And Friend don't treat me like you do

di FrancyLarry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Band Camp ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 ***



Capitolo 1
*** Il Band Camp ***


Vorrei fare prima un piccola premessa ringraziando un amica per avermi aiutato nella correzione del capitolo. Non avevo mai scritto una fanfiction quindi ringrazio di cuore Elisa, per l'aiuto e la disponibilità. Detto ciò buona lettura :-)  

Louis
Luce. Una luce improvvisa entra nella mia camera, schiudo gli occhi quel che basta per intravedere il mio patrigno con le tende tra le mani intento a far entrare i raggi del sole nella mia stanza per svegliarmi. 
Direi che tutta questa luce mi sta provocando un gran mal di testa e forse - ma solo forse - ieri sera ho alzato troppo il gomito.
Beh, c'è da dire che nessun buon padre o patrigno sveglierebbe in questo modo il proprio figlio o quello che considera tale, dopo una sbronza. 
Fingo di non essermi accorto della sua presenza e stringo gli occhi provando a dormire ancora, ma ho nelle tempie un martello. Mi occorre decisamente un aspirina. 
Lui se ne  sta lì fermo ad osservarmi e riesco a percepire il suo sguardo puntato dritto su di me. 
La testa mi sta scoppiando, non riesco a trattenermi oltre. Ho bisogno di alzarmi. 
Metto i piedi giù dal letto e alzo lo sguardo verso l'uomo che se ne sta ancora lì, fermo a guardarmi.
"Finalmente ci siamo alzati...sono qui già da 5 minuti Louis" mi dice a braccia conserte.
"Dove sei stato ieri sera? A che ora sei tornato Louis? Perché ti comporti in questo mondo? Sei un bravo ragazzo Lou e lo sai, però a volte.." non conclude la sua frase ma non occorre. So già cosa vuole dire, ma in questo momento non riesco a rispondergli.
Mi fa davvero male la testa e un senso di nausea si sta lentamente impossessando del mio corpo. Porto la mano allo stomaco e mi alzo lentamente. Tutto ciò che riesco a fare è correre verso il bagno.  
Miracolosamente riesco ad arrivare alla tazza prima di cacciare fuori dalla bocca tutto l'alcool che ieri sera ho mandato giù.
Lui mi segue, guardandomi vomitare anche l'anima con la tipica espressione da genitore dispiaciuto e disperato. 
"Forza Louis ti preparo un aspirina. Poi ti devi andare a preparare perché tra un ora dobbiamo partire per il Band Camp. Ho pensato io alla tua valigia ieri sera, mentre eri via." mi dice prima di uscire dalla stanza. 

Sono ancora in ginocchio, sul pavimento freddo del bagno ad osservare la tazza con al suo interno tutto ciò che non è riuscito a trattenere il mio stomaco. 
Il Band Camp lo avevo dimenticato, dannazione. Quello squallido posto pieno di sfigati nerd a cui importa solamente vincere quella ridicola gara tra bande che si svolge puntualmente ogni anno nel periodo estivo. Ho sempre odiato questo genere di attività. Non ho mai partecipato alle attività extrascolastiche ne tanto meno ad una così sciocca come questo camp per le bande. Mi sono sempre chiesto quale decerebrato si chiude intenzionalmente in un camp per partecipare ad una stupida gara. Com'è possibile che qualcuno possa preferire lavorare l'intera estate invece che divertirsi, di andare al mare, alle feste, a ballare e bere fino allo sfinimento. Eh si, quel posto deve decisamente essere pieno di sfigati. Beh ma d'altronde lo sapevo dato che conosco vagamente la band della scuola ed è davvero piena di sfigati. 

I miei pensieri si interrompono quando mia madre entra in bagno con in mano un bicchiere. 
"Alzati da lì Louis, prendi questa dannata aspirina e vai a vestirti immediatamente!" mi dice e dal suo tono di voce percepisco che, ancora una volta, è arrabbiata e forse delusa da me. 
Mi alzo prendendo il bicchiere e mando giù l'aspirina.
"Grazie mamma" le dico. Lei mi guarda scuotendo il capo.
"Guarda come ti sei ridotto...fatti una doccia e sbrigati!" la guardo e senza pensarci troppo sbotto un "Oh andiamo mamma, smettila di giudicarmi. Ecco perché speravo che tornasse Dan a portarmi l'aspirina!".
Mi guarda con la bocca leggermente aperta, probabilmente devo averla presa in contropiede. "Dan è troppo buono con te e tu non lo meriti! Non ho intenzione di renderti la vita facile Louis. Ti farò tornare com'eri prima portandoti sulla strada giusta e questa punizione del Camp spero possa aiutarti a capire!" afferma. La guardo e scoppio a ridere.
"Andiamo mamma cosa dovrei capire in quel posto pieno di sfigati? L'unica cosa che capirò è come ci si annoia a morte!" le rispondo continuando a ridere con la testa ancora dolorante.
"C'è ben poco da ridere Louis! Prima di tutto in quel posto pieno di sfigati" virgoletta con le mani sulle ultime parole "sei costretto ad andarci perché, ancora una volta, ti sei comportato da perfetto idiota! E poi non crederti migliore di quei ragazzi, perché dubito tu lo sia!". Apro bocca per risponderle ma lei si volta dandomi le spalle dirigendosi verso la porta.
"Sbrigati a prepararti o ci andrai in pigiama e puzzolente al Band Camp! Tutte le tue cose sono già in macchina quindi indossa ciò che trovi ancora nell'armadio." Constata uscendo dal bagno e poi definitivamente dalla mia stanza.

Mi dirigo verso l'armadio trovandolo quasi vuoto. Dan ha fatto un ottimo lavoro con la valigia, a giudicare da tutto quello che manca dal mio armadio. 
Prendo un paio di pantaloni, una t-Shirt, dei boxer e delle calze per poi dirigermi nuovamente verso il bagno. Passando davanti allo specchio noto che mia madre aveva davvero ragione. Sono un completo disastro. 
Due enormi occhiaie mi scavano gli occhi, i capelli scompigliati e non ho decisamente un buon colorito. Mi occorre una bella doccia tonificante. 
Prendo il telefono tra le mani per cercare la mia playlist da mettere sotto la doccia mentre l'aspirina iniziava a farmi effetto. 
Trovo però un messaggio di Zayn.
- Hey Bro buongiorno. Dove sei finito ieri sera? Ti ho visto andare via con quel tipo, non sei più tornato indietro. Ci vediamo stasera?- leggo sul display del mio iphone.
Solo ora riesco a rammentarmi la serata di ieri. Inizio a ricordarmi di aver mollato Zayn per correre dietro a quel bel ragazzo. Com'è che si chiamava? Tom? Tim?
Decido di rispondere a Zayn prima di entrare nella doccia.
- Hey scusa per essere sparito ieri sera ma quel ragazzo era un gran bel tipo e ovviamente non potevo lasciarmelo sfuggire. Stasera non ci sono Bro mi dispiace, ma ti ricordo che per colpa di quella cazzata fatta a scuola devo partire per il band camp estivo. - premo invio e lascio finalmente scorrere la playlist prima di entrare sotto la doccia. 

Sono pronto. Mi guardo allo specchio e finalmente riesco a riconoscermi.  Capelli in ordine e ben vestito anche se, quelle due occhiaie non hanno ancora abbandonato il mio viso. Probabilmente è perché non ho dormito abbastanza, penso.
Qualcuno bussa alla mia porta e "Avanti" dico abbandonando il bagno per vedere chi è. 
Mi trovo davanti le gemelle, due adorabili ed insopportabili bambine che mi sorridono a trentadue denti.
"Mi mancherai Lou" dice Daisy.
"No niente affatto, mancherai più a me fratellone" interviene Phoebe.
Le guardo e sorrido ad entrambe chinandomi ed allargando le braccia per abbracciarle. Loro accolgono il mio invito e si lanciano dritte verso di me.
"Mi mancherete anche voi piccole odiose pesti" affermo stringendole ancora in quell'abbraccio affettuoso.
"Perché devi andare lì Lou se non vuoi?" mi chiede Daisy guardandomi dritto negli occhi. 
"Perché è un coglione che crede di essere migliore degli altri. Ha fatto una cosa molto cattiva ad alcuni compagni di scuola per questo passerà l’estate in quel posto." alzo lo sguardo e vedo Lottie con la schiena poggiata ai margini della porta della mia stanza. 
"Ma grazie Lot per avermi messo in cattiva luce davanti a delle bambine." rispondo guardandola male. 
"Io ho semplicemente detto la verità fratellone" constata acida. Continuo a guardarla, questa volta regalandole una smorfia. So che vorrebbe ridere, ma si trattiene dal farlo.
"Mamma ti sta aspettando in macchina Louis. Dovresti scendere prima che si incavoli ancora di più!" afferma. 
"Sì, prendo le ultime cose e arrivo" le rispondo.
"Andiamo bambine. Aspettiamo questo deficiente per salutarlo in salotto." dice prendendo le gemelle per mano e insieme lasciano la mia stanza. 

Prendo l'mp3, il caricabatterie del telefono e i due pacchetti di sigarette che mi sono rimasti nel cassetto mettendoli nello zaino con il portatile già al suo interno e lascio la mia stanza.

In salotto ad aspettarmi trovo Dan, Lottie, le gemelle e Fizzy che, quando mi vede, mi salta letteralmente tra le braccia.
"Oh Lou non sarà bella l'estate senza di te" mi dice stringendomi fino a farmi quasi male. Mi stacco dalla sua presa e le sorrido "Neanche per me sarà bello non rompervi le scatole ragazze" dico guardando prima lei e poi Lottie che, ancora mi guarda acida.
Abbraccio ancora le bambine e prima di andare via seguito da Dan, mi volto verso Lottie.
"Dai Charlotte davvero non vuoi salutarmi?" le dico facendole una smorfia e allargando le braccia sperando in un suo abbraccio, "Non chiamarmi in quel modo Lou." mi grida quasi in faccia prima di accogliere il mio invito ed abbracciarmi.
"Scusa Lottie, scusa per tutto." le sussurro all'orecchio. Lei si stacca da me senza dire nulla ma, finalmente, mi sorride.
Dan mi tiene aperta la porta e prima di lasciarmi andare mi abbraccia, non ha bisogno di parole perché la sua espressione sembra dire "Mi raccomando non fare guai". Scendo le scale e raggiungo mia madre in macchina, posando prima nei sediolini del retro della macchina la borsa con il computer. 

Il viaggio con mamma è silenzioso. Lei si limita a guidare lanciandomi occhiate di tanto in tanto. Durante il tragitto, il telefono mi vibra in tasca. Lo tiro fuori e trovo la riposta di Zayn al mio messaggio precedente.
- Cazzo vero il camp! Mi dispiace per te Tommo, ti verremo a trovare. –
Gli rispondo all'istante con un - Non dire cazzate Malik, non lo farai. Nessuno di voi lo farà, ma vi capisco, quel posto farà decisamente schifo! - premo invio e poi guardo fuori da finestrino.
La risposta di Zayn non tarda ad arrivare.
- Dai che magari non è tanto male. Tienimi informato Bro. Buona fortuna. - guardo il display del mio telefono e non ho nessuna intenzione di rispondere ancora.
Quando noto il cartello che indica che siamo in Cheshire penso al fatto che non manca molto per arrivare al Camp. Cerco di preparami psicologicamente a tutto quello che mi aspetterà, ma l’unica cosa a cui riesco a pensare è che sarà l’estate peggiore della mia vita.

Giungiamo all'ingresso del Camp ed io scendo dalla macchina guardando l'enorme insegna "Benvenuti al Band Camp" e già mi viene da ridere. Questo sì che è un posto per perfetti sfigati.
Mia madre si dirige verso il bagagliaio e tira fuori la mia valigia, mentre io recupero lo zaino e poi mi dirigo verso di lei. 
"Per favore Louis, comportati bene! Non farmi arrivare lamentele e per una volta, cerca di fare l'adulto signorino" mi dice prima di stringermi in un abbraccio con gli occhi lucidi.
"Oh mamma, mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare in questi anni" penso, ma non le dico nulla. Mi limito soltanto a rivolgerle un sorriso.
"Mi raccomando Boo, per favore" mi ripete ancora.
"Tranquilla mamma, cercherò di fare il bravo" le faccio un occhiolino sorridendole.
"Non ci credo molto, ma lo spero. Ci vediamo tra due mesi Boo Bear" afferma sorridendo. "Mamma smettila di chiamarmi in quel modo. Sono un uomo ormai!" le rispondo per metà infastidito e per metà divertito.
"Lo so ed è quello il problema Louis, mi raccomando eh..." mi dice ancora una volta, prima di salire in macchina e lasciare il Cheshire per tornare a casa. 

Solo in quel momento realizzo che mi trovo davvero al camp per band estivo. Non avrei mai pensato che, prima o poi, avrei dovuto davvero mettere piede in un posto come questo, eppure sono qui.
"Siamo in ballo? Beh balliamo!" penso prima di entrare all'interno dell’ edificio. Una volta entrato sento parlare un uomo, probabilmente dal salone, che sta già procedendo alla presentazione delle band. Mi dirigo verso il posto da cui proviene la voce amplificata dal microfono.
Giungo  dunque in una specie di arena dove sono posizionate le squadre in ordine di istituto. Ogni istituto ha il suo colore. 
"Eccoci qui anche quest'anno al Band Camp ragazzi. Dunque procediamo con il presentare gli istituti in gara. Alla mia destra abbiamo i ragazzi del “Memory School” ". Tutti i ragazzi dell'istituto con una divisa verde si alzano in piedi cantando a squarciagola quello che, probabilmente deve essere il loro inno.
"Proseguiamo con qui al centro i ragazzi del “Dream School”." continua l’uomo, che probabilmente è l’organizzatore del Camp e anche questa volta i ragazzi dell'istituto chiamato in causa, con le divise arancioni, si alzano in piedi cantando quello che dev’essere il loro inno.
"Ed infine alla mia sinistra i ragazzi della "Soul School"." ed eccoli lì, gli sfigati che fanno parte della band della mia scuola. Anche loro con indosso delle ridicole divise blu si alzano in piedi cantando il loro odioso inno. 
Terminate le presentazioni delle band l’uomo col microfono riprende a parlare.
"Come sapete siamo qui per l'annuale gara tra band e come avviene tutti gli anni, un allievo all’ultimo anno vincerà una borsa di studio per il prestigioso conservatorio londinese “Royal Academy of Music” ".
Un urlo si diffonde nell'arena ed ogni istituto inizia ud esultare gridando il proprio nome.
Mi viene da sorridere perché mi sembra di essere allo stadio.
"Chissà, forse questo posto non è poi così male" mi ritrovo a pensare, ma mi ritrovo subito a eclissare quella considerazione appena fatta.
L'idea di far parte della band della mia scuola inizia a farsi strada nella mia mente. Li osservo, guardo le loro ridicole divise blu  con tanto di berretto e penso che probabilmente vorranno che, anch’io indossi quel ridicolo completino.
"Oh se lo possono anche sognare, perché io non lo farò!" penso tra me e me. Quest'idea inizia a darmi davvero sui nervi. Ho bisogno di allontanarmi da questa massa di sfigati.

Lascio l'arena e grazie alle indicazioni presenti mi dirigo verso i dormitori in cerca della mia stanza. Ben presto mi rendo conto che, qui non c'è nessuno che possa aiutarmi. Mi aggiro tra le stanze e penso a quale potrà mai essere la mia. Provo ad aprire qualche porta, ma sfortunatamente sono tutte rigorosamente chiuse a chiave.
"Hey tu chi sei? Cosa stai facendo?" mi volto ed un ragazzo biondo mi fissa attentamente. Lo osservo e dalla divisa che indossa mi rendo conto che fa parte della band della mia scuola, eppure non avevo mai visto quel ragazzo prima d’ora.
Mi avvicino a lui e "Oh scusa bel biondino, ma non so neanche perché sono qui. Vorrei solo avere la mia stanza!". Lui mi guarda e mi sembra preoccupato.
"Come ti chiami?" mi chiede poi. 
"Oh giusto, mi stavo dimenticando. Io sono Louis, Louis Tomlinson." gli dico porgendogli la mano, ma lui non la afferra. Mi guarda spalancando gli occhi e senza dire una parola.
Decido allora di parlare ancora io.
"Cosa c'è? Hai visto un fantasma bel biondino?" lui continua a fissarmi senza fiatare.
"Hey, terra chiama biondo" ma nulla, sembra come incantato.
"Ehm...Senti biondo, noto dal tuo ridicolo completino blu che fai parte della mia scuola quindi, forse, puoi dirmi qual è la mia stanza no?" gli chiedo sperando che questa volta si decida a parlare. Lui mi fissa e poi finalmente parla "Penso proprio che la tua stanza sia la mia. Harry mi ha detto che avrei diviso la stanza con un nuovo arrivato e che era qui di mala voglia, ma non avrei mai pensato che fossi tu!" mi dice con lo sguardo assente.
Lo guardo e mi domando come faccia a sapere chi sono se io non l'ho mai visto prima, ma ignoro la cosa perché in questo momento l’unica cosa che mi importa è trovare la mia camera.
"Devo dividere la stanza con te? Speravo di essere solo!" gli dico.Poi lo osservo meglio da capo a piedi.
"Mmm almeno non sei tanto male" gli dico e vedo il suo viso diventare completamente rosso.
"Ehm io non sono...non farti strane idee" sputa fuori con un fil di voce tenendo gli occhi bassi. 
Scoppio a ridere all'istante e "Che ne dici di darmi le chiavi della mia stanza?" gli chiedo.
"Non è la tua stanza Louis, è la nostra stanza! Io ho solo le mie chiavi, posso farti entrare e sistemare le tue cose, ma per le tue chiavi devi chiedere ad Harry" mi dice.
"Perfetto allora fammi vedere dov’è questa dannata stanza e anche dove si trova questo Harry che già, mi sta sui coglioni" gli rispondo. 
Senza dire una parola mi fa cenno di seguirlo aprendo la porta di una delle tante stanze presenti in quel corridoio. 

Entro nella stanza guardandomi attorno. Le pareti sono rigorosamente bianche, ci sono due letti, due scrivanie, della biancheria pulita ed un enorme finestra.
"Ehm non è tanto male!" dico ad alta voce.
"No, non lo è!" mi risponde il ragazzo biondo alle mie spalle. Guardo il letto accanto alla finestra. Troppa luce, penso.
"Questo è il mio letto!" dico poi indicando quello più lontano dalla luce. 
"Perfetto, perché quello è il mio" constata il biondino. 
Lascio la mia valigia ai piedi di quello che, sarà il mio letto per due lunghissimi mesi e aggrotto le sopracciglia a quel pensiero. 
"Allora, dove posso trovare questo Harry che mi darà le chiavi così che, io possa fare quel che mi pare?" gli dico avvicinandomi a lui.
"Qui nessuno può fare quello che vuole. Devi assolutamente parlare con Harry, lui ti chiarirà la situazione. Penso sia nella sua stanza ora." Afferma. Lo osservo nuovamente e noto che i suoi occhi sono di un azzurro intenso quasi quanto i miei.
"Bene, qual è la sua stanza?" gli chiedo poi guardandolo negli occhi.
Lui, ancora una volta, non sostiene il mio sguardo e con la testa china mi risponde "La sua stanza è la 104 sulla destra". Lo guardo un ultima volta e giro i tacchi dirigendomi verso la porta. 
"Aspetta" mi blocca il mio compagno di stanza.
"Dimmi biondo." gli dico voltando di poco la testa.
"Ecco, questo è il punto. Tu ti sei presentato, ma non conosci il mio nome e dato che odio essere chiamato "biondo" mi presento. Io sono Niall anche se in realtà, noi ci conosciamo già." constata farfugliando le ultime parole.
Mi giro del tutto e gli vado nuovamente incontro, ancora una volta lo guardo nuovamente da capo a piedi.
"Ehm no, non penso di conoscerti biondo" confesso in fine. 
"Questo è perché tu non consideri mai a scuola, nessuno lo fa’, ma io e te frequentiamo diversi corsi insieme" mi dice lui quasi infastidito, mentre con una mano si tortura l'orecchio.
"Ehm sarà, ma io non mi ricordo. In ogni caso piacere di conoscerti biondo!" gli dico infine e sul suo volto appare un espressione di sconfitta.
"Ti ho detto che mi chiamo Niall!" mi dice lasciando finalmente in pace il suo orecchio e portandosi la mano tra i capelli in segno di disperazione. 
"Okay non ti scaldare Niall anche se per me rimani “il biondo” !" affermo e poi mi volto dirigendomi velocemente verso la porta lasciandolo lì, senza dargli il tempo di replicare.

Mi trovo nuovamente nel corridoio. Alzo la testa e osservo il numero sulla porta dalla quale sono appena uscito.
La mia è la numero 82, quindi a rigor di logica la stanza di questo Harry sarà alla fine del corridoio. Mi incammino continuando a leggere. "100", "101", "102" , "103" e "104".“Eccola” penso tra me e me. 

Busso alla porta, ma nel farlo mi rendo conto che la porta è aperta. Entro e inizio a guardarmi intorno. C'è un solo letto ad una piazza e mezza.
“Chi diavolo è questo Harry? Perché lui può avere una stanza tutta per se?” mi domando internamente. Inizio, incoscientemente ad arrabbiarmi e già odio questo ragazzo.
Mi guardo intorno ma nella stanza non c'è nessuno. Vedo la luce di quello che penso sia il bagno accesa, mi avvicino e apro lentamente la porta, ma anche qui non c'è nessuno. 
Noto che è tutto in perfettamente ordine. Scarpe allineate, la valigia risiede già sull'armadio e c'è una giacca sulla sedia della scrivania ed anche quella sembra essere stata poggiata lì con molta cura. Osservo nuovamente la stanza perdendomi in ogni particolare. Noto la presenza di una foto sul comodino, faccio per avvicinarmi ma qualcuno alle mie spalle, mi interrompe.
"Cosa ci fai qui?" domanda la voce a me ancora sconosciuta. Rimango paralizzato non comprendendone il motivo ma qualcosa mi impedisce di voltarmi.
"Allora?" richiede. Nel parlare il ragazzo ha un qualcosa di sexy, la sua voce è leggermente roca e bassa.
Preso dalla curiosità mi volto e vedo ragazzo, alto, bello. Dannatamente bello. Inizio a fissarlo notando le sue lunghissime gambe ed il suo ampio torace, poi mi soffermo sul suo viso. E’ davvero molto bello. Due enormi occhi verdi risplendono sulla pelle chiara e dei ricci, deliziosamente lunghi, gli ricoprono la fonte. Le sue labbra sono rosee ed ha il labbro inferiore più carnoso di quello superiore. 
"Allora Tomlinson, cosa ci fai nella mia stanza?" chiede lui con quella voce che, per qualche ragione, mi risulta essere fottutamente sexy. 
"Come fai a sapere chi sono, bei capelli?" gli domando. Mi guarda sorridendomi sarcasticamente e due fossette gli spuntano agli angoli della bocca.
"Io so chi sei Louis e so anche perché sei qui al Camp. Quello che non so è perché in questo momento ti trovi nella mia stanza. Perché sei qui? Chi ti ha dato il permesso di entrare?" pronuncia  ed ora la sua voce non può che risultarmi antipatica.
Mi avvicino a lui posizionandomi a pochissimi centimetri dal suo corpo.
"Io non ho bisogno del permesso per fare nulla. Ho solo bisogno delle chiavi della mia stanza ed il biondo mi ha detto che tu potevi darmele!" affermo guardandolo dritto negli occhi.
"Niall? Lui ti ha detto che potevi venire qui? Ti ha detto solo questo?" domanda lui come incuriosito.
"E cos'altro mi doveva dire riccio? Ah beh, ora che ci penso ha detto qualcosa sul fatto che tu dovevi spiegarmi la situazione, ma quello l'ho ignorato!" constato in tono acido.
Lui mi fissa alzando un sopracciglio."Niall non ti ha detto che sono il capitano della banda?" chiede ancora con il sopracciglio alzato.
"No, non ne ha fatto parola e non vedo come possa importarmi!" affermo ancor più acido di prima. 
Si avvicina ulteriormente a me chinandosi leggermente –data l’evidente differenza d’altezza - per guardarmi negli occhi.
"Oh Louis deve interessarti, perché tu devi stare ai miei ordini!".
Scoppio a ridere portandomi le mani alla pancia mentre lui mi guarda indispettito.
"Io dovrei.." ma non riesco a parlare, sto ridendo troppo.
Lui continua a fissarmi senza dire una parola. 
Mi calmo e poi gli dico un "Senti riccio ora dammi le chiavi della mia stanza e smettila di sparare cazzate per favore!" in tono deciso. 
Mi guarda, si volta verso la scrivania e da un cassetto estrae un mazzo di chiavi. Allungo istintivamente la mano per afferrarle ma lui si dirige verso l'armadio. Estrae dal suo interno una divisa e si avvicina a me.
"Ecco le tue dannate chiavi e questa è la divisa che devi indossare. Vedi se ti sta bene. Visto che non hai scritto nulla nel modulo limitandoti a firmare senza scrivere nulla, ho tirato ad indovinare. Provala e se ti va ti farò arrivare i cambi!" mi dice lui in tono secco e deciso. 

“Modulo?” penso non capendo a cosa si riferisce.
Oh certo, ora ricordo. Quello stupido pezzo di carta che il preside mi consegnò, dopo avermi riferito che avrei dovuto passare due mesi in questo schifo di posto per evitare la bocciatura dopo la mia bravata. In effetti non avevo scritto nulla su quel modulo pieno di sciocchezze, perché oltre ai miei dati mi veniva chiesto il perché volevo partecipare al Band Camp e dato che non c’era un motivo, se non per evitare la bocciatura mi ero semplicemente limitato a firmare. 
Prendo le chiavi dalle sue mani lasciandogli la divisa e faccio per voltarmi verso la porta, ma lui prende velocemente a camminare in  direzione della porta parandosi davanti ad essa allungando la mano dove ancora tiene la gruccia con la divisa.
"Questa devi provarla e indossarla!" afferma puntando i suoi occhi verdi nei miei in modo deciso. 
Sbuffo e allungo la mano per afferrare la divisa e nel farlo sfioro di poco la sua. Noto da quel lieve contatto che la sua pelle è perfettamente liscia e ben curata. Distolgo lo sguardo dal suo e mi avvicino poggiandogli una mano sulla spalla.
"Ora levati bei capelli, voglio andare nella mia stanza!" gli dico dandogli un leggero strattone.
Non dice nulla lasciandomi passare, ma prima che possa chiudermi la porta alle spalle si avvicina pericolosamente al mio orecchio e mi sussurra un "E' stato un piacere Tomlinson. Scommetto che il tuo bel culo riempirà bene la nostra divisa".
Rimango fermo, impietrito. Questa proprio non me l'aspettavo. 
Decido però di fare il suo stesso gioco e mentre mi volto di poco le sue labbra - che prima si trovavano accanto al mio orecchio - ora sono a pochi centimetri dalle mie.
"Beh grazie del complimento sul culo riccio ma io non indosserò mai quella divisa!" constato soffiando letteralmente ogni parola contro le sue labbra e puntando gli occhi nei suoi. 
Un sorriso di sfida aleggia sul suo volto e mettendo ben in mostra quelle due adorabili fossette sussurra un "Vedremo Tomlinson vedremo." conclude ancora nella medesima posizione. Labbra contro labbra, occhi negli occhi.
Aggotto le sopracciglia e arriccio le labbra scuotendo la testa divertito. Decido di non continuare ulteriormente la conversazione e finalmente, mi volto per andare via chiudendomi la porta alle spalle. 

"Questo Harry è interessante" mi dice una vocina in testa. La zittisco, forse per avvalorare quel pensiero e mi dirigo una volta per tutte nella mia stanza con in mano le chiavi e quella ridicola divisa. 



Spazio a me.
Vorrei velocemente spiegarmi come mi è venuta l'idea.
Qualche sera fa con degli amici stavo guardando un film con questa tematica e mi è venuto istintivo pensare ad Harry e Louis in quelle vesti. 
Avevo pensato di scrivere una OS ma poi mi sono lasciata prendere la mano e ne è uscita fuori una fanfiction.
Dunque, vi ho presentato Louis, Zayn (indirettamente per ora) Niall e Harry, non mancherà Liam e avevo intenzione di inserire anche Sheeran :-)
Per qual che riguarda i caratteri dei personaggi credo vi sia già chiaro che sono entrambi due ossi duri. Non voglio anticiparvi nulla vi dico solo che se Louis non sembra un angelo non è detto che Harry lo sia ;-) ...
Vi lascio augurandovi una buona giornata. Cercherò di aggiornare il prima possibile :-* 

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Capitolo 3
*** Chapter 2 ***


Delle voci improvvise mi fanno abbandonare di soprassalto il mondo dei sogni in cui ero totalmente immerso fino a qualche secondo fa. 

Allungo la mano sul comodino e afferro l'Iphone, guardando l’ora.

Sono già le undici di mattina, cazzo. Istintivamente penso di alzarmi, ma poi mi guardo intorno, sono in camera mia, al Camp; speravo fosse soltanto un sogno. Il letto di fronte al mio è già sistemato e il mio compagno di stanza è già uscito. 

Decido infine di restare esattamente lì dove sono. In fondo mi domando cosa dovrei fare in questo posto.  

Le voci, che prima sentivo lontane, si fanno improvvisamente più chiare. Provo a concentrarmi per riuscire a capire da dove provengano. 

Mi rendo immediatamente conto che quelle voci, sono proprio fuori dalla porta della mia stanza. 

"Ma cosa ti importa?" sento poi. La voce del ragazzo che parla è senza dubbio quella del biondo che divide la stanza con me.
Incuriosito, tento di capire con chi stia conversando e provo a drizzare le orecchie per sentire qualcosa in più.

"Mi importa perché non può fare ciò che vuole!" sgrano gli occhi all'istante, perché mi è subito chiaro che l’altra voce appartiene ad Harry, il bel ragazzo dagli occhi verdi che ieri mi ha consegnato le chiavi. 

Vorrei cercare di captare altro ma probabilmente devono aver abbassato i toni, perché riesco a sentire solamente un brusio.

Il vociare persiste ed io inizio a interrogarmi su quello che ho sentito.

“E se stessero parlando di me?”. L'idea inizia a farsi largo nella mia mente. 

"Mi importa perché non può fare ciò che vuole!" ricordo quelle parole e tutto mi appare chiaro. Certo, stanno parlando di me. 

"Quell'antipatico di un riccio vorrà sicuramente che tu faccia qualcosa per lui, quest'oggi" mi suggerisce la vocina nella mia testa.
 

Sento poi ancora Harry.

"Dammi le chiavi della stanza Niall!" sgrano nuovamente gli occhi. 

"Cazzo, cos'è che vuole fare? Vuole venire a svegliarmi? Non gli darò questa soddisfazione." considero.

Guardo la finestra e sono quasi tentato di scavalcarla, in modo da non fargli trovare nessuno nella stanza. Alzo le coperte da cui sono avvolto e mi rendo conto di aver dormito in boxer.

"È  stato un piacere Tomlinson. Scommetto che il tuo bel culo riempirà bene la nostra divisa" le parole che ieri Harry mi ha sussurrato all'orecchio mi tornano in mente e improvvisamente vengo colto da quello che, subito, considero un lampo di genio.

Con un sorriso ebete in volto, mi affretto a mettere in atto ciò che la mia mente, forse malata, ha appena partorito. 
Mi tolgo le coperte da dosso e, una volta liberatomi da esse, mi giro a pancia in giù schiacciando il mio corpo contro il materasso e premendo il viso sul cuscino, in modo che chi entra non possa vedermi in volto. 
 

Passano pochi secondi e poi sento le chiavi nella serratura. 

Inizio a ridacchiare per il mio piano, ma subito mi rimprovero.

"Stai dormendo Louis, sta zitto!" mi sussurra la vocina e subito le do ascolto premendo ancor di più il viso nel cuscino. 
 

Dei passi si fanno largo nella stanza, e poi nulla. Non sento più nulla. 

“Deve essersi bloccato guardandoti, Louis" mi suggerisce, ancora, la vocina e senza alcun dubbio credo abbia ragione. 

Passano secondi, forse minuti, ma nulla. Non sento alcun rumore. 

"Cazzo, si è davvero paralizzato vedendo solamente il mio culo all'aria?" penso, ma poi la vocina si fa nuovamente largo nella mia testa.

"E se non fosse mai entrato?" mi chiedo, per poi pensare "Ma no, impossibile. Ho sentito le chiavi che aprivano la porta.”. 

Ma questo improvviso silenzio inizia a insospettirmi, sinceramente.

"Magari ti sei sognato il rumore di quelle chiavi, Louis" continua quell’antipatica vocina. 

Ogni fibra del mio corpo è tentata di capire cosa succede e se c'è davvero qualcuno nella stanza. 

Sto per voltarmi per scoprirlo quando, improvvisamente, sento qualcuno che si schiarisce la voce. "Visto? Non sono matto; è davvero entrato qualcuno!" penso zittendo
la vocina che prima insinuava il contrario.

"E se quel qualcuno non fosse Harry?" mi suggerisce ancora, ma decido di ignorarla. Dev’ essere lui, voleva le chiavi da Niall, è senza dubbio lui. 
 

Le conferme mi arrivano quando finalmente sento la sua voce.

"Louis" mi chiama, ma decido di ignorarlo. 

"Louis!" insiste, questa volta più deciso, ma ancora decido di ignorare il suo richiamo. 

"Looouis!" urla in fine. Spaventato da quell’urlo sobbalzo dal letto nonostante le mie intenzioni fossero quelle di ignorarlo ancora. 

"Louis, ti sei mosso! Sei sveglio?" continua Harry. 

Non posso più ignorarlo, così mi volto nella sua direzione, stando ben attento a sembrare assonnato. 

"Che cazzo urli?" domando con la voce così tanto assonnata da risultare un lamento. 

"Devi svegliarti! Non poi dormire ulteriormente! Sono le undici, ti abbiamo lasciato fare i tuoi porci comodi già fin troppo! Sei qui e devi collaborare con noi!" afferma lui, antipatico come sempre.
 

Ancora a occhi chiusi, mi metto seduto sul letto sgranchendo la schiena e stropicciando gli occhi. Dopo poco li apro guardandolo. Cazzo è davvero bello - molto bello - e radioso. 

"Non rompere il cazzo, riccio! Io faccio ciò che voglio e se voglio alzarmi alle undici, mi alzo alle undici." sputo fuori deciso, guardandolo da capo a piedi. 

"Qui ci sono delle regole e valgono per tutti, nessuno escluso. Anche per le teste di cazzo come te! Quindi scendi da 'sto cazzo letto ed esci fuori da questa stanza, ora!” dice e la sua, più che una richiesta, mi appare un ordine. 

"Ma chi cazzo si crede di essere?" penso. 

Mi alzo velocemente dal letto e, deciso, gli vado incontro, avvicinandomi a lui. 

"Era un ordine quello, Harry?" chiedo, fissandolo nei suoi occhi verdi e notando che, dopo le mie parole, risplendono di una strana luce. 

"Allora sai come mi chiamo!” afferma lui, guardandomi attentamente. 

"Certo che lo so, è stato il biondo a dirmelo, ieri!" gli rispondo.

Lui mi fissa e poi sposta lo sguardo dal mio viso. Solo in quel momento mi rendo conto della cazzata che ho fatto. 

Sono praticamente nudo con solo la stoffa dei boxer a coprire il mio corpo. L'erezione mattutina ancora presente tra le mie gambe ed è proprio lì, che gli occhi verdi di
Harry puntano, adesso. Merda, potrei diventare rosso fuoco all'istante. Devo fare qualcosa. 
 

Cercando di sembrare naturale, mi dirigo verso la finestra, guardando fuori. Non mi ero accorto che la visuale si ergesse su un campo dove le bande, divise a schiera, si stanno allenando.

Noto poi anche una piscina. 

"Posso entrare lì dentro, vero?" chiedo ad Harry puntando il dito in direzione della piscina.

"Poi farlo solo se lavori con noi, Tomlinson. In caso contrario non ci metterai mai piede." afferma  lui, deciso. 

Mi volto facendogli la linguaccia; lui si acciglia, ma un sorriso trattenuto dà leggermente vita a una delle sue fossette. 

"Vestiti!" ordina, poi. Lo guardo e mi avvicino nuovamente a lui.

"Perché, non ti piaccio così?" chiedo con fare provocatorio. Lui mi fissa sgranando di poco gli occhi prima di parlare.

"Hai provato la divisa?" chiede infine. Rimango quasi deluso dal suo cambio di argomento, ragion per cui decido di non rispondergli e mi dirigo verso l'armadio, tirando fuori un pantalone e una t-shirt. 

Lui mi osserva scuotendo il capo, visibilmente contrariato.

"No, no Louis. Devi indossare la divisa!" ribatte. 

"Quella divisa fa schifo e io non voglio fare nulla per voi o con voi. Non metterò proprio nulla!" gli rispondo spavaldamente.

Lui si avvicina a me strappandomi dalle mani gli indumenti presi poco prima e inizia a sorridere.

"Lo sai che per accedere alla piscina ti occorre una card? Indovina un po’ chi ha la tua?" mi informa con un odioso sorriso sul volto. 

"Mi stai ricattando, Harry?" domando  nonostante sia evidente la cosa. Lui agita il capo in senso positivo mordendosi il labbro inferiore.

"Se è solo questo il modo in cui riesco ottenere ciò che voglio, allora sì, ti sto ricattando. Dunque, vuoi fartelo questo bagno in piscina oppure no?" chiede, con ancora sul viso quel sorrisetto che inizia seriamente a darmi sui nervi. Decido di provocarlo ulteriormente.

"Ehm...e questo bagno in piscina posso farlo con te?" domando mordendomi il labbro. 
Lui mi fissa e sorride sornione.

"Certo, tutti andremo in piscina alle cinque, ma prima dobbiamo lavorare!" mi risponde. 

"Lavorare non fa per me, qualsiasi cosa significhi!" affermo in modo secco portandomi nuovamente le labbra tra i denti. 

Passano un paio di minuti in cui nessuno dei due parla.

"Sai suonare qualcosa Louis?" mi chiede serio, interrompendo il silenzio che si era creato tra noi.

"So suonare il piano e anche la chitarra." gli comunico guardandolo negli occhi. 

Lui sembra riflettere a quelle mie parole, poi mi chiede: "E il violino? Sai suonarlo Louis?"
 
A quelle parole mi tornano in mente i ricordi della mia infanzia. Tutte quelle lezioni di piano e violino che facevo con quell’adorabile maestro di cui mi ero perdutamente innamorato. Rammento ancora la prima volta che lo vidi entrare in casa mia, con quella sua borsa piana di spartiti. Me ne innamorai all'istante. Jonathan; questo era il suo nome. Ricordo che mi venne incontro, sorridendomi.

“Sei tu, il signorino al quale piacerebbe imparare a suonare?" mi chiese con il suo splendido sorriso e con quell'accento vagamente francese. Era un bellissimo uomo sulla trentina, alto, capelli mori con gli occhi scuri ed io ero pressoché un bambino. Avevo appena compiuto 9 anni e mia madre mi aveva regalato la musica. Allora la musica era una delle mie più grandi passioni. Amavo suonare, leggere gli spartiti e sapevo farlo, sapevo farlo benissimo. Ero il classico bambino prodigio che apprendeva come una spugna dal suo maestro ogni cosa. Ma poi  Jonathan si sposò con quell'odiosa bionda e si trasferì con lei a Los Angeles. Fu allora che decisi che mai più avrei messo mano su uno strumento musicale. Mai più avrei imparato altro, non senza Jonathan. Ricordo ancora tutte le suppliche di mia madre che tentava di farmi cambiare idea. Ma lei non poteva capire, non poteva sapere che, a soli tredici anni, il mio cuore era già in mille pezzi. Continuava a chiedermi perché non volessi più suonare.

"Ti piaceva tanto, Lou" mi ripeteva di continuo. E fu forse allora, che iniziai a vedere mia madre come un nemico. Lei non mi capiva ed io non capivo me stesso. Volevo solo essere lasciato in pace a leccarmi le ferite. 
 
 

Harry mi riporta alla realtà.

"Allora Louis, sai suonarlo o no il violino?" mi chiede, attendendo ancora la mia risposta.

"Sì sì, so farlo" gli rispondo con ancora la testa tra le nuvole. 

"Ottimo!" mi risponde lui prima di avvicinarsi all'armadio e riporre gli indumenti che io stesso  poco prima avevo estratto dal suo interno. Lo seguo con lo sguardo e, quando i suoi occhi incrociano i miei, sorride; e il suo sorriso questa volta sembra così sincero, non sarcastico o divertito, ma semplicemente sincero.

"Allora è deciso: suonerai il violino! C'è sempre posto per un violinista in una banda." mi dice sorridendo e posandomi una mano sulla spalla. Lo guardo impietrito senza dire una parola, ma lui sorride nuovamente.

"Vestiti, io ti aspetto fuori." mi dice e molla la presa dalla mia spalla che, senza il calore della sua mano, si gela all'istante. 

Lo seguo con la coda dell'occhio, osservandolo mentre se ne va

Un istinto improvviso mi porta a chiamare il suo nome.

"Harry" dico quasi in uno stato di trance.
Si volta verso di me e: "Sì, Louis?" mi risponde, ma io non so cosa dire. In realtà non so nemmeno il perché l’ho chiamato - o forse sì -.

Passano un paio di secondi e lui continua a fissarmi, attendendo che io parli. 
"Ehm...ecco.." inizio a divagare "Io-io sono anni che non suono." sputo fuori con molta sincerità.

Lui mi sorride, sincero, prima di rispondere con un "tranquillo, non ti ci vorrà molto a rimetterti in carreggiata. La musica non si dimentica. Ti basterà leggere uno spartito e istintivamente farai il resto, fidati." mi dice calmo, facendomi un delizioso occhiolino prima di voltarsi e lasciare definitivamente la stanza.
 

Sono pronto. Mi guardo allo specchio e indosso davvero la divisa della banda della mia scuola. Stento a crederci, anche se ho chiaramente l'immagine di me stesso allo specchio che lo prova inconfutabilmente. 

Vorrei strapparmela di dosso ma, se voglio farmi un bagno in piscina con questo caldo, devo almeno indossarla o quello stronzo di un riccio non mi darà la mia card.

"Puoi indossarla anche solo oggi, Louis. Quando ti darà la card della piscina non avrà più modo di ricattarti." mi suggerisce la vocina.

“E diamine, ha ragione” penso all'istante. 

Ora sì che mi sento meglio. Basterà girare con questo schifo addosso solo per oggi e poi sarò libero di fare quel che mi pare. 

Sicuro di me, questa volta lascio la mia stanza. Trovo Harry a braccia conserte ad aspettarmi fuori la porta.

"Diamine, cos'è, un cane da guardia?" penso. 

Lui mi osserva da capo a piedi.

"Ti sta bene! Perfetto ho azzeccato la taglia!" dice sorridendo, quasi fiero di se stesso.  

"Sì, in realtà è un po’ attillata." mi giro mostrandogli che mi sta un po’ stretta sul sedere.

Una forte risata esce dalla sua bocca ed io lo guardo, leggermente sconcertato.

"Oh, quello non è colpa della taglia; sei tu ad avere un gran bel culo!" afferma ancora ridendo con una deliziosa luce negli occhi verdi.

"Oh beh, grazie!" gli rispondo alzando un sopracciglio e mordendomi il labbro. 

"Non ti montare la testa Louis, io non faccio complimenti" mi dice ancora guardandomi. 

"Beh, questa è già la seconda volta, da quel che ricordo, che apprezzi il mio posteriore" gli dico ammiccando. 

"Questo è solo perché, obbiettivamente parlando, è un gran bel posteriore" mi risponde facendomi l’occhiolino a sua volta.
 
Lasciamo insieme i dormitori dirigendoci  verso il campo dove, già da qualche ora, si stanno svolgendo le prove.
 
 
Spazio a me 
Innanzitutto buon pomeriggio :)
Vorrei scusarmi anche per l'attesa nel pubblicare il capitolo ma sono stata un po' impegnata in questi giorni..
 
Tornando a noi come avete potuto leggere in questo capitolo non vi ho ancora presentato altri personaggi, conto di farlo nel prossimo; ci trevo innanzitutto che tra Harry e Louis ci fosse quantomeno un rapporto di dialogo prima di iniziare “l'avvenuta” era questo lo scopo del capitolo spero di esserci riuscita xD 
 
Ho dimenticato di farlo a inizio testo quindi lo faccio qui...vorrei davvero ringraziare Elisa e Samantha per averci dato un occhio prima di pubblicarlo <3 
Che dire spero non siate rimasti delusi vi prometto che nel prossimo procedo con le altre presentazioni :) 
Vi lascio una buona giornataa :-D <3
 

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


Arriviamo insieme al campo. Mi guardo intorno spaesato ma Harry mi fa segno di seguirlo con il capo perciò assieme ci dirigiamo verso la banda delle divise blu.
 
Lui indietreggia di poco sorridendomi e si affianca a me.
 
“Ed ecco la nostra banda Louis” mi dice poggiandomi una mano sulla spalla per poi portarla sui miei fianchi .
 
Mi scosto dal suo tocco. Il suo atteggiamento inizia ad infastidirmi, dovrebbe smetterla di trattarmi da “amico”.
 
“Wow grandioso! Che bella massa di sfigati!” gli rispondo acido.
 
Harry alza gli occhi al cielo e scuote di poco la testa prima di sussurrarmi all'orecchio “Cerca di collaborare Louis! Sembrano degli sfigati ma sanno come metterti in riga”.
 
“Oh, ne dubito!” affermo deciso.
 
“La mamma non ti ha mai detto di non giudicare dalle apparenze Loulou?” mi risponde parandosi davanti a me sorridendo. 
 
“Loulou?" dico iniziando ad innervosirmi. Il suo atteggiamento mi sta seriamente iniziando a dare sui nervi e non riesco a leggere nulla di positivo in quel sorrisetto che gli aleggia sul volto.
 
Quindi sbotto un deciso “Ma tu, cosa cazzo vuoi da me?”
 
“Io?” mi guarda quasi stupito da quella domanda, poi continua con “Oh, io vorrei solo che tu ti comportassi bene Louis. Ho tante cose sa fare e non posso perdere tempo con te!” afferma. 
 
“Perdere tempo? Ma chi ti ha chiesto nulla Harry. Sei tu che mi hai trascinato qui!” gli rispondo acidamente.
 
“Ascoltami bene Louis, io ti conosco e non mi piace cosa sei. Non ti volevo qui al campo, ma il preside è stato molto chiaro nell'affermare il contrario. Mi sono preso tutte le responsabilità di quello che farai e spero che tu non mi creerai problemi o ti giuro che te la farò pagare!” afferma e questa volta non c'è l'ombra di un sorriso sul suo volto.
 
Rimango in silenzio pochi secondi e inizio a riflettere sulle sue parole. Cosa vorrà dire con quel "Ti conosco"? E per quale diavolo di motivo si è preso tutte le responsabilità per quello che farò? Potrebbe semplicemente lasciarmi in pace invece di starmi attaccato come una cozza. Quanto vorrei che mi lasciasse semplicemente in pace.
Sto per rispondergli, infuriato come non mai ma un ragazzo dai capelli rosso fiamma si avvicina a noi smorzando di poco la mia rabbia.
 
“Merda, allora ho perso la scommessa!!” urla il ragazzo verso Harry.
 
“Già Edward, mi devi 10£!” gli risponde Harry sorridendo sornione.
 
“Non avrei mai pensato che saresti riuscito a portarlo qui” dice sorridendo prima di voltarsi verso di me e “Beh che aspettiamo, procediamo con le presentazioni. Io sono Edward, ma puoi chiamarmi Ed. E' un piacere conoscerti Louis!” mi dice il ragazzo porgendomi la mano.
 
“Si certo, piacere mio” gli rispondo antipatico senza afferrare la sua mano.
 
Lui mi guarda arricciando le sopracciglia prima di voltarsi in direzione di Harry con il viso visibilmente confuso.
 
“Si ha il ciclo!” risponde il riccio guardandolo iniziando a ridere e comportandosi come io non esistessi.
 
Li guardo ridere e mi chiedo se si stiano prendendo gioco di me.
Odio quando vengo preso per il culo. Devo andarmene, assolutamente, prima di spaccare la faccia ad entrambi.
Mi volto e mi incammino velocemente dirigendomi verso i dormitori.
 
“Non riuscirai ad entrare nella tua stanza Tomlinson!” urla Harry alle mie spalle.
 
“Cosa significa che non ci riuscirò? Ho le chiavi!” penso prima di infilare la mano nella tasca in cerca delle chiavi ma, con mia grande sorpresa, non trovo nulla al loro interno. Mi volto istintivamente verso il riccio e lo vedo con in mano un mazzo di chiavi e un sorriso trionfante in volto.
“Deve averle prese quando ti ha poggiato le mani sui fianchi Louis” mi suggerisce la vocina.
 
“Te l'ho detto Louis che non riuscirai ad entrare, non senza queste!” mi dice lui avvicinandosi a me con ancora tra le mani le mie chiavi.
 
“Brutto figlio di puttana, dammi le chiavi!!” affermo con rabbia. Le mani strette a pugno e una voglia assurda di spaccargli quel bel faccino.
 
“Calmati Louis. Avrai le tue chiavi dopo avermi fatto vedere quello che sai fare. Oppure hai paura?” domanda spavaldo.
 
“Paura? E di cosa dovrei aver paura?” gli rispondo non capendo a cosa si stia riferendo.
 
“Louis Tomlinson ha paura di suonare un violino ragazzi!” urla agitando in aria le braccia voltandosi verso la banda come per coinvolgere tutti nella conversazione.
 
“Ti spacco la faccia giuro!” sbraito avanzando deciso verso di lui.
 
“E' solo così che sai rispondere Tomlinson? Con la violenza? Qui sappiamo tutti cosa hai fatto a quel ragazzo a scuola. Lo sai che è ancora in ospedale per colpa tua?” constata lui guardandomi negli occhi.
 
“Non immischiarti in cose che non ti riguardano Harry!!” lo avverto facendo ancora un passo verso di lui.
 
“Sai qual'é il tuo problema Louis? Tu non sei nessuno!” afferma marcando le ultime quattro parole pronunciate e poi anche lui avanza di un passo verso di me.
 
Siamo a pochissimi centimetri di distanza. Riesco quasi a percepire il suo respiro, affannato dalla rabbia, quasi quanto il mio.
 
Nell'aria regna il silenzio ed ora tutte le persone presenti in quel campo ci stanno fissando con occhi attenti. Riesco a captare la tensione nell'aria. 
 
“Smettetela subito!” urla il ragazzo di prima avvicinandosi a noi. 
 
“Harold sta calmo. Ci stanno guardando tutti e potremmo essere squalificati. Ti prego calmati!” gli dice poggiando una mano sulla spalla. 
 
Harry fa un respiro profondo, poi guarda il suo compagno ed annuisce.
 
“Hai ragione Ed, per lui non ne vale la pena!” gli risponde mentre anche l'altro fa un cenno affemativo con la testa. 
 
"Per lui non ne vale la pena" a quelle parole la mia mente torna indietro di un mese.
 
 
Sono seduto sulla poltrona della presidenza come se fossi in un pieno processo dove sono, senza dubbio,l'imputato.
 
"Il ragazzo come sta ora?" Chiede mia madre agitata.
 
"È in ospedale signora. Ha perso i sensi, ne sapremo di più tra qualche ora" le risponde il preside serio ed autoritario come sempre.
 
"Oh mio dio" dice mia madre prima di voltarsi verso di me "perché Louis? Perché hai preso a pugni quel ragazzo? perché?" Mi urla contro con rabbia.
 
"Calma tesoro, sono sicuro che Louis sa di aver sbagliato" interviene Dan poggiandole una mano sulla spalla.
 
"Posso uscire da questa stanza di matti?" chiedi io voltandomi verso il preside ed ignorando i miei genitori.
 
"Devo ancora decidere cosa fare con te, Louis! Rischi di perdere anche quest'anno" afferma lui osservandomi con sguardo  severo.
 
"Beh, mentre ci pensa Signor preside, io vado al cesso, ho bisogno d'aria" dico voltandomi con nonchalance per poi lasciare la stanza sbattendo la porta alle mie spalle.
 
"Perché si comporta così??" Sento poi urlare mia madre.
 
"Provo a parlarci io" interviene ancora Dan cercando di calmarla
 
"È inutile tesoro, lui non ti ascolterà mai. Sprechi solamente il fiato. Non ne vale più la pena!" Afferma lei prima di scoppiare in lacrime.
 
Sono ancora fuori la porta della presidenza e non riesco più a muovere un muscolo. Ancora una volta sento il mondo cascarmi addosso.

 

“Ecco le tue dannate chiavi” afferma Harry interrompendo la linea di ricordi che stava percorrendo la mia testa. Si volta deciso verso di me prima di lanciare le chiavi a terra. “Fa quello che vuoi. L'importante è che non mi creerai problemi” continua poi con sguardo severo.
 
Lo guardo incredulo per il gesto appena fatto. Una parte di me vuole ancora spaccagli la faccia ma, qualcosa mi dice che è meglio stare calmo. 
 
“Perfetto, grazie” gli dico prima di raccogliere le chiavi, voltarmi e lasciare deciso quel capo.
 
 
Entro in camera ed ho i nervi a fior di pelle, devo calmarmi. Ho bisogno di fumare. Mi sembra ancora di avere una sigaretta, ma devo accertarmi.

Cerco nel mio zaino e trovo un pacchetto di sigarette, per fortuna. Ne accendo immediatamente una e prendo un bicchiere per buttare la cenere dopo di che mi siedo sul letto.
 
Fumare non basta a calmare i miei nervi, ho bisogno di qualcosa in più.
 
"Hai solo bisogno di sfogarti" mi suggerisce la vocina.
 
Ma certo, sfogarmi con qualcuno mi aiuterà a rilassarmi.
 
Così prendo il telefono e chiamo immediatamente Zayn.
 

"Louis!" mi risponde lui. Probabilmente avrà letto il nome sul display del telefonino.
 
"Bro" gli rispondo io a mia volta.
 
"Allora come sta il mio amichetto? Qui già mi manchi Tommo, è una noia mortale senza di te."
 
"Tu ti annoi? Zay qui è un inferno!" gli confesso esasperato.
 
"Scusami, sono un coglione a lamentarmi quando tu sei chiuso in quello schifo. Raccontami tutto” mi dice in tono colpevole.
 
"C'è un ragazzo” sputo fuori senza rendermi conto di quello che ho appena detto ma, mi interrompo di colpo prima di continuare “Cioè è il capitano della banda degli sfigati” mi correggo “mi sta già parecchio sui coglioni pochi minuti fa stavo per prenderlo a pugni!" finisco poi tutto d'un fiato.
 
"Come si chiama questo ragazzo? Lo conosco?" Mi chiede calmo ma, so che è curioso, lo conosco troppo bene.
 
"Un certo Harry non so.."
 
"Harry?" mi chiede lui con uno strano tono.
 
"Sì Harry" confermo io.
 
"Lou questo Harry ti cui parli è riccio? Ha gli occhi verdi? È alto?" Mi chiede poi curioso.
 
"Sì sì lo è” gli rispondo prima di continuare “è alto con gli occhi verdi e dei fottuti ricci!" constato nuovamente "Ma lo conosci??" domando poi.
 
"Harry Styles! Lo conosco, anche se non di persona”.
 
”Styles?” dico ad alta voce seguendo la linea dei miei pensieri 
 
”Sì Styles” mi conferma ancora una volta “E' figo Louis ed è perfettamente il tuo tipo quindi  smettila di litigarci e divertiti no?"
 
”Divertirmi?” chiedo. “Zayn deve essere impazzito” penso all'istante.
 
”Certo Louis, divertirti!” afferma lui.

“Senti bro, ascoltami bene, è estate e tu sarai pure chiuso in quel posto di merda, ma non poi passare due mesi a deprimerti. Divertiti Lou!” continua poi.
 
”Zayn mi stai dicendo di scoparmi il riccio? Ho capito bene?” gli chiedo anche se, conoscendo il mio amico, so bene che intendeva proprio questo.
 
”Certo Louis e non ti sarà neanche difficile” afferma lui prima di scoppiare a ridere.
 
”Figurati se mi sarebbe difficile bro, ma il problema è che mi sta sui coglioni” dico io rispondendogli.
 
”Questo rende il tutto più eccitante Tommo!!” afferma ancora deciso tra una risata e l'altra.
 
”Se io sono un pezzo di merda, tu sei irrecuperabile Malik” constato scoppiando a ridere a mia volta.

“Comunque rifletterò sul tuo consiglio” continuo ridendo ancora.
 
”Fammi sapere come va, ora vado Lou che tra poco inizio il turno” mi dice tornando serio. 
 
”Grazie bro, ti terrò informato” gli dico prima di staccare la chiamata.


 
Il solo parlare con Zayn ha già fatto il suo effetto positivo ed ora mi sento più rilassato e perfino divertito.
Lui ha sempre avuto un effetto positivo su di me, è sempre stata l'unica persona davvero importante.
 
Ora che sono finalmente rilassato, inizio a sentire il mio stomaco brontolare.
Non metto qualcosa sotto i denti da due giorni.
 
Esco dalla mia stanza, da qualche parte deve pur esserci una mensa.
Esco dai dormitori ed inizio a guardarmi intorno in cerca di cartelli che possano indicarmi la strada. 
 
“Tomlinson??” sento qualcuno chiamarmi alle mie spalle ma, non riesco a riconoscere chi possa essere quindi, mi volto.
 
“Liam?” rimango spiazzato dal vedere qualcuno che conosco in questo posto di sfigati.
 
“Che cazzo ci fai qui Louis?” mi chiede lui incredulo.
 
“Oh lascia perdere mi hanno costretto Lì” dico alzando gli occhi al cielo prima di proseguire e rivolgergli la domanda che mi frulla nella testa “E tu Payne? Tu perché diamine sei qui?” domando.
 
“Io sono il capitano della banda della mia scuola Louis, lo sono da 3 anni ormai!” afferma lui sorridendomi .
 
“Tu capitano? Merda non lo avrei mai detto Liam, mi deludi!” gli rispondo ironico.
 
“Louis credimi quando ti dico che questo posto non è tanto male come sicuramente pensi.” dice ancora sorridendomi.
 
“Sarà..” gli dico facendogli una smorfia “Ma ora vorrei chiederti una cosa importante..” continuo io, questa volta serio.
 
“Dimmi Lou” mi risponde. 
“Sai indicarmi dov'è la mensa Lì, sto morendo di fame!” affermo portandomi le mani allo stomaco che ancora brontola.
 
Una sonora risata esce dalla sua bocca prima di parlare.
 
“Certo, ci stavo andando proprio ora. Vieni con me Lou” mi dice lui avvicinandosi a me e portandomi una mano sulla spalla facendomi strada.

 

Spazio a me 

Innanzitutto scusatemi ancora se pubblico sempre in ritardo ma non ho mai tempo con il lavoro

Detto questo voglio sempre ringraziare Elisa perché come in ogni capitolo ormai mi da una mano nella correzione :)  

Ma ora arriviamo al capitolo vi avevo promesso che vi avrei presentato altri personaggi, quindi l'ho fatto :)

Come avrete capito Liam non fa parte della Banda di Louis (o di Harry per meglio dire) ma è il capitano di una banda di un istituto rivale ho deciso di dargli questo ruolo perché nel corso della storia sarà una prerogativa divertente, ma non voglio anticiparvi nulla. 

Per quanto riguarda Louis scoprirete lui e la sua storia passo passo, stò cercando di far capire qualcosa di lui in ogni capitolo, ma voglio riprendere una frase che ho messo in bocca ad Harry "mai giudicare dalle apparenze" ....poi lo capirete :-) 

Vi lascio una buona giornata :-*


 

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***




"Ecco la mensa" afferma Liam lasciando cadere la mano dalla mia spalla.

Mi guardo intorno e noto che non è molto diversa dalla mensa della mia scuola, fatta eccezione per lo stile rustico e i tavoli e le sedie in legno scuro.

C'è, però, un buon profumino ed il mio stomaco si è come risvegliato e sta iniziando ad aver fame cibo.

"Ti ho preso un vassoio Lou, scegli cosa vuoi" mi dice  porgendomelo. Non mi ero neanche accorto si fosse allontanato.

"Grazie Lì" gli dico sorridendo.

"È tutto ottimo, credimi. Greta, la cuoca, è favolosa!" constata il mio amico dirigendosi al bancone.

Seguendolo noto che sul bancone della mensa c'è una vasta scelta di cibo ed un profumo delizioso.

Prendo un piatto di pasta al ragù ed un piatto di carne e patate come secondo piatto.

"Cucina all'italiana. Greta è davvero fantastica" afferma Liam chinandosi verso il mio orecchio.

"Lo vedo, sembra tutto squisito" confermo.

"Non dimenticare il dessert, ti assicuro che quei profiteroles sono una bomba" parla nuovamente il Liam, mentre ancora riempie il suo vassoio.

Afferro anche io una porzione di profiteroles ed anche questi hanno un aspetto delizioso.

"E non dimenticare l'acqua Lou o ti sarà difficile mandare giù tutto" mi dice ancora Liam poggiando il suo vassoio e afferrando due bottiglie d'acqua avvicinandomi poi una delle due che, afferro ed appoggio sul vassoio. A volte mi ricorda mia madre quando, ancora, mi trattava amorevolmente.

"Ok mammina" osservo ridendo.

"Lo sai che mi preoccupo io” inizia sorridendomi in modo sghembo “Ora però Lou, mi dispiace ma devo abbandonati. Qui, la competizione è molto accesa e non vorrei che mi accusassero di fraternizzare col nemico” afferma facendomi l'occhiolino.

"Okay certo grazie Lì" gli rispondo sorridendo.

"Buona giornata Lou, ci vediamo stasera al falò" e dicendo questo si allontana dirigendosi verso un tavolo dove tutti hanno una divisa verde proprio come la sua.

“Falò”? Mi chiedo e solo dopo mi rendo conto che beh, sto parlando da solo dato che non c'è nessuno attorno a me. Ad un certo punto vedo in lontananza una chioma rossa e "Deve essere il ragazzo di oggi" penso avvicinandomi d'istinto a quel tavolo col vassoio tra le mani.
Avvicinandomi vedo che al tavolo sono presenti anche Harry, Niall e altri due ragazzi.


"Mi fate un po' di posto?" chiedo loro poggiando il vassoio sul tavolo.

Tutti alzano lo sguardo verso di me ma nessuno parla. Harry abbassa il capo e riprende a mangiare come se io non esistessi.

"Ma certo, accomodati Louis" mi dice il biondo con un finto sorriso sul volto.

"Grazie" rispondo accomodandomi.

Mangiamo il pranzo in religioso silenzio e noto spesso che Harry alza lo sguardo verso di me, ma i suoi occhi sono freddi, quasi di ghiaccio.

Quando terminiamo di mangiare è il rosso a parlare.

"Allora Haz pausa e poi tutti in piscina?" domanda rivolgendosi verso il riccio.

"Pausa e alla cinque tutti in piscina" conferma lui sorridendo ed ottenendo in cambio dei sorrisi raggianti da parte di tutti i ragazzi seduti a quel tavolo, fatta eccezione per me che mi limito a fissarlo.

"Andiamo in stanza inseme Louis?" chiede il biondo rivolgendosi a me sorridendo. 
Ricambio il suo finto sorriso e annuisco.

"Prima avrei bisogno di parlare con te, Louis." interviene Harry guardandomi serio.

"Okay" mi limito a rispondergli a tono prima di alzarmi e lasciare il vassoio nell'apposito contenitore situato dietro alle mie spalle.

Il riccio si alza ed eguaglia i miei movimenti.

“Andiamo allora” domanda facendomi segno di seguirlo.


Usciamo dalla mensa Harry continua a camminare senza voltarsi verso di me ed io mi limito a seguirlo in silenzio.

Arriviamo in un punto morto del campo dove è presente un muretto, sul quale il ragazzo si accomoda, prima di proferire parola. 

“Allora Louis, ora tu mi spieghi cosa hai nella testa” mi dice con lo sguardo serio e attento.
“Cos'ho nella testa? Come?” chiedo confuso.

“Si Louis, cosa hai intenzione di fare? Prima ti comporti da stronzo e poi mangi con noi come se nulla fosse. Non riesco a capire, quindi ti ribadisco la domanda” inizia per poi riprendere “Cosa hai nella testa?” domanda inclinando il capo e attendendo una risposta.

“Innanzitutto Harry, sei tu che hai preso dalla tasca le mie chiavi e sei tu che ti sei comportato da stronzo” affermo serio prima di continuare dicendo “quindi non vedo dove sia il problema. Se ci metto una pietra sopra io, puoi farlo anche tu.”

“Louis, io posso metterci cento pietre sopra ma, se mi stai prendendo per il culo, dimmelo subito o ti prometto questa non la passi liscia” constata guardandomi dritto negli occhi. 

“Sentimi bene Styles, se dobbiamo metterci una pietra sopra comincia a mettere da parte le tue fottute minacce insensate oppure non andiamo da nessuna parte” rispondo guardandolo.
“E se vuoi fare la guerra con me, io non mi tiro indietro, occhi belli” continuo fissando imperterrito i suoi occhi verdi.

Lui mi fissa con attenzione poi, un sorriso sghembo gli appare sul volto.

“Come conosci il mio cognome?” mi chiede e i suoi occhi ora, sembrano brillare sotto la luce pomeridiana del sole. 

“Ho i miei informatori” mi limito a rispondergli.

Sembra riflettere per poi “Perfetto, allora pietra sopra?” mi chiede porgendomi la mano come in segno di pace. 

“Pietra sopra!” confermo afferrando la sua mano e tirandolo giù da quel muretto. 

“Hey, poca confidenza Tomlinson” mi dice ridendo per la mia mossa inaspettata.

Lo guardo sorridere e non posso far a meno che sorridere a mia volta. 

“Allora ci vediamo in piscina!” mi dice prima di iniziare  a camminare velocemente allontanandosi  da me. 

“Ehi aspetta!” gli dico seguendolo, ma è già lontano. “Fanculo le sue gambe lunghe” penso prima di iniziare a corrergli dietro e mi paro davanti a lui. 

“Cosa vuoi ora Louis?” mi dice guardandomi stranito con le mani immerse nelle tasche dei pantaloni. 

“Forse dimentichi che io non conosco questo posto. Come faccio a tornare ai dormitori?” gli dico con un leggero fiatone dovuto alla corsa. 

“Oh sei una vera piaga!” afferma sorridendo 
“Seguimi” continua poi. 


Entro nella mia stanza e trovo Niall con la testa nell'armadio intento a cercare qualcosa. 

“Cosa stai cercando con tanta foga biondo?” gli chiedo 

“Ehi Louis, scusami non ti ho sentito entrare. Non riesco a trovare il mio costume, ho paura di non poter venire in piscina” mi risponde passandosi nervosamente le mani tra i capelli. 

“Ho ben quattro costumi. Se vuoi puoi prendere uno dei miei” gli rispondo calmo sorridendogli. 

“Cosa? Ehi davvero?” mi chiede incredulo come se gli avessi appena detto qualcosa di sconvolgente. 

“Ma certo, perché no?” gli dico facendo spallucce.

“Non so, pensavo mi odiassi...” dice grattandosi il capo visibilmente  imbarazzato.

“Non ti conosco Niall e non odio te, ma questo posto” gli confesso sedendomi sul mio letto. 

Lui mi guarda a bocca aperta e sembra riflettere sulle mie parole

“Non so perché odi tanto questo posto Louis, ma noi qui lavoriamo e ci divertiamo. Cerca di farlo anche tu e vedrai che sarà più sopportabile per te essere qui” mi dice sorridendo sincero.

“Odio i consigli da mammina ma, credo che tu abbia ragione bel biondo” gli rispondo contraccambiando il sorriso e facendogli l'occhiolino. 

Come sempre lui arrossisce e china il capo. 
Sorrido per la sua reazione e poi continuo dicendo “Allora prendo i costumi” dirigendomi verso l'armadio.

Sento qualcuno bussa alla nostra porta, ma io sono ancora chiuso in bagno a cambiarmi.

Quando esco dal bagno trovo Harry seduto sul mio letto con in mano la maglia che dovrei indossare per andare in piscina. 
Quando mi vede si alza di scatto.

“Questa deve essere tua” mi dice porgendomi la maglia. 

“Sì infatti” gli rispondo prima di prenderla dalle sue mani. 
Mi infilo la maglia sentendomi letteralmente gli occhi addosso. 

“Dov'è Niall?” gli chiedo 

“Che ti importa?” la sua voce è roca e il suo sguardo pensieroso. 

“E' il mio compagno di stanza, Harry, era qui fino a qualche secondo fa con indosso uno dei miei costumi, stavo semplicemente chiedendo dove fosse ora.” commento alzando le spalle. 

“Mi ha detto che gli hai prestato il costume, è stato gentile da parte tua” mi dice rivolgendomi un delizioso sorrido. 

“Gli serviva ed io ne ho in abbondanza grazie al mio patrigno che mi ha preparato una fantastica valigia piena di fantastici vestiti che non potrò mai indossare, dato che devo indossare quello schifo di tuta che mi hai dato come divisa.” dico in tono lamentoso alzando gli occhi al cielo. 

Scuote la testa mentre una deliziosa risata esce dalla sua bocca. 

“Dai che quella divisa ti sta benissimo e si intona perfettamente ai tuoi occhi” mi risponde provocatorio. 

Scuoto la testa e chiudo gli occhi tentando di rilassarmi per non mandarlo a quel paese.

“Cosa ci fai qui Harry?” gli chiedo poi esasperato.

Tira dalla tasca posteriore dei pantaloni una card ed inizia a giocherellare passandosela tra le dita come un perfetto cartomante. 

“Non scherzavo quando dicevo che ti occorreva una card” mi dice sorridendo soddisfatto

“Oh grazie allora” gli dico allungando la mano per prendere la card 

“Oh no, no, no tesoro” commenta agitando il capo in segno  negativo “questa la tengo io” commenta infine beffardo.

“Cosa?” chiedo incredulo e aggrotto le sopracciglia 

“Non mi fido di te bel culetto” commenta ancora “non mi fido affatto” conclude infine orgoglioso. 

“Fa come ti pare Harry” mi limito a dire mentre lotto con me stesso per non prenderlo a pugni.

“Cerca di stare calmo Louis o questo stronzo ti rovinerà ancora la giornata” mi suggerisce la vocina.

Lui mi guarda attentamente come se stesse studiando ogni mia mossa. 

“Allora vuoi stare lì a fissarmi e fare lo stronzo ancora per molto ricciolino, oppure possiamo andare a farci questo tuffo in piscina?”  chiedo irritato. 

Lui mi fissa e esita un istante prima di dire.
“No ho finito, andiamo!” 


Arriviamo in piscina ed inizio a guardarmi attorno. E' molto carino qui e tutto intorno vi sono posizionati due lettini per ogni ombrellone.

Aggrotto le sopracciglia infastidito dal costatare che i lettini sembrano essere tutti occupati. 

Noto che Harry mi sta osservando, solo quando una sonora risata esce dalla sua bocca.

“Ti stai preoccupando di non avere una sdraio, vero?” mi chiede in tono canzonatorio.

“Onestamente sì, non voglio stare tutto il tempo a  mollo e non voglio stare nemmeno in piedi” commento in tono lamentoso.

“Tranquillo Lou, io ho il mio ombrellone con i miei due lettini. Sei mio ospite tesoro” mi dice divertito e compiaciuto.

“Oh, allora filtrare con il capo serve!” affermo in risposta facendogli un occhiolino malizioso.

Lui mi guarda e schiude la bocca incredulo piegando poi le labbra in un sorriso di stupore.

“Qual'è il vostro ombrellone, signore?” gli chiedo facendo un piccolo inchino e ridendo.

“Da quella parte plebeo” commenta lui stando al gioco.

“La ringrazio” continuo io dirigendomi verso l'ombrellone appena indicatomi.. 
Tolgo il mio iphone dalla tasca del costume  e lo poso sotto l'ombrellone che dispone di un porta oggetti e un posacenere. 

“Allora signore viene a fare il bagno con me?” dico voltandomi verso Harry mentre mi sfilo la maglia. 

“Prima devo mettermi questa” mi dice mostrandomi la crema solare. 

“Le serve una mano signore?” chiedo avvicinandomi a lui. 

“Si grazie” mi risponde sorridendo prima di sedersi dandomi le spalle.

Prendo la crema solare mentre Harry si sfila la maglia. 

“Protezione 30?” chiedo prendendolo in giro.

“Sono bianco come un latticino Louis, a volte uso perfino la 50!” afferma lui ruotando il capo per guardarmi.

“Come un bambino” commento premendo la crema direttamente sulla sua candida schiena. 

Inizio a spalmare la crema partendo dalle spalle fino ad arrivare alla parte bassa della schiena.
Harry ha una pelle morbidissima e candida proprio come quella di un bambino.
Contino a massaggiare la sua schiena finché non vedo la crema assorbirsi completamente.

“Perfetto” sussurro al suo orecchio.

“Grazie” commenta lui in risposta ruotando il capo nella mia direzione.

“Allora, ora viene con me a fare un bagno signore?” chiedo tornando al nostro giochino.

“Le concedo questo bagno”  dice alzandosi prima di scoppiare a ridere.

La sua risata coinvolge anche me e ci troviamo a ridere come due sciocchi. 


“Oh, noto con piacere che è nata un amicizia” commenta Liam avvicinandosi a noi. 

“Payne” dice Harry tornando immediatamente serio.

“Styles” saluta Liam con un sorriso “Lou” continua poi sorridendo più raggiante nella mia direzione.

“Lì, scusami ma io ho bisogno di farmi un bagno ora!” affermo guardando negli occhi il mio compagno di bravate del sabato sera. 

“Tranquillo Lou vai, anzi andate pure, io stavo tornando in stanza. Ci vediamo stasera a falò Tommo” mi dice facendomi l'occhiolino. 

Gli sorrido e mi volto verso Harry che sembra davvero infastidito. 

“Allora ci facciamo questo bagno oppure no signore?” dico prima di prenderlo per mano e trascinarlo con me verso la piscina.


Il pomeriggio in piscina trascorre con tranquillità io ed Harry ci ritroviamo a chiacchierare senza riserve del più e del meno. 
Anche Niall e Ed si ritrovano poi coinvolti in una fitta conversazione sul presunti flirt tra due docenti della nostra scuola. 

Quando lasciamo la piscina noto che l'umore di Harry è notevolmente cambiato. Sembra triste, o forse infastidito da qualcosa, eppure non credo di aver fatto nulla di sbagliato questa volta.

“Louis posso farti una domanda?” mi chiede poi interrompendo i miei pensieri.

“Certo” affermo curioso di sapere a cosa è dovuto il suo notevole cambio d'umore.

“Come conosci Payne?” chiede e sembra irrigidirsi. 

“Liam? Oh io e Liam ne abbiamo passate di belle serate. Zayn lo chiama il drago del sabato sera” gli rispondo e parlando di Zayn mi torna in mente che devo parlargli del fatto che Liam sia qui. 

“Oh capisco” commenta ma i suoi occhi sembrano spenti. 

“Ci siamo spesso divertiti, nulla più” commento ancora ma l'espressione spenta di Harry non accenna a cambiare. 

Non riesco a capire dove sia il suo problema, probabilmente Liam deve stargli sulle palle.

“Posso farti io una domanda Harry?” gli chiedo poi rammentandomi di una questione che mi preme sapere.

“Dimmi” afferma lui guardandomi negli occhi.

“Cosa è questo falò di cui ho sentito parlare?” chiedo curioso.

“Ma certo, il falò!” esclama lui tornando a sorridere raggiante. 
“Lo stavo dimenticando” continua. 

Lo guardo e gli sorrido aggrottando le sopracciglia e chinando il capo per invitarlo a dirmi di più.

“Questa sera alle 9 Louis!” afferma con gli occhi luccicanti 

“Un falò con qualcosa da bere?” chiedo sperando in una risposta affermativa.

“E' il falò di benvenuto Louis, ci sarà tutto quello che vuoi.” risponde.

“Fantastico allora!” esclamo rivolgendogli un sorrido.


Arriviamo nuovamente ai dormitori e trovo Niall fuori dalla porta della nostra stanza intento a salutare una ragazza. 

“Harry, Louis” dice sorridendo ad entrambi. 

Guardo la ragazza fuggire via imbarazzata e sorrido. 

“Carina!” commento rivolgendomi al biondo e noto che Harry è confuso dalla mia affermazione.

“Le hai dato appuntamento per stasera?” chiede Harry rivolto all'amico che annuisce.

“Bravo biondino, non mi intendo molto di ragazze ma da come è fuggita via scommetto che stasera te la da” dico facendogli un malizioso occhiolino.

Harry sorride e annuisce “Oh lo penso anche io” commenta. 

“Ragazzi vi farò sapere” risponde il biondo sorridendo ad entrambi. 
“Ora perdonatemi ma ho bisogno di una doccia” dice prima di entrare in stanza. 

Mi volto per seguirlo ma “Louis” mi chiama Harry distraendomi.
“Stasera poi mettere i tuoi vestiti fantastici” mi informa allegro.

"Oh fantastico!" commento io entusiasta.

"Allora ci vediamo stasera, signore" gli dico entrando in stanza lasciandogli un sorriso.
 

Spazio a me

Come sempre parto con il ringraziare Elisa per l'occhio che da ogni volta prima della pubblicazione di ogni capitolo. 

Nel capitolo precedente come ricorderete ho un pò distrutto il dialogo tra Harry e Louis qui ho cercato di riprenderlo in maniera leggermente diversa. 

Non amo molto parlare di ciò che scrivo anche perché nel farlo non voglio cadere in tentazione di divi troppo :-P 

Mi limito a lasciarvi quindi una buona giornata. 

Spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile so che è una promessa che faccio sempre e che non mantengo quasi mai ma purtroppo il lavoro mi impegna molto xD 

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***





Allora, come sto” chiede Niall, guardandosi allo specchio.

“Mhh non male biondo, non male!” affermo andandogli incontro. “Hai solo queste scarpe?” chiedo stingendo gli occhi.

“Perché? Non vanno bene?” domanda preoccupato.

“Beh non so… troppo sportive per la camicia che hai scelto e, dato che quella mi piace, direi che il problema qui siano le scarpe.” commento guardandolo dalla testa ai piedi.

“Ho le Vans nere; meglio quelle?” Si gratta la testa incerto.

“Decisamente!” affermo con sicurezza.

“Okay” dice avvicinandosi all'armadio.

Mentre osservo Niall cambiarsi le scarpe, continuo a pensare, indeciso su cosa indossare; non sono il tipo da camicie, quindi opterò per una t-shirt ma non ho ancora deciso quale.

“Così va meglio?” chiede ancora Niall, indicandosi le scarpe

“Molto meglio!” gli confermo

“Grazie, Louis” sorride e io ricambio. “Hai deciso cosa mettere?” mi chiede poi.

“Sì, jeans e t-shirt anche se non ho ancora scelto quale” confesso guadando confuso l'interno dell'armadio.

“Posso darti una mano?” si offre sorridendo.

“Tu cosa metteresti?” 

“Posso?” chiede. 
Lo guardo e annuisco.
Il ragazzo si avvicina per osservare meglio le mie t-shirt.

“Questa è davvero figa!” afferma tirando fuori la t-shirt Vans “off the wall”

“La ho sia nera che bianca”. 

“Allora nera!” dice lui, deciso. “Nera e jeans scuri; ho visto che anche tu hai molte Vans, quindi è perfetto” continua annuendo

“Ehm mi piace! Grazie, biondo” gli poggio una mano sulla spalla.

“Figurati” poi aggiunge: “Io vado da Melissa; le ho dato appuntamento alle otto e mezza. Tu sbrigati, ci vediamo al falò” le sue chiavi e si dirige verso la porta.

“Buona fortuna, biondo” gli auguro prima che esca dalla stanza.



Sono pronto. Mi guardo allo specchio e sono fiero del risultato. Sono sempre stato sicuro di me e non ho mai avuto problemi a dirlo.
Osservo l'ora sul mio iPhone: sono le 8.45pm. Harry mi aveva detto che il falò sarebbe iniziato alle  nove, quindi sono in perfetto orario. Mi chiedo però se  aveva intenzione di passare da me, prima di dirigersi al falò.
Aspetto ancora un paio di minuti ma di lui non c'è traccia.
Dopo aver più volte scartato l'idea, decido infine di provare a vedere se è ancora nella sua stanza.
Busso alla porta deciso e ad aprirmi c'è lui: bellissimo, una camicia bianca leggermente aperta sul torace, i pantaloni scuri con ai piedi un paio di stivaletti; capelli sciolti, perfettamente in ordine. Sul suo viso,  due profonde fossette accompagnate da uno splendido sorriso, lo guardo e rimango decisamente spiazzato.

“Louis” dice sorridendo. “Cosa ci fai qui?” mi chiede calmo

“Non mi andava di andare là da solo” confesso “non so neanche dove devo andare” continuo, perdendomi ancora a osservarlo

“Questo lo so, ma sarei venuto io da te” ribatte, passandosi una mano tra i capelli.

“Lo sapevo: avrei dovuto aspettare!” mi rimprovero naturalmente nella mia testa.

“Ma apprezzo che tu sia qui” continua, rivolgendomi ancora un sorriso mozzafiato. “Io sono pronto e, dato che lo sei anche tu, possiamo andare, no?” chiede ma è una domanda retorica, naturalmente, quindi mi limito a sorridergli.



Arriviamo al falò e devo ammettere che c'è esattamente tutto ciò che mi aspettavo: fuoco, cibo, musica, gente che balla e soprattutto alcol in quantità.

“Fantastico! Stasera c'è da divertirsi” commento, dirigendomi al bancone degli alcolici.

“Prendo quello che prendi tu” mi sussurra Harry, all'orecchio, affinché io possa sentirlo tra tutto quel caos.

“Perfetto”
“Due 4 bianchi e assenzio”  ordino al ragazzo dietro il bancone. Dopo aver preparato i cocktail,  li deposita sul bancone sorridendo.
Mando giù la bevanda immediatamente mentre noto che Harry fa fatica; un risolino isterico esce dalla mia bocca a quella visione di un cucciolo in difficoltà.

“Fa schifo!” commenta, facendo una smorfia di disgusto.

“Manda giù, tesoro” lo incoraggio, ridendo.

“Posso avere una bottiglia di Sambuca?”  chiedo al ragazzo dietro il bancone, il quale annuisce  e mi passa la bottiglia.

Una bottiglia?!” urla Harry al mio orecchio.

“Una bottiglia!” confermo sorridendo mentre la porto direttamente alla bocca. 
“Bevi” dico poi passandogliela.




La musica inizia a coinvolgermi e l'alcol sta già facendo il suo effetto.

“Balliamo!” esclamo prendendo Harry per mano.

“Louis, io non ballo!” commenta lui in tono lamentoso.

“Oh andiamo, Harry! Devi solo muoverti” dico trascinandolo tra la folla.

“No Louis, ti prego!” 

“Dai, per favore” lo imploro, mostrandogli gli occhi dolci.

“Okay” acconsente alzando gli occhi al cielo, esasperato.

Inizio a ballare Harry si limita a guardarmi imbarazzato, ma ben presto il ritmo della musica inizia a coinvolgere anche lui.
Guardarlo muoversi in quel modo mi permette di vederlo sotto una luce diversa, per quello che realmente è: un ragazzo bellissimo ed estremante sexy.
Porto le braccia al suo collo e inizio a muovermi a tempo con lui; infilo una gamba tra le sue e lui mi sussurra qualcosa all'orecchio, ma non riesco a sentirlo. Il ritmo inizia a darmi alla testa; afferro il suo viso tra le mani, lo guardo dritto negli occhi e mi avvicino lentamente alle sue labbra, ma improvvisamente Harry si stacca da me e, prendendomi per mano, si allontana  velocemente dal caos che ci circonda. 
Vorrei avere la forza di reagire ma mi sento come ipnotizzato, trascinato dagli eventi.

Arriviamo nuovamente in quel punto morto del campo dov'è presente il moretto dal quale l'ho tirato giù quest'oggi.

"Perché ti piace tanto venire qui?" gli chiedo, alzando lo sguardo verso di lui. Noto che mi sta fissando con occhi fiammeggianti di rabbia.

"Cosa vuoi, Louis?" mi chiede, come esasperato
I suoi continui cambi di umore mi confondono.

"Cosa?" aggrotto la fronte, guardandolo perplesso.

"Dimmi cosa vuoi da me!" 

Lo guardo inerme, inclinando il capo da un lato, confuso dalla piega che sta prendendo la nostra conversazione

"Dimmi cosa vuoi da me, Louis” ripete ancora “Non ti credo dimmi cosa vuoi!" sputa fuori tutto d'un fiato con una strana luce negli occhi verdi.

"Cosa voglio?" chiedo spavaldo, curvando le labbra in un mezzo sorriso. Mi avvicino lentamente a lui, puntando i miei occhi nei suoi con veemenza. Sposto il mio sguardo dai suoi occhi alle sue labbra rosee; lo scopro a mordicchiarsi il labbro inferiore.

Quando nuovamente porto lo sguardo ai suoi occhi li vedo risplendere di un verde cristallino.

Di colpo l'atmosfera tra di noi cambia, caricandosi di un inspiegabile euforia che pullula di aspettativa.

Mi avvicino ancor di più al suo viso, lasciando le mie labbra a pochi centimetri dalle sue

"Voglio te!" affermo infine prima di posare la mia bocca contro la sua. Premo con maggior forza contro le sue labbra, chiedendo il permesso di andare oltre. Si lascia sfuggire un piccolo gemito e poi socchiude le labbra. La sua lingua accarezza esitante la mia, prima di diventare famelica.

Mi stacco lui e chiudo gli occhi premendo la fronte contro la sua, dando così a entrambi la possibilità di riprendere fiato.

Il ricco si china per baciarmi ancora ma si ferma prima che le sue labbra tocchino le mie; mi guarda negli occhi come per chiedermi il consenso ed io, in risposta, mi limito a colmare la distanza che ha lasciato.

Spontaneamente, le mie mani cercano i suoi capelli mentre le sue scivolano lungo la mia schiena, posandosi alla base della spina dorsale per spingermi maggiormente contro il suo corpo.

Le nostre labbra sono esigenti, lente, decise e le nostre mani cercano sempre di più.
Mi attira a sé posandomi con veemenza una mano sul sedere.

Sento la sua erezione premere contro i miei fianchi.

“Quei pantaloni devono stargli decisamente stretti” mi ritrovo a pensare. Ma, prima che io possa fare un ulteriore mossa, lo vedo scivolare lentamente in ginocchio.
Quando le sue ginocchia toccano terra, alza lo sguardo verso di me portando le sue mani alla cerniera dei pantaloni;  questa volta il suo sguardo non sembra chiedere il consenso, appare più come un semplice avvertimento.

Slaccia la cerniera e afferra contemporaneamente il pantalone e l'elastico dei boxer, poi abbassa entrambi gli indumenti con decisione, scoprendo la mia erezione.

Rimango spiazzato dalla sua iniziativa. Questa davvero non l'avevo prevista e non ho la forza di reagire in alcun modo.
"Come se non ti piacesse ciò che sta accadendo, Louis"  commenta, sarcastica, l'odiosa vocina che vive nella mia testa.

“Noto con piacere che non hai solo un bel culo” constata, afferrando con la mano la mia erezione e iniziando lentamente a frizionarla.

Un sorriso che si trasforma in un sonoro gemito esce dalla mia bocca prima che Harry sostituisca il calore delle sue mani con quello della sua bocca.

Stento a credere a cosa stia accadendo.
"Davvero? Mi sta davvero facendo un pompino, qui, così?" mi ritrovo a pensare, prima di chinare la testa verso di lui e vederlo ai miei piedi in ginocchio e con la bocca piena di me. 
"Wow, che spettacolo" commenta la vocina.
I movimenti di Harry sono lenti e sinuosi; mi accarezza la punta con la lingua, per poi portare il mio membro fino in fondo alla sua bocca a sfiorargli la gola. Ripete il movimento più e più volte ed io porto istintivamente le mani tra i suoi capelli, assecondando ogni suo movimento.
Con una mano inizia a giocherellare con i miei testicoli e altri gemiti escono dalla mia gola.
Sono completamente nel pallone, mente e corpo disconnessi. Vorrei riuscire a godermi fino in fondo il momento, ma la mia testa ancora stenta a crederci mentre il mio corpo sta arrivando al culmine della sopportazione. 

"Harry, fermati!" lo avverto

Ma sento in risposta le sue labbra diventare più strette e i suoi movimenti sempre più veloci.
"Oh merda non avrà intenzione di..." penso. Ma mentre, la mia mente è occupata a pensare, il mio corpo risponde perfettamente a ciò che sta accadendo.
Harry stringe sempre di più la morsa

"H-Harry" lo chiamo, ancora a denti stretti.

Lui alza lo sguardo e i suoi occhi verdi trovano i miei. Mi guarda attentamente continuando la sua tortura.
Il suo sguardo brucia e il mio copro si lascia definitamente andare rilasciando il suo apprezzamento direttamente nella bocca del riccio, il quale ingerisce per poi liberare il mio membro libero dalla sua bocca.
Lo sento ridacchiare di gusto, mentre si solleva passandosi una mano sulle labbra per ripulirsi.
Lo guardo e non riesco a proferire parola, così come non riesco a muovere un muscolo.
Mai in vita mia mi sono sentito così spossato.

Harry continua a ridacchiare prima di dirmi: "Hai intenzione di restare con i pantaloni abbassati ancora per molto?" riprende a ridere di gusto prima di aggiungere: "Oh, dovrei scattarti una foto!"

Scuoto la testa e stringo gli occhi tentando di ricompormi. Finalmente riacquisto la connessione tra testa e corpo e mi tiro su i pantaloni.

Harry mi osserva prima di commentare: "Ti è cascato il telefono dalla tasca dei jeans".

Osservo il mio iPhone a terra sul prato e lo afferro, mantenendo ancora il mio silenzio.

"Perfetto possiamo tornare alla festa" aggiunge.

"Sì, possiamo andare!" affermo a mia, volta visibilmente confuso.

"Bene" continua lui. Poi prende il telefono dalla tasca dei suoi pantaloni. "I ragazzi mi stanno aspettando" commenta, osservando lo schermo del suo iPhone nero.

"Vai pure, io torno in stanza prendo le sigarette e ti raggiungo" ribatto.
Ho senza dubbio bisogno di allontanarmi da lui per un po’.

"Perfetto. A dopo allora, Lou" mi saluta, dopodiché si volta, dirigendosi verso le luci del falò mentre io vado verso i dormitori con nella testa due fastidiose domande: "Davvero? Perché?"


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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***




"Ti ha dato di volta il cervello Louis??" urla Lottie sbattendo la porta alle sue spalle.
"Lascia perdere, Lot" sbotto, con il pugno ancora sporco di sangue.
"No!" urla ancora prima di aggiungere: "Sei orrendo!"
Mi volto e la guardo: la mia bella sorellina dagli occhi blu, quell'adorabile bambina che correva da me ogni volta che non riusciva a dormire, ora se ne sta lì a fissarmi con gli occhi pieni di disprezzo.
La guardo e non potrei sentirmi più umiliato di così. L'ho presa, ho perso tutto l'amore e tutta la stima che un tempo aveva per me; il suo sguardo ora è così disgustato che fa male. Sento il cuore andare in frantumi alla visione di quegli occhi blu così pieni di odio nei miei confronti. Ma lei ha ragione: sono una persona orribile.
"Lottie m-mi dispiace davvero" provo a dirle prendendole una mano.
"Non toccarmi e non provare a giustificarti".
"Non voglio giustificarmi quel pezzo di merda lo meritava!"
"È in ospedale, Louis! Ha perso i sensi, ti rendi conto? Tu sei pazzo!"
"L'ho fatto anche per te, Lot".
"Per me? Tu non fai nulla per gli altri Louis! Sei un egoista! È tutta colpa tua! Sempre, è sempre colpa tua!" Afferma, scoppiando in lacrime.
"Lottie..." le vado incontro, abbracciandola.
Lei si stringe pochi secondi in quell'abbraccio premendo il viso bagnato di lacrime sul mio petto, prima di staccarsi e allontanarmi bruscamente.
"Stammi lontano, Louis! Stammi molto lontano" afferma, con due iridi così fredde da far paura; ghiaccio puro ghiaccio.
"La mia vita è un inferno, ed è solo colpa tua!" Continua, prima di voltarsi e lasciarmi solo in quell'aula di scienze.



La mia familiare suoneria -"Locked out of Heaven" di Bruno Mars- rimbomba nella stanza e mi riporta alla realtà. Afferro distrattamente l'iPhone dal comodino e, senza badare a chi sia il mittente della chiamata in arrivo, rispondo.
"Pronto"
"Louis, allora sei vivo!" sento dall'altra parte della cornetta. Sono confuso e non riesco a riconoscere quella voce.
"Louis, ci sei?" parla, di nuovo,  lo sconosciuto.
Resto in silenzio, con la bocca impastata dal sonno e il cervello completamente in pappa, ancora  attaccato ai ricordi di quel giorno che fino a qualche minuto fa ero intento a rivivere nei miei sogni.
"Louis, sei morto?"  continua la voce. Ora, però, mi sembra di riconoscerla,  ma non è possibile sia lui.
"Harry" provo a dire, poco convinto.
"Sì, sono io. Mi stavi facendo preoccupare".
"Scusa. Mi sono appena svegliato, e in verità mi sta scoppiando la testa"
"Okay, ma sono le 12 passate e noi ti stiamo aspettando da ore; saresti pregato di muoverti!" afferma, ma sembra in qualche modo divertito.
"Potevi anche svegliarmi prima" dico sgranchendomi la schiena.
Una sonora risata proveniente dall'apparecchio che ho attaccato all'orecchio mi lacera i timpani
"Ti sto chiamando da ore, occhi blu. Sono anche venuto di persona ma il tuo cane da guardia non è stato molto gentile, sai?"
"Cosa?"
gli chiedo confuso.
"Senti Loulou, non ho tempo di parlare con te ora, ma ti sto aspettando e se ti sbrighi magari ti mostro gli spartiti prima di andare a pranzo, quindi alza il tuo bel culo dal letto e datti una massa, a dopo!" dice d'un fiato, prima di staccare la chiamata lasciandomi come un perfetto idiota con il telefono ancora attaccato all'orecchio, intento a proferir parola. 
Allontano il cellulare e noto subito le diciassette chiamate perse da "Harold"
"Hey, aspetta. "Harold"? Quando avrei segnato il suo numero? E perché Harold e non Harry?" mi chiedo confuso, prima di portarmi le mani alla testa; c'è troppa luce per i miei occhi ancora sensibili. Provo ad alzami e quando mi ritrovo in piedi, riconosco subito la ragione del mio mal di testa.
Emicrania, sete, nausea, sensibilità alla luce e al rumore, ricordi confusi. Ho senza dubbio tutti i sintomi un post-sbronza. Mi lascio cadere nuovamente seduto sul letto e mi porto le mani alle tempie,  stringendo le palpebre.

Sento delle chiavi aprire la porta della mia stanza e alzo gli occhi verso di essa. Rimango sorpreso nel veder entrare Liam con un bicchiere tra le mani che si avvicina a me sorridendo, ma con un espressione corrucciata, forse preoccupata.
"Lou come va?" mi chiede, sorridendo, senza rilassare il volto.
"Mi sta scoppiando la testa" confesso, stringendo ancora gli occhi infastiditi dalla fitta luce del mattino proveniente dall'ampia finestra della stanza del campo.
"Tranquillo ci sono io, per questo" dice. Poi mi porge  il bicchiere e  apre la mano sinistra che contiene una pillola, probabilmente un’aspirina.
Afferro entrambi e mando giù tutto senza far domande; so bene di potermi fidare di Liam.
"Bravo il mio piccino" dice ridendo, prima di scompigliarmi i capelli. "Cosa ci fai sveglio? Ti avevo lasciato dormire come un ghiro meno di cinque  minuti fa".
"Mi ha svegliato il cellulare" deglutisco, poi aggiungo:  "Era Harry".
"Ancora? Ma non molla proprio l'osso quello lì?" esclama, visibilmente infastidito.
Lo guardo e aggrotto la fronte.
"Ti sta con il fiato sul collo da ore; se non fosse stato per me, ti avrebbe tirato giù dal letto non curante del fatto che necessiti di un minimo di cure, visto come ti sei conciato ieri sera!" afferma torturandosi le mani come è solito fare quando è estremamente nervoso o infastidito. "Detesto Styles con tutto me stesso; è un vero coglione!" continua scuotendo la testa.
Resto in silenzio e mi concentro su di lui: noto che porta la sua divisa verde e ha i capelli perfettamente acconciati. Mi volto a guardare il letto di Niall e lo scopro perfettamente in ordine.
"Come hai fatto a entrare, Liam? Hai dormito qui?"
Lui mi guarda e scoppia a ridere, prima di rispondermi: "Sì, ho dormito con te Loulou. Lo sai che mi piace fare sesso con chi è estremamente ubriaco!"
A quella parole lo guardo e gli sorrido. So bene, conoscendo Liam, che odia fare sesso con chi non si regge sulle proprie gambe, e, anche ne avesse voglia, non verrebbe da me, per quello.
"Allora finalmente sono riuscito a scopare con te. Caspita, peccato che non lo ricordi!" gli rispondo ironico "Ti va di rammentarmi qualcosa, Lì?" continuo, scoppiando a ridere nel vedere la sua espressione dopo le mie parole.
"Smettila di fare il coglione e va a farti una doccia, Louis. Hai un aspetto orrendo! Sono entrato qui con le tue chiavi; mi sono permesso di prenderle, dato che ti ho riaccompagnato io, perché fosse stato per te ti saresti addormentato per terra".
Apprendo così che ancora una volta Liam mi ha fatto da supervisore; non riesco neanche a ricordare quante volte abbia fatto questo per me o per Zayn.
"Grazie, Lì".
"Mi ringrazierai dopo, quando riuscirò a riconoscerti. Vai a farti una doccia, Lou" mi dice,  allungando una mano per aiutarmi a tirarmi su dal letto.


L'acqua calda scorre lungo il mio viso. Chiudo gli occhi e mi lascio completamente andare alla sensazione del getto dell'acqua che accarezza tutto il mio corpo.
A mano a mano, nella mia testa iniziano a farsi strada alcuni ricordi di ieri sera.
Ricordo Harry e il suo profumo, ricordo di aver ballato con lui, di averlo baciato -oh merda l'ho baciato- ricordo  la sua bocca sulla mia. Mi mordo il labbro a quella memoria, mentre sento alcune gocce d'acqua scivolarmi lungo la gola. Ricordo Harry e i suoi occhi verdi fissi su di me, quello sguardo di chi non si accontenta di un bacio; ricordo quel verde intenso, troppo inteso e poi ricordo, ricordo tutto!
Apro gli occhi di scatto, passandomi una mano sul viso per tentare di ricompormi, ma quelle immagini, mi stanno completamente divorando. Il calore della sua bocca, quella lenta e meravigliosa tortura è troppo viva nella mia testa. Scuoto il capo tentando ancora di riprendermi e quando abbasso lo sguardo sul mio ventre, scopro una pronunciata erezione tra le mie gambe. Chiudo l'acqua ed esco di scatto dalla doccia, coprendomi con l'asciugamano.
Mi guardo allo specchio e mi asciugo i capelli tentando di riportate la mia mente al presente.


Esco dal bagno vestito e sistemato e trovo ancora Liam ad aspettarmi.
"Ora ti riconosco" riconosce, venendomi incontro e posandomi una mano sulla spalla. "Perfetto; posso lasciarti andare e restituirti queste" continua, mostrandomi le chiavi.
Gli sorrido, afferro le chiavi e lo coinvolgo in un abbraccio che sta a simboleggiare tutta la mia gratitudine.
"Io vado Lou, non cacciarti ancora nei guai" mi avverte, prima di lasciare la stanza.


Arrivo al campo e vedo subito Niall venirmi incontro.
"Louis, finalmente! Stavo diventando matto, tutto bene?"
"Sì, Niall. Sto benone, ti ringrazio".
"Menomale! Mi sentivo in colpa perché, beh ecco" si stoppa prima di continuare "perché ieri sera non dormendo in stanza non ti ho visto, e quando questa mattina non ti ho visto arrivare mi sono preoccupato, sì ecco.." dice grattandosi la bionda chioma e diventando praticamente più rosso di un peperone.
Lo guardo e gli rivolgo un sorriso sbieco.
"E così non hai dormito in stanza, eh? Mi devi i dettagli!"
"Ehm, non credo possano interessarti, Louis".
"Ti sbagli. Nonostante si parli di vagine e non sia il mio campo, mi interessa eccome!"
Vedo i suoi occhi quasi lacerarsi alle mie parole e scoppio a ridere.
"D'accordo, non occorrono i dettagli. Ho ben in mente tutto! Complimenti, biondo; al primo colpo, niente male!" gli dico, picchiettando piano sulla sua spalla.
Un sorriso timido gli spunta sul volto, poi vedo poi alle sue spalle Harry che si avvicina.
"Buongiorno, Louis. Niall torna al tuo posto, per favore".
Il biondo obbedisce senza dire una parola, tornando al suo violino mentre io resto immobile a fissare il meraviglioso ragazzo davanti a me.
"Finalmente, Lou! "  esclama, per poi dirigersi verso il ragazzo dai capelli rossi e sussurrargli qualcosa all'orecchio. Afferra dei fogli e si  cammina nuovamente nella mia direzione
"Perfetto, ora seguimi".
Lo guardo e faccio come ordinatomi, dirigendomi con lui lontano dal campo.


Arriviamo in una stanza ampia e piena di strumenti musicali.
"Ti presento la stanza interna per le prove" spiega, allargando le braccia per mostrarmi l'ambiente circostante, prima di accomodarsi su una delle sedie disposte in ordine una accanto all'altra.
"Siediti accanto a me; voglio capire a che punto sei con gli spartiti".

Mi siedo e afferro i fogli tra le sue mani; do loro una rapida occhiata e mi sembra di tornare indietro nel tempo. Sento di non aver dimenticato nulla; è tutto vivo nella mia testa, ogni nota ogni insieme di esse che dà vita alla musica.
Rammento le parole di Jonathan: "La musica è composta da note, non da suoni, la musica è un insieme di note scritte su di uno spartito. Impara a leggere e a comprendere ognuna di esse e il relativo calore, e capirai cos'è la musica. La sua essenza è nascosta fra una nota e l'altra".

"Come ti sembra?" mi chiede Harry, chinando il capo per cercare il mio sguardo.
"È una bella composizione, ma non riesco a riconoscere l'artista".
"Oh quello è ovvio: è una mia versione, una mia composizione".
"Wow! Harry, non mi sembra niente male. L'avete già provata?"
Lui mi guarda e sospira, rispondendomi: "No, non sono sicuro possa funzionare. Non so neanche perché te l'ho mostrata".
Esamino velocemente la sua reazione e, per la prima volta, mi sembra intimidito, forse insicuro.
"Io credo che una composizione come questa meriti almeno una prova; non puoi negartela".

Guardo lo stanza e cerco con lo sguardo lo strumento giusto. Quando scorgo un violino, mi avvicino e lo afferro osservando ogni suo dettaglio.
È di un legno d'abete rosso, leggero, resistente ed elastico; fondo, fasce e manico sono in legno d'acero. La stagionatura dei  materiali sembra perfetta; è senza dubbio un favoloso esemplare.
Harry mi guarda incuriosito, mentre esamino anche l'archetto.

"È un gran bel pezzo da novanta!" esclamo, rispondendo alla sua muta domanda.
"Sì, siamo ben forniti, qui al campo".
"L'ho notato. Forse ora ho capito dove vanno a finire tutti i soldi che paghiamo in quello schifo di scuola".
Harry sorride, ma corruga la fronte.
"Cosa voi fare Louis?" chiede infine.
"Beh, in due non possiamo fare molto, ma se magari mi accompagnassi al piano potremmo provare l'assolo di violino che hai composto, che ne dici?"
Lui resta in silenzio pochi secondi, a osservarmi con le mani ancora piene di spartiti.
"Te la sentiresti?"
"Sì, penso di potercela fare ma, ho bisogno dell'accompagnamento" ribatto, sorridendo.
"A quello ci penso io".
"Ottimo! Allora diamo vita a questa bella composizione!" esclamo, controllando l'accordatura dello strumento prima di postarlo sul collo, sistemandolo sulla clavicola.

Harry si accomoda al piano dandomi l'intro delle prime note.
La musica proveniente dai nostri strumenti e dalle nostre mani rimbomba tra le pareti e in pochi secondi, quella stanza così fredda si riscalda, diventando un ambiente più accogliente e magico.
Mi lascio trasportare dalle note e ho la sensazione di non aver mai smesso di suonare. Una parte di me vorrebbe mollare quel violino per tener fede alla mia promessa fatta per Jonathan.
“Non toccherò mai più uno strumento musicale, non senza lui” avevo detto ormai troppi anni fa, e fino a quel momento avevo tenuto fede alle mie parole. Ma forse, ora era arrivato il momento di lasciar perdere quella promessa. Una parte di me ha sempre saputo che quella dichiarazione fosse solo dettata dalla rabbia, la rabbia di aver perso l'unica certezza che abbia mai avuto, sapevo benissimo anche allora che il problema non era Jonathan, non era la sua perdita a lacerarmi dentro. Era la consapevolezza di essere ciò che sono, di essere attratto al mio stesso sesso, perché anche se avevo solo tredici anni, ero pienamente consapevole di non essere un comune adolescente, sapevo di non avere gusti che potevano essere ritenuti normali.
Ma ormai quello lo avevo superato, quella sofferenza apparteneva ora la passato.
Per troppo tempo avevo negato a me stesso la gioia di suonare e in quel momento, con quel violino tra le mani, mi sentivo finalmente me stesso.

Jonathan diceva: “La musica è la forma più pura della libertà” ma fino a quel momento non avevo mai compreso a pieno quelle parole. Solo ora riesco a capire, a sentirmi libero, vero, sincero. Sento tutto, è tutto in queste note. La spensieratezza, il ricordo, la speranza, l'amore, l'odio, l'indifferenza, la pazzia, la vita e la libertà di viverla a pieno come si conviene, come si deve.
Tra una nota e l'altra lascio in un remoto angolo della mia mente la malsana idea di smettere di suonare quella meravigliosa melodia e continuo, sentendomi fiero di ciò che sto facendo. Assaporo a pieno ogni nota, ogni sua sfumatura, ogni suo colore.

Quando l'assolo finisce, apro gli occhi e trovo Harry a fissarmi con le iridi inumidite, piene di emozione, di un verde smeraldo quasi sorprendente e sconvolgente al tempo stesso.
“Wow, non è stato male” commenta schiarendosi la voce.
“Un po' struggente, ma fantastico” gli rispondo, rapito dal verde dei suoi occhi.
“Credo che dovresti concedere a tutti di ascoltarlo. Dovremmo provarla per intero, Harry. Funziona, può funzionare”.
“Lo credi davvero?”
“Assolutamente sì” affermo, posando accuratamente il violino al suo posto, prima di dirigermi verso di lui.
“Hai scritto una composizione stupenda. Mi sembra ben studiata in ogni dettaglio e a questo assolo hai preceduto un’introduzione di strumenti fantastica; dovresti provarla. Potresti vincere quella borsa di studio, Harold”.
Lui mi guarda e sorride; i suoi occhi diventano ancora più verdi.
“Mi piace quando lo dici” commenta fissandomi attentamente.
“Quando dico cosa?”
“Quando dici Harold”.
Non mi ero neanche accorto di averlo chiamato in quel modo. Resto in silenzio, non sapendo cosa rispondergli, limitandomi a rivolgergli un sorriso.
Lo vedo scrollare il capo divertito, poi aggiunge: “Allora grazie per l'incoraggiamento. Ci rifletterò e magari chissà, suoneremo questo il giorno della gara. Ma ora il mio stomaco inizia a brontolare; cosa ne dici di andare a pranzo?”
Annuisco all'istante, sentendo il mio stomaco implorare al solo sentir parlare di cibo, e insieme abbandoniamo quella stanza per dirigerci verso la mensa.

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***




Dopo una lunga giornata di prove con i ragazzi, rientro in stanza. Niall si è fermato a chiacchierare con Melissa, quindi mi ritrovo solo.
Chiamo mia madre e successivamente Zayn.
Mia madre come sempre è di poche parole, mentre Zayn è fin troppo curioso e loquace ma, per la prima volta da quando lo conosco, gli ho mentito; gli ho detto che, come previsto, ho passato una giornata orribile.
Mi chiedo vagamente per quale motivo abbia scelto di raccontargli una menzogna e giungo alla conclusione che, forse, la giornata appena trascorsa ha stupito così tanto anche me che accettare mi sia piaciuta, risulta essere troppo.
Zayn, inoltre, mi ha chiesto di Harry; voleva sapere se avevo seguito il suo consiglio di divertirmi con lui. Purtroppo, mi sono trovato costretto a mentirgli ancora una volta, spiegandogli che la sera del falò non è accaduto nulla in particolare.
Ho spudoratamente mentito al mio migliore amico, l'unica persona al mondo che davvero mi conosce. Gli ho mentito per la prima volta e non mi sento neanche in colpa per averlo fatto. Gli ho mentito perché sto mentendo a me stesso, perché pensare di sentirmi a mio agio in questo posto mi destabilizza. Gli ho mentito su Harry perché sto fingendo di non ricordare quanto accaduto. Ma Zayn mi conosce, e so bene che ha capito che qualcosa non va. Sono riuscito a cambiare argomento solo parlandogli di Liam.
Conclusa la conversazione con lui, decido di fare una doccia prima che torni Niall.

Quando riemergo dal bagno trovo il mio compagno di stanza ad aspettarmi.
"Sei veramente una lumaca, Louis! Saranno quaranta minuti che sei chiuso in quel bagno, e quando sono arrivato eri già lì dentro chissà da quanto".
"Mi piace rilassarmi, biondo" gli rispondo tranquillo.
"Come vuoi, ma porta rispetto per le vesciche altrui, Louis. Ho dovuto chiedere ad Harry di farmi fare la pipì".
"Beh, potevi anche bussare; ti avrei fatto entrare."
Lo vedo diventare completamente rosso e scoppio a ridere prima di aggiungere:
"Non farti condizionare dai miei gusti sessuali. Tu sei carino, ma tranquillo: non mi interessi" dico facendogli un occhiolino.
"Ma no, certo" bisbiglia chinando il capo.  "Mi dispiace. Non volevo che ti sentissi in imbarazzo, ecco perché non ti ho chiesto di farmi entrare".
"Non sarei stato io quello imbarazzato, Niall".
"Louis ti prego, non mi fraintendere".
"Tranquillo Niall, tranquillo" lo rassicuro facendogli un sorriso.
"Se ho il tuo permesso, la prossima volta svuoterò la mia vescica nel nostro bagno, promesso" aggiunge riprendendo la conversazione che ritenevo ormai conclusa.
"Hai il mio permesso; se scappa, scappa" concludo rivolgendogli ancora un sorriso.
"Cosa fate la sera in questo posto? È davvero una noia mortale, andare a dormire così presto".
"Poi fare ciò che vuoi Louis, noi tra un po' ci riuniamo nella stanza di Ed per fare due chiacchiere. Sei il benvenuto".
"Perfetto ci vengo. Pur di fare qualcosa, ci sarò".



Mi sento totalmente un pesce fuor d'acqua in questa stanza piena di ragazzi che non fanno altro che parlare delle cheerleaders del campo.
Sono abituato a questi argomenti anche con i miei amici, ma ora tra questi ragazzi mi sento completamente fuori luogo. 
Niall cerca di coinvolgermi il più possibile e apprezzo il suo tentativo, ma continuo a sentirmi decisamente di troppo. 
Mi chiedo come mai Harry non sia tra noi; forse con lui riuscirei a sentirmi più a mio agio. In fondo,  oggi mi sono sentito perfettamente parte del gruppo, mentre ora mi chiedo cosa ci faccia ancora in questa stanza piena di sconosciuti. 
Lascio che il tempo scorra ancora un po' per non risultare scortese, poi mi dileguo fingendo di essere stanco.

Cammino tra i corridoi e vedo in lontananza la sagoma di un ragazzo alto e dai capelli lunghi; non può che essere lui.
Gli vado incontro sorridendo. Nel vederlo, mi sento stranamente euforico.

"Hey pensavo stessi dormendo" .
"Io pensavo lo stesso di te" mi risponde regalandomi uno dei suoi sorrisi. 
"Ero in stanza con i ragazzi, ma ho preferito andare via".
Harry scoppia a ridere di gusto ed io lo guardo inebetito, non capendo tale reazione.
"Scusa, ma ci credo che te la sei data a gambe! Io odio quelle riunioni in cui non fanno altro che parlare di tette" spiega, calmo.
"Sì, è una delle ragioni per le quali sono andato via" confermo. 
"Ed ora stavi tornando da solo in camera?" 
"Non saprei cos'altro fare. Hai proposte?" gli chiedo inarcando un sopracciglio.
"Nulla in particolare; io stavo solo andando a fumarmi una sigaretta, in stanza fa caldo e mi piace stare all'aria aperta. Vieni con me?" 
"Ci vengo molto volentieri, se mi offri una sigaretta".
"Anche due" sorride, ed io non posso fare a meno di notare quella deliziosa fossetta che gli appare sul viso. Sono quasi tentato di allungare la mano per toccare quella meravigliosa rientranza, ma non lo faccio.

Arriviamo al campo ed Harry si accomoda direttamente sul prato. Lo imito e mi accomodo al suo fianco

"Adoro la sensazione dell'erba fresca".
"Più che fresca, è decisamente umida" lo correggo.
"Oh no, ti troverai il culetto bagnato! Sarà un bello spettacolo; dopo vai avanti tu" dice, ironico.
"Sei un depravato!" esclamo fingendomi offeso. 

Sorride ancora, prima di porgermi il pacchetto di sigarette e passarmi l'accendino. 
Fumiamo in religioso silenzio, puntando gli occhi al cielo poco stellato.
Mi perdo più volte a osservare il suo profilo illuminato alla luce fioca dei lampioni che circondano il campo; sembra pensieroso e totalmente perso nell'immensa distesa nera del cielo notturno.
Conclusa la sigaretta, tiro fuori il telefono per guardare l'ora: le 11.15pm. Credevo fosse più tardi.

Vedo Harry puntare gli occhi sul display del mio iPhone, prima di interrompere il silenzio che si era creato tra noi. 
"È la tua famiglia?" chiede
Osservo anch'io lo schermo: un perfetto quadro familiare; io, mamma, Dan, le gemelle, Fizzy e Lottie riuniti in uno  scatto stile Mulino Bianco, nella villa di famiglia a Holmes Chapel.
"Sì, è la mia famiglia".
"Siete numerosi, eppure i tuoi sembrano così giovani".
"Oh sì, lei è mia madre, ma questo è il suo compagno; i miei sono separati" spiego.
"Anche i miei lo sono. Il compagno di tua madre, però, mi sembra carino".
"Oh, Dan è davvero adorabile".
Lo vedo sorridere e poi osservare meglio la foto.
"Siete davvero tutti bellissimi" aggiunge.
"Grazie, Harry" gli rispondo, regalandogli in sorriso.
Per un paio di minuti, cala nuovamente il silenzio che ancora un volta viene interrotto da Harry.
"Loro come l'hanno presa?" Mi chiede serio, puntando gli occhi sulla punta delle sue scarpe.
"Cosa?"
"Ehm, il tuo orientamento sessuale" chiarisce senza distogliere lo sguardo dai propri piedi.
"È stato più facile per loro che per me" gli confesso, rammentando il giorno in cui fu mia madre a dirmi: "Non fartene un problema, Louis. Tu sei perfetto così come sei". Sorrido a quel ricordo e poi osservo lui.
"E i tuoi invece?" chiedo a mia volta.
"I miei cosa?"
"I tuoi come l'hanno presa? ti ho rigirato la domanda".
"Hey, chi ti ha detto che sono gay?" commenta; e la sua espressione sembra quasi inorridita.
Lo guardo confuso e farfuglio un "perdonami io pensavo che..."
"Oddio sei esilarante!" esclama, iniziando a ridere rumorosamente.
Lo osservo attentamente arricciando le sopracciglia; mi sta prendendo in giro? Mi chiedo. Non credo di essermi sbagliato e ora, con questa risata, me ne sta dando conferma?
"Avresti dovuto vedere la tua faccia! Anzi, hai ancora quell'espressione!" esclama ancora, tra una risata e l'altra.
"Mi stai prendendo per il culo?" domando, poi, a voce alta.
"Oh, ci sei arrivato!" conferma, strizzando gli occhi bagnati di lacrime dovute a quella risata isterica.
"L'hanno presa bene" aggiunge, tornando serio.
"È stato più facile per loro che per me, anche nel mio caso".
"Sei un coglione" dico agitando il capo.
"Sei tu che ci caschi come un idiota. Dio, avresti dovuto vedere la tua espressione!"
"Smettila!" dico colpendolo sulla spalla.
"Che sassy permalosa!"
"Come mi hai chiamato scusa?"
"Sassy" ribadisce. "Ti sta benissimo, come nomignolo".
"Vuoi finire in ospedale, Styles?"
"Vuoi finire in ospedale Styles?" ripete canzonandomi.
"Mi stai facendo il verso?"
"Sei uno spasso, Louis!"
"E tu un coglione, Harold".
Lo vedo tornare immediatamente serio.
"Dillo ancora" ordina, puntando due occhioni verdi nei miei.
"Dire cosa?"
"Chiamami ancora in quel modo".
"Harold?" chiedo, perdendomi a mia volta in quelle due iridi verdi.
"Suona così bene, detto da te" commenta, serio, allungando l'indice sulla punta del mio naso e lasciando che scivoli contro di esso, accarezzandolo delicatamente.
"Tutto suona bene, detto da me" rispondo, senza staccare quel contatto visivo, ormai troppo intenso.
“In verità, tesoro” bisbiglia, sollevandomi il mento con la punta delle dita “la tua voce è un bel po' stridula” conclude abbassando lo sguardo per poi iniziare a sorridere.
“La mia voce non è stridula!” puntualizzo, scuotendo il capo, naturalmente contrariato dalla sua affermazione.
“Diciamo non sempre”.
“È già un inizio, ma ormai sei sulla mia lista nera!” affermo con una smorfia.
“Non lo è sempre, ma quasi sempre” si corregge, facendo spallucce.
“Sei ufficialmente nella lista!”
“Chi c'è in questa lista, Loulou? Vecchi amori, amanti?” chiede, sarcastico.
“Tutti quelli che mi stanno sul cazzo” .
“Oh,  considerando le dimensioni, deve essere una lista molto lunga” dice ammiccando maliziosamente in mia direzione.
Spiazzato, a quelle parole e a quel non troppo velato riferimento al mio pene, non posso fare altro se non rimanere spiazzato. Lui lo ricorda, come lo ricordo io. Per tutto il giorno ho immaginato fosse ubriaco, che non ricordasse nulla; ma ora sembra evidente non sia così. Allora perché ha finto indifferenza tutto il giorno? Perché si comporta come se non fosse accaduto nulla?
“Era solo un pompino, Louis” mi suggerisce la vocina. Ed è ovvio abbia ragione, ma per tutto il giorno lui si è comportato da amico senza toccare l’argomento in alcun modo, ed io non riesco a capire.
“Ho detto qualcosa che non va?” chiede, arricciando le sopracciglia.
“Ehm, cosa?” domando ancora, perso nei miei pensieri. “Oh no, nulla” commento poi.
“Sembravi scandalizzato; era solo un complimento” .
“Dovrei dire grazie?” chiedo ironico, alzando le spalle.
“Sarebbe gradito”.
“Grazie, Harry. So di essere perfetto anche tra i pantaloni e, sai, mi piacerebbe ricambiare il complimento ma non so se affermando la stessa cosa, nel tuo caso possa corrispondere a verità”  ribatto in tono malizioso, allungando una mano sulla sua coscia.
“Te la spezzo, la manina, Louis!” taglia corto, bruciando con gli occhi la mia mano.
“Paura del confronto?”
“Non temere tesoro, non è questo il problema”.
“E allora quale sarebbe, Harold?” domando, sussurrando il suo nome.
“Non ti è dato saperlo, ora” conclude, scostando la mia mano dalla sua coscia.

Non ora? Quando? Mi chiedo automaticamente, mordendomi il labbro inferiore.
“Non guardarmi con quella faccia!” commenta, con un mezzo sorrido.
“Quale faccia?”
“Ti va un’ultima sigaretta prima di andare a dormire?” chiede cambiando argomento.
Lo guardo agitando il capo, confuso. Perché non riesco a stare dietro i suoi pensieri? Perché non riesco a capirlo? Sembra così complicato. 
“Ci sto” rispondo, infine.
“Bene” commenta, allungandomi ancora il pacchetto e poi l'accendino.
Osservo i suoi movimenti, il modo in cui poggia la sigaretta sulle labbra. È ipnotico.
Prende improvvisamente a parlare tra un tiro e l'altro, ma io non lo sto ascoltando; sono totalmente perso ad osservarlo. Ipnotico per lui è il termine giusto. Il modo in cui muove le labbra, in cui si sistema i capelli e gesticola, giocando con gli anelli, sembra una magia. In un’altra vita avrebbe potuto essere uno psicologo al quale non sarebbe servita nessuna tecnica ipnotica; gli sarebbe bastato, uno  sguardo, per ipnotizzare uomini e donne.

Lo vedo alzarsi con estrema eleganza e ancora rimango rapito dai suoi movimenti.
Allunga la mano nella mia direzione. 
“Ti serve una mano?”  chiede, sorridendo.
Sono abbastanza sicuro che riuscirei ad alzarmi da solo, ma quella mano tesa per me non può essere ignorata; la afferro, accogliendo il suo invito, e in pochi attimi mi ritrovo in piedi.
“Okay, andiamo” commenta e, con un gesto,  invita me ad andare avanti.
Senza pensarci troppo mi incammino per primo verso i dormitori.
“Dovresti indossare pantaloni più chiari” farfuglia alle mie spalle.
“Cosa?” chiedo voltandomi.
Lo vedo sorridere a trentadue denti; le mani incrociate dietro la schiena e un’aria da finto innocente.
“Hey, mi stavi davvero guardando il culo?”
“Come ti viene in mente?” ribatte fingendosi offeso.
“Depravato” commento.
“Adulatore” ribatte, senza cambiare espressione.

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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***




Pausa pranzo. Harry e Ed stanno raccogliendo e sistemando gli spartiti prima di andare in mensa; io e Niall li stiamo aspettando.
Sono già passati dieci giorni da quando sono arrivato qui e le cose sembrano, ad oggi, andare per il meglio. Devo ammettere che questo posto non è come lo avevo immaginato.
Niall aveva ragione; si lavora ma c'è anche tempo per divertirsi. È insolito per me passare le vacanze estive lavorando, ma se il lavoro è musica allora, forse, non è poi così male.
Da quando Harry mi ha mostrato quegli spartiti e con lui, in quella stanza, ho messo mano dopo anni a un violino, ho capito che non avrei mai dovuto smettere di suonare, non avrei mai dovuto lasciarmi trascinare da quelle che ho scoperto essere paure. Ora che questo mi è chiaro, sento di non voler più mollare, perché suonando riesco a sentirmi davvero libero, davvero me stesso. Quando le note si liberano nell'aria grazie al movimento delle mie mani, ho la sensazione che il mondo sia un posto migliore, un posto in cui non ci sono stereotipi e pregiudizi; in cui non si fanno distinzioni tra quel che è giusto e quel che è sbagliato; dove l’amore non ha confini.
Quando ho detto a mia madre che ho ripreso a suonare era letteralmente entusiasta; per la prima volta dopo anni ho sentito nella sua voce un pizzico di orgoglio. Avrei voluto vedere la sua espressione, ma anche attraverso la cornetta sono riuscito a percepire quanto questo l'abbia resa felice.

“Andiamo!” esclama Harry raggiungendoci, seguito da Ed.
“Andiamo” ripeto, e insieme agli altri ci incamminiamo verso la mensa.


Sono in mensa con i ragazzi; tra un boccone e l'altro la chiacchierata è d'obbligo.
Devo ammettere che è anche grazie a loro se mi sento bene in questo posto. Mi manca Zayn, mi mancano i miei amici, mi manca uscire e divertirmi davvero, mi manca la mia vera vita; ma qui con loro il tempo passa, e non è poi così male.
Ho imparato a conoscere meglio Niall e ho scoperto in lui una vitalità che pochi hanno; il biondo è sempre così allegro e positivo che è impossibile non sorridere in sua compagnia.
Edward invece è un po' più taciturno ma condivide con Niall quello spirito da eterno bambino.
Ci sono poi Josh, James, Ben, Chris e gli altri, con i quali mi limito semplicemente a scambiare due chiacchiere di tanto in tanto.
Ultimo ma non meno importante è Harry.
Harry che, ancora adesso, non riesco a capire. Harry, il ragazzo che mi bacia mi fa servizietti, ma che poi finge di con ricordare nulla. Harry, il ragazzo dagli occhi verdi e dal fascino ipnotizzante. Harry e le due dannate fossette. Harry e la sua voce roca. Harry e i suoi eleganti movimenti. Harry e i suoi capelli. Harry, Harry e ancora Harry che mi sta letteralmente fottendo il cervello.
Sono giorni che mi faccio mille domande, giorni che mi perdo a osservarlo. Lui e la sua ombra di mistero sono diventati il centro dei miei pensieri. Vorrei riuscire a capirlo, ma  sembra impossibile.

“A cosa stai pensando Loulou? Sei così silenzioso...” chiede proprio colui che è il soggetto dei miei pensieri.  
“A te” dovrei rispondergli ma “A nulla in particolare” dico, e ottengo un sorriso in risposta.
“Possiamo far pausa fino a domani, Haz?” domanda poi Niall.
“Ehm, non so...”
“Dai Hazza sono giorni che lavoriamo; siamo a buon punto. Possiamo concederci un pomeriggio di pausa” commenta Ed.
Vedo Harry guardarlo visibilmente contrariato.
“Dirà di no e addio pomeriggio di relax” mi trovo costretto a pensare e senza volerlo, sospiro profondamente. Noto Harry lanciare un occhiata fugace in mia direzione e poi, riflettere. Dopo quello che sembra un tempo infinito, riprende parola annunciando: “Forse, possiamo concederci una pausa; che pausa sia!”
Un sorriso di genuina gioia si fa strada sul volto di tutti, mentre terminiamo il pranzo.



Torno in camera con Niall e tra una chiacchiera e l'altra ci ritroviamo entrambi distesi sui nostri letti. Dopo poco, il biondo si sistema sul materasso munito del suo portatile; io inizio a giocherellare con il telefono. Attivo il 3g, e in pochi istanti un numero infinito di notifiche carica sullo schermo. I miei occhi sono increduli, le notifiche caricano crescendo inverosimilmente . C'è qualche notifica su Twitter ma è Whatsapp il vero problema. Sento il telefono diventare più caldo tra le mani. Deve aver fatto una fatica immane per caricare tutte queste notifiche.
Esitante, apro l'app di Whatsapp e noto subito che oltre qualche messaggio privato il problema arriva dal gruppo "Brothers" che condivido con Zayn e con i ragazzi.
Apro la conversazione di gruppo e leggo velocemente gli ultimi messaggi. Mi accorgo subito che sono intenti a organizzarsi per uscire quella sera. Tra loro è nato un piccolo dibattito sulla scelta del nightclub. Continuo a leggere; vorrei scrivere ma non cosa dire. Sorrido nel notare che, come sempre, Calvin, ha una strana passione per il "Libertine", mentre gli altri optano per cambiare club. Leggo la loro fitta conversazione e per un attimo mi sento a casa; ma poi mi guardo intorno: questa non è casa mia, questa non è la mia stanza.
Mi mancano. In questo momento mi mancano davvero, tutti loro.
Guardo lo schermo e osservo la tastiera che appare immediatamente quando pigio il dito nell'apposita barra per scrivere. Il cursore lampeggia, guardo ancora la testiera indeciso; mi lascio guidare all'istituto e digito "Ragazzi, mi mancate" invio.
Le loro riposte, colme di entusiasmo, non tardano ad arrivare. In pochi secondi quella che era una conversazione su che club onorare dalla loro presenza, diventa una conversazione ricca di curiose domande su me ed il band camp. Rispondo meglio che posso a ogni domanda ma, mentre sono impegnato nella conversazione, arriva una notifica che mi spiazza.
Harold mi avvisa Whatsapp nel panello delle notifiche. Esito più di una volta prima di aprire la conversazione.
"Che stai facendo, occhi blu?" trovo scritto. Un sorriso imbarazzato si la largo sul mio viso e, senza neanche accorgermene ignoro completamente i ragazzi nella conversione di groppo.
Devo rispondergli? Mi domando. "Ma certo che devi o crederà che sei un idiota" interviene la vocina.
"Nulla, facevo due chicchere con degli amici" rispondo, sincero.
Harold sta scrivendo leggo in alto sullo schermo; per un attimo sento il mio respiro bloccarsi.
"Ti va di venire con me?" scrive, poi. 
Colpo al cuore. Avrò perso cinque battiti, penso.
"Dove?".
"In città. Tra 5 minuti sarò fuori dalla tua stanza così ne parliamo da vicino".
"Okay ti aspetto. ;-)". 

Osservo lo schermo ma Harry non risulta più online, sarà qui da un momento all'altro.
Mi alzo dal letto e corro velocemente in bagno per darmi una sistemata. Quando torno in stanza mi sento agitato, euforico.
Niall mi osserva attentamente, completamente stranito. Sento il telefono vibrare tra le mie mani. Distolgo lo sardo dal biondo e lo porto sullo schermo del mio Iphone. 
"Sono qui fuori esci un attimo" mi avvisa Harold
Tiro un profondo sospiro, mi dirigo verso la porta lasciando Niall con un sorriso prima di uscire e chiudermela  alle spalle.

Harry mi attende con un sorriso raggiante. Ha i capelli raccolti, non avevo mai visto il suo viso così bene; è davvero meraviglioso.

"Hey" dice, sollevando l'angolo sinistro delle labbra in una piega deliziosa che dà vita alla sua perfetta fossetta.
"Hey" ripeto in riposta, sorridendogli a mia volta.
"Allora vieni o no, con me in città?" domanda.
"E come usciamo di qui?".
"Con la mia macchina".
"Bene, ma ci è concesso uscire da questo carcere senza sbarre?".
Sorride prima di mostrarmi due fogli con delle firme.
"Cosa sarebbero?" chiedo.
"Permessi. Permessi del preside, arrivo dal suo ufficio proprio ora".
"E ti ha concesso dei permessi? Per me e per te?".
"Beh per me, e per un accompagnatore. Non ho fatto il tuo nome. Sai, io sono un alunno perfetto e non ho avuto problemi a ottenere un piccolo permesso, ma tu... Diciamo che ho preferito evitare di annunciare a gran voce il tuo nome"
"Diciamo che hai fatto bene; quell'uomo mi odia".
"Gli avrai dato ragioni per farlo, immagino".
"Okay, cocco del preside; vuoi infierire su di me e sui miei rapporti con un cinquantenne incompetente, o mi concedi l'onore di uscire da questo posto con te?"
"Vorrei concederle questo onore, signorino Tomlinson" dice sorridendo.
"Perfetto. Quando si va?" chiedo entusiasta.
"Anche ora!" esclama raggiante.
"Prendo le chiavi e arrivo!" lo informo.
"Ti aspetto qui" commenta mentre entro in stanza.


Mi dirigo verso il letto e prendo dal cassetto del comodino le miei chiavi.
Mi volto verso Niall che mi fissa attentamente con un’espressione notevolmente confusa.

"Cosa stai facendo Lou?" chiede in fine.
"Esco. Vado in città con Harry. Ci vediamo stasera" spiego frettolosamente.
"Oh, bene; divertitevi allora..." commenta il mio compagno a voce flebile e disorientata.
"Grazie, Niall. Ti auguro altrettanto" rispondo sorridendo, prima di lasciare la stanza.


Harry mi conduce verso il parcheggio. Si avvicina a una fiammante Mercedes cabrio bianca.

“Wow! Questa sarebbe la tua macchina?” domando a bocca aperta.
“Papi sa essere generoso; d'altronde con un figlio perfetto come me...”
“È bellissima” constato, ammirando ogni dettaglio.
“Lo so. Hai intenzione di guardarla o ci vorresti anche salire?”
“Potrei perfino scopare con una macchina così”.
Scoppia a ridere di gusto portandosi poi le mani alle bocca.
“Non poi scopare con una macchina, Louis!”
“Con una così, potrei trovare il modo” continuo, ironico.
“Tu sei pazzo! Lascia stare la mia bambina, ti denuncio!”
Ridiamo entrambi come ragazzine prima di salire in auto e lasciarci alle spalle il band camp. L'auto è bellissima anche all'interno, ed io mi perdo a osservare ogni suo dettaglio.

“Però, sai, Harold… Penso che la tua bambina sia un po’ scomoda per scopare” constato ironicamente.
“Io non scopo nella mia macchina, Louis!”
“Paura di sporcare i sediolini? Sono in pelle; basta uno straccio e tutto va via...”
“Sei disgustoso!”
“Okay, preferisci una stanza d'albergo, chiaro”.
“Preferirei darti un calcio nelle palle”.
“Ohh azione… Fantastico, prendo nota...” continuo, malizioso.
“Non ti predo a schiaffi solo perché sto guidando” commenta, lanciandomi un’occhiata terrificante.
Scoppio a ridere agitando il capo e mordendomi il labbro per costringermi a tacere. Harry continua a lanciarmi occhiate poco carine.

Arriviamo nel centro di Holmes Chapel; conosco bene questa cittadina. Il tempo passa, ma qui le cose sembrano non cambiare mai.

“Se svolti l'angolo, a sinistra c'è un pub fantastico! Potremmo prendere qualcosa lì”.
“Conosci Holmes Chapel?” domanda incredulo.
“Certo, ho una casa a pochi isolati da qui. Sulla Chester Road”.
“Cosa?” domanda ancora, sconvolto. “Io ci sono cresciuto qui, Louis! Ho una casa a pochi isolati della Chester Road” spiega.
“Oh mio dio!” esclamo scandendo a chiare lettere ogni parola. “Io vengo qui, ogni fine settimana, da 19 anni, Harry!”
“Io ho vissuto qui per ben 12 anni. A ogni occasione possibile torno qui senza pensarci due volte!” afferma.
“Dove hai casa?” chiedo curioso.
“Sulla Bromley Drive” mi informa.
“Dannazione! Come è possibile che non ci siamo mai incontrati? Giro tutta Holmes Chapel in bici ogni volta che sono qui. Credevo di conoscere tutto e tutti, eppure non ti ho mai visto!”
“Non dirlo a me; ho vissuto qui per anni e ci ho perfino lavorato!”
“Cosa? Dove?” chiedo ancora sotto shock.
“Da Mandevilles Bakery; ma non lavoravo mai nei week end, forse per questo non ci siamo mai incontrati...”
“Sono sconvolto!” affermo. E lo sono; lo sono davvero. Com'è possibile che non ci siamo mai incontrati? Qui si incontrano tutti.
“Lo sono anche io, Louis! Completamente sconvolto. Volevi andare da Old Red Lion?”
“Esatto, possiamo prendere-”
“Una birra!” esclama interrompendomi.
“Esatto” confermo sorridendo.

Harry parcheggia l'auto e insieme ci dirigiamo al pub.
I'Old Red Lion non cambia mai; c'è sempre quell'adorabile odore di legno e di rustico. Spero di vedere Rachel, dato che è un po' che non vengo qui.
Ci accomodiamo al bancone, ma a servirci è una ragazza che non avevo mai visto prima; Harry al contrario sembra conoscerla, e i due scambiano velocemente qualche parola di saluto.
Resto in silenzio, ancora scioccato da quello che pochi minuti prima ho appreso. Non riesco proprio a capire come sia possibile. Perché non ci siamo mai incontrati? Perché anche a scuola non lo avevo mai visto? Come ho potuto non notare questa meraviglia che ora ho seduta accanto?
Lui sorseggia la sua birra guardandomi ed io faccio lo stesso. Per qualche minuto, tra noi cala il silenzio, ma entrambi non perdiamo il contatto visivo.

“Cosa vedono i miei occhi?!” urla la voce di una donna. Una voce familiare, troppo familiare. Non può che essere Rachel.
Mi volto e lei è lì. Rachel, la mia Rachel. La donna che per anni ha ascoltato tutti i miei problemi: la mia psicologa senza titolo; è così amo definirla. Un amica, una zia, una madre; pronta ad ascoltarti e consigliarti quando occorre, quando sei in difficoltà.

Il mio volto non potrebbe essere segnato da un sorriso più vero; sono così felice di vederla.

“Tu conosci Rachel?” chiede Harry.
“Certo che conosco Rachel!” affermo.
“Questo è strano” commenta lui.
“Tutto è strano, tesoro!” gli rispondo.
“Louis e Harry?!” urla lei, incredula. “Cosa ci fate qui? Insieme? Vi conoscete?” domanda venendoci incontro a braccia larghe.
“Rach” piagnucola Harry.
La donna abbraccia entrambi prima di accomodarsi accanto a noi.
“Harry Styles e Louis Tomlinson, i miei due ragazzi preferiti, che escono insieme! Mi dovete i dettagli!” esclama entusiasta.
“Noi frequentiamo la stessa scuola a Londra, Rach” spiega Harry.
“Dio, voi due insieme siete perfetti! Da quanto tempo vi frequentate?”
“Oh no, Rachel noi... Ehm noi non siamo una coppia” affermo io con voce tremante di imbarazzo.
“Beh lo sarete presto! Molto presto! Senza dubbio! Ho sempre pensato di farvi incontrare, ma vedo che il destino ci ha pensato per me!” dice senza mezzi termini.
Io e Harry ci guardiamo, imbarazzati dell'esuberanza di Rachel; conoscendola, forse, entrambi sappiamo che contestare ciò che afferma con tale convinzione è completamente inutile.
Restiamo a chiacchierare con lei per un bel po', ma quando all'ora di punta il locale si riempie, Rachel è costretta a salutarci. Salutiamo lei e lasciamo anche noi il pub.

Passeggiamo e ci accomodiamo su una panchina continuando a chiacchierare. Tra una chiacchiera e l'altra, prendo il telefono dalla tasca dei pantaloni.
Ho dimenticato di disattivare la connessione e i ragazzi nel gruppo continuano a parlare. Rammento di aver abbandonato la conversazione senza spiegazioni. Accedo a Whatsapp e spiego loro che al momento non posso parlare perché sono con un amico. Ma dire che ho degli amici curiosi e impiccioni sarebbe poco. Zayn mi chiede se mi riferisco ad Harry, e la mia riposta non può che essere affermativa.
“Fatevi una foto e mandala qui” insiste più di una volta Stan. Esasperato dalla sua richiesta, attivo la telecamera interna del telefono.

“Facciamoci un selfie, Harold” dico ad Harry con aria innocente.
Avvicina tranquillamente il suo viso al mio ed io scatto la foto, catturando quel momento ora impresso sullo schermo del mio cellulare.  
“Siamo bellissimi!” commento soddisfatto, mentre invio la foto anche nel gruppo.
“Ma che carini” , “Bellissimi” , “Siete adorabili” sono i commenti dei ragazzi.
Sorrido osservando il ragazzo accanto a me; è lui ad essere bellissimo.
“I miei amici dicono che siamo carini” lo informo.
“Cosa?” chiede confuso.
“Ho inviato la nostra foto ai miei amici” spiego tranquillo.
“Quando dici miei amici intendi quei cretini di Zayn, Calvin e company?” domanda infastidito.
“Li conosci?”
“Il conosco solo come conoscevo te. Ma preferirei non conoscerli mai.” commenta acido.
“Hanno detto o fatto qualcosa di stupido? Se così fosse, ti chiedo scusa da parte loro; a volte sanno essere dei perfetti idioti...”
“Non mi hanno né detto né fatto nulla, Louis. Ma non mi piacciono e mi piacerebbe che tu non inviassi loro foto in cui ci sono anche io” continua antipatico.
“È solo una foto, Harry; potresti anche calmarti!” esclamo innervosito dalla sua reazione.
Sento i suoi occhi su di me; mi sta guardando attentamente, con le sopracciglia corrucciate, ma quando alzo anche io lo sguardo, sembra rilassare la sua espressione.
“Perdonami; sono tuoi amici. Puoi fare ciò che vuoi. Solo che quelle persone non mi piacciono”.
“Perché? Hai detto che non ti hanno fatto nulla. Cosa hai contro di loro, se neanche li conosci?”
“Tu e i tuoi amici. Louis, siete odiosi” afferma serio.
“Cosa?” domando seccato.
“Credo tu sia diverso da qual che vuoi mostrare. Ma loro continuano a non piacermi”  
“Credi che io sia diverso?” domando, improvvisamente curioso. Cosa intende dire?
“Credo, non lo so… Ti prego Lou, possiamo parlare di altro?” dice agitando il capo.
Osservo il suo viso; sembra confuso. Sono sicuro di avere stampata in volto la sua stessa espressione.
“Posso chiederti una cosa, Harry?”
“Dimmi pure.”
“Vorrei che tu mi rispondessi sinceramente. Per favore” continuo. Sento il bisogno di chiederglielo. Devo far chiarezza almeno con quello.
“Cosa voi sapere, Lou?”
“Io ti piaccio?” chiedo diretto, senza girarci troppo intono “Basta un sì o un no, non ti sto chiedendo altro”.
“Tu Louis; tu sei così...” si interrompe mordendosi il labbro inferiore.
“Così come?” domando, per invitarlo a continuare la sua frase detta a metà.
“Cosa vuoi sapere Lou? Se sei bello? Beh sei molto bello”.
“Non è questo che ti ho chiesto” rispondo quasi deluso.
“Sei strano!” afferma.
“Ah, io?” dico sarcastico.
“Sì, ma anche interessante”.
“Quindi sono bello, strano ma interessante?”
“Esatto!” afferma liberando i suoi capelli dall'elastico.
“Beh non hai chiarito i miei dubbi. Quella è la mia lista di aggettivi per te.”
“Quindi anche io sono bello, strano ma interessante?” chiede con un meraviglioso sorriso e i capelli scompigliati dal vento.
“Sì! Aggiungo che hai dei bei capelli e anche dei bei occhi, se può farti piacere”
“Pensavo che queste cose fossero incluse nell'aggettivo bello. Ma se dobbiamo specificare le cose, allora io aggiungo che anche tu hai dei bei occhi e anche un bel culo” si interrompe “anche se quello l'ho già detto più volte” mormora alzando gli occhi al cielo.
“Quello lo hai espresso più volte, sicuramente…” commento divertito.
“Se dovessi dare un voto al tuo culo, gli darei un 10 tondo. Tondo come le tue chiappe” commenta gesticolando.
Gli colpisco la spalla fingendomi infastidito.
“Però sei nano” commenta massaggiandosi la spalla nel punto in cui l'ho colpito.
“Non sono nano! Sei tu che sei troppo alto!” affermo incrociando le braccia come un bambino.
“Sei diversamente alto”.
“Sono normale!”
“Normalmente basso”.
“Ora ti arriva uno schiaffo!” affermo acido.
Scoppia a ridere, abbracciandomi. Rimango completamente impietrito in quell'abbraccio.
“Dai non prendertela male, piccolino; avrai altre qualità” mormora ridendo e picchiettando piano sulla mia schiena.
“Ma vaffanculo!” urlo liberandomi da quell'abbraccio.
“Non fare il permaloso!”
“Non sono permaloso!”
“Non sei basso, non sei permaloso, non sei sassy...” dice in tono sarcastico, iniziando a ridere nuovamente. “Cos'altro vuoi negare? Non sei gay?” 
Lo guardo in cagnesco ancora una volta.
Harry porta le mani alla bocca come per darsi un contegno. 
“Sei bellissimo Louis!” afferma poi serio “Davvero bellissimo” 
“Non dobbiamo andar via? Sono quasi le sette” lo informo stizzito.
“Oh, merda. Dobbiamo sbrigarci, anche!”. Si alza di scatto dalla panchina e afferra la mia mano tirandomi su. “Dai, sbrigati dobbiamo essere al Camp per le sette e trenta! Non ce la faremo mai” constata, iniziando a correre in direzione dell'auto trascinandomi dietro di sé, senza lasciare la mia mano.

Arriviamo al Camp proprio mentre stanno chiudendo i cancelli. Dopo una breve discussione con il guardiano, riusciamo a limitare i danni, e a convincerlo di non parlare al preside.
Data l'ora ci troviamo costretti a dirigerci direttamente in mesa per la cena.
Conclusa quest'ultima ci ritiriamo nelle nostre stanze per darci una ripulita ma, come ogni sera ormai, io ed Harry ci lasciamo dandoci appuntamento alle dieci al campo per consumare la nostra consueta sigaretta che precede il sonno. 
Ma quando questa sera, concluso il nostro incontro ci siamo salutati, dandoci la buonanotte, Harry ha fatto una cosa mai fatta prima: si è avvicinato al mio viso lasciandomi un bacio sulla guancia. Un semplice bacio, nulla di particolare. Ma a me è sembrato un gesto così spontaneo che mi ha messo i brividi. Le sue labbra sulla mia guancia, nulla di più semplice e naturale, un semplice saluto; eppure in quel momento avrei voluto stringerlo per ringraziarlo, avrei voluto abbracciarlo davvero, avrei voluto baciarlo davvero. Ma non l'ho fatto; naturalmente non l'ho fatto. Sono rimasto fermo immobile ad attendere che le sue labbra lasciassero il mio viso.

 


 

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Capitolo 9
*** Chapter 9 ***



Occhi chiusi, il sole pomeridiano è altro nel cielo; i suoi raggi cadono su di me. Adoro sentire il sole sulla pelle. Harry è accanto a me, disteso sulla sua sdraio a bordo piscina, esattamente come me. Siamo immersi in una conversazione sullo stile di Saint Laurent. Io continuo ad affermare che per la maggioranza è uno stile troppo eccessivo, mentre Harry lo ritiene semplicemente originale. 
A un certo punto, però, inizio ad avere la sensazione che lui non mi stia più ascoltando. Apro gli occhi per guardarlo, ma la luce del sole è abbagliante; porto la mano sulla fronte in posizione visiera. L'ombra mi consente di aprire finalmente gli occhi per guardarlo. Lui se ne sta lì a occhi chiusi sotto l'ombrellone. Ho davanti a me una visione celestiale ma fottutamente sexy! Ha le braccia incrociate dietro la testa, il suo profilo sembra scolpito, i capelli ancora umidi ricadono delicati sulle sue spalle. Spalle ampie e torace perfetto; ha una gamba piegata e l'altra distesa. Sono splendide: lunghe, dritte, lisce, da fare invidia alle modelle. Mi perdo a osservalo alla ricerca di qualche difetto, ma pare non averne. Mi mordo istintivamente il labbro; sento di aver perso il contatto con la realtà. I miei occhi navigano ancora sul suo corpo.
Deve aver sentito il mio sguardo addosso, perché improvvisamente si volta per guardarmi, beccandomi in totale ammirazione. Un sorriso gli spunta sulle labbra, e velocemente i suoi occhi percorrono il mio corpo. Il suo sguardo brucia più del sole; sto letteralmente iniziando a sudare. 
“Si può sapere perché improvvisamente smetti di parlare e ti trovo a fissarmi?” dice; negli occhi, un lampo divertito. Sento il cuore fare una capriola. 
“Ah, allora mi stavi ascoltando!” esclamo, tentando di non portare attenzione al fatto che fossi completamente assorto a guardarlo. 
"Ascoltare è una parola grossa! Sei logorroico oltre misura, ti sentivo semplicemente parlare”.
“Viva la sincerità” farfuglio infastidito.
“Non è colpa mia se sei pieno di difetti” ridacchia prima di fare un ampio sorriso e alzarsi in piedi.
Si avvicina pericolosamente a me e porta il suo viso difronte al mio, chinandosi a livello della sdraio.
“Ringrazia la generosità di madre natura, o saresti un completo disastro” sussurra al mio orecchio.
“Sempre troppo gentile” commento scuotendo la testa.
“Figurati è solo una costatazione” replica allontanandosi da me e poi, senza darmi opportunità di riposta, si tuffa in piscina. 
Ammiro ogni suo movimento; riesce ad avere la grazia e l'eleganza di farfalla anche mentre fa un tuffo. Emerge dall'acqua a occhi chiusi portando i capelli all'indietro con la mano. Si avvicina al bordo della piscina e fa forza sulle braccia per tirarsi su. A questo punto, sono sicuro che la mia mascella tocchi il pavimento; sono davvero a bocca aperta. È nuovamente in piedi davanti a me, bagnato e assolutamente perfetto. Fa un sorriso mozzafiato, goccioline d'acqua cadono dai suoi capelli finendo sul suo torace.
“Qualcosa non va, Loulou?” chiede e inarca le sopracciglia con fare malizioso.
“Effettivamente sì: mi stai facendo ombra!” 
Mi si avvicina e si china nuovamente per sussurrare al mio orecchio: “A me sembra un altro, il tuo problema” dice puntando gli occhi al mio basso ventre o, con maggior precisione, al mio pene. Abbasso anch'io lo sguardo e la situazione è davvero imbarazzante.
“Faresti meglio a entrare in piscina per raffreddare i bollenti spiriti, o forse è il caso di andare in bagno...” sussurra divertito.
Mi alzo e senza pensarci due volte entro in acqua. Sento Harry ridere rumorosamente, mi guardo intorno e gli sguardi di tutti sono puntati su di noi.
“Scusate ma il mio compagno di ombrellone è davvero esilarate!” esclama. 
E ora tutti guardano me. Vorrei ucciderlo, dannatissimo Styles! 
Fingo indifferenza e resto in acqua ancora un po'. La situazione imbarazzante di poco prima mi ha decisamente aiutato a smorzare la tensione tra le gambe.
    
Esco dalla piscina e mi accomodo nuovamente sulla sdraio, mettendomi a pancia in giù. Harry mi fa una smorfia ed io lo ignoro volontariamente; chiudo gli occhi e mi rilasso. 
    
Mi sveglio; sbatto le palpebre. Non so quanto tempo sia passato, mi sono addormentato? 
“Dovresti scostarti un po' dal sole, Lou”.
Avvampo sentendo la sua voce e, schermando gli occhi dal sole, mi volto a guardarlo.
“Non preoccuparti mammina” farfuglio assonnato.
“Sei stato al sole tutto il tempo e non hai usato la crema  nonostante io ti abbia offerto la mia; non credo questo possa farti bene”.
“Santo cielo, sembri mio nonno! Perché invece di parlare di me non ti metti tu, un po' al sole? Ti sei ricoperto di crema e sei rimasto sotto l'ombrellone tutto il tempo” replico a mia volta.
“Prevenire è meglio che curare; non mi piacciono le bruciature. E poi, la crema va messa perché il sole fa male alla pelle”.
“Perfetto, ora sembri il mio bisnonno”.
“Sono onorato di condividere la ragione con i tuoi vecchi” replica ancora una volta. 
Sospiro, sconfitto. Possibile abbia sempre la riposta pronta?
    
    
Sono le 6.00pm e ci stiamo preparando a lasciare la piscina. Niall si avvicina a me con una strana espressione. 
    
“Lou, posso chiederti un favore?” chiede e sembra davvero molto teso.
“Mi preoccupi se me lo chiedi così, biondo...” 
“No, nulla di grave!” squittisce “È solo che... Melissa voleva passare in stanza da me per fare due chiacchiere. Sai, lei con le prove delle cheerleader non ha mai tempo ma oggi, essendo domenica... Ehm, beh, voleva passare un po' di tempo con me e...”
“Ti serve la stanza libera” lo interrompo.
“Solo se per te non è un problema. Potresti stare un po' con Harry... Dio, che sfacciato! Ti prego, perdonami; se è un problema non importa. Lascia perdere, dimentica ciò che ho chiesto” dice tutto d'un fiato, gesticolando agitato. 
“Calmati Niall ti verrà un infarto!” affermo divertito “Va bene tranquillo, ci vediamo a cena hai la stanza libera”
“Davvero? Cioè non è un problema?” domanda torturandosi le mani.
“Assolutamente no, tranquillo” confermo.
Lancia le braccia al mio collo stringendomi in un abbraccio colmo di euforia.
“Sei il migliore, grazie. Lou, ti devo un favore!”
“Ma figurati! Buon divertimento!” gli rispondo, facendogli un occhiolino. Le sue guance si tingono di rosso e con un sorriso imbarazzato mi saluta, ringraziandomi ancora.
“Cos'era tutto quell'entusiasmo?” chiede Harry.
“Aveva bisogno della stanza per un po'; io gliel’ho lasciata”.” 
“Gli serve la stanza?” domanda 
“Beh deve fare due chiacchiere con Melissa” rispondo con un'espressione maliziosa.
“Oh okay... E tu dove vai, se non hai una stanza?”
“Da te!” rispondo senza pensarci due volte 
“Chi ti dice che puoi venire da me?”
“Oh dai, Harold! Non aiuteresti un amico generoso in difficoltà?” dico sbattendo le ciglia.
“Non poi andare altrove? È già stato difficile sopportarti tutto il giorno!”
“D'accordo sei antipatico! Chiedo a Liam”.
“No! Aspetta! Stavo scherzando” urla all'improvviso.
“Okay...” commento stranito.
“Stavo solo scherzando, non ti chiuderei mai la porta in faccia” commenta con uno strano sorriso.
    
    
Entriamo in stanza. È esattamente come la ricordavo; più piccola delle altre ma con un bel letto a una piazza e mezza. Mi guardo intorno; è tutto perfettamente in ordine: sulla scrivania sono sistemati i fogli degli spartiti tutti perfettamente rilegati. Harry sembra un manico del controllo.
Noto un agendina e la afferro, al suo interno c'è riportato tutto; cosa è stato provato cosa no, cosa dobbiamo ancora provare e quando dobbiamo farlo. 
“Non toccare nulla, per favore” dice, prima di strapparmi l'agendina dalle mani.
“Appunti ogni cosa? Davvero?” domando incredulo.
“Mi piace avere tutto sotto controllo”. 
“Sì, l'ho notato...” rispondo avvicinandomi al letto. 
Mi sdraio mentre Harry ripone al suo posto l'agenda. Quando si volta a guardarmi il suo sguardo mi terrorizza. 
“Sei sporco! Non stenderti sul mio letto!” afferma.
“Oddio quanto sei noioso”. 
“Alzati immediatamente!” ordina serio.
“Non sono nella mia stanza e non posso farmi una doccia, non dirmi che pretendi che io resti in piedi” rispondo.
“No, certo che no. Ma prima di sederti sul mio letto con il cloro addosso vai a farti una doccia!”
“Come faccio a farmi una doccia se non ho nulla di pulito da mettermi?”
“Ti presto io qualcosa, ma scendi dal mio letto all'istante”.
“D'accordo signor perfettino, va bene...” dico alzandomi per andargli incontro.
Harry apre l'armadio e tira fuori una tuta.
“Questa dovrebbe andar bene; magari stringi un po' i laccetti, una decina di pieghe e ti starà” commenta ridacchiando. 
“Ah-ah-ah. Che simpatico che sei” ribatto, infastidito dall'ironia sulla mia altezza.
Mi fa una smorfia, apre un cassetto e tira fuori un paio di calzini e dei boxer. Mi porge gli indumenti ed io li afferro. 
“Non era così che speravo di entrare nelle tue mutande” gli faccio con tono malizioso prima di fare il musino e tirare su le spalle con aria dispiaciuta. 
Si limita a lanciarmi un occhiataccia prima di dirmi: “Ora non ti manca nulla; vai a farti la doccia”
“Ah, non vieni con me? Tra un’ora dobbiamo essere pronti per la cena. Possiamo risparmiare tempo se la facciamo insieme.”
“Ti devo davvero rispondere Loueh?” domanda scrollando il capo.
“Certo” replico, serio.
“Sparisci subito dalla mia vista, vai a farti questa benedetta doccia e sbrigati!”
“Sei una noia mortale” commento prima di chiudermi la posta del bagno alle spalle.
“Sbrigati!” urla.
Faccio velocemente la doccia mi vesto ed esco dal bagno; ho i capelli bagnati e devo chiedere ad Harry dove tiene l'asciugacapelli. 
    
Quando mi vede inizia a ridacchiare divertito.
“Cosa c'è di così divertente, ora?” chiedo.
“Ti sta enorme! Sei minuscolo.”
“Non è poi così grande” commento, guardandomi allo specchio.
“No, davvero: sei adorabile. Sembri un bambino; mi viene voglia di abbracciarti”.
“Non sono un pupazzo, Harry”.
“Saresti un orsetto perfetto”.
“Mia madre, quando ero bambino, mi chiamava boo bear; in realtà lo fa ancora ed è davvero imbarazzante”.
“Boo bear, è perfetto!” afferma “Ohh il mio piccolo boo” dice quasi piagnucolando.
“Tuo?” domando. Suo?
“Dovresti asciugarti i capelli; il phon è nel cassetto. Io vado a farmi la doccia, piccolo boo bear” commenta, scompigliandomi i capelli prima di sparire nel bagno. Odio quando non mi dà neanche l'opportunità di replicare o semplicemente rispondere. Apro il cassetto e inserisco la presa del phon in quella accanto al comò.
    
I miei capelli sono asciutti ma Harry è ancora nel bagno. Mi sdraio sul letto e mi rilasso un po'. Dopo poco, riemerge dal bagno perfettamente vestito ma con i capelli bagnati. Mi sorride e si avvicina all'asciugacapelli. 
“Posso asciugarteli io?” chiedo.
“Se ti va, fai pure” risponde, allungando il phon in mia direzione.
Mi alzo velocemente dal letto, prendo la sedia dalla scrivania e gli chiedo di accomodarsi. Con uno splendido sorriso si accomoda e mi lascia armeggiare con i suoi capelli. Afferro la spazzola, che io stesso avevo usato in precedenza, e inizio a pettinare i suoi capelli, prima di asciugarli.
Avere il completo controllo dei suoi meravigliosi ricci è una sensazione fantastica; sono così morbidi e lucenti. Potrei passare la vita a toccarli. Prima di lascialo andare con la spazzola e il phon faccio in modo che il ciuffo ricada a sinistra in un onda perfetta. 
    
“Ecco fatto” affermo soddisfatto. 
“Già finito? Mi stavo rilassando” commenta sospirando.
“Purtroppo ho finito, tesoro. Ma sono davvero soddisfatto del risultato”.
Si alza e si guarda allo specchio.
“Bella piega Tomlinson; ci sai fare!” 
“Beh, sai: con quattro sorelle ho imparato qualcosina” 
“Perfetto; un punto per te Loueh” dice tirando su il pollice in segno affermativo. 
“È stato un vero piacere” rispondo.
“Tu non hai usato la gelatina” nota e inchina il capo “Sai che sono davvero belli, i tuoi capelli, in questo modo?”
“Sembro un coglione con il casco” constato guardandomi allo specchio alle sue spalle.
“Io ti trovo bellissimo” dice venendomi incontro.
“Sembri più piccino” continua e mi sistema la frangia con le mani.
Resto immobile; il suo viso è così vicino al mio. Sento il profumo della sua pelle; profumo di vaniglia. Alzo lo sguardo e incrocio i suoi occhi, il suo viso sembra rilassato e, se possibile, ancora più perfetto. Abbasso lo sguardo sulle sue labbra; sono di un rosa così intenso e invitante. Mi passo la lingua sulle labbra e lui fa lo stesso. I miei occhi sono fissi sulle sua bocca e sento anche il suo sguardo bruciare sulla mia; trattenermi oltre mi sembra impossibile. Con il cuore in gola, schiudo le bocca avvicino alla sua.
Harry resta fermo, le nostre labbra si sfiorano a malapena ma poi indietreggia di poco. 
“Dobbiamo andare” dice, soffiando ogni parola contro le mie labbra prima di allontanarsi definitivamente e osservare l'orologio al suo polso. “Se non ci sbrighiamo, facciamo tardi per la cena”
Lo guardo in stato di trance. Dannazione; questa volta c'ero quasi riuscito. Si avvicina, mi provoca e poi mi lascia a bocca asciutta, ogni volta; inizio a essere davvero stanco.
“Allora ti muovi?”
Tiro un profondo sospiro di rassegnazione e annuisco seguendolo fuori dalla stanza. 
    
Ceniamo e una volta finito torno in stanza con Niall, ma prima di seguirlo chiedo ad Harry: “Ti aspetto al solito orario o sei stanco di me, per oggi?”.
“Sono decisamente stanco di te, ma non rinuncio alla mia sigaretta e non ti chiedo di farlo, quindi ti aspetto al solito orario. Ci vediamo dopo”.
    
Sorrido soddisfatto e seguo definitivamente Niall. Gli chiedo i dettagli sulla sua chiacchierata con Melissa, ma naturalmente non ottengo le riposte desiderate; Niall è decisamente troppo riservato. 
    
Quando arrivo in stanza trovo tre chiamata perse da Liam. Lo richiamo all'istante.
"Loueh finalmente!” esclama.
“Scusa Lì avevo il silenzioso e non ho sentito il cellulare”.
"Tranquillo. Però per favore, Tommo, puoi passare da me stasera? Ho bisogno di un paio di consigli”
“Lì in realtà ho un appuntamento-”
.
“Ti prego Louis, ti prego” mi interrompe.
“Liam io..”.
“Ho fatto un macello e mi serve un consiglio; non abbandonarmi, per favore!”
piagnucola.
“D'accordo, d'accordo” rispondo sconfitto.
“Perfetto ti aspetto, poi venire anche ora!”.
“Okay il tempo di disdire il mio appuntamento e sono da te”.
“Grazie sei un angelo a tra poco”
dice, prima di staccare la cornetta.
Più che un angelo mi sento un perfetto idiota.
Ora mi tocca avvisare Harry e non so come fare. Gli mando un messaggio, ma cosa scrivo? 
Non voglio lasciare Liam in difficoltà; di qualsiasi cosa si tratti. mi sembrava sinceramente preoccupato. Ma non voglio neanche dare buca ad Harry. Devo farlo; ormai ho detto a Liam che sarei andato da lui, devo dire ad Harry che non ci sarò.
“Indovina un po'? Ti lascio libero dalla mia presenza :-P Mi ha chiamato Liam; ha bisogno di me. SOS, il bravo amico corre in supporto. Ci vediamo domani mattina, bei capelli; non fumare troppo senza di me.” scrivo e invio ad Harold.
Resto in attesa di una riposta per qualche minuto e quando arriva sento il cuore in gola.
“Perfetto. Ci vediamo domani” leggo. Sono un po' deluso. Ed io che mi facevo tanti problemi, sembra che invece a lui non dispiaccia affatto che non ci sia.
Avviso Niall che sto uscendo e mi dirigo verso la camera di Liam.
Liam mi ha raccontato di avere problemi con la ragazza che gli piace, perché lei lo ha visto baciarsi con un'altra. Gli ho fatto più volte presente che non sono affatto io, la persona migliore per questo tipo di consigli ma lui mi ha risposto: "Sei un amico, Lou; tu cosa faresti?". Gli ho consigliato di parlare alla ragazza, gli ho consigliato di essere sincero e scusarsi; non avrei potuto fare altro per aiutarlo.
Ironia della sorte, chiedere consigli d'amore proprio a me. Se solo Liam sapesse, gli farei schifo come tutti quello che sanno. Se solo lui sapesse che razza di persona orrenda sono, non chiederebbe a me consigli, e non verrebbe a piangere sulla mia spalla. Sono più volte stato tentato di dirgli la verità quando mi ha definito "un angelo" , "il migliore", ma non ce l'ho fatta. Non avrei mai potuto farlo. Forse non lo farò mai, forse non gli racconterò mai quella cosa, forse è meglio che lui e nessun altro sappia.
Quando lascio la camera di Liam non è poi così tardi. Le 11.30pm. A volte io e Harry a quest'ora siamo ancora al campo. Decido di provare a vedere se lui si trova ancora lì; dunque anziché incamminarmi verso la mia stanza, mi dirigo verso il campo. Arrivo e lui è lì; lo vedo da lontano. Sento il cuore scoppiare di gioia, mentre mi avvicino.

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Capitolo 10
*** Chapter 10 ***




Vederlo ancora lì mi riempie di gioia. Gli vado incontro entusiasta e mi accomodo al suo fianco, sull'erba umida.
“Speravo di trovarti ancora qui” dico poggiandogli una mano sulla spalla.
“Ciao, Lou” risponde senza voltarsi. “Com'è andata la serata?”
“Oh, Liam non ha fatto altro che parlarmi dei suoi problemi; avrei preferito stare qui con te”, gli confesso.
“Ma non mi dire...” replica senza degnarmi di uno sguardo.
“Sì, lo sai che mi piace scroccare sigarette.”
“Serviti pure.” dice lanciando il pacchetto nella mia direzione.
“È successo qualcosa, Harry?” domando confuso. Sembra così nervoso, irritato.
“Nulla in particolare.”
“Qualunque cosa sia, se ti va di parlarne, sono qui.”
“Tranquillo, Louis; va tutto bene, ma ti ringrazio” dice, finalmente guardandomi.
“Bene, non mi piace vederti triste.”
“Ah, no?” chiede, inarcando un sopracciglio.
“Sei più bello quando sorridi” rispondo accarezzando il suo viso. Chiude gli occhi al mio tocco e sembra rilassare il volto. La sua fronte corrugata torna a essere perfettamente liscia e agli angoli della sua bocca spunta un leggero sorriso.
Lascio che la mia mano scivoli sotto il mento e con il pollice gli accarezzo le labbra. La sua bocca lentamente si schiude e la sua lingua accarezza il mio polpastrello prima di scoprire i denti con i quali pizzica la parte interna del mio dito. 
Avvicino il mio viso al suo, intenzionato a baciarlo. Ancora una volta le nostre labbra si sfiorano per qualche istante, ma quando Harry apre gli occhi, mi spinge via con violenza. 
Lo guardo a bocca aperta, completamente stranito da quel gesto così irruento. Inizio a massaggiarmi il petto nel punto in cui la sua mano ha fatto pressione per allontanarmi. Cazzo, mi ha fatto davvero male.
“Ma che ti prende?” urlo con rabbia.
“Non provarci mai più!” urla in risposta.
“Ma che cazzo, Harry, sei impazzito?”
“Ah, io?” ribatte acido.
"Sì, tu! Perché ti comporti così? Lo hai fatto anche oggi, lo fai sempre! Perché mi provochi e poi ti allontani?".
"Louis, smettila!" ordina severo.

Lo guardo e non posso più trattenermi oltre. Io devo sapere perché si comporta in questo modo. Non posso più torturarmi di domande, devo riuscire a capire o darò di matto.
"No! Harry, no! Adesso, devi dimmi perché!”
“Perché, cosa?” chiede infastidito.
“Perché ti allontani e, soprattutto, si può sapere per quale diavolo di motivo fingi di non ricordare che ci siamo già baciati? Perché fingi di non ricordare che quella stessa sera mi hai perfino fatto un servizietto? Devi dirmi perché" sputo fuori frustrato.
"Perché ti intessa saperlo?"
"Stai scherzando?” una ristata di puro nervosismo esce dalla mia bocca “Sono giorni che mi faccio queste domande! Sto diventando matto!"
“E pensi che io non mi sia fatto domande, Loueh?" domanda.
"Tu? Oh, dannazione. E che genere di domande dovresti farti, tu? Sentiamo!" ribatto a mia volta.
"Innanzitutto, perché non mi hai chiesto queste cose prima?"
"Perché stavo cercando di capire, Harry. Ci stavo provando, ma sai, con te, è impossibile capire qualcosa!" affermo esasperato, letteralmente esasperato.
"Tu vorresti capire? E cosa vuoi capire, Louis?" un risolino sarcastico  accompagna le sue parole  "Sono io che voglio capire, ora, perché ti interessa sapere le mie ragioni. Io, non ho tempo da perdere con te; se ti manca tanto svuotare le palle, va’ a cercare qualcun altro. Vai dai tuoi amichetti e lasciami in pace!" conclude, urlando.

Ma di cosa diamine sta parlando? Non gli ho chiesto di farmi un pompino e anche quella volta, non avevo avanzato richieste. Era stato lui; aveva fatto tutto da solo, non gli avevo mai chiesto nulla,  e ora non gli ho di certo chiesto di venire a letto con me. Gli sto solo chiedendo perché provoca,  e poi si tira indietro,  e perché finge di non ricordare nulla di quella sera.
Lo guardo; sembra furioso e frustrato quasi quanto me, eppure non riesco a capire. Che ragioni ha lui per essere in qualche modo arrabbiato? Non sono io quello che si comporta in maniera strana, tra i due.

“Ma si può sapere di cosa stai parlando, Harry? Perché non mi dici semplicemente perché ti comporti così?”
“Perché? Semplice, mio caro Loulou; non so come ti comporti tu, in genere, ma sai, io non vado a letto con il primo che passa!” afferma.
“Cosa? E quando ti avrei chiesto di venire a letto con me?”
“Cosa stavi tentando di fare prima?”
“Intendi prima che tu,  mi allontanassi in quel modo? Beh, stavo solo cercando di baciarti, esattamente come ci ho provato oggi. Solo un semplice bacio. ” gli rispondo irritato.
“Perfetto; non voglio che mi baci.”
“Non ti credo! Non ti credo perché sei tu che ti avvicini per primo e mi provochi. Non capisco che problema hai. Spiegamelo, per favore.”
“D'accordo. Non puoi baciare me e divertirti con gli altri. Io non l'ho mai consentito a nessuno, Louis, e non lo consentirò di certo a te!”
“È questo il problema? Vuoi l'esclusiva? Beh, mio caro bimbo viziato, sappi che qui dentro ce l’hai! Ti sto dietro da giorni; pensavo lo avessi capito! E sai Harold, sei libero di non crederci, ma io non faccio il filo a nessuno, generalmente!”
“Allora forse è ora che impari un po' a sudare, Louis. Non ti è tutto dovuto solo perché hai gli occhi blu” dice, e ancora una volta non riesco a capirlo.
“Okay, lascia perdere” sospiro “Puoi almeno dirmi perché fingi di non ricordare di quella sera?”
“Perché sono stato un perfetto idiota, quella sera!” risponde torturandosi le mani.
“Beh, tesoro sarò anche stato io a baciarti, ma non sono stato io a chiederti di farmi un pompino. Quindi, signor 'io non vado a letto con il primo che passa', forse dovresti rivedere i tuoi principi!” 
“Sarebbe potuta finire peggio, quella sera; ho solo cercato di limitare i danni.”
“E tu limiti i danni facendo pompini?” domando. Ma cosa diavolo sta dicendo? È matto?
“Se occorre, sì! Non volevo fare sesso con te, te l'ho detto già detto; non vado a letto con il primo che passa. Sapevo che non ti saresti fermato a quel bacio, quindi ho fatto la mia mossa, limitando i danni, esattamente come ti ho già spiegato”  ribadisce, sicuro di sé.
“Forse è vero; non avrei voluto fermarmi a un bacio, ma tu potevi fermarmi esattamente come hai fatto prima” constato a mia volta.
“Sai, Louis, non è sempre facile controllarsi; forse tu non hai mai provato a farlo, quindi non puoi capire. Ripeto che ho solo limitato i danni.” puntualizza ancora una volta.
“Oh d'accordo come vuoi. Ma ora mi stai evitando per una ragione precisa? Stai limitando i danni? Cos'è che stai facendo?” chiedo, sperando in una riposta chiara. 
“Ho già riposto a questo. Non puoi baciare me e divertirti con gli altri; io non voglio concedertelo.”
“Ma io non mi sto divertendo con nessuno!” urlo seccato.
“Quindi dovrei credere che tu e il tuo amichetto non vi siate divertiti anche poco fa?” ribatte facendo una smorfia di disgusto.
“Stai parlando di Liam?” scoppio a ridere. Questo risveglia il mio interesse. Non me ne aveva mai parlato; cos'è, geloso? 
Mi guarda severo, notevolmente infastidito dalla mia risata.
“Saresti geloso di Liam? È solo un amico!” affermo, tentando di sopperire un'altra risata.
“Io non sono geloso di nessuno! È una questione di principio! Perché io dei principi li ho e non mi struscio né vado a letto con chi definisco amico.” 
“Infatti non lo faccio!” rispondo quasi sdegnato.
“E dovrei crederti? Non sono un idiota. Ti ho visto la sera del falò. Quando sei tornato dopo che ti avevo lasciato andare...” 
“Cosa avrei fatto scusa? Non ricordo tutto di quella sera. Mi sono perfino svegliato trovando diverse chiamate tue  e neanche ricordo quando avrei segnato il tuo numero.” 
“Beh, il mio numero te l'ho segnato io proprio mentre stavi aspettando il tuo amico; volevo solo assicurarmi che il mattino dopo saresti arrivato puntuale per le prove.”
“Stavo aspettando Liam?” domando confuso.
“Esattamente; dopo che hai ballato con lui praticamente strusciandoti.”
“Non sono libero di ballare come voglio?” 
“Sei libero di fare ciò che vuoi; puoi strusciarti e scoparti i tuoi amici, ma poi non provare a baciarmi” continua, testardo.
“Ti ho già detto più volte che io e Liam siamo solo amici. Avrò anche ballato con lui ma non ci ho fatto sesso! Liam non è gay!” affermo esasperato.
“Non si deve necessariamente essere totalmente gay per andare a letto con un bel ragazzo; non dirmi che devo spiegarti l'abc” dice in tono sarcastico.
“Oh, dannazione Harry! Liam non è gay, non è bisex,  e io non faccio sesso con i miei amici!” esclamo ancora una volta, sperando che la smetta di fare il testardo dicendo il contrario.
Mi guarda incredulo prima di continuare a parlare. 
“Certo, okay. E il mattino dopo era nella tua stanza perché non trovava più le chiavi della sua, vero?”
“Mi ha solo portato in stanza perché probabilmente mi ero ridotto da straccio. Non ha dormito con me. Liam ha la sindrome della mammina affettuosa, non chiedermi perché; è semplicemente fatto così.”
Lo vedo aggrottare le sopracciglia e sospirare profondamente; forse sta seriamente iniziando a credere alle mie parole. Provo a studiare la sua espressione: sembra pensieroso. Starà mettendo da parte la sua testardaggine?
“E quando gli corri incontro dopo le prove?”
Sospiro. “Vado a salutarlo. Non abbiamo mai possibilità di parlare, quindi terminate le prove vado a da lui fare due chiacchiere, cosa c'è di strano?”
“E stasera hai voluto vedere lui per?” chiede guardandomi attentamente.
“Per amicizia, Harry! Aveva bisogno di parlarmi. Ti ho detto mille volte che è un mio amico.”
“Okay” risponde serio.
“Okay?”
“Sì, okay”
“Tutto qui? Okay? Davvero?” domando incredulo.
“Beh, forse mi sbagliavo su di te.” commenta stringendo le spalle con aria di scuse. 
“No, Harry. no, tu non ti sbagli su di me”.  ammetto sconfitto
Due occhi da cucciolo confuso si concentrano nei miei. Vorrei così tanto dirgli che ha ragione, che si sbaglia, ma non posso farlo; non posso mentire a lui e a me stesso. Sospiro ancora una volta mentre lui continua a guardarmi stranito, portando le gambe al petto. “Pensi che io sia uno stronzo? Che vada a letto con il primo che passa? Beh, hai ragione.”
“Cosa stai cercando di dirmi ora, Lou?” chiede con voce tremante.
“Quello che ti ho detto è vero. Qui non mi interessa nessun altro e Liam è solo un caro amico. Ma se è l'esclusiva che vuoi, ciò di cui hai bisogno, allora fai bene a tenermi a distanza. Non sei tu quello che si sbaglia su di me Harold; sono io che finora mi sono sbagliato su di te. Mi dispiace. Se vuoi che non provi più a baciarti, non lo farò” 
“E se non lo volessi ora?” 
“Dovresti volerlo, Harry” gli rispondo sconfitto. Perché in fin dei conti lui si sbagliava su me e Liam, ma non su tutto il resto.
“Sai, Louis, forse Ed ha ragione” dice lasciando andare le sue gambe e avvicinandosi.
“Ed?” chiedo, perdendomi nel verde dei suoi occhi.
“Mi dice sempre che dovrei smetterla di pensare troppo” fa una pausa sistemando i miei capelli ribelli. “Forse dovrei lasciarmi andare no?” continua in un sussurro, sollevandomi il mento .
“Potrebbe essere uno sbaglio, lasciarsi andare” rispondo, completamente rapito dal suo sguardo magnetico.
“Potrebbe non importarmi ,in questo momento” confessa con un filo di voce, poi poggia le sue labbra sulle mie.

La sua bocca sa di buono, proprio come ricordavo. Che sensazione fantastica.
“Finalmente”  esclama, la vocina. 
Gli afferro la nuca godendomi ogni attimo di quel bacio. Sento la sua mano salire lenta sulla mia coscia. Harry inizia a far pressione sul mio petto e mi trovo costretto a distendermi sul prato. Lo trascino con me tenendo ancora pieno possesso della sua bocca. Dopo poco, la foga di quel bacio inizia ad attenuarsi. Ci stacciamo per riprendere fiato, ma senza sciogliere quelle posizioni. Sono schiacciato sotto il suo peso e mi sento benissimo. Harry si solleva sulle ginocchia, ma resta su di me. Mi perdo a osservarlo: i suoi capelli mi solleticano il viso e  le sue labbra mi appaiono ancora troppo invitanti. Sollevo di poco la schiena e afferro il suo viso tra le mani, incollando nuovamente le sue labbra alle mie. Riprendiamo quel bacio esattamente da dove lo avevamo lasciato. La sua mano scivola sotto la mia maglia; sento nascere un’erezione tra i pantaloni ma sono troppo assorto per farci caso. Quando Harry si lascia nuovamente andare sul mio corpo schiacciandomi ancora sotto il suo peso, percepisco chiaramente la sua erezione contro la mia coscia. Sgrano gli occhi all'istante e interrompo di colpo il nostro bacio.
“Harry, aspetta! Dovremmo fermarci!” piagnucolo a fiato corto.
“Sì, forse dovremmo farlo” ribatte “Ma non ci riesco!” afferma riprendendo a baciarmi con veemenza come se non ne potesse fare a meno. Rispondo ancora una volta a quel bacio senza esitazioni.
“Loueh ti prego, vieni con me.” sussurra al mio orecchio con voce flebile.
“Dove?” domando scioccamente. 
Si alza in pochi istanti offrendomi la mano per aiutarmi. Mi tiro a sedere e afferro la sua mano, sorridendogli. Mi tiene per mano e mi trascina in direzione dei dormitori.

Arriviamo davanti la porta della sua stanza che immediatamente apre, trascinandomi dentro. Questo suo prendere l'iniziativa mi piace, ma non lascerò che duri ancora molto. Si avvicina e prende nuovamente a baciarmi premendo con foga una mano sul mio fondoschiena. 

“Siamo ancora in tempo per fermarci, Harold” mormoro staccandomi dalle sue labbra.
“Tu dici? Io non credo, Loueh” commenta allontanandosi da me. Si dirige verso il cassetto e tira fuori una scatola di preservativi.
"Bisogna sempre essere pronti" mormora, mostrando agli angoli della bocca quelle sue adorabili fossette.
"Bene" rispondo avanzando deciso verso di lui. "Ma questi li prendo io" concludo, strappandogli dalle mani la confezione.
"Ci avrei scommesso!"
Le sue labbra tornano decise sulle mie, prima di vagare sul mio collo. Sento il suo fiato caldo e umido sulla mia pelle. Le sue mani si insinuano eleganti sotto la mia maglietta; lentamente porta ancora la bocca sulla mia  e mi solleva le braccia per sfilarmi la maglia. La sua lingua torna a torturare il mio collo e con le dita inizia a stuzzicare i miei capezzoli. Ancora una volta lo vedo scivolare ai miei  piedi lasciando una scia di baci lungo il petto fino all'elastico dei pantaloni. Afferra deciso  il lembo di stoffa e abbassa l’indumento con un gesto deciso. Bacia la mia erezione  attraverso i boxer, i suoi boxer; con i denti afferra  il tessuto leggero. A quel gesto, dei brividi mi percorrono la schiena. Gli offro le mani per aiutarlo ad alzarsi e lui mi sorride afferrandole. 
Quando ci troviamo nuovamente faccia a faccia, afferro i lembi della sua maglia e la sollevo per sfilargliela; lui alza le braccia e si china leggermente aiutandomi  a toglierla. 
Punto gli occhi dritti nei suoi e mi libero definitivamente dei pantaloni e dei boxer, lanciandoli con un leggero strattone lontani da noi, liberandomi con essi anche delle scarpe.
Mi chino poi a tirare giù anche i suoi pantaloni liberandolo, dalla fastidiosa morsa che rappresentano gli indumenti in momenti come questo.
Sorrido scoprendo la sua erezione e, prima di raddrizzarmi, deposito una serie di leggeri baci su tutta la sua lunghezza.
Anche lui scalcia con i piedi gli indumenti ancora legati alle sue caviglie e si libera delle scarpe. 
Mi alzo leggermente sulle punte baciandolo con foga, porto una mano dietro la sua nuca per tenerlo stretto a me e inizio a camminare verso il letto tenendo ancora le labbra sulle sue.
Lascio che si accomodi sul letto prima di salire a cavalcioni su di lui. Afferro deciso la sua erezione e inizio a massaggiarla con urgenza.
Mi chino a cercare le sue labbra, lasciando  che i nostri sessi sfreghino l’uno contro l’altro. Sciolgo poi entrambi da quella posizione, scivolando lentamente lontano dal suo corpo.
“Alza le ginocchia” ordino.
Harry obbedisce sorridendo ed io inizio lentamente a massaggiare la sua apertura prima di infilare dentro le dita.
“Oh, non sei tanto stretto” mormoro,  soddisfatto.
“Non lo sono” conferma lui col fiato corto.
Gli sorrido continuando a prepararlo. Più volte cerco le sue labbra e lui mi viene incontro senza esitare. Successivamente apro la confezione di preservativi, prendo una bustina e lancio sul letto la scatolina. Strappo con i denti la bustina  e inizio ad arrotolarlo sulla mia erezione. Mi sistemo, poi, spingendo contro la sua apertura.
Allarga maggiormente le gambe facendomi maggiore spazio e inizia a muovere il bacino in sincronia con le mie spinte.
Accelero sempre di più, spinta dopo spinta. Cerco le sue labbra e lo bacio con violenza mordendogli il labbro inferiore. La sincronia tra i nostri copri è disarmante; ci muoviamo all'unisono come se entrambi conoscessimo alla perfezione le abitudini dell'altro.
Per qualche ragione, essere dentro di lui mi risulta essere troppo da gestire e  sento che  sto arrivando al limite.
Lo guardo  e sono convinto non possa esistere nulla di più bello al mondo.
È una visione celestiale; un quadro così bello al quale neanche il migliore dei pittori sarebbe capace di rendere giustizia.  
“Oh, Louis” ansima.
Sgrano gli occhi; la sua voce roca e ansimante è davvero troppo da sostenere.
Non mi ero accorto che si stava massaggiando da solo. Abbasso lo sguardo sulla mano stretta intorno al suo membro e lo vedo  venire sul proprio torace mentre sussurra il mio nome tra un gemito e l'altro. Mi lascio andare anche io, svuotandomi dentro di lui.
Mi ritrovo a schiacciato contro il suo corpo con la fronte premuta contro la sua, il respiro spezzato.
Lui mi guarda e i suoi occhi sono dolci. Sono ancora dentro di lui; gli poso un bacio delicato sulle labbra e poi scivolo lentamente fuori, srotolo il preservativo lanciandolo sul pavimento, e mi sistemo su un fianco, sollevandomi su un gomito. Harry mi sorride e assume la mia stessa posizione. Gli sorrido a mia volta, scostando con le dita alcuni ricci dalla sua fronte.
“Posso dormire qui?” gli chiedo.
Le sue labbra si piegano in un mezzo sorriso.
“Stai facendo il romantico, Louis?” domanda, prima di aggiungere: “Questa è una cosa che non mi aspettavo, da te” passandosi una mano tra i capelli per domare la sua chioma selvaggia.
“Sono solo troppo stanco.” commento scrollando le spalle e lasciandomi andare sul materasso.
“Come vuoi. Ma ti avviso ho un grosso difetto” mi avvisa, guardandomi negli occhi.
Alzo le sopracciglia e inclino di poco il capo per invitarlo a dirmi di cosa si tratta.
“Adoro accoccolarmi” rivela, poggiando la sua testa sul mio torace.
Rimango un attimo spiazzato dalla sua iniziativa, ma un gesto così dolce non può che farmi sorridere.
“Oh, va bene” rispondo a occhi chiusi giocherellando con i suoi capelli.

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Capitolo 11
*** Chapter 11 ***





Una sensazione di calore improvviso mi inonda dalla testa ai piedi. Apro gli occhi, in un primo momento mi sento rilassato, ma poi scruto l'ambiente che mi circonda. Abbasso lo sguardo sul mio petto e lo trovo lì, accoccolato come un bambino al suo pupazzo. Harry è qui; avvinghiato al mio corpo, proprio come ricordo di averlo lasciato prima di addormentarmi. Un sorriso soddisfatto si fa strada sul mio volto. Chiudo gli occhi per rilassarmi ancora, ma il calore del suo corpo sul mio mi rammenta tutto di ieri sera. Sorrido, sorrido a quei ricordi; sono sicuro di sembrare un idiota . Mi ritrovo a essere infinitamente grato che Harry stia ancora dormendo.
Inizio a sudare; sto morendo di caldo, eppure non voglio scrollarmelo di dosso. Resto immobile ancora per un po',  nonostante mi senta intrappolato in una morsa troppo stretta, in una bolla di calore; devo liberarmi di lui. Impacciato, tento di sollevare il busto ma il suo peso rende limitate le mie possibilità di movimento. Tento ancora un volta; non voglio svegliarlo, quindi provo a essere il più delicato possibile. Un mugolio improvviso esce dalla sua bocca. Cazzo l'ho svegliato. Sento la sua mano chiusa a pugno aprirsi lentamente sul mio petto.
“Mmmh”. 
Il cuore mi arriva in gola e di botto sono paralizzato. La mia voglia di provare a muovermi è totalmente sparita. Harry solleva il capo lentamente e di colpo due occhi verdi mi scrutano; possibile siano ancora più verdi di primo mattino? 
"Hey" sussurra in un sorriso.
“Buongiorno” gli rispondo.
“Mmmh che ore sono?”
“Non lo so...”
“E' suonata la sveglia?” domanda a voce roca.
“Io non ho sentito nulla.”
“A-aspetta” dice prima di spalmarsi nuovamente sul mio corpo, questa volta per raggiungere il cellulare che si trova sul comodino accanto a me. Ancora una volta resto fermo, immobile. Il suo profumo è così inebriante…
“Abbiamo ancora mezz'ora" dice infine allontanandosi e accomodandosi dalla parte opposta del letto.
“Ormai sono sveglio...”
“Sì, infatti anch'io. Ormai è andata così” risponde sgranchendosi la schiena. E' così bello anche adesso, con i capelli in disordine e il faccino assonnato. Mi perdo a osservalo come faccio ogni volta.
"Come hai dormito?" chiede poi.
"Credo bene".
“Credi?” sogghigna ironico, alzando un sopracciglio.
“Sì, non so, ho dormito. Voglio dire... non mi sono svegliato durante la notte quindi credo bene”.
“Anch'io credo di aver dormito bene. Anzi molto bene onestamente” risponde sorridendo.
“Devo ammettere però che quando mi sono svegliato... stavo morendo di caldo”. 
Scoppia a ridere di gusto . “Però ti avevo avvertito! Uomo avvisato mezzo salvato; la scelta è stata tua" ribatte, scrollando le spalle e lasciandosi andare nuovamente disteso sul materasso. “Mmm accidenti, maledetta vescia!” esclama poi in tono lamentoso. “Devo fare pipì” piagnucola.
“Falla, allora” gli rispondo ridendo.
Lo sento sbuffare e lo vedo sollevarsi rapidamente dal letto; in pochi instanti è in piedi. Mi si blocca il respiro e mi sento avvampare; fa nuovamente caldo qui... Per la miseria, è totalmente nudo! Lo avevo dimenticato. Ma lui si dirige tranquillamente verso il bagno, senza badarci troppo.
Quando ritorna, è avvolto da un asciugamano.  
“Forse è un bene che ci siamo svegliati prima...” constata. Si interrompe poi, prima di continuare “Allora, resti lì a fissarmi o vai via e mi lasci fare una doccia?” domanda.
“Mi stai cacciando Harold?” lo rimprovero.
“Oh no, non lo farei mai, ma i tuoi vestiti sono nella tua stanza e tu devi lavarti, quindi...”
“Quindi... mi stai cacciando”.
“In maniera carina” puntualizza.
“D'accordo” commento, scoprendomi dal lenzuolo per poi alzarmi. Sotto lo sguardo attento di Harry, recupero i pantaloni e li infilo velocemente.
“Senza mutande?” mi fa notare.
“Quelle che avevo erano tue, ricordi?”
“Ah già... Ma anche la tuta”. Gli lancio uno sguardo, ma evito di ribattere. Recupero le scarpe, le chiavi e il cellulare e mi avvicino alla porta.
“Te ne vai così?” domanda.
“Vuoi un bacino?” replico sarcastico.
“Cosa? No! Intendevo senza scarpe, senza maglia...”
“Oh beh, devo solo attraversare il corridoio e staranno tutti dormendo. La maglia, come le mutande, è tua; i pantaloni mi occorrono quindi li prendo ancora un po' in prestito.”
Lo vedo scrollare le spalle e annuire. Ma quando metto la mano sulla maniglia, sono io a non voler andare via così.
“Mi aspetti per la colazione?” domando voltandomi verso di lui.
“Certo.” risponde.
“Bene!” esclamo prima di lasciare la sua stanza.

Quando entro in stanza, Niall sta ancora dormendo come un ghiro. Cerco di muovermi lentamente per non rischiare di svegliarlo e mi dirigo verso il bagno.
Quando il biondo si sveglia mi trova ad allacciarmi le scarpe.
“Hey c-che ci fai...”
“Buongiorno, Niall.”
Si stropiccia gli occhi e riprende a osservarmi stranito “No, aspetta... dove sei stato stanotte?” domanda poi, con la voce impastata di sonno.
“Tu sbrigati che sono le sette, su!” esclamo prima di alzami. Recupero il cellulare e le chiavi e mi dirigo verso la porta.
“Ma dove diavolo vai?” domanda ancora, questa volta alzando il tono di voce.
“A fare colazione; ci vediamo in mensa, biondo” annuncio prima di chiudermi la posta alle spalle.

Raggiungo la stanza di Harry, ma trovo la porta aperta. Entro e mi trovo davanti una ragazza. I suoi capelli sono lunghi, di un biondo cenere più scuri alla radice. Ha gli occhi castani con dei riflessi verdi, è magra ma non troppo, ben vestita, ben truccata, bella! Chi diamine è?
Se ne sta lì ferma a fissarmi inclinando la testa.
“Tu chi sei?” domanda poi. La sua voce è elegante, femminile ma leggermente bassa come quella di…
“Harry!” esclamo scorgendolo alle spalle della ragazza.
“Harry? Speravo fossi Louis!” commenta delusa.
“Che ci fai qui, Louis?” interviene poi Harry.
“Allora è Louis!” esclama la ragazza. 
“Gems per favore” la ammonisce.
“Oh no, fatti da parte, fratellino” commenta sorridendo. Una fossetta scava il suo viso. “Fratellino” oh sì, è senza dubbio sua sorella!
“Gems...” si lamenta ancora, mentre le ragazza si dirige verso di me.
“Sei sua sorella?” domando.
“Sì, e tu sei Louis! Oh sì, sei carino!” esclama. “Molto carino!” aggiunge.
“Grazie anche tu... Gems?”
“Oh, che sciocca; dimentico sempre la parte delle presentazioni, scusami...” commenta “Allora!” urla poi “Riavvolgiamo il nastro... Ciao, piacere sono Gemma la sorella maggiore di Harry; tu devi essere Louis, giusto?” conclude porgendomi la mano.
Sorrido di gusto mentre noto Harry alzare gli occhi al cielo. 
“E' un piacere, Gemma. Sì, io sono Louis” le rispondo afferrando la sua mano.
“Sai che sei davvero carino, Louis?”
Sorrido ancora una volta; sembra davvero simpatica. “Grazie Gemma, anche tu.”
“Mi sei simpatico Louis!”
“Ma se non lo conosci neanche” replica suo fratello.
“Oh sta’ zitto, muso lungo! So riconoscere  una persona simpatica; ricorda che sono più grande di te!”
“Sì, ma di tre anni non di trenta!” afferma lui in risposta.
Sorrido nel guardare due fratelli che si punzecchiano; so esattamente cosa significa.
“Zitto, Hazza!” esclama, guardando suo fratello e poi “Allora, Louis” dice voltandosi verso di me. “Ero passata a dire a mio fratello che io e la mamma siamo a Holmes Chapel e sarebbe carino se lui domenica, invece di stare qui, venisse a pranzo a casa. Ma ovviamente deve fare l’antipatico che dice che qui ha troppe cose da fare e bla bla bla... Puoi per favore dirgli che dovrebbe ascoltare sua sorella e venire a casa per una fottuta giornata?” conclude canzonando l'intero discorso.
“Oh Harold, vai a casa dalla tua famiglia. Tua sorella ha ragione; cosa diamine devi fare qui?”
“Louis, per favore. Lo sai anche tu che abbiamo tante cose da fare!”
“Harold, per favore. Lo sai anche tu che qui la domenica non c'è mai nessuno!” replico a mia volta.
Gli occhi di Gemma navigano prima Harry e poi su di me.
“D'accordo, domenica vado a casa; contenti?” dice poi sconfitto.
“Wow, bel temperamento Louis. Grazie!” esclama Gemma rivolta a me.
“Figurati”.
“Harold lo hai chiamato” nota poi “Lui odia essere chiamato in quel modo. Eppure con te non ha battuto ciglio.” constata stringendo gli occhi a fessura.
“D'accordo sorellona; hai ottenuto ciò che volevi, ora possiamo andare a far colazione?”
“Oh sì, certamente. Vi lascio in pace, ma prima è doveroso chiedere a Louis se vuole venire domenica, non ti pare Hazza?”
“Oh no, grazie. Sto bene qui...” rispondo rapidamente.
“Louis, guarda che Harry mi ha detto che anche tu conosci bene Holmes Chapel, quindi ti sto invitando un po' anche a casa tua, non credi?”
“Sì, ma io...”
“No! Nessun disturbo, è un piacere! Piacerai anche a mamma, ne sono sicura!” interviene interrompendomi.
“Gems!” la ammonisce ancora Harry.
“Sì, okay sparisco. Ci vediamo domenica. Louis è stato un piacere, non vedo l'ora di conoscerti meglio!” dice mentre suo fratello l'accompagna alla porta.

“Perdonala, lei è un po'…”
“Fantastica!” affermo.
“Mmmh... allora, fame?” domanda.
“Decisamente!” affermo portando la mano allo stomaco che brontola.

Quando arriviamo in mensa, sono precisamente le 7.30; nessuno è ancora in sala. Per la prima volta, vedo il tavolo della colazione completamente imbandito. Riempiamo i nostri vassoi e ci accomodiamo al tavolo.
Quando Harry si siede, lo vedo sussultare leggermente.
“Tutto bene?” domando.
“Sì. Beh, era un po' che, insomma hai capito...” conclude abbassando lo sguardo.
“Oh mi dispiace. Avresti potuto dirmelo, sarei stato...”
“Più delicato?” Domanda interrompendomi. “Oh per favore, Loueh. Sto benissimo, grazie.” conclude portando una fetta di bacon alla bocca. 
Mentre mangiamo la sala intorno a noi inizia a riempirsi e, una volta concluso, Ed e Niall arrivano al nostro tavolo con i loro vassoi.
“Buongiorno, ragazzi. Dannazione, voi avete il succo d'arancia! Non riesco mai a trovarlo quando arrivo” si lamenta Ed accomodandosi.
“Sarà perché arrivi qui alle otto e trenta e la colazione inizia un’ora prima, Edward?” gli risponde Harry sarcastico.
“Sono le otto e un quarto!” precisa Niall.
“Oh beh, scusa...” gli risponde il riccio.
“No, figurati Hazza. Sai, la cosa strana è che perfino tu a quest'ora non hai il piatto vuoto, il ché mi fa dedurre che sei arrivato prima del solito stamattina...”
“Sì, Horan”.
“Già… E poi c'è Louis, che prima delle nove meno qualcosa non è mai qui...” continua il biondo.
“Mattinieri, stamattina” commenta Ed.
“Oh sì, Edward; sai il nostro Louis era già sveglio e vestito quando mi sono svegliato...”
“Oddio, allora oggi pioverà!” esclama il rosso, fingendosi allarmato.
“No, non credo...” gli risponde il biondo. “Vedi, il fatto è che sono certo Louis non abbia dormito in stanza stanotte…”
Ed lo guarda stranito. Non ha ancora capito a che gioco sta giocando, ma naturalmente io ed Harry sì…
“Che silenzio, ragazzi! Nulla da dire?” domanda il biondo osservando prima me e poi Harry.
“Ma che diamine avete tutti stamattina?” interviene Ed.
“D'accordo, Niall. Dillo pure; tanto lo so che non vedi l'ora di farlo” commenta Harry.
“Ohh sì! Edward, amico mio, però cazzo, non sei percettivo”.
“Dovrei essere percettivo su cosa?”
“Ohh, andiamo! Harry e Louis, mattinieri, Louis non ha dormito in stanza... puoi farcela, rosso!”
Guardo divertito la bocca di Ed diventare una perfetta O.
“Ma certo!” esclama infine. “Come ho fatto a non pensarci subito?”
“Potete smetterla di urlare?” domanda Harry, alzando gli occhi al cielo. “Louis, digli qualcosa!”
“Io? Che devo dire?” domando, scrollando le spalle.
“Nulla se non i dettagli!” afferma il biondo.
“Che dettagli?” domanda Josh avvicinandosi al nostro tavolo.
“Dettagli di una notte di sesso” risponde Niall.
“Interessante! Chi ci deve i dettagli?”
“Harry e Louis” chiarisce l'irlandese.
“Era ora! Fantastico!” esclama Josh.
“D'accordo lo devono sapere tutti ora?” li interrompe Harry.
“No, non tutti. Solo gli amici!” risponde il biondo.
Scoppio a ridere divertito; Niall è veramente una forza della natura!
“Ragazzi, stasera siete con noi?” chiede poi Andy,  improvvisamente comparso alle mie spalle.
“Per cosa?” domandiamo all'unisono io, Harry e Niall.
“Schiuma party come lo scorso anno!”
“Ci sto!” urla Ed.
“Anch'io” lo segue Niall.
“Idem per me” Josh.
“E ci saranno anche i Larry per limonare nella schiuma!” afferma Niall battendo le mani come farebbe un bambino.
“I Larry?” domanda Andy.
...Già; i Larry? Chi sono?
“Ragazzi, ma per quale motivo nessuno mi capisce, stamattina? Larry, oh andiamo è ovvio... L di Louis arry di Harry. Geniale no? E' una ship!”
Scoppio a ridere alle sue parole. “Una ship! Niall, sembri mia sorella...di dodici anni!” esclamo.
“Non ti piace, Loueh? Preferisci Lourry? Per me suona meglio Larry!” continua Niall, facendo ridere tutti ancora una volta.
“Fermi tutti però. Hai detto “limonare”; che mi sono perso?” chiede poi Andy.
“Niall ha scoperto che Louis ha dormito da me e deve dirlo a tutti, tutto qui” chiarisce il ricco.
“Quindi ha dormito da te! Fantastico, grande Louis!” afferma Andy posando una mano sulla mia spalla. Non posso far altro che sorridere ancora una volta. Non so né cosa dire né cosa fare; è tutto così surreale.
“Va bene... andiamo a lavorare, ora?” ci rimprovera Harry.
“Certo, andiamo. Ma comunque, Larry siete in lista! Siamo 10, tavolo prenotato a mio nome, da mezzanotte in poi Rosies Club in Northgate St, City Centre, Chester. Tutto chiaro?”
“No, mi sono fermato a “Larry siete in lista”” rispondo ironico.
“Okay, vi scrivo dopo l'indirizzo.”
“Meno chiacchiere e più lavoro! In più non so se è possibile uscire di notte e lo sapete!” urla Harry rovinando a tutti la festa.
“Ma per questo abbiamo il capo migliore del mondo, no?” interviene Niall.
“Infatti; io ho prenotato. Mi fido di te, lo sai Haz” segue Josh. “Lo hai già fatto lo scorso anno; so che riuscirai ad avere le chiavi. Inventati qualcosa, o riusa la scusa dello scorso anno; è sempre lo stesso giorno infondo, no?”
“Ci proverò, parlerò con chi di dovere, mi inventerò qualcosa ma non vi prometto nulla.” conclude Harry.


La giornata di prove procede serena. Niall ha già informato tutti degli sviluppi tra me e Harry e la cosa mi fa veramente sorridere; per essere così virile, è davvero una pettegola. 
Nel pomeriggio accompagno Harry negli uffici, ma resto fuori in trepidante attesa. Quando riemerge da quella stanza la sua faccia non sembra promettere nulla di buono.
“Nulla?” domando.
“Ho le chiavi del cancello!” afferma sorridendo raggiante.
“Sei un grande!” esclamo prendendo il suo viso tra le mani.
“Lou siamo negli uffici...” dice accompagnandomi fuori.
“Come hai fatto??” domando poi, una volta lasciato il quartier generale del campo.
“E' il compleanno di mia nonna che viene nel Cheshire solo per festeggiare con il bravo nipotino... Sai, potrebbe farsi tardi; meglio avere le chiavi per non svegliare nessuno...”
“Sai che quell’uomo mi avrebbe mandato a cagare, se gli avessi rifilato io una cavolata simile, vero?”
“Ma io sono l'angioletto che non sbaglia mai, non può non fidarsi di me!” dichiara fiero si sé.
“Tu sei un bastardo!”
“Se ci beccano, mi ammazzano!”
“Tranquillo, non accadrà! Vado ad avvisare Niall” esordisco lasciandogli un bacio sulla gunacia.


"Louis, dannazione, sei pronto? Harry ci sta aspettando da cinque minuti! È il terzo messaggio che mi manda; ti prego, fa’ presto" urla Niall, da dietro la porta del bagno.
Mi guardo ancora un volta allo specchio; c'è ancora qualcosa che non va. Non riesco a essere soddisfatto del mio aspetto. I capelli sono decisamente troppo lunghi, devo dargli una spuntatina appena possibile. Prendo ancora un po’ di gel, lo spalmo tra le mani e tento di dare un senso alla frangia.
"Ohh andiamo, Lou! Ti prego. Harry se la prenderà con me!" brontola ancora Niall.
Sorrido e finalmente apro la porta.
"Tranquillo biondo, mi prenderò le mie responsabilità per il ritardo".
"Lo spero bene" dice osservandomi attentamente "Mmm non credo si arrabbierà con te questa sera..." commenta poi, facendomi l'occhiolino.
"Ah, no? Lui si arrabbia sempre con me, ragion per cui credo che mi aspetti una bella predica."
Le sue labbra si piegano in un sorriso; sembra riflettere prima di chiedere: "Facciamo una scommessa?"
"Che tipo di scommessa?" domando a mia volta.
"Ora andiamo da lui, ti scusi e se lui non dice nulla mi offri un drink, in caso contrario lo offro io a te; ci stai?"
"Un drink gratis per me! Certo che ci sto!" rispondo, porgendogli la mano come per sigillare il nostro accordo.
"Perfetto, ma preparati a offrirmi questo drink!" ribatte, aprendo la porta e invitandomi a uscire.

Arriviamo al parcheggio; in lontananza vedo Harry.  Come immaginavo sembra nervoso; cammina avanti e indietro, tra le sue mani una sigaretta. Istintivamente indietreggio di un passo, come per prepararmi alla difesa.
"Ed eccolo lì... è decisamente nervoso; preparati a offrimi questo drink, biondo; soldi alla mano, se ti è più comodo" sussurro a Niall.
"Sarà di poche parole, vedrai..." ribatte, poggiandomi una mano sulla spalla.
"Eccovi qui, finalmente!" esclama Ed, seguito da Josh.
"Colpa mia!" mi affretto a dire, come promesso a Niall.
Vedo Harry spegnere la sigaretta e venirci incontro. Indossa una camicia a motivo floreale con base nera, dei jeans scuri e un paio di stivali. I suoi ricci larghi si concludono in boccoli perfetti che ricadono delicati sulle spalle ampie. Lo guardo e, come sempre, non posso fare a meno di pensare "WOW" . Ma quando si avvicina, i suoi occhi si stringono a fessura e ancora un volta indietreggio di un passo.
"Già, colpa sua! E' stato chiuso in bagno qualcosa come quaranta minuti" puntualizza il biondo.
Sento lo sguardo di Harry addosso e so che sta per farmi la sua predica; d'istinto chiudo gli occhi quando è sul punto di proferir parola.
"Non urlate; non sanno neanche che siamo tutti qui. Allora, andiamo?" si limita poi a dire con voce tranquilla.
No, sul serio: tutto qui? E la predica? Dov'è finito Harry il bacchettone?
Una sonora risata proviene dalla bocca del mio compagno di stanza seguita da un "te lo avevo detto!". Gli sguardi straniti di tutti sono ora su di lui che, con nonchalance, si limita a spiegare: "Nulla che vi riguardi;  Louis mi deve un drink". Stingo le labbra e annuisco a mo' di conferma, quando gli occhi di tutti puntano me.
"Allora? Andiamo; ci vorrà un po' per arrivare. Gli altri sono già partiti da un po'. " commenta Josh.
Saliamo in auto; io mi accomodo sul sedile accanto ad Harry, mentre i ragazzi salgono e si sistemano nei sedili posteriori.

Durante i trenta minuti di viaggio, chiacchieriamo tutti insieme del più e del meno, di cosa ci aspetta una volta arrivati al locale e di come Niall abbia mentito a Melissa sulla destinazione di questa serata.
"Sei proprio uno stronzo" commenta Harry al riguardo.
"Nahh, ha fatto bene" rispondo, esprimendo la mia sincera opinione. Uno sguardo glaciale quasi mi paralizza. Gli occhi di Harry mi fissano; sono freddi, così freddi che bruciano ed comunicano tutto il loro disaccordo.
"Grazie, Louis!" conclude infine Niall, mentre gli occhi di Harry bruciano ancora su di me.

Arriviamo al parcheggio auto del locale. Trovare un posto pare un’impresa impossibile. Dopo il terzo giro in tondo, finalmente riusciamo a trovare un buco libero nel quale parcheggiare l'auto. Scendiamo e ci dirigiamo verso l'entrata del locale, dove ci attende una lunga fila.
"Ci siamo. Il motto è: quello che accade nella schiuma, resta nella schiuma. Niente inibizioni, okay?" dice Niall facendo un rapido occhiolino a tutti.
"Inibizioni? Non ne ho mai avute!" commento in riposta.
"Adoooro questo ragazzo" urla il biondo avvolgendo il braccio intorno al mio collo.
Quando raggiungiamo il buttafuori e la ragazza con la lista dei tavoli, sono ancora sotto il mezzo abbraccio di Niall.
"Nome?" chiede la ragazza mora dinanzi a noi.
"Samuels; è un tavolo da dieci. Forse cinque sono già entrati" risponde il biondo lasciando la presa dalla mia spalla. La ragazza china il capo e scorre velocemente la lista.
"Perfetto cinque sono già dentro; siete tutti i restanti?" domanda.
"Sì, tesoro" afferma lui con un sorrisetto malizioso.
"Perfetto, biondino; tu e i tuoi amici potete entrare" aggiunge lei, sorridendo e sbattendo le ciglia.
"Sei partito con il piede giusto, amico!" sento dire a Josh, quando si avvicina. Si scambiano qualche parola ma io mi fermo, attendendo Harry che è l'ultimo a passare.
"Hey, eccoti qui" commento. Una fossetta scava il suo volto e, fianco a fianco, seguiamo i ragazzi verso il nostro privè.
"Oiii ce l’avete fatta!" urla Andy, quando ci vede arrivare.
Ci accomodiamo qualche istante sui divanetti per consumare la prima portata.  Aiuto Ed e Niall a distribuire gli short drink contenenti vodka absolut e tutti insieme buttiamo giù il liquido alcolico, dando così il via al divertimento. Una ragazza dello staff si avvicina a noi consegnandoci delle bustine con chiusura emetica. Ci raccomanda di inserire i nostri effetti personali nelle bustine, spiegandoci che c'è il rischio che possano bagnarsi con la schiuma. Prendiamo tutti le buste ed inseriamo all'interno cellulari e portafogli.
Mi avvicino alla ringhiera del nostro privè posizionato in alto sulle scale. Da qui è possibile avere l'intera visuale del club. Mi piacciono i privè, ma per ballare bisogna scendere in pista. Adoro il caos, l'odore di alcol, la gente dappertutto;  mi guardo intorno e mi sento a casa. Questo è il mio mondo, il mio elemento. Il livello della musica è già assordante ma la schiuma ancora non è presente.
"Quelli sono i cannoni dai quali uscirà la schiuma" sussurra Harry alle mie spalle. "Guarda ce n’è uno in ogni angolo" continua. Il suo alito è caldo e odora di vodka.  Mi volto di poco per incrociare il suo sguardo. Punto agli occhi e successivamente alle sue labbra, rosa, calde, profumate; porto il mio labbro inferiore tra i denti perché le sue labbra sono sempre così invitanti...
"Sarà fantastico" commento in fine.
Lui si guarda intorno valutando ciò che lo circonda. "Sì, credo di sì".
"Buonasera, ragazzi; pronti a cominciare?" parla il vocalist che affianca il dj, ottenendo in risposta urla affermative.
"Andiamo in pista!" dico voltandomi e afferrando la mano di Harry.
Lo trascino dietro di me. Mi faccio largo tra la folla, senza lasciarlo; lo conduco con me al centro della pista.
"Oddio che caos" urla lui al mio orecchio. "Abbiamo lasciato dietro gli altri" aggiunge.
"Non importa; vedrai che tra poco saranno tutti qui" gli rispondo.
Iniziamo a ballare l'uno difronte all'altro, amalgamandoci con la folla circostante. Una ragazza alle mie spalle si avvicina  interponendosi tra noi con un sorriso malizioso. Balla in modo seducente, porta la mano ad accarezzare prima il viso di Harry poi il mio. Sorrido del suo tentativo di flirt; ha decisamente sbagliato aria. Scorgo oltre lei lo sguardo di Harry che è altrettanto divertito. Si avvicina al suo orecchio e le sussurra qualcosa. Vedo l'espressione della ragazza cambiare da appagata a sconcertata; si volta verso Harry portandosi la mano alla bocca, si alza leggermente sulle punte per sussurrare al suo orecchio qualcosa. Poi entrambi sorridono e lei se ne va, lasciando un bacio sulla guancia di Harry. Arriccio le sopracciglia; quel contatto mi ha decisamente stranito. Guardo il mio compagno di ballo, confuso, prima che lui possa avvicinarsi al mio orecchio.
"Dovevo dirglielo" sussurra divertito.
"Cosa le hai detto?" urlo per farmi sentire.
"Che ha sbagliato aria!" risponde ridendo divertito.
"Cosa ti ha detto lei?".
"Mi ha augurato buna fortuna" fa una pausa prima di aggiungere "con te".
Mi rilasso e gli sorrido; insieme riprendiamo a ballare a tempo di musica.
"Eccovi qui!!" urla Niall, venendoci incontro; dietro di lui ci sono Andy e Josh.  
"Louis, non puoi sparire; mi devi un drink".
"Mmmm facciamo così..." dico mettendo mano alla tasca posteriore dei miei jeans chiari. Tiro fuori il portafoglio dalla bustina emetica e prendo dal suo interno dieci sterline. "Dovresti farcela, altrimenti ho solo pezzi da cinquanta".
"Hey, Tomlinson, dove pensi di stare? Dieci sterline avanzano anche!"
"Perfetto, allora buon drink" gli auguro, riponendo il portafoglio. 
"Grazie, tesoro. Vado a servirmi; anzi, andiamo a servirci" dice sorridendomi. Ricambio il suo sorriso e lo vedo sparire tra la folla a tempo di musica, seguito dagli altri ragazzi.   
"Si può sapere che cos'è questa storia del drink?" domanda Harry.
"Ho perso una scommessa".
"Che tipo di scommessa?" domanda ancora.
"Prooonti per la schiuma? Via!” ci interrompe il vocalist. E improvvisamente, batuffoli di schiuma scendono sulle nostre teste.
Entrambi alziamo gli occhi al cielo, godendoci lo spettacolo. La schiuma ha l'aspetto di piccole nuvole che cadono su di noi, ma quando la frequenza aumenta, tenere gli occhi alti diventa a mano a mano impossibile. Abbasso la testa d'istinto e la schiuma inizia a ricoprirmi.  È dappertutto; non posso far altro che tenere il capo basso per non rischiare che la schiuma mi entri negli occhi. Corpi bagnati si strusciano contro il mio, sento qualcuno palpare il mio sedere. Mani dappertutto. Non vedo nulla, non vedo Harry; sento solo urla e la musica a palla, il delirio.
Dopo un tempo che mi sembra infinito i cannoni si fermano e il vocalist ci avverte che il primo round di getti si è concluso. 
"Non pensate di scamparvela; non è finita qui! Mettiamo in pausa le bestie sputa schiuma, ma tra non molto torneranno a schiumarvi tutti" urla dal suo microfono dall’alto del palco dal quale si starà godendo lo spettacolo.
Alzo gli occhi e cerco di scrollarmi la schiuma  da dosso. Mi volto; dietro di me c'è un ragazzo che mi sorride. È bello, biondo, occhi chiari, nasino perfetto. Si avvina e mi cinge i fianchi, invitandomi a ballare. Mi guardo intorno; dov'è finito Harry? Il ragazzo continua a tenermi stretto ma la mia testa vaga alla ricerca di un riccio, probabilmente ricoperto di schiuma.
"Stai cercando qualcuno?" sussurra il biondo al mio orecchio.
"Sì, sto cercando un ragazzo" gli rispondo.
"Il tuo ragazzo?" domanda.
Lo guardo; mi sta fissando in attesa di una risposta. I miei fianchi sono ancora avvolti tra le sue mani; è piuttosto muscoloso, quindi non riuscirò a liberarmi facilmente di lui. A meno che...
"Sì" rispondo e le sue mani mollano la presa.
"Non sapevo fossi qui con qualcuno" sussurra scusandosi.
"No, figurati; non potevi saperlo" replico, sorridendogli.
"Beh, allora buona fortuna con la ricerca di questo fortunatissimo ragazzo".
Per la misera, è davvero bello! Perché mi sto allontanando? Sono un idiota! In un’occasione diversa probabilmente gli avrei già fatto l'analisi delle tonsille. Lo guardo allontanarsi e sento l'amaro in bocca. Resto immobile per qualche istante, finché non sento chiamare il mio nome. 
"Loueh". Ed è la sua voce; è Harry. Il sorriso torna sul mio volto a quel suono. Mi volto alla ricerca del suo viso, mi faccio largo tra la folla ma non riesco a trovarlo.
"Loueh" sento poi alle mie spalle.
Mi giro e lui è lì, ricoperto di schiuma, completamente bagnato. Due occhi verdi e un paio di fossette si illuminano davanti ai miei increduli occhi. Spalanco la bocca e abbasso lo sguardo per poi rialzarlo via via sul suo corpo ricoperto di vestiti bagnati. Cazzo, che spettacolo. La punta di amaro che aveva lasciato il ragazzo biondo va via in un istante. Sono quelle le labbra che voglio assaggiare ancora una volta. 
"Eccoti qui" dico lanciandomi tra le sue braccia.
"Improvvisamente non ho capito nulla" commenta stringendo le mani sulla mia schiena.
Mi stacco da lui e lo guardo. Prendo il suo viso tra le mani e lo ripulisco dalla schiuma che scende dai suoi capelli. Continua a sorridermi ed io incollo le mie labbra alle sue, alzandomi sulle punte. Le sue labbra sanno di schiuma, ma la sua lingua ha ancora il sapore di vodka e tabacco. Premo la mano sul suo petto senza lasciare la sua bocca. Le nostre lingue si cercano e si assaporano. Porto una mano tra i suoi capelli che sono ridotti a un groviglio di schiuma. Harry tiene la presa sui miei fianchi, mentre con l'altra mano afferra un lembo della mia t-shirt e stringe il tessuto in un pugno.
I miei occhi sono chiusi, mi godo a pieno ogni istante di quel bacio ma improvvisamente una luce mi acceca. E' un bagliore forte e veloce, come la luce di un flash.
"Ohhh siete adorabili"
Apro gli occhi ed entrambi molliamo la presa. Ci voltiamo verso quella voce e ci ritroviamo davanti Niall con il cellulare tra le mani. "Questa foto è bellissima" commenta guardando soddisfatto il display del suo cellulare.
"Nì, non fare lo stronzo!" lo ammonisce, Harry.
"Nahh Hazza; tranquillo".
Guardo Niall e i ragazzi e gli domando: "Perché voi non siete ricoperti di schiuma?"
"Eravamo al bar quando hanno aperto i cannoni, lì la schiuma non arriva" risponde il biondo.
"Sai com'è; non possono avvelenare i cocktail" aggiunge Ed.
"Già..."
"Allora... Selfie? Tutti dietro di me!" urla Niall, puntando il telefono in modo da racchiudere tutti i nostri visi nella foto. Poi scatta,  una, due, tre volte.
"Quanto siamo belli!" esordisce infine.
"Sì siamo belli, ma voi siete asciutti..." commenta Harry, prima di raccogliere della schiuma dai capelli e schiacciarla  sul viso del biondo.
"Bastardo!" urla quest'ultimo.
"Beh ora siamo pari" dice Harry, facendogli una smorfia.
"Hazza, questa me la paghi!" lo sfida Niall.
"Amore, ricordati che sono io a portare  l'auto".
Una bionda strizzata in un mini abito, sfila davanti ai nostri occhi. Vedo Niall seguire con lo sguardo ogni centimetro del suo corpo.
"Mmm... magari me la paghi dopo, Haz..." dice seguendo la ragazza e perdendosi tra la folla.
"Che coglione!" constata Harry, sorridendo.
Un gruppetto di ragazze si avvicina a noi ballando.
"Voi limonate pure; a loro pensiamo noi!..." sussurra Edward, al mio orecchio.
Guardo Harry facendo spallucce.
"Peccato; alla fine ci ritroviamo sempre soli" commenta.
"Pronti per la schiuma? " urla ancora il vocalist.
"Eh no, no!" afferma Harry prendendo velocemente la mia mano. "Una volta mi è bastato!" aggiunge trascinandomi con sé lontano dalla pista.
Harry tiene stretta la mia mano e cammina a passo sostenuto, facendosi strada tra la folla. Non è facile stare dietro al suo andamento veloce, ma sono costretto a seguirlo. Inizio a ridere di gusto senza una ragione precisa, mentre batuffoli di schiuma iniziano a cadere ancora sulle nostre teste.
"Ohhh ecco; qui va meglio!" esclama Harry con un leggero fiatone.
Mi guardo intorno; la schiuma non arriva, ma non siamo al privè e neanche al bar. Guardo alle spalle di Harry. "Toilette" indica il cartello.
Scoppio a ridere. "Mi hai portato nel cesso!"
"Cosa?” domanda stranito.
"Guarda..." dico indicando il cartello alle sue spalle.
Scoppia a ridere portandosi le mani alla pancia. "Okay, può sembrare sconveniente... Non volevo portarti nei bagni; non è il mio stile."
"Tranquillo..." gli rispondo guardandomi intorno "Una scalinata è il tuo stile?"
"Cosa?" domanda ancora.
"Possiamo sederci lì per un po'" replico, indicando un ampia scalinata alla nostra sinistra.
"Oh sì, perfetto!"
Ci accomodiamo uno accanto all'altro iniziando a chiacchierare, finché non ci ritroviamo nuovamente con le labbra incollate. Curioso di come abbia convinto il preside a lasciargli le chiavi, gli chiedo i dettagli della loro conversazione.
“Dunque è andata più o meno così; immaginati un me molto dispiaciuto e imbarazzato all’idea di dover chiedere un favore tanto grande. Gli ho detto qualcosa tipo: “Sono così imbarazzato e al tempo stresso desolato di doverle chiedere un favore; voglio però che lei, signor preside, non si senta in obbligo e se è un problema lo dica tranquillamente; capirò... Dunque come forse ricorda, le ho già chiesto questo favore lo scorso anno e lei è stato tanto gentile da concedermi le chiavi del cancello”...” ascolto ogni sua parola completamente rapito “Poi ha ricordato di mia nonna, che tanto per la cronaca festeggia in peno inverno in suo compleanno, e mi ha concesso le chiavi” dice scoppiando a ridere.
“Che bugiardo, che sei!”
“No, aspetta. La parte bella è stata quando mi ha detto: “Signorino Harry si figuri; lei è sempre impeccabile. Mi sono fidato lo scorso anno e posso fidarmi ancora”...” continua, imitando perfettamente la voce del nostro preside.
“Non ci credo! Probabilmente, fossi andato io mi avrebbe preso a schiaffi!”
“Ma di me può fidarsi; non le vedi le ali dietro la mia schiena?” dice sbattendo le ciglia.
Ridiamo insieme prima di riprende a baciarci. Mi ritrovo non so come sulle sue gambe. Il tempo scorre ma noi restiamo lì, in quell'angolo buio dove altre coppiette si danno da fare.  A pochi centimetri da noi una ragazza con una lunga gonna inizia a muoversi in maniera sospetta, facendo esattamente su e giù tra le braccia di un ragazzo.
"Per la miseria, stanno scopando" sussurra Harry al mio orecchio.
"Oh sì, decisamente!".
"Comodo avere un lunga gonna che copre tutto" mi fa notare.
"L'avrà messa per quello" ribatto.
"Già..."
"Suppongo che anche quelli due gradini sopra di noi stiano facendo lo stesso" constato, guardando oltre le sue spalle.
Si volta per controllare. "Fantastico. Non volevo portarti nei bagni ma ti ho portato comunque dove scopano tutti" commenta tra ironia e imbarazzo.
"Già... Essendo stata una cosa involontaria, la trovo piuttosto eccitante" sussurro al suo orecchio.
"Non ci provare Loueh; non farò sesso con te su delle schifosissime scale." puntualizza spazzando ogni mia speranza. 
Restiamo lì ancora un po' prima di raggiungere gli altri. La serata procede in maniera grossomodo tranquilla. Io ed Harry torniamo in pista, balliamo, scherziamo, restiamo con gli altri al privè; tutto in maniera piacevole e tranquilla. Alle quattro e mezza del mattino, lasciamo il locale.
Arrivati ai cancelli del campo, stiamo ben attenti a non far rumore. 
Quando arrivo in stanza sono stanchissimo; mi sfilo i vestiti recupero cellulare e portafoglio dalle bustine ermetiche e mi infilo nel letto. Nonostante le continue chiacchiere del mio super energico compagno di stanza, riesco infine a farmi cullare dalle braccia di Morfeo. 




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Capitolo 12
*** Chapter 12 ***




Mi trovo nel corridoio della scuola, solo, dove sono finiti tutti? 
Mi guardo intorno, file di armadietti alla mia destra e alla mia sinistra; silenzio, riesco quasi a sentire il mio respiro e i battiti del mio cuore. Poi, all'improvviso, una musica invade l’ambiente, come una colonna sonora proveniente dall'alto abbraccia l'intero corridoio. Provo a capire da dove proviene quel suono, apro le porte delle aule ma non c'è nessuno; l'aula di scienze è vuota, così come quella di chimica, informatica e tutte le altre. Perché sono qui? Perché sono solo? Cos'è questa musica? 
"Won't you stay with me?" sento poi molto chiaramente "Cause you're all I need" bisbiglio a tempo con le note; ora riconosco quella musica è Stay With Me di Sam Smith, adoro quella canzone. 
Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalla musica, inizio a canticchiare al passo con Sam.
"...This ain't love it's clear to see but darlin-" 
"LOUIS!" sento poi di colpo, mi interrompo e apro gli occhi di scatto. 
"Louis!" chiama ancora quella voce.
Arriccio le sopracciglia, chi è? da dove proviene? 
"Louis!!" continua. 
Alzo gli occhi osservo gli altoparlanti, ma così come la musica, quella voce pare provenire da ogni dove, senza una fonte precisa.
Ad un tratto però il corridoio pare stingersi intorno a me, gli armadietti si avvicinano, diventa sempre più stretto, resto fermo, immobile non riesco a muovere un solo muscolo, l'acciaio freddo degli armadietti ora tocca entrambe le mie spalle, mi manca il fiato, chiudo gli occhi, qualcosa mi colpisce in pieno viso, buio. 


Apro gli occhi, ho in faccia un cuscino, sono nel letto; era solo un sogno. 
"Louis spegni quella dannata sveglia!" urla Niall. 
La sveglia, certo; ecco cos'era quella musica nel sogno.
"Louis!!" esclama ancora Niall.
Ed ecco la voce che chiamava il mio nome, era lui, era un sogno. 
"Cazzo!" esclama il biondo. 
Sposto i cuscino da mio viso e allungo la mano sul comodino. Afferro il mio iPhone e con gli occhi ancora quasi incollati di sonno disattivo la sveglia. 
"Grazie al cielo, cazzo!" brontola il mio compagno di stanza. 
Mi tiro su a sedere e passandomi una mano sul viso, con la bocca ancora impastata dal sonno brontolo a mia volta un "Mi dispiace biondo, non so neanche come si sia attivata questa dannata sveglia".
"D'accordo ora fai silenzio Loueh, sto cercando di dormire!" si lamenta. 
Quando riesco finalmente ad aprire gli occhi osservo l'ora sul cellulare, le 6.30am. Cosa? Quando avrei impostato una sveglia a quest'ora?
L'iPhone vibra poi nelle mie mani, la notifica di un messaggio compare sul display. Harold  leggo nel pannello delle notifiche. 
Harry? Perché mi manda un messaggio alle sei del mattino? 
Apro la notifica: "Buongiorno occhi blu, spero che la prima sveglia abbia funzionato, in caso contrario perdonami se ne ho attivata una ogni 2 minuti. Ti aspetto alle 7.30 fuori i dormitori, per andare a casa. XX" .
Casa?? mi domando, ma non faccio in tempo a far null'altro che una nuova sveglia impostata alle 6.32 carica display. 
Un mugolio di disapprovazione proviene da sotto le coperte del mio compagno di stanza; mi affretto a disattivare la sveglia. 
"Scusa Niall" dico poi.
"In caso contrario perdonami se ne ho attivata una ogni 2 minuti." diceva il messaggio. Apro l'orologio e digito sulla sottovoce Sveglia; stento quasi a crede a ciò che vedo, un numero infinito di sveglie impostate e attive, 6.34, 6.36, 6.38, 6.40... e così via fino alle 7.00. 
Cazzo, Harry deve essere pazzo, ha davvero attivato una sveglia ogni 2 minuti. Mi affretto a disattivarle tutte, trattenendo quasi il respiro, se dovesse suonare ancora una volta Niall probabilmente non si limiterebbe più a lanciarmi un cuscino...
Disattivato tutte le sveglie, rileggo il messaggio di Harry, "Ti aspetto alle 7.30 fuori i dormitori, per andare a casa". Casa? mi domando poi ancora una volta, che casa? 
Gli occhi mi cadono nuovamente sull'orario e poi sulla data Domenica 20 Luglio 2015 leggo. Dominica, ma certo, Gemma la sorella di Harry aveva invitato anche me a casa loro ad  Holmes Chapel, ora rammento. 
Ancora una volta il cellulare vibra tra mani; ancora un messaggio, sempre Harold
Apro la notifica: "Sei sveglio?"
"Sono sveglio!" gli rispondo.
"Ottimo non tardare X."
"Non lo farò, ma ieri avresti potuto avvertirmi che avresti impostato diecimila sveglie!" 
"Mi dispiace occhi belli." 

Sorrido e quasi arrossisco, riesce a farmi questo effetto anche lontano, quando per giunta avrei voglia di prenderlo a pugni; come diavolo fa? 
"Ti scuserai per bene più tardi" replico in risposta. 
"Perfetto, ora sbrigati." mi avverte. 
Guardo l'ora le 6.40; sospiro e mi tiro su dal letto. Entro in bagno;  dopo aver svuotato la vescica, entro in doccia. 

Sono ormai pronto quando osservo l'orario sul cellulare, le 7.25, in perfetto orario. Afferro le chiavi della stanza e le infilo nelle zainetto, prima di chiudermi la porta alle spalle osservo Niall, pare una massa informe sotto il suo lenzuolo, sorrido e questi lo invidio per essere ancora nel mondo dei sogni.

Percorro il corridoio dei dormitori e una volta fuori trovo Harry appoggiato al muretto con una gamba piegata e il tacco del suo stilale puntato nella parete. Tra le mani una sigaretta che porta elegantemente alle labbra, la sua massa di ricci da quest'angolazione gli copre il viso, eppure mi appare come una visione celestiale, sotto la fioca luce del sole coperto ancora dalle nuvole. Afferro il cellulare e gli scatto una foto. E' veramente bellissimo.
Nel silenzio che ci circonda, il rumore della fotocamera attira la sua attenzione verso di me. 
"Hey che fai?" domanda.
"Ti ho scattato una foto."
"Sì, lo avevo capito, perché lo fai?" 
"Eri bello visto da qui."
"Mmm solo visto da lì?" domanda sorridendo. 
Avvampo di poco prima di cambiare argomento "Buongiorno anche a te Harry" brontolo.
"Buongiorno Louis" risponde a sua volta, con il viso ancora illuminato da un bellissimo sorriso.  "Sei puntuale!" constata poi osservando l'orologio al suo polso. 
"Già, la sua sfilza di sveglie ha funzionato a primo colpo" dico avvicinandomi a lui. 
"Ottimo" controbatte quasi fiero. 
"Harry, io non avrei quel sorrisino soddisfatto fossi in te, mi ha svegliato Niall, con un cuscino in faccia!" 
Ride di gusto a poi centimetri dal mio viso. 
"Non è divertente, ho fermato la seconda giusto in tempo, al posto del cuscino Niall mi avrebbe lanciato una sedia la seconda o terza volta!" mi lamento ancora. 
"Oh non sia mai che mi rovinava il tuo bel faccino, proprio quando devo presentarti alla mamma..." ironizza facendo il musino e lasciando scivolare una mano lungo il mio viso. 
"Non sei affatto divertente!" lo rimprovero ancora una volta. 
"Mi dispiace" sussurra poi avvicinandosi al mio orecchio prima di lasciare un bacio veloce sulle mie labbra. 
Resto di sasso ogni volta che lo fa. E' ormai passata una settimana da quando tra noi le cose hanno preso una piega diversa. Baciarlo a volte mi appare così naturale, altre volte invece è così strano. Forse ha ragione Zayn, magari trovo strano baciarlo perché è naturale, ed io non ci sono abituato. Non ho mai avuto una vera e propria relazione stabile, non sono tipo da baci del buongiorno, non sono tipo da bacini in generale. 
Questa cosa con Harry, qualsiasi cosa sia, ha assunto per me una piega diversa dal solito; è qualcosa di anomalo ma vero, qualcosa che non avevo mai provato prima. Questo mi piace ma al tempo stesso mi terrorizza; ne ho più volte parlato con Zayn in questi giorni e sto cercando di ascoltare il suo consiglio "non pensare a nulla, lo hai lì non ti frenare, fai quello che ti senti di fare" mi ha più volte detto, ed è esattamente quello che sto cercando di fare. 

"Allora ci sbrighiamo?" domanda poi. Annuisco ed insieme ci dirigiamo verso la sua auto. 
Prima di salire in macchina silfo lo zaino dalle spalle e salendo in auto lo lancio nei sedili posteriori. Harry osserva attento ogni mio movimento.
"Carino lo zainetto" commenta. 
Mi limito a lanciargli un occhiata di risposta. 
"Cosa hai messo lì dentro?" domanda con voce curiosa. 
"Poca roba, nulla di importante." gli rispondo. 
"Mmm okay" dice poco convinto prima di mettere in moto. 

Dallo stereo dell'auto parte Thriller di Michael Jackson. 
"Woooow" commento iniziando a cantare. "It’s close to midnight and something evil’s lurking in the dark.." 
Harry inizia a sorridere ed io con lui mentre continuo a cantare il grande classico di Michael. 
"La sai ballare?" domando quando sta per arrivare la strofa del ritornello. 
"Sì, la so ballare ma sto guidando Loueh" mi risponde. 
"Mmm beh io no" dico alzando il volume e agitando prima la spalla destra poi la sinistra a tempo di musica. "Cause this is thriller, thriller night there ain’t no second chance against the thing with forty eyes, you know it’s thriller, thriller night" canto, mentre per quanto mi è possibile imito il balletto originale.
Harry scoppia a ridere urlando "Sei un cretino!!" . Ma io continuo la mia coreografia, canticchiando e ridendo al tempo stesso. 
Quando la canzone termina Harry abbassa il volume riducendolo al minimo. 
"Noo" mi lamento. 
"Stai fermo che hai il fiatone, e sei seduto!" esclama ridendo. 
"Non poi mettermi Thriller e pretendere che io non balli." 
"Non poi ballare in auto Loueh." 
"Beh l'ho fatto." repolico. 
"Già e sembravi un matto!" afferma lanciandomi un occhiata. Scoppiamo poi entrambi a ridere.
Quando punto anche io gli occhi sulla strada noto che siamo diretti al lago. Harry sta seguendo le indicazioni stradali per Boundary Lake, Holmes Chapel. 
"Perché stiamo andando la lago?" domando. 
"Perché è lì che voglio portarti, prima di andare a casa" si limita a rispondermi. 
Lo guardo stranito e lui stacca velocemente gli occhi dalla strada per urlare "Sorpresa!!" scrolla le spalle e riporta gli occhi alla strada.
Resto stranito da questa sua scelta, e non posso fare a meno di chiedermi "Mi hai svegliato alle 6.30 per questo?" dunque, gli porgo la domanda. 
"Mmm diciamo di sì." risponde. 


Arriviamo al lago e parcheggiamo l'auto. 
Oltrepassiamo la staccionata, e ci dirigiamo esattamente in riva al lago. 
"Non trovi che qui ci sia un odore fantastico?" domanda Harry a braccia larghe come per allargare i polmoni  per respirare a pieno quell'aria pulita. 
"Sì, c'è un buon odore" confermo. 
"Aspettami qui" dice poi guardandosi intorno. "Ci metto un attimo non muoverti!" esclama allontanandosi senza darmi opportunità di risposta. 
Lo vedo sparire dalla mia visuale quando entra in un piccolo chalet. Mi ritrovo solo e scrollo le spalle. 
Pochi minuti dopo riemerge da quella piccola porta di legno. Si avvicina velocemente agitando una bustina tra le mani. 
"Cos'è?" domando. 
"Cereali o qualcosa del genere, per le anatre!" esclama. 
"Oh e possiamo dargli questa roba?" 
"Beh la vendono per darla a loro, suppongo di sì!" 
"Allora facciamole mangiare!" 
"Già, poi andiamo a mangiare anche noi, ti va un cornetto?"
"Mmm sì mi va" gli rispondo. 

Diamo da mangiare alle anatre e poi entriamo nello chalet per far colazione. 
Dopo aver mangiato restiamo ancora un po in riva al lago. Ci accomodiamo su una panchina, tra una chiacchiera e l'altra Harry poggia la testa sulla mia spalla e io inizio ad accarezzargli i capelli. 
Improvvisamente un risolino esce dalla sua bocca facendo sbalzare entrambi. Trona a sedersi normalmente continuando a ridacchiare. 
"Che c'è??" domando. 
"Nulla... è solo che... non trovi che questa roba sia fottutamente romantica?" 
"Mmm beh vediamo...intendi me e te, su una panchina, in riva ad un lago, in silenzio, mentre tu sei poggiato alla mia spalla ed io accarezzo i tuoi capelli?" chiedo ironico. 
"Sì esatto!"
"Sì, sembra proprio fottutamente romantico!" esclamo.
"Allora smettiamola, inizia ad essere ridicolo!" afferma ridendo. 
"Sì, è vero" confermo. 
Sorride prima di guardarmi serio. 
"Però ho voglia di baciarti" dice con due occhioni verdi che risplendono sotto la luce del sole. 
"Allora fallo" gli rispondo. 
"Non sarebbe ridicolo e romantico?"
"E' importante?" domando a mia volta. 
"No, non credo" dice lui, prima di poggiare le labbra contro le mie. 
Come sempre il nostro bacio è dapprima casto e poi via via molto più ricercato.
Quando ci stacchiamo scorgo in Harry uno sguardo malizioso. 
"Che c'è?" gli chiedo. 
"Mi chiedevo..." dice lasciando un bacio sul mio collo in prossimità dell'orecchio. "In quello zainetto..." continua sussurrando e torturando il mio collo di baci, "In quello zainetto, c'è qualcosa che possa aiutarci a sistemare la situazione..." continua la sua dolce tortura, lasciando navigare adesso sul mio collo anche la lingua. 
"C-che situazione?" domando quasi scioccamente. 
"Quella nei tuoi pantaloni.." sussurra al mio orecchio lasciando poi entrare la lingua. Sposta lo sguardo tra mie gambe e poi alza i suoi smeraldi sul mio viso, l'angolo destro della sua bocca si solleva in una meravigliosa piega maliziosa. 
"Sì, ho qualcosa che possa aiutarci!" affermo.
"Ci avrei scommesso!" replica. 
Si alza in pieni e mi trascina dietro di se in direzione dell'auto. Resto in silenzio, in realtà sono piuttosto confuso, mi sta chiedendo di fare sesso e non è più successo da quella volta, non di certo per colpa mia. Eppure quello che ora sta facendo ora, pare proprio essere trascinarmi verso l'auto per prendere i profilattici dal mio zainetto.  

Arriviamo alla macchina e una volta dentro con mia enorme sorpresa Harry mette in moto. Certo, avrei dovuto capire che mi stava solo prendendo in giro, non ha più voluto che lo toccassi in quel modo da quella volta, pur non essendo affatto casti i nostri baci; perché avrebbe dovuto volerlo ora? 
Ma resto maggiormente sorpreso quando parcheggia l'auto sotto un grande albero d'acero. Lo guardo completamente stranito. Harry ridacchia e spegne il motore. 
Afferra la leva le mio sedile e la tira giù. Resto in silenzio completamente inebetito. In pochi istanti è a cavalcioni su di me. Afferra la mia nuca e con veemenza inizia a baciarmi. Rispondo per quanto stordito ad ogni suo movimento. In poco più di una manciata di minuti le nostre maglie sono già sui sedili posteriori e i nostri pantaloni sono ormai gonfi a causa delle nostre erezioni. Harry con eleganza torna sul suo sedile e da solo si sfila i pantaloni e i boxer, lo aiuto la sciogliere i sui skinny dalle caviglie, e anche questi volano a far compagnia alle maglie, sui sedili retrostanti. Torna poi su di me, più precisamente sul mio collo, afferra con i denti una piccolo lembo di pelle dopodiché li copre disegnando una perfetta O contro la mia pelle così da non far passare aria, inizia poi a succhiare la pelle lasciando un perfetto stampo; quello deve essere senza dubbio succhiotto degno di essere chiamato tale. Bacia poi gentilmente la zona di pelle circostante che ha reso lui stesso sensibile. Chiudo gli occhi e mi lascio completamente trasportare da lui, gli sto decisamente lasciando le redini. Lo sento ridacchiare prima di spingersi contro il mio corpo. La sua erezione nuda preme contro il mio ventre e un mugolio esce dalla mia bocca. Solo successivamente capisco che si era spinto in quella posizione per recuperare lo zainetto dal sedile posteriore. Quando lo recupera lo poggia sul mio petto e scrolla le spalle. 
"Io non so dove sono" si giustifica.
"Tranquillo faccio io" replico senza staccare lo sguardo dal suo.
Apro il taschino interno e sfilo una serie di profilattici. 
"Oh cazzo, ed io che pensavo ne avessi uno o due" sogghigna.
"Come mi dicesti quella volta? Bisogna sempre essere pronti." 
"Mmm un punto per te Loulou" dice prima di afferrare la serie e staccare una bustina. Getta le altre nello zainetto e lo lancia nuovamente nei sedili posteriori.
Torna sulle mie labbra ed io afferro la sua nuca, stringo i capelli che gli cadono sul collo in un pugno e lo tengo incollato alla mia bocca. La sua mano scivola sul mio petto e tra il pollice e l'indice stringe uno dei miei capezzoli. Lascio vagare anch'io le mani sul suo corpo, una mano sulla sua schiena e l'altra alla ricerca del suo membro; quando lo trovo avvolgo deciso la mano intorno la sua erezione e con il pollice sfrego la punta. Harry si stacca dalle mie labbra e porta indietro la testa in un gemito. Abbasso gli occhi sulla sulla sua erezione, e tutto quello che ho voglia di fare è sentire il suo sapore. Stringo la mano dietro la sua schiena e lo accompagno lentamente giù facendo in modo  che la sua testa poggi sul cruscotto. Mi chino in avanti e bacio il suo ventre lascio scivolare la lingua nel suo ombelico. Harry curva la schiena e si lascia andare ad un altro piccolo gemito; sorrido prima di afferrare la sua erezione e portarla alla bocca. Serro le labbra intorno ad essa accarezzando la punta con la lingua, mi lascio andare assaporando a pieno il suo membro fino in fondo la gola. 
"Oh cazzo" sogghigna in un gemito basso proveniente dalla profondità della sua gola.
Continuo ancora un po' prima che Harry possa bloccarmi. 
"Fermati!" mi ordina ma non ho alcuna intenzione di lasciarlo andare. 
"No, fermati, ti prego" mi implora. 
"Loueh ti prego, non è così che voglio venire! Aspetta, fermati!" mi supplica ancora una volta. 
Lo lascio andare e scoppio a ridere. Harry si solleva e mi guarda con un espressione sgomenta. Preme una mano sul mio petto e mi spinge maggiormente contro il sedile, si avvicina alla mia bocca sulla quale lascia un bacio umido e veloce stringendo dolcemente tra i denti il mio labbro inferiore. Con la mano libera slaccia i miei pantaloni e spostando i boxer libera la mia erezione. Un sorrisetto perverso gli aleggia sul volto mentre si morde il labbro. Stringe il mio membro in un pugno, si volta di poco e recupera il preservativo che aveva lasciato sul cruscotto. Straccia con i denti la bustina e srotola con perfetta grazia il preservativo sulla mia erezione. Si solleva leggermente e da solo si posiziona su di me, lasciandomi entrare lentamente dentro di lui; ad entrambi sfugge un gemito. Sinuosamente inizia a muoversi su e giù, tiene le mani sul mio collo per aiutarsi nel movimento, io a mia volta gli vado incontro inarcando i fianchi e tenendogli stretti i suoi con entrambe le mani. Quanto entrambi siamo ormai sull'orlo dell'orgasmo, Harry preme violentemente le labbra contro le mie, in un bacio casto che ha però tutto il sapore del bisogno; schiude leggermente le labbra prima di portare indietro la testa e lasciarsi andare ad un sonoro gemito. Chiudo gli occhi e tiro su la schiena del sedile, spingo ancora una o due volte dentro di lui prima di raggiungere a mia volta l'orgasmo, mi lascio poi andare sfinito sul sedile. Tengo gli occhi chiusi quando sento le sue dita umide premere contro le mie labbra, le accolgo dentro la mia bocca, sento leggermente la lingua pizzicare a causa di quel dolce sapore salato, sorrido capendo perfettamente di cosa di tratta. Apro gli occhi e lascio scivolare le sue dita fuori dalla mia bocca, mentre anche Harry si tira su; srotola il preservativo dal mio membro, lo getta in una bustina che recupera dal cassetto del cruscotto. 
Ancora a cavalcioni su di me si spinge in avanti per recuperare i vesti dai sedili posteriori, poi si accomoda sul suo sedile. 
In silenzio ci vestiamo ma mentre Harry si infila la maglia sono io a rompere il silenzio.
"Avevi detto che non scopavi nella tua macchina" gli ricordo ironicamente. 
Due occhi verdi contrariati riemergono dalla t-shirt e mentre si sistema fa una linguaccia.
Sorrido e abbassando lo specchietto dal tettuccio mi sistemo la frangia. 
"Mi ero ripromesso tante cose..." borbotta.
"Ah si tipo cosa?" gli domando. 
"Tipo come hai detto: non scopare nella mia auto; oppure non farlo mai più nella stanza del campo..." dice prima di interrompersi e facendo spallucce "Mi hai fatto infrangere ben due promesse" conclude alzando il dito medio accompagnato però da un sorriso. 
Arriccio le sopracciglia ma sorrido. Rifletto poi sulle sue parole, "oppure non farlo mai più nella stanza del campo" ha detto. Lo aveva già fatto al campo? Quando? Con chi? Lo conosco? Il pensiero mi disgusta e storco il naso. Lo guardo contrariato ma lui pare essere tranquillo. Guardo d'istinto fuori dal finestrino e sospiro. Chiudendo gli occhi mi passando davanti le immagini di Harry con ognuno dei ragazzi che ho pensato gay o bisex al capo, sospiro disgustato. 
"Erano esterni, qualora te lo stessi chiedendo" annuncia poi. 
"Cosa?" domando, tentando di scacciare via quelle terribili immagini.
"Ti ho detto che mi ero ripromesso di non scopare mai più con qualcuno all'interno del campo..." spiega "Erano esterni" precisa ancora una volta. 
Esterni penso e questi tiro un sospiro di sollievo, ma taccio. 
"Forse... non te lo stavi neanche chiudendo" brontola "Sono solo io stupido a voler precisare, perdonami" dice torturandosi le mani. 
"No, tranquillo" gli rispondo posando istintivamente una mano sulla sua coscia. "Io.." farfuglio ad occhi bassi "Io me lo stavo chiedendo" dico poi deciso ritirando la mano. "Grazie per aver precisato" concludo in fine. 
I suoi occhi sembrano improvvisamente risplendere e un sorrisetto scava sul suo viso quelle abradili fossette. 
Sorrido a mia volta mentre Harry mette in moto e lasciamo definitivamente il lago, digerendoci verso Holmes Chapel.
 


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Capitolo 13
*** Chapter 13 ***



Arriviamo ad Holmes Chapel; Harry svolta il vico e parcheggia l'auto nel cortile di un adorabile villetta sulla Bromley Drive. 
La Bromley Drive, assurdo; sarò passato di qui milioni di volte, eppure non l'ho mai incontrato. 
"Che pensi?" mi domanda mentre tira su i finestrini e spegne il motore. 
"Non hai idea di quante volte sono passato di qui..." 
"Già assurdo che non ci siamo mai incontrati" 
"Già..." farfuglio in risposta. 
Passo qualche minuto guardando distrattamente fuori dal finestrino. La mia mente inizia a vagare; percorrere le strade di Holmes porta alla mia mante piacevoli ricordi. Rammento di un bambino che un tempo era felice, tranquillo, sereno. Rammento di quel bambino spensierato che non aveva idea che nella vita, sarebbe diventato poi, un completo disastro. Sembra quasi di vedermi attraverso uno specchio; quanto averei voluto che tutto fosse stato facile come a qui tempi, quando quel bambino correva per le strade di Holmes Chapel e si incantava guardando gli arsiti di strada. Da bambino pensavo che un giorno, avrei dato voce a quegli artisti dimenticati da dio, a quegli artisti dalle mani d'oro e dalle voci angeliche che non avevano mai avuto la giusta possibilità. Era bello pensare che un giorno grazie alla mia passione per la musica, avrei rivendicato un po' tutti loro; ma la vita non va sempre cosa da bambini avevamo pensato, a volte la luce si spegne, le nuvole coprono il sole e il buio conduce i tuoi passi.  
"Terra chiama Looueehh!" esclama Harry, sventolando una mano avanti ai miei occhi. "Vuoi venire con me, o resti tutti il giorno in auto, a fissare il vuoto?" domanda ironicamente. 
"Vengo con te." rispondo facendo una smorfia, e accantonando i miei pensieri. 


Entriamo in casa dalla porta principale, ci troviamo in un’ingresso dove c’è un mobiletto ad angolo e una piccola cassettiera sormontata da uno specchio. A destra un ampia scalinata che conduce al piano superiore e, a sinistra dell’ingresso un delizioso salottino; una parte a mezzo muro separa questa stanza dalla sala da pranzo . L'arredamento è moderno e l'odore è ottimo. Sembra tutto messo accuratamente in ordine e c'è un buon odore di pulito. Mi guardo intorno, osservando l'ambiente ancora sconosciuto che mi circonda. La voce sottile di una donna attira poi la mia attenzione. 
"Ohh il mio bambino!" esclama con un tono dolce e pacato. Facendo capolino dalla sala da pranzo.
"Mammaa" gli risponde Harry andandole incontro. I due si stringono in un abbraccio che ha tutto il sapore della tenerezza. 
Sorrido guardandoli, quando la donna lascia andare suo figlio, mi osserva per qualche secondo prima di venirmi incontro.
E' bella, una bellissima donna. I suoi capelli sono scuri non troppo lunghi, indossa una semplice t-schit nera e un paio di jeans scuri, sembra curata ma semplice, la sua espressione è dolce e i suoi occhi grandi. 
"Tu sei Louis?" domanda gentilmente rivolgendomi un ampio sorriso. 
"Sì signora, è un piacere" le dico porgendole la mano. 
"Oh vieni qui" dice stringendomi in rapido abbraccio. Resto leggermente stupito ma le sorrido. "Niente convenevoli Louis! Io sono Anne, la mamma di Harry."
"E' un piacere conoscerla Anne" mormoro. 
"Cosa ti ho appena detto Louis?" domanda facendomi una smorfia  "Niente convenevoli, dammi pure del tu!" afferma e mi strizza l'occhio. 
"D'accordo, allora è un piacere conoscerti Anne." mi correggo sorridendole. 
"Piacere mio." mormora osservandomi attentamente "Caspita che occhi blu" nota poi; "Mio figlio ha sempre avuto un debole per gli occhi blu..." rivela, con tutto il disappunto di Harry. 
"Mamma ti prego..." la rimprovera in un lamento. 
"Ma e vero!" afferma lei ridendo "Ti ricordi di Frank? lo disegnavi sempre con gli occhi azzurri,  quando ti chiedevo il perché dicevi che tutti gli occhi dovevano essere azzurri per essere belli."
Harry sospira sommessamente. Sembra infastidito ma divertito al tempo stesso. Mi sento confuso e forse fuori luogo, non ho davvero idea di cosa stiano dicendo; chi diavolo è Frank?
"D'accordo mamma..." sospira  "Dov'è Gemma?" chiede poi cambiando argomento. 
"E' andata a perdere qualcosa che mancava per il pranzo, tra poco arriva" gli risponde lei tranquilla. 
"Mmm vi serve una mano in qualcosa?" 
"Oh tesoro se voi maschietti sistemate il giardino pranziamo fuori, è un bella giornata. Ma non ho ancora avuto il tempo di tirare fuori le cose dalla dependance... e non credo neanche di avere le forze di farlo."  
"Va bene ci pensiamo noi." si interrompe guardatomi "Mi dai una mano Loueh?" 
"Ma certo!" affermo. 
"Allora lascio a voi maschi il lavoro pesante. Torno in cucina." annuncia prima di sparire. 
Harry mi guarda per qualche istante regalandomi uno splendido sorrido.
"Ti va di fare un giro della casa prima?" domanda. 
Annuisco seguendolo. 
Aldilà della sala da pranzo si trova la cucina; Anne è intenta a caricare la lavastoviglie ma quando ci vede ci lascia un sorriso. Torniamo poi indietro per salire al piano superiore. Mi guida in un corridoio. L'arredamento è essenziale ma giusto, senza troppi fronzoli; lungo il corridoio si trovano le stanze. Harry apre rapidamente le porte per mostrarmele e poi mi mostra la sua. E' una stanza piccola ma davvero graziosa. E' decorata in stile nautico. Sul letto regna un grande quadro che raffigura il nodo di una corda che compone il simbolo dell'infinito. 
"E' davvero carinissima." mormoro perdendomi ad osservare i dettagli. 
"Mi piace il mare." mi rivela mentre con una mano sistema i suoi capelli. 
"Piace anche a me." replico mentre giro per la stanza. Osservo le foto sul comò, sono davvero graziose. 
"Quello sei tu?" domando afferrando una cornice che raffigura un adorabile bambino tra le braccia di un uomo. 
"Sì, e quello è Des, mio padre." spiega.
"Eri bello già da piccino." commento. Quando scorgo il suo sguardo sembra essere leggermente  arrossito. 
Osservo ancora le foto, quando noto poi una cosa che mi fa letteralmente uscire gli occhi fuori dalle orbite. Non posso crederci. 
"Q-Quello è Beckham??" domando incredulo balbettando. 
"Sì, e quello accanto a lui, sono io..." risponde divertito.
"Sì, questo lo so sciocco. Voglio dire, hai una doto con Beckham?!"
"Già, più di una in verità, ma questa l'ho incorniciata." 
"Più di una??" domando rendendomi conto che la mia voce assume un tono fin troppo stridente. 
Sorride rumorosamente si porta il labbro tra i denti e domanda "Ti piace David?" 
"Voi scherzare? David Beckham è..." spalanco gli occhi non sapendo bene cosa dire "Diavolo, il mio sogno!" 
"Ohh piuttosto gay!" afferma ridacchiando. 
"Non scherzare ti prego. E' anche uno dei pochi calciatori inglesi ad aver giocato più di 100 partite con la maglia della propria Nazionale!"
"Sì, ed è figo..." mormora in una smorfia. 
"Cazzo sì!" 
"E' anche simpatico sai? Posso fartelo incontrare se vuoi." dice. 
Vuole prendermi per il culo? Si sta divertendo? Io sono ancora piuttosto scioccato. 
"Non giocare con i miei sentimenti Harold."
Sorride prima di dire serio "Non lo faccio, posso fartelo incontrare davvero!" 
"Hai voglia di scherzare? Non lo trovo divertente!"
"Ti dico di no idiota, non sto giocando. Mio padre conosce il suo manager, l'ho più volte visto per questa ragione."
"Oh cazzo, Harry tu devi farmi questo regalo!" esclamo quasi in una supplica. 
"Ti pometto che quando torneremo a Londra, farò in modo di fartelo incontrare." 
I miei occhi sono pieni di speranza e desiderio gli rivolgo un ampio sorriso e mi getto tra le sue braccia. Lo stringo in un abbraccio che lo prende di sorpresa. "Te ne sarei grato, davvero!" sussurro al suo orecchio. Quando mi stacco da suo collo, lo vedo sorridere di un dolce sorriso che coinvolge anche gli occhi; gli sorrido a mia volta. 
"Adesso andiamo... ti mostro il giardino e recuperiamo le cose dalla dependance okay?" domanda ed io annuisco. 

Quando scendiamo al piano di sotto troviamo Gemma. 
"Louis!" urla venendomi incontro. 
"Ciao Gemma." mormoro porgendole la mano che deliberatamente ignora coinvolgendomi in un abbraccio. Wow sono piuttosto affettuosi questi Styles penso, mentre Gemma ancora mi stringe tra le sue braccia. 
"Oh Gems lascialo stare!" esclama Harry con tono lamentoso e forse leggermente infastidito. 
"Zitto muso lungo, vieni qui e abbraccia tua sorella" gli risponde lei tranquilla. "Dov'eravate?" chiede poi.
"Al piano di sopra. Mostravo a Louis la casa." 
"Sai che passando per la piazza ho visto i preparativi per la fiera della coccolata?? Hanno anche montato le giostre!" esclama entudiasta, cambiando argomento.
"Il chocolate day! Lo fanno ogni anno nelle zone che circondano Manchester,  per raccogliere fondi." commento.
Entrambi mi guardano stupiti. Non sapevano del  chocolate day? 
"Ehm io, lo so perché ho più volte partecipato ai preparativi..." informo ma poi mi correggo "Insomma... costretto da mia madre, ma l'ho fatto!" mormoro in fine alzando gli occhi al cielo. 
"Non ne sapevo nulla!" afferma Gemma. 
"Neanch'io..." la segue Harry che scrolla le spalle. 
"Beh mia madre è attiva in queste cose per la società..." brontolo in uno sbuffo. 
"E' una cosa stupenda!" commenta Gemma. 
"Sì, raccolgono fondi per gli ospedali, le case famiglia...dipende poi dalle associazioni che lo organizzano e sponsorizzano. Mamma mi aveva detto che quest'anno sarebbe stato Holmes,  anche se non sapevo quando...ci ha lavorato da Londra per un po'." spiego mentre quattro occhi curiosi mi scrutano. 
"E tua madre è qui?" domanda poi Harry. 
"No, lei ci ha lavorato da casa, ma ora sono tutti in crociera quindi..." 
"I tuoi sono in crociera?" chiede Harry. Sembra quasi divertito. 
"Già, regalo di nozze. Mia madre e Dan si sono sposati quest'inverno." chiarisco.  
"Beh in ogni caso, più tardi ci andiamo!" afferma Gemma prima di sparire in cucina. 
"Così ti hanno lasciato qui..." mormora Harry. 
"Cosa?" domando confuso. 
"Loro vanno in crociera, e tu sei al capo."
"Già, sono costretto ad essere lì..." sospiro. 
"Spero almeno che tu ci stia bene." dice con negli occhi un velo di speranza. 
"Meglio di quello che pensavo..." 
"Menomale allora." controbatte osservandomi. 
Mi perdo nei suoi occhi. Sono così grandi, così magnetici, mi ci perdo ogni volta. Poterei vivere in quegli occhi. Lo sto fissando con un'intensità tale da farlo leggermente arrossire. Le sue guance si colorano di un leggero rosso, la sua bocca si tende in un dolce sorriso, che fa sorridere anche me.    
"Avete già sistemato il giardino?" domanda sua madre interrompendo quel momento di pura magia di sguardi. 
"No, adesso andiamo." replica Harry. 

Passiamo dalla cucina per uscire nel giardino. E' uno spazio ampio, esattamente come quello di casa mia qui ad Holmes.  A pochi metri è presente una piccola dependance di legno. Harry di dirige veso la dependance e fa segno di seguirlo. 
"Dobbiamo tirare fuori di lì, tavoli e sedie." spiega. 

Sistemiamo il giardino. Tirando fuori dalla dependance sedie, tavoli, ombrelloni, divanetti, e diversi elementi da arredamento da estero. E' un lavoro duro che però ti gratifica, guardando poi il risultato. Il giardino adesso non è più vuoto ma perfettamente arredato. La mia forte però così come tutto il corpo gronda di sudore. 
"Oh, che fatica." mormora Harry passandosi una mano sulla fonte. 
Lo guardo, ha gli occhi chiusi, anche lui è completamente sudato; la maglia ora aderisce al suo petto e goccioline di sudore scendono lungo i suoi lineamenti perfetti. In testa ha messo una fascetta per tenere fermi i suoi capelli, ma asciugando il sudore dalla fronte la sfila via, liberando la sua meravigliosa chioma. Scuote leggermente la testa, il tempo sembra rallentare, come se un minuto non fosse più composto da 60 secondi, che valore ha lo scorrere del tempo ora? Davanti a questa visione disarmante, che mi lascia letteralmente a bocca, aperta senza difese. Harry apre gli occhi mentre la sua mano scivola via dai suoi capelli. Oh signore, i suoi occhi sono di un colore incredibile sotto la luce del sole. Verdi, ma di un verde intenso, luminoso, due smeraldi pregiati. 
Sento poi anche il suo sguardo addosso, mi sta guardando ardentemnte e mi mio copo inizia quasi a bruciare sotto quello sguardo. 
"Wow che occhi." mormora poi. 
Cosa? I miei? Forse non si rende conto di quanto siano spettacolari i suoi. 
Si passa lentamente la lingua sulle labbra mentre ancora mi tiene catturato, quasi ammanettato dal suo sguardo. Scrollo leggemrnte la testa come per costringermi a riacquistare pienamente i miei sensi. Fortunatamente ci riesco, mi libero dalle manette del suo sguardo, ed ora il suo complimento ai miei occhi mi rammenta una cosa. 

 "Chi è Frank?" domando, dando voce ai miei pensieri.
"Frank?" chiede confuso. 
"Ehm sì, tua madre ha parlato di un Frank dagli occhi azzurri..." spiego. 
"Oh Frank, beh lui non è esattamente qualcuno, o almeno non lo è più da molto tempo..." 
"Oh, beh...mi dispiace" brontolo. 
Il suo naso si arriccia e da vita ad una sonora risata. Perché ora ride? 
"Oh no Louis, Frank non è morto, ormai fa solo parte dei miei ricordi." 
Arriccio le sopracciglia, mi sento piuttosto confuso "Oh è una situazione complicata allora, un litigio?" domando. 
Ride ancora una volta "No, Louis, solo fenomeno socio-psicologico della mia testa." Lo guardo confuso. "Non avevi un amico immaginario?" domanda poi. 
"Frank era il tuo amico immaginario?" chiedo come se avessi appena risolto un dilemma. 
"Sì, e lo immaginavo con gli occhi azzurro intenso, proprio come i tuoi." dice avvicinandosi. Poggia una mano sul mio petto. "Sei sudato." nota poi.
"Già anche tu." sussurro mordendomi il labbro. 
"Dovremmo darci una ripulita." replica a voce roca. La sua mano scorre lungo i miei fianchi e facendo pressione sul mio fondo schiena mi attira verso di lui. Mi tiro leggermente sulle punte e incontro le sue labbra in un bacio casto. "Entriamo in casa." soffia contro la mia bocca. Esito un instante ma poi annuisco e insieme rientriamo in casa .  

Anne è veramnte fantastica, così come Gemma. Sembra incredibile ma mi sono sentito perfettamente a mio agio durate il pranzo. Era in più tutto squisito, oltre che strepitose sono due cuoche fantastiche. Chiacchierare con loro è così semplice, sono così genuine. 

Nel pomeriggio decidiamo di recarci al chocolate day; Gemma e Anne però ci lasciano andare dicendo che ci avrebbero raggiunti più tardi. 
Quando arriviamo in piazza c'è un forte odore di  cioccolato nell'aria. Quest'anno è allestito tutto in modo diverso. Ci sono più di una 15ina di stand che offrono assaggi e vendono meravigliose opere d'arte scolpite nel cioccolato. Per la prima volta oltre le giostre è stato allestito una grande area eventi, con performance live e animazione. Sul palco si è poi svolto un vero e proprio chocolate show, dove quattro chocolatier provenienti dalle migliori cioccolatiere del paese si sono sfidati. Harry ed io ci siamo goduti lo spettacolo e abbiamo comprato qualche pezzo di cioccolato, per contribuire al fine di beneficenza che c'è dietro questo evento.
Sono ormai le prime ore della sera e il cielo si è già fatto più buio. Ci aggiriamo ancora per la fiera, quando improvvisamente Harry nota il carretto dello zucchero filato. I suoi occhi si illuminano come quelli di un bambino. 
"Lo voglio!!" urla poi con enfasi indicando il carretto. 
"Oh dai siamo alla fiera del cioccolato e tu vuoi lo zucchero filato? Poi è roba da bambini!" gli rispondo. 
"Fanculo, lo voglio!" afferma ancora una volta mettendo quasi il muso; sembra davvero un moccioso. 
"D'accordo bimbo, vado a prenderti lo zucchero filato." dico facendogli una smorfia.
Ma mi tira per un braccio prima che io possa allontanarmi. 
"No, io vado a prendere lo zucchero filato! Lo perdo anche per te, ma tu hai già pagato la colazione stamattina, lasciami prendere almeno due bastoncini di zucchero!" 
"Oh dai Harold, lasciami andare ci metto un attimo..." brontolo in risposta.
"No, tu resti qui io vado, altrimenti non lo voglio più." dice. E' proprio cocciuto come un bambino. 
"D'accordo..." sospiro arrendendomi. 
"Okay non muoverti di qui che altrimenti non ti trovo." 
Mi guardo intorno e noto una panchina, miracolosamente vuota. 
"Okay mi siedo lì e ti tengo il posto. Mi trovi lì." gli dico prima di dirigermi frettolosamente verso la panchina affinché nessuno la occupi. 

Sono ormai passati un paio di minuti. Perché ci mette tanto? Da qui non riesco a vedere il carretto, eppure non ricordo ci fosse tanta folla. Inizio a mangiare nervosamente le unghia e osservo l'orologio, perché il tempo non passa? Sembra quasi che mi stia sfidando. Tutto intorno a me si muove eppure le lancette dell'orologio non scattano al minuto successivo. 
Sospiro e istintivamente mi alzo, faccio un paio di passi aventi e vedo il carretto. C'è folla ma non riesco a vedere Harry, mi sa che mi tocca aspettare ancora un po'. Mi volto e sconfitto trono indietro ma la panchina è già occupata. 
"Oh fanculo." borbotto a volte alta. Adesso mi tocca anche stare in pedi. 
"Louis??" sento poi. Una voce mi chiama, non la riconosco, non è Harry. Chi diavolo è?....
Mi volto e non posso crederci, cosa ci fa qui?...
"Matthew.." mormoro sorpreso. 
"Oh sei davvero tu? Avevo riconosciuto la voce, ma quando mi sono voltato non ero sicuro fossi tu." commenta lui. 
"C-Che cosa ci fai qui Matt?" domando incredulo. 
"Ah lavori socialmente utili..." 
"Ti hanno arrestato? Che hai combinato?" domando sorpreso. 
"Oh no, non io mio cugino. Ricordi Thomas?" domanda. 
Thomas, come dimenticarlo ha tirato un pugno ad uno dei miei migliori amici per poco e nulla. 
"Certo che lo ricordo, Luke ha ancora i quatto punti sul sopracciglio, per il suo pugno." 
"Già..." brontola scrollando le spalle. 
"E' dentro per un altra rissa?" domando. 
"Beh questa volta è qualcosa di più serio. Comunque io sono qui perché sono venuto a trovarlo, tu che ci hai qui?" 
"Ehm io, sono al campo della scuola, a qualche chilometro da qui."
Scoppia a ridere di guasto "Tu al campo della scuola? Come ti hanno incastrato amico?" domanda. 
"Lunga storia Matt... lunga storia..." dico in una smorfia alzaundo gli occhi al cielo. 
"Uhm vuoi un po' di compagnia Louis?" domanda alzando maliziosamente un sopracciglio. 
"No Matt, ti ringrazio ma ho già compagnia." replico in risposta. 
"Oh non mi avresti detto di no, in passato..." mormora agitando la testa mettendo leggermente il muso. 
Ed ha ragione, è questo il problema ha davvero ragione; eppure adesso in tutta onestà mi sento abbastanza infastidito della sua presenza e,  il mondo in cui mi ha posto quella domanda non mi è affatto piaciuto. 
"Beh sono già in compagnia Matt, te lo ripeto." ribadisco. 
"Peccato, mi sentivo un po' solo, Thomas deve lavorare..." Ha ancora un tono che mi infastidisce, sembra proprio che non smetta di provarci. 
"E' una persona abbastanza speciale Matt." confesso, sperando che la smetta di fare lo sciocco. 
"Davvero Louis?...Della serie anche gli stronzi hanno un cuore?" domanda sarcastico. 
"Già Matt..." brontolo in risposta.  
Mi guarda attentamente per qualche istante ma Harry ci interrompe. 
"Scusa Loueh, c'era folla e poi ho lasciato andare avanti un bam-" si interrompe di colpo quando nota Matt. 
Scrollo la testa, non penserà che... 
"Oh Harry lui è-" 
"Matt!" afferma interrompendo la mia spiegazione che aveva un forte sapore di scuse. Ma ora mi sento davvero confuso, lo conosce? 
"Lo conosci?" domando. I due si guardano, entrambi hanno la bocca spalancata dallo stupore. "Hey, vuoi due vi conoscete??" domando ancora. Ma entrambi tacciono. Serbano quasi pietrificati. 
Dopo un tempo che mi sembra infinito è Harry a parlare. 
"Tu, conosci Matt, Louis? Vi siete conosciuti adesso?" domanda. I suoi occhi sono stretti a fessura mentre mi scruta. 
"No, Harry lo conoscevo già..." farfuglio sentendomi vittima del suo sguardo inquisitore. 
"Oh beh, questa è una situazione imbarazzante!" afferma Matthew interropendo i nostri sguardi. Entrambi ci voltiamo verso di lui. Harry ha tutta l'aria di essere disgustato, io invece mi sento davvero confuso. 
"Ehm, ragazzi è stato un piacere. Io-Io vado..." brontola poi prima di girare i tacchi e andare via. 
Resto di sasso. Dove sta andando? Perché Harry lo conosce?
"Ti prego dimmi che non ci hai scopato Louis." dice cupo a testa china. 
"Se lo dicessi, ti mentirei." gli rispondo. 
Sposta i bastoncini di zucchero filato in una mano sola, alza la testa passandosi la mano ora libera sul viso prima di stringere le labbra nella mano in un gesto di stizza. 
Lo osservo inerme, sembra infastidito e nervoso. 
"Ci hai scopato anche tu?" domando scioccamente. 
"Louis, è stato il mio ragazzo per sette mesi!" afferma sospirando. 
Spalanco la bocca dallo stupire. Questa proprio non me l'aspettavo...
"Dimmi da quanto tempo lo conosci... Quando lo hai conosciuto?" domanda. 
Ancora una volta mi sento sotto esame, il suo sguardo ancora mi studia, ancora è inquisitore.
"Lo conoscevo già, per la scuola ma...Beh se vuoi sapere quando ci siamo avvicinati, se così possiamo chiamare un paio di scopate...Beh quest'invero...Forse prima delle vacanze di Natale." dico mentre sento i suoi occhi addosso. 
Sospira e quasi sembra sollevato. "Beh almeno non mi ha tradito anche con te!" afferma. 
"Ti ha tradito?" domando. 
"Già...Non è stato carino scoprirlo." mormora. 
"Mi dispiace Harry...mi dispiace anche averci scopato, ma io..." 
"Non devi scusarti Louis, non mi devi nulla e poi neanche mi conoscevi." dice tirando su il naso in una smorfia prima di sorridere. 
Gli sorrido a mia vola, ora mi sento molto più rilassato. 
"D'accordo..." farfuglio, "Ora posso avere il mio zucchero filato?" domando poi cambiando argomento. 
"Oh sì, certo." dice predomini un bastoncino. 
Straccio con le mani un pezzetto e lo porto alla bocca. E' così dolce e soffice, si scioglie in bocca e scivola lungo la gola, pizzicando un po' a causa dell'estrema dolcezza dello zucchero. 
"Mmh buono." commenta lui assaggiandolo a sua volta. Gli sorrido annuendo. 
"Ti va di andare sulla ruota panoramica?" domanda poi indicando la struttura. 
"Sì!" gli rispondo afferrando la sua mano per dirigermi vero il gabbiotto per il pass. "Però tu hai preso lo zucchero io prendo i biglietti okay?" 
"Ehmm..Va bene."  brontola sorridendo.  

E' ormai calata la sera e di Anne e Gemma non vi è alcuna traccia alla fiera. Decidiamo di tornare a casa per salutarle prima di metterci in moto per tornare al campo. 

Quando arriviamo a casa però non le troviamo lì. Harry chiama sua madre per sapere dove si trovano, le spiega che volevamo salutarle prima di lasciare la città ed Anne gli dice di aspettare a casa ancora un po' il loro ritorno prima di andare via. 
Nell'attesa Harry mi propone una tazza di tea, e al tea non so rinunciare, dunque accetto. Quando mi accomodo sul divano in salotto noto sul tavolino Il gioco dello Scarabeo. 
"Ti va una partita nell'attesa?" gli domando ed Harry sembra stranamente entusiasta di quella richiesta. 
Soltanto dopo, a diversi punti sotto mi rendo conto del perché pareva tanto euforico di giocare...E' una specie di fuoriclasse. Diamine mi sta decisamente stracciando. 
"Cazzo!" urlo quando aggiunge al mio semplice "chi" la parola "amare" componendo "chiamare" che vale ben 16 punti. Basta quell'aggiunta a mettermi ko osservando il punteggio. 
"Hai perso!" afferma poi battendosi da solo le mani. In pochi istanti è in piedi e si china in un inchino tenendo le mani dietro la schiena. 
"Oh ma vaffanculo!" brontola scorbutico incrociando le braccia sul petto. 
"Oh dai non prendertela piccino." dice chinandosi leggermente e sollevandomi il meno con la mano. "Sei stato bravo, ma io sono troppo bravo." soffia contro le mie labbra. 
"Vaffanculo!" dico prima di afferrare la sua mano e tirarlo giù, sul tappeto con me. 
Mi ritrovo schiacciato dal suo corpo ma sorrido. Si solleva sulle ginocchia e si sistema su di me. I suoi capelli cadono solleticandomi il viso. 
"Non prenderla a male Louis..." sussurra seguendo con l'indice le linee del mio naso. Apro la bocca per replicare ma il suo indice scende in tempo su di essa per zittirmi "Shh...Impara a perdere." dice in un altro sussurro con aria di sfida. 
Gli afferro i fianchi e lo spingo verso il pavimento invertendo le posizioni.  Premo le labbra contro le sue. La sua lingua assapora la mia; la sua bocca ha sempre un sapore così buono. 
Il rumore delle chiavi nella serratura basta però ad interrompere di colpo quel bacio. Mi sollevo in pochi movimenti e gli offro la mano per aiutarlo a tirarsi su. Tiro giù la maglia mentre Harry si passa nervosamente una mano nei capelli.  
"Perdonateci ragazzi, si è fatto davvero tardi." sbuffa Anne entrando. Pare non notare il nostro essere rigidi per l'imbarazzo. 
"C-Che ore sono?" domanda poi Harry improvvisamente preoccupato. 
"Le 10 e 30 tesoro." lo infima sua madre.
"Cazzo mamma i cancelli al campo chiudono alle 10 .30!"
"Beh allora restate qui, no?" interviene Gemma alzando le spalle. "Andate via domani mattina, che differenza fa?" domanda. 
Vedo Harry scrocchiarsi le dita e mordesi il labbro, è davvero agitato. 
"Sì Harold, tua sorella ha ragione... Possiamo rientrare domani mattina, ci svegliamo presto e ci mettiamo in viaggio. E' tutto okay, va bene?" dico cercando di alleviare il suo stato di agitazione. 
"Ehm...d'accordo..." commenta sospirando.  
"Bene allora vado a preparare il letto a Louis." ci infima Anne prima di salire al piano di sopra. 
"Stavate giocando a Scarabeo?" domanda poi Gemma osservando il gioco sul tappeto. 
"Sì" gli risponde suo fratello. 
"Chi ha vinto?" chiede. 
"Harry..." brontolo storcendo il naso. 
"Oh beh non prendertela Lou, Harry vince sempre!" afferma sbuffando,  sperdendo poi in cucina. 

Dopo un po' di chiacchiere con Anne e Gemma saliamo al piano di sopra per andare a letto. 
Quando entro nella stanza noto una brandina accuratamente preparata, abbastanza distante dal letto di Harry, sorrido sembra la tipica di una mamma, della serie "Poi restare ma ognuno nel suo letto". 
"Ti presto un pigiama..." mormora Harry. 
"D'accordo" gli rispondo. 


 Facciamo a turno per andare in bagno ed entrambi ne usciamo puliti e pronti per la notte. 
Harry si accomoda sdraiandosi nel suo letto ed io faccio lo stesso. Nella stanza regna un silenzio imbarazzante. 
"Loueh..." chiama poi Harry. "Stai dormendo?" chiede. 
"No, sono sveglio." 
"Vuoi davvero restare in quel letto?" domanda. 
"Beh è qui che devo stare." gli rispondo. 
"Mmh... e non ti va proprio di venire qui? Posso farti spazio." mormora. 
Mi volto per guardarlo, ma non vedo nulla è tutto buio qui. 
"Harold...posso chiederti una cosa?" domando poi. 
"Dimmi." risponde lui probabilmente guardando in mia direzione nonostante il buio. 
"Perché al lago hai voluto fare sesso?" chiedo. E' tutto il giorno che nella mia testa vaga questa domanda. Voglio dire, non lo aveva più voluto dalla prima volta, la settimana scorsa. 
"Mi andava." risponde semplicemente. 
"E non ti andava tutte le altre volte che in settimana ci ho provato?" domando. 
"Louis...Mi andava ogni singola volta..." sussurra, sembra sincero. "Solo che non vorrei che...insomma il nostro rapporto di amicizia diventasse poi solo sesso...capisci?" chiede. La sua voce è sottile come se temesse di dire quello che è appena uscito dalla sua bocca. 
"Sì, capisco..." brontolo. "E al lago non avevi più paura di questo?" domando ancora. 
"Louis, io non voglio frenarmi ogni volta. Sono stufo. Forse penso troppo, forse devo smetterla. Mi andava e sapevo che sarebbe andato anche a te, tutto qui." controbatte tranquillo. 
"E se adesso vengo lì da te, vuoi dormire?"
"Se adesso vieni qui da me ti metterò le mani adesso..." commenta con un tono malizioso. 
"Vengo?" chiedo. 
"Non capisco proprio cosa stai aspettando." risponde. 
A quella risposta mi tiro su dal letto e mi dirigo vero il suo, lasciando scivolare i pantaloni larghi del suo pigiama sul pavimento prima di infilarmi del letto...  



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Capitolo 14
*** Chapter 14 ***




Riacquisto lentamente sensi, gli uccelli hanno già iniziato il loro canto mattutino. Apro gli occhi, Harry è avvinghiato intorno al mio corpo, come una pianta rampicante sempreverde, come un'edera intorno al suo vaso. Il suo braccio è sulla mia vita ed una delle sue gambe si è insinua elegante tra le mie. Il suo profumo è così dolce e così pungente, il suo odore di vaniglia, misto leggermente all'odore del sesso arriva leggiadro ad inebriare le mie narici. Gli accarezzo piano i capelli, sono sempre così morbidi e lucenti che ricordano la seta. Si muove e scosta leggermente il suo viso più lontano da me, permettendomi così di poterlo ammirare meglio. I suoi lineamenti sono perfetti, decisi ma dolci al tempo stesso; potrebbe essere stato scolpito da uno scultore di angeli. In questo momento sembra così indifeso, così bello, come una creatura mandata dal cielo. Stare accanto ad Harry è  semplice, è vero a tal punto che mi terrorizza. Se mi fossi trovato in questa situazione, con qualcun altro sarei scappato via a gambe levate, come peraltro mi è capitato di fare più di una volta; ma qui, con lui, in questo momento, mi sento così bene da sentirmi fortunato. Forse è davvero un angelo; ultimamente mi piace pensare che sia il mio angelo, mandatemi dal cielo come un regalo divino, un regalo che non merito, ma che forse dopo una riunione di angeli mi è stato mandato. 
Improvvisamente si muove i suoi occhi assonnati incontrano i miei. Sbatte le palpebre un paio di volte mentre si sveglia. 
Un mugolio lamentoso esce dalla sua bocca; gli sorrido sussurrandogli un dolce "Buongiorno".
Stringe la mano intorno alla mia vita e porta la sua testa sul mio petto; strofina il viso contro uno dei miei capezzoli mugolando questa volta in tono di apprezzamento. La sua mano lascia la presa della mia vita scivolando lungo la mia coscia e, dei brividi percorrono la mia schiena. Lascia vagare la mano sulla coscia senza però toccare la sua parte interna. Alza la sua testa del mio petto ed incrocia nuovamente miei occhi, il suo sguardo ora non mi appare più assonnato ma luccica di malizia. China nuovamente la testa e schiude la bocca su uno dei miei capezzoli lasciando scivolare fuori la lingua per poterci giocare. Porto le mani dietro la testa per godermi appieno ogni sensazione. 
"Buongiorno a te" sussurra poi come per rispondere al mio buongiorno di diversi minuti fa. Improvvisamente la sua mano raggiunge il mio interno coscia in una mossa rapida è ora sul mio membro. 
"E buongiorno anche a te..." dice con voce incredibilmente soffice ma perversa al tempo stesso. 
A questo punto la mia intera epidermide è attraversata da un brivido che da vita alla cosiddetta pelle d'oca. Sospiro intensamente mentre Harry si tria su posizionandosi esattamente a cavalcioni su di me. China il capo lasciando che i suoi capelli ricavano su di noi, soffio leggermente per scostarne qualcuno che mi stava solleticando il viso. Lui sorride e le sue fossette viste da questa posizione sembrano ancora più meravigliosamente profonde, è irrefrenabile la mia voglia di accarezzarti il viso lasciando scivolare un dito all'interno di una quelle meravigliose rientranze, così lo faccio. Harry lascia che lo accarezzi ed improvvisamente inizia a strusciarsi contro la mia mano come un gattino che fa le fusa, gli sorrido e porto la mano dietro la sua nuca spingendo così il suo viso contro il mio, in modo che le nostre bocche possano finalmente incontrarsi. Le nostre labbra si mordono l'una sull'altra in una danza di piccoli morsetti, ma le nostre lingue non si intrecciano; è come un gioco, un gioco di labbra contro labbra. Quando si stacca, i suoi capelli continuano a ricadere come un velo su di noi solleticandomi il viso, stringo gli occhi e scuoto il capo in segno di disapprovazione, ma ancora una volta lo sento sorridere. Muove la testa di proposito lasciando che le punte dei suoi capelli solletichino maggiormente il mio viso. 
"Cos'è... hai voglia giocare Harold?" Gli domando prima di invertire in una rapida mossa le nostre posizioni.
Sono io adesso ad essere su di lui, gli afferro le mani e gliele blocco ai lati della testa, le sue labbra si curvano in un leggero sorriso che è però estremamente sensuale. Gli poso un bacio casto sulle labbra e scivolo giù a stuzzicare prima il suo orecchio e poi il suo collo. Mi muovo su di lui ed in un movimento più brusco sfioro la sua erezione con la mia, un gemito basso attraversa la sua gola; cazzo è così sexy...
"Beh ora posso dire anch'io buongiorno anche a te..." dico ironicamente ammiccando ed imitando il suo tono malizioso di poco prima.  Ridacchia e spinge il suo bacino contro il mio corpo. 
"Hey, fermo ogni cosa a suo tempo..." sogghigno in risposta. 
"Perché, pensi di avere tutto il giorno Loueh? Non ho controllato ancora che ore sono, ma dalla finestra vedo chiara la luce del giorno, gli uccellini cantano e se la sveglia non è ancora suonata lo farà di qui a breve..." 
Sbuffo mentre parla, è sempre così polemico... 
"E non sbuffare, perché se vuoi concludere qualcosa qui, rimediando a questa situazione... Beh devi darti una mossa, mia madre si sveglierà sicuramente tra poco." conclude serio. 
"Sei noioso..." brontolo lasciando scivolare una mano tra le sue gambe, posiziono le dita contro la sua apertura "Ma sei anche pronto..." sussurro poi contro il suo orecchio. 
"Nel cassetto a sinistra, come ieri sera." dice a fiato corto portandosi il labbro inferiore tra i denti. 
"Mmh..." mi allungo per aprire il cassetto e prendere come ordiamoti un preservativo. Straccio la bustina e rotolo il cappuccio sul mio membro, mi chino a baciarlo e quanta volta il nostro bacio non è affatto casto, ad incrociarsi non sono più solo le labbra ma anche le lingue, è un bacio e pullula di passione. Non mi importa se non ci siamo lavati ancora i denti, non mi importa se abbiamo poco tempo, non mi importa di nulla è un desiderio, un desiderio puro e semplice quello che ora mi scorre nelle vene. Harry allarga maggiormente le gambe dandomi pieno accesso alla sua apertura, tiro su la schiena e mi infilo piano dentro di lui. Emette un verso gutturale così basso e sexy che mi mette i brividi; circonda la mia vita con le caviglie, e con i talloni che fanno pressione sulla parte bassa della mia schiena mi spinge maggiormente contro il suo corpo e di conseguenza dentro di lui.  
Passano pochi istanti prima che una luce proveniente dal corridoio possa attraversare la soglia della porta facendo di colpo paralizzare entrambi. 
"Cazzo..." brontola lui in uno sbuffo. Resto immobile, ancora dentro di lui, incapace di muovermi, completamente paralizzato, gli occhi fuori dalle orbite. 
"E' mia madre..." sussurra stringendo gli occhi a fessura  "Shhh..." Sembra aguzzare le orecchie. Il silenzio che ci circonda è ansioso, il mio respiro è pesante e sono ancora immobile dentro di lui. Il rumore di una porta che si chiude mi fa sbalzare e la mia schiena si contrae dando vita ad una spinta involontaria; Harry emette un gemito roco che però trattiene in gola "Merda..." sogghigna guardandomi grave. 
"M-Mi dispiace..." sussurro con voce tremante. 
Tiene ancora gli occhi chiusi a fessura, è una situazione surreale, non so cosa fare...
"Okay, è andata in bagno...ci metterà un po'..." annuncia tirando un respiro di sollievo. 
Lo guardo e sto per scostarmi da suo corpo ma le sue caviglie premono ancora contro la mia schiena. "Io non ho finito...e neanche tu..." brontola serio. 
"Ma Harold.." mormoro atteggiando la testa. 
"Se ti sbrighi, finiamo e te ne torni nel tuo letto okay?" dice serio. Sembra così pacato e controllato.. Ma cazzo! Abbiamo appena rischiato che sua madre ci beccasse e lui è tutto è tranquillo? 
"Oh Loueh ti prego, mi stai facendo soffrire tantissimo..." dice in un lamento mentre si contorce per spingere i suoi fianchi contro i miei. 
"Scusa ma...” spinge ancora il suo bacino contro il mio “Merda Harry..." mi lamento. Non ci riesco è più forte di me sono in completo panico. 
"Io.. ti sento sempre duro..." sussurra malizioso pizzicandomi con una mano un capezzolo. Lo guardo rigido scuotendo la testa. 
"Dai è eccitante non trovi?" domanda ridendo. La sua risata è così bassa, così sexy. 
Mi porto il labbro tra i denti e deciso mi spingo rude dentro di lui, una due, tre, quatto volte. 
"Ahh!" esclama in un urlo che riesco però a soffocare serrandogli la bocca con un bacio. 
"Shhh...zitto!" soffio contro le sue labbra. Sorride e geme mentre porta dietro la testa. 
Aveva ragione, è eccitante! Questa pressione che ho addosso, quest'ansia di dovermi sbrigare è assolutamente eccitante.  Mi muovo dando spinte secche e decise, la sua testa è completante rivolta all'indietro e la sua schiena ricurva. Mentre mi spingo dentro di lui lascio dei baci umidi contro il suo collo. Lo sento poi venire contro il mio petto e contro il suo, porto anch'io dietro la testa e dopo un altra spinta decisa mi lascio andare. 
Mi ritrovo schiacciato e senza fiato contro il suo petto. 
"Wow..." bisbiglia. 
"Già..." sussurro in risposta. 
"Cazzo, è stato..."
"Già..." sussurro ancora. 
Il rumore di una porta che si apre lo fa sbalzare, si tira poi improvvisamente su e mi scosta dal suo corpo. "Recupera le tue cose e fila le tuo letto, sbrigati..." dice agitato. 
"Cazzo..." mormoro tirandomi su. Mi alzo e srotolo il preservativo ancora avvolto sul mio membro, lo lancio le cestino sotto la scrivania, recupero i miei vesti e me li infilo velocemente deridendomi verso il mio letto. 

"Ragazzi..." urla Anne, è ancora nel corridoio ma un ombra ora non lascia più trapelare la luce dalla soglia della porta. Con il cuore in gola mi infilo nel letto e tiro su il lenzuolo fino a coprimi la testa. Stringo gli occhi e cerco di regolare il respiro. La porta di apre e dei passi invadono la stanza. Tengo gli occhi stretti, il lenzuolo mi compre interamente, il rumore della finestra e la luce che invade a pieno la stanza mi fa capire che Anne si è diretta ad apre la finestra per svegliaci. Tipico di tutte le mamme, svegliare i propri figli con la luce del sole... 
"Sveglia dormiglioni!" esclama poi, la sua voce è dolce. "Sveglia, svegliaa!" dice ancora. 
Sento Harry emettere un lamento, come  quello di chi si è appena svegliato, sorrido trattenendo il respiro...  "Che falso..." penso ridacchiando internamente..
"Forza, forza, che altrimenti tardate!" afferma ancora sua madre. 
"Mmm che ore sono mamma?"  dice poi lui fingendosi assonnato. 
"Quasi 7.00  tesoro, ma se volete raggiungere il campo per le 9 dovete sbrigarvi... lo sai..." gli risponde lei, con voce gentile. 
"Mmm okay grazie mamma..." mormora. "Loueh!!!" urla poi. 
Tutto il mio copro si contrae a quell'urlo. Faccio uno scatto improvviso ed involontario. 
"Harry! Che modi sono!" lo rimprovera sua madre. 
Mi tiro su a sedere e mi passo le mani sul viso come farebbe qualcuno appena sveglio, e schiudo lentamente gli occhi. 
"Perdonalo Louis, mio figlio sa essere davvero maleducato a volte..." dice Anne con aria di scuse prima di guardare severa suo figlio. 
Sorrido imbronciato. "Non preoccuparti..." bisbiglio. "Buongiorno Anne...Harry..." sussurro poi. 
"Buongiorno ragazzi, ma sbrinatevi, okay? Vado a prepararvi la colazione." replica lei rivolgendomi un ampio sorriso, dopodiché si dirige vero la porta. 
Guardo Harry e gli faccio una linguaccia. 
"C'era bisogno di urlare in quel modo idiota?" lo rimprovero. 
"Alzati e sbrigati, invece di lamentarti..." replica lui.


"Buongiorno!" Esclama Gemma quando mi vede scendere le scale.
"Buongiorno a te Gemma" replico. È davvero una ragazza stupenda, sembra sempre così genuina e solare. "Sei raggiante" le dico sorridendo.
"Grazie Loueh" farfuglia mentre è intenta portare le tazze sul tavolo. "Latte, tea, caffè, tea al latte, cereali, bacon, uova...cos'è che preferisci per colazione?" domanda.
"Oh va bene qualsiasi cosa... non fatevi troppi problemi per me." 
"Loueh dille che cosa vuoi oppure non smetterà mai di assillarti ed è già tardi..." brontola Harry che è improvvisamente alle mie spalle. Guardo prima lui e poi Gemma che annuisce.
"Se preferisci le uova ed il bacon basta dirlo, vado a preparartele!" 
"D'accordo, allora… ti ringrazio ma va benissimo una tazza di tea."
"Sicuro? " domanda lei.
"Sicuro! " le rispondo.
"Perfetto!!" afferma accomodandosi al tavolo.
Su questo tavolo c'è veramente di tutto, yogurt, cereali, latte, tea caffè, inizio a chiedermi se è per loro consueto avere per colazione una tavola tanto imbandita, oppure lo hanno fatto semplicemente per me. 
"Dormito bene ragazzi?" domanda poi Anne mentre si porta un cucchiaio di cereali alla bocca. 
"Benissimo!" Esclamo  replicando quasi immediatamente.
"Oh quanto entusiasmo..." nota Gemma che mi stinge un occhio, le sorrido debolmente ma per fortuna noto che tutti hanno ignorato il suo tono malizioso. 

Quando salutiamo le ragazze Gemma non si lascia sfuggire un dettaglio... 
"Bel succhiotto Louis." mi ha sussurrato all'orecchio in quell'abbraccio.


Le prove con i ragazzi procedono in maniera serena anche oggi. Manca ormai un mese ed una settimana alla gara finale. Sono tre per adesso le melodie che stiamo provando giorno dopo giorno, mi pare che il risultato sia ormai buono e migliora ogni giorno di più. Aver ricominciato a suonare mi risulta ancora strano, ogni mattina prendere tra le mani quello che ormai è diventato il mio violino e l'archetto mi mette sempre una strana sensazione. 
Rammento le mie prime lezioni di violino, sembrava una cosa così difficile poter apprendere tale arte, ma con l'aiuto di Johantan fu in realtà semplice. Ricordo le sue parole, i sui insegnamenti come se non fossero passati anni, ricordo il suo viso rilassato e vero quando mi parlava di musica. "Suonare il violino è una vera e propria arte. La strada per imparare a suonarlo,  è lunga e occorre una giusta dose di pazienza, disciplina e dedizione. Sentilo Louis, fallo tuo, è passione, è amore, è studio e disciplina. Devi avere man ferma Louis, mano salda concentrazione e passione. Devi trovare l'equilibrio il giusto approccio. Sii preciso, sai cosa fare ma lasciati anche trasportare. Concentrazione e passione." mi disse. I miei ricordi di Johantan sono ancora così limpidi...
Sono felice di aver ricominciato a suonare è qualcosa che mi fa sentire molto meglio, in qualche modo più leggero. "Suonare è come entrare in un'altra dimensione" mi diceva, ed aveva pienamente ragione, è come attraversare una porta e chiudersi in una stanza, tenendo fuori per quegli attimi tutti i problemi. Le note che si liberano nell'aria attraverso il movimento studiato delle mie mani rendono la mia testa più leggera. Quando chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalle mie note, che insieme con quelle degli altri ragazzi, compongono una melodia perfetta, mi sembra quasi di spiccare il volo. È come se una grande aquila accogliesse ognuno di noi sulla sua groppa.    


Sono in fila in mensa in attesa che arrivi il mio turno per riempire il vassoio, sto chiacchierando con Niall quando sento  Harry ringhiare un "Vaffanculo" . 
Mi volto per capire cosa sta succedendo; lo vedo accanto al nostro tavolo in piedi, un ragazzo che non avevo mai visto prima è difronte a lui, fin troppo vicino. Lo spinge via così bruscamente che vedo Harry barcollare leggermente all'indietro.  In un attimo sento ribollire il sangue nelle vene, mi volto verso Niall e gli lascio in mio vassoio. A passo pesante mi dirigo verso i due. Harry sta posando il vassoio sul tavolo mentre mi avvicino. 
"Tutto bene qui?" domando a respiro pesante. 
"Tutto bene, tranquillo Michael stava andando via..." brontola Harry mentre lo guarda di sottecchi.
"La tua ragazza è venuta a difenderti?" domanda poi il ragazzo con arroganza. 
"Come scusa??" replico stringendo istintivamente i pugni. 
"Dov’è il tuo vassoio? Vuoi che sputi anche nel tuo vassoio frocio di merda?" continua lui in una smorfia di disgustato guardando prima me o poi Harry. 
"Cosa hai fatto??" domando ringhiando,  "Harry! …dimmi che questo tipo non ha sputato nel tuo vassoio, per favore!" esclamo la mia voce trema dalla rabbia.
"Louis... va-va tutto bene, lascia stare." sussurra in riposta. 
Cosa? Bene? Cos'è che va bene? Chi è questo tipo? Cosa diavolo vuole? 
La rabbia prende il pieno possesso del mio corpo e della mia mente, alzo lo sguardo verso il ragazzo che se ne sta ancora lì a fissarmi ridacchiando sotto i baffi, con una faccia da pugni... 
"Chiudigli scusa!" esclamo. 
"Cosa?" domanda lui ridendo. 
"Ho detto...chiedigli scusa!" affermo ancora una volta serio. 
"Altrimenti che fai?" replica lui con tono di sfida. 
"Ti spacco la faccia, stronzo!" dico digrignando i denti. Una risata acuta ed insopportabile esce dalla bocca del ragazzo. Il mio intero copro trema di rabbia, mi si chiude lo stomaco e la gola, il mio respiro si fa pesante e irregolare, stringo i pugni con tanta forza che le nocche mi diventano bianche, mi si annebbia la vista; ho perso il controllo.
Gli tiro un pugno in pieno viso facendolo indietreggiare. Il ragazzo mi guarda premendosi la mano sul viso, del sangue esce dalla sua bocca; sputa a terra il sangue passandosi una mano sulla bocca per ripulirsi. 
"Sei impazzito?" ringhia guardandomi, sputa ancora una volta, stringe la mandibola e allarga le narici, prima di rispondere al mio pugno con un altro pugno che colpisce anche me in pieno viso. Non era però così forte, così rispondo ancora una volta a quel pugno facendolo indietreggiare tanto da farlo cascare a terra, gli tiro un calcio e sputo anch'io del sangue.
"Louis! basta!" urla Harry allarmato. 
Gli occhi di tutti sono puntati su di me. Sento ogni singolo sguardo, di ogni individuo in mensa posato su di me. Mando giù della saliva ma non basta a calmarmi, i miei denti sono ancora stretti e la mia mascella è ancora contratta. 
"Froci di merda!" esclama il ragazzo provando a rialzarsi. La rabbia invade ancora la mia mente e gli tiro un altro calcio, dritto nello stomaco, poi un altro ancora.
"Louis, basta ti prego, per favore" piagnucolona Harry tirandomi per un braccio lontano dal ragazzo. 
Lo vedo rialzarsi mentre Harry mi allontana. Quando si rimette in piedi con aria di sfida brontola un "Tutto qui, ragazzina?" 
Scrollo bruscamente il braccio affinché Harry possa lasciarmi andare e gli vado nuovamente incontro. Sto per tirargli un altro schiaffo quando un ragazzo si interpone tra noi. Alzo gli occhi verso quella sagoma ed ora la riconosco, è Liam. 
"Smettetela subito, sono andati a chiamare Kilian!" urla. 
"Calmati Louis." dice guardandomi serio, "Ed anche tu  Michael!" esclama. "Smettetela all'istante!" afferma. 
"Cazzo" brontola Harry mentre afferra nuovamente il mio braccio. 
"Chi cazzo è Kilian?" gli domando con il respiro ancora pesante. 
"Il responsabile del campo Loueh..." risponde con voce tremante. 
"Quindi siamo nei guai?" domando ridacchiando nervosamente.  
"Già..." replica stringendo maggiormente la mano sul mio polso.

Il silenzio che è calato in sala è angosciante, Liam ancora guarda grave entrambi quando un uomo serioso fa capolino nella stanza facendosi strada tra gli studenti. Tutti chinano il capo mentre l'uomo si dirige verso di noi. E' un uomo sulla 50ina, ben vestito, serioso e autorevole. Credo di averlo già visto...Stringo gli occhi a fessura, dove l'ho già visto? 
"Cosa diavolo sta' succedendo qui?" domanda. La sua voce è sicura, decisa. Lo guardo e ora ricordo... Ma certo, è l'uomo che parlava al microfono il primo giorno che sono arrivato qui... "Il responsabile del campo" ha detto Harry, ora capisco...
"Questo pazzo mi ha preso a pugni senza motivo!" afferma il Michael puntando il dito in mia direzione. 
"Cosa? Tu mi hai insultato ed hai sputato nel suo vassoio!" ringhio in risposta. 
"Louis, ora calmati..." mormora Harry tenendo ancora il mio polso. 
Lo sguardo dell'uomo si posa su ognuno di noi; me, Harry,  Liam ed il ragazzo.
"Vi voglio tutti, immediatamente nei miei uffici!" afferma autoritario. "Subito!" 

Mi volto a guardare Harry, lo vedo sospirare intensamente. Spero davvero non sia arrabbiato con me, mi rendo conto di aver esagerato, ma questo ragazzo mi ha davvero fatto perdere il controllo. Finisce così ogni volta, mi vergogno quasi di me stesso, vorrei solo non coinvolgere nessuno nei miei disastri. Mi dispiace che ora anche Harry sia stato chiamo in causa quando sono stato io a prendere il ragazzo a pugni, mi dispiace anche che Liam sia coinvolto quando non ha fatto altro che tentare di farci mantenere la calma. 
L'ho fatto ancora una volta, ho perso ancora una volta il controllo, proprio ora che mi sembrava che nel nuvole che circondano la mia anima stessero lentamente svanendo, proprio ora che grazie ad Harry iniziavo a sentire il calore del sole sulla pelle. Forse ha ragione Zayn quando dice che non può salvare un anima condannata. Come si può salvare chi non vuole essere salvato? Come si po' salvare qualcuno che non impara mai dai propri errori? 
Quando il buio è buio resta buio, non c'è via d'uscita.  
Guardo Harry, si sta mordendo il labbro è evidentemente nervoso. Mi dispiace così tanto... 
"Harry, mi-mi dispiace..." bisbiglio. "E' tutta colpa mia, avevi ragione avrei dovuto ignorarlo..." mormoro ancora ad occhi bassi. Mi sento così in colpa, così responsabile... 
Ma quando alzo gli occhi sul suo viso con mia enorme sorpresa Harry debolmente mi sorride. 
"Hai esagerato..." dice. "Ma lo hai fatto per me, è anche colpa mia..." mormora. 
"No, Harry non provarci neanche è tutta colpa mia!" affermo in risposa. 
"Ad ogni modo..." sussurra lui deglutendo. "Grazie" conclude sorridendomi. 
Mi sento davvero confuso e mi perdo nei suoi occhi. 
"Cosa state aspettando vuoi due?" ci rimprovera Kilian. "Ho detto, tutti nel mio ufficio!" afferma inflessibile. "Immediatamente!" 

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