tutto accade in una sera di skinplease (/viewuser.php?uid=138989)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo appuntamento ***
Capitolo 2: *** cosa prendi? ***
Capitolo 3: *** fare sul serio ***
Capitolo 4: *** secondo appuntamento?? ***
Capitolo 1 *** primo appuntamento ***
primo appuntamento
- Lo specchio rimanda un’immagine a cui non è
abituato, cioè un volto pallido, serio e dall’espressione spaventata, segnato
da due occhiaie di tensione che nemmeno l’Oscar potrà fare tanto, ne è certo.
Dannazione, corruga la fronte di disappunto, non è da lui, la tensione la regge
benissimo! Respira a fondo, scrolla le spalle, e si da un contegno; poi gli torna in mente
che cosa sta per fare, e l’espressione torna immediatamente quella di qualche
istante prima, cioè un idiota dalla faccia da pesce lesso. Ok, forse non è
pronto per tutto questo.
- Impreca a mezza bocca, si
passa i palmi delle mani sulla stoffa dei jeans, e li trova sudati, proprio
come la sua nuca che inumidisce il colletto della polo grigia, un po’
informale, e… polo grigia? Da quando in qua lui mette polo grigie agli
appuntamenti? come se l'avesse realizzato solo ora, si gira a fissarsi quasi
stupefatto allo specchio: come cazzo si è vestito? Ma che cos’aveva in testa
mezz’ora fa?
- “No, così va bene!” dice
da solo, fissandosi e cercando di calmarsi, anche se non è facile. Dio Mio!
Questa è una situazione che ha cercato lui, che vuole lui! Si muove verso la
cucina e si versa un bicchiere d’acqua, anche se preferirebbe decisamente uno
shot di tequila pe darsi un po’ d’animo.
- Deglutisce nervoso, il
bicchiere si posa nel lavello con un suono metallico che lo infastidisce, anche
se non sa perchè.
- “Timothy, non fare
l’idiota!” sussurra a mezza bocca, imitando sua madre, che adora chiamarlo così
per sottolineare le sue debolezze, e lo trova appropriato, mentre cammina
nervoso su e giù per l’appartamento, rinunciando anche a fumarsi una sigaretta
per non puzzare di fumo al primo appuntamento.
- Il primo appuntamento.
- Sente un languore allo
stomaco, si ferma e ci passa sopra la mano destra con un sorriso che si allarga
appena sulle sue labbra. Non si sentiva così da… da quanto tempo?
- Insieme al languore,
però, arriva un senso di inquietudine e di paura che si allarga gelido e
sgradevole. Si sta giocando tutto, lo sa; ma adesso che é davvero onesto con se
stesso, trova che non ci sia un motivo
migliore per farlo.
- Cammina ancora su e giù,
nervoso, con i capelli scuri che ha tirato all’indietro che iniziano ad
arricciarsi in punta, le scarpe sportive che sfregano sul pavimento di marmo.
Non ha mai fatto una cosa simile, non sa proprio cosa aspettarsi. E se
sbagliasse tutto? Se…
- Il campanello suona,
rompe il silenzio quasi con violenza.
- Benedict trasalisce con
un moto di sorpresa, perché non è il citofono dello stabile è proprio il suo
campanello di casa.
- “Arrivo!” esclama, e
corre alla porta aprendola con la mano che trema appena.
- “Sei pronto?”
- Vederselo davanti
adesso, davvero, lo paralizza e non risponde, adesso il languore gli sta quasi
facendo piegare le ginocchia; Martin è lì, a meno di un metro da lui, con gli
occhiali scuri sollevati sui capelli corti e chiari, gli occhi blu che lo
colpiscono dritti al cuore e un'espressione che gli ricorda quella che prima ha
visto allo specchio.
- Un attimo di silenzio,
rimane ancorato alla porta d’ingresso senza dire niente.
- “Andiamo?” ripete
Martin, il tono sicuro che tradisce quello che sente. Per Benedict é troppo.
- “Ciao” mormora
finalmente “Sei…”
- “Anche tu”
- Martin risponde veloce,
sembra impassibile, ma Benedict vede benissimo come le sue mani nascoste nella
tasche si agitino nervosamente.
- Si fissano ancora,
Martin scuote appena la testa “Benedict, cosa..."
- “Si, adesso andiamo”
risponde l’altro, senza smettere di fissarlo, con il respiro corto “Prendo…
prendo la giacca, ok?” riesce a esalare.
- A malincuore si stacca
dallo stipite, va a prendere il soprabito, ma Martin non entra. E’ nervoso a
sua volta, si sente impreparato e non sa cosa sta per fare… dannazione, lui
odia non sapere, sentirsi inadeguato!
- Benedict torna dalla
camera da letto, infilandosi il Burberry scuro sopra i jeans altrettanto scuri.
Sente il cuore battere a mille, ma respira più a fondo. E' tutto... Surreale;
ma sta succedendo davvero.
- Martin si è appoggiato
al portoncino, mollemente; vederlo così gli fa salire un’ondata di calore ai
lombi.
- “Posso sapere dove
andiamo?” chiede Martin con la sua voce da eterno adolescente, adocchiando quasi
timoroso l’altro dalla sua giacca di pelle nera.
- Benedict lo fissa,
fermandosi a un paio di metri da lui “Spero ti piacerà…” risponde solamente,
sistemandosi la giacca sulle spalle, e poi proprio non ci riesce; sorride
d’istinto, e sente gli occhi pungere, le mani sudare e il cuore battere
impazzito. Sta per succedere; oddio, stanno uscendo insieme. Sa che ha
un’espressione da idiota adesso, perché deve sembrare emozionato come un
adolescente al primo ballo, ma non può farne a meno. E Martin lo vede e apre la
bocca dallo stupore, ormai rapito dal turbinio d’emozione che vede crescere nel
volto dell’altro.
- “Sono pronto ad andare”
la voce di Benedict è vagamente arrochita, e si avvicina a lui infilando il
telefono in tasca, e ha solo un attimo d’esitazione prima di dire le parole
successive “prima però… vorrei darti una cosa” esala con il poco fiato che ha
in gola.
- Martin corruga appena la
fronte "cosa?"
- "Ecco..."
Benedict non ha smesso di fissarlo
nemmeno un istante, adesso abbassa gli occhi e si muove a suo fianco.
- Martin annuisce, fatica
a parlare anche lui, sente le gambe molli “Okay…" ma poi si blocca,
vedendo cosa Benedict ha preso dal tavolino a fianco l’ingresso.
- “Benedict…” mormora
appena fissando la rosa in mano a Benedict, con un’espressione quasi spaventata
e incredula. Alza gli occhi su quelli chiari del compagno, che è arrossito “E’
per te” riesce a dire a malapena.
- Poi gli porge la rosa
rossa, con un nastro azzurro cupo sul gambo. Martin la guarda e allunga una
mano timidamente, fino a prenderla “Io…”
- “Sai… volevo solo…”
Benedict prova a parlare, perché improvvisamente non sa spiegare perché l’ha
fatto, ma Martin lo ferma inaspettatamente “L’hai presa per me” dice
pianissimo.
- Silenzio, si fissano e
Martin fa un passo indietro, verso la porta “Andiamo, Ben” dice con un sorriso
lievissimo e un’espressione non del tutto innocente.
- Benedict sospira, e
chiude la porta dietro di se, fa scattare la serratura e sbircia Martin con la
rosa in mano, che la fissa come se non credesse a ciò che vede.
- I capelli sembrano
ancora più chiari nella penombra, e risaltano con il rosso del fiore che ha in
mano.
- “Andiamo” Benedict si
gira “Non è molto lontano…”
- “Okay, dove vuoi…” risponde
Martin e si incamminano affiancati verso l’ascensore, quando…
- Benedict lo fa, e poi
non ha coraggio di guardare verso Martin. Sente che si irrigidisce appena, ma
solo un istante e poi ricambia la sua stretta.
- Sono immobili, davanti
la porta di piano a fissare avanti a se, ma un lieve sorriso aleggia su
entrambi i loro volti.
- “Ti dispiace?” mormora
Benedict, fissando il display dell’ascensore che indica che sta arrivando.
- “No…” Martin fissa sua
volta i numeri lampeggianti, poi entrano nell’ascensore, mano nella mano.
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Capitolo 2 *** cosa prendi? ***
primo appuntamento-02Non parlano molto durante il viaggio in macchina, seppur breve, fino al locale dove Benedict ha prenotato. Si
fissano entrambi sottecchi, con rapide e furtive occhiate, quasi a non
farsi reciprocamente sorprendere. Benedict potrebbe giurare di sentire
il suo stesso torace sbattere furioso. Si lascia appena andare sullo
schienale dell'auto, l'odore del dopobarba di Martin è forte e gli da
alla testa. Lo fissa ancora, ha delle mani forti e piccole, al tempo
stesso. Gli piacciono le sue mani; gli piace tutto, a dire il vero.
"Cosa mi fai mangiare, stasera?"
Trasalisce appena distolto dai suoi pensieri e si volta verso Martin, che ha parlato prima di
svoltare a sinistra lungo un viale che conduce alla prima periferia di
Londra. Il biondo hobbit lancia una breve occhiata divertita a Benedict "io ho fame!"
ridacchia.
"Spero che gradirai, allora..."
La voce di Benedict tuttavia è arrochita, tesa e l'altro lo nota.
Vorrebbe tranquillizzarlo, forse, ma adesso non sa cosa dire. Cristo!
non avrebbe mai pensato che potessero essere così impacciati! Martin
respira un po' più rumorosamente, sale un po' di tensione mentre in macchina cala di nuovo il
silenzio. E' stupido, pensa con una punta di rabbia, è davvero
stupido tutto questo. Loro due sono sempre, sempre, stati complici
e uniti; hanno lavorato assieme per mesi, per anni, passavano serate e
weekend a ridere di idiozie, e poi... poi era arrivato il sesso,
l'attrazione; la consapevolezza che si stavano innamorando.
"Parcheggia lì in fondo" indica Benedict con il dito, slacciando la cintura "il locale è dietro l'angolo."
Martin svolta dove gli viene indicato "Non sono mai stato qui" dice
piano e sbircia i palazzi della via, case a schiera decisamente
vittoriane, ma tutte estremamente ben tenute e cariche di fascino, a
suo parere. Sono in uno dei tanti quartieri di Londra
costruiti nell'epoca del massimo splendore, quando da città di
commercianti fluviali è diventata capitale del mondo moderno.
Martin osserva attorno a se, parcheggia e spegne il motore. Si getta
ancora uno sguardo attorno, tutto è talmente assurdo, e perfetto, che...
"Come mai siamo qui?"
Benedict si volta, lo osserva senza capire. Martin ha parlato secco, netto; quasi sospettoso. Benedict non capisce "Come?"
"Perchè hai scelto..." Martin tentenna mentre parla, e questo non gli
piace "proprio questo posto? voglio dire..." agita le mani contro il
volante, nessuno dei due accenna a scendere. Martin si ferma ne
parlare, per un attimo c'è solo silenzio. Si gira a guardare Benedict,
che è adagiato sul sedile e si passa nervosamente una mano dietro la
nuca mentre ricambia la sua occhiata. "Perchè
ho scelto questo posto? Be..." scuote appena la testa, tra tante
domande a cui si è preparato a rispondere in questa serata, questa
proprio non se l'aspettava! "Perchè..." sospira e scrolla le spalle
"perchè è romantico." Benedict Cumberbatch, si dice da solo, a volte
sei proprio un idiota.
Martin alza un sopracciglio stupefatto a quella risposta; lo fissa
ancora, socchiude le palpebre e finalmente, dopo un secondo che pare
interminabile, sorride appena "Okay..."
Benedict risponde al sorriso, appena rincuorato, ma sempre impacciato;
aprono le portiere
e scendono. Si incamminano verso il locale, quando gli passa a fianco
un gruppo di circa dieci persone; sono tutti ragazzi sui venticinque
anni, che ridono e scherzano tra loro, senza alcuna pretesa. Come gli
sfilano accanto, Benedict vede chiaramente un paio d'occhiate di due
ragazze soffermarsi su di lui, ma poi proseguono; c'è abituato nessun
problema, se non fosse che... Sono passati. Benedict si ferma, Martin
non è più accanto a lui, ha fatto due passi indietro.
"Possiamo andare" Benedict quasi sussurra, non sa nemmeno lui che cosa
dire o fare adesso. Riprendono a muoversi, adesso stranamente
distanti.
"Stasera fa freddo, eh?" Martin ogni tanto si darebbe un pugno da solo.
"Decisamente, le previsioni indicano neve in arrivo" Benedict si
domanda come fa a essere così scontato, e banale, e stupido, e...
"Benedict, aspetta.."
Si scambiano un'occhiata, e si fermano entrambi nello stesso
momento. Il respiro di Benedict aumenta appena e
Martin azzarda un passo verso di lui; poi, inaspettatamente, allunga
appena la mano verso di lui e gli sfiora il gomito destro "Anche se non
sembra... io con le persone, e... e con le parole sono un disastro" scherza sommesso e
Benedict sorride sghembo, un po' alla Sherlock "Tranquillo, invece
sembra eccome..." Dopo
un istante si sciolgono in una risata. Si fissano ancora, tornando seri
e cercando di riprendere ciascuno il proprio controllo. Dannazione!
sono instabili, incredibilmente
ballerini, come se camminassero sulle uova. A nessuno dei due piace
troppo, come sensazione, sono due uomini adulti che non hanno pratica
con l'incertezza dei rapporti.
Eppure, rimangono lì.
"Vuoi entrare?" sussurra infine Benedict, e si accorge che i loro visi
si sono avvicinati, impercettibilmente. Ha le mani in tasca, Martin le
tiene ritte lungo i fianchi, i respiri creano sbuffi bianchi nella
fredda aria di febbraio a Londra. Martin
lo guarda, scruta nelle profondità di quelle iridi chiare troppo
trasparenti, e ci legge più di quanto vorrebbe. Sospira appena.
"Certo"
"Allora, andiamo" sorride appena Benedict, con un fremito addosso e
nella voce. Riprendono a camminare, ma stavolta sono un po' più vicini.
Girano l'angolo nello stesso momento.
Il tavolino è proprio quello che voleva lui, nel soppalco dove ce
ne
sono soltanto cinque e ben distanziati, il loro è l'unico che non
affaccia sulla balaustra che guarda il palco dove si sta esibendo un
trio jazz che la sa molto lunga, dalle evoluzioni del trombettista.
Martin lo vede, si gira un attimo verso la musica e Benedict vede le
sue spalle rilassarsi appena. Sospira, sollevato almeno in parte.
Come
posto è decisamente insolito per un appuntamento, lo sa, è più
appropriato per una cena tra amici o una festa di compleanno; ma non
voleva
forzare troppo la mano, e ha scelto questo locale dove suonano Jazz
contemporaneo
con una spruzzatina di R&B, che sa adorare dall'altro. Lui non
gradisce moltissimo, proprio no; va bene uguale, perchè di quel posto
apprezza la
discrezione e la tranquillità. Avvicinandosi al tavolo, Martin si
toglie la giacca nera, la camicia bianca sotto è appena
troppo stretta e gli segna le spalle; come si china, le scapole
sporgono appena e il collo risalta ambrato contro il candore del
cotone. Benedict è dietro di lui e si
blocca a fissarlo, è più forte di lui. Martin però si volta e lo vede,
corrugando la fronte.
"Che c'è?" la voce è incerta, il posto l'ha lasciato piacevolmente
stupefatto, ma non capisce perchè l'altro lo fisso imbambolato.
Benedict rimane a sua volta senza giacca, forse stasera tra i due è lui
il più casual; ma poco importa di fronte l'espressione dell'altro, così
spontaneamente perplessa che lo paralizza ancora di più.
"Be?" Martin l'occhieggia e mette le mani sui fianchi "Cosa c'è da ridere? Porto le camicie anch'io, cosa credi, Mr Versace!"
Benedict apre la bocca rendendosi conto che deve averlo davvero fissato
intensamente; per un attimo vorrebbe mentire, ma poi si ricorda...
E' il loro primo appuntamento.
"Stai benissimo, Martin" esala alla fine, e allora osa,
facendosi più vicino in poco inequivocabile. e si
fissano in piedi di fronte al tavolino per due apparecchiato con drappi
rossi e neri "Sei... sei bellissimo, ecco..." sussurra alla fine
sorridendo
piano. E vorrebbe allungare una mano fino al suo viso, vorrebbe
chinarsi e non lasciare aria tra loro; vorrebbe un bacio, come quelli
profondi e languidi che si scambiavano nelle notti insieme.
Benedict rimane immobile, quell'istante prima di tutto che congela anche il tempo. Rimane immobile, nell'attesa che diventa così intima da sembrare indecente interromperla. Martin
lo sa; lo sa, e rimane immobile a fissarlo. Lentamente il
suo sguardo scende verso il collo di Benedict, scoperto dai
capelli corti e scuri, così lungo e chiaro, per poi scivolare sulle
pieghe che la maglietta grigia crea sul suo torace piatto. Benedict
segue il percorso delle sue iridi e arrossisce, si sente esposto come
non mai; ma non si muove.
"A me invece, questa maglietta proprio non piace"
Benedict apre la bocca sorpreso, sono parole totalmente inaspettate, e... poi vede gli occhi di Martin
alzarsi su di lui e rimane bloccato. Sta andando a fuoco, ne è convinto, sente il collo bollente.
"Mi piaci senza, ecco la verità" adesso la voce da adolescente è roca,
quasi irriconoscibile, e fa trasparire molto, molto di più "e per
quanto mi stia sforzando, credimi che faccio fatica a non pensarci
adesso!" Benedict
trasalisce, e Martin volta la testa dall'altra parte, entrambi si
fermano prima di lasciarsi troppo andare e nello stesso momento.
Respirano a fondo, e fanno entrambi un piccolo passo indietro. Alzano
la faccia l'uno verso l'altro nello stesso istante.
Martin sbuffa con un pigro sorriso e si passa la mano sulla faccia "Non è molto romantico, eh?"
Benedict non risponde, fa un passo indietro e l'altro alza gli occhi su
di lui. Benedict indica con una mano il tavolino "ci sediamo?" Dopo un attimo, Martin annuisce e si accomodano. Le sedie stridono appena, la situazione è così strana che...
"Sai, sono decisamente arrugginito!" Martin ridacchia posando i gomiti
sul tavolo. Alza gli occhi su Benedict, che lo fissa alzando un
sopracciglio "Arrugginito?"
"Be, ecco..." martin si fa indietro e allarga le braccia con una
smorfia ironica "questo è il mio... il mio primo appuntamento fuori
dopo quindici anni! anzi, forse di più, per cui..." si ferma e si
mangiucchia le labbra, con fare nervoso guardandolo sottecchi "abbi un
po' di pazienza, ok?"
Benedict sorride, non riesce a non farlo. Scuote appena le spalle inclinando la testa di lato "Anche per me è tutto nuovo..."
"Non dire cazzate, gigolò! Sophie l'hai conosciuta meno di anno fa!"
Martin parla ancora prima di capire cosa dice. Benedict apre la bocca
decisamente colpito, ma non dice niente. Martin si ferma di colpo,
rendendosi conto di cosa ha detto. Alza gli occhi e lo fissa adesso
costernato "Benedict..."
"non fa niente, hai ragione" lo interrompe l'altro "hai detto di avere
fame, quindi..." sorride forzatamente e indica i due menù sul tavolo.
Tacciono entrambi, e quasi in simultanea prendono i due menù dal tavolo
e ci si seppelliscono dietro. Benedict sente il cuore battere
accelerato, non vede nemmeno le parole scritte sul fondo chiaro della
carta. Un fischio di Martin gli fa alzare la testa.
"che c'è?"
"Hanno anche il piatto vegetariano!" esclama incredulo, alzando poi gli occhi su di lui "l'hai scelto bene, eh?" Non
è certo di aver sentito, bene; lo fissa perplesso "Ma certo che fanno
vegetariano, tu... tu mangi solo quello..." Benedict alza un
sopracciglio, quasi sconcertato "ma credevi che ti portassi in un posto
dove non potevi mangiare?"
Martin lo guarda e annuisce appena "Si, ma..."
"Martin, questo è il nostro appuntamento! ma abbiamo già mangiato
assieme!" Benedict non sa se ridere o gridare, davvero. Martin lo
guarda e stranamente serra gli occhi, come se cercasse di non...
"Non si sa mai, Amanda lo dimentica sempre! Finisco sempre nelle steak
house con lei e i bambini!" ecco che prende a ridacchiare, adesso di nuovo quasi spensierato, posando il menù "tu hai
scelto? io ho fame!"
Benedict lo fissa serio per un attimo, poi poggia a sua volta il menù "Ok... ordiniamo" dice soltanto.
L'atmosfera è strana, passano da attimi intensi come quello di prima a
momenti assolutamente indefinibili come questo; Martin è una continua
altalena, ma Benedict sospetta che ci sia qualcosa che non dice. Martin
sembra rilassarsi sulla sedia e si guarda in giro "Dove l'hai trovato
questo posto? è carino, sai?". Sembra sincero in ciò che dice, Benedict
si rincuora un momento; accarezza pigro un lembo della
tovaglia e segue il suo sguardo attorno a loro "Ci sono già venuto
altre volte, è discreto e anche i proprietari si fanno i fatti loro"
ammette sinceramente "e poi, hanno del buon vino, sai?" accenna un
sorriso; gli ha
promesso una bottiglia di buon vino quando gli ha chiesto di uscire, e
lo desidera anche lui.
Martin volge gli occhi su di lui "Con chi ci sei già stato?"
La domanda è diretta, quasi troppo. Benedict sorride appena "Con Olivia, a lei
piaceva molto. Ci sono tornato ultimamente, dopo qualche anno..."
"Con Sophie?" Ancora
quel nome, ancora con quel tono quasi... quasi soddisfatto, ma che cosa
gli prende? Benedict adesso alza gli occhi fino a centrare quelli di
Martin. Si
ritrova nelle iridi blu scuro, adesso nella penombra quasi nere, e vede
i lineamenti di Martin quasi tremolare.
"Si" risponde piano, mantenendo un tono pacato sebbene gli costi
moltissimo, socchiudendo gli occhi "Si, ci sono stato con Sophie. E
adesso, ci sono con te"
"Una come l'altra, immagino"
Benedict spalanca la bocca, non riesce a credere a quel che ha sentito
"prego?" sibila strozzato, ma Martin non risponde, l'espressione si è
fatta più dura e regge la sua impassibile.
"Strano, non ci hanno messo la candela! Avevo immaginato che avresti
copiato dal set, chissà come mai!" l'ironia di Martin, così pungente e
pesante, lo coglie su
vivo.
"Perchè l'ho fatta togliere, io!" ribatte Benedict sorridendo ora
appena sardonico "non volevo metterti in imbarazzo!" "Io?
ma cosa vai pensando?" la voce di Martin è talmente caustica che
potrebbe sciogliere le pareti, ha un'espressione quasi beffarda.
Benedict sta per perdere la pazienza.
"Martin, se devi dire qualcosa, allora fallo!" si
sporge nella penombra del locale fino ad arrivare a metà del discreto
tavolino rotondo "Che diavolo ti prende, eh?"
Martin apre la bocca per rispondere, ma poi si blocca. La sua
espressione cambia di nuovo, torna a essere quasi divertita, e
terrificantemente finta agli occhi di Benedict, si rilassa sulla sedia
prima di parlare ancora, riprendendo a guardarsi intorno "dico solo che
ho fame, accidenti!"
Benedict rimane fermo, inizia quasi a sudare; non è un appuntamento questo, sono le montagne russe!
fa un profondo respiro, e si da un tono normale. Forse la cosa migliore
che può fare è comportarsi esattamente come si sente di farlo.
"Comunque, sono contento che ti piaccia" dice appena tremolante d'emozione, ci sta provando davvero "ho pensato che... potesse
essere carino, tutto qui" Ma
ecco che la risata di Martin parte all'improvviso e lo lascia senza
parole; Martin ride e lo indica come se fosse davvero divertente
"Carino, eh? Divertente, Ben, davvero divertente!" Martin ride, ma è un
ridere senza occhi che lo fa rabbrividire. Ride come se Benedict avesse
detto una sciocchezza, o una battuta a cui è impossibile resistere.
"Sul serio, questo posto è davvero niente male, sai? Qualche anno fa ho
portato Amanda in un pub
simile, ma eravamo a Cardiff" Martin riprende a parlare, tranquillo,
come se il caso non fosse suo, mentre le sue parole rotolano come
macigni sopra il tavolino dalla tovaglia scura "siamo andati a vedere
una partita del
sei nazioni, i bambini si sono divertiti un mondo! Forse ho ancora le
foto sul telefono, Amanda non la smetteva di scattare, era una giornata
meravigliosa!"
Benedict lo fissa immobile, deglutisce appena. Con uno sforzo immenso, si dipinge un sorriso tristissimo
sul viso "Ah si?" chiede piano, e Martin continua, implacabile "Si, soprattutto Joe
adora il rugby! Se ho tempo, faccio sempre qualche tiro la domenica,
mentre Amanda prepara qualcosa in cucina, è diventata un'ottima cuoca,
sai? E invece tu?" finalmente lo guarda negli occhi, e l'occhiata che gli lancia è quasi... feroce "tu che cosa fai,
di domenica?"
La domanda è inaspettata, Benedict è frastornato, non capisce davvero nulla; per un momento non sa rispondere "Cosa?"
"Be, quando non lavori..." Martin si appoggia allo schienale, forse
anche troppo mollemente allargando le braccia "che cosa fai? sport,
televisione, libri, scopare, cinema... insomma, cosa fai?'" ridacchia piano, con l'aria più tranquilla del mondo.
Benedict è spiazzato nel sentirlo parlare così; e sente una punta di dolore che reprime immediatamente.
"Mi piace il tennis" si forza a rispondere, piano "sono stato agli open di Francia, la scorsa estate"
"Ottimo!" Martin lo interompe con la sua esclamazione, fa una smorfia quasi soddisfatta "Eri con Sophie, giusto?"
Benedict lo fissa immobile, mentre adesso sente salire la rabbia; dove vuole andare a parare? "Si, ero con
Sophie" dice piano, facendo un cenno alla cameriera "perchè ti..."
"Così, per parlare, ovvio!" Martin fa una smorfia noncurante, e poi
vede arrivare una ragazza con il grembiule e il blocchetto in mano
"Fantastico, ho davvero una fame mostruosa stasera!" esclama verso di
lei sorridendo e facendole l'occhiolino. L'occhiolino?
Il suo sguardo è uno di quelli che Benedict conosce molto bene, ma che
mai si sarebbe aspettato di vedere qui. A quel punto, Benedict non sa
assolutamente che cosa stia succedendo, ma non gli piace per niente.
"Ditemi!" è una ragazza giovane, forse poco più di vent'anni, sorride e aspetta, ha gli occhi castani e i lineamenti morbidi. Martin si sporge appena alzando il volto verso di lei, sfodera il suo sorriso tre continenti.
"Piatto vegetariano io e al mio amico invece..." Martin ha parlato in
un fiato, sorridendole apertamente e inclinando un po' il capo a
sinistra. Benedict ha visto, e soprattutto sentito tutto, non sa se
strozzarlo, prendere a calci il tavolino fino a ridurlo in polvere
oppure correre fuori per gridare contro un muro quanto è stato idiota a sperare che potesse davvero accadere.
"Ben?" Martin finalmente si gira e lo guarda, rimanendo apparentemente
perplesso per lo sguardo dell'altro, che ha socchiuso gli occhi chiari
e lo fissa serio con il respiro spezzato "Ben, cosa prendi?"
La cameriera forse è più perspicace di lui, conclude Benedict; o forse,
semplicemente a lui non importa proprio. La guarda di sbiego e la vede
attendere il suo ordine, ma il sorriso le si è congelato sul viso, ha
capito di essere nel mezzo di una situazione spinosa. Martin invece ha
ancora quell'espressione troppo furba sul viso e sposta di nuovo gli
occhi su di lei, e sulla vita segnata dal grembiule corto e nero
"Coraggio, Ben! Non ha mica tutta la notte la signorina... o si?"
conclude Martin quasi sussurrando, decisamente sta passando il segno.
"Un antipasto della casa" dice in tono freddo, abbassando gli occhi al pavimento e cercando di rimanere immobile. Ma il caro Martin, non ha proprio finito.
"Un po' pochino, Ben! comunque se vuoi fare la signorina..." Benedict
non crede a ciò che sente, ma vede dopo un istante che può andare
peggio perchè Martin adesso scherza apertamente con la ragazza, mentre
si appoggia con i gomiti sul tavolino "Tu che dici? se ci fossi tu, qui
con un uomo, che cosa ci berresti sopra, eh?"
Siamo al limite della maleducazione; ma per Benedict, il limite è stato
passato da un pezzo, e questa è la goccia che fa traboccare non solo il
vaso, ma tutto, tutto, TUTTO!
"Signore?" si rivolge direttamente a Benedict che solleva gli occhi su
di lei; e forse la pietà che ne legge dentro lo fa arrabbiare.
"Due birre" dice senza nemmeno pensarci, con un tono troppo duro "bionde alla spina, grandi"
Lei spalanca appena gli occhi e si affretta a scrivere, poi Benedict
volge gli occhi a Martin che lo fissa apparentemente perplesso "Vino?
Non dovevano berne un buon bicchiere? diamine, Ben! Non era meglio?"
"Due birre" ripete Benedict, scostando con violenza la sedia "Per te e
per chi altro cazzo vorrai far sedere a questo maledetto tavolo!"
A quel punto si alza in piedi, Martin si blocca con gli occhi che si
fanno sempre più grandi e la cameriera inizia a indietreggiare
"Signore, io mi..."
"Non sei tu a doverti scusare!" Benedict la interrompe anche troppo
brusco e infila la giacca, mentre Martin serra le mascelle alzandosi a
sua volta e fronteggiandolo a muso duro "Cosa cazzo credi di fare, Ben?"
"No, cosa cazzo credi di fare tu!" ringhia al suo viso, facendosi sotto
con gli occhi in fiamme "o meglio, cosa credi di aver fatto, eh?"
Martin all'improvviso si blocca, il viso si congela in un'espressione rabbiosa e dolente, ma Benedict è troppo furioso.
"Signorina, eh?" sibila sprezzante, infilandosi le mani in tasca "Alle
donne si offre sempre, per cui paga tu questa bella serata, ok? Io me
ne vado, e non azzardarti a venirmi dietro!"
"Altrimenti che fai, eh?" Martin inaspettatamente incrocia le braccia
al petto e lo guarda insolente, nella piccola sala sopraelevata si è
creato uno sgradevole silenzio attorno a loro due, tutti gli occhi sono
su di loro.
Benedict lo fissa e con una violenza inaspettata gli punta il dito al
petto, spingendolo indietro e facendo comparire un'espressione furente
sul volto di Martin "Altrimenti faccio quello che avrei dovuto fare
mezz'ora fa, cioè prenderti a calci in culo!"
"Toglimi quel dito di dosso, dannazione! Tutta questa dannata
situazione l'hai voluta tu, per cui non mi scaricare addosso le tue
cazzate!" Martin lo scosta bruscamente e Benedict fa un passo indietro,
fissandolo furioso, per lui è troppo. Dannazione, è davvero troppo!
Si volta su se stesso, e imbocca le strette scale a chiocciola, in un
attimo è fuori dal locale e si muove rapido, fino alla via principale,
senza sentire alcun rumore dietro di se. E' furioso, ma soprattutto
sente il petto che gli duole come poche altre volte in vita sua; come
mai in vita sua. Serra le palpebre e fruga in tasca, prendendo le
sigarette e accendendosene una; fanculo!
Il fumo che vede aleggiare nell'aria è emblematico della sua serata. Da
un altro tiro e continua a camminare, a due isolati troverà sicuramente
un taxi.
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Capitolo 3 *** fare sul serio ***
primo appuntamento-04E'
quasi arrivato a casa, su un anonimo taxi guidato da un ometto con i
baffi. Si è lasciato andare sul sedile, il freddo penetra sotto i vestiti, ma a lui non gliene frega niente.
Prima ha
guadagnato l'uscita dal locale jazz tremando in maniera inconsulta,
infilandosi il giubbotto con lieve difficoltà, prendendo a
camminare a passo di marcia. Ma era irrisorio viste la rabbia e la
delusione che sentiva dentro, che lo divoravano come un pezzo di legno
sul
camino.
Si rende conto che non ha funzionato, il loro primo appuntamento; e
anche l'ultimo, a quanto pare. Perchè, perchè, perchè? Che cosa diavolo
gli è preso, a Martin?
Qualcosa gli punge dietro gli occhi, ma mantiene l'espressione quasi
impassibile, si
ritrova con un dolore sordo in fondo al petto; non sopporterebbe di
piangere davanti uno sconosciuto, e potrebbe sempre riconoscerlo in
fondo.
Sente scuotersi la tasca, di nuovo.
Non sospira nemmeno più, sfila il telefono e vede lampeggiare il nome
di Martin a ritmo delle vibrazioni. La chiamata muore senza risposta
dopo almeno dieci squilli, e compare una X sulla cornetta in alto a
sinistra con a fianco il numero 19. Non ha smesso di telefonare un
momento da quando lui se n'è andato. Non
si era atteso che andasse così, no davvero. L'evidenza si palesa,
come in mille altri appuntamenti che gli sono passati davanti da quando
ha quattordici anni, quando aveva trovato il coraggio di chiedere a
Elisabeth Miller, la sua vicina di casa dell'epoca, se prendeva un
gelato
con lui una domenica pomeriggio di settembre. Il primo appuntamento in
assoluto, concluso alle dieci di sera con un bacio al gusto di lingua e
vaniglia sotto il portico di casa, e i
suoi genitori a spiare dietro le tende acriliche gialle e arancioni
anni
ottanta.
Aveva sperato anche stasera, in un bacio con la lingua; strano a dirsi,
visto che con Martin aveva fatto sesso. Qualcosa gli si muove
nel petto, e ormai è troppo tardi per rimandarlo indietro.
Benedict deglutisce a forza lasciandosi andare al sedile, sta finendo
come tutti gli altri
appuntamenti sbagliati, cioè con lui che rientra da solo; non è mai
stato un tipo da raccontarsi troppe storie, nonostante il suo mestiere
sia proprio quello. Non era mica novizio, agli appuntamenti; su questo,
Martin aveva ragione. Quasi sorride adesso, al pensiero delle mille
uscite con le donne più disparate, a volte terminate bene, altre male.
In fondo, era stato con Olivia per quasi dodici anni, c'aveva messo un
pochino per tornare "operativo". Poi, si era di nuovo buttato nel
terribile campo minato dell'amore; c'aveva provato, ma la sua regola di
base, soprattutto al primo appuntamento, era zero aspettative. Una regola chiara, semplice; che non sgarrava mai, e che gli aveva evitato un sacco di guai e di pensieri gli anni precedenti.
Martin però ha rovesciato tutto ancora una volta, da
quando si erano scontrati bocca contro bocca dietro un pannello verde di scena nel primo di
tanti momenti segreti, passando per le notti a muoversi dentro lo stesso letto
negli alberghi della nuova Zelanda, fino alle ore rubate a Londra, tra
un film e una puntata di Sherlock, fissandosi indecenti e leccandosi le
labbra.
Era stato lui a chiedergli di provare a uscire insieme, per davvero, a chiedergli di provare; Dio mio, che idea imbecille.
Non può farci niente ormai, perchè da questo appuntamento sbagliato ora
lui sta uscendo con le ossa rotte e l'animo a brandelli. Si sente
idiota,
stupido; perchè diavolo vi aveva riposto tante aspettative, che cosa
stava pensando poche ora fa, ma è forse impazzito, che cosa...
Non sono nemmeno le undici
di sera; in quel momento la tasca vibra di nuovo, ma solo una volta.
Quando estrae il telefono, vede WU allertarlo che c'è un nuovo
messaggio. Lo fissa per qualche secondo come se potesse mordere, e poi lo apre con le dita gelide,
cercando di non aspettarsi nulla. Povero, piccolo, stupido Benedict! Eccolo
lì, il messaggio, che lampeggia nella luce azzurrognola del nero del
taxi. Legge e alza le sopracciglia, decisamente stupefatto perchè di
tutto
quel che gli è passato per la testa, questa è proprio l'ultima cosa.
- Come stai? - come credi che stia?
- quindi bene? - perchè tu stai bene? io no!
- e chi devi ringraziare?
- un biondino stronzo! lasciami in pace!
- non si lasciano le cose a metà, Ben! Non te l'ha mai detto la mamma?
- Sei uno stronzo!
- ti comporti come una femmina, lo sai? vuoi fare l'uomo e non sai reggere!
- ringrazia Dio che non sei qui, o ti romperei i denti a calci!
- le donne scappano, Ben, proprio come sei scappato tu!
- vai al diavolo tu e le tue frasi fatte! Le tue storie mi hanno rotto!
- Storie? se c'è uno che ha dato il 100% di se questa sera, sono stato io! Non arrabbiarti se la cosa non ti piace, ok?
- Non mi piace? sei completamente impazzito?
- No, devo essere stato pazzo a dirti di si per stasera!
- E ALLORA PERCHE' NON HAI DETTO DI NO? PERCHE' SEMPLICEMENTE NON HAI DETTO CHE NON VOLEVI USCIRE CON ME?
- non ho mai detto questo
- Ah no? C'hai provato con la cameriera, Martin!
- mi dispiace per quello
- è la prima cosa sensata che dici, lo sai? e ti dispiace anche per il resto?
- il resto?
- non fare l'idiota con me! perchè, Martin, perchè?
- non posso non pensarci!
- e per questo mi sbatti continuamente in faccia il fatto che ci sono Amanda e Sophie?
-perchè, tu non ci pensi?
- CERTO che ci penso! Dannazione, sto per diventare padre! e tu lo sei già! come posso non pensarci?
- non ci riesco, Ben
- cosa?
- uscire così... per me è come fingere che non ci siano. Non ci riesco, non ci riesco a uscire con te
- finalmente l'hai detto
- fanno parte delle nostre vite. Non posso non parlare di loro, non
nominarle nemmeno, fingere che non ci siano. Permeano ogni cosa, lo
vuoi capire?
- non ho mai detto che volevo fingere. Come puoi pensarlo?
- ma ti sei comportato come se fosse così
- non è così, non provare ad accusarmi di qualcosa!
- ne sei certo?
- io volevo stare un po' con te, e basta!
- che cosa vuoi da me?
- Hai fatto già abbastanza per stasera
- ti sei chiesto perchè, genio
- se non volevi uscire con me bastava dire no! non serviva umiliarmi!
- non mi hai nemmeno lasciato parlare
- hai già detto tutto quello che serviva dire! l'idea era mia, mio il fallimento, per cui non c'è altro, giusto?
- Perchè mi hai portato in quel posto?
- Cosa? Perchè mi fai questa domanda?
- Rispondi! perchè in quel posto?
- ma che razza di importanza può avere?
- continui a non rispondere, quindi è come pensavo io.
- quindi sai pensare?
- finiscila! Non attacca, non con me.
- nemmeno con me! Si può sapere di che diavolo parli?
- NON SONO UNA DELLE TUE PUTTANE!
- Primo, io non ho puttane! Non provarci, ok? secondo, che cosa diavolo stai dicendo?
- scusa... ma tu non fare l'idiota, lo sai benissimo! Hai usato tutto il repertorio, vero? La rosa, luce soffusa...
- DANNAZIONE! Parla chiaro, Martin!
- non scherzare con me, Ben, non lo fare che finisce male!
- ma ti sei fatto?
- io mi gioco tutto, Benedict! io mi gioco tutto, culo compreso!
- io mi gioco tutto, e se devo essere sincero, non mi piace per niente!
ma l'ho fatto, e tu mi prendi per il culo? mi dispiace, non hai a che
fare
- con una delle tue ragazze! Io ho dei figli, cazzo, ho dei figli!
- ANCH'IO! L'HAI GIA' DETTO! ma si può sapere di che cazzo parli?
- io facevo sul serio, con te!
- ma se mi hai appena detto il contrario?
- MA MI HAI ASCOLTATO? MA SAI GUARDARE CON QUELLE IRIDI CHIARE TUMBLR CHE PIACCIONO TANTO?
- NON GRIDARE CON ME, non t'azzardare! spiegati una buona volta!
- ho sempre saputo che c'erano le nostre donne di mezzo! e i nostri
figli! MA TI HO DETTO DI SI PERCHE VOLEVO DAVVERO USCIRE CON TE!
- mi stai dicendo che ti dispiace di aver fatto il coglione?
- ti sto dicendo che qui il coglione sei tu! io facevo sul serio, TU NO!
- giuro che ti metto le mani al COLLO!
- facevi sul serio ripetendo in continuazione che io ho un'altra e che tu hai moglie e figli? ma ti sei fatto per caso? - Mi hai portato dove hai portato tutte le tue cazzo di ex! Cosa diavolo sono se non una delle tante, eh?
- Ben?
- Ci sei?
- La verità? mi sono quasi strozzato nel leggere
- da dove diavolo l'hai presa, questa?
- Vuoi negare?
- Oddio, Martin! Gelosia retroattiva? sei serio?
- non scherzare!
- fermati un attimo e ascolta adesso
- e non mi interrompere
- Martin,
ti ho chiesto di uscire con me! Io, Benedict Cumberbatch, ho chiesto a
te, Martin Freeman, uomo come me e mio collega e amico, nonchè ex
amante, di uscire con me!
- Te l'ho chiesto perchè
- perchè
- perchè? devo saperlo, perchè?
- perchè penso di amarti
- no, è sbagliato - io so di amarti. E' tardi per tornare indietro
- sei certo di ciò che dici?
- come lo sono del fatto che anche per te è importante.
- Era un posto come un altro. Mi sembrava potesse metterti a tuo agio.
- Come hai detto che ti chiami? - Martin!
- Benedict Cumberbatch, giusto? hai una vaga idea di come mi devo sentire? - Martin!
- No,
piantala. hai sempre e solo l'imbarazzo della scelta. Chi diavolo mi
dice che non sto gettando quindici anni di relazione stabile, monotona
ma stabile, dentro il cesso per niente? a quante donne hai detto ti
amo, Ben? io solo a una, e forse questo ti spiega come mai mi sia così
difficile dirlo a te! - Sei il mio primo uomo. E l'ho detto solo tre volte
- ma lo sto dicendo a te
- Martin?
- ci sei?
- Dammi un momento
- Ho riletto un paio di messaggi... Martin, hai detto di amarmi?
- si. Cazzo, si
- Benedict?
- Benedict?
- non ho mai detto cose così al primo appuntamento
- io nemmeno prima di sposarmi
- oddio... sono quasi a casa mia, tu?
- lo so
- cosa?
- lo so che sei quasi a casa tua, vedo il tuo taxi. Sono sul tuo portone
- Sei sempre stato lì?
- e dove altro potevo andare?
- voglio un bacio con la lingua
- si può fare, al primo appuntamento?
- oh si!
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Capitolo 4 *** secondo appuntamento?? ***
primo-appuntamento-05
E'
sempre stato convinto di avere un certo autocontrollo, Martin. Non è
mai stato il tipo che si lasciava eccessivamente trasportare dalle
emozioni, se perdeva il controllo, soprattutto in amore, era sempre
stato perchè sapeva di poterselo permettere; o semplicemente, ai tempi
della bella giovinezza, perchè non aveva proprio niente da perdere.
Si sente così anche adesso, senza niente da perdere; se non la ragione
mentale, perchè Benedict lo sta baciando in maniera che potrebbe essere
definita illegale, con quella lingua calda e curiosa che si insinua
nelle pieghe della sua bocca, praticamente obbligandolo a succhiarla
forte di rimando, ha ottime probabilità di farlo uscire di testa.
Strano, viste le premesse con cui era uscito di casa, cioè con
un
terribile senso di colpa addosso, una cappa pesante e umida all'altezza
del petto che aveva avvelenato il suo animo. Ma nemmeno la tremenda
sensazione che stava commettendo un omicidio l'aveva fermato. E aveva
avuto la possibilità di tirarsi indietro, ma quando era salito
in macchina dopo che Benedict l'aveva piantato al locale, il solo
pensiero era stato correre a cercarlo. Deve pur dire qualcosa, no?
Alla
fine, si era semplicemente arreso all'evidenza, cioè che non
c'è più
niente da fare se non accettare quello che il suo cuore ha combinato a
sua insaputa. Innamorarsi, di un uomo, di un collega; di Benedict. Non
poteva combinargliela più grossa, il suo cuore del cazzo.
Lo sente battere a ritmo forsennato, sente il sangue correre troppo
veloce, mentre passa la mano destra sulla schiena di Benedict,
carezzando la maglietta grigia, arrivando alla cintura di pelle che
segna l'inizio dei jeans scuri che fasciano l'intimità dell'altro.
Accarezza lentissimo quel bordo di stoffa ruvida e l'altro mugola
dritto nella sua gola, affondandoci ancora, e ancora... Stacca la sua
bocca da quella dell'altro a malincuore, ma gli serve ossigeno.
"Mi farai morire, Ben!" esala con la voce roca anche se non hanno fatto
praticamente niente, e getta la testa indietro fino a trovare il
poggiatesta. Respira profondamente e stringe il corpo dell'altro a se,
sentendo la sua risata bassa e profonda arrivargli dritta ai recettori
del cervello, provocando una scarica bollente alle viscere.
Ha il naso freddo che struscia sul suo collo, Benedict, e anche lui
sente il dorso praticamente gelato, perchè la macchina è spenta e con
essa il riscaldamento, e dentro l'abitacolo fa un freddo cane,
nonostante i loro corpi caldi si stiano strusciando uno sull'altro in
quello spazio così ristretto da... da quanto tempo?
"Sono le..." gracchia Martin, cercando di leggere dall'orologio
dell'auto, e quando ci riesce è semplicemente allibito "Sono le tre del
mattino, Ben!"
"Le tre?" ridacchia ancora Benedict spalancando appena gli occhi, e si lascia andare sul petto di
Martin, scivolando lentissimo con il capo fino alla sua spalla, dove si
poggia, ancorato al suo petto e alla sua schiena con le lunghe braccia
"non mi sono reso conto, sai..."
"Oddio... direi che questo è proprio da appuntamento, no?" Martin prende a ridere, getta la testa indietro e ride,
mentre Benedict rotea gli occhi su di lui e cerca una posizione
migliore, una dove il freno a mano non gli buchi il fianco destro;
impossibile.
"Che hai?" sussurra strusciando il naso sulla sua maglietta di cotone,
proprio sulla clavicola lasciata scoperta dalla camicia sbottonata e Martin ride ancora, passando le mani sulla
sua schiena e tirandoselo più addosso "Benedict... stiamo pomiciando in
macchina da... da quasi quattro ore, santo cielo!"
Ride più forte e l'altro non può che unirsi a lui. Si stringono forte, Martin
è al posto di guida e Benedict si è allungato di traverso su di lui,
incastrando le lunghe gambe nel sedile del passeggero. Martin lo regge
a se, abbassa gli occhi su di lui e fissa le sue labbra gonfie, rosse per i troppi baci,
appena dischiuse su quei denti che hanno mordicchiato la sua pelle del
collo nelle ultime ore. Dio mio...
"Siamo due deficienti!" sorride, sporgendosi e baciandolo piano,
chiudendo le labbra sulle sue. Sono morbide, salate e rispondono al suo
tocco.
"perchè?" alita Benedict dentro la sua bocca, leccando piano le sue
labbra con la punta della lingua, umida e salata. Si stringono di più,
e vibrano inconsulti; le loro erezioni sono evidenti, tese, costrette
nei pantaloni di ciascuno da tante ore. Martin getta l'occhio sulla patta del
compagno e un'altra scarica gli colpisce il ventre; oddio, si vede
benissimo che è così duro...
"perchè..." mormora sulle sue labbra senza togliere gli occhi dallo
spettacolo inaudito che è la sua virilità, anche se rinchiusa dentro la
gabbia dei jeans "perchè... siamo sotto casa tua..." si interrompe per
succhiargli il labbro inferiore "e tu di sopra hai un pavimento, un
divano e anche un letto..." Benedict geme, il suo bacino si agita su e
giù, la sola frizione dei jeans non basta, ma non può fare altro e il
movimento continua, facendo quasi perdere il controllo a Martin che lo
osserva rapito "e siamo chiusi dentro una macchina gelida, dove tutti
possono vederci... "
"al primo appuntamento non posso farti salire!" sussurra Benedict e si sporge su
di lui, assalta la sua bocca e il bacio si fa frenetico e umido. Martin
lo serra al suo petto, si china appena ed esplora la sua bocca, la
lingua di Benedict si intrufola a leccargli il palato mentre con le
mani trova il suo collo, arriccia i corti capelli biondi, si addossano
petto contro petto e gustano il sapore che generano assieme, persi e
terribilmente eccitati. Un tempo indefinibile dopo si staccano,
respirandosi addosso.
"Niente sesso al primo appuntamento?" Martin fissa le iridi azzurre e
grigie dell'altro, che sono lucide, liquide e completamente alla sua
mercè.
"No, Martin, non..." Benedict però si ferma emettendo un gemito quasi
stridulo, perchè una mano di Martin è scesa ad accarezzargli l'erezione
evidente "No, basta, fermati..." esala tremolante, gemendo ancora e prendendo
inconsciamente a strusciarsi su di lui.
Martin sorride, per niente innocente, lo guarda con un'espressione
fintamente stupita, mentre preme più forte, il suo palmo si struscia su
tutta la lunghezza coperta dell'altro che lo fissa a bocca aperta, con
un freddo sudore che imperla le tempie "Martin, basta..."
"Ti piace se ti tocco?" la voce di Martin è scura, la sua di erezione
pulsa violenta sotto il fianco destro di Benedict e la struscia come
può, godendosi l'espressione persa ed eccitata nel volto affilato "ti
piace..."
"Si, mi piace..." Benedict si sporge, scende a leccargli il collo,
succhia sotto la mandibola e ansima più forte "Martin basta, o vengo
nei miei pantaloni!" geme a voce appena un po' troppo alta.
"non vuoi venire? Voglio vederti venire, voglio vederti..." Martin sta
per perdere il controllo, chiude gli occhi sentendo solo il contatto
sul palmo del pene duro di Benedict sotto la stoffa, solo quello...
"Guardami..."
Quella parola suona nell'abitacolo imprevista, e quando
riapre gli occhi all'improvviso il volto di Benedict è esattamente davanti al suo e
gli toglie semplicemente il fiato. E' un momento, Benedict si solleva e
gli monta cavalcioni con una velocità sorprendente, non capisce come viste le dimensioni
dell'abitacolo e quelle delle sue lunghissime gambe, ma ci riesce.
Martin boccheggia, annientato, completamente annientato. Sente il suo peso addosso ed è meraviglioso, si
premono uno all'altro, si baciano languidi fissandosi negli occhi. Benedict
intreccia le mani dietro al suo collo, si morde il labbro inferiore tumefatto in
maniera così sensuale che adesso è Martin che sta per venire nei suoi
pantaloni.
"Se devo venire, voglio farlo facendo l'amore con te"
Martin ansima, gli manca l'aria; adesso non è solo eccitazione. Fissa gli occhi di Benedict,
alza le mani fino a prendergli il volto, le loro fronti si posano una
sull'altra.
"Mi farai morire, Ben, io lo so..." Martin socchiude appena gli occhi per provare a controllarsi e
scuote la testa "come ti salta in testa di dire certe cose?" e serra
gli occhi, li chiude proprio perchè potrebbe crollare. L'eccitazione
sessuale è forte, decisa, ma sente qualcosa di ancora più
potente salirgli al petto e poi alla gola, facendolo quasi soffocare.
Dio Mio, come è possibile? che cosa succede ai suoi arti, che sembrano
gelatina, che cosa succede al suo sangue che corre impazzito, cosa
accede alla sua testa che pulsa e si libra nell'aria?
"Voglio fare l'amore con te" invece lui lo ripete, con quel tono così
roco, così assurdamente virile da farlo impazzire, lo ripete e lo
bacia, lo succhia e si stacca solo per affondare ancora il colpo nel
profondo nel suo cuore "voglio fare l'amore con te, Martin, voglio
essere tuo, e quando sarà, non dovremo più smettere, hai capito?"
"Benedict..."
"Quando farò l'amore con te, non sarà più solo una
volta, non lo sarà... non dovrà essere una volta sola..."
"Non smetteremo" sussurra febbrile Martin con la poca aria che ha nei polmoni, sentendosi sciogliere nonostante il
freddo intenso, stringendolo più forte, sempre più forte "Non
smetteremo, te lo garantisco..."
"Hai capito cosa..."
"Si, che ho capito" riesce a dire, prima di sfiorargli le labbra,
dischiuse appena in un sorriso "ho capito, Benedict e ti garantisco che
non smetteremo! Se tu vorrai, non smetteremo!"
Benedict lo guarda a lungo, si fondono uno nell'altro solo con gli
occhi e poi... ride, adesso ride davvero, ride e si stringe a lui.
"ok... adesso...
dovrei andare..." sussurra Benedict, ma Martin scuote la testa e riprende a baciarlo, a
tenerlo a se ancora più stretto "non ancora, dai..."
"Sono quasi le quattro del mattino, sai?" ride Benedict "Che cosa vorresti fare?"
"Buttarti sul sedile posteriore e consumarti le labbra, tanto per iniziare! Come nel più
classico dei clichè da ballo del liceo, non trovi?" Martin sorride di fronte l'espressione
dell'altro che alza il sopracciglio stupito "e poi... dormire con te?"
"Ci vedranno!"
"Andiamo nel tuo garage, allora!"
Benedict spalanca gli occhi "E' assurdo!"
"Sei tu che non vuoi farmi salire, almeno non moriremo congelati!"
ribatte Martin, fintamente corrucciato, ma poi lo bacia ancora, e
ancora... "ma non voglio staccarmi da te, per cui... non possiamo
salire, non possiamo andare altrove perchè fa un
freddo cane e ormai è tardi, quindi..." Martin sorride e poi si
esibisce nella sua miglior espressione indagatoria "non è che
hai il coprifuoco?"
"Sei pazzo..." Benedict sorride appena.
Due rapidi baci in successione
e poi sussurra con le mani immerse nei suoi capelli "Posso sperare in un
secondo appuntamento?"
"Stavolta lo organizzo io!"
Si guardano e scoppiano a ridere, persi, sciocchi e felici.
Che parola strana, visti loro due. Ma semplicemente perfetta.
Ciao!
non so cosa ne sia venuto fuori, davvero... spero di non aver
fangirleggiato in maniera eccessiva, ma era nel mio PC da un pezzo, e
allora... boh! :-)
Se posso
permettermi una dedica, sperando che sia gradita, è per
Klonoa75. Ci sentiamo quando possiamo, ma è sempre bello avere
un'amica di fanfiction, una persona VERA!
Vi
ringrazio di tutto quanto, adoro ridere con voi! grazie, grazie e
ancora grazie per tutti gli MP, le recensioni e i commenti positivi che
mi avete lasciato! siete sempre le migliori...
un bacio e a presto, nel magico mondo delle fanfiction...
Skinplease
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