Strangers, friends, lovers

di Vis
(/viewuser.php?uid=147069)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tube ***
Capitolo 2: *** First tattoo ***
Capitolo 3: *** Cohabitation ***
Capitolo 4: *** Jealousy ***
Capitolo 5: *** Motorbike ***
Capitolo 6: *** Beach ***
Capitolo 7: *** Shopping ***
Capitolo 8: *** Rain ***
Capitolo 9: *** Cleaning ***



Capitolo 1
*** Tube ***


Strangers, friends, lovers
 
 -Tube-
 


L’aveva sempre vista leggere.
Quasi ogni settimana aveva visto un libro diverso fra le sue mani, portate vicino al volto, mentre leggeva seduta o in piedi sulla metro.
Non sapeva il suo nome, non sapeva la sua età, non sapeva niente di lei.
Sapeva solo che amava leggere.
Gajeel Redfox, vent’anni, impiegato in un negozio di tatuaggi e piercing, vedeva ogni giorno la stessa ragazza minuta dai capelli azzurri sulla metro. Non mancava mai.
L’aveva vista sul vagone della metro mentre diluviava, mentre con gesti attenti e quasi riverenti tirava fuori dalla borsa a tracolla il libro di turno, controllando se si fosse bagnato. L’aveva vista con la calura estiva, gli occhi che scorrevano sulle righe mentre si sventolava appena con il segnalibro.
Vedeva quegli occhi sempre abbassati sulle pagine e, con quello che sembrava rammarico, si rese conto che non sapeva di che colore fossero: se scuri come la notte o chiari e cristallini come ruscelli d’acqua.
Era giugno quando per la prima volta riuscì ad incontrare le iridi della ragazza.
Con le cuffiette alle orecchie, con musica metal e rock che gli invadeva il cervello, Gajeel salì sul vagone della metro, stranamente non invaso dai soliti pendolari.
Eppure lei c’era.
Seduta, le gambe accavallate che risultarono ai suoi occhi sexy, leggeva, con un sorriso leggero che le illuminava il viso.
Non volle mai ammetterlo, nemmeno con se stesso, che si andò a sedere al posto accanto a lei di proposito. Anche mesi dopo quel giorno, l’orgoglioso Gajeel Redfox affermava che si era andato a sedere solo perché era il posto più vicino.
Poggiò la schiena contro lo schienale e cercò di non urtare con le braccia la ragazza accanto, completamente assorbita dalla lettura.
Iniziò a battere il piede a ritmo di musica, facendo vagare lo sguardo sul vagone e cercando di non guardarla di sbieco.
Diamine, ma cosa era diventato, uno stalker?
Non capiva il perché gli interessasse tanto quella piccoletta. Andiamo, si ripeteva, non la conosceva neanche!
Eppure, tutti i giorni, non poteva non sentire un pizzico di felicità nel vederla.
Ad un tratto la metro frenò bruscamente.
Imprecò a mezza voce, per poi sentire soffici capelli sfiorargli la spalla nuda e un braccio sottile toccare il suo.
Abbassò gli occhi cremisi e notò che la turchina gli era finita addosso a causa della frenata improvvisa.
La vide tirarsi su, imbarazzata, per poi alzare gli occhi verso di lui.
E finalmente Gajeel poté vederli: grandi e innocenti, quegli occhi che divoravano pagine e pagine finalmente guardavano lui.
Le iridi erano di un marrone chiaro e Gajeel pensò che fossero bellissimi.
La vide studiare per qualche secondo i piercing, quelli sulle braccia, per poi salire verso il suo viso.
Interruppe la canzone nel momento esatto in cui la ragazza schiuse le labbra carnose e rosee per rivolgergli un imbarazzato ‘scusa’.
«Di cosa ti scusi, non è mica colpa tua.» disse in modo burbero, facendo spallucce.
Lei rise e a Gajeel sembrò la risata più melodiosa dell’intero mondo.
«Il tuo ragionamento non fa una piega.» ammise lei, sorridendo dolcemente e guardandolo con simpatia.
Le rivolse un sorriso accattivante, sfilandosi le cuffie.
«Piacere, Gajeel.»
Non seppe perché si presentò. Seppe solo che non se ne pentì mai.
«Piacere, Levy.»
 



• Note •
“Sitting-next-to-each-other-on-a-long-bus-ride”
Prompt trovato random su Tumblr (tanto per cambiare) da cui è partito tutto.
Inizialmente era una one-shot.
Poi, nel giro di due giorni, si è trasformata in tre one-shots.
Don’t ask me why.
È che ho bisogno di GaLe/Gajevy e quindi, ne scrivo perché questi dudes mi ispirano veramente tanto.
E argh, era da decenni che volevo scrivere di un Gajeel tatuatore. Me doppiamente felice!
Comunque, alla fine, questa one-shot si è trasformata in una raccolta di tre -scusatemi ma conosco la mia pigrizia- one-shot, collegate fra loro, certo, ma con arco di tempo considerevole fra di loro (?)
Il titolo della seconda os, che ho già scritto, è “first tattoo”.
Beh, detto questo vado, a presto!
Vis

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** First tattoo ***


Strangers, friends, lovers

-First tattoo-
 


Quando salì nel vagone, non si sorprese di vedere Levy seduta a leggere, la testa piegata e delle ciocche di capelli azzurri che le ricadevano sul viso. Eppure mentre entrava, la vide alzare gli occhi.
Per cercarlo.
Quando l’individuò fra la massa di pendolari chiuse il libro sulle ginocchia e gli rivolse un sorriso raggiante. Le andò di fronte, reggendosi alla barra di metallo attaccata al soffitto del vagone e le rivolse il suo solito sorriso accattivante.
«Hai detto che lavori in uno studio di tatuaggi?» gli chiese a un tratto lei, sbattendo più volte le palpebre.
Avevano iniziato a parlare, dopo quel breve scambio di battute a giugno. Inizialmente era stato uno saluto appena accennato da parte di entrambi, per poi sfociare in vere e proprie conversazioni.
E in quel momento, a fine luglio, Gajeel riteneva che sì, erano amici.
«Cosa cerca una così brava ragazza in uno studio di tatuaggi?» la schernì lui.
«Ne voglio uno. Sulla schiena.» rispose lei illuminandosi al solo pensiero.
Il corvino inarcò un sopracciglio: Levy era maggiorenne, certo, ma non le sembrava il tipo da tatuaggi.
«Sai che fa male, vero piccoletta?»
Lei aggrottò le sopracciglia a causa del nomignolo, poi alzando gli occhi al cielo rispose: «Certo, che lo so! Non sono una sprovveduta!» e rise appena.
A dire il vero, Gajeel non ne dubitava; a dire il vero, si sentiva anche uno sciocco di fronte alla ragazza, così sveglia ed intelligente.
«E cosa vorresti tatuarti?» le chiese, sinceramente incuriosito.
La turchina rifletté per qualche istante, abbassando lo sguardo sul proprio libro poggiato sulle cosce. Poi rialzò i grandi occhi castani sul ragazzo e disse, sorridendo: «Una fenice. Li trovo animali mitologici fantastici.»
Il ventenne annuì e notando che stava per arrivare la fermata cui doveva scendere, le disse: «Allora, piccoletta, quando vorrai, vieni con me allo studio.»
 
Levy non volle che fosse lui a farle il tatuaggio, benché ne fosse capace.
Quando la guardò con un’espressione indecifrabile sul viso, lei arrossì e sistemando una ciocca di capelli blu dietro ad un orecchio disse, distogliendo lo sguardo: «Voglio che tu sia presente non come tatuatore, ma come amico.»
Era una sua impressione oppure sulla parola ‘amico’ aveva sentito un accenno di esitazione?
Annuì e sorridendo per rassicurarla le disse: «Tranquilla, piccoletta, andrà tutto bene!»
Leì annuì, lievemente più rassicurata e strinse il manico della borsa con entrambe le mani.
 
Ciò che Levy, stranamente, non aveva preso in considerazione era che, volendo farsi tatuare la schiena, avrebbe dovuto rimanere in biancheria.
Quando il collega del corvino le disse di sbottonarsi la camicetta, impallidì, per poi arrossire vistosamente e guardò Gajeel, in cerca di aiuto.
Quello, le mani affondate nelle tasche dei jeans strappati, alzò lievemente le spalle: «Piccoletta, sei tu quella che vuole farsi tatuare la schiena. È normale, tranquilla» e vedendo che lo sconcerto non abbandonava le sue iridi, aggiunse, a voce lievemente più bassa «mi giro, così non ti sentirai a disagio.»
Dicendo questo Gajeel diede le spalle alla turchina, fissando i disegni appesi al muro.
Per alcuni istanti non sentì nessuno rumore. Poi un lieve sospiro, seguito dal tonfo che la borsa fece quando venne appoggiata a terra.
E si sorprese, Gajeel, quando sentì il proprio cuore iniziare a battere più veloce, quando iniziò a sentirsi agitato, mentre Levy si sbottonava la camicetta e se la sfilava.
La sentì stendersi sul lettino e scambiare brevi battute con l’altro riguardo il tatuaggio.
«Inizio.» lo sentì dire, rivolto alla ragazza.
Gajeel si sgranchì le ossa del collo e si sentì arrossire quando sentì le dita affusolate della turchina cercare le sue.
Cercando di non tremare tirò fuori una mano dalla tasca e timidamente strinse quella della ragazza.
Con una forza che Gajeel non credeva Levy possedesse, ogni qual volta sentiva il dolore diventare più acuto, lei gli stringeva maggiormente la mano e lui la rassicurava, per quanto potesse, accarezzandole con il pollice la pelle soffice del dorso della mano.
 


 
 
• Note •
E due sono pubblicate!
Non so quando pubblicherò la terza cuz la devo ancora scrivere, spero presto ;w;
Dico solo un paio di cose e poi sloggio: la prima è che so che Levy ha diciassette anni nel manga, ma per potersi fare un tatuaggio senza la presenza dei genitori bisogna essere maggiorenni, quindi ecco spiegato il perché -3-
Perché una fenice come tatuaggio: volevo scegliere qualcosa di simile al simbolo della gilda e mi è venuta in mente la fenice (che adoro asjfjkhdsh).
Ah, il titolo del prossimo ed ultimo capitolo è “Cohabitation”.
Okay, ora vado.
Spero vi piaccia~
Vis

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cohabitation ***


Strangers, friends, lovers

-Cohabitation-
 


Quando Levy aveva parlato loro di un nuovo amico, Jet e Droy si erano aspettati un tipo minuto, abbastanza anonimo; il tipico topo da biblioteca, insomma.
Non un ragazzo dalle spalle larghe e tutto muscoli, con diversi piercing e con uno sguardo omicida.
Quella mattina, quando andarono a casa della turchina per riportarle dei libri che aveva loro prestato, rimasero impietriti quando venne aperta loro la porta.
Avevano deciso di andare a trovarla dopo le undici, per evitare di disturbarla; si sorpresero di sentire dei passi pesanti dirigersi verso la porta, accompagnati da delle imprecazioni, che non volevano essere nascoste.
E fra tutte quelle imprecazioni, di qualcuno che non voleva essere minimamente disturbato, una frase, pronunciata con un tono nettamente più dolce: «Torna a dormire, piccoletta, ci penso io.»
E in quel momento la porta si aprì, rivelando loro un Gajeel piuttosto incazzato.
Indossava solo dei pantaloni, probabilmente indossati prima di andare ad aprire, e i capelli corvini, lasciati sciolti come sempre, erano ancora più spettinati del solito.
I due amici deglutirono mentre lentamente spostavano lo sguardo dai numerosi piercing, all’espressione accigliata, fino ai muscoli che non passavano inosservati.
«Chi diavolo siete?»
Fu Jet a trovare il coraggio per parlare: «S-siamo degli amici di Levy dell’università. Dovevamo riportarle dei libri…»
A quel punto gli occhi scarlatti del corvino si posarono sui libri che i due ragazzi reggevano fra le mani.
Li prese, senza aggiungere altro, ed era già pronto a sbattere loro la porta in faccia quando una voce ancora impastata dal sonno chiese: «Gajeel, chi è?»
Da dietro il corvino spuntò una Levy assonnata, con i capelli arruffati, che si era infilata una maglia del corvino con sopra il logo di una band.
Quando li vide sorrise, per poi guardare di sbieco Gajeel; dalle espressioni intimorite dei due e dalla mano libera del moro pronta a chiudere la porta loro in faccia, Levy non faticò ad immaginare come la scena si fosse svolta. Sospirò piano, di colpo sveglia e disse, aprendo maggiormente la porta: «Entrate, dai.»
Li prese entrambi per mano, facendoli entrare sotto lo sguardo irritato e pieno di disappunto di Gajeel.
La turchina li fece sedere in salotto e quando ognuno ebbe davanti una tazza di caffè fumante, sedendosi sul bracciolo della poltrona dove stava il corvino e dopo aver bevuto un sorso disse: «Probabilmente questo scorbutico non si sarà ancora presentato: Jet, Droy, lui è Gajeel.»
Si voltò verso il corvino: «Gajeel, loro sono Jet» e indicò il ragazzo dai capelli rossi «e Droy, due miei compagni di corso all’università.»
Non era la prima volta che Gajeel si fermava a dormire lì da lei: ormai, a dir la verità, era diventato naturale per entrambi. Diversi oggetti personali del ragazzo si trovavano da settimane lì, come alcuni dei suoi cd preferiti, la maggior parte dei suoi vestiti. Non avevano mai dato un via a ciò, ma ormai era chiaro: vivevano insieme.
Il corvino rimase in silenzio ad ascoltare ciò che i due ragazzi e la turchina dicevano, riguardo lettere antiche, libri, corsi ed altre cazzate riguardanti l’università.
Avevano finito il caffè da tanto ormai e Gajeel iniziava a sentirsi irritato per quella mancanza di attenzioni da parte di Levy; per cui, senza preavviso prese la turchina per i fianchi e senza difficoltà se la mise in grembo, decisamente più soddisfatto sentendo il corpo della ragazza contro di lui.
Levy trattenne un urletto di sorpresa e schiaffeggiandogli scherzosamente le mani, che Gajeel con molta non calanche aveva poggiato sulle sue cosce, voltò appena il capo e rivolgendogli un’occhiata divertita, da cui traspariva anche tutto ciò che provava per lui gli mimò con le labbra un “ma che fai?”; sorrise appena e una delle piccole mani andò a poggiarsi sopra quella grande e forte di Gajeel, intrecciando le proprie dita alle sue.
Levy aveva parlato di amico, Jet e Droy ricordavano perfettamente quando la turchina aveva mostrato loro orgogliosamente il nuovo tatuaggio fatto “dal collega di un suo amico”; ma questo era chiaramente al di fuori dell’amicizia.
E il ghigno soddisfatto che arricciava le labbra di Gajeel ne era la conferma.
 
 
 



• Note •
Ehilà!
Ed eccoci alla terza, Cohabitation; che doveva essere l’ultima.
Doveva.
Eh gìà: alla raccolta se ne aggiungerà una quarta, di cui il titolo sarà “Jealousy”.
Non so il perché, ma non ho proprio voglia di mettere fine a questa raccolta: non so, sarà perché amo le AU, sarà perché amo Gajeel e Levy, quindi, se vi va, lasciatemi un prompt: anche una semplice parola o una situazione che vi andrebbe di vedere, proverò a scriverla ;u;
Spero che questa terza one-shot vi piaccia. Non ne sono molto convinta a dire il vero: l’ho scritta di getto e benché abbia provato a modificarla, mi piaceva così.
Non tacete, fatevi sentire :3
Vis 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Jealousy ***


Strangers, friends, lovers

-Jealousy-
 


Levy non si era mai ritenuto il tipo di ragazza gelosa; non lo era mai stata, a dire il vero.
Eppure, quel sentimento serpeggiante e insidioso piano si fece strada in lei. Era irrazionale, lo sapeva. Sapeva che era da stupidi, ma non poteva farci niente: non sopportava il fatto che Gajeel dovesse a causa del suo lavoro toccare altre donne.
A Levy piaceva andare a trovare Gajeel a lavoro, quando finiva presto all’università; le piaceva ammirare i complessi disegni e le numerose foto attaccati al muro; le piaceva vederlo uscire dalla stanza in cui lavorava mentre si sfilava i guanti neri in lattice, mentre la guardava per poi sorriderle; lo trovava incredibilmente sexy.
Tuttavia più andava a trovarlo, più notava che molte ragazze entravano e uscivano dallo studio: inizialmente non diede molto peso a ciò, lei stessa settimane prima si era fatta tatuare, ma la sua intelligenza non le nascose che, effettivamente, Gajeel dovesse toccare quelle donne.
Per questo, quando vedeva una ragazza non poteva non chiedersi dove avesse voluto il tatuaggio o il piercing.
Inizialmente aveva provato a sopprimere quei pensieri infantili ed insensati, dandosi della sciocca.
Ma, quasi senza accorgersene, dopo, magari quando erano a casa, sdraiati sul divano, stretta fra le sue braccia, distrattamente chiedeva: «Come è andato il lavoro, oggi?»
Gajeel, mentre le accarezzava dolcemente un braccio, le rispondeva con un distratto ‘il solito’ e abbassandosi su di lei, iniziava a lasciarle una scia di baci leggeri lungo il profilo del collo e delle spalle.
E Levy si scioglieva sotto le labbra bollenti del ragazzo e non poteva -e non voleva- in alcun modo sottrarsi a quella attenzioni. Più Gajeel la baciava, più la sua mente si annebbiava e tutti i pensieri, le preoccupazioni, sfumavano via.
Si stringeva maggiormente a Gajeel, gli circondava il collo con le braccia, sospirava di piacere e felicità.
Tuttavia quel giorno non riuscì a trattenersi.
Era passata da Gajeel e stranamente non c’era il proprietario, al negozio.
Si sedette sul divanetto nella sala d’attesa, la borsa carica di libri poggiata ai suoi piedi.
Dopo una ventina minuti alzò il viso dal libro che leggeva quando sentì rumore di passi, rumore di una porta che veniva aperta e una risata civettuola.
Vide Gajeel ridere e scherzare con una ragazza, decisamente più prosperosa di lei, con le braccia ricoperte di tatuaggi.
«Sei il migliore, Gajeel!» disse lei, sorridendo e guardando da sotto le ciglia lunghe il moro; mentre si dirigeva verso la porta d’ingresso scoccò un’occhiata a Levy, chiedendosi cosa ci facesse una ragazza come lei lì dentro; ma non si curò di più della turchina e scuotendo una mano in segno di saluto, esclamò: «Ci si vede!»
Gajeel l’aveva salutata con un cenno della mano, per poi dirigersi verso Levy; poggiò una mano sullo schienale del divano e si abbassò su di lei per salutarla con un bacio.
La turchina arrossì di piacere e quando Gajeel si lasciò cadere accanto a lei sul divano, passando un braccio intorno alle sue spalle lei gli chiese: «È stato un lavoro lungo?»
«Non troppo, ‘sta volta non ha voluto niente di troppo complicato.»
«‘Sta volta?» lo guardò, curiosa.
Gajeel annuì e spiegò: «È una cliente abituale, ormai. A quanto pare viene da prima che io lavorassi qua.»
Levy annuì e prima che potesse trattenersi chiese: «Che si è fatta tatuare?»
«Ha voluto un’enorme farfalla sul petto.»
Il corvino pronunciò quelle parole con un tono neutro, fissando il soffitto, la testa appoggiata sullo schienale del divano.
Dentro di Levy, invece, era in corso una lotta: aveva notato il prosperoso petto della ragazza. Era impossibile non notarlo.
Strinse le piccole mani a pugno, cercando di calmarsi. Era lavoro, si ripeteva, era solo lavoro.
Gajeel, guardandola di sbieco, notò le sopracciglia aggrottate e le labbra serrate, così strette fra di loro che erano sbiancate.
«Piccoletta, tutto bene? Cos’è quel broncio?»
La turchina gli scoccò un’occhiata, per poi nascondere il viso fra le mani, arrossendo.
«Scusami, Gajeel. Ma proprio non ce la faccio.»
«Levy?» odiava ammetterlo, ma si stava agitando; non capiva cosa diavolo stesse succedendo alla ragazza.
La turchina prendendolo per il colletto della maglietta lo tirò verso di sé e con foga lo baciò, gli occhi serrati.
Non che a Gajeel dispiacesse ricevere un trattamento simile, anzi; per qualche istante si godette il bacio e le sue mani scesero verso i fianchi della ragazza, percorrendo il profilo del busto e della vita sottile.
Quando Levy lasciò libero il colletto della sua maglietta e lentamente si fece indietro, il corvino, con un sorrisino soddisfatto sulle labbra che non riusciva a cancellare, chiese: «Ora mi dici a cosa devo ciò, piccoletta?»
Prima di rispondere la vide distogliere lo sguardo, imbarazzata, e con le gote che si imporporavano spiegò, in un sussurrò: «Sono gelosa,» dovette piegarsi verso di lei per sentirla «odio il fatto che tu debba toccare il corpo di altre ragazze. Come con quella tipa. Ho notato la sua taglia di reggiseno, sai?»
I suoi occhi marroni saettarono verso di lui quando lo sentì ridere. Gonfiò le guance e arrossendo maggiormente esclamò: «Lo so che è stupido! Non ridere!»
Poi, si sentì avvolgere dalle braccia muscolose del ragazzo e si ritrovò pigiata dolcemente contro il suo petto. Lo sentiva ridacchiare, poi sentì le sue labbra vicino al suo orecchio sinistro: «Sei una sciocca, piccoletta. Sei troppo intelligente per essere gelosa delle clienti. » con un’altra risatina le mordicchiò il lobo  «Lo sai che io guardo solo te.»
Si sentì riempire di felicità e si strinse al ragazzo, stringendo fra le dita la stoffa leggera della maglietta. Dopo quelle parole si sentì ancora più stupida.
«E poi, » alzò gli occhi marroni verso il viso di Gajeel, quando lo sentì parlare di nuovo, un sorriso malizioso sulle labbra «sai, sono più un tipo da lato B.»
E quando sentì le sue mani scendere sul suo fondoschiena, per poi stringerglielo con i polpastrelli, sentì il viso andare a fuoco.
 
 
 



• Note •
Ehilà!
Lo ammetto, ho messo più tempo di quanto mi aspettassi a scrivere questa quarta shot; avevo intenzione di completarla ieri ma per cause superiori -parenti, scuola e bla bla bla- non ce l’ho fatta. Non credo che la battuta finale di Gajeel stoni: cioè stiamo pur sempre parlando di lui, troppo romanticismo e troppa dolcezza non sono da lui argh-
La prossima shot sarà basata sul prompt di Scatty_, che è stata la prima a recensire. (Mi piace il suo prompt, è originale! E ho già in mente qualcosa!)
E poi a seguire con gli altri~
Ah, sta mattina mi è venuta un’idea, quindi ai prompt che mi avete dato, ne aggiungerò un altro, ma non vi dico ancora qual è :3
E con i vostri prompt +1, le one shot in programma sono quattro! Spero di riuscire ad aggiornare presto e di non dovervi far aspettare troppo >->
Un bacio e grazie a chi sta seguendo la storia e un grazie mille a chi sta anche recensendo~
Vis

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Motorbike ***


Strangers, friends, lovers

-Motorbike-
 



Gajeel aveva capito di amare Levy un giorno di luglio.
Non faceva molto caldo ed era il suo giorno libero.
Con indosso solo un paio di boxer, sdraiato sul letto a non fare niente, Gajeel cercava di decidere cosa fare.
Si era concesso di svegliarsi tardi quella mattina e ancora si rigirava fra le lenzuola increspate.
Sentì il cellulare vibrare sul comodino; stese un braccio e dopo averlo preso guardò lo schermo, lievemente infastidito. La luminosità del display irritò i suoi occhi, ancora abituati alla semi oscurità della stanza, e sibilò un’imprecazione.
Tuttavia, appena notò il mittente il fastidio mutò in felicità: Levy, la ragazza che aveva conosciuto sulla metro, gli aveva mandato un messaggio.
Non ricordava il perché o come si fossero scambiati i numeri di telefono e nemmeno gli importava in quel momento: tutta la sua attenzione era dedicata a quelle tre parole:
“Che fai oggi?”
Subito rispose con un ‘Niente’.
Neanche un minuto dopo, il cellulare vibrò di nuovo: “Ti va di uscire?”
Il corvino inarcò le sopracciglia per la sorpresa, mentre un sorriso istintivamente gli nasceva sul viso. Da quando si era presentato alla turchina, lei non aveva mai smesso di stupirlo: o per una certa frase, o per un atteggiamento, o per una reazione. Ai suoi occhi, Levy McGarden era una continua scoperta.
Se la immaginò, Gajeel, mentre digitava il messaggio: probabilmente era arrossita, resasi conto di aver fatto il primo passo e di essere stata intraprendente.
E a Gajeel piacque: benché sembrasse il tipo di ragazza che amava gesti romantici, frasi dolci e tutto ciò di questo genere che faceva accapponare la pelle a Gajeel, aveva ignorato quei sogni sdolcinati e si era fatta avanti.
Anche se, doveva ammettere, l’aveva solo battuto sul tempo: già da un po’ l’idea di uscire con quella piccoletta gli gironzolava per la testa.
Rispose senza esitazione: “Ti passo a prendere alle 17:00, va bene?”
“Dove mi porti di bello?”
Anche in quel momento non faticò ad immaginarsela: gongolante di felicità, un sorriso raggiante le increspava le labbra carnose mentre leggeva la risposta.
“Sorpresa!”
Le labbra si Gajeel si schiusero nel suo abituale sorriso sghembo, ruggendo dentro di sé di felicità; era ufficiale: aveva un appuntamento con quella piccoletta dai capelli turchini che gli faceva girare la testa e non capire più niente.
 
Gli occhi sgranati per la sorpresa e l’emozione che lesse nelle iridi castani fecero ridacchiare Gajeel quando spense la moto, di fronte ad una Levy rimasta di stucco, ferma sul marciapiede di fronte casa sua.
«Pronta, piccoletta?»
La vide annuire con entusiasmo, mentre i suoi occhi ancora non abbandonavano la carenatura nera e lucente dell’Harley Davidson.
Gajeel le passò il casco e quasi con disappunto guardò la corta gonna che la turchina indossava.
«Stringiti a me, okay?» disse, pensando che almeno avrebbe aiutato a nascondere un po’ le belle gambe della ragazza. Ma appena quelle parole uscirono dalla sua bocca, arrossì, rendendosi conto di come realmente suonassero.
Lei ridacchiò, arrossendo leggermente, e lo punzecchiò dicendo: «Gajeel, usi la scusa della moto per sentirmi stretta a te?»
Dopo quella frase, che lo mandò in delirio, si affrettò a spiegare, dopo aver voltato la testa per nascondere il rossore.
Lei ridacchiò ancora, poi gli rivolse un sorriso: «So cosa intendevi, davvero. In effetti, mi chiedo se sia il caso di cambiarmi-»
«No, non farlo.» la interruppe prima che potesse finire la frase.
Si morse la lingua. Diamine, perché era così agitato? Perché stava dicendo tutto quello che gli passava per la testa?
Levy, il casco stretto fra le mani, lo guardò, interrogativa.
«V-vestita così stai davvero… Bene.» non osò guardarla, mentre diceva ciò. Troppo imbarazzante.
Un’altra risatina deliziata e sentì un ‘grazie’.
A quel punto tornò a guardare Levy, che stava indossando il casco.
«Sai,» quando lo sentì parlare la turchina si voltò a guardalo «sei la prima ragazza che non si lamenta del fatto che il casco le rovinerà i capelli.»
La turchina rise, divertita, e mentre si sedeva dietro Gajeel disse: «Non ci vuole molto per sistemarli. E poi, i miei capelli in questo momento sono l’ultima cosa a cui penso.»
Man mano che parlava, la sua voce si ridusse ad un sussurro, mentre esitante circondava i fianchi di Gajeel con le braccia, mentre le sue ginocchia nude andavano a sfiorare i suoi fianchi.
Effettivamente, erano vicini. Molto vicini. Sentiva il respiro silenzioso di Levy sulle spalle e il suo petto pigiato contro la sua schiena.
Dovette usare tutta la sua buona volontà per non pensare alla ragazza dietro di sé, mentre guidava.
 
La portò a bere qualcosa in un locale niente male che conosceva; un posto non troppo affollato, intimo al punto giusto, il posto giusto dove scambiare qualche chiacchiera e conoscersi meglio.
Dopo, quando tornarono in sella alla moto del corvino, Gajeel guidò fino a fuori città.
Spense il motore in una piazzola da dove si vedeva gran parte della città: a quell’ora iniziavano ad accendersi le prime luci e il cielo dall’azzurro era diventato un’infinità di sfumature rosate, fino a sfociare nel viola.
Si tolse il casco, adagiandolo ai propri piedi e così fece Levy. Mentre lo teneva stretto fra le mani scuoté con forza la testa, per ravvivare i capelli e Gajeel la guardava, sorridendo appena.
Quando lei notò il suo sguardo, le sue guance si imporporarono e sistemandosi una ciocca dietro ad un orecchio gli chiese: «Perché sorridi?»
«Sei così buffa, piccoletta.» disse lui, senza che quel sorriso intriso di una lieve dolcezza scomparisse dal suo viso.
La vide gonfiare le guance, come faceva sempre quando si arrabbiava o si infastidiva, ed esclamò: «Non sono buffa!»
La reazione della turchina fece scoppiare Gajeel in una risata squillante; il corvino le scompigliò i capelli, divertito.
Lei sbuffò lievemente, fingendosi ancora irritata, poi abbassando lo sguardo sulla moto chiese: «Ce l’hai da tanto?»
Gajeel gettò un’occhiata alla motocicletta su cui erano seduti e spiegò: «Da quando ho iniziato a lavorare allo studio. L’ho comprata con i risparmi dei primi stipendi.»
Levy annuì, ad indicare che stava ascoltando e ricalcando la scritta argentata in rilievo “Harley Davidson” sul lato della carenatura chiese, sorridendo appena: «Deve piacerti molto, eh?»
«Amo questa moto!» disse Gajeel, sghignazzando. Poi, diventando di colpo serio, disse in un sussurro: «Ma c’è qualcosa che amo ancora di più.»
La ragazza sollevò di scatto la testa a causa di quella frase; in un primo momento pensò di aver capito male e si disse che certamente stava fraintendendo tutto. Ma lo sguardo serio di Gajeel fece dissolvere i suoi dubbi e sentì il cuore iniziare a martellarle nel petto.
Il modo in cui Levy lo guardò, con quegli occhi castani così limpidi, così innocenti, gli strinse il cuore in una morsa dolorosa e sentì il bisogno impellente di stringerla fra le braccia.
Si abbassò su di lei e le prese il viso fra le mani, gli occhi scarlatti fissi in quelli castani di lei.
Sentiva il cuore in petto esplodere, sentiva caldo, ruggiva dentro di sé dalla felicità.
In quel giorno di luglio, per la prima volta Gajeel baciò Levy.
 
 



• Note •
Ehilà~
Eh già, non è passata nemmeno una settimana e io sto già aggiornando! È una cosa nuova e rara, io di solito aggiorno a mesi di distanza. È che sono veramente presa da questa raccolta, sarà perché li amo davvero troppo.
Allora, come ho già detto, la one-shot è basata sul prompt di Scatty_! Spero di non avervi delusi, dudes ;v;
L’ho scritto praticamente tutto oggi pomeriggio e sento che va bene così e bah, pubblico (?) Anche se temo che alcune frasi siano leggermente OOC. Per entrambi.
La prossima one-shot… Non so bene su quale prompt la baserò. In teoria dovrebbe essere su quello delle mia dolce Iky -aka Ryu Mustang- ma mi gira in testa una mezza idea per cui credo darò la precedenza al prompt di Veroniksca, mare o piscina. E io ho scelto mare cuz il mare mi piace di più~
Ah, un ultimo chiarimento: le tre one-shot principali -Tube, first tattoo, Cohabitation- raccontano le varie fasi della loro storia. Questa shot, Motorbike, è posta nell’arco temporale fra First Tattoo e Cohabitation. Credo lo specificherò anche nell’altre one-shot.
Detto questo, vado!
Vi ringrazio tutte, siete dolcissime e amo le vostre recensioni~
Vis

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Beach ***


Strangers, friends, lovers

-Beach-

 

Un giorno di agosto decisero di andare al mare.
Gajeel aveva una settimana di vacanza e per Levy non era ancora iniziata la stressante sessione d’esame.
Salirono in sella alla moto del corvino e Levy, stretta al ragazzo, vide i palazzi sfrecciarle accanto, finché non vennero soppiantati da prati verdi e la costa: gli scogli scuri, schizzati dalla spuma marina, brillavano sotto la luce solare e il mare, così limpido, era una tavola.
Levy sorrise, respirando la brezza marina.
Una volta scesi in spiaggia stesero i teli alla base di una parete rocciosa, che conferiva loro un po’ di ombra. Inoltre, con approvazione da parte di Gajeel quel tratto di spiaggia era deserto: nessuno li avrebbe infastiditi.
Mentre Gajeel adagiava le borse sulla sabbia, di sottecchi guardò la turchina che lentamente, prendendo l’orlo del vestito, iniziò a sfilarserlo, rivelando le curve morbide dei fianchi e un bikini arancione e azzurro che Gajeel apprezzò.
Quando Levy notò lo sguardo da predatore del moro arrossì vistosamente e gli lanciò scherzosamente addosso il vestito, esclamando: «Non guardarmi in quel modo, mi vergogno!»
Lui scoppiò a ridere e lanciandole di rimando il vestitino delicatamente disse: «E perché piccoletta? Ho visto molto di più in altre situazioni.»
Quelle parole unite allo sguardo malizioso del corvino fecero andare a fuoco il viso già arrossato della ragazza che nascose il volto nel vestito appallottolato.
Quelle battute allusive la facevano ogni volta imbarazzare da morire: non ci poteva fare niente, non si sarebbe mai abituata.
Quando le sembrò che le sue guance fossero tornate almeno un po’ al loro colore naturale spostò lievemente il vestito dal viso, nel momento esatto in cui il corvino si tolse la maglietta, mettendo in mostra gli addominali scolpiti.
Un’altra cosa a cui Levy credeva non si sarebbe mai abituata erano quei muscoli. Diamine, ancora non si capacitava di come un tipo come Gajeel si fosse interessata ad una ragazza come lei.
Ma prima che potesse addentrarsi ancora nei suoi pensieri si sentì afferrare dai fianchi e nella sorpresa urlò, facendosi scappare dalle mani il vestito.
Voltò leggermente la testa e vide Gajeel correre verso il mare, mentre la stringeva saldamente per i fianchi.
Sapeva che voleva buttarla in mare. Mare che probabilmente era freddissimo.
Iniziò a dare dei pugnetti innocui sulla schiena del moro, intimandogli di metterla giù, ma prima che potesse dire altro si ritrovò in acqua.
Mentre i capelli le si appiccicavano sul collo si guardò in cerca del corvino, iniziando a tremare per il freddo.
Ma prima che potesse uscire dall’acqua per andare a riscaldarsi al sole, si sentì abbracciare da dietro: appena le braccia muscolose del ragazzo la circondarono, si sentì scaldare dal suo corpo e l’irritazione sciamò via, lasciando spazio solo alla voglia di lasciarsi cullare dalle onde e da Gajeel.
Il moro l’adagio contro il proprio petto e poggiò il mento sulla sua spalla, guardandola di sottecchi: Levy aveva chiuso gli occhi e le labbra, su cui ancora persisteva qualche goccia d’acqua, erano stese in un sorriso.
Le baciò l’angolo della bocca e la turchina mugolò, spiandolo con un occhio.
«Sei un idiota.» soffiò lei ridacchiando per poi sporgersi per baciargli dolcemente le labbra.
Gajeel non poté non sorridere e stringendola maggiormente disse: «Mi ami anche per questo, lo sai.»
 
Qualche ora dopo, entrambi stesi sui teli, si riposavano: Levy leggeva, il libro stretto fra le mani vicino al viso, mentre Gajeel aveva poggiato la testa sullo stomaco di lei, sonnecchiando.
Ma si sentiva in vena di effusioni, il corvino: si mosse dalla sua posizione e si mise accanto alla turchina, iniziando a baciarle piano una spalla.
Lei rise piano e distolse per un istante gli occhi dalle pagine del libro, per poi tornare alla storia.
Gajeel per qualche istante rimase a fissarla, perplesso: aveva chiaramente dimostrato di volerla coccolare un po’. E lei cosa faceva? Preferiva un libro. Un libro.
Sbuffò e senza tanti complimenti tolse dalle mani della ragazza il romanzo, lasciandolo cadere sulle borse poco più in là. Levy sgranò gli occhi e si voltò verso il moro, pronta a protestare, ma le sue lamentele furono sopresse dalle labbra di Gajeel che prepotentemente si erano impossessate delle sue.
Dopo quel primo bacio, quasi violento, Gajeel iniziò a lasciarle soffici baci agli angoli della bocca, sul profilo della mandibola, fino a scendere verso il collo.
Con i mugolii di Levy di piacere, Gajeel iniziò a baciare a succhiare, iniziando a sentire sempre più caldo; le mani di Levy arpionavano le sue spalle, nel tentativo -inutile- di portarlo ancora più vicino a sé, le loro gambe erano intrecciate, in un miscuglio di granelli di sabbia e teli arrotolati.
Mentre tornava a baciarle la bocca e mentre le dischiudeva le labbra, prese quasi delicatamente il laccetto che teneva legato dietro il collo della turchina il costume e l’avrebbe sciolto, se quest’ultima non l’avesse bloccato, afferrandogli una mano con la propria.
Di colpo il suo viso si era imporporato e lo fissava con gli occhi sgranati.
Gajeel la fissò, non capendo perché l’avesse fermato in quel momento. Proprio sul più bello.
«Piccoletta, che…?» aveva inarcato le sopracciglia, il corvino, sicuro che tutto ciò stesse piacendo alla ragazza.
«Gajeel, non possiamo farlo qui!» esclamò lei, tornata di colpo lucida.
«E perché no?» non riuscì a non mettere su un broncio simile a quello di un bambino.
Lei roteò gli occhi, dicendo qualcosa che le sembrava così ovvio: «Qualcuno potrebbe vederci!»
Prima di rispondere a Levy, il moro si guardò intorno per qualche secondo: la spiaggia era deserta.
Tornò a guardarla, il broncio che non abbandonava i suoi lineamenti, quando ad un tratto si riabbassò verso di lei, baciandole il collo.
Lei provò a bloccarlo, farfugliando qualche debole protesta, finché lui, dopo averle dato l’ennesimo bacio sulle labbra la guardò negli occhi e sorridendo in modo accattivante le disse: «Non è più eccitante così?»
 



• Note •
Boh.
A dire il vero, non riesco a capire se mi piaccia come è uscita. Cioè il fluff trabocca e mi andrebbe anche bene come cosa, solo che temo veramente che risulti… Noiosa. (?????)
No davvero, credo di aver esagerato con la dose di fluff.
Inoltre, volevo anche un attimo giustificare quel benedetto rating giallo che ho messo lol.
Il finale è un po’ così: avranno continuato, non avranno continuato? Chissà~
Okay, anche ‘sta volta sto aggiornando abbastanza presto, meglio per tutti (?) la prossima one-shot sarà basata sul prompt di Iky e, gente, le one-shots ancora in programma sono due~
Ditemi se volete leggere qualcosa in particolare.
Beh, detto questo vado ((anche perché devo finire di ripassare ugh)). Ah, nell’arco temporale, questa one-shot è posta decisamente fra First Tattoo e Cohabitation.
Non so quando riuscirò a rispondere alle recensioni, forse dopo, forse domani >o>
Baci~
Vis

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Shopping ***


Strangers, friends, lovers

-Shopping-


 

A Gajeel piaceva passare il suo tempo libero con Levy: quando erano insieme trovavano sempre qualcosa da fare, originale e divertente; erano andati ad un concerto insieme e un’altra volta ancora erano andati ad una presentazione di un libro, sotto richiesta della turchina.
Non si annoiavano mai.
“Quasi mai.” Si corresse mentalmente Gajeel, affondato in un puff, le braccia incrociate sul petto.
Fissava la tenda color cipria del camerino in cui Levy era scomparsa, insieme ad una pila enorme di vestiti.
E lui aspettava.
Non aveva saputo resistere, quella mattina, agli occhi dolci che la ragazza aveva messo in mostra quando gli aveva chiesto di accompagnarla a fare shopping.
Venne riscosso dai suoi pensieri dalla tenda che veniva aperta e da una Levy sorridente e lievemente imbarazzata che lo guardava.
«Come sto?» gli chiese, evitando il suo sguardo per l’imbarazzo.
Gajeel, lentamente, fece scorrere gli occhi scarlatti sul corpo della ragazza, notando con soddisfazione come il vestito che aveva scelto evidenziasse il seno.
Ghignò leggermente e puntando lo sguardo sul viso della ragazza si leccò in modo provocante e quasi volgare le labbra.
La turchina sgranò gli occhi e il suo viso andò a fuoco; poi, nascondendo il suo rossore, si richiuse nel camerino.
Gajeel rise, divertito dalla sua reazione così pudica: Levy andava nel pallone quando faceva così in pubblico, ma sapeva che una parte di lei lo adorava; inoltre, con suo piacere, aveva imparato che alla turchina piaceva divertirsi sotto le coperte.
«Piccoletta, prendilo, ti sta da dio.» le disse, fissando la tenda, con ancora l’ombra di un sorriso sul viso.
La sentì borbottare qualcosa e dopo qualche minuto, riuscì, con il vestito che aveva provato stretto fra le mani.
«Prendi solo quello?» le chiese il corvino, ricordando bene la massa di vestiti che aveva portato con sé nel camerino.
Levy annuì, le guance ancora arrossate, e si diresse alla cassa.
Quando uscirono, Gajeel con fare non curante la prese per mano, intrecciando le proprie dita con quelle di lei, e iniziò a fischiettare una delle sue canzoni preferite.
Levy sorrise, gongolante di gioia. Non si aspettava a dire il vero che Gajeel potesse essere di così buon umore benché l’avesse trascinato a fare shopping: sapeva che non era il massimo del divertimento per lui, ma odiava andare a fare spese da sola e quel giorno nessuna delle sue amiche era libera.
Entrarono in un altro negozio poco dopo e, sempre tenendo la mano stretta a quella del ragazzo, iniziò a guardare i vestiti.
«Ehy, piccoletta.»
Si voltò, incuriosita, quando si sentì chiamare da Gajeel.
«Perché non prendi questa?»
Posò lo sguardo sulla minigonna in pelle attaccata alla stampella che Gajeel teneva in mano, guardandola con un sorriso accattivante.
Arrossì, ma la prese, dirigendosi verso i camerini. Il corvino la stava stuzzicando, lo sapeva.
Il sorriso di Gajeel non scomparve dal suo viso: adorava quando Levy diventava competitiva.
Di nuovo, Gajeel vide la turchina scomparire in un camerino.
Si appoggiò contro il muro, incrociando le braccia al petto.
Dopo poco si sentì chiamare dalla turchina e la vide sporgere la testa oltre la tenda del camerino.
Si avvicinò e lei scostò la tenda quel tanto che bastava per mostrargli la gonna che la fasciava.
Si sentì percorrere il corpo dallo sguardo da predatore del ragazzo e dandogli un pugnetto sul petto gli disse: «Smettila di guardarmi in quel modo!»
Lui ridacchiò e gettando uno sguardo al resto del negozio, si intrufolò nel camerino, ignorando le deboli proteste della turchina che ben presto si trasformarono in gemiti trattenuti.
 
 

 
 
•Note•
Eh già, non sono morta.
Mi spiace di aver aggiornato così tardi, ma ultimamente è un po’ un casino.
E come avevo detto, ecco la one-shot basata sul prompt di Iky; non ne sono pienamente soddisfatta, quasi per niente a dire il vero. Ma non mi viene in mente davvero niente. Nada de nada.
Spero che voi apprezziate almeno un po’ ;w;
C’è una piccola novità: ho deciso che arriverò a dieci capitoli con questa raccolta. La scuola è davvero troppo invadente e boh, mi odierei se abbandonassi questa raccolta. Per cui, arriverò ai dieci capitoli.
Il prossimo sarà basato sul prompt di MaxBarbie, prompt che adoro asjuhfakjfh~
Non so, datemi dei prompt per le ultime due one-shot, sceglierò quelli che mi piacciono di più.
Detto questo, vado.
Baci~
Vis

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Rain ***


Strangers, friends, lovers
-Rain-



Quel giorno Gajeel aveva deciso di fare una sorpresa a Levy, andandola a prendere all’università.
Mentre l’aspettava seduto su un muretto, già pregustava il sorriso solare che le sarebbe nato sul volto, il rossore che le avrebbe imporporato le guance, il bacio che gli avrebbe schioccato sulle labbra, cincendogli il collo con le braccia sottili, mentre quei due -Jroy? Det? Non ricordava i loro nomi- li guardavano, invidiosi.
Bella scenetta decisamente.
Peccato che proprio mentre Levy usciva dall’università avesse iniziato a piovere. O meglio, era scoppiato il diluvio universale.
Erano dovuti correre a ripararsi, per cui Gajeel aveva dovuto dire addio all’andarsene vittorioso mano per la mano con la turchina.
In quel momento, sotto una tettoia, riprendevano fiato per la corsa. Il corvino guardò di sottecchi Levy, completamente bagnata, mentre si sistemava per la milionesima volta la borsa sulla spalla.
«Dà qua, piccoletta.» le disse, togliendogliela dalle mani e mettendosela su una spalla.
Lei sorrise, riconoscente, e guardò preoccupata il cielo, completamente nero, e la pioggia, che non accennava a smettere.
«Casa mia è qua vicino.»
Gajeel abbassò all’istante lo sguardo su di lei: il tono della ragazza era neutro, privo di qualche sfumatura, eppure quelle semplici parole gli avevano fatto accelerare il battito del suo cuore.
Alzando gli occhioni marroni su di lui, Levy aggiunse: «Conviene asciugarsi.»
Il corvino annuì e borbottò qualcosa simile a “mi sembra una buona idea”; lui e la turchina uscivano da un po’ ormai, ma non era mai andato a casa sua ancora.
Ed era agitato.
Imprecando, dentro di sé, si chiedeva il perché, ma la sua attenzione venne catturata da Levy che lo prese per mano e che con un sorrisino gli chiese: «Ti va una corsetta?»
Non ci fu bisogno di parole, un semplice sorriso sul volto del ragazzo bastò. Guidati da Levy ripresero a correre sotto la pioggia.
 
Gocciolante, con i capelli lunghi appiccicati sulle guance e la fronte, Gajeel guardava Levy che trafficava con le chiavi di casa, completamente fradicia anche lei.
Appena furono dentro l’appartemento della ragazza, Gajeel poggiò a terra la borsa e la turchina si accovacciò davanti ad essa, per assicurarsi dello stato dei suoi preziosi libri.
Dopo qualche minuto, con un sospiro di sollievo, lei si tirò su e si voltò verso Gajeel, che aveva osservato ogni suo movimento.
«Vieni» lo prese per mano con un sorriso «ti prendo un asciugamno. E farai bene a toglierti quei vestiti.»
Troppo tardi Levy si accorse di come con ogni probabilità la frase sarebbe suonata alle orecchie del ragazzo.
Si voltò a guardarlo, completamente paonazza, annaspando e borbottando frasi sconnesse per evitare che lui fraintendesse, ma era troppo tardi: bastava guardare il ghigno malizioso che incurvava le labbra di Gajeel per capirlo.
«Piccoletta, non vedi l’ora di vedermi nudo, eh?» la punzecchiò, abbracciandola da dietro e pigiandola contro il proprio petto.
Se possibile Levy arrossì maggiormente e gonfiò le guance, dicendo: «Scemo, sai cosa intendevo!»
«Lo so» sussurrò lui, piegandosi su di lei e baciandole una spalla nuda e bagnata «ma è così divertente vederti imbarazzata.»
In risposta la turchina gli fece una linguaccia, sciogliendosi dall’abbraccio e aprendo la porta del bagno. Gajeel la seguì, guardandola cercare in un armadio a muro bianco degli asciugamani, per poi afferrarne uno al volo quando lei glielo lanciò, sorridendo.
 
Si lasciò cadere sul letto di lei, stendendosi su un fianco accanto alla turchina, seduta a gambe incrociate con indosso una t-shirt di almeno tre taglie più grandi della sua.
Sbuffò, aggrottando le sopracciglia e lei lo guardò, sbattendo più volte le palpebre, cercando di capire cosa non andasse.
«La pioggia. Mi ha rovinato la sorpresa.» spiegò, spiccio, voltandosi appena verso la finestra, guardando le gocce d’acqua sulla finestra che lentamente, in rivoletti sottili, scendevano verso la base del vetro.
Non gli era mai piaciuta la pioggia.
Sentì le braccia della ragazza circondargli il petto e sentì Levy intrecciare le proprie gambe nude con le sue; i capelli arruffati della ragazza gli solleticarono il collo mentre lei gli diceva, allegra:
«Guarda il lato positivo. Senza la pioggia, ora probabilmente non saremmo qui.»
Gajeel riportò la propria attenzione sulla ragazza e mentre un sorriso dolce gli si dipingeva sulle labbra sussurrò: «Hai proprio ragione, piccoletta.»
Si abbassò a baciarla, lentamente; con altrettanta dolcezza le dischiuse le labbra e la strinse a sé.
Quando si separarono Gajeel la guardò da sotto le ciglia scure: aveva le guance rosse, per il caldo o forse per il pudore che lo faceva ridacchiare, i capelli le circondavano il viso in modo disordinato, rendendola così sexy ai suoi occhi. E quando Levy lo guardò negli occhi, Gajeel capì che se avesse di nuovo baciato le labbra carnose ed invitanti della ragazza, non sarebbe riuscito a fermarsi: quelle bellissime iridi castane lo guardarono da sotto la miriade di ciglia scure, vogliose, consapevoli di avere una certa influenza su di lui.
La turchina mimò il suo nome con le labbra, muovendole appena, poi il corvino si abbassò di nuovo su di lei, baciandole le labbra, il profilo della mascella, il collo, le spalle.
Per quanto Gajeel fosse passionale, grosso, indelicato nei movimenti a volte, nel toccare, baciare, spogliare Levy, fu delicato: non voleva che niente, in quel momento, potesse far male alla turchina e rovinare anche un solo istante.
La sentiva tremare, sotto di sé, sotto il suo tocco, e più volte la guardò, indeciso, preoccupato: ma una carezza di lei, un semplice sguardo, lo rassicuravano.
E Gajeel, mentre Levy accoccolata contro di lui e coperta parzialmente dalle lenzuola dormiva, si ritrovò a ringraziare la pioggia.
 
 
 
 
• Note •
 
Chiedo perdono in tutte le lingue del mondo -e lo farei se non fossi così da pigra da stufarmi anche di andare su Google Traduttore a tradurre lol-.
E’ dal cinque novembre che non aggiorno, boh mi faccio schifo da sola.
E’ che tenevo così tanto a questo capitolo. L’ho scritto almeno tre volte. Doveva essere perfetto, penso che sia il mio preferito fra tutti.
E a dire il vero non mi soddisfa completamente neanche così, ma aggiorno comunque: è venuto almeno in parte come volevo e boh odio farvi aspettare così tanto, anche perché amo questa raccolta. Ah, nell'arco temporale è decisamente posto fra First Tattoo e Cohabitation.
Uhm, ultima cosa riguardo al capitolo: spero che il modo in cui ho """"descritto"""" la loro prima volta non faccia pena, anche perché il rating me lo impedisce e buh, non mi andava di esplicitare troppo. Non so il perché, ma Gajeel e Levy sono la mia unica otp così carina e innocente 
♡ 

Bene, ricordo che il prompt è di MaxBarbie che soprattutto spero di non aver deluso çuç
Il prossimo non so quando arriverà: credo utilizzerò il prompt di Veroniksca -credo sia il secondo suo che utilizzo-; ho già una mezza idea e visto che ci ho messo così tanto per aggiornare, non vorrei farvi aspettare di nuovo così tanto.
Beh, considerate questo capitolo come un piccolo, piccolissimo regalo di Natale e un augurio di buone feste~
Baci, Vis

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Cleaning ***


Strangers, friends, lovers

-Cleaning-
 


Nessuno l’avrebbe mai detto, ma Gajeel ci teneva a fare le pulizie: odiava il disordine e, all’inizio della convivenza con Levy, rimase stupito di quanto disordinata potesse essere una ragazza piccola e deliziosa come lo era lei.
Di fronte a vestiti accatastati sui mobili, a libri poggiati praticamente ovunque, il corvino sentiva il bisogno impellente di rimboccarsi le maniche e riordinare.
Preferiva fare le pulizie quando la turchina era all’università perché aveva appurato che quel disordine, quel maledetto disordine, per Levy era tutto tranne che confusione: la ragazza lo seguiva in ogni stanza, in ogni gesto, per assicurarsi che Gajeel non infrangesse il suo “ordine”.
Gli squittii indignati di Levy non lo aiutavano a mettere a posto, anzi: ogni qual volta che sentiva la piccola ragazza sbuffare dietro di lui o aprire bocca per parlare, alzava gli occhi al cielo e abbandonava l’intenzione di mettere a posto quel determinato oggetto per poi dedicarsi ad altro.
Per questo sistemare con Levy era disastroso per lui: abbandonando questo e quest’altro, finiva che ogni singolo oggetto -fuoriposto, a detta di Gajeel- rimaneva esattamente dove la turchina lo aveva posto.
Si mise le cuffiete nelle orecchie e impostò la musica in riproduzione casuale prima di far scivolare il telefono nella tasca dei jeans.
Muovendosi in sincronia con il ritmo delle diverse canzoni e canticchiando iniziò a sistemare l’appartemento di Levy, il loro appartamento.
 
Sospirando affondò una mano nella tasca del giubbotto, sollevata di essere a casa ben due ore prima del previsto.
Mentre prendeva il mazzo di chiavi e trovava quella per la porta di casa, ringraziò mentalmente il professore, che aveva annullato la lezione.
Certo, si augurò che non stesse male, le sarebbe dispiaciuto in quel caso.
Si massaggiò il collo con una mano mentre girava la chiave nella serratura.
Con ancora una mano sull’incavo fra la spalla e il collo, Levy guardò, sorpresa e senza parole, un Gajeel che spolverava canticchiando “I want to break free” dei Queen.
Solo quando i suoi occhi incontrarono quelli del corvino, che subito arrossì, la turchina ridendo entrò in casa; dopo aver appoggiato la tracolla a terra si diresse verso Gajeel, ridacchiando ancora, e gli schioccò un bacio sulle labbra, circondandogli il collo con le braccia.
Ancora rosso, il ragazzo spense la musica e le baciò dolcemente l’angolo della bocca.
Ma subito il sorrisino scomparve quando la ragazza si guardò intorno e aggrottando le sopracciglia esclamò: «Gajeel! Hai spostato i libri che avevo messo sul divano!»
 



 
• Note • 
Guess who’s back~
Dai, questa volta ho aggiornato con “solo” un mese e qualcosa di ritardo!
Uhm, non ho molto da dire di questo capitolo.
Il prompt è di Veroniksca come avevo già detto.
Quando lo lessi, pensai subito alla canzone dei Queen -ammmori miei- e non scrivere questa one-shot era proprio escluso: ce lo vedo troppo Gajeel a fare le pulizie in questo modo~
So, uhm, nell’arco cronologico è posta… Dopo Cohabitation, sì.
Ed ora, friends, devo parlare del punto dolente: l’ultimo capitolo, l’ultima one-shot.
Spero di pubblicarlo presto, visto che ieri sera dopo aver pubblicato mi è venuta un'idea-
Detto questo, spero vi piaccia, spero di farmi risentire presto~
Vis
Ps: è piuttosto corta, lo so, perdono ;w;
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2841245