Angel with a shotgun

di Fiamma Erin Gaunt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Cap 4 ***
Capitolo 5: *** Cap 5 ***
Capitolo 6: *** Cap 6 ***
Capitolo 7: *** Cap 7 ***
Capitolo 8: *** Cap 8 ***
Capitolo 9: *** Cap 9 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


























Cap 1

 

 

 

 

 

 

 

 

Fiamma aprì gli occhi non appena udì il trillo della sveglia. Si stiracchiò pigramente, domandandosi per quale accidenti di motivo Eric l’avesse impostata tanto presto.

Già, il giorno della Scelta.

Fece per rotolare giù dal letto, ma un paio di mani possenti le cinsero i fianchi e la tirarono nuovamente indietro.

- Scappi già? – borbottò, la voce ancora lievemente assonnata, chinandosi a baciarle una spalla.

Il tocco del metallo dei piercing sulla pelle nuda le fece correre un brivido freddo lungo la schiena.

Si voltò verso di lui, giocherellando distrattamente con quello che portava sul capezzolo.

- Giorno della Scelta. Tanti gioiosi sedicenni pronti ad affrontare tutte le torture che la tua mente diabolica escogiterà, non ti ricordi? –

Eric sogghignò. Già, per un attimo se n’era dimenticato. Sarebbero state dieci settimane particolarmente divertenti, ne era sicuro.

- Manca ancora un po’, non dobbiamo per forza alzarci subito – le fece notare, sorridendo malizioso, mentre le accarezzava il fianco con lenti movimenti rotatori.

- Forse per te, mr Capofazione, ma io devo raggiungere Zeke e Nicole. Dobbiamo andare alla cerimonia. –

- Sono già in due, credi davvero che a quei mocciosi serva una terza baby sitter? –

Fiamma si strinse nelle spalle. – Non le faccio io le regole. –

Sbuffò, liberandola dalla sua presa d’acciaio, e annuì: - D’accordo, divertiti con i bambini. –

Scivolò fuori dalle lenzuola, raggiungendo l’armadio, alla ricerca di una tenuta pulita. Sentiva su di sé lo sguardo rapace del ragazzo, che sembrava volerla consumare con l’intensità con cui la guardava.

- E mettiti qualcosa addosso, o giuro che ti riporto a letto e più tardi affronterò tutte le ramanzine di Max – la minacciò, accennando all’unica protezione del completo intimo che indossava.

Fiamma si voltò verso di lui, mordicchiandosi il labbro con aria volutamente provocante. – Quindi immagino che tu non voglia fare la doccia con me, Capofazione Eric? –

Lo sguardo del ragazzo s’incupì, come faceva sempre quando era irritato o desiderava qualcosa. Si alzò dal letto con un solo poderoso colpo di reni e la raggiunse in una frazione di secondo, caricandosela in spalla e puntando verso il bagno.

Rise, divincolandosi e scalciando senza troppa convinzione, finchè non venne infilata sotto la doccia ed esposta al getto gelido dell’acqua.

Era sempre così al quartier generale. L’acqua calda arrivava dopo una decina di minuti, prima di allora si rischiava il congelamento.

- È gelida – esclamò, sgusciando via come avrebbe fatto un gatto, e fissandolo con aria imbronciata. 

Gli occhi grigi del Capofazione luccicarono al di sotto delle ciocche scure. In quell’anno non aveva mai tagliato i capelli e adesso gli arrivavano fino alla base del collo. Combinati ai piercing e ai tatuaggi, formavano un look selvaggio che a Fiamma piaceva.

- Te la sei cercata – decretò, scoccandole un bacio a fior di labbra a tradimento.

- Ti odio, lo sai, vero? –

- No, non è vero. –

Scosse la testa, facendo ondeggiare le onde corvine. Come sempre aveva ragione: non sarebbe mai stata capace di odiarlo.

Un discreto bussare interruppe la loro scaramuccia mattutina.

Andò ad aprire Eric, trovandosi davanti quella bambola in miniatura che rispondeva al nome di Nicole.

- Scricciolo, ti serve qualcosa? –

- La mia migliore amica, sempre che tu non abbia deciso di sequestrarla – replicò, intrufolandosi nello spazio tra il braccio e l’infisso e puntando verso il bagno.

Fiamma emerse dal bagno con i capelli legati in una crocchia maldestra, ancora mezzi bagnati, e la divisa appena infilata. Sorrise davanti all’espressione contrariata dell’amica.

- Non dirmi che hai intenzione di presentarti così – commentò Nicole, scrutandola dalla testa ai piedi.

Studiò il suo riflesso allo specchio, accigliandosi. Effettivamente un po’ di trucco ci voleva.

- Dammi due minuti e ho fatto – garantì, prima di aggiungere, - Zeke che fine ha fatto? –

- Max lo ha dispensato dal lavoro, ieri ha avuto il turno di notte. –

Eric alzò gli occhi al cielo. Accompagnare dei ragazzini fino alla Residenza non presupponeva certo chissà quali incredibili abilità psicoattitudinali, per cui non vedeva come il sonno arretrato potesse compromettere il compito. Certi comportamenti da ragazzina non li avrebbe mai capiti.

Mentre scacciava via le sue rimostranze, un atroce dubbio si fece lentamente strada dentro di sé.

- Chi è che prende il suo posto? –

- Bas. –

Rilassò i muscoli delle braccia. Era strano, ma fino a quel momento non si era reso conto di averli irrigiditi. Pensare a Reaper gli faceva sempre quell’effetto, anche a distanza di un anno. Il fatto che dovesse averci a che fare durante ogni riunione, poi, non lo aiutava certo nel mantenere la calma.

- Pronta – annunciò trionfante, facendo nuovamente capolino e dirigendosi verso di loro.

Il trucco era leggero, come sempre quando non doveva partecipare a qualche festa o non usciva sul tetto insieme al resto del gruppo, ma la crocchia aveva lasciato il posto a una massa di onde perfettamente modellate che le ricadevano sulle spalle fino a metà schiena. La pantera formata da tribali che aveva tatuato durante l’iniziazione spiccava sull’anca lasciata scoperta dal top; sull’altro lato, invece, era raffigurato il tatuaggio di un diamante. Se l’era fatto dopo che Eric le aveva mostrato il suo “diamante/promessa di matrimonio” sul cuore.

Si alzò in punta di piedi, baciandolo con passione. Eric le cinse i fianchi e la strinse a sé, quasi volesse fondere i loro corpi.

- D’accordo, piccioncini, adesso basta – decretò Nicole. – Sul serio, non sta andando in guerra, vi rivedrete tra un paio d’ore. –

Sospirò, scuotendo la testa rassegnata. Quando quei due entravano in contatto diventavano impossibili da separare, neanche fossero calamite.

- Sto per andarmene! – esclamò.

Quelle parole sembrarono essere magiche perché Fiamma si tirò indietro, ridacchiando, e fece tintinnare le unghie sul petto muscoloso del ragazzo.

- Ci vediamo più tardi. –

Eric annuì. – Non vedo l’ora. – assicurò, lasciando che nelle sue parole trasparisse precisamente cosa non vedeva l’ora di fare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

La Cerimonia della Scelta era quasi giunta al termine quando avvenne la decisione che attirò la sua attenzione. Alexandra Murter scelto di unirsi agli Intrepidi. Murter. Il cognome era lo stesso di Eric, ma le somiglianze finivano lì. Lunghi e lievemente ondulati capelli biondi e occhi di una sfumatura indefinita che era un po’ un mix tra il grigio, l’azzurro e il verde. Eric le aveva spiegato che lui aveva ripreso tutto da suo padre mentre la sorellina era più simile alla madre.

Fiamma la osservò mentre si avvicinava lentamente a loro, scrutandoli con un misto di curiosità e timore, e per un attimo le ricordò come doveva essere apparsa lei il giorno della Scelta. Tra il fragore delle acclamazioni, nessuno fece caso al fatto che aveva lasciato il suo posto e l’aveva presa per mano, dirigendola in uno degli angoli più tranquilli.

- Benvenuta tra gli Intrepidi, sono Fiamma – si presentò, sorridendole amichevolmente.

La vide tentennare un attimo prima di ricambiare la sua stretta.

Conosceva abbastanza bene le abitudini dei membri delle altre Fazioni per sapere che, eccezion fatta per i Pacifici, tutto quel contatto fisico non necessario li metteva a disagio.

- Hai fatto una Scelta coraggiosa – considerò, mentre l’ultimo ragazzo veniva chiamato.

- Ti ringrazio. –

Le urla che si levarono confermarono che anche lui aveva scelto gli Intrepidi.

- Devo tornare al lavoro. Ci vediamo al quartier generale. E, Alexandra? – aggiunse, poco prima di allontanarsi.

- Sì? – domandò, perplessa.

- Sii coraggiosa. –

Mentre passava in rassegna gli scompartimenti del treno, individuò la chioma bionda della ragazza. Era seduta in un angolo con le spalle poggiate contro la parete del vagone, e chiacchierava amichevolmente con i due gemelli, entrambi biondissimi e dagli occhi verdemare, che avevano lasciato i Candidi.

Eruditi e Candidi potevano essere un’accoppiata vincente quando si trovavano entrambi ad affrontare l’iniziazione tra gli Intrepidi. Lei lo sapeva bene, non per niente il suo ragazzo un tempo era uno di loro.

- Cos’ha di speciale quell’iniziata? – le chiese d’un tratto Nicole, rimastale accanto per tutto il tempo nella speranza di non dover parlare con Bas più di quanto fosse strettamente necessario.

La rottura tra loro due poteva quasi essere definita storica, ormai, ma entrambi sembravano incapaci di non arrossire come peperoni e balbettare cose senza senso quando si trovavano a tu per tu.

- È la sorellina di Eric, sembra simpatica. –

- Non farti sentire da Eric mentre dici che potresti diventare amica di un’iniziata, anche se la ragazza in questione è sua sorella – rise, strappandole un sorrisetto divertito.

- Preparatevi a scendere! –

La voce di Bas riecheggiò per tutto il treno.

Ecco, era arrivato il momento della verità. Quanti di loro sarebbero riusciti ad arrivare incolumi all’ingresso?

Prese una lieve rincorsa, lanciandosi nel vuoto e atterrando con precisione sul tetto. Nicole e Bas la raggiunsero un secondo più tardi.

Uno dopo l’altro gli iniziati interni li raggiunsero, seguiti dai trasfazione. Mancava ancora qualcuno però. Quando l’ultimo vagone stava per oltrepassare la piattaforma, Alexandra e la sua amica Candida saltarono fuori, rotolando sul selciato.

Si alzarono in piedi, spolverandosi i vestiti a vicenda e ridendo divertite.

- Sembra che la tua protetta ce l’abbia fatta – commentò Nicole, sorridendo.

Già, a quanto sembrava quella ragazza si sarebbe presto rivelata una scoperta vincente.

L’euforia generale venne interrotta da Eric che, circondato da altri due Intrepidi, era salito sul cornicione del tetto. Tra di loro riconobbe gli occhi smeraldini di Reaper.

- Avvicinatevi – ordinò. – Sono Eric, uno dei vostri Capofazione. L’accesso al nostro quartier generale si trova alcuni metri più sotto; l’ingresso è alle mie spalle. –

Gli iniziati ci misero un paio di secondi a registrare il significato di quelle parole.

- Dobbiamo saltare di nuovo? – chiese uno dei Candidi, con tono lamentoso.

- Oppure puoi semplicemente raggiungere gli Esclusi, credo che ti troveresti bene tra di loro. A te la scelta – ribattè, sorridendo sprezzante.

- Cosa c’è sotto, acqua? –

Stavolta a parlare era stato un Erudito.

Il ghigno di Eric si allargò ancora di più.

- Forse. Perché non salti e lo verifichi da te? –

Nicole scosse la testa, dandole di gomito: - Sembra che il tuo ragazzo si stia divertendo un mondo nel terrorizzarli. –

Fiamma annuì. Sì, era provvisto di una certa vena sadica che in quelle occasioni si faceva più evidente che mai.

- Allora, chi vuole saltare per primo? Qualche interno, magari? – chiese, scrutandoli uno per uno con i suoi gelidi occhi grigi.

- Nessuno? –

Alexandra si fece avanti, avanzando risoluta. – Vado io. –

Eric annuì, all’apparenza per niente sorpreso dal fatto che fosse stata proprio lei a farsi avanti. Forse credeva che la sorellina fosse ben intenzionata a guadagnarsi il suo rispetto fin dal principio.

Fiamma, dal canto suo, era certa che ce l’avrebbe fatta. Glielo leggeva negli occhi, che fissavano il vuoto con espressione a metà tra lo spaventato e l’eccitato.

- Prima che faccia notte, biondina. –

Piegò le ginocchia, prendendo lo slancio, e si lasciò cadere giù. Non emise un fiato per tutta la discesa e poco dopo la voce di Quattro giunse fino a loro. – Prima a saltare … Alex! –

Le acclamazioni degli Intrepidi sembrarono fare da carburante per il coraggio degli iniziati perché la Candida bionda si fece avanti a sua volta, seguita dal gemello e a mano a mano da tutti gli altri finchè sul tetto non rimasero i sei Intrepidi che li avevano accolti.

Bas e Reaper si lanciarono uno dopo l’altro, seguiti da Jez e Nicole.

- Ti sei divertito parecchio non è vero? – gli chiese, scrutandolo con attenzione. Non c’era rimprovero nella sua voce, solo un semplice tono di constatazione.

- Ho appena cominciato a divertirmi – la corresse Eric. Poi accennò alla rete: – Salti tu o vado prima io? –

- Vado io – decretò, prendendo la rincorsa. Poggiò le mani sul bordo del cornicione e si librò nell’aria, avvitandosi in un triplo carpiato, per poi rimbalzare sulla rete elastica.

Il boato entusiasto che l’accolse le fece capire che gli iniziati erano ancora riuniti lì intorno. Lasciò che Quattro l’aiutasse a scendere e pochi secondi dopo fu Eric a rimbalzare sulla rete. Scese da solo, affiancandola e dirigendosi con lei verso l’atrio.

Si addossò alla parete, lasciandole la parola.

- Per quanti di voi non lo sapessero, sono Fiamma e sarò una degli Istruttori che seguiranno la vostra iniziazione. I figli degli Intrepidi vadano con Bas e Reaper, i trasfazione con me e Quattro – decretò, indicando prima il ragazzo biondo del treno e il Capofazione dagli occhi verdi e poi il ragazzo che li aveva accolti dopo il salto.

Lanciò un’occhiata a Eric, inarcando un sopracciglio: - Hai qualcosa da aggiungere? –

- Per il momento no. –

Poi, quando i ragazzi vennero chiamati da Quattro per il consueto giro d’orientamento, si chinò a sussurrarle all’orecchio: - In effetti qualcosa da dire ce l’avrei. –

- Cioè? –

- Sei tremendamente sexy quando fai la dura, lo sai? –

Sorrise, compiaciuta. – Ho imparato da un vero e proprio maestro nell’arte di fare il duro. –

- Andiamo a cena, ho fame – decretò poco dopo, incamminandosi verso il refettorio.

Non si tenevano per mano, non quando qualcuno avrebbe potuto vederli, perché fare la coppietta sdolcinata non faceva proprio per loro, ma le loro braccia si sfioravano mentre camminavano e gli sguardi che si lanciavano non lasciavano spazio a dubbi sul fatto che tra di loro ci fosse molto più di quanto non dessero a vedere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Vi avevo promesso un sequel? Ebbene, eccovi accontentati. Ho cancellato “I can see fire in your eyes” per unire le due storie, quindi troverete il personaggio di Alexandra con qualche piccola modifica. La storia verrà raccontata alternando i POV di Fiamma, Eric, Richard e Alexandra. Consiglio a quanti non l’hanno ancora fatto la lettura di “Be dauntless is a tough job but someone has to do it” perché ci saranno molti nuovi personaggi rispetto a Divergent & co e lì vengono introdotti e approfonditi meglio. Ho provato anche a fare una sottospecie di banner (?) con il cell e spero che non venga troppo schifoso. Per quanto riguarda Eric, malgrado lo immagini come nel libro (moro e non biondo come Jai Courtney), ho ripiegato su di lui perché non sono riuscita a trovare un prestavolto che mi soddisfacesse. Direi che per il momento è tutto, spero di ritrovare le fantastiche ragazze che seguivano l’altra long. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


Cap 2

 

 

 

 

Eric stava puntando verso il tavolo a cui erano seduti Zeke, Nicole e il resto del gruppo, ma Fiamma lo prese per mano e lo costrinse a deviare verso i trasfazione e Quattro. Prese posto accanto a lei, mentre quest’ultima si accomodava accanto al Rigido, trovandosi proprio davanti agli occhi familiari di Alex che lo fissavano allegri. Sembrava sapesse perfettamente che doveva far finta di non conoscerlo finchè non fossero stati in privato. Non voleva che qualcuno pensasse che fosse un cuore tenero o che facesse preferenze per la sorellina.

Selezionò un paio di hamburger e si servì una generosa dose di patate fritte per poi passare il piatto a Fiamma.

- Mettici questo – disse la ragazza, rivolgendosi all’ex Erudita, passandogli la bottiglietta del ketchup.

Alexandra la prese, rigirandosela tra le mani con curiosità scientifica.

- È una specie di salsa concentrata e insaporitrice di pomodoro, giusto? – chiese, desiderosa di conferme.

- Dio del cielo, perché voi Eruditi dovete sempre parlare in modo così difficile? È comunissima salsa di pomodoro, stop – disse il gemello ex Candido, mentre la sorella gli affibbiava uno scappellotto dietro al collo.

- È precisione di linguaggio, una cosa da Eruditi, un po’ come essere un perfetto imbecille è una cosa da te. –

- Guarda che sei la mia gemella, Jo, quindi condividiamo i neuroni. –

- Spero di no, visto che la metà dei tuoi sono chiaramente fuori uso – borbottò Alex, abbastanza forte da essere udita da tutto il tavolo.

Fiamma rise, mentre Quattro prendeva diplomaticamente un altro boccone di carne e si sforzava di non strozzarsi; Eric stesso fece un piccolo sorriso, affrettandosi a farlo sparire quando Fiamma si voltò verso di lui.

- Guarda che ti ho visto. Sorridere non ti ucciderà – gli sussurrò all’orecchio.

- Non stavo sorridendo – replicò.

- Certo … e io non ti sto palpeggiando – disse, allungando una mano sulla sua gamba, accuratamente nascosta sotto il tavolo, e muovendola dal ginocchio verso l’alto.

Eric si irrigidì, lanciandole uno sguardo lussurioso, mentre quella delicata mano impertinente continuava la sua corsa verso l’alto. Quando ci si metteva lo faceva completamente impazzire e anche in quel preciso istante doveva far appello a tutto il suo autocontrollo per impedirsi di afferrarla per una mano e trascinarla via sotto gli sguardi maliziosi di tutti i presenti.

L’arrivo di Richard lo salvò proprio sul gong.

In quell’anno passato a stretto contatto, visto che il ragazzo si era offerto di aiutarlo a prendere confidenza con tutti gli affari dei Capofazione adducendo la scusa che avere a che fare con Reaper avrebbe sicuramente condotto uno dei due al camposanto, avevano stretto una bella e solida amicizia. Non ricordava di avere mai avuto un migliore amico, uno che era quasi una specie di fratello maggiore.

Il ragazzo gli posò una mano sulla spalla, lanciando un’occhiata all’iniziato più vicino che si spostò per cedergli il posto, e si lasciò cadere pesantemente sulla panca.

- Sono distrutto – borbottò, afferrando il piatto che Quattro gli porgeva e recuperando con l’altra mano la brocca d’acqua.

Alzò lo sguardo giusto in tempo per cogliere l’occhiata di Jo, l’iniziata Candida, che lo osservava con particolare attenzione.

- Sei il figlio di Jack Kang, Richard, giusto? –

Annuì, infilzando l’ hamburger con più forza di quanta fosse realmente necessaria.

- Altri Candidi impiccioni, magnifico, ne sentivo proprio la mancanza – borbottò, strappando un accenno di risata a Eric.

- Come te li sei fatti questi? – chiese d’un tratto Fiamma, allungando una mano per seguire le lievi ombrature scure che si stavano rapidamente formando sulle braccia del Capofazione.

- Una piccola discussione con Rafael – rispose per lui la quinta e unica Capofazione donna.

Kendra era la figlia più piccola di Max, l’unica a essere rimasta negli Intrepidi se si escludeva il secondogenito del Capofazione, Christian, e sembrava che nessuno considerasse mai Chris. Aveva una meravigliosa carnagione caffè latte, che le veniva dal miscuglio di pelle scura del padre e bianchissima della madre, lisci capelli castano scuro e occhi di un penetrante e singolare color ambra. Era bellissima, ma in diciotto anni aveva avuto un numero di relazioni inferiori alle dita di una mano. L’essere figlia di Max tendeva a scoraggiare gli Intrepidi e neppure il suo carattere era esattamente quello che veniva definito amorevole. Era formidabile nelle arti marziali, in aggiunta a ciò, ed Eric aveva seriamente preso in considerazione l’idea di chiederle di istruirlo circa il kempo e il ju jitsu poi però la sua indole orgogliosa aveva cancellato prontamente l’idea.

Fiamma alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

- Questa volta cosa ha fatto? –

Rafael era una mina vagante, un tipo capace di dare solo problemi, e lui e Richard sembravano essere nemesi naturali, proprio come Eric e Reaper.

- Respira – borbottò, prima di correggersi, - O almeno respirava quando l’ho lasciato in infermeria. Sono troppo ottimista se spero che sia morto? –

Quattro scosse la testa, tornando a dedicare la sua attenzione alla cena.

- Richard … - lo rimproverò Fiamma. Bastava solo che pronunciasse il suo nome con quella particolare inflessione per riuscire a dare un significato tutto speciale alla parola. Inizialmente Eric aveva passato giorni interi a rimuginare sul rapporto che c’era tra quei due e a chiedersi se avrebbe dovuto esserne geloso, ma poi aveva scoperto che era identico a quello che c’era tra lui e Richard. Cameratismo, rispetto, fratellanza.

Richard si strinse nelle spalle, sfoderando il suo sorriso da inguaribile canaglia che era in grado di far sciogliere i cuori di tre quarti della popolazione femminile della Residenza.

- D’accordo, magari non proprio morto, solo gravemente menomato. –

- Chi è che sarebbe gravemente menomato? – chiese Nicole, facendo capolino da dietro di lui e appoggiandosi al braccio muscoloso.

- Rafael. –

Arricciò il naso, in una buffa espressione che la faceva assomigliare vagamente a un cricetino, - Non mi piace quel tipo – sentenziò.

- A proposito di tipi che non ci piacciono – disse d’un tratto Richard, indicando con un cenno  del capo alla sua destra, - Guardate un po’ chi sta arrivando. –

Reaper e Bas puntavano verso il loro tavolo, ma all’ultimo momento il biondo sembrò essersi ricordato di qualcosa d’importantissimo perché cambiò direzione e puntò verso il tavolo di Jez e Ross.

- Ti serve qualcosa? – chiese bruscamente Eric, inarcando un sopracciglio.

Non era esattamente aggressivo, non ancora, ma Fiamma gli posò comunque una mano sulla sua. Aveva notato che il contatto fisico con lei lo aiutava a rilassarsi e solo Dio sapeva se ne aveva bisogno quando si trovava davanti quel particolare collega.

- In effetti sì. C’è bisogno di un paio di persone in sala riunioni, bisogna organizzarsi con i turni di ispezione. –

Richard sbuffò, passandosi una mano tra i capelli neri e risistemando il leggero crestino. Si voltò verso Kendra, rivolgendole uno sguardo da cucciolo, - Ci pensi tu, splendore? –

- Ruffiano – borbottò, ma si alzò e seguì Reaper insieme a Nicole, Quattro e Fiamma.

Rimasti soli, Eric gli rivolse un’occhiata penetrante che interpretò all’istante. Probabilmente quello sarebbe stato uno dei pochi momenti in cui avrebbe potuto parlare a quattr’occhi con la sorella senza preoccuparsi di destare sguardi curiosi.

- Coraggio, ragazzini, vi porto a dare un’occhiata alla camerata in cui dormirete. –

- Camerata? – domandò Jace, inarcando un sopracciglio.

Le labbra del Capofazione si stirarono in un sorrisetto bastardo.

- Oh, è tutto alla luce del sole qui, ti sentirai come a casa. –

Mentre il gruppetto di iniziati si radunava intorno a lui, Eric approfittò della confusione per afferrare il polso della sorella e trascinarla fuori con sé.

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Da quando aveva lasciato gli Eruditi non aveva più avuto occasione di vedere Alex e averla lì davanti a lui, come se nulla fosse cambiato durante quell’anno di lontananza, gli provocò una fitta di calore all’altezza del petto.

- Sei cresciuta – disse, notando gli abbondanti dieci centimetri che aveva preso in quei mesi. Non era l’unica cosa a essere cambiata, registrò rapidamente, a giudicare da ciò che si intravedeva sotto la tuta da allenamento.

Alexandra non era chiaramente più una bambina e già riusciva a immaginare la faticaccia e le minacce che avrebbe dovuto fare per spingere il resto degli Intrepidi a starle più alla larga possibile.

- Lo so a cosa stai pensando, Eric – replicò, assottigliando lo sguardo in un’espressione penetrante che gli ricordava tremendamente la sua, - E non provarci minimamente. Ho sedici anni ormai e posso gestire da sola i miei problemi … soprattutto i ragazzi. –

- Hai sedici anni, non trenta, quindi non devi gestire proprio nessun ragazzo. –

Alexandra rise, scuotendo la testa e lasciando che i capelli le ricadessero lungo la schiena. Erano più lunghi di come li portava di solito e incorniciavano un viso dai tratti più affilati e gli occhi grigio azzurri messi in risalto dal trucco scuro. Aveva ancora quell’aura vagamente verginale che la circondava, e la cosa gli faceva indiscutibilmente piacere perché almeno si sarebbe potuto risparmiare il viaggio fino al quartier generale degli Eruditi e il pestaggio di qualche stupido sedicenne dagli ormoni galoppanti, ma lasciava già intravedere piuttosto chiaramente il tipo di donna che sarebbe diventata: splendida, decisa, inarrestabile. La perfetta Murter.

- Perché non pensi ad occuparti della tua ragazza invece di impedire a me di trovarne uno? Tra parentesi, è carina e sembra simpatica: l’approvo – aggiunse.

Eccola lì la solita vecchia Alex. Niente giri di parole, dritta al punto.

- Bene, ma resta il fatto che sei troppo giovane per avere un ragazzo perché implicherebbe … bè, lo sai. E tu non puoi fare … insomma, sai cosa, finchè non sarai sposata. Direi intorno ai trent’anni su per giù. –

Rise di nuovo.

- Intendi che non posso fare sesso? Rilassati, Eric, ho detto che voglio trovarmi un ragazzo non che salterò addosso al primo idiota che incontro. –

Fiamma fece capolino dietro di loro, sorridendo davanti all’espressione del suo ragazzo.

Di qualsiasi cosa stessero parlando era più evidente che Eric non ne fosse troppo contento e fosse ormai prossimo a un attacco di panico o furia omicida … o magari tutte e due le cose.

- Che succede? –

Alex si strinse nelle spalle, ghignando malandrina, - Si parla di sesso e mi è stato appena annunciato che ho l’obbligo tassativo di aspettare i trent’anni e il matrimonio. Ma, chissà, magari l’ho già fatto … -

- Che cosa?!? Tu … no, non può essere … Tu non hai davvero fatto sesso. Perché se l’avessi fatto io sarei obbligato a uccidere il tipo in questione e tu non vuoi che diventi un assassino, no? –

- Non ci sarebbe mica nulla di così sconvolgente. Avevo la sua stessa età quando noi l’abbiamo fatto … o te lo sei dimenticato? – intervenne Fiamma, strizzando l’occhio ad Alex.

- E tu non incoraggiarla. E poi per noi è stato diverso … io non sono un idiota – replicò.

- Questo lo dici tu. –

- Alexandra Elena Murter! Tu non hai fatto sesso. E per il mio benessere emotivo e mentale continuerò a vivere in questa convinzione finchè non verrò seppellito. Discussione chiusa – decretò.

- Come preferisci, fratellone. Vado ad ammirare questa camerata se non c’è altro … o meglio, ad ammirare quel figo del Capofazione – aggiunse, sgattaiolando via prima che avesse il tempo di aggiungere qualcos’ altro.

Rimasti soli, Eric rivolse un’occhiata a Fiamma.

- Tu non pensi che lei abbia fatto sesso sul serio, vero? –

La ragazza alzò gli occhi al cielo, sbuffando a metà tra il divertito e l’esasperato, - No, penso solo che l’abbia detto per farti arrabbiare. Rilassati. –

Annuì, scoccandole un bacio a fior di labbra e passandole un braccio intorno alla vita per attirarla più vicino a sé.

- Anche quando diceva “quel figo del Capofazione” scherzava, no? –

Le labbra di Fiamma si incresparono in un piccolo sorriso malizioso.

- No, sono abbastanza sicura che ritenga davvero Richard un gran figo. –

Eric annuì, improvvisamente mortalmente serio.

- Bene, in tal caso dovrò uccidere il mio migliore amico. Non sarà un problema, in fin dei conti ho vissuto per sedici anni senza averne uno, devo solo riabituarmi alla cosa. –

- Sarebbe potuta andare peggio – replicò lei, stringendosi nelle spalle.

- Ne dubito. –

- Avrebbe potuto dire che le piaceva Quattro. –

- Okay, hai ragione, sarebbe potuta andare peggio – convenne.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Con un ritardo a dir poco scandaloso ed epocale, finalmente ho aggiornato. Spero che il capitolo vi piaccia e che questo siparietto “Eric – Alex – Fiamma” vi abbia divertito almeno la metà di quanto a me è piaciuto scriverlo. Cercherò di aggiornare più rapidamente in futuro, ma con il ritorno all’università e i primi esami che si avvicinano la vedo alquanto tragica, quindi non vi faccio false promesse. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

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Capitolo 3
*** Cap 3 ***


Cap 3

 

 

 

 

Erano circa dieci minuti che Eric lo guardava e la cosa gli metteva addosso una certa agitazione. D’accordo, erano amici, ma quelle iridi d’acciaio non erano affatto rassicuranti quando si focalizzavano così tanto su di una persona. O forse era semplicemente lui a essere paranoico.

- Se mi stai per chiedere se sono interessato a te la risposta è no – ironizzò, alzandosi sui gomiti e rimanendo sdraiato sul letto solo per metà.

Eric sbuffò appena, in uno strano suono a metà tra una risata e qualcosa di indefinito.

- Sei attraente – ribattè per tutta risposta.

Richard inarcò un sopracciglio, mettendosi a sedere una volta per tutte. Forse lo stare troppo sdraiato gli aveva bloccato l’afflusso di sangue al cervello e cominciava ad avere allucinazioni uditive.

- A voler essere obiettivi sono molto più che attraente –, precisò, - Però continuo a non capire perché all’improvviso il mio aspetto sia così rilevante. –

- È rilevante perché il tuo aspetto attira l’attenzione delle ragazze … e questo è un problema. –

Okay, non ci stava più capendo niente.

- È un problema perché sei geloso e mi vuoi tutto per te? Oh, che cosa dolce. –

Una cuscinata lo raggiunse in pieno volto, colpendolo con la zip della fodera.

- Ehy, guarda che questa faccia alle signore piace così com’è, non ha mica bisogno di ritocchi. –

- Tu cerca di rimanere serio e io potrei anche accontentarti – ribattè Eric, corrucciato. Per poi riprendere: - È un problema perché ti ronzano intorno le ragazze sbagliate. Per esempio, Alexandra ti trova bello – concluse, storcendo il naso in un’espressione che diceva chiaramente quanto non gli facesse piacere il fatto che la sorellina indirizzasse le proprie attenzioni sui ragazzi invece di concentrarsi sull’iniziazione.

Alexandra.

Tutto aveva un senso finalmente.

Effettivamente la sorellina del suo migliore amico era decisamente un bel bocconcino. Lunghi capelli biondi, occhi di ghiaccio capaci di ammaliarti, e anche a livello di curve non era affatto messa male.

- Ah, ora è tutto più chiaro. Sei in modalità iper protettiva, ecco perché ti comporti come una perennemente mestruata. –

Questa volta quello che lo raggiunse fu un buffetto sulla gamba. Anche se, forse, buffetto non era il termine adatto per descrivere il pugno di Eric.

- Invece di picchiarmi non è più semplice dirmi che non vuoi che flirti con lei? Ce ne sono di belle ragazze bionde in giro per la Residenza. –

Capì di aver appena commesso un enorme errore solo quando giunse alla fine della frase.

Perché se c’era una cosa che un ragazzo con la nomina di playboy non doveva mai e poi mai fare davanti a un fratello maggiore possessivo e iper protettivo era dire che la sorellina del tipo in esame era bella.

- Non che stia dicendo che trovi Alexandra attraente, sia chiaro – aggiunse in fretta.

- Quindi stai dicendo che non è sufficientemente bella per essere considerata attraente da te? –

Richard alzò gli occhi al cielo, maledicendosi per essersi lasciato coinvolgere da quella conversazione e dalle paturnie del suo migliore amico.

- Quale risposta mi permetterà di mettere fine a questa conversazione il prima possibile? –

- Probabilmente una sincera. –

- Okay. Tua sorella è decisamente attraente, ma se non vuoi che le ronzi attorno non ci sono problemi. Ti va bene come risposta e, finalmente, mi lascerai dormire in santa pace? –

Sbattè gli occhi scuri, rivolgendogli quell’espressione da cucciolo bastonato e bisognoso di attenzioni che di solito bastava a far sciogliere il cuore di tutte le ragazze … e anche di qualche ragazzo, come aveva constatato quando mesi addietro si era ritrovato a cercare di incastrare Trey per un turno di guardia che a lui non andava assolutamente di fare. Si era sentito un po’ come una meretrice mentre gonfiava i bicipiti e si metteva volutamente in mostra, ma non era certo colpa sua se il suo bell’aspetto lo aiutava a semplificarsi la vita, no?

Comunque Eric non sembrava affatto impressionato da quel numero, come volevasi dimostrare.

Certe volte si ritrovava a chiedersi come diavolo avesse fatto Fiamma a riuscire a conquistare un tipo burbero e poco incline alle dimostrazioni d’affetto come quello. Evidentemente fino a quel momento aveva sottovalutato il potere di un bel paio di gambe lunghe e femminili.

- Risparmiati quella cosa con gli occhi, non sono una delle ragazzine che bacia la terra su cui cammini. Diciamo che per questa volta mi posso ritenere soddisfatto – concluse, scambiandosi una pacca sulla spalla con l’amico e dirigendosi verso l’uscita.

Ormai sulla porta, Eric si scontrò con la figura snella e sinuosa di una delle Intrepide della residenza. Alys Ryle, un’iniziata che era entrata nello stesso anno di Rico, dalla carnagione ambrata e lunghe onde corvine che incorniciavano degli occhi verdi da gatta.

Probabilmente, se non fosse stato totalmente preso da Fiamma, Eric avrebbe potuto ammettere che era una delle più sexy della Residenza.

- Capofazione Eric – salutò, sorridendo beffarda, per poi fare capolino da dietro la porta e lanciare un’occhiata in direzione di Richard.

- Ho pensato di passare, ma se sei troppo stanco rimandiamo – disse, posando una mano sui fianchi e adottando la classica posa a tre quarti che tutte le ragazze sfoggiavano quando volevano ottenere qualcosa da un uomo.

E Alys sapeva esattamente come ottenere ciò che voleva, questo merito le andava riconosciuto.

Improvvisamente molto sveglio e decisamente più in forma, Richard scattò in piedi con l’agilità di un felino e le tese una mano in un chiaro invito a raggiungerlo.

- Improvvisamente non sono più così stanco – disse, scambiando un’occhiata di divertita intesa con Eric e attirando la ragazza verso di sé.

Dal canto suo, Eric alzò gli occhi al cielo e si richiuse la porta alle spalle.

Richard era sempre il solito, non sarebbe mai cambiato.

  

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Quando aprì la porta della sua stanza per poco non gli venne un infarto. Sdraiata sul letto a una piazza e mezza, le lunghe gambe lasciate completamente scoperte e con indosso la sola protezione di una delle giacche da Capofazione che Eric teneva nell’armadio, Fiamma volse lo sguardo verso di lui e gli lanciò un’occhiata che gli fece correre una lunga scia di brividi lungo la schiena.

Improvvisamente la preoccupazione per Alexandra e per la sua eventuale cotta per Richard passò in secondo piano.

- Pensavo che fossi da qualche parte a spettegolare con Nicole e Shauna – disse, avvicinandosi al letto con andatura lenta e studiata, neanche si fosse trovato davanti a un animale selvatico. E forse un po’ Fiamma lo era, selvaggia come la pantera stilizzata che le decorava il fianco.

- Mi era sembrato che avessimo interrotto qualcosa questa mattina – replicò per tutta risposta, accavallando le gambe e sorridendo sorniona quando lo vide seguire ogni suo gesto con quelle penetranti iridi d’acciaio.

- Tu dici? – la provocò, inarcando un sopracciglio.

Fiamma gattonò verso di lui, sinuosa come solo lei sapeva essere, lo afferrò per il bavero della divisa d’allenamento e lo attirò lentamente verso di sé.

- Io dico – sussurrò a fior di labbra, facendogli completamente perdere la testa e spingendolo a baciarla come se ne andasse della sua stessa vita.

Si rotolarono sul letto, continuando a baciarsi e strattonando gli indumenti finchè le loro pelli nude non furono a contatto.

Eric non pensava di aver mai provato qualcosa di altrettanto totalizzante e piacevole come la sensazione del corpo nudo di Fiamma premuto contro il suo.

Le morse repentinamente la pelle delicata del collo, in corrispondenza della carotide, e sorrise contro la sua pelle mentre la ragazza si lasciava sfuggire un gemito.

Poi, non sapeva neanche lui come, si ritrovò steso sulla schiena con Fiamma a cavalcioni su di lui che ondeggiava lentamente i fianchi.

Gli piaceva vederla così, poterla osservare mentre si perdeva nel turbinio delle sensazioni che era in grado di scatenare in lei.

Sua.

Solo sua.

Raggiunsero l’apice insieme, rotolando poi di fianco e scambiandosi un sorriso dolce e appagato.

Fiamma si accucciò contro di lui, disegnando lenti ghirigori sul torace nudo e possente mentre lui giocherellava distrattamente con le onde scure.  

Ecco, quei momenti erano quasi meglio di quando facevano sesso. Non era mai stato un tipo da coccole e sdolcinatezze varie, ma la dipendenza che Fiamma aveva scatenato in lui non sembrava essersi fatta problemi a superare la sua naturale incapacità verso il compimento di gesti affettuosi.

- Ti amo – gli disse, fissandolo negli occhi con intensità, - E ti voglio. Sempre. –

- Sempre – confermò, chinandosi a baciarla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Alexandra si svegliò con quello che, ne era certa, sarebbe passato alla storia come il peggior mal di schiena della storia dell’iniziazione degli Intrepidi. Dormire su quelle brandine che spacciavano come letti era un vero e proprio inferno e si chiese come avesse fatto il fratello durante l’anno precedente.

Josephine, la Candida trasfazione che era giunta lì insieme al gemello Jace, si era sistemata accanto a lei e la fissava con un sorrisetto divertito e una scintilla malandrina che luccicava nelle iridi verdi. Dall’altro lato c’era Ty, l’amico di una vita che l’aveva seguita nel suo passaggio dagli Eruditi agli Intrepidi, e che in quel momento la fissava con un’espressione di profonda solidarietà dipinta sul viso da bravo ragazzo.

A parlare fu tuttavia Jace, intento a stiracchiarsi e a gemere quando il suo collo emise uno scricchiolio preoccupante.

- Nottataccia, eh? –

Annuì, trattenendo a fatica uno sbadiglio.

- Vi ricordate a che ora inizia l’addestramento? –

Jo lanciò un’occhiata all’orologio appeso nell’angolo.

- Tra più o meno dieci minuti. –

La dichiarazione gelò tutti i presenti, che si scambiarono occhiate allarmate.

- E tanti saluti alla colazione -, sospirò Alex, - Ma siamo sicuri che questo posto non sia un qualche girone infernale? –

- Se questo è l’inferno allora non mi dispiacerebbe affatto essere torturata intensamente e fisicamente da lui – replicò per tutta risposta Jo, indicando con un cenno del capo la sagoma alta e asciutta di uno degli Intrepidi.

Aveva gli occhi di un bel blu polvere e i capelli castani, un lieve broncio gli increspava le labbra e dava l’impressione di non essere uno a cui piacesse scherzare. Era carino, nel complesso, ma per i suoi gusti un po’ troppo anonimo.

- È il tizio che si chiama come un numero, no? – chiese, evidentemente a voce un po’ troppo alta perché il diretto interessato si voltò a fulminarla con un’occhiataccia.

- In che modo inimicarti uno degli istruttori ti sembra un buon modo per iniziare l’iniziazione, trasfazione? – chiese, tagliente.

Alex finse di pensarci su, tamburellando con un dito sul labbro inferiore.

- Non saprei, forse è solo perché ho l’impressione che tu non sia esattamente una persona molto amichevole quindi sprecare il mio charme con te è inutile. –

Jace soffocò una risata con un educato colpo di tosse mentre Ty le lanciava un’occhiata a metà tra lo sconvolto e l’ammirato.

- L’impertinenza non ti farà andare lontano qui; non siamo tra gli Eruditi, quindi cerca di ricordartelo. –

- Oh, la mancanza di qualsiasi manifestazione di allegria in te mi aveva indotto a credere di essere ancora nella mia vecchia Fazione, le mie scuse – ribattè, incapace di tenersi a freno.

Aveva sempre avuto qualche problema nello gestire la sua lingua tagliente, ecco perché tra gli Eruditi non era vista in modo esattamente positivo.

Quattro si limitò a scuotere la testa e cambiò argomento.

Tale e quale a Eric, questa fu la prima considerazione che si ritrovò a fare.

La seconda fu che loro due non sarebbero mai riusciti ad andare d’accordo, poco ma sicuro.

- Avete due minuti per prepararvi, tre per raggiungere la palestra. Chiunque arrivi in ritardo farà venticinque giri in più – decretò, lanciando un’occhiata significativa in direzione di Alex.

Il messaggio era chiaro: avrebbe fatto meglio a tenere a bada la sua linguaccia o tra loro due sarebbe stata guerra … ed era lui ad avere il coltello dalla parte del manico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Okay, devo andarmi a nascondere per l’immenso ritardo con cui ho aggiornato. Purtroppo sono oberata dagli impegni e ho aggiornato sul serio appena ho potuto. Lo so che non è sufficiente a farmi perdonare perché voi aspettavate questo capitolo da una vita e io avevo promesso di essere più celere con gli aggiornamenti. Quindi, ecco cosa ho deciso di fare per voi: un mini video sulla Eric/Fiamma. Vi metto qui il link: https://www.youtube.com/watch?v=3G2nDAWcB_U&feature=youtu.be

Spero che vi piaccia e che anche il capitolo sia di vostro gradimento. Come sempre, vi chiedo di farmi sapere che ne pensate e se volete anche un video generale in cui compaiano tutte le coppie presenti. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

 

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Capitolo 4
*** Cap 4 ***


Cap 4

 

 

 

 

La prima fase dell’addestramento fu abbastanza noiosa.

Quattro prese la parola per spiegare loro quali fossero gli obiettivi del primo modulo e mostrò loro alcune delle più elementari posizioni di difesa.

Si muoveva bene e sapeva decisamente di cosa stava parlando, questo Alex doveva riconoscerglielo, ma non riusciva proprio a farselo stare simpatico. Forse era quell’aria da professorino severo con cui fulminava tutti quelli che gli stavano accanto, o magari era semplicemente perché i tipi taciturni non le erano mai andati troppo a genio. Oppure tutte e due le cose, era difficile da dire.

Comunque, quando Fiamma fece la sua comparsa, visibilmente trafelata, emise un sospiro di sollievo. Non aveva alcun dubbio sul fatto che la ragazza di suo fratello fosse una compagnia molto più divertente rispetto a Quattro e che, magari, avrebbe spinto per far fare loro qualcosa di più divertente ed emozionante.

Qualcosa da Intrepidi.

Fiamma lanciò un sorriso di scuse in direzione di Quattro mentre gli passava accanto e gli assestava un buffetto amichevole sulla guancia, poi si voltò a fronteggiare i trasfazione.

- Immagino che Quattro vi abbia già mostrato le tecniche base di difesa, ma io sono sempre stata convinta che la miglior difesa sia un buon attacco. Colpite con forza il vostro avversario, mandatelo al tappeto e assicuratevi che non possa più rialzarsi e non correrete alcun rischio. È complicato e molto meno divertente di quello che sembra, ma siete qui per imparare e spero che lo facciate alla svelta. Oggi saranno presenti anche due dei Capofazione, vogliono dare un’occhiata alle basi da cui partite, quindi dateci dentro – concluse, con un tono decisamente più pimpante di quello del suo collega.

- Io ci darei dentro eccome con una così – commentò a mezza bocca Jace, rivolgendo un sorriso tutto charme in direzione dell’Intrepida, che per tutta risposta scosse la chioma corvina e proruppe in una risata silenziosa.

Eric era appoggiato al muro insieme all’altro Capofazione, quello bello come il Sole secondo il suo modesto parere, e li osservava con aria pigra.

Non sembrava particolarmente in forma, o forse quell’impressione era data solo dal fatto che la stanchezza stava rapidamente prendendo il comando.

Richard invece appariva perfettamente rilassato, come se fosse abituato a passare notti intere senza chiudere occhio e alzarsi all’alba per assistere agli allenamenti degli iniziati non fosse altro che un piacevole hobby.

Lo vide portarsi vicino all’orecchio di Eric e sussurrargli qualcosa.

Suo fratello abbozzò un sorriso divertito e puntò gli occhi su di loro. Inizialmente Alex pensò che stesse guardando lei, ma seguendo il suo sguardo notò che quello che osservava era Jace e che, in effetti, non era affatto amichevole. Poi, come percependo il suo sguardo su di sé, mosse appena la testa in un lieve cenno di saluto al suo indirizzo. L’imperturbabile Capofazione Eric, il ragazzo tutto d’un pezzo che per non essere accusato di fare favoritismi fingeva addirittura di non avere una sorella trasfazione.

Certe volte avrebbe voluto essere un po’ più simile a lui, così capace di dominarsi ma allo stesso tempo in grado di esplodere come un vulcano in eruzione quando la situazione lo richiedeva.

- Ah, ora ho capito cosa guardi di tanto interessante. Quale dei due, occhi d’acciaio o mr muscolo? – chiese Jo, intercettando il suo sguardo e dandole di gomito con l’aria di chi la sapeva lunga.

Alex si strinse nelle spalle.

- Non stavo guardando nessuno – mentì in fretta, ma non doveva essere stata abbastanza brava perché la ragazza le rivolse un’occhiata eloquente.

- Ehy, sono un’ex Candida, ricordi? So fiutare al volo quando qualcuno mente. Allora, quale dei due? –

- Mr muscoloso – ammise, proprio mentre Richard si staccava dal muro e raggiungeva Fiamma.

Li vide parlottare per una manciata di secondi, poi l’Intrepida lanciò un’occhiata interrogativa a Eric, che annuì, e tornò a voltarsi verso di loro.

- Cominciamo con dei combattimenti a estrazione casuale. Non preoccupatevi, è solo un test per vedere da che basi partite – li assicurò, tuttavia nel modo rapace in cui i due Capofazione fissavano la lista che avevano tra le mani non c’era proprio nulla di rassicurante.

- Prima a saltare … e quarto a saltare – decise Richard, dopo un attimo di esitazione.

Il ragazzo con cui Alex si sarebbe dovuta scontrare era un Candido dall’aspetto longilineo che non sembrava una minaccia particolarmente insidiosa e, tutto sommato, si disse che sarebbe di gran lunga potuto capitarle di peggio. Ad esempio l’Abnegante massiccio che se ne stava perennemente per conto suo e che dava l’impressione di essere in grado di frantumare un cranio con il solo ausilio delle sue mani.

- Lo scontro finisce con un ko o una resa. Niente morsi né dita negli occhi, vogliamo un incontro pulito – riassunse Quattro, mentre i due contendenti salivano sul ring.

Alex prese a girare intorno all’avversario con lentezza, stando sempre ben attenta a non entrare nel suo raggio d’azione. Provò a fintare un calcio laterale, trovando una guardia ben alta e presente. Senza ombra di dubbio il Candido aveva memorizzato alla perfezione le tecniche difensive che Quattro aveva mostrato loro poco prima.

Bè, poco male, lei era una tipa d’azione e la pensava esattamente come Fiamma.

Colpire duro e continuare a farlo finchè l’avversario non andava ko o si arrendeva.

Tentò di nuovo, questa volta con maggior decisione, riuscendo a bucare la sua guardia e colpendolo a un fianco. Lo vide stringere i denti e incassare il colpo per poi allontanarsi e tornare in posizione di difesa.

Fintò un montante e lo colpì di nuovo con un calcio laterale, trovandolo impreparato e giungendo fino all’altezza della spalla. Il suono dell’articolazione che si dislocava riecheggiò sinistramente nel silenzio della palestra.

Il Candido cadde a terra, gemendo, e portò una mano alla spalla. Trasalì, imprecando tra i denti, e parve quasi sul punto di scoppiare a piangere per il dolore.

Un’ondata di senso di colpa l’invase, ma durò solo per un momento e venne prontamente soppiantata dalla consapevolezza che aveva appena sostenuto e vinto il suo primo incontro. Aveva fatto bella figura non solo davanti agli istruttori ma anche davanti a due Capofazione, uno dei quali era suo fratello.

Cercò proprio il suo sguardo, sorridendo trionfante, e la sua gioia aumentò quando lo vide rispondere al suo sorriso con un cenno d’approvazione.

Richard nel frattempo aveva raggiunto Quattro e insieme si erano chinati a esaminare la spalla dell’iniziato.

- Posso rimettertela in asse qui, se vuoi, oppure ti portiamo in infermeria. –

Il Candido incrociò gli occhi blu di Quattro con aria supplichevole, come se non si fidasse granchè di Richard e non volesse permettergli di armeggiare con le sue articolazioni.

- Posso andare in infermeria? Mi sentirei molto meglio se ci pensasse un medico, per favore – mormorò.

L’istruttore annuì, aiutandolo ad alzarsi e annunciando che si sarebbe assentato per scortarlo in infermeria.

Richard prese il suo posto, dando una piccola dimostrazione del modo corretto in cui evitare che incidenti del genere si ripetessero.

- Il modo giusto per incassare un calcio laterale dato con quell’angolazione è pararlo così – disse, mentre Fiamma imitava il calcio sferrato da Alex poco prima, piegando il braccio a novanta gradi e lasciando che il piede della ragazza si infrangesse contro la salda resistenza del suo avambraccio. – In questo modo non rischiate la fuoriuscita dell’articolazione, ma nel peggiore dei casi solo un bell’ematoma. Comunque, ben fatto biondina, hai un certo talento con i laterali – concluse, apparentemente soddisfatto.

Alex sorrise, imbarazzata per tutta quell’attenzione, e rimase in silenzio per tutto il tempo in cui il Capofazione continuò a spiegare mosse e contromosse per evitare danni collaterali.

Poi, quando l’addestramento mattutino ebbe termine, furono finalmente liberi di andare a darsi una rinfrescata e prepararsi per il pranzo.

Alex tuttavia non aveva molto appetito e decise di fare un salto in infermeria per controllare le condizioni del ragazzo che aveva ferito.

Si affacciò dentro la saletta e lo trovò seduto sul bordo di un lettino, intento a mangiare un piatto di pasta con una certa difficoltà dovuta all’utilizzo dell’altra mano.

- Ehy –, disse titubante, - come va la spalla? –

Il Candido abbozzò quello che secondo lui doveva essere uno stoico sorriso di sopportazione del dolore.

- Sono stato meglio, mi hanno rimesso dentro la spalla. Sei stata carina a passare per sapere delle mie condizioni; non ho fatto una gran figura, eh? –

Si trattenne dal replicare con sincerità, perché essere sgarbata con lui dopo essere stata la causa della sua umiliazione non le sembrava affatto carino.

- Diciamo che sarebbe potuta andare meglio, ma anche molto peggio. –

- Sì, suppongo che tu abbia ragione. –

- Anche se lasciarsi portare in infermeria per così poco non è molto virile – intervenne una voce dietro di loro.

Richard fece capolino dal corridoio, appoggiandosi allo stipite della porta e lanciando un’occhiata eloquente al ragazzo sul lettino.

- Avresti dovuto permettermi di rimetterti in sesto la spalla, me ne intendo di queste cose – disse, riuscendo a farlo arrossire per l’imbarazzo.

- Temevo facesse troppo male e che potessi fare la figura del debole davanti a tutti … più di quanto non avessi già fatto, in realtà – ammise.

- È okay perdere un combattimento – lo rassicurò. Poi, vedendo che entrambi gli iniziati si erano accigliati, aggiunse: - Voglio dire che perdere il primo combattimento della propria vita può succedere … insomma, a me non è capitato ma l’ho visto succedere diverse volte. E risistemare un’articolazione è una faticaccia e fa un male d’inferno, chiunque ti dica il contrario mente. Quindi cerca di dimostrare semplicemente che hai la stoffa per stare qui, hai ancora un bel po’ di tempo … Scusa ma non ricordo il tuo nome – concluse, passandosi una mano dietro al collo come se fosse imbarazzato.

E magari lo era davvero, difficile a dirsi.

- Benjamin … però preferisco Benji. –

Aveva risposto con una voce flebile che rese chiaro ad Alex il motivo del suo comportamento. La cosa che lo scocciava era aver fatto la figura del debole davanti a Richard perché evidentemente nutriva una certa attrazione per il Capofazione.

Non aveva mai conosciuto un ragazzo omosessuale, doveva ammetterlo, ma Benji con quella sua aria da pulcino troppo cresciuto le faceva davvero tenerezza. Forse avrebbe potuto farlo entrare nel loro gruppo … sempre ammesso che lei, Jo e gli altri formassero un vero gruppo.

- Comunque sono qui anche per parlare con te, Alex – aggiunse poi, e nel momento stesso in cui le iridi scure si soffermarono su di lei avvertì una sensazione strana all’altezza dello stomaco, come se le sue budella avessero scelto proprio quel momento per aggrovigliarsi le une alle altre.

- Di cosa? –

Richard scosse la testa, posandole una mano dietro alla schiena e indirizzandola verso l’uscita, - Non qui. –

Camminarono insieme lungo tutto il corridoio che collegava l’infermeria al Pozzo e, quando furono certi che nessuno potesse sentire la loro conversazione, ripresero a parlare.

- Devo dire che combatti bene, ma dalla sorella di Eric non mi sarei potuto aspettare niente di meno – iniziò. – Quello che mi domando, però, è se tu abbia davvero del coraggio o solo una discreta abilità nel corpo a corpo. –

C’era qualcosa di indecente nel modo in cui aveva pronunciato quelle ultime tre parole, ma forse era solo una sua impressione perché Richard non parve minimamente considerare ambigue quelle sue dichiarazioni.

- Sono coraggiosa, non solo brava a combattere – ribattè, piccata.

Richard abbozzò un sorriso divertito come se quella fosse esattamente la risposta che si era aspettato.

- Lo dicono tutti, ma in pochi riescono a dimostrarlo. Ho scommesso che sarai la prima in classifica quest’anno; cerca di non deludermi, okay biondina? –

Rimase in silenzio, non sapendo bene cosa replicare.

Tuttavia il Capofazione parve prenderlo per un silenzio assenso e le voltò le spalle, camminando in direzione della mensa.

E lasciandola in preda alla confusione più totale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci qui, come promesso con un aggiornamento super rapido … yeah! *me in modalità pazzia*. Spero che il capitolo vi piaccia e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 5
*** Cap 5 ***


Cap 5

 

 

 

- Si può sapere dove ti eri cacciata? – chiese Jo, vedendola arrivare in camerata solo in quel momento.

- Sono passata a trovare Benji per sapere come stava – replicò, scrollando le spalle.

L’amica si accigliò, ma non disse nulla.

In fin dei conti la sua non era neanche una vera bugia. Lei era passata davvero in infermeria, che poi avesse incontrato Richard e passato qualche minuto con lui … beh, quello era un altro conto.

- E come sta, gli hanno rimesso in sesto la spalla? – intervenne Jace, sdraiato a pancia in su e con lo sguardo sornione che avrebbe avuto un gatto pronto a fare le fusa.

- Sì, sta molto meglio. Stavo pensando che potremmo coinvolgerlo nel nostro … ehm, gruppo – concluse, imbarazzata.

Non aveva mai avuto molti amici nella sua vecchia Fazione, in effetti nessuno se si escludeva Ty, e non era sicura di poter considerare i gemelli Candidi come parte della sua ristretta cerchia di amicizie.

- Certo che possiamo, quel ragazzo sembra molto dolce – approvò Jo, mentre il gemello e Ty annuivano silenziosamente.

Alex sorrise, rassicurata.

Era bello sentirsi accettata per quello che era, tanto per cambiare.

- Bene. Da amici, allora, datemi un consiglio: è più sexy Fiamma o la Capofazione? –

Jo e Alex scossero la testa, incredule.

Jace era un gran bel ragazzo, su questo non ci pioveva, ma l’idea di conquistare una delle due andava decisamente oltre le sue potenzialità. La prima perché era più che felicemente fidanzata, come se ciò non bastasse con un tipo che avrebbe potuto farlo a pezzi in mezzo secondo, e la seconda perché … beh, Kendra non era proprio quella che si definiva una ragazza decisa ad avere una relazione con un ragazzo più piccolo di lei di due anni e per giunta decisamente frivolo.

- Nessuna delle due ti si filerà mai, fratello, fattene una ragione. –

- Già, anche perché Fiamma è fidanzata – si lasciò sfuggire lei.

Improvvisamente molto più vigile, Jace si mise a sedere e le rivolse tutta la sua attenzione.

- Fidanzata? E con chi? –

- Con Eric … li ho visti mentre si baciavano – mentì prontamente.

Sarebbe stato alquanto complicato spiegare che si erano presentate ufficialmente poco dopo il suo arrivo perché il suo ragazzo era il fratello di Alex.

L’aria baldanzosa dell’ex Candido svanì in un istante.

- Magnifico, proprio con il tipo inquietante e grosso come una montagna. Immagino che debba ripiegare su Kendra allora. –

- Sì, se vuoi proprio uscire con la figlia di Max, il capo dei Capofazione. –

Sbuffò, contrariato. – Uffa, ma possibile che tutte le ragazze sexy di questo posto siano inaccessibili? Se l’avessi saputo sarei andato tra i Pacifici. –

- E probabilmente tra quegli hippy strafatti ti saresti sentito come a casa tua, trasfazione. –

La voce di Eric, beffarda e tagliente, spinse Alex a voltarsi verso l’ingresso della camerata e a rivolgergli un sorriso quasi impercettibile.

- Hippy strafatti, eh? Carino, avete un soprannome per gli abitanti di ogni Fazione? – chiese.

- Gli Abneganti sono i Rigidi, i Pacifici gli hippy strafatti, gli Eruditi i so tutto io e i Candidi gli idioti – concluse, ghignando beffardo all’indirizzo dei due gemelli.

- E per gli Intrepidi non ci sono soprannomi? –

- Noi siamo quelli che hanno il compito di essere sexy e forti … e riusciamo tremendamente bene in entrambe le cose – concluse Richard, facendo capolino da dietro alla spalla dell’amico.

Abbagliò le ragazze con uno di quei sorrisi smaglianti che erano capaci di far sentire ad Alex le gambe come se fossero di burro.

- Siamo passati per dirvi che avete il pomeriggio libero; c’è una riunione piuttosto importante a cui devono partecipare tutti gli Intrepidi che contano –, spiegò poi, - Comportatevi bene e non fate nulla di ciò che io non farei. –

Strizzò loro l’occhio e affiancò Eric mentre si allontanavano a passi decisi dalla camerata per procedere verso la sala riunioni.

Alex li seguì con lo sguardo finchè non voltarono l’angolo e sparirono dalla sua vista.

Quando si voltò vide che Jo e i ragazzi la fissavano con aria interrogativa. Evidentemente le avevano chiesto qualcosa, ma lei era troppo distratta per aver sentito le loro parole.

- Mi sono persa qualcosa? – chiese, imbarazzata.

- Jo diceva che visto che abbiamo il pomeriggio libero potremmo andare a farci un tatuaggio – riassunse Ty.

Un tatuaggio.

Alex ne aveva sempre desiderato uno, ma fino a quel momento il pensiero di ciò che avrebbero potuto dire i suoi l’aveva frenata. Tra gli Eruditi coloro che si iniettavano volutamente dell’inchiostro sotto la propria pelle erano considerati né più né meno come degli idioti … idioti che con ogni probabilità sarebbero diventati dei pazzi criminali.

Ai suoi genitori sarebbe venuto un infarto se l’avessero saputo.

Bastò quel pensiero per convincerla che era venuto il momento di cedere ai propri desideri.

- E tatuaggio sia – acconsentì.

Procedettero spediti fino allo studio, dal quale in quel momento stavano uscendo due Intrepidi, uno dei quali venne riconosciuto immediatamente da Alex come il Capofazione Reaper. I due stavano parlottando di chissà quale evento e la cosa la lasciò perplessa.

Suo fratello e Richard avevano parlato di una riunione per pezzi grossi, quindi perché uno dei cinque Capofazione non presenziava?

- Sei Reaper, giusto? – chiese, frapponendosi tra loro e l’uscita.

Il ragazzo, stimò che poteva avere all’incirca vent’anni, inarcò un sopracciglio.

- In carne e ossa. E tu sei? –

- Alex. Non c’era una specie di riunione? –

Reaper e Bas si scambiarono un’occhiata perplessa. Poi il biondo, quasi fosse stato colto da un lampo d’ispirazione, scosse la testa ridendo.

- È stato Richard a dirlo? –, continuò a ridere sinceramente divertito, - Probabilmente sono andati fuori dalla recinzione per fare rifornimento dai Pacifici. –

L’espressione fare rifornimento doveva avere un significato molto diverso da quello che immaginava, perché anche Reaper adesso appariva decisamente divertito.

Le tornarono alla mente le parole di suo fratello circa gli hippy strafatti.

- Credo di aver capito – disse, inarcando le labbra in un sorrisetto divertito.

Jo si fece avanti, osservando con particolare attenzione il biondo. Parve soddisfatta da quello che vide perché gli lanciò un lungo sguardo d’apprezzamento.

L’Intrepido, dal canto suo, sembrava pensarla allo stesso modo e non faceva niente per nasconderlo.

- Sono Bas – si presentò, dedicando la propria attenzione unicamente a lei.

- Jo. –

- Jo … è l’abbreviazione di? –

- Josephine … il tuo? –

- Sebastian. Allora, Jo, ci sarai alla festa di questa sera? –

Festa?

Alex lanciò un’occhiata interrogativa a Jace e Ty, che scrollarono le spalle come a dire che loro non ne sapevano nulla. Jo però non si fece cogliere impreparata.

- Ho sentito dire che le feste degli Intrepidi sono fantastiche. –

- Le migliori, ma questa potrebbe migliorare ancora di più se ci fossi anche tu. –

Il suo flirtare era talmente palese che Alex si sentiva in imbarazzo per l’amica. Tuttavia lei sembrava sapere perfettamente cosa stesse facendo perché gli rivolse un sorriso ammiccante e disse, fingendo nonchalance, - Se non trovo nulla di meglio da fare potrei anche passare. –

- Beh, spero che lo farai. –

Poi, come per magia, il sorriso sul volto di Bas appassì e anche Reaper apparve corrucciato. La risposta a ciò si materializzò al loro fianco due secondi più tardi.

- Non sono un po’ troppo giovani per voi due? – chiese Quattro, improvvisamente in modalità protettiva.

Era strano, perché non aveva mai avuto l’impressione che quell’Intrepido avesse la minima considerazione degli iniziati, però in quel momento i suoi occhi blu polvere scintillavano di disapprovazione e fermezza.

Bas resse il suo sguardo, salvo poi distoglierlo quando si posò sulla figura minuta e delicata della ragazza accanto all’istruttore.

Sembrava una bambola, ed era bella esattamente come se lo fosse, ma negli occhi castani scintillava la stessa disapprovazione dell’amico.

Senza aggiungere altro, Reaper lo prese per una spalla e lo dirottò agilmente fuori da quella situazione che sembrava essersi fatta molto imbarazzante.

Jo non sembrava affatto contenta di come si erano messe le cose, perché lanciò un’occhiataccia a Quattro.

- Stavamo parlando – disse, piccata.

- Fidati, Reaper non è proprio il ragazzo con cui vorresti avere a che fare – replicò “la bambola”, - Però tutto sommato Bas è okay, o almeno lo era fino all’anno scorso – ammise. C’era un’ombra di rammarico nel suo sguardo o era solo un’impressione di Alex?

- Non è stata colpa tua, Nicky. Cioè, non del tutto – intervenne Fiamma, arrivando in quel momento e posando una mano sul braccio dell’amica con fare protettivo.

Adesso che la guardava meglio, Alex capì che “la bambola” doveva essere Nicole, la ragazza fidanzata con Zeke, l’Intrepido che si era fatto conoscere in tutta la Residenza per le sue feste scatenate.

Jo la guardò con aria critica, studiandola dall’alto in basso.

- Sei la sua ex ragazza o cosa? –

Nicole annuì. – Ci siamo frequentati per un po’ l’anno scorso, ma non è andata. –

- Richard ed Eric sono davvero dai Pacifici? – chiese nello stesso momento Alex.

Fiamma annuì.

- C’è una festa questa sera e una tra un paio di giorni, ma quella è riservata

- Che tradotto significa che sarà un devasto tale che gli iniziati ne rimarrebbero scandalizzati? – s’informò Jace.

- Più o meno – ammise, ridendo.

- Allora io devo trovare il modo di esserci. –

Quattro gli rivolse un’occhiata impassibile, per poi rivolgersi alle ragazze che lo accompagnavano, - Andiamo a farci questo tatuaggio o no? –

Entrarono nel negozio di Tori compatti, mentre Fiamma approfittava della situazione per affiancarsi ad Alex e poter avere un po’ di privacy per parlare.

- Tuo fratello non sarebbe contento se ti vedesse con Reaper attorno. E Nicole ha ragione, quello non è un ragazzo raccomandabile. –

- Sembra la voce dell’esperienza – commentò, per poi sgranare gli occhi con comprensione, - Stavi con lui prima di metterti con mio fratello? È per questo che non si sopportano? –

- Già. Promettimi che non gli darai confidenza. Mi faresti questo piccolo favore, Alex? –

La guardava con lo sguardo protettivo che avrebbe potuto avere una sorella maggiore, non c’era traccia di gelosia o del possesso che spesso compariva negli sguardi delle ex quando una nuova ragazza si avvicinava alla loro vecchia fiamma.

- Nessun problema. A dirla tutta non è che mi interessi granchè. –

Fiamma la ricompensò con un sorriso sincero, stringendole appena la mano con lo stesso trasporto che chiunque altro avrebbe messo in un abbraccio.

- Hai già deciso cosa tatuarti? – le chiese poi, curiosa.

Alex lasciò vagare lo sguardo tra i disegni appesi alle pareti.

Poi ne prese uno, mostrandoglielo, - Credo che questo sarà il primo. –

L’immagine ritraeva due acchiappasogni concatenati, appesi a un filo sottile, con alcune piume a decorarne le estremità. Era piuttosto grande, in effetti, ma l’aveva conquistata con una sola occhiata. Gli acchiappasogni venivano utilizzati per tenere lontani gli incubi, e quindi le paure inconsce. Sembrava un buon primo tatuaggio per una futura Intrepida.

- Mi piace – approvò Fiamma, afferrando a sua volta il disegno lì accanto.

Era un triscele formato da tre falci di luna. Particolare, ma anch’esso con un significato mistico molto appropriato.

Attesero pazientemente che Tori finisse di tatuare i simboli delle Fazioni sulla schiena di Quattro, per poi passare al tribale di Nicole, poi venne il turno di Alex.

Tori poggiò il taser sulla sua pelle e nel giro di pochi istanti si ritrovò con la schiena pulsante per il calore. Tuttavia l’immagine della sua spina dorsale decorata, che lo specchio le rimandava, la fece sentire entusiasta del risultato.

Usciti dalla tatuatrice, Nicole prese la parola proponendo un giro di shopping al negozio di una certa Tessa. Quattro si tolse d’impaccio agevolmente, dicendo che aveva molte cose di cui occuparsi prima della festa, e lo stessero fecero Jace e Ty.

- Tipico dei ragazzi, quando c’è da fare shopping scappano come delle pecore – rise Jo.

Le quattro ragazze entrarono nella boutique e ne uscirono solo dopo due ore abbondanti. Fosse stato per lei, Alex avrebbe ripiegato su un semplice tubino nero, ma Jo e Nicole non avevano voluto sentire ragioni e l’avevano costretta a provarsi decine di abiti diversi. Alla fine aveva vinto su tutti un mini abito rosso che aveva le maniche e la schiena ricoperte di pizzo del medesimo colore e le lasciava la parte inferiore della schiena, fino all’attaccatura del bacino, completamente esposta. Era sexy, doveva ammetterlo, ma senza risultare volgare.

Fiamma scelse un abito nero, da classica bellezza Intrepida, formato da una parte superiore a forma di “v” che lasciava entrambe le anche scoperte, mettendo in risalto i tatuaggi ed era tenuto su da un’allacciatura dietro al collo che le lasciava la schiena interamente scoperta ad eccezione di tre fili sottili che tenevano i due lati che coprivano il seno e la parte sotto della gonna.

Jo optò per un semplice miniabito a fascia di un bell’azzurro cielo che faceva sembrare i suoi occhi ancora più verdi e che, secondo l’opinione di Alex, era scandalosamente corto.

Infine Nicole decise per un monospalla di un bel blu elettrico, che ne faceva risaltare la carnagione e lasciava alcune porzioni del fianco destro scoperte grazie al suo disegno a “spicchi”. 

- Assolutamente fantastiche – decretò Nicole, e dal tono con cui lo disse parve subito chiaro che non era affatto una di quelle che faceva complimenti senza un vero motivo.

- Non è un po’ troppo? – domandò timidamente.

- Troppo spettacolare? Assolutamente no, sarai uno schianto e avrai tutti i ragazzi ai tuoi piedi. –

L’immagine di lei intenta a ballare con qualche bell’Intrepido, magari proprio Richard, si materializzò nella mente e la fece sorridere. Poi quella fantasia venne prontamente sostituita dall’immagine di Eric che la fissava con sguardo contrariato. Era pronta a scommettere che a suo fratello non sarebbe piaciuto affatto il vestito né, tantomeno, l’idea che la sua sorellina s’intrattenesse con qualche ragazzo durante una festa in cui l’alcool prometteva di scorrere a fiumi.

Come se le avesse letto nel pensiero, Fiamma le posò una mano sulla spalla con fare rassicurante.

- Non preoccuparti, a lui ci penso io – sussurrò, ammiccando maliziosa.

E, doveva riconoscerlo, con la sua fidanzata vestita in quel modo suo fratello avrebbe avuto davvero molto con cui distrarsi.

- E allora che festa sia – acconsentì rispondendo al sorriso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il tempestivo aggiornamento. Ho plottato fino al decimo capitolo per il momento, ma vi annuncio fin da subito che difficilmente la long oltrepasserà i venti capitoli (sempre ammesso che li raggiunga) tuttavia al termine di questa ci sarà un nuovo sequel (questa volta con spazio anche per Tris e Quattro e una nuova coppia, leggasi come Peter x OC) quindi non vi libererete di me, né di Fiamma ed Eric e tutti gli altri personaggi di queste long, tanto presto. Fatemi sapere che ne pensate del capitolo. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

Ecco la foto del tatuaggio di Alex, così tanto per farvi capire bene com’è: http://media.pinkblog.it/t/tat/tatuaggi-schiena-2014/th/tatuaggio-schiena7.jpg

http://www.specialprezzi.com/open2b/var/catalog/images/1233/0-99ae3c7d-800.jpg

http://i41.tinypic.com/sz7nfb.jpg

http://www.specialprezzi.com/open2b/var/catalog/images/1165/0-09f97b2b-650.jpg

http://www.new-fashion-italy.eu/product_thumb.php?img=public/images/p_images/p_3553_3553_01.jpg&w=155&h=223

 

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Capitolo 6
*** Cap 6 ***


Cap 6

 

 

 

Eric si lasciò cadere sul letto, distrutto, mentre Richard si avvicinava alla finestra e portava una sigaretta tra le labbra.

- La prossima volta che cerchi di convincermi a fare un viaggio con quell’idiota non mi lascerò fregare tanto facilmente – sbuffò.

Passare ben due ore chiuso in un abitacolo con Zeke Pedrad avrebbe dovuto essere severamente proibito dalla legge. Non riusciva a capire come Fiamma e gli altri riuscissero a trovarlo divertente. Per lui era solo un idiota e anche piuttosto incapace per essere un Intrepido per nascita.

- La prossima volta dirò a Fiamma di chiedertelo – replicò, ironico, buttando fuori il fumo sottoforma di piccoli cerchi perfetti.

- E almeno cerca di non affumicarmi la stanza con quello schifo. –

Richard scrollò le spalle, sporgendosi sul parapetto e osservando il panorama. Le stanze dei Capofazione erano le uniche che si affacciavano sull’esterno della Residenza; tutti gli altri erano costretti a stanze più piccole, più buie e senza visuale. Praticamente era come essere murati vivi.

- Stavo pensando … - cominciò, venendo interrotto da Eric.

- Da quando pensare è diventata una tua abitudine? –

- Ah ah ah … divertente. Se lo vuoi sapere, è più un hobby che un’abitudine. Comunque, dicevo che stavo pensando che potremmo spostare la festa di Zeke in piscina. –

Sì, nella Residenza c’era una piscina interratta e no, Eric non l’aveva scoperto finchè non aveva partecipato alla prima riunione dei Capofazione.

Richard fece tintinnare le chiavi davanti a lui, sorridendo compiaciuto.

- E quelle dove le hai prese? –

- Sgraffignate – rispose, indifferente, mentre aspirava l’ultima boccata di fumo e gettava la sigaretta fuori.

Tipico di lui.

Richard Kang non sembrava essere soddisfatto se non trovava almeno una decina di modi diversi per rischiare di farsi cacciare dalla gerarchia di comando a calci.

Forse era proprio per questo che andavano tanto d’accordo. Erano diversi su un’infinità di cose al punto da compensarsi e formare un’accoppiata vincente.

Sì, erano una bella squadra, ma non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura; se Richard avesse scoperto che la pensava così avrebbe cominciato a vantarsi e lui avrebbe dovuto ucciderlo nel sonno.

- Datti una mossa, occhi d’acciaio, abbiamo una festa a cui andare. –

Eric gemette.

Lui detestava le feste e neanche la presenza dell’alcool costituiva un incentivo abbastanza forte da spingerlo a partecipare. Già se la vedeva quella massa di ragazzi ubriachi e completamente scoordinati che cercavano di seguire il ritmo della musica, il chiasso e le urla.

Sì, odiava tutto quello.

- Devo proprio? –

- No, non sei obbligato, sono sicuro che ci sarà qualcun altro ben disposto a ballare con Fiamma e Alex. –

Lo disse così, come se nulla fosse, ma dalla scintilla divertita nel suo sguardo Eric capì subito che aveva pianificato di usare quella carta proprio nel caso in cui l’amico si fosse rifiutato di prendere parte ai festeggiamenti.

- Tu sei una persona malvagia – decretò, lanciandogli un’occhiataccia e alzandosi in piedi controvoglia.

- Mi hanno detto di peggio. E ora forza, sorgi e brilla, bell’addormentato. –

Rovistò alla ricerca di qualcosa di adatto, trasportando tutto nel bagno attiguo e infilandosi sotto la doccia, abbandonando Richard davanti allo specchio mentre si risistemava i capelli con movimenti attenti.

L’acqua bollente bastava a rilassargli i muscoli contratti delle braccia e a scacciare la fastidiosa consapevolezza di essersi lasciato incastrare da un tipo che dedicava mezz’ora ad acconciarsi i capelli.

Riemerse dal bagno in una nuvola di vapore, scoprendo che la sua confezione di gel era stata sequestrata da “Richard il maniaco dei capelli”.

Tese la mano verso di lui con aria esigente. Poi, controvoglia, l’amico mollò il bottino.

Indossò un paio di jeans scuri, una canotta nera e completò il tutto con l’immancabile giubbotto di pelle.

L’aveva comprato insieme a Richard un paio di mesi prima e da allora aveva dovuto ammettere che non c’era nulla come la pelle quando si aveva voglia di fare la figura dei duri tutto d’un pezzo.

L’amico nel frattempo si era acceso l’ennesima sigaretta.

- Fumi troppo. –

- Sì, mamma – replicò con un ghigno, per poi aggiungere, mentre giocherellava distrattamente con l’helix all’orecchio destro: - Mi presti il piercing nero opaco? –

- Il tuo che fine ha fatto? – chiese, consegnandoglielo e osservandolo mentre si sistemava il piercing a forma di pallottola.

Richard storse il naso, contrariato, - O l’ho perso oppure è rimasto in camera di Alys … o forse di Kestrel. –

E se era rimasto in camera di Kestrel non l’avrebbe mai più rivisto, poco ma sicuro, perché la ragazza l’avrebbe automaticamente considerato una sua proprietà.

- A proposito. Questa sera con chi ti vedi, la biondina o la brunetta? –

Si strinse nelle spalle: - Chi lo sa, magari con tutte e due. –

La loro conversazione venne interrotta da un lieve bussare.

Fiamma fece capolino, aprendo quanto bastava per mostrare che il resto del gruppo li attendeva fuori dalla stanza.

- Siete pronti o Richard deve ancora guardarsi allo specchio per molto? –

L’ex Candido fece una mezza giravolta, mettendosi in mostra, poi lo sguardo gli cadde sull’abito dell’amica.

- Quella è una cinta o una gonna? –

Le sue parole attirarono anche l’attenzione di Eric, che scrutò la fidanzata dalla testa ai piedi. Registrò all’istante le lunghe gambe scoperte, i fianchi tatuati, il viso leggermente truccato e i capelli acconciati in morbide onde che le cadevano lungo la schiena.

Non era mai stato uno schiavo degli ormoni, ma da quando la conosceva non riusciva a fare a meno di pensare solo e unicamente a quanto sarebbe stato bello mandare a puttane tutti i suoi impegni e chiudersi in una stanza con lei.

La sua espressione doveva aver lasciato trapelare i suoi pensieri perché Fiamma sorrise, imbarazzata, e Richard tossicchiò divertito.

- Continui a mangiartela con gli occhi alla festa, okay? – lo prese in giro proprio quest’ultimo.

 Non replicò, non sapendo bene cosa dire per togliersi d’impaccio, e si limitò a chinarsi a scoccarle un bacio a fior di labbra e a cingerle i fianchi con un braccio.

Procedettero così, in una sorta di piccolo drappello, lungo la strada che li separava dal tetto e dal rumore pulsante della festa appena cominciata.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Alex osservò il tetto.

Decine di Intrepidi più o meno giovani affollavano la zona, tutti rigorosamente con una bottiglia in mano, e urlavano per sovrastare il rumore della musica pulsante che li circondava.

D’un tratto scorse la sagoma alta e massiccia del fratello. Si destreggiò tra il gruppo di ballerini peggiori che avesse mai visto e fece per avvicinarglisi. Uno dei ragazzi, un tipo dagli occhi verde azzurri e la carnagione caffèlatte, le finì addosso. Le rivolse un sorriso di scuse, scrutandola poi dall’alto in basso con aria d’apprezzamento.

- Sono Rafael – disse, chinandosi verso il suo orecchio per essere certo che le sue parole fossero comprensibili, - Sei una delle nuove iniziate? –

Un lieve sentore di whiskey le raggiunse le narici, facendole arricciare il naso.

Annuì. – Alex. –

- Sei carina, molto carina – precisò.

- E tu sei ubriaco, molto ubriaco. –

Rafael rise, come se avesse appena sentito la cosa più divertente della sua intera esistenza.

- Forse un po’ –, ammise, - Ma tu sei davvero carina. –

Gli rivolse un cenno di ringraziamento, non sapendo bene come replicare. Non voleva sembrare una di quelle che concedevano la propria attenzione per un paio di complimenti banali. Complimenti che, ne era certa, Rafael aveva già rifilato a metà delle ragazze della Residenza.

- Okay. Beh, io devo proprio andare dai miei amici – tagliò corto, piantandolo lì.

Rafael arricciò il labbro, apparentemente deluso, ma una frazione di secondo più tardi aveva già puntato un’iniziata interna e aveva attaccato con la solita tiritera su quanto fosse carina.

- Non stai bevendo, vero? –

Sobbalzò leggermente, colta di sorpresa, e si voltò quanto bastava per trovarsi davanti le iridi d’acciaio di suo fratello che la osservavano con intensità.

- In realtà non ancora, cercavo una birra – ammise.

Eric ne afferrò una appena stappata da un Intrepido che passava in quel momento. Il ragazzo parve sul punto di protestare, ma quando vide chi era stato tacque e tornò nuovamente in direzione del frigo bar. La porse ad Alex, osservandola mentre ne prendeva un lungo sorso.

- È forte – commentò, sorpresa.

- Le birre alla Residenza sono più forti di quelle di contrabbando che puoi trovare nelle altre Fazioni. Cerca di andarci piano. –

La ragazza lanciò un’occhiata eloquente in direzione di Zeke, che era a testa in giù con un imbuto infilato in bocca. Un ragazzo che non conosceva gli stava versando quella che doveva essere vodka direttamente in gola.

- Piano come lui? – ironizzò.

Eric alzò gli occhi al cielo davanti a quello spettacolo, mormorando qualcosa che suonava decisamente come un “che razza d’imbecille”.

Poco lontano di lì c’erano Fiamma e Nicole, intente a ballare insieme a una ragazza dai lunghi e lisci capelli biondi che Alex non aveva mai visto prima.

Cercò con lo sguardo la figura di Richard.

Lo intravide seduto sul parapetto, una bottiglia di tequila stretta in mano, intento a fissare la pista con aria persa.

- Vado a cercare Ty – mentì prontamente all’indirizzo del fratello, poi si fece largo e puntò verso di lui.

- Non dirmi che hai deciso di buttarti di sotto – ironizzò, togliendogli la bottiglia di mano e prendendone due lunghi e rapidi sorsi.

Il liquido giallo ambrato le bruciò la gola, facendola tossicchiare leggermente.

- Me ne sto solo un po’ per i fatti miei – replicò, stendendo la mano per reclamare il possesso della bottiglia. Poi inarcò un sopracciglio, bevendone un po’, - Come mai non sei in pista? –

- Potrei farti la stessa domanda. –

- Beh, io volevo vedere se ti saresti avvicinata oppure no. –

- E io non avevo nessuno con cui ballare, se si esclude il tentativo d’approccio di Rafael il molestatore ubriaco – concluse ridendo.

Richard scese giù dal parapetto con una spinta poderosa delle braccia, atterrandole accanto e guardandola con aria d’aspettativa.

- Allora, biondina, vuoi ballare o no? –

Voleva ballare con lui?

Dannazione, sì.

Era pronta a sorbirsi la predica di Eric?

Sicuramente no.

- Sì, voglio ballare – rispose.

Richard la prese per mano, portandola al centro della pista, le fece fare una piccola piroetta e le cinse i fianchi.

Riusciva ad avvertire il calore della sua pelle persino al di sopra del tessuto del vestito. Le sembrava di andare letteralmente a fuoco lì dove Richard la sfiorava. Chiuse gli occhi per un secondo, cercando di trovare il giusto ritmo, e poi lasciò semplicemente che la musica scorresse dentro di lei. Si ritrovò a ondeggiare con fare sensuale, buttando indietro la testa, ravviando i capelli, lasciando che i fianchi ruotassero con malizia. Richard l’assecondava, uniformandosi al suo ritmo e non perdendola di vista neanche per un secondo.

- Ti muovi bene – si chinò a sussurrarle all’orecchio, facendola sentire orgogliosa e imbarazzata allo stesso tempo.

- Grazie – replicò, con un sorriso lieve.

Continuarono a ballare per una mezz’ora finchè i piedi non cominciarono a farle male. Richard parve capirlo perché la dirottò nuovamente verso il parapetto e un angolo relativamente più tranquillo rispetto al resto del tetto. Passando davanti al frigo bar afferrò una nuova bottiglia di tequila e un piattino con qualcosa che non riuscì a distinguere nel buio.

- Aprì la bocca – le ordinò, armeggiando con il piattino.

Incerta, decise di assecondarlo e dischiuse le labbra.

Il pollice di Richard le accarezzò il labbro inferiore, sporcandolo con del sale.

Improvvisamente capì: tequila sale e limone.

Leccò via il sale con un rapido movimento della lingua, lasciando che il ragazzo le versasse il corrispettivo di uno shottino direttamente in bocca. Lo mandò giù tutto insieme, prendendo poi coi denti lo spicchio di limone che Richard teneva tra le dita.

Decise di prendersi una piccola libertà e invece di afferrare lo spicchio mordicchiò una delle dita che lo reggeva.

Avvertì Richard che fremeva leggermente. Non aveva stretto abbastanza per fargli male, quindi quel brivido era dovuto a tutt’altro.

- Ti piace mordere, eh? – disse, ammiccando.

Annuì. – Lo adoro. Fin da piccola mi sono sempre divertita a mordere le persone – ammise.

- Una piccola cannibale assetata di sangue, quindi. Chissà perché adesso ho la certezza che tu ed Eric siete parenti. –

- Perché, mio fratello ti morde spesso? – chiese, ironica.

- No, ma ha sempre quello sguardo che dice chiaramente che potrebbe farlo da un momento all’altro. –

- Sì, so di cosa parli – convenne.

Si fissarono per un attimo con aria seria, poi scoppiarono a ridere all’unisono. Continuarono a farlo finchè Alex non sentì le dita calde del ragazzo vagarle lungo la schiena. Scorrevano lungo la pelle marchiata dal tatuaggio e la inondavano di una sensazione calda lungo tutto il corpo.

- Bel tatuaggio, ne ho uno simile – disse, continuando a seguirne il contorno.

Alex si schiarì appena la gola, accorgendosi che la sua voce stava diventando pericolosamente roca.

- Posso vederlo? –

Il sorriso sghembo del Capofazione tornò a fare la sua comparsa. – Sì, ma è in un punto coperto. Vuoi che mi spogli, biondina? –

E c’era da chiederlo? Era davvero curiosa di sapere se i suoi addominali erano d’acciaio e se i pettorali erano sviluppati come sembrava.

- Solo per vedere il tatuaggio, non farti strane idee – precisò.

Richard rise, sfilandosi la maglia con un solo, lento, movimento delle braccia. Le ci vollero un paio di secondi per realizzare dove si trovasse il tatuaggio, perché la prima cosa che la sua mente registrò era che il corpo del ragazzo era anche meglio di quanto sembrasse. Addominali definiti e imponenti come se fossero le tegole di un tetto, spalle larghe dal trapezio possente, bicipiti gonfi e pettorali perfettamente disegnati.

L’acchiappasogni gli decorava il lato sinistro del costato.

- Bello. –

Non precisò cosa trovasse bello, ma il suo sguardo doveva dirla lunga perché Richard le strizzò l’occhio.

Poi, come dal nulla, una ragazza dai lunghi capelli corvini e i verdi occhi da gatta comparve tra di loro. Era di poco più alta di Alex, con un corpo con più curve di una strada di montagna che tuttavia non risultava affatto eccessivo ma ben proporzionato.

La nuova arrivata la degnò appena di un’occhiata, per poi rivolgersi al Capofazione.

- Sono stufa di ballare, ce ne andiamo? –

Condì il tutto con un sorriso malizioso. Era più che evidente dove volesse andare e a Richard non doveva dispiacere poi così tanto perché buttò giù un lungo sorso di tequila e posò la bottiglia sul parapetto.

- Ci vediamo domani all’addestramento, Alex – disse, afferrando la mano che la sconosciuta gli porgeva e lasciandosi trascinare via.

Alex.

Niente biondina, niente sorrisi né occhiate ammiccanti.

Era arrivata quella tipa e lei era diventata improvvisamente invisibile. Del resto doveva ammettere di non essere neanche lontanamente sexy come lei. Comparata a una come quella, lei doveva sembrargli solo la piccola sorellina del suo migliore amico; una che andava bene per un paio di chiacchiere una volta ogni tanto, niente di che.

Si insultò mentalmente per aver creduto di potergli interessare. Che razza di stupida era stata!

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Richard rotolò su un fianco, il fiato corto per l’intensità dell’atto appena concluso, e lanciò un’occhiata con la coda dell’occhio ad Alys. La ragazza era sdraiata sulla schiena e aveva l’aria appagata di chi aveva appena trascorso un’ora particolarmente piacevole.

- Avevi la testa da tutt’altra parte – commentò l’Intrepida, osservandolo mentre ripescava un accendino e si accendeva una sigaretta. Non c’era rabbia nella sua voce, solo pura e semplice constatazione.

- A me sembra che sia andata bene. –

- È andata più che bene. Ma è stato diverso, eri persino più bramoso del solito. Quindi, qual è il problema? –

Visto che non accennava a rispondere, Alys tentò: - C’entra la biondina con cui stavi parlando quando sono arrivata? Lei ti piace? –

L’intuizione era una delle meravigliose qualità di Alys, l’altra era che non era una di quelle ragazze che si illudevano. Sapeva perfettamente che quello che c’era tra loro era solo sesso, appagante e frequente ma pur sempre solo sesso, e le andava più che bene.

Sì, il problema era Alex.

Mentre si muoveva dentro Alys, affondando con energia, e sentiva le sue unghie che gli artigliavano la schiena era riuscito a pensare solo a una cosa. Come sarebbe stato se la chioma sparsa sui suoi cuscini fosse stata bionda e gli occhi che lo fissavano mentre veniva fossero stati di ghiaccio?

- È complicato – replicò.

E lo era davvero.

Aveva promesso a Eric che sarebbe stato alla larga da lei, non poteva rimangiarsi la parola data. Il suo migliore amico e la fiducia che riponeva in lui venivano prima di qualsiasi biondina dall’aspetto angelico.

- Lei ti piace e tu le piaci. Fidati, ho visto come ti guardava ed era chiaro come il sole, quindi cosa c’è di complicato? –

- Non ho mai avuto una relazione monogama, Alys, non sono neanche sicuro di esserne in grado. –

- E pensi che lei sia una di quelle ragazze da relazione seria ed esclusiva – concluse per lui.

- Già, e poi c’è il fatto che è la sorellina di un amico – ammise.

- Eric. Sì, sono piuttosto simili, anche se non hanno gli stessi colori. Secondo me può funzionare, non sottovalutarti. –

- Mi piace lei eppure sono a letto con te … questo non dovrebbe significare qualcosa? –

Alys gli accarezzò appena il profilo della mandibola, sorridendo dolcemente: - Significa solo che io sono una bomba a letto e che tu avevi bisogno di distrarti. –

Richard la fissò negli occhi, ritrovandosi a sorridere.

Era incredibile, Alys Ryle, decisamente la migliore amica di letto che un ragazzo avrebbe potuto desiderare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ta dan! Ragazzi e ragazze, ma siete spariti tutti? :( *va a piangere in un angolino*. Beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi annuncio che nel prossimo vedremo parecchia Eriamma (?). Fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

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Capitolo 7
*** Cap 7 ***


Cap 7

 

 

 

La mattina delle visite colse tutti impreparati.

E portò una scintilla di malinconia in chi, come Fiamma, non vedeva la sua famiglia da quasi un anno. Il ricordo della giornata dell’anno precedette le scaldò il cuore mentre indossava la tenuta nera e acconciava i capelli in un’alta e tirata coda di cavallo.

Si guardò allo specchio, cercando di ritrovare qualcosa della sedicenne che era stata prima dell’iniziazione. L’aspetto esteriore era lo stesso, forse solo il viso si era assottigliato un po’ di più e aveva messo in risalto gli zigomi già naturalmente marcati. Dentro di sé però era cambiata. Più dura, più simile al freddo acciaio dei pugnali che tanto le piaceva lanciare. Non sapeva ancora se questa sua perdita di emotività le piacesse oppure no.

Tirò su la zip del giubbotto di pelle, scacciando via quei pensieri. Gli intrepidi erano come squali pronti ad attaccarti al minimo segnale di paura e lei non poteva mostrarsi debole, non ora che la sua relazione con Eric l’aveva portata più che mai sotto i riflettori.

Si richiuse la porta della stanza alle spalle, percorrendo il lungo corridoio che la separava dal Pozzo. Nicole le si affiancò poco dopo, il fiato corto per la corsa che aveva appena fatto.

- È strano sapere che i nostri cari non ci saranno, vero? –

Annuì.

- Immagino che ormai ci si consideri degli adulti in tutti i sensi, perciò forse non è il caso di rimuginarci su. –

Nicole si accigliò, guardandola in modo strano.

- Che c’è? –

- La vicinanza con Eric ti ha trasformata in una tipa tutta dovere e freddezza, probabilmente non te ne rendi conto. –

Piccata, si fermò di botto per fronteggiarla.

- Da quando è un problema il comportamento di Eric? – chiese, aggressiva.

- Da quando scatti come un cobra non appena qualcuno ne parla male. Forse non l’hai notato, ma non sono in molti a stravedere per lui. –

- Non è un mio problema, e francamente neppure tuo. Perché non raggiungi Zeke? – aggiunse poi, un po’ più brusca di quanto avesse voluto.

La verità era che in una giornata come quella sentire attaccare l’unica persona che ancora faceva parte a tutti gli effetti della sua famiglia la faceva arrabbiare. Eric era tutto ciò che aveva e a lei andava bene così, quindi perché gli altri dovevano impicciarsi?

Nicole tentennò, abbassando lo sguardo.

L’immagine di come dovevano sembrare, un aggraziato e pericoloso dobermann pronto a scontrarsi con un piccolo e agguerrito cocker, le fece capire l’assurdità della situazione.

- C’è qualche problema con Zeke, vero? –

L’amica non disse nulla, ma dalla postura rigida e lo sguardo perennemente fissato sul pavimento si capiva che era così.

- Una settimana di problemi … ho sette giorni di ritardo – sussurrò, così piano che per un attimo Fiamma si chiese se l’avesse detto davvero.

Prima ancora di pensare a cosa stesse facendo, la strinse in un abbraccio spaccaossa. Improvvisamente l’acidità di Nicole aveva un senso: era spaventata.

- A lui l’hai già detto? –

Scosse la testa: - No, non ne ho avuto il coraggio. Zeke è fantastico, ma … -

- Ma non è molto maturo – concluse per lei.

- Magari non è nulla, potrebbe essere solo un ritardo. –

- Non voglio pensarci, Fi. Piuttosto, scusami se sono stata così stronza prima, ma è il nervosismo che parla. –

Sciolse l’abbraccio, scrollando le spalle: - Ehy, non me la sono presa. Forza, andiamo a vedere quanti trasfazione scoppieranno a piangere rivedendo i genitori. –

- Seriamente, Eric accresce la tua vena sadica – rise, lasciandosi condurre via.  

Erano arrivate al Pozzo quando Fiamma lo vide.

Eric era appoggiato a una delle balaustre e fissava un punto imprecisato davanti a sé con un’espressione che non prometteva nulla di buono. Lo raggiunse, seguendo la direzione in cui puntavano i suoi occhi e capendo all’istante quale fosse il problema. Poco lontano da loro c’era un terzetto di Eruditi. L’uomo assomigliava molto a Eric, mentre la madre aveva gli stessi colori di Alex; il terzo componente era un ragazzo che doveva avere all’incirca la loro età.

Fece scivolare la mano nella sua, attirandone l’attenzione.

- I tuoi genitori? –

- Già. Non credevo che sarebbero venuti – disse.

La voce era fredda, glaciale, come quando si sforzava di fare finta che la cosa non lo toccasse minimamente mentre dentro si sentiva morire.

Poteva capirlo. Anche lei avrebbe reagito in quel modo se avesse saputo che sua madre era andata a trovare Kyran ma non lei.

- Magari non sarà terribile come pensi. –

- Già, sarà molto peggio. –

Okay, tanti saluti al tentativo di risollevargli l’umore. A maggior ragione perché Alex non era ancora arrivata al Pozzo e i signori Murter avevano appena puntato il loro primogenito e camminavano verso di lui con l’aria intellettualoide che contraddistingueva i membri della loro Fazione.

- Eric, sei pieno di piercing e tatuaggi – cominciò suo padre, scrutandolo dall’alto in basso con aria contrariata.

- Da queste parti siete voi quelli strani, non io – ribattè, proprio mentre sua madre rivolgeva uno sguardo incuriosito verso Fiamma.

- È una tua amica? –

- È la mia ragazza – precisò.

- Ma non fa parte della famiglia, quindi magari potrebbe lasciarci un po’ di tempo per noi – concluse il signor Murter, lanciandole una di quelle occhiate raggelanti che di solito Eric utilizzava quando voleva intimidire qualcuno.

Peccato solo che lei fosse abituata a gestire situazioni come quelle, quindi resse bene il confronto e lanciò un’occhiata interrogativa al fidanzato. Non era certa che Eric fosse in grado di gestire in modo tranquillo quell’incontro, ma se ne sarebbe andata se lui le avesse chiesto di farlo.

- Lei resta – ribattè Eric, rinserrando la presa sulla sua mano.

- Eric, questo è un incontro di famiglia … -

- Forse non ti sei guardato attorno, papà, ma gli ordini qui li do io. Siete qui per parlare con Alex, non con me, quindi non fingere neanche per un attimo che le cose stiano in modo diverso. –

Il terzo Erudito se ne stava in disparte, visibilmente a disagio, finchè non vide Alex avanzare rapidamente verso di loro.

Evidentemente aveva fiutato il problema, perché appariva piuttosto contrita.

Eric colse la palla al balzo per defilarsi.

Fiamma lo vide allontanarsi lungo il corridoio, incurante della voce di Max che lo invitava a unirsi a loro per un pezzo di torta.

- Cosa è successo? – chiese Alex, con un tono talmente glaciale da poter fare invidia a quello del fratello.

- Tuo fratello è il solito testardo irascibile, ecco cosa – spiegò il signor Murter.

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

- Quindi sarebbe colpa sua se l’avete sempre fatto sentire un fallimento? Se in quest’anno non vi siete mai presi la briga di mettervi in contatto con lui? Se durante la giornata delle visite dell’anno scorso non vi siete degnati di farvi vedere? Ma che razza di genitori siete, voi? – esplose, incurante dell’attenzione generale che aveva catalizzato su di sé.

La signora Murter sembrò turbata dalle sue parole, e a dirla tutta piuttosto imbarazzata, mentre il marito la fissava furente.

- Ascoltami bene, signorina. Io non so cosa tu creda di sapere, ma mio figlio è sempre stato un piantagrane; non sono stato sorpreso di sapere che aveva scelto gli Intrepidi, è la Fazione adatta a gente della sua risma. –

- Eric è problematico, è irascibile e testardo … questo lo sanno tutti qui in Fazione, ma se lo hanno scelto come nostro capo un motivo c’è. È forte, è temuto e rispettato, è una persona molto migliore di quanto possa esserlo lei. –

L’uomo scosse la testa, indignato, e le voltò le spalle.

- Andiamo, Marise, ce ne andiamo. –

La donna esitò e per un attimo Fiamma pensò che se ne sarebbe andata con lui, ma la sorprese decidendo di rimanere.

- Tu vai, se vuoi, io voglio rimanere. Christopher, resti anche tu? –

Il giovane in disparte annuì.

Il marito andò via furente.

- Immagino che non sarà un bel rientro a casa – considerò Fiamma. Improvvisamente quella donna aveva cominciato a piacerle, o quantomeno stava guadagnando qualche punto.

- È vero quello che hai detto sul mio Eric? È davvero un grande Intrepido? –

Annuì.

- È un grandissimo Intrepido. Sarebbe stata fiera di lui se l’avesse visto durante l’iniziazione. –

Marise si tormentò le mani con fare nervoso.

- Puoi parlargli tu al posto mio? Non credo che voglia vedermi e non lo biasimo per questo, ma so che a te darà ascolto. Eric si fida di te, si è aperto e non lo fa mai. Deve amarti davvero – concluse, stringendole una mano. – Lo farai per me? Digli che mi dispiace, che gli voglio bene malgrado lui pensi che non sia così. –

- Lo farò. La lascio con sua figlia – concluse, districandosi dalla presa e percorrendo il corridoio.

Sapeva bene dove cercarlo. Ogni volta che qualcosa non andava Eric si rinchiudeva nel poligono. Sparare aveva su di lui lo stesso effetto che per lei avevano i coltelli.

Entrò nella stanza, raggiungendolo e abbracciandolo da dietro.

Eric si tolse le cuffie, puntando gli occhi d’acciaio su di lei.

- Se ne sono andati? –

- Solo tuo padre. Tua madre è rimasta a parlare con Alex. Mi ha chiesto di dirti che ti vuole bene, anche se sa che pensi non sia così, e che le dispiace per come sono andate le cose. –

- Non mi interessa. –

- Non è vero, Eric, e lo sai. Tu fai finta che non t’interessi, ma non è così. –

Rinserrò la presa sul calcio della pistola, come se fosse la sua coperta di Linus. – Anche se m’importasse non avrebbe importanza. La Fazione prima del sangue, ricordi? –

Ecco, quando faceva così la irritava oltre ogni dire.

- Perché per una volta non puoi semplicemente dire che sei arrabbiato e che ti senti ferito dal comportamento della tua famiglia?–

Si voltò completamente verso di lei, scrutandola con intensità.

- Perché se lo ammetto mi sento debole e non ho intenzione di permetterlo. Sono un Capofazione, devo essere forte sempre e comunque. –

- Hai paura. Pensi che ammettere di soffrire ti faccia apparire debole agli occhi degli altri, ma non è così. Soffrire non rende deboli, solo umani. –

Non disse nulla, limitandosi a fissarla come se fosse diventato una statua di ghiaccio. Si stava allontanando, estraniando, tornando a essere quell’Eric che non le permetteva di avvicinarsi e di capire cosa gli passasse per la testa.

- Non ne voglio parlare – disse, annullando la distanza che li separava e chinandosi a baciarla. Fu un bacio rabbioso, disperato, che lasciava intendere tutto ciò che a parole sembrava incapace di confessare.

Lo ricambiò, abbracciandolo invece di limitarsi a cingergli il collo come al solito, stringendolo con tutta la forza di cui era capace.

- Io ci sono, non me ne vado da nessuna parte, hai capito? – gli sussurrò all’orecchio, continuando a stringerlo a sé.

- Tu lo dici, ma io non posso saperlo con sicurezza. –

Il pizzico di fragilità che era trapelato con quella dichiarazione venne scacciato prontamente e lasciò il posto a quella rigidità innaturale.

- Siamo una squadra, ricordi? Noi due contro tutti – gli rammentò, utilizzando le stesse parole che aveva pronunciato dopo averlo aiutato a uscire dal suo scenario della paura.

- Non voglio parlarle. –

Quel “non voglio” suonava tremendamente come un “non posso”.

- Non ti sto chiedendo di farlo. –

Gli prese la pistola dalle mani, depositandola sul bancone e attirandolo verso l’uscita.

- Non credo sia una buona idea rimanere qui, non sei l’unico che si sfoga al poligono – gli fece notare, dirottandolo lungo il corridoio che portava alle camere dei Capofazione.

Si chiuse la porta alle spalle, lasciandosi cadere sul letto del ragazzo e battendo la mano accanto a sé per invitarlo a raggiungerla.

Si rannicchiarono sotto le lenzuola, una abbracciata all’altro, rimanendo in silenzio per un tempo che sembrò interminabile.

- Perché lo fai? – le chiese d’un tratto, la fissava come se davvero ci fosse qualcosa che andava oltre la sua comprensione.

- Perché faccio cosa? –

- Mi stai vicino e mi sopporti anche se non faccio nulla per renderti le cose facili, anzi. Non sono comunicativo, né particolarmente dolce o affettuoso, quindi perché hai scelto proprio me? –

La domanda la colse di sorpresa.

- Perché ti sei preso cura di me, seppure a modo tuo, mi hai mostrato un Eric diverso rispetto a quello che ti piace tanto sbandierare in giro. E mi sono innamorata di quell’Eric, anche se molto spesso mi porta al limite della pazienza. –

Abbozzò un sorriso divertito.

- Ti porto al limite della pazienza, eh? –

- Già – confermò, intervallando ogni parola con un piccolo bacio a fior di labbra, - mi porti al limite della pazienza, ma va bene così. –

- Disse l’ex Candida incapace di usare un filtro tra ciò che le passa per la testa e ciò che dice – ironizzò, dandole un lieve buffetto sul naso che le fece arricciare le labbra in un sorriso.

- Va meglio adesso? –

Annuì lentamente. – Andrebbe ancora meglio se … - non continuò la frase, lasciando che fossero le sue azioni a parlare per lui. Le cinse i fianchi al di sotto della maglietta, accarezzandole la pelle nuda con bramosia e baciandola con passione. Stava cominciando a vagare verso zone decisamente più erogene quando le mani sottili di Fiamma fermarono la sua corsa.

- Niente sesso, scordatelo – disse, sorridendo.

Le baciò il collo, mordicchiandole la pelle in corrispondenza della clavicola.

- Sicura? –

Trattenne un gemito. – Sicura. –

- Solo perché ho fatto l’odioso? Che Intrepida severa – rise, baciandola con leggerezza e passandole un braccio attorno alle spalle.

Fiamma assunse la sua solita posizione preferita, con la testa poggiata sul petto muscoloso del ragazzo, e si rilassò nella sua stretta.

- Severissima, quindi farai meglio a comportarti bene, Capofazione – lo redarguì, puntandogli un dito contro con aria fintamente minacciosa.

- Agli ordini – replicò, beffardo.

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Visto che le vacanze natalizie a quanto pare mi ispirano aggiornamenti ultra rapidi, ecco il nuovo capitolo. Probabilmente domani avrete anche il nuovo di “E se Romeo e Giulietta fossero stati Divergenti?” così recupero un po’ del tempo in cui vi ho fatto attendere inutilmente nella speranza di un aggiornamento. Chiedo scusa se ci sono degli errori nel capitolo, ma sono stanca morta. Fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo Eriamma (?). Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 8
*** Cap 8 ***


Cap 8

 

 

 

 

La giornata delle visite era stata piacevole, se si escludeva il preludio che aveva avuto, e rivedere sua madre e Christopher l’aveva rallegrata e fatta sentire un po’ meglio. Non aveva pensato di poter avere nostalgia di casa, ma a quanto pareva almeno in parte era così.

Era sovrappensiero e non prestò attenzione alla persona che le andava incontro finchè non gli si schiantò addosso.

Si trovò davanti un paio di iridi scure come tizzoni ardenti che la fissavano con un luccichio che era un misto di divertimento e malizia. – Ehy, biondina, non ci conosciamo ancora abbastanza bene per saltarmi addosso in un corridoio. –

- Ah, sei tu. –

Magnifico, proprio l’unico Intrepido in tutta la Residenza che non voleva vedere.

- Già, sono io. Non ci sono molte belle facce come la mia qui intorno – replicò.

- Questo è opinabile. –

- Oh oh, adesso cominci a tirare fuori paroloni da Erudita per impressionarmi? –

- Magari fare colpo su di te non è proprio in cima alla mia lista di priorità … anzi, a voler essere precisi, non è neanche in fondo. –

Fortunatamente mentiva bene, altrimenti sarebbe stato più che palese che non pensava davvero ciò che gli aveva detto e lei non voleva che Richard pensasse di essere l’argomento che al momento le ronzava maggiormente per la testa. La sera prima aveva chiarito abbondantemente che preferiva di quell’Intrepida fastidiosamente maggiorata alla sua.

L’immagine di lei che disintegrava quella tipa, preferibilmente con una piallatrice, comparve nella sua mente.

Ah, dolce fantasia.

Si riscosse giusto in tempo per vedere Richard che la scrutava con espressione perplessa, come se non capisse cosa avesse fatto per meritarsi quel trattamento tanto freddo e distaccato.

- Ho visto che tua madre ti è venuta a trovare – disse, cambiando discorso, - Sembravi contenta di vederla. –

- Sì, è stata una bella sorpresa … non che possa dire lo stesso di mio padre. –

- I padri fanno schifo. –

La sua replica lasciava intendere che ci fosse molta esperienza personale in quelle parole. Del resto era alquanto improbabile che un Capofazione come Jack Kang, che disprezzava immensamente gli Intrepidi, si fosse mai abbassato ad andare a trovare il suo figlio trasfazione.

- Già – concordò.

- E quel ragazzo? Eric non mi ha mai parlato di un fratello … -

Lasciò la frase in sospeso, ma la domanda era implicita. Voleva sapere chi era per lei … ma perché? Probabilmente era solo semplice curiosità da ex Candido o forse un semplice tentativo di fare conversazione.

- Infatti non è nostro fratello. È Christopher. –

- E Christopher è …? –

- Un ragazzo – ribattè, decisa a prenderla al largo.

- Ma no, davvero? Se non me l’avessi detto non ci sarei mai arrivato – replicò, sarcastico.

- Allora non ho capito il senso della tua domanda. –

Sì, stava facendo la finta tonta e la cosa la divertiva immensamente.

- Quello che intendevo era se questo Christopher è il tuo ragazzo o un ex … o qualcosa del genere – chiarì.

Possibile che volesse saperlo perché era … cosa, geloso?

- È l’amico di vecchia data con cui provi a frequentarti per vedere se c’è qualcosa in più; una storia così, senza impegni particolari, credo che tu sappia di cosa sto parlando – concluse.

Ecco, e tanti saluti alla discrezione.

Quella era una frecciata bella e buona riguardo lui e la tipa tutta curve.

Il sorriso sghembo vacillò per una frazione di secondo, ma poi tornò nuovamente al suo posto e, se possibile, fu ancora più smagliante di prima.

Magari era solo una sua impressione … doveva essere un’impressione, perché l’alternativa l’avrebbe soltanto portata a illudersi.

Richard non era interessato a lei, non nel senso in cui sperava, perciò tanto valeva smetterla di tormentarsi.

- E c’è qualcosa in più? Tra di voi, intendo. –

- Vuoi saperlo per andarlo a riferire ad Eric? –

- Qualcosa del genere. Beh, se fosse così buon per lui, ha conquistato l’iniziata più carina dell’anno. –

Sentì le gote assumere lentamente una sfumatura sempre più intensa di rosa sotto il suo sguardo indagatore.

Dannazione, non era quello il momento di mettersi ad arrossire come una ragazzina sprovveduta alla prima cotta.

- Non gli è andata bene quanto a te, però, quella Alys è decisamente notevole. –

Pronunciò l’ultima parola quasi sputandola velenosamente. Non era stata decisamente una buona mossa tirarla in ballo; aveva scoperto le sue carte, almeno in parte, perché lo sguardo di Richard la diceva chiara su ciò che gli passava per la testa.

- Alys è una mia amica. –

- Già, quindi immagino che ti porti a letto tutte le tue amiche. –

- Io … - cominciò, ma venne interrotto dall’arrivo di una ragazza dai lunghi capelli rossi e i grandi occhi grigi da cerbiatta che gli cinse la vita con un braccio e posò la testa sulla sua spalla con la naturalezza di chi ripeteva quegli stessi gesti da tanto tempo da farli diventare automatici.

- Ehy, ti ho cercato dappertutto – disse la rossa, per poi voltarsi verso di lei con un’espressione affettata e decisamente poco amichevole, - Oh, che carina, una delle nuove trasfazione. Non ti ho interrotta, vero piccolina? –

Il suo sguardo diceva chiaramente che, anche se così fosse stato, non le sarebbe importato affatto.

- No, non mi hai interrotta. Io e il Capofazione Richard avevamo giusto finito di parlare, me ne stavo andando – ribattè, oltrepassandoli e allontanandosi a passo di carica.

Colpì con una spallata qualcun altro.

Magnifico, era proprio la giornata degli scontri; ci mancava solo che fosse un’altra di quelle persone che non voleva vedere neanche per sbaglio. Gli occhi le luccicavano per la rabbia e l’umiliazione. Si sforzò di trattenere le lacrime.

Non si sarebbe messa a piangere per un ragazzo, soprattutto non per un dongiovanni come Richard.

- Ehy, terremoto, guarda dove cammini. –

La voce era femminile e decisamente amichevole. Alzò lo sguardo su di lei, trovandosi davanti Nicole, l’amica di Fiamma e la ragazza di Zeke, che la fissava con un’espressione di lieve curiosità. Si capiva che aveva voglia di chiederle cosa ci fosse che non andava, ma che si stesse sforzando di non risultare invadente.

- C’è qualcosa che non va, vero? Puoi parlarmene se vuoi, so mantenere i segreti – assicurò con un sorrisetto.

Annuì lievemente.

Parlare le avrebbe fatto bene.

Si lasciò condurre da Nicole verso la zona appartamenti dei membri effettivi e dentro alla sua piccola abitazione.

- Vuoi un caffè … o qualcosa di più forte? –

- Un caffè andrà bene. –

Nicole mise su la caffettiera, per poi sedersi accanto a lei.

Sembrava una di quelle persone che erano in gamba ad ascoltare i problemi degli altri perché non le fece alcuna pressione e rimase pazientemente in attesa che lei trovasse le parole giuste per cominciare a confidarsi.

- È per un ragazzo … è un vero idiota. –

- Come il 99% degli uomini –, annuì Nicole, - Fa parte del gruppo degli iniziati? –

Scosse la testa. – È più grande. –

- Ed è carino? –

- Tremendamente … e sa perfettamente di esserlo. –

- Uhm, anche qui non mi dici nulla di nuovo; è pieno di bei ragazzi narcisisti che hanno una considerazione di se stessi fin troppo elevata. E, dimmi, lo conosco? –

- È … è Richard – ammise, con un filo di voce, imbarazzata.

Nicole parve sollevata da quella dichiarazione perché le rivolse un sorriso aperto e solare.

- Richard non è un cattivo ragazzo, è solo un po’ -, tacque, alla ricerca del giusto aggettivo.

- Poligamo? Libertino? Sessualmente disinibito? – suggerì.

Rise. – Sì a tutte e tre le cose. –

- Magnifico – sbuffò, passandosi stancamente una mano tra le onde bionde. Un conto era pensarlo, un altro sentirsene dare la conferma da qualcuno che lo conosceva da più tempo e meglio di lei.

- Comunque, se ti piace davvero, forse dovresti parlarne con Fiamma. Sai, lei è la sua migliore amica, si conoscono praticamente da sempre. –

- Si è portato a letto anche lei? –

Si pentì all’istante della domanda che aveva fatto e del tono che aveva usato. Fiamma le piaceva, era una tipa okay, e avrebbe voluto diventare sua amica. Ed era amica di Nicole, nonché la fidanzata di suo fratello, quindi avrebbe davvero potuto cercare di essere un po’ più gentile nei suoi confronti. Nicole però non sembrava essersela presa male, né essere sul punto di rimproverarla per questo.

- Hai conosciuto Alys e Kestrel – disse invece, per poi aggiungere, - No, tra Fiamma e Richard non c’è mai stato nulla più che un’amicizia fraterna. –

Alex sospirò, sollevata.

- Per favore, non dirle che ho pensato che lei … non voglio che mi consideri odiosa. –

- Non le dirò nulla, ma dovresti proprio parlarne con Fiamma. –

- Parlarmi di cosa? –

Fiamma, appoggiata allo stipite della porta, le osservava con espressione incuriosita.

- Problemi di cuore – annunciò teatralmente Nicole, passandole una tazza di caffè bollente, leggermente macchiato con latte freddo e con due cucchiaini di zucchero.

Fiamma lo beveva solo così e per questo Eric la prendeva in giro dicendole che il suo non era caffè zuccherato, ma zucchero bagnato con qualche goccia di caffè.

- Siamo esperte in queste cose … coraggio, raccontami. –

Alex abbassò lo sguardo sulla tazza che aveva tra le mani, puntando gli occhi sui disegni di pinguini che vi erano impressi. Dovevano essere gli animali preferiti di Nicole, perché anche le altre tazze li raffiguravano e sul letto c’erano almeno una decina di peluche dello stesso genere.

- Credo di avere una cotta per Richard … e questo è un problema, perché lui è evidentemente incapace di comprendere il concetto di “monogamia”. –

Fiamma annuì in silenzio, posandole una mano sull’avambraccio in una lieve carezza.

- Hai provato a farlo ingelosire un po’? I ragazzi come Richard si sbilanciano solo quando temono che la ragazza che gli piace abbia perso l’interesse per loro … finchè è convinto di trovarti ad aspettarlo non si darà una mossa. –

- Gli ho detto di Christopher … ha chiesto qualche informazione, ma sembrava più divertito dalla mia reazione che altro – ammise.

- Perché non lo vede come una minaccia visto che è tra gli Eruditi, devi concentrarti su qualcuno che sia al quartier generale. –

Arricciò il labbro, pensierosa, per poi proporle: - Quattro? –

Alex scosse la testa, allarmata.

No, quello non era decisamente il suo tipo.

La sua reazione fece scoppiare a ridere Nicole. – Sembra che il nostro amichetto sia destinato a rimanere single in eterno – disse, tra una risata e l’altra.

- E quel trasfazione Candido? Jace, giusto? Lui è carino. –

Sì, Jace sarebbe potuto andare.

- Gliene parlerò, mi sembra un’ottima alternativa. –

Fiamma le rivolse un piccolo sorriso, il genere di espressione che una sorella avrebbe potuto rivolgere alla sorellina minore. – Si sistemerà tutto, hai una squadra di Cupido al tuo servizio. –

Nicole annuì, risoluta.

- E … per quanto riguarda Eric? –

Ci mancava soltanto che suo fratello venisse a sapere del loro piano per conquistare Richard o del fatto che avesse intenzione di fare la smorfiosa con Jace davanti a tutti solo per far ingelosire il Capofazione.

- A tuo fratello ci penso io – ribattè Fiamma.

E, dal sorrisetto sghembo che le rivolse, Alex seppe con certezza che l’Intrepida non avrebbe avuto alcun problema a mantenere la parola e a distrarlo dalla loro missione di conquista.

- Okay, è deciso: la squadra Cupido entra ufficialmente in azione – annunciò solennemente Nicole.

Si scambiarono un cinque collettivo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Un’alleanza tutta al femminile per aiutare Alex con la sua conquista. Che dite, ci riusciranno o Richard si rivelerà essere un Dongiovanni troppo arduo da convertire? Ed Eric scoprirà il piano che la sua ragazza ha ordito insieme alle altre due? E se sì, come reagirà? Tutto questo nei prossimi capitoli. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

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Capitolo 9
*** Cap 9 ***


 Cap 9

 

 

 

 

 

 

 

- Richard, ma mi stai ascoltando? –

Kestrel arricciò il labbro inferiore, imbronciata, lanciandogli un’occhiata a dir poco irritata.

- No, non ti stavo ascoltando – ammise candidamente.

- E me lo dici così? –

Mani sui fianchi, sguardo assottigliato e tono piccato. Sì, Kestrel cominciava decisamente a incazzarsi.

- Se preferisci te lo dico cantando -, ironizzò, - ma il senso non cambierebbe. –

- Vabbè, ho capito, non sei dell’umore. Ci si vede in giro … forse – aggiunse, allontanandosi con un colpo di ciuffo e un ancheggiamento sfrontato.

Probabilmente si sarebbe aspettata che la rincorresse, chiedendole scusa o chissà cosa, ma non era proprio da lui. Richard Kang non correva dietro a niente e nessuno, figurarsi a una ragazza qualunque. Certo era una rossa sexy, ma non poi così sexy da fare la figura del cagnolino alla ricerca di attenzioni.

E poi in quel momento aveva ben altro a cui pensare.

Per esempio a perché quella biondina riuscisse a confonderlo così tanto. Inizialmente aveva pensato di interessarle, poi però l’aveva vista buttarsi tra le braccia dell’Erudito che l’era venuta a trovare, e adesso si metteva a fare la sostenuta per poi cambiare umore in uno schiocco di dita e allestire una specie di scenata di gelosia. E andarsene impettita e orgogliosa subito dopo la suddetta scenata.

Insomma, Alex era un vero e proprio rebus. Una ragazza del genere avrebbe convinto chiunque a ritenere Eric una persona quasi facile da interpretare al confronto. Lui se non altro quando era arrabbiato o geloso lo faceva capire, ma lei … boh.

Si passò una mano tra i capelli, sbuffando.

Percorse il corridoio che portava agli appartamenti, rimuginando su di lei. Ed era ridicolo, perché non aveva mai passato il tempo a pensare a una ragazza … non a una ragazza con cui non era successo qualcosa.

Aveva bisogno di distrarsi.

Bussò alla porta di Eric, pregando mentalmente di non trovarsi davanti scene compromettenti che avevano come protagonisti lui e Fiamma. Non avrebbe sopportato uno spettacolo del genere, poco ma sicuro. E inoltre dubitava seriamente che l’amico l’avrebbe lasciato in vita se avesse putacaso scorto anche solo un millimetro delle grazie della sua ragazza.

- Entra, è aperto. –

Eric era sdraiato sul letto sfatto, i capelli leggermente umidi e l’asciugamano legato in vita dicevano chiaramente che era appena uscito dalla doccia.

In condizioni normali l’avrebbe raggiunto e si sarebbe acceso una sigaretta, ma sapeva per esperienza personale che in quei momenti Eric voleva solo rilassarsi e non certo prenderlo a pugni perché, parole sue, “gli stava appestando la stanza con quella roba tossica e nauseante”.

- Fiamma? –

- Da Nicole. Cosa è successo? –

Eccolo lì, l’Erudito soffocato sotto il ruolo di Capofazione degli Intrepidi. Sveglio e pronto di mente quanto bastava per riconoscere all’istante un problema. O forse era semplicemente che lo conosceva fin troppo bene. O magari erano vere entrambe le cose … beh, il punto non era quello.

Comunque non poteva certo affrontare la questione in modo diretto. Non sarebbe stato né saggio né salutare dirgli che pensava a sua sorella, tra l’altro dopo che Eric gli aveva espressamente proibito di provarci.

- Una discussione con Kestrel … avevo voglia di fare qualcosa di stupido così sono venuto a cercarti. –

- Perché volevi compagnia? –

- Perché volevo qualcuno che m’impedisse di fare quello che avevo in mente … e perché volevo compagnia – ammise.

Eric annuì.

Qualsiasi altra persona avrebbe chiesto cosa avesse in mente di fare, ma non lui.

- Credevo che Kestrel non contasse. Perché all’improvviso è un problema se discuti con lei? – chiese invece.

Dannata mente attenta anche al più piccolo dei dettagli. Cominciava davvero a detestare quell’attitudine erudita, rendeva mentirgli praticamente impossibile.

- Non è un problema l’averci litigato, ma il motivo per cui è successo. –

Eric inarcò un sopracciglio, in un muto invito a continuare.

- C’è una che non riesco a togliermi dalla testa, è una specie di chiodo fisso, e non riesco nemmeno a capire se le piaccio o se pensa che sia un egocentrico narcisista da cui girare alla larga. –

- Beh, tu sei un egocentrico narcisista da cui girare alla larga. –

- Grazie tante, signor sociopatia allo stato puro. –

- Non c’è di che – replicò con un ghigno. Poi assottigliò lo sguardo, scrutandolo come se volesse capire con una semplice occhiata cosa gli teneva nascosto. Fatica sprecata perché, per essere un ex Candido, se la cavava decisamente bene con le bugie. Poi aggiunse: - Di solito non ti fai mai tanti problemi. Vedi una che ti piace, ti levi lo sfizio e passi alla prossima. –

Non era propriamente una domanda, ma Richard si sentì in dovere di rispondere comunque. – Non credo proprio che sia una da una botta e via … e non riesco a capire se la cosa mi dispiaccia o meno … Oh, Cristo santo, ho bisogno di fumare - sbottò poi, ripescando il pacchetto dalla tasca interna del giubbotto.

Eric non disse nulla, si limitò a guardarlo mentre faceva scattare l’accendino e la sigaretta si illuminava mano a mano che faceva lunghi e profondi tiri. Quando l’ebbe finita la gettò e ne accese un’altra.

Una doppietta … era davvero nervoso.

Gettò anche quella e la mano corse nuovamente al pacchetto, ma la voce di Eric lo fermò proprio mentre stava per aprirlo.

- Hai deciso di trasformarti in una ciminiera? Perché forse a te non importa dei tuoi polmoni, ma io non voglio vivere in un posacenere in versione deluxe. –

Allontanò la mano con riluttanza.

Aveva ragione, fumare non avrebbe di certo risolto il problema.      

Eric prese il controllo della situazione, trascinandolo verso la porta quasi di peso e poi lungo la strada che portava al poligono. Gli piazzò tra le mani una Colt, un caricatore e un paio di cuffie. Poi lui recuperò per sé la medesima attrezzatura e si sistemò nella postazione accanto alla sua.

Richard indossò le cuffie, inserì il caricatore e mise il colpo in canna.

Inspirò ed espirò, prese la mira e rilassò le spalle. Miracolosamente la mente si svuotò, lasciando solo lui e il bersaglio.

Fece fuoco, osservando la traiettoria del proiettile che sfrecciava in avanti fino a conficcarsi all’altezza di quello che avrebbe dovuto essere il cuore del bersaglio.

Il colpo di Eric centrò la sua sagoma poco dopo, un centimetro più a destra.

Si voltò verso di lui, stringendosi nelle spalle.

Uno a zero per Richard, via con il secondo tiro.

Continuarono così per altre diciannove volte, finchè il caricatore non venne svuotato.

Allora anche la sua testa aveva rimosso tutti i pensieri che l’affollavano.

Uscirono dal poligono spintonandosi scherzosamente finchè non la intravide.

Alex era in fondo al corridoio insieme a Fiamma e a quel trasfazione Candido dai capelli biondi. Parlavano e ridevano di chissà cosa.

Come sempre, non potè fare a meno di notare come l’espressione solitamente seria e fredda di Eric si addolcisse non appena incontrava lo sguardo di Fiamma.

- Ehy – disse lei, allontanandosi dai due iniziati e rifugiandosi nella stretta sicura delle sue braccia.

- Ehy – replicò, sorridendo, chinandosi appena per permetterle di baciarlo. Fu un bacio lungo, passionale, dal quale si separarono solo dopo che Richard ebbe tossicchiato per più volte e Alex e Jace si furono lasciati scappare una risata divertita.

- Siete diabetici – disse, storcendo il naso.

- Secondo me sei solo geloso – ribattè la trasfazione, osservando la coppietta con un sorriso intenerito.

- Di farmi mettere al guinzaglio? Sì, non vedo l’ora, è sempre stato il sogno della mia vita. –

Alex indurì lo sguardo.

Che accidenti gli prendeva? Era davvero possibile che bastasse vederla vicino a un ragazzo per indispettirlo?

Doveva proprio darsi una regolata.

- Comunque, che ci facevate qui? –

- Stavamo parlando un po’ di … - iniziò Jace, ma venne folgorato da una sua occhiataccia.

- Non l’ho chiesto a te – lo liquidò.

E questo lo chiami darti una regolata, Richard? Complimenti, stai facendo proprio un ottimo lavoro.

Magnifico, adesso ci si metteva anche la sua coscienza a fare del sarcasmo.

Fiamma gli lanciò un’occhiata ammonitrice, seguita da quella stupita di Eric e quella decisamente furiosa di Alex.

- Lascia perdere, Jace – disse, facendo scivolare la mano nella sua, - Andiamo a cena, comincio ad avere fame. –

Il biondo annuì, intrecciando le dita alle sue e seguendola.

Con la coda dell’occhio vide che Eric stava guardando le loro mani con un’espressione che non doveva essere molto diversa dalla sua: avrebbe volentieri staccato le dita a quel trasfazione.

- Che succede tra quei due? – chiese, incapace di trattenersi.

- Jace mi ha chiesto di intercedere per lui con Alex. Lei gli piace, ma era troppo timido per chiederle di uscire … così ci ho pensato io. –

Inarcò un sopracciglio, beffardo. – Timido? –

Il trasfazione non gli aveva affatto dato l’impressione di essere uno timido in quei giorni.

- Quindi tu hai procurato un ragazzo a mia sorella – riepilogò Eric. Sembrava non essere in grado di capacitarsi di un tradimento così inaspettato. – Perché? – chiese con il tono affranto di chi affronta un lutto.

- Perché, malgrado non ti piaccia ammetterlo, è grande e perché Jace è il ragazzo migliore con cui potesse uscire. Alex sa perfettamente cosa vuole e cosa no, dalle un po’ di fiducia – concluse, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo risoluto.

- D’accordo, ma lo terrò comunque d’occhio – asserì, minaccioso.

- E io ti darò una mano – concluse lui.

Eric gli rivolse un breve cenno di ringraziamento.

Fiamma, dal canto suo, sorrise vittoriosa non appena fu certa che nessuno dei due ragazzi se ne accorgesse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

La squadra Cupido è ufficialmente entrata in azione. Richard riuscirà a trattenersi dallo staccare le mani a Jace? E, per quanto riguarda l’ex Candido, quale sarà mai il motivo che l’ha spinto ad accettare la proposta di Alex? Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

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