Alice is back in Wonderland

di Frizzina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo. ***
Capitolo 3: *** L' erede. ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo. ***


Capitolo primo.
 
Alice incespicó nella lunga gonna da ballo, chiedendosi perché mai avesse indossato un abito cosi ingombrante per andare da lui. Correva nel bosco, ridendo come mai aveva fatto prima.
"Sono tornata! Ehi! C'é nessuno? Cappellaio! Sono qui, sono Alice!" gridó sorridendo, mentre correva verso il mulino. Stava per rivederlo! Non poteva crederci... dopo piu di due anni...
Doveva aver sentito la sua risata cristallina, perché un sorriso spontaneo gli sbocció sul viso.
" Cappellaio!" chiamó ancora la ragazza, attraversando di corsa il piazzale, sfrecciando accanto al tavolo apparecchiato per il thè.
Lui era seduto, e versava in una tazza un po' di quell' ormai freddo liquido ambrato. Cercó di resistere alla tentazione di correrle incontro, ma desistette. Era più forte di lui! Si alzó e dopo un paio di falcate le gettó le braccia al collo ed improvvisó un mezzo girotondo, sollevandola in aria. Quando la riappoggió a terra, il suo guardo era pieno di gioia e tenerezza. 
"Sono felice di rivederti, Cappellaio." gli disse.
"Anch'io sono felice di riaverti qui..." sussurrò stringendola forte a sé, come per non farla piu andare via... ma anche per proteggerla da qualcosa...
Riuscí a scollarselo di dosso ed incrociò il suo sguardo.
"Non sei cambiato di una virgola." constató lei sorridente. 
"Tu sei cresciuta invece..." ribatté l'uomo.
Il sorriso di Alice sparí, assieme a quello del Cappellaio, mentre i due si guardavano negli occhi, avvicinandosi a poco a poco l'una all'altro. I loro cuori battevano all'impazzata, felici di essersi ritrovati. Era come se la distanza non avesse fatto altro che continuare a farli battere all' unisono. Le loro labbra erano separate da meno di un centimetro quando lui balzó sulla sinistra, al posto di Alice, invertendo le posizioni. Un rumore secco di cerbottana sibiló nella radura, portando con se un dardo avvelenato. Il Cappellaio venne colpito alla schiena da esso, e l'ultima cosa che sentí erano le labbra della ragazza premute contro le sue.
"Cappellaio!" gridó spaventata Alice. Lui le si era abbandonato fra le braccia, esanime. Lo accompagnó nella caduta, adagiandolo a terra con delictezza. Scoppió in lacrime mentre tentava invano di restituirlo alla vita. Era stato ucciso. O meglio, si era sacrificato per lei.
Tremava Alice, mentre piangeva adagiata sul petto del Cappellaio.
"Tu sia dannata, maledetta Regina Rossa!" gridó in preda alla collera.
 
 
 
"Alice... Alice, mi senti?" disse una voce lontana. Qualcosa di freddo e bagnato le si posó sulla fronte, e il suo primo istinto fu quello di scacciarlo, con un gesto infastidito della mano. Se solo le braccia non fossero state cosi pesanti... Aprí gli occhi.
"La febbre é ancora alta, ma si rimetterá presto" disse un' altra voce.
"Alice! Hai solo fatto un brutto sogno...me ne vuoi parlare?." la rassicuró qualcuno. 
Ah, la febbre... da quando le era venuta, faceva ogni notte lo stesso incubo. Sognava sempre il Cappellaio, il suo caro Cappellaio che veniva ucciso. 
Fece segno di no con la testa. I suoi sogni non li raccontava mai a nessuno, per paura che si avverassero.
"Zia..." chiamó piano, sorridendo lievemente. La donna le strinse la mano. Non era sua zia, ma ormai la ragazza la considerava come tale. 
"Riposati Alice. Il dottore ha detto che starai bene." si raccomandó l'anziana signora prima di uscire dalla camera, lasciando la ragazza da sola, stesa sul letto candido tra lenzuola pulite, lasciando quelle calde ed umide di sudore alla donna che le aveva cambiate. 
"Sola. Di nuovo sola. E senza nessuno con cui parlare." si lamentó. Il mal di mare tornó a farsi sentire costringendola a chiudere gli occhi. Si mise a ripensare al Sottomondo, a tutti gli amici e nemici che vi aveva incontrato, a tutte le avventure che aveva passato... Le sembrava incredibile. Erano passati due anni dalla sua ultima visita nel Sottomondo, e le sembrava un'eternitá. Quando era in viaggio con il suo non-suocero alla volta della Cina, di solito non ci pensava, ma non era mai stata ammalata. Ora, sulla nave per il sesto viaggio in Oriente, si era esposta troppo alle intemperie, beccandosi una febbre a trentanove. 
Lacrime grandi e calde le infuocarono le guance, e gli occhi tornarono a bruciarle. Non era piu riuscita a trovare un passaggio per Sottomondo, in due anni la sola cosa che fosse riuscita a fare era piagnucolarsi addosso senza veramente trovare una soluzione. Cosí si assopì, dando tregua alle lacrime, e anche i suoi pensieri.
 
 
 
"S'è addormentata?" chiese qualcuno. "Si, dorme alla grande". "Ma ha la febbre... sará il caso di portarla via?" "La regina ha deciso cosi, noi dobbiamo solo fare cio che Ella comanda. E poi ci penserà 'lui'." e cosí dicendo, un coniglietto, un gatto e un ghiro sbucarono fuori dall'oscuritá di un angolo della stanza, arrampicandosi sul letto della ragazza.
"Sarà stato un bene lasciare 'lui' di la?" fece il ghiro. "Sicuramente sarebbe stata piu felice di vedere 'lui' piuttosto che noi tre..." commentó.
"Sta dormendo, non lo avrebbe visto comunque. E poi non dovevamo fare in fretta?" disse sarcastico il gatto scomparendo. 
"Siamo gia in ritardo, mi pare... nevvero, Bianconiglio?" ridacchió facendosi apparire solo la testa, dritto davanti al roditore che poverino, si spaventó.
"Chesire! Dacci una mano, invece di vagare qua e la!" lo rimbeccò il ghiro.
"Suvvia, Mally... "
E cosí dicendo, avvolsero Alice nelle lenzuola e la trasportarono la da dov'erano venuti, ovvero dietro una pesante tenda rossa sulla destra del letto. Lanciarono il fagotto attraverso un buco nella parete e si infilarono dentro a loro volta. Precipitarono per un po' lungo un corridoio buio, o forse sarebbe stato meglio definirlo un pozzo, dal momento che era verticale. Chesire acchiappó al volo un lembo del lenzuolo, rallentando di poco la sua velocitá, per evitare ad Alice l' atterraggio parecchio brusco, che ci sarebbe stato di li a poco.
"Siete arrivati!" esclamarono due omini che parevano la fotocopia l'uno dell'altro. Il gatto svolazzó un po' sopra le teste dei suoi due compagni di viaggio, che erano ruzzolati malamente sul fagotto di lenzuola dentro al quale la ragazza ancora dormiva.
"É lì dentro?" chiese uno dei due omini. 
"Alla rovescia potrebbe essere il lenzuolo che é sopra di lei." ribatté l'altro.
"Sarebbe comunque dentro il lenzuolo, Alice!"
"Pinco, Panco basta!" li zittì Mally. "Sta dormendo!"
I due si guardarono e, scambiandosi uno sguardo d'intesa, partirono a disfare il bozzolo di coperte, facendo un gran baccano.
Alice si svegliò di soprassalto, facendo per scattare seduta, ma non riusciva a muoversi. Era bloccata dentro ad un tessuto bianco e molto resistente. Qualcuno da fuori rideva, qualcun altro sbraitava qualcosa che suonava come 'fate piano', e il suo bozzolo tirava ora a destra, ora a sinistra, ora sopra...
"Ciao Alice!" esclamó un coniglio bianco. Un gatto, un ghiro e due gemelli sorrisero salutandola a loro volta. Era uscita con la testa dalle lenzuola. I due gemelli ripresero a saltare in giro, srotolando il lenzuolo dal corpo della ragazza.
"Fermi, fermi! Lasciate le coperte!" li riprese, quando si accorse di avere indosso solo la biancheria intima. "Siete davvero voi? Cioé, sono davvero qui?" domandó Alice alzandosi e annodandosi il lenzuolo in modo da formare una specie di vestito.
"Vorresti dire che ci stai solo immaginando?" le chiese lo Stregatto fluttuandole davanti agli occhi.
"Anche se fosse, ragazzi, sono contenta di rivedervi" ridacchió. Di colpo si fece seria.
"Se una volta sono venuta nel Sottomondo e ho dovuto uccidere il Ciciarampa..." la voce tremò leggermente pronunziando quel nome. "...ora perché sono qui?" il suo sguardo si fece diffidente, e scosse il capo. Nessun giramento di resta, o occhi doloranti. Era guarita? Si tolse la benda bagnata che ancora aveva in fronte.
"La Regina Bianca ci ha detto di portarti nel Sottomondo, non ha specificato il perché..." disse la ghira, risentita. 
"Abbasso la Capocciona Maledetta!" borbottarono in coro. Lei sorrise.
"Non vi ha detto il perché? Sapeva che ve l'avrei chiesto!" si stupí la ragazza.
"Evidentemente i boschi hanno troppe orecchie e troppi occhi. Ora vieni, ci manca un pezzo. La Regina vuole anche 'lui'." disse lo Stregatto al gruppo.
Alice si sentí avvampare quando udí quel 'lui', ben sapendo a chi si riferisse. 
"Forza, muoviamoci." esclamó risoluta Alice, partendo in quarta verso est. 
"Cielo, Alice! Il mulino é dall'altra parte!" sospiró il Bianconiglio.
"Non é l'ora del the. O meglio... non una delle tante... Dubito lo troveremo lí." ridacchió, dando una sbirciatina al sole.
'Quando il sole sará all'altezza degli occhi, tu lo guarderai. Lo guarderò anche io, cosi non ci dimenticheremo di noi.' le aveva detto 'lui' un momento prima che Alice se ne andasse da Sottomondo. Lei gli aveva risposto con un banale 'si'. Quanto se n'era pentita! Ora però aveva la possibilitá di rimediare.
"Il lago é sempre per di qua?" domandò giusto per spezzare il silenzio che durava ormai da qualche secondo di troppo. Continuarono a camminare per un bel po', sotto quel piacevole tepore del tardo pomeriggio, girellando su sentieri segnati appena tra l'alta e rigogliosissima erba verde. 
"Si, sempre dritto. Accidenti a questo sole! Mi va negli occhi, non ci vedo!" esclamó lo Stregatto fluttuando accanto ad un orecchio della ragazza.
"Perché i gatti di solito stanno piu in basso!" gli gridó dietro Mally.
Un familiare boschetto si aprí davanti a loro, fornendo un po' d'ombra ai sei. Alice era salita su ogni singola pianta tempo prima, e ad ognuna aveva dato un nome. Ora il bosco si era notevolmente ingrandito ma qualche albero lo riconosceva ancora. Phil, il grande abete con i rami larghi, Margie, la quercia... Qualche pennuto cantava gioiosamente, e le cicale frinivano pigre nel silenzio irreale del luogo, interrotto solo dai passi ovattati sul terreno.
La ragazza fece cenno di tacere al suo variegato gruppo di amici ed appoggió una mano su un grosso albero, che aveva battezzato Flo, anni or sono. Lui segnava la fine del bosco. Davanti al grande cedro si stendeva una grande pianura, al centro della quale c'era un laghetto dalle acque cristalline. Diede una sbirciata da dietro Flo. Era sempre tutto uguale. L'acqua rifletteva il colore ambrato del cielo e l'erba giallognola contornava le rive dello stagno. Al centro del campo c'era una grande roccia grigia, che sembrava essere li da secoli. Il cuore della ragazza perse un battito. Eccolo! Era lá, seduto sul suo bordo, il Cappellaio, quasi dovesse scivolare giu da un momento all'altro. Voleva corrergli incontro, voleva stringerlo tra le sue braccia. Mosse un passo, ma inciampó nel lenzuolo-vestito. Forse corrergli incontro non era una cosa fattibile. E poi le avrebbe ricordato troppo il suo incubo. Decise allora di arrivare di soppiatto dietro la roccia, e poi... poi si sarebbe inventata qualcosa. Scivoló fuori dal bosco, camminando furtivamente e facendo attenzione che il Cappellaio non si accorgesse dell'ombra.
"Aspettiamo qui, noi. Lasciamoli un secondo da soli" Chesire bloccó Pinco Panco e suo fratello Panco Pinco, che già erano pronti a seguire la ragazza.
Osservava il sole. Quante volte gli era capitato di farlo, sperando invano che 'lei' ritornasse. Sospirò malinconicamente, facendo preoccupare Mally, ancora nascosta tra gli alberi. Era assorto nei suoi pensieri. Da due anni ormai si ritrovava a guardare il sole, due volte al giorno, il che significa che in un mese lo guardava sessanta volte, e in un anno settecentotrenta. Due anni equivaleva a dire il doppio. Sarebbe impazzito di quel passo. Doveva rivederla, doveva essere sicuro che stesse bene. Probabilmente non si accorse di parlare da solo, dando voce ai suoi pensieri. La ragazza cercò di non ridere, e strisciò dietro alla roccia, dove lui non poteva vederla. 
"Ma che vado dicendo... posso io diventare piu fuori di cosí? É estate, o inverno? Perché il thè si raffredda sempre? Perché devo aspettare sempre cinque minuti in piu per far dorare i biscotti? Cinque minuti sono una nullità in confronto a due anni... Dio, la sto paragonando ad un biscotto? Ah, Cappellaio... puoi curare la febbre, ma non il tuo cuore..." sospirò ricadendo sulla pietra dalla quale si era alzato poco prima, nella foga del parlare.
"Tra poco dovrai andartene Cappellaio. Dunque é meglio farla subito." si disse alzandosi.
Alice da dietro la roccia non poteva vederlo, ma lo aveva sentito eccome. Fece una smorfia disgustata. Possibile che... Oh si, sapeva per esperienza che da quell'uomo ci si poteva aspettar di tutto. Pregò che non si mettesse proprio dov'era lei.
E invece prese a parlare.
"Non possiamo piu cantarla insieme... ma vedrò di farla come se fossi ancora qui. Ti ricordi quante volte l'abbiamo ripetuta alla corte della Regina Bianca?" sospirò camminando lentamente verso la parte di foresta che era in direzione del mulino.
'Perché passi di là, matto di un Cappellaio? È la strada piu pericolosa!' pensó Alice.
"Twinkle, twinkle little bat! How I wonder what you're at..." canticchiò questo primo pezzetto a mezza voce sospirando. Alice ne approfittò subito, intonando il verso successivo, con la voce tremante dall'emozione.
"Up above the world you fly, like a tea tray in the sky..." diede una sbirciatina furtiva dal fianco della roccia, e notò che lui si era fermato, col capo chino.
"Twinkle, twinkle little bat..." continuarono in coro. Il Cappellaio sollevò la testa, con un sorrisetto incredulo. Alice sgusciò fuori dalla roccia, strisciando verso il centro della radura.
"How I wonder what you're at!" terminarono. 
Il Cappellaio si voltó lentamente , e come prima cosa vide quella figuretta esile seduta in mezzo al prato. La ragazza si alzó in piedi, i loro sguardi si incrociarono.
"Sei davvero tu?" chiese il Cappellaio, con la voce piu alta di mezzo tono. Quasi si era ingozzato. Lei sorrideva.
"Mai stata piu sicura di esserlo!" rispose in un sussurro. Corsero l'una verso l'altro, ridendo. Lui strinse forte la vita di lei, che ricambiò l'abbraccio. Troppo simile al suo incubo... cercò di non pensarci. Il Cappellaio affondò il viso tra i capelli della ragazza, inspirandone a fondo il profumo così familiare che avevano, e che così spesso gli aveva provocato fitte di nostalgia.
"Mi sei mancato, Tarrant." gli bisbigliò all'orecchio. Si staccarono. Alice aveva il volto rigato di lacrime, lacrime di gioia, e il cuore che le martellava nel petto. 
Il sorriso dell'uomo sparì di colpo e tolse all'istante le mani da Alice.
"Il tempo è scaduto! I biscotti si sono dorati, standosene in forno cinque minuti in piu! Non ho nemmeno preparato il thè! Oh, perdonami. Perdonami! Scusa, non pensavo che tornassi. Cioè non speravo... no, non è che non sperassi, è che non..." indietreggiava poco a poco, gesticolando come un forsennato ed i suoi occhi si tingevano di un arancione carico, simile al cielo. Lo sguardo che un attimo prima era stato gioioso, ora era preoccupato, quasi impaurito.
"Cappellaio!" lo riprese la ragazza. Lui si bloccò all'istante. 
Alice allungò una mano verso il volto dell'uomo, asciugandogli una sottile scia lasciata da una lacrima caduta. 
"Sto... bene" sussurrò. La ragazza gli sorrise, imitata da lui subito dopo.
"Voi nel bosco! Ci vorrete far onore con la vostra compagnia?" chiese il Cappellaio, senza scollare gli occhi di dosso alla ragazza. 
Lo Stregatto apparì all'improvviso tra i due, facendo sobbalzare la ragazza.
"Certamente, Cappellaio!" esclamò gongolando della reazione di Alice.
"Arriviamo!" esclamarono gli altri saltellando verso di loro.
 
Dopo un paio di minuti trascorsi in religioso silenzio per ascoltare i rumori del bosco, Alice fu la prima a parlare.
"Perché sono qui? Perchè Lei mi ha mandato a chiamare?" sussurrò all'orecchio al Cappellaio. Lui si guardò in giro irrequieto.
'Non qui' sillabò a fior di labbra. La questione era importante dunque, pensò la ragazza.
"Uff... mi fanno male le zampe dopo tutto questo vagabondare..." si lamentò Mally. Il Cappellaio si chinò a raccoglierla, per poi metterla sul cappello che si era tolto. 
"Ecco la vostra carrozza, madame!"
"Grazie!" squittì.
 
Camminarono a lungo, ripercorrendo la strada dell'andata, mentre ridevano degli scherzi del Cappellaio. 
L'ultimo tratto del sentiero che li conduceva al mulino, lo passarono cantando di musiche felici dei vecchi tempi, quando la Regina Bianca non si era ancora scontrata con la sorella, quando Alice non aveva ancora ucciso il Ciciarampa.
Accidenti, era sempre tutto uguale in quel posto. Gli alberi li attorno erano sempre secchi, l'erba giallognola arrivava fino al limitare del bosco, dove una stufa era stata accesa per scaldare un bollitore. Quell'assurdo pezzo di terreno piastrellato era stato lasciato esattamente come se lo ricordava, e il tavolo che ci stava sopra beh... quello era una totale baraonda. Come era sempre stato. Forse l'unica cosa diversa era la tovaglia. O forse era solo scivolata giù, perchè ora toccava il terreno.
Udirono un leggero russare, proveniente dalla Lepre Marzolina che dormiva distesa sul tavolo. Appena sentì il gruppo, si destò.
"Cappellaio ! Hai trovato Alice?" chiese. 
"Certo che si, caro amico. E non ha perso nemmeno un briciolo della sua moltezza, anche a due anni di distanza."
Lei arrossì, ben sapendo che quella frase rappresentava un gran complimento. Si spostò in fretta verso la stufa, sopra alla quale il bollitore aveva iniziato a fischiare. 
"Sono contenta di rivedere anche te, Leprotto..." ridacchiò mentre tirava fuori il vassoio stracolmo di biscotti dal forno, portandolo sul grande tavolo dove tutti avevano preso posto.
Tornata alla stufa, Alice tirò via dal piano cottura il bollitore, e versò l'acqua nella teiera, di modo che iniziasse a tingersi d'oro a contatto con le foglie di thè.
"Non sarebbe il caso, cari compagni, di partire subito per Marmorea?" domandò lo Stregatto assaggiando un biscotto.
"Perfetti, Cappellaio." commentò masticando.
"Ti ringrazio Chesire... Giammai! Nemmeno Mirana può far attendere l'ora del thè!" esclamò scattando in piedi. 
"Una delle tante!" ridacchiò la ragazza facendo sbocciare un sorrisetto ironico al Cappellaio che si lasció ricadere sulla poltrona sformata.
"Ecco a voi!" sorrise Alice, portando la teiera stracolma. Cercò con gli occhi qualche tazza integra in mezzo alla confusione che c'era sul tavolo. 
"Oh, scusami tanto Alice. Non ho proprio avuto l'idea di sistemare..." mormorò il Cappellaio passando in rassegna le stoviglie in preda ad una risata isterica. La ragazza scoppiò a ridere. Non si ricordava di aver mai visto quel tavolo ordinato. 
I due gemelli trovarono tre o quattro tazze che, assieme a quelle recuperate dallo Stregatto e da Mally, bastavano per almeno il doppio dei presenti.
Alice fece per versare del thè, ma lui le strappò la teiera di mano.
"Eh no... non s'è mai visto che un ospite serva a casa di chi l'ha ospitato!" esclamò il Cappellaio, versando a casaccio il thè nelle tazze, suscitando la risata dei compagni. 
"Ok, ok, forse sarebbe stato meglio farlo versare da lei, Tarrant!" disse Mally tra le risa. Pinco Panco e Panco Pinco si stavano letteralmente rotolando per terra quando la teiera ora vuota, appoggiata al bordo del tavolo accanto al Cappellaio cadde, rotolando sotto di esso. Alice scoppiò a ridere e si infilò sotto la tovaglia a raccoglierla. 
Un nitrito acuto riecheggiò in tutta la radura. Stava per riemergere, ma si sentì bloccata. Il Cappellaio aveva infilato una mano sotto al tavolo, piazzandola sul collo della ragazza. Sopra la sua testa piombò il silenzio, e la presa si strinse sulla spalla di Alice. Capì che doveva restare immobile. 
Sullo sfondo c'era un esercito di alfieri neri. 
"Ilosovic Stayne!" esordì il Cappellaio con gli occhi sgranati, alzandosi con la tazzina in mano. 
Il Fante era dall'altro lato del tavolo. Prese una tazza e la lanciò allo Stregatto, che scomparve appena prima che lo colpisse. Mally la prese al volo.
"Gradite un po' di thè, Fante?" gli chiese. 
Il Cappellaio poggiò violentemente la mano sul tavolo, facendo sobbalzare Alice. 
Marzolino e Mc Twisp per poco non svennero, mentre il ghiro se ne stava con gli occhi sbarrati a fissare il nuovo venuto, neanche avesse visto un fantasma. I due gemelli si alzarono in silenzio, tornando a sedersi.
"Ah! Mally! Non ce n'è piu, hai proprio ragione, ne devo mettere a bollire dell' altro..." borbottò in risposta il Cappellaio, alzandosi e camminando a grandi passi verso la stufa. Una spada lanciata da Stayne gli sbarrò il passo. Si voltò verso di lui.
"Non eri nell' Aldilandia, Fante?" chiese aggirando l'arma. 
"Non era il mio posto, Cappellaio. Vedo che non avete sistemato alcunché..." commentò sarcastico il Fante.
'Stà zitto Tarrant... non peggiorare le cose...' pensava Alice, stringendo tra i denti un lembo del lenzuolo per soffocare i singhiozzi. Da un buco nella tovaglia ora vedeva entrambi gli uomini.
"Vi siete ritrovati tutti qui per caso?" osservò Stayne.
"È il secondo anniversario del Giorno Gioiglorioso! Non è un caso che siamo qui." spiegò il Cappellaio, mettendo il bollitore appena riempito sulla stufa.
Il Fante gli fu dietro in due salti. Gli puntò un pugnale alla gola, facendo sobbalzare l'uomo. 
"Dov'è?" disse solo. Alice trattenne il respiro, per paura che si sentisse in quel silenzio glaciale che calò di colpo. Mally evidentemente se ne accorse e scoppiò a ridere, seguita dallo Stregatto e dalla Lepre Marzolina. 
"Non è ancora tornata..." sospirò il Cappellaio, mentendo spudoratamente. Per rendere il tutto più credibile, tolse con un gesto il coltello e guardò in faccia, con aria mesta. 
"Lo spero per te, Cappellaio... lo spero." borbottò allontanandosi, come avesse perso di colpo interesse. Alice tirò un lieve sospiro di sollievo vedendo che gli voltava le spalle. 
"Allora, quanto ci mette un po' di the a bollire?" esordì Stayne, avvicinandosi pericolosamente al tavolo. Il Leprotto gli tirò una tazza dritta in faccia, ma il Fante la parò all'ultimo secondo. L'animale scoppiò di nuovo a ridere, assieme al ghiro. I due finirono per tirarsi zollette di zucchero coi cucchiaini, usandoli come catapulte.
"Quasi pronto, caro Stayne. Abbi solo..." troncò la frase a metà, perché il suo interlocutore si stava avvicinando troppo alla postazione di Alice. 
"... un altro po' di pazienza." terminò saltando sul tavolo, per poi scendere a mò di scala sulla malconcia poltrona a capotavola. Sperava che il Fante non si sedesse. Ma tirò la sedia, facendo spostare la tovaglia quel tanto che bastava per vederci sotto. Il Cappellaio saltò in piedi. 
"Il thè è pronto." affermò mentre quasi saltellava verso il bollitore che non fischiava ancora. 
"Sentite anche voi? Il thè sta per bollire! Se c'è una cosa che non credo di aver mai fatto é tirare via il bollitore non appena inizia a fischiare." cosa le stava dicendo il Cappellaio? Quando vide la tovaglia spostarsi, capì e si spinse piu in fondo, ai piedi dei due gemelli che stavano seduti di fronte al Fante. Stayne sospirò scocciato, spostando ancora piu in fuori la sedia mentre stava appoggiato sullo schienale. Il bollitore iniziò in quel momento a fischiare e il Cappellaio lo strappò via dalla stufa, facendo fuoriuscire un po' d'acqua bollente che atterrò sull'erba in mezzo ad una nuvoletta di vapore. Alice trattenne a stento un risolino. Come faceva quell'uomo ad essere così... così unico?
"Marzolino, cronometra!" quasi gridò il Cappellaio, facendo fare un gran salto sulla sedia alla lepre che, dopo aver lasciato cadere la tazza dallo spavento, frugò nel panciotto del Bianconiglio seduto accanto a lui venendone fuori con un orologio da taschino. Il coniglio glielo tolse di mano stizzito e, dopo averlo lustrato con un lembo della tovaglia, lo ricacciò dentro. I gemelli scoppiarono a ridere, seguiti a ruota dagli altri. Il bollitore smise di fischiare.
"Diciannove secondi, Cappellaio. Arrivederci." si congedò Stayne. E così dicendo, spinse a terra lo schienale della sedia, che cadde. Le due gambe rimaste ancora sotto la tovaglia la alzarono, proprio nel momento in cui il Fante stava girando sui tacchi. Si bloccò. Poi si voltò in modo penosamente lento, puntando lo sguardo in basso. Aprì bocca. Stava per dire qualcosa. 
'Cielo, no... fà che non m'abbia vista...' pregò Alice. 
L'uomo mosse due passi verso la sedia caduta e posò una mano sulla tovaglia. 
"Nascondi qualcosa, Cappellaio?" domandò tagliente all'uomo che stava in piedi accanto alla sua sedia a capotavola. L'altro scosse il capo, improvvisamente in panico e Mally deglutì a vuoto. Marzolino ancora rideva quando Stayne sollevò di colpo la tovaglia, lanciando un'occhiata impudente sotto al tavolo. Il Cappellaio ebbe un attimo di mancamento.
Chesire apparve in quel momento proprio nel punto verso il quale il Fante stava guardando. Si stava pulendo il pelo, e proprio per questo gli soffió minacciosamente. Stayne lasciò subito andare la tovaglia, scuotendo il capo. Corse al suo cavallo e, senza nemmeno salutare, montò in sella e galoppò via. 
"Ehi, Tarrant... riprenditi!" gli sussurrò la ragazza da dietro lo schienale della poltroncina. 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo. ***


"Come sarebbe a dire che non è ancora tornata?" tuonó la donna. 
"M..Maestà... non ho saputo altro." mormorò l'uomo inchinato di suoi piedi.  
"Sei un idiota, Stayne! Mentivano senza alcun dubbio! Le civette mie servitrici l'hanno vista l'altra mattina, dunque Alice é qui, a Sottomondo! E se conosco mia sorella, vorrà parlare presto con lei." disse gesticolando la ex Regina Rossa. Stayne si alzò e saltò sopra ai tre gradini ai piedi del trono, per prendere la mano alla donna. Lei si alzò e la afferrò. 
"Maestà, posso suggerirvi un po' di riposo nella vostra stanza, oppure una passeggiata rilassante attorno alla reggia?" propose il Fante. La ex Regina si bloccò, dopo aver sceso gli scalini. Lasciò la mano dell'uomo. 
"La reggia. Questa la chiami reggia?" iniziò a sussurrare, per aumentare sempre di piu il tono della voce, riferendosi al palazzo nel quale ora viveva.  
"La Rocca Tetra é andata distrutta, incendiata da mia sorella! Quella si che era una reggia! I miei servitori piu fedeli ora sono civette e serpenti, come puoi venire a propormi una passeggiata attorno a questa topaia? E tu, Stayne..." abbassò la voce. "...potrei ucciderti anche ora dopo ciò che mi hai fatto due anni or sono!" disse andando via, a passi piccoli e veloci, battendo forte i tacchi delle odiose scarpette rosse che indossava. 
Stayne restò li, inebetito, con la mente che correva indietro nel tempo. Oh certo che ricordava quel giorno, il Giorno Gioiglorioso! È stata l'ultima volta che aveva visto Alice prima di essere rinchiuso nell'Aldilandia con quella strega di Iracebeth. Chiaramente sapeva a cosa la Regina si stesse riferendo. A quel suo tentativo di omicidio nei confronti della donna mandato in fumo dal Cappellaio, che gli aveva ferito una mano con uno di quei suoi spilli infilati in un cuscinetto al polso. Dannato! Se gli avesse lasciato fare, ora non ci sarebbe stata quella situazione a Sottomondo. 
Con questi pensieri che gli turbinavano in testa, il Fante s'incamminò verso l'uscita, scavalcando un paio di serpentelli che sfrecciavano ad aprire la porta alla ex Regina.  
Si ritrovò a camminare in fretta dietro di lei, come un bravo cagnolino addomesticato. Buffo. Lui che la odiava con tutto sé stesso, ora come due anni prima, si sottometteva a lei in tutto e per tutto. Non aveva alternative. Non poteva sottrarsi a lei. Aveva pensato a molti modi per scappare, ma tutti si bloccavano in un punto preciso. Dove sarebbe andato poi? Sicuramente se fosse rimasto a corte, Iracebeth gli avrebbe fatto tagliare la testa. Di certo questo in lei non era cambiato.  
'Il lupo perde il pelo, ma non il vizio' pensò sbuffando mentre si slanciava in avanti per aprire un portone alla Regina. Iracebeth si voltò verso il Fante e gli accennò un sorriso che tradiva una certa stizza.  
"Torna a cercarla Stayne... so per certo che è nascosta da qualche parte." sussurrò con voce melliflua voltandogli le spalle e lasciandolo ancora sull'uscio, con un gesto infastidito della mano. La porta si richiuse davanti a lui.  
"Maestà, fuori non si notano disordini o movimenti sospetti e le Civette non hanno più visto Alice da ieri l'altro ma..." il serpentello dovette ingegnarsi a fare un salto indietro per non essere schiacciato dal tacco di una scarpetta di Iracebeth.  
"Ma?" lo incalzò la donna gettandogli un'occhiata furente. Una Civetta si appese alla maniglia del finestrone e la spinse verso il basso, aprendo la porta. La Regina mosse qualche passo sulla terrazza spoglia e disadorna che vi si stendeva davanti. Si appoggiò alla ringhiera arrugginita. Era stata ridipinta solo per metà. 
"Domattina voglio questo terrazzo sistemato. Vedete di non farmi attendere ulteriormente." disse osservando il panorama nella gola tra due colline. Aveva una vista ancora buona, nonostante la provante esperienza dell' Aldilandia. Il suo sguardo scorse la palude ai piedi del palazzotto, superò il campo d'erba secca che lo separava da un bosco e, molto più lontano stava un mucchio di rovine di una qualche costruzione. I ruderi giacevano là come dimenticati, tra i piedi di due colline, come in una lunga valle che arrivava sino al palazzo. 
La mente della Regina galoppava indietro nel tempo, ricordando il terribile incendio di due anni prima. 
"Appiccate il fuoco! Non risparmiate neppure un centimetro di mattoni di quel castello!" gridò Mirana ai suoi soldati. Loro, pronti, accesero le torce e presero a correre dentro le mura della rocca. Iracebeth si voltò verso la sorella. Non le avrebbe mai  dato la soddisfazione di vederla in ginocchio ai suoi piedi, implorante. Mai. 
"Non farlo! Non puoi farlo!" strillò, con il volto paonazzo dalla rabbia. 
"Troppo tardi, sorella. Le fiamme divampano già nella sala del trono, e oramai non potrai più salvare la tua dimora."  
"Perché fai questo!" gridò ancora.  
"Non dovrà rimanere alcuna traccia della tua persona a Sottomondo. Ora devi espiare le tue colpe lontano da tutti. Con lui." terminò facendo un cenno verso il Fante. 
"Tu sia dannata, Mirana! Giuro che tornerò e vendicherò ciò che hai fatto!" riuscì a gridarle dietro prima che l'esercito, il suo esercito di traditori, la catturasse assieme a Stayne. Le Carte Rosse  trascinarono via nell'Aldilandia la ex Regina Rossa ed il Fante. Mirana non c'era già piu quando Iracebeth riuscì a voltarsi. La sua casa, la Rocca Tetra tra le colline, cadeva in pezzi, dilaniata dall'incendio che la sua stessa sorella aveva provocato, e un'alta colonna di fumo scuro saliva già nel cielo, come un triste drappo funebre che segnava il termine della vita della sua casa.  

"Altezza... Altezza? State bene?" mormorò sommessamente qualcuno. La donna si riscosse dai suoi pensieri. 
"Mai stata meglio, Stayne." gli rispose voltandosi e tornando dentro.   


"Ehi... svegliati... sveglia! Su forza, avanti! È una bella giornata, gli uccellini non cantano più da un po' e questo orologio non ha ancora ticchettato una volta!" qualcuno stava parlando e, probabilmente camminava anche. Non fu la voce a destarla del tutto, e non furono nemmeno il rumore dei passi o le risate. Fu quel rumore improvviso di cocci infranti. La ragazza si tirò a sedere di colpo, con gli occhi spiritati.  
"Buongiorno!" la salutò la voce. Il Cappellaio le passò quasi sopra, sfiorandole la testa con una teiera stracolma di thè fumante.  
" 'Giorno..." sussurrò alzandosi un po' barcollante da terra. Si stropicciò gli occhi e sbadigliò. Aveva dormito su un cumulo di foglie secche, e un po' le erano entrate nel vestito... Il vestito! Perchè indossava solo un pezzo di tessuto a caso? Si strinse automaticamente quella effimera protezione addosso. Cercò con lo sguardo il Cappellaio. 
"Oh già, è vero! L'ho quasi dimenticato!" ridacchiò passando al volo la teiera al Leprotto, il quale la agguantò altrettanto rapidamente per poi iniziare a versare thè nelle tazze.  Corse nel mulino ed iniziò a rovistare in uno scatolone all'ingresso. Alice realizzò di non aver mai visto cosa ci fosse dentro, e forse non voleva nemmeno sapere che confusione potesse nascondersi all'interno del mulino. Mally portò sul tavolo un vassoio di biscotti piu grande di lei. La ragazza sorrise e l'aiutò a posarlo.  
"Ecco, ecco! Trovato!" esultò tirando fuori dal cassone un fagotto azzurrino. Alice lo guardò incuriosita mentre si avvicinava. 
"Che cos'è?" chiese con un mezzo sorriso di meraviglia. 
"Provalo." le rispose il Cappellaio cacciandoglielo in mano. Vide che Alice lo stava interrogando con lo sguardo. 
"Oh, si... ehm... mettiti pure là dentro!" sussurrò appena imbarazzato facendo un cenno sulla destra. Mally scoppiò a ridere mentre la ragazza si avviava incerta verso il mulino.  

Alice gettò un'occhiata guardinga qua e là prima di aprire la porta. Poi entrò. 
Come si aspettava, era buio pesto, ma appena i suoi occhi si abituarono all'oscurità , iniziò a distinguere i contorni degli oggetti. Camminò piano fino in fondo alla stanza, evitando gli scatoloni stracolmi di cappelli, fili e stoffe, piume ed elastici, gomitoli e rocchetti. 
Si piazzò dietro un manichino e si sfilò il panno di dosso. Svolse il fagotto e un pezzo di stoffa che era all'interno cadde a terra. Pantaloni? Ne aveva indossato un paio solo nel giorno Gioiglorioso. Sorrise infilandoseli. Venne il turno della camicia. Di una bella consistenza senza dubbio. Il colore lo avrebbe scoperto una volta uscita da li. 
"Finito?" gridò Mally. 
"Eccomi!" le rispose. Si lasciò alle spalle tutto quello scatolame ed aprì la porta. 

Era un po' impacciata coi pantaloni, ma ci avrebbe fatto l'abitudine. Il Cappellaio era di spalle.  
"Stai benissimo, Alice!" le disse il ghiro sorridendo. 
L'uomo si voltò, aveva una teiera in mano. Alzò lo sguardo e vide la ragazza che camminava nel prato venendo verso di loro. Rimase letteralmente a bocca aperta nell'incrociare la sua figura. Perse la presa sulla stoviglia che gli scivolò. In quel momento apparve lo Stregatto che l'acchiappò prima che cadesse per terra. 
Il Cappellaio era immobile e fissava la ragazza. Il vestito che le aveva confezionato le calzava a pennello. La camicetta azzurrina si chiudeva sul davanti con una fila di bottoni bianchi ed il colletto in pizzo era sufficientemente largo per non farlo stare a contatto con la pelle, in modo da non irritarla. I pantaloni le stavano addosso magnificamente, neri e morbidi sui fianchi, fino a sotto le ginocchia, dove si stringevano, per non intralciare il cammino. La parte stretta si schiariva  fino ad arrivare allo stesso azzurro della camicia.  
Non si sarebbe mai sognato di distrarsi dal guardarla se non fosse stata lei a parlare. Il gatto posò la teiera. 
"Come mi sta?" chiese imbarazzata. Tutti la fissavano adoranti.  
"Benissimo Alice. Degno di una visita a Marmorea." disse lo Stregatto tirando un pizzico al Capellaio che si svegliò di colpo da quello stato di trance in cui Alice lo aveva fatto piombare.  
"Oh si, si, ti sta benissimo! Anche l'altro ti stava benissimo ma ieri si era sporcato, e poi ti eri addormentata per terra, ti abbiamo spostata sulle foglie ed il vestito si era riempito, allora ho fatto questo che ti sta bene come l'altro, ma non ti ho chiesto se ti piaccia..." attaccò a parlare indietreggiando.  
"Tarrant!" lo richiamò Alice stringendogli le spalle. 
"Sto bene..." sussurrò. I suoi occhi tornarono di quel verde smeraldo che li distingueva. Sorrise incrociandoli. 
"Ora andiamo a Marmorea. Lei ci starà aspettando." disse piano la ragazza prendendo una mano al Cappellaio.   

"Maestà, siete sicura che arriverà?" chiese una voce flebile alle sue spalle. 
"Si, verrà. È scritto nell'Oraculum. Lei verrà, è legata da sempre e per sempre a Sottomondo. Ed ora se volete scusarmi, mi avvicinerei all'ingresso." disse sorridendo la Regina Bianca. La damigella fece una contenuta riverenza e raggiunse in due piccoli ed aggraziati saltelli il fianco di Mirana. 
"I preparativi per la cerimonia sono ultimati. Tornerà a portare la Spada?" chiese ancora la ragazzetta. Mirana la guardò leggermente di sbieco.
"Lo deciderà lei." rispose poi tornando a fissare il tappeto sul pavimento di marmo liscio e bianco che conduceva all'uscita della stanza del trono.  
Attraversando la porta, le due incontrarono un gruppo di domestiche che non persero l'occasione di guardare ammaliate il nuovo abito bianco a balze e fronzoli che indossava la Regina. Una grande gonna a nuvola le strascicava un po' dietro, adornata di sottili filuzzi argentati che la facevano quasi brillare di luce propria. Il busto, esaltava la figura slanciata della donna, e le perline chiare che erano cucite sopra, ne sottolineavano la regalità. Sulle spalle, due pezzi di velluto bianco stavano a creare un decoro raffinato, a motivi floreali che era stato applicato sulla sottile seta che formava le maniche, e che scendeva giù, fino ai polsi. 
"Magnifico quel vestito, Maestà." disse una di loro inchinandosi appena, seguita dalle altre. 
"Vi ringrazio, ma dovreste complimentarvi con colui che lo ha creato." sorrise, e così dicendo, continuò il suo percorso. La damigella chiese ancora qualche cosa su 'Colei che salverà la Corona', ma Mirana evidentemente le fece capire di non domandare altro. Il portone di legno bianco le si spalancò dinnanzi, permettendo alla Regina di uscire su un terrazzone candido, riempito fino alle ringhiere di piante, alberelli, cespugli e fiori di ogni genere e dimensione. Sorrise vedendoli e, mentre passava davanti a loro, accarezzava teneramente le foglie.  
"Tutti questi alberi vengono da ogni parte di Sottomondo. Alcuni sono rari, altri crescono spontaneamente. Mi mancheranno..." disse alla damigella.  
"Altezza, ma cosa dite? In che senso vi mancheranno? Dovete recarvi da qualche parte?" chiese la ragazzetta voltandosi sbigottita verso la sua regina. 
"Abbiamo visite! Giselle, andiamo ad accoglierli! Sapevo che sarebbero arrivati oggi!" esclamò Mirana dimenticandosi un secondo dell'etichetta, per ricomporsi subito dopo. 
Rientrarono nel castello, percorrendo a grandi e veloci passi il corridoio che separava la terrazza dall'ingresso. La Regina Bianca  si buttò letteralmente su un battente dell'enorme porta che dava sull'esterno del castello per aprirla. 
Dopo qualche attimo, si mosse cigolando, permettendo alle due di sgusciare nel cortile. 
La ragazza sorrise ed affrettò il passo per andare incontro alla donna che le stava davanti.  "Oh Alice... quanto tempo!" la salutò prendendole le mani. 
"Non sapete quante volte ho ripensato a Sottomondo!" rise lei.  
"Maestà..." chiamò la ragazza. 
"Cappellaio! Ti ringrazio per lo splendido regalo. Lo apprezzo davvero tantissimo." disse Mirana passando una mano sulla gonna del vestito, mentre sorrideva guardando l'uomo. 
"È sempre un piacere lavorare per Voi!" ridacchiò il Cappellaio. 
"Scusate se vi interrompo ma..." iniziò Alice mentre la Regina salutava i gemelli e i tre roditori. Chesire apparve in quel momento alle spalle del ghiro. Mirana si voltò verso Alice. 
"Lei è Giselle, una damigella che vive a corte." esclamò facendo segno di entrare mentre la ragazzetta accennava un inchino. 
Evidentemente nemmeno il giardino di Marmorea era sicuro. Il Cappellaio era in preda ad un attacco di risate isteriche che ben presto colpì anche Mally e il Leprotto.  
Solo quando il gruppo raggiunse la sala adiacente alla cucina, Mirana iniziò a parlare. 
"Alice!" la chiamò facendole cenno di avvicinarsi. Lei la raggiunse. 
"Come già saprai..." iniziò a bassa voce. 
"Qui a Sottomondo è finita la pace. Iracebeth..." sputò letteralmente fuori quel nome, con il tono fattosi d'un tratto tagliente. Si ricompose subito, prendendo un profondo respiro e riprese a parlare. 
"Iracebeth è tornata dall'Aldilandia e..." venne interrotta. 
"Cosa? Cos'ha fatto?" sbottò Alice bloccandosi. Il Cappellaio le andò a sbattere contro.  
"È tornata dall'Aldilandia tre lune fa, con il Fante... non sei stata informata?" chiese leggermente stupita. La ragazza scosse la testa.  
"Minaccia la corona, Alice. Di nuovo. E questa volta è intenzionata a tenersela." sussurrò passandosi una mano sul collo, infastidita.  
"Minaccia di uccidervi?" sibilò il Cappellaio.  
"Per questo, Alice, abbisogno di una successione. Non so ancora come e quando Lei ha intenzione di colpire, ma due anni or sono mi ha giurato che sarebbe tornata a vendicare la distruzione della Rocca Tetra..." 
"Voi... voi volete lei per la successione?" gracchiò lo Stregatto, con la voce strozzata posandosi a terra. 
"Voi volete me come sovrana di Sottomondo?" annaspò la ragazza. Mally si appoggiò barcollante ad uno stivale del Cappellaio.  
"È nell'Oraculum." disse lui prendendo da un tavolino la Pergamena, e lasciandone cadere un'estremità. Mirana sospirò, andando a raccogliere l'ultima parte. I presenti si sporsero incuriositi, e allo stesso tempo impauriti per ciò che avrebbero visto di lì a poco. Alice restò inchiodata dov'era, lo sguardo perso nel vuoto.  
"Ecco, vedete? Questa è la corona, e lei è Alice. Nessun altro può succedere al trono..." sussurrò malinconica la Regina, voltandosi sospirando verso Alice. La ragazza la stava squadrando con uno sguardo che avrebbe fatto abbassare gli occhi a chiunque, ma lei non lo fece. Cosa stava facendo, stava forse sfidando una regina? Girò sui tacchi e corse fuori lasciando il gruppo nella sala, con la pergamena srotolata nel mezzo.  
Scappò via, Alice, con le lacrime agli occhi, arrivando al balcone della sala del trono. Piantò le mani sulla ringhiera, arrestando la sua corsa. 
"Non posso!" gridò. "Non posso..." Si appoggiò sui gomiti, affondando il volto tra le mani. 'Nessuno ha mai ottenuto niente con le lacrime, Alice'. Le parole le riecheggiarono nella mente. 
Un sorriso amaro le si dipinse sul volto. Eh si, fu proprio lì che il Brucaliffo riuscì a convincerla a seguire il destino di Sottomondo tempo prima. 
Sbuffò, passandosi una mano sugli occhi. Posò il braccio sinistro al muretto, la mano destra appoggiata alla bocca le sorreggeva il mento. Si mise a guardre il panorama. Aveva fatto buio e la Luna iniziava ora a risplendere in mezzo al firmamento e le nuvolette che fino a poco prima avevano giocato a rincorrersi nel cielo, ora non c'erano più. In basso, l'erba rifletteva la luce della Luna, tingendosi di un colore perlaceo che la mimetizzava con il selciato. Era troppo bianco quel castello! Se solo avesse potuto cambiarne i colori... ma non poteva criticare la scelta della Regina. Anche se ora poteva essere la sua erede... Scosse il capo. Aveva avuto la stessa reazione di due anni prima, non si vergognava?  
"Che è successo allora?" domandò senza voltarsi, con la voce che ostentava una sicurezza che in realtà non aveva.  
Il fruscio alle sue spalle si fermò. Mirana passò una mano sulla ringhiera, con un sorriso amaro sulle labbra. 

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Capitolo 3
*** L' erede. ***


"Poco prima della tua partenza..." iniziò la Regina. 
"Iracebeth promise il suo ritorno, e mantenne la parola." 
Mano a mano che Mirana parlava, Alice comprendeva il pericolo che stava correndo Sottomondo.
"Lei riuscì a scappare, portandosi via anche il Fante... non so come abbia fatto. Tre lune fa, un serpentello arrivò qui a corte, presentandosi come messo di mia sorella. Come puoi immaginare, la reazione di tutti fu quella di prenderla come uno scherzo di uno dei pochi che ancora seguivano lei. Eppure pochi giorni dopo fu recapitato qui un pacchetto..." s'interruppe. Alice si voltò verso di lei.
"Cosa conteneva?" la incalzò.
"Lo scheletro di quello stesso serpentello che aveva portato la notizia del ritorno di Iracebeth. C'era anche una lettera." si mise a recitare i terribili versi scritti dal pugno di sua sorella.
Di tutte quelle parole, Alice ne cavò fuori il succo.
"Dunque verrà qui e attaccherà Marmorea con il suo nuovo esercito di serpenti e civette e finché non ti avrà catturata, continuerà ad uccidere i cortigiani." riassunse in poche parole la ragazza, tornando a fissare le stelle. 
"Esatto. Proprio per questo mi farò scortare da lei prima che attacchi." sussurrò.
"Cosa?" esclamò incredula Alice, sgranando gli occhi.
"Non posso permettere che uccida i miei sudditi. Capisci adesso perchè dovrai essere pronta a salire al trono?" disse piano la Regina. 
"È necessario?" domandò la ragazza.
"È inevitabile Alice. Se lei mi rapisse, diventerebbe regina ma avendo io una successione, lei non ne avrebbe il diritto..." si fermò, questa volta interrotta da Alice.
"Dunque ucciderebbe me dopo!" si scherní. 
"No, non lo farà... non saprà che sei tu la Regina." 
Prese a raccontare per filo e per segno tutte le stanze di Marmorea, tutti i segreti, le storie... ma dopo aver ascoltato la posizione della cucina, della sala del trono e della sua camera da letto, gia non la seguiva piu. Si stava domandando invece dove fossero il Cappellaio e tutti gli altri e cosa ne pensassero se lei diventasse regina. Alice  Kingsleiy, Regina di Sottomondo. Accennò un sorrisino. 
"... allora accetti, Alice?" si riscosse dai suoi pensieri. 
"Come?" sussurrò confusa.
"Vuoi diventare l'erede di Sottomondo?" Mirana era speranzosa.
"Si... si, lo voglio." decise Alice, soppesando le parole.

Sbadigliò, svegliata da un delicato profumo di ciambelle e crema alla vaniglia. Sorridendo, si guardò attorno. La sua stanza era grande, fin troppo per una persona sola. Il camino sulla parete opposta a dove stava il letto, era l'unica cosa nera di fuliggine che ci fosse in quella camera. Sulla destra del letto, c'era un'enorme finestra che faceva entrare la luce chiara del sole. Le pesanti tende bianche creavano un'atmosfera di tranquillità che conciliava il sonno. Sbadigliò di nuovo e si tirò a sedere. Dopo aver lottato brevemente contro il candido lenzuolo che la teneva prigioniera sul materasso, riuscì a posare i piedi sul morbido scendiletto bianco che stava sul pavimento. Stropicciandosi gli occhi, sbadigliò di nuovo e si stiracchiò. Diede un'occhiata al camino e vide che le fiamme si stavano spegnendo. Si alzò e andò ad attizzare il braciere. In quel momento udì un leggero bussare alla porta.
"Si?" disse posando il mantice accanto al camino, rivolta a chiunque fosse fuori dalla stanza. 
"Posso?" chiese la voce. Alice tirandosi in piedi si lisciò la vestaglia azzurrina e si aggiustò un po' i capelli. 
"Prego, entra!" esclamò avvicinandosi alla porta.
"Non serve aprire" le sussurrò all'orecchio, facendola trasalire.
"Stregatto! Mi hai spaventata!" ridacchiò la ragazza.
"Fuori ti aspettano tutti per la cerimonia."
Alice cascò dalle nuvole. 
"Cosa?" chiese con la voce strozzata.
"Ti conviene prepararti come si deve per la cerimonia di incoronazione..." la informò il gatto scomparendo.
Rimase lì immobile, gli occhi sgranati. Riprese fiato annaspando un 'è oggi?' sommesso. 
'Ti aspettano tutti...' le aveva detto lo Stregatto. La aspettavano tutti? Che imbarazzo! Si sentì avvampare il volto e, cercando di nascondere a se stessa una certa ansia, corse verso l'armadio e l'aprì. Una nuvola di stoffa bianca le si spalancò davanti. Quelli erano i vestiti che avrebbe dovuto indossare? 
Prese un appendiabiti dal mezzo, tirando fuori un vestito con la gonna decorata a fiorellini rosa. Un altro decorato da pizzi argentati raggiunse il primo sul letto. Arrivata al quarto abito tutto imperlinato, non potè fare a meno di ridere. Tutto, ma non avrebbe mai messo quei vestiti. Richiuse l'armadio e in due salti, raggiunse un baule bianco sopra il quale erano posati i suoi abiti. Si sfilò la vestaglia e la piegò sullo scrigno. Sollevò con una mano la camicetta azzurra e sorrise appena. Dopo averla indossata, si mise addosso i pantaloni e saltellò fino alle scarpette in tela celeste che stavano sotto un mobiletto con specchio e brocca con l'acqua vicino al camino. Si pettinò e si diede una lavata al viso. Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro prima di riaprirli. Il suo sguardo s'incrociò col riflesso nello specchio. Osservó ogni dettaglio del suo abbigliamento.
"Sono pronta." sussurrò a se stessa.
Sospirò ancora una volta per scacciare via i residui di ansia che ancora aveva addosso ed aprì la porta.
Percorse rapidamente quel corridoio immacolato rischiando di perdersi un paio di volte prima di giungere alla sala del trono. Un allegro vociare giungeva da dietro la porta chiusa. La spinse, e come questa si aprì, il silenzio calò nella sala. 
Sul trono stava seduta Mirana, ai lati della sala stavano in piedi tutti i cortigiani. Ecco dov'erano finiti pensò la ragazza. Camminò titubante tra i due gruppi di persone, lungo il varco che avevano lasciato nel mezzo. Alzò lo sguardo e salì un gradino, accennando un sorriso. 
"Ora ci siamo tutti!" esclamò la Regina Bianca scattando in piedi. Alice si bloccò con un terribile pensiero in testa: come si svolgeva una cerimonia di incoronazione? Fu merito di Chesire se non andò in panico. Un vapore verdino le iniziò a ruotare attorno alle gambe, indietreggiando fino a che la ragazza non scese dal gradino. Due donnine portarono uno sgabellino imbottito e foderato di un tessuto peloso ai piedi dei tre scalini. Alice ci si inginocchiò sopra e lo Stregatto tornò al suo posto. 
"Bene." esordì Mirana sorridendo. 
"Quest'oggi siamo qui riuniti per celebrare l'incoronazione della mia erede Alice Kingsley." proseguì nascondendo un'occhiata sbieca all'abbigliamento della ragazza. Evidentemente in molti lo avevano notato, perchè si alzò un leggero brusio in sala. 
Alice voltò un po' il capo verso destra mentre la Regina parlava ai sudditi. Incrociò lo sguardo dei suoi amici che le sorrisero di rimando. I gemelli Pinco e Panco, Mally, Chesire, il Leprotto, il Bianconiglio... c'era addirittura Beyard con la famiglia. Scrutò un po' più in là convinta di vederlo... eppure non c'era. Si sentì mancare. Dov'era Tarrant? Si stava per alzare dallo sgabellino, ma la voce di Mirana la destò.
"Alice!" sorrise.
"Si?" la risposta le uscì con più energia di quanto volesse.
"Si?" ripetè con un tono piu pacato. Si sentiva il cuore in gola mentre sollevava il volto.
"Vieni qui" le disse la regina sedendosi sul suo trono. Doveva alzarsi? Lo avrebbe già fatto per scapare via, se solo le gambe le avessero obbedito. Ad un cenno del capo di Mirana, si fece forza e riuscì a raggiungere le scale. Iniziò ad arrampicarsi faticosamente su quei quattro gradini che la separavano da lei. 
La Regina le cacciò in mano un tomo che quasi le scivolò via, a causa del tremore dele mani. 
"Stà tranquilla Alice..." le sussurrò Mirana. Lei annuì poco convinta.
"Ora leggi" intimò. La ragazza sgranò gli occhi. Leggere? Ma scherziamo? Abbassò lo sguardo sulle lettere e cercò di dar loro un senso, ma esse tremolavano e si inseguivano tra di loro agli occhi di Alice. L'indice di Mirana si posò all'inizio di un paragrafetto scritto a piccoli caratteri nerastri sulla carta candida. Sospirò per ritrovare un briciolo di controllo. Dov'era Tarrant?
"Giuro io, Alice Kingsley..." iniziò arrancando. "...di portare con onore e responsabilità questa corona..." vide che le parole iniziavano ad uscirle dalla bocca meno appiccicate. "... Giuro di proteggere la salvezza di Sottomondo con qualsiasi legittimo mezzo ed in qualunque situazione di pace o di guerra, dal giorno in cui la presente regina decadrà, fino alla fine dei tempi o della mia stessa vita." concluse. Firmò sotto il paragrafetto, utilizzando la penna d'oca che stava nel mezzo del libro, come a segnar la pagina. Cosa? Cos'aveva appena giurato di fare? Non fece in tempo a scorrere il testo che sentì in testa un cerchio. Sollevò lo sguardo e vide Mirana sorridente, che le stava posizionando sul capo una coroncina sottile. Uno scroscio di applausi si alzò non appena la Regina Bianca pronunciò le ultime parole della formula, 'questa è la mia erede'. Sorrise Alice, vedendo la folla contenta che la acclamava. Alla fine della cerimonia, vennero congedati tutti i bianchi cortigiani. Il gruppetto di amici si strinse vicino allo sgabello.
"Madame?" la riscosse una voce dopo poco. Alice si voltò verso sinistra e quasi le prese un colpo. 
"La carrozza è pronta!" le sorrise lui porgendole una mano. Rimase senza parole, pur essendo felice. Posò la mano sulla sua.
"Accidenti Alice, sei gelata!" le sussurrò il Cappellaio all'orecchio. Un brivido le corse lungo la schiena e si sentì colorare le guance di rosso. 
"Andate, fate attenzione... Alice?" la ragazza si voltò verso Mirana.
"Non farti trovare..." le disse piano accennandole un saluto.
La ragazza annuì e riprese camminare verso l'esterno della sala. 
"Che cosa?" gridò quasi. La presa sulla sua mano si serrò mentre lei si girava di scatto. Mirana si strinse nelle spalle prima di iniziare una serie di 'vedi... il fatto è che... ehm...' 
"Che cosa?" ripetè abbassando minacciosamente la voce.
"Ti devi nascondere, Alice. Non possono trovarti. Non ti devono trovare." sussurrò Chesire avvicinandosi. 
"Nascondermi? Devo vivere da clandestina nel regno, nel mio regno?" esclamò la ragazza facendo sobbalzare Mirana.
"Alice... Ma sorella mi verrà a prendere, e se trovasse anche te non ci sarebbe piu speranza per Sottomondo, capisci? Con qualsiasi mezzo..." Mirana stava mettendo tutta la sua buon volontà per convincere la ragazza a fare come le era detto.
"Altrimenti tutto é perduto." concluse la Regina Bianca avvicinandosi. Alice le lanciò uno sguardo di muto rimprovero, prima di riprendere a camminare, tirandosi dietro il Cappellaio. Una volta fuori dalla sala del trono, la ragazza svoltó in uno dei tanti corridoietti secondari che conducevano alle varie stanze. Solo dopo qualche altra deviazione il Cappellaio si decise ad intervenire.
"Alice!" esclamò strattonandola indietro. Lei si bloccò. 
"Devi farlo. Per la tua incolumità e quella di Sottomondo." disse.
La ragazza sospirò voltandosi verso di lui. Sorrise amaramente.
"Lo so Tarrant... lo so. Però se Mirana spera che io stia rinchiusa in una stanza fuori dal mondo... si sbaglia di grosso." concluse gesticolando furiosa. Incrociò lo sguardo del Cappellaio che sorrideva. Gli occhi di Alice saettarono di rabbia. 
"Chi ti ha detto che starai in una stanza fuori dal mondo?" la canzonò furbo. Ogni rancore si sciolse e volò via dal cuore della ragazza, che ridacchiando, si appoggiò con la schiena al muro. 
"Dove dovrei andare allora?" domandò voltandosi verso il Cappellaio. La luce che entrava dalla finestra dietro di lei le illuminava i capelli, che parevano adesso oro colato, adesso proprio i raggi del sole. I lineamenti delicati che aveva, facevano risaltare fin troppo il sottile diadema che portava tra i capelli. Se non avesse parlato, lui sarebbe stato tranquillamente ad ammirare Alice per le due, massimo tre ore successive. 
"Cosa?" si riscosse dalla sua visione celestiale, e la voce gli uscì un po' roca.
"Dove dovrei andare?" ripetè la ragazza.
"Fidati di me." rispose lui. Così dicendo, le fece cenno di seguirlo.

"Si puo sapere dove mi stai portando?" ridacchiò incuriosita Alice. Ormai cavalcava da una buona mezz'ora al fianco del Cappellaio, e continuava a ripetergli la stessa domanda. Lui continuava a darle la stessa risposta.
"In un posto che non ti piacerà poi tanto, ma almeno non é fuori dal mondo."
Si guardò attorno, ascoltando i suoni della natura. 'Se questo non è fuori dal mondo...' pensò sarcastica. Il suo cavallo batteva incessantemente i piedi sul duro sterrato, e piu di una volta si era lamentato di avere sulla schiena un tale sacco di patate.
"Oh insomma Geoffrey, ti ho gia detto che sto provando in tutti i modi di non essere un peso ma... non sono capace!" esclamò Alice  un buffetto affettuoso alla sua docile cavalcatura. 
Poco a poco, il canto dei passeri calava, e l'erba diventava sempre piu rada. Un refolo di vento s'infilò nella camicetta della ragazza, facendola rabbrividire. 
"Dove mi stai portando Tarrant?" chiese un'ultima volta visibilmente preoccupata.
"Non c'è nascondiglio migliore dell'ovvio." sussurrò lui in risposta, perdendo lo sguardo tra gli spuntoni di roccia marrone che s'infittivano via via. Geoffrey s'irrigidì e sbuffò, mentre avanzava cauto sul sentiero.
Un cupo e sordo rumore si diffuse nella valle, infilandosi nella mente e nel cuore di Alice. Si rese conto che il cavallo stava per tornare indietro, e cosi avrebbe fatto se il Cappellaio non l'avesse fermato. 
Sbucarono da dietro un masso e quel che Alice vide, la fece trasalire. Smontò da cavallo quando sentì che non sarebbe riuscita a starci sopra ancora un passo in piu. Quando toccò terra con i piedi, il rumore che intanto andava in crescendo, cessò lasciandole un leggero mal di testa. Davanti a loro, il sentiero scendeva ed andava ad infilarsi nell'unico passaggio che conduceva in una conca e infondo ad essa, la Rocca Tetra. O almeno, quel che ne restava. 
"Cos'è successo qui..." mormorò poggiandosi alla spalla di Geoffrey, e rimirando l'edificio mezzo annerito con le torri rese aguzze dal crollo dei mattoni.
"Dopo che te ne sei andata, la Regina Bianca ha dato fuoco alla vecchia dimora di sua sorella. Si vede che la zona è di suo gusto perchè..." in due salti aggirò lo spuntone che li sovrastava. Alice lo seguì e si chinò là dove lo aveva fatto lui. Si sporse e vide solo una grande piana marrone di terra, che si stendeva a perdita d'occhio. Guardando dalla parte opposta, comprese ciò che il Cappellaio intendeva. Una gran macchia d'alberi si apriva parecchio piu lontano da loro e, avvolto ed incastrato tra essi, un palazzotto bianco, con una parvenza di terrazza sulla sommità. 
"Perchè qui?" gli sibilò. Realizzò lei stessa che quello avviluppato nel bosco, quasi gli alberi ne costituissero la struttura portante, era nientemeno della nuova residenza della Regina Rossa.
"Non c'è nascondiglio migliore dell'ovvio." ripetè lui. 
"Forza, muovaimoci." la incitò scivolando giù dal masso sul quale stava sdraiato.
"Non vorrai farti vedere!" esclamò il Cappellaio riprendendo il sentiero sottostante.




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