Your soul smells like flowers

di No thing
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'origine del tutto ***
Capitolo 2: *** Nuovi sentimenti ***
Capitolo 3: *** Macchie ***
Capitolo 4: *** L'inizio ***
Capitolo 5: *** Alla festa ***
Capitolo 6: *** Pezzi di Passato ***
Capitolo 7: *** La prima volta di Tessa ***
Capitolo 8: *** E se..? ***
Capitolo 9: *** Gelosia ; ***
Capitolo 10: *** Ancora Il Mostro ; ***
Capitolo 11: *** Il mio mondo. ***



Capitolo 1
*** L'origine del tutto ***


1. L’origine del tutto

 
È stupido, anzi, forse ridicolo, descrivere con esattezza l’origine delle cose, ma Tessa credeva nel destino e contraddittoriamente lo faceva coincidere col caso.

Viso struccato, jeans e scarpe larghe. Un’anima distrutta dopo un anno di soprusi, un’anima ferita, lacerata, squarciata, un cuore rattoppato con della vecchia stoffa. Un cuore che lei si ricuciva da sola ogni volta che veniva strappato da quell’uomo, che poi tanto uomo non è: ed è per questo, che lo chiameremo Il Mostro.


 Il Mostro aveva denti ingialliti ed occhi rossi annebbiati dal fumo, la faccia bucata dagli aghi e una barba incolta ed ispida. Il suo cuore era freddo, neanche l’amore incondizionato di Tessa riusciva a scaldarlo. Le mani erano lunghe e le unghie sempre sporche, le scarpe macchiate di fango: chissà perché Tessa ne era innamorata. Lo guardava con occhi di fuoco, buttava giù versi di poesie prima di addormentarsi, intagliava i loro nomi sul banco, marinava la scuola per uscire con lui. Il Mostro non aveva denaro, non aveva faccia, non aveva nulla.

Così Tessa lo aiutava ad alzarsi, facendolo poggiare su di lei. Lui l’aveva condotta su strada pericolose e sbagliate, camminavano mano nella mano con gli occhi fissi nel vuoto, sbandando e nascondendosi.

Il Mostro era lunatico, irascibile e scontroso. Con una mano poteva distruggerla e con una parola poteva rialzarla. Spingeva le sue frustrazioni nel corpo freddo ed infantile di lei, che con la faccia bagnata di lacrime e girata voleva far l’amore, non il sesso. Tessa aveva paura, stava zitta, se lui l’avesse abbandonata lei avrebbe perso tutto: aveva una sola amica, Lotte, che non riusciva mai a vedere poiché lui glielo impediva. Ogni giorno quando sorgeva il sole lei moriva, complice di quel ciclo infinito che era diventata la sua vita ed ogni notte chiudeva gli occhi, contenta di essere al sicuro in casa sua che ormai sembrava abitata da estranei. Aveva sempre avuto un buon rapporto con i suoi genitori, ma questi ultimi erano stanchi dei suoi continui comportamenti, ovviamente indotti dal Mostro, e con il tempo smisero di parlarle. Era ferita, era sola.

Tessa venne a scoprire l’ennesimo tradimento. Il Mostro stava cercando un’altra preda, ma forse era quello che le serviva. Non era la prima volta che scopriva i suoi tradimenti, però quel giorno qualcosa dentro di lei si spezzò una volta per tutte. Non aveva più neanche la forza di camminare o voce per parlare ma doveva avere il coraggio di affrontarlo e di porre fine a quello strazio. Aspettava sotto casa del Mostro, aspettava paziente, sapeva avrebbero litigato ancora. Aveva paura: avrebbe anche potuto picchiarla, ma non avrebbe fermato il suo cuore e la sua voce. Stava prendendo in mano la sua vita. Lui arrivò e ricominciarono a litigare, come al solito, urla e parolacce. Lo lasciò, decisa a sparire per sempre. Il mostro la strattonò per i polsi e la spinse violentemente contro il muro, iniziò ad urlarle contro e a riempirla di schiaffi. Un signore gentile accorse ad aiutarla e riuscì ad allontanarlo.

Tessa scappò via dal luogo in cui si era consumato il fatto, con gli occhi pieni di lacrime e il cuore colmo di paura. Corse verso il centro della città chiamando la sua amica Lotte per venirla a prendere. Corse, con il costante timore di essere seguita da lui. Il telefono vibrava, lui la stava cercando. Se l’avesse trovata sarebbe stata la fine. 

Era quasi arrivata in piazza, quando vide un ragazzo, un suo vecchio conoscente dalla corporatura irrobustita dalla palestra e dallo sguardo fiero e leale. Lo fermò, lo supplicò con i suoi grandi e scuri occhi da bambina, ormai gonfi e rossi, di rimanere con lei ad aspettare l’amica che aveva appena chiamato. Il grosso ragazzo ovviamente aspettò con lei, e prima che riuscisse a chiederle qualcosa in più arrivò il Mostro. Vedendoli vicini andò su tutte le furie e iniziò ad imprecarle contro, sputando a terra, tentando di prenderla e portarla via, ma il ragazzone lo bloccava. Tessa si rifugiò dietro quelle grandi spalle, tremante ed estenuata. Era finita. Finita sul serio.

Il Mostro capì che era inutile e andò via. Sparì per sempre. 

Angolo autrice:
Ripubblico una vecchia storia che scrissi tanto tempo fa. Questa storia è in parte autobiografica ed in parte arricchita da elementi di fantasia. Molti avvenimenti sono stati cambiati per fini drammatici e letterari e sono frutto della mia immaginazione. Ad ogni modo, fatemi sapere cosa ne pensate recensendo la storia. Grazie a tutti.

 

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Capitolo 2
*** Nuovi sentimenti ***


2. Nuovi sentimenti 

Quando Il Mostro sparì, Tessa respirò sollevata:

“Grazie per avermi salvata, Ryan...” sussurrò con il filo di voce che le rimaneva, dato la paura che le attanagliava la gola. 

Tessa conobbe Ryan un po’ di tempo prima, tramite amici. Avevano scambiato due chiacchiere, ma non erano riusciti ad entrare propriamente in confidenza.

Ryan era alto, bello, con una carriera di modello alle spalle. Aveva partecipato a molte gare di bodybuilding, riuscendo a portare a casa numerose vittorie. In quelle occasioni, Tessa gli inviava un messaggio di congratulazioni, non perché Ryan le interessasse o altro, semplicemente per educazione e perché la determinazione era una qualità che apprezzava molto nella gente, e di certo quel ragazzo ne aveva da vendere. Aveva capelli semi-lunghi e castani, occhi color terra e un simpatico naso all’insù. I denti piccoli e allineati esprimevano un sorriso sincero e affidabile. L’enorme corpo sembrava scolpito, una statua greca.

Ryan e Tessa avevano già avuto occasione di incontrarsi. Una volta si erano visti insieme al Mostro ed altri amici. Quella volta, lui le aveva offerto delle mandorle, che si portava sempre dietro per via della sua rigorosa dieta. Tessa le accettò di buon grado. Non si erano più visti fino a quel momento.

“Ma va, figurati. Se c’è altro che posso fare non esitare a contattarmi.” Disse lui, sorridendo in modo educato. “Allora, ti lascio nelle mani della tua amica. Stai tranquilla e fai attenzione, mi raccomando.”
“Sì, lo farò, grazie.”

Tessa tornò a casa quella sera, ma il Mostro continuava ad assillarla al cellulare. Lei non rispondeva, non voleva più stare con un violento. Decise però di inviare un messaggio a Ryan.
“Ryan, scusami per quello che è successo oggi. Non avrei dovuto metterti in mezzo, mi dispiace tanto...”  digitò, carica di vergogna. Fermare un quasi sconosciuto per strada e supplicarlo di difenderti dal tuo fidanzato violento non è proprio il massimo della normalità.

La risposta arrivò solo il giorno dopo. “Conta su di me.”

Da quel momento i due iniziarono a scriversi e vedersi regolarmente. Tessa usciva con dei nuovi amici ora, e aveva recuperato il rapporto con le sue migliori amiche, che era andato a deteriorarsi quando stava con insieme al Mostro. La vita aveva ripreso a scorrere e finalmente le era tornato il sorriso. Aveva iniziato a colorarsi gli occhi e le labbra e adorava uscire in short e maglietta, ballava tutta la notte e si godeva quella nuova vita bella. Provava ansia quando Ryan non le inviava un buongiorno o una buonanotte, si sentiva corteggiata quando le faceva un complimento e perfino si eccitava quando lui la provocava. Quando si incontravano era tutto un ridere, uno splendere insieme. Il Mostro era solo un’ombra invisibile del suo passato, che tornava di tanto in tanto per infestare i suoi sogni o per farla piangere dal dolore in balia di un qualche ricordo violento.

Il loro primo piccolo appuntamento fu molto informale.

Quel giorno Tessa aveva appena finito di prendere parte ad una manifestazione. Era sudata e piuttosto mal vestita, la telefonata di Ryan era del tutto inaspettata. Le squillò il telefono e lei rispose molto timidamente.
“Pronto?”
“Hey, sei libera?” la voce amichevole di Ryan le scaldava il cuore.
“Sì, certo” si affrettò a rispondere Tessa, pentendosi subito della sua voce troppo carica di entusiasmo. Le sue amiche le dicevano che gli uomini si conquistano con l’indifferenza. “ehm, perché?”
“Perché sono in giro e mi chiedevo se ci potessimo vedere.” Ryan era sempre così sicuro di sé.
“Ahm, certo. Io sono allo stadio ora.”
“Ok vengo lì, non muoverti.”  Quel ragazzo a volte risultava un po’ intimidatorio e testardo.
“Okay.”

10 minuti dopo..

“E ora dove vuoi andare? Ti porto dove vuoi” chiese lui non smettendo di sorridere.
“Beh, mi piacerebbe mangiare un gelato”  rispose la ragazza in tono vivace.

Si ritrovarono seduti al tavolino del bar e la cameriera si avvicinò per prendere l’ordinazione. Ryan iniziò a salutarla calorosamente: era una sua vecchia amica, Tessa avvertì un certo fastidio al cuore, come se un’intrusa le stesse sottraendo la compagnia di Ryan e stesse cercando di rompere il loro spazio personale. In fine prese un enorme gelato al cioccolato e cheese cake alla fragola, gentilmente offerto da Ryan. Il Mostro non le aveva mai offerto il gelato. Ryan il gelato non lo poteva mangiare, poiché, come spiegò, aveva una gara tra poche settimane.

“Visto che sono già campione regionale ora gareggerò per vincere il titolo nazionale. Se vincerò potrei essere notato da degli sponsor, e chissà, magari mi sceglieranno come modello per pubblicizzare prodotti per palestre!” Era di certo una grande occasione, poteva diventare ancora più famoso di quanto già non fosse.

Più il ragazzo parlava di sé, più nasceva in Tessa la consapevolezza che quel ragazzo dall’apparenza così perfetta non avrebbe mai potuto scegliere lei. Aveva 16 anni ed era una bambina, fino ad allora aveva vissuto gran parte della sua adolescenza in un piccolo mondo creato da un mostro per lei. Non ne sapeva niente di come si sta con un uomo. Era proprio ciò che era Ryan: un uomo. Un uomo forte, serio, ambizioso e sicuro di sé.  Reprimere i sentimenti che iniziava a provare per Ryan, però, era stupido. Il ragazzo esercitava su di lei un fascino notevole, la attraeva come nessuno aveva mai fatto. La trattava da principessa e finalmente si sentiva speciale per qualcuno.

“Prima di conoscere il Mostro” raccontò Tessa, “ero barricata in casa. Non uscivo mai, alle medie mi prendevano in giro lanciandomi sassi. Ero orrenda, non meritavo di uscire di casa. L’anno scorso presi un po’ di coraggio e decisi di cominciare ad uscire con una mia vecchia amica d’infanzia. Mi trovai nel suo gruppo e lì conobbi lui, il Mostro. Mi strappò via dai miei amici per darmi ciò che avevo sempre desiderato: un fidanzato. Ero piccola e desiderosa di essere amata, mi illusi, sperando che lui l’avrebbe fatto, ma come ben sai non fu così.
 



“Sei certa che gli piaccio, Lotte?” Chiese Tessa, dubbiosa, alla sua migliore amica.
“Si vede lontano chilometri! Ma non lo capisci? Ti scrive sempre, chiede ogni giorno di vederti… gli piaci sì, e tanto!”

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Capitolo 3
*** Macchie ***


Macchie ;

Quel giorno Tessa aprì gli occhi e istintivamente allungò le mani sul suo cellulare. Tirò un sospiro di sollievo : anche quella mattina aveva ricevuto il suo buongiorno. Rise di gusto.

“Buongiorno dormigliona ;)”

“Buongiorno mister muscolo!” rispose in modo veloce. La risposta di lui non tardò ad arrivare.

 
“Oggi pomeriggio ho un attimo di relax, che ne dici di andare al mare?”

Mare? Tessa riflettè. Avrebbe dovuto togliersi i vestiti e rimanere in bikini davanti a lui, esporre il suo corpo pallido e senza forme, avrebbe dovuto presentarsi con la faccia struccata e i capelli scombinati dal vento.. iniziò a sentirsi vulnerabile. Andare al mare con quella statua greca dal corpo perfetto, che sicuramente avrebbe attirato un sacco di attenzioni da parte di tutte le ragazze presenti, non si presentava come un’idea allettante. Tessa odiava le attenzioni. Sapeva l’avrebbero giudicata, sapeva che sarebbe stata colpita da un’ondata di bruciante invidia. Si vergognava così tremendamente del suo corpo che la sola idea di essere così poco vestita davanti a lui le aveva fatta arrossare il viso.  Cosa doveva fare?
 
Stesero i lunghi teli colorati sulla sabbia, la brezza che spirava dal mare rendeva quel pomeriggio afoso un po’ più sopportabile. L’Adriatico luccicava sotto il sole martellante, che in estate non dava tregua a quella piccola cittadina.
Tessa indossava un costume fucsia, forse un po’ troppo acceso per la sua carnagione chiara, con i capelli biondi  sciolti ad arrivare fin sotto al seno, per cercare di coprire ciò che lei detestava. Ryan indossava un semplice costume nero, ma Tessa sapeva che di lui non avrebbero di certo notato il costume. Era bellissimo, i capelli castani mossi dal vento sugli occhi. Come Tessa aveva previsto, le ragazze non gli staccavano gli occhi di dosso. Alcune facevano commenti a voce un po’ troppo alta, altre gli sorridevano, sporgendo il petto in avanti e alzandosi i capelli con le mani. Lui sembrava, o meglio faceva finta, di non accorgersene, ma Tessa era triste e gelosa. Quelle ragazze avevano corpi così perfetti in confronto al suo.

“Mi spalmi un po’ di crema?”
“Cosa?” Tessa venne distratta. “Vuoi che ti spalmo la crema..sulla schiena?”
“Sì, per favore” Il ragazzo le sorrise in modo sprezzante.
“O-okay..” Prese in mano la crema, se ne versò un po’ sui palmi delle mani e iniziò a stenderla sulle spalle giganti di lui, sulla sua enorme schiena definita e sui grossi dorsali, in modo timido e lento.
“Sei brava” la voce bassa e suadente di lui percorse il corpo di Tessa come un brivido caldo.

Tessa alzò lo sguardo e per un attimo si immobilizzò.

Un po’ più distante da loro c’era Il Mostro. Le sue ossa sporgenti, la sua barba incolta, gli occhiali da sole e una sigaretta rullata in mano.

“C’è qualcosa che non va?” chiese Ryan notando la reazione di Tessa.
“No, no.. tutto..ok…” Tessa lo rassicurò e riprese il suo lavoro.
L’angoscia le aveva stretto la gola, le mani iniziavano a tremare e le sue gambe sembravano molli. Il Mostro non smetteva di fissarli. Osservava tutto, lentamente, di tanto in tanto scuoteva la testa. Tessa cercava di ignorare quella presenza negativa, cercava di non badare a quel losco individuo che non le toglieva un attimo gli occhi di dosso. Doveva prendere forza.

Quando ebbe finito, Ryan la ringraziò sorridendole e accarezzandole il viso. Tessa gli guardò le mani e notò qualcosa a cui non aveva mai fatto caso prima.

“Cosa sono queste macchie?”

Ryan ritrasse la mano e qualcosa che a prima vista parve dolore gli attraversò il volto.

“Si chiama vitiligine.” Rispose lui in modo calmo.
“Cos’è?” Tessa prese le mani di lui tra le sue e guardò bene.

Le lunghe dita erano macchiate in modo chiaro e discontinuo, sembrava qualche strano tipo di ustione.
“Da piccolo ho avuto una specie di.. trauma, chiamiamolo così. Smisi di parlare e scrivere per un anno e mezzo, e mi spuntarono queste macchie.  Da allora iniziai molte cure e terapie, ma nessuna di queste portò ad una soluzione. Ora ho imparato a conviverci, ma c’è stato un momento nella mia adolescenza in cui nascondevo sempre le mani, me ne vergognavo così tanto.. mi prendevano in giro. “
“Oh..” Tessa si rattristò. “Posso chiederti insomma.. cosa ti è successo?”
“No, non ora piccola. Non ho voglia di rattristarti con qualche mia triste storia. Magari un altro giorno” sorrise mostrando i denti piccoli e bianchi. “Vado un po’ a bagnarmi a riva, vieni con me?” fece un occhiolino.
“No grazie, credo ti aspetterò qui.” Meno si alzava meglio era, pensava. Il suo sedere non era di certo uno di quelli sodi e atletici che sicuramente lui era abituato a vedere in palestra, o di quelli magri delle sue ex ragazze modelle.
“Come preferisci, torno subito” si alzò in modo atletico e si allontanò dagli asciugamani.

Gli occhi di Tessa caddero su quel sedere così perfetto, così rotondo e sodo, e arrossì. Le scappò una risatina a stento trattenuta.  Venne attirata da un movimento alla sua destra. Si girò e rimase pietrificata, Il Mostro si era alzato e procedeva verso di lei.

“Bel tentativo di farmi ingelosire, piccola”
Tessa non si era dimenticata quella voce roca e scura. Il cuore le batteva forte, avrebbe voluto scappare a gambe levate. Non riusciva a dire una parola, mentalmente pregava che Ryan tornasse in fretta.
Raccolse un po’ di voce e rispose: “io non ho cercato di far ingelosire nessuno”
“certo, come no” Il Mostro aveva il vizio di gesticolare. Si abbassò sulla ragazzina sdraiata sull’asciugamano, la guardò negli occhi e le sussurrò piano :”Andare in giro a dire che io ho alzato le mani su di te.. troia, come cazzo ti permetti? Io non ti ho toccata neanche con un dito”  Tessa si allontanò e storse il naso, quell’alito che puzzava di fumo  e marcio.. non aveva dimenticato neanche quello.  Strinse il naso e pregò che Ryan arrivasse.

“Scusami?”  i due si girarono, sentendo quella voce forte.
Qualcuno aveva esaudito le preghiere di Tessa. Ryan era lì, a salvarla una seconda volta.

“Oh ciao, Ryan” Il Mostro finse cordialità in un modo palesemente falso. Tessa riprese un po’ di respiro e contegno,  anche se non riusciva a dire una parola.
“Cosa ci fai qui?” Chiese Ryan in modo autoritario.
“Nulla, una semplice giornata al mare con amici.” E Il Mostro indicò il suo asciugamano, con due tizi seduti che Tessa conosceva bene.
“Capito. Ora io e Tessa stiamo andando a fare una passeggiata, se vuoi scusarci.” Tese la mano verso la ragazza, che la afferrò senza esitazioni e si tirò in piedi.
“Certo, buona giornata” Il Mostro sorrise scoprendo i denti gialli verso Tessa. Ryan mise un braccio intorno alla vita della ragazza e la tirò a se.
“Buona giornata.”

 

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Capitolo 4
*** L'inizio ***


L'inizio ;
 
Si allontanarono dagli asciugamani e presero a camminare vicino la riva.

“Stai bene? E’ tutto apposto? Non lo avevo proprio visto..” Ryan guardò fisso negli occhi di Tessa.
“Sì Ryan va tutto bene, grazie per essere intervenuto.. ehm, una seconda volta..” Tessa abbassò lo sguardo sui loro piedi, arrossendo impercettibilmente.
“Ecco cosa succede quando mi allontano da te. Vorrà dire che non ti lascerò più sola” Ryan sorrise e spostò i capelli di lei dietro le spalle.
“Fermo! No, ehm.. lasciali così..” Tessa se li ritirò in fretta in avanti.
“Oh okay.. come vuoi” Ryan non fece domande. “Sei proprio strana. Mi piaci tanto.”

Tessa non rispose e i due ripresero a camminare. Arrivarono ad un pezzo di spiaggia senza persone.  Il cielo era limpido e l’aria infuocata. I due corsero in acqua e presero a schizzarsi, a giocare, a ridere, Tessa veniva presa sulle spalle di Ryan e faceva tuffi spettacolari. Per un po’ si dimenticò del suo corpo, dei suoi capelli, del suo viso struccato. C’erano solo lei e Ryan che si abbracciavano e  si scontravano con le onde.
Uscirono dall’acqua e si sdraiarono sulla sabbia.

“Devo aver fatto qualcosa di davvero bello per meritarmi tutto questo” disse Tessa, fissando le poche nuvole sparse in cielo.
“Anch’io. Chissà cosa abbiamo fatto di così speciale.” Ryan si girò su un fianco e sorrise.
“Non guardarmi, perfavore.” Tessa arrossì istantaneamente e si ricacciò  i capelli in avanti, ricordandosi che era in costume.
“Cattiva, io voglio guardarti” la voce di Ryan era come una carezza e qualcosa dentro Tessa si incendiò. Per un attimo pensò che avrebbe voluto possedere quel corpo. Scacciò quei pensieri poco casti e si mise seduta,con le ginocchia raccolte sul petto e la testa girata.
“Guardami, Tessa, per favore. Sei bellissima, non devi vergognarti di nulla.” La ragazza si girò e rimasero per interminabili secondi a fissarsi.

Ryan si sporse in avanti e la baciò, passionalmente, buttandole la testa all’indietro sdraiata sulla sabbia. Era un bacio passionale, disperato. Quando i due si staccarono Tessa sorrise incredula.

“Era da molto tempo che volevo farlo” esordì Ryan, accarezzandole i capelli.

I due si alzarono e tornarono indietro da dove erano venuti. Ryan afferrò la mano di Tessa e la tenne stretta.

“Così noi..siamo.. cioè.. stiamo insieme?” la domanda di Tessa suonò come un sussurro.
“Beh sì, se ti va” Ryan sorrideva, bello come il sole e ancora bagnato.
“Mi va, sì!” Tessa prese a scalciare e a fare saltelli sul posto, poi si buttò tra le braccia di lui e lo strinse forte, cercò le sue labbra e i due intrecciarono le loro lingue di nuovo.
“Wow, io..  non smetti mai di sorprendermi, Tessa! Questa reazione da dove viene fuori?” Ryan scoppiò in una risata cristallina.
“Sono molto felice di stare con te, Ryan. Mi piaci” Tessa si sforzò di fare la voce più seria e intensa che poteva.

Tornarono agli asciugamani, si vestirono e andarono a prendere un caffè.

“Almeno il caffè puoi prenderlo?” domandò Tessa, quando si sedettero ai tavolini del bar.
“Sì dai, un caffè lo prendo. Domani comincerà la settimana più stancante della mia vita, piccola. Parto venerdì pomeriggio, vado a Torino. La gara si terrà domenica mattina.”
“Cosa?Parti?”  la voce di Tessa cambiò, ora era triste.
“Sì. Cucciola in questi giorni, fino alla gara, ci vedremo poco. Devo allenarmi molto duramente, è una settimana decisiva. Domani sono in palestra dalle 7 fino all’ora di pranzo, e da dopo pranzo fino alla sera tardi, ho bisogno di allenarmi. Sfiderò un sacco di persone, devo essere al top.”
“Quindi domani non ci vedremo?”
“No, piccolina. Potresti portare pazienza per una settimana?”
“Non ci vedremo per tutta la settimana??” la voce di Tessa era sempre più allarmata e isterica.
“Ma no, no! Certo che ci vedremo. Possiamo vederci per un’oretta o due dopodomani, cosa ne dici?”
“Ahm, certo, sì. Voglio solo ricordarti che dopodomani sera vado alla festa in spiaggia della mia amica.”

Ryan si fermò e a primo impatto non capì.

 “Sì. Vado spesso a ballare, non lo sai? Eppure ti racconto quello che faccio alle feste..” La voce di Tessa suonava come un’invisibile ripicca. Gli avrebbe fatto sentire tutta la sua mancanza, prepotente come un pugno nello stomaco.
“Sì, mi hai raccontato che ti piace bere fino al vomito e limonare ragazzi a caso, suona divertente. Chi lo avrebbe mai detto, una ragazza timida come te.” Ryan era impassibile, come di marmo.
“Oh, lo è. Quando bevo sono tutt’altro che timida.” Tessa sorrise. Il suo piano stava funzionando.
“Mi sa che dovrai tenerti la timidezza allora, visto che non mi va che tu ti distrugga il fegato a forza di vodka.”
“Stiamo insieme da circa due ore e già mi dai ordini e divieti?” Tessa piegò le labbra, sforzandosi di non sorridere.
“Prendilo come un ‘mi da fastidio’. Ma forse, potrei approfittare della tua passione per l’alcol..” Ryan spalancò gli occhi e ricominciò a sorridere.
“Che intendi dire?” Tessa si allarmò.
“Magari dovrei farti bere un po’, giusto per farti sbloccare dalla timidezza. Potremmo divertirci un mucchio. Non credevo tu fossi quel tipo di ragazza, forse avremmo dovuto conoscerci meglio..” Ryan la penetrava con gli occhi.
“Io non sono quel tipo di ragazza! Sei disgustoso!” a Tessa vennero gli occhi lucidi.
“Hei!” Il ragazzo le si avvicinò e la strinse tra le braccia. “Stavo solamente scherzando, piccola! Non mi permetterei mai di pensare cose del genere su di te. ” Ryan le sollevò il mento e le stampò un bacio sulle labbra.
“Se vuoi andare a ballare puoi andare, almeno fin quando non mi sarò sbrogliato questa gara di torno. Ma per favore, abbi l’accortezza di bere solo un cocktail. Solo uno, chiaro?”

Tessa fece segno di sì con la testa e si strinse tra le braccia di lui. 

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Capitolo 5
*** Alla festa ***


Alla festa di Maddy ;

Quel lunedì per Tessa passò lentamente, sospirando nel  vedere la cartella dei messaggi vuota e fissando le lancette dell’orologio che sembrava ticchettare in modo impercettibile.

La serata passò tra un cocktail al Plaza, il locale più in voga della città, e una risata con le amiche. Lotte, dai lunghi capelli tinti rosso scuro e gli occhi color fango, rossetto rosso scarlatto e scollatura profondissima, prendeva in giro Tessa : “E così.. te lo sei preso proprio grosso, eh??Dimmi, lo avete già fatto??” i due vodka lemon iniziavano a farle effetto e quella risatina si faceva sempre più irritante.

“No Lotte, ci conosciamo da poco. Non è ancora il momento” Tessa aveva confidato a denti stretti, imbarazzandosi un po’.

“Vero, ricordati la regola del tre! Al terzo appuntamento bacio, al terzo mese…” era intervenuta  Cherry, con la sua folta chioma scura e sottile e i suoi occhi color pece. Cherry aveva i tratti orientali e la pelle pallida, lavorava come modella ed era ricercatissima per la sua bellezza. Era la mangiatrice d’uomini per eccellenza.

“Sì Cherry, rispetterò la regola!”  Tessa rassicurò l’amica.

“Che caldo..” Maddy, la Barbie, sembrava non prendere parte a nessun discorso. Capelli biondissimi e boccolosi, viso dolce da bambina e il carattere di una bambola di plastica. Il suo tono di voce era lento e acuto. Veniva costantemente presa in giro dal gruppo.

“E così, la bambina domani fa 20 anni!” disse Lotte rivolgendosi a Maddy.
“Sìì ho invitato tutti i miei amici! Sarà una festa pazzesca!”

Tessa sapeva che Ryan non avrebbe mai partecipato alla festa, stanco e stressato com’era.
“Ragazze, domani Ryan non ci sarà, devo bere il meno possibile. Mi ha raccomandata solo un cocktail!” esordì Tessa.

 
Le tre si guardarono tra di loro e per la prima volta anche Maddy capì di cosa si parlava. Scoppiarono in una risata fragorosa. Quando c’era da bere o da fumare, quell’allegro quartetto era in prima fila, senza perdersi neanche una singola festa o una sola goccia d’alcol.
 




 
L’indomani sera il cielo stellato si mostrava in tutto il suo splendore. Le costellazioni erano chiarissime, l’aria era afosa, la spiaggia di sera piena di gente.  Maddy sembrava aver invitato mezza città, l’aroma del fumo o dell’erba macchiava l’aria, le bottiglie di alcolici erano ad ogni angolo. La musica era alta, le ragazze in costumi aderenti e bagnati.

Quando stapparono la bottiglia di prosecco, Tessa bevve il primo bicchiere.

Quando aprirono la vodka, Tessa bevve il secondo.

Quando mischiarono il gin, la vodka e la tequila, Tessa bevve il terzo e il quarto. E così si continuo fino alle due circa. Le quattro ragazze si trovarono mani e piedi con le mani nella sabbia, lo stomaco sottosopra e la testa che vorticava su se stessa. Ci fu da fumare e tutte lo fecero rispettivamente.

“Se..se..Ryan lo sapesse ..” Tessa aveva balbettato prima che la bile le risalisse per la gola.
“Ryan non è qui, Tessa.. non lo saprà mai..” Lotte sembrava reggere l’alcol più di tutte. Aveva appena finito di dimostrare ad un gruppo di ragazzi come ci si cambia il costume senza asciugamano e senza lasciar vedere nulla, con risultati poco soddisfacenti  visto che si ritrovò col sedere completamente scoperto tra le risate e le occhiatine generali.

Cherry si era lasciata andare ed aveva concesso uno spogliarello per le sue amiche, che gli stessi ragazzi commentavano a gran voce, gustandosela con gli occhi. Nonostante il suo corpo magrissimo, Cherry era altissima e tonica.

Maddy si era appartata con un suo amico e le altre l’avevano persa di vista.

Il telefono di Tessa squillò. Si trascinò sulla sabbia fino alla sua borsa ed estrasse il telefono, fece leggere il messaggio da Lotte,  visto che la sua testa girava e non era in grado di leggerlo da se.

“Siete in spiaggia? Sto venendo a trovarvi. Un bacio, Ryan”

Lotte rimase pietrificata col cellulare tra le mani. Quando Tessa lo seppe, capì che era rovinata. Iniziò a piangere e a buttarsi l’acqua marina sulla faccia, per riprendersi un po’, ma ottenne solo l’ennesimo getto di vomito. Dopo 10 minuti, Lotte corse da Tessa e le sussurrò all’orecchio :”

“E’ qui..”

La aiutarono a mettersi in piedi e barcollando raggiunse la figura di Ryan.

“Hey, ciao!” nella sua testa, Tessa cercava di focalizzare l’attenzione sulle parole e di mantenere il controllo.
“Ciao” Ryan le diede un bacio casto sulle labbra. “Puzzi di alcol”
“Ehm sì.. una birretta.. di compagnia..” balbettò Tessa, con un sorriso ebete.

Il consiglio che le aveva dato Cherry era : “cerca di formulare frasi più corte possibili, con meno parole possibili. Soggetto, verbo e complemento oggetto!”

“Bene, vi state divertendo?”
“Sì, tantissimo!” Tessa saltò addosso a Ryan, spingendo il seno contro il suo petto, baciandolo sul collo e mordicchiandogli l’orecchio.
“Tessa ma cosa succede?  Sei ubriaca, ferma!” Ryan la allontanò.

Tessa non potè mentire e si accasciò a terra, la testa che le girava.

“Tessa, stai bene? Mi senti??” In poco tempo si ritrovò sdraiata sull’asciugamano, tutti intorno a lei erano preoccupati. Le fecero bere dell’acqua e vomitò ancora. Dopo l’ennesima vomitata si sentiva meglio, svuotata. Ormai erano le 3 e mezzo, molti invitati stavano andando via. Guardò negli occhi di Ryan e ci trovò un mix letale di delusione e rabbia che le era insostenibile.

“Mi dispiace.” Disse con la voce strozzata.
Ryan scosse la testa. “Devo andare via. Ti riaccompagno a casa.”

Per tutto il tragitto i due non parlarono. Tessa teneva la testa bassa e non diceva una parola, stringeva la mano di lui senza forza. La presa di Ryan invece era stretta, la fronte alta e le sopracciglia corrucciate.

“Vuoi..parlarne?” chiese Tessa.
“Domani, magari.” Rispose Ryan, con voce secca.
“Domani ci vediamo?” chiese Tessa, speranzosa.
“Non so, ti faccio sapere io.”

Gli occhi della ragazza si riempirono e si svuotarono di lacrime velocemente, le gocce calde e salate le scorrevano lungo le guancie.

“Piccola, non piangere, perfavore..” Ryan la pregò, girando lo sguardo. “Ti avevo chiesto di non farlo. Ma ciò che è peggio è che hai pure cercato di nasconderlo.. io penso che la sincerità sia prima di tutto..”
“No Ryan,  te lo avrei detto, lo giuro!” Tessa continuava a piangere.
“Non lo so, Tessa. Non ci conosciamo ancora bene..”
“Ci siamo appena messi insieme e già vuoi lasciarmi??”
“No, non voglio lasciarti. Capisco che tu sia uscita da poco da una brutta relazione, capisco che siamo ancora all’inizio e dobbiamo imparare a fidarci l’uno dell’altro.. Tessa..” Ryan appoggiò le mani sulle spalle della ragazza e la guardò fisso negli occhi.“Io non voglio che tu beva. Se per te è un problema e vuoi continuare ad ubriacarti con le tue amiche, basta dirmelo. Basta dire che non ti va di stare fidanzata con me e io lo capirò. Per favore, sii sincera con me..”
“No Ryan non è così, io voglio stare con te, lo giuro. Giuro che non ripeterò mai più una cosa del  genere. E’ stato un errore, mi spiace..”

Ryan tirò un sospiro, non si sa se di sollievo o di disperazione, e abbracciò forte Tessa, che provò a baciarlo.

“Sai, il tuo alito non è proprio dei migliori dopo stasera.” Si misero a ridere e tornarono a casa.

 

 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Pezzi di Passato ***


Pezzi di passato ;
 
I giorni passarono in fretta. Era un caldissimo giovedì pomeriggio e Tessa e Ryan erano al parchetto. Il loro cane, Neve, un cane Corso albino ed enorme, correva di qua e di la insieme alla ragazza, facendola cadere a terra nell’erba e provocando risate generali.

“E così domani vai via..”

“Non ci metterò molto, piccola, promesso!” Ryan strizzò la guancia di Tessa dolcemente.

“Non voglio che tu te ne vada”

“Domenica sera sarò qui, correrò da te senza neanche passare per casa mia.”

“Sappi che anche se non vincerai tu sei il mio campione, per fortuna tua, però, ho un certo buon presentimento..” Tessa sorrise e lo baciò a stampo sulle labbra.

“Non dire queste cose cucciola, non vorrei che tu mi portassi involontariamente sfiga!” Ryan la teneva stretta sulle sue ginocchia.
 
Dopo pochi minuti, un ragazzo dal pantalone largo ed un piercing al sopracciglio fece il suo ingresso nel parco, con due grossi cani pitbull al guinzaglio. In un dialetto striminzito, urlò ai due seduti di legare Neve.
Ryan lo fece, anche se innervosito dal tono del ragazzo, ma non voleva creare questioni inutili in un così bel pomeriggio e mise al guinzaglio il suo cane, lasciando passare il bulletto, che proprio prima di andare via rivolse un cenno del capo a Tessa, che si strinse nelle spalle.

“Hey piccola, conosci quel tizio?” chiese Ryan quando l’altro andò via.
“Diciamo.. di sì..” ammise Tessa, dolorosamente.
“Che cosa ti ha fatto?” Ryan la guardava con occhi ricchi di compassione.
 
Tessa iniziò a raccontare …
 
Era una fredda e piovosa giornata di dicembre. Io, Il Mostro e due altri compari, eravamo a casa di uno dei due a dividere l’erba per poi venderla.

Per aumentare la quantità di erba da vendere, usavamo mettere pezzettini di erba presi dal parco o un po’ di rosmarino.
Eravamo da poco entrati nel giro e già ci eravamo fatti alcuni nemici. Uno dei più influenti spacciatori della città non aveva accettato il tradimento dei due compari, che lo avevano abbandonato.

Il telefono de Il Mostro si illuminò.

“Pronto? Sì? Ok quante caramelle? D’accordo. Tra 10 minuti alla fontana vecchia.”

Il sorriso dei tre era marcio e soddisfatto. Un cliente.

“Tessa, alzati, metti il giubbotto. Andrai tu a consegnarla. Le ragazze non danno mai nell’occhio, né della pula né di altri.”

Non era la prima volta che facevo questo genere di cose, ma quella sera era diversa. Avevo paura. Mi alzai senza dir nulla e mi misi giubbotto e sciarpa, presi la quantità e andai via. Aprii il portone e mi si raggelò il sangue. Quattro individui dalle facce conosciute e poco amichevoli mi fissavano. Tra loro, il ragazzo del piercing al sopracciglio. Li avevo visti altre volte, sapevo che stavano cercando i due compari, sapevo che ce l’avevano con noi. Avanzai lentamente, presi il telefono in mano e digitai un messaggio.

I ragazzi presero a camminare dietro di me. Mi infilai in una pizzeria, non accennavano ad andarsene. Uscii e presi vicoli secondari, ma nulla. Mi stavano seguendo, erano alle mie calcagna.

Il Mostro, incazzato, mi scriveva messaggi in cui mi diceva che i clienti mi stavano aspettando, e che non lo avrebbero fatto oltre. Dovevo sbrigarmi. Procedei verso la fontana vecchia senza perdere la calma col respiro affannato. I ragazzi erano lì. Mi avvicinai ad un cliente e notai con sorpresa che gli individui che mi seguivano non erano più dietro di me.

Con un rapido movimento consegnai l’erba, presi i soldi e mi scusai per il ritardo.
A passo svelto mi incamminai di nuovo verso la casa, cercando di prendere strade più illuminate e popolate possibili. Ed eccoli lì. Di nuovo, davanti al tabacchino.

Il ragazzo col piercing mi chiamò, ma lo ignorai. Quando ricominciarono a seguirmi mi misi a correre ma non servì a molto, non li seminai.

Mi bloccarono tirandomi per capelli.

“Stronza, dimmi chi vi da l’erba! Chi vi dà l’erba, cazzo!” disse uno dei ragazzi, in dialetto.

Lacrimante piagnucolai di non saper nulla, che non vendevamo questa roba, mi arrampicavo sugli specchi e cercavo scuse. Me la cavai con un semplice schiaffo e qualche minaccia. Il ragazzo col piercing mi soffiò del fumo sulla faccia e mi toccò il sedere.

“Una ragazzina così carina non può finire in queste storie.” Scosse la testa e andò via.

Mandai un messaggio al mostro e gli dissi che volevo tornare a casa mia. Lui ovviamente mi rispose che dovevo prima portargli i soldi. Glieli consegnai e andai a casa. Piangevo, tremavo, avevo paura. Mi ero cacciata in brutti affari e mi sentivo con le spalle al muro. Un giorno, sarei finita male…
 



“Questa è una storia terribile, Tessa. Non posso credere che tu abbia passato tutto questo.” Ryan abbracciò la ragazza che sembrava aver perso il respiro e essersi abbandonata su una spalla di lui.
“Mi dispiace per averti fatto ricordare questo genere di cose..”
“E’ giusto che tu sappia del mio passato. Ho subito cose bruttissime. Il Mostro e tutto quello che mi ha portata, non sparirà mai della mia vita. Lui infesta i miei incubi.”
 

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Capitolo 7
*** La prima volta di Tessa ***


La prima volta di Tessa ;

Il fine settimana per Tessa sembrò  un’eternità. Ryan era partito lasciandola sola in quella cittadina troppo stretta e lei si era ritrovata a camminare al fianco delle sue amiche, fisicamente presente ma non mentalmente. La storia con Ryan si faceva sempre più importante, sempre più significativa, sempre più intensa. In pochissimo tempo avevano imparato a parlarsi, a leggersi dentro. Forse si stava innamorando?

Lotte, Cherry  e Maddy non riuscivano a distrarla. Cosa stava facendo Ryan in quel momento? Stava parlando con qualcun’altra? Qualcuna più bella, più alta, più magra, più adatta a lui? La stava pensando? Sentiva la sua mancanza come lei sentiva quella di lui?

Erano le 15.30 di una domenica pomeriggio e Tessa era in attesa del messaggio con l’esito della gara. Ad ogni vibrazione del telefono sussultava e trasaliva. Alle 15.45 il messaggio decisivo.

“Ce l’ho fatta piccola, sono il campione nazionale”

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Seduti su una panchina ai lati del loro parchetto preferito, contemplavano le fotografie della gara di Ryan. Nelle foto Ryan appariva con un ampio sorriso e la coppa in mano, bello e luminoso come non mai. Affianco a lui, gli atleti che avevano raggiunto il secondo ed il terzo posto. In un’altra foto, Ryan era vicino ad una ragazza altissima, bionda e muscolosa, che si ergeva su dei vertiginosi tacchi fucsia acceso.

“Wow, che bella ragazza…” commentò Tessa in modo istintivo.
“Non più bella di te” Ryan la strinse forte.
“A volte ho paura” aprì il discorso lei.
“Di cosa?”
“Che tu trovi qualcuna più bella di me. Io non sono tanto bella, tu sei circondato da belle ragazze. Io non sono così,io sono un disastro. Le tue ex, loro sì che ti meritavano.. io non c’entro nulla con loro.”
“Non pensare più a delle cose del genere. Se io sto con te significa che mi piaci, che sei bella. E tu sei bellissima, lo giuro. Delle mie ex e delle altre ragazze non mi importa nulla. E’ te che voglio stringere tra le braccia, sono le tue le labbra che voglio mordere, è con te che voglio fare l’amore, è con te che voglio stare. Non ho bisogno di nient’altro e di nessun altra.“

Tessa sentì il cuore stringersi. Non credeva ad una sola parola. Cherry dice che i ragazzi dicono così per portarti a letto e basta, e appena vedono qualcuna con le tette più grosse ti mollano in tronco. Cherry dice anche che degli uomini non bisogna mai fidarsi, che sono tutti uguali, che troveranno sempre un fottuto modo per deluderti, perciò l’unica cosa da fare è non aspettarsi nulla da loro. Tessa credeva ciecamente alla sua amica.

“Non mi sembri ancora convinta piccola, ma te lo ripeterò tutte le volte necessarie. Io voglio te.” Ryan scandì bene l’ultima frase ripetendola in modo lento e deciso, e sollevando il mento di Tessa per farsi guardare negli occhi.

Tessa scosse la testa su e giù e cambiò argomento con nonchalance.

“Hai detto che vuoi fare l’amore con me o sbaglio?” Disse lei in tono malizioso.
“Sì, l’ho detto esplicitamente. Ma prendi tutto il tempo che ti serve cucciola. Posso chiederti una cosa però?”
“Dimmi” Tessa sapeva già la domanda che Ryan le avrebbe posto.
“Tu ed Il Mostro avete... ?”
“Sì, Ryan. Non sono vergine, è stato il mio primo.”
“Lo immaginavo, tranquilla cucciola” Ryan la rincuorò con fare gentile, sembrò non dare peso alla cosa e mostrò uno dei suoi più bei sorrisi.
“Io odio fare sesso”
A quest’affermazione Ryan sbottò in una risata sotto gli occhi spalancati e seri di Tessa, che stava in silenzio.
“Come? Cosa significa?” Chiese Ryan quando si fu calmato.
“Esattamente ciò che ti ho detto. Non mi piace farlo, ho un sacco di traumi” Tessa continuò a dire seria, con la faccia impassibile.
“Traumi?”
 
Tessa iniziò a raccontare …


Io ed Il Mostro stavamo insieme da circa tre settimane. Una calda sera estiva ci avvolgeva e camminavamo per una strada deserta e nascosta. Arrivammo ad un vecchio porto, molto riparato e che di certo non godeva di essere un posto di lusso.

Mi sedetti su un blocco di pietra quadrato, accerchiato da altri blocchi sovrapposti. In quel posto non c’era nessuno ed iniziavo ad avere paura.

“Per favore, possiamo andare via?” chiesi con un filo di voce.
“No, stiamo un altro po’ qui.  Questo è il nostro posto, non ti piace dove ti ho portato?”
“Non mi piace, per favore andiamo via..”

Il Mostro cominciò a baciarmi e la sua lingua viscida mi scrutò la bocca. Sentì quel sapore di fumo e sporco che riconoscevo bene. Mi mise le mani sui fianchi e pian piano salì fino a toccarmi il seno. Mi staccai e lo guardai allarmata, non aspettandomi nulla di tutto ciò.

Mi baciò sul collo tenendomi ferma. La mia voce sussurrava impercettibilmente di lasciarmi, che era sbagliato.
Il Mostro non cambiò idea. Mi sbottonò i pantaloni senza troppa cura e me li tolse, gettandoli su un blocco più in la. Le mie gambe erano serrate e rigide. Mi accarezzò la faccia guardandomi in modo severo.

“Perché non fai la brava? Io voglio solo unirmi a te ancora di più, voglio che ci uniamo, mente e corpo. Vedrai che ti piacerà, ti farò diventare una donna. Una vera donna. Io ti amo, Tessa, io ti amo.”

Mi decisi. Mi tolse gli slip, prese la mia mano e se l’appoggiò sulla patta dei pantaloni.
“Prendi coraggio, toccami un po’, andiamo”
Così feci. Dopo un po’ si abbassò i pantaloni e l’odore era nauseante. Cercò di entrare. Non entrò. La tensione mi serrava il corpo, tremavo e guardavo il cielo sdraiata su quel freddo blocco. “Rilassati amore mio, non essere così tesa.”

Nemmeno la seconda volta andò a buon fine. Alla terza volta sentii un dolore acuto, mai provato. Guardai le stelle e pregai. Pregavo che tutto finisse in fretta. Passarono circa 20 minuti così e lui venne fuori di me. Macchiai la pietra con il mio sangue scuro. Mi sentivo un guscio vuoto, un essere senza volontà. Come potevo essermi ridotta così? Erano passate sole tre settimane e quel mostro mi stava rovinando dentro. 

“Sei fantastica, amore mio. Ti amo”
 

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Capitolo 8
*** E se..? ***


E se...?

 
E continuava a tornare. Tornava di notte, nella mente addormentata di Tessa. Le mani su di lei a sporcarle l’anima, dei passi silenziosi stampati in una stradina buia, il fumo nella testa, il tradimento, i pomeriggi di solitudine. Apriva gli occhi di scatto e soffriva silenziosamente. A volte aveva paura di stare vivendo solo un sogno e che presto si sarebbe risvegliata nella vita reale, sdraiata sul pavimento incrostato di sporco di una squallida casa vuota.  Allora avrebbe capito che Il Mostro era ancora lì, nella sua vita. Quando stava col Mostro, Tessa pensava che nulla avrebbe potuto salvarla, che il suo destino era ormai segnato, che non c’era niente capace di interrompere quel circolo di bugie e dolore. C’era troppo dentro. Ad un mese dalla separazione definitiva, Tessa si trascinava dietro i cocci della sua anima rotta. Forse aveva ragione, nulla poteva levarle via quello sporco, quel senso di colpa, quella rabbia. Nulla avrebbe potuto riportarle la dignità e la pace. Nemmeno il suo Ryan.
 
Erano seduti davanti ad una tazza di caffè scuro, mentre una leggera pioggerella estiva bagnava le finestre del bar e puliva le strade polverose ed aride. Tessa osservava Ryan : la mascella serrata e ben delineata, la barba ordinata, gli occhi marroni tendente al verde scrutarle l’anima.

“Perché è finita con la tua ex?” chiese Tessa. Si odiò per aver fatto quella domanda, in realtà da una parte non avrebbe voluto saperlo.

“Beh, mi ha tradito. Ma in quell’ultimo periodo le cose non stavano andando bene. Eravamo due gocce d’acqua, ambiziosi e competitivi al massimo, e  così anche il sesso si era trasformato in una sfida a chi aveva l’orgasmo per ultimo” Ryan sorrise amaramente. Tessa tentennò come se avesse preso un colpo in pieno viso.

“Tessa, quando pensi ad Il Mostro, non ti viene in mente neanche un ricordo bello?” Ryan si appoggiò allo schienale della sedia.

Tessa tacque per qualche istante poi rispose. “No”
“Non ti credo, me lo stai dicendo solo per non darmi fastidio” Ryan bevve il caffè in un sorso.

“Forse non sei ancora riuscito a capire il tipo di relazione che avevo, Ryan” Tessa rispose, come se fosse rimasta ferita. “Quando tu pensi alla tua ex bionda miss fisico perfetto, ti vengono in mente stronzate come scopare in riva al mare e cene al lume di candela. Quando io penso al mio ex, mi vengono in mente stupri autorizzati e droga. Gli unici miei bei momenti.. beh, ero troppo strafatta per ricordarmeli”

Ryan si mise a tacere, prese il cucchiaino e giocò con lo zucchero rimasto sul fondo della tazza. “Meglio. Ti darò io dei bei momenti da ricordare.” Poi alzò subito lo sguardo e sorrise, bello com’era.
“Scopate in riva al mare?” Tessa pronunciò disgustata e sarcastica.
“Io lo chiamo fare l’amore. E beh, possiamo farlo dove più ti aggrada.”

Un brivido freddo corse lungo la schiena di Tessa e qualcosa di carnale e profondo si animò. Ora sapeva, aveva capito.

“Ryan, penso di voler fare l’amore con te.” Disse sottovoce, sovrapponendo la sua mano a quella di lui, sul tavolo.
“E me lo dici così?”
“Beh scusa, non ho trovato modo migliore.” Tessa si pentì in modo così profondo della sua proposta che arrossì istantaneamente.
“Tutto a tempo debito, piccina.” Ryan sorrise dolcemente.
“Non vuoi fare l’amore con me?” La voce di Tessa si inclinò e traballò. Era la figuraccia più grande della sua vita.

Le venne in mente la voce di disappunto di Cherry, che le intimava di rispettare la regola del tre, che era delusa dal suo comportamento. Cherry, da brava mangiatrice di uomini, diceva che le donne devono farsi corteggiare e concedersi al momento giusto. Peccato che questa regola non la seguisse lei, visto che molto spesso si era concessa alla prima notte.

“Lo farei ora, in questo preciso momento. Ma non penso che tu sia pronta.”  Ryan tolse la sua mano da sotto quella di Tessa e gliela portò sulle labbra, ad accarezzarla.

E forse era vero. Tessa ancora non si faceva sfiorare. Portava sempre le braccia incrociate al petto e quando non lo faceva portava i capelli davanti al seno. Odiava il suo corpo, lo rifiutava. Quelle gambette poco toniche e graffiate, il sedere non perfettamente tondo, il seno piatto, i fianchi larghi. Ryan a volte la sfiorava e  lei saltava in aria e si nascondeva, spaventata. A volte, di notte, Tessa pensava che sarebbe stato bello entrare in intimità con un uomo. Una vera intimità. Quella di cui raccontano le sue amiche. I corpi che si intrecciano, i respiri affannati, accarezzare i propri corpi nudi…

“Io sono pronta” Non riusciva neanche a capire se stesse mentendo o no. Da una parte le sarebbe piaciuto, e tanto, dall’altra lo ripudiava. Sentiva un’eccitazione ed una morsa allo stomaco mai provata.
“Non devi sentirti in obbligo, lo sai. Non vorrei che tu lo stessi facendo solo per farmi contento.”
“Cosa? In che senso?” Tessa venne distratta dai suoi pensieri.
“Sai, a volte le ragazze credono di poter avvicinare un ragazzo facendo sesso, ma non funziona, tantomeno con me. Io voglio fare l’amore con te quando te la sentirai sul serio, ora non mi sembra così.”
Tessa strinse le gambe e si portò le mani in grembo.  “Sono pronta, Ryan. Sul serio.”

Il ragazzo si fece sfuggire una risatina di gusto.
 

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Capitolo 9
*** Gelosia ; ***


 
Gelosia;

“No” Ryan le spostò i capelli biondi dietro l’orecchio, sorridendo tranquillo.
“Okay, va bene.” Tessa si ammutolì e per un po’ pensò di stare per piangere.
 
Il giorno dopo, Tessa si recò nella palestra dove lavorava Ryan. Venne accolta alla reception da una signora sulla cinquantina, con i capelli neri e lunghi e dei grossi occhiali viola a circondarle gli occhi. La signora chiamò Ryan e lui apparse nella sala d’attesa. Si avvicinò a Tessa, la baciò sotto gli occhi di tutti e le disse che stava finendo l’allenamento e che se voleva, poteva entrare con lui nella sala pesi. Tessa accettò.

Entrata nella sala attrezzi, Tessa fiutò l’odore acuto del sudore e quello della ghisa. Si guardò intorno. Uomini muscolosi e dalla faccia corrotta dal dolore sollevavano pesi enormi, donne visibilmente obese si lasciavano guidare dal tapis roulant in preda ad espressioni rassegnate, con i capelli appiccicati alla faccia dal sudore. Una donna dalla silhouette perfetta capeggiava però sul tappeto centrale. Portava i lunghissimi capelli lisci e mori raccolti in una coda, indossava un top sportivo che lasciava poco all’immaginazione, era infilata in un leggins sgargiante ed aderente. Gli occhi verdi con le lunghe ciglia scure fulminarono Tessa appena la videro,  e le grosse labbra color pesca si schiusero. Le sopracciglia fine si arricciarono e per un attimo Tessa pensò che la stesse per salutare, ma poi la donna non disse niente.

“Tessa? Ci sei?” Ryan la distrasse.
“Sì, sì.. ci sono Ryan.”

Dall’altra parte della sala, una donna che poteva esserle madre non passava di certo inosservata. I capelli arancioni erano voluminosi e sollevati dalla fronte con una fascia rossa, il seno formoso era stretto in una camicetta dello stesso colore della fascia, che Tessa osservò, non era adatto per andare in palestra. La donna stava trafficando con degli elastici, a quanto pare era un tipo di esercizio, il problema era che quel movimento lasciava a vedere un perizoma di pizzo rosso.

“Ma non c’è tipo.. un.. tipo di abbigliamento per venire in palestra?” Chiese Tessa visibilmente irritata a Ryan.
“Beh no, ognuno viene come gli pare..”
“Ah.”

Due ragazzine si avvicinarono a Ryan per chiedergli informazioni sull’allenamento. Una aveva  quattordici anni ma sembrava una ventenne rispetto a Tessa, con quegli occhi truccati di nero e il fisico alto e snello. L’altra ragazzina era biondina e più timida dell’altra, anche se pur’essa magra e alta. La prima ragazza aveva una voce stridula, si esprimeva con gesti teatrali e appoggiava la mano sull’avambraccio di Ryan, che le spiegava serio l’esercizio.

“Scusa Ryan, devo andare in bagno.”

Tessa corse in bagno e si infilò due dita in gola. Vomitò le caramelle che aveva mangiato prima. Si accovacciò nel bagno e pianse per un po’ di tempo, poi si riasciugò le lacrime e rientrò. Era la seconda volta in due giorni che vomitava così. A volte veniva presa da un senso di inadeguatezza e di inutilità che le mescolava lo stomaco, allora doveva rimettere.

“Che c’è amore, non ti senti bene?”
“Non molto” rispose la ragazza con gli occhi ancora velati.
“Finisco questa serie ed andiamo, okkei?”
“Si, certo.” Tessa abbozzò un sorriso a denti scoperti.

Non era possibile, non era possibile che tra tutte quelle ragazze in palestra, Ryan avesse scelto lei. Era impossibile. Lei, che non era niente di speciale, che non sapeva fare nulla, che non meritava nulla se non compassione, che viveva di qualche boccata d’erba, che non ne sapeva nulla di come si faceva l’amore. Perché doveva sentirsi così? Perché erano tutte migliori di lei? Perché proprio a lei era toccato essere brutta? Perché doveva essere grassa?

Per tutto il resto della serata, Tessa fu strana. Ryan lottò a lungo per farsi dire cosa c’era che non andava, ma lei scuoteva la testa e diceva che era stanca. Non mangiò nulla, nemmeno il gelato alla cheese cake che le piaceva tanto.

Mentre camminavano per il corso, due ragazze corsero incontro a Ryan. Cominciarono a tastargli i muscoli, lo circondavarono di complimenti e di risate, Tessa non diceva niente, guardava come la spettatrice di una tragedia.
“Scusaci, ci fai una foto?” Disse una delle due a Tessa, porgendole il telefonino. La ragazza non rispose. Mise a fuoco e scattò. Ryan, bello come il sole, circondato da due ragazze che lo tenevano per i bicipiti, l’una alla destra, l’altra alla sinistra.
Le labbra di Tessa si tesero in un sorriso gelido, le mani che le tremavano. La scena durò quasi 10 minuti, ma avrebbe fatto meno male un’ora di frustate. Come al solito, non era la protagonista della sua vita. Come al solito il suo ruolo era marginale. Come al solito, soffriva.

“Ehm un po’ sfocata ma non fa nulla, bella comunque! Ti taggo su facebook, ok Ryan? Ciao!”
Le due lo salutarono con i due baci e si dileguarono tra la folla.

“Per favore Ryan, voglio tornare a casa mia.”

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Capitolo 10
*** Ancora Il Mostro ; ***


Ancora Il Mostro.
 
Il vento caldo, caratteristico della cittadina, riempiva le strade e accarezzava le cose, lasciando Tessa a godersi la calura estiva. Aveva da poco visto Cherry e stava tornando a casa sua, con le cuffie a tutto volume nelle orecchie, passando sotto un portico che conosceva bene. Aveva passato così tanto tempo lì che aveva memorizzato ogni scritta o scarabocchio disegnato su quei muri. Era sotto quel portico che si nascondeva col Mostro quando saltava la scuola. Tuttavia per Tessa quello rappresentava ancora un posto felice, il posto dove conobbe i suo primi amici, che però perse velocemente.
Fu un attimo, con ancora la musica nelle orecchie, qualcuno la prese e la sbattè violentemente contro il vecchio, sporco muro. Tessa guardò in faccia il suo assalitore  : lo riconobbe subito.  Era un amico del suo ex, un brutto ceffo con cui aveva avuto a che fare già in passato.
  • Stronza, devi ridarmi i miei soldi, ridammeli, cazzo! Altrimenti faccio fuori te e lui! –  gridò rabbioso il ragazzo. Era pelato, sulla trentina, con una corta barba e gli occhiali da sole.
  • Di cosa diavolo stai parlando ? – Tessa pronunciò con un filo di voce.
  • Lui mi ha detto che ce li hai tu i soldi, i miei soldi! Ridammeli! –
  • Io non ho proprio niente, per favore lasciami in pace! –
  • Non mi frega nulla di chi di voi due ce li ha, li rivoglio indietro entro sabato. Rivoglio i miei 150 in contante, neanche un cent in meno! Sapevo che non ci si poteva fidare di quel bastardo. Aveva promesso che mi avrebbe venduto un telefono con quei soldi, ma da quel giorno non ho visto né telefono, né soldi, ed è già passata una settimana! –
  • Io e lui non siamo più insieme ormai! Non c’entro nulla con questa storia! –
  • Cazzate!! Lui dice che vi vedete ancora in segreto. A proposito.. complimenti! Divertirti così alle spalle di quell’armadio.. dev’essere un bel rischio! – L’uomo si fece scappare una risatina.
  • Cosa?? E’ stato lui a dirti queste cose?? Io e lui non ci vediamo da mesi, ed io non tradirei mai il mio ragazzo! Sono cazzate! –
  • A me non frega un cazzo se sono cazzate o no. Sabato sera rivoglio i miei soldi, altrimenti giuro che vengo a pescare te e lui e fate una brutta fine, insieme, da bravi bastardi truffatori come siete. E se metti in mezzo quel pallone gonfiato del tuo ragazzo giuro che lo sgonfiamo a suon di pallottole. Vi siete messi contro la gente sbagliata. Buona giornata. –
Il tizio si allontanò e si ricongiunse ad un gruppo di ragazzi che osservavano la scena più in là. A Tessa venne un conato di vomito, ma riuscì a trattenersi e strisciò come una serpe a casa.
Pianse a lungo, tra le lenzuola del suo letto, cercando una soluzione, ma non la trovò. Parlarne a Ryan avrebbe scatenato un casino, avrebbe avuto una reazione esagerata e chissà cosa avrebbe fatto, e poi Tessa voleva tenerlo fuori dall’enorme disastro che era la sua vita. Il Mostro non se ne era andato, era lì, era sempre stato lì. Ad abusare del suo ( ormai ) cadavere, a derubarla, ad umiliarla. E ora? Lei 150 euro non li aveva, era già mercoledì, come poteva procurarseli? Poi si alzò dal letto, barcollante, e afferrò il suo telefono. Doveva affrontare le sue paure.
 
 
Erano le 10 di sera, era buio, e si sentiva solo il rumore delle onde che picchiavano gli scogli con violenza. Era una serata nuvolosa e Tessa aveva indossato una giacchetta, mentre aspettava tremante la figura viscida del Mostro.
A Ryan aveva detto di non essere uscita, e di stare già a letto. Gli aveva mentito, di nuovo, ma si ripeteva mentalmente di star facendo la cosa più giusta.
Alle 10.15 lui sbucò da dietro una macchina, alto e secco com’era, a confondersi con l’ombra degli alberi.
  • Ciao.. – Quella voce. Quella voce schifosamente lenta e rauca.
  • -Non avvicinarti! – Tessa indietreggiò.
  • Hai ancora paura che io ti faccia del male? –
  • No, puzzi semplicemente di marcio! –  Il Mostro fece una smorfia e iniziò a rullarsi una sigaretta.
  • Perché dici in giro tutte quelle cose su di me?? Lasciami in pace! –
  • Siamo pari, direi. Tu hai detto in giro che io ho picchiata, se non mi sbaglio.. –
  • Ho detto solo la verità! –
  • Puttana bugiarda! – Accese la sigaretta e aspirò profondamene.
  • Perché cazzo continui a cacciarmi nei tuoi casini??-
  • Ma sentila, con la voce tremante. Non sei cambiata proprio per niente. Debole, spaurita, sola. Non cambi proprio mai, eh? E poi ti credi così figa da poterti meritare Ryan? Probabilmente sta con te solo per scoparti, come tutti. Sei solo un guscio vuoto, sei utile solo a quello. -
 

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Capitolo 11
*** Il mio mondo. ***


Il mio mondo.
 
“Non mi fai più alcuna paura. Ormai ho smesso di temerti, ora sono felice!” gridò Tessa, con voce sicura ma spezzata dall’emozione.
“Oh, io non credo proprio. Credi di essere cresciuta soltanto perché ora ti trucchi e ti vesti da puttana? Gran bel cambiamento!” ridacchiò Il mostro, di cui era difficile vedere la faccia, tanto che era annidato nell’ombra. Tessa notò che si avvicinava impercettibilmente ma a ritmo costante, ed iniziò ad indietreggiare. 
“Smettila, non avvicinarti a me! Sono venuta per dirti che devi smetterla di cacciarmi nei casini! Quei coglioni dei tuoi amichetti con cui ti sei cacciato nei guai sono venuti a cercarmi, io non voglio averci niente a che fare! Non me ne frega un cazzo di tutte le cazzate che dici in giro su di me, devi ridargli i soldi.” Silvia pronunciò queste parole tutte d’un fiato, mentre indietreggiava.
“Io i soldi non ce li ho. Mi avrebbero tolto di mezzo prima se non avessi dato la colpa a te, per temporeggiare. Sei una ragazza, ti avrebbero dato più tempo.” Tra Il mostro e Tessa ormai c’erano pochi metri di distanza, gli occhi di Tessa cominciarono a riempirsi di lacrime.
“Ti ho detto stai lontano! Non me ne frega un cazzo che i soldi non ce li hai, non ce li ho neanch’io! Sono problemi tuoi!”
Intanto il perfido bastardo era così vicino a lei da poterla toccare.
“Dai, cerca di usare il tuo bel faccino o il tuo bel corpo, fatti dare un altro po’ più di tempo, sono certo che con te saranno decisamente più pazienti…” quel puzzo di erba, quel fetore di marcio, Tessa non li aveva dimenticati, erano ancora in un angolo del suo cervello e si erano risvegliati in quel momento. Le sue gambe tremavano come gelatina, Il mostro le mise una mano tra i capelli, in un secondo Tessa sollevò il braccio ed urlando lo schiaffeggiò in pieno volto. In un attimo Il mostro le mise le mani al collo e iniziò a stringere mentre la ragazza piangeva e si dimenava. 
“Stupida puttana, allora non hai capito? Sarai per sempre mia, sempre. Non avrai mai un’altra possibilità, con nessuno. Sei l’ideale per una scopata, ma nulla di più, e di questo il tuo bell’imbusto se ne accorgerà presto. O se n’è già accorto? Ti ha scopata, eh??” e stringeva più forte, tanto che il viso di Tessa aveva cambiato colore e quasi si sentiva svenire. Poi all’improvviso lasciò la presa, e la ragazza cadde a terra. Il mostro si abbassò su di lei.
“Non mi interessa come, trova tu i soldi per quei due cazzoni, o apri le gambe e fatti dare due colpi. Non so, non sono problemi miei. Dopotutto c’eri anche tu negli affari, quindi il casino lo hai combinato anche tu! E lo risolverai. Adesso ti lascio andare, per tua fortuna sono troppo fatto per scopare.” E la bestia scoppiò a ridere maleficamente, risate interrotte dalla classica tosse secca del fumatore.
 
Improvvisamente, una macchina arrivò sul posto e accostò. Ryan scese come una furia dalla macchina, prese dal collo la bestia e gli diede un solo cazzotto che lo scaraventò a terra storcendogli il naso, spezzandoglielo.
 
“Prova un'altra volta ad avvicinarti a lei, figlio di puttana, e la prossima volta ti lascio morto.”
“Oh, la tua fidanzatina non ti ha detto che è stata lei a cercarmi, vero?” 
“Sta zitto!” Ryan lo prese dalla giacca e lo spinse di nuovo terra, facendogli sbattere la testa. 
 
Il mostro si dimenava a terra in preda al dolore e alle lacrime, e gridava come posseduto dal diavolo, cosa che probabilmente era. Tessa piangeva disperata e Ryan la sollevò terra, portandola in macchina. Si infilò in macchina anche lui e mise in moto, lasciando il demonio lì dov’era. 
 
“Come hai fatto a trovarmi??”
“Mi ha detto tutto Cherry!”
“Avevo detto a Cherry di non dire niente a nessuno, a meno che non fossi scomparsa per più di un’ora!”
“Beh, a quanto pare era troppo preoccupata, ma mi ha avvertito un tantino tardi! Devo portarti in ospedale.” 
“No!! No!! Non ti permettere, sto bene, fermo!!” gridò Tessa ancora sconvolta.
“Ti ha colpita? Cosa ti ha fatto?”
“Niente, non mi ha fatto niente!” Tessa piangeva e gridava. 
“Tessa, basta stronzate! Che ti ha fatto?”
“Non mi ha fatto niente, mi ha solo minacciata!”
“Minacciata di cosa??”
“Non importa, cose mie!”
“Cose tue?!?” I due ragazzi gridavano in macchina come impazziti.
 
Ryan parcheggiò in un posto tranquillo.
 
“Devi spiegarmi tutto! Perché mi hai mentito?”
“Ma non lo vedi?! Non lo vedi che la mia vita è un casino?? Le persone come me mentono. Noi due non possiamo stare insieme. Il mio passato torna a perseguitarmi, non riuscirò mai a liberarmi di quel mostro. Ci sono faccende in cui non voglio farti entrare, il mio mondo è fatto così. È un mondo brutto, un mondo che solo io conosco e molto pericoloso!”
“Il mio obbiettivo non è entrare in questo mondo del cazzo, ma far uscire te! Per salvarti, devo per forza entrarci un tantino anch’io, altrimenti come ti porto fuori?”
“Se ci entri, non ne uscirai più nemmeno tu.”
“Mi sottovaluti quindi.”
“Non ti sottovaluto! Ma non sai di cosa sto parlando.” 
“Allora spiegamelo.”
“Non posso…”
“Tessa…” Ryan la fissava con uno sguardo diverso dal solito. I suoi occhi brillavano anche se intorno era tutto buio. La guardava con tenerezza, ma anche in modo deciso, come qualcuno che sta cercando di ricomporre un puzzle, ma è ancora in altomare e non riesce a trovare il pezzo giusto. La bocca era serrata come se volesse parlare ma stesse aspettando prima una risposta.
“È vero che lo hai chiamato tu?” chiese Ryan, in fine. 
“Sì, è vero. Ma non è come credi tu. Sono stata minacciata da due individui, mi hanno chiesto dei soldi che in realtà sono un debito di droga di quel mostro. Lui ha scaricato la colpa su di me per avere più tempo per trovare i soldi, ma non l’ha fatto. Ho tempo fino a sabato, dopodiché torneranno a cercarmi e… mi hanno detto che se ti avessi detto qualcosa, ti avrebbero…”
“Mi avrebbero?”
“Ti avrebbero sgonfiato a colpi di pallottole…”
“Pff… ahahahah” Ryan rise, in modo sprezzante. “Questi piccoli criminali da strada non hanno né le palle, né le pallottole. Sono tutte stronzate. Li affronteremo a muso duro, sabato. Piccola, non hai niente da temere con me, io ti porterò via da quest’inferno.”
“No! È assurdo, tu non puoi affrontarli!! E se stessero dicendo il vero? Se avessero una pistola?? Tu non conosci certa gente!!”
“Fidati, è come dico io, sono solo dei palloni gonfiati. Non preoccuparti…”
“No! Non posso metterti così a rischio… chiederò un prestito a mio nonno e ridarò quei soldi, anche se non spetta a me… devo chiudere questa faccenda.”
“Non puoi continuare ad avere paura di questa gente, ora ci sono io con te, non ci piegheremo a questi piccoli delinquenti!” Ryan era super convinto. Niente l’avrebbe smosso. 
“Ryan… noi due non possiamo… io non voglio che…” Silvia piangeva sempre di più. “Mi vergogno mortalmente… mi vergogno. Tu sei un bravo ragazzo, non ci dovresti stare con una come me… non dovresti proprio. Ti farò finire nei guai.”
“Non mi farai finire in nessun guaio! Noi risolveremo le cose insieme. Siamo una coppia, no?”
Ryan asciugò con le mani le lacrime di Tessa, e la baciò teneramente. Poi la strinse al suo petto possente.
“Vuoi ancora stare con me?”
“Sono sempre più innamorato…”
                                                                                                                      Continua…
 
 
 
Angolo autrice:
 
Wow, It’s been a long time…! Sono passati anni da quando scrissi questa storia, che dopo abbandonai, ora per un motivo, ora per un altro. Sono tornata su EFP durante questo periodo di quarantena presa da un moto di nostalgia e rileggendola, mi è venuta forte la voglia di continuare. Ci tengo a sottolineare che il racconto è in parte autobiografico, in parte ci sono eventi mai avvenuti e totalmente frutto della mia fantasia, per fini diciamo ‘letterari’. Spero di non aver perso i miei pochi (ma buoni!) fedeli seguaci e spero anche di poter farne affezionare di nuovi. Mi raccomando recensite la storia, e consigliatemi le vostre storie da leggere! Vi voglio bene. 
 

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