sakuryaku- infinocchia l'ereditiere e prenditi tutti i soldi

di vul95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ¥ 1. quel dì in cui tutto iniziò ***
Capitolo 2: *** ¥ 2. riunioni strategiche ***
Capitolo 3: *** ¥ 3. trasformazioni ***



Capitolo 1
*** ¥ 1. quel dì in cui tutto iniziò ***


Era tutto cominciato quando era arrivata la notizia che il palazzo dell’orfanotrofio sarebbe stato venduto

¥ sakuryaku ¥

 

ovvero: infinocchia l’ereditiere e prenditi tutti i soldi

 

 

 

 

¥ 1. quel dì in cui tutto iniziò

 

 

Era tutto cominciato quando era arrivata la notizia che il palazzo dell’orfanotrofio sarebbe stato venduto.

Un colpo di testa, l’aveva considerato Hiroto, di certo il proprietario dello stabile era scivolato sulla saponetta in bagno ed era finito gambe all’aria e aveva deciso la cosa nel mezzo della confusione.

Nell’orfanotrofio vivevano ventitrè ragazzini dai sei agli undici anni, e non poteva permettersi che l’edificio fosse venduto a qualcuno che ne avrebbe di sicuro fatto un condominio. O peggio ancora un centro commerciale.

Quindi era andato a parlare con il proprietario del palazzo, sicuro di poterlo convincere a desistere. Non aveva avuto successo. Non pagavano da almeno sei mesi l’affitto, e il proprietario si era stancato di star loro appresso. Così aveva deciso di vendere, e loro non avrebbero potuto fare assolutamente niente.

-A meno che non troviamo i soldi necessari per comprare noi l’edificio.- la voce di Hiroto era seria coma mai lo era stata.

Reina, che si occupava dell’orfanotrofio assieme a lui, si scostò una ciocca di capelli azzurri dietro l’orecchio, nervosa –Quanti soldi sono?- domandò, mordicchiandosi il labbro. Hiroto non l’aveva mai vista così tesa. Di solito sapeva mantenere la calma in ogni situazione, ed era su di lei che faceva affidamento nei momenti più difficili. Ma la prospettiva di dover negare una casa ai bambini di cui si occupavano aveva mandato nel panico anche lei.

La cifra che riportò, rispondendo alla sua domanda, le fece sgranare gli occhi chiari. La vide cercare di darsi un contegno, e gonfiare il petto –Sono tantissimi soldi.- replicò, ed il suo tono uscì strozzato.
-Ne sono consapevole.- con tono grave, Hiroto cominciò a camminare per la stanza di quello che era il loro ufficio, a passi lenti e misurati –Ma dobbiamo trovare una soluzione. Capisci che non ci è possibile lasciar vendere questo posto.- socchiuse gli occhi verdi, e si sistemò gli occhiali sul naso. Si voltò a guardarla –… Abbiamo tre mesi.-

-Ma come pensi di trovare tutto quel denaro?- anche Reina si alzò in piedi, incapace di rimanersene seduta –Noi due non possiamo racimolarne così tanto in così poco tempo. Nemmeno chiedendo l’aiuto di Maki e gli altri ne avremmo a sufficienza.- incrociò le braccia al petto e prese un lungo respiro.

Cadde il silenzio.

Hiroto non sapeva cosa rispondere di più. Era consapevole del poco tempo, era consapevole del fatto che fosse un’impresa impossibile. Ma in quell’orfanotrofio ci era cresciuto lui stesso, ci era cresciuta Reina, continuavano a crescervi bambini a cui lui non voleva negare nulla, specialmente una casa e un posto in cui vivere come una famiglia.

-… Se vendono il Sun Garden, noi dove andremo?- fu una terza voce ad intervenire. Seduto dietro la scrivania di Hiroto, il viso abbandonato sul legno del tavolo e gli occhi persi a fissare un punto non meglio precisato della stanza, se ne stava un ragazzo sui diciannove anni, i capelli azzurri lasciati cadere in disordine sulle spalle. Spostò uno sguardo ambrato sui due adulti presenti nella stanza, lasciandolo vagare poi sulla poca mobilia e sul pavimento in moquette rossa, incapace di guardarli per più di qualche secondo.

Reina sussultò –Masaki…- lo chiamò. Si picchiettò l’unghia dell’indice sui denti, ancora più nervosa di prima, mentre Hiroto rimaneva ostinatamente in silenzio. Non voleva pensare alle conseguenze di una probabile vendita, perché davvero non aveva idea di cosa sarebbe potuto succedere.

Masaki era l’unico ragazzo dell’orfanotrofio ad avere più di undici anni. Si era sempre rifiutato di andarsene, principalmente, anche quando qualche giovane coppia aveva mostrato interesse verso di lui, ed era sempre rimasto con Hiroto e Reina. Ora che aveva quasi vent’anni, li aiutava con i bambini più piccoli, e si impegnava quanto poteva per dare sempre una mano dove ce ne fosse bisogno.

Il suo sguardo affranto fece ribaltare lo stomaco di Hiroto.

-Non lo venderanno.- si risolse, guardandolo, e si ravviò i capelli rossi, stringendo i pugni. Si avvicinò alla scrivania e contemplò Masaki dall’alto, rivolgendogli un sorriso determinato –Ti prometto che farò tutto quello che posso affinché questo posto rimanga nostro.-

Quello gli lanciò un altro sguardo, mordicchiandosi il labbro, poco convinto. Non che non si fidasse di Hiroto, ma la cifra di soldi da racimolare era davvero spropositata, e proprio non riusciva a trovare un modo con cui avrebbe potuto riuscire nell’impresa. Sgranò gli occhi quando il più grande gli porse il mignolo, allargando il sorriso –Te lo prometto.- gli disse il rosso, e Masaki, borbottando qualcosa su quanto fosse imbarazzante il suo comportamento, vi strinse il proprio –Non sono più un bambino.- biascicò, per poi lanciargli un calcio da sotto la scrivania, facendolo gemere di dolore. Reina, dietro di loro, si concesse un piccolo sorriso –Ma ti giuro che se non mantieni la promessa sarà la tua fine.-

 

Era il quinto gratta e vinci che Hiroto lanciava con stizza nel cestino.

-Quei soldi potresti risparmiarli, invece che sprecarli così.- sbuffò un uomo di fianco a lui. Portava i capelli verde chiaro legati in una crocchia ordinata dietro la testa, e vestiva di una semplice camicia e un paio di jeans. Hiroto sospirò affranto, e poggiò la guancia al bancone del bar in cui si trovavano –Hai ragione. Ma non ho proprio idea di cosa altro fare.- replicò.

Era già passata una settimana da quando aveva promesso a Masaki (e a tutti i bambini del Sun Garden) che avrebbe trovato una soluzione al loro problema, ma purtroppo non era venuto a capo di niente. Aveva tentato a cercare un altro lavoro, ma in tre mesi era categoricamente impossibile guadagnare così tanti soldi; aveva chiesto un prestito, che gli era stato negato a fronte dei ritardi con cui aveva pagato quelli che aveva ottenuto in precedenza. Persino con l’aiuto di tutte le persone che davano una mano al Sun Garden (tutte persone che vi avevano vissuto, principalmente), non avevano racimolato che qualche milione di yen.

Midorikawa era una di quelle persone, ed ora se ne stava al suo fianco a sospirare, una vena di irritazione nella voce –Non vincerai mai tentando la fortuna. Oppure potresti, ma non credo sia saggio utilizzare quel poco denaro che abbiamo per questa roba.- lo riprese, e con occhio critico guardò il cestino vuoto se non per le schede che l’amico aveva buttato.

-Come si guadagnano trecento milioni di yen in tre mesi?- domandò, sempre più scoraggiato, il solo nominare quella cifra spropositata gli metteva i brividi.

-Non lo so, Hiroto, non lo so.- sospirò il suo amico, sedendosi di fianco a lui.

Il bar era pieno di gente che vociava e chiacchierava allegra. Hiroto la invidiava. Lui non aveva niente da stare allegro, e il tempo scorreva davvero troppo velocemente.

-Vuoi un caffè?- si offrì Ryuuji, sorridendogli incoraggiante, e lui annuì, tirandosi piano su –Grazie.- inclinò il capo e si guardò attorno. Il locale del bar era decisamente piccolo, ma era proprio davanti all’orfanotrofio. Per questo si accorse immediatamente della macchina nera e lucida che vi si fermò davanti. La riconobbe immediatamente, ed il suo sguardo si illuminò. Si alzò dallo sgabello e corse verso l’uscita, sotto lo sguardo basito di Ryuuji, che si sbrigò a pagare il caffè che l’amico non aveva nemmeno guardato e lo seguì subito.

Arrivarono sul marciapiede opposto, quello dell’orfanotrofio, proprio mentre dal veicolo usciva una donna. Indossava una giacca nera, e pantaloni ugualmente scuri le fasciavano le gambe snelle. Non era molto alta, ma di certo molto elegante, e portava lunghi capelli turchese scuro. Quando li vide, sgranò appena gli occhi azzurri, prima di socchiuderli ed aprirsi in un breve sorriso, riconoscendoli a sua volta.

Hiroto le saltò praticamente al collo, stringendola in un forte abbraccio e facendola barcollare all’indietro –Hitomiko Nee-san! Grazie al cielo sei arrivata!- esclamò, sollevato, scostandosi dall’abbraccio, mantenendo le mani sulle sue spalle. Lei inclinò il capo –Ciao, Hiroto.- ammiccò all’altro uomo –Ryuuji.- sorrise ancora, ricambiata, quindi tornò a rivolgersi al rosso –Allora, vediamo di risolvere questo problema.-

 

Il silenzio, nell’ufficio dell’orfanotrofio, era pesante, e l’espressione attonita di Hitomiko mise addosso a tutti i presenti una tristezza infinita.

La sorella di Hiroto aveva lavorato con lui e Reina all’orfanotrofio fino a qualche anno prima, ma poi aveva deciso di aiutare il padre con l’azienda di famiglia, nulla di grande, ma che aveva comunque bisogno di qualcuno che se ne curasse come si doveva. Prima di passare al rosso, la direzione del Sun Garden era sua, e anche se sapeva che il fratello aveva avuto qualche problema economico, non pensava si fosse arrivati a quei livelli.

-Trecento milioni di yen?- domandò, boccheggiando.

Ryuuji e Reina si lanciarono un’occhiata significativa. Era presente anche Masaki, che non aveva voluto sentir ragioni, e se ne stava seduto ad un angolo, le gambe incrociate sulla sedia e lo sguardo concentrato su Hitomiko. Lei e Hiroto non erano davvero fratelli, ma la sua famiglia aveva adottato il rosso quando era ancora un bambino e viveva nello stesso orfanotrofio che ora rischiava di essere venduto, Masaki lo sapeva bene. Ma non aveva mai dubitato del fatto che, anche se non era di sangue, il loro legame fosse forte. L’unico problema era che Hiroto, di norma, evitava di far preoccupare la sorella a tutti i costi, e dunque mai le aveva riferito della situazione dell’orfanotrofio, che, bene o male, era sempre riuscito a fronteggiare, anche se con parecchie difficoltà. Ma ora era davvero critica, e non aveva potuto fare altro che chiedere l’aiuto di Hitomiko.

-Sono davvero tantissimi soldi.- biascicò lei. Non riusciva a credere che il proprietario dell’edificio pretendesse tanto. Lo trovava decisamente crudele, oltretutto. Non aveva nemmeno pensato ad agevolare, abbassando il prezzo, delle persone che si occupavano di bambini che non avrebbero avuto una casa al di fuori del Sun Garden. Scosse la testa per scacciare l’irritazione ed accavallò le gambe, cercando di rimanere lucida –Non ho così tanti soldi.- dichiarò, secca, e lesse lo sconforto sui volti di tutti. Masaki, dietro gli adulti, distolse lo sguardo.

-Quanto avete racimolato?- domandò poi. Reina sospirò –Ottanta milioni di yen e rotti tra tutti.- ad Hitomiko non sfuggì il tono contrariato dell’altra. Di certo non avrebbe voluto dover chiedere un sacrificio del genere a tutte le persone che conosceva –Sono stati tutti anche fin troppo gentili.- aggiunse infatti la ragazza dai capelli azzurri, distogliendo lo sguardo.

-Lo abbiamo fatto con piacere.- la riprese Ryuuji, sporgendosi verso di lei –Amiamo il Sun Garden tanto quanto voi, e non vogliamo venga messo in vendita.- si difese –Daremmo anche di più, se solo potessimo.- sussurrò, scuotendo la testa. Hiroto strinse le labbra.

Hitomiko parve pensarci su un attimo -… Centoventi milioni è il massimo che posso dare.- ragionò ad alta voce. Un singulto di sorpresa percorse l’intera stanza.

-Sono un sacco!- esclamò Masaki, dal fondo della stanza. Si era alzato in piedi, e guardava Hitomiko dritta negli occhi, i pugni stretti.

-Ma non sono abbastanza.- sospirò lei, scuotendo la testa –Ce ne servono altri venti.-

Di nuovo scese il silenzio.

Lo ruppe Reina –Posso organizzare una raccolta fondi.- propose –Ma cento milioni sono troppi, non è abbastanza, non sarà mai abbastanza.- si morse il labbro.

-Troverò qualcosa.- irruppe Hiroto, che fino a quel momento era rimasto in silenzio –Ora che abbiamo la maggior parte dei soldi che ci servono, non possiamo arrenderci. Mancano ancora due mesi e mezzo, qualcosa troveremo.- strinse la stoffa dei jeans tra le dita. Si volse verso Reina –Intanto tu organizza la raccolta fondi. Di certo qualcosa guadagneremo così.- annuì.

-Posso aiutarla io.- si offrì Ryuuji -.Ed anche Maki e Hiromu vorranno senza dubbio dare una mano. Anche Haruya e Fuusuke, e tutti gli altri.- annuì.

Rimasero a parlare di come muoversi da quel momento in poi per tutto il pomeriggio. Masaki rimase ad ascoltarli fino ad un certo punto, poi decise che era abbastanza e se ne andò, perché non poteva sopportare oltre quella discussione.

 

Hitomiko ripartì il giorno dopo, e Reina cominciò ad organizzare la raccolta fondi, aiutata da chi, come lei, aveva vissuto al Sun Garden.

Masaki li conosceva tutti, dal primo all’ultimo. Erano i suoi parenti, la sua famiglia. Diede una mano anche lui, per quanto poteva.

La sera, rimasero tutti al Sun Garden, assieme ai bambini.

Hiroto sorrise, nel vedere i suoi vecchi compagni riuniti assieme. C’erano più o meno tutti, a parte chi era dovuto tornare a casa dalla sua famiglia o perché il giorno dopo sarebbe dovuto andare a lavorare. Era un po’ triste che si dovessero incontrare tutti in quelle spiacevoli circostanze.

Nel salone dove di solito i bambini giocavano quando fuori faceva troppo freddo, si erano creati gruppetti di adulti che chiacchieravano allegramente dei tempi andati, e alcuni si divertivano a stare con i bimbi dell’orfanotrofio.

Maki, una ragazza che aiutava al Sun Garden quasi tutti i giorni, rideva di cuore assieme a Hiromu, suo marito, e Osamu, un uomo alto e magro, dalle guance scavate e i lunghi capelli neri, che aveva contribuito con una modesta cifra alla loro causa. Quando era arrivato, quella mattina, aveva chiesto di Hitomiko. Hiroto aveva la strana sensazione che nutrisse un qualche interesse per sua sorella, e dunque non lo aveva mai visto di buon occhio.

-Neh, Hiroto.- una voce squillante e decisamente troppo alta lo fece trasalire, distogliendolo dai suoi pensieri. Qualcuno gli mise un braccio attorno alle spalle, e lui riconobbe Haruya, uno dei suoi più cari amici. Era un uomo mediamente alto, il volto del quale il tempo aveva reso più spigoloso. I suoi capelli erano di un forte rosso scuro, disordinati, talmente che, sin da quando era bambino, andavano a creare sul capo una sorta di fiore. Lo salutò con un sorriso.

-Ho un’idea fantastica per guadagnare qualcosa.- schioccò la lingua quello, alzando l’indice. Fu affiancato quasi immediatamente da un altro uomo, decisamente più alto di lui, che gli lanciò uno sguardo glaciale.

-Ciao, Fuu’ske.- rise Hiroto, salutandolo. L’uomo parve addolcire l’espressione, quando incrociò i suoi occhi verdi. Hiroto ogni volta si stupiva della sua altezza, confrontandola con quella di quando era bambino. Portava i capelli albini più lunghi di come li aveva da ragazzo, e gli ricadevano ordinatamente sulle spalle. I suoi occhi, di un azzurro torbido, comunque, rimanevano gli stessi, incastonati tra la carnagione abbronzata del viso –Sto cercando Masaki.- gli disse, inclinando il capo.

-Sta’ zitto, sto parlando.- lo riprese Haruya, guardandolo di sbieco. Quello non parve affatto turbato.

-Senti qui.- continuò imperterrito l’altro –Hai presente gli annunci di animali scomparsi sui giornali?- domandò.

Hiroto lo guardò, confuso, annuendo.

-Di solito, se li becchi, ti danno una ricompensa, ne convieni?- chiese ancora. Hiroto cominciava a capire, ed annuì di nuovo –Se noi riuscissimo a trovarne, non so, circa una cinquantina…- cominciò, ma il suo entusiasmo venne interrotto.

-Trovare cinquanta animali in giro per Tokyo è pressoché impossibile, considerando il tempo che abbiamo. E non basterebbe, la ricompensa è di poche migliaia di yen.- freddo, Fuusuke era intervenuto nella discussione –Nulla vieta che ci si possa provare, comunque.- scrollò le spalle. Sembrò sorridere dell’espressione contrariata di Haruya.

-Bhè, tentar non nuoce.- sbottò –Che ne dici di dare un’occhiata al giornale?- si rivolse nuovamente ad Hiroto, che, dalla sua, la trovava un’idea niente male. In fondo, tutto faceva brodo.

L’unico giornale reperibile fu quello di tre giorni prima.

Si sistemarono in cucina, dove c’era meno gente. Lì trovarono anche Masaki, che a quanto pareva si stava nascondendo da Maki, che voleva informazioni sulla sua vita sentimentale.

-Quest’idea non funzionerà mai, Haru-nii.- fu il suo commento secco alla trovata dell’uomo con i capelli rossi, che sbuffò contrariato e gli fece cenno con la mano di stare in silenzio, che lui era un ragazzino e non capiva niente. Masaki e Fuusuke si lanciarono uno sguardo significativo, poi, l’albino si avvicinò a lui per parlargli, mentre Hiroto sfogliava velocemente il giornale alla ricerca delle pagine degli annunci.

Passò solo qualche secondo, e Masaki e Fuusuke, che avevano cominciato a parlare fitto di calcio e di una partita di qualche giorno prima, sobbalzarono vistosamente nel sentire i due rossi urlare (o meglio, ululare) di sorpresa.

Si voltarono entrambi, ma non fecero in tempo a porre domande che un’imprecazione poco carina (seguita da un “HARUYA, CRETINO, I BAMBINI!” gridato dall’altra stanza da Reina) aleggiò nella stanza.

-… Cosa?- domandò Fuusuke, impassibile. Masaki si chiese come facesse a non avere alcun tipo di reazione di fronte a quei due adulti che continuavano a gridare increduli, più o meno come facevano quando il Giappone vinceva qualche partita ai mondiali giovanili. Lo guardò avvicinarsi al giornale, e leggere. Poi, diventare pallido tutt’a un tratto -… Non ci credo.- mormorò, mentre Hiroto, la mani premuta sulla bocca, batteva il pugno sul ripiano del tavolo. Imprecò anche lui. Poi alzò gli occhi al cielo e si morse il labbro.

-Qualcuno mi spiega cosa diamine sta succedendo?- sbottò Masaki, decisamente irritato, spostandosi a grandi falcate verso di loro.

Strappò il giornale da sotto gli occhi dell’albino e scorse velocemente i titoli degli annunci.

Cani scomparsi, gatti da ritrovare, mostra canina, genitori cercano moglie per il figlio, il numero di un’agenzia di animatori…

Si bloccò un momento, e scorse i titoli al contrario –Cosa diamine…- sgranò gli occhi, inquadrando nuovamente l’annuncio dei genitori che cercavano una moglie per il figlio –“Genitori decisamente preoccupati cercano una moglie rispettabile per il figlio…”- lesse velocemente –“… contratto prematrimoniale… se il ragazzo sarà soddisfatto… CENTO MILIONI DI YEN?!”- quasi si strozzò, ed alzò gli occhi ambrati sui tre adulti nella stanza: Hiroto mugolava, Haruya tirava giù imprecazioni assurde, Fuusuke continuava a ripetere “non è possibile” come un disco rotto.

Non aveva senso. Masaki tornò a leggere, per essere più sicuro. Cento milioni. Esattamente la cifra che mancava a loro per comprare l’orfanotrofio. Boccheggiò, mentre una rabbia sorda gli faceva girare la testa. C’era gente là fuori che pagava tutti quei soldi per rimediare una moglie ipocrita ad un figlio probabilmente brutto e schifato da tutti, mentre loro erano in quella situazione terribile. Lo mandava in bestia pensare che la gente potesse essere così… irrispettosa. Totalmente irrispettosa, ecco, solo quello gli veniva in mente.

-Non ci posso credere.- sbottò Hiroto ad un certo punto, interrompendo la confusione generale –Siamo a tanto così—quei soldi sono esattamente quello che ci serve—si morse il labbro, gesticolando. Cadde il silenzio.

Haruya si azzardò a parlare -… E sei Reina- o Fumiko— l’altro lo fulminò con lo sguardo, e lui si zittì. Masaki pensò che Hiroto stesse soffrendo davvero molto. Aveva l’occasione lì, pronta, ma non poteva lasciare qualcuna delle ragazze del Sun Garden andare in sposa ad uno sconosciuto, anche se per quella somma.

-Pensi che non ci abbia già pensato?- piagnucolò invece il più grande –Ma sull’annuncio c’è scritto che deve avere dai diciotto ai ventun’anni! Reina, Fumiko e le altre sono fuori!- esclamò, e Masaki decise che quella poca stima che aveva provato per lui poteva anche andare a quel paese. Prese aria e posò il giornale di nuovo sul tavolo –Non demordiamo… Di certo ci sarà altro.- biascicò, lasciandosi andare su una delle sedie della cucina, poggiando la guancia sul piano della tavola, sconsolato. Si sentiva rodere lo stomaco in modo terribilmente fastidioso, ed ogni minuto che passava la prospettiva di veder sparire per sempre il Sun Garden si concretizzava sempre di più, in modo più spaventoso ancora.

Ma gli altri non lo stavano ascoltando –Non possiamo chiedere a qualcuno di darci una mano?- chiedeva Fuusuke, battendosi l’unghia del pollice sui denti, improvvisamente nervoso –Ma chi farebbe qualcosa del genere gratis? Sono cento milioni.- si rispose da solo –Pretenderebbe una percentuale. E a noi serve tutto. Non c’è tempo.- constatò.

-E’ perfetto, però. Non possiamo lasciarci sfuggire un’occasione simile, questto annuncio è esattamente quello che ci serviva, è la risposta ai nostri problemi.- Hiroto scuoteva la testa, facendo lavorare il cervello a mille –E’ troppo importante per poter rinunciare.- strinse i denti. Tutti erano d’accordo con lui. Masaki stesso lo era. Arrivare a tanto così dalla soluzione e non poterla sfruttare era tremendamente ingiusto.

Reina entrò nella stanza, allarmata, domandando cosa stesse succedendo –Vi ho sentiti gridare. Avete trovato qualcosa?- chiese, ma non ricevette risposta.

Haruya calciò una sedia –Non conosciamo nessuna ragazza dai diciotto ai ventun’anni che possa darci una mano?-

Gli altri due scossero la testa.

Reina aggrottò le sopracciglia, confusa.

Quindi cadde il silenzio.

Uno di quei silenzi che preannuncia qualcosa di molto brutto, una di quelle cose che non vuoi sentire. Come quelle pause alla fine delle quali sai che arriverà una notizia orribile, e al contempo non vuoi ascoltarla e non vedi l’ora di sapere di cosa si tratta.

-… Di ragazze no, in effetti.- sussurrò Fuusuke, lisciandosi il mento, pensoso. Il suo tono era vagamente allusivo.

Ed Hiroto colse quell’allusione –Hai ragione, di ragazze no…- il suo viso parve illuminarsi.

Masaki percepì chiaramente tre paia di occhi (più uno confuso) posarsi contemporaneamente su di lui, ed un brivido freddo scendergli giù per la schiena –E-Eh?-

Aveva un brutto presentimento.

Bruttissimo.

-Ooh, Masaki, il trucco sa fare miracoli, sai?-

Ecco, quella in particolare sarebbe stato decisamente meglio non sentirla.

 

¥     ¥     ¥     ¥     ¥     ¥     ¥     ¥     ¥     ¥

 

Oh god.

Sto postando.

I can’t believe it.

E pure un capitolone bello lungo, per giunta. Posso immaginare la vostra gioia dilagante (WHAT). Come va? Sono tipo evaporata (?) per due mesi lasciato (TROPPA) roba in sospeso, ma shh

Et voilà, che cosa è questo.

Sakuryaku, in giapponese, significa letteralmente “stratagemma”. Sono abbastanza sicura, perché ho cercato la traduzione sul translata-hem. Suppongo abbiate capito di quale tipo di stratagemma stiamo parlando. In caso contrario, lo scoprirete nella prossima puntata (quando arriverà--)—

Allora, questa idea è nella mia testolina da dicembre. Poi a gennaio ho cominciato a scriverla. E mi sono ridotta ad ora per finire perlomeno il primo capitolo. Non sarà molto lunga (spero) e, insomma, vi sfido ad indovinare chi sarà il figlio a cui i genitori comprano la moglie! Bah, per me è Kirino, che dite. O forse Shindou. Di certo qualcuno che Masaki nell’anime ha incontrato, eh. CERTO. AHEM.

Passando sopra alla mia mordace simpatia (ma dove), sono davvero contentissima cioè pls la mia prima longfic AtsuMasaaksnfdagneskgnadfkjyhhnwronhrpp—AHEM.

Dunque.

Allora, cominciamo a darci sotto con qualche cifra. Davvero, io non ci capisco niente di queste cose, e discutendo animatamente con mia madre è uscito fuori che, dai, per un edificio vecchiotto in periferia, come penso sia il Sun Garden, il costo dovrebbe aggirarsi attorno ai due milioni di euro. Che traslati in yen sono circa duecentocinquantamilioniequalcosa che io ho arrotondato a trecentomilioni. Quindi, ecco, Reina e gli altri hanno raccolto attorno ai cinquecentosettantamila euro, Hitomiko ne dà un ottocentosessantamila e i genitori del misterioso ragazzo in cerca di moglie circa settecentoequalcosamila. Si, sembra davvero una cifra spropositata per sistemare un figlio, ma, come vedrete, hanno le loro ragioni e i loro mezzi, ovviamente (?).

E OVVIAMENTE chi ci va di mezzo? MA MASAKI! Mi piace metterlo in imbarazzo non ci posso fare niente scusat- oltretutto, sono davvero contenta di aver potuto scrivere qualcosa in cui comparissero anche Hiroto e gli altri del Sun Garden <3 saranno diciamo la concentrazione di idiozia della fanfiction, in poche parole-

Ma non dico altro!

Se non che spero che vi sia piaciuta, e che spero anche che vogliate seguirmi, bastoni della mia vecchiaia! (COS--) *regala sachertorte*

Al prossimo capitolo (spero prest--)!

 

Greta.

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Capitolo 2
*** ¥ 2. riunioni strategiche ***


Haruya e Fuusuke si sarebbero occupati dello spionaggio

¥ sakuryaku ¥

 

ovvero: infinocchia l’ereditiere e prenditi tutti i soldi

 

 

 

 

¥ 2. riunioni strategiche

 

 

Haruya e Fuusuke si sarebbero occupati dello spionaggio.

Haruya si era autoassegnato il ruolo, e aveva coinvolto anche l’albino. In realtà, Masaki non aveva capito se fosse stato il rosso a volere l’altro, o Fuusuke a decidere di seguire Haruya per controllare che non facesse danni.

In ogni caso, a loro era stato assegnato il delicato compito di indagare sul ragazzo che, a quanto pareva, lui avrebbe dovuto prendere in sposo.

-Non voglio farlo. Mi rifiuto.- continuava a borbottare il ragazzo, che seguiva Hiroto verso la sala da pranzo, dove tutti quelli del Sun Garden avevano deciso di riunirsi per una riunione strategica, durante la quale avrebbero deciso come procedere.

-Ho detto che mi rifiuto hai capito.- ripetè, appena più forte, anche se il suo tono continuava a non essere pienamente convinto, ed Hiroto di certo non sembrava volerlo stare a sentire.

Le cose, per sommi capi, erano andate così.

Dopo l’illuminante intuizione del direttore dell’orfanotrofio (e la conseguente uscita di testa di Masaki, che urlando indignato quanto fosse stupida una cosa simile aveva attirato tutti in cucina), l’idea era stata proposta ai presenti.

Masaki era stato certo di trovare, a suo vantaggio, una grande opposizione alla trovata, ma per sua sfortuna non era stato così. Gli unici a ribellarsi tra i presenti erano stati Natsuhiko e Ai, due grandi amici di Haruya e Fuusuke. Gli altri o si erano dimostrati fortemente a favore, o erano rimasti a rimuginare in silenzio, come Reina o Osamu. La prima, quando aveva aperto bocca, aveva guardato Masaki dritto negli occhi, affermando che si, quella di Hiroto e gli altri era un’idea del tutto folle, ma che, a ben vedere, sembrava essere la loro unica opportunità.

Incredulo, Masaki aveva fatto appello ad Hitomiko, che era stata contattata immediatamente. E lei aveva deciso per quella riunione straordinaria, così da parlarne con calma, e con tutti quanti.

Era davvero assurdo. Che nessuno si fosse opposto. Masaki si sentiva parecchio ferito nell’orgoglio. Non era l’idea di fingersi donna in sé che lo urtava, quanto il fatto che tutti lo ritenessero l’unico adatto a quel ruolo.

Hiroto, dalla sua, continuava ad ignorare le sue proteste, e quando entrarono nel salotto dell’orfanotrofio, trovarono tutti già seduti.

Immediatamente il chiacchiericcio che aleggiava si spense, ed una quindicina di sguardi si piantò su Masaki, che dio se odiava essere al centro dell’attenzione.

La camera era abbastanza spaziosa, con i suoi divani verdi disposti a cerchio in mezzo alla stanza, e le piccole poltrone per una persona addossate alle pareti, eppure a Masaki sembrava decisamente troppo piena.

Hitomiko era seduta sul divano che dava sull’entrata della stanza, incastrata tra Osamu e Maki, e sembrava parecchio tesa.

Hiroto prese posto. Masaki fece per fare lo stesso, ma alla fine si risolse a rimanere in piedi, un po’ più in disparte. Sperò di passare inosservato, che tutti dimenticassero quella storia assurda. Desiderò davvero di essere invisibile.

-Allora.- cominciò a parlare Hitomiko, alzandosi e prendendo a camminare su e giù –La questione mi pare alquanto… spinosa.- si fermò e guardò dritto negli occhi Masaki, che storse le labbra in una smorfia.

“Spinosa” era un eufemismo.

Hiroto annuì -… Ma pare sia l’unica soluzione, concorderai, neesan.-

Lei gesticolò, esibendo un’espressione contrita, come volesse esprimere un pensiero ma non trovasse le parole -… Hiroto, non parliamo solo di Masaki. Ti rendi conto che si tratta di truffa?- fissò il fratello come se volesse incenerirlo, e Masaki lo vide chiaramente sbiancare nonostante la sua carnagione chiara. Ma poi la più grande sospirò –Eppure se riuscissimo…-

-No, ehi, ehi, aspettate.- biascicò Masaki –E a me non pensate?- mugolò –Non c’è speranza che io possa somigliare ad una ragazza, ok? E poi, sono un pessimo attore. E tutti sapete che non sono in grado di dire bugie.- si indicò il viso, ora arrossato di vergogna –Sono un libro aperto, ok? Non funzionerà mai, va bene?- tentò, ma nessuno sembrava particolarmente convinto.

Maki alzò la mano, ma non aspettò che qualcuno le desse il permesso di parlare –Possiamo sempre sperare che il ragazzo che cerca moglie sia uno stupido.- ci fu una pausa ad effetto -… Magari lo è.-

-Bhè, questo potremmo scoprirlo.- annuì Reina, dandole ragione.

Natsuhiko si alzò in piedi –Non potete chiedere a Masaki di fare una cosa del genere! Se venisse scoperto, sarebbe il primo a risponderne!- gridò, e qualcun altro rispose con un -E allora come vuoi fare? Svendiamo l’orfanotrofio?-

Anche Ryuuji si alzò in piedi –Ragazzi, non c’è bisogno di litigare! Cerchiamo di mantenere la calma!- tentò, ma la tensione era ormai esplosa.

La confusione più totale riempì il salone.

A Masaki girava la testa. L’intera situazione era talmente inverosimile da non sembrargli reale.

Hitomiko rimaneva in silenzio.

-No, dai. Pensateci. Abbiamo già perso in partenza…- tentò ancora Masaki, cercando di sovrastare il rumore, ma si interruppe a metà –Un momento. Dove sono Haruya e Fuusuke?- domandò a voce bassa, spostando lo sguardo per localizzarli, aggrottando le sopracciglia confuso. Si guardò attorno un’altra volta. No, non c’erano.

Il chiacchiericcio si spense di nuovo, e l’atmosfera si fece tesa.

Reina distolse lo sguardo -… Masaki…- lo guardò subito dopo con occhi colpevoli. Il più piccolo si morse con forza le labbra -Sono andati a controllare… sai, il ragazzo…- cercò di spiegare la donna, sospirando –Pensavano che intanto potessero—

-No!- venne interrotta bruscamente da Masaki, che si pentì subito di aver parlato. Di nuovo l’attenzione si concentrò su di lui –N-non abbiamo ancora deciso nulla! Perché sono già andati?- il tono di voce gli uscì fastidiosamente piagnucoloso. Giurò di vedere Osamu spalmarsi una manata sulla fronte, rassegnato, e si sentì avvampare come un cretino –N-non potete dare per scontato che io—

Ora, invece, nessuno lo stava più guardando. Strinse forte le labbra, un brivido di fastidio gli scese lungo la schiena –Non avete mai preso in considerazione l’idea di ascoltare la mia opinione, vero?- soffiò, ed in un certo senso si sentì tradito. Da tutti quanti.

Hiroto aveva gli occhi su di lui, lo percepiva. Eppure non stava dicendo niente. Nessuno stava dicendo niente.

Indietreggiò.

-Io— fece per urlare qualcosa. Era talmente arrabbiato che non ci capiva più niente. Ma non riuscì ad aprire bocca.

Non era urtato perché quell’onere sarebbe toccato a lui comunque. In un certo senso, sapeva di non avere scelta, e anche se si stava lamentando, non si sarebbe tirato indietro nonostante si sentisse totalmente inadeguato, con tutta probabilità. Eppure avrebbe voluto trovare un minimo di comprensione negli altri.

-Se non lo vuoi fare, non lo farai.- concluse per lui Hitomiko, con tranquillità –Nessuno ti obbliga a fare nulla, Masaki.- scosse la testa e sospirò –Mi dispiace che Hiroto e gli altri ti abbiano messo di fronte ad un compito del genere.- e lanciò un’occhiata al fratello, che aggrottò le sopracciglia ed abbassò gli occhi senza replicare –Ma, Masaki, non credere che siamo qui per prenderci in giro.- continuò, e l’interpellato deglutì, immobile come una statua.

-Nessuno ha voluto offenderti, o non ascoltare la tua opinione. Semplicemente, sono tutti spaventati. E credo lo sia anche tu. E questa sembra un’ottima via d’uscita.- Masaki percepì le gambe farsi molli come gelatina. Hitomiko aveva il potere di farlo sentire piccolo ed insignificante, a volte, e lui diventava incapace di replicare –Troveremo un’altra soluzione.- concluse, e si rimise a sedere.

Nessuno osò contestare le sue parole, nemmeno Hiroto, che invece rivolse uno sguardo colpevole a Masaki. Lui lo ricambiò, e rimasero a guardarsi per qualche secondo. Il più grande mimò un “mi dispiace” con le labbra, e Masaki scosse la testa, come a dirgli di non preoccuparsi, le labbra strette e le guance arrossate.

Poi, piano, la voce di Maki riempì il silenzio, ed entrambi sviarono gli occhi –Allora, cosa ci inventiamo?- sorrise mesta lei, inclinando il capo in direzione del più piccolo, come per scusarsi a sua volta.

Qualcuno le rispose, e qualcun altro ancora si aggiunse alla discussione.

Ben presto, tutti stavano discutendo su come cercare di racimolare più soldi possibile. Persino Hiroto.

Masaki si stupì di come avessero tutti quanti velocemente cambiato argomento. Ogni tanto si vedeva rivolgere occhiate mortificate, e in qualche modo, si sentì in colpa.

Vedere che tutti si stavano impegnando per un’altra soluzione, per non dare un peso a lui, gli fece correre un piacevole brivido giù per la schiena. Certo, se non fosse intervenuta Hitomiko forse nemmeno avrebbero cambiato idea, ma li capiva. Perché era vero che avessero paura. Era vero che lui stesso avesse paura. La prospettiva del Sun Garden chiuso lo faceva stare male, e di certo era così per tutti quanti, quindi si, li capiva, perché quella era loro sembrata l’unica opportunità per fare qualcosa. E, in fondo, lo era davvero.

Non voleva, assolutamente, prestarsi ad una cosa simile. Non voleva vestirsi da donna, non voleva recitare una parte, non voleva il destino dell’intero orfanotrofio sulle proprie spalle, perché non poteva essere in grado di combinare qualcosa di buono.

Eppure, constatò, mentre Natsuhiko se ne usciva con un’idea sul guadagnare soldi facendo i saltimbanchi per strada, il destino del Sun Garden era già sulle sue spalle. Senza i soldi di quella ricompensa, non ci sarebbe stato modo di racimolare il denaro in tempo. Decidendo di non aiutarli, avrebbe decretato lo sfratto di tutti i bambini già da quel momento.

Il Sun Garden poteva considerarsi già chiuso.

Li ascoltò proporre idee assurde per qualche altro minuto, mentre stringeva e rilasciava i pugni, nervoso, poi fece un paio di passi avanti –E- E va bene!- sbottò, irrigidendosi come una corda di violino. Per la terza volta, il silenzio calò sulla stanza, e tutti si voltarono a guardarlo.

Hitomiko aggrottò le sopracciglia.

-Va bene. Ok. Lo- lo faccio.- soffiò, la voce così bassa che si chiese se fossero riusciti a sentire le sue parole. Portò i palmi aperti delle mani di fronte al viso. Hiroto fece per parlare, ma lui lo fulminò con lo sguardo –Cioè. Ci provo. Ma se va male, non osate prendervela con me.- agitò l’indice in aria, deglutendo. Voleva aggiungere altro, ma non gli veniva niente di più da dire.

Gli altri rimasero in silenzio per un po’, mettendolo ulteriormente a disagio.

Fu Hitomiko a parlare -… Ne sei sicuro?- domandò, con un sospiro –Non devi farlo per—

-Sono sicuro! Almeno per adesso, quindi approfittatene perché potrei cambiare ide— non riuscì a terminare la frase che si sentì stringere in un abbraccio più che soffocante. Ammutolì, mentre Maki lo stritolava, togliendogli il respiro. Si sentì arrossire tutto assieme, e cercò di allontanarla, inutilmente –Grazie, Masaki!- la sua voce gli giunse soffocata, e perse tutta la voglia che aveva di scostarla, rilasciando le mani lungo i fianchi.

Sentì qualcuno ridere. Qualcun altro lasciare andare un sospiro di sollievo, e altri ancora lanciare qualche gridolino di giubilo.

Vide Hitomiko rivolgergli un sorriso grato, e sviò lo sguardo, borbottando.

Era innegabile gli facesse piacere vedere tutti così allegri. Però era pur vero che non avevano concluso nulla e che tutto sarebbe potuto andare male da subito, quindi c’era poco da star contenti.

Fece per renderlo noto, ma un secondo abbraccio si aggiunse al primo. Si irrigidì, mentre Hiroto posava il mento sul suo capo, stringendolo per le spalle –Grazie, Masaki.- lo strinse un poco, ed il più piccolo riprese a dimenarsi, urlando parole a caso, le guance in fiamme.

Peccato che pian piano cominciarono ad avvicinarsi tutti gli altri, aggiungendosi all’abbraccio. Diversi “Grazie, Masaki!” gli giunsero alle orecchie, e lui si sentì bollire dall’imbarazzo. Perché quell’abbraccio collettivo era davvero imbarazzante. Eppure proprio non riuscì a fare altro che rimanersene lì in mezzo, rosso come un pomodoro, a bearsi di tutto quel calore.

In fondo, pensò, per loro, e per tutti i bambini del Sun Garden, ne valeva davvero, davvero la pena.

 

**

 

-Allora, la nostra ricerca ha cominciato a dare i suoi frutti.-

Ad aumentare il disagio e l’imbarazzo di quel momento, Haruya e Fuusuke erano arrivati esattamente nel mentre del grande abbraccio di gruppo pieno d’affetto.

Haruya si era offeso per non essere stato coinvolto.

Anche Fuusuke probabilmente se l’era presa, ma non lo aveva reso noto.

Dopo averli salutati al limite dell’imbarazzo, Masaki aveva spiegato loro come erano andate per sommi capi le cose lì al Sun Garden durante la loro assenza. Haruya aveva borbottato un “Tutto il divertimento quando non ci sono io”, ma poi era stato preso dall’entusiasmo di raccontare e aveva dimenticato di avercela con i presenti.

-Ora che siamo tutti d’accordo a fare questa cosa.- il rosso si guardò attorno. Masaki evitò di farlo, perché gli sguardi decisi dei suoi amici lo avrebbero messo troppo a disagio e avrebbe sentito anche troppo la pressione premere sulle spalle. La mano di Hiroto si strinse piano sulla sua spalla, e si sentì un pochino meglio –Possiamo passare alla parte burocratica della cosa.- annunciò.

Fuusuke continuò per lui –I genitori del futuro sposo di Masaki- cominciò, ed il ragazzo storse le labbra in una smorfia –non sono affatto degli stupidi. Controlleranno scrupolosamente ogni ragazza che si presenterà come canditata.- ci fu una pausa –Abbiamo bisogno di documenti falsi.

Tutti si irrigidirono.

Bhè, si, in effetti era proprio una truffa, quindi servivano dei documenti falsi. Servivano dei documenti falsi. Servivano dei documenti falsi.

-Andremo tutti in prigione.- fu l’intelligente commento di Hiromu. Maki gli rifilò uno scappellotto sulla spalla.

Haruya rispose con un sorrisetto storto –Non vi preoccupate. Ho chi può darci una mano con questo.- assicurò.

-Mio dio, Nagumo, sei davvero un pessimo individuo!- commentò Natsuhiko –Da quando conosci gente che procura documenti falsi ad altra gente?- domandò, gli occhi sbarrati. L’amico sembrò a disagio –Ehi ehi non c’entro niente io. E’ solo un mio conoscente, non ho mai dovuto richiedere i suoi serviz—

-Ti chiami davvero Nagumo Haruya o è tutta una bugia?- aggiunse Hiroto, guardandolo come fosse una sorta di alieno.

-Hiroto piantala!-

A Masaki venne da piangere.

Non riuscivano nemmeno a parlare senza urlare, e volevano truffare la gente.

Gli altri invece scoppiarono a ridere, e la tensione si sciolse un po’.

Fuusuke alzò gli occhi al cielo –Comunque. Per i documenti non c’è problema.- assicurò, poi il suo sguardo si concentrò su Masaki –Ora dobbiamo solo creare a Masaki un background convincente.

-Prima di tutto, non può chiamarsi Masaki.- fece notare Reina –Troviamogli un nome da donna.- Masaki prese aria, nervoso. Aveva un brutto presentimento.

Fumiko, una bella ragazza dai capelli di un indefinito colore tra il rosa ed il viola ed un bel seno prosperoso, si fece avanti a parlare veramente per la prima volta dall’inizio della riunione strategica –Che ne dite di Sakura? E’ grazioso, no?

-Mi rifiuto di chiamarmi Sakura!- replicò Masaki, guardandola indignato.

-Allora un nome straniero?- propose Maki.

-Sono chiaramente giapponese!- protestò di nuovo lui.

Ancora una volta esplose la confusione, e le voci si sovrapposero l’una all’altra. Nomi come “Misaka!”, “Masako!”, “Haruka!”, “Yuki!”, “Marion!”, “Perché non Maki!” riempirono le orecchie di Masaki, che sentiva un principio di mal di testa sin da quando Haruya aveva accennato ai documenti falsi.

-Ok, direi che al nome ci penseremo poi!- sbottò Reina, richiamando tutti al silenzio. Masaki si chiese come facesse a riuscirci sempre.

Fuusuke inarcò un sopracciglio e riprese a parlare. Sembrava particolarmente divertito, anche se non si poteva mai essere sicuri, vista la sua espressione impassibile –Siamo andati ad informarci personalmente.-

-Siamo andati dai genitori del ragazzo, intende dire.- aggiunse Haruya –Cioè, c’era solo la madre, in realtà.

Un mormorio si diffuse per la sala.

Masaki sentì piccoli brividi percorrergli la schiena e drizzargli i peli sul collo, e lo stomaco gli si svuotò dall’ansia. Reina fece per parlare, ma venne preceduta da Fuusuke –Non ti preoccupare. Ci siamo travestiti.- assicurò, senza scomporsi.

Nessuno volle approfondire l’argomento.

-In ogni caso, Masaki dovrà presentarsi tra due settimane assieme alle altre candidate presso la loro residenza invernale.- continuò il rosso, annuendo.

L’albino di fianco a lui alzò le spalle –Siamo riusciti a parlare con la signora molto poco, aveva molti impegni.

-Doveva guardare la sua telenovela preferita.

-Esattamente.

-Comunque, abbiamo capito che cercano una santa. Un’impeccabile, bellissima, educatissima, graziosissima ed elegantissima ragazza. Ah, e le piacciono molto i kimono, quindi suppongo dovremmo utilizzarne.

Tutti guardarono Masaki, che si sentiva mancare.

L’intero Sun Garden era a conoscenza di quanto lui non fosse né impeccabile, né particolarmente bello, né tantomeno educato, grazioso o elegante. Masaki era il tipo di persona che dopo due passi cadeva faccia avanti, che sbatteva contro gli spigoli, che rispondeva male. Una persona goffa ed imbranata. Molto sciolta ed acrobatica, certo, ma principalmente un disastro.

E i kimono gli facevano troppa aria tra le gambe.

Di nuovo, gli venne da piangere istericamente.

Haruya si schiarì la voce, evidentemente per cercare di non scoppiare a ridere –Dobbiamo raccogliere altre informazioni, sicuramente. Ma la scelta sarà dei genitori, non del figlio. O meglio—

Fuusuke riprese il discorso –I genitori sceglieranno la candidata che ritengono adatta. Ma starà al figlio decidere se andrà bene o meno, dopo un mese di prova in cui la candidata vivrà assieme a loro nella residenza.

-UN MESE DI COSA.- la voce di Masaki uscì eccessivamente stridula. Indietreggiò, ma c’era Hiroto alle sue spalle, quindi non potè fuggire da nessuna parte.

Haruya lanciò un’occhiataccia all’albino di fianco a sé –In realtà, vivrai alla residenza solo le ultime due settimane. Le prime due dovrai incontrare il ragazzo, ma poi tornerai a casa.

-Lo dovrai incontrare tutti i giorni, ovviamente.- precisò Fuusuke.

Masaki boccheggiò, le pupille grosse quanto due palline da ping pong dall’ansia. Ma le due spie improvvisate non sembrarono farci caso, ed anzi il rosso continuò a parlare –In sostanza, all’incontro che si terrà tra due settimane dovrai piacere ai genitori. Poi, dovrai lavorare per piacere al figlio.- alzò lo sguardo dorato e lo passò lentamente sui presenti –Quando entrambi firmeranno il contratto di matrimonio, i soldi verranno spostati sul conto della candidata.- concluse.

Un silenzio tombale sostituì il chiacchiericcio.

Hiroto si lisciava il mento, pensieroso –Mi occuperò io di aprire un conto.

-Ti do una mano.- si aggiunse Ryuuji, raggiungendo il suo fianco. Si scambiarono un sorriso veloce.

Hitomiko sospirò, quindi rivolse un sorriso deciso a Masaki –Finanzierò la cosa. Avrai bisogno di vestiti.

-Di trucchi.- aggiunse Fumiko, facendosi avanti.

-Un’estetista.- esclamò Maki, guardandolo con occhio clinico. Masaki si sentì ferito, in un qualche modo.

-E di una casa.- Reina arricciò il naso, pensierosa. Osamu le si fece vicino –Ti do una mano a cercare un posto. Ho qualche amico che può darci una mano.-

Uno ad uno, i presenti si fecero avanti, assumendosi ognuno un ruolo diverso. Masaki si mordicchiò il labbro. Una certa speranza di riuscire in questa operazione assurda si fece strada nella sua mente. Cercò di non farsi illusioni.

Alla fine, l’unico a non aver parlato, era proprio lui.

Tutti lo guardavano, carichi di aspettative. Un mugolio indistinto gli sfuggì dalle labbra, quindi sbuffò forte.

Fece un passo avanti.

-Evidentemente io farò del mio meglio per sembrare una ragazza.- rilassò le spalle, e sospirò.

Si guardò attorno, e volti sorridenti accolsero la sua decisione.

Si spalmò una manata in faccia.

-… E speriamo bene.-

 

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E dopo mesi, sono qui.

Oh, si, pensate io sparisca, ma torno sempre! Come gli incubi peggiori! (WTF)

Allora, questo capitolo è un po’ “di passaggio”. Ed anche il prossimo per una buona metà lo sarà. Ma in fondo, qua il Sun Garden deve mettersi d’accordo su come procedere.

Bhè ho trasformato un orfanotrofio di persone adorabili e coccolose in un covo di truffatori assolutamente non professionisti, che brava ragazza che son-

Allora, non che io sappia come si truffa la gente, quindi diciamo che dovrò inventare un bel po’ di cose ed immaginare (?). In ogni caso, abbiamo capito che quando ci sono di mezzo Hiroto e gli altri, la cosa non si può che prospettare come un casino epocale.

E Masaki mi fa una pen-

Il prossimo capitolo sarà per la maggior parte concentrato sulla sua “trasformazione” in ragazza educata, e non vedo l’ora di divertirmi a scriverlo perché PLS, immaginarmelo sotto le mani di Maki, Fumiko, Reina e qualche altra ragazza del Sun Garden mi fa morire dal ridere.

E, che altro dire. In questo capitolo si prende la decisione finale che nessuno si aspettava venisse presa: Masaki si travestirà da donna per salvare il Sun Garden. In fondo, quasi tutti i supereroi si travestono, quindi possiamo considerare anche lui un supereroe. Super Gonnella o qualcosa del genere.

E vab cioè i riferimenti all’HiroMasa ve li siete flashati. Non ce li ho messi. NO.

E adoro il rapporto di tutti quanti con tutti, io cioè scriverei solo di quello ma www la prospettiva dell’AtsuMasa MI GASA UN CASINO E COSE.

Per il misterioso (…) figlio dei riccastri (di cui ho introdotto la madre, e fidatevi, è una donna precious), dovrete aspettare un po’. Forse il prossimo capitolo, forse il quarto. Sapete, la suspance- (?)

Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto <3 mi sono divertita molto a scriverlo, e spero davvero abbia divertito anche voi! (Si, mi piace fare delle tragedie un siparietto comico, è più forte di me (?))

Dunque alla prossima, gente! Spero sia prest—

Love *distribuisce canestrelli con lo zucchero a velo*

 

Greta.

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Capitolo 3
*** ¥ 3. trasformazioni ***


-Fatemi vedere una stramaledettissima foto

¥ sakuryaku ¥

 

ovvero: infinocchia l’ereditiere e prenditi tutti i soldi

 

 

 

¥ 3. trasformazioni

 

 

-Fatemi vedere una stramaledettissima foto.- sbottò Masaki, facendo capolino dalla cucina. Fuori dalla stanza, Haruya e Fuusuke discutevano animatamente con Hiroto e Reina delle informazioni che avevano raccolto, molte delle quali riguardavano il futuro sposo di Masaki.

Era passata ormai una settimana da quando avevano deciso di imbarcarsi in quell’impresa folle, e tutti stavano dando il massimo per fare del loro meglio.

Il chiacchiericcio si spense, ed Haruya sbuffò pesantemente, rivolgendo un’occhiata seccata al più piccolo –Non puoi.-

-Perché no?- replicò lui, gonfiando appena le guance, piccato.

Era da tre giorni che chiedeva insistentemente di poter vedere perlomeno il viso del ragazzo con cui avrebbe dovuto fingere di essere una donna, ma nessuno pareva volerlo accontentare. Gli avevano anche impedito di conoscere suo nome (“Non fare il furbo, so che poi lo vai a cercare su facebook” aveva replicato Hiromu quando glielo aveva chiesto, maledetto).

Fuusuke s’intromise nella discussione –Non puoi vederlo. Almeno il suo aspetto deve esserti sconosciuto. Il vostro primo incontro deve risultare il più naturale possibile, e sappiamo bene tutti quanto male ti riesca mentire.- annuì, diplomatico.

Masaki sbuffò, voltando lo sguardo. Per sua sfortuna, il discorso sembrava avere un senso –Dovreste smetterla di rompere con questa storia della mia incapacità di mentire.- borbottò comunque, tanto per avere l’ultima parola.

Reina ed Hiroto si lanciarono uno sguardo eloquente, ed il rosso dovette trattenersi per non ridere. Quindi si rivolse al più piccolo –Per ora concentrati a memorizzare più informazioni possibili. Tanto all’incontro manca poco.- assicurò, scompigliandogli i capelli.

Il verso che uscì dalle labbra di Masaki assomigliava ad un grugnito –Ho capito, ho capito.- biascicò, allontanando la mano dell’altro con un gesto di stizza, strofinandosi le guance arrossate –Ho già cominciato a studiare. Maki mi assilla da due giorni. Sembra io debba vincere un concorso a premi.- e nemmeno riuscì a finire la frase che proprio Maki sbucò dalla porta della cucina –Il colore preferito di tuo marito?- esclamò a voce tanto alta che tutti sobbalzarono, presi alla sprovvista.

-Turchese!!- replicò Masaki veloce come un fulmine, voltandosi e puntando il dito contro la più grande, che teneva in mano un considerevole numero di cartoncini colorati. Ne sfilò uno a caso dal mazzo –Piatto preferito?- domandò ancora, a voce se possibile più alta.

-Tonkatsu!- rispose Masaki, mettendosi in una sorta di posizione difensiva che fece scoppiare a ridere Hiroto.

-Tipologia di film preferita?-

-Film d’amore strappalacrime!-

-Quanto porta di piede?-

-Il quarantatre!-

-Era il quarantaquattro! Autore preferito?-

-William Shakespeare!-

-Quando la sera non ha nulla di fare, come gli piace passare il tem—

-Ehi, ehi, ehi, come diamine avete fatto a raccogliere tante informazioni? Così inutili, tra le altre cose?!- sbottò ancora Haruya, piantandosi in mezzo tra conduttrice e concorrente, che gli lanciarono un’occhiata delusa. Masaki mise su una sorta di broncio offeso (Maki aveva l’insolita abilità di fargli andare a genio certe stupidaggini), mentre l’altra rifilò uno scappellotto al rosso –Perché ci hai interrotto? Dobbiamo cercare di stabilire un record!- si lamentò, incrociando le braccia al petto –Hai rotto l’entusiasmo!-

Haruya la guardò storto –Rispondi alla domanda! Siamo io e Fuusuke qui che ci occupiamo dello spionaggio! E non abbiamo mai sentito dire a nessuno che questo tizio porta il quarantatre di piede!-

-E’ il quarantaquattro.- ci tenne a correggerlo Fuusuke, alzando l’indice. Anche lui si beccò un’occhiataccia.

Per tutta risposta, Maki alzò le spalle, sbuffando supponente –Bhè, si da il caso che Fumiko conosca l’estetista della madre del futuro marito di Masaki.- sorrise soddisfatta, lanciando all’altro uno sguardo di sfida.

Masaki si spalmò una manata in faccia –Potreste gentilmente piantarla di chiamarlo “il futuro marito di Masaki”? Non mi piace come suona.- ma nessuno gli prestò attenzione.

Haruya puntellò i piedi a terra –E da quando Fumiko fa parte del team di spionaggio?- domandò, socchiudendo gli occhi sino a ridurli a due fessure.

Maki alzò gli occhi al cielo, portandosi le mani ai fianchi -E da quando hai tu l’esclusiva, Mister Tulip—

-Ok, non mi pare il caso di litigare per queste stupidaggini!- si intromise Reina, guardando entrambi torva. Nessuno fiatò oltre –Più informazioni abbiamo e meglio è.- quindi si rivolse a Maki –Spero che Fumiko sia stata discreta, nel chiedere.- sospirò, massaggiandosi una tempia. Lo sapeva tutto il Sun Garden che quella ragazza non riusciva a tenersi un segreto per più di qualche ora.

L’altra agitò una mano all’aria con noncuranza –Oh, ha detto alla sua amica che voleva provarci con il ragazzo, e che voleva più informazioni possibili su di lui per agire meglio. E guarda caso, sua madre è una chiacchierona che adora il figlio, quindi…- fece spallucce.

Reina aveva esattamente la faccia di una che non sapeva se ridere o piangere, ma alla fine si limitò ad annuire un “va bene, lasciamo stare, l’importante è avere più materiale possibile su cui lavorare”, frase con cui Masaki non era assolutamente d’accordo, visto che tentare di ricordarsi i numeri di piede degli sconosciuti non gli era mai piaciuto particolarmente.

-Comunque, continuate così.- aggiunse Hiroto, che quindi portò la sua attenzione ad Haruya e Fuusuke –E voi due state facendo un lavoro fantastico. Ma se qualcuno vi aiuta, è ancora meglio, no?- sorrise conciliante, ed Haruya sputò un “si, hai ragione” a forza, supportato dalle piccole pacche che Fuusuke gli stava dando sulla spalla. Lo scansò.

-Bene, Masaki.- Maki ruppe il silenzio e si avvicinò all’interpellato, tirandolo per una manica –Torniamo a studiare.- lo invitò, cominciando a trascinarlo di nuovo verso la cucina. Il ragazzo non fece in tempo a mimare un “aiutatemi” con le labbra, che era già sparito dietro la porta.

 

*

 

La parte peggiore erano le “lezioni” con Fumiko, Reina, Ai e la partecipazione speciale di Maki.

In realtà Maki era presente sempre. Pareva trovare tutta quella storia totalmente illegale di suo gusto, e non voleva perdersi un momento.

Le ragazze gli insegnavano, per sommi capi, come avrebbe dovuto comportarsi. Avevano tutti concordato, al Sun Garden, che il tipo perfetto di ragazza da interpretare fosse “di buona famiglia, educata, impeccabile, meravigliosa”, esattamente come era scritto nell’annuncio. E visto che le fantomatiche “missioni impossibili di spionaggio” di Haruya e Fuusuke avevano evidenziato l’amore spassionato della madre del suo futuro marito per quel tipo di ragazza, nessuno aveva trovato di che obiettare.

Solo che farsi spiegare come stare seduti, come mangiare, come rivolgersi educatamente alle persone (dio, che cosa complicata) era di una tremenda noia mortale.

-Masaki, ti prego, stai seduto composto. Una signorina non tiene le gambe così aperte.- commentò Fumiko, lanciandogli un’occhiata a metà tra il rimprovero ed il divertimento. Ecco, Masaki si sentiva preso in giro ogni singola volta che quell’arpia gli lanciava quegli sguardi. Con riluttanza, chiuse le gambe, e si rimise composto sul sedile della macchina della donna. Non aveva nemmeno la forza di starci a discutere, tanto vinceva sempre lei. E poi non era assolutamente dell’umore adatto per mettersi a litigare.

Già, perché, proprio in quel momento, si stavano dirigendo a fare la cosa più tremenda, noiosa, mortale che Masaki potesse pensare di fare.

Shopping.

Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, prima o poi. Ma non ci aveva mai pensato seriamente. Ma, man mano che i giorni trascorrevano, le ragazze si facevano più pressanti, e alla fine gli era toccato seguirle.

Fumiko parcheggiò di fronte al Centro Commerciale, e gli rivolse un “Pronto?” tutto soddisfatto e gongolante. Lui rispose con un “no” secco, ma a lei non parve importare. Reina tentò di consolarlo -Passerà presto.- assicurò, ma lui non ne era tanto sicuro.

Già entrare lui da solo in compagnia di quattro donne fu abbastanza traumatico. Non capiva se gli sguardi che gli venivano lanciati dalle persone fossero di invidia o di scherno. Cercò di non farci caso, e seguì le sue aguzzine, che già trillavano contente alla prospettiva di fargli girare quel posto da cima a fondo.

L’ingresso del Centro Commerciale brulicava di persone che chiacchieravano camminando placidamente da una parte all’altra. Qualche bambino si rincorreva sotto lo sguardo vigile di madri che evidentemente avrebbero preferito i loro figli non si schiantassero sulla scala mobile più vicina.

Nonostante fosse primo pomeriggio, c’era abbastanza attività in giro. Masaki si chiese da quanto non entrasse in quel posto. Se ci fosse mai entrato, anzi. Ma aveva vaghi ricordi dell’ingresso ampio, del pavimento liscio color bianco sporco e le pareti di marmo scuro, quindi dedusse che, magari quando era ancora con i suoi genitori, almeno una volta ci fosse stato.

I negozi si aprivano a distanza regolare sulle pareti del primo corridoio, che terminava in un paio di scale mobili che portavano rispettivamente al parcheggio e al piano superiore.

Seguì a passo pesante Fumiko che aveva già puntato il primo negozio, e solo in quel momento si rese conto del problema logistico principale, e tirò la manica della donna –Ehi, Fumiko.- chiamò, le sopracciglia esageratamente aggrottate in un’espressione di crescente panico sul viso –Come faccio a provarmi i vestiti? Cioè sono- sono un ragazzo adesso.- mormorò, e quasi non si accorse di Maki e le altre che si avvicinavano per ascoltare, tanta era l’ansia. Non avevano mica intenzione di fargli provare abiti da donna come se niente fosse, si augurava.

Trasalì alla risolino perso di Ai, che stava palesemente cercando di non scoppiare a ridergli in faccia. Masaki si voltò di scatto, lanciandole un’occhiata più curiosa che arrabbiata, mentre Fumiko gli poggiava una mano sulla spalla –Oh? Ma non devi provare niente.- assicurò lei, strizzandogli l’occhio quando lui tornò a guardarla –Ti abbiamo portato qui solo per farti assistere e sperimentare un po’ di atmosfera. I vestiti già li abbiamo comprati.- assicurò, con un sorriso che diceva “non che tu abbia mai avuto possibilità di scelta in tal senso, tesoro”.

Masaki sentì il collo andargli in fiamme e gonfiò le guance in un moto di stizza, e si sentì bollire quando quella aggiunse –Però dobbiamo comprare anche qualche striscia per la ceretta, quindi poi passiamo al supermercato.- si sentì mancare e si aggrappò al braccio di Reina, gli occhi strabuzzati ed un’espressione da pesce fuor d’acqua in viso. La donna gli carezzò un paio di pacche sul capo –Vedrai, non sarà così male.- dal suo tono, Masaki capì che nemmeno lei fosse particolarmente entusiasta di quella gita.

“Meglio”, pensò, “perlomeno possiamo farci forza a vicenda.”

 

Inutile dire che il giro fu estenuante. A Masaki facevano male i piedi, le braccia (perché era lui che teneva le buste, ovviamente) e la testa. In ogni caso, le ragazze non avevano di certo scherzato quando avevano parlato di calarsi nell’atmosfera. Nel mentre che entravano in negozi diversi, continuavano a riempirlo di nozioni del tipo “le righe vanno di moda quest’anno” e “l’arte dello spettegolare si impara con il tempo, ma vedremo cosa fare con te. Ad esempio, i tuo capelli fanno schifo” e altre cose che lui trovò del tutto inutili.

Di certo si stavano solo divertendo a tormentarlo un po’.

Maki aveva continuato a fargli domande sul ragazzo che avrebbero dovuto imbrogliare. Ormai aveva imparato anche i suoi gusti musicali e le letture preferite di Shakespeare preferite. Aveva bei gusti. Insomma, alcune cose piacevano anche a lui, anche se altre erano davvero assurde, tipo che passava minimo un’ora e mezzo ad acconciarsi i capelli ogni mattina. Quale individuo normale spreca un’ora e mezza della sua vita per i capelli tutti i giorni?
Era strano conoscere tutte queste cose di una persona senza nemmeno averla mai vista o averci parlato, ma cercava di pensarci il meno possibile.

Ora se ne stavano tutti e cinque abbandonati attorno al tavolino di un piccolo bar del Centro Commerciale. Alla fine, si accorse Masaki, tutto quello che avevano comprato era comunque per l’impresa illegale. Si sentiva parecchio in imbarazzo, a dire la verità, sapendo che un sacco di soldi erano stati spesi solo ed esclusivamente per lui, per quanto non fosse entusiasta all’idea che si trattasse di abiti da donna.

Fumiko gli aveva spiegato a cosa servivano i trucchi che aveva comprato, adducendo che “i colori che uso di solito sono più scuri, tu devi sembrare una ragazza acqua e sapone, quindi ho scelto qualche tonalità di azzurro, violetto, magari…” e poi Masaki aveva perso il filo del discorso.

I vestiti, doveva ammettere, erano molto belli. Li aveva pagati Reina (e scelti lei assieme ad Ai, grazie al cielo, perché Maki voleva proporgli una minigonna a scacchi che non solo era tremenda, ma anche del tutto fuori dal personaggio che avrebbe dovuto interpretare), ma Masaki ricordava distintamente solo una camicetta color crema ed una gonna lunga a pieghe azzurra che avrebbe dovuto “caderti fino alle caviglie e nasconderti quei polpacci antiestetici che ti ritrovi”, aveva concluso Fumiko.

Si sentiva giusto un filo discriminato per essere un ragazzo, ma tentò di non farsene veramente un cruccio.

Cercò di mettersi composto, ma si rifiutò di accavallare le gambe. Teneva la schiena rigida da giorni ormai, e gli faceva malissimo. Trasalì quando le mani fredde di Reina gli si posarono ai lati del collo, cominciando a massaggiarlo piano. Non si scansò, ed anzi si rilassò un po’ sotto al suo tocco, ed emise piccoli mugolii di soddisfazione come stesse facendo le fusa, socchiudendo gli occhi.

-Devi cercare di camuffare la voce.- se ne uscì ad un certo punto Ai, inclinando il capo. Una tenda di capelli violetti si mosse con lei –Non ne hai una molto bassa, fortunatamente. Ma dobbiamo lavorarci un poco.- spiegò. Masaki emise un basso lamento, irritato dall’essere stato disturbato durante il massaggio rilassante, ma si risolse ad alzare le spalle in un segno d’assenso.

-Stai andando bene.- aggiunse Fumiko, senza guardarlo, come se la infastidisse fargli dei complimenti –Mangi in modo più… consono ed eviti di prendere a male parole le persone.- ci fu una pausa –Bhè, tranne Hiroto.-

-Hiroto se le merita sempre.- brontolò il ragazzino, muovendo una mano all’aria con fare vago, e strappò una piccola risata a Reina, dietro di lui.
In fondo era contento di star procedendo bene.

Anche quella gita assurda in fondo gli era servita. Supponeva che fingersi una ragazza richiedesse anche la capacità di sentirsi a proprio agio in mezzo ad un gruppo di altre ragazze, esattamente come si sentiva lui quando si ritrovava con i suoi amici maschi. E, ecco, ancora era sprovvisto di questa sicurezza, e passare tutto quel tempo in compagnia di donne poteva aiutarlo in quel senso, anche se si trattava di persone che conosceva bene.

-Ora, però, dobbiamo passare alla parte successiva.- lo sguardo che Fumiko gli lanciò bastò a fargli rimestare lo stomaco, e quello che disse dopo non gli piacque per niente –Devi abituarti ad indossare abiti femminili e a comportarti come il tuo personaggio richiede quotidianamente.- sospirò, consapevole di quanto sarebbe stato difficile anche solo fargli mettere gli abiti che avevano preparato per lui.

Masaki fece per ribattere qualcosa, ma quella alzò la mano e lui ammutolì.

-E cominciamo oggi.-

 

*

 

-Avevi detto che mi sarei dovuto vestire da donna, non che avremmo dovuto fare questa cosa!- la voce di Masaki era di almeno due ottave superiore al normale (Ai sarebbe stata contenta, ora sembrava quella di una ragazza, perlomeno), mentre scalciava e si agitava.

Hiromu e Ryuuji lo stavano trascinando in bagno, tenendolo sotto le ascelle. Il poveraccio dai capelli color pistacchio stava sudando, tanta era la fatica che gli ci voleva per spostare il ragazzino di qualche centimetro, mentre il castano rivolgeva a Masaki piccole occhiate compassionevoli, come a dirgli “lo stai facendo per il bene della comunità amico, resisti”.

Riuscirono a superare la porta.

Fumiko sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Quantomeno, pensò Masaki, aveva evitato di chiamare Hiroto. Farsi vedere così da lui sarebbe stato veramente, veramente imbarazzante, non avrebbe mai più trovato il coraggio di guardarlo in faccia.

-Senti, Masaki, va fatto. Tutte le ragazze lo fanno, prima o poi.- ci fu una pausa, in cui la donna dai capelli rosa scuro tirò fuori dalla busta della spesa una scatoletta di un piacevole color lilla –Passa in un attimo, ed io non ho intenzione di farti andare in giro per casa con una gonna se hai tutti quei peli.- e si esibì in un’espressione di totale disgusto, scuotendo la testa come se il solo pensiero le facesse venire il voltastomaco.

Tornando a casa dal Centro Commerciale si erano fermati a prendere quelle strisce depilatorie di cui avevano parlato. Ma mai Masaki avrebbe pensato che servissero per lui.

Era terrorizzato.

Non aveva mai fatto nuoto, o qualsiasi altro sport che lo costringesse a… a depilarsi, e era sempre sentito così fortunato a non dover subire quella tortura.

In quel momento maledisse Fumiko, Hiroto, sé stesso e quell’idiota del tipo per cui doveva subire tutta quella pena.

Ryuuji e Hiromu lo tennero fermo sulla sedia che era stata portata in bagno, e lui si lasciò sfuggire un singulto –Non voglio.- piagnucolò, raggomitolandosi poco eroicamente su sé stesso. Fece vagare gli occhi sulla stanzetta del bagno che si trovava al primo piano. Non era molto spaziosa, giusto lo spazio di un lavandino con specchio, un piccolo comodino, sanitari e una doccia. Piastrelle azzurre decoravano le pareti fino a metà altezza, ed il pavimento era dello stesso colore. La sedia era stata sistemata davanti al lavandino, in mezzo alla stanza, di modo però che guardasse la porta e non lo specchio.

A quel punto Fumiko sorrise in modo rassicurante. O almeno ci provò –Senti. Tra poco più di una settimana dovrai incontrare uno scapolo straricco, esigente e molto, molto carino.- cominciò, e Masaki non potè fare a meno di pensare con stizza un “ah, è pure carino”, storcendo il naso. Al di là del fatto che quella fosse l’unica informazione sul suo futuro sposo che aveva ricevuto da lì ad una settimana, gli dava quasi fastidio pensarlo come ad un bel ragazzo. Lo irritava. Sembrava una presa in giro “ti devi staccare i peli dalle gambe perché, ehi, quel tipo è proprio un figo, ne vale la pena”. Fumiko continuò –Dovrai fingere di essere una ragazza, convincerlo a sposarti e poi lo mollerai come un fesso.- la cosa fece rabbrividire Masaki. Solo a pensarci gli veniva la nausea, e si morse forte il labbro -… Non penso che la ceretta sia la cosa più spaventosa.- sospirò quella, portandosi le mani ai fianchi.

Masaki poteva quasi leggerle negli occhi una muta rassicurazione, una comprensione che lo stupì parecchio. Si sentiva quasi a disagio, ad essere incoraggiato da Fumiko.

Riluttante, tentò di rilassarsi, e sentì la presa di Ryuuji e Hiromu sciogliersi.

L’uomo dai capelli verdi lo guardava con le pupille grosse come due dischetti da hockey per la fatica -… Esco a prendere un po’ d’aria.- alzò l’indice all’aria, quindi si dileguò, forse spaventato anche lui da quello che sarebbe successo di lì a poco. Hiromu lo seguì subito dopo, ed al suo posto entrò Maki. Dio, che cosa irritante, quei due parevano sempre darsi il cambio. Non lo lasciavano mai da solo, purchè fosse con uno dei due –Masakichan- salutò quella, e fece per fargli una delle domande con cui lo tartassava da giorni, ma evidentemente lo sguardo terrorizzato del ragazzo la fece demordere.

-Bene.- Fumiko ritornò al solito tono –Sfilati i pantaloni, cominciamo dalle gambe.

Masaki piagnucolò, ed arrossì come un peperone. L’altra inarcò un sopracciglio, mentre Maki lo guardava con tenerezza –Non preoccuparti, non sei granchè attraente, non mi interessa se rimani in mutande.- alzò gli occhi al cielo la donna dai capelli rosa scuro. Lui fece come ordinato, innegabilmente offeso, tornando a sedersi, a disagio.

Maki sistemò un piccolo sgabello poco lontano dalla sedia, e Masaki vi stese la gamba destra.

-… Quanto fa male?- domandò, mentre la sua aguzzina strofinava un pezzo di carta tra i palmi delle mani, velocemente. Poi ne ricavò due fogli, aprendolo come quando si stacca una figurina dalla protezione di carta. Ne applicò uno sulla gamba di Masaki, inclinando il capo di lato -… Tanto.- assicurò, con un sorrisetto crudele, ed il ragazzo non fece neanche in tempo a dargli della vipera che dovette soffocare un grido ben poco virile sul palmo della mano.

Sgranò gli occhi all’improvviso dolore quando l’altra strappò velocemente il foglio dalla pelle. Era stato come se tanti spilli lo avessero punto allo stesso momento. Non aveva fatto eccessivamente male, ma era stato traumatico lo stesso (e le donne facevano quella cosa quante volte? Una al mese? Ma erano pazze?)

-Ugh.- commentò Maki, lanciando un’occhiata alla striscia depilatoria –Bhè, ne avevi proprio bisogno.- ci fu una piccola pausa –Che schifo.- Masaki la guardò oltremodo male, ma quando posò lo sguardo sui resti dei suoi poveri peli dovette ammettere che, uh, erano davvero un sacco. Non riuscì a commentare oltre che un altro strappo gli provocò un lamento.

Andarono avanti così per una buona mezz’ora, e Fumiko finì le strisce della scatoletta lilla eliminando ogni pelo da gambe, cosce e braccia di Masaki (le cosce erano stata la tortura peggiore di tutte). Tentò anche di fare scherzi e strappare quelli sotto le sue povere ascelle, ma Masaki cominciò a gridare come impazzito e quella si risolse a concordare che lo avrebbero fatto più avanti, anche se “hai un cespuglio là sotto, vergognati”.

Poi passarono a togliergli e sfoltirgli le sopracciglia. La pinzetta era tremendamente irritante, e Masaki sussultava ogni volta che Fumiko staccava qualcosa, e gli occhi gli lacrimavano da morire.

Fu poi il turno delle basette. “Dio, Masaki, ma che roba ai ai lati della faccia” aveva esclamato Maki, togliendogli anche quelle con la ceretta. Masaki si era sentito ancora più offeso. Non erano mica così folte.

E poi via anche i baffetti. Ah, dio, stava cominciando a crescergli una mezza barba come si deve, era davvero poco educato da parte loro spazzare via così tutta la sua fatica.

A Masaki non piaceva molto il contatto fisico, ma, nonostante il dolore, non gli diede fastidio che le due donne si prendessero cura di lui. Entrambe stavano cercando di fargli meno male possibile, e lui era sicuro che chiunque altro avrebbe fatto molto peggio.

Quando finirono, si sentiva gambe e braccia doloranti (e si erano anche arrossate parecchio), e fu un sollievo cacciare le due donne via dal bagno e farsi una doccia. Era decisamente strano non sentire una cosa che era stata con lui da tipo, bhe, la sua nascita, nonostante il conforto dell’acqua fresca sulla pelle, e fu decisamente scioccante sentire l’asciugamano scivolargli sulla pelle una volta uscito.

Si sentiva così… liscio.

Sbuffò, scuotendo la testa, e per poco non si congelò sul posto quando si accorse che sul comodino vicino al lavandino erano stati poggiati dei vestiti. Ovviamente da donna. Emise un lamento frustrato, ma li indossò senza neanche guardarli.

Quando però incontrò il suo riflesso allo specchio, quello sopra il lavandino, per poco non gli venne un colpo.

La prima cosa che notò fu il viso. Cioè, era sempre lui. Ma assurdamente diverso allo stesso tempo. Le sopracciglia disegnavano una curva morbida sopra i suoi occhi, molto più fine ed eleganti di come le ricordava. Le guance ed il mento totalmente glabri, le sue care basette ai lati del viso erano sparite. Non si trovò poi così male, anche se era strano. Si osservò per parecchio, voltando il capo in diverse direzioni per guardarsi meglio.

Poi concentrò gli occhi sui propri vestiti.

Fumiko gli aveva lasciato la camicia color crema che gli aveva comprato Reina. Percepì la gonna azzurra sfiorargli piacevolmente le gambe depilate, ed abbassò lo sguardo, agitandosi nella gonna. C’era troppa aria tra le sue gambe, e non capiva se la cosa gli desse fastidio o meno. Distese e ritirò le dita dei piedi, le sopracciglia aggrottate. La gonna gli arrivava alle caviglie,e gli faceva il solletico.

Premesso che non aveva assolutamente un petto da donna e non riusciva davvero ad identificarsi come tale, le cose gli stavano bene addosso. Cioè, era molto strano avere quei vestiti su di , e si sentiva tremendamente a disagio, ma un piccolo sorriso gli increspò le labbra nel pensare che ormai lì al Sun Garden lo conoscevano talmente bene che nemmeno si sbagliavano a comprare vestiti della sua misura.

No, non voleva proprio che quel posto venisse chiuso.

Qualcuno bussò alla porta (Fumiko e Maki, probabilmente) –Ehi, possiamo entrare?- domandò una delle due, ma non si diede pena di aspettare una risposta, ed aprì la porta. Lo guardarono qualche secondo, e Masaki si sentì scrutato e ancora più a disagio, se possibile –Ti stanno bene.- concluse Fumiko, per niente sorpresa, come se non avesse mai dubitato della cosa. Maki si avvicinò, richiudendo la porta dietro di sé –Siediti, Masakichan.- intimò, ammiccando nuovamente alla sedia, e lui la guardò sospettoso.

-… Niente ceretta, giuro.- rise quella, alzando gli occhi al cielo, e lui fece come richiesto. Si sentiva le guance in fiamme, non si era accorto di essere arrossito. Chissà cosa avrebbero pensato gli altri, a vederlo così. Il solo pensiero gli faceva girare la testa e la vergogna gli arrossava il collo.

Trasalì quando la mano di Maki gli passò tra i capelli –Vediamo di farti sembrare una ragazza anche di viso, adesso.- Masaki scommise che stesse sorridendo.

Il suo tocco sui capelli era assurdamente piacevole, e gli ricordava un sacco di cose. Maki era una parrucchiera, e gli tagliava i capelli da anni. Si rilassò un poco mentre quella lo pettinava.

Fumiko li raggiunse, un piccolo beauty azzurro tra le mani, e si inginocchiò davanti a lui, che la guardò nervoso.

-Sono solo trucchi, non mangiano.- sbuffò l’altra, tirando fuori boccette, matite e strana roba di cui Masaki ignorava l’utilizzo.

Ci volle almeno un’altra mezz’ora per l’operazione, e Masaki cercò di non chiedersi cosa fossero quelle creme e polveri che Fumiko gli applicava sul viso. Rischiò un paio di volte di beccarsi una matita in un occhio, e ad un certo punto si agitò talmente da far sbagliare Fumiko, che imprecò e dovette rifare daccapo un intero passaggio. Maki, intanto, gli acconciava i capelli. Ogni tanto un “Fumiko, la prossima volta via anche questi alla base della nuca, sono troppi” o “mh, meglio usare i tuoi capelli naturali, le parrucche sono troppo evidenti” le sfuggiva a mezza voce dalle labbra, mentre si concentrava.

Il disagio scemò pian piano, e Masaki si rilassò. Era tutto davvero troppo strano, e lo stomaco ancora faceva capriole per il nervosismo (non voleva che lo vedessero così, si vergognava da morire, sentiva che lo avrebbero preso in giro fino alla fine dei suoi giorni), ma in fondo si sentiva curioso di guardarsi allo specchio e vedere quali miracoli avevano compiuto le sue due amiche.

-Le spalle sono troppo larghe, dobbiamo farti indossare qualche maglione largo.- puntualizzò Fumiko, una volta che fu tornata in piedi e lo ebbe squadrato per bene –Ma direi che sei… notevole.- sorrise, parecchio soddisfatta. Maki la raggiunse e fischiò, allargando un sorriso enorme sul viso –Masaki, sei proprio una ragazza carina, lo sai?- constatò, e Masaki non seppe se prenderlo o meno come un complimento. Poi quella si tolse il cardigan beige che indossava, porgendoglielo –Tieni, prova a mettere questo.

Masaki si alzò senza guardarsi allo specchio e provò il cardigan, osservando le maniche un po’ troppo lunghe con occhio critico.

-Guardati.- ammiccò Fumiko, impaziente.

Un po’ riluttante, il ragazzo si girò ad osservarsi allo specchio, e per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Era ancora più diverso di prima. Il suo viso era appena più pallido, le sue guance più rosse. Sapeva di essere truccato, ma a guardarsi non lo avrebbe detto, a parte quella piccola linea di matita azzurra che gli incorniciava gli occhi. Le labbra erano più rosse di come le ricordava, ma di un rosso piacevole. I capelli erano tirati su in un’acconciatura elaborata. Li aveva abbastanza lunghi per un paio di piccole trecce, che Maki aveva appuntato su un piccolo chignon. Dall’altra parte dello specchio, una ragazza abbastanza graziosa lo guardava stupita, come se neanche lei credesse di poter essere così carina.

-Ma— azzardò, un po’ stordito –Sono io?- aggrottò le sopracciglia, confuso.

Le due risero, e gli furono affianco –Ancora non sei perfetto, manca qualche aggiustamento.- spiegò Fumiko –Ma sarai circa così. Cerca di prenderci familiarità.- si raccomandò, dandogli quello che a Masaki sembrò un buffetto sulla spalla. Si agitò un po’ nei vestiti –E’ strano.- masticò, sospirando –Mi vergogno.- aggiunse, a voce più bassa, come se ammetterlo ferisse enormemente il suo orgoglio.

-Credo sia normale, Masakichan.- gli assicurò Maki, sorridendo dolce –Ma così piacerai sicuramente al signorino Minamis— si beccò uno schiaffo sul collo, ed un “ouch!” particolarmente ferito le sfuggì dalle labbra. Fumiko le lanciò un’occhiataccia “cretina, sta’ zitta, non lo deve sapere” dicevano i suoi occhi amaranto. Maki sembrò dispiaciuta.

Bene, ora Masaki sapeva che il futuro sposo era un figo e si chiamava Minamis-qualcosa. Beh, erano passi avanti, indubbiamente.

Gli dava un po’ fastidio essere l’unico a non conoscerne l’identità. Era assurdo sapere tutto di lui ma non avere idea di cose essenziali come il suo nome e la sua faccia.

-Bhè, che dici.- ridacchiò nervosa Maki, cercando di cambiare discorso –Andiamo a mostrarti agli altri?- propose –Reina e Hiroto vogliono darti qualche altra dritta su come evitare di mangiarti quel poveretto.- ridacchiò, e Masaki alzò gli occhi al cielo. Non era molto contento di uscire e mostrarsi al mondo nel suo nuovo look femminile, ma fece del suo meglio per voltarsi ed avviarsi verso la porta del bagno. Inciampò un paio di volte nella gonna, imprecando.

Fumiko rise –Bhe, pare ci sia ancora un mucchio di lavoro da fare.- constatò, e Masaki sospirò sconsolato.

Era sicuro che ce ne sarebbe voluto parecchio.

 

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Buongiorno a tutti!

Come già ho detto, liberarsi di me non è facile, e ogni tanto mi rifaccio viva uhuhuh

E poi questa è la prima long AtsuMasa che scrivo e insomma non voglio lasciarla a prendere muffa, quindi non aspettatevi che la lasci perdere così facilmente! *le ultime parole famos—

Alour. In questo capitolo abbiamo precious dork del Sun Garden che sfogano il loro disagio su Masaki. Ho voluto dedicare alla parte di preparazione almeno un intero capitolo, che proseguirà per buona metà del prossimo, perché mi piace molto scrivere di loro e approfondire i loro rapporti mi intriga parecchio.

Per quanto riguarda Fumiko, ovviamente lei e Masaki si vogliono molto bene, ma entrambi hanno un carattere del cavolo quindi stanno sempre a lanciarsi frecciatine e bisticciare. E Ryuuji ha poca resistenza. E Masaki non ha assolutamente una mezza cotta per Hiroto ve lo siete immaginato.

Maki ed Hiromu sono sposati, ma mi pare di averlo già detto (?). Il fatto che Maki sia una parrucchiera l’ho ripreso da un’idea di roby (happley), mi piaceva troppo per non inserirla, scus—

Spero di aver reso bene l’idea delle sensazione che penso Masaki provi indossando per la prima volta in vita sua un abito da donna. E si, ho dovuto farlo peloso, perché ha tipo diciannove anni e nonostante negli anime siano belli e lisci ho immaginato ne avesse parecchi. Mi spiace se a qualcuno ha fatto un po’ schifo, ma fa parte del lavoro sporco (?) *e io mi sono divertita tantissimo piango

Ringrazio tantissimo mademoiselle hirondelle e Shinkocchi_ per aver inserito la fan fiction nelle ricordate, e Dark_Chocolate, happley, Kasai_no_Aya, S t o r m_ e _Cupcakes per averla inserita nelle seguite e ovviamente grazie a chi legge! Mi rendete felice e sdjkfnskjbgjk grazie ;u; <3

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, al prossimo <3 (che spero sia prest--) *regala dolcetti alle mandorle*

 

Greta.

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