Never Sent Letters

di Isabeckhtorres
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Letter One: Dear Lily. ***
Capitolo 2: *** Letter Two: Dear James. ***
Capitolo 3: *** Letter Three: Dear Scorpius. ***
Capitolo 4: *** Letter Four: Dear Rose. ***
Capitolo 5: *** Letter Five: Dear Scorpius. ***
Capitolo 6: *** Letter Six: Dear Weasley. ***
Capitolo 7: *** Letter Seven: Dear Ginny. ***
Capitolo 8: *** Letter Eight: Dear Mum. ***
Capitolo 9: *** Letter Nine: Dear Rose. ***
Capitolo 10: *** Letter Ten: Dear Dad. ***



Capitolo 1
*** Letter One: Dear Lily. ***


Premessa: Non so esattamente come il mio cervello abbia prodotto questa idea, ma credo sia stata una notte in cui proprio non riuscivo ad addormentarmi (sono sempre i momenti in cui vengono queste idee che reputo geniali e di cui poi alla mattina non ho nessuna memoria, mah.). Comunque, tutte le One Shot sono ispirate a queste lettere scritte dai Fan (di cui credo l'autore in primis sia la pagina Tumblr 'Letterstomrpotter') che io letteralmente amo. Sono un insieme di amore, ironia e tristezza; sono ciò che ogni fan - più o meno - avrebbe voluto dire o sentir dire a vari personaggi o alla Grande Dea e io non riesco a smettere di leggerle. Alcune mi fanno morire dal ridere, altre mi hanno profondamente commossa.
E sono un bellissimo modo per non far morire mai Harry e il suo mondo.
In ogni caso, tornando a noi, le lettere che troverete a fondo di ciascuna One Shot sono le originali, solo tradotte e trascritte (come la lettera di introduzione).
Ne ho scelte 10 (per ora) che mi hanno fatto scattare una lampadina e prudere le mani dalla voglia di scrivere, sono state 'scritte' da vari personaggi della saga. Ne pubblicherò una a settimana, il mercoledì sera (a meno che non ci siano cause di forza maggiore a impedirlmelo).

Disclaimer: Io non posseggo nulla, tutto ciò che riconoscete appartiene alla Bellissima, Meravigliosa, Geniale J.K.Rowling, a cui sarò eternamente grata.

 


Letter One


Si materializzò direttamente nel vialetto della casa, come sempre con un senso di apprensione che lo pervadeva. La consapevolezza che avrebbe potuto affrontare la distruzione più totale, la continua mancanza di sicurezza pesavano più di un macigno.
Osservò la casa per qualche secondo e nulla gli sembrò fuori posto, poi guardandosi intorno un'ultima volta entrò.
Qualche luce era accesa qua e là nella casa ma si sentiva solo un leggero ronzio, per il resto tutto sembrava immerso nel silenzio più totale.
Controllò in cucina, ma non c'era nessuno, solo un piatto in mezzo al tavolo e un bigliettino bianco ad accompagnarlo. Lo prese in mano e lesse “In caso avessi fame e io non fossi più sveglia. Ti amo. L.”. Sorrise alle lettere perfette e minuscole sul foglio e, sempre stringendolo in mano, osservò il contenuto del piatto: una patata ripiena e una fetta di torta salata, su un altro piattino più piccolo – non l'aveva notato subito – era stata sistemata fetta di torta al cioccolato. Il suo sorriso si allargò.
Sempre con in mano il pezzetto di carta, uscì e spense la luce.
Seguì il ronzio che sentiva fino al salotto e lì la vide. Era seduta sul divano, la testa appoggiata allo schienale con gli occhi chiusi e i capelli sparsi sui cuscini intorno; in braccio, vicino al petto, teneva un bimbo minuscolo, radi capelli neri sulla testolina da neonato, la boccuccia chiusa e le ditina paffute strette intorno all'indice della donna. Il ronzio proveniva da uno schermo colorato davanti a loro, in cui si muovevano delle persone e altro non era che il rumore delle loro voci che discutevano, parlavano, ridevano, piangevano...
L'uomo fissò gli occhi sullo schermo e sorrise scuotendo la testa: lei aveva tanto insistito per avere quell'oggetto babbano, una TV, e ogni volta finiva per addormentarcisi davanti.
Riportò lo sguardo sulla donna e sul bimbo e rimase a fissarli, l'ansia che l'aveva pervaso prima del tutto scomparsa, sostituita da un senso di pace e tranquillità; in un momento come questo, pensò, potrebbe davvero esplodere il mondo e non solo non me ne accorgerei, ma nemmeno mi interesserebbe.
La donna doveva aver percepito la sua presenza perché si mosse leggermente e aprì gli occhi “James” Mormorò.
Lui si avvicinò e si sedette accanto a lei. “Hei”.
“Come è andata con Dumbledore?” Gli chiese.
“Ne parliamo domani” Le sorrise dolcemente “Dammi Harry, lo porto su.”
La donna sbadigliò e lui prese il piccolo dalle sue braccia; si soffermò qualche secondo a osservare il viso del neonato, così piccolo e delicato, e poi cominciò a salire le scale.
Entrò nella prima stanza del corridoio e depose il piccolo nella piccola culla blu al centro. Gli diede un piccolo bacio sulla fronte.
Quando si girò trovò la donna appoggiata allo stipite. Le si avvicinò e la prese tra le braccia, lei appoggiò la testa sulla sua palla, il naso gli sfiorava l'incavo del collo.
“Hai mangiato?” Gli chiese.
“No.” Vi era sorpresa nella voce “Volevo prima trovarti.”
Lei sorrise e lui sentì il suo respiro solleticargli il collo.
“Vieni” Le disse e poi prendendola per mano, la condusse nella stanza accanto. Non appena ebbero varcato la soglia la baciò, fu un bacio dolce e poi sempre più pieno di passione.
Finirono sul letto e piano piano cominciarono svestirsi, il ritmo dei baci più intenso, il sapore più infuocato.
Fu lento e poi veloce, ma senza parole, soffocate dai baci, perché non erano necessarie: erano espresse dalle labbra, dalle mani, dal respiro.
Rimasero in silenzio a lungo e poi piano piano i loro respiri si calmarono.
“Ti amo.” La sentì dire prima che si stringesse con più forza al suo petto e sprofondasse nel sonno.
Erano state due parole, leggere e delicate, sussurrate. Bellissime.
Continuò a osservarla nel sonno, le ombre e le luci della strada che riflettevano sul suo viso e sui capelli ramati, sulla pelle bianca, mettendone in risalto i lineamenti, la curva del seno e dei fianchi.
Sorrise “Ti amo, Lily.” E poi chiuse gli occhi.


“Carissima Lily,

Non mi importa cosa dicono le persone. Ti amo più che per sempre – più di sempre.

Tuo,
James.”





Angolo Autrice

Hei (: Non ho nulla da aggiungere a quanto detto sopra, se vi è piaciuta per favore lasciatemi una recensione, mi rendereste una persona immensamente felice!

Always,
@isabeckhtorres

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Capitolo 2
*** Letter Two: Dear James. ***


Letter Two


“Non credo di poter fare meglio sinceramente... Voglio dire...” Un ragazzino bruno lasciò la frase in sospeso e si portò una mano tra i capelli, per scompigliarli ancor di più; negli occhi uno sguardo fiero.
Accanto a lui un altro ragazzino, decisamente più attraente, con i capelli scuri e gli occhi furbi lo guardò con divertita esasperazione.
“Forza Ramoso. Non esagerare o le tue amichette qui” E indicò con il pollice un gruppetto di ragazzine ridacchianti sedute a qualche metro da loro “Soffocheranno nelle loro bave.”
“Uffa. Stavo solo analizzando la mia prestazione.” Il ragazzino con gli occhiali si lamentò.
“Sì, anche secondo me dovresti lasciarlo fare. Se gonfia ancor un po' il suo ego, potrebbe anche scoppiare e non possiamo ostacolare una simile prodezza.” Questa volta era stata una voce femminile a parlare.
“Evans!” La mano del ragazzo con gli occhiali scattò tra i capelli “Di cosa stai parlando?”
“Del tuo ego, Potter.” La ragazzina nemmeno lo guardò, ma si apprestò a magiare; l'amica accanto a lei occhieggiava il ragazzo attraente con interesse “Sai, quello che ti rende così arrogante.” Continuò.
“Io non sono arrogante.”
La ragazza lo guardò con ironia “Povero piccolo.” Gli disse. Poi si girò verso l'amica, riuscendo a distrarla, e presero a chiacchierare.
Il ragazzino si portò ancora una volta la mano tra i capelli e poi si girò a fissare l'amico “Ma di che parla?”
L'amico alzò le spalle con indifferenza e poi rise dell'espressione preoccupata del ragazzo “Non temere James, le passerà”.

***

La Sala Comune dei Grifondoro era piena, alcuni studenti stavano curvi sui tavoli e rigiravano la piuma assorti sui loro compiti, altri ridevano e giocavano vicino al caminetto.
Lily Evans era seduta su una poltrona a qualche metro dalle fiamme scintillanti ma i suoi occhi erano fissi su un ragazzo con gli occhiali.
Il ragazzo in questione stava parlando animatamente con altri tre, uno piccolino che sembrava pendere dalle sue labbra, uno che aveva l'aria di essere tremendamente malato o incredibilmente stanco o entrambe le cose, l'ultimo, che ascoltava indifferente e contento al tempo stesso.
Qualunque fosse l'argomento della conversazione doveva essere estremamente divertente viste le continue risate che suscitava a turno nei ragazzi; erano state quelle a distrarla dal tema che stava disperatamente tentando di comporre, quelle e il ragazzo con gli occhiali. Aveva un modo di fare, sempre lì a toccarsi i capelli, con lo sguardo fiero e provocatorio, che la irritava immensamente. Eppure, eppure, c'era anche qualcosa di affascinante in lui.
A un tratto, una ragazzina minuscola entrò nella sala piangendo e singhiozzando; prima che qualcuno fosse riuscito a intervenire, il ragazzino con gli occhiali si era alzato e le era andato incontro.
Lily, già in piedi, si bloccò e andò verso di loro, ma si tenne in disparte.
“Ehi, sssh, non piangere. Cos'è successo?”
La ragazzina, sicuramente del primo anno, arrossì fino alla radice dei capelli e cominciò a singhiozzare con più forza “Nu-nul-nulla.” “Ehi, ehi... Sono sicuro non sia niente di grave. Vuoi che vada a cercare un Prefetto?”
Gli occhi della piccola si dilatarono inorriditi alla sola idea. Scosse la testa.
“Allora che è successo?” Insisté il ragazzo con delicatezza.
“Il Prof- Il Professore Slughorn mi-mi- mi ha messa in punizione” Grosse lacrime scorrevano sulle guance della ragazzina.
“E come mai?”
“Ho-ho fatto esplodere il-il calderone”
“Ah, non è nulla di grave. Il Professor Slughorn ha le sue giornate malefiche. Non ti piace Pozioni?”
Lily notò stupita che il ragazzo stava facendo un ottimo lavoro nel consolare la ragazzina. Le aveva offerto una Cioccorana e l'aveva fatta sedere al suo posto, tra gli amici, e nel giro di qualche minuto la ragazzina stava ridendo a crepapelle per qualcosa che aveva detto il ragazzino dall'aria disinteressata.
Lily tornò a sedersi sulla sua poltrona, sollevata distolse gli occhi dal gruppetto e cercò di concentrarsi sul tema di Pozioni che avrebbe dovuto consegnare il giorno dopo ma a cui mancavano ancora cinque centimetri.
Qualche minuto dopo sentì un peso accanto a sé, una ragazza bionda e minuta si era seduta sul bracciolo e fissava sognante dall'altra parte della sala.
“E' così bello...” Sospirò.
“Vagli a parlare allora.”
“Cosa? O no!” La ragazza arrossì leggermente.
“Sono anni che hai una cotta per Sirius.”
“Lo so, ma...” Lasciò la frase in sospeso e si girò a guardarla. “Che ci fa quella del primo anno lì con loro?”
“Potter la sta consolando, a quanto pare Slughorn l'ha messa in punizione.”
“Ahi.” Rabbrividì al pensiero. Dopo qualche secondo di silenzio, in cui era tornata a fissare il gruppetto, aggiunse “Anche Potter ha il suo fascino però, non credi?”
“Nemmeno per idea” Rispose Lily in fretta e con la totale consapevolezza di star mentendo.


“Caro James,


Sei sempre stato tu, anche quando eri un arrogante quattordicenne cretino, sei sempre stato tu.


Sempre,
Lily.”

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Capitolo 3
*** Letter Three: Dear Scorpius. ***


Letter Three


La cena non avrebbe potuto essere più buona e l'atmosfera sarebbe stata una delle migliori mai respirata se non fosse per i continui sguardi che gli rivolgeva un uomo alto e lentigginoso dall'altra parte del tavolo.
Non andava affatto bene. Bene per nulla: lui aveva dei progetti.
“Pensavo che si sarebbe abituato all'idea” Sussurrò alla ragazza seduta accanto a lui.
La ragazza, capelli lunghissimi e molto molto ricci lo fissò con un sorriso e poi volse lo sguardo all'uomo lentigginoso. “Mmmh. Anche io, voglio dire, ormai sono tre anni.”
Il ragazzo scosse la testa sconsolato, avrebbe mai ricevuto l'approvazione dell'uomo? “E poi tua mamma è così carina con me.”
“Tutte le donne sono carine con te, Scorpius.”
“Tu non lo sei stata per un sacco di tempo.”
La ragazza rise divertita “E sono l'unica che ti ha ottenuto. Non ci vedi una certa ironia?”
“No, era inevitabile.” Disse convinto.
“Ah sì?” Lei inarcò un sopracciglio e il sorriso sulle labbra si fece provocatorio.
Scorpius fissò gli occhi in quelli della ragazza, avvicinò il viso al suo e rispose ancor più serio “Assolutamente.”
Lei non si spostò di un solo millimetro e non distolse lo sguardo, il mondo intorno a loro due sarebbe potuto esplodere e probabilmente non se ne sarebbe accorta.
“Scorpius”
“Mmmh?”
“Non credo sia una buona id-” Ma le sue parole furono interrotte da un paio di labbra infuocate.
“ALLORA.” Una voce dalla parte opposta del tavolo tentò di attirare la loro attenzione “Ho detto: ALLORA.”
I due si staccarono: il viso del ragazzo mostrava estremo imbarazzo, mentre la ragazza sembrava solo molto scocciata. Una donna accanto all'uomo alzò gli occhi al cielo con fare esasperato e poi tornò a parlare con le sue vicine, una donna dai lunghi capelli biondi e una donna con i capelli rosso fuoco e dallo sguardo temibile.
“Hermione” L'uomo si rivolse alla donna esasperata “Aiutami.”
“Ron, non ho alcuna intenzione di tollerare il tuo comportamento infantile.”
L'uomo ritornò a sedersi con un enorme broncio dipinto sul viso.
“Non credo di volerlo più fare”
“Scorpius, non ti ucciderebbe mai.”
“Io non ne sarei così sicura, sorellina.” Un alto ragazzo dai capelli castani si avvicinò. “Ma, precisamente, perché dovrebbe volerlo uccidere oggi?”
Scorpius non rispose, ma scosse leggermente la testa, continuando a occhieggiare ansioso l'uomo. Dopo un paio di minuti in silenzio qualcosa però sembrò cambiare nell'atteggiamento del ragazzo, che drizzò le spalle e si alzò: determinazione e preoccupazione dipinte sul viso.
La ragazza rimase seduta, ma gli toccò affettuosamente il braccio e lo sospinse in avanti, sorprendendosi nuovamente – ormai un'azione di routine – della bellezza assoluta del ragazzo: capelli biondissimi e occhi di ghiaccio. Ma la questione non si fermava lì, era il modo in cui parlava, gesticolava, sorrideva, la guardava; il modo in cui le rivolgeva tutta la sua attenzione o le spostava un ricciolo. Il modo in cui si era appena alzato ad affrontare il nemico: sembrava un bimbo di fronte a un genitore arrabbiato, un condannato diretto al patibolo.
“Ehm” Il ragazzo tentò di attirare l'attenzione della tavolata. “Scusate.” Molte paia di occhi si girarono a guardarlo curiosi.
Riprese “Vorrei dire molte cose, ma al momento il mio cervello è bloccato.” Inspirò. “Però siete tutti qui e questo è molto importante e non desidererei di meglio... Quindi, beh, vorrei- vorrei-” Altro respiro “Io vorrei condividere con voi questa cosa meravigliosa che è mi è capitata proprio ieri sera.” Sorrise e inspirò nuovamente.
“Beh, ieri sera ho chiesto a Rose Weasley di sposarmi...” Sembrò che la stanza si fosse congelata nell'attesa
“E lei ha detto sì.” Il sorriso diventò enorme.
Una serie di applausi e gridolini eccitati si alzarono dal tavolo, ma poi si sentì un uomo tossire senza sosta.
L'uomo lentigginoso li fissava inorriditi, un bicchiere in mano e goccioline d'acqua su per il naso.


“Caro Scorpius,

Non ascoltare mio padre. Io ti trovo piuttosto perfetto.

Con amore,
Rose.”




Angolo Autrice

Scusate, continuo a dimenticare in quale giorno vivo e ovviamente mercoledì mi è passato attraverso come nulla fosse.

Anyways, volevo ringraziare chi ha letto e chi mi ha seguito o preferito! Se lasciaste una recensione però... Beh, sareste la mia felicità!

Grazie mille, 
@isabeckhtorres

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Capitolo 4
*** Letter Four: Dear Rose. ***


Letter Four


Era il ventiseiesimo anniversario della Battaglia del Due Maggio, della Pace e di conseguenza l'aria era pervasa da eccitazione e felicità. Nessun membro della comunità magica che si definisse tale scampava alla gioia che sembrava sempre pervadere questa giornata.
Come tutti gli anni il Ministero aveva organizzato grandi eventi in vari punti dello Stato: uno a Hogwarts, Hogsmeade, Godric's Hollow e ovviamente al Ministero stesso. Gli eroi della Seconda, e i sopravvissuti della Prima, si materializzavano nei diversi luoghi, tenevano conferenze e parlavano, raccontavano, rivivevano le atrocità della guerra, perché non si dimenticasse il valore che aveva avuta quella Guerra e non andassero perdute nella memoria le vite che si erano sacrificate.
Tutti i protagonisti della Guerra poi si riunivano al Ministero per partecipare a un elegante ricevimento con Ballo annesso, a cui erano invitati tutti i maghi e le streghe importanti e noti.
A nessuno di coloro che aveva visto la distruzione negli occhi e aveva dovuto lottare per la vita piaceva davvero partecipare alle cerimonie pubbliche, avrebbero di gran lunga preferito celebrare in disparte, privatamente e con le loro famiglie; eppure ogni anno si sforzavano di presenziare e parlare e ricordare, stringendo i denti e sorridendo a tutte quelle persone.
Come una volta aveva saggiamente constatato Neville Longbottom, il Professore di Erbologia ad Hogwarts, era come essere esposti in una vetrina e il peggio era, non solo vedersi applauditi per una Guerra che nessuno di loro aveva voluto combattere, ma soprattutto essere costretti a ricordare la distruzione e il dolore che avevano vissuto, con tutte quelle morti.
E quell'anno, come tutti i precedenti, avrebbero partecipato.
Il Ministero era stato pulito e sistemato in ogni singolo angolo, un lato dell'Atrio era stato addobbato a pista da ballo, mentre dalla parte opposta erano sistemati tavoli per il ricevimento. La maggior parte di questi consisteva in tavolini rotondi per cinque o sei persone, ricoperti da una lunghissima tovaglia di seta bianca; questi poi circondavano un enorme tavolo rotondo con un altrettanto lunga tovaglia di seta nera. Lì si sarebbero dovuti sedere gli “eroi” e le loro famiglie.
La stanza era già gremita di gente che camminava e chiacchierava e si serviva dai vassoi che giravano magicamente, offrendo cocktail e aperitivi.
In un angolo buio accanto a un caminetto, da cui continuavano a uscire persone in vesti eleganti, due giovani ragazzi bisbigliavano concitati, lanciando attorno, di tanto in tanto, occhiate ansiose.
“Cazzo. Cazzo. Cazzo.” Disse una voce femminile.
“Se ti sentisse la McGonagall ora.” Rispose quella di un ragazzo con parole scherzose, il tono però neutro e teso.
“Ci uccideranno.” Continuò la ragazza.
“Forse.”
“Non stai aiutando.”
Il ragazzo sorrise e scosse la testa “Rose, possiamo anche non farlo.” La guardò dritta negli occhi.
“No. No, dobbiamo. Ti amo e loro devono imparare ad accettarlo. Dobbiamo.” Rispose cercando di convincersi. “Dove sono?”
Il ragazzo voltò la testa verso la Sala “Allora. Tua madre sta parlando con tua zia – Ginevra – e un altro uomo che non ho mai visto, credo sia del Ministero; tuo padre invece sta parlando con il Ministro.” Continuò a scrutare l'Atrio. “I miei sono con i genitori di Nott e con il Professor Longbottom”
“Mio fratello e i miei cugini?”
“Sparsi dappertutto.”
“Ok. Ripassiamo il piano.”
“Rose, amore, l'abbiamo ripassato tutta la notte, e continuo a sostenere che avremmo potuto impiegare meglio quelle ore...” Ghignò con malizia.
Rose gli tirò un pugno, punendolo per il commento malizioso e ottenne ciò che voleva: ripassarono il piano e poi, con un leggero bacio si divisero.
La ragazza raggiunse la sua famiglia, e così il ragazzo. Ognuno dei due si sedette a fianco dei rispettivi genitori, ognuno dei due fu educato e si mostrò interessato, nessuno dei due disse una parola all'altro. Era come se non si conoscessero, o come se si odiassero.
Ma poi cominciò la musica e coppie eleganti si alzarono dai tavoli per andare a volteggiare sulla pista, entrambi ancora seduti si cercarono con gli occhi: era ora. Il ragazzo si alzò e si diresse verso la ragazza.
Si chiamava Scorpius Malfoy, e se un cognome tale non fosse bastato a farlo riconoscere ovunque andasse, ci avrebbe pensato l' elegante giacca nera che indossava e che contrastava meravigliosamente con i capelli biondissimi e gli occhi di ghiaccio. E come se ciò non fosse ancora sufficiente ad attrarre l'attenzione della gente, la ragazza verso la quale si stava dirigendo rispondeva al nome di Rose Weasley e questo la rendeva figlia di Ronald Weasley e Hermione Granger, salvatori del mondo magico, che automaticamente voleva dire essere estremamente noti.
Tentando di non pensare alle possibili conseguenze, le si avvicinò, si inchinò e guardandola intensamente le porse la mano; la ragazza, facendo attenzione a non staccare gli occhi da quelli di lui, la prese e si alzò. Si guardarono un attimo e poi lui la condusse verso la pista.
I sussurri cominciarono immediatamente e teste si girarono da ogni angolo della sala.
Scorpius si fermò al centro della pista e la prese tra le braccia, consapevole di avere centinaia di paia di occhi addosso.
Cominciarono a danzare e continuarono a lungo, ballando una canzone dopo l'altra, con estrema eleganza e grazia. Entrambi osservavano con la coda dell'occhio la scena intorno a loro, soppesandola come se stessero aspettando qualcuno.
“Rose” Sussurrò lui dopo un po', avvicinando la testa all'orecchio di lei “Se ne sono accorti. Li vedi?”
“Sì” Rispose; riusciva a distinguere chiaramente suo padre e sua madre che li osservavano stupiti, l'uno confuso e teso, l'altra con curiosità. Scorse anche i genitori di lui, uno accanto all'altro immobili come statue, e altri visi noti: sembrava che stessero tutti osservando proprio loro.
Per la seconda volta quella sera le chiese “Pronta?”
Rose sorrise e si sentì percorre da un brivido, non avrebbe saputo dire se fosse paura, attesa, eccitazione o adrenalina.
Scorpius rispose al sorriso e si fermò, proprio al centro della pista; strinse la ragazza al petto e le posò una mano sui fianchi, affondando l'altra nei suoi capelli rossi. Al contempo lei portò le dita dietro al collo di lui e si alzò in punta dei piedi: i loro visi a due millimetri.
E poi, sotto gli occhi sconvolti o divertiti di tutti i presenti le loro labbra si unirono.



“Cara Rose,


Non siamo i nostri genitori – non ripetiamo i loro errori.
Questo è il nostro tempo per rompere le tradizioni, causare sommosse e far voltare teste. Questa è la nostra occasione per essere famosi.

Sempre,
Scorpius.”







Angolo Autrice

Ringrazio coloro che mi hanno letto, seguito o preferito! 
Spero sempre in una vostra recensione... Sarebbe un ottimo regalo di Natale!  

Auguri!!!!!!
@Isabechktorres

 

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Capitolo 5
*** Letter Five: Dear Scorpius. ***


Letter Five


“Allora, Stoltus, che ne dici di aiutarci a mettere a posto il materiale di Pozioni?”
“Ehm, veramente, veramente io a-avrei lezio-lezione con.. AAAARGH”
“Cosa c'è? Non ti piacciono le funi? Non sai che si possono fare giochi interessanti con quelle?”
Intorno al gruppetto di ragazzi se n'era formato uno più grosso, tutti gli studenti intenti a cambiare classe tra una lezione e l'altra si erano fermati ad osservare la scena, alcuni divertiti, altri turbati.
Un ragazzo alto, dalle spalle immense troneggiava su un ragazzo magrolino e dall'espressione terrorizzata, legato da alcune funi, i libri che aveva tenuto in mano fino a qualche secondo prima erano sparsi ai suoi piedi.
“Non hai risposto” Un altro ragazzo gli puntò contro la bacchetta con sguardo maligno “Allora?”
A quel punto una bimbetta tra la folla di ammassati lì si fece avanti “Dovete lasciarlo stare. Non ha fatto nulla.”
Il ragazzo-armadio la guardò e scoppiò a ridere: era piccola e assolutamente innocua, certamente non l'avrebbe potuto uccidere con lo sguardo.
“Restane fuori, bambina: è roba da grandi.”
“E' roba da bulli. Non vi ha fatto nulla.”
“Ci ha provato con la mia ragazza ed è uno stupido, questo basta.”
Un'altra ragazza dai lunghi capelli rossi si mosse a spintoni tra la folla cercando di raggiungere il fulcro dell'azione “Io non sono la tua ragazza.”
“Ah, dolcezza, non fare così”
“Non sto scherzando Flint. Lascialo andare.”
“Perché se no Potter?”
Lily Potter cercò freneticamente tra le pieghe del suo mantello, rendendosi conto inorridita di aver dimenticato la bacchetta nell'aula di Incantesimi.
“Non trovi la bacchetta Potter?” La derise il ragazzo-armadio girandosi poi verso la sua vittima e ignorandola “Allora, tornando a noi.. dov'erav-..”
Ma non riuscì a finire la frase, era stato scaraventato al muro da una forza invisibile, il suo compagno lo guardava preoccupato.
“Non credo foste rimasti a nulla.” Una voce profonda e calma arrivò indistinta tra la folla, che intanto si faceva spazio per far passare il possessore.
Un ragazzo alto, dai capelli biondi, così biondi da sembrare inconsistenti, si avvicinava, bacchetta puntata contro i due bulli, l'altra mano stringeva quella di una ragazza.
L'amico di ragazzo-armadio fece qualche passo verso di lui “Restane fuori Malfoy, non hai diritto di imm-..” Nemmeno a lui fu concesso finire, ma venne sbattuto al muro da un incantesimo non pronunciato.
“Sono un Caposcuola ho diritto di immischiarmi in qualunque azione scorretta. E il bullismo è scorretto Higgs.”
Intanto Lily Potter si era avvicinata al ragazzo legato e l'aveva liberato, entrambi fissavano la scena con una certa soddisfazione, i libri ancora a terra.
“Guardati Malfoy, a difendere un ragazzino che evidentemente è incapace di pensare a se stesso, un Corvonero. Guarda con chi hai intrecciato le dita, una Grifondoro.”
“Dovresti ringraziare che abbia intrecciato le mie mani con lei, se la lasciassi andare non sarebbe magnanima come me. Probabilmente non si ritroverebbe nemmeno più il tuo corpo.” Il ragazzo biondo guardò con malizia la rossa che si rifiutava di lasciare andare “Per tua fortuna, sono un grande egoista e mi piace troppo sentire la sua mano tra la mia, non potrei accettare di lasciarla andare”
Alla suddetta ragazza, anch'ella con la bacchetta nella mano libera, si imporporano le guance, ma gli occhi volarono al soffitto con esasperazione.
“Tornando a noi Flint. Vediamo un po'.. 50 punti in meno a entrambi e una settimana di punizione nelle serre, tranquilli, avviserò io la Preside e il Professor Longbottom del nostro nuovo accordo.”
“100 punti in meno? E' la nostra Casa Malfoy! Non puoi toglierci 100 punti.”
“Sono ancora pochi Flint. Ed è una Casa di persone, non di bulli.”
La ragazza accanto a lui mosse la bacchetta e li liberò: i due guardarono in cagnesco la folla e poi si allontanarono in fretta.
“Grazie Scorpius, avevo dimenticato la bacchetta” Lily gli sorrise, ma negli occhi era ancora visibile rabbia cieca.
“Grazie, Malfoy. Non me l'aspettavo, mi hanno aggredito alle spalle... Scusate... Mi ha visto parlare con Lily ieri e...” Non terminò la frase, ma il suo viso si colorò di rosso.
Fu la rossa accanto a Malfoy a rispondere “Non dovresti scusarti, hai il diritto di parlare con chi vuoi.. Stai bene?”
Il ragazzo annuì, ancora leggermente in imbarazzo.
Intanto la folla intorno a loro si stava dissolvendo, ognuno tornava ai proprio compiti e alle proprie lezioni, ma tutti discutevano ancora l'accaduto.
Due ragazzine del primo anno, Corvonero a giudicare dalla cravatta, passarono a qualche metro e discutendendo animatamente qualcosa “Ma l'hai visto? Così coraggioso.” Disse una.
“ Merlino quanto è fortunata quella Rose Weasley” Rispose l'altra.
I quattro ragazzi si guardarono con divertimento.
“Suppongo abbia ragione” Rose sorrise al ragazzo che ancora le stringeva la mano.






Caro Scorpius,


Il Professor Longbottom ci ha scritto per dirci che hai difeso un compagno preso di mira da alcuni bulli.
Grazie per non avere ripetuto i miei errori. Sono fiero di te.

Sempre,
Tuo Padre”



 

Angolo Autrice


Hei! Gente, ringrazio tutti quelli che mi stanno seguendo e recensendo, continuate a farlo!

Questa non è esattamemte una storia d'amore, ma mi piaceva troppo la lettera.

Buon Anno!

Grazie mille,
@Isabeckhtorres

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Capitolo 6
*** Letter Six: Dear Weasley. ***


Letter Six


Si sentì un piccolo 'crak' in un vicolo buoi di Londra, in quella giornata stranamente soleggiata.
Tre persone, un uomo e una donna e una bambina, si guardarono sorridendo e uscirono dal vicolo buttandosi in mezzo alla folla di pendolari e ragazzi, perfettamente a loro agio per essere appena comparsi dal nulla.
I loro vestiti erano normali, i loro capelli erano normali, forse un po' rossi, ma non destavano sospetti, eppure erano davvero comparsi dal nulla. Non che nessuno se ne fosse accorto.
Continuarono a camminare godendosi il sole sulla pelle, per poi fermarsi davanti a una porta grigia di sporcizia collezionata negli anni: nessuno avrebbe mai voluto entrare in un simile luogo, eppure i tre scomparvero all'interno del locale.
“Buongiorno Signori Weasley!” Un uomo allegro uscì da dietro il bancone. “Posso offrirvi qualcosa?”
Il bar, detto Paiolo Magico, sembrava trasformato, la stanza era accogliente e brillava di luce, sebbene non vi fossero finestre. La bimba si guardava attorno curiosa.
“Al ritorno senza dubbio, prima facciamo qualche commissione.” E l'uomo dai capelli sgargianti fece un cenno verso la sua sinistra.
Il barista annuì e sorrise, muovendo la mano in direzione della bambina, che lo guardò deliziata.
Mentre i tre si dirigevano verso la porta appena indicata, la bambina, ancora aggrappata alla mano della madre chiese “Chi era quel signore, mamma?”
“E' il proprietario del Paiolo Magico, tesoro” Rispose la donna con un sorriso. I capelli castani erano legati in una coda alta, l'abito blu scuro – che faceva a pungi con quello del marito, verde invece – il portamento fiero, sembrava circondata da un'aurea di potere e importanza.
La bimba, i cui capelli erano di fuoco, esattamente come quelli del padre, tirò di nuovo la mano della madre e le chiese “Dove andiamo?” Il padre aveva appena toccato con la punta della bacchetta un mattone e magicamente si era aperto un buco nel muro.
Fu l'uomo a rispondere questa volta “Vedrai, Rose. E' un pezzo di città magico, dobbiamo comprare delle cose per la mamma.”

“Perché? Per quel coso lì?” E indicò la pancia della donna: non sembrava esserci segno della 'cosa' che aveva turbato la bimba.
“Sì.” Il padre annuì, la madre la guardò sorridendo.
“Non è un 'coso' Rose. Potrebbe essere tuo fratello, o magari una sorellina.”
“E cosa ci faccio?”
Entrambi i genitori, che avevano continuato a camminare diretti verso un imponente edificio davanti a loro, scoppiarono a ridere.
“Rose” Spiegò la madre paziente, l'ombra della risata ancora sulle labbra “E' un piccolo te, all'inizio dovrai fare attenzione, ma poi puoi giocarci.”
“Coma fa Jams con Abus?”
“Sì, proprio così.” La donna sorrise con approvazione.
“Ogni tanto credo che potrebbe diventare perfino più intelligente di te.” L'uomo si rivolse alla donna con un sorriso provocatorio e ammirato.
“Dovremmo sperare che non prenda il tuo stomaco però, o la tua evidente mancanza di tatto” Rispose con uno sguardo che tentava in ogni maniera di essere serio e truce.
“Attenzione, Hermione Weasley, potrai spaventare tutto il Ministero con quello sguardo, ma non tuo marito.”
Le sopracciglia della donna raggiunsero l'attaccatura dei capelli “Ah, no?”
“Ok, forse un pochino sì.” Le rispose il marito, prendendo per mano la bambina.
Ormai le scale dell'edificio erano a pochi passi e l'uomo aveva già appoggiato il piede sul primo scalino quando si fermò bruscamente, lo sguardo fisso su un punto qualche metro più su di lui; la donna accanto a lui sembrava aver avuto la stessa reazione.
“Ron.” Disse con apprensione nella voce “Sai cosa dicono su di lui... E' cambiato, ha aiutato a ricostruire e, non mi sembra il caso... Lascia stare.”
“Hermione, sarà anche cambiato, ma questo non cancella il passato.” Gli occhi dell'uomo si strinsero pericolosamente, senza mai perdere di vista la causa del suo improvviso cambio d'umore.
La causa in questione era una famiglia, o meglio, l'uomo biondo che scendeva le scale della banca magica accompagnato da una donna di indubbia bellezza e da un bimbo che sembrava essere più chiaro del padre.
Le guardie della Gringrott percepirono il cambiamento nell'aria, annusarono la tensione e riconobbero le sei figure ma decisero di restare in disparte e osservare; intromettersi in una discussione riguardante il vice Ministro e un Auror rinomato poteva solo voler dire guai.

Fu l'alto uomo biondo a interrompere il silenzio per prima, fermandosi a qualche metro dalla famiglia rossa, ancora ferma sul primo scalino.
“Weasley.” La sua voce era distinta, ma priva di sfumature: si sarebbe potuto scambiarla per quella di un aggeggio Babbano.
“Malfoy.” La seconda voce fu invece incredibilmente tagliente e fredda.
Intorno alle due famiglie echeggiava un silenzio innaturale, come se il mondo si fosse congelato in quell'istante. I due restarono fermi a osservarsi.
“Weasley, Granger.” Pausa. Questa volta la voce aveva sicuramente un tono nervoso. “Vi devo delle scuse. Lo sappiamo tutti. E dubito che anche mi scusassi per il resto dei miei giorni, basterebbe.”
“Probabilmente.” L'uomo dai capelli rossi si dimostrò inflessibile.
“Ovviamente.” Pausa. “Ho evitato a lungo questo momento. Ho sperato non dovesse arrivare mai. Eppure, ovviamente sapevo di doverlo fare.” Pausa. “Mi scuso, Weasley e Granger, anche con Potter, e vi assicuro che il nome Malfoy sarà legato a – come metterla? - intenti migliori. Ecco.” Accompagnò le parole a un gesto e scese l'ultimo scalino, la donna e il bambino si mossero per seguirlo.
Durante tutto il discorso aveva mantenuto la voce ferma e la postura eretta, nonostante le sue parole fossero di scusa. Eppure nemmeno per un secondo l'altro uomo e l'altra donna ne avevano dubito la verità: erano state quasi arroganti, espresse con superiorità, ma indubbiamente sincere.
Strano come, pensò la donna, le parole abbiano talvolta più potere della magia.
L'uomo accanto a lei, si girò e richiamò l'altro “Malfoy. Questo non cambia niente.”
“Non mi aspettavo avrebbe fatto differenza.” Poi spostò lo sguardo sulla donna accanto a lui. “Sei particolarmente silenziosa Granger.”
“Sorpresa, direi. Spiegati Malfoy.”
“Sono stufo di vivere soffocato da una cappa d'odio.”
La donna rispose solo con un cenno e il marito concluse “Buona giornata Malfoy.”
La famiglia riprese a salire le scale, ancora silenziosa: la bimba li guardava con curiosità estrema, muoveva la testolina da un genitore all'altro, confusa.
Erano saliti di pochi gradini quando la voce li richiamò “Weasley?”
“Sì?”
“Fammi un favore.”
“Non ti sembra di star spingendo un po' troppo Malfoy?”
“No.” Scosse la testa, un mezzo sorriso sulle labbra. “Tieni la tua bimba lontana da mio figlio.”
L'uomo rosso lo guardò interdetto, ma poi sorrise. “Con grande piacere.”




“Caro Weasley,

Volevo solo chiedere scusa per averti trattato così orrendamente durante i nostri anni a Hogwarts.
Detto questo, tieni Rose lontana da Scorpius, o mio padre lo verrà a sapere.

Sinceramente,
Draco Malfoy.”




 



Angolo Autrice


Grazie mille a tutti quelli che mi leggono e seguono e recensiscono, ect ect.. La solita solfa insomma. 

@Isabeckhtorres

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Capitolo 7
*** Letter Seven: Dear Ginny. ***


Letter Seven 


Una ragazza dai lunghi capelli rossi stava girando tra le file di abiti appesi, osservando con attenzione ogni capo. Accanto a lei stava una ragazza bionda, ma non sembrava interessata agli abiti: i suoi occhi continuavano a muoversi per la stanza e sembravano contemporaneamente incuriositi e distratti. Ma in effetti, a osservarla meglio, tutta la ragazza aveva un aspetto particolare. I suoi abiti erano coloratissimi: una maglietta gialla e una gonna rossa, sopra un golfino azzurro e i gioielli che indossava non erano da meno, un paio di orecchini arancio e una collana viola.
Tutti quelli che la incontravano si giravano a fissarla stupiti, qualcuno aveva anche commentato cinico, altri si erano limitati a fischiare divertiti. Eppure la ragazza dai capelli rossi non sembrava curarsene “Che ne dici di questo?” Domandò.
Questa si girò e fisso l'abito verde che l'amica teneva in mano come se non lo vedesse davvero. “Non saprei. Mi sembra carino.”
La ragazza rossa sospirò e alzò gli occhi al cielo. “Luna, quante volte te lo devo dire? Non possono essere carini tutti. Comunque, verde è troppo normale.” Disse tornando a occhieggiare gli abiti.
Camminarono tra le file di abiti ancora e ancora, intanto la ragazza bionda aveva tirato fuori una rivista e la leggeva seguendo l'amica senza realmente accorgersene.
“Allora, questo no, no, no, NO, uffa ma perché è così dura? No, no, no, mmmh, forse. No.” Mormorava la rossa, senza ottenere però risposta.
Scelti un paio di abiti si diresse verso le sale prova, seguita dall'amica “Scusa Luna, non pensavo ci avrei messo così tanto a scegliere. Puoi andare a prendere un gelato se vuoi.”
“Non importa, si può leggere anche da in piedi.”
La rossa sorrise e s'infilò in uno dei camerini. Provò uno per uno i cinque abiti che aveva scelto, e solo l'ultimo, uno nero con una scollatura vertiginosa la soddisfò. “TROVATO!” Urlò felice e uscì per mostrarlo all'amica.
“Luna! Guarda!”
Questa volta gli occhi di Luna persero la luce trasognata e si dilatarono sorpresi “Ora capisco” Disse annuendo.
“E' esattamente come lo volevo. Provocante.” Si ammirò allo specchio, ammiccando. “Ora manca solo la lingerie. Ma puoi andare ad aspettare fuori se vuoi.”
“In effetti un gelato sembra perfetto, Ginny. Vuoi qualcosa anche tu?”
“No grazie, ci vediamo dopo.” Salutò l'amica con la mano e poi si sfilò l'abito.
Una volta rivestita, tenne il vestito nero tra le braccia e si diresse nel reparto accanto alla ricerca di qualcosa ancor più provocante.
Era ferma da qualche minuto davanti a un reggiseno nero con un nastro rosa che completava le cuciture e stava cercando di immaginare il contrasto che avrebbe creato con i suoi capelli quando una voce che non riconobbe interruppe i suoi pensieri.
“Ma guarda un po'.”
Si girò e si ritrovò davanti a due ragazze, entrambe bionde, forse leggermente più grandi di lei, che la fissavano con ilarità.
“Sì?” Chiese non riconoscendole.
“Sei Ginny Weasley.” Non era stata una domanda.
“Sì.” Non era raro che le persone la riconoscessero per strada, il suo volto – purtroppo – compariva almeno una volta a settimana in una qualche rivista.
“Volevamo dirti che non ci dispiace.”
Era stata la più alta a parlare fino a quel momento e non le piacque il tono che aveva usato, non capiva cosa volessero. Cercò di essere gentile “Ehm, scusate, non capisco.”
“Certo che no” La stessa bionda “Intendevamo, non ci dispiacerà quando Potter aprirà gli occhi e ti lascerà.”
Ginny finalmente capì: si trattava di Harry. Non era raro incontrare sue fan, e non era la prima volta che la trattavano così aggressivamente. Non disse niente e tornò al suo reggiseno: di solito funzionava.
Si chiese se il contrasto con i propri capelli sarebbe stato suggestivo o semplicemente non azzeccato. Ma le due ragazze non si diedero per vinte e interruppero nuovamente il corso dei suoi pensieri.
“Ou. Sei sorda? Parlavamo con te.” Insistette la bionda e poi si rivolse all'amica “Te l'ho detto che era una nullità. Non c'è nessun'altra spiegazione, povero Harry, suppongo lei gli abbia fatto un incantesimo. Ma non potreb-” La biondina non finì la frase.
Ginny si era girata e senza dire una parola l'aveva Schiantata. L'amica la guardò impaurita, poi si affrettò a far levitare il corpo e darsela a gambe.
“Mi chiedevo quanto ci avresti messo.” Disse una voce.
Ginny si voltò di scatto e si ritrovò a fissare un paio di occhi verdissimi. “Harry! Da quanto sei lì?”
“Abbastanza da dirti che lo devi comprare.” Indicò il reggiseno.
Ginny sorrise maliziosa e gli mostrò il vestito “Pensavo sarebbe andato bene con questo”
Gli occhi di Harry si scurirono “Oh, no. Non lo comprare. Può andare benissimo anche senza.” E l'afferrò per la mano, trascinandola verso le casse.
“Ehi! Aspetta, devo avvisare Luna che-”
“No, l'ho incontrata – è così che ho saputo che eri qua – e le ho detto di andare a casa.” Tirò fuori dalla tasca un paio di galeoni e poi, sempre stringendo la mano della ragazza, si Smaterializzò.
Ricomparvero nel salotto del loro appartamento e poi l'assaltò.
“Dovresti farmelo mettere almeno.” Cercò di interromperlo Ginny.
“Neanche per idea. Hai già troppo addosso.” E poi la trascinò, liberandoli della stoffa di troppo con ogni passo, nella loro camera.

***
La mattina dopo, quando Ginny si alzò, Harry era già partito per il Ministero ma al suo posto aveva lasciato un bigliettino.

"Cara Ginny,

Lo so che non ti fidi di cose che ti sono scritte, non da quando hai undici anni, ma fidati di questo: Ti amo.

Con amore,

Harry."

 




Angolo Autrice

Allora, scrivere Luna è stata durissima, quindi mi scuso se non sono riuscita a rendere il suo modo di parlare. 

E poi, grazie a tutti quelli che mi seguono/leggono/preferiscono/ricordano, siete aumentati tantissimo, e in particolare a chi mi ha recensita. Vuol dire tantissimo per me. Grazie!!

@Isabeckhtorres

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Capitolo 8
*** Letter Eight: Dear Mum. ***


Letter Eight

 


“Allora. Sapete cosa dovete fare: uscite e fatelo. Fuori. FORZA.” Un uomo sui quarantanni e i capelli brizzolati si stava rivolgendo a sette persone vestite di rosso scuro, con una striscia nera che attraversava tutto il busto.*

Le sette persone, tre donne e quattro uomini, fecero un cenno e afferrarono delle scope, poi uscirono in fila. Non appena furono fuori dallo spogliatoio vennero accolti da un grido eccitato: una folla si agitava sopra di loro.

Nello stesso tempo un'altra voce cominciò a risuonare in tutto lo stadio: “Benvenuti signori e signori a Holyhead Harpies contro Cannoni di Chudley! I giornali vogliono i primi vincitori schiaccianti, ma d'altronde con Ginny Potter dalla loro parte non potrebbe essere diversamente. Per chi ancora non lo sapesse Ginny Potter ha stabilito un nuovo record di Pluffe messe a segno in una stagione, a soli 19 anni: la passata stagione!” Lo stadio rimbombò di urla e fischi; un ragazzo sorrideva fiero.

Lo speaker riprese “Ma ecco che si alzano in volo e il fischio dell'arbitro... Partiti! Qui Lee Jordan per voi”

La partita cominciò e la folla colorata cominciò ad applaudire i propri giocatori e fischiare gli avversari. Il ragazzo sorrideva ancora e applaudiva entusiasta, ogni tanto si girava a commentare qualcosa con un ragazzo dai capelli rossi accanto a lui.

Ben presto una figura si distinse tra le altre e cori si innalzarono a celebrarla; si muoveva precisa e veloce, scattando in tutto il campo, schivando Bolidi e raccogliendo Pluffe.

A dieci minuti dall'inizio della partita Ginny Potter, riconoscibile per via dei lunghi capelli rossi che contrastavano con la divisa, aveva già segnato tre volte portando la sua squadra in vantaggio.
“Non riesco ancora a credere che quella sia mia sorella!” Disse il rosso.
“E io che sia mia moglie.”

“Uugh. Harry, ti prego. Non mi sono ancora abituato all'idea.”
“Ron, non essere sciocco, sono anni che Harry e Ginny stanno insieme ora” Una ragazza dai folti capelli castani si era appena Materializzata.
Il ragazzo dai capelli rossi borbottò qualcosa di incomprensibile e poi disse “Sei in ritardo. Problemi al Ministero?”
“Sì. Rita Skeeter sta ancora scrivendo quegli articoli terribili e procurandoci un sacco di guai.”
Mentre parlavano però gli occhi di tutti e tre continuarono a spostarsi, seguendo i giocatori sulle scope.
Lo stadio esplose di urla e fischi.

“No! Così sono 30 a 10. Dovevano creare più divario.” Il ragazzo dai capelli rossi, Ron, scuoteva la testa; la ragazza appoggiata a lui fissava il campo impassibile; il ragazzo con i capelli neri invece non aveva staccato gli occhi dal viso della Cacciatrice con i fiammanti capelli rossi, sorrideva al pensiero delle imprecazioni che probabilmente stava usando.
Cinque minuti dopo però le Holyhead Harpies sembravano aver ripreso il controllo della partita, e portato il risultato a 60 – 10.
Il cronista stava urlando allo stadio “... Prende possesso della Pluffa ed ecco che passa a Ginny Potter ma aspettate, c'è qualcosa che non va...”
Una marea di teste si girò nella direzione di Ginny Potter, ma la Cacciatrice era ferma e fissava immobile un punto nel vuoto, le mani strette intorno al manico: sembrava stesse cercando di comprendere qualcosa.

Poi improvvisamente corrugò le sopracciglia e si diresse in picchiata verso il terreno; la folla, gli occhi ancora puntati sulla sua figura, fu presa alla sprovvista e un coro preoccupato di 'oh' si alzò dallo stadio.
Anche Harry, il ragazzo dai capelli neri aveva il viso dipinto di preoccupazione e ansia e osservava i movimenti della donna con la fronte corrugata.
La ragazza aveva ora lanciato la scopa di lato e sembrava diretta verso lo spogliatoio, ma a metà strada interruppe la corsa e si buttò al terreno; il respirò del ragazzo si bloccò in gola, senza pensare si Smaterializzò e ricomparve accanto alla donna.
Ginny Potter, era piegata in due e vomitava. Harry le si accovacciò accanto e senza dire una parola le sollevò i capelli, contemporaneamente cercando di coprirla al resto dello stadio, che ora stava osservando i due a terra con un misto di curiosità e preoccupazione. Molti dei giocatori erano atterrati e un paio, con la stessa divisa della donna, aiutarono a nasconderla.
Quando la ragazza sembrò aver finito, l'uomo parlò “Ginny, ora ti alzo e ti porto dentro.” E così fece.
Non appena dentro lo spogliatoio, la ragazza si fiondò nei bagni e ricominciò a vomitare; ma impedì a chiunque di entrare a soccorrerla.
Finalmente, qualche minuto dopo, uscì e si lasciò cadere su una sedia.
“Ginny?” L'intera squadra, l'allenatore, suo marito, la fissavano ansiosi.
Scosse la testa “Non capisco, stamattina stavo benissimo.”
“Ora sei pallidissima.”
“Eppure non può essere qualcosa che hai mangiato, o dovrei stare male anche io...” Il ragazzo che l'aveva soccorsa per prima, disordinati capelli neri e singolare cicatrice sulla fronte, scuoteva la testa perplesso.
Una ragazza con la stessa divisa si fece avanti e le chiese quali sintomi sentisse.
“Mmh, solo nausea. Nient'altro. Ma non credo di riuscire a risalire su una scopa, mi dispiace.” Gli occhi pieni di delusione.
“Solo nausea? Sei sicura?”
Ginny annuì, lo sguardo a terra.
La ragazza che aveva parlato continuò incerta “Ginny... Mmmh... Non è che potresti essere, mmh, incinta?”
Ora l'intero spogliatoio muoveva la testa tra la ragazza, Ginny e Harry.
“Ehm, no, no, n-.” Silenzio. Gli occhi fissi in quelli dell'uomo “Ah.”
“Potrei sbagliarmi, ovviamente.” Aggiunse in fretta la compagna.
Ginny continuò a fissare il ragazzo, tra i due sembrava essere in corso un discorso silenzioso. Finalmente si voltò “Ne dubito.”
“Ginny?” Intervenne l'allenatore “Dobbiamo assolutamente rientrare in campo. Hai bisogno di andare al San Mungo?”
“No. Buona partita!” Poi sembrò ricordare qualcosa “Potreste, potreste solo, non dire niente a nessuno? Soprattutto a Rita Skeeter.”
Annuirono tutti e poi uscirono, scope in mano, salutandola con un sorriso incerto.
“Allora.”
Ginny sorrise “Allora.”
“La prossima mossa?”
“Prima di tutto vieni a sederti qui.” E indicò la sedia accanto alla sua. L'uomo obbedì con un sorriso. “E poi scopriamolo.”
Prese la bacchetta e strinse una mano del ragazzo, poi senza parlare eseguì un incantesimo.
“Mmmh, interessante.” Fissò gli occhi in quelli verdi dell'uomo “A quanto pare non diventerò la Cacciatrice dell'Anno, quest'anno.”
L'uomo ricambiava lo sguardo, la bocca aperta a formare una piccola 'o'.
Dopo qualche minuto, Ginny lo scosse leggermente “Harry?”
“Scusa. E' che... Sei così giovane, e avevi mesi di gloria davanti a te, e avrei dovuto fare più attenzione. Mi spiace, Ginny.”
“Stai scherzando?” Ginny saltò in piedi e batté le mani. “Al massimo: avremmo dovuto fare più attenzione, con quella magia. Ma, Harry! Avremmo un bambino! O una bambina!” Batté di nuovo le mani “E' la cosa più bella del mondo!”
“Cos- cosa?” Harry la guardò perplesso. “Non sei dispiaciuta?”
“Neanche per sogno!” Poi si fece più seria “Tu?”
Harry non disse una parola, si alzò e la sollevò tra le braccia. Le sussurrò sulle labbra “E' il giorno più bello della mia vita”

E poi la baciò.
 

 


“Cara mamma,

Stavo facendo pratica di incantesimi anticoncezionali con Harry. Abbiamo usato un'altra bacchetta.
Sarai nonna!

Con amore,
Ginny.”


Sì, non sono i colori originali, ma le divise si rinnovano. Sì, è un nome femminile di squadra, ma ciò non vuol dire che non ci possano giocare uomini, no?





 

Angolo Autrice


Mi scuso per il ritardo, doveva uscire ieri ma ho avuto un problema.

Grazie mille a chi mi legge, segue, ricorda e preferisce. Grazie millissime a chi recensisce, vi prego di continuare a farlo...


Always, 
@Isabeckhtorres

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Capitolo 9
*** Letter Nine: Dear Rose. ***


Letter Nine


Un gruppo di ragazzini con lunghe vesti nere stava camminando diretto verso un edificio, nel cielo scuro si stagliavano contorni alti: dovevano essere torri e l'edificio, quindi, un castello.
Il gruppetto procedeva allegramente, di tanto in tanto risa si perdevano nell'aria fredda della notte che rendeva labbra e mani screpolate.
“Uuh, non vedo l'ora di essere dentro.” Disse una ragazzina minuscola, doveva essere la più giovane
“Non capisco perché non abbiamo potuto usare i camini.” Si lamentò un ragazzino dagli occhi verdi e i capelli neri scompigliati.
“Perché, genio, siamo troppi, avremmo disturbato la Preside.” Puntualizzò una rossa dai capelli ricci.

Un'altra rossa, i cui capelli erano però lisci e lunghissimi, intervenne “Sì, però Lucy e Albus hanno ragione, Rose. Avremmo potuto usare il camino di Zio Neville.”
“Che però è il Professor Longbottom, Lily” La contraddisse la prima rossa, Rose.
Un altro ragazzo dai capelli neri sbuffò “Quante storie. Che senso ha chiamarlo Zio Neville, e invitarlo a passare le vacanze con noi se poi non possiamo nemmeno usare il suo camino!?”
Tranne Rose e un ragazzo alto e biondo, che aveva evitato di intromettersi nella discussione, si ritrovarono tutti concordi e lo espressero in 'già' convinti.
“Siete ridicoli, per un paio di passi in più. Vi vantate dei vostri muscoli da Quidditch e poi vi lamentate per dieci metri a piedi.”
Un ragazzino dai capelli castani e gli occhi azzurri la contraddisse velocemente “Ou! Io non mi vanto.”
Rose questa volta si trovò costretta a sorridere “Scusa Hugo, non intendevo te. L'unico con un po' di sale in zucca -”

Prima che però riuscisse ad aggiungere altro, il ragazzo alto con i capelli neri la interruppe “Non ti lamenti però dei muscoli da Quiddicht di Scorpius, eh cuginetta?!”
Mentre tutto il gruppo scoppiava a ridere, compreso il ragazzo biondo, sul cui viso comparve un ghigno malizioso, Rose arrossì perfino nelle orecchie e ringraziò più volte il buio che la proteggeva. “Non è questo il punto, James.”
“Nono, certo.” Il ragazzo sorrise con aria di superiorità “Solo, la prossima volta che disprezzi i nostri addominali, pensaci due volte.”
“In effetti, non ha tutti i torti.” Per la prima volta il biondino parlò. “Non ti sei mai lamentata.” Si avvicinò alla ragazza, il ghigno ancora stampato sul viso.
“Scorpius!” Rose gli colpì il braccio. “Non mi stai aiutando.”
“Non è mai stata mia intenzione. Di solito me ne sto bello zitto, e lascio che la famiglia” E indicò il gruppo di teste nere, rosse e castane intorno a lui “Se la risolva da sola. Ma questa volta l'argomento mi riguardava ben più da vicino.”
Scoppiarono di nuovo tutti a ridere; pure Rose, che sentì il viso prendere fuoco di nuovo, faticò a trattenere il sorriso “Idiota.”
“Ti amo anche io, certo.”
“Uuuh, a proposito.” La rossa liscia, Lily sembrava essersi appena ricordata qualcosa di entusiasmante “2 Galeoni che il Zio Ron lo sa.”
“Eh no, sorellina. Io e Albus abbiamo scommesso 4 Galeoni che non lo sa, ma lo scoprirà presto. E cinque su quale sarà la morte che toccherà a Scorpius. Io dico una Maledizione Senza Perdono. James dice che sarà alla Babbana.”
“E io ho detto che lo darà in pasto a Norberta.” Aggiunse il ragazzo di nome Hugo.

“Gente, se non vi dispiace. Papà non gli farà nulla.”
“Però non gliel'hai ancora detto.” Affermò con tono saccente la più piccola, Lucy.
“Bisogna trovare solo il momento giusto per dirglielo.”
Scorpius, che ora stringeva la mano di Rose, deglutì incerto “Io continuo a sostenere che sarebbe meglio tenerselo per sé. Ma credo Lily abbia ragione: mi ha guardato male per tutte le vacanze.”
“Ma il Professor Longbottom ha promesso di non dirgli niente, e nessuno di noi ha parlato.” Disse Hugo. “Papà non è attento a queste cose.”
“Magari gliel'ha detto Zia Hermione. Lei sa sempre tutto.”
“Sì, mia madre credo l'abbia indovinato ma non glielo direbbe mai senza chiedermelo.”
“Mia mamma me lo ha chiesto.” Si intromise a un tratto Albus.
“COSA?” Lily lo guardò sconvolta.
“Beh, ha detto che non litigavano più e ha sempre ritenuto che prima o poi sarebbero finiti insieme.” Sollevò le spalle con indifferenza. “Quindi magari anche Zio Ron lo sospetta, ma non ha il coraggio di chiedere.”
“Cosa hai detto a tua mamma Albus?” Rose aveva appena ritrovato la parola.
“Che non lo sapevo.”
Sospirò sollevata. “Bravo.”
“Tanto prima o poi lo scoprirà.”
“Sì. Ma meglio poi.” Disse convito Scorpius. “E finché sospetta in silenzio va bene.”
Intanto il gruppetto era arrivato alle porte del castello e, entrato, era salito per varie scale, attraversato diversi corridoi, salutato un paio di fantasmi e qualche quadro, per poi entrare, attraverso il dipinto di una signora bella cicciottella, in una stanza calda e accogliente.
Salutarono i compagni già presenti e si ammucchiarono su tre poltrone davanti a un fuoco scoppiettante, continuando a chiacchierare allegramente.
Dopo un quarto d'ora però il loro cicaleccio venne interrotto dall'arrivo di un gufo, che svolazzava impaziente fuori da una finestra, e della lettera legata alla zampa. Sulla busta, con un inchiostro nero, c'era scritto: Rose Weasley.
“Di chi è?” Chiesero tutti curiosi.
Rose deglutì, leggermente più pallida. Senza rispondere aprì la busta e lesse; scoppiò a ridere. “Era papà e direi che avevate ragione.”
Ancora ridendo porse la lettera al ragazzo accanto a lei e poi ai cugini che la guardavano impazienti.

 



“Cara Rose,

 

Ti vorrò sempre bene, non importa chi sceglierai di amare.

Detto questo, ci sono molti altri pesci nel mare oltre al ragazzo Malfoy.

 

Sempre,
Tuo padre.”





 


Angolo Autrice


Hei gente! Come va? Oggi sono puntuale! Strano.

Grazie mille a chi legge/segue/preferisce/ricorda e soprattutto RECENSISCE. Continuate a farlo, che sprizzo di gioia.

Always,
@Isabeckhtorres.

 

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Capitolo 10
*** Letter Ten: Dear Dad. ***


Letter Ten


Un ragazzo dai disordinati capelli neri sedeva annoiato nell'ultimo banco in fondo alla classe, accarezzando con lo sguardo le pareti dell'aula e osservando le gocce di pioggia che si susseguivano veloci nello scivolare giù dalla finestra.
Le lezioni di Storia della Magia erano noiose, lo sapevano tutti, ma diventavano ancora più noiose se avevi diciassette anni e il professore – un fantasma – raccontava senza farsi problemi la storia della tua famiglia, e tu ovviamente la conoscevi a memoria. Pezzo per pezzo. Perché quando di anni ne avevi quattro pregavi i tuoi nonni, zii e genitori di raccontartela tutta e non tralasciare nulla perché tanto, dicevi, 'io sono glande'.
Che bambino stupido, pensava il ragazzo dai cappelli neri, scrutando negli angoli più remoti del suo cervello in cerca di una buona scusa per fuggire dalla classe.
Le aveva provate tutte: aveva tentato di prendere appunti, per poi passare a disegnare sul bordo della pergamena. Aveva anche cercato di distrarre la sua compagna di banco, che però si era rifiutata di prestargli attenzione e quindi aveva provato ad addormentarsi ma nemmeno quello gli riusciva, e così eccolo qui a un passo dalla morte per noia.

Come si sopravviveva a una lezione di Storia della Magia? Come?
Sua cugina Rose non sembrava aver nessuno tipo di problema con la materia e nemmeno il suo amico Scorpius, eppure lui avrebbe voluto scomparire.
E proprio mentre si domandava se la scusa dell'infermeria potesse funzionare di nuovo sentì il suo nome, o comunque una parte del suo nome, Severus, e proveniva proprio dal Professor Binns.
Si raddrizzò e posò gli occhi sul fantasma fluttuante concedendogli tutta la sua attenzione.
“...Fu ucciso brutalmente, azzannato da un serpente. E la sua morte avrebbe potuto mettere a rischio l'intero piano di Albus Dumbledore...”
Oh, no. Oh, no. Albus Severus Potter intuì dove si stava andando a parare e non gli piacque per nulla.
Il professor Binns continuò ignaro di tutto e tutti “...e riuscì a visionare i ricordi nel Pensatoio e comprese il suo compito, quindi si avviò verso....”
Non sembrava intenzionato a soffermarsi su quei ricordi e Albus tirò un sospiro di sollievo. Certo ora avrebbe parlato del sacrificio del padre, ma quella era la parte che tutti conoscevano e, sì, gli avrebbero lanciato qualche occhiata ammirata e curiosa, ma non avrebbero indagato oltre.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli e tornò a posare lo sguardo sulle goccioline della finestra cercando di contarle: ormai mancavano pochi minuti al suono della campanella e sarebbe stato finalmente libero di andare a fare pranzo.
“Scusi Professore, è vero che Severus Snape fece tutto per amore?” Chiese una ragazza dagli occhi sognanti nella prima fila.
Albus scattò su per la seconda volta nel giro di pochi minuti e osservò il professore alzare gli occhi sorpreso; la ragazza lo fissava piena di aspettative.
Finalmente il fantasma parlò “Sicuramente non fu l'unica motivazione, si tende sempre a romanzare la storia, che è alquanto scorretto, in ogni caso è fortemente ritenuto che fosse una delle ragioni, sì.” Finì, ritornando con gli occhi sui suoi appunti.
Il ragazzo in ultima fila tirò un sospiro di sollievo: scampata per un soffio.
“Scusi Professore, di chi si trattava? La donna amata intendo.” La ragazza al primo banco non riusciva a stare ferma sulla sua sedia, totalmente ignara che dall'altra parte dell'aula Albus Potter la stava maledendo in tutte le maniere possibili.
Il fantasma sollevò nuovamente gli occhi, sorpreso dell'insistenza della studentessa per una questione così futile e poco rivelante nel corso della Battaglia del Due Maggio “Alcuni studiosi ritengo che Severus Snape fosse innamorato di Lily Potter. Ora se possiamo tornare...”
Ecco. Sono rovinato.

Il Professor Binns non si accorse che la maggior parte della classe si era voltata con gli occhi spalancati nella direzione dell'ultimo banco: ogni singolo studente fissava Albus Severus Potter, le ragazze con occhi sognanti, i ragazzi maliziosamente.
In quel esatto istante suonò la campanella e Albus poté finalmente alzarsi, raccolse la sua roba e sperò di riuscire a fuggire prima che cominciassero le domande.
Non si mosse abbastanza velocemente però: un paio di ragazzi si erano avvicinati e la domanda, quella che Albus aveva temuto per tutta l'ultima parte della lezione, fu la prima a essere posta.
“Tua nonna? Ti chiami come l'uomo che amava tua nonna? Che però era sposata con tuo nonno?” Un ragazzo alto lo fissava divertito.
“Sì. Ok. Molto divertente.” Afferrò la borsa “Ora se volete scusarmi, ho da fare.” E uscì velocemente.
Percorse i corridoi fino alla Guferia a passo spedito, borbottando irato; molti quadri e parecchie armature lo fissarono curiosi, ma Albus non se ne accorse.
Giunto a destinazione, afferrò un pezzo di pergamena, una piuma e scribacchiò una lettera veloce. Poi chiamò il suo gufo e gli diede le indicazioni con tono duro e autorevole.
Quattro ore più tardi, sulla scrivania di Harry Potter nel Dipartimento Auror atterrò una busta stropicciata. L'uomo la aprì e lesse perplesso e molto divertito le parole vergate dal figlio.


“Caro Papà,

Grazie per avermi chiamato come l'uomo che voleva farsi mia nonna. Questo mi fa sentire super speciale.

Sinceramente,
Il sarcastico Albus Severus è sarcastico.”





Angolo Autrice

Hei! 
Sì lo so, sono in ritardo. Ma perdonatemi, oggi avevo un'interrogazione importante e quindi non ho avuto tempo per scrivere... Comunque eccola qua, l'ultima lettera.

Alcuni di voi - adorabili - hanno chiesto che non finissi mai, ma ritengo di aver raccolto tutte quelle che potessero dar vita a una One Shot. Per moltissime - che vi invito ad andare a leggere, basta googleare 'Letters To Mr. Potter' - non riesco a ideare una storia, troppo tristi o troppo astratte: non sarei in grado di renderle.

Vi ringrazio per avermi letta o seguita o preferita o ricordata e in particolare ringrazio chi mi ha recensita e ha utilizzato il suo tempo per me: avete usato splendide parole e avete lasciato considerazioni interessanti; ha voluto davvero dire tanto per me. Grazie.

Always, davvero always,
@Isabeckhtorres.


 

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