Gesta della Sacra Gomma

di Matteo Il Censore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° - Proemio ***
Capitolo 2: *** 2°: Un ambaradam ad Ambara ***
Capitolo 3: *** 3° Novi Orizzonti ***
Capitolo 4: *** 4° L'alba ritorna nel suo splendore ***
Capitolo 5: *** 5° Così cantò il profeta ***
Capitolo 6: *** 6° L'Antiqua Iscritione ***
Capitolo 7: *** 7° S'ei piace, ei nuoce ***
Capitolo 8: *** 8° Tarda è l'ora, chiama la missione ***
Capitolo 9: *** 9° Terre novae e lontane ***
Capitolo 10: *** 10° Esplorando i confini del Nuovo Mondo ***



Capitolo 1
*** 1° - Proemio ***


Questa è l'istoria della gomma divina,
e di Sir Temperino, suo luogotenente,
l'istoria iniziai in una regione piccolina
e prosegue in battaglie vinte strenuamente.
Non irrider, or, al mio sussurro, ma ascolta
le gesta della gomma dal ciel colta.

In principio era l'astuccio, ove ella abitava,
ancor ignota del suo già inciso fato,
all'ombra d'una matita il suo tempo passava,
ma già dai numi ricevette fiato.
Sì le fu annunciata la sua missione,
da una bic errante et senza nome.

-Tu governerai sugli astucci del pianeta-
le fu detto, -questo è il tuo destino-,
-giacché in te scorgo i segni di Stabilo, il gran profeta-
e sì la sacra origine fece capolino.
La bic partì, tornò a settentrione,
e or ad ella limpida era la sua missione.

Raccolse quel poco che aveva,
e subito in marcia, sotto il sol leone,
e già la sua gloriosa marcia cominciava,
per compir l'esito di tal previsione.
E giunse ad un banco ameno, più in là non si pote
abitato da creature al lettor forse ignote.

Fra la polvere e la puzza d'etilico unguento,
scorse una figura che stanca e logora marciava,
dimenticata dai numi et sola nel tormento,
poco tempo per pensare, ed ecco che già s'avvicinava.
-Chi sei tu, solo e maledetto?- chiese l'eccelsa
-Son un soldato senz'armata, della mia spada ho solo l'elsa-

-Ho visto le regioni orientali, desolate et lontane
Ho combattuto per sette regni, e l'onor in me fu riposto
Caddi, coi compagni, in un'imboscata fra queste regioni montane-
Il guerrier parlò e sì le fu risposto.
-Vieni dunque meco, dagli dei son riconosciuta, dico il vero-
proclamò lei - sarai generale del mio impero!-

Già il sole dietro i colli riposava, e la luna e'l suo pallore
illuminaan della santità il cammino; diritto andare sol si pote
sull'orme di Stabilo, il profeta evidenziatore.
Seguite la sacra via et le mie storfe non saran vote!
Mentre noi sì pensavamo, i nostri eroi, eh già,
camminavan decisi sulla via per Ambara, la Città.

Queste parole mi furon dettate nella di Righello piana,
da una bic errante et di un nome priva.
è tardi et or da me la memoria s'allontana...

Abbi pazienza, amico mio, puoi aspettare,
presto altra carta sarà riempita, delle gesta della gomma che non posso dimenticare ;)

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Capitolo 2
*** 2°: Un ambaradam ad Ambara ***


Le mur'alte et imponenti,
povertà (malo pegno)
cupi volti e triste genti,
iniusto là era il regno.
Lì Steadler l'impostore regnava
e i suoi sudditi morir lasciava.

Ma negl'occhi cittadini,
v'era astio verso la magione,
ma il re spendeva in festini,
e lor covavan ribellione.
Ignaro, ancor crudel e mai buono,
presto avrebbe perso 'l suo trono.

Sir Temperino, entrato colà,
prese contatti coi rivoltosi,
e già si sollevava la città,
arrivaron dì gloriosi.
L'eccelsa intanto comandava,
ritta sulle mura, la mano alla spada.

La mossa* esplose, senza confine,
le guardie vinte in ogni via,
della tirannide era la fine,
e proseguia l'mmonda pulizia.
L'eccelsa un'ala, Sir l'altra, vittorioso bello**,
i rivoltosi muovevan verso 'l castello.

E nel furore, già vincevano,
le due ali mietevan, come un leone,
sol briciole del regio 'manevano,
e già si lottava per il portone.
I nemici di sbarrarlo tenarono,
ma l'eccelsa fu lesta, glielo impedirono.

Or i ribelli nei corridoi vanno,
Ambara ritrova grande splendore,
mai più gradito danno,
Sir temperin loro salvatore.
A Lei, anche il re s'é 'nginocchiato,
si dichiaran parte del suo ducato.

Sì della Sacra inizia l'imperio,
da una città or liberata,
comparia un nuovo pomerio***,
agli dei ella era grata.
Sì di riunire iniziaa l'incarico,
ed ella volle continuare il suo compito.

Ora Ambara alle spalle,
il profilo d'una gomma sulla moneta,
all'orizzonte già 'na valle,
attendi, amico, il prossimo verso del poeta.



Note
* mossa: sommossa
** bello: latineggiante (guerra)
*** pomerio: era il territorio nel quale i romani non potevano entrare armati, qui fa riferimento a una nuova entità territoriale, nella quale non si entra armati siccome liberata da Holy Rubber™.

alla prossima


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Capitolo 3
*** 3° Novi Orizzonti ***


E gli uomini cantano i propri dilemmi,
soffron e si crucciano d'ogni malattia,
piangon, e vivon di stratagemmi,
il riso sol li sfiora nella lor via.
E si credon crucifissi per nullità,
piangon da vivi. già l'aldilà.

E invece un oggetto cammina
e vive e pensa e gaude più di lor
se animato d'immaginazion divina:
rimembrate la i trionfi e gli allor
d'una gomma? Che ormai morta pare
ma le sue ultime gesta debbo narrare.

Presa Ambara, fulgente città,
sir Temperino avanzava come il tuono,
un nuovo imperio era sorto, questo si sa,
e il governo era giusto e attento e buono.
Ma la rabbia è padrona d'ogni terra,
e non v'era un sol giorno senza guerra.

Eran lontani i tempi fulgenti,
in cui una gomma per i banchi pascea,
sembran solo ricordi lucenti,
e la missione, il destino or nasceva.
Ti ricordi, o gomma, della tua ragione?
-Rammento, una bic errante et senza nome-

Nel palazzo una gomma regna,
affiancata da matite, popolo d'astuccio,
un temperino il fato segna,
il destino riserva un cantuccio
agl' eroi di fantasia senza nome?
tropp'alta è la questione...

Una gomma ha terminato il suo destino,
compiuta la sua missione, or'è lieta,
della senilità comincia il declino;
sorride stanco Stabilo 'l profeta.
Gli astucci del pianeta or son domi
vinta è la sfida coi Numi!

Abbi pietà d'una gomma e del suo scrittore,
ricorda con loro le tue poche emozioni,
perdona la mia penna mala, oh lettore!
Nel tuo diletto, non scordar i nostri nomi...

Questa è la fine della nostra storia,
quella che forse m'è più amata,
rimanga salda nella tua memoria
e che la tua spada resti affilata...

Al lettore
Prendi meno seriamente questa storia e rilassati per quanto ci è concesso dalla vita materiale, sogna assieme a una gomma d'astuccio che voleva regnare sui banchi d'ogni dove.

La saga è completa, ma non definitivamente: la ultimerò solo qualora non poteste farne a meno e quindi scriviate qualche recensione in più di quelle che in passato hanno avuto
le vicende epiche della Holy Rubber.


 

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Capitolo 4
*** 4° L'alba ritorna nel suo splendore ***


L'alba ritorna sempre nel suo splendore,
ei raggi e la luce avvolgono il creato
ch'esso sia banco, landa di biancore,
o qualche recesso dimenticato.
Dietro le nubi, cortina dell'aurora,
si avverte ancora la salda spada della Signora.

Morì una gomma nei diserti fra le some,
morì inseguendo un sogno antico,
'seguendo una bic errante et senza nome,
cercando l'orizzonte ov'era più ardito.
Morì fra la sabbia che giammai perdona
e fu sepolta e compianta da padrona.

Sir Temperino,fulgente in mille occasioni,
le sopravvisse e sostenne il trono creato,
ma guerra, irrazional iracondia e invasioni
aveva affossato l'Imperio difeso e amato.
Cadde Sir Temperino, cadde anche Amabara,
e mai sconfitta si rimebra più amara.

Ma l'alba ritorna sempre nel suo folgore,
ei raggi e la luce mutan nostra visione,
ritornano i tempi di pia speme, d'onore
qualcun riaccese 'na vecchia missione.
La spada che avea spento tiranni e boria
rivendica sempre il posto nella storia.

Nacque da numili natali una penna nova,
capace d'intraveder la bramata meta
di redenzione et iustizia che mai si trova,
cantata e predetta da Stabilo 'l profeta.
I popoli piegati fra polvere e nel frastuono
riconobbero la luce, presto fu sul trono.

L'alba ritorna sempre nel suo bagliore,
ei raggi e la luce illuminano l'avvenire
un nuovo dio del Destino è fautore
e di vicende ancor n'abbiam da dire.
Chi può dir qual nova c'attende era?
Vittoria o polver per Uni*, la sincera?


NOTE:
*Uni è il nome della penna destinata a riprendere in mano le sorti della terra d'Astuccio.

Spero che la narrazione vi sia piaciuta, per quanto arrugginita (chiedo venia). La storia non si fermerà qui e altri capitoli vanno ancora scritti prima ch'io posi la penna. Ovviamente spero che qualcuno esprima il suo parere tramite una recensione.

"Non importa se ci consumiamo per cancellare la discordia" (Holy Rubber cit.)

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Capitolo 5
*** 5° Così cantò il profeta ***


Una landa desolata e stanca,
di vecchie storie unica dimora,
nera e buia, ma di sabbia bianca,
soffian ineffabili venti come allora.
Ignota è nel vagabondar la meta,
inascoltato riposa un certo profeta.

Cadde Uni, come la sua regina,
nella guerra, o regno travagliato,
a respinger schiere e la marina,
fra i corpi del nemico sì odiato.
Non gloria dona strenuo combattimento,
se dico che morir è fulgido, mento.

Nulla di particolare, di poetico
v'è nel giacere infra la polvere,
eterno impietoso companatico
di ardì il fato imperituro scrivere;
E cadde ferita in un lago d'inchiostro,
a difender accanita l'avamposto.

Quella d'Uni e di Sacra Gomma,
è una storia da cullarsi i bambini,
nel tiepido abbraccio della mamma,
cantan loro di guerre di temperini.
Ma ancor scrive un certo poeta, ancora
risalgo impervia la rima e m'accora.

Chi insegue un sogno, in ogn'ora,
ricordi la storia che vo a rinnovare,
giacché invan l' eroe non muora*,
se non prima di gloria d'afferrare
quanto basta per esser dopo fine ricordato,
quanto basta per dormir perenne, amato.

Dopo di loro buio, v'ho accennato,
dominazion, schiavitù dolorosa,
crudeli tiranni et omne peccato.
Ma il Fato giammai scorda chi osa.
Anche se sol'abitante di un miser banco,
un nuov'eroe s'avvicina al campo.

Così cantò Stabilo 'l profeta,
a chi ruba rendesi altra moneta.


Note della penna maldestra
La storia seguita, a rilento sì, ma prosegue. Se vi è piaciuta fatemelo sapere con un commento. Se v'è stata tediosa ricordatevi ch'essa narra le imprese del popolo d'Astuccio, umile et sine altre pretese, se non quella di strappare un - anche sol timido - sorriso al lettor cortese.

* muora = neologismo di Joe Bastianiciana memoria, mi faceva ridere utilizzarlo e mi ha aiutato con la rima, spero di non avervi diluso
 

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Capitolo 6
*** 6° L'Antiqua Iscritione ***


A Giovanni Paolo dei Re1


Bic, cavallier d'elmo fulgente,
solo vivea 'n indegno maniero,
di nobile ma decaduta gente,
sine pecunia arduo 'l sentiero.
Bramava riscatto, corre l'ingegno,
sol chi osa reclama d'onor pegno.

Sterili i suoi campi, miser lande
di penne male et senza ritegno,
l'empio al puro 'torno si spande,
antiqui valor or sopiti nel regno.
Ma al fondal risalir soltanto si pote,
un novo ardor infiamma le su' gote.

Corre 'l cavallo, come su rote,
vola l'eroe su la bestia da torneo,
sol si ferma presso anfore vote,
a riposar poco, sognar 'l trofeo.
Si siede e riflette, d'intensa meditazione,
nota su la fonte, eterna, una iscritione:

"Mai ricevo recensione!
Ogni mia rima è derisione.
Mai commento a trattatione...

Troppo ardua è la tenzone?
Oh tempi, dei d'omne religione!
Sol difendo dell'epica la positione.

Elevata non è la mi' compositione,
ma 'l  bon lettor sole, d'ostinazione
legger sine donar la sua opinione.

Dunque leggete, sine apprensione,
le male mie strofe, empio paragone.
La mia lirica menami post cessatione.

L'antica è ancor saggia lezione,
si ricordi passata disputatione:
si sconfiggerà omne limitatione!
" 2

L'eroe legge, cum attenzione,
sorridente da la pagina si gira.
Varca il foglio, lirica ribellione,
e sì dice, ne l'occhi mi mira:
- Oh eccelso poeta, ch'io sempre onoro,
elemosinar recension non pare tu lavoro.

Orsù, canta ancor di coloro
ch'ardirono la penna impugnare
e compor le strofe del Fato loro.
Lassi, sempre seguitasi pugnare. -
Ciò proferito, ricomincia l'inclito viaggio,
nostra vita mai fu uno breve miraggio

Gloria non è solo d'eroi e Dei appannaggio,
che cos'è viver, se non bruciar di coraggio?

Note

1: è il destinatario di questo canto dell'opera, non sappiamo di chi si tratti. Probabilmente fu un caro amico del poeta, appartenente anche alla corte pontificia.
2: con una tecninca greca di cui non ricordo il nome, il poeta riporta, fingendola un'iscrizione su un antica fonte, una sua composizione forse minore. Da questi versi sembrerebbe trasparire una certa frustrazione, quasi astio, verso la critica del tempo, che leggeva ma non recensiva i suoi canzonieri.Secondo l'ipotesi del Castiglioni, ripresa da quella già avvalorata dal Valla in età umanistica, questo poemetto potrebbe essere stato dedicato a Ciulla, amica dello scrittore che ne snobbava i carmina. Sicuramente costituisce una sorta di giuoco letterario. Sappiamo inoltre, da fonti biografiche non certe e frutto del diffuso utilizzo di olio di canapa per alimentare le lucerne al tempo (con probabili effetti allucinogeni), che in realtà il poeta amò profondamente tutti i suoi pochi lettori, i soli che si degnavano di raccogliere da terra i suoi testi, dove abitualmente si trovavano.
generale: l'intero testo abbonda di termini latineggianti, riferibili più ad un tentativo di latino maccheronico. Lo scopo, ancora incerto, pare essere quello di far colpo, con scarsi risultati, sulle dame del tempo. Queste, infatti, gli preferirono sempre gli autori più affermati.

Angolo della penna incerta

Come al solito, vi ricordo che il tono di questa "Ode alla Cancelleria" è parodico e vorrebbe dissacrare il tono ampolloso, epico e altisonante di un certo tipo di letteratura, rimpiangendone al contempo la scomparsa.
Al prossimo capitolo, fatemi sapere cosa pensate di questa storia leggermente diversa dalle altre. Appena ho tempo mi farebbe piacere revisionare l'intera opera, per correggere tutti gli errori di battituta, che spesso rimangono intrappolati nel testo.
A presto, popol d'Astuccio ;)
 






 

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Capitolo 7
*** 7° S'ei piace, ei nuoce ***


Venere regna, assisa 'ntrono,
nostro breve e incerto tempo.
Pure divo Marte nel frastuono
al dolce carme mai ha scampo.
Ché il dolce nettare è fiele amaro
e ragion fugge come nave 'l varo.

E nostra ragion sì spesso erra,
pur è 'l tempo di tempo avaro,
verso un paradiso, su la Terra.
Così il mio verso fluisce caro
e trova Bic - suo audace capitano,
riposato, gagliardo ad ir lontano.

Oh bea acqua di fonte, sì pura!
Così rifulgi, luce dell' altopiano;
eppur basta 'na fangosa mistura
e sì si staglia e sì divieni pantano.
L'oscuro sovente colma ogni spiraglio,
ciò che pesa su core è arduo bagaglio.

Spesso dicono che l'eroe vero
giammai prese fallace abbaglio,
e pur a cavallier, anche se altero,
non si puote negar quel cartiglio,
che in ignota lingua et altisonante,
de emozioni umane è unico atlante.

Così Bic arrivò, pavido ma fiero,
in ignoto luogo e come l' infante
con avido sguardo 'l globo intero
guata, così fe' la città affascinante.
Era ambara, antica capitale del regno,
venne pel torneo, trovavi malo pegno.

Viveva lì giovine matita sì bella,
che mai vi trionfò uman ingegno.
L'alma d'amanti è in aurea cella,
ma sempre di ragion fa sdegno.
E Bic, che n'avea vinti di imboscati1,
sì cadde nel più dolce degli agguati.

E iscritta allor brillò legge infelice,
incisa da nostra universa genitrice,
e tosto s'udì la sua materna voce,
sempre sia asì: s'ei piace, ei noce2.

Note
1: imboscati = guerrieri nascosti per tendere un'imboscata
2: lo scrittore dimostra qui d'aver letto il Tasso, suo acerrimo nemico in quanto scrittore di maggior successo. Qui ne ribalta un celebre verso, forse per vanagloria o forse per acidità.

Angolo della penna maldestra
Mi sembrava il minimo, giunti così avanti in questo poema maldestro, dare spazio ad un altro dei topi letterari di maggior successo: l'amore. Questo è anche l'unico canto che ho completato prima di natale, dunque ai miei due recensori vanno i più sinceri augri! Spero vi sia piaciuto lo stesso il capitolo, anche se forse di minore originalità rispetto agli altri. D'altronde la mia opera non poteva proseguire senza cantare anche un po' d'amori, accanto alle armi. Cosa riserva al giovane Bic il suo futuro? (ovviamente le recensioni mi fanno piacere e più ne riceverà la mia maldestra composizione e più spesso potrete leggere le mie carte, raccattandole da terra, dove sicuramente le avete trovate).

 







 

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Capitolo 8
*** 8° Tarda è l'ora, chiama la missione ***


Amore fuggevole e bello,
rinnova vita ove perduta
nebbia e balsamo al cervello,
oh illusione a Bic sconosciuta!
Il mondo attendeva la redenzione,
ora rimandata, oscura oblivione.

Or, lettor, per sicuro dirai:
"eroe perdesi, istoria s'arresta,
a la Avvenura mi preparai
ed or mi taci, nel talamo, le gesta?
"
Ragione hai, amico, ed io teco
innanzi il mio poema ancor reco.

Stabilo, anziamo profeta fulgente,
avea discendenti in quelle genti,
della missione cavallier si pente
dunque nel breve soffio dei venti
- 'l mantello premuto contro plastico corpo -
vanno a ridestar quel Bic che pare morto.

"Che fai, o antico cavalliero?
qui giaci con fugace e bea matita,
tempo è di indossare 'l cimiero,
prima di te ella cesserà sua vita.
Ella muore al taglio del temperamatito,
il tuo nobile inchiostro ti mena all'infinito
".

Bic, mesto infilatosi l'elmo romito,
riflette e pensa e riflette un poco:
la vita s'assomiglia a luminoso lito,
ogni vascello s'incaglia, finito 'l gioco.
Unica questione è quale sia ultima crociera,
nescio, allotano la melanconica dispensiera.

Tutti quei dì, in cui assorto era,
son solo terra, frammenti di pastello,
amar poscia ser una cruder chimera,
ma il solco, e credo questo 'l bello,
ha segnato e inciso storie su molte pagine,
quanto pesa questa sol parola, "fine"?

L'ultime righe, legate in antico crine,
non rendono meno tale capolavoro,
allo scrittor ormai sei chiaro affine
fra qualche lagrima lo incoroni d'alloro.
Dentro di te, però, rimasto è il suo viaggio,
ancor risuona sua voce, brucia 'l coraggio.

Di lucentezza colpisce Bic un raggio,
missione è al fin di nuovo accettata.
Tutti hano ruolo, che sia cortometraggio
o film da Oscar la pellicola girata.
E solgono gli eroi averne uno scomodo,
predefinito, sin quando stretto è 'l nodo.

Legame che al poeta loro oltremodo
li fissa, anche post infima compositione,
ed ecco, stridere entro me già lo odo,
il finale è prossimo, per mia aberratione.
Giammai fu sì necessario ancora cantare,
anche se a voce spezzata e a rime amare.

Appannaggio di poeti è sì d' amare
proprie creature di scuro inchiostro,
loro pensieri e chiare gesta eternare,
fino a farne proprio singolare baluastro
e lasciarvi, spero, dentro 'na parte di sè.
Così credo, e ciò accumuna uomini e re.

Tutti possiamo reggere penna o matita,
con l'immaginazion vivere un' altra vita,
farla nostra da che era da noi stessi acquisita,
preparati tosto: ché la storia non è finita!

Angolo della Penna Maldestra
Oramai sarete prossimi ad ordiarmi, lo so. Questa storia non ha goduto di grande successo, me ne rendo conto - non ci vorrebbe un fenomeno per capirlo. Oramai ci avviciniamo alla fine del poema, che non andrà penso oltre il 9° canto. Sono consapevole, ragazzi, che la vicenda è poco organica, manca di trama vera e propria ed è a tratti schizofrenica. È vero anche che ci ho lasciato, davvero, una parte di me: soprattutto per quanto riguarda un'ipotetica chiave di lettura filosofica. Si tratta di filosofia spicciola, beninteso. Resta, tuttavia, una sorta di diario tenuto a mesi di distanza fra un canto e l'altro, scritto rigorosamente di getto. Ogni volta si tratta di dover ricostruire una vicenda, quando è passato troppo tempo dalla volta precedente e soprattutto è cambiato qualcosa nel mio animo. Il messaggio finale rimane, comunque, assolutamente positivo e ottimista. Ho abbandonato, in alcune parti del canto, parte della struttura formale precedente, al fine di renderlo un po' più grezzo, meno armonico e musicale, così come il messaggio che trasmetteva.
Non sarebbe male se mi lasciaste qualche bella recensione, regalandomi un parere su cosa sia stata, per voi, questa storia e questo poema epico un pochetto dissacrante: termini antichi ma messaggio moderno. Cosa vi aspettate il nostro cavaliere stia per fare per salvare il mondo e riscattare il nome della Sacra Gomma?
Entro questa estate, avrete la risposta.



 

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Capitolo 9
*** 9° Terre novae e lontane ***


A Ciulla, in occasione del suo settimo compleanno1

Ricordi ancora il viaggio periglioso
o è polvere nella memoria arsa?
Giammai 'l mio scritto fu bieca farsa
se ben narrò il cuore tumultuoso.
E ancora di narrar non ho pace,
la mia Musa che ululava, tace.

Lasciammo Bic, eroico cavalliero, 
in procinto del suo viaggio mordace.
Ai lidi Bottiglietti andò pugnace:
salì su tal fatale vascellero.
Smemorando era 'l suo nome di varo,
fe' suo socio Pentel, che gli era caro.

Il libeccio sulle pagine spira, 
scompare tra i flutti l'antico faro
e s'increspano l'onde del barbaro
mare. A prua, Bic l'orizzonte mira. 
Gli pare strano un novello viaggio,
si stringe nella veste, cerca coraggio.

Quella notte ci fu forte tempesta,
nemmeno un pavido Lunar raggio
a rinnovare degli dei l'oltraggio
a chi alzò contro nubi la testa.
Lui trema nel buio della cabina,
scrivere il fato, ma scrivere prima.

Il Sole saluta il suo mattino
clemente dall'azzurra breve cima:
delle grandi imprese questo è il clima
e del sogno con volo aquilino.
Infatti, scorgon lontana la terra,
vi troveran pace, gloria e guerra.

Affonda il piede armato nella sabbia,
l'armatura scintillante si serra
sui bei corpi, scolpiti di rabbia.
Nessuna città 'l lesto guardo afferra.
Di giungla e natura che conquistare?
Lande deserte da colonizzare.

E incendiate dal sole rovente:
della missione obliata altare
son palme e dune di niuna gente.
Lampi di calore fan tremolare
di questo mondo la remota fine;
corre 'l pensier alle patrie brine.

Ormai il vecchio noto è alle spalle;
passano giorni, come candeline
inquiete agitansi stirpi divine.
Di fronte quella misteriosa valle,
tempo è giunto dell'esplorazione:
vi fosse immortal gloria o 'l leone.

S'inoltrano nei boschi tropicali
e rovine, templi nell'annessione
incontrano con gran ammiratione.
Chiare cascate, serpenti mortali,
segni di civiltà destan stupore.
Tracce morte, remotissimo albore.

Così seguita la speditione,
insegue 'l proprio malo furore.
Il traguardo per or non chiedere
un mondo antiquo svela l'ere
tramontate nel loro clamore,
cui volge la mia acclamatione.






Note

(1) Il Poeta spacciò d'aver scritto questo canto in occasione del compleanno di Ciulla – figura di cui non possediamo note biografiche se non che fu forse un'amica e probabilmente unica recensitrice dell'Autore – dalla quale ottenne in cambio delle caramelle.

 
 

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Capitolo 10
*** 10° Esplorando i confini del Nuovo Mondo ***


I
Scorre il tempo più veloce lontano
o è solo un gioco della memoria?
Fa paura il nostro Destino, la Storia?
L'orologio resta un gran ciarlatano,
come le nubi fuggono pel cielo
infinito, così squarciasi il velo

degli antichi timori:
prima della conquista,
innalzano livori.

II
L'accampamento pare quasi mostro
dormiente, svolge la notte 'l suo telo,
dal buio emerge il mattino e 'l gelo.
Sella il cavallo, scintilla già il rostro.
Si morde il freno, la furia infuria.
Il viaggio trafigge questa terra spuria.

III
Bic apre 'l glorioso dispiegamento;
circondato dalla sua tronfia curia,
insuegue l'orizzonte della follia.
All'interno striscia il movimento,
s'apre via nella verde foresta:
la brucia feroce e mai si arresta.

E' la crudele fine
della natura onesta
per l'umana tempesta.

IV
Cercare gloria è poco glorioso:
non si conosce guerra che fu festa.
Presto diventa e triste e scabroso,
impenetrabile natura resta
quella che silenziosa li circonda:
e con l'armi anche la speme affonda.

V
Seguitano coraggiosi a marciare,
rumori dalla foresta profonda
volano, minacciosa baraonda.
Nell'armi per la paura tremare,
temono un'insidiosa imboscata
nelle lande di gente dimenticata.

VI 
Umidi fruscii, suoni soffocati
fuggono al sole e alla giornata.
Vola improvvisa freccia avvelenata,
'l respiro abbandona gli sventurati.
"Non crucciatevi di torture infami,
s'hanno da conquistare mille reami!"

VII
Disse Bic, lo ascoltano muti
ché eran del comandante i dettami.
L'oscuro nemico è fatto a rottami:
impugnan di nuovo e l'armi e scuti.
Indigeni avvolti in mantelli scuri,
spaventosi e a vincersi duri.

VIII
La lor presenza era assai celata,
come giovane amore contra i muri
freddi della notte, su balaustrata
di brezze fugaci tremano, puri.
Così i condottieri incontrano
ignota paura, falsi cantano

tremende le canzoni
di sanguinosa guerra,
d'eroiche azioni
che fan tremar la terra.

IX
Fino al cielo fragorose s'alzano,
devono nascondere paura vasta;
Per ritrovarsi 'l coraggio in tasca,
le vecchie preghiere mai non bastano.
Squillano le trombe, nel sole fulgenti,
s'ha da avanzare e guai ai lenti!

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