love is our resistance

di maggieredknight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***



Capitolo 1
*** capitolo primo ***


Love is our Resistance - capitolo primo

Disclaimers:

L'ispirazione per questa fic nasce durante lunghi pomeriggi di lavoro in scuderia ascoltando la meravigliosa "Resistance" dei MUSE che a mio parere è davvero struggente e adattissima a descrivere le emozioni e la complicata relazione tra i nostri due meravigliosi protagonisti.
Quindi, grazie Muse, e grazie Watson e Sherly,vi adoro!*__*
E ovviamente grazie a chiunque avrà il coraggio di leggere!Non so quanti capitoli salteranno fuori e prego di non andare troppo OOC, ma intanto la storia ha inizio, e spero venga decente. XD
I personaggi purtroppo non mi appartengono e io non ci guadagno niente e bla bla bla...buona lettura! :)

 

 

*

Is your secret safe tonight?
And are we out of sight?
Or will our world come tumbling down?

Will they find our hiding place?
Is this our last embrace?
Or will the walls start caving in?

 

Il tuo segreto è al sicuro stanotte?
e noi siamo fuori dalla visuale?
o il nostro mondo andrà in rovina?

Troveranno il nostro nascondiglio?
questo è il nostro ultimo abbraccio?
o le mura inizieranno a crollare?

 

 

Era un primo pomeriggio di una giornata autunnale,a Londra c'era stranamente uno spiraglio di sole,e il
dottor John Watson stava camminando tranquillo verso Backer Street.
Era di ritorno da una visita a domicilio,poichè un suo vecchio paziente aveva avuto una febbre molto
alta ed era costretto a letto.
Watson era sereno e fischiettava piano: le cose non sarebbero potute andare meglio, lui e Holmes
andavano d'amore e d'accordo - escludendo i soliti immancabili battibecchi ovviamente- e non si erano mai sentiti così felici e completi; lui aveva rotto il fidanzamento con Mary e Holmes per amor suo aveva addirittura ridimensionato alcune delle sue stramberie.
Ormai era strano stare lontani anche solo mezza giornata e Watson non vedeva l'ora che fosse sera per poter passare un po' di tempo insieme.
Era dalla mattina presto che non vedeva Holmes: incredibile ma vero,il detective aveva fatto una levataccia ed era sparito in tutta fretta per "seguire una pista" -testuali parole-
Watson ancora non sapeva di cosa si trattasse, ma era sicuro che Holmes non avrebbe perso l'occasione
di parlargliene a cena.
Era così perso nei suoi pensieri che non si accorse di un braccio che spuntò improvvisamente da uno stretto
vicolo, lo arpionò per la manica del soprabito e lo tirò bruscamente di lato.
"Ehi!" esclamò il dottore stupito.
"Dottor Watson!La facevo più scaltro!Parola mia, sono sconvolto!" ghignò lo sconosciuto in un misto di stupore e divertimento.
Watson lo guardò : "Holmes?!"
"Mister Collins per la verità!" disse Holmes con fare sostenuto.
Watson lo osservò,era irriconoscibile:portava una strana bombetta in testa,un paio di occhiali, e baffi e barba
posticci abbastanza lunghi ma ben curati;il tutto completato da un soprabito dello stesso improbabile colore
della bombetta e da un bastone da passeggio.
"Mi faccia indovinare Holmes -ancora,in qualsiasi momento che non fosse...intimo,si davano del lei- ,la sua pista?"
"Elementare Watson! (scusate,non ho resistito!chiedo venia! ;p nda)...stavo giusto proseguendo con le mie
indagini quando l'ho vista passare per strada con quell'espressione così sognante e non ho saputo resistere
alla tentazione di fermarla...A che pensava?".
Watson arrossì un poco,non poteva -o non voleva- dirgli che stava pensando a lui,Holmes era già presuntuoso
a sufficienza,così cercò di sviare il discorso:
"Di fermarmi?Io direi strapparmi un braccio più che altro!"
Holmes sbuffò, "Sì,certo,come preferisce dottore...In ogni caso deve scusarmi ma non posso trattenermi oltre,
le mie indagini di cui sopra potrebbero essere ad una svolta interessante..."aggiunse gesticolando.

Purtroppo però,mentre parlavano fittamente,presi da quell'incontro inaspettato,non si accorsero di essere osservati.
Un uomo,seminascosto nell'ombra,li guardava attentamente.
L'uomo era Thomas Stowe, un reporter del Times,che stava passando di lì per puro caso,o per un destino crudele,
in cerca di uno scoop.
Il suo capo aveva minacciato di licenziarlo se non gli avesse portato qualcosa di davvero sensazionale,e diavolo,
l'uomo era disposto a tutto,non poteva permettersi di perdere il lavoro!
Riconoscendo improvvisamente il Dottor Watson,celeberrimo collega -o cane da guardia,come dicevano i maligni-
del grande investigatore Sherlock Holmes,si era nascosto ad osservare lui e l'altro uomo misterioso,che sembrava
un signore distinto,forse un Lord.
Magari stavano parlando di questioni segrete relative ad una qualche indagine...forse uno scandalo nelle alte sfere?
Lo sperava davvero!
Purtroppo però i due parlavano a bassa voce e dalla sua posizione non poteva sentirli,ma non voleva nemmeno
arrischiarsi ad avvicinarsi...
In ogni caso,stretta vicino al corpo,teneva pronta la sua macchina fotografica, e per sicurezza scattò un paio di foto,
anche se purtroppo il viso dello sconosciuto non si vedeva bene,mentre era inquadrato molto chiaramente il
dottor Watson...Stowe restò in attesa...era in una situazione tale che sarebbe stato disposto persino ad inventarsela,
una storia da prima pagina.

I due intanto erano ancora persi nei loro discorsi, quando iniziavano era impossibile smettere di battibeccare...
O amoreggiare, che dir si voglia...in fondo era la stessa cosa...a ben vedere,a volte sembravano una vecchia coppia
sposata, si ritrovò a pensare sorridendo Watson,che si risvegliò poi da questi pensieri, accorgendosi che l'altro era ancora
perso in uno dei suoi voli pindarici tra indizi e supposizioni, e cercò di tagliare corto.
"Bene Holmes,non voglio trattenerla,immagino comunque che stasera mi racconterà tutto con dovizia di
particolari, no?"
Al che Holmes,palesemente infastidito per essere stato interrotto, si avvicinò al suo viso e sorrise sornione : "Veramente
avevo altri progetti per la serata...ma se preferisce sentirmi parlare, piuttosto che essere posseduto passionalmente e
violentemente più e più volte sulla scrivania del mio studio cambierò i miei piani..."
"Holmes!!" Watson a momenti rischiò un infarto e diventò di tutti i colori,mentre forti brividi percorsero il suo corpo
al solo immaginare la situazione.
Holmes nel vedere la sua reazione fu oltremodo compiaciuto,infatti disse: "Bene,sono oltremodo compiaciuto!Sa quanto
io adori farla arrossire dottore...non è cosa da tutti i giorni,lo ammetto, ma pare che a me riesca piuttosto bene,
che ne dice?"
"Vada a farsi fottere Holmes!" esclamò Watson
"Ma come Watson?Questa era la MIA proposta per questa sera verso di LEI,l'ho detto prima io,non può
rubarmi le idee!!!"ghignò l'altro sempre più divertito.
"Holmes!!!Vada,è meglio!!!" , borbottò Watson demolito,ricordando troppo tardi che non avrebbe nemmeno dovuto
iniziare a ribattere e chinò la testa, sperando che il rigonfiamento sotto i suoi pantaloni non si notasse troppo.
"E stia attento,la prego" Aggiunse poi, "Non vorrei invece passare la serata a ricucirla! " disse cercando di recuperare
un po' di contegno.
"Ma certo,come vuole...magari potremmo giocare al dottore!" ammiccò Holmes.
Adorava provocarlo e vedergli fare quelle facce.
"Holmes!" Watson era disperato ormai...
Il detective rise : "Allora vado,mi aspetti per cena,spero di non tardare".
Poi si avvicinò ancora al viso di Watson e disse con tono suadente:
"Mentre mi aspetta, pensi con calma a cosa desidera...Quando torno cercherò di accontentare tutte le sue più
inconfessabili fantasie..."
E stavolta Watson non ebbe il tempo di arrossire nè di replicare,perchè Holmes gli aveva già chiuso le labbra con un bacio.
Dapprima Watson,stupito, fece resistenza, poi sentì il sapore di Holmes sulla sua bocca e il suo profumo,quel misto di
tabacco da pipa,acqua di colonia e strani liquidi per esperimenti, e perse la testa,lasciandosi andare, stringendo l'altro per
le spalle e socchiudendo leggermente le labbra in un muto invito che Holmes raccolse subito,cercando la lingua di Watson
con la sua e stringendolo più forte a sè.
Poi all'improvviso Watson si ricordò che erano in mezzo a una strada -vicolo va bè,poco cambiava- di Londra e si
staccò all'improvviso dall'altro
"Holmes!!E' impazzito per caso??!!"
Il detective rise : "Mister Collins,non dimentichi!...E comunque non mi sembrava dispiaciuto!"
"Ma Holmes,se qualcuno ci vedesse!...."
Holmes lo guardò, e capì la sua pena...Per una volta il dottore aveva ragione,non avrebbe dovuto rischiare tanto...ma con
Watson
gli sembrava sempre di non poter mantere il freddo controllo che lo contraddistingueva...
"....D'accordo Watson,ha ragione,le chiedo scusa,non succederà più,ma non ho potuto resistere.",ammise... E lo disse
con un' espressione sinceramente dispiaciuta,cosa che accadeva raramente,così a Watson passò subito il nervoso e senti
ancora di adorarlo...
"D'accordo,va bene,allora stia attento,ci vediamo a casa" sospirò.
"A presto Dottore!",sorrise Holmes sentendosi perdonato, e iniziò ad allontanarsi verso la luce della strada principale.
"A presto,Mister Collins" sorrise Watson alzando la voce perchè l'altro potesse sentirlo.
Lo guardò andarsene.
"Devo essere completamente impazzito,non c'è altra spiegazione" pensò,e sorrise,sentendo ancora il profumo di Holmes
che lo avvolgeva.

Thomas Stowe non potè credere ai suoi occhi.
Era rimasto così stupito che per un attimo quasi si era dimenticato di scattare una foto...
Ma era un professionista,e di cose strane e inaspettate ne aveva viste tante nel suo lavoro,così aveva ripreso subito
la lucidità mentale necessaria. E ne aveva scattate due.
Ora aveva in mano qualcosa di davvero scottante.
Purtroppo alla fine l'uomo distinto non si era mai voltato del tutto,ma ora aveva un nome, l'unica cosa che era
riuscito a sentire : Mister Collins.
E ovviamente sapeva chi era l'altro...
...Ora doveva giocare bene le sue carte...
Sorridendo malignamente,si avviò verso la centrale di polizia.
Quando arrivò all'ufficio che gli interessava e fu portato al cospetto dell'ispettore disse solo : "Ho una cosa
interessante da raccontarle,e le prove che ciò che dico è vero".
L'altro lo guardò sospettoso : "E cosa vorrebbe in cambio?".
Stowe rispose prontamente : "L'esclusiva su tutto il servizio.Foto, articoli, tutto...".
L'ispettore ci pensò un attimo,poi disse : "D'accordo,sentiamo..."
Il giornalista sorrise :decisamente,quel giorno non avrebbe perso il lavoro...
 

Watson arrivò a casa,salutò educatamente Mrs Hudson,le diede disposizioni per la cena e si ritirò al piano di sopra.
Salendo le scale vide Gladstone accasciato apparentemente senza vita sui gradini,il respiro meno percettibile del solito.
"Ancora!" sbuffò rumorosamente Watson "Aveva promesso che l'avrebbe finita!Quando torna mi sente,non è possibile!"
...pensando poi che se non ci fosse stato il cane, probabilmente Holmes avrebbe provato su di LUI i suoi strani intrugli
anestetici ,e pensò che tutto sommato gli conveniva stare zitto...
Rimase nel suo studio un paio di ore a sistemare alcuni documenti,dopodichè si recò in camera,si spogliò e fece
un bel bagno caldo.
Andò nella stanza di Holmes e,dato che era ormai sera accese il camino e preparò la tavola su cui mangiare,cercando
inutilmente di riordinare un po' quel disordine incredibile...Lui era l'unico a cui Holmes permetteva di toccare quell' assoluto
casino che era il suo studio. Anche questo faceva capire quanto tenesse a lui...
Lanciò uno sguardo intenso alla scrivania e rabbrividì di piacere ripensando alle parole di Holmes...poi,cercando di distrarsi
mentre aspettava, si mise in poltrona a leggere un libro...
Dopo un po' arrivò Mrs Hudson portando la cena ,ma di Holmes ancora nessun segnale...
"Speriamo vada tutto bene",pensò Watson sospirando...
Dopo poco, si sentì chiamare alla finestra e quando si affacciò e guardò giù vide Marc, un ragazzino che spesso
portava loro i messaggi o gli sbrigava qualche commissione.
"Dottore! Il signor Holmes mi ha detto di dirle che putroppo tarderà e di non aspettarlo...si scusa tanto...ha detto...
che si farà perdonare offrendole la colazione domattina al Royal !"
Watson fu dispiaciuto,ma l'importante era che Holmes stesse bene,quindi ringraziò il ragazzo e gli lanciò una moneta.
A quel punto era inutile aspettare ancora,mangiucchiò qualcosa poi si sedette in poltrona -in quella di Holmes- vicino
al camino, e si perse a guardare il fuoco scoppiettare,e a riflettere...
Non si era mai sentito così scombussolato per nessuno prima di allora...Non credeva nemmeno che fosse possibile...
ma da quando aveva incontrato Holmes...Tutte le sue certezze,le sue convinzioni...si era tutto ribaltato...
Come una vecchia coppia sposata, aveva pensato quel pomeriggio?
...in un certo qual modo lo erano,anche se la morale dell'epoca era assolutamente contro di loro...
Tutto ciò che gli era stato inculcato nella testa fin da bambino non sembrava avere più senso...niente aveva
un senso quando era con Holmes...e forse proprio per quello, per la prima volta nella sua vita TUTTO aveva senso...
Watson sapeva di non amare Holmes perchè era un "uomo"...lo amava perchè era...Holmes...E sapeva che non avrebbe mai amato nessun altro -uomo o donna- in modo così doloroso,e struggente,come se gli mancasse sempre
l'aria per respirare e solo Holmes potesse ridargliela...
Ma a cosa li avrebbe portati tutto questo?...Holmes sembrava non pensarci,non dargli un gran peso,invece Watson
era preoccupato e spesso,in silenzio, chiuso nella sua stanza si tormentava, e pensava se non fosse tutto sbagliato...
Aveva provato ad andarsene,a farsi una vita normale e tranquilla,una famiglia...ma non c'era riuscito...Ed era tornato...
Spesso gli risuonavano in testa parole come pervertiti,e disonore,e carcere,e lavori forzati...
Poi guardava Holmes che dormiva tranquillo,o che gli sorrideva con quel sorriso che riservava solo a lui...e Watson si sentiva completo,integro,forte come nemmeno in guerra si era mai sentito...
E per un po' ogni dubbio si dissipava...non esisteva più la morale...non esisteva giusto o sbagliato...non esisteva niente
che non fossero loro due...
Non poteva,NON POTEVA essere peccato amare a quel modo qualcuno...
Con questi pensieri,cullato dal rumore e dal calore del fuoco...Watson si addormentò.

 

*

(It could be wrong, could be wrong)
But it should’ve been right
(It could be wrong, could be wrong)
Let our hearts ignite
(It could be wrong, could be wrong)
Are we digging a hole?
(It could be wrong, could be wrong)
This is outta control...

(potrebbe essere sbagliato, potrebbe essere sbagliato)
Ma sarebbe dovuto essere giusto
(potrebbe essere sbagliato, potrebbe essere sbagliato)
Lasciamo che i nostri cuori si accendano
(potrebbe essere sbagliato, potrebbe essere sbagliato)
Ci stiamo scavando una buca?
(potrebbe essere sbagliato, potrebbe essere sbagliato)
E' tutto fuori controllo...


Watson si svegliò all'improvviso sentendo dei forti colpi alla porta e qualcuno che lo chiamava.
Sbattè le palpebre ancora confuso,ricordando di essersi addormentato nello studio di Holmes,e si alzò dalla
poltrona un po' a fatica.
Non era il posto migliore in cui dormire per le sue vecchie ferite...
I colpi si fecero più insistenti e sentì la voce di Mrs Hudson che gridava: "No,aspettate,non potete!"
In un attimo fu lucido,subito si allarmò e corse ad aprire la porta -Che fosse successo qualcosa ad Holmes?!-
Aprì e davanti a lui c'era l'ispettore Lestrade,seguito da alcuni Yarders e da un uomo che non aveva mai visto.
"Che succede??!!"
-Oddio!E se fosse accaduto ciò che temeva ogni giorno della sua vita?!Che qualcuno venisse a dirgli che
Holmes era...? NO! Non poteva nemmeno pensarci...
Forse Lestrade per una volta intuì i suoi pensieri,perchè disse ."Non è ciò che pensa..."
Il medico sospirò di sollievo...ma allora che succedeva?
Poi fu lo sconosciuto a parlare : "Dottor Watson?"
"Sì,sono io..."
"Sono l'ispettore Brooks,ci deve seguire. -una pausa- E' in arresto".
Mrs Hudson dietro di loro piangeva.
Watson guardò incredulo l'uomo e poi Lestrade : "In arresto??!...E con quale accusa??!"
Brooks -tutta un'altra cosa rispetto a Lestrade- lo squadrò con uno sguardo duro,che non ammetteva
repliche : "Sodomia".
Watson si sentì mancare, gli si bloccò il respiro e impallidì. Per un attimo -forse troppo lungo-non riuscì a replicare.
Possibile che qualcuno sapesse...?
Subito cercò di riprendere il suo contegno e ,con un grande sforzo, di assumere un'aria quasi divertita e disse :"E' ovvio
che ci deve essere un errore!...Lestrade,lei non dice niente?"
"Dottore,mi spiace,ho le mani legate,questi...reati non sono di mia competenza",disse lui guardando in basso.
Watson cercava di pensare in fretta : non avevano nominato Holmes ma solo lui, perchè?Holmes era già stato arrestato?
Buon Dio,sperava di no...Chi lo aveva accusato?Forse era solo la vendetta di qualcuno che aveva dei conti in
sospeso con loro, e si sarebbe presto risolto tutto...
E se fosse stato...Il giorno precedente in quel vicolo?...Maledizione...
Brooks interruppe i suoi pensieri,perchè si avvicinò a lui e lo afferrò saldamente per una spalla :"Mi segua senza
fare storie dottore! Se è vero che si tratta di un equivoco lo chiariremo!" E così dicendo gli prese un braccio e lo
fece voltare in malo modo,ammanettandogli i polsi dietro la schiena.
Watson chiuse gli occhi...non poteva essere vero...
Mrs Hudson continuava a singhiozzare: "Non potete,non potete..."
Watson capì che ribellarsi sarebbe solo servito a peggiorare le cose e ammettere di essere colpevole -colpevole di
COSA poi??!- sentì la rabbia montargli dentro come una furia e si trattenne a stento dal prendere tutti a pugni e
cercò di stare calmo,mentre i poliziotti lo trascinavano giù per le scale.
Poi furono fuori,alla luce del sole,e Watson vide una carrozza che li aspettava per portarlo via,e già una folla di curiosi lì
intorno.

Si sentì i polsi bruciare sotto il freddo metallo delle manette,il sangue che gli pulsava nelle tempie,l'incontrollabile
voglia di correre,mentre cercava di respirare lentamente...
Poi tra la folla vide il flash di una macchina fotografica... Un uomo alto e moro lo guardava sorridendo soddisfatto...
Il medico lo osservò...non gli sembrava di conoscerlo...
Watson fu fatto salire sulla carrozza, Clarkie alla sua destra, un altro poliziotto alla sua sinistra, peggio di un
criminale omicida...
"Dove andiamo?" chiese a Clarkie,anche se sapeva la risposta...e sapeva cosa lo aspettava...
"Al commissariato" sussurrò l'altro,visibilmente a disagio: "Un testimone afferma di averla vista intrattenersi in
rapporti...contro natura,con un altro uomo".
"E' una menzogna.Chi è il testimone?Chi sarebbe l'altro uomo?" provò Watson.
"Il testimone è segreto,non ne ho idea. Riguardo l'altro uomo,abbiamo solo un nome,e una descrizione...Non è stato ancora
identificato".
Watson sperò che l'altro non si fosse accorto del suo sospiro di sollievo:era come pensava,Holmes era salvo,
non era stato riconosciuto grazie al suo travestimento.
Provò a chiedere qualcos'altro quando in carrozza entrò anche Brooks,che evidentemente aveva sentito il discorso:
"Ma... - si intromise questo con uno sguardo e un tono che non promettevano niente di buono - siamo sicuri che
in questo ci aiuterà lei dottore".
E a Watson il respiro morì sulle labbra : "Ma...-"
"Ora basta!Da questo momento le domande le facciamo noi!" tagliò corto Brooks.
...Watson si ammutolì,e mentre guardava fuori dal finestrino, capì che il viaggio che stava iniziando quel giorno
non sarebbe stato affatto facile, e non sarebbe finito presto,e pregò di avere la forza di affrontarlo.

Dopo poco, nemmeno un'ora, Sherlock Holmes rincasò al 221b di Backer Street.
Era soddisfatto del lavoro di quella notte,e non vedeva l'ora di incontrare Watson per raccontargli tutto e
farsi perdonare davanti ad un'abbondante colazione. Stava morendo di fame, non toccava niente dal giorno prima.
Appena mise piede in casa però,senti provenire dei singhiozzi dalla porta chiusa della cucina e capì subito
che si trattava di Mrs Hudson.
"Ecco,cos'avrò combinato stavolta!...Non mi va di sentire la solita predica,spero non mi abbia sentito rientrare..."
Stava già salendo zitto zitto le scale,ma i singhiozzi si fecero più forti...
Holmes tutto sommato non era senza cuore...sospirò e tornò indietro...
Entrò in cucina: "Nonnina,le assicuro che l'esplosione nel salotto era perfettamente controllata e - ma le parole
gli morirono in bocca perchè la donna gli si buttò quasi al collo, singhiozzando ."Oh,signor Holmes!!!meno male è qui!!!
Faccia qualcosa,il povero Dottor Watson-
"Watson??!!cos'è accaduto a Watson??!" esclamò il detective cambiando subito espressione.
"La polizia l'ha arrestato!! L'hanno portato via!!!"
"COSA??! Perchè?!! Che è successo??!"
"Oh,Signor Holmes,l'hanno accusato di essere...di essere uno di quei pervertiti contro natura,ma il dottore
è un brav'uomo,glielo vada a dire lei!!!"
Holmes si sentì morire...non era vero...per un attimo vide la stanza vorticargli intorno...
Si diede mentalmente dell'idiota....era stata colpa sua?!Erano seguiti forse?Come aveva potuto non accorgersene??!!
Pensò a tutte le volte che Watson lo aveta aiutato,gli aveva salvato la vita...in tutti i sensi...John Watson aveva salvato
Holmes in tutti i modi in cui un uomo può essere salvato...E lui cosa aveva fatto ora??!!!
Non riusciva nemmeno ad immaginare un'esistenza senza di lui...
Attraversò un momento di assoluta confusione mentale,in cui non riuscì a formulare pensieri o a proferire parola, poi
fortunatamente riprese controllo di sè e gli fu assolutamente chiaro cosa fare :toccava a lui stavolta salvare Watson,
doveva correre da lui, sistemare le cose e tirarlo fuori da quel disastro che aveva combinato!
Dio,come aveva potuto essere così irresponsabile verso la persona a cui teneva di più al mondo?!!
Mrs Hudson intanto ancora lo scuoteva, dicendo qualcosa sul fatto che il dottore fosse una brava persona.
Holmes si scosse, la guardò duramente e disse:"Nonnina,una persona deve essere giudicata in base a ciò che
compie ogni giorno, al suo senso dell' onore, alla sua onestà, a come si comporta verso gli altri...non in
base a chi ama!Ognuno a suo modo,siamo tutti dei pervertiti!!Ora mi scusi, vado a salvare Watson!"
...e corse via lasciandola a bocca aperta senza che avesse compreso del tutto cosa le era stato detto.

Holmes uscì in strada, e senza nemmeno cercare di chiamare una carrozza si mise a correre verso il commissariato,
e chi lo vide in quel momento per le vie di Londra,col viso rabbioso e sconvolto, giurò che sembrava un terribile
demone, venuto direttamente dagli inferi per punire gli uomini della loro malvagità...

*

(It could be wrong, could be wrong)
But it should’ve been right
(It could be wrong, could be wrong)
Let our hearts ignite
(It could be wrong, could be wrong)
Are we digging a hole?
(It could be wrong, could be wrong)
This is outta control...

(potrebbe essere sbagliato, potrebbe essere sbagliato)
Ma sarebbe dovuto essere giusto
(potrebbe essere sbagliato, potrebbe essere sbagliato)
Lasciamo che i nostri cuori si accendano
(potrebbe essere sbagliato, potrebbe essere sbagliato)
Ci stiamo scavando una buca?
(potrebbe essere sbagliato, potrebbe essere sbagliato)
E' tutto fuori controllo... 

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


Love is our Resistance - capitolo secondo
 
 
*
Love is our resistance
They keep us apart and they won’t stop breaking us down
And hold me, our lips must always be sealed

If we live our life in fear
I’ll wait a thousand years
Just to see you smile again


Quell your prayers for love and peace
You’ll wake the thought police
We can hide the truth inside
 
L’amore è la nostra resistenza
loro ci terranno lontani e non smetteranno di farci crollare
E stringimi, le nostre labbra devono sempre essere sigillate


Se viviamo la nostra vita nella paura
aspetterò un migliaio di anni
solo per vederti sorridere di nuovo



Reprimi le tue preghiere di amore e di pace
sveglierai il pensiero della polizia
Possiamo nascondere la verità dentro di noi.


*
 
Arrivati al commissariato di polizia, John Watson venne accompagnato in una stanza spoglia, senza finestre, con un solo tavolo e una sedia al centro. Aveva ancora i polsi ammanettati dietro la schiena, e aveva freddo. Portava solo un paio di pantaloni leggeri e una camicia bianca, non gli avevano dato nemmeno il tempo di vestirsi...Un' altra tattica di Brooks per farlo sentire ancora più a disagio, ancora più...Allo scoperto...
Si guardò intorno sospirando...Poteva farcela...Poteva nascondere la verità...Anzi, doveva farlo...Soprattutto per Holmes...Perchè potesse essere al sicuro...
Clarkie lo fece sedere come gli era stato ordinato e restò lì accanto a lui, continuando a guardarlo un po' a disagio...Avrebbe voluto fare qualcosa per il dottore, dopotutto lui e Holmes li avevano sempre aiutati e il poliziotto in un certo qual modo si era affezionato a loro...
Gli mise una mano sulla spalla e sussurrò : "Ha bisogno di qualcosa dottore?...Vuole  - abbassò la voce - vuole che vada a far cercare Holmes?"
Watson lo guardò e sorrise, almeno ora sapeva di poter contare su qualcuno lì dentro, se avesse avuto bisogno.
Non potè nemmeno rispondere comunque, che nella stanza entrò Brooks : "Grazie Clark, il suo lavoro è finito, può andare, ora continuo io" , e dicendo ciò fissò i suoi occhi di ghiaccio in quelli di Watson.
Watson sostenne il suo sguardo duro. Non si sentiva intimorito da quell'uomo. Conosceva la storia di Brooks...Tutti la conoscevano, e sapevano perchè era così intransigente, fino ad essere violento...Da bambino suo padre aveva abusato di lui...E di altri ragazzini...Un giorno il padre era stato ritrovato senza vita e l'assassino non era mai stato catturato...O cercato...Per questo e per la carriera che poi aveva fatto, tutti tendevano a giustificarlo, e se diventava un po' troppo violento chiudevano un occhio...
Watson però non aveva paura...Nè degli interrogatori, nè del dolore....Non più, dopo essere stato in guerra...No, non era questo a spaventarlo...Ma il terrore che potesse accadere qualcosa ad Holmes...E la gabbia, quella sì...Passare il resto della sua vita in una prigione...Quello sarebbe stato peggio della morte...
Comunque non gli avrebbe dato la soddisfazione di farsi vedere preoccupato, tanto meno intimorito...
Brooks si avvicinò a lui : "Allora?"
Watson lo fissò a sua volta dal basso : "Allora, cosa?"
"Confessi, e finiamola! Un testimone dichiara di averla vista  - fece una faccia disgustata - baciare un altro uomo, in un vicolo vicino a casa sua ieri pomeriggio,
vogliamo sapere chi era ."
Che altro poteva fare Watson se non mentire?...Nessuno avrebbe potuto capire...Nessuno avrebbe accettato quello che c'era tra lui e Holmes...Per quanto potesse essere forte, e puro, e sincero...Tutti li avrebbero condannati...E lo stavano già facendo...
"Non ero io. E' una menzogna. Se qui a Scotland Yard non riuscite nemmeno a riconoscere un bugiardo quando lo vede-
Non potè terminare la frase che Brooks gli aveva già dato un forte ceffone col dorso della mano. Watson sentì l'orecchio fischiare e sorrise amaramente: non era un ingenuo, sapeva che sarebbe stato insultato e picchiato...Perchè aspettare?...Tanto valeva iniziare...
Brooks lo afferrò per il colletto della camicia, lo strattonò e lo tirò verso di sè :
"Confessa!" , bene, la falsa cordialità era finita, l'altro era già passato a dargli del tu, e a mostrarsi realmente per quel che era.
"Non ho niente da dire oltre a ciò che ho già detto!" alzò la voce Watson, senza cedere.
Arrivò un pugno. Forte. In viso...E Watson sentì un liquido caldo scendergli dal labbro inferiore, poi ne arrivò un altro nello stomaco, e stavolta Watson piegandosi in avanti, quasi cadendo dalla sedia, non potè trattenere un gemito roco.
Brooks gli afferrò i capelli e gli tirò la testa all'indietro avvicinandosi col viso al suo : "Mi ci ha costretto lei, dottore " sibilò, " Ad iniziare con le maniere forti...Se sono solo queste che comprende bastava dirlo…Proseguiamo…"
 
 
*
In quel momento, Sherlock Holmes spalancava con violenza le porte del commissariato e gridava : " VOGLIO - VEDERE - LESTRADE! "
I poliziotti che si trovavano lì vicino e che lo conoscevano bene si scostarono subito per lasciarlo passare, non provando nemmeno a fermarlo. Holmes sembrava non vedere niente e nessuno, procedeva a grandi passi lungo i corridoi continuando a gridare : " LESTRADE! VENGA FUORI ! "
L'ispettore uscì, attirato dal trambusto e si trovò davanti Holmes adirato come mai l' aveva visto. Holmes lo fulminò con lo sguardo : " LUI,  DOV' E' ??!! "
Lestrade balbettò qualcosa cercando di calmarlo : " S- si calmi, deve capire che la situazione-
"AL DIAVOLO LA SITUAZIONE!!!!ADESSO LEI MI PORTA DA WATSON!!!" urlò ancora.
 
 
*
Brooks dopo aver sferrato l’ennesimo pugno non parlò più, ma restò in silenzio a guardarlo, mentre il dottore riprendeva fiato.
Watson respirò affannosamente per un minuto, forse poco più...Poi alzò lo sguardo verso l'altro...Per chi l'aveva preso? Non avrebbe ceduto così presto...Sorrise: "...Tutto qui?"
Brooks non ci vide più.
Afferrò Watson per la camicia e lo tirò di peso in piedi "ORA CONFESSI, BASTARDO! NON MI INTERESSA SE E COME HAI AIUTATO LA POLIZIA O QUELL' INCOMPETENTE DI LESTRADE! SEI SOLO UNO SPORCO PERVERTITO! CONFESSA!", e così dicendo lo buttò a faccia in giù sul tavolo di ferro, tenendogli la guancia premuta contro il metallo freddo, stringendolo poi per i capelli con una mano e tenendogli l'altra sui polsi ammanettati.
Watson gemette in una nuvola di fiato caldo...La superficie del tavolo che si appannava, il sangue che ancora scendeva dal labbro spaccato...
Brooks infilò una gamba tra le sue, facendogliele divaricare con forza, tenendolo fermo contro il tavolo con tutto il suo peso. Era davvero molto forte.
Si avvicinò al suo orecchio, e stavolta invece di urlare sussurrò:
"Ora dimmi quello che voglio sapere, altrimenti ti butto in cella con un paio dei ragazzi laggiù che avete arrestato tu e il tuo collega e ti lascio un po' da solo con loro...Scommetto che avrebbero molte idee per vendicarsi…Pensa a cosa potrebbero farti....Anche se forse qualcuna di quelle cose ti piacerebbe, vero?!"
Un brivido percorse Watson...Questo, decisamente, non lo avrebbe potuto sopportare...
Brooks lo stava ancora tenendo bloccato, per lasciarlo riflettere sulla prospettiva che gli aveva appena presentato, quando indistintamente Watson sentì delle grida concitate provenire dai corridoi farsi sempre più vicine, e qualcuno che camminava a passo molto veloce.
In quel momento si spalancò la porta della stanza dove si trovava ed entrò Holmes come una furia, seguito da Lestrade che ancora provava a farlo calmare.
Appena il detective vide la scena che gli si parava davanti, come suo solito non poté fare a meno di vederne tutti i particolari come ingigantiti: Watson ammanettato come il peggiore dei criminali, già i primi segni rossi sui polsi - Watson sbattuto con la faccia contro il tavolo e tenuto fermo dall'altro, l’altro era grosso, forte e incazzato - Watson che respirava a fatica, era stato sicuramente colpito al ventre. Più volte - Watson che sanguinava (Dio li avrebbe ammazzati tutti) - Watson dallo sguardo (a lui non poteva nasconderlo) seriamente preoccupato -
Se Holmes aveva ancora un po' di autocontrollo, in quel momento lo perse definitivamente.
"CHE CAZZO STA SUCCEDENDO QUI??!!"
Watson strinse gli occhi. Era umiliante farsi vedere in queste condizioni da Holmes - ma era anche sollevato di vederlo...di vedere che era arrivato di corsa, che aveva fatto sudare freddo Lestrade...Che era lì per lui...Del resto, come poteva essere altrimenti?...Holmes c’era sempre stato per lui…
Brooks era furente. Gridò - Come si permetteva di entrare così??!! -
Holmes gridò più forte - Come si permetteva lui, di trattare così il suo collega??!! -
Anche Lestrade provò a gridare per farli ragionare, e in un attimo tutti gridavano senza che nessuno ascoltasse gli altri.
Dal corridoio accorsero altri poliziotti attirati dalla confusione.
Nonostante Brooks lo avesse lasciato andare, Watson era ancora semi sdraiato sul tavolo, e si accorse all'improvviso di sentirsi estremamente debole, forse perchè vedere Holmes l'aveva rincuorato e gli aveva fatto scendere la tensione e l’adrenalina, forse perchè il dolore iniziava a farsi sentire...Senza poter fare niente per impedirlo, roteò gli occhi e si accasciò a terra. L'ultima cosa che sentì fu la voce di Homes che gridava il suo nome.
 
 
*
L'ultima cosa che sentì, fu anche la prima quando riaprì gli occhi, solo con un tono un po’ più tranquillo: "...Watson..."
 
Fuori la pioggia cominciava a scrosciare sempre più forte.
I particolari si facevano più nitidi, man mano che si riprendeva: Erano soli con Lestrade adesso. Holmes gli era accanto, e gli sosteneva la testa e il busto. Lui era ancora a terra. Gli avevano tolto le manette. Il detective guardò lui, facendo un impercettibile sorriso, poi guardò l’ispettore:
“Ho bisogno di conferire col mio collega ora. In privato. E non le sto chiedendo il permesso.” Avevo un tono più contenuto, ma molto duro.
Fortunatamente l’influenza di Holmes aveva ancora un certo peso, e i due furono accompagnati in un'altra stanza, leggermente più accogliente.
La luce era soffusa, anche se fredda, e c'era un tavolo di legno in un angolo, e due sedie sistemate vicino ad esso.
Holmes teneva Watson stretto per un braccio, sostenendolo.
Un gesto comune, tra due amici, ma Watson poteva sentire nella presa dell'altro tutta la preoccupazione e l'attaccamento di quest'ultimo.
A Watson non piaceva dipendere da Holmes, il suo orgoglio di uomo e di soldato stabiliva che dovesse cavarsela da solo, nonostante questo, una delle cose mai dette tra loro, ma certe come l'alternarsi del giorno e della notte, era che potevano contare sempre l'uno sull'altro.
Holmes fece sedere Watson su una sedia, e prese l'altra per sè, tirandola vicina a quella del compagno, e sedendosi a sua volta di fronte a lui.
Lestrade li guardò per un attimo, poi abbassò la testa ed uscì dalla stanza, socchiudendo la porta dietro di sé.
 
Passò qualche minuto senza che nessuno dei due parlasse, unico rumore la pioggia battente contro i vetri e i loro respiri : regolare e appena percettibile quello di Holmes, ancora leggermente affannato quello di Watson.
Era difficile guardarsi negli occhi.
Holmes si sentiva responsabile di ciò che era accaduto, e sapeva che per Watson era molto difficile accettare che lui lo avesse visto in quelle condizioni.
Holmes, tra le altre cose, era anche furente. Con quei maledetti poliziotti, ma anche e soprattutto con se stesso: Non solo aveva causato tutto questo casino, ma Watson aveva avuto bisogno di lui, e lui non c'era stato. Ma ora era lì, e avrebbe fatto OGNI COSA per risolvere la situazione.
Watson continuava a tenere la testa bassa, i gomiti poggiati sulle ginocchia…Le mani, finalmente libere, intrecciate tra loro.
Era difficile mantenere un respiro regolare, ma ci provava. Sullo zigomo si stava formando un livido e l'addome gli doleva all'altezza dello stomaco con fitte sorde e prepotenti.
Sui polsi, c'erano i segni ormai violacei delle manette troppo strette. La camicia bianca ora era sporca e leggermente macchiata di sangue e Holmes poteva vedere il torace di Watson alzarsi e abbassarsi ancora troppo velocemente, come se gli mancasse l'aria.
"...Watson..." chiamò piano.
Nessuna risposta, nessun cenno.
"Watson."
Niente.
"John! "
Finalmente, Watson alzò la testa e lo guardò.
Holmes lo fissò e il dottore sentì gli occhi del detective bruciare nei suoi. Dopo tutto quel tempo passato insieme, continuava ad essere sempre una strana e intensa sensazione.
Allora Holmes un po' rincuorato, sorridendo allungò una mano, e fece per accarezzargli una guancia, ma svelto Watson si ritrasse, spalancando gli occhi: "Non mi tocchi!" , bisbigliò con un filo di voce.
Holmes, che non se lo aspettava, si ritrasse immediatamente, stupito : Possibile che Watson ce l'avesse fino a quel punto con lui?
Il dottore dovette intuire il suo pensiero, perchè si affrettò ad aggiungere bisbigliando ancora : " Ci stanno osservando, non se n'è accorto? Non credo che possano sentirci se parliamo piano, ma non faccia gesti avventati..."
Holmes si diede mentalmente dello stupido...Da quando in qua era Watson che doveva fargli certe osservazioni?...Sospirò: Precisamente da quella mattina, e cioè da quando lui era andato totalmente in confusione per la situazione in cui il compagno si trovava...
Allora Holmes parlò piano e lentamente, scandendo bene le parole: "Giuro...John, io giuro che farò qualsiasi cosa per tirarti fuori di qui..."
Watson gli sorrise. Ne era sicuro. Holmes era una delle poche - No, l'unica - certezza della sua vita.
Il dottore abbassò lo sguardo, continuando a sussurrare: “…Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che abbiamo vissuto insieme ci ha portati a ciò che non potevamo più negare di provare…Ora ci ha portati a questo momento. Sono preoccupato, lo ammetto, ma ora come ora non cambierei nulla di ciò che è stato. Non cambierei le mie scelte, non cambierei la mia vita. Non cambierei Te.”
Così dicendo si sporse leggermente in avanti, e avvicinò impercettibilmente le sue mani, ancora intrecciate, a quelle del compagno, che capendo e mettendosi nella stessa identica posizione, appoggiando i gomiti alle gambe leggermente divaricate, avvicinò le sue.
Non si toccavano dunque, ma le loro mani erano così vicine che potevano sentire il calore l’uno dell’altro, l’elettricità, la vibrazione che sempre era esistita tra loro, inspiegabile, fin dal primo momento.
Vista da fuori poteva sembrare una normale scena tra due amici intimi che parlavano insieme in una situazione delicata, ma in quel minuscolo spazio vuoto tra le loro dita, c’erano miliardi di parole che non potevano essere pronunciate, di promesse antiche e nuove, di dubbi che si dissipavano nel calore che come pulviscolo impercettibile si muoveva tra la pelle di uno e dell’altro, facendoli rabbrividire, tenendoli ancora una volta legati…
Lui e Holmes, mentalmente avevano fatto l’amore fin da quando ricordava, fin dal primo incontro. Inconsciamente, col loro stuzzicarsi, le loro scaramucce, il completarsi reciprocamente dal punto di vista intellettivo.
Ed avevano sempre sentito la necessità del contatto fisico tra loro…Anche all’inizio, quando era solo un’innocente stretta di mano, una pacca sulla spalla, uno sfiorarsi, un lieve abbraccio…Poi anche quelli non erano più bastati, il desiderio di sentirsi era troppo forte, troppo oscuro e profondo, troppo indispensabilmente straziante…Quel contatto fisico che ora era loro negato, sostituito da un finto sfiorarsi che erano costretti a farsi bastare…
Finalmente il dottore alzò lo sguardo, e Holmes lo osservò negli occhi, ancora.
Quelle che stavano lì davanti al detective, erano due immense pozze blu della consistenza dell' argento liquido, che ogni volta lo ustionavano nel profondo come non gli era mai capitato, e lo trascinavano verso l'abisso, verso la dannazione di quell'amore così vero ed intenso eppure proibito.
Già...Amore...Aveva mai detto a Watson di quanto amasse i suoi occhi, così luminosi? Il suo sguardo divertito quando assisteva a una delle sue stramberie? La sua bocca quando si tendeva in un sorriso, lasciando scoperti i suoi denti bianchi e perfetti? Di quanto amasse ogni cosa di Lui?
...No...Mai...Non l’aveva mai fatto…Ma...Era certo che in fondo Watson potesse sentirlo ugualmente...
E il punto era che ormai era così abituato ad avere Watson vicino, che pensare di non potere perdercisi dentro - non solo fisicamente, ma anche mentalmente - era una terribile tortura...
Soprattutto sapendo di lasciarlo lì…Come poteva anche solo pensare di poter tornare a casa – la LORO casa – e sedersi in poltrona, o mangiare, o dormire, quando la persona a cui teneva più della sua stessa vita era umiliata e maltrattata in una fredda, fetida ed umida cella?
 
Seguendo questi pensieri Holmes si sentì sulle spine, e si mosse nervoso sulla sedia.
Quando Holmes allontanò involontariamente la mano dalla sua, a Watson rimase una sensazione di freddo ed abbandono sulle dita. Con anche quel poco calore di Holmes ora lontano, ricordò che adesso per un po’ avrebbe dovuto cavarsela da solo. In fondo, prima di Holmes, ci era abituato...ma dopo aver conosciuto il detective, quest'ultimo era diventato la costante della sua vita, e ora doveva all'improvviso imparare a farne a meno, e sembrava estremamente difficile...
 
 
Ad un certo punto senza bussare, ma spalancando la porta all’improvviso, entrò un poliziotto della squadra di Brooks. I due sobbalzarono.
"Il tempo per il colloquio è finito. Se vuole uscire, Mister Holmes, i miei colleghi devono scortare via il dottor Watson", ed entrarono altri due poliziotti.
Holmes si alzò in piedi, infastidito :"Scortarlo dove?"
"Nelle carceri, ovviamente, in attesa degli altri interrogatori e del processo." rispose secco l'altro.
“Altri interrogatori? Quello a cui ho assistito prima lo chiamate così??Guai a voi se osate ancora toccarlo! Watson è un medico stimato e rispettabile, non un criminale!”, esclamò, cercando nonostante tutto di mantenere la calma, di metterla su un piano professionale, posizionandosi contemporaneamente davanti al poliziotto che aveva parlato.
Ma gli altri due nemmeno lo ascoltarono e superandolo afferrarono con poco garbo Watson per le braccia, tirandolo in piedi e piegandogli i gomiti dietro la schiena, ammanettandolo nuovamente ai polsi.
Al cambio improvviso e sgarbato di posizione, Watson non potè trattenere un gemito, sentendo una fitta di rinnovato dolore all'addome.
"Basta, fermi!! Non è necessario!", cercò di fermarli Holmes allungando le braccia verso le loro.
"Signore, la smetta e si allontani!"
"Si allontani lei, stupido idiota! ”, il detective alzò il braccio come per sferrare un pugno in faccia al poliziotto.
"Holmes!"
Holmes si bloccò. Era stato Watson a parlare.
"Holmes, basta, la prego. Stia tranquillo, non fa niente. Me la cavo...." disse piano Watson senza guardarlo in faccia. Scenate e altri sospetti erano l’ultima cosa di cui avevano bisogno ora. Holmes sospirò e abbassò la mano.
Si scambiarono un ultimo sguardo e poi Holmes si fece da parte rassegnato, arrabbiato, frustrato, mentre i due poliziotti accompagnarono il dottore fuori dalla stanza. Mentre la schiena di Watson e la sua andatura lievemente zoppicante si allontanavano sempre di più lungo il corridoio spoglio, al fianco di Holmes comparve Lestrade.
Holmes lo guardò con la coda dell'occhio.
"Farò ciò che posso per aiutarlo.", sussurrò l'ispettore, "Ma non si illuda e non si aspetti troppo. Brooks è potente e ha molta influenza sul capo della polizia. E a quanto pare, c'è un testimone, a sfavore di Watson."
Holmes lo gelò con lo sguardo, e rispose più acido di quello che avrebbe voluto, ma era furente :
"Non mi aspetto mai troppo da Scotland Yard, Lestrade. Farò da solo, come sempre."
No, non come sempre - gli disse una voce nella sua testa - di solito c'era Watson al suo fianco. Strinse convulsamente i pugni, fino a farsi sbiancare le nocche.
Lestrade non replicò.
Holmes strinse forte gli occhi per un attimo, come a raccogliere le forze. Trasse un profondo respiro e si voltò, incamminandosi in fretta fuori dal Commissariato, la mente che già lavorava, lo stomaco stretto in una morsa, il cuore in subbuglio.
 
 
Love is our resistance
They keep us apart and they won’t stop breaking us down
And hold me, our lips must always be sealed

If we live our life in fear
I’ll wait a thousand years
Just to see you smile again

 
L’amore è la nostra resistenza
loro ci terranno lontani e non smetteranno di farci crollare
E stringimi, le nostre labbra devono sempre essere sigillate

Se viviamo la nostra vita nella paura
aspetterò un migliaio di anni
solo per vederti sorridere di nuovo



 
 
 
Note: Per chi aveva seguito l’inizio della storia…Lo so, non ci credete...Non ci credo nemmeno io di essere riuscita ad aggiornare dopo quasi due anni!!!! XD …Per tutti gli altri, benvenuti nella mia mente malata!!! XD
Suvvia, ammettiamolo, a chi non piace vedere il nostro Watson un po’ maltrattato e di conseguenza Holmes iperprotettivo e incacchiato nero??!! U___U
Ok, se consideriamo il linguaggio usato nei film mi sono permessa qualche imprecazione più forte, ma data la situazione mi sembrava necessaria…u__u Spero in generale di non essere andata troppo OC…
Bè, a parte ciò che dire? Spero che vi sia piaciuta, e a dire la verità spero ancora di più che esca presto il terzo film!!!! Almeno prima che la stempiatura di Jude diventi eccessiva!!!!! XD
Come sempre, recensioni, commenti, critiche costruttive sono super ben accetti!! :)
 Alla prossima!! ;) 

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