I love you truly

di MauraLCohen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dov'é finita lady Isabel? ***
Capitolo 2: *** Una serata che vale una vita ***
Capitolo 3: *** Arrivo in terra greca ***
Capitolo 4: *** Il ballo dei cavalieri ***
Capitolo 5: *** Un nuovo nemico ***
Capitolo 6: *** La scalata verso Lucifero ***
Capitolo 7: *** I demoni di Lucifero parte 1 ***
Capitolo 8: *** I demoni di Lucifero parte 2 ***
Capitolo 9: *** In pace con gli Dei, in lotta con gli umani. ***
Capitolo 10: *** Segni e Sangue. ***
Capitolo 11: *** La purificazione di Athena. ***
Capitolo 12: *** La corsa ai Dodici templi: Eros (d'Amore si perisce) ***
Capitolo 13: *** La corsa ai dodici templi pt.2 - (L'inganno degli occhi rosso sangue) ***
Capitolo 14: *** La corsa ai dodici templi (ultima parte) - Il risveglio di Tifone ***
Capitolo 15: *** Ciò che lei vuole di più ***
Capitolo 16: *** Epilogo - Un nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** Dov'é finita lady Isabel? ***


Vengo svegliata dai raggi del sole che penetrano dalla finestra e vanno a posarsi direttamente sul mio volto distrutto da queste notti insonni. Perlomeno oggi è una bella giornata e non mi va di stare a casa a sentirmi dire che devo adempire ai miei compiti da Atena, voglio evadere, essere Isabel per qualche ora. Così balzo giù dal letto e mi dirigo in bagno per una doccia lampo, quando esco dal bagno - 45 minuti dopo- sento un brivido di freddo dovuto allo sbalzo di temperatura e così mi appresto a scegliere i vestiti. Decido di mettere su qualcosa di semplice così prendo una maglietta in lino bianca, molto soffice e ci aggiungo una gonna nera anch'essa molto soffice e infine prendo delle ballerine  bianche bucherellate in stile vintage. Prima di uscire do una spazzolata ai capelli un po' troppo ribelli in questo periodo ed esco di casa senza che Mylock se ne accorga.
Sono finalmente fuori di casa e così mi incammino verso il bosco, voglio arrivare alla casetta abbandonata vicino all'albero dove tempo addietro incontrai Pegasus.


                                                           ~flashback:

Un cane feroce ringhiava la piccola lady Isabel che teneva in braccio un coniglietto

"stai indietro cagnaccio, non ti avvicinare. Ti prego, stai lì."

il cane continuava a ringhiare e si avventò contro la giovane ma prima che potesse morderla un bambino le si precipitò addosso per salvarla.

<< V-va tutto bene? >> Il ragazzino chiese preoccupato

<< Credo di si e tu? >> Rispose sorridendo la ragazza.

Il povero ragazzino guardava la sua piccola mano ferita e la ragazza lo guardava  preoccupata, si avvicinò e gli disse a bassa voce

<< Dammi la mano e non dirlo a nessuno >>

 il ragazzo annuì e le porse la mano così la piccola Isabel sovrappose le sue emanando una luce tale da eguagliare il sole. Il ragazzo stupito scostò velocemente le mani della piccola, notando con stupore che la ferita era sparita.

<< Wow, incredibile. Come ci sei riuscita? È pazzesco! >> Gridò il giovanotto con stupore

<< C-cosa? Incredibile?  Non hai paura? Il nonno si arrabbia sempre e non vuole che io lo faccia >> replicò la ragazza con un velo di tristezza in volto. Il ragazzo le sorrise e le disse

 << Perché non dovresti? Puoi guarire le persone. Comunque duchessina, ora vado ad allenarmi. Ciao >> e il ragazzo si allontanò ma la giovane Isabel lo fermò e gli chiese:

 << Ehi, dimmi il tuo nome!? >>. Il ragazzo, sorridendo, si girò e rispose a gran voce

<< Pegasus, mi chiamo Pegasus! >> e scomparve velocemente.

                                                          ~fine flashback~.


Perfetto, eccomi arrivata, l'aria è così pura qua giù, il venticello fresco fa,svolazzare i miei capelli  e il piccolo ruscello  riflette la mia immagine in maniera così nitida da sembrare quasi uno specchio. Qui è tutto così semplice e tranquillo, nulla a che vedere con l'ambiente agitato e frenetico di casa mia. Mi stendo vicino a quel corso d'acqua così limpido pensando a quanto sarebbe bello se Atena non esistesse, se io fossi solo una ragazzina di 16 anni, essere libera di fare ciò che voglio e di amare chi voglio...già, perché fondamentalmente il mio problema è il non poter amare chi voglio, l'unica cosa bella dell'essere Atena è poter avere Pegasus al mio fianco ma non ha senso se lui mi vede solo come la "sua" Dea da difendere. Non è giusto, tra tutti i ragazzi della terra e dell'olimpo, io proprio di Pegasus dovevo innamorarmi?! Ma perché?!? e come una sciocca mi metto a ridere perché la risposta è così ovvia: mi sono innamorata di lui per via  del suo essere ribelle e del fatto che è l'unico che capisce come mi sento ad essere due persone diverse in un unico corpo. Guardo la mia immagine rassegnata nel ruscello e scuoto il capo, so bene che Pegasus non contraccambierà mai quello che provo e sono stanca di illudermi.



****intanto a casa di lady isabel***

Mylock urla, da di matto e non riesco a capire perché, vedo che incontro mi viene Andromeda che ha il colorito di un gelato alla crema. Inizia a farfugliare velocemente scuotendomi

<< Pegasus, lady Isabel è scomparsa, di lei non si ha traccia da questa mattina. >>

<< Cosa? Andromeda che diavolo stai dicendo? >> Gli rispondo a tono lanciandolo per terra.

Sento il cuore battere forte, non può essere stata rapita, il suo cosmo è calmo e rilassato...ma dove sarà? Schivo tutti e mi fiondo in camera sua, con Mylock che mi grida dietro che non posso entrare in camera di Isabel. Senza curarmi di ciò che dice quel vecchio pelato, spalanco la porta della camera da letto di Lady Isabel e i miei sospetti vengono subito confermati dal fatto che quella stanzetta rosa era tutta in ordine. Giro per la stanza e noto che sul letto, in carica, c'é il suo cellulare e questo mi fa capire che si è allontanata spontaneamente e che non vuole essere disturbata. Come la capisco, non deve essere facile avere sulle spalle il peso della terra, povera la mia principessa, come vorrei che mi desse l'opportunità di aiutarla...bha Pegasus, che dici?! È di lady Isabel che stai parlando, come potrebbe avere interesse per uno come te, lei che è una creatura così perfetta in ogni piccola cosa. Prendo tra le mani il suo cellulare e guardo la foto del blocco schermo: un bosco tutto colorato e tranquillo. So bene dove si trova perché è lì che mi accorsi di quanto fosse unica Isabel, stento a credere che possa trovarsi lì; chiaramente,per lei, quel posto non ha lo stesso significato che ha per me e la cosa è così dannatamente triste. Tolgo il cellulare dalla carica e lo metto in tasca, scendo le scale e chiedo ai miei amici di non seguirmi e di fidarsi di me ma Mylock mi urla contro:

<< Riporta a casa lady Isabel, idiota! >>


e sorridendo esco dalla porta per dirigermi nel bosco. Chissà come reagirà quando mi vedrà? In fondo è scappata per non vedere nessuno e non so come potrebbe reagire vedendomi. Destino crudele, tra le tante ragazze che mi vengono dietro ho scelto l'unica che non posso avere. È da quando sono tornato dall'allenamento in Grecia che sento di provare qualcosa, lei non è come suo nonno: non è cattiva, nel suoi occhi non c'é crudeltà, solo dolore... quel dolore che subisce tutti i giorni. Lei non ha nulla a che vedere con le altre, è sempre così gentile, razionale e bella; possiede una bellezza così semplice e pura, ed il suo profumo è inebriante...per non parlare del suo sorriso che è pura magia. Pegasus calmati. Ricordati che tu sei un cavaliere dello zodiaco e lei la Dea che devi proteggere. I miei pensieri spariscono quando arrivo vicino al ruscello e intravedo la schiena di Isabel appoggiata al tronco dell'albero. Mi avvicino piano, non voglio spaventarla; arrivo a pochi centimetri da lei e le metto una mano sopra gli occhi e con un filo di voce le chiedo:

<< Chi sono? >>.

Lei mi accarezza la mano con delicatezza e si mette a ridere dicendo:

<< Pegasus, come hai fatto a trovarmi? >>.

<< Un'intuizione e le minacce di Mylock hanno fatto da incentivo. >>

lei si mette a ridere e risponde:

<< Forse avrei dovuto avvisarlo ma volevo stare un po' da sola. >> .

 Santo Dio, mi vien voglia di abbracciarla ma devo controllarmi, così mi alzo di scatto e sorridendo  le rispondo:

<< Tranquilla, nessuno sa dove sono andato. Avevo intuito che non volevi rotture di scatole tra i piedi ma di me non ti puoi liberare così facilmente >>

sta arrossendo e mi tira giù a terra dicendo:

<< Chi ti ha detto che mi voglio liberare di te? >>

Questa frase mi fa sentire un po' strano e so che se non smette di sorridermi non risponderò più delle mie azioni. Così mi metto a ridere e le chiedo come mai se n'era andata  ma lei non mi risponde e vedo che le sue guance iniziano ad essere rigate dalle lacrime. Perché non sto mai zitto? l'ultima cosa che voglio è vederla piangere. Lei non dice una parola, sento solo i singhiozzi che cerca di trattenere senza riuscirci, così le sposto una ciocca di capelli che le copre il viso, obbligandola a girare verso di me.

<< Isabel, perché piangi? non farmi preoccupare, ti prego. >>

<< Vedi Pegasus, oggi avevo voglia di evadere, non è passata nemmeno una settimana della fine della guerra contro Apollo ed io, domani, devo già ripartire per la Grecia. Volevo avere uno spazio tutto mio, per qualche ora...Diciamo che volevo dimenticarmi di avere Atena in corpo. >>

le sue parole mi lacerano il cuore, è possibile che lei sia destinata a soffrire così tanto? quale
destino crudele ha scelto di farla diventare Atena? guardo il suo viso  che cerca disperatamente di sorridermi in vano, sposta le mani facendole cadere sull'erba, una è a pochi centimetri dalla mia e con un gesto avventato gliela stringo. Lei non si sposta, rimane lì immobile con la sua mano sotto la mia. Dio quanto vorrei che il tempo si fermasse qui, in questo paradiso che è solo nostro.  Vengo richiamato alla realtà dalla sua voce:

<< Pegasus, posso chiederti una cosa? >>

<< Certo, tutto quello che vuoi! >>

<< Puoi abbracciarmi? >>

Non ho il tempo di realizzare ciò che ha detto, il mio corpo si muove da solo. La stingo a me e sento la sua mano sopra il mio petto, è forse un segno questo? Dovrei dichiararmi, dirle che sono anni che non penso ad altro che a lei...No, no, no. Non devo rovinare questo momento. Me lo godrò fino in fondo, fino a che non torneremo a casa e ridiventeremo Dea e cavaliere.
Ma qualcosa devo pur dirle, non voglio che pensi che lo sto facendo solo perché stava piangendo; così prendo coraggio e le dico:

 << Isabel, non avere paura...qualsiasi cosa succeda io sono qui per te. Né Dio né uomo potranno mai farti del male fin che ci sarò io. >>

mi sollevo di scatto portandola su con me.

<< Io sono qui per te, non per Atena. Ed è giunto il momento anche per te di vivere da adolescente, sei pronta? >>

Isabel mi guarda, sorride e annuisce dicendomi:

<< Tu sei tutto matto! >>.

 Ed entrambi scopiamo a ridere come bambini.

<< Ah, Isabel, prima che me ne scordi, ecco il tuo cellulare. L'avevi lasciato in carica! >>

<< Oh bene, grazie! Penso sia arrivato il momento di andare, prima che Mylock muoia di infarto. >>

<< Sono d'accordo, andiamo! >>


***Una volta tornati a casa***

Siamo arrivati a casa, Pegasus sta andando a suonare il campanello a finché Mylock venga ad aprire ma lo fermo istintivamente, lui mi guarda stupito e mi chiede il perché di questo gesto.

<< Scusa Pegasus ma non sono ancora pronta a prendermi il rimprovero di Mylock, pover'uomo, infondo lo capisco...mi fa da padre e si preoccupa ma anche lui non mi lascia spazio e pretende che io sia perfetta sempre. >>

Pegasus scoppia a ridere e si scompiglia i capelli con le mani.

<< Povero Mylock, avresti dovuto vedere il suo viso questa mattina, un cadavere era più colorato e allegro. È pesante, insopportabile e isterico ma ti vuole bene. >>

<< Lo so, anche io gli voglio bene ma se imparasse a guidare non mi dispiacerebbe! >>

<< Non ci credo, Mylock non sa guidare? >>

<< Giuro! Vuoi constatare di persona? >>

<< Oh no grazie, mi fido! >>

Pegasus sorride e mi prende la mano  dicendomi di farmi coraggio perché Mylock stava arrivando. Mi giro di scatto e lo vedo correre verso di me urlando io mio nome, credo che l'unica cosa da fare in questo momento sia pregare che Mylock non inizi con i suoi pesantissimi discorsi sull'importanza dell'essere responsabile in quanto reincarnazione di Atena. Quando giunge al cancello per aprire Pegasus si mette tra me e lui e sorridendo da una pacca sulla spalla a Mylock dicendogli:

<< Hai visto pelatone, lady Isabel è tornata a casa sana e salva...abbi pietà di lei che mi ha sopportato per tutta la mattina! >>

 E sorridendoci ci fa cenno con la mano e si allontana. Varco la soglia del cancello e voltandomi verso Mylock gli dico che mi dispiace di averlo fatto preoccupare ma avevo delle cose da fare già dalla mattina e mi sono scordata di avvertirlo.

<< Stia tranquilla signorina, l'importante è che lei stia bene. Non mi deve dare nessuna spiegazione! >>

Non credo a ciò che sento, deve avere sbattuto la testa da qualche parte o questa mattina ha subito uno shock troppo grande. Si, dev'essere andata così, non c'é altra spiegazione. In ogni caso sono sollevata dalle sue parole, così gli sorrido e vado dritta in camera mia a sdraiarmi nel letto e, pochi minuti dopo, cado nelle braccia di Morfeo.

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Capitolo 2
*** Una serata che vale una vita ***


Ho appena finito di farmi una doccia, sono ancora sconvolto da questa mattina...Io e lady Isabel insieme, così uniti in un piccolo paradiso solo nostro. Ho voglia di rivederla, di ripassare del tempo con lei...insieme. Cerco il cellulare nei jeans e come ce l'ho tra le mani provo a scrivere qualcosa per convincerla ad uscire:

~ Hey, com'è andata con Mylock, quel vecchio pelato ti ha rotto le scatole?~

Continuo a fissare lo schermo del cellulare per almeno 5 minuti, non so se inviarlo. Infondo quello che è successo stamattina non potrebbe più accadere, quella complicità che c'era è destinata a non esserci più. Amore mio, come posso starti lontano se la mia vita è devota ad Atena? non so più che fare, come mi devo comportare? ho troppe domande a cui non so dare risposta e l'unica cosa a cui riesco a pensare è il suo viso rigato dalle lacrime per colpa della Dea che difendo. Ma certo, ora so cosa fare! Ė chiaro che non posso fare niente per rimuovere lo spirito di Atena dal corpo di lady Isabel ma posso farle vivere una vita da adolescente, infondo questa è la promessa che le ho fatto prima di tornare a palazzo. Bene, senza pensarci due volte invio il messaggio e appoggio il telefono aspettando una sua risposta, so bene che così facendo avrò contro gli Dei ma non mi interessa; voglio vederla sorridere! 

*****Nel mentre nella stanza di lady isabel*****

Il mio sonno viene interrotto dal tintinnio del cellulare, mi passo le mani sul volto cercando di svegliarmi. Che ora sarà? devo aver dormito un giorno intero. Mi appoggio allo schienale del letto e prendo in mano il cellulare per vedere chi è che mi ha scritto, guardo tra le notifiche e trovo un messaggio di Pegasus. Sento il cuore esplodermi in gola, le mani tremano e se non fosse per Mylock,al piano di sotto, mi metterei ad urlare. Innanzi tutto Isabel ti calmi, vuole solo sapere com'è andata, non ti ha mica dichiarato amore eterno. Nonostante ciò, però, non riesco a far smettere le mani di tremare, so bene che questa sarebbe la reazione di qualunque ragazza della mia età ma non è da me...insomma un po' di contegno e di auto controllo. Okay, ora gli rispondo: 

~Hey, è andata bene...penso abbia battuto la testa da qualche parte prov....~

No, non va bene, che cosa sto scrivendo?

 Riproviamo:

~Hey, tutto bene, Mylock non ha fatto storie così mi sono potuta riposare...e tu, come stai?~

Okay...così può andare. Fatico a deglutire ma alla fine mi convinco e premo invio. Prendo il cellulare e scendo al piano di sotto da Mylock. 

<< Buongiorno milady, ha dormito bene? >>

<< Ciao Mylock, si grazie. Come va col raffreddore? >>

<< Con tutti i farmaci che sto prendendo il raffreddore non dovrebbe tornarmi mai più!>>

Prima che possa rispondergli, Mylock, scatta in piedi e mi domanda se voglio un tè caldo.

<< Certo Mylock, grazie. >>

<< Bene,glielo preparo subito signorina Isabel >>

Lo ringrazio e vado a sedermi nel divano. 
10 minuti dopo torna con un tè fumante dicendomi:

<< Ecco, lady Isabel, il suo tè! >>

<< Grazie mille Mylock! >>

Lui sorride e mi porge la tazzina calda, raccomandandosi di stare attenta perché scotta. Ne prendo un sorso e nel frattempo sento vibrare il telefono e controllandolo, noto che Pegasus mi ha risposto:

~ Io sto benissimo, mi sto preparando per uscire e tu devi venire con me... Non accetterò un NO come risposta!~ 

Oddio, devo rileggerlo almeno 3 volte prima di realizzare ciò che sta succedendo. Inizio ad agitarmi e a muovere le mani su e giù; Mylock mi guarda e sorridendo dice: 

<< Milady io l'avevo avvertita che era caldo. >>

Non posso che ridere e annuire mentre penso a cosa rispondere.Mi alzo di scatto dal divano e salgo in camera salutando Mylock...Come sono sul letto penso a quanto accaduto questa mattina e a cosa potrebbe succedere dopo. Il solo pensiero mi fa mancare il respiro, afferro il cellulare e gli rispondo:

~ Cosa? Ahahahah va bene. A dopo! ~ 

Passano pochi minuti prima  che lui mi risponda. 

~Ci vediamo alle 16.00 a casa tua~ 

~okay~ 

Spengo lo schermo del telefono e inizio a prepararmi. 
'Merda è tardissimo, sono le 15.38...mi devo sbrigare.'
mi dirigo verso l'armadio per decidere come vestirmi, lo apro e capisco che Atena si è impadronita anche di questo. 'Quante tovaglie, vediamo di tirare fuori qualcosa di decente' scelgo un vestito bianco panna che arriva un po' sopra alle ginocchia. Dopo averlo indossato aggiungo un cinturino nero nella vita e mi appresto a scegliere le scarpe;
'Che diavolo di scarpe metto? Non posso mica uscire con le scarpe di Atena ma nemmeno con delle scarpe da tennis." 
 Così dopo svariati minuti riesco a trovarne un paio carine, sono tutte nere e alla fine della caviglia hanno un fiocco che unisce i due lati; non sono sicura della scelta perché hanno un 7/8 cm di tacco ma alla fine mi convinco e le indosso. Mancano ancora 5 minuti all'arrivo di Pegasus così mi siedo e controllo col PC quello che succede alla fondazione. 




***Nel frattempo Pegasus***


'Okay, Pegasus respira, stai bene, sei pronto.' 
Sento il cuore battere velocemente, l'ansia mi sta mangiando dall'interno. Faccio un bel respiro profondo ed esco di casa...so bene che questa serata potrebbe sfuggirmi di mano e che questo mi causerebbe troppi problemi ma non me la sento di ritirarmi, ho solo una possibilità per passare un po' di tempo con lei e non voglio sprecarla. Scendo le scale correndo e in poco meno di 30 minuti sono da lei. Entro nella casa e saluto Mylock, chiedendogli dove fosse lady Isabel...pover'uomo, gli si legge la preoccupazione in faccia. Fa fatica a rispondermi ma alla fine mi conduce fino alla camera di Isabel. Mi lascia sulla soglia e dopo aver bussato la informa del fatto che io sia qui, poi si allontana fulminandomi con lo sguardo. Senza pensarci due volte entro nella camera e la vedo lì, vicino alla finestra, così bella da togliere il fiato. Non ce la posso fare, so già che a breve non risponderò più delle mie azioni. Faccio un respiro profondo e mi avvicino per salutarla. 

<< Buonasera signorina, è pronta? >> 

lei si gira di scatto e vedendomi sorride rispondendomi: 

<< Buonasera a lei, certo...possiamo andare >>  

Così scendiamo le scale sotto gli occhi increduli di Mylock. Lo salutiamo e lady Isabel si raccomanda di non combinare guai in sua assenza e alla fine usciamo dalla casa. C'è un silenzio imbarazzante che sta mettendo a disagio anche lei, così cerco di trovare qualcosa per conversare: 

<< Allora, che musica ti piace ascoltare? >>

<< Mi piace la musica classica. Tu invece? >> 

<< Mi piace la musica in generale ma Eminem rimane il mio mito! >> 

Noto che sgrana gli occhi stupita mentre dice:

<< Tu? Eminem? Nhaaa, non ci credo! Non sembri il tipo. >>  e si mette a ridere.

<< Noo? E perché? >>

<< Perché anche se sei ribelle, non sei cattivo.Non odi e hai pietà del tuo nemico! >>

Mi trovo in difficoltà, arrossisco ed evidentemente lei se ne accorge perché sorride e continua: 

<< Proprio per questo sei un bravo cavaliere! >> 

Le sorrido e annuisco, riportando quel silenzio imbarazzante dell'inizio. Arriviamo dinanzi al  The stormy sky, un locale molto carino al centro di Nuova Luxor.  Mi giro verso di lei e scompigliandomi i capelli le dico: 

<< Spero che tu sappia ballare perché se no da qui non ne uscirai viva! >>

<< Certo che so ballare. Quando ero piccola mio nonno mi fece prendere qualche lezione di ballo a finché potessi aprire le danze insieme a lui durante delle cene molto noiose >> 

Mi metto a ridere e le faccio cenno di seguirmi. Per entrare dobbiamo scendere all'incirca 10 scalini perché il locale risulta sotto terra; come entriamo, il proprietario, un mio vecchio amico, si precipita a salutarmi. 

<< Pegasus, vecchio mio, da quanto tempo è che non ci vediamo? >>

<< Da un eternità, Jonny. >> 

<< E questa bella signorina chi è? >>

lady Isabel lo guarda un po' schifata, immagino abbia capito di che pasta è fatto. 

<< Jonny, lasciala stare. Guardala bene, non la riconosci? >> esclamo con un cenno di disapprovazione. 

<< Oh si si...Tu sei l'erede di Halman Di Tule. Ti chiami Isabel,giusto? >> 

<< Vedo che sei informato >> replica lady Isabel con un certo tono sarcastico.

Jonny  alza un braccio cercando  di arrivare al viso di Isabel ma glielo blocco a mezz'aria girandoglielo e costringendolo a inginocchiarsi per il dolore. Con l'altra mano afferro quella di lady Isabel e solo dopo che lei ha finito di scendere tutti gli scalini, lasciò cadere a terra Jonny. 

<< Devi scusarlo, non è cattivo ma ha un debole per le belle ragazze! >> 

non mi da tempo di finire la frase che subito scoppia a ridere.

<< Ma dai, se il suo comportamento è dettato dalla bellezza,allora, teoricamente, dovrei essere 
la reincarnazione di Afrodite >>

<< Ma infatti Atena ha scelto bene. >> 

<< Si accontenta di poco. In Grecia è pieno di belle ragazze. >>

<< Davvero? oh cazzo, io non ne ho vista nemmeno una. >> le rispondo con un tono sarcastico e canzonante. 

<< E Tisifone? >> 

<< Sono stato costretto ad accettare il suo amore. Non picchio le donne! >> 

Faccio fatica a trattenere le lacrime ed evidentemente la mia bella principessa se ne accorge e passandomi una mano nei capelli, mi dice:

<< Sai bene che questo ti fa onore; È una legge ingiusta costringere una sacerdotessa ad amare o uccidere chi riesce a vedere il suo volto. >> 

<< Hai ragione! Però è ingiusto anche obbligare una ragazza ad essere una Dea ma per fortuna noi non siamo i tipi che seguono le regole >> 

Isabel ride ed io mi alzo e le porgo la mano chiedendole di ballare. 

<< Diciamo che non sarà proprio un Valzer >> 

<< Lo so, detto tra noi, non è la prima volta che vado a ballare! >> 

<< Ah si? allora anche tu hai un lato oscuro >> 

Non risponde ma sorride e in quella fuga di sguardi accade qualcosa che mai avrei pensato potesse succedere: Il mio corpo si muove da solo, non lo controllo più. Mi avvicino sempre di più a lady Isabel e lei non indietreggia, i nostri visi sono a pochi millimetri di distanza e sento il cuore impazzire, sta per succedere l'incredibile. Chiudo gli occhi e continuo ad avvicinarmi finché le mie labbra non sono sopra le sue, ho paura che possa rifiutarmi ma continuo a baciarla e non ci vuole molto prima che lei contraccambi il mio bacio, sento le sue mani tra i capelli mentre le mie fanno su e giù nella sua schiena. Per qualche istante rimaniamo solo io e lei, niente pensieri ne preoccupazioni per ciò che ci accadrà dopo. Senza fiato, ci allontaniamo entrambi, un po' spaesati. Isabel mi guarda e quasi ridendo dice:

<< Che audacia cavaliere! >>

<< Te l'avevo detto che non mi piacciono le regole >> 

Lei si avvicina e mi ribacia poi sposta le labbra vicino all'orecchio e sottovoce risponde:

<< Chi ha detto che noi le seguiremo? >> 

Se il cuore non rallenta morirò di infarto. Le prendo la mano e usciamo dal locale. Ormai è buio pesto, saranno le 22.00 passate e sta per piovere.La serata non poteva andare meglio, non so cosa succederà ma non mi importa...La donna della mia vita contraccambia il mio amore e non c'è uomo che mi possa separare da lei. Stiamo rientrando a casa, mi giro per vedere il suo viso di profilo: i suoi lineamenti perfetti e qualche ciocca di capelli qua e là che ricade dolcemente in avanti, sul petto. Non riesco a credere che una ragazza di codesta bellezza possa provare qualcosa per me! Le prendo la mano e lei contraccambia stringendola; passeggiamo presi per mano come una qualsiasi coppia ed era proprio così che ho sempre immaginato questo momento...Tra noi c'è sempre stato qualcosa, lei era nel mio destino non come Dea ma come donna. Siamo quasi d'avanti a casa sua e mentre sento le sue piccole dita accarezzare le mie, mi giro e le taglio la strada costringendola quasi a scivolarmi a dosso. Non c'è tempo di guardarsi, le prendo il viso e la bacio...un bacio lungo e passionale. Nello stesso momento si scatena una tempesta furiosa: la pioggia ci bagna e il vento ci fa tremare dal freddo. La sento tremare e la abbraccio ancora più stretta...né io né lei vogliamo smettere di baciarci ma dobbiamo andare o moriremo di ipotermia. Quando arriviamo a casa sua siamo ormai completamente fradici e le do ragione quando dice che se Mylock ci dovesse vedere così, uccide prima me e poi lei. 

<< Ed ora come facciamo? >> Mi chiede,quasi supplicando. 

<< Fidati di me >> 

prendo dalla tasca il telefono e mando un messaggio a Andromeda dicendo di aprirmi la porta finestra di camera della mia principessa. 

~Okay amico, sali!~ 

prendo Isabel in braccio e lei mi guarda perplessa.

<< Fidati!! >> 

E lei annuisce.

Mi avvicino al marmo della finestra al piano terra,faccio un po' di forza sulle gambe e salto fino ad arrivare alla porta finestra aperta. Appoggio a terra lady Isabel e le dico:

<< Te l'avevo detto che bastava fidarsi di me! >> 

mi avvolge il collo con le braccia e ci baciamo, ancora e ancora...siamo fuori controllo. Le faccio scivolare il vestito mentre sento le sue labbra sul mio collo e in pochi secondi anche la mia camicia e sul pavimento, continuiamo a baciarci e a spogliarci finché non rimango entrambi senza vestiti, la prendo in braccio e l'adagio delicatamente sul letto mentre le bacio il collo, le sue mani esplorano il mio corpo come una bambina curiosa. È bellissima, così piccola e indifesa...Sono sicuro che è la sua prima volta e ha deciso di concedersi a me, si affida totalmente alle mie mani. Alla fine siamo entrambi stremati e soddisfatti, io mi sposto al lato del letto per non gravargli col mio peso e mentre le accarezzo la schiena mi chiede da quanto tempo sono innamorato di lei. 

<< oh beh, mi sono innamorato di te a piccole dosi, ogni giorno di più. Quando tornai dal mio addestramento in Grecia notai subito che eri cresciuta molto bene ma ero troppo arrabbiato per notare altro. Alla fine però, se siamo qui, qualcosa è successo. >> 

Non so quanto possa andare bene come risposta ma è la verità... In ogni caso non credo abbia importanza anche perché siamo troppo stanchi per pensare a quello che ho detto, domani partiremo per la Grecia e Dio solo sa se ne torneremo vivi.

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Capitolo 3
*** Arrivo in terra greca ***


Sono le sette meno dieci quando mi sveglio, sono un po' sconvolta da tutto quello che è successo ieri sera. Mi giro verso Pegasus che dorme come un bambino, quanto è bello? un Dio non arriva a cotanta bellezza. Cerco di alzarmi senza svegliarlo, prendo una vestaglietta per coprirmi e vado vicino alla finestra per vedere com'è il tempo; fortunatamente anche oggi c'è il sole, in questo periodo sembra che l'estate sia arrivata prima e la cosa mi rasserena perché non intendo viaggiare con il mal tempo. Oggi la giornata sarà faticosa sia per me che per Pegasus, non sappiamo ancora come comportarci e per il momento vogliamo tenere la nostra "Storia" segreta e questo viaggio in Grecia sarà una tortura, non mi va di vedere per tutto il tempo Tisifone incollata a Pegasus e non poter dire niente. 
"Che rabbia! Sarà la settimana peggiore della mia vita.
D'un tratto sento due braccia avvolgermi in vita e dei baci caldi sul collo.

<< Buongiorno milady, come ha dormito? >>   Pegasus sfoggia uno dei suoi  sorrisi migliori che mi contagia e a mia volta gli sorrido.

 
<< Buongiorno anche a te mio cavaliere...io ho dormito benissimo e tu? >>

Mi giro verso di lui senza divincolarmi dal suo abbraccio e lo guardo dritto negli occhi mentre lui  si avvicina al mio orecchio con un sorriso beffardo:

<< Molto bene...per quel poco che abbiamo dormito! >> 
 
 Subito dopo mi solleva e cominciamo a baciarci mentre mi conduce sul letto.

<< Pegasus, Mylock è di sotto e noi tra poco dobbiamo prendere un aereo! >> 

Lui non mi stacca gli occhi di dosso e si affretta a rispondere:

<< Quel pelatone starà dormendo e il nostro aereo parte alle 10.30... Abbiamo tutto il tempo! >> 

<< Hai ragione! Dovrei smetterla di preoccuparmi... Infondo passeremo tutta questa settimana divisi. Tu con Tisifone ed io rinchiusa alla tredicesima casa a sistemare i problemi del 
santuario. >> 

<< Ah si? E dimmi mia Dea perché nella tua affermazione c'è un pizzico di gelosia, non sarai mica invidiosa di una sacerdotessa? >> 

Gli sorrido e gli sbatto un cuscino in faccia rispondendogli:

<< Forse >> 

E solo io so quanto quel forse sia certezza, non riesco proprio a capacitarmi all'idea che lei possa ronzargli in torno e lui dovrà stare al gioco. Perlomeno tutto questo supplizio non avverrà dinanzi ai miei occhi e si sa che se: "Occhio non vede, cuore non duole!" 
Fatto sta che staranno comunque insieme e questo mi fa venire un diavolo per capello e per la troppa rabbia gli sbatto nuovamente un cuscino in faccia. 
Lui mi guarda e scoppia a ridere sollevandosi e portandomi con sé. Mi ha di nuovo in pugno, non so come faccia a rendermi così indifesa... Sa cosa voglio ancora prima che lo sappia io. Questo ragazzo è incedibile. 
Rimaniamo per qualche minuto in piedi a fissarci ed essendo così vicini non riesco a fare a meno di stringermi al suo petto e lui non esita a tenermi stretta. Sento il suo cuore battere, batte veloce ma non troppo;potrei quasi dire che quel suono mi rilassa. 

<< Sai bene che anche per me questa settimana sarà faticosa, non farò altro che pensarti e se in più con te ci sarà Asher credo che penserò anche ad un modo per ucciderlo. >> Mentre pronuncia queste poche parole la sua voce assume mille sfumature: è serio, geloso e sarcastico. 

<< Sai bene che i Cavalieri non possono entrare nelle stanze di Atena e poi perché dovrei passare del tempo con Asher? >> 

Pegasus continua a guardarmi e sogghigna.

<< Che peccato, quindi se volessi venire a trovarti non potrei perché sono un cavaliere? >> 

<< oh beh, a te le regole non piacciono ! >> gli rispondo sorridendo 

<< Per fortuna che ho giusto voglia di disubbidire ai tuoi ordini! >> 

<< E poi dovrò punirti >>
 
Pegasus non riesce a trattenersi e scoppia a ridere.

<< E in che modo? >> 

<< Non sfidarmi cavaliere, sono pur sempre la Dea Atena! >> ribatto sarcasticamente 

<< Lo so ma continuerò comunque a fare a modo mio >> 

Amo vedere il suo sguardo così determinato, so bene cosa intendeva con quel "Continuerò a fare a modo mio" e la cosa mi rasserena. Non parlava dell'essere cavaliere ma ben sì dello stare insieme questa settimana. 

<< Per quanto mi piaccia rimanere così, sarebbe ora di prepararsi per il viaggio >> esclamò Pegasus riportandomi alla realtà 

<< Già >> annuisco. 

Così ci allontaniamo l'uno dall'altra ma quando si gira di spalle sento la necessità di dirgli una cosa che mi porto dentro da troppo tempo:

<< Pegasus...>> esclamo con un po' di timidezza.

Lui si volta verso di me ed io continuo:

<< Ti amo! >> 

Mi sorride come un bambino e si avvicina a me rispondendomi:

<< Ti amo anch'io, lo sai! >> 

Ci concediamo un ultimo, piccolo, bacio e poi lui esce dalla mia stanza. 

Ormai manca meno di un'ora alla partenza e mi devo sbrigare se non voglio fare tardi; tiro fuori dall'armadio la solita  "tovaglia" e mi appresto ad indossarla. Nell'arco di una quarantina di minuti sono pronta a partire. 

***Una volta decollati***
Siamo tutti seduti e nessuno parla, tutti abbiamo percepito il cosmo di un nuovo nemico e siamo pronti a combatterlo ma abbiamo il diritto di essere spaventanti. Sirio ha gli occhi fissi sul pavimento, come se questo potesse parlargli. Crystal e Andromeda stanno dormendo e di Phoenix non sappiamo nulla da qualche settimana; avverto la preoccupazione di Isabel e lei avverte la mia, ci scambiamo un cenno di intesa e poi io mi volto verso il finestrino per vedere il panorama greco. 
Pochi minuti dopo Mylock ci informa che siamo arrivati e stiamo atterrando così io sveglio i due dormiglioni e ci prepariamo per scendere. 
Finalmente ci vengono aperte le porte e noi possiamo uscire, Crystal e Andromeda si stiracchiano mentre Sirio rimane in silenzio e la cosa mi inizia a infastidire, è chiaro che l'aria è tesa e spetta a me sbrogliare la situazione; prendo fiato e urlo: 

<< Buongiorno Atene, ti siamo mancati? >>

Tutti, compresi Sirio e Isabel, ridono e Andromeda mi da una pacca sulla spalla prendendomi in giro:

<< Non cambi mai eh Pegasus?! >> 

<< Mai e poi mai! >> ribadisco sorridendogli. 

<< Cavalieri andiamo! >> ci interruppe Mylock 

Annuiamo e lo seguiamo. 

Arriviamo dinanzi alla prima casa dove ad attenderci oltre a Mur ci sono anche Tisifone, kiki, Saga e Asher. 

<< Ben tornati cavalieri di Atena...Milady!>> si inchinò salutandoci Saga. 
<< Saga è un piacere rivederti e rivedere voi, cavalieri. >> rispose Isabel.
Tisifone mi sorride ma non dice nulla, sta ancora aspettando una mia risposta... Una risposta che credo non le piacerà. Non posso seguirla nell'addestramento delle nuove reclute e di conseguenza non accetterò di andare a girare la Grecia con lei. 

<< Basta convenevoli, dirigiamoci subito alla tredicesima casa. Ci sono delle cose delle quali dobbiamo discutere. >> esordì il Grande sacerdote. 

<< Sono d'accordo, andiamo! >> rispose Isabel. 

Attraversiamo tutte le case e non posso negare che vedere Isabel tra Saga e Asher mi da fastidio. La stanno scortando come se fossimo noi il pericolo. Asher posso capirlo, so il perché del suo comportamento...ma Saga? Lui cosa vuole da lei? Perché è venuto fino alla prima casa per accoglierla? si perché è venuto per lei... a noi non ci ha calcolato di striscio e comunque il Grande Sacerdote aspetta Atena nel tempio per cedergli il posto al trono.
Per fortuna siamo arrivati alla tredicesima casa e con noi sono venuti tutti i cavalieri d'oro rimasti, dicendo che avevano una bella proposta da farci. Entriamo nella casa, ci sistemiamo nelle nostre stanze e poi raggiungiamo Saga, Isabel e il resto dei cavalieri d'oro nella sala da pranzo. 

<< Atena, i cavalieri d'oro vorrebbero proporre un ballo per festeggiare le vittorie di quest'ultimo periodo. >> iniziò Saga

<< Un ballo? >> esclamò Isabel 

<< Esatto lady Isabel, un ballo. I cavalieri sostengono che non abbiamo avuto tempo di gioire
 delle vittorie e saremmo tutti d'accordo, manca solo il suo consenso e diamo il via ai preparativi. >> continuò Saga. 

<< Bene Saga, avete il mio permesso. Date il via ai festeggiamenti! >> concluse Isabel congedandosi dalla sala per ritirarsi nelle proprie stanze. 

Senza che nessuno se ne accorga, la seguo e quando sono sicuro che siamo soli la fermo e ci dirigiamo verso le sue stanze insieme. 

<< Non ti sembra assurdo che i cavalieri d'oro volessero un ballo per festeggiare una guerra? >> mi domanda Isabel 

<< Anche a me è sembrato strano, perché dovremmo festeggiare delle guerre? soprattutto guerre dove abbiamo perso degli amici... Ci deve essere qualcosa sotto. >> ribatto io con convinzione 

<< Ma cosa ci potrebbe essere dietro a questo ballo? e soprattutto perché i cavalieri d'oro ne sono coinvolti? >> mi fa notare lei 

<< Non ne ho idea ma verrò con te come tuo primo cavaliere! Fin che non ne sapremo di più io starò con te! >> 

<< Pegasus, non dire assurdità, vada per il ballo ma sai bene che non puoi rimanere nelle mie stanze, se Saga ti vedesse rischieresti grosso! >> sbottò lei. 

<< Non m'importa, finché questa situazione non verrà chiarita e tu non sarai al sicuro, io rimango qui! Ho deciso. >> dissi con convinzione. 

<< Pegasus. >> mi rimprovera lei 

<< Ho deciso! >> ribatto deciso. 

Entriamo nella sua stanza e qui la discussione si placa. Lei mi da un bacio e avvicinandosi al mio orecchio, sussurra: 

<< Sei carino quando ti preoccupi >> 

Io le sorrido e rispondo: 

<< Quindi è deciso, sarò io il tuo primo cavaliere nonché accompagnatore al ballo? >> 

<< Ho scelta? >> ribatte lei con sarcasmo 

<< No! Ma sono d'accordo sul fatto che non posso rimanere qui senza permesso >> 

<< quindi hai capito? >> 

<< si, sarai tu a darmelo. >> 

<< Cosa? >> 

<< Hai capito bene, se tu dicessi a Saga che ti senti più sicura con me, lui non potrà dire nulla! >> 

<< Sai bene che sarà difficile stare nella stessa stanza come Atena e cavaliere, vero? >> 

<< Certo... ma preferisco starti lontano più tosto che saperti indifesa! >> 

Isabel mi guarda un po' perplessa ma poi si riavvicina e mi bacia di nuovo.
Io mi stacco da lei per prenderla in braccio... Nelle vicinanze non c'è nessuno. Gli altri cavalieri sono ancora nella sala da pranzo. 

Così ci sdraiamo sul letto a baldacchino e continuiamo  a  parlare. 

<< Guarda il lato positivo, io starò qui con te e non avrò tempo da dedicare a Tisifone. >> le dico a bassa voce. 

<< Allora è deciso. (Non che io avessi scelta eh) Rimarrai con me dopo il ballo e finché non sapremo a chi appartiene questo cosmo così forte. >> 

<< Grazie mia Dea >> 

<< Pegasus, non voglio che ti accada niente. Se devi fare qualcosa, qualsiasi cosa, falla con prudenza >> mi raccomanda Isabel. 

<< Stai tranquilla. Andrà tutto bene.  Ora vado o gli altri inizieranno a cercarmi >> 

La bacio e mi incammino verso la porta. Prima di uscire la sua voce mi ferma: 

<< Pegasus, ti amo. >> 

<< Lo so. Ti amo anch'io. >> le rispondo ed esco dalla stanza. 


*** Nel frattempo i cavalieri rimasti nella sala da pranzo discutevano*** 

<< Perché dovremmo fare un ballo? >> chiese Crystal 

<< Perché siamo tutti molto stressati e abbiamo bisogno di rilassarci >> disse Virgo. 

<< Nelle guerre abbiamo perso amici e compagni, cosa c'é da festeggiare? >> ribatte il cigno. 

<< Il tuo atteggiamento inizia ad infastidirmi cavaliere. Cosa sono tutte queste domande? Atena ha acconsentito e il ballo si farà, se vuoi puoi non venire; nessuno ti obbliga. >> interruppe Saga 

<< Stanne certo sacerdote. Non intendo prende parte a questo scempio! >> sbottò il cavaliere del cigno andandosene. 

<< Crystal, aspetta! >> urlò Andromeda. 

<< Lascialo andare, Andromeda. Crystal ha bisogno di stare da solo. Per lui le guerre hanno portato solo dolore e nessuna gioia, è normale che reagisca così >> lo fermò Siro. 

<< Ma Sirio, che gioia può portare una guerra? >> chiese il cavaliere ingenuamente. 

<< Forse non all'apparenza. Ma nel profondo, anche la guerra ne ha portata qualcuna. La mia più grande gioia è stata quella di imparare a fidarmi di voi, amici miei. Sono contento di sapere che qualsiasi guerra scoppi, voi sarete al mio fianco per sostenerci a vicenda. >> concluse Sirio. 

<< Hai ragione amico, per me è lo stesso. >> disse Andromeda. 

<< Vieni Andromeda, andiamo da Crystal ora. >> Gli propose Sirio...e Andromeda lo seguii. 

I due amici salutarono tutti e procedettero spediti fuori dalla sala. 

<< Saga, sei sicuro di quello che stiamo facendo? >> chiese Mur. 

<< Non lo so ma se il nuovo nemico è così potente, lady Isabel deve sparire! >> concluse Saga ed anche lui se ne andò.

<< Da quando Saga si preoccupa della vita di lady Isabel? >> chiese Milo. 

<< Si preoccupa per la vita di Atena, è pur sempre il Grande Sacerdote. >> rispose Mur. 

<< No mio caro, lui è preoccupato per Isabel, Atena qui conta poco. >> ribatte Milo.

<< Vuoi vedere che il Grande Sacerdote si è preso una cotta per la signorina >> esordì Cancer  entrando nella stanza. 

<< Non dite assurdità! Lady Isabel è la reincarnazione di Atena e di conseguenza non ha tempo per l'amore! >> concluse Virgo. 

<< Non dimenticatevi che Isabel è pur sempre una ragazzina e non penso di essere l'unico ad aver notato il modo in cui guarda Pegasus. >> Riprese il discorso Milo

<< Potrebbe anche darsi, non la biasimo. Ha 16 anni ed è una bella ragazza. Dovrebbe concedersi qualche distrazione. >> disse Mur. 

<< Sono d'accordo, e comunque non sono cose che ci riguardano. Noi siamo qui per proteggere Atena, lady Isabel è libera di fare ciò che vuole, con chi vuole. >> rispose Milo salutando i compagni e andandosene. 

Alla fine tutti i cavalieri si salutarono  e tornarono alle loro case. 





***Intanto Pegasus passeggia al di fuori del santuario*** 

<< Pegasus? >> 

Sento chiamarmi e d'istinto mi volto. Tisifone mi stava venendo incontro sorridendo. 

<< Hey Pegasus! >> continuò a gridare. 

<< Ciao Tisifone! >> 

<< Mi sei mancato, lo sai? >> replicò la sacerdotessa.

Le sorrido ma svogliatamente e proseguo la conversazione portandola su un altro binario. 

<< Allora Tisifone, come stai? >> le chiedo gentilmente. 

<< Bene, tranne per il fatto che non ti sei fatto sentire. >> risponde aspramente lei. 

<< Mi dispiace, ho avuto... da fare. >> 

Non dovrei nemmeno giustificarmi ma ho promesso a Isabel di non farla soffrire e non verrò meno alla promessa ma non le permetterò di avere alcun tipo di contatto fisico. Mi dispiace davvero sapere che il mio comportamento le fa male ma io non la amo, nella mia vita c'é solo una donna e quella è Isabel...nessun'altra. 

<< Pegasus? Pegasus mi stai ascoltando? >> mi chiede lei scocciata. 

<< Cosa? Scusa non ti ho capito? >> le rispondo facendo il finto tonto. 

<< Dicevo se quel "qualcosa da fare" fosse la principessina tutta capricci? >> mi domanda in tono sarcastico. 

<< La principessina ha un nome e ti pregherei di usarlo. >> 

<< Cos'è, ti da fastidio se la tratto un po' male? >>

<< Si Tisifone, mi da fastidio! >> sbotto io. 

<< Ah si, ti arrabbi per così poco? come mai non te la prendi con lei che continua a giocare con le nostre vite, ci tratta come schiavi. Noi dobbiamo difendere la terra, non una ragazzina che si caccia solo nei guai perché non da mai retta a nessuno! >> 

Sento la rabbia impadronirsi di me, non sopporto il fatto che lei parli male di Isabel... non la conosce, non sa nulla di lei ma sente comunque il dovere di giudicarla. In ogni caso mi devo trattenere, non posso mettergli le mani a dosso... La stessa Isabel non me lo perdonerebbe. 

<< Tosifone non ti permettere. Lady Isabel fa di tutto per cercare di essere degna di Atena e non ci manderebbe a combattere se avesse scelta. Lei ci tiene alle nostre vite e non si caccia nei guai, le guerre non le provoca lei, i nemici non gli chiama lei e soprattutto non è lei a chiedere di essere rapita. Ha sulle spalle il destino del mondo e di questo ne soffre; perché al posto di giudicare ogni sua mossa non vi fermate a pensare che è ancora una ragazzina di 16 anni? >> 

Sono fuori controllo, la rabbia a preso il sopravvento ma non mi pento di ciò che ho detto, è la verità. 

<< Pegasus puoi anche calmati, stavo solo scherzando. >> tenta in vano di calmarmi lei. 

<< Non si scherza con i sentimenti delle persone. >> la rimprovero io. 

<< Pegasus, tu hai accettato il mio amore senza amarmi, io lo so che ami Lady Isabel. È sono stata un'illusa a crede che col tempo ti saresti innamorato anche di me; io ti amo, lo sempre fatto perché tu hai risvegliato il mio lato femminile ma non posso trattenerti se non mi ami...>> 

<< Tisifone... >> la interrompo cercando di intraprendere un discorso ma lei, a sua volta, mi interrompe. 

<< Lasciami continuare Pegasus... Tu non mi ami e non te ne faccio una colpa ma come la legge impone o mi ami o mi uccidi, quindi ti rifaccio la domanda: Cavaliere, accetti il mio amore o sei pronto a combattere? >> 

Sono con le mani legate, non accetterò il suo amore ma non intendo nemmeno battermi. La mia vita è devota ad Atena ed il mio cuore a Isabel, non c'è spazio per Tisifone...né ora né mai! 

<< Tisifone, io... io non ti amo. Amo un'altra donna ma non mi batterò con te, parleremo con Atena e vedremo cosa accadrà. >> 

<< Oh certo, Atena. Sono sicura che lei troverà la soluzione per tenermi lontana, non credo voglia che un'altra donna giri intorno al suo nuovo giocattolo. >> 

<< Io non sono un giocattolo e inoltre ciò che io provo per lei a te non deve interessare. >> 

<< State insieme? >> mi domanda Tisifone con la rabbia negli occhi.

<< Non ti riguarda Tisofone. >> rispondo in maniera sgarbata. 

<< Rispondimi Pegasu, state insieme? >> insite lei 

<< SI, TISIFONE, SI...IO LA AMO, LEI MI AMA; STIAMO INSIEME E SAPPIAMO CHE LE COSE CI SFUGGIRANNO DI MANO E CHE GLI DEI CI SI RIVOLTERANNO CONTRO   MA NOI CI AMIAMO E STAREMO INSIEME. >> le rispondo urlandole contro con tanta rabbia. 

La vedo, è sconvolta: gli occhi pieni di lacrime e lo sguardo perso. Fatica a reggersi in piedi ma non crolla. Ho appena combinato un casino ma non sono riuscito a controllarmi, sono un uomo innamorato è normale che io reagisca così. 

<< Mi dispiace, non volevo farti arrabbiare e non volevo nemmeno insultare Lady Isabel. La tua scelta è chiara, combatteremo ma non oggi. Ciao! >> mi urla contro lei piangendo prima di andarsene. 

<< Tisifone aspetta! >> le rispondo io mettendole una mano sulla spalla per trattenerla.

Mi guarda, si sposta, mi da le spalle e se ne va. Non doveva andare così, mi sento in colpa per averla trattata in questo modo e so che la prossima a sgridarmi sarà Isabel. Devo parlargliene subito. 


***Nel frattempo Saga stava bussando alla porta della stanza di Atena*** 


<< Avanti! >> dissi sentendo bussare alla porta. 

<< Milady posso entrare? >> mi domandò Saga, 

<< Certo, vieni pure! >> lo rassicurai. 

<< Le rubo solo qualche minuto, volevo parlarle del ballo >> 

<< Dimmi pure Saga, anche io te ne volevo parlare! >> 

<< Vede Lady Isabel, io vorrei avere l'onore di essere il suo accompagnatore al ballo... non solo per una questione di sicurezza ma anche per una questione di immagine, io sono il Grande sacerdote e lei la Dea Atena; sarebbe un modo per mettere una pietra sopra a tutti gli screzi del passato! >> 

<< Saga, non posso negarti che la tua proposta mi lusinga ma sarà Pegasus a farmi da accompagnatore in veste di mio primo cavaliere. >> 

<< Milady, la cosa non è fattibile... Pegasus è sicuramente il più valoroso tra i cavalieri ma non è ancora un cavaliere d'oro al 100% e di conseguenza non è il suo primo cavaliere quindi insisto: vorrei farle io da accompagnatore! >> 

<< Saga, mi dispiace ma la decisione è già stata presa. Non cambierò idea! >> 

<< Capisco... Mi farò da parte! Comunque di cosa mi volerla parlare? >> 

<< Vengo velocemente al dunque; sono certa che anche tu avrai percepito il cosmo che circonda il grande tempio, giusto? 


<< Si milady, l'ho percepito e sono preoccupato per lei! >> mi confessa in tono pacato. 

<< Non ti nego che anche io sono preoccupata, un nemico molto potente ci attende ed io preferirei, per motivi di sicurezza, avere un cavaliere con me. >> 

<< E mi lasci indovinare lady Isabel, questo cavaliere sarà Pegasus? >> risponde lui mettendosi a ridere. 

Che figura, colpita e affondata! 

<< Hai indovinato Saga. Pegasus rimarrà con me finché non ci vedremo chiaro in tutta questa faccenda >>. continuo io cercando di arrossire il meno possibile.

<< Non avevo dubbi mia Dea ma io sono qui per eseguire i suoi ordini, non per discuterli! >> 

<< Grazie Saga è tutto, puoi andare! >> 

Lui mi saluta ed esce dalla stanza lasciando spazio a Pegasus che invece sta entrando. 

<< Saga. >> dice Pegasus . 
<< Pegasus  >> risponde Saga uscendo dalla stanza e chiudendo la porta. 

<< Credo di aver combinato un casino... >> 

<< cosa intendi Pegasus per "casino"? >> gli rispondo preoccupata. 

<< Ho incontrato Tisifone fuori dal santuario e... >> 

<< Ed è successo qualcosa tra di voi? >> lo interrompo io.

<< No no, ma che vai pensando! >> mi rimprovera lui, riprendendo il discorso. 

<< La discussione mi è sfuggita di mano e..beh, sa tutto! >> 

<< tutto cosa? >> gli rispondo visibilmente agitata. 

<< Tutto su...di noi. Mi dispiace, ho perso il controllo, mi ha esasperato e alla fine sono esploso. >> si giustifica lui.

<< Dobbiamo risolvere questa situazione...se Tisifone parlasse nemmeno io potrò più fare niente! >> 

<< Cosa ci accadrebbe? >> chiede lui preoccupato.

<< Per un Dio la punizione è l'esilio, per un mortale è la morte! >> 

<< Non parlerà! >> cerca di rassicurarmi.

<< Speriamo >> 

<< Sono un idiota! >> 

<< Pegasus, non è colpa tua! >> 

<< Invece si! Devo fare qualcosa per sistemare le cose. >> 

<< Non dire assurdità, ormai siamo ad un punto di non ritorno. Pegasus, Tosifone sa cosa ti accadrebbe se parlasse... mi auguro non sia così sciagurata da farlo. >> 

<< Potrebbe farlo, la legge dice: "o ami o uccidi" e se parlasse io verrei ucciso,indirettamente, da lei. >> 

<< Non glielo permetterò, domattina invocherò la sacra assemblea e proporrò di abolire questa legge! >> 

<< Saresti troppo esposta; Questa legge esiste dai tempi del mito e se tu la levassi la gente inizierebbe a farsi delle domande... è troppo pericoloso! >> 

<< Lo so ma ho già pensato anche a questo. Sarà una sacerdotessa a chiedermelo ed io acconsentirò! >> 

<< Hai già pensato a qualcuna? >> 

<< Non ho molta scelta... o Castalia o Tisifone! >>

<< Dovremmo proporlo a Tisifone, lei ci guadagnerebbe! >> 

<< Sono d'accordo, la farò convocare immediatamente! >> 

<< Perfetto, vuoi che me ne occupi io? >> 

<< No, Tranquillo. Lo farò personalmente! >> 

<< Va bene, vado da Sirio. Ci vediamo dopo! >> e girandosi si avvia verso la porta. 

Mi dispiace vederlo così, lo so che non è colpa sua, non è colpa di nessuno. Dai tempi del mito l'amore tra Dea e umano è severamente punito, tant'è  che quando viene commesso il peccato originale e in successione la procreazione di un semidio, sia la dea che l'uomo vengono esiliati in un oblio infinito e il bambino viene messo al rogo come si faceva un tempo con le streghe. Quando invece la procreazione non avviene la divinità viene esiliata ma l'uomo paga con la vita. 
Siamo con le spalle al muro e le mani legate, se Tisifone dovesse parlare  per noi sarebbe la fine in tutti i sensi. 

D'istinto afferro il braccio di Pegasus e lui si gira a guardarmi. 

<< Pegasus, ce la caveremo anche stavolta >> Gli dico io per tranquillizzarlo. 

<< Ne sono sicuro! >> risponde abbracciandomi. 

<< Pegasus, ti amo. >> 

<< Ti amo anch'io! >> 

mi guarda, mi bacia e se ne va. 

Sono stanca di dover fare sempre la cosa giusta per gli altri, per una volta penserò a ciò che è giusto per me e per Pegasus e se dovrò ne pagherò le conseguenze. Chiamo Mylock per chiedergli di convocare Tisifone e lui si accorge subito che qualcosa non va. Per quanto sia insopportabile e certe volte inappropriato, Mylock, ha sempre cercato di starmi vicino dopo la morte di mio nonno e ormai mi conosce come un padre conosce la figlia. 

<< Milady cosa c'è che non va, perché è così tesa? >> 

<< Mylock ho paura di star lasciando troppo spazio al mio lato umano! >> 

Lui mi sorride e si siede nella poltrona di fianco al mio letto e cominciamo a parlare.

<< Lady Isabel, io la conosco da quando era ancora in fasce e so che per lei non è semplice essere la Dea Atena ma so anche che ha sempre svolto il suo ruolo come meglio poteva. >> 

<< Grazie Mylock ma questa volta è qualcosa che supera le mie possibilità... >> 

<< Mi lasci indovinare... c'entra qualcosa l'uscita dell'altra sera con Pegasus? >>

<< Potrebbe essere. >>

<< Milady, lei è sicura di ciò che sta facendo? la posta in gioco è molto alta. >> 

<< Mylock, tu sei mai stato innamorato? >> 

<< Si signorina. Prima di iniziare a lavorare per suo nonno - 17 anni fa - mi innamorai di una ragazzetta poco più giovane di me, ebbi l'immensa fortuna di essere ricambiato e per anni vivemmo felici finché lei non rimase incinta; quando lo scoprimmo, credemmo di toccare il cielo con un dito ma poi una sera la tragedia si consumò: pioveva e la strada era scivolosa, lei tornava dalla clinica ed io ero a casa ad aspettarla ignaro di ciò che stava per succedere. 
D'un tratto, da quanto dissero i poliziotti e i giornali, la macchina sbandò finendo in un'altra corsia dove un camion stava passando a tutta velocità e l'impatto fu devastante, il pilota entrò in coma ma Gris morì sul colpo. Da quel giorno sono passati 18 anni ed io ancora la amo, per questo non mi sono mai sposato, lei è stata l'unica donna della mia vita. >> 

<< Mylock, non ne sapevo nulla...mi dispiace! >> 

<< Non si preoccupi per me, suo nonno è stato la mia salvezza e lei, signorina Isabel, è come se fosse mia figlia. Per questo mi sento di dirle che se ama davvero quel ragazzo, combatta! non si lasci portare via l'amore da un qualcosa che non ha scelto lei. Essere Atena non deve vincolarla. >> 

<< Grazie Mylock... ma non so come comportarmi! >> 

<< Sono sicuro che farà la scelta giusta, come sempre! Comunque Milady, cercherò di far arrivare Tisifone nel minor tempo possibile. >> 

<< Perfetto  Mylock, puoi andare! >> 

E lui sorridendo si allontana dalla stanza. 


*** Intanto Saga è arrivato alla prima casa per parlare con Mur***

<< Mur, il piano è saltato... Lady Isabel sarà accompagnata da Pegasus al ballo e rimarrà con lui anche dopo! >> disse Saga preoccupato.

<< Non possiamo permetterglielo. Dobbiamo assicurarci che lady Isabel sia sparita prima dell'arrivo di Lucifero  o per Atena sarà la fine. >> ribatte Mur con la stessa preoccupazione. 

<< Sono d'accordo con te ma Isabel non si allontanerà di sua spontanea volontà e se dovessimo "rapirla" Pegasus se ne accorgerebbe subito! >> proseguì il discorso Saga. 

<< E cosa proponi di fare? >>

<< Per il momento sarebbe meglio lasciar perdere, Lucifero non attaccherà domani sera ma prima o poi lo farà e a quel punto ci giocheremo tutto. Godiamoci la festa domani ma stiamo attenti. >> 

<< Tutto qui? Aspettiamo che lady Isabel venga rapita e come va, va? >> sbotta Mur. 

<< Non ho detto questo cavaliere, non mettermi in bocca parole che non sono mie! Ho detto che dobbiamo muoverci con prudenza, il nemico è troppo forte e la posta in gioco è troppo alta. >> ribatte il Grande Sacerdote. 

<< E allora dimmi, Saga, come proteggeremo Atena? >> 

<< Aspetteremo che i cavalieri siano distratti e lady isabel resti da sola, a quel punto sarò io stesso a portarla via. >> 

<< Non credo sia una buona idea! >> 

<< Non credo ci sia tempo per stabilire se sia o non sia una buona idea ma se tu hai un altro piano, sono tutt'orecchi! >> 

<< Dovremmo semplicemente parlare con i cavalieri o quanto meno con Pegasus e chiarire le cose, mettendogli in guardia su Lucifero. >> 

<< E sia cavaliere, faremo come dici tu ma aspetteremo alla mattina dopo il ballo e se prima dovesse accadere qualcosa a milady, ti riterrò l'unico responsabile. >> 

<< Ma Saga >> cercò di ribattere Mur ma il Grande Sacerdote se n'era già andato. 

'Che tipo assurdo!' pensò il cavaliere dell'ariete lasciando, anche lui, la stanza. 

***Tisifone era al cospetto di lady Isabel*** 

<< Milady mi ha fatto chiamare? >> mi domandò  Tisifone.

<< Si Tisifone, avevo bisogno di parlarti e sicuramente saprai il perché! >> esordì io, alzandomi dalla poltrona. 

<< Immagino sia per la mia discussione con Pegasus, giusto Isabel? >> 

'Isabel' non mi ha mai chiamato per nome, ha sempre tenuto un atteggiamento di rispetto nei miei confronti ma oggi non mi risparmierà, oggi saremo due donne innamorate dello stesso uomo. 

<< Immagini bene Tisifone. >> 

<< Non c'è bisogno che tu aggiunga altro, non sono una stupida, so bene che Pegasus  ha scelto te, lo fece tempo fa a Luxor, in quel burrone lui preferì te. Quindi è inutile che sprechi tempo ad infierire, starò lontana da lui e avrai vinto anche stavolta. >> 

Ma è possibile che per tutti io sia una persona meschina e crudele, davvero tutti credono che mi diverta a fare sempre la parte di chi comanda? forse Atena sarà così ma io no. 

<< Tisifone, non ti ho chiamato per infierire né per dirti di stargli lontano. Ti prego di capire che Pegasus, per me, non è un passa tempo, non è un trofeo o un giocattolo da usare e poi buttare; io di Pegasus sono innamorata! >> rispondo cercando di tenere un tono pacato. 

<< E allora Milady perché sono qui? Cosa vuole da me? >> 

<< Ho paura che ciò di cui sei al corrente possa essere pericoloso per te e Pegasus! >> 

<< Non sono una stupida, so che devo tenere la bocca chiusa! >> 

<< Ti ringrazio per questo ma non è l'unica cosa a preoccuparmi! >> 

<< E allora dimmi...>> mi invita a continuare lei. 

<< Come ben sai la legge parla chiaro: o ami o uccidi. Pegasus vide il tuo volto tanto tempo fa e si rifiutò di combattere per un ideale che ancora oggi vive forte in lui ma questa volta è con le mani legate... è costretto a battersi e temo che... >> 

<< Temi cosa? che lui non combatta, che si faccia uccidere o temi che possa reagire e vivere il resto della sua vita con questo peso? >> 

<< temo tutte queste possibili evenienze ed è proprio per questo che tu, oggi, sei qui. Tisifone, io in quanto reincarnazione di  Atena ho il diritto di modificare le leggi a mio piacimento dinanzi alla sacra assemblea formata da: Saga, Mur e 3 uomini liberi. >> 

<< Ed io che c'entro? >> 

<< Se tu domani chiedessi di togliere la legge sulla maschera, io acconsentirei e tu saresti libera dal vincolo che ti lega a Pegasus! >> 

<< Milady  sa a cosa va incontro? questa legge esiste dai tempi del mito e non tutti saranno d'accordo con lei. Saga sarà il primo ad andarle contro! >> ribatte la sacerdotessa. 

<< Non ti preoccupare per questo Tisifone. L'importante è che tu faccia come ti ho detto: domani, d'avanti alla sacra assemblea, chiederai la rimozione di questa legge ed io acconsentirò e se Saga avrà da ridire, me ne occuperò io! >> 

<< E così sia, starò al gioco! >> 

<< Grazie Tisifone! >> 

<< Lo faccio per Pegasus >> 

<< Lo so, grazie per questo! lo so che è difficile per te e so anche che tra noi non scorre buon sangue e questo mi dispiace! >> 

<< Milady, io difendo Atena e a lei sono devota è molto probabilmente è per questo che non le ho ancora messo le mani addosso ma se Pegasus è innamorato di te significa che qualcosa di buono ce l'hai! >> concluse Tisifone andandosene. 

'Evidentemente non le sto molto simpatica'. Almeno siamo sicuri che non parlerà e questo mi rassicura, speriamo solo di non ricevere brutti scherzi domani. 









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note dell'autrice. 

Ciao a tutti ragazzi, innanzi tutto volevo ringraziare uno ad uno per le bellissime recensioni che avete lasciato, mi hanno fatto molto piacere. Oltre a questo, volevo dirvi tre cose riguardanti la storia: 
per prima cosa volevo farvi sapere che la Fanfiction è composta da 60 capitoli quindi rimarrò in vostra compagnia ancora per molto tempo. 
La seconda cosa che volevo dirvi è che, come ho già scritto nella trama, la storia è divisa in 5 parti, nella storia avrete trovato errori e problemi con l'impostazione del testo ma state tranquilli ad ogni parte terminata, io tornerò indietro e sistemerò. 
L'ultima cosa di cui vi informo è che ormai manca solo un capitolo alla fine della prima parte ( L'inizio) e che poi inizieremo a entrare nel cuore della storia. 
Okay, questo era tutto. Spero che la mia Fanfiction vi stia piacendo, vi mando un bacione.

Bye bye

-Ladyforseiya_15

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Capitolo 4
*** Il ballo dei cavalieri ***


Il sole splende su Atene e la giovane lady Isabel è già pronta a prendere posto nella sala della Sacra Assemblea. 

<< In piedi... sta entrando Atena! >> gridò Saga a tutti i presenti facendoli alzare. 
<< Buongiorno a tutti e benvenuti... accomodatevi! >> esclamò Atena entrando in sala. 

Tutti si riaccomodarono e la sala rimase in silenzio finché Atena non disse di iniziare ad esporre i problemi dei cittadini. Lady Isabel cercava Tisifone nella folla ma prima di lei c'erano altre 20 persone che chiedevano l'aiuto della Dea. Purtroppo quella mattina la giovane era tesa e non diede molto ascolto ai cittadini, acconsentendo ad ogni richiesta, scatenando così i sospetti di Saga che fermò per qualche minuto l'assemblea portando via Isabel dalla sala. 

<< Milady che le prende? >> la sgridò Saga.
<< Non capisco cosa intendi Grande Sacerdote, spiegati? >> rispose la Dea. 
<< Ha acconsentito a tutto quello che quegli sciagurati chiedevano. Milady non credo che sia una buona idea continuare l'assemblea di oggi. >> continuò Saga, alterandosi. 
<< Placa la tua collera Saga. Decido io ciò che è giusto e ciò che è sbagliato! e adesso, con permesso, devo andare. >> concluse la giovane, girandosi e andandosene. 

Il Grande Sacerdote, sbalordito dalla forza delle parole della fanciulla, la seguì senza più fiatare. 
Quando entrambi ripresero posto, Atena riprese a parlare:

<< Tisifone, prego... esponi il tuo problema! >> 

<< Vede Atena, un uomo tempo fa vide il mio volto e come la legge vuole io gli chiesi di amarmi o di battersi ma lui non scelse nessuna delle due ed oggi sono qui per chiederle di abolire questa legge perché, Atena, quell'uomo è un suo cavaliere. >> concluse la sacerdotessa. 

<< È inammissibile che tu chieda questo, donna! >> le urlò contro Saga. 
<< Come osi Grande Sacerdote? >> replicò Atena. 
<< Mia Dea, non possiamo violare la sacra legge. >> Rispose Saga. 
<< Ti ho già detto di non interferire con le decisioni che spettano a me, Sacerdote.  Tisifone, accolgo la tua richiesta e ti chiedo scusa a nome di Saga. Da oggi la legge sulla maschera è ufficialmente cancellata: le sacerdotesse potranno scegliere se mettere o no la maschera e il loro volto sarà visibile a tutti gli uomini. >> Disse Atena con grande compostezza.
<< Grazie mia Dea! >> 
<< Ma, Tisifone, quando si combatterà la maschera dovrà essere indossata! >> concluse Isabel. 

Tisifone annuì e senza dire una parola andò via. Ancora non sapeva se essere felice per la rimozione di quella legge tanto crudele che chiedeva alle donne di abbandonare il loro lato femminile se intenzionate a  combattere e a devolvere la loro vita ad Atena in difesa della giustizia o se essere triste perché la maschera in ogni caso, per lei, era importante, era il ricordo di tanti sacrifici, di tutto il sangue versato e del troppo dolore provato per essere oggi quello che è.

<< La Sacra Assemblea e sciolta, tornate tutti a casa! >> disse Atena andandosene. 

Saga ancora sconvolto non voleva credere a ciò che aveva sentito poco prima così inseguì Isabel cercando di fermarla. 

<< Milady >> urlò.

Ma la ragazza proseguì spedita verso le sue stanze. 

<< Milady aspetti >> continuò ad urlare Saga afferrandole un braccio per fermarla.
<< Saga ho molto da fare, lasciami! >> lo rimproverò la ragazza. 
<< Penso che lei mi debba delle spiegazioni! >> proseguì il Sacerdote. 
<< Non devo fare nulla del genere! >> continuò lady Isabel cercando di liberarsi. 
<< Milady, crede davvero che io sia stupido? so bene che quel cavaliere di cui parlava Tisifone è Pegasus e so altrettanto bene che la sua decisione è stata dettata dai capricci di una bambina e non dal cuore nobile di una Dea! >> le sbraitò contro Saga stingendole il braccio ancora più forte, senza rendersi conto che le stava facendo male...ma Isabel non rispose, si limitò a fissare la collera che fuoriusciva dagli occhi di quell'uomo e d'improvviso una voce interruppe la guerra di sguardi tra i due. 

<< Lasciala immediatamente Saga. >> urlò Pegasus avvicinandosi. 
<< Cavaliere di Pegaso, speravo di incontrarti... >> ribatte Saga. 
<< Non ho voglia di giocare, lascia andare lady Isabel e nessuno si farà male! >> continuò ad urlare Pegasus. 
<< Dovrei avere paura di te cavaliere? >> 
<< Ti ho già sconfitto una volta, faresti bene ad averne! >> replicò il cavaliere accennando un sorriso. 
<< L'unica cosa che temo, Pegasus, è la tua influenza su Isabel! >> sbottò Saga. 
<< Okay Saga, l'hai voluto tu! >> e il giovane cavaliere sferrò un pugno nella mandibola del Grande Sacerdote facendolo cadere a terra perché colto di sorpresa. 
<< Vieni, andiamo via da qui! >> sussurrò Pegasus all'orecchio della sua amata. 

Lei annuì e andarono nelle stanze di Atena. 

La ragazza come fu nella sua camera si sdraiò sul letto cercando di trattenere le lacrime ma Pegasus se ne accorse e sedendosi vicino a lei, la rassicurò:

<< Non è colpa tua... è lui che è un idiota! >> 

<< Sarà come dici tu ma lui ha ragione mi sto comport... >> ma la sua bocca venne chiusa dall'indice del ragazzo che sollevandosi e sollevandola l'avvicinò al suo petto.

<< Non dirlo, non colpevolizzarti... ormai è tutto finito. Tisifone non parlerà e a quel pazzo passerà! >> gli sussurrò dolcemente il cavaliere ma la ragazza era visibilmente scossa e questo a Pegasus dispiaceva, così le prese il viso tra le mani e si avvicinò fino a che le sue labbra non furono su quelle della sua amata ma lei lo schivò riprendendo a parlare:

<< Dobbiamo agire con più prudenza d'ora in poi... non possiamo permetterci di sbagliare. È già tutto così complicato, ci manca solo che Saga scopra che stiamo insieme e siamo apposto. >> sbottò Isabel guidata da una saggezza che, in quelle ultime ore, sembrava sparita.

<< Sei preoccupata? >> gli domandò Pegasus abbracciandola. 

<< Perché, tu non lo sei? >> chiese Isabel rimanendo stupita dalla domanda.

<<  No, non lo sono. Penso che sia inutile avere paura... tanto gli Dei lo sapranno lo stesso che stiamo insieme quindi non serve preoccuparsi per una cosa che accadrà inevitabilmente. >> le confessò il cavaliere lasciandosi cadere sul letto e per qualche istante, nella stanza, cadde  il silenzio... Isabel sapeva bene che Pegasus aveva ragione infatti, a preoccuparla, non era la collera divina - a quella si sarebbero ribellati, lo fanno sempre - ma bensì quella umana, era spaventata dai suoi stessi cavalieri, pensava che si sarebbero ribellati perché Atena non può amare, si sarebbero arrabbiati e molto probabilmente sarebbero stati indignati da tale comportamento. È chiaro che lei era la persona meno indicata per essere Atena e i suoi cavalieri lo sapevano, lo hanno sempre saputo. 

<< Hey, perché non parli? >> la sollecitò Pegasus prendendole il braccio per avvicinarla ma la ragazza era distratta, immersa nei suoi pensieri e infatti sobbalzò per lo spavento facendo incuriosire il suo amato:

<< A che pensi? >> gli domandò lui facendola sedere. 

<< Penso che tu abbia ragione, il nostro problema non sono gli Dei, loro comunque lo sanno e in ogni caso sarebbe solo una cosa da aggiungere alla lunga lista di difetti che ci attribuiscono e per i quali ci odiano >> ammise la ragazza scrollando le spalle e sdraiandosi al fianco del cavaliere che a sua volta rispose, abbracciandola:

<< E allora cos'é che ti turba tanto? >> 

<< Ciò che mi turba, mon amour, è la consapevolezza che a venirci contro saranno gli stessi cavalieri, forse non Sirio e compagnia ma quelli d'oro lo faranno senz'ombra di dubbio. >> rivelò la giovane donna a malincuore, lasciandosi scaldare dall'abbraccio di colui che amava più della sua stessa vita. 

<< E perché mai dovrebbero farlo? >> domandò Pegasus sconfortato da quella dura verità.

<< Perché Atena è la Dea della guerra e della giustizia ma non può essere giusta se il suo amore non è diviso equamente. >> gli spiegò Isabele lasciandolo però ancora più perplesso.

<< Ma i cavalieri possono amare una donna anche se non è Atena, quindi perché la Dea non può? >> Pegasus continuava a non capire, gli sembrava ingiusto che ad un cavaliere fosse concesso di amare ma alla divinità no. 

<< Pegasus, hai proprio la testa dura eh! te l'ho già spiegato: un cavaliere è libero di amare chi vuole perché Atena da parte dei suoi cavalieri non vuole un amore "carnale" ma un amore giusto, devoto alla giustizia e alla pace ma lei per essere giusta deve amarli tutti altrimenti non potrebbe prendere delle decisioni sensate! >> provò a rispiegare lady Isabel con molta pazienza. Ma il ragazzo era veramente cocciuto e sbuffando disse: 

<< Madonna quanto sono complicati gli Dei! >> abbracciandola ma lei gli diede uno schiaffetto leggero e ridendo, rispose:

<< Basta! Io ci rinuncio a spiegarti le cose! >> 

così lui, in tutta risposta, gli diede un bacio e dopo un po' di tempo entrambi, esausti, si addormentarono.



*** Nel frattempo i cavalieri d'oro preparavano la festa guidati da Pesci *** 

La sala da pranzo era ancora tutta in disordine, i cavalieri d'oro erano diretti da Aphrodite, cavaliere del pesci: maniaco dell'ordine e della bellezza. 
Aveva dato ad ognuno di loro un ruolo:
a Shaka e Shura erano spettate le pulizie; durate, si e no, qualche ora. Lasciandoli, poi, liberi di fare quello che volevano lontano dalle grinfie di quel "pesce". Meno fortunati sono stati: Aldebaran, Deathmask e Aioria. Ai quali è toccato l'allestimento della sala in compagnia del direttore più insopportabile di tutti i secoli. 

<< Spostate quel tavolo vicino alla finestra, non vedete che lì disturba? avete intenzione di ballare sulle scale? >> Urlò Aphrodite ai due cavalieri che correvano con il tavolo tra le mani. 

<< Sapete quante volte lo avete già spostato? io sono arrivato a contarne 7 >> disse Milo prendendoli in giro.

<< Tu taci e pensa alla musica, Milo. >> gli urlò contro Deathmask lanciandogli il primo piatto che gli capitò a tiro. 

<< Ma sei uscito di testa? potevi colpirmi. >> si infuriò il cavaliere schivando il piatto. 

<< Quella era l'intenzione, idiota! >> rispose tranquillamente l'amico ridendo. 

Erano veramente indisciplinati quando volevano, quella stanza sarebbe già dovuta essere pronta un'ora fa. Fortunatamente a rimetterli in riga ci pensa Saga che, essendo entrato per parlare con Mur, vedendo quello scempio, urlò: 

<< Datevi una mossa cavalieri, manca meno di un'ora al ballo e voi siete ancora così. Fish, credevo fossi più serio, non riesci a gestire i tuoi compagni nemmeno in una situazione così semplice. >> 

<< Ma Gran pope, non è colpa mia se loro sono dei nullafacenti imbranati. >> esordì Aphrodite scuotendo il capo e portandosi una mano al fianco mentre con l'altra faceva il giro dei cavalieri presenti. 

<< Come osi trattarci così, Fish. Fino a prova contraria, tu, non hai fatto nulla. >> rispose Aioria cercando di trattenersi dal dargli un pugno. 

<< Puoi calmarti leoncino, Aphrodite stava scherzando, vero mio caro? >> disse Saga prendendosi un po' gioco di tutti e, Pesci, capendo di aver detto una fesseria si mise a ridere e cercò di rimediare con un:

<< Ma certo, non potrei mai insultare voi, cavalieri d'oro. >> 

ma Aioria era davvero offeso da quell'affronto; già il fatto che si doveva preoccupare di una festa quando in giro c'era un nemico potente come Lucifero lo faceva imbestialire se in più doveva essere anche insultando da quello che, fino a prova contraria, non aveva combinato nulla, avrebbe preso e demolito tutto. 

<< In ogni caso non sono qui per vedere come procede il lavoro ma bensì per te Mur, ho bisogno di parlarti in privato. >> riprese a parlare Saga rivolgendosi al cavaliere dell'ariete. 

<< Certo, andiamo fuori. >> rispose Mur facendo cenno di seguirlo. 

Nei corridoi non dissero una parola, in quel periodo anche i muri avevano le orecchie. Solo quando furono al di fuori del santuario ripresero il discorso:

<< Qua staremo più tranquilli. >> esordì Mur, invitando Saga a parlare. 

<< Amico mio, sono in pensiero per tutti noi... >> iniziò a sfogarsi Saga. 

<< Ti prego di continuare, mi fai preoccupare... >> lo incoraggiò il cavaliere dandogli una pacca sulla spalla. 

<< Penso che dovremmo stare attenti a Pegasus... ha troppo potere su lady Isabel. TIsifone questa mattina si riferiva a lui e non so per quale motivo la giovane Dea abbia deciso di modificare la nostra sacra legge per evitare che lui scegliesse tra l'uccidere la sacerdotessa o l'amarla. In più, quel poco di buono di Pegasus, ha avuto il coraggio di darmi un pugno. >> sbottò Saga facendogli vedere la guancia gonfia. 

<< Io credo che lady Isabel abbia fatto bene, Pegasus non ama Tisifone e, molto probabilmente, in uno scontro, avrebbe giocato sulla difensiva col rischio di farsi uccidere e, in questo momento, con una guerra imminente, non mi sembra il caso. >> confessò Mur, sapendo che queste parole avrebbero fatto imbestialire il Grande Sacerdote. 
 
<< Ha fatto bene? Mur, ti ha dato di volta il cervello? Pegasus sarà anche uno tra i migliori cavalieri ma non merita di essere protetto più degli altri! >> provò a spiegare Saga.

<< Saga, quello che dici è giusto ma Isabel non ha fatto nulla di male. Quella legge stava antipatica a tutti, nessuno la voleva. Non farne un dramma...infondo la nostra giovane Dea ha solo 16, è una bambina. Si sarà invaghita di quel dongiovanni da strapazzo. >> rispose Mur sorridendo e facendo girare la mano a mezz'aria in senso antiorario. 

<< Non giustificarla, avrà anche 16 anni ma è la reincarnazione di Atena, è una Dea e come tale si deve comportare... non può innamorarsi del primo che capita e giocare col suo ruolo. >> lo canzonò il Grande Sacerdote, facendogli capire che c'era poco da scherzare.  

<< Certo, ha un ruolo fondamentale e pericoloso ma sono sicuro che lei si stia impegnando per esserne degna e poi, mio caro amico, non puoi darle dell'incapace ogni volta che disobbedisce ad un tuo ordine, per poi elogiarla quando invece ti dà retta. Io penso che lady Isabel stia facendo bene, si stia impegnando e a modo suo ci stia riuscendo se poi vuole fare anche la sedicenne, a parer mio, non c'è nulla di male. >> in quel momento Mur assunse un atteggiamento serio perché sapeva che il Grande Sacerdote si sarebbe imbestialito ma se erano rimasti amici in tutti quegli anni era proprio perché lui, al Gran pope, aveva sempre detto ciò che pensava. Come volevasi dimostrare, Saga non reagì bene a quelle parole e sbattendo il pugno contro una colonna, se ne andò. 

'Come osa quel moscerino parlarmi così?' Pensò il Grande Sacerdote. 'E poi quando Isabel avrebbe obbedito ad un mio ordine, sembra che si diverta ad andarmi contro! ha 16 anni, lo so... ma non può metterci tutti in pericolo per proteggere quel nullafacente di Pegasus!'


*** Ormai erano passate delle ore e lady Isabel si stava preparando per il ballo***

'Che spreco di tempo, dovremmo preoccuparci di questo nuovo cosmo nemico e  non di vestrci e agghindarci per festeggiare guerre che hanno portato solo dolore' pensò lady Isabel mentre indossava un vestitino nero, molto lungo che oltre allo spacco,a sinistra, che va dalla fine della cosca fino a terra, lascia anche scoperta la spalla destra che verrà poi coperta da una parte dei lunghi capelli, lasciati sciolti, dalla ragazza. Per ornarlo,invece, nella vita mise un cinturino di diamanti scintillanti. Non si sentiva a suo agio in un abito così stretto ma voleva provare e rimase compiaciuta del risultato... così iniziò a truccarsi: un po di mascara qua e là e un lucida labbra rosa per evidenziare le labbra carnose. L'ultima cosa da scegliere erano le scarpe: un paio semplici, nere con un tacco bello alto. Una volta pronta si girò verso Pegasus che, seduto sul letto, aspettava l'aiuto della sua fidanzata per sistemare la cravatta. 

<< Allora, cosa ne pensi? sii sincero! >> gli domandò Lady Isabel, insicura dell'abito troppo stretto. 

<< Milady... >> disse il ragazzo sgranando gli occhi, avvicinandosi alla ragazza che si stava voltando per guardarsi allo specchio. 

<< che c'è? non ti piace? è troppo lungo vero? e poi nero, è cadaverico... >> lady Isabel era consapevole della bellezza che possedeva ma, da buona sedicenne qual'è, era molto insicura. 

<< Oh cielo, calmati.. sei bellissima e il vestito ti sta d'incanto. Puoi rilassarti ora? >> la tranquillizzò il cavaliere tirandola a se e regalandole uno dei suoi sorrisi migliori.  

<< Non pensavo di vederti mai vestito in giacca e cravatta! >> continuò la ragazza compiaciuta. 

<< Cosa non si fa per amore... sembro un damerino tutto "Cicci Pucci" >> disse il ragazzo ridendo. 

<< Ma dai, ti sta bene... un po' d'eleganza ogni tanto non guasta... >> scoppiò a ridere Isabel. 

<< Oh bhé, se per "eleganza" intendiamo: assomigliare ad un pinguino, allora ti do ragione: sono elegantissimo. >> sogghignò  Pegasus abbracciando la sua amata. 

<< Sei sempre il solito! >> lo riprese lei continuando a ridere. 

<< Dimmi solo che potrò togliermi questa trappola mortale. L'hanno chiamata "Cravatta" perché "Strozza collo" sembrava brutto! >> disse Pegasus cercando di allentare il nodo. 

<< La toglierai presto ma intanto vieni qui che te la sistemo! >> lo canzonò in tono sarcastico Isabel e con un piccolo movimento delle mani liberò il collo del ragazzo allentando la presa della cravatta. 

<< LIBERTÀÀÀ >> urlò il giovane scoppiando a ridere 

<< Uomo libero, muoviamoci che siamo in ritardo! >> rispose Isabel prendendogli il braccio. 

Arrivarono in cima alle scale e rimasero stupefatti del lavoro svolto dai cavalieri d'oro: la sala era luminosa e molto accogliente. A lady Isabel sono sempre piaciuti i balli: le lucine gialle che rendevano il salone così caldo, la vista di tanti abiti magnifici e poi adorava ballare...sin da piccola il nonno le spiegò che saper ballare era fondamentale per una bimba come lei perché il suo ruolo era simile a quello di una principessa e un giorno, quando lui non ci sarebbe stato più, ad aprire le danze sarebbe stata lei. Per Pegasus invece, questa situazione, era tutto eccetto che piacevole: odiava lo smoking e non sapeva ballare nemmeno il valzer... Aveva paura di cadere (cosa possibile se si conta il personaggio). Diedero entrambi una velocissima occhiata in giro e con piacere notarono: Sirio elegantissimo con un abito blu notte in compagnia di Shunrei; anche lei indossava un abito blu notte in stile giapponese. Lady Isabel aveva dato il permesso ai cavalieri di invitare chiunque. Andando avanti troviamo: Phoenix e Andromeda intenzionati a finire un intera bottiglia di champagne per vedere chi dei due regge meglio l'alcol. Pegasus poi guardo lady Isabel e le chiese: 

<< Dobbiamo proprio farlo? >> 

<< Cosa? >> domandò Isabel incuriosita. 

<< Aprire le danze... non può farlo qualcun altro? per esempio Saga, lui si diverte a fare il pinguino imbalsamato. >> rispose Pegasus stringendo forte la mano che lady Isabel aveva legato intorno al suo braccio. 

<< Uno dei Saint più valorosi di Atena, impaurito da un ballo... questa si che è bella >> proseguì la Dea prendendo un po' in giro il suo cavaliere. 

<< Non mi fa paura un ballo e che... non l'ho mai fatto in una situazione del genere >> confessò Pegasus un po' imbarazzato. 

<< Andrà bene, non è difficile. Vai solo avanti e indietro... al resto ci penso io. >> lo rassicurò la ragazza. 

<< Se lo dici tu... >> sospirò il giovane cavaliere preoccupato. 

Scesero le scale e come ogni cerimonia vuole: ad aprire le danze dev'essere Atena col suo primo cavaliere. Lady Isabel sa quanto può essere complicato anche se per lei non lo è: Pegasus non ha mai fatto niente del genere ed era comprensibile la sua agitazione; lei si ricordava bene la prima volta che dovette ballare d'avanti a tutti: fu tanto tempo fa col nonno, in una delle tante feste allestite per celebrare un qualcosa di assurdo che a lei non importava. I preparativi iniziavano sempre molte ore prima: bisognava scegliere l'abito, le scarpe e soprattutto l'acconciatura. Quando quel supplizio finiva, aveva giusto qualche minuto prima di essere presa in braccio dal nonno e portata fino al centro della sala per aprire le danze. Per una bambina di 8 anni quello era tutto tranne che divertente. 

Così incoraggiò Pegasus e porgendogli la mano iniziarono a ballare seguiti dal resto dei cavalieri... Pegasus fece come gli consiglio Isabel: andò avanti e indietro per tutto il tempo, rimanendo compiaciuto e stupefatto del fatto che riuscisse a sembrare un ballerino e non una mezza cartuccia. 

<< Hai visto che non era così difficile? >> gli fece notare la sua Dea. 

<< È incredibile... Ma come è possibile? a vederli da fuori sembra tutto così complicato >> disse un Pegasus particolarmente stupito. 

<< Perché nessuno ti guarda realmente... girati e dai un'occhiata: quanti ci stanno fissando? >> gli domandò Isabel sorridendogli. 

<< Nessuno tranne Saga >> rispose il cavaliere. 

<< Appunto... nessuno ti guarda quando balli. È solo un pretesto per passare del tempo con una persona a tua scelta senza che gli altri inizio a farti il terzo grado. >> gli spiegò la ragazza. 

<< Solo un pretesto eh? quindi se noi tra un'oretta sparissimo nessuno se ne accorgerebbe, giusto? >> domandò il cavaliere avvicinandosi all'orecchio della sua amata. 

<< Non credo che qualcuno ci farebbe caso >> confermò lei mantenendo lo stesso sorrisetto furbo del suo compagno. 

Gli occhi di Pegasus in quel momento, però, andarono a posarsi su un Saga troppo solitario appoggiato alla finestra vicino al tavolo del buffet. 

<< Perché Saga sta sempre in disparte? >> domandò perplesso Pegasus. 

<< Non ne ho idea. Penso che non gli piacciano le feste o semplicemente che non abbia trovato qualcuno con cui danzare... io ce lo vedrei bene con Tisifone, no? >> rispose la ragazza ridacchiando. 

<< Oddei... Tisifone e Saga: la coppia dell'anno. Miss e mister simpatia. >> scoppiò a ridere Pegasus portando nella sua ristata anche Isabel. 

In effetti i due ragazzi non avevano torno: Saga era immobile da quando la serata è cominciata. Stava lì, tutto solo ad osservare i sorrisi sul volto di lady Isabel. Il grande Sacerdote, per quanto duro volesse mostrarsi, provava dei sentimenti e quei sentimenti erano diventati qualcosa di più di una semplice devozione nei confronti di quella fanciulla che danzava. È possibile che la sua sfuriata di oggi con Mur fu dettata non da un senso di giustizia ma bensì dalla gelosia? 
In effetti, era proprio così... Saga iniziò ad invaghirsi della giovane Dea parecchio tempo fa: quando, con la daga, lei, si fece trafiggere. Fu lì che capì quanto era nobile il suo animo e quanto, lui, di quell'animo si stesse innamorando. Ora però sia lei che lui erano lì, divisi dallo spazio e da un amore impossibile perché era chiaro che la Dea non avrebbe mai ricambiato, lei è sempre stata innamorata solo ed esclusivamente di Pegasus e lui lo sapeva bene. 

<< È inutile che la guardi così Saga...Non l'avrai mai! >> gli disse Tisifone dandogli una pacca sulla spalla. 

<< Cosa? ma che dici? non mi interessa, io devo proteggere Atena! >> le ringhio contro Saga. 

<< Oh certo, è sicuramente come dici tu! >> ribatte la sacerdotessa, mettendosi a ridere

<< Più tosto, non ti da fastidio che abbia preferito lei... Insomma, tu sei una donna e lei una ragazzina. >> la prese in giro il Grande Sacerdote. 

<< Una ragazzina molto bella... >> rispose rassegnata lei. 

<< Concordo con te. Isabel è proprio una bella ragazza ed ha buon gusto nel vestire... Un po' meno in amore! >> rise Saga cercando di non far notare quanto gli desse fastidio il fatto che i due ragazzi si sorridessero così. 

<< Cosa intendi con "pessimi gusti in amore" ? >> domandò Tisifone. 

<< Ma dai, gli vedi anche tu... Lui è un imbranato poco educato e lei una ragazzetta dai sani principi, cosa gli legherà così tanto, per me, rimane un mistero! >> 

<< È proprio questo che gli unisce così tanto, imbecille... la loro diversità! sono l'uno la parte mancante dell'altra. Pegasus in lady Isabel trova quella razionalità che lui non ha e lei, invece, il lui, trova quella normalità che non ha mai avuto nella sua vita. >> gli spiegò Tisifone. 

Saga la guarda, nota che il suo viso è triste... sa che parlare fa male e l'ammira per la forza che ha. Infondo, nel profondo, anche a lui dava fastidio sentire quelle parole. Pensare che entrambi sono costretti a rinunciare all'amore per colpa di un ruolo così pesante da fastidio... ma ciò che irrita di più è vedere quei due ragazzi sfidare chiunque per proteggersi l'un l'altra. Sanno che stanno commettendo una pazzia eppure vanno avanti... Sarà forse questo il vero amore? essere capaci di sopportare qualsiasi tortura o punizione pur di non perdere chi ami, riuscire a dirsi tutto con gli occhi senza bisogno di parlare.

<< Saga... hai mai pensato alla tua vita se non fossi stato il Grande Sacerdote? >> chiese Tisifone voltandosi verso di lui. 

<< Ci ho pensato spesso... tu invece? >> gli domandò Saga. 

<< Ogni giorno. Sarebbe bastata una scelta diversa per non trovarmi qui ma è andata così ormai... tu invece, se non fossi stato il Grande Sacerdote, cosa avresti fatto nella tua vita? >> 

<< Molto probabilmente avrei cercato di costruirmi una famiglia >> disse il grande sacerdote con un tono molto malinconico. 

<< Già... la famiglia. >> fece da eco Tisifone. 

Facendo calare tra i due un silenzio imbarazzante. Entrambi sapevano che essere devoti ad Atena gli aveva portato via ogni più minima gioia, ormai erano diventati delle macchine da guerra e faticosamente riuscivano a provare dei sentimenti verso qualcun altro. 

<< Intendi stare qui a fare la muffa o vieni a ballare? >> domandò Saga ridendo e porgendole la mano. 

<< Ma ti prego... non farò mai nulla del genere! odio ballare e odio le feste in generale, sono uno spreco di tempo. >> ammise Tisifone, scansando la sua mano. 

<< E dai, sii buona... io ho sopportato le tue pene d'amore, tu potrai sopportare un ballo! >> insisté Saga, riporgendole la mano. 

<< E va bene, hai vinto tu ma solo uno. >> acconsentì Tisifone, prendendo la mano del sacerdote per dirigersi insieme nella mischia. 

Saga non si era mai accorto di quanto fosse bella Tisifone, una bellezza tutta sua, non aveva nulla a che vedere con Isabel: la pelle di quest'ultima era liscia e vellutata mentre quella della sacerdotessa era segnata dalle cicatrici. Tra le due c'era un abisso: da una parte una ragazza estremamente curata in ogni minima parte, con modo di fare elegante e un linguaggio eccelso... da l'altra una guerriera, per certi versi rude, sfacciata eppure con un viso così dolce. Il Grande Sacerdote trovò molto carina la ragazza nel suo abito verde acido, lungo che copriva ogni centimetro del suo corpo rimanendo largo ovunque. 
I due cominciarono a danzare ma non si guardavano, continuavano a guardare Pegasus e Lady Isabel. 

<< Certo che però sono carini insieme, vero? >> fece notare la sacerdotessa.

<< Lei è una Dea e lui un cavaliere... non andranno lontano! >> affermò con fermezza Saga. 

<< È inutile che fai il geloso, sai anche tu che non sarà un ruolo ad ostacolare quei due... >> rispose Tisifone mettendosi a ridere.

<< Arriverà un momento in cui lady Isabel dovrà scegliere tra Atena e se stessa... >> proseguì 
il Grande Sacerdote.

<< Sei un calcolatore di ghiaccio, Saga! guarda quanto sono carini, sono la chiara dimostrazione che la guerra a volte può essere sconfitta dall'amore. >> concluse Tisifone. 

E gli occhi di Saga si spostarono nuovamente sulla coppia, Tisifone aveva ragione: erano proprio carini insieme quei due, ma lui sapeva bene che quella storia era destinata a finire. Per quanto loro si amassero e avessero lottato, l'amore tra Dea e umano non può esistere... spezza il filo della vita, un Dio non può procreare tramite un umano. Fatto sta che dai quei due c'era da aspettarsi di tutto. 

                                                                         *******

<< Che ti dicevo... guarda alla tua destra! >> disse lady Isabel pressando con le dita sulla spalla di Pegasus. 

<< Oh mio Dio! >> continuò Pegasus scoppiando a ridere. 

<< Sono una bella coppia, non trovi? >> osservò la bella Dea. 

<< Mah, sono fatti l'uno per l'altra a quanto pare... hanno lo stesso sguardo gelido! >> continuò il cavaliere ridendo. 

<< Non essere cattivo, poverini... ricoprono entrambi un ruolo difficile e penso che Saga si senta un po' il mio babysitter. >> fece notare lei, perdendo il suo bel sorriso. 

<< Saga e Tisifone secondo me sarebbero un buco nell'acqua, sono entrambi delle lastre di ghiaccio! >>  protestò Pegasus. 

<< Non sono delle lastre di ghiaccio Pegasus, te l'ho detto, ricoprono un ruolo complicato e  a volte questo li porta a dover scegliere tra i loro sentimenti e la guerra.  >> lo canzonò la ragazza.

<< Ohh poverini... per fortuna che noi non siamo come loro. >> disse Pegasus strizzando l'occhio e avvicinandosi alla ragazza. 

<< Cosa vuoi fare? fermo, ho detto che non ci guardano non che sono ciechi. >> lo rimproverò ridendo Isabel. 

<< Propongo di andarcene! >> sussurrò piano  il cavaliere. 

<< E dove vorresti andare? >> gli domandò la fanciulla incuriosita. 

<< Usa la fantasia... >> la prese in giro lui. 

<< Meno male che dovevamo essere prudenti, eh! >> gli fece notare lady Isabel sorridendo. 

<< Tanto non ci noterà nessuno: Andromeda e Phoenix sono mezzo ubriachi, gli altri stanno ballando e si spera che Saga e Tosifone concludano qualcosa. >> gli rispose lui scoppiando a ridere e tirandola via, senza che nessuno gli vedesse, dalla stanza. 
                                                                        
                                                                          *******

<< Dove stanno andando quei due? >> chiese Saga non perdendo di vista la Dea e il cavaliere. 

<< Secondo te? Caro mio, sei proprio scemo! >> gli rispose Tisifone dandogli una pacca sulla spalla e mettendosi a ridere. 

<< Come osi,tu, donna! In ogni caso devo fermali! >> disse il grande sacerdote, facendo per raggiungerli. 

<< Stai fermo qui... non risolverai nulla così, ti farai solo odiare di più. Puoi fermarli  questa notte ma poi? loro torneranno a Nuova Luxor e tu, che farai? prenderai l'aereo ogni sera per fermarli? >> lo canzonò Tisifone fermandolo. 

Saga alla fine le diede retta e rimase buono ma dentro di lui c'erano tanti sentimenti confusi: rabbia, gelosia, paura e preoccupazione. Insomma, non un bel mix. Rimase immobile pensando a quanto fossero sciagurati quei due ragazzini e gli venne voglia di distruggere la stanza così stacco bruscamente Tisifone da lui e si diresse all'esterno. 

                                                                          *******

I due ragazzi erano nel corridoio, sicuri che nessuno gli avesse visti. Quando stavano insieme tiravano fuori quel lato da bambini che entrambi avevano: iniziarono a rincorrersi per quel lungo andito e quando Pegasus riuscì ad acciuffare la sua amata, lei finì con le spalle contro la porta della stanza di Atena e il suo cavaliere iniziò a baciarla. Lei cercò con la mano la maniglia e quando la trovò, riuscì ad aprire la porta. I due giovani entrarono nella camera senza staccarsi l'uno dall'altra e Pegasus, dando un calcio,col piede,alla porta, la chiuse. Erano stati due giorni difficili, pieni di problemi e brutti pensieri ma tra i due oltre ad un grande amore c'era anche una forte attrazione fisica e sapevano che quello era il modo migliore per dirsi quanto si erano aspettati, mancati e desiderati. In un batter d'occhio i vestiti furono sul pavimento e loro sotto le coperte... quella notte, ai due ragazzi, sembrò infinita e sapevano che tutta questa storia era pericolosa ma più si guardavano, più capivano che ne valeva la pena. Alla fine dei "giochi" entrambi, stanchi, sfiniti e soddisfatti si addormentarono; ahimè, però, quella quiete non durò all'ungo: saranno state le 4 del mattino -minuto più, minuto meno-  e un rumore assordante fece svegliare i due ragazzi di soprassalto. 

<< Che diavolo è stato? >> chiese Isabel agitandosi.

<< Non ne ho idea... sembra che un macigno di una tonnellata sia precipitato sulla terra facendo vacillare tutto! >> sostenne il cavaliere. 

<< Vado a dare un occhiata! >> lo avvisò lei cercando di alzarsi ma senza riuscirci perché fermata da  Pegasus. 

<< Non essere sciocca, è notte fonda, fuori si gela e qualsiasi cosa sia non possiamo occuparcene ora... torna a dormire, hai bisogno di riposarti. Domattina ti prometto che andremo a dare un occhiata in giro! >> la rassicurò il bel cavaliere abbracciandola e facendola risdraiare  con la testa tra il suo braccio e il suo petto. 

Pegasus era preoccupato tanto quando lei ma non voleva rischiare di incappare in un nuovo nemico così presto. Cercò di tranquillizzare Isabel che era visibilmente tesa: con la mano non smise di accarezzarle il braccio finché lei non si addormentò, sentendosi protetta tra le braccia del suo amato. 











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note dell'autore. 
Eccoci giunti alla fine della prima parte (l'inizio), ormai ci stiamo addentrando nel cuore della storia che inizierà a prendere forma con Lucifero e poi ancora, in seguito, con l'arrivo di personaggi inediti ma, a parer mio, fondamentali. Spero che la storia fino a qui vi sia piaciuta - nonostante gli obbrobri grammaticali gravi e meno gravi - e che la mia idea vi stia incuriosendo. Come avete notato ogni tanto aggiungo qualche parola in una lingua che non è l'italiano, vi spiego subito il perché: tutti noi conosciamo il personaggio di Saori: ragazzetta molto intelligente e carina. Secondo me la sua persona può permettersi questo piccolo gioco di lingue ( non ci sono doppi sensi in questa frase 😂) ed essendo, io, molto appassionata (faccio il linguistico) mi sembrava una cosa molto carina... fatemi sapere cosa ne pensate.  A parte questo, avrete notato che in questo capitolo la narrazione era in terza persona e non più in prima, questo perché descrivere le guerre con Lucifero,in prima persona, sarebbe stato impossibile... così mi sono facilitata le cose :p 
P.S: Ivo De Palma, il doppiatore originale italiano di Seiya, oggi, mi ha confermato l'amicizia su Facebook. Inutile parlarvi dell'immensa gioia del momento.    
Vi abbraccio forte forte e vi ringrazio per tutto il sostegno che mi state dando... un bacione 
 Bye bye 
-LadyforSeiya_15 ❤️

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Capitolo 5
*** Un nuovo nemico ***


Quella notte un lampo celeste era entrato nelle case dei Cavalieri D'Oro  sconfiggendoli uno ad uno e la mattina seguente Isabel, Pegasus, Crystal e Andromeda andarono al cospetto della statua di Atena e vedendo la testa mozzata sul pavimento, la giovane Dea, si inginocchiò e con le lacrime agli occhi disse:

<< Chi può essere stato? Chi osa farmi un simile affronto? >> 

In quello stesso istante un cosmo nemico si impadronì dell'aria facendo girare tutti di scatto. 

<< Chi va là? >> urlò Pegasus schierandosi come scudo d'avanti alla Dea preoccupata. 

<< Atena è ancora presto per piangere, non credi? disse una voce forte, arrabbiata che trasmetteva odio. 

Dinanzi ai giovani cavalieri, un uomo alto e possente con i capelli bianchi ornati con un diadema nero a forma di pipistrello, pelle pallida, occhi di ghiaccio, volto con caratteristiche femminili e lunghe ali angeliche, prese posto accompagnato da altri 4 uomini rivestiti e protetti da armature scintillanti. Lady Isabel alla vista di quel angelo rimase basita e alzandosi urlò: 

<< Allora tutto questo è opera tua, Lucifero? >> 

Pegasus guardò i suoi compagni e disse: 

<< Lucifero? >> 

<< Si, Lucifero. La creatura più bella al fianco di Dio, esiliata negli inferi perché accecata dal potere che possedeva. >> spiegò Crystal ai compagni. 

<< Fin dai tempi del mito io, Lucifero, conosciuto anche come L'Angelo Caduto, venni esiliato per il mio troppo potere e fu proprio la Dea che voi proteggete a privarmi del sole e a condannarmi alle tenebre eterne ma oggi, Io, Lucifero, sono tornato grazie all'auto di: Abel, Poseidone ed Eris per sconfiggere Atena e dare a queste divinità il dominio assoluto sulla terra. >> gli sbraitò contro Satana, inferocito. 

<< Non puoi parlare seriamente, sei un folle se credi che te lo lasceremo fare! >> gli urlò contro Pegasus. 

<< Poni fine a queste tue assurde prospettive di potere Lucifero. >> disse la Dea ponendosi tra lui e i suoi cavalieri. 

<< Questo, Atena, dipende solo da te. Per secoli solo stato deriso, torturato e costretto alla prigionia per colpa di voi divinità che avete sempre guardato con sospetto la creatura più perfetta creata da Dio, mio padre. Per colpa tua Atena io ho sofferto e tu subirai le mie stesse torture, sarai tu la mia offerta sacrificale, mi darai il tuo sangue divino e goccia dopo goccia la vita abbandonerà il tuo giovane corpo. >> 

<< Atena un'offerta sacrificale? >> domandò Andromeda 

<< Non te lo permetterò mai. >> Urlò Pegasus avvicinandosi a Lady Isabel che, preoccupata per le sorti dell'umanità, domandò: 

<< Cosa accadrebbe se mi rifiutassi? >> 

<< Abel, Poseidone ed Eris regneranno indisturbati sulla terra. >> 

<< Mai Lucifero, non te lo permetteremo mai! >> gridò Pegasus saltando in aria seguito da tutti i suoi compagni. 

<< Poveri illusi >> esclamò  Astaroth  - l'angelo Cherubino dai capelli fucsia -  colpendo tutti e tre i cavalieri che caddero a terra feriti sotto gli occhi preoccupati di Isabel.

<< Noi siamo gli angeli del male, fedeli servitori di Lucifero e artefici della sconfitta dei Cavalieri D'Oro >> disse un altro demone dai lunghi capelli celesti e gli occhi di ghiaccio.

<< Taci, tu che hai venduto l'anima al più meschino tra gli angeli, non sei degno di nominare i cavalieri d'oro >> gli sbraitò contro Pegasus che venne però rimandato K.O dallo stesso demone. 

Lady Isabel era bloccata dinanzi allo sguardo penetrante di Lucifero, non sapeva come comportarsi al cospetto di un nemico così potente. La giovane Dea però vedendo steso in terra il suo amato, cedette alle emozioni e si inchinò al fianco di esso per prendergli il capo tra le mani, sotto lo sguardo indispettito di Lucifero. 

<< Atena, se vuoi salvare la terra vieni nella mia fortezza, il Palazzo degli Intrighi, dove comincerà il tuo supplizio e la tua umiliazione. >> le ricordò il re degli inferi, richiamando a sé i suoi angeli ribelli e facendosi avvolgere da un lampo celeste, scomparvero. 


*** Atena e i suoi cavalieri avevamo fatto ritorno al santuario grazie a Saga che gli aveva trovati***

<< Milady, ho mandato Pegasus, Crystal e Andromeda in infermeria con Sirio che è appena tornato. Sono ridotti piuttosto male! >> esordì il Grande Sacerdote sedendosi nella poltrona dinanzi ad Atena. 

<< Ti ringrazio Saga. Lascia che si rimettano in sesto! >> gli rispose lady Isabel appoggiandosi una mano sulla testa. 

<< Mia Dea non starà valutando la proposta di Lucifero, vero? >> domandò allarmato Saga. 

<< Certo Saga che la sto prendendo in considerazione... non lascerò che Lucifero e le altre divinità regnino indisturbate sulla Terra >> annuì con fermezza la giovane Dea. 

<< Milady, lei non deve... ci penseranno i cavalieri a sconfiggere Lucifero. >> cercò di rassicurarla Saga. 

<< Mio caro Saga i tuoi tentativi di tranquillizzarmi, per quanto apprezzati, sono inutili... Questo nuovo nemico è troppo forte e la posta in gioco è molto alta; la mia vita non vale quanto quella di tutti gli umani. >>  disse Isabel sorridendo a quell'uomo così, visibilmente, preoccupato. 

<< Milady, è in parte colpa mia se siamo in questa situazione... >> ammise Saga guardando la sua Dea negli occhi. 

<< Cosa intendi? >> domandò lei, alzandosi dalla sedia. 

<< Io sapevo che Lucifero stava arrivando, lo sapevamo tutti ma pensavamo di poterlo sconfiggere senza farti scendere in battaglia... >> cercò di spiegare il Grande pope.

<< Saga? credo di non aver capito, come pensavate di sconfiggere Lucifero e come facevate a sapere che era lui ma soprattutto, Saga, perché non mi avete avvertita? >> domandò irritata la giovane Dea. 

<< Lady Isabel, Io e i miei compagni, i Cavalieri D'Oro, tempo fa, incontrammo Lucifero ancora prima che lei nascesse. Eravamo giovani e inesperti, fu una guerra senza precedenti ma sopravvivemmo e riuscimmo a sconfiggere quel traditore. Nel corso del tempo decidemmo di tenere nascosta questa guerra perché speravamo che fosse finita ma, evidentemente, ci sbagliavamo e, conoscendo la gravità della situazione, non volevamo che lei, Dea della giustizia, rischiasse la sua vita per un nemico che avremmo potuto sconfiggere ma, ahimè, non è così: Lucifero è molto più forte di prima e chiede vendetta, non sarà facile liberarsi di lui! >> ammise Saga avvicinandosi alla Dea che sembrava totalmente persa. 

Lady Isabel stava fissando la finestra, il suo sguardo era illeggibile. La giovane Dea era bloccata, pensava alle parole di Lucifero, alla sua rabbia e a quello che avrebbe fatto se lei non si sarebbe sacrificata... aveva paura, ne aveva il diritto. Lei sapeva che doveva adempire ai suoi compiti da Atena ma in lei c'era sempre quel sentimento di rabbia dovuta a quella vita normale che voleva e che, molto probabilmente, non avrebbe mai avuto. In ogni caso non era quello il momento di pensarci, lei era Atena: la Dea della guerra e doveva preoccuparsi di tutte le vite della gente innocente che non poteva abbandonare per un capriccio. Si voltò e guardò Saga dritto negli occhi, prese fiato e cominciò a parlare: 

<< Saga, io sono Atena, la Dea della guerra, e come tale mi devo comportare. Non avevi il diritto di sottrarmi al campo di battaglia. Lo so che l'hai fatto per proteggermi e ti ringrazio per questo ma sinceramente avrei preferito essere informata... almeno non ci avrebbe trovato impreparati. >> 

<< Milady, ammetto il mio sbaglio e le chiedo scusa... non avrei dovuto comportarmi così ma vede  se le dovesse capitare qualcosa, non solo io non me lo perdonerei mai ma, mia Dea, chi difenderebbe la terra? >>  domandò Saga appoggiando una mano sulla spalla della Dea. 

<< Saga, io devo proteggere la terra e questo prima o poi mi porterà a dovermi sacrificare e non  ci penserò due volte quando accadrà. Questa guerra può essere evitata e non intendo tirarmi indietro. >> disse Atena con fermezza. 

<< Questo le fa onore,milady. >> 

Saga non sapeva cosa dire, era la prima volta che gli capitava. Quella ragazza era una forza della natura: coraggiosa, saggia e bella. Più parlava e più lui se ne innamorava. Per quanto la sgridasse e la trattasse come una bambina, il Grande Sacerdote, sapeva che, in realtà, lei era una donna e che come tale si sarebbe comportata ma era davvero preoccupato e pensava che il suo sacrificio sarebbe stato inutile ma non poté opporsi alla volontà della sua Dea, così forte e decisa. 

Lady Isabel preferì interrompere lì la conversazione e salutando Saga, si congedò per dirigersi dai cavalieri feriti ma soprattutto da Pegasus. La vista del suo amato privo di sensi la ferì profondamente. Non avrebbe spedito i suoi cavalieri in una guerra persa a priori, non se lo meritavano, non li avrebbe fatti soffrire anche questa volta... le erano rimasti fedeli a lungo, in tutti questi anni l'avevano aiutata tanto e non solo nelle guerre, tra loro si era instaurato un rapporto che andava oltre la devozione e lei, di loro, si fidava ciecamente. 

Arrivò dinanzi alla porta della stanza dell'infermeria ed entrò trovandosi difronte tutti i suoi cavalieri sdraiati, privi di sensi. Diede una rapida occhiata in giro e poi si diresse verso Pegasus che era lì, così fragile e per una volta quello indifeso era lui! non sopportava vederlo così, non voleva che lui soffrisse, la guerra  gli aveva già tolto tutto e non avrebbe permesso che gli portasse via anche la vita. 

<< Questa volta sarò io a proteggere te, non ti permetterò di combattere. >> disse a bassa voce,  accarezzandogli la fronte che scottava. Rimase per qualche minuto a fissarlo e poi andò via, triste. 

Davvero era troppo tutto questo, non voleva arrendersi e non l'avrebbe fatto...la terra era la sua priorità. 'Tu sei Atena' si ripeteva ma più lo diceva e meno ci credeva; Atena era una Dea forte, matura e coraggiosa... lei invece non era nemmeno in grado di prepararsi il pranzo da sola. 'Perché hai scelto me?' si chiese sperando che qualcuno le rispondesse... 
c'erano momenti in cui non sapeva più chi fosse: Isabel o Atena? non trovava risposta a quella domanda e l'unico che riusciva a farlo era Pegasus e quando non era  lì, al suo fianco, lei si sentiva del tutto smarrita. 

Andò nelle sue stanze e aspettò che il sole calasse per uscire. Non c'era nessuno nei dintorni e lei ne approfittò: uscì dal santuario per dirigersi nella fortezza di Lucifero che era comparsa hai piedi della prima scalinata della casa di Mur. 

'E quindi è così che finirà?' si chiese la giovane lady Isabel senza fermarsi, continuava a guardare dritto sopra di lei come se cercasse una risposta dal cielo... non sapeva cosa l'attendeva una volta arrivata al cospetto di Lucifero ma ormai la paura era passata e aveva lasciato il posto alla fede nella giustizia. 

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Capitolo 6
*** La scalata verso Lucifero ***


<< Atena, sei pronta a subire la mia ira? >> Gridò Lucifero dall'ultimo piano della sua fortezza.

<< Lucifero, devi promettermi che risparmierai la vita della gente innocente. >> disse Atena giunta, ormai, ai piedi della scalinata che la separava dal suo nemico.

<< E sia, risparmierò questi uomini che ti ostini a difendere. >> rispose Lucifero mantenendo un tono di sfida.

Lady Isabel prese coraggio e fece i primi tre scalini ma appena mise piede nel quarto gradino un lampo celeste l'aggredì costringendola ad indietreggiare. Il dolore era insopportabile, le sembrava che mille spade le trafiggessero il corpo e le gambe cedettero facendola precipitare al punto di partenza. Senza perdersi d'animo strinse i pugni e si rialzò, non si sarebbe arresa...né ora né mai. 'Forza, forza! devi resistere!' si disse. Continuava a salire e più avanzava, più il dolore aumentava. I lampi celesti non l'abbandonavano, la ferivano e la facevano sanguinare.

<< Atena, ti stai divertendo? >> chiese Lucifero dal suo trono mentre si gustava lo spettacolo.

<< Taci, essere spregevole! >> rispose Atena con gli occhi pieni di rabbia.

<< Non sei in condizione di darmi ordini. Quando le scale finiranno la vita avrà già abbandonato il tuo corpo ed io avrò ottenuto la mia vendetta! >> disse L'Angelo Decaduto

<< Lucifero, perché ti sta tanto a cuore vendicarti? >> domandò Atena mentre il suo corpo non smetteva di  sanguinare.

<< Perché? Atena, la tua stupidità mi sorprende. In questi anni di tortura e sofferenza non ho mai smesso di pensare a quando sarei riuscito a scappare, non hai idea di quanto sia insopportabile essere privati della calda luce del sole. Voglio che tutti soffrano come ho sofferto io. >> urlò Lucifero mentre la sua voce diventava una lama che feriva l'animo di Atena.

Lady Isabel capì subito il sentimento di Lucifero, la sua crudeltà era dettata da una grande sofferenza. In quanto Atena avrebbe cercato di fermare la sua smania di potere ma come Isabel provava tanta pena per quell'angelo caduto che aveva abbandonato la luce per avvicinarsi alle tenebre.

<< Lucifero, capisco il tuo dolore ma non posso accettarlo. Tu hai abbandonato la calda luce della giustizia per avidità, sei stato tu a segnare il tuo destino. So bene che un potere come il tuo porta a volerne altro ma è proprio da questo che si capisce la purezza di una persona, se tu fossi stato un angelo puro e nobile il potere non ti avrebbe dato alla testa e tu non saresti stato costretto all'esilio. Tu dai la colpa a noi divinità ma, in realtà, e lo sai anche tu, la colpa è solo tua. Tu hai scelto le tenebre, il male... hai scelto di essere il padrone della galassia ma non hai calcolato che sarai solo e soffrirai ancora di più. Né tu né noi divinità saremo mai all'altezza degli uomini, loro sono esseri puri, capaci di amare... "L'Amore" da la forza ad un'uomo e questo sentimento non si spegne mai nei loro cuori. Quando un umano ama qualcuno è pronto a sacrificare se stesso. Loro non sono mai soli ed è per questo che nessuno di noi potrà mai comandarli e farli soffrire, perché loro si faranno forza a vicenda, si ameranno l'un l'altro e inizieranno a vedere la luce in quel mondo buio che tu vuoi creare. Saranno loro a sconfiggerti e nessuno di noi, "esseri divini", potremo mai eguagliare il genere umano perché, noi, non siamo capaci di amare come loro. Forza Lucifero, continua... ma ricorda: sarai la causa della tua sconfitta! >> esordì Atena lasciando però che a guidare le sue parole fosse l'animo di  Isabel.

<< STAI ZITTAAA! >> urlò Lucifero facendo aumentare le saette celesti che colpirono bruscamente la giovane Dea facendola vacillare ma, con lo scettro di Nike, si sostenne.

<< Io sono qui Lucifero, non mi sto nascondendo. Tu invece sei lì, protetto dai tuoi scagnozzi. Chi è che dovrebbe stare zitto? >> rispose la Dea accennando un sorriso.

<< TACI... tu che ti ostini a difendere gli uomini, non sei degna di portare il nome che porti! >>

Lucifero è spiazzato dalle parole di quella Dea che detestava tanto ma doveva smettere che, forse, aveva ragione:
"era lui la causa del suo male?"
'No, non sono io. Sono loro invidiosi del mio potere! è colpa loro se ho sofferto'

si disse quel diavolo che, forse, tanto diavolo non era.
 Scosse il capo per scacciare via dalla testa quei pensieri che lo stavano ferendo...era si, cattivo, arrabbiato e in cerca di vendetta ma, forse, quel angelo caduto, aveva sofferto troppo e, anche se nei tempi del mito era stato accecato dal potere, ora, era accecato dal dolore.

Il palazzo tremò e lui lasciò il suo trono, si avvicinò alla scalinata senza che Atena lo vedesse, strinse i pugni e con un movimento delle mani fece sorgere dei rovi pieni di spine che fecero contorcere la giovane lady Isabel per il troppo dolore.

Le scale erano inondate di sangue, il vestito della Dea era stracciato ma lei era forte, determinata e non si sarebbe arresa. C'era ancora tanta strada da fare e tanto dolore da sopportare. Anche se in quel momento era Atena, i suoi pensieri andarono a posarsi su Pegasus, sul suo volto privo di sensi in quella stanza così anonima dell'infermeria... dentro di lei sentiva tanta rabbia verso Lucifero ma provava anche tanta pena per quell'angelo che non sapeva cos'era l'amore; lei, a differenza sua, era stata fortunata perché, grazie a quel sentimento così puro, era finalmente riuscita a capire che lei non era Atena...erano due persone differenti dentro lo stesso corpo. Forse, come Dea, avrebbe dovuto amare ogni suo cavaliere e sicuramente lo avrebbe fatto ma come ragazza non avrebbe rinunciato all'amore verso Pegasus e questo né Lucifero né gli Dei avrebbero potuto capirlo.




  ***Mentre Atena soffriva, al grande tempio, Sirio e Saga, si accorsero della sua assenza***

<< Saga, lady Isabel è scomparsa! >> urlò Sirio al Grande Sacerdote mentre tremava per la preoccupazione.

<< No! NOO! Dimmi che non l'ha fatto! >> rispose Saga spalancando con una mano le porte della stanza di Atena.

<< Fatto cosa? Saga spiegati... sai dov'é Atena? >> domandò perplesso e spaventato il cavaliere del dragone.

<< È una sciagurata: ha deciso di sacrificarsi per salvare la Terra... è andata da Lucifero. >> disse Saga sbattendo la mano contro l'anta dell'armadio.

<< Devo avvertire Pegasus e gli altri, non c'è tempo da perdere! >> rispose Sirio iniziando a correre verso l'infermeria.


'È tutta colpa mia, non l'avrei dovuta lasciare da sola. Ma come può non capire il pericolo al quale sta andando incontro!' pensò Saga e un mix di rabbia e preoccupazione sì impadronì della sua persona, concentrandosi in un pugno che crepò la parete.

Nel frattempo Sirio aveva intrapreso una corsa disperata verso l'infermeria; anche lui pensava che Lady Isabel stesse commettendo una sciocchezza. "Perché rischiare così tanto? I cavalieri sarebbero riusciti a sconfiggere Lucifero e lo sa anche lei, come mai questa mancanza di fiducia nei nostri confronti?" si domandò il dragone ormai giunto al cospetto dell'infermeria. Avvicinò la mano alla maniglia ma si fermò, deglutì a fatica e diede un'occhiata ai suoi compagni tramite il vetrino trasparente presente sulla porta.

<< Ragazzi mi dispiace, mi dispiace davvero. Non vi siete ancora ripresi e già dovete tornare a combattere. >> disse il dragone a bassa voce come se dovesse giustificarsi.

Scosse il capo, prese coraggio e spinse la porta con ferocia. Andromeda, che era l'unico sveglio, sobbalzò.

<< Sirio, che ci fai qui? >> domandò il ragazzo, sbalordito dall'entrata dell'amico.

<< Andromeda, perdona la mia brutalità ma non c'è tempo da perdere. Atena, Milady... lady Isabel. Mio Dio. >> iniziò a farfugliare il dragone stringendosi forte alla ringhiera del letto.

<< Sirio, calmati, fai un bel respiro profondo e parla. >> lo rassicurò Andromeda.

<< Lady Isabel questa notte è fuggita e, sia io che Saga, abbiamo delle valide ragioni per pensare che sia andata da Lucifero >> confessò il dragone stringendosi forte il braccio mentre Andromeda perdeva il suo bel colorito rosato.

<< È sempre la solita... non voleva farci combattere e ha deciso di sacrificarsi lei stessa. Non cambierà mai! >> disse Pegasus svegliato dalle voci dei compagni che risuonavano forti nella sua mente.

<< Pegasus, non ti affaticare... >> riuscì a dire Sirio mentre il suo compagno già scattava in piedi e si toglieva la maschera dell'ossigeno.

<< Non essere sciocco amico mio. Lady Isabel è in serio pericolo, molto probabilmente sarà già al cospetto di quel folle e tu mi dici di non affaticarmi? >> rispose il giovane Pegasus dando una pacca sulla spalla del compagno per poi riprendere a parlare:

<< Svegliate anche Crystal, vi aspetto fuori dal santuario! >>

E mentre Andromeda guardava Pegasus andarsene, Sirio scosse delicatamente Crystal che,  a poco a poco, riprese i sensi.


                                                                      *********

<< Saga, che ci fai qua fuori? >> domandò Pegasus fissando il Grande Sacerdote.

<< Pensavo... >> rispose Saga tenendo gli occhi bassi.

<< Strano, tu non lo fai mai! >> disse Pegasus mettendosi a ridere.

<< Ma è possibile che tu abbia voglia di scherzare anche in queste situazioni? >> lo rimproverò Saga.

<< E cosa dovrei fare Saga? sapevo che Isabel avrebbe fatto di testa sua, lo fa sempre. >>  affermò il giovane Pegasus facendo scomparire il suo bel sorrisetto per lasciar spazio a un viso serio.

<< E la cosa non ti preoccupa? >> chiese a sua volta Saga girando, per la prima volta, il viso verso il suo interlocutore.

<< Certo Saga che mi preoccupa ma, fortunatamente, ci ho fatto l'abitudine e poi, voi, non dovete preoccuparvi. >> esordì Pegasus riproponendo in suo sorrisetto beffardo.

<< Ah si, moccioso, non mi devo preoccupare? >> rispose il Grande Sacerdote contraccambiando il sorrisetto del cavaliere.

<< Certo che no mio caro Saga. Ci sono qui io per salvarla, come sempre del resto. Quindi di che ti vuoi preoccupare? >> esordì Pegasus lasciandosi cadere sullo scalino più vicino.

<< Oh bene, se ci sei tu allora posso stare tranquillo. >> lo prese in giro Saga.

<< Lo posso interpretare a modo mio? >> chiese sorridendo il cavaliere dando una pacca sulla spalla del Gran pope.

<< Saga, Pegasus... >> urlarono Sirio e gli altri interrompendo la conversazione dei due.

<< Amici!! >> disse a gran voce Pegasus.

<< Bene cavalieri, siete pronti! Andate e salvate Atena. Confido in voi >> disse Saga incrociando le braccia.

I cavalieri si guardarono e, rivolgendo un saluto a Saga, si girano per andarsene ma il Gran pope fermò Pegasus tirandolo per un braccio e con voce ferma disse:

<< L'hai interpretata bene la mia frase; Io ho fiducia in te e anche lei ne ha. Riportala qui sana e salva cavaliere. >>

Pegasus gli sorrise e annuendo raggiunse i compagni.

'Andate cavalieri, metto nelle vostre mani la vita di Atena' pensò Saga vedendo quei cinque giovani ragazzi correre incontro al loro destino.



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Note dell'autrice


Buonasera a tutti (o buongiorno, dipende dall'ora in cui vi trovate qui).
Mi dispiace se questo sesto capitolo è così breve ma l'ho dovuto dividere dal settimo per permettervi di vedere le future quattro battaglie, contro gli scagnozzi di Lucifero, tutte assieme.
In ogni caso, come avrete notato, in questo capitolo ho aggiunto parecchie scene che nel OAV non ci sono, questo perché volevo dare spazio a Lucifero che secondo me è un cattivo, cattivo. Poi, ho voluto dare spazio a Saga anche se in piccola parte. Per tutte le seguaci di Seiya e Saori, tranquille, non ho cambiato idea: LA STORIA PROSEGUIRÀ CON LORO DUE SEMPRE PIÙ INNAMORATI. Dopo Lucifero, infatti, ci sarà un capitolo di transizione estremamente dolcioso  e poi, ovviamente, tutti i capitoli che seguiranno.

Bene, non mi dilungo troppo, non voglio tediarvi. Vi mando, come sempre, un bacione affettuoso.

Bye bye

-LadyforSeiya_15 ❤️

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Capitolo 7
*** I demoni di Lucifero parte 1 ***



 

<< Eccolo! quello è il palazzo di Lucifero. >> disse Pegasus ai compagni indicando con l'indice una fortezza terrificante, avvolta da nubi scure che rendevano difficile la visuale.

<< Mette i brividi >> esordì Sirio avvicinandosi al suo compagno che, con sguardo deciso e voce ferma, disse:

<< Andiamo ragazzi, alla fine di queste scale troveremo Lady Isabel! >> e tutti, annuendo, salirono i primi gradini fermati, poi, da un urlo di dolore proveniente da Andromeda al quale cedettero le gambe facendolo crollare sul pavimento.

<< Andromeda, che ti prende? >> domandò Pegasus mentre Crystal si precipitò a raccoglierlo.

<< Un piccolo cedimento ma sto bene... andiamo, Milady potrebbe già trovarsi dinanzi a Lucifero >> li rassicurò il cavaliere. 

Pegasus era un po' scosso, non se la sentiva di far affrontare ad Andromeda un viaggio del genere, dove, senza ombra di dubbio, avrebbero dovuto lottare contro i demoni al cospetto di Lucifero. Era preoccupato, era davvero troppo preoccupato per l'amico ma lo era anche per Isabel, la sua isabel. Aiutò Crystal a rimette in piedi Andromeda e con voce gentile domandò:

<< Te la senti di continuare? >>

Andromeda sorrise e, appoggiando una mano sulla spalla dell'amico, con voce calma e rassicurante, disse:

<< Certo amico, è solo un po' di stanchezza, io sono un Saint di Atena e, come voi,devo pensare alla sua vita e alla sua sicurezza. >>

I cavalieri si guardarono sorridendosi, erano una bella squadra e ad unirli c'era il più puro degli ideali: la giustizia. Pegasus salì altri due gradini e girandosi verso i compagni disse:

<< Andromeda ha ragione, la vita di Atena prima di tutto. >>

nei loro cuori viveva forte quel sentimento di giustizia e devozione verso la loro Dea che, col tempo, avevano imparato a conoscere e amare... chi più, chi meno.

Finalmente la loro corsa verso la loro Dea era cominciata, si muovevano veloci, senza né guardarsi né parlarsi, la tensione si tagliava col coltello... tutti conoscevano i nemici che dovevano affrontare: erano accecati dalla vendetta e da un smania di potere troppo grande, erano più forti, in condizioni fisiche migliori e conoscevano già i loro punti deboli... i cavalieri erano in netto svantaggio e ne erano consapevoli ma la vita di Atena andava difesa, la pace sulla terra conservata. I Saint erano decisi a combattere, pronti a quello scontro che non avrebbe risparmiato nessuno.

' Resisti amore mio, stiamo arrivando ' pensò Pegasus mentre guidava i sui compagni su quelle scale ripide e tortuose che separavano lui dalla sua amata. Con Saga aveva mentito, era davvero preoccupato ed arrabbiato per quella incoscienza che Lady Isabel aveva avuto ma non poteva non esserne orgoglioso... anche questa volta aveva dimostrato tutto il suo valore, la sua forza e il suo coraggio; coraggio che potrebbe costargli la vita. Il cavaliere di Pegaso sapeva che il ruolo della sua amata era difficile, l'ha sempre saputo, e per questo aveva giurato a se stesso che l'avrebbe protetta ad ogni costo.

Ormai erano giunti a metà scalinata e lì, una voce forte, dura e combattiva, fece fermare i nostri eroi.

 

<< La vostra corsa termina qui, cavalieri. >> dinanzi a loro Astaroth, l'angelo cherubino della conoscenza che li aveva sconfitti solo qualche ora prima, era comparso insieme a Belzebù, l'angelo serafino della violenza. 

 

<< Toglietevi di mezzo scellerati! >> urlò Pegasus arrestando di colpo la sua corsa. 

 

<< Cavalieri perché avete tutta questa fretta di morire? l'umiliazione di poche ore fa non vi è bastata? >> esordì Astaroth, scatenando tra lui e Pegasus una guerra di sguardi. 

 

'Cosa ti spinge ad essere così ostile cavaliere?' penso l'angelo cherubino; questa domanda lo perseguitava dal loro primo incontro. Gli frullava in testa l'immagine del cavaliere di Pegaso che subisce i danni del suo colpo, cade a terra ma, anche se moribondo, si rialza. 

 

<< In guard... >> cercò di urlare Pegasus ma Sirio, spinto da un senso di protezione verso i compagni che erano malconci, lo interruppe:

 

<< Pegasus, proseguite la scalata verso Atena, non c'è tempo da perdere... >> 

 

<< Ci vuoi affrontare entrambi? >> domandò divertito Belzebù mentre si avvicinava al cavaliere. 

 

<< Sirio, non dire assurdità >> lo rimproverò Andromeda. 

 

<< Sono l'unico che può affrontarli entrambi, non perdete altro tempo... andate >> li incitò il dragone facendoli cenno con la mano per spingerli ad andare. 

 

I tre ragazzi indugiarono ma, capendo che non c'era più tempo, si decisero a riprendere la loro corsa lasciandosi alle spalle Sirio. 

 

'Andate amici, lascio a voi la salvezza di Atena... Pegasus, Lady Isabel è, come sempre, nelle tue mani' si disse il cavaliere mentre osservava i suoi compagni andare via. 

 

<< Dragone, sei un uomo coraggioso >> si congratulò Astaroth mentre si preparava a sferrare il suo colpo migliore. 

 

<< COLPO FINALE DEL BIANCO SERPENTE BICEFALO >> L'Angelo cherubino della conoscenza concentra il suo cosmo nelle mani e trasforma in artigli le sue unghie, simulando i denti del cobra con cui colpisce lo scudo di Sirio che va in frantumi. 

 

<< Maledetto >> gli ringhia contro il cavaliere scansandosi per evitare la raffica di pugni che Astaroth stava cercando di scatenare. 

 

<< Sei ridicolo cavaliere, il tuo scudo indistruttibile è stato già distrutto... cosa credi di fare ora? >> 

 

<< Stai in guardia Astaroth e non cantar vittoria troppo presto! preparati ad affrontare il mio colpo migliore...  COLPO SEGRETO DEL DRAGO NASCENTE >> 

 

il colpo di Sirio non lo scalfì minimamente, Astaroth era troppo veloce per lui e, ad ogni colpo del dragone, lui riusciva, senza neanche troppi problemi, a schivarlo.

 

Sirio conosceva le sue capacità e, nonostante fosse uno dei migliori, sapeva che non avrebbe potuto sostenere la forza di Astaroth e di Belzebù... il Dragone era saggio, forse il più saggio del gruppo e conosceva i suoi limiti ma doveva resistere e trattenere quei due demoni il più possibile, almeno il tempo necessario affinché, Pegasus, riuscisse ad arrivare a Lady Isabel.

 

<< Sei coraggioso cavaliere... sfortunatamente è giunta la tua ora! >>

 

Astaroth salta in aria, concentra tutta la sua forza su un'unica mano, l'unica che aveva alzato al cielo. Lo sfondo si fa grigio e gli unici colori che si distinguevano erano quelli dei capelli del demone.

 

Sirio indietreggia, mantiene un aspetto serio e composto anche se sa che potrebbe essere giunta la sua ora... 'Quindi è così che finirà? Morirò per mano tua Astaroth?... Bene, morirò, è vero ma io, al contrario di questi luridi scagnozzi del male, lascerò questa Terra in nome di Atena, in nome della giustizia. Fiore Di Luna, non odiarmi se puoi... Ti avevo promesso che sarei tornato ma la mia vita servirà per proteggere qualcosa di ancora più grande: La Giustizia.'

 

<< DI' PURE ADDIO ALLA TUA VITA CAVALIERE, E' GIUNTA LA TUA ORA. COLPO FINALE DEL BIANCO SERPENTE BICEFALO >> Urlò Astaroth e lasciandosi precipitare come una cometa , ricoprendosi di una luce bianca talmente forte da eguagliare quella del sole, si scaraventò contro il ventre del Dragone che gli permise di farlo per intrappolarlo.

 

<< C-COSA? NON PUOI AVER FERMATO IL MIO COLPO. >> il demone era sconvolto, non riusciva a crederci, nessuno era mai riuscito a resistere al suo colpo... che cosa alimentava la forza di questi guerrieri?.

 

<< Astaroth, povero, inutile e ignorante Astaroth, non sai che un colpo non funziona mai due volte su un cavaliere? >> rispose Sirio prendendosi gioco dell'avversario.

 

<< MALEDETTO! >> gli ringhiò contro l'Angelo cherubino mentre cercava di divincolarsi ma tutti i suoi tentativi erano inutili.

 

Sirio, ormai intenzionato a chiudere lo scontro, strinse forte il braccio di Astaroth intrappolato all'interno del suo ventre, conficcandoselo ancora più in profondità, gemette per il dolore ma in maniera quasi impercettibile e, con lo sguardo deciso, lanciò il suo ultimo colpo: COLPO SEGRETO DEL DRAGO NASCENTE. >>

 

<< N-NOOO, FEEERMOO...ASPETTAAA! >>

 

Astaroth venne scaraventato contro un masso e così venne sconfitto ma lasciando, però, a Sirio una ferita troppo profonda.

 

<< E'- è finita >> queste furono le uniche parole che il Dragone riuscì a dire prima di cadere al suolo privo di sensi.

 

Intanto, dall'alto della seconda statua che circondava il campo di battaglia dove Sirio e Astaroth si erano scontrati, Belzebù si era gustato tutta la scena e capendo le intenzioni del suo nemico, saltò sopra le sue ali di fuoco e avanzò verso il resto dei cavalieri, distrutti dalla consapevolezza che Sirio non ce l'aveva fatta.

 

<< Pegasus, i-il cosmo di S-Sirio... >> provò a dire Andromeda arrestando di colpo la sua corsa.

 

<< Lo so Andromeda... Speriamo solo che non sia così... >> provò a consolarlo Pegasus.

 

<< Non avremmo dovuto lasciarlo lì da solo... >> disse Crystal con voce colpevole.

 

A quella affermazione la conversazione si interruppe, era vero... non avrebbero dovuto lasciarlo combattere da solo ma, infondo, Sirio non avrebbe mai permesso ai suoi compagni di rimanere lì , con lui.

 

'Dannazione... Sirio, se puoi perdonami. No, Andromeda ha ragione, non ti avrei dovuto permettere di combattere da solo.' Pegasus si sentiva davvero in colpa, così come tutti i suoi compagni. Non avrebbero voluto lasciarlo lì, sarebbero voluti tornare indietro per raccogliere il corpo, per vedere se fosse vivo, se per lui ci potrebbero essere ancora speranze.

 

<< MA CHE?! PEGASUS ATTENTO! >> Urlò Crystal mentre le colonne di uno spiazzo che divideva la scalinata iniziarono a crollare.

 

<< STATE ATTENTI!! >> li avvisò Pegasus facendo indietreggiare i compagni.

 

<< Guardate lì >> disse Andromeda indicando una colonna che stava cambiando colore mentre vacillava come un verme.

 

<< M-MA C-CHE COSA? >> dissero in coro il resto dei cavalieri.

 

<< E' disgustoso... >> fece notare Crystal.

 

<< State attenti, non è una colonna quella! >> confermò Pegasus mentre quella forma non identificata si squarciava.

 

<< A-Andromeda, la tua catena sta vibrando! >> urlò Crystal.

 

<< S-Sì, avverte un nemico m-ma dove sarà? >> asserì Andromeda.

 

<< State in guardia >> si raccomandò Pegasus.

 

Di colpo da quella strana figura color violaceo uscì un uomo ricoperto da un'armatura bianca, i capelli a punta color dell'oro e le mani che sembravano lame ricurve.

 

<< Per voi è finita cavalieri di Atena. Sono la mantide religiosa d'oro, Eligor: l'angelo virtuoso della forza. >>

 

<< Dannato >> urlò Pegasus, disgustato dalla vista di quel demone.

 

'Come si può vendere l'anima al diavolo? Cosa spinge un angelo a passare al lato oscuro? Davvero, io non riesco a trovare risposta a queste domande, è impossibile preferire le tenebre alla luce, l'ingiustizia alla giustizia ma sopratutto come si fa a vivere senza amore? Sarà, forse, perché sono un uomo e perché non vivrò in etero ma se mi offrissero la vita di un Dio chiedendomi in cambio di rinunciare all'amore, io rifiuterei a seduta stante. L'amore, il sentimento più puro che un uomo può provare, alimenta l'animo di noi cavalieri e ci dona la forza di andare avanti sempre, anche quando sembra che la fine sia ormai giunta.' il cavaliere di Pegaso era davvero sconvolto, non riusciva a capire come si potesse seguire un diavolo. Lui nemmeno per tutto il potere di questo mondo avrebbe abbandonato la giustizia. Infatti è proprio per questo che lui è un Saint, lui è un uomo puro che non si venderebbe mai.

 

<< Pegasus, andate avanti, a lui ci penso io! >> esordì Andromeda alzando la catena e facendo cenno ai compagni di andare.

 

<< Non senza di te! >> rispose Crystal che non avrebbe mai abbandonato l'amico a morte certa.

 

<< Andromeda, Crystal ha ragione: non puoi affrontarlo da solo... >> Asserì il cavallo alato.

 

 

<< Ma che delizioso teatrino >> gli interruppe Eligor << Siete proprio carini. >> commentò. 


 

'Certo che questi cavalieri sono proprio assurdi, si ostinano a difendersi a vicenda nonostante siano consapevoli che, così facendo, perderanno la vita. Mai comprenderò l'animo di codesti guerrieri.'  ed anche Eligor, così come tutti i suoi compagni, non capiva il comportamento dei Saint di Atena; "perché volevano difendersi ad ogni costo? perché ognuno non pensava a se stesso? cosa muoveva i loro animi?"queste erano domande alle quali un demone non avrebbe mai potuto rispondere perché mai e poi mai avrebbe potuto provare quel senso di giustizia, lealtà e fedeltà che riscalda l'animo di un Saint e lo spinge a bruciare il proprio cosmo ai limiti estremi.

 

 

<< Ragazzi, andate... me la vedrò io con lui. L'ha detto anche Sirio: non c'è tempo da perdere, Atena potrebbe già essere al cospetto di Lucifero! >> li incitò Andromeda che era a conoscenza del rischio che correva e delle poche probabilità di vittoria ma il Dragone era stato coraggioso, aveva sacrificato se stesso per la salvezza della terra e lui non si sarebbe tirato indietro, così, vedendo l'insicurezza dei suoi compagni, tirò fuori tutta la sua forza e gli urlò contro: 

 

<< ANDATEEE! Dannazione ragazzi, sono un guerriero come voi... se devo morire, voglio morire in nome della mia Dea! >> 

 

Pegasus a quelle parole cedette, era sbalordito dalla forza del compagno. Ha sempre pensato che Andromeda fosse coraggioso ma ogni volta che lo vedeva così determinato, ne rimaneva sbalordito. 

 

<< Andromeda ha ragione... Siamo i Saint di Atena! Andiamo. >>  e con sguardo deciso, Pegasus, fece capire a Crystal che avrebbe dovuto seguirlo senza aggiungere nient'altro ma il Cigno, vedendo quello che era successo al Dragone, era preoccupato per il compagno col quale, nel tempo, si era instaurato un rapporto d'amicizia e fratellanza che non gli permetteva di abbandonarlo lì. 

 

<< Andromeda... >> disse a bassa voce ma il cavaliere fece finta di non sentire e agitando le mani in senso antiorario creò uno scudo per se stesso con la sua catena. 

 

<< Andate, dannazione, non ve lo ripeto più! >> 

 

Pegasus e Crystal si guardarono, entrambi amareggiati e tristi per quella dura scelta.

 

<< ANDIAMOOO! >> Urlò Pegasus al compagno e già i suoi occhi venivano inondati da mille lacrime mentre riprendeva la sua corsa.

 

<< Era ora, possiamo combattere ora? >> esordì Eligor divertito.

 

<< HAI FRETTA DI MORIRE >> Lo sfidò Andromeda tirando fuori una grinta e una sfacciataggine che mai il cavaliere aveva tirato fuori. << Nebulosa di Andromeda! >> il cavaliere bruciò il suo cosmo ai limiti estremi, avrebbe dato tutto se stesso in questa battaglia e avrebbe combattuto finché il suo corpo non sarebbe giaciuto al suolo privo di vita.

 

<< Povero illuso, davvero credi che la tua catena mi possa scalfire? >> lo prese in giro

La Mantide che tagliò la catena con un gesto netto della mano.

 

<< Guarda come si combatte! >> e Eligor saltò in aria fiondandosi sul suo nemico con una serie di colpi a raffica che Andromeda cercava di schivare con la sua catena.

 

'E' incredibile l'energia negativa che possiede, stento a credere che possa essere un angelo'

questa fu il parere del cavaliere sul suo avversario. Andromeda era, forse, il cavaliere più sensibile e attento ai sentimenti dell'avversario. Cerca sempre di capire nel profondo chi ha davanti ma, questa volta, il suo nemico non gli trasmette nient'altro che odio.

 

<< Rolling defense >> la Catena di Andromeda si dispose in cerchi concentrici sul suolo avvolgendo il cavaliere e impedendo ai colpi di Eligor di arrivarci. La Mantide, non riuscendo a penetrare la difesa del suo avversario, indietreggiò di pochi centimetri dal corpo di Andromeda e scagliò contro il cavaliere il suo colpo migliore:

 

<< Colpo della Mantide >> le mani di Eligor in un lampo si trasformarono in lame affilate che cercavano di tagliare la catena ma Andromeda cercò di contrastare i colpi dell'avversario meglio che poteva.

 

<< Sei in gamba cavaliere ma è ora di finirla con questi giochini >> così La Mantide aumentò la raffica di taglienti colpi.

 

'Dannazione, se non il suo attacco non cessa, distruggerà la catena... devo fare qualcosa'

 

<< Concordo Eligor, finiamolaaa >> gridò il cavaliere di Atena prima di sferrare il suo ultimo colpo: << Tela del Ragno >> la catena prende la forma di una ragnatela e intrappola Eligor al suo interno ma il demone sogghigna

 

<< Povero illuso, credi davvero di potermi fermare così? Ahaha >> e nuovamente, Eligor, alza le mani taglienti e riduce la catena di Andromeda ad un brandello di acciaio.

 

<< C-COOOMEE HAI FATTO? >> domandò il cavaliere spiazzato dalla semplicità con la quale L'Angelo ribelle ha fatto a pezzi la sua catena. 


 

<< Non è più tempo di dare spiegazioni, Cavaliere in guardia! >> urlò Eligor scagliandosi contro Andromeda che era allo stremo delle forze. << Colpo della Mantide >> 

In un lampo mille lame colpirono Andromeda e pezzo dopo pezzo, colpo dopo colpo, l'armatura del cavaliere andò in pezzi lasciando lui steso a terra esanime. Nel cuore della Mantide non c'era pietà e dopo aver riso di gusto alla vista del cavaliere ridotto in quelle condizioni, gli sferrò un calcio sotto il mento che fece ribaltare il corpo di Andromeda facendolo strisciare per qualche metro fermato, poi, da un muro.


 

'Dannazione, non sono più in grado di comandare il mio corpo. I suoi attacchi sono troppo forti ma io non posso arrendermi, non devo e non voglio farlo. Io difenderò la Dea Atena e aiuterò i miei compagni a preservare la pace sulla Terra. MI DEVO RIALZAREEEEEE!' ormai nemmeno il cavaliere di Andromeda non sente nemmeno più dolore, il suo corpo è diventato pesante e rialzarsi è difficile... stava lentamente perdendo tutti i cinque sensi ma la sua forza di volontà era forte e, con molta fatica, si rimise in piedi.


 

<< IO RAGGIUNGERO' PEGASUS E GLI ALTRI E LI AIUTERO' A SALVARE ATENA! >> Il cavaliere era deciso a continuare a lottare, sorrise al suo nemico e riprendendo fiato disse:

<< Non vincerete! >>

Eligor era sorpreso, sbalordito, dalla forza del suo avversario. 'Quale uomo può sopportare tutto questo dolore? Cavaliere, è stato un onore sfidarti ma Lucifero non perdona ed io non posso lasciarti vivere.' I sentimenti del demone erano confusi, se non fosse stato sotto il dominio di Lucifero, lui, angelo o demone che sia, l'avrebbe lasciato vivere... ma NO! Non poteva e lo avrebbe annientato.

<< E' inutile che ti rialzi cavaliere, prolungherai solo le tue torture. >> lo avvertì La Mantide.

<< Non mi importa, uccidi se vuoi... io sono orgoglioso di morire in nome della giustizia, nel nome della mia Dea. Tu, demone, protettore del male, mai capirai cosa si prova ad essere riscaldati e protetti dal cosmo di Atena... tu non capirai mai cosa significa avere alle spalle una squadra, dei compagni che ti aiutano e che combattono per il tuo stesso ideale. Uccidimi Eligor, fallo. Non ho paura né di te né del tuo padrone. IO SONO UN SAINT DI ATENA e nel suo nome morirò. >> Il cavaliere di Andromeda parlava, era forte, deciso e mai aveva professato parole più vere di quelle; i suoi occhi parlavano chiaro, la luce che li illuminava, le lacrime di commozione che lente rigavano le sue guance, tutto questo era il sintomo di un sentimento puro... puro come l'amore che lo legava alla sua Dea e alla giustizia, puro come quel senso di giustizia che alimentava il suo essere. Per un cavaliere, morire per la propria Dea, era un onore e sopratutto era il modo più dignitoso per lasciare la nostra Terra. Andromeda andava fiero del suo titolo, del titolo di Saint e questo Elgor non poteva sopportarlo.

<< Taci, non sei degno di nominare Lucifero, sei solo un moscerino manovrato da una Dea che voi definite “giusta” ma in realtà è la più spietata tra tutti gli Dei. >> Eligor indossava una maschera, il suo viso non era visibile ma la sua voce non era la stessa, non era dura, sembrava quasi tremolare. E' possibile che le parole del Saint abbiano smosso qualcosa il lui?

<< Ti spedirò all'inferno Cavaliere. Colpo della Mantide >> La Mantide sferrò nuovamente il suo colpo migliore sul cavaliere ma lui riuscì ad evitarlo lasciandosi cadere dalle scale anche se non poteva sfuggire alle grinfie del suo nemico che, saltando fino alla fine della scalinata, sferro un pugno con la sua mano affilata, dritta nel petto del Saint, trafiggendolo e facendogli versare una quantità di sangue inimmaginabile.


 

<< Dì le tue ultime preghiere moscerino, è giunta la tua ora ma stai tranquillo... non si soffre tanto quando ti mozzano la testa >> la voce dura e crudele di Eligor era tornata, Andromeda non riusciva a vedere i suoi occhi ma li immaginava carichi di odio, prigionieri di uno sguardo assassino.

<< GRAFFIO VELENOSO >> La Mantide alza nuovamente la sua mano che viene illuminata dal sole e riflette i suoi raggi.

' Questa è l'ultima volta che vedrò la luce del sole... Avevo giurato a me stesso che non mi sarei mai arreso e così ho fatto, ho combattuto fino allo stremo delle forze... Phoenix, fratello mio, spero di averti reso orgoglioso.'

Andromeda chiuse gli occhi mentre la mano affilata del suo nemico scendeva verso il suo collo per tranciarlo ma qualcosa, un lampo di fuoco, un colpo letale, fermò quello scellerato di Eligor che guardava la sua mano nella quale vi erano state conficcate tre piume nere.

<< Ma queste? >> domandò ad alta voce il demone.

<< E' quanto basta per rispedirti all'inferno. >> una voce forte e calda si diffuse nell'aria.

<< Chi va là? >> chiese Eligor ma la risposta non arrivò dalla stessa voce ma bensì da quella del cavaliere che, ora mai, si trovata steso al suolo.

<< Fratello mio! >> quello era un urlo disperato, una richiesta d'aiuto ma anche un urlo di gioia nel rivedere Phoenix che , come al solito, aveva fatto la sua entrata trionfale saltando fuori da un masso poco più in alto di loro-


 

<< Andromeda, non parlarmi con quella voce da femminuccia e asciuga quelle lacrime, non si addicono ad un Saint di Atena. >>


 

D'avanti a Eligor, un ragazzo dai capelli blu ricoperti dall'elmo, era comparso.


 

<< Per carità, certo che Lucifero doveva essere disperato se ha assoldato un vermiciattolo come te! >> la voce del cavaliere della Fenice risultò una lama più tagliente delle stesse mani del demone. Phoenix sapeva come colpire il suo nemico ancor prima di usare le mani.


 

<< Ma come osi? >> gli ringhiò contro La Mantide. << Artiglio infernale >> il demone si scagliò con tutto sé stesso verso la Fenice che, senza neanche troppa fatica, lo schivò con un salto. 'Povero illuso, se crede che basti questo per mandarmi al tappeto.' il cavaliere, che si trovava esattamente al di sopra di Eligor, gli afferrò la mano e lo scaraventò in aria. << Ali della Fenice >> e in batter d'occhio raggiunse il suo rivale rispedendolo al suolo con il suo colpo migliore. Il corpo di Eligor precipitò come una stella cadente e, per la furia del suo atterraggio, distrusse le scale.


 

<< Maledetto uccellaccio affumicato >> gli ringhiò contro La Mantide.

<< Hai ancora voglia di fare lo sbruffone? >> domandò divertito la Fenice, in risposta alla sua provocazione.


 

Eligor scoppiò a ridere e balzò in piedi.

<< Credevi davvero che bastassero queste tecniche da scolaretta per battermi? >>


 

'Ma com'è possibile, non può essersi ripreso così in fretta... il mio colpo avrebbe dovuto lasciarlo stecchito al suolo.' Il cavaliere era sbalordito, nessuno mai, tranne Pegasus, era sopravvissuto al suo colpo micidiale.

<< Sei in gamba “mani di forbice”, lo ammetto! >> e con un sorriso beffardo, Phoenix, proseguì : << Ma a me non piace giocare. >> saltò come una furia verso Eligor che lo raggiunse a mezz'aria, entrambi avevano lanciato il loro colpo migliore ma erano atterrati intatti. La Mantide prese la rincorsa e di diresse verso il cavaliere della Fenice << E' giunta la tua ora! >> e con un taglio netto fece saltar via la testa del cavaliere.

<< AHAHAH E' finita! Siete solo delle nulli... COOOOOOOOOOOSAAAAAAA? >> il corpo senza testa di Phoenix stava scendendo le scale per dirigersi verso il suo nemico che ammutolì di colpo.


 

<< Che fai Elifor, non parli più? Sembra che tu abbia visto un fantasma! >> la voce che lo sfotteva era quella del cavaliere della fenice ma come poteva essere lui se la sua testa giaceva vicino ad Eligor.

<< No... NOOOOOO! Tu sei MORTO... MOOOORTOOOOOOOOO! >> urlò al vento il demone che iniziò a sferrare pugni a vuoto.


 

<< AHAHAHAHA >> La risata di Phoenix che godeva nel vedere il suo avversario impazzire si era impadronita dell'aria, risuonando forte e chiara alle spalle.


 

<< DAANNATO! >> Sbraitò Eligor prima di venire mortalmente colpito dal fantasma diabolico del cavaliere della Fenice.


 

'Ce l'ho fatta... l'ho sconfitto!' pensò il cavaliere per poi rivolgere i suoi pensieri al fratello ' Andromeda, hai combattuto bene... io sono stato a guardati per tutto questo tempo. Sei un guerriero fratello mio ed io sono fiero di te!'

Phoenix si mise il fratello privo di sensi in spalla e proseguì la scalata.

'Noi siamo i Saint di Atena, la nostra vita è devota a lei e alla sua protezione. Sirio e Andromeda hanno dimostrato tutto il loro valore in battaglia... ora spetta a me, Pegasus e Crystal lottare per salvare la nostra Dea.' questi furono gli ultimi pensieri del Saint prima di sparire in cima alla scalinata. 




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Note dell'autrice:

 

Bene, se siete arrivati fino a qui significa che avete tanta pazienza. Inanzi tutto volevo dirvi che ho deciso di dividere ulteriormente questo capitolo perché solo così erano 10 pagine di word, se avessi aggiunto anche le altre battaglie, non sarebbe finito più e siccome non voglio tediarvi, nei prossimi giorni arriverà il continuo. Inoltre, questa è la prima battaglia che descrivo quindi fatemi sapere come migliorare. Si ringrazia Shadowfax (come sempre <3 ) per avermi incoraggiata a pubblicare questo capitolo del quale non ero per niente convinta! <3

 

Bacione grande <3

 

-LadyforSeiya_15

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Capitolo 8
*** I demoni di Lucifero parte 2 ***


Pegasus e Crystal avevano continuato la corsa verso Atena e il tempo stringeva sempre più.

 

Da quando avevano lasciato Andromeda a combattere da solo contro Eligor, i due Cavalieri non si erano rivolti nemmeno uno sguardo... entrambi si sentivano responsabili di quello che era capitato a Sirio e di quello che stava per succedere ad Andromeda. Ambedue erano all'oscuro del fatto che, prima dell'ultimo attacco della Mantide, era intervenuto Phoenix, salvando la vita del fratello.

 

Ti ho sentito amico, ho sentito ogni tua richiesta d'aiuto ed ogni tuo urlo di dolore... sono un vigliacco, avrei dovuto lottare al tuo fianco. Perdonami Andromeda...” Crystal sentiva un forte senso di colpa nei confronti del compagno perché sapeva che non ce l'avrebbe fatta, non si era ancora ripreso del tutto e non poteva sostenere un'altra lotta così presto.

La stessa consapevolezza e lo stesso senso di colpa si stavano mangiando il fegato di Pegasus che, se pur all'apparenza sembrava “sereno”, in realtà, dentro di lui aveva una guerra.

 

Dannazione, il cosmo di Andromeda sta scomparendo... Amico mio, non avresti dovuto affrontarlo da solo. Io mi sarei dovuto sacrificare, sono io il primo Cavaliere di Atena e come tale ho delle responsabilità anche verso di voi ma sembra che, a volte, me ne dimentichi. Tu, Andromeda, sei un vero Saint... Sconfiggerò Lucifero e quei suoi luridi burattini, vendicherò sia te che Sirio e salverò Isabel. Te lo giuro amico mio, te lo giuro!”

 

<< Guarda Pegasus, ancora pochi gradini e arriveremo al terzo piazzale. >> La voce di Crystal fece sussultare il cavallo alato che era assorto nei suoi pensieri.

 

<< Occhi aperti Crystal: lì troveremo il nostro prossimo nemico. >> la voce di Pegasus risultò dura alle orecchie del Cavaliere del cigno. A volte non sopportava l'atteggiamento del suo compagno... in una situazione così non avrebbe dovuto chiudersi in sé stesso cercando di sembrare “il duro”.

 

<< Pegasus... lo sai che non è colpa tua, vero? >> domandò il Cigno al compagno che era visibilmente scosso da tutto quello che era successo.

 

<< Sono stato io a lasciarlo lì, tu volevi rimanere... >> Pegasus si sentiva colpevole e nessuna delle parole del Cigno avrebbe potuto scalfire questa convinzione.

 

<< Non essere sciocco, Andromeda non ci avrebbe mai fatto rimanere con lui... e poi, Pegasus, saremmo morti tutti e la Terra sarebbe andata distrutta... almeno uno di noi deve riuscire ad arrivare a Lucifero prima che faccia diventare Atena un'offerta sacrificale. >> Il Cavaliere di Pegaso non rispose, si era ammutolito di colpo. Crystal lo guardava un po' perplesso ma capì subito cosa stava accadendo: nello spiazzo che divideva la scalinata petali di rose bianche e piccole farfalle luminose stavano decorando l'aria che aveva preso un profumo dolciastro, quasi nauseabondo.

 

<< Stiamo per conoscere il nostro nuovo avversario! >> esordì Pegasus rompendo il silenzio che si era creato.

 

<< credo che tu abbia ragione! >> confermò Crystal avanzando verso il centro della piazzola.

 

<< Dove vai Crystal? Torna indietro! >> gli urlò contro Pegasus confuso dalla mossa del compagno.

 

<< Fatti vedere! >> gridò Crystal ad un ipotetico nemico che doveva ancora fare la sua comparsa.

 

Di colpo tutti i piccoli petali di rose e le farfalle vennero richiamati al centro della stanza dove una luce celeste era comparsa.

 

<< M-ma che diavolo? >> disse il cavallo alato sgranando gli occhi.

 

<< Pegasus, vai, a lui ci penserò io! >> lo incitò il Cigno posizionandosi dinanzi a quel lampo celeste.

 

<< Scordatelo Crystal, non lascerò anche te! >> obbiettò a denti stretti il Cavaliere di Pegaso che si avvicinò al compagno e insieme guardarono uscire da quella luce azzurra un ragazzo dalla pelle bianca come il latte, i capelli lunghi e neri, rivestito da un'armatura rosata che possedeva due ali da farfalla appese tra le braccia e il busto.

 

<< Vai Pegasus, questa è la mia battaglia! >> gli ringhiò contro il Cigno e con tutta la sua forza scagliò il suo colpo migliore verso quel demone immobile.

 

<< AURORA DEL NORD >> I colpi di Crystal arrivarono a destinazione, imprigionando il suo nemico in una lastra di ghiaccio. << Pegasus, ti prego, vai e salva Atena! >> lo supplicò Crystal e Pegasus, vedendo la facilità con la quale il Cavaliere è riuscito a bloccare l'avversario, li superò entrambi e si diresse verso l'ultima rampa di scale.

 

Vai Pegasus, sconfiggi Lucifero e salva Lady Isabel... la salvezza della Terra è nelle tue mani” pensò il Cigno vedendo il suo amico allontanarsi a gran velocità.

 

 

*** Intanto, due rampe di scale sotto a Crystal, Phoenix stava salendo i primi gradini della terza scalinata mentre in spalla aveva il fratello ferito***

 

Riesco a percepire un nuovo cosmo, è impressionante l'energia negativa che trasmette, si deve trattare per forza di un altro demone di Lucifero”.

 

Il Cavaliere della Fenice saliva una lunga rampa di scale circondate da colonne, lui mirava a quella del centro. Era lì che avrebbe lasciato il fratello una volta che quest'ultimo avesse ripreso i sensi.

 

<< D-dove siamo? >> chiese una voce dolce e fievole tanto che Phoenix fece fatica a sentirla.

 

<< Andromeda! >> disse il Cavaliere adagiandolo sul pavimento e appoggiandogli la schiena ad una colonna. << Fratello, asciuga quelle lacrime... sei un Saint di Atena, non una bambina. >> e, senza esitare, si girò per andarsene.

 

<< Phoenix, aspetta! Dove stai andando? >> di colpo la voce di Andromeda si fece più dura, se pur lamentosa.

 

<< Te l'ho detto, sei un Saint: sia tu che Sirio dovrete trovare la forza di arrivare alla Dea Atena... credete davvero che sconfiggendo i demoni di quel manigoldo di Lucifero, lo batterete? Loro sono solo l'antipasto... >> e senza più aggiungere altro, la Fenice spiccò il volo e scomparve alla fine della scalinata, lasciando Andromeda senza parole.

 

Devi imparare a rialzarti fratello: non potrò esserci sempre io a coprirti le spalle!”.

 

Phoenix era duro col povero Andromeda ma ogni cosa che faceva, la faceva per il suo bene. Se non lo avesse lasciato lì, lui non avrebbe bruciato il suo cosmo per ritrovare la forza che gli avrebbe consentito di riprendere la corsa verso Atena ed il Cavaliere della Fenice voleva che suo fratello fosse capace di reagire in ogni situazione senza il bisogno di nessuno.

 

Intanto, però, Andromeda rimuginava su una frase del fratello: “Tu e Sirio dovrete trovare la forza di arrivare alla Dea Atena”; questo significava che il Dragone non era morto, per lui c'erano ancora speranze. “Oh Sirio, non sai quanto questa notizia mi rassereni... non mi sarei mai perdonato se ti fosse accaduto qualcosa.” ed era vero: Andromeda, più di tutti, tendeva a colpevolizzarsi per ogni cosa. Del gruppo, egli era senza dubbio il più sensibile e questo a volte lo faceva passare per una “femminuccia”, ma lui in realtà andava fiero della sua sensibilità: sin da piccolo, si era ripromesso che avrebbe avuto sempre pietà del suo avversario e che sì, avrebbe combattuto, ma che non avrebbe permesso alla guerra di incattivirlo e di trasformarlo in qualcuno che, in realtà, egli non era.

 

***Intanto, mentre il Cavaliere di Andromeda gioiva per la notizia data dal fratello, due rampe di scale sopra di lui, c'era il suo migliore amico che aveva imprigionato un demone in una lastra di ghiaccio***

 

<< Pensi che una mossa così debole possa bloccare i miei colpi in eterno, Crystal? >> una voce femminile ma carica di odio usciva da quel demone ridotto ad un ghiacciolo.

 

<< Ma che? Come fai a conoscere il mio nome? Dimmi chi sei, maledetto! >> gli sbraitò contro il Cigno che fece due passi indietro quando il demone rispose alla sua domanda, ricominciando ad emanare una luce azzurrina che stava velocemente sciogliendo il ghiaccio che lo teneva intrappolato.

 

<< Sono il cacciatore delle anime, il sacro Angelo Trono della quiete, Molock. >> Appena l'ultima parola fuoriuscì dalla sua bocca, il ghiaccio che lo avvolgeva si trasformò in schegge dirette verso Crystal che, con un balzo, le schivò tutte.

 

<< Pensi di sconfiggermi usando le mie tecniche? >> domandò divertito il Cigno che passò subito all'attacco: << AURORA DEL NORD! >>

 

<< E' tutto inutile Cavaliere... >> disse a bassa voce il demone e, schivando il Cavaliere, toccò a lui lanciare il suo colpo micidiale << DEMON FANTASIA >> Molock con il suo cosmo riuscì a leggere nella mente del suo avversario e poi riuscì a creare un'illusione che mandò Crystal in confusione, sfruttando le sue debolezze psicologiche, ovvero, l'unico ricordo caro che il Saint di Atena avesse: la sua adorata mamma.

 

In un attimo il Cigno si ritrovò in un campo fiorito dove l'aria era fresca, il rumore del ruscello faceva da sottofondo al canto dolce di una giovane donna dai lunghi capelli biondi, una figura esile e molto leggiadra. Crystal fece fatica a parlare e l'unica cosa che riuscì a dire fu: << Mamma >> Le lacrime allagarono gli occhi del Saint che, a piccoli, passi si avvicinava a quell'illusione che credeva fosse la donna che lo aveva concepito.

 

<< Crystal, Crystal... vieni da me! >> gli disse quella voce tanto dolce quanto gentile che lui riusciva a malapena a ricordare. Il cigno si trovava spiazzato, non sapeva come comportarsi, i suoi pensieri erano confusi e per la prima volta ammise a se stesso di aver paura... “Mamma, oh mamma, come puoi essere tu? Come puoi trovarti qui, con me? Sono morto? Oh mamma ti prego, dimmi che succede!” la vocina nella mente di Crystal sembrava quella di un bambino smarrito perché è proprio così che si sentiva: un bambino smarrito, stravolto dagli eventi.

 

<< Mamma, mamma sono qui! >> rispose alla fine il Cavaliere con un filo di voce e iniziò la sua camminata, passo dopo passo, insicurezza su insicurezza, verso la sua amata madre.

 

<< Vieni figlio mio, non sai da quanto tempo aspettavo di riabbracciarti >> Le parole della donna fecero breccia nel cuore del giovane Saint e con le lacrime a gli occhi, trasformò la sua camminata in una corsa disperata nel tentativo di raggiungerla.

 

<< Oh madre, non puoi immaginare l gioia che provo in questo momento... avevo paura di dimenticarmi il calore dei tuoi abbracci e la dolcezza del tuo profumo >>

 

Ormai il giovane Cigno si trovava a pochi centimetri dal corpo della mamma e, con un gesto lento, alzò entrambe le braccia per abbracciarla ma, come le fu più vicino, la figura della donna si trasformò in tante piccole saette che trafissero il corpo del Cavaliere che venne scaraventato lontano.

 

MAAMMAAA! MAMMA DOVE SEI?” La testa iniziava a pesare e il dolore che la sua mente lo obbligava a sentire, superava anche quello delle ferite inferte dall'illusione di sua madre.

 

Il Cigno si rimise in piedi con molta fatica e davanti ai suoi occhi la figura della madre era ricomparsa.

 

<< Maledetto, fatti vedere... >> urlò il Saint di Atena balzando in aria e sorpassando la piccola donna che, ora, si trovava alle sue spalle.

 

<< Che ti prende Crystal, non sei contento di rivedere tua madre? >> domandò Molock con una punta di sarcasmo.

 

<< SEIII UN MOSTROO! >> gli sbraitò contro il Cavaliere << Come puoi giocare in questo modo con i sentimenti delle persone? E' disumano! >> infierì poi.

 

<< Ma ti prego, sentimenti? Sono proprio questi a rendere debole un guerriero. Vedi, la mia mossa è devastante non solo da un punto di vista “fisico” ma anche “psicologico”, se tu attaccassi la figura di tua madre che, in questo momento, rappresenta il ricordo più caro che hai, non sarai più in grado di ricordarla. >> lo informò il cacciatore delle anime lasciandosi, poi, prendere da una risata malvagia.

 

L'unico modo per vincere sarebbe quello di attaccare mia madre ma, se lo facessi, non sarei più in grado di ricordarla...” Lo sconforto si impadronì del cuore di Crystal, al quale cedettero le gambe facendolo cadere a peso morto sul pavimento dove sbatté violentemente la testa.

 

 

<< Crystal...Crystal svegliati! >> Di nuovo quella voce dolce che chiamava il suo nome, per il Cigno ormai era diventata una tortura crudele e il suo sfiorargli il viso era solo un'ennesima frustrazione. Piano piano il Saint riprese i sensi e aprendo con molta lentezza gli occhi, alla vista della madre così vicina, indietreggiò strisciando come un bambino che ha paura di essere picchiato.

 

<< Tu non sei reale! >> gli disse il Cigno, cercando di sfuggire allo sguardo dolce ma, allo stesso tempo, penetrante della madre.

 

<< No Crystal, hai ragione... non sono reale ma non sono nemmeno un mostro, non sono frutto della crudeltà di Molock ma bensì del tuo cuore ferito che ha bisogno di risposte >> La voce della donna parve placare la paura del Cavaliere che ora aveva preso a guardarla come se la stesse studiando.

 

<< Bambino mio, capisco che tu abbia paura... ne hai tutto il diritto ma ricordi cosa ti dicevo sempre da bambino? >> proseguì poi la giovane donna, nella speranza di poter tranquillizzare il suo adorato figlio.

 

<< L’amore è un sentimento nobile che vince su tutto, questo mi hai sempre insegnato. >> rispose il Cigno con un filo di voce... il suo corpo era immobile, a pochi centimetri dalla figura della madre che con amore gli sorrideva.

 

<< Esatto figlio mio. L'amore è un sentimento nobile che non può essere sconfitto da niente e da nessuno. Non aver paura e non indugiare nel colpire la mia figura, ricorda sempre che il mio amore per te vivrà in eterno e rimarrà sempre impresso, non nella tua mente ma nel tuo cuore. >>

 

Crystal non ebbe il tempo di replicare perché una luce bianca si portò via la donna e di colpo tutto, per il Cavaliere, fu più chiaro.

 

 

Un dolore lancinante alla testa fece risvegliare il giovane Saint che giaceva ancora su quel prato fiorito dove a pochi metri era ricomparso il corpo della madre.

 

Dunque era tutto un sogno?” si domandò tra sé e sé il Cigno che intanto aveva raccolto le sue forze e si era rimesso in piedi.

 

<< Molock, sei un povero illuso se pensi che mi sconfiggerai... La tua crudeltà non vincerà sul mio senso di Giustizia, tu che non sai cos'è l'amore, come ti permetti di giocarci? >> le parole del Saint fecero vacillare il cacciatore di anime. << Non sei degno di aver vissuto su questa Terra anche se per così poco tempo... Tornatene all'inferno miserabile >> Crystal disegnò nell'aria, col movimento delle braccia, la sua costellazione e mai come quella volta il suo colpo sarebbe stato micidiale.

 

<< AURORA DEL NOOOOOORD! >> dalle mani del Cigno un lampo gelato fuoriuscì andando a colpire la figura esile della donna che Molock aveva cercato di utilizzare per uccidere il Saint.

 

Il cuore di Crystal si frantumò nel sentire l'urlo di dolore che proveniva dalla madre ma il suo sentimento di dolore tramutò in gioia come le grida divennero di Molock che era stato sconfitto e rispedito, con un viaggio di sola andata, agli inferi.

 

“E' finita” pensò il Cigno tirando un sospiro di sollievo.

 

<< Crystaaaal >> La voce di Andromeda alle sue spalle, lo fece voltare di scatto e vedendo l'amico che, se pur sofferente e malconcio, era vivo, non si trattenne e lo abbracciò.

 

<< Andromedaaa, c-credevamo t-tu, tu fossi morto! >> disse il Cigno commosso mentre allontanava il suo compagno, per poterlo osservare.

 

<< Phoenix mi ha salvato la vita e mi ha detto anche che Sirio è vivo... vivo capisci?! >> gli spiegò felice il Saint di Andromeda, togliendo le mani dalle spalle del compagno.

 

<< E' una notizia incredibile... anche questa volta il Bene trionferà! >> esultò ridacchiando Crystal.

 

<< Esatto amico mio, il Bene trionfa sempre sul Male. Ed ora, raggiungiamo Pegasus e rispediamo agli inferi anche quello squilibrato di Lucifero. >> lo incitò Andromeda e, insieme, ripresero la scalata verso Lucifero.

 

 

*** Pegasus era ormai giunto alla fine dell'ultima rampa di scala e, dinnanzi a lui, il trono di Lucifero si ergeva in tutta la sua maestosità***

 

Sono arrivato! Siamo giunti alla resa dei conti farabutto. Ti mostrerò cosa significa vivere in nome della Giustizia e dell'amore.”

 

<< IIIISABEEEEL >> L'urlo uscì dalla bocca del Cavaliere senza che lui se ne rendesse conto, aveva percorso tutta quella strada per salvarla, per riportarla al Grande Tempio sana e salva. Come sempre, egli era pronto a dare la vita per la Dea a cui aveva devoluto la sua vita e per la donna che amava più di quanto amasse sé stesso. Varcò la soglia della stanza del trono di Lucifero e lì il suo cuore di uomo e Cavaliere provò un dolore indescrivibile nel vedere la reincarnazione di Atena imprecare per il dolore infertole dagli aghi che succhiavano via tutta la sua linfa vitale.

 

<< Isabel ferma, non andare >> gridò il Cavaliere alla sua amata che. Però, parve non sentirlo.

 

<< Isabel... dannazione, FEEEEERMATIII! >> La voce del cavallo alato si fece dura, quasi volesse imporre ad Atena di compiere il suo destino. Avanzò verso di lei a passo svelto ma Lucifero, che godeva nel vedere soffrire la sua più acerrima nemica e chi l'amava, senza proferire parola fece cenno a Belzebù di attaccare il giovane Saint che non arrestava la sua corsa verso quella Dea che amava così tanto. Il demone obbedì e balzò giù dall'altopiano nel quale il trono di Lucifero era stato posizionato e si presentò dinnanzi a Pegasus che, con un ringhio feroce, gli sbraitò contro di levarsi di mezzo.

 

<< Cosa pensi di fare Cavaliere, Sirio il Dragone a lasciato questa Terra perché convinto di poter fronteggiare un demone, e tu, nelle condizioni in cui sei, credi davvero di potermi battere? >> Belzebù guardava il Cavaliere con aria divertita, come se quello che avesse davanti non fosse un nemico ma solo un giocattolino da usare a suo piacimento per puro divertimento. << In guardia moccioso, stai per conoscere la forza di chi non perdona... ALI DEGLI INFERI! >> Il demone balzò in aria ed allargando le braccia come se fossero ali si lanciò in picchiata contro Pegasus che viene scaraventato contro un pilastro.

 

<< Peegasus! >> Lady Isabel si girò verso il suo Cavaliere che veniva martoriato dai colpi spietati di Belzebù.

 

<< Avanti mio fedele Belzebù, finisci quell'inutile mortale! >> lo incoraggiò il signore degli inferi sogghignando davanti alla sofferenza che lo sguardo di Atena mostrava.

 

<< Con piacere, sommo Lucifero. >> asserì il demone. << Pegasus, non avresti dovuto intrometterti. Atena ha deciso di offrire la sua vita al mio signore. >> continuò poi, scagliando contro il Saint una raffica di pugni alla velocità della luce.

 

Le urla del Cavaliere risuonavano forti nelle orecchie della giovane Dea che non poteva sopportare la vista del suo amato ridotto in a sacco da box di un pazzo scatenato che tentava di ucciderlo.

 

Sei un testardo, Pegasus. In questa battaglia non avreste dovuto seguirmi, non dovevate lottare nuovamente. Ho giurato che questa volta sarei stata io a proteggervi e non verrò meno alla mia promessa, sconfiggerò Lucifero... fosse l'ultima cosa che faccio” In quel momento Lady Isabel era Dea e donna, avrebbe protetto la Terra ma non avrebbe permesso al suo amato di sacrificarsi.
 

<< Atena, è giunta la tua ora. Il tuo sangue permetterà ad Abel, Eris e Poseidon di tornare su questo mondo ed io ne sarò il padrone assoluto! >> La voce di Lucifero parve calma anche se lui sfidava la Dea col suo sguardo duro e assassino.

 

<< IIISAABEEEL >> Pegasus non si stava arrendendo, nonostante i colpi inferti dall'ira di Belzebù, il Cavaliere continuava a rialzarsi << Non permetterò mai che sia tu a sacrificarti, non ti lascerò morire per colpa di un pazzo assetato di vendetta!! >> Queste ultime parole alla Dea non arrivarono, non poterono perché le urla di dolore del cavallo alato le soppressero.

 

<< PEEEGAASUUS >> Phoenix era giunto anche lui ai piedi del trono di Lucifero e alla vista del compagno giacente al suolo esanime, non poté fare altro che sollevargli il busto per aiutarlo.

 

<< Pensa ad Atena, Phoenix... pensa a lei! >> lo supplicò il Saint di Pegaso.

 

<< Ma tu... >> obbiettò la Fenice aiutandolo a rimettersi in piedi.

 

<< Atena deve vivere... >> disse Pegasus allontanando il compagno che, annuendo, lo superò e si diresse di corsa verso la sua Dea ma venne fermato dai rovi che lo imprigionarono e più lui cercava di divincolarsi, più i rovi lo avvolgevano.

 

<< ATEEENAAA! >> urlò il Cavaliere mentre le spine distruggevano la sua armatura e gli penetravano nella carne.

 

<< Phoenix >> La voce di Lady Isabel lo raggiunse come un lamento che chiedeva perdono. Perdono per quel dolore che stavano provando ingiustamente, e che lei avrebbe voluto evitare loro.

 

Phoenix, Pegasus, Andromeda, Crystal, Sirio... anche in questa guerra, nonostante il netto svantaggio e le vostre condizioni fisiche, mi avete seguita, protetta e venerata. Come Dea non potrei chiedervi di più ma come donna vorrei chiedervi molto meno. Avrei voluto essere io l'unica “vittima” di Lucifero, avrei preferito che questa fosse l'ultima battaglia per me e l'inizio di una nuova vita per voi, per tutti voi! Ma come sempre ho fallito, vi ho ricondotti sul campo di battaglia e voi, miei fedeli Saint, ancora una volta, senza profferire parola, siete al mio fianco rischiando la vostra vita per me che simboleggio la Giustizia, una cosa che né Lucifero né le altre divinità potranno mai comprendere!” Ecco di nuovo quella sensazione di colpevolezza che perseguitava la giovane donna; la paura e l'angoscia della consapevolezza che ogni suo Cavaliere avrebbe potuto lasciare questa Terra ancor prima che lei potesse finire il suo sospiro le fece perdere lentamente un battito... aveva già fatto i conti con questa certezza, era consapevole dei rischi della guerra: ma ogni volta che le urla di un suo Saint le arrivavano alle orecchie, ogni volta che le perveniva l'immagine di uno di loro che veniva martoriato, tutto ciò la distruggeva... come se fosse la prima volta.

 

<< Voi Saint di Atena siete ridicoli >> affermò Lucifero << Mi avete stufato >> E, per la prima volta, si alzò dal suo trono, si diresse con compostezza ed eleganza ai bordi della scalinata ed alzò un dito puntando Phoenix che imprecava per le spine dei rovi che succhiavano via anche il suo di sangue.

 

Siete ostinati a difendere questa Dea che, incurante dei vostri lamenti, procede spedita verso la sua fine... perché, Cavalieri?” Lucifero e i suoi demoni non capivano cosa muovesse i protettori di Atena e forse, se anche glielo avessero spiegato, loro non avrebbero capito. Lucifero ambiva ad essere il dominatore dell'universo, Atena si limitava a proteggere gli uomini e a lasciarli liberi di vivere secondo la loro volontà anche se sapeva che avrebbero sicuramente errato e peccato. Ma lei sapeva anche che, con la loro bontà d'animo e con la capacità di trovare dentro di loro l'amore per la vita, avrebbero rimediato ad ogni sbaglio, che poi lei avrebbe perdonato. Questa era la Giustizia per Atena: ed era questa che lei proteggeva e professava. Un tiranno come Lucifero cosa ne poteva capire di un sentimento così nobile e puro?

 

<< E' giunto il momento di finirla con questa farsa! >> gli occhi dell'Angelo decaduto non mostravano alcun tipo di pietà e, da quel dito indice eretto verso il Cavaliere della Fenice, fuoriuscì un lampo celeste che colpì in pieno petto il Saint, liberandolo dalle spine ma scaraventandolo ad una velocità inimmaginabile contro un pilastro che si frantumò .

 

<< PHOOEENIX >> questa volta a gridare fu Pegasus che, nonostante i colpi subiti, era di nuovo in piedi.

 

Dannazione, questa guerra sta diventando un massacro” pensò il cavallo alato. “ Non si può... il cosmo di Sirio è totalmente sparito e quelli di Andromeda e Crystal sono troppo deboli.” il Cavaliere di Pegaso, a testa china, senza poter vedere il nemico in faccia, avanzò minacciosamente pronto a sferrare il suo colpo migliore. “ Ti sconfiggerò maledetto...”.

 

 

<< Torna all'inferno Belzebù! >> urlò il Cavaliere scagliandosi contro il suo nemico <<FULMINE DI PEGASUS>>.

Il demone aprì le braccia e gli sorrise << Sei un illuso Pegasus, non hai le forze per vincermi! >> e, alzando semplicemente una mano, riuscì a fermare il colpo di Pegasus che, stupito e deluso dal fallimento, si inginocchiò su una gamba stringendosi forte lo stomaco per il dolore.

"È finita, ho fallito... non sono riuscito a salvare né Isabel né la Terra. Belzebù, fai quello che devi fare... finiscimi, non voglio vivere col peso del fallimento! Isabel, perdona la mia ignoranza e la mia stupidità, credevo di poter vincere sempre, ma questa volta il Male ha trionfato sul Bene.".


 

Gli occhi del Cavaliere si riempirono di calde lacrime, era crollato sul pavimento e con lui anche la sua speranza. Si era arreso... ma qualcuno ancora credeva in lui. 

"Pegasus" ... La voce di Lady Isabel risuonò forte nella sua mente. "Pegasus, non è finita... trova la forza in te, brucia il tuo cosmo!" la figura della sua amata danzava leggera nell'oscurità della sua mente... non capiva se fosse davvero lei ad essere entrata nella sua mente, fatto sta che la sua immagine gli ridonò la forza e la speranza. Come un vero guerriero si rialzò con gli occhi lucidi che brillavano per il suo sentimento di Giustizia. Con le mani iniziò a disegnare la sua costellazione per poter lanciare di nuovo il suo fulmine ma di colpo, dal nulla, Andromeda e Crystal comparvero mettendosi in mezzo tra lui e il suo nemico.

<< Ragazzi >> disse Pegasus donando, alla vista dei compagni, uno dei suoi sorrisi migliori.

<< Pegasus, tu pensa ad Atena... A lui ci pensiamo noi! >> esordì Crystal partendo all'attacco. 

<<AURORA DEL NORD>> il cigno attaccò Belzebù con tutta la sua forza ma il demone lo schivò senza fatica venendo, però, imprigionato dalla catena di Andromeda. 

<< È giunta la tua ora Belzebù, pagherai per tutto il male che hai fatto! >> una voce tuonò nell'aria annunciando l'arrivo del Dragone che, con una capriola, comparì dal buio del cielo.

<< S-Sirio! >> dissero in coro i suoi compagni con le lacrime agli occhi per la gioia di rivedere il compagno che, ormai solo Pegasus, credeva defunto. 

<< Pegasus, salva Atena! >> lo incitò il compagno scagliandosi ferocemente contro Belzebù.

<<COLPO SEGRETO DEL DRAGO NASCENTE>> Un lampo verdognolo stracosse il petto del demone che venne scaraventato in aria per poi precipitare al suolo scomparendo in una luce celeste che lo rispedì agli inferi. 

<< Sacri guerrieri di Atena, bruciate il vostro cosmo ancora una volta e donatemi le sacre vestigia del Sagitter. >> chiese Pegasus a gran voce, correndo verso la scalinata che conduceva al trono di Lucifero. 

Da tutte le Dodici Case, i Cavalieri d'Oro, lasciarono che il loro cosmo si trasformasse in un lampo dorato che si depositò in cielo dando origine ai simboli che rappresentavano le costellazioni, emanando una luce tale da eguagliare il sole. Dal centro di quel cerchio formatosi nel cielo scesero i pezzi del l'armatura del Sagittario che rivestirono il Cavaliere di Pegaso.

<< Dannazione, quelli sono i cosmi di tutti e dodici i Cavalieri d'oro giunti fino a qui. Le loro luci insieme arrivano ad eguagliare quella del solare >> disse Lucifero coprendosi gli occhi con una mano. 

Pegasus alzò l'arco di Sagitter ma non poté scoccare la sua freccia perché, tra le braccia, Lucifero teneva Lady Isabel.

"Dannazione, non posso rischiare di colpirla!" pensò il Saint riabbassando l'arco.

<< Pegasus, non pensare a me, scocca quella freccia ed uccidi Lucifero >> lo supplicò Isabel con gli occhi lucidi. << Pegasus, ti prego... scossa quella freccia. Non puoi permettere che Abel, Poseidon ed Eris tornino per portare il caos sulla Terra >> La voce della Dea si fece dura e Pegasus capì che quella non era più una supplica ma, bensì, un ordine.


 

Non chiedermi di scegliere tra te e la Terra, ti prego!” Il Cavaliere che rivestiva le sacre vesti del Sagittario si trovò di fronte ad una scelta difficile: la Dea o la donna? Al Saint tremarono le gambe e, per un istante, abbassò l'arco ma la voce di Lady Isabel entrò nei suoi pensieri: “Abbi fede nella Giustizia e nelle vestigia che indossi... scocca la freccia, Pegasus, la pace e la libertà valgono più della vita di una Dea!”.


 

<< Io... io non ci riesco, è più forte di me! >> disse a bassa voce il Cavaliere ma nella sua mente le immagini di distruzione che le tre Divinità avrebbero portato sulla Terra lo fece barcollare.

<< Scocca la freccia Pegasus, scoccala! >> la fanciulla ancora non demordeva, continuava a supplicare il suo primo Cavaliere... per quanto lei lo amasse, non avrebbe permesso che i loro sentimenti intralciassero la Giustizia. Lei è Dea e donna e come tale ragiona; sapeva che avrebbe dovuto imparare a mettere da parte i suoi sentimenti ed ha imparato a farlo… ma Pegasus? Lui lo avrebbe fatto? Lei si fidava di lui, aveva imparato a conoscerlo e sapeva che alla fine lui avrebbe fatto la cosa giusta.

<< Freccia di Sagitter, compi il miracolo: sconfiggi Lucifero e salva Atena >> Pegasus si era convinto, impugnò con forza l'arco, prese la mira e scoccò la freccia che, veloce come un lampo, andò a conficcarsi nel petto di Lucifero che unì le sue urla a quelle degli spiriti di Abel, Poseidon ed Eris, che vennero nuovamente sconfitti insieme a colui che avrebbe voluto riportarli in vita per devastare la Terra.

<< IIISAABEEEL >> e questo fu l'urlo disperato di un ragazzo innamorato che, vedendo la sua amata precipitare, corse a raggiungerla, afferrandola appena in tempo .

<< E' finita... è finita. >> la rassicurò il Cavaliere sollevandole il busto, mentre la stringeva a sé.

<< E' finita! >> confermò lei, sorridendogli.

<< PEEGASUUS, MIIILAADY >> gridarono Sirio e gli altri mentre si avvicinavano rapidamente.

<< AMIICI >> rispose Pegasus vedendo i compagni d'armi ancora vivi.

<< Milady come si sente? >> domandò Crystal col fiatone.

<< sollevata... >> disse la giovane fanciulla regalando ai suoi Saint un sorriso che venne subito spento da una smorfia di dolore.


 

<< ATTENTIII... ANDATE VIA DI LI' >> urlò Phoenix mentre il palazzo di Lucifero iniziò a cadere a pezzi.

Pegasus scattò in piedi prendendo in braccio la sua amata e, con i compagni, intraprese una corsa disperata al di fuori di quella trappola mortale.


 

“Anche questa volta il Bene ha trionfato sul Male e un nuovo periodo di pace e tranquillità comincia per gli uomini!” pensò Pegasus mentre guardava crollare davanti ai suoi occhi la fortezza che era stata il campo di battaglia di una guerra spietata e crudele.

Quando riuscirono a tornare alla Tredicesima Casa, Pegasus si staccò dal gruppo, senza che questo se ne accorgesse, per portare Lady Isabel nelle sue stanze. Aveva perso parecchio sangue ed era piena di ferite, al Cavaliere venne un magone allo stomaco vedendola ridotta in quelle condizioni e, senza svegliarla, l'adagiò piano sul letto facendo attenzione a non farle male.

<< Abbiamo vinto anche questa volta >> sussurrò piano il Cavaliere sorridendo alla figura docile della sua amata che riposava. Si sedette al suo fianco per osservala semplicemente; ne era davvero innamorato e più la guardava, più se ne innamorava ma dentro di lui viveva anche il terrore, la paura: in questa battaglia, se non fosse stato per l'aiuto dei Cavalieri d'oro e della sua stessa Isabel, avrebbe dovuto scegliere tra il suo lato divino e quello umano e lui non ne era capace.

Noi Saint a volte ci lamentiamo per la vita che facciamo: noi, però, questa vita l'abbiamo scelta... nessuno ce l'ha imposta; mentre a te? Nessuno ti ha mai chiesto se tu volessi essere Atena, questo te lo hanno imposto e basta e tu l'hai accettato senza batter ciglio... non che avessi altra scelta, s'intende... ma, a volte mi chiedo cosa tu abbia provato il giorno che Mylock rivelò a tutti il tuo lato divino. All'apparenza sembrava che la cosa non ti avesse turbato minimamente ma, ormai, non mi fido più di quello che vedo... non con te almeno. Ho imparato a conoscerti e col tempo ti ho amata, amata davvero... forse troppo, a tal punto da fare di te un'ossessione. Quando decidesti di seguire Apollo i tuoi occhi erano di ghiaccio, non lasciavano intravvedere la minima esitazione... erano talmente vuoti che persino Sirio pensò che il tuo lato divino avesse preso il sopravvento ma io non ci credetti e mai avrei potuto farlo, sapevo che c'era qualcosa sotto ma non capii subito e vedendo la tua immagine andare via vicino ad Apollo sentì dentro di me una sensazione di vuoto totale, una voragine... pensai davvero di averti persa per sempre e questo mi portò ad arrendermi contro Atlas, credendo così che, andando incontro alla morte, avrei potuto vivere sempre con te, col tuo lato umano... dimenticando quello divino.”.

Il giovane Pegasus avvicinò lentamente un mano al volto di Lady Isabel per spostarle una ciocca di capelli che le ricadeva sul viso.

Alla fine sei stata tu ad insegnare a me l'importanza della libertà. Io che ho sempre rifiutato ogni tipi di autorità mi sono trovato a non poter fare a meno della tua.”

 

Il Cavaliere spostò velocemente la mano quando notò che sul viso della sua amata una smorfia di dolore era comparsa.

 

<< Sarà meglio che ti lasci riposare >> disse il Saint a bassa voce, come se lei riuscisse a sentirlo. Si alzò lentamente dal letto e si diresse verso la porta che richiuse lentamente alle sue spalle. Il corridoio sembrava deserto, illuminato solo da flebili fiammelle appese al muro; il Cavaliere cominciò a passeggiare senza una meta, dovendo smaltire tutta l'ansia e lo stress accumulato. 


 

"Non ci farò mai l'abitudine: ogni volta che indosso le sacre vesti del Sagitter donatemi da Aiolos, rimango sempre con una strana sensazione di adrenalina dentro che non si placa. È incredibile come il mio cosmo bruci e superi i limiti estremi ogni volta che abbandono le vesti di Pegaso per divenire un Cavaliere d'oro... è qualcosa di indescrivibile: sentire la forza che si impadronisce di ogni centimetro del mio corpo, la saggezza che Aiolos mi trasmette tramite la sua armatura mi ha aiutato tante volte... è come se, ogni qualvolta che indosso le vestigia del sagittario, il suo vecchio proprietario rivivesse tramite me."  

Le mani dietro la testa, il suo andare lento e, all'apparenza, spensierato, incuriosirono Saga che si chiedeva perché non fosse andato a riposarsi come tutti i suoi compagni. Il gran Pope si avvicinò piano al Saint perché non voleva spaventarlo.


 

<< Pegasus, che ci fai qui? Dovresti riposare, avete affrontato una dura battaglia. >> lo sgridò Saga, facendo sussultare il ragazzo che, assorto nei suoi pensieri, non si era accorto della sua presenza dietro di lui.


 

<< Oh cielo Saga, mi hai spaventato! >> disse il Saint sorridendogli. << Non riuscivo a dormire, così sono venuto qui per pensare! >> gli spiegò successivamente.


 

<< Avete fatto un ottimo lavoro con Lucifero! >> si congratulò il Gran Sacerdote, lasciandosi sfuggire, per la prima volta, un sorriso.


 

Era la prima volta che i due provavano a conversare civilmente, per via del loro orgoglio non si erano mai nemmeno scambiati un sorriso se non quando Lady Isabel li costringeva a frequentarsi. Nel cuore di Saga in realtà un sentimento di dispiacere aveva iniziato a nascere dopo la corsa alle Dodici Case: quei cinque ragazzi che erano andati in contro al loro destino senza mai lamentarsi desideravano una vita normale più di chiunque altro e lui non poteva che compatirli per questo.


 

<< E' il nostro dovere, quello per cui viviamo. Proteggere la pace sulla Terra, è per questo che siamo Saint di Atena. >> La voce di Pegasus sembrava un grido disperato, una richiesta d'aiuto scritta tra le righe, e Saga era riuscita a leggerla.

<< Abbiamo votato la nostra vita alla Giustizia, non potremo mai tirarci indietro. >> asserì il gran sacerdote.


 

Sopra di loro il cielo di Atene si era ricoperto di stelle ed entrambi erano fermi, col capo alzato, ad osservare quello spettacolo.


 

<< Il nostro destino sta scritto in quei corpi luminosi. >> esordì Pegasus, rompendo il silenzio che si era creato.


 

<< Puoi cambiarlo il destino, Pegasus. >> disse Saga, sorridendo al cielo.

<< Cosa intendi? >> domandò incuriosito il Cavaliere che lo fissò per qualche istante con il viso ancora estasiato dallo spettacolo che Atene gli stava offrendo.


 

<< Dico che se volessi potresti vivere normalmente, ti basterebbe abbandonare le armi. >> lo informò Saga ,lasciando che la sua voce mostrasse un po' di debolezza.


 

<< Non potrei mai smettere di essere un protettore di Atena! >> rispose il Saint con durezza.


 

<< Sei disposto a soffrire tutta la vita per lei? Davvero Pegasus, il tuo amore per lei vale più della tua stessa felicità? >> domandò Saga riportando il suo sguardo sulla figura di Pegasus, che a sua volta lo guardò perplesso.


 

<< Tu come?... >> chiese stupito indietreggiando leggermente.

<< Lo so e basta... >> confermò Saga mentre il suo viso si incupiva. << Sapete quello che state rischiando? Io teoricamente dovrei impedirvelo ma voglio saperlo, Cavaliere: il vostro amore è davvero così importante? Vale una vita di sofferenze e di bugie? >> Saga voleva capirlo, voleva sapere se davvero l'amore potesse valere così tanto, voleva capire se quell'unico sentimento bastava per ricoprire tutto il male che ne sarebbe derivato.


 

<< E se anche fosse tutto uno sbaglio? Anche se dovesse essere l'errore più caro da pagare? >> chiese Pegasus mutando il suo sguardo in un qualcosa di illeggibile: gli occhi freddi, lastre di ghiaccio perse nel vuoto. << Anche se ci aspetterà una vita di tormenti, angosce ed incertezze... noi avremo sempre la malata convinzione che il nostro sentimento, che all'apparenza pareva aver portato solo dolore, in realtà, portava con sé la completezza, il desiderio e la gioia. >> A denti stretti, il Cavaliere finì la frase, mentre i suoi occhi iniziavano ad illuminarsi di una luce così intensa da far vacillare Saga che aveva finalmente compreso la purezza di quel sentimento.

Quasi commosso dalle parole del suo compagno, il gran Pope, si prese qualche secondo per respirare a fondo e poi, con un filo di voce gli domandò:<< Allora cosa ci fai qui? Corri da lei Cavaliere, corri dalla donna che ami. >> Pegasus, nell'udire quelle parole, rimase visibilmente scosso. “Saga, Cavaliere d'oro dei Gemelli e gran sacerdote di Atene, lui che ha sempre fatto di tutto a finché la legge venisse rispettata, ora, si proclama difensore dell'amore tra una Dea e un Cavaliere?” pensò il giovane ragazzo per poi arrivare ad un'unica conclusione “Dev'essere impazzito! Non c'è altra spiegazione!” All'idea sorrise anche lui, ma non replicò e con un cenno del capo lo salutò cominciando a correre verso le stanze della sua amata.

Non smetterò mai di imparare da questo ragazzo. Pegasus, sarai anche una testa calda, ma il tuo cuore è nobile e se la reincarnazione di Atena vuole vivere come una semplice fanciulla, sono felice che abbia scelto te per farlo.” Il gran Pope rimase a fissare compiaciuto l'immagine di Pegasus che si allontanava veloce. Mai avrebbe pensato di dirlo, ma era orgoglioso del cavallo alato.

Altrettanto sbalordito era Pegasus che si era immaginato con tutti quella conversazione, ben che meno con Saga.

In poche parole ci ha dato la sua benedizione, siamo liberi di amarci? Davvero? Basta inganni, scuse e bugie?”.

Il Cavaliere era davvero sollevato al pensiero di poter vivere liberamente il loro amore e non vedeva l'ora di comunicarlo alla sua amata. Arrivò, finalmente, davanti alla porta della stanza ma indugiò un istante... ecco che, nuovamente, nella sua mente, le immagini della guerra avvenuta poco prima si facevano strada... le urla dei suoi compagni, le risate dei demoni di Lucifero, il sangue versato sia dalla sua Dea che da gli stessi Saint, tornarono irruente, come lame pronte a ferire. Il Cavaliere di Pegaso respirò profondamente e contò mentalmente fino a tre prima di aprire piano la porta. La stanza era vuota, di Lady Isabel non c'era traccia... sembrava scomparsa nel nulla. Il cavallo alato diede una rapida occhiata in giro mentre l'ansia iniziava a divorarlo.

Dov'è finita ora?” si chiese il Saint intravedendo, però, la luce del bagno accesa e così ci si avvicinò piano e vedendo Lady Isabel in piedi d'avanti ad uno specchio mentre si stropicciava nervosamente il vestito, non poté far altro che sorridere e proseguire la sua avanzata verso di lei. Le avvolse la vita con entrambe le braccia e lasciandole tre piccoli baci sul collo. La sentì irrigidirsi di colpo, non si era accorta che lui era lì.

<< Dovresti riposare! >> le consigliò la sua voce calda, dolce ma che lasciava trasparire un po' di preoccupazione. << Non sei voluta andare nemmeno in infermeria... >>

Lei si rigirò nel suo abbraccio che era saldo alla sua vita, le braccia del giovane Saint pressavano leggermente su una ferita e sul suo viso una smorfia di dolore prese il posto di quel sorriso appena accennato.


 

<< Ti fa male? >> chiese lui preoccupato, allentando la presa e spostando le mani leggermente più su.

<< Un po' ma non è un dolore così insopportabile >> lo rassicurò lei portandogli una mano al viso. << Tu piuttosto, perché non sei andato con gli altri a riposare? E' stata una dura battaglia. >>.


 

<< Non riuscivo a prendere sonno, ero preoccupato... >> le spiegò Pegasus stringendole la mano con la quale stava percorrendo il suo viso. << Non finiremo mai di combattere, vero? >>, le sussurrò.


 

La giovane Lady Isabel fu un po' spiazzata da quella domanda: aveva ben compreso lo stato d'animo del suo amato e si sentiva responsabile.

<< Magari potessimo smettere, lasciare tutto e andare via. Non sai quante volte ci ho pensato ed anche, egoisticamente, sperato... ma, Pegasus, il Male non va in vacanza! >> ammise a malincuore, sorridendo con mestizia.


 

Atena e suoi Cavalieri saranno sempre legati ai campi di battaglia, alle guerre e ai capricci degli Dei... Anche se si volesse scappare, non si può... è un ciclo interminabile che va avanti da secoli. Ogni 250 anni la reincarnazione di Atena si materializza ai piedi della sua statua e da lì ricomincia tutto, un altra volta: nuovi Saint, nuove guerre ma con le stesse speranze e gli stessi timori del passato. E' una prigione dalla quale non si esce più!” Ormai la giovane Dea si era assorta nei suoi pensieri e, Pegasus, che, dopo un suo lunghissimo discorso sul Male, capì che lei non aveva ascoltato nemmeno mezza parola e si mise a ridere.

<< Perché ridi? >> chiese lei incuriosita.

<< Hai ascoltato una sola parola di quello che ho detto? >> rispose lui ancora ridacchiando.

<< Scusa, stavo pensando ad una cosa. >> Si straccò piano dal petto del suo Cavaliere e si massaggiò le tempie con una mano. << In ogni caso ora ci aspetta un periodo di pace e faremo meglio a godercelo >> La sua, più che un'affermazione, sembrava una supplica alle orecchie di Pegasus che, capendo immediatamente come si sentisse la sua amata, approfittando di un suo momento di distrazione, la prese in braccio facendole scappare un piccolo urletto di stupore e la lasciò solo dopo averla adagiata sul letto vicina a lui.


 

<< Domani si torna a casa e per un po' basta Santuario, Dei e guerre >> la rassicurò il Saint che le passò una mano sotto la schiena per avvicinarla a sé. La ragazza aveva il capo poggiato sul petto del ragazzo e non fiatava, si limitava solo ad annuire, come Atena non avrebbe mai potuto approvare, ma il lato umano ne aveva un disperato bisogno: così preferì non profferire parola.

<< Pegasus? >> disse con un filo di voce mentre il ragazzo continuava ad accarezzarle la spalla.

<< Dimmi >> la invitò lui che non capiva questo suo improvviso ammutolirsi.

La ragazza spostò la sua piccola mano dal busto del ragazzo per avvicinarla al suo viso, con un dito percorse dalla punta del naso fino al mento mentre lo guardava sorridendo. << Ti amo! >> .

Pegasus a sua volta le sorrise, la stretta sulla spalla di lei si era fatta più forte, abbassò il capo leggermente fino ad arrivare alle labbra di lei, le diede solo un bacio prima di rispondere: << Ti amo anch'io! >>

Alla fine quello era il modo migliore per finire ogni guerra, i loro sorrisi erano la ricompensa per ogni dolore provato. Erano davvero pronti a tutto per proteggersi l'un l'altro, ma la paura di potersi perdere per sempre non li abbandonava mai…


 


 


 


 

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Note dell'autrice:


 

Eccomi qui, la seconda parte della guerra contro Lucifero è online e ringrazio infinitamente Innominetuo (Merci madame <3 ) per la pazienza nel leggerlo in anteprima e correggerlo. <3


 

Ammetto di aver fatto un po' figli e figliastri per quanto riguarda i demoni di Lucifero ma io Molock proprio non lo digerisco; Trovo crudele la sua mossa d'attacco: giocare con i ricordi di una persona è qualcosa di crudele e ingiusto. Quindi mi perdonerete se, al contrario degli altri demoni, a lui, non ho dato parecchio spazio dal punto di vista dell'introspezione.


 

Adesso, che ne dite, a questi poveri Saint che devono sempre proteggere noi e la loro Dea, glielo regaliamo un periodo, se pur breve, di pace?


 

- LadyforSeiya_15

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Capitolo 9
*** In pace con gli Dei, in lotta con gli umani. ***


Piccola premessa prima di lasciarvi alla storia: contrassegno il capitolo come “OOC” perché mi rendo conto di aver spinto parecchio sul loro lato “adolescenziale”.

 

 

 

 

 

La guerra contro Lucifero era finita da qualche mese e tutti, cavalieri compresi, erano tornati alle loro vite. 

 

Quella mattina Lady Isabel si era svegliata più tardi del solito, cosa alquanto strana conoscendo la smania di precisione della ragazza. La colpa, infatti, era di Pegasus che, da quando avevano fatto ritorno dalla Grecia, l'aveva-letteralmente-rapita.

I due, per la maggior parte del tempo, erano rimasti insieme facendosi notare il meno possibile dal resto del gruppo, ancora all'oscuro della loro relazione.

 

Quel giorno però avevano entrambi qualcosa di importante da fare: all'orfanotrofio era tornata Daisy, la ragazza dai lunghi capelli color dell’oro che aveva "prestato" il proprio corpo ad Eris, Dea della discordia. La fanciulla, dopo quella brutta esperienza, aveva lasciato momentaneamente Nuova Luxor per passare del tempo sola con se stessa, dopo che Athena le aveva spiegato la situazione e che l'aveva supplicata di non farne parola con nessuno, soprattutto con Lamia.

Oggi, però, dopo due anni, era pronta a riprendere il proprio posto all'orfanotrofio e tutti, eccetto Crystal, ne erano ben felici.

Il Cigno infatti non era pronto a rivedere la giovane educatrice per la quale, qualche tempo prima, aveva preso una sbandata. Il problema era che i suoi sentimenti da allora erano mutati... insomma, non c'era più solo lei, ma anche Flare, sorella minore di Hilda di Polaris.

Tra i due, dopo la battaglia ad Asgard, si era instaurato un rapporto che andava oltre l'amicizia...anche se tra loro non c'era stato nulla di più di qualche sguardo fugace.

 

In ogni caso, ormai, Crystal era consapevole che non avrebbe potuto evitarla e quindi, lui e gli altri, sarebbero andati a trovarla nel pomeriggio, dato che Lady Isabel aveva del lavoro arretrato alla Grande Fondazione.

 

 

 

La giovane si svegliò un po' di soprassalto, rendendosi conto che erano le 10.15 e lei sarebbe già dovuta essere in macchina; balzò giù dal letto facendo attenzione a non svegliare Pegasus che, sicuramente, avrebbe continuato a dormire fino all'una. 

 

"Sembra un bambino" pensò contemplando il viso del suo amato che riposava, prima di correre a vestirsi: visto che quel giorno non avrebbe dovuto essere Athena, decise di usare un paio di jeans color grigio sbiadito, un maglioncino nero a collo alto e degli stivaletti che iniziavano un po' sopra la caviglia, col tacco, anche loro tutti neri.

 

Si avvicinò al letto per prendere il cellulare ma, in quel momento, Pegasus le incatenò il braccio con la mano per tirarla sopra di lui.

 

<< Buongiorno tesoro... >> disse il bel cavaliere dandole un bacio. << Volevi uscire senza salutarmi? >> proseguì poi, sorridendo.

 

<< Vendendo come dormivi, non volevo disturbarti >> gli rispose lei, ribaciandolo. 

 

<< Vai in Fondazione ? >> domandò, indicando l'orologio stile ottocento appeso alla grande parete dinnanzi a loro.

 

<< Yess, ho un sacco di cose da fare e scartoffie da controllare... passerò una mattinata molto divertente >> asserì la giovane Dea in maniera molto sarcastica.

 

<< Non ti invidio, sai? Ricordati però che alle 16:00 dobbiamo andare all'orfanotrofio. >> gli ricordò il cavaliere, sollevandosi leggermente per abbracciarla.

 

<< Tranquillo, me lo ricordo. Ti chiamo come ho finito ma tu vedi di non rimanere a letto tutto il giorno! >>

E dandogli un altro piccolo bacio, afferrò la borsa ed il cellulare e si diresse verso la porta; ma prima che potesse uscire la voce di Pegasus la fermò. 

 

<< .. Ti amo! >> e strizzando l'occhio, la salutò con la mano. 

 

<< Ti amo anch'io... a dopo! >> rispose Isabel, che uscì richiudendo la porta per poi dirigersi al piano di sotto dove ad attenderla c'era Mylock.

 

<< Buongiorno Milady, come ha dormito? >> domandò l'uomo squadrando la ragazza.

 

<< Molto bene, grazie Mylock. >> disse la ragazza mentre infilava delle cartelle all'interno della borsa.

 

<< La macchina è già fuori che l'aspetta... non vuole fare colazione prima? >>.

 

<< No grazie, Mylock. Sono già in ritardo così. Solo, fammi una cortesia, dì a Teodora* di lasciare così la mia camera, ci penserò poi io a rimetterla in ordine come torno dall'orfanotrofio.>>.

 

<< Perfetto Lady Isabel, sarà fatto. Solo una piccola informazione: Pegasus dorme ancora? >> disse il maggiordomo sorridendo alla ragazza che a sua volta gli sorrise, arrossendo.

 

<< Non sta proprio dormendo, è più in uno stato di dormiveglia ma, Mylock, lascialo riposare. >>.

 

<< Certo! Buona giornata, Signorina. >> la rassicurò l'uomo aprendole la porta.

 

<< Grazie Mylock, altrettanto! >> rispose lei uscendo dalla casa e salendo in macchina.

 

Il tragitto in macchina durò poco, o almeno così sembrò a lady Isabel che aveva passato tutto il tempo a pensare gli ultimi tre mesi: lei era cambiata tanto e in parte era merito di Pegasus, che era riuscito a risvegliare il suo lato umano, da troppo tempo silente dentro di lei.

 

E' proprio vero: nonostante dentro di me ci sia una parte divina, sono più umana degli umani stessi… Sarà forse l'amore a far questo al mio animo?” sospirò delicatamente, voltando il viso verso la parte alta del finestrino per rivolgere gli occhi al cielo “Possibile che un sentimento così nobile e puro che arricchisce la vita di un uomo, ad un Dio - che sia Athena o che sia Zeus - sia del tutto sconosciuto e come tale temuto?” Sorrise osservando il suo riflesso nel vetro e, con un piccolo gesto della mano, si sistemò la frangia mentre la macchina veniva parcheggiata dinanzi al grande e imponente cancello bianco della fondazione.

 

<< Signorina Isabel, siamo arrivati. >> disse il conducente aprendo la portiera della ragazza.

 

<< Bene, grazie. A dopo! >> rispose Isabel prendendo la borsa e scendendo dall'auto, concedendo un piccolo ed accennato sorriso al suo interlocutore.

 

<< Io l'aspetterò qui, Milady. >> replicò l'autista, contraccambiando il sorriso e richiudendo lo sportello.

 

<< Non è necessario, ci metterò parecchio tempo... La farò chiamare come ho terminato! >> finì Lady Isabel andando via e lasciando l'uomo, un po' spiazzato, alle sue spalle.

 

Bene, che la giornata abbia inizio. Ormai saranno secoli che non metto piede qui dentro... Tra Lucifero, i problemi del Santuario & Co., non ho avuto il tempo di pensare agli affari. ” pensò la giovane Isabel entrando in Fondazione mentre un ometto baffuto, dotato di occhiali e dalla costituzione bella pienotta, le si avvicinava per salutarla.

 

<< Buongiorno Signorina Isabel. >>.

 

<< Buongiorno Edgard*! >> rispose decisa la ragazza con un sorriso smagliante mentre il piccolo uomo le consegnava due cartelle che parevano esploderle in mano per i troppi fogli che contenevano.

 

<< L'aspetta parecchio lavoro, eh? >> fece notare il piccolo uomo mentre, contraccambiando il suo sorriso, si allontanò lasciandola sola con i suoi pensieri.

 

Non scherzavo prima quando dicevo di avere una "marea di scartoffie" da controllare. Non la finirò più!”.

 

Era già stanca ancor prima di iniziare e così, contro voglia, prese il primo foglio.

 

<< Bla, Bla, Bla... Timbra! >> e con un gesto secco della mano destra schiacciò con forza il timbro su un piccolo foglio di carta.

 

A questo preferisco centomila volte la sacra assemblea in compagnia di Saga!” ammise sconsolata la povera Dea.

 

Andò avanti così per qualche ora e nel frattempo Pegasus si era deciso ad alzarsi. 

 

Oddei che dormita” pensò il bel cavaliere alzandosi dal letto e dirigendosi verso il bagno per farsi una doccia.

Rimase sotto l'acqua calda solo una ventina di minuti, anche lui, come la sua amata, non poteva fare a meno di pensare a quante cose fossero cambiate per via della loro storia.

 

Una Dea e un cavaliere? Se me lo avessero raccontato sarei scoppiato a ridere e invece, l'amore è strano... forse troppo! E il nostro oltre che strano e pure clandestino... forse saremo pazzi a fare un simile affronto agli Dei ma difenderemo questo nostro sentimento con le unghie e con i denti”.

 

Quando finalmente uscì dal bagno con in dosso solo un leggero asciugamano che lo copriva dal inizio del bacino in giù, aprì l'armadio e prese, come al solito, le prime due cose che gli capitarono sotto tiro: un paio di vecchi Jeans e una polo blu scuro*.

 

<< Pronto! >> esultò guardandosi, compiaciuto, allo specchio.

 

Erano ormai le 14.00 e Isabel sarebbe tornata solo tra un'ora; così si mise a guardare il primo film che trovò in DVD: un piccolo CD che era riposto sopra ad una mensola vicino alla porta-finestra.

 

<< Charade*? >> disse guardando la copertina. << Che roba sarà mai? >> si domandò, divertito e incuriosito.

 

 

 

Il tempo passò in fretta e lady Isabel aveva ormai finito di fare la piccola donna e poté prendere il telefono per chiamare Pegasus: 

 

- Buonasera signorina - disse il giovane cavaliere rispondendo al telefono.

 

- Ehi - rispose lei, facendo comparire una piccola curva sulle labbra.

 

- Hai finito di lavorare? -

 

- Si, sto aspettando che arrivi l'autista! - asserì lei, non tenendo conto del tono sarcastico del suo amato.

 

- Come lo stai aspettando? non dovrebbe stare lì ad aspettare te? -

 

- Teoricamente, ma gli ho detto di andare a farsi un giro perché ci avrei messo parecchio tempo e non mi andava di lasciare in macchina, per quattro ore, quel pover'uomo. -

 

- Che brava persona che sei! Ma sai che se Mylock dovesse scoprirlo, se lo mangerebbe - rispose, ridendo, il Saint.

 

- Non lo saprà... Tu invece che hai fatto in tutto questo tempo? - chiese la giovane Dea mentre con lo sguardo fissava il circolare lento della lancetta dell'orologio che portava al polso.

 

- Ho fatto una doccia e poi ho guardato:Charade. - 

 

-Ah si? e ti è piaciuto? - domandò un po' stupita Lady Isabel.

 

(Tutto poteva aspettarsi da quel ragazzo eccetto quello.)

 

Pegasus e Charade, avrei voluto gustarmi la scena!”pensò, divertita al solo pensiero.

 

- Piaciuto è un parolone, diciamo che per quel poco che ho capito lo posso definire “guardabile” - ammise il cavaliere scoppiando a ridere.

 

- Ed io stupida che ti do retta. - disse lei continuando a ridere.

 

- Tranquilla, ti riempirò la stanza di DVD di Star Wars, ci stai? -

 

- Per tutti gli Dei dell'Olimpo. - esclamò la reincarnazione di Athena, per poi continuare – Lascia lì il mio Charade, povera Reggie Lampert...- sbuffò, sconsolata.

 

- Come no... vabbè, sbrigati a rientrare che mi sto annoiando... - la incitò Pegasus non riuscendo a smettere di ridere.

 

- Puoi sempre riguardarlo, così non ti annoi e magari lo capisci, anche. - gli fece notare lei.

 

- Sicuramente! Anzi, ti dirò di più: prendo pure un'enciclopedia, un bel romanzo rosa da novecento pagine e, perché no, invito Sirio a farlo con me, che te ne pare? -

 

- Dei, quanto sei scemo... è un così bel film che non pretendo che tu lo capisca. - disse la giovane Isabel continuando a ridere.

 

-Ma come sei gentile... è arrivato l'autista? -

 

- Oui, in questo momento. Ci vediamo tra poco. - rispose la ragazza, allontanando da sé il cellulare.

 

- A dopo - disse il ragazzo chiudendo la telefonata e gettandosi a peso morto sul letto.

 

Lanciò il telefono sopra il cuscino e con l'asciugamano iniziò a strofinarsi i capelli ancora umidi.

 

Maledizione, mi verrà il torcicollo!” e, alzandosi di colpo, aumentò la velocità con la quale sfregava le sue ciocche ribelli.


                                                                                      ********

 

<< Si può sapere che ti prende? >> domandò Lamia all'amica che fremeva sulla sedia.

 

<< C-cosa? >> sobbalzò la giovane Daisy.

 

<< Sono più di dieci minuti che fai e disfai il nodo del tuo grembiule. Se continui così consumerai il filo! >> le fece notare la ragazza, sorridendole amorevolmente.

 

<< Sc-cusa, >> arrossì la fanciulla << ero distratta! >>.

 

Lamia scoppiò a ridere vedendo l'espressione imbarazzata da bambina che era comparsa sul volto della collega.

 

<< Stai pensando a Crystal? >> le chiese passandole un bicchiere d'acqua.

 

Ecco, come al solito... colpita e affondata” pensò Daisy, diventando bordeaux sotto gli occhi divertiti della ragazza dai capelli blu.

 

<< Guarda che con me ne puoi parlare, insomma... siamo nella stessa barca! >>.

 

<< Lo so ma non è questo! Crystal è grande e vaccinato- single, tra l'altro- può fare quello che vuole ! >> … “Però se non lo facesse sarebbe meglio!”.

 

Nemmeno lei credeva a quello che diceva ma non voleva far stare in pensiero Lamia così, mentire sembrava la soluzione più semplice.

 

<< Da quello che so, Crystal, in questo periodo non ha frequentato nessuno! Almeno così mi ha detto Pegasus! >> la giovane Lamia aveva capito cosa si celava nel cuore dell'amica e come poteva non capirla, lei che sapeva esattamente come ci si sentiva a stare in una situazione di silenzio totale.

 

Nessuna, come no! Magari ne ha frequentate a migliaia e Pegasus non se n'è neanche accorto!” I pensieri di Daisy erano confusi e di sicuro non l'aiutavano a calmarsi: le tremavano le mani e cercava di tenere a bada almeno le gambe.

 

<< Te l'ho detto, non mi interessa! Lui è single, che faccia quello che vuole. Tra noi non c'è niente! >> le rispose, quasi sgarbata, passandosi una mano sulla spalla.

 

Madonna, Lamia. Mi stai esasperando! Da quando fai tutte queste domande e fai tutte queste deduzioni?!” si domandò la ragazza sorridendo alla parete che ora aveva davanti.

 

<< In ogni caso, quella agitata dovresti essere tu, no? Non sei tu quella che deve rincontrare qualcuno di importante dopo tanto tempo? >> le fece notare subito dopo.

 

Ehehehe cara, ora è il mio turno!”.

 

<< Che cosa vai blaterando? >> la rimproverò la giovane educatrice. << Anche Pegasus, come Crystal, è abbastanza grande per fare ciò che vuole! >>.

 

Amica mia, sei proprio cotta!” pensò Daisy, ridacchiando sotto i baffi.

 

<< E poi, viste le circostanze, è meglio non farsi troppe illusioni! >> proseguì, sconsolata.

 

<< Intendi forse dire... >> chiese la ragazza avvicinandosi all'amica.

 

<< Non voglio dire nulla... credo solo che sia strano che, in tre mesi, sia io che gli altri, lo abbiamo visto col binocolo. >> Lamia schivò il suo sguardo per evitare che capisse quanto dolore c'era in quelle parole, si avvicinò piano alla finestra e osservando il cielo sospirò piano.

 

Voglio solo sapere la verità, non importa quale sia... o lei o me... anche se farà male, ho il diritto di saperlo!”.

 

<< Lamia, sai che questo non significa nulla... no? Pegasus è solito farsi sempre gli affari suoi! >> provò a consolarla Daisy, poggiandole una mano sulla spalla.

 

<< Non è questo Day*, davvero! >> rispose la giovane, scostando con delicatezza la mano dell'amica.

 

<< E allora c'entra quell'Asher? >> chiese poi, incuriosita, sentendo la risposta della ragazza.

 

<< C-COOSA?! MA ASSOLUTAMENTE NO! >> le gridò contro, Lamia, rossa come un peperone.

 

<< Ah no? A me pareva che, vedendo con quanta premura è venuto a salutarti oggi, ci fosse qualcosa tra voi! >> Daisy scoppiò a ridere anche se sapeva che quello che stava dicendo non aveva senso, voleva solo tirare su il morale alla compagna e si sa che “IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI”.

 

<< Ma va là. Io e Asher siamo solo buoni amici, da un po' di tempo a questa parte! >> ammise la ragazza, giocherellando con una ciocca di capelli che le ricadeva sul viso.

 

<< Mmh, mi fido. >> disse Daisy dandole una pacca sulla spalla in segno di saluto.

 

 

 

                                                                                    ********

 

<< Aiuto! Mai più lasciare che il lavoro si accumuli... >> sbuffò Lady Isabel entrando nella stanza e scaraventando la borsa sul letto, sotto gli occhi divertiti di Pegasus che la attrasse a sé prendendola per un braccio.

 

<< Ben tornata! >> disse, piano, con un filo di voce, al suo orecchio.

 

<< Sono a pezzi! Quasi quasi rimpiango il Santuario! >> ammise la giovane Dea appoggiando il capo sulla spalla del compagno, mentre questo si accomodava sul letto portandola con sé.

 

<< Addirittura?! Già non saranno un paio di carte a sconfiggere la Dea Athena... >> Pegasus non poteva fare a meno di prenderla un po' in giro, vedendo la sua faccia affranta e distrutta.

<< Erano tutto tranne che “un paio”, credi a me! >> lo corresse, dandogli un piccolo colpetto sulla schiena.

 

I due ragazzi, che avevano lasciato in Grecia il loro lato “combattivo”, in questi tre mesi si erano dati “alla pazza gioia” scappando dagli sguardi indiscreti della città. Nonostante questo, però, come ogni storia d'amore, anche la loro, aveva il suo “tallone d'Achille” ovvero: dover sempre mentire ai propri amici.

Sia Lady Isabel che Pegasus avrebbero voluto dire tutta la verità, ma non avevano trovato né il modo né l'occasione e, soprattutto, non avevano trovato il coraggio.

 

Mancavano ormai meno di 15 minuti all'arrivo di Andromeda, Crystal e Sirio che avevano trascorso questo periodo ognuno per i fatti suoi, a parte il Cigno e Andromeda che avevano passato un mese intero alla ricerca di Phoenix che era scomparso dalla notte del crollo del Palazzo degli intrighi.

 

 

 

 

 

                                                                                              ********

 

Piazzola situata al centro di Nuova Luxor:

 

<< Ahh! Che faticaccia! >> sbuffò Crystal, lasciandosi cadere su una panchina della grande piazza centrale della città.

 

<< Insomma, Crystal, che ti prende? Sei stato tu a voler venire a piedi, Lady Isabel aveva mandato una macchina della fondazione! >> lo rimproverò Andromeda, sedendosi al suo fianco.

 

La giornata era serena, il sole splendeva alto e la brezza leggera stava a significare solo una cosa: l'estate era vicina! La piazzola era deserta, durante quelle ore del giorno, non era trafficata né da bambini né tanto meno da adulti e Crystal, quando poteva, ci andava a trascorrere qualche ora per stare da solo con se stesso quando aveva una qualche preoccupazione... proprio per questo era voluto andare a piedi e proprio per questo si era fermato esattamente in quel punto.

 

<< Scusa amico, ma sono agitato... avevo bisogno di sfogare questo stress in qualche modo! >> ammise il Saint del Cigno, chiudendo gli occhi e portandosi entrambe le mani dietro la testa.

 

<< E percorrere 20km a piedi è un buon modo per sfogarsi? >> chiese, sarcastico, l'amico. << Insomma, Crystal, sapevi che prima o poi Daisy sarebbe tornata... hai solo paura di una cosa inevitabile? >>.

 

<< Non ho paura, Andromeda. E solo che avrei preferito fare i conti col passato in un altro momento... >> Il cavaliere deglutì a fatica, in realtà avrebbe preferito non fare mai i conti col passato.

 

Si, insomma... andiamo! Sembra uno scherzo crudele. Dopo che Daisy ha deciso di andare via per qualche tempo, noi siamo andati ad Asgard e lì c'era Flare... Ora torna ed io devo scegliere“.

 

<< Cos'è che ti preoccupa, allora?! Da quando hai appreso la notizia del suo rientro ti sei chiuso a riccio... sono preoccupato per te! >> Andromeda, che da sempre ha instaurato col suo compagno un rapporto fraterno, non mentiva quando diceva che era preoccupato: difficilmente aveva visto Crystal turbato e questa visione non gli andava a genio. Più che altro odiava quando, preso dallo sconforto, egli si chiudeva in se stesso e non lasciava più entrare nessuno.

 

<< Avanti, dillo... Dì che sono sempre il solito e bla bla bla. Hai ragione, sono un codardo... non so decidere nemmeno quale delle due scegliere, come pensi che l'affronterò oggi? >> gli sbraitò contro, il Cigno. Mentre la sua voce tremava, pareva quasi stesse per piangere.

 

<< Non ho detto che sei un codardo, non mettermi in bocca parole non mie! >> lo rimproverò Andromeda. << Io ti sto solo dicendo che dovresti capire cosa vuoi ma per farlo hai bisogno di sfogarti e di parlare con qualcuno! >> Il cavaliere si avvicinò piano al compagno d'armi e amico, gli posò dolcemente una mano attorno al collo, come fa un fratello.

 

<< Crystal, nessuno è abbastanza forte da affrontare la vita da solo! E tu non fai accezione! >> un filo di voce, affilato come un rasoio, fuoriuscì dalle piccole e carnose labbra del Saint. Aveva detto poco, quasi niente, eppure quelle parole sconvolsero il Cigno che, mentre faticava per non far scendere le lacrime, abbracciò il compagno come mai aveva fatto prima.

 

 

 

 

                                                                                          *******

 

Lady Isabel si era assopita tra le braccia del suo amato che, invece, era sveglio a contemplare la sua fragilità e la sua bellezza.

 

Piccola e indifesa, due aggettivi che mai ti avrei attribuito! Tutto eri da bambina benché meno questo... poi gli eventi ti hanno stravolta, cambiata... e con te, anche io, l'ho fatto! Ho scelto di combattere e l'ho fatto solo per te, perché niente dovrà mai nuocerti... io, a costo della mia vita, lo impedirò!”.

 

Gli occhi dei Saint di Pegaso erano lucidi e lasciavano intravedere quanto, a volte, l'amore potesse essere profondo nonostante l'età. La stretta alla vita della giovane si fece più stretta, Pegasus, le scostò leggermente il viso dal suo petto per riuscire ad alzarsi e, a malincuore, ridestarla da quel sonnellino che si era concessa.

 

<< Avanti dormigliona, Sirio e gli altri staranno arrivando... >> disse il cavaliere con un filo di voce, mentre gli occhi della sua amata, piano piano, iniziarono a schiudersi.

 

<< M-ma che? >> chiese con un anonimo sguardo da bambina assonnata che fece sorridere Pegasus.

 

<< Sei crollata subito... >> la informò aiutandola ad alzare il busto e avvicinandola a sé.

 

La ragazza non fiatò più, si era del tutto persa nel castano intenso degli occhi del “suo” ragazzo.

Sentiva una strana sensazione di torpore avvolgerla, era inebriata dalla figura solenne che la sorreggeva.

 

E' qualcosa di meraviglioso svegliarsi e trovarlo qui, accanto a me, con lo stesso sguardo innamorato di quando mi sono addormentata*”.

 

<< Allora, intendi lasciarmi alzare oppure mi vuoi sequestrare? >> le domandò Pegasus, ridendo. Facendole notare che con le braccia intrecciate attorno al suo busto, lo aveva totalmente incatenato ed impossibilitato a muoversi. Lady Isabel abbassò leggermente il capo scuotendolo impercettibilmente per svegliarsi, liberò Pegasus e anche lei balzò in piedi per finire di prepararsi.

 

Lady Isabel aveva dato due energiche passate di spazzola sui lunghi capelli mentre Pegasus, che di spazzole non ne voleva nemmeno sentir parlare, si era rinchiuso in bagno a far cosa, solo lui lo sapeva.

 

Erano parecchio tesi, non sapevano ancora come giustificare la loro “scomparsa” ma poco prima si erano fatti una grande risata pensando alle facce dei loro amici se avessero saputo la verità!

 

 

 

 

 

 

 

                                                                            °°°°°°°°°

 

Finalmente erano tutti arrivati: Sirio, Crystal (ancora un po' scosso dalla conversazione avuta precedentemente con Andromeda), Andromeda ed, infine, un Kiki vagabondo che aveva fatto il diavolo a quattro per andare a trovare i suoi amici.

 

La verità è che già da prima della battaglia ad Asgard, Kiki, si era affezionato parecchio a Lady Isabel. Crescendo sempre e solo con Mur, la giovane reincarnazione della Dea Athena, per lui, era diventata una figura femminile importante: più che la sua Dea, un'amica.

 

 

<< Di Phoenix nessuno sa niente? >> chiese Lady Isabel consapevole, già, di quale sarebbe stata la risposta.

 

<< No, Milady! Ho provato a mettermi in contatto con lui ma niente: è sparito di nuovo! >> ammise Andromeda, sconsolato.

 

<< Non state in pena per lui, starà senz'altro bene... si farà vivo lui quando ce ne sarà bisogno. Phoenix è un lupo solitario, mica può vivere col branco! >> puntualizzò, sarcastico, il cavallo alato che scatenò una risata generale!

 

<< Allora, voi due... >> disse il Dragone indicando Isabel e Pegasus << Quando contavate di dircelo? >>.

 

I due giovani, sbiancati, si scambiarono un piccolo sguardo d'intesa e di disperazione.

 

Scoperti!” pensarono entrambi.

 

<< Insomma, lo hanno capito pure le colonne della Terza Casa... >> sorrise, infierendo, Kiki!

 

Pegasus avanzò deciso affiancando la sua amata che era di un colore indescrivibile per via dell'imbarazzo!

 

<< E' stato tutto troppo veloce, volevamo trovare il momento giusto per dirvelo... >> disse, cercando di mantenere un tono solenne mentre Sirio già rideva.

 

<< Avanti, ci conosciamo da una vita... pensavate davvero che non vi avremmo capito? >> Il Dragone, che se la rideva sotto i baffi, aveva fatto capire con poche e semplici parole, al suo amico, che non doveva mai dubitare del loro sostegno!

 

<< Non volevamo mettervi in una situazione spiacevole... insomma, io rimango comunque Athena! >> e finalmente anche la giovane Dea si decise a parlare, appoggiandosi leggermente a Pegasus che le strinse la vita.

 

<< Milady, noi siamo devoti alla Dea Athena ma conosciamo benissimo chi si cela dietro il lato divino... Non abbia mai paura di fidarsi di noi... oltre che cavalieri, siamo suoi amici! >> la rassicurò Sirio accompagnato dai consensi del resto del gruppo.

 

<< Hai capito Pegasus?! Buono buono, zitto zitto, s'è preso la migliore! >> urlò Kiki, sferrando un pugno al bacino del cavaliere facendo scoppiare tutti a ridere.

 

<< Hai perso un'occasione per star zitto, marmocchio! >> lo rimproverò Pegasus, dandogli una botta in testa.

 

Il giardino, di colpo, si era trasformato in un angolo di giochi tra ragazzi che volevano solo ridere e scherzare sotto i raggi del caldo sole del Giappone.

 

<< Su, in carrozza! >> Esordì Mylock, interrompendo le risate dei ragazzi per invitarli a salire nella macchina che aveva fatto preparare.

 

<< Bene, andiamo... grazie Mylock! >> asserì Lady Isabel mentre tutti già si dirigevano a sedersi.

 

La limousine nera della fondazione era dotata di otto posti disposti a salottino, permettendo così a tutti di stare insieme. Pegasus si fiondò vicino al finestrino accogliendo tra le sue braccia la sua amata, sollevata al pensiero di non doversi più nascondere.

 

In pochi minuti, volati tra risate e racconti insensati di Kiki, arrivarono all'orfanotrofio, dove i tre prediletti del cavallo alato stavano sulla soglia fremendo all'idea di rivedere il loro idolo.

 

<< PEEEGAAASUSSS! >> Urlarono, vedendolo scendere!

 

<< Mmh, pare proprio che i tuoi ammiratori ti acclamino! >> lo prese in giro Lady Isabel.

 

<< Ehehehe modestamente! >> rise lui, abbracciandola dolcemente.

 

<< Pegasus... >> la voce della ragazza si fece più dura e il Saint capì al volo cosa stava per dirgli...

 

<< Parlerò con Lamia, stai tranquilla! >> la rassicurò subito dopo e, appena l'ultimo cavaliere scese dalla macchina, tutti si diressero a gran velocità verso l'ingesso che era stato invaso dai bambini.

 

<< Ciao bambini... >> li salutò dolcemente Pegasus, facendogli la linguaccia.

 

<< PPPEEGAAASUSS! >> lo acclamarono a gran voce prima di saltargli addosso.

 

<< Piiaan... uno alla volta... >> li rimproverò, divertito.

 

<< Ahh, insomma... siete sempre i soliti... >> disse Lamia, avvicinandosi al cancelletto.

 

Subito gli occhi della giovane educatrice si posarono sulla reincarnazione di Athena che, soave, sorrideva alla vista di Pegasus sovrastato da quei bambini.

 

E' bella sì” si disse tra sé e sé.

Lamia non la odiava, anzi, ha sempre provato ammirazione per quella ragazza nonostante fosse una chiara rivale in amore.

 

<< Su bambini, lasciate stare Pegasus! >> e con uno schiocco delle dita, tutti i bambini si dileguarono rapidi.

 

<< Ah però! >> esclamò Andromeda << Basta poco per metterli in riga! >>.

 

<< Basta avere le giuste armi! >> aggiunse sarcastica una Daisy incantevole.

 

<< Daisy, che bello rivederti! >> dissero in coro i Saint.

 

<< Fa piacere anche a me rivedervi tutti, ragazzi. >> poi si volto verso Lady Isabel << Milady, è un piacere rivederLa! >>

 

<< Anche per me, cara! Sono contenta che tu sia tornata... >> le sorrise la ragazza, abbracciandola.

 

Un gesto che lasciò un po' tutti sbalorditi. La Dea era solita essere gentile ed educata ma mai si era concessa un contatto fisico con qualcuno.

 

<< Entrate, su! >> gli invitò Lamia facendo cenno di seguirla.

 

Si sedettero nei tavolini all'aperto, era una così bella giornata che stare chiusi dentro era un abominio. I bambini avevano rapito Pegasus che, come sempre, stava dando spettacolo sotto gli occhi divertiti dei compagni. Lady Isabel invece, si era accomodata su un'altalena, e, compiaciuta, osservava in disparte tutto quello che accadeva.

 

<< Milady? >> La voce di Crystal la fece sussultare.

 

<< Crystal, che ci fai qui? Dovresti essere di là con Sirio e gli altri, no? >>.

 

<< Non mi andava, mi creda! >> ammise sconsolato sedendosi nell'altalena a fianco a quella in cui era seduta Isabel.

 

<< E per via di Daisy? >> chiese, sorridendogli, la ragazza.

 

Ecco, pure lei l'ha capito!” Pensò, esausto, il cavaliere.

 

<< Già... >> La voce del Saint si spezzo e questo fece rattristare la giovane Dea.

 

<< Crystal, prima di parlare con lei dovresti chiarirti con te stesso. Conosco Flare, è una ragazza stupenda ma tu devi capire se è davvero lei che vuoi! >> la mano della ragazza si posò su quella del suo amico e, con un piccolo sorriso, cercò di trasmettergli un po' di coraggio.

 

<< Lady Isabel, lei come ha fatto a capire che Pegasus era, insomma, quello giusto? >> chiese il Cigno, contraccambiando il sorriso.

 

<< Non è una cosa che capisci Crystal, la senti e basta... smetti di pensare e lasciati guidare dal cuore, è l'unico consiglio che posso darti! >>

 

Al Saint passò davanti agli occhi una vita intera e, balzando in piedi, ringraziò la giovane fanciulla e si diresse correndo verso il resto del gruppo... finalmente sapeva cosa fare.

 

 

 

 

                                                                            *******

 

<< Guarda chi sta arrivando! >> disse Lamia a Pegasus che, sorridendo, batté le mani.

 

<< Era ora! >> esultò.

 

<< Hanno parecchio di che parlare quei due... >> sorrise la ragazza, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

 

<< E, Lamia, credo che non siano gli unici... >> Pegasus di colpo si era fatto serio, deciso.

 

<< Pegasus, non è necessario... credimi! >> lo rassicurò lei. << So cosa mi vuoi dire, vi ho visti... ma puoi stare tranquillo, io sto bene! >>.

 

Lamia era una ragazza forte, ed anche se non era vero quello che diceva, in cuor suo avrebbe preferito soffrire in silenzio piuttosto che far star male Pegasus.

 

<< Lamia, tu sai che per me sei come una sorella... >> Il Saint aveva gli occhi lucidi, aveva letto nel cuore della sua amica e mai avrebbe voluto dargli un dolore così grande...

 

<< Pegasus, te lo giuro... sto bene! >> Altra bugia e sta volta a tradirla furono gli occhi inondati di lacrime, al che Pegasus la attrasse a sé abbracciandola stressa!

 

<< Non voglio che tu soffra, Lamia. Io ti voglio bene... davvero! >> le sussurrò piano e ci mancò poco che anche lui scoppiasse a piangere.

 

<< Lo so Pegasus, lo so... >> la ragazza si allontanò da lui, cercando di sorridergli. << Sono felice per te, credimi! Hai davvero bisogno di qualcuno che ti domi! >> disse, poi, dandogli un pugnetto sulla spalla.

 

Lamia, non sai quanto io ammiri la tua persona. Sei una ragazza forte e solare... “

 

Il cavaliere era felice che l'amica avesse compreso il suo sentimento, non avrebbe mai voluta vederla piangere ma Lamia, dopo un secondo di sfogo, aveva ritrovato il suo sorriso che placò il senso di colpa che era nato nel cuore di Pegasus.

 

 

 

                                                                   ********

 

 

Il rossore sulle gote di Crystal fece sorridere la giovane Daisy che lo aveva seguito lungo il porto consapevole che avrebbero dovuto conversare di qualcosa che sarebbe potuto essere o piacevole o distruttivo.

 

<< Crystal... >> lo chiamò la ragazza, tirandolo per il braccio. << Vuoi tranquillizzarti?! Stai correndo come un matto, faccio fatica a starti dietro! >> lo rimproverò.

 

Il cavaliere sorrise, fermandosi di colpo.

 

<< Scusami, ahaha. >>.

 

<< Allora, di che volevi parlarmi? >> chiese curiosa la giovane Daisy.

 

Per un attimo Crystal perse il sorriso. Anche lui, come Pegasus, non voleva far soffrire una persona alla quale voleva bene.

 

<< Daisy, sono passati due anni da l'ultima volta che ci siamo visti... di tempo ne è trascorso parecchio e di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Non ti nego di aver subito provato un'attrazione nei tuoi confronti molto forte ma... >> per un attimo si interrompe, riprendendo fiato e respirando a fondo.

 

<< Crystal.. >> la voce della ragazza era dolce...

 

<< No, Daisy! Lasciami finire... >> la canzonò. << Nel tempo è arrivata un'altra ragazza e ho imparato a distinguere l'amore dall'attrazione... >>.

 

<< Crystal!! >> a quel punto la sua voce si fece dura. << Stai tranquillo... non mi devi nessuna giustificazione. Di tempo ne è passato tanto ed io non mi sono fatta sentire per niente... Credimi, Crystal... hai fatto bene! >> La ragazza gli sorrise, anche se i suoi occhi erano lucidi... si avvicinò piano e dandogli un piccolo bacio sulla guancia, lo salutò e se ne andò... veloce.

 

<< D-Daisy, aspettami!! >> le urlò il cavaliere, raggiungendola.

 

<< Forza, vediamo se riesci a prendermi... >> e con un sorriso temerario, scappò via nuovamente...

 

Ahh queste donne!” pensò il Saint.

 

La giornata passò in fretta e fu, per molti, una liberazione... tra vari chiarimenti e sentimenti svelati, tutto quella notte poterono dormire tranquilli. Soprattutto Pegasus che, seduto nel divano aspettava che Lady Isabel scendesse al piano di sotto dopo che Kiki si fosse addormentato. Le lancette dell'orologio giravano, così incuriosito, salì le scale fino ad arrivare alla stanza di Kiki; Aprì, piano, la porta facendola cigolare il meno possibile. L'immagine che gli si presentò davanti lo fece scoppiare a ridere: Kiki, totalmente scoperto rannicchiato tra le braccia di Lady Isabel che era caduta in un sonno profondo.

 

<< Andiamo, ti porto a letto! >> disse il Saint prendendo in braccio la ragazza che dormiva indisturbata.

 

Ma quanto ti piace riposare, eh?” chiese il cavaliere tra sé e sé.

 

Appoggiò la ragazza delicatamente sul letto, la coprì con cura e le stampò un bacio sulla fronte.

 

<< Buonanotte amore mio! >> le sussurrò piano, sdraiandosi al suo fianco ed avvolgendola in un amorevole abbraccio.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Note dell'Autrice:

 

Eccomi, eccomi! Sono tornata a distanza di pochissimo tempo (yheeee!) con questo capitolo che sì, è senza dubbio parecchio “OOC”... ma non me ne vogliate... Dopo quattro capitoli di lotte e combattimenti avevo bisogno di dar sfogo alla mia vena romantica xD hahahaha. In ogni caso, ahimè, per rivedere un “OOC” così bisognerà aspettare al 15° capitolo xD abbiate pietà di me ma ora c'è Zeus ed ho un'ideuccia da proporvi (vedrete poi ù.ù).

 

Tra l'altro devo ringraziare: Innominetuo(due volte, anche per la revisione al capitolo <3 ) e So_Shiryu per l'idea sulla storia di Hyoga (Crystal)!

Mi avete ispirata parlando di Flare :p <3

 

e poi, come sempre, devo anche ringraziare Shadowfax che ha fatto da incentivo alla stesura di questo capitolo (tu sai cosa intendo u.u <3 )

 

Detto questo, ho detto tutto e non devo dire altro (non fate caso ai miei giochi di parole senza senso, ho dimenticato di accendere il cervello oggi!)

 

A seguire trovate le varie note sui nomi assurdi che sono comparsi nella storia e le varie spiegazioni.

 

Ci si vede (...legge...) al prossimo capitolo.

 

-LadyforSeiya

 

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Dorota*Nome di fantasia creato perché non riesco ad immaginarmi Mylock che rifà il letto, abbiate pietà... sono una povera pazza!

 

Edgard*Altro nome di fantasia (non chiedetemi come mi sia venuto!) pensato per un “ipotetico” (molto ipotetico) segretario!

 

Polo blu scuro*Allora, qui c'è da fare un discorso serio ( see, vabbè... ci crediamo), partiamo dal presupposto che io non ho mai compreso perché, nei manga, ogni personaggio indossi sempre gli stessi vestiti e quindi, siccome sono molto furba, ho deciso di modificare questa “regola”.

 

Charade*E' un vecchio film degli anni sessanta (Produzione di: Stanley Donen e James Ware ) ambientato in Francia... L'ho amato come poche cose nella mia vita e non potevo non metterlo, sappiate che ero tentata dal mettere un monologo solo su questo ma ve l'ho risparmiato xD.

 

E' qualcosa di meraviglioso svegliarsi e trovarlo qui, accanto a me, con lo stesso sguardo innamorato di quando mi sono addormentata”*: E' possibile che questa frase l'abbia letta/sentita da qualcuno, mi pare troppo poetica per essere farina del mio sacco ma non ne sono sicura! :p 

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Capitolo 10
*** Segni e Sangue. ***


ATTENZIONE: Il capitolo che state per leggere è il prologo della terza parte (la battaglia contro Zeus) di questa mia Fanfic.

Sul web non ho rinvenuto parecchie informazioni sul progetto di Kurumada e, di conseguenza, ho lavorato di fantasia.

 

Mosse, dialoghi, pensieri e avvenimenti non sono realmente accaduti.

 

Nuova Luxor.

Quella mattina il sole era alto e le temperature prevedevano una massima di 35°gradi.

Nonostante fosse solo Maggio, in città, si respirava un clima estivo che aveva un po' sbalordito i cittadini.

 

A casa di Lady Isabel, però, la giornata non era iniziata nel migliore dei modi:

Kiki era balzato, in lacrime, sul letto della fanciulla intenzionato a raccontarle il sogno “troppo realistico” che lo aveva perseguitato la notte precedente.

<< Kiki, santo cielo, calmati >> disse la ragazza, asciugandogli, con un dito, le lacrime che scendevano rapide dai suoi occhi.

<< Ci dici che hai?! >> lo incitò Pegasus, svegliato dalle urla del piccolo.


La giovane Dea era visibilmente preoccupata, anche lei, quella notte, aveva percepito qualcosa di strano ma, vista la situazione, la cosa migliore da fare era tacere momentaneamente.

Il piccolo Kiki, turbato e spaventato, si strinse forte al petto della ragazza che iniziò ad accarezzagli il capo nel tentativo di tranquillizzarlo.

 

<< C'era Mur, un lampo bianco, due gocce di sangue e poi più nulla! >> cercò di spiegare il bimbo singhiozzando.

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo d'intesa. Entrambi avevano percepito che i cosmi dei Cavalieri D'Oro erano spariti uno ad uno.

...Forse il sogno di Kiki era più realistico di quanto non si volesse immaginare.

Che sia... un nuovo nemico?” pensò Pegasus mentre balzava giù dal letto per dirigersi alla finestra.

<< Kiki, tesoro, adesso vai da Mylock e digli di far preparare un jet, andiamo ad Atene per verificare quello che sta accadendo! >> Lady Isabel allontanò il capo di Kiki dal suo petto, con un dito percorse i solchi lasciati dalle lacrime, sorridendogli amorevolmente.

Piccolo...” pensò.

Non le era mai capitato di vederlo piangere, se l'era sempre immaginato allegro, sorridente e con tanta energia... in quello stato, però, le faceva una tenerezza infinita.

 

Non dovrei dimenticare mai che sei un bambino... al quale la vita troppi tiri mancini ha già tirato!”

 

La Dea lo appoggiò per terra con delicatezza, gli scompigliò leggermente i capelli e lo incitò ad andare.

 

<< Okay! >> rispose Kiki, scappando via barcollando sotto gli occhi divertiti di Pegasus che si era accasciato sulla finestra.

<< Fa una tenerezza vederlo così... >> esordì il Saint, girandosi verso la sua amata.

<< Non dirlo a me... non l'avevo mai visto così... >> asserì lei, avvicinandosi.

<< E' comprensibile, Mur è l'unico che gli è rimasto... se gli dovesse essere accaduto qualcosa, ne morirebbe... >>


La ragazza, perplessa e spaventata, fissò il suo cavaliere che, a sua volta, era terrorizzato all'idea che le sue parole avessero un fondo di verità.

 

<< Non pensiamoci... >> disse la giovane. << Si tratterà di qualche nuovo nemico... ma i Gold Saint stanno bene. >>

L'espressione sul suo viso fece sorridere Pegasus che l'attrasse a sé.

<< Lo dici per rassicurarti o perché ci credi davvero?! >> le domandò divertito.

La ragazza, che si era accomodata tra le braccia del ragazzo, sorridendo, gli picchietto due dita sul petto.

<< Vorrei crederci e vorrei anche rassicurarmi... ma, ahimè, non è così. >> ammise, sconsolata.

<< Dovremmo avvertire Sirio e gli altri... ho paura che questo sia il prologo di una nuova battaglia... >> Pegasus si staccò leggermente dalla sua Dea per contemplarne il volto agitato. Capiva la sua preoccupazione, il cosmo dei Cavalieri D'Oro non era più percepibile da alcune ore e il sogno di Kiki non aveva, sicuramente, tranquillizzato la situazione.

<< Infondo la pace non poteva durare per sempre, no? >> chiese la ragazza divincolandosi dall'abbraccio dell'amato per appoggiarsi all'inferriata della finestra.

<< Questo ormai lo sappiamo... >> confermò il cavallo alato, affiancandola e ammirando il cielo.

Poteva sembrare tutto perfetto: una bella giornata, due ragazzi innamorati e niente problemi ma... sarebbe stata una bugia.

Loro erano un Saint e una Dea, non potevano rinnegare questo loro lato.

<< Lo so... ma ogni tanto sarebbe bello starsene tranquilli, senza nessuna preoccupazione! >> Lady Isabel sbuffò amareggiata, piegando leggermente il capo in avanti per scorgere chi ci fosse al di sotto.

Il viso della giovane Dea si era trasformato in quello piccolo e fragile di una bambina al ché, Pegasus, ridendo, le imprigionò la vita con entrambe le braccia affondando il suo viso nei suoi lunghi capelli viola. 

<< Insomma, per una volta mi piacerebbe pensare alla nostra di felicità >> sussurrò piano al petto del ragazzo che la teneva stretta mentre, ridacchiando sotto i baffi, le dava dei piccoli baci sulla fronte. 

<< In questi tre mesi l'abbiamo fatto... >> le ricordò lui. << Il male non va in vacanza, prima o poi il campo di battaglia ci avrebbe richiamati... >> 

la ragazza scosse il capo guardandolo dritto negli occhi

<< Hai mai pensato a come sarebbe stata la nostra vita se, bhe, non fosse successo tutto quello che è successo?! >> 

 

"Ne avessi mai avuto il tempo. Non ho mai pensato a come sarebbe stata una vita "normale"... O meglio, l'ho immaginata ma alla fine come faccio a dire che quella è la normalità?" Pensò il giovane Saint rimasto spiazzato dalla domanda della sua amata. 

 

Alzò il capo della giovane Dea con due dita, si morse leggermente il labbro e le si avvicinò piano mentre i cuori di entrambi battevano ad un ritmo irregolare, come se fosse la prima volta che si trovavano così vicini.

<< Non lo so... >> disse piano, mentre il suo viso continuava ad avvicinarsi a quello della giovane. << ...Ma di una cosa sono certo... >> prosegui abbassando il tono della voce. << … Se le cose non fossero andate come sono andate, ora, noi, non saremmo qui! >> e, con una spinta leggera, appoggiò la schiena di Isabel al davanzale, catturandole le labbra.

Un momento di pace, un attimo soltanto, prima di ritornare ad essere Dea e Cavaliere. Ancora, anche se solo per un istante, si erano concessi il privilegio di rimanere semplicemente due giovani ragazzi innamorati.


*SBAM*

 

La porta era stata spalancata di colpo, con tanta furia, abbastanza da far balzare in aria i due giovani piccioncini.

<< Ma che diavolo?! >> domandò Pegasus mentre tra le braccia sorreggeva una Lady Isabel, maldestra, che stava per cadere.

<< Vi sembra questo il momento di fare i fidanzati? >> La vocina stridula e sarcastica di Kiki fu un toccasana per i pensieri della giovane Athena che, all'udirla, tirò un sospiro di sollievo.

E' tornato il nostro apprendista!” pensò, sorridendo.

<< Allora, diavoletto, ti sei ripreso? >> gli domandò il Saint, scompigliandogli i capelli.

<< Tieni quelle manacce a bada e muoviti a venire di là, siamo tutti pronti a partire! >> e sferrandogli una manata allo stomaco, lo fece allontanare.

<< Come pronti a partire?! Bisogna avvisare Sirio e gli altri... >> obbiettò Isabel, tendendo la mano per far comparire lo scettro di Nike.

<< Non è necessario Milady, li teletrasporterò io qui con l'ausilio della telecinesi! >> E senza nemmeno lasciarle il tempo di rispondergli, scappò via come un leprotto.

<< Si ricomincia! >> affermò Lady Isabel sorridendo rassegnata al suo amato che, divertito, ricambiò e la invitò a seguirlo all'esterno. 


                                                                                                     
********

 

<< Castalia >> Urlò Tisifone, mentre la compagna, dalla prima casa, iniziò una corsa disperata verso quella di Ioria. << Castalia, aspettami! >> continuò a dirle ma niente, la sacerdotessa era del tutto impazzita, presa dal panico, dopo aver visto che Mur, Saint dell'Ariete, era scomparso misteriosamente nel nulla lasciando, sul pavimento, il disegno del suo segno creato col suo sangue.

 

E' andata...” pensò la compagna. “L'amore che prova verso Ioria, a volte, la rende del tutto cieca... e, per tutte le Divinità dell'Olimpo, come la capisco!”

 

La sacerdotessa dell' Ofiuco si inginocchiò dinanzi al sangue del suo compagno, ci intinse due dita e poi si fermò ad osservarle macchiate di un rosso caldo che per lei solo una cosa significava:

 

Il sangue di un Gold Saint, di un mio compagno d'armi, è stato versato! Al di là di chi sia questo nuovo nemico, per me, sarà una guerra per vendicarlo!”

 

Si rialzò in piedi, contemplò la quiete di quella casa che poche ore prima chissà di quali orrori e sofferenze era stata lo sfondo, sospirò e si tolse la maschera...

 

<< La pace è durata fin troppo per gli Dei... >> e rapidamente cercò di raggiungere Castalia.

 

Oltrepassò la casa del Toro, quella dei Gemelli ed infine anche quella di Cancer ed in tutte aveva assistito alla stessa scena: il disegno del segno zodiacale appartenente alla casa, disegnato col sangue del Saint d'appartenenza.

 

Che gioco crudele è questo?” si chiese tra sé e sé una volta giunta ai piedi della casa del Leone.

 

Oh Castalia...” si disse. “Solo tu sai quanto dolore in questo momento avvolge il tuo cuore...”

 

Si rimise la maschera, sospirò piano e tremando entrò in quella casa dove, inginocchiata in lacrime, sul sangue di Ioria, una Castalia affranta vi comparve.

 

La sacerdotessa dell'Ofiuco le si affiancò, inginocchiandosi e scorgendo il viso senza maschera della compagna, rigato dalle lacrime e macchiato dal sangue, se l'avvicinò al petto... come se fosse una madre.

 

<< Castalia, starà bene... non è la prima volta che accade! Abbi fede in lui! >> le sussurrò piano.

 

La giovane donna si strinse forte al petto di quella che, al momento, era la figura più simile ad un'amica.

 

Singhiozzò qualcosa ma Tisifone fece fatica a comprenderla così la rimise in piedi e le donò la sua maschera affinché nessuno potesse vederle il viso.

 

Insieme uscirono dalla casa di Leo ed. anche se un po' barcollando, ripresero la corsa verso la Tredicesima Casa.

 

Le passarono tutte, una ad una, e dentro ciascuna di esse la stessa immagine si ergeva dinanzi alle due sacerdotesse: segni e sangue... questa era la lettera d'invito alla guerra del nemico.

 

                                                                                              ********

 

<< Siete pronti?! >> chiese Kiki a tutti i presenti mentre si apprestava a materializzare dinanzi ai loro occhi i Saint mancanti all'appello.

 

Lady Isabel, che era stretta tra le braccia dell'amato, non era molto convinta di ciò che stava per accadere ma non c'era tempo per commentare e così la piccola peste si mise all'opera: inarcò leggermente il capo, spalancando le braccia e concentrandosi più che poteva; In un lampo i suoi occhi si illuminarono quasi fossero due comete, facendolo urlare... forse per il dolore.

 

Davanti agli occhi increduli di Mylock, Athena e Pegasus i Cavalieri della Dea comparvero.

 

<< M-ma che diavolo? >> disse Crystal, stropicciandosi gli occhi.

 

<< E tu che ci fai qui?! >> Chiese Andromeda al fratello, più sbalordito di lui.

 

<< Kiki, è opera tua?! >> domandò in fine Sirio, con la sua solita calma “Zen”.

 

Il bimbo barcollò e se Mylock non l'avesse acciuffato al volo sarebbe caduto.

 

<< KIIKI! >> Gridò Isabel, preoccupata. Affrettandosi nel avvicinarsi.

 

<< Non si preoccupi Milady, sta bene... è la stanchezza, non ha ancora il pieno controllo del suo potere e quando sforza perde molta energia. Una bella dormita e sarà come prima! >> le spiegò il Dragone, sorridendole.

 

Lady Isabel accarezzò i capelli del fratellino di Mur, prendendolo in braccio e sorridendo all'idea che, ancora qualche anno, e l'avrebbe superata in altezza.

 

<< Veniamo alle cose serie... >> disse Phoenix, intromettendosi nella discussione. << Cosa sta accadendo?! E' da questa mattina che non percepisco più i cosmi dei dodici Cavalieri D'Oro... >>

 

<< Lo sappiamo, Phoenix! Ed è per questo che ci troviamo qui... dobbiamo correre in Grecia per far chiarezza su questo strano avvenimento... >>

 

La giovane reincarnazione della Dea della Guerra, si era fatta seria: la voce dolce e allegra degli ultimi tempi aveva lasciato il posto ad un'altra molto più forte e decisa. Questo, per il cavallo alato, significava solo una cosa: la sua amata Isabel aveva lasciato il posto ad Athena e lui, anche se a malincuore, doveva rispettarlo.

 

<< Se anche voi siete pronti, possiamo decollare! >> li informò Mylock, aprendo le porte del jet.

 

Salirono tutti senza proferire parola: l'agitazione e l'ansia avevano riempito gli animi dei cinque valorosi Saint che si accomodarono nei rispettivi posti.

 

Il cavaliere di Pegaso affiancò la sua amata che cullava amorevolmente un Kiki distrutto ed addormentato.

 

<< Dallo a me o ti graverà col suo peso... mica è una piuma questa canaglietta! >>

 

<< Tranquillo e poi come lo scuoti leggermente si sveglia.. >> le spiegò la giovane Dea alzando il viso verso di lui.

 

<< Che hai?! >> le domandò, passandole una mano dietro la schiena.

 

<< Guardalo, è così piccolo ed ha già alle spalle una vita difficile dove non sarà mai libero di scegliere niente... >> la voce della giovane si spezzò a metà frase, facendo incupire anche il viso del Saint.

 

<< Non puoi colpevolizzarti anche per questo... >> la rimproverò Pegasus. << Insomma, non sei stata tu a scegliere di essere Athena... >> Il ragazzo fece pressione con la mano per attirarla a sé e lei non si oppose, appoggiando il capo sulla sua spalla.

 

<< Io comunque rappresento la Dea alla quale avete votato la vita, non posso non sentirmi responsabile di ciò che vi accade! >>

 

Pegasus aveva sopportato le pene dell'inferno, le torture degli Dei e chissà a cos'altro avrebbe potuto resistere ma, ogni qualvolta che sentiva la sua donna colpevolizzarsi, le forze lo abbandonavano.

 

<< Se noi combattiamo è perché abbiamo un ideale che ci unisce, un motivo per cui rischiare la vita , noi proteggiamo la Terra e lo facciamo per nostra scelta, non perché sei tu a chiedercelo! >>

Ne aveva fatta di fatica, il Saint, per buttar fuori quelle parole... provare a tranquillizzare Lady Isabel era più complicato dello scontro con Ade nella Guerra Santa.

 

<< Guarda lì >> disse la giovane, indicando Andromeda e Phoenix, rigorosamente seduti lontano.

 

<< La Fenice è la Fenice >> osservò Pegasus. << Se non sta da solo non è contento... >> ed una smorfia sarcastica comparve sul suo viso facendo ridere la ragazza che ancora si trovava col capo poggiato alla sua spalla.

 

<< 18 anni ed è già padre... >> sbuffò la Dea. << Sì, insomma, per Andromeda è più un padre che un fratello... ed è per questo che se ne sta lì, tutto buono e solo... senza dire niente. >>

 

<< Cosa intendi? >> le domandò il Saint, incuriosito dalla sua affermazione.

 

<< Guardali, sono così diversi... uno l'opposto dell'altro. Se non lo sapessimo per certo, dubiteremmo anche che sono fratelli. Andromeda è così fragile e, per certi aspetti, insicuro... dentro di sé racchiude la forza di una galassia ma ancora deve imparare a controllarla ed è qui che entra in gioco Phoenix, lui, a suo malgrado, deve essere rigido e severo per potergli insegnare a camminare dritto... >>

 

Lady Isabel alzò il capo delicatamente per osservare il Saint per il quale nutriva tanta stima:

 

Come ti capisco, amico mio. Anche se vorresti abbracciarlo, non potresti! Tu sei il suo unico punto di riferimento e per tanto devi essere padre, madre e fratello... Il tuo cuore troverà mai pace?”

 

dentro di lei provava tanta tristezza al pensiero del dolore della Fenice:

Prima Esmeralda, poi Pandora ed ancora il suo amato fratellino col quale doveva sempre mostrarsi forte. Poteva comprendere bene quel suo stato d'animo, anche lei, per troppo tempo, si era mostrata forte agli occhi di tutti quando, in realtà, era la più debole.

 

La voce di Mylock che li invitava a scendere la fece sobbalzare e la destò dal suo pensare...

 

E così siamo arrivati, benvenuta Athena... addio Isabel.” si disse, sospirando, a malincuore.

 

La tredicesima casa era avvolta dal silenzio: nessuno che veniva ad accoglierli.

Questo insospettì Lady Isabel che, vedendo arrivare Tisifone, le chiese subito informazioni.

 

Un po' titubante, la sacerdotessa, le spiegò la situazione arrivando poi a dirgli di Saga.

 

<< Tisifone, che è successo a Saga?! >> chiese preoccupata.

 

<< Vede Milady, lo abbiamo trovato disteso qui, privo di sensi ed in fin di vita... >>

 

La giovane Dea non diede nemmeno il tempo a Tisifone di finire la frase che si precipitò nelle stanze del Gran Pope. Lasciando tutti un po' stupiti.

 

Aveva il cuore in gola, l'ansia era tanta e le gambe le tremavano... si ritrovò dinanzi alla porta della stanza di Saga e lì indugiò, presa, forse, dallo sconforto.

 

Respirò lentamente, facendosi forza, e con una spinta leggera aprì la porta vedendo il Gran Sacerdote sdraiato, privo di sensi.

 

<< Oh Saga, che ti hanno fatto?! >> domandò, all'aria, la ragazza.

Gli occhi pieni di lacrime che calde scendevano dal suo viso per finire contro quello del Cavaliere di Gemini.

 

Di colpo, un dolore lancinante alla testa, una fitta troppo forte allo stomaco colpirono la ragazza che si accasciò a terra.

 

Pegasus, che l'aveva seguita, si apprestò a raccoglierla... spaventato da quell'improvviso malessere.

 

<< Isabel >> la chiamava.

 

<< Isabel, rispondi. >> ma niente, la ragazza non dava segni di vita.

 

Buon Dio, che ti è capitato!?” si chiese il Saint, stringendola forte.

 

                                                                                        °°°°°°°°°°°

 

Dove sono?” si domandò la giovane Dea Athena mentre una luce bianca, pari a quella del sole, gli compariva davanti.

 

<< E' normale che tu sia spaventata, figlia mia! >>

 

Figlia mia?” queste parole risuonarono strane alle orecchie della giovane che, voltandosi di scatto, pensò: “Zeus!”

 

<< Padre... >> disse.

 

<< Athena, figlia mia adorata, guarda come ti sei ridotta: una qualunque donna mortale. Mi hai deluso profondamente. Il tuo spirito di Dea ingiuriato dal tuo corpo umano profanato. >> Una voce dura, arrabbiata, fece trasalire Lady Isabel che, mantenendo uno sguardo fiero, obbiettò:

 

<< Padre, nel mio corpo vivono due animi. Non sono solo Athena. >>

 

<< Non dire assurdità, Athena. Tu sei Dea, non donna. Torna con me nell'Olimpo e dimentica i mortali... >> la invitò Zeus che, calmando la voce, le porse la mano.

 

<< Se non dovessi farlo, Padre, quale sarebbe la tua punizione? >>

 

<< Mia amata figliola, prova a pensarci?! >> e di colpo un lampo celeste arrivò alla fonte della Dea proiettando nella sua mente immagini di distruzione e sofferenza tra gli uomini per poi, concludersi, con l'immagine di Pegasus che veniva tramortito da mille lame e, all'udire le sue urla, la ragazza cedette, cadendo in ginocchio.

 

<< E sia Padre, farò come volete: vi seguirò! Ma, in cambio, vi chiedo che nessun mortale - tanto meno Pegasus- paghino per un mio errore. >>

 

<< Aggiudicato, Athena! Te lo concedo! >> La figura imponente del Padre degli Dei che, per qualche strano motivo, ricordava vagamente il nonno di Isabel, imprigionò la ragazza in una luce argentata per poi svanire.

 

 

                                                                                                         °°°°°°°°°°°

 

<< Is... >> La voce del cavaliere si spezzò di colpo quando il corpo della ragazza venne avvolto da una luce bianca che si andava ad unire a quella della sua armatura che, piano, iniziò a scomparire, seguita dalla reincarnazione di Athena.

 

<< ISAABEEEL >> Urlò Pegasus quando, disteso sul pavimento, spogliato delle sue vesti, si rese conto che il copro della sua amata era sparito insieme a tutte le armature dei 5 Bronze.

 

<< Pegaasus! >> Tisifone era accorsa in suo aiuto per rimetterlo in piedi.

 

<< D-dov.. cosaa? >> Il cavaliere era sconvolto, faceva fatica persino a parlare.

 

DOVE SEI?! COSA TI HANNO FATTO?!” Urlò nella sua mente, aggrappandosi a Tisifone per poi iniziare a camminare barcollando.

 

<< Pegasus, cavaliere di Athena >> una voce autoritaria si diffuse nell'aria, facendo girare di scatto il Saint.

 

<< Sì, sì, SONO IO! >> urlò, disperato.

 

Di colpo un'altra luce bianca comparve materializzando una figura maschile, se pur mingherlina, con i capelli a punta color magenta e un'armatura che rivestiva solo la parte superiore di quel corpo, dotata di due grandi ali.

 

<< Sono Ermes, messaggero degli Dei. Sono qui per aiutare te e i tuoi compagni a salvare Athena! >>

 

<< Ermes dici? >> chiese la giovane Sacerdotessa, sbigottita alla vista di una creatura così bella.

 

<< Esatto, sacerdotessa. Questo è il mio nome. >> girò nuovamente il viso verso Pegasus che cercava di avvicinarsi a lui: << Lei sta bene, Zeus l'ha presa con sé ed è proprio per questo che io sono qui! >> di colpo il messaggero degli Dei sparì, riapparendo al fianco del Saint.

 

<< Tu, cavaliere. Sei tu l'uomo che ha profanato il corpo di Athena e fatto inferocire Zeus? La tua amata Dea, in questo momento, è rinchiusa in un oblio dal quale il Sommo Padre la farà uscire solo quando il suo corpo sarà purificato dalle ninfe che, con delle frecce magiche, toglieranno ogni traccia dell'animo umano dalla Dea della Giustizia. >>

 

Pegasus non riusciva più a muoversi, Ermes l'aveva intrappolato in cerchi luminosi che ne impedivano ogni movimento.

 

<< Rilassati, sterminatore di Dei... Io sono qui per aiutarti. Per salvare Athena hai esattamente 48 ore a partire da questa notte, a mezzanotte. Tu e i tuoi compagni verrete al cospetto della statua della Dea ed io vi materializzerò nel primo tempio divino, quello di Eros, Dio dell'amore. A lui chiederai aiuto e se capirà che il cuore è nobile, ti restituirà le armature. >> Ermes riprese fiato un secondo e poi liberò Pegasus dai suoi Anelli incantatori* << Cavalieri, avete già sostenuto una battaglia simile, tempo fa, alle dodici case. Qui sarà la stessa cosa, solo che ad attendervi ci saranno dodici Divinità. >> Il messaggero degli Dei alzò un braccio facendo comparire una nuvola bianca che, piano, iniziò a scendere sopra di lui smaterializzandolo.

 

<< Ricorda... cavaliere... a mezzanotte... non un minuto prima, non un minuto dopo... >> e via, lasciando interdetti i suoi interlocutori, sparì.

 

Pegasus, sconvolto, guardò Tisifone e, sotto le sue grida disperate, cadde, svenuto, al suolo.

 

 

 

 

 

 

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Note dell'Autrice:

 

Prima cosa: farò mai un capitolo senza “Note dell'Autrice”? Io credo di no. AHAHAH.

 

Allora, come ho detto all'inizio: tutta questa vicenda è frutto della mia immaginazione, Kurumada non ha sviluppato la Saga di Zeus, pertanto non fate caso ai nomi senza senso delle mosse d'attacco che sono frutto delle mie fantasie xD.

 

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Legenda:

Anelli incantatori*: mossa d'attacco e di difesa del messaggero degli Dei, con la sua forza, lui, può creare dei cerchi di luce con i quali imprigiona il suo nemico privandolo di tutti i sensi fatta eccezione dell'udito. (Insomma, ho parecchia fantasia xD)

 

 

Al prossimo capitolo... per il quale mi scuso già da ora sia per la lunghezza che per il riardo col quale uscirà.

 

Detto questo.

 

Un bacione.

 

-LadyforSeiya.

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Capitolo 11
*** La purificazione di Athena. ***


Premessa: la storia che andrete a leggere è del tutto frutto della mia immaginazione, in quanto “La saga di Zeus” non è mai stata trattata da Kurumada. In ogni caso è giusto ricordare che l'idea originale dei dodici templi parte da lui ma non ha mai sviluppato o spiegato altro, pertanto ho lavorato di fantasia mischiando mitologia ed “Episodio G”.

 

 

Atene, Tredicesima Casa.

La quiete era tornata al santuario nonostante nell'aria si respirasse ancora la paura e la frustrazione della sconfitta subita qualche ora prima.

Pegasus, che, con fatica, aveva recuperato, lentamente, i sensi, era stato scortato in infermeria da Tisifone che ora, pensierosa, passeggiava al di fuori della Tredicesima Casa.

 

Ci siamo” pensò la sacerdotessa. “Siamo alla resa dei conti. Infondo un amore proibito è destinato a soccombere insieme ai suoi amanti” L'Ofiuco si massaggiò il capo che iniziava a darle dolore; Si sedette sulla sporgenza di una colonna e si tolse la maschera, passandosela da una mano all'altra, nervosamente.

 

E' mai possibile che un uomo sia condannato ad essere ''il niente'' nelle mani di un Dio?!”

 

La scomparsa della Dea Athena aveva ferito tutti nel profondo. Per un Saint, averla persa, era l'umiliazione più grande che potesse esistere.

Ed anche se Tisifone non vedeva di buon occhio Isabel era, comunque, devota al suo lato divino e, pertanto, la sua scomparsa era stata un duro colpo anche per lei.

Ahimè, non ebbe nemmeno il tempo di rimettersi la maschera che delle urla, provenienti dall'interno del tempio, la destarono dal suo pensare e la fecero scattare in piedi: sull'attenti. Iniziò a correre, chiedendosi cosa stesse accadendo; Arrivò davanti alla camera dove Pegasus riposava e si accorse che, quelle grida, provenivano proprio da lì. Aprì la porta con un calcio e vide Saga che reggeva il Saint di Pegaso sospeso a mezz'aria mentre lo strangolava.

 

<< Sei un idiota! >> gli urlava. << Dovevi proteggerla ed invece guarda che le hai fatto! >>

 

Il cavaliere dei Gemelli aveva perso del tutto il controllo e se Tisifone non si fosse intromessa lo avrebbe ucciso.

 

<< Santo cielo! SAGA, LASCIALO! >> Gli gridò la sacerdotessa, aggrappandosi al suo braccio per strattonarlo.

 

<< Non ti intromettere, donna! >> le ringhiò contro, scaraventandola lontano: contro una parete che si crepò.

 

<< Sei solo un misero, insignificante... >> Sbraitò il gran Pope al cavallo alato che, in silenzio, subiva.

 

Dillo Saga, continua!” lo incitò Pegasus nella sua mente, non avendo abbastanza forze per parlare. “Me lo merito, sono un idiota. Non sono stato in grado di proteggerla...”

 

Tisifone, dolorante, continuava ad urlare di lasciarlo ma Saga più la udiva, più stringeva.

 

Marmocchio stupido e ingenuo” disse, arrabbiato, nella sua mente. “Questo sei! Solo questo! Ed io, sì, proprio io, sono stato ancora più stupido di te nel lasciarvi proseguire in questa follia...”

 

Dolore, gelosia, senso di colpa? Cosa si celava nel cuore del Gran Sacerdote?

 

La presa al collo del ragazzo si fece più intensa, Pegasus non aveva le forze per reagire ed, in fin dei conti, non voleva nemmeno farlo. Si sentiva responsabile, colpevole e questo l'aveva del tutto accecato, lasciandolo andare allo sconforto.

 

<< Che diavolo sta succedendo qui?! >> domandò Castalia entrando nella stanza e, con immenso disgusto, osservò lo scempio che stava avvenendo. << Saga, lascialo andare subito! Ormai il danno è fatto, non risolverai niente così... Ora dobbiamo pensare a trovare un modo per sconfiggere Zeus... e Pegasus ci serve vivo! >> Con passo fiero e deciso la donna sfilò al suo fianco per guardalo negli occhi:

<< Saga, dammi retta … Hanno sbagliato, lo so, ma ormai siamo in guerra! >> la voce dolce e sicura della ragazza scosse il cavaliere che, scaraventò il Saint per terra, senza più dire niente girò i tacchi e, imbestialito, se ne andò.

 

Bravo amico mio... Hai fatto la scelta giusta.” si disse guardandolo allontanarsi per poi rivolgere il suo sguardo al cavallo alato che giaceva, in uno stato quasi vegetativo, sul pavimento.

 

<< In quanto a te, signorino, sappi che il tuo comportamento mi ha profondamente delusa. Lady Isabel è Athena e come tale avresti dovuto rispettarla... se la ami, Pegasus, le lascerai capire che deve rinunciare al suo lato umano, vedi cosa succede a sfidare gli Dei?! >> Le parole della maestra non fecero che ferire ancora di più il guerriero che, riacquistando le forze inspiegabilmente, là guardò dritta negli occhi vetrati della sua maschera:

 

<< No, Castalia. Non rinuncerò mai a lei neanche se dovessi sfidare tutti gli Dei per riportarla qui! >> affermò con durezza.

 

<< Tu dovrai comunque farlo, devi salvare Athena ed è proprio per questo che noi ti dobbiamo aiutare, sennò sappi che sarei stata io a finire quello che ha iniziato Saga! >> il tono di voce della giovane si era fatto sarcastico, scherzoso. Nonostante quelle sue parole fossero vere, lei sapeva che in quel momento, quella discussione, non avrebbe fruttato niente e quindi lasciò perdere, dando due colpetti sulla spalla del Saint di Pegaso per poi uscire, rapidamente, dalla stanza. Sotto gli occhi increduli dei presenti.

 

<< Ma che l'è preso? >> chiese Pegasus, aiutando Tisifone a risollevarsi.

 

<< E' preoccupata - molto preoccupata - per Ioria... Pegasus, tu meglio di chiunque altro puoi capirla; Siete nella stessa, identica, situazione. >> gli spiegò l'Ofiuco, rassicurandolo e tranquillizzandolo sul fatto che tutto quello che Castalia aveva detto, era venuto fuori a caldo, per colpa dell'ansia e dello stress, ma in realtà non lo pensava davvero.

 

 

 

                                                                                                            ********

 

Sulla cima del monte Olimpo ricoperta da grandi nubi, il Padre di tutti gli Dei aveva convocato suo figlio Hermes, nonché messaggero, per dargli e ricevere aggiornamenti sulla guerra imminente contro i protettori di Athena.

 

<< Sommo Padre, mi ha fatto chiamare? >> la voce del Dio risultò docile in confronto a quella grossa e possente di Zeus. << Sì, Hermes, hai fatto quello che ti ho chiesto? >> domandò il Dio, rimanendo seduto sul suo trono tenendo gli occhi chiusi come se non avesse bisogno di vederlo per capire che faceva o che pensava.

 

<< Certo, Padre! Ho informato Pegasus e i suoi compagni come, tu, mi hai chiesto e questa notte li manderò da Eros affinché gli consegni le armature maledette che tu hai fatto forgiare ad immagine e somiglianza di quelle di Athena. >>

 

<< Bene, il corpo della Dea è pronto per la purificazione... fai preparare i Gold Saint! >> Ordinò Zeus, sedendosi nel suo trono.

 

<< Padre, ne è proprio sicuro?! Quello che vuole fare è rischioso... >> obbiettò il messaggero, inginocchiato al cospetto del Padre degli Dei.

 

<< Figlio mio, Athena è e sarà sempre la mia figlia prediletta... questo mio rischio è necessario affinché il suo animo e la sua purezza vengano preservati! >> Zeus levò in aria il suo braccio destro col quale fece comparire, avvolto da una luce bianca, il corpo esanime di Lady Isabel.

 

Pegasus, ora Athena è davvero, solo, nelle tue mani!” pensò Hermes capendo quello che stava per succedere.

 

<< Che questo corpo venga pulito dai peccati del quale si è macchiato, che l'animo puro di Athena possa riviverci senza remore. >> disse Zeus lasciando che la luce bianca che prima avvolgeva il corpo della fanciulla cadesse su di lui per farlo prigioniero e sollevarlo a mezz'aria, poco più su del trono.

 

Sopra la testa del padre degli Dei, uno squarcio dimensionale si era andato a creare: attraverso quel “portale” si riusciva ad intravvedere un luogo simile all'Elisio dove delle ninfe, dotate di frecce intinte nel sangue dei dodici Gold Saint, penetravano il giovane corpo della reincarnazione della Dea.

 

Nessuno vi poteva entrare perché quel “purgatorio” era alimentato dall'animo di Zeus che avrebbe potuto rimanervici intrappolato se qualcuno avesse spezzato le catene.

 

Le frecce, legate a delle catene, iniziarono a cambiare colore: dal giallognolo si iniziava ad intravedere una sfumatura di rosso, segno che i peccati dal quale, il corpo, doveva essere purificato, erano tanti.

 

Questo rito, che mai era stato adoperato prima, richiedeva comunque un sacrificio spirituale e Zeus aveva esplicitamente chiesto che fossero i dodici Cavalieri D'Oro a ricevere le pene del corpo di Athena.

 

Infatti ogni peccato che veniva purificato, si trasformava in un sentimento di rabbia, odio e invidia che, tramite le catene legate alla punta delle frecce, venivano trasferiti negli animi dei Gold Saint, intrappolati all'interno della statua di Zeus dove non vi era neppure un raggio di sole.

 

Ioria e compagni erano legati per mezzo delle mani a dei pilastri e le urla di dolore che uscivano dalle loro bocche ogni qualvolta che un “peccato” li attraversava, erano strazianti. Non sapevano da quanto tempo erano lì, non sapevano nemmeno come ci erano arrivati lì. Si sono solo risvegliati incatenati, senza forze e sporchi di sangue.

Nessuno riusciva a vedere gli altri: tra l'uno e l'altro c'era come una barriera trasparente che faceva da “campana di vetro”.

 

<< Caaastaaliaaa. >> urlò Ioria prima di essere avvolto dalle tenebre, il Saint iniziò a vomitare sangue mentre le catene che lo tenevano imprigionato si avvolgevano di una calda luce violacea che lo faceva contorcere.

 

Io non mi arrendo...” si disse per farsi forza. “Non mollo! Chiunque tu sia... ti sconfiggerò”

 

Per quanto il Leone stesse lottando, la forza dell'attacco era troppo forte e di colpo la sua mente venne offuscata. Rapide passarono le immagini di quando era piccolo, di quando, al suo fianco, c'era ancora quel fratello che, per troppo tempo, aveva considerato un traditore... poi ancora: le immagini della sua investitura , le guerre, le vittorie... ricomparve tutto come se lui dovesse riviverlo, piano, per poi scordarselo.

E quando credeva che più male di così, quella tortura, non potesse fare, eccolo lì, il ricordo più bello, quello che gelosamente custodiva nel suo cuore e che era un segreto solo suo e della sua amata:

 

Flashback:

 

Anche quella notte il cielo di Atene era ricoperto da un mare di stelle che risplendevano di una luce biancastra come la neve che si posa sul asfalto d'inverno.

Ioria, però, non aveva fatto caso a quello spettacolo mozzafiato perché, quello che stava per vedere lui, non era nemmeno, lontanamente, paragonabile alle costellazioni. Infatti vide comparire, in cima alle scale, Castalia: piccola e leggiadra, nonostante le ferite.

Quei due per troppo tempo avevano rimandato “quel discorso” ed ora era giunto il momento di fare i conti con sé stessi.

Il Saint del Leone le si avvicinò frettolosamente arrivandole talmente vicino da poter, quasi, sfiorare la sua maschera col naso.

 

<< Ioria... >> sussurrò piano la ragazza mentre l'uomo risaliva con le mani dalle sue spalle fino al suo viso coperto. Strinse la maschera e delicatamente gliela tolse, ancora, in quel periodo, portarla era una legge sacra e quindi ne andavano rispettate le regole e le conseguenze.

 

<< Dimmelo Castalia, chiedimelo... Io, uomo, ho visto il tuo volto... quindi chiedimelo. >> le sospirò, rocco, impastato di desiderio, all'orecchio.

 

<< Tu, uomo, Saint del Leone, hai visto il mio volto e pertanto ora sei costretto o ad amarmi o ad uccidermi... >> rispose lei con un filo di voce mentre, da quella posizioni, poteva sentire il battito accelerato del guerriero che, cingendole la vita con entrambe le mani, la avvicinò lentamente a sé per baciarla.

 

Fine Flashback.

 

Ritornato con violenza nella mente, quel ricordo, fu l'ultima goccia di dolore che il Saint poté sopportare e con gli occhi pieni di lacrime cadde al suolo privo di sensi.

 

 

 

                                                                                                                                    ********
 

<< Ioooriaaa >> urlò Castalia, voltandosi di scatto verso il cielo.

 

<< Che ti prende?! >> le chiesero i suoi compagni, intenti ad arrivare alla statua di Athena a mezzanotte precisa, così come stato chiestoli da Hermes.

 

<< L'ho sentito, sentito... capite? Stava chiamando il mio nome... stava chiamando me! >> balbettò la giovane sacerdotessa tremando.

 

<< Sentito chi? >> Chiese Phoenix, guardandola perplessa.

 

<< Ioria... Ioria... >> annunciò mentre, anche se gli altri non potevano vederle, le calde lacrime di commozione iniziarono a solcarle il viso.

 

“Sei vivo... vivo!? Lì, da qualche parte... nell'Olimpo a combattere una guerra che non ti appartiene... oh Ioria, ti prego, resisti... c'è ancora una cosa che devi sapere...” pensò Castalia guardandosi la pancia.

 

<< Allora muoviamoci, più passa il tempo più rischiamo di perderli >> esordì Pegasus, incitando i compagni a muoversi.

 

<< Loro due non possono venire... >> lo fermò la Fenice indicando le due Silver.

 

<< C-Cosa? >> dissero in coro i cavalieri.

 

<< Castalia non è in grado di combattere... è troppo scossa emotivamente, ci sarebbe solo di intralcio e Tisifone è l'unica donna che le può stare vicina qui al santuario. >> spiegò subito dopo il Saint.

 

Trovando approvazione da tutti i suoi compagni.

 

<< NON SE NE PARLA >> ringhiò Tisifone. << Io vengo con voi! >> obbiettò.

 

<< Ed io pure! >> disse Castalia.

 

<< Date retta a mio fratello, è meglio così. Anche perché Saga non può spostarsi dalla Tredicesima Casa e le altre dodici vanno perlustrate durante la notte... >> esordì Andromeda cercando di convincere le due donne a deporre le armi.

 

<< E sia... >> acconsentirono dopo averci ragionato. Tisifone, a malincuore, ma per amore dell'amica, rinunciò a combattere. Phoenix aveva ragione: Castalia non era pronta per uno scontro e sicuramente non ne sarebbe tornata viva. E l'Ofiuco, per difenderla, aveva messo da parte il suo animo combattivo per lasciar spazio a quello di una donna che comprendeva lo stato d'animo di un'amica.

Su quelle scale si salutarono, promettendosi di rivedersi presto... vivi.

E le due sacerdotesse ci speravano davvero con tutto il cuore.

 

 

Mezzanotte in punto.

 

Tutti e cinque i Saint erano dinanzi alla statua di Athena dove la stessa luce bianca che fece sparire Isabel stava materializzando il messaggero degli Dei.

 

<< Valorosi guerrieri di Athena, vi metto in guardia: la purificazione del corpo di Lady Isabel è già iniziata. Dal momento in cui vi troverete al cospetto di Eros, Dio dell'amore, avrete 48 ore per arrivare a Zeus, col quale non vi batterete in quanto lui è l'intermezzo tra il nostro mondo e il luogo sacro dove Athena riposa. Solo uno di voi potrà salvarla ed è importante che tu, Pegasus, arrivi al cospetto di Tifone, titano che sta a difesa del tempio di Zeus, pronto per combattere... solo tu puoi trovare il modo di spezzare le catene! >>

La voce del Dio riempì l'aria nella quale si respirava tanta tensione e paura e vista la situazione, era comprensibile.

 

<< Ora, ricordatevi che Eros ha per voi le armature che sono state forgiate da Efesto per conto di Zeus. Quando voi le indosserete, perché sarete costretti ad indossarle o il Sommo Padre capirà tutto, state attenti a non bruciare mai il vostro cosmo ai limiti estremi e mi riferisco sopratutto a te, cacciatore di Dei! >> disse, scherzoso, rivolgendosi al cavallo alato che, senza dubbio, tra le divinità, non aveva una buona reputazione.

 

<< Cosa dovesse accadere se lo facessimo? >> chiese Sirio, un po' perplesso.

 

<< L'armatura vi priverà dei cinque sensi portandovi ad essere dei vegetali in attesa che il sonno eterno vi porti via con sé >> affermò, con forza, il Dio. << Ed ora, abbiamo già aspettato troppo, il tempo delle chiacchiere è finito. Prendetevi la mano e formate un cerchio intorno a me! >> ordinò, alzando la voce ed in un baleno, tutti e cinque i Saint si trovarono attorno ad Hermes che irradiò una luce ancor più forte delle precedenti e la fece espandere fino a ricoprire tutti i Saint che cominciarono ad avvertire un leggero fastidio sotto la pelle.

Passarono pochi minuti - nessuno con certezza sapeva quantificarli, ma sicuramente erano stati almeno tre o quattro – e il buio si impadronì nuovamente del santuario... lasciandolo nel silenzio più totale.

 

 

 

                                                                                                                     °°°°°°°°°°°°

 

I cinque Saint avevano appena seguito Hermes nel monte Olimpo e Tisifone, dalla Tredicesima Casa, iniziò un giro di perlustrazione delle altre dodici rimanenti. Senza i Gold Saint a fare da guardia, qualcuno doveva pur assicurarsi che tutto fosse in ordine e la sacerdotessa non se la sentiva di far fare questo a Castalia che era già troppo turbata.

 

Che rabbia essere stata messa in panchina!” pensò mentre scendeva le scalinate della casa di Fish. Il Santuario sembrava un posto così tranquillo e pacifico la notte: il silenzio faceva da padrone e il cielo ricoperto di stelle era un ottimo panorama che illuminava il piccolo paesetto sottostante.

Nella dimora di Aprhodite, Camus e Shura tutto era normale, le ancelle al servizio di Athena avevano ripulito e cancellato il disegno creato col sangue dei Gold anche se l'incisione era rimasta sul pavimento.

 

Eccola...” disse Tisifone tra sé e sé vedendo la casa di Ioria e percependo il cosmo fragile e debole di Castalia che era seduta - inginocchiata- sui gradini dell'ingresso.

 

<< Che ci fai qui? Ti prenderai un malanno con questo freddo. >> la rimproverò, sedendosi al suo fianco.

 

<< Tisifone... >> sussurrò, piano voltandosi leggermente verso di lei. << Ti faccio la stessa domanda: che ci fai, tu, qui? >>

 

<< Mi devo assicurare che sia tutto apposto... senza i Go... >> la ragazza si morse la lingua, zittendosi di colpo e facendo calare un silenzio deprimente nell'aria. Adesso, l'unica cosa che si sentiva, era l'intensità dei loro respiri che venivano amplificati dal materiale della maschera.

 

<< Castalia... >> provò a dirle l'Ofiuco che le strinse la mano. << So cosa stai provando, non tenerti tutto dentro... ti farà solo soffrire di più! >> A quel punto, per farle capire che quella notte non c'erano né Saint né Divinità ma solo due donne, la sacerdotessa si tolse la maschera, lasciandola cadere sul pavimento.

 

<< Non dovresti farlo... lanciarla così, intendo >> Castalia, che finalmente aveva aperto bocca, si strinse forte la sua che ancora era salda al suo viso. << E' un segno di disprezzo lasciarla scivolare ai tuoi piedi... >> Era vero, la maschera per una sacerdotessa era tutto e simboleggiava il suo coraggio e la sua forza nel avere rinunciato a sé stesse per amore della giustizia ma, quella notte, se il suo volto non fosse stato rigato da lacrime e dai lividi, se la sarebbe tolta volentieri per risentirsi donna, ancora una volta, senza il bisogno di un uomo.

 

<< Lo so... per questo l'ho fatto... >> Tisifone sospirò, abbandonando la mano della compagna per affiancare una colonna che l'avrebbe sorretta. << Castalia, la maschera siamo noi... Rispecchia in pieno ciò che siamo: Donne senza volto. E forse nemmeno donne... Capisco il tuo dolore, il tuo amore e la tua paura... La comprendo e la rispetto ma devi essere forte perché, nel momento stesso in cui tu preferisci la maschera al tuo viso, ti accolli la responsabilità dell'essere un ombra nella vita di tutti... Credi davvero che un Saint possa crearsi una vita, farsi una famiglia e vivere normalmente? >> … Eccolo di nuovo il silenzio che portava con sé tante verità, ed eccola, la smorfia di dolore che compariva sul viso di Tisifone ogni qualvolta che capiva di aver esagerato. <> provò a dire prima che questa la interrompesse. << Tisifone... >> alle orecchie della donna, quello, pareva un urlo soffocato che chiedeva aiuto e pertanto le si avvicinò, pronta ad offrirle una spalla su cui piangere. << ...Ascoltami: io so bene a cosa ho rinunciato scegliendo di votare la mia vita ad Athena e di questo non me ne pento perché, come allora, dentro di me, arde un forte senso di giustizia. Capisco che per te sia difficile e, credimi, lo è anche per me ma con Ioria, col suo amore, ho trovato quell'equilibrio che mi mancava e che mi serviva. >> disse dolcemente Castalia, schivando la mano di Tisifone che le si stava per appoggiare nel ventre e scattando in piedi, inciampando però sulla maschera della compagna che ancora si trovava per terra. L'Ofiuco, con un abile scatto, le avvolse la vita poggiando la mano aperta sulla sua pancia e lì capii

tutto.

 

<< Ca-Castali... >> disse, sconvolta. Ritraendo, velocemente, la mano.

<< Non aggiungere altro, ti prego. >> Rispose lei, quasi supplicandola mentre si accasciava, piangendo, al suolo.

 

Oddei” pensò Tisifone tra sé e sé. “Un bambino... Ora, con una guerra imminente, senza la Dea Athena e senza IL Padre...”

 

<< Castalia... >> le sussurrò piano, inginocchiandosi e togliendole le mani dal viso per slacciarle la maschera. << Non ti avvilire... Ci sono io qui, non ti lascio sola, qualsiasi sia la sorte che ti attende. Solo, perché non me l'hai detto prima?! >> le domandò, asciugandole le lacrime e raccogliendogliene una che andò a “decorare” la punta del suo indice.

 

<< Non lo deve sapere nessuno... >> disse, mantenendo un tono di voce saldo, o almeno...cercando d mantenerlo. << Tisifone, non so se terrò questo bambino... >>

 

Come potrei tenerlo?!” si chiese, Castalia, dando le spalle alla compagna. “Se Ioria non dovesse tornare... se i suoi occhi dovessero ricordarmelo... io, io... dannazione, non ci riuscirei... “

 

Quanto erano avvilenti le sue parole? Il timore che suo figlio potesse ricordargli il suo uomo le mettevano una paura addosso che mai – e di questo ne era sicura – aveva provato.

 

<< CAAASTALIA! >> sbraitò Tisifone, presa dall'ira nell'udire le parole della “collega”.

<< Che c'è? Che vuoi, si può sapere?! E' una decisione che spetta a me, soltanto a me... Sono io che dovrò crescerlo, sono io che dovrò allattarlo... SONO IO CHE DOVRO' VIVERE CON I SUOI OCCHI CHE MI GUARDERANNO E MI FARANNO RISPECCHIARE IN QUELLI DI IORIA! SARO' IO A DOVER CONVIVERE CON QUESTO PESO, NON TU, NON NESSUN'ALTRO. IO SOLTANTO... >> Via, quelle parole le erano uscite rapide, senza nemmeno darle il tempo di collegarle in un discorso logico. Erano venute fuori e basta... lasciandola senza fiato.

 

Entrambe le donne avevano il volto spoglio dalla maschera e poterono contemplarsi: erano così diverse l'una dall'altra eppure, anche se ancora non lo sapevano, riuscivano a capirsi meglio di chiunque altro.

 

<< Castalia >> disse Tisifone avanzando verso di lei, senza paura, ora la sua voce era dolce... come quella di una sorella alla quale si chiede aiuto in un momento di difficoltà. << Non devi aver paura di ciò che sarà questo bambino o degli occhi che avrà... Lui è il frutto del vostro amore, lui sarà la prova che vi siete amati fino alla fine... questa piccola creatura è l'unione di te e Ioria, voi due vivrete insieme in un unico corpo, con un' unica mente e con un solo cuore... e lo farete per mezzo di questa nuova, piccola, vita... >> Ora il viso di Castalia si trovava schiacciato contro il petto dell'amica che l'aveva avvolta in un abbraccio materno e protettivo, come se, in quella notte, qualcuno avrebbe potuto nuocerle.

 

<< Tisifone... ho paura... ho paura di non esserne all'altezza, di non esserne capace... >> singhiozzò mentre si stringeva ancora di più al suo petto.

 

<< Non devi averne, non sei sola... ci sono io qui, con te, e ci sarò sempre... anche quando questo piccolo leoncino aprirà gli occhi per la prima volta... te lo prometto, Castalia... non sarai mai sola! >> La sacerdotessa non poté replicare, le parole non sarebbero bastate per descrivere l'enorme sentimento di gratitudine e affetto che in quel momento nutriva; Tisifone le aveva donato una nuova speranza, le aveva aperto gli occhi e l'aveva persuasa da quella folle idea che aveva oscurato la sua mente e di questo le era grata.

 

Per la stanchezza, alla neo-mamma, iniziarono a venirle i capogiri così venne accompagnata dalla sua amica all'interno delle stanze della Quinta Casa dove la fece sdraiare e attese che Morfeo la rapisse per donarle un po' di pace, vista la situazione.

 

Mia cara, invidio la tua forza... Il tuo saper amare e donarti interamente all'uomo che ami... provando un sentimento così forte che, per paura, ti ha anche portato a pensare di lasciare che vostro figlio ti abbandonasse. Sarai una madre eccezionale per questo piccolo – speriamo di no – futuro Saint... Ed Ioria sarà un buon padre perché – e di questo ne sono sicura – lotterà duramente per tornare ora che ha ben due motivi per vivere.”

 

La sacerdotessa osservò per l'ultima volta il viso scoperto di Castalia che riposava teneramente stretta tra le coperte. Prese le due maschere, si rimise la sua e lasciò quella della compagnia accanto al letto... “Anche se non è più obbligatorio, questo pezzo di latta è il simbolo di tanti sacrifici ed io non l'abbandonerò, anche se l'odio è tanto”.

 

 

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Note dell'autrice:

 

Eccomi qui con l'undicesimo capitolo che ho scritto nell'arco di due giorni (?) Io stessa mi chiedo come sia possibile visto che ancora non me ne capacito. A parte questo ed a parte, anche, il fatto che ogni qualvolta io dica “ci metterò un po' a pubblicare” va sempre a finire che 2/3 giorni ed è online, quindi io non lo dico nemmeno più, data la mia coerenza xD HAHAHA.

 

Dal prossimo capitolo comincerà la battaglia vera e propria (Che Dio me la mandi buona) contro le 12 divinità, mi atterrò alla mitologia ed utilizzerò, in gran maggioranza, le 12 divinità ( tra cui tutti i figli di Zeus e qualche lontano parente) fatta eccezione per qualcuno che prenderò in prestito dall' “Episodio G”.

 

Detto questo non so se contrassegnare il personaggio di Marin (Castalia) come “OOC”, ditemi voi...

 

Al prossimo capitolo.

 

-LadyforSeiya. 

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Capitolo 12
*** La corsa ai Dodici templi: Eros (d'Amore si perisce) ***


 “Che strana sensazione di torpore...” pensò il Saint di Pegaso mentre la sua mente alienava nell'oscurità più totale. “Nella smaterializzazione del mio corpo è incredibile quanta calma, io, abbia provato... Per un attimo ogni mia preoccupazione è sfumata, via... cancellata; Lasciandomi con una piacevole sensazione di torpore.”

 

Aprì gli occhi per primo, vedendo i suoi compagni stesi al suo fianco, nell'ordine con cui si erano disposti prima della smaterializzazione.

 

<< Ragazzi?! >> sussurrò, come se temesse di svegliarli.

 

Fece fatica a sollevare il braccio destro che ancora non controllava del tutto, un formicolio gli percorse tutto il corpo provocandogli dei brividi. Strizzò gli occhi e lentamente sollevò il busto ammirando la bellezza suggestiva del paesaggio che il monte Olimpo offriva.

Quest'ultimo, infatti, accolse i Saint su una piazzola in pietra, circondata da un immenso prato fiorito che veniva diviso dalla scalinata del primo tempio dove i cavalieri erano attesi da Eros che passeggiava nel piazzale esterno della sua casa.

 

Pegasus, Saint di Athena, nonché suo consorte... Finalmente avrò il piacere di conoscerti!Voglio constatare di persona se quello che si dice sul tuo conto è vero oppure solo fandonie.”

Il Dio si grattò nervosamente il capo pensando al prode guerriero della Dea della Giustizia che, sull'Olimpo, vantava la reputazione di “Sterminatore dal cuore d'oro”.

Almeno per lui, che era il Dio dell'amore, Pegasus, era un uomo da scoprire; Non si capacitava all'idea che, senza alcuna paura, mettesse a repentaglio la propria vita per salvare, non la Dea ma, bensì, la donna.

 

Un uomo sa amare incondizionatamente una donna perché questa lo completa. Un Saint protegge la Divinità perché crede in ciò che lei incarna e difende... Tu, Cavallo alato, tu che sei sia uomo che Saint... quali sentimenti nascondi nel tuo cuore, quale magico potere celi in te stesso?“

Lanciò una sola occhiata in fondo alla scalinata, preoccupato per le sorti dell'Olimpo; Eros sapeva bene che quella sarebbe stata una guerra senza precedenti: un guerriero, se mosso dall'amore carnale verso una donna, sapeva essere tremendamente distruttivo poiché il suo cuore non era più in grado di provare pietà... e il timore che il Cavaliere potesse radere al suolo tutti i templi lo terrorizzava ma, forse, lo avrebbe aiutato a vincere.

 

Vedendo l'uomo in azione, capisco di non comprendere nulla dell'Amore che rappresento... Per questo, mio caro Pegasus, se tu riuscirai a farmi comprendere tale sentimento, io, Dio dell'Amore, andrò contro tutto l'Olimpo e ti aiuterò!”

 

Eros diede le spalle alla scalinata, strinse i pugni e rientrò dentro il tempio dove si sedette sul trono ad ascoltare una dolce melodia emanata dall'arpa di una fanciulla inginocchiata, su un velo rosso, ai suoi piedi. Eros aveva la bellezza di tutte le divinità unite in una, nonostante il fatto che da esse fosse molto diverso: Egli, infatti, si presentava con una folta cresta granata ed un piccolo ciuffo color ambra che gli ricadeva sul viso. Gli occhi, per quanto sottili e piccoli, erano caratterizza dal degradé rossastro che ne definiva la profondità.

 

Al contrario delle altre divinità, egli, pareva quasi “umano” con indosso le sue vestigia sacre che gli fasciavano tutto il corpo senza ostacolarne alcun tipo di movimento; L'armatura ricordava – per forma e colore – quella di Toma di Icaro nonostante si presentasse con uno zaffiro, dentro il quale era contenuto il suo arco, incastonato nel petto.

Al fianco destro, invece, manteneva – a mo di cintura – la faretra contenente solo tre frecce: una di bronzo, una d'argento e l'ultima, infine, d'oro (come quella del Sagitter). Ognuna di esse aveva un compito ben preciso ed avrebbe preferito non dover far conoscere tali armi ai Saint di Athena che avevano appena iniziato a riprendere i sensi.

 

<< Pe-Pegasus >> sussurrò, con un filo di voce, il Dragone che, con fatica, si era rimesso in piedi.

 

Il cavallo alato osservava il cielo, chiuso nel suo mondo, perso, senza che nessuno potesse comprenderlo o entrarvici.

 

Sono qui, sono arrivato Isabel. Non temere, ti riporterò a casa!”

 

Il Dragone lo osservava da lontano, in silenzio, per non di disturbare il suo dolore; Sapeva bene a cosa stava passando il compagno, lo percepiva, e, per lui, era strano non riuscire a trovare nulla da dirgli per rassicurarlo... In fondo, come avrebbe potuto riparare un cuore infranto?

 

<< Pegasus... >> lo chiamò, piano. Avvicinandosi e posandogli una mano sulla spalla, facendolo trasalire.

 

<< S-Sirio... Mi hai fatto prendere un colpo! >> lo rimproverò il Saint, girandosi verso di lui per guardarlo negli occhi per poi proseguire: << Mi dispiace! >>

 

<< C-cos'hai detto? >> replicò il Dragone, sgranando gli occhi.

 

<< Mi dispiace... >> ripeté, sta volta più calmo. << Non avrei voluto – ne tanto meno dovuto – trascinarvi in questa guerra... >>

 

Le parole vennero fuori come lame, ferendo entrambi... Lo stato d'animo del cavallo alato era ignoto anche a sé stesso. Paura, sensi di colpa, rabbia, dolore... tutto assieme, come una bomba pronta ad esplodergli dentro; Era troppo, anche per lui che, per la sua Isabel, avrebbe stravolto il mondo. 'Sta volta, però, aveva paura, tanta paura. La guerra, quella che stava per scoppiare, avrebbe coinvolto tutti e già aveva iniziato a far danni.

 

Con la mente, il giovane guerriero, tornò all'immagine affranta di Castalia, al dolore che ella stava provando.

 

Pegasus, che aveva compreso a sue spese il dolore del perdere qualcuno di caro, non riuscì più a trattenersi e, con gli occhi puntati verso Sirio, lasciò uscire una dura verità.

 

<< Voi non dovreste essere qui, nessuno di voi dovrebbe pagare per un mio sbaglio... per una mia debolezza! Isabel è Athena, lo so... l'ho sempre saputo, eppure ho sempre ignorato le conseguenze delle nostre azioni, mentre lei me le metteva davanti! Voi non dovreste lottare, andatevene ora; Prima che tutto questo cominci e porti solo distruzione nelle vostre vite. Sarò io a pagare le conseguenze di un mio errore, non voi... >>

 

Il Saint, che ora stringeva il suo compagno per la maglia, piangeva mentre parlava; Aveva la gola secca, il cuore spezzato e la testa che gli esplodeva. L'amore, a volte, aveva un conto salato da pagare ed era giunto il momento che lui pagasse il suo, nel peggiore dei modi!

 

<< Calmati! >> gli disse Sirio, senza far trasparire alcun sentimento. Lo staccò da sé e, stringendogli i pugni e tenendoglieli al fianco, lo scosse delicatamente.

 

<< E' Athena ad essere stata attaccata, è lei a rischiare la vita, Pegasus. Noi saremmo qui lo stesso poiché Zeus ci avrebbe dichiarato guerra a prescindere dalla vostra storia; Finché Lady Isabel non si donerà completamente alla Dea, il padre degli Dei, non si darà pace. Voi due siete stati solo un pretesto ma era inevitabile >> Una mezza verità che il Dragone modificò a suo vantaggio, per permettersi di poter consolare il Saint di Pegaso che, sconvolto, non ragionava più.

 

<< E' così, amico. Noi combattiamo per Athena, andremo comunque incontro al nostro destino e se non sarà questa volta, sarà la prossima; Non sentirti in colpa per questo! >> Le parole del ragazzo trovarono subito conferma dai suoi compagni che, ormai in piedi, incitarono Pegasus ad iniziare la corsa al primo tempio.

 

<< Avete ragione ragazzi >> Disse il Saint, calmandosi e riacquistando lucidità. << Dobbiamo sbrigarci, il tempo stringe e noi abbiamo solo 48 ore per sconfiggere Zeus, salvare Athena e riportare i Gold Saint a casa!>> In un impeto di adrenalina saltò sul primo gradino della scalinata allungando la mano verso i compagni. << Grazie amici. >> disse, allegro, prima di iniziare a correre verso Eros, seguito dal resto dei Cavalieri e da Hermes che, silenziosamente, li osservava dall'alto.

 

Finché sarete così uniti, miei cari guerrieri, nessun Dio potrà sconfiggervi!”

 

Un leggero solletico gli fece scostare lo sguardo dai Saint alle sue mani che, circondate da scintille luccicanti, iniziavano a sparire.

 

Il corpo di Athena ha già cominciato a separarsi dal suo animo, nemmeno il mio cosmo sta rallentando il corso degli eventi!”

 

Il Dio alzò gli occhi al cielo e rapidamente si materializzò ai piedi di Zeus che, sospeso a mezz'aria, sopra il suo trono, alimentava le frecce utilizzate per la purificazione del corpo peccatore.

 

Hermes si avvicinò al corpo del Padre degli Dei e diede sfogo alla sua aura unendola a quella della Dea.

 

(L'unico modo per permettere ai Saint di salvarla era preservarne il cosmo, così, egli, quando ella venne materializzata sull'Olimpo, ingannò Zeus alimentando il corpo della giovine col proprio cosmo, permettendole così di conservare la linfa vitale che le avrebbe consentito di sconfiggere il sommo Padre, una volta liberata dalle catene.)

 

Espanse la luce che lo avvolgeva fino a farla fondere a quella emanata da Zeus.

 

Se devo morire” si disse mentre sentiva che le forze lo abbandonavano. “Quanto meno lo farò tentando di proteggere qualcosa in cui credo”.

 

Bruciò le ultime energie che aveva, precipitando al suolo; Aveva deciso di essere libero, di credere in ciò che voleva e non in quello che gli mettevano davanti.

 

Egli seguì ogni avventura dei Saint, ogni loro combattimento ed ascoltò ogni loro preghiera... comprese quelle della Dea per la quale si era sacrificato.

 

 

-Flashback:

 

La calma del Santuario era tremendamente inquietante per Lady Isabel che non riusciva a chiudere occhio; Si affacciò sulla terrazza per osservare le Dodici Case dentro le quali i suoi Gold Saint riposavano dopo l'ennesima, dura battaglia.

 

Si fermerà mai questo ciclo infinito di dolore e sofferenze?” si domandò la giovane fanciulla, stringendosi al davanzale.

 

Non aveva ancora ben compreso il suo ruolo, o meglio, lo aveva fatto ma avrebbe preferito che non fosse così; Non avrebbe mancato di adempire ai suoi compiti, non l'avrebbe mai fatto! Era ben conscia di ciò che, un suo errore, avrebbe causato al genere umano e, pertanto, non avendo altra scelta, si era concessa del tutto alla Dea... nonostante il suo bisogno di sentirsi donna, almeno ogni tanto.

 

Il messaggero degli Dei, che era solito scendere sulla Terra per svagarsi, intravide da lontano il viso angelico della ragazza e, osservandola rientrare, si avvicinò al terrazzo continuando a contemplarne la bellezza, non solo fisica.

 

E dunque saresti tu la ''nuova Athena''?” si chiese il Dio, compiaciuto ed incuriosito dalla figura leggiadra della ragazza alla quale aveva appena letto la mente e compreso il pensiero.

 

Prima o poi questo filo si spezzerà, mia cara. Il tuo vincolare delle fanciulle al campo di battaglia cesserà e ne pagherai le conseguenze... Difendi la Giustizia ma a che prezzo?!”

 

Un velo di tristezza e rabbia si celava in quelle parole così dure nei confronti della Dea.

Quest'ultima, ogni 250 anni si reincarnava in un'umana alla quale avrebbe stravolto la vita, condannandola a combattere.

Hermes le aveva conosciute tutte le sue reincarnazioni: dalla prima all'ultima e proprio di questa ne rimase affascinato. Capì subito che in Isabel c'era qualcosa di diverso e d'era proprio di quel “qualcosa” che lui si innamorò!

 

Fine flashback.-

 

                                                                                                          *******

 

 

Andromeda arrestò, di colpo, la sua corsa rivolgendo gli occhi al cielo: in direzione del tempio dove risiedeva il padre degli Dei.

 

<< Pegasus, il cosmo di Hermes è... >> esordì, quasi tremando, rompendo il silenzio inquietante che era calato nell'aria.

 

<< Sbrighiamoci >> ringhiò in tutta risposta il cavallo alato che, preoccupato, riprese ad avanzare più velocemente. Non aveva le forze per aggiungere altro, i suoi pensieri vagarono rapidi proiettando nella sua mente vari ricordi, non molto piacevoli. Si sentiva in colpa, quanti stavano soffrendo per una sua scelta?

 

Come un tornado, alla mente, riaffiorò il volto di Castalia, il sangue versato alle Dodici Case, Saga e l'espressione di dolore sul volto di Lady Isabel mentre Zeus la prendeva con sé.

 

Troppo dolore per una sola persona, il Saint non lo reggeva. Aveva sconfitto divinità, era sceso nell'Ade e dallo stesso aveva fatto ritorno , di battaglie ne aveva vinte tante e il dolore fisico l'aveva comunque sopportato;

 

Ora, però, la battaglia era diversa. Lui non era più un Saint ma solo un ragazzo al quale, lentamente, stavano portando via tutto!

 

Phoenix, che il senso di colpa lo conosceva bene, lo stava osservando in silenzio mentre gli correva dietro. Sapeva bene il tipo di peso che Pegasus aveva sulle spalle e avrebbe voluto dirglielo, rasserenarlo e fargli capire che non era colpa sua, così come aveva fatto Sirio. Avrebbe voluto farlo davvero ma come al solito era costretto a tenersi tutto dentro ed a parlare solo per mezzo del pensiero.

 

Amico mio, vorrei dirtelo che non è colpa tua, aiutarti, perché io, più di tutti, so cosa significa avere chi ami sulla coscienza e non posso non comprendere la tua rabbia, il tuo barcollare mentre cerchi di trattenerti dall'esplodere.” strinse i pugni soffermandosi sull'immagine di Esmeralda che gli era ricomparsa dinanzi agli occhi, sotto lo sguardo curioso di Crystal che, come i suoi compagni, mentre correva, aveva permesso che il suo pensare vagasse nei ricordi di ciò che di più caro aveva al mondo: sua madre.

 

Le guerre ormai non li spaventava più, erano pronti a tutto ma ogni qualvolta che, in gioco, c'erano le emozioni, venivano atterriti senza nemmeno essere colpiti; Era forse quella la loro debolezza?! Ciò che li teneva in vita, che dava ad ognuno di loro un motivo per combattere, era, in realtà, un punto debole che, a lungo andare, li avrebbe consumati?

 

<< Eccolo! >> esultò Andromeda, indicando il tempio che si ergeva dinanzi a loro.

 

<< Alla faccia, altro che le Dodici Case, le divinità si trattano bene! >> osservò Pegasus, recuperando un'allegria che pareva smarrita.

 

<< Sei sempre il solito, tu! >> lo sgridò Phoenix, felice di rivederlo così. << Avanti, entriamo e prediamoci queste armature! >> ordinò, poi, con forza addentrandosi nella dimora del Dio dell'Amore che, percependone il cosmo, sollevò il capo poggiato sullo schienale del proprio trono.

 

<< Phoenix, cavaliere della Fenice, mi fa piacere conoscerti ma, ahimè, non sei tu quello che aspetto! >> Eros, elegantemente, si alzò facendo cessare la musica di sottofondo della fanciulla. <> le disse, sorridendo ironico, prima di riportare il suo sguardo sul Saint.

<< Allora, dov'è Pegasus, Fenice. E' con lui che mi devo confrontare! >>

Al cavaliere, le parole del Dio, iniziavano a dar fastidio ma prima che potesse mandarlo a quel paese come solo lui sapeva fare, Pegasus si presentò al loro cospetto:

 

<< Eccomi Eros, io sono qui! >>

L'andatura zoppa e lenta, il viso turbato e il continuo barcollare fecero dubitare Eros che se lo era sempre immaginato diverso.

 

<< E dunque saresti tu il tanto temuto guerriero di Athena che per essa ha raso al suolo mezzo Olimpo? >> una punta di sarcasmo fuoriuscì dalla domanda – retorica – del Dio.

 

<< Non sono in vena di battute e giochetti, Eros. Dicci cosa dobbiamo fare per attraversare il tuo tempio! >> Pegasus, infastidito dall'atteggiamento del suo interlocutore, avanzò verso quest'ultimo che non esitò a rispondergli per le rime.

 

<< Suvvia, mio caro amico, non prendertela. Hai così tanta fretta di andare incontro alla morte?! >> Ad avanzare ora fu Eros che, continuando a sorridere beffardamente, gli diede una pacca sulla spalla.

 

Allontanandolo da sé, Pegasus, con gli occhi puntati su di lui come voler aspettare che questo commetta una mossa falsa, lo corresse: << Ti sbagli! Ho fretta di riportare a casa Isabel ed i Cavalieri D'oro! >>

 

<< Ah sì, cavallo alato?! E dimmi: queste persone valgono più della tua stessa vita? >>

 

Per un attimo il Saint abbandonò la sua aria arrogante. Si fece serio e, dando le spalle al Dio, voltandosi verso i suoi compagni, chiuse gli occhi e diede ad Eros la risposta che voleva.

 

<< No, loro non valgono più della mia vita poiché loro sono la mia vita. Un uomo non può vivere senza amore ed affetto, ciò che lo alimenta sono i sentimenti... Senza quelli è solo un ammasso di ossa e muscoli che, come uno zombie, vaga disperato alla ricerca di un qualcosa che non comprenderà mai. Per questo io combatto, per loro – per lei – non mi arrendo mai... >>

 

Il Dio rimase spiazzato dalle sue parole, era stato conciso nella spiegazione ed era riuscito a fargliela “arrivare” come fosse una lama incandescente che lo perforava da parte a parte.

 

E dunque questo ciò che ti rende invincibile: il vivere per gli altri è la tua sorgente di forza...”

 

Eros sospirò, passandosi una mano tra i capelli disordinati per via della pennichella che si era concesso poco prima sul trono. << Allora non attendere oltre, mio prode, giovane, guerriero! >> Aizzò una mano al cielo e cinque scrigni argentati comparvero ricadendo al suolo. << Prendetele, sono le armature divine che Efesto ha forgiato su richiesta di Zeus; Immagino che Hermes vi abbia già messi in guardia sul loro potere... Queste armature vi fungeranno solo da scudo verso gli attacchi dei nemici, con esse non potrete bruciare il vostro cosmo in quanto questo verrà assorbito dal sortilegio che tiene unita tutta questa ferraglia portandovi ad uno stato vegetativo che verrà, poi, sopraggiunto dalla morte. >>

 

Gli scrigni si aprirono lasciando uscire i Cloth che andarono a rivestire i cinque Saint, non molto convinti di queste nuove vestigia che, al contrario di quanto detto dal messaggero, erano del tutto differenti dalle originali. Infatti, esse, erano di cinque diverse colorazioni: Bianca quella del Pegaso, Viola del Dragone, Celeste per il Cigno, Rosa per Andromeda e dorata per la Fenice. Tutte, se pur non aventi armi, erano dotate di due grandi ali e di uno scudo incastonato nella protezione del braccio destro.

 

<< Bene Cavalieri, queste vi accompagneranno fino alla fine del vostro viaggio. Non so dirvi cosa vi attenderà oltre questo tempio ma sappiate che nulla, qui, è come sembra. Se volete salvare Athena dovrete essere astuti e pronti a tutto; Ad aspettarvi ci sono delle divinità, non dei novelli >>

 

Eros fece due passi indietro, girandosi verso l'uscita << Ed ora andate, avete il permesso di attraversare il tempio dell'amore! >>

 

Giusto il tempo di prendere confidenza con i Cloth e salutare il Dio che i Saint si rimisero in moto, osservati da Pegasus che, invece, era stato trattenuto.

 

<< Sei in gamba ragazzo! >> si complimentò Eros. << Ma il tuo spirito combattivo questa volta non ti basterà. A protezione di Zeus c'è un titano, Tifone. Per salvare la tua amata devi sconfiggerlo, trovando il suo punto debole, solo così avrai accesso allo spirito del Padre degli Dei che vincola Athena alle “Catene del supplizio”. >>

 

Dalla sua armatura staccò via lo zaffiro che, poi, consegnò al Saint. << Prendi questo! L'arco di Sagitter questa volta non potrà aiutarti! >>

 

Di colpo Pegasus si sentì tirare, Eros, lo aveva avvicinato in modo da potergli parlare all'orecchio dandogli delle informazioni che lo fecero incupire, così, rapido, annuì e si congedò, riprendendo a correre verso il secondo tempio... Quello di Artemide.

 

Andate Saint di Athena, la serenità del mondo è nelle vostre mani!”

 

Dopo che i cinque sparirono, Eros, si risedette sul trono dove, accompagnato dall'arpa della musa, si assopì.

 

 

 

 

 

 

 

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Note dell'autrice:

 

Eccomi qui con questo breve capitolo che mi è costato: mal di schiena, mal di testa, parolacce a non finire e nervosismo da fine settimana.

 

Mi sembra doveroso dire che Hermes (pace all'anima sua) si innamora del lato umano di Saori e non di Athena, anzi, con quest'ultima è adirato quindi non c'è nessun inghippo “famigliare”.

 

Per quanto riguarda il finale, invece, sappiate che ho omesso volutamente ciò che Eros comunica a Pegasus perché, beh, lo capirete poi ehehehehe. Non menatemi, please.

 

Prima di salutarvi e rimandarvi al prossimo capitolo, ho due dediche importanti da fare:

la prima va a Korime alla quale dedico tutta la saga di Zeus, in quanto mi spinge ad osare (se oso ancora, rado al suolo il santuario ahahaha) e, se questa parte della storia sarà del tutto folle, sappiate che sono stata incoraggiata xD.

 

La seconda dedica, invece, va a Little Lotte che mi ha fatto compagnia fino a tarda notte e con la sua allegria mi ha invogliato a dare un'altra possibilità a questo capitolo. <3

 

 

Bene, bene, bene.

 

Infine: mi dispiace per Hermes, in realtà, nell'idea originale, doveva rimanere vivo e vegeto ma poi, beh, non è stato così... Ammetto di essere da ricovero!

 

Al prossimo tempio.

 

-LadyforSeiya.   

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Capitolo 13
*** La corsa ai dodici templi pt.2 - (L'inganno degli occhi rosso sangue) ***


<< Eccolo qui, il tempio di Artemide >> Andromeda, essendo giunto per primo dinnanzi alla casa della dea della Luna, poté ammirare due grandi colonne biancastre decorate con dei ghirigori (all'apparenza) in oro, collegate tra loro da un solo andito che si estendeva dall'inizio dello spiazzo nel quale i Bronze si trovavano, fino alla fine dello stesso. Tra i cinque amici ci fu uno sguardo d'intesa quando un cosmo – già conosciuto – si manifestò nell'aria.

<< Pegasus, non può essere... >> fece notare il Cigno stupito, voltandosi velocemente per dirigersi nella penombra del tempio dove venne tramortito da saette color cobalto, sotto gli occhi increduli dei suoi compagni.

<< CRYSTAL! >> urlarono in coro mentre, Andromeda, si precipitò a raccoglierlo.

Oddei, non può essere davvero lui... Toma è morto: trafitto dalla freccia di Artemide.” pensò Pegasus osservando, basito, l'amico disteso sul pavimento.

<< Come ti senti? >> domandò il Dragone, aiutando il Saint a rimettersi in piedi.

<< E' davvero Toma, l'Icaro della Dea Artemide. >> Le sue parole diedero conferma ai sospetti del cavallo alato che, senza pensarci due volte, si precipitò all'interno del tempio dove venne, anch'egli, trafitto dagli stessi lampi emanati da un'unica sorgente che, il Saint, riuscì ad individuare.

<< Mostrati Toma... >> urlò, avanzando nonostante i colpi mortali che riceveva. << Non ho paura di te... fatti avanti! >>

Il Saint perse un battito: a guardarlo vi erano due grandi occhi rossi che conosceva bene, li aveva visti assottigliarsi quando combattevano e li aveva visti chiudersi quando, con un eroico gesto, salvò la vita di lady Isabel.

<< Tom... >> Non poté nemmeno sussurrare il suo nome che questi lo aveva già attaccato più e più volte senza pietà. << Fermati Toma, non voglio combattere >> disse il cavallo alato cercando di fermare i suoi colpi che aumentavano di velocità ed intensità. << Che ti è successo, amico mio? >> domandò, cercando di strattonarlo.

<< PEEGASUS! >> Sirio e gli altri lo avevano raggiunto rimanendo anch'essi interdetti alla vista di Icaro che colpiva il Saint senza pietà. << Andate voi... >> gridò Pegasus, bloccando l'ennesimo colpo. << Non c'è tempo, di lui mi occupo io! >>

<< Non dire assurdità... sai bene che non ti lasceremo qui >> obbiettò il Dragone, seguito poi dal Cigno << Ti sei già dimenticato quello che detto Hermes? Tu sei il solo che può sconfiggere Tifone e salvare Milady >>

<< Non l'ho scordato, Crystal; ma sono l'unico che può sconfiggere Toma, l'ho già sfidato e conosco le sue mosse... per voi sarebbe un suicidio! >>

Andromeda provò a ribattere ma venne fermato dal fratello che, con un cenno del capo, li aveva invitati a seguirlo al di fuori del tempio e, senza più fiatare, tutti i Saits proseguirono la corsa.

Spero che tu sappia quello che stai facendo, Pegasus. La vita di Athena è nelle tue mani... non scordarlo!” la Fenice comprendeva la scelta del compagno ma, al contempo, la temeva: il cavallo alato era l'unico che avrebbe potuto sconfiggere Tifone e se gli fosse successo qualcosa, lady Isabel sarebbe morta.

<< Non dovremmo lasciarlo lì, Phoenix! >> gli ringhiò contro Crystal, afferrandolo per un braccio.

<< Metti giù le zampe, cignetto! Pegasus sa quel che fa >> ... “o almeno lo spero”

<< Sai bene che non attaccherà mai Toma, gli è affezionato... si farà uccidere... >>

<< Allora dovrà scegliere tra Toma e Isabel: se vuole salvare lei, deve uccidere lui! >>

Quelle parole mandarono Crystal fuori di testa << Tu... >> … << Tu sei... >> … << … un mostro! >> gli sbraitò contro, sferrandogli un pugno che abilmente la Fenice schivò restituendoglielo nello stomaco. << Ed ora, se hai finito di fare il paladino dei buoni sentimenti, abbiamo una dea da salvare! >> ribatté in tono sprezzante, proseguendo la sua scalata.

<< Fratello... >> sussurrò Andromeda mentre, con l'aiuto di Sirio, rimetteva in piedi il Cigno.

Mi dispiace Andromeda, non avrei voluto colpirlo ma, sopraffatti dai sentimenti, siete come un gregge di pecore spaesate... ed io non posso permettervi di soccombere per colpa di essi!”


                                                                                                             *******

Quando Milo riprese i sensi, all'interno di una “prigione” avvolta dall'ombra, si rese conto che alcuni dei suoi compagni erano spariti. << R-ragazzi... >> provò a chiamarli, mentre, cercando di rimettersi in piedi, una fitta alla tempia lo costrinse ad accasciarsi al suolo. Fu un attimo, un dolore lancinante al cuore e poi più niente... il vuoto totale. Rimase disteso al suolo, vagando con la mente fino ad arrivare all'unico ricordo che avrebbe potuto giovargli in quel momento; chiuse gli occhi – lo dovette fare – per focalizzare quella precisa scena di quattro mesi prima, non poteva scordarla: era stata la prima volta che la gelosia gli sfiorò il cuore dopo svariati anni. Ancora si chiedeva il perché di quello strano sentimento scaturito dall'immagine di Saga che ballava in compagnia di una donna... la sua donna. Si sentì morire dentro, una volta di più... non credeva di poter ancora provare “amore” verso qualcuno. No... non poteva, non voleva e non doveva: si era ripromesso di essere legato solo ad Athena, solo ad essa ha votato la sua vita e, per questo, sarebbe anche morto... senza rimpianti!

Di colpo le catene che lo tenevano imprigionato si spezzarono, lasciandolo disteso al suolo, moribondo.

<< Che succede, dannazione... non riesco a muovermi >> bisbigliò, cercando di riacquistare il controllo del suo corpo che non rispondeva più alle sue volontà.

<< E' inutile, Milo... Nessuno dei tuoi compagni è riuscito a sottrarsi alle catene forgiate da Efesto per Zeus e tu non sarai risparmiato. >> La voce di un uomo si diffuse nell'aria, arrivando dritta alle orecchie del Gold che, avendola riconosciuta, obbiettò. << Tu, miserabile... Avremmo dovuto lasciarti morire nell'Ade! >>

Milo non riusciva a vederlo ma intuì che il suo interlocutore stava sogghignando, godendosi quella scena.

<< Dovresti imparare a morderti la lingua, amico. La tua sfacciataggine comincia ad irritarmi... >>

L'uomo gli posò due dita sotto al mento e lo costrinse a guardarlo. << Tu mi tornerai utile... >> gli disse, ridendo. << Vedrai che giochetto tireremo a quei cinque idioti! >>

<< Preferisco che tu mi uccida, non ti aiuterò mai! >> Milo cercò di liberarsi dalla stretta del suo avversario e divincolandosi gli sputò in un occhio, sorridendo beffardo.

<< Bastardo... >> ringhiò, colpendolo violentemente nella nuca e facendogli perdere i sensi.

Alle sue spalle comparve un'altra figura, facendolo – così - trasalire, dato che non si aspettava tale comparsa. << Efesto, che ci fai qui? >> sibilò, voltandosi di scatto.

<< Era necessario colpirlo? >> rispose severamente il dio, alzando il viso del Gold tirandolo per i capelli. << Come credi di domarlo? Su di lui le catene non hanno fatto effetto... >>

<< Non temere, tutto procede secondo i piani... Al suo risveglio, Milo, sarà del tutto succube dei peccati assorbiti e, così come gli altri, potremo controllarlo! >>

Il dio accennò un sorriso, rilasciando la testa del Cavaliere che urtò il pavimento. << Mi auguro che sia così, altrimenti sai quale sarà la tua punizione... >> L'uomo fece cenno di assenso col capo e lasciò che Efesto prendesse quel corpo ormai esanime e sparisse.

Athena, fratello mio... perdonatemi” pensò, ammirando la luce biancastra che avvolgeva tutta la stanza per indicare che ormai il Saint e la divinità si erano già dileguati.


                                                                                                       *******

Tisifone avvertì subito che qualcosa non andava: il cosmo dei Bronze era sparito subito dopo la loro partenza, l'Olimpo era diventato un mondò a sé e chiunque vi entrasse, difficilmente ne avrebbe fatto ritorno. Erano ore che la Sacerdotessa faceva “sali e scendi” dalla Prima alla Tredicesima Casa nella speranza di ricevere udienza dal Gran Pope che, dopo lo scontro con Pegasus, non aveva più concesso visite a nessuno.

Quell'idiota...” pensò, sferrando un calcio alla prima colonna che le capitò a tiro. “Se crede davvero di poterci evitare tutti finché la sua bella non farà ritorno sana e salva, si sbaglia di grosso. Non gli permetterò di mandare nel baratro il Grande Tempio: a salvare Athena, ora, ci deve pensare Pegasus; noi dobbiamo far sì che qui tutto proceda per il meglio...”

Erano giorni che si portava addosso una rabbia troppo grande senza riuscire a sfogarla; era tutto troppo calmo, come se non fosse accaduto nulla: il Santuario era avvolto nel silenzio, il clima era ostile e molti degli addestramenti erano stati interrotti. Tisifone dovette lasciar perdere anche i suoi allenamenti: le Dodici Case andavo ispezionate almeno due volte al giorno e con Castalia in quelle condizioni, il lavoro era ricaduto tutto su di lei. Ormai aveva terminato il giro di perlustrazione e decise di fermarsi alla Quinta Casa per far visita alla sua compagna, la quale si era misteriosamente dileguata per tutto il giorno. Entrò e si diresse nella camera da letto, era sicura di trovarla lì ed infatti non si sbagliò: la Silver era rannicchiata su una poltrona, coperta da un leggero scialle fino al ventre, sul quale vi erano poggiate entrambe le mani. L'Ofiuco – notando il capo chino in avanti e privo di maschera - avanzò silenziosamente cercando di fare meno rumore possibile.

<< Ho come l'impressione che sarai una simpatica canaglia! >> sussurrò, inginocchiata ai piedi della poltrona. “Sì, sarai una canaglietta: ci farai impazzire tutti!” E la sacerdotessa ne era convinta: vedendo i caratteri dei genitori, non si poteva sperare nella tranquillità... << Sarai un piccolo Pegasus >> disse ridendo, immaginandoli insieme. In fondo il cavallo alato avrebbe fatto da zio al nuovo nascituro, Castalia e Aiolia gli erano particolarmente legati ed era quasi impossibile non pensare che avrebbero voluto che fosse proprio lui a stare vicino al piccolo.

<< Oddei, sappi che se sarà così, ti riterrò responsabile per averlo istigato ancor prima che nascesse! >> La Silver, sorridendo, si stropicciò gli occhi risvegliandosi dal sonnellino che aveva deciso di concedersi. << Mi basta ripensare a com'era quel ragazzino per ammattire... >>

Udita quell'affermazione Tisifone scoppiò a ridere; era buffo immaginarsi Aiolia alle prese con un Pegasus in miniatura, sarebbe impazzito cercando di domarlo.

<< Sarà divertente riavere un po' di movimento >> commentò, continuando a ridere.

Castalia contraccambiò il sorriso prima di stringere i pugni e mettersi seduta, aveva gli occhi fissi su quelli della compagna che si fece seria. << Tisifone... >> le sussurrò, aspettando che questa facesse cenno col capo per proseguire. << Avrei da chiederti un favore... >>

La Sacerdotessa iniziò a preoccuparsi notando l'espressione sul viso della donna. << Che c'è, Castalia? Dimmi tutto... >> la incoraggio, cercando di farla continuare.

<< Vedi... se il piccolo dovesse manifestare il suo cosmo, vorrei che fossi tu ad occuparti del suo addestramento... >> Castalia respirò a fondo, osservando Tisifone che a sua volta la osservava un po' stranita. << … Ormai mancano meno di quattro mesi alla sua nascita e vorrei che foste tu e Pegasus a fargli da padrini... >>

All'Ofiuco si mozzò il fiato, le mani cominciavano a tremare velocemente insieme al cuore che batteva talmente forte da risentirlo forte nella testa.

Io e Pegasus... Legati da un bambino?” Al solo pensiero, sentì la terra sparirle da sotto i piedi. Castalia continuava a guardarla, capendo cosa stesse provando in quel momento ma ci teneva davvero che fossero proprio loro due a stare vicini al suo bambino.

<< Tisifone, so di averti chiesto una cosa diff... >>

<< No, non immagini nemmeno quanto mi faccia piacere la tua proposta; Addestrerò tuo figlio ma credo che per la questione dei padrini tu debba parlarne con Pegasus e... proporlo prima a lady Isabel, in fondo è la sua compagna! >> La sacerdotessa pronunciò a fatica quelle parole, nonostante avesse deciso di togliersi dalla testa il Saint, sembrava che tutto intorno a lei volesse ricordarglielo.

Castalia continuava ad osservarla, un po' divertita... Tra loro non era mai corso buon sangue eppure si trovavano lì, come due normalissime donne – amiche – a parlare di un così lieto evento, il quale avrebbe mutato radicalmente il loro rapporto. Appoggiò una mano su quella della compagna e le sorrise amorevolmente, cercando di tranquillizzarla. << Parlerò con Pegasus quando questo farà ritorno dal monte Olimpo; per quanto riguarda Milady, credo che capirà la mia scelta... Tisifone, se dovesse succedermi qualcosa, voglio che mio figlio abbia te, nessun altro. So che la mia proposta non è semplice ma di te mi fido, ciecamente... e so che all'occorrenza saprai sostituirmi degnamente >>

Perché io?” si chiedette la giovane Silver. “Perché me? In fondo non abbiamo mai avuto un buon rapporto, come può fidarsi di me? Chiedermi di proteggere suo figlio?” Scosse il capo per cacciar via tutti quei pensieri, non le avrebbe poste quelle domande... non ce n'era il bisogno; si lasciò guidare dai sentimenti e, sorridendo, abbraccio Castalia.

<< Lo farò, ci sarò sempre per voi... >>


                                                                                                             *******

Pegasus giaceva in fin di vita ai piedi di una colonna, Icaro aveva infierito più e più volte su di lui ed ora si trovava a pochi centimetri, pronto a colpirlo per l'ultima volta. Aveva gli occhi persi nel vuoto, inondati ed offuscati dal rosso del sangue, la mano ferma e pronta a ferire, così come tanti anni prima. Non era più Toma, non era più il ragazzo che il Saint conobbe tempo addietro. Del fratello di Castalia non vi era più traccia.

<< Stolto... >> proferì l'angelo della dea Artemide. << Credevi davvero di poterti sottrarre al volere divino? Sarò io la causa della tua disfatta! >>

<< Perché, Toma? >> sussurrò il cavallo alato. << Chi ti ha fatto questo? >> gli domandò, rimettendosi in piedi a fatica; voleva vedere quel ragazzo un'ultima volta: se davvero il suo amico era morto, allora lo avrebbe vendicato, avrebbe combattuto contro quel corpo che pareva una marionetta priva di sentimenti.

<< Proprio non ci arrivi, Pegasus? Un dio è colui che vive in eterno e che governa su tutto e tutti, niente può nuocergli poiché tutto gli orbita attorno... ed io, una volta che ti avrò sconfitto, potrò avvalermi di tale titolo... la vita eterna sarà la mia ricompensa per averti privato della vita! >> Sul suo volto comparve un ghigno maligno e nella sua mano destra una sfera elettrica era pronta a colpire il Saint che scosse velocemente il capo. << Tu non sai quel che dici... >> obbiettò, avvicinandosi rapidamente all'avversario, pronto a colpire. << Basta parlare, Saint. E' giunto il momento di finire questa disputa che è durata fin tropo! ELECTRICITY >> Toma si scagliò violentemente contro Pegasus che, non potendo bruciare il suo cosmo, dovette balzare in aria per schivarlo. << Non è finita! >> ribatté, preparandosi a sua volta a colpire. << Stai in guardia: FULMINE DI PEGASUS! >>

Il colpo andò a segno, Pegasus riuscì a scaraventare Toma contro una colonna, la quale cedette per la violenza dell'urto. Una risata riempì l'aria, l'Icaro di Artemide era di nuovo in piedi. Non parlava ma continuava ad avanzare fiero, senza nemmeno un graffio... come se non avesse subito nessun colpo. Il Saint deglutì a fatica, la paura di doverlo uccidere per salvare la sua amata lo paralizzò.

Il suo cosmo è aumentato notevolmente dal nostro ultimo scontro... Dannazione, sono con le mani legate: senza l'ausilio del mio cosmo non posso combatterlo!”

Ormai giunto a pochi centimetri di distanza dal Bronze, Toma si bloccò di colpo.

Finiscilo, Icaro!” Una voce femminile risuonò forte nella sua mente. “Uccidi Pegasus!”

Il ragazzo si inginocchiò sul pavimento, stringendosi il capo con entrambe le mani; le sue urla riempirono l'aria, come se qualcuno lo stesse colpendo con forza dall'interno. Il cavallo alato non perse tempo e gli si avvicinò cercando di calmarlo, ignaro di ciò che stesse accadendo.

<< Toma, guardami... che ti succede? >> lo interrogò, disperato. Gli occhi dell'angelo erano ormai del tutto rossi, come se vi fosse all'interno una sacca di sangue. La maschera che copriva il suo viso si era illuminata di una strana luce dorata che si stava propagando sempre più. << Resisti amico mio, forza... >>

Fa' come ti ho detto, Icaro!” Ancora quella voce dentro di lui, non riusciva a farla tacere. Dentro di sé, Icaro, sentiva due grandi forze: quella del bene e quella del male. Quest'ultima rappresentata dagli ordini amari proferiti da una voce dura, al contrario del suono dolce emanato dal campanellino di Castalia che lasciava accesa dentro di lui una scintilla di umanità.

Dopo che la freccia della divina Artemide lo trafisse, Toma venne esiliato e risparmiato dalla stessa dea che non volle privare l'unico umano per il quale provava pietà della vita, nonostante questi l'avesse ferita col suo tradimento. L'angelo venne nuovamente imprigionato e passò molti anni incatenato ad una roccia divina che a poco a poco lo stava privando del suo cosmo; egli era stato ritenuto il più forte tra gli uomini ma era anche un pericolo per gli dei dopo che sua sorella aveva risvegliato il lui i suoi sentimenti ed alimentato il fuoco della passione umana.

Il Bronze Saint riuscì finalmente a levargli la maschera, notando così che i suoi occhi riuscirono a riacquistare il loro colorito azzurro. << Pe- Pegasus... >> con un filo di voce sussurrò il suo nome, cercando di aggrapparsi a lui con entrambe le mani. << Devi colpirmi... Ti prego, liberami... >> mormorò, quasi impercettibilmente, quella disperata supplica.

<< Liberarti da cosa? Toma? TOOOMAA? >> Il Saint continuava a scuoterlo ma il ragazzo non smetteva di gridare... “Cosa devo fare?” si domandò il cavallo alato mentre osservava l'amico che, inspiegabilmente, aveva perso le forze. Chiuse gli occhi e respirò profondamente, sentiva la rabbia farsi strada dentro di lui, era impotente... non poteva fare nulla per fermare quel ciclo infinito di sofferenza che colpiva senza pietà chiunque vi orbitasse intorno. Era stanco di perdere le persone che amava e di dover scegliere tra loro chi salvare. Era solo ormai, dentro quel tempio non poteva chiedere consiglio a nessuno... ma non c'era più tempo. Strinse i pugni e si allontanò dal corpo di Icaro, i suoi occhi si riempirono di lacrime e dovette mordersi con forza il labbro per evitare di unirsi alle urla del compagno che oramai stava per lasciare definitivamente il mondo dei vivi.

<< Fallo Pegasus, ti prego... poni fine alle mie pene... >>

Ancora quella supplica disperata, ancora quella voce straziata dal dolore... era troppo per il giovane protettore di Athena, egli non se la sentiva di privare un uomo della vita ma sentiva dentro di sé la necessità di aiutarlo e così si fece forza, asciugandosi le lacrime, strinse i pugni e concentrò tutta la sua attenzione sulle sue mani...

Devo farlo” pensò, rassegnato...

<< Perdonami, amico mio... FULMINE DI PEGASUS >>

Il colpo del Saint entrò in contrasto con una forza mistica non individuata e il tempio della dea della Luna venne abbagliato da una forte luce bianca.

<< Stolto, come osi sfidare il volere divino? >> La stessa voce che Toma sentiva nella sua testa, ora, si era propagata per tutta la stanza, facendolo rabbrividire.

Ancora tu...” pensò, spaventato. “Stammi lontana!”

Nella mente dell'angelo riaffiorarono delle immagini sconnesse dove egli stesso era ritratto incatenato ad una pietra che gli stava risucchiando la linfa vitale. Di colpo, la stessa luce che poco prima aveva abbagliato sia lui che il Cavaliere, era ricompara nella sua mente, rischiarando l'ombra di una donna – la stessa che si trovava dinnanzi a lui in quel momento – che lentamente gli si avvicinava. “Toma...” gli disse, mantenendo una voce salda. “La Divina Artemide soffre per causa tua. Tu, uomo, hai sedotto la mia dea, rendendola debole... e per volere della stessa non posso ucciderti! Quindi, ora, ritornerai ad essere Icaro e presiederai al tempio della Luna sul monte Olimpo e verrai privato della tua volontà per mezzo di questa maschera!” la donna fece comparire un pezzo di ferro nella sua mano sinistra e, sollevando con forza il viso del ragazzo, gliela mise. Da lì, Icaro, non ricordava più nulla, era calata l'oscurità nella sua mente fino a che Pegasus non lo liberò dalla stretta della maschera.

La figura che si era palesata dinnanzi agli occhi dei due giovani combattenti era fasciata da un lungo vestito bianco – simile a quello della dea Athena – rivestito a sua volta, nella parte superiore, da un'armatura nera che le copriva tutto il busto. Nella mano sinistra, invece, ben saldo, vi era lo scettro lunare: un'asta nera con in cima una mezza luna argentata.

Il Bronze Saint indietreggiò cercando di individuare la natura del suo cosmo: ella non era una dea, nonostante intorno le orbitasse una protezione divina che la rendeva invincibile, come se Artemide le avesse donato parte del suo cosmo per proteggerla.

<< Icaro, traditore, non so cosa la Venerabile Artemide veda in te... sei solo un lurido ed insignificante moscerino. >> La donna aizzò lo scettro che emanò una calda ed intensa luce dorata che obbligò Pegasus a chiudere gli occhi; ormai era calato il silenzio ed il corpo esanime di Toma si sollevò da terra per fermarsi a mezz'aria.

<< Soccombi, maledetto! Tu che hai tradito la fiducia della mia dea, facendola soffrire senza pietà, non meriti di camminare ancora tra i vivi... >> In un attimo, lo scettro lanciato dalla donna, trafisse da parte e parte Icaro che si spense definitivamente, sotto le urla del Saint avvilito che si precipitò a raccoglierlo, avvicinandolo a sé.

<< NOOOOOO... Toma! >> gli occhi del cavallo alato erano inondati di calde lacrime mentre, con lo sguardo pieno di rabbia e sofferenza, si rivolse a quella figura tanto soave quanto crudele.

<< Mooostro! >> il Cavaliere di Pegaso si sollevò in aria, scagliando nuovamente il suo colpo che venne, però, abilmente fermato con un solo colpo di scettro.

<< Credi davvero che basti questo per fermare Callisto, generale delle Satellite*? >>

<< Callisto hai detto? Dunque è questo il tuo nome? >> Pegasus la osservò con fare misterioso, c'era qualcosa di vagamente familiare il lei, non sapeva dove ma era convinto di averla già vista o, quantomeno, sentita nominare...

Ma certo... la ninfa Callisto: colei che venne sedotta da Zeus nelle vesti di Artemide. Mi chiedo come faccia ad essere ancora al suo servizio. Il mito racconta che ella venne trasformata in un'orsa dalla stessa Dea... Quindi come può trovarsi oggi al mio cospetto?”

<< Sai, Pegasus, ti aspettavo con ansia... Ormai la tua reputazione ti precede. In te scorre un cosmo quasi divino ed hai la protezione della dea Athena... sarai un mio degno avversario! >> Callisto ghignò divertita, avvicinandosi rapidamente al Saint che si era posto oltre il corpo di Toma.

<< Sarà divertente sentire le tue ossa rompersi... >> sentenziò. << Ma prima... >>

Arrivata ormai a pochi centimetri da lui, si chinò senza smettere di guardarlo negli occhi, afferrandogli il viso e stringendogli forte il mento con la mano sinistra, lo costrinse a baciarla.

Ai tempi del mito ella rimase incinta del sommo Zeus e la dea Artemide, scoperto il tradimento, la punì trasformandola in un'orsa. Solo dopo aver scoperto l'inganno del padre degli dei, la dea della Luna, decise di ridare nuova forma umana alla ninfa, permettendole così di ritornare al suo sevizio. Ma qualora questa avesse dovuto riavere un semplice contatto con uomo o Dio che sia, sarebbe stata nuovamente trasformata in orsa. Ed infatti così accadde:

il corpo della donna iniziò ad aumentare di massa, fino a sovrastare il Saint che la guardava atterrito. Ella venne inviluppata da un'intensa luce dorata e per qualche istante sparì, ricomparendo poi nella sua nuova veste.

Che stregoneria è mai questa?” si domandò Pegasus, stupefatto. “Come potrò sconfiggerla?”

Quello che era appena successo aveva dell'incredibile e stava per decretare la sconfitta definitiva del cavallo alato che strinse i pugni e si scagliò contro la belva.

Se devo morire, morirò lottando... “ si disse, preparandosi a lanciare il suo colpo.

La paura per un istante lo pervase: aveva già bruciato il suo cosmo – se pur in minima parte – per colpire Toma, non sapeva quanto ancora poteva osare, prima o poi l'armatura lo avrebbe risucchiato tutto e per lui non ci sarebbe stata alcuna speranza... “Non posso avere esitazioni, non ora che la mia dea – la donna che amo – è in pericolo; Sono un Saint di Athena, per lei devo essere pronto a tutto... senza alcuna paura!”

<< FUULMINE DI PEGASUS! >>

Il tentativo fu vano, Callisto schivò l'attacco colpendolo a sua volta nel torace. Il Saint era ormai in balia delle sfuriate dell'orsa, l'armatura che indossava non era in grado di sopportare tali atrocità ma , per via del volere divino, non si poteva staccare dal corpo che la indossava così che questi non potesse bruciare il cosmo.

Tutto ha una fine... Anche la storia del Pegaso, Bronze Saint al servizio di Athena...” La dea Artemide stava osservando la scena dalla parte più alta del tempio, non voleva intervenire: non si sarebbe sporcata le mani col sangue di un uomo; nemmeno se questo sarebbe servito per salvare la vita al suo più fedele servitore: Toma.

Hai fatto le tue scelte, Icaro, e ne hai pagato le conseguenze! Non c'è pietà per chi tradisce... non due volte, almeno.” Artemide posò il suo sguardo sul corpo ormai privo di vita del ragazzo; quando questi cadde al suolo, dopo il colpo infertogli da Callisto, la dea sarebbe voluta intervenire ma dovette trattenersi poiché ella doveva capitanare i suoi generali e permettere loro di proteggere il tempio al meglio, non poteva concedersi né errori né distrazioni.

Diede un'ultima occhiata al campo di battaglia e poi si dileguò, rapida. “Fa' quello che devi fare, Callisto. Non sbagliare.” Come se le fosse stata urlata nelle orecchie, quella frase, fece tremare il generale che, per la sua dea, avrebbe fatto qualsiasi cosa. “Non vi deluderò, venerabile Artemide!”

 

                                                                                                             *******


<< Crystal >> Il Dragone arrestò di colpo la sua corsa, voltandosi di scatto verso il tempio che si erano lasciati alle spalle.

<< Pegasus... >> provò a continuare, in vano...

Al Cigno si fermò per un istante il cuore, non voleva nemmeno pensare a ciò che il suo compagno stava provando in quel momento; si sentiva responsabile per averlo lasciato lì da solo, nonostante sapesse già come sarebbe andata a finire quella battaglia... Il suo sguardo, ricolmo di rabbia e tristezza, si posò su Phoenix che – trovandosi di qualche scalino più avanti di loro - stava cercando di capire cosa si stessero dicendo i due Saints.

<< Andromeda... >> sussurrò, in modo che nessuno – tranne il diretto interessato – sentisse.

<< Sono qui, fratello! >> rispose, fermandosi al suo fianco e scrutandolo curiosamente.

<< Va' da Sirio e digli di tornare indietro, ho un brutto presentimento! >>

Il cavaliere, obbediente, chinò il capo e corse dal resto del gruppo per riferire quanto dettogli dal fratello. Al cavallo alato stava per accadere qualcosa di brutto, lo avevano percepito tutti e in essi era nato un forte senso di colpa e di paura... “Se dovesse accadergli qualcosa...” pensò la Fenice. “… non potrei mai perdonarmelo: sono stato io a lasciarlo lì... Vorrei proprio sapere cosa gli è passato per la testa, cosa sta facendo?” portandosi una mano al viso, diede un'ultima occhiata in direzione del tempio, continuando a pregare che il suo amico fosse vivo “Pegasus pensa alla tua amata, a lei soltanto... Resisti!”

Il tempo stava stringendo – delle 48 ore concesse né erano rimaste solo 38 – così, senza indugiare o perdersi in chiacchiere inutili, il Dragone si diresse nuovamente verso la casa della dea della Luna, sperando che non fosse troppo tardi per il suo compagno. Quando arrivò, il Saint era sospeso a mezz'aria sorretto da una zampa dell'orsa che non esitava a colpirlo ripetutamente con le sue sfuriate.

<< PEEGASUS! >> l'urlo del Dragone fece voltare l'animale che lasciò cadere il cavallo alato al suolo per potersi scagliare contro l'altro Saint.

<< SIIIRIOOO, la schiena! Devi colpire lì! >>

La schiena?” si chiese il Dragone, una volta udita l'affermazione di Pegasus.

Prontamente schivò il colpo dell'orsa, scattando a sinistra e, trovandosi ora dietro di essa, si preparò a colpire

<< E' giunto il momento di tornare da dove sei venuta, maledetta... COLPO SEGRETO DEL DRAGO NASCENTE! >>

Sirio riuscì a colpire l'animale al centro della schiena facendolo così cadere al suolo privo di sensi...

<< Ma cos...? >> Nella stanza era ricomparsa quella strana luce biancastra di poco prima, il corpo di Callisto, dall'essere Orsa, stava tornando alle sue sembianze umane sotto gli occhi dei due Saints, sfiniti.

<< E'- è finita... abbiamo vinto... >> mormorò Pegasus, risollevandosi aiutato dal compagno che fece cenno di sì col capo. << Possiamo andar via da questo tempio! >> affermò il Dragone lasciando il compagno che, però, ricadde subito al suolo.

<< Peegasus! >> urlò, soccorrendolo. << Hai bruciato il tuo cosmo? >>

Il cavallo alato, ancora rintontito, scosse il capo << Solo in piccola parte, così che potessi colpire Callisto... >>

<< Fortunatamente ti ha solo indebolito. Sei stato un imprudente, ricordati che tu devi affrontare Tifone per salvare Athena... Come credi di sconfiggerlo in queste condizioni? >> Le mani del Dragone, ora avvolte intorno a quelle di Pegasus, lo stavano scuotendo delicatamente e, al contempo, lo sorreggevano per impedirgli di ricadere al suolo.

<< E' stato necessario, Sirio. Io – più di tutti – voglio salvare Isabel dalle grinfie di Zues ma sono un cavaliere di Athena e non posso sottrarmi alla battaglia, non sono un codardo! >> Gli occhi del Saint non davano cenno di esitazione mentre pronunciava quelle parole; Pegasus era maturato molto negli ultimi tempi: aveva imparato ad assumersi le sue responsabilità, senza paura. Forse perché in cuor suo sapeva di dover supportare e dar forza anche alla donna che amava e non poteva mostrarsi debole, nemmeno con lei.

Sirio lo stava scrutando, incuriosito da quella strana – e nuova – luce che illuminava gli occhi del cavallo alato. “Sì, Pegasus è cresciuto” si disse, soddisfatto. Egli sapeva che il cuore del cavaliere era nobile ma sapeva anche che il suo amico vantava una testardaggine non comune e se si metteva in testa qualcosa, quella era... nessuno poteva fargli cambiare idea.

<< Lo so che non sei un codardo, Pegasus, non l'ho mai nemmeno pensato. Però tutti noi teniamo alla vita di Milady, ancor prima di quella di Athena, e proprio per questo vogliamo che tu arrivi al cospetto del Padre degli Dei pronto per affrontare il Tifone. E se sarà necessario, perderemo anche la vita per permetterti di far questo... Sei la nostra speranza, Pegasus, lo sei da sempre e, per quanto può valere in questo momento, io sono orgoglioso di te e del fatto che tu sia pronto a tutto pur di salvare chi ami! >> Sirio aveva ormai solo una mano sulla spalla del compagno che, sorridendogli, gliela strinse << Grazie, amico... Per me questo conta veramente tanto! >>



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Note dell'autrice:

Ecco a voi il tanto atteso capitolo 13, colpevole di avermi fatto impazzire per un intero mese!

Infatti per scriverlo ci sono voluti: qualche bicchierino di Caffè, alcune notti insonni, molta, molta pazienza ma soprattutto ci sono volute Little Lotte e So_Shiryu che mi hanno sopportata in ogni mio strano delirio, salvando anche il figlio di Marin e Aiolia dalla mia vena sadica... xD

Adesso, giusto per star tranquilli, i Saints andranno incontro a Morfeo (yeeeeah) che giocherà un brutto scherzo ad uno dei valorosi cavalieri di Athena... ehehehehehe, dovrei smetterla di leggere libri troppo sadici... La finirò ricoverata in qualche manicomio, io lo so già! xD

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** La corsa ai dodici templi (ultima parte) - Il risveglio di Tifone ***


Capitolo XIV

La corsa ai Dodici templi (ultima parte)
Il risveglio di Tifone


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Phoenix si era lasciato alle spalle i compagni ed aveva proseguito verso il terzo tempio dove ad attenderlo c'era Morfeo, il dio del sonno. La Fenice aveva deciso di spianare la strada ai compagni, affinché questi potessero proseguire spediti verso la loro dea che, ormai, aveva le ore contate.

<< KO'KNOR ATTACK >> Una voce fuori campo fece voltare il Saint di colpo, che si vide travolto da un vorticoso mulinello di fiori rossastri. << Che diavolo... >> sussurrò, prima di venire travolto dalla furia del colpo che lo scaraventò contro una colonna esterna del tempio. Un lampo azzurro lo percorse internamente da parte a pare ed egli non riuscì a capire il perché dell'improvvisa perdita delle forze; si sentiva come un pupazzo che veniva spostato da un bambino impazzito, dentro di sé sentiva la necessità di rimettersi in piedi e, stringendo i denti per sopportare il dolore, lo fece: La Fenice si era rialzata. Un brivido lo percorse non appena riaprì gli occhi << La bocca dell'Ade! >> affermò con certezza, scuotendo il capo. Il Saint era del tutto spaesato e avanzò lentamente nel tentativo di capire come facesse a trovarsi nel regno degli inferi.

<< PHOENIX?! >> La voce di Andromeda lo fece destare di colpo, si voltò per cercarlo ma non riusciva a vederlo. << Andromeda... Andromeda dove sei? >> Di colpo il Saint non vide più nulla, l'Ade si era trasformato in una stanza buia: non riusciva più a muoversi, era come immobilizzato dentro se stesso.
Dannazione, che mi succede?” si domandò, facendo pressione per camminare. “Sono disperso da qualche parte nell'Ade?” Era strano anche solo pensarci: egli si trovava nel tempio di Morfeo, come avrebbe fatto a raggiungere quel luogo così, dal nulla?

<< PHOENIX?! FRATELLO, DOVE SEI? >> Andromeda continuava a chiamarlo in vano, più Phoenix lo cercava più gli sembrava di allontanarlo. “Oh fratellino, cosa mai starà accadendo in questo luogo?” La Fenice strinse i pugni, doveva trovare il modo di liberarsi da quella situazione: Andromeda era in pericolo e nessun dio gli avrebbe impedito di salvarlo.

Il Saint cominciò a correre nel tentativo di raggiungere il fratello che si era palesato a pochi metri da lui. << Andromeda, sto arrivando! >> gli urlò ma questi scomparve in una nuvola di fumo. << C-Com'è possibile >> mormorò, guardandosi intorno.

<< Arrenditi, Cavaliere della Fenice, non riuscirai a raggiungerlo! >> Una voce maschile, quella di Morfeo fece irrigidire di colpo Andromeda, arrivato al tempio insieme a Crystal.

<< PHOENIX! >> Il Saint si era precipitato a soccorrere il fratello inginocchiato sul pavimento ma questi, non appena gli si avvicinò, balzò in aria per allontanarsi. << Phoenix, che stai facendo? Sono io, Andromeda, tuo fratello! >>

Il Bronze Saint non rispondeva, si limitava a guardare quella figura che per lui aveva assunto le sembianze della peggior bestia degli inferi.

*

Phoenix, ora, era circondato di fiamme e non riusciva a capire dove si trovasse, introno a lui vi era troppo fumo ad offuscargli la vista. L'unica cosa che riusciva a percepire – oltre all'aria pesante – era l'ombra, o meglio, la presenza di qualcuno con un cosmo molto forte.

<< Fatti vedere! >> gridò, cercando di individuare il possessore di tale cosmo.
<< Phoenix, calmati... Sono io >>

Quella voce... << Andromeda! >> esclamò il Saint, continuando a girarsi su se stesso nella disperata ricerca del fratello che pareva essere uno spettro nell'aria. << Andromeda, dove sei? >> ripeté, stavolta con più forza.

<< Phoenix, Phoenix... Tranquillo, sono qui! >> La voce di Andromeda si diffuse nell'aria, seguita dalla figura del ragazzo che, lentamente, si avvicinava al fratello. << Phoenix, sono io... >> continuava a sussurrargli ma il Bronze sembrava non riconoscerlo e più Andromeda gli si avvicinava, più lui indietreggiava.

<< Cos'hai fatto ad Andromeda? >> sbraitò la Fenice, preparandosi a colpire quel fratello che non sembrava riconoscere. << Tornatene all'inferno... ALI DELLA FENICE! >>

<< NOO, FRATELLO... >> Invano, Andromeda, provò a chiamare un'ultima volta Phoenix prima che il colpo di quest'ultimo lo scaraventasse contro una parete.

*

<< ANDROOOMEDA! >> urlò Crystal, precipitandosi a soccorrerlo.
<< P-Phoenix non... E' come se... >>
<< Come se fosse in un'illusione che gli impedisce di riconoscerti >> Una voce, la stessa di prima, raggiunse le orecchie del Saint facendolo ammutolire di colpo.

Davanti agli occhi di Andromeda e Crystal, Morfeo aveva fatto la sua apparizione, fasciato da un'armatura nera che faceva contrasto con i suoi lunghi capelli color oro, racchiusi all'interno dell'elmo.

<< Arrendetevi, Cavalieri, non c'è modo di salvare il vostro compagno: egli è succube delle sue paure che hanno preso vita per mano mia e dei miei fratelli, Fantaso e Fobetore. >> Dietro il dio del sonno – poco sopra le sue spalle – due auree violacee si manifestarono, prendendo la forma di due uomini della stessa altezza, uno con i capelli lunghi intrecciati dietro la schiena (Fantaso) e l'altro col viso nascosto dall'elmo (Fobetore). << Noi siamo i figli di Hypnos, dio del sonno, che voi avete sconfitto nell'Elisio. E per questo pagherete! >> Proseguì Morfeo, presentando gli altri due fratelli.

<< Stolti, non crederete davvero che ci lasceremo fermare da voi... >> ringhiò Crystal balzando in piedi insieme ad Andromeda che a sua volta aggiunse << Noi dobbiamo salvare la nostra dea, nessuno ci impedirà di farlo... >> Con un lieve cenno del capo i due Saints si fecero segno a vicenda di prepararsi all'attacco.

<< Ingenui, non è con noi che dovrete battervi... >> Morfeo schivò entrambi i cavalieri lanciatisi verso di lui. << Diamo il via alle danze... KO'KNOR ATTACK >> La nube rossa che poco prima aveva colpito il Saint della Fenice si stava per abbattere sul giovane Andromeda, spinto via dal compagno che, grazie all'ausilio degli Anelli de cigno, riuscì a bloccare il colpo.

<< Va', Andromeda, porta via Phoenix da qui... Io non riuscirò a trattenerlo a lungo! >> Crystal, voltatosi velocemente verso il compagno a terra, lo spronò affinché questi si rimettesse in piedi e portasse in salvo il fratello maggiore ancora prigioniero dell'attacco di Morfeo.

<< Che quadretto adorabile... >> esordì Fobetore, lasciando la sua forma di spettro per materializzarsi in carne ed ossa al fianco del Cigno. << Quasi mi dispiace dovervi uccidere, sai? >> aggiunse poi, prima di assestargli un pugno nello stomaco.

<< CRYYYSTAL >> Andromeda, con fatica, si era rimesso in piedi. << Giammai... >> ringhiò. << Nessuno di voi oserà ferire i miei compagni! >> Il Saint deglutì a fatica “Se questo è l'unico modo, non esiterò!”

<< BRUCIA MIO COSMO, AI LIMITI ESTREMI >> Gli occhi del cavaliere si riempirono di lacrime mentre il suo cosmo bruciava, portandogli via la vita. << NEBULA CHAIN >>

La catena cominciò a muoversi in direzione di Morfeo e più questa avanzava, più Andromeda provava dolore; sentiva il suo cosmo prosciugarsi e le ginocchia cedere sotto le urla di Crystal che lo incitava a resistere.

Perché lo hai fatto, amico mio.” si domandava il Cigno. “Avresti dovuto prendere Phoenix ed andartene... Non può finire così” … non deve finire così.

Crystal balzò in aria, trovandosi così alle spalle di Fobetore che non fece in tempo a voltarsi che il Saint lo aveva già colpito << AURORA DEL NORD! >>

Il Dio, colto di sorpresa, venne scaraventato contro la statua di Morfeo situata dietro quest'ultimo.

<< Maledetto >> ringhiò, stavolta, Fantaso. Anch'egli divenuto uomo. << Pagherai con la vita tale affronto... DREA... >>

<< No! >> la mano di Morfeo si avvolse intorno al braccio di Fantaso che cercò di liberarsi << Che stai facendo, razza di idiota? Lasciami subito... >>

<< Fobetore non può più continuare... Se dovessi venir sconfitto anche tu, l'illusione cadrebbe. >> spiegò Morfeo, lasciando libero il fratello che, incurante di ciò che gli era appena stato detto, senza esitazioni, si voltò verso il Saint per scagliare il suo colpo << DREAM LANGUAGE >>

Crystal, chino sul corpo esanime di Andromeda, spinse via il compagno e si rimise in posizione di difesa.

<< Non vincerete... >> mormorò. << ANELLI DEL CIGNO >>

Fantaso rimase intrappolato, sospeso a mezz'aria, nel colpo del suo rivale.

<< Credi davvero che questo possa bastare? >> disse ridendo, spezzando i cerchi di ghiaccio con una lieve pressione delle braccia.

*******

I Gold Saint erano al cospetto del dio Efesto e di un uomo incappucciato che teneva in spalla Milo.
Il tempio nel quale si trovavano era avvolto interamente dalle tenebre, tanto da impedire ai presenti di vedere oltre il proprio naso.

<< E' ora di far ritorno a casa, Cavalieri. >> annunciò il dio avanzando verso di loro. << I vostri corpi hanno assorbito ogni peccato della dea Athena, ed ora sarete voi a pagare il prezzo di tali ingiurie all'essere divino! >>

Sopra le teste dei dieci Gold Saint presenti, disposti in ordine di casa, comparirono le reciproche armature.

<< Kanon, vieni avanti... >> disse Efesto, tendendo la mano verso l'uomo che lasciò cadere bruscamente a terra il corpo senza vita di Milo. << Voglio che tu versi il tuo sangue su ognuna delle armature... Questo farà sì che i dodici Cloth dorati rimangano fedeli ai loro proprietari anche se il loro cuore non è più puro... >>

Kanon si privò del mantello che per tutto quel tempo gli aveva impedito di mostrare la sua vera identità ed avanzò fino al fianco del Dio che gli porse un pugnale. << Dovrai farlo in fretta >> gli spiegò. << La purificazione della dea Athena è avvenuta ed è solo questione di ore prima che questa si risvegli, per quell'ora il Grande Tempio dovrà essere sotto l'intero dominio del sommo Zeus >>

Sotto il dominio?” si domandò Kanon, osservando il pugnale con fare perplesso. “Questi squilibrati vogliono prendere il controllo del Tempio di Athena e costringere la dea a rimanere sull'Olimpo... Non lo permetterò!”

<< E se non intendessi farlo? >> domandò, allontanando il braccio del Dio.

<< Non puoi sottrarti al tuo compito, ricordati il motivo per il quale sei ancora in vita... >> ribatté Efesto, riporgendogli il pugnale.

Come se fosse possibile dimenticare” ammise sconsolato, Kanon.

*

-Flashback Post Hades (Quattro mesi prima):

Kanon giaceva al suolo, in un campo di fiori macchiato dal suo sangue e da quello di Radamantys che stava a pochi metri da lui, privo di vita. Il Saint di Athena era ormai allo stremo delle forze ed era solo questione di tempo prima che la morte lo raggiungesse.

<< Perdonami, fratello. >> sussurrò, convinto che ormai la morte fosse vicina.

<< Che fai, Kanon, ti arrendi così facilmente? >> La voce di un uomo fece sollevare leggermente il capo del cavaliere che con un filo di voce chiese: << E tu chi saresti? >>

L'uomo dai lunghi capelli color argento, fasciato da un'armatura nera, sorrise avvicinandosi al suo interlocutore che lo osservava spaesato. << Io sono Efesto, dio del fuoco. E sono qui per te, Kanon di Gemini. Il sommo Zeus vuole che tu venga con me sull'Olimpo. >>

Il Dio levò una mano al celo facendo sollevare il colpo di Kanon per rimetterlo in piedi.

<< Tu diverrai un semi-dio, per volere del sommo Zeus e ti verrà risparmiata la vita. In cambio, il tuo cosmo verrà utilizzato dalle divinità per assumere il controllo del Tempio di Athena. >>

Kanon venne riposato a terra e con fare sospettoso osservava il dio dinnanzi a sé; non riusciva a comprendere il perché di tale proposta, che ruolo avrebbe avuto lui in quella vicenda e soprattutto che piani aveva Zeus per la sua Dea?

Devo scoprirlo...” si disse e deglutendo a fatica, fece comparire sul suo volto quel suo sorriso strafottente, e acconsentì << E sia, Efesto: verrò con te sull'Olimpo ma esigo di essere messo al corrente di ogni piano, oppure potete scordarvi la mia collaborazione! >>

Il dio rise, quasi volesse prendersi gioco di lui << Non sei nelle condizioni di dare ordini... Piuttosto ringrazia il Padre degli Dei che ti ha concesso di tenere la tua vita, avrebbe... >>

<< Avrebbe potuto fare cosa? >> lo interruppe Kanon, le mani strette a pugno lungo i fianchi e la voce dura, tanto da far indietreggiare Efesto << Io vi servo... Vivo. Altrimenti Zeus si sarebbe preso ciò che gli serviva, senza concedermi alcuna pietà. Io vi conosco, potete darla a bere a quei cinque moscerini che corrono dietro alla dea Athena, ma io vi ho inseguiti per anni, così come mio fratello, conosco bene i vostri giochetti... Ma so anche che un dio mantiene sempre la parola data >>

Efesto affiancò il Saint, protese una mano verso di lui ed asserì col capo << Sei perspicace, Kanon. Ma ho poco tempo, andiamo... >> annunciò, avvolgendo entrambi in una nube bianca.

Fine flashback.-

*

Kanon strinse il pugnale con entrambe le mani, osservando di sottecchi Efesto che aspettava impaziente che il Saint cominciasse il rituale. << Avanti Kanon, non abbiamo tutto il giorno >> lo incitò, mentre questi cominciava ad incidere il palmo della sua mano destra.

Il sangue cominciò a scorrere, goccia dopo goccia, sulla prima armatura: quella dell'Ariete.

Kanon sentiva il suo sangue bruciare nelle vene, quello era l'ennesimo tradimento alla sua dea.

Aveva provato in ogni modo a salvare la situazione, aveva rischiato anche la sua stessa vita pur di riuscirci ma ogni suo sforzo fu vano.

*

Tre giorni prima, Tredicesima Casa.

L'ho trovato, finalmente. Mio fratello Saga è ancora al tempio.” pensò Kanon, materializzatosi alla Tredicesima Casa nella speranza di poter avere colloquio con Saga che risiedeva, avvolto dalle sue vesti di Gran Sacerdote, sul trono.

<< Che ci fai qui? >> chiese Saga, basito nel vedere la figura del fratello, anch'egli fasciato da una tunica divina che lo copriva interamente. << Dovresti essere m... >>

<< Morto? >> lo interruppe Kanon. << Ebbene sì, dovrei esserlo... Ma non lo sono. Il sommo Zeus brama qualcosa contro il Tempio ed io gli servo, così a pensato bene di tenermi in vita... >> spiegò poi, avvicinandosi al fratello. << Contro il tempio? >> fece da eco quest'ultimo.

<< Hai capito bene. Sfortunatamente non so ancora di cosa si tratti ma nel monte Olimpo c'è grande fermento, in pochi – quasi nessuno – sono dalla nostra parte... >>

<< Dalla nostra parte? >> ribatté Saga, alzatosi dal trono per scuotere violentemente il fratello.

<< Anche tu sei dalla nostra parte? >> ripeté, ora più convinto.

Kanon rise, spostando le mani che lo stringevano per le spalle. << Sarei qui se non fosse così? Fratello mio, dovresti conoscermi: non rischierei mai la mia vita se non fossi certo di ciò che sto facendo... Dammi retta una volta tanto, preparatevi al peggio! >>

Saga sbatté con forza un pugno sul bracciolo del trono << PREPARARCI AL PEGGIO? >> sbraitò. << E' l'unica cosa che riesci a dirmi? Se sta davvero per scoppiare un'altra Guerra Sacra ho bisogno di più informazioni per poter proteggere Athena! >> Il Gran Pope aveva gli occhi fissi sul fratello che lo guardava stranito << Kanon, devi dirmi di più... Cosa vogliono di preciso gli dei dal tempio? >>

<< Saga... >> obbiettò Kanon.

<< No, Kanon.. Risp... >>

<< SAGA... >> insistette, nella speranza di farlo calmare. << Se sapessi qualcosa in più te lo dire ma tutto ciò che so è quello che ti ho appena detto... Zeus vuole Athena, sua figlia, e non ci vorrà molto prima che se la riprenda; dovrai essere pronto, fratello mio... Se vuoi difendere la donna che ami, prima della tua dea, allora dovrai essere davvero pronto...>>

A quell'ultima affermazione Saga sentì mancargli la terra da sotto i piedi e dovette stringersi allo schienale del trono per sorreggersi. << Tu come fai a saperlo? >> domandò, alzando di scatto il capo verso Kanon che non esitò a rispondere rapidamente << Lo so e basta, Saga... Noi due non siamo diversi, ricordalo. Ed ora devo andare o cominceranno ad insospettirsi... Tu tieni a mente chi è il vero nemico in questa storia. >>

<< Kaanon, aspetta... >> provò a fermarlo il Gran Sacerdote ma il fratello era già scomparso...

Grazie...” sussurrò Saga, rimanendo solo nel silenzio della Tredicesima Casa.

*******

La purificazione di Athena era ormai ultimata e il sommo Zeus sorreggeva il corpo della giovane lady Isabel mentre lo trasportava per adagiarlo su un piccolo letto posto nella penombra del tempio.

<< E quasi fatta, figlia mia adorata... >> le sussurrò, sistemandola sopra la lastra di marmo. << Presto tu, Athena, tornerai a vivere senza che l'essere umano nel quale ti sei reincarnata abbia alcun potere su di te... >> Zeus accarezzava la fronte della figlia mentre la osservava e sperava che si risvegliasse il prima possibile, pronta ad essere la sola padrona di quel corpo così fragile.

<< Sommo Zeus... I Saints della dea Athena sono già al tempio del dio Morfeo... >> Una musa dai lunghi capelli color cobalto racchiusi in una treccia, arrivò correndo al cospetto del dio che le rivolse uno sguardo tutt'altro che rassicurante. << Come possono essere già arrivati al tempio di Morfeo? Eros e Artemide sono stati sconfitti? >> domandò perplesso, Zeus.

<< Sì, mio signore. Il dio Eros non si è scontrato con i protettori di Athena mentre i servitori della dea Artemide sono stati sconfitti da Pegasus. >>

<< Dannazione... >> Il sommo Zeus si allontanò rapidamente dal copro di lady Isabel e si diresse nel suo trono.

Rabbia.

Troppa rabbia provava in quel momento.

Le divinità erano così inutili al cospetto di un semplice uomo?

La risposta gli pareva più che chiara... Ma il tempo stringeva, Athena andava protetta e per questa volta il Padre degli Dei avrebbe rischiato tutto.

Si alzò bruscamente dal trono ed estrasse dalla sua tunica uno zaffiro.

<< Va' via... >> ordinò alla musa, ancora inchinata davanti a lui. La donnina minuta, senza proferir parola, si alzò in piedi e facendo un lieve cenno del capo in segno di saluto e andò via.

<< Non siete stati in grado di difendere le vostre case... >> cominciò a mormorare Zeus. << Non avete onorato il compito che io stesso vi ho assegnato, permettendovi di vivere qui, sull'Olimpo... Ed ora, assolverete il vostro incarico, volenti o nolenti! >>

Il Padre degli Dei arrivò dinnanzi alla sua statua, nella quale vi era un piccolo foro nell'incisione in basso. Il Dio respirò a fondo e con una lieve pressione del dito spinse al suo interno la pietra che teneva in mano.

<< E' ora che tu venga risvegliato, Tifone... Prendi i cosmi delle dodici divinità e scaglia la tua ira contro i Saints di Athena; impedisci loro di giungere fin qui... >>

Non appena Zeus tacque, la sala del trono si riempì di una calda luce rossastra che fece tirare un sospiro di sollievo al Dio.

<< Non temete figli miei, la vita vi verrà restituita... Tifone ha bisogno del vostro cosmo per risvegliarsi e per sconfiggere i cavalieri ma presto tutto questo sarà finito e Athena tornerà con noi sull'Olimpo e l'equilibrio verrà ristabilito >>

*******

Il sangue di Kanon aveva ormai risanato quasi tutte le armature, e i loro legittimi proprietari stavano immobili davanti ad esse aspettando che Efesto li beasse del suo cosmo per permettere loro di tornare al Grande Tempio e impadronirsene.

<< Avanti Kanon, va' con loro... >> ordinò il dio, facendo cenno al Saint di mettersi tra Aldebaran e Death Mask.

Kanon lo osservò cercando di capire il perché della sua richiesta; i patti erano altri: lui non avrebbe dovuto partecipare all'assedio del tempio della dea Athena.

<< Perché dovrei farlo? >> chiese dunque, irritato.

<< Non ti è dato saperlo, uomo. Fa' come ti ho detto o preparati a tornare nell'Elisio! >> Al che Kanon fu costretto ad obbedire: l'unico modo per contrastare Zeus era far credere a tutti di essere dalla sua parte. Ma soprattutto doveva restare vivo.

Così si posizionò tra i due Gold ed Efesto cominciò a far materializzare una sfera di luce tra le sue mani che si espanse fino ad avvolgere sia Kanon che Death, seguiti subito dopo da Aldebaran e Aiolia che scomparvero nell'immediato.

Com'è possibile?” pensò Efesto, allarmato.

Il suo potere era bastato a trasportare solo quattro dei Saints, lasciando gli altri inermi davanti a lui.

Maledizione...” commentò. “Zeus vuole risvegliare Tifone!”. Al dio, questo, fu subito chiaro: il suo cosmo si stava indebolendo e una forza misteriosa lo stava chiamando a sé.

La Sacra Statua.

Solo questa aveva un tale potere e solo questa aveva bisogno del cosmo delle divinità per essere riportata a nuova vita.

Zeus ha deciso di giocar sporco...” sentenziò Efesto, prima di sparire.

*******

I quattro Saints ricomparvero tutti alla prima casa, insieme all'armatura dell'Ariete.

Erano tutti storditi e indolenziti ma sembravano stare bene... Almeno fisicamente.

<< Ma che diavolo è successo? >> domandò Death Mask, guardando stranito i compagni che erano del tutto interdetti. << Bei capelli, tu sai qualcosa? >> chiese poi, sarcastico, rivolto a Kanon che però annuì. << Zeus vi ha fatti prigionieri un giorno fa insieme ad Athena... Voi sareste dovuti essere il suo esercito ma qualcosa dev'essere andato storto... Almeno con noi quattro! >>

Era inutile aggiungere altro: le facce dei tre Gold parlavano chiaro: non ricordavano nulla e non intendevano nemmeno farlo.

<< Dov'è adesso Athena? >> Ioria, ripresosi da quanto detto da Kanon, si avvicinò al totem del armatura dell'Ariete, posizionato sul segno inciso sul pavimento.

<< Dove sono gli altri, Kanon? >> chiese, accarezzando l'elmo. Ioria – così come tutti – dentro di sé aveva una grande rabbia: perché gli uomini dovevano essere burattini delle divinità? Chi dava loro il diritto di giocare così con le loro vite?

Il potere.

Solo quella era la risposta.

Gli dei avevano più potere e quindi dominavano... O almeno credevano di doverlo fare.

<< Non lo so, Aiolia... Credo che siano rimasti sull'Olimpo; molto probabilmente Efesto si è sopravvalutato... >> spiegò Kanon, continuando ad aggiungere dubbi su dubbi nelle menti dei Gold. << Sono successe tante cose, ragazzi... Zeus organizza tutto questo da molto tempo, noi siamo solo un pezzo del puzzle... >> … “Un puzzle troppo complesso anche per me...”

<< E come mai tu sai così tante cose, Kanon? >> chiese Death, dando voce ad una domanda che brulicava in testa a tutti ma che nessuno aveva il coraggio di porre.

Nel tempio calò il silenzio, tutti gli occhi erano puntati su Kanon che indietreggiava lentamente.

<< Ve l'ho detto: sono successe tante cose, è complicato da spiegare... Ed ora non ne abbiamo il tempo, dobb... >>

<< E' complicato dire di aver tradito ancora una volta la nostra dea? >> infierì Death Mask, scatenando così l'ira del Saint che gli piazzò un pugno in piena faccia. << Sta' zitto, imbecille. Non hai idea di ciò che ho fatto per evitare di trovarci a questo punto... Ed ora, vedete di rendervi utili pure voi... >> Kanon non avrebbe voluto arrivare a tanto ma aveva perso il controllo: nessuno poteva giudicarlo senza sapere ciò che era successo.

<< Come osi tu... Brutto str... >>

<< PIANTATELA VOI DUE... >> intervenne Aldebaran, rimettendo ognuno al proprio posto. << Non m'importa sapere né se hai tradito e né tanto meno il perché, Kanon. Ciò che conta ora e salvare Athena... Quindi tu, Death, vedi di tenere a bada il tuo caratteraccio! >>

<< Fatevi prendere voi per il culo dal fratello del Gran Pope, io me ne vado... >> Death Mask non credeva neanche un po' ai racconti di Kanon e non lo avrebbe fatto finché non avrebbe detto loro tutta la verità, dunque era inutile stare lì: quel farabutto non avrebbe parlato.

<< Fermati! >> sbraitò Aiolia, trattenendolo per un braccio, ma il Cancer, senza degnarlo nemmeno di uno sguardo, lo staccò da sé e uscì dal tempio per dirigersi nella sua casa. Attraversò prima quella del Toro e poi quella di Gemini e in entrambe notò le armature posizionate sopra il segno zodiacale appartenente inciso sul pavimento.

Eccola.” si disse, entrando nella sua casa e vedendola lì, come le altre due, perfettamente intatta, la sua armatura.

L'aveva sfiorata, solo una volta, ma gli era bastata.

In un attimo aveva ricordato tutto: l'attacco del fulmine di Zeus, la prigionia ed anche la tortura.

L'armatura aveva racchiuso in sé ogni ricordo dell'uomo.

Death sapeva d'essere un tutt'uno con il suo Cloth, ma non credeva che in esso vi fosse tanto potere.

<< Avanti, torna dal tuo paparino >> disse, indossandola.

Era come ritornare a nuova vita: il Cancer sentì dentro di sé il sangue scorrere più velocemente.

Era pura e semplice adrenalina.

<< Eccola qui, la mia bambina >> disse, estasiato. << Ed ora andiamo a prendere a calci il regale fondo-schiena del nostro Gran Sacerdote! >>

*******

<< Tisifone... Tisifone, l'hai sentito? >> Castalia era balzata in piedi, euforica, talmente felice da star quasi piangendo. << Tisifone, dannazione, lo hai sentito? >>

<< Sentito cosa, Cas... Ooh... >> mormorò la sacerdotessa dell'Ofiuco, anche lei traboccante di gioia.

<< E' lui.. E' il cosmo di Ioria... Lo senti, vero? >> Castalia non stava più nella pelle, se non fosse stata incinta si sarebbe messa a saltellare da una parte all'altra.

<< Sì... Sì, Castalia... E' lui. E' Ioria... E, sì, ci sono anche Aldebaran, Death e... E Kanon? >> Tisifone sgranò gli occhi, come faceva a percepire il cosmo di Kanon? Lui dovrebbe essere morto!

<< Castaliaaaa... >> urlò la sacerdotessa, ma la donna aveva già cominciato a correre.

Meno male che è incinta e dovrebbe riposare... Lo farò presente a Saga quando ci affiderà nuovi incarichi”sorrise tra sé e sé Tisifone, era bello rivedere la compagna così felice: dopo la scomparsa di Ioria, più che vivendo, Castalia stava sopravvivendo... E in fondo anche lei lo stava facendo, così, per una volta, si lasciò trasportare dalla lieta notizia e corse in contro alla neo mamma.

*******

Crystal giaceva al suolo, ormai in fin di vita e Morfeo, insieme al fratello Fantaso, stava per infierire su di lui con l'ultimo colpo.

<< A-Andromeda... P-Phoenix >> sussurrò, cercando con lo sguardo i due compagni feriti, distesi poco più in là.

Era tutto un'illusione: Andromeda che moriva, Phoenix che non riusciva a trovarlo. Era tutto frutto del colpo dei tre fratelli, padroni del sonno. Crystal ci mise troppo tempo a capirlo, eppure lui era già stato vittima di un attacco simile: quello di Molook aveva lo stesso principio. Ma quando di mezzo vi erano i sentimenti, non c'era il tempo di ragionare. Il Cigno lo sapeva bene. Lo aveva visto con sua madre la notte che morì: lei non aveva ragionato su un modo per salvare sia lei che il suo bambino, l'unica cosa che fece fu mettere il salvo quest'ultimo. Era così, era sempre così. Quando di mezzo vi erano i sentimenti non contava ciò che sarebbe accaduto a sé stessi, l'importante era che chi ci stava a cuore fosse in salvo... Perché si poteva morire lasciando le persone care ma non si poteva vivere senza di esse.

<< Che diavolo? >> Qualcosa bloccò di colpo Fantaso che stava per porre fine alla vita del Cigno. << Che mi sta succedendo? >> sbraitò.

<< E' Zeus: ci sta richiamando a sé! >> spiegò Morfeo, osservando i corpi dei suoi fratelli smaterializzarsi. “Qualsiasi cosa sia, non promette nulla di buono” commentò, sparendo anche lui.

*******

Gli occhi del sommo Zeus si posarono sulle divinità presenti che parlavano animatamente tra loro.

Li aveva richiamati tutti a sé con il solo scopo di dare a Tifone la possibilità di assorbire i loro cosmi senza che nessuno gli sfuggisse.

<< Tacete! >> esordì il Padre degli Dei, facendo così calare il tempio in un silenzio tombale.

<< Avrete già capito perché siete qui... >> cominciò, notando nello sguardo di tutti i presenti un velo di paura mista a rassegnazione.

Nel tempio non volava più neanche una mosca e Zeus scese dal suo trono per dirigersi al centro della sala.

La tensione si tagliava col coltello, i visi spenti delle divinità presenti non sembravano scalfire minimamente la fermezza del Padre degli Dei: niente gli avrebbe impedito di salvare sua figlia.

<< Tifone ha bisogno di tutti voi per sconfiggere i Cavalieri e vi assicuro che ci riuscirà... >>

Fu così che Zeus fece cadere al suolo uno scrigno tanto piccolo da stare nel palmo di una mano; la superficie era apparentemente in legno ma sopra vi era incisa una sorta di galassia sui toni dell'azzurro che cominciò a brillare. “Forza...” si disse Zeus, ma qualcosa non gli permetteva di aprirsi. Il cosmo delle divinità stava già venendo assorbito, allora perché non andava?

Il Padre degli Dei, spazientito, diede una rapida occhiata alle divinità presenti: dieci.

Davanti a lui vi erano solo dieci divinità.

Gli ci volle un attimo per capire. << Dov'è? >> urlò, facendo tacere il brusio che si era andato a creare. Gli sguardi dei presenti si posarono sul Dio furibondo. << Dov'è Aprhodite? >> ripeté, con un tono di voce ancora più saldo.

Nessuno sapeva spiegarsi cosa stesse accadendo: la dea della bellezza era misteriosamente scomparsa e nemmeno suo figlio, Eros, era in grado di percepirne il cosmo.

<< M-mio signore... >> balbettò un'ancella. << Io credo di sapere cosa sia accaduto alla venerabile Aprhodite... >>

<< E allora parla, donna... Non farmi attendere oltre: la mia pazienza è agli sgoccioli! >>

La ninfa deglutì a fatica vedendo l'espressione combattuta sul voto del Dio: avrebbe potuto giurare che se non avesse dato lui le informazioni che si aspettava, nel arco di qualche istante, si sarebbe ritrovata in cenere. << La dea Aprhodite, dopo che i Saints della venerabile Athena hanno oltrepassato il secondo tempio, ha cercato di raggiungere la Terra ed il suo cosmo è svanito! >>

Zeus trasalì sentendo quelle parole. “Si è reincarnata?” pensò, voltandosi verso Era ed Efesto che stavano dietro di lui visibilmente preoccupati. << Voi due... >> disse il Padre degli Dei. << Dirigetevi ad Atene, ho come la strana sensazione che Aprhodite voglia soffiarmi la vittoria da sotto il naso... >>

<< Ma Sommo Zeus >> obbiettò Efesto. << Se sia io che Era andremo tra i mortali, all'appello mancheranno ben cinque divinità... Come farete a risvegliare Tifone? >>

A quella domanda Zeus indietreggiò: la risposta non sarebbe piaciuta al suo interlocutore.

<< Mio caro Efesto, Tifone tornerà comunque a nuova vita: utilizzerò sia il mio cosmo che quello dei Gold Saints rimasti >>

<< E' una follia! >> protestò Era, avvicinatasi al marito che la respinse bruscamente.

<< Non sta a te decidere, donna. >> Il Sommo Zeus, con un gesto della mano, fece comparire i corpi dei sette Cavalieri d'Oro. << Eccoli qui... >> mormorò, soddisfatto.

Mur, Shaka, Dohko, Milo, Shura, Camus e Aprhodite erano distesi, ammassati l'uno sull'altro, davanti a tutte le divinità presenti che li ammiravano divertiti: i più valorosi guerrieri, ridotti a carne da macello... Era davvero l'inizio della fine.

Senza più dire niente Efesto ed Era si smaterializzarono e Zeus diede il via alla rinascita di Tifone.

Nella sala calò di colpo il silenzio e lo scrigno che prima aveva cominciato a brillare, ora scatenava dal suo interno un forte bagliore che avvolse tutti coloro che stavano in quella sala.

Lo sguardo dei presenti era perso nel vuoto, come se tutti sapessero che quella era l'ultima volta che vedevano la luce del sole: nessuna divinità era mai riuscita a vincere contro i valorosi guerrieri della dea Athena, dunque cosa rendeva Zeus così sicuro?

Ma il padre degli dei non era sicuro... Questo Era lo sapeva. Ella era fermamente convinta che colui che regnava sull'Olimpo sapesse per certo che il suo era un suicidio, ma ci andava incontro lo stesso. E per quanto la dea volesse trovare altre mille spiegazioni per quel gesto, l'unica che le veniva in mente era: perché Athena ha il suo cuore. Zeus ha sempre mostrato una predilezione per la dea della Giustizia... Forse perché la sentiva più sua. Ma poco importava; Athena era il suo chiodo fisso ed Era ne era da sempre gelosa. Sapeva sì, che il sentimento nutrito da Zeus nei confronti della figlia non era nient'altro che affetto puro e sincero, ma vederlo immolarsi per lei, la feriva.

Per questo dovette nascondere il viso tra le mani quando sentì il cosmo del suo amato marito spegnersi.

<< Madre... >> Efesto si voltò verso la donna. << V-voi siete sicura che il piano funzionerà? >> le chiese, facendola rinvenire. << Funzionerà... Ho fatto sì che Aprhodite, dopo la sua morte, rinascesse nel corpo di una bambina. Questa nascerà il 19 Novembre e noi dovremmo tenerla d'occhio perché solo dopo aver compiuto undici anni, manifesterà il suo cosmo... Ed allora potremo usarla come arma contro Athena. >> Il dolore, Era, lo dovette mettere da parte: nella sua voce non traspariva alcuna esitazione né alcun ripensamento. Il suo piano era preciso, fin dall'inizio: aveva mosso Zeus come una pedina, per condurlo a perdere ciò che amava di più e ritornare da lei.

<< Ma... Era... >> Gli occhi del dio si erano fatti enormi. << Se la bimba non manifesterà il suo cosmo prima degli undici anni, come faremo a capire chi è? >> Efesto non capiva... Proprio non ci riusciva. Il piano di Era, a detta della stessa, era perfetto; ma più lui ne scopriva i passaggi, più lo trovava assurdo. Possibile che la gelosia verso Athena l'avesse accecata del tutto?

<< Infatti non lo capiremo... O meglio: non ne avremo la conferma fino al suo undicesimo compleanno. >> Era rise, l'espressione interdetta sul viso del figlio le dimostrava ancora una volta quanto la sua stupidità fosse pari alla sua bruttezza. << Potremo riconoscerla, stupido! >> gli disse. << Sappiamo la data di nascita e sappiamo che nascerà qui, al santuario. E per giunta sarà legata ad Athena indissolubilmente... Dunque sarà lei stessa a portarci dalla reincarnazione di Aprhodite! >>

<< Io continuo a non capire... >> sbuffò Efesto. << Cosa vi fa pensare che questo funzionerà? Athena ha sempre vinto contro tutte le divinità e non credo che tu sia esente da questo... >>

<< Vedi, Efesto... Finché Athena continuerà a vivere nel corpo di quella sgualdrina mortale, sarà vulnerabile! E noi è al suo desiderio di essere donna che ci aggrapperemo... >> la dea si zittì per un istante e volse il capo al cielo. << Ricordi l'ancella che ha informato Zeus della dipartita di Aprhodite? >>

Efesto accennò un “sì” col capo.

<< Beh, lei ha omesso che a privare la dea della sua vita sono stata io... E lo ha fatto perché io, tra le mani, ho qualcosa a cui lei tiene molto... Qualcosa che userò contro Athena e che segnerà la sua sconfitta... >>

*******

Crystal era ancora disteso al suolo, osservando il soffitto del tempio: non aveva la forza di rimettersi in piedi e si stava lasciando andare. Si sentiva un fallimento... Un cavaliere indegno. Non era stato in grado di combattere, di proteggere i suoi compagni, e se le tre divinità del sonno non fossero scomparse, a quest'ora, sia lui che Andromeda e Phoenix, sarebbero morti.

Mi dispiace, Athena...” mormorò, stringendo i pugni. “Non ho onorato l'armatura che indosso”

Avrebbe pianto, se solo fosse stato abbastanza forte per farlo senza sentirsi ancora più inutile.

<< Amiiiiciiii >>

<< Crystal, Andromeda >>

Le voci di Pegasus e Sirio, appena giunti all'interno del tempio, lo fecero sobbalzare.

<< S-siamo qui... >> provò ad urlare, ma in contro si vide arrivare Andromeda, senza armatura e ricoperto di ferite.

Crystal non poteva crederci.

<< A-Andromeda... Come fai ad essere in piedi? Io ti ho visto bruciare il tuo cosm... >> Il sorriso del cavaliere lo fece zittire di colpo. << Non ho bruciato il mio cosmo... Così come Phoenix non si trovava nella bocca dell'Ade. Erano tutte illusioni causate dal colpo di Morfeo... Nulla di più >>

<< Già... Illusioni >> fece da eco il Cigno.

Lo aveva capito subito dopo che le tre divinità scomparvero, tutto intorno a lui era tornato normale ma la rabbia era rimasta. Lui conosceva quell'attacco, ne era già stato vittima, dunque avrebbe dovuto combattere meglio. “Lo stesso colpo non funziona due volte su un Cavaliere” … Ma su di lui aveva funzionato.

<< Era tutto così dannatamente reale... >> disse, cercando di rimettersi in piedi. << I-io ti avevo visto cadere al suolo... E... E... >>

<< Crystal, basta! >> lo zittì Andromeda. << Erano solo illusioni, stiamo tutti bene... Non devi sentirti in colpa! >>

<< Ragazzi... Finalmente >> La voce di Pegasus fece voltare entrambi.

Il Cavallo Alato e il Dragone erano ormai a pochi metri da loro, avvolti nelle loro armature, tutti e due un po' ammaccati – segno che la battaglia con Artemide non era stata facile, pensava Andromeda – ma ormai si erano riuniti e la luce negli occhi di Pegasus fece tirare un sospiro di sollievo a tutti e quattro. << E' bello vedere che state bene... >> disse Sirio, tendendo una mano verso Crystal che, sorridendo e afferrandola, non esitò a controbattere << Bene è un parolone, mio caro... >>

<< Anche se... >> aggiunse Andromeda, voltandosi verso il fratello esanime, disteso vicino al trono di Morfeo. << C'è chi sta peggio... Phoenix ha fatto i conti con la sua paura più grande e la colpa è mia! >> si ammonì, lasciando perplessi i compagni. << Cosa intendi, Andromeda? >> domandò Sirio, seguito da Pegasus << Già, perché dici che è colpa tua? >>

Il Cavaliere di Andromeda chinò il capo e le lacrime cominciarono a solcargli il viso.

Era colpa sua... O almeno era quello che credeva.

Phoenix era in quelle condizioni perché lui non era in grado di combattere – o meglio: lo era, ma non voleva farlo. Gli dava fastidio, tremendamente fastidio, quando era il suo amato fratello a dover pagare il prezzo di quella che definiva il suo limite. Per questo il Saint non rispose alle domande degli amici, si limitò semplicemente a superarli per dirigersi verso il corpo della Fenice e caricarselo in spalla.

<< E' ora di andare... Il prossimo tempio ci attende... >>

Nessuno replicò, lo sguardo di Andromeda sembrava essersi fuso con quello di Hades, nei suoi occhi non vi era più alcun tratto di pietà... Si era perso. Questo lo avevano notato tutti. Pegasus soprattutto. Così fu Crystal l'unico a muoversi, prese il braccio di Phoenix e se lo mise attorno al collo, aiutando il compagno a trasportarlo. << Non è colpa tua... >> gli sussurrò, ma Andromeda non parve sentirlo.

*******

<< Tisifone, quello è... >> 

Castalia sentì il cuore balzarle fuori dal petto quando i suoi occhi incrociarono quelli di Ioria, in piedi vicino ad Aldebaran. 

<< Credo proprio di sì... >> confermò la sacerdotessa dell'Ofiuco ma in vano: la sua compagnia aveva già cominciato a correre verso l'amato che l'accolse a braccia aperte. 

"Ah, l'amore" si disse Tisifone, ridacchiando mentre i due, stretti l'uno a

l'altra, si guardavano in silenzio con i visi rigati dalle lacrime... Lacrime di gioia che avevano preso il posto di quelle amare della paura. Castalia non avrebbe mai pensato che Ioria potesse far ritorno dal monte Olimpo; era sì, uno dei Gold Saints più forti, ma era anche vero che ad ostacolare il suo ritorno da lei, vi erano gli dei. 

Sorrise l'Aquila, sentendo una fitta alla pancia: il piccolo stava scalciando. E i suoi occhi riacquistarono subito quella luce che solo un bimbo sapeva donare.

<< D-devo dirti una cosa... >> sussurrò, la voce tremante e le mani avvolte attorno a quelle di Ioria che annuì, allontanandosi con lei. 

Tisifone e gli altri osservarono la scena da lontano, felici per quell'attimo di gioia che aveva visto come sfondo il santuario; in quei giorni era stato versato (ingiustamente) tanto di quel sangue che vedere Ioria, in lacrime, chinato sul pancione appena percettibile - nonostante fosse solo al terzo mese - di Castalia, fece scivolare una lacrima dalle ciglia della Sacerdotessa dell'Ofiuco. 

Era vero quello che, tempo addietro, le aveva detto Athena: "l'amore, Tisifone, vince anche contro la peggiore delle disgrazie..."

*******

I Bronze erano finalmente giunti all'ultimo tempio: nei dieci precedenti a quello non avevano trovato nessuno: né divinità né protettori delle stesse.
<< Avanti... >> incitò Pegasus, arrivato per primo all'ingresso.
I tre Cavalieri dietro di lui si scambiarono un cenno d'intesa, Sirio si avvicinò al Cavallo Alato e Andromeda, insieme all'aiuto di Crystal, adagiava meglio che poteva il fratello sulla sua spalla.
<< Si riprenderà? >> chiese con un filo di voce.

Il Cigno sorrise rivedendo quel velo di preoccupazione negli occhi dell'amico: il terrore che, nei momenti di sconforto, il lato oscuro del cavaliere potesse prendere il sopravvento su di lui, aveva sempre terrorizzato i compagni; quindi per Crystal, rivedere Andromeda semplicemente se stesso, era un sollievo. << Certo che si riprenderà... >> rispose. << Lui è la Fenice e rinasce sempre dalle sue ceneri. Non ci sbarazzeremo di lui così facilmente, lo sai, vero? >>

Andromeda sorrise << Certo che lo so... E' lui che mi ha insegnato a non mollare >>

<< Ed infatti non lo devi fare... Non ora. >> il viso del Cigno si fece terribilmente serio. << Lo hai sentito? >> domandò, voltandosi verso il compagno. << Di chi è questo cosmo? >> rispose lui, sgranando a sua volta gli occhi.

Quello che si percepiva, era qualcosa di davvero macabro, un cosmo che racchiudeva in sé il male... I Bronze lo avevano sentito fin dentro le vene e rabbrividirono.

<< Questo è... >> sussurrò Pegasus, indietreggiando.

<< Questo è Tifone... >> confermò il Dragone e negli occhi del Cavallo Alato si accese qualcosa.

Oltre quelle mura, vi era la sua Isabel... Aveva fatto tutta quella strada solo per lei, per salvarla, non avrebbe di certo permesso a uno dei tanti giocattoli divini di impedirgli di riportarla a casa.

<< Andromeda, Crystal... Aspettate che Phoenix si riprenda e poi raggiungeteci dentro. >> E senza aspettare risposta, Pegasus si fiondò all'interno del tempio, dove ad accoglierlo c'era un guerriero che era tre volte la sua altezza, fasciato da un'armatura verdognola con cento serpenti posizionati sulle spalle e un elmo che copriva la testa d'asino.

Pegasus avrebbe potuto giurare di non aver mai visto nulla di così ripugnante come l'avversario che gli si ergeva davanti.

<< E dunque saresti tu il tanto temuto guerriero per la cui sconfitta lo stesso Zeus ha dato la vita? >> La voce dell'uomo/mostro – il Saint non sapeva come definirlo – risuonò talmente forte da far tremare la terra sotto i loro piedi.

<< Ebbene sì! >> confermò il Cavallo Alato. << La mia fama mi precede... >>

Il ghigno comparso sul viso del Cavaliere indispettì il titano. Nessun uomo aveva il diritto di rivolgersi a lui – l'essere più potente di tutto l'universo – in quel modo... E Pegasus si sarebbe pentito di averlo sfidato.

Tifone, nonostante fosse molto più grosso del suo avversario, riusciva a muoversi con estrema velocità e agilità, tanto da afferrarlo senza che questi riuscisse a fuggire.

<< Ed ora, moscerino, cominciano le danze >> sghignazzò, stringendo più forte il corpo di Pegasus che era sparito, coperto dalle mani del titano.

Il Cavallo Alato cercava di divincolarsi, si sentiva come un uccellino in gabbia e alla mente riaffiorò il ricordo del suo addestramento in Grecia, quando a soffocarlo vi erano le mani di Cassios. Erano passati anni e l'avversario era diverso, più forte, ma l'andazzo era lo stesso: doveva ritrovare il lui la forza di reagire!! Pegasus strinse i denti: muoversi in quella stretta gli faceva sentire le ossa sbriciolarsi; ma più guardava oltre il trono di Zeus, più vedeva un motivo per reagire.

La sua amata giaceva distesa su una lastra di marmo, inerme e indifesa. Il Saint non sapeva cosa le avesse fatto il Padre degli Dei, e il solo pensiero gli faceva venire la pelle d'oca; aveva giurato a se stesso che l'avrebbe difesa da tutto e tutti, ma più il tempo passava, più si rendeva conto di non star mantenendo fede alla promessa.

<< Avanti Pegasus l'invincibile... Combatti! >> sbuffò Tifone, scaraventando il cavallo alato contro una parete del tempio. << Voglio vederti lottare... >> rise.

Pegasus era scivolato a terra, disteso sulle macerie del muro andato in frantumi, mentre la sua testa aveva iniziato a vagare tra i ricordi; doveva trovare un appiglio, un qualcosa che lo aiutasse ad uscire da quella situazione: l'armatura che indossava gli impediva di utilizzare il suo cosmo e nel corpo a corpo non aveva alcuna possibilità di vincere. Era con le spalle al muro... Ed anche se fosse riuscito a bruciare il suo cosmo, avrebbe dovuto aspettare che al suo fianco vi fossero gli altri cavalieri per portare in salvo Athena... E avendo Phoenix in quelle condizioni, non poteva certo chiedere ad Andromeda di abbandonare suo fratello.

<< In piedi, Cavaliere! >> lo incitò Tifone, avvicinandosi a lui. << O sei già stanco? >>

<< Ti piacerebbe... >> mormorò Pegasus, rialzandosi. << Non mi sconfiggerai così facilmente, Tifone... >>

Il titano scoppiò a ridere, quel cavaliere era davvero cocciuto, si disse. Preferiva morire piuttosto che arrendersi.

<< Lo hai voluto tu! >> sbraitò, prima di lanciarsi contro Pegasus che, inerme, fece a malapena in tempo a vederlo. << DARK MIST >>

Pegasus si sentì pervadere da tante piccole schegge che gli punzecchiavano il corpo. Il Cavaliere non aveva mai provato un dolore così atroce ed era sicuro che mai

prima d'ora avesse trovato un nemico così potente.

<< Fa male, Cavaliere? >> domandò Tifone con un leggero accento sarcastico che irritò profondamente il Saint. << Che dici? >> continuò. << Non sento niente... Forse ci sono andato troppo leggero con te, eh? >> Il titano sollevò il Cavallo Alato come se fosse una bambolina e cominciò a colpirlo ripetutamente in testa; ma Pegasus non non pareva sentire i colpi che gli venivano inflitti, anzi, non pareva sentir più nulla. Stava ancora combattendo con l'attacco subito poco prima che, lentamente, gli stava portando via la vista, mente Tifone lo lasciò ricadere al suolo per poterlo schiacciare col peso della sua gamba. << Non fai più lo sbruffone, eh, Cavaliere? Dov'è il grande guerriero che tutti temono? >>

Già... Dov'era quel guerriero? Si chiese Pegasus. Possibile che non fosse in grado di reagire?

I Cavalieri dello Zodiaco ottengono i loro poteri soprannaturali grazie all'esplosione che avviene dentro di loro, racchiusa in un piccolo spazio. E' grazie a quell'immensa forza che loro possono tutto! Lascia che la stessa esplosione avvenga dentro di te, lascia che la forza delle stelle ti renda invincibile” … Le parole di Castalia gli risuonarono forti nella testa.

<< Invincibile >> fece da eco il Cavaliere.

Non doveva arrendersi, si disse. Era un Saint di Athena, un guerriero votato alla Giustizia, ma ancor prima, era un uomo che non voleva – e non doveva – arrendersi.

A fatica il Cavallo Alato si rimise in piedi, schivando l'ennesimo colpo del titano.

<< E' ora di cominciare a giocare! >> sogghignò il Saint, preparandosi all'attacco.

<< Fatti avanti, Pegasus... >> lo incoraggio Tifone, pronto a contrattaccare.

Si erano entrambi scagliati l'uno contro l'altro ma una catena bloccò il titano. << Che diamine... >> sbraitò, riatterrando al suolo.

<< E' giunta la tua ora, bestione! >> esordì Andromeda, seguito da Sirio, Crystal e Phoenix (che sembrava essersi ripreso).

<< Amiiiciii >> Pegasus, col naso all'insù, sorrise ampiamente alla vista dei suoi compagni giunti in suo soccorso.

<< Siete davvero sicuri di aver già vinto, Cavalieri? Siete riusciti a fermare un attacco, non a sconfiggermi! >> fece notare Tifone, afferrando la catena avvolta al suo braccio per tirare a sé Andromeda che finì contro una colonna, sotto le urla dei compagni.

<< Maledetto! >> ringhiò Phoenix, scagliandosi contro il nemico. << ALI DELLA FENICE >>

<< Pft. >> Tifone alzò una mano e colpì il Saint alla schiena, facendolo così precipitare violentemente al suolo.

Inutili furono anche gli attacchi di Sirio e Crystal, ai quali era spettata la stessa sorte dei compagni.

<< Allora Cavaliere-che-tutto-può, cosa credi di fare ora che i tuoi amici sono K.O? >> Le parole di Tifone furono uno schiaffo morale per Pegasus che, osservando i corpi dei compagni, fece tesoro di quanto dettogli da Eros.

E' la tua battaglia, Pegasus: non esitare a combatterla. Se davvero ami la donna per la quale rischi la vita, allora saprai cosa fare... Saprai quali sacrifici compiere!”.

Il Cavallo Alato deglutì a fatica.

Certo che amava la donna per la quale combatteva... E per lei avrebbe fatto di tutto: anche dar via la propria vita, se questo serviva a salvare la sua.

Fu pensando a quell'ultima frase che il Cavaliere strinse i pungi. << E' giunta l'ora che tu sparisca, Tifone! >> Intorno a Pegasus un aura bianca comparve, avvolgendolo interamente. << BRUCIA MIO COSMO, AI LIMITI ESTREMI >> Una lacrima cadde dal suo occhio destro. “Ti ho salvata, Isabel... Ce l'ho fatta anche stavolta” … << FULMINE DI PEGASUS >>

Una forte luce biancastra invase la stanza mentre ottantotto colpi al secondo colpirono il titano che cadde a terra sotto forma di statua, la stessa nella quale era stato imprigionato per secoli.

<< Maledettooo... >> riuscì a sussurrare, prima che quel pezzo di marmo andasse in frantumi.

Nel tempio era calato il silenzio: Pegasus giaceva al suolo privo di vita e il resto dei cavalieri si stava rimettendo in piedi mentre, tra i frammenti di Tifone, si facevano strada i passi di lady Isabel che, grazie alla dipartita del titano, aveva potuto risvegliarsi per correre dal suo amato che stava poco lontano da lei.

<< Ce l'hai fatta anche stavolta... >> gli sussurro, facendo sfiorare le loro fronti. << Mi hai salvata... Hai salvato tutti >>

Faceva male.

Ogni volta faceva sempre più male.

Sapere che la persona alla quale teneva di più si trovava in quelle condizioni per causa sua, la feriva profondamente.

<< Non deve finire così, Pegasus... Io non lo permetterò. Nessuna divinità ti porterà via da me... >>

Le lacrime cominciarono a scendere velocemente ed a rigarle il viso che da esso, scorrevano fino a quello del suo amato.

Lady Isabel continuava ad accarezzare i capelli di Pegasus ed a osservare il suo corpo, finalmente libero da quella maledetta armatura.

Avrebbe trovato un modo per salvarlo, giurò a se stessa. E nel frattempo Sirio e gli altri – anch'essi in pessime condizioni – si avvicinarono a lei.

<< M-Milady... >> provò a sussurrare Sirio. << Pegasus è... >>

<< No! >> ribatté lei, osservando con rabbia il Dragone. << Non dovete nemmeno pensarlo... Pegasus si riprenderà come sempre e tornerà da noi! >> … “da me”.

I quattro cavalieri non osarono più proferir parola: comprendevano bene che a parlare non era la loro dea, ma semplicemente una donna ferita che non voleva credere alla morte del proprio amore. Così Sirio e Phoenix raccolsero Pegasus dalle braccia di lady Isabel e Andromeda si avvicinò a lei con il sorriso più rassicurante che aveva. << Andrà tutto bene... >> le disse e lei annuì, rimettendosi in piedi ed impugnando lo scettro di Nike, fatto comparire nella sua mano destra.

<< E' ora di fare ritorno a casa, miei cavalieri... Quella che si è consumata in queste ore è stata la peggior guerra che ci siamo trovati a dover combattere; avete dimostrato, come sempre, di essere forti e fedeli alla Giustizia che anche stavolta a trionfato... >> la donna si zittì per un istante, spostando i suoi occhi sulla figura del corpo di Pegasus sorretto dai suoi compagni. << Anche se... A caro prezzo! >>

Tutti i cavalieri chinarono il capo, mentre dallo scettro della dea Athena una calda luce iniziò a fuoriuscire. Era piacevole essere avvolti da un cosmo così puro, tutte le ferite smisero di bruciare e il peso delle morti sparì dai cuori dei guerrieri per qualche istante... Giusto il tempo di far ritorno alla Tredicesima Casa, nella quale avrebbero trovato tutti conforto.

 


NOTE DELL'AUTRICE:

Vi giuro che non credevo di farcela: dopo due mesi, finire questo capitolo mi sembrava un lavoro impossibile
(soprattutto visto che quel beota di mio padre era riuscito a cancellarmi l'intero capitolo)...
Ma alla fine eccolo qui.

Fiiiiiiinaaaaaaalmente (e lo dico a gran voce) arriva l'epilogo della terza parte e possiamo concentrarci sugli ultimi capitoli e sull'ultima Guerra Sacra che, ad essere sinceri, non era in programma...
E la nostra amata So_Shiryu ne sa qualcosa, visto che è per colpa sua se il piccolo figlioletto di Aiolia e Marin è ancora vivo (anche se non nato LoL).

Intanto, cercherò di aggiornare regolarmente (ogni lunedì... Vediamo se ci riesco) e di smettere di pubblicare capitoli ogni due mesi xD.
Ed infine, facciaaaamo i complimenti alla mia adorata Shadowfax per il suo trenta all'esame :3
la SeiyaforSaori te la sei proprio meritata...
Anche se mi distruggi a Quiz Duello, Sigh.

A lunedì prossimo :3


 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Ciò che lei vuole di più ***


Capitolo XV

Ciò che lei vuole di più

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#1. Note dell'autrice:

Difficile da credere, ma Sonia ha aggiornato...
Suonate campane, suonate a festa.
Scherzi a parte, oggi le noticine sono a inizio capitolo perché devo chiarire alcune cose, onde evitare pomodori in faccia:

  1. certi nomi e determinati avvenimenti sono omessi per esigenza;
    2) Usare la terza persona per descrivere le “visioni” di Seiya sarebbe stato oltreché inutile, anche controproducente... E a me piace semplificarmi la vita... Eehe;
    3) Abbiate pietà del ritardo, so che avevo detto che non ci avrei più messo due mesi, ma tra scuola (ammmore <3) e scaramucce varie da risolvere, non mi ci sono potuta concentrare con la costanza che, questo capitolo, meritava.

    Non me ne vogliate, so di essere una brutta persona e me ne vergogno
    Ci risentiamo a fine capitolo per i pomod... Em... Salutini finali.


     

     

Intorno a me è tutto buio, il dolore inizia a scomparire e una luce calda mi attira a sé facendomi precipitare nel vuoto. I sensi mi abbandonano: le voci, gli odori e le luci spariscono lasciando spazio al nulla. Sento la voce di Isabel in lontananza, è triste, piange e chiama il mio nome... Non riesco a capire cosa stia succedendo e alla fine mi abbandono alle tenebre. 

[...]

<< Dove sono? >> mi domando ad alta voce. 

Sono sdraiato sull'erba di un prato, il sole è alto e l'aria è fresca: c'è un venticello leggero e gli uccellini cinguettano accompagnati dal rumore dell'acqua di un ruscello poco lontano da dove mi trovo io. Questo bosco sembra un paradiso ma qualcosa mi dice che non lo è. 

Mi alzo piano, con molta fatica, do una rapida occhiata in giro per capire dove mi trovo ma è tutto inutile, non ho idea di dove io possa essere. Questo luogo assomiglia vagamente al bosco di Villa Thule ma nulla di più. Sono un po' scosso, l'ultima cosa che ricordo è Tifone, Isabel poco dietro di lui, un colpo, un dolore atroce e poi più nulla. 

"Cosa mi è successo? cosa ci faccio qui e come ho fatto ad arrivarci?" 

Quante domande a cui rispondere, la mia testa sta per esplodere. I miei pensieri però si spostano subito verso Isabel: lei dov'è? come sta? non riesco a non pensarla, è più forte di me. 

"Pegasus... Pegasus, svegliati" 

Chi mi chiama? Di chi è questa voce? 

Di colpo tutto ritorna buio. Troppo buio. 
Non riesco a capire dove sono né con chi sono. 
C'è pace qui, silenzio e quiete. È come se il peso della battaglia non potesse raggiungermi.
Dove sono? 
Sto vagando nel vuoto, in silenzio, ma perché questo non mi spaventa? 
Avanzo verso una flebile luce in lontananza ma non riesco a vedere al suo interno. 
Sento solo la sua voce che mi chiama a sé, come se mi conoscesse. 
"Su, Pegasus, sbrigati... Vieni da me!" 

"Chi sei?" le domando, senza ottenere risposta. 

Continua a chiamarmi, ma non si fa vedere.
Mi avvicino e fugge. 
Perché sento in lei un cosmo conosciuto? 
"Chi sei?" ripeto. La luce che emana mi impedisce di vederla in viso. 
"Lei è in pericolo, Pegasus. Tu ti devi svegliare" 
"Lei chi?  Chi è in pericolo?" 

E in un lampo tutto mi torna alla mente. 
Hermes, il monte Olimpo, la battaglia contro Artemide e quella contro Tifone. 
Tutto è nitido nella mia mente, ogni immagine e ogni ferita. Tutto ritorna come una lama incandescente.

Lei. 
È tornata anche lei. 
Isabel. 

L'unica cosa che ricordo è la sua figura dietro Tifone. 
Perché è in pericolo? 
Io... Io, forse, non sono riuscito a salvarla? 

"Cosa le è successo?" La luce davanti a me ora si ferma. 
"Un'ombra grava su di lei, Pegasus. Un'ombra oscura... E porterà il tuo marchio!" 
"Il mio marchio? Cosa significa?" 
"Torna da lei, Pegasus!"  

[...]

Erano passati tre mesi dalla battaglia contro Zeus e le condizioni di Pegasus erano critiche: i medici parlavano di un coma, ma tutti sapevano bene che il Cavallo Alato era sospeso per volere divino tra la vita e la morte , così come già lo era stato ai tempi di Hades. Quel sonno profondo nel quale il giovane era caduto, non era un semplice coma, ma bensì, un limbo parallelo nel quale l'anima del Saint era andata a riposare in assenza dei cinque sensi del suo corpo umano.

Lady Isabel anche quel giorno era lì, vicino a quel letto dove il suo amato giaceva in fin di vita . Lo guardava e l'unica cosa che traspariva dal suo sguardo era la tristezza, mista all'amarezza dell'essere responsabile; più tempo passava vicino a quel capezzale, più si sentiva colpevole di aver spinto lei, Pegasus, verso morte certa. Aveva perso il conto dei giorni trascorsi in quella stanza dell'infermeria della Grande Fondazione. Ormai i medici dicevano che era solo questione di tempo prima che la vita lasciasse il corpo del ragazzo e lei questo non poteva sopportarlo; le aveva provate tutte: aveva fatto venire i migliori medici da tutta la Grecia e l'ultimo gesto disperato fu ricorrere alla sua metà divina, ma anche quella fallì.

Io ci ho provato, te lo giuro... ci ho provato con tutte le mie forze ma tu sei così cocciuto che hai preferito ridurti in fin di vita piuttosto che abbandonare il campo di battaglia... piuttosto che abbandonare me.” Gli occhi le si riempirono di lacrime, calde e amare, che veloci solcavano il suo viso, mentre stringeva forte la mano di Pegasus... Era come se, anche in quelle condizioni, potesse aiutarla a non crollare. “ Sei troppo testardo per piegarti alla volontà divina” lady Isabel non si arrendeva, conosceva il suo cavaliere meglio di chiunque altro e sapeva che sarebbe tornato da lei, come faceva sempre... come le aveva promesso. “Tornerò, tonerò sempre da te... tu fidati di me e cercami dove sarai sempre certa di trovarmi. Isabel, la mia vita appartiene a te, a te soltanto... nessuno ci separerà.” glielo aveva promesso tante volte. Ogni volta che lei aveva paura, lui l'abbracciava forte, senza preoccuparsi del fatto che avrebbe potuto farle male; l'avvicinava piano a sé, con quel suo solito sorriso beffardo, e le dava sicurezza. Più di quanto potesse immaginare.

Un rumore fece sobbalzare la fanciulla: qualcuno stava bussando alla porta. Per un attimo, ella, pensò di non aprire, ma alla fine la porta si aprì lo stesso lasciando intravedere un Phoenix assonnato (molto probabilmente era rimasto lì tutta la notte) che, col suo fare spavaldo, si appoggiò con la schiena e una gamba allo stipite della porta rivolgendo alla fanciulla il suo sorriso migliore. Al cavaliere non sfuggì l'espressione sconvolta della sua dea; se non fosse stato certo che fosse lei, non l'avrebbe riconosciuta. Era davvero distrutta, gli occhi gonfi e leggermente arrossati, messi in evidenza dalle occhiaie.
Phoenix tirò un sospiro, richiudendo la porta alle sue spalle.

<< Milady... >> mormorò, accennando un saluto.

Era davvero straziante vederla così, al di là del fatto che la Fenice, al suo lato umano, aveva sempre preferito quello divino, non riusciva proprio a vederla in quelle condizioni.

<< Phoenix >> rispose lei, sollevando lievemente il capo dal capezzale del suo amato. << Dovresti andare a casa a riposare... Non ti fa bene stare qui tutto il giorno! >> Lady Isabel sospirò, rimettendosi in piedi per sistemare il cuscino a Pegasus che pareva dormire un sonno talmente profondo da stampargli sul volto quell'espressione da bambino che tanto amava.

<< Non credo che lei sia nelle condizioni migliori per dare questo consiglio... >> osservò Phoenix, alludendo alle sue condizioni fisiche. Era quasi scontato risponderle così, e questo il Saint lo lesse nei suoi occhi... Forse anche lei era stanca... Stanca davvero, di tutto.
In un attimo gli apparve davanti il ricordo di Esmeralda – la sua Esmeralda – che lo medicava dopo l'allenamento. Era straziante... Perché quello sguardo lui lo conosceva: lo aveva visto puntato su di lui e lo aveva anche provato, quando la sua amata morì.
Ne avevano versate tante di lacrime, entrambi. E lo avevano fatto in silenzio, per amore dell'altro... E Phoenix, quello stesso dolore, lo aveva rivisto negli occhi spenti della sua dea che, silenziosamente, piangeva (già) rassegnata il suo amato Pegasus.

<< Ce la farà >> affermò, stringendo i pugni. << Come sempre! Pegasus ce la farà e lo sai anche tu >> Era una luce – un lampo – quello che fuoriuscì dagli occhi del giovane per posarsi in quelli di lady Isabel, che a stento riuscì a trattenere i singhiozzi.

<< Non è così semplice stavolta, Phoenix... Pegasus non è semplicemente in coma, ma bloccato in mezzo tra la vita e la morte: il suo cosmo è bruciato del tutto e l'armatura che indossava gli ha portato via i cinque sensi; è come se fosse un corpo vuoto... >>

Phoenix non smetteva di guardarla, era davvero incredibile la complessità di quella ragazza: da donna fredda e spietata era passata a ragazza sensibile e fragile. Il cavaliere scosse leggermente la testa perché ben presto venne riempita da domande fastidiose alle quali non avrebbe mai voluto dar voce.
E se avesse ragione? Se fosse davvero giunta la fine di Pegasus?”... la Fenice non voleva crederci, non poteva crederci. Il suo amico sarebbe tornato, non avrebbe lasciato la sua amata Isabel da sola... quante volte lo aveva visto imprecare, soffrire, combattere per poi gioire ogni volta che quella fanciulla gli si avvicinava? Sì, ne era certo: tonerà anche questa volta e tornerà per lei... come sempre del resto!

<< Isabel... fidati di lui. >> Ed era una flebile preghiera quella... Una speranza alla quale aggrapparsi. Anche se entrambi non riuscivano a crederci come in realtà avrebbero voluto fare.

Era buia quella stanza, troppo buia. E sicuramente non perché il sole non vi battesse... Anzi, l'infermeria che lady Isabel aveva fatto costruire dalla fondazione tempo addietro, risultava davvero luminosa e lo aveva scelto apposta quel luogo: voleva che il sole entrasse in quelle mura che, troppo spesso, erano dimora di pianti silenti e dolori mai pronuncianti. Come se bisognasse tenerli dentro, nascosti, per paura di riviverli. Ma da quando Pegasus si trovava in quella camera, quelle stanze parevano essersi trasformate in una prigione: erano tutti troppo nervosi, tanto da aver provocato numerose liti tra la Fenice e il Cigno che più di una volta avevano dato in escandescenza per motivi fin troppo futili – così come diceva Andromeda.
Avere il proprio compagno in bilico tra la vita e la morte aveva scosso tutti... I sensi di colpa si erano risvegliati non solo nella reincarnazione della dea Athena, ma anche nei suoi protettori; tutti loro credevano di non aver fatto – e di non aver dato – abbastanza. Ma lady Isabel sapeva che ciascuno di loro aveva lottato con tutto se stesso per proteggere la Terra e non poteva rimproverarli in nulla: le erano rimasti fedeli fino all'ultimo. Se c'era un colpevole di ciò che era capitato a Pegasus, questo era solo lei, si ripeteva.
Così, avvolgendo le mani intorno alla ringhiera del letto, cercò di tenere un tono di voce saldo per poter rispondere al suo cavaliere che, in silenzio, la scrutava.

<< Non sai quanto vorrei credere alle tue parole... davvero, non lo puoi immaginare. >>

Ma Phoenix lo immaginava eccome; sapeva bene (benissimo) come si sentiva; cosa, in quel momento, le stava dicendo il cuore. Erano entrambi la causa del proprio male, chi in un modo chi nell'altro. La Fenice aveva perso la Esmeralda per colpa del Cloth che indossava, mentre la fanciulla che aveva davanti stava per perdere colui che amava a causa del suo lato divino. E Phoenix sapeva che quel senso di colpa che ora la teneva imprigionata, non se ne sarebbe più andato. Forse col tempo si sarebbe affievolito, oppure lady Isabel avrebbe imparato a conviverci e a incassare i colpi che questi le infliggeva, ma mai avrebbe potuto pensare che il magone allo stomaco sarebbe passato del tutto. Mai.

Nessuno disse più niente e il rumore della maniglia fece girare di scatto i due che vennero interrotti da Andromeda, anche lui in pessime condizioni.

<< Scusate... >> sussurrò, imbucandosi in uno spazio davvero minuscolo che aveva creato aprendo la porta. << Milady, Saga vorrebbe vederla... >>

Silenziosamente, lady Isabel posò l'ultima volta gli occhi sul corpo di Pegasus, e un po' per fuggire dalla situazione che si stava andando a creare con Phoenix o forse perché spinta dal senso del dovere, la dea, congedandosi, si avviò al di fuori dell'infermeria.

[...]

Ormai da svariati minuti Saga faceva avanti e indietro per tutta la Tredicesima Casa.
La caduta dei Gold Saints aveva davvero scosso tutti, lui in primis.
Kanon lo aveva avvisato, aveva detto lui che qualcosa di brutto era in serbo per il Santuario da parte degli dèi, ma la sua diffidenza lo aveva fatto indietreggiare, pensando che fosse l'ennesimo inganno del fratello.
E ora era pentito. Davvero.
Non aveva più parlato con Kanon da quando era tornato, si erano visti di sfuggita su ordine di lady Isabel, ma poi avevano fatto in modo di evitarsi categoricamente.
Era estenuante, come situazione... Ma Saga non poteva non sentirsi in colpa: aveva sempre etichettato Kanon come un traditore, ed egli aveva fatto lo stesso col Gran Sacerdote.
Se non si erano ancora scannati, era solo merito di Athena, che riusciva a far mantenere loro il controllo. Già... Era così, si disse Saga, rilasciandosi cadere sul trono.

<< Saga... >> La voce di lady Isabel, appena giunta alla Tredicesima, gli fece alzare lo sguardo di quel tanto che bastava per ammirarla: visibilmente stanca e sfatta, ma comunque bellissima.
<< Milady, sa che dovrebbe riposare? >> le fece notare lui, alzandosi dal suo giaciglio, per avvicinarsi a lei. << Non le fa bene stare così... >>
<< Saga, ti prego... >> obbiettò lei, visibilmente scossa. << Mi hai fatto chiamare per farmi la predica da baby-sitter, oppure c'è davvero un'emergenza? >>
Il Gran Pope storse il naso, per quanto tenesse a quella ragazza, a volte sapeva essere snervante col suo tono autoritario: glielo aveva sempre rimproverato!
<< Bene... >> le disse, << vengo subito al dunque. Immagino di non essere il solo in pensiero per il Santuario: siamo privi di protezione; con le Dodici Case scoperte, a chiunque è permesso attraversare questo luogo sacro per giungere fino a qui... >>
<< Lo so >> asserì Athena. << Non ti posso negare, Saga, che anche io sono preoccupata per questa situazione. Credo che sia il momento di procedere con le investiture, così come avevamo deciso... >>
<< Non so... Credo che alcuni dei ragazzi non siano pronti... >> Dopo il ritorno dei Bronze insieme alla dea, quest'ultima e Saga si trovarono davanti alla dura scelta della sostituzione dei Gold caduti in battaglia per mano di Zeus. Non ebbero molta scelta, i Cloth d'Oro venivano assegnati in base al segno d'appartenenza, ma alcuni Saint, secondo il Gran Sacerdote, non erano effettivamente pronti (né abbastanza forti) per poter affrontare un ruolo così delicato.
<< Ne abbiamo già parlato... >> lo interruppe lady Isabel. << Ho fiducia in tutti loro: ce la faranno. E comunque, ora che si prospetta un periodo di pace, credo che sia necessario intensificare gli allenamenti non solo delle nuove reclute, ma anche dei futuri Gold; e voglio che siano i Cavalieri rimasti – dunque: Ioria, Death Mask, Aldebaran e Kanon – a gestirli. >>
<< Un anno di allenamento con i Cavalieri D'Oro e se questi li riterranno all'altezza procederemo con l'investitura. E a quel punto dovremmo preoccuparci delle reclute per i Bronze Cloth >> acconsentì Saga.
Lady Isabel annuì, lasciando cadere lo sguardo sulle sue mani congiunti all'altezza del ventre.
La perdita dei Gold Saint era stata un brutto colpo per lei e ancora non lo aveva metabolizzato del tutto; le commemorazioni erano ormai avvenute da diversi mesi, su sua precisa richiesta al di fuori di ogni Casa venne fatta costruire una statua col rispettivo Gold, così che il rito funebre potesse essere svolto senza il bisogno di un tumulo dove al di sotto non vi era nulla*. Saga, alla decisione di Athena, fu del tutto renitente ma nulla poté far cambiare idea alla dea; nell'antica Grecia si credeva che l'anima di chi non riceveva il rito funebre vagasse senza meta e perseguitasse coloro che non avevano rispettato l'obbligo dei funerali, e per quanto lady Isabel non credesse a quelle dicerie, non avrebbe mai permesso che il rango più alto dei suoi fidati guerrieri non ricevesse le commemorazioni funebri.

<< Ogni cosa a suo tempo, Saga. Ora occupiamoci di restituire la debita protezione al Grande Tempio, poi ci preoccuperemo delle nuove reclute >>
<< Sì, milady... >> annuì il Gran Pope. << Ma vorrei prendere parte anch'io all'addestramento dei nuovi Gold Saint, per visionarli sul campo! >>
<< Ma, Saga... >> obbiettò lady Isabel.
<< Non si deve preoccupare, io e Kanon non siamo dei bambini, sappiamo mettere da parte le nostre divergenze >> la rassicurò Saga, impedendole di andare oltre.
Lady Isabel si fidava ciecamente del suo gran sacerdote ma sapeva bene quanto i sentimenti umani sapessero essere corrosivi nell'animo e non voleva che nessuno dei suoi Cavalieri fosse costretto a portarsi dentro un peso come quello che legava i due gemelli. Così si avvicinò al gran pope, avvolgendogli le mani con le sue. << Io ho fiducia in te, Saga... So che il tuo animo è puro, ormai. Ma il senso di colpa e la vendetta non spariscono dal nostro cuore, dobbiamo essere certi di poterli domare entrambi per poter convivere con chi non ha più la nostra fiducia... >> la Dea si dovette bloccare un attimo, osservando perplessa lo sguardo fugace dell'uomo che aveva davanti, combattuto tra il bene e il male. << So che farai la cosa giusta... >> gli disse e Saga non poté fare a meno di sorridere di rimando.

[…]

L'ho finalmente raggiunta, la sento vicino a me.
Quella luce che prima mi sfuggiva, ora è intrappola.
Voglio delle risposte” le dico, afferrandole un braccio, ma lei non sembra scomporsi. Con la testa girata dall'altra parte, così che io non possa vederla in faccia, ella cerca di divincolarsi dalla mia stretta. “Chi minaccia Isabel?” il tono della mia voce si fa più saldo, rabbia è quella che sento, ma non posso andare oltre alle urla. Faccio pressione affinché si volti verso di me e la luce che l'avvolge comincia ad espandersi, travolgendomi; una ragazza senza volto, questo vedo.
Pegasus... Ciò che vi minaccia equivale a ciò che colei che ami desidera di più... Qualcosa che mi appartiene e che mi è stato portato via a causa vostra!” Sentendo quelle parole, erroneamente lascio andare il suo braccio, indietreggiando più che posso.
Di cosa parla costei? Di quale sporco reato ci accusa?
Tu, Cavaliere, devi tornare da lei, così che io possa fare la mia comparsa a tempo debito...”
Mai!” un solo balzo in aria, il mio cosmo comincia ad ardere. “Ti sconfiggerò qui... FULMIN...”
Placa la tua collere, Pegasus.” Con una sola mano levata al cielo, riesce a paralizzarmi come un uccellino in gabbia. Il cosmo di questa donna è immensamente smisurato, tanto da eguagliare una divinità. “Tu dimenticherai tutto ciò che ti ho appena detto, tornerai dalla tua amata, lascerai che tutto avvenga così come deve... E io avrò la mia vendetta verso tutti voi!”
Mi sento attratto dalla sua forza, mi richiama a sé, finché non sono a pochi centimetri da lei, impotente e immobile, come imprigionato.
Non crucciarti, Cavaliere... La vostra disfatta non sarà dolorosa, quando riavrò ciò che è mio, perirete senza alcun dolore superfluo!” Con un dito si avvicina alla mia fronte, la sua pelle è fredda e liscia, il suo sorriso di sfida tagliente. In pochi istanti mi vedo travolto da centri concentrici dorati, veloci, che mi portano nell'oscurità più totale.
Non sento né vedo niente.
La testa si svuota e il mio corpo comincia a fluttuare, non ricordo più niente.
C'è solo il vuoto qui, fisico e mentale della solitudine.

[…]

<< Efesto! >> la voce di Era tuonò in tutto il tempio, costringendo il dio ad abbandonare la statuetta che, con cura, stava ricavando dal legno del Pinus Cembra. Era difficile procurarsi quel materiale, ritenuto il più pregiato per l'intaglio del legno, tant'è che Efesto era costretto a dover mandare uno dei suoi servitori alla ricerca dell'albero.
<< Efesto! >> Eccola di nuovo, quella voce che tanto odiava. Il dio non sapeva neanche cosa lo spingesse ad aiutare sua madre, la donna che fin dalla sua nascita non aveva fatto altro che disprezzarlo; per quanto gli costasse ammetterlo, quando Era ebbe bisogno del figlio, egli non riuscì a tirarsi indietro perché, in fondo, qualcosa ancora lo legava a lei... Ed Efesto non riusciva a spiegarselo. Così, senza dir nulla, la osservò entrare all'interno della stanza, sul suo viso un sorriso deciso. << Lascia stare quei pezzi di legno e alzati, devo mostrarti una cosa... >> gli disse, continuando a sorridergli compiaciuta. Efesto spostò lo sguardo sulle sue statuette: non c'era niente che amasse più di quei pezzi di legno – così come li aveva definiti Era; grazie ad essi aveva ritrovato la bellezza e aveva imparato a farla sua, riproducendo la perfezione in ogni sua figura. “In questo modo puoi avere la bellezza che ti è stata negata” si ripeteva, continuando a covare in sé odio per quel fato ingiusto che lo aveva costretto ad essere ripudiato dalla sua stessa madre a causa della sua bruttezza.
<< Madre... >> sospirò, portando il suo sguardo sulla dea. << Cosa volete farmi vedere? >>
Eccola di nuovo, la risata folle di Era. Quella che aveva solo quando sapeva di aver già vinto...
<< Porta pazienza e seguimi, Efesto. Dobbiamo andare al Tempio di Mars... >> spiegò la donna, soddisfatta e felice, con un sorriso assai preoccupante, mentre si dirigeva verso l'uscita.
Il Tempio del dio Mars...” si interrogò Efesto. “Cosa mai può esserci al suo interno?”
Il dio aveva notato che da un po' di tempo la madre passava molto tempo nella casa del dio della guerra, sparito anche lui a causa della dipartita di Tifone. Così, spinto dalla curiosità, Efesto seguì Era fino all'Ottavo Tempio... << Fai memoria, mio caro... >> disse la dea. << Tempo fa ti dissi che avevo l'arma per sconfiggere Athena... >>
Efesto annuì.
<< Allora vieni... Sotto la statua di Mars troveremo ciò che stiamo cercando! >> In silenzio, entrambi entrarono all'interno, raggiungendo la struttura che rappresentava il dio. Efesto provò a parlare ma Era lo zittì con un gesto della mano, mentre con l'altra premeva sulla cintura raffigurata nella statua di Mars.
<< Madre, che fate? >> chiese dunque il dio, ancora ignaro delle intenzioni di Era.
<< Dovresti sapere, Efesto, che ogni Tempio ha un sotterraneo e che ogni divinità ha dato a questi una protezione diversa... >>
Un lampo di disprezzo attraversò gli occhi di Efesto, che ora erano posati sulla dea. << Lo saprei, made... Se tu non mi avessi buttato tra gli uomini! >>
Indifferenza.
L'unica cosa che fuoriusciva dallo sguardo della dea.
Era fredda, spietata, all'apparenza del tutto priva di sentimenti... Ma Efesto sapeva che non era così: tutto ciò che stava facendo, Era lo faceva per amore di Zeus e per l'odio verso Athena che ormai l'accecava.
<< Hai già avuto la tua vendetta col trono, ancora non ti basta? >>
Il dio la fulminò con lo sguardo: ribattere sarebbe stato inutile, Era non avrebbe mai compreso il tormento di Efesto e rivangare il passato non avrebbe fatto altro che aggiungere sale a una ferita.

Nel frattempo, la statua di Mars si era spostata di qualche centimetro, lasciando così vedere una lunga scalinata che dava ad un andito sotterraneo.
Era rise esaltata mentre lasciava che il figlio la precedesse.
L'andito era buio ed entrambi fecero fatica a muoversi al suo interno, ma alla fine giunsero alla porta che la moglie di Zues aspettava con ansia di trovare.
<< Lo senti? >> chiese eccitata.
<< Il cosmo di Mars... >> rispose Efesto, disgustato.
Era sorrise. << Non esattamente... >> E dando un colpo alla porta, questa si aprì, lasciando intravvedere una culla dalla quale proveniva il pianto di un bambino.

<< Non dirmi che questo è... >> domandò Efesto, sgranando gli occhi sul fagottino nella culla.
Un bimbo dai capelli color granata, gli occhi nocciola e un pianto assordante...
<< La madre non è Aphrodite >> spiegò Era, prendendo il piccolo in braccio per calmarlo.
<< Ah no? >>
Era rise di nuovo. << Fai mente locale, mio caro... Ti ricordi l'ancella della tua amata che è corsa ai piedi di Zeus pochi mesi fa? >>
Efesto annuì.
<< Beh, diciamo che tra di noi c'era un accordo e che lei non lo ha rispettato. Questo bambino è figlio suo e di Mars, concepito all'insaputa di Aphrodite poco dopo la sua morte. >>
<< Quel bastardo... >> ringhiò Efesto, scaraventando la culla sul pavimento. << Non ho rinunciato a lei perché lui la tradisse! >> Colto dall'ira, il dio continuò a colpire ripetutamente l'oggetto in ferro che finì contro una parete illuminata dal candelabro presente nella stanza, sotto le urla del bambino, stretto al seno di Era. << Vedi di darti una calmata... >> lo ammonì lei. << Tu non hai rinunciato ad Aphrodite. Tu, lei, non l'avresti neanche mai avuta se non fosse stato per il trono nel quale mi hai imprigionata... Non scordartelo >>
Ancor più irritato da quanto ricordatogli dalla madre, Efesto uscì dalla stanza, lasciando che la porta si richiudesse violentemente alle sue spalle.

Come osava Era rivolgesi a lui in quel modo, si diceva. Non era più un bambino né era il ricettacolo dei suoi folli piani. Aveva imparato a sue spese quanto l'imperfezione divina costasse sull'Olimpo.
Forse per questo egli, in sposa, volle solo Aphrodite...
La dea della bellezza incarnava ciò a cui lui ambiva... E ciò che non avrebbe mai avuto.

<< Dannazione >> ringhiò, sferrando un pugno alla prima colonna che gli capitò a tiro. << Me la pagherà cara... Molto cara! >> Efesto si voltò indietro ad osservare il tempio; il cielo dell'Olimpo si stava via via oscurando, rendendo quel luogo ancor più cupo di quanto già non fosse.
<< Troverò il modo di vendicarmi... >> continuò il dio. << Sarò io a trionfare... >> Un sorriso comparve sul suo viso e, armatosi del tuo bastone, Efesto riprese a salire le scale fino al Tredicesimo Tempio...
Sapeva già cosa fare.

[…]

L'avevano chiamata di colpo e quasi si sentì morire quando la voce di Andromeda le annunciò il risveglio di Pegasus. Non aveva voluto aspettare oltre, Lady Isabel, nonostante le premure di Saga sul fatto che si sarebbe dovuta riposare.
La reincarnazione di Athena lasciò quasi immediatamente la Tredicesima Casa per raggiungere la struttura ospedaliera situata all'apice del Santuario, seguita dal piccolo Kiki e da Sirio.
Quando i tre arrivarono, due infermiere li trattennero al di fuori, nonostante le pressioni di Lady Isabel.
<< Stanno facendo degli accertamenti, milady >> le avevano detto, e in cuor suo sapeva che non doveva controbattere, ma era più forte di lei. << Voglio entrare per parlare con i medici >> ripeteva, ma alla fine fu lo stesso Sirio a convincerla ad aspettare.
Passò all'incirca un'ora e anche Castalia e Ioria furono informati del risveglio del loro amico e si precipitarono subito nella struttura.
<< Lo avete già visto? >> chiese la sacerdotessa, sedendosi vicino alla sua dea, dalla quale ricevette subito risposta. << No, non ci hanno ancora fatti entrare... Stanno finendo di fargli tutti gli accertamenti! >>
Ioria sospirò. << Io lo sapevo... Ne ero sicuro... >> disse esaltato.
Lady Isabel e Castalia si scambiarono un lieve sorriso, prima che quest'ultima si piegasse leggermente su se stessa a causa di una fitta.
<< Tutto bene? >> chiesero in coro i presenti.
<< Credo che abbia scalciato... >> Castalia sorrise. << E promette bene >>
Dopo quell'ultima affermazione, la sala si riempì delle risate di tutti, mentre dalla stanza di Pegasus usciva la prima infermiera.
<< Allora? >> chiese lady Isabel, avvicinandosi a lei.
La donna deglutì a fatica, non era facile sostenere lo sguardo della giovane ereditiera che quel giorno era più penetrante del solito.
<< Il medico dice che è un miracolo. Fino a pochi giorni fa il ragazzo non rispondeva a nessuno stimolo né verbale né doloroso >>
Lady Isable continuò ad interrogare con lo sguardo la giovane donna dai capelli biondi. << E ora? >> chiese, preoccupata.
L'infermiera sospirò, facendo avvicinare la ragazza alla porta. << Ora è cosciente, ma vogliamo assicurarci che la sua uscita dal coma non gli abbia causato difficoltà motorie o intellettive... >>
<< Capisco >> rispose lady Isabel, continuando ad osservare dal vetrino della porta i medici muoversi per la stanza. << Posso entrare? >> ridomandò, ricevendo in risposta un nuovo “no”.
Chiamata dal medico, l'infermiera si congedò, rientrando all'interno della stanza del paziente, lasciando la reincarnazione di Athena ancor più in pena.

Tutti i presenti continuavano a fare avanti e indietro in quel corridoio mentre aspettavano notizie dai medici.
Erano sì, tutti felici per il risveglio del loro amico, ma erano anche in ansia per paura che tutto potesse finire da un momento all'altro, rivelandosi solo un sogno crudele.
Per smorzare la tensione, Phoenix e Andromeda andarono a far scorta di caffè e dolcetti del distributore per tutti, mentre Ioria vegliava su una Castalia ormai in dormiveglia.
<< Milady, va tutto bene? >> domandò il Gold, osservando la sua dea perdersi tra i suoi pensieri.
Erano davvero già trascorsi tre mesi dalla fine della battaglia contro Zues, tre mesi di agonia, preghiere e speranze. Per una volta, lady Isabel, fu in grado di mettere da parte Athena, di dire “no” al suo ruolo e di mettere i suoi sentimenti al primo posto. Era Pegasus quello in convalescenza su quel letto, era Pegasus che ogni giorno combatteva tra la vita e la morte... E lo faceva a causa sua, perché lei non era stata in grado di sovrastare un suo simile. Non ne era capace. Lei che la guerra la conosceva solo a causa di Athena.
Non era così che si immaginava quando era piccola, non era così che si voleva vedere...
Erano trascorsi tanti, tantissimi anni da quanto non era nient'altro che la nipote di Alman di Thule.
A lady Isabel sembrava un'eternità... Quanto era rimasto di quella bambina capricciosa? Forse niente... O forse più di quanto lei stessa credesse. In fondo, per come la vedeva lei, quelle guerre non erano nient'altro che un capriccio divino, come se per le divinità far uccidere tra loro gli uomini fosse un gioco. E anche Athena ne era responsabile. Lei che il genere umano lo voleva difendere, avrebbe dovuto scendere in battaglia per prima, senza vincolare dei ragazzi al campo di battaglia. Sospirò, lady Isabel, realizzando che, l'egoismo, l'uomo l'aveva appreso dagli dèi... Che non erano poi così perfetti come essi stessi sostenevano.

Quando lady Isabel si accorse degli occhi perplessi di Ioria che la scrutavano attentamente, realizzò che forse si era persa per troppo tempo tra i suoi pensieri mentre, finalmente, dalla stanza del Saint uscì anche l'ultima infermiera per annunciare che poteva entrare.

Finalmente, si disse, varcando la soglia e richiudendo la porta alle sue spalle, non riuscendo neanche a girarsi senza che le lacrime le solcassero il viso.
Le teneva dentro di sé da tre lunghi mesi, lasciando visibile agli altri solo il freddo del suo sguardo.
Era stanca, stanca davvero di doversi tenere sempre tutto dentro quando non c'era Pegasus con lei, si ripeteva che era giunta l'ora di crescere e di imparare a camminare con le proprie gambe ma... Poi lo vide lì a fissarla, quasi divertito per il suo aspetto, ma sereno... Come se non fosse successo nulla, come se non gli fosse capitato tutto quello che, invece, gli è capitato.
Lady Isabel davvero non riusciva a capire dove Pegasus trovasse la forza di reagire ad ogni situazione, non importava quanto questa fosse stata distruttiva, lui ci riusciva sempre.

Ed ora era lì, seduto sul letto e fasciato da capo a piedi, ma col suo solito ed instancabile sorriso.

[…]

<< Che cosa? Castalia è incinta? >> domandò Pegasus, sgranando gli occhi.
Lady Isabel annuì. << Lo ha scoperto poco dopo la nostra partenza per il Monte Olimpo... E dall'ultima visita che ha fatto, i bambini sembrano essere due: un maschietto e una femminuccia. Alexis e Aria. >>
<< Alexis e Aria? >> fece da eco il Saint.
<< Salvezza e Purezza, sono questi i loro significati... Li ha scelti Ioria per ricordare Micene. Una sorta di tributo al Gold Saint del Sagittario... >> Lady Isabel sorrise, incrociando lo sguardo complice di Pegasus; entrambi erano ben consci di quanto fosse complicato per la ragazza parlare della Notte degli Inganni, per la quale ancora faceva fatica a guardare negli occhi Ioria. In fondo, che diritto aveva di farlo? Il Leone aveva perso suo fratello a causa della sua nascita e del ruolo che rivestiva, non averebbe mai potuto chiedergli scusa davvero per ciò che gli aveva fatto. E questo Pegasus glielo aveva sempre letto negli occhi, per questo rispose al suo sorriso, prendendole le mani. << La purezza d'animo di Micene ha permesso più e più volte la salvezza della Terra. Questo Ioria lo sa, lo ha capito col tempo... >> le disse, avvicinandola a sé. << E' un eroe e tutti lo ricordiamo come tale. Salvando te, ha salvato la Terra. Micene era fedele al suo ruolo e lo ha dimostrato fino all'ultimo, non ti devi colpevolizzare di questo! >>
Lady Isabel chinò mestamente il capo: non voleva scaricare su Pegasus il peso del suo tormento, nonostante questi facesse di tutto per aiutarla. La ragazza aveva deciso di sopprimere dentro se stessa quel pesante fardello, aspettando di trovare il coraggio di chiedere scusa. Ma ora non era abbastanza forte.
<< C'è un altra cosa... >> sussurrò, suscitando la curiosità del Cavallo Alato che chiedeva impaziente cosa fosse.
<< Credo che te ne debba parlare Castalia, io ti ho detto già troppo >> rise lady Isabel, alzandosi in piedi e posandogli un amorevole bacio sulla fronte prima di uscire dalla stanza, lasciando spazio a Castalia che entrò sorridendo.
<< Allora... >> disse. << Ti sei svegliato?! >>
Pegasus sogghignò. << Tu che dici? >> Il cavallo alato era davvero contento di rivedere la sua insegnante, negli ultimi tempi non avevano avuto molto tempo per stare insieme e questo dispiacque a entrambi.
Pegasus era molto contento di aver ritrovato la sorella, ma in cuor suo un po' si dispiaceva di non poter più vedere come tale la donna che lo ha cresciuto, istruito e addestrato, insegnandogli tutto ciò che sapeva.
Castalia più volte gli aveva ripetuto che anche se tra loro non vi era un legame di sangue, per lei, lui sarebbe sempre stato quel piccolo tornado che metteva tutto se stesso nei suoi allenamento; sarebbe sempre stato molto più di un semplice allievo, e questo lo sapeva anche lui.

Quando Castalia si sedette nella sedia, Pegasus non poté fare a meno di sorridere, vedendola tenersi il pancione con tanta premura.
<< Allora, come stai? >> gli chiese la donna, avvicinandosi a lui.
<< Come se non avessi dormito per tre lunghi mesi... >>
<< Sei stato un imprudente! >> Il tono di Castalia si fece di colpo più serio. << Non avresti dovuto spingerti così oltre... Hai rischiato grosso! >>
Pegasus prese a fissarla intensamente, sapeva anche lui di esser vivo per miracolo ma non poteva pentirsi del suo gesto; scosse il capo, riacquistando anche lui un tono serio. << Ho fatto quello che era necessario! >> disse, prendendo le mani di Castalia tra le sue. << Non avrei potuto – né voluto – fare altrimenti, Castalia. Se Isabel fosse m... >
<< Lo so, Pegasus! >> lo interruppe lei, vedendolo incupirsi sempre più. << Non sono qui per farti la predica, mi hai solo fatta preoccupare... Parecchio >>
Il Cavallo Alato alzò lo sguardo per osservarla negli occhi, cosa assai difficile visto che da buona sacerdotessa qual era Castalia, non si privava della sua maschera neanche in quei momenti.
Non le importava se Athena aveva abolito quella legge crudele, quella maschera, per le donne, era un simbolo e nessuna di loro voleva rinunciarci; nessuna di loro voleva dimenticare l'enorme sacrificio che avevano dovuto fare per essere ora ciò che erano.
<< Allora... >> sorrise di nuovo Pegasus. << Isabel mi ha parlato di un'altra cosa, oltre ai due piccoli Alexis e Aria... Posso sapere cosa? >>

Castalia sospirò, stringendo più forte le mani del ragazzo.
Aveva pensato molte volte al modo in cui chiedergli quella cosa, ma tutte le volte la paura di non poter più parlargli le chiudeva lo stomaco.
Tornerà” si ripeteva, ma intanto non proseguiva col suo discorso. Più volte anche con Ioria si era trovata a parlare di questo, ma il Gold sapeva che la sua amata avrebbe trovato le parole giuste per chiedere a Pegasus di diventare il padrino dei due bimbi.

Ed ora doveva farcela, perché Pegasus stava bene, si era svegliato e la paura era passata. Poteva chiederglielo a cuor leggero.

<< Avanti Castalia... >> la incitò il Saint. << Così mi fai preoccupare... E' successo qualcosa a Ioria? >>
Pegasus era visibilmente preoccupato, aver perso tre mesi di vita dei suoi amici, ora lo stava sconvolgendo. Non sapeva cosa fosse successo a chi, non riusciva a capire o ricollegare nulla... L'ultima cosa che ricordava era Tifone che andava in pezzi, nulla di più.

E ora Castalia sembrava così tesa, senza dargli alcuna risposta... Pegasus non sapeva più cosa pensare.

<< Stai tranquillo, Pegasus: non è nulla del genere >> lo tranquillizzò la donna. << Io... Devo solo chiederti una cosa che riguarda i bambini... >>

Il Saint tirò un sospiro di sollievo udendo quelle parole e senza pensarci due volte si mise seduto sul letto, avvicinandosi più che poteva a Castalia. << Sono qui... >> le disse. << Dimmi tutto >>
Castalia rise, vedendo la luce negli occhi del ragazzo: era come se tre mesi di coma non lo avessero turbato neanche un po'... Ed era bello vederlo così forte.
<< Io... >> cominciò, venendo però subito interrotta.
<< Prima voglio che tu ti tolga la maschera... >> le disse Pegasus. << So che ci tieni a quel pezzo di ferro ma... Non ci sono Saint di Athena ora, siamo solo noi e se dobbiamo parlare dei miei futuri nipotini, voglio vedere il tuo volto... >>
Un lieve sorriso comparve tra i lineamenti di Castalia, mentre portava entrambe la mani sulla maschera per levarla. << Hai ragione >> disse << ora siamo solo noi... E io devo chiederti una cosa molto importante. Tu sai quanto sia io che Ioria teniamo a te, e sai anche che entrambi riponiamo la massima fiducia nell'uomo che stai diventando. >>

Pegasus sorrise sentendo quelle parole, pur non riuscendo ad abbassare lo sguardo dagli occhi azzurri dell'Aquila. Il cavallo alato aveva immaginato per anni quali potessero essere i lineamenti di quel viso, il colore dei suoi occhi, la forma delle sue labbra, ma nessuna delle sue fantasie poteva eguagliare la delicatezza e la bellezza così pura di quell'espressione commossa.

<< Vedi Pegasus... >> riprese Castalia, ridestandolo dal suo pensare. << Io e Ioria vorremmo che tu e Tisifone faceste da padrini ad Alexis e Aria. >>

Il Cavallo Alato sentì il cuore balzargli fuori dal petto. In quel momento, a caldo, non riuscì a dire niente; abbracciò forte Castalia, lasciando che calde lacrime di commozione solcassero i visi di entrambi.

<< Ne sarei felice >> sussurrò Pegasus, ritornando a guardarla negli occhi.

[…]

Efesto si era procurato metà tronco di una Quercia; erano ormai ore che ci lavora sopra e cosa ne avrebbe ricavato lo sapeva solo lui.

Nella penombra del tempio era calato il silenzio ed Efesto sogghignò sentendo quel cosmo così basso avvicinarsi.

<< Sapevo che avresti accettato... >> disse, abbandonando lo scalpello. << Devo chiederti solo una cosa prima di farti vedere il nostro biglietto per la vittoria: ne sei davvero sicuro, vuoi davvero tradire la tua dea? Sappi che non accetterò ripensamenti... >>
Il cosmo davanti al dio si fece ancora più basso sotto la veste nera che ricopriva la figura corpulenta di un uomo. Questa incrociò le braccia al petto, avvicinandosi a Efesto. << Pegasus pagherà per l'umiliazione che ha recato alla mia persona... Pagherà! >>
Efesto non poté essere più felice di così nell'udire quelle parole: avrebbe usato quello stupido fino a quando la sua vendetta non fosse stata completata. Era non avrebbe vinto su Athena ma la figura umana della dea avrebbe sofferto come non mai. << Bene >> sorrise e con un gesto svelto, estrasse dal tronco lavorato due ciondoli, entrambi col pendente a forma di diamante.
<< Cosa devo fare con questi? >> chiese l'ombra avvicinandosi al dio, assorto nella contemplazione delle sue creazioni. “Vinceremo” si disse tra sé e sé, “avrò la mia vendetta su tutto l'Olimpo”.

E avrebbe vinto, Efesto. Aveva calcolato tutto nei minimi dettagli, non c'era modo di sbagliare, e lui lo sapeva. Sorrise nuovamente pensandoci, scegliere colui che aveva davanti come alleato poteva essere una mossa azzardata, per certi versi rischiosa: era pur sempre un cavaliere di Athena, quello lì, e sì sa che se si nasce rotondi non si può morire quadrati. Ma Efesto aveva calcolato anche quello, non aveva lasciato nulla al caso. Era non doveva sospettare niente e Athena si doveva fidare di quel cavaliere che, comunque, a lei sarebbe stato fedele finché necessario.

<< Non ti preoccupare, >> disse secco << tu dovrai fare poco e niente per avere ciò che vuoi... Il piano è semplice: questi due ciondoli servono a scambiare le identità, tieni a mente che Era vuole puntare a Athena e per fare questo le serve colpire la ragazza che la ospita. E tu sai cosa sta a cuore a quella fanciulla, no? >>
<< Pegasus... >> commentò aspramente il ragazzo, ancora in piedi a braccia incrociate difronte al dio.
<< Esatto... Pegasus, ma noi non possiamo permettere che Era li separi, altrimenti vincerebbe... Ma non possiamo neanche permettere che loro rimangano insieme... >> Una risata isterica seguì questa frase, ma la figura nascosta sotto il mantello non ebbe il coraggio di commentare, cosa che, tutta via, non fu necessaria.

<< Ti spiego, mio caro... Questi ciondoli ti permetteranno di assumere le sembianze di Pegasus mentre questi assumerà le tue. E per far questo, tu devi fare altre tre cose: 1) Devi avvicinarti a Pegasus per metterglielo al collo, ma per fare questo ci serve Era. E qui scatta la seconda cosa che devi fare: 2) Devi avere la fiducia di Era, solo grazie a lei potrai avvicinarti a Pegasus e avere il tempo materiale di scambiarvi; 3) E questa è la migliore, dovrai far sì che, una volta effettuato questo “scambio”, Era prenda con sé Pegasus che avrà le tue sembianze e, beh, diciamo che sarà lui a pagare per il tuo futuro tradimento. >>
<< Tradimento? >> fece da eco l'interpellato.
<< Sì, come credi di sbarazzarti di Pegasus altrimenti? Quando lo cattureremo su volontà di Era, tu diventerai lui e avrai il tempo di dargli il tuo posto tra le catene, così che risulti che il Cavallo alato sia scappato a causa di una tua debolezza. E ancor prima che lui possa riprendere i sensi, Era lo avrà già decapitato! >> Efesto rise nuovamente, stringendo più forte i due ciondoli tra le mani.
<< Cosa fai? >> chiese l'ombra, incuriosita dall'improvvisa serietà dei lineamenti del dio.
<< Shh! >> lo zittì, cominciando ad emanare uno strano bagliore dai palmi delle mani. Quando tutto tornò normale, i due diamanti che fungevano da pendenti erano diventati di un azzurrò brillante, quasi accecante. Ed era così che a Efesto servivano, quei due finti-diamanti dovevano sembrare veri. << Prendi... >> disse Efesto, lanciandoli entrambi nelle mani del ragazzo. << Conto su di te, non osare deludermi >>

[…]

<< DAVVERO? >> Pegasus era in estasi, era quasi balzato giù dal letto per scuotere il dottore che, più sorridente che mai, gli comunicava le sue dimissioni dall'ospedale. << Ormai sei più sano di un pesce, figliolo. E non ti nego che la cosa mi sorprende, sei entrato in questa struttura esanime e ne esci come se non fosse successo nulla, senza nemmeno un nostro intervento... E' sorprendente, te ne rendi conto anche tu, sì? >> Ma Pegasus non lo stava ascoltando, erano passate solo poche ore dal suo risveglio, ma erano già troppe per lui che non intendeva passare neanche un minuto di più a letto. Aveva fatto la guerra a lady Isabel per alzarsi dal letto che, ancora preoccupata per le condizioni del suo amato, gli aveva consigliato – per non dire ordinato – di stare sdraiato fino a che non fosse venuto il medico per confermare che non correva più alcun pericolo. E alla fine, aveva ceduto e deciso di aspettare.

Ma ora era libero... E l'espressione allegra che aveva stampata sul viso non poté che contagiare anche Sirio, accorso all'ospedale non appena informato del risveglio del suo amico.

<< Allora, Pegasus... >> sorrise entrando nella stanza << stai già andando via? >>

Il ragazzo, intento a riporre quelle due/tre cose che aveva con sé nel bagaglio, si arrestò di colpo, voltandosi verso l'amico in piedi sull'uscio della porta.
<< Sirio... >> disse a gran voce, lasciando magliette e maglioncini per andarlo ad abbracciare. << Allora sei tornato? Come sta Fiore di Luna? >>
<< Sono tornato pochi giorni fa, Pegasus... Sarei voluto venite prima, davvero. Ma non me la sentivo di lasciare Fiore di Luna da sola... >> Il viso del Dragone si fece di colpo serio, preoccupando il Cavallo Alato che stacco le mani dalle spalle dell'amico. << Sirio, v-va tutto bene? >> balbettò, osservando gli occhi del Dragone riempirsi di lacrime. << Sirio... >> replicò nuovamente, e finalmente questi fece un sorriso. << Va tutto bene, Pegasus. E' solo che quando sono tornato ai Cinque Picchi, Fiore di Luna mi ha fatto trovare una sorpresa... Tanto bella quanto inaspettata... >> Le lacrime del Dragone ripresero a scorrere copiose sul suo viso. << Durante il periodo che abbiamo passato in Grecia – e subito dopo sull'Olimpo – Fiore di Luna ha scoperto di aspettare un bambino... >>
<< Sirio... Ma è una splendida notizia!! >> Pegasus si era fatto nuovamente allegro, stringendo le mani dell'amico e regalandogli uno dei suoi migliori sorrisi. << E dimmi, quanto manca? Maschio, Femmina? >>
<< Pegasus calmati... >> lo interruppe, ora divertito dal comportamento dell'amico. << Sarà un maschietto e nascerà a Ottobre , il 2 , per l'esattezza. >>
<< E' incredibile... Piano piano ci stiamo riuscendo, a costruire la nostra vita. E dimmi, Fiore di Luna come sta? Avete già deciso un nome? Quando farai ritorno ai Cinque Picchi? >>
<< Una domanda alla volta, Pegasus: non riesco a starti dietro! >> Sirio non poteva che essere felice della sincera gioia che traspariva dagli occhi del compagno, sempre allegri, nonostante quello che aveva passato in quei mesi. << Allora, >> riprese, sedendosi su una poltrona poco lontana dal letto in cui Pegasus si era accomodato << io starò in Grecia ancora per pochi giorni, non più di una settimana: non voglio stare troppo lontano da casa. In più, ho già parlato con Lady Isabel: la Grande Fondazione metterà a disposizione dei jet privati per noi cinque, così che ci sia concesso di spostarci più rapidamente. L'ideale, per me: il mio prossimo ritorno in Grecia sarà con Fiore di Luna. >>
<< VOGLIO VEDERLA COL PANCIONE! >> strillò il Saint alato, << Non mi sembra vero... E' una notizia... Sirio, stai per diventare papà... TE NE RENDI CONTO? >>
Pegasus non riuscì più a trattenere le lacrime, avvicinandosi all'amico per abbracciarlo... << Sono davvero felice per voi... >> mormorò, colpendogli più volte la spalla. << Dovremmo dare la lieta notizia a tutti, non credi? >>
<< Lo faremo, non appena arriverà anche Fiore di Luna >> rispose commosso, Sirio.

[…]

<< E' ora! >> La voce di Era fece aprire la porta che si ergeva dinanzi agli occhi di Efesto e del Cavaliere.
<< Madre, siete sicura? >> chiese nuovamente il dio, interdetto dalla visione del bimbo che dormiva << In fondo, Athena potrebbe percepire il cosmo di Mars in questa creatura e il vostro piano fallirebbe miseramente! >>
La dea parve non sentirlo: le parole di Efesto, per lei, contavano quando quelle di un servo. << Sto dando una possibilità all'umana che ospita Athena... E anche se la dea dovesse essere titubante, il bisogno della donna di avere un bambino prevarrà su tutto! >>
<< E' vile... >> commentò il Cavaliere, marciando poco dietro di Era. << E' una guerra... >> replicò quest'ultima, avvicinandosi alla culla del bambino.
Il piccolo dormiva sereno, ignaro di quanto stava per accadere. Era lo sollevò leggermente dal suo giaciglio e la stanza sotterranea del tempio di riempì di strilli e singhiozzi.
<< Portalo al Santuario! >> ordinò la dea, porgendo il fagotto al Cavaliere. << La tu presenza non darà nell'occhio in quel luogo... E fai in modo che la stessa Athena trovi per prima il bambino! >>

[…]

Santuario, diverse ore dopo.

Pegasus era finalmente uscito dall'ospedale, portandosi dietro uno strano senso di incompletezza che non riusciva a spiegare. In compenso però, adesso era sdraiato al fianco della sua amata e per quanto quella strana sensazione fosse insopportabile, non voleva pensarci. Erano di nuovo sono lui e lei. Dama e Cavaliere. Niente avrebbe dovuto rovinare quelle ore di quiete che si erano concessi lontano da tutto e da tutti.
E adesso, che la notte era inoltrata da diverse ore, Pegasus si era preso qualche minuto per contemplare Isabel in tutta la sua innocua bellezza.
Un'altra guerra era andata, eppure erano ancora lì, insieme... Forse avevano davvero fermato la ruota del destino, che costringeva Athena e Pegaso a esalare l'ultimo sospiro nei campi di battaglia; era forse giunta la fine? Dopo di loro nessun altro?
Qualcosa si mosse nello stomaco del cavaliere, era così... Così strano pensare che si sono susseguite, nei secoli, tante Guerre Sacre, che in ognuna di esse il Cavallo Alato non ce l'aveva fatta... Ma lui sì: Pegasus era ancora al fianco di Athena... Era stato scelto per un destino che nemmeno lui poteva immaginare, da chi però? Chi aveva voluto farlo vincitore?

Il magone allo stomaco di Pegasus si fece più intenso, c'erano tante domande che avrebbe voluto porre a qualcuno in grado di dargli delle risposte... Ma prima che la sua mente potesse tornare ad esplodergli, un rumore proveniente dall'esterno, lo fece balzare a sedere.
Il cavaliere si guardò intorno, cercando di individuare la causa di quelle urla continue, ma non riusciva a capire cosa fosse, così si alzò lentamente, cercando di non svegliare la compagna al suo fianco, e velocemente uscì dalla Tredicesima Casa.
Stavano ormai sorgendo le prime luci dell'alba e l'aria, lì fuori, era pungente, tanto da far rabbrividire il ragazzo, intento a ruotare su se stesso per decidere da che parte andare, guidato dagli strilli che, mano a mano, si facevano più intensi.

<< Che diavolo è? >> si interrogò, cominciando ad avanzare verso l'altura delle stelle. Possibile che si fosse già presentato un nuovo nemico? Così presto? Pegasus doveva vederci chiaro in questa faccenda o sarebbe davvero impazzito quella sera.
Continuò a salire fin quando non sentì una voce chiamarlo da dietro. Il Saint si voltò di scatto, scoprendo così una lady Isabel parecchio assonnata che gli era venuta dietro vedendolo uscire di fretta dal tempio.

<< Che succede? >> gli chiese dolcemente, continuando a salire.
<< Vorrei tanto saperlo anch'io! E in ogni caso non è prudente stare qui... >> le disse, invitandola a rientrare alla Tredicesima, ottenendo però un secco “no” in risposta.
<< Questo sembra tanto il pianto di un bambino... >> osservo la ragazza, arrivando al fianco del cavaliere. << Possibile che vi sia un bambino qui, tra queste mura, a quest'ora della notte? >> domandò quest'ultimo
<< Qui tutto è possibile... >> aggiunse poi, sbuffando e suscitando un lieve sorriso in lady Isabel che aveva ricominciato a salire le scale fino alla fine della rampa.

Ci fu grande, grandissimo stupore quando, giunto anche Pegasus alla fine dei gradini, il pianto cessò e un mucchio di coperte sistemate disordinatamente, mosse dal vento, fecero intravedere il viso arrossato di un bambino di qualche mese...
<< Pegasus... >> La voce di lady Isabel si spezzò ancora prima di uscire dalle sue labbra.
<< Non è possibile... >> finì lui la frase.
 


 

#2.Note dell'autrice:

Odiatemi, odiatemi, odiatemi.
Vi ho raccontato la metà dei fatti, ma l'ho fatto con uno scopo ben preciso...
No, non mi diverto a farvi menare... E solo che... EHEHEHEHE... Non ve lo dico, manca solo l'epilogo prima del sequel, non posso svelarvi i miei assi nella manica.
Quindi ci risentiamo presto, prestissimo (scuola permettendo!) 
Ma soprattutto, prima di salutarci, devo dire pubblicamente una cosina:


In bocca al lupo, NewHope! <3 

Tu sai perché <3

 

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Capitolo 16
*** Epilogo - Un nuovo inizio ***


Epilogo

XVI Capitolo

Un nuovo inizio

 

Atene era pregna di un profumo dolciastro e indigesto, segno che la Primavera era chiaramente alle porte. Il Sole cocente era ormai alto da diverse ore, caratterizzando quella giornata con un'elevata afa.

Tutti erano sopraggiunti alla Tredicesima Casa per assistere all'investitura dei Saints, sistemati uno vicino all'altro su diverse file come nella falange; più vicini ai piedi della statua di Athena vi erano i Gold Saints e futuri tali, mentre alle loro spalle si ergevano, nel seguente ordine, i Silver e Bronze Saints.

La folla rimaneva in silenzio mentre si attendeva l'arrivo della reincarnazione di Athena e del Gran Pope.

Quel giorno avrebbe segnato un nuovo inizio per tutti.

L'attesa stava cominciando a farsi estenuate e lo stesso Pegasus non riuscì più a rimanere immobile in quella muraglia umana che si era formata e fece per spostarsi, tentativo che fu bloccato da Sirio.

<< Cosa stai facendo? >> lo canzonò, senza nemmeno guardarlo << Mantieni l'ordine! >>

<< Avanti Sirio, >> obbiettò il Cavallo Alato scompigliandosi i capelli << sembriamo statue così fermi! >> Lo sguardo impassibile di Sirio fece risistemare Pegasus senza ulteriori polemiche e sotto il chiacchiericcio incessante degli abitanti di Rodorio, ecco che dall'interno della Tredicesima fuoriuscirono sia Lady Isabel che Saga, il quale riportò tutti all'ordine, mentre la Dea si sistemava al suo fianco.

 

<< Cavalieri, Sacerdotesse e cittadini, siamo qui riuniti oggi per onorare i compagni caduti nella guerra contro Zeus sull'Olimpo; ahimè, non sono stata in grado di riportare tutti i miei guerrieri nuovamente a casa: tutti loro hanno dato la vita per una causa che ai tempi del mito lo stesso Prometeo portò avanti: la salvaguardia della razza umana. Onorare e ricordare questi valorosi soldati è un desiderio che ci accomuna tutti e la necessità di affidare le loro case e le protezioni che da esse scaturiscono ci porta qui oggi! >> Lady Isabel continuava a guardare tra la folla l'unica persona in grado di darle forza in quel momento, Pegasus. Lo aveva individuato, tra Sirio e Andromeda, distratto e con gli occhi lucidi. La giovane sapeva che il suo amato non aveva seguito una parola di ciò che aveva detto, ma la commozione nello sguardo del ragazzo non lasciava dubbi del suo coinvolgimento emotivo. << Gli stessi Gold Saints caduti hanno espressamente chiesto che i loro successori fossero coloro che oggi siedono ai piedi della mia statua. Quelli che per tanto tempo hanno rivestito i panni di Bronze Saints, dimostrando però sempre più valore di ciò che veniva richiesto dalla loro posizione! >> Saga fece cenno agli interpellati di fare un passo avanti e questi obbedirono.

Tra la folla il silenzio cadde come una forma di rispetto.

Crystal spostò lievemente lo sguardo verso Andromeda che era rimasto immobile, come impietrito.

<< Andromeda! >> lo chiamò a bassa voce, ma questi non diede cenno di risposta. << Andromeda, andiamo... >> Crystal fu costretto ad indietreggiare per aiutare il compagno che osservava un punto fisso nel vuoto. << Sono morti, Crystal! Sono morti davvero... >> il cavaliere prese a farfugliare a bassa voce, mentre tra il pubblico cominciavano a fioccare domande e curiosità.

<< Siamo qui per ricordare questo, Andromeda, non è il momento di avere cedimenti! >> il Cigno fu spietato nell'afferrargli il braccio e trascinarlo avanti con sé. << Ci saremmo dovuti essere noi al loro posto, era nostro compito difendere Athena dalle avversità dell'Olimpo! >> il neo Gold Saint continuava a farneticare frasi scollegate che Crystal fu costretto a far cessare con una stretta ancor più forte attorno al suo braccio. << Difendere Athena è il nostro compito; i Gold si sono sacrificati per continuare a permetterci di fare ciò per cui siamo stati addestrati! Nessuno è morto invano e nessuno ha colpe per le morti dei nostri amici! >> Andromeda sembrò non ascoltare l'amico, ma riuscì comunque a tranquillizzarsi.

Assicuratasi che l'ordine si fosse ristabilito, Athena proseguì con la cerimonia. La dea che in quel momento deteneva il controllo sul corpo non poteva lasciar trasparire alcuna pena per il suo cavaliere, ma la donna che giaceva dormiente da qualche parte piangeva lacrime amare per il suo amico.

Saga offrì il braccio alla giovane per scendere le scale che la separavano dalla folla ed ella ci si accinse. Scesero la breve scalinata insieme come a voler simboleggiare l'importanza che la loro alleanza aveva per il Grande Tempio.

Gli scrigni dei Gold Cloth posti uno di fianco all'altro davanti ai nuovi proprietari riflettevano la luce del Sole di quella giornata, mentre attraevano a sé tutti gli sguardi incuriositi delle reclute.

Athena intanto prese nuovamente la parola, mentre poggiava la sua mano sullo scrigno dello Scorpione e, complice, sorrideva a Marin, il cui viso era nascosto dalla fedele maschera; anche se Lady Isabel era certa che il proprio sorriso fosse ricambiato dall'Aquila.

Questo scrigno attenderà il suo padrone” si disse la ragazza, per poi concentrarsi su coloro che aveva dinanzi a sé.

<< Se Athena vuole cominciare... >> la incitò Saga, facendosi indietro.

Lady Isabel annuì. << Sono passati due anni, due lunghi ed estenuanti anni, durante i quali tutti i Saints hanno seguito duri programmi di allenamento tenuti dai Gold sopravvissuti >> con un gesto lento della mano indicò i tre cavalieri chiamati in causa: Aldebaran, Death e Aiolia. << Grazie a voi, oggi, quelli che un tempo erano ragazzi, ora sono uomini pronti a sostenere il peso che questa carica comporta! >> I tre Gold fecero un cenno con la testa in segno di riverenza.

Pegasus accennò un sorriso: quell'infinito monologo stava diventando estenuante... << Eppure Isabel di solito non è così logorroica >> sussurrò il giovane.

La velocità con cui proseguì l'investitura faceva sorgere il dubbio che la ragazza avesse udito la frase proferita dal Cavallo Alato, ma questi non parve dare importanza alla cosa. […]

Il primo ad avanzare per ricevere la nuova armatura fu Kiki, ormai tredicenne, al quale spettò l'armatura del fratello.

Gli occhi pieni di commozione dell'adolescente suscitarono un breve brivido tra tutti i presenti, come se tra quel luccichio ci fosse lo sguardo di Mur... E forse era così; per Kiki sicuramente lo era.

[…]

Arrivò poi il turno di Kanon per l'armatura di Gemini e qui Athena si fece da parte, lasciando spazio a Saga che con sommo orgoglio porse lo scrigno della propria armatura al fratello: << So che la onorerai... Mi fido di te, ora! >>

<< Stavolta ne sarò degno! >>

I due si strinsero la mano e Kanon indietreggiò.

[...]

Ora l'armatura di Virgo attendeva Shun e Lady Isabel si avvicinò lentamente al giovane. << Non dubitare mai della volontà di Shaka, lui sapeva che tu ne saresti stato degno, e lo so pure io! >> Shun sorrise, ma i suoi occhi erano spenti. << Shaka avrebbe dovuto ricoprire questo ruolo per più tempo. >>

<< Lo so, Shun, lo so! >>

[…]

Si susseguirono in ordine: Shiryu per Libra, Ben per Capricorn, Hyoga per Acquarius e Asterione per Fish.

Il cloth dello Scorpione, invece, giaceva ancora ai piedi della statua e Lady Isabel fece cenno a Marin di avvicinarsi col fagotto che aveva tra le braccia. Ella, a passo lento, raggiunse la sua Dea e le porse tra le mani il corpicino di un bimbo di appena un anno e mezzo che, con entrambe le mani usate a mo' di ciuccio, sorrideva dolcemente alle giovani donne che lo osservavano compiaciute.

Athena lo avvicinò al suo petto, mentre lo mostrava alla folla.

<< Lui, Alexis, il figlio di Aiolia di Leo e Marin dell'Aquila, sarà il futuro Saint dello Scorpione; il suo cloth lo attenderà fino a che il piccolo non sarà pronto. Fino ad allora sarà Tisifone ad occuparsi della sicurezza dell'Ottava Casa. >> La folla parve intenerita dalla dolcezza di quel bimbo che era un perfetto incontro del padre con la madre. Un bambino di inestimabile bellezza, tanto quanto la sorella gemella, Aria, che invece sonnecchiava tra le braccia del papà.

[…]

L'ultimo a ricevere il Gold Cloth fu Pegasus e Lady Isabel non riuscì nemmeno a guardarlo negli occhi mentre gli parlava. Non voleva vederlo lì, pronto a giurarle totale fedeltà... Lei lo voleva lontano da quel luogo, felice, vivendosi la sua vita; ma lui era cocciuto: avevano discusso, litigato, erano arrivati a non parlarsi, ma Pegasus era irremovibile: aveva preso la sua decisione! Non voleva trovarsi altrove, voleva stare lì con lei, al fianco della donna che aveva giurato di amare e proteggere, pronto ad immolarsi per lei senza alcun ripensamento. Inutili erano le obiezioni della giovane dea. << La mia vita appartiene soltanto a te... >> lo aveva ripetuto anche quella volta, il Cavallo Alato. Lo ripeteva in continuazione. E Lady Isabel cosa poteva replicare? Nulla. Alla fine, dunque, aveva vinto lui anche quella volta... Ed ora eccoli lì, lui pronto a ricevere l'armatura del Sagittario, lei pronta a dargliela, col dolore negli occhi.

<< E' una mia scelta... >> sussurrò lui.

<< Spero solo che ne valga la pena... >> replicò lei.

<< Io non ne ho mai dubitato... >> E anche Pegasus indietreggiò.

La cerimonia andò avanti per un'altra ora, tra complimenti, congratulazioni e festeggiamenti vari.

Sembravano così lontani i tempi di guerra, eppure erano a causa di quegli stessi giorni che ora ci si ritrovava lì.

[…]

In quella stessa giornata avevano avuto tutti modo di rincontrarsi. Le cose erano molto cambiate dopo l'ultima battaglia combattuta: quasi tutti avevano avuto dei figli: Sirio e Fiore di Luna avevano dato alla luce un maschio; anche Phoenix aveva avuto una bambina con una giovane donna di Rodorio. La piccola era di una bellezza inenarrabile, gli occhi verdi e i capelli castani come la mamma. Phoenix non aveva resistito a chiamarla Esmeralda.

Di Crystal e Andromeda, invece, si erano perse le tracce per troppo tempo: il Cigno si era recato nella terra d'origine, dove aveva dimorato per diversi mesi; mentre Andromeda aveva cominciato a viaggiare nel tentativo di capire cosa gli servisse per colmare quel vuoto che sentiva dentro.

Tale fu lo stupore dei loro compagni quando, qualche sera prima del giorno dell'investitura, li video arrivare insieme... Molti se lo aspettavano, pochi ci avrebbero scommesso.

Ripensandoci, si disse Lady Isabel, gli unici che effettivamente non erano cambiato risultavano essere proprio lei e Pegasus. C'era da aspettarselo: il Cavallo Alato sapeva che la reincarnazione di Athena non avrebbe mai potuto mettere le basi per tirar su famiglia, non lei, non la dea della guerra.

Si erano scontrati diverse volte su quell'argomento, perché la giovane ereditiera non riusciva a liberarsi dal suo senso di colpa e Pegasus... Lui era stanco, ormai, di doverla rassicurare: aveva compreso che doveva capirlo lei da sola, inutili risultavano le proprie parole.

Ma quella sera, qualcosa sarebbe cambiata e avrebbe cambiato anche loro.

Un'ancella era corsa nelle stanze di Lady Isabel, tra le braccia stringeva un cumulo di fasce che avvolgeva un corpicino urlante. Appena ella si trovò al cospetto della donna, lo sguardo di questa si fece duro: aveva avvertito un cosmo che non preludeva nulla di positivo.

<< Mia dea >> affannò l'ancella, inchinandosi in segno di riverenza. << A piè della scalinata ho trovato questo bambino. >> La dea lo avvicinò a sé, osservandolo con riluttanza, intanto anche Saga era giunto nelle stanze di Athena, incuriosito da quella forte presenza cosmica. I due si scambiarono un cenno di intesa, lasciando sullo sfondo l'ancella che si stava congedando per andar via.

<< Va' pure! >> acconsentì Saga, ridando poi la sua attenzione a Lady Isabel.

<< E'... >>

<< E' un semidio >> soggiunse la giovane. << Nessun uomo, neanche predestinato ad essere un Saint, gode di tale cosmo! >>

<< Cosa ci fa al Grande Tempio un semidio? >> La perplessità di Saga era più che giustificata e pertanto aveva deciso di vederci chiaro; cercò di prendere il bambino dalle braccia di Lady Isabel, ma questa lo fece indietreggiare. << Voglio occuparmene io, Saga! Se è qui, come dici tu, certamente c'è un motivo. Voglio accertarmi personalmente dei rischi che corriamo. Per il momento, quindi, vorrei che il bambino rimanesse con me. >> Il gran pope era riluttante nei confronti della richiesta avanzatagli dalla sua dea, ma non volle darlo a vedere. Acconsentì e la esortò a dare un nome alla creatura avvolta tra le fasce.

<< Kouga! >> affermò Lady Isabel, dopo aver riflettuto per qualche istante.

 


Note dell'Autrice:

Habemus epilogo.
Dopo un anno e qualche mese, la prima parte di questa storia arriva al termine.
Non è bello salutarsi né mettere la parola fine a questa fanfiction; ma ormai anche lei ha fatto il suo tempo.
Ci sono voluti tanti mesi per trasformarla in qualcosa di “buono” e mi dispiace chiudere con questo capitolo che non mi soddisfa per niente. Ahimè, però, so che meglio di così or ora non posso fare.
Tra impegni e stress, la testa per redigere un buon capitolo – o almeno il capitolo che avrei voluto io – è del tutto assente.

In ogni caso, questo è già qualcosa.
Noi ci risentiamo prossimamente con il sequel. 


 

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