La nuova, la rossa, la forte, l'amore.

di gges_v
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno. ***
Capitolo 2: *** Due. ***
Capitolo 3: *** Tre. ***
Capitolo 4: *** Avviso! ***
Capitolo 5: *** Quattro. ***



Capitolo 1
*** Uno. ***


- Allora, tu devi essere Alessia, giusto? - La voce di un uomo piuttosto alto che durante qualche visita di controllo la ragazza aveva già incontrato la richiamo dal suo stato di trance e la fece, se pur in maniera relativamente composta, sobbalzare. 
- Si, sono io.. - Disse, cercando di far assumere al proprio tono di voce una punta di convinzione, di acidità addirittura, perché in un ambiente come quello doveva essere forte e visto che di esserlo davvero non sembrava esserne in grado, Alessia, provò a fingere in quel modo stupido ed infantile che infatti non servì a nulla e il suo tono non sembrò per nulla sicuro. 
- Io sono Ulisse, ti porto in camera tua. Salta su! - disse l'uomo mentre con il capo le indicò la sedia a rotelle sulla quale si stava appoggiando, e la ragazza sgranò gli occhi iniziando a scuotere immediatamente il capo spostando il proprio sguardo intorno a se, ispezionando in quel modo l'ambiente che la circondava - Che c'è? Non ti piace quest'aggeggio? - domandò Ulisse, e Alessia annuì. 
- Io.. Posso camminare. Sto bene. - aggiunse poco dopo, facendo per alzarsi e in quel momento sentì il solito terribile bruciore che le percorreva i soliti punti prestabiliti ogni qualvolta che diceva un qualcosa di non vero, una bugia, legata alla sua salute. Quei segni, quel bruciore, le ricordava la verità, sembrava creato apposta per impedirle di dire bugie e non riuscì a non strizzare gli occhi e a mugolare lievemente per quel dolore.
- Alessia, senti, prima ti siedi e prima arriviamo. Prima arriviamo, prima puoi rilassarti. Prima puoi rilassarti, prima passerà il tempo prima della tua visita dalla psicologa e così la prima giornata sarà andata senza che tu te ne renda conto. - disse l'infermiere, nel tentativo di incoraggiarla, ma la parola psicologa in realtà l'aveva demoralizzata ulteriormente. - Senti, facciamo così, ti lascio qui altri 10 minuti con lei, facci confidenza e poi ti passo a prendere. Meglio così? - 
- Si, grazie Ulisse.- sussurrò la ragazza e seguì con lo sguardo la figura di Ulisse fino a quando non entrò in una stanza e sparì così dalla sua vista. Guardò la sedia a rotelle davanti a se e, dopo averla osservata per qualche minuto, ci si sedette sopra e iniziò a spingerla lievemente con le gambe, in quello che risultava uno stupido giochetto da bambina. 
- La prima volta che ci sono salito mi sono messo a correre come un dannato per quel corridoio laggiù, mi ha aiutato ad apprezzarla! - esclamò una voce maschile, giovane e calda oltre che dall'accento simpatico. - Io sono Leo. - aggiunse il ragazzo non appena lo sguardo di Alessia si posò su di lui. Per un attimo la ragazza rimase in silenzio e cercando di non dare troppo nell'occhio studiò la figura difronte a se: un ragazzo che avrà avuto più o meno la sua età, seduto su un aggeggio uguale al suo, un enorme sorriso in volto, la testa pelata ed una gamba amputata. - Tu sei Alessia, invece, me l'ha detto Ulisse. Io stavo nella camera dei miei amici a fare quattro chiacchiere, ti va di venire con me? - 
- Chiamami Alex, per favore. E.. Non voglio disturbare e poi devo andare nella mia stanza.. -
- Ma che stanza e stanza! Qui dentro, nessuno di noi ci sta mai davvero a letto. E poi Cris, la tua compagna, è lì. Allora, ti ho convinta? -
- Direi che non posso rifiutare, giusto? - disse la rossa con un piccolo sorriso dipinto sulle labbra arrossate dai troppi morsi che vi lasciva, e Leo annuì soddisfatto.
- Hai già capito tutto! Pensa, i miei amici ancora non capiscono che sono io il leader del gruppo e non mi ascoltando. Potresti essere un ottimo braccialetto rosso. - disse il ragazzo mentre iniziò a dirigersi verso la stanza dove prima era entrato anche Ulisse, girandosi di tanto in tanto per controllare se Alex lo stesse effettivamente seguendo. 
- Un ottimo che? - domandò la ragazza che, dopo aver recuperato la borsa dalle sedute della sala d'attesa ed essersela sistemata sul grembo, aveva preso a spingere la propria sedia a rotelle dietro a quella di Leo.
- Ne parleremo più tardi, Alex! -


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Salve a tutti!
Chiedo scusa per la poca cura del carattere e gli eventuali errori ma scrivendo e pubblicando la storia dal cellulare mi risulta difficile sistemare questi piccoli dettagli, ed il t9 è sempre pronto a giocare brutti scherzi.
Al prossimo capito, bye :)

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Capitolo 2
*** Due. ***


- Ragazzi, lei è Alex! - esclamò quello che sembrava essere il primo amico di Alessia, che da forse un'ora era stata ricoverata. - E.. È un po' timida, spaesata, ma è bella forte. Vale, ti ho trovato la ragazza, guardala eh. - sussurrò poi, nel tentativo di farsi sentire solamente dai ragazzi all'interno della stanza. 
- Leo! - esclamò Cris quasi indignata da quell'esclamazione - Non è un oggetto da guardare, è una ragazza. - aggiunse poi alzandosi dal letto, dove un ragazzino più giovane degli altri stava steso ormai da mesi, ed avvicinandosi alla soglia della porta dove, per l'appunto, si trovava Alex. - Ciao, io sono Cris.. Entra, dai. - disse la ragazza dal fisico che, agli occhi di Alessia e in realtà di chiunque altro, risultava terribilmente fragile, quasi di cristallo. E la nuova arrivata, dopo aver sospirato nel modo più silenzioso che le riuscì, entrò nella stanza.
Davanti ai suoi occhi si presentarono, oltre a Leo e Cris, altri quattro ragazzi: uno, che poi scoprì chiamarsi Vale, assomigliava per i tratti più generici a Leo;
Davide, il ricciolino che se ne stava steso sul proprio letto;
Toni, un ragazzo dal marcato accento napoletano ed infine Rocco, al quale venne affibbiata anche una piccola descrizione, "Lui dorme da mesi" aveva detto Vale giusto prima che Alex facesse domande a riguardo.
- Ora ci conosci tutti, e noi, siamo i braccialetti rossi. - disse Leo, e ad Alex parve chiaro che fossero un comune gruppo di amici che si era dato un nome. Ma, osservandoli tutti nuovamente, capì che forse un gruppo tanto comune non era, ognuno di loro aveva un qualcosa di suo, un problema, che li legava all'ospedale.
- Che c'hai da guardarci così, eh? - una voce dal tono strafottente risuonò nella testa di Alessia, che però si limitò a guardare Davide inarcando un sopracciglio - Leo, bella sarà bella, ma è muta! - e dopo quell'esclamazione, scoppiò a ridere ma, per sua sfortuna, nessuno lo seguì. 
- Grazie per il complimento. - disse la ragazza protagonista di tale affermazione - E so parlare, Davide, semplicemente non vedo perché dover sprecare fiato prezioso per un'affermazione, o commento, o come preferisci chiamarlo stupido quanto il tuo. E ti guardavo, per cercare di inquadrarti. - prese fiato per un attimo e spostò lo sguardo su Leo - Mi hai detto che siete un gruppo, che tu sei il Leader e immagino che ognuno di voi abbia un proprio ruolo, o nome. Lui chi è, il cretino? - domandò infine, sorridendo ampiamente nel sentire le sonore risate provenienti da ognuno dei ragazzi presenti, e l'espressione stupita che si dipinse sul volto di Davide la fece ridere a sua volta.
- Però.. - incominciò Vale - niente male per una muta. - commentò smettendo così a fatica di ridere. 
- Che c'è funghetto, il gatto t'ha mangiato la lingua? - disse Toni, avvicinandosi a Davide e dandogli un leggero buffetto sulla guancia, continuando a sorridere divertito.
- Ma va, va! - rispose il riccio spingendo via l'amico, ed incrociando le braccia al petto, quasi indispettito dal commento della nuova arrivata, ma anche da quello dei suoi due amici.
- Scusami, Davide, nulla di personale ma.. Non disturbar il can che dorme. - disse infine Alex, prima di distogliere la sua attenzione dal ragazzo e concentrarsi a chiacchierare con gli altri.

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Hi girls! 
Ringrazio le ragazze che hanno recensito e tutti, o forse solamente tuttE, coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite e quant'altro.
Conto di pubblicare il prossimo capitolo in breve tempo, come ho fatto con questo. 
Bye! 

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Capitolo 3
*** Tre. ***


- Guarda, mi stavo già preoccupando di chi mi sarei ritrovata come compagna di stanza 'sta volta e invece mi è andata bene devo dire. - disse Cris, seduta a gambe incrociate sul letto intenta ad osservare come l'altra ragazza sistemasse le sue cose sparse qui e la, in un finto ordine. 
- Lo dici ora, aspetta di convivere con me per qualche giorno. - disse distrattamente l'altra mentre era piegata verso la propria valigia, la più piccola di quelle che si era portata, contente tutti gli oggetti di arredo che aveva deciso di portare con se. - Questa.. Qui! - aggiunse poi, cambiando del tutto discorso e parlando ovviamente a se stessa e sorridendo soddisfatta nel vedere come quella foto che si era portata con se stesse bene sul proprio comodino.
- Una cornice a forma di cuore? Cos'è la foto con il tuo ragazzo? - domandò Cris, alzandosi dal suo letto ed avvicinandosi al comodino e prendendo successivamente tra le mani la cornice stessa, e per quanto Alex avrebbe voluto fosse così perché in quella risatina divertita di Cris aveva visto una ragazza meno fragile, la foto non raffigurava nessun ragazzo. - Alex, chi è lei? - In un primo momento Alessia non rispose, prese il tempo necessario a metabolizzare quella domanda e sospirò.
- Lei è un angelo, ora.. - disse in fine, non trovando il coraggio necessario a pronunciare quella parola che non faceva parte del suo vocabolario da fin troppo tempo senza scoppiare a piangere o ricadere immediatamente in quel circolo vizioso dal quale stava cercando di uscire. - .. Il mio. - concluse, poi.
Lo sguardo di Cris, come quello di chiunque altro, in quel momento sarebbe stato insostenibile e il pavimento le parve straordinariamente interessante, scrutarlo attentamente risultò un ottimo modo per evitare alle lacrime di scendere. 
- Io.. Scusami, non.. Dio! A volte dovrei imparare a stare zitta. - 
Alex scosse il capo e dopo aver sbuffato pesantemente, alzò il capo e si accomodò sul proprio letto, puntando immediatamente dopo il proprio sguardo in quello di Cris. 
- Lei è la mia.. Mamma.. - incominciò, con un leggero tremolio nel tono, e quel discorso, alla fine durò più di quanto si sarebbe aspettata.


*qualche ora dopo*

Dopo aver ampiamente parlato del proprio passato a turno, le ragazze tornarono a parlare di cose più frivole, come ad esempio i ragazzi.
- Quindi tu e Leo..? - mormorò Alex, incaricando un sopracciglio mentre osservava Cris arrossire violentemente e scuotere il capo al solo pronunciare quel nome. - Sicura? - la incitò nuovamente la ragazza dai capelli rossi, ma Cris continuò a negare ed il discorso terminò così.
- E tu? C'è l'hai un ragazzo? - 
- Una specie.. - disse dopo qualche attimo di esitazione, perché Federico non era il suo ragazzo, era semplicemente il bello della scuola che voleva portarla a letto e che lei rifiutava continuamente limitandosi a baciarlo di tanto in tanto - Diciamo che sto frequentando qualcuno, più o meno. -
Ma il discorso fu interrotto dall'arrivo si Jonny che dopo aver bussato alla stanza delle due, che non avevano risposto a tale segnale, aveva avvisato entrambe che dei medici le stavano aspettando. 
- Tu, dalla psicologa in fondo al corridoio e.. -
- Come? -
- Sei Alessia, giusto? - la ragazza annuì. - in fondo al corridoio allora. -
- No. - rispose secca. - Voglio parlare con la Lisandri, i patti non erano questi. - 
- Cris, vai a fare il controllo del peso. Io e te andiamo dalla Lisandri, quindi? -
Alessia annuì nuovamente e dopo aver salutato Cris con un gesto della mano ed un sorriso appena accennato, seguì Jonny fino all'ufficio della Lisandri dove poi congedò il giovane infermiere ed entro.
- Alex, a cosa devo l'onore? - il fatto che un'adulta, una dottoressa per altro, la chiamasse in quel modo la fece intenerire un po' ma poi tornò a pensare al motivo per il quale era arrivata lì e quel velo di dolcezza svanì.
- Il patto era di avere qualche giorno di pace, almeno due. Il tempo di adattarmi. - disse prendendo a mordersi l'interno guancia subito dopo, mentre cercava di sostenere lo sguardo della donna seduta dall'altra parte della scrivania che incurvò le labbra in una piccola smorfia seccata, ed appoggiò i gomiti sui braccioli della sedia girevole nera sulla quale siedeva.
- Lo so, Ales.. Alex. Ma la dottoressa che ti seguirà credeva fosse meglio così, ma se non vuoi, nessuno può obbligarti. - Disse in tono pacato e lo sguardo calmo, come se di ragazzi contrariati dalle terapie prescritte ne avesse già visti fin troppo per prendersela o sbraitare. 
- Tutto qui? Posso.. Saltare la seduta? - sembrò quasi sbalordita, e contemporaneamente quel lieve stato di ansia che l'aveva presa alla sprovvista, sparì del tutto.
- Puoi, per stavolta. Vedi di gestirti al meglio le sedute, scegli le giornate e l'orario che preferisci, parla con la psicologa e segui il programma che deciderete di intraprendere. Siamo tutti con te, anche lei. -
- Lei.. Lei? -
- Si,  anche lei vorrebbe vederti star bene. Hai sofferto abbastanza. -
- Mh.. Grazie dottoressa. - sussurrò la giovane prima di voltargli le spalle e sparire, tornando ai piani superiori a passo lento. Nei momenti precedenti, probabilmente a causa dell'adrenalina che aveva preso a scorrerle nelle vene, non aveva avvertito quel bruciore fastidioso che ora ricominciava a farsi sentire. Ferite semi aperte e stoffa non erano mai state un'accoppiata geniale, ma strinse i denti e continuò il suo percorso cercando di non badare ai lievi giramenti di testa e a quel bruciore.
- Alex, Alex! - dall'accento riconobbe subito chi fu a chiamarla, il ragazzo dalla gamba ingessata e dal collare, le si presentò davanti e le sorrise ampiamente - Senti, sto andando da Rocco dove ci stanno anche gli altri. Cercavo te e Cris, che, l'hai vista per caso? - 
- È al controllo del peso, ma se posso vengo volentieri. - 
- E vieni, vieni! Ora mando un sms a Cris così poi ci raggiunge - disse estraendo un cellulare dalla tasca della giacca della divisa, o più semplicemente pigiama azzurrino, dell'ospedale e prese a digitare velocemente - Ecco fatto! Allora, andiamo? - disse poi, sistemando il cellulare dove l'aveva preso e iniziando a spingere la propria sedia rotelle verso la stanza dove erano stati anche durante la mattinata. 
- Ciao ragazzi! Ciao Rocco! - disse Toni entrando nella stanza e sistemandosi vicino al ragazzo con il quale, secondo quello che le aveva detto Cris, doveva parlare con il più piccolo dei componenti dei braccialetti rossi. 
- Toni, Alessia..- disse Vale, sorridendo ad entrambi. 
- Allora, fatto qualche visita? - domandò Leo alla ragazza e lei scosse il capo, facendo scuotere così anche la chioma scarlatta. 
- Alex.. Posso sapere perché stai qua dentro? - domandò Davide, tirandosi a sedere  sul bordo del letto e lasciando le gambe a ciondolare, avanti e indietro ad un ritmo che agli occhi di Alessia pareva davvero snervante. 
- Io non ero muta? -
- Eddai, non cambiare discorso. - l'ammonì il riccio, in tono più fermo questa volta - Scusami per questa mattina, ma ora.. Rispondi? - 
Gli altri rimasero in silenzio, e Alex li avrebbe picchiati tutti, specialmente Toni che aveva sempre qualcosa da dire e in quel momento non diceva proprio nulla. 
- Io.. Perché? -
- Mi ricordi qualcuno che conoscevo, in realtà io l'ho conosciuta poco ma ho letto i suoi diari, e me la ricordi. - 
- Chi? -
- Mia mamma. - la ragazza sentì le gambe tremare e barcollò ed indietreggiò fino ad arrivare al muro sul quale si appoggiò, prese un respiro profondo e socchiuse gli occhi, facendosi scivolare lungo la parete e finendo per sedersi sul pavimento, tirando infine le gambe contro il proprio petto ed appoggiando il mento a quest'ultime. - Alex? -
- Sono strana, tutto qui. -

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Hi! 
Un capitolo un po' più lungo, strano ma vero. Siamo già al terzo, wow.
Nel prossimo capitolo verrà svelato, per chi ancora non l'avesse capito, il motivo per cui Alex è in ospedale. Tadadan.
Quindi, a domani con il quarto capitolo.
Bye girls💕
Ps. Grazie, come sempre, per chiunque si sia soffermato a leggere la storia, a chi l'ha inserita tra le preferite o le seguite. 

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Capitolo 4
*** Avviso! ***


Hey!
Scusate l'assenza fin troppo prolungata, ma purtroppo causa mal tempo ed impegni scolastici non mi è stato possibile scrivere e postare nulla.
Prometto di tornare al più presto con un nuovo capitolo (99 su 100, domani sarà postato.)
Scusatemi ancora :(
Un bacio!

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Capitolo 5
*** Quattro. ***


- Hey ragazzi! - esclamò Cris entrando nella stanza di Rocco dove tutti i braccialetti rossi, ed Alex, si erano ritrovati a parlare a voce bassa e con lo sguardo cupo di chi ha un qualcosa di sbagliato, a livello fisico o mentale. - Bhe, cosa sono queste facce da funerale? -
- Parlavamo. - disse secco Davide, quasi infastidito dall'arrivo della ragazza - Di cose serie, di malattie vere. -
- E con questo cosa vorresti dire? Che la mia non lo è? Perché se è questo che credi me ne vado immediatamente. -
- Ecco, brava, vai. - rispose nuovamente il riccio, seduto a gambe incrociate sul letto.
- Ma cosa cazzo vi prende adesso, a tutti e due! - Leo spostò lo sguardo tra i due per un paio di volte, e poi con un gesto del capo fece cenno a Cris di sedersi e subito dopo a Davide di tacere. - Ma davvero state discutendo di malattie serie o non serie? Siamo rinchiusi qui dentro tutti, e se siamo qui dentro qualcosa di grave c'è l'abbiamo tutti. -
- Leo, lei non mangia! E a te sembra grave? Non mangia perché non vuole, perché è troppo stupida per capire che deve farlo e non è in grado di controllare la sua mente. Ti pare serio, questo? A me sembra serio il tuo tumore, quello di Vale, il mio cazzo di problema al cuore o Rocco che da mesi dorme. Non quello. - e Alex annuì, effettivamente non poteva negare la differenza tra un tumore e malattie come quella di Cris o quella cosa che faceva ed aveva lei stessa. 
- Hai paura? - domandò Alex, dopo che nella stanza calò un silenzio imbarazzante causato dalla rabbia e dalle riflessioni che tutti si ritrovarono a fare tra se e se - Davide? - lo incalzò nuovamente, posando il proprio sguardo il quello del ragazzo ed inclinando lievemente il capo verso destra e in quel momento, a dire il vero, la risposta che le sarebbe arrivata risultò irrilevante: Lo sguardo e l'espressione del ragazzo del ragazzo avevano risposto al posto suo. Gli occhi lievemente sbarrati per la sorpresa della domanda, l'espressione spiazzata e quel leggero tremolio delle labbra. 
- E tu? ne hai? - rispose dopo un po', e Alex sospirò. 
- Andiamo a fare un giro. - disse infine la rossa alzandosi dal pavimento e passandosi in modo decisamente impacciato le mani sui pantaloni come a volerli pulire da un qualcosa che effettivamente non c'era. Davide nel frattempo si era alzato a sua volta e, dopo aver guardato la sedia a rotelle con disgusto, si era infilato le scarpe e si era avvicinato ad Alessia. - e vieni così? - domandò lei.
- Davide, prendi la sedia a rotelle, non fare il figo della situazione.. - disse Vale, e a tutti parve strano che fosse stato proprio lui a interrompere il silenzio che si era creato intorno a quei due. 
- come dici? - l'accento napoletano marcato nel tono della voce fece girare tutti verso Toni che si stava sporgendo verso Rocco - Eh, lo credo anche io sai? -
- Cosa ti sta dicendo? - domandò Cris, alzando il capo verso Toni che però le fece cenno di tornare in silenzio.
- Ha detto che non ve lo posso dire, però dice che devi prendere la sedia a rotelle anche lui -
- E che cazzo, posso camminare. C'ho due gambe e funzionano entrambe, sono stufo di stare seduto su quella cosa! - sbottò Davide uscendo dalla stanza e Alex, rimasta dentro insieme agli altri guardo Leo con sguardo dubbioso ma lui annuì e lei si sentì meno responsabile di un qualsiasi cosa sarebbe potuta accadere al ragazzo che la stava aspettando poco più il la, vicino alle lunghe vetrate  che costeggiavano la sala d'attesa.
- Hey. - disse Alex, avvicinandosi a Davide, che stava osservando il mare che si intravedeva in lontananza e si differenziava di poco dal colore del cielo sereno - Sarebbe bello andarci, al mare dico. -
Il ragazzo in un primo momento non rispose, ne tanto meno diede cenno di voler distogliere lo sguardo da quella linea blu sulla quale aveva puntato gli occhi - Hai paura, Alex? -
- Non sai quanta - 
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Hey girls!
Finalmente un nuovo capitolo, e questa volta mi trovo a postarlo dalla Germania. Perdonate l'assenza interminabile, ma è veramente un periodo pieno e trovare anche dieci minuti per me, e per voi, mi è difficile.
Venerdì sarò nuovamente a casa e, dal momento che, la settimana che la mia scuola dedica alle verifiche è ormai terminata tornerò a postare con più regolarità.  
Con tutta la speranza di riuscire a postare un nuovo capitolo, magari anche più lungo al più presto,vi ringrazio per tutte le visite che la storia ha ricevuto, per le recensioni e per aver inserito la storia tra le preferite e/o seguite. 
Un bacio❤️

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