Tu sei buono, Nico

di LeoValdez00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


~~Nico si strinse il vecchio e logoro giubbotto nero sulle spalle, chiudendo gli occhi.
Inspirò ed espirò lentamente, più e più volte, cercando di controllare il battito del proprio cuore.
Lo stesso cuore che aveva tenuto nascosto per anni, dalla morte di Bianca.
Una lacrima scivolò sul suo viso magro e rigò la sua guancia pallida.
Le emozioni, i sentimenti, relegati in fondo al suo cuore e alla sua mente.
Non doveva più provare nulla, non dopo aver perso la persona a cui più teneva al mondo.
Tutto ciò che aveva amato, lo aveva perso.
Non doveva più accadere.
Un' altra lacrima apparve sul suo volto.
Aveva talmente sofferto per la morte di Bianca, da non voler più affezionarsi a nessuno.
Amare significava donare un pezzo della propria anima.
E la sua era morta insieme a Bianca.
Il suo cuore aveva ceduto, alla scoperta della sua morte, l' amore era stato sostituito dal dolore, dalla rabbia e dal rancore.
Nico strinse gli occhi, trattenendo le lacrime.
***
"Nico, vieni qui!" disse la ragazzina ridendo e facendogli segno con la mano.
Il bambino la guardò storto, ma si avvicinò e si lasciò abbracciare.
"Sono stato cattivo Bianca" disse Nico, abbassando lo sguardo.
"Ma non è vero! Ti sei solo arrabbiato" rispose lei, guardandolo negli occhi sorridendo.
"Volevo che la pagasse. Volevo vendicarmi" disse lui, la voce tremante.
Bianca si alzò, improvvisamente seria, per poi inginocchiarsi di fronte al bambino.
"Guardami" disse in un tono che non ammetteva repliche.
Il bambino la guardò malvolentieri.
"Tu ti arrabbi spesso. Non perdoni. Porti rancore, anche per stupidaggini" disse dura.
Il bambino non riuscì a trattenere una lacrima.
Il viso della sorella si addolcì in un sorriso pieno di calore e affetto.
"Ma tu sei buono, Nico" disse puntandogli un dito contro il petto.
Il fratellino la guardò sorpreso.
"Tu sei una persona di cuore, piccolo mio.
Se ami qualcosa, non ti fai problemi.
Tu ami e basta.
Con tutto te stesso.
E questa è una cosa buona, Nico.
Buona come te"
Il bambino scoppiò a piangere, stringendo forte la sorella.
Lei sorrise e gli accarezzò teneramente i lunghi capelli corvini.
"Non cambiare mai, Nico" sussurrò piano, chiudendo gli occhi.
***
Nico non aveva più amato niente e nessuno dalla morte di Bianca.
Era cambiato.
Aveva lasciato alle spalle il bambino che amava con tutto sé stesso.
Aveva fatto esattamente ciò che la sorella non voleva.
Nico si appoggiò al parapetto della nave.
Aveva amato e aveva perso tutto ciò a cui si era affezionato.
Non aveva più provato nulla da allora.
Falso.
Non era riuscito a sopprimere del tutto le proprie emozioni.
E questo lo sapeva solo Jason.
Nico strinse i pugni, maledicendo ancora quel Dio che lo aveva costretto a confessare, davanti al figlio di Giove, la sua più grande debolezza.
"Non cambiare mai"
In fondo, non era cambiato.
In fondo, era ancora quel bambino.
In fondo, non riusciva a non amare.
Dei passi rieccheggiarono sul ponte, risvegliandolo dai propri pensieri.
Nico si voltò di scatto, riconoscendo la figura slanciata del figlio di Giove.
"Che vuoi, Grace?" disse il figlio di Ade distogliendo in fretta lo sguardo da Jason, per puntarlo fuori dalla nave.
"Chi ti dice che sono qui per te?" chiese lui alzando un sopracciglio.
Nico sorrise ironico.
"Allora dimmi cosa ci fai sul ponte alle 3 di notte, se riesci a inventarti una buona scusa" disse, consapevole che non gli avrebbe mentito.
Il figlio di Giove sbuffò.
"Avevo pensato al mal di mare, ma mi sembrava banale. Soprattutto perché non soffro di mal di mare.
Oppure all' insonnia, ma era banale anche questa" disse alzando le spalle, a mo' di risposta.
"E quindi si ritorna alla domanda originale. Che diavolo vuoi, Grace?" disse Nico in tono esasperato, guardando il mare.
"Parlarti"
Il figlio di Ade si voltò alzando le sopracciglia.
"E di che cosa vorresti parlare, con il re degli spettri, a quest' ora di notte?" chiese sbuffando.
"Lo sai"
Nico si irrigidì e lo guardò male.
"Di quello sono io a non voler parlare" disse freddo, girandosi di nuovo a guardare il mare.
"Nico non puoi sempre scappare"
Il figlio di Ade chiuse gli occhi e serrò i pugni.
"Non sto scappando, Grace" disse con voce dura.
"Allora parliamone"
Nico si voltò e dopo averlo guardato irato, si allontanò per tornare sottocoperta.
Jason lo seguì e, poco prima che potesse scendere nelle cabine, lo prese per un braccio costringendolo a voltarsi.
"Nico, ascoltami. Sai che io non ne parlerò a nessuno, te l' ho promesso"
Il figlio di Ade lo guardò riuscendo a stento a trattenere la rabbia.
"Sai già fin troppo, Jason!" sibilò, per poi scrollarsi di dosso la mano del figlio di Giove.
"Nico, io non ti giudico. Voglio solo parlare"
Lui lo guardò stizzito.
"Parlare di cosa? Non ho nulla da dirti" disse in tono sbrigativo.
"Come stai?"
Nico gli rivolse uno sguardo interrogativo.
Era dalla morte di Bianca che nessuno gli chiedeva come stava.
"Non mi sembra una domanda difficile, di Angelo. Voglio sapere se stai bene, dopo Roma e dopo la Croazia" riprese Jason, guardandolo deciso.
"Sto bene, Grace" rispose Nico, sostenendo il suo sguardo.
"Non mentirmi, è inutile. E io ti assillerò con questa domanda finché non ti deciderai a dirmi la verità" disse tranquillo il figlio di Giove.
Nico sospirò guardandolo male.
"Che diavolo ti importa di come sto, Jason?" disse più esasperato che arrabbiato.
"Mi importa, perché a dispetto di tutto ciò che la gente può pensare e, soprattutto, quello che tu puoi pensare, sei una brava persona"
Il figlio di Ade  si girò verso le cabine, iniziando a scendere i gradini senza rispondergli.
"Tu sei buono, Nico"
Il ragazzino si fermò, sempre dandogli le spalle.
"Non lo sono più da tempo, Jason" disse con voce tremante per poi correre a chiudersi nella cabina.



#AngoloDiLeo
Buongiorno mezzosangue!
Sono tornata!
Mi piacerebbe molto sapere cosa pensate di questa mini-long, se vi piace e se quindi vale la pena continuarla.
Ho già scritto il secondo capitolo, ma prima voglio sapere la vostra opinione, quindi...
Spero in qualche recensione <3
Un bacio, LeoValdez00

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Bianca sorrideva contenta e abbracciava un Nico quasi infastidito, nella foto spiegazzata che il figlio di Ade teneva tra le mani.
Il bambino aveva tutta l' aria di voler scomparire, piuttosto che restare un minuto di più attaccato alla sorella.
Nico strinse forte le palpebre.
Quanto avrebbe pagato ora, per un suo abbraccio.
Per un suo sorriso.
Per riaverla indietro.
Il figlio di Ade si sedette sul pavimento della cabina, la schiena appoggiata al letto.
"Tu sei buono, Nico"
La stessa frase, detta sia da Bianca che da Jason.
Il ragazzo scosse la testa, imponendosi di non pensarci.
Lui era cambiato.
Dalla morte della sorella, tutto era cambiato.
***
"Me lo avevi promesso" urlò Nico in preda al panico, guardando con odio il ragazzo in fronte a lui.
Percy tentò di parlare, ma qualcosa si spezzò nel cuore del figlio di Ade.
Un dolore sordo al petto e poi si formò una voragine sotto di lui.
La guardò per un' attimo, confuso, ma non gli importava.
L' unica cosa che importava era che Bianca era morta.
Percy Jackson non l' aveva protetta.
***
Nico sentì bussare alla porta della cabina.
Guardò l' orologio e si chiese chi mai sarebbe andato a trovarlo alle sei e venti di mattina.
"Sono io"
Appunto.
"Che vuoi Grace?" chiese alzandosi, ma non aprendo la porta.
"Posso entrare?"
Nico sbuffò e tolse i catenacci, per poi sedersi sul letto.
"È aperto" disse in tono indifferente, mettendo in tasca la foto scolorita dal tempo.
Jason entrò nella cabina, chiudendosi la porta alle spalle, per poi guardare il ragazzo seduto in fronte a lui.
"Allora? Come mai già sveglio?" chiese prendendo una sedia.
"Potrei farti la stessa domanda" rispose Nico, stendendosi e guardando il soffitto.
"Verità o bugia?" disse il figlio di Giove ironico.
"Prima la bugia, voglio vedere se sei migliorato dall' altra sera, poi la verità" rispose il figlio di Ade, giocando distrattamente con una pallina di gomma nera.
"Okay... allora, visto che ieri sera il coach Hedge ha fatto una gara a chi mangia più fajtas, non mi potevo rifiutare e mi sono rimaste sullo stomaco impedendomi di dormire" disse Jason sorridendo.
Nico si voltò appena, per guardarlo.
"Ti meriti un riconoscimento per l' originalità stavolta" ammise stupito.
"La verità è che sono preoccupato per te" continua il figlio di Giove facendosi serio.
Il figlio di Ade sbuffò, tornando a giocare con la pallina.
"Preferivo la bugia"
Jason alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi con la sedia.
"Nico.." iniziò, per poi essere interrotto dal suono della pallina che rimbalza sul soffitto.
Sbuffò, guardando male il ragazzo di fronte a lui.
"Nico, io..."
"Taci Grace..." disse lui interrompendolo.
Jason si alzò e gli prese la pallina dalle mani, buttandola in un angolo della stanza, tra le proteste del figlio di Ade.
"Guardami Nico!" urlò il figlio di Giove arrabbiato.
Il ragazzo lo guardò, sorpreso da quell' attacco di rabbia.
Jason si sedette pesantemente di fianco a lui, sbuffando.
"Tu puoi fare quello che ti pare, Di Angelo, ma sappi che ti stai comportando da idiota" disse guardandolo fisso negli occhi, mentre il figlio di Ade lo osservava perplesso.
"Tu puoi pensare di essere solo, di non essere importante per nessuno, di essere inutile. Puoi pensare quello che vuoi, Nico. Ma non puoi pretendere che nessuno si affezioni a te" continuò Jason in tono freddo.
Il ragazzo sbuffò distogliendo lo sguardo.
"Non sai di che parli, Grace..." disse indifferente.
"Nico, a questo mondo ci sono delle persone talmente matte da tenerci veramente a te" rispose Jason, prendendo un respiro profondo.
"Io, Hazel, noi tutti ci teniamo a te" continuò abbassando il tono di voce.
Il figlio di Ade lo guardò senza commentare.
"È perché... Tu sei buono, Nico"
Il ragazzo distolse lo sguardo a disagio.
Basta.
Non poteva più sentirla quella frase.
Troppi ricordi amari che non volevano saperne di sparire.
Troppi ricordi dolci di tempi che non sarebbero mai tornati.
Nico chiuse gli occhi.
"Non è vero" disse solamente, prima di alzarsi dal letto e uscire dalla cabina, sotto lo sguardo attonito del figlio di Giove.
"Non più" sussurrò tra sé e sé, prima di sparire dalla vista di Jason.



#AngoloDiLeo
Buongiorno mezzosangue!
Eccovi come promesso il secondo capitolo di questa mini-long NicoCentric.
Sono stata brava ad aggiornare in fretta eh?
*si complimenta da sola*
In realtà ho già finito anche in terzo capitolo (che pubblicherò domani) e devo iniziare il quarto.
Davvero ragazzi, vorrei sapere la vostra opinione!
Consigli e suggerimenti per migliorare, punti che non vi convincono...
Qualsiasi cosa per farmi sapere che ne pensate.
Un bacio LeoValdez00


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Nico pensava di aver trovato un posto al sicuro dalla protettivitá soffocante di Jason.
Era sulla cima dell' albero maestro, nascosto dalle vele e avvolto nel giubbotto nero, così da confondersi con le ombre della notte.
Guardava fuori bordo il Mediterraneo che si stendeva fino a perdita d' occhio, cercando di ignorare quanto il suo colore fosse similare a quello degli occhi di Percy.
Nico sentì una stretta al cuore e chiuse gli occhi, trattenendo una lacrima.
Sentiva ancora la voce del ragazzo, tanto disperata quanto determinata, prima di precipitare nel Tartaro.
***
"L' altro lato, Nico. Ci vediamo lì! Promettimelo!"
"Lo prometto"
***
Il figlio di Ade cominciò a singhiozzare.
Non aveva fatto nulla per salvarlo, nulla per impedire che soffrisse una pena peggiore della morte.
Si era sentito impotente.
Non aveva potuto fare nulla per impedire che il semidio precipitasse nel luogo peggiore che esistesse, dimora delle più crudeli creature che abbiano mai calcato la terra.
Non aveva potuto fare nulla per aiutarlo.
Ma aveva fatto una promessa.
Strinse forte i pugni, respirando più velocemente per trattenere i singhiozzi.
Doveva portare tutti alle Porte della Morte, farli sopravvivere alla Casa di Ade.
Ma, soprattutto, cosa più importante, doveva sperare che Percy sopravvivesse al Tartaro.
E Nico non riusciva più a sperare da molto tempo.
Sperare significava mettersi in gioco, mettere in gioco la propria anima.
Affidarsi al destino.
E il destino non era mai stato magnanimo con il figlio di Ade.
***
"Io... io ti odio!" urlò il bambino, in preda ad una crisi isterica.
"Ascoltami Nico, non lo faccio perché ti voglio abbandonare" disse Bianca, cercando di mantenere la voce calma.
"Tu non vorrai, ma lo fai lo stesso! Mi stai abbandonando!" continuò il figlio di Ade, trattenendo a stento le lacrime.
"Nico, io..."
"Non mi importa! Vorrei che fossi morta tu e non la mamma!" urlò il bambino, prima di voltarsi e correre via da Bianca, ignorando la sorella che lo chiamava a gran voce.
Queste erano state le ultime parole che Nico rivolse a Bianca.
Poco importava che avesse poi fatto promettere a Percy di proteggere la sorella, a costo della vita.
Lui le aveva detto che avrebbe voluto fosse morta.
E non l' aveva mai più rivista viva.
Ora Nico si era trovato a dover fare una promessa al figlio di Poseidone e temeva che, come Percy pochi anni prima, non sarebbe riuscito a mantenerla.
No, il destino non era mai stato magnanimo con il figlio di Ade.
***
"Che ci fai lassù?"
Nico si voltò di scatto asciugandosi le lacrime, cercando la voce che doveva certamente appartenere ad un certo figlio di Giove di sua conoscenza.
"Non si può restare un po' da soli su questa diavolo di nave volante, Grace?" chiese irato, controllando la voce tremante mentre lo cercava con lo sguardo, finché non lo vide.
Indossava un pigiama di un tremendo azzurro cielo e delle pantofole (Nico sospettava probabilmente pelose) e si stava stropicciando gli occhi guardando nella sua direzione.
"Evidentemente no, Di Angelo" rispose sorridendo, per poi soffocare uno sbadiglio.
"Va a dormire, Jason, ne hai bisogno" disse, tra l' ironico e l' esasperato, il figlio di Ade.
"Scendi, Nico, e io andrò a dormire nella mia cabina" rispose in tono di sfida.
Il figlio di Ade sbuffò, ma, dopo aver osservato un' ultima volta l' alba che si rifletteva sul mare, scese lentamente dall’ albero maestro, raggiungendo il ragazzo.
"Sono qui, ora ti prego va a dormire che mi fai quasi pena, Grace" disse il ragazzo guardandolo con un sorriso ironico.
Il figlio di Giove sorrise, ma poi osservò Nico.
"Sarò anche messo male, ma tu hai delle occhiaie che fan paura..." disse sussurrando e prendendogli il viso con una mano.
Il figlio di Ade si allontanò di scatto, abbassandogli velocemente la mano e guardandolo storto.
Jason sbuffò roteando gli occhi.
"Senti, Nico, non puoi continuare così!
Non puoi ridurti a non dormire e non mangiare! Cosa ci guadagni a star male?" disse il figlio di Giove esasperato ma con una vena di preoccupazione nella voce.
"A chi importa se sto male? A te Grace?" disse il figlio di Ade irato e irritato dalle apprensioni di Jason.
"Sì, Nico, a me" rispose freddo.
"E a me non importa! Quindi arrangiati" disse arrabbiato, per poi voltarsi e andare verso la propria cabina.
Il figlio di Giove gli corse dietro, prendendolo per le spalle e costringendolo a voltarsi.
"Perché?" chiese semplicemente.
Nico lo guardò confuso, ma ancora arrabbiato.
"Perché cosa, Grace?" chiese guardandolo storto.
"Perché fingi che non ti importi nulla?
Che nulla ti ferisca o quantomeno ti tocchi" disse Jason tenendogli una mano sulla spalla.
Nico si divincolò dalla sua presa e lo guardò irato.
"Perché è così, non sto fingendo.
Perché, che tu ci creda o no, non sono una brava persona come credi" disse in un sibilo infuriato, prima di scendere i gradini per andare in cabina.
"Non è vero... Tu sei buono, Nico... Devi solo capirlo..." disse Jason, guardando il figlio di Ade scomparire sottocoperta.
“E riuscirò a fartelo capire prima o poi…”





#AngoloDiLeo
Buongiorno semidei!
Ecco il terzo capitolo!
(Davvero, mi faccio paura da sola... sto diventando un mostro... pubblico ad una velocità disumana...)
Allora, che ve ne pare?
In questo capitolo ho anche accennato alla Pernico (ship che non mi piace) perchè... perchè si!
Volevo far vedere il parallellismo tra il dolore per la morte di Bianca e il dolore per la Quasi morte di Testa d' Alghe.
Spero di aver fatto un buon lavoro, ma voglio sapere la vostra opinione semidei!
Ditemi quello che non vi piace, quello che bisognerebbe migliorare, quello che non vi convince...
O se vi piace così!
(Perchè c' è anche questa mera speranza...)
Fatemi sapere, mezzosangue!
Un bacio <3
LeoValdez00

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La matita tracciava profondi solchi sulla carta.
Linee, dapprima incomprensibili, andarono a formare un disegno piuttosto elaborato.
Erano due figure, unite da una parola come fossero legate.
Nico non alzò la testa finché non concluse tutto, fin nei minimi particolari.
Erano anni che non disegnava più…
***
“Bianca! Vieni qui! Guarda!” urlò contento il bambino, tirando una manica del giubbotto invernale della sorella.
“Cosa? Che cosa c’ è?” chiese lei confusa, lasciandosi però trascinare da Nico, cercando di non inciampare sul ghiaccio.
Il più piccolo la portò davanti ad un piccolo negozio, all’ angolo della strada, l’ entrata ricoperta di neve fresca, e appoggiò le mani ed il viso alla vetrina gelata, osservando l’ interno.
La sorella gli andò affianco, curiosa, per guardare con lui.
Era una piccola cartoleria, un po’ buia e completamente vuota, ma anche così si vedevano perfettamente i grandi fogli da disegno e le centinaia di pastelli, pennarelli, matite e colori.
Bianca guardò stupita il fratellino.
“Non credevo ti piacesse disegnare” disse con un sorriso.
Nico staccò a fatica il naso dal vetro, per guardarla imbarazzato.
“Io… ecco… A scuola ci fanno disegnare…” disse abbassando lo sguardo e torturandosi le mani inguantate per il freddo.
Lei gli mise una mano sulla spalla e gli sorrise.
“Capito” disse facendogli l’ occhiolino.
“Nico, lo sai però che non possiamo prendere nulla, vero?” chiese la sorella, guardandolo triste.
Il bambino annuì abbassando lo sguardo.
Certo che lo sapeva, fin da quando era un neonato erano stati affidati ad orfanotrofi, che non davano certo la possibilità di comprare qualcosa che non fosse strettamente indispensabile, a parte le carte di Mitomagia che Bianca gli comprava di nascosto dalle suore.
La ragazzina lo prese per mano, allontanandolo dal negozio.
Nico la seguì senza parlare, guardando la cartoleria sparire tra le vie di Venezia.
***
“Hey, vieni con me…” sussurrò Bianca all’ orecchio del fratellino, andando nella sua camerata, svegliandolo nel mezzo della notte di Natale.
Nico spalancò gli occhi e guardò confuso la sorella.
“Fidati” disse semplicemente lei, con un sorriso, tendendogli la mano.
Il bambino si alzò e la seguì fin sul piccolo balcone del primo piano dell' orfanotrofio, rabbrividendo per il freddo non appena uscì.
“Non potevo farlo vedere alle suore…” disse Bianca scusandosi, porgendogli un grande pacco.
Lui la guardò grato, sapeva che qualunque regalo gli avesse preso, lo aveva fatto con i propri soldi, rimediandoli chissà come, e cercando di non farlo scoprire alla direttrice.
“Buon Natale Nico” disse lei sorridendo.
Il bambino rise appena e scartò il suo regalo.
Quando lo aprì e vide cosa c’ era al suo interno, sgranò gli occhi dalla sorpresa e abbracciò immediatamente la sorella.
“Grazie, ti voglio tanto bene! Sei la sorella migliore del mondo!” sussurrò stringendola forte, appoggiando sul tavolino il pacco semiaperto, dal quale si vedevano spuntare fogli bianchi e tanti colori.
***
Mentre rifiniva gli ultimi particolari del disegno, sentì bussare alla porta.
"Vattene, Grace! Non è il momento!" urlò esasperato, senza togliere lo sguardo dal foglio.
"Nico, sono Hazel"
Il figlio di Ade voltò la testa di scatto verso la porta, per poi prendere il disegno e infilarlo sotto il cuscino.
"È aperto" disse una volta messi via anche matite e gomme varie, sedendosi sul letto.
Hazel aprì piano la porta ed entrò nella cabina.
"Hey..." disse con un sorriso, sedendosi di fianco a lui.
"Hey... Che cosa ci fai qui?" chiese stranito il ragazzo, guardandola aggrottando le sopracciglia.
Quando Hazel assunse un' aria colpevole, Nico sospirò roteando gli occhi.
"Non dirmelo. Ti ha mandato Jason, vero?" chiese sbuffando, per poi alzarsi e sedersi su una sedia, allontanandosi da lei.
"Senti, è preoccupato per te! E lo sono anche io!" disse la figlia di Plutone, alzando la voce, per quella che Nico pensava fosse la prima volta.
"Sto bene" disse distogliendo lo sguardo dalla ragazza.
"Non è vero"
Il figlio di Ade la guardò arrabbiato.
"Ma che cosa avete voi due? Mi fate una domanda, io rispondo e non vi va bene la mia risposta? Cosa volete che vi dica? Che sto male?" disse Nico, irato e infastidito dal loro comportamento.
"Vogliamo solo una cosa...
La verità" rispose Hazel, guardandolo negli occhi, determinata.
"Sto bene" ripeté il ragazzo, in un sussurro infuriato.
"Nico..."
Il figlio di Ade la guardò, gli occhi ancora fiammeggianti d' ira.
"Noi siamo dalla tua parte"
Il ragazzo abbassò lo sguardo con uno sbuffo.
"Non vi voglio dalla mia parte" rispose arrabbiato, lo sguardo a terra.
Hazel lo guardò triste, poi si alzò e gli mise una mano sulla spalla.
"Che tu ci creda o no, noi ti vogliamo bene...
Tu sei buono Nico...
Riusciremo a fartelo capire" sussurrò la ragazza, prima di uscire dalla cabina, lasciando solo il figlio di Ade.
Nico rimase immobile, lo sguardo basso, ripensando a cosa gli aveva detto Hazel.
Sospirò tremante e prese da sotto il cuscino il disegno che aveva fatto, osservandolo critico.
Uno schizzo a matita di due ragazze.
Una, alta, pallida, con lunghi capelli neri e profondi occhi scuri, l' altra dalla pelle più scura, con corti capelli ricci e gli occhi dorati.
Unite da una parola scritta in corsivo.
"Sorelle"




#AngoloDiLeo
Ecco a voi, mezzosangue, il quarto capitolo!
*si da delle pacche sulla spalla da sola*
Bene, finalmente entra in scena anche Hazel...
Spero che abbiate gradito il confronto tra Hazel e Bianca, il disegno e così via...
Ma, come per gli scorsi capitoli, vorrei tanto sapere la vostra opinione, cosa vi piace e cosa no, come migliorare ecc ecc...
Un bacione e al prossimo capitolo! <3
LeoValdez00

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


"Mi dispiace Bianca.
Sono stato meschino ed egoista.
Sai che le cose brutte che ti ho detto non sono vere?
Non le penso sul serio.
Tu sei la mia sorellona e mi hai fatto anche da madre.
Non saprò mai come ringraziarti"
Nico finì di scrivere queste poche parole sul retro di un grande foglio, le mani tremanti.
Quando Bianca sarebbe tornata, avrebbe capito perché lui le aveva detto quelle brutte parole, avrebbe capito e lo avrebbe perdonato.
Come sempre.
Il bambino sorrise per la prima volta da quando la sorella era partita e voltò il foglio per riguardare il disegno che aveva fatto.
Era un bellissimo ritratto, che raffigurava una ragazza mora, dalla pelle chiara, quasi diafana, una cacciatrice armata di arco e frecce, con i lunghi capelli raccolti e intrecciati con dei fili d' argento.
E al margine, in basso a destra, c' era una piccola scritta.
"Sarò sempre con te"
***
"È morta, Nico"
Quelle tre, semplici ed ineluttabili parole, scavarono a fondo il cuore del figlio di Ade.
Le sentiva risuonare nella propria testa, continuamente, senza lasciargli modo di pensare ad altro.
Morta.
Come poteva essere morta?
Nico guardò il grande disegno fatto per la sorella.
Regalo che lei non avrebbe mai ricevuto.
Una rabbia, nera, cieca, si fece forza nel suo animo, attenuando momentaneamente tutti gli altri sentimenti.
Strappò il foglio, più e più volte, lacrime di rabbia che gli rigavano il viso, finché del bellissimo disegno non rimasero che brandelli sparsi.
E la rabbia improvvisa, così scomparve, lasciando che il suo cuore potesse essere travolto da un altro sentimento.
Il dolore.
Si accasciò a terra, cominciando a singhiozzare.
Si coprì il viso con le mani, portò le ginocchia al petto e si lasciò andare alle lacrime, desiderando solo una cosa.
Essere morto.
Che fosse morto lui, ma non Bianca.
Guardò i rimasugli del disegno che aveva fatto con tanto impegno, un' ultima immagine della sorella.
E decise che non avrebbe mai più sofferto così tanto.
Mai più.
***
Nico si chiuse la porta della cabina alle spalle, cercando di non far rumore.
Salì i gradini per raggiungere il ponte, maledicendosi per non aver infilato il giubbotto.
Ma era uscito di corsa, e il freddo era l' ultima cosa a cui poteva pensare.
Un incubo.
Uno stupido incubo era riuscito a impaurirlo a tal punto da dover andarsene dalla propria camera.
Si appoggiò al parapetto della nave, guardando sotto di sé quella che sembrava essere una grande città, completamente illuminata, nonostante l' ora tarda.
Respirò affannosamente per un paio di minuti, il cuore che batteva all' impazzata, finché non si impose di calmarsi.
Chiuse gli occhi tremante, cercando di pensare ad altro.
A qualsiasi cosa che non fosse quello stupido incubo.
Ma quelle tre parole risuonarono nella mente del figlio di Ade, senza lasciarlo pensare ad altro.
"È morto, Nico"
No, non lo era.
Era solo un sogno.
Il ragazzo strinse forte i pugni.
"È morto"
Conficcò le unghie nella carne, per distrarsi dal dolore che quasi gli fermava il cuore.
"Morto"
Nico urlò per la frustrazione, per poi sedersi a terra, le mani tra i capelli e le palpebre strette fino a far male.
Cominciò a singhiozzare, le lacrime sgorgarono prepotenti sul suo viso.
"Non di nuovo..." sussurrò tremante.
Non poteva soffrire ancora così, si era fatto una promessa.
Ma non importava quanto avesse voluto non pensarci.
Il figlio di Ade si rannicchiò su se stesso, cercando di non affondare nel dolore.
"Solo un sogno, uno stupido incubo" si ripeteva tra le lacrime.
Ma il corpo di Percy, steso a terra, rigido, freddo...
E la voce distrutta di Annabeth...
"È morto, Nico"
Era tutto così reale!
Il ragazzo appoggiò il viso alle ginocchia cercando di riprendersi, di non pensarci, perché ci sarebbe stato solo più male.
Ma quel dolore non accennava ad andarsene, era come se fosse sempre stato lì, in agguato nel suo cuore, aspettando il momento giusto per distruggerlo.
E lo aveva trovato.
Ora non riusciva quasi più a respirare.
Paura.
Erano anni che Nico non aveva più paura.
"Hey, che ci fai qui?" chiese qualcuno ridacchiando.
Il figlio di Ade alzò la testa di scatto, cercando la persona che aveva parlato, e incrociando per un momento lo sguardo di ghiaccio del figlio di Giove.
Non appena Jason lo vide in viso, smise di ridere e si sedette immediatamente in fianco a lui, appoggiandogli una mano sulla spalla.
"Che cos' è successo?" chiese preoccupato, talmente stupito di vedere Nico in un momento di tale debolezza, da esserne fin troppo sorpreso.
"Non è il momento, Grace" rispose infastidito il ragazzo, scrollandosi di dosso la sua mano.
La cosa buona di quell' incontro, era che il figlio di Ade si stava calmando, anche se non l' avrebbe mai ammesso, solo con la presenza del figlio di Giove.
Jason si mise allora in ginocchio davanti a lui, guardandolo negli occhi, che Nico sapeva essere rossi e gonfi di pianto.
"Ora tu mi dici che diavolo ti è successo" disse il ragazzo, in un tono che non ammetteva repliche, ma con una tale preoccupazione nella voce, da essere un incrocio tra un ordine e una supplica.
Nico lo guardò senza fiatare, il respiro ancora mozzo e lo sguardo sofferente.
All' improvviso sorrise, a metà fra l' ironico e il sincero, per prendere poi un respiro profondo.
"Solo un incubo, Grace, non preoccuparti" disse asciugandosi gli occhi e cercando di rimettersi in piedi.
Jason lo sostenne e lo fece alzare.
"Che incubo? Cos' hai sognato?" disse osservandolo con gli occhi sbarrati.
"Mostri, Dei cattivi, donne di terra che vogliono ucciderci... le solite cose..." disse alzando le spalle e trattenendo le lacrime.
Il figlio di Giove lo guardò freddamente negli occhi.
"Nico di Angelo non si spaventerebbe per questo. Non uscirebbe impaurito nel bel mezzo della notte. Non piangerebbe in un angolo del ponte.
Non per questo" disse stringendo i denti.
Il figlio di Ade evitò il suo sguardo.
"Dovrei tornare in cabina, Grace" sussurrò stringendo le palpebre e avviandosi sotto coperta.
Il ragazzo lo seguì, senza fiatare, fino alla camera di Nico.
Quando il figlio di Ade stava per chiudere la porta, Jason mise un piede in mezzo.
"Non puoi continuare così..." sussurrò guardandolo negli occhi.
"Posso... e lo farò..." disse tremante.
Il figlio di Giove tolse il piede, senza smettere di guardare il ragazzo.
"Buonanotte, Jason" sussurrò chiudendo la porta, per poi buttarsi scompostamente sul letto, cercando di ricordarsi come respirare.





#AngoloDiLeo
Buongiorno a tutti semidei!
Detto sinceramente, mi dispiace molto di aver ricevuto solo una recensione per lo scorso capitolo...
Era la prima volta che si vedeva anche Hazel e speravo in qualche opinione...
In ogni caso, ecco il quinto capitolo!
*saltella contenta*
Ma come faccio ad aggiornare così in fretta?
*vocina interiore* -Ma ieri sera hai scritto fino a mezzanotte ricordi?
Ehm... si forse ha ragione lei...
Comunque...
Spero in quealche recensione mezzosangue!
Ditemi il vostro parere e consigli per permettermi di migliorare.
Un bacio <3
LeoValdez00

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



Codardo.
Si, sei solo un codardo.

Una lacrima scivolò solitaria sul viso magro del ragazzo.
Puoi forse negarlo?
Tu stai scappando!
Tu scappi sempre!

Il figlio di Ade strinse forte i pugni e serrò le palpebre.
Hai passato una vita intera a nasconderti.
Tu sei il Re dei Fantasmi.
Ma non sei un fantasma.
Non puoi scappare per sempre.

Il ragazzo si asciugò nervosamente una lacrima con il dorso della mano.
Anni nell’ ombra non ti fanno scomparire.
Non ti fanno morire.
Morire è da codardi.
Perché sei ancora in vita?

Dopo anni, Nico ebbe freddo.
Perché sono ancora vivo?
Non lo so.

Vivere richiede coraggio.
Morire no.
Perché è morta Bianca?
Perché non sei morto tu?

Le lacrime scivolarono indisturbate sul suo viso.
Non lo so.
Dovevo morire io.

Tua sorella era forte.
Era coraggiosa.
Era il tuo esatto opposto.
Era lei che doveva vivere!

Lo so.
Sarei dovuto morire io in quella discarica.

Nico si morse il labbro talmente forte che sentì in bocca il sapore metallico del proprio sangue.
E perché non eri con lei?
Mentre lei era in missione, tu eri al Campo!
Mentre lei moriva, tu giocavi a Mitomagia!
Mentre lei sacrificava la propria vita, tu eri al sicuro!

Lo so.
Io sono un codardo.
Dovevo essere lì con lei.
Dovevo essere io a morire.

Dovevo, dovevo, dovevo…
Intanto lei è morta.
Lo so.
E tu sei vivo.
Lo so.
Il figlio di Ade tremò.
Perché sei vivo?
Perché lei è morta?
Perché tu non eri con lei.
Dovrei essere morto io.
E’ morta per causa mia.

Se tu fossi stato con lei, ora sarebbe viva.
Nico toccò la superficie lucida di ferro dello Stige.
Per la prima volta la sentiva gelida.
Per la prima volta aveva freddo.
Freddo nell’ anima.
Lo so.
Ormai non puoi più fare nulla.
Non è vero.
Io sono un codardo.
Vivere richiede coraggio.
Ricordare ne richiede ancora di più.

Nico sentì il freddo della lama sulla propria pelle e poi dolore.
Solo dolore.
E la vita che lo abbandonava.
***
Nico si svegliò urlando, il corpo scosso da tremiti incontrollati, la testa che sembrava voler scoppiare.
Non appena aprì gli occhi e si accorse di essere sulla nave, al sicuro, nella sua cabina, non appena si accorse di essere ancora vivo, scoppiò a piangere.
Seppellì il viso nel cuscino, sperando ingenuamente che nessuno avesse sentito il suo urlo, e pianse le sue lacrime di dolore.
Lui era un codardo.
Solo un codardo,
“Nico!”
Una voce fin troppo familiare, intrisa di pura preoccupazione, arrivò dal corridoio.
Il figlio di Ade non rispose, non si degnò nemmeno di alzare la testa, continuando a piangere.
Jason lo chiamò più volte, iniziando a picchiare violenti pugni sulla porta, implorandolo di aprirla e di farlo entrare.
“Vattene…”
Un sussurro, nulla di più, un comando che solo Nico poteva sentire, ma che sperava capisse anche il figlio di Giove.
Niente.
Jason continuava a picchiare sulla porta, chiamandolo a gran voce, ma il figlio di Ade non rispondeva, non si muoveva nemmeno.
“Nico, ti prego, apri… Non ti importunerò mai più, ma ti scongiuro apri questa porta”
Forse era il tono del figlio di Giove, forse il ragazzo era solo stufo di sentirlo fuori dalla cabina.
Il figlio di Ade si alzò tremante, barcollando fino alla porta e aprendola lentamente.
Incrociò per un momento lo sguardo di ghiaccio del ragazzo in fronte a lui, certo di avere impressi sul viso i segni del recente pianto.
Jason non gli disse nulla, solo lo abbracciò.
Nico rimase stupito e tentò di divincolarsi dalla sua presa, ma il più grande non lo lasciava andare.
Il figlio di Ade allora si abbandonò di nuovo al pianto, stringendo forte l’ unica persona che, si accorse in quel momento, poteva chiamare amico.
“Cos’è successo?” sussurrò il figlio di Giove, senza accennare a volersi allontanare.
“Un incubo”
***
Nico piangeva sotto le coperte, stringendo forte il cuscino, quasi fosse un’ ancora di salvezza.
Non doveva fare rumore, non voleva che gli altri bambini lo prendessero in giro.
Ma lui continuava a piangere, trattenendo a stento i singhiozzi, finché una mano si appoggiò sulla sua spalla da sopra la coperta di lana.
Il bambino si girò di scatto e, riconoscendo il viso preoccupato della sorella, sorrise.
“Cos’è successo?”
“Un incubo”
***
“Cos’ hai sognato?”
Nico si chiese se avesse dovuto dire la verità a Jason.
Dopo la morte di Bianca, non si era mai aperto così tanto con qualcuno.
Poteva davvero fidarsi?
Il tono preoccupato del figlio di Giove lo convinse a non mentirgli, come aveva invece fatto la sera precedente.
“Qualcuno… Non so chi fosse di preciso… Mi…”
Il figlio di Ade prese un respiro profondo, imponendosi di continuare senza versare nemmeno una lacrima.
“Mi accusava di essere responsabile della morte di Bianca… E mi dava del codardo, dicendomi… dicendomi che morire è da codardi, mentre vivere richiede coraggio… e io ero d’ accordo… così… così mi sono ucciso con la mia spada” sussurrò Nico, quasi pentendosi di aver detto la verità.
Jason non disse nulla al momento, solo lo strinse più forte, quasi a fargli capire che, qualunque cosa fosse mai successa, lui ci sarebbe stato.
E il figlio di Ade ricambiò l’ abbraccio, in silenzio, contento per una volta di non essere giudicato.
***
“Non è colpa tua”
Nico, seduto sulla sedia, si voltò verso Jason, ancora i piedi, appoggiato al muro.
“Si che lo è” sussurrò il figlio di Ade, cercando inutilmente di mantenere la voce ferma.
“Tu non hai colpe. Lei è morta da eroina per salvare dei compagni”
“Io non ero con lei. Potevo fermarla. Potevo morire al posto suo” disse Nico abbassando lo sguardo, il ricordo del sorriso di Bianca che aleggiava nei suoi pensieri.
“Non te lo avrebbe mai permesso”
“Io non avrei mai dovuto permettere che lei morisse” replicò freddo, chiudendo gli occhi.
Jason non lo contraddisse, rimase in silenzio a guardare il figlio di Ade.
A cercare di immaginare che il muro che aveva eretto intorno a sé anni prima, stesse crollando lentamente.





#AngoloDiLeo
*schiva i pomodori*
Ehm... si, lo so perfettamente che volete fucilarmi...
E ne avete tutti i diritti!
Da quant'è che non aggiorno?
(coscienza) -Tanto
Taci tu!
-Va al Tartaro!
Grazie...
Comunque, mille e mille scuse per il mio IMMANE ritardo.
Avevo già scritto questo capitolo e il prossimo, ma il mio computer ha deciso di cancellarli senza alcun motivo apparente e mi sono ritrovata a dover riscrivere tutto.
In più sono stata male per una settimana in cui, lo ammetto, non ho neanche lontanamente pensato a continuare la storia...
Quindi...
MI DISPIACE!!!
Spero che questo capitolo vi piaccia e che non vogliate fucilarmi... <3
-LeoValdez00

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