A dwarf and a hobbit lost in translations

di Kurosmind
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Indice ***
Capitolo 2: *** Sangizil | by linddzz ***
Capitolo 3: *** reality and expectation | by rillaelilz ***
Capitolo 4: *** Roll | by Yeaka ***
Capitolo 5: *** wide awake in the dark | by chibistarlyte ***
Capitolo 6: *** A Tactful Solution | by Ias ***
Capitolo 7: *** Say 'I love you' this Valentine Day | by HallsofStone2941 ***
Capitolo 8: *** we will write our own happy ending | by trulyunruly ***
Capitolo 9: *** Una fredda notte a Erebor | by Merrynpippy ***
Capitolo 10: *** A Pretty Face | by panickyintheuk ***
Capitolo 11: *** Your love is a bet | by reclusedetective ***
Capitolo 12: *** A King at Rest | by Fidix ***
Capitolo 13: *** Two-Heart sound | by MistressKat ***
Capitolo 14: *** Unspoken | by Keelywolfe ***
Capitolo 15: *** Salpare via con te | by Frodo_sHeart ***
Capitolo 16: *** The Naming of Hobbits | by Margo_Kim ***
Capitolo 17: *** In un mondo perfetto | by vividpast ***
Capitolo 18: *** Racconti da Caminetto | by darth_stitch ***
Capitolo 19: *** cat out of the (grocery) bag | by potatier ***
Capitolo 20: *** I vecchi del prato | by TheBookshelfDweller ***



Capitolo 1
*** Indice ***


Note della Traduttrice:
Come forse alcuni nel fandom sapranno già, mi sono presa l'incarico di tradurre un po' di produzioni internazionali del fandom de Lo Hobbit (in particolare la sezione dedicata a Bilbo e Thorin) per arricchire un po' la parte italiana. Oltre agli account dedicati ai singoli autori che ho creato e creerò per long-fic o traduzioni di più opere della stessa persona, ho pensato di metter su una raccolta di one-shots di vario genere e di vari autori dedicata alla nostra coppia preferita. La pubblicazione non sarà regolare, ma se mi capiterà di tradurre qualcosa di carino di un autore che non ha una propria pagina dedicata lo inserirò qui, e l'indice si aggiornerà di conseguenza. Ovviamente, sentitevi liberi di segnalarmi errori o precisazioni!

Disclaimer: Le storie pubblicate in questa raccolta NON sono mie. Gli autori mi hanno accordato il permesso di tradurle, e i link per leggerle in originale saranno inseriti nelle singole pagine. 

 

Indice

  1. Sangizil di linddzz
    Rating: Giallo | Genere: Fluff, leggero Angst | Avvertimenti: dinamiche dom/sub non sessuali, Sub!Thorin | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia.
    Da alla testa, osservare come l'intero corpo di Thorin si chini e si pieghi leggermente ad un singolo tocco, ogni centimetro del re che si arrende alla mano di Bilbo.

     
  2. reality and expectation di Rillaelilz
    Rating: Verde| Genere: nessuno | Avvertimenti: fix-it | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia.
    Poteva essere un eroe, un guerriero, un cavaliere.
    O: una strana e molto improbabile versione di se Bilbo avesse ucciso Azog.


  3. Roll di Yeaka
    Rating: Arancione| Genere: Erotico, Romantico | Avvertimenti: leggero bondage, roleplay | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia.
    Bilbo fa qualcosa di carino per Thorin


  4. wide awake in the dark di chibistarlyte
    Rating: Verde| Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Avvertimenti: fix-it| Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia.
    Cinque volte in cui Thorin entra nel letto di Bilbo da sonnambulo, e la volta in cui è sveglio.


  5. A Tactful Solution di Ias
    Rating: Verde| Genere: Fluff | Avvertimenti: fix-it| Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia.
    La diplomazia è difficile, e Thorin è permaloso. Fortunatamente Bilbo è lì ad occuparsi di entrambi.


  6. Say "I love you" this Valentine Day di HallsofStone2941
    Rating: Giallo| Genere: angst, triste | Avvertimenti: Modern AU, DeathFic | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia.
    Scritta per il prompt: Persona B sa che morirà certamente nei successivi minuti per la ferita aperta che sanguina. Invece di chiamare aiuto, telefona a Persona A e tiene una conversazione normale come se non ci sia nulla che non va, assicurandosi di dire quanto l'ama prima che il suo tempo finisca.


  7. We will write our own happy ending di trulyunruly
    Rating: Verde | Genere: Angst | Avvertimenti: Canon Divergence AU | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia, L'Unico Anello
    "Devi lasciar andare. Bilbo, ti prego."
    In cui è Bilbo Baggins a dover portare l'anello a Mordor. Perché cosa potrebbe mai offrire l'Unico Anello a qualcuno che ha perso tutto?


  8. Una fredda notte a Erebor di trulyunruly
    Rating: Verde | Genere: Angst, Fluff | Avvertimenti: Everyone Lives AU | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia, L'Unico Anello, Nuovo Personaggio
    È, se può dar credito alle voci nella sua testa, forse un po' matto.
    Ma non dice nulla.
    Una fredda notte a Erebor, però, non ha molta scelta.


  9. A pretty face di panickintheuk
    Rating: Verde | Genere: humour | Avvertimenti: Everyone Lives AU | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia, Tauriel, un po' tutti
    Bilbo fa del suo meglio per provare di non essere un completo superficiale. La Compagnia non sembra convinta, per qualche ragione.


  10. Your Love is a Bet di reclusedetective
    Rating: Giallo | Genere: humour | Avvertimenti: Modern AU | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia, Dis, un po' tutti
    In cui Bilbo e Thorin sono cotti l'uno dell'altro, ma uccidono tutti gli altri non mettendosi davvero insieme. L'opzione migliore per il bene comune?
    Scommettere su quando si metteranno insieme, ovviamente.
    Bilbo/Thorin = miserabili sfigati innamorati. Tutti gli altri = pubblico figo, super divertente e decisamente troppo coinvolto.


  11. A King at Rest di Fidix
    Rating: Giallo | Genere: Angst, Triste| Avvertimenti: Major Character Death | Personaggi: Bilbo Baggins
    Bilbo ordina che l'Arkengemma venga seppellita con lui. Nessuno osa discutere. Hanno visto cosa può fare, la distribuzione che provoca. Riposerà per sempre nelle mani dell'unico re che non è mai riuscita veramente ad assoggettare.
    Bilbo preme un unico bacio sulle labbra di Thorin prima di andarsene.


  12. Two-Heart Sound di MistressKat
    Rating: Verde | Genere: Angst, Malinconico | Avvertimenti: Everyone Lives AU | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia, Primula Brandibuck, Bofur, altri
    Dopo la battaglia c'è silenzio. Bilbo impiega un po' a ricordare cosa lo riempie.

  13. Unspoken di Keelywolfe
    Rating: Giallo| Genere: Angst | Avvertimenti: Leggera Canon Divergence | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia
    Mithril era leggera come una piuma e comunque Bilbo poteva sentirla, il suo peso freddo attraverso la camicia sottile

  14. Salpare via con te di Frodos_Heart
    Rating: Verde | Genere: Fluff | Avvertimenti: Post-LotR, Bilbo vive a Erebor | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia, Frodo, Gandalf, Thranduil
    Frodo dice a Thorin che ha intenzione di partire per i Porti Grigi, e Bilbo è contrariato. Ma non per Frodo. Gandalf e Thranduil sono sconvolti.

  15. The Naming of Hobbits di Margo_Kim
    Rating: Verde | Genere: Commedia, Pre-Romantico | Avvertimenti: Fix-it | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia, Dwalin, Fili, Kili
    Ad un certo punto non puoi semplicemente chiedere a qualcuno come si chiama. Thorin non è certo di quale sia quel punto, ma sa che forseviene un po' prima che la persona in questione ti salvi la vita. Dall'altro lato delle Montagne Nebbiose, Thorin si rende conto che non ha mai colto la prima parte del nome del Signor Baggins, e scopre che è incredibilmente più difficile da scoprire di quanto avesse pensato. Fili, Kili e Dwalin non sono di nessun aiuto.

  16. In un Mondo Perfetto di vividpast
    Rating: Giallo| Genere: Angst | Avvertimenti: Fix-it (?), Finale Aperto | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia, Fili, Kili
    Thorin solleva Bilbo sopra il bordo del parapetto.
    "I suoi occhi di smeraldo sono fissi, imploranti, nei suoi. Lo fanno solo arrabbiare di più e lui stringe. Lo scassinatore esala a malapena un respiro. (Se non fosse per la rabbia, si renderebbe conto che non ne esala altri)


  17. Racconti da caminetto di darth_stitch
    Rating: Verde | Genere: Sovrannaturale | Avvertimenti: Fix-it (?), post-LotR, OC narrante | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia, Nuovo Personaggio
    Anch'io ho un racconto da caminetto, anche se non sapevo, all'inizio, di essere entrata dritta in una storia di fantasmi.
    La cosa simpatica è che non mi ero allontanata che di pochi passi dalla mia porta. Ma poi, cosa diceva sempre il Pazzo Baggins? È pericoloso, uscire dalla porta. Fai quei pochi passi sulla strada e lei ti porterà in posti di ogni tipo, in avventure di ogni tipo.

  18. cat out of the (grocery) bag di potatier
    Rating: Verde | Genere: Commedia | Avvertimenti: Modern AU| Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia, Dwalin, Dis, Fili, Kili
    Quest'uomo, Thorin, com'è scritto sulla sua carta d'identità, è un completo rompicapo per Bilbo. Un rompicapo con dei tronchi d'albero per braccia e una cascata di capelli, che indossa una maglietta con il collo a v, per amor del cielo. E fa la spesa a combinazioni stranissime - non che Bilbo ci presti attenzione, ovviamente.

  19. I vecchi del prato di TheBookshelfDweller
    Rating: Giallo | Genere: Romantico, Fluff| Avvertimenti: Shire AU| Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia, Samvise Gamgee
    È la storia di un giorno di aprile, e di quanto sono fortunati di essere arrivati così lontano, di aver vissuto abbastanza da vedere i capelli l'uno dell'altro diventare bianchi, nel caso di Bilbo, e argentati, in quello di Thorin.

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Capitolo 2
*** Sangizil | by linddzz ***


Sangizil

by linddzz
traduzione di KuroCyou

Rating: Giallo
Genere: Fluff
Note: dinamiche dom/sub non sessuali, sub!Thorin
Introduzione:
Dà alla testa, osservare come l'intero corpo di Thorin si chini e si pieghi leggermente ad un singolo tocco, ogni centimetro del re che si arrende alla mano di Bilbo.
Storia originale qui

 

Bilbo prende un respiro profondo, sembra molto più calmo di quanto si sente, in piedi davanti all'inginocchiato re di Erebor.

Thorin si limita a guardarlo attraverso le ciglia, il suo respiro è perfettamente regolare, ma le sue labbra sono schiuse e gli occhi lucidi, come febbricitanti, mentre osservano ogni mossa di Bilbo. È vestito, ma solo con semplici pantaloni e una maglia larga, tutti i bracciali e le pellicce delle vesti reali riposti con cura. Le sue mani sono sulle sue ginocchia, chiudendosi e aprendosi sulle sue cosce, ma non si muovono da lì.

Rimangono dove sono, perché è dove Bilbo ha detto a Thorin di tenerle. Thorin è sempre lì che prende e afferra, sempre prendendo il controllo, ma le sue mani restano ferme mentre una di Bilbo è sulla sua testa, le dita che scorrono attraverso i folti capelli neri.

Non appena la mano affonda tra i suoi capelli, Thorin si rilassa con un lento sospiro e un battito di ciglia. È incredibile, guardarlo diventare così silenzioso, calmo e tranquillo sotto il tocco di Bilbo. Lui avvolge i capelli tra le dita, senza tirare, ma strattona e spinge la mano tra le folte onde. Senza una parola da parte di Bilbo, Thorin si piega, inclina la testa all'indietro seguendo il suo palmo, lasciandosi andare. La sua bocca si schiude di più, le labbra aperte su un respiro tremante e gli occhi ora fissi su Bilbo, lo sguardo tenero e riverente mentre tiene la testa inclinata all'indietro, così tanto che il suo corpo si muove con essa.

Dà alla testa, osservare come l'intero corpo di Thorin si chini e si pieghi leggermente ad un singolo tocco, ogni centimetro del re che si arrende alla mano di Bilbo.

"Sei così bello." Esala Bilbo, muovendo la mano tra i capelli di Thorin. E lo è. Oh, com'è bello con i suoi capelli scuri, il viso arrossato e le labbra rosa schiuse mentre i suoi taglienti occhi blu lo guardano con tanta meraviglia. Ma non appena Bilbo lo dice, un pezzetto dell'incantesimo è spezzato, e la trance languida di Thorin muta un minimo, lo sguardo basso e diverto e la schiena tesa. La testa di Thorin si muove, senza tocco o comando, per inclinarsi in giù, lontana.

"No. Non fare così ora." Bilbo dice con fermezza, tiene la mano ferma tra i suoi capelli e mette l'altra sotto la sua mascella. Thorin rimane in ginocchio, le mani ferme, e quando Bilbo gli inclina il mento in su non resiste, anche se non avrebbe difficoltà a farlo. Rialza lo sguardo, ma la morbida arrendevolezza è scomparsa, sostituita da occhi tesi e dalla mascella serrata.

"Sei bellissimo." Bilbo ripete, la mano sulla mascella di Thorin si muove ad avvolgergli la guancia. "No no. Andiamo Thorin. Occhi su." Accarezza la pelle dello zigomo con il pollice, e Thorin rabbrividisce sotto il suo tocco, ma riporta lo sguardo sul viso di Bilbo.

"Lo sai," dice Bilbo casualmente "La prima volta che ti ho visto, ho pensato che un qualche grande eroe da una delle mie vecchie storie avesse appena varcato la mia soglia."

Thorin sbuffa, sarcastico, ma non dice nulla. Bilbo gli ha detto di rimanere in silenzio, e la mano tra i suoi capelli lo accarezza lenta e rassicurante, una ricompensa per aver obbedito così bene. Le palpebre di Thorin scivolano e la sua testa si inclina nella carezza, ma al lieve suono d'avvertimento di Bilbo i suoi occhi riscattano aperti, su di lui.

"Dico sul serio, sei una delle cose più terribilmente belle che abbia mai visto." Bilbo strofina la mano sul suo viso, e Thorin trema sotto di lui. Sposta la mano dai suoi capelli, giù fino ad avvolgergli l'altra mascella, così da tenergli il viso tra i palmi. Riesce a sentire i brividi contro le sue mani, i tremiti tesi sotto il suo tocco quando fa scorrere le dita sulle rughe e la superficie del viso di Thorin. Bilbo strofina i pollici sulla forma dei suoi zigomi, percorre la curva tagliente del suo naso con i polpastrelli, e sente dove la pelle nuda fa spazio alla barba morbida.

Thorin mantiene la testa inclinata all'indietro, preso dai morbidi tocchi di Bilbo, e rabbrividisce costantemente ora, le mani chiuse in stretti pugni sulle ginocchia e il respiro ridotto a piccoli sussulti.

Bilbo si sporge in giù e preme lentamente le labbra sulla fronte di Thorin, si sposta giù per il so naso e poi bacia ogni guancia, ogni sopracciglio, ignorando i bassi gemiti, quasi sofferenti, che lui emette.

"Sei incredibile." Bilbo esala contro lo zigomo di Thorin, e lui trema violentemente davanti a lui, il respiro irregolare.

"Sangizil*!" sussurra Thorin, la voce strozzata e spezzata. Bilbo lo rilascia all'istante e fa un passo indietro, il cuore che martella.

"Dannazione! Thorin mi dispiace, Io-" Gli si blocca il respiro e deve combattere l'impulso di correre ad accarezzare via l'angoscia dal viso di Thorin. Tutto ciò che aveva fatto era stato lodarlo e Thorin già- "Mi dispiace Thorin-"

"Vieni qui, ti prego." chiede Thorin, la voce rauca, ancora tremante, gli occhi spalancati, e Bilbo cade immediatamente in ginocchio davanti a lui.

"Thorin, stai-" Non riesce a finire prima che Thorin lo afferri, stringendolo in un abbraccio, e Bilbo lo lascia fare. Lascia che Thorin riprenda il controllo, lascia che sia lui a toccare e aggrapparsi e combatte l'impulso di dire qualcosa di rassicurante per farlo calmare, per far sparire il tremore.

"Mi dispiace. Bilbo mi dispiace m-"

"No. Basta. Stai bene Thorin." Bilbo rimane fermo contro di lui e non fa nulla, limitandosi a rispondere quando Thorin lo bacia. Vuole dirgli che è stato fantastico, è stato perfetto, ma invece ricambia la stretta e lascia che Thorin lo tenga stretto e riprenda fiato.

"Non… non è andata bene come avevo sperato." Dice infine Thorin, il viso affondato tra i capelli di Bilbo. Bilbo sospira, appogginadosi a lui.

"Fin quando stai bene, amore. Non è una cosa che dobbiamo-"

"Voglio." Thorin dice velocemente, stringendolo più forte per un attimo. "Voglio farlo, solo-"

Bilbo preme un bacio deciso sulla sua tempia, attento a non renderlo troppo leggero o delicato. Non può fare a meno di sospirare di nuovo, perché si è ritrovato con quello che è probabilmente l'unico pazzo essere che non si lascia tranquillizzare da un tocco gentile. "Dopo, Thorin. Possiamo riprovare dopo se vuoi. Va bene?"

Thorin annuisce in silenzio, e Bilbo sospira ancora, rilassandosi tra le sue braccia, e lascia che Thorin gli strofini la schiena con una mano. Chi non li conosce bene penserebbe che Bilbo sia quello ad venir confortato.

Fine

*Sangizil = "Mithril" in Khuzdul
 
(Piccolo prequel della one shot postato dall'autrice)
Note dell'autrice
Ok. In origine la safeword di Thorin nella fanfiction era il termine kuzdul per "ghianda", finché parecchia gente mi ha fatto notare che sembra che qualcuno abbia picchiato la testa sulla tastiera e Thorin abbia starnutito. Mi è venuta un'idea durante la pausa pranzo e, beh, doveva succedere. Quindi... consideratelo un prequel scemo.
 
 

"Non capisco perchè sia necessario" Thorin brontola, accasciato regalmente nella sua sedia con le braccia incrociate sul petto. Regalmente.

"È solo una misura di sicurezza, Thorin." Sospira Bilbo. "È meglio essere preparati così entrambi possiamo dire quando abbiamo bisogno di fermarci."

"Non ne avrò bisogno." Thorin sbuffa, il mento alzato come per sfidare Bilbo a discutere.

"Certo, ovvio," Bilbo a stento si trattiene dal roteare gli occhi, "ma nel caso ti ser-"

"Non mi servirà."

"Thorin." Bilbo gli lancia un'occhiataccia e affila lo sguardo quando Thorin si irrigidisce. "Scegli una parola."

Thorin si agita nella sedia, il viso arrossato, la Contea sa per cosa stavolta. Aggrotta la fronte pensieroso, distogliendo lo sguardo.

"”Azghzarslawz."

"Salute." Bilbo dice in automatico, prima che il cipiglio scioccato di Thorin gli faccia venire il dubbio che quella possa essere stata una parola.

"Voglio usare questa." Thorin ringhia, stringendo gli occhi.

"Cosa? No! Thorin quella non sembrava neanche una parola!" Bilbo sussulta non appena pronuncia la frase, sapendo di aver fatto uno sbaglio quando Thorin si raddrizza nella sua sedia, le spalle all'indietro e l'Occhiataccia Regale attivata.

"La lingua dei miei ANTENATI," sbraita, sempre così drammatico "non suona come-"

"Sembrava quello a me! E sono io a dover coglierla! Qualcosa - di semplice - Thorin per l'amor del cielo!"

Thorin si sgonfia di nuovo nella sedia, borbottando qualcosa in Khuzdul sottovoce che Bilbo lascia correre. Uno deve saper scegliere le battaglie da portare avanti. "Bene. Sanzigil. È questa abbastanza semplice per le tue orecchie della Contea?"

"Andrà bene." Bilbo arriccia il naso, e Thorin rotea gli occhi teatralmente. Bene allora. Bilbo non è certo di come queste cose debbano andare, ma ha sempre pensato che se qualcuno ha intenzione di fare qualcosa, è meglio farla e basta. "Thorin, potresti venire qui?"

Thorin lo scruta sospettoso, ma si tira via dalla sedia e marcia verso Bilbo. Si avvicina e spinge il petto in fuori per lanciargli uno sguardo truce dall'alto verso il basso.

Oh, basta con quella roba.

"Giusto." Bilbo dice, ignorando il modo in cui il suo cuore comincia a martellargli nel petto. "In ginocchio, allora."

Il tonfo delle ginocchia di Thorin sul pavimento lo fa sussultare dalla sorpresa, e Thorin sembra altrettanto scioccato dalla risposta istantanea, sbattendo le palpebre rapidamente con la fronte aggrottata e il viso che diventa rosso.

Beh, forse questa cosa non sarà poi così difficile dopo tutto, Bilbo pensa con un sorriso.

 

Note della Traduttrice
Su Tumblr si sono tenute molte discussioni sulla trope del fandom di piazzare automaticamente Thorin nel ruolo di, cito, dark fuck prince, vale a dire lo strafigo super-sexy dominatore sessuale. Ovviamente è una cosa molto attraente e, essendo gran parte del fandom composto da ragazze/donne, è comprensibile (dato che Thorin è così dannatamente bello) voler indugiare in questa fantasia, ma bisogna rendercisi conto che è probabilmente una cosa molto OOC. Thorin è forse l'essere più tenero dell'universo in ambito romantico (cioè, avete presente la scena della ghianda?), unite questo all'idea che sia una persona che ha seriamente bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui, che gli tolga lo stress del controllo in ogni situazione, e bam, avete sub!Thorin.
Che dire, spero che vi sia piaciuta questa shot! Ci vediamo alla prossima, o, se la seguite, al prossimo capitolo di One-Sided Conversations!
-Kuro

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Capitolo 3
*** reality and expectation | by rillaelilz ***


reality and expectation

by Rillaelilz
traduzione di KuroCyou

Rating: Giallo
Genere: nessuno
Note: Fix-it
Introduzione:
Poteva essere un eroe, un guerriero, un cavaliere.
O: una strana e molto improbabile versione di se Bilbo avesse ucciso Azog.
Storia originale qui


Sarebbe potuto essere un eroe, uno di quei guerrieri dell'antichità - le cui azioni erano lette in polverosi libri con le pagine ingiallite.

Si sarebbe inginocchiato, poi - un vero cavaliere, la sua armatura, una volta immacolata, ora lacera, le nocche nere di fango e sangue secco, la punta della sua spada incastonata in una crepa del pavimento di pietra come un diamante - lo sguardo tenuto basso, gli occhi nascosti da un'aureola di capelli d'oro lucido.

Tutto sarebbe stato quieto intorno a lui. La neve sarebbe caduta silenziosa, danzando sulle sue spalle come una luce di santità; il nemico steso a terra dietro di lui, sangue scuro e denso che si raccoglieva sotto il corpo morto senza un suono.

"Mio signore," avrebbe detto, la luce del mattino catturata dalla sua cotta, il ricamo argentato sul suo petto scintillante di bianco e prezioso come luce stellare.

E il Re lo avrebbe guardato sbalordito, labbra sottili schiuse per la sorpresa. Un piccolo, lieve sorriso sarebbe apparso agli angoli della sua bocca.

"Ben fatto," avrebbe concesso, dopo un momento.

E poi i loro sguardi si sarebbero incontrati - le braci di un fuoco selvaggio ancora ardenti negli occhi di Bilbo. Il guerriero più minuscolo, il suo più leale servitore - e gli occhi di Thorin si sarebbero riempiti d'orgoglio.

Si sarebbe avvicinato di alcuni passi, il mantello fluttuante come ali rosso rubino, la mano tesa perché Bilbo la prendesse.

"…amico mio."

Un destino segnato e condiviso.



Ma poi, Thorin è comunque Thorin, e Bilbo è solo Bilbo.

Le sue ginocchia cedono e lui si lascia cadere sulla pavimentazione di Dale, esausto, scosso - i suoi abiti più terra che stoffa, la maglia di mithril ora un pesante fardello che gli restringe i polmoni.

"Thorin," rantola, e prima di arrivare alla 'n', Thorin è inginocchiato davanti a lui, avvolgendolo tra le sue braccia pesanti e Pungolo scivola dalla presa dello hobbit, la lama che colpisce l'inesorabile terreno con un tintinnio e un rimbalzo.

E Bilbo, lui si lancia dritto in quelle braccia, tuffandovicisi come se Thorin fosse l'oceano e il suo petto il galleggiante che lo tiene a galla.

Ed eccolo lì, che inala respiri profondi contro l'orecchio di Thorin, la testa leggermente inclinata all'indietro, il mento che trova il suo posto sulla sua spalla, ed è un ricordo agrodolce del loro primo abbraccio - un'immagine incisa nel tempo, incorniciata da mani naniche. Sente le dita di Thorin che si avvolgono nei suoi, in qualche modo friabili, capelli, lo sente chiedersi sottovoce quanto possano essere stupidamente avventati gli hobbit - sussurri di non farlo mai più, ti prego non farlo mai più che leniscono il dolore nel cuore di Bilbo e lui finalmente respira, respira di nuovo come un pesce sott'acqua.

I fiocchi di neve atterrano sulla punta del suo naso e si impigliano nelle sue ciglia - vede bianco e sprazzi di cielo grigio e tutto sembra così irreale, così pacifico che non riesce a convincersi a crederci.

Ma poi trova il calore di Thorin, e filtra attraverso gli strati di vestiti e metallo e sporco, e lo fa rabbrividire, sospirare di sollievo. È come un bambino tra le braccia di sua madre e - piuttosto prevedibilmente, davvero - semplicemente si arrende, dita fangose che si chiudono nel mantello di Thorin, come facevano quando le usava per cogliere le rose.

Le sue palpebre scivolano chiuse.

"È finita," dice Thorin, e Bilbo gli crede - annuisce ora che sono guancia a guancia, barba morbida che sfiora la sua pelle.

Va tutto bene ora.

Fine



Note della Traduttrice
Non mi sono trattenuta, e posto subito x) . Aggiornamento veloce perchè ho letteralmente AMATO questa shot (ispirata tra l'altro dal primo poster promozionale di BoFA, ricordate, quello con Bilbo inginocchiato?). L'autricel'ha definita un esperimento, per me è un capolavoro.
-Kuro

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Capitolo 4
*** Roll | by Yeaka ***


Roll

by Yeaka
traduzione di KuroCyou

Rating: Arancione
Genere: erotico, romantico
Note: Everyone Lives AU, leggero bondage, roleplay
Introduzione:
Bilbo fa qualcosa di carino per Thorin.
Storia originale qui

 

Sarebbe meglio, ovviamente, se si potesse legare completamente. Quando aveva chiesto a Nori dei materiali, gli erano stati date sbarre per tenere le gambe aperte, imbragature per legare le braccia dietro la schiena, fettucce per legare polsi e caviglie insieme, ma non può metterseli da solo. E siccome non ha intenzione di chiedere ad un altro nano di aiutarlo a legarsi mentre è nudo, può solo usare quelle poche catene che riesce a gestire da solo. Si sistema una sottile tiara sulla testa, si drappeggia pesanti collane d'oro attorno al collo, si avvolge il corpo in braccialetti e cinture ingioiellate e indossa persino una catenella che si aggancia ad entrambi i capezzoli, induriti dall'aria fredda. Ma le catene sono il vero premio, e quelle vengono assicurate ad una caviglia e poi intorno ai polsi. Può muoverci le mani abbastanza da girare la chiave nel lucchetto e lanciarla oltre il piccolo mucchio d'oro sul quale è seduto, dove scivola sotto un tavolo. La stanza del tesoro di Thorin trabocca di monete, ma il cumulo più grande è ora ammucchiato nell'angolo dove siede Bilbo, legato abbastanza bene da non potersi spostare a più di un metro dal muro.

Si sente parecchio stupido, lì disteso sulla collinetta d'oro. Anche se l'intenzione è di non indossare neanche uno filo di stoffa, Bilbo si ritrova a stringere involontariamente le cosce, cercando di nascondere le parti intime alla vista. Si posa in grembo le mani legate e prova il discorso tra sé e sé, trovando tutto questo terribilmente imbarazzante, ma ne varrà la pena se piacerà a Thorin. Con la chiave fuori portata e Balin già delegato a mandare lì Thorin, è troppo tardi per tirarsi indietro.

Fortunatamente, non passa molto tempo prima che le pesanti porte di metallo si aprano, e Thorin entra, scrutando l'ambiente con trepidazione. Non appena il suo sguardo cade su Bilbo, vi si incolla.

Bilbo si raddrizza e gonfia il petto, incurvando in avanti il corpo nudo. Abbassa la testa in sottomissione. "Bentornato, mio re." Dice sensualmente. Prova ad inserire un gemito nella sua voce, il che non è difficile: Thorin è abbastanza bello da fargli quell'effetto, e il brivido di essere in ginocchio e nudo, legato davanti al suo amante, lo eccita sempre. Thorin si limita a fissarlo in un primo momento, gli occhi spalancati e la bocca aperta.

Poi fa un passo in avanti, e Bilbo prova a spiegare, "Mi sono incatenato per te, così posso essere chiuso al sicuro con tutti i tuoi altri tesori. Così che nessuno oltre a te possa guardarmi mai più."

Il respiro di Thorin si blocca. Deve sapere che è un gioco, ma ha comunque l'aria di stare sognando. Scivola in avanti, mentre Bilbo si contorce per fare scena e si inchina di più, sentendosi ribollire nonostante il freddo della stanza e del tesoro intorno a sé. Un altro passo, e quello successivo è più veloce - Thorin praticamente corre attraverso la stanza.

Balza su di Bilbo con tanto impeto da farlo sbattere al muro di pietra, completamente stretto tra l'oro e l'angolo e il massiccio corpo di Thorin che preme su di lui. Le sue labbra vengono reclamate in un violento, ruvido bacio, e una lingua avida si infila dritta nella sua bocca. Tutto ciò che Bilbo può fare è gemere e impigliare le dita sul davanti della veste di Thorin - non può neanche circondarlo con le braccia come vorrebbe.

Quando Thorin finalmente lo lascia respirare, Bilbo esala, "Buon anniversario, Thorin."

Thorin ha l'aria di aver vinto un intero nuovo regno, uno che è entusiasta di esplorare.

Fine



Note della Traduttrice
A dire la verità, avevo pensato di postare questa piccolina più avanti, ma poi non ho resistito xD Diciamo che sto facendo - ahem - pratica per questo genere di cose per OSC *saltella*. E' uscita qualche giorno fa su AO3 ed era così corta e carina che non ho potuto non tradurla xD Le prossime saranno più sostanziose, prometto! Ho già chiesto i permessi e ho una lista che mi dovrebbe tenere occupata per un po' *^* Spero che vi sia piaciuta xD
-Kuro

 

 

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Capitolo 5
*** wide awake in the dark | by chibistarlyte ***


wide awake in the dark

by chibistarlyte
traduzione di KuroCyou

Rating: Verde
Genere: angst, fluff, hurt/comfort
Note: Everyone Lives AU
Introduzione:
Cinque volte in cui Thorin entra nel letto di Bilbo da sonnambulo, e la volta in cui è sveglio.
Storia originale qui

1.

La priva volta che accadde, il lieve scatto e lo scricchiolio della porta che si apriva destarono Bilbo dal sonno.

Ci fu il leggero suono di passi strascicati sul pavimento di pietra, più smorzato e graffiante quando raggiunsero il tappeto. Lo hobbit si sedette sul letto enorme, strofinandosi gli occhi. Qualcuno era nella sua stanza.

"C-c'è qualcuno?" esclamò assonnato nell'oscurità, ma non ci fu risposta. I passi non si fermarono.

Bilbo allungò la mano alla cieca sul comodino, cercando qualcosa con cui accendere la candela. Quando un grosso peso cadde sul letto, lanciò un grido poco dignitoso e praticamente volò giù dl letto verso la scrivania dall'altro lato della stanza. Le sue gambe appesantite dal sonno lo sorreggevano a stento; afferrò il bordo del ripiano per tenersi in equilibrio.

Non riuscì a sentire nulla dopo di ciò - solo il respiro pesante dei suoi polmoni e un leggero russare proveniente dal letto.

Ma che diavolo…?

Rovistando tra gli oggetti sulla sua scrivania, trovò una candela mezza consumata e un fiammifero. Sfregò il fiammifero e accese lo stoppino, illuminando appena la stanza, abbastanza per scorgere una grossa figura occupare il suo letto.

Sui suoi silenziosi piedi da Hobbit, Bilbo si avvicinò di soppiatto per vedere meglio.

Lì, bagnato dalla lieve luce arancione della fiammella guizzante, giaceva Thorin Scudodiquercia, Re sotto la Montagna.

Bilbo per poco non fece cadere la candela.

Per un po', tutto ciò che lo hobbit riuscì a fare fu fissare sbalordito il nano addormentato sul suo letto - e Bilbo era sicuro circa al novantacinque per cento che Thorin stesse davvero dormendo, a giudicare dal russare. Ma poi, perché era lì nella stanza di Bilbo? Non erano più esattamente i migliori degli amici; avevano parlato a stento da quando la Battaglia era finita e la ricostruzione di Erebor era stata avviata. E Bilbo non sapeva che Thorin fosse incline al sonnambulismo.

E lui non poteva esattamente tornare a dormire con un nano massiccio disteso sul suo letto, seppellito tra i cuscini e le coperte.

Decisione presa, Bilbo posò la candela sul comodino e si inginocchiò sul letto. Scosse delicatamente la spalla di Thorin, cercando di ignorare l'intenso calore che si irradiava dal nano.

"Thorin," sussurrò. "Svegliati.

Thorin scattò sul letto con un grido gutturale, quasi spaventando a morte Bilbo. Lo hobbit urlò e cadde completamente giù dal letto, quasi buttando giù la candela quando, agitando le braccia, colpì il comodino nella sua discesa verso il pavimento. Il nano si guardò attorno, spaventato, prima di posare gli occhi spalancati su Bilbo.

"Mastro Baggins? Cos- cosa ci fai nella mia stanza?" chiese Thorin, la voce resa roca dal sonno.

"Dovrei farti la stessa domanda," Bilbo rispose, senza fiato, dal pavimento. Si alzò in ginocchio cautamente, così da poter sbirciare Thorin da sopra il bordo del letto.

Il re, finalmente vigile, si guardò attorno nella stanza, che ovviamente non era sua. L'espressione che invase i suoi tratti fu di orrore, che si sciolse velocemente nell'imbarazzo.

"Io… mi dispiace, mi-"

"No, no, va tutto bene," Bilbo, sempre un gentilhobbit, disse educatamente. "Mi hai solo, er, preso alla sprovvista, ecco."

Beh, era un modo di porla.

Thorin ebbe qualche difficoltà nel rimuoversi dal letto di Bilbo, il corpo ancora pesante per la stanchezza, ora che l'adrenalina provocata dall'improvviso risveglio cominciava a svanire. Una volta che si fu rimesso in piedi, Bilbo lo imitò lentamente e si tenne a distanza.

Rimasero fermi lì, nessuno dei due disse una parola per lunghi momenti.

"Sono davvero colpito che tu sia riuscito ad arrivare fino a qui," Bilbo commentò - qualunque cosa pur di allentare il silenzio imbarazzato che era sceso tra di loro. Ed era sincero; le stanze di Thorin erano due piani più in alto, nell'ala reale. Che il nano fosse riuscito a scendere all'abitazione di Bilbo senza un intoppo, per di più addormentato, era piuttosto lodevole.

Dovette essere stato un gioco di luce, Bilbo decise, quando vide il viso di Thorin arrossarsi leggermente al commento.

Thorin si schiarì la gola, un po' più forte del necessario. "Le mie scuse ancora, Mastro Baggins. Buonanotte." E poi fu dall'altro lato della stanza e fuori dalla porta prima che Bilbo potesse dire un'altra parola.

La porta scattò chiusa dietro di Thorin, e Bilbo pensò che la sua stanza non era sembrata così vuota prima.

Rimase lì in piedi, sbalordito, rigirandosi nella mente gli eventi degli ultimi minuti prima di scuotere la testa e infilarsi di nuovo nel letto. Soffiò sulla candela per spegnerla, e la sua stanza ricadde in quell'oscurità che solo l'interno di una montagna poteva possedere.

Bilbo si addormentò poco dopo, la stranezza di quella interruzione a tarda notte ormai quasi dimenticata.

 

2.

La seconda volta che accadde, Bilbo non sentì nemmeno la porta aprirsi.

In effetti, la prima cosa che notò fu l'abbassarsi del materasso quando qualcuno scivolò nel letto dietro di lui, seguito da un peso caldo e insistente sulla sua schiena. Ancora mezzo addormentato, non ci diede troppo peso. Era quasi… piacevole.

Quello che lo fece svegliare di colpo, però, fu il paio di braccia che si avvolse intorno a lui, stringendolo disperatamente.

Lo hobbit si dimenò e si agitò, combattendo per sfuggire alla stretta delle braccia muscolose. Finì per dare involontariamente un calcio nello stinco del responsabile, strappandogli un sonoro guaito di dolore. Ci fu un borbottio in Khuzdul - in una voce roca decisamente troppo familiare.

Bilbo si irrigidì.

"Thorin?"

Anche nell'oscurità, Bilbo poteva vedere - poteva sentire - quei luminosi occhi azzurri piantati sul suo viso.

"C-come sono arrivato qui?" chiese il re, le parole un sussurro strozzato.

"Penso… che tu stessi, uhm... camminando nel sonno di nuovo," Bilbo azzardò, rimanendo immobile come un coniglio sotto lo sguardo di un predatore. Tutte le volte in cui aveva immaginato Thorin nel suo letto, non era mai in queste circostanze.

E…. non avrebbe proseguito oltre su quel pensiero.

Il letto si mosse quando Thorin si alzò. Bilbo sentì i piedi nudi sul pavimento mentre il re batteva una veloce ritirata per la porta. I passi si interruppero.

"Perdonami," disse, così piano che Bilbo dovette sforzarsi per sentirlo .

"Thorin, c'è…" Bilbo si interruppe, cercando di ingoiare l'improvviso groppo in gola. "C'è qualcosa che non va?"

Perché doveva esserci. Altrimenti per quale motivo Thorin sarebbe entrato addormentato nella stanza di Bilbo nel cuore della notte? Anche se Bilbo non riusciva ad immaginare cosa potesse spingere qualcuno a farlo.

"Non è niente," affermò Thorin, suonando convincente come Nori quando negava di aver rubato oggetti vari da Granburrone. "Chiedo scusa per il disturbo."

E poi scomparve, lasciando Bilbo solo e perplesso.

Il sonno non arrivò facilmente quella volta. Bilbo si avvolse nelle tante coperte e pellicce, la bocca storta e un mistero in testa.

Cosa preoccupava Thorin?

Perché Thorin era sonnambulo?

E, ancora più importante, perché finiva nella stanza di Bilbo?

La fronte dello hobbit rimase corrucciata quando finalmente il sonno lo trovò di nuovo.

 

3.

La terza volta che accadde, Bilbo si svegliò al proprio nome singhiozzato nel suo orecchio.

Cominciò piano all'inizio, in un sussurro senza fiato. Poi crebbe più forte, più insistente, più spaventato. Le braccia forti intorno al suo torso si strinsero, e il corpo dietro di lui cominciò a tremare.

Intontito, Bilbo si girò, per quanto poteva nella stretta delle braccia di Thorin, finché non si trovò faccia a faccia con il nano che chiamava il suo nome in grida spezzate.

"B-Bilbo… Bilbo… Bilbo…!"

Il cuore di Bilbo gli palpitò nel petto prima di saltargli dritto in gola.

Facendo scorrere le dita sul viso di Thorin, Bilbo sentì i muscoli tesi della mascella serrata e della fronte aggrottata. Sentì i respiri veloci emessi tra denti stretti e labbra screpolate. E una strana umidità scendeva dagli occhi di Thorin, serrati, che inzuppava la sua barba e il cuscino.

"Bilbo! Oh, Bilbo-"             

"Shh… Thorin…" confortò lo hobbit, avvicinandosi abbastanza da poter far toccare le loro fronti se avesse voluto. Cosa stava sognando Thorin da provocare una reazione del genere?

Perché ripeteva il suo nome così disperatamente?

Era proprio come allora, quando Bilbo aveva visto Azog gettare Thorin a terra dopo averlo colpito quasi mortalmente. Bilbo si ricordava di aver gridato il suo nome, pregandolo di svegliarsi, le suppliche mescolate a singhiozzi spezzati-

Ci volle qualche altro momento di parole dolci e conforto per calmare il nano. Bilbo aveva preso la mano tremante di Thorin tra le sue, accarezzando circolarmente con i pollici la pelle secca tirata sulle nocche. Finalmente, dopo tanto, il tremore si ridusse a lievi brividi.

Il respiro di Thorin divenne più regolare, calmandosi quando il suo sonno divenne più profondo, libero da incubi.

Bilbo, d'altro canto, non riuscì a chiudere occhio per tutta la notte.

 

4.

La quarta volta che accadde, Bilbo era ancora sveglio.

La candela sul comodino bruciava lenta, quasi completamente immersa nella propria pozza di cera. Lo hobbit osservò con occhi stanchi le ombre danzare sul soffitto, immaginando che prendessero la forma di creature molto più spaventose e feroci della semplice assenza di luce.

La porta scricchiolò, aprendosi, e Thorin entrò.

Bilbo si alzò sui gomiti, osservando circospetto il re. "Thorin?" chiamò, e non ricevette risposta.

Il nano addormentato si trascinò più vicino e cadde sul letto di Bilbo, scivolando vicino a lui, e seppellì il viso nell'incavo del suo collo. Bilbo sentì il freddo di uno dei fermagli per le trecce di Thorin sulla pelle e cercò di reprimere un brivido.

Beh, almeno sembrava che non ci fossero incubi quella notte.

Riposizionandosi sul fianco, Bilbo si permise di stendersi e venir abbracciato da Thorin. Esitante, alzò una mano e affondò le dita nelle ciocche d'ebano striate d'argento del nano, ancora umide dal bagno serale. Forse aveva sentito male, ma Thorin esalò un sospiro soddisfatto mentre si stringeva ancora più vicino a Bilbo.

Chi immaginava che Thorin potesse essere così appiccicoso nel sonno?

Quella notte, Bilbo si addormentò ancor prima che la candela si consumasse.

 

5.

La quinta volta che accadde, Thorin si dimenava disperatamente sul letto.

Era cominciata abbastanza tranquillamente - Thorin era di nuovo entrato nel letto di Bilbo, raggomitolandosi contro lo hobbit e mormorando nel sonno. Qualche ora dopo, qualcosa era andato orribilmente storto.

Bilbo si svegliò appena in tempo per schivare un pugno in faccia. Rotolò dall'altro lato del letto, afferrando la candela sul comodino e sfregando un fiammifero per accenderla.

Thorin si contorceva nel letto, aggrovigliandosi nelle coperte e prendendo violentemente a pugni il materasso. C'era un gridare indistinto, gemiti sofferenti in Khuzdul che Bilbo non capiva.

L'unica parola che riuscì ad afferrare fu il proprio nome, che cadeva dalle labbra di Thorin come una preghiera.

"Thorin… shh…" sussurrò, rimanendo sull'altro lato del letto per evitare di essere strangolato dal re. Le sue parole non lo stavano raggiungendo però, non aiutavano come avevano fatto la volta precedente.

"Bilbo…" singhiozzò Thorin, le lacrime che scorrevano giù dagli occhi serrati. "Oh, Mahal, cos'ho fatto-"

Bilbo fu sopra di lui in un attimo, usando ogni briciola della sua forza insignificante per bloccare sul letto le braccia agitate di Thorin. Si sedette sulla pancia del nano, usando le gambe per tenerlo fermo. Thorin lo contrastò per tutto il tempo, e Bilbo si sforzò di mantenere il controllo.

"Ti prego… Bilbo ti prego…"

"Thorin!" Bilbo alzò la voce, sperando disperatamente di arrivare a lui. "Sono proprio qui... Sono qui, Thorin..."

Finalmente Thorin smise di agitarsi. Spalancò gli occhi, iniettati di sangue e lucidi di lacrime e, oh, così spaventati.

"…Bilbo?" chiese con voce roca.

Annuendo, lo hobbit allentò la presa sul re e si avvicinò per far toccare le loro fronti. "Va tutto bene. Sono qui."

Il nano esalò un respiro tremante, alzando una mano per toccare la guancia di Bilbo. La sua voce si spezzò quando parlò. "Pensavo che- oh, Bilbo, mi dispiace così tanto per tutto-"

"Shh, va tutto bene," ripetè Bilbo, premendo le labbra sulla fronte aggrottata e sudata di Thorin. Fece scorrere dolcemente le dita tra i suoi capelli scuri, grattando lievemente il cuoio capelluto con le unghie in un movimento tranquillizzante.

Quando Thorin finalmente si calmò, Bilbo rotolò giù da sopra di lui e si sistemò al suo fianco. Avvolse il nano tremante tra le braccia, mormorando parole dolci e posando baci rassicuranti sulla sua fronte finché non si addormentarono entrambi.

 

+1

Bilbo sorrise quando sentì un lieve bacio sul collo.

"Sarà meglio che tu sia sveglio," disse assonnato, guadagnandosi una risatina e un altro bacio da Thorin. La barba del nano solleticava la sua pelle in maniera molto piacevole.

"Lo sono," confermò Thorin, il suo respiro caldo contro l'orecchio di Bilbo. Lo hobbit ebbe un brivido.

"Ti spiace?" fece finta di lamentarsi Bilbo. "Sto cercando di dormire."

Grosse, forti braccia lo avvolsero e lo tirarono contro un petto peloso e muscoloso. "Le mie scuse. Dovrei tornare alle mie stanze?" provocò il re.

Bilbo si mosse nella sua presa, girandosi per averlo davanti. "Non pensarci nemmeno, maledetto nano," minacciò prima che Thorin lo mise a tacere con un bacio.

Beh, almeno il sonnambulismo era scomparso.

 

Fine



Note della Traduttrice
Buonasera gente! Spero che questa ficcina vi sia piaciuta :3 Sondaggino: cosa volete la prossima volta, fluff o angst? :D
-Kuro

 

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Capitolo 6
*** A Tactful Solution | by Ias ***


A Tactful Solution

by Ias
traduzione di KuroCyou

Rating: Verde
Genere: fluff
Note: Everyone Lives AU
Introduzione:
La diplomazia è difficile, e Thorin è permaloso. Fortunatamente Bilbo è lì ad occuparsi di entrambi
Storia originale qui


Thorin entrò nella stanza come un uragano. Bilbo non era molto affezionato a quell'iperbole, ma "uragano" era l'unica parola appropriata per descrivere il livello di silenziosa minaccia e il non-così-silenzioso calpestare del pavimento che accompagnavano sempre le apparizioni particolarmente imbronciate di Thorin. Anni passati a ribollire in un costante stato di leggera rabbia lo avevano aiutato a perfezionare la sua camminata arrabbiata, e nonostante i progressi che avevano fatto nell'abbassare la pressione del Re,  lui aveva ancora la tendenza a procedere come se il pavimento avesse insultato la sua intera casata.

Le sue spalle erano spinte all'indietro, le sopracciglia aggrottate,  le mani serrate in pugni di ferro ai suoi fianchi. Sfilò oltre Bilbo senza uno sguardo, strappandosi di dosso il soprabito prima di crollare sul letto a pancia in giù. Nonostante tutta la sua regalità, Thorin sapeva certamente come esternare il suo bambino interiore.

Bilbo sospirò e chiuse con cura il tomo di architettura nanica preso in prestito dalla biblioteca di Erebor,  lisciando l'antica copertina con le mani prima di alzarsi in piedi. Fece con calma, si stiracchiò per sciogliere la schiena e si strofinò il collo prima di avvicinarsi alla figura distesa di Thorin. Al momento lui stava cercando di calciarsi via gli stivali senza sedersi a scioglierli; esasperato, Bilbo gli afferrò la caviglia e glieli sfilò velocemente. Thorin non aveva detto ancora una parola, ma non c'era da sorprendersi. Probabilmente al momento aveva la bocca piena del reale cuscino .

Risolto il problema degli stivali, Bilbo fece il giro del letto e affondò al suo fianco sul materasso per occuparsi dei guanti e dei bracciali. Le armature naniche avevano decisamente troppe fibbie e fermagli per i gusti di Bilbo; era come se prendessero qualunque precauzione possibile per evitare di restare nudi. Per il momento si accontentò di rimuovere gli stivali e i guanti, e non disse nulla mentre le sue dita eseguivano i movimenti familiari. Thorin rimase inerte finché non ebbe le mani libere, e Bilbo poté stringerne una. Con lui più comodo ma ancora muto, Bilbo tirò su i piedi così da sedersi a gambe incrociate, le mani sulle ginocchia. "Bene. Cosa è successo stavolta allora?"

Thorin brontolò qualcosa di incomprensibile nella stoffa del copriletto. Bilbo aspettò pazientemente mentre lui si girava sulla schiena; i capelli scuri ancora sparsi sul viso, cominciò a fissare torvo il soffitto come per farci un buco con lo sguardo. Passare dall'avventura della strada al nido di calabroni che era la politica di Erebor era stato un cambiamento difficile per Thorin. Era molto più semplice poter infilzare i problemi, invece di sedersi a discuterne e finire per arrivare ad un compromesso che non rendeva felice nessuno. Per sua fortuna, Bilbo era piuttosto bravo a gestire relazioni pacifiche. Insieme riuscivano a risolvere le cose, ma non senza qualche intoppo qui e là.

Thorin fissò il vuoto davanti a sé per un altro po', guardando in cagnesco le pietre sopra di lui. Quando infine si decise a parlare, la sua voce era secca e tesa. "L'incontro con Dain e i suoi uomini non è andato bene."

"Ci ero arrivato," disse Bilbo. "Cos'è successo stavolta?"

"Cose sono state dette. Opinioni sono state scambiate. Ad un certo punto armi potrebbero essere state coinvolte."

Bilbo sospirò. C'era stato un tempo in cui un violento alterco tra mani lo avrebbe fatto tornare di corsa al suo buco hobbit a prepararsi un gallone di te e fumare finché il pericolo non fosse passato. Sembrava così noiosa ora quella vita. "Beh, Dain é un tuo parente. Immagino che liti di questo genere siano inevitabili. É difficile odiare qualcuno più dei tuoi parenti stretti." Bilbo si sporse in avanti, entrando nel campo visivo di Thorin. "Ma suppongo tu capisca che dovrai scusarti."

Le sopracciglia di Thorin si strinsero insieme. "Non farò nulla del genere. Non finché Dain non mi offrirà un gesto simile per primo."

"Sappiamo tutti e due che non succederà. Sarà tutto molto più facile se riuscissi a ingoiare il tuo orgoglio - o almeno reprimerlo per qualche minuto - e fare il primo passo."

"Sono il Re, " borbottò Thorin. "Dovrei poter fare quello che voglio."

"Penseresti che è così. Ma sappiamo che non questo il caso, vero?" Bilbo fece scorrere i polpastrelli sulle linee nel palmo di Thorin. "Cos'ha detto Dain per offenderti così?"

"Cose orribili. Insulti mascherati. Cose che non sono neanche vere, davvero, e non dovrebbero comunque essere fatte notare, è- è scortese." Bilbo nascose un sorriso sull'ultima parola - forse stava influenzando Thorin più di quanto se ne rendesse conto. O per essere precisi, lo stava influenzando proprio quanto sospettava.

Thorin cadde in silenzio per un altro lungo momento di contemplazione, lo sguardo nei suoi occhi che diventava sempre più sospettoso, prima di sputar fuori: "Il mio naso è davvero così grosso?"  

Bilbo riuscì a reprimere una risata per dei buoni cinque secondi prima che scoppiasse in sferzate, scuotendogli spalle e facendolo piegare in due. Quando riuscì a controllarsi di nuovo Thorin lo fissava con sguardo truce come se fosse entrato cavalcando il dorso di Smaug, ma ciò riuscì solo a farlo ridere di nuovo a più non posso. "Ha detto questo per provocarti? Davvero, Thorin," disse con un gran sorriso. "Conoscevo bambini hobbit meno permalosi di te."

Thorin strinse i denti e non disse nulla, e alla fine Bilbo sospirò. Allungò le gambe e si stese così da appoggiarsi sui gomiti vicino alla testa di Thorin. Con dita abili, spostò dal suo viso delle ciocche di capelli e le pettinò all'indietro.

"Thorin," disse sorridendo, posando i palmi sui lati del viso del nano, "hai un naso enorme." Il nano lo guardò con sorpresa, che presto si trasformò in indignazione. "Davvero, è ridicolo. Ma lo sai?" Bilbo si avvicinò e piantò un lieve bacio sul setto nasale. "Mi piace."

Il cipiglio sul viso di Thorin si alleggerì, ma aveva ancora l'aria contrariata. "Lo dici solo per dire."

"No, ma non far finta che non apprezzeresti comunque se lo facessi."

Quello lo persuase a sorridere, e Bilbo si sporse a sfiorare le sue labbra con un bacio. Poi si tirò indietro.

"Davvero però, non so come tu faccia a vedere alcunché con quel coso che ti penzola davanti. Ogni volta che ti giri mi meraviglio che tu riesca a non decapitare tutti quelli che ti stanno di fianco. In tua presenza il rischio di essere infilzati è costante-"

Thorin gli lanciò un cuscino, che fu velocemente seguito da un bacio. Nessuno dei due fu abbastanza perché Bilbo smettesse di ridere.
 

Fine



Note della Traduttrice
Mi avete chiesto fluff, e io vi do fluff. Sappiate però che l'angst arriverà. E ARRIVERA' TANTO *muahahah*
Anyway, pubblicazione speciale della domenica perchè ho postato ieri OSC... Spero che vi sia piaciuta questa ficcina ^u^
-Kuro


 

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Capitolo 7
*** Say 'I love you' this Valentine Day | by HallsofStone2941 ***


Say "I love you" this Valentine Day

by HallsofStone2941
traduzione di KuroCyou

Rating: Giallo
Genere: Angst, Triste
Note: Modern AU, DeathFic
Introduzione:
Scritta per il prompt: Persona B sa che morirà certamente nei successivi minuti per la ferita aperta che sanguina. Invece di chiamare aiuto, telefona a Persona A e tiene una conversazione normale come se non ci sia nulla che non va, assicurandosi di dire quanto l'ama prima che il suo tempo finisca.

Storia originale qui

 

"Oh" Bilbo fissa passivamente il sangue che all'improvviso scorre dal suo ventre. Alza lo sguardo al suono di passi; l'aggressore che gli ha sparato sta scappando via. Non mi ha neanche preso il portafoglio, Bilbo pensa con indifferenza, e poi, oh, MERDA, fa male. Inciampa contro il muro del vicolo, la mano premuta sulla pancia e le ginocchia che crollano sotto di lui.

Per parecchi secondi, riesce a concentrarsi solo sul dolore, che torce e tira, lasciandolo ansimante. La sua mente corre a mille miglia all'ora, pensando a tutto quello che deve fare, tutto quello che avrebbe dovuto fare, cosa dovrebbe fare ora, cosa succederà.

Chiama aiuto, idiota, si dice. Tremando, tira fuori il telefono e compone un numero.

"Qual è la vostra emergenza?" chiede la centralinista dall'altro lato.

Bilbo le dice velocemente che gli hanno sparato, dove si trova, no, non c'è nessuno vicino a lui, si, sanguina molto, dallo stomaco. È solo quando sente il profondo respiro dall'altro capo del telefono che comincia davvero ad andare nel panico.

"Qualcuno sta venendo a prenderla, va bene? Ho bisogno che resti in linea con me. Puoi farlo?" dice la centralinista, la voce ingannevolmente calma. Bilbo si gela dalla paura quando la vista inizia a sfocarglisi prima di tornare - e capisce. Capisce dalla voce della centralinista, dall'insensibilità che si diffonde dal suo addome insieme a sangue scuro e caldo, dal respiro che gli esce corto e veloce dalla bocca. Riattacca, interrompendo la voce dell'operatrice, e con dita tremanti preme i numeri, tenendo il cellulare sull'orecchio.

"Bilbo?" la voce di Thorin suona confusa, ma beatamente calma.

"Thorin," esala Bilbo, grato che abbia risposto. "Mi… mi chiedevo solo cosa stessi facendo."

"Sono a pranzo. Bilbo stai bene? Sembri dolorante."

"Si, sto bene." Costringe la sua voce a livellarsi. "Ho sbattuto al tavolo, ecco tutto."

C'è qualche secondo di silenzio, qualche secondo in cui la vista di Bilbo si sfoca e si oscura, svanendo e ricomparendo. I suoni si ovattano, ogni rumore si silenzia a parte il respiro regolare dall'altra parte. Di' qualcosa! Si ordina.

"Bilbo, c'è-"

"Avrei dovuto capire che eri a pranzo, insomma, è l'ora, giusto?" Bilbo comincia velocemente, riconoscendo il farfugliare che sta per arrivare. "Immagino che volessi, mmph, solo sentire la tua voce."

"Cavolo, Bilbo, mettici del ghiaccio se fa così male-" e Bilbo vuole ridere istericamente, ma non lo fa- "E comunque, sai che dovrai aspettare solo qualche altra ora. O ti sei già dimenticato?"

Giusto. San Valentino. Thorin ha programmato di portarlo fuori- ma si rifiuta di dirgli dove.

"Andiamo, Thorin, per favore dimmelo. Sai che odio le sorprese." Mantiene la farsa - deve mantenere la farsa. Non vuole che Thorin veda, non vuole che la sua ultima immagine del suo meraviglioso ragazzo sia una voce triste e terrorizzata. Abbiamo appena cominciato, pensa.

"Non se ne parla. Aspetta e vedrai."

"Dannazione, Thorin, ti amo, ma sei proprio come i tuoi nipoti, anche se lo neghi."

Una pausa mentre Thorin registra quello che Bilbo ha detto. "Tu mi ami?"

E ora ride. Ride e ride, e le lacrime che scorrono sulle sue guance sono sia di dolore e paura che per il suo divertimento isterico. Come ha fatto a metterci così tanto? Perché ha aspettato?

"Si, Thorin, ti amo," dice, mettendo quanta più enfasi che può nelle parole. Quando avrà un'altra opportunità di dirle? Perché non le ha dette prima? Ora ha solo questo momento. Qualche secondo, qualche minuto forse. La sua mano trema per lo sforzo di mantenere il cellulare premuto sull'orecchio. Così poco tempo per dare a Thorin una vita intera di baci, di massaggi sulla testa, di 'buongiorno' sotto le coperte, di gelati e film; di 'ti amo'.

"Ti amo, Thorin, Dio, ti amo. Sei cocciuto e arrogante e testardo e riservato, ma sei anche lo sfigato più dolce che abbia mai conosciuto, e sono così dannatamente fortunato ad averti," per quanto è stato.

"…Cazzo, Bilbo, non puoi dire roba del genere così, San Valentino o no. Cancello i nostri piani. Una notte in casa mi suona meglio, non pensi?" la voce di Thorin diventa maliziosa nell'ultima frase.

Bilbo sbuffa un'altra risata, immaginando le coperte che Thorin stenderebbe davanti al fuoco scoppiettante. "Sembra fantastico."

Riesce a sentire delle sirene ora, si avvicinano sempre di più. Ha chiuso gli occhi ad un certo punto, e non si disturba a riaprirli. "Thorin," dice con un filo di voce, spaventato. Non può nascondersi, non più.

"Bilbo?"

"Io..." e un'ultima vampata di coraggio. "Io ti dico che ti amo, e tutto ciò che mi rispondi è che cancelli dei programmi di cui non ho mai saputo i dettagli, cretino."

"Bilbo, non ti sento molto bene… sono sirene quelle? Bilbo?"

"Si, Thorin, sono sirene," dice con voce stanca. È così stanco, forse se riuscisse a dormire…

"Bilbo? Bilbo!" E ora la voce di Thorin è venata di panico, e diventa sempre più forte - almeno, così pensa Bilbo. Tutto sembra così lontano.

"Va tutto bene, Thorin. I paramedici sono qui."

Può sentirla, l'ultima briciola di forze che se ne va. Ha tenuto duro a lungo, vero? Abbastanza per dire… beh, non tutto. Ma tutto quello che doveva dire.

Forme sfocate corrono verso di lui, i loro contorni fusi al cielo. Bilbo è piuttosto certo che stiano gridando, ma tutto è attenuato. Tuttavia, persino mentre la sua vista si oscura, un'ultima volta, riesce ancora a sentire l'uomo che ama.

"Bilbo, ti prego, resta. Ti prego non andare. Bilbo, ti prego, ti prego, ti amo anch'io. Ti amo, ti amo, ti amo. Ti prego, Bilbo…"

La voce di Thorin svanisce mentre la mano di Bilbo ricade lentamente al suo fianco.

Fine...?



Note della Traduttrice
Questa è TUTTA colpa di una certa leila91, sapevatelo. Se volete rimettere a posto i pezzi del vostro cuore infranto, l'autrice ha scritto un seguito fix-it, che però vuole essere un'AU, quindi... già. Vorrei tradurre anche quella ma purtroppo le politiche di EFP mi impediscono di postare più di una shot dello stesso autore in un un'unica raccolta, mi dispiace :C
La prossima sarà un'altra angst, ma dopo si ritorna al fluff, non preoccupatevi 8D (invece dovreste)
-Kuro

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Capitolo 8
*** we will write our own happy ending | by trulyunruly ***


We will write our own happy ending

by trulyunruly
traduzione di KuroCyou

Rating: Verde
Genere: Angst
Note: Canon Divergence AU
Introduzione:
"Devi lasciar andare. Bilbo, ti prego."
In cui è Bilbo Baggins a dover portare l'anello a Mordor. Perché cosa potrebbe mai offrire l'Unico Anello a qualcuno che ha perso tutto?

Storia originale qui

 

"Bilbo?"

La parola arriva da molto lontano, come se la stesse sentendo dall'altro lato di un lungo tunnel vuoto. Echeggia nelle sue orecchie per un istante ma lui non afferra davvero il suo nome finché non risuona di nuovo, ora più forte e più vicina.

"Bilbo!"

Non può voltarsi, non può parlare. L'anello oscilla davanti a lui, scintillando sulla catenella d'argento che ha portato legata al collo per settimane. Brilla di fiamme ora, arancioni e rossi che minacciano di bruciare se balzano troppo vicino. Nel suo petto si accende la paura. Nel metallo lucente, pensa di riuscire a distinguere i propri occhi sgranati. Sembrano bronzei nel riflesso, dorate ruote gemelle.

"Bilbo, gettalo tra le fiamme!"

Non può. Le sue dita sono serrate intorno alla catena e non si muovono, non importa quanto urli nella sua testa, perché il suo cuore è ancora incerto. Non ancora, non ancora, solo un momento…

"Cosa stai facendo?"

Sotto di lui, la Voragine del Fato divampa, crepita e stride. Dovrebbe essere così, così facile. L'anello è malvagio, lo sa, glie l'hanno ripetuto per mesi, ancora e ancora. È malvagio, deve essere distrutto, o il mondo cadrà. 

Che cada, aveva pensato in momenti più duri, quand'era sporco e insonne sulla strada, quando si era svegliato di nuovo da sogni orribili per trovarsi con le braccia vuote. Che cada, e facciamola finita. Era davvero passata solo una manciata di anni da quando conosceva null'altro che la Contea, da quando le foglie verdi e le colline ondulate del suo paese erano tutto e abbastanza? Non è la Contea che voglio salvare ora? E non è la Contea che tradirò se mi tengo l'anello?

Ma cosa gli potrebbe costare la sua distruzione?

Cosa, che non ha già perso?

"Bilbo."

Di nuovo la voce. Non lo lascia in pace. È più vicina ora, appesantita da una tristezza invisibile. Non si volta.

"Devi lasciarlo andare, Bilbo. Non lasciare che ti influenzi all'ultimo passo."

Influenzare? Cosa può significare? È sopravvissuto fin'ora senza esitazioni, vero? Cosa ha sopportato? La diffidenza e la paura dei suoi compagni; le infinite piane oscure di Mordor; fame e sete, il bruciore della gola riarsa, il fardello, oh, la stretta sul collo che aumentava ogni giorno di più finché non aveva creduto che l'avrebbe strangolato; ed essere solo, completamente solo, anche quando altre persone sedevano a meno di tre piedi di distanza, perché come potevano sapere, come potevano vedere…?

E lui aveva sopportato. Ma ora è alla fine della missione, lunga e ardua com'è stata, e non ha nulla verso cui andare quando è completata. Non ha abbastanza pan di via o acqua per tornare a casa - e anche se ce l'avesse, dov'è casa? Cosa gli rimane? Pensa alla Contea, il luogo della sua fanciullezza, e l'immagine è arrugginita, come acciaio consumato. Tutto lo è. Pensa alle risate della sua infanzia, e deride la propria ignoranza. Trova patetico l'isolamento della sua età adulta, la cecità di uno sciocco solitario. L'avventura con lo stregone e i tredici nani - una volta gloriosa, una volta mozzafiato, il grande atto della sua vita - ora è ricordata attraverso occhi amari, perché ormai vede solo il disdegno dei suoi compagni, le bugie evasive dello stregone, e questo, il vero grande atto della sua vita, il fardello del mondo su cui è inciampato un hobbit brancolante, in una missione che non gli apparteneva.

E l'unica cosa, l'unica cosa preziosa, l'unica cosa di cui gli importasse, l'unica cosa per cui aveva pianto e mentito e sarebbe morto, di quella ricorda solo il bruciore delle lacrime e il sentore amaro di sangue nell'aria, sangue sulla pelle e sui vestiti, un ultimo sorriso vacillante, occhi blu come stelle, e se fosse un mondo più lieto, ricorderebbe altro, ma ora tutto ciò che conosce è l'oscurità dei giorni passati e futuri, il bruciore sulle sue spalle e intorno al suo collo, il dolore.

No, non gli rimane nulla, nulla-

- a parte l'anello ancora stretto nella sua presa.

E perché dovrebbe rinunciarvi, l'unica cosa che possiede ancora al mondo? L'ha trovato lui, dopo tutto. È suo. Il suo polso si scuote, come per portarlo più vicino, lontano dal calore del fuoco. L'anello oscilla sulla sua catena e i suoi occhi lo seguono. Per un istante, nel bagliore dell'oro, crede di vedere un'ombra dietro la sua testa, qualcosa di grande e nero. Va' via, vuole urlare, lasciaci in pace.

"Devi lasciar andare, Bilbo. Tu devi."

Perchè? pensa. Perchè dovrebbe? Se lo fa, sarà tutto finito. La magia scomparirà e gli elfi se ne andranno. La Contea andrà avanti, immutata negli anni. E lui è cambiato e non ha nulla quindi perché dovrebbe lasciar andare?

Una visione scintilla davanti ai suoi occhi e, per un istante, si dimentica di essere stretto nel cuore del Monte Fato. Per un istante, è al di sopra dei tetti coperti di giallo della Contea, osservando il suo popolo lavorare e prosperare e crescere, osservando i campi di granturco allargarsi come raggi di sole sulla landa, fino alle sponde del Mare. Per un istante, si immerge nell'erba alta delle South Downs[1], l'anello stretto sul suo dito, e ode le risate dei suoi tredici fratelli nani rimbalzare da albero in albero mentre lo cercano, gridando con gioia Bilbo, Bilbo!  mentre si immergono di più nel loro gioco. Per un istante, è nelle sale di Erebor, splendenti di giada e oro e di nuovo sane, e una corona è un peso confortante sulla sua testa.

E puoi avere tutto questo, qualcosa gli sussurra nell'orecchio, liscio come la seta, calmo come acqua ferma, e di più. Puoi avere il potere. Puoi avere il controllo. Un'altra visione: un cielo rosso sangue, una torre nera, sè stesso avvolto in vesti pregiate, la sua lama elfica in una mano e l'anello che scintilla sul suo dito, eserciti e nemici che si inginocchiano a centinaia davanti a lui. Puoi avere ogni cosa.

Nonostante tutto, nonostante le fiamme accecanti e le labbra spaccate, sorride. Non voglio tutto, pensa tra sé e sé. Nel baluginio del metallo dell'anello, vede di nuovo quell'ombra. Non voglio tutto quello, pensa, io voglio lui.

Un'altra visione, un lampo di luce davanti ai suoi occhi: per un istante, è a Casa Baggins, di fronte al suo caldo caminetto. L'anello giace sul suo petto, avvolto in un filo bianco e consumato, e braccia lo circondano, un mento posa sulla sua spalla, e una bocca ruvida e sorridente gli bacia la guancia. Un mondo più lieto.

Puoi salvarlo, qualcosa gli sussurra ancora nell'orecchio, Lui è ancora qui. Puoi averlo di nuovo. La sua immaginazione sbatte le palpebre e vede di nuovo lui. Non c'è sangue nell'aria ora, né sulla sua armatura. Non ci sono lacrime ad offuscare la sua vista quando allunga la mano, come se potesse toccare quel viso, baciare quel sorriso, guardare ancora in quegli occhi blu come stelle.

"Devi lasciar andare. Bilbo, ti prego."

No. Non è troppo tardi, pensa. Deve solo essere abbastanza forte per riprendere l'anello, indossarlo di nuovo, piegare il suo potere alla sua volontà. Deve solo credere che potrebbe, potrebbe salvarlo, potrebbe salvarlo…

Davanti a lui, l'oro scintilla e poi si offusca. Per una frazione di secondo, vede una forma scura eclissare quel bagliore e poi dita spoglie, grandi e ruvide, toccano il suo polso, scivolano ad avvolgersi intorno al suo palmo. Un'altra mano si posa sulla sua spalla ed è un calore confortante, non opprime come le fiamme in basso. Solo ora si rende conto della persona dietro di lui, il tocco di un ampio petto contro la sua schiena, un mento barbuto che gli sfiora la spalla. Gira la testa, scioccato, strappando lo sguardo dall'anello sospeso, per vedere-

- per vedere occhi blu come stelle, limpidi e tristi, e il nodo nel suo petto si stringe finché non riesce a respirare-

"Bilbo," lui dice, e la mano sulla sua spalla si sposta fino a toccare la pelle del suo collo, accarezzandola delicatamente. "Amore mio. Devi lasciar andare."

È qui. È qui, come l'anello ha promesso. Ma Bilbo può sentirlo, per tutti gli dei, vicino e caldo e solido e vivo, come non poteva fare nei suoi sogni. Non è opera dell'anello, e silenziosamente ringrazia chiunque gli abbia regalato questo, quest'ultimo abbraccio.

"Sei qui."

Parlare gli ustiona la gola, ma costringe il debole sussurro a passare. L'altro sorride, avvicina i loro volti, e Bilbo può sentire un respiro freddo sulle sue labbra.

"Ci sono sempre stato," la presa si stringe, quelle dita inanellate accarezzano motivi casuali sulla pelle del suo braccio, "Ci sarò sempre."

Ma non è così, Bilbo pensa, Se lascio andare, sarai morto, andato per sempre. Sei qui ora. Sei tutto ciò che voglio.

"Io," la sua voce si spezza. Cerca di deglutire, respira, e ricomincia. "Io posso salvarti."

C'è un battito di silenzio. Persino il ruggito del Fato è scemato in un sussurro di sottofondo.

"No", lui scuote la testa. Ciocche di capelli corvini gli ricadono brevemente sul volto e Bilbo brama di risistemarli all'indietro, di accarezzargli la guancia, di toccarlo ancora. "L'hai già fatto. Mi hai salvato quando non potevo salvare me stesso."

"Sei morto," Bilbo grida, ed è quasi un singhiozzo. "Sei morto, e ora devo continuare a vivere senza di te."

"E puoi," lui sussurra. La sua mano scorre in su, le sue dita agganciano la catena dell'Anello. Una tempo, nel petto di Bilbo sarebbe potuta avvampare la gelosia, una litania di mio sincronizzata con battito del suo cuore. Ora pensa solo che vuole sentire quelle dita intrecciate alle sue. "E lo farai. Devi solo lasciar andare."

"No-"

"Sai che devi," insiste lui, "Non ne hai bisogno per avermi per sempre. Mi hai sempre avuto. Mi avrai sempre. Il tuo è un cuore buono, Bilbo Baggins, e sono onorato che vi sia un posto per me."

"Ce l'hai tutto!"

Lui sorride di nuovo; Bilbo ne sente la curva sulla propria bocca, "Come tu hai il mio. Ma pensa anche alla tua casa; ai nostri compagni; anche a quel maledetto stregone. Tu puoi salvarli."

"E sacrificare te?"

La mano sulla sua spalla stringe più forte. Quegli occhi blu incontrano i suoi, dolci e limpidi, scintillanti nel calore e di lacrime.

"Ero perso nell'oscurità," dice piano, "Ero perso molto prima di incontrarti. Tu mi hai dato una luce persino nell'ombra finale della mia vita. E ora puoi rimuovere per sempre quel male dalla Terra di Mezzo, Bilbo. Sei più forte dei miraggi che quest'anello ti offre. Sei più saggio delle sue bugie. Devi solo lasciar andare, mio ladro."

Ogni respiro è un'impresa ormai. L'aria gli si stringe addosso, troppo bollente da respirare. Ci vuole ogni briciola di forza che gli rimane nel corpo per distogliere lo sguardo, riportarlo sull'anello che oscilla davanti ai suoi occhi. La sua voce, che scorreva così tentatrice nelle sue orecchie, è smorzata ora, brutta e gracchiante. Ora vede i suoi inganni per ciò che sono. Vede i tetti della Contea crollare in rovina. Vede le mura di Erebor spezzarsi, esplodere mentre il drago fa a pezzi la Montagna. Sente i richiami gioiosi dei suoi amici diventare urla e un silenzio spaventoso, assordante, mentre la notte eterna cala. Vede lo scintillio dell'oro negli occhi del suo amore, la pazzia che infettava il suo sangue fin quando non era gocciolata via insieme alla sua vita.

Vede il lieto fine che si meritano e vede che, fin quando l'anello esiste, sarà sempre solo un sogno.

Anche quando quest'epifania alleggerisce il peso sulle sue spalle, Bilbo sente la paura impossessarsi del suo cuore. Perché ora rimane solo gettare l'anello verso la sua fine; e poi cosa succederà? Solleva tremante la mano libera e un'altra vi scivola dentro, intreccia le loro dita finchè Bilbo non sa distinguere dove comincia una e finisce l'altra. Può sentire il pulsare di un battito sotto le dita. Sembra così caldo, Bilbo pensa, sembra così reale.

È reale, si dice, fin quando lo porto nella mente e nel cuore, lui è reale.

"Sono qui," la sua voce rimbomba nel suo orecchio, bassa e sincera. "Sono qui."

"Resterai con me?"

"Fino alla fine, amore mio."

Ora Bilbo sorride di nuovo, una cosa delirante e tremula. È ironico come persino alla fine di tutte le cose riesca ancora a mantenere la speranza.

"Puoi farcela. Lascialo andare."

 La catena scintilla di giallo, un serpente fiammeggiante stretto nel pugno di Bilbo. Da qualche parte, qualcosa ulula di rabbia e terrore, ma il cuore di Bilbo è tranquillo, sicuro ora. Tutto deve finire- persino quest'oscurità.

Lascia andare.

Solo all'ultimo si risolve ad esalare il nome del suo amore.

"Thorin."
 

Fine


[1]: South Downs è il termine originale per un area di colline a sud di Brea. Non ho trovato la traduzione italiana del termine, quindi ho preferito lasciare l'originale.

Note della Traduttrice
Questa è una delle poche fanfiction che mi hanno fatto seriamente singhiozzare. Non potevo non condividerla con voi ù_ù La prossima sarà più positiva, lo prometto :D
-Kuro

P.s.: se seguite anche One Sided Conversation, volevo dirvi che questa domenica non ci sarà il nuovo capitolo perchè sto fuori tutto il finesettimana. Sorry

 

 

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Capitolo 9
*** Una fredda notte a Erebor | by Merrynpippy ***


Una fredda notte a Erebor

by Merrynpippy
traduzione di KuroCyou

Rating: Verde
Genere: Angst, Fluff
Note: Everyone Lives AU
Introduzione:

È, se può dar credito alle voci nella sua testa, forse un po' matto.
Ma non dice nulla.
Una fredda notte a Erebor, però, non ha molta scelta.

Storia originale qui

 

A volte i ricordi fanno male.

A volte i sogni ritornano, incubi di ciò che poteva accadere (sarebbe accaduto.

A Bilbo non piacciono affatto quei momenti, ma non dice nulla a Thorin quando succede. Lui ha già abbastanza roba sul piatto (in più di un modo - Bilbo è bravo a cucinare), e comunque, non importa così tanto. È solo nella testa di Bilbo.

Ormai sospetta che ci sia qualcosa di più di quanto pensasse nel suo anello. A volte una voce, non proprio la sua, gli mette pensieri oscuri nella testa- in effetti è la stessa voce che spesso gli fa ricordare quel terribile giorno in cui Thorin era ancora preso dalla febbre del drago. Ancora, non dice nulla.

Bilbo ci convive, perché dopo tutto è felice lì ad Erebor. Il tempo è buono - non è soleggiato o caldo come nella Contea - ma si accontenta. La gente è fantastica, non giudica affatto (anche se amano il gossip!). A volte la voce nella sua testa gli ricorda di cosa sarebbe successo se fosse tornato nella Contea. Ti chiamerebbero… come ti chiamerebbero? Oh, si, Pazzo Baggins. Pazzo Bilbo Baggins, ha fumato un po' troppo Vecchio Tobia. Gli è partito il cervello. Per niente rispettabile, non lui. Non importa quanto quelle parole facciano male, sono vere, immagina Bilbo.

Lui è, se può dar credito alle voci nella sua testa, forse un po' matto.

Ma non dice nulla.

-----------------------------------
 

Thorin e Bilbo dormono; beh, Thorin sta dormendo. Bilbo giace sveglio. Nonostante il suo amante sia proprio accanto a lui, non riesce ad addormentarsi. Non ora. Perché i sogni sono tornati, e lui non è abbastanza forte per scacciarli via. Non lo è mai. Perché non può essere abbastanza forte?

Da sveglio, il calore delle braccia di Thorin intorno a lui è confortante. Quando dorme, può trasformarsi in una stretta soffocante.

Quindi no, non c'è sonno per Bilbo stanotte.

Thorin si muove nel sonno, accidentalmente allentando l'abbraccio. Bilbo esita, scrutando la sua sagoma addormentata, prima di utilizzare le sue abilità da scassinatore e scivolare fuori dal letto. Come quelli di Thorin, i suoi pigiami sono blu Durin, con lo stemma della casata sopra il cuore. Stanotte, però, ha bisogno di un tocco diverso. Qualcosa che la sua mente non può collegare a ricordi dolorosi del passato.

La sua vecchia vestaglia!

Aveva insistito per prendere il 'pugno in un occhio spaiato' (grazie, Fili e Kili). Era una cosa sua, comunque. Non dovevano metterla loro (a meno che non fossero particolarmente molesti. In quel caso, si sarebbe divertito nell'infilarla addosso ad uno di loro mentre dormiva per sentire le loro grida sconvolte quando al mattino si sarebbero resi conto di cosa aveva fatto). Gli unici ricordi che può riportare alla mente sono comode notte a Casa Baggins e quella particolare, non così comoda, notte in cui aveva ospitato (era stato invaso da) una compagnia di nani. Era una buona scelta.

Rovista nel suo (assurdamente grande) guardaroba alla sua ricerca, sbirciando dietro di sé per assicurarsi che Thorin non si svegli.

È quest- no, è il regalo di Fili e Kili che non metto mai.

E quest- fronzoli? Perché ce l'ho?

Forse potrebbe essere quest- ah, no, questa era la vendetta di Dwalin per avergli rubato tutti i biscotti.

Aha! Finalmente.

Se la infila silenziosamente, ed esala un lieve sospiro. Si era dimenticato di quanto fosse calda - non c'è da meravigliarsi che la indossasse continuamente!

Controllando ancora una volta che Thorin sia effettivamente addormentato, Bilbo attraversa la loro enorme camera da letto fino alla porta. Sussultando, gira lentamente il pomello e tira, gli occhi quasi chiusi nella smorfia d'apprensione. Si rilassa per il sollievo quando non produce alcun suono, e impiega altrettanta attenzione nel richiudere la porta.

Cammina distrattamente lungo il corridoio, il materiale (velluto? Non ne è ancora certo) sul pavimento attutisce i suoi passi abbastanza da non dover procedere con cautela. Lascia che la sua mano sfiori il muro, pietra così levigata da non essere considerata possibile nella Contea. È fredda contro la sua mano, ma non in modo spiacevole, e gli sembra quasi di poterla modellare tra le dita se volesse.

Le ombre non lo mettono in guardia come prima. Ora conosce ogni nicchia e fessura, almeno di questa parte di Erebor, dal più piccolo calice nella loro personale sala da pranzo all'arpa più grande conservata per celebrazioni speciali (come il loro anniversario).

Bilbo rilascia un respiro che non sapeva di star trattenendo quando lascia gli appartamenti reali. I suoi passi si affrettano per il pavimento più freddo - quasi doloroso nel gelo della notte - e si ritrova ad essere guidato dai propri piedi, senza sapere davvero dove sta andando.

All'improvviso, "Bilbo!" Bilbo si ferma. Conosce quella voce, che quasi esita nel chiamarlo diversamente da 'Consorte' o 'Vostra Altezza' o 'Mastro Baggins'. Si gira, un sorriso divertito sul volto, per salutare Brimar, una delle guardie notturne sparse per Erebor.

"Wow, sei davvero riuscito a chiamarmi per nome. È un bel successo, sai. Dovrei convincere Thorin a darti una promozione." Bilbo alza i pollici, il sorriso più ampio quando, persino nel buio della notte, vede che il nano arrossisce.

"Ah-si. Tu, beh, mi hai chiesto di farlo e quindi io… per favore non disturbare Sua Maestà per me, Ma-Bilbo, non penso davvero… cosa?"

Bilbo si afferra il petto mentre ride, scuotendo la testa. "Sto scherzando. A meno che non ti dispiaccia che chieda di darti una promozione, in quel caso…"

L'esclamazione di orrore di Brimar fa ridere Bilbo di nuovo, e mette la mano sulla spalla del nano. Brimar sbatte le palpebre un paio di volte prima di rispondere.

"Forse, o forse no. In ogni caso, a proposito di parlare a Sua Maestà, lui sa che sei andato a fare una passeggiata di mezzanotte?"

Bilbo torna immediatamente serio. "Thorin dorme al momento, e dormiva quando me ne sono andato. Non volevo svegliarlo, vedi. Va tutto bene. Va tutto benissimo."

Brimar annuisce. "Ti andrebbe un po' di compagnia? Non è che c'ho di meglio da fare."

"Ah… certo." Bilbo scrolla le spalle, girando i tacchi nella direzione in cui stava andando. Brimar mantiene il passo facilmente.

"Stavi andando da qualche parte in particolare, M-uh, Bilbo?"

"Forse. Vedremo."

"Che risposta esaustiva. Non mi meraviglio che sei il miglior consigliere di Sua Maestà."

Bilbo emette una risata nasale. "Puoi contarci, e non dimenticarlo."

Cadono in un silenzio tranquillo, Brimar non contesta il percorso di Bilbo, che senza dubbio è il più lungo per arrivare dove sta andando. Quando ci sono quasi, Bilbo si rende conto del perché i suoi piedi lo conducono da quella parte - stanno andando ad una grande balconata che sovrasta l'entrata di Erebor. Il panorama è bellissimo alla luce del giorno, ma nell'opinione di Bilbo è meglio di notte, con il profilo distante delle Montagne Nebbiose reso evidente dalla luce delle stelle.

Si appoggia al parapetto, lo sguardo sul territorio. Il suo pensiero trova pigramente richiami alla ripresa di Erebor mentre i suoi occhi si concentrano su punti diversi. Non si accorge delle lacrime che cadono finché non gli si chiude il naso ed è costretto a tirar su. Non è certo del perché stia piangendo; forse è per compensare tutte le volte in cui ha desiderato silenzio nella sua testa come ora.

Sei proprio un piagnone. Piccolo debole Bilbo Baggins. Più Baggins che Took, se me lo chiedi.

A quanto pare ha parlato troppo presto. "Sta' zitto," borbotta, dimenticando di aver compagnia.

"Non ho detto nulla."

Bilbo sospira. "Non tu."

"Allora chi...?" Bilbo si gira per rivolgersi a Brimar. L'espressione del nano è confusa, e come potrebbe biasimarlo, davvero?

Bilbo scuote la testa. "Non è niente."

Brimar fa un passo per avvicinarsi, il braccio alzato come per prendergli la spalla. "Bilbo, stai bene?"

Bilbo esita, poi non risponde. Si rivolge di nuovo al paesaggio, e questa volta Brimar gli mette la mano sulla spalla. Percepisce più che vedere il nano accanto a sé.

"Non è… intendo, sei felice qui, vero?"

"Certo che sono felice. Beh, per lo più. Beh- dimentica che l'ho detto."

"Non se ne parla." Silenzio. "C'è qualcosa che non va. Hai intenzione di dirmi cos'è?"

"Dubito."

"Ha a che fare con quel tuo anello?"

Pausa

"Come lo sai?"

"Perché lo stai stritolando come se sperassi che ti si sbricioli in mano."

Bilbo abbassa lo sguardo e scopre che sta, in effetti, giocherellando con il suo anello magico. Dannazione. Non si era nemmeno accorto di averlo portato con sé! Per un momento, considera di lanciarlo dalla balconata, ma una sensazione di gelo prende possesso del suo corpo al pensiero, e si irrigidisce, e i suoi sensi si offuscano.

C'è un fischio nelle sue orecchie prima che riesca a distinguere le parole che gli vengono in parte dette e in parte gridate. "Bilbo! Bilbo, mi senti?"

Bilbo sbatte le palpebre un paio di volte, e si ritrova sul pavimento della balconata. Deve essere svenuto. Debole.  

"Cos'è successo?" chiede timidamente, ed ha un tremito, il corpo ancora in preda a quella strana sensazione.

"Uh, vediamo, ti sei irrigidito e poi sei svenuto, da qui il fatto che sei sul pavimento." Il tentativo spaventato di umorismo di Brimar riporta Bilbo alla realtà.

"Davvero, Brimar, sto bene. Sono solo stanco."

"Col cavolo che lo sei. Vado a chiamare Thorin."

Bilbo è troppo sorpreso dalla franchezza del nano per notare il fatto che ha chiamato suo marito per nome, ma quando lo fa, ride tra sé e sé finché la visione familiare del suo amato si affretta verso di lui.

Prima che Thorin possa dire una parola, Bilbo alza una mano. "Prima che tu dica qualsiasi cosa, sto bene, sto bene e starò bene."

Sospira quando Thorin alza un sopracciglio.

"Brimar mi dice che hai fatto un capitombolo."

"Sta' zitto." Bilbo alza gli occhi al cielo.

"Seriamente Bilbo, cos'è successo? Capisco che non ne vuoi parlare con un amico, ma... non puoi parlarne con me?"

"Thorin…" Bilbo sospira di nuovo. "Non c'è nulla da dire, amore. Sto bene, volevo solo prendere un po' d'aria."

Thorin si stende accanto a lui, e fa un cenno in sua direzione. "Non spiega però perché sei ancora sul pavimento."
"Mhm… è comodo."

Thorin sbuffa. "Stai facendo il cocciuto," cantilena.

"Lo sono." Bilbo posa la testa sulla spalla di Thorin, e lui lo guarda, in attesa. "Puoi farmi un favore, mio re, mio amato, padrone del mio cuore?"

Thorin fa un sorrisetto, allungando la mano intorno alla schiena di Bilbo per posarla sulla sua spalla. "Le lusinghe hanno funzionato con Smaug, ma non funzionano con me. Va bene, forse un po'. Dipende dal favore, amore mio."

La testa di Bilbo ricade sul braccio di Thorin, così da essere rivolto al cielo stellato. "Questo anello che ho." Lo alza perché Thorin possa vederlo. È ricompensato da un "Mhm?"

Quando riprende a parlare, sente di nuovo il ghiaccio. Resiste. Stringe i denti, con voce strozzata dice, "Voglio che sparisca." Lo lascia cadere, e la sensazione si intensifica. Ma combatte, perché lui è Bilbo Baggins, più Took che Baggins se glie lo chiedi, e non perderà una battaglia contro un pezzo di metallo.

"Chiudilo da qualche parte. Mettilo in un baule e fammi mangiare la chiave a colazione. Gettalo in un-" sussulta dal dolore quando il ghiaccio si trasforma in fuoco. "-in un vulcano. Non m'importa. Deve sparire."

Con quanta più dignità che può, alza la mano e deposita l'anello nel palmo pronto di Thorin. E all'improvviso, il dolore scompare. Gli occhi di Bilbo si chiudono e le sue spalle si afflosciano, e lui si rilassa di più contro il corpo di Thorin. Quando lo guarda di nuovo, i bei occhi blu di Thorin sono fissati attentamente nei suoi, e per un istante Bilbo ha paura che l'anello prenderà anche lui, ma non è quel genere di intensità.

Il viso di Thorin è pieno di preoccupazione mentre osserva Bilbo silenzioso. Le sue spalle si alzano e si abbassano, come il suo petto, ma è tutto ciò di lui che si muove. "Come desideri," sussurra, e lo bacia sulla fronte, sulle guance, e infine sulle labbra. Mette di lato l'anello, lontano dalla portata di entrambi, e avvolge Bilbo tra le sue braccia. Rimangono stesi lì in un silenzio tranquillo, ammirando le stelle. La vista. L'un l'altro. Thorin scarabocchia distrattamente con le dita su ogni centimetro della pelle di Bilbo che riesce a trovare, e lui gli sorride, finalmente sereno, sentendosi molto meglio di quanto non fosse stato di recente.

Non si accorge davvero dell'arrivo di Brimar, ma non è comunque sorpreso quando Thorin dice lievemente, "Brimar, avvicinati. Per favore."

Lo squittio di Brimar fa ridacchiare Bilbo, e Brimar gli lancia un'occhiataccia mentre scatta sull'attenti. Thorin indica l'anello. "Portalo oltre la tesoreria e fai lo stesso che è stato fatto con l'Arkengemma. Magari in uno scrigno dentro uno scrigno, pure. Non dire a nessuno di noi dove lo metti esattamente. Grazie."

"C-certo, Vostra Maestà." Brimar prende l'anello e corre ad eseguire l'ordine.

"Ti ha chiamato Bilbo quando è entrato nelle nostre stanze. Devi esserne così orgoglioso." Medita Thorin dopo un momento di silenzio.

Bilbo ridacchia. "Sono contento! Perchè non sono 'Bilbo' e basta? Sono solo uno hobbit della Contea!"

Thorin si imbroncia. "Non ho intenzione di cominciare a dirti quanto ti sbagli, ma dirò che ti è andata bene con i soprannomi. Non sapevo nemmeno che 'Colui splendente come l'Arkengemma' fosse un titolo, ma a quanto pare-" Thorin si interrompe quando la risata contagiosa di Bilbo fa ridere anche lui.

"Va bene, va bene, ti è andata male," ride Bilbo, poi fa una pausa, pensieroso. "Dwalin sa di questa cosa?"

Thorin sbuffa. "Davvero, Bilbo, se Dwalin lo scoprisse mai non penso che me la farà mai passare liscia. Mai. Mahal, te l'immagini?"

"Dwalin verrebbe a 'controllarti' ogni mattina. Tutto bene, 'colui splendente come l'Arkengemma'? La colazione è soddisfacente?" gli dice Bilbo, con un gran sorriso.

"Hai ragione. O almeno lo farebbe finchè non lo bandissi dai nostri appartamenti", borbotta Thorin.

Bilbo gli da un colpetto con il gomito. "Non fermerebbe Dwalin."

"Lo so che non lo farebbe. Il che è il motivo preciso per cui non lo sa."

La loro risata sfuma in un altro silenzio tranquillo, che Thorin è il primo a spezzare. "Dovremmo tornare a letto. Non c'è nulla in programma, per una volta, ma più dormiamo ora, più tempo possiamo passare insieme domani."

"Mmph," è la risposta incredibilmente sofisticata e ponderata di Bilbo.

Appoggiandosi l'uno all'altro, assonnati, riescono in qualche modo a tornare nelle loro stanze senza perdersi o inciampare. Sono leggermente doloranti per essere stati sdraiati sul pavimento della balconata, e tremano quando ricadono nel letto, ma ne vale la pena.

Si avvinghiano insieme e si scaldano immediatamente sotto la pesante coperta. Le braccia di Thorin si avvolgono di nuovo intorno a Bilbo, e questa volta lui è sereno abbastanza da riuscire a rilassarsi e cominciare ad addormentarsi nel suo abbraccio.

"Bilbo,"

"Mhmm?"

"Parleremo di quello che è successo, domani."

"Mmph."

"E Bilbo?"

"Mhmm?"

"Ti amo."

"Ti amo anch'io… colui splendente come l'Arkengemma"

Thorin geme.

Fine


Note della Traduttrice
Come promesso, una shot più leggera stavolta! Ne ho solo altre quattro da poter tradurre ora come ora >_>
-Kuro

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Capitolo 10
*** A Pretty Face | by panickyintheuk ***


A pretty face

by panickyintheuk
traduzione di KuroCyou

Rating: Verde
Genere: Humour
Note: Everyone Lives AU
Introduzione:

Bilbo fa del suo meglio per provare di non essere un completo superficiale. La Compagnia non sembra convinta, per qualche ragione
Storia originale qui

 
Fili era immerso nella luce del sole al tramonto, il profilo forte e autoritario.

"Assomigliavi un sacco a tuo zio un momento fa," spiattellò Bilbo, e se ne pentì immediatamente quando Fili si girò verso di lui accigliato. Oh, no, era venuta fuori male vero? Non intendeva nulla di che - non a Fili -

"Grazie," Fili disse seccamente.

"Intendevo solo-"

"No, va tutto bene. Solo non dire nulla del genere a Kili, va bene? È un po' sensibile a questa cosa."

"Ehmm," disse Bilbo. "Certo, non me lo sognerei mai." Era disonorevole, nella società nanica, assomigliare al proprio zio? Buon dio, non aveva implicato una qualche relazione incestuosa tra Thorin e Dis, vero? Aveva sentito che quel tipo di cose succedeva nelle famiglie reali, ma davvero. Era un commento innocente, certamente. O forse… forse Fili intendeva, non rendere così ovvia a Kili la tua ossessione per nostro zio. Bilbo pensò che fosse un po' troppo tardi per quello.

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"Sai, ha lavorato come fabbro nei villaggi degli Uomini per provvedere al suo popolo," disse Balin con un cenno a Thorin, che stava supervisionando Kili mentre scuoiava un coniglio.

"Giusto," disse Bilbo, deglutendo. Se l'intenzione di Balin era di infilargli in testa l'immagine di Thorin muscoloso e sudato, allora ci era riuscito - anche se Bilbo non era certo di quale possibile motivo avrebbe avuto per farlo. Di certo non si stava prendendo gioco di lui per il suo… interesse disperato? Ma poi, perché avrebbe dovuto farlo? Era proprio un cliché, perdere la testa per il bel principe in esilio da una terra lontana. Come un personaggio di una sciocca storia d'amore. E non il protagonista, che sarebbe stato probabilmente una qualche prosperosa donna nanica (o come si chiamavano) che aspetta pazientemente che il suo amante ritorni dalla battaglia, ma un idiota messo lì per comicità, o un per po' di competizione da quattro soldi.

"Non tutti i principi avrebbero fatto una cosa del genere," Balin aggiunse significativamente.

"No, ne sono certo."

"È leale e sincero."

"Sì," Bilbo disse con voce roca.

"Ci sono cose più importanti nella vita di un bel viso" disse Balin.

Seriamente! Balin pensava che fosse completamente superficiale? Che sbavasse dietro al loro re come un ragazzino con il cervello nei pantaloni? Beh, aveva… ragione solo a metà! "Ce ne sono certamente," disse, un po' bruscamente. "Ci sono molte altre qualità che io - cioè, che una persona - può apprezzare. Molte qualità. Ma non c'è comunque nulla di male nel gradire un bel viso. Certamente non fa male."

"No, ragazzo," Balin disse tristemente. "Nessuno te ne farebbe una colpa." Distolse lo sguardo, la delusione dipinta sul volto.

Ogni volta che Bilbo pensava di capire i nani, succedeva qualcosa del genere.

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"Vorrei che quella bambina la smettesse di fissare i ragazzi Durin," disse Bofur, cupo, facendo un cenno con la testa in direzione di Sigrid.

Bilbo si schiarì la gola. "Non la puoi davvero biasimare," gli fece notare ragionevolmente. "Non ci sono molti a Laketown con… quell'aspetto." Doveva essere difficile per una ragazza di quell'età in un posto del genere. Disorientante. Chi altri avrebbe dovuto guardare? L'unico uomo di bell'aspetto che Bilbo aveva visto nella zona era il padre della ragazza. Fece una smorfia disgustata alla direzione che stavano prendendo i suoi pensieri.

Bofur gli lanciò un'occhiata dura. "Non importa che aspetto abbiano, non meritano di essere fissati così," disse. Bilbo deglutì. Si stava riferendo al fissare di Bilbo, forse? Ci provava a non essere così svergognato, ma davvero, c'erano pochi posti in cui guardare e... no, non doveva inventare scuse. Se il buon, indulgente Bofur pensava che stesse andando troppo oltre, forse lo stava facendo.

"Hai ragione, certo," disse rivolto ai suoi piedi.

--------------------------------------

I nani stavano cogliendo l'opportunità di farsi un bagno nel lago, e di pettinarsi i capelli e le barbe per la prima volta da quando avevano lasciato la casa di Beorn. Bilbo preferiva tenersi i vestiti, ma dondolava i piedi nell'acqua fredda vicino a loro. I capelli di Thorin erano davvero lunghi, e… sembravano morbidi e- oh mamma, si stava togliendo la maglia.

Ricordando le parole di Bofur, Bilbo si voltò con decisione.

"Il mio aspetto ti offende così tanto?" disse piano Thorin. Bilbo sussultò - era davvero il meno discreto degli scassinatori.

"Oh, sì, molto offensivo," disse, gli occhi ancora distolti, e produsse una risata strozzata. "Non c'è bisogno di prendermi in giro, Thorin, stavo solo cercando di essere educato."

Thorin non rispose. Bilbo immaginò che probabilmente fosse troppo divertito. Strizzò gli occhi chiusi, imbarazzato. Nano arrogante! Prima gli potrà consegnare la dannata Arkengemma e tornare di corsa nella Contea per chiudersi dentro, meglio sarebbe stato.

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Come scoprì successivamente, ovviamente, non tornò di corsa nella Contea dopo aver consegnato la dannata Arkengemma. Prima ci fu il fatto secondario della pazzia e di minacce di morte e negoziazioni e orchi e goblin da risolvere, e poi… beh… decise di restare ancora un po'.

Non poteva andarsene prima di veder Thorin sveglio.

 

Si perse il momento esatto del risveglio - era a metà di una partita di backgammon con Tauriel quando Ori lo trovò.

"È sveglio, chiede di te," Ori disse senza fiato.

"Kili?" chiese Tauriel, scattando su. Ori la guardò dispiaciuto.

"Mi dispiace," disse. "Il re. Chiede di te, Mastro Baggins."

Bilbo trovò la strada per l'infermeria improvvisata con un certo stordimento, quasi inconsapevole di star mettendo un piede davanti all'altro, ma in qualche modo riuscì a non inciampare mai. Affrettò il passo quando vide Thorin, gli occhi aperti, le guance che cominciavano a riprendere colore (anche se in parte quel colore era dato dalle chiazze violacee provocate dai colpi che aveva ricevuto). Si precipitò in avanti, bevendo avidamente l'immagine, la vista sfocata dalle lacrime.

"Mastro Scassinatore," gracchiò Thorin. "Speravo che non fossi già partito per tornare alla tua poltrona e al tuo focolare." Bilbo scosse la testa, silenzioso. "Devo pregare per il tuo perdono."

"No, niente del genere," disse Bilbo, il volto vicino a quello di Thorin, come l'ultima volta che il re aveva chiesto scusa. "È acqua passata. Tra l'altro, qualunque torto tu mi abbia fatto, ci rimedi vivendo. Se tu non fossi- è l'unica cosa che non avrei mai potuto perdonarti."

"Non posso neanche cominciare a meritare la tua amicizia, Bilbo."

Bilbo aprì la bocca per rispondere, una lacrima cadde dalla sua guancia e atterrò su quella di Thorin. La asciugò con il pollice, e poi - non poté fare altro che sporgersi in avanti, solo questa volta. Fu solo un momento, e poi venne spinto via

"Mi dispiace tanto. Ho oltrepassato il limite. Vostra Maestà," disse goffamente.

"No, niente del genere" disse Thorin, ripetendo le sue stesse parole, "ma non posso sopportare la tua pietà."

"La mia pietà? Non lo pensi davvero, giusto?"

"Quando ci siamo incontrati, avevo sperato... può essere vero? Puoi ignorare la mia deformità?"

Bilbo emise una risata umida. "Un'impresa quasi impossibile, ma penso di poterci riuscire," disse. Thorin sembrò- non divertito. Speranzoso, forse.

Bilbo lo guardò - gli occhi nei quali aveva dovuto impedirsi così tante volte di perdersi; le labbra che si era proibito di baciare così a lungo; la pelle dorata sotto la sua mano; i morbidi capelli lucidi sparsi sotto di lui. "Thorin," disse incredulo. "Certamente sai che sei la più attraente… creatura, di ogni genere, sulla quale abbia mai posato gli occhi?"

"Intendi che hai imparato a vedere la mia bellezza interiore?"

"Beh, err… non proprio. Intendo, sì! Ma anche, i tuoi… attributi… esterni erano piuttosto evidenti." Si accigliò, confuso, al bellissimo, vivo, nano steso davanti a lui. "Credo che ci stiamo fraintendendo, Thorin. Pensi che potremmo cominciare dall'inizio?"

--------------------------------------

"Notizie di Kili?" Tauriel chiese quando Bilbo tornò. Lui annuì.

"I guaritori dicono che non ci dovrebbe volere molto ormai," la rassicurò. "Al massimo un altro giorno."

Lei esalò un sospiro di sollievo.

"C'è un'altra notizia che potrebbe interessarti," aggiunse.

"Cos'è?"

"Ho saputo che è assolutamente stomachevole da guardare."

"Cosa?"

"Si. L'intera stirpe Durin lo è, a quanto pare. Dicono che ci sia perfino da meravigliarsi che esista. Il governare Erebor è stata l'unica cosa a permettergli di riprodursi. E quando Erebor è andata persa…"

"Di cosa stai parlando?"

"Mi rincresce informarti, Tauriel, che, secondo la loro gente, siamo innamorati di due dei più brutti nani ad aver mai messo piede sulla Terra di Mezzo."

E sedettero e risero finché i loro occhi non si fecero rossi e le loro voci rauche. Di fatti, passò molto tempo prima che sentirono ancora una battuta così meravigliosa.

Fine


Note della Traduttrice
Ridiamo un po', perchè i nani sono una massa di adorabili idioti! Si è speculato parecchio sul fatto che, siccome a quanto pare Dori e Bombur sono l'apoteosi della bellezza nanica, quelli che per noi sono gli hot dwarves probabilmente sarebbero molto brutti secondo i canoni di bellezza dei nani. Forse è per questo che Kili si trova Tauriel, Thorin si trova Bilbo e, per chi li shippa, Fili si trova Sigrid?
La linea Durin non sarà mai più la stessa xD
Alla prossima!
-Kuro

Ps: mi dispiace di non aver risposto ai commenti dello scorso capitolo! Ho avuto parecchio da fare questa settimana ;__;

 

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Capitolo 11
*** Your love is a bet | by reclusedetective ***


Your Love Is A Bet

by reclusedetective
traduzione di KuroCyou

Rating: Giallo
Genere: Humour
Note: Modern AU (needles and roses)
Introduzione:

In cui Bilbo e Thorin sono cotti l'uno dell'altro, ma uccidono tutti gli altri non mettendosi davvero insieme. L'opzione migliore per il bene comune?
Scommettere su quando si metteranno insieme, ovviamente.
Bilbo/Thorin = miserabili sfigati innamorati. Tutti gli altri = pubblico figo, super divertente e decisamente troppo coinvolto.

Storia originale qui

 

"Oh mio dio, Thorin, sei arrossito?"

"Chiudi il becco."

Thorin afferra un vaso di nontiscordardimé e si nasconde nella stanza sul retro, lontano da Nori, e ancor di più, lontano dall'umanità.

++++

I membri della Compagnia osservano i loro idioti preferiti flirtare. È parte della routine giornaliera ormai. È angosciante.

Consiste in:

Un Thorin rosso che fissa intensamente il tatuatore davanti a lui. Bilbo che si lecca le labbra e sorride adorabilmente. Thorin che risponde sorridendo timidamente mentre disegna motivi floreali per Bilbo. Schiarimenti di gola da entrambe le parti. Trascinamenti di piedi imbarazzati. Intenso contatto visivo tra i due mentre il mondo brucia dietro di loro e a loro non frega un cazzo.

Davvero. Angosciante.

++++

Gloin guarda i membri della Compagnia. Sono passati due mesi e mezzo da quando Bilbo si è trasferito nel loro quartiere e ha aperto il negozio di fronte a Erebor.

"Dobbiamo fare qualcosa."

Una parte del gruppo annuisce mentre altri sussurrano tra di loro.

"Dobbiamo fare delle scommesse," è la conclusione intelligente.

Ciò ottiene l'approvazione di ognuno di loro. Ci potrebbe anche essere stato un sonoro esultare d'incoraggiamento.

++++

"Bilbo, non vuoi chiedere a Thorin di uscire?" indaga Ori.

La punta delle orecchie di Bilbo diventa di un rosso incriminante.

"Lui - uh­ - siamo solo amici."

"Si chiama così ora?" Bofur medita dal divano.

++++

Queste sono le regole della scommessa:

  • Regola 1
    Le puntate devono essere superiori a 20 dollari.
  • Regola 2
    Siate precisi. Sul foglio di carta che vi sarà consegnato, enunciate le vostre risposte chiaramente e la più esatta (in termini di data e di chi fa la prima mossa) vince.
    • Regola 2 a
      Persona A si riferisce al Leader Irritante. Persona B è l'Artista Ganzo.
  • Regola 3
    Nessuno menziona l'esistenza di questa scommessa. Sarete puniti nel modo più terrificante possibile se sarete colpevoli di rompere il voto di segretezza. Se non è un fattore abbastanza motivante, tenete questo a mente.
    Vi cercheremo. Vi troveremo. E vi uccideremo.
  • Regola 4
    Se non succede nulla per la fine dell'ultima data scommessa, Dwalin chiuderà i due miserabili stronzi nella cantina dei vini.
  • Regola 5
    No interferenze (estreme) nel frattempo. L'opzione della cantina dei vini è una misura disperata. Se verrete beccati a interferire, ci saranno delle conseguenze.
  • Regola 6
    Divertitevi! Consegnate i fogli e i soldi a Gloin appena possibile.

++++

"Hei Bifur, hai già inviato la tua?"

Bofur guarda suo cugino dire a gesti la sua risposta rapida. Sorride.

++++

Bifur
Data: ???? Prima settimana di Marzo forse
Whodunit[1]: A la smette di essere un fottuto codardo e si fa B. Che massa di idioti.

++++

Ori
Data: 22 Marzo 2015
Whodunit: Voi sapete che whodunit è tipo, un genere narrativo che ha a che fare con omicidi e roba del genere, vero? Comunque, dico che B farà la prima mossa alla fine. Aspettare Sua Altezza potrebbe voler dire aspettare un'eternità, e B ha le palle, a differenza di qualcuno che conosciamo. (non dite a Thorin cos'ho detto, mi ucciderà)

++++

Dis scopre della scommessa.

++++

Scommette.

++++

"Oh, ciao Thorin."

Thorin trascina i piedi goffamente.

"Ti ho portato qualcosa"

Bilbo sorride raggiante. Thorin si schiarisce la gola e si concentra sui propri piedi.

"Non dovevi," dice Bilbo, contento.

"Beh," è la risposta articolata.

Thorin porge un libro a Bilbo. Riesce a sorridere in modo non-così-cotto al riccioluto e borbotta un arrivederci prima di fuggire a Erebor, il suo negozio di fiori.

Bilbo guarda il libro tra le sue mani.

"Folklore e Simbologia di Fiori, Piante e Alberi" recita il titolo.

Bilbo si stringe il libro al petto e sospira felicemente.

++++

"Non sei un esperto di botanica o roba del genere?" chiede Ori.

"Ma è stato così dolce a darmi questo libro!"

"Dolce non è la parola che userei."

carino," enfatizza Bilbo.

Ad essere onesti, Ori non userebbe neanche la parola 'carino'. Pazzia, magari?

"Si, carino," acconsente, perché Bilbo è il suo migliore amico e si merita il meglio.

++++

Bofur
Data: 25 Dicembre di quest'anno se prego abbastanza, 2020 se viene fuori che Dio non esiste
Whodunit: io, perché mi stanno uccidendo// B - perché A è un povero diavolo testardo come un mulo.

++++

"Hai votato per Natale? È tra un secolo."

"Guardali, Kili."

Kili li guarda.

Thorin sta sistemando una varietà di fiori in quello che diventerà sicuramente un mazzo meraviglioso, ma, ogni tanto, il suo sguardo vaga in direzione di Bag End e ciò lo lascia con un sorriso tenero sul viso.

Kili sospira.

Bofur gli da una pacca confortante sulla spalla.

"Ci arriveranno, ragazzino."

++++

Gloin compila la lista finale delle puntate. Le cose vanno bene.

++++

Le cose non vanno bene. Dis ha infranto la Regola 5 della scommessa, ma non ci sono prove e nessuno osa offenderla, perché è fottutamente terrificante.

++++

Bilbo si acciglia, scontento, per il disturbo della sua routine. È nella caffetteria di Dori, ha ordinato il solito per sé stesso e Thorin, si è seduto al loro tavolo, ma dannazione, Thorin non è . La sua giornata fa ufficialmente schifo.

Fissa con più durezza la sedia davanti a lui. Rimane vuota.

Bilbo chiude gli occhi. Quando sente la sedia muoversi, li riapre e sta quasi per lanciarsi in una predica-

"Ciao, Bilbo."

"Dis."

"A Thorin dispiace non poter essere qui."

"Oh."

I suoi occhi sono improvvisamente lacrimosi e il cuore di Bilbo cade a terra.

"Sta… bene?"

"Oh, Bilbo. Sta affrontando la cosa in modo così coraggioso."

"Dis, mi stai spaventando." Bilbo sussurra.

Lei si sporge in avanti e stringe la mano destra di Bilbo.

"L'hai sempre reso così felice. Non ho mai avuto l'opportunità di ringraziarti."

Gli occhi di Bilbo sono selvaggi mentre registra le sue parole. Si alza improvvisamente.

"Dov'è?" chiede con voce tremante.

"Casa."

Bilbo corre.

++++

Dori appare al fianco di Dis con un cipiglio di disapprovazione.

"Non dire a nessuno che ero qui, e ti darò il venti percento della vincita."

"Quaranta"

"Venticinque, e non salirò più in alto."

"Andata."

++++

"Ma che cazzo, Dis?" Thorin urla dall'altro capo della linea.

"Bilbo è lì con te? Ciao Bilbo!"

"Ti termino," Thorin sibila violentemente.

"L'hai già deflorato?"

"Ti uccido e nascondo il tuo corpo," promette con aria omicida.

"Che carino."

"Cazzo, Dis. L'hai spaventato."

"E mi dispiace di essere dovuta arrivare a quello."

"Gli chiederai scusa."

"Ma certo."

Nessuno dei due dice una parola per qualche tempo.

"Vuole ringraziarti."

"Ah, che tesoro."

"Gli ho detto di non ringraziarti mai perché lo hai devastato, Dis."

"È cominciata come una vendetta contro di te da parte mia, ma Thorin, lui ti ama più di ogni altra cosa al mondo."

"Anche io." Ammette lui.

Dopo un momento:

"Aspetta un attimo, vendetta per cosa?"

"Ho solo avuto la sensazione che tu abbia fatto qualcosa di orribile nella tua vita passata, tipo morire insieme alla tua famiglia per una dannata guerra."

"Ma che cazzo, Dis?"

"Questa conversazione è tornata al punto di partenza. Ci vediamo presto, fratello."

++++

"31 Marzo. Chi ha vinto?"

Gloin indica Dis. Balin annuisce saccente.

"Dio esiste," grida Bofur.

++++

Messaggio in entrata: Bilbo
       Dis, c'è una busta piena di soldi sul mio tavolo con un biglietto che dice "la tua vincita". Voglio sapere?

Messaggio in uscita: Bilbo
       No, non vuoi.

Messaggio in uscita: Bilbo
       Non vuoi davvero.

 

Fine


[1] Whodunit: contrazione di "Who has done it?" , come dice Ori si riferisce al comune genere giallo deduttivo in cui si cerca l'assassino, da qui anche la battuta successiva di Bofur!

Note della Traduttrice

Se bazzicate su Tumblr forse questa AU vi sarà familiare, se non lo fate lasciate che vi narri: ci fu un giorno in cui due utenti di tumblr decisero che era fosse buona idea pensare all'AU più scema e sdolcinata del mondo. Venne fuori uno scenario in cui Thorin è il proprietario di un negozio di fiori (del tipo che dà i nomi alle piante e ci parla) e Bilbo è il dirimpettaio tatuatore, esperto in tatuaggi tribali (ha entrambe le braccia ricoperte di fiori), collega di Ori, tatuatore iperrealista. Sono venuti fuori i peggiori headcanon. Fatevi un favore, e date un'occhiata alla tag Needles and Roses AU
Alla prossima!
-Kuro

 

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Capitolo 12
*** A King at Rest | by Fidix ***


A King at Rest

by Fidix
traduzione di KuroCyou

Rating: Giallo
Genere: Angst, Triste
Note: Major Character Death, Leggera Canon Divergence
Introduzione:

Bilbo ordina che l'Arkengemma venga seppellita con lui. Nessuno osa discutere. Hanno visto cosa può fare, la distruzione che provoca. Riposerà per sempre nelle mani dell'unico re che non è mai riuscita veramente ad assoggettare.
Bilbo preme un unico bacio sulle labbra di Thorin prima di andarsene.

Storia originale qui

 

Bilbo siede sul terreno freddo, sopraffatto. C'é sangue sulle sue dita - umido, appiccicoso, caldo, di Thorin - ma se ne accorge a malapena con il roboare nella sua testa. O forse non è nella sua testa; forse è lui che grida la sua rabbia al resto del mondo.

Sente gli altri arrivare, il calore innaturale dei nani che permea l'aria intorno a lui.

I passi di uno sono più leggeri degli altri; l'elfa, Tauriel. Tra le sue braccia c'è Kili. Porta la stessa espressione che Bilbo sa essere presente sul suo viso. É triste. É ferita. É arrabbiata.

Non è un aspetto adatto ad un elfo, tanto meno ad uno hobbit. Ricorda le parole che Gandalf gli aveva detto prima della partenza; non sarai più lo stesso.

E non lo é. É indurito dalla battaglia e sfregiato dall'amore. Ha provato il dolore della morte e il taglio della spada. Ha scoperto com'è vivere da re. Ora deve imparare a vivere senza uno.

Della compagnia con cui è partito ne rimangono dieci. Distantamente, é contento di vederli vivi, ma il dolore per la morte di Thorin riprende il sopravvento velocemente.

Una chioma bionda spunta da sopra il gomito di Dwalin, e si accorge che tiene in braccio Fili.

La compagnia ha portato le arieti di montagna, realizza Bilbo. Sente le lacrime scorrere copiose sul suo viso, ma si alza in piedi, risoluto. Bilbo raddrizza le spalle, alza il mento, e affila lo sguardo. Se Thorin deve essere deposto nel luogo del suo ultimo riposo, sarà Bilbo a mettercelo.

Non sopporta il pensiero che chiunque altro lo faccia. Non sarebbe giusto. Per loro, Thorin era il loro re. Per Bilbo...

Non può pensarci ora. Deve fare questo per Thorin, essere forte per Thorin, proteggere Thorin.

Non é riuscito a farlo in vita, quindi lo farà nella morte.

E così monta sull'ariete, abbastanza arrabbiato da riuscire a saltare tanto in alto da poter agganciare il piede sul bordo della sella e lanciare l'altra gamba dall'altro lato al primo tentativo.

Gli depongono Thorin tra le braccia.

Bilbo gli sfiora una guancia con il pollice, un minuscolo singhiozzo gli sfugge quando ricorda il sangue sulle sue mani che ora ha lasciato un segno sul viso immobile di Thorin.

Ringhia, piano all'inizio, poi sempre più forte finché è un grido di battaglia che avrebbe fatto vergognare il più potente dei nani.

L'ariete coglie l'invito, e comincia la discesa giù da Collecorvo. Sente i passi ticchettanti delle altre arieti dietro di sé, ma tutto ciò su cui è concentra sono le sue braccia intorno a Thorin, tenendolo saldo sul suo grembo.

Non nasconde le lacrime. Non sono un segno della sua debolezza; sono un segno della sua ferocia. Un avvertimento a qualunque nemico rimasto che non è saggio attaccare; che chiunque osi avvicinarsi verrà massacrato per quanto gli hanno tolto.

E poi sono a terra e lui praticamente arde di rabbia, può sentirla emanarsi dal suo corpo in ondate come cerchi sull'acqua.

Questa è la sua montagna. É la montagna di Thorin, e chiunque osi mancare di rispetto al re cercando di impedire il suo trapasso pacifico se ne pentirà.

"Nostra" aveva detto Thorin.

"Nostra" sussurra Bilbo.

E cavalca dentro.

--------------------

Ha fiducia che le arieti sappiano dove stanno andando, e lo sanno. Impiega molto tempo per raggiungere la tomba dove Thorin verrà deposto; abbastanza per far si che la sua pelle perda calore e il sangue si secchi dove prima pulsava intorno alle dita di Bilbo.

Non importa ora.

Bilbo é comunque troppo stordito per sentirlo.

Qualcuno - Balin, pensa - prova a toccare Thorin, a pulire il sangue.  Bilbo gli ringhia, un suono del tutto estraneo ad un hobbit, del tutto non rispettabile.

Ma non é più ciò che é. Non c'è vita per lui nella Contea.

Nessuna vita in cui non c'è Thorin.

Così prende il panno da Balin e strofina via il sangue dal viso di Thorin il più delicatamente possibile. Pulisce anche le sue ferite, anche se gli provoca i conati. La sua vista è offuscata, ma non riesce a placare le lacrime che gli scorrono ancora sulle guance.

Bilbo non sa dire perché, ma lo squarcio attraverso il piede di Thorin é ciò che lo fa singhiozzare di più. Si piega in due, rantolando e piangendo e incapace di smettere, perché non e riuscito a salvarlo e perché, perché c'é uno squarcio attraverso il piede di Thorin?

Infine, Thorin é avvolto nelle vesti più belle che sono riusciti a trovare. Non c'è sangue; non si direbbe neanche che ci sono due ferite aperte sul suo petto.

Ma Bilbo lo sa. Ricorda la loro sensazione sotto le sue dita. Se lo ricorderà per il resto della vita.

Bilbo ordina che l'Arkengemma venga seppellita con lui. Nessuno osa discutere. Hanno visto cosa può fare, la distruzione che provoca. Riposerà per sempre nelle mani dell'unico re che non è mai riuscita veramente ad assoggettare.

Bilbo preme un unico bacio sulle labbra di Thorin prima di andarsene.

L'ariete lo riporta su, cosa di cui è immensamente grato. Sa che non avrebbe la forza di andare sulle sue gambe.

Viene depositato alla porta delle stanze di Thorin. Bilbo si chiede se l'ariete può leggergli il pensiero, ma non gli importa abbastanza da indagare.

Invece si chiude nella stanza del re.

Si seppellisce nel letto di Thorin. É freddo, ma c'è il suo odore.

Piange fino ad addormentarsi.

--------------------

Qualche settimana dopo, Bilbo reclama la montagna.

Persino lui non sa dire come ci riesce, ma lo fa. Ricorda la ferocia con cui ha parlato, e con quanta grazia ha messo a tacere quelli che provavano a discutere.

Era sua. Era di Thorin.

Mentre Thorin giace nelle profondità, vicino al cuore della montagna, Bilbo si assicurerà che tutto ciò per cui ha lavorato sia lasciato nelle mani di coloro che sono stati al suo fianco.

E quando arriverà il momento, lui riposerà insieme al suo re, sapendo di aver mantenuto la sua promessa di riprendere Erebor.

Fine


Note della Traduttrice
Dopo due crack fic, pensavate che vi avrei risparmiate?
Alla prossima!
-Kuro

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Capitolo 13
*** Two-Heart sound | by MistressKat ***


Two-Heart sound

by MistressKat
traduzione di KuroCyou

Rating: Verde
Genere: Angst, Malinconico
Note: EveryoneLives AU
Introduzione:

Dopo la battaglia c'è silenzio. Bilbo impiega un po' a ricordare cosa lo riempie.
Storia originale qui


Dopo la battaglia, c'è silenzio.

Non oggettivamente, certo. Oggettivamente, c'è il ruggito del fuoco, i lamenti dei morenti, persino l'occasionale esultare di coloro che realizzano la vittoria prima che la consapevolezza del suo costo arrivi. Oggettivamente, le pendici della montagna sono disseminate di rumore mentre i sopravvissuti cercano i loro compagni, echeggiano delle grida di gioia o di disperazione che seguono, a seconda di cosa trovano.

Oggettivamente, Bilbo corre attraverso il campo di battaglia, i piedi che scivolano sulla terra insanguinata, chiamando i nomi di amici che ha finito per amare. E quando gli viene risposto, il sollievo arriva in balbettii senza senso che persino lui non comprende, mordendosi le labbra per riprendere il controllo, rendendosi utile nei postumi di tutto. C'è sempre bisogno di un altro paio di mani per recuperare bende, per portare cibo e acqua, per scavare tombe.

Oggettivamente allora, il mondo è pieno di suono come prima, se non di più.

Ma, all'interno del cuore di Bilbo, c'è silenzio.

Batte ancora, ovviamente, e se lui ha bisogno di premere le dita sul proprio collo ogni tanto solo per controllare… beh, nessuno deve saperlo.

Non è un silenzio fisico che è sceso su di lui. Non è diventato né sordo né muto, parla e sente ancora, si volta ancora quando qualcuno chiama il suo nome. Anche se la voce che lo fa non è mai quella che vuole sentire quasi quanto teme di farlo.

Ma dentro di lui tutto tace, come se una quiete fosse calata sulla sua anima. È la quiete della sera, scesa a mezzodì. Bilbo si sente svuotato e freddo, lo spazio tra ogni battito del cuore si allunga come una mano nell'oscurità infinite.

È un vuoto che nessun pasto può riempire. Comincia a credere che nulla lo farà.

A parte, forse, tornare a casa.

"Pensa che tu non voglia vederlo," dice Bofur. "Per questo non ha chiesto di te."

Ha bloccato Bilbo nella tenda degli approvvigionamenti, guardando con aria d'intesa gli zaini pronti, ma senza fare nulla per fermarlo. Bilbo è grato per quello.

"Se volessi solo vederlo," Bofur supplica, e fa male a Bilbo vedere il suo viso, di solito allegro, deturpato da tanta angoscia.

Ma persino quello sembra distante e ovattato. Combattendo l'impulso di controllarsi di nuovo il battito, Bilbo sospira. "Io non…" Sbatte le palpebre per un po', lo sguardo che vaga senza meta da Bofur alle pareti della tenda agli zaini che lo attendono. "Non ho nulla  da dire," finisce in fine. È la verità. È per quello che se ne sta andando. Perché non ha nient'altro da dire, da dare, a nessuno di loro.

Le sopracciglia di Bofur si stringono insieme e per un secondo sembra che voglia discutere e poi che stia per piangere, ma in fine si limita a tener aperti i lembi della tenda, indicando a Bilbo di passare.

Fuori, il resto della compagnia attende. Bilbo pensa che avrebbe dovuto aspettarselo ma in qualche modo lo coglie impreparato e indifeso.

È un addio difficile e per un momento il silenzio dentro di lui è ricoperto da braccia amichevoli e corpi solidi; Bombur lo solleva da terra, i capelli di Kili gli solleticano il naso, la mano di Dwalin gli stringe la nuca abbastanza forte da far male.

Balin borbotta qualcosa sulla ricompensa e Bilbo si prende un minuto per tranquillizzarlo con la promessa di mandarla a prendere non appena è a casa, anche se non ha intenzione di farlo. Cosa se ne sarebbe fatto di gemme e tesori? E per quanto riguarda l'oro… non lo vuole vedere mai più.

-------------------------

Dieci giorni sulla strada, Gandalf compare al fianco del pony di Bilbo, scivolando fuori dal bosco così silenziosamente e naturalmente che nessuno dei due ha l'opportunità di essere sorpreso.

Non dice nulla, si limita a camminare al suo fianco e Bilbo scrolla le spalle, ritornando a scrutare il paesaggio. Non è che non sia abituato al silenzio.

Proseguono così per il resto della giornata e solo quando Bilbo vede le luci di un villaggio più avanti, promessa di riparo per la notte, che Gandalf rallenta fino a fermarsi.

Bilbo si ferma con lui, girandosi nella sella.

"Beh allora," dice Gandalf. "Sembra che tu abbia preso una decisione."

"Vado a casa," dice Bilbo, il che è stupido perché è ovvio.

Gandalf, comunque, inclina la testa e lo guarda con curiosità, come se avesse appena detto qualcosa di straordinario.

"Davvero?" chiede, e scoppia a ridere fragorosamente. "Forse si, forse si." I suoi occhi luccicano come se sia particolarmente divertito per una qualche battuta privata che Bilbo non capirebbe neanche se sapesse cos'è.

"Ma poi" Gandalf aggiunge da sopra la spalla, già tornando verso la foresta, "forse no. Pensaci su, Bilbo Baggins!" L'oscurità lo inghiotte velocemente, ma le parole rimangono, come un rompicapo su cui Bilbo dovrà rimuginare fino a risolverlo.

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È piena estate per quando ritorna nella Contea; i campi stanno appena cominciando ad indorarsi e ogni giardino è rigoglioso e vivace come una ragazza nel giorno della sua legatura delle mani[1]. L'aria inebria con il profumo dei fiori e delle cose che crescono, e il suono dei bambini che giocano e i saluti entusiasti accompagnano Bilbo fino alla porta.

"Ho pulito un po'," dice Hamfast, "ogni tanto. Anche il giardino." Le sue labbra formano le parole intorno al bocchino della sua pipa, e quando Bilbo gli porge la mano viene tirato in un brusco abbraccio. Dura non più di un paio di secondi, ma quando ritorna a stare sulle proprie gambe, nel suo giardino immacolato, il canto degli uccelli sembra un po' più forte, un po' più allegro.

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Il silenzio rimane, anche se in qualche modo meno opprimente, non così divorante come prima. Rivedere i suoi mobili lo aiuta, sedersi nella sua sedia, fare il tè con il bollitore di sua madre e far scorrere le dita sulla carta consunta dei suoi libri, le storie e le mappe familiari che affondano nella sua pelle.

Certo, ora è stato lì lui stesso; ai confini della mappa e oltre, sopra le montagne e sotto di esse, e quel che ha trovato…

Bilbo mette giù il libro e va a fare una passeggiata. Il sole è caldo e non ha bisogno di pensare.

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Le lettere arrivano appena le foglie diventano del colore del tramonto. Ce ne sono molte, piene di notizie e auguri, e Bilbo le legge e legge e rilegge, ancora e ancora fin quando i suoi occhi si sfocano per la fatica e lacrime trattenute, finché riesce quasi a sentire il tono orgoglioso di Gloin, il chiacchiericcio eccitato di Fili.

C'è anche un'abbondanza di notizie su Thorin, e Bilbo mentirebbe se dicesse di non averle divorate come un hobbit affamato. Apprende della sua guarigione (lenta ma costante) e la graduale instaurazione di una vera corte e di un regno funzionante (persino più lenta e molto meno costante da come suonava).

Nonostante tutte le lettere su Thorin, non ce ne è una da lui.

Bilbo non sa se è deluso o sollevato.

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L'inverno è fortunatamente mite, pieno di sole e cieli blu, perfetto per costruire hobbit di neve e mangiare torte vicino al fuoco.

Primula e Drogo vengono in visita, e con loro Frodo, ovviamente. L'ultima volta che Bilbo lo ha visto era poco più di un neonato tra le sue braccia, tutto caldo e viziato, appena in grado di parlare. Ora parla come un turbine, superando velocemente l'iniziale timidezza per prendere Bilbo per la mano e trascinarlo in giro per la casa e fuori, facendo più domande di quante persino lui riesce a rispondere.

Ci prova però; spiega tutto pazientemente, dalla cartografia al modo migliore di conservare i mirtilli, mentre Primula li osserva con un sorriso affettuoso.

"Non è abbastanza grande per capire la triangolazione, sai," dice, scuotendo la testa divertita mentre Bilbo ripone con cura il suo sestante, dopo averlo tirato fuori dalla scatola per mostrarlo a Frodo.

"Non importa," dice Bilbo, "Glie lo mostrerò di nuovo quando è più grande."

Il silenzio gli risponde e Bilbo lancia un'occhiata al di sopra della propria spalla in tempo per cogliere l'impetuoso abbraccio di Primula, le sue braccia che lo avvolgono stringendolo forte.

"Sono così contenta che sei qui per farlo," dice, la voce che vacilla, "Non sapevo se saresti tornato."

Bilbo prende un respiro tremante, aggrappandosi all'abbraccio di sua cugina. "Neanch'io," sussurra, stranamente sollevato, "neanch'io."

Qualcosa dentro di lui si smuove con quest'ammissione, paura e rabbia che non sapeva di star trattenendo si sciolgono via. Ricorda ora chi era prima di essere uno scassinatore, un peso, un fastidio, prima di prendere in mano una spada, un anello, l'Arkengemma, prima di essere un membro della compagnia, un amico, il… di Thorin…

Prima di Thorin.

Ricorda ora e il silenzio si spezza, e dalle crepe cadono finalmente le lacrime, pesanti singhiozzi minacciano di strapparlo in due mentre piange tra le braccia di sua cugina. Perche poteva non essere stato nulla di speciale ma era comunque stato importante. È importante.

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Molto più tardi, siedono al tavolo della cucina, le mani intorno a tazze di tè, la notte avvolta intorno a loro come una coperta confortante.

"Quando te ne andrai di nuovo?" chiede Primula. La sua voce è calma e accogliente, con nessun cenno di censura. Ciò che sorprende Bilbo di più è quanto poco sorpreso sia dalla domanda. "Non lo so," dice.

È vero, non lo sa. Non può negare che lo farà, però, anche se è incerto del 'quando'. Primula annuisce, allungando la mano per infilargli un ciuffo ribelle dietro l'orecchio. C'è qualcosa in quel gesto che gli fa dolere il petto, proprio dov'è il cuore.

"Me ne parli?" invita.

Lo fa. La storia sgorga fuori, le parole inciampano l'una sull'altra, ansiose di essere ascoltate dopo essere state trattenute troppo a lungo, troppo strettamente. È come pulire una ferita infettata; ogni dolore e meraviglia, ogni perdita e gioia sono di nuovo tangibili, all'aperto - ancora suoi, sempre suoi, ma non tutto di lui.

E quando ha finito di parlare, Bilbo prende la penna e scrive.

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Gli ci vuole l'intero inverno. Primula e la sua famiglia vanno a casa, il solstizio passa senza quasi farsi notare e prima che se ne renda conto i boccioli spingono in su verso il sole primaverile, la Contea passa da bianco a marrone fino ad un verde delicato.

Quando Bilbo alza lo sguardo, il mondo è pieno di colore e rumore, il vento dolce come miele mentre sfreccia tra le strade e lungo il fiume, pieno di vita.

Sarebbe perfetto… ma non riesce a finire la sua storia.

Non è che non sappia il perché.

Dopo tutto, non si può terminare ciò che non è finito.

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Bilbo parte all'alba, i primi esitanti raggi di sole che inseguono le ombre. Il libro non finito è sul fondo della sua borsa, aspettando il capitolo successivo, e il cuore di Bilbo sembra più forte con ogni passo.

E quando, da oltre la curva della strada, emerge una figura familiare, camminando fuori dalla nebbia del primo mattino come un miraggio, eccetto è solida, reale, c'è una parte di lui che non si sorprende nemmeno, che pensa solo 'ma certo'.

I capelli di Thorin sono persino più lunghi ora, appesi pesantemente sulla sua schiena come un mantello, la sua falcata veloce e decisa. È solo e viaggia leggero, il suo seguito da qualche parte dietro e lontano dalla vista. Fili e Kili almeno devono averlo seguito, e se non l'hanno fatto Bilbo li spellerà personalmente.

Nonostante il senso di inevitabilità di Bilbo, Thorin non si era chiaramente aspettato di vederlo così, nel mezzo della strada, circondato da null'altro che campi e quiete, nessuna distrazione dietro la quale nascondersi. Esita, sorpresa e apprensione sono evidenti sul suo volto e fa male vederlo così aperto, così vulnerabile, ma c'è anche gioia lì, sotto tutto quanto, e speranza, fragile come la primavera.

Bilbo continua a camminare quando Thorin si ferma, continua a camminare quando le ginocchia di Thorin colpiscono il terreno e lui va giù.

"Re sotto la Montagna," dice Bilbo, prendendolo per le spalle, ancorandoli insieme. Preme il palmo sul calore del viso di Thorin, il bordo della barba morbido sotto le sue dita. "Hai ancora bisogno di un scassinatore?"

"No," dice Thorin, e la parola fuoriesce lunga e tremante, le labbra che sfiorano l'interno morbido del polso nudo di Bilbo. "Solo di te."

I suoi occhi sono liberi da tutta la pazzia e quando Bilbo si abbassa, posando la sua fronte contro la sua, il suo intero corpo crolla per il sollievo.

"Beh, sono qui," dice Bilbo, seppellendo le mani tra i capelli di Thorin, cercando e trovando l'incavo della sua gola e il pulsare costante del suo battito.

Intorno a loro, il giorno comincia con un'ondata di rumore: il grido gioioso delle allodole e il frusciare del vento tra gli alberi, il clangore di armature e il basso mormorio di conversazioni che arrivano da oltre le colline, dove la compagnia di Thorin li sta lentamente raggiungendo. Ma più forte di tutto quello è il suono del cuore di Bilbo e di quello di Thorin.

Chiude gli occhi e ascolta.
 

Fine


Note della Traduttrice
Ci ho messo un secolo a tradurre questa, chissà perchè o_o La fine mi ha fatto sempre pensare a quella scena finale di Orgoglio e Pregiudizio, in cui Elizabeth e Darcy si incontrano nel campo all'alba...
Alla prossima!
-Kuro

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Capitolo 14
*** Unspoken | by Keelywolfe ***


Unspoken

by Keelywolfe
traduzione di KuroCyou

Rating: Giallo
Genere: Angst
Note: Leggera Canon Divergence
Introduzione:

Mithril era leggera come una piuma e comunque Bilbo poteva sentirla, il suo peso freddo attraverso la camicia sottile.
Storia originale qui

 

Mithril era leggera come una piuma e comunque Bilbo poteva sentirla, il suo peso freddo attraverso la camicia sottile. Il ricordo di Thorin che glie la infilava bruscamente sopra la testa era ancora fresco, come la sensazione di essere strangolato, il colletto stretto nel pugno arrabbiato di Thorin che lo scuoteva duramente. Uno scroscio di ricordi cadde attraverso i suoi pensieri come una cascata e Bilbo non fu in grado di fermarlo mentre era fermo lì, incrociando lo sguardo di Thorin per scoprire che non sapeva cosa c'era in quegli occhi.

Fuori dai cancelli di Erebor aspettava una fine, e nessuna delle fantasie infantili di avventura di Bilbo lo aveva preparato a questo. Una fine, sì, di qualche genere, e che storia sarebbe iniziata dalle ceneri di ciò che era rimasto, Bilbo non poteva dirlo.

Un tempo aveva pensato di poter leggere la storia nello sguardo di Thorin, come si possono cogliere le parole dalle pagine di un libro preferito. Poteva non aver conosciuto il viaggio ma sapeva dove la storia finiva, l'aveva vista in Thorin dall'inizio. Finché non aveva più potuto e la storia era cambiata, mutata, e quello che una volta gli era sembrato chiaro ora era avvolto dal mistero, sbiadito come gli occhi che ora erano posati su di lui.

Risplendeva nella sua armatura, il dorato Re di Erebor, ma erano i suoi occhi, finalmente di nuovo limpidi, che si posarono su di Bilbo pesanti come un tocco. La guerra lo aspettava fuori dai cancelli, la fine della storia stava arrivando e Bilbo deglutì il groppo in gola, soffocandosi su parole che non sarebbero mai state scritte su carta.

E mentre Thorin gli voltava le spalle un'ultima volta, Bilbo scoprì di non poterlo sopportare. Si mosse prima ancora di pensare, lanciando le braccia intorno al collo di Thorin mentre si alzava sulle punte dei piedi e rubava un bacio che non sarebbe mai stato dato.

Poté assaporare l'esalazione sorpresa di Thorin, la sua bocca più morbida di quanto Bilbo avesse immaginato. Tutto di Thorin sembrava duro, aspro come la pietra che li circondava. Ma la sua bocca era morbida, le labbra delicate. Solo un incontro delle loro bocche, goffo e troppo veloce, quasi stridente quando Thorin afferrò la nuca di Bilbo in una mano avvolta dall'armatura e lo tirò più vicino, le labbra che schiudevano sotto la disperazione di Bilbo per incontrarla. La sua lingua fu salutata dal gusto pesante di erba pipa, egualmente dolce e fumoso, leggermente salato al di sotto. La lingua di Thorin incontrò la sua, curvandosi leggermente contro il bordo dei suoi denti.

In fine, Bilbo si allontanò, le loro labbra si sfioravano a malapena mentre respiravano l'uno l'aria dell'altro, il respiro tremante e veloce tra di loro.

"Torna da me" Bilbo sussurrò ferocemente, tra i denti, la voce bassa.

Gli occhi di Thorin erano oscurati dalle tenebre, il loro colore perso sotto le ombre. "Bilbo-"

"Zitto, zitto, zitto!" Bilbo poteva sentire bruciare le lacrime, si rifiutava di lasciarle cadere. "Zitto e ascoltami, per una volta! Torna da me."

Thorin non disse nulla, abbassò la testa e la sua bocca sfiorò quella di Bilbo, troppo morbida, troppo tenera per tutto quello che c'era tra di loro. Troppo delicata per quello che avevano fatto, per quello che avevano passato, troppo dolce per l'amarezza che era ancora spessa tra di loro.

"No," gemette Bilbo, debole e smorzato. "No, no…" Perché tutto era messo a nudo ora, strappato dal nascondiglio, e lui poteva sentire l'addio ogni volta che Thorin premeva la bocca sulla sua.

"Ti prego-" provò Bilbo, la parola bloccata, catturata e persa in un ultimo bacio, indugiando non detta tra i denti. Thorin abbassò la testa, posò la fronte contro quella di Bilbo per un lungo momento silenzioso.

Poi si girò via senza uno sguardo e Bilbo poté solo guardare con occhi lucidi di lacrime mentre lui camminava verso il suo destino o la sua rovina, e sospettava che fossero una cosa sola. La fine di un viaggio si avvicinava velocemente e non c'era nulla che Bilbo poteva fare per fermarla.

"Torna da me," Bilbo sussurrò a nessuno, e null'altro che il silenzio rispose.
 


Note della Traduttrice
Scusatemi, è passato davvero tanto dall'ultimo aggiornamento! In realtà volevo tradurne un'altra, più allegra, ma è molto lunga e ci metterò parecchio. In effetti ormai da tradurre mi sono rimaste le oneshot lunghine quindi passerà tempo tra una e l'altra. L'avevo detto che gli aggiornamenti non sarebbero stati regolari, no? *si fa scudo* 
In ogni caso, questa shot è stata scritta prima dell'ultimo film, subito dopo l'uscita di questa still promozionale. Da quanto ho capito si svolge dopo il confronto su i bastioni ma prima della battaglia, quindi Bilbo non è stato bandito.
Beh.
L'angst ci voleva no?
(Comunque vi consiglio di dare un'occhiata alla long fic di quest'autrice "The Road Delivered Us Home", è un classico della Bagginshield e davvero molto bella!)
Alla prossima!
-Kuro

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Capitolo 15
*** Salpare via con te | by Frodo_sHeart ***


Salpare via con te

by Frodo_sHeart
traduzione di KuroCyou

Rating: Verde
Genere: Fluff
Note: Post-LotR, Bilbo vive a Erebor
Introduzione:

Frodo dice a Thorin che ha intenzione di partire per i Porti Grigi, e Bilbo è contrariato. Ma non per Frodo. Gandalf e Thranduil sono sconvolti.
Storia originale qui

 

"Cosa significa te ne vai? Non te ne puoi andare! Sei appena tornato!"

"Sono passati quasi quattro anni," disse la voce, piano.

"Non importa quanti anni! Non puoi lasciarci, non puoi lasciare Bilbo ora! Sai che non è stato bene. E poi non sei stato bene neanche tu!"

Provò a guardare duramente il piccolo essere davanti a lui, ma sapeva che quello sguardo non aveva mai veramente funzionato su quei vivaci occhi blu. La rabbia che saliva nel suo petto gli fece venire un attacco di tosse.

"Per favore calmati, zio Thorin."

"Non ci provare! Non te ne vai!"

Esasperato, Thorin si sedette di nuovo. Dannati polmoni, dannate articolazioni scricchiolanti, dannata debolezza! Guardò severamente lo hobbit moro davanti a sé.

"Mi dispiace tanto, zio Thorin." Il Re sotto la Montagna, con i capelli ormai argentati, guardò Frodo. Perché sembrava così scarno, così pallido, così tormentato? Il suo cuore doleva per il fragile piccolo hobbit. Sempre tanto più fragile di com'era suo zio, ma costretto a vivere un'impresa che nessuno capiva davvero, eccetto forse Sam Gamgee, che non ne parlava mai.

"Non puoi andartene," ripeté. "È semplicemente fuori questione. Sarebbe un colpo troppo duro per Bilbo, e comunque non sei in grado di viaggiare."

Frodo sembrò sbriciolarsi sotto lo sguardo del re. Improvvisamente si coprì il viso con le mani.

"Non posso… non posso più andare avanti," gemette. "Non ce la faccio più!"

Thorin si alzò il più velocemente che il suo corpo indolenzito gli permetteva. Afferrò lo hobbit e lo attirò nel suo abbraccio. Sentì il piccolo corpo tremare contro il suo.

"Che c'è, Frodo?" chiese dolcemente, accarezzando con una mano i ricci scuri, con quell'unica semplice treccia chiusa con un fermaglio con lo stemma dei Durin. "È di nuovo quella cosa?" Percepì lo hobbit annuire contro il suo petto. Imprecò sottovoce, maledì gli spettri, maledì la lama Morgul che aveva ferito il suo piccolo pupillo in modo così incomprensibile, maledì gli elfi che non erano stati in grado di curarlo anche se dovrebbero essere i migliori guaritori del mondo.

Tenne Frodo a distanza di braccio per poter guardare il viso pallido, umido di lacrime.

"Cosa migliorerà andandotene?" chiese. "Erebor ti provoca angoscia?"

"Oh, no, zio Thorin," Frodo si affrettò a dire. "No…" esitò. "È solo… la vita, immagino."

"La vita?"

"Tutto."

"Ma dove andrai?" chiese il re, cercando di capire. "Come ti aiuterà lasciare casa tua?" Sentì Frodo irrigidirsi sotto le sue mani. Lo hobbit si guardò i piedi.

"Ebbene?" disse Thorin, mentre una paura irragionevole gli saliva nel cuore.

"Io… io sono stato invitato," rispose Frodo. Sembrava riluttante a continuare.

"Invitato da chi? Dove?"

Silenzio.

"Dove, Frodo?" incalzò.

"Ai Porti Grigi, e oltre," ammise Frodo infine.

Thorin inalò bruscamente e quasi spinse via il piccolo hobbit.

"I Porti Grigi? Gli elfi ti hanno invitato a salpare con loro?" Anche dopo tanto tempo di relazioni pacifiche l'avversione di Thorin per gli elfi tornava occasionalmente in superficie, anche se non spesso con tanto impeto.

Si accorse dello sguardo addolorato di Frodo.

"Mi dispiace tanto, zio Thorin," ripeté. "Non sopporto dover andare, ma non sopporto nemmeno… esistere. Non lo so. Dicono che tutto andrà meglio per me lì. Anche se come riuscirò a sopportare il dolore di non avere più con me te e zio Bilbo, non lo so." Le lacrime rotolavano di nuovo giù sui suoi tratti delicati.

Thorin sentì un senso di gelo stringersi attorno al suo cuore. Inciampò indietro sulla sua sedia.

"Come puoi accedere alle Terre Immortali?" chiese. "Pensavo che solo gli elfi potessero andarci."

"Anche Gandalf andrà," disse Frodo.

Thorin si accigliò. Dannato stregone.

"Allora è di questo che ti ha parlato ieri sera," disse. "Ma non sei né un elfo né uno stregone."

"Io… sono un Portatore dell'Anello," disse Frodo, esitante. 

"Questo sei," disse Thorin. Poi venne colpito da un pensiero e alzò lo sguardo così velocemente che il suo collo scricchiolò, facendolo sussultare.

"Bilbo," disse. "Anche Bilbo è un Portatore dell'Anello."

Frodo non disse nulla. Non guardò il vecchio re, che si stava tirando la lunga barba bianca con le trecce che Bilbo amava tanto fare.

"Starai bene lì?" chiese Thorin burbero. "I tuoi malanni saranno curati?"

Frodo mantenne il silenzio.

"Ebbene?" gridò il re, pagando lo sfogo con un altro attacco di tosse.

"Non ne sono sicuro," disse infine Frodo. "Ma Gandalf e Lord Elrond sembrano pensarlo. Sentono che ritornerò in piena salute."

"E Bilbo?" la voce di Thorin ora era poco più di un sussurro, piegato verso lo hobbit. "Sarebbe curato se andasse? Vivrebbe?"

Frodo annuì impercettibilmente.

Thorin si raddrizzò di nuovo, sul volto un'espressione determinata.

"È deciso," disse. "Chiederai loro di portare anche Bilbo."

Frodo non reagì, il viso ancora abbassato.

"Frodo? Glie l'hanno già chiesto? Gli hanno chiesto di unirsi a te?"

"Gandalf ha presentato l'invito questa mattina. Non partirà," disse piano. Poi alzò lo sguardo. "Davvero, zio Thorin, pensavi anche solo per un secondo che se ne sarebbe andato senza di te?"

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  "Bilbo." Thorin sorrise alla vista del viso del vecchio hobbit, così delicato e rilassato mentre sonnecchiava seduto accanto al fuoco. Un libro era scivolato via dalla sua presa per cadere sul pavimento.

Il nano premette un lieve bacio sulla fronte del suo consorte.

"Âzyungel", disse dolcemente. Due occhi grigli si aprirono davanti a lui, e un sorriso si aprì sul viso rugoso, ma ancora bellissimo.

"Thorin," disse Bilbo, afferrandogli una mano. "Hai lavorato fino a tardi oggi, amore mio. Pensavo che Fili si sarebbe occupato dei tuoi compiti ancora questo pomeriggio."

Con un gemito Thorin si abbassò sul piccolo poggiapiedi davanti a Bilbo. Guardò il viso divertito del suo amante

"Vecchio nano scemo," disse Bilbo affettuosamente. Prese tra le mani il viso di Thorin, tirandolo a sé per un lento bacio. Thorin si lasciò sciogliere contro le labbra morbide. Ottant'anni, e l'amore per il suo hobbit era ancora forte com'era stato prima che riprendessero Erebor. Più forte, se non altro. Più profondo indubbiamente. Sospirò quando Bilbo lo lasciò andare. Poi si sporse in avanti, posando la testa sulla pancia soffice di Bilbo.

"Bilbo?" disse, trovando la mano dello hobbit con la sua e intrecciando le loro dita.

"Si, amore mio?" disse lo hobbit sognante, accarezzando con la mano libera i lunghi capelli di Thorin, argentati, anzi, quasi bianchi ora.

"Frodo è venuto da me," disse piano Thorin. Percepì che Bilbo si irrigidiva. Dopo un breve silenzio, lo hobbit disse: "Te l'ha detto allora."

"L'ha fatto," affermò Thorin. Bilbo ricominciò ad accarezzare i suoi capelli.

"Mi mancherà terribilmente," disse piano. "Ma sarà per il meglio. Eru sa come se lo merita il ragazzo."

Thorin alzò la testa per guardare il marito negli occhi.

"Ma tu?" disse. "Anche tu te lo meriti."

Improvvisamente la mano delicata afferrò i suoi capelli e tirò. Thorin grugnì. I dolci occhi grigi dello hobbit si fecero severi.

"Non dire sciocchezze, Thorin Scudodiquercia," disse con un tono forte che riportò alla mente del nano un tempo in cui erano entrambi molto più giovani. "Sai benissimo che non ti lascerò mai."
Thorin sospirò. Aumentò la stretta sulla mano di Bilbo.

"Il tuo tempo su questa terra sta finendo, amore mio," disse con fervore. "Sai che l'età ha cominciato a raggiungerti da quando… da quando l'Anello è stato portato via. Se Gandalf ha ragione, potrai avere infiniti, bellissimi anni nelle terre dell'Ovest Immortale."

Lo hobbit sbuffò sarcastico.

"Bellissimi?" disse, tirando via la mano da quella di Thorin e spingendolo via.

"Bellissimi?" gridò, furioso. "Ti prego, dimmi come potrebbero essere bellissimi quando avrei lasciato indietro il mio cuore?" Si sporse in avanti e afferrò il marito per le trecce, tirandolo verso di lui. Fissò duramente gli occhi blu zaffiro, una volta così saldi, ora ammorbiditi dall'amore e dall'età.

"Io. Non. Ti. Lascerò." Disse, enfatizzando ogni parola. "Mai." Dopo una breve pausa continuò: "Tra l'altro, neanche tu rimarrai per molti altri anni su questa terra, mio re. Già così stai forzando gli anni nanici." Improvvisamente ridacchiò.

"Guardaci," sbuffò. "Bianchi, rugosi, patetici vecchiacci."

Thorin non poté non ridere con il suo hobbit.

"Oh, mio Bilbo," sospirò una volta che le risate si furono placate.

"Oh, mio Thorin," disse Bilbo con un sorriso. Poi l'espressione ritornò seria.

"Rimarrò con te fino al mio ultimo respiro," disse. "O il tuo, quello che viene prima."

Thorin lo guardò. Occhi grigi fissavano occhi blu, ma improvvisamente non sembravano completamente focalizzati. Proprio quando Thorin stava per dire qualcosa per catturare la sua attenzione, vide una scintilla accendersi in quegli occhi. Un sorriso speranzoso apparve sul viso dello hobbit.

"Dove sono le stanze di Gandalf?" chiese.

"Perché?" Thorin non poté non insospettirsi.

"Dimmelo e basta, tesoro," supplicò Bilbo, avvicinandosi, sapendo bene che Thorin non avrebbe potuto rifiutare la sua richiesta se accompagnata da qualche bacio.

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"Zio?" Thorin si rese conto che non aveva prestato attenzione alle parole di Fili.

"Mi dispiace Fili, cosa stavi dicendo?" Vide lo sguardo preoccupato negli occhi del nipote che sembrava essere lì molto spesso ultimamente. Il vecchio Re sotto la Montagna sospirò. Era il momento. Lo sapeva da qualche mese ormai, ma era difficile. Era una grande parte di ciò che era, a prescindere da cosa diceva Bilbo.

"È tempo," espresse i suoi pensieri. "Che ne pensi del Dì di Durin?"

Fili fissò suo zio.

"So che è molto vicino, ma hai già assunto molti doveri nell'ultimo decennio. Cambierà poco." A parte il titolo ufficiale, pensò Thorin, con una fitta di tristezza.

"La tua coronazione," chiarificò al nipote sbalordito. I gentili occhi blu, che finalmente erano diventati seri negli ultimi decenni, si spalancarono. Poi Fili raddrizzò la schiena.

"Sono pronto," affermò senza esitare. "Pronto a servire Erebor nel momento in cui mi verrà chiesto."

Thorin sorrise e annuì.

"So che lo sei," disse, mettendo le mani sulle spalle del suo erede. Fili chinò il capo e Thorin premette le labbra sulla sua fronte.

Furono interrotti dalla porta dello studio che si apriva improvvisamente, e senza bussare. I due nani si girarono a guardare, rilassando entrambi l'espressione in un sorriso quando videro la massa di ricci e trecce bianche.

"Maledetti maghi! Maledetti elfi!" esclamò Bilbo, zoppicando verso di loro, il bastone che ticchettava irritato sul pavimento di pietra.

"Cosa c'è, Bilbo?" Thorin si affrettò a raggiungere il coniuge agitato, prendendogli il braccio per guidarlo su una delle sedie.

"Dannati elfi!" gridò lo hobbit. Guardò Thorin, gli occhi fiammeggianti. "Sai, muhudel, dopo tutti questi anni penso di dover ammettere che hai sempre avuto ragione su di loro." Prese un respiro profondo.

"Non vogliono portarti!" gemette. "Gli ho offerto tutto ciò che possiedo e di più, ho invocato ogni remoto favore a cui potevo pensare e lui dice che non si può fare. Beh, non mi bevo quegli occhi tristi. Se non lo vedo mai più, sarà comunque troppo presto!" Respirando pesantemente, si appoggiò all'indietro. Thorin si sedette al suo fianco. Mise dolcemente una mano sul braccio di Bilbo. Lo hobbit lo guardò, gli occhi improvvisamente lucidi di lacrime.

"Oh, amore mio," disse Thorin. Lo tirò contro il suo petto e lo strinse a sé. Un lieve colpo di tosse gli fece alzare lo sguardo. Fili li stava guardando con preoccupazione.

"Cosa c'è, zio Thorin?" chiese. "Bilbo, cos'è successo? Posso aiutare?"

"Temo di no, Fili," rispose Thorin. Esitò su cosa dire al nipote. Aveva la sensazione che Frodo non aveva ancora parlato della cosa con i cugini nani, o Fili avrebbe di certo detto qualcosa. Bilbo si raddrizzò improvvisamente. Si asciugò le lacrime, e disse:

"Beh, non c'è niente da fare allora. Vivremo i nostri anni, tu ed io, e ne saremo felici. Anche se temo che tu ci rimetta. Ho passato più di metà della mia vita con te, ma il tuo tempo con me è stato una parte molto più piccola della tua."

Thorin lo tirò a sé di nuovo.

"Non ricominciare, mezzuomo cocciuto!" Una protesta fu soffocata dal petto reale. "È stata la parte più importante della mia vita, e lo sai." Bilbo si divincolò per liberarsi, ma le braccia di Thorin erano ancora più che abbastanza forti per tenerlo. Rise e lasciò che suo marito si liberasse dall'abbraccio. Uno sconvolto, indignato volto rotondo si presentò a lui e non poté fare a meno di baciarlo.

"Dannato nano," mormorò Bilbo sulle sue labbra.

Un cauto colpo di tosse ricordò a Thorin che non erano soli. Si rivolse a Fili, che aveva distolto gli occhi, ma non poteva fare a meno di sorridere, un leggero rossore sulle guance.

Thorin si schiarì la gola. Negli anni era diventato decisamente più libero nel dimostrare l'affetto per il Principe Consorte in pubblico. Sapeva che il popolo ci scherzava sopra, ma dato che era principalmente in modo bonario non si lasciava turbare.

"Cena," disse Fili.

"Oh si," disse Bilbo, lisciandosi il panciotto. "Chi c'è ospite oggi?" la sua espressione si rabbuiò. "Niente elfi spero?"

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Bilbo fu notevolmente silenzioso a cena. Di solito riservava parole gentili per tutti, ma dopo i saluti di rito si sedette nella sua sedia alla sinistra del Re e non parlò. Non mangiò neanche molto. Sembrava più occupato a guardare male Gandalf e l'ospite seduto al suo fianco.

Thorin gli diede un colpetto con il gomito. Bilbo alzò lo sguardo e mimò con la bocca: "Cosa?"

Thorin si sporse verso di lui e sussurrò: "Sono certo che Thranduil non ha voce in capitolo, per quanto voglia avere così tanta importanza."

Bilbo sbuffò.

"Sono tutti d'accordo, ne sono certo."

Thorin sorrise.

"Cominci a sembrare me, amore," ridacchiò. Improvvisamente Bilbo infilò il braccio sotto quello di Thorin e lo tirò vicino, così da potergli sussurrare nell'orecchio.

"È solo… vorrei così tanto passare molti più anni con te" disse ardentemente. "Ti amo così tanto."

Per il suo imbarazzo, Thorin si sentì un nodo alla gola. Sbatté le palpebre, cercando di trattenere le lacrime, ma senza successo. Doveva essersi rammollito negli ultimi tempi, perché il suo dolce marito potesse farlo piangere ad una cena officiale. Forse sarebbe stato meglio far prendere la corona a Fili domani. Deglutì, asciugandosi velocemente le lacrime dagli occhi con il tovagliolo. Strinse il braccio di Bilbo senza dire nulla. Solo allora osò prestare di nuovo attenzione agli ospiti. Sebbene gli altri ospiti facevano almeno finta di non aver notato nulla, Gandalf e Thranduil osservavano entrambi la coppia reale. L'espressione del Re Elfo era illeggibile come al solito, ma aveva alzato un sopracciglio scuro. Gandalf aveva un'aria vagamente colpevole. Thorin li guardò severamente, e decise che avrebbe scambiato due parole severe con lo stregone più tardi.

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"Tu," disse Thorin con enfasi, puntando un dito accusatore allo Stregone Bianco, mentre chiudeva la porta dietro di sé. "Tu hai qualcosa a cui rispondere, ficcanaso pezzo di…"

"Via via, Thorin," disse Gandalf, accendendosi la pipa. Aggrottò la fronte al nano arrabbiato. "Non puoi biasimarmi per aver cercato di aiutare il ragazzo. So che non vuoi perderlo, ma la vita è diventata molto difficile per lui."

Thorin sbatté le palpebre.

"Sai perfettamente che non parlo di Frodo," disse. Si piazzò davanti allo stregone seduto, guardandolo severamente. "Tu," spinse il dito contro il petto di Gandalf. "Hai provocato dolore a Bilbo, e quello non lo accetto."

"Guarda, Thorin," cominciò il mago, ma il nano alzò la mano.

"Non voglio sentirlo!" gridò. "Perché mai hai menzionato l'invito quando sapevi che non avrebbe accettato?" cominciò a tossire, inframmezzato da imprecazioni di Khuzdul.

Gandalf ebbe il buonsenso di sembrare un minimo a disagio. Thorin ricadde su una sedia, improvvisamente troppo stanco per continuare a litigare. Rimasero in silenzio per un po'.

"Mi dispiace tanto, Thorin." Disse piano Gandalf. "Non ho mai pensato che avrebbe accettato, ma gli altri hanno insistito perché chiedessi."

"Chi altri?" 

"Lord Elrond, e Lady Galadriel, Re Celeborn, tra gli altri." Quando Thorin reagì con uno sbuffo arrabbiato, continuò: "Sono grati che Bilbo si sia occupato così bene dell'Anello per così tanti anni e che abbia permesso a Frodo di portarlo via. Sanno quanto deve essere stato difficile.

"Non è stato così difficile, davvero," disse una voce. Alzarono entrambi lo sguardo per vedere Bilbo che chiudeva piano la porta dietro di sé. Andò da loro e si sedette al fianco di Thorin.

"Da quanto mi ricordo, non ne eri entusiasta, Mastro Baggins." Lo stregone guardò Bilbo con un sorriso. Lo hobbit scrollò le spalle. "Da quanto mi ricordo, ci è voluta un po' di persuasione e l'aiuto del tuo reale marito per lasciare la busta sul tavolo."

Thorin non aveva dimenticato quanto riluttante era stato Bilbo di separarsi veramente dall'Anello, sebbene fosse stato d'accordo quando gli era stata presentata l'idea. Molte volte era stato sul punto di consegnarlo ma aveva finito per infilarsi la piccola busta di nuovo nella tasca del panciotto. Infine, Thorin aveva allungato la mano e lentamente glie l'aveva presa, mettendola sul tavolo. Ricordava lo sguardo sorpreso sul viso di Gandalf quando Bilbo aveva sussultato, come dolorante, ma era stato solo per un momento e poi si era rilassato. Lo hobbit aveva sospirato e aveva rivolto un sorriso a Thorin.

Il Re fu riscosso dai pensieri da un secco bussare alla porta.

"Avanti," gridò.

Una guardia aprì la porta e annunciò, leggermente sconvolta:

"Re Thranduil vuole vedervi, Sire."

Oh, cavolo, pensò Thorin. "Si, fallo entrare," disse, alzandosi. Il Re del Reame Boscoso entrò a grandi passi nel salotto, l'aria sprezzante come sempre. Posò gli occhi su Bilbo per un istante, salutandolo con un cenno del capo.

"Prego, siediti," disse Thorin formalmente, indicando la sedia vicino a Gandalf. "Cosa posso fare per te?"

Thranduil alzò un sopracciglio.

"Dovevamo discutere i nuovi accordi commerciali," disse con una punta di irritazione.

Thorin voleva darsi uno schiaffo. Nella smania di confrontare Gandalf, si era completamente dimenticato di quello.

"Si, si, certo," disse velocemente.

"Comunque," disse lentamente l'elfo, spostando lo sguardo da Thorin a Bilbo a Gandalf, "Penso che ci sia un altro problema in questione che richiede la tua attenzione." Alzò un dito e sembrò ascoltare. Improvvisamente sentirono voci arrabbiate nel corridoio e la porta si spalancò di colpo. Kili piombò dentro, trascinando con sé un Frodo sconvolto e seguito dal fratello.

"Questo è inaccettabile!" gridò a Thorin, spingendogli davanti il piccolo hobbit. "Non puoi permetterlo, zio!"

Thorin si alzò, la rabbia che cominciava a salire.

"Come osi entrare in questo modo!" tuonò. "Sei fuori di senno!?" riuscì a sopprimere la tosse per una volta.

Kili si congelò. Guardandosi intorno, si accorse improvvisamente della compagnia e un rossore salì sul suo viso. Inconsciamente, tirò Frodo verso di sé in un gesto protettivo.

"Mi… mi dispiace, zio Thorin," incespicò.

Thorin lo guardò torvo. Con la coda dell'occhio vide un sorriso divertito sul volto di Thranduil. Quell'elfo sembrava godere delle difficoltà degli altri, pensò Thorin irritato. Si risedette, cercando di ritrovare un contegno.

"Penso che dobbiamo parlarne," arrivò la voce calma di Gandalf.

Thorin si girò furioso verso di lui.

"Non c'è nulla di cui parlare in questa compagnia," commentò sarcastico, con un'occhiata al re elfico.

"Perché non gli permettete di venire?" chiese Bilbo all'improvviso. Guardava Thranduil. "È perché è un nano? Perché, sai, è meschino da parte vostra." La sua voce era bassa. "Avevo un'opinione molto più alta degli elfi."

Gli occhi di Kili sfrecciarono da Bilbo a Thranduil a suo zio. Thranduil guardava Bilbo come se stesse contemplando una risposta quando Gandalf parlò. La sua voce era gentile.

"Solo in parte perché è un nano," disse. Bilbo strinse i pugni sui braccioli della poltrona. "In effetti a nessuno oltre gli elfi, e questo stregone, è permesso andare all'Ovest. Frodo è stato invitato con un'eccezionale offerta, per il servizio straordinario che ha reso alla Terra di Mezzo."

"Ma certo," disse Bilbo, guardando ancora Thranduil. "Ma non avete invitato solo Frodo, non è così? E quale cosa straordinaria avrei mai fatto io per meritarmi l'onore? Semplicemente avevo uno stupido anello dell'invisibilità di cui non avevo davvero bisogno, e poi l'ho dato via. Niente di speciale, affatto. Quindi se potete invitarmi, potete invitare anche la mia altra metà."

La stanza divenne molto silenziosa. Thorin vide gli occhi di Kili spalancarsi enormemente mentre cominciava a capire. Inciampò all'indietro, cercando la mano di Fili.

"Vorrei non aver mai trovato il dannato anello," mormorò Bilbo. "Tanto bene ci ha fatto."

"Ci hai salvati con quell'anello," disse Fili nervosamente. Sembrava devastato. "Ci hai salvati tutti, più e più volte."

"Beh," ammise Bilbo. "Forse l'ho fatto. Ma non è questo il punto."

"No, non lo è." Disse all'improvviso Thranduil. Gli guadagnò un'occhiata arrabbiata dai nani nella stanza. Alzò una mano elegante per silenziare qualunque protesta. "Il punto è che tu hai posseduto l'Unico Anello per molti anni senza soccombere ad esso. Quello in sé è un fatto lodevole. E ti ha guadagnato l'invito. Non molti esseri in vita in questa Era sarebbero in grado di resistere al suo richiamo dopo averlo indossato anche una sola volta."

"Sciocchezze," disse Bilbo. Lo fissarono. Lo hobbit si rivolse al marito.

"Neanche tu hai ceduto," disse. "E l'hai indossato più di una volta. Vedete, nulla di così straordinario."

Gandalf e Thranduil restarono senza fiato.

"Cosa?" disse Bilbo, guardando i loro volti stupefatti.

"Tu… lui… Thorin…?" Gandalf si sforzò di emettere suoni coerenti. Improvvisamente Thranduil si alzò dal suo posto. Sembrò espandersi, un'aura verde scuro comparve intorno a lui.

"Intendi dire che un nano ha toccato, ha indossato l'Unico Anello?" tuonò.

Bilbo si alzò, per nulla intimidito. Thorin quasi lo tirò di nuovo giù.

"Non un nano," urlò lo hobbit. "Questo nano, il mio nano, mio marito, il mio cuore e la mia anima!" ansimò, riprendendo fiato. "Si," continuò, parlando con più calma. "Si, Thorin ha indossato l'Anello."

Thorin si ritrovò quasi senza fiato come Bilbo quando vide il Re Elfo rimpicciolirsi per ritornare alla normale statura e colore. Bilbo si risedette. Afferrò la mano di Thorin.

Thranduil si sedette, per una volta a corto di parole, sembrava. Gli occhi di Gandalf erano tornati normali. Si piegò in avanti, guardando intensamente il Re nano. 

"Tu hai indossato l'Anello?" chiese, incredulo.

Thorin scrollò le spalle. "Solo due volte," disse. "Guardate non capisco perché sia così sconvolgente per voi..."

"Com'è stato?" interruppe lo stregone, occhieggiandolo curiosamente.

"Beh…" esitò Thorin.

"Era solo per divertirci un po'," disse Bilbo. "È stato quando stavo scrivendo di Gollum e del nostro imprigionamento a Bosco Atro." Thranduil fece un movimento improvviso. Bilbo lo ignorò. "Il mio libro, sai. Comunque, lo stavo leggendo a Thorin e lui ha chiesto com'era essere invisibile. Quindi sono andato a prendere l'anello e l'ha provato." Sorrise al ricordo. "È stato così divertente vederlo scomparire davanti ai miei occhi. Finalmente ho capito cosa deve essere stato per gli altri vedermi scomparire e riapparire." Ridacchiò. Thorin gli sorrise. Era un ricordo felice, anche se non completamente. Gli occhi di Gandalf erano ancora fissati su di lui.

"Comunque, il giorno dopo abbiamo deciso di fare una passeggiata in giro per la Montagna insieme, Thorin con l'anello."

"Mi piaceva vedere come la mia gente si comportava con il mio Consorte senza che fossi presente," disse Thorin. "Eravamo sposati da quanto?"

"Quasi quarant'anni," rispose prontamente Bilbo. "Si stavano preparando i festeggiamenti."

"Oh si, certo. In ogni caso, è stata un'esperienza molto interessante." Si interruppe.

"Interessante, eh?" disse Gandalf. Aveva alzato le sopracciglia. "Nulla di più?" Si tirò indietro, masticando il bocchino della pipa mentre osservava Thorin. Improvvisamente si raddrizzò. Puntò il lungo gambo della pipa verso il nano.

"Tu," disse a alta voce, "sei della stirpe di Durin, tuo nonno è morto a causa della Febbre dell'Oro che non è stato in grado di sconfiggere. Tuo padre cedette all'ultimo degli Anelli dei Nani così che fosse preso da Sauron. E tu hai indossato l'Unico Anello. Dev'essere stato qualcosa di più che interessante."

Thorin strinse la mano di Bilbo prima di parlare. Non gli aveva mai parlato di quello che stava per dire.

"C'è stato," riconobbe. "Non la prima, breve volta che l'ho indossato, ma il giorno dopo, mentre camminavamo. Diventava sempre più forte man mano che lo portavo." Sentì Bilbo tendersi al suo fianco. "Era… era un richiamo, qualcosa che tirava nel profondo della mia anima. Ho cominciato a vedere immagini di oscurità e fuoco. Di potere inimmaginabile. È stato… molto spiacevole." La stanza era immobile come una tomba.

"Quindi me lo sono tolto." Concluse Thorin.

Tutti rilasciarono il respiro allo stesso tempo. Thranduil era diventato pallido, Fili e Kili sembravano incerti di cosa stesse succedendo. Frodo, comunque… Thorin non capì l'espressione negli occhi di Frodo, ma improvvisamente lo hobbit si lanciò in avanti e lo abbracciò stretto. Poi tirò anche Bilbo nell'abbraccio. Per un momento si strinsero gli uni agli altri così, poi li lasciò andare e fece un passo indietro, l'aria un po' sconvolta.

"Quindi è per questo che me l'hai ridato all'improvviso," disse piano Bilbo. "Non l'ho mai saputo, Âzyungel. Perché non me lo hai detto?"

"Non volevo spaventarti, amore mio," Thorin disse con difficoltà. "Non volevo che avessi paura di me, come hai dovuto fare una volta." Un vecchio dolore comparve sul viso di Bilbo. Mise un dito sulle labbra di Thorin.

"No," disse. "Non andare lì." Si sporse e lo baciò dolcemente. "Capisco."

Gandalf canticchiò, soffiando fumo dalla bocca.

"Ecco, vedi," disse. "Voi due siete alquanto straordinari." Guardò Thorin e Bilbo con un sorriso affettuoso. "Molto straordinari infatti."

"Non capisco!" gridò improvvisamente Kili, prendendosi la testa tra le mani disperato. "Non capisco nulla di tutto questo."

"Io si," disse Frodo a bassa voce. Tutti si girarono verso di lui e lui arrossì. Gandalf gli fece un cenno.

"Kili, l'Anello ha un potere terribile," disse Frodo. "Chiunque con un minimo di desiderio di potere soccomberebbe ad esso quasi immediatamente. Gandalf non voleva accettarlo perché sapeva cosa sarebbe diventato, persino Lady Galadriel ha rifiutato quando glie l'ho offerto."

Thranduil saltò su, gli occhi fuori dalle orbite.

"Hai offerto l'Anello a Galadriel?" urlò. Frodo lo guardo, sorpreso dello scatto.

"L'ho fatto," disse. Thranduil ritornò in sé e si risedette, l'aria scovolta. Thorin si ritrovò a divertirsi molto.

"Persino lei, la più buona e la più saggia degli elfi, persino lei non sarebbe stata in grado di resistere all'Anello. Tu hai resistito, zio Bilbo, perché non hai mai voluto davvero alcun potere. Io ci sono riuscito per un po', anche se Eru sa quanto è stato difficile alla fine. Se non fosse stato per Sam… e Sméagol…" la sua voce si affievolì. Poi si riprese e continuò. "Che tu sia stato in grado di resistere al suo richiamo, zio Thorin, è di fatti straordinario. Tu sei un nano, un potente Re, da una lunga stirpe di Re, molti dei quali hanno ceduto al lato oscuro del potere. Ma tu non hai vacillato." Guardò Thorin per un lungo momento. Sospirò con un sorriso. "L'Anello non poteva prendere il tuo cuore e la tua anima, perché li avevi già donati volontariamente e irrevocabilmente."

Thorin sentì Bilbo stringergli la mano.

"Hai riconosciuto il pericolo e hai immediatamente rimosso la tentazione da te stesso. Hai mai voluto toccare ancora l'Anello?" chiese Gandalf.

"Mai," disse Thorin risoluto. "Avevo tutto quello che volevo e non avevo intenzione di rischiarlo."

Frodo gli sorrise di nuovo.

"Quindi... quindi... continuo a non capire," si lamentò Kili.

"Davvero, Kili," disse Fili, alzando gli occhi al cielo. "Zio Thorin aveva già dato il suo cuore a zio Bilbo, quindi l'Anello non poteva far presa su di lui."

"È giusto, Fili," disse Gandalf. "Una coppia straordinaria." Meditò per un po', poi si rivolse a Thranduil. "Penso che dobbiamo mandare qualche messaggio.

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"Svegliati, zio Thorin." Qualcuno gli tirava il braccio libero. Si svegliò lentamente, sbattendo le palpebre.

"Che c'è, Frodo?" chiese. Era piacevolmente consapevole che Bilbo era addormentato contro il suo petto, infilato al sicuro sotto il suo braccio destro.

"Siamo arrivati," disse Frodo. Infatti, la carrozza sembrava essersi fermata. "Siamo lì!"

Bilbo si mosse.

"Dove?" chiese assonnato.

"Siamo arrivati ai Porti Grigi, zio Bilbo."

Il vecchio hobbit si sedette su, improvvisamente del tutto sveglio. Guardò Thorin con occhi lucidi.

"Muhudel! Siamo qui!"

"Sembra di si, amore mio," ripose Thorin, sorridendo alla sua felicità. Si sentiva così stanco. Sembrava che lo hobbit avesse reagito al lungo viaggio meglio di lui.

"Non manca molto ora, non manca molto," disse Bilbo, ben consapevole di come si sentisse Thorin.

Frodo aiutò la vecchia coppia ad uscire dalla carrozza. Dopo aver sciolto le membra doloranti, Thorin si guardò attorno. Elfi si stavano già imbarcando sulla grande nave bianca che rimbalzava lentamente contro le pareti del porto. Vide Elrond, Galadriel e Celeborn scendere e parlare con i loro parenti. Dietro di loro sentì zoccoli di pony. Sam, Merry e Pipino smontarono e si avvicinarono a loro, i volti tristi.

S'inchinarono al precedente Re sotto la Montagna. Thorin alzò una mano in protesta.

"Vi prego," disse. "Non sono più Re. Thorin, solo Thorin."

Tre volti si alzarono a guardarlo.

"Sarai sempre il nostro Re," disse Merry. "Perché sei il Re del Signor Bilbo."

Thorin sorrise e inchinò la testa.

"Allora vi ringrazio," disse. I tre giovani hobbit spostarono l'attenzione su Bilbo. Il vecchio hobbit sorrise e aprì le braccia. Tutti loro lo abbracciarono, e le loro lacrime gli macchiarono la giacca.

"Addio, signor Bilbo," disse Sam Gamgee, strofinandosi gli occhi con la mano. "Non vi dimenticheremo mai." Guardò timidamente Thorin. "Addio Re Thorin. Possano i tuoi giorni essere benedetti e felici."

Thorin si inchinò.  

"Grazie mastro Gamgee, possano i tuoi essere altrettanto benedetti."

Bilbo gli prese il braccio e si voltarono per andare lentamente verso la nave, lasciando Frodo a dire addio ai suoi amici. Furono aiutati ad imbarcarsi da forti braccia elfiche. Quando guardarono la sponda, Thorin vide i quattro giovani uniti in un forte abbraccio. Anche Bilbo l'aveva visto. Una lacrima rotolò giù sul suo viso.

"Odio gli addii," disse Bilbo piano.

"Lo so, Âzyungel," rispose Thorin, ripensando all'addio a Erebor, quando aveva lasciato indietro sua sorella, i suoi nipoti e i suoi compagni. "Anch'io." Avvolse le braccia intorno al suo hobbit e lo girò verso Ovest, dove il mare grigio sembrava infinito, ma dove sapeva che esistevano le terre in cui gli era stato così misericordiosamente permesso di andare. Se Gandalf aveva ragione, lì c'era la promessa di infiniti anni felici in compagnia l'uno dell'altro, anche se doveva soffrire tanti elfi. Bilbo gli sorrise.

"Vieni qui, mio cuore," disse dolcemente. Le loro labbra si trovarono in un bacio pieno di ricordi appassionati e la promessa di nuovi da creare.
 

Fine


Note dell'Autrice
1. Quindi, Frodo ha vissuto a Erebor con Bilbo. Immagino che Bilbo abba ricevuto la notizia della morte di Drogo e Primula e sia andato ad adottare Frodo e lo abbia portato a Erebor. Il Signore Degli Anelli è comunque successo. Immagino che Frodo si sia offerto volontario per la missione dato che Bilbo era troppo vecchio per andare lui stesso. Sto pensando che gli amici di Frodo, Sam, Merry e Pipino, lo andassero a trovare regolarmente, quindi sarebbero stati comunque i suoi compagni sulla strada per Mordor. Forse Sam viveva addirittura a Erebor, o almeno ci restava per lunghi periodi di tempo.
2. Età: su internet ho scoperto che in nani apparentemente hanno un'aspettativa di vita di circa 250 anni, anche se alcuni vivono di più. Ne Lo Hobbit, Bilbo ha 50-51 anni, Thorin 195 (si, so che nei film sembra molto più giovane, ma hei, è fantasy!). In LotR Bilbo ha 131 anni quando salpa dai Porti Grigi. Questo lo pone 80 anni dopo la fine de Lo Hobbit. Thorin avrebbe quindi 275 anni. Entrambi quindi avrebbero vissuto molto a lungo rispetto all'aspettativa, rendendoli una cara vecchia coppietta. Se le informazioni che ho trovato sono scorrette, beh allora, dovremo vivere con il fatto che ho cambiato un'altra cosa ancora nella saga del signor Tolkine :P
3. Come funziona l'Anello e la spiegazione del perchè Thorin sia stato in grado di resistergli sono ovviamente una mia interpretazione/fantasia. Probabilmente non è canon, ma hey, è un'AU. Ed è così romantico! Penso anche di aver combinato il book!verse e il movie!verse per quanto riguarda il destino di Thrain e Thror.
4. Âzyungel = amore più grande
Muhudel = benedizione più grande
5. Sono consapevole del fatto che in LotR non viene davvero detto che le Terre Immortali sono una forma di Paradiso in cui tutti vivono per sempre (anche se ovviamente gli elfi si, siccome sono comunque immortali). Ho letto che è molto probabile che i mortali semplicemente vivono le loro vite in pace. Comunque, nella mia piccola AU, è una forma di Paradiso o Eternità. Perchè ho disperatamente bisogno di un 'e vissero per sempre felici e contenti'. Quindi ecco qui.


Note della Traduttrice
Un po' di fluff ci voleva no? Ok si tanto fluff. Vecchietti adorabili loro ♥
L'aggiornamento della domenica questa volta è qui, x)
Alla prossima!
-Kuro

 

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Capitolo 16
*** The Naming of Hobbits | by Margo_Kim ***


The Naming of Hobbits

by Margo_Kim
traduzione di KuroCyou

Rating: Verde
Genere: Commedia, Pre-Romantico
Note: Fix-it
Introduzione:

Ad un certo punto non puoi semplicemente chiedere a qualcuno come si chiama. Thorin non è certo di quale sia quel punto, ma sa che forse viene un po' prima che la persona in questione ti salvi la vita. Dall'altro lato delle Montagne Nebbiose, Thorin si rende conto che non ha mai colto la prima parte del nome del Signor Baggins, e scopre che è incredibilmente più difficile da scoprire di quanto avesse pensato. Fili, Kili e Dwalin non sono di nessun aiuto.
Storia originale qui


 "Comincia decisamente con una B," disse Kili con serietà mentre Thorin affondava la testa tra le mani. "Lo ricordo chiaramente. B."

"E qual è il suo cognome, Kili? Quello te lo ricordi ancora?" Disse Fili, guadagnandosi un colpo ben assestato dal fratello.

"Questi sono i miei eredi," disse Thorin a Dwalin, mentre Kili cercava di buttare a terra il fratello gettandoglisi addosso e Fili rideva ripetendo "Signor Boggins! Ooh, Signor Boggins!"

Dwalin rivolse a Thorin uno sguardo compassionevole, che sarebbe stato più efficace se non avesse avuto l'aria così divertita. "E tu nemmeno lo sai."

"Il ragazzo e io non abbiamo mai parlato molto," disse Dwalin. "Non ho nulla contro di lui, ma abbiamo poco in comune."

Quella era stata, più o meno, l'opinione di Thorin sulla faccenda, finché lo hobbit non si era lanciato davanti a un mannaro cinque volte più grande di lui per salvarlo. Ma no, non era stato quello l'inizio, anche se ci andava abbastanza vicino da permettere a Thorin di fingere che lo fosse stato. Non era stato neanche il giuramento di Mastro Baggins di aiutarli a reclamare la loro casa, sebbene quello lo avesse fatto sentire tremendamente umile. Era stato il fatto che Mastro Baggins era tornato, quando non era costretto a farlo, e quello soltanto lo innalzava al di sopra della maggior parte delle persone che Thorin avesse mai conosciuto. Quello era qualcuno che Thorin poteva abbracciare.

E abbracciarlo, ovviamente, fu più facile delle parti che vennero dopo. Come parlare, per esempio. O racimolare alcune informazioni chiave che era decisamente troppo tardi per chiedere.

"Quindi nessuno di noi sa il suo nome," disse Thorin. Guardò torvo i nipoti finché loro non si districarono e si affrettarono a rimettersi in piedi. "Pensavo che voi due foste suoi amici."

"Lo siamo!" esclamò allegramente Kili. "Solo che lo chiamiamo Signor Baggins."

"O scassinatore," aggiunse Fili. "O il grande peso."

"O testa di pecora."

"Basta." Thorin fece un passo in avanti e sussultò, portandosi una mano sul fianco. In un attimo, Fili, Kili e Dwalin furono al suo fianco, le espressioni così preoccupate che lui ebbe la mezza idea di dimostrare che poteva ancora battere chiunque di loro in combattimento. (Beh- magari non Dwalin. Thorin poteva ammettere di dover guarire ancora un po' prima di provare a buttare giù quella montagna.) Agitò la mano per fermarli con un'espressione indubbiamente acida, e loro si fecero indietro, mascherando la preoccupazione con più o meno successo. Thorin si appoggiò a un albero. "Ridicolo." Non era certo a quale parte della situazione si riferisse.

"Potremmo chiederglielo," disse Kili.

"Oh si, è una cosa che vogliono sentire tutti," disse Fili. "'Salve, persona con cui abbiamo viaggiato per quattro mesi. È divertente, ma non abbiamo mai colto il tuo nome.' Lo farà  davvero sentire un vero membro della compagnia."

L'entusiasmo di Kili sembrò imperturbato. "Allora chiediamolo a Gandalf, o Balin. O Bofur, è un buon amico di Bofur, credo."

Dwalin sbuffò. "Se pensi che Bofur non lo direbbe allo hobbit dopo un attimo..." Si interruppe, scuotendo la testa.

"Con lo stregone è lo stesso," disse Thorin. Combatté l'impulso di massaggiarsi le tempie, dovesse provocare un altro sciocco chiocciare sulla sua salute. Questo tipo di manovre erano contro la sua natura. Non era pratico dell'arte della sottigliezza.

"Allora Balin quindi," disse Kili. "Lui sa come mantenere un segreto, fidatevi."

"Perché?" Chiese Fili. "Cosa gli hai detto?"

"Nulla!" Rispose Kili, troppo velocemente.

Thorin e Dwalin si scambiarono uno sguardo ed ebbero una conversazione silenziosa come solo i vecchi, vecchi amici possono fare. Potevano chiedere a Balin, certo, e Balin glie l'avrebbe detto e non ne avrebbe fatto parola con il Signor Baggins. Ma Balin sarebbe stato molto deluso da loro. Da lui specificatamente, pensò Thorin, Balin sarebbe sopratutto rimasto deluso da lui, e magari Thorin voleva evitarlo perché, quando Thrain era scomparso, Balin era intervenute al suo meglio come qualcosa di simile a una figura paterna, ma c'era anche il fatto che Thorin si sentiva già  abbastanza idiota al momento, e non c'era davvero bisogno di allargare la cerchia di gente che lo sapeva.

"Non chiediamo a nessuno. Quando arriveremo dovunque Gandalf ci stia portando, ci saranno delle presentazioni," disse Thorin. Guardò con fermezza i nipoti, i suoi eredi, immaginando che tutto andasse come sperava, e li trovò entusiasti.

"Ascolteremo e faremo rapporto," disse Kili, come se lo stesse mandando in ricognizione.

"E non diremo una parola al Signor Baggins," disse Fili, cosa che Thorin apprezzò un po' di più dell'entusiasmo sfrenato di Kili.

"Potrei chiedere io a Balin," disse Dwalin, con l'aria di non volerlo affatto fare. "Si aspetta che io non sappia cose del genere."

"Oh, ma Balin saprebbe," disse Kili, prima che potesse Thorin. "Lui sa tutto senza che nessuno debba dire niente."

"Kili, cos'è che sa su di te?" Chiese Fili. Kili gli rivolse uno sguardo, probabilmente pensando di essere discreto, che si traduceva chiaramente in 'non davanti a zio'.

"Non voglio sapere," disse Thorin.

Kili arriccio il naso, comprensivo. "Non vuoi davvero."

Dwalin ricominciò a ridere mentre Thorin chiudeva gli occhi e pensava intensamente a come non poteva morire finché i suoi eredi non avessero avuto almeno cinquant'anni di più, a quel punto forse sarebbero stati almeno di qualche anno più saggi di ora. Il che, ammetteva Thorin, era un gran parlare per qualcuno che si affannava disperatamente per scoprire il nome di una persona con cui aveva viaggiato per quattro mesi, che gli aveva salvato la vita e offerto i suoi servigi, qualcuno che aveva provato senza alcuno dubbio di meritare molto più rispetto di quanto Thorin non gli avesse offerto, ma non sia mai detto che Thorin Scudodiquercia non si potesse sentire in colpa per due cose insieme.

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"Nessuno l'ha sentito?" chiese Thorin al suo piccolo consiglio. Fuori, dietro la grande sala, nel giardino circondato da api grandi quanto le loro teste, Fili e Kili ebbero almeno la decenza di vergognarsi.
Dwalin si limitò a scrollare le spalle. "Dimenticato," disse. "Ero distratto dall'uomo orso."

"Sembrava più importante, sì," disse Fili.

Thorin quasi disse qualcosa del tipo potete notare l'uomo orso e comunque far caso a un nome, ma si fermò. La replica era ovvia, e anche se Thorin non glie ne diede la scusa, Kili la disse comunque. "Nemmeno tu hai sentito il nome del Signor Baggins, zio."  

"Lo so. Lo so." Thorin si pizzicò la radice del naso. "Tutto questo è ridicolo."

Dwalin grugnì come se fosse d'accodo. "Thorin, il momento della discrezione è finito. Chiediglielo e basta."

"No, no, non possiamo farlo!" protestò Kili. La sua espressione fu confusa per un momento. "Aspetta, quando dici 'lui', intendi il Signor Baggins o Balin?"

Dwalin bloccò Kili con una mano e guardò significativamente Thorin come per dire, Vedi? "Vai a parlare con il ragazzo e basta, capirà."

"Capirà, ma si sentirà uno schifo," disse Kili. "Siamo appena riusciti a farlo sentire un membro della Compagnia e ora dovremmo portarglielo via?"

Fili si accigliò a suo fratello. "Perché sei diventato tutto sensibile?"

"Perché sono una persona buona, Fili."

"Sappiamo che non è vero, Kili."

"Bene, allora è perché ho appena avuto una bella conversazione con lui e non penso che abbia molti amici hobbit ed è stato gentile con Bifur l'altra sera." Kili guardò con enfasi Fili, che alzò le mani in resa. Vinto così il fratello, Kili si spostò per guardare implorante Thorin. "Non possiamo renderlo triste."

"Non lo faremo," disse Thorin, chiedendosi se poteva mantenere la promessa.

"Allora chiedi ad un altro nano!" anche Dwalin guardò Thorin. Si poteva dire in modo implorante ma più che altro sembrava stare implorando Thorin di smetterla di fare l'idiota. "Non deve essere Balin. Mahal lo sa, io non lo chiederei a Balin, con quegli infiniti pozzi di delusione che ha per occhi. Chiedi a qualcun altro." Quando Thorin fece una smorfia, Dwalin aggiunse, "Siamo nani, non elfi. Non spettegoliamo. Possiamo mantenere un segreto."

"Segreto?" la testa di Bofur spuntò da dietro l'angolo della casa, la pipa in bocca. "Che segreto? Stiamo parlando di quello che ha detto Bombur ieri notte?"

"Da quanto tempo sei lì?" chiese Thorin nell'esatto momento in cui Dwalin urlava, "Non sgattaiolare dietro a dei guerrieri!", mentre Fili e Kili chiedevano eccitati, "Cos'ha detto Bombur?"

"Bombur ci stava raccontando di quella volta che Dori era ubriaco perso all'ultima festa del Dì di Durin, è salito su un tavolo e ha cantato una serenata alla moglie di Beli," disse Bofur, sorridendo e ignorando due terzi delle domande postegli.

"Bofur!" gridò Dori, sporgendo la testa fuori dalla finestra sopra di loro che Thorin non aveva notato. Thorin ebbe un lieve attacco di panico (Da quanto stavate ascoltando? Era ancora la domanda chiave) mentre Dori guardava male Bofur, che rideva così tanto che il suo cappello minacciava di scuotersi via. "Non è andata così quella notte e quel bugiardo di tuo fratello lo sa."

"Bugiardo? Bugiardo?" disse Bofur, scuotendo il pungo a Dori con più allegria bonaria di quanta Dori sembrava apprezzare. "Stavi mentendo quando hai detto che nessuna donna oltre Brun ti avrebbe mai reso felice?"

La testa di Dori scomparve per un momento, accompagnata dal suono di passi martellanti che si avvicinavano sempre più. Bofur si calzò meglio il cappello in testa, fece spallucce a loro quattro, e corse via.

Thorin lanciò a Dwalin un'occhiata significativa. "Spettegoliamo decisamente."

"E va bene," disse Dwalin, osservando Bofur che correva nei giardini, Dori alle calcagna. "Non pensavo che Dori fosse il tipo."

"Io ce lo vedo," disse Fili. "Pensi che fosse una ballata romantica?"

"Deve esserla stata," disse Kili. "Sennò perché sarebbe così sconvolto?"

"Può essere stata una canzone da soldato," disse Dwalin. "Se cantassi una di quelle alla moglie di un nano, lo terrei anch'io segreto."

"Non chiediamo nulla a nessuno. Mai," disse Thorin. "E quando sarò Re sotto la Montagna, mi troverò dei consiglieri più fidati."

Kili annuì saggiamente. "Assicurati che siano bravi con i nomi."

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Thorin stava srotolando il suo sacco a pelo per la quinta miserabile notte a Bosco Atro quando Fili si avvicinò a lui e sibilò, "Ha firmato un contratto." Alzò un sopracciglio a Thorin. "Sai. Con il suo nome."

"Si, so come funzionano le firme," disse Thorin, ma comunque gli strinse la spalla con una mano. "Ben fatto." Suo nipote sorrise raggiante come la luce del sole che non vedevano da un po'. Un momento dopo, avendo forse percepito la felicità del fratello e sentendo il bisogno di condividerla o distruggerla, qualunque fosse l'inclinazione fraterna che sentiva quel giorno, anche Kili fu lì.

"Di cosa stiamo parlando?" chiese, spostando lo sguardo tra di loro. "Avete fatto progressi, sapete, sulla missione?" Alzò un sopracciglio a Thorin per enfatizzare. "Sapete. Con lo hobbit."

"Si, sapevo di cosa stavi parlando," disse Thorin.

"Il contratto," disse Fili a Kili, e Kili fece 'ooh'.

"Giusto! Con la sua firma," disse Kili. "Ci sarà il suo nome, zio."

"Voi due pensate che sia tanto incapace di capire concetti semplici?" chiese Thorin, poi alzò una mano. "Non rispondete. Chi ha il contratto?"

"Questa è la cattiva notizia. Ce l'ha il Signor Baggins," disse Fili. "Ma immagino che glie lo puoi chiedere e basta, sai, per rileggerlo. Magari ti sei dimenticato una clausola o vuoi assicurarti che stia ricevendo il trattamento che gli abbiamo promesso."

"Decisamente no," disse Kili allegramente. "È stato molto peggio di quanto gli abbiamo promesso."

"Basta. Tutti e due al primo turno di guardia." Thorin guardò severamente i nipoti. Non aveva lo stesso effetto di quand'erano più giovani. Quella era la dannata cosa di quella missione, pensò Thorin mentre lasciava i nipoti per andare all'altro lato del campo, dove il Signor Baggins e Bombur stavano facendo l'inventario delle razioni. Passi abbastanza tempo con le persone, e capisci che sono tutti un po' ridicoli. Quando fosse diventato re, si sarebbe dovuto assicurare che nessuno gli parlasse per più di cinque minuti.

"Salve lì e dacci un minuto," disse il Signor Baggins mentre Thorin si sedeva a terra al suo fianco. Bombur lanciò loro un'occhiata e continuò a contare. "Non abbiamo ancora finito di metter su il nostro banchetto."

Thorin guardò i pezzi di pane e miele. "Che abbondanza."

"Vero?" disse il Signor Baggins sarcastico. "Non riesco ad immaginare di potermi mai stancare di pane e miele. Ebbene! Se fossi nella Contea a mangiare i miei sette pasti al giorno, penso che sarebbero tutti a base di pane e miele e null'altro che pane e miele. O meglio, farei semplicemente colare del miele su un sasso e butterei giù quello. Il sapore è più o meno lo stesso."

"Meglio che morire di fame," disse Thorin, il complimento migliore che poteva offrire.

"Molte cose sono meglio che morire di fame, Thorin." Disse il Signor Baggins, e sì, Thorin si sentiva in colpa per quanto facilmente lo hobbit potesse usare il suo nome, grazie per l'interessamento. "Farai meglio ad alzare un po' i tuoi standard quando sarai re."

Bombur si alzò. "Queste sono le razioni allora. Comincio a distribuirle, coniglietto."

"Oh, smettila." Disse il Signor Baggins mentre Bombur si sistemava tra le braccia la cena della compagnia. Thorin gli fece un cenno di apprezzamento quando gli passò una fetta, anche se avrebbe apprezzato un po' di più se nel mentre avesse detto il nome del Signor Baggins.

D'altro canto, valeva sempre la pena di vedere l'espressione del Signor Baggins quando qualcuno tirava fuori il nomignolo coniglietto.

Quando se ne fu andato, Thorin chiese. "Hai il tuo contratto?"

Il Signor Baggins aggrottò la fronte pensoso, o forse a causa della fetta di pane e miele che aveva appena morso. "Si, nel mio zaino. Perché?"

"Volevo riconsiderare alcune sezioni," disse Thorin. "Prima che arriviamo alla montagna."

Il Signor Baggins alzò un sopracciglio. "Intendi che vuoi cambiare i termini del nostro contratto quando sono a miglia da casa, senza possibilità di fare ricorso e nessun posto dove andare se trovo i termini sfavorevoli?"

"No, no," disse velocemente Thorin. "Voglio rendere più giusto per te il contratto, non peggiorarlo."

"Come?"

"Alcune sezioni sono carenti."

Il Signor Baggins sbuffò. "È vero."

"Si, io- aspetta, cosa?" Non era la reazione che Thorin si era aspettato.

"Dobbiamo discutere la sezione dell'organizzazione dei funerali?" il Signor Baggins si strinse la pipa tra i denti e cominciò a scavare nel suo zaino. "A che punto del servizio posso richiedere più di un- come l'avevi formulato." Tirò fuori il contratto, che aveva l'aria un po' consunta, e lo srotolò. "Un funerale da plebeo con una bara di pino, e non manderete a casa il mio corpo." Alzò gli occhi dal contratto con uno sguardo secco come la pergamena che aveva in mano.

"Non capisco," disse Thorin. "È una buona clausola."

"Un funerale da plebeo."

Thorin fece una pausa. "Si?" E poi, notando dall'espressione de lo hobbit che non era la risposta giusta, "Abbiamo specificato la bara. È meglio del solito."

"Cosa c'è di solito?"

"Solo un buco per terra."

Il Signor Baggins rise incredulo. "Santo cielo. Mi avvolgereste in qualcosa prima oppure mi buttereste dentro e basta?"

"Forse qualche foglia raffinata," disse Thorin. "O ti daremmo fuoco."

Lo hobbit gli allungò il contratto. Thorin lo prese, con un tale inebriante senso di gratitudine che non poté non sorridere, un'espressione che lo hobbit ricambiò, anche se scosse la testa in un modo che implicava stesse di nuovo pensando alle stranezze dei nani.

"Vuoi offrirmi più tesoro?" chiese il Signor Baggins mentre Thorin girava la pergamena. "Un bonus per i traumi subiti?"

"Puoi avere le parti di Fili e Kili," borbottò Thorin. Ultima pagina. Le firme. C'era quella di Thorin, si, e quella di Balin sotto di essa, e-

"Oh no, non le voglio," disse ignaro il Signor Baggins mentre Thorin fissava il foglio inorridito. "Non se comprendono il resto dei loro guadagni. Preferirei non essere in linea per il trono, grazie. Mi piace poter chiudere fuori i vicini, e non penso che si possa fare se sei un re."

"Ah." Thorin diede un'occhiata alla pagina, poi a B-qualcosa Baggins, poi di nuovo giù sulla pagina. "Non puoi." Illeggibile. Assolutamente illeggibile. C'era qualcosa che riconosceva vagamente essere una B all'inizio, ma non poteva neanche essere certo di non averla identificata semplicemente perché sapeva cosa ci sarebbe dovuto essere. C'era uno strano segno e poi uno scarabocchio, poi una specie di violenta barra, e infine, in lettere che non potevano essere più chiare, Baggins. "Che firma che hai," disse Thorin, impotente.

B-qualcosa Baggins ridacchiò, il bastardo. Bastardo Baggins, si, eccoci, pensò Thorin, mistero risolto. "Si, me l'hanno detto."

"Neanche si riesce a leggere il nome." Thorin sperava di sembrare più scherzoso che disperato.

"Serve solo il cognome per scopi ufficiali," disse quel mostro di hobbit. "Immagino sia sempre stato pigro riguardo il nome."

"Non va bene."

Il Signor Baggins si limitò a sorridere, poi prese un altro morso dal suo pane e subito smise. "A quali sezioni parlavi allora?"

Thorin lanciò un'ultima occhiata alla firma (forse era solo la poca luce della foresta?) prima di arrendersi. "I tuoi diritti a Erebor dopo che la riprendiamo," disse, avvilito. "Se mi succede qualcosa, voglio assicurarmi che ti verrà concessa tutta l'accoglienza che ti spetta."

Non sapeva perché fosse quella la bugia che scelse, perché non era qualcosa a cui Thorin voleva particolarmente pensare. E comunque ci aveva pensato molto ultimamente. Era stato uno stupido a fingere di credere che la sua sopravvivenza era garantita. Era già abbastanza stupido a credere che sarebbe andato tutto liscio, ed era il massimo dell'avventatezza che si poteva concedere. Sapeva che la sua compagnia si sarebbe presa cura del suo hobbit se Thorin non poteva, ma non poteva garantire sicurezza neanche a loro. Non poteva garantirla a nessuno. Meno di tutti al Signor Baggins. Pensò a una piccola bara di pino lì fuori nelle selve e poi smise risolutamente di farlo.

"Non essere macabro, Thorin," disse il Signor Baggins, agitando la mano. "Non ti succederà nulla di male."

"Siamo in missione per uccidere un drago."

"Fa lo stesso." Il Signor Baggins pensò per un momento e fece una smorfia. "È già abbastanza spiacevole essere in questa foresta. Non c'è bisogno di parlare anche di cose tragiche e oscure."

"Le precauzioni non sono tragiche e oscure," disse Thorin con un'insistenza che quasi gli fece dimenticare di aver tirato fuori l'intera discussione dal nulla come copertura per aver cercato di leggere una firma illeggibile.

"Lo è quando è una precauzione nel caso succeda qualcosa di tragico e oscuro."

"Quindi preferiresti affrontare quell'eventualità impreparato?"

"Prima di tutto, se qualcuno sopravvivrà a questa missione, sarai tu, spinto da pura cocciutaggine," disse il Signor Baggins. "E secondo, se dovessi, per qualche orribile tragedia non sopravvivere, non penso che nessuno in questa compagnia mi calcerebbe via dalla montagna solo perché non ci sei tu." Fece una pausa.

"Stai pensando a Fili e Kili?" chiese Thorin.

"Si, potrebbero pensare che sia divertente. Ma poi sono certo che Balin gli parlerebbe per farli ragionare."

"O Dwalin li prenderebbe a botte per farli ragionare."

Il signor Baggins nascose un sorriso dietro un altro morso di pane e miele. "Una delle due. Quindi vedi, sono ben sistemato, grazie."

"Comunque, sarei più tranquillo se potessimo metterci d'accordo."

"Ti preoccupa così tanto?" chiese il Signor Baggins, l'aria genuinamente sorpresa.

Thorin si spostò. Non sapeva come rispondere. "Si," disse, e mentre lo diceva si rese conto che era completamente vero. "Voglio essere sicuro."

"Beh, va bene, se vuoi preoccuparti," disse il Signor Baggins, abbassando la testa. Thorin pensò che forse era arrossito, ma era troppo buio per esserne certi. "Dopo tutto, questa missione non è stata altro che seguire i tuoi capricci ridicoli."

"E salvarmi da essi," disse Thorin.

"E un po' troppo pane e miele." Il Signor Baggins fece cenno a Ori di avvicinarsi. "Che gloriosa grande avventura. Non posso credere che quasi non sono venuto."

I termini sui quali si accordarono erano semplici ma soddisfacenti. Il Signor Baggins poteva restare a Erebor per quanto volesse ("In perpetuo, è il termine ufficiale per dirlo," aveva commentato Ori con aria cospiratoria, tamburellandosi il naso) e gli sarebbe stato pagato uno stipendio dalla tesoreria reale per sostenersi così da non dover lavorare. Avrebbe anche avuto lo status officiale di ospite reale e ne avrebbe ricevuto tutti i benefici fino a ché non avesse deciso di lasciare Erebor.

"E se rifiutassi di andarmene?" chiese il Signor Baggins. Il cuore di Thorin sussultò un poco.

"In perpetuo," Disse fermamente Ori. Poi lanciò un'occhiata a Thorin che gli fece un cenno. "Ehm. Sì. In perpetuo."

Il Signor Baggins rivolse a Thorin uno sguardo compiaciuto. "Mi assicurerò di prosciugare la tesoreria."

Thorin sbuffò una risata. "Dubito che un membro di questa compagnia che pensava che i lapislazzuli fossero un tipo di pesce sarà un così grande peso finanziario, non importa quanti libri e tazze di tè ordina con il sussidio del re."

Il signor Baggins rise, lanciando indietro la testa. "Dovrò sviluppare gusti più costosi." Tamburellò sul contratto in mano a Ori. "Ooh, e aggiungi che mi spetta una camera privata nella sezione reale." Guardò Thorin. "C'è una sezione reale?"

"Si," disse Thorin, "É dove dorme la famiglia reale."

"Perfetto," rispose il Signor Baggins. "Mettimi subito accanto a Thorin, probabilmente é la stanza migliore."

"Io non avrò una stanza. Sono morto in questo scenario," disse Thorin. "Il punto dell'intera clausola é quello."

"Si, e ora sto pensando a come vivremo davvero a Erebor," disse il Signor Baggins, "in una situazione in cui tu sei decisamente non morto e io vorrei prendere la miglior stanza possibile per il mio soggiorno."

"Quindi hai intenzione di rimanere?" Chiese Thorin, il cuore che gli martellava nelle orecchie.

Il Signor Baggins abbassò di nuovo lo sguardo, sorridendo leggermente, e scrollò le spalle. "Non ha senso fare lo sforzo di aiutarvi a riprendervi la montagna e non rimango un po' per vedere com'è. Se, ehm, non ci sono problemi."

"No, no, nessuno," disse Thorin, forse troppo in fretta. Si strinse i pugni in grembo. "Come abbiamo detto. In perpetuo. Resti per sempre."

Ori guardò di nuovo Thorin. "Se è tutto allora," disse, con l'aria di voler davvero essere da un'altra parte. "Ho solo bisogno che firmiate di nuovo il nuovo accordo." Passò il calamo a Thorin. "Qui sulla riga sopra. E poi il nostro mastro scassinatore può firmare sotto."

E non per la prima volta Thorin pensò che di certo qualcuno in quella compagnia avrebbe potuto chiamare il Signor Baggins per nome, prima o poi.

"Mi sento imbarazzato per la mia firma ora," il Signor Baggins disse a Thorin, prendendo il calamo quando lui finì.

"Firma più chiaramente allora," disse Thorin con una falsa noncuranza che fu quasi dolorosa. Il Signor Baggins alzò un sopracciglio e scarabocchiò ciò che appariva essere tre ghirigori in fila.

"Così?" chiese innocentemente.

Thorin combatté l'impulso di affondare la testa tra le mani. "Esatto, coniglietto. Proprio così."

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"Te l'ho detto, sto bene," grugnì Kili quando Thorin chiese una terza volta. Il suo viso era pallido quasi quanto la superficie ricoperta di nebbia del lago, e con tutto il sudore che vi colava, probabilmente altrettanto bagnato. Ma cosa poteva fare Thorin, lì su quel cumulo di spazzatura di una chiatta? Oin sedeva da un lato del nipote, Fili dall'altro. E Fili aveva già detto privatamente a Thorin quanto Kili non lo volesse lì.

"Lo fai vergognare, zio," aveva detto Fili, gli occhi bassi. "Non vuole sembrare debole davanti a te."

Dopo l'attacco dei ragni, la permanenza nelle prigioni di Thranduil e la fuga infelice, Thorin non aveva pensato di potersi sentire ancora peggio. E di nuovo, i suoi congiunti riuscivano a provare il contrario. Quindi l'umore di Thorin era (legittimamente, sosteneva lui) orribile quando il Signor Baggins cominciò a cantare le lodi di Bard il chiattaiolo.

"Come sai il suo nome?" sbottò Thorin.

"Glie l'ho chiesto." sbottò di rimando il Signor Baggins.

Dietro lo hobbit, Dwalin fissò Thorin significativamente. Thorin decise di ignorarlo. Era perfettamente in grado di carpire da sé le implicazioni. Ciò non impedì a Dwalin di scivolare verso di lui l'istante che il Signor Baggins se ne andò dall'altro capo della barca. "Hai sentito?" chiese Dwalin. "Non sapeva il nome di qualcuno quindi ha chiesto. Geniale. Se vuoi ancora trovarti dei nuovi consiglieri, raccomanderei quel ragazzo. Ha la testa sulle spalle."

"Dwalin," avvertì Thorin.

"Dovresti andare e assumerlo ora. Penso di sapere quale sarebbe la prima cosa che ti consiglierebbe."

Thorin sospirò. Non poteva neanche essere arrabbiato con Dwalin - beh, così arrabbiato, ma Dwalin era naturalmente e sempre un po' un coglione e Thorin ci era abituato. "Bofur mi ha detto il suo nome quando ci hanno presi," disse cupo.

Dwalin si sporse immediatamente verso di lui. "Significa che lo sai?"

Se Thorin fosse stato meno infreddolito, bagnato e depresso, avrebbe potuto rivolgergli uno sguardo un po' meno impotente. Per come stavano le cose, era più o meno ad una folata fredda di distanza dall'ipotermia, quindi era probabilmente regale quanto un gattino affogato quando disse, "Non sono riuscito a sentirlo. Bofur ha sussurrato "Dov'è -" Thorin fece un gesto come per tagliare dove doveva trovarsi il nome del Signor Baggins. "Considerando le circostanze, non potevo chiedergli di ripeterlo."

"Stai mentendo." Disse Dwalin.

"Vorrei." Thorin cercò di passarsi una mano tra i capelli e finì per incastrare le dita nel pasticcio impregnato di ragnatele e acqua.

Dwalin lo guardava nel modo, beh, nel modo in cui di solito guardava Fili e Kili, il che era certamente umiliante. "Chiediglielo e basta, Thorin."

Thorin districò le dita, sentendosi un po' come un gatto che aveva appena incastrato un artiglio e aveva intenzione di fare come se non l'avesse visto nessuno. "Ti ricordi, dopo la Carroccia, quando ho detto che non potevamo chiederglielo?"

"Troppo bene."

"Mi sbagliavo. Dovevamo chiederglielo allora," disse Thorin. "Lo capisco adesso. Posso ammettere che al tempo avevi ragione."

"Ho ancora ragione."

"No. Siamo quasi ai piedi di Erebor. Lo sto per mandare a recuperare l'Arkengemma."

"E dovresti sapere come si chiama prima di farlo."

"Come?" sibilò Thorin. Qualche piede davanti a loro, Gloin si girò e li guardò interrogativo. Dwalin e Thorin lo fissarono malamente finché lui non si voltò di nuovo. Non ci volle molto. Almeno le occhiatacce di Thorin funzionavano ancora su qualcuno. A voce più bassa, Thorin disse, "Dovrei mandarlo verso un drago poche ore dopo avergli detto che non mi sono mai nemmeno preoccupato di sapere come si chiama per tutto questo tempo?"

"Sarò felice di garantire per quanto ti sei preoccupato," rispose Dwalin. "Hai mantenuto il segreto abbastanza a lungo."

Thorin scosse la testa. "Più tieni un segreto, più devi tenerlo segreto."

"È ridicolo."

"Sono d'accordo. Però…"

Dwalin cominciò a dire qualcosa e si fermò. Sembrava sofferente. Più di quanto lo era sembrato quand'era strisciato fuori dal barile. O si era ferito nella fuga o stava per provare una discussione a cuore aperto. "Lo hobbit non sarà arrabbiato." Thorin sussultò. Era il cuore aperto. "No." Dwalin gli puntò il dito in faccia. "Ascolta. Sto solo dicendo questo perché non può farlo Balin. Poi non ne parleremo più. Lo hobbit non si arrabbierà. Gli piaci. Ti piace. Tutti sanno che gli piaci. Tutti sanno che ti piace. Nessuno dei due è discreto. Qualunque cosa tu immagini che succeda se lo scopre, non succederà. A meno che non immagini che rida di te per un'ora buona. Probabilmente lo farà." Dwalin incrociò le braccia. "Quindi, hai intenzione di chiederglielo?"

"No," disse Thorin. "Qualcuno dirà il suo nome prima o poi, e il Signor Baggins non dovrà mai saperlo."

"Sei un idiota."

"Sfogati ora. Non potrai più abusare di me quando sarò re."

Dwalin sbuffò. "Se pensi che una corona mi fermerà…"

Thorin gli diede una pacca sul braccio. "Non l'ho mai pensato." Si schiarì la gola, il viso ancora bollente per il discorso di Dwalin. "Sei un buon amico."

"Mahal, no," disse Dwalin. "Non faremo questa cosa."

"Oh bene. Avevo finito i complimenti."

Dwalin gli diede un pugno sulla spalla. Riusciva a colpire sempre lo stesso punto. Thorin aveva un livido lì ormai da decenni. Rimasero in silenzio l'uno accanto all'altro mentre la chiatta scivolava sulle acque nebbiose. Poi Dwalin si avvicinò. "Sai come mi chiamo, giusto?"

"Certamente, Oin."

Sembrò che Dwalin stesse per dire qualcosa, probabilmente di ferocemente maleducato, ma fu allora che la nebbia si diradò. "Oh," esalò Dwalin, più leggero della nebbia attorno a loro. Thorin non disse nulla. Non poteva. Perché lì c'era casa. Cos'altro c'era da dire?

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Thorin si congedò dalla festa a mezzanotte, quando tra l'altro stava appena cominciando. La maggior parte della compagnia era già andata avanti a scolarsi roba senza dar segno di volersi fermare. Non lo preoccupava troppo. Ci sarebbe voluto più di quel piscio di birra per far ubriacare troppo dei nani. Solo pochi membri della compagnia si erano ritirati presto come lui. Bofur, per uno, era già svenuto sotto un tavolo. Thorin prese nota di assicurarsi che qualcuno lo andasse a controllare la mattina. Aveva mandato Kili a letto presto, ed era preoccupato del fatto che suo nipote era andato via senza protestare. Fili era andato con lui, così pure Oin. Il resto dei nani era ancora nella grande sala quando Thorin scivolò via. Quando le grandi porte di legno si chiusero dietro di lui, ingoiarono il rumore della festa fino a farlo diventare un frastuono ben ovattato.

"Anche per te tutto quel caos è un po' troppo?" chiese il Signor Baggins. Sedeva a gambe incrociate sul bordo del pontile con un piatto in grembo con cibo per tre pasti. C'erano quattro piatti vuoti dietro di lui. Thorin rabbrividì al pensiero del metabolismo degli hobbit.

"È stata una lunga giornata," disse Thorin, sedendosi dietro al Signor Baggins.

"Lunga giornata? Lunga settimana. Lungo mese. Lungo viaggio." Il Signor Baggins alzò una zampa d'agnello. "Il cibo è buono però."

"Com'è possibile che tu abbia ancora fame dopo tutto quello che hai mangiato alla festa, non lo capirò mai."

Il signor Baggins si limitò a scrollare le spalle felicemente e continuò a trangugiare. Thorin si appoggiò all'indietro sulle mani e fissò l'acqua, verso la montagna. La luce della luna era così luminosa e limpida quel giorno che sembrava che la Montagna Solitaria non fosse più sola, la sua gemella pallida riflessa perfettamente nel lago. Era troppo a cui pensare, così vicini e comunque così lontani. "Perché hai detto quello che hai detto?" chiese Thorin, gli occhi ancora su Erebor.

Il Signor Baggins ingoiò un boccone e chiese, "Intendi aver detto alla festa che mi chiamo Otho Banks?"

"Anche quello," disse Thorin seccamente. Aveva seguito il Signor Baggins in giro per la festa per due ore, non che gli fosse dispiaciuto particolarmente, ma era stato nella speranza che lo hobbit avrebbe certamente, ad un certo punto, detto il proprio nome. Thorin cominciava a pensare che non ne avesse uno. Forse era Signor. Ora si era messo a distribuirne di falsi, l'ingiustizia di tutto ciò era, a questo punto, deludente ma non sorprendente.

Deludente ma non sorprendente riassumeva anche molto della vita di Thorin in generale.

"Avevi l'aria molto amareggiata quando l'hai sentito," disse il Signor Baggins. Lanciò a Thorin un'occhiata come per chiedere perché. Thorin lo ignorò. Probabilmente era sembrato molto amareggiato.

"Perché hai detto a quelle persone che quello è il tuo nome quando," e lì Thorin fece un azzardo, "non lo è?"

Il signor Baggins rise imbarazzato. "È sciocco, lo so. Ma Bard - e non fare quella faccia, Thorin, è un uomo molto cortese che non era obbligato ad aiutarci e vuole solo che la sua gente sia al sicuro - ha chiarito bene che non c'è da fidarsi del Governatore. E so di essere lontano da chiunque mi conosca, ma…" il signor Baggins spostò il piatto da dietro di sé e si sdraiò come Thorin. La luce della luna illuminava il suo cipiglio pensieroso. "Ti ho raccontato della creatura nelle Montagne Nebbiose."

Thorin annuì. "Pensi ancora al fatto che gli hai detto il tuo nome?"

"È strano pensarci cos tanto," disse il signor Baggins. "Ma comunque non riesco a dimenticarlo. Non so che cosa mi preoccupa, ma mi preoccupa." E quell'ultima frase sembrava riassumere molto della vita del signor Baggins.

"Se ti preoccupa così tanto, allora fai bene ad essere cauto con il tuo nome," disse Thorin, anche se lo uccideva farlo. "Dovrò chiamarti Otho d'ora in avanti? Come il tuo parente preferito?"

Il signor Baggins fece una smorfia. "Non so perché ho scelto lui. Non sopporto neanche di fare finta di essere sposato con Lobelia. Sai che si prenderà Casa Baggins se muoio." Disse l'ultimo pezzo come se quella ragione fosse un incentivo per restare vivo. Lo hobbit contemplò la montagna, la bocca stretta in una sottile linea preoccupata. Thorin si girò a contemplare la montagna con lui. Sedettero insieme in silenzio, afflitti, il che non era un'esperienza esattamente piacevole, ma era di certo un miglioramento dal solito affliggersi da solo di Thorin.

"Hai detto 'anche quello'," disse il signor Baggins, lo sguardo ancora sulla montagna.

"Mhmm?"

"Quando mi hai chiesto perché avessi detto quello che ho detto, hai detto anche il nome falso. C'era… altro che volevi chiedermi?"

Thorin non disse nulla.

"Quando ho garantito per te, intendevo davvero tutto," disse il signor Baggins semplicemente. "Sei la persona di più alto livello che abbia mai incontrato e ti seguirei- beh." Il signor Baggins indicò Erebor. "Dall'altro capo del mondo fino al tesoro di un drago. Per questo ho detto quello. Non c'è nessun'altro per cui metterei in gioco il mio buon nome."

Thorin non guardò il signor Baggins. Non lo guardò per molto tempo. Poi si schiarì la gola e disse, "Scusa, qual'era quel buon nome?"

Il signor Baggins rise e urtò la propria spalla contro quella di Thorin.

Thorin rise insieme a lui e disse, "Davvero, non so come ti chiami. Dimmelo per favore."

"Oh, Otho, ovviamente," disse allegramente il signor Baggins. "Otho Banks, al tuo servizio."

Thorin si arrese. Ricadde all'indietro sul pontile e fissò le stelle. Dopo un momento, il signor Baggins ricadde al suo fianco, osservando le stelle sotto le quali Thorin era cresciuto, anche se non le aveva mai conosciute da dentro la montagna. Rimasero a preoccuparsi insieme un altro po', spalla a spalla, e se non era comunque esattamente piacevole, pensò Thorin, la compagnia era imbattibile.

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Thorin conosceva quest'aria. Thorin conosceva questa pietra. Mentre il Signor Baggins strisciava verso il grande tesoro del suo popolo, Thorin faceva scorrere le mani sull'interno della sua montagna. Il fetore del drago e di morte appestava ancora l'aria. Ma sotto. La riconosceva. Quella era l'aria che il suo popolo aveva respirato quando le sale di Erebor erano illuminate d'oro.

Non poteva rimanere lì. Non poteva aspettare a metà dentro casa. Thorin uscì fuori all'aperto e lo odiò l'esatto momento che lo respirò di nuovo.

Aspettarono. Thorin chiuse gli occhi e camminò avanti e indietro insieme ai passi del Signor Baggins. Non sapeva dove portava la porta segreta, ma era sul lato ovest, vicino alla cima dei tunnel di servizio. La grande sala era l'unico posto in cui poteva andare. Doveva essere lì ormai, di certo, a meno che il signor Baggins non camminasse più lentamente di quanto non crescesse la pietra. Cosa vedeva? Il suo viso era illuminato dalla luce dorata?"

Aspettarono in silenzio. E poi sentirono il ruggito. Thorin lo ricordava. Thorin non era mai riuscito a dimenticarlo, e non ci aveva mai provato. Aveva accumulato l'odio tanto quanto Smaug aveva accumulato l'oro e le ossa del suo popolo. Arrivarono ancora rumori dalle profondità. Il signor Baggins era lì giù, affrontando quello. E ancora Thorin non si mosse.

"E Bilbo?" chiese Ori.

Thorin pensò a quando aveva aspettato nelle prigioni di Thranduil con più speranza di quanta ne avesse avuta da tempo. Poi pensò all'oro. "Diamogli più tempo." Il suo hobbit non aveva forse provato di poter portargli tutto ciò di cui aveva bisogno, se aveva abbastanza tempo?

"Tempo per fare cosa?" sbottò Balin. "Farsi uccidere?"

"Tu hai paura," accusò Thorin.

"Sì! Sì, ho paura!" disse Balin, come se la codardia, così vicini al loro tesoro, non fosse disonorevole. "Ho paura per te, Thorin. Una malattia grava su quel tesoro, una malattia che ha fatto impazzire tuo nonno!"

Thorin si ritrasse, sussultando. "Io non sono mio nonno."

"Non sei te stesso! Il Thorin che conosco non esiterebbe-"

"Non rischierò la riuscita della missione per la vita di uno-" esitò un momento. Ritrovò l'equilibrio. "Scassinatore."

"Bilbo," disse Balin. "Il suo nome è Bilbo!"

Bilbo Baggins.

Sarebbe dovuto essere qualcosa di più. Dopo tutto questo tempo, sarebbe dovuto essere qualcosa di pi. Non il nome, no, perché dopo che Thorin lo sentì, scattò al suo posto perfettamente, come l'Arkengemma sopra il trono. Era la sua scoperta ad essere deludente. Balin non era stato neanche il primo a pronunciarlo, pensò distrattamente Thorin. Era stato Ori. Era uscito di bocca a Ori e Thorin non se ne era neanche reso conto. 

Non importava. Davvero. Non ora, almeno, non quando cose più importanti stavano accadendo, non quando c'erano ancora la vendetta e il recupero da fare, l'Arkengemma da trovare, un drago sveglio. Non importava ora, con la sua spada premuta sul petto dello scassinatore perché Thorin poteva sentire l'oro cantare e nessuna cosa senza nome si sarebbe ritirata da un lavoro a metà dell'opera. E non importava. Davvero.

"Bilbo!" gridò Thorin per la prima volta, e sembrò giusto nella sua bocca. Sembrava giusto, come l'oro intorno a lui. Sembrava giusto come la corona di suo nonno. Bilbo, pensò Thorin, e il suono era come un altro tesoro in cima a quello che aveva già reclamato. Bilbo poteva essere un altro tesoro. E perché no? Aveva firmato il contratto. Aveva detto di voler restare. Che restasse negli appartamenti reali come Thorin aveva promesso. Sarebbe stato ancora meglio. L'Arkengemma era ancora perduta per ora, e ciò gli insegnò una lezione preziosa - non perdere di vista ciò che è prezioso per te.

Il nonno di Thorin gli aveva detto, una volta, che non si può mai possedere qualcosa di cui non sai il nome. Intendeva le rocce. "Bilbo," disse il re sotto la montagna, e seppe cosa intendeva.

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Quello di Bilbo fu l'ultimo volto che Thorin vide prima di morire. Chiamatelo un ultimo fiato di avidità - Thorin era felice oltre ogni dire per la visione e la semplice gioia di poter, infine, dargli un nome. Si avvolse in quel nome. E poi lo lasciò andare. "Addio, mastro scassinatore," disse Thorin, e se c'era qualcosa di egoista nel voler morire con un po' di altruismo, non c'era altri che Bilbo lì a giudicarlo, e al giudizio e al dolore e alle braccia di Bilbo, Thorin si arrese volontariamente.

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Quello di Bilbo non fu il primo volto che Thorin vide quanto tornò in vita.

L'universo, a quanto pare, non amava così tanto i paralleli.

Quindi la prima immagine che vide Thorin quando si svegliò fu Dwalin, seduto vigile nella tenda medica. Poi Fili, quando zoppicò da lui al suono del grido di Dwalin, e poi Kili che zoppicava dietro il fratello. E poi ci fu Bilbo. Il suo viso era più pallido di quanto Thorin ricordasse e spruzzato del sangue di qualcun altro come lentiggini. Indossava la tunica blu di un medico e si stava pulendo le mani su uno straccio sudicio mentre correva lì. Mentre Fili e Kili si lanciavano su Thorin, lui vide gli occhi di Bilbo riempirsi di lacrime. L'ultima cosa che vide prima di cedere di nuovo all'oscurità fu Dwalin che dava una pacca confortante sulla spalla di Bilbo.

Fu una cosa così surreale che Thorin era piuttosto convinto di essere ancora morto.

Thorin dormì. Dormiva e si svegliava e dormiva ancora, più addormentato che sveglio. Le ore di coscienza duravano non più di quanto ci voleva a versargli un po' di brodo in gola. Non era mai certo di chi lo facesse, a parte quando erano le mani di Bilbo a inclinargli indietro la testa e accarezzargli la guancia una volta finito. Persino dopo la missione, le mani di Bilbo erano più morbide di qualunque altra Thorin avesse mai conosciuto.

Una volta, quando si svegliò, Gandalf era lì, fumando la pipa felicemente come se la tenda ospedaliera fosse stata il suo salotto privato. "Sei fortunato," disse Gandalf semplicemente. "Quel tuo piano spericolato poteva andare in modo molto diverso."

Thorin gemette. Era più o meno il massimo che riusciva a fare.

E dormì. Dopo un po' dormì di meno. Oin si affaccendava tremendamente su di lui, ma non c'era molto che Thorin potesse farci considerando che alzare un braccio sembrava l'impresa più eroica immaginabile. I suoi nipoti se la cavavano meglio. La caduta di Fili gli aveva frantumato una gamba, ma i nani avevano mani abili ad intagliarne di nuove quand'era richiesto. Quando Thorin riusciva appena a sedersi nel letto, Oin aveva passato Fili ad un secondo paio di mani. "Almeno posso far finta  che stia aiutando a guarire suo fratello ogni volta che quei due scappano per ore," borbottò Oin.

I feriti rimanevano nelle tende mediche fuori dalle mura di Erebor. Tende mediche elfiche, si rese conto Thorin con orrore, ma neanche Dwalin aveva intenzione di soddisfare la sua indignazione. "Tu vuoi mettere i malati e i moribondi di fianco a merda di drago," disse Dwalin, "accomodati. Per quanto mi riguarda, mi sta bene che Thranduil finanzi tutto questo."

Se la si metteva in quel modo, come poteva resistere Thorin? Alla fine Oin dovette dire a Thorin di smetterla di incoraggiare giovani nani guaritori a distruggere qualunque cosa dall'aria costosa. "Addebiterà Erebor per il costo," fece notare Oin.

Thorin soppesò la cosa. "Ma gli creerà problemi a breve termine."

Mentre finiva di controllare le bende di Thorin, Bilbo roteò gli occhi. "È bello sapere che superare la malattia dell'oro non ti ha reso una persona migliore," disse, le sue dita che avvolgevano la garza fresca così delicatamente che Thorin non riusciva a sentirla - un cambiamento gradito dalla reazione all'approccio considerevolmente più brusco di Oin, che poteva essere riassunta in farlo sentire decisamente troppo così da assicurarsi che i nani scapestrati non facciano ancora sciocchezze del genere.

"Non sai che dovresti essere gentile con i feriti?" disse Thorin.

Bilbo sbuffò una risata e diede un colpetto sull'unico punto del petto di Thorin che non era chiazzato di lividi viola.

Bilbo era venuto ogni giorno per occuparsi di Thorin. Oin aveva detto che era stato lì anche mentre Thorin dormiva. Thorin non era il suo unico paziente, ovviamente. Gli hobbit, era venuto fuori, avevano precisamente il giusto temperamento per curare, e così Bilbo dispensava i suoi talenti nel campo dei feriti. Certi giorni Thorin lo vedeva per solo un momento quando lo superava, presumibilmente per andare da qualcuno in rischio imminente di morte. Solo il lunedì precedente, Bilbo era corso nella tenda di Thorin, gli aveva messo la mano sulla fronte, aveva detto "Bevi più acqua," ed era corso fuori di nuovo.

Ma negli ultimi giorni era una cosa rara. Ora chiunque fosse ancora vivo era o in piedi come Fili, oppure in convalescenza lunga come Thorin. Thorin aveva dormito nei giorni in cui erano state bruciate le pire. Le morti erano meno frequenti ora, e quelli in lutto potevano permettersi un po' più di artigianato. Bard stesso aveva ringraziato i nani. "Le bare di pino possono sembrare un lusso quando dobbiamo ancora ricostruire le nostre case," aveva detto, "ma dobbiamo dare un po' di dignità ai morti."

Quando se n'era andato, Bilbo aveva rivolto a Thorin un piccolo sorriso stanco e aveva detto, "Non dirò nulla della cosa del funerale da 'plebei' se non lo fai tu."

Meno morte significava più tempo libero, almeno per i medici. E Biblo passava il suo tempo libero, per la maggior parte, con Thorin, il che compensava abbastanza la ferita da spada nella sua pancia (come anche, ovviamente, Erebor, ma quello era ancora un piacere e un orgoglio più distanti, e Thorin non era ancora completamente convinto che non gli stessero tutti mentendo sul fatto che c'era un progetto di ricostruzione, solo per renderlo un paziente migliore). Loro due avevano parlato molto durante la missione - molto, come Dwalin era stato felice di far notare - ma una cosa era una breve conversazione mentre aspettavano che Dori guadasse il torrente, o che Bofur si rendesse conto che Kili gli aveva annodato i lacci, un'altra era star seduti in un posto per ore, giorni, settimane, con non molto altro da fare. E dormire. E chiacchierare di nuovo. Thorin si era abituato al fatto che Bilbo salisse nel letto accanto a lui e si appisolasse dopo un turno lungo. Gli davi venti minuti così, la testa seppellita nella spalla più forte di Thorin, e poi era in grado di andare avanti altre dieci ore.

Oggi Bilbo entrò nella tenda di Thorin come se fosse caduto in un camino particolarmente fuligginoso, e disse, "La buona notizia è che i tuoi nipoti sono completamente guariti. La cattiva notizia è che i tuoi nipoti sono completamente guariti."

"Hanno ricominciato a fare scherzi?" chiese Thorin mentre Bilbo raggiungeva la bacinella d'acqua sul comodino.

"Peggio, è stato un incidente quindi non puoi neanche arrabbiarti con loro. Stavano aiutando gli uomini di Dain a spostare il combustibile per le caldaie e sono riusciti a ricoprire metà dei campi di addestramento di polvere di carbone," disse Bilbo. Quando ficcò le mani nell'acqua, quella diventò nera. "Abbiamo passato l'ultima ora a ripulire."

"Ed è pulito?"

Bilbo rise. "No, per niente, ma ci siamo accorti di poter lasciare quei due a ripulirlo da soli."

"Amo i miei nipoti," disse Thorin, "ma sono molto contento che Balin e Dain fanno insieme le veci del capo del governo ora."

"Anche Fili e Kili," Bilbo si sciacquò il viso. Quando riemerse, gli occhi strizzati e i ricci sulla fronte grondanti, cercò a tentoni un panno e disse, "Sai, le veci del capo del governo sono impazienti che tu diventi l'effettivo capo del governo."

Thorin gemette, come non avrebbe fatto se ad ascoltarlo ci fosse stato qualcun altro. "Lo so."

Non era la prima volta che ne avevano parlato. Con le ferite di Thorin quasi guarite - o, più accuratamente, tanto guarite quant'era possibile nel breve termine - era tempo di ridare il potere al legittimo re. Thorin odiava questo piano. Era stata una sua idea, e comunque odiava questo piano, il che significava che era sorprendentemente simile alla maggior parte dei suoi piani.

"Solo tu puoi essere afflitto dal fatto che hai ottenuto tutto ciò che hai sempre voluto," disse Bilbo. "Come sto?"

"Sei passato da essere ricoperto di fuliggine a grigio," disse Thorin. Bilbo borbottò qualcosa sottovoce che suonava molto poco gentile nei confronti dei nipoti di Thorin. "E non è che abbia fatto un bel lavoro l'ultima volta che sono stato re."

Bilbo inzuppò il suo panno nell'acqua del bicchiere di Thorin e cominciò a strofinarsi la faccia. "la prima volta che ho provato a rubare qualcosa per te, ho fatto catturare dai troll l'intera compagnia. Chi mai è bravo il primo giorno di lavoro?"

Thorin si incupì. "È diverso."

"Cavolate," disse Bilbo. "Sei nato per essere re, Thorin, e sapere cosa non fare è tanto utile come sapere cosa fare. Se hai bisogno d'aiuto con il resto, chiedi ai uno dei tuoi fedeli consiglieri e basta."

"Quindi Dwalin, Balin, o te," disse Thorin.

"Forza, saggezza, e buon senso. Cos'altro ti serve?" Bilbo si indicò il viso. "Sono ancora grigio-goblin?"

"Come una rosa. E più o meno altrettanto minaccioso."

Bilbo roteò gli occhi. "Grazie, Thorin."

"Prego, Bilbo."

Il nome rotolava dalla lingua di Thorin così facilmente ultimamente. All'apice della sua malattia, era stata almeno una cosa su cui non si sbagliava. Il nome di Bilbo andava bene. Andava bene a Bilbo. Andava bene a Thorin. Mentre era appena cosciente dopo essere stato riportato tra i vivi, lo aveva mormorato come una preghiera. E aveva funzionato meglio di qualunque altra preghiera Thorin avesse offerto prima. Quando chiamavi Bilbo, lui aiutava realmente.

E Thorin aveva avuto ragione a non chiedere. Aveva comunque saputo il nome di Bilbo, e Bilbo non sapeva nulla dell'ignoranza di Thorin. L'aveva passata liscia, pensò. L'aveva davvero passata liscia.

Non sembrava giusto.

"Non sapevo il tuo nome finché Balin non me l'ha detto fuori dalla porta segreta," disse Thorin d'impulso.

Bilbo si interruppe mentre strizzava il panno. "Cosa?"

Thorin strinse i denti e confessò. "Non sapevo come ti chiamavi. Il tuo nome. Non lo sapevo."

Bilbo aveva ancora l'aria di star cercando di capire cosa Thorin avesse appena detto. "Tu non- non capisco, non sapevi il mio nome?"

"No." Thorin si tirò su sul letto. Istintivamente, Bilbo lo spinse di nuovo giù. "Non mi sono reso conto di non saperlo fin quando non mi hai salvato."

"Quale volta?" chiese Bilbo, fissandolo stupefatto.

"La prima volta," Thorin disse velocemente. "Mi sono sentito in colpa per molto tempo. Se aiuta." Bilbo continuava a fissarlo. "Dwalin, Fili e Kili mi stavano aiutando a scoprirlo in segreto." Thorin fece una pausa. "Non sono stati d'aiuto."

"Non stavi scherzando a Pontelagolungo," disse Bilbo, sbalordito. "Quando hai detto che non sapevi come mi chiamavo, non stavi scherzando."

Thorin sussultò. "Stavo cercando di farti ridere?" provò.

"Ma speravi anche che nel frattempo avrei detto il mio nome. Perché non lo sapevi." Bilbo si sedette sul bordo del letto, l'espressione confusa immutata. "Non mi hai mai chiamato altro che Signor Baggins e scassinatore. Pensavo che fossi simultaneamente molto formale e leggermente maleducato."

Thorin non poteva decisamente negare quella descrizione.

"Perché non l'hai chiesto a qualcuno e basta?" Poi Bilbo si riscosse. "Certo che non potevi chiedere a nessuno. Chiunque in questo gruppo me lo avrebbe detto subito." Guardò di nuovo Thorin. "Perché non l'hai chiesto a me?"

Era quella la domanda, vero? Thorin aprì e chiuse la bocca un po' di volte. Bilbo continuava a fissarlo come se fosse la cosa più strana che avesse mai visto. "Avevo fatto abbastanza per farti credere che non ci fosse posto per te tra di noi," disse infine. "Non volevo farti sentire così di nuovo."

Lo stupore non lasciò il viso di Bilbo. In effetti vi rimase per molto tempo. Ma poi scivolò in un sorriso così luminoso che Thorin dovette distogliere lo sguardo. "Beh," disse Bilbo, scuotendo la testa. Forse era arrossito. Ma d'altro canto, poteva essere solo il rosso residuo dalla vigorosa lavata di faccia. "È stata una cosa nobile fatta molto stupidamente." Ricordò il panno che aveva in mano e cominciò a strofinarsi le mani per pulirle. "Quindi è perfettamente tipico di te, immagino."

"Mi dispiace tanto." disse Thorin.

Bilbo alzò lo sguardo. "Ho rubato la cosa di cui t'importava di più e ho passato la maggior parte del viaggio a fare imitazioni molto poco lusinghiere di te dietro le tue spalle." Lanciò lo traccio annerito nella bacinella dietro di sé. "Entrambi abbiamo fatto cose di cui ci pentiamo nei confronti di entrambi."

Thorin si accigliò. "Quale imitazione?"

Bilbo rivolse a Thorin un'occhiata così severa che Thorin si raddrizzò. "Gioiremo," Bilbo ringhiò. "solo quando la Montagna sarà nuovamente nostra." Poi l'oscurità si sollevò dal suo volto e scrollò le spalle. "Questa, più o meno. Passava il tempo." 

"E la mia famiglia ha lasciato che succedesse?" Thorin pensò a Fili e Kili. "Certo che l'hanno fatto."

"I tuoi familiari più stretti sono stati i miei maggiori incoraggiatori." Disse Bilbo. "Mi hanno davvero aiutato a padroneggiare il modo in cui tu sputi fuori le parole che non ti piacciono. Elfi. Divertimento. Corretto riposo e recupero. È piuttosto catartico, l'ho usato un sacco durante i consigli della ricostruzione ai quali Balin mi ha chiesto di partecipare. Ora tutti mi ascoltano perché pensano che sia un po' spaventoso, mentre prima mi ascoltavano perché pensavo fossi un tuo buon amico. Dovrò correggerli al prossimo consiglio."

Thorin afferrò il braccio di Bilbo. "Tu sei mio amico."

Bilbo posò la mano su quella di Thorin. "Sai, Thorin. Non sei discreto. E non sono arrabbiato, davvero. Tutto le cose che dobbiamo perdonarci l'un l'altro, perdoniamole. Grandi e piccole." Bilbo gli strinse la mano. Era anche così facile con Bilbo, sempre. Thorin non si fidava di quella facilità. Nulla nella sua vita era mai stato così facile da ottenere come la buona disposizione di Bilbo Baggins. "Tra l'altro, ora sai il mio nome. Tu- tu conosci il mio nome ora?"

"Ma certo," disse Thorin. "È Bilbi."

Bilbo lo guardò fisso.

"Mi dispiace, so che è Bilbo," Thorin aggiunse dopo un momento.

"Davvero?" disse Bilbo. "O passerai un anno ad investigare come un dannato se o no il mio nome è Bilbi Baggins?"

"No, perché ho imparato un'importante lezione sul chiedere alle persone quando ho una domanda," disse Thorin. "Per esempio. Come ti chiami?"

"Oh, Bilbi." Bilbo chinò la testa. "Bilbi Boggins, al tuo servizio."

"Sai, sei più coglione di quanto pensassi," disse Thorin.

"Divertente, Dwalin stava appena dicendo lo stesso di te. Comunque, io, Bilbi Boggins, ho sempre saputo che eri un coglione."

"Ti chiami Bilbo Baggins di Casa Baggins in cima alla piccola collina sopra la strada," disse Thorin. "Non ti piacciono i cavoli, ti piacciono le carote, tua madre ti ha raccontato storie di tutti i tipi su draghi e principesse quand'eri piccolo, hai paura dei lupi dal Crudele Inverno, sei il compagno più coraggioso che abbia mai conosciuto, e hai già scovato le aree buone per il giardinaggio sulla nostra montagna."

"Sono anche bravo a cucire e negato con i numeri," disse Bilbo, sorridendo. "Se stai cercando di fare una lista di tutto ciò che c'è da sapere su di me, ci vorrà ancora un po'."

"Sto solo cercando di dire che ti conosco." La mano di Thorin era ancora sul braccio di Bilbo, stretta nell'incavo del suo gomito. Accarezzò dei cerchi con il pollice sulla pelle morbida. "Anche mi ci è voluto più del necessario per apprendere alcune cose."

Bilbo avvolse le dita attorno a quelle di Thorin. "Beh," ripeté, scosse la testa e rise. "Grazie." Sorrise a Thorin. Thorin ricambiò. "Sai che i tuoi nipoti sanno il mio nome, giusto?" chiese Bilbo.

"Certo che lo sanno ora," disse Thorin. E poi aggiunse, "Aspetta."

"L'intero viaggio," disse Bilbo. "Mi hanno sempre chiamato Bilbo. A parte quando c'eri anche tu. Allora mi chiamavano Signor Baggins, immaginavo per educazione. Ora penso fosse il contrario."

"Per caso hai qualche discendente che vorresti nominare erede di Erebor?" chiese Thorin. "I mie stanno per essere uccisi."

"Non è colpa loro che non me l'hai chiesto e basta."

"Mi hanno caldamente consigliato di non farlo!"

"E hai seguito il loro consiglio? Avrai bisogno che rimanga a Erebor più di quanto pensassi."

"Beh," disse Thorin come se la risposta fosse ovvia, "sì."

Il lembo della tenta svolazzò aprendosi e Dwalin entrò con passo pesante, Fili e Kili al seguito. Erano tutti più o meno sudici come era stato Bilbo, anche se Dwalin ne sembrava molto più irritato e i nipoti molto meno. "Di' a tua sorella che ha dato alla luce due demoni," ringhiò.

"Oh, è pulito ora," disse Kili.

"Tutto al suo posto," disse Fili.

"Sai, probabilmente non avremmo dovuto portare così tanta polvere di carbone in una tenda medica," disse Bilbo.

Dwalin sbuffò. "Il giorno in cui un po' di carbone uccide un nano è il giorno in qui quel nano merita di morire."

"Si, osservazione molto buona Dwalin," disse Bilbo. "Brutale ma di principio, immagino. Ah, come mi chiamo?"

Dwalin si irrigidì. Fili e Kili avevano l'aria di non poter essere più felici. "Lo ha scoperto?" chiese Fili, raggiante.

"Glie l'ho detto io," disse Thorin. Fissò i nipoti finché la loro gioia cominciò ad affievolirsi. "Come voi avreste dovuto dirlo a me."

Kili afferrò il braccio del fratello. "È ancora bloccato a letto," disse, e sfrecciarono fuori dalla tenda.

"Vi diseredo!" gli gridò dietro Thorin. La loro risposta suonò inquietantemente simile ad una risata.

Bilbo alzò un sopracciglio a Dwalin. "Ebbene?"

"Sono sicuro che cominci con una B," disse Dwalin.

"Come fai a non saperlo ancora?" chiese Thorin.

Dwalin scrollò le spalle. "Sono un nano semplice."

"Ceniamo insieme quattro giorni a settimana," disse Bilbo.

"Non dirlo a Balin."

Bilbo sbuffò. "Racconterò a Balin ogni minima cosa."

Dwalin fece una smorfia, ma non protestò. Thorin non gli invidiava il rimprovero che si sarebbe preso. Ovviamente, Thorin ne avrebbe ricevuto uno anche lui, ma magari poteva fingere un grave infortunio nel mentre. Venir infilzati dava molti pochi benefici, e Thorin doveva sfruttare al massimo quelli che aveva.

"Qual è il tuo nome allora?" chiese Dwalin.

"È Bilbi," disse Thorin.

Bilbo gli diede un pugno sulla spalla. Thorin lo spinse giù dal letto. Era strano, pensò Thorin mentre Bilbo faceva il suono più offeso possibile colpendo il pavimento. Non era che non era mai stato così felice, o altre sciocchezze del genere. Era solo che la felicità sotto i suoi piedi sembrava un po' più stabile di prima.

"Sei un bastardo, Thorin Scudodiquercia!" urlò Bilbo dal pavimento mentre Dwalin ruggiva una risata.

Si. Questa felicità sembrava decisamente sicura.
 

Fine


Note della Traduttrice
 Sono viiiiiiiiiiiiiiiiiva! Ok, tradurre questa cosa è stata un'epopea, ma a parte questo questi ultimi tempi sono stata (e continuerò ad essere fino all'esame di giugno, immagino) super impegnata, quindi zero time >___< Anche per questo ho dovuto posticipare l'uscita della traduzione della nuova long a quest'estate. FORGIVE ME PLS:
In ogni caso, questa è una delle mie fanfiction preferite. Adoro quando c'è di mezzo la brotp di Dwalin e Thorin, e non è neanche una shot romantica. In effetti si può leggere anche come una semplice amicizia, e non il preludio a una love story tra Bilbo e Thorin, immagino.
Che dire, spero che vi sia piaciuta! Alla prossima, spero presto! ♥
-Kuro

 

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Capitolo 17
*** In un mondo perfetto | by vividpast ***


In un Mondo Perfetto

by vividpast
traduzione di KuroCyou

Rating: Giallo
Genere: Angst
Note: Finale aperto, Fix-it (?)
Introduzione:

Thorin solleva Bilbo sopra il bordo del parapetto.
"I suoi occhi di smeraldo sono fissi, imploranti, nei suoi. Lo fanno solo arrabbiare di più e lui stringe. Lo scassinatore esala a malapena un respiro. (Se non fosse per la rabbia, si renderebbe conto che non ne esala altri)

Storia originale qui

 

Traditore, traditore, traditore.

La parola risuona nella sua testa, come tamburi ad un'esecuzione. Il suo sangue ribolle di rabbia sotto la pelle, il cuore gli martella follemente nel petto. La sua visione sanguina di rosso, concentrandosi sulla falsa, morbida, riccioluta, feccia in miniatura. Dita forti e fredde trovano un appiglio intorno al sottile (debole, fragile) collo.

Come osa? Come osa questa miserabile creaturina rubare la cosa più preziosa per lui? E pensare che si era fidato, lo aveva trattato come un familiare! Non si è mai sbagliato tanto in vita sua.

"Tho-" il ratto soffoca quando lo alza in aria.

Senza esitare, lo trascina fino al bordo del parapetto. Deboli dita morbide tentano di allentare la sua presa, uno sforzo patetico (tanto, tanto più debole rispetto alla forza nanica). In cambio, la stretta di Thorin aumenta crudelmente e senza rimorso intorno al collo della canaglia. Gorgoglia, il respiro si spezza, e le dita cominciano a graffiargli le mani. La debole lotta lo fa sentire vendicativo.

Un battito pulsa con forza sotto le sue dita (così caldo e vivo), e respiri sono intralciati dalle sue mani intorno alla gola.

Thorin solleva il traditore sopra il bordo, minacciando di lanciarlo alle rocce. Sputa fuori insulti e profanità contro tutto quell'essere. L'Arkengemma è sua! Tutto l'oro è suo! Farà sì che questa creatura paghi per ciò che ha fatto.

Il volto si contorce in una smorfia di dolore, la bocca schiusa e gli occhi spalancati per la paura. Thorin avrebbe ghignato se non fosse per la rabbia che scorre senza freni nelle sue vene. (Se non fosse per la sua furia, si sarebbe accorto di come le labbra cominciano a diventare blu)

"Tho- in, ti -ego." Due mani avvolgono quelle di Thorin, cercando di nuovo di rimuovere la presa. Lui non cede.

Gli occhi di smeraldo sono fissi, imploranti, nei suoi. Lo fanno solo arrabbiare di più e lui stringe. Lo scassinatore esala a malapena un respiro. (Se non fosse per la rabbia, si renderebbe conto che non ne esala altri)

Sente delle grida - non del traditore (Perché mi ha tradito?) ma dagli amici dietro di lui. Ma la sua vista crudele e attenzione maligna sono solo per questo ladro. La creatura cessa completamente di lottare, le mani si allentano intorno alle sue finché non ricadono, inerti, ai fianchi. Forse si è rassegnato al suo destino, perché Thorin getterà il dannato traditore giù nell'abisso (vero?). Forse ci penserebbe due volte prima di tradire la sua fiducia.

Gli occhi non sono più spalancati per il terrore; sono invece semichiusi, le palpebre non si muovono mentre fissano Thorin.

Il Re Sotto la Montagna scuote bruscamente l'essere nella sua presa, la voce ora roca dopo tutto l'urlare. La carogna non dice o fa nulla per rispondere, si limita a fissare il vuoto davanti a sé.

Thorin si ferma, la mente che si schiarisce leggermente. Si acciglia per il silenzio dell'altro. Quel furfante pensa che fare il coraggioso lo tirerà fuori da quella situazione? A che razza di gioco sta giocando?

Stringe di nuovo la presa per provocare una risposta. Ma si rende conto che la sua stretta non può essere più forte. Per un istante surreale si chiede come il ladro possa perfino respirare.

La risposta cala su di lui come un secchio d'acqua gelata. Il velo nella sua mente si solleva all'improvviso come un vagone che rotola giù da una collina; è come se sia stato portato via da un sogno, per svegliarsi in un incubo.

Non c'è battito sotto le sue dita, neanche uno lieve, e lo sguardo è vitreo di morte.

"No," gli esce spontaneo dalla bocca.

In una mossa fluida, riporta lo hobbit lontano dal bordo, a terra, e tra le sue braccia.

"Bilbo?" sposta i ricci via dal viso tondo dello hobbit. Lo sguardo senza vita nei suoi occhi non muta. "No, no, no."

Vede i lividi neri che chiazzano il collo dello hobbit, forme di dita vivide contro la pelle pallida. Una lacrima scivola sulla guancia dello hobbit, la bocca schiusa in un ultimo grido silenzioso.

La bile gli sale in gola, il corpo di Thorin è distrutto dal senso di colpa e dal rimorso. Il rifiuto ingloba tutti i suoi pensieri mentre getta via la razionalità. (No, non dovrebbe succedere. Non è morto, no, non l'ho fatto, ti prego, Mahal, no)

Thorin cerca di trovare un respiro, spera ardentemente che ci sia. Cerca di trovare un battito, posando la mano di piatto sul petto dello hobbit. Non sente nulla.

Non si arrende.

"Oin!" gira la testa di scatto ma scopre che non c'è nessuno sui bastioni. Il silenzio e l'immobilità regnano, come se la morte stessa si fosse impossessata del posto. Thorin scuote la testa e grida, "Gandalf! Tharkun! Il tuo scassinatore-" si interrompe, rendendosi conto che non c'è nessuno sotto, neanche l'armata degli elfi e degli uomini. Non arriverà alcun aiuto.

Singhiozza sul petto di Bilbo, perdendo la speranza. "Ghivashel, mi- mi d-dispiace. T-ti prego, ti prego, non-"

"Thorin."

La voce di Bilbo lo riscuote dalla sua pena. Si tira indietro all'istante, il petto che canta di gioia. "Bil-"

Ma no, la testa dello hobbit ricade all'indietro, come una bambola con i fili tagliati. Il suo petto è immobile. Il dolore gli ricade addosso come l'ascia di un boia, feroce e spietato. È stata un'allucinazione.

"Thorin."

La bocca di Bilbo non si muove ma Thorin sa, in cuor suo, che la voce appartiene a lui. Forse il fantasma dello hobbit è venuto a perseguitarlo per ciò che ha fatto. Thorin stringe gli occhi chiusi, le lacrime che scorrono liberamente sotto le palpebre.

"Thorin."

Ma certo, non è meno di ciò che si merita; Bilbo dovrebbe punirlo come ritiene giusto. Thorin la strappato dalla sua casa confortevole, l'ha insultato per colpe che non erano sue, e ora, lo ha derubato della sua vita. (Non è meno di ciò che si merita, Thorin sarebbe felice di espiare i suoi peccati)

"Thorin!"

Si sveglia di soprassalto.

Thorin apre gli occhi, umidi di lacrime, per trovare la meravigliosa visione del viso preoccupato di Bilbo. Prende lo hobbit tra le braccia, respira il suo odore, assapora il suo calore, e trova conforto nel battito del cuore del suo amore.

"Thorin?" indaga Bilbo, avvolgendo le braccia intorno al re.

"Mi d-dispiace. Solo… un momento." Prova a far uscire le parole e fallisce spettacolarmente. C'è un tremito nella sua voce e nelle sue mani che non riesce a dissipare. Bilbo sembra capire comunque, perché si limita ad annuire.

Per qualche minuto, tra di loro cala un silenzio confortante. Gli unici suoni nella stanza sono il respiro affannoso di Thorin e quello rassicurante di Bilbo.

Quando i tremiti di Thorin si sono calmati e riesce a respirare con facilità, Bilbo parla. "Brutto sogno?"

Thorin annuisce bruscamente, ancora incapace di parlare.

"Vuoi parlarne?" è la domanda misurata di Bilbo. "Aiuta a volte."

Thorin esita. Ripensa ai tratti inerti del suo amato, agli occhi verdi e impassibili, vitrei di morte, al blu delle labbra del suo amore, e all'assenza di battito sotto le sue dita. Ricorda vividamente ogni dettaglio. "No. Non voglio ripensarci." È tutto ciò che può fare per impedire che la voce gli si spezzi.

"Va bene," risponde Bilbo. Dopo un attimo, dice. "Sapevi che sono stati Fili e Kili a nascondere la tua corona stamattina?"

Thorin ride, sorpreso. "Si. Non sono esattamente discreti:"

Sente il sorriso dello hobbit contro il suo petto. "Si. Sono sicuri di poterla fare franca però."

"Forse ci vuole un'altra sessione di allenamento con Dwalin," medita Thorin.

Bilbo ridacchia, rimbomba nel suo petto. All'improvviso Thorin è pieno di calore e amore per la creatura tra le sue braccia.

E la notte prosegue con loro due che chiacchierano di cose futili…

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E la contenta beatitudine sarebbe continuata, se non fosse per il grido penetrante che frantuma la pace.

Thorin apre gli occhi che non ricorda di aver chiuso. Istintivamente, stringe Bilbo più vicino al suo petto. Lo hobbit glie lo lascia fare, non emette suono né fa resistenza. Thorin si guarda intorno freneticamente, cercando una minaccia, allungando la mano per prendere il coltello nel cassetto vicino al letto. Solo che non c'è nessun cassetto. Né un letto.

Thorin sbatte le palpebre di fronte all'esercito di elfi e uomini in assedio sotto la montagna. Fissa, perplesso, i merli dei bastioni.

Cosa?

"No!" il grido di Kili lo fa girare di scatto.

La Compagnia è lì, gli occhi spalancati per lo shock. Alcuni tremano, le bocche aperte e incapaci di trovare le parole. Kili, le guance solcate dalle lacrime, è trattenuto da Dwalin e Fili. I loro volti sono incisi di angoscia e dolore. I loro sguardi non incontrano quello di Thorin; invece, sono puntati un po' più in basso.

Qualcosa gli grida disperatamente di non guardare giù, non seguire i loro sguardi. Ma una parte più grande di Thorin è confusa e vuole risposte. Non era con Bilbo solo un momento fa?

E così, abbassa lo sguardo.

Il cadavere freddo di Bilbo è un pesante fardello tra le sue braccia. Alla sua vista, una fune stringe il petto di Thorin.

"Cosa?" esala. Grandi dita toccano entrambe le guance dello hobbit. L'unico calore trovato è quello della lacrima che scende da quegli sguardi senza vita. "No." Bilbo era vivo, una fornace respirante piena di sorrisi e amore al suo fianco. Aveva parlato a Thorin, prendendolo in giro giocosamente nel loro letto.

"Thorin Scudodiquercia!" ruggisce Gandalf, le due parole un miscuglio di furia e angoscia. Le nuvole tuonano sopra di loro, spaventosamente vicine alla montagna.

A Thorin non importa la rabbia dello stregone. "Salvalo!" richiede, disperato. "Accetterò qualunque punizione tu voglia darmi. Ma salvalo!"

"Stolto di un nano!" la rabbia di Gandalf non sembra diminuire davanti alle suppliche di Thorin. Comunque, dopo un momento, l'espressione dello stregone si contrae in angoscia. "Stolto, pazzo nano," sussurra, chiudendo gli occhi addolorato. "Nemmeno io posso riportare indietro i morti."

La dichiarazione fa gelare il sangue di Thorin.

"Thorin!"

Il nano ansima, il corpo che trema completamente. Registra la coperta calda sotto la pelle, le lenzuola ammucchiate intorno alla sua vita, e un peso caldo sul suo petto.

"Oh, va tutto bene, va tutto bene," una dolce voce sussurra rassicurante nelle sue orecchie. Mani morbide gli strofinano costantemente le braccia e le spalle tremanti. "È stato solo un sogno, un sogno, amore."

Thorin tenta di dissipare le immagini oscene dalla sua mente. Solo un sogno, si dice (è stato solo un sogno?). Infine, il respiro di Thorin si regolarizza. Alza le braccia per avvolgere il suo hobbit in un altro stretto abbraccio.

"Dovresti andare a vedere Oin," dice Bilbo nel silenzio. "Potrebbe avere un rimedio per i tuoi incubi."

"Sto bene." Risponde Thorin, ostinato. Affonda le dita nei morbidi ricci biondi di bilbo. "Ho proprio qui tutto il rimedio che mi serve."

Thorin conosce Bilbo abbastanza da sapere che lo hobbit sta roteando gli occhi. "Oh, dammi un secondo per svenire alle parole romantiche di Vostra Altezza."

Thorin ride. "È vero." Inala il profumo di fiori, nettare, dolce, e mele dei capelli di Bilbo.

Lo hobbit si tira indietro, sollevandosi sui gomiti ai fianchi di Thorin. Il suo naso a patata dà un colpetto a quello di Thorin. I loro respiri si mescolano tra di loro. "Me ne parlerai, però? Se cominciano a peggiorare?"

"Ma certo, Ghivashel," mormora Thorin, chiudendo gli occhi e tirando giù la testa di Bilbo per far toccare le loro fronti. Bilbo ha sempre pensato che questo gesto sia più intimo dei baci, e gli piace molto di più.

All'improvviso, è Thorin che è sporto verso il basso e il peso caldo di Bilbo è sparito. Sente ancora il profumo dei fiori - persino più evidente di prima. Ma tutto ciò che percepisce è il proprio respiro.

Gli occhi di Thorin scattano aperti e lui si raddrizza. Bilbo giace in una bara fatta d'oro e argento, gli occhi chiusi e le dita avvolte attorno ad un mazzo di gigli (i suoi preferiti). Fiori freschi di vari tipi solo sparsi intorno al suo corpo, come un'offerta agli dei. Il sole getta una luce pallida sulla sua pelle e capelli, in una maniera morta e dorata.

È vestito un panciotto e pantaloni sontuosi, cuciti da Dori. Il colletto della giacca rossa è alzato, così da coprire i lividi intorno al suo collo che non sono riusciti a rimuovere.

Arpe, tamburi e flauti suonano un motivo pieno di dolore sullo sfondo. L'aria è riempita da singhiozzi e gemiti.

Thorin si mette un pugno in bocca per bloccare un grido. Questo non è un sogno; sente il dolore in modo troppo acuto perché sia un sogno. Oh, come desidera che la promessa beata dell'altro sia la sua realtà.

Così com'è, Thorin alza lo sguardo su altre due bare, ognuna contenente uno dei suoi nipoti.

Piange finché la sua voce non è roca e gli occhi cerchiati di rosso.

"Zio!"

Thorin si tira su nella sedia, scrollando via le ultime immagini del suo incubo. Ci sono dei documenti sparsi sul tavolo, e Thorin legge il grosso ammontare d'oro necessario a ricostruire l'ala est della montagna. Si strofina il viso, dissipando gli ultimi stralci di sonno. Lo sguardo preoccupato di Fili scorre sul suo volto stanco.

"Forse dovresti riposare, zio," propone Kili, la fronte aggrottata. "Lavori costantemente da giorni."

No, questa è la realtà. Thorin ne è certo. I suoi nipoti sono vivi. Bilbo è vivo. Tutti sono salvi e la montagna è reclamata.

"Forse," concede Thorin a malincuore. Non vuole ammettere che parte di lui rifiuta di dormire perchè ha paura del contenuto dei suoi sogni.

"Kee e io possiamo occuparci di queste." Fili rimuove le carte dalla sua presa.

"Dovresti davvero delegare il lavoro a volte," dice Kili, aiutando Thorin a rimettersi in piedi.

Thorin alza un sopracciglio. "Non sei tu quello che si lamenta del lavoro?"

Kili si imbroncia. "Scherzo, ovviamente. Adoro leggere rapporti sul grano e le lamentele del consiglio sulle tasse basse." Kili dice l'ultima parte con allegria forzata.

 "Allora li lascerò nelle tue mani capaci," dice Thorin, impassibile.

"Non sempre, però?" Kili si rivolge al fratello, l'orrore dipinto sul suo volt. "Mi sono appena fatto assegnare un numero indefinito di rapporti sul grano e lamentele di vecchiacci?"

Thorin e Fili ridono all'unisono. Fili dà una pacca sulla schiena del fratello. "Sono certo che renderai zio orgoglioso."

Thorin si impedisce di dire che è già orgoglioso di entrambi.

Ma quella notte, i sogni continuano. (o infine si stava svegliando?) La realtà sfuma per Thorin.

Bilbo è felicemente al suo fianco, come suo consorte, e la stirpe di Durin è assicurata dai suoi nipoti. Bilbo e i suoi nipoti sono morti, seppelliti sotto la montagna per cui hanno combattuto.

Un giorno, Dis arriva nella montagna, e abbraccia i suoi figli e suo fratello. Ci sono lacrime nei suoi occhi mentre dice a Thorin che non ha mai dubitato del successo della missione. Dain la corteggia e alla fine lei lo sposa. Thorin lamenta il fatto che ha quel nano cocciuto come cognato. Bilbo si limita a ridere e porge le sue congratulazioni.

Dis piomba nella montagna, e schiaffeggia Thorin così forte che la sua testa schiocca di lato. Lei singhiozza, picchiando i pugni sul suo petto e sputando quanto siano senza valore le sue promesse. Visita le tombe dei suoi figli, e depone dei gigli sulla lapide dello hobbit. Se ne va la settimana successiva, senza una parola. Anni dopo, Thorin viene a sapere da un messaggero che è stata derubata e assassinata sulla strada per Gondor.

Ogni notte, la Compagnia di Thorin Scudodiquercia originale cena insieme. Le stanze sono piene di risate e il cibo viene lanciato ovunque. Bilbo si lamenta dello spreco, e i nani si placano per un po' prima di ricominciare la battaglia del cibo. Lo hobbit alza le mani in aria. Thorin ride, accarezzando la schiena di suo marito e dicendogli che il cibo non viene davvero sprecato perché, se nota, Bombur sta mangiando tutto. Ci ridono sopra insieme.

Uno per uno, i membri della Compagnia di Thorin Scudodiquercia perdono i contatti. I cugini Ur tornano a Ered Luin con solo una cassa piena d'oro. I fratelli Ri si sparpagliano da qualche parte in Erebor; Thorin non si cura di dove. Oin decide di viaggiare nella Terra di Mezzo per imparare nuove tecniche di guarigione. Gloin resta con la famiglia in un piccolo angolo della montagna. Balin va a Moria. Dwalin dice a malapena una parola a Thorin, ma rimane una guardia al suo fianco. Il Re Sotto la Montagna prova, e fallisce, a ignorare gli sguardi di pietà e quelli accusatori che riceve da ognuno di loro quando dicono addio.

Ogni volta che dorme in un mondo, si risveglia nell'altro.

Quindi Thorin rimane sveglio il più a lungo possibile nel mondo felice, e dorme tanto quanto può nell'altro. Un diverso tipo di pazzia comincia ad impossessarsi di lui. Bilbo e la  Compagnia si preoccupano (Bilbo è morto e la Compagnia è sparita). A volte, bastano le mani di suoi marito tra le sue trecce a rasserenarlo. Altre volte, nemmeno i baci e i tocchi appassionati di Bilbo gli fanno credere che il mondo felice è reale. (perché non lo è, vero? Questo è il sogno… o no?)

Tre anni dopo, Thorin viene finalmente liberato dalla sua pazzia. Non sa quale sia la catalisi. Non sogna più l'altro mondo.

Ne è lieto; ha sempre saputo di non poter vivere in una bugia.
 

Fine


Note della Traduttrice
E dopo allegria e felicità, come poteva mancare l'angst? *si fa scudo*
Questo è uno di quei casi in cui il lettore può scegliere il finale. Tuttavia, l'autrice ha detto che c'è, in effetti, un mondo "finto" e uno reale in questa storia, ma si rifiuta di rivelare quali sono! L'unico indizio che ha dato è che "ha a che fare col modo in cui funzionano i sogni." Io ho una mezza idea, ma non sono per niente sicura. Voglio solo avvolgere Thorin in una coperta e dirgli che andrà tutto bene ç^ç
Alla prossima!
-Kuro

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Capitolo 18
*** Racconti da Caminetto | by darth_stitch ***


Racconti da Caminetto

by darth_stitch
traduzione di KuroCyou

Rating: Verde
Genere: Sovrannaturale
Note:  Fix-it (più o meno), post-LotR, OC narrante
Introduzione:

Anch'io ho un racconto da caminetto, anche se non sapevo, all'inizio, di essere entrata dritta in una storia di fantasmi.
La cosa simpatica è che non mi ero allontanata che di pochi passi dalla mia porta. Ma poi, cosa diceva sempre il Pazzo Baggins? È pericoloso, uscire dalla porta. Fai quei pochi passi sulla strada e lei ti porterà in posti di ogni tipo, in avventure di ogni tipo.

Storia originale qui

 

Anch'io ho una storia da caminetto da raccontare, anche se non sapevo, all'inizio, di essere entrata dritta in una storia di fantasmi.

La cosa simpatica è che non mi ero allontanata che di pochi passi dalla mia porta. Ma d'altronde, cosa diceva sempre il Pazzo Baggins? È pericoloso, uscire dalla porta. Fai quei pochi passi sulla strada e lei ti porterà in posti di ogni tipo, in avventure di ogni tipo.

Mia Nonna diceva che noi hobbit non siamo tipi da avventura. Ma ora, con i Took e i Baggins e i Brandybuck e i Gamgee che vanno all'avventura e mettono strane idee nella testa della gente…

Beh, forse ci saranno più hobbit nelle canzoni e nei racconti, con il Vecchio Bilbo e Frodo dalle Nove Dita e il vecchio Sindaco Samvise. Non sarebbe uno spasso?

Ero un accenno di ragazzina quando cominciò, quando vidi per la prima volta il Nano camminare sulla Strada.

Oh, era bello, quel Nano - questo fu il mio primo pensiero. Capelli del colore di quelle scure pllicce di zibellino che mio zio Fredegar andava a comprare a Brea, quelle che i mercanti portavano dal Nord. E quegli occhi - il blu limpido di un cielo invernale.

Beh, potete ridere di me, che sospiravo per un nano come se fosse un bel signore elfico, ma sarete stati d'accordo e avreste sospirato voi stessi se lo aveste visto. Ma aveva anche l'aspetto feroce, siccome era armato di ascia e spada e portava una cosa stranissima sulla schiena, un robusto ramo di quercia lavorato con metallo e pelle come uno scudo.

Quindi ero lì, semplicemente vicino al cancello di casa nostra, a godermi la sera fantasticando un po' prima che mamma mi chiamasse per andare a letto, quando vedo il nano che si avvicina a me. Dopo tutti gli avvenimenti con i Baggins e i Gamgee tutti quegli anni prima, non era una grande sorpresa vedere un nano nella Contea.

"Piccola signorina, per caso sapete la strada per un posto chiamato Bag End?"

"Ma certo, Mastro Nano," dico io. "Tutti sanno dove viveva il Vecchio Pazzo Baggins. Dovete solo continuare giù su questa Strada e prendere la prossima a sinistra che dovrebbe portarvi a Via Saccoforino. Porta verde, non potete sbagliare."

"Vi ringrazio, piccola signorina," mi dice e se ne va.

E all'inizio non ci do peso finché non lo vedo di nuovo, solo una settimana dopo o giù di lì, l'aspetto più o meno uguale, che mi chiede la strada per Casa Baggins. Ma mi aveva parlato con gentilezza quindi non mi dispiace dirgli la strada e non dico, "Attento a ricordarlo la prossima volta," perché non sarebbe educato e mia mamma mi aveva cresciuta come una ragazza hobbit rispettosa.

Mi ricordo solo di aver pensato, quel Nano deve avere il peggior senso dell'orientamento di sempre, poverino.

E va avanti così - lo vedevo, una volta, ogni poche notti, oppure potevano passare una o due settimane prima che lo rivedessi camminare di nuovo sulla Strada. A volte lo sentivo cantare, con questa voce bassa e dolce, di montagne nebbiose e fuoco negli alberi. La prima volta, beh, mi fermai e ascoltai con attenzione - perché la sua canzone era bellissima, come musica elfica, oserei dire. Quasi volevo uscire dalla porta e seguirlo in un'avventura, come aveva fatto il Vecchio Pazzo Baggins tanto tempo fa.

Infine, in una di quelle notti in cui si fermava per chiedermi indicazioni, fui abbastanza coraggiosa da chiedergli il nome.

E lui si ferma e ha l'aria un po' più feroce del solito e io penso, Oh no, l'hai fatta grossa, Bellflower Buttons, Mamma si vergognerebbe di te, così irrispettosa. 

Ma poi lui sorride e il mio cuore sussulta, perché penso, che peccato, se c'era un nano che doveva sorridere più spesso, sarebbe questo qui, perché ha sempre l'aria così feroce e così triste al tempo stesso.

"Il mio nome è Thorin," mi dice. "Thorin Scudodiquercia, al vostro servizio, piccola signorina."

Gli dico il mio, che è la cosa educata da fare, e gli ripeto di nuovo come arrivare a Via Saccoforino e lo mando per la sua strada.

E ovviamente, penso che il nome sia stranamente familiare e, in quei giorni, Rosie Gamgee era la mia migliore amica e entrambe amavamo ascoltare le storie dalla copia del Libro Rosso di Westmarch che sua zia Elanor le aveva mandato. Quindi le chiedo del nano che continuava a visitare Casa Baggins e poi la Signora Gamgee, sua mamma, è tutta sorpresa, perché non ci poteva essere stato alcun nano in visita, nessuno, non dai compleanni dei Portatori dell'Anello, che i Gamgee celebravano ogni anno, anche se il vecchio Signor Bilbo e il Signor Frodo erano salpati con gli Elfi per l'Ovest tanto tempo fa.

E beh, un nome come Thorin Scudodiquercia non sarebbe mai stato rivendicato d nessun nano, eccetto il grande Re Sotto la Montagna, lo stesso Re con cui il vecchio Signor Baggins era partito per un'avventura. Thorin e altri dodici nani e il Signor Bilbo, che era il loro scassinatore, partiti per uccidere un drago e riprendere Erebor.

Thorin Scudodiquercia, che era morto nella Battaglia dei Cinque Eserciti tutti quei lunghi anni prima.

Quando vidi ancora una volta Thorin Scudodiquercia avvicinarsi al mio cancello per chiedere indicazioni, decisi di seguirlo.

Ero una dei migliori a nascondino e i miei compagni di giochi allora dicevano che potevo camminare silenziosa, proprio come un gatto. Quindi pensai che potevo seguire un nano-fantasma, se era in effetti un fantasma, con un terribile senso dell'orientamento.

Mi piace pensare che lui sapesse che lo stavo seguendo, e forse avesse riso un po' alla piccola hobbit che strisciava in giro come il migliore degli scassinatori.

C'era solo una candela lasciata a bruciare in una delle finestre di Casa Baggins, probabilmente era il Signor Frodo Gamgee, che amava i libri e a cui piaceva leggere. Sgattaiolai nel mio nascondiglio preferito, sotto dei cespugli fioriti, attenta a non schiacciare le preziose gardenie della Signora Gamgee.

Quando Thorin arrivò alla porta, forse c'era ancora una parte di me che pensava che forse la Signora Gamgee e la mia amica Rosie mi stessero facendo un qualche tipo di scherzo e dopo tutto non stavo vedendo un nano-spirito.

Ma la porta si aprì e lì in piedi c'era uno hobbit che avevo visto solo in un disegno nel Libro Rosso di Westmarch.

Bilbo Baggins.

"Thorin," sussurra lui, ed è facile da vedere, alla luce della luna piena, che ci sono lacrime nei suoi occhi.

"Sembri ancora," gli dice Thorin Scudodiquercia, "più un droghiere che uno scassinatore, Mastro Bilbo."

"E tu hai ancora una deplorevole mancanza di buone maniere per un re, Thorin Scudodiquercia," gli dice Bilbo con un sorrisetto ironico.

E poi Thorin lo prende tra le braccia e… beh, posso dirvi che il bacio che si scambiarono mi fece arrossire un bel po' e ce la misi tutta per non ridacchiare e farmi scoprire-

Thorin, ricordo, era piuttosto riluttante di finire il bacio, ma lo fece, e ne premette un altro sulla fronte di Bilbo prima di dire, "Gli altri stanno aspettando."

E Bilbo ride e dice, "Aspetta un momento, non posso dimenticare il fazzoletto questa volta."

Ma Thorin tira Bilbo con sé e Bilbo non si oppone molto, davvero, e lì, improvvisamente, sulla strada ci sono altri dodici nani. Due di loro erano alquanto giovani, uno assomigliava molto a Thorin, e corsero da Bilbo con grida allegre di "Zio" che lo fecero ridere. Gli altri nani ridacchiarono tra loro e si scambiarono borse tintinnanti di monete, con insulti bonari.

E ricordo di essere corsa sulla Strada per vederli partire, senza curarmi se fossero fantasmi o spettri e mi ritrovo a salutarli con la mano e ad augurargli buona fortuna per la loro avventura.

E Thorin Scudodiquercia, Re Sotto la Montagna, si gira per un breve momento e mi saluta e sorride nella mia direzione, prima che lui e Bilbo e dodici altri nani continuino sulla loro strada.

Sento Thorin alzare quella sua bellissima voce in una canzone, ancora una volta, e dodici altre voci naniche e una di hobbit si uniscono alla sua. Montagne nebbiose, dentro profonde caverne, i gioielli splendenti e lo scintillare dell'oro… quella canzone è rimasta con me ogni giorno della mia vita.

Qualche volta li sento ancora cantare, e sebbene sia passato tanto tempo da quand'ero quella piccola ragazza hobbit, spesso la sera mi siedo ancora vicino al cancello, chiedendomi se un re nanico si avvicinerà alla mia porta per chiedermi un'altra volta la strada per Casa Baggins.

Se mai vi capita di vederlo, non spaventatevi. Salutatelo gentilmente, sorridete, e mostrategli la strada di casa.


 

Fine


Note della Traduttrice
Nella versione originale, spesso la coniugazione dei verbi cambiava dal passato al presente, e ho voluto mantenerla così. Credo che dia più il senso di una storia raccontata oralmente, no?
Comunque, spero vi sia piaciuta. A me ha commosso tantissimo, soprattutto la fine... *si soffia il naso*
Beh, che dire, alla prossima!
-Kuro

P.S: vi interessa ancora questa raccolta? noto che le visualizzazioni e i commenti sono calati notevolmente :c

 

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Capitolo 19
*** cat out of the (grocery) bag | by potatier ***


cat out of the (grocery) bag

by potatier
traduzione di KuroCyou

Rating: Verde
Genere: Commedia
Note:  Modern AU
Introduzione:

Quest'uomo, Thorin, com'è scritto sulla sua carta d'identità, è un completo rompicapo per Bilbo. Un rompicapo con dei tronchi d'albero per braccia e una cascata di capelli, che indossa una maglietta con il collo a v, per amor del cielo.
E fa la spesa a combinazioni stranissime - non che Bilbo ci presti attenzione, ovviamente.

Storia originale qui

 


 Il cassiere in corsia quattro di un negozio della catena Verdebosco alimentari non è quello che Bilbo si aspettava di fare dopo il master.

Si aspettava magari di aver ormai pubblicato il suo primo libro, e magari aver cominciato il secondo, di essere riuscito in qualche modo a far smettere al suo gatto di rubare tutti i suoi spiccioli e strappare i bottoni lucidi dai suoi vestiti, di essere da qualunque altra parte a fare qualcosa di diverso dal ripetere un obbligatorio allegro 'buona giornata' ogni cinque minuti.

Quindi, sì, forse aveva grandi speranze (specialmente per la questione del gatto), ma tutto considerato, non è tutto così orribile al momento. Bilbo è nel mezzo dell'ennesima revisione del suo manoscritto - e maledice il fatto che ultimamente, quando prova a pensare a nuove idee, i codici a barre dei prodotti sono tutto ciò che gli viene in mente - e, tramite una conoscenza del college, ha trovato un editore interessato alla sua storia. E quella in sé è stata una sorpresa; non il fatto che il suo caro amico Balin avesse un fratello minore che lavorava in una casa editrice, ma il fatto che il fratello fosse alto e tatuato e piuttosto minaccioso. L'uomo era severo e non voleva altro che il meglio e quindi aveva prontamente Bilbo a sistemare qualche personaggio piatto perché 'mi ricordano un po' quell'idiota di mio cugino, ragazzo."

Non si era offeso, ma detto quello, questo lavoro da cassiere non era male, dato che gli dava la possibilità di studiare la gente e farsi un'idea (o provare ad indovinare almeno) la personalità di qualcuno.

"Buona giornata."

Un grugnito.

Parlando di personaggi. Quest'uomo, Thorin, com'è scritto sulla sua carta d'identità, è un totale rompicapo per Bilbo. Un rompicapo con tronchi d'albero per braccia e una cascata di capelli, e che indossa una maglietta con il collo a v, per amor del cielo.

La curiosità di Bilbo nei confronti di Thorin è cominciata qualche mese fa, quando ha cominciato il lavoro. Non era nulla fuori dall'ordinario, aveva appena finito di passare un uomo anziano, che aveva la tendenza di infilarsi uccellini sotto il cappello (il giorno in cui un bambino lo aveva fatto cadere per sbaglio era un giorno che Bilbo non voleva ricordare mai più) quando Thorin si era avvicinato al registratore e si era improvvisamente irrigidito. Bilbo ricorda di essersi sentito teso, e di aver considerato velocemente se dovesse chiamare qualcuno, prima di essere derubato alla piena luce del giorno in un negozio affollato, ma alla fine Thorin si era limitato ad accigliarsi profondamente e a pagare per le sue cose.

Era strano e ad oggi Bilbo non ha ancora capito né la situazione, né lui.

Non che l'informazione gli servirà a qualcosa, attenzione. Probabilmente è la procedura, essere così interessati a clienti scorbutici con barbe notevoli.

E se Bilbo privatamente pensa che la combinazione delle cose che compra sempre Thorin sia decisamente strana, sono solo fatti suoi.

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Caffè, insalata, albicocche, orzo. Queste sono le uniche cose che Thorin compra tre settimane dopo il loro incontro da far tremare il terreno.

La settimana dopo non cambia molto: bieta, uva, olive, nocciole, grissini, insalata, orzo, ravanelli, nespole e olio. Il tipo è un appassionato di frutta e verdure, pensa Bilbo.

Le successive due settimane sono un'impresa, perché Thorin compra un intero carrello di provviste, cibo di vario tipo di tutta la piramide nutrizionale, e non solo una manciata di frutta e verdura. Inoltre, ha con sé due bambini ogni volta. All'inizio Bilbo pensa che siano i suoi figli, ma un singolo grido di 'zio!', abbastanza forte fargli ronzare le orecchie, lo corregge.

"Salve di nuovo," dice Bilbo, rivolgendo un sorriso ai tre, "e chi sono questi ragazzini?"

Thorin apre la bocca per rispondere. "Kili" grida, invece, quando il bambino con i capelli scuri come i suoi tira il suo colletto a v per farvi cadere dentro un pacchetto di gomme Strider. Thorin arrossisce fino alle orecchie, e Bilbo è molto orgoglioso di esserne testimone. I bambini ridacchiano nelle loro mani e Bilbo si volta educatamente quando Thorin fruga dentro la maglietta per recuperare le gomme.

"Kili," tossisce Thorin, spingendo via il suddetto, e poi indica il biondo che, sporto dal carrello, per poco non si ribalta dalle risate, "e quello è Fili. I miei nipoti."

Quindi è un tipo di famiglia, prende nota Bilbo, osservando gli occhi di Thorin arricciarsi agli angoli mentre dava un leggero colpetto sulle teste di Fili e Kili.

"Zio, dobbiamo prendere tante di gomme Strider perché sono le preferite del Signor Aragorn, e mi servono altri sticker sul muro!" dice Kili, con un'espressione che convogliava la Grande Importanza della cosa.

"Non sarebbe più divertente guadagnarti la strada per la cima, invece di comprarla con le gomme?" gli chiede Bilbo con un sorriso, scansionando l'ultimo pezzo degli acquisti.

Kili volge gli occhi sgranati su di lui "Non capisce, Signor Boggins, sticker!"

È solo quando Bilbo è bello comodo nel suo letto quella sera, con il gatto che gli scalda i piedi, che si rende conto di non aver mai detto a Kili il suo nome.

Ciò che Bilbo sa, fin'ora, di Thorin, è che è un bel tipo riservato (oltre che bello, in generale), ha due nipoti, di solito porta i capelli legati e tiene la barba pulita e corta, e compra un sacco di frutta e verdura. Quindi, in breve, non sa molto. E, da semplice cassiere che lavora per qualche soldo in più, non è abbastanza da sapere? Bilbo non vuole trattare Thorin come un progetto di ricerca per il suo libro - è solo… interessato. È tutto. Probabilmente anche leggermente-forse-un-po' attratto da lui, ma è un'altra storia. La tranquilla mattina di un mercoledì, il momento più tranquillo della settimana, del suo terzo mese a Verdebosco, incontra un altro membro della famiglia Durin.

" -non ho intenzione di pagare anche per la tua roba." Sente lievemente Bilbo, e sa che probabilmente non avrebbe dovuto (cosa dice questo di lui?) ma istantaneamente ha riconosciuto la voce di Thorin: burbera e sempre dritta al punto.

"Oh, andiamo, siamo qui insieme e hai intenzione di far pagare alla tua povera sorellina la sua spesa?"

"Pago solo le cose che mi servono. E non siamo qui insieme; ti sei aperta la strada dentro la mia macchina."

"Cose che ti servono? Da quand'è che ti servono i tortellini-"

"Sta' zitta." Bilbo sente sibilare Thorin quando gira l'angolo dal reparto giornali per entrare in corsia quattro, con quella che lui immagina essere la sorella di Thorin che guida il carrello. Con capelli scuri come ossidiana e lo stesso naso tagliente, non c'è modo di sbagliarsi. Bilbo si rende anche conto, un po' in ritardo, che ha la stessa espressione maliziosa che il piccolo Kili aveva subito prima di infilare il pacchetto di gomme nella maglietta di Thorin.

"Oh!" dice lei in un sussurro canzonatorio, coprendosi teatralmente la bocca con la mano. "È questo il tizio di cui tu e Dwalin chiacchieravate?"

Piccolo il mondo. "Buon giorno," dice lui, prendendo mentalmente nota di strozzare Dwalin la prossima volta che lo vede; al diavolo tatuaggi, naso rotto e intimidazioni. Come facevano tutti, in questa città, a conoscersi?

"Ciao," grugnisce Thorin, evitando ogni contatto visivo, e Bilbo nota che oggi i suoi capelli posano sulla sua spalla in una treccia ordinata. Incredibile, pensa Bilbo, cercando di concentrarsi sul suo lavoro, incredibilmente- no, no. Non ha intenzione di finire quel pensiero.

"Queste sono mie," dice Thorin e riesce a mettere i suoi tortellini, uova, spinaci, emmenthal e insalata sul nastro prima che sua sorella si infili in mezzo, scaricando il suo lato del carrello con una facilità e velocità che solo una madre può avere.

"E questi sono miei, Thorin pagherà anche questi perché si è dimenticato di fare la spesa ieri come doveva, quindi non li separi," dice, ignorando il modo in cui Thorin alza gli occhi.

Bilbo deve trattenere un sorriso, "Non sarà un problema. Avete trovato tutto quello che cercavate oggi?"

"Oh, certamente, non è vero fratello mio carissimo?" lei dà a Thorin una gomitata nelle costole, "Sono Dis, nostro cugino Dwalin ti ha menzionato."

Cugini allora. Beh, il commento di Dwalin riguardo il suo 'idiota di un cugino' ha molto senso ora. Bilbo vede persino la somiglianza di famiglia, il cipiglio caratteristico! (In effetti, è un po' più attraente su Thorin.

"Cose buone, spero," scherza Bilbo.

"Ovviamente," Dis gli fa un occhiolino sfacciato. Dietro di lei, Thorin si gratta la barba e geme un debole oh mio dio.

Bilbo scopre di andare splendidamente d'accordo con Dis, al punto che ci volle una visita personale del suo manager per farla andar via. Non che sarebbe stato un problema se fosse rimasta, visto che c'erano meno di quindici persone che gironzolavano nel negozio, ma a quanto pare i Greenleaf e i Durin non sono in rapporti molto amichevoli. Il che non solo riportò Bilbo alla questione di come tutti, in quella città, si conoscessero, ma anche a in che cosa si era ficcato, trasferendosi fuori del suo piccolo paesino accogliente? Si chiede se debba aspettarsi che familiari con giacche di pelle e capelli pettinati indietro con il gel appaiano a momenti, schioccando le dita e oscillando le spalle a ritmo di una canzone muta.

Nonostante quello e nonostante le occhiatacce che ha ricevuto dal suo capo (Bilbo spera che il suo stipendio non soffra per aver fraternizzato con i Durin-ossia-il-nemico), Bilbo nota che Thorin è molto più cordiale con lui da quando ha conosciuto sua sorella. L'apparente approvazione di Dis per lui probabilmente significava qualcosa per Thorin, ma cos'è quel qualcosa non è chiaro a Bilbo.

Cominciano a scambiarsi chiacchiere su altre cose oltre il tempo ogni volta che Thorin passa, come i suoi nipoti, le loro preferenze per la colazione (e quello era un dibattito piuttosto acceso - fritti non strapazzati ha detto Thorin, e Bilbo ha ribattuto che Thorin non aveva semplicemente mai assaggiato delle uova strapazzate come si deve), e nella rara occasione in cui Bilbo ha fatto una battuta, Thorin ha riso.

Quella rara occasione è imbarazzante per entrambi. "Ah, un panetto di burro oggi," osserva Bilbo, "Sai che quando fai il burro, c'è un po' di margarina per errore[1]?" Ci vuole mezzo secondo perché Bilbo si penta della battuta che gli era uscita dalla bocca quando Thorin si acciglia, ma neanche la metà della metà di un secondo dopo il suo viso si infiamma, perché Thorin si piega in due, scosso dalle risa trattenute. Bilbo dovrebbe essere orgoglioso che una persona piccola di statura come lui abbia ridotto un omone come Thorin a risatine e grugniti con un gioco di parole scemo, dovrebbe davvero, ma tutto ciò che sente è il mortificante calore sulla sua faccia e un assoluto imbarazzo.

Cinque mesi dal primo giorno, e due da quando Bilbo è venuto a conoscenza del fatto che Thorin ha un sorriso molto bello (specialmente quando è diretto a lui; oh, zitto, cuore traditore), Thorin entra con Dwalin al seguito durante un venerdì affollato.

Per un secondo Bilbo si preoccupa che Dwalin gli chieda come va il manoscritto, perché la risposta è per niente bene. Ma Dwalin non gli rivolge una singola parola; si limita a starsene a braccia incrociate come l'ombra di Thorin, lanciando occhiatacce alla chignon di capelli sulla testa di Thorin.

Thorin sbatte giù un piccolo mazzo di girasoli, rose bianche e garofani bianchi, e quando Bilbo lo saluta con un ciao e un sopracciglio alzato, dice, "Per- per Fili. Il suo… amico è malato e lui ha," si acciglia, "insistito."

Porge a Bilbo una banconota da cinque sterline e se ne va, senza neanche prendere lo scontrino e il resto.

"Un consiglio, ragazzo," Dwalin infine parla, con un'aria tirata, osservando Bilbo che fissa con sconcerto la figura di Thorin che si allontana abbastanza a lungo da non poterlo negare, "Thorin era nell'esercito e è pratico di messaggi in codice. Interpretalo come vuoi e poni fine alla nostra miseria, si?"

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"'Messaggi in codice'?" dice dubbioso Bilbo, facendo le virgolette in aria con le dita, "Cosa può voler dire?"

"Conosci Thorin, è un tipo da poche parole e molte azioni, gli ci vuole solo un po' di tempo. Qualche altra settimana, fai tre, sembra buono."

"No, la cosa è of, io non- " Bilbo si interrompe, stringendo gli occhi, "Cosa? Che intendi con quello?"

Bofur sbatte le palpebre con aria da gufo da sotto il cappello floscio, e si nasconde dietro al suo caffè, "Sai cosa, cosa intendi, non ho detto nulla, ha-"

Bilbo sbatte la sua tazza di tè sul tavolo e se ne pente immediatamente quando il cugino di Bofur gli lancia uno sguardo di disapprovazione, "Scusa Bifur," dice, posando dolcemente la tazza fumante su un sottobicchiere inciso, "Poche parole, molte azioni, messaggi in codice? Sono l'unico qui fuori dal giro?"

"No," dice Bofur con enfasi, "Per niente, 'Bo! È solo, c'è questa cosa, vedi, è un po'," scrolla le spalle, poi fa gesti vuoti con le mani. Dietro di lui, Bifur guarda fisso negli occhi Bilbo e fa segno, c'è una scommessa.

Bilbo non può in tutta sincerità dirsi sorpreso, ma nemmeno di non essere arrabbiato. "Quindi, chi c'è dentro," chiede. Spiegava abbastanza il comportamento di tutti; dall'improvviso interesse di Bofur per la sua cottarella (parole di Bofur, non di Bilbo) all'improvviso interesse di Balin - l'improvviso spostarsi dell'argomento delle loro affabili conversazioni dalla letteratura e trattini lunghi e corti e cose così al colore non-ti-scordar-di-me degli occhi di Thorin.

Bofur sussulta. "Oh, non molti, davvero! Solo la famiglia di Thorin e qualche amico in comune che abbiamo... e qualcun altro."

Passando vicino a loro, Bifur scuote leggermente la testa, la scommessa è che Thorin ti chieda di uscire presto. Non mentirò, pensavo che fosse troppo coniglio da farlo. Pare che ne uscirò ricco.

"Non puoi rivelare tutto, cugino!" geme Bofur. Sospira nel suo caffè, "Thorin l'ha scoperta qualche giorno fa. Conoscendolo, aspetterà secoli solo per darci fastidio."

Quello fa fare una pausa a Bilbo, "Quindi, quello che state dicendo è," dice lentamente, solo per assicurarsi che Bifur non sbagli a leggergli le labbra, "la scommessa è che Thorin, Thorin alto come un albero, chieda a me, Bilbo, di uscire, e non il contrario?"

Un luccichio malizioso compare negli occhi di Bifur e lui sorride, tamburellandosi il lato del naso con aria complice.

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"Thorin," saluta Bilbo con un piccolo sorriso la volta successiva che Thorin entra.

Messaggio in codice, aveva detto Dwalin. Ripensandoci, Bilbo non ha mai notato nulla di diverso in  Thorin. Non tamburellava con le dita a ritmo, non sbatteva le palpebre troppo spesso per essere codice Morse, e non lasciava cifre dietro di sé da decifrare. L'unica cosa che non andava mai, che era strana, era la spesa.

Oggi, Thorin ha melanzane, insalata, porri, indivia, asparagi, carciofi, e un secondo pacco di insalata con sé. Bilbo osserva mentre Thorin li allinea con precisione in quell'ordine specifico, abbastanza vicini l'uno all'altro. È una mossa così ovvia che Bilbo non riesce a credere che gli ci sia voluto così tanto per notarla.

Con quel pensiero, ripensa ai fiori e - oh. Girasoli, rose bianche, e garofani bianchi. Non sono qualcosa che un bambino regala ad un amico malato.

"Io…" comincia Thorin, fissando duramente la fila ordinata di spesa che si sposta lentamente sul nastro. Infine, dopo che l'ultimo pacco di insalata è scansionato e imbustato, decide per: "Pago con la carta."

Bilbo non è il migliore a leggere le persone, ma persino lui riesce a capire che Thorin non voleva dire quello. Era evidente nella sua postura, con le sopracciglia aggrottate e le braccia strette ai fianchi. Fortunatamente per entrambi, Bilbo ha capito il codice.

Non volendo perdere il coraggio, Bilbo strappa lo scontrino dalla macchinetta e scribacchia velocemente sullo spazio vuoto in fondo. "Assicurati di controllare lo scontrino, per vedere se tutto è in ordine," si affretta a dire, un po' senza fiato.

Thorin sbatte le palpebre, leggermente sorpreso, ma annuisce. "Ci vediamo," dice piano, sconfitto.

Bilbo lo guarda ancora quando Thorin abbassa la testa per leggere lo scontrino. Poi, la sua testa scatta in su e si volta per guardare Bilbo con occhi spalancati, il rosso che gli colora le guance da sotto il colletto della camicia. Bilbo può sentirsi arrossire, ma non si tira indietro.

"Si," Thorin tossisce debolmente, inciampando verso l'uscita del negozio, "si," ripete, annuendo con decisione in direzione di Bilbo.

Una laurea in Inglese, ma gli ci è voluto solo un volto barbuto stupefatto per privarlo delle parole. È un idiota di un Took, come diceva affettuosamente sua madre, che segue gli impulsi del cuore, ma Bilbo sbuffa comunque di sollievo e saluta con più entusiasmo, "Ci vediamo." 

------------------------

Thorin cammina verso la porta a vetri scorrevole instabilmente, le ginocchia gli sembrano budini lasciati al sole, solo il carrello della spesa lo tiene in piedi. Un largo sorriso gli apre le labbira quando si concede un altro sguardo al piccolo pezzo di carta tra le sue mani, tracciando con gli occhi la scritta ordinata in inchiostro nero.

Arance, noci, cioccolata, hamburger, tortellini e uova.

Dovremmo conoscerci meglio,
Grey Wizard's Café
Sabato alle 4?

Fine


[1]: il pun non è traducibile. L'originale è "when you make butter, there's a little margarine for error". La pronuncia di margarine (margarina) è molto simile a quella di margin (margine), quindi sembra "there's a little margin of error", ossia "margine di errore".

Note della Traduttrice

Sono tornataaaa!!! Vi sono mancata? Ho dato l'esame la settimana scorsa e posso dire finalmente di essere in vacanza *^* Potrò finalmente cominciare a lavorare sulla traduzione della long fic che pianificavo di fare +_+
Dite la verità, l'avevate capito il codice? Ma vi rendete conto che in italiano esistono solo due cibi con la i? E' frustrantissimo xD
Spero che vi sia piaciuta ♥
-Kuro

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Capitolo 20
*** I vecchi del prato | by TheBookshelfDweller ***


I vecchi del prato

by TheBookshelfDweller
traduzione di KuroCyou

Rating: Giallo
Genere: Fluff, romantico
Note:  Shire AU
Introduzione:

È la storia di un giorno di aprile, e di quanto sono fortunati di essere arrivati così lontano, di aver vissuto abbastanza da vedere i capelli l'uno dell'altro diventare bianchi, nel caso di Bilbo, e argentati, in quello di Thorin.

Storia originale qui

 


 

'Ti ricordi i tarassachi?'

È una dei nipoti di Sam a trovare il biglietto. Ivy, la figlia più piccola di Elanor, lo tira fuori da dove è incastrato sul retro della cornice vuota, posata su uno degli armadietti dello studio. La famiglia non ha mai capito perché fosse inutilizzata, ma Sam l'ha tenuta vuota e dopo un po' tutti ci si sono abituati. Era solo una di quelle cose. Una delle tante piccole, inspiegate curiosità di Casa Baggins. I biglietti sono un'altra.

"Nonno, ne ho trovato un altro," dice Ivy, avvicinandosi sui suoi piccoli piedi pelosi per passare a Sam il ritaglio di pergamena.

"Beh… era un po' che non ne vedevamo altri," risponde Sam, scorrendo le parole mentre apre il cassetto della scrivania. Tutti i biglietti riposano in una piccola scatola di legno. È una cosa strana, quella scatola, nodosa e piena di bordi ruvidi, fatta di legno di melo. Ma Sam ha trovato lì il primo biglietto, in quella scatola, quindi è sembrato giusto metterci anche tutti gli altri, quando arrivavano.

Hanno cominciato a trovare i biglietti poco dopo essersi trasferiti. All'inizio, Sam pensava che fossero solo pezzi strappati di vecchie liste della spesa o lettere stracciate, ma presto era diventato chiaro che le note erano una forma di vita propria. Vivono come insetti benigni nel letto in tutta la casa, nascosti la maggior parte del tempo, a parte per gli strani giorni nei quali uno di loro fuoriesce dal suo nascondiglio tra le pagine di un vecchio atlante, o infilato sul fondo di un vecchio barattolo della farina che nessuno usa più.

'Quella crostata era per dopo'

'Le tue trecce si sono sfatte'

'Il tuo panciotto preferito ha una macchia di marmellata'

'è di nuovo aprile'

'incontriamoci all'albero'

'Ti ricordi i tarassachi?'

E persino ora, dopo tutti questi anni, i Gamgee continuano a trovare i biglietti. È come se Casa Baggins stesse avendo giorni nostalgici, ricordando momenti andati da tempo. Se c'erano mai state conversazioni, sono perse da tempo ormai. Le note sono solo pensieri fluttuanti nell'aria, separati dal luogo al quale appartenevano in origine.

A volte, a Sam sembra che loro siano ancora ospiti in quel posto, come se ci sia un'intera vita segreta che si svolge dietro le loro spalle. Storie non dette sussurrate di notte. La cornice vuota. I biglietti in una calligrafia che sembra familiare, ma che nessuno riesce davvero a riconoscere. Come il sorriso di un vicino distante di cui ti dimentichi sempre il nome, ma più caldo. Gli scarabocchi incomprensibili sui margini dei libri di fiabe, battute lasciate a metà. Pagine che aspettano ancora la battuta di chiusura.

Ma c'è un segreto nel mistero, e il segreto è che Sam sa. Sa che la cornice vuota conteneva una mappa, e che i biglietti non erano mai solo semplici liste della spesa scribacchiate di fretta. Sam sa anche che questi non sono storie sue da raccontare. Quindi non lo fa. Osserva i suoi figli e nipoti trovare i biglietti e le piccole stranezze - è una tradizione di famiglia ormai, per così dire - e lascia che si facciano le loro selvagge teorie e storie fantastiche basate su un paio di occhiali sperduto o poche parole scritte. Non c'è male in tutto quello. Nessun male, perché non conosceranno mai tutte le storie non dette, le piccole mitologie nate e scritte tra quelle mura.

Ma conoscono gli autori. Quindi Sam prende i biglietti e li mette via. 'Ricordi i tarassachi?' chiede il biglietto, e Sam non ricorda, perché la storia non è sua. È loro.

 

-----------------------------------------
 

Prima

Il dannato polline dei tarassachi fa starnutire Bilbo. Lo ha sempre fatto, lo farà sempre. Thorin, ovviamente, trova tutto ciò molto divertente. Beh, adorabile è la parola che ha usato, ma Bilbo vede dritto dentro di lui. Negli anni, l'abilità di Thorin di mantenere un'espressione impassibile è calata, o forse Bilbo è diventato più bravo a leggere i segni, ma è impossibile non notare il modo in cui le linee intorno alla bocca di Thorin si muovono mentre cerca di non sorridere, e il modo in cui i suoi occhi falliscono a non brillare di divertimento. Scemo di un nano.

(E se Bilbo si assicura di starnutire un po' più forte intorno a Thorin, beh…)

È aprile inoltrato e i campi intorno a Casa Baggins sono punteggiati dai tarassachi in fiore. Alcuni sono ancora giallo acceso, come piccoli soli bloccati sugli steli, mentre altri hanno già scambiato i loro splendore per dei nobili ciuffi di bianco. I vecchi del prato.

"Pensavo una cosa," dice Thorin.

"Una cosa saggia, senza dubbio," è la risposta secca da dietro le sue spalle.

Sono seduti sull'erba, nascosti tra l'alto e ondeggiante verde, mentre Bilbo svolge la routine ormai giornaliera di pettinare e intrecciare i capelli di Thorin. Il sole sta calando e l'aria profuma di terra bagnata.

"Incredibilmente saggia," sorride Thorin. "Stavo solo pensando - la tua testa sembrerà un soffione quando sarai vecchio con i capelli bianchi."

Gli procura una tirata di treccia e uno sbuffo vicino al suo orecchio, e Thorin può percepire Bilbo che scuote la testa.

"Se questa è tutta la saggezza regale che sei capace di impartire questi giorni," dice "sono contento che non sei tu quello incaricato delle nostre razioni di cibo."

Thorin sbuffa.

"Se l'ammontare della nostra cena è da prendere in considerazione, non posso proprio chiamarle razioni. Piccoli banchetti è più appropriato."

"Beh, era un'occasione speciale. Tra l'altro, non ti sei lamentato prima."

"Non mi lamento neanche adesso."

"Hmm."

Scivolano in un silenzio confortevole mentre Bilbo finisce l'ultima treccia e Thorin posa la testa sul grembo dello hobbit. Il cielo è diventato viola e le stelle cominciano a mostrarsi. La vita nella Contea è diversa, deve ammettere Thorin - più morbida, più bagnata di sole di quanto un nano sia abituato - ma c'è qualcosa di molto dolce, che non è affatto male. Mahal sa che hanno avuto tutti la loro porzione di tempi duri. Alza lo sguardo su Bilbo, e forse è la data, o forse è solo la progressione naturale delle cose, ma la domanda successiva gli scivola dalla lingua facilmente come una trota in un fiume.

"Come si sposano gli hobbit?"

Bilbo lo guarda, un sorriso confuso e aggrottato sul volto.

"E questa da dove viene?"

Thorin scrolla le spalle.

"Mi chiedevo solo."

Lo hobbit continua ad avere un'aria sospettosa, ma dopo qualche istante comincia a parlare.

"Piantiamo un albero," dice. "I neo-sposi piantano un albero nel giardino della loro nuova casa. E poi, ogni anno, il giorno in cui l'albero comincia a fare frutti, ne prendono uno e lo dividono. Di solito è un albero da frutta - melo, pero, pruno, o a volte un noce. In quel modo, l'albero vive in entrambi, così come entrambi si prendono cura dell'albero."

È semplice e in qualche modo comunque profondo, pensa Thorin. Molto appropriato per gli hobbit.

"Come si sceglie quale albero piantare?" chiede. Bilbo fa spallucce.

"Oh, in un modo o nell'altro. Magari si sceglie l'albero che era in fiore il mese in cui il corteggiamento è cominciato, o che frutto c'era nelle torte o nei dolci regalato. In ogni caso, si pianta l'albero, e ce se ne prende cura fin quando si vive."

"E quando uno muore? L'albero viene tagliato?"

"Eru, no. Succede solo se i voti sono rotti quando entrambi i partiti sono ancora in vita. Il primo che muore è seppellito sotto l'albero, dato alle sue radici perché se ne prendano cura, finché il congiunto non si unisce a lui."

Bilbo scivola giù così da sdraiarsi vicino a Thorin, posando la testa sul suo petto, e il nano avvolge un braccio intorno a lui. Con l'erba che sussurra intorno a loro, e i grilli che lanciano i loro richiami cauti nella notte, cercandosi, o semplicemente piangendo la luce che svanisce, Thorin pensa di capire gli alberi un po' meglio. Se potesse farsi crescere delle radici per restare così per sempre le infilerebbe nel terreno in qualunque momento, scavando fino a trovare acqua o pietra, ossa o altre radici alle quali aggrapparsi. Tutti i racconti delle Aule di Mahal, delle grandi forge e vaste sale di pietra, sembrano in qualche modo meno grandiosi, comparati a questi semplici campi, ed erbacce fiorite che possono volare. Thorin ha sempre saputo che il luogo del suo ultimo riposo sarebbe stato nella pietra di Erebor, lo sapeva certamente come sapeva il suo nome. Essere seppelliti nella terra, per i nani, era il peggior tipo di blasfemia.

Ma questo era prima. Ora, è pronto a combatter la fede e l'ordine cosmico delle cose, se è ciò che serve. Tra l'altro, dormire tra le radici di un albero, quando arriva il momento, non sembra tanto male come tutto il resto. Sembra dolce. E molto meno solitario.

"E cosa succede a quelli che non si sposano mai?," chiede. "Dove sono seppelliti?"

"Beh, pochi rimangono scapoli o zitelle nella Contea," dice Bilbo. "Ma quelli che lo sono vengono seppelliti sotto l'Albero della Nascita. È l'albero che i genitori piantano quando un bambino nasce, come una promessa, o un desiderio, di sorta, per il loro futuro."

"Sono un bel po' di alberi."

"A noi hobbit piacciono le cose che crescono."

"Ho notato."

Accarezzando pigramente la schiena di Bilbo, Thorin si chiede se la felicità sa di essere fatta di cose così semplici, come il calore del corpo di un'altra persona, una serata tranquilla, una singola giornata di aprile che torna ogni anno, ma un anno era arrivata portando un nano sulla soglia di uno hobbit, dando inizio ad un viaggio che ora erano fortunati da percorrere insieme.

"Qual è il tuo?"

"Hm?" mormora Bilbo, giocherellando con il fermaglio di una delle trecce di Thorin.

"Qual è il tuo Albero della Nascita?"

Bilbo lancia un'occhiata a Thorin.

"Mi crederesti se ti dicessi che è una quercia?"

"Probabilmente no."

"Bene," sbuffa Bilbo. "Perché non lo è. È un salice piangente, in effetti."

Thorin aggrotta le sopracciglia. "Una strana scelta, penso, per un bambino."

"Così pensa la maggior parte della Contea." Il sorriso nella voce di Bilbo è sonoro, di quel tipo malinconico che a volte ha quando i suoi occhi si riempiono di uno sguardo lontano. "Mia madre l'ha scelto, ovviamente. Ha sempre detto che era adatto a me."

È la volta di Thorin di sorridere. Gli sarebbe piaciuto conoscere Belladonna Baggins. Se suo figlio è una qualche indicazione, era una piccola forza della natura tutta da sola.

"Capisco il perché?"

"Davvero?" la voce di Bilbo è ancora distante, al massimo educatamente casuale, come se fosse già da un'altra parte, ma Thorin si sposta così da poterlo guardare negli occhi. "Non ci ho mai pensato in quel modo. Ho sempre pensato che fossero alberi tristi, in un certo senso, tutti piegati così. C'è una favola, sai. Sui salici piangenti. Si dice che una volta, Yavanna pensava di aver perso suo marito, così si tagliò tutti i capelli per il dolore e il vento li sparse su tutta Arda. Poi camminò per le terre e pianse, e ovunque erano caduti i suoi capelli e le sue lacrime avevano innaffiato, sorsero strani alberi piegati, che sfioravano il terreno con i rami dalle foglie argentate, come mani che cercano qualcosa che hanno perduto. Le storie dicono che le lacrime di Yavanna crearono dei laghi, ed è per questo che i salici piangenti crescono così spesso vicino l'acqua. Alla fine, venne fuori che suo marito era vivo, ma gli alberi rimasero, rivolti per sempre al terreno con un dolore dimenticato, perché la prima acqua che ebbero mai assaggiato era fatta di lacrime, e le loro foglie ora portano memorie di sale e tristezza."

"Non penso che tua madre abbia scelto il tuo albero per la tristezza, Âzyungel." Dice Thorin, cercando di far capire a Bilbo. "Tua madre era saggia. Non ha scelto un albero che si sarebbe schiantato per una brezza un po' più forte del normale, né ne ha scelto uno frivolo solo per la sua bellezza. I salici possono sembrare fragili, ma sono più forti di molti altri. Si piegano sotto folate violente di vento, ma si spezzano molto raramente. Sono buoni per gli archi, e per intrecciare ripari sulla strada. E, se ricordo bene, sono anche usati per guarire. La loro corteccia allevia il dolore, calma le menti febbricitanti. È una medicina amara, ma salva la vita, se si riesce ad ingoiarla."

"Beh… lo fai suonare eroico, a parlarne così," mormora Bilbo, ma Thorin sorride perché sa che Bilbo fa così quando è toccato e un po' imbarazzato. È parte di ciò che è tanto quanto la sua lealtà e gli sciocchi gesti del cuore. E Thorin lo ama dalla punta delle orecchie arrossate fino all'ultimo pelo sui suoi piedi.

"Vuoi piantare un albero con me, Bilbo?", chiede. È così semplice. È così giusto.

Bilbo sorride, e non è che avevano intenzione di passare le loro vite diversamente da insieme, quindi la risposta arriva facilmente come la domanda.

"Si, lo voglio."

Si piega giù, posando un dolce bacio sulle labbra di Thorin prima di poggiare la fronte sulla sua. Le punte dei loro nasi si toccano ed entrambi hanno gli occhi incrociati per cercare di guardarsi, ma è comunque un momento degno di mettere radici.

"Quale dovremmo piantare allora?" chiede Thorin.

"I fichi sono i tuoi preferiti," risponde Bilbo.

"Tu odi i fichi."

"Beh, allora, una quercia è una scelta ovvia. Ho già piantato la ghianda del giardino di Beorn, ma possiamo trovarne un'altra buona facilmente."

"Non possiamo mangiare le ghiande."

"No, non possiamo."

"Penso che sarebbe insolito allora, no?"

"Molto. Ma ho imparato che non mi importa molto della normalità", dice in tutta serietà, guardando Thorin. "Piantiamo una quercia, Thorin, e troveremo un modo. Farò farina di ghiande e tu puoi intagliare degli scudi dai rami caduti."

"Non servono a molto gli scudi nella Contea."

"Allora intagliaci delle ciotole e piatti e altre cose che ci servono," sussurra Bilbo, tenendo tra le mani il viso di Thorin. "Intagliaci una fornitura a vita di pentole e poggiapiedi e scatole. E pianteremo un frutteto intero nel frattempo - pere per il conforto, fichi per l'abbondanza, e prugne per promesse mantenute - e mangeremo quella frutta dai piatti e dalle ciotole. E non ci mancherà mai frutta fin quando non siamo entrambi vecchi con i capelli tutti bianchi. Vecchi del prato, noi due."

Thorin è sopravvissuto a battaglie e viaggi e disperazione, ma nulla di tutto quello ha mai intaccato come fanno le parole di Bilbo ogni volta. Ma per quanto siano belle e sentite, non sembrano giuste. Una quercia sarebbe una scelta ovvia, ma non quella giusta, pensa Thorin. Ovviamente, le sarà per sempre legato, dal suo nome e leggenda, ma è l'albero delle sue battaglie, delle sue tempeste e avversità. Non è quello che vuole ora. Non è quello che lui e Bilbo sono lì. Ma lui non è Bilbo, quindi Thorin non riesce ad esprimere tutto questo in parole, non così da farle suonare giuste.

"Piantiamo un melo," dice invece.

"Un melo?" Bilbo corruga la fronte. Thorin vuole baciare via il cipiglio.

"Si. Una delle prime notti del nostro viaggio, sei sgattaiolato dai pony, ti ricordi?"

"Ci sono state tante notti nel nostro viaggio Thorin. E molte più impressionanti."

"Beh, l'hai fatto. E sai cos'hai fatto, Ghivashel?"

Bilbo ci pensa, cercando di ricordare la notte di cui parla Thorin, ma lui lo aiuta.

"Hai dato una mela al tuo pony."

"Myrtle."

"Si. Hai dato una mela a Myrtle, anche se sapevi che probabilmente la frutta ci sarebbe finita durante l'inverno e non avresti assaggiato mele per molto tempo. Ma l'hai fatto comunque, quando non ci avresti ricavato nulla."

"Era solo una mela, Thorin."

"No. È stata gentilezza. Pura, incontaminata gentilezza. E, per me, un promemoria."

"Promemoria di cosa?"

"Che dovrei puntare a ricordare una cosa, anche se dimentico tutto il resto: che c'è ancora del buono in questo mondo, e vale la pena combattere per esso. Non penso ti amassi già, allora, ma è stato allora che mi sono reso conto di non poter continuare a non rispettarti."

"Scemo di un nano," dice Bilbo, ma i suoi occhi sono lucidi e la sua bocca è al limite di un sorriso, quindi è il miglior tipo di vezzeggiativo, quando lo dice così. "Bene. Come vuoi allora. Piantiamo un melo. Sarai stufo di sidro e torte di mele per la fine del mese però, dammi retta."

Thorin dà sempre retta a quello che dice Bilbo, e Bilbo lo sa, così non dice nulla, si limita a baciare la cima della testa di Bilbo. Steso giù, con l'orecchio sul cuore di Thorin, Bilbo coglie un soffione, studiandone il ciuffo bianco per qualche momento calmo mentre Thorin studia lui. Il vento fa volare alcuni semi di tarassaco nei suoi capelli e nella barba di Thorin, facendo starnutire lo hobbit, che di conseguenza fa ridacchiare Thorin, che cerca di nasconderlo ma non riesce.

Bilbo si gira per lanciargli un'occhiataccia, ma si ferma a metà movimento e guarda di nuovo il fiore oltraggioso tra le sue mani.

"Oh, Yavanna." Geme all'improvviso, la voce piena di orrore.

"Che c'è?"

"Hai ragione. Finirò per sembrare un soffione quando avrò i capelli tutti bianchi."

La risata di Thorin copre i canti dei grilli e, mentre Bilbo si unisce a lui, si aggrappano l'uno all'altro, aggrovigliandosi nell'erba, un mucchio ridente di arti, e le stelle volano da terra fino al cielo in un nugolo di lucciole.

 

 -----------------------------------------
 

Ora

Non c'è un melo nel giardino di Casa Baggins. C'è il ceppo di uno, lontano sul fondo, ma l'albero è sparito da anni e anni ormai. Quando gli orchi arrivarono nella Contea, molti alberi furono persi al fuoco e alle asce durante la Razzia.

C'è solo una piccola scatola di legno nel cassetto della scrivania, e un alberello di melo che si rafforza con ogni nuova primavera.

 

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Né ora né allora

"Dov'è la mela?"

"L'ho data al pony."

"Bilbo."

Bilbo alza lo sguardo su suo marito. Ci sono troppe rughe sul viso di Thorin che non sono state messe lì dalle risate, e Bilbo odia la loro causa. Sta imballando lo studio. Partiranno per Gran Burrone il giorno dopo. È stato dichiarato più sicuro della Contea, in questi tempi tumultuosi. Sono sopravvissuti alla Razzia, ma il loro albero non l'ha fatto.

"Quel pony sta per viaggiare per metà della Terra di Mezzo."

"E quella era l'ultima mela dal nostro albero."

"Lo so."

È la prima volta in molti decenni che spezzano la tradizione. Non ci sarà una mela da dividere nel loro anniversario, e per opera di Bilbo, nientemeno. Molto insolito. Ma poi, Bilbo ha imparato ad amare l'insolito molto tempo fa.

"Ecco," dice, andando da Thorin. "Ho tenuto questi. Ho avuto la sensazione che saresti stato irritato per la mela."

Prende la mano di Thorin tra le sue e vi fa cadere qualcosa nel palmo.

"Lo ho presi dall'ultima mela," dice. Thorin guarda i semi di mela e poi di nuovo Bilbo.

"Gli alberi si spezzano e si bruciano, Thorin. Succede," dice Bilbo. "Non c'è nulla da fare. Ma non noi, amore. Mai noi. Noi ricominciamo. L'abbiamo già fatto una volta. Possiamo farlo di nuovo. Ricominciare. Tra l'altro, la cenere fa bene alla terra."

Thorin sorride e lo stringe a sè, e Bilbo pensa a quanto siano stati fortunati. Quanto lo siano ancora, ad essere arrivati così lontano, essere vissuti per vedere i capelli l'uno dell'altro diventare bianchi, nel caso di Bilbo, e argentati, in quello di Thorin. Fiori e metalli preziosi. Sono davvero vecchi del prato ora.

Più tardi, mentre osserva Thorin seppellire con attenzione i semi in un pezzetto di terra, afferra un pezzo di pergamena e un calamo.

'Ti ricordi i tarassachi?', scrive.

Bilbo mette il biglietto nella cornice della mappa di Erebor, dove sa che Thorin lo troverà. Non lo tirerà fuori - non sposta mai i biglietti - e probabilmente rimarrà lì a lungo dopo che se ne sono andati, ma lo vedrà. E si ricorderà - che c'è ancora del buono, e vale la pena combattere per esso.

 

Fine


Note della Traduttrice
Questa shot è una di quelle scritte in occasione del 6 aprile, ossia l'anniversario di quando i nani arrivano a Casa Baggins - vale a dire il primo incontro di Bilbo e Thorin. Spero che vi sia piaciuta, è una delle mie preferite!
Annuncio, poi, che per ora questa raccolta va in hiatus. Ho praticamente finito la lista di shot da tradurre, e voglio dedicarmi alla long-fic! Se esce qualcosa di nuovo e carino però lo tradurrò inserendolo qui :)
Detto, questo, alla prossima! Grazie mille per aver seguito questa raccolta fin qui ♥
-Kuro

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