- disse indicando un vassoio di cocktail colorati sul tavolo dall’aria gustosa.
-Avanti, non fate complimenti, in fondo è la vostra ultima bevuta!- quelle parole risuonarono davvero inquietanti nella mia testa, e mi ricordarono che non ero lì per morire! Il ragazzo si sedette e iniziò a parlare:

-Ditemi, perchè volete morire?- chiese con un tono tranquillo. Mary iniziò per prima
-Vedi, io vango da una famiglia molto ricca, mi sento sempre trascurata e poi…- la interruppi per dare una piega filosofica al discorso.
-Cerchiamo evasione da una vita priva di senso, e piena di sofferenza- dissi fissandolo ancora negli occhi.
-Sappiate che ciò che cercate non esiste, e che i vostri tentativi saranno vani!- disse facendosi una sonora risata. –La verità è che non esiste mai un vero motivo per morire, la vita è preziosa per gli esseri umani! E vi dimostrerò questa cosa in un modo semplicissimo- tirò fuori un coltellino e lo puntò al collo di Mary, che urlò dalla paura. Lui lo richiuse e rise ancora.
-Come volevasi dimostrare! Ei, riccona, credevo volessi crepare, ma vedo che il mio esame è riuscito anche stavolta. Siete sicure di poter combattere una cosa più grande di voi, una cosa come il cuore, come l’istinto o il cervello?- in quel momento mi sentii soffocare, c’era del fumo in tutta la stanza, probabilmente un fumogeno!
-Mary, scappa- urlai a quella ragazzina del tutto immatura. Lei uscì, e io tentai di seguirla ma fui afferrata per il braccio.
-Tu non sei come lei, vero? Tu sei qui per finire ciò che hai iniziato- disse lui trascinandomi via nella stanza con le scale d’emergenza. Finalmente il fumo era terminato, ripresi a respirare. Non appena lui si voltò, mi abbracciò in una stretta violenta e possessiva:
-Ora mi implorerai di salvarti, ahh come amo gli esseri umani e il loro essere paradossali- mi premette la testa contro la sua spalla, ed ebbi come l’impressione che volesse soffocarmi. Forzai per liberarmi ma invano..
-Non temere, ti accompagnerò fino alla fine, non sarai mai sola, Yuki- pronunciò quelle parole con un tono diverso, rassicurante che sfiorava quasi la dolcezza.
-Hai paura, Yuki?- la sua voce dolce, era solo una messinscena, non dovevo cedervi.
-Non aver paura, ti aiuterò io ad avere la fine maestosa che agogni così tanto- mi prese la mano e mi trascinò su per le scale fino al tetto.

Una volta arrivati lassù, lui mi lasciò la mano per sistemarsi appena sul ciglio del tetto, a braccia aperte.
-Non è favoloso? L’immagine della stupenda vita umana riassunta su questo tetto. Di qua, le luci, l’allegria, la vita! E di là il buio, la tristezza, la notte!- disse indicando la mia direzione. Mi affacciai dove c’era la più buia oscurità. Lì sotto c’era solo un vicolo buio colmo di spazzatura, non si poteva distinguere bene neppure cosa vi fosse in fondo.
Lo sentii venire da me ed abbracciarmi ancora.
-Fai spesso queste cose?- gli chiesi tranquilla.
-Con quelli come te, sì. In realtà, è un peccato che il mondo non potrà più godere della tua presenza- aveva ora su di me una presa leggera, avevo paura ma non riuscivo né a parlare né a opporre resistenza.
-Mi spiace, ma col mio lavoro non so dire esattamente quando ti raggiungerò, non credo ci vorrà molto…- mi prese il viso tra le mani, e fummo vicinissimi. Poi la sua mano destra mi prese il mento e avvicinò il mio viso al suo, e mi baciò dolcemente. Perché?

Una volta staccato mise la fronte contro la mia e guardandomi negli occhi disse:
-Addio, piccola Yuki- e in un attimo, mi spinse via, giù dal tetto. Presi velocità, urlai, e mi schiantai al suolo.

Un forte dolore mi pervase la schiena e la testa, era terribile. Stavo per morire davvero? La mia vista si fece annebbiata, e l’udito confuso, il corpo immobile, quasi come se non lo sentissi più, i battiti del cuore diminuire di velocità.
Improvvisamente, con la poca vista che avevo, vidi qualcosa cadere dal cielo. All’inizio pareva un punto rosso, ma poi la vidi più chiaramente: una rosa rossa. Cadde delicata sul mio petto. Sentii che non aveva le spine e da essa colava del sangue, sul mio collo. Chiusi gli occhi, temendo di non svegliarmi più

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapitre 3 - VIVA, MIRACOLOSAMENTE, E SENZA DUBBIO ***


Aprii gli occhi, com’era possibile? Ero forse in paradiso? La luce bianca fortissima si ridusse fino a schiarirmi bene la vista, era il solito vicoletto dove ero caduta.

Era giorno inoltrato quindi potevo vedere il vero aspetto di quel vicolo. Intorno a me non c’erano altro che rifiuti che straripavano dai cassonetti, e non era escluso che qualcuno vi vivesse addirittura dentro.
Quando ripresi l’olfatto mi accorsi di una puzza tremenda, ma ancora più tremenda della spazzatura. Mi sforzai ed alzai dolorosamente la testa, sentendo il mio collo scricchiolare. Ecco cosa c’era intorno a me, cadaveri, almeno 3 o 4. E io, in mezzo a quelle carcasse ero viva, miracolosamente e senza dubbio.
Tentai di alzare ancora un po’ il corpo, ma era doloroso e stavolta furono le ossa a scricchiolare in modo inquietante, certamente qualcosa era rotto lì dentro. Arrivando al limite del dolore mi rimisi per terra buona buona, anche se sapevo che nessuno sarebbe mai venuto a cercarmi, visti i cadaveri in deterioramento rimasti lì.

E pensai alla loro famiglia, a qualcuno che li cercava disperatamente, che magari aveva corso sotto la pioggia con le lacrime agli occhi per loro. Pensai anche che magari nessuno sarebbe corso per loro, e che avessero scelto il suicidio proprio per questo, magari qualcuno avrebbe pure gioito…quel pensiero stava per indurmi al pianto, ma le voci di due persone mi interruppe.
Due uomini, entrarono nel vicolo. Chiusi gli occhi per confondermi tra i cadaveri.
-Ahh, che schifo! Ma perchè devi farmi passare di qui?- chiese uno.
-Sai bene che non ho voglia di incontrare persone!- disse un altro, con la voce ben più cupa e violenta. Avanzavano, mi irrigidii. Con la coda dell’occhio li vidi passare, e il primo, un uomo dai capelli castani mossi e lunghi, posò lo sguardo su di me.
-Questa sembra fresca! Saranno passate solo 2 o 3 ore!- il secondo si voltò. Un odore orribile di fumo mi pervase le narici, lui era vestito in modo ben più elegante, probabilmente vista la divisa doveva essere un barman. Era biondo e indossava degli occhiali scuri, ed era altissimo.
-Questa non è morta, idiota- disse. Lo avevo intuito, c’è una bella differenza tra un vivo e un morto!
-Ma che dici?- disse il primo. Il secondo si infuriò e si mise ad urlare:
-NON E’ MORTA!- disse. Poi mi calciò lo stomaco come per dimostrare all’amico la verità, i calci erano fortissimi e il dolore mi fece emettere un gemito, nonché aprire gli occhi.
-Cavolo, avevi ragione! Dovremo portarla in ospedale!- disse il primo, per poi iniziare a sollevarmi. Era davvero gracilino per durare fatica a quel modo!
-Maledizione! Capisco perchè mi hai voluto come guardia del corpo- lo spinse via, e come se fossi una piuma, mi prese in braccio, facendomi scricchiolare le ossa ovunque. Mi sembrava come se fossero tutte scomposte e vagassero frantumate nei liquidi del corpo. Presero a camminare verso l’ospedale. La luce del sole mi colpì gli occhi,che sentii quasi bruciare. Non pronunciai parole, in fondo chi erano questi qui?
Il biondo si fermò davanti all’ospedale e gettò via la sigaretta per poi entrare. Rimase ad attendere l’intervento di qualcuno, che non arrivò per molti minuti.
Ad un tratto sembrò spazientirsi e iniziò ad urlare:
-Portate una cazzo di barella! Subito!- le infermiere impaurite si accorsero magicamente di me e portarono la barella. Il biondo mi ci mise sopra, disse dove mi aveva trovata e se ne andò. Se avessi avuto voce e forza lo avrei ringraziato, ora avevo un debito con lui.
 
La permanenza in ospedale e la riabilitazione furono lunghe, avevo riportato 22 ossa rotte e qualcuna anche lussata, fortunatamente nessuna lesione alla testa, non così grave. Dopo circa 1 mese in ospedale fui mandata a casa, con l’ordine di assoluto riposo.
L’auto medica mi scortò a casa, nella mia vecchia topaia, dove nessuno era ad aspettarmi, in fondo mio fratello era venuto 3 volte in ospedale a trovarmi, non vorrei pretendere troppo…

La mia casa, era al settimo piano di un edificio alto, grigio e sporco in una viuzzola di Ikebukuro, vicino al centro. Inquietava e dava idea di sporcizia solo dall’esterno, visto che spesso le terrazze erano vuote e abbandonate a loro stesse. Erano tutti bilocali, piccoli ma confortevoli, avevano un numero complessivo di due finestre e 1 terrazza nel soggiorno/cucina. Aveva la caratteristica di avere le pareti deteriorate e di avere pochissima luce. La mia stanza era minuscola, c’era lo spazio necessario per un armadio, un tavolo con computer e un letto basso e di scarsa qualità, e qualche scaffale fisso al muro. Era sempre in ordine perchè non muovevo mai niente dal suo posto. La luce non funzionava, così era una lampada da tavolo a illuminare tutto, anche se la sua luce non arrivava mai oltre il computer, l’area letto era buia. Quando mi chiudevo in casa sempre da sola non uscivo mai dalla mia stanza e raramente guardavo fuori dalla finestra, in verità tiravo sempre le tendine, e non sapevo mai quando faceva buio fuori, il tempo non scorreva, e in un certo senso questa sensazione di solitudine mi piaceva spesso. Ma quel giorno non mi piacque per niente … mi paragonai a quei cadaveri ancora nel vicolo, io, come probabilmente loro, non avevo nessuno ad aspettarmi o a cercarmi, potevo anche restare lì.
Mi sedetti sulla sedia della mia stanza e accesi il computer, era un gesto meccanico che facevo ogni volta che entravo in camera. In quel momento mi ricordai che avevo ancora degli amici, sebbene virtuali: la chat room!

-Salve a tutti-

-Haruka-san, Akuma-san ci ha detto tutto … ci dispiace molto per l’accaduto.
-Spero tu stia bene adesso-
-Sto bene, sono in convalescenza, è bello risentirvi tutti-
-Ricambio-
-Haruka-san, mi dispiace, io … non avrei dovuto scappare via, sono una codarda!- Akuma-san….sorrisi tra me e me.
-Akuma-san, non c’è nessun problema, non è certo colpa tua-

-Invece sì, alla fine l’idea di iscriverci e incontrarlo è stata mia, tu mi hai seguita e l’hai fatto solo per me…-
-L’ho fatto perchè sei mia amica, e contiuo ad esserlo!-
-E così ha tentato di ucciderti?- scrisse Yukimura-san, smorzando l’ambiente per lei fin troppo strappalacrime.
-Sì … quello è un pazzo, riteneva che io fossi consapevole di morire- mi limitai a raccontare solo una parte della storia.

-Quel blog è un pericolo…-
-Lo so … menomale che quel barman mi ha portato in ospedale-
-Barman? Era per caso biondo con degli occhiali scuri?- chiese Ezra-san, lo conosceva!
-Esatto! Lo conosci?-

-Credo che siano pochi a Ikebukuro a non conoscerlo. Dev’essere certamente Shizuo, l’uomo più forte di Ikebukuro. Strano che abbia scelto di salvarti, forse era tranquillo quella sera-
-L’uomo più forte hai detto? Staremo a vedere……- Yukimura-san si vantava molto spesso della sua forza fisica.
-Io stacco, vado a riposare.-

-Ciao! Ci sentiamo-

Staccai la chat room a con la sedia mi avvicinai alla finestra, e scostai le tende per la prima volta. Era già sera, la città stava prendendo vita.

Ikebukuro era decisamente affascinante, amavo quella città, perchè l’impossibile poteva diventare possibile! Era quel tipo di città dove si dovrebbero aprire gli occhi durante la notte per assaporarne la bellezza, la pericolosità, l’ebbrezza. La notte si potevano vedere coppiette felici che uscivano dal cinema alternarsi a gruppi di ragazzi delle varie color gang, si potevano vedere donne “di facili costumi” e pensarla come una cosa naturale. Si potevano vedere cose sovrannaturali, come un motociclista nero che percorreva a gran velocità le strade, senza produrre alcun rumore se non un nitrito di un cavallo. Allo stesso tempo si viveva all’insaputa di persone che muoiono, di scambi di fumo e droghe, criminalità e quant’altro, anche se spesso queste cose vengono viste ma ignorate, e dimenticate per pura convenienza, o paura. Questa era Ikebukuro, il più bell’agglomerato di bene e male, di allegria e tristezza, di vita e di morte mai esistito, che creava così un perfetto equilibrio, una bilancia che la reggeva in piedi, un’armonia perfetta, tant’è che quando delle gang iniziavano una guerra si usava dire che Ikebukuro “crollava”, “degenerava” o “cadeva”.  
Eppure era una grande attrice, Ikebukuro, perchè di giorno sapeva mascherarsi da ciò che non era, una città qualunque che viveva ritmi monotoni e abitudinari … era proprio una grande attrice. E io la guardavo da quella finestra, dall’alto, sorridendo alla sua bellezza che non avrei mai voluto mai abbandonare, felice per aver vissuto un momento fuori dall’ordinario, un momento pericoloso ed emozionante nella mia vita che ritenevo inutile, ed ero ancora qui, perchè a Ikebukuro si può non morire! Guardavo la mia città … ero viva, miracolosamente, e senza dubbio.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapitre 4 - INCONTRI RAVVICINATI ***


Due settimane dopo finalmente uscii di casa per assistere ad uno spettacolo che l’intera Ikebukuro definiva “imperdibile”, un vero e proprio inseguimento tra uomini.
Un ammasso di persone era radunato in una delle vie principali del centro, dove buona parte della strada era distrutta, come se l’avesse pervasa un uragano, o vi fosse stato un tamponamento fra almeno 20 tir! Il trambusto per la strada era fortissimo, ma erano perlopiù chiacchiere della massa lì presente, raramente si sentivano tonfi qua e là.

Ero stata 2 settimane in casa, e ora che le mie ossa erano ricostruite e avevo rivisto la luce del sole, non mi importava di questi eventi cittadini, volevo solo rivedere la mia Ikebukuro, così mi allontanai dalla folla in modo noncurante.

Improvvisamente intravidi una figura schizzare letteralmente davanti a me urlando come un ossesso. Era vestito da barista, ed era biondo! Era il tipo che mi aveva salvato, quello Shizuo. Ma la cosa che mi stupì molto di più fu l’enorme palo “divieto d’accesso” che si trascinava dietro, come una specie di arma. Era forse un mostro? “L’uomo più potente di Ikebukuro”. Mi fermai a seguire i suoi movimenti tra i palazzi, e una volta visto sparire, scrollai le spalle e continuai a camminare.

Ma eccolo ripassare, stavolta ce n’era anche un altro, e si stavano inseguendo e scannando. L’altro tipo era moro e aveva un giubbotto col pelo marrone, e pensava semplicemente di fronteggiare con un coltellino minuscolo, UN CARTELLO STRADALE! In realtà il secondo tipo se la rideva da matti, ogni tanto si divertiva a provocare il biondo e poi scappava.
-IIIIIZAYAAA, DANNATO, vieni subito qui!- urlava il biondo nel suo solito tono rude e violento.  Il secondo tipo incrociò per un attimo il mio sguardo, e un brivido freddo mi percorse la schiena. Lui era il pazzo, era lui! Come un breve flash mi tornò in mente ciò che stavo cercando di dimenticare, ovvero la mia caduta, e l’appuntamento col fondatore del blog. Stavo per sentirmi male … mi era appena passato davanti … mi bloccai.

Il biondo, che lo stava inseguendo, si fermò davanti a me:
-Tu sei quella del vicolo di morti?- lo sentii dire quelle parole ma mi sentivo talmente bloccata che neppure la voce riusciva ad uscire.
-OHII, SEI TU??- mi gridò lui in faccia. E bastò per sbloccarmi. Io annuii, ancora mezza sotto shock. Prima che lui procedesse per la sua strada, io lo fermai.
-Ecco … volevo ringraziarti … mi hai salvata … - lui sbuffò, con totale noncuranza. Poi poggiò il “divieto d’accesso” per terra stirandosi la schiena.
-Quel dannato … mi sta facendo distruggere tutto! Eppure lo sa quanto io odi la violenza-
-E tu non lo inseguire!- dissi d’istinto, anche se con paura di farlo arrabbiare. Ma lui invece sorrise:
-Quel tipo è la mia nemesi da molto tempo ormai, che senso avrebbe smettere adesso?- poi si scosse anche lui e riprese la sua espressione agghiacciante e violenta:
-Dovresti tornare a casa o infilarti in un vicolo piccolo, o rischi davvero di morire, mi controllo difficilmente quando mi arrabbio- disse impugnando il cartello di nuovo. Si scrocchiò le spalle e si voltò verso la moltitudine di edifici di quella strada, come ad aspettare il suo nemico. E infine arrivò, sbucando in tutta calma da un vicolo.
-Shizu-chan, hai davvero già finito? Tutto qui?- disse in tono spavaldo. Il brivido mi riattraversò la schiena.
-Hai fatto colpo, Shizu?- disse indicandomi. Quella voce, quella che mi aveva parlato dolcemente prima di spingermi giù dal tetto del pub.
-Sta’ zitto, bastardo- ringhiò Shizuo ponendosi leggermente davanti a me. In quel momento il brivido alla schiena mi diede uno stimolo nervoso diverso, e fece nascere una rabbia immensa dentro di me. Alzai lo sguardo e lo guardai fisso negli occhi. Lui si mise a ridere:
-L’unica mia vittima sopravvissuta, sai che meriteresti un premio?- disse avvicinandosi a noi.
-Non ti avvicinare, ti ricordo che non l’hai ammazzata, ma l’hai rotta tutta!- ringhiò ancora Shizuo. Ma continuò ad avanzare sempre più vicino a me, e il brivido continuava a darmi la scarica necessaria a controllare la tensione. Trovai la forza necessaria a tirargli un ceffone, che lui prese quasi come una piacevole sfida. Mise il braccio sulle mie spalle:
-Piccola Yuki, sei fin troppo aggressiva, l’ho detto che mi piaci! Ehi, Shizu, non trovi sia un bel bocconcino?- e intanto mi aveva afferrato il mento. Con l’unica mano libera gli tirai un altro schiaffo.
-Lasciami, razza di sadico marcio- dissi, poi mi voltai andandomene. Volevo fare la dura, lo ammetto, ma con la coda dell’occhio mi guardavo bene le spalle, temevo mi avrebbe inseguita, ma non fu così…


Poco dopo mi infilai in un vicoletto per tornare a casa prima. Da quella notte, i vicoli per me erano diventati l’inferno, ma in quel momento sentii necessario passarvi. Pessima scelta … fu proprio lì che me lo ritrovai alle spalle. “No …” pensai impaurita, ma cosa voleva ancora da me.
Aveva sempre sulla sua faccia quell’espressione tranquilla, e quel ghigno quasi vittorioso, pareva un animale che aveva agganciato la sua preda, e la teneva in pugno senza battere un ciglio.
E così era con me, io ero la sua preda, e non sapevo cosa mi stesse impedendo di fuggire via. E poi, con l’agilità di un serpente, avanzò prendendomi per il collo e sbattendomi al muro, e con un’agilità impressionante tirò fuori il coltellino e me lo puntò al collo.
-Ora che sai tutto di me, non puoi fare altro che accettare di essere mia.- riuscii ad espellere delle grida, ma lui prontamente mi bloccò la bocca con la mano.
-Sta’ zitta, sta’ zitta- disse usando quel tono dolce di quella sera. Abbassò il coltellino, per avvicinare il mio corpo al suo, e mi abbracciò ancora. Perché? Fu sempre quella la mia domanda, e ricordai che quella sera era successo molto di più, mi aveva baciata prima di spingermi di sotto. Perché?
In ogni caso il suo abbraccio mi rese strana per la seconda volta, insomma, qualunque ragazza avrebbe opposto resistenza o avrebbe iniziato a urlare … ma forse la sua era davvero una natura da predatore, era riuscito a controllare la sua preda per ben due volte, inducendola ad obbedire come una povera debole lepre, che ormai sentiva la morte pervaderla.
-Ti prego, Yuki, diventa mia- ma in quel momento le sue mani presero a muoversi lungo la mia schiena, e il mio brivido si risvegliò.
Ed ecco che la preda approfitta della debolezza del predatore, che sta per divorare la preda, per scappare via e dare a sé stessa un’ultima chance. Ed ecco che così feci, lo colpii col gomito e mi liberai:
-Maledetto! Tu sei da ricovero, dovresti essere tu a crepare- urlai per poi scappare.

Guardandomi alle spalle, corsi e corsi fino allo sfinimento, nonostante non fossi seguita. Mi fiondai dentro il portone di casa, lo chiusi a chiave e mi lasciai scivolare sul muro. Ci misi davvero molto a riprendere il fiato.
In tutto quel tempo rimasi a pensare, avevo paura di essere stata troppo dura con lui, ma nessuna delle sue affermazioni aveva senso, se voleva che fossi sua, perchè uccidermi? Capii che non avrei dovuto perdermi a pensare ad un sadico come lui, ma capii anche che in una città come Ikebukuro, non potevo permettermi di dimenticarlo, né lui né ciò che era accaduto quella notte, mi avrebbero accompagnato per tutta la vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapitre 5 - RIVOLTA DIURNA ***


-Avete sentito? Sotto casa mia sta per iniziare una rivolta!!!-
-Accidenti! Fai attenzione!-
-Gente! A me non interessa dei loro affari, ma abitando all’undicesimo piano, mi godrò lo spettacolo dal terrazzo-
-Saranno i Turbanti Gialli …-
-Bingo, ma ci sono anche i Dollars probabilmente-
-Credo che ci farò un salto-
-Ezra-san … potrei venire anche io?-
-E anche io!-
-Presumo sia pericoloso, se volete venire ve ne rimarrete in disparte, chiaro?-
-Io credo che scenderò soltanto se dovesse presentarsi il “tizio più forte di Ikebukuro”-
-Non è escluso che intervenga-
-Stanno iniziando! Affrettatevi-
 
Esatto, ero davvero curiosa di inoltrarmi di nuovo nella vita movimentata di Ikebukuro, soprattutto se certe cose avvenivano fuori dalla norma, ovvero di giorno! Doveva essere qualcosa di grosso!

Uscii di corsa da casa per incontrarmi al Sunshine con gli altri. Quando arrivai, Mary era già lì, mi salutò con un enorme sorriso. Assieme a lei c’era un uomo sulla ventina, alto e vestito in nero.
-Haruka –chan!-
-Ezra-san, è un piacere conoscerti-
-Prego, chiamami semplicemente Kadota-

Un forte tonfo ci interruppe, e corremmo a vedere la fonte dello scontro. Al centro del “ring” c’era Shizuo, stavolta aveva accanto a sé un distributore di bevande ammaccato e malridotto, com’era dannatamente possibile?!  Era arrabbiato come non mi era capitato mai di vederlo finora, lanciò con fragore il distributore sui Turbanti Gialli, abbattendone qualcuno. Poi iniziò a tirare via le pietre della strada e a tirare anche quelle.
-Sempre a farmi usare la violenza! VI ODIO, VI ODIO, VI ODIO! Vi ammazzo, vi ammazzo, vi ammazzo- gridava con isteria.
In un momento di pausa, Shizuo uscii dal mucchio di gangster e venne verso di noi. Mi rivolse uno sguardo poi si mise a parlare con Kadota accendendosi una sigaretta, come se nulla fosse successo.
-Sei sempre il solito, eh?- Shizuo rispose sbuffando.
-Che ci fanno qui? I Dollars intendo- chiese poi.
-Non ne ho idea, sono qui per questo. È un grande gruppo, può essersi mosso qualcosa alla radice-
-Il fondatore intendi? Può essere …- disse Shizuo. Io e Mary ci avvicinammo per sentire meglio il discorso.
-Anche se … sai bene come viaggiano certe informazioni. Non possiamo escludere che Orihara sia in contatto col fondatore-
-Quel bastardo! Se ne starà alla sua finestra a godersi lo spettacolo, e a muoverne i fili, lo ammazzo, lo ammazzo, lo ammazzo!-
-Shizuo- disse Kadota fermandogli il braccio con la mano.
-Visti quanti ne hai massacrati … potrebbe anche iniziare una guerra-
-è quello che vuole quel bastardo! E ci sta anche riuscendo. Basta, vado a Shinjuku a farlo fuori!- disse liberandosi dalla presa di Kadota. Shizuo mi guardò, e io distolsi lo sguardo, si vedeva che cercavo di capire qualcosa dei loro discorsi, fallendo miseramente.
-Possibile che tu sia ovunque? Vuoi morire??- chiese irritato.
-Già, me lo domando anche io!- dissi tirando fuori un insolito tono spavaldo.
-Prima di andare da quell’inutile essere, finisco il lavoro qui- si guardò intorno, poi staccò a mani nude uno “STOP” dal terreno e se lo portò dietro all’interno della folla.
La mia curiosità vinse, e idem quella di Mary, così chiesi a Kadota tutte le informazione dettagliate. Lui sospirando iniziò a spiegare:
-Innanzitutto devi sapere che io e Shizuo facciamo parte dei Dollars. I Dollars non sono una color band, perciò agiscono nell’ombra, totalmente invisibili e in un certo senso, indipendenti. È forse la gang più grande al mondo, nata come un blog. Quando i Dollars si muovono in massa vuol dire che il problema parte dalla radice, ovvero dai diretti contatti del fondatore. Shizuo è quello che mette fine a tutto, nel bene o nel male, e poi come avete sentito, c’è Orihara …-
-Non tralasciarci nulla, kadota- pregò Mary, sembrando quasi seria.
-Izaya Orihara, l’informatore di Shinjuku, ogni qualsivoglia fatto che accada tra le band, dietro le quinte c’è quasi sempre lui. È il nemico assoluto di Shizuo, ed è a conoscenza di ogni cosa che si trovi nel raggio di Shinjuku e Ikebukuro, informazioni che nessuno sa e che non deve sapere. Molto spesso le rivende e si arricchisce. Non ho mai visto nessuno al suo livello di perfidia e sadicismo.-
Il brivido mi percorse ancora, sentivo che stava parlando proprio di lui, di quel sadico che mi aveva inseguita il giorno prima.
-Non sarà mica…- disse Mary.
-Sì, è lui … il fondatore del blog sul suicidio, che ha tentato di uccidermi- dissi io.
-E così teneva i fili anche di quello. Non c’è da stupirsi … solo che tu sei sopravvissuta, Yuki, ti cercherà, come un’ossesso- le parole di Kadota mi impaurirono e non poco.
In quel momento i tonfi ripresero, Shizuo era tornato all’azione, scagliava oggetti pesantissimi come fosse un demone, io e Mary lo guardammo sconcertate, mentre Kadota si limitò a sorridere.

-Heiwajima Shizuo, così è lui- udii una voce squittente dietro di noi. C’era una ragazza dai capelli lunghi color mattone legati in due code, e un’uniforme scolastica addosso.
-Finalmente sei scesa dal tuo nido, Cristina- disse Kadota per nulla sorpreso.
-Davanti a tale potenza, come potevo starmene a guardare?- si fece strada in mezzo a noi e si addentrò nella folla totalmente disarmata. Era forse pazza?!
-Yukimura-san è fatta così, è una di quelle Dollars che se ne stanno a guardare dall’alto.- disse Kadota. E così era Yukimura-san.
Io e Mary ci avvicinammo a vedere cosa aveva intenzione di fare, e la vedemmo davanti a Shizuo con sguardo pieno di orgoglio e autocontrollo. Quella ragazza non mostrava alcuna debolezza né instabilità psicologica!
-Heiwajima Shizuo, così sei tu, l’uomo più forte!- lui parve tranquillissimo.
-Così pare- disse calmo.
-Non fare lo spaccone! Non sei niente di speciale, troverò il tuo punto debole e lo centrerò.- disse lei. E a questo punto lui si arrabbiò davvero.
-Vuoi morire??- le urlò in faccia.
-PROVACI!- rispose prontamente lei, afferrando il cartello di “STOP” caduto.

In quel momento, unite in un frastuono orribile, migliaia di suonerie di cellulari si unirono insieme, erano i cellulari della folla. Ma cosa succedeva?? Una volta cessato il fratuono, la gente che fino a quel momento era rimasta a vedere, si scagliò tutta insieme  sui Turbanti Gialli.
-Hanno iniziato!- urlò Kadota.  La folla ci coinvolse, senza brutte conseguenze fortunatamente. I Turbanti gialli iniziarono l’offensiva a volpi di pistola. Ero stata trascinata dal caos insieme a Cristina e Shizuo.
-Quel bastardo di Izaya è venuto a godersi direttamente il suo operato- disse, stavolta senza muoversi.
Intorno a me c’era il caos più totale, persone che cadevano per terra, stordite o ferite, io ero destinata ad essere una di loro. Volarono i primi fumogeni, e la testa prese a girarmi. Qualcosa mi colpì alla testa, e mi sentii ancora peggio. Un tipo col foulard giallo prese a sbattermi la testa al pavimento ripetutamente. Iniziai a sentire l’odore amaro del sangue, potevo sentirlo sgorgare dalla mia testa. Non riuscivo a muovermi, la mia vista si fece di nuovo annebbiata, e tutti i sensi si annullarono uno alla volta, proprio come quella notte. Non di nuovo … chiusi gli occhi e persi i sensi.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chapitre 6 - UNA ROSA ROSSA SENZA SPINE ***


“Che diavolo ci faccio qui” pensai. Ero stesa sul divano di un enorme ufficio dagli arredi moderni. Ampie vetrate partivano dal tetto per finire al pavimento, e un grande sistema di tende che le teneva mezze chiuse, e dalle finestre si scorgevano le luci della città.
Cos’era successo? Ricordai solo di essere svenuta alla vista del sangue dalla mia testa, al pensiero non riuscivo a pensare di alzarla o di toccarmela. Evidentemente non avevo scelta. La alzai piano piano, mi diede dei capogiri tremendi misti a dolore. Andai a fatica alle vetrate, potevo essere chissà dove! Guardai fuori, la mia intuizione era esatta, quella non era Ikebukuro. Mi allontanai dalla finestra indietreggiando colpendo la scrivania. Su di essa c’erano solo pc, fogli e penne, mancava certamente una stampante, ma che diamine di ufficio era? Tornai in silenzio verso il divano, ma qualcosa lo interruppe:

-Allora sei sveglia- mi voltai impaurita, maledizione, era quell’Orihara! Mi irrigidii di nuovo come ogni volta che lo vedevo. Senza quel cappotto pareva quasi un ragazzo normale!
-Che ci faccio qui?- chiesi rigidamente esigendo una risposta chiara, che ovviamente non ebbi!
-Saresti finita male se ti avessi mollata sotto i piedi dei Turbanti Gialli-
-Piantala!- sbottai – Non voglio avere nulla a che fare con te e la tua losca vita-
-Non ti ho chiesto nulla del genere, mi pare- disse lui tranquillamente
-Sei un pericolo, ecco tutto! Ogni persona vicina a te finisce in un vicolo schiacciata in terra!-
-In parte hai ragione- disse versandosi del caffè in una tazza enorme.
-Quindi lasciami andare- sbottai cercando la sua attenzione
-Sei forse legata? Puoi andartene- disse lui senza voltarsi. Io feci per andarmene davvero, ma lui continuò:
-Siamo in guerra sai? Qui non sono arrivati, ma tornare a Ikebukuro non sarà una passeggiata- disse con un tono calmo
-Al massimo verrò sbattuta in un vicolo pieno di cadaveri!- devo ammetterlo, mi piacevfa rinfacciare i fatti alla gente che non sopportavo, come se dovessi farglielo pesare.
-Sei proprio ironica, sai?- prontamente andai da lui e gli tirai un ceffone in testa. Lui ridacchiò, mentre io in preda a uno spasmo afferrai un coltello poggiato sulla cucina. Finii l’opera spingendolo al muro e puntandogli il coltello al collo. Lui rimase immobile e rise.
-Non riusciresti a farlo davvero- disse fra le risate.
-Vuoi provare?- ringhiai avvicinando la lama. E in quell’istante domandai a me stessa se lo avrei fatto davvero, ero solo un’inguaribile buffona. Lui agilmente mi tirò un calcio che mi fece piagare su me stessa. Poi mi spinse sbattendomi la testa al muro. Era ufficiale, ce l’avevano tutti con la mia testa. Avevo paura che il sangue riprendesse a sgorgare, ma non fu così. Mi uscirono due lacrime di dolore, dopodiché mi alzai. La testa pulsava e faceva un male atroce, ma avevo un carattere resistente, non mi spaventava più nulla, neppure la morte…

Lui mi sorprese piombandomi davanti e avvolgendomi in un abbraccio violento e possessivo. Cercavo di liberarmi, ma lui con una mano mi teneva ferma pure la testa. Smisi di resistere aspettando che mi mollasse in fretta.
Il suo abbraccio si fece più leggero, e poteva quasi donare calore come ogni altro abbraccio vero. La presa violenta alla mia testa si trasformò in una serie di carezze sopra alla mia vecchia ferita. Questo ragazzo era giunto allo stato puro della bipolarità, perchè lo faceva, la domanda era sempre quella, perchè?
-Abbracciami- mi suonò come un ordine a cui obbedii in preda alla debolezza. Lo abbracciai anche io tenendo le mani a pugno.
-Dimmi, ti senti meglio?- chiese.
-Mi fa male la testa…- dissi restando distaccata.
-Non sforzarla!- disse lui, per poi appoggiarmi la testa sulla sua spalla. Stavolta mi venne una sensazione strana, e il brivido che mi venne sembrò avere tutt’altro significato, che ancora non mi era chiaro. Eppure ci stavamo scannando poco fa…
-Va meglio…- sussurrai io, anche se il capogiro c’era ancora. Lo sentii poggiare la sua testa sulla mia e iniziare a dondolare quell’abbraccio lunghissimo, e intanto era caduto il silenzio. Ma cosa gli prendeva, o meglio cosa stava prendendo a me??
-Se ti chiedessi di restare?- chiese lui, cos’era questa proposta tutta d’un tratto?
-Non so…- in realtà, che male avrebbe fatto una notte fuori, tanto ero comunque sempre da sola. Accettai su due piedi. Lui mi baciò la testa e sciolse l’abbraccio per mettersi a lavorare al pc. E quando mi voltai, tutto mi apparve con occhi diversi, e smisi di negare a me stessa che fosse un bel ragazzo.

Mentre lui lavorava io mi presi il tempo di guardare la casa, a cui avevo dato poca attenzione. Era un open space dal tetto altissimo, e conteneva ufficio, soggiorno e cucina, mentre nel soppalco sopra doveva esserci la camera da letto, era un posto adatto ma fin troppo grande per un single. Il soggiorno era uno spazio delimitato da degli scalini verso il basso e aveva una moquette diversa. L’open space manteneva toni di colori come il marrone, il nero e a tratti il beige. Nell’angolo destro dell’appartamento si vedeva una porta che portava sicuramente al bagno, per esclusione. Decisi di accendere il megaschermo del piccolo soggiorno, notando la grande quantità di dvd horror e psicologici e di VHS impilati al suo fianco.

Più tardi decise di mettere uno dei suoi dvd, mi chiese addirittura quale genere preferivo, non che ne avesse tanti. Alla fine scelse lui uno splatter, dall’aspetto e dalla trama agghiaccianti e orribili, eppure lui lo guardava come se fosse oro colato. Quel ragazzo era la punta di diamante del sadismo, ed era vero che starci vicino era solo un pericolo, eppure non mi andava di lasciarlo solo, provai anche a pensare come potesse essere vivere lì sempre solo. Tolsi le scarpe e misi le gambe sul divano, lasciando andare il mio peso su di lui.

Non so, ma mi sentivo solidale e cercavo di dargli un po’ … di calore e di affetto in un certo senso, può essere normale comportarsi così? In un attimo quella sembrò una posizione abitudinaria, come se mi mettessi così ogni sera a vedere un film insieme. Cosa mi stava prendendo?

Una volta finito quello splatter che guardai solo per metà e che si concluse nel peggiore dei modi, lui tornò al suo pc a lavorare.
Ormai c’era nell’aria atmosfera quasi romantica, forse dovevo dormirci sopra. Continuai la mia “solidarietà” andando da lui e abbracciandolo da dietro, e dandogli la buonanotte.
Lui si alzò e mi abbracciò di nuovo, in modo decisamente più dolce. Poi piano piano mi baciò dolcemente sulle labbra, e allora si trasformò nel momento forse più bello della mia vita, era ancora più bello di tutti gli abbracci che potessi ricevere.
No, lui non era più lo stesso ragazzo che aveva tentato di uccidermi, era il ragazzo che avrei anche potuto amare senza rimpianti. Salii le scale e arrivai nel soppalco, dove mi stesi sul grande letto marrone a due piazze e mi addormentai subito.
 
Il mattino dopo mi svegliai con un filo di luce proveniente dalle finestre. Lui era accanto a me, e non si era neppure preso le coperte. Sorrisi e gli passai una mano tra i capelli, poi mi alzai e cercai nel frigo e nella dispensa qualcosa con cui fare colazione.
Qualche minuto dopo anche lui si alzò, mi diede il buongiorno e si versò del caffellatte.
-Ma tu non vai a scuola? Hai 17 anni, non dovresti lasciare ora- disse lui.
-Ho smesso da due mesi, non ne vale più la pena. Come fai a sapere quanti anni ho, e come sapevi il mio nome?- ricordai che lui sapeva il mio nome senza averglielo mai detto.
-Ho i miei segreti professionali, ti dirò solo che ho software particolari per questo, dovevo pur sapere chi mi si poneva davanti in quel pub, potevano anche essere nemici.- Prese in mano il telefono e lo aggeggiò poi fece un annuncio:
-L’occasione che aspettavo, finalmente! Stasera devo andare ad un ballo di gala sopra Tokyo, il buon costume insegna a portarsi dietro la propria signora- mi lanciò qualcosa che afferrai prontamente. Una carta di credito tutta nera che non avevo mai visto.
-Comprati un bel vestito e non badare a spese, e vediamoci là stasera alle 22-
Io ad un ballo di gala? Quali altri risvolti dovrà avere questa vita? In ogni caso accettai la sua proposta … Chissà come sarebbe andata a finire?

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chapitre 7 - Tensione al ballo ***


-E così andrai anche tu a quel ballo?-
-Già, ma andrò da solo, giusto per tenere d’occhio la situazione. È probabile al 99,9% che ci sarà anche Izaya- deglutii dopo quelle parole. Shizuo non sapeva nulla e nemmeno potevo dirglielo. Dovevo ancora capire perchè mi stava seguendo in ogni negozio di Shibuya per cercare un vestito. Alla fine ne scelsi uno, nero e lungo accoppiato con dei guantini e il corpetto rosso vino. Lui mi aveva già anticipata alla cassa, e stava pagando il mio vestito con la sua carta. Lo guardai con un enorme sorriso:
-Solo stavolta- sbuffò lui andandosene. E anche io andai a casa a provare il vestito. Legai i capelli in una coda di cavallo e legai all’elastico quella rosa rossa intrisa di sangue, che ormai aveva preso lo stesso colore del corpetto.
Un ballo di gala, un abito lungo e bello, e trucco pesante, non mi dispiaceva l’dea di sembrare una donna aristocratica. La mia vita era scorsa così velocemente da un estremo a un altro.

Per le strade di Ikebukuro tutti ci fissavano, non sapevo se ero io a dare nell’occhio o il pesimo gusto nel vestire di Shizuo, che non aveva una cravatta, e la camicia era sbottonata al collo con noncuranza, e la giacca era aperta. Era indubbiamente un uomo attraente, ma doveva avere un po’ di decoro per stare al mio fianco quella sera. Mi fermai, e lui ovviamente si irritò. Ero molto più irritata io però:
-Dov’è la cravatta?- chiesi impaziente.
-E che ne so?- disse continuando a camminare. Io lo fermai per un braccio.
-OHI, vuoi morire??- ringhiò lui. Senza ascoltarlo presi a sistemarlo, chiudendogli camicia e giacca. Lo resi finalmente presentabile, poi gli presi quei dannati occhiali da sole e le camel che stringeva in mano, ciò lo fece irritare ancora di più.
-E’ opprimente, dannazione!- urlò cercando di allargare il coletto con le dita.
-Ti rendono più presentabile!-
-Se vuoi saperlo non me ne frega niente!-
-Non fare baccano anche stasera!- ammetto che mi stavo atteggiando come una donna aristocratica, e ne stavo approfittando troppo. Era tradizione però per le aristocratiche, tenere a braccetto il compagno. Senza pensarci due volte, misi il braccio sopra al suo.
-Maledizione. Tu mi rovinerai la reputazione- ringhiò lui.
-Altrettanto. La migliorerò, ci fai senz’altro bella figura a viaggiare con una donna d’alta classe sociale e bella come me- decisamente troppo atteggiamento
-Peccato che tu non lo sia!- sbottò lui.
-Oh grazie!- dissi sarcastica e leggermente offesa.
-Non hai capito! Tu, come tutte le donne, sei bella ma non quando ti nascondi dietro a ciò che non sei.- non ebbi risposte da dare. Pensai solo che non mi dispiaceva viaggiare con un bell’uomo come lui.
 
Arrivammo alla villa e proprio lì incontrammo Izaya.
-Ah, Shizu-chan, non avrei mai scommesso che avessi una donna-
-Zitto idiota, l’ho soltanto accompagnata- io intanto mi nascondevo dietro di lui.
-Allora fatti da parte, la porto dentro io, farà certamente una bella figura- si fece spazio in mezzo a noi due e mi trascinò.
-Dannato! Non osare trascinarla in qualche tuo piano losco- ringhiò Shizuo. Mi voltai ed entrai nella villa, dove venni avvolta dalle accecanti luci dei lampadari. Fu lì che riuscii a guardare per bene Izaya. Indossava uno smoking attillato, una cravatta ben annodata, un atteggiamento impeccabile e un profumo inebriante. Lui mi guardò nel momentoin cui ero arrossita di più. La sua espressione era diabolica, ma divertita.
-Perché siamo qui?- gli chiesi sospettosa.
-Devo occuparmi di un piccolo affare- disse fissando nel vuoto, stava studiando il posto e sicuramente anche qualche piano losco, come li definiva Shizuo. Era diverso dalla sera precedente, in ogni caso continuavo a trovarlo magnifico. Gli sfiorai la mano chiedendogli di ballare:
-Adesso no, non ancora-
-Sei venuto qui con me, dovremmo fare qualcosa insieme!- mi arrabbiai, mi sentivo come una ragazzina gelosa del suo ragazzo e lamentosa, e questa caratteristica non mi si addiceva.
-Io sono qui per lavoro, tu sei parte del mio lavoro ora- disse seccamente senza neppure guardarmi in faccia. In quel momento mi sentii afferrare il braccio e trascinata dietro una delle colonne portanti della villa, era Shizuo.

-Cosa ti salta in mente, vuoi forse morire di nuovo?- disse colmo di rabbia. Odiavo mentire ma dovevo farlo per stare tranquilla e non farlo arrabbiare ancora di più. Gli dissi che ero stata ricattata d lui e dovevo fingere di essere la sua fidanzata per quella sera.
-Sai bene che non ne uscirai più, quell’uomo sarà la tua peggiore sventura.- di questo ne ero certa anche io, ma non ero forse io a desiderare una vita piena d’azione?
Shizuo mi lasciò andare spazientito e io tornai da Izaya, che probabilmente non si era nemmeno accorto della mia assenza.
-è russa- disse lui quasi soddisfatto. Mi prese la mano e mi trascinò in un corridoio buio che conduceva a delle stanze.
-Adesso stai qui per un po’, torno io a prenderti- disse lasciandomi lì, tornandosene nel salone. La donna gelosa e lamentosa che era in me si incaponì e così lo seguii nascondendomi dietro la colonna portante di prima. Lo vidi chiedere un ballo, con grande maestria, ad una signora sui 25 biondissima, lo vidi sedurla impeccabilmente, cosa gli frullava nella testa.

Estrasse il suo coltellino, la cui lama luccicava di uno strano verd. Lui la strinse in un abbraccio violento, conficcandole la punta nello stomaco. Ruotò leggermente il coltellino poi lo estrasse e lo richiuse, ancora insanguinato. La donna era paralizzata ma non emetteva neppure un suono, che lui lo avesse previsto? Lui la trascinò senza dare nell’occhio in una delle stanze del corridoio buio, e io lo seguii. Stese la donna su un divano in stile medievale e le disse qualcosa in un’altra lingua, probabilmente in russo, poi uscì. In quel momento il suo sguardo era ancora più cattivo, come poteva amare uccidere le persone. Ero rimasta paralizzata anche io, lì in un angolo a guardarlo. Venne da me, ma l’istinto mi disse di indietreggiare.
-Hai paura? Ho fatto solo il mio dovere- disse tranquillamente.
-Perché l’hai uccisa?- sbottai io.
-Un corriere di nazionalità russa viene mandato ad una festa a deviare delle informazioni, per impedire che altri le sappiano. Un abile cecchino mandato a cercare e uccidere l’informatore, ora dimmi, Yuki, preferiresti vivere o morire?- non aveva tutti i torti, effettivamente.
-Allontanati da me ora finchè puoi, se hai così tanta paura del mio lavoro, ti capirò- ma in quel momento ricordai quanto potesse sentirsi solo senza qualcuno accanto e ricordai la sua strana e immensa dolcezza della sera prima. Non potevo abbandonarlo.
-Puoi pensarci quanto vuoi. Ti va un ballo prima di andare via?- chiese porgendomi la mano. Io la presi e mi lasciai trascinare in un lento in mezzo alla sala. Anche se sarebbe diventato pericoloso, non avevo intenzione di tornare alla mia vita monotona, e oltre a questo non volevo lasciarlo da solo, così presi la mia decisione.
-Izaya- lo chiamai a bassa voce.
- … ti amo- finalmente glielo dissi. Lui ridacchiò, che razza di reazione …
-Quindi non ti allontanerai-
-No, tranquillo, non ti sarò mai d’intralcio- dissi io.
-Non lo saresti mai- in quel momento mi sorse in testa un pensiero ben più proibito, avevo voglia di andare oltre, quella sera, in fondo la vita era una sola e ora pareva destinata a durare sempre meno.
-Andiamo a casa? Intendo … da te- lui sorrise e interruppe il ballo trascinandomi all’uscita. Incontrammo Shizuo proprio lì fuori, mentre alcune persone erano scosse per la scomparsa della russa.
-C’è il tuo zampino vero?- chiese Shizuo indicando le persone che ne parlavano.
-Non so di cosa parli- disse lui incamminandosi.
-Ohi! Dove la stai portando?- Izaya si voltò di nuovo.
-Se permetti, ancora per un’ora lei è mia, l’accompagno io- disse, e io lo seguii lanciando un’ultima occhiata di comprensione a Shizuo.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Chapitre 8: Starò con te, sempre e comunque ***


Eravamo arrivati a Shinjuku, dove Izaya aveva il suo granade appartamento. L’ansia era riuscita a impadronirsi di me.
Eppure lui non faceva che correre come un ragazzino, tenendomi la mano. Correva sorridendo, quel bambino impaziente di diventare adulto … e anche io sorrisi tra me e me, non era da escludere che la sua felicità fosse effettivamente a quel livello, non riuscivo a togliermi dalla testa come potesse sentirsi solo. E mentre mi trascinava in un lungo viale, decisi di prendere l’iniziativa, e correre più veloce di lui, sorridente e con i tacchi in mano.

Spinsi a forza il portone di casa sua e ci fiondammo nell’ascensore. Quello ci avrebbe dato il tempo di riprendere fiato … o almeno credevo. Sotto le classiche note melodiche di un ascensore, lo sentii afferrarmi i fianchi e voltarmi.
-C-che fai?- chiesi timidamente, ero proprio un’ingenua! Era ovvio che si trattava di un preludio!
-Do un tocco teatrale a questa serata- disse premendo le labbra contro le mie, per poi coinvolgermi in un bacio ben più passionale. Benchè immersa in quel vortice di emozioni, riuscii a sentire il suono delle porte dell’ascensore che si aprivano. Ma lui non esitava a mollare la presa dai miei fianchi. Uscimmo e fui di nuovo sbattuta al muro. Gli lasciai riprendere il bacio, mentre con l’altra mano lo sentii digitare un codice. Si staccò da me il tempo giusto per spostarci dentro casa, che si era aperta grazie a quel codice.

La mia timidezza svanì in un soffio, slacciandogli la cravatta e sbottonandogli la giacca e la camicia. Mentre i suoi baci possessivi si spostarono sul collo, una mano mi scorse la schiena fino alla zip laterale del vestito, per poi avventurarsi dentro al tessuto. Abbassò il vestito, quel poco che bastò per sganciare con maestria e velocità il reggiseno. Poi fermò quella lunga serie di baci per guardarmi negli occhi e abbracciarmi. Una metà del vestito ancora mi copriva, pareva che lui non volesse privarmi dell’orgoglio e della dignità, e che non volesse essere eccessivo … che volesse prendere confidenza piano piano col mio corpo.
Riconobbi però di avere l’immensa voglia che togliesse il resto del vestito, e che iniziasse lo spettacolo.
-Non male come introduzione- disse a sé stesso, per poi prendermi agilmente in braccio.
- Ma così il pubblico si annoierà- disse sorridendo malizioso. Saltellò su per le scale e mi lasciò andare sopra al letto. Finì di togliersi la camicia e fu subito sopra di me. Con estrema rapidità tolse il vestito e mi stese sopra un lenzuolo.

E lo vidi esitante, eppure ora sul suo viso erano impresse mille ansie e mille emozioni. Questo era il viso che amavo guardare.
Prese a divertirsi, scorrendo le dita dal mio collo verso il seno, assicurandosi di non abbassare troppo il lenzuolo, con una cura impeccabile.

Percepii la sua ansia, che non avrebbe mai mostrato all’esterno, come poteva sentirsi ansioso un ragazzo grande come lui, che di esperienze così ne aveva certamente vissute, probabilmente …. Possibile che avessi un tale effetto su di lui?
-Così il pubblico si annoierà!- dissi io tradendo le sue aspettative in un attimo. Lo spinsi dall’altro lato del letto e mi misi sopra di lui, noncurante che il lenzuolo fosse scivolato via, non era più questione di dignità o di orgoglio. Quella fu la mia scelta di dare tutta me stessa a lui.

Scorsero veloci i miei ultimi minuti di purezza. Quell’esperienza quasi “ultraterrena” e paradisiaca ebbe su di me un tremendo effetto sedativo. Non volevo dormire, volevo continuare a guardare quegli occhi che mi avevano fatta sognare, e baciare ancora quelle labbra che percorrevano il mio collo in quelle ultime coccole. Non volevo dormire, ma crollai tra le sue calde braccia in uno dei sonni più belli della mia vita.
 

Il mattino dopo fui svegliata dalla luce del sole che filtrava da una piccola apertura delle tende.
Ero sola, ma appena anche l’udito si svegliò, sentii il fastidioso rumorino del bollitore da tè.
Come ogni mattina, impiegai i miei 5/8 minuti buoni per muovermi dal letto, anche se da un po’ di tempo mi svegliavo quando ne avevo voglia. Avvertii la mia pelle nuda contro il lenzuolo bianco, e mi guardai attorno, prima di alzarmi cercai un qualche indumento da mettermi.
Mi alzai senza far rumore, e afferrai una vestaglia nera poggiata sul comodino. Strinsi la cordicella per legarla e agitandomi i capelli spettinati e mezzi laccati dalla pettinatura della sera prima, scesi le scale.
Izaya stava guardando le notizie del telegiornale, il quale suono era sormontato terribilmente dal bollitore del tè. Mi guardò con un sorriso, ma prima di ricambiarlo, corsi nell’angolo cucina e, con le mani sulle orecchie, spensi quell’orribile baccano, e servii anche il tè.

-Buongiorno- lo salutai sprofondando a peso morto sul divano accanto a lui.
-Buongiorno- ricambi lui con un bacio sulla testa. –Dormito bene?- io annuii.
-Che stai guardando?- chiesi curiosa.
-Mi sto solo deliziando con le notizie dal mondo, prima che passino a parlare di Ikebukuro, sembra che là stia succedendo un vero casino- disse alzandosi e recandosi alla scrivania.
-Parli delle rivolte delle gang?- chiesi io senza alzarmi dal divano. Lui si mise alla finestra, doveva essere il suo posto preferito, in effetti sembrava di stare sopra a tutto il mondo.
-Pare che i Turbanti Gialli stiano diventando aggressivi, e i Dollars del resto stanno diventando incontrollabili.- disse sedendosi sulla sedia da ufficio. Poi continuò:

-Ormai saprai bene che Dollars è la gang più grande del mondo, senza colore. A differenza delle altre nessuno ne conosce il capo, cioè tutti tranne me ovviamente-
-Come fai a saperlo?- chiesi sempre più interessata.
-È il mio lavoro sapere le cose, e mi spiace, ma non posso dirti come faccio a saperle … in ogni caso accade spesso che in una color gang grande ci siano conflitti, talvolta dei tradimenti … nei Dollars invece non si conosce numero esatto, né la loro identità. Potrei farti un esempio: nella tua scuola ci sono circa una 30ina di membri, ma tu non lo sapresti a guardali, e nemmeno questi 30 saprebbero capirlo a vicenda- avevo colto il punto, ma continuai ad ascoltarla interessata.
-Ci sono quelli risoluti, quelli che vogliono starne fuori, e quelli che dopo la rivolta si sono schierati contro i Turbanti Gialli, comportando la loro uscita allo scoperto. Vorrei precisare che il capo non sa chi siano, quindi non può tenerli a bada. Pensandoci, i Dollars non sono uniti da niente in particolare-
-Che hai intenzione di fare?- chiesi io.
-Io starò qui, ad osservare dall’alto come faccio sempre, il mio è un lavoro tanto insignificante quanto essenziale per la città intera. Poi a Ikebukuro ci sono già Shizuo e altra gente, per adesso non c’è da preoccuparsi.- disse lui.
Poi mi raggiunse sul divano:
-So che può essere affrettato, ma non so se riuscirò a lasciarti tornare a Ikebukuro con questo casino, vorresti venire a stare da me … magari per qualche tempo?- chiese timidamente con una punta di dolcezza.
Neanche a me piaceva molto l’idea di tornare a casa e chiuder mici dentro per via del casino per le strade. Avrei accettato probabilmente, nonostante l’incertezza iniziale.
-Non so … mio fratello …- non riuscì a finire la frase.
-Tuo fratello non torna spesso a casa, vero? E non vai neanche più a scuola…- mi convinse, dimostrandomi di sapere altre cose di me. E così accettai.

Quello stesso pomeriggio ci recammo ad Ikebukuro per prendere i miei bagagli.
La città era comunque la stessa, non sembrava un campo di battaglia, eppure percepivo la tensione nello sguardo guardingo di Izaya.
Fortunatamente non accadde nulla di imprevisto, ma era calata la sera ed erano già visibili in giro persone con indumenti gialli, armati di qualsiasi cosa, mazze, bastoni, coltellini …. Corremmo verso la metropolitana per il primo treno della YR Yamanote, quando incrociai delle macchine della polizia.
-Ma la polizia non fa niente?- chiesi senza fiato, mentre Izaya correva trascinandomi come la sera prima, ma con un’espressione più stanca e preoccupata.
-Li massacrerebbero, ormai è stato decretato che le gang possono e devono risolversi i problemi da sole- rispose prontamente lui. Salimmo sulla metro, tirando un sospiro di sollievo e riprendendo fiato.

Rivolsi un ultimo sguardo alla mia città, alla mia Ikebukuro, con la grande paura di trovarla deturpata e distrutta al mio ritorno. Fu un ulteriore addio alla mia vecchia vita normale.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Chapitre EXTRA 1 ***


POV CRISTINA (YUKIMURA-SAN) – Dopo la rivolta diurna
 
Ma porca paletta sciolta! Come osa questa gente toccarmi? Chi gli ha dato il permesso? Maledetti Canarini! Proprio quando avevo trovato quel “coso” che afferma di essere il più forte di Ikebukuro, chi si crede di essere?
Vengo spinta dalla folla per un po’ fino a che non mi stufo e inizio a farmi strada rompendo sicuramente qualche osso a qualche persona sul mio percorso. Ma dove sarà finito? Guardando da tutte le parti, continuo a non vederlo.

Ahh, mi toccherà tornare su! Arrivando vicino al mio palazzo, salgo sulla testa di un tizio e con un slancio riesco ad aggrapparmi al balcone del primo piano. Con estrema agilità continuo a salire, balcone su balcone, fino a quando non arrivo al decimo piano, IL MIO PIANO.

Scruto l’orizzonte fino a quando non vedo una testa bionda lanciare via un malcapitato. Bingo!

Saltando giù dal palazzo, atterro su un tizio e mi metto a correre sperando di non perdermi (essendo il mio senso dell’orientamento peggiore di una bussola rotta).
Trovarlo non è difficile grazie alla scia di distributori, cestini e cartelli rotti buttati a terra.
-Shizuooo, dove sei?- lo chiamo con una vocina inquietante.

Lo trovo in mezzo ad un gruppo di Canarini che hanno l’ardire di sfidarlo. Sto per andare verso di lui quando sento un babbeo avvicinarsi urlando. Cretino. Mi abbasso e lo prendo per le gambe, e usandolo a mo’ di boomerang, lo lancio contro il gruppetto attorno a Shizu-chan …. Mhh … Shizu-chan … me piasa … Si gira e mi guarda sconvolto.
-Shizu-chan … sei pronto a morire?- Sembra che sia scattato qualcosa.
-Non chiamarmi in quel modo- urla lanciandomi contro il tizio che sta trattenendo per il colletto. Crede forse di spaventarmi?

Saltando, tiro un calcio rilanciando indietro il povero tizio, centrando Shizuo.
-Ti chiamo come più mi aggrada, BAAAKA!-
-IO TI AMMAZZO!!!-
-è più probabile che tu muoia di vecchiaia prima che questo accada- Ci guardiamo intensamente qualche minuto, ignorando del tutto quello che ci accade intorno fino a che non gli salta l’idea di toccarmi il sedere, facendomi andare in berserk:
-Tu, vile essere completamente inutile all’esistenza del pianeta, come hai osato?!-.

Tutti quelli intorno a me cercano di scappare, ma prendendo il cartello dello stop, lo scaglio, beccandoli tutti con un solo colpo. Poi mi dirigo verso quel “coso” e lo afferro per il collo e guardandolo dritto negli occhi gli dico:
-Mai toccarmi senza il mio permesso, MAI!- inclino il suo collo per poi lasciarlo cadere a terra, nel frattempo gli altri erano tutti scappati.
Mi rivolgo a Shizuo, camminando avanti:
-Ne vuoi anche tu?
-Heh, fatti sotto!- iniziamo a correre l’una verso l’altro, cerca di tirarmi un pugno, ma io lo evito con facilità per poi tirargli il mio calcio finale, là dove non batte il sole, facendolo cadere a terra in mezzo a spasmi di dolore.
-Maledetta! Ti ucciderò!!- Con un sorrisino mi chino di fronte a lui.
-Come ti ho già detto: prima che tu possa farmi del male, morirai di vecchiaia- cerca di rialzarsi ma dopo il mio colpo finale non è certo facile!
-Tutto qua? Mi aspettavo qualcosa di più dall’uomo più forte di Ikebukuro! In realtà sei solo un cagnolino che abbaia ma non riesce a mordere-
-Come osi!- sto per tiragli un altro bel calcetto quando quell’idiota di Kadota mi alza da terra e mi carica sulle spalle.
-Che diavolo vuoi tu ora? Non vedi che sto avendo una discussione con Shizu-chan?-
-Lo vedo! Ma dobbiamo andare, tua madre è di nuovo nei guai-
-Cosa?! Quella cretina ne ha combinata un’altra? Chi si è messa contro stavolta?-
-Qualche altro spacciatore immagino … -
-Ahh, e va bene … andiamo- Ci si vede, Shizu-chan!-
-Non chiamarmi così!!- Penzolando dalle spalle di Kadota, lo saluto:
-Ti chiamerò così fino a quando non meriterai un nome da uomo. Ti ho già detto: per me tu sei solo un cagnolino che abbaia!-



CAPITOLO ELABORATO DA: Figuringmyselfout
la quale è stata la mia ispirazione per il personaggio di Yukimura-san, ovvero Cristina

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Chapitre 9 - ORE DECISIVE ***


-Stanotte sono passati, li ho visti bene perchè stavo dormendo nel mio furgone-

-Accidenti, Kadota-San, fai attenzione-

-Tranquilla, Mary. Sanno benissimo che devono tenere le mani alla larga dal mio furgone, sanno chi siamo-

-Non so se possa tranquillizzare!!-

-Buonasera! Di cosa parlavate?

-Sia i Dollars che i Turbanti Gialli sono in tensione, questi ultimi pattugliano la città ogni notte, in ogni via, cercano i loro nemici.

- … ma li cercano nel nulla!-

-Esatto, noi Dollars siamo invisibili, quindi non sarà facile. Solo che, ora i Turbanti Gialli sanno che i Dollars dispongono di un informatore, che al momento possiede informazioni importanti, e gli stanno dando la caccia-

-Inizierà una guerra?-

-Se non è già iniziata … -

-MALEDETTI CANARINI, se si aggireranno molto sotto il mio palazzo se la vedranno male.-

-Datti una calmata, Cristina!-

-Non mi calmo affatto! Ho sentito dire che abbiano addirittura fatto fuori dei senzatetto rifugiati nelle botteghe abbandonate dei vicoletti. Non che la cosa mi importi molto, ma mi hanno rotto!-

-Ma perchè? Poverini … -

-Cosa dovremo fare?-

-Sarebbe meglio se ne ve ne steste fuori, almeno tu e Mary, e direi anche tu, Cristina-

-Come ti permetti di tirarmi fuori? Sono mille volte più forte di te-

-Il passo che potrebbe dare la svolta sarebbe quello di passare queste informazioni ai Turbanti Gialli, promuovendo un accordo, benché temporaneo.-

-Saranno cose importanti-

-Non ho idea della loro rilevanza. Dunque, se vogliamo agire in piccolo, mi servirà parlare con qualche organo alto dei Dollars. Vi farò sapere.-
 


Chiusi la chat. Benchè fossi qualche chilometro distante, sapevo cosa stava succedendo a Ikebukuro, grazie alla Chat-Room, ed ero decisa a collaborare. Guardai Izaya lavorare al computer.
Lui aveva quelle informazioni vitali, era tutto in mano sua.

Praticamente si poteva dire che tenesse le vite di molte persone e lo stesso equilibrio della città attaccati a dei fili, Dollars e Turbanti Gialli erano marionette al suo confronto.

Ma non potevo fare molto, non facevo neppure parte dei Dollars, e non potevo andare da lui a chiedergli quell’informazione. Cosa potevo fare? Kadota mi aveva detto di starne fuori … e per cosa? Per condurre la solita monotona vita?
 
Mentre aspettai per ore che Kadota riaprisse la chat, qualcuno suonò al campanello. Izaya saltò giù dalla sedia lamentando qualche dolore di schiena e andò ad aprire.

-Ah, sei tu! Non ti si vede molto in giro, pause di riflessione?- disse conducendo dentro l’ospite. Con grande sorpresa era proprio quello che aspettavo in Chat. Kadota!

-Pause di larga riflessione … Yuki?- avevo scordato per un attimo che nessuno sapeva che mi ero trasferita qua, con Izaya.

-Un nuovo tipo di “prigioniero politico”?- disse sarcastico ma serio Kadota a Izaya, vedendo che avevo un babydoll e una vestaglia addosso.

-Più o meno- sorrise l’altro. Lo fulminai con lo sguardo.

-Ehi, scherzo, piccola- disse dandomi un bacio leggero sulle labbra.

-Quindi le cose stanno così- disse Kadota.

-Dimmi, qual buon vento ti porta qui, amico mio?- disse Izaya risedendosi.

-Sono venuto a chiederti di mollare il sacco! O vuoi forse che altri di noi rischino la vita? Vuoi che la città crolli?-

-Non è mia intenzione, ma non lo è neanche divulgare certe informazioni-

-Sapevo avresti detto così, sappi che mentre ti crogioli sulla tua sedia, a Ikebukuro degli innocenti vengono uccisi, i Gialli pattugliano le vie e distruggono le cose. E come se non bastasse, stai perdendo il controllo delle tue stesse pedine, Izaya- disse arrabbiato Kadota.

-Mi parli come se fossi io il capo, ma sai bene che non lo sono-

-Io non considero “capo” un tizio che non si è mai battuto per i Dollars, che non si è mai fatto vedere né sentire, e soprattutto, che non ha in mano alcun mezzo per salvarci e salvare la città. Tu hai queste caratteristiche, e non sono l’unico a pensare che tale ruolo spetti a te- Izaya sorrise di sottecchi sentendosi così tanto elogiato.

-Ti interessa sapere di che informazione si tratta?-

-Cosa? Me lo diresti davvero?- chiese stupito Kadota, in effetti questa domanda lasciò sorpresa anche me!

-Ricordi i cari vecchi Blue Squares?- disse Izaya voltandosi verso la finestra, come di abiutudine.

-Certo che li ricordo, li mollai dopo quello che fecero a quella povera ragazza … -

-La piccola Saki … Dotachin, mi fai recuperare certi ricordi- sorrise lui.

-Perché hai menzionato i Blue Squares?- cambiò discorso Kadota, quasi più arrabbiato per il nomignolo con cui Izaya lo chiamava.

-Anche se si sono estinti, un misero gruppetto rimasto ha pensato di creare scompiglio. Tempo fa i Turbanti Gialli ci attaccarono con l’accusa di aver ucciso alcuni dei loro membri. E dato che siamo una gang invisibile, anche per un Dollars sarebbe normale pensare che sia stato qualcuno di noi, non siamo una gang chiusa, e questo rimarrà sempre il nostro punto di debolezza e di forza allo stesso tempo.- disse Izaya.

-In ogni caso ad uccidere quei Turbanti Gialli sono stati questi ex Blue Squares, per favorire l’eliminazione di una delle due gang. Ecco l’informazione!-

-Adesso dovresti soltanto dirlo a loro! Cesserebbero le ispezioni subito! Se non lo farai, a lungo andare arriveranno anche qui. E per prima cosa toglieranno di mezzo lei- mi indicò Kadota. Izaya ebbe un sussulto.

-Sempre che di lei ti importi veramente qualcosa, visto che l’hai fatta venire qui- Izaya non rispose, e Kadota se ne andò ancora più arrabbiato, lanciandomi un’occhiata rapida.

 
-TI dico subito che se ti ho portata via da Ikebukuro, è stato per proteggerti.- disse Izaya venendo verso il divano. Si sedette e si prese la testa fra le mani. Capii che Kadota aveva toccato un argomento importante. La cosa più logica che i Turbanti avrebbero fatto sarebbe stato tendergli un imboscata e ucciderlo. Se avesse telefonato in qualche modo a uno di loro, avrebbero rintracciato il numero e sarebbero arrivati fin qui. Capivo bene il suo nervosismo e la sua paura, e non me ne sarei mai stata fuori, era mio dovere primario aiutarlo. Lo abbracciai e gli baciai la testa, ci tenevo da morire a lui, ci tenevo davvero tanto.

Dopo un po’ lui si alzò e si mise di nuovo ad armeggiare al computer e al telefono. Poco dopo Kadota riaprì la chat.




-Ho elaborato un piano, e ho la piena approvazione dell’informatore- guardai Izaya per un attimo e feci un rapido sorriso.

-Come procediamo, Dotachin?-

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Chapitre 10 - Lui ha il potere che nemmeno Dio possiede. ***


-Come procediamo, Dotachin?- scrissi io mantenendo quel sorrisetto spavaldo, come un’agente segreta che aspetta eccitata la sua missione.

-Innanzitutto dobbiamo capire dove si trova il loro quartier generale, ci serve qualcuno interno ai Turbanti Gialli che riesca a raggiungere e comunicarcene la posizione … in pratica, un infiltrato.- per qualche minuto non scrisse nessuno.

-Lo farò io!-

-Mary, no! Non fai parte dei Dollars e solo per questo dovresti uscire da questa storia, e non vogliamo metterti in pericolo, manderò Cristina-

-Se mandi me, li ammazzerò tutti!-

-Per favore, non voglio stare qui a non fare niente come sempre, non ne posso più!-

-E va bene, ti spiegherò dopo i dettagli. L’infiltrato ci darà i dati che ci servono, dopodiché si passa alla parte pratica, collaboreremo con l’informatore e organizzeremo un incontro con un esponente alto dei Gialli. Dato che cercheranno di imbastire un’imboscata, Cristina, tu dovrai fermarli, senza ucciderli!-

-La vedo dura, perchè poi mi togli il divertimento?-

-Fai come ti dico! Yuki, tu indosserai qualche indumento giallo, e l’informatore ti prenderà in ostaggio, potrebbe servire come ricatto o riscatto.-

-Che significa?-

-L’informatore ha detto che ci sono altre informazioni importanti e non è da escludere che li ricatterà … il piano inizierà tra 3 giorni. Mary, tu quindi avrai 3 giorni di tempo per trovare la loro posizione. TI infiltrerai a partire da stanotte, aggregandoti alle pattuglie di ispezione, ricorda! Almeno un indumento giallo-

-Ricevuto!-

-Cristina, tu aspetterai nel nostro furgone, fino a quando non ti sarà stata filtrata l’informazione sul luogo, dopodiché ti recherai lì con le armi che ti darò, e fermerai qualsiasi movimento esterno il giorno dell’incontro.-

-Non garantisco la loro sopravvivenza!-

-Yuki, tu seguirai l’informatore tra tre giorni-

-OK!-

-Salveremo la città dalla guerra e dal crollo!-

 
Chiusi la chat con un dubbio enorme addosso. Nonostante avessimo un piano ben funzionante in mano, non capivo il motivo del mio ruolo da ostaggio, e sicuramente Izaya ne sapeva qualcosa. Mi voltai a guardarlo, e lui se ne accorse subito:

-Ho accettato, come mi hai detto tu, incontrerò quegli insulsi esseri gialli, anche se servirà solo a placare una battaglia, non la guerra. I Turbanti Gialli ce l’hanno con noi, e non c’è modo di fermare questo loro pregiudizio, se non estinguendoli, come fu fatto con i Blue Squares … ma non è un metodo molto ortodosso- pareva riflettere tra sé a voce alta, mentre io cercavo nelle sue parole qualche indizio riguardo al mio ruolo da ostaggio.

Eppure ero la prima a cercare onestà in una coppia, così dopo un quarto d’ora buono ad ascoltare le sue congetture, decisi di fargli una domanda diretta:

-Perché sarò il tuo ostaggio? C’è qualcosa che devo sapere?- chiesi timidamente con una punta di decisione.

-Potevi chiederlo prima, te lo avrei detto subito- sorrise lui tornando alla finestra, come fosse ormai un tic nervoso di ferma autoconvinzione e superbia.

-Dimmi, se in questo momento un Dollars qualsiasi morisse, tu lo sapresti, te ne accorgeresti, e poi, lo piangeresti?-

-Credo … di no, se non so chi è- risposi io.

-Bingo! Noi siamo totalmente noncuranti davanti alla morte di uno di noi, così tanto da non accorgerci della sua morte-

-Ma non è colpa nostra, non sappiamo della loro esistenza, e viceversa … loro non sanno della nostra esistenza-

-Esatto. Il principio su cui i Turbanti si basano, benché siano in tanti anche loro, è quello di piangere, celebrare funerale e infine vendicare qualsiasi loro vittima. È un criterio molto semplice antico secoli e secoli: Occhio per occhio, dente per dente. A questo si sovrappone il principio di assoluta difesa di ogni membro-

-Servo come ostaggio, così puoi minacciare di uccidermi, in quanto “una di loro”- conclusi io.

-La tua intelligenza migliora sempre di più, vedo- sorrise lui.

-L’informazione che avevo era sui principi fondamentali dei Turbanti Gialli, che in fondo capirebbe anche un bambino, se li vedesse in cima ad un piedistallo- disse aprendo le mani quasi abbracciando la finestra.

Un demonio … lui era tanto dolce quanto intelligente, ma non è forse vero che qualsiasi demone ha una parte di sé che sa capire cosa è importante. Ma lui, lui ha il potere che nemmeno Dio possiede, e che forse nemmeno Dio vorrebbe. Il potere di manovrare cose, persone, eventi. Se lui decidesse di rivelare la metà delle sue conoscenze, accadrebbero delle conseguenze, in caso contrario ne accadrebbero delle altre.
E se i nostri genitori ci insegnano che “la vita è fatta di scelte”, a lui hanno insegnato certamente che “la vita è fatta dalle TUE scelte”. Un demonio con un enorme potere da gestirsi … ci pensai intensamente … non doveva essere così facile. Non sarebbero bastate ore su calcoli di probabilità matematiche a stabilire le entità delle conseguenze derivanti dalle sue decisioni, soprattutto in una città come Ikebukuro, tinta delle più differenti sfumature di criminalità. Vendere informazioni solo per soldi è caratteristica di un balordo, valutare con attenzione quali informazioni vendere e divulgare è caratteristica di un demone.

Izaya era quel bambino, che osservava fiero sul suo piedistallo, gli avvenimenti che si muovono sulle sue decisioni, come seguendo un immenso copione scritto nella sua mente. Talvolta questo sembrava portarlo alla “nevroticità”, una quantità sopraelevata di potere portava solo un’elevata auto gratificazione.
Eppure io ero convinta che in una parte del suo cuore balenasse un po’ di paura, in fondo da grandi poteri derivano grandi responsabilità, e tale potere implicava il pericolo di essere ucciso, in ogni possibile istante. E ora sembrava aver paura perfino che facessero del male a me … posso davvero essere la sua preoccupazione più grande?

Lo raggiunsi e lo abbracciai, sebbene fosse un tipo fuori dall’ordinario, malvagio, freddo e  calcolatore, lo amavo da morire. 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Chapitre EXTRA 2 - Amici ***


POV Cristina - Il giorno prima della realizzazione del piano organizzato da Kadota

La noia sta seriamente diventando la mia migliore amica … Tutti sono talmente indaffarati col piano che tendono leggermente ad ignorarmi e io non trovo altro da fare che girare per le strade di Ikebukuro con la speranza di perdermi … almeno troverei qualcosa da fare, anche se cercare di ritornare a casa non è una delle attività più interessanti di questo mondo.

Certo che questo quartiere si sta riempiendo di idioti, se si continua così la situazione rischia di diventare irreversibile …

A proposito di idioti, il loro più grande esponente si trova proprio davanti a me … hehehe credo di aver appena trovato qualcosa di interessante da fare:

“Shizu-chaaan” il mio tono strafottente sempre e comunque presente.
Il biondino si girò e ha l’espressione di chi sta per uccidere qualcuno: “TU!” che esclamazione sinceramente stupida:
“Io!” il mio prenderlo in giro lo sta facendo ancor di più infuriare.

“Io ti ammazzo”

“Oh suvvia, Shizu-chan, stai iniziando a diventare ripetitivo … “ mi si avvicina con dei passi grandi un metro e mezzo l’uno e mi si para davanti

“Mhh, se levassi quell’aria imbronciata saresti addirittura carino …”

Per qualche secondo si paralizza, ma quando  si riprende diventa ancora più arrabbiato di prima (se può essere possibile)

“Mi stai prendendo in giro?!”

“Ma perchè la gente non capisce mai quando sono seria e quando non lo sono? Per una volta che ti faccio un complimento, Shizu-chan, potresti anche ringraziarmi!” feci il mio solito finto broncio tanto per dare più effetto alla frase.

“E quello sarebbe un complimento??”

“Nella mia maniera contorta, sì, lo è”

Mentre ci osserviamo in silenzio, sento qualcuno dire:
“Guardate, i due dragoni di Ikebukuro si stanno per affrontare!”

Ancora con questo soprannome … non riesco a concepire perchè me l’abbiano affibbiato, ma ora che Shizuo è un dragone? Capirei se fosse una lucertola, ma non un dragone … Bah, la gente …

“Vieni, Shizu-chan, portami da qualche parte e offrimi da bere. Stiamo attirando troppo l’attenzione qui, e la cosa non mi piace”

“Non chiamarmi più così! E spiegami per quale dannato motivo dovrei offrirti da bere!” ah, i ragazzi … devono sempre fare i difficili …

“Perché te lo sto chiedendo gentilmente e poi devo comunicarti certe cose che, tra l’altro, interessano anche te, quindi metti un piede avanti all’altro e muovi il culo! Mi raccomando, scegli un posto decente, non il primo rifugio di ubriaconi che trovi!”

Mi lancia un’occhiataccia, ma poi inizia a camminare e mi porta in un posto davvero niente male, il figliolo aveva anche gusto.


Il locale è poco illuminato e la luce bluastra da una sensazione di intimità.
Ci sediamo ad un tavolo in fondo alla stanza:

“Allora, mi hai trascinato fino a qui, quindi ora parla!-

“Suvvia, Shizu-Chan, dammi almeno il tempo di ordinare da bere …” ordino una vodka al limone mentre per lui chiedo una semplice aranciata.
Il cameriere ci guarda incuriosito mentre ci chiede se siamo sicuri del nostro ordine; Shizuo sta per rispondergli ma io lo anticipo:

“Certo che siamo sicuri! E ora, sbrigati prima che la mia vodka evapori!”

Se la da a gambe il poverino, e io mi rivolgo a Shizu-chan:

“Credo tu abbia sentito del mio recente scontro contro alcuni canarini; mentre li picchiavo, uno di loro mi disse che tu me l’avresti fatta pagare. Ora, hai intenzione di farlo, o per lo meno di provarci? Perché sai, sono molto impegnata, fra qualche giorno ho una missione, che credo mi divertirà alquanto, e non voglio seccature tra i piedi”

Mi guarda silenziosamente mentre sorseggia la sua aranciata, poi, d’un tratto, sbatte il bicchiere sul tavolo:
“Chi sarebbe la seccatura?! E poi perchè dovrei vendicare un inutile turbante giallo?

“Calma i tuoi bollori, uomo! Stai attirando troppo l’attenzione! Ed ecco perchè sei una seccatura, sei troppo emotivo e dai nell’occhio!”

“IO COSA?!” e a questo punto gli tiro il posa bicchiere dritto in faccia.

“Ti ho detto di calmarti!” i suoi occhi esprimono la furia più totale, ma almeno abbassa la voce:

“Cosa sarebbe questa missione?” dopo un lungo momento di silenzio decido di riparlare:

“E pensi che lo dirò proprio a te?” lui batte il pugno sul tavolo lanciandomi una delle sue occhiatacce.

“Ahhh … sei così rumoroso … Cooomunque, se vuoi sapere di cosa si tratta, dovrai fare quello che ti dico per un mese.”

“Ma sei pazza?!”

“Fammi capire, non l’avevi ancora capito?” rimane senza capire le mie parole per qualche secondo, poi si riprende, con una reazione che non mi sarei mai aspettata:

“Un giorno”

“TRENTA giorni”

“Una settimana”

“Tre settimane”

“DUE”

“Senti, sei tu quello che vuole sapere e a me non cambierà assolutamente nulla se tu sai oppure no, quindi se vuoi delle informazioni, dovrai farmi da guardia del corpo per 3 settimane, a partire dall’inizio del prossimo mese”

Ci pensa per qualche secondo.

“Perché ti serve una guardia del corpo? Sei abbastanza forte per difenderti da sola, no?”

“Certo che lo sono, ma è una gran scocciatura combattere ogni giorno. Mi serve qualcuno che lo faccia al posto mio” finalmente decide di arrendersi (inaspettatamente) alle mie condizioni, era solo un debole cagnolino, abbaia, abbaia rumorosamente, ma non morde.

“E va bene … “

“Molto bene. Dunque, Domani ci sarà uno scambio di informazioni tra i Dollars e i canarini”

“Tutto qui?”

“Certo che no, ma non ho intenzione di dirti altro. Sai, una donna deve pur avere i suoi segreti, Shizu-chan”

Stranamente non si altera, eppure l’ho chiamato Shizu-chan …

Finendo la mia vodka, mi alzo e dirigendomi verso di lui, scrivo il mio numero di telefono e il luogo in cui ci saremo dovuti incontrare all’inizio del prossimo mese.

“Ci vediamo tra qualche giorno, Shizu-chan, e non dimenticare di pagare il conto”
Lasciandogli il foglio me ne esco.

Credo che questo possa definirsi come il momento in cui la nostra sottospecie di amicizia ebbe inizio.



CAPITOLO ELABORATO DA: Figuringmyselfout
la quale è stata la mia ispirazione per il personaggio di Yukimura-san, ovvero Cristina

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2900483